Incidente

di Nessa_hud_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** La frase che cambiò tutto ***
Capitolo 3: *** Verso una nuova vita ***
Capitolo 4: *** Casa Nuova ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il mio sguardo incrociò per la prima volta quegli occhi azzurri e quel volto che mi ispirava fiducia. Quel volto della persona che adesso chiamo papà. Mi guardo intorno. Sono in un’ambulanza, e vicino a me c’è un giovane uomo. Alto, con i capelli biondo scuro. È un dottore, mi sta visitando. Cerco di rendermi conto di quello che è successo, e da quanto vedo c’è stato un incidente. Scontro frontale, ho sentito urlare così da fuori. La nostra macchina è in condizioni terribili, e l’altra ancora peggio. Poi torno a pensare a quello che stava succedendo. Le sue mani mi toccano dappertutto, controllano, si accorge della ferita all’addome e mi spoglia in fretta. Non c’era tempo, ne per pensare, ne di fare qualsiasi altra cosa. La mia vita era nelle sue forti mani e non ne avevo paura. Lancio un’occhiata al mio fianco sinistro. È scorticato e sta uscendo sangue. Si gira verso un piccolo scaffale e prende dell’ovatta. Mi guarda. Si infila dei guanti in lattice, gli ho sempre odiati. Sono così inquietanti…Bagna il cotone con dell’acqua e inizia a tamponare delicatamente ma con fermezza. La manica del suo camice bianco sfiora il mio ombelico, e io tremo. Un brivido di paura mi scuote. Guardo fuori, e vedo la macchina distrutta dall’incidente. Il medico che mi sta soccorrendo è molto dolce, me ne accorgo dal suo tono di voce. “quanti anni hai piccolina?” io rivolgo di nuovo lo sguardo al dottore. “ sei…tra poco sette…” lui sorride sempre concentrato a curarmi. “sembri già più grande…” mi guarda e sorride x darmi coraggio. “come ti chiami…?” “mi chiamo alice…” lui continua la visita. Ripenso all’incidente. Io e sofy stavamo dormendo e… mi viene una domanda improvvisa, e un nodo allo stomaco si fa sentire. “come sta sofy…?” lui mi guarda un po’ sorpreso “chi è sofy…?” “è la mia sorellina…” “non t preoccupare …è tutto apposto se ne sta occupando un altro pediatra…” io sospiro. Finisce di medicarmi, ora non sanguino più. “hai freddo?” mi chiede lui teneramente “un po’” prende una coperta e me la poggia dolcemente sul torace. “va meglio così…?” “si grazie dottore…” “puoi chiamarmi zac se vuoi…dottore è troppo serio” lui ride, anche io. Poi si passa la lingua tra le labbra e ritorna serio. “Con chi eravate in macchina…?” “guidava nostra zia…lei dov’è…?” Lui sta in silenzio. Non è il momento, si ripete lui nella mente. “La tua mamma dov’è…?” “lei è…è morta…quando Sofy era appena nata..” Zac mi sfiora il viso leggermente. È serio, più di prima. E stavo per scoprire quello che dalla sua bocca non mi sarei aspettata, o meglio, non avrei voluto aspettarmi. “La zia è entrata in coma, sono stati fatti vari tentativi di rianimazione…” respira profondamente. “ma…non ce l’ha fatta…mi dispiace piccola…” Io inizio a piangere, le lacrime mi sfiorano le guance. Il dottore si avvicina di più a me, e mi accarezza il viso, asciugandomi una lacrima. Si era tolto i guanti, e ora le sue mani profumavano di borotalco. Sospira, e toglie la coperta dal mio torace. Si alza in piedi, e con un gesto tenerissimo mi sorprende. Mi prende in braccio, senza nemmeno esitare un secondo. Io metto le braccia attorno al suo collo e mi rilasso sentendo il suo cuore che batte. Gira la testa verso il mio viso, e mi da un leggero bacio sulla fronte. Io tiro su con il naso. Riesco a calmarmi un pò. Quel medico era come se lo conoscessi da sempre. Mi ispirava quella fiducia che pochi dottori sanno dare alle loro pazienti. Soprattutto se le loro pazienti sono bambine. Mi addormento, tra le sue braccia. La mia testa è appoggiata sulla sua spalla sinistra e il mio orecchio è preso dal battito del suo cuore. Mi riappoggia dolcemente sul lettino. Quando mi risveglio vicino a me c’è un altro ragazzo. Si presenta subito. “Ciao…io sono Massimiliano…puoi chiamarmi Max…!” “io sono Alice…” ”sei una bimba bellissima, Alice, lo sapevi?” Io gli sorrido dolcemente. “Sei un dottore anche tu…?” gli