Il risveglio di Dunkelheit

di Gamora96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Liam ***
Capitolo 2: *** Uno strano ragazzo ***
Capitolo 3: *** Un evento inatteso ***
Capitolo 4: *** Ombre nella notte ***
Capitolo 5: *** Demoni ***
Capitolo 6: *** Un nuovo destino ***
Capitolo 7: *** La città sul mare ***
Capitolo 8: *** Il valore di una persona ***
Capitolo 9: *** Intrusi ***
Capitolo 10: *** Delfine e Mia ***
Capitolo 11: *** Parassita ***
Capitolo 12: *** Doveri ***
Capitolo 13: *** Indecisione ***
Capitolo 14: *** Lupi ***
Capitolo 15: *** Volare ***
Capitolo 16: *** Dichiarazione ***
Capitolo 17: *** Glimmend ***
Capitolo 18: *** Dividersi ***
Capitolo 19: *** Among ***
Capitolo 20: *** Cattivi ricordi ***
Capitolo 21: *** Ruggito ***
Capitolo 22: *** Cattive notizie ***
Capitolo 23: *** Un cavaliere misterioso ***
Capitolo 24: *** Essere forte ***
Capitolo 25: *** Due facce della stessa medaglia ***
Capitolo 26: *** I Consiglieri e la Regina ***
Capitolo 27: *** Tornare bambini ***
Capitolo 28: *** Il re dei demoni ***
Capitolo 29: *** Occhi di demone ***
Capitolo 30: *** Una parte di te ***
Capitolo 31: *** Ricordare il passato ***
Capitolo 32: *** Preoccupazione ***
Capitolo 33: *** Ascolta il tuo cuore ***
Capitolo 34: *** Più tempo ***
Capitolo 35: *** Riuniti ***
Capitolo 36: *** Due tipi di demone ***
Capitolo 37: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 38: *** Una morte onorevole ***
Capitolo 39: *** Inizia lo scontro ***
Capitolo 40: *** Guerrieri spietati ***
Capitolo 41: *** Troll ***
Capitolo 42: *** La parte giusta ***
Capitolo 43: *** Combattere se stessi ***
Capitolo 44: *** Sangue e dolore ***
Capitolo 45: *** Abbraccio ***
Capitolo 46: *** Un terribile nemico ***
Capitolo 47: *** Il vostro re ***
Capitolo 48: *** La migliore di noi ***
Capitolo 49: *** Sei anni dopo ***



Capitolo 1
*** Liam ***


Heilung era una città stupenda, a stretto contatto con la natura. I suoi abitanti erano pacifici e sempre pronti a dare una mano a chiunque ne avesse avuto bisogno. In tempi di guerra, chiunque fosse giunto ferito alla porte di quella pacifica città avrebbe trovato aiuto, a prescindere dalla sua provenienza, dal colore della sua pelle, dalla sua religione ...
Heilung era un inno alla vita. Un posto che nessuno, mai, avrebbe osato profanare. Talula era felice di vivere in un posto come quello, tra i migliori guaritori di tutta la Regione. Quando la sua città era stata distrutta, gli abitanti di Heilung le avevano dato una nuova casa.
Talula era un ragazza giovane. Non aveva ancora raggiunto la maggiore età, i vent'anni, che le avrebbero permesso di essere trattata come un'adulta a tutti gli effetti, ma non aveva mai avuto una gran voglia di crescere.
Aveva dei lunghi riccioli di un bel rosso vivo, che sembravano prendere fuoco quando venivano illuminati dalla calda luce del sole. I suoi occhi verdi sembravano rispecchiare perfettamente quella natura che lei tanto amava. Era piuttosto minuta, ma non si lasciava mai scoraggiare. Affrontava qualunque situazione col sorriso sulle labbra, dando tutta se stessa per aiutare chi ne aveva bisogno.
Ad Heilung tutti la amavano. Erano in poche le donne che si erano dedicate alla nobile arte di guaritrici, e lei sicuramente si distingueva da tutte loro. Aveva un talento naturale, che le permetteva di prendersi cura degli altri senza difficoltà alcuna, ma questo a volte la portava a trascurare se stessa.
Spesso Iaco l'aveva sgridata, dicendole che la sua vita era importante quanto quella di uno qualunque dei suoi pazienti, e che doveva prendersene cura. Quando il suo maestro le diceva questo, Talula abbassava lo sguardo imbarazzata. Nessuno più di lei capiva l'importanza della vita, e sapeva che doveva ritenersi fortunata ad aver ricevuto un dono tanto importante, eppure ogni volta che le veniva affidato un ferito, non poteva fare a meno di anteporre la salute di quest'ultimo alla sua. Era più forte di lei. Era come se la sua intera esistenza si annullasse per un momento, per permetterle di dedicare anima e corpo alla persona che aveva di fronte.
Ed era proprio questo che stava accadendo in quel momento.
Talula passò le dita sulla fronte del nuovo arrivato, sospirando quando sentì la sua pelle bruciare. Prendersi cura di lui era stato più complicato del previsto. La ragazza si era ritrovata spesso a tremare, osservando le numerose ferite sul petto del ragazzo. Erano ferite molto serie, probabilmente dovute ad armi da taglio.
Le aveva ripulite con attenzione, parlando di tanto in tanto quando il giovane si agitava, cercando di calmarlo. La sua schiena non era messa tanto meglio. In alcuni punti la pelle era stata strappata e la carne viva risaltava in contrasto con la pelle chiara. La cosa che più la lasciava interdetta, però, erano due bruciature verticali, poste in corrispondenza della gabbia toracica, ad una certa distanza l'una dall'altra. Quando Talula provò a sfiorarne una, il ragazzo si irrigidì, rimanendo per un attimo senza respiro.
La ragazza lo riportò in posizione supina, adagiandolo sulla paglia con attenzione, dopo aver trattato i grandi squarci sulla sulla schiena e averli avvolti con bende pulite. Passò due giorni interi a vegliare su di lui, cercando di far abbassare la febbre, usando di tanto in tanto la magia per alleviare il dolore delle ferite.
Ogni guaritore che si rispetti dovrebbe conoscere la magia, perchè spesso le semplici arti mediche non erano sufficienti, ma Talula la utilizzava di rado. Sapeva che un uso scorretto della magia poteva fare più male che bene, perciò ne faceva uso solo nelle situazioni di emergenza, per aiutare il ferito a sentirsi un po' meglio.
Spesso si ritrovava a fissare la sua spada con curiosità. Si era preoccupato molto quando lei l'aveva afferrata. Doveva essere davvero molto importante per lui ...
Si sporse appena, sfiorandone il fodero. Lei odiava le armi. Erano loro a causare la maggior parte delle ferite che lei e i suoi compagni dovevano curare! Eppure quell'arma la incuriosiva.
Toccò l'elsa ed estrasse appena la lama, osservandola con attenzione. Come sospettava, questa aveva un aspetto molto trascurato. Probabilmente era da molto che non veniva usata. Sorrise
"Una lama che non viene utilizzata dal suo cavaliere ... che cosa curiosa"
Ritirò la mano sorpresa quando l'elsa iniziò a bruciare. La lama si illuminò, lasciandola senza parole. Era una luce forte, meravigliosa, che per un momento le fece battere il cuore.
"Sei tu ..."
Talula si voltò di scatto, incontrando gli occhi del ferito al suo fianco. Il ragazzo era perfettamente sveglio, e i suoi occhi di tenebra la fissarono con intensità. Come aveva fatto a riprendersi tanto in fretta?
"Hei! Sei sveglio!" Draco si fece avanti all'improvviso, sorridendo, osservando le bende bianche sul suo petto "Accidenti Talula. Sei davvero incredibile. Hai fatto un miracolo!"
La ragazza sorrise imbarazzata "Merito degli insegnamenti di Iaco" guardò il ferito, che nel frattempo si era messo a sedere e li guardava confuso "Come avrai capito io sono Talula, e questo ragazzo è Draco. È stato lui a trovarti e a dare l'allarme. Senza di lui probabilmente saresti morto dissanguato"
Il ragazzo chinò il capo, in segno di ringraziamento, e Talula continuò
"E il tuo nome qual è?"
Lui sembrò rifletterci per qualche secondo, indeciso sul da farsi, poi parlò "Liam ... mi chiamo Liam" guardò Talula negli occhi, che si ritrovò ad arrossire "Ti ringrazio per quello che hai fatto. Spero, un giorno, di ricambiare il favore"


Angolo dell'autore!!
Ed eccoci al secondo capitolo! Ringrazio KanondiGemini96 per la sua recensione, e spero che la storia vi piaccia :3
Al prossimo capitolo!!

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Capitolo 2
*** Uno strano ragazzo ***


Dunkelheit. Una terra dimenticata, al di là delle montagne. Gli abitanti di Vahell non hanno mai avuto il coraggio di avventurarsi al di là delle immense catene montuose, ma c'è stato un tempo in cui le creature di Dunkelheit infestavano il regno degli esseri umani. Demoni, orchi, goblin. Tutte quelle creature che normalmente dovrebbero essere presenti solo nei nostri incubi peggiori, infestavano le vie della Città Imperiale, creando panico e distruzione. Era un'era di terrore, in cui i cittadini si rinchiudevano nelle loro case ogni notte, pregando per ottenere la salvezza.

A guidare quelle creature informi era Galar, il re dei demoni. Si diceva che Galar fosse immortale, e che chiunque avesse provato ad ucciderlo fosse morto tra le più atroci sofferenze. 
Molti cavalieri lo avevano sfidato, ma erano caduti miseramente. 
Il popolo cadde presto nella disperazione, dimenticando cos'era la libertà e piegandosi al volere del nuovo signore. Iniziò la tratta degli schiavi. Le donne venivano sfruttate e fatte a pezzi dai loro padroni, mentre i loro figli erano costretti a vivere in mezzo alla strada. 
 I demoni facevano da padroni, tingendo le strade col sangue delle loro vittime. 
Poi, quando ormai tutto sembrava finito, un uomo si erse al di sopra di tutti gli altri. 
Impugnava una strana arma. Glimmend, la spada di luce. Forgiata con la magia, Glimmend era l'unica spada della Regione in grado di uccidere Galar. 
Grazie ad essa, il cavaliere riuscì a sconfiggere il re dei demoni, e ad esiliare lui e il suo esercito di mostri al di là delle montagne, lontano dal regno di Vahell. 
In molti cercarono Glimmend, ma dopo la battaglia contro il re dei demoni la famosa lama sembrava scomparsa nel nulla. Col tempo, comunque, la storia divenne leggenda.
 

Talula correva, facendo attenzione a non rovesciare l'acqua fresca che aveva appena raccolto dal pozzo al centro della città. In quel periodo Heilung era più viva che mai. Da giorni, ormai, non facevano che arrivare feriti da ogni angolo della Regione, e questo la preoccupava. Erano passati anni dall'ultima volta che i guaritori di Heilung avevano dovuto confrontarsi con ferite simili. 
Molti dei loro pazienti, una volta ripresi, deliravano a proposito di demoni senz'anima, che si nascondevano nelle tenebre. Ogni volta che questo accadeva, Talula aveva i brividi. Il suo maestro continuava a ripeterle di non preoccuparsi. 
"Probabilmente sono stati attaccati da qualche brigante" disse un giorno cercando di calmare un uomo particolarmente agitato "Sono solo molto confusi" 
Il suo maestro si chiamava Iaco. Era un uomo piuttosto anziano, sulla cinquantina. Quando Talula si era presentata alle porte di Heilung, anni prima, chiedendo di diventare una guaritrice, Iaco l'aveva presa con sè. Era un ottimo maestro, in grado di curare qualunque tipo di ferita, e aveva un gran cuore. 
Talula rallentò, in vista della sua destinazione. Di fronte a lei c'era un grande edificio rettangolare, sulle cui pareti crescevano piante di ogni sorta, ricoperte da stupendi boccioli rossi. Il pavimento era in legno lucido e le pareti erano ricoperte da grandi finestre che permettevano alla luce del sole di illuminare l'ambiente. La ragazza camminò con attenzione, evitando i corpi dei feriti disposti sul pavimento. Di solito, veniva permesso loro di occupare le stanze all'interno delle abitazioni, ma erano così tanti che i letti non erano stati sufficienti. 
Talula mise a terra il secchio che aveva tra le mani e sfiorò la fronte del ferito che le era stato affidato. La febbre sembrava essere svanita ormai, ma era meglio non abbassare la guardia. Intinse una pezza nell'acqua fresca e gliela passò sulla fronte con attenzione, ascoltando il suono del suo respiro. 
"Tieni duro ok?" 
Il problema di Talula, e di ogni altro guaritore di Heilung, è che finivano sempre per legarsi molto al loro paziente. La maggior parte degli abitanti di quella pacifica città erano preti, che avevano dedicato la loro vita all'aiuto e alla cura dei malati e degli infermi. Talula, invece, era un'eccezione. Si era diretta ad Heilung quand'era ancora molto piccola, poco dopo la distruzione della sua città da parte di alcuni soldati. Vedere tutta quella sofferenza, quella distruzione, le aveva spezzato il cuore. Non riusciva a capire come qualcuno potesse fare del male ad un suo simile in quel modo. 
Quando aveva visto la dedizione con cui i guaritori di Heilung si prodigavano ad aiutare gli altri, ne era rimasta impressionata. Voleva essere anche lei come loro. Aiutare gli altri, dedicare tutta se stessa alla loro salute e alla loro felicità. Si era impegnata molto per diventare una buona guaritrice, e in poco tempo si era distinta tra i suoi compagni. 
Si irrigidì quando sentì delle urla provenire dall'esterno. 
"Qui c'è un ferito grave!! Mi serve aiuto!" 
Era stato Draco a parlare. Era un ragazzo molto giovane, un nuovo acquisto tra i guaritori, e non era ancora pronto ad affrontare una vera emergenza. Talula diede un'ultima sguardo al suo paziente, che ormai sembrava stabile, e corse verso l'entrata. Draco era a terra, in ginocchio, e fissava allibito il corpo di un ragazzo disteso a terra. La ragazza si coprì le labbra con la mano, scioccata. Il ragazzo in questione era riverso a terra, immerso in una pozza di sangue. I suoi vestiti erano logori e lasciavano intravede profonde ferite su tutto il corpo. 
Talula non perse troppo tempo a riflettere. Si inginocchiò accanto al corpo del ferito, passandosi un braccio intorno alle spalle ed intimando Draco a fare lo stesso. I due guaritori trasportarono il ferito all'interno della struttura, adagiandolo su un giaciglio di paglia. Questo gemette appena, respirando affannosamente. Talula iniziò a sbottonargli la camicia bianca, ormai sporca di sangue 
"Cos'è accaduto?" chiese rivolta a Draco 
Il ragazzo tremò appena, cercando di tirare fuori la propria voce. Era chiaro che l'accaduto lo aveva sconvolto "Non ne ho idea. Stavo andando da Iaco quando l'ho visto. È entrato in città barcollando. Perdeva così tanto sangue ..." 
Talula si morse le labbra, osservando preoccupata le ferite sul petto del ragazzo. Era fortunato ad essere ancora vivo. 
"Mi serviranno dell'acqua e delle bende pulite" disse con decisione "Vedi anche se riesci a portarmi ago e filo" sospirò "Dovrò cauterizzare le ferite ... non sarà piacevole" 
Draco si alzò in fretta, uscendo di corsa dall'edificio per procurarle ciò di cui aveva bisogno. Talula sfilò la camicia del ferito con attenzione, osservandone i lineamenti. Aveva i capelli corti e molto scuri, in contrasto con la pelle chiara. I lineamenti erano piuttosto eleganti, ma mostravano una profonda sofferenza. La ragazza fissò l'arma al suo fianco. Una spada all'apparenza molto vecchia, con una fodera semplice in pelle scura che la fissava alla cintura del giovane. 
"Che sia un cavaliere?" si chiese con meraviglia. Afferrò la lama, armeggiando con la fodera per separarla dalla cintura. Non appena le sue dita si strinsero sull'elsa della spada, Talula sussultò. Il ferito aprì gli occhi all'improvviso, afferrandole le braccia con forza e facendola irrigidire. Si sollevò appena, tremando in tutto il corpo per lo sforzo e guardandola negli occhi. 
Talula si sforzò di sorridere, nonostante la presa del ragazzo le ferisse le braccia sottili 
"Tranquillo" disse gentilmente "Te la lascio accanto ok?" 
Il ragazzo rimase immobile ancora per qualche secondo, poi la lasciò andare, tornando a stendersi sul suo giaciglio. Talula sentì un brivido correrle lungo la schiena. Per un momento, gli occhi neri del ragazzo le erano parsi del colore del sangue. 


Angolo dell'autore!! 
Eccomi qui con un nuovo fantasy! Per quelli che già hanno letto il precedente, le ambientazioni saranno molto familiari, anche se naturalmente i personaggi sono cambiati. L'idea per questa nuova trama me l'ha data una mia amica, che mi ha descritto un personaggio stupendo che ho subito avuto voglia di animare (grazie Emanuela :')) 
Ringrazio tutti quelli che decideranno di seguirla e magari anche di commentare. Fatemi sapere cosa ne pensate. Spero che vi piaccia ;)

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Capitolo 3
*** Un evento inatteso ***


Talula si sfilò gli stivali prima di entrare nel tempio. I preti odiavano trovare il pavimento in legno sporco di fango, e non avevano certo tutti i torti. Il tempio era molto piccolo, e vi entravano dieci uomini al massimo per pregare gli dei di tanto in tanto. Iaco era uno di questi, e passava la maggior parte del suo tempo in ginocchio sul legno lucido sussurrando frasi che lei non era mai riuscita a capire.
Talula non era una ragazza molto superstiziosa. Non che non credesse negli dei, ma credeva che fossero solo gli uomini gli artefici del proprio destino. Semmai si fosse ammalata, avrebbe preferito affidarsi alle cure dei guaritori che passare il suo tempo a pregare sperando che un dio che non aveva mai visto decidesse di guarirla compiendo un miracolo.
La ragazza si mosse lentamente per non far rumore. Iaco era a terra, a gambe incrociate, con il viso rivolto verso l'alto e gli occhi chiusi. Come sempre, Talula non riuscì a capire le parole di quella sua bizzarra preghiera. Sedette accanto a lui, restando a capo chino in segno di rispetto, e rimase in silenzio ad ascoltarlo, lasciando che la voce dell'uomo si diffondesse nella stanza.
La preghiera andò avanti per quella che le sembrò un'eternità, e la ragazza si lasciò scappare un sospiro contrariato quando si ritrovò con le gambe indolenzite. Iaco si voltò verso di lei accigliato e Talula arrossì. L'aveva sentita sospirare?
"Hai l'aria molto stanca" disse senza aspettare una risposta "È per via del nuovo arrivato?"
Talula assentì con decisione, guardandolo dritto negli occhi. Sin da piccola Iaco le aveva insegnato a guardare sempre negli occhi del suo interlocutore, anche quando questo la metteva in imbarazzo. Era importante che un guaritore mostrasse sempre una certa sicurezza, o il paziente poteva decidere di non fidarsi di lui
"Lo abbiamo trovato un paio di giorni fa. Aveva delle ferite molto gravi ... è un miracolo che sia ancora vivo"
Talula ripensò allo sguardo di Liam e si ritrovò ad arrossire di nuovo. Non ne capiva il perchè, ma guardarlo negli occhi la metteva a disagio. Forse era quel loro colore così innaturale a spaventarla. Erano neri come la pece, così come i suoi capelli, e sembravano privi di luce.
"Sai" disse Iaco amareggiato "Questa situazione inizia davvero a preoccuparmi" la ragazza sgranò gli occhi sorpresa. Iaco preoccupato? Non era da lui! Cercava sempre di mantenere la calma e di rassicurare i suoi compagni come meglio poteva. Sentirlo parlare in quel modo la confuse non poco "Ho un gran brutto presentimento. Non capisco cosa stia accadendo, ma temo che non sia nulla di buono" alzò lo sguardo verso l'alto "Spero solo che gli dei non decidano di abbandonarci"
Talula rimase in silenzio. Quando Iaco parlava in quel modo, non sapeva davvero che cosa dire. La guardò di nuovo, terribilmente serio
"Non lasciare Heilung per nessun motivo. Se c'è davvero qualche pazzo in giro che si diverte a ferire gli abitanti di Vahell, questo è il luogo più sicuro della Regione"

Talula si rigirò inquieta nel suo giaciglio, ascoltando il respiro degli uomini intorno a lei. La sua stanza, come molte altre, era stata utilizzata per accogliere i feriti, perciò lei, ed altri guaritori, erano stati costretti a dormire sul pavimento. Dopo il suo incontro con Iaco, l'uomo le aveva imposto di farsi dare il cambio da Draco, e di riposare. La ragazza aveva protestato naturalmente
"Draco non è in grado di vegliare sui miei pazienti!" aveva detto con decisione "E comunque non potrei mai abbandonare chi ha bisogno di me"
Iaco aveva sorriso, guardandola con affetto "Si. So bene come sei fatta. Sempre pronta a sacrificarti per gli altri" poi aveva incrociato le braccia al petto e l'aveva fissata con severità "Ma si vede benissimo che sei affaticata. Hai bisogno di riposo" sorrise di nuovo "E poi vedrai che Draco se la caverà benissimo. Mi ha detto che il nuovo arrivato sta già molto meglio no?"
Talula aveva sbuffato. Non le piaceva dover seguire gli ordini in quel modo. Quelli erano gli unici momenti in cui si ritrovava a desiderare di diventare donna. Se fosse stata maggiorenne, avrebbe potuto decidere per sè, senza ascoltare gli ordini di Iaco. Ma in fondo sapeva che tutto ciò che l'uomo diceva era per il suo bene.
Nonostante le varie proteste, Talula si era addormentata all'istante, felice di essersi potuta finalmente rilassare. Aveva dormito tutto il giorno, alzandosi solo per l'ora di cena, sentendo lo stomaco brontolare per la fame. Ora che era calata la notte, però, non riusciva più a dormire. Migliaia di pensieri affollavano la sua mente, costringendola a restare vigile.
Al centro dei suoi pensieri c'era il nuovo arrivato, Liam. Sin dal primo momento che l'aveva visto non aveva potuto fare a meno di pensare che in lui ci fosse qualcosa di molto strano. I suoi occhi, del colore delle tenebre, i suoi modi di fare, sempre sulla difensiva, e poi quella spada ...
Non riusciva a togliersela dalla testa. Si guardò il palmo della mano, osservando il leggero rossore che si era formato laddove aveva toccato l'elsa della vecchia lama. Riusciva ancora a sentirne il calore. Era durato solo un momento, eppure era stato incredibilmente forte.
Si mise a sedere, passandosi le dita tra i riccioli luminosi e sistemandoli meglio che poteva dietro le orecchie. Voleva rivederla. Voleva toccarla di nuovo. Rivedere quello splendido bagliore.
Non riusciva a capire da dove provenisse quello strano desiderio, eppure era lì, presente nella sua mente, e la spinse ad alzarsi.
Indossava una specie di tunica, molto semplice e pesante, che le arrivava fin quasi ai piedi. Tutti i guaritori la indossavano. Ad Heilung non c'era alcuna distinzione tra uomini e donne e gli abbigliamenti erano molto poveri.
Talula si mosse sulle punte del piedi, cercando di non fare rumore. Se Iaco l'avesse vista lasciare il suo giaciglio durante la notte per far visita ad un paziente si sarebbe arrabbiato molto. Per non parlare poi della vera ragione che la spingeva a fargli visita! La sua spada. Perchè ne era tanto ossessionata?
Si diresse verso la sala del feriti, tastando la parete e tenendo gli occhi spalancati per vedere bene nell'oscurità. Si sorprese del silenzio che regnava. Eppure di solito, il respiro dei feriti era pesante e rumoroso. Poi si bloccò, avvertendo qualcosa di viscido sul pavimento. Si ritrasse con una smorfia. Aveva calpestato qualcosa! Si accovacciò a terra, cercando di capire cosa fosse. Sollevò una mano verso l'alto, pronunciando alcune brevi parole, e sorrise quando un piccolo globo di luce di accese davanti ai suoi occhi, volteggiando appena sulla sua testa. La luce illuminò il pavimento, dove Talula poté chiaramente notare una macchia di sangue sporcare il legno lucido.
Si sollevò allarmata. Che qualche ferito si fosse sentito male?
Accelerò il passo, sperando che Liam stesse bene, stupendosi subito dopo per aver pensato al nome di Liam prima di quello di chiunque altro. Spalancò la porta a muro che separava il lungo corridoio dalla sala dei feriti, e quello che vide la lasciò senza parole. In quel momento, desiderò non essersi alzata affatto.
I feriti che negli ultimi giorni si erano dati tanta pena di curare erano stati fatti a pezzi. Erano tutti riversi a terra, immersi nel loro sangue, ammassati gli uni sugli altri in ordine scomposto. I loro occhi erano vuoti, privi di vita. Molti di loro avevano la bocca spalancata, come se avessero urlato a lungo, eppure Talula non aveva sentito nulla.
La ragazza si piegò in due, reprimendo un conato di vomito. Gli occhi le si riempirono di lacrime di fronte a quella scena di morte. Chi mai aveva potuto fare una cosa del genere?

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Capitolo 4
*** Ombre nella notte ***


Talula barcollò, coprendosi le labbra con la mano. Nell'aria c'era un forte odore di sangue, che le fece girare la testa. Si tenne alla parete, sentendo le gambe tremare e cercando di non cadere. Chiuse gli occhi con forza, sforzandosi di non guardare la scena che le si parava davanti. Conosceva molte di quelle persone. Le aveva viste riprendersi, sorridere alla vita. Non poteva credere che qualcuno le avesse fatte a pezzi in quel modo. Non aveva il coraggio di scoprire chi fosse morto e chi invece no.
Strinse i denti, cercando di riflettere. Doveva avvertire qualcuno, svegliare i guaritori prima che chiunque avesse fatto tutto questo decidesse di uccidere qualcun'altro!
Poi si bloccò, colta dal panico. C'era qualcosa nella stanza, nascosto nell'oscurità. Inizialmente non riuscì a capire di cosa si trattasse. L'unica cosa che riuscì a distinguere, fu una grande figura nera, ricurva su se stessa. Quando il globo di luce sulla sua testa la illuminò, la ragazza si ritrovò senza fiato.
Al centro della sala, una creatura immensa, nera come la notte, era china sul corpo di un ragazzo, e lo teneva stretto tra le sue fauci, lacerandone le carni. Talula si irrigidì quando si rese conto di chi fosse quel ragazzo.
"Draco ..."
I capelli biondi erano sporchi di sangue, gli occhi vuoti e privi di vita. Quando la creatura si accorse della sua presenza, si voltò appena, mettendo in mostra i denti affilati e lasciando cadere a terra la figura di quello che una volta era stato per Talula un grande amico. Il corpo della creatura era deforme. In diversi punti ossa ricurve spuntavano verso l'esterno, tirando la sua pelle violacea. Il viso era stretto e allungato, privo di occhi, eppure Talula sapeva che la stava guardando, e un brivido freddo le corse lungo la schiena, impedendole qualsiasi movimento.
La creatura piantò a terra le zampe sottili, facendo a pezzi il pavimento ormai logoro, e ringhiò con tutto il fiato che aveva in corpo, mettendo in mostra i denti aguzzi e sporchi di sangue.
Talula smise di riflettere. Iniziò a correre alla cieca, più veloce che poteva, avvertendo i versi striduli della creatura dietro di lei, che si lanciò immediatamente al suo inseguimento. La ragazza non si fermò, non si guardò indietro. Si lanciò sulla porta d'ingresso, buttandola giù con una forte spallata. Si ritrovò distesa a terra, sul giardino esterno, e respirò a fondo per riprendere fiato. La creatura la raggiunse in fretta, facendo a pezzi la grande struttura.
Il legno pesante gli cadde addosso, intrappolandolo per qualche secondo e dando a Talula il tempo di alzarsi e riprendere la corsa. La ragazza corse a perdifiato, ignorando le ferite che man mano le si formavano sui piedi nudi. La creatura si scrollò di dosso il resti della struttura e riprese l'inseguimento, ruggendo con quella sua voce stridula e priva di corpo.
Talula cadde a terra quando questa la raggiunse. Si voltò verso l'alto, portandosi le mani al viso in un disperato tentativo di protezione. La creatura la immobilizzò a terra, abbattendo su di lei una delle enormi zampe e lacerandole la pelle sulle spalle. Talula urlò, osservando con orrore le fauci di quell'immenso animale spalancarsi davanti ai suoi occhi, pronte a divorarla.
Poi un lampo di luce la abbagliò. Una seconda ombra sembrò cadere dal cielo notturno, per abbattersi sul muso di quell'orribile creatura. Una lama sottile vibrò nell'aria, trapassando la testa della bestia e costringendola ad urlare di dolore.
La presa sul petto di Talula si allentò, e la ragazza si mise a sedere sconvolta, arretrando velocemente. La creatura si dibattè a lungo, cercando di gettare a terra quel suo inatteso assalitore, ma senza risultato. Questo affondò la lama di nuovo, stavolta con più forza. La punta della spada trapassò completamente il viso della creatura, che cadde a terra all'improvviso, restando immobile. Talula osservò con attenzione la figura che l'aveva soccorsa, e rimase a bocca aperta di fronte a quello spettacolo. All'apparenza sembrava un semplice ragazzo, ma le immense ali nere che spuntavano dalla sua schiena suggerivano il contrario.
Quando alzò gli occhi su di lei, Talula rabbrividì
"Liam?"
Il nuovo arrivato posò su di lei i suoi occhi di fiamma, per poi abbassarli subito dopo, arrossendo. Posò le mani a terra e chiuse gli occhi, respirando a fondo. Le sua ali ebbero un fremito, e cominciarono a ritirarsi lentamente. Liam strinse i denti e trattenne un verso di dolore, respirando con fatica. Ben presto, le grandi ali nere scomparvero del tutto, lasciando due evidenti segni rossi sulla schiena del giovane, che si alzò senza dire una parola.
Prese Talula per mano e la costrinse ad alzarsi, trascinandola velocemente verso l'uscita. La ragazza provò a ribellarsi ma la stretta del giovane era troppo forte perchè lei gli potesse sfuggire. Si voltò verso Heilung, osservando con orrore le ombre della notte che lentamente prendevano forma e consistenza, piantando a terra gli artigli affilati
"Fermo! Ci sono ancora della persone!!" il ragazzo non sembrò ascoltarla e continuò a correre "Dobbiamo aiutarle!"
Liam la strattonò con forza, costringendola ad accelerare il passo e ferendole il braccio sottile "Stà zitta!!" urlò con rabbia "Sono morti ormai. Vuoi morire anche tu?!"
Talula sentì salire le lacrime agli occhi e la vista le si annebbiò. Non potevano essere tutti morti! Qualcuno poteva essere sopravvissuto! Doveva aiutarlo! Il suo pensiero corse a Iaco, che aveva deciso di passare la notte al tempio per pregare. Non poteva abbandonarlo! Doveva fare qualcosa! Allungò la mano verso il fianco del ragazzo e afferrò la sua spada, che avvertendo il suo tocco iniziò immediatamente a brillare. Questa volta, però, non emise nessun calore.
Liam si fermò, guardandola sorpreso. Non aveva mai visto la lama brillare tanto. Quella luce lo lasciò senza parole
"Non posso abbandonarli" disse Talula alzando la lama di fronte a sè e puntandola verso il ragazzo "Non puoi chiedermelo"
Liam afferrò il filo della lama, lasciando che questa lo ferisse, e si avvicinò. I suoi occhi erano tornati del colore delle tenebre e la fissavano con decisione, senza abbassare lo sguardo "E cosa vorresti fare dunque?" chiese severo "Pensi di andare lì, e fare a pezzi quei mostri come se nulla fosse?" Talula osservò la mano del ragazzo, che nel frattempo aveva cominciato a tremare e a bruciare a contatto con la lama. La sua luce gli illuminava il viso, pallido e sofferente "Se adesso torni indietro, quelle creature ti faranno a pezzi, così come hanno fatto a pezzi i tuoi compagni. Non sei altro che una debole ragazzina per loro, e non ti permetterò di fare una cosa tanto stupida" strinse ancora la lama, macchiandola di sangue scuro "Dovrai prima uccidermi"
Talula arretrò, lasciando andare l'elsa della spada, che si spense all'improvviso. Liam la rimise nel fodero, sospirando quando la ragazza iniziò a piangere disperata.


Angolo dell'autore!!
Ooook, iniziamo con un po' d'azione. Ormai mi conoscete. Uccido i personaggi come se nulla fosse *sguardo malvagio*
Grazie mille ad OldKey per le sue recensioni! Al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 5
*** Demoni ***


Talula era seduta sul manto erboso, con le ginocchia strette al petto e lo sguardo rivolto verso il basso. Avevano corso molto ed era davvero esausta, ma soprattutto ciò che era accaduto l'aveva lasciata senza energie. Liam l'aveva presa per mano e costretta ad allontanarsi il più possibile dalla città. Talula si era lasciata guidare. Per via delle lacrime non era riuscita a capire dove fossero diretti, ma la fitta vegetazione attorno a loro li avrebbe aiutati a sfuggire a quelle orribili creature.
Ad un certo punto della corsa, Talula era inciampata, rischiando di rovinare a terra. Liam l'aveva sostenuta, impedendole di cadere, ma non appena l'ebbe sfiorata, la ragazza si ritirò spaventata. Liam aveva abbassato lo sguardo imbarazzato, e l'aveva invitata a seguirlo.
Alla fine, dopo ore ed ore di corsa disperata, i ragazzi si erano fermati in un punto indefinito della foresta. Talula si era seduta a terra, cercando di svuotare la mente, mentre Liam aveva iniziato ad accendere il fuoco.
"Va tutto bene?" chiese il ragazzo all'improvviso, facendola sussultare
La ragazza non rispose. Osservò il fuoco crepitante davanti ai suoi occhi e strinse i pugni, decisa ad avere delle risposte
"È ora di parlare" disse con decisione "Cos'erano quelle cose? Come hanno potuto ... fare questo?" Heilung era la luce di Vahell. Un posto dove trovare aiuto, dove essere sempre i benvenuti. Neppure il più vile dei soldati avrebbe mai osato attaccare quella città.
Liam sospirò, mettendosi a sedere ad una certa distanza. Era chiaro che Talula non provava una grande simpatia nei suoi confronti, e preferiva non calcare troppo la mano
"Demoni" disse con semplicità. Lo sguardo sorpreso della ragazza lo fece sorridere "Creature della notte. Nate dagli incubi e dall'indifferenza delle persone. C'era un tempo in cui questi demoni camminavano per le strade di Vahell, uccidendone gli abitanti e facendo a pezzi le loro case. Erano comandati da un demone molto potente, Galar, che si diceva fosse immortale"
"Conosco questa storia" Talula sollevò lo sguardo verso Liam, per riabbassarlo subito dopo "Era in uno dei miei libri. Lo leggevo sempre quand'ero molto piccola ... credevo si trattasse di una semplice favola. Un mostro tenta di distruggere gli esseri umani, poi appare un uomo deciso a fermarlo e a riportare la pace"
"Beh" fece Liam pensieroso "Sono passati molti anni. È naturale che col tempo gli uomini abbiano dimenticato"
Talula incrociò le gambe a terra, lasciandosi sfuggire una smorfia nel momento in cui si rese conto di avere le piante dei piedi martoriate. Avrebbe dovuto rimediare al più presto, o camminare sarebbe stato molto doloroso
"Tu come fai a sapere tutto questo?"
Liam sorrise, mettendo in mostra la dentatura perfetta "Perchè sono un demone anch'io ovviamente"
Talula rabbrividì. Ripensò al momento in cui il ragazzo era andato in suo soccorso, alle immense ali nere sulla sua schiena e alla sfumatura dei suoi occhi, rossi come il sangue che macchiava la sua lama. Fu tentata di indietreggiare, ma si trattenne. In fondo, se avesse voluto farle del male l'avrebbe già fatto.
Solo in quel momento si rese conto di non averlo ancora ringraziato per averle salvato la vita. Fece per parlare ma Liam la precedette
"Non hai alcun motivo per ringraziarmi" disse seccato guardando a terra "Assolutamente alcun motivo" gettò della legna sul fuoco, per poterlo alimentare, e lo osservò per alcuni secondi, in silenzio. Talula non si mosse. Non sapeva davvero cosa pensare. Le sue emozioni erano in subbuglio, e le confondevano la mente. Da una parte Liam le faceva paura. Il fatto che fosse un demone non le piaceva affatto e tutto il suo corpo le suggeriva di alzarsi e fuggire il più lontano possibile da quella foresta, prima che il ragazzo diventasse aggressivo e decidesse di farle del male, rivelando fuori la sua vera natura. Dall'altra parte, guardare quell'espressione sofferente, sentire quella sua voce pacata, misurata le impediva di scappare. Non riusciva a credere che quel ragazzo tanto triste potesse essere un pericolo per lei. Aveva così tante domande che le frullavano per la testa, eppure rimase in silenzio, e aspettò che fosse lui a parlare "Perchè credi che quei demoni fossero lì? Perchè credi che abbiano attaccato Heilung?" la guardò negli occhi, in quegli stupendi occhi verdi, così buoni e pieni di luce, e si sentì morire ... "È stata colpa mia" appoggiò le mani a terra e si profuse in un profondo inchino "Mi dispiace moltissimo. Davvero moltissimo"
Talula si irrigidì. Possibile che fosse colpa sua? Tutte quelle persone, morte a causa di un unico uomo. Ripensò al giovane Draco, al suo maestro Iaco che non aveva neppure avuto la possibilità di rivedere, a tutti quei feriti privi di colpa che erano stati fatti a pezzi. Avrebbe dovuto arrossire di rabbia, odiare Liam con tutte le sue forze, eppure provò solo una profonda tristezza
"Come può essere colpa tua?" chiese confusa
Liam tirò fuori la lama che portava al suo fianco, quella per cui Talula aveva provato tanta curiosità, e la mise a terra con delicatezza, perchè la ragazza potesse guardarla con attenzione
"Se conosci la storia di Galar, il re dei demoni, allora saprai anche com'è stato sconfitto. Venne forgiata una lama, Glimmend, pregna di magia. Grazie ad essa, Galar venne sconfitto ed esiliato al di là delle montagne, insieme al suo esercito di demoni. Da allora, la terra al di là delle montagne ha preso il nome di Dunkelheit, il regno delle tenebre. La spada in questione, Glimmend, è anche detta la lama di luce"
Talula ripensò alla prima volta che aveva sfiorato l'elsa della spada, e alla forte luce che questa aveva sprigionato. Fissò la lama con incredulità "Questa ... è Glimmend?"
Liam assenti, riponendo la spada nella fodera in cuoio scuro.
"Per anni Galar ha atteso il momento giusto per attraversare le montagne, e riprendere il controllo della terra di Vahell. Dopo la battaglia contro Roan, il cavaliere che esiliò lui e le sue schiere lontano dal regno degli umani, Galar era molto debole e non aveva la forza per portare a termine un nuovo attacco. Ora è tornato e vuole distruggere gli esseri umani per portare una nuova era di terrore. Glimmend è l'unica arma in grado di fermarlo. L'unica in grado di ucciderlo ..." rimase per un po' in silenzio, osservando l'espressione interessata della ragazza "Ho rubato la lama nella speranza di poter fare qualcosa ... ma naturalmente non posso usarla"
"Come sarebbe?" Talula sembrò animarsi all'improvviso "Poco fa l'hai usata contro quel mostro no? Sei stato grande! Lo hai fatto a pezzi!!"
Liam rise, e Talula arrossì. Era la prima volta che lo vedeva sorridere in quel modo. Sembrava così umano ...
"Io sono un demone Talula" fece lui tristemente "Questa lama è stata forgiata per uccidere i demoni, non per salvarli. Nelle mie mani, Glimmend non è altro che una vecchia spada arrugginita" sorrise "Nelle tue mani invece ... potrebbe fare miracoli"
Stavolta fu lei a ridere "Nelle mie mani? Certo, come no"
"Hai visto come ha reagito la spada nel momento in cui l'hai toccata? Armi come queste, non si lasciano impugnare da chiunque. Credo che Glimmend ti abbia scelta"
Talula rimase in silenzio, improvvisamente colta dal panico. Ricordava bene la sensazione che aveva provato dopo aver tenuto la spada nelle mani. Le era sembrato che la lama la chiamasse, che le parlasse. Aveva desiderato impugnarla con tutte le sue forze, e quando lo aveva fatto si era sentita pervadere da uno strano calore. Era come se, con quella spada tra le mani, potesse fare qualsiasi cosa.
Eppure quello che Liam le stava dicendo ...
Il ragazzo continuò a parlare, cercando di alleggerire l'evidente tensione che gravava su Talula "In qualunque caso, Galar ha saputo che avevo la spada e ha ordinato ai suoi sottoposti di darmi la caccia. Non può permettere che qualcuno riesca ad utilizzare il suo potere, perchè sarebbe la sua fine" sospirò, ripensando alla strage che quelle creature avevano causato mentre erano alla sua ricerca "Se fossi fuggito prima da Heilung, tutte quelle persone non sarebbero morte"
Talula si alzò, per poi sedersi accanto a lui. Gli prese la mano tra le sue, la mano con cui aveva bloccato la lama quando la ragazza gliel'aveva puntata al petto, e ne osservò il palmo. La pelle era bruciata, e una profonda ferita lo attraversava, mettendo in mostra la pelle viva
"Una caratteristica di noi guaritori" disse stringendo con delicatezza la mano tra le sue "È che non abbandoniamo mai un ferito, a prescindere dalle conseguenze che potrebbero avere le nostre azioni" la ferita iniziò a solleticare "Non ti avremmo mai permesso di lasciare la città prima che le tue ferite fossero completamente guarite, perciò immagino che tutto questo fosse inevitabile" sorrise "E comunque sono felice che tu stia bene"
Liam osservò con meraviglia la sua mano. La ferita era svanita.

Angolo dell'autore!!
Dunque eccoci al punto della situazione. Un demone invincibile vuole distruggere gli esseri umani e governare sul mondo. L'unico modo per ucciderlo è usare Glimmend, la spada di luce, e per ora sembra che l'unica persona in grado di usarla sia proprio Talula. Riuscirà la nostra eroina a distruggere il male? Lo scopriremo nelle prossime puntate XD
Non so se domani riuscirò a pubblicare un nuovo capitolo, perciò ne approfitto per augurare a tutti un felice anno nuovo :D

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Capitolo 6
*** Un nuovo destino ***


Buio. Non riusciva a vedere altro. Le terre di Dunkelheit si estendevano di fronte a lui, all'apparenza senza fine. Il cielo era ricoperto da immense nuvole nere, che impedivano alle stelle di mostrare la loro luce. A terra, il paesaggio era desolato. Ovunque guardasse, non vedeva altro che grandi rocce scure. Era così strano. Niente alberi, niente fiori. Nessuna forma di vita poteva crescere in quel regno delle tenebre.
Liam guardava davanti a sé dove, ad una certa distanza, alte catene montuose segnavano il perimetro di quella terra desolata. Il giovane demone si era sempre chiesto cosa ci fosse al di là di quelle montagne. Non aveva mai visto il colore del cielo, o sentito l'odore dei fiori appena sbocciati. Non aveva mai potuto osservare una danza o essere colpito dalla luce del sole. Ciò che sapeva sul regno degli umani era limitato a ciò che gli antichi demoni gli avevano raccontato, ma loro ne parlavano con disprezzo.
Un brivido freddo gli corse lungo la schiena quando un urlo di donna si diffuse nell'aria, facendolo irrigidire. Guardò a terra, e un mare di ossa si schiuse davanti ai suoi occhi, scricchiolando appena ad ogni suo movimento. Si guardò le mani, improvvisamente sporche di sangue, e si sentì mancare.
“Credevi davvero di poter scappare da me?”
Sussultò sorpreso, avvertendo una voce alle sue spalle. Un forte dolore lo prese al petto, dandogli la sensazione di stare per prendere fuoco. Il suo corpo iniziò a tremare e si ritrovò ad urlare, stringendosi le mani al petto.

“Liam!” una voce familiare lo svegliò, riportandolo alla realtà. Il ragazzo aprì gli occhi, e guardò con sorpresa la ragazza di fronte a sé. I riccioli le ricadevano sul viso, prendendo fuoco alla luce del sole. I suoi occhi verdi lo fissavano con preoccupazione “Liam stai bene? Improvvisamente hai iniziato ad urlare”
“Talula ...”
Liam si mise a sedere, ignorando il dolore al petto. Le ferite non si erano ancora chiuse del tutto e la cosa lo preoccupava. Di solito recuperava molto più in fretta. Guardò Talula, che non aveva smesso un momento di fissarlo, e sorrise appena
“Stò bene. Era solo un brutto sogno” si guardò intorno con aria preoccupata “Sarà meglio andare. Siamo stati fermi già troppo a lungo”
La ragazza si tirò su sconfortata. Non aveva dormito molto quella notte. Ogni volta che chiudeva gli occhi, continuava a rivedere il corpo di Draco, inerme, tra le fauci di quella creatura disgustosa. Più di una volta era stata tentata di abbandonare Liam in quella foresta, finchè poteva, e tornare ad Heilung, per scoprire se il suo maestro si era salvato, ma in cuor suo sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Se fosse tornata indietro ora, non avrebbe trovato altro che morte sulla sua strada.
Liam spense ciò che restava del fuoco, ricoprendo la legna con della terra, e sperando che nessuno avesse scoperto la loro posizione. Accendere il fuoco era stata una mossa avventata, ma non aveva avuto altra scelta. Aveva sentito Talula tremare durante la notte. Erano scappati in fretta e non avevano avuto il tempo di portare nulla di utile con sé. Sperò che il prossimo villaggio fosse abbastanza vicino. Probabilmente non avrebbero potuto fermarsi, ma avrebbe potuto acquistare qualche coperta e trovare qualcosa da mangiare.
Fece strada a Talula, che lo seguì senza fare troppe storie. La ragazza se ne stava in silenzio, riflettendo sull'accaduto. Le parole di Liam continuavano a risuonarle nella mente, mettendole i brividi.
“Credo che Glimmend ti abbia scelta” aveva detto. Cosa voleva dire? L'unica lama in grado di uccidere Galar, il re dei demoni. Possibile che fosse destinata proprio a lei? No. Lei non la voleva. Non poteva! Era una semplice guaritrice, non una guerriera! Quella era una responsabilità troppo grande per una come lei.
Si appoggiò ad un albero, sospirando stancamente. Liam si voltò verso di lei, preoccupato, e si accigliò quando il suo sguardo si posò sui suoi piedi nudi.
“Senti dolore?” Talula fece per rispondere ma non ne ebbe il tempo. Il ragazzo la prese tra le braccia, sollevandola con facilità. Talula si irrigidì, sorpresa, e si aggrappò alla sua camicia
“Che fai?!” chiese furiosa “Avanti! Mettimi giù! Ce la faccio!!”
Il ragazzo non la ascoltò
“Non essere sciocca. Non puoi continuare in questo modo” accellerò il passo, ansioso di allontanarsi il più possibile da quella foresta “Avresti dovuto pensare a te stessa invece di sprecare il tuo tempo per guarire le mie ferite”
Talula si lasciò andare, appoggiando la testa sul petto del ragazzo “Te l'ho detto. I guaritori non abbandonano mai un ferito” sentì le bende sotto i suoi vestiti e si rabbuiò “è faticoso?” chiese all'improvviso “Mantenere questo aspetto intendo”
Liam era così simile ad un essere umano, eppure lei sapeva che non lo era affatto. Ricordava bene quando lo aveva visto la prima volta. L'espressione sofferente che era apparsa sul suo viso quando aveva cercato di reprimere le sue ali. Doveva costargli molto apparire come uno di loro.
Liam sorrise appena “Beh … di solito i demoni non reprimono se stessi, ma io sono un demone un po' particolare”
Su questo non c'era alcun dubbio. Le aveva salvato la vita, e aveva rischiato la sua per portare Glimmend agli esseri umani e dargli così la possibilità di fermare Galar e il suo esercito.
“Perchè fai tutto questo? Perchè vuoi aiutarci?”
Il ragazzo fece spallucce
“Immagino di volere solo un destino diverso da quello che mi è stato imposto”

Angolo dell'autore!!
Rieccomiiii!! Purtroppo questo capitolo è venuto un po' corto, ma non ho avuto molto tempo per scrivere in questi giorni T.T farò di meglio al prossimo XD

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Capitolo 7
*** La città sul mare ***


Talula era terribilmente in imbarazzo. Liam non l'aveva lasciata un solo momento, trasportandola per tutto il tragitto. I piedi della ragazza erano feriti e lei non riusciva a camminare, ma avrebbe preferito faticare che farsi trasportare a quel modo da lui.
La foresta in cui si trovavano era molto grande, ma il ragazzo manteneva un passo spedito, senza mai fermarsi o guardarsi indietro, e ben presto gli alberi davanti ai loro occhi si schiusero, delineando i contorni di una fiorente città.
Una volta arrivati, Talula insistette perchè il ragazzo la mettesse a terra e lui, poco convinto, decise di accontentarla. La ragazza toccò terra con indecisione, e si inoltrò tra le vie della città.
Conosceva molto bene quel posto. Kaskar.
Iaco l'aveva portata spesso laggiù, per acquistare bende pulite ed erbe da utilizzare per curare i feriti. La prima volta che Talula aveva messo piede a Kaskar, era rimasta a bocca aperta. La città era molto grande, e piena di vita. Ogni giorno, migliaia di persone scendevano in strada per cercare di vendere le loro merci. Pietre preziose, speciali unguenti, stoffe pregiate. Kaskar era famosa per l'abilità commerciale dei suoi abitanti, che animavano quella fiorente città incantando i viaggiatori.
Liam rimase davvero molto sorpreso quando si ritrovò di fronte a tutte quelle persone. Non era abituato ad osservare tanta vita tutta insieme. Si guardava intorno con curiosità, osservando con meraviglia ognuno dei banconi variopinti posti ai lati della strada, carichi di merci di ogni qualità.
Talula sorrideva nel vederlo così incuriosito. Non sembrava affatto un demone sanguinario. La meraviglia con la quale si guardava intorno era quella di un bambino che vede il mondo per la prima volta, e questo la rattristò. Possibile che non avesse mai visto nulla di tutto questo?
Si avvicinarono ad uno dei banconi, e osservarono con attenzione le stoffe e i calzari su di esso. Il ragazzo attirò l'attenzione della venditrice, cercando di farsi sentire nonostante il gran fracasso provocato dalla folla attorno a loro.
“Mi scusi!” disse alzando la voce più che poteva “La mia amica avrebbe bisogno di un cambio d'abito e di un paio di stivali!”
La donna si voltò verso il suo interlocutore, mettendo in mostra il suo sorriso migliore
“Ma certo signore!” disse allegramente facendo svolazzare i lunghi capelli chiari “Ho qui stoffe di prima qualità. Non deve far altro che scegliere”
Liam si voltò verso Talula, che nel frattempo aveva iniziato ad osservare ad uno ad uno i vestiti sul bancone. Quelle stoffe sembravano davvero molto pregiate. Come avrebbero potuto comprarle?
I guaritori non avevano mai posseduto nulla, e dubitava che Liam avesse molti soldi. Si strinse nella spalle, improvvisamente imbarazzata
“Non ho bisogno di vestiti nuovi”
Il ragazzo si accigliò, guardandola con disapprovazione. Ne aveva bisogno eccome! Perchè faceva tanto la timida? Alla fine fu lui a scegliere. Afferrò un paio di stivali in pelle scura e un semplice vestito verde, che le ricordò molto il colore dei suoi occhi “Avete anche dei mantelli?”
La donna afferrò due mantelli all'apparenza molto caldi e li porse al ragazzo, che li mise nelle mani della sua accompagnatrice per poter prendere il denaro. Il denaro in questione, lasciò Talula senza parole. Liam infilò una mano nella tasca, tirandone fuori quelle che, a prima vista, le sembrarono delle semplice rocce, ma che nel momento in cui incontrarono lo sguardo della venditrice assunsero una brillante tonalità dorata.
“Spero tanto che basti”
La donna si gettò sulle pepite d'oro, afferrandole al volo prima che il ragazzo avesse la possibilità di ripensarci e ringraziò i suoi nuovi clienti con un profondo inchino. Liam afferrò ciò che restava della merce appena acquistata e si allontanò in fretta, esortando Talula a fare lo stesso. Questa lo seguì a grandi passi, ancora confusa
“Dove hai trovato tutto quell'oro?” chiese con meraviglia. Il ragazzo fece spallucce
“Anch'io conosco qualche trucco”
La ragazza si bloccò all'improvviso, costringendolo a fare lo stesso, improvvisamente conscia di ciò che era appena accaduto
“Non dirmi che … erano semplici rocce quelle?!” Liam la guardò allarmato, sperando che nessuno l'avesse sentita, ma la ragazza continuò a parlare con decisione, terribilmente furiosa “Ma sei impazzito? Non puoi imbrogliare così le persone! Quella donna potrebbe davvero aver bisogno di denaro” si voltò di scatto, cercando con lo sguardo la donna in questione “Dobbiamo restituirle tutto”
Liam la afferrò per un braccio sottile, bloccandola appena in tempo “Non essere sciocca!! Non abbiamo tempo per questo, e neppure denaro. I vestiti ci servono, così come il cibo e magari qualche coperta. Non è il momento di fare la difficile!”
Talula sbuffò offesa. Non le piaceva l'idea di dover imbrogliare qualcuno in quel modo, ma in fondo Liam aveva ragione. Trattenne le lamentele che lentamente le salivano alla gola e lo seguì rassegnata.
Il sole tramontava, e ovunque guardassero la luce colpiva gli edifici irregolari, donando loro la tonalità dell'oro. Talula si diresse verso la piazza, ridendo alla vista dei bambini che giocavano allegramente tra loro. Quando davanti ai loro occhi si dischiuse la vista del mare, i due compagni rimasero senza parole.
Liam era a bocca aperta di fronte a quell'immensa distesa d'acqua. Aveva sentito parlare del mare, ma non immaginava che fosse così bello. Stupendi giochi di luce illuminavano le onde, donando al paesaggio un aspetto incantevole. Il ragazzo si voltò verso Talula quando la sentì ridere, e arrossì vedendo il suo sorriso luminoso. I suoi capelli infuocati erano più vivi che mai e gli occhi verdi brillavano di vita
“Non è stupendo il mondo?” disse allegramente “E pensare che ci sono persone che non lo apprezzano a pieno. Quelle persone proprio non le capisco. Io, di fronte ad un simile tramonto, non posso fare a meno di emozionarmi” si voltò verso di lui, con un sorriso ancor più grande “Me lo diceva sempre anche il mio maestro. La vita è uno spettacolo stupendo”
“Si ...” disse Liam sempre più meravigliato “è senz'altro stupendo”

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Capitolo 8
*** Il valore di una persona ***


