Seme d'amore, fiore di gioia

di YukiWhite97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chap 1: Incompresa ***
Capitolo 2: *** Chap 2: Ricercata ***
Capitolo 3: *** Chap 3: Felice ***
Capitolo 4: *** Chap 4: Coraggiosa [il segno indelebile] ***
Capitolo 5: *** Chap 5: Scoperta ***
Capitolo 6: *** Chap 6: Minacciata ***
Capitolo 7: *** Chap 7: Rapita ***
Capitolo 8: *** Chap 8: Intrappolata ***
Capitolo 9: *** Chap 9: Finita ***
Capitolo 10: *** Chap 10: Sospesa ***
Capitolo 11: *** Chap 11: Sempre [END] ***



Capitolo 1
*** Chap 1: Incompresa ***


Pioveva quella notte a San Fransokyo, la pioggia battente bagnava imperterrita le strade, e le uniche due figure visibili in tutto quel buio, erano quelle di un grosso omone bianco e di un ragazzino.
Hiro si soffermò ad osservare la struttura, forse una casa o forse un insieme di uffici, non avrebbe saputo dirlo con certezza. Presto un fulmine lo fece sussultare, facendolo rivenire.
Mosse un passo, sentendo le braccia e il petto pesanti, arrivando davanti l'uscio della porta, mentre Baymax gli andava dietro.
"Percepisco un battito cardiaco accelerato, un aumento di adrenalina e uno stato sofferente.... tutti sintomi dell'ansia...o forse è paura" - disse il robot.
"Ssh - lo zittì il quattordicenne - ci sentiranno"
Delicatamente poggiò a terra il piccolo fagotto rosa e dagli occhi a mandorla. Una creatura delicata e nata senza colpe, che si ritrovava ora ad abbandonare.
Odiava quella parola, non voleva usarla.... eppure era la verità. Ma non avrebbe potuto fare altrimenti.
Non era in grado..
Una  lacrima rigò il suo viso mentre la piccola schiudeva gli occhi e rideva alla vista del ragazzo.
Hiro la abbracciò un ultima volta, donandole un bacio sulla fronte.
"Addio, piccola... e perdonami se puoi" - sussurrò impercettibilmente.
La riposò delicatamente, voltandosi con il cuore che batteva all'impazzata, dal dolore.
"Ma Hiro - provò a dire il robot - non puoi lasciarla qui"
"Posso eccome invece - rispose con una freddezza che serviva solo a nascondere il suo immenso dolore - andiamo.... via di qui"
Mentre si allontanava, Baymax salutò con la mano la bambina, la quale rise di gusto, fino a quando anche lui svanì dalla sua vista.
Sola al mondo, l'unica cosa che potesse dire chi ella fosse, era la copertina in cui vi era ricamato un nome, frutto di un inusuale combinazione....

8 anni dopo...


"HIASHI!"
L'urlo della direttrice del collegio riecheggiò per i corridoio fino ad arrivare nelle camere.
L'entrata e buona parte della hall era completamente carbonizzata. Succedeva ogni qualvolta che una coppia si presentava per adottarla, puntualmente inventava qualche marchingegno strano che impediva la buona riuscita dell'"affare", poiché dopotutto era un oggetto che si sentiva.
Una testa corvina dai capelli di una lunghezza media si nascondeva dietro il proprio letto, mentre una piccola risata arrivava in alto.
Udì il silenzio dopo quell'urlo, ed infine dei passi. Prima che se ne accorgesse la porta si spalancò, e la direttrice entrò con i capelli completamente tesi e gli occhi spalancati.
Lei e anche tutti i suoi compagni di stanza, presero a ridere di gusto, cosa che infastidì parecchio la donna.
"Maledetta - mugugnò a pugni stretti - Hiashi vieni immediatamente fuori!"
La bambina obbedì, tirandosi su con un sorriso stampato sul volto.
"Sì?" - domandò.
"Mi prendi forse in giro?! - urlò - questa è la quinta volta che mandi a monte tutto! Cinque coppie, sei riuscita a far cambiare cinque coppie questo mese, Dio mio com'è possibile?"
"Beh, mica scherzavo quando dicevo che non vi sareste liberati di me" - rispose beffarda.
La direttrice si avvicinò, fulminandola con lo sguardo.
"Stammi a sentire, strano scherzo della natura - fece indicandola - sei stata fortunata ad essere abbandonata e ad essere trovata da me. Ti ho cresciuta insieme a tutti gli altri, ho sopportato ogni tua marachella, ogni tuo... strano esperimento, e ogni volta che ho cercato di trovarti una famiglia hai rovinato tutto! Non intendo sopportarti ancora, io riuscirò a farti adottare costi quel costi!"
Senza aggiungere altro, la donna uscì, e tutti gli occhi si posarono su Hiashi, la quale sbuffò, risedendosi sul letto.
"Pft, la vecchia è più esaurita del solito"
"Però ha ragione" - disse una voce. Ella si voltò, vedendo Lilian che la osservava. Lilian si trovava come lei lì dalla nascita, ed era l'unica con cui avesse effettivamente stretto amicizia, forse perché ella era l'unica che la capiva.
"Oh Lily avanti - sbuffò - sai bene che vivere in una famiglia non fa per me"
"Hai intenzione di rimanere qui per sempre?"
"Accidenti no! Chi è che vuole starci - spostò lo sguardo verso il vuoto - non voglio ne essere adottata ne stare qui. Voglio solo essere libera, trovare la mia strada. Io non sono nessuno, ma grazie alle mie invenzioni riuscirò a fare successo"
"Ti prego Hiashi, sei ancora troppo piccola. Trovati una famiglia"
"Io ho una famiglia - costatò tristemente - è solo che ha preferito abbandonarmi". Lilian la osservò, dispiacendosi ulteriormente nel vedere la migliore amica di una vita, in genere sempre allegra e spavalda, rattristarsi. Hiashi era davvero in gamba per la sua età, peccato che qualunque persona in quel luogo fosse troppo cieca per accorgersene.
La ragazzina si stese, portando una mano sotto il cuscino e afferrando tra le mani una delle sue piccole invenzioni, ovvero un piccolo robot dalla forma simile a quella di un uccello, in metallo, con delle ali rivestiti in vere piume che gli permettevano di volare.
"Oh - sospirò ella portandoselo vicino al viso - meno male, quella vecchia non è riuscita a trovarti"
Hiashi sapeva che la sua intelligenza e le sue capacità le avevano affibbiato l'appellativo di "diversa". Lei era quella strana, quella che nessuno voleva e quella a cui nessuno voleva stare accanto, e nonostante facesse di tutto per dimostrare la sua indifferenza, era evidente che in realtà qualcosa le importava eccome.
"Hiashi ti prego - la supplicò Lily andandole vicino - promettimi che ti comporterai bene e che ti troverai una famiglia. Non posso andarmene sapendoti qui da sola"
L'altra alzò lo sguardo.
"Devi per forza andare?" - sussurrò impercettibilmente. La mora annuì, poggiandole una mano sulla spalla. Quello per lei era il giorno in cui avrebbe abbandonato l'orfanotrofio per andare a vivere in una casa, in una famiglia normale. Ed in parte era felice ovviamente, nonostante in quel luogo stesse lasciando parte della sua vita, i suoi amici, anzi, la sua migliore amica in particolare.
Hiashi chinò lo sguardo imbronciata.
"Hey, non è che adesso piangi, vero?"
"Pff, figurati! - sbuffò a braccia conserte - io non piango mai!"
Lilian sorrise. Lei era così: una vera peste, orgogliosa e testarda. Ma anche terribilmente sensibile.

Poche ore più tardi, Hiashi, immobile sull'uscio della porta, dovette dire addio all'amica di una vita. Ciò che di lei le rimase fu soltanto un ultimo abbraccio.
Avrebbe tanto voluto trattenere l'unico motivo che ancora la portava a vivere lì dentro, ma doveva lasciarla andare.
E dopotutto gliel'aveva promesso, sarebbero state amiche per sempre. Ma nonostante questa promessa, quando la corvina vide l'auto dove Lilian era salita, svoltare l'angolo per sempre, si era sentita terribilmente sola.
La direttrice si era poi voltata verso di lei con un sorriso maligno, dicendole.
"Adesso è il tuo turno, piccola peste"
Dopo di ciò era corsa nella sua stanza scalpitando, e una volta arrivata si era gettata nel letto, affondando il viso sul cuscino e soffocando un urlo, non badando alle altre ragazzine in camera che la guardavano malamente. Era sempre stata sola, era sempre stata prigioniera, e adesso era ancora più sola.
L'unica cosa che le rimaneva era il piccolo marchingegno in metallo che aveva sicuramente più sentimenti di molti altri.
Si sentì sfiorare una guancia, per poi udire come un cinguettio.
"Tori - sussurrò tirandosi su e asciugandosi una lacrima - non guardarmi in quel modo. Lo so, non dovrei piangere, ma cosa devo fare?! Io non voglio rimanere qui... a marcire. Il mio posto... il mio posto è la fuori!"
Sospirò avvilita, per poi tirarsi su e chinarsi nuovamente, allungando una mano sotto il letto. Lì, in uno zainetto malandato, teneva le poche cose che le appartenevano e che testimoniavano la sua misera esistenza: diverse riviste scientifiche, alcuni prototipi da lei costruiti e mai andati in porto, il primo progetto di scienze che aveva portato in prima elementare. Si lasciò scappare un sorriso nello scostare quella miriade di oggetti, per poi divenire seria nel vedere qualcosa in particolare: un manifesto in cui si parlava del San Fransokyo Istitute of Technology, l'università più all'avanguardia della città , il luogo che da sempre aveva desiderato vedere.Qualunque altra persona avrebbe detto che una ragazzina insulsa come lei, senza passato e senza futuro, non aveva neanche possibilità di finire la scuola, figuriamoci poi andare in un università prima che fosse opportuno.
Ma se avesse dato retta al suo istinto e alle sue convinzioni, forse sarebbe potuta scappare via da quel postaccio e dimostrare a se stessa e agli altri che non era una semplice nessuno. Era piccola e sola, ma non per questo si sarebbe fermata.
Così prese la sua decisione. Saltò su, approfittando che la camera fosse vuota, e afferrando lo stesso zaino di poco prima, iniziò amettere alla rinfusa lì dentro le poche cose che aveva, anche la copertina ricamata che l'aveva avvolta quando era stata una neonata. A volte la prendeva tra le mani e  se la rigirava, unica testimone del proprio abbandono. Ma poi, subito dopo distoglieva lo sguardo. Non aveva intenzione di stare male per una famiglia che non l'aveva voluta.
Aprì la finestra, rendendosi conto che fuori pioveva, e mettendo un piede sul davanzale. Non sarebbe stato facile poiché si trovava al secondo piano, ma non sarebbe stata l'altezza  a metterle paura. Fece un respiro profondo, facendo per saltare.
Ma il cinguettio insistente di Tori la fece sussultare.
"Tori cosa c'è?! - esclamò - prima dici di non abbattermi e poi mi rimproveri?". Il robottino però mostrò una chiara espressione contrariata.
"Senti, lo so che non dovrei scappare, ma non posso stare qui. Noi ce ne andremo, e se proveranno a prenderci allora beh, scapperemo ancora! - guardò in basso - bene adesso devo.. solo... scendere di qui"
Deglutendo nervosamente, si mise in piede, per poi chinarsi. Reggendosi al davanzale, si lasciò poi scivolar, cercando di poggiare i piedi sulla parete scorticata in roccia. Ovviamente scivolò, e ciò che ne seguì fu il suo scivolare e sbattere contro il ramo di un albero, per poi cadere su un cespuglio, fortunatamente.
Si tirò su stordita, con il ginocchio sbucciato e il braccio dolorante, ma più viva che mai. Presa dall'adrenalina e dalla paura scappo via, in strada, seguita da Tori.
Non vedeva nulla a causa della nebbia, aveva freddo a causa della pioggia che la bagnava fino all'osso. Alzò le braccia in alto, ridendo, respirando a fondo l'aria profumata.
"Ah, non posso crederci, finalmente sono fuori!". Tori prese immediatamente a cinguettare in modo nervoso, afferrandole con il becco una ciocca di capelli.
"Cosa c'è Tori, perchè sei così agitato?!".Prima che se ne rendesse conto, una macchina le stava passando accanto ad una velocità assurda, quasi sfiorandola. Hiashi con uno scatto indietreggiò, e capendo di trovarsi in mezzo ad una strada a causa delle macchine che sfrecciavano veloci, presto prese a correre verso un vicolo riparato, in modo da poter avere un pò di tregua, Una volta arrivata si appallottolò nel tentativo di scaldarsi, per poi tirare fuori dallo zaino il giornale che parlava dell'università: dopo averlo letto per un pò, adocchiò un articolo che la interessò molto, per poi sorridere.
"Guarda qui Tori - disse indicando la foto - è lui che dobbiamo trovare"

Sulla foto stava ritratto niente di meno che Hiro Hamada, ventidue anni, già insegnante all'istituto di San Fransokyio. Si era laureato con il massimo dei voti all'età di diciotto anni, e adesso si ritrovava ad insegnare e ad inventare allo stesso tempo.
Certo era cresciuto in quegli anni, fisicamente, ma anche interiormente. Non era più un bambino, non era neanche del tutto maturo, ma erano cambiate tante cose: ora la sua vita si divideva in due parti.... Principalmente in quella da insegnante.

"Il corpo umano è sicuramente la più straordinaria delle macchine - disse mostrando ciò che aveva sul tavolo - e se unito con la tecnologia può dare risultati sorprendenti. Non solo arti bionici, anche organi interni. Sembra fantascienza, eppure adesso è realtà. Una grande svolta anche per la medicina, non ci saranno più problemi legati alla salute. Il futuro è qui... e..."  

Ma quando il dovere chiamava, si trasformava in un vero supereroe.

"Scusate - disse guardandosi intorno - ma il dovere mi chiama". Uscendo dall'aula,  Hiro indossò il suo costume, aprendo poi una porta.
"Baymax - disse - è ora"
"Eccomi" - rispose il robot attivandosi.
"Molto bene - fece andandogli incontro e mettendosi di sopra - vai allora". Immediatamente, il robot dal tenero aspetto si levò in alto a gran velocità, sfondando addirittura il tetto. Hiro si lasciò andare ad una risata mentre attraversava il cielo. Oramai gli anni più oscuri della sua vita e i suoi scheletri nell'armadio erano ben sotterrati.. tutta via tenerli nascosti diveniva sempre più difficile
"Gli altri sono già lì" - disse Hiro.
"Vedo" - rispose Baymax scendendo di quota. Poco più giù, Gogo, Wasabi, Honey e Fred alzavano le mani per alutarli.
"Alla buon onora Hamada Sensei" - scherzò Fred.
"Oh, avanti ho fatto più in fretta che ho potuto, qual'è il problema?"
"Incendio, mi sa che abbiamo bisogno della protezione solare" - disse Wasabi.
"Umh, non ci sarà bisogno" - disse il ragazzo, sorridendo. In otto anni, anche gli altri, nonostante avessero terminato l'università, si erano tutti dedicati al mondo dell'invenzione, e la loro amicizia, sia nella via normale e nella loro vita da supereroi, era cresciuta.

Qualche minuto dopo

"Guarda tu che roba - si lamentò Wasabi, tossendo - la mia povera tuta è tutta distrutta!"
"Dai, non preoccuparti - disse Honey - te ne faccio una nuova"
"Sarebbe stato più facile se qualcuno non si fosse nascosto per la paura" - disse Gogo.
"Hey, figurati se ho paura del fuoco" - replicò Fred.
"Suvvia ragazzi, non è il caso di litigare, dopotutto... - disse voltandosi - noi siamo i Bug Hero 6"

Hiashi camminava impettita, guardandosi intorno. Non aveva idea di quanto San Fransokyo fosse enorme, e davvero non sapeva dove cercare.
"Oh - piagnucolò - perchè ho la vaga impressione di essermi persa?" . Tori dal canto suo, non mancò di far pesare il suo giudizio.
"Sai, sei davvero irritante - urlò provando ad afferrarlo - vieni immediatamente qui, uccellaccio arrugginito!". La bambina non si era però accorta che nella foga, era finita vicino al luogo dov'era avvenuto l'incendio, dove una miriade di poliziotti vigilava la zona.
"Preso! - esclamò facendo per prenderlo - ora non mi scappi più... hey..!". Un poliziotto l'aveva  già preceduta, acchiappando Tori.
"Bene, bene, questo cosa dovrebbe essere? Ragazzina, gli scontri tra robot sono illegali"
"Eh? Non so di cosa stai parlando, quello è mio!"
"Una piccoletta come te non dovrebbe essere a scuola? Dove abiti, ti riportiamo a casa..."
"LASCIAMI!" 
Quella voce acuta arrivò immediatamente ai Big Hero 6, ad Hiro in particolare, il quale nel vedere la scena si avvicinò.
"Emh, emh, scusi agente, faccio io se permette - disse prendendo Tori, mezzo tramortito, e dandolo alla bambina - credo che questo ti appartenga. Se devi fare queste cose ti consiglio di farle alla sera" - sussurrò.
"Uffa, ma sei proprio stupido allora! - esclamò - io non sto facendo niente, possibile che nessuno mi capisce?!"
"Ah, vivace la ragazzina - disse sorridendo - mi ricordi molto me quando ero più piccolo. Hai costruito tu questo robot?"
"Emh... sì..."
"Bene, perfetto, l'inventiva è una grande qualità. Non dimenticarlo. Adesso se non ti dispiace, i Big Hero 6 hanno molto altro da fare, mi raccomando, non cacciarti nei guai!"
Hiashi sorrise, facendo un cenno con il capo, osservando quegli strani supereroi innalzarsi ora verso l'alto.
"Wow - sussurrò - hey aspetta ma cosa sto facendo?! Devo cercare una persona, non ho tempo da perdere, andiamo Tori!"

Quando poi la sera arrivata, e Hiro lasciava sia le vesti da insegnante che quelle da supereroe, e rincasava, gli scheletri nell'armadio, spaventosi e opprimenti, venivano allo scoperto. Lì da solo con se stesso, niente avrebbe curato il male del suo cuore, la sua sofferenza, nonostante solo non fosse affatto.
"Ciao zia Cass" - salutò entrando.
"Oh... ciao Hiro caro" - salutò ella. Da qualche tempo a questa parte, zia Cass  sorrideva di raro. Pareva quasi che ce l'avesse con lui, ma dopotutto, come darle torto. Abbassò lo sguardo, salendo poi in camera sua, seguito da Baymax. Una volta arrivato, si sedette sul letto, spostando lo sguardo sulla foto dell'ormai defunto Tadashi. Oh, lui sì che sarebbe stato fiero di suo fratello, con lui sì che la propria vita sarebbe stata diversa.
Ma era stato troppo codardo per provare a vivere senza di lui.
"Avverto un calo improvviso del tuo umore - disse Baymax - sei per caso triste, Hiro?"
"Oh, assolutamente no - disse sorridendo - sono solo un pò stanco. Senti, vado a farmi una doccia, tu intanto ricaricati". Beymax obbedì. Lui, tenero robot e amico indiscusso del ragazzo, uno dei testimoni della sua sofferenza che non avrebbe potuto curare.
Era un operatore sanitario, ma nessuno gli aveva insegnato a curare le sofferenze dell'animo. Fece per chiudersi in se stesso e riposare, quando fu catturato da un rumore strano, come se qualcuno si stesse arrampicando alla finestra, ed effettivamente era così. Hiashi ,dopo una giornata di ricerca aveva finalmente trovato l'indirizzo di Hiro Hamada, e siccome bussare sarebbe stato troppo scomodo, aveva pensato bene di arrampicarsi alla finestra. E una volta arrivata al davanzale, si era fatta scivolare giù nel pavimento, con un tonfo. Baymax la guardò, non dicendo nulla.
"Ahi - si lamentò la bambina tirandosi su - ma questo.. oh..eh? Non è che sono finita nella casa sbagliata?"
Si voltò, scorgendo poi la figura del robot, il quale ricambiò lo sguardo.
Ella rise e nel vederlo, trovava che fosse davvero buffo, oltre che morbido come una nuvola.
"Hey ciao! sei buffo! - disse - qual'è il tuo nome?"
"Io sono Baymax, il tuo operatorio sanitario personale. Vuoi che ti faccia un chek completo?"
"Oh, mi piacerebbe molto! - rispose - sai mi piacciono i robot!"
Quest'ultimo fece la sua scansione, scoprendo qualcosa di molto sorprendente. Ma dopotutto lui era solo un operatore sanitario, quindi si sarebbe limitato a fare il suo dovere.
"Noto una scorticatura al ginocchio, un livido al braccio destro, oltre al naso arrossato, segno di un raffreddore imminente"
"Wow, sorprendente" - sussurrò. Il robot le si avvicinò, mettendolo un cerotto nella parte scorticata, una pomata nel livido e dandole una pillola.
"Questo guarirà il tuo raffreddore"
"Oh grazie Baymax... ah scusa, non mi sono neanche presentata, io mi chiamo...."
"Baymax, cos'è questo baccano?"
La porta si aprì, e Hiro si immobilizzò nel vedere Hiashi. Quest'ultima sorrise, felice che le sue ricerche avessero dato il risultato ottenuto.

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Angolino Mio
Ave! Se siete arrivati a questo punto significa che avete accettato la mia poca sanità mentale, e  questo fa di voi lettori (ma penso più lettrici [?] ) coraggiosi/e.
Avevo iniziato a scrivere questa fanfiction, per scherzo, anzi, per mio piacere personale (visto che se pubblicassi proprio tutto ciò che scrivo, mi rinchiuderebbero in manicomio)
Adoro questo tipo di storie, ho messo gli avvertimenti, quindi presuppongo che se leggete abbiate la consapevolezza di cosa succede XP
Amo Big Hero 6, ma siccome sono una fangirl yaoista senza possibilità di redimermi, ho scritto questa storia :D
Storia tra l'altro dalla trama abbastanza semplice.. si fa per dire ovviamente ^^ Non è la prima volta che scrivo una storia così, anzi, le altre sono pure peggio D:
Non posso credere che lo sto davvero facendo... ma oramai :3
- Balalalallaaaaaa ^^


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Capitolo 2
*** Chap 2: Ricercata ***



Hiro non sapeva perché, eppure nel guardare quegli occhi a mandorla provò un brivido. Non era una figura nuova, anzi, si era molto sorpreso nel rendersi conto che quella fosse la bambina che aveva già incontrato quel giorno, ma adesso vederla a casa sua gli provocava uno strano effetto.
"Eh?! - esclamò - ma tu.. tu sei la ragazzina di oggi...?"
"Eh? Ah sì è vero, tu sei quel supereroe... oh ora capisco... - scosse il capo - no aspetta, io sto cercando Hiro Hamada"
"Sono io Hiro Hamada! - disse - si può sapere tu cosa ci fai in casa mia? E soprattutto da dove sei entrata?"
"Dalla finestra, ovvio! - disse - così sei tu Hiro Hamada? E' da ieri notte che non faccio altro che cercarti..."
"Ah beh questo mi fa... un momento, che significa da ieri notte?! Sei scappata di casa?!"
"Beh... più o meno... oh ti prego, ascoltami, ho bisogno di parlarti!"
"No, no, neanche morto! Non ho intenzione di fare da baby sitter a nessuno, ed inoltre la polizia ti starà cercando, pensa a cosa accadrebbe se ti trovassero in casa mia!"
"Non mi puoi cacciare così! - esclamò saltando sul letto - ti ho visto nell'articolo di un giornale, tu sei un insegnante dell'università di San Fransokyio, sei un grande inventore! Ti prego, insegnami come posso fare per diventare come te!"
"Ah, senti - sospirò - mi fa un immenso piacere che ti mi stimi tanto da scappare di casa, ma sul serio, non puoi stare qui"
"Mmh - sbuffò gonfiando le guance - se non fai come ti dico e la polizia mi trova, io dirò a tutti che mi hai rapito!"
"Tsk, non ti crederebbe nessuno" - disse sicuro.
"Oh sì che mi crederebbero, io so essere molto persuasiva. Dammi una risposta certa o giuro che urlo! 3..."
"Hey ragazzina, vorrai scherz..."
"..2.."
"Ma... oh e va bene! - sbuffò - puoi restare, ma ti prego non... urlare...!"
"Molto bene - disse saltando giù dal letto - da oggi sono una tua allieva, Hamada sensei."
"Hamada sensei? - domandò stralunato - Oh d'accordo... almeno dimmi il tuo nome"
"Ah, mi chiamo Hia.... Yaa... Yana, mi chiamo Yana... Yana... e basta..."
"Yana, eh?". Ella aveva annuito, facendo un sorriso più convincente possibile. Per il momento sarebbe stato meglio non usare il suo vero nome, altrimenti se si fosse venuto a sapere che era "Hiashi" era effettivamente il nome della ragazzina che la polizia stava cercando, Hiro non ci avrebbe pensato due volte a sbarazzarsi di lei.
Ad un tratto vide Tori andare incontro a quest'ultimo e tirargli una ciocca di capelli.
"Ahi, hey! - fece Hiro - questo è il robot di oggi. Ma come,e io che ti ho anche salvato...!"
"Sì scusa, e che non gli piacciono gli estranei..."
"Ah, e sarei 'estraneo? - domandò sconvolto - ma a parte ciò, così sei venuta a cercarmi perchè vuoi che io ti insegni.. ad essere come me?"
"Sì - annuì - da quello che ho letto tu sei stato uno dei migliori studenti dell'università quando eri solo un ragazzino, e subito dopo hai iniziato a insegnare. Mi piacerebbe vedere alcune delle tue invenzioni. Io fin ora non ho fatto molto, ma ho inventato Tori... non è che faccia chissà cosa... però è una buona compagnia.."
"Capisco - disse portandosi una mano sulla testa - però davvero io non so cosa insegnarti.. è la prima volta che qualcuno mi fa una richiesta del genere..."
"Quello che vuoi! - esclamò - per esempio, che mi dici di Baymax?  Io trovo che sia eccezionale, l'hai costruito tu, no?"
Hiro abbassò lo sguardo, stringendo i pugni.
"No - sussurrò - in realtà... l'ha costruito mio fratello..."
"Davvero? Anche tuo fratello è un inventore?! E dov'è?"
"Non... qui.. - sussurrò - ma non è il caso di parlarne, piuttosto, sei davvero sicura di voler rimanere qui? I tuoi genitori saranno preoccupati"
"Ecco... diciamo che i miei genitori non sono tipi che si preoccupano per me..."
"Tutti i genitori si preoccupano dei figli.."
"Beh, tu non conosci i miei! " - disse aspramente. Non li conosceva lui, e non li conosceva neanche lei.
"Scusa allora, non volevo" - sussurrò mestamente - se è così puoi restare.. ma non voglio problemi"
"Non ne avrai promesso, parola mia!" - disse sorridendo. Anche per Hiro fu inevitabile sorridere. Lo aveva già detto, forse per scherzo, ma ora lo pensava veramente. Yana gli ricordava lui da piccolo.
"Hiro caro - disse improvvisamente la voce di sua zia Cass, entrando nella stanza - cosa succede?". La donna si era immobilizzata davanti la scena dei due che parlavano.
"Emh ciao zia Cass - rise nervosamente - ti posso spiegare...". Hiashi però, dal canto suo, le era già andata incontro, salutandola.
"Ciao zia Cass, io mi chiamo Yana!"
"Oh - disse sorridendo - piacere di conoscerti Yana, sei un amico di Hiro?"
"La sua nuova allieva precisamente, vero Hamada sensei?"
"Beh... ah sì" - fece alzando gli occhi al cielo.
"Hiro mi insegnerà un sacco di cose, e poi... ETCIU'!"
"Oh povera cara - costatò zia Cass - sei raffreddata e i tuoi vestiti sono umidi. Vieni con me, ci penso io. Dimmi, ti piacciono i dolci?"
"Certamente, andiamo Tori!"
Hiro era rimasto sconvolto dinnanzi la reazione di sua zia, che non aveva fatto una piega. Si portò poi una mano sul viso.
"Non ci posso credere, in che guaio mi sto cacciando! Quella ragazzina viene qui e mi dice una cosa del genere, non posso permettermi anche di fare da baby sitter!"
"Hiro..." - lo chiamò Baymax.
"Cosa?". Il robot si fermò. Forse era troppo presto, e soprattutto era il momento sbagliato per dirgli una cosa del genere.
"Sei soddisfatto del trattamento?"
"Sì Baymax - sospirò - va pure". Il robot andò a "dormire", mentre Hiro, buffando si affacciava alla finestra. In una sola sera la sua vita era nuovamente cambiata, però magari ciò sarebbe riuscito a distrarlo dai suoi pensieri... o magari a tormentarlo ancora di più.