chiedo io, perché non avevo ancora notato che anche lui portava il camice. “Si…quanti anni hai?!” “ne ho sei” gli sorrido ancora. Lui si avvicina di più a me. Estrae il suo stetoscopio dalla tasca del camice, e me lo poggia sul petto. Faccio un piccolo sussulto, perché il timpano era gelido. Lui se ne accorge. “hai paura…?” ”No…”gli rispondo io. “è solo un po’ freddo…” ”lo so…ho fatto delle visite fuori finora…ho anche le mani fredde…” Mi guarda un secondo, poi torna a guardare lo stetoscopio per scegliere il posto dove lo avrebbe appoggiato dopo. Lo appoggia. Ormai il timpano si era scaldato un po’, era stato a contatto con la mia pelle. Tiene il timpano tra le dita della mano destra, tra il pollice e l’indice. Guardo le sue mani, sono molto curate. “Stai tranquilla…” Io inspiro, poi butto fuori l’aria. Lui è fermo lì con il timpano, è molto concentrato nella visita. Dopo circa un minuto, si toglie lo stetoscopio e attorciglia il tubo di plastica, quello che collega il timpano agli auricolari. Se lo appoggia sulle ginocchia e delicatamente mette la sua mano sinistra sulla mia fronte. Sta fermo un secondo, poi la toglie e mi sposta un ciuffo di capelli. Evidentemente lo stava disturbando mentre aveva la mano sulla mia fronte. Poi, riappoggia il palmo della mano. Io ero un po’ titubante, perché non sapevo cosa stesse facendo. Sicuramente stava sentendo se avevo la febbre, ma non ne ero sicura. “Stai tranquilla…Hai paura di me?” “No no…è solo che non sapevo cosa stavi facendo…” “comunque se hai paura, puoi dircelo, anche perché non ti facciamo male…ok?” mi sorride. “Ok…”io ricambio il sorriso. Toglie la mano dalla mia fronte. “Ahi……” sospira “mi sa che hai un po’ di febbre…hai preso un po’ di freddo…” ”ma non sono stata fuori…” “si ma con la porta dell’ambulanza aperta è arrivata un po’ d’aria…ma non ti preoccupare, non è alta…” La porta si apre di colpo, ed entra il Dr Zac. “Ciao Alice…come stai?” ”un po’ meglio, grazie…” Interviene Max . “Insomma…”mi guarda con una specie di sorriso malizioso “abbiamo un po’ di febbre…” Zac si avvicina, e appoggia leggermente la mano sulla fronte. Rimane un po’ lì, spostandola di pochi millimetri, prima avanti e poi indietro. “Si…c’è un po’ di febbrina……” dice lui, voltandosi verso Max “la frequenza respiratoria è un po’ elevata, anche il battito cardiaco…ma è dovuto alla febbre…” Intanto che Max parla; Zac, sempre guardandolo, prima mi solleva la copertina, poi tira fuori il suo stetoscopio. Era blu, il mio colore preferito! Se lo mette nelle orecchie, mentre parla con Max “e la ferita sull’addome…?” (Zac appoggia il timpano sul mio petto) “è tutto ok…” Io sussulto ancora per il timpano freddo. Zac mi guarda, e mi sorride. “Che c’è…? È freddo..?” “Si”io gli sorrido. “Respira bene…dentro…e poi fuori…” Io faccio quello che mi dice lui. Lo sposta in altri punti, un po’ come aveva fatto prima Max, solo che lui, mi metteva più fiducia. Se lo toglie e lo appoggia su un altro lettino che era nell’ambulanza. Si siede su una sedia vicino a Max, e mi sorride. Ad un tratto squilla il suo cellulare. Lo prende e risponde. “Hei Nessa…come va fuori?” Qualcuno dall’altra parte gli risponde. “Bene…e Sofia come sta?” Un’altra risposta. “Portala dentro che la visitiamo…baci…” Chiude la telefonata. Poi mi guarda e mi sorride. “Arriva la tua sorellina…!” Io gli sorrido dolcemente. “Era la tua fidanzata…?” “Si…” Sorrido di nuovo. Da quello che ho capito era arrivata mentre io dormivo, ed era rimasta fuori a prendersi cura di Sofia, insieme al Dottor Zac. Poi lui era entrato per vedere come stavo, e lei era rimasta fuori con Sofia. Intanto che io ricostruisco i fatti, Massimiliano e Zac parlano della mia salute e di quella di Sofia; scrivono qualcosa su un foglio, probabilmente le nostre cartelline sanitarie. Si apre di nuovo la porta. Entra Sofia, in braccio ad una ragazza bellissima. Occhi castani, capelli mossi e scuri, e un’espressione molto dolce. “ciao…” mi dice lei teneramente. “Ciao…”le sorrido. “Tu sei Alice, giusto…?” ”Si…” “io sono Vanessa, sono la fidanzata del dottor Zac…!” Io le sorrido. E guardo Zac, che mi sorride. Poi rivolgo