Talula si guardò nello specchio, osservando attentamente la piega del suo nuovo abito. Era molto semplice e comodo eppure si sentì quasi fuori luogo. Era probabilmente il vestito più elegante e femminile che avesse mai indossato. Beh ... da quand'era arrivata ad Heilung almeno. Da piccola, sua madre le comprava sempre vestiti piuttosto sfarzosi, e lei adorava far volteggiare quelle gonne stupende. La facevano sentire una vera principessa. Poi, quando sua madre era morta tutto era cambiato. Uscì dalla stanza, ringraziando l'alberghiere con un piccolo inchino, e corse all'esterno, ansiosa di raggiungere Liam.
Il ragazzo era seduto su un piccolo muretto, con le gambe a penzoloni, e osservava il mare gustandone ogni aspetto. I colori, il suono delle onde che si infrangevano sulla riva, l'odore di salsedine. Non un solo particolare di quell'immensa distesa d'acqua non lo lasciava senza parole. Mai in vita sua aveva visto una cosa così bella. Si sentiva terribilmente piccolo di fronte a quell'immensità.
"Sei ancora qui?" disse Talula sedendosi al suo fianco e osservando la sabbia bianca sotto di lei "Non avevamo fretta?"
"È che non riesco a separarmene" disse lui ancora assorto in quella vista spettacolare "Dalle mie parti sai ... non ci sono cose come questa"
Talula si rabbuiò. Come poteva aver vissuto tutti quegli anni senza mai aver visto il mare? Persino lei, che non si era mai allontanata troppo dalla sua terra, aveva insistito spesso perchè Iaco la accompagnasse a Kaskar, in modo da poter vedere il mare e sentire la sabbia sotto i piedi
"Dalle tue parti ..." disse pensierosa "Dunkelheit?" Liam non rispose e Talula continuò "Non ho mai capito esattamente cosa fosse Dunkelheit. Ho letto qualcosa a riguardo sulle antiche leggende ma non riuscirei mai ad immaginarmela"
"Non c'è nulla da capire" fece lui seccato
Talula si avvicinò, sorridendo, decisa ad ottenere qualche informazione su quella terra misteriosa "Avanti Liam. Non vuoi parlarmene?"
Il ragazzo si voltò verso di lei, scuro in volto "Ho detto che non c'è nulla da capire!"
La ragazza si ritirò, colta di sorpresa. Gli occhi di Liam avevano di nuovo assunto la tonalità del sangue, e quando il ragazzo se ne rese conto nascose il viso tra le mani, cercando di mantenere la calma. Cambiare aspetto ora, di fronte a tutte quelle persone, non era certo una buona idea.
Talula sospirò affranta. Era chiaro che Liam non aveva alcuna intenzione di parlarle della sua terra, e chissà perchè questo la feriva. Avrebbe voluto sapere qualcosa in più su di lui, capire meglio come si sentiva e per quale motivo si comportava in un determinato modo, ma Liam evitava accuratamente di parlare di se stesso, e questo la rattristava.
Rimase in silenzio per qualche secondo, sentendo il tocco del vento sul suo viso. I commercianti iniziavano a riportare in casa le loro merci, e i bambini correvano tra le braccia dei loro genitori, pronti per la cena. Il sole era ormai quasi tramontato e il cielo iniziava a scurirsi, pronto ad accogliere la luce della luna
"Sai ..." disse Talula piegando le ginocchia contro il petto "Io non sono nata ad Heilung. La mia città si chiamava Aberlon, ed era molto simile a questa" Liam non diede segno di averla sentita ma Talula continuò "Beh in realtà era più un villaggio che una grande città, ma i suoi abitanti erano abili commercianti. Intorno alle mura del villaggio, cresceva una bellissima foresta, piena di piante ed erbe di ogni sorta, che gli abitanti utilizzavano per creare rimedi contro le malattie da vendere poi ai preti in visita da Heilung" Liam alzò lo sguardo. I suoi occhi erano tornati del colore della notte "Amavo Aberlon. Era la mia casa" il suo sguardo si fece triste e Liam se ne chiese il motivo
"Era?"
"Quando avevo solo sei anni, un esercito di soldati abbattè i cancelli della nostra città, penetrando nelle mura e distruggendo le nostre case. Molte persone morirono quel giorno ... la mia famiglia compresa" osservò l'orizzonte, dove il sole era ormai tramontato del tutto "Mi salvai per miracolo sai? Osservai i soldati incendiare la mia casa e gettare i corpi delle loro vittime al centro della strada, come fossero dei semplici pezzi di carne da buttare via. Per diverso tempo rimasi sola, senza cibo. La maggior parte delle persone a cui mi rivolgevo per avere un po' d'aiuto preferiva ignorarmi, come se solo rivolgermi la parola potesse portare loro guai ..." alcune porte sbatterono con violenza alle loro spalle, ma i due compagni non sembrarono farci caso "Un giorno, poi, incontrai un guaritore. In realtà fu lui a trovarmi, distesa sul limitare di una strada. Le persone che mi vedevano passavano oltre, credendomi morta, ma non lui. Lui si fermò, e fece di tutto per aiutarmi. Il suo nome era Iaco" Talula sorrise tristemente a quel ricordo, cercando di trattenere le lacrime che lentamente le salivano agli occhi "Quel gesto mi lasciò davvero senza parole. Si potrebbe pensare che sia facile aiutare una persona ma non è così. In quei giorni ho imparato che, la maggior parte degli uomini su questo mondo sono freddi ed egoisti, timorosi di tendere la propria mano verso una persona in difficoltà. È come se avessero paura di perdere qualcosa aiutando qualcun altro. Per me, aiutare i poveri, i malati o semplicemente chi è in difficoltà, è l'atto migliore che un uomo possa compiere. C'è chi dice che sia da sciocchi. Chi pensa che sia un atto di debolezza. Non è così! È un atto di forza! Ti fa capire quale sia il vero valore di una persona"
Talula si voltò verso Liam, guardandolo con quegli occhi così luminosi. Erano pieni di lacrime eppure lei sorrideva "Sai, non avevo mai parlato a nessuno in questo modo. La tua natura dovrebbe spaventarmi e invece, per qualche motivo, sento di potermi fidare di te. Non è strano?"
Il suo stomaco brontolò, rompendo il silenzio, e Talula si ritrovò a ridere divertita
"Ho una fame da lupi! Ci conviene mangiare qualcosa prima di ripartire"
Si alzò in fretta, osservando con meraviglia i suoi nuovi stivali. Liam era stato davvero carino ad acquistarli, anche se in realtà non lo aveva fatto onestamente
"Immagino che anche per mangiare dovremmo imbrogliare qualche commerciante ..." sbuffò, leggermente irritata "Beh, ho troppa fame per discutere"
Guardò Liam, che la fissava in modo strano, e il ragazzo arrossì, abbassando lo sguardo. Il mare era senz'altro meraviglioso, ma Talula non era da meno

Angolo dell'autore!!
Salve a tutti ragazzi!! Eccoci ad un nuovo capitolo, spero che vi piaccia. Vorrei ringraziare tutte quelle persone che hanno inserito la mia storia in una qualche categoria, sia essa "preferite", "seguite" o "ricordate". Grazie di cuore a:
saylveo
KanondiGemini96
Marie_Jane_Shirley
OldKey

Un bacione grande grande a tutti :*

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Capitolo 9
*** Intrusi ***


"Liam" Talula camminava in fretta, il viso arrossato per la fatica. Non era abituata alle grandi marce e tenere il passo del compagno era molto difficile "Non vorrei allarmarti ... ma il piano qual è?"
Il ragazzo si fermò per un momento, aspettando che riprendesse fiato "Si insomma ... un demone sanguinario ha deciso di uccidere gli esseri umani per conquistare il mondo. Tu hai la lama che dovrebbe ucciderlo ma non puoi usarla. E dunque il tuo piano qual è? Certamente non possiamo continuare a camminare a vuoto sperando che i demoni non ci trovino"
Liam sospirò, improvvisamente esausto "Per la verità, non ho un piano. Quando ho scoperto cosa voleva fare Galar, sono scappato portando con me la spada, ma non avevo idea di cosa sarebbe accaduto dopo" fece una pausa, guardandosi attorno. I colori della foresta erano così vivi. Non poteva fare a meno di stupirsene ad ogni passo. Quand'era fuggito da Dunkelheit non ne aveva avuto il tempo, ma ora non avrebbe mai smesso di guardarsi attorno con meraviglia "L'unica cosa che so, è che dobbiamo raggiungere la Città Imperiale"
Talula si irrigidì. La Città Imperiale? Ma era lontanissima!! Ci sarebbe voluta più di una settimana di marcia. Il ragazzo intuì la sua preoccupazione e continuò
"Dobbiamo parlare con la regina. Avvertirla del pericolo. Se gli esseri umani saranno pronti, avranno più probabilità di uccidere i demoni che attraverseranno le montagne" Talula annuì. Aveva senso. Se solo avessero avuto un paio di cavalli. Sarebbe stato tutto molto più semplice. Prima di lasciare Kaskar, dopo aver consumato un pasto caldo, aveva proposto a Liam di prendere delle cavalcature, ma quando il ragazzo si era avvicinato agli animali questi avevano iniziato a nitrire spaventati.
Ovviamente capivano che il ragazzo aveva qualcosa di strano, e non si sarebbero mai lasciati cavalcare da lui.
"Per quanto riguarda Galar" disse poi distogliendola dai suoi pensieri "Io non potrò fare nulla"
Afferrò la fodera della sua spada e gliela porse, fissandola con decisione. Talula rabbrividì
"No ..." disse spaventata "Non pensarci nemmeno! Sarà molto più utile nelle tue mani" per quanto l'avesse desiderata ora il suo unico desiderio era quello di vederla sparire. Non poteva caricarsi di una simile responsabilità
"Te l'ho detto" fece Liam severo "Io non posso usarla. Glimmend ha scelto te"
"Non puoi saperlo questo!!" la ragazza arretrò, distogliendo lo sguardo dal suo interlocutore. Iaco sarebbe stato furioso "Potrebbe essere stato un errore! Un tremendo malinteso! Perchè avrebbe dovuto scegliere me? Io non sono adatta. Non sono una guerriera! Sono una semplice guaritrice ... non sono nessuno"
Liam si avvicinò, senza distogliere lo sguardo. Pose la lama tra le sue mani e sorrise quando questa cominciò improvvisamente a brillare "Non è stato un errore, e non poteva scegliere una persona migliore" la ragazza strinse appena la presa sulla lama, avvertendone il calore "Sei più forte di quanto credi"

Per il resto della giornata, rimasero in silenzio. La sera prima Liam era rimasto sveglio tutta la notte, per essere sicuro che nessun demone li attaccasse all'improvviso. Talula gli aveva offerto il suo aiuto, proponendogli di darsi il cambio di tanto in tanto, ma il ragazzo l'aveva lasciata dormire, e lei lo aveva sgridato furiosa. Lui aveva risposto con sarcasmo, dicendo che Talula non sarebbe stata di grande aiuto durante un attacco. La ragazza aveva sbuffato irritata e aveva tenuto il broncio, accelerando il passo. Prima arrivavano a destinazione e meglio era. Sicuramente la regina avrebbe trovato una soluzione alla loro situazione. Avrebbe affidato Glimmend ad un vero cavaliere, che avrebbe saputo come usarla contro il re dei demoni.
La lama si faceva sentire. L'aveva fissata alla sua cintura, sul fianco sinistro, e la sua presenza le trasmetteva una strana emozione. Era piuttosto leggera, eppure ne avvertiva la pesantezza. Era come se pulsasse di vita propria, infondendole un potere straordinario. Per un momento, si chiese cosa sarebbe stata in grado di fare brandendo quella lama. Doveva esserci un motivo per cui Galar la temeva tanto. Non poté nascondere che le sarebbe piaciuto acquisire un qualche strano potere. Da piccola aveva immaginato spesso di essere un'eroina. Di combattere contro mostri invincibili ed uscire dallo scontro vittoriosa. Ovviamente col tempo le cose erano cambiate. Non amava le guerre, e diventare un soldato sarebbe stato per lei insopportabile.
L'idea di fare del male a qualcuno le metteva i brividi, a prescindere da chi fosse stata quella persona. Si fosse ritrovata davanti anche il più vile dei criminali, gli avrebbe teso la mano, offrendogli il suo aiuto nel caso ne avesse avuto bisogno.
Liam si bloccò all'improvviso, costringendola a fare lo stesso. Quando la ragazza provò a parlare, per chiedergli se qualcosa non andava, lui le fece segno di tacere, e si guardò intorno con attenzione, ascoltando in silenzio i rumori della foresta. Gli era sembrato di sentire qualcosa poco prima. Uno strano ruggito. Poi il ruggito si ripetè, più forte e violento di prima, e la terra tremò sotto i loro piedi.
Talula si avvicinò a Liam, spaventata, e il ragazzo le fece scudo col suo corpo, affilando lo sguardo per quanto poteva. A giudicare dalla forza, doveva trattarsi di un animale molto grande. Possibile che non riuscisse a vederlo?
Poi capì, e un brivido freddo gli corse lungo la schiena. Alzò lo sguardo al cielo, dove un'immensa figura stava lentamente atterrando nella loro direzione. Le ali, aperte verso l'esterno, erano immense e forti. Il corpo allungato e ricoperto di squame lucenti superava di gran lunga i venti metri di lunghezza,forse anche i trenta. Atterrò sul manto erboso, facendo a pezzi la vegetazione sul suo cammino con le zampe possenti. Alla vista dei due intrusi ringhiò di nuovo, mettendo in mostra le zanne affilate e sporche di sangue. I suoi occhi erano freddi come il ghiaccio, quasi bianchi, mentre le scaglie sul suo corpo avevano il colore del mare, e creavano stupendi giochi di colore a contatto con la luce. Sul muso severo e spigoloso, c'erano tre enormi corna, poste ad una certa distanza l'una dall'altra. Sarebbe stata una creatura stupenda da ammirare, non fosse stato per lo sguardo crudele che aveva negli occhi.
"Un ... Drago?"
L'animale sferzò l'aria con la lunga coda, senza distogliere lo sguardo dai due intrusi, e questi si ritrovarono ad arretrare
"Delfine calma. Sono solo due ragazzi" una figura scivolò a terra, cogliendoli di sorpresa. Talula la osservò con attenzione, rimanendo a bocca aperta nel momento in cui si rese conto che si trattava di una donna. Era alta e snella, la pelle leggermente abbronzata. Corti riccioli scuri le ricadevano sulle spalle, incorniciando un viso dai lineamenti delicati. Gli occhi color nocciola erano stranamente selvaggi. Indossava una semplice casacca, lasciata morbida sul petto, e dei pantaloni in pelle che seguivano perfettamente le curve del suo corpo. Al suo fianco, una spada sontuosa, dall'elsa intagliata a mano. Il cuore di Talula batteva all'impazzata ...

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Capitolo 10
*** Delfine e Mia ***


Talula guardava con meraviglia la figura del drago davanti ai suoi occhi, che si lasciava sfiorare dalla donna al suo fianco. Conosceva quella donna. Ne aveva sentito parlare molto spesso nel corso degli anni, e in fondo, come potevano non parlarne? La donna sorrise osservando l'espressione meravigliata della ragazza dai capelli rossi, e diede qualche pacca sul collo dell'animale, ancora agitato
"Dovete scusare la mia amica" disse gentilmente "Non siamo solite incontrare viaggiatori da queste parti" Liam non abbassò la guardia "Questa è Delfine, la mia fedele compagna" continuò la donna indicando il possente drago "Vi assicuro che non è crudele come sembra. Il mio nome invece è Mia. Sono un ..."
"Cavaliere ..." la voce di Talula apparve più forte di quanto si sarebbe aspettata. Mia si voltò verso di lei sorpresa e la ragazza continuò a parlare imbarazzata "Ho sentito molto parlare di voi. Della donna che, nonostante le difficoltà, è riuscita ad entrare nell'esercito e ad essere nominata Cavaliere. Molti cantastorie parlano di voi. Siete praticamente una leggenda!"
"Cavolo!" fece Mia esaltata "Ne sono lusingata"
Anche Liam aveva sentito parlare di lei, ma in un modo totalmente diverso. A Dunkelheit, si narrava di un Cavaliere senza paura, in groppa ad un possente animale in grado si fare a pezzi anche il più pericoloso dei demoni. Mai avrebbe potuto immaginare che il cavaliere di cui aveva sentito tanto parlare fosse una donna. Il fatto che i demoni ne avessero paura lo costringeva a non distogliere lo sguardo per un solo momento. Se Talula la guardava con ammirazione e rispetto, Liam le rivolgeva uno sguardo di puro terrore ed ostilità.
La donna si voltò verso di lui, senza separarsi dal drago che le stava accanto. Il suo sguardo cambiò per un momento
"Ragazzo ..." disse improvvisamente seria "La mia amica dice che hai qualcosa di strano ... potrei sapere di cosa si tratta?"
Liam si irrigidì. Fissò Delfine, che improvvisamente aveva ripreso a ringhiare annusando l'aria nella sua direzione. Era naturale che gli animali avvertissero la sua vera natura, ma come poteva comunicare il suo pensiero alla sua padrona? Evitò di arretrare, per non destare sospetti, ma sapeva che era solo questione di tempo prima che lo avessero scoperto, e allora non avrebbero esitato un solo istante ad ucciderlo. Talula si fece avanti, lasciandolo senza parole. Si frappose tra lui e l'enorme drago color del mare, guardandolo con decisione
"Liam non ha assolutamente nulla di strano!!" disse rivolgendosi di nuovo alla donna che la ascoltava con attenzione "Vi prego non uccidetelo"
Mia scoppiò a ridere di gusto, facendoli arrossire. Aveva una risata incredibilmente musicale e il suo viso sembrò accendersi di vita.
"Devi avermi fraintesa. Ti assicuro che non ho alcuna intenzione di uccidere il tuo amico. A meno che, certo, lui non provi ad uccidere me per prima" Talula si rilassò, visibilmente sollevata, e Mia riprese a parlare "E così tu sei Liam. E la tua amica è ...?"
"Mi chiamo Talula" disse la ragazza sorridendo "Sono una guaritrice di Heilung"

Mia faticò non poco per calmare Delfine. La dragonessa, infatti, aveva capito subito che c'era qualcosa di strano in Liam, e Mia non aveva potuto fare a meno di preoccuparsene. Il buon senso le suggeriva di fare attenzione. Di tirare fuori la sua spada e costringere il ragazzo ad allontanarsi finché era ancora in tempo, e per un attimo era stata davvero tentata di farlo, ma poi, quando Talula si era gettata davanti a lui per proteggerlo, ogni suo dubbio era svanito. Per un momento aveva rivisto se stessa, anni ed anni prima, sempre pronta a proteggere gli altri, incurante delle conseguenze delle proprie azioni.
Aveva fatto strada ai due ragazzi attraverso la foresta, intimando a Delfine di stare calma. Per la dragonessa era molto difficile muoversi tra gli alberi, perciò spiccò il volo, e li precedette verso la loro destinazione.
La casa di Mia lasciò Talula senza parole. Era molto piccola, immersa nel verde, con due stanze piuttosto strette e spazio esterno sufficiente a Delfine per potersi distendere in tutta tranquillità. Arrivata l'ora di cena, Liam raccolse della legna insieme a Mia, legna che il grande drago accese sputando fuoco dalle enormi fauci. Talula lo guardava con meraviglia, ma allo stesso tempo con timore. La naturalezza con la quale Mia gli si rivolgeva era incredibile. Aveva letto diverse storie sui draghi ma in ognuna di esse erano sempre stati descritti come creature orribili e crudeli, che divoravano chiunque si trovasse sulla loro strada. Quando Liam volle sapere come poteva Mia comunicare con un simile animale, la donna ci riflettè un po' su
"È piuttosto difficile da spiegare ... è tutta una questione di contatto" sfiorò le squame di Delfine sorridendo "Ogni volta che sfioro la sua pelle, riesco a sentire i suoi pensieri. Non li avverto a parole ovviamente. Sono più ... delle sensazioni. E così come io capisco lei, lei capisce me" guardò Talula, che era sempre più meravigliata "Vuoi provare?"
La ragazza si irrigidì istintivamente e il suo sguardo si riempì di puro terrore quando la donna le prese la mano tra le sue e la avvicinò al muso della creatura. Talula chiuse gli occhi, spaventata, temendo di ritrovarsi ben presto senza mano. Quando le sue dita avvertirono la pelle squamosa di Delfine sussultò sorpresa. Un mare di emozioni contrastanti la sommerse, facendole girare la testa. Delfine sembrava apprezzare quel contatto, e le trasmetteva una grande calma. Quando Mia propose anche a Liam di fare lo stesso, il drago sbuffò, inondando i suoi compagni di fumo nero. Talula iniziò a tossire, ritirando la mano sorpresa. Liam indietreggiò di fronte allo sguardo furioso del drago mentre Mia rideva divertita, tossendo di tanto in tanto.

"E così sei una guaritrice" chiese Mia curiosa "Sono stata ad Heilung una volta. I suoi guaritori mi hanno salvato la vita. Sono stati incredibili" per un momento sembrò tornare indietro nel tempo. Il suo sguardo si perse nel vuoto e Delfine le si avvicinò, emettendo uno strano suono "Ho un debito di gratitudine con tutti loro!"
Talula si rattristò. Ovviamente non sapeva cos'era accaduto ad Heilung, e non si era aspettata nulla di diverso. Probabilmente nessuno aveva saputo ciò che era accaduto alla sua città, e la cosa la preoccupava. Chissà quante città sarebbero state attaccate da quei demoni, senza che nessuno lo venisse a sapere
"Heilung non esiste più" le ci volle un'incredibile forza di volontà per pronunciare quelle parole

Angolo dell'autore!!
Ed eccoci ad un nuovo capitolo. Mi scuso per il ritardo, ma ultimamente ho avuto tanti pensieri per la testa. In più ora, con l'università, non sarà più tanto facile pubblicare con questa frequenza, ma ovviamente farò del meglio.

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Capitolo 11
*** Parassita ***


All'inizio Mia aveva pensato ad una specie di scherzo, ma quando Talula le aveva spiegato l'accaduto la sua espressione era lentamente cambiata, passando dalla sorpresa all'agonia. Heilung era forse il luogo più luminoso di Vahell, un posto che nessun umano, mai, avrebbe osato profanare
"Sono venuti di notte" disse Talula seria "Se non mi fossi alzata probabilmente sarebbe finita male anche per me. Erano come ... delle ombre ... per certi versi simili ad un essere umano, eppure diverse, deformate, crudeli! Quando ho visto tutti quei cadaveri ..." un brivido le percorse la schiena ricordando il cumulo di cadaveri ammassati in ordine sparso, ricoperti di sangue. Quando poi le apparve il viso di Draco, sbiancò visibilmente "L'odore di sangue era così forte che quasi non riuscivo a respirare ..."
Delfine la stupì, accostandosi appena e sfiorandola con il muso squamoso. Talula avvertì un forte sentimento, che le fece battere il cuore. La dragonessa cercava di farla sentire meglio
"E secondo voi, eventi del genere potrebbero ripetersi?" Mia era sconvolta. Non riusciva a credere che tutte quelle persone fossero morte. Erano tutte bravissime persone, uomini e donne innocenti, e nel momento del bisogno le avevano dato un grande aiuto. Liam assentì, prendendo la parola
"Non solo si ripeteranno, ma andrà molto peggio. Se qualcuno ha mai pensato che i demoni di Dunkelheit non fossero altro che una semplice leggenda si sbagliava di grosso. Esistono eccome, e stermineranno l'intera razza umana se gliene daremo la possibilità"
Mia sorrise tristemente, guardando il fuoco crepitare davanti ai suoi occhi
"Un bel guaio vero? Da giovane ho sempre voluto sapere cosa si trovasse al di là delle montagne. Sapere se le antiche leggende erano vere o meno. Immagino che ora il mio desiderio sarà esaudito ... ma a quale prezzo ..." guardò il ragazzo, che la fissava con attenzione. Probabilmente sapeva già cosa la donna stava per chiedergli "Com'è che tu, un ragazzo così giovane, sei a conoscenza di tutto questo?"
Talula si irrigidì. Non aveva pensato a come giustificare il compagno, e probabilmente neanche lui lo aveva fatto. Lo osservò con attenzione, curiosa di osservare la sua reazione, e questo la stupì, guardando Mia negli occhi con decisione. Con quei suoi occhi che, improvvisamente, si erano tinti del colore del sangue.
La ragazza quasi non si accorse del resto. Mia si mosse così in fretta che non riuscì a coglierne i movimenti. Il filo della sua lama premette contro il collo del ragazzo, disegnando un piccolo segno rosso sulla sua pelle. La donna ora era in piedi, pericolosamente vicina al giovane che, immobile, cercava di non distogliere lo sguardo.
Delfine ruggì, in difesa della sua padrona, che nonostante tutto aveva deciso di fermarsi
"Ma certo" disse sorridendo "Avrei dovuto capirlo. Sei un demone anche tu vero? Uno schifoso parassita, che stanco della sua terra viene a cercarsene una nuova. Poco importa che già appartenga a qualcun altro. Basta ucciderlo"
Talula si alzò di scatto, allarmata. La situazione andava di male in peggio. Capiva perfettamente la paura di Mia, in altre circostanze forse a lei avrebbe faticato a fidarsi di Liam, ma il tempo passato con lui le aveva fatto capire che non aveva nulla da temere.
"Non è come credi! Liam è dalla nostra parte. È stato lui a salvarmi la vita!!"
La lama si mosse appena, marcando la ferita "L'ultima volta che ho visto occhi come quelli, ho perso tutto ciò che amavo ... perchè ora dovrebbe essere diverso?"
Talula sfoderò Glimmend, che iniziò a brillare, accecando tutti i presenti. La impugnò alla meglio, cercando di non mostrare la sua indecisione "Perchè lui ci ha dato questa!!"
Mia fissò con meraviglia la lama incantata, ascoltando i battiti accelerati del suo cuore. Era davvero meravigliosa. Era stato suo padre il primo a parlarle di quella spada. L'uomo, infatti, era solito raccontarle delle storie ogni notte, al ritorno dal lavoro per insegnarle che, per quanto brutto potesse essere il mondo, qualcosa di bello poteva sempre accadere.
"Questa lama è la nostra unica speranza. Grazie ad essa, potremmo uccidere il re dei demoni una volta per tutte. Liam ha rischiato la sua vita per consegnare questa spada agli esseri umani. Ho curato io stessa le sue ferite"
Mia si voltò verso il ragazzo, che nonostante tutto non si era ancora mosso
"Cosa ti ha spinto a farlo?"
Liam non ebbe esitazioni
"Non ho scelto io di nascere così. Voglio cambiare il mio destino, vivere nella luce, invece che nelle tenebre"
La donna rimase immobile ancora per qualche secondo, indecisa sul da farsi. Il ragazzo sembrava sincero, ma faticava a fidarsi della sua parola. I demoni erano creature ingannatrici e la scelta sbagliata poteva condurli tutti alla morte.
Alla fine, ritirò la lama, e Liam riprese a respirare con normalità. Quando si allontanò, il ragazzo rabbrividì. Ora capiva per quale motivo a Dunkelheit la temessero tanto. Quella donna era incredibile. Quasi non si era reso conto dei suoi movimenti, e se non si fosse fermata lo avrebbe ucciso con facilità, mettendo fine ai suoi giorni in una manciata di secondi. Sentì lo sguardo di Delfine su di sè e per la prima volta ebbe paura anche del regno della luce

Angolo dell'autore!!
Ed eccomi ... moooolto in ritardo. I compiti succhiano via la vita XD
Bene, dunque Mia non ha una grande simpatia per il nostro Liam e in fondo un po' è naturale no? Ma del resto anche Liam non ha una grande simpatia per drago e cavaliere perciò direi che si equivalgono :P
Spero che il capitolo sia venuto bene e che la storia stia piacendo. Aspetto di ricevere le vostre impressioni e i vostri consigli :)

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Capitolo 12
*** Doveri ***


Delfine era terribilmente nervosa. Quando Talula aveva detto di essere diretta nella Città Imperiale, per avvertire la regina del pericolo imminente, Mia aveva deciso di aiutarli. Delfine aveva protestato vivamente, mettendo in guardia la sua compagna, ma la donna non aveva voluto sentire ragioni. Sin da giovane, Mia era sempre stata in questo modo. Sempre pronta ad andare in aiuto di chi ne aveva bisogno. Delfine aveva sempre amato questo lato di lei. Il suo cuore forte, la sua forza d'animo. In certi casi, però, avrebbe preferito che la donna fosse più egoista.
Ora, i due ragazzi erano in casa a riposare. Mia aveva permesso loro di usare il suo letto per la notte. La cosa non la toccava molto. Le capitava spesso di dormire all'aperto, per poter stare insieme alla dragonessa.
"È mio dovere aiutarli" fece Mia sedendosi a terra e appoggiandosi alla figura possente del drago. Questo sbuffò, ricoprendola di fumo, e Mia sorrise "Avanti Delfine. Vedrai che andrà tutto bene. Quel ragazzo non sembra pericoloso. E in qualunque caso, se si rivelasse un pericolo potrai sempre dargli fuoco no?"
Il drago gignò appena, mostrando i denti affilati, pregustando il momento in cui avrebbe affondato i suoi artigli nella carne di quel giovane demone. Proprio non li sopportava i demoni. Per colpa di uno di loro, la sua padrona aveva sofferto moltissimo, e non lo avrebbe mai più permesso. Mia rise sentendo i suoi pensieri e sfiorò le sue forti squame, poggiando la testa sul petto possente dell'animale e sentendo i battiti lenti del suo cuore. La prima volta che lo aveva fatto, si era aspettata di avvertire dei battiti forti ed accelerati, e invece il cuore del suo amato drago era estremamente calmo. Il battito era pacato, anche nei momenti più difficili, e contribuiva a rasserenarla qualora la donna fosse stata di cattivo umore.
"Ma cosa avrei fatto senza di te?"
Delfine emise uno strano suono, mentre la sua padrona le si distendeva accanto, sorridendo al contatto col suo corpo caldo. L'animale poggiò la testa a terra, vicina a quella della donna, e la avvolse con le sue ali. L'avrebbe protetta a qualunque costo.

Liam fissò il viso di Talula, a pochi centimetri dal suo. Sentì il suo respiro, così tranquillo, e si ritrovò ad arrossire. Non aveva conosciuto molti esseri umani, ma lei sicuramente lo aveva molto colpito. Quando per la prima volta aveva visto Glimmend brillare ad un suo tocco era rimasto notevolmente sorpreso. Si era aspettato che la spada scegliesse un individuo un po' diverso. Un uomo, un cavaliere forte e coraggioso, non certo una ragazzina che non aveva ancora neppure raggiunto la maggiore età! Eppure, nonostante la sorpresa iniziale, col tempo la scelta dell'antica spada gli era sembrata sempre più logica.
Glimmend non era stata creata al fine di distruggere, ma al fine di proteggere coloro che ne avevano bisogno. Chi meglio di una giovane guaritrice poteva incarnare questo semplice concetto?
Si mise a sedere, improvvisamente sconvolto. E se non ce l'avesse fatta? Se fosse morta? In fondo non sapeva neppure come impugnare una spada di quel tipo, e Galar non era certo un individuo con cui poter scherzare. Non si sarebbe fermato di fronte a nulla. L'avrebbe fatta a pezzi e avrebbe riso versando a terra il suo sangue. Pensò ad Heilung, e a come i demoni al suo inseguimento lo avessero trovato con tanta facilità. E se fosse accaduto di nuovo? Avrebbe messo Talula in pericolo. Non poteva permettere che accadesse. Con Mia sarebbe sicuramente stata al sicuro, e avrebbe trovato la sua strada in qualche modo.
Si alzò lentamente, cercando di non svegliare la ragazza ancora profondamente addormentata, e prese il suo mantello, sistemandoselo sulle spalle. Lanciò un'ultima occhiata a Glimmend, la spada di luce, e sperò vivamente di aver fatto la cosa giusta. Non era stato facile portare la lama nel regno della luce, e sperò che i suoi sforzi non fossero stati vani. Guardò ancora Talula, che respirava profondamente, e si sentì stranamente triste. Aveva passato poco tempo in compagnia della ragazza eppure sapeva che ne avrebbe sentito la mancanza. Si chinò appena, osservandola più da vicino, imprimendo nella propria mente ogni linea del suo volto, ogni sfumatura della sua pelle. Un giorno forse si sarebbero rivisti. Sperò che quel giorno arrivasse in fretta.

Mia aprì gli occhi, improvvisamente colta da una strana sensazione. Si guardò attorno, cercando di capire se ci fosse qualcosa che non andava. Per un momento pensò ad un intruso ma scartò immediatamente questa possibilità. Non scorgeva ombre nella foresta. Delfine dormiva ancora, creando calde nuvole di vapore ad ogni respiro e la donna si distese di nuovo accanto alla compagna, decisa a dormire.
Passarono diversi minuti ma il malessere non accennava a diminuire. Qualcosa non andava, ma non riusciva a capire cosa. La foresta era silenziosa come sempre. Non un alito di vento soffiava quella notte e Delfine era perfettamente a proprio agio. Si alzò in piedi, guardandosi attorno per l'ennesima volta, ma non scorse nulla. Scavalcò la zampa possente di Delfine, muovendosi in silenzio, e si avvicinò alla casa. La porta era socchiusa e questo la preoccupò. La aprì con delicatezza, ignorando i cigolii familiari emessi dal legno ormai cadente. Quando guardò all'interno dell'abitazione, pensò che fosse tutto normale. La spada era al suo posto, così come i bagagli dei suoi giovani ospiti. Poi guardò meglio, aguzzando la vista nell'oscurità. Liam era sparito

Angolo dell'autore!!
Mi scuso per la brevità del capitolo ma è stato scritto molto in fretta. Nel prossimo probabilmente inserirò un po' di sana azione per movimentare la vicenda XD
Grazie a tutti quelli che leggeranno e commetteranno, e a tutti coloro che leggono senza farsi avanti ;)

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Capitolo 13
*** Indecisione ***


Liam non riusciva a credere di aver superato Delfine senza problemi. La dragonessa non si era neppure mossa, immersa com'era nei suoi pensieri. Mia dormiva accanto a lei, tenendosi più vicina possibile al corpo caldo dell'animale, e gli dava le spalle. Per un attimo Liam aveva smesso di respirare, muovendosi con lentezza assoluta, e tenendo d'occhio Delfine ad ogni passo, per essere sicuro che l'enorme drago non si svegliasse all'improvviso. Se lo avesse visto fuggire in silenzio durante la notte, sicuramente nulla gli avrebbe impedito di sbranarlo una volta per tutte.
Quando finalmente si era allontanato abbastanza dai due compagni, si era lasciato sfuggire un lungo respiro di sollievo, accompagnato da un profondo stato di agonia. Era convinto di quello che stava facendo. Se fosse rimasto con Talula, l'avrebbe solamente messa in pericolo. Lasciandole la spada poi, diminuiva le possibilità che i demoni riuscissero a ritrovarla. Nonostante questo, però, non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine della ragazza. Chissà cosa avrebbe fatto una volta scoperta la sua fuga. Chissà se ne sarebbe stata sollevata, o se si sarebbe invece arrabbiata. Ripensò al momento in cui avevano lasciato Heilung, quando lui le aveva fatto capire che tornare indietro non sarebbe servito a nulla. Che il suo aiuto sarebbe stato inutile e superfluo. Ricordò le lacrime che aveva versato in quel momento, e che era stata tentata di versare in molte altre occasioni.
Avrebbe pianto anche per questo? Gli sembrava davvero impossibile che un essere umano potesse piangere per uno come lui. I demoni di certo non lo facevano. Non che non avessero emozioni, ma la vita altrui non causava in loro alcun mutamento emotivo. Quando due demoni si accoppiavano, lo facevano più per necessità che per una questione di affetto.
E se Talula avesse pianto sul serio? Non voleva che accadesse. Non voleva farla soffrire. Voleva vederla sorridere, vedere il suo viso illuminarsi come un tenero raggio di sole. Pensando a tutto questo, si ritrovò ad arrossire di nuovo, e si passò nervosamente le mani tra i capelli scuri. Oramai non faceva altro che pensare a lei, e questo lo preoccupava. Non era naturale! Non lo era affatto!!
Un demone con dei sentimenti … ma scherziamo? Le uniche emozioni provate durante la sua vita, erano state la rabbia e la paura. Molto spesso si era anche sentito solo, e questa per un demone non era una buona cosa. Ma questa emozione, questa che gli faceva battere forte il cuore come mai prima d'ora, che lo portava a preoccuparsi di qualcun altro all'infuori di se stesso, era assolutamente inaspettata.
Mentre accelerava il passo per uscire da quella folta foresta, immaginò Talula che si guardava intorno, che lo chiamava senza ricevere risposta. Come aveva potuto lasciarla sola? E se le fosse capitato qualcosa? Se l'avessero attaccata come avrebbe potuto lui proteggerla? Per un attimo fu tentato di tornare indietro, ma scartò immediatamente questa possibilità. Stava facendo la cosa giusta. Di questo ne era convinto. Non poteva lasciare che un piccolo sentimento lo spingesse sulla strada sbagliata.
Poi qualcosa lo distrasse dai suoi pensieri. Si guardò intorno allarmato, ascoltando il silenzio attorno a sé. Non era naturale che ci fosse un simile silenzio. Non un filo di vento, non una foglia che cadeva, era tutto fin troppo perfetto, surreale. Poi qualcosa lo colpì alle spalle, e un dolore acuto lo fece sussultare. Si voltò in fretta, estraendo il piccolo pugnale che teneva fissato alla cintura, ma non vide nulla. Per la prima volta si pentì di non aver portato con sé la spada. Anche se non poteva utilizzare il suo potere, sarebbe comunque stata molto più utile rispetto a quel sottile pugnale che aveva tra le mani.
Si sfiorò la schiena meglio che poteva, per cercare di capire l'entità del danno, e fu costretto a ritirare la mano. Aveva un profondo taglio orizzontale, poco più in alto del bacino. La ferita bruciava terribilmente e lo deconcentrava. Si guardò intorno, cercando di capire dove fosse il suo avversario, ma sembrava non esserci nessuno nella foresta. Poi notò qualcosa. Un'ombra, che si muoveva velocemente tra gli alberi, sfruttando la profonda oscurità per passare inosservata. Liam strinse l'elsa del pugnale, imprecando quando si rese conto che l'ombra non era sola. I suoi aggressori erano almeno in tre, ed erano così veloci che quasi non riusciva a coglierne i movimenti.
Quando una delle ombre lo attaccò, avventandosi su di lui con ferocia, Liam fendette l'aria col pugnale, rabbrividendo quando la creatura davanti ai suoi occhi arretrò, colpita in pieno sul viso peloso. A prima vista sembrava un semplice lupo, ma era molto più grande di un lupo normale. Il pelo ispido aveva il colore della notte e gli occhi, privi di iridi fissavano la loro preda con insistenza, costringendola ad arretrare. La creatura chinò il capo, urlando. Un urlo terribilmente umano, che gli fece venire i brividi. Il pugnale di Liam lo aveva ferito ad un occhio, che ora sanguinava copiosamente. Il sangue aveva una strana consistenza, più densa di quanto ci si potesse aspettare, e il suo colore scuro ricordava quello del pelo dell'animale. Questo ignorò il dolore e alzò lo sguardo sul ragazzo, mettendo in mostra i denti affilati. I suoi compagni si fecero avanti, ringhiando nella sua direzione. Liam si irrigidì. Come avevano fatto a trovarlo così in fretta?

Talula correva velocemente, cercando di mantenere la calma ogni qual volta il fodero della sua spada le colpiva con violenza le gambe sottili. Mia era al suo fianco, ed era incredibilmente veloce. I riccioli scuri danzavano nell'aria, donandole un'aria estremamente elegante. Al suo confronto, Talula si sentiva terribilmente insignificante. Il viso della donna era rilassato e sembrava sapere perfettamente dove andare. Al contrario di lei, la ragazza faticava a tenere il passo e il suo respiro era sempre più pesante. Nonostante tutto non le chiese di rallentare. Quando si era resa conto dell'assenza di Liam era stata travolta da un mare di emozioni. Ora, mentre correva, era davvero furiosa, il che l'aveva sorpresa molto. Era raro che si arrabbiasse tanto con qualcuno. In genere passava sopra a qualsiasi cosa ma stavolta, chissà perchè, il suo unico desiderio era quello di trovare Liam e farlo pentire di averla lasciata sola.

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Capitolo 14
*** Lupi ***


Liam indietreggiava, fendendo l'aria col pugnale che aveva tra le mani per tenere lontane quelle creature di tenebra. I lupi lo incalzavano, avanzando ed arretrando in fretta, evitando la lama del suo pugnale e ringhiando con ferocia. In alcuni momenti gli sembrò quasi che stessero ridendo di lui. Le loro urla umane gli mettevano i brividi, così come i loro occhi bianchi, nei quali riusciva a scorgere il riflesso della propria figura. Sussultò quando una delle tre creature fece per serrare le enormi fauci su una delle sue mani. Gli serviva un'idea, e alla svelta, o quegli orribili animali lo avrebbero fatto a pezzi.
Il lupo ferito si lanciò su di lui, balzando verso l'alto, aprendo le fauci e mostrando i denti affilati. Liam si piegò verso il basso, correndogli incontro. Sollevò il pugnale verso l'alto, stringendo attentamente l'elsa e premendo la punta della lama contro il ventre dell'animale. Questo urlò nel momento in cui l'arma gli penetrò le carni, tranciando di netto il lungo stomaco peloso e lasciando fuoriuscire il sangue nero sul manto erboso. La carcassa dell'animale cadde a terra, priva di vita, mentre i suoi compagni si preparavano ad attaccare a loro volta.
Liam schivò l'attacco successivo, muovendosi velocemente e con attenzione, cercando di non inciampare su una delle grandi radici che deformavano il terreno. I lupi cominciarono a spazientirsi. Uno di loro, in particolare, iniziò ad incalzare il ragazzo con ferocia sempre crescente. Questo fu costretto ad indietreggiare, difendendosi meglio che poteva col sottile pugnale ormai sporco di sangue scuro.
Essendo concentrato sugli attacchi di un solo lupo, non poté prestare attenzione al balzo del secondo, che chiuse le enormi fauci sulla spalla sinistra del ragazzo, costringendolo ad urlare. Questo cercò di ignorare il dolore, impugnando l'arma con una sola mano e usando quella libera per cercare di separare la grossa creatura dalla sua spalla.
Questa continuava a sprofondare i denti affilati nella carne morbida, godendo di ogni minimo lamento emesso dal giovane che, nel frattempo, era riuscito a ferire il secondo lupo affondando la lama nell'occhio bianco dell'animale. La creatura si fece indietro per un momento, urlando con rabbia verso la luna, lasciando che il sangue gli ricoprisse i denti affilati e la pelliccia ispida. La lama era ancora infilata nel suo cranio quando decise di tornare all'attacco, e Liam era ormai quasi in ginocchio sotto il peso del secondo lupo, che cercava di immobilizzarlo a terra.
Quando sentì le proprie ali dischiudersi, piegando le ossa della sua schiena, strinse i denti con forza per sopportare il dolore. La creatura alle sue spalle venne scaraventata via con forza, mentre la seconda si ritrovò a retrocedere con sorpresa. Il ragazzo si portò le braccia al petto, dove il cuore batteva all'impazzata, con un ritmo febbrile che gli fece girare la testa. Gli occhi cambiarono colore, mentre le unghie delle mani si facevano sempre più forti e affilate, ferendo la sua stessa pelle.
Liam cercò di mantenere la calma, respirando a fondo. Non era quello il momento di perdere il controllo. Doveva trattenersi, restare umano. Il viso di Talula gli apparve ancora una volta nella mente, mentre cercava di reprimere le grandi ali nere che lentamente si aprivano verso l'esterno. Quando i suoi nemici tornarono ad attaccare, non alzò neppure lo sguardo. Non sentiva più nulla. Niente dolore, niente paura, solo un'emozione che aveva provato fin troppo spesso nel corso della sua vita. La rabbia. Guardò il sangue nero sul manto erboso e si ritrovò a pensare a quanto fosse bello alla luce fredda della luna. Avrebbe potuto versarne ancora, ricoprire l'intera foresta con quel sangue viscoso per ammirarne il colore. Voleva sentire ancora le urla di quelle creature. Urla di dolore, così forti da riuscire a far vibrare le corde più profonde della sua anima.
Poi, accadde qualcosa di inaspettato, che lo distrasse da quei suoi pensieri. Si riscosse, osservando con meraviglia le alte mura di fuoco che lo avevano circondato, impedendo alle creature di avventarsi su di lui. Una voce lo raggiunse, facendolo irrigidire
"Due contro uno ... non è molto corretto"
Quando le mura di fuoco si spensero, rivelando ai suoi occhi il profilo della foresta, due occhi marroni lo osservarono con severità, per poi soffermarsi su una delle due creature che, malauguratamente, si era ritrovata a bruciare.
Mia estrasse in fretta la sua lama, cercando di non mostrare l'orrore provato per quelle urla fin troppo umane, e finì il lupo in fretta, calando la lama lucente sul suo collo in un colpo sicuro e pulito. Il secondo lupo provò a fuggire, nella speranza di trovare riparo nella foresta, ma la donna non ebbe neppure bisogno di inseguirlo. Estrasse un pugnale dalla cintura e lo lanciò nella sua direzione, con sguardo sicuro. La lama sottile roteò, fendendo l'aria, e si abbatte con precisione sul muso dell'animale, che si accasciò immediatamente a terra.
"Tutto bene?" chiese la donna guardandolo negli occhi. Il ragazzo annuì appena, incapace di parlare, e Mia sorrise "Devo dire che quelle ali non mi dispiacciono, ma sarebbe meglio nasconderle"
Liam si alzò in silenzio, stringendo i denti quando riprese ad avvertire il dolore delle ferite. Un'altra figura attirò il suo sguardo, e ne rimase quasi incantato. Ad una certa distanza c'era Talula. Lo guardava con severità, i riccioli rossi davanti al viso, le guance arrossate per via della corsa.
Quando la vide avanzare verso di lui pensò in fretta a qualcosa da dire ma non ebbe il tempo di parlare.
Lo schiaffo le venne spontaneo. Nonostante le ferite sul corpo del ragazzo, la rabbia di Talula non era svanita affatto.
"Che ti è saltato in testa?!" urlò furiosa "Hai idea di quanto sia stata in pensiero? Guarda come ti sei ridotto!!" Liam arrossì, improvvisamente in imbarazzo. Talula gli stava davvero facendo la ramanzina? Quello per lui non era un comportamento naturale.
Mia si diresse verso la carcassa dell'ultimo lupo, estraendo i due pugnali conficcati nel suo cranio. Osservò il pugnale di Liam, rigirandoselo lentamente tra le dita. Era molto sottile e l'acciaio freddo contrastava col legno scuro dell'elsa. Era ben bilanciato. Davvero un ottimo pugnale! Quando si voltò di nuovo verso i due ragazzi si ritrovò a sorridere. Talula si era gettata su Liam, abbracciandolo con forza e tenendo gli occhi chiusi perchè il ragazzo non vedesse le lacrime che lentamente si erano fatte avanti
"Come hai potuto lasciarmi sola?"
Liam arrossì violentemente, senza sapere cosa fare. Ricambiò l'abbraccio sperando di non farlo troppo goffamente

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Capitolo 15
*** Volare ***


Il cuore di Liam continuava a battere ad una velocità sovrumana, ma stavolta era diverso. Non c'era un briciolo di panico nella sua mente. Niente rabbia, niente odio, niente paura. Il corpo di Talula contro il suo era terribilmente delicato, e gli trasmetteva un piacevole tepore, che in breve tempo riuscì a tranquillizzarlo. Con sua grande sorpresa, si rese conto che le ali nere sulla sua schiena iniziavano lentamente a ritirarsi, sparendo alla vista con tranquillità. In genere, nascondere quelle ali gli procurava dolori inimagginabili, ma stavolta fu così semplice che quasi non se ne rese conto.
Respirò a fondo, poggiando appena la testa su quella della ragazza, che sembrava essere perfettamente a suo agio tra le sue braccia. I suoi capelli rossi avevano un odore così buono!
Non avrebbe saputo come descriverlo, ma non se ne sarebbe mai voluto separare.
Quando Mia si avvicinò ai due compagni, tossendo rumorosamente per attirare la loro attenzione, ne fu piuttosto scocciato. Non aveva mai provato nulla di simile. Era strano come un gesto così semplice potesse farti sentire tanto bene.
Talula si sciolse dall'abbraccio con una certa difficoltà. Appoggiando la testa sul petto del ragazzo aveva potuto sentire i battiti del suo cuore, così forti e profondi. La tristezza che aveva provato fino ad un attimo prima, era svanita al suono di quella dolce musica. Stare tra le braccia di Liam era così semplice, così naturale. Si era sentita perfettamente a proprio agio, come se fosse nata proprio per questo. Per sentire il tocco del suo corpo sulla pelle. Guardò gli occhi del ragazzo, che erano tornati del colore della notte, e si affrettò a distogliere lo sguardo, vergognandosi per quella sua improvvisa codardia.
"A quanto pare abbiamo a disposizione meno tempo di quanto pensassi" disse Mia rivolgendosi direttamente alla ragazza. Questa annuì, rabbrividendo al pensiero di quelle creature infernali che avevano quasi ucciso il giovane demone. Guardò le ferite che queste gli avevano procurato e sentì immediatamente l'impulso di intervenire, ma dovette trattenersi, intuendo la fretta nella voce della donna
"Dobbiamo partire subito"

Liam si stupì di quanta strada avesse percorso durante la sua fuga. Il fatto che le due donne lo avessero inseguito, solo per riportarlo indietro, lo confondeva molto. Poteva anche riuscire a comprendere i motivi che avevano spinto Talula a farlo, ma era convinto che Mia lo odiasse. Il fatto che gli avesse salvato la vita era molto strano
"Sono pur sempre un cavaliere" aveva risposto la donna quando il ragazzo le aveva chiesto il motivo di quella sua azione "Non abbandono mai chi ha bisogno di me"
Il modo in cui Mia aveva affrontato quei demoni, finendoli entrambi in pochi secondi, era stato davvero incredibile. Liam si chiese cos'altro fosse in grado di fare. Il muro di fuoco che aveva creato tra lui e i suoi assalitori, illuminando il cielo notturno, lo aveva lasciato davvero senza parole. Un incantesimo di quel tipo avrebbe dovuto lasciarla priva di energie, eppure sembrava essere perfettamente a proprio agio.
I due compagni si erano lasciati guidare dal cavaliere, muovendosi in fretta tra gli alberi, fermandosi di tanto in tanto per esaminare le ferite di Liam. Talula era molto preoccupata per lui, ma il ragazzo cercava di non mostrarsi in difficoltà, sopportando il dolore e seguendo le donne a passo spedito. Quando la casa di Mia apparve davanti ai loro occhi, con Delfine che saggiava il terreno con i lunghi artigli bianchi, Talula si irrigidì. Quando la donna aveva parlato di partire non si era posta questo problema, ma ora l'immensa figura di Delfine davanti ai suoi occhi la spaventava a morte
"Non intenderete volare spero"
Mia si voltò verso di lei, mostrando il suo sorriso migliore, e Delfine sbuffò divertita di fronte all'espressione preoccupata della ragazza
"È il metodo più veloce" disse il cavaliere con sicurezza. Si voltò verso Liam che fissava il grande drago con ostilità. A Delfine non piaceva molto l'idea di aiutare quel giovane demone, ma la sua padrona aveva insistito molto e alla fine aveva dovuto cedere "Immagino che per te non sarà un problema volare giusto?"
"Su quel coso?" fece Liam sarcastico ignorando lo sguardo di fuoco che la creatura gli rivolse.
Delfine sbuffò con forza, sperando con tutta se stessa che quel moccioso petulante precipitasse durante il volo. Mia fece segno a Talula di avvicinarsi e la aiutò a montare sull'enorme schiena del drago. Liam si posizionò dietro di lei mentre Mia prendeva posto di fronte ai due ragazzi, tenendosi ad uno dei corni bianchi sul collo dell'animale. Si voltò verso i compagni, intimandogli di tenersi forte. Talula non se lo fece ripetere due volte. Abbracciò il cavaliere con tutta la forza che aveva in corpo, togliendole quasi il fiato. Liam portò goffamente le mani sui fianchi della ragazza, terribilmente imbarazzato da quello strano contatto, ma per sua fortuna Talula era così spaventata che non si rese conto di nulla.
Quando tutti i passeggeri si furono sistemati, Delfine iniziò a correre, sorprendendo i due ragazzi che faticarono a restare in equilibrio. Non avrebbero mai creduto che un animale così grande potesse essere tanto veloce. Quando questo iniziò a sbattere le ali, flettendo i muscoli del corpo ed alzandosi lentamente verso l'alto, Talula rimase senza fiato. Con pochi battiti d'ali, l'enorme drago superò gli alti alberi della foresta, librandosi con leggerezza incredibile al di sopra delle nuvole. Una forte emozione la raggiunse, attraverso il suo contatto con la pelle dell'animale. Riuscì a sentire i forti muscoli sotto le sue squame, il vento che accarezzava le ali sottili ma robuste, il cuore stranamente pacifico della creatura che guardava il cielo con meraviglia, come se lo vedesse per la prima volta. Quella meraviglia crescente, l'amore che l'animale provava per l'aria e la libertà la commosse. Non credeva che si potesse amare qualcosa così tanto. Quando Mia aprì le braccia verso l'esterno la ragazza si irrigidì. La donna teneva gli occhi chiusi, la testa leggermente chinata all'indietro, e sorrideva. Un sorriso così pacifico e luminoso che Talula desiderò poter sentire le sue emozioni. Probabilmente, se lo avesse fatto, avrebbe scoperto che erano incredibilmente simili a quelle della dragonessa. Mia lasciava che il vento le sferzasse i capelli, ne sentiva il tocco con le dita sottili, ed inspirava a grandi polmoni.
Liam guardò l'orizzonte davanti a sè. Il mondo, visto da quella prospettiva, era davvero stupendo. Nonostante fosse in grado di volare, non aveva mai compreso a pieno la meraviglia che il cielo poteva suscitare. Si sorprese molto quando sentì i suoi occhi che si inumidivano. Le emozioni che Delfine trasmetteva, poi, rendevano quell'esperienza ancora più incredibile.
Fece per lasciare la presa sui fianchi di Talula, quando un pensiero di Delfine lo costrinse a reggersi forte. Il drago prese a ruggire, chiudendo le ali e lasciando che il suo corpo cadesse in picchiata. La ragazza urlò, aumentando la stretta sul corpo del cavaliere e chiudendo gli occhi spaventata. Liam trattenne a stento un urlo di sorpresa mentre Mia, un po' contrariata per la maleducazione della dragonessa, non riusciva a smettere di ridere. Delfine sentì il vento, iniziando a roteare su stessa mentre lei e i suoi insoliti compagni precipitavano verso il basso. Sentì i pensieri della sua padrona, che nonostante tutto si esaltava terribilmente quando la compagna volava in modo tanto spericolato. Quando Delfine riuscì a vedere il terreno sotto di lei, aprì di nuovo le ali, riprendendo quota. Talula urlò di nuovo, per poi ridere agitata quando si rese conto di essere ancora viva ...