Il giorno dopo......

Hiro era uscito presto, lasciando Yana dormire come un ghiro, ed era arrivato all'università. Adesso, all'ora di pranzo, si ritrovava a parlare della sua disavventura con i propri amici.
"Quindi... una ragazzina si è presentata alla tua porta dicendo di voler essere istruita da te?" - domandò Gogo.
"Magari si fosse presentata alla porta, si è presentata alla finestra! Non so nulla di lei se non il nome, ma cosa posso fare, mica posso portarla in una questura"
"In realtà questo avrebbe fatto una persona sana di mente, ma è evidente che tu... non lo sei"
"Si Hiro, passerai guai cosi" - aggiunse Wasabi.
"Oh grazie ragazzi, voi sì che siete bravi a consolare. Come sono incompreso"
"Dai dovresti essere contento! - rise Fred - c'è qualcuno che ti considera un modello da seguire"
"A me fa piacere - disse alzando gli occhi al cielo - solo che... non lo so.. un pò la cosa mi inquieta..."
"Beh, effettivamente non hai mai avuto un grande istinto con i bambini..." - disse Gogo accigliata.
"Ma, Gogo!" - la rimproverò Honey. Hiro aveva lanciato un'occhiataccia alla ragazza, la quale non gli avrebbe perdonato molte cose. Ella sapeva che certi argomenti erano taboo, e difatti l'atmosfera si era fatta decisamente più tesa.
"SALVE A TUTTI!" - esclamò una voce squillante.
"AH! - urlò Hiro - tu... Yana... cosa fai qui? Ma non ti avevo lasciato a casa?"
"Sì, ma che avrei dovuto fare, io e Tori ci annoiavamo"
"AAAH! - piagnucolò alzandosi in piedi - come ti è venuto in mente di seguirmi fin qui?"
"Uffa, Hamada sensei, come sei cattivo!" - piagnucolò a sua volta.
"Hamada sensei?!" - domandarono gli altri all'unisono. Il ragazzo si voltò a guardarli, sorridendo nervosamente.
"Ah, e così è questa la tua piccola ammiratrice - disse Wasabi - piacere di conoscerti mia futura collega, io sono Wasabi"
"E io sono Fred! - fece porgendole una mano - onorato!"
"Oh, ciao, piacere, sono Hi.. ah, Yana..."
"Che carina! - disse Honey - mi verrebbe voglia di pizzicarti le guance. Io sono Honey Lemon, ma tu chiamami pure "zietta" !"
"Ah, va bene, se insisti" - disse ridendo.  Gogo intanto si ea inginocchiata, osservandola.
"Mmh, e tu sei?"
"Gogo... Tomago Gogo - la squadrò - tu sei.. sei... terribilmente carina!" - disse con gli occhi che le brillavano.
"Grazie, grazie, troppo buoni!" - rise.
 Hiro aveva fatto caso a come tutti i suoi amici si fossero sin da subito posti in modo gentile con quella bambina, tutti ne vedevano qualcosa di adorabile. Anzi, effettivamente lo era, eppure lo starle troppo vicino lo inquietava.
"Beh, a quanto pare Yana ti ha rubato le attenzioni" - scherzò Wasabi dandogli una pacca sulla spalla.
"Ah, ah, che spiritoso"
"Dimmi Yana, quanti anni hai?" - chiese Honey.
"Ho otto anni - disse fiera - otto anni compiuti a... marzo, credo.."
"Che vuol dire credi?"
"Intendo dire che non so quand'è il mio compleanno..!" - disse portandosi le mani sulla bocca, nell'essersi resa conto di essersi fatta scappare qualcosa di troppo. Quell'affermazione sorprese i Big Hero 6, in particolare Hiro, nonostante non ci pensò più di tanto, sicuramente Yana stava solo scherzando.
"Hiro ci ha detto che vuoi diventare un' inventrice - disse Wasabi - sai già di cosa precisamente? Io per esempio invento tutto ciò che taglia..."
"Io invece adoro la chimica! E il rosa!" - aggiunse Honey.
"Beh, in realtà non lo so, magari potrei passare del tempo con voi per capirlo meglio.."
"No, no, no! - disse Hiro - Yana, non va bene, non puoi stare qui, torna a casa!"
"Come posso imparare le cose se non posso stare qui?"
"Lo farai in un secondo momento, vai, oppure..."
"Hamada, adesso fai anche il baby sitter?". 
Hiro riconobbe immediatamente la voce odiosa del suo eterno rivale Eichi Yumasaki. Ventitré anni di presunzione totale e di mente perversa che avrebbero fatto rabbrividire chiunque. Eichi era inquietante, aveva gli occhi neri, ma uno di essi era sfregiato, e anche capelli erano neri come l'ebano, talmente lunghi d davanti da ricoprirgli quell'occhio malconcio da cui si diceva fosse cieco. Era, proprio come Hiro, un prodigio, che era entrato all'università e in pochi anni si era laureato, prendendo ad insegnare lì. Ovviamente, non gli andava a genio che il suo rivale fosse al suo stesso livello, poichè Eichi bramava di potere, e questo era risaputo.
"Oh, ciao Yumasaki - sbuffò alzando gli occhi al cielo - cosa... hey...?". Hiro non si era accorto che Yana pareva molto turbata da quel tipo, tanto che si era nascosta dietro di lui.
"Cosa combini? Lo sai che i bambini non si portano all'università... poi vedono.. e si incuriosiscono..e sperano di poter divenire dei prodigi, propri come lo sei stato tu..."
"Grazie per il tuo intervento, ma lo so già, Yana, vieni fuori, avanti"
"No, non ci penso neanche!" - esclamò stringendosi a lui.
"Cos'è, hai adottato un orfanella?"
"Veramente  è la mia allieva" - disse guardandolo malamente.
"Ah, questa si che bella, ora insegni pure ai bambini. Beh, buona fortuna allora. Tanto solo così puoi andare avanti"
"Senti, perchè non te ne vai anziché disturbare me?!"
"Non fare la povera vittima, Hamada. Questa scuola è troppo piccola per tutti e due". Entrambi si lanciarono un' occhiataccia terrificante, cosa che Hiashi notò.
"Hai ragione, forse faresti meglio ad andare" - rispose l'altro sorridendo. Eichi gli lanciò un'ennesima occhiataccia, per poi allontanarsi con le mani in tasca.
"Ohi ohi - costatò Wasabi - quel tipo di porterà guai"
"Sta tranquillo. Yana, hai intenzione di starmi attaccata tutto il giorno?"
"Non è colpa mia - sussurrò - quel tipo è perfido, si vede a chilometri. E mi da i brividi"
"Ti capisco, da i brividi anche a me - sospirò - va bene, adesso dovrò tenerti con me immagino"
"Indovinato! Sono così contenta, finalmente!" - esclamò correndo intorno al tavolo. Hiro si lasciò scappare una risata, quella ragazzina era davvero tenera a modo suo.
"Oh, oh! - esclamò Hiashi - la campana, dobbiamo andare dietro Hiro sensei avanti!"
"Si ho capito d'accordo, arrivo!" - sbuffò facendosi trascinare da lei Gli altri membri dei Big Hero 6 li guardarono, facendosi scappare un sorriso.
"Certo che quei due sembravo avere molto feeliing" - disse Wasabi
"Fin troppo direi" - sussurrò Gogo assottigliando lo sguardo.
"Che cosa vuoi dire?" - domandò Fred. In realtà, un pensiero che sicuramente non aveva sfiorato minimamente gli altri, aveva sfiorato la ragazza. Ma era ovvio che forse si stava immaginando tutto.
Hiashi aveva preso a camminare entusiasta per i corridoio, mentre teneva per mano Hiro, trascinandolo dappertutto, era davvero difficile starle dietro.
"Su avanti, fammi vedere quello che c'è in giro"
"Non molto in realtà! - esclamò fermandola - posso farti vedere solo alcune cose, ma tu ti prego, non correre!"
"Parola di Hia... Yana!" .
Hiro sorrise.
"Molto bene - disse - allora, in quest'aula è dove si svolgono le lezioni... qui invece brevettiamo le invenzioni, qui le proviamo, non è consigliabile entrarci"
"Wow" - sussurrò ella,  soffermandosi poi su una porta che segnava il chiaro divieto di entrare  - E cosa c'è li dentro?"
"Lì.. lì non ce niente..." - disse freddo.
"Se non ce niente possiamo entrarci allora"
"Yana, no" - disse fulminandola con lo sguardo, per poi ritornare in se - è meglio... meglio se andiamo adesso". Hiashi non intuì il perché di quel cambiamento repentino, era certa che si nascondesse qualcosa di grosso dietro quella porta.
Dopo di ciò, i due entrarono dentro un' aula, dove una miriade di giovani ragazzi e futuri inventori stavano seduti.
"Oh, oh che forza! - esclamò entrando.
"Yana! - la chiamò entrando e sgranchendosi la voce  Giorno ragazzi. Emh.. lei è Yana, e starà con noi per un pò.. ora... perchè non vai.. a sederti.. Yana?"
Mossa da una leggera spinta, la bambina andò a sedersi su un tavolo, reggendosi la testa con le mani e iniziando a fissare Hiro.
"Dunque, l'altro giorno abbiamo parlato degli organi artificiali, oggi parleremo di qualcosa di più grande. Qualcosa che è visto come un taboo dalla religione, a cui la scienza ha però messo mano. Pensiamo per un attimo se fosse possibile riportare in vita i morti. No, con questo non intendo dire zombie o cose di fantascienza, intendo proprio ripristinare il processo di vita di una persona: riattivare il cuore, il cervello, gli organi, il flusso del sangue"
Ci fu un sospiro a quella incredibile spiegazione, e Hiashi sorrise, sentendo di starsi sempre più perdendo in quelle parole.
Qualcuno ad un tratto alzò la mano, facendo una domanda.
"Scusi, secondo questa spiegazione, quello che si otterrebbe sarebbe una persona in grado di vivere, ma che ne sarebbe della coscienza, dei ricordi e dei sentimenti?"
"Domanda più che legittima - disse Hiro - è per questo che è stata presa in considerazione l'idea di creare una sorta di anima artificiale. Come una memoria per i robot e i computer, l'anima artificiale conterrebbe ricordi, sarebbe in grado di provare sentimenti e avrebbe un carattere proprio. Ovviamente non c'è ancora nulla di sicuro in ciò, ma pensate cosa potrebbe succedere se una teoria del genere venisse realizzata"
Hiashi aveva ora le labbra schiuse e gli occhi spalancati. Quasi si perdeva nelle parole di Hiro,a adorava il suo modo di parlare. Fu in quel momento che si convinse ancora di più che quando sarebbe stata grande sarebbe diventa come lui.

Qualche ora dopo...

"Finalmente è finita - sopirò Hiro stiracchiandosi mentre camminava sul marciapiede - non ti è pesata la giornata di oggi?"
"Assolutamente no! - rispose entusiasta - voglio venire ancora! Ho adorato quella tua spiegazione sull'... anima artificiale. E' interessante"
"Sono contento che ti sia piaciuto - disse soffermandosi  nel vedere una pattuglia di polizia - chissà cosa succede?". 
Hiashi sussultò nell'accorgersi che in mezzo a tutta quella confusione vi era anche quell'arpia della direttrice dell'orfanotrofio. Proprio come temeva, le forze dell'ordine la stavano cercando, capitanati da quella lì.
Si agitò, indietreggiando.
"Emh.. forse è meglio che andiamo da quella parte.."
"Cosa... e perchè?"
La bambina vide la direttrice voltarsi proprio in quel momento, verso di lei, ed esclamare con voce rauca.
"Eccola, prendetela!"
"Emh... credimi, è meglio così!" - urlò iniziando a correre, trascinandoselo dietro.
"Hey, aspetta..! - provò ad esclamare Hiro inutilmente. Hiashi correva spedita, nonostante se lo stesse portando dietro, dovettero percorrere un pò di strada prima di seminare quelli che evidentemente stavano cercando la ragazzina. Non vi fu però tempo per le domande, se non quando, esausti, arrivarono a casa, accasciandosi al terra
"Oh - sospirò Hiro - un infarto... ma cosa..."
"Hiro, Yana, siete voi?" - li chiamò zia Cass.
"Sì zia Cass! - disse il ragazzo prendendo la bambina - andiamo i camera mia!". Egli la portò per le scale, arrivando poi dentro ed esalando un lungo respiro.
Baymax li accolse con un:
"Salve, noto una forte sudorazione , respiro irregolare, e..."
"Non adesso Baymax - disse chiudendo la porta e poi squadrando Hiashi, la quale si era appallottolata spaventata nel letto - ebbene?! Che cos'era quella specie di corrida di poco fa?!"
"Emh... - balbettò - non.. lo so.."
"Non lo sai? Spiegami perchè siamo scappati allora! Quelli cercavano te, vero?Ah ,meno male che nessuno si sarebbe preoccupato di farlo! Lo sapevo io che mi sarei cacciato nei guai!". Tori, vedendo come Hiashi fosse intimidita, andò contro Hiro, nel tentativo di beccargli una guancia.
"Ah, e togliti tu! - esclamò - Yana, questo è quanto, non puoi continuare a stare qui, devo riportarti a casa!"
"Ti prego, non puoi farlo, non hai idea di cosa significa vivere lì!"
"Non può essere così terribile!" - esclamò provando ad afferrarla.
"Sì invece! Nessuno mi capisce! Io voglio rimanere qui, con te!" - disse tirandosi su.
"Io, ah, non posso, se quelli scoprono che sei qui mi arrestano sicuro!"
"Chi arresterebbe mai un supereroe? - domandò inginocchiandosi e avvicinandosi a lui, facendo due occhi languidi - ti prego non spedirmi a casa mia"
"Mmh - fece inarcando un sopracciglio - eh va bene, ma sappi che non mi fido tanto! C'è per caso qualcos'altro che non mi hai detto?"
"Emh... assolutamente niente!" - disse sforzando un sorriso.
"Voglio sperarlo".
 Hiashi sorrise ancora, spostando poi lo squadro sulla cornice dove vi era la foto di Tadashi, che fino a quel momento non aveva notato.
"Oh oh - disse afferrandola - questo è tuo fratello per caso?"
"Hey, posala immediatamente!" - esclamò.
"Dai, quand'è che potrò conoscerlo?"
"Mai! - disse provando ad afferrarla - non vive qui"
"Allora fagli una telefonata!"
"Fosse così semplice - sussurrò - senti, sta un attimo ferma d'accordo? Possibile che non ti stanchi mai?"
"MMh - mugugnò stendendosi - beh, effettivamente sono un pò stanca", vieni Tori
"Cosa? - sussurrò Hiro - no, no, non puoi dormire qui, questo e il mio letto... eh, non importa!".
Il silenzio era ora calato, e adesso che Hiashi dormiva, Hiro poteva osservarla meglio: sembrava quasi un angioletto durante il sonno, aveva un bel viso, le ciglia lunghe, un'espressione dolce, tratti che tuttavia non gli erano del tutto nuovi.
"Noto una leggera somiglianza" - disse ad un tratto Baymax.
"Tra chi?"  domandò.
"Fra voi due" 
"Oh, ma va - disse alzando gli occhi al cielo - sai ,noi abitanti di San Fransokyo ci somigliamo tutti"
"Non è proprio ciò che intendevo.."
"Mmh, buonanotte Beymax, sono soddisfatto del trattamento". 
Dal canto suo, il povero robot, che in tutti i modi stava cercando di dire la sua, non poté far altro che lasciar perdere... per ora...
-
-
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Angolino Mio
E incredibilmente eccomi con il secondo capitolo o.o wow, faccio progressi XD
Allora... vi ho gettato un pò di cose in questo chap.... Hiashi ha incontrato Hiro, solo che entrambi non sanno cosa sono l'uno per l'altro, e con questo la scusa del nome falso (altrimenti finisce la suspense e non c'è gusto u.u), e ha anche incontrato gli altri Big Hero 6 che la adorano di già ^^
Ed ecco anche.... *ta ta taaaaaaaaa* l'antagonista: bello, giovane, figo, ma terribilmente bastardo (sono influenzata dagli anime, che posso farci XP)
Poi.. la questione dell'anima artificiale... che è una cosa importante e che ho a mia volta preso da un'anime, modificandola leggermente...
e infine, il povero Baymax che non viene calcolato minimamente D:
Dal prossimo chap vi saranno molti flashback che prenderanno in considerazione anche gli avvenimenti accaduti durante il film (forse anche prima, ma non lo so), così si scopriranno molte robe...
E con questo, vi auguro una Buona fine del 2015 e un buon inizio del 2016, ci sentiamo dopo capodanno! ^^
- Balalallaaaaaaaaaaa <3

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Capitolo 3
*** Chap 3: Felice ***


8 anni prima...

Aveva passato la vita ad ammirarlo. Dopo la morte dei loro genitori, di cui non ricordava nulla, lui gli era sempre stato vicino.
Era suo fratello dopotutto.
Eppure, adesso che Hiro era più grande, adesso che si trovava in un'età, per così dire, difficile, si rendeva conto che quella parentela iniziava a pesargli, come se avesse desiderato essere qualcos'altro per Tadashi, qualcosa che andasse oltre l'essere il suo fratellino più piccolo, quello di cui prendersi cura.
Neanche ricordava quando aveva iniziato a farsi simili problemi, l'unica cosa che sapeva era che ciò che provava, era più del semplice affetto fraterno.
Per quanto gli avessero spiegato che certe cose fossero immorali, Hiro non poteva farci nulla: oramai si sentiva bene soltanto quando era con lui, per non parlare poi dell'irrequietudine che provava ogni qualvolta stavano lontani, con tutto ciò che ne seguiva, gelosia, frustrazione... e cose del genere.
La cosa peggiore era il non poter parlarne con nessuno, o gli avrebbero dato del pazzo. Preferiva tacere riguardo a ciò, non avrebbe mai rivelato a nessuno quali i suoi sentimenti, li avrebbe celati, poiché dopotutto non sarebbero mai stati ricambiati.
Tadashi era suo fratello, e ciò non avrebbe permesso mai loro di stare insieme.
Era una sofferenza continua, ma finché lo avrebbbe avuto accanto avrebbe resistito... o almeno così sperava.
In quei giorni particolari i due avevano passato più tempo insieme del solito, poiché mancava poco alla presentazione del progetto che Hiro avrebbe dovuto portare all'Università, con la speranza di essere ammesso, in modo da potergli stare ancora più vicino.
Ora, la sera prima della presentazione, il quattordicenne stava ancora con gli occhi fissi sui suoi nanobot, non riusciva a staccarsene poiché doveva avere la certezza che tutto fosse perfetto, non poteva di certo permettersi di fallire.
Era stanco, non che avesse dormito molto negli ultimi tempi, ma oramai mancava poco.
"Ancora in piedi, piccolo genio?"
Una voce che ovviamente avrebbe riconosciuto tra mille, lo fece sussultare, ma cercò comunque di non darlo a vedere.
"Sì - sbadigliò - anche volendo non riuscirei a dormire"
"Ma se non dormi non avrai abbastanza forze domani - disse Tadashi poggiandogli una mano sulla spalla - io direi che va bene così"
Il più piccolo sentì il cuore saltargli quasi dal petto. Incredibile come ogni suo tocco fosse in grado di fargli perdere totalmente il controllo.
"Mh, d'accordo hai ragione - sussurrò scostandosi dalla sua presa - adesso poso tutto e vado..."
"Come mai così nervoso? - domandò - hai paura che vada male?"
Magari fosse stato quello l'unico problema. Erano fin troppe cose che lo rendevano nervoso, peccato non poter dire apertamente di cosa si trattasse.
"Certo che ho paura - borbottò - per me è importante entrare all'Università, non voglio che tu pensi che sia stupido"
"Che sciocco, non penso affatto che tu sia stupido. Comunque sia se andrà male, ci avrai comunque provato, no?"
Hiro si soffermò a guardarlo, sorridendo. Tadashi era davvero perfetto, sapeva sempre cosa dire e cosa fare, sapeva sempre come rassicurarlo e come agitarlo
"Tu... tu non ti scomponi mai - sussurrò con lo sguardo attonito - sei sempre così... perfetto qualsiasi cosa fai..."
"Vedo che siamo in vena di complimenti - disse l'altro ridendo - e comunque non sono affatto perfetto"
"Ah, no, infatti - mugugnò imbarazzato, portandosi una mano tra i capelli - comunque adesso è davvero l'ora di andare a letto, tu va pure, io perdo ancora qualche minuto"
Hiro sapeva che dietro di lui, Tadashi lo stesse guardando, e il solo pensiero lo innervosiva parecchio, tanto da poter udire il proprio battito come un fischio fastidioso nelle orecchie.
E infine, avvertì le sue braccia stringerlo da dietro, con impeto.
Lui lo stava abbracciando.
"Ta - Tadashi?! - balbettò arrossendo - co - cosa fai?"
"Davi l'impressione di uno che ha bisogno di un abbraccio  - sussurrò - non ti agitare tanto, quando eravamo bambini ci abbracciavamo sempre"
"Sì, appunto, quando eravamo bambini!" - esclamò nervoso.
Se solo lui avesse saputo come quei gesti assumessero un significato diverso.
"Ti da davvero così fastidio che io ti tocchi?" - domandò serio.
"Eh?" - sussurrò flebilmente Hiro, sentendo le parole morirgli in gola. Quella situazione era strana, irreale, aveva le sue braccia attorno al collo, il respiro sul suo collo. Erano vicini, com mai lo erano stati, e sapeva che ciò li avrebbe cacciati nei guai.
"Tadashi ti prego - lo supplicò - tu non capisci"
"Perché non me lo spieghi allora? - domandò afferrando la sedia girevole e voltandola, in modo da poterlo guardare negli occhi - cos'è che non capisco?"
Il più piccolo si morse le labbra, avvertendo l'adrenalina accrescere in se.
"Se te lo dicessi mi prenderesti per pazzo" - sussurrò distogliendo lo sguardo.
"Non lo farò" 
"Ma è una cosa immorale..." - insistette.
"Questo lascialo giudicare a me. Sono tuo fratello, puoi fidarti di me"
Hiro chinò lo sguardo, stringendo i pugni. Quelle parole dette con gentilezza lo avevano comunque ferito. Come avrebbe potuto continuare a nascondere un sentimento che via via diveniva sempre più grande?
Come poterlo nascondere, se proprio lui gli chiedeva di rivelarglielo?
"Smettila di dirlo" - disse freddamente.
Tadashi alzò lo sguardo.
"Cosa?"
"Smetti di dire che sei mio fratello - disse alzando lo sguardo - lo so già, e la cosa è insopportabile. Hai idea di cosa voglia dire provare dei sentimenti per una persona e non poterli dimostrare, eh Tadashi? Sin da bambino, sei sempre stato il mio modello da imitare, poi però le cose sono cambiate. Quello che provo per te va oltre la stima, oltre il volere bene, oltre ogni cosa logica... Tu sei mio fratello... eppure io..."
Lui lo amava. Ma era così difficile dirlo.
Prima che se ne rendesse conto, Tadashi si era avvicinato al suo viso, fin troppo. Adesso era a pochi centimetri  del suo viso, dal suo respiro.. e dalle sue labbra.
Il più piccolo avvertì caldo, agitazione, la voglia di ritrarsi in se stesso ma anche di donarsi
"Stai forse cercando di dirmi che mi ami, Hiro?" - sussurrò portandogli una mano sul viso.
Hirò chinò lo sguardo, sentendo le lacrime pungergli gli occhi.
"Perchè? - sussurrò chinando lo sguardo - perché deve essere così difficile dirlo?"
Lui gli sollevò nuovamente il viso, sorridendogli.
"Non è necessario che tu lo dica"
Ciò che avvenne dopo fu del tutto naturale: in quel momento tutte le barriere che li avevano separati, caddero inesorabilmente. Entrambi si avvicinarono l'un l'altro, e prima che se ne rendessero conto, le loro labbra si unirono in un bacio. Un bacio casto, semplice, ma che li fece sussultare.
Hiro aveva chiuso gli occhi, e aveva portato una mano sul suo petto, stringendolo.
Non poteva credere che stesse davvero succedendo. Era felice, ma anche preoccupato, ciò che stavano facendo... non andava bene.
"Tadashi - sussurrò ad un tratto, scostandosi - non possiamo, questo... questo è sbagliato... io sono tuo fratello..."
"Lo so - rispose l'altro guardandolo - ma non m'importa"
Il primo bacio della vita di Hiro era stato dolce, il secondo era stato passionale, pieno di impeto. Il più grande aveva ora catturato sì le sue labbra, ma anche la sua lingua, assaporando finalmente quel gusto che aveva bramato per molto tempo.
Un brivido attraversò il corpo del più piccolo, il quale, colto di sorpresa da quel bacio, chiuse gli occhi, sospirò, abbandonando ogni sua voluttà, e capendo di non potersi più tirare indietro.
Ricambiò il bacio, nonostante fosse inesperto, poggiando le mani sul suo viso, e lasciando finalmente che l'eccitazione, una sensazione fin ora sconosciuta, prendesse in lui il sopravvento.
Fu così che il bacio da passionale passò ad essere pieno di voglia, un bacio che precedeva solo quello che sarebbe successo. Tadashi lo prese in braccio, tanto era leggero come una piuma, senza smettere un attimo di baciarlo, per poi stenderlo sul letto, e sovrastandolo con il proprio corpo.
Hiro sapeva che una volta varcata quella soglia, non sarebbero più potuti tornare indietro.
"Tadashi - ansimò mentre lui gli baciava il collo - sei sicuro di voler... andare fino in fondo...?"
"Non lo farei se non fossi sicuro di quello che provo - rispose - ma se tu non vuoi, posso fermarmi"
Lo guardò negli occhi ,capendo che quello sguardo gli fosse tanto familiare, perchè era lo stesso che lui aveva.
Non voleva che si fermasse, voleva che lo facesse suo, una volta per tutte.
"Non fermarti" - sussurrò flebilmente, la parola che avrebbe cambiato il suo intero futuro.
Tadashi annuì, per poi chinarsi di nuovo su di lui, e ricominciare a baciarlo....