lo sguardo a Sofia. Ha un taglio sul volto. Non deve essere profondo, però era parecchio grande. Lei non si rendeva conto di nulla, né dell’incidente, ne del fatto che era circondata da dottori. D'altronde era troppo piccola per capire qualcosa. Era dolcemente accoccolata nelle braccia di Vanessa, che intanto giocava con le sue manine. Poi si accorge di me. “Aice!!!” dice lei con la sua tenera vocina da bimba. “Ciao Sofi!” le ricambio il sorriso, e Vanessa fa una piccola risatina (isterica) rivolta a Zac. “Ma come sei carina!!!”le dice sorridendo. Sofia, le risponde in un modo che mi urtò parecchio. “Mamma!!!” Mamma?come mamma? Non volevo che Vanessa prendesse il posto di nostra madre…la conoscevo da poco, e già, dopo quella parola detta da Sofia, non la riuscivo a guardare. Quella parola ci lasciò tutti a bocca aperta. Io ero rimasta seria, Vanessa sorrideva con gli occhi quasi lucidi e Zac era sconvolto. “Mi ha chiamata mamma…” Vanessa non riusciva a credere a quello che aveva sentito, e i suoi occhi ormai, brillavano alla luce della lampada situata all’interno dell’ambulanza. Zac le risponde con un filo di voce. “Già…” Vanessa e Zac si girano verso di me. Io, penso di averla fulminata con lo sguardo. Perché Sofia l’aveva chiamata in quel modo? Non lo so…ma mi aveva dato fastidio. Eravamo tutti impietriti, ognuno con le proprie domande nella mente. Massimiliano prende la parola, cercando di far calmare un po’ gli animi . “L’avrà detto perché le ricordi la mamma…o forse perché con lei ti stavi comportando come tale…” Zac si alza dalla sedia e si avvicina a Sofia. Dà un bacio a Vanessa sulla guancia, sussurrandole qualcosa all’orecchio destro. Lei annuisce. Zac si avvicina all’altro lettino e prende lo stetoscopio. Va da Sofia e le solleva la magliettina, per visitarla. Sofia lo guarda con aria un po’ interrogativa, forse aveva capito che era un medico. Si mette lo stetoscopio nelle orecchie e appoggia il timpano sulla piccola pancia di Sofia. Lei si volta di scatto verso il seno di Vanessa, aggrappandosi a lei con le manine. “No mamma…no no…” Sofia aveva la voce da pianto, quella voce che aveva di solito quando non voleva fare qualcosa, o quando voleva che non le fosse fatto qualcosa. Zac lo riappoggia leggermente sulla sua schiena, in mezzo alle sue scapole. “no…”sospira. “No mamma no…” Sofia inizia a piangere. “Zac! Le dai fastidio…” Zac si aggancia lo stetoscopio intorno al collo. “Nessa…devo visitarla…come ho fatto con Alice…dai sdraiala sul lettino vuoto…” Si volta a guardare Max, e gli fa segno di avvicinarsi, per aiutarlo nella visita. Lui va verso Zac, e Vanessa adagia dolcemente Sofia sull’altro lettino. “No mamma…no voglio fare la nanna…” Sofia cerca di sollevarsi a sedere, tenendosi sulle maniche della maglietta di Vanessa. “Piccolina…il dottore è bravo…non ti vuole fare male…va bene tesorino?” Sofia si gira dall’altra parte, verso la fiancata dell’ ambulanza. Vanessa mette una mano sul bordo del lettino e l’altra vicino al fianco destro di Sofia, come per tenerla in caso cadeva. Zac e Massimiliano si avvicinano al lettino e iniziano a controllare il battito cardiaco e la respirazione alla bambina. Sofia si volta da una parte all’altra sul lettino, si infastidiva. Poi solleva le manine verso Vanessa. Lei le sorride. Z:“Vanessa, mettiti davanti a lei…falla giocare” Vanessa si mette davanti a Sofia, e le accarezza le guance. Sofia si calma, e Zac e Massimiliano riescono a finire la visita. Vanessa la riprende in braccio, e le dà un dolce bacio sulla fronte. Sofia sorride, poi con una manina si stropiccia l’occhio destro. “Amore hai sonno…?” “Si mamma…” Sofia gira il viso verso il seno della ragazza, chiudendo lentamente le palpebre e appoggiando la testa sul suo sterno. Vanessa la culla tra le braccia, intonandole una ninna nanna che sua mamma le cantava quando lei era piccola. Sofia si addormenta, e Nessa sorride. Basta…era definitivo. Sofia la adorava, e io no. Non era antipatica, non mi aveva fatto nulla…ma solo il fatto che Sofia la chiamava mamma mi infastidiva da morire. Dovevo capirlo subito…lei, sarebbe diventata la nostra nuova mamma.