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Capitolo 16
*** Dichiarazione ***


Quando Delfine toccò terra, dopo ore di viaggio, Talula aveva i muscoli completamente indolenziti. Tentò di scendere dalla groppa del grande drago ma le tremarono le ginocchia e rischiò di cadere. Liam la afferrò per le spalle, evitando che si ritrovasse distesa a terra, e la ragazza lo ringraziò imbarazzata. Il ragazzo si rivolse al cavaliere, guardandosi intorno confuso
"Questa non è la Città Imperiale. Perchè ci siamo fermati?"
Mia accarezzò il muso della dragonessa, concentrandosi su quel contatto così familiare. Aveva sentito così spesso le squame della compagna sotto la pelle delicata, che aveva finito per memorizzarne ogni dettaglio.
"Non credo che Talula sarebbe riuscita a sopportare un viaggio più lungo" disse la donna avvicinandosi alla ragazza ed osservandola con attenzione "Tutto bene?"
Talula assenti, terribilmente in imbarazzo. A causa sua avrebbero dovuto fermarsi per la notte, e dallo sguardo preoccupato di Liam capiva che non era una gran bella idea.
"Ti gira la testa?" fece Mia senza badare allo sguardo di protesta del giovane demone. Delfine lo riprese, ringhiando nella sua direzione e lanciandogli uno sguardo di ghiaccio che avrebbe impressionato anche Galar in persona. Il cavaliere costrinse Talula a sedersi, notando il colorito pallido della ragazza. Questa non si sentiva affatto bene. Aveva lo stomaco sottosopra e i muscoli delle gambe doloranti. La donna le mise una mano sulla fronte, facendola irridire. Aveva le mani terribilmente fredde.
Lo sguardo concentrato di Mia la preoccupò, ma bastarono pochi secondi perchè sparissero tutti i suoi dubbi. Una sensazione di benessere la avvolse, schiarendole la mente e sciogliendo i fasci muscolari ancora indolenziti. Quando il cavaliere ritirò la mano, il malessere di Talula era completamente svanito. La ragazza strabuzzò gli occhi sorpresa
"Dove avete imparato questo incantesimo?!" esclamò con meraviglia
Mia rise, lusingata da quell'improvvisa spontaneità "Quand'ero giovane avevo una grande passione per la magia"
"Credevo che i soldati non si interessassero a certe cose" disse Liam sedendo accanto a Talula. La ragazza arrossì appena.
"Effettivamente non è una cosa molto comune" rispose Mia sorridendo "Ma in fondo io non sono mai stata una donna comune. Solo il fatto di voler diventare cavaliere non era ben visto dai miei compagni. La guerra non è mai stata una cosa per donne, o almeno è questo che hanno sempre pensato gli uomini"
"Beh si sbagliavano!!" fece Talula alzando la voce con teatralità "Voi siete senz'altro il cavaliere migliore che abbia mai visto!!"
Mia rise, e Delfine sbattè a terra una delle possenti zampe, come fosse intenzionata ad applaudire "Inizialmente non sapevo assolutamente nulla di magia, ma quando poi ho iniziato a studiarla ho finito per innamorarmene" per un attimo il suo sguardo si perse nel vuoto, come se stesse ricordando qualcosa di molto importante "L'armonia perfetta dettata da ogni incantesimo, questo legame così forte che ogni mago ha con la natura e con ogni singolo essere vivente ... trovo che tutto questo sia davvero incredibile. È un vero peccato che non venga insegnato ai giovani cadetti. La magia spinge ognuno di noi verso un nuovo limite, fisico e mentale, che ci costringe ad una concentrazione maggiore a quella a cui normalmente siamo abituati. Alla fine, comunque, mi è stata davvero molto utile"
Talula ascoltava con attenzione e meraviglia. Per un attimo si ritrovò a pensare a Iaco. Era stato lui ad istruirla sulle arti magiche, e nel farlo aveva sempre dimostrato una grande esaltazione. Sebbene la magia non fosse sempre benvoluta dai guaritori, molti di loro la consideravano una vera e propria arte. Non tutti riuscivano ad usarla, e anche quando ci riuscivano impiegavano comunque diversi anni per perfezionare i vari incantesimi. Un problema della magia era che attingeva, oltre che all'energia degli elementi naturali, anche a quella del suo utilizzatore. Anche gli incantesimi più semplici spesso potevano lasciarti senza forze, e questo spingeva ogni mago a prestare molta attenzione, e a limitare il più possibile l'utilizzo della magia.
Mia si alzò, spostando lo sguardo sui due ragazzi con serietà
"Se tutto va bene dovremmo arrivare nella Città Imperiale in un paio di giorni al massimo"
"Così poco?!" esclamò Talula sorpresa. Mia sorrise
"È il bello di volare" Delfine sollevò il muso verso l'alto, lasciando che la luce del sole, ormai prossima al tramonto, illuminasse il suo corpo elegante. Dallo sguardo fiero che assunse di fronte ai suoi piccoli compagni probabilmente desiderava essere elogiata. Quando si rese conto che i complimenti che aspettava non sarebbero mai arrivati, si voltò dall'altra parte, terribilmente offesa. "C'è un piccolo villaggio da queste parti" continuò il cavaliere sistemando l'arma al suo fianco "Spero di trovarvi qualcosa di utile. Voi aspettatemi pure. Raccogliete della legna per il fuoco, sta per scendere la notte"

Quando Mia scomparve dalla loro vista, Liam si ritrovò ad osservare gli occhi chiari e minacciosi di Delfine, che continuavano a fissarlo con ostilità. Probabilmente la dragonessa non avrebbe mai smesso di guardarlo a quel modo. Lui e Talula si allontanarono, mentre l'enorme animale si stendeva a terra stiracchiandosi felicemente. Quando furono abbastanza lontani, Talula bloccò Liam e gli sollevò la casacca, per osservare le ferite che i lupi gli avevano inferto solo qualche ora prima. Rimase senza parole quando si rese conto che erano già quasi completamente svanite. Liam le scostò le mani con delicatezza, risistemando la casacca scura e cercando di non arrossire sotto lo sguardo attento della ragazza
"È incredibile!" disse lei meravigliata "Come fai a guarire tanto in fretta?"
Liam si incupì, e preferì non rispondere. Continuò a camminare, ignorando lo sguardo confuso della ragazza
"Che fai ora? Mi ignori?" fece lei seccata "Accidenti Liam! Che ho fatto di sbagliato?"
Lo costrinse a voltarsi, provando poi una profonda rabbia quando il ragazzo evitò di guardarla negli occhi
"Non dovresti preoccuparti per me" quest'affermazione la sorprese, lasciandola per un momento senza parole
"Sono una guaritrice" disse poi timidamente "È naturale che mi preoccupi"
Liam la guardò finalmente negli occhi, ma il suo sguardo le apparve così furioso che per un momento ne ebbe paura
"Ti sembra naturale preoccuparti per uno come me?" Talula non rispose. Il comportamento di Liam era così strano! Non aveva mai visto il giovane demone comportarsi in quel modo, e non ne capiva davvero il motivo "Forse non hai ancora ben chiara la situazione. Io sono il nemico. Sono un mostro! Non è affatto naturale preoccuparsi per me" fece un passo indietro, guardandola con ostilità "Non dovresti fidarti di me ..."
Talula si avvicinò, guardandolo dal basso verso l'alto, sforzandosi di mostrarsi decisa
"Io non credo che tu sia un mostro" gli occhi di Liam si tinsero lentamente del colore del sangue, ma lei non arretrò "Credi che non sappia perchè sei andato via? Da quando ti ho incontrato, tutto ciò che hai fatto lo hai sempre fatto per me. Per proteggermi! Come potrei mai definirti un mostro?"
Liam abbassò lo sguardo imbarazzato e Talula sorrise divertita "Come potrebbe, chiunque, definiti un mostro?"
"Perchè sei così buona con me?"
"Perchè tu lo sei con me"

Talula raccolse con attenzione tutta la legna che riuscì a trovare. Ovviamente, non essendo molto forte, il suo carico risultò piuttosto leggero rispetto a quello di Liam. La ragazza si stupì della forza posseduta dal giovane demone. Eppure dall'aspetto non si sarebbe detto un uomo molto atletico. Non che non avesse un bel fisico certo. Anzi era davvero molto carino ...
Talula scosse la testa contrariata. Ma a cosa si metteva a pensare? Non era da lei fare simili pensieri!
I due compagni si attardarono molto all'interno della foresta, tanto che il sole, lentamente, finì per tramontare. Liam amava davvero tanto la spontaneità di Talula. I suoi capelli che sembravano prendere vita come un incendio nella foresta durante il tramonto, i suoi occhi luminosi, che osservavano chiunque con amore infinito. Rimase in silenzio per la maggior parte del tempo, rabbrividendo ad ogni sua parola. Si scoprì ad amare la sua voce, stranamente melodiosa. Quando ne avvertiva il suono ne rimaneva quasi estasiato. Ogni parola era musica nelle sue orecchie. Musica che non avrebbe mai smesso di ascoltare. Poi, mentre tornavano indietro, l'uno accanto all'altra, si ritrovò a parlare
"Io ho ucciso molte persone"
Talula si bloccò, sorpresa da quell'improvvisa dichiarazione
"Non c'è giorno che passi senza che riveda i loro volti, che senta le loro urla. Tu dici che io non sono un mostro ... ma c'è un vero mostro dentro di me"
La ragazza tremò appena. Davvero non sapeva cosa dire. Aveva desiderato che Liam si aprisse con lei, che le rivelasse qualcosa di se stesso e della sua vecchia vita, ma ora che lo aveva fatto lei era entrata in confusione. In un certo senso si era sempre aspettata una simile dichiarazione, ma ora che finalmente glielo sentiva dire non sapeva cosa fare per rassicurarlo. Quando si voltò verso di lui, cercando ancora qualcosa da dire, un lampo di luce la abbagliò. L'ultima cosa che sentì fu il tonfo del corpo di Liam che cadeva sul terreno

Angolo dell'autore!!
E così siamo arrivati al capitolo 16! Evvivaaaaa *stappa lo champagne*
Mi scuso per i ritardi ma proprio non riesco a trovare il tempo per scrivere. Comunque spero che il nuovo capitolo sia venuto bene nonostante tutto. Grazie a tutti quelli che decideranno di recensire o che decideranno anche solo di leggere :3 Alla prossima ;)

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Capitolo 17
*** Glimmend ***


Mia si stupì di quanto fosse lontano il villaggio. Eppure era sicura di arrivarvi in pochi secondi! Quando avvistò la prima abitazione se ne sentì sollevata. Ormai stava calando la sera, e non era una buona idea restare divisi troppo a lungo. Era sicura che Delfine avrebbe fatto buona guardia ai due ragazzi durante la sua assenza, ma se questi si fossero allontanati troppo sarebbe stato un problema per il grande drago muoversi tra la fitta vegetazione.
Il cavaliere entrò nel villaggio, guardandosi intorno con aria confusa. Non era mai stata in quella zona di Vahell. A giudicare dalla fatiscenza delle abitazioni doveva essere un villaggio piuttosto povero. Sperò di poter trovare quello di cui aveva bisogno. In particolare avrebbe avuto bisogno di molto cibo. Delfine non avrebbe avuto il tempo di andare a caccia, e trovare delle porzioni che potessero soddisfarla non sarebbe stato molto semplice.
Osservò con attenzione l'ambiente che la circondava, e si sentì terribilmente fuori posto. Le strade erano deserte, ed era piuttosto strano. Di solito c'era sempre qualcuno pronto a vendere la sua mercanzia a dei possibili clienti, anche durante la notte. Un brivido le corse lungo la schiena quando si rese conto del silenzio che regnava in quel piccolo villaggio. Non un alito di vento, il cinguettio di un uccello, una porta che si chiudeva. Era tutto così immobile, così surreale.
Si avvicinò ad una casa, bussando lentamente, poi con più forza. Non ricevendo nessuna risposta, finì per allarmarsi. Provò a bussare alla porta successiva, chiamando a gran voce per essere sicura di essere sentita. Ancora nessuna risposta. Quell'assoluto silenzio la spazientì. Non le piaceva dover usare le maniere forti, ma in quel caso non aveva altra scelta. Sollevò il pesante stivale, buttando giù la porta di una delle abitazioni con un forte colpo di tacco. Quando l'odore di sangue le esplose nella narici, venne colta dal panico.

Talula lasciò cadere la legna che aveva tra le mani e si lanciò sul ragazzo, scuotendolo con forza e chiamando a gran voce il suo nome. La sua nuca era sporca di sangue, proveniente da una profonda ferita alla testa. Qualcuno lo aveva colpito! La ragazza si guardò intorno confusa, senza sapere cosa fare. Se l'avessero attaccata proprio ora, con Liam in quelle condizioni, sarebbe stata davvero la fine.
Un movimento attirò la sua attenzione, e si ritrovò a guardare con orrore l'oscurità che la circondava. Le mancò il respiro quando, a pochi passi da lei, una piccola ombra iniziò a muoversi, sollevandosi pian piano dal manto erboso e prendendo forma di fronte ai suoi occhi. La forma che assunse era molto simile a quella di un essere umano, eppure allo stesso tempo non sembrava avere assolutamente nulla di un uomo. Era molto alta, probabilmente superava i due metri d'altezza. Le braccia, incredibilmente lunghe, e sproporzionate rispetto al resto del corpo, arrivavano quasi a toccare terra. L'intera figura era nera, evanescente, priva di sessualità e di qualunque altro elemento che avrebbe potuto donarle un'identità. Era come un fantasma, ma con un corpo solido in grado di colpire il suo avversario. La testa era ovale, priva di capelli o di altri particolari vagamente umani. Due enormi orbite vuote apparivano laddove avrebbero dovuto essere presenti gli occhi, mentre le labbra erano prive di consistenza, così scure da confondersi col resto del corpo.
Talula si ritrovò a tremare di fronte a quelle orbite vuote che la fissavano con curiosità. Si ritrovò in uno stato di puro terrore quando si rese conto che, attorno a lei, centinaia di figure simili a quella che aveva appena visto, prendevano forma nella foresta buia, fuoriuscendo dal terreno come spettri senz'anima. La ragazza provò ancora a scuotere Liam, sperando che il ragazzo si riprendesse, ma questo non sembrò intenzionato a farlo. Talula si morse le labbra furiosa. Doveva fare qualcosa. Doveva portarlo via da lì o quei mostri orrendi li avrebbero fatti a pezzi. Ripensò al corpo di Draco, inerme tra le fauci di quel demone deforme, e si ritrovò senza respiro. La testa le diceva di muoversi, di afferrare Liam, per come poteva, e fuggire il più lontano possibile da quel luogo orribile. Nonostante la sua mente le comandasse questo, però, le gambe non sembravano intenzionate ad obbedire. Se ne stavano immobili, incapaci di compiere anche il più semplice dei movimenti.
La spada al fianco di Talula iniziò a bruciare, scalpitando perchè la donna la impugnasse, ma questa continuava ad osservare i suoi avversari in silenzio, col cuore che batteva nel petto con un ritmo febbrile e tremendo. Quando il primo demone si lanciò su di lei, ad una velocità sorprendente, Talula si ritrovò ad urlare. Il suo corpo si mosse, sollevandosi da terra ed estraendo la spada leggendaria con una certa difficoltà. Questa fendette l'aria, illuminando con la sua luce intensa il paesaggio notturno. La lama trapassò il demone, tracciandone in due il corpo con estrema facilità. Quel corpo evanescente, ormai diviso in due, iniziò a vibrare, e ad urlare. I lembi di pelle feriti dalla lama cominciarono a bruciare. Un fuoco bianco che, pian piano, si estese lungo il corpo del demone, lasciandone solo la polvere, che si disperse al vento. Il colpo di Glimmend non si fermò al primo demone. Ad una certa distanza, altre figure erano state ferite dalla lama, sebbene questa non li avesse di fatto mai toccati. Talula rimase senza fiato osservando i loro corpi che bruciavano. Ascoltando le loro urla rabbrividì. Erano così sofferenti, così piene di rabbia e paura, che per un momento ne ebbe pena.
Quel sentimento così familiare scomparve in fretta, quando altri demoni attaccarono, lanciandosi velocemente contro la loro preda. La ragazza respirò a fondo, cercando di mantenere la calma. Riuscì ad evitare l'attacco del primo demone, scartando di lato, per poi abbattere la lama verso il basso, all'altezza della sua schiena. Di nuovo, la luce bianca di Glimmend accompagnò le urla della sua vittima, bruciandone le carni e accecando Talula che, presa da un'insolita euforia, roteò su se stessa fendendo l'aria con la spada in direzione dei nuovi assalitori. Come in precedenza, la luce della lama colpì ad uno ad uno i suoi avversari, nonostante la distanza, martoriando i loro corpi informi e costringendoli ad urlare.
L'esaltazione di Talula finì nel momento in cui, una delle figure, la attaccò alle spalle, avvolgendo le forti braccia lungo il suo corpo sottile. Il contatto con quel demone la sorprese. La sua pelle iniziò a bruciare terribilmente, provocandole dolori atroci lungo tutta la schiena. Iniziò a muoversi convulsamente, cercando di separarsi da quella creatura spettrale, fendendo l'aria a vuoto, e costringendo i demoni ancora in vita a ritrarsi, per non essere colpiti dalla luce della lama.
Il dolore aumentò, costringendola ad urlare con forza, fino ad esaurire tutto il fiato che aveva in corpo. Per un momento, il mondo intorno a lei scomparve, piombando nell'oscurità.
Glimmend bruciava tra le sue mani, brillando con intensità sempre maggiore, tenendo lontani i demoni che, osservando la scena, già pregustavano la vittoria.
Ciò che Talula fece in seguito, non seppe spiegarlo neppure lei. Afferrò con attenzione l'elsa della sua spada, rivolgendo la punta della lama verso di sè. In un qualunque altro momento non avrebbe mai avuto il coraggio di compiere un atto simile, ma il dolore era talmente forte che non riusciva a pensare a nient'altro. Respirò profondamente, cercando di calmare la propria mente mentre il demone si avvinghiava con più forza alla sua figura, poi colpì.
La lama sottile le attraversò lo stomaco, fuoriuscendo da quello del demone. Le urla della creatura le esplosero nelle orecchie quando la spada attraversò la sua carne. Il demone iniziò a bruciare, a consumarsi lentamente, mentre il dolore di Talula svaniva a poco a poco, permettendole di respirare con regolarità. Quando la creatura fu svanita, tramutata in polvere, la ragazza si ritrovò a terra, in ginocchio, con la lama ancora ben conficcata nel corpo. Tremò appena rendendosi conto di non provare alcun dolore. Abbassò lentamente lo sguardo, osservando con meraviglia la lama che aveva usato per trafiggere se stessa. Non la sentiva neppure. Non una piccola goccia di sangue cadde quando, un po' indecisa, la estrasse dal proprio stomaco. La spada aveva ferito solo il demone, lasciando la sua pelle perfettamente intatta. Provò a passare le dita sul filo della lama, osservando con meraviglia sempre crescente che, nonostante la pressione sulla spada, non provava alcun dolore.
Sollevò debolmente lo sguardo, osservando i demoni che, lentamente, si facevano avanti, e si sentì svuotata. La schiena riprese presto a bruciare, un dolore molto più debole e pacato, ma che le impedì di muoversi. Puntò Glimmend davanti a sè con decisione, restando a terra, ricordandosi poi di un particolare molto importante. Liam!
Si guardò intorno allarmata, cercando la figura del giovane demone, ma il ragazzo non era più dove lo aveva lasciato ...

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Capitolo 18
*** Dividersi ***


Delfine volava in fretta. Quando aveva sentito l'urlo straziante di Talula era stata colta dal panico. Si era subito sollevata sulle zampe, pronta ad entrare in azione, ma un ostacolo l'aveva costretta a frenare la sua avanzata. Gli alberi. La vegetazione in quel punto era così fitta che sarebbe stato difficile per lei muoversi con disinvoltura, a meno che non avesse sradicato ogni singolo albero che incontrava sul suo cammino, ma le sembrava un po' drastica come decisione.
Alla fine era saltata verso l'alto, battendo le ali con forza per sollevarsi dal suolo. I muscoli sottili lavoravano in fretta, permettendole di prendere quota con facilità nonostante la zona in cui era atterrata non fosse molto adatta al volo di una creatura come lei. Una volta in alto, aveva annusato l'aria, in cerca dell'odore della ragazza, ma un odore più forte e sgradevole le aveva riempito le narici, facendola irrigidire. Demoni. Il loro fetore infettava l'intera zona. Dovevano essere a centinaia. Le era già abbastanza difficile sopportare l'odore emesso da Liam ... così era davvero troppo! Dividersi non era stata una buona idea. Se davvero c'erano tutti quei demoni nella foresta, i suoi giovani compagni sarebbero stati in pericolo. Accelerò, lasciandosi cadere in picchiata sugli alti alberi sotto di lei. La luce della luna colpiva le sue squame marine, creando spettacolari giochi di colore nel cielo notturno.
Quando i primi alberi iniziarono a frenare la sua avanzata, la dragonessa ringhiò con forza, facendo tremare il terreno. Usò le enormi fauci e gli artigli affilati per aprirsi un varco tra la fitta vegetazione, sradicando gli alti abeti sulla sua traiettoria.

Talula alzò lo sguardo sorpresa, osservando l'enorme drago atterrare a poca distanza da lei. I demoni, che nel frattempo erano avanzati approfittando della stanchezza della giovane ragazza, si voltarono sconvolti alla vista del grande animale. Questo ringhiò, sputando fuoco dalle fauci e indirizzando la fiamma sui suoi nemici. Molti demoni provarono a fuggire, ma la maggior parte di essi venne investita dal fuoco e prese a bruciare lentamente, urlando con forza. Talula tremò di fronte a quella scena. Il fuoco di Delfine bruciava ogni cosa, illuminando la notte e distruggendo tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Quei pochi demoni che scamparono alle fiamme, vennero presto raggiunti dalla dragonessa, che ne divorò le carni, lasciando che il sangue nero di quelle creature raccapriccianti le macchiasse le fauci. Talula se ne stava a terra, ad osservare la scena con orrore. Glimmend tremava nelle sue mani, fremendo in direzione dei suoi nemici. La ragazza cercava di ignorare il suo calore, ricordando con apprensione i sentimenti provati fino a poco prima, quando aveva goduto del potere che la spada leggendaria aveva sprigionato, facendo a pezzi i demoni con facilità. In quel momento si era sentita così forte, così euforica. Come aveva potuto? Eppure quello che aveva fatto era tremendo! Sentire ora, per l'ennesima volta, le urla di quelle creature demoniache, la faceva stare così male!
Nonostante tutto, però, la sua attenzione si spostò presto su qualcosa di diverso, che la fece tremare di nuovo, stavolta con più forza. Liam! Liam era sparito! Come poteva essere? Milioni di pensieri si affollarono nella sua mente, facendole girare la testa. Immaginò il giovane demone, ferito e sofferente, nelle mani dei suoi nemici. Non poteva permettere che accadesse una cosa del genere! Doveva aiutarlo! Doveva andare da lui!
Il respiro di Delfine, così vicino al suo viso, la allontanò dai suoi pensieri. La dragonessa aveva il muso sporco di sangue, le pupille chiare terribilmente dilatate, colme di rabbia. Attorno a lei, la foresta bruciava, consumata dalle fiamme. Le urla di alcune creature echeggiavano ancora nell'aria, dure a morire. La ragazza distese la mano verso l'animale, sfiorando con una certa indecisione le sue squame ancora sporche di sangue nero. Fu costretta ad abbassare lo sguardo quando le lacrime le annebbiarono la vista. Se fosse successo qualcosa a Liam, non se lo sarebbe mai perdonata.

Quando Mia tornò indietro rimase senza parole di fronte alla scena di distruzione che si era presentata ai suoi occhi. Aveva corso più in fretta che poteva per raggiungere i suoi compagni. Nel villaggio in cui si era diretta alla ricerca di provviste non aveva trovato altro che morte. Gli abitanti del piccolo villaggio erano stati fatti a pezzi all'interno delle loro abitazioni, macchiando le pareti col rosso intenso del loro sangue. Di fronte a quella scena, Mia era rimasta senza fiato. Il cuore aveva iniziato a batterle forte nel petto, trasmettendole al tempo stesso una profonda tristezza e un odio infinito verso coloro che potevano aver commesso un simile atto di crudeltà. Per un momento, aveva sentito le ginocchia cedere, ma non aveva potuto neppure pronunciare qualche preghiera per quelle povere persone. Si era voltata in fretta, sperando di raggiungere i compagni al più presto. Le creature che avevano ucciso quella gente non potevano essere molto lontane, e non poteva permettere che accadesse qualcosa ai due ragazzi.
Quando aveva visto la foresta in fiamme, era stata colta dal panico. Aveva accelerato ancora, regolando il respiro e ignorando il dolore che, pian piano, le attanagliò le membra affaticate. Una volta immersa nella vegetazione, aveva guardato le fiamme illuminare l'ambiente, proiettando una forte luce verso il cielo notturno. Aveva sollevato le mani verso l'alto, rivolgendo i palmi chiari verso il basso, e si era concentrata su quella luce quasi accecante. Dopo aver pronunciato l'incantesimo, sentì lentamente l'energia abbandonare il suo corpo, man mano che questo faceva effetto. Il fuoco iniziò a ritirarsi, placando la sua rabbia e spegnendosi lentamente, attenuando a poco a poco la sua luminosità. Quando le fiamme si estinsero del tutto, la foresta era completamente cambiata. Gli alberi non erano più gli stessi, consumati dal fuoco.
Talula era completamente sconvolta. La scomparsa di Liam non era stata una buona cosa per lei. "Lo hanno preso! Ne sono sicura" disse quando Mia la aiutò a rimettersi in piedi "Dobbiamo aiutarlo!"
Il cavaliere guardò la dragonessa, che se ne stava in silenzio, in attesa di ciò che la sua padrona le avrebbe detto. Questa riflettè in fretta, conscia del fatto che probabilmente non avevano più molto tempo a disposizione. Quei demoni li avevano preceduti, avevano fatto a pezzi gli abitanti di un intero villaggio senza provare alcun rimorso. Mai come in quel momento era importante avvertire il regno del pericolo. Non avevano tempo da perdere. La donna guardò Talula, che non riusciva a smettere di tremare, poi si voltò di nuovo verso la dragonessa
"Delfine ..." disse un po' indecisa "Porta Talula nella Città Imperiale. Sii veloce. Dovete arrivare il prima possibile"
Quelle parole sconvolsero ancor più la ragazza, che si irrigidì
"Cosa? No!" senza rendersene conto aveva iniziato ad urlare, ma non se ne curò. Aveva bisogno di urlare, di tirare fuori la propria voce meglio che poteva "Non possiamo andare via! Liam ha bisogno di noi!!" Delfine si abbassò, per permetterle di salire. Mia non sembrava aver sentito ciò che la ragazza stava dicendo "Non possiamo abbandonarlo!!"
Talula puntò i piedi, decisa a non muovere un solo passo
"E infatti non lo abbandoneremo" disse Mia sospirando
Delfine sollevò il muso sorpresa, e Mia finse di non aver intuito la sua preoccupazione
"Come?" Talula era confusa "Ma avete appena detto ..."
"Andrò da sola" rispose il cavaliere con decisione "Non possono essere molto lontani. Non dovrei avere nessun problema, e non è certo la prima volta che affronto nemici come quelli"
Delfine ringhiò, sbuffando nubi di fumo dalle narici e agitandosi terribilmente. Talula capì perfettamente ciò che la dragonessa stava pensando, e parlò al suo posto
"Non potete farlo! Non sapete neppure quanti demoni sarete costretta ad affrontare. È pericoloso!"
"Hai un'idea migliore?" Mia sorrise, incurante della preoccupazione dei suoi compagni. Sapeva bene che non sarebbe stato facile, ma non poteva certo abbandonare il giovane demone a quel modo. Riusciva a leggere la preoccupazione negli occhi di Talula, il suo profondo affetto per quel ragazzo. C'era stato un tempo in cui anche lei aveva provato sentimenti simili per un uomo, e sapeva bene quanto potessero essere intensi e dolorosi.
"Non abbiamo tempo da perdere. Qualcuno deve avvertire la regina del pericolo, fare in modo che l'esercito sia pronto a respingere i suoi nemici" Talula rimase in silenzio. Si sentiva talmente inutile "Tu e Delfine vi occuperete di avvertirla mentre io andrò a prendere Liam" Delfine si avvicinò, mugolando appena e sfiorando il viso di Mia con il suo "Non preoccuparti. Vi raggiungerò presto"
Nonostante le proteste, Mia riuscì a far salire Talula sulla groppa di Delfine. La ragazza si tenne forte mentre la dragonessa spiccava il volo. Sperò con tutta se stessa che Liam stesse bene

Angolo dell'autore!!
E fu così che i protagonisti si divisero. Prima o poi doveva succedere, soprattutto ora che Talula e Liam si stanno innamorando. Troppo amore fa male alla salute v.v scemenze a parte XD ringrazio VideoKid per la recensione e per aver inserito la storia tra le preferite :') al prossimo capitolo!!

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Capitolo 19
*** Among ***


Buio. Non riusciva a vedere altro. Il suo corpo era terribilmente pesante, tanto che gli riusciva difficile portare a termine qualsiasi movimento. Eppure si stava muovendo. Era sicuro di questo ma non ne capiva il senso. Quando il suo corpo toccò con violenza il terreno un forte dolore lo prese, facendogli girare la testa.
Non era solo. Sentiva delle voci, ma non riusciva a coglierne il significato. Conosceva bene quella lingua, ma per quanto si sforzasse non riusciva a concentrarsi. Cercò di ricordare cosa fosse accaduto. Ricordava Talula, la sua voce melodiosa, il suo splendido sorriso. Stavano ancora parlando quando qualcosa lo aveva colpito, e allora il mondo intero era piombato nell'oscurità.
Forti mani lo sollevarono, frugando tra i suoi vestiti, strappandogli via il mantello pesante dalle spalle e martoriando le ferite ancora doloranti. Finalmente Liam riuscì ad aprire gli occhi, ma gli ci volle qualche secondo per mettere a fuoco il paesaggio. Era molto buio. La vegetazione sopra di lui era così fitta da impedire alla luna di illuminare la scena. Venne preso dal panico quando si rese conto della situazione in cui si trovava. Diversi demoni lo fissavano con insistenza, muovendosi con lentezza nella foresta buia. Erano molto alti, neri come la pece, con lunghe braccia sfioranti il manto erboso, e occhi vuoti e senza vita. Solo uno di loro si distinguerà dagli altri. Era più basso rispetto ai suoi compagni, ma decisamente più robusto. La pelle violacea e raggrinzita formava diverse pieghe sul cranio pelato, dove due grandi corna ricurve scendevano lungo la schiena muscolosa. I tratti erano quelli di un normale essere umano, ma gli occhi, rossi come il sangue, contribuivano a deformare il suo aspetto in qualcosa di mostruoso. Quando si rese conto dello sguardo indagatore del ragazzo si ritrovò a sorridere, mettendo in mostra i denti affilati, ancora sporchi del sangue delle sue vittime
"Da quanto tempo Liam" la sua voce cavernosa gli mise i brividi "Speravo proprio di rivederti"
"Ne avrei fatto volentieri a meno" rispose lui mettendosi in piedi con una certa difficoltà. La sua testa girava terribilmente, costringendolo a prestare attenzione ad ogni piccolo movimento. Il demone si fece avanti, facendolo irridire. Il suo nome era Among. Era piuttosto conosciuto tra la sua gente. Aveva la brutta abitudine di squarciare la gola dei suoi avversari affondando i denti affilati nella loro carne, e guardandoli morire dissanguati. Non era esattamente il demone più gentile di Dunkelheit.
"Come sei scortese. Eppure ho fatto parecchia strada per incontrarti"
Among si avvicinò lentamente, guardando il ragazzo con insistenza. I suoi occhi brillarono nella notte, accendendosi di una luce spietata che lo fece rabbrividire, poi colpì. Un colpo allo stomaco. Così forte e inaspettato che Liam non ebbe neppure la possibilità di difendersi
"Hai idea di quanti guai abbia passato a causa tua?!" il ragazzo si piegò in due. Fece appena in tempo a riprendere fiato prima che Among lo colpisse di nuovo, stavolta sul viso "Tu! Traditore della tua stessa specie! Sapevo di non potermi fidare di te. Avrei dovuto ucciderti anni fa!!" un nuovo colpo, così forte che per un momento Liam non vide più nulla. Qualcuno lo afferrò alle spalle, costringendolo in ginocchio. Le loro mani, sulla sua schiena, bruciavano terribilmente, ma si sforzò di non urlare. Tremò appena, cercando di sopportare il dolore dei colpi appena subiti, mentre Among lo afferrava per i capelli, costringendolo a guardarlo negli occhi
"Ti ucciderei molto volentieri se non avessi ricevuto altri ordini" respirò a fondo, cercando di controllarsi. Solo guardarlo negli occhi, in quegli occhi così dannatamente umani, lo mandava su tutte le furie "Comunque ora sei qui ... ma non hai la spada con te. Dov'è?"
Liam rimase impassibile di fronte a quello sguardo di fiamma "Temo di non saperne nulla. L'ho persa durante la mia fuga"
Un nuovo colpo, così violento da farlo sanguinare. Il mondo intero iniziò a girare, mentre la vista gli si annebbiava terribilmente.
"Non mentire con me!!" Among era davvero furente "I miei soldati dicono che avevi la spada con te quando hai lasciato Heilung"
"Forse sono loro a mentire"
Il nuovo colpo non si fece attendere, e Liam si lasciò ricadere in avanti, sostenuto solo dai demoni alle sue spalle, che continuavano a bruciare la pelle sotto i suoi vestiti con il loro tocco. Among strinse i pugni. Era incredibile come quel ragazzino riuscisse ad infastidirlo. Avrebbe continuato a colpirlo ancora e ancora se avesse potuto, fino a sentirgli esalare l'ultimo respiro. Un demone lo interruppe, facendosi avanti con titubanza. Parlò lentamente, biascicando ogni parola con quella sua voce priva di consistenza. Liam non aveva mai imparato a dovere la lingua dei demoni ombra, ma dallo sguardo furioso di Among intuì che non doveva avergli dato buone notizie. Il capo dei demoni afferrò l'ombra per la gola, stringendo con forza e urlando parole incomprensibili. Le altre ombre arretrarono, mentre l'enorme demone soffocava il loro compagno, che si dibatteva inutilmente.
Quando il demone ombra smise di muoversi, Among gettò a terra la sua carcassa e si voltò verso Liam, pronto a fare lo stesso al ragazzo. Questo non provò neppure a difendersi. Il demone lo afferrò per la gola, sollevandolo verso l'alto al punto che non riuscì più a sentire il terreno sotto i suoi piedi. Liam si sforzò di respirare, restando a bocca aperta. Provò ad allentare la presa sul suo collo ma era così debole che Among quasi scoppiò a ridere divertito da quel futile tentativo.
"Mi è appena stato riferito" disse allentando appena la presa per permettere al giovane demone di parlare "Che c'era una ragazza con te. Che la spada brillava con forza finché era tra le sue mani"
Liam si irrigidì. Non dovevano sapere di Talula, o la ragazza sarebbe stata in pericolo!
"Come sai quella spada è molto importante per noi. Se mi dicessi dove si trovano lei e la ragazza potrei considerare l'idea di lasciarti andare via"
Liam fece per parlare, portando Among a prestare attenzione, poi sputò verso il basso, colpendo il demone in pieno viso
"Prima o poi ... calpesterò il tuo cadavere"
Il demone lo gettò a terra, inorridito dallo sguardo del ragazzo, improvvisamente così simile al suo. Lo colpì allo stomaco, calciando con violenza, poi disse qualcosa che Liam non riuscì a capire, e scomparve nell'oscurità.

Angolo dell'autore!
Eccoci al nuovo capitolo! Compare un nuovo personaggio, non molto carino (anzi piuttosto irascibile) che prende il povero Liam per un sacco da pugni. Prima o poi quel piccolo demonietto si rivolterà contro di me XD perdonami Liam! È per il bene della storia! *mente spudoratamente *
Spero di aggiornare al più presto. Alla prossima!!

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Capitolo 20
*** Cattivi ricordi ***


Talula aveva ormai gli occhi gonfi di pianto. Da quando lei e Mia si erano divise era stata terribilmente in pensiero. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarla a salvare Liam, ma sapeva che in uno scontro diretto non sarebbe stata di nessuna utilità. Si sentiva così inutile. Così insignificante ...
Tutti questi pensieri si fondevano a quelli di Delfine, che tentava di farla sentire meglio. La dragonessa cercava in ogni modo di confortarla, di farle capire che sbagliava a pensarla in quel modo, ma la ragazza non sembrava volerla ascoltare. Se ne stava distesa sull'elegante sella in cuoio posta sulla schiena dell'animale, tenendosi stretta alle sue squame con tutte le sue forze.
Nonostante la dragonessa evitasse movimenti troppo bruschi, la ragazza non poteva fare amore di provare un vero e proprio terrore nei confronti di quel modo tanto innaturale di viaggiare. Insomma, se gli uomini fossero nati per volare avrebbero avuto le ali!!
Pensando a questo si ritrovò per l'ennesima volta a pensare a Liam, e il suo cuore parve fermarsi per un momento, quando l'immagine del suo volto le apparve ben chiara nella mente. Prima che quei demoni lo portassero via, aveva detto qualcosa, qualcosa di molto importante, che l'aveva lasciata senza parole. Quando quel ricordo raggiunse Delfine, la dragonessa si ritrovò a ringhiare furiosa.
Allora aveva ragione! Non potevano fidarsi di quel ragazzo! Era un assassino! Un essere mostruoso da cui tenersi alla larga! Ed ora Mia era alla sua ricerca ...
La dragonessa fu tentata di tornare indietro, di bloccare la sua avanzata e cambiare direzione, ma sapeva che se lo avesse fatto la sua padrona ne sarebbe stata molto delusa. Le aveva dato un compito da portare a termine, e non poteva assolutamente venir meno al suo impegno. Accelerò, sbuffando fumo dalle narici ed esortando Talula a tenersi forte.
Stavolta fu la ragazza a dover tranquillizzare l'animale
"Sono sicura che qualunque cosa Liam abbia fatto in passato non capiterà mai più" la dragonessa sbuffò, poco convinta, e Talula non poté fare a meno di chiedersi se anche lei non stesse prendendo un abbaglio. Poi scosse la testa, allontanando quei pensieri. Stavano parlando di Liam! Il ragazzo che le aveva salvato la vita, che l'aveva stretta forte a se facendole battere forte il cuore, che aveva guardato la luce del tramonto con quella meraviglia tipica che solo un bambino poteva provare. "Possiamo fidarci di lui"

La donna si agitava. Le lacrime le bagnavano il viso, sporco di cenere nera, mentre cercava con tutte le sue forze di sollevarsi e fuggire. Aveva una grande ferita sulla schiena, ancora sanguinante. Liam non poteva credere di aver causato quella ferita. Gli bastava guardarla per provare ribrezzo. Eppure c'era un momento, un piccolo momento, in cui ne rimaneva quasi incantato. Osservare quel sangue rosso, così diverso dal suo, gli provocava una strana eccitazione. Non riusciva a capacitarsi di quell'insolito sentimento. Come poteva provarlo? Come poteva sorridere di fronte alla sofferenza di una persona a quel modo. Fermò la sua avanzata, rendendosi conto solo ora di quello che stava per fare. Per un momento, la donna alzò lo sguardo su di lui. Guardò i suoi occhi, quegli occhi dello stesso colore del suo sangue che finalmente avevano ritrovato la loro lucidità.
Perchè lo stava facendo? Non conosceva neppure quella donna, non sapeva quale fosse il suo nome, o che tipo di vita conducesse. Da qualche parte, lontano dalla sua terra, poteva avere un marito, dei figli, persone che avrebbero sofferto per la sua scomparsa. Questo pensiero lo fece stare male. In fondo doveva essere bello avere qualcuno che si preoccupasse per te. Qualcuno da cui tornare e che potesse farti sentire a casa ...
"Ti prego" la donna si tirò su a fatica, tremando sulle ginocchia malandate "Ti prego lasciami andare"
Nuove lacrime bagnarono il suo volto, e Liam si ritrovò ad arretrare. Non poteva farlo! Non poteva ucciderla! Il suo corpo tremava, indeciso sul da farsi. Una parte di lui fremeva, in attesa di versare altro sangue. Osservava la gola sottile della donna e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era a quanto sarebbe stato facile usare il pugnale che aveva tra le mani per porre fine alla sua vita.
"Fallo" una voce alle sue spalle lo fece sussultare. Un brivido gli corse lungo la schiena mentre quella voce incorporea lo attraversava, tagliente quanto una lama. Sapeva perfettamente a chi apparteneva, e non ebbe il coraggio di voltarsi "Che cosa aspetti?" disse l'uomo alle sue spalle avvicinandosi al ragazzo "Credi che valga la pena tenerla in vita? Credi che se la risparmierai cambierà qualcosa?"
La donna tremava terribilmente di fronte alla nuova figura. Avrebbe voluto voltarsi e correre via, ma Liam sapeva bene che non lo avrebbe fatto. Non avrebbe potuto. Galar non l'avrebbe mai lasciata andare. Non sarebbe mai fuggita. Mai nessun essere umano aveva potuto farlo.
"Prima o poi morirà comunque, questo lo sai" nonostante non riuscisse a vederlo, era sicuro che stesse sorridendo. Sorrideva sempre in quelle situazioni. Non riusciva a capire cosa amasse di più. Se la paura degli esseri umani che si ritrovavano a tremare di fronte ai suoi occhi senz'anima, o la debolezza di Liam, che lo spingeva spesso a stuzzicarlo per osservare le sue reazioni.
"Credi che la vita abbia un qualche significato?" Galar continuò a parlare, facendosi sempre più vicino, tanto che Liam riuscì a sentire il suo respiro sulla pelle "La vita non è altro che una continua sofferenza. Gli uomini ci considerano dei mostri, ma la realtà è che non sono affatto diversi da noi. Tutto ciò che sanno fare è uccidere e distruggere tutto ciò che si para tra loro e l'oggetto del loro desiderio. Un desiderio comune ad ogni essere vivente: il potere"
Liam strinse con forza il pugnale tra le sue mani. La ferita della donna continuava a sanguinare, e il profumo di quel dolce nettare gli inebriava la mente
"Anche tu vuoi il potere non è vero?" quella che inizialmente gli era parsa una voce tanto crudele ora sembrava così dolce. Galar era l'unico in grado di comprenderlo, l'unico che riuscisse davvero a farlo sentire libero. La donna rabbrividì di fronte al suo sguardo. Improvvisamente, il giovane demone si era ritrovato a sorridere. Gli occhi rossi brillavano alla luce della luna mentre le ali nere lentamente prendevano possesso del suo corpo, rendendolo del colore della notte.
"Lo senti il suo cuore? Batte così veloce!!" ora Galar sembrava quasi esaltato "Sono sicuro che ti piacerà tenerlo tra le mani" anche se la donna non riusciva a capire il significato delle loro parole, intuì che non sarebbe finita molto bene per lei "Ti sentirai un Dio" con un profondo respiro, si voltò, pronta a scappare, ma non ne ebbe il tempo. Liam si gettò su di lei, lasciandola cadere a terra e ridendo al suono delle sue urla strazianti. Quando affondò il pugnale nel suo petto, la vista di quel sangue rosso gli fece battere forte il cuore, mentre una parte di se stesso rabbrividiva dal terrore

Liam aprì gli occhi, terribilmente sconvolto. Il suo corpo era pesante, e la testa girava come mai prima d'ora, tanto che non riusciva quasi a distinguere il cielo dalla terra. Aveva mani e polsi legati, ma non provò neppure a liberarsi. Aveva ancora nella mente le immagini di quella donna. Riusciva a sentire le sue urla strazianti, l'odore del suo sangue, la sua carne morbida quando aveva affondato il pugnale ...
Quasi non fece caso ai demoni che gli stavano attorno. Voltò il viso a terra, cercando di nasconderlo per quanto poteva, e pianse in silenzio

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Capitolo 21
*** Ruggito ***


Sarah se ne stava seduta sul grande trono, reprimendo gli sbadigli che di tanto in tanto si facevano largo lungo la sua gola. Il corsetto del lungo vestito era così stretto che respirare le riusciva piuttosto difficile. Odiava vestirsi a quel modo. Le lunghe gonne di seta le impedivano i movimenti e molto spesso, da giovane, si era ritrovata ad inciampare nel morbido tessuto. Una complicata acconciatura le sollevava i capelli, appuntati con raffinati fermagli in oro.
La maggior parte dei suoi sudditi restava incantato di fronte al viso della propria regina. Sarah era sempre stata una donna molto bella, sin da giovane, ma crescendo aveva guadagnato qualcosa in più. Il corpo alto e snello e il portamento regale che era stata costretta ad adottare sin da bambina contribuivano a donarle un'aria incantevole.
I suoi consiglieri, in piedi nella grande sala del trono, parlavano tra loro a gran voce, ignorando completamente la donna, che aveva finito per fissare stancamente il vuoto davanti ai suoi piedi. Odiava terribilmente il consiglio. Quegli uomini avrebbero dovuto pensare al bene del popolo, ma ogni parola che usciva dalle loro bocche riguardava principalmente il loro benessere personale. L'odio ovviamente era reciproco. Da quando Sarah era salita al trono gli uomini del consiglio non avevano fatto altro che rivolgerle sguardi di disprezzo. A nessuno piaceva l'idea che ci fosse una donna al comando della regione. Nonostante avesse dimostrato in più occasioni di essere un'ottima regina, sempre attenta ai bisogni del suo popolo e pronta a fare tutto ciò che poteva per coloro che si trovavano in difficoltà, il consiglio continuava a sperare che si sposasse al più presto, e che lasciasse il suo posto ad un uomo. Da parte sua, Sarah non ne aveva alcuna intenzione. Le avevano presentato molti giovani principi nel corso degli anni. Uomini illustri e finanziariamente adeguati che avrebbero potuto risollevare le situazioni del regno, così glieli avevano descritti, ma nessuno di loro era mai riuscito a suscitare in lei il minimo interesse.
Erano tutti così sciocchi, così noiosi. Non aveva intenzione di affidare il trono a uomini del genere. Se lo sarebbe tenuto stretto, a qualsiasi conto, e avrebbe continuato a fare tutto ciò che era in suo potere per aiutare il proprio popolo.
"Ci vorrebbero punizioni più severe!!" esclamò uno dei consiglieri. Sarah sussultò, stremata da quella conversazione. L'uomo si chiamava Luke. Era un consigliere molto giovane ... forse troppo giovane. Ogni volta che apriva bocca finiva col dire qualcosa di inappropriato "Con tutto il rispetto mia regina" disse tenendo alto il tono di voce per far si che tutti lo ascoltassero "Ma non avreste dovuto abolire la pena di morte"
Sarah trattenne un sospiro "La maggior parte di quelli che considerate criminali sono poveri uomini costretti a rubare per non morire di fame" Luke si accigliò. Si aspettava una risposta del genere da lei, ma aveva sperato che per una volta si lasciasse guidare dal buonsenso più che dal suo cuore "Non ho intenzione di condannarli a morte solo per aver tentato di sopravvivere"
"E dunque cos'ha intenzione di fare mia regina?" stavolta era stato Daren a parlare. Era il più anziano tra i consiglieri, e l'unico che fosse disposto ad ascoltare anche il parere degli altri oltre che al suo. Era nel consiglio anche quando c'era suo padre a governare su Vahell, e questo le faceva spesso pensare a quale potesse essere la sua attuale età
"Voglio aiutare queste persone" rispose lei senza esitazione "Con un aiuto finanziario sicuramente riuscirebbero ..."
Luke la interruppe, sollevando gli occhi al cielo "Direi che avete già donato abbastanza denaro alla popolazione da quando siete su quel trono"
"Allora potresti donarne un po' anche tu Luke" rispose la regina con aria di sfida "Direi che con i soldi ereditati da tuo padre si potrebbero facilmente sostenere famiglie intere per il resto della loro vita"
"Essere troppo indulgenti non porterà a nulla di buono!" replicò lui a gran voce "Se lasciamo andare i criminali ad ogni minima scusa i sudditi crederanno di poter fare qualsiasi cosa!!"
Sarah fece per rispondere ma qualcosa la bloccò. Un forte ruggito attraversò la sala del trono, facendo tremare le enormi vetrate e le pareti sottili. Gli uomini del consiglio rimasero immobili, improvvisamente senza parole, mentre la regina si alzava in fretta dal trono e correva verso l'entrata principale. Erano passati anni dall'ultima volta che aveva sentito quel ruggito.

Talula cercò di tenersi stretta, nonostante ogni movimento le risultasse terribilmente difficile. Era da più di ventiquattr'ore che lei e Delfine era in volo, e la ragazza iniziava a non sentirsi affatto bene. Le gambe erano completamente indolenzite, così come le braccia sottili, e prive di energia. Aveva smesso di ascoltare il suo stomaco dopo le prime dieci ore di digiuno. La dragonessa aveva volato più in fretta che poteva, ed ora ogni singolo battito d'ali le costava grande fatica. Era abituata alle lunghe marce, ma la mancanza di cibo e lo stress dovuto alla preoccupazione avevano finito per stremarla. Quando la Città Imperiale apparve davanti ai suoi occhi, sentì i pensiero di Talula, che per diverse ore sembravano essersi spenti del tutto. La ragazza sollevò lentamente lo sguardo, osservando con meraviglia quella splendida città. Era incredibilmente grande ed elegante. Ogni edificio si differenziava dall'altro grazie a forma e colore. Le strade erano affollate. Gli abitanti della città voltavano lo sguardo verso l'alto con meraviglia. La loro tranquillità la lasciò senza parole. Si era aspettata che si scatenasse il panico di fronte alla figura dell'immenso drago, invece i bambini lo salutavano ridendo, saltellando allegramente.
La cosa che più la stupì però, fu il palazzo imperiale. Era davvero immenso, circondato da alti alberi di ogni tipo e ricoperto da immense vetrate colorate che riflettevano la luce del sole intorno al grande edificio. Quando furono abbastanza vicine, riuscì a scorgere le prime figure. Soldati in uniforme che marciavano lungo il perimetro del grande palazzo per impedire intrusioni.
Delfine ebbe un momento di confusione quando la vista di Talula iniziò a mancare. Il corpo della ragazza scivolò verso il basso, cadendo dalla sella ed iniziando a precipitare nel vuoto. La dragonessa ruggì con forza, improvvisamente colta dal panico. Chiuse in fretta le ali, lasciandosi cadere in picchiata verso la figura della ragazza che non aveva neppure la forza di urlare.
La afferrò con attenzione, circondando il suo corpo magro con i lunghi artigli sporchi di terra. Una volta ripreso il controllo della situazione, Delfine planò con delicatezza nell'immenso cortile del palazzo imperiale, lasciando tutti i presenti senza parole. Depose Talula sul terreno con attenzione, mentre alcuni soldati si facevano avanti per aiutarla.
Talula notò che uno degli uomini venuti a soccorrerla guardava la figura di Delfine con confusione, come se aspettasse qualcosa di importante, poi la aiutò a sollevarsi chiedendole se fosse in grado di camminare
"Ce la faccio grazie" rispose lei sorridendo debolmente. L'uomo aveva dei folti capelli castani, scompigliati dal vento. La barba incolta gli dava un'aria piuttosto trasandata, non proprio adatta ad un soldato di corte, ma gli occhi verdi e profondi avevano un che di particolarmente maturo
"Devo parlare subito con la regina" disse Talula sollevandosi con difficoltà. L'uomo la sostenne, sorpreso da quel l'improvvisa dichiarazione
"Qual è il tuo nome?" le chiese aiutandola a camminare
"Sono Talula ... e tu sei?"
"Mi chiamo Aaron. Molto piacere"

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Capitolo 22
*** Cattive notizie ***


Quando Talula aprì gli occhi una forte luce la colpì, costringendola a chiuderli di nuovo. Era in una grande stanza, dalle pareti molto ampie e il soffitto incredibilmente alto. Per un momento si ritrovò a sorridere quando si rese conto di essere distesa su di un letto. Era da così tanto che non riposava in un letto vero! La morbidezza del grande materasso le rilassò la schiena dolorante, mentre la vivacità dei lunghi drappi sospesi su di esso contribuiva a dare all'ambiente un aspetto decisamente regale. Le pareti erano ricoperte da sontuosi dipinti, raffiguranti dame dai lunghi vestiti e cavalieri in armature dorate. Le finestre erano grandi e raffinate, così come il sontuoso lampadario in diamante che pendeva dal soffitto.
Che posto era mai quello? Non ricordava di aver mai visto una stanza del genere. Era decisamente un po' troppo sopra le righe per i suoi gusti. Quando i ricordi presero ad affacciarsi lentamente nella sua mente affaticata, la ragazza si tirò su a sedere, ignorando il forte dolore alla testa, e trattenne un urlo di sorpresa quando i suoi occhi incontrarono quelli della regina.
La donna era seduta ai piedi del grande letto, su di una comoda poltrona rivestita di velluto rosso. I capelli castani erano lasciati ricadere sulle spalle, disegnando piccole onde ai lati del viso pallido. I suoi occhi chiari la guardarono, mostrando una preoccupazione che Talula non si sarebbe mai aspettata da un membro della famiglia reale.
"Va tutto bene?" disse la donna alzandosi in fretta e avvicinandosi alla ragazza "Eravamo molto preoccupati! Ti abbiamo vista precipitare dal cielo!"
Talula non ricordava un gran che del suo arrivo a palazzo, ma non doveva essere stata una grande entrata. L'unica cosa che ricordava era la profonda stanchezza che aveva provato quando lei e Delfine, dopo ore di volo, avevano finalmente avvistato la Città Imperiale. Qualcuno l'aveva aiutata ad alzarsi dopo la sua caduta. Un soldato? Non riusciva a ricordare il suo nome ...
"Sono terribilmente addolorata mia regina!" la ragazza chinò il capo, terribilmente imbarazzata "Non avrei mai voluto recarvi tanto disturbo" fece per alzarsi ma la donna la fermò
"Nessun disturbo credimi" Sarah sorrise, e Talula arrossì. Anche se non avesse saputo che la donna di fronte ai suoi occhi era la regina, immaginò che lo avrebbe capito al primo sguardo. C'era un'eleganza nelle sue movenze che non aveva mai visto in nessuna donna al mondo. Nessuna sorpresa che la regina fosse tanto amata dai suoi sudditi. Oltre ad essere una persona incredibilmente buona e sempre pronta ad aiutare il suo popolo, era anche una donna incredibilmente bella.
"Io ..." iniziò a dire abbassando lo sguardo "Sono arrivata su di un drago ..."
"Non preoccuparti!" fece lei allegramente "Delfine sta benissimo. Non ha fatto altro che chiedere di te da quando siete qui"
Talula sospirò, sollevata. Il viaggio era stato duro anche per la dragonessa. Ricordava bene che ogni piccolo movimento le era costato caro. Si era impegnata al massimo per permetterle di raggiungere al più presto il palazzo imperiale, e non era stato affatto facile. Sapere che stava bene le scaldò il cuore. Guardò la regina, che non aveva smesso di sorridere, e si rabbuiò.
"Mia regina ..." inizio con indecisione "La mia non è una visita di piacere ... e temo che le notizie che sono venuta a portare non siano proprio delle migliori" la donna si fece seria, ascoltando con attenzione "Dovrete riunire il vostro esercito al più presto"

Sarah sedette stancamente sul grande trono. Come sempre, quando lo faceva, non poteva fare a meno di sentirsi fuori posto. Non che non volesse essere regina. Sin da giovane aveva sempre voluto prendere il posto di suo padre. Non per ottenere il potere, ma per poter fare finalmente qualcosa di buono. Tutti gli uomini che fino ad ora erano saliti sul trono, non avevano regnato che con arroganza sul loro popolo. Lei era sicura di poter fare di più. Di poter dare ai suoi sudditi il regno che avevano sempre sognato. Un regno giusto in cui ogni cittadino aveva la possibilità di vivere una vita degna di questo nome. Spesso però, questo lavoro non le piaceva.
Avere una simile posizione significava fare i conti con decisioni decisamente difficili, e in quel momento in particolare avrebbe voluto essere qualcun altro.
"Sei preoccupata?" Sarah aprì gli occhi lentamente, passandosi le dita sottili tra i capelli scuri. Aaron si avvicinò a grandi passi al trono della sua signora, preoccupato per lo sguardo che questa gli rivolse. Solitamente la regina affrontava ogni problema con assoluta tranquillità. Non mostrava mai le sue preoccupazioni, perchè sapeva che il consiglio avrebbe fatto di tutto per decidere al suo posto.
"Quella ragazza ...." disse Sarah pensierosa "Non ha portato certo buone notizie"
Aaron sorrise amaramente "L'arrivo di Delfine doveva metterci in guardia"
Nessuno nella Città Imperiale conosceva l'enorme drago come Aaron. Delfine era la compagna di Mia, uno dei pochi cavalieri rimasti in vita dai tempi dell'ultimo sovrano. Aaron era stato il suo maestro per diversi anni, finché la donna non aveva dimostrato la sua superiorità in uno scontro corpo a corpo. Una donna incredibile Mia. Uno dei migliori cavalieri che Vahell avesse mai conosciuto. Forte, leale, coraggiosa. Più di una volta era venuta in loro aiuto in situazioni di pericolo, e quando Sarah aveva visto Delfine atterrare di fronte al palazzo imperiale, non aveva potuto fare a meno di preoccuparsene. Una simile irruenza doveva presagire guai seri.
"È peggio di quanto pensassi" rispose la regina sempre più preoccupata "Temo che presto dovremmo prepararci per scendere in guerra" rimase in silenzio per qualche secondo, lo sguardo perso nel vuoto "E non credo che saremmo in grado di vincere questa volta"
Aaron si accigliò. Non aveva mai visto Sarah così preoccupata. Avrebbe voluto rassicurarla. Dirle che si sbagliava, che avrebbero sicuramente superato anche quell'ostacolo ... ma non era mai stato bravo a mentire.
"C'è qualcosa che posso fare?"
"La ragazza ..." fece Sarah sollevandosi dal trono e guardandolo negli occhi "A quanto pare è la nostra unica speranza, ma non ha mai impugnato un'arma in vita sua. Allo stato attuale sarebbe davvero inutile in una vera battaglia ... ha bisogno di un addestramento" sorrise "E sappiamo bene che tu sei il migliore"
Aaron rise, lusingato da quelle parole, poi si avvicinò alla donna, e le sfiorò il viso, guardandola con dolcezza. Il suo sguardo era così triste. Voleva vederla sorridere, osservare i suoi occhi chiari illuminare il suo viso, come sottili raggi di sole.
"Non preoccuparti" disse sorridendo "Saprai cosa fare. Come sempre del resto"
Sarah sollevò la mano, sfiorando quella dell'uomo con delicatezza, poi si fece avanti, sollevandosi appena sulle punte dei piedi. Quando le sue labbra incontrarono quelle del cavaliere il tempo sembrò fermarsi. Aaron le prese il viso tra le mani e chiuse gli occhi, assaporando il sapore della sua lingua. Sentì le dita sottili della donna tra i suoi capelli, accarezzarli lentamente e scendere verso il basso, passando per gli zigomi, il collo, le spalle, il petto. Ebbe un fremito quando il corpo della donna aderì perfettamente al suo, lasciandogli avvertire la morbidezza della sua pelle, il profumo dei suoi capelli lasciati ricadere sulle spalle. Dio quant'era bella. La pelle chiara sembrava fatta di fragile porcellana. Le labbra rosee e carnose lo attiravano con crudele insistenza, aprendosi con morbidezza al contatto con la sua lingua. La pressione delicata delle sue dita bastava a fargli girare la testa.
Quando Sarah si staccò dalle sue labbra si sentì morire. Ogni volta, interrompere il contatto era sempre più faticoso. La donna dovette rendersene conto perchè si fece di nuovo avanti, baciandolo dolcemente sulla guancia, così vicino alle sue labbra che Aaron dovette trattenersi. Poi rise divertita
"Penso che dovresti raderti. La tue guance iniziano a pungere"
Aaron rise a sua volta, abbracciandola con forza e tenendola stretta a sè
"Lo sai che ti amo?"
Sarah arrossì visibilmente
"Me lo ripeti anche troppo spesso"

Angolo dell'autore!!
E finalmente eccomi qui con un nuovo capitolo. Oggi ho fatto il mio primo esame da universitaria e lunedì dovrò farne un altro perciò potrò essere assente per un po' T.T (che stress gli esami e.e il lato positivo è che sono decisamente meno rispetto alle interrogazioni che si fanno di solito alle superiori XD *saltella allegramente esultando per libertà ritrovata*)
Duuuunque, veniamo al sodo! Vorrei ringraziare Ghost Writer TNCS per aver recensito la mia storia. Grazie mille :D
Nel prossimo capitolo probabilmente tornerò ad occuparmi di Liam. Mi sembra così indelicato far sbaciucchiare Sarah ed Aaron mentre lui è nelle mani del nemico XD
Spero che il capitolo sia venuto bene. Alla prossima!!