Alla fine, nessuno dei due aveva dormito poi molto. Hiro si rigirò da un lato, avvertendo un pò di freddo poiché era completamente svestito, e aprendo gli occhi, puntando poi lo sguardo sulla sveglia, rendendosi conto che era ora di alzarsi.
"Mmh - gemette voltandosi - Tadashi... svegliati". L'altro dormiva beatamente, e nel guardalo il più piccolo si ricordò immediatamente di cosa era successo la notte precedente: lo avevano fatto, lui aveva donato tutte le sue prime volte... proprio a suo fratello.
Provò a mettersi seduto, ma fu impedito a causa del forte dolore al fondo schiena, che lo portò a gemere dal dolore. Quello bastò a far svegliare Tadashi.
"Mmh, a buongiorno - salutò - dormito bene?"
"Direi proprio di no - sbuffò - dobbiamo andare... oh, ma come faccio, non ho testa alla presentazione.. io.. tu... noi... non posso crederci, è successo"
"Te ne stai già pentendo, Hiro?" - domandò sorridendo.
"Sì... cioè no! - esclamò - insomma, anche tu sai che è sbagliato, non è concepibile che due fratelli facciano certe cose... ma adesso è fatta, è fatta sì.."
"Hey - sussurrò avvicinandosi a lui e donandogli un bacio sulla guancia - non agitarti... andrà tutto bene.. siamo insieme"
"E... come facciamo se gli altri lo scoprono?" - domandò.
"Non aver paura. A me basta che nessuno ci separi" - dichiarò baciando nuovamente le sue labbra.
Hiro si era quindi convinto che le cose sarebbero potute andare bene, convinto che ci fosse una possibilità per entrambi.
Ma quella sarebbe stata la prima e ultima volta, che avrebbe potuto dimostrargli il suo amore...
-
-
-


"TADASHI!"
Di nuovo quel sogno, quel bellissimo sogno che non era altro che un ricordo piuttosto ricorrente ultimamente. Hiro si era sollevato, con le lacrime agli occhi e il cuore che batteva all'impazzata, e soprattutto il grande senso di sconforto che lo attanagliava ogni qualvolta che si rendeva conto che tutte quelle belle sensazioni, altri non erano che immagini riflesse nella sua mente.
Al suo risveglio era solo, anzi, quella volta non era solo affatto. Hiashi accanto a lui, dormiva indisturbata, attaccata al suo braccio. Non ricordava che si fosse addormentato accanto a lei, eppure quest'ultima pareva molto tranquilla durante il suo sonno.
Da quando era comparsa, la bambina aveva scatenato in lui pensieri strani, e anche un vago di senso di colpa per cose avvenute molto tempo prima. La maggior parte delle volte cercava di non pensare al fatto che non era stato in grado di assumersi le sue responsabilità. Aveva provato a coprirsi con molte scuse, ma al fine sapeva di aver sbagliato, aver sbagliato anche solo a pensare di poter dimenticare.
Certe cose non avrebbe mai potuto dimenticarle.
Hiashi si  mosse nel sonno, stringendosi ancora di più e facendolo sorrise: nonostante l'approccio iniziale, gli veniva naturale preoccuparsi e volerle bene, come se in fondo la conoscesse da una vita.
Le accarezzò istintivamente una guancia, e a quel contatto la bambina aprì gli occhi.
"Aww - sbadigliò - buongiorno Hiro, per caso mi stavi guardando mentre dormivo?"
"Beh? Cosa c'è di male?"
""Niente - sussurrò - Non avevo mai dormito accanto a qualcuno, è così piacevole""
Hiro inarcò un sopracciglio, non capendo quegli strani segnali che lei gli mandava.
"D'accordo bella addormentata - disse prendendola in braccio - adesso però è ora di alzarsi"
"No ancora cinque minuti" - si lamentò.
"Guarda che se vuoi puoi rimanere qui, mentre io vado a divertirmi con gli altri!"
"Ah! - sussultò saltando già dal letto - mi vesto in un secondo, non te me andare senza di me!". Il ragazzo si lasciò scappare un sorriso, aveva notato come oltre il senso di inquietudine provava anche un senso di tranquillità, due sensazioni diverse che però si univano.
Dopo una mattinata movimentata, i due raggiunsero l'università, dove i Big Hero 6 li aspettavano.
"Hey, buongiorno a tutti e due" - li salutò Wasabi.
"Ciao ragazzi! - esclamò la bambina - oggi sono carica, cosa facciamo, dove andiamo?! Voglio vedere tutto!"
"Sembra allegra" - costatò Fred.
"Devo dire a mia zia Cass di smetterla di riempirla di zuccheri la mattina. Yana attenta a non correre, potresti farti male!"
"Anche tu mi sembri più allegro - disse Wasabi - sembra che tu abbia accettato l'idea di prenderti cura di lei"
"Probabilmente ho accettato l'idea, ma non sono affatto allegro... ancora quegli incubi... per adesso ogni mio sonno è disturbato"
"Suvvia, ancora con quella storia che lo starle vicino ti inquieta? Tutti qui adorano Yana"
Già, tutti la adoravano, e tutti, compreso lui, le si stavano affezionando così come niente, ma non riusciva a capacitarsi del perché.
Mentre Hiashi si trovava a parlare con Honey e Gogo, Hiro vide ad un tratto la figura di Eichi fare il suo ingresso con la sua solita aria altezzosa. Quest'ultimo gli lanciò un occhiataccia, per poi fermarsi.
"Ciao Hamada, vedo che hai portato di nuovo la tua... allieva, giusto?"
"Non rompere Yumasaki, non sono dell'umore"  - borbottò.
"Che c'è, siamo nervosi?" - sussurrò dandogli una spinta alla quale Hiro non rispose, ma nell'accorgersi di quella situazione, Hiashi intervenne.
"Hey tu, brutto prepotente! - esclamò - lascialo in pace!"
"Eh? Questa si che è bella, ti fai difendere da una bambina adesso?"
"Eichi, adesso basta"
"Sono una bambina, ebbene? Questo non significa che puoi fare il cattivo, sei solo un ragazzaccio stupido e senza nessuno!"
"Taci ragazzina, torna dalla mammina anzichè immischiarti riguardo a cose che non ti riguardano"
Hiashi assottigliò lo sguardo a quelle parole. Si stava davvero arrabbiando, e quando si arrabbiava, tendeva a divenire aggressiva.
"Ora basta! - esclamò Hiro - non prendertela con lei!"
"Mi hai davvero stancato Hama... AAAAAAAAAH!"
Prima che se ne rendesse conto, la bambina gli era saltato addosso, mordendogli con forza un braccio.
"Toglietemela di dosso!" - esclamò. Hiro si avvicinò, staccandole la bambina dal braccio, portandosela vicino a sé.
"Lasciatemi, lo concio per le feste a quello!"
"Tu - sussurrò l'altro - non credere di essere al sicuro. Il caro Hiro non è così perfetto come tu credi, vero Hamada?". Hiro gli lanciò uno sguardo omicida, in realtà lo avrebbe ucciso veramente se solo avesse potuto. Dopo di ciò l'altro ragazzo si voltò, andandosene.
"Ecco bravo, vattene via!" - sbottò Hiashi.
"Però - fece - Wasabi la ragazzina ha del carattere"
"E' tosta" - aggiunse Gogo. Hiro si inginocchio.
"Yana... grazie per avermi difeso, ma non farlo più, non voglio che quel tipo ti crei problemi"
"Non mi creerà problemi, se ci proverà io... io lo stenderà, so un po di karate!"
"Beh, allora sarà meglio che anche lui stia attento" - disse scompigliandole teneramente i capelli.
Nelle ore che seguirono, Hiro fu molto impegnato, e l'aveva pregata di starsene buona. Così, la bambina si era posizionata all'ingresso, seduta su un gradino, mentre giocherellava con Tori. Da quando aveva fatto la conoscenza di Hiro e degli altri era molto più tranquilla, nonostante sapesse di non poter continuare così per sempre, dopotutto aveva mentito riguardo la sua identità e la sua storia, però forse se avesse detto la verità, Hiro l'avrebbe fatta rimanere con lui.
Non aveva bisogno di una famiglia come la "intendevano" gli altri. A lei sarebbe bastato anche vivere in quel modo.
"Oh - sospirò carezzando il robot - spero davvero che... potremmo stare bene, adesso"
Improvvisamente ud' una voce.
"Scusa, é questa la è questa la San Fransokyo Istitute of Tecnology?"
"Sì" - rispose. Non appena ebbe messo a fuoco l'immagine che aveva davanti, fu naturale per lei sussultare.
"Li... Lily?!" - esclamò saltando su.
"Hia - Hiashi?!" - strabuzzò gli occhi la mora.
"Lily, sei proprio tu! - esclamò abbracciandola - non posso crederci, credevo di non rivederti più!"
"Hiashi - la chiamò ricambiando l'abbraccio - ma cosa ci fai qui?"
"Ah, lunga storia, non hai idea di tutto ciò che è successo - spiegò - tu invece? Non eri stata adottata?"
"Sì, sono venuta qui solo per mio fratello"
"Ah, adesso hai un fratello? - fece prendendola per mano  - interessante. Forza vieni con me, devo presentarti agli altri"
"Gli altri? Hai una famiglia?"
"Beh, più o meno". La bambina prese a girare per i vari corridoi e le varie aule, rendendosi conto che però nessuno dei suoi amici fossi nei paraggi.
"Che strano  - disse portandosi una mano sul viso - non ho idea di dove possano essere andati". Lilian, dietro di lei, si era intanto voltata dietro una porta, e sfiorandola appena l'aveva aperta.
"Ops" - sussurrò indietreggiando. Hiashi si voltò, spingendo la porta e ritrovandosi in una sala buia.
"Magari sono qui" - sussurrò accendendo la luce.
"SORPRESA!"
Un urlò festoso e di acclamazione la colse in pieno. I suoi amici stavano lì, e tutto intorno era addobbato a festa, come una di quelle che si vedevano nei film ma che non aveva mai avuto occasione di vedere dal vivo.
"Eh?  - sussurrò - cosa... cosa significa?"
"Semplice Yana, ci ha sorpresi molto il fatto che tu non sapessi quand' è il tuo compleanno, così abbiamo deciso di festeggiarlo oggi, sei contenta?" - disse Wasabi.
"Voi - sussurrò con le lacrime agli occhi - voi avete fatto... questo... per me? Io non ho mai... festeggiato un compleanno in vita mia.". In quel momento, un emozione chiamata commozione prese in lei il sopravvento. Aveva sempre versato lacrime per tristezza o rabbia, ma adesso lo stava facendo per felicità.
"Su, non è il caso di piangere! - esclamò Fred - devi essere felice, e soprattutto ringraziare Hiro, è stata un'idea sua"
"Di.. Hiro?" - domandò. Il ragazzo stava in piedi, un pò di sparte e a braccia conserte.
"Beh - disse distogliendo lo sguardo - pensavo che... ti avrebbe fatti piacere" Hiashi, sempre con le lacrime agli occhi, sorrise, saltandogli poi addosso e cingendolo in un abbraccio.
"Grazie Hiro, soni davvero contenta"
"Prego... non c'è di che ,Yana.." - sussurrò ricambiando l'abbraccio.
"Aaaaaaaw come siete teneri - disse Honey - devo farvi una foto"
"Dimmi Yana - intervenne ad un tratto Baymax - in una scala da uno a dieci, qual'è il tuo livello di felicità?"
"Dieci dieci dieci! - esclamò saltellando - anzi, 100! Questo è un giorno bellissimo per me - si avvicinò pòi a Lily - e questa è Lilian, è la mia migliore amica!"
"Oh, ciao - disse Hiro -  così sei amica di Yana?"
"La mora sorrise nervosamente annuendo per poi sussurrare.
"Ma chi é Yana? - 
"Eh, eh, storie lunga" - rispose semplicemente l'altra.
La giornata passò molto allegramente, Hiashi finalmente stava conoscendo un pò di calore familiare, nonostante sapesse di non appartenere a quel contesto.
"Oh Hiro, sei davvero tenero - disse Wasabi - Yana sembra felice con te, Perché non l'adotti, così possiate rimanere sempre insieme?""
"Ma lei ha già con chi stare - sussurrò -  e poi.. che senso avrebbe... non ho abbandonato qualcuno per prendermi cura di un altro Non ero in grado otto anni fa  e non lo sono adesso"
"Va bene, scusa, era solo un consiglio - disse - comunque non trovi strano che quella cosa sia successa otto anni fa e Yana abbia otto anni?"
"E con questo che vorresti insinuare?"
"Nulla- rispose - soltanto che è una strana... coincidenza.."
Hirò alzò gli occhi al cielo.. Adesso ci si metteva anche lui ad aumentare i suo dubbi infondati. Si era ora voltato, ad osservare la bambina che parlava con Lily.
Yana gli ricordava lui.
Scosse il capo. Stava impazzendo, o magari erano soltanto... i sensi di colpa.
"C - c  - cosa? - balbettò Lily - tu hai mentito su tutto?"
"Ssssh - la zittì - non urlare! Non su tutto, solo sul mio nome e da dove vengo!"
"Ah,e  ti sembra poco?"
"Non voglio dire chi sono davvero. Non mi piace che gli altri sappiano, non voglio che nessuno abbia pietà per me"
"Ah Hiashi, sei così testarda! Ti sei cacciata nei guai! Se quelli dell'orfanotrofio ti stanno cercando temo che il tuo segreto non resterà segreto ancora per molto!"
"Tu lascia fare a me, non tornerò lì. Qui sto bene, avevi detto anche tu di trovarti una famiglia, io l'ho fatto in un certo senso"
"Sì, ma dovrai dire la verità prima o poi.. e poi smettila di muoverti!"
"Mi spiace, mi scappa la pipì! - esclamò - torno subito!"
"Sicura che non vuoi che ti accompagni?"
"Figurati, oramai conosco bene questo posto!".
Peccato che, dopo alcuni minuti di giri a vuoto, Hiashi si era un pò... smarrita, tra i corridoi della scuola.
"Ooh... ma dove sono? Stupido senso dell'orientamento.. uffa.. non ce la faccio più... se non trovo un bagno me la faccio addosso!"
Tori cinguettò, facendo spostare la sua attenzione dalla stessa porta che un pò di tempo prima l'aveva catturata. Si era ricordata che Hiro le avesse dentro di non entrare, eppure cosa avrebbe mai potuto esserci  di così pericoloso?
Si avvicinò, leggendo la chiara scritta "non entrare". Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Tori cinguettò ancora con impeto, quasi le avesse letto nel pensiero.
"Uffa, dai - sospirò - cosa mai potrebbe esserci. Nessuno si arrabbierà se entro ed esco immediatamente". 
Si guardò intorno, e con lo sguardo attonito, allungò una mano, afferrando la maniglia.......
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Angolo mio
Che belli i feels... *eccellente*
No, ricominciamo.
Buongiorno, come avete passato il capodanno? Se vi siete dati all'ingrasso come me, ne sono felice, sennò va bene uguale v.v
Come promesso, eccomi tornata con il terzo capitolo, un capitolo un pò di passaggio [perché non succede nulla di nuovo.. più o meno..] e un pò no perché finalmente c'è il primo flashback... che è anche il più "leggero" [?] tra l'altro, ma dettagli XP
Ma io sono una sadica, la calma non mi piace, per cui al prossimo capitolo, come si può intuire, succederanno... beh robe xP
-Balalalallaaaaaaa, ciriciao amici ^^


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Capitolo 4
*** Chap 4: Coraggiosa [il segno indelebile] ***



Non appena ebbe poggiato la mano sulla maniglia, Hiashi sentì uno scatto, segno che la porta doveva essersi aperta.
Il suo sguardo era perso nel vuoto tanta era la curiosità di cosa si nascondesse lì dentro, e così tanto ella era immersa nei suoi pensieri, che non avvertì neanche subito la mano che le si era poggiata sulla spalla con impeto.
"Cosa stai facendo?!"
Si era sentita trascinare, gesto che servì a "ripotarla sulla terra" e a farle rendere conto che chi l'aveva afferrata così malamente era niente di meno che Hiro.
Pareva furioso a giudicare dall'espressione che aveva sul viso, e non pareva neanche difficile intuire il perchè.
"Emh - sussurrò portandosi un dito vicino le labbra - io non.... non sto facendo niente"
"Non stai facendo niente?! - esclamò l'altro - guarda che ti ho vista! Come ti è saltato in mente di provare ad entrare lì?!"
Hiashi aveva leggermente indietreggiando, un pò intimidita nel vedere Hiro così adirato e infastidito.
"Mi dispiace, non volevo fare nulla di male, volevo solo dare un'occhiata!" - provò a giustificarsi.
"Tu tendi troppo ad immischiarti in affari che non ti riguardano! - urlò richiudendo la porta - impara a stare al tuo posto!"
"Non c'è bisogno di arrabbiarsi tanto!" - ribatté stringendo i pugni.
"Parli così solo perché non capisci - sussurrò assottigliando lo sguardo - ma dopotutto una ragazzina testarda e immatura come te come potrebbe capire"
Hiashi gli aveva lanciato un'occhiataccia, sentendosi parecchio offesa da quelle parole. Da sempre, tutti non avevano fatto altro che ripeterle le stesse identiche cose, e adesso che aveva creduto di aver trovato qualcuno che potesse capirla, questo qualcuno pareva comportarsi come tutti gli altri.
Era davvero stanca di sentirsi dire che non poteva capire. Lei capiva, meglio di chiunque altro.
Si guardarono intensamente per alcuni secondi che parvero interminabili, senza trovare nulla da dire.
Soltanto una voce in lontananza distrasse il più grande, il quale sussultò.
"Hiro! - esclamò Gogo correndogli incontro con il fiato corto - dobbiamo andare, c'è bisogno dei Big Hero 6! Ma... tutto bene?"
"Ah, sì tutto benissimo! - sbuffò - andiamo"
"Io vengo con voi!"
"Non abbiamo bisogno di altri guai! - rispose - rimani dove sei!"
Hiashi alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
"D'accordo, rimango qui, che diamine!". Dopodiché si voltò a braccia conserte, sentendosi poi chiamare da Lily.
"Hiashi? - la chiamò - Hiashi cosa.. cosa fai qui...?"
"Nulla, non vogliono, anzi, Hiro non vuole che vada con loro, anzi, sai che ti dico? Stasera non torno neanche a casa, oh sì, voglio fargli prendere un bello spavento, così impara quel cattivo!"
"Dai non ti arrabbiare,  è normale che non vuole che tu vada con loro, dopotutto stanno andando a combattere contro un pericoloso criminale"
"Si certo con un... COSA?! Che stai dicendo?!"  esclamò andandogli addosso.
"E' vero... o almeno così ho sentito... secondo te chi è che appicca tutti quegli incendi o chi è  che fa tutte quelle cose brutte? E' chiaro che si tratta di qualcuno che neanche i Big Hero 6 riescono a fermare, io lo so, a casa mia non si parla d'altro!"
"No! - esclamò - non posso starmene qui allora! Gli altri... e anche Hiro è in pericolo!"
"Loro sono supereroi, sanno quello che fanno, ti prego non cacciarti nei guai!"
"Io invece vado! Fin ora non avevo nulla da proteggere adesso invece qualcosa ce l'ho, e non intendo starmene qui con le mani in mano!"
Dicendo ciò sfrecciò verso il corridoio, seguita da Tori, mentre Lily la osservava. Avrebbe tanto voluto impedirle di andare, ma non ne ebbe l'opportunità, poichè si era resa conto che adesso vi era qualcosa di molto diverso in lei.
I Big Hero 6 erano intanto arrivati sullo scenario infiammato di un edificio, forse un ospedale, completamente circondato dal rosso delle fiamme, da cui provenivano le urla delle perfetti lì rimaste bloccate.
"Oh, perfetto - sospirò Hiro - perchè sempre il fuoco?! D'accordo, voi altri pensate ad evacuare la zona, io e Bayamx pensiamo a a qualcosa di più... pericoloso.. andiamo Baymax". A quelle parole il robot prese a volare verso l'altro. Tutti avevano notato come il ragazzo fosse strano, pareva nervoso.
"Mmh... non so se sia più focoso Hiro o quest'incendio" - scherzò Fred.
"Idiota - sbottò Gogo - non è il momento di giocare, andiamo!"
Baymax e Hiro erano nel frattempo arrivati fino al tetto. Una volta giunti lì il ragazzo tossì rumorosamente, guardandosi intorno.
"Perché ci troviamo qui?" - domandò il robot.
"Perchè ho la netta sensazione che l'artefice dell'incendio, anzi, per la precisione, di tutto ciò che succede in questa città, stia cercando di attirarci a lui. Ebbene, io sono qui, dove si nasconde?"
Hiro era davvero certo che qualcosa si stesse nascondendo nell'ombra, e infatti non si sbagliava. Qualcuno con una maschera bianca addosso lo stava osservando , tenendo tra le mani un arma, simile ad un coltello. Hiro prese a camminare, nonostante tutto, dimenticandosi di guardarsi le spalle, oltre al fatto che capiva sempre meno a causa del fumo che gli entrava nei polmoni, impedendogli di respirare.
Fu quasi un caso il fatto che qualche secondo dopo si voltò, scorgendo con la coda nell'occhio, un braccio muoversi verso la sua direzione per lanciargli quel colpo che non sapeva se sarebbe riuscito a frenare in tempo.
In realtà però, quel colpo non arrivò mai a destinazione.
Hiashi era corsa e si era arrampicata fin la sopra senza che nessuno badasse troppo a lei, forse  quello era stato l'unico caso in cu il fatto di passare inosservata fosse una cosa positiva. Agilmente era saltato addosso all'uomo mascherato, stringendogli il collo con le braccia, con una potenza tale da costringerlo a far cadere l'arma.
Hiro indietreggiò istintivamente, non capendo ancora cosa stesse succedendo.
"L'ho preso, l'ho preso! - esclamò la sua voce - dai Hiro, vai via di qui!"
"Yana?! - esclamò - cosa fai lì, sei completamente impazzita?!"
"Non sono impazzita! - esclamò reggendosi mentre l'altro continuava  a dimenarsi - ti sto dando una mano, forza scappa.. ah!"
Nonostante i suo sforzi però, fu inevitabilmente spinta a terra, con una tale forza che ebbe quasi l'impressione che le proprie ossa potessero rompersi da un momento all'altro.
"Ahi - si lamentò - cosa...?"
"Yana, spostati da lì!"- urlò Hiro. Prima che però potesse fare qualcosa, o ancora prima che Hiashi potesse avere il tempo di rialzarsi, il rivale gli andò contro, con la lama del coltello verso la sua direzione. Effettivamente la ragazzina si sentì trafiggere, ma nonostante tutto non ebbe il coraggio neanche di gridare dal dolore.
"Brutto bastardo! - esclamò Hiro - lasciala stare!". Il ragazzo l'aveva finalmente afferrato, e poiché si trovavano praticamente quasi al di fuori del perimetro quadrato del tetto, era chiaro che se l'avesse spinto sarebbe precipitato nel vuoto.
L'uomo mascherato lo afferrò saldamente, puntandogli la lama del coltello sotto la gola, una sensazione che lo fece rabbrividire.
"Mi spiace, ma non intendo morire così facilmente!" - esclamò spingendolo istintivamente. In questo modo l'altro aveva perso l'equilibrio, e si era ritrovato a fare un salto verso il vuoto, ma nonostante ciò non sfiorò mai il suolo ne mai si schiantò: come se avesse avuto un paio di ali, cosa che probabilmente possedeva, si liberò in alto, scomparendo nel cielo nero e puntellato della notte.
"Accidenti, non ci credo! - esclamò Hiro -  è scappato di nuovo!". La sua attenzione però si era spostata immediatamente su Hiashi, la quale stava vicino a Baymax.
"Yana! - la chiamò correndole incontro - Yana stai bene? Cosa ti ha fatto?"
Lo sguardo della ragazzina era sofferente, e nonostante la macchia di sangue che le ricopriva parte del fianco destro, sorrideva.
"Va tutto bene - disse  - l'importante è che tu stia bene"
Nel vedere il suo sorriso opporsi all'espressione di sofferenza a causa della ferita, Hiro sentì le lacrime pungergli gli occhi. L'aveva trattata così male, eppure lei non ci aveva pensato due volte prima di mettere a rischio la propria vita.
I bambini erano davvero creature impulsive.
"Non è niente di grave - disse Baymax - la ferita non è profonda, però ha bisogno di essere suturata.
"Eh va bene - sbuffò - fa presto ti prego"
"Impiegherò pochi secondi". Così, il robot prese a disinfettarle la ferita, e dopodiché, prendendo ago e filo, iniziò a praticargli dei punti. Hiashi chiuse gli occhi, voltandosi dall'altro lato per evitare di guardare, provava dolore, ma non si sarebbe lamentata, ne avrebbe avuto paura, dopo tutto quello che aveva affrontato, quella sarebbe risultata una passeggiata.
Sentì poi la sua piccola mano essere afferrata da quella di Hiro, il quale aveva uno sguardo serio e impenetrabile, forse per nascondere le svariate sensazioni che stava provando.
Hiashi non disse nulla, semplicemente si limitò a stringere, più forte che poteva...