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Capitolo 2
*** La frase che cambiò tutto ***


Zac ricomincia a parlare. Z:”Però…sei brava con i bambini…” Vanessa gli sorride dolcemente. “Mi sono sempre piaciuti i bambini, soprattutto le femminuccie!...” Zac prende in braccio Sofia, e la adagia teneramente sulla barella sul quale l’avevano visitata prima. Le appoggia sopra un lenzuolo bianco, coprendola fino al collo per farla stare al caldo. Le sfiora leggermente il taglio. Si era cicatrizzato, per fortuna. Si volta a guardare Max. “Direi che possiamo andare…” Una domanda improvvisa esce dalla mia bocca. “Dove…?” Zac mi guarda e sorride. “In ospedale…” ”Ma siamo guarite non c’è bisogno di andarci…possiamo andare a cas…”la mia voce si blocca e deglutisco. Me ne ero dimenticata. Non avevamo più una casa, né qualcuno che si prendesse cura di noi. In quel momento, per la prima volta nella mia vita, mi sono sentita sola, senza nessuno accanto. Saremmo finite in un collegio, o in un orfanotrofio, in attesa che qualche famiglia ci adottasse. Le domande nella mia testa si confondevano, mi facevano stare male. E in un momento, senza neanche rendermene conto, mi ritrovai a piangere. Vanessa si avvicina e si siede accanto a me. “Hei…” Vanessa si commuove e fa una smorfia con le labbra, tipo il musetto di un gattino. “Piccolina cosa c’è…?” Io riesco a sussurrargli una risposta tra le lacrime. “non abbiamo più nessuno…” Zac si mette in piedi accanto a me, dietro a Vanessa. Lei si volta a guardarlo e gli sospira una parolina che sprigionò un’altra valanga di domande nella mia testa. “Dai amore…” Zac le sorride e lei gli manda un bacio. “Alice….io e zac…ecco noi…avevamo pensato di chiedere la pratica per la vostra adozione…se va bene verrete a vivere con noi…” zac continua il discorso introdotto dalla sua ragazza. “Abbiamo una villetta, e due camere che sono praticamente vuote…non sarà facile abituarti ad una nuova famiglia, ma vi troverete bene con noi…” Mi spunta un sorriso e Vanessa mi accarezza il viso. Non gli conoscevo da molto, ma lui mi ispirava tantissima fiducia e lei, beh…bastava solo abituarsi al fatto che Sofia l’avrebbe chiamata mamma. Ma per il resto, sarebbe stato una meraviglia vivere con loro. E me ne sono accorta solo ora, all’età di 15 anni, che quella era la migliore famiglia che si poteva mai desiderare. Accontentavano me e Sofia in tutto, sia perché se lo potevano permettere, sia perché tenevano veramente tanto a noi.