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Capitolo 23
*** Un cavaliere misterioso ***


Liam si svegliò di soprassalto, sentendo il suo corpo incontrare il terreno. Polsi e caviglie erano ancora legati e, per quanto si sforzasse, non riusciva ad allentare la pressione delle corde.
Si guardò intorno, notando che il sole era alto nel cielo. Quanto tempo era passato? Non avrebbe saputo dirlo. I demoni ombra, attorno a lui, parlavano in quella loro strana lingua, agitandosi di tanto in tanto, forse infastiditi dalla luce del sole. Liam si mosse appena, cercando di sollevarsi, ma non sentiva più il suo corpo. La testa girava e la gola bruciava, implorando per avere dell'acqua.
Il giovane d'emone raccolse i pensieri, frugando attentamente nella propria memoria, alla ricerca di qualcosa che potesse essergli utile. Iniziò a parlare, per quanto poteva, pronunciando quelle che alle sue orecchie parevano parole senza senso. Le ombre si avvicinarono incuriosite, cercando di capire cosa volesse dire. Quando finalmente Liam riuscì a trovare le parole giuste, chiese che gli venisse data un po' d'acqua.
I demoni si guardarono l'un l'altro, indecisi sul da farsi. Among era stato chiaro. Il ragazzo andava consegnato vivo. Se lo avessero lasciato morire la punizione per la loro negligenza sarebbe sicuramente stata tremenda.
Liam osservò con attenzione il piccolo gruppo di demoni. L'assenza di Among lo preoccupava. Il vecchio demone era sparito nella foresta senza dire una parola. Se si fosse messo alla ricerca di Talula, la ragazza sarebbe stata davvero nei guai. Among non l'avrebbe facilmente lasciata andare. Non si sarebbe mai arreso. Non finché non l'avesse vista morta ...
Un demone si chinò su di lui, afferrandolo per i capelli e piegandogli la testa all'indietro. Versò il contenuto della fiasca che aveva tra le mani con irruenza, rischiando di soffocarlo. Liam si ritrovò a tossire quando si rese conto di non aver ricevuto della semplice acqua. Il liquodo rosso gli attraversò la gola, scendendo con lentezza in direzione del suo stomaco. Scosse la testa, liberandosi dalla presa dell'ombra e lasciando cadere ciò che restava del liquido che il demone gli aveva versato sulle labbra.
Rimase a terra, tremante, incapace di ignorare il forte sapore di sangue solleticargli crudelmente la lingua.
Le ombre lo guardarono divertite, ridendo con quelle loro voci incorporee. Liam sentì il suo cuore accelerare. Le voci dei demoni erano simili a spettri, le loro risate simili a urla. Rabbrividì quando la sua lingua passò sulle labbra, assaporando ciò che rimaneva del sangue che gli aveva macchiato il viso. I suoi occhi cambiarono colore, mentre le mani si muovevano frenetiche nel tentativo di allentare i nodi che le limitavano nei movimenti. Non voleva più sentirli ridere. Non voleva che lo schernissero a quel modo. Immaginò come sarebbe stato ucciderli uno ad uno. Come si sarebbe divertito a farli a pezzi! Certo, il loro sangue era ben diverso da quello che lui desiderava, ma sarebbe comunque stato magnifico poter stringere tra le mani il loro cuore, poter provare di nuovo, dopo tanto tempo, cosa si provava ad essere un dio. Si irrigidì ascoltando i suoi pensieri. Non era il momento di perdere il controllo. Non sarebbe stato di nessuna utilità a Talula se lo avesse fatto.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione. La luce di una lama, che fendeva l'aria con crudeltà, in direzione dei suoi nemici. Quando la prima ombra venne colpita dalla lama, il demone si ritrovò ad urlare, sentendo la spada tranciargli di netto le carni incorporee all'altezza del petto.
Gli altri demoni si lanciarono in fretta sul nuovo venuto, senza badare troppo al corpo del loro compagno, ormai privo di vita. La nuova figura si mosse con eleganza tra i corpi dei suoi nemici, evitando i loro attacchi con incredibile facilità, e contrattaccando con altrettanta precisione. Le ombre non ebbero neppure il tempo di capire chi fosse il loro avversario. La sua lama si abbattè su ognuna di loro, tranciandogli di netto la testa ovale e recidendo quello che sarebbe dovuto essere il loro cuore. Quando la figura gettò a terra l'ultimo demone, Liam pensò incredulo che potesse trattarsi di Mia.
Nessun altro, a parte lei, avrebbe potuto uccidere quei demoni con tanta precisione e facilità, ma dovette ricredersi quando si rese conto che la figura davanti ai suoi occhi era decisamente quella di un uomo. I lunghi capelli neri gli coprivano il viso, all'apparenza molto pallido, e la spada che aveva tra le mani non somigliava minimamente a quella della donna cavaliere.
L'uomo impugnò l'elsa con entrambe le mani, puntandola verso il basso, e un macabro sorriso si dipinse sul suo volto nel momento in cui la lama affondava nel petto dell'ultimo demone, spegnendo i suoi lamenti disperati. Liam rabbrividì di fronte a quel sorriso.
L'uomo estrasse la lama con lentezza, pulendone il sangue scuro sui pantaloni neri. Si voltò verso Liam, che era rimasto immobile ad osservare la scena, cercando di frenare i suoi impulsi. Il misterioso cavaliere aveva degli occhi estremamente chiari. Lo guardò con freddezza, sorridendo subito dopo, quando si ritrovò ad avanzare nella sua direzione. Liam abbassò lo sguardo, cercando di nascondere il proprio viso per quanto poteva, ma non poté fare a meno di sollevarlo quando la lama dell'uomo si posò delicatamente sul suo collo, intimandolo di mostrargli volto. Il sorriso dell'uomo si allargò, mettendo in mostra la dentatura perfetta. Il suo volto era macchiato di sangue scuro, ma non sembrò farci molto caso. Fissava Liam con particolare insistenza, senza ritirare la lama affilata
"Cosa abbiamo qui? Un giovane demone?" Liam rimase in silenzio. Negare sarebbe stato piuttosto ridicolo. Lo sguardo dell'uomo si soffermò sulle corde che gli legavano i polsi "Dispute tra demoni ... questo si che è strano" tornò a guardarlo negli occhi, e il suo sguardo sembrò spegnersi, mentre fissava il ragazzo con freddezza "Saresti dovuto restare nella tua terra"
"Aspetta!" la voce di Liam era così debole che ebbe difficoltà ad ascoltarla "Ti prego ..." la lama si fermò, disegnando un piccolo segno vermiglio sulla gola del giovane prigioniero. L'uomo si accovacciò, perchè il ragazzo potesse guardarlo con attenzione
"Non sono mai stato un uomo particolarmente magnanimo" disse premendo ancora la lama sulla sua gola "Ma ciò che voi demoni avete fatto negli ultimi tempi è davvero imperdonabile"
"Io non sono come loro" disse Liam con decisione
"E dov'è la differenza?"
"Sono legato no?"
Lo sguardo dell'uomo si fece terribilmente severo, e Liam si irrigidì. Conosceva fin troppo bene quello sguardo. Era lo sguardo di un uomo pronto a tutto, che lo avrebbe ucciso con assoluta facilità, senza provare alcun rimorso, se avesse potuto
"Ti prego ..."
L'uomo esitò, guardandolo con attenzione. I suoi occhi avevano lentamente iniziato a cambiare, tornando del colore della notte. Era decisamente malridotto, con numerose ferite su tutto il corpo in risalto per via della pelle chiara. Tremava appena, respirando con difficoltà. Non sembrava certo un grande pericolo.
"Devo essere diventato completamente pazzo" disse infine l'uomo sospirando stancamente "Qual è il tuo nome?"
"Liam ..."
"Ebbene Liam" fece tagliando le corde che gli legavano i polsi "Non farmene pentire"
Quando anche le corde che gli legavano le caviglie furono recise, Liam si tirò su a sedere lentamente, massaggiandosi i polsi con attenzione. Chinò appena la testa in segno di rispetto e ringraziò l'uomo, che sorrise tristemente
"Strano sentirselo dire"

Angolo dell'autore!
Cavolo stavolta sono davvero in ritardo D: non ho davvero avuto il tempo di fare nulla. Chiedo umilmente perdono. Ma ora gli esami sono finalmente finiti (per ora) e quindi potrò riprendere a vivere la mia vita XD

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Capitolo 24
*** Essere forte ***


Talula si fermò, lasciando cadere a terra la sua arma e cercando di riprendere fiato. Il suo allenamento con Aaron era iniziato da poco eppure la ragazza era già a pezzi. L'uomo la guardò con severità, incrociando le braccia al petto. Era perfettamente a proprio agio, neppure un capello fuori posto. Talula non poté fare a meno di provare una certa ammirazione nei suoi confronti. Davvero non potevano affidarla ad un soldato migliore per insegnarle l'arte del combattimento
"Avanti" disse Aaron guardandola dall'alto in basso "Tirati su. Abbiamo appena cominciato"
La ragazza raddrizzò la schiena con fatica, afferrando l'arma che poco prima le era caduta di mano. Era rimasta notevolmente sorpresa quando Aaron le aveva consegnato quella spada. Si era aspettata di utilizzare delle armi di legno per il suo addestramento, e invece l'uomo aveva voluto metterla ancor più alla prova. Si era subito reso conto che Talula non aveva mai preso un'arma tra le mani in vita sua. Solo sollevare quella grande spada la metteva notevolmente in difficoltà. Per prima cosa, il soldato le aveva insegnato come impugnarla, spiegandole come bilanciare il peso in modo da non perdere l'equilibrio durante un qualsiasi combattimento.
Passare all'addestramento vero e proprio era stato più faticoso. Lei stessa era consapevole del fatto che non ci fosse abbastanza tempo a disposizione, ma Aaron stava andando davvero troppo in fretta. Continuando con quel ritmo, non avrebbe più trovato neppure la forza di camminare
"Non potremmo ..." disse sforzandosi di respirare con regolarità "Fare una pausa?"
Aaron sollevò ancora la sua arma, perchè la ragazza potesse osservarla con attenzione
"Non abbiamo tempo per riposare" fece con decisione
"Ma così non ce la faccio!!" esclamò Talula stremata. Vedere l'espressione impassibile di Aaron la portò all'esasperazione. Quell'uomo era fuori di testa!! La stava facendo a pezzi! E per cosa poi? Aveva già utilizzato Glimmend, e la leggendaria lama aveva dato buona prova del suo potere. Grazie ad essa, avrebbe potuto distruggere con facilità qualsiasi demone si fosse posto sul suo cammino. Quell'addestramento così faticoso non aveva alcun senso. Con un po' di fortuna, sarebbe riuscita a cavarsela senza troppi problemi. Alzò lo sguardo, pronta a rivelare ad Aaron quei suoi pensieri, ma l'espressione decisa dell'uomo la convinse a restare in silenzio.
Se solo Iaco fosse stato lì. Il maestro avrebbe sicuramente saputo che cosa fare, che cosa dire. Le mancava terribilmente e, per un momento, il peso di tutti quei morti, degli innocenti che si era lasciata alle spalle, le piombò brutalmente addosso. Aaron dovette intuire il suo dolore, perchè il suo sguardo si addolcì.
"Sai Talula ..." disse abbassando la sua lama "Io ho partecipato a numerose battaglie nel corso della mia vita. Alcune più importanti di altre" per un momento, il suo sguardo si perse nel vuoto "Non è stata una mia scelta entrare nell'esercito. Come molti altri ragazzi della mia età, fui costretto ad arruolarmi per una questione di denaro. Nessuno dei miei compagni ha mai visto di buon grado questo tipo di posizione. Ci sono stati sovrani nel corso dei secoli, che hanno portato grande sofferenza al loro popolo proprio grazie alla forza dei loro soldati. Gli uomini del re vengono sempre disprezzati in un modo o nell'altro, da chiunque gli si pari davanti" sorrise "Persino da te"
Talula fece per ribattere ma Aaron continuò "Non serve dare spiegazioni. Ho sempre saputo cosa i guaritori pensano di noi. Ci credono dei mostri, ci disprezzano. Disprezzano la facilità con la quale togliamo la vita ad altri uomini, ad altri esseri viventi. Versano lacrime persino per il più vile dei criminali non è vero? Sempre convinti del fatto che uccidere sia sbagliato, in qualsiasi circostanza"
Talula sospirò. Certo non poteva negarlo. Tenere tra le mani quella spada era per lei una fatica enorme, soprattutto per ciò che essa rappresentava. Era un'arma, uno strumento di distruzione. Chissà quanto sangue era già stato versato grazie ad essa
"Ci vedono tutti come dei distruttori, degli assassini, uomini senz'anima che seguono ciecamente gli ordini del proprio sovrano, senza mai sapere se questi porteranno o meno a qualcosa di buono. Per molto tempo ci ho creduto anch'io"
"E ora non più?" la ragazza aveva ripreso un po' del suo colore, ed ora respirava con regolarità
"Poi ho incontrato Mia. Era più giovane di quanto lo sei tu in questo momento quando decise di arruolarsi. A vederla, mi veniva davvero da ridere. Era uno scricciolo! Una ragazzina! A sentire i miei superiori non sarebbe durata per più di due giorni" si ritrovò a ridere e Talula sorrise divertita. Mia. Chissà dov'era in quel momento. Chissà se aveva trovato Liam, se era riuscita a salvarlo. Di nuovo la sua inutilità le piombò sulle spalle, insieme alla preoccupazione per il giovane demone
"Lei credeva davvero in quello che faceva. Era pronta a dare la vita per portare a termine i compiti che le venivano assegnati. Non si risparmiava mai, non si arrendeva in nessuna circostanza, e lo sai perchè? Perchè lei lo aveva capito. Un soldato, un vero soldato, non è un distruttore. Un vero soldato è un protettore. Qualcuno pronto a dare la vita per aiutare coloro che ne hanno bisogno. In questo, probabilmente, somigliamo molto ai guaritori. Certo, usiamo dei metodi un po' diversi, e spesso arriviamo ad uccidere qualcuno per poterlo fermare, ma ti assicuro che non lo facciamo per il piacere di fare del male"
Talula scosse la testa "Uccidere è comunque sbagliato"
"Dipende dal motivo per cui lo fai" Talula abbassò lo sguardo, terribilmente combattuta. Non esisteva un valido motivo per cui un uomo potesse trovare giustificazione nell'ucciderne un altro. Assolutamente nessuno.
"Ho saputo che il tuo amico è disperso" disse poi cogliendola di sopresa "Cosa saresti disposta a fare per saperlo al sicuro?"
Talula ripensò a Liam, al modo in cui l'aveva aiutata nonostante le sue proteste, al battito del suo cuore quando lo aveva stretto forte a sè. Come desiderava rivederlo, risentire la sua voce
"Lui mi ha salvato la vita" disse arrossendo appena "Farei di tutto per aiutarlo"
"Persino uccidere, se fosse necessario?"
La ragazza rimase in silenzio. Lo avrebbe fatto davvero? Avrebbe ucciso qualcuno se fosse servito a proteggere Liam? Avrebbe tanto voluto poter dire di no
"Qualunque sia la tua risposta, sappi che ora come ora non potresti fare nulla per aiutarlo" disse poi sollevando di nuovo la sua arma "Sei debole. In una vera battaglia non dureresti che pochi secondi"
Talula si irrigidì. Era sempre stata consapevole della sua debolezza, della sua assoluta inutilità, eppure sentirselo dire era davvero tremendo. Non voleva essere debole. Voleva essere forte per aiutare coloro a cui teneva. Voleva cambiare, essere migliore. Da quando Glimmend le era stata consegnata, si era caricata di una grande responsabilità. Non solo Liam, ma la vita di molte altre persone era nelle sue mani. Questo pensiero la fece rabbrividire, ma nonostante tutto non arretrò. Strinse l'elsa della sua spada, sollevandola con decisione. Non si sarebbe più tirata indietro

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Capitolo 25
*** Due facce della stessa medaglia ***


Liam camminava in silenzio, seguendo l'uomo che gli aveva salvato la vita. Questo non era un tipo molto loquace, e spesso il giovane demone si era chiesto se fosse stata una buona idea decidere di seguirlo. Il cavaliere, comunque, non aveva opposto alcuna obiezione.
Il suo nome era Alec. Era un uomo molto alto e ben piazzato, con lunghi capelli neri che gli sfioravano le spalle e occhi talmente chiari da sembrare ghiaccio puro. I vestiti scuri e l'espressione seria contribuivano a donargli un'aria piuttosto cupa e poco rassicurante. Nonostante lo avesse aiutato poco prima, nella foresta, Liam non poteva fare a meno di tenersi ad una certa distanza dal suo salvatore.
Non riusciva a capirne il perchè, ma c'era qualcosa di davvero strano in quell'uomo. Non avrebbe mai dimenticato il sadico sorriso apparso sul suo volto nel momento in cui la lama della sua spada aveva squarciato il petto dell'avversario.
"Hai intenzione di seguirmi ancora per molto?" disse Alec facendolo irrigidire
"Io credevo che ..."
"Senti ragazzino" l'uomo si voltò, costringendo il giovane demone a fermarsi per mantenere la sua distanza di sicurezza "Non sono abituato a ... fare del bene, diciamo così. Non mi capita spesso di avere compagnia, e la cosa non mi dispiace affatto"
Liam rimase in silenzio, non sapendo bene cosa dire. Quando Alec l'aveva guardato negli occhi ne era stato assolutamente certo: quell'uomo lo avrebbe ucciso. Ne aveva tutte le intenzioni, e non sarebbe stato affatto complicato. Il giovane demone, probabilmente, non avrebbe neppure avuto la possibilità di difendersi. Eppure, nonostante tutto, aveva deciso di risparmiarlo, di lasciarlo andare! Non era certo un gesto da poco
"Ti ringrazio davvero molto" fece Liam chinando la testa verso il basso "Non tutti avrebbero agito come te in un momento del genere"
Alec si passò le dita fra i capelli, sospirando infastidito, ma Liam non poté fare a meno di notare il forte orgoglio che, per un momento, attraversò il suo viso. L'uomo fece per dire qualcosa, ma dovette interrompersi. Una lama sfiorò delicatamente il suo collo, facendolo rabbrividire, ma solo per qualche istante. Non ebbe neppure bisogno di voltarsi per capire chi fosse il suo assalitore.
Sorrise, mostrando a Liam la stessa identica espressione di crudeltà che aveva assunto qualche ora prima, quando si era confrontato con i demoni ombra.
"Chi si rivede!" esclamò divertito voltandosi senza timore verso la donna cavaliere. La lama accarezzò appena la sua gola, senza ferirla "Mi sei mancata"
Mia rimase impassibile, lo sguardo di fuoco, le guance arrossate per via della corsa. Non separò il suo sguardo da quello di Alec neppure per un istante, neppure quando decise di rivolgersi a Liam
"Mi hai fatta penare parecchio ragazzino" disse alzando il tono della voce perchè lui potesse sentirla "Direi che è il momento di andare"
"Non mi dire" fece Alec divertito "Lui sta con te? Questa proprio non me l'aspettavo" si avvicinò appena, senza badare al segno vermiglio che la lama della donna aveva disegnato sul suo collo chiaro "Credevo odiassi i demoni"
Liam si fece avanti, terribilmente confuso. Contro ogni sua previsione, Mia era tornata indietro ad aiutarlo, e non era neppure la prima volta. Non poté fare a meno di arrossire al pensiero che qualcuno si preoccupasse tanto per lui. In fondo, la più grande priorità del cavaliere era quella di fare in modo che Talula arrivasse sana e salva nella Città Imperiale, insieme alla lama leggendaria.
Fu felice di constatare che la ragazza non aveva commesso sciocchezze, accompagnando Mia nella sua ricerca, ma nonostante tutto una profonda tristezza lo colpì, insieme alla consapevolezza che non avrebbe potuto rivedere il suo dolce sorriso.
La donna cavaliere se ne stava tesa, con la lama salda tra le mani, e il suo sguardo lo fece rabbrividire. Era diverso da quello di Alec. Lo sguardo dell'uomo era molto più freddo e calcolatore mentre quello della donna sembrava bruciare di vita propria, mostrando un'energia e una forza di volontà fuori dal comune. Per un momento, guardandoli uno di fronte all'altra, gli sembrò di osservare due facce opposte della stessa medaglia. Ovviamente i due già si conoscevano, ma a giudicare dalla reazione di Mia il loro non doveva essere un grande rapporto
"Sei ancora bellissima" queste parole lasciarono il giovane demone e la donna cavaliere senza parole. Mia, suo malgrado, si ritrovò ad arretrare. L'espressione di Alec era improvvisamente mutata, abbandonando la fredda crudeltà di poco prima. Il cuore di Mia sembrò fermarsi per un momento, poi tornò a battere con normalità, e la donna si accigliò di nuovo, terribilmente irritata
"Liam, non so per quale motivo tu sia in compagnia di quest'uomo" disse guardando finalmente il ragazzo negli occhi "Ma non devi assolutamente fidarti di lui"
"Quand'è che dimenticherai il passato?" fece Alec divertito
Mia lo fulminò "Quando sarò morta" l'uomo rise, portando Liam a rabbrividire di nuovo. C'era qualcosa di tremendamente macabro nella sua risata "Quest'uomo è un ricercato. Sarebbe stato condotto alla forca se la regina non avesse abolito la pena di morte. Quando aveva solo sedici anni, ha ucciso con le sue stesse mani più di venti uomini ... e non si è mai fermato"
Liam rimase in silenzio. Aveva capito subito che Alec era pericoloso. La facilità con la quale aveva ucciso i demoni ombra che lo avevano imprigionato lo dimostrava, ma il fatto che si trattasse di un assassino, in grado di uccidere anche i suoi simili senza provare alcun rimorso ... questo davvero non se l'aspettava. In fondo gli aveva salvato la vita. Non poteva essere un uomo così crudele!
Le parole che Mia usò per descriverlo non sembrarono essere di suo gradimento.
"Sai non sei molto carina. Soprattutto considerando il fatto che senza di me il tuo amico demone non avrebbe fatto una grande fine"
Mia sorrise crudelmente "I tuoi giochetti non funzionano con me. Puoi anche risparmiarmeli"
"Dice la verità" Liam si fece avanti, un po' titubante. Gli sguardi minacciosi dei due compagni non lo incoraggiavano di certo a fare conversazione "È stato lui a liberarmi"
Mia sgranò gli occhi incredula. Non poteva davvero crederci. Alec era un criminale! Lo era sempre stato! Il fatto che avesse deciso di aiutare qualcuno, un demone tra l'altro, la lasciava senza parole. Alec toccò la lama puntata sul suo collo, sorridendo soddisfatto
"Ora puoi anche rinfoderare la tua spada direi" la donna non si mosse, ancora indecisa sul da farsi "Andiamo Mia! Non ho intenzione di fare nulla di male. Anzi, se devo dirla tutta sono piuttosto stanco"
Mia non seppe dire cosa l'avesse convinta ad abbassare la guardia eppure, contro ogni previsione, lo sguardo di Alec la convinse a fidarsi di lui. Rinfoderò la sua lama, tenendo d'occhio l'uomo perchè non facesse nulla di avventato. Questo sorrise, incuriosito
"Allora ... deve esserci in ballo qualcosa di importante se corri fin qui per aiutare un giovane demone. Di cosa si tratta?"

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Capitolo 26
*** I Consiglieri e la Regina ***


Talula arretrò, il respiro affannato, sforzandosi di non distogliere lo sguardo dal suo avversario neppure un secondo. Le lame delle loro spade cozzavano al minimo contatto, facendola rabbrividire. Gli attacchi di Aaron erano decisamente più veloci e precisi dei suoi, e ben presto la ragazza si ritrovò con le braccia indolenzite. Il soldato non le dava un momento di tregua, roteando la sottile lama verso il suo corpo, costringendola a difendersi per non essere ferita.
Era decisamente migliorata dall'inizio dell'addestramento. Riusciva finalmente a maneggiare la sua spada con più semplicità, anche se affrontare Aaron non era affatto facile. Fino ad ora, non aveva colpito l'uomo neppure una volta, mentre il soldato era stato più volte costretto a fermare i suoi attacchi per non ferirla troppo gravemente.
La ragazza provò ad attaccare, con un affondo verticale diretto contro il suo petto. Aaron lo evitò con facilità, scartando di lato e colpendo la ragazza alla schiena con l'elsa della sua spada. Talula, già terribilmente provata per via del lungo addestramento, si ritrovò senza fiato, e cadde a terra ferendosi gomiti e ginocchia. La sua arma le scivolò di mano, e la vista le si annebbiò. Rimase immobile per qualche secondo, respirando a fondo e cercando di riprendersi.
Aaron, allarmato, si chinò su di lei, per controllare che fosse tutto a posto. Aveva cercato di velocizzare l'addestramento il più possibile, riducendo al minimo i tempi di riposo della giovane guaritrice per far si che, al momento opportuno, fosse stata pronta ad affrontare i suoi nemici, ma forse aveva un po' esagerato. Era pur sempre una ragazzina! Gli era servita una grande forza di volontà per colpirla la prima volta. Aveva un'aria terribilmente fragile e nelle ultime ore si era procurata un certo numero di tagli e contusioni
"Tutto bene?" chiese ascoltando il suo respiro irregolare "Forse è meglio fermarci per qualche minuto. È da parecchio che non facciamo una pausa"
A quel punto, Talula lo sorprese. Afferrò la lama che poco prima le era scivolata di mano e lo attaccò, fendendo l'aria nella sua direzione. L'uomo si fece indietro appena in tempo, osservando con stupore il sottile taglio orizzontale sulla sua divisa. La ragazza sorrise vittoriosa
"Mai abbassare la guardia di fronte al nemico"
Aaron si ritrovò a sorridere. I suoi occhi brillavano di eccitazione di fronte alla determinazione di Talula. Era la prima volta che lo attaccava con serietà. Se non si fosse spostato, sarebbe riuscita a ferirlo seriamente! Finalmente iniziava a pensare come un vero soldato.

Sarah tamburrellava sul tavolo con le dita. Erano diverse ore che se ne stava seduta ad ascoltare le chiacchiere dei suoi Consiglieri. Si erano riuniti in una grande stanza del palazzo, attorno ad un tavolo in legno che, nei tempi antichi, veniva utilizzata dal sovrano per far fronte a duri periodi di guerra.
Quando i Consiglieri si erano sentiti convocare, ne erano stati piuttosto sorpresi. Di quei tempi grossi problemi non ce n'erano di certo, e non capitava spesso che la regina decidesse di riunirli con tanta urgenza. Quando la donna gli aveva riferito il motivo della sua impazienza, poi, era scoppiato il caos. Inizialmente avevano creduto si trattasse di uno scherzo, ma la serietà sul volto della loro signora li aveva lasciati senza parole.
"Il re dei demoni?" chiese Luke con sarcasmo "Cos'è uno scherzo?"
Sarah si limitò a scuotere la testa, trattenendo i vari commenti che l'insolenza del giovane consigliere le avevano suscitato.
"Suvvia! L'avete vista tutti quella ragazzina?" il giovane si era rivolto ai Consiglieri più anziani, spostando lo sguardo su ognuno di loro, indugiando quando si era ritrovato di fronte gli occhi della regina "Non crederete davvero alla sua storia spero. È chiaro che inventa frottole per un tornaconto personale. Scommetto che non è neppure una vera guaritrice. È fin troppo giovane"
"Tornaconto? E quale?" Sarah cercò di mantenere la calma ma la stupidità di quell'uomo la lasciava ogni giorno sempre più basita. Luke non seppe come rispondere alla domanda perciò riprese il suo discorso, alzando il tono della voce
"Re dei demoni, spada leggendaria ... non sono altro che stupide leggende. Mia madre me le raccontava spesso quand'ero piccolo"
Daren intervenne, osservando lo sguardo stanco della regina
"Le storie del nostro popolo sono basate su quelle che per molti di noi non sono altro che semplici leggende. Ci insegnano la verità"
Sarah sorrise, felice che ci fosse un briciolo di buonsenso negli uomini seduti a quel tavolo
"Le leggende esagerano sempre!" fece Luke irritato da quella inopportuna interruzione "Non possiamo sapere come siano andate davvero le cose"
"Se posso permettermi ..." John si fece avanti titubante, indeciso se partecipare o meno alla conversazione. Era decisamente il più silenzioso tra i Consiglieri di corte, e Sarah lo amava proprio per questo "Qualche giorno fa un grosso drago sputafuoco, in grado di fare a pezzi questo enorme palazzo con un semplice tocco della propria coda, è atterrato davanti ai nostri occhi facendo tremare di terrore i nostri migliori soldati"
I Consiglieri rimasero in silenzio ripensando alla scena. Molti di loro avevano conosciuto Mia, e più volte avevano ascoltato le storie narrate sul suo conto. Il primo cavaliere della storia ad aver mai cavalcato un drago! Inizialmente avevano pensato che si trattasse di una semplice trovata di qualche cantastorie annoiato che si divertiva ad ingigantire i particolari della vicenda, ma quando si erano ritrovati l'enorme drago immobile nel cortile principale, con gli enormi artigli sporchi di sangue, erano rimasti pietrificati dal terrore. Nessuno di loro era più uscito dal palazzo sapendo che l'enorme animale scorrazzava tranquillamente nei giardini di corte in attesa della sua padrona
"Dopo una simile scena, mi aspetterei veramente di tutto ..."
I suoi compagni assentirono, parlottando tra loro, cercando di capire se fidarsi o meno dell'avvertimento della giovane guaritrice. Luke si faceva sentire, cercando di convincere gli altri dell'assurdità della situazione. Se davvero esisteva un demone crudele intenzionato a conquistare il regno degli esseri umani, allora perchè non si era fatto avanti prima? Perchè non li aveva mai attaccati in tutti quegli anni? Ben presto ogni consigliere alzò la voce per poter dire la sua, confondendo Sarah che non distingueva più le parole di uno da quelle dell'altro.
La donna si alzò, urlando con quanto fiato aveva in corpo, intimando agli uomini nella stanza di fare silenzio. Questi smisero immediatamente di parlare, sorpresi da quella reazione improvvisa
"Mentre voi ve ne state qui a dibattere su cosa credere o meno, il pericolo si avvicina sempre più alle nostre mura, e mette in pericolo la vita dei cittadini" cercò di ricomporsi, sistemando il vestito di velluto e respirando a fondo per eliminare il rossore apparso sulle sue guance "Per quanto mi riguarda, non ho alcun dubbio sulla situazione, ma anche se ne avessi, non agirei certo in modo diverso" si voltò verso una delle guardie accanto alla porta, alzando la voce perchè apparisse decisa "Evacuate tutte le città il più velocemente possibile. Ora come ora, le mura della Città Imperiale sono la nostra più grande difesa"
Luke la guardò come se fosse pazza, pronto a ribattere, ma Sarah non gliene diede il tempo
"Intensificate le difese della città, e armate ogni uomo al di sopra dei sedici anni. Istituiremo anche un coprifuoco, per poter tenere d'occhio le strade durante la notte. Se mai accadrà qualcosa, ci faremo trovare preparati"
Il soldato assentì, proferendosi in un profondo inchino prima di ritirarsi. Daren trattenne una risata di fronte allo sguardo sconvolto di Luke. Che la cosa gli piacesse o meno, in quanto Consiglieri il loro ruolo era semplicemente quello di suggerire alla regina delle possibile soluzioni, ma alla fine la decisione era solo sua.

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Capitolo 27
*** Tornare bambini ***


Mia camminava spedita, cercando di ignorare l'uomo alle sue spalle che continuava a fissarla divertito. Quando lei e Liam avevano spiegato ad Alec la situazione, l'uomo l'aveva notevolmente sorpresa, offrendosi di aiutarli in questa alquanto complicata impresa. La donna ovviamente aveva rifiutato con tutto il garbo che le era possibile mostrare di fronte al nuovo venuto, ma questo aveva insistito, non lasciandole vie di fuga.
In fondo, per quanto odiasse l'idea di passare del tempo assieme ad Alec, non poteva fare a meno di ammettere che si trattava di un ottimo combattente, in grado di fornire all'Impero un valido aiuto. Non era ancora certa al cento per cento di potersi fidare di lui, ma non le sarebbe stato difficile metterlo al tappeto nel caso avesse provato a tradirli. Questo almeno era ciò che si sforzava di credere.
La comparsa di Alec la metteva terribilmente a disagio. Il suo cuore batteva così veloce quando sentiva la sua voce, che temeva i due uomini potessero sentirlo. Non poteva permettersi nulla di simile. Non poteva mostrare le sue debolezze, non in un momento come quello.
"Allora demone" disse il criminale voltandosi verso Liam, che si irrigidì "Per quale motivo sono dovuto intervenire io a salvarti? Non avresti potuto farlo da solo?"
Mia si accigliò "Non dargli confidenza ragazzo"
"Oh ma andiamo!" fece Alec divertito "Ne abbiamo di strada da fare. Non possiamo neppure fare conversazione?"
La donna non rispose, e l'uomo cambiò espressione. Liam lo studiava con attenzione, ancora incapace di comprenderlo fino in fondo. Ormai era chiaro che tra lui e Mia non correva buon sangue, eppure in alcuni momenti non gli sembrava così. La donna cavaliere e l'assassino continuavano a stuzzicarsi a vicenda, restandosene a distanza l'uno dall'altra, eppure c'era qualcosa nel loro sguardo che sembrava voler rifiutare questo strano comportamento.
Alec guardava Mia con aria sprezzante, col preciso intento di innervosirla ad ogni singola parola, eppure quando questa evitava il suo sguardo ne sembrava davvero deluso. C'era quasi un velo di tristezza nei suoi occhi.
"Per quale motivo hai deciso di aiutarci?" chiese Liam ignorando lo sguardo irritato di Mia
Alec fece spallucce "Se un manipolo di demoni vuole fare a pezzi l'intera razza umana è chiaro che non posso tirarmi indietro. Faccio parte anch'io di questa razza no?"
"Perciò" fece Mia sorridendo malignamente "In fin dei conti stai pensando solo a te stesso. Chissà perchè la cosa non mi sorprende"
"Ma tu sei un ricercato" continuò Liam serio "Venendo con noi non ti metti nei guai?"
Alec rise, facendolo rabbrividire "Con una guerra alle porte non credo baderanno molto a me, anzi il mio aiuto potrebbe essere gradito" sollevò le braccia verso l'alto, sciogliendo la muscolatura ancora in tensione "La nuova regina è famosa per la sua clemenza. Spero che decida di ritirare le sue accuse nei miei confronti dopo il mio intervento"
Mia si fermò all'improvviso, guardando pensierosa il cielo notturno
"Credo sia il caso di fare una pausa. Abbiamo camminato parecchio"
Liam non se lo fece ripetere. Si lasciò cadere a terra, terribilmente esausto, e non badò minimamente alle parole di Mia, che aveva intenzione di rimanere sveglia a fare la guardia durante la notte. Non gli ci volle molto per cadere addormentato. Negli ultimi giorni non aveva avuto la possibilità di riposare, e il potersi finalmente distendere senza paura di essere ferito dai suoi nemici era un vero sollievo.
Alec sedette a terra di fronte alla donna, avvolgendosi nel suo mantello. Mia estrasse la sua lama, pronta ad intervenire nel caso in cui fosse stato necessario. L'uomo guardò attentamente la lama e si lasciò sfuggire un sorriso
"Nonostante tutto l'hai tenuta ... ne sono felice"
La donna cavaliere arrossì, abbassando lo sguardo sulla spada lucente. Era stato proprio Alec a donargliela, diversi anni prima. Più di una volta era stata tentata di liberarsene, ma non ne aveva mai avuto la forza
"È una buona spada" disse semplicemente. Era una parte della verità, e non poteva aggiungere altro. Guardò Liam, che dormiva tranquillamente, disteso su di un fianco, e le dispiacque di non poter fare lo stesso
"Sembri stanca" fece Alec preoccupato "Non dovresti riposare?"
Il tono gentile delle sue parole la sorprese, riportandola indietro nel passato. Un tempo Alec era stato così gentile! La persona più gentile che lei avesse mai conosciuto. Le era stato difficile credere che un uomo tanto buono potesse essere in grado di fare del male, eppure aveva dovuto ricredersi
"Non posso permettermi di abbassare la guardia" rispose Mia seccamente "Questo ragazzino attira parecchi guai"
"Faccio la guardia io se vuoi" disse Alec trattenendo una risata. Sapeva benissimo che la donna non gliel'avrebbe mai permesso, perciò quando lei rifiutò, non se ne stupì affatto.
Nonostante tutto, rimase sveglio ad osservarla, sperando che lei cambiasse idea. Sapeva bene com'era fatta Mia. Probabilmente aveva passato i giorni precedenti all'inseguimento dei demoni che avevano catturato il giovane Liam, continuando giorno e notte la sua caccia. Era comprensibile che la donna non volesse fidarsi di lui, ma se lo avesse fatto lo avrebbe reso davvero felice.
"Non hai intenzione di dormire?" chiese Mia terribilmente seccata. Alec scosse la testa
"Hai l'aria di una donna che potrebbe crollare davanti ai miei occhi da un momento all'altro" rispose lui divertito "Se succederà, ci sarà bisogno di qualcuno che faccia la guardia"
Mia sbuffò, trattenendo gli insulti che pian piano le erano saliti alle labbra. Era stanca certo, ma non sarebbe certo crollata con tanta facilità. Non finché non avesse portato a termine il suo compito. Non era più una bambina!
Rimase in silenzio per quelle che le sembrarono delle ore, finché una domanda non le sfiorò la mente, e si ritrovò a parlare senza riflettere.
"Sei sposato?" quelle parole la lasciarono senza fiato. Si pentì immediatamente di aver parlato quando Alec sollevò lo sguardo sorpreso su di lei. I suoi occhi chiari la fissarono con meraviglia, incapaci di credere a ciò che stava accadendo. Davvero la donna si stava interessando alla sua vita?
"Si insomma ... ormai abbiamo una certa età no?" Mia era arrossita, e questo la spaventava. Che le stava succedendo? Erano anni che non le capitava di essere così impulsiva. Non era da lei! "La notte è lunga. Forse parlando passerà più in fretta"
Alec si sfiorò la guancia con le dita, e Mia se ne sentì sollevata. Era in imbarazzo almeno quanto lei
"In realtà no. Non mi sono mai sposato" disse cercando di apparire a proprio agio "Ho conosciuto molte donne interessanti in effetti, ma non so ... nessuna di loro mi è mai sembrata all'altezza ..."
"All'altezza di cosa?" chiese lei sempre più nervosa
"Di te"
Il cuore di Mia rischiò di esplodere. Aveva commesso davvero un grandissimo errore. Aveva iniziato una conversazione senza uscita, che non aveva intenzione di concludere. Ma come le era venuto in mente? In questo modo vanificava tutto! Si era sforzata così tanto in tutti quegli anni per stare lontana da quell'uomo e dimenticare il passato, e ora rischiava davvero di ricascarci.
"E tu?" quasi non si rese conto del fatto che lui aveva ripreso a parlare "Hai una famiglia?"
Scosse la testa con decisione, riprendendo il controllo delle proprie emozioni.
"Ho scoperto di non essere tagliata per cose di questo tipo. E poi non ho bisogno di un marito per fare ciò che faccio"
Alec sorrise "Si lo immaginavo. Non hai mai avuto bisogno di un uomo al tuo fianco. E poi non sarebbe stato facile trovarne uno che potesse tenerti testa"
Con sua sorpresa, Mia si ritrovò a ricambiare il sorriso, ridendo di gusto al suono di quelle parole. Alec arrossì. Aveva ancora una risata stupenda.
"Ci hanno provato in parecchi sai? Puntualmente fuggivano dopo qualche tempo. Non ho mai capito se fossi io a fargli paura o l'enorme drago che fa colazione fuori dalla mia porta di casa" l'uomo rise, immaginando la scena, e la tensione provata poco prima scomparve del tutto. Per un momento sembrarono tornati ad essere bambini. Sorrisi spensierati, niente paure, nessun pensiero negativo. Mia sembrava aver seppellito l'ascia di guerra ... almeno per il momento.

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Capitolo 28
*** Il re dei demoni ***


Il re dei demoni si fece avanti, respirando a pieni polmoni. Finalmente, dopo lunghi anni di attesa, aveva la possibilità di uscire da quella che per lui, oramai, era divenuta una prigione. Guardò il cielo luminoso con una leggera vena di fastidio, sentendosi subito a proprio agio quando grandi nuvole scure presero ad avanzare, impedendo alla luce di raggiungere il terreno.
Avanzò lentamente sul manto erboso, osservandolo spegnersi sotto il suo tocco. Alcuni demoni si fecero avanti, chinando il capo con timore. Galar aveva sempre fatto quell'effetto ai suoi sudditi. Il cranio pallido e deforme incorniciava due occhi vuoti, privi di iride di qualsivoglia colore, che tuttavia erano in grado di vedere qualunque cosa. Il resto del viso era perfettamente umano, fatta eccezione per i canini fin toppo affilati all'interno delle labbra violacee. Vene bluastre spiccavano sul cranio pelato , interrotto da quelle che parevano pesanti contusioni messe in risalto da macchie scure, in contrasto con la pelle terribilmente chiara.
Gli abiti neri gli arrivavano fin quasi ai piedi nudi e i movimenti che Galar compieva erano terribilmente confusi, e davano l'impressione di osservare del fumo in movimento.
Osservò con sufficienza i demoni al suo fianco, che si erano fatti avanti per dargli il benvenuto. Aveva atteso così a lungo di poter mettere di nuovo piede nel regno degli umani, e gli pareva già di averlo tra le mani.
"Avete portato la spada?" la voce roca del re dei demoni li fece rabbrividire, e a mala pena uno di loro riuscì a sollevare lo sguardo e a posarlo sui suoi occhi vuoti. Era incredibile quanto quello sguardo potesse metterli in soggezione. Fece per parlare diverse volte, richiudendo spesso le labbra in cerca delle parole giuste. L'espressione irritata di Galar, però, gli impose di parlare alla svelta, prima che questo perdesse la pazienza.
"Purtroppo ci è sfuggita signore ..." disse il demone titubante "Quel ragazzo, Liam, non aveva la spada con sè" lo sguardo collerico di Galar lo fece rabbrividire "Ma sappiamo dove si trova signore! Il comandante si è già messo sulle sue tracce e ..."
I demoni arretrarono alla vista del sangue nero del loro compagno. La testa gli era stata recisa dal corpo improvvisamente, sotto lo sguardo spento del suo padrone, che a mala pena cambiò espressione alla vista della sua morte.
Galar si rivolse agli altri soldati, guardandoli con severità
"Spero di non ricevere altre brutte notizie"

Liam si portò una mano al petto, sentendosi improvvisamente mancare. Un forte dolore lo aveva preso al torace, costringendolo ad arrestare il proprio cammino
"Liam? Che succede?" Mia si era fermata, rendendosi conto che qualcosa non andava. Il giovane demone si teneva una mano premuta sul petto, mentre l'altra posava sulla corteccia ruvida di un albero, per aiutarlo a sostenersi. Respirava a fatica, tremando violentemente in tutto il corpo. Quando la donna provò ad avvicinarsi lui urlò, intimandole di rimanere a distanza.
Mia ubbidì, restando comunque abbastanza vicina da potergli prestare aiuto in caso fosse stato necessario. Alec, d'altra parte, non sembrava affatto preoccupato per la salute del ragazzo. Teneva la mano sull'elsa della propria spada, pronto a sguainarla nel caso in cui questo avesse deciso di attaccarli. Era pur sempre un demone in fondo, e non c'era da fidarsi di lui.
Liam si sforzò di riprendere fiato, cercando di ignorare il forte calore che lentamente si era diffuso in tutto il suo corpo. Le ali fremevano sotto la sua pelle, e il cuore batteva in fretta nel petto desideroso di sangue.
"Non abbiamo più tempo" disse raddrizzando la schiena con fatica "È qui ..."

Talula uscì dal palazzo sorridendo. Negli ultimi tempi, lei ed Aaron si erano allenati giorno e notte, come forsennati, ma per quanto fosse a pezzi per via di quello spossante allenamento, non poteva fare a meno di esserne felice. Si sentiva molto più forte, più energica. Aveva guadagnato una grande fiducia in se stessa e nonostante le clamorose sconfitte e le varie ferite infertegli dal suo maestro aveva finito per appassionarsi ai loro allenamenti.
Essendo migliorata notevolmente, Aaron aveva deciso di concederle un giorno di pausa, perchè recuperasse le energie prima del prossimo scontro. Talula aveva accettato con gratitudine, svegliandosi fresca e riposata, e passando l'intera giornata a letto a riposare. I continui allenamenti le avevano anche permesso di distrarsi dai cattivi pensieri che avevano occupato la sua mente dal momento in cui Liam era entrato nella sua vita.
Sarebbe stato bello rivederlo ora. Chissà che cosa avrebbe detto sapendola tanto migliorata. Finalmente avrebbe potuto essergli utile, avrebbe potuto aiutarlo così come lui aveva aiutato lei. Questo pensiero la rincuorò mentre si dirigeva a grandi passi verso il giardino di corte, con la lama leggendaria ben fissata al proprio fianco. I lunghi riccioli rossi erano stati raccolti in una sottile treccia che le ricadeva sulla spalla destra, mentre il vestito verde regalatole da Liam era stato sostituito da un abbigliamento più comodo e adeguato all'occasione, che consisteva in un semplice paio di pantaloni chiari e una casacca scura priva di maniche.
Quando Delfine la vide arrivare, sollevò appena il muso squamoso, sbuffando fumo dalle grossi narici ed emettendo suoni profondi e gutturali che Talula interpretò come severi rimproveri. Da quando era giunta a palazzo, non aveva avuto il tempo di vedere come stesse Delfine e la dragonessa era rimasta profondamente offesa da questo suo comportamento.
Se solo ripensava a tutta la fatica provata per portare la ragazza al sicuro nella Città Imperiale ... i ragazzi d'oggi erano davvero degli ingrati! Lasciò che la guaritrice le sfiorasse le squame lucenti, e le espresse questo suo pensiero. Talula abbassò lo sguardo mortificata. Effettivamente non aveva potuto neppure ringraziare il drago per averle salvato la vita! Senza di lei sarebbe stata fatta a pezzi dai demoni che avevano catturato Liam, per non parlare del possibile spappolamento provocato da una caduta da metri e metri d'altezza.
"Mi dispiace tanto" disse arrossendo imbarazzata "Ti prego dei perdonarmi"
Delfine sgranò gli occhi allibita. Non credeva che le sue parole avrebbero fatto sentire la ragazza tanto in colpa! Aveva un carattere davvero fragile!! Si fosse trattato di Mia, avrebbe riso di gusto di fronte all'espressione offesa della dragonessa, iniziando un gioco di sguardi e battute che avrebbero portato alla sua resa totale.
Il grande drago allungò il collo, sfiorando il petto di Talula col possente muso e facendole capire che non aveva alcuna importanza, e che era estremamente felice di sapere che la ragazza stesse bene. Talula la accarezzò dolcemente, sorridendo. Delfine era davvero incredibile. Si comportava come un qualunque essere umano, provando le stesse identiche emozioni e cercando di mettere a proprio agio coloro che le stavano intorno. Certo, non provava un grande affetto per Liam, ma questa sua ostilità la rendeva ancora più simile ad un normale essere umano. Capiva bene perchè lei e Mia fossero così legate. C'era una forza, una determinazione nei loro cuori che non aveva mai avvertito in nessun altro prima d'ora. In qualche modo, drago e cavaliere erano simili.
A distrarla da questi pensieri fu Glimmend, al suo fianco, che prese a tremare debolmente, acquistando man mano sempre più vigore. La ragazza estrasse la lama, guardando con sconforto la forte luce proveniente da essa, e se ne stupì. Solitamente, la luce della lama le aveva sempre trasmesso un senso di meraviglia e calore ma ora, per qualche motivo, ne era terrorizzata.
"Qualcosa non va"

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Capitolo 29
*** Occhi di demone ***


Liam si muoveva con lentezza, nonostante la donna cavaliere avesse imposto ai suoi compagni di fare in fretta. Col tempo era riuscito a riprendersi, ma il dolore al petto non era svanito, così come non era svanita la paura del ragazzo di trovarsi faccia a faccia con il demone peggiore che avesse mai incontrato.
Alec e Mia lo precedevano. I due compagni avevano reagito in modo totalmente diverso all'improvviso malessere di Liam. La donna si era preoccupata seriamente per lui. Guardandola, aveva sentito il suo forte bisogno di prestargli aiuto, per quanto poteva. Una caratteristica che gli aveva ricordato molto Talula, anche se la giovane donna, a differenza della guaritrice, non avrebbe certo esitato ad ucciderlo nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
Alec era sembrato pronto solo a questo. Lo aveva visto impugnare con decisione la propria lama, fissando Liam con attenzione, in attesa di una singola mossa. Il ragazzo non poteva certo biasimarlo. Dal momento in cui Galar aveva messo piede nel regno degli umani, le sue emozioni e i suoi pensieri avevano iniziato a giocargli brutti scherzi. Il cuore gli batteva forte nel petto, e un profondo timore lo accompagnava ad ogni passo, ad ogni respiro. La luce del sole iniziava ad infastidirlo, e i suoi sensi si acuirono incredibilmente. Riusciva a sentire qualsiasi cosa. Sentiva il vento soffiare tra i rami degli alberi, gli animali fuggire dalla foresta, consci del pericolo imminente. Riusciva ad avvertire il respiro dei suoi compagni, la velocità con la quale muovevano i loro petti, il sangue scorrere nelle loro vene. Quest'ultimo fattore in particolare gli stava dando parecchi problemi.
Mia si voltò verso di lui, per sapere se fosse tutto a posto, e l'unica cosa che riuscì a vedere fu la piccola vena pulsante sul suo collo scoperto. Alec aveva avuto ragione a mettersi in guardia. Se le cose si fossero messe male, qualcuno avrebbe dovuto fermarlo, a qualsiasi costo. Non se lo sarebbe mai perdonato se fosse tornato alle vecchie abitudini.
Respirò a fondo, cercando di non mostrare il dolore provato in quel momento. Non poteva mollare proprio ora. Non senza rivedere Talula almeno un'ultima volta
"A questo ritmo non dovremmo metterci molto" disse la donna senza badare allo sguardo ostile del giovane demone.
"Forse dovremmo fare una pausa" rispose Alec pensieroso "Il nostro piccolo demone non sembra in gran forma ... e nemmeno tu"
Mia sbuffò "Io sto benissimo" sorrise, incrociando le braccia al petto "Sei libero di sfidarmi quando vuoi"
Alec ricambiò il suo sorriso, illuminandosi improvvisamente " Non sarei così sicura del risultato. Sono cambiate molte cose in tredici anni"
Mia scrollò le spalle "Certe cose non cambiano mai"
Liam si sforzò di sorridere, ma non fu molto convincente. Osservando la sua espressione tirata, la donna cavaliere fece per ascoltare il consiglio di Alec, ma Liam scosse la testa
"Non possiamo fermarci"
La sua sicurezza vacillò quando ripresero il cammino. Aveva la sensazione che qualcosa non andasse, ma non riusciva a capire cosa. Aveva la mente annebbiata, e riflettere con lucidità gli riusciva terribilmente complicato.
Era come se i suoi pensieri non fossero più i suoi, e ascoltarli gli metteva i brividi. Si chiedeva per quale motivo fosse lì in quel momento, in quella grande foresta, in compagnia di quegli irritanti esseri umani. Solo sentirne l'odore lo infastidiva. Entrambi lo avevano minacciato al loro primo incontro, e questo loro comportamento lo portava ad odiarli. Come avevano osato? Avrebbe potuto farli a pezzi con facilità se avesse voluto. Gli sarebbe bastato allungare una mano, e avrebbe potuto bearsi della vista del loro sangue, sentirne il sapore sulla lingua ...
Mia si fermò all'improvviso, guardando con astio la lama che le era appena stata puntata alla gola. Un gruppo di uomini si fece avanti, sollevando le armi affilate. La donna cavaliere sospirò infastidita. Quelli non erano certo demoni. Erano semplici esseri umani, probabilmente dei criminali, decisi a derubare qualche malaugurato passante. Per loro sfortuna, Mia e i suoi compagni non avevano tempo da perdere.
"Stupenda quella spada" disse l'uomo che le stava di fronte. Era molto alto e ben piazzato, con lunghi capelli scuri e una barba incolta. La donna lo studiò con attenzione. Doveva essere piuttosto pesante ma non sarebbe stato un problema costringerlo a mettersi da parte. Certo, avrebbe preferito non dar loro problemi, andare via pacificamente, ma i sorrisi maliziosi sui volti dei mercenari le fecero intendere che non sarebbe stato così.
"Ti dispiacerebbe consegnarmela?"
Alec fece per avvicinarsi ma Mia lo fermò con un brusco gesto della mano. Se l'uomo fosse intervenuto sicuramente avrebbe fatto una carneficina, e preferiva che non ci fossero morti quel giorno.
"Vi conviene lasciarci passare" disse la donna con decisione "Dobbiamo allontanarci da questa foresta al più presto, e credo sia meglio che lo facciate anche voi" il criminale rise di gusto di fronte a quella reazione.
"Sicura di sè la ragazza" i suoi compagni risero a loro volta, facendosi avanti e circondando il piccolo gruppo, esaminandolo alla ricerca di qualcosa di prezioso
"Mi piace ..." si avvicinò appena, abbassando la lama all'altezza del petto della donna e passandole le dita tra i riccioli scuri. Alec si irrigidì "Una donna così bella non dovrebbe giocare con armi come quella. Potrebbe farsi male"
"Hei capo!" disse uno dei malviventi "Credo che questo ragazzo abbia qualcosa"
L'uomo sfiorò appena il corpo di Liam, terribilmente teso. Un urlo di dolore proruppe dalla sua gola nel momento in cui, senza preavviso, il ragazzo si voltò, afferrando il braccio teso dell'uomo e piegandolo verso il basso. Mia rimase senza parole ascoltando il suono dell'osso in frantumi. Gocce di sangue caddero sul terreno, provocando nel giovane demone un fremito d'eccitazione che non sfuggì a nessuno dei presenti. I suoi occhi, dello stesso colore del sangue appena versato, fissarono divertiti il povero criminale cadere in ginocchio, urlando di dolore, gli occhi sgranati alla vista del proprio arto orribilmente spezzato.
Liam ascoltò quelle urla strazianti ancora per qualche secondo, prima di porre fine a quella tortura. Con un gesto secco delle mani, spezzò il collo dell'uomo, che cadde a terra privo di vita, gli occhi ancora spalancati in un'espressione di puro terrore. I compagni del criminale, non si preoccuparono molto per la morte improvvisa dell'uomo. L'unica cosa che riuscirono a fare, vedendo lo sguardo tinto di sangue del giovane demone, fu correre via, in cerca di salvezza.
Mia ed Alec non si mossero. La donna osservò con orrore la pelle di Liam tingersi di nero, ricoperta da quelle che, a prima vista, le parvero delle scaglie appartenenti a un qualche strano animale. Alec sorrise divertito
"Questo si che è interessante"
Liam si lanciò su di lui senza preavviso, fendendo l'aria coi suoi artigli, decisamente troppo lunghi per appartenere ad un semplice essere umano. L'uomo evitò il primo attacco con difficoltà, colto alla sprovvista da quell'incredibile velocità, eppure senza smettere di sorridere. Passò immediatamente al contrattacco, sfoderando la sua lama e cercando di colpire il giovane ragazzo, così veloce da evitare persino i colpi più duri. Era impressionante osservarli. Entrambi erano terribilmente veloci, e i loro movimenti erano colmi di furia. Sorridevano, ansiosi di infliggere il colpo di grazia al proprio avversario, assumendo una leggera espressione di fastidio nel momento in cui questo evitava il loro attacco.
Alec si irrigidì nel momento in cui gli artigli di Liam incisero la carne del suo collo, lasciando cadere diverse gocce di sangue che gli macchiarono i vestiti scuri. L'uomo non fu da meno, approfittando della distrazione del giovane demone per affondare la lama nel suo fianco. Per sua sfortuna, riuscì a prenderlo solo di striscio, ma il colpo bastò comunque a farlo rallentare, per via del forte dolore. Alec arretrò, riprendendo fiato di fronte al disappunto del proprio avversario. Questo guardò con sorpresa il sangue scuro scorrere lungo la sua gamba destra, cercando di capire come fosse accaduto. Nessun umano lo aveva mai ferito a quel modo, e la cosa lo infastidiva. Il suo sorriso scomparve, seguito da un cupo desiderio di fare a pezzi l'uomo il più in fretta possibile.
I suoi piani vennero interrotti da Mia, che non lo lasciò avanzare. La donna distese una mano di fronte a sè, pronunciando alcuni brevi parole. Il terreno sotto i suoi piedi tremò, iniziando pian piano a franare. Diverse radici si fecero largo all'interno della scena, sbucando dal terreno con violenza e avvolgendosi attorno al corpo del loro bersaglio. Il giovane demone cercò di liberarsi, senza successo. La sorpresa per gli ultimi avvenimenti era stata così grande che si era ritrovato con la guardia abbassata.
Le radici presero pian piano a salire, stringendo sempre più, applicando una pressione davvero opprimente nel momento in cui riuscirono a raggiungere la gola dell'avversario.
"Mi dispiace Liam ..."
Il ragazzo cercò di respirare, dibattendosi con tutte le sue forze per liberarsi dalle forti radici che, lentamente, avevano preso a strangolarlo. Spesso riuscì a fare a pezzi alcune di esse, ma nuove e più forti radici prendevano in fretta il loro posto, impedendogli di fare grossi progressi. Ben presto, l'odio profondo dei suoi occhi finì con lo spegnersi, e le dure scaglie sulla sua pelle scomparvero nel nulla. La mancanza di aria gli fece girare la testa e annebbiare la vista, mentre la ferita sanguinante sul fianco lo costrinse in ginocchio, ormai privo di energie. Le radici continuarono a stringere la sua gola finché non fu talmente esausto da cadere a terra.