Tornarono a casa giusto in tempo prima che all'esterno di scatenasse una bufera di vento e pioggia. Sia Hiro che Hiashi erano un pò scossi dopo quello che era successo, per questo fino a quando erano rientrati erano rimasti nel più totale silenzio.
Hiashi in particolare stava seduta sul letto, muovendo le gambe nervosamente  e accarezzando con le dita le piume di Tori, il quale si era assopito, e tenendo lo sguardo, evidentemente rattristito, verso il basso. Provava ancora un  pò di dolore a causa della ferita al fianco, nonostante non fosse quello il maggiore dei suoi pensieri.  Era sempre stata così testarda, così impulsiva, tendeva sempre a cacciarsi nei guai, forse per questo tutti gli altri avevano sempre cercato di allontanarla.
E come se non bastasse aveva anche fatto arrabbiare Hiro, nonostante non sapesse per quale motivo. Aveva dovuto ammetterlo, anche lei si era arrabbiata, ma quando aveva sentito di come l'altro fosse sicuramente in pericolo, non ci aveva pensato due volte prima di correre in suo aiuto.
Forse poteva dire di aver provato a fare qualcosa di giusto, ma in fondo che importava, non sarebbe stato un solo gesto a cambiarla. Lei era e rimaneva sempre nessuno, sempre sola. E adesso quel pensiero pareva insistere, come a volerla buttare giù.
Hiro entrò piano, aprendo la porta e guardandola. Lui era l'adulto tra i due, eppure spesso tendeva a comportarsi come un bambino. Non solo aveva esagerato a trattarla in quel modo, ma aveva anche permesso che si cacciasse nei guai. Si era preoccupato, come mai gli era successo di preoccuparsi per nessun'altro.
"Emh, emh - fece sgranchendosi la voce- hey... non hai fame?"
"No" - sussurrò. Il ragazzo gonfiò le guance, sedendosi poi accanto a lei, forse avrebbe fatto meglio a cambiare approccio.
"Sai, non avevo mai visto nessuno della tua età affrontare un criminale in quel modo"
"Pft, si capirai, tanto è scappato" - si lamento.
"E allora? Hai fatto molto più di quello che chiunque altro avrebbe fatto"
"Certo - borbottò - ma io non ero quella testarda, quella che non è in grado di capire nulla?"
"Mh - sospirò - mi spiace. Ho davvero esagerato, non dovevo prendermela con te"
"Non fa niente, tanto lo fanno sempre tutti.. sempre... a trattarmi con sufficienza... da quando ne ho memoria..."
"Yana...perdonami se ti dico una cosa del genere, ma in che razza di famiglia vivi?"
Hiashi alzò lo sguardo, irrigidendosi di colpo.
"Non ho una famiglia" - sussurrò mestamente.
"C - cosa?" - domandò sorpreso.
"Ho detto che non ho una famiglia, sono un orfana - disse - mi hanno abbandonato quando ero appena nata. E per otto anni ho vissuto in orfanotrofio. Ora capisci perchè mi stupisco di tanto calore o anche delle cose più semplici? Io sono sempre stata trattata come quella strana, a causa del mio carattere e del mio intelletto. Per questo quando ne ho avuto l'occasione, beh.. sono scappata... e sono venuta da te"
Il ragazzo rimase in silenzio qualche secondo, sorpreso da quella scoperta, aveva immaginato qualcosa del genere, ma non credeva di aver avuto ragione.
"Yana - la chiamò - io.. non ci posso credere.. Ma perché non me l'hai detto?"
"Non volevo che provassi pietà per me. Io odio quando gli altri provano pietà per me"
"Non avrei provato pietà per te - disse dandogli un buffetto sulla testa - ma almeno avrei capito molte cose. Ecco perché quei tipi ti stavano cercando quella volta, vogliono riportarti indietro"
"Si, però ti prego, non farmi tornare lì, non hai idea di cosa significhi vivere in un posto come quello!"
"Io non ho intenzione di farlo"
"Davvero? - domandò - significa che posso stare qui?!"
"Beh, finché non trovo un'altra soluzion..."
"Sì! - esultò - Meno male, adesso mi sento davvero meglio - sospirò per poi guardarlo con due occhi languidi - mmh...."
"Cosa?"
"Io ti ho detto un mio segreto. Per essere pari dovresti dirmi anche tu un tuo segreto"
Hiro sembrò pensarci un attimo: aveva anche più di un segreto da custodire, doveva solo sciogliere quale rivelare, così scelse quello che pareva pià facile da spiegare, anche se più facile non era affatto.
"Hai presente mio fratello?"  - domandò puntando lo sguardo sulla foto.
"Tadashi? Si, l'ho presente"
"C'è un motivo se lui non è qui.. e se non potrai mai conoscerlo - sussurrò - lui non c'è più..."
"Dov'è andato?" - domandò.
"Lontano... è... è morto". Hiashi si lasciò andare ad un lungo sospiro di sorpreso. Ma certo, era ovvio, come diamine aveva fatto a non capirlo prima?
"E'... è morto? - domandò in un sussurro - ma come..."
"Già, non puoi crederci vero? E' successo poco più di otto anni fa. Non potevo crederci nemmeno io allora - disse con le lacrime agli occhi - sai, io sono cresciuto senza genitori, e lui,beh per me era il mio punto di riferimento. Insieme ne abbiamo passate tante, lui era un genio, e mi sarebbe piaciuto divenire come lui un giorno... però.. se n'è andato... adesso non so perché ti sto dicendo questo... ma il mio non era solo un semplice volergli bene... c'era qualcosa di più... non so se puoi capire... e se capisci penserai che sia strano..."
"Non lo trovo affatto strano!"
Hiro aveva notato il tono spezzato della sua voce, e nell'alzare lo sguardo, aveva visto scivolare dalle sua guance lacrime umide.
"Yana...?"
"Mi hai capito bene! Non lo trovo strano, l'amore è sempre amore, in qualunque caso! Non so perché non riesco a smettere di piangere, forse perché è così.. così triste!!"
"Già - mugugnò - molto triste... lo so..". Aveva provato inutilmente a trattenere il suo pianto, ma ora si era lasciato andare, e le lacrime da sommesse divenivano via via più numerose. Sia lui che Hiashi parevano essere stati catturati da una tristezza che non lasciava loro via di scampo.
Stava davvero male, e sentiva che anche Yana, per qualche motivo, stava soffrendo. Fu per lui naturale tendere le braccia, e donarle un abbraccio. Quella era la prima volta che l'abbracciava di sua spontanea volontà, e nell'avvertire quel contatto, Hiashi si strinse, lasciando che le sue proprie lacrime scivolassero ancora, come una sorta di liberazione.
Si sentiva triste per lui, lei che aveva sempre disprezzato la propria famiglia mai conosciuta, mentre c'era chi invece l'aveva perduta quasi del tutto.
Rimase attaccata a lui qualche istante, fin quando non si calmarono un pò.
"Ma tu guarda - sussurrò Hiro asciugandosi le lacrime - adesso anche io mi metto a fare il bambino. Scusa, non volevo farti piangere"
"Non è colpa tua - borbottò - io sono sensibile in fondo"
"Già anche io - sospirò - siamo molto più simili di quel che pensavo"
"Hiro?"
"Sì?"
"Sai quando ti dicevo che volevo fare l'inventrice? Beh adesso forse so cosa voglio costruire..."
"E cosa?"
"Beh... io ovviamente non posso ricordare nulla, perchè ero troppo piccola, però devo aver visto il viso di chi mi ha abbandonato. Quell'immagine è nella mia memoria, devo solo riuscire a scavare in essa... voglio costruire una macchina in grado di recuperare i ricordi, anche quelli più reconditi.. credi che sia possibile?"
"Io.. credo di sì.. ma non so se puoi riuscirci.. e poi a che ti serve?"
"Mi aiuterai! E poi... anche se ce l'ho a morte con la mia famiglia per avermi abbandonata, io voglio sapere da dove vengo, voglio sapere chi sono i miei genitori. Non voglio passare tutta la vita a chiedermelo, tutto qua. Allora Hiro, mi aiuterai?"
"Beh, basta che una volta saputa la verità non vorrai andare via da me..." - disse sorridendo.
"Io non potrei mai andarmene" - sussurrò seria. Il ragazzo fece spallucce, per poi sorridere di nuovo. 
Adesso ne era più che certo, le cose sarebbero iniziate ad andare meglio. Nonostante le sue aspettative, il suo affetto per lei stava crescendo, in modo incontrollabile, così come le sue paure e i suoi dubbi.....

8 anni prima

Hiro si stava pian piano abituando all'idea che quello non fosse stato solo un brutto incubo, ma una terribile realtà: Tadashi era morto, non c'era più, questo voleva dire che non lo avrebbe più avuto accanto.
L'unica sua paura, quella più recondita, ovvero quella di non poter più stare con lui, si era avverata.
"A me basti che nessuno ci separi". Quelle erano state le sue parole, e ironia della sorte, erano stati separati. Quando ci ripensava, alcune immagini erano ben nitide nella sua mente, così come nitido era il ricordo delle lacrime così brucianti che per tanto tempo non era stato in grado di fermare.
Anche dopo tutto quello che era successo, anche dopo la sua avventura, anche dopo la formazione dei Big Hero 6, anche dopo essersi convinto di aver superato il peggio, quando si ritrovava da solo doveva fare i conti con i fantasmi del passato.
Adesso aveva una vita, ma allo stesso tempo una parte di essa gli era stata strappata via, e niente avrebbe potuto sostituirla.  
E come se non bastasse, ora la sua salute era diventata un pò cagionevole, per qualche motivazione sconosciuta. Non sapeva se fosse a causa della troppa frenesia delle sue giornate, quindi stress, ma si sentiva sempre debole, cosa che non potevi permettersi, mangiava in continuazione, ma questo sapeva che fosse normale visto che era in fase di crescita. Studiare era divenuto sempre più difficile, e il suo umore era diventato... beh, molto particolare visto che passava dall'essere felice all'essere triste o all'essere arrabbiato. Il continuo, costante, perenne pensiero a Tadashi, mischiato ai problemi circa la sua salute, non facevano altro che peggiorare la sua situazione. Ed infine, si trovava anche in quel periodo della vita in cui non si sentiva ne un bambino ne un adulto, quel periodo in cui avrebbe voluto amare sapendo che non avrebbe potuto visto che la persona che sempre avrebbe amato se n'era andata.
Quel pomeriggio tornò tardi dall'università. Sua zia Cass non era in casa. Aveva preso a salire le scale con forza, quasi non vedesse l'ora di arrivare, visto che effettivamente si sentiva fin troppo affaticato.
"Ah! - sospirò entrando in camera - finalmente! Non ne posso più!"
Si lasciò cadere nel letto. Da un pò di tempo a questa parte anche le nausee avevano preso a torturarlo, come se la sua situazione non fosse già abbastanza tragica. Si portò una mano sulla bocca, convinto che quella sensazione sarebbe presto  passata, ma dovette ad un certo punto alzarsi e correre verso il bagno per rimettere.
Quando si fu liberato si sollevò, esalando un lungo respiro. Perchè diamine doveva ridursi a quel modo? Possibile che non ci fosse nulla in grado di farlo stare bene?
Barcollando si indirizzò nuovamente verso il letto, stendendosi poi a pancia sotto.
"Ahi... datemi tregua" - si lamentò. Nel senitire il suo lamento ,Baymax si attivò, comparendo dal nulla.
"Ciao, io sono Baymax, il tuo operatore sanitario personale. In una scala da uno a dieci, che numero dai al tuo dolore?"
"10... e smettila con questa tiritera ogni volta - si lamentò - Baymax non puoi tentare di curarmi? O almeno capire cosa ho?"
Il robot annuì, facendo una veloce scansione dei suoi dati.
"I dati che emergono dalle analisi sono: aumento dell'appetito, del peso,  del desiderio sessu..."
"Non c'è bisogno che tu lo dica! - urlò arrossendo - queste sono cose che già so! Dimmi qualcosa di nuovo"
"Ah sì, produzione di estrogeno, Beta HCG e progesterone"
Hiro sorrise.
"Pff, Bymax, ti sembro una ragazza forse? Solo le donne producono quel tipo di ormoni"
"Gli ermafroditi producono estrogeni.  Gli ermafroditi sono coloro che..."
"So cos'è che un ermafrodite! M non è il mio caso! - esclamò sedendosi seduto - vedi un'ermafrodita davanti a te?!
"Potrei controllare..."
"No  provarci! E poi Beta HC... progesterone... ma questi..."
"Sono ormoni che in genere vengono profìdotti dalle donne in gravidanza"
Hiro sgranò gli occhi.
"Ah - sospirò portandosi le mani sul viso - devi essere rotto"
"Non sono rotto, sto dicendo sul serio"
"Piantala - sbottò - una cosa del genere non è possibile, non siamo in un film di fantascienza e cose del genere, e visto che tu non m aiuti, capirò da solo quello che ho. Bene, come se non bastasse adesso sono di nuovo nervoso!"
"Ma Hiro..."
"Sono soddisfatto del trattamento, Baymax!" - urlò, costringendo il robot a ritirarsi. 
Dopodichè sospirò, lasciandosi cadere sul letto. Cosa andava blaterando Baymax? Fra tutte le ipotesi proprio la più assurda.. anche se.. effettivamente un dubbio si era ora innescato in Hiro.
"Oh accidenti - fece tirandosi su - sciocco robot che mi mette in testa idee strane, controllerò solo per smentirlo!"
Dicendo ciò si sedette davanti lo schermo del pc.  Anche se fosse stato davvero ermafrodite, avrebbe dovuto saperlo, avrebbe dovuto accorgersene, ma non aveva mai notato niente di strano in se stesso.
E non poteva neanche riprodursi di conseguenza. Non aveva neanche mai avuto un rapporto sessuale, tranne con Tadashi, quella volta.
Adesso stava viaggiando con la fantasia,  ne era sicuro. Le due ore che seguirono le passò a fare ricerche su ricerche su quella strana scienza mai da lui studiata. I suoi occhi scorrevano veloci sulle parole sullo schermo, e più cercava, più i suoi dubbi divenivano paura. Su certe cose tendeva ad essere molto razionale, sapeva di non doversi farsi prendere dal panico, ma adesso che anche una cosa ovvia era stata messa in dubbio, non ci riusciva.
Quando capì che non avrebbe più resistito sospirò, tirando la testa indietro.
"Maledizione, non è servito a niente! - esclamò - è assurdo, io non sono un' ermafrodita, ne tanto meno ho una.... una gravidanza, ma stiamo scherzando?" - disse cercando in realtà di auto convincersi.. Doveva assolutamente avere una prova certa, per quanto assurdo fosse.
Approfittando del fatto che sua zia Cass non fosse in casa, sgattaiolò nel bagno, mettendosi a frugare nel suo armadietto. Non era un grande intenditore di certe situazioni particolari, ma sapeva che in certi casi servivano cose come test di gravidanza, e magari lei teneva nascosto qualcuno. Frugò per un pò, non riuscendo a trovare nulla che potesse aiutarlo.
"Accidenti - sbuffò - come faccio? Non ho intenzione di uscire casa e comprarlo... ma come faccio... calma Hiro, ti stai facendo prendere dal panico, non c'è motivo, tu sei perfettamente come ogni altro ragazzo, stai solo cercando una rassicurazione... oh e va bene, Baymax! Quello sciocco robot è l'unico che mi può aiutare!"
Dopo che il robot si fu attivato, prese a dire:
"Ciao, io sono Baymax, il tuo operatore sanitario pers..."
"Ho detto piantala! - sbottò - Baymax, tu sei un infermiere, giusto? Avresti qualcosa si simile ad... oh, no, non ci credo che lo sto dicendo, un test ti gravidanza?"
Senza rispondere, il robot fece comparire dal nulla qualcosa di simile ad una stecchetta bianca, porgendoglielo.
"Ah, emh grazie" - disse.
"Hai preso in considerazione ciò che ti ho detto?"
"Ma va, voglio solo dimostrarti che ti sbagli! Adesso vado!"
"Non vuoi che ti aiuti a vedere come si va?"
"No grazie ,leggo le istruzioni!". Hiro appariva molto sicuro di se spavaldo, ma in realtà era molto preoccupato.
Prese un respiro profondo, doveva soltanto fare quel maledetto test e sarebbe tornato tutto apposto.......

Qualche ora dopo...

Zia Cass rientrò che era quasi sera.
"Hiro caro, sono tornata, preparo la cena, sei di sopra?". Non ricevendo alcuna risposta, la donna salì le scale, trovando Baymax seduto sul letto.
"Oh... Baymax... Ma dov'è Hiro?"
"E' in bagno... da un pò in realtà... solo ho pensato che sarebbe stato meglio lasciarlo da solo"
"Cosa?" - domandò. Preoccupata si diresse verso il bagno. 
Aprì la porta, e ciò che vide fu proprio Hiro. Quest'ultimo stava seduto a terra, con lo sguardo attonito, gli occhi gonfi, per chissà qual' motivo, e teneva tra le dita, ben stretto, il test.
Lei vide, ma non capì.
"Hiro?" - lo chiamò.
Lui parve non sentirla. Solo un pensiero stava nella sua testa.
Tadashi se n'era andato... e aveva lasciato il segno.
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Angolo mio
Fuck, era troppo tempo che non descrivevo scene di "azione", si vede che ci ho perso la mano :/
Hiroooooooooooooooo, pagnotta in forno, kinder sorpresa :D
Che dire... sì dai, mi ritengo abbastanza soddisfatta di questo capitolo, UNA VOLTA TANTO ! D: Sin dall'inizio, dov'è tutto più movimentato (a proposito, non dimenticatevi di questa parte perché è importante), ala seconda che è più dolce e mi sono lasciata andare ai sentimentalismi XP
Spero che possa piacere anche a voi, mi raccomando, continuate a segnalarmi gli errori (perché io so che ci sono .-.) e per chiarimenti/domande/curiosità, chiedere pure, tanto io qua sono e non vado da nessuna parte XP
- Balalallaaaa, a presto ^^

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Capitolo 5
*** Chap 5: Scoperta ***