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Capitolo 3
*** Verso una nuova vita ***


L’ambulanza si mette in moto e comincia a correre lungo la strada trafficata. Lascio in lontananza la macchina, un’altra ambulanza e l’altra macchina coinvolta nell’incidente. Appena arrivati in ospedale, noi rimaniamo sdraiate sui lettini e i medici ci portano all’interno del pronto soccorso. Zac e Vanessa, seguiti da altri medici ci accompagnano nella nostra stanza e rimangono un po’ con noi, finchè non ci addormentiamo. Sofia si era svegliata e stava facendo i capricci, Vanessa si era fatta dare un ciuccio dalle infermiere per farla riaddormentare. Io mi addormentai subito dopo, coccolata da Zac e dalle sue morbide mani che mi accarezzavano il viso. Zac e Vanessa escono dalla nostra stanza e si avviano verso il bar dell’ospedale. Ordinano due caffè grandi, quelli nei bicchieri di cartone. Pagano, e si avviano all’entrata del pronto soccorso. “Come sono carine..” Vanessa sospira dolcemente. “Si…mi sono affezionato molto a loro…” “anche io…” Gli sorride guardandolo negli occhi. Si siedono su un gradino e Zac appoggia il suo caffè accanto a lui. Si prende il volto tra le mani e mette i gomiti sulle ginocchia. Si passa le dita tra i capelli, tirandosi indietro il ciuffo che gli scendeva sulla fronte. V: “Amore c’è qualcosa che non va…?” Zac ha lo sguardo perso nel vuoto, con gli occhi che guardavano fissi il parcheggio di fronte a lui. Vanessa gli mette la mano sulla spalla e poi gli accarezza la guancia destra. V:”hei….” Z:” ce la faremo…?” V:”certo tesoro…” Z:” ma è una responsabilità più grande di noi, forse siamo troppo giovani, forse…non lo so…sono confuso…” V: “Dai…stai tranquillo…noi ce la faremo, insieme…e non pensare neanche al fatto di non potercela fare…” Zac prende il bicchiere, toglie il coperchio e soffia sulla bevanda. Il profumo del caffè è dolcissimo. Lo sorseggia un po’, poi lo tiene tra le mani, per scaldarsi. Z:”si abitueranno a noi?” V: “si…ne sono sicura…”Vanessa gli sorride, poi gli dà un bacino sulla guancia. V:” allora…come faremo la loro cameretta???” Vanessa è eccitatissima. Z:” potremo tingere le pareti di rosa e riempirla di giocattoli…” V:” poi mettiamo una tv in modo che possano guardare i cartoni…” Z:” e le accontenteremo in tutto…” V: “certo, e avranno una vita migliore di quella che hanno avuto finora…” Z: “d’accordo…” Zac finisce il suo caffè, poi bacia Vanessa. Si dividono e lei appoggia la testa sulla spalla destra di Zac, che le cinge la vita con il braccio. Z: “ti amo…” V: “Ti amo…” Rimangono così per un po’. Abbracciati e contenti.

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Capitolo 4
*** Casa Nuova ***


Il mattino seguente ripartiamo dall’ospedale. Zac guidava, Vanessa era seduta accanto a lui e io e Sofy sedute sul sedile posteriore, guardando ammirate il paesaggio che ci circondava. Era tutto verde, un paradiso al centro della città! Era una casa grande circondata da un giardino immenso. Zac apre il cancello ed entriamo con l’auto. Appena arrivate al parcheggio, Zac scende dalla macchina e ci apre lo sportello. Prende in braccio Sofy, e mi porge la mano. Io la prendo senza esitare e mi aiuta a scendere dal veicolo. Vanessa cerca nella sua immensa borsa le chiavi del portone, e ci mette un po’ prima di trovarle. Le tira fuori e apre la porta. Quella casa mi sembrava un paradiso, sembrava quasi quella che vedevo nel libro di Cenerentola! C’era una grande scala al centro, con un corrimano di legno. Sul lato sinistro si apriva un’altra stanza, a me ancora sconosciuta. Mi lascio andare in un lungo e sospirato “wow”. Z: “Beh…ti piace???” Mi guarda e mi sorride. A: “è…bellissima…sembra la casa delle principesse…!” Vanessa mi guarda, poi guarda Zac e gli sorride teneramente. V: “Vieni di qua…ti faccio vedere il salone e poi andiamo a sistemare le tue cose nella stanza..!” Mi sorride e mi prende per mano. Zac mi fa l’occhiolino e