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Capitolo 30
*** Una parte di te ***


Sarah entrò nella sala delle armi. Suo padre le aveva sempre detto che non era un bene che una donna passasse il suo tempo ad interessarsi di cose simili. Per quanto avesse sempre trovato estremamente sciocco questo suo pregiudizio sul fatto che le donne non potessero in alcun modo prendere un'arma tra le mani, senza rendersene conto aveva finito col seguire questo suo strano consiglio.
Le uniche volte in cui si era avvicinata a quella sala, era stato quando aveva avuto intenzione di osservare Aaron alle prese con i nuovi cadetti. Il soldato era sempre stato incredibile nell'insegnamento, sin da giovane. Ultimamente, aveva passato parecchio tempo in quelle sale per poter allenare Talula e la regina aveva appreso con soddisfazione che la giovane guaritrice migliorava davvero in fretta.
Entrando nella grande sala, avvertì un leggero senso di sconforto constatando che era completamente vuota, ma in fondo era piuttosto tardi, e gli allenamenti erano finiti da un bel pezzo. Da giovane le era capitato spesso di alzarsi nel bel mezzo della notte, quando non riusciva a dormire, per ascoltare il silenzio che regnava nel palazzo, ma ultimamente non le era mai capitato.
L'unica luce presente nella stanza, era quella della luna, che attraversava pigramente una piccola fessura sulla parete. Le armi erano state meticolosamente sistemate per categoria, e pensare a questa caratteristica di Aaron la faceva sorridere ogni volta. Da parte sua, la donna avrebbe faticato a tenere ordine nella sua stanza senza l'aiuto delle dame di corte, che si occupavano del mantenimento della struttura. Il soldato, al contrario, rasentava la perfezione, persino nell'aspetto e nei modi di fare.
Sarah sfiorò con le dita la lama di una sottile spada, ritirandole poi quando questa le ferì. Si portò la ferita alle labbra, sentendo il sapore del proprio sangue sulla lingua. Non se le aspettava certo così affilate
"Non ti avevo mai vista toccare una spada" disse Aaron facendosi avanti. Sarah sussultò sorpresa "Ma dovresti fare più attenzione. Quella parte è riservata ai tuoi nemici"
La donna si sentì piuttosto in imbarazzo quando gli occhi del soldato si posarono pensierosi sulla sua figura. Essendo piuttosto tardi, la regina non indossava altro che una semplice camicia da notte, ma in fondo, non era certo la prima volta che Aaron la vedeva in quelle vesti. L'uomo le prese le mani tra le sue, avvicinandosele alle labbra e baciandole con delicatezza
"Mani del genere non dovrebbero toccare nulla di simile"
Sarah arrossì sotto il tocco leggero delle sue labbra. Aaron era un soldato molto forte, spesso anche piuttosto rude quando si trattava dell'addestramento delle nuove reclute. Non si lasciava mai intenerire, non riservava mai loro un trattamento di favore. Era un uomo incredibilmente severo ... ma allora perchè ogni volta che la sfiorava lo faceva con dolcezza infinita?
Sarah sorrise appena, abbassando lo sguardo
"La guerra è alle porte Aaron. Non penserai davvero che lascerò marciare le mie truppe senza una guida ..."
Il soldato alzò lo sguardo, confuso, accigliandosi poi improvvisamente una volta compreso il significato di quelle parole.
"Non pensarci nemmeno!" fece alzando il tono della voce "Tu resterai a palazzo. Ho già incaricato i miei uomini migliori di darti tutta la protezione di cui avrai bisogno"
Il suo tono era furioso, deciso, ma nei suoi occhi Sarah vide solo paura. Era preoccupato, questo era ovvio, e la cosa la commosse. Naturalmente non avrebbe mai accettato il fatto che la donna che tanto amava decidesse di scendere sul campo di battaglia, soprattutto considerando che era proprio lei, probabilmente, l'obbiettivo principale dell'esercito nemico.
"Che regina sarei se non aiutassi il mio popolo nel momento del bisogno?" Sarah alzò la voce a sua volta, sperando che quello sguardo sconvolto svanisse dal viso del proprio amato. Per quanto fosse sicura che la decisione presa fosse quella giusta, vedere Aaron stare così male non le piaceva affatto. L'uomo provò ancora a replicare ma la donna lo fermò "Ho già preso la mia decisione. Ti consiglio di non contraddirmi" sorrise malignamente, incrociando le braccia al petto "Potrei farti arrestare per questo"
Aaron, suo malgrado, si ritrovò a sorridere, e Sarah gli passò una mano tra i capelli, giocherellando con le ciocche ribelli.
"E poi qualcuno dovrà pur proteggerti sul campo di battaglia giusto?"
Il soldato la tenne stretta a sè, affondando il viso tra i suoi capelli e passandole le dita sulla pelle. La regina arrossì a quel contatto. Chiuse gli occhi e lasciò che l'uomo passasse le sue dita sulla sua schiena, spostando appena la seta sottile del vestito. Riusciva a sentire il respiro sul suo collo, e si ritrovò a rabbrividire.
Aaron la lasciò andare, rivolgendole un lungo sguardo, in silenzio, prima di prenderle il viso tra le mani e baciarla dolcemente. Sarah lo lasciò fare, unendosi a quel lungo bacio e passando le dita chiare sulle sue spalle. Era incredibile quanto Aaron potesse farla sentire al sicuro. Stare tra le sue braccia la rilassata, le donava un senso di protezione mai provato prima. Il contatto con la sua lingua la faceva arrossire ogni volta, ascoltando i battiti violenti del suo cuore.
Quando finalmente i due si separarono, Sarah guardò le armi, con aria pensierosa
"Temo che con me dovrai partire davvero dalle basi"
Aaron sorrise, afferrando una delle lame e ponendola tra le mani della regina
"Non lasciarla mai andare" disse con decisione "Non devi mai permettere ai tuoi nemici di disarmati. Se lo fai sei morta"
"Rassicurante!" la donna rise, cercando di alleggerire la tensione, ma lo sguardo serio di Aaron la costrinse a tacere.
"Pensa alla tua spada come ad una parte di te" andò alle sue spalle, tenendo le mani sulle sue, e muovendole lentamente perchè la donna potesse sentire la propria lama fendere l'aria "Libera la mente. Senti il peso della lama, la sua consistenza" Sarah chiuse ancora gli occhi, concentrandosi sulla voce del suo compagno, sui suoi movimenti fluidi "E non ritirarla mani. Non finché non hai sentito il tuo avversario esalare l'ultimo respiro"

Angolo dell'autore!!
Wow ragazzi ci siamo davvero! La guerra è alle porte, manca pochissimo. Già mi sento in colpa per le vite che spezzerò XD
Nel caso domani non ci sentissimo ne approfitto per augurarvi una buona pasqua <3

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Capitolo 31
*** Ricordare il passato ***


La prima cosa che vide aprendo gli occhi, fu il cielo notturno, puntellato di stelle luminose. Si ritrovò a sorridere a quella vista, evitando di parlare per qualche minuto, osservandole con attenzione. Erano così belle ...
Il mondo intero, ai suoi occhi, appariva sempre incredibilmente stupendo. Ogni elemento aveva un proprio equilibrio, e ne sosteneva un altro, come una grande macchina creata per un unico, grande scopo: sostenere la vita. Non riusciva ad immaginare che qualcuno potesse volere la distruzione di un mondo così bello. Eppure era proprio ciò che stava per accadere.
Si mise a sedere, guardando sorpresa il mantello scuro sistemato sul suo corpo, probabilmente per tenerla al caldo. Alec le era seduto accanto, e fissava pensieroso le fiamme danzare davanti ai suoi occhi. Aveva deciso di accendere un piccolo falò, incurante dei possibili pericoli, per non sentire i morsi del freddo. La notte era piuttosto gelida e senza il proprio mantello era difficile resistere.
"Non ne avevo bisogno" disse Mia rompendo il silenzio e porgendogli il mantello, senza guardarlo negli occhi. Alec liquidò le sue parole con un gesto della mano e Mia si accigliò
"Tienilo pure. Ormai sto bene"
La donna incrociò le gambe a terra, raddrizzando la schiena e avvolgendosi nel grosso tessuto per restare al caldo. Per quanto le pesasse, non poteva fingere di non averne bisogno.
"Cos'è successo?" chiese rabbrividendo appena al tocco gelido della notte.
Alec sospirò "Il tuo ultimo incantesimo ha richiesto parecchie energie" sorrise malignamente, guardandola negli occhi "Non dovevi certo essere in gran forma. Sei caduta a terra come una pera"
Mia sgranò gli occhi, sorpresa da quella reazione, sbuffando poi, terribilmente contrariata.
Incredibile! Aveva ancora il coraggio di scherzare! La rabbia per quella bizzarra presa in giro passò in fretta, man mano che i ricordi ripresero ad attraversare la sua mente. Abbassò lo sguardo, imbarazzata
"E Liam ... lui come sta?"
L'uomo scrollò le spalle, piuttosto indifferente al destino del giovane demone.
"Tranquilla è vivo" fece indicandole con un cenno il corpo del ragazzo, disteso su di un fianco, i polsi ben legati dietro la schiena e l'espressione sofferente "Si riprenderà. Avevo intenzione di dargli il colpo di grazia ma poi sicuramente te ne saresti lamentata"
Mia cercò di ignorare quell'irritante commento e riprese a parlare
"Ho promesso di aiutarlo"
"Non dovresti fare promesse tanto sciocche. Qualche ora fa quel ragazzino non sembrava molto intenzionato a risparmiarci la vita"
La donna lo fulminò con lo sguardo, alzando il viso
"Sei sempre stato un uomo senza onore. Qualunque cosa sia successa a Liam in quel momento, non era sicuramente intenzionale"
Alec sorrise divertito "Sai forse non abbiamo assistito alla stessa scena. Ha spezzato il braccio ad un uomo. Quel maledetto osso fuoriusciva dalla carne schizzando sangue sul terreno e il nostro caro amico demone sembrava apprezzare" rimase per un momento in silenzio, osservando la reazione di Mia "Ma in fondo tu non puoi sbagliare giusto? Hai sempre preteso di conoscere qualsiasi cosa"
"Io non mi sono mai considerata migliore di te!" replicò il cavaliere con durezza "Ma viste le scelte prese durante tutti questi anni non credo che nessuno mai, potrebbe definirti un uomo molto saggio. Io ti definirei più che altro un gran pazzoide"
"Un pazzoide con un fisico decisamente niente male!" rispose Alec allargando ancora il proprio sorriso. Mia sospirò esasperata
"E questo cosa vorrebbe dire?"
"Nulla di che" fece lui sempre più divertito "Volevo solo sottolineare l'evidenza"
"Sei un egocentrico"
"Senti chi parla"
"Criminale"
"Debole"
"Idiota"
"Presuntuosa"
"Questo lo hai già detto"
"Sottolineo ancora l'evidenza"
Mia si imbronciò, sentendo suo malgrado che una grossa risata stava lentamente salendo alle sue labbra. Lo sguardo trionfante di Alec le fece capire che l'uomo se n'era reso conto, così cercò di trattenersi, lanciando un nuovo sguardo a Liam e respirando a fondo. Ripensò agli eventi di qualche ora prima, rivedendo mentalmente tutti i passaggi.
Per quanto le costasse ammetterlo, vedendo Liam perdere la testa a quel modo aveva seriamente pensato di ucciderlo, ma i momenti passati con lui in precedenza e la promessa fatta a Talula l'avevano frenata. Non era da lei indugiare in questo modo. Con gli anni aveva imparato a non fidarsi mai dei propri nemici, a non trattenersi mai di fronte al pericolo, eppure col giovane demone era stato diverso. Solo in un altro momento le era capitato di tirarsi indietro da quello che doveva essere il suo dovere, e nonostante tutto non si era mai pentita di quella sua decisione.
"Se quella volta non mi fosse tirata indietro" disse osservando il fuoco crepitante sul terreno "Anche tu saresti morto"
Alec si irrigidì. Ricordava molto bene quel momento. Mia, china su di lui, col proprio pugnale ben stretto tra le mani, puntato alla sua gola. Lui era stato pronto ad ucciderla quel giorno, e pensava che anche lei lo sarebbe stata. Contro ogni aspettativa, invece, la ragazza aveva deciso di risparmiarlo, anche se non lo aveva mai perdonato per ciò che era accaduto in passato.
Alec e Mia erano stati amanti una volta, ma il destino li aveva portati su due strade completamente diverse. Lei aveva finito col battersi per gli altri, mettendo se stessa al servizio di un regno che Alec avrebbe sempre continuato a disprezzare.
"Credi davvero che avere cuore sia indice di debolezza?"
L'uomo non rispose, improvvisamente serio. I suoi occhi di ghiaccio si posarono sul terreno, riempiendosi di una grande tristezza. Il cuore non era una debolezza, ma lui lo aveva capito quando oramai era stato troppo tardi, e non sarebbe più potuto tornare indietro.

Angolo dell'autore!!
È il momento di qualche ringraziamento!! Farò una graaaande lista per essere sicura di non dimenticare nessuno XD
Ringrazio i ragazzi che hanno messo la mia storia tra le preferite:
mimi dh
Ryuchi99
saylveon
Shiro93
Video Kid
__Laura__
I ragazzi che hanno messo la storia tra le ricordate:
DarkSide_of_Gemini
Minerva6
miyukidonochan
E i ragazzi che l'hanno inserita tra le seguite:
Florence Eire
ladyathena
LittleGingerHead
Mar63
Marie_Jane_Shirley
nadine5
OldKey
Sasha29
Shiro93
Siete davvero tanti! Mi commuovete :')
Un ringraziamento particolare ai ragazzi che, ad ogni capitolo, mi allietano con le loro recensioni:
DarkSide_of_Gemini
OldKey
Video Kid
Non so davvero come ringraziarvi *w* al prossimo capitolooooo!!

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Capitolo 32
*** Preoccupazione ***


Talula entrò nella grande sala in silenzio, sperando di non dare nell'occhio. La sala del trono era gremita di persone. Oltre ai Consiglieri reali, la regina aveva convocato, dopo lunghi anni di assenza, i migliori maghi della Regione. Quelli che avevano servito suo padre anni prima, durante il vecchio regime.
Molti altri uomini erano presenti quel giorno nella sala del trono, e ritrovarsi circondata da una folla tanto vasta mise Talula in agitazione. Alcuni di quegli uomini, le aveva spiegato Aaron, erano persone illustri, provenienti dai diversi angoli della Regione, ai quali Sarah aveva intenzione di chiarire la loro precaria situazione.
La regina se ne stava seduta sul proprio trono, il mento alto e il petto fiero. I lunghi riccioli castani erano lasciati ricadere sulle spalle, e la corona dorata incorniciava il viso chiaro, donandole un'aria decisamente regale. Lo splendido vestito di seta aveva il colore dei suoi occhi, e il corpetto ricamato seguiva perfettamente le linee del suo corpo. Talula non aveva mai visto Sarah così seria. Era chiaro che la situazione la preoccupava davvero molto.
I suoi ospiti non aiutavano di certo. Negli ultimi giorni, molti uomini, donne e bambini erano giunti nella Città Imperiale, dove sarebbe stato possibile proteggerli con più facilità dai possibili attacchi del nemico. I cittadini, però, non sembravano capire. Giungevano diverse lamentele a palazzo, sulla mancanza di spazio e di cibo per il sostentamento degli abitanti.
Spesso Talula aveva ascoltato sconvolta le richieste di alcuni uomini di non lasciar entrare in città i rifugiati provenienti da altri luoghi della regione. Sarah, ovviamente, era rimasta ferma sulla sua decisione, spiegando che mai avrebbe lasciato in pericolo nessuno dei suoi sudditi, qualunque fosse stato il prezzo.
La giovane guaritrice cercò il maestro con lo sguardo, trovandolo poco dopo, ad una certa distanza dal trono. Guardava la regina con apprensione, mentre i loro ospiti parlavano fra di loro, dando sfogo alla propria frustrazione e alzando la voce perchè fossero sentiti. Sarah provò più volte a chiedere loro di fare silenzio, ma nessuno degli uomini presenti in quella vasta sala sembrava accettare la sua autorità. Il caos regnava ovunque.
"Signori vi prego" disse visibilmente sconvolta "In questo modo non risolveremo nulla"
Aaron si fece avanti, stringendo con forza l'elsa della propria spada, e alzando la voce per superare quelle dei presenti
"Adesso basta!!" i presenti lo guardarono sorpresi "Se non avete intenzione di ascoltare vi sbatterò personalmente fuori dalle mura di questa città. Ci siamo capiti?"
Gli uomini rimasero in silenzio. Tutti conoscevano Aaron, e sapevano che non scherzava affatto. L'uomo, oltre ad essere un grande soldato e un ottimo maestro per le giovani reclute, veniva visto un po' come una specie di braccio destro. Passava la maggior parte del suo tempo accanto alla regina, e spesso alcuni dei consiglieri lo avevano guardato con ostilità, convinti che in qualche modo ci fosse lui dietro le decisioni repentine della donna. Naturalmente Aaron non aveva messo bocca negli affari della regione, ma non conoscendo la vera relazione che c'era tra i due, era naturale che molti di loro avessero dei sospetti.
Sarah lo guardò sorridendo, grata per il suo intervento. Talula non poté fare a meno di notare che il sorriso della donna era terribilmente stanco, e sembrava aver perso la sua incredibile luminosità, ma quando gli occhi di Aaron incontrarono i suoi, una nuova energia passò nel suo sguardo.
"Capisco benissimo la vostra preoccupazione" disse rivolgendosi di nuovo ai suoi ospiti "Ma purtroppo per noi, il tempo a nostra disposizione è ormai esaurito" guardò Talula, che si irrigidì "L'esercito nemico ha preso ad avanzare. Ve ne sarete accorti anche voi. Diverse città sono già state fatte a pezzi e nuvole nere avanzano nella nostra direzione senza tregua, ad una velocità a dir poco sconvolgente" la giovane guaritrice rabbrividì al pensiero di Glimmend che si illuminava al suo fianco. Attraverso l'antica lama, era riuscita ad avvertire la presenza del suo nemico, la velocità con la quale aveva preso ad avanzare ... e ne aveva avuto paura.
Nonostante i continui addestramenti con Aaron, non era certa di aver raggiunto un livello sufficiente da riuscire ad uccidere il re dei demoni. Durante il proprio tempo libero, era rimasta a lungo nella biblioteca di corte, leggendo tutto ciò che gli esseri umani, nei secoli, avevano scritto su di lui, ed era rabbrividita al pensiero di dover affrontare una creatura simile. Anche con una spada magica al proprio fianco, dubitava di poter sconfiggere un simile mostro. Eppure, pur sapendo che mai sarebbe riuscita a vincere, non aveva alcuna intenzione di tirarsi indietro. Non poteva. Non a quel punto.
"Ho bisogno che ognuno di voi faccia la sua parte in questa guerra" lo sguardo di Sarah era fermo, determinato "Nessuno escluso"
Scoppiò di nuovo il caos. Quelli presenti nella sala del trono erano tutti gran signori. Non importanti quanto la regina, certo, ma comunque di una certa rilevanza. Non avrebbero mai accettato di sporcarsi le mani, di rischiare la propria vita in una battaglia come quella.
"Lei non ha alcun diritto di chiederci questo!" urlò uno dei presenti guardandola con disprezzo. Sarah lo guardò tristemente, intuendo la sua paura "Non ho intenzione di costringere nessuno di voi a fare più di ciò che sente di poter fare. Vi chedo solo di rifletterci. Questa guerra non sarà come tutte le altre, e avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile"
"Allora perchè sua signoria non si procura una spada e non scende in campo con noi?" rispose lui con evidente sarcasmo. Molti dei presenti risero, divertiti dalle sue parole. Un reale non sarebbe mai sceso in campo accanto ai propri soldati. Che lo facesse una come lei poi, una donna che avrebbe fatto ridere il nemico come non mai alla vista del suo fisico minuto, era assolutamente da escludere. Le parole che la regina pronunciò poco dopo, invece, sconvolsero tutti i presenti, Talula compresa
"Sin dall'inizio non ho mai pensato di tirarmi indietro" la serietà nella sua voce e la fermezza del suo sguardo rese ben chiaro a tutti che non stava scherzando affatto "Scenderò in campo come uno qualunque dei miei soldati. Un tempo era naturale che un sovrano accompagnasse il proprio esercito sul campo di battaglia. Credo sia il momento di onorare quest'antica tradizione"
La giovane guaritrice fissò Aaron, che a quelle parole si era irrigidito, chinando il capo furioso. Non doveva essere molto d'accordo con questa decisione, e come poteva biasimarlo? Sarah era una donna davvero straordinaria. Buona, leale, sincera. La prima sovrana, dopo tanto tempo, ad aver portato un po' di felicità al proprio popolo. Nessuno avrebbe mai potuto tollerare la sua morte, e dubitava fortemente che avesse avuto il tempo di addestrarsi per un'occasione come questa. Eppure, nonostante fosse preoccupata per la sua vita, non poteva fare a meno di ammirare il suo coraggio. Le donne che aveva conosciuto durante il suo viaggio, dopo la distruzione della propria città, erano davvero incredibili. Lei non sarebbe stata certo da meno.
Un brivido le corse lungo la schiena quando si rese conto che qualcosa non andava. Guardò attentamente i presenti, uno ad uno, in cerca di qualche segno che le facesse capire a cosa era dovuta quella sua improvvisa preoccupazione. Si irrigidì, sentendosi osservata. Glimmend, al suo fianco, prese a bruciare contro la gamba sinistra, e una voce alle sue spalle la fece sussultare.
"Così saresti tu quella che stavo cercando?" Talula si impose di muoversi, ma per qualche motivo non ci riuscì "Ucciderti sarà più facile di quanto pensassi"

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Capitolo 33
*** Ascolta il tuo cuore ***


Talula annaspò, avvertendo la forte pressione messa in atto sulla sua gola. Quell'aggressione improvvisa l'aveva colta di sorpresa, e non aveva avuto il tempo di reagire. Sarah si sollevò in fretta dal proprio trono, guardando con orrore la scena di fronte ai suoi occhi.
Alla spalle della giovane guaritrice c'era un uomo piuttosto alto, davvero ben piazzato. A prima vista poteva sembrare un uomo comune, eppure c'era qualcosa nei suoi occhi che faceva intendere il contrario. Il suo braccio destro era premuto contro la gola della ragazza, applicando una pressione tale da impedirle quasi di respirare, e sollevandola leggermente verso l'alto.
Talula si dimenò, cercando di liberarsi da quella presa micidiale, muovendo i piedi in cerca del terreno, ma non riuscì a smuovere il suo avversario di un solo centimetro. Come poteva possedere una simile forza? Era davvero mostruoso. Il suo respiro sul suo collo la fece rabbrividire.
Intorno ai due contendenti si era creato il vuoto. Gli uomini presenti nella sala del trono, rendendosi conto del pericolo, si erano fatti da parte, osservando l'uomo con orrore. Questo fissò la regina negli occhi, sorridendo divertito
"Tu devi essere Sarah" la sua voce aveva qualcosa di terribilmente selvaggio "Quello che dicono di te è vero. Sei una donna molto bella" la presa sul collo di Talula aumentò, facendola irrigidire "Il tuo sangue dev'essere delizioso"
La regina strinse i pugni, afferrando la gonna di seta e cercando di controllarsi. Con la coda dell'occhio, vide lo sguardo furente di Aaron, il corpo dell'uomo fremere nella speranza di poter intervenire.
"Sono invece piuttosto deluso dalla vostra eroina" continuò l'uomo rivolgendosi alla ragazza tra le sue braccia e diminuendo appena la pressione perchè questa potesse riprendere a respirare "Potrei spezzare questo collo sottile in un attimo se volessi"
"No!" Sarah ed Aaron avevano urlato nella stesso momento, ma mentre negli occhi di Sarah c'era una profonda preoccupazione, in quelli di Aaron c'era invece una forte rabbia. La stessa rabbia passò anche sul viso di Talula quando, per l'ennesima volta, si ritrovò senza fiato. Doveva liberarsi, e alla svelta.
"Comunque sia, sono qui per proporvi un accordo" tutti i presenti si fecero attenti, felici che l'uomo avesse intenzione di negoziare "Il mio signore è disposto a rinunciare alla guerra e a riporre le armi in cambio di una vostra resa immediata"
Sarah sgranò gli occhi, sorpresa da quell'improvvisa proposta.
"Tu, mia cara regina, dovrai rinunciare al tuo trono e restituirlo al suo legittimo padrone. In principio questo regno apparteneva alla nostra razza, non vedo perchè continuare a negarci ciò che semplicemente ci appartiene di diritto"
Quelle parole mandarono Talula in confusione. Quell'uomo era stato Galar a mandarlo? Il re dei demoni stava davvero proponendo un accordo per evitare il conflitto che si sarebbe venuto a creare tra il suo esercito e quello degli esseri umani?
Ciò che più l'aveva colpita delle parole del suo aggressore, però, era quella strana frase. Aveva davvero detto "la nostra razza"?
Anche Sarah dovette aver notato questo piccolo particolare, perchè si affrettò a domandare ciò che tutti, sin dall'inizio, si erano chiesti notando la presenza di quell'uomo tanto strano.
"Chi sei tu?"
L'uomo sorrise, mostrando i denti affilati. Sarah rabbrividì. Come aveva potuto non notarli prima?
"Il mio nome è Among"

Liam rimase piuttosto sorpreso quando avvertì le forti corde strette intorno ai suoi polsi. Si tirò su a fatica, respirando a fondo per non lasciarsi prendere dal panico. Era già la seconda volta che si ritrovava legato al proprio risveglio. Non era certo una cosa piacevole, e iniziava ad essere stufo di questa situazione.
La sorpresa non diminuì di certo quando si rese conto di essere osservato. Sollevò il viso e si ritrovò di fronte allo sguardo glaciale di Alec, che se ne stava seduto sul manto erboso, ad una certa distanza, valutando se rimettere o meno il ragazzo al tappeto. Per un momento fu tentato di farlo ma la voce di Mia lo raggiunse all'improvviso, intuendo i suoi pensieri.
"Non pensarci nemmeno" disse la donna con decisione "Guarda i suoi occhi, è tornato in sè"
Liam passò lo sguardo confuso sui due compagni, senza sapere cosa dire. Alla fine si rivolse a Mia, perchè lo sguardo freddo di Alec lo metteva terribilmente in soggezione.
"Cos'è successo?"
La donna fece per rispondere ma l'uomo la precedette
"Hai tentato di ucciderci" disse con tono aspro. Liam, inizialmente, non riuscì a capire di cosa il criminale stesse parlando. Quando poi i ricordi ripresero pian piano ad affacciarsi nella sua mente, il ragazzo si irrigidì. Ricordò l'odio che aveva provato nei confronti dei suoi compagni, il suo desiderio di sangue. Ricordò le urla disperate del ladro che aveva avuto di fronte e il suo sguardo terrorizzato quando gli aveva fatto del male e lo aveva ucciso. Poi si era voltato verso Alec, e aveva cercato di ferirlo. No. Non aveva solo provato. Ci era riuscito.
Fissò l'uomo, e guardò con orrore i profondi tagli sul suo collo. Le ferite erano probabilmente state rimarginate con la magia, ma non erano ancora svanite del tutto.
Il giovane demone abbassò lo sguardo, mortificato. Era successo davvero. Aveva perso il controllo! "Avreste dovuto uccidermi ..."
Quelle parole sconvolsero Mia, che incrociò le braccia al petto severa
"Non essere sciocco! Quello non eri tu"
Alec rise, attirando l'attenzione dei compagni, che lo fissarono con incredulità
"Che giustificazione ridicola. Non ci crederebbe neppure un bambino"
Liam si accigliò, leggermente offeso da quell'aspro commento, ma in fondo consapevole del fatto che nessuno di loro poteva capire ciò che gli era accaduto.
"Non avrei mai voluto fare del male a quell'uomo" disse il giovane demone a disagio "Non c'è giorno in cui non mi penta delle azioni commesse in passato. Ho fatto cose orribili, alle quali non potrò mai rimediare ... ma è la mia natura, la natura di ogni demone" Mia ascoltò in silenzio, seria almeno quanto l'uomo che le stava accanto "Ci sono momenti in cui non riesco a controllarla, e non posso impedirle di prendere il sopravvento su di me" abbassò lo sguardo, imbarazzato "Non dipende da me"
"Il corpo è il tuo Liam" stavolta era stata la donna cavaliere a parlare e la severità nei suoi occhi lo meravigliò "Dipende solo da te l'uso che ne fai"
"Voi non capite!" ribattè il ragazzo con frustrazione "Non riesco a controllarmi! Quando ho ucciso quell'uomo io ..." si bloccò improvvisamente, non sapendo se andare avanti o meno. Non era sicuro che fosse una buona idea esprimere quel suo pensiero ma, contro ogni previsione, fu proprio Alec a terminarlo.
"Ti sei sentito un dio"
Liam alzò lo sguardo sorpreso.
"Sei più simile ad un essere umano di quanto credi" continuò l'uomo sorridendo divertito "Piangersi addosso, incolpare il mondo delle proprie disgrazie, credere che nessuno a parte te possa capire. Ogni singolo essere umano su questo schifo di pianeta la pensa in questo modo. Pensa che i propri problemi siano i peggiori, che la sofferenza provata sia troppo forte per essere superata, ma sono solo scuse. Siamo noi gli artefici del nostro destino, e possiamo cambiare le cose se solo lo vogliamo"
Mia sgranò gli occhi sorpresa e Alec le rivolse uno sguardo ironico
"Che tristezza. Ho finito col diventare come te"
La donna trattenne una risata, e i suoi occhi si ritrovarono a brillare di una nuova luce, mai vista prima. Da tutti avrebbe potuto aspettarsi un simile discorso, meno che da Alec. Non poteva fare a meno di amare quel nuovo lato di lui che, dopo anni di delusioni, l'aveva lasciata piacevolmente sorpresa. Anche lui era cresciuto alla fine. Sperò solo che non fosse una semplice finzione.
"Credi di essere l'unico a sapere cosa si prova?" disse l'uomo, di nuovo rivolto verso Liam "L'ho provato anch'io, quel forte desiderio di uccidere, di elevarmi al di sopra di chiunque altro, e so esattamente cosa si prova" sorrise freddamente, e il ragazzo rabbrividì "Ti senti un dio. Un essere superiore, in grado di fare qualsiasi cosa. Niente può fermarti, nessuno può contrastanti. Il tuo cuore batte terribilmente quando ti ritrovi a prendere la vita di una persona, quando vedi il suo sangue sgorgare dalle ferite, e dietro la paura iniziale si nasconde qualcosa di molto diverso. La consapevolezza di poter elargire vita e morte su coloro che ti circondano" Mia rabbrividì a sua volta, sentendo quelle parole. Era davvero mostruoso. Davvero c'erano uomini in grado di provare simili desideri, in grado di trovare appagamento nella morte di altre persone? "Credi che solo i demoni provino tutto questo? Gli esseri umani lo provano ogni giorno. Sono alla continua ricerca del potere, e farebbero qualunque cosa pur di ottenerlo" tacque alcuni secondi, per osservare la reazione di Liam. Il ragazzo era visibilmente scosso da quelle parole, ma Alec aveva sicuramente colto nel segno.
Mia si avvicinò, accovacciandosi per poterlo guardare negli occhi.
"Credo che ciò che Alec stia cercando di dire, a modo suo, sia che la vita è piena di ostacoli, alcuni più grandi di altri, ed è naturale incappare in uno di loro di tanto in tanto" sorrise dolcemente, cercando di fargli coraggio "Ognuno di noi reagisce a modo suo di fronte a questi ostacoli. C'è chi si arrende, credendoli insuperabili, e lascia che questi influenzino la sua vita, e c'è chi invece li affronta con coraggio, e li supera con facilità. Dipende da te scegliere da che parte stare"
Liam arrossì, cercando qualcosa da dire.
"Non è così semplice ..." il suo non era, come diceva Alec, un semplice desiderio. Non riusciva a tenere a bada il suo corpo, non ci era mai riuscito. Galar aveva sempre avuto una notevole influenza su di lui. Solo sentire la sua vicinanza, ore prime, lo aveva portato a perdere il controllo. Mia dovette intuire qualcosa, perchè riprese a parlare, con più decisione.
"Tu non sei così Liam! Tu sei buono, leale, coraggioso. Fino ad ora sei riuscito a trattenerti, ed hai fatto ciò che nessun demone ha mai pensato di fare. Ci hai dato una speranza" il ragazzo non sembrò ancora convinto, e Mia sorrise di nuovo "Vuoi che ti dica come fare a mantenere il controllo?" lo sguardo del giovane demone si illuminò, e la donna pose una mano sul cuore "Ogni volta che ti senti turbato, che ti sembra di perdere te stesso, ascolta il tuo cuore. Visualizza nella mente l'immagine della persona a cui tieni di più al mondo. Pensa a lei ..." il viso di Talula apparve nella sua mente, sorridendo, piena di luce "Vedrai che questo ti aiuterà molto"

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Capitolo 34
*** Più tempo ***


"Questo accordo è semplicemente inaccettabile" l'attenzione del pubblico si rivolse alla regina, che, senza indugiare oltre aveva dato la propria risposta. Era rimasta decisamente sconvolta dalla piega che avevano preso gli eventi, ma si era sforzata di mantenere la calma, nonostante la presenza del demone nella sala del trono e il suo sguardo feroce le mettessero i brividi.
L'accordo suggerito da quell'insolito ambasciatore, Among, era assolutamente intollerabile. Per quanto sarebbe stato incredibile poter evitare lo scontro che di lì a poco si sarebbe venuto a creare, Sarah sapeva bene che un simile accordo non avrebbe potuto portare a nulla di buono. Era a conoscenza delle vecchie leggende e, più di chiunque altro, sapeva esattamente cosa sarebbe accaduto al suo popolo.
Tutti gli uomini che fossero sopravvissuti, evitando la guerra, sarebbero comunque stati fatti a pezzi da quei nuovi invasori senza cuore, che sembravano provare un gusto perverso nell'infliggere sofferenza alle persone.
Daren si voltò verso di lei, sussurrando alla donna il proprio pensiero
"Mia regina, non dovremmo rifletterci?" quelle parole la lasciarono di stucco. Aveva sempre creduto che Daren fosse un uomo piuttosto saggio "Insomma, se c'è un modo, uno qualunque, per evitare questa guerra, sarebbe meglio approfittarne"
"Io lo ascolterei se fossi in te" questa volta era stato Among a parlare. L'uomo continuava a stringere Talula tra le braccia, e da diversi secondi la ragazza aveva smesso di lottare, pallida in viso e ormai stremata. Sarah si accigliò, decisa a non tornare indietro. Sapeva di aver preso la decisione giusta, e né lui né altri avrebbero potuto farle cambiare idea.
"Non rinunceremo mai alla nostra libertà" disse la donna con voce ferma "Non senza combattere"
Il demone rise, facendo irrigidire tutti i presenti, che si tirarono ancora indietro, sperando che il loro sgradito ospite andasse via presto. Among utilizzò il braccio libero per asciugare le lacrime che, lentamente, gli erano salite agli occhi durante quell'improvviso attacco di ilarità.
"Il mio signore aveva detto che la nuova regina avrebbe rifiutato" sorrise, mettendo in mostra i denti affilati "È un vero peccato. Sperava davvero di poter raggiungere un accordo" Talula gemette, avvertendo la presa sulla sua gola aumentare ancora, impedendole di respirare "Ma se è una guerra che volete ... vi accontenteremo volentieri"
La giovane guaritrice lo sentì arretrare, e venne colta dal panico. Anche Aaron dovette intuire qualcosa perchè il suo sguardo cambiò, passando dalla rabbia alla preoccupazione.
"Ok" disse serio "Hai avuto quello che volevi, ora lasciala andare"
Una nuova risata le esplose nelle orecchie quando un nuovo attacco di ilarità prese il suo assalitore, e Talula iniziò a riflettere in fretta sulla propria situazione.
"Non mi è stato suggerito alcun accordo riguardante la vostra giovane eroina" il corpo di Among sembrò divenire ancora più imponente "Credo che la porterò con me"
Il soldato non ebbe neppure il tempo di parlare. Il demone scomparve di fronte ai suoi occhi, portando la ragazza con sè.

Among correva davvero in fretta, troppo in fretta per uno della sua stazza. Talula, ancora tra le sue braccia, ne era rimasta talmente sorpresa che non aveva avuto il tempo di reagire. Si accigliò. Questa storia dell'ostaggio doveva finire. Strinse con forza il braccio dell'uomo premuto contro la sua gola, respirando a fondo e calmando la mente da ogni pensiero.
Piccole lingue di fuoco fuoriuscirono dalle sue dite, avvolgendosi lentamente sulle membra del nemico, e bruciandogli la pelle sempre più in profondità.
Among imprecò, bloccandosi all'improvviso e lasciando cadere la ragazza a terra.
Talula rotolò sul pavimento duro, sforzandosi di riprendere il controllo. Si tirò su in fretta, con fatica, cercando di non mostrare al nemico la propria indecisione, e sguainò la propria lama, restando a bocca aperta davanti alla sua forte luce. Il demone si contorse ancora per qualche secondo, cercando di spegnere le fiamme per non rimanerne carbonizzato, ma quando queste scomparvero, rivelando il suo corpo illeso e privo di ferite, una forte risata si fece largo nella sua gola, costringendo Talula ad arretrare.
"Un'illusione!" esclamò il demone sempre più divertito "Devo dire che questa non me l'aspettavo. Molto astuto da parte tua"
La giovane guaritrice puntò la lama di fronte a sè, guardandolo con freddezza
"Non bastano i muscoli in battaglia. Ci vuole anche cervello" sentì il sangue gelarsi nelle vene quando si rese conto di essere osservata. Era nella Città Imperiale, al centro della piazza principale. Grossi edifici si elevavano intorno ad essa, chiudendo lo spazio come fosse una prigione. Il sole era ancora alto nel cielo, e i cittadini svolgevano le loro attività come di consueto. Erano rimasti piuttosto sorpresi quando si erano resi conto della loro presenza. Molti uomini la fissavano, confusi, guardando con meraviglia la lama di luce brillare tra le sue mani. Among fissava i cittadini con particolare insistenza, una luce sinistra presente nel suo sguardo.
Non potevano combattere lì. Doveva convincerlo ad andarsene, ad allontanarsi dalla città, o ci sarebbero state grosse conseguenze. Sorrise beffarda, sperando che il demone non intuisse il suo bluff, e abbassò la lama, rilassando i muscoli del corpo fino ad ora in tensione.
"Sai, il tuo signore è stato molto gentile. Proporci un accordo così vantaggioso non è certo da tutti"
Among tornò a fissare la propria attenzione su di lei, curioso di capire dove volesse arrivare
"La tua regina però lo ha rifiutato"
Talula scrollò le spalle, sorridendo, dando a malapena ascolto alle parole dell'uomo.
"Beh sai, non era un grande accordo, soprattutto considerando che veniva proposto alle persone sbagliate" sollevò di nuovo la spada, mostrandola al demone con orgoglio "È questa che cercate vero? Glimmend, la lama di luce. L'unica lama in grado di uccidere il signore dei demoni" rimase a contemplarla per qualche secondo prima di continuare "Ho già testato il suo potere e sono rimasta senza parole. Grazie a questa, la vittoria sarà certamente nostra"
Depose di nuovo la spada, guardando Among negli occhi
"Perciò dovremmo essere noi a proporvi un accordo" sorrise, mostrando la dentatura perfetta "Arrendetevi subito, e forse deciderò di risparviarvi la vita"
La ragazza rimase in silenzio, senza abbassare lo sguardo, sperando che le sue parole faccesso effetto. In realtà non aveva la più pallida idea di come sarebbe potuta finire quella guerra. Per quanto fosse potente la lama tra le sue mani, non era certa di riuscire ad utilizzarla come si deve. I suoi nemici erano molto forti, creature guerrigliere, pronte ad uccidere chiunque si parasse sul proprio cammino. Lei aveva da poco imparato ad utilizzare una spada. In uno scontro serio non avrebbe mai potuto vincere.
Aveva bisogno di altro tempo!
Among rise ancora, mostrando i denti affilati, e per un momento la sua voce cambiò, divenendo stranamente cavernosa.
"Non credo che sarò io a supplicare per la mia vita"
Quelle parole la fecero rabbrividire. Il demone curvò appena la schiena, urlando di dolore, cogliendola alla sprovvista. Il suo intero corpo si contrasse mentre i forti muscoli prendevano a gonfiarsi e le ossa della schiena fuoriuscivano appena dalla pelle, affilate quanto i denti presenti nelle sue fauci. Questa iniziò a mutare, assumendo un'insolita sfumatura tendente al viola, in contrasto coi lucenti occhi rossi e le corna scure che, lentamente, avevano preso e crescere sulla sua testa, deformandola appena e curvando verso il basso.
Quell'improvviso cambiamento lasciò Talula senza parole, e la giovane guaritrice riuscì appena a muoversi quando, ad una velocità inaudita, il forte demone corse verso di lei, cancellando la distanza in un battito di ciglia. La ragazza aveva già assistito ad una mutazione come quella. A Liam era successo qualcosa di molto simile la notte in cui i demoni avevano attaccato Heilung, e Talula già allora era rimasta piuttosto scioccata dagli eventi. Questa volta, però, ne era semplicemente terrorizzata.
Quando i denti di Among si serrarono sulla sua spalla, affondando nella carne morbida, la giovane guaritrice represse un urlo di dolore. Si era mossa appena di lato, abbastanza da evitare che il demone le lacerasse la gola, ma non abbastanza da evitare l'attacco. Sentì alcune donne urlare, e intuì che un evento del genere avrebbe generato davvero il panico. Quelle persone erano entrate nella Città Imperiale nella speranza di trovare protezione da demoni come quello, ed ora se ne ritrovavano uno all'interno delle mura, pronto a compiere una carneficina.
Il forte impatto le fece perdere la presa sulla lama, che cadde a terra ad una certa distanza mentre il peso del demone la spingeva via, sollevando appena il suo corpo verso l'alto.
Talula imprecò. Se c'era una cosa che Aaron le aveva insegnato, era che non doveva mai e poi mai lasciar cadere la propria arma. Lo scontro era appena iniziato e la ragazza aveva già infranto quella semplice regola. Piantò i piedi a terra, per frenare l'avanzata di Among, e passò le braccia intorno al suo corpo, spingendolo verso il basso.
I due avversari caddero a terra, Among sopra di lei, leggermente sorpreso da quella mossa inaspettata. La ragazza piegò le gambe contro lo stomaco del demone, spingendolo via con uno sforzo sovrumano.
La presa sulla sua spalla si allentò mentre il demone veniva scaraventato a terra, ad una certa distanza dalla ragazza che, sorpresa com'era dall'accaduto, a malapena si accorse del dolore provocato dalla profonda ferita. La voce di Aaron risuonò nella sua mente, imponendole di non perdere altro tempo. Talula non se lo fece ripetere due volte. Si alzò in fretta, correndo verso la spada leggendaria, imprecando poi quando, poco prima di raggiungere la lama luminosa, la presa di Among si chiuse sulla sua caviglia, facendola rovinare a terra.
Talula piantò le unghie nel terreno mentre il demone la trascinava lontana dalla sua arma. Questo si risollevò furioso, scaraventandola via con forza, in modo che non potesse avvalersi del potere della spada.
La ragazza si ritrovò senza fiato per diversi secondi dopo l'impatto col terreno. Per quella che le parve una vita, non riuscì a vedere altro che tenebra di fronte ai suoi occhi. Quando i contorni della città tornarono a delinearsi di fronte al suo sguardo, Among era di nuovo su di lei, pronto a colpirla.
Talula rotolò a terra, evitando l'attacco, e il pugno del demone si abbattè con forza sul terreno, causando nuove urla tra i presenti che, nel frattempo, avevano iniziato a correre per evitare di essere coinvolti nello scontro. Con uno sforzo immane, la ragazza riuscì a rimettersi in piedi, stringendo con forza la ferita dolorante. Gli occhi rossi di Among la fissarono con furia. Quella ragazzina si stava dimostrando più fastidiosa del previsto. Era più veloce di quanto si aspettasse. Si fece di nuovo avanti, urlando di rabbia, ringhiando subito dopo quando la ragazza, scartando di lato, evitò un nuovo pugno diretto sul suo viso. Con grande sorpresa, la giovane guaritrice contrattaccò, colpendo il demone allo stomaco con quello che, sperava, sarebbe stato un buon colpo, ma che a mala pena bastò a fargli sentire il solletico. Talula gemette di dolore, ritirando la mano ed arretrando sorpresa. Era stato come colpire il marmo.
Among rise di gusto di fronte all'espressione sconvolta della giovane guaritrice "Pensi di farmi del male con quelle mani di fata?"
Talula si accigliò, terribilmente offesa, e le sue gambe presero a tremare quando Among si leccò le labbra, ancora sporche del suo sangue.
Questa volta, quando il demone si gettò su di lei per attaccare, la ragazza corse via, decisa a riprendere la propria spada tra le mani. Non aveva speranze di vincere quello scontro a mani nude. Senza Glimmend era perduta. Ritrovandosi senza bersaglio, Among perse l'equilibrio, rovinando a terra. Talula fu tentata di voltarsi nella sua direzione per deriderlo, ma il buonsenso le disse di continuare a correre.
Il demone si rialzò furioso, mettendosi subito all'inseguimento. La ragazza sentì il cuore batterle all'impazzata nel petto. Per quanto potesse essere veloce, Among lo era sicuramente più di lei. Respirò a fondo, accelerando. Era questione di secondi. Avrebbe avuto una sola possibilità. Se il demone l'avesse colpita di nuovo, sarebbe stata davvero la fine.
Ogni muscolo del suo corpo sembrava urlare di dolore. Il sangue scendeva copioso dalla ferita, impedendole di riflettere, mentre Among era sempre più vicino.
Il demone allungò la mano proprio nel momento in cui la ragazza si piegava verso il basso per afferrare la spada. I capelli infuocati scivolarono dalla presa del demone mentre Talula si voltava in fretta nella sua direzione, fendendo l'aria con la lama lucente.
Non aveva messo molta forza in quel colpo, perchè le energie rimaste non glielo avevano permesso, ma non ce n'era stato bisogno. Glimmend penetrò la carne del suo nemico con incredibile facilità, tranciando di netto il busto del demone che, sorpreso, non riuscì a muoversi. Dalla ferita procurata dalla lama la pelle della creatura iniziò a bruciare. Fiamme bianche presero possesso del suo corpo, bruciandone ogni centimetro con grande facilità, spegnendo in fretta le urla di dolore di quest'ultimo che, in pochi secondi, si ritrovò tramutato in polvere.

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Capitolo 35
*** Riuniti ***


Dopo lo scontro con Among, Talula non aveva prestato una grande attenzione a ciò che accadeva intorno a lei. Aaron era venuto in suo soccorso, il fiato corto per via della corsa. Persino Sarah lo aveva seguito, incurante dei divieti dei proprio consiglieri, ma la corsa l'aveva davvero sfiancata, soprattutto considerando il fatto che il suo non era esattamente un abbigliamento adeguato a quel tipo di azioni.
Talula aveva perso parecchio sangue per via della ferita provocatale dal demone, e curarla con la magia le fu davvero impossibile. Non aveva abbastanza energie per curare una simile ferita, e provarci avrebbe solo peggiorato la sua situazione. Alla fine, era stato proprio Aaron ad aiutarla. L'aveva portata a palazzo, dove era stata guarita dai maghi di corte. La ragazza li aveva guardati con ammirazione unire i propri poteri con incredibile maestria, impedendo così ad ogni singolo individuo di perdere troppa energia durante l'incantesimo.
La regina l'aveva assistita meglio che poteva, senza nascondere la sua forte preoccupazione. La ragazza però, si stupì a pensare che, probabilmente, quella forte paura per il suo destino fosse dovuta più che altro al fatto che, senza la lama leggendaria da lei brandita, non sarebbero mai riusciti a vincere quella guerra.
Naturalmente non era così, e se ne rese conto solo in un secondo momento, quando incontrando lo sguardo sincero della regina aveva capito quanto la preoccupazione della donna nei suoi confronti fosse più che genuina. Anche Aaron era rimasto piuttosto sconvolto dall'accaduto, ma una volta superato lo shock iniziale le aveva dato una forte pacca sulle spalle, congratulandosi con la giovane guaritrice per il suo clamoroso successo.
Per quanto Talula fosse felice di aver vinto, però, non poteva fare a meno di sentire nella sua mente, ancora e ancora, le urla strazianti che avevano preceduto la morte del demone nel momento in cui la lama aveva trapassato il suo corpo, e questo pensiero la distruggeva. Per l'intera giornata che venne a seguire, la giovane guaritrice rimase nella sua stanza, rifiutandosi di presiedere ancora alle riunioni tenute dalla regina. Dopo la comparsa di quel pericoloso ambasciatore, gli uomini convocati dalla donna sembravano finalmente aver capito quale fosse la gravità della situazione, ma nonostante questo pochi di loro se la sentivano di partecipare alla guerra. Alcuni uomini del consiglio, venuti a conoscenza della decisione di Sarah di scendere sul campo di battaglia, avevano deciso di seguirla, dimostrando a tutti i presenti cosa fosse l'onore verso il proprio signore, e provocando nella regina un sorriso di gratitudine.
Nel frattempo, l'ombra proveniente dalle montagne continuava ad avanzare, facendo crescere il panico tra la popolazione. Non era stato facile riportare l'ordine dopo la comparsa di Among, e molti uomini avevano deciso di abbandonare la Città Imperiale, nonostante la regina avesse tentato in ogni modo di far loro capire l'importanza di rimanere uniti.
Talula sospirò, lasciandosi ricadere sul morbido materasso all'interno della sua stanza. Era sempre una meraviglia potersi distendere su di un letto come quello. Spesso ad Heilung, aveva ceduto la propria stanza a dei feriti, accontentandosi di dormire sul pavimento. Naturalmente lo avrebbe fatto ancora se ce ne fosse stato il bisogno, ma certo sarebbe stata dura.
Si tirò su a sedere, osservando stancamente la propria immagine riflessa in un piccolo specchio circolare su di un comodino finemente intagliato in legno.
I capelli del colore del fuoco erano lasciati ricadere sulle spalle in maniera piuttosto ribelle. I riccioli le ricadeva sul viso chiaro, dove due splendidi occhi occhi verdi brillavano come non mai. Per quanto l'ultimo periodo fosse stato duro da sopportare, non credeva di essersi mai sentita così viva. Per la prima volta in vita sua, sentiva di poter fare qualsiasi cosa, di poter essere qualsiasi cosa. Avrebbe dato tutto ciò che poteva in quella guerra, e avrebbe vinto. A qualsiasi costo.
Un forte ruggito la distrasse dai suoi pensieri. Il terreno tremò appena sotto i suoi piedi mentre Delfine, sollevata sulle zampe posteriori di fronte al cancello d'ingresso, tirava fuori tutta la sua voce in quello che, a prima vista, sarebbe potuto sembrare un grido di allarme, ma che alle orecchie di Talula parve più un'esclamazione di gioia.
La ragazza non si fermò a riflettere su cosa quella reazione della dragonessa potesse significare. Lasciò in fretta la propria camera, correndo a più non posso per i lunghi corridoi del palazzo e scendendo in fretta le grandi scalinate. Diverse volte fu sul punto di scivolare sul marmo lucido ma si riprese sempre molto in fretta, evitando di cadere e di ritrovarsi con la faccia a terra.
Il suo cuore batteva così forte che non era sicura di poterlo contenere. La testa girava vorticosamente mentre il respiro diveniva sempre più affannato.
A malapena fece caso agli uomini fermi davanti all'entrata che la fissavano allibiti. Non si soffermò più del dovuto sul sorriso rassicurante di Mia, o sullo sguardo freddo del suo accompagnatore.
Tutta la sua attenzione era rivolta su di lui, sul ragazzo che tanto aveva atteso negli ultimi giorni e che finalmente aveva la possibilità di rivedere. I suoi occhi scuri, del colore della notte, si posarono su di lei con sorpresa vedendola correre a perdifiato nella sua direzione.
Quando Talula si lanciò su di lui, gettandogli le braccia al collo e sollevandosi appena dal terreno, Liam si ritrovò senza fiato. L'improvviso impatto con la ragazza lo costrinse ad arretrare, perdendo appena l'equilibrio. Ricambiò l'abbraccio con sorpresa, frenando la possibile caduta e arrossendo come non mai per quell'improvvisa manifestazione d'affetto.
Talula era così piccola, così delicata tra le sue braccia. A malapena ne avvertiva il peso, a differenza del battito del suo cuore, premuto contro il suo petto, che sembrava pronto a sfondare la gabbia toracica per far sentire meglio la propria presenza.
"Non lasciarmi mai più"
Quelle parole lo fecero tremare. La ragazza le aveva sussurrate, in modo che solo lui potesse sentirle, e quella strana intimità lo fece arrossire ancora, costringendolo ad affondare il proprio viso nella spalla della ragazza, respirando il suo dolce profumo. Talula iniziò a singhiozzare tra le sue braccia, non mollando la presa neppure per un secondo. Temeva che se lo avesse fatto, Liam sarebbe svanito di nuovo, e questo pensiero la uccideva.
"Non temere" disse lui con le lacrime agli occhi "Non accadrà più"

Mia sorrise osservando i due giovani ben stretti l'uno nella braccia dell'altra. Non le capitava spesso di assistere a scene come quella, e la cosa la commosse. Un tempo anche a lei era capitato di sentirsi così. Di vivere unicamente per quella persona, per sentire la sua voce, il suo respiro sulla pelle, per osservare il suo sorriso e sentirsene quasi schiacciata.
Arrossì rendendosi conto che Alec la guardava, e sperò con tutta se stessa che l'uomo non avesse intuito i suoi pensieri. La presenza di Delfine la riportò alla realtà.
La dragonessa, inizialmente felice di potersi riunire alla propria padrona, aveva preso a ringhiare minacciosa, mostrando i denti affilati al criminale dallo sguardo di ghiaccio. Il cavaliere si frappose fra i due, convinta che Delfine non avrebbe esitato un secondo a fare a pezzi l'uomo che, in passato, aveva spezzato il cuore della sua padrona.
"Calma!!" esclamò Mia sfiorandole il viso squamoso "Va tutto bene. Sta con noi"
Drago e cavaliere unirono le proprie menti, avvertendo con chiarezza i propri pensieri. Mia mostrò a Delfine gli ultimi avvenimenti, cercando di farle capire che, a dispetto delle apparenze, Alec non risultava una minaccia, almeno non per il momento. La dragonessa osservò tutto con attenzione, ascoltando le emozioni della donna e sforzandosi di comprenderle. Non aveva alcuna importanza quanto Alec fosse cambiato. Non si sarebbe mai fidata di lui, e non avrebbe mai lasciato che quel criminale le facesse di nuovo del male!
Mia sorrise, commossa dal forte attaccamento dimostrato dal proprio drago. Appoggiò la fronte alla sua per qualche secondo, chiudendo gli occhi e lasciando che le proprie emozioni fluissero all'interno della grande creatura. Questa chiuse gli occhi a sua volta, felice di aver ritrovato la propria compagna, e decisa più che mai a tenerla al sicuro.
La donna passò le braccia sottili intorno al suo collo, stringendola con forza e sorridendo a quel contatto.
Quando poi vide Aaron varcare la soglia del palazzo reale, si ritrovò a sospirare. Sicuramente il soldato non avrebbe gradito molto la presenza di Alec nella loro squadra.