Era passato qualche giorno da quella pericolosa serata che aveva però lasciato un segno positivo sia in Hiashi che in Hiro. Più il tempo passava e più quest'ultimo le si affezionava, era strano, era quasi come se fosse portato naturalmente a volerle bene, come se qualcosa in lei lo attraesse, come una sorta di calamita. Forse però, si sentiva in colpa per quelle stesse sensazioni: otto anni prima aveva abbandonato la sua stessa figlia, e otto anni dopo, un' altra bambina compariva davanti a lui, quasi a volergli ricordare delle sue colpe e facendogli rendere conto di quanto avesse sbagliato.
Hiro pensava spesso alla bambina che aveva avuto, l'aveva tenuta tra le braccia solo poco tempo, ma dopo averla tenuta dentro se per nove mesi, era ovvio che vi fosse legato come mai si sarebbe legato a nessuno. Ma neanche questo era bastato a fargli superare la sua paura: era troppo giovane, era solo, non del tutto in realtà, poiché vi erano i suoi amici, sua zia Cass, ma non l'unica persona di cui avrebbe avuto senza dubbio bisogno. Proprio per questo era stato obbligato da se stesso, in lotta contro il proprio animo, ad abbandonare il frutto straordinario e strano di quella relazione immorale.
E adesso invece c'era Hiashi, Yana come lui la conosceva, che in poco tempo aveva fatto riaffiorare in lui brutti e bei ricordi, facendogli ricordare anche come fosse piacevole lasciarsi andare all'affetto verso qualcuno.
Oramai era cresciuto, oramai aveva imparato dai suoi errori. E sapeva che non sarebbe potuto tornare indietro.
"Hiro! - lo chiamò Hiashi vedendolo attonito - ci sei?"
"Umh? - domandò tornando in se - si scusa... stavo solo... pensando..."
"Tu pensi troppo - dichiarò - guarda piuttosto quello che ho fatto". Dicendo ciò la ragazzina indicò lo strano marchingegno a cui da giorni stava lavorando: quest'ultimo aveva l'aspetto di un casco, solo più ingombrante, e da quest'ultimo pendevano alcuni fili ancora da risistemare, così come l'interno stesso. Hiashi aveva preso molto sul serio ciò dettogli qualche tempo prima. Aveva intenzione di scoprire chi fossero i suoi genitori, e per farlo si sarebbe impeganata.
Hiro aveva fatto casi a come lui e Yana si somigliassero, ma allo stesso tempo si completassero lui non aveva più una figlia, lei non aveva più una famiglia.
Che fosse uno scherzo del  destino?
"Ah, vedo che ti stai impegnando molto - disse - se continui così lo finirai a breve"
"Lo spero - disse piegandosi sull'oggetto per poi assumere un'espressione più pensierosa - mmmh... Hiro... tu credi che sarei stata simpatica a Tadashi?"
"Eh? - sussurrò - perché... perchè questo domanda?"
Lei fece spallucce.
"Non lo so, ma ho la vaga impressione che se lo avessi conosciuto ci sarei andata molto d'accordo, non lo credi anche tu?"
"Beh... forse hai ragione.. chissà... chissà come sarebbe stato". In quel momento, senza sapere il perché, iniziò ad immaginare come sarebbe potuta essere la loro vita, insieme, tutti e tre insieme.
Scosse il capo, capendo di non aver alcun motivo di pensare certe cose.
"Ooh - sussultò Hiashi - guarda, c'è Eichi". Il ragazzo alzò lo sguardo, rendendosi conto che effettivamente l'altro era entrato con uno sguardo ancora più crucciato del solito. Ciò che vi era di strano, e ciò che saltò immediatamente agli occhi di Hiashi, furono gli svariati lividi che aveva alla a
base del collo. E un'altra cosa ancora più strana fu il suo atteggiamento: in genere si sarebbe soffermato a disturbarli come al suo solito o cose del genere, quella volta invece  si soffermò solo a guardarli malamente, passando poi loro davanti senza proferir parola alcuna.
"Aaah! - esclamò Hiashi - mi mette i brividi. Certo che è... strano...."
"Non badare troppo a lui - sospirò - piuttosto, perché non provi la macchina che hai costruito, giusto per vedere se accade qualcosa"
"Ah, d'accordo!" - esclamò. 
Dopo di ciò prese il casco, infilandoselo in testa e cominciando a  premere diversi bottoncini. In quel momento la macchina iniziò ad illuminarsi, producendo dei rumori simili a degli scricchiolii. La ragazzina chiuse gli occhi, concentrandosi.
"Ebbene?" - domandò Hiro.
"Ah, non funziona! - esclamò - che diamine!"
"Non c'è bisogno di arrabbiarsi, devi soltanto migliorarlo"
"Hey Hiro! - lo salutò ad un tratto Fred da lontano, assieme agli altri - ciao!"
"Ciao ragazzi - salutò - Yana... vado da loro, sicura di non voler venire?"
"No, no, sono troppo concentrata"
Facendosi scappare un sorriso, il ragazzo si allontanò, raggiungendo gli altri.
"Buongiorno" - salutò.
"Buongiorno Hamada sensei! - disse Fred dandogli una pacca sulla spalla - per adesso ti sei fatto vedere poco e niente!"
"Ho dovuto aiutare Yana con quel suo strano progetto" - confessò.
"Beh, direi che si sta impegnando molto"
"Sì, e mi chiedo anche come un' orfana possa trovare consolazione nel passare tempo con uno come te, Hiro" - disse Gogo lanciandogli una frecciatina e lanciando simbolicamente anche una bomba che era già esplosa.
"No, no, no! - sussurrò - Honey - non va bene"
"Hiro, sta calmo" - disse Wasabi, premeditando già cosa sarebbe successo.
"E' tutto apposto - affermò andando incontro alla ragazza - dico,provi forse tutto questo piacere a giudicarmi?"
"Ragazzi vi prego, non litigate!" - li supplicò Honey.
"Io ti giudico perchè sei un emerito idiota. Se credi che questo potrà in qualche modo cancellare i tuo errori ti stai sbagliando"
"Io non ho mai detto nulla di tutto ciò!"
"Ma così ti comporti! Sei un ipocrita, Yana non è altro che una  povera vittima di quelli che come te, che prima fanno un errore e poi se ne sbarazzano!"
A quelle parole Hiro si infuriò, andandole contro.
"Mia figlia non era un errore!" - urlò puntandole il dito contro.
"Allora non avresti dovuto abbandonarla!" - esclamò
"Sssh, ragazzi...!" - li zittì Honey, nel vedere Yana, la quale si era avvicinata e li guardava con gli occhi spalancati.
"Hiro... Gogo... perchè state litigando?"
I due si lanciarono un'occhiataccia.
"Non... non è nulla... parlavamo soltanto di.." - disse Gogo.
"Di dove andare questa sera a divertirci! - disse Wasabi - eh sì, Gogo e Hiro non sono mai d'accordo. Anche noi geni abbiamo bisogno di relax ogni tanto. Tu sei con noi, vero Yana?"
"Ah, ma certo!"- esclamò. Hiro sforzò un sorriso per contenere il nervosismo. Le parole di Gogo lo avevano toccato profondamente. Forse in parte era vero che si stava comportando a quel modo per cercare di rimediare agli errori del passato, però non si trattava solo di questo: voleva bene  a Yana, e si sarebbe potuto sentire tranquillo soltanto avendola accanto.
Che avesse un senso di colpa verso la bambina che aveva abbandonata, questo era evidente. Ma Yana non era una sostituzione, piuttosto era comparsa proprio per dargli la possibilità di redimersi. Non gli importava se fosse giusto o sbagliato, aveva un'idea, un intenzione che gli frullava per la testa, pertanto non si sarebbe tirato indietro.
Quando furono arrivati a casa, Yana si fiondò a salutare zia Cass e ad afferrare qualche ciambella prima di salire in camera. Anche la donna si era molto affezionata a lei, sicuramente sarebbe stata felice di vederla scalpitare in quella casa.
Era una situazione perfetta, perché tutto volgeva a suo favore.
"Ah, ah! - rise Hiashi entrando in camera, assolutamente fuori di se a causa del troppo zucchero che aveva assunto - Baymax, Baymax, sveglia, sveglia, sveglia! Ahi che male, come sono sofferente!"
Il robot si avviò.
"Ciao, io sono Baymax, il tuo operatore sanitario personal£
"No, tu sei un drago! - esclamò puntandogli il dito contro - e io sono la principessa che viene tenuta in trappola dal drago in una torre infiammata!"
"Un drago? Una torre in fiamme? Tutto ciò non rientra nelle mia capacità!" - disse il robot confuso.
"Devi solo fare finta! - disse Hiashi alzando gli occhi al cielo - tu Hiro sei il principe che salva la principessa dal drago!"
"Che io...?" - domandò.
"Certo! - disse cominciando a recitare - aiuto, che qualcuno mi salvi da questo terribile drago! Salvatemi, portatemi via da questa torre!". Hiro in quel secondo sorrise, decidendo stare al gioco.
"Non preoccupatevi principessa, perchè il bellissimo, coraggiosissimo, intelligentissimo..."
"E modesto..."
"...Principe Hiro Hamada, vi salverà!". Dicendo ciò ciò le andò incontro, afferrandola da dietro a testa in giù, facendola ridere.
"Non temete, vi porto al sicuro nel mio castello - disse posandola nel letto - ecco fatto! E ora?"
"E ora, come in ogni favola, vissero per sempre felici e contenti! - disse sorridendo per poi assumere un'espressione seria - peccato che si vive felici e contenti solo nelle favole"
"E chi te l'ha detto questo?"
"E' ovvio. Per esempio, potrei mai io vivere felice e contenta? Solo sola"
"Hey - disse richiamando la sua attenzione - sola? E io cosa sono?"
"So che non sono sola, ma io intendo in un altro senso... non ho una famiglia, e questa cosa da un pò di tempo ha iniziato a pesarmi"
Hiro decise di prendere l'occasione in mano. Le afferrò- il viso.
"Dunque.. ti piacerebbe una famiglia... ma allo stesso tempo vuoi restare qui, giusto?"
"Mph, giusto"
"Allora - sussurrò - stavo pensando... saresti d'accordo... se io.. decidessi di adottarti?"
Gli occhi di Hiashi si illuminarono.
"Tu... vuoi.. adottare me? Cioè.. per davvero?!"
"Certo che sì. Ci sono tutti i propositi per farlo. Io e tu insieme facciamo una bella squadra. Ovviamente solo se tu lo voglia"
"SIII! - esultò saltandogli al collo -voglio voglio voglio! Sono così felice! Questo significa che vivrò qui... con te.. per sempre?!"
"E per quanto senno? Certo che per è sempre". La bambina sorrise, per poi abbracciarlo di nuovo.
"Finalmente ho trovato la famiglia perfetta per me, sei contento Tori? Abbiamo una casa, abbiamo tutto quello che abbiamo sempre sognato!"
Hiro si lasciò scappare una risata. Era in pace con se stesso, e stava bene nel sapere di aver reso felice un'altra persona.
"Avrai tempo per essere felice dopo, quando anche gli altri sapranno. Che ne pensi  di prepararti, tra poco saranno qui"
"Sì! - esultò - ho bisogno di vestirmi bene! Ci sono, strano ma vero indosserò un vestito.. magari rosa.. ..devo... solo trovarlo! Torno subito!"
Uscì dalla stanza, correndo. Hiro si sollevò, pensando che finalmente potesse cominciare un nuovo capitolo della sua vita.
Il suo sguardo si spostò poi sullo zaino che Yana aveva avuto sulle spalle la prima sera che si era presentata in casa sua, e che non aveva mai toccato sin da allora. Si avvicinò, prendendolo in mano.
"Beh... non credo ne avrà più bisogno"
Dicendo ciò lo aprì, iniziando a togliere tutto ciò che c'era dentro. Solo una cosa, sul fondo, lo bloccò. Era una coperta bianca e rosa. Sussultò nel rendersi conto che non gli era del tutto nuova. Tremante e con il cuore che batteva all'impazzata la prese. In quell'istante fu come se tutto ci a cui aveva creduto fosse crollato. Avrebbe riconosciuto dappertutto quella copertina, sia per le rifiniture, per il colore, per il nome, che era stato appositamente cucito.
Hiashi.
Quello era un nome speciale e unico, il nome che aveva pensato per la sua bambina che aveva abbandonato. Eppure perchè adesso ce l'aveva Yana? Strani pensieri iniziarono a spaziare nella sua mente. Adesso alcune cose a cui aveva cercato di non badare si erano fatte più chiare, come la somiglianza tra Yana e se stesso, ma anche con  Tadashi, e il perché provasse determinate cose.
Che Yana fosse Hiashi?
Strinse la coperta tra i pugni. Poteva essere possibile che per tutto il tempo, fossero stati vicini senza sapere l'uno dell'altro? Che la famiglia tanto cercata da Yana... fosse lui? Che quel nome fosse una bugia?
Com'era possibile, era sicuro che se avesse avuto Hiashi davanti l'avrebbe riconosciuta... e invece no. Forse stava saltando a conclusioni sbagliate, ma così si sarebbe spiegato il perché di quelle sensazioni di inquietudine e di quegli incubi/ricordi.
"No - sussurrò - non è possibile...". Si portò la coperta vicino il viso, chiudendo gli occhi, con le lacrime in bilico sulle ciglia.
Dopo otto anni si erano rincontrati. Lui l'aveva abbandonata, ma lei era tornata senza saperlo. E questo pensiero provocò in lui un forte misto di emozioni.
"Yana... - sussurrò - Yana... è.. è Hiashi?"
"Hiro?" - si sent'a d un tratto chiamare da Baymax.  Egli si voltò a guardarlo con gli occhi sgrananti: lui doveva per forza sapere, lui aveva tutti i dati di Hiashi.
"Tu! - esclamò - tu lo sapevi non è vero?! E non mi hai detto niente?"
"Ho provato a fartelo capire, ma dovevi scoprirlo da solo!"
"Cosa dovevo scoprire da solo, esattamente? Che Yana è mia figlia? Che adesso è qui con me?! Hai idea di cosa significa questo, eh?"
"Sì... l'hai detto tu stesso, significa che adesso siete insieme"
"Insieme? No... non... non è possibile..""
"Fin quando non sapevi della sua vera identità la pensavi diversamente... cosa cambia adesso?"
Hiro si zittì. Non aveva idea di cosa cambiasse, anzi non sapeva nulla in quell'istante.
"Hiro, Hiro! - esclamò Hiashi comparendo dalla porta  - gli altri sono qui, andiam... ma cos'hai?"
Si voltò a guardarla. Come poter interrompere quell'equilibrio che si era venuto a formar?. Come poter accettare uno stravolgimento nel genere, l'ennesimo, della sua vita? Aveva bisogno di pensare... di  riflettere.
"Nulla - disse sforzando un sorriso - andiamo pure"

8 anni prima

Più il tempo passava e più le cose non facevano altro che peggiorare. Hiro si era chiuso in se stesso e anche nella propria camera, non aveva intenzione di uscire all'esterno. La sua vita era stata praticamente stravolta, e nessun poteva anche solo immaginare come potesse star male. Beh, in realtà forse zia Cass poteva capirlo, quest'ultima aveva reagito molto peggio di lui a quella notizia, era rimasta incredula, specie quando aveva saputo della sua relazione con Tadashi.
E ovviamente Hiro aveva dovuto sopportare di sentirsi dirie che era una cosa immorale, sbagliata, impensabile.
Tutte cose che sapeva già. Ma non gli importava. Sentiva che la propria vita era finita a soli quattordici anni. Non era niente più che un bambino, come poter accettare certe cose con tanta facilità?
Odiava terribilmente la situazione in cui si era cacciato. Odiava il fatto che quella cosa, che in genere non sarebbe mai successo a nessuno, fosse successa proprio a lui. Si poteva tranquillamente dire che Hiro non accettasse il proprio stato particolare, e dopotutto come avrebbe potuto, quella stessa situazione che gli provocava un dolore fisico atroce, continue nausee, l'essere impossibilitato dal mangiare qualsiasi cosa, la pancia che pian piano cresceva. Proprio per questo quando si guardava allo specchio, cosa che spesso evitava, ancora faticava a crederci. Certe cose si capitano soltanto nei film... e nella sua realtà.
Ora si trovava al suo quinto mese si gravidanza. Sin da quando aveva visto quelle due lineette che segnavano il "positivo", aveva desiderato liberarsene, come primo impulso. Non voleva pensare ai litigi con sua zia Cass, la quale, nonostante fosse altrettanto sconvolta, non gli avrebbe permesso mai una cosa simile.
E poi, quando più tardi di fu calmato, pensò che avesse ragione: chi era lui per uccidere qualcuno di innocente?
Così aveva deciso di sopportare quello che considerava un fardello che stava cambiando il suo corpo e anche la sua mente.
Quel tardo pomeriggio, come sempre, si trovava malamente steso su letto, gli occhi vitrei fissi sul nulla e le orecchie ben attente ad ascoltare ticchettio dell'orologio che segnava il passare delle ore, anche se oramai aveva del tutto perso la cognizione del tempo. Aveva perfino smesso di frequentare l'università e di costruire, si era completamente fermato, era quasi peggio della morte.
Certo, perchè non era lui quello morto e con una situazione impossibile da sostenere, con un futuro anche più impossibile da affrontare.
Le sue erano state le lacrime, di rabbia, paura e incredulità, sin dall'inizio.. La sensazione di solitudine gli provocava un dolore così atroce che nessuno avrebbe mai potuto capire.
Come infastidito, si lasciò scivolare la mano sul ventre abbastanza rigonfio, sentendo scalciare. Gli faceva impressione avvertire simili sensazioni, anche se erano passati mesi oramai.
Diamine, lui era un ragazzo, non era nato per fare certe cose.
Ed era troppo giovane, soprattutto.
"Stupido Tadashi - sussurrò  - tu non ci sei.. e io.. noi qui... non lo trovo affatto gusto"
Improvvisamente sentì bussare con impeto.
"Non ho fame!" - esclamò.
"Hiro, ci sono i ragazzi qui, vogliono vederti" - disse zia Cass seguita dagli altri. Neanche i suoi amici erano rimasti immuni dal suo malumore. Quest'ultimi avevano saputo della particolare situazione di Hiro, e ne erano rimasti molto colpiti. Ora però erano passati mesi, ed era arrivato il momento di stargli vicino.
"Pff, non voglio vedere nessuno"
"Emh, mi permetta - disse Gogo - Hiro, razza di stupido! Se non ci fai entrare, sfondo la porta!"
"Tsk, fai pure". Hiro sapeva bene che non era saggio sfidare Gogo, poiché quest'ultima poco dopo ebbe effettivamente sfondato la porta con un calcio.
"Molto bene - disse - adesso siamo dentro"
"Che cosa, l'hai fatto veramente?!"
"Vi porto del the, voi fate pure con comodo, mi raccomando Hiro" - disse la donna.
 Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, mettendosi seduto.
"Ciao" - salutò con malavoglia.
"Oh ciao anche a te, dico ti sembra il modo di salutare dopo che non ti fai vedere per mesi?!" - sbottò Gogo.
"Sai, mi spiace, ma sono stato molto impegnato!" - disse sarcastico.
"Hiro, Hiro, ciao! - salutò allegramente Honey abbracciandolo - come stai? Ti vedo bene, mi sei mancato! Sei mancato a tutti noi!"
"Anche voi mi siete mancati"
"Certo come no - sbuffò Gogo - come ti è saltato in mente i chiuderti in te stesso? Ti rendi conto che abbiamo saputo tutto da tua zia Cass solo tre mesi fa?! Che cosa ti costava dircelo!"
"Gogo ti prego - la supplicò Wasabi - non mi sembra il caso"
"Cosa mi costava dirvelo?! Dico mi vedi? La mia situazione vi pare normale?!"
"No, e allora?! Noi siamo i tuoi migliori amici, avremmo capito..."
"Avreste capito? -  sussurrò - cosa avreste capito? Che ero innamorato di mio  fratello? Cosa dovete capire precisamente? Che a quattordici anni ho scoperto di essere un ermafrodita e che aspetto un bambino da quello stesso fratello che adesso è morto? Cosa c'è da capire in questo?!"
Era chiaro che Gogo stesse nuovamente per rispondergli in malo modo, per questo Wasabi le poggiò una mano sulla spalla.
"Effettivamente non possiamo capirti - disse - ma starti accanto. E' normale che tu non voglia vedere o fare nulla, ma non puoi abbatterti in questo modo. Insomma, cosa intendi fare quando tuo figlio sarà nato?"
"Non dirlo! - disse nervosamente - non lo so, d'accordo?! Non credevo neanche fosse possibile fino a poco tempo fa! E' stato uno shock! Dio... sono sicuro... sono sicuro che se ci fosse stato Tadashi... lui avrebbe saputo cosa fare..."
A quella frase l'atmosfera divenne immediatamente più triste e cupa, ma almeno le acque si calmarono. I ragazzi a quel punto si sedettero attorno all'amico.
"L'hai saputo facendo  il test di gravidanza?" - domandò Fred.
"Diciamo che Baymax aveva già dato la sua conferma, ma ho voluto fare di testa mia. Non credo dimenticherò mai quel giorno"
"Tu dici che è una cosa strana, io dico che è una cosa adorabile! - esclamò Honey avvicinando una mano alla sua pancia - posso?"
"Emh... sì certo..." - rispose. La ragazza poggiò così la mano con delicatezza, facendo una leggera carezza.
"Ah, ha scalciato! Che bello, gli sto già simpatica". Hiro si lasciò scappare un sorriso. Incredibile come quei pazzi dei suoi amici fossero così comprensivi.
"Sono spaventato - sussurrò - che cosa dovrei fare esattamente? Io sono un bambino, come faccio a crescerne un altro?"
"A volte capita, vedrai che con il nostro aiuto ce la farai" - disse la ragazza-
"Si, ce la farò, certo, e poi quando sarà grande che cosa gli dirò? "Sai, io ti ho partorito, l'altro tuo padre era mio fratello, e tu sei il frutto di una relazione incestuosa", sai non mi pare il caso!"
"Beh, magari non proprio così.." - disse Wasabi.
"Ah, lascia stare - sospirò - non so neanche se potrà nascere sano. Tutti lo sanno che i bambini nati da relazioni incestuose hanno sempre dei problemi"
"Hey, non pensarci. Devi essere positivo, c'è una piccola possibilità che non sia così" - lo consolò Fred.
Come poteva essere positivo? Aveva bisogno di tante risposte che però non trovava, ed inoltre adesso avrebbe dovuto prendersi cura non solo di se stesso., ma anche del bambino che tra poco sarebbe nato.
Era certo di non esserne in grado.
"Io lo so che questo è sbagliato - sussurrò - so che non sarebbe dovuto accadere. Tadashi era mio fratello... eppure... io lo amavo così tanto.."
"Hiro, ti prego, non piangere, o farai piangere anche me" - sussurrò Fred.
"Stammi bene a sentire idiota - disse Gogo - qui nessuno pensa che tu sia  sbagliato o che quello che hai fatto sia sbagliato. E' strano, particolare, ma va bene così.  Evidentemente anche Tadashi provava le stesse cose per te. Sono sicuro che lui sarebbe stato felice. Purtroppo non c'è più, è vero, ma almeno pensa che ti ha lasciato qualcosa si bello. Pensa che in questo modo una parte di lui continuerà a  vivere. Vuoi davvero liberarti di un dono da lui fatto?"
La guardò, portandosi la mano sul ventre..
"No... io ..no" - sussurrò incerto
"Bene, allora non voglio sentire scuse - dichiarò - tu non sarai mai solo"
"Infatti - disse Wasabi - I Big Hero sono qui per te!"
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Pareva quasi che fosse su un altro pianeta. Hiro, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che fissare Hiashi. Adesso che sapeva della sua vera identità, poteva effettivamente rendersi conto della somiglianza tra quest'ultima e Tadashi... erano due gocce d'acqua, come aveva fatto a non accorgersene?!
Era davvero lei... ed era sana, intelligente, praticamente perfetta. La neonata che un tempo aveva stretto tra le braccia, stava lì davanti a lui, ed era diventata grande.
La bambina si sentì osservata ad un certo punto, e vedendolo con lo sguardo attonito gli chiese.
"Hiro? Va tutto bene?"
Non andava bene. Se solo lei avesse saputo.
"Sì - sussurrò alzandosi in piedi - scusatemi un attimo"
Tutti si resero conto del suo tono di voce spezzato, così Gogo gli andò dietro. Era terribilmente arrabbiata con lui, ma dopotutto era pur sempre sua amica.
E come avrebbe potuto non esserlo? Hiro non le dava torto. Lei aveva sempre avuto ragione. Hiashi era un dono, e lui se n'era sbarazzato.
Questo nessuno avrebbe potuto cancellarlo.
"Hey - disse afferrandolo per un braccio - ho capito che c'è qualcosa che non va. Parla"
Il ragazzo si morse le labbra, non riuscendo più a trattenere le lacrime. Tutte le due debolezze vennero fuori, proprio in quell'istante. Si voltò, mostrando il proprio sguardo sofferente e gli occhi ricolmi di lacrime. Tese le braccia, dandole un abbraccio disperato.
Gogo non parlò, limitandosi a ricambiare il gesto, non sapendo che dietro esso si nascondesse una grande sofferenza.


Angolo dell'autrice
Salve e buona  Epifania :3 Sto male... sì, non voglio ritornare in quel covo dimenticato da Dio, soprannominato scuola. NO. NO. E NO.
Spero che questo chap vi sia piaciuto, Hiro ha scoperto la verità su Hiashi... ovviamente ora tutto si farà ancora più interessante  :D
E spero anche non ci siano troppi errori visto che oramai io non so più cosa voglia dire dormire e sono un pò tanto rincoglionita XD
Bene, ci sentiamo al prossimo presto, che spero (spero troppe cose D:) arrivi presto visto che quella specie di scuola mi succhia via tutto il tempo e le energie, ma farò del mio meglio :D

- Balalalallaaaaaaaaaaaaaa ^^

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Capitolo 6
*** Chap 6: Minacciata ***


Gogo aveva schiuso le labbra, come per dire qualcosa, ma al fine era rimasta in silenzio, ed era raro che una come lei non sapesse che dire.
Quella volta però, Hiro l'aveva davvero... sorpresa.
"Stai scherzando, vero?" - domandò a braccia conserte.
"Che motivo avrei di mentire su una cosa simile? - domandò serio - cosa dovrei fare adesso?"
"Cosa... cosa dovresti fare? - ripetè incredula - tu.. cioè lei... lei è Hiashi... è proprio lei!"
"Questo lo so già! - esclamò nervoso - ma cosa devo fare adesso? Dovrei forse dirle la verità? Sarebbe uno shock per lei"!
"Forse, ma credo che sia uno shock più per te che devi assumerti le tue responsabilità. Non puoi scappare Hiro, è evidente che il destino ha in mente altri progetti per te"
"Destino? Sciocchezze, sono io che deciso del mio destino. Questa cosa non può funzionare, ho creduto che potesse, ma adesso che so la verità mi rendo conto che è impossibile!"
"Fermo! - esclamò afferrandolo per un braccio - perchè non la pianti di essere egoista per una sola volta?! Credi di essere stato solo tu quello a soffrire?"
"Che intendi?"
"Cosa intendo? - domandò aumentando la presa sul suo braccio - Hiashi è stata sola per otto anni a chiedersi perchè la sua famiglia l'abbia abbandonata. E adesso che vi siete accidentalmente rincontrati, il minimo che potresti fare è dirle la verità. Otto anni fa dicevi di essere troppo giovane, ma adesso che sei più grande, dimmi ,che scusa hai?"
Hiro si ritrasse, scostandosi dalla sua presa.
"Non era una scusa - dichiarò - era la verità, ero un ragazzino, ed ero spaventato"
"Avevi noi! - esclamò - fino all'ultimo ho creduto, tutti noi abbiamo creduto che potessi farcela! E invece, come un codardo, l'hai abbandonata di nascosto. Credi che io personalmente non abbia avuto voglia di ucciderti quando ce lo hai confidato?! Questo, proprio questo è stato l'errore più grande della tua vita, non far nascere Hiashi, non concedere il tuo amare a Tadashi, ma proprio quello di scappare, e stai scappando tutt'ora!"
"Lo so! - esclamò - lo so, ok? Ho sempre avuto paura da allora, so di essere un codardo, so che ho sbagliato e so anche che non sono in grado di crescere Hiashi, di far sì che sia felice. Se per ora lo è... è perché non sa la verità. Quando lo saprà soffrirà. Anche se mi ha detto... anche se mi ha promesso che non sarebbe mai andata via... adesso è diverso"
"E' diverso perchè anche hai la consapevolezza di cosa lei è per te. Hiashi vuole sapere chi sia la sua famiglia, e se davvero ti ha detto che non se ne andrà allora tu diglielo. E devi dirle tutto, senza omettere nulla. Chi altri ha se non te? Vuoi che si senta sola al mondo?"
Dopo quell'ennesima frase il ragazzo si zittì, per poi alzare lo sguardo crucciato.
"Mi chiedo perché non fai altro che dirmi questo genere di cose... da otto anni..."
"Perchè?! - domandò avvicinandosi a lui .- perché tutti noi, abbiamo sin da subito voluto bene ad Hiashi, sin da quando abbiamo saputo che sarebbe venuta al mondo. E quando è nata, eravamo tutti felici. Sarebbe stato bello, poterla crescere tutti insieme. Ma tu, tu hai deciso di fare di testa tua. Lei è cresciuta senza di te, e alla fine quello che ci ha rimesso sei stato tu. Sei stato tu a perdere tutti gli anni della sua vita, sei tu che non potuto udire le sue prime parole,  vederla compiere i suoi primi passi, sei tu che non hai asciugato le sue lacrime o che non le hai insegnato tutto ciò che sai. Sei tu che non le hai detto che particolare, bellissima storia ha unito i suoi genitori. Solo tu". Il tono di Gogo si era fatto incredibilmente più dolce, e suo malgrado, Hiro dovette rendersi conto di quanto quelle parole fossero vere. 
Per dar ascolto alle proprie paure aveva perso anni della vita di sua figlia. Aveva abbandonato quel dono che Tadashi gli aveva fatto, come un ingrato.
Aveva sempre avuto i sensi di colpa, ma ora come non mai, questi tornavano a tormentarlo. Sapeva di doverle dire la vetità, e per quando Hiashi fosse intelligente, non sarebbe stato facile spiegarle qualcosa di così complicato.
Sollevò lo sguardo, guardando l'amica.
"Lo so... hai ragione - sussurrò - hai ragione Gogo... sono stato uno stupido, lei non mi perdonerà mai"
"Hai ancora un sacco di tempo per recuperare. Però devi dirglielo"
"Lo farò. Devo solo trovare le parole. Per adesso però ti prego.. non dire niente a nessuno... ok?"
"Hai la mia parola. Spero manterrai le tue promesse questa volta" - disse la ragazza sorridendo. Hiro le sorrise a sua volta, e poco dopo i due decisero di tornare dagli altri loro amici.
"Ah eccovi - disse Wasabi - iniziavamo a chiederci che fine aveste fatto"
"Hiro, Hiro, ho detto agli altri che vuoi adottarmi!" - esclamò Hiashi contenta. Il ragazzo guardò Gogo, come a trovare uno sguardo di rassicurazione, e quando l'ebbe trovato, sforzò un sorriso, cercando di far finta di niente.
"Ah... ah sì?"
"Sì, e sono tutti molti contenti!"
"Esatto, a quanto pare alla fine ciò che ti avevo detto per scherzo si è avverato" - scherzò Wasabi.
"Eh eh.. già "- sussurrò sedendosi accanto a Hiashi. Quest'ultima si voltò a guardarlo.
"Hey ma... non dovrò chiamarti "papà" adesso, vero?"
"Beh, ti fa così strano?"
"Mmh, un pò, però, potrei anche abituarmici". Hiro fece spallucce, portandosi poi una mano sulla testa. Quella era decisamente una situazione irreale. Lei era lì, ma era anche distante, e non avrebbe avuto modo di avvicinarsi ulteriormente se non avesse saputo la verità. Chissà come avrebbe reagito, se fosse stata felice, o arrabbiata. 
Pian piano comprendeva perchè lo stare così vicino a Hiashi lo inquietava. Aveva quasi l'impressione di avere Tadashi accanto, perché dopotutto, lei era un parte di lui.