Sofy mi fa ciao con la manina. Entro nell’altra stanza. Mi guardo intorno. Era tutto meraviglioso. Sulla destra c’era la cucina, infondo tra due grandi finestre, era posizionato un bellissimo caminetto in mattoni. Era tutto in stile modernissimo, in colori varianti dal grigio al bianco. Di fronte al camino c’era un divano in pelle bianca, che si incrociava ad angolo con un altro divano identico. Al centro, tra i divani, c’era un grande tappeto persiano. Sopra al camino c’era un televisore con lo schermo al plasma e, accanto ad esso, delle mensole in vetro. Su quella superiore c’era una console Nintendo Wii, su quella sottostante un lettore Dvd. Mi avvicino ad una delle mensole, e indico la console. A: “quella che cos’è…?” V: “è un lettore per i videogiochi…!” A: “posso giocarci qualche volta…?” V: “Tutte le volte che vuoi, tesoro…” Mi da un bacino sulla guancia, poi mi riprende la mano. V: “Adesso ti mostro la tua nuova stanzetta…” Io la seguo fuori dal salone, poi, sulle scale. Arriviamo in un lungo corridoio, lungo il quale si aprono molte porte. La terza sulla destra era la mia stanza. Chissà com’era…chissà…magari era solo una camera spoglia e senza giochi…e… Non faccio neanche in tempo a rispondere alle mie domande, che la porta si apre davanti ai miei occhi, lasciandomi senza fiato. Un paradiso rosa e bianco si mostra davanti a me. V: “Ta-da…!!!” Non riesco neanche a risponderle, sono scioccata. Avevano fatto tutto quello per noi???allora ci volevano veramente bene… Entro pian piano. Osservando entusiasta tutto ciò che mi circondava. C’era un grande letto al centro, con un piumone rosa e tanti cuscini colorati. Adagiata su di essi c’era una bambolina di pezza, con un vestitino a fiori e i capelli di lana raccolti in una coda. Vicino alla finestra c’era la scrivania, con sopra dei libri di favole. Sulla parete della porta, a sinistra, c’era un’ altra porta, che conduceva ad una piccola cabina armadio. A dividere la stanza dall’armadio c’era solo una tendina di pallette colorate. Sulla stessa parete, a destra, c’erano tanti piccoli quadretti con disegni di ballerine e poster incorniciati dei personaggi Disney; e un televisore tutto per me. Era tutto semplicemente fantastico. Mi piaceva tutto, e non avrei voluto cambiare nulla. V: “Allora, ti piace…?” Mi guarda sorridendo. A: “è bellissima…grazie!!!!!!!!!!!!” V: “sono contenta che ti piaccia…!ti va di andare giù a bere una cioccolata con Zac?” A: “si…!mi piace tantissimo la cioccolata! C’è anche la panna?...” V: “Si! E i biscottini al miele…” A: “sono buonissimi!!!” V: “Facciamo una gara a chi arriva prima giù???” Io annuisco felice. Cominciamo a correre giù per le scale, e lei, mi lascia vincere. Entriamo nel salone e troviamo Zac seduto sul divano con Sofy distesa accanto a lui. Sentiamo la sua vocina. “Ma tu sei i mio papà…?” Zac le accarezza la pancina, sorridendogli. “chiediamo alla mamma?” “SI!” Zac si rivolge a Vanessa, che si volta a guardarmi. Mi sorride. V: “Zac può diventare vostro papà…?” Io la guardo sorridendo, e sospiro un si. Lui sorride dolcemente e guarda Sofia. S: “…papà…!” Zac la prende in braccio e lei gli da un bacino sulla guancia, e lui le accarezza i capelli dolcemente. Vanessa si avvicina e prende Sofia in braccio. V: “vieni piccolina…andiamo a fare la cioccolata per papà e per Alice…!Va bene?” S: “Si mamma!!!” Si avviano in cucina, lasciando da soli in salotto io e Zac. Z: “Alice vieni qui…!” Io mi avvicino e mi siedo accanto a lui. Z: “ti piace la tua stanzetta??” Mi sorride teneramente. A: “è bellissima…mi piace tanto il letto!” Z: “sono contento che ti piaccia!” A: “zac…posso chiederti una cosa…?” Z: “dimmi tutto piccola!” A: “posso chiamarti anche io papà…?” Z: “ohhhh…ma certo tesoro…” Mi abbraccia forte al suo petto, e poi mi fa distendere con la schiena sulle sue ginocchia. A: “ti voglio bene papà…” Z: “anche io cucciola…tanto tanto…”

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