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Capitolo 36
*** Due tipi di demone ***


Sarah continuava a fissare Alec con angoscia. Erano passati diversi anni, eppure nonostante tutto non era cambiato poi molto, almeno per quanto riguardava i lineamenti del viso. Ricordava molto bene l'ultima volta che lo aveva visto. Era uno dei ricordi che, più di tutti, desiderava rimuovere dalla propria mente.
Ricordava il suo sguardo freddo, la sua voce ferma, il sangue di suo padre sparso sul pavimento mentre lui e la sua compagna guardavano il corpo privo di vita dell'uomo con totale indifferenza. Lo avrebbe volentieri fatto giustiziare se non fosse fuggito prima dalla sua cella e averlo di nuovo davanti agli occhi, dopo anni ed anni di ricerche, la lasciava senza fiato.
"Mi dispiace Mia" disse rivolta alla donna cavaliere che, terribilmente a disagio, non riusciva a sollevare lo sguardo dal terreno "Non credo di potermi fidare di lui"
La donna annuì, in risposta alla sua indecisione, e Alec alzò gli occhi al cielo.
"Oh andiamo!" fece trattenendo una risata esasperata "Se avessi avuto cattive intenzioni non mi sarei disturbato ad aiutare i vostri compagni" si guardò intorno, lo sguardo ancora, a distanza di anni, colmo di desiderio "E non vi avrei neppure fatto visita alla luce del giorno mia regina. Con tutti questi soldati pronti a tagliarmi la testa, questo è l'unico posto in cui non dovrei azzardarmi ad entrare"
Aaron, al fianco della sovrana, fissava l'uomo con severità, le braccia incrociate al petto e il respiro regolare.
"Chissà perchè crederti mi risulta tanto difficile" disse il soldato reale rimanendo impassibile "Oh già! Perchè hai cercato di ucciderci tutti"
Alec, contro ogni previsione, scoppiò a ridere, scatenando la rabbia di tutti i presenti che, di fronte al suo sguardo glaciale, persero anche quel minimo di fiducia che gli era rimasta.
Liam, ad una certa distanza, strinse con forza la mano di Talula, ancora al suo fianco dopo l'incontro di quella mattina. La ragazza non lo aveva lasciato neppure un momento, e nonostante non si fidasse molto dell'uomo che aveva salvato il suo compagno, non poteva che essergli grata e sperare in un nuovo aiuto da parte sua. Il giovane demone, dal canto suo, non sapeva davvero cosa pensare. C'erano momenti in cui sentiva di potersi fidare di Alec. Momenti in cui, nonostante la furia e la crudeltà presente nei suoi occhi, riusciva a considerarlo un uomo d'onore, che avrebbe mantenuto la propria parola di prestare loro aiuto durante quella guerra. Per ben due volte aveva rinunciato ad ucciderlo, e questo doveva pur valere qualcosa!
Eppure c'erano anche momenti come quello in cui, le sue reazioni inaspettate, lo mettevano terribilmente a disagio, e gli facevano desiderare di trovarsi altrove.
"Sempre a guardare al passato" disse cercando di reprimere la propria risata "Davvero patetico" sorrise "Non mi meraviglia che tu non sia divenuto cavaliere"
Aaron avanzò minaccioso, pronto a dare una bella lezione al giovane criminale. Mia lo fermò appena in tempo, portandogli una mano al petto e guardandolo negli occhi con decisione.
"Non è il caso di litigare"
La donna cavaliere si voltò verso Alec, che non era arretrato di un solo centimetro alla vista del soldato pronto a farlo a pezzi, e si accigliò, gettando su di lui tutta la rabbia provata nei suoi confronti negli ultimi anni.
"Non c'è una sola persona in questa stanza che non abbia desiderato ucciderti almeno una volta. E credimi se ti dico che possiamo farlo, e che lo faremo con immenso piacere se ora non ci dimostri, una volta per tutte, che possiamo fidarci di te"
Alec non vacillò di fronte allo sguardo sicuro di Mia, ma al contrario lo sostenne, dando di nuovo prova della propria arroganza.
Solo Mia, guardando quei suoi occhi chiari come il ghiaccio, vide qualcosa di diverso dalla sfida nel suo sguardo.
"Non avrei mai voluto che finisse così tra di noi"
Quelle parole la fecero arrossire, eppure, nonostante l'imbarazzo iniziale, continuò a sostenere il suo sguardo con decisione, ignorando le espressioni meravigliate dei presenti che mai si sarebbero aspettati una simile piega degli eventi.
"E come pensavi che sarebbe finita?" fece Mia sarcastica "Credevi che ti sarebbe bastato chiedere scusa e in un attimo sarebbe tutto svanito? La tua crudeltà, le tue bugie ..." si fece avanti, avvicinandosi appena al suo viso e sentendo il respiro di lui sulla sua pelle.
"Credi che non l'abbia notato? Lo sguardo che hai lanciato al palazzo imperiale quando lo hai intravisto in lontananza" Alec si irrigidì "Tu lo desideri ancora non è vero?"
L'uomo sorrise amaramente, neppure provando a nascondere la verità. La realtà era che non aveva mai smesso di ambire alla corona. Era quello che aveva sempre desiderato. Il potere, e la forza col quale ottenerlo. La prima volta era stato proprio quel desiderio a spingerlo verso la strada sbagliata, a spingerlo lontano da lei, dall'unica donna che mai avesse fatto palpitare il suo cuore.
"Nonostante tutto ..." disse poi abbassando il tono della voce "C'è qualcosa che desidero di più"
I suoi occhi brillarono, incontrando quelli castani di Mia, e il cuore della donna prese a battere terribilmente, rischiando di lasciar trasparire le proprie emozioni.
Desiderava tanto potersi fidare di lui. Avrebbe voluto cancellare gli avvenimenti del passato. Tutti, come se nulla fosse, e tornare ad amarlo come una volta, come da bambini quando, tenendosi per mano, riuscivano senza problemi a superare qualsiasi cosa, qualsiasi paura.
Era così strano voler ricominciare? Volergli dare una seconda possibilità?
Rimase in silenzio, senza sapere cosa dire, finché Alec non spostò il proprio sguardo sulla regina, non mostrandole altro se non tristezza ed un profondo pentimento.
"Negli ultimi anni, ho passato parecchio tempo in un piccolo villaggio nei pressi delle montagne. Potrà sembrare strano, ma devo dire che mi sono ambientato" Sarah si fece attenta, decisa a capire dove l'uomo volesse arrivare.
"Ho conosciuto molte brave persone, persone che non sapevano nulla di me e del mio passato. Mi hanno accolto senza farsi domande, mi hanno fatto sentire a casa" sorrise tristemente, guardando Mia negli occhi "Era da anni che non mi sentivo a casa. L'ultima volta che mi è capitato, è stato quando ho incontrato te"
La donna abbassò lo sguardo, avvampando.
"I demoni di Dunkelheit sono scesi dalle montagne durante la notte. Hanno ucciso ogni singolo uomo, donna o bambino presente nel villaggio" Liam trattenne il fiato al pensiero di ciò che i suoi simili avevano fatto in tutti quegli anni, a ciò che lui stesso aveva fatto per molto tempo.
"Non sono riuscito ad impedirlo"
Calò il silenzio tra i presenti, stupiti dallo sguardo sofferente di Alec. Non capitava spesso di ritrovare una simile espressione sul viso di un assassino.
"Comunque poi mi sono vendicato" continuò l'uomo sorridendo "Li ho uccisi tutti, dal primo all'ultimo, ma non è ancora abbastanza" un sorriso maligno comparve sul suo volto facendo irrigidire il giovane demone "Li voglio tutti morti. Nessuno escluso ..." si voltò verso Liam, che nel frattempo aveva stretto ancor più la mano di Talula al suo fianco "Tranquillo ragazzino. Con te potrei chiudere un occhio"
La guaritrice sfiorò il suo braccio, in cerca di un ulteriore contatto. La guerra ora ormai vicina. Riusciva a sentirlo. Giorno dopo giorno, quella sensazione di pericolo aumentava, facendole girare la testa. Sperò solo che, quando fosse stato il momento, sarebbe riuscita a compiere il proprio dovere.

"Esistono due tipi di demone" disse Liam posando lo sguardo su ognuno dei presenti "I demoni superiori e quelli inferiori. I demoni inferiori, come i demoni ombra ad esempio, non hanno assolutamente nulla in comune con gli esseri umani. Sono creature delle tenebre, reietti, nati dalle angosce e le sofferenze delle persone. È proprio di questo che si nutre ognuno di loro. Provano piacere nel torturare le proprie vittime, rallentando la loro morte per godere a pieno della loro sofferenza"
"Proprio il tipo di creatura che si vorrebbe incontrare"
Era stato Aaron a parlare, interrompendo per qualche secondo il discorso di Liam. I sei compagni, assieme ai membri del consiglio, erano seduti attorno ad un tavolo, e la loro completa attenzione era rivolta al giovane demone.
C'era voluto parecchio per decidere se Alec potesse partecipare o meno a quella riunione.
Nonostante i dubbi provati da ogni individuo presente nel palazzo reale, la regina aveva infine deciso, per lo stupore di tutti i presenti, di dargli la propria fiducia. Certo Alec era pericoloso, ma proprio per questo motivo sarebbe stato un vantaggio averlo dalla propria parte, e non viceversa. Quella era anche la sua guerra, e Sarah era certa che avrebbe combattuto per aiutare la propria razza a sopravvivere all'estinzione.
Gli eserciti nemici erano ormai incredibilmente vicini. Riusciva a vederli all'orizzonte, e la cosa la preoccupava. Anche se aveva espresso il suo desiderio di partecipare a quella guerra, non poteva certo dire di non avere paura. Anzi, era terrorizzata.
L'unica cosa che potevano fare ora, alla vigilia dallo scontro, era informarsi il più possibile sui propri nemici, e nessuno meglio di Liam poteva aiutarli sotto questo punto di vista. Alcuni tra i consiglieri, Luke compreso, avevano espresso il loro dissenso nell'intenzione della regina di dare ascolto alle parole di un demone, ma la donna si era limitata ad un'alzata di spalle, dicendo loro che in fondo non avevano poi molta altra scelta.
"Nonostante questi demoni siano piuttosto forti" continuò Liam serio "Sono costretti a vivere nell'ombra, a nascondersi dagli esseri umani, mentre i demoni superiori non hanno questo problema. Questi ultimi sono i più pericolosi perchè hanno la possibilità di camuffarsi. Sono in tutto e per tutto simili a un qualunque essere umano, almeno finché non decidono di lasciarsi andare, scatenando tutto il proprio potere. A quel punto, avviene una specie di mutazione. L'involucro umano scompare, lasciando spazio alla loro parte demoniaca"
"Come Among!" esclamò Talula sorpresa "A prima vista sembrava un comunissimo essere umano, ma quando ci siamo scontrati il suo aspetto è cambiato notevolmente"
"È grazie a questa sua capacità che è riuscito ad avvicinarsi a voi" disse Mia sovrappensiero.
Il commento di Luke fece irrigidire la regina
"Proprio come Liam"
Il giovane demone strinse i denti, fingendo di non aver sentito. Non si era certo aspettato un comportamento di favore. Lui era il nemico. Qualunque cosa avesse fatto non sarebbe riuscito a cambiare questa realtà delle cose. Quale essere umano avrebbe mai potuto fidarsi di lui? Un demone sanguinario in grado di ucciderli tutti senza provare alcun rimorso, questo era quello che era.
"In qualunque caso" fece rincuorato dallo sguardo sostenitore di Mia "Non credo che i demoni, domani, cercheranno di passare per esseri umani. Sono creature molto orgogliose, e per loro la guerra è una ragione di vita" Alec sorrise al suono di quelle parole "Vi affronteranno a viso aperto, dando il meglio di sè, e non trattenendosi mai, neppure per un istante"
"Allora abbiamo qualcosa in comune" disse Aaron incrociando le braccia al petto. Sarah gli sorrise.
"Il vero problema comunque ... sarà Galar" tra i presenti calò il silenzio "Il re dei demoni è diverso da chiunque altro. Se i demoni superiori si avvicinano, in quanto a capacità, a quelle di un Dio, Galar lo è senz'altro"
"Avanti adesso non esagerare" rispose Luke ridendo nervoso "Abbiamo un ottimo esercito. Per quanto questo demone possa essere forte sono sicuro che potremmo farcela"
"Non esagero affatto" disse Liam terribilmente serio "E prego che nessuno dei vostri uomini debba avere a che fare con lui domani"

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Capitolo 37
*** La quiete prima della tempesta ***


Mia ed Alec non erano mai stati molto simili tra loro. Erano cresciuti insieme, sostenendosi a vicenda e aiutandosi l'un l'altra giorno dopo giorno. Era inevitabile che, una volta divenuti abbastanza grandi, avrebbero finito con l'innamorarsi l'uno dell'altra.
Purtroppo l'amore non è sempre come viene descritto nei libri. Mia questo lo sapeva molto bene. Ben presto, la diversità dei due amanti aveva finito con l'allontanarli. Mia ed Alec avevano imboccato due strade diverse, molto diverse. La donna cavaliere non avrebbe mai immaginato che tra lei e l'uomo che aveva amato per tanti anni sarebbe finita in quel modo eppure, nonostante tutto, era stata in grado di dimenticarlo, di continuare a vivere senza di lui.
Le era spesso capitato di immaginare come sarebbe stato incontrarlo di nuovo, ed aveva sempre potuto affermare con certezza che mai si sarebbe arresa di nuovo ad un simile sentimento. La rabbia nei suoi confronti era stata così grande che il suo primo istinto, di fronte all'espressione beffarda dell'uomo, era stato quello di tagliargli la gola e guardarlo morire. Strano che ora, a poche ore dallo scontro finale, quell'istino fosse svanito del tutto.
Ora, guardando Alec negli occhi, tutto ciò che riusciva a sentire era il proprio cuore battere all'impazzata all'interno del petto, come non faceva da molto tempo. Era rimasta pietrificata quando, inaspettatamente, lo aveva visto lì, di fronte a lei, nel corridoio buio del palazzo imperiale. L'uomo l'aveva guardata in silenzio, indeciso su cosa dire. Alla fine, si era fatto avanti, senza mai staccare gli occhi chiari da quelli scuri e penetranti di lei, fermandosi solo quando i loro corpi furono abbastanza vicini da sfiorarsi.
Mia dovette alzare lo sguardo per non interrompere quel contatto visivo. Sin da giovane era sempre stato un ragazzo molto alto, molto più dei suoi compagni, e questa caratteristica le era sempre piaciuta molto. Vicino a lui si era sentita al sicuro. Almeno finché non si erano ritrovati a doversi confrontare come nemici.
Alec si avvicinò ancora, deciso ad incontrare le sue labbra, ma Mia lo respinse con delicatezza, mettendo una mano sul suo petto e guardandolo con severità.
"Non starai correndo un po' troppo?"
L'uomo sorrise divertito, facendo spallucce
"Domani potremmo perire tutti tra le più atroci sofferenze" disse con evidente sarcasmo "Se proprio dobbiamo fare pace dovremmo farlo in questo momento, prima che sia troppo tardi"
"Non sembri un granché preoccupato per ciò che potrebbe accadere nella battaglia di domani" osservò Mia sorridendo "Ti ritieni superiore ai tuoi avversari?"
"Sbaglio forse?"
La donna rise di fronte all'eccesso di egocentrismo dimostrato dal suo vecchio compagno. Era cambiato davvero molto dalla prima volta che lo aveva visto. Il bambino timido e insicuro di un tempo era svanito, e di questo se ne dispiaceva, ma allo stesso tempo era felice di sapere che finalmente, dopo tanto tempo, Alec era diventato un uomo. Un vero uomo, in grado di decidere da sè cosa fosse giusto e sbagliato. La maggior parte delle scelte che aveva fatto fino ad ora erano state davvero pessime, ma Mia era felice di sapere che finalmente aveva fatto la cosa giusta, decidendo di combattere al fianco della regina per difendere il proprio popolo.
"Eppure non mi hai mai battuta"
Alec sfiorò la mano contro il suo petto, portandosela tra le mani e avvicinandola alle labbra. Quando iniziò a baciarla, Mia venne percorsa da brividi di piacere.
"Pace fatta?"
Guardandolo negli occhi, si rese conto che forse, dopotutto, il vecchio Alec non era mai scomparso. Il suo sguardo era esattamente come quello di un tempo, quando le bastava guardarlo negli occhi per sentirsi amata.

Liam inspirò a fondo. Talula era seduta accanto a lui, la schiena poggiata alla parete, le gambe piegate contro il petto, il viso abbandonato sulla sua spalla. I riccioli scuri gli sollitacavano il collo ad ogni piccolo movimento, facendolo sorridere. Le mani di lei nelle sue erano incredibilmente delicate.
"Ci siamo quasi" la sua voce cristallina ruppe il silenzio della notte, facendolo irrigidire.
"Lo so" rispose pensieroso "Riesco a sentirli. Sono così vicini ..."
Sarah aveva chiesto loro di provare a riposare prima che l'esercito nemico si presentasse ai confini della città, ma nessuno dei soldati sembrava essere disposto a seguire questo suggerimento. Liam era rimasto notevolmente sorpreso quando si era reso conto che, nonostante la vicinanza del proprio signore, il suo corpo sembrava deciso a non cedere per nessun motivo. Era come se, con Talula al proprio fianco, potesse sopportare qualsiasi cosa.
"Mi dispiace molto"
La giovane guaritrice sollevò lo sguardo, confusa da quelle parole, e Liam riprese la parola.
"Per colpa mia ora su di te grava una grossa responsabilità"
Talula si accigliò, colpendolo con decisamente poca convinzione.
"Non essere sciocco, non è stata colpa tua! Sai io ... non ho mai creduto a cose come il fato o il destino, ma chissà, forse era così che doveva andare" rise nervosamente, cercando di nascondere la propria preoccupazione "Certo se qualche mese fa mi avessero detto che avrei dovuto affrontare un demone sanguinario e che da questa battaglia sarebbe dipeso il destino dell'umanità, mi sarei fatta davvero delle grosse risate"
Liam nascose il viso tra le mani, estremamente preoccupato.
"Non voglio che tu scenda in campo domani" Talula non rispose. Non ce n'era bisogno. Il ragazzo sapeva perfettamente che non poteva essere sua la decisione. La giovane guaritrice non si sarebbe mai tirata indietro. Non se questo avrebbe voluto dire abbandonare a morte certa migliaia di persone innocenti.
"Ti rendi conto ... che potresti morire?" la sua voce si incrinò leggermente, facendole battere forte il cuore. Sapeva bene di non avere grosse possibilità di vittoria, ma non sarebbe stata certo l'unica a rischiare la propria vita l'indomani.
Aveva osservato a lungo i soldati che, di lì a poco, sarebbero scesi in campo al fianco della propria regina, e si era ritrovata a memorizzare i loro volti, uno per uno, sperando di rivederli tutti al più presto. Ogni singolo uomo presente in quella sala sapeva, con assoluta certezza, che avrebbe perso la propria vita durante quella battaglia eppure, nonostante tutto, non aveva visto paura nei loro occhi. Avevano detto addio ai loro cari, baciato le loro mogli, abbracciato i propri figli per l'ultima volta. Se davvero fossero morti, lo avrebbero fatto per loro, per proteggere le persone che amavano, e per assicurargli un futuro.
Guardando il loro coraggio, la loro decisione, la giovane guaritrice aveva ripensato alle parole di Aaron, quelle che l'avevano spinta ad andare avanti, a migliorarsi, giorno dopo giorno.
Sarebbe scesa in campo, affrontando i propri nemici a testa alta, uno ad uno, senza mai arrendersi, fino a che non avesse esalato l'ultimo respiro. Sapeva che Liam avrebbe fatto lo stesso, e questo le metteva paura.
Non le creava problemi immaginare la propria morte, ma veder morire il giovane demone le avrebbe spezzato il cuore. Quel cuore che ormai non sembrava essere più in grado di battere senza di lui.
"Liam"
Il ragazzo alzò lo sguardo, guardandola negli occhi, e rimanendo senza fiato quando le labbra della ragazza si posarono sulle sue, facendolo rabbrividire.
Il giovane demone chiuse gli occhi, passando le dita tra i morbidi riccioli di lei, assaporando il dolce sapore della sua lingua, la morbidezza del suo corpo premuto contro il suo petto. Sentì gli occhi inumidirsi sotto le palpebre chiuse, il cuore accelerare all'interno del petto, la testa girare vorticosamente mentre tutta la preoccupazione provata fino ad un momento prima volava via, lasciando spazio ad una felicità indescrivibile, che mai in vita sua gli era capitato di provare. Quando Talula si allontanò, interrompendo quel contatto e posando i grandi occhi verdi sul suo viso, Liam arrossì terribilmente, cercando di trattenere le lacrime.
Non avrebbe mai pensato che si potessero provare delle simili emozioni, così intense e travolgenti. Non riusciva quasi a crederci.
"Cerca di non morire domani"

Sarah indossò l'elmo in acciaio, facendo attenzione che aderisse per bene alla testa. La cotta di maglia sotto l'armatura era piuttosto pesante, e le limitava i movimenti. Capiva bene per quale motivo combattenti come Mia o Alec avessero deciso di non portarla, ma naturalmente, la loro era una preparazione molto diversa dalla sua, ed Aaron aveva insistito perchè la regina indossasse una spessa armatura. Aveva legato i capelli perchè non le intralciassero la visuale e quando vide la sua immagine riflessa nello specchio rimase senza parole.
Era decisamente diversa dal solito, su questo non c'era alcun dubbio, ma non sapeva dire se quel cambiamento le facesse piacere o meno.
A rispondere a questi suoi pensieri fu Aaron che, vedendola vestita da soldato, riuscì a stento a trattenere una risata. Sarah lo fulminò con lo sguardo, offesa da quella reazione
"Sei stato tu a dirmi di indossarla!" esclamò la donna esasperata "Ora non hai alcun diritto di prendermi in giro"
"Scusa scusa" fece Aaron cercando di assumere un'espressione seria, ma mantenendo sul proprio viso un sorriso inequivocabile "È solo che, è davvero strano vederti vestita in questo modo"
Sarah sbuffò "Già che sorpresa" passò il proprio sguardo sul corpo dell'uomo, arrossendo terribilmente. Anche Aaron aveva indossato la propria armatura, fatta eccezione per l'elmo che, a sentir lui, non serviva a proteggere la sua testa dura. Aveva sempre amato la sua figura in quelle vesti. Con la sua armatura lucente sembrava un vero cavaliere, pronto a proteggerla da qualunque nemico a costo della propria vita. Era davvero bellissimo.
Il soldato dovette intuire questi pensieri perchè si avvicinò alla donna, senza smettere di sorridere, e la baciò sulle labbra con passione.
"Sei stupenda mia regina"
La strinse forte a sè, improvvisamente serio.
"Sei sicura di volerlo fare?"
Non fu necessario rispondere a quella domanda. Sarah aveva preso la sua decisione. Avrebbe combattuto al suo fianco, e sarebbe morta per lui se fosse stato necessario.
"Rimani al mio fianco"
"Non dubitare mai di questo"

Angolo dell'autore!!
Ebbene eccoci qui. Ci siamo quasi. Nel prossimo capitolo avrà luogo la battaglia finale. Umani contro demoni. Decidere scegliere da che parte stare (?)
Sciocchezze a parte, ringrazio Haru_da96 e alo per aver messo la storia tra le seguite e Edgewig per aver recensito :D Grazie di cuore a tutti!! Spero che continuerete a seguirmi e che il resto della storia sia di vostro gradimento :') da qui in poi solo sangue perciò attenzione deboli di cuore *sguardo maligno*

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Capitolo 38
*** Una morte onorevole ***


Il cielo era scuro, ricoperto da spesse nubi che ormai da ore impedivano ai raggi del sole di toccare il terreno. Un improvviso alito di vento investì l'esercito, disposto in file ordinate di fronte alle mura della grossa città. Nonostante la spessa armatura che copriva il suo corpo, Sarah si trovò a rabbrividire.
Strinse con forza la lama tra le sue mani, guardando con terrore crescente l'esercito nemico, ad una certa distanza dai propri uomini.
Un esercito tanto vasto non se l'era immaginato neppure nei suoi incubi peggiori.
Orde di demoni marciavano nella loro direzione, mostrando i denti affilati in segno di sfida, saggiando il terreno con le gambe possenti. La regina ascoltò con apprensione i tamburi scandire l'avanzata dei suoi nemici. Quello strano suono era sempre più vicino, così come lo sguardo di quelle creature dannate, che fissavano ogni singolo uomo con occhi iniettati di sangue, ansiosi di lacerare loro la gola e lasciarli morire.
Sarah avvertì la paura impossessarsi di lei nel momento in cui le truppe nemiche si bloccarono, facendo piombare il campo di battaglia nel silenzio più assoluto.
Iniziò a tremare, e le bastò una sola occhiata per capire che ogni singolo uomo alle sue spalle stava provando in quel momento il suo stesso sentimento. Erano stati molto coraggiosi a decidere di unirsi a quella lotta per proteggere le persone che amavano, ma anche l'uomo più coraggioso prova timore a guardare in faccia la propria morte.
L'esercito nemico era numeroso, molto più di quanto potessero aspettarsi, e sperare che quei soldati, dei semplici esseri umani che di rado avevano affrontato una vera battaglia, potessero uccidere quei demoni sanguinari era semplicemente impensabile.
La regina si sforzò di rimanere immobile, anche se la sua mente le chiedeva di girare i tacchi e tornare all'interno nel suo palazzo il prima possibile, prima che fosse troppo tardi. Probabilmente, se ne avesse parlato con Aaron, l'uomo non avrebbe trovato nulla da ridire. Il soldato aveva più volte provato a convincere l'amata a mettersi al sicuro insieme agli altri civili, ma la donna si era rifiutata ogni singola volta, sicura che combattere al fianco del proprio esercito fosse la cosa giusta da fare. Sperò con tutta se stessa di non aver commesso la scelta sbagliata ...
Cercò il soldato con lo sguardo, rendendosi conto che l'uomo non era più al suo fianco.
Aaron era avanzato, la lama lucente stretta in pugno, lo sguardo deciso a sfidare i propri nemici. Si voltò verso il suo esercito senza perdere la propria decisione, e osservando ad uno ad uno i volti spaventati dei suoi uomini, indugiando appena sul viso della compagna che, osservando il suo sguardo di fuoco, venne colta da una nuova energia.
"Quello signori" disse alzando il tono della voce perchè tutti potessero sentire "È il nostro nemico"
I soldati osservarono con soggezione l'orda di demoni alle spalle dell'uomo, chiedendosi come facesse ad apparire tanto calmo di fronte ad un simile nemico. La pelle scura di ogni demone era in contrasto col colore acceso dei loro occhi, mentre le zanne affilate fremevano in attesa di poter attaccare.
"Non fingerò di non avere paura" disse poi cogliendo tutti di sorpresa "Sono spaventato anch'io, esattamente come tutti voi, e per una valida ragione" sospirò, abbassando appena lo sguardo "Questo nemico, è il più forte che abbiamo mai dovuto affrontare fino ad ora. Ognuna di quelle creature è imprevedibile e pericolosa, in grado di uccidere chiunque di noi con estrema facilità e un bel sorriso stampato in faccia alla vista del nostro sangue"
Sarah sgranò gli occhi, terribilmente preoccupata. Era forse impazzito? I suoi uomini tremavano di paura e approfittava di un momento come quello per informare loro della superiorità dei suoi nemici?! La regina fece per dire qualcosa, nella speranza di risollevare il morale alle sue truppe, ma Aaron riprese la parola, impedendole di intervenire.
"Ma nonostante tutto, nonostante la grande differenza tra le nostre forze, e quelle dei nostri nemici, so per certo che anche loro dovrebbero temerci, e probabilmente più di quanto li temiamo noi"
Talula, nelle retrovie, guardava il proprio maestro camminare avanti e indietro di fronte al proprio esercito, incurante della moltitudine di nemici che, di lì a poco, si sarebbero fatti avanti, col preciso intento di ucciderli tutti. Liam, al suo fianco, ascoltava le parole dell'uomo con molta attenzione, ignorando tutto il resto.
"Siamo esseri umani, e da che mondo è mondo la nostra razza ha sempre commesso numerosi errori, alcuni davvero imperdonabili, ma che hanno fatto di noi ciò siamo ancora oggi. Creature imperfette, certo, ma con la capacità di fare grandi cose, e la forza e il coraggio necessari ad affrontarle"
Si voltò verso l'esercito nemico, i cui tamburi avevano ripreso a suonare ad un ritmo incalzante, e puntò la lama contro di loro, guardandoli con sfida.
"Noi combattiamo per la libertà, lasciando che il nostro cuore bruci, si consumi per coloro che amiamo e desideriamo proteggere. Una sensazione che quei mostri non proveranno mai, e che ci rende unici, in possesso di una volontà indomabile, che mai nessun nemico potrà portarci via!!"
Spostò di nuovo lo sguardo sui suoi compagni, che ora lo guardavano con rinnovata energia e ardore. Sarah lo osservava con meraviglia. L'armatura lucente, i capelli mossi dal vento, e quello sguardo! In grado di far battere forte il cuore a chiunque lo avesse osservato.
"Sarà difficile certo. Molti di noi potrebbero perdere la vita, sentirsi perduti di fronte alla forza del proprio nemico" il suo sguardo si posò su di lei, facendola rabbrividire "Ma sono sicuro che se questo accadrà, potremmo morire col sorriso sulle labbra, sapendo di aver dato il massimo, di aver dato la nostra vita per la libertà di coloro che amiamo, e che renderanno i nostri nomi immortali nel tempo"
Talula vide Liam sorridere, e sentì il proprio cuore batterle ancor più forte nel petto, ma in un modo completamente diverso dal solito. Guardando il nemico ora, si rese conto di non provare più alcuna paura. Niente preoccupazione, niente terrore. Il suo cuore era pieno d'orgoglio, di sicurezza.
La paura per il proprio futuro era svanita. C'era solo il presente, e per esso era pronta a morire.
Ricordò le parole che Mia aveva detto loro il giorno prima, quando il giovane demone aveva cercato di far conoscere loro più che poteva su quel temibile nemico, e lo sguardo dei suoi compagni si era spento, sprofondando per un momento nella disperazione.
"Ogni uomo su questa terra vive la propria vita ignorando il momento della propria morte, chiedendosi come sarà, e se qualcuno lo piangerà" tutti i presenti l'avevano guardata con sorpresa, senza capire per quale motivo se ne fosse uscita con una frase del genere. Mia aveva sorriso, incrociando le braccia al petto "Tutto noi dobbiamo morire. La cosa importante, a questo punto, è avere una morte come si deve"
Aaron aveva sorriso a quelle parole e Talula si era sentita quasi sopraffatta. E così era questo l'animo di un cavaliere. Sempre pronto a tutto, incurante del pericolo. Pronto a perdere la propria vita in battaglia, se da questa dipendeva la vita di altre persone.
C'era forse un modo più nobile di morire, che farlo per proteggere qualcun altro?
Sarah si irrigidì, rendendosi conto che un grosso corno aveva preso a suonare, cogliendo i soldati di sorpresa.
I demoni presero ad urlare, eccitati da quel suono così familiare.
Quando i primi di loro presero ad avanzare, ringhiando verso i propri nemici, Aaron sollevò la lama verso l'alto, rivolgendosi urlando ai propri compagni.
"Facciamoli a pezzi!!"
Anche gli esseri umani presero ad urlare con furia, come fossero un solo uomo.
Al suono di quel temibile grido di battaglia, Talula si ritrovò a sorridere. Forse avrebbero potuto farcela davvero.
Estrasse Glimmend, che prese a brillare con forza di fronte a quei temibili nemici, e iniziò a correre, insieme ai suoi compagni, aspettando l'impatto.

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Capitolo 39
*** Inizia lo scontro ***


L'impatto fu davvero tremendo. Le spade dei soldati cozzarono contro quelle dei propri nemici, dando inizio allo scontro. Ci furono diversi morti dalla parte degli esseri umani, che perirono velocemente, schiacciati dalla forza dei propri avversari, eppure la maggior parte di essi riuscì a tenere testa alle creature demoniache che avevano di fronte, combattendo con tutte le proprie forze. Talula non poté fare a meno di sentirsi alquanto spaesata nel bel mezzo del campo di battaglia. I nemici erano molti, e terribilmente forti. I loro occhi rossi, iniettati di sangue, analizzavano ogni soldato con precisione, alla ricerca di un punto debole, del modo più veloce per farlo a pezzi. La giovane guaritrice fece un profondo respiro prima di sollevare la lama leggendaria ed usarla contro i propri nemici. Attirati dalla luce, i demoni presero ad avanzare verso di lei, ringhiando famelici, lanciandosi sulla ragazza senza trattenersi.
Il primo demone finì facilmente preda di Glimmend che, con assoluta facilità, tranciò il suo corpo in due, come si fosse trattato di semplice aria. Il corpo della creatura prese immediatamente a bruciare, tramutandosi in polvere in pochi secondi, spegnendo le urla disperate della prima vittima colpita dalla lama.
Gli altri demoni non si lasciarono certo influenzare. Furono su di lei ad una velocità impressionante, costringendola a mettersi in guardia.
La giovane guaritrice si muoveva più in fretta che poteva, evitando i colpi infertile dai propri nemici e attaccando a sua volta, fendendo l'aria con la lama sottile e tranciando loro la carne scura.
Più di una volta venne colpita dalle lame e gli artigli dei propri nemici, ma i colpi furono così superficiali che l'armatura non ebbe problemi ad impedirle di riportare grosse ferite.
Un demone particolarmente agitato si lanciò su di lei, cogliendola di sorpresa. Talula scartò di lato, evitando per un pelo l'attacco del nemico la cui spada, tuttavia, la colpì al volto, disegnando un profondo segno vermiglio sulla sua guancia e privandola del proprio elmo, che cadde a terra ad una certa distanza dallo scontro.
La creatura attaccò ancora, con foga, incalzando la ragazza con un ritmo estremamente veloce, portandola ben presto a soffrire per la fatica. Il corpo della creatura era nero come la pece, le orecchie a punta, così come i denti affilati all'interno delle enormi fauci. Talula lo lasciò avvicinare, rallentando il proprio andamento, e scartando di lato nel momento in cui, sicuro della vittoria, il demone provò un nuovo affondo verso la sua gola.
L'improvviso scarto della ragazza colse la creatura di sorpresa, facendola sbilanciare per qualche secondo. Tempo sufficiente affinché la giovane guaritrice affondasse la propria lama nel suo collo, recidendogli la testa di netto e facendolo bruciare.
Strinse poi l'elsa di Glimmend con forza, concentrandosi sul gruppo di nemici che, senza attendere ulteriormente, si erano lanciati in un nuovo attacco verso quella persistente nemica.
Per un momento, le parve che il tempo si fosse fermato. Avvertì una forte scarica nelle mani mentre l'energia della lama leggendaria passava all'interno del suo corpo, accelerando il battito del cuore e donandole una nuova energia che mai avrebbe pensato di ottenere.
Quando fendette l'aria con la lama, la sua luce si fece incredibilmente intensa, espandendosi verso l'esterno e colpendo i nemici che, ancora ad una certa distanza, si ritrovarono a bruciare, senza neppure capire come fosse stato possibile.
Talula abbassò la lama per qualche secondo, sgranando gli occhi e cercando di riprendere fiato.
Era già successa una cosa simile in passato eppure stavolta era diverso. Era riuscita a controllarlo, ad usare il potere della lama come aveva desiderato fare. Se ci fosse riuscita anche con Galar, la vittoria non sarebbe stata poi tanto irraggiungibile.
Sussultò, rendendosi conto di aver abbassato la guardia.
Un demone ombra, alle sue spalle, si fece avanti, deciso ad uccidere una volta per tutte quella sciocca ragazzina che, in più di un'occasione, aveva osato sfidare il proprio padrone, annientando le sue truppe.
Talula si voltò in fretta, sorpresa, portando velocemente la lama davanti al volto, nel tentativo di proteggersi da quel nuovo nemico.
Per sua fortuna, non ne ebbe alcun bisogno.
Il demone ombra si fermò all'improvviso, sentendosi trapassare il petto da una forza sconosciuta. Talula si irrigidì.
Liam, alle spalle del demone ombra, si era avvicinato in fretta, colpendo la creature alla schiena, trapassando il suo corpo con incredibile semplicità. La giovane guaritrice guardò con timore il braccio del ragazzo penetrare nella carne del proprio avversario, trapassandola da parte a parte, e lasciando intravedere gli artigli affilati sporchi di sangue scuro laddove sarebbe dovuto essere presente il cuore della vittima.
Il giovane demone ritirò la propria mano, incurante del sangue nero sul suo corpo e sul proprio viso. L'ombra cadde a terra, priva di vita, osservata dagli occhi sanguinari del proprio avversario, che fissava il suo corpo senza battere ciglio.
Quello sguardo tanto freddo fece rabbrividire la giovane guaritrice, che per un momento non seppe davvero cosa dire. Solo quando lo sguardo del ragazzo raggiunse i suoi occhi, riempiendosi improvvisamente di una profonda dolcezza, capì che era stata una sciocca ad avere timore del proprio amato.
"Tutto bene?" chiese il ragazzo facendosi avanti e controllando il corpo di lei da cima a fondo, per essere sicuro che non fosse ferita.
"Mai stata meglio" rispose lei sorridendo e sfiorando appena la sua guancia, felice di averlo accanto.
Si irrigidì di nuovo quando delle forti urla si levarono dal campo di battaglia, invitando gli uomini a guardare il cielo scuro, ricoperto da nubi. Demoni alati planarono verso l'alto, volando in direzione della Città Imperiale.
Il loro corpo lucido era nero come la pece. Le ali possenti sentivano il vento, seguendolo con precisione durante il volo. Il collo lungo e sottile non sembrava quasi in grado di sorreggere il capo dalla forma irregolare. Il corpo possente terminava in una lunga coda affusolata, mentre le corte zampe scure erano provviste di lunghi artigli acuminati, in grado, probabilmente, di fare a pezzi anche il più massiccio degli animali con incredibile semplicità.
Ascoltando le urla stridule di quelle insolite creature, l'esercito degli uomini venne colto dal panico per alcuni secondi, temendo che quelle spaventose creature potessero entrare in città e raggiungere i civili, al sicuro nei sotterranei del palazzo imperiale.
Quando una vampata di fuoco li costrinse a frenare la loro avanzata, gli uomini poterono tirare un sospiro di sollievo.
Delfine sbattè le ali possenti, sollevandosi dal terreno e ringhiando verso i propri nemici. Si lanciò sul primo demone afferrandolo con gli artigli lucenti, stringendoli con forza attorno al collo sottile del proprio avversario. Questo urlò, divincolandosi, cercando di sfuggire alla presa mortale della dragonessa che, nel frattempo, aveva richiuso le proprie ali e si era lanciata in picchiata verso il basso, attirando l'attenzione di molti dei demoni presenti nel campo di battaglia, sorpresi di ritrovarsi a dover affrontare un simile nemico.
Nel momento in cui il possente drago toccò il terreno, portando con se il proprio avversario, la terra tremò, accompagnando quell'improvviso terremoto ad una grande nuvola di polvere che costrinse i presenti a chiudere gli occhi.
Delfine continuò ad infierire il sul proprio avversario, già notevolmente ferito per via della caduta. Continuò a stringere la presa sul suo collo, portando la seconda zampa sul cranio e facendolo a pezzi, lasciando che il sangue scuro della vittima fuoriuscisse dalle ferite e desse ad ogni spettatore una prova dell'incredibile forza dell'animale.
Una volta ucciso il primo demone, Delfine si fermò, lasciando che Mia scendesse dalla sua groppa con agilità. La donna indossava una scura casacca sprovvista di maniche, pantaloni neri con una sottile cinta alla quale il cavaliere aveva assicurato le proprie armi, e dei pesanti scarponi scuri assicurati per bene contro le caviglie. I corti riccioli scuri erano appena sciacchiati da un elmo lucente sul quale erano stati incisi, in bassorilievo, due eleganti dragoni, con le fauci aperte rivolte verso l'alto, in quello che pareva un grido di libertà.
La donna si rivolse alla dragonessa con un sorriso
"Ci pensi tu a quelli in alto?"
Lanciò uno sguardo verso il campo di battaglia, affilando lo sguardo.
"Io uccido quelli che sono a terra"
Portò le mani verso i fianchi, estraendo due spade lunghe ed eleganti, e puntandole con decisione verso i suoi nemici. Erano diversi anni che non partecipava ad un vero scontro, almeno non importante come questo. Avrebbe dato tutta se stessa, mettendo anima e corpo in quell'impresa, proteggendo l'intera umanità, a qualsiasi costo.

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Capitolo 40
*** Guerrieri spietati ***


Era come guardare la propria morte negli occhi. Lo sguardo di Mia non era mai stato tanto freddo e spietato come in quel momento.
La donna cavaliere si era lanciata contro i propri nemici ad una velocità impressionante, lasciando tutti i presenti senza parole. Non un suono era uscito dalle sue labbra quando, roteando le sottili lame estratte poco prima, aveva macellato i primi demoni incontrati sul proprio cammino.
Muoveva passi leggeri, danzando sul campo di battaglia con sguardo spietato.
Le lame, ben strette tra le proprie mani, brillavano ad ogni singolo movimento, fendendo l'aria con incredibile precisione, abbattendosi con semplicità sui punti vitali dei propri nemici, senza sosta. I soldati che la videro combattere, rimasero incantati dai suoi movimenti.
Roteava su se stessa, ferendo i propri avversari, tranciando loro le carni e versando sangue nero sul campo di battaglia.
In molti provarono a colpirla, senza risultato.
La donna maneggiava le proprie lame con maestria sorprendente, bloccando gli attacchi dei propri nemici e passando al contrattacco, tutto in pochi secondi e senza mostrare stanchezza alcuna.
Inarcò la schiena quando un demone particolarmente veloce provò un affondo in direzione della sua gola, flettendosi all'indietro, verso il basso, e lasciando che la lama nemica incontrasse il vuoto. Era felice di non aver indossato nessuna armatura. Non avrebbe mai potuto muoversi con tanta libertà con una pesante armatura a gravare sul proprio corpo.
Il demone ringhiò furioso, rendendosi conto di averla mancata, urlando subito dopo quando avvertì le lame della sua avversaria penetrargli nella carne, tranciando di netto il braccio muscoloso, ancora teso, nel quale aveva tenuto la propria spada.
Mia si spostò in fretta, raddrizzando la schiena ed evitando il sangue che, copioso, aveva iniziato a fuoriuscire dalla nuova ferita che la creatura si era appena procurata. Questa ritirò ciò che restava del proprio arto, stringendo con forza la ferita dolorante, nel tentativo di bloccare il proprio sangue, urlando furiosa e scagliandosi disperatamente sulla propria nemica.
La donna non si lasciò impressionare. Scartò di lato, evitando il corpo corpulento del demone e colpendolo ancora, stavolta tagliando l'arto opposto, e lasciandosi sfuggire una smorfia disgustata quando la creatura cadde a terra, agonizzante, urlando ancora con maggiore forza.
Il cavaliere si fece avanti immediatamente, abbassando l'arma sul collo del proprio avversario e concedendogli il colpo di grazia.
Guardò il suo sangue per qualche secondo, respirando a fondo, prima di sollevare lo sguardo sui demoni ombra che, ad una certa distanza, osservavano la scena, indecisi se provare o meno ad affrontare quel nuovo nemico. Mia sorrise
"Avanti il prossimo"

Talula aveva guardato con meraviglia l'enorme dragone allontanarsi di nuovo verso l'alto, pronto a finire i propri nemici, che si lanciavano sulla sua possente figura con decisione, disegnando incredibili acrobazie nell'aria.
Le squame della dragonessa, del colore del mare, sembravano brillare intorno ai corpi scuri dei propri avversari, che urlavano alla creatura tutta la loro rabbia per la morte del proprio compagno. Delfine evitava con semplicità ogni attacco dei suoi avversari, muovendo le ali possenti, cadendo in picchiata e sollevandosi poco dopo, giocando divertita con quelle immonde creature.
Quando alcune di loro si separarono dal gruppo, di nuovo dirette verso la Città Imperiale, sbuffò furiosa, piuttosto offesa da quell'improvvisa mancanza di attenzione.
I demoni alati si lanciarono in picchiata, urlando, al di sopra delle mura, pronti a penetrare nella grande città per fare a pezzi quei civili che i soldati umani tanto volevano proteggere.
Quando furono abbastanza vicini, però, qualcosa impedì loro di avanzare, rispedendo indietro i loro corpi, come scottati, da quella che a prima vista parve essere una sorta di barriera luminosa, estesa sull'intera cittadina.
Talula sorrise.
Si era chiesta spesso quale sarebbe stato il compito dei maghi di corte in quella battaglia, e la risposta era stata davvero incredibile.
In piedi, sulle alte mura che circondavano la città, ogni mago, ad una certa distanza l'uno dall'altro, teneva le braccia tese verso l'alto, sussurrando parole sconosciute, ergendo una barriera invisibile a protezione della città.
Non potevano rischiare che i demoni penetrassero all'interno delle mura. Se l'avessero fatto, i soldati della regina avrebbero avuto parecchio a cui pensare.
Talula si voltò, avvertendo un gemito di dolore.
Liam era piegato su stesso, e tremava leggermente.
Grosse ali nere si aprirono verso l'esterno, fuoriuscendo dalla schiena chiara del ragazzo, strappando la casacca scura che gli era stata data prima dell'inizio della battaglia. Il giovane demone alzò gli occhi su di lei, indugiando per qualche secondo, imprimendo nella propria mente lo sguardo di lei, terribilmente dolce e luminoso, prima di sbattere le proprie ali e lanciarsi verso l'alto, in aiuto della dragonessa che, nel frattempo, si era ritrovata a doversi scontrare con più nemici del previsto.
Il ragazzo si gettò su uno dei demoni che avevano deciso di attaccare la dragonessa, estraendo il sottile pugnale assicurato alla propria cintura e tagliandogli la gola con uno scatto fulmineo della mano, cadendo poi in picchiata sul nemico successivo.
Il suo cuore prese a battere forte nel petto, eccitato per via dello scontro. Si ritrovò a sorridere affondando la lama nella carne dei propri nemici, bagnandosi le mani del loro sangue e ascoltando le loro urla disperate, lanciate poco prima di morire.
Osservò Delfine per qualche secondo, che nel frattempo aveva ripreso il controllo della situazione. Gli artigli impedivano ad un nemico di fuggire, premendosi con forza nel suo corpo scuro. Spalancò le enormi fauci, serrandole sulla gola della creatura che, inutilmente, si dibatteva in cerca della propria libertà. La sentì urlare alla pressione dei suoi denti, e iniziò a tirare, staccandole la testa dal collo e lasciando cadere ciò che rimaneva del suo corpo verso il campo di battaglia, sperando che non finisse su qualche umano capitato lì per sbaglio.
Certo non sarebbe stata colpa sua. Era già abbastanza impegnativo tenere a bada quelle creature tutta da sola, non poteva preoccuparsi anche dei soldati sulla terra ferma. Doveva dire che, in quel momento, la presenza di Liam non gli dispiaceva affatto. Un aiuto, di tanto in tanto, era ben accetto, anche se gli occhi rossi di lui e la sua insopportabile puzza di demone le facevano venire voglia di farlo a pezzi senza pietà.
Liam dovette intuire tutto questo quando il proprio sguardo si incrociò con quello freddo della dragonessa, perchè rise nervosamente, tenendosi ad una certa distanza.
"Spero tu non decida di mangiarmi"
La dragonessa sbuffò, liberando una piccola nuvola di fumo grigio che lo fece tossire.
Negli ultimi tempi si era affezionata molto a Talula, e la guaritrice sembrava tenere molto a quello sciocco ragazzino perciò, per il momento, lo avrebbe lasciato in vita. Chissà, magari un giorno sarebbe persino riuscita a farselo piacere.

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Capitolo 41
*** Troll ***


Sarah avrebbe tanto voluto possedere più esperienza mentre roteava la propria lama con attenzione, timorosa di venir ferita dai propri nemici. Per sua fortuna, Aaron le fu accanto per tutto il tempo, senza staccare gli occhi dal corpo delicato della donna, facendo a pezzi ogni avversario e lanciandosi su quelli della regina, per tenerla al sicuro.
La donna non era andata affatto male dall'inizio della battaglia, sebbene lo scontro iniziale con le truppe nemiche l'avesse messa in difficoltà. Negli ultimi giorni il soldato le aveva insegnato meglio che poteva a tenere ben salda tra le mani la propria spada, in modo che potesse utilizzarla nell'autodifesa.
Sarah aveva imparato in fretta, mettendo tutta se stessa in quel duro allenamento, nonostante Aaron avesse cercato di non farla affaticare troppo.
Questo suo comportamento le aveva trasmesso emozioni contrastanti. Da una parte, ne era stata piuttosto infastidita. Non voleva che Aaron fosse troppo tenero con lei. Conosceva la sua reputazione come maestro e sapeva che il motivo principale per il quale i suoi allievi imparavano sempre così in fretta era proprio la sua severità, e non voleva che i sentimenti dell'uomo creassero problemi sotto questo punto di vista.
D'altra parte, queste sue continue attenzioni, la sua infinita premura, dolcezza, lo sguardo che ogni giorno le rivolgeva come se fosse l'unica cosa al mondo per cui valesse la pena lottare, la facevano sentire amata, e come poteva sottrarsi ad una simile emozione?
L'arrivo di Aaron nella sua vita era stata la cosa migliore che le potesse capitare.
La prima volta che si erano incontrati, era stato proprio in quella città, su un campo di battaglia altrettanto infernale. Erano molto più giovani all'epoca, e Sarah non avrebbe mai dimenticato l'emozione provata guardando per la prima volta i suoi occhi, vedendo il suo sorriso, la sua espressione decisa.
Si era innamorata di lui sin dal primo momento, e col tempo questo amore non era mai svanito. Al contrario, lo sentiva rafforzarsi giorno dopo giorno.
Sollevò la spada sopra di sè, bloccando l'affondo di un nuovo avversario. Questo ringhiò verso di lei, mettendo in mostra i denti affilati e imprimendo forza nella spada, nel tentativo di sbilanciare la donna e portarla ad abbassare la guardia.
Sarah strinse i denti, cercando di non imprecare. Si spostò di lato, lasciando che la forza del demone prevalesse sulla sua, ma impedendogli di ferirla con la lama sottile. La creatura non perse tempo. Tornò immediatamente all'attacco, fendendo l'aria verso il corpo della donna, senza pause, nel tentativo di colpirla.
La regina si mosse più velocemente che poteva, indietreggiando e parando i vari colpi diretti al petto e alla testa, muovendo il corpo per mettere in difficoltà il proprio avversario. Quando sentì la schiena urtare contro qualcosa di massiccio si irrigidì. Una veloce occhiata alle proprie spalle le fece venire i brividi.
Quello che aveva appena urtato, aveva tutta l'aria di essere un grosso troll. Era alto almeno due metri e mezzo, con la pelle verde e robusta, la mascella possente e occhi di un azzurro incredibilmente chiaro, tendente al bianco.
Al contatto col corpo della donna il troll si voltò, roteando la mazza verso l'alto e abbattendola sul terreno. La regina si lanciò di lato, evitando per un pelo la mazza dell'enorme creatura, che invece andò ad abbattersi sul demone che poco prima aveva provato ad affrontarla, riducendo il suo corpo in brandelli, schiacciandolo orribilmente sotto il peso della grossa arma.
La donna perse per un momento l'equilibrio quando la mazza si ritrovò a colpire il terreno, facendolo tremare.
Cadde a terra, indietreggiando immediamente quando il grosso troll tornò all'attacco, rendendosi conto di averla mancata.
Sarah fece per rialzarsi, sicura che se fosse rimasta a terra quel mostro non avrebbe avuto problemi a farla a pezzi come aveva appena fatto, senza quasi rendersene conto, col proprio compagno, ma la voce di Aaron la immobilizzò.
L'uomo era accorso immediatamente vedendola in pericolo.
Il soldato si lanciò contro l'enorme troll senza neppure pensare, ferendolo ad una gamba e facendolo urlare.
Aaron indietreggiò, imprecando. Sebbene lo avesse colpito con quanta forza aveva in corpo, la pelle coriacea della creatura gli aveva impedito di procurargli grossi danni. In compenso, quell'attacco improvviso era riuscito a farlo infuriare, e a fargli distogliere l'attenzione dal suo precedente obbiettivo, che ancora se ne stava a terra, con gli occhi spalancati dalla paura.
Il troll si voltò verso il suo nuovo avversario, guardandolo con rabbia e roteando la mazza sulla testa prima di abbatterla di nuovo sul terreno.
Aaron evitò immediatamente il colpo, scartando di lato e restando in piedi nonostante il brutto colpo assestato al terreno. Mosse di nuovo la propria lama, incidendo la carne della creatura sulla seconda gamba, guardando con insoddisfazione il sottile taglio sanguinante lasciato sulla sua pelle chiara.
Il demone urlò ancora, tornando all'attacco, e stavolta il soldato non ebbe il tempo di evitare la grossa mazza che, senza neppure essere stata sollevata dal terreno, lo aveva colpito allo stomaco, togliendogli il fiato e scaraventandolo a terra, ad una certa distanza.
Sarah urlò così forte che si ritrovò senza fiato. Si alzò in fretta da terra,correndo verso il troll che, nel frattempo, aveva iniziato ad avvicinarsi alla propria vittima, che gemeva appena, cercando di respirare con regolarità.
Abbattè per l'ennesima volta la mazza sul corpo dell'uomo, che con uno sforzo sovrumano riuscì a rotolare di lato, per evitare il nuovo colpo, prima di rimettersi in piedi e sollevare la propria lama con sguardo dolorante.
Proprio quando la creatura decise di nuovo di attaccare, Sarah gli arrivò alle spalle, saltando verso l'alto e piantandogli la lama nella schiena, trapassandogli la pelle dura. Il demone urlò più che mai, facendo tremare la terra sotto i suoi piedi ad ogni passo, mentre si muoveva febbrilmente nel tentativo di rimuovere la lunga lama conficcata nel proprio corpo. La sua mazza cadde a terra, a poca distanza da Sarah che, colta dal panico, aveva lasciato andare la spada e si era allontanata dal demone, per raggiungere Aaron che, approfittando del dolore del nemico, tornò immediamente all'attacco.
Corse verso di lui, abbassandosi in fretta quando la creatura agitò le enormi braccia nella sua direzione, deciso a liberarsi una volta per tutte di quel seccante nemico, e mosse ancora la propria lama, infierendo sulle precedenti ferite lasciate sul corpo massiccio del demone.
Questo si ritrovò in ginocchio, non riuscendo a sopportare il forte dolore alle gambe, e si ritrovò senza fiato quando l'uomo, con sguardo deciso, affondò la lama nel suo petto, all'altezza del cuore, accompagnando il colpo con forza.
Il troll rimase immobile per qualche secondo, gli occhi chiari spalancati, le fauci aperte in un muto grido di dolore. Aaron arretrò in fretta, evitando di venire schiacciato dal suo corpo massiccio, barcollando appena, lo sguardo ancora cupo e dolorante.
Sarah lo raggiunse, sostenendolo preoccupata, ma l'uomo si profuse in un sorriso tirato, cercando di tranquillizzarla
"Sto bene" disse raddrizzando le spalle e guardando il corpo enorme del troll disteso sul terreno polveroso "Alla fine mi hai salvato tu la vita"
Sarah gli sfiorò il viso, ricoperto di ferite, sorridendo dolcemente
"Tu hai salvato la mia molto prima ... giorno dopo giorno"
Aaron arrossì, imbarazzato da quelle parole, poi la strinse a sè con forza, fendendo l'aria con la lama e ferendo al petto un nuovo demone, avvicinatosi per colpire la donna alle spalle.
"Vediamo di terminare questa guerra"

Delfine iniziava a sentire la tensione. Capendo di non poter attraversare le mura della città, i demoni alati si erano lanciati in picchiata sul campo di battaglia, attaccando i soldati dall'alto, facendoli a pezzi con i denti affilati, afferrandoli coi propri artigli e lasciandoli cadere nel vuoto, da metri e metri di altezza.
La dragonessa sentiva le grida disperate degli uomini, completamente circondati dai demoni. Anche i più coraggiosi, di fronte a quei temibili nemici, si erano ritrovati a fuggire terrorizzati, ritrovandosi a non poter rientrare nella propria città per mettersi al sicuro.
Delfine cercava di prestare il proprio aiuto a tutti loro, lanciandosi sui demoni, smembrandoli con furia. Bloccava la loro avanzata sputando potenti vampate di fuoco che bruciavano loro le carni, aiutata da Liam che, grazie alle proprie ali, passava dal cielo al campo di battaglia con velocità impressionante, facendo a pezzi ogni nemico con semplicità, portandola spesso a dubitare della sua lealtà quando il suo sorriso faceva capolino sul volto del ragazzo, alla vista del sangue dei suoi vecchi compagni.
Stava combattendo per loro, questo era vero, ma in battaglia sembrava davvero un'altra persona. Perdeva il controllo, facendo a pezzi i propri nemici con crudeltà. Delfine non era certo molto tenera con quelle immonde creature, ma vedere quel ragazzino lanciarsi su di loro sorridendo, incurante del pericolo, con la propria pelle che, col passare del tempo, sembrava aver cominciato un'insolita mutazione, riempiendosi di piccole scaglie nere e robuste, le faceva una strana impressione.
Poi accadde qualcosa di davvero inaspettato, che per un momento la lasciò immobile, gli occhi spalancati pieni di terrore.
La barriera eretta poco prima a difesa della città, scomparve nel nulla.