(( https://www.youtube.com/watch?v=n-PO3XigiNo Vi consiglio di ascoltare questa soundtrack mentre leggete, così, giusto per entrare nell'atmosfera ;) ))




Hiro non avrebbe saputo dire dove si trovasse, quello che aveva intorno non sembrava un vero e proprio luogo. Tutto era bianco, fermo, immobile, i rumori erano ovattati, e aveva come l'impressione che potesse cadere da un momento all'altro. Stava lì in piedi, ma provava difficoltà a muoversi, era come se fosse paralizzato, e questa era davvero una sensazione orribile. Perfino il respiro era flebile, anzi, era come se non respirasse affatto. Poi ad un tatto vide materializzarsi davanti a se una figura umana, che pian  piano divenne sempre più nitida. Dovette strizzare gli occhi prima di rendersi conto che quella figura era quella di Tadashi. Era proprio lui, identico a com'era stato anni prima, e soprattutto sorrideva. Spalancò gli occhi a quella visuale, eppure era strano, non si sentiva affatto sorpreso di vederlo, nonostante sapesse fosse morto. Si sentiva tranquillo, calmo, come se il tempo non esistesse e come se non ci fosse bisogno di correre o fare le cose di fretta. Ciò che si opponeva a questo però, erano le miriadi di emozioni provate, tra cui gioia, stupore, commozione, ma anche rabbia.
Riuscì a muoversi, mettendosi a braccia conserte, per poi lanciare un occhiataccia al fratello.
"Ma guarda chi si vede - sbuffò - ciao Tadashi"
"Ciao Hiro - rispose l'altro - sono felice di vederti". La sua voce era calma, dolce e tranquillizzante. Hiro sentì il proprio cuore sciogliersi, ma non abbastanza per convincersi a cambiare atteggiamento.
"Cosa fai qui? - borbottò - non ti basta tutto quello che hai combinato?"
"Di che cosa stai parlando? - domandò avvicinandosi a lui e scompigliandogli i capelli - io non ho fatto nulla di sbagliato. E poi, vedo che alla fine, quel che ho fatto, l' ho fatto bene. Sei riuscito a trovare Hiashi. Anzi, e lei che ha trovato te"
"Brutto stupido! - esclamò - sapevo che dietro c'era il tuo zampino! Ci siamo incontrati per tuo volere! Altro che destino, questo è un  destino di nome Tadashi. Che cosa hai in mente?"
"Non voglio vedere la mia famiglia divisa - sussurrò poggiandogli una mano sul viso - Hiashi è con te che deve stare. Avete bisogno l'uno dell'altro"
Quel contatto lo fece fremere, facendogli venire le lacrime agli occhi.
"Sai, avremmo bisogno anche di te, ma tu non ci sei. Non ci sei più da otto anni. Te ne sei andato, e mi hai lasciato da solo, quando invece avremmo dovuto stare insieme. Io con te ce l'arei fatta a superare tutto. Hai idea di come... di come mi son sentito e di come mi sento tutt'ora?"
Le lacrime avevano preso imperterrite a scivolare sul suo viso, calde e bagnate. Inutili furono i suoi tentativi di portarsi le mani sul viso per cercare di coprirsi, poiché immediatamente l'altro lo afferrò nuovamente.
"Solo perchè non mi vedi non significa che non ci sono. Io ci sono sempre, in ogni cosa, in ogni gesto, sono sempre con te. E ci sono sempre stato. Non ti ho abbandonato"
"Lo so... lo so, maledizione. E che io vorrei tanto parlare con te, stringerti, abbracciarti... e invece non posso... perchè... perché solo così possiamo stare insieme...?"
Tadashi allargò le braccia, stringendolo a se. Lui poggiò il viso sul suo petto, respirando a fondo il suo profumo.
"Dimmi... lei com'è? Hiashi intendo" - sussurrò.
"Non ti somiglia affatto - mentì - di re ha preso solo la cocciutaggine e il senso di protezione verso gli altri"
"Bene, almeno so che sei in buone mani - sussurrò afferrandogli il viso - sbaglio o c'è qualcosa che non ci siamo detti abbastanza?"
Si mors e e labbra, guardandolo negli occhi.
"Non dirmi che mi ami.... - lo supplicò - mi farebbe solo più male.. non dirmi che mi ami se poi devi sparire di nuovo..."
Lui lo strinse maggiormente, affondando una mano sui suoi capelli.
"So bene che non mi hai perdonato per essere morto. E so che probabilmente non mi perdonerai mai. Però sai, non è del tutto vero che un morto non può sentire il male. Io lo sento. E' come un peso... proprio sul cuore"
"Tu mi parli di peso s, idiota?! - sbuffò - io ho un peso sul cuore da otto anni ormai. Vorrei solo averti con me, e il pensiero di non poter realizzare questo mio desiderio... mi fa dannare l'anima!"
"Non dannare la tua anima - sussurrò sulle sue labbra - e dimmi.. dimmi ciò che non riuscisti a dirmi quella volta"
Hiro ebbe quasi l'impressione che il suo cuore potesse fermarsi da un momento all'altro. Tadashi era morto, e uno dei propri rimpianti era quello di non essere riuscito a dirgli  un "Ti amo", prime parole che non avrebbe voluto dire a nessuno se non a lui. Aveva paura, paura che potesse andare via.
Si strinse a lui, con  disperazione.
"Io ti amo... e ti amerò per sempre" - sussurrò flebilmente. Tadashi sorrise, stringendolo ancora di più.
" Ti amo anche io Hiro, sono contento che tu me lo abbia detto". Fu però il più piccolo naturale avvicinarsi alle sue labbra. Era strano, adesso era alto quasi quanto lui, non doveva neanche sforzarsi tanto. Sfiorò le sue labbra, con le proprie, rabbrividendo, anche dopo anni l'emozione non cambiava mai. 
Tadashi ricambiò immediatamente, intuendo la disperazione e la tristezza di quel bacio. Hiro tremava, ma non si sarebbe tirato indietro. Voleva sentire ogni nitida sensazione, almeno un' altra volta. Così insinuò la lingua tra le sue labbra, fino ad avvertire quella dell'altro. Rimasero appiccicati l'un l'altro, abbracciati, sentendo i loro respiri vicini per tanto tempo.
Il bacio era divenuto passionale, ma era comunque dolce, e aveva un certo retrogusto amaro, forse a causa delle lacrime.
Hiro si staccò, non del tutto, rimanendo vicino al suo viso, avvertendo una terribile sensazione.
"Tadashi - lo supplicò - sto per svegliarmi.. ti prego... non andare.. tienimi qui con te... non andare... non andare dove non posso raggiungerti..."
"Va tutto bene, Hiro - sussurrò - devi continuare ad essere forte. Io ti tengo già qui con me"
"No" - sussurrò flebilmente, un sussurro che venne spazzato da una terribile sensazione, quasi come se tutto gli venisse strappato via. Infatti, l' immagine di Tadashi scomparve immediatamente.

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Si svegliò con un sussulto, facendo fuoriuscire dalle labbra un gemito di dolore. Le guance erano bagnate di lacrime, a quanto pare doveva aver pianto veramente. E quello che era successo... era stato solo.. un bellissimo sogno. Dentro di se provò una sensazione di angoscia totale. Come poteva essere finzione qualcosa che era sembrato così vero? Chinò lo sguardo. Hiashi dormiva beata. Era altrettanto incredibile averla così vicino dopo anni. Forse vi era qualcosa di vero in quel sogno, forse era stato davvero Tadashi a farli incontrare. Forse quella era effettivamente una possibilità per rimediare ai suoi errori.
Con delicatezza avvicinò una mano alla sua guancia, carezzandola delicatamente. Rendersi conto di averla ritrovata dopo tanti anni, era stato difficile come quando aveva scoperto della sua stessa esistenza, come quando si era reso conto che una piccola vita stava crescendo in lui.
Era rimasta pur sempre bellissima, e adesso che i pensieri negativi stavano lentamente scivolando via, poteva capire quanto in realtà fosse fortunato.
Era giusto che anche lei sapesse. E lui glie l'avrebbe detto... in  un modo o nell'altro.
Il giorno dopo...

Hiashi, allegra come sempre, aveva trascinato Hiro per tutto l'istituto, era sempre così energica al mattino, tanto da non potersi neanche accorgere dell'inquietudine dell'altro. Quest'ultimo stava cercando le parole per dirgli la verità, ma non era facile.
"Uhuu, ciao ragazzi! - salutò Hiashi muovendo la mano - siamo qui!". I Big Hero si avvicinarono a  loro.
"Allegra come sempre - disse Fred - e tu Hiro, un pò meno allegro come sempre"
"Che spiritoso" - sbuffò alzando gli occhi al cielo. Gogo si sgranchì la voce, richiamando l'attenzione del ragazzo e domandandogli qualcosa di ovvio anche con il solo movimento degli occhi. Hiro fece spallucce, allargando le braccia, come volesse far intendere di non sapere che cosa dire.
"Scusate - disse la ragazza prendendolo per un braccio e avvicinandolo a se - non le hai ancora detto niente?"
"Ti sembra facile?! Non so come fare"
"Hiashi non è stupida, trova un modo adatto per dirglielo. Magari non dirglielo troppo direttamente, insomma, ci sarà un modo, partendo da un altro punto"
"Un altro punto - sussurrò pensieroso - sì, effettivamente c'è qualcosa... però...  mi ci vorrà un pò...."
"Vai, la teniamo d'occhio noi"
"Ma io.."
"Ho detto vai - insistette - ti sto facendo un favore". Gogo sorrise, segno che sicuramente aveva già iniziato a perdonarlo per tutto.
"Ok, allora vado" - sussurrò filando via lentamente. Quando se ne fu andato, ella si avvicinò di nuovo agli altri.
"Dov'è Hiro?" - domandò Hiashi.
"E' andato a fare qualcosa di importante, quindi per adesso, è meglio se stai qui, credimi". La piccola gonfiò le guance.
"Oh e va bene". Gogo sospirò. Sperava davvero che quella fosse l'occasione per entrambi di stare finalmente insieme. La ragazza si era ritrovata immersa nei suoi pensieri, mentre Hiashi accanto a lei non faceva altro che lavorare sulla macchina della memoria. Lei la osservava, notando come fosse attenta e concentrata.
"Mmh - mugugnò - sei... sei ancora decisa a voler scoprire chi è la tua famiglia?"
" Certo che sì - rispose - oramai ci sono quasi, devo solo mettere apposto alcune cose..."
"Non avresti paura di poter... insomma.. rimanerci male....?"
"E perchè mai dovrei?  - chiese poi tornando seria - anche... se .. io non credo perdonerò mai i miei genitori per avermi abbandonata"
Gogo si morse le labbra.
"Non devi avercela troppo con loro - sussurrò - a volte... si fanno sciocchezze... per paura... perché non ci si sente abbastanza pronti o abbastanza in grado..."
"Ma paura di cosa? Sono io quella che avrebbe dovuto avere paura, io sono sempre stata sola"
"Lo so, e hai ragione a sentirti così. Quello che sto cercando di dirti e... non odiarli per questa scelta che hanno fatto. Evidentemente... c'era un motivo dietro che non possiamo capire". Hiashi la guardò con gli occhi spalancati, era la prima volta che la vedeva così seria, ed effettivamente Gogo dovette ammettere che più che cercare di convincere lei, stava cercando di convincere se stessa.
"Beh... probabilmente hai ragione.. facciamo così allora... se mai dovessi incontrarli chiederò perché l'hanno fatto" 
Ella scostò lo sguardo, accarezzando con un dito le piume di Tori, il quale cinguettava felice.
"L'hai costruito tu?"
"Sì, quando avevo solo sei anni. Lui... lui era uno dei miei pochi amici - sospirò tristemente - quando ero più piccola, tutti tendevano sempre.. a mettermi da parte.. o a darmi della "strana". So che ora non lo diresti, ma ci stavo male, e piangevo molto. Però non era così male, c'era Lily con me,e  poi ho costruito Tori. Andando avanti ho capito che facendomi vedere triste avrei soltanto accontentato  chi voleva farmi star male. Ho sempre saputo di essere diversa, per qualche ragione che va oltre il mio intelletto. E sono certa che questo qualcosa si nasconda nelle mie origini, in  un cero senso, anche per questo voglio scoprirlo. Oh, adesso provo il casco, vediamo come va"
La ragazza più grande rimase di stucco dinnanzi quel discorso, sperando anche che quelle sue parole fossero state utili. La bambina indossò il casco, e dopo aver premuto gli stessi bottoncini della volta prima, chiuse gli occhi, concentrandosi. Come si aspettava, all'inizio non accadde nulla, ma poi, provò a concentrarsi maggiormente, scavando nei meandri della sua mente, sin dove la sua memoria riusciva ad arrivare.
"Oh - sussultò ad un tratto - non posso crederci, qualcosa vedo!"
"Eh? - domandò - che... che cosa vedi...?"
"Ecco.. non saprei dire... vedo delle figure... ma non sono messe a fuoco - costatò - forse dovrei... Gogo, puoi premere il bottone giallo?"
La ragazza deglutì. Non poteva permettere che Hiashi scoprisse una cosa del genere in questo modo. Cosi, anzichè premere il tasto giallo, premette quello rosso, ovvero quello dello spegnimento..
"Eh? Ma cosa... ma come, si è spento?!" - si lamentò.
"Eh.. già.. non ho idea di cosa sia successo..." - finse Gogo.
"Accidenti - sbuffò - c'ero quasi. Mi servono altri pezzi di ricambio, vado a prenderli, mi raccomando, non ti muovere"
L''altra annuì, accasciandosi poi sulla sedia.
"Hiro... mi devi un grande favore" - sussurrò sorridendo.
Hiashi era intanto arrivata nella stanza dove venivano tenuti tutti i pezzi per costruire robot o cose del genere. Aveva la testa piegata in avanti su uno scatolo, non avendo assolutamente idea che qualcuno la stesse osservando. Solo dopo qualche secondo avvertì come un inquietante presenza alle sue spalle.
"Mh - rabbrividì - chi... chi ...è?". Il suo cuore fece un balzo enorme quando la porta si chiuse, apparentemente, da sola, poiché a compiere quel gesto era stato in realtà Eichi, il quale era stato nascosto dietro quest'ultima, e che ora la osservava.
"Ciao piccoletta" - la salutò.
"Ah! - esclamò - tu! Razza di stalker, mi hai seguita?"
"Oh, perchè mi dai dello stalker-  disse fingendosi offeso - io sono soltanto venuto qui per parlare con te". Ella strinse a se Tori, deglutendo nervosamente.
"Ma io non voglio parlare con te... Forse è meglio che vada,  mi stanno chiamando..."
"Non andrai da nessuna parte - disse mettendosi di fronte a lei - non mi sei piaciuta dal primo istante, e avevo ragione a pensare determinate cose. Beh, che dire, sei tosta, hai provato a farmi fuori in qualche modo, ma direi che sono stato io ad avvicinarmi all'ucciderti - si avvicinò al suo orecchio, sussurrando - dimmi... come ci si sente ad essere trafitti da un coltello?"
Hiashi spalancò gli occhi, ricollegando tutto in quel momento. Quella volta, il volto che si nascondeva dietro quella maschera era quello di Eichi. Lui aveva provato ad uccidere sia lei che Hiro, per questo le incuteva tutto questo timore.
Sentì il proprio cuore battere all'impazzata dalla paura.
"Tu.. tu - sussurrò - sei stato tu! Eri tu! Ma cosa... perchè?! Cosa vuoi da me, cosa vuoi da Hiro?"
"Il tuo Hiro adorato sta portando avanti un progetto molto illecito ma che mi servirà, peccato che lo difenda con tutto se stesso. Io l'ho sempre detto, non c'è posto per entrambi qui dentro!"
"Sei perfido! - urlò - io gli dirò tutto, e allora si che saranno guai!"
"Tu non dirai nulla né a lui né a quegli altri eroi da strapazzo - disse bloccandola al muro - perché se lo fai, io non esiterò dall'uccidere quella graziosa bambina.. di nome Lily...?"
"Cosa c'entri tu con Lily?!"
"Beh, lei è la mia adorata sorellina adottiva, non te l'ha detto? - domandò sorridendo - ma né lei né nessun'' altro potrà mai rimpiazzare ciò che ho perso. Se parlerai, io lo saprò, e la ucciderò, tu non vuoi questo, vero?"
Sentì le lacrime bruciarle gli occhi.. Avrebbe voluto ribellarsi, come aveva sempre fatto, ma ora che stava ricevendo delle minacce e ora che le persone a cui voleva bene erano in pericolo, non ne aveva il coraggio.
"No... non voglio!" - esclamò.
"Perfetto - sussurrò - perchè il vero scontro è tra me e Hiro. E se tu ti immischierai - portò la mano sotto la sua maglietta, sfiorandole la cicatrice - sai già cosa  ti succederà"
A quel punto fu naturale per Hiashi, che si era sentita alquanto violata, lanciargli un calcio alle parti basse. Eichi si ritrasse, lanciandogli un' occhiataccia.
"Che cosa vuoi farmi?!"
"Stupida, credi davvero che io pensi a fare certe cose con una ragazzina della tua età? Anche se penso che.. se fossi stata di qualche anno più grande allora.."
"Sei disgustoso! Se l'essere più spregevole che io abbia mai conosciuto!"
"Di quello che ti pare, tanto non mi importa - disse aprendo la porta - beh, adesso se vuoi puoi anche andare. E ricorda, che ti piaccia o no, io e tu siamo legati da un segreto. Se parli .." - concluse lasciando in sospeso la frase e passandosi un dito sul collo, chiaro segno di minaccia di morte. 
Hiashi si morse le labbra, vedendolo poi svanire. Sembrava quasi un animale impaurito, poichè stava con le spalle al muro, completamente tremante.
Non poteva ancora credere a quello che le era accaduto, era stata minacciata, era stata costretta a mantenere un segreto che non avrebbe voluto mantenere. Hiro doveva assolutamente sapere chi fosse davvero Eichi, cosa volesse fare, e soprattutto cosa aveva provato a farle. Ma non poteva mettere in pericolo le loro vite, la sua compresa. Le scivolarono due lacrime per le guance, a causa della paura. Si chiese cosa mai potesse portare un essere umano a compiere simili nefandezze, ma forse il suo animo era ancora troppo puro per capirlo.
Uscì piano, tenendosi Tori stretto al cuore. Doveva trovare una soluzione, non avrebbe potuto mantenere un segreto così grande e vivere con la paura.
Strano da dire, ma aveva davvero paura, una paura irrefrenabile.
"Pensa Hiashi.. - sussurrò.. pensa..."
"Yana? - domandò ad un tratto Hiro - cosa fai, parli da sola?"
Ella si voltò. Non sarebbe stata in grado di rimanere in silenzio.
"Hiro... devo dirti una cosa..."
"Anche io... ma parla prima tu.."
"No.... è meglio... meglio che parli prima tu.."
"D'accordo - sospirò un pò avvilito - allora, sarà meglio che prima ti mostri una cosa"
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Angolo dell'autrice
Maledetta me, maledetto amore per le colonne sonore e maledetto amore per Clannad, ovvero l'anime da cui ho preso la canzone (quest'anime è bellissimo, se non lo avete ancora visto, fatelo e.e )
Comuunque, fin ora questo è il mio chap preferito... e non è difficile capire perché T__________T
E in più abbiamo capito che il nostro Eichi non solo è un bastardo, ma pure mezzo pedofilo :D
Cosa cela dunque il suo atteggiamento? E Hiro dirà finalmente la verità a Hiashi? Mentre quest'ultima... riuscirà a dirgli di Eichi nonostante le minacce? 
Tutto al prossimo capitolo, neanche la scuola mi tiene lontana v.v

 

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Capitolo 7
*** Chap 7: Rapita ***



Hiashi era un pò inquieta, ma comunque non esitò nell'andare dietro ad Hiro. Quest'ultimo, tenendo una chiave in mano, la condusse vicino una porta che conosceva molto bene, ovvero quella soglia invarcabile che era sempre stata impedita dallo scoprire.
"Cosa ci facciamo qui?" - domandò.
"C'è una cosa che voglio mostrarti - rispose - va tutto bene?"
Era evidente che qualcosa in lei non andasse, poiché tremava e pareva anche abbastanza nervosa e impaurita. Nonostante ciò, ella sforzò un sorriso.
"No... va tutto bene... che cosa c'è lì dentro...?"
"Tra poco lo vedrai"  sospirò il ragazzo, non potendo credere che per la prima volta stesse mostrando il suo temuto progetto a qualcuno. Quando la porta si spalancò, Hiashi trovò davanti a se una miriadi di macchine i cui ingranaggi scorrevano, non facendo però alcun rumore, ai muri erano attaccati recipienti trasparenti simili ad ampolle, in cui vi era un liquido trasparente che pareva ribollire in continuazione.
Si fece avanti, guardandosi intorno, stupita.
"Wow - sussurrò - che posto è questo?"
"Il mio personalissimo studio. Non ho mai permesso a nessuno di entrare.. perchè nessuno può vedere quello che progetto"
"Perché? Cosa c'è di così importante?". Hiro si fece avanti, avvicinandosi ad una macchina nera, ed astraendo da essa una sorta di hard disk, un pò come quello che serviva ad "animare" i robot.
"E' questo" - disse mostrandoglielo.
Hiashi lo guardo sbigottita.
"Ma è... un semplice hard disk.."
"E' molto più di questo - spiegò Hiro - ricordi quella lezione sul poter creare un' anima artificiale? Beh... a idealizzare questa teoria non è stato nessuno di importante... sono stato io..."
"Eh? Ma come, tu? E quella... quella è.. insomma... un'anima artificiale?!"
"Esatto - rispose - non era proprio vero quando dicevo che non fosse ancora possibile costruirne una. In realtà, io ci sono riuscito. Ci lavoro da molto tempo. Il problema è che quell'idiota di Eichi ha scoperto del mio progetto segreto. Stranamente non ha mai rivelato niente a nessuno, ed è per questo che ti ha detto quelle cose quella volta - disse sedendosi su una sedia - qui dentro è racchiuso tutto, i sentimenti, i ricordi, le emozioni di una persona che una volta era viva e che adesso non c'è più.."
"Accidenti - sussurrò ad occhi spalancati - questo è davvero... sorprendente... però... aspetta, a chi appartiene quest' anima artificiale? Voglio dire... per chi.. l'hai costruita?"
"In realtà... l'ho costruita... per cercare di riportare in vita Tadashi". Quell'affermazione lasciò completamente allibita la bambina, la quale spalancò gli occhi: trovava fantastico il fatto che si potesse portare in vita qualcuno, ma allo stesso tempo sentiva che non fosse del tutto giusto.
"Ecco... è.. è geniale.. però... io non se se è giusto che tu lo riporti in vita. E' un pò innaturale che una persona morta venga forzatamente riportata in questo mondo. Avrebbe un' anima, ma sarebbe comunque... finta..."
"Lo so bene - disse - ed è per questo che fin ora ho esitato. Ho cominciato a coltivare quest' idea poco dopo che Tadashi se n'è andato... il fatto è che... forse avrei potuto andare avanti senza di lui... se non fosse stato per il fatto che accadde qualcosa..."
"Cosa? Cosa è successa?"
"Io.. - sussurrò - ebbi una bambina"
"Mh? - domandò sorpresa, prendendo contando sulle dita - vuoi dire che hai avuto una bambina a soli a quattordici anni?"
"Già... può accadere a volte.. capirai appunto il mio shock... come avrei fatto a crescerla? Non mi sentivo in grado di compiere da solo un' impresa così ardua. E così... feci ciò per cui tutt'ora mi pento...l'abbandonai"
"Oh - sussurrò - oh no..."
"E' cosi. E se penso che in tutti questi anni non sono potuto starle accanto mi sento uno stupido - la guardò negli occhi - l'abbandonai sugli scalini di un orfanotrofio... con una copertina bianca e rosa in cui vi era ricamato il suo nome"
Hiashi a quel punto ricambiò lo sguardo, intuendo qualcosa.
"Cosa?" - sussurrò impercettibilmente.
"Sì - portò la mano sulla sua testa - oggi lei ha otto anni... io allora unii il mio nome a quello della persona a cui tenevo di più... e la chiamai Hiashi.... Quella stessa bambina un giorno è piombata nella mia vita come aveva già fatto una volta. Solo che questa volta mi ci è voluto un pò per capirlo"
Ella aveva gli occhi spalancati e le lacrime in bilico tra le ciglia. Sentì il proprio respiro azzerarsi di fronte quella confidenza, mentre il cuore batteva sempre più forte come se fosse potuto esplodere da un momento all'altro.
Hiro gli stava dicendo che lei era sua figlia. Questo voleva dire che la famiglia da lei tanto cercata e odiata era lì davanti.
Era praticamente immobile: un turbinio di emozioni a cui non seppe neanche un nome iniziarono a crescerle dentro, insieme alla voglia di piangere.
Si portò la mano chiusa a pugno sul cuore, incredula, balbettando quella domanda di cui sapeva già la risposta.
"Sono... sono io quella bambina?"
Hiro non rispose, limitandosi a fare un cenno con il capo. A quel gesto Hiashi parve retrarsi, parve impaurita.
"No... non ci credo.. per tutto questo tempo... noi siamo stati insieme.. e non ho mai saputo.... ma tu... tu come fai a sapere chi sono in realtà?"
"Ho trovato la tua coperta... non mi sarei potuto sbagliare,  quel nome l'ho scelto io..."
"Ma io - balbettò guardandosi attorno - ma allora.... allora chi è la mia mamma?"
"Ah - sospirò portandosi una mano sulla testa - in un certo senso sono io la tua mamma. Perchè ti ho partorita io. Tuo padre, nel vero senso della parola.. è proprio Tadashi. Lo so, non avresti detto mai di essere nata da un incesto fra fratelli"
"No infatti - sussurrò con la voce spezzata - ma non è questo quello che mi sciocca. Io... noi ci siamo ritrovati?"
"Hiashi, perchè piangi? - domandò avvicinando una mano alla sua testa - non devi...""
"Stammi lontano! - esclamò scostandosi - tu... quindi sei stato tu ad abbandonarmi. Tu mi hai lasciata da sola! Hai.. hai fatto finta che non esistessi!"
"Sapevo che ti saresti arrabbiata, però ti prego, sta calma..!"
"Non dirmi di stare calma, non posso essere calma! - disse iniziando a piangere -  ho odiato tanto... chi mi ha abbandonata, non permettendomi di vivere una vita normale come tutti i bambini. Per anni mi sono chiesta perchè, senza che nessuno mi desse una risposta. E adesso vengo a sapere che sei proprio tu fra tutti?! Perchè Hiro, perchè, voglio sapere perché mi hai abbandonata? Cosa ho fatto di male? E' perche sono un errore, è questo il problema?"
"No - dichiarò freddamente - io non ti ho mai considerata un errore. Ma la situazione era difficile, credevo saresti stata meglio con una famiglia normale"
"Normale?! Io non sono normale, ecco perché mi sento diversa dagli altri, è qualcosa che è nel mio stesso sangue! Sarei stata felice di vivere con delle persone che potevano capirmi, anche se strane, piuttosto che vivere quella vita d'inferno assieme a chi non mi capisce! Io ho sofferto!"
"Lo so - rispose - ma ora tutto apposto, stiamo insieme, abbiamo tanto tempo..."
"E chi ti dice che io voglia stare con te?! - esclamò - se non fossi venuta da te, tu non ti saresti mai degnato di cercarmi, perchè di me non ti importa nulla, sono i sensi di colpa che ti fanno agire! Ti sei liberato di me una volta e lo faresti ancora se potessi"
"Hiashi ti prego.. cerca di capire..."
"Io capisco! - esclamò - capisco che sei un debole! "Quale genitore abbandonerebbe un figlio?" Parli proprio tu?! Che cosa avrebbe detto Tadashi? Sono sicura che lui non mi avrebbe mai abbandonata, ne sono certa, così come sono certa che tu non sarai mai come lui, mai, hai capito?!"
La mano di Hiro si era mossa da sola verso la sua guancia. Non le avrebbe mai alzato un dito, era stato qualcosa di impulsivo. Uno schiaffo dritto al suo viso, secco e deciso. Hiashi adesso stava con la testa girata di lato, e la gote ora completatamene arrossata per il colpo.
Il primo schiaffo che le avesse mai dato e sicuramente anche l'ultimo. Quando Hiro ritornò in se, e si rese conto di cosa avesse fatto, cominciò a balbettare.
"Hiashi... scusami, io..."
"Lascia stare! - esclamò - non ti voglio più vedere, ti detesto!" - urlò infine correndo via.
"Hiashi! - provò a chiamarla inutilmente - No... Hiashi... cosa ho fatto...?"
La bambina era corsa via con i pugni chiusi e le lacrime che scivolavano via. Il cuore nel petto le bruciava come non mai, e l'incredulità annebbiava ogni suo pensiero. Fino a quel momento aveva voluto bene ad Hiro, e gliene voleva tutt'ora, ma come poteva far finta di niente? Pareva quasi che il destino si stesse divertendo a prenderla in giro. Aveva alle spalle una storia molto più straordinaria di quello che aveva sempre creduto. Ed era furiosa. Gli aveva urlato in faccia tutte quelle cose, ma non avrebbe potuto fare altrimenti, nessuno avrebbe mai potuto capire la sua sofferenza.
Si fermò ad un tratto per riprendere fiato, portandosi una mano sul petto. Tori le andò vicino al viso, come a volerla consolare.
"Hai... hai sentito Tori? - sussurrò esausta - Hiro... io.. io sono sua figlia.. è stato lui che mi ha abbandonata, lo capisci? E' tutta colpa sua! Come ha potuto!"
"Bene, bene, questo è interessante" - disse improvvisamente una voce che fece sussultare la bambina e che portò il piccolo robot tra le mani della creatrice. Eichi era apparso nell'ombra con il suo solito sguardo inquietante, pareva davvero essere in grado di seguirla ovunque.
"Ah! - urlò - tu... che cosa vuoi?! Non ti è bastato poco fa?!"
"Mi dispiace, ma non ho potuto fare a meno di osservare come correvi disperata e le tue lacrime. Beh, non avrei mai immaginato che dietro ci fosse un simile motivo... così tu non sei altro che uno dei tanti segreti di Hiro, eh?"
"Mmh - mugugnò - questi non sono fatti tuoi. Non ho bisogno del tuo parere"
"Oh, povera cara - disse apparendo incredibilmente più dolce - io ti capisco, davvero, più di quanto immagini. Lui non merita di essere perdonato, e fai bene ad essere arrabbiata. E io ti propongo un affare, unisciti a me. Daremo a quel tipo quello che si merita"
"Non ci penso neanche! - urlò - io non gli farei mai del male, né a lui né a nessuna"
"Povera sciocca, non capisci che il tuo perbenismo non ti porterà da nessuna parte? Sei stata abbandonata una volta, chi ti dice che non accadrà ancora?"
"Tu non sai nulla! - esclamò con decisione - e comunque non ha importanza, io preferisco morire piuttosto che aiutarti, hai capito?!"
Eichi la osservò, e ad un tratto il suo sguardo divenne più cupo.
"Allora non mi lasci altra scelta - sussurrò - tu porterai lui a me, in un modo, o nell'altro". Poggiò la mano sulla sua spalla, con forza, e a quel gesto ella sussultò.
"Che cosa stai facendo?! - esclamò - lasciami immediatamente!"
"Ti conviene non urlare" - disse afferrandola anche per un braccio A quel punto Tori, nel vedere la creatrice in difficoltà, cercò di andare in suo aiuto, provando a beccare l'occhio del ragazzo, il quale però lo spinse via con una mano.
"Togliti dai piedi uccellaccio!" . A quel gesto, il robot era finito praticamente contro il muro, stordito.
"No! - esclamò Hiashi - lasciami andare, lasciami!"
"Mi hai davvero stufato - dichiarò - buonanotte marmocchia". Ella non vide neanche arrivare il colpo alla sua nuca. Ciò che avvertì fu un colpo secco e  violento, e subito dopo, la perdita dei propri sensi, seguiti dal buio.
 
Hiro poggiò la testa sulla scrivania, portandosi le mani addosso come per coprirsi. Si sentiva esausto. Le sue paure sul rivelargli la verità erano fondate dopotutto, si erano avverate, e Hiashi aveva finito per odiarlo.
Forse era giusto che fosse così, forse era giusto che lei lo odiasse, dopo averla abbandonata. Sentiva un gran male dentro se, e la colpa era solo sua. Se solo fosse tornato indietro. Se solo un tempo avesse saputo cosa fare adesso tutto sarebbe stato diverso, a quest'ora avrebbero potuto essere una famiglia. E invece no, perché aveva deciso di liberarsene. Era stato facile, ma adesso sarebbe stato difficile riconquistare la sua fiducia, il suo affetto.
Dopo tutta quella fatica per averla.

8 anni prima

Non lo avrebbe mai detto, eppure Hiro era arrivato alla fine della sua gravidanza. Non era stato facile,  doveva ammetterlo, il suo corpo gracile non era adatto a portare dentro un altro piccolo essere umano, per questo motivo si sentiva un pò debole, anche se la sua vita sociale era di molto migliorata. Non usciva ancora di casa, aveva praticamente passato gli ultimi nove mesi chiuso nel su mondo, però adesso almeno permetteva ai suoi amici di stargli accanto. Non era stato un periodo facile, anche se le cose erano leggermente migliorate, i pensieri che lo affliggevano erano tanti, perchè anche con l'aiuto delle persone care sarebbe sempre stato un ragazzino con un bambino da crescere e con il cuore perennemente spezzato. Non sapeva come dover gestire queste due cose, e soprattutto non sapeva cosa sarebbe accaduto dopo che il bambino sarebbe nato. Fin ora forse aveva solo affrontato la parte più facile, il peggio veniva dopo, quando bisognava fare sacrifici e mettersi in gioco. Sapeva che rimuginare sul passato fosse sbagliato, ma non poteva fare a meno di pensare a come sarebbe stato se Tadashi fosse stato lì con lui. Avrebbero potuto affrontare questa cosa insieme, condividendo gioia e dolore... o magari al sollo gioia, conosceva suo fratello, e sapeva come sarebbe stato felice.
E ora che il momento fatidico si avvicinava, le paure erano diventate maggiori. Però almeno, aveva in parte accettato quel suo stato particolare.
"Allora, come stai futura "mammina"?" - domandò Gogo divertita, seduta sul letto dell'amica. Grazie a quell'evento, la loro amicizia si era di molto rafforzata.
"Divertente - sbuffò - comunque... così così... ho un pò di sonno arretrato, ma il bambino non fa altro che muoversi, tutto il tempo, specie quando poggio la mano. Non so, è come se fosse in grado id distinguere ogni tocco diverso, credi sia possibile?"
"Beh, ha i geni tuoi e di Tadashi, se è intelligente come voi due è possibile.  Hai già pensato ad un nome...?"
"Mmhh si... oh, però forse è troppo stupido.."
"Dai, parla.."
"Pensavo di chiamarlo... Hiashi..."
"Hiashi?" - domandò inarcando un sopracciglio.
"Si.. beh.. L'unione dei nome Tadashi ed Hiro.. e poi.. va bene sia per un maschio che per una femmina.. non ti piace?"
"Lo trovo molto azzeccato invece. Non sei contento? La bambina tra poco sarà qui"
"In realtà non so se essere felice o spaventato... e poi come a fai ad essere sicura che sia una femmina?"
"Ho quest'impressione.. sarà una femmina.. e sarà anche tosta. Comunque non avere paura... hai avuto la possibilità di vivere qualcosa che molti ragazzi non potrebbero vivere"
"E' proprio quello il problema". Gogo si accigliò, facendo per dire qualcosa, ma si fermò di colpo nel vedere l'amico piegarsi in avanti con le mani poggiate sul ventre.
"Ah..." - si lamentò.
"Hiro? - lo chiamò - cos'hai?"
"Non è... nulla, credo... sento solo.. ahi.. delle fitte qui in basso..."
"C - come delle fitte? Aspetta, da quant'è che vanno avanti?"
"Beh... in realtà ne ho una ogni quindici minuti.."
"Ogi quindici minuti?! - domandò - e me lo dici così razza d stupido?!"
"Avrei dovuto dirtelo prima?"
"Allora sei proprio idiota! - lo guardò - Hiro il bambino deve nascere adesso...!"
"Cosa? - sussurrò - no... no.. no.. io ah!.. Io non sono pronto!"
"Beh, vedi di esserlo, perchè è arrivato il momento. Ah, cosa faccio?! Qualcuno insomma vuole venire ad aiutarci?"

Hiro stava poggiato con la schiena contro il muro, sentendo il proprio respiro praticamente divenire nulla. Quello era il dolore fisico più forte e insopportabile che avesse mai avvertito in vita sua. Era come se qualcuno lo stesse lacerando da dentro, e stesse spingendo. Più o meno sapeva come un bambino venisse al mondo, ma viverlo era del tutto diverso. Le contrazioni adesso divenivano man mano sempre più riavvicinate ed intense, tanto da portarlo a gemere dal dolore.
"Mmh - fece Zia Cass passeggiando nervosamente per la camera - dobbiamo chiamare un ambulanza!"
"N - no! - esclamò il ragazzo - non.. non vado da nessuna parte!"
"Stupido, dobbiamo andare per forza, altrimenti come lo facciamo nascere?" - domandò Gogo.
"B - Baymax - sussurrò indicando il robot - lui lo farà nascere"
"Baymax? - domandò la ragazza guardandolo - tu... puoi farlo..?"
"Non ho mai fatto nulla del genere in realtà, ma non credo debba essere difficile. Bisognerà praticare un cesareo"
"Hai preso questa camera per un ospedale?! Non abbiamo come fare!"
"Non prendertela con lui - disse Wasabi - da qualche parte il bambino dovrà uscire"
"Questo lo so, ma fare un'operazione chirurgica in casa non è molto consigliabile!"
"Smettetela tutti quanti! - urlò Hiro isterico - Baymax.. non mi importa come... ma fallo uscire... altrimenti giuro che smonto ogni tua rotella e poi le rimonto al contrario!"
I suoi amici si lanciarono un' occhiata sorpresa a vicenda, Hiro era molto suscettibile, ma in realtà stava solo soffrendo molto.
Quest'ultimo si stese sul letto, continuando a provare a trattenere i gemiti dal dolore.
"Hiro, non ho la possibilità di farti un anestesia totale...dovrai accontentarti di rimanere sveglio.." - disse il robot.
"Beh, non mi importa - sussurrò - solo ti prego... non farmi sentire dolore..."
"Farò del mio meglio - disse il robot prendendo un siringa in mano e iniettandola  - adesso perderai la sensibilità dalla vita in giù, non avvertirai nulla, ma è normale..."
"E' sicuro che questo coso funzioni?" - domandò.
"E' raro che l'effetto non ci sia, ma in caso debba sentire dolore, basta che me lo dici ed io interverrò". Il ragazzo chiuse gli occhi a quel punto, sentendo le lacrime scivolare giù per le guance.
"Non ce la faccio... ho troppa paura..."
"Hiro, non aver paura - sussurrò zia Cass- andrà tutto bene, vedrai...". Effettivamente il dolore era diminuito, ma non poteva fare a meno di presagire qualcosa di brutto. Non poteva credere che proprio lui stesse per affrontare quell'avventura senza possibilità di ritorno. Chiuse gli occhi, avendo ovviamente paura di guardare verso il basso. Baymax iniziò ad operarlo, utilizzando gli strumenti che aveva a disposizione, e il ragazzo fu molto sollevato quando effettivamente non avvertì dolore, bensì soltanto il movimento della sua pelle che veniva strattonata.
"Come sta andando?" - domandò impaurito.
"Bene - lo tranquillizzò Gogo - tu limitati a chiudere gli occhi e non pensare a nulla"
"Sì - sospirò - sì ok... ce la posso fare..". Forse non sarebbe stato così terribile come temeva. Cerco di svuotare la sua mente. Poi ad un tratto avvertì qualcosa di strano: sentì pian piano le proprie sensazioni inibite divenire sempre più nitide. All'inizio avvertì come un fastidio, ma più il tempo passava, più il fastidio diventava insostenibile. Pian piano, intuì che la sua paura si era realizzata. L'anestesia non aeva fatto il suo affetto, e ora poteva sentire la propria pelle venire tagliata da qualcosa di gelati. Era spaventoso avvertire ogni movimento, sentire il suo corpo come squarciato, ed il dolore che ne derivava era qualcosa che non avrebbe potuto spiegare a parole. Un urlo acuto e carico di sofferenza uscì dalle sue labbra. 
"Hiro! - lo chiamò Gogo - Hiro che hai?"
"Fa male! Fa malissimo maledizione! Sento ogni cosa... il dolore!!"
"Maledizione! - imprecò - Baymax, altro anestetico". Il robot fece effettivamente per prenderlo, ma subito dopo si ritrovò ad alzare il cpao.
"E' finito"
"Cosa? come sarebbe a dire è finito?!"
"Che? - boccheggiò Hiro - No, non può essere! Io non ce la faccio così, morirò da dolore! Baymax non andare avanti!"
"Ma devo, oramai ci sono quasi.."
"N o - fece provando a sollevarsi  -morirò, non ce la faccio!"
"Hiro ascoltami! - esclamò Gogo - ce l'hai fatta fin ora, non mollerai adesso, tu ce la farai...!"
"Ma fa male...!" - urlò.
"Lo so, ma ti prego. Il bambino deve nascere"
"Oh - sussurrò mordendosi le labbra a sangue, e va bene, dannazione!""
"Bene - sussurrò porgendogli la mano - stringila quanto vuoi". Il ragazzo ricambiò il gesto, stringendole la mano. Continuò a chiudere gli occhi, non riuscendo a trattenere le urla strazianti di dolore mentre Baymax prendeva la sua pelle e scavava dentro il suo copro per arrivare a poter estrarre il bambino.
La cosa più terribile era forse sentire il sangue bollente scivolare via, macchiare ogni cosa, sensazione che si contrapponeva al freddo degli strumenti. Si dimenava senza alcun controllo, tanto che ad un certo punto Gogo e  zia Cass furono costrette a bloccargli le braccia, poichè altrimenti nella foga, avrebbe dato dei colpi con il rischio di farsi male. Le lacrime oramai scivolavano senza che potesse fermarle, provava un dolore atroce, aveva addirittura l'impressione che potesse svenire da un momento all'altro. Però continuava a ripetersi di dover rimanere sveglio, non doveva perdere i sensi. Averebbe tanto voluto stringere la mano di Tadashi in quel momento, averlo accanto. Eppure, in un certo senso, sentiva come se lui fosse lì. Chi altrimenti, gli aveva dato la forza di sopportare quel dolore atroce?
Hiro in quell'istante iniziò ad avere seriamente paura che sarebbe potuto morire, ere questo non desiderò altro che finisse tutto in fretta, poiché temeva che non ce l'avrebbe fatta ancora per molto.
E poi improvvisamente, tirò fuori un sospiro, apparentemente di sollievo. Ciò che sopraggiunse poi alle sue orecchie, fu un vagito, e infine un pianto.
"Hiro! - esclamò Gogo - Avevo ragione io!". Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, completamente stordito, rivotandosi Bayamx che teneva braccio la neonata che a pieni polmoni cantò la propria vittoria per essere finalmente venuta al mondo. Nel momento in cui la vide dimenticò tutto il dolore, o quasi,e le lacrime divennero lacrime di gioia e commozione. Non poteva credere che proprio lui avesse potuto fare qualcosa di così bello. Ben presto la commozione divenne generale, nessuno lì dentro poté trattenere le lacrime per quel miracolo che era avvenuto.
"Hiro, tesoro, congratulazioni" - sussurrò zia Cass donandogli un bacio in fronte.  Il robot di avvicinò, avvicinando la piccola al suo viso. Hiro sgranò gli occhi lucidi, allungando debolmente un dito verso la sua manina chiusa a pugno. L'aveva appena sfiorata. Lei era lì, appena nata, era stata dentro il suo grembo per nove mesi, il frutto dell'amore tra lui e Tadashi. Ed effettivamente, aveva il suo viso.
"E' bellissima - sussurrò Gogo emozionata.
"Sì.. com'è piccola" - sussurrò lui a sua volta. Al suono della sua voce, la bambina aprì gli occhi, guardandolo. Il ragazzo sussultò nell'incrociare il suo sguardo, dovendo trattenere un altro gemito per non piangere nuovamente, cosa che fu inevitabile.
"Somiglia... a lui" - disse tristemente, mentre le lacrime riprendevano a scorrere. Era un momento davvero felice, ma anche molto triste, poichè una persone importante non poteva essere lì presente. 
Quando Byamx applicò finalmente i punti al povero Hiro, che era del tutto esausto, sia per il dolore che per a quantità di sangue che aveva perso, poté finalmente porgergli la bambina. Quest'ultimo la prese in braccio, cullandola in maniera un pò goffa.
"Emh - sussurrò - ciao... benvenuta... Hiashi..."
"Aww com'è carina! - esultò Honey - sembra una bambola, hai fatto uno splendido lavoro"
"Tadashi sarebbe fiero di te" - disse Gogo.
"Lo so.. lo so.. e mi dispiace che lui non ci sia -  sussurrò accarezzando la testa piena di capelli neri della bambina - e mi dispiace che tu piccola, non potrai mai conoscerlo. Eppure in parte è grazie a lui se sei qui". 
Era strano tenere quel fagotto tra le braccia, eppure, assieme a tutti i pensieri di paura ed indecisione, provava anche un grande senso di protezione nei suoi confronti. Dopotutto era sua figlia, sangue del suo sangue. Eppure, non erano solo sensazioni benevoli quelle da lui provate.
"Grazie Baymax - sussurrò Hiro - non avrei dovuto parlarti in quel modo"
"Non fa niente, comunque ho appena fatto la scansione della piccola: altezza, 49 cm, peso 2. 600, gruppo sanguigno, A, e non ha alcun tipo di problema, né fisico né mentale..
"Meno male - sussurrò - questo mi consola davvero"
Ad un tratto, Hiashi iniziò a piangere.
AH! - urlò il ragazzo - cos'ha?! Che devo fare?"
"Oh caro, tranquillo, evidentemente ha fame, c'è bisogno del biberon, vuoi darglielo tu?" - domandò zia Cass.
"Mo io non so come si fa"
"E' facile - disse aiutandolo - intanto tieni la bambina così, e poi fai in modo che afferri... ecco così, vedi? Era affamata". 
Hiro accennò un sorriso. Hiashi  ra piccola, era indifesa e bellissima, un vero miracolo. Avrebbe tanto voluto proteggerla adesso che l'aveva con se, eppure dentro  avvertiva la continua sensazione che il posto giusto non fosse tra le sue braccia...
-
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Si sollevò di scatto nell'avvertire qualcuno sopraggiungere a lui con una certa agitazione.
"Hiro!"
La voce di Gogo era tremante, il suo sguardo stralunato.
Un pò stordito, lui la guardò.
"Che è successo?"
"Hiashi - sussurrò tra l'affanno - Hiashi è sparita"
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Angolo dell'autrice
Ave! Salve gente, finalmente il momento tanto atteso è arrivato: Hiashi ha scoperto la verità, e ha goiustamente reagito non proprio bene. E abbiamo anche scoperto qualìè l'intenzione segreta di Hiro o.o Che poi questa cosa dell'anima artificiale l'ho presa da un anime che si chiama Memories Plastic, motlo belle e anche molto triste.
E poi il momento del parto... povero Hiro, sono stata cattiva, pensate che bello senza anestesia o.o Ad un persona che conosco è successo, ussignur o.o
Ma cosa più importante... Eichi ha rapito Hiashi? E ora che succede? D:
lo scopriremo nel prossimo chap :D
- Balalallaaaa ^^^

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Capitolo 8
*** Chap 8: Intrappolata ***