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Capitolo 42
*** La parte giusta ***


Evan iniziava a non sentire più le braccia. Erano ore ormai che le teneva distese verso l'alto, per proteggere la Città Imperiale dall'esercito nemico, e iniziava a sentire una certa stanchezza.
Era il più giovane tra i maghi di corte. Un tempo, suo padre aveva fatto parte di quel gruppo, passando il suo tempo libero ad insegnare al proprio figlio i segreti della magia.
Non era stato facile farsi accettare, ma Evan era sempre stato un ragazzo molto deciso. Quando suo padre era morto, in seguito ad un attacco di cuore, il ragazzo si era rimboccato le maniche, cercando di seguire il suo esempio, di percorrere il suo stesso cammino, sicuro che l'uomo ne sarebbe stato fiero.
Non avrebbe mai immaginato di dover affrontare una simile situazione. Non avrebbe mai immaginato di scendere in guerra, al fianco di quegli illustri maghi che ogni giorno guardava con ammirazione.
Quando erano venuti a sapere del compito che gli sarebbe stato assegnato durante lo scontro, gli uomini avevano chiesto ad Evan di ritirarsi, di unirsi a sua madre tra i civili, al sicuro nelle mura della città, ma il ragazzo si era immediatamente rifiutato.
Non importava quanto fosse giovane. Sapeva bene quello che faceva. Aveva la possibilità di fare la differenza, di difendere la propria famiglia e quella di milioni di altri soldati che quel giorno avevano deciso di rischiare la vita per proteggere la città che tanto amavano.
Persino la regina, una donna che mai in vita sua aveva tenuto tra le mani una spada, non si era tirata indietro di fronte a quella difficile situazione. Come poteva farlo lui?
Per quanto potesse essere dura mantenere in vita quell'incantesimo, si sarebbe impegnato con tutto se stesso, si sarebbe lasciato prosciugare, pur di proteggere le persone che amava.
Se suo padre l'avesse visto, in un momento come quello, sarebbe sicuramente stato orgoglioso. Avrebbe sorriso, guardando il proprio figlio con ammirazione, e sapere che non sarebbe mai riuscito a rivederlo era per Evan un dispiacere enorme.
Guardò il campo di battaglia, in cui orde di demoni facevano a pezzi centinaia di soldati, che tuttavia difendevano se stessi e i propri compagni con le unghie e con i denti, continuando a lottare fino alla fine. Era orgoglioso di far parte di tutto questo.
Poi qualcosa cambiò, all'improvviso.
Si sentì afferrare, e per un momento non riuscì a respirare. Sgranò gli occhi, confuso, senza smettere di recitare, seppur con difficoltà, l'incantesimo che avrebbe permesso alla barriera di perdurare. Si ritrovò ad urlare quando l'uomo alle sue spalle lo trafisse, trapassando il suo petto all'altezza del cuore, lasciando che il sangue sgorgasse copioso dalla ferita e attraversasse il suo corpo magro.
Mosse appena le labbra, in un ultimo tentativo di tenere alta la barriera, ma non riuscì più a parlare. La lama venne lentamente estratta dal suo corpo, e si sentì gettare nel vuoto, verso il campo di battaglia.

Quando la barriera protettiva iniziò a svanire, Sarah rabbrividì, scioccata.
Vide un corpo precipitare dalle mura, senza un fiato, mentre i maghi rimasti in vita si voltavano sorpresi verso l'uomo che aveva appena ucciso il loro giovane compagno.
A prima vista sarebbe potuto sembrare un uomo qualunque, un qualunque essere umano, ma quando la sua pelle iniziò a mutare, assumendo una tonalità bluastra e gonfiandosi orribilmente, delineando forti muscoli scattanti, i maghi smisero di parlare, rompendo del tutto l'incantesimo e correndo lungo le mura, cercando di mettersi al sicuro.
Il loro tentativo naturalmente non servì a molto. Il demone lasciò andare la propria lama, piegandosi su se stesso fino a mettersi a quattro zampe, poi si lanciò all'inseguimento, afferrando ogni preda con le fauci, come un animale.
I suoi compagni presero ad urlare, un nuovo grido di battaglia che gelò il sangue nelle sue vene.
Senza la barriera protettiva, la loro città era perduta.

Alec non si era lasciato distrarre dalle urla euforiche dei suoi nemici. Sin dall'inizio dello scontro non si era distratto neppure un secondo, facendo a pezzi ogni nemico, sorridendo alla vista del loro sangue scuro e dei loro gemiti di dolore.
Scendere in battaglia gli era sempre piaciuto.
Era stata Mia la prima ad insegnargli come tenere tra le mani una spada, e sebbene la donna lo avesse sempre battuto con incredibile facilità non aveva potuto fare a meno di amare tutte quelle sensazione che una semplice arma come quella gli poteva donare.
Si sentiva libero mentre combatteva. Si sentiva forte, e questo gli piaceva.
Era sempre stato il suo più grande desiderio. Essere forte, vivere la propria vita senza restrizioni, senza limiti, senza dolore. Certo in quel caso il dolore c'era, ma erano i suoi nemici a provarlo, e amava terribilmente sentirsi così al di sopra dei suoi avversari. Amava vedere la sofferenza nei loro occhi, sentirsi vincitore.
Erano stati proprio sentimenti come quello a portarlo sulla strada sbagliata, eppure non poteva fare a meno di provarli. Erano parte di lui, avevano contribuito a fare di Alec l'uomo che era oggi.
Molti soldati si erano allontanati vedendolo combattere. Non era certo un bello spettacolo.
Si muoveva velocemente, forse anche troppo, e maneggiava la propria lama con precisione assoluta. Nessun colpo finiva a vuoto.
La lama del criminale era sporca di sangue. Il sangue delle vittime che, una dopo l'altra, cadevano a terra, agonizzanti, senza neppure capire come fosse stato possibile per quel semplice essere umano coglierli così di sorpresa.
L'uomo rideva ogni volta, infischiandosene dei suoi compagni, colpendo i nemici che si avvicinavano per ucciderli per puro piacere personale, e non certo per proteggerli.
Questo i soldati lo intuivano dal suo sguardo, che tuttavia col passare del tempo divenne incredibilmente grave. Il sorriso scomparve dal viso di Alec mentre affondava la propria lama nel cranio di un nemico, impalandolo in ginocchio, dall'alto verso il basso.
Aveva sempre odiato i demoni. Per colpa loro erano capitate cose terribili, che nessuno avrebbe mai potuto cancellare. Li avrebbe uccisi tutti, senza pietà. Magari non avrebbe potuto tornare indietro, ma perlomeno si sarebbe vendicato, e avrebbe impedito che cose del genere accadessero ancora, che altri innocenti morissero per mano di quei mostri.
Rise, estraendo la lama dal cranio del proprio avversario.
Incredibile. Si stava veramente preoccupando per qualcun altro? Lui, che aveva ucciso persone innocenti per puro egoismo. A quanto pare alla fine era diventato come lei. Come la donna che per anni aveva amato e dalla quale aveva deciso di separarsi. Che cosa gli era saltato in testa in quel momento? Un tempo avrebbe saputo rispondere con certezza a questa domanda, ma ora non ne era più sicuro.
Riprese fiato per un attimo, osservando il mucchio di cadaveri sparpagliati attorno alla sua figura. Se avesse continuato con quel ritmo, non ci avrebbe messo poi molto a terminare quella guerra, e immaginò che lo stesso valesse per Mia. Quella donna era incredibile. Già in passato era stata una guerriera eccellente ma ora ... ora era una dea. Più forte e bella di qualsiasi altra donna avesse mai visto.
"Eppure te la sei lasciata scappare"
Si irrigidì, improvvisamente colto dal panico. Gli ci volle qualche secondo prima di rendersi conto di aver iniziato a tremare, e non avere il controllo del proprio corpo lo infastidiva. Provò a muoversi ma si rese conto di non poterlo fare. Era immobile, pietrificato ... aveva paura ...
Il suono di quella voce lo aveva trapassato come una lama, lasciandolo vulnerabile, privo di difese. Non riusciva neppure a pensare, non riusciva a parlare.
Si ritrovò immerso nell'oscurità mentre la creatura si avvicinava, lentamente, prendendosi il suo tempo, osservando con attenzione il suo corpo, come se potesse guardargli dentro.
I suoi occhi lo intimorivano. Avrebbe voluto voltarsi per non essere costretto a guardarli ma aveva ormai perso da tempo il controllo sul proprio corpo, e per quanto tentasse, quello sguardo non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.
Una mano bianca si posò sul suo petto, e il cuore al suo interno prese a battere febbrilmente, ad un ritmo irregolare, mentre la pelle sembrava quasi bruciare sotto quel tocco delicato.
"Il tuo cuore ..." disse ancora la creatura in un sussurro "È così fragile"
Per un attimo gli parve di vederlo sorridere
"Un simile guerriero ... dovrebbe stare dalla parte giusta"

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Capitolo 43
*** Combattere se stessi ***


Mia aveva guardato con orrore la Città Imperiale cadere vittima dei propri nemici. Un demone era rimasto all'interno delle mura, trovando il modo di abbattere le loro difese, per permettere ai propri compagni di farsi strada all'interno della città.
Molti soldati arretrarono, le armi ben salde tra le mani, per impedire a quelle immonde creature di avanzare, e ce la misero davvero tutta, frenando l'avanzata dei demoni più che poterono, continuando a combattere senza lasciarsi intimorire.
Molti di loro perirono velocemente, permettendo ad alcuni demoni di entrare, ma la maggior parte dei soldati non si lasciò sopraffarre.
Il cavaliere era fiero di tutti loro. Sapeva bene che, per quanto potesse essere incredibile in battaglia, non ce l'avrebbe mai fatta a vincere quella guerra da sola, e che il gioco di squadra era fondamentale quando si affrontavano imprese di quella portata.
Per un momento pensò a Talula, che si trovava chissà dove all'interno di quel terribile campo di battaglia. Sperò con tutta se stessa che stesse bene, che fosse stata in grado di difendersi grazie alla propria lama.
Qualcuno avrebbe potuto pensare che la sua preoccupazione fosse dovuta al ruolo che la giovane guaritrice aveva in quello scontro, ma la realtà era che vedere tutti quei compagni morire la stava distruggendo, e non voleva veder perire anche la ragazza.
Aveva fatto finta di nulla, continuando a combattere, a fare a pezzi i propri nemici con colpi sicuri e precisi, eppure il suo cuore era in continuo fermento.
Guardare tutto quel sangue sul campo di battaglia la faceva stare male, e desiderava con tutta se stessa che lo scontro finisse al più presto, per non veder più morire altri uomini innocenti.
Bloccò il fendente di un nuovo nemico incrociando le lame davanti al corpo, strattonandolo con forza e costringendolo a lasciar andare la propria spada.
Non appena questa cadde a terra, la donna affondò la propria lama nel petto del demone, utilizzando la seconda per recidergli la testa dal collo, spingendo via il suo corpo privo di vita con un calcio deciso, poi si voltò in fretta, avvertendo alle proprie spalle una nuova minaccia.
Incrociò le lame di fronte al viso, sorpresa, ritrovandosi faccia a faccia con un nemico sconvolgente.
Il suo corpo era nero come la pece, gli occhi vuoti e la forma indistinta. Assomigliava molto ad un demone ombra, col corpo sottile ed allungato e le braccia sproporzionate rispetto al resto del corpo. Rimase ad osservarlo per qualche secondo, strabuzzando gli occhi sorpresa quando il fisico della creatura iniziò a mutare, assumendo sembianze a lei terribilmente familiari.
L'altezza del demone diminuì, il fisico si snellì, assumendo curve tipiche femminili, con fianchi morbidi e un seno appena visibile sotto il tessuto della casacca.
Corti riccioli incorniciarono un viso dai lineamenti decisi ma delicati, sul quale spiccava un elmo sottile e raffinato, inciso sui lati.
Mia sussultò, allontanandosi dalla creatura, arretrando scioccata.
La figura davanti ai suoi occhi ... era lei!!
Perfetta quasi in ogni dettaglio. I lineamenti del viso, i vestiti scuri, le lame luminose sporche di sangue, sulle quali spiccavano, nell'antica lingua, due stupende incisioni: Forza e Coraggio.
Il demone sorrise, facendole venire i brividi. L'unico particolare che non era riuscito a riprodurre, erano gli occhi di Mia, grandi e luminosi, di uno splendido color nocciola che, nel caso del demone, appariva spento e crudele.
Quando la sua gemella si fece avanti, fendendo l'aria con le lame affilate, Mia si irrigidì, parando con notevole difficoltà i colpi infertile dalla sua avversaria, constatando con orrore che non solo le somigliava incredibilmente nell'aspetto, ma anche nello stile di combattimento.
La creatura si muoveva con incredibile maestria, danzando sul terreno col corpo snello e sottile, mettendo tutta se stessa in colpi rapidi e precisi che puntavano pericolosamente ai punti vitali della donna.
Questa si muoveva in fretta, più in fretta di quanto avesse mai fatto in passato, rendendosi conto che quello probabilmente, era il nemico più forte e pericolo col quale si fosse mai scontrata. Se stessa.
Le lame cozzavano, unendosi al caos del campo di battaglia, dando origine ad uno scontro senza precedenti che, in una qualsiasi altra occasione, avrebbe richiamato molti spettatori, curiosi di assistere ad un duello di simile portata.
Per quanto fosse assurdo e difficile affrontare se stessi, a Mia scappò un sorriso mentre la sua gemella la colpiva ad una spalla, nello stesso momento in cui la donna cavaliere colpiva la sua, disegnando un segno vermiglio sulla sua pelle abbronzata - un segno nero nel caso del demone.
Si ritrovò ad apprezzare quella situazione, dimenticando per un momento ciò che le accadeva intorno.
Quella era un'opportunità che non capitava molto spesso. Poteva confrontarsi con se stessa, superare i propri limiti. Qualunque cavaliere, in un simile momento, si sarebbe sentito lusingato, impegnandosi al massimo nel corso della battaglia.
Il demone rise osservando l'espressione felina di Mia, fermandosi ad una certa distanza, le armi ben strette in pugno.
"Questa non me l'aspettavo" quando parlò la donna si rese conto che era più di uno il particolare che la distingueva da quell'essere. La voce della creatura era indubbiamente femminile, ma il timbro non somigliava affatto a quello del cavaliere. Era una voce molto più roca, quasi maschile, ma che tuttavia sembrava imitare perfettamente quella della donna, così come il suo sguardo, colmo di sfida.
"È la prima volta che un guerriero reagisce in questo modo alla mia presenza. Di solito mi guardano tutti con un certo disprezzo ... e non amano molto l'idea di venir uccisi da se stessi"
Mia fece spallucce, ridendo a sua volta
"Io invece lo trovo ironico, e trovo che sfidare me stessa sia un modo per migliorare"
Le due donne si fronteggiavano con lo sguardo, camminando in circolo, lentamente, distanti l'una dall'altra, senza interrompere il contatto visivo.
"Si sei una donna decisamente molto strana" disse il demone annuendo "Assumendo le tue sembianze, mi è venuto quasi da vomitare. Buoni propositi, ottimismo, amore per il prossimo ... non dev'essere semplice abbatterti"
"Senti anche i miei pensieri?" chiese Mia sinceramente incuriosita da quella strana creatura
"Non quelli che hai in mente in questo momento, ma sento quello che hai passato. Avverto le tue esperienze, i tuoi affetti passati ..." si fermò per un momento, guardandola con malizia "Come quell'uomo ... Alec" Mia si irrigidì leggermente sentendo pronunciare il suo nome "Niente male davvero. L'unica persona che sia mai riuscita a farti del male" rise. Una risata forte ed inquietante, che le gelò il sangue nelle vene "Un cavaliere così forte che si lascia abbattere da un sentimento così banale come l'amore. Ironico! Voi esseri umani siete una specie davvero inutile. Lo hai persino perdonato. Dopo tutto quello che ti aveva fatto! E soprattutto dopo quello che aveva fatto a questa città. Dalle mie parti lo avrebbero smembrato e avrebbero infilato la sua testa in un palo per farne un esempio"
Mia si accigliò
"Prima di tutto ... è davvero rivoltante" disse con un accenno di ironia nella voce e una smorfia di disgusto sulle labbra "E comunque non mi aspetto che una come te possa capire"
"Lasciami indovinare" rispose la mutaforma restando impassibile "Io sono un demone, un mostro, una creatura senza sentimenti. Come potrei mai capire le azioni commesse dagli esseri umani, che invece sono creature che mettono il proprio cuore in ogni cosa che fanno?"
Mia sorrise tristemente "Non credo affatto che siate senza cuore ..."
Queste parole lasciarono il demone interdetto per qualche secondo, senza capire cosa la donna volesse dire.
"Ho potuto conoscere uno di voi e mi sono resa conto che non siamo poi così diversi gli uni dagli altri. Semplicemente, abbiamo pensieri e abitudini completamente differenti. Per voi probabilmente è una cosa normale sventrare i vostri nemici e dare i loro resti in pasto ai corvi ..."
La mutaforma sorrise, divertita
"Cerchi forse di farmi deporre le armi? Mi tendi la mano in segno di pace?"
Mia sgranò gli occhi sorpresa
"Certo che no! Perchè mai dovrei?" si guardò attorno, osservando tristemente la battaglia che ancora imperversava fuori dalle mura della città "Penso solo che ogni essere vivente su questa terra agisca pensando di fare la cosa giusta, persino l'individuo più spregevole, ed è difficile capire chi sia davvero dalla parte della ragione" guardò di nuovo il demone negli occhi, e stavolta vide solo decisione nel suo sguardo "Ma se c'è una cosa che non smetterò mai di fare, è proteggere gli innocenti, e se il vostro obbiettivo è quello di uccidere tutte queste persone, allora passerò volentieri sul vostro cadavere"
Il demone rise di nuovo, sollevando le proprie lame
"Non cantare vittoria troppo presto"
Si lanciò su di lei a grande velocità, affondando la lama in direzione del viso della donna, che si spostò appena, piegando il collo di lato, e contrattaccando con forza, incontrando immediatamente la resistenza della propria avversaria.
Rimasero immobili per qualche secondo, le lame premute una contro l'altra, in una lotta alla pari per la supremazia.
Decisero quasi nello stesso momento di ritirare le proprie spade, facendole cozzare ancora e ancora con nuovi attacchi sempre più rapidi e potenti, con l'intento di stancare la propria avversaria.
Mia, dal canto suo, iniziava ad avvertire il peso della battaglia già da diversi minuti, e quello scontro non fu affatto semplice per lei da sostenere. La sua avversaria, invece, non sembrava affatto in difficoltà. Era perfettamente rilassata e concentrata sulla battaglia, e non lasciava mai nulla al caso.
Quando la colpì allo stomaco, sollevando la gamba piegata verso l'alto, la donna cavaliere si ritrovò senza fiato, e maledisse se stessa quando le lame sottile le sfuggirono di mano, cadendo sul terreno.
Il demone la colpì ancora, stavolta sul viso, e Mia inarcò la schiena all'indietro, per evitare un nuovo affondo diretto alla sua gola.
Afferrò il braccio del demone, ancora teso nell'affondo, e sollevò la gamba destra, colpendo la sua gemella al viso e facendola sbilanciare di lato, la guancia dolorante e l'elmo premuto contro la pelle morbida.
Si mise di spalle, forzando il polso della mutaforma, costringendola ad abbandonare la propria lama, voltandosi poi di nuovo velocemente per colpirla al viso con un pugno.
Il demone rimase senza fiato. Per un momento non trovò la forza di reagire mentre l'avversaria, ormai a mani nude, la colpiva al viso e al petto, senza frenare la sua furia per un solo momento. Provò a contrattaccare ma i suoi tentavi furono tutti inutili. Si ritrovò distesa a terra quando Mia la colpì alle gambe, facendole perdere del tutto l'equilibrio.
L'ultima cosa che sentì prima di essere trafitta all'altezza del cuore, fu la voce della donna, alquanto divertita, che le parlava.
"Alla fine non eri altro che una volgare imitazione"

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Capitolo 44
*** Sangue e dolore ***


Liam si era ormai spostato a terra, usando il proprio pugnale e gli artigli affilati per colpire i propri nemici. Non aveva un preciso stile di combattimento, ma questo suo modo di fare sembrava funzionare.
Molti demoni lo avevano guardato con disprezzo, dandogli del traditore, del reietto, ma il ragazzo non si era lasciato intimorire. Era convinto di ciò che faceva. Sapeva, per una volta, di essere dalla parte giusta, e non aveva alcuna intenzione di tornare indietro.
Finalmente avrebbe avuto l'occasione di fare qualcosa di buono, di essere ricordato come un eroe, e non come un semplice mostro senza cuore attratto dal sapore del sangue.
Più volte era stato costretto a fermarsi, a riprendere fiato, per essere sicuro di non perdere il controllo. Spesso gli era capitato. Si era lanciato sui propri nemici con foga, pugnalandoli ancora e ancora, senza sosta, facendo a pezzi i loro corpi e bagnando il terreno col loro sangue.
Quei momenti erano davvero i peggiori.
Ogni volta che riusciva a tornare in sè, guardava con orrore ciò che aveva fatto e il suo corpo tremava al pensiero che, se non avesse fatto attenzione, la sua lama non avrebbe assaggiato solo sangue di demone.
Aveva seguito il consiglio di Mia, cercando di calmare la mente, il battito del cuore.
Il viso di Talula era comparso nella sua mente. I riccioli rossi lasciati ricadere sulla pelle chiara, le labbra carnose piegate in un sorriso, gli occhi verdi e luminosi che lo guardavano con amore infinito, facendolo sentire l'uomo migliore del mondo.
Quella semplice immagine bastava a calmarlo, a farlo stare bene.
Pensando a lei, alla sua voce, la sua mente rimaneva lucida, gli permetteva di svolgere il suo compito al meglio, senza perdere il controllo.
Non avrebbe mai immaginato, in passato, che bastasse così poco. Che un sentimento in apparenza così semplice e sciocco potesse rivelarsi invece tanto potente.
Non aveva mai conosciuto l'amore nella sua vita precedente, neppure quello dei suoi genitori che lo avevano abbandonato a se stesso senza rimpianti, senza neppure un saluto d'addio.
Sentirsi amato era la cosa più bella che gli potesse capitare. Un sentimento forte, in grado di scaldargli il cuore, di spingerlo ad andare avanti, sempre e comunque, senza arrendersi mai, per il bene della donna che amava.
Era questo ciò a cui ogni singola creatura, su quella terra, doveva ambire. Amare ed essere amati. Capiva bene perchè gli umani attribuissero tanta importanza a quel tipo di sentimento. Venendo nel loro mondo era rimasto spesso a bocca aperta, osservando con meraviglia tutto ciò che lo circondava, trovando che ogni singolo elemento della natura fosse perfetto e meraviglioso, eppure nulla era stato lontamente paragonabile al sapore delle labbra di Talula sulle sue.
Il suo cuore aveva iniziato a battere velocemente, emozionato, mentre ogni parte del suo corpo sembrava spingersi più verso quel bacio, sperando che non finisse mai.
Si guardò attorno, osservando stancamente le mura della Città Imperiale, ormai teatro di scontri cruenti per la vittoria. Si chiese dove fosse la giovane guaritrice.
Era stato difficile per lui lasciarla sola, nel caos della battaglia, ma lo sguardo della ragazza lo aveva persuaso a credere che quella fosse la cosa giusta. Se avessero passato il loro tempo a preoccuparsi l'uno per l'altra, non sarebbero riusciti a concentrarsi davvero sulla battaglia, e questo non potevano permetterselo.
Talula in particolare aveva un compito molto importante, fondamentale, perchè quella guerra trovasse la sua fine.
Liam avrebbe tanto voluto essere al suo posto. Avrebbe voluto essere lui ad avere questo fardello, perchè la ragazza potesse mettersi al sicuro, lontano da quello scontro sanguinario che in poco tempo aveva tolto la vita a centinaia di uomini innocenti.
Guardò il suo corpo, ormai quasi completamente mutato, e rabbrividì al pensiero che Talula potesse vederlo in quello stato. Piccole scaglie nere gli erano comparse ovunque, ricoprendo buona parte della sua pelle chiara, sporca di terra e sangue, soprattutto appartenente ai suoi nemici. Alcune ciocche di capelli scuri gli ricadevano sul viso, dove due occhi scarlatti analizzavano con attenzione ogni indivuo, valutandone forza e velocità.
Le grandi ali nere sulla sua schiena fremevano, ascoltando il vento, pronte a spiccare il volo qualora fosse stato necessario.
Il giovane demone strinse con forza l'elsa del proprio pugnale, pronto a ricominciare, quando una strana paura lo pervase, bloccandolo sul posto, impedendogli di camminare.
Il cuore iniziò martellargli nel petto, ad un ritmo sempre più rapido e incalzante, facendogli quasi male.
Rabbrividì, tremando in tutto il corpo, senza controllo, sforzandosi di respirare con regolarità.
Quando la voce di Galar lo raggiunse, in un sussurro appena udibile nel caos della battaglia, il ragazzo desiderò voltarsi e correre via, velocemente, lontano da quella creatura che per anni lo aveva tormentato.
"Liam ..." indugiò su ogni singola lettera, sorridendo appena rendendosi conto che il semplice suono della sua voce bastava a far tremare il ragazzo in tutto il corpo "Da quanto tempo"
Si fece avanti, entrando nel campo visivo del giovane che, alla vista del suoi occhi vuoti e privi di vita, fu tentato di abbassare lo sguardo.
I movimenti del re dei demoni erano incredibilmente lenti, confusi. Un semplice gesto della sua mano poteva metterti in confusione, facendoti credere di osservare del fumo chiaro in movimento. Il suo tono di voce era calmo, così come il suo sguardo, che osservava Liam da cima a fondo, analizzando ogni minimo dettaglio del suo vecchio alleato.
Questo strinse i denti, cercando di muoversi, di uscire da quella pericolosa situazione.
"Ti ricordi dell'ultima volta in cui ci siamo visti?" si avvicinò pericolosamente a lui e il ragazzo venne colto dal panico "Io lo ricordo molto bene" il suo sguardo cambiò, divenendo improvvisamente freddo e crudele "È stato quando mi hai pugnalato alle spalle"
Liam si piegò in due quando il re dei demoni lo colpì allo stomaco, con una forza tale da farlo sputare sangue e rendere nero, per qualche secondo, il mondo intorno a sè.
"Lo cosa mi ha ferito davvero molto. Più di quanto tu possa immaginare"
Lo afferrò per i capelli scuri, costringendolo a guardarlo negli occhi
"Credevo che avessimo un buon rapporto. Ti ho sempre trattato con un certo riguardo"
"Tu ..." rispose Liam sforzandosi di respirare "Giocavi con me"
Un nuovo colpo allo stomaco, seguito da un colpo al viso che lo fece rovinare a terra.
"Sei sempre stato un ragazzo piuttosto insolente, ma credevo di averti insegnato quando chiudere la bocca"
Un soldato si fece avanti, urlando, brandendo la propria lama con decisione. Liam gli urlò di tornare indietro ma l'uomo non lo ascoltò. Provò un affondo verso il corpo del demone, che non cercò neppure di spostarsi per evitare il colpo.
La lama del soldato passò attraverso il suo corpo senza avvertire alcuna resistenza. Neppure una goccia di sangue colò dalla ferita, sempre che di ferita si potesse parlare.
Il soldato rimase immobile ad osservare con orrore la sua figura, muovendo la lama all'interno del suo corpo come avrebbe potuto fare con quello di un fantasma.
Galar gli sfiorò appena la fronte, sorridendo divertito quando il corpo dell'uomo iniziò a bruciare, provocando nel soldato forti scosse di dolore che lo fecero urlare come non mai. Liam chiuse gli occhi quando la pelle del soldato iniziò a consumarsi, mettendo in mostra le ossa del cranio in diversi punti del viso. Le urla disperate dell'uomo si spensero dopo pochi secondi, secondi che a Liam parvero davvero interminabili.
Il ragazzo si alzò in fretta, finalmente padrone del proprio corpo, colpendo Galar al viso, a mani nude, pentendosi immediatamente di quel gesto avventato che gli costò nuovi lividi nel momento in cui il demone, irritato, decise di rispondere.
Afferrò il braccio del giovane demone, ancora teso per sferrare il pugno diretto al suo viso, e tirò con forza, sentendo le ossa fragili del ragazzo spezzarsi sotto il tocco leggero delle sue mani.
Liam urlò, le lacrime agli occhi per il forte dolore, e a malapena si rese conto dei nuovi colpi sferrati al suo viso e allo stomaco ancora dolorante, mentre la vista si annebbiava e i pensieri si confondevano tra loro.
Quando la sua mente riprese un minimo di lucidità, si rese conto di essere di nuovo a terra, il braccio destro abbandonato sul terreno. Provò a muoversi ma forti fitte di dolore lo presero in tutto il corpo, intimandogli di rimanere immobile.
Galar, sopra di lui, lo osservava in silenzio, alquanto divertito da quella situazione. Liam era sempre stato impotente di fronte ai poteri del re dei demoni, e per qualche motivo era più facile da controllare rispetto ai suoi vecchi compagni. Questo Galar lo aveva sempre saputo, e aveva sempre provato un piacere perverso nel prendersi gioco di lui, nell'osservare quello sciocco ragazzino dibattersi inutilmente alla ricerca della propria libertà.
"Quello che hai fatto, Liam, è stato molto stupido" disse accovacciandosi accanto al corpo del giovane demone perchè potesse guardarlo meglio "Ma per tua fortuna ho deciso di essere magnanimo con te"
Il ragazzo gemette, cercando di rialzarsi
"Mostrami che sei pentito, e ti risparmierò la vita"
Il suo respiro accelerò sentendo la voce del demone farsi sempre più vicina
"In ginocchio ..."
Gemette ancora, cercando di trattenersi. Il suo corpo desiderava muoversi, obbedire a quell'ordine che gli avrebbe permesso di aver salva la vita, ma non poteva farlo. Doveva resistere, mostrare al suo avversario che il suo potere non aveva più alcun effetto su di lui. Galar non era più il suo padrone.
Ancora una volta, si concentrò sul viso di Talula, cercando di calmare il proprio respiro, prima di rivolgere uno sguardo di sfida al re dei demoni che si sollevò contrariato.
"Piuttosto preferirei morire"
Galar sospirò, alquanto contrariato da quella sua decisione. Lo tenne fermo, spingendo con decisione il piede nudo sulla sua schiena. Afferrò una delle grandi ali del ragazzo, sorridendo esaltato.
"Proverò a convincenti in un altro modo"
Poi iniziò a tirare, e un urlo sovrumano sfuggì dalle labbra del giovane demone, che invano cercò di sopportare il dolore.

Uccidere se stessi era stato piuttosto strano, ma quella sensazione non era durata a lungo. Quando Mia si era sollevata da terra, osservando freddamente il corpo della mutaforma, così simile al suo, si era resa conto che questo aveva cominciato lentamente a mutare, tornando della sua forma originale.
La lama con la quale aveva trafitto il suo cuore si dissolse, tornando pura illusione, e la donna cavaliere tirò un sospiro di sollievo sapendo che non avrebbe dovuto guardare a lungo il suo corpo privo di vita.
Si voltò, cercando le proprie lame con lo sguardo, rimanendo senza fiato quando, ad una certa distanza, vide Alec, il suo Alec, chino sul corpo di un soldato, la lama lucente affondata nella sua gola.
Il sangue sgorgò copioso dalla ferita, mentre l'uomo a terra si dimenava, cercando di urlare.
Quella semplice scena, bastò ad immobilizzarla all'istante, facendole dimenticare ciò che avrebbe dovuto fare.
Per un momento pensò, sperò, che quello non fosse lui, che fosse un altro mutaforma, in grado di prendere le sembianze del criminale per mettere in difficoltà i propri nemici, ma gli occhi spenti dell'uomo e la sua espressione fredda, le fecero capire che non era così.
Quello era Alec, senza alcun dubbio era lui, e stava facendo a pezzi i propri alleati senza battere ciglio.
Mia smise di respirare, incapace di parlare, di fare qualsiasi cosa.
Possibile che fosse accaduto di nuovo? Che Alec avesse deciso di tradirli?
Non poteva essere! Non dopo tutto quello che avevano passato. Non dopo quello che le aveva detto!!
Poi ricordò qualcosa. Liam aveva parlato molto del loro nemico, Galar, della sua forza e delle sue capacità. Il re dei demoni era simile a un dio. Era in grado di fare qualsiasi cosa, persino assoggettare qualcuno al proprio volere. Lo aveva fatto al giovane demone per anni, e nulla gli impediva di usare questo potere su di un semplice essere umano.
L'uomo si voltò verso di lei, lo sguardo rivolto nel suo, eppure così freddo e vuoto che non sembrò neppure vederla.
Si lanciò nella sua direzione ad una velocità impressionante, puntando la lama verso il corpo immobile della donna.
Questa non provò neppure ad evitarlo.

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Capitolo 45
*** Abbraccio ***


Glatis tamburellava sul tavolo con le dita, al ritmo di una strana canzone. Continuava a fissare i due bambini all'interno della stanza, lo sguardo basso e i vestiti sporchi di fango.
Aveva sempre odiato il suo lavoro. Non sopportava quegli stupidi marmocchi ai quali ogni giorno doveva badare, e non vedeva l'ora di rispedirli nelle loro camere per tornarsene a casa e godersi del meritato riposo.
Avvertendo il suo silenzio, Luca iniziò ad innervosirsi, non riuscendo a capire cosa passasse per la testa della vecchia signora, che non aveva fatto altro che fissarli con sguardo di rimprovero senza proferir parola.
"È stata colpa sua!!" esclamò mettendosi immediatamente sulla difensiva "Mi ha colpito alle spalle, e senza che le avessi fatto assolutamente nulla!"
Mia sbuffò, incrociando le braccia al petto e guardandolo con disapprovazione.
"Stavi maltrattando Alec, che è molto più piccolo di te. Volevi farlo piangere"
Era incredibile come quella bambina, a soli otto anni, riuscisse sempre ad apparire così simile a una donna. Il suo sguardo non era mai infantile, così come il linguaggio col quale si esprimeva. I riccioli scuri le arrivavano poco più in basso delle spalle, accarezzando la schiena sottile. Gli occhi grandi e luminosi, di uno stupendo color nocciola, sembravano esprimere una miriade di emozioni.
Luca si voltò verso di lei, con aria di sfida, il naso ancora sanguinante per il pugno che la bambina gli aveva dato poco prima.
"Da quando sei la sua guardia del corpo?" chiese rivolgendole uno sguardo di puro disprezzo "È forse il tuo cane? O magari ti piace?" sorrise divertito "No questo è impossibile. Richiederebbe un minimo di femminilità da parte tua"
"Fatela finita!" esclamò Glatis massaggiando le tempie doloranti "Non mi interessa di chi sia la colpa. Siete entrambi in punizione! Stasera niente cena" Luca fece per ribattere ma la donna lo zittì "Non peggiorare oltre la tua situazione ragazzo" Mia abbassò lo sguardo, alquanto contrariata. Era sicura di aver fatto la cosa giusta difendendo Alec dalle continue persecuzioni di Luca, eppure era comunque stata punita. Glatis non ne sapeva proprio nulla di giustizia.
La donna li liquidò con un gesto secco della mano, intimandogli gentilmente di smammare.
I due ragazzi uscirono dall'ufficio, lanciandosi una nuova occhiata di fiamma, subito prima di dividersi per evitare di guardare il viso dell'altro troppo a lungo.
Mia camminò a grandi passi verso la sua stanza, cercando di calmarsi, trattenendo una risata quando le rivennero alla mente gli avvenimenti di poco prima.
Luca era il più grande dei suoi compagni, e si comportava come se fosse stato una specie di divinità. Era sempre pronto a prendersi gioco degli altri, a considerarsi superiore, eppure le era bastato un semplice pugno per farlo cadere a terra.
Quando poi lui aveva cercato di difendersi, di contrattaccare, era stato davvero patetico.
La bambina saltellò allegramente fino ad arrivare a destinazione, felice di aver potuto dare una bella lezione a quel gradasso, e rimase piuttosto sorpresa quando si ritrovò davanti il viso spaventato di Alec, che vedendo l'amica le corse subito incontro, abbracciandola stretta come se temesse di poterla perdere.
"Mi dispiace tanto Mia" disse affondando il viso nei suoi capelli, sulla spalla destra "È colpa mia se sei nei guai"
La bambina ricambiò l'abbraccio ridendo, pensando che quella reazione era proprio da lui.
"Ma che dici? Non essere sciocco!" si divincolò dall'abbraccio per poterlo guardare negli occhi, quegli occhi così chiari che sin dal primo momento l'avevano conquistata "Ho sempre voluto rompere il naso a quel verme. Mi hai solo dato una valida scusa per farlo"
Un sorriso timido comparve sul volto di Alec, che abbassò lo sguardo, sospirando sollevato. Da quando era stato portato in quell'orfanotrofio, Mia era stata la sua unica amica, la sua ancora di salvezza. Gli altri bambini lo odiavano, lo schernivano, si prendevano gioco di lui.
Era sempre stato così, in qualunque luogo egli andasse, e sentirsi così indesiderato, rifiutato da tutti, lo aveva fatto stare molto male.
Incontrare Mia era stata la cosa più bella che gli potesse capitare.
Lei era diversa da chiunque altro. Era buona, coraggiosa, sempre pronta ad aiutare chi ne aveva bisogno!
Non a caso il suo più grande desiderio era quello di diventare cavaliere, nonostante alle donne non fosse permesso.
Alec sapeva bene che ce l'avrebbe fatta. Era troppo forte, troppo onesta per lasciarsela scappare. E poi era incredibilmente bella ...
"Tutto bene Alec?"
Il bambino sussultò sentendo il proprio nome. Guardandola negli occhi si era ritrovato ad arrossire come un peperone, e Mia naturalmente lo aveva notato. Lei notava sempre tutto. Per lei era come un libro aperto.
"S-si sto bene!!" si affrettò a dire Alec cercando di far sparire il rossore dalle sue guance "Pensavo solo che ... non saprei cosa fare senza di te"
Mia rimase a bocca aperta per qualche secondo, le guance colorate a sua volta. Non era da Alec essere così diretto. Si era sempre dimostrato un bambino incredibilmente timido, silenzioso, che a malapena si azzardava a parlare in tua presenza.
Nonostante questo però, Mia adorava stare in sua compagnia. Era una persona molto gentile, e quando voleva sapeva essere davvero simpatico.
Sorrise esaltata, dando una pacca sulla schiena del ragazzo, che perse per un momento l'equilibrio. "Beh non devi preoccuparti di questo Alec! Noi staremo sempre insieme!"
"Sul serio?" chiese il bambino meravigliato. Il sorriso di lei si addolcì mentre annuiva
"È una promessa"

Ricordava ancora così bene quell'abbraccio. Avere Mia accanto a sè lo rendeva felice, lo faceva sentire meno solo, gli scaldava il cuore. Ogni volta che era stato triste, che aveva avuto paura, che era impazzito non sapendo cosa fare, lei era stata lì, pronta a sostenerlo, pronta a stringerlo tra le sue braccia per dargli conforto.
Proprio come faceva ora.
Alec era stato piuttosto sorpreso di avvertire il corpo di lei premuto contro il suo, di sentire le sue braccia strette attorno al collo, il profumo della sua pelle così forte e intenso mentre le labbra della donna, premute appena contro il suo collo, lo facevano rabbrividire.
Rimase a lungo immobile, confuso, rendendosi conto a malapena di ciò che stava succedendo. Il fragore della battaglia lo riportò lentamente alla realtà, costringendolo a riflette, cercando di capire cosa fosse capitato.
Ricordava di essere sceso sul campo di battaglia senza timore, fendendo l'aria con la propria lama, facendo a pezzi i propri nemici con facilità.
Ne aveva uccisi tanti di demoni quel giorno. I suoi vestiti erano ancora sporchi del loro sangue. Riusciva a sentirlo, riusciva a ricordarlo.
Poi qualcos'altro era accaduto. Si era ritrovato immobile, pietrificato. Aveva provato una grande paura, una paura che non era riuscito a spiegarsi.
Degli occhi lo avevano guardato freddamente, alimentando il suo timore, impedendogli quasi di respirare.
Si era sentito perduto, si era sentito solo.
Un solo pensiero aveva sfiorato la sua mente in quel momento. Mia. Voleva rivedere Mia, stringersi tra le sue braccia, sentire il suono della sua voce che, con tono rassicurante, gli diceva che tutto andava bene, che non doveva sentirsi solo perchè lei era con lui e non lo avrebbe mai lasciato.
E lo aveva fatto. Lo aveva fatto davvero.
Ricordava il suono della sua voce, appena un flebile sussurro, quando la donna gli si era lanciata tra le braccia nel campo di battaglia. Aveva chiamato il suo nome, con disperazione, tremando contro il suo petto.
Non voleva sentirla tremare, non voleva vederla soffrire. Voleva che sorridesse, che illuminasse col suo volto quell'orribile campo di battaglia, sporco ormai del sangue di milioni di morti, demoni e umani, che continuavano tuttora a farsi a pezzi, senza sosta, senza tirarsi indietro.
Abbassò lo sguardo, lentamente, timoroso di ciò che avrebbe visto, e le sue mani tremarono, lasciando andare la lama sporca di sangue ancora conficcata nel corpo della donna, che non aveva battuto ciglio sentendosi trafiggere, preoccupandosi solo di confortarlo, di farlo tornare in sè.
Per un momento Alec non seppe cosa pensare.
La sua mente era annebbiata, i pensieri confusi.
Ricordò alcune immagini.
Si vide chino sul corpo di alcuni uomini, mentre li faceva a pezzi, mentre li osservava morire, freddamente, affogati nel loro stesso sangue.
Vide lo sguardo sconvolto di Mia guardarlo con orrore mentre si lanciava su di lei, la spada stretta tra le mani con decisione.
Aveva affondato la lama nel suo corpo, tremando nel momento in cui le sue mani gli avevano sfiorato il viso, cingendogli le spalle in un caldo abbraccio che lo aveva lasciato senza fiato.
Sorresse la donna nel momento in cui la sentì cadere, tenendola stretta tra le braccia, ormai in ginocchio, osservando con orrore la profonda ferita grondante sangue che lui stesso le aveva procurato.
Tutto questo non aveva alcun senso! Avrebbe dovuto spostarsi, evitare il colpo! Era perfettamente in grado di farlo. Lo era sempre stata. Avrebbe dovuto afferrare la sua spada e ucciderlo prima che lui uccidesse lei.
Mia sorrise appena, cercando di parlare
"Ancora una volta ... non sono riuscita ad ucciderti" la sua voce era così flebile che a malapena riuscì ad avvertirla.
"No ..." fu tutto ciò che riuscì a dire quando i suoi occhi si riempirono di lacrime, offuscando la figura della donna, ancora stretta tra le sue braccia "O-OK tu ... tu devi resistere ora" fece cercando di calmare il tremore della sua voce "Cercherò aiuto e ... si sistemerà tutto"
Il cuore batteva all'impazzata all'interno del suo petto, mentre il respiro diveniva sempre più affrettato. Afferrò con indecisione l'elsa della propria spada, indeciso se estrarla o meno del corpo della donna, che avvertendo quel leggero movimento della lama si lasciò sfuggire un flebile lamento, piegando la testa verso il basso e chiudendo gli occhi disperata.
L'uomo rinunciò immediatamente a ciò che aveva avuto intenzione di fare. Guardò la propria mano, completamente ricoperta di sangue, e non riuscì più a trattenere le lacrime, sfiorando il petto della donna con la propria fronte, e lasciandosi andare a dei lamenti strozzati.
Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fare.
Maledisse se stesso, trovandosi terribilmente inutile.
Lo aveva fatto di nuovo. Le aveva fatto del male, più di quanto gliene avesse mai fatto in passato, e stavolta non sapeva come sarebbe andata a finire.
La donna gli sfiorò una guancia con la mano, spingendolo a sollevare il viso per guardarla negli occhi. La sua mano era così fredda. Non lo era mai stata.
Stava piangendo, ma allo stesso tempo sorrideva, dando ancora una volta prova del proprio coraggio.
"Te la ricordi quella promessa?" disse sforzandosi di respirare. Alec si sentì morire tornando nel passato, ripensando alla prima volta in cui l'aveva vista, la prima volta in cui aveva sentito il suono della sua voce.
Si era sentito subito attratto da lei, e questa grande attrazione non era mai svanita, rafforzandosi giorno dopo giorno, trasformandosi in amore.
Quando le aveva rivelato i propri sentimenti, sentendo per la prima volta il sapore di quelle morbide labbra sulle sue, aveva temuto che lei potesse rifiutarlo, perchè come avrebbe mai potuto amare un uomo come lui, così debole, così vulnerabile, così diverso da lei che per lui era come il sole.
Quasi non ci aveva creduto quando Mia gli aveva detto di provare la stessa cosa, quando aveva passato le dita sottili nei suoi capelli, in un bacio così appassionato che il ragazzo aveva dovuto distaccarsene qualche secondo per riprendere a respirare.
Passò in rassegna ogni momento passato insieme a lei, osservando l'immagine impressa nella sua mente con affetto infinito, faticando a lasciarla andare.
Mia cercò di sollevarsi, senza risultato, sforzandosi comunque di non perdere il proprio sorriso.
"Mi dispiace tanto Alec. Mi dispiace di non averla potuta mantenere"
Le lacrime di Alec non sembravano intenzionate a cessare, e la donna si lasciò sfuggire una piccola risata
"Finirai per rovinare la tua reputazione"
L'uomo si lanciò su di lei, unendo le labbra alle sue in un bacio disperato che fece tremare entrambi, prima di stringere forte il corpo di Mia in un ultimo abbraccio, proprio come quelli che si scambiavano da bambini, quando non sembrava esserci nessun altro al mondo a parte loro.
Mia cercò di ricambiare, le braccia deboli e tremanti
"Andrà tutto bene"
Era tutta colpa sua. Era stato lui ad abbandonarla, a seguire i suoi fini egoistici facendola soffrire.
Ed ora che finalmente si era pentito, ora che finalmente l'aveva ritrovata, che era riuscito a cambiare, diventando un uomo nuovo, ecco che di nuovo finiva in tragedia.
Un ultimo fremito lo attraversò quando il corpo della donna si rilassò tra le sue braccia, lasciando andare un ultimo, profondo, respiro.
"Mia ... Mia!" si ritrovò a scuotere il suo corpo, con disperazione, osservando con orrore l'immobilità della donna, le braccia abbandonate sul terreno, la testa piegata all'indietro, col viso rigato di lacrime e le labbra socchiuse in un'espressione serena.
"Non puoi lasciarmi così. Non puoi ..." la strinse di nuovo tra le braccia, accarezzandole i capelli, l'elmo abbandonato sul terreno "Che cosa farò senza di te ..."
Fu come se il suo cuore si fosse spezzato in due. Un forte dolore invase il suo petto, scuotendolo in tutto il corpo, facendogli del male.
Non la lasciò andare neppure per un secondo, ignorando completamente ciò che accadeva intorno a sè.
Non gli interessava quella stupida guerra. Non aveva alcuna importanza chi di loro avrebbe vinto.
Senza di lei, nulla aveva più importanza.

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Capitolo 46
*** Un terribile nemico ***


La caduta della barriera non aveva portato a nulla di buono. Orde di demoni erano entrate in città, distruggendo tutto ciò che si trovava sul loro cammino, bruciando le abitazioni e dando la caccia ai civili che, fortunatamente, non erano stati lasciati all'interno della cittadina ma si erano rifugiati nei sotterranei del palazzo imperiale.
Sarah ed Aaron si erano lanciati immediatamente nella mischia, decisi a fare in modo che quelle immonde creature non andassero oltre.
Sebbene il soldato fosse ancora dolorante per i colpi subiti durante il precedente scontro, continuò a combattere con tutte le sue forze, senza retrocedere mai.
La regina era al suo fianco, e cercava di aiutarlo meglio che poteva.
Si ritrovava sempre senza fiato quando la sua lama affondava nel corpo di un avversario, tirando poi con tutte le proprie forze per riaverla indietro.
Capire quanto seriamente fosse dura una battaglia come quella, le faceva provare per il proprio compagno un amore ancora più grande.
Aaron aveva partecipato a molte battaglie, e non ne era mai stato distrutto. Aveva continuato a sorridere e a stare al suo fianco. Aveva continuato a combattere con le proprie truppe, a sostenerle, incoraggiarle, nonostante la tensione provata sul campo di battaglia e la paura di non poterne più uscire.
Era davvero un uomo incredibile, più di quanto avesse creduto in tutti questi anni.
Lo vide abbattere un nuovo demone, colpendolo alla spalle, recidendogli la testa dal collo e osservandola freddamente cadere a terra, senza battere ciglio.
Quando poi si voltò verso di lei, guardandola con quei suoi occhi chiari così belli, il viso sporco di polvere che lentamente mutava la propria espressione, guardandola con affetto e tenerezza, allora ne fu davvero sicura.
Era con lui che voleva stare, per il resto della propria vita.

Liam cercò di respirare.
Il dolore era stato così forte che per un momento non era riuscito a pensare ad altro. Aveva visto il viso di Talula, il suo sorriso luminoso, ma quell'immagine era stata immediatamente spazzata via nel momento in cui Galar aveva iniziato a tirare, con tutte le sue forze, sorridendo nel momento in cui il giovane demone aveva iniziato ad urlare.
Non provò neppure a muoversi. Non provò ad alzare lo sguardo. Non cercò neppure di ascoltare ciò che il re dei demoni gli stava dicendo, gettando via ciò che rimaneva della sua ala sinistra e pulendo distrattamente il sangue scuro rimasto sulle sue mani.
L'aveva strappata con violenza, in fretta, eppure Liam aveva avvertito ogni singolo movimento, aveva sentito le sue ossa spezzarsi, lentamente, mentre il sangue fuoriusciva copioso dalla ferita, attraversandogli il fianco ormai in fiamme.
Il resto del suo corpo era terribilmente freddo, e si trovò a rabbrividire quando la voce di Galar finalmente lo raggiunse, completamente calma, come se nulla fosse accaduto.
"Avrei voluto che andasse diversamente" disse lanciando una breve occhiata alla Città Imperiale, ormai assediata da centinaia di demoni "Se mi avessi subito riportato quella spada avrei potuto lasciar correre. Sei giovane ed impulsivo, può capitare un momento di smarrimento alla tua età"
"Va all'inferno" ci era voluta un'incredibile forza di volontà per riuscire a parlare nonostante tutto, e Galar si ritrovò a sorridere a quelle parole
"Buffo" fece il demone divertito "Non è da lì che proveniamo tutti?"
Il respiro del ragazzo accelerò quando si sentì afferrare di nuovo, stavolta l'ala destra. Provò a muoversi, il cuore che batteva ad un ritmo febbrile, il respiro sempre più rapido, le pupille dilatate dal terrore.
"Ti prego ..." calde lacrime velarono il suo sguardo mentre quelle parole lasciavano le sue labbra.
Non avrebbe voluto che accadesse. Non avrebbe voluto dare a quel mostro la soddisfazione di sentirlo implorare, ma il dolore era stato così forte che non credeva di poterlo di nuovo sopportare.
"Uccidimi" cercò di nascondere il proprio viso perchè Galar non potesse leggere la disperazione nei suoi occhi, ma sapeva bene che nulla poteva sfuggirgli "Metti fine a questa storia"
Se i suoi nuovi compagni lo avessero visto ora, implorare la propria morte ai piedi del loro più grande nemico, probabilmente gli avrebbero rivolto uno sguardo di disprezzo. Come poteva arrendersi in questo modo?
Darla vinta al proprio avversario, mostrargli la propria debolezza era l'ultima cosa che Liam avrebbe voluto fare, eppure non era riuscito a farne a meno. Cosa avrebbe detto Talula se lo avesse sentito parlare in quel modo? Sarebbe sicuramente stata molto delusa nello scoprire che l'uomo che, per tanto tempo, aveva creduto essere così coraggioso, in realtà non era altro che un debole e un vigliacco.
Galar rise, facendolo tremare, tirando appena l'ala del ragazzo verso di sè perchè potesse capire la sua decisione.
"E perdermi l'occasione di sentirti urlare, ancora e ancora? Non credo di poterlo fare"
Liam cercò di sollevarsi, improvvisamente colto dal panico, ma non fece altro che divertire il suo vecchio padrone ancora di più.
"Hai sempre voluto essere umano" fece il demone scrollando le spalle con tranquillità "Direi che queste non ti servono"

Quando Talula si rese conto di ciò che stava accadendo, rimase pietrificata.
Liam era a terra, lo sguardo dolorante velato di lacrime, il corpo scosso da forti brividi di puro terrore. Era ricoperto di sangue, sangue che continuava a sgorgare copioso da un'orrenda ferita sulla propria schiena, dove una delle sue grandi ali nere era stata strappata via con brutalità.
Talula osservò con orrore l'osso spezzato sulla schiena del ragazzo, ricoperto di sangue scuro, e il demone in piedi accanto al suo corpo pronto a ferirlo di nuovo.
La vista di Galar in piedi, di fronte a lei, la fece tremare.
Era ciò che aveva atteso dall'inizio della battaglia. Incontrare il re dei demoni e farlo a pezzi, per terminare una volta per tutte quella sciocca guerra, eppure ora che se lo trovava davanti non aveva idea di cosa fare. Guardare quei suoi occhi chiari, all'apparenza privi di vita, la metteva in agitazione, le faceva desiderare di poter fuggire via, il più lontano possibile da quel mostro che, sicuramente, l'avrebbe uccisa con incredibile facilità.
Non era pronta per affrontare una simile creatura, e probabilmente non lo sarebbe mai stata, eppure non arretrò.
Strinse Glimmend tra le proprie mani con decisioni, cercando di ignorare il tremore che la scuoteva in tutto il corpo al pensiero di doversi confrontare con un demone così pericoloso.
Quando finalmente si lanciò sul proprio avversario, urlando con quanto fiato aveva in corpo, sollevando la lama verso l'alto e puntandola verso il corpo del proprio nemico, solo una cosa le impedì di voltarsi e fuggire via ... Liam.
Non avrebbe mai potuto abbandonarlo in quel modo. Non avrebbe mai potuto lasciare che quella creatura gli facesse ancora del male, che lo ferisse più di quanto avesse già fatto fino ad ora.
Non aveva importanza cosa sarebbe accaduto a lei, se fosse riuscita o meno nella propria impresa.
Si sarebbe battuta con tutte le sue forze per proteggere l'uomo che amava.
Lo avrebbe tenuto al sicuro, a qualsiasi costo.
Galar si voltò sorpreso al suono della sua voce.
Indietreggiò immediatamente, muovendosi sul terreno scuro come se volasse, evitando appena in tempo il colpo della ragazza, che incontrò solo aria sul proprio cammino.
Talula riprese fiato per qualche secondo, cercando di calmare il battito del proprio cuore, che ormai sembrava essere sul punto di esploderle nel petto, e si accigliò quando sentì il re dei demoni parlare.
"E così saresti tu?" disse freddamente lasciandosi sfuggire un flebile sorriso "Sei tu la persona che dovrebbe uccidermi?"
Glimmend brillò tra le sue mani, fremendo, chiedendole di attaccare di nuovo.
La ragazza si mosse ancora, fendendo l'aria in direzione del proprio avversario, muovendosi con foga per poterlo colpire.
Il demone continuava a sorridere, evitando ogni colpo con incredibile facilità, muovendosi così in fretta che alla giovane guaritrice sembrò di rincorrere il corpo di un fantasma.
Glimmend brillava più che mai, avvertendo la presenza del suo più grande nemico, e Talula iniziava a perdere la pazienza. Le bastava un solo colpo, uno solo, e il re dei demoni sarebbe morto, mettendo fino a quella guerra senza senso, e per quanto provasse la creatura non faceva che sfuggire ad ogni colpo, ad ogni fendente, facendo salire la sua rabbia, facendole perdere la pazienza.
Non era mai stata una persona impaziente o impulsiva.
Iaco le aveva insegnato come mantenere la calma nelle situazioni più difficili, eppure ora non ci riusciva.
Era così vicina al raggiungimento del suo obbiettivo, e non vedeva l'ora di farla finita. Il sorriso canzonatorio di Galar che continuava a fissarla con tranquillità le provocava una rabbia che non aveva mai provato prima.
Voleva vederlo sparire, voleva sentire il suo cuore spezzarsi sotto il filo della propria lama, e questo forte desiderio la tradì, facendole perdere la testa.
Provò un nuovo affondo verso la sua gola, urlando furiosa, perdendo l'equilibrio nel momento in cui la lama mancò il proprio obbiettivo.
Si sentì colpire al viso, così forte che per un momento il mondo intorno a sè si ritrovò a sbiadire.

Angolo dell'autore!!
Salve a tutti gente!! Eccoci arrivati finalmente al capitolo 46. Siamo molto vicini al finale, il tempo è agli sgoccioli e spero di far uscire questi ultimi capitoli in tempi decenti dato che oramai si avvicinano gli esami e non ho ancora preparato nulla XD
*È colpa tua donna. Dovresti studiare invece di perdere tempo!*
Comunque direi che è un momento fondamentale questo. Finalmente Talula ha incontrato Galar ed ha la possibilità di mettere fine alla guerra. Il povero Liam è stato .... beh, spennato XD e la Città Imperiale è in balia dei demoni. Che cosa succederà? Lo scoprirete nella prossima puntata!!

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Capitolo 47
*** Il vostro re ***


Luke non era affatto fiero di se stesso.
Quando la regina aveva chiesto agli uomini che le stavano accanto se volessero combattere nella guerra che avrebbe sconvolto la cittadina, lui si era tirato subito indietro, sicuro che scendere in campo avrebbe inevitabilmente portato alla sua morte, e non era certo pronto a morire.
Nel momento in cui, al sicuro nei sotterranei del palazzo imperiale, aveva sentito le urla dei soldati, così forti da raggiungere i civili nonostante tutto, si era sentito un vero codardo.
Erano stati in molti a sacrificare la loro vita quel giorno, per poter garantire un futuro alle persone che amavano, e sebbene Luke non avesse nessuno per cui sacrificarsi, la sua codardia lo aveva portato a rimpiangere di non essersi unito all'esercito quel giorno, nel tentativo di sconfiggere quei pericolosi nemici.
Una parte di lui continuava a ripetergli che aveva fatto la scelta giusta, che un simile imbranato sicuramente non sarebbe durato che pochi secondi sul campo di battaglia, perciò la sua presenza non avrebbe fatto chissà quale differenza.
Osservò con attenzione le donne e i bambini che, ore prima, erano stati messi al sicuro nei sotterranei del palazzo, in attesa della fine della guerra, e si sentì un vero verme.
Certo non era l'unico membro del consiglio ad essere fuggito dalle proprie responsabilità, ma probabilmente era l'unico che in quel momento si sentiva tanto in colpa.
Questo assurdo sentimento lo confondeva.
Non lo aveva mai provato prima in vita sua.
Sua madre gli aveva insegnato fin da subito che il modo migliore per sopravvivere ad un mondo tanto crudele era quello di pensare solo ed esclusivamente a se stessi.
Provare pietà per altre persone, preoccuparsi per la loro sorte, era un errore che proprio non poteva permettersi, perchè lo avrebbe portato alla propria fine.
Eppure quando il suo sguardo si posò su una giovane madre che stringeva tra le braccia il suo bambino in lacrime, non poté fare a meno di provare paura al pensiero che qualcuno potesse penetrare all'interno del palazzo e uccidere quelle povere persone.
Avevano passato ore, immobili, in silenzio nel loro cupo nascondiglio, in attesa che la guerra finisse, e quando le urla furiose dei demoni e quelle disperate dei soldati si erano fatte improvvisamente sempre più vicine, si erano lasciati tutti prendere dal panico.
I membri del consiglio, al suo fianco, iniziarono a far notare agli altri civili la loro precaria situazione, spaventando a morte i bambini che al pensiero di venire uccisi da quelle immonde creature avevano ripreso a piangere disperati, portando il caos nella stanza buia.
Le madri cercarono subito di confortarli, guardando i vecchi consiglieri con disprezzo, chiedendosi come la regina potesse affidarsi a delle simili persone per prendere decisioni importanti sulle sorti del proprio regno.
Una donna in particolare attirò l'attenzione di Luke.
Aveva guardato suo figlio con severità nel momento in cui alcune lacrime gli avevano rigato il volto, e lo aveva sgridato con decisione, senza badare allo sguardo sconvolto della figlia più piccola, che era rimasta notevolmente sorpresa da quella reazione.
"Non stare a piangerti addosso" disse sfiorando le spalle del figlio che, sconvolto, cercò di evitare l'intensità del suo sguardo "Tuo padre è là fuori a combattere per noi. Rischia la sua vita per salvare la nostra. Credi che sarebbe felice di sapere che il suo primogenito frigna come un moccioso spaventato dal nemico?" il giovane si voltò verso la sorella, che a parte la sorpresa iniziale non aveva versato neppure una lacrima ascoltando le grida disperate dei soldati "Tutti noi abbiamo paura, ma non è una valida ragione per arrendersi. Se i demoni ci raggiungeranno, allora combatteremo, così come hanno deciso di fare i nostri uomini. E se proprio dovremmo morire, lo faremo con onore"
Questa volta si era rivolta a tutti i presenti, e nello sguardo di quelle madri all'apparenza così fragili e indifese apparvero un coraggio e una determinazione mai viste prima.

Talula cercò immediatamente di rialzarsi, con fatica, cercando di muoversi con disinvoltura nonostante la pesante armatura che le proteggeva il corpo.
Per quanto fosse necessaria per la sua protezione, era di una scomodità incredibile. Solamente la cotta di maglia pesava terribilmente, e le faceva tremare le ginocchia.
Nonostante i continui allenamenti con Aaron, la giovane guaritrice non aveva ancora guadagnato la forza necessaria a sopportare una simile pressione, eppure ora non aveva altra scelta. Non poteva più tirarsi indietro.
Si rimise in piedi con lentezza, guardando il proprio nemico dritto negli occhi, cercando di non mostrare la propria paura.
Aveva il viso in fiamme per via del colpo appena ricevuto, e le ferite guadagnate durante i precedenti scontri non la aiutavano di certo.
Corse verso Galar, di nuovo, muovendosi con furia, provando un nuovo affondo verso il corpo del demone che, come in precedenza, scartò di lato quasi all'ultimo secondo, colpendo di nuovo la ragazza che rotolò sul terreno polveroso, lasciando andare Glimmend.
Cercò ancora di rialzarsi, decisa a riprendere tra le mani la propria lama, ma un nuovo colpo la ferì allo stomaco, passando attraverso la spessa armatura e la cotta di maglia, che finirono per deformarsi contro la sua pelle morbida, togliendole il respiro.
"Devo dire che mi sento piuttosto offeso"
La sua voce era tagliente, appena udibile nel fragore della battaglia, eppure perfettamente chiara. Per un momento, le parve che avesse origine all'interno della sua testa.
Non poteva fare a meno di ascoltarla, non poteva fare a meno di temerla e per un momento, ebbe quasi il desiderio di provare a compiacerla.
"Mi aspettavo un guerriero. Qualcuno che fosse alla mia altezza! E invece chi hanno deciso di farmi affrontare?" abbassò lo sguardo, fissandola con disgusto "Una ragazzina, che a malapena riesce a tenere in mano quella spada così potente"
"Io invece ti immaginavo più alto" rispose la ragazza ricambiando lo sguardo con decisione.
Galar rimase senza parole per qualche secondo, sorpreso da quella reazione inaspettata, poi scoppiò a ridere, piegando la testa all'indietro, il corpo sottile scosso da fremiti di piacere che mai in vita sua gli era capitato di provare.
Talula cercò Glimmend con lo sguardo, trovandola subito dopo ad una certa distanza, sul terreno polveroso.
Non era lontana. Poteva farcela!
Fece per muoversi verso di essa ma Galar tornò a guardarla, costringendola a rimanere immobile.
"Devo dire che il coraggio non ti manca. Lo ammiro molto"
"Chissà perchè la cosa non mi lusinga affatto"
Galar non perse il suo sorriso. Si piegò sulle ginocchia, avvicinandosi al corpo della giovane guaritrice, ancora disteso a terra, senza distogliere lo sguardo dal suo per un solo momento.
Nessun essere umano lo aveva mai guardato con una simile intensità, con una simile determinazione. Non era certo ciò che si aspettava da una semplice guaritrice.
Non c'erano tenebre nel suo cuore, eppure la sua non era stata certo una vita perfetta.
Aveva visto morire la propria famiglia, la propria città, aveva assistito impotente all'uccisione di tutti coloro a cui per anni aveva voluto bene. Coloro che l'avevano accolta senza fare domande, donandole una nuova casa, dandole l'occasione di fare del bene, di sentirsi utile, eppure non c'era rabbia nel suo cuore.
Solo rassegnazione.
Desiderava ucciderlo, desiderava farlo con tutta se stessa, ma non per vendetta.
Voleva farlo perchè sapeva che era l'unico modo per aiutare tutte quelle persone. Era l'unico modo che aveva per riportare la pace.
"Umani così sciocchi se ne incontrano di rado" disse Galar tornando a farsi serio "L'uomo che impugnava quella spada ... lui era come te. Il suo cuore era simile al tuo, sebbene la sua preparazione fosse decisamente più adeguata"
Talula mosse appena le mani, pronta a rialzarsi. Doveva recuperare la sua spada. Doveva farlo immediatamente, e mettere fine a quella storia una volta per tutte.
"Ma stavolta non commetterò gli stessi errori" le sue dita sottili le sfiorarono appena il petto, all'altezza del cuore, e le mancò il fiato "Stavolta sarai tu a morire"
Il cuore prese a batterle nel petto, velocemente, dolorosamente. Sentì appena le costole incrinarsi all'interno del suo corpo. Boccheggiò, alla ricerca di ossigeno, mentre un rivolo di sangue fuoriusciva dalle sue labbra, sporcando il viso dalla pelle chiara.
"A differenza del suo, il tuo nome verrà presto dimenticato"
La vista si annebbiò, mentre brevi immagini della sua vita passavano davanti ai suoi occhi, facendole provare nuove emozioni, permettendole di ascoltare ancora, per l'ultima volta, voci alle quali in passato si era molto affezionata.
In particolare, le capitò di sentire la voce di Iaco.
Lo sentì istruirla di nuovo, insegnarle la differenza tra il bene e il male.
Ascoltò ancora i suoi rimproveri, i suoi consigli, la tensione nella sua voce nel momento in cui, a tredici anni, aveva finito per mettersi nei guai, rischiando quasi di morire per un'azione avventata.
Avvertì tutto questo e molto altro. Rivide Liam, si sentì di nuovo trasportare tra le sue braccia, sentì il sapore delle sue labbra, il tocco della sua lingua mentre i loro corpi si scontravano, amalgamandosi in un dolce abbraccio in grado di toglierle il fiato. Rivide il sorriso di Mia, la determinazione nel suo sguardo, le sue mani tese per sentire il vento sotto di esse mentre solcavano il cielo sulla schiena di quella grande, meravigliosa dragonessa alla quale tanto si era affezionata. Rivide gli sguardi di Sarah ed Aaron, ascoltò i rimproveri del soldato durante l'addestramento che inizialmente aveva tanto disprezzato.
La vita di tutti loro era nelle sue mani, e lei li aveva delusi.
Aveva fallito. Lo aveva fatto sul serio.
Ed ora cosa sarebbe accaduto? Cosa ne sarebbe stato di tutte quelle persone che avevano dato anima e corpo per un fine più grande, che in quel preciso momento combattevano, lottavano con le unghie e con i denti sperando in un lieto fine che non sarebbe mai arrivato?
Poi il dolore al petto cessò, e pensò davvero che fosse finita.
Rimase immobile, a terra, rendendosi conto a malapena di riuscire ancora a respirare.
La vista tornò lentamente, permettendole di vedere il mondo attorno a sè.
Ascoltò le urla di Galar, che furioso cercava di scrollarsi di dosso lo sciocco ragazzino che lo aveva afferrato per la gola, affondando i denti nella sua carne morbida in un ultimo, disperato tentativo di fare la differenza.
Era stato fatto a pezzi, il braccio destro e l'ala sinistra spezzati, eppure era di nuovo in piedi, pronto a proteggerla, a tenerla al sicuro.
Talula si sollevò a fatica, guardando Liam negli occhi, sussultando nel momento in cui Galar, stanco di venire sempre interrotto, afferrò il ragazzo con forza e lo scaraventò a terra, colpendolo poi allo stomaco con violenza, rabbia e odio negli occhi improvvisamente iniettati di sangue.
La giovane guaritrice corse verso la propria spada, afferrandola in fretta e guardandola brillare tra le proprie mani.
"Come osate rivoltarvi contro di me?!" Liam non aveva mai sentito urlare Galar in quel modo, e si ritrovò a tremare "Io sono il vostro re!!"
Quando la lama lucente gli penetrò nella carne, trapassandolo da parte a parte, a poca distanza dal cuore, rimase senza fiato.
"Tu sei solo un mostro"

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Capitolo 48
*** La migliore di noi ***


Quasi non aveva creduto ai propri occhi quando la lama di luce era affondata nella carne del proprio avversario.
Il re dei demoni era rimasto sorpreso almeno quanto lei, troppo furioso e concentrato sul giovane demone per preoccuparsi della guaritrice.
Rimase senza fiato per qualche secondo, gli occhi ancora iniettati di sangue che fecero tremare Talula dal terrore.
Glimmend brillava più che mai, bruciando lentamente il corpo di Galar che, in un ultimo impeto di rabbia, afferrò la ragazza per la gola, sollevandola appena da terra e costringendola a boccheggiare in cerca di aria.
La giovane guaritrice strinse l'elsa della propria spada tra le mani, con forza, affondandola con decisione ancor più in profondità nel corpo del nemico.
Galar urlò, lasciandola andare e indietreggiando, la lama ancora ben piantata nello stomaco.
La sua luce iniziò lentamente a propagarsi, facendolo a pezzi, bruciando la sua pelle chiara e disintegrando la lunga tunica che aveva indosso.
Talula si trovò a rabbrividire ascoltando le urla strazianti del demone.
Sebbene avesse desiderato ucciderlo con tutta se stessa, non poteva fare a meno di provare pena per lui e sentirsi in colpa per il modo crudele con cui gli aveva tolto la vita.
Raggiunse Liam che, ancora a terra, non riusciva a distogliere le sguardo dal corpo del suo vecchio padrone, consumato lentamente dalle fiamme che per secoli lo avevano tormentato, confinandolo nel suo regno di terrore da cui mai sarebbe potuto risorgere.
Il re dei demoni scomparve di fronte ai loro occhi, lasciando cadere a terra la lama di luce che si spense all'improvviso, consapevole di avere ormai portato a termine il proprio compito.
La sua morte portò ad un grande silenzio, seguito da urla di rabbia e di terrore da parte dei demoni, che avvertendo la scomparsa del loro re decisero di ritirarsi, lasciando gli esseri umani senza parole.
Vedendo quelle immonde creature battere in ritirata, i soldati lanciarono urla di gioia e di sollievo, felici che quel terribile incubo fosse finito.
Talula si lanciò su Liam, stringendolo forte a sè nonostante le proteste del ragazzo, ancora dolorante per le numerose ferite.
"Ci siamo riusciti Liam!" esclamò sorridendo senza lasciarlo andare "Abbiamo vinto davvero!"
Quasi non ci poteva credere. Era accaduto tutto così in fretta. Sembrava di vivere in un sogno!
Quando poi un nuovo urlo, più forte di qualunque altro, raggiunse lei e il suo compagno, quel bellissimo sogno si trasformò in un incubo.

Quello che ogni singolo uomo, donna e bambino aveva sentito, era un ruggito.
Un tipo di ruggito che non si sentiva molto spesso. Non esprimeva rabbia, nè terrore, nè gioia, come sarebbe dovuto essere.
In quel ruggito che per alcuni secondi aveva finito per scuotere le mura della città, ormai in pezzi, c'era solo dolore.
Un dolore profondo e sincero che riportò sconforto nel cuore degli uomini.
Il nemico era stato sconfitto, era battuto in ritirata, ma a quale prezzo.
Il campo di battaglia era disseminato di cadaveri, demoni ed umani.
Gli occhi vuoti, ormai privi di vita, il sangue scuro a bagnare il terreno polveroso.
Quanti uomini avevano perso quel giorno per colpa di quella stupida guerra?
Quante vedove avrebbero visto piangere sulle tombe dei propri mariti?
Quanti soldati avrebbero dovuto seppellire e onorare, sapendo di non poterli mai più rivedere?
Una morte in particolare, li aveva colpiti tutti, profondamente, portandoli al silenzio, costringendoli a trattenere le lacrime.
Quella che una volta era stata la loro eroina, il faro nella luce in quel mondo all'apparenza così crudele e privo di speranza, si era spenta quel giorno stesso, poco prima della vittoria.
Delfine aveva immediatamente capito che qualcosa non andava.
Si era sentita trafitta, squassata.
Aveva provato paura e rabbia e dolore al pensiero che a Mia fosse accaduto qualcosa, e quando si era resa conto della veridicità della sua morte si era ritrovata senza forze. Divisa dall'interno.
Aveva urlato il suo dolore, volgendo lo sguardo al cielo, continuando finché non si era ritrovata senza fiato.
I soldati si tenevano a distanza, osservando l'enorme animale contorcersi, sfiorare il corpo della propria padrona, sperando che si rialzasse, per poi urlare di nuovo, con forza, gli occhi lucidi resi ciechi dalla disperazione.
I draghi erano creature meravigliose.
Maestose e possenti. Fiere e forti, sempre pronte a reagire e a fare a pezzi il proprio nemico.
Vedere un drago soffrire in quel modo, ascoltare le sue urla disperate per la perdita della propria padrona, scosse profondamente anche gli uomini più duri, facendogli provare lo stesso sconforto.
Talula e Liam non ebbero il coraggio di avvicinarsi.
Guardarono Mia, distesa a terra, una profonda ferita sulla pelle pallida e fredda come il ghiaccio.
La sua espressione era serena, ma questo non bastò a rincuorare nessuno dei presenti.
La dragonessa si lasciò cadere a terra, le ali possenti abbandonate sul terreno.
Flebili lamenti continuarono a scuotere il suo corpo, mentre chiudeva i grandi occhi chiari per non mostrare oltre la sua debolezza.
L'unica persona che era rimasta al suo fianco, vicino al corpo esanime di Mia, era Alec.
L'uomo era in piedi, lo sguardo rivolto verso il cavaliere.
Non c'era emozione sul suo volto, ma solo perchè le lacrime erano terminate da un pezzo.
Quando Delfine lo aveva raggiunto, per capire cosa fosse accaduto alla sua padrona, aveva lasciato che la dragonessa esternasse il suo dolore, lasciando andare a malincuore il corpo di Mia ma allo stesso tempo restandole accanto.
Capiva molto bene cosa la creatura stesse provando, ma la consapevolezza di essere stato proprio lui a toglierle la vita lo distruggeva.
Non riusciva ancora a credere di averlo fatto. Non riusciva a credere di essere rimasto di nuovo solo, di aver tolto la vita alla donna che amava.
Sollevò appena lo sguardo, osservando Aaron che, al fianco di Sarah, si era fatto avanti lentamente, sconvolto dall'immagine che si era ritrovato davanti agli occhi.
La regina aveva esultato, come ogni altro soldato presente all'interno delle mura, quando i demoni si erano ritirati, lasciandoli in pace, ma la sua felicità si era spenta immediatamente quando il ruggito di Delfine li aveva raggiunti.
Vedere Mia distesa a terra, priva di vita, accanto alla dragonessa scossa dal dolore, le fece venire i brividi.
Si avvicinò a Delfine, che non aprì neppure gli occhi per capire chi fosse, e sfiorò appena le sue squame, convinta che parlarle avrebbe potuto farla stare meglio, che se si fosse data da fare avrebbe potuto confortarla, ma quando venne in contatto col corpo del grande animale, calde lacrime le rigarono il volto.
Avvertì il suo dolore, la sua profonda tristezza, il rammarico, la rassegnazione, e se ne sentì travolta.
Si lasciò cadere in ginocchio accanto al corpo della dragonessa, e le cinse il collo con le braccia sottili, piangendo in silenzio contro il suo viso.
"Che significa?" lo sguardo di Aaron era sconvolto.
Si era avvicinato pensando che fosse tutto un equivoco, che Mia fosse solo ferita e che si sarebbe rialzata in fretta, mostrando ai presenti il suo sorriso luminoso, riportando la pace in quei cuori scossi dal dolore.
Rimase senza fiato rendendosi conto che il corpo della donna non si muoveva. Non udì respiro, avvicinandosi al cavaliere.
Il suo corpo era così pallido, l'espressione spenta, seppur serena.
La ferita allo stomaco aveva ormai smesso di sanguinare da diversi minuti, e la lama con la quale era stata inflitta era a terra, accanto al suo corpo.
Il soldato si ritrovò in ginocchio, gli occhi lucidi che minacciavano di tradirlo.
Sfiorò appena il viso dell'amica, con delicatezza, senza smettere di osservarla, senza smettere di sperare che un miracolo potesse accadere.
Aveva visto morire molti cari amici in battaglie come quella, ma mai in vita sua avrebbe pensato di assistere ad una simile scena.
Mai avrebbe immaginato di poter vedere Mia, priva di vita, su un campo di battaglia.
Ripensò alla prima volta che l'aveva vista, al suo sorriso sfrontato e sicuro di sè quando avevano iniziato i loro allenamenti.
La donna cavaliere era stata la sua allieva migliore, e non solo questo.
Era stata la sua migliore amica, e lui l'aveva amata, le aveva voluto bene come ad una sorella.
Mia era da sempre una parte del suo cuore ...
Cercò Talula con lo sguardo, rendendosi conto di aver lasciato andare alcune lacrime che lo fecero tremare.
La giovane guaritrice era corsa da lui immediatamente, sfiorando il corpo della donna, osservandola attentamente.
"Ti prego ..." disse l'uomo terribilmente sconvolto "Ti prego fa qualcosa! Lei è ... lei non può andarsene così"
Le mani della ragazza tremavano mentre tastava con attenzione il collo e il polso della donna, in cerca del battito del suo cuore, di qualcosa che le permettesse di intervenire, di poterla salvare. Scosse la testa lentamente, senza alzare lo sguardo, quando si rese conto di essere arrivata troppo tardi.
"È successo tutto così in fretta ..." questa volta era stato Alec a parlare. Lo sguardo era come perso nel vuoto. Come se non si rendesse conto di quanto stesse accadendo.
"A malapena riesco a ricordarlo"
Gli sguardi di tutti i presenti si volsero verso il criminale, che non si lasciò spaventare dall'odio presente negli occhi di Aaron.
"Sei stato tu ..." non era una domanda, ma un'affermazione, e lo sguardo dell'uomo confermò l'accaduto, senza pensare alle conseguenze di quell'azione.
Accadde tutto in pochi secondi.
Sarah chiamò Aaron a gran voce, sconvolta, mentre il soldato si sollevava da terra per avventarsi contro l'uomo che aveva ucciso la sua migliore amica.
Questo non provò neppure a difendersi, lasciando che il soldato lo gettasse a terra e lo colpisse al viso, ancora e ancora, urlando tutto il suo dolore, tutto il suo odio per quell'individuo che nelle loro vite non aveva portato altro che sofferenza.
"Lei ti amava! Ti ha sempre amato nonostante tutto il dolore che tu le hai procurato!"
Si fermò per qualche secondo, sollevando appena il corpo di Alec e guardandolo negli occhi, in quegli occhi chiari così pieni di amarezza.
"Come hai potuto fare una cosa del genere?"
Liam si trascinò verso i due compagni, deciso a mettere fine alla loro discussione.
Lo sguardo di Aaron era furioso, colmo di odio.
Nessuno dei presenti dubitava che, se ne avesse avuto l'occasione, avrebbe ucciso Alec con le sue stesse mani, senza esitazione.
Un paio di soldati si lanciarono sul loro comandante, prima che questo potesse colpire ancora l'uomo rimasto a terra. Lo afferrarono per le spalle, separandolo dal suo avversario, e tenendolo stretto quando l'uomo iniziò ad agitarsi, urlando furioso verso il criminale, che si mise a sedere sul terreno polveroso, guardando a terra per evitare il suo sguardo.
"Saresti dovuto morire tu al posto suo!" urlò Aaron cercando di liberarsi "Avresti dovuto crepare sul campo di battaglia insieme a tutti gli altri!!"
Alec sorrise, e quella sua reazione lo colpì profondamente.
"Hai ragione ..." disse guardando le proprie mani ancora sporche di sangue "Sarei dovuto morire io. Qualsiasi destino quelle creature mi avrebbero riservato, lo avrei accolto con sollievo pur di non veder morire Mia tra le mie braccia ... sotto il filo della mia lama"
I soldati lasciarono andare Aaron, che rimase immobile ad osservare il criminale coprirsi il viso con le mani insanguinate.
Liam, a pochi passi dall'uomo, abbassò lo sguardo tristemente.
Capiva bene cosa Alec stesse provando. A lui era successo spesso. Aveva spesso fatto del male a persone innocenti senza neppure volerlo, e quando era tornato in sè, quando si era reso conto di ciò che aveva fatto, non era stato quasi in grado di respirare.
Era un dolore che non avrebbe mai voluto augurare a nessuno, e che tuttavia ora qualcuno stava provando.
"La amavo anch'io"
Prima di morire, Galar aveva portato loro via qualcosa di molto importante.
Una vita, che avrebbe lasciato un vuoto incolmabile nei loro cuori.

Non era sembrata neppure una vittoria. Tutte quelle perdite avevano lasciato il segno sugli abitanti rimasti in vita, che si erano prodigati nella sepoltura di tutti quei soldati che, durante la guerra, avevano sacrificato se stessi per un bene più alto.
Incredibile quanto un popolo così avido, crudele ed egoista come il genere umano, sia a volte in grado di dimostrare un simile coraggio, un simile amore, una simile compassione.
Gli uomini che erano morti quel giorno per salvare la città, non sarebbero mai stati dimenticati.
I loro nomi sarebbero stati tramandati nel tempo, le loro gesta ricordate, regalandogli così quell'immortalità che ogni individuo sogna di avere.
Ogni singolo uomo, donna e bambino, assistette commosso al funerale di Mia, osservando la sottile lapide intagliata, dove erano state incise le parole: Qui riposa Mia, donna incredibile e coraggioso cavaliere. Anche nei momenti più bui, non ha mai perso la sua luce.
La donna probabilmente si sarebbe commossa vedendo tutte quelle persone riunite solo per lei, per piangere la sua morte e ricordare la sua vita, o forse avrebbe riso, cercando di sdrammatizzare e di riportare il sorriso su quei volti sconvolti, dicendo che la morte non era la fine, ma un nuovo inizio.
La regina si era fatta avanti, lasciando un fiore sul terreno, vicino alla piccola lapide. Una rosa rossa, ancora piena di spine. Bellissima e selvaggia, come la donna a cui veniva donata.
"Tutti voi conoscevate Mia" disse rivolta alla grande folla riunita nell'immenso giardino "La prima donna nella storia che sia mai riuscita ad essere nominata cavaliere" guardò Delfine, ad una certa distanza tra la folla "La prima donna ad aver solcato i cieli, ad aver cavalcato una creatura così possente e maestosa, dimostrando che la differenza non è mai un ostacolo, in nessun caso" lo sguardo della regina si perse nel vuoto per qualche secondo, come se stesse ricordando qualcosa di molto importante "Ma lei non era solo questo. Era molto di più. Era una donna forte, coraggiosa, solare, sempre pronta a fare la cosa giusta. Avrebbe dato la sua vita per la nostra, me lo ripeteva spesso ... e infine è accaduto davvero" la sua voce tremò, rivelando la profonda tristezza provata in quel momento, per la perdita quell'eroina che più di una volta aveva sacrificato se stessa, rischiando la sua vita, sopportando il peso della sofferenza per aiutare gli innocenti, senza mai aspettarsi nulla in cambio.
"Quella di oggi, è stata una sconfitta, perchè il nemico ha preso la migliore di noi, e ce l'ha portata via"
Nessuno replicò. Come potevano? Ci sarebbero voluti anni per superare quel momento, per non sentire più il peso di quella grave perdita.
Alec se ne stava ad una certa distanza, senza distogliere lo sguardo da quella splendida rosa che così tanto gli ricordava la donna che amava. A parte Aaron, nessuno lo aveva incolpato per l'accaduto.
Liam aveva parlato loro di ciò che Galar, il re dei demoni, era in grado di fare, e l'uccisione di Mia non era stata intenzionale.
La gentilezza della regina e del resto dei suoi compagni, tuttavia, non bastavano ad alleggerire il cuore dell'uomo, ancora ricolmo di sensi di colpa.
Talula e Liam erano stretti l'uno all'altra. La giovane guaritrice aveva guarito le ferite del ragazzo, o perlomeno quelle che aveva potuto guarire.
Ora se ne stava col viso contro la sua spalla, piangendo in silenzio la morte di una donna che avrebbe voluto poter conoscere meglio. Anche lei, in un certo modo, si incolpava per la sua morte.
Con le sue capacità avrebbe potuto aiutarla, avrebbe potuto guarirla, e il fatto di non essere arrivata in tempo la distruggeva.
"Non ci dimenticheremo mai del suo coraggio, della sua bontà, della sua saggezza ... resterà sempre nei nostri cuori"
Aaron si fece avanti, cingendole le spalle con la mano, lanciando un ultimo sguardo verso la lapide e trovandosi a sorridere, cogliendo tutti i presenti di sorpresa.
"Sapete conosco Mia da molto tempo, e sebbene la sua morte mi provochi un forte dolore, i ricordi che ho di lei sono così luminosi che non posso fare a meno di sorridere" Delfine alzò il possente muso, sbuffando dalle narici, facendo prendere un colpo ai poveri umani che le stavano accanto, tremanti, sperando che l'animale ormai privo della sua padrona non decidesse di fare uno spuntino improvvisato.
"La incontrai parecchi anni fa" continuò Aaron spostando lo sguardo su tutti i presenti, soffermandosi persino sul volto di Alec, che con sua sorpresa lo ascoltò con attenzione.
"Eravamo molto più giovani all'epoca, ma non poi così diversi da come siamo ora. Ero venuto a conoscenza di un fatto a dir poco sconvolgente. Si diceva che una ragazza avesse battuto in un duello uno dei migliori soldati che l'esercito imperiale avesse mai avuto nelle sue schiere, e che ora si allenava duramente nella speranza, un giorno, di essere nominata cavaliere" il suo sguardo si illuminò ripensando al passato "Potete immaginare la mia sorpresa, e quella dei miei compagni. Nessuna donna era mai entrata nell'esercito, e non immaginavo neppure che qualcuna potesse desiderarlo! Molti ragazzi dicevano che la sua era stata solo fortuna, e che se ne sarebbe andata quanto prima. La odiavano profondamente e trovavano che la sua presenza nell'Accademia imperiale fosse un insulto a tutto ciò che l'esercito rappresentava. Dal canto mio, ero solo molto curioso di vedere che faccia avesse questa fantomatica giovane guerriera"
Sarah, al suo fianco, si ritrovò a sorridere a sua volta. Aveva già sentito questa storia, ma in quella particolare occasione le sembrò di ascoltarla per la prima volta, e non le dispiacque affatto.
"Quando mi fu permesso di conoscerla, pensai che si trattasse di uno scherzo. Era così minuta, quasi priva di muscolatura. Una ragazzina come quella non sarebbe mai potuta diventare una guerriera. Dubitavo persino che fosse in grado di sollevare una spada"
Qualcuno rise, ricordando il cavaliere da giovane. Era già abbastanza difficile immaginare che una donna potesse ricoprire quel ruolo tendenzialmente così maschile, figuriamoci se poi la donna in questione aveva il fisico di Mia, così snello e delicato.
"Dovetti ricredermi in fretta però, quando mi ritrovai a guardarla negli occhi. Il suo era uno sguardo che non avevo mai visto prima. Così deciso, determinato ... forte. Era una donna dolce e gentile, eppure allo stesso tempo in grado di affrontare anche il più forte degli avversari. Nonostante le apparenze, era una guerriera incredibile. Dimostrava una tecnica e un'energia che non avevo mai visto in nessuno dei cadetti che mi erano stati affidati. Era fiera, orgogliosa, instancabile. Già a quell'età aveva l'animo e il cuore di un vero cavaliere, e ne aveva anche le capacità. Durante gli scontri a mani nude ero tentato di scappare a gambe levate quando mi rivolgeva quel suo sguardo selvaggio e si lanciava su di me per farmi a pezzi" altre risate, questa volta più forti.
Le lacrime sembravano svanite dal volto di tutti i presenti, che ora non ricordavano più Mia con dolore, ma con nostalgia. Ricordavano la donna che era stata, e quei ricordi portavano solo luce nel loro cuore.
"Tutti noi le dobbiamo davvero molto. Io stesso non sarei l'uomo che sono oggi se non l'avessi incontrata" Talula si strinse ancor più nelle braccia di Liam, respirando a fondo "Ricordatela sorridendo, perchè è questo ciò che lei vorrebbe"
La donna cavaliere era stata seppellita ai piedi di una splendida quercia, alta ed imponente.
Vennero lasciate molte rose accanto alla sua lapide, e diverse parole furono spese in sua memoria. Alec, avvicinatosi alla tomba, aveva lasciato un bacio sulla lapide chiara, sfiorandola appena con le dita, poi era andato via, senza salutare nessuno dei suoi nuovi compagni.
"Hai portato la luce nella mia vita. Spero di poter fare lo stesso per te, nella prossima"

Angolo dell'autore!!
Ooook ce l'ho fatta. Sono arrivata al penultimo capitolo! Il prossimo, sarà il capitolo conclusivo. Mi scuso tanto per il ritardo ma ultimamente ho avuto davvero poco tempo a disposizione per scrivere. Spero che questo non abbia influito negativamente sulla stesura di questo nuovo capitolo XD
Alla prossima con la conclusione di questa tragica storia! Buona serata e grazie infinite per la lettura ;)

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Capitolo 49
*** Sei anni dopo ***


Liam non era mai stato così felice in vita sua.
Si sentiva tranquillo, sereno, rilassato.
La loro casa era piccola ma accogliente, lontana dal caos della città ma abbastanza vicina perchè potessero recarvisi in caso di necessità.
Ogni giorno, dopo il lavoro, si sedeva all'aria aperta, ascoltando i suoni della natura.
Una leggera brezza soffiava ogni pomeriggio, rendendo il caldo estivo più sopportabile.
Dopo la guerra contro la sua razza, il ragazzo ci aveva messo parecchio a riprendersi.
La paura del nemico lo aveva tormentato giorno e notte, causandogli continui incubi che gli avevano impedito di riposare. Aveva avuto paura di ritrovarsi di nuovo in pericolo, di ritrovarsi ad affrontare quelle creature orribili che lo avevano tormentato per buona parte della sua vita.
Se non avesse avuto Talula al propria fianco, probabilmente questa paura non sarebbe mai svanita. La giovane guaritrice non lo aveva mai abbandonato. Era rimasta al suo fianco, giorno dopo giorno, confortandolo, facendolo sentire a casa, facendolo sentire amato.
Grazie a lei, la paura verso quel nemico ormai lontano era svanita.
Erano anni ormai che il giovane demone non aveva uno dei suoi incubi.
Finalmente, dopo tanto tempo, si sentiva al sicuro. Non temeva più la notte. Non avvertiva più, dentro di sè, quel forte desiderio di sangue che lo aveva accompagnato per la maggior parte della sua vita.
"Non ti pare di esserti impigrito un po' troppo?" chiese Talula divertita spalancando la porta di casa e raggiungendolo sulla panca di legno vicina all'entrata.
I lunghi riccioli rossi erano ancor più luminosi di quanto se li ricordasse, così come gli occhi verdi, che dopo la battaglia contro i demoni avevano assunto una forza ed una determinazione che Liam non aveva potuto fare a meno di amare.
La donna si sporse verso di lui, sedendo sulle sue ginocchia.
L'uomo sentì le sue dita sottili passargli delicatamente tra i capelli, sfiorargli il collo scoperto.
Chiuse gli occhi quando le labbra della donna si posarono sulle sue, mozzandogli il fiato.
Erano anni ormai che lui e Talula vivevano insieme, che si scambiavano baci come quello, eppure ogni volta il cuore gli batteva forte nel petto, colmo di emozione.
Le accarezzò la schiena, seguendo le linee del suo corpo, quel corpo di cui ormai conosceva ogni minima sfumatura, poi si piegò verso il basso, baciando delicatamente la pancia della donna.
"Spero che abbia i tuoi occhi" disse Liam passando una mano sul piccolo rigonfiamento appena visibile attraverso la stoffa chiara.
Talula rise, facendogli venire i brividi.
Era così bella la sua risata. Limpida e melodiosa. Come musica.
"Io vorrei che avesse i tuoi!" rispose incrociando le braccia al petto e guardandolo divertita.
"Scherzi vero? Vorresti che avesse gli occhi di un demone?" Liam era piuttosto sorpreso dalle parole della donna. Davvero non le importava che suo figlio portasse i segni distintivi di un mostro? Di una razza che, per anni, aveva portato al mondo solo dolore e sofferenza?
"Non voglio che abbia gli occhi di un demone" disse lei prendendogli il viso tra le mani "Voglio che abbia gli occhi dell'uomo che amo"
Liam arrossì, e Talula si ritrovò a ridere di nuovo. Non avrebbe potuto desiderare una vita migliore.
La spada di luce aveva smesso di brillare da anni ormai, segno che tutto era tranquillo.
Poteva finalmente vivere la sua vita, in pace, insieme alla sua nuova famiglia.

Alec incassò la taglia in fretta, senza fare troppe domande.
L'uomo che aveva consegnato alle autorità non era stato difficile da catturare, sebbene di recente si fosse un po' arrugginito.
Erano passati quasi quattro anni da quando aveva iniziato a dare la caccia a quei criminali. La regina aveva ritirato le accuse che gli erano state rivolte anni prima, quando accecato dal desiderio di potere aveva finito per trasformarsi in un assassino, sicura che, dopo gli ultimi avvenimenti, l'uomo avrebbe smesso di fare del male.
Effettivamente aveva smesso, ma non del tutto.
Non aveva più ucciso nessuno, ma aveva iniziato a dare la caccia ai criminali come lui, per spedirli dietro le sbarre, e spesso erano necessarie le maniere forti perchè quegli individui si decidessero a seguirlo.
Era sicuro che Mia, se fosse stata ancora in vita, avrebbe approvato questa sua decisione.
Faceva tutto questo per dare una mano, per fare qualcosa di buono!
Lo faceva anche per soldi, infatti la maggior parte dei criminali a cui dava la caccia avevano grosse taglie sulla propria testa, e questo sicuramente la donna non l'avrebbe approvato, ma in fondo doveva pur vivere in qualche modo.
Quando tornò da Delfine, sedette a terra, accanto al corpo della dragonessa ma abbastanza distante da fuggire nel caso in cui questa avesse deciso di sbranarlo.
Dopo il funerale di Mia, aveva deciso di rimanere solo.
Aveva lasciato la Città Imperiale, senza dire a nessuno quale fosse la sua destinazione, e aveva lasciato andare il proprio dolore.
Aveva smesso di bere, di mangiare, di pensare.
Ogni volta che l'immagine di Mia si faceva largo nella sua mente, l'uomo si sentiva morire.
Sapeva che non era giusto quello che era accaduto, che sarebbe dovuto morire lui al posto suo, e sarebbe stato disposto a fare di tutto pur di poterla riportare indietro.
Senza di lei, senza la donna che tanto amava, vivere non aveva alcun senso.
Se Delfine non fosse apparsa, un giorno, di fronte all'uomo ormai distrutto dal dolore, questo probabilmente si sarebbe lasciato davvero morire.
La dragonessa non lo aveva lasciato in pace un solo giorno, tormentandolo perchè la smettesse di commiserarsi e iniziasse a comportarsi da uomo. Inizialmente, Alec aveva pensato che l'animale volesse solo infastidirlo, fargli pesare ancora di più la morte della sua padrona, ma poi si era reso conto che non era così.
Dietro l'atteggiamento serio e distaccato di Delfine, c'era un profondo bisogno di attenzioni.
La perdita di Mia l'aveva distrutta, le aveva fatto perdere una parte di se stessa, una parte del proprio cuore.
Si sentiva sola. Si sentiva affranta.
Alec conosceva bene quella sensazione. Sapeva bene cosa volesse dire sentirti piccoli, impotenti, soli al mondo, senza un posto in cui tornare. Sapeva cosa voleva dire perdere l'unica persona della quale gli fosse mai importato veramente, anche se, nel suo caso, era stato lui stesso a mandarla via, ben più di una volta.
Dal canto suo, Delfine non aveva mai provato una grande simpatia per quell'uomo, anzi lo aveva odiato, giorno dopo giorno, per tutto il male che aveva procurato alla sua padrona, e il suo primo impulso, quando aveva saputo che Alec l'aveva uccisa, era stato quello di farlo a pezzi.
Quando poi lo aveva visto piangere, bagnando la piccola lapide sotto la grande quercia, quel pensiero era svanito del tutto.
Mia aveva dato la vita per lui, era morta per salvarlo.
Non poteva vanificare questo suo sacrificio. Non lo avrebbe mai fatto.
Aveva cercato di aiutare Alec, spronandolo ad andare avanti, e sebbene l'uomo fosse sempre stato incredibilmente testardo, non aveva potuto nulla contro la determinazione della dragonessa, che non aveva alcuna intenzione di lasciarlo morire.
"Davvero un'ottima giornata quella di oggi" disse l'uomo mostrando il sacchetto colmo di monete di d'oro che gli era appena stato consegnato.
Delfine sbuffò, ricoprendolo di fumo nero e costringendolo a tossire.
Era solo merito suo se avevano preso quel criminale. Se l'era fatta sotto quando l'aveva vista atterrare sul terreno per sbarrargli la strada.
Mise in mostra i denti in quella che Alec aveva imparato a riconoscere come una risata, ripensando all'uomo, tremante, di fronte alla sua possente figura.
"Quando mi permetterai di volare con te?" chiese Alec all'improvviso, lasciandola senza parole.
La dragonessa si sollevò sulle zampe anteriori, utilizzando gli artigli per graffiare il terreno, ringhiando e sbuffando in direzione del compagno che si ritrovò a sorridere divertito, gli occhi chiari che riacquistavano, dopo tanto tempo, un po' della loro luce.
"Ok ok non ti agitare!" esclamò sollevandosi a sua volta e portandosi ad una distanza di sicurezza dall'enorme animale.
"Era una semplice domanda. Diamo la caccia a questi criminali da anni ormai! Credevo potessimo iniziare a considerarsi una squadra"
Delfine sbuffò di nuovo. Che bella faccia tosta aveva quello stupido umano!
Non era degno di prendere il posto di Mia, e non lo sarebbe mai stato. La donna cavaliere non sarebbe mai stata rimpiazzata. Non avrebbe mai permesso a nessun altro di cavalcarla, mai e poi mai!
Alec sorrise tristemente, lo sguardo perso nel vuoto.
Lo aveva fatto stare bene dividere i suoi ricordi della donna con quelli dell'enorme drago. Aveva potuto rivederla, osservare la sua crescita, come donna e come guerriera.
Neppure lui l'avrebbe mai rimpiazzata.

"Mio signore!" Aaron si bloccò sul posto, sentendosi chiamare. Ci aveva messo parecchio per abituarsi a quella nuova situazione.
Da quando era salito al trono, accanto alla sua amata regina, aveva dovuto spesso contenere le risate osservando i sudditi che, con tono referenziale, si rivolgevano a lui, chinando il capo in segno di rispetto.
Aveva provato a spiegare loro che non ce n'era alcun bisogno, che potevano continuare a rivolgersi a lui come avevano sempre fatto in passato, quando non era altro che un semplice soldato, al servizio di quel regno che tanto amava, ma naturalmente non era servito a molto.
Sarah lo aveva avvertito.
Lei aveva avuto a che fare con la vita di corte per tutta la vita, e sapeva molto bene come questa funzionava.
Una donna gli si avvicinò correndo. Aveva il fiato corto e il viso arrossato per via della corsa.
Dai vestiti che indossava, capì che si trattava di una delle tante cameriere che si occupavano della pulizia del palazzo.
Doveva essere nuova perchè non gli pareva di averla mai vista, e da quando era salito al trono si era impegnato affinché nessun nome sfuggisse alla sua memoria.
"Perdonatemi vostra altezza" disse la donna chinando appena il capo in segno di rispetto "Avete visto vostra figlia? La signora la stava cercando, ma non riusciamo più a trovarla"
Aaron sospirò, sollevando la mano destra per passarsi le dita fra i capelli, interrompendosi qualche secondo dopo, conscio di avere indosso la propria corona.
"Quella piccola peste potrebbe essere ovunque" disse sorridendo divertito "Non vi preoccupate. Vedrete che salterà fuori"
Congedò la donna con un gesto della mano e si diresse verso le sue stanze, attraversando uno dei lunghi corridoi dell'ala nord.
Il palazzo imperiale aveva subito diverse modifiche dall'ultima guerra, e alle volte faceva davvero fatica ad orientarsi.
Vivere in un posto così grande era davvero una tortura. Non capiva come fosse possibile che alcune persone potessero avere un simile desiderio.
Si bloccò all'istante quando una voce alle sue spalle gli intimò di fermarsi.
Un pugnale di legno gli venne puntato alla schiena, e una forte risata rieccheggiò per il lungo corridoio, facendolo sorridere.
"Questa volta ho vinto io!" esclamò la voce alle sue spalle "Sei appena morto!"
Il re si voltò immediatamente, rivolgendo alla figlia il suo migliore sorriso, guardandola con affetto infinito.
La bambina aveva corti capelli marroni, che le arrivavano fin quasi alle spalle dalla pelle chiara e delicata.
Gli occhi verdi erano identici a quelli della madre, così come le linee del suo volto e le piccole labbra dalla forma perfetta.
Avevano tutti pensato, alla sua nascita, che sarebbe stata identica in tutto e per tutto alla loro splendida regina.
Erano rimasti tutti piuttosto sorpresi quando si erano resi conto che, a parte l'aspetto esteriore, della regina non aveva assolutamente nulla.
La piccola Mia era la degna figlia di suo padre.
Testarda e capricciosa. Determinata e coraggiosa! Anche se sua madre aveva temuto che questo coraggio potesse divenire incoscienza, e metterla nei guai.
A nulla erano valsi i tentativi delle servitrici di farla apparire ai sudditi come quello che era, una futura regina.
Mia non aveva alcun interesse nel continuare la propria vita di corte. Non le piacevano gli elaborati vestiti che tentavano di farle indossare ogni volta che la bambina si trovava ad uscire dal proprio palazzo.
Sarah gli aveva parlato molto di suo padre, del modo in cui lo aveva conosciuto, del coraggio dimostrato dall'uomo in battaglia, per proteggere la città e le persone che amava, e sin da subito aveva sentito il forte desiderio di diventare come lui.
Questa sua decisione provocava in Aaron emozioni contrastanti.
Da una parte, era fiero di lei e di quello che sarebbe diventata. Era felice di avere una figlia così forte, di sapere che la sua bambina gli somigliava così tanto e che non avrebbe mai permesso a nessun uomo di comandarla, o di trasformarla in ciò che non avrebbe mai voluto essere.
Dall'altra parte, invece, aveva paura per lei, perchè la strada che aveva scelto di intraprendere sarebbe stata pericolosa, l'avrebbe messa in pericolo, e già sapeva quale fossero i rischi corsi da una donna con questo tipo di desiderio.
"Devo dire che mi hai veramente colto di sorpresa questa volta" disse Aaron scompigliandole i capelli.
Mia rise, mettendo in mostra i pochi denti da latte pronti a cadere da un momento all'altro.
"Mi sono allenata molto!" rispose esaltata dalla sua vittoria "Ormai sono così silenziosa che potrei sorprendere chiunque"
"Ma non pensi che sia sbagliato attaccare un nemico alle spalle?"
"Dipende dal nemico" rispose prontamente la bambina facendosi seria "E dalla causa per la quale si combatte"
Aaron non poté fare a meno di provare un profondo amore per quella bambina. Era così piccola, eppure così saggia. Lo rendeva estremamente orgoglioso.
Sarah adorava il suo carattere, sebbene spesso si mettesse le mani nei capelli per la preoccupazione. Era stata proprio lei a proporre ad Aaron di dare quel nome alla loro bambina, ed effettivamente non poteva essere più azzeccato.
"Sai che tua madre ti sta cercando?" disse poi il re cambiando argomento "È meglio se vai da lei prima che perda la testa"
La bambina annuì, sorridendo, prima di correre via.

Angolo dell'autore!!
E ad alla fine ce l'abbiamo fatta. Siamo giunti all'ultimo capitolo!!
Un po' mi dispiace perchè volendo avrei potuto scrivere ancora parecchio su questi personaggi, ma naturalmente una storia deve sempre avere una fine XD
Ed ora qualche curiosità!
Come vi ho detto all'inizio della storia, questa trama mi è venuta in mente grazie ad un'amica, che mi ha dato alcuni consigli sui possibili personaggi che avrei potuto inserire.
Il personaggio di Talula già esisteva, ed era comparso nella precedente storia, che aveva come protagonisti Mia ed Alec.
Il nome di Iaco, il maestro di Talula, me lo ha suggerito il mio nonnino, che a quanto pare ha una grande conoscenza in fatto di nomi XD mentre per il nome di Liam mi ci sono volute ore ed ore di riflessione (faccio davvero pena quando si tratta di scegliere dei nomi. Se un giorno avrò dei figli mi toccherà rifletterci minimo per i nove mesi necessari a partorire)
Inizialmente la trama che avevo ideato era molto più semplice, e completamente diversa.
Il protagonista era Liam, e sarebbe dovuto essere lui il proprietario della spada.
Questa gli sarebbe stata consegnata da Talula, una giovane maga a cui era stata affidata perchè fosse tenuta lontano dai demoni che tanto la desideravano.
Sarebbero comunque stati presenti i vecchi personaggi, ovvero Sarah, Aaron, Delfine, Mia ed Alec, ma avrebbero avuto ruoli un po' diversi.
Ad esempio, mentre nella storia che avete letto Talula è stata addestrata in breve tempo da Aaron, nella precedente versione Liam sarebbe stato addestrato da Mia.
I caratteri dei nuovi personaggi sarebbero stati totalmente differenti. Liam era .... beh ... un mocciosetto buono a nulla, mentre Talula era egocentrica e severa XD
Sin dall'inizio, comunque, avevo deciso che uno dei personaggi sarebbe dovuto morire. Non volevo che fosse tutto troppo scontato, e volevo cercare di creare una storia che sarebbe stata anche commovente oltre che un pochino sanguinaria.
La scelta è ricaduta subito sulla coppia Mia-Alec, con numerosissime varianti. In una variante era solo Mia a morire, in un'altra variante solo Alec e in alcune questi due personaggi morivano insieme, e i loro corpi venivano ritrovati vicini sul campo di battaglia. Addirittura in alcune versioni era Delfine a morire, nel tentativo di proteggere Mia, oppure ad ucciderla, così come ha fatto Alec in uno dei capitoli conclusivi. In qualunque caso sarebbe stato tragico scrivere questo tipo di capitolo, e non è stato affatto facile uccidere Mia, che era il personaggio al quale ero più legata.
Naturalmente la figlia di Aaron e Sarah non poteva che essere chiamata in quel modo, in onore di questa eroina, mentre il figlio di Liam e Talula sarebbe probabilmente stato un maschietto.
Detto questo, ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno letto e recensito la mia storia e spero tanto che vi sia piaciuta e che il finale sia stato soddisfacente.
Spero di rivedervi prossimamente, non appena deciderò di iniziare qualcosa di nuovo :D
Grazie di cuore e alla prossima ;)

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