"Cosa? - domandò strabuzzando gli occhi - come sarebbe a dire è sparita?"
"Sarebbe a dire che non si trova da nessuna parte! E' già un' ora che io e gli altri proviamo a cercarla, ma niente!"
Hiro si alzò in piedi, sentendo il proprio animo agitarsi. E se le fosse accaduto qualcosa? Di certo non se lo sarebbe mai perdonato.
"Dobbiamo trovarla" - dichiarò semplicemente.
"Fermo un attimo - disse Gogo - perchè quella faccia, che è successo?"
"E' successo che le ho detto tutta la verità - rispose serio - e come mi aspettavo... si è arrabbiata. E se fosse scappata?"
"Non dire assurdità - fece alzando gli occhi al cielo - non farebbe mai una cosa del genere, comunque sia adesso sarà meglio cercarla!"
Nei diversi minuti che seguirono, il ragazzo cercò la bambina, la quale però non si trovava da nessuna parte, e più il tempo andava avanti più nella sua mente iniziavano a spaziare diversi pensieri. Vero era che lei gli aveva promesso che non se ne sarebbe mai andata, ma questo prima di sapere la verità. Sconsolato, si portò una mano sul viso, forse sarebbe stato meglio non dirle nulla, se solo avesse saputo che sarebbe finita così.
"Hiashi - sussurrò - Hiashi ti prego, prova a perdonarmi se puoi". Un perdono che le aveva domandato più di una volta ma che sapeva non sarebbe mai arrivato.
Avvertì ad un tratto un cinguettio in lontananza, sorprendendosi molto nel vedere Tori volargli incontro, che a fatica portava un cappello nel becco, ovvero lo stesso cappello che Hiashi era solita a portare in testa e che le era caduto.
"Tori? - domandò - ma cosa.. cosa fai qui, Hiashi dov'è?". Il ragazzo prese il cappello in mano, ascoltando il cinguettio spaventato e agitato del povero Tori. Non capiva ancora cosa stesse succedendo, fin quando non si sentì chiamare.
"Hey Hiro" - lo chiamò a voce di Gogo, che si trovava nella stanza accanto. Lui la raggiunse
"Cosa succede?"
"Guarda un pò qui - disse la ragazza mostrandogli una maschera - la riconosci?". La osservò per un pò, spalancando poi gli occhi: certo che la riconosceva, era la maschera che ogni qualvolta aveva ricoperto il viso del suo tanto temuto rivale.
"Ma che... che significa?" - domandò.
"Te lo dico io che significa - sbottò - questo è lo studio di Eichi"
"Di Eichi?! - esclamò - cosa... vuoi dire che Eichi e quel criminale sono la stessa persona?"
"Beh, si spiegherebbe il perché ha cercato di ucciderti"
"Ma io non capisco... aspetta, e se fosse stato lui ad aver rapito Hiashi?"
"Potrebbe anche essere... ma perchè avrebbe dovuto farlo?". Hiro cominciò a pensare e a pensare, cercando di trovare una soluzione plausibile, una soluzione logica a ciò che era accaduto. Poi ad un tratto, si accese come una lampadina nella sua mente: Eichi era l'unico a sapere del suo progetto, ed inoltre l'aveva sempre odiato e visto come un rivale. Se il suo intento fosse stato quello di ottenere l'anima artificiale? Questo avrebbe spiegato il perché dei suoi molteplici tentativi di farlo fuori e del perché avesse rapito Hiashi, per attirarlo a se e averlo continuamente sotto ricatto.
Al solo pensiero che quel tipo potesse anche solo farle del male, anzi no, che l'avesse rapita, iniziò a fremere, a tremare dal nervosismo, mentre teneva i pugni chiusi. Non avrebbe avuto paura adesso che la cosa più importante della sua vita si trovava in pericolo. Qualcuno di importante lo aveva già perso, non avrebbe perso anche lei.
Gogo poté vedere che qualcosa non andava nell'amico.
"Emh... Hiro?" - domandò.
"Non perdiamo tempo - sussurrò alzando lo sguardo, uno sguardo risoluto e completamente infiammato dalla rabbia - andiamo a salvare mia figlia"

Hiashi era completamente stordita. Aveva aperto gli occhi, lamentandosi per il dolore. Guardandosi attorno non avrebbe saputo dire dove si trovasse: tutt'intorno era buio ma illuminato al contempo da una luce rossastra, i muri parevano invece essere costituiti da roccia. Tutt'intorno vi erano tavoli di vetro trasparenti, con su poggiati strumenti strani che al sol vederli facevano venire i brividi.
Quella visuale la face sussultare, e istintivamente volle muoversi e scappare, il problema e che aveva le mani legate sopra la testa con una catena in ferro che stava ora rendendo i suoi polsi anneriti a causa dei lividi.
Provò un brivido di paura, soprattutto nel ricordarsi chi l'aveva condotta. Che ne sarebbe stato di lei se nessuno fosse venuto a sapere della sua scomparsa? E cosa più importante, sarebbe venuto effettivamente qualcuno in suo aiuto?
Provò inutilmente a dimenarsi, rendendosi conto che più si dimenava e più provava dolore.
"Ahi - gemette - accidenti... ma... cosa succede?". 
Improvvisamente, da una sorta di ascensore in metallo ma trasparente, le cui porte si spalancarono, apparve proprio Eichi. Ella si irrigidì nel vederlo: aveva un' aria davvero inquietante, e Dio solo sapeva cosa avesse in mente.
"Vedo che ti sei svegliata" - costatò guardandola.
"Mm,  perchè mi hai portata qui? Che cosa vuoi farmi?"
"A te non voglio fare assolutamente niente, tu sei solo il riscatto per ottenere da Hiro quello che voglio. Vedrai come sarà spaventato quando scoprirà che la sua bambina è caduta nelle mani di un lupo famelico, e allora sì che mi darà retta... purtroppo devo tenerti qui, altrimenti scapperesti, a meno che tu non voglia unirti a me"
"Mai! - esclamò - neanche per sogno! E poi che cosa vuoi da lui, si può sapere?!"
"Voglio l'hard disk dell'anima artificiale da lui costruita! In passato ho provato a farlo fuori, in modo da potermene impossessare, ma ha la pellaccia dura, e in questo modo sarà più facile, c'è anche una bella tortura psicologica dietro"
"Lo sapevo io che centrava questo, Hiro l'aveva detto che  avevi scoperto tutto! Ma che cosa vuoi farne?! Una persona malvagia come te, chissà quali brutti progetti ha in mente". Il ragazzo le andò vicino, mettendole una mano sul collo e zittendola con il solo sguardo.
"Tu parli senza sapere - sussurrò - sai, non scherzavo quando ti dicevo che siamo più simili di quel che credi. Tutti e due orfani... tutti e due abbandonati a questo triste mondo.. tutti e due poveri geni incompresi..."
"Eh...? - domandò flebilmente - tu... anche tu sei stato abbandonato...?"
"Anche se non si direbbe è così - disse - la vita di quelli come noi non è mai facile, però per  me lo era un pò di più, grazie alla mia adorata sorella. Si chiamava Erika... ed era la mia gemella"
"E - era?  - domandò un pò spaventata - significa che...?"
"Hai indovinato - sibilò assottigliando lo sguardo - una brutta malattia me l'ha portata via. Sai, lei era l'unica persona con cui potevo essere me stesso, l'unica persona con cui non mi sentivo solo. Ma ovviamente, il destino ha deciso di beffarsi di me, e portarmela via.  Quando avevo la tua età fui adottato, ma nulla poteva ormai colmare il mio vuoto.  Sono stato abbandonato, ho sofferto, sono stato proibito della mia amata sorella. Credi ancora che la mia cattiveria verso il mondo sia tanto infondata?"
Hiashi lo guardò, crucciata. In quel momento aveva intuito che quel tipo non era poi tanto cattivo, provava solo molta rabbia e solitudine, il problema è che la solitudine a volte portava a mutamenti nella propria persona.
"Soffrire non significa dover per forza diventare cattivi. Anche io sono stata abbandonata, ma non mi sognerei mai di far del male nessuno"
"Sciocca, che vuoi capirne tu, io ho perso una sorella..."
"Beh, io ho perso mio padre, non l'ho neanche mai conosciuto, pensi che non mi sarebbe piaciuto?". Eichi la guardò, sorprendendosi molto, per poi riprendere a parlare.
"... Comunque sia, una volta che mi sarò riappropriato dell'anima artificiale da Hiro costruita, potrò modificarla a mio piacimento e restituire una nuova vita alla mia adorata Erika... e questa volta nulla ci separerà". La bambina deglutì, poiché il suo sguardo pareva quello di un ossesso. Non avrebbe saputo capire se in lui vi fosse anche un briciolo di pazzia, ma la cosa certa era che faceva paura.
"Sono sicuro che tua sorella non vorrebbe questo - azzardò a dire - e poi è sbagliato a priori riportare forzatamente in vita qualcuno"
"Taci, tu non puoi saperne nulla!" - urlò.
"Invece sì! - esclamò - sei un egoista, pensi solo a te stesso, la vuoi qui soltanto perchè vuoi riempire quel vuoto che provi! Non pensi a come lei potrebbe stare, pensi che siccome è morta non può vederti? Ovunque si trovi adesso si starà dannando nel vederti fare queste cose...!"
Eichi si era portato le mani sulla testa, tremando dal nervoso.
"TACI! - urlò - non parlare di lei. Non mi farò comandare da una bambina inutile e sola..."
"Io non sono inutile - dichiarò - e soprattutto non sono sola. Hiro e gli altri verranno a salvarmi, e quando succederà tu sarai nei guai"
"Tsk, certo - rise - ti ha abbandonato una volta, chi ti dice che non lo rifarà ancora?"
Hiashi provò a controbattere, ma non ne ebbe la forza. Quella era propria la stessa frase che anche lei aveva usato. Già, quante cose aveva detto, quel "ti detesto", detto con tutta la rabbia, ma mai pensato. Non era sicura che dopo come si fosse comportata, sarebbe effettivamente stata salvata.
Abbassò il capo, rattristandosi di colpo.
"Sarà meglio che quell'idiota si sbrighi ad arrivare, altrimenti farai una brutta fine"
"Ma avevi detto che non mi avresti fatto del male!"
"Se non arriva non ho intenzione di lasciarti viva, credi che voglia guai per colpa tua? Mi spiace per te mia cara, non è colpa mia se adesso la tua vita è proprio nelle sue mani!". Urlando ciò, il ragazzo aveva aperto un'altra porta, lasciando la bambina da sola. 
L'angoscia prese ben presto posto nel cuore di Hiashi. Non aveva mai avuto paura di morire, ma ora come non mai, temeva per la propria vita. Se solo non si fosse arrabbiata, scappando via, tutto questo non sarebbe successo...

I Big Hero avevano preso a perlustrare tutta la città, senza però poter trovare alcuna traccia del covo dove Eichi si nascondeva. Hiro stringeva i denti e i pugni, pensando a tutto ciò che avrebbe fatto a quel tipo una vota che lo avrebbe avuto tra le mani. Sentiva di non aver mai provato una rabbia così grande , rabbia che sicuramente sarebbe esplosa di lì a poco.
"Non posso ancora crederci! - esclamò Fred - Yana è Hiashi! Come abbiamo potuto non accorgercene?"
"Fred, abbiamo capito! - esclamò Gogo - l'hai detto venti volte negli ultimi cinque minuti"
"Mi dispiace, e che non posso crederci!"
"Io avevo capito che era lei - esultò Honey - è sempre carina, magari quando questa storia sarà finita potrò usarla come mia bambola personale"
"Sì, risparmi i progetti per quando avremmo scovato Eichi, sperando che quest'ultimo non faccia del male a Hiashi..."
"Non le torcerà un solo capello - disse Hiro voltandosi con uno scatto - perché se solo ci prova... gli farò pentire di essere nato, e farò in modo che neanche nell'Aldilà si dimentichi di me"
I suoi amici rimasero a fissarlo, con gli occhi spalancati.
"Wow - costatò Fred - Hiro si che è un uomo con le pal..."
"Hey voi! - li chiamo ad un tratto Wasabi - dite che questo posto è abbastanza inquietante per essere il covo di un criminale?"
Gli altri lo raggiunsero, notando dall'alto come quella "cosa" somigliasse ad una grotta , o almeno questo sembrava dal rivestimento, poichè in realtà la forma era conica, quasi somigliante ad un vulcano.
"Non lo sapremo finchè non proveremo - dichiarò Hiro - abbiamo cercato ovunque, cerco anche qui. Tori viene con me - disse prendendo il robot tra le mani -  Io e Baymax andiamo, voi rimanete qui"
"Cosa?! No, ma sei completamente impazzito? Non puoi andare da solo! E' pericoloso!" - esclamò Gogo.
"Sì che posso invece, Gogo ! Non sono più un bambino da molto tempo ormai! Questa è la mia battaglia, e devo uscirne da solo. Vedrete che non mi accadrà niente. Voi non combatterete, pertanto aspettami, e non provate a seguirmi... Baymax, pronto?"
"Pronto" - rispose il robot, iniziando a volare verso la cavità del luogo. Gli altri quattro rimasero lì con lo sguardo attonito.
"Mmh, sbaglio è quel "rimanete qui" era tanto un invito a seguirlo?"  domandò Fred.
"Io dico di sì" - disse Wasabi.
"Che vada al diavolo - disse Gogo alzando gli occhi al cielo - Hiro ha scelto il momento sbagliato per essere orgoglioso. Noi siamo una squadra..."
"E...?" - domandò Honey.
"E questo vuol dire che è la nostra battaglia. Pertanto andiamo a salvare Hiashi!"
Un urlo di acclamazione si levò a quel punto nell'aria.

Hiashi aveva smesso ormai da un pò di dimenarsi. Sentiva di stare perdendo ogni forza, sarebbe stato bello scoprire che si fosse trattato solo un brutto sogno. Ma purtroppo non lo era. Lei era finita lì, e sicuramente ci sarebbe rimasta. Non voleva morire, e soprattutto non voleva morire lasciando di se un ricordo tanto amaro. In quel momento, nonostante tutto quello che avesse detto, le sarebbe piaciuto avere Hiro con se. Era stata sciocca ad arrabbiarsi in quel modo. Ma dopotutto, forse era scritto nel suo destino che doveva rimanere da sola.
Hiro e Baymax erano entrati all'interno di quel covo che era in realtà molto più grande di quel che sembrava. Le pareti erano nere, ed ogni qualvolta parevano finire in un vicolo cieco.
"Maledizione! - imprecò - possibile che non la trovi da nessuna parte? Dove l'ha nascosta?"
"Noto in te una certa rabbia..."
"Certo, certo che sono arrabbiato, e sai perchè sono arrabbiato?! Perchè sono un idiota, ecco perché! Perché è colpa mia se ora lei si trova in pericolo, è colpa mia di tutto. Hiashi ha ragione, io non sarò mai come Tadashi, se ci fosse stato lui al posto mio allora si che sarebbe stato diverso"
"Sta dicendo che sarebbe stato meglio se fossi morto tu...?"
"Eh... non lo so, d'accordo?! Non lo so cosa sarebbe stato meglio, non so nulla, so soltanto che voglio rompere le ossa a quel bastardo e riavere con me Hiashi, nulla di più!"
Hiashi dal canto suo, aveva avuto l'impressione di udire delle voci che attraversavano il sottile strato di pietra. Il rumore e faceva alzare il capo, con la speranza che ci fosse qualcuno, ma poi sconsolata doveva rendersi conto di sbagliarsi.
"E' inutile - sussurrò - non verrà nessuno"
"Cosa dovrei fare?! - urlò ancora Hiro -  non posso starmene qui mentre chissà lei come sta!"
"Emh... Hiro..."
"COSA?!"
Il robot, senza dire una parola, indicò una piccola porta in metallo che si trovava alle loro spalle. Hiro spalancò gli occhi, fiondandosi poi su di essi.
"Finalmente! Ma perchè non me l'hai detto prima?!"
"Perchè non volevo interromperti durante il tuo discorso tanto solenne". Il ragazzo lo guardò incredulo, per poi spalancare la porta.
Hiashi aveva sussultato nel momento in cui aveva udito quel rumore stridente.Temeva che Eichi fosse tornato. Avvertì dei passi, per poi i scorgere non una. ma due figure andarle incontro.
Alzò lo sguardo, sentendo poi il cuore fremere.
"Hiashi?" - si sentì chiamare.
"Hiro! Baymax, Tori! - esclamò cercando di fare rumore - Sono qui!"
"Hiashi! - esclamò correndogli incontro - non posso crederci, sei qui, cosa ti ha fatto quel tipo?"
"E' dura da aspettare, ti prego, dobbiamo sbrigarci, se Eichi ti vede è finita!"
"Lui non mi farà nulla! Baymax aiutami a liberarla!"
"Ti prego, devi ascoltarmi - esclamò mentre Tori le andava felicemente incontro, cinguettando - lui è te che vuole, anzi, vuole l'anima artificiale che tu stesso hai costruito"
"Lo so bene - rispose - ma da me non avrà proprio nulla"
"Bene bene, cosa abbiamo qui?" - domandò improvvisamente la voce di Eichi, che era loro comparso alle spalle - vedo che alla fine sei arrivato Hiro, in compagnia del tuo strano amico robot".
Nel vederlo, Hiashi si nascose dietro il ragazzo, e quest'ultimo lanciò un'occhiataccia al rivale.
"Eichi - lo chiamò - sei completamente impazzito? Come ti è venuto in mente di rapirla?"
"Oh suvvia, non fare come se ti importasse qualcosa - disse andandogli contro - oramai so anche io dei tuoi fantasmi del passato"
"Stanne fuori" - sussurrò a denti stretti.
"Certo, sembra facile dopo anni provare a rimediare, ma indovina un pò? Tu non ci riuscirai"
Scosso da un fremito di rabbia, Hiro provò a lanciargli un pugno, ma prontamente Eichi lo fermò.
"Sta buono - sussurrò - sai già quello che voglio. Dammi la tua anima artificiale, e io potrei anche pensare di non ucciderti. Anche se ammetto che le persone come te mi fanno abbastanza rabbia".
Il ragazzo lo guardò, fulminandolo con gli occhi: non avrebbe mai permesso che un tipo del genere la facesse franca, né tanto meno intendeva dar via tanto facilmente un qualcosa a cui aveva lavorato per anni.
"Io non ti darò mai qualcosa di così importante per far si che tu possa realizzare qualcosa di losco!""
"Tu non sai niente! - sbottò afferrandolo - e se non vuoi darmela di tua volontà me la prenderò con la forza"
"No! - esclamò Hashi - ti prego no, Hiro non batterti con lui!"
"Mi dispiace Hiashi - sussurrò poggiando una mano sulla testa - non ho potuto proteggerti per otto anni, lasciami rimediare. Baymax - guardò il robot negli occhi - la affido a te". Il morbido robot parve capire le sue emozione, e prima che Hiashi se ne potesse accorgere, la prese tra le braccia, nonostante tentasse di dimenarsi, volando via alla svelta.
"E' inutile Hamada - disse l'altro - non ti servirà a nulla questo perbenismo. Lei ti odia ormai, e fa anche bene"
"Tu non la consoci, lei non è in gardo di odiare, ma ammetto che anche se lo facesse avrebbe ragione. E poi agli errori si può sempre rimediare!"
"Non credo che vivrai abbastanza per poter rimediare" - sussurrò appena. Accadde tutto in un battito di ciglia: Eichi gli andò alle spalle, bloccandogli le mani dietro la schiena, e puntandogli una lama appuntita e gelida sulla base del collo.
"Questa scena l'ho gi vissuta - sussurrò al suo orecchio - ah sì, peccato che sta volta nessuno ti salverà"
"Se credi davvero che mi lascerò morire tanto facilmente, te lo scordi". Una violenta gomitata servì a liberarlo, ma sapeva comunque che ciò non sarebbe bastato per aiutarlo a uscire da quella situazione: Eichi era forte, fisicamente parlando, e aveva negli occhi la luce di chi non avrebbe provato alcuna pietà. Ma come aveva già detto, non si sarebbe lasciato morire, specie adesso che aveva un motivo per cui vivere.  Peccato che non avesse previsto il fatto che l'altro avesse un piccolo asso nella manica. Vide una palla di fuoco correre verso la sua direzione, cosa che riuscì a schivare, permettendo ad essa di cadere al suolo e continuare a bruciare. Odiava il fuoco, portava via tutto e non lasciava nulla.
"Ma che bravo, l'hai schivata - disse Eichi mostrando il marchingegno che aveva sparato poco prima la palla di fuoco - però sai, quei cannoni sono fatti di un materiale molto tossico, e più il fuoco si disperderà, più l'aria diverrà velenosa. E non provare a spegnerlo perché sarebbe inutile Io potrei salavrmi... ma credi che ti permetterei di fare lo stesso?  Suvvia, dammi quello che voglio..."
"Io... non mi piegherò mai a te" - sussurrò portandosi una mano davanti la bocca per evitare di respirare il fumo.
"Allora muori" - rispose l'altro andandogli contro e lanciandogli un pugno allo stomaco. Per Hiro fu naturale tossire, ma nel farlo si accorse che un rivolo di sangue gli era scivolato dalla labbra. Effettivamente l'aria si era fatta pesante, e tutt'intorno stava divenendo rosso dalle fiamme.
Avrebbe tanto avuto l'istinto di chiudere gli occhi, ma non si sarebbe lasciato andare. Avrebbe dovuto vincere, a qualunque costo"

"Baymax, lasciami! - esclamò Hiashi - dobbiamo tornare indietro, non possiamo lasciarlo lì!"
"Ma Hiro ti ha affidato a me, non posso disubbidire"
"Puoi eccome invece! - esclamò -  c'è un motivo se tutto ciò è successo, non c'è bisogno che quei due usino la violenza, devi riportarmi indietro, ti prego, io non voglio che lui muoia!"
"Mi dispiace, non posso...!"
"Ti prego! - esclamò con le lacrime agli occhi - Tadashi ti ha creato non è vero? Bene, siccome sono sua figlia devi fare quello che ti dico io! Io non voglio perdere la mia famiglia, anche se gli ho detto tutte quelle cose ad Hiro... gli voglio bene, non posso permettere che finisca così!"
Hiashi aveva ora preso a piangere, in maniera sommessa e dolorosa. Baymax l'aveva osservata, e il suo cuore da robot aveva per un attimo sussultato, quasi come se potesse provare le stesse emozioni. Effettivamente poteva vedere in Hiashi parte di Tadashi, parte di Hiro. E nonostante le raccomandazioni di quest'ultimo, non avrebbe accettato di vedere quella bambina piangere.
Le porse un fazzoletto, e a quel gesto lei lo guardò.
"Baymax?" - domandò.
"Io sono stato creato per aiutare il prossimo, sia fisicamente che nella vita. Non adibirei al mio compito se ora non aiutassi te"
"Ah, Baymax grazie! - esclamò cin gli occhi lucidi - dobbiamo tornare indietro, non importa se siamo solo in due!"
"Chi ti ha detto che sarete solo in due?". Hiashi riconobbe immediatamente quella voce. Alzò lo sguardo, vedendo gli altri membri dei Big Hero 6 che l'avevano raggiunta.
"Ragazzi!" - esclamò.
"Hiashi" - esclamarono Honey, Wasabi e Fred correndole incontro per strapazzarla in un abbraccio.
"Siamo così felici di rivederti!"  - disse la prima.
"Temevamo il peggio!" - disse il secondo.
"Non ti lasceremo più andare!" - concluse il terzo.
"Grazie" - sussurrò -  vi voglio bene - si voltò - Gogo!"
"Quel testardo di Hiro non voleva che lo seguissimo, ma a quanto pare abbiamo fatto bene a non dargli retta. Tu stai bene?"
"Sì , e adesso che i Big Hero 6 sono di nuovo insieme, possiamo andare ad aiutarlo. E farete quello che dico io"
"Credo sia giusto" - disse Gogo.
"Bene - disse la bambina - allora seguitemi"
-
-
-
Angolo mio
Ave gente, come state? Io male, sono stressata, e sono una pazza *risata da schizofrenica*, questa scuola mi distrugge
*amoree, ci sono le gocciole*
Fanculo le gocciole, portatemi un'ascia! No, seriamente, la mia linfa vitale è stata risucchiata via.... fortuna che finirà presto... spero -.-
Comunque Eichi lo odio. Perchè faccio pg così odiosi? Sono una sadica...
beh, spero vi sia piaciuto, spero di poetr aggiornare presto ^^
- Balalalallaaa <3

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Capitolo 9
*** Chap 9: Finita ***


Hiro avvertiva l'aria attorno a se divenire sempre più irrespirabile, oltre al rendersi conto che diveniva sempre più debole, tanto da non riuscire neanche a stare in piedi. Quel gas velenoso gli stava facendo perdere tutte le forze, era certo che ai prossimi colpi di Eichi sarebbe crollato come niente.
Eppure l'avevo detto chiaro e tondo, non si sarebbe lasciato uccidere tanto facilmente, ma non poteva neanche permettere che tra le mani di quel tipo finisse qualcosa di estremamente prezioso. Assurdo era come tutto si fosse ritrovato a dipendere proprio da lui, ed era sopraggiunto il problema dell'essere effettivamente diviso tra passato e presente, ma senza una scelta equa non avrebbe neanche potuto esserci un futuro. Teneva tra le mani il piccolo hard disk contenente un' anima da lui costruita a imamgina e somiglianza a quella di Tadashi. Magari fosse stato saggio come quest'ultimo, sarebbe stato tutto più facile. In quegli attimi in poteva vedere tutto divenire sfocato e i suoni divenire più lontani, gli pareva quasi di poter perfino vedere l'immagine di Tadashi. Che fosse una sorta di presagio o un'allucinazione, di questo non ne aveva idea. Scegliere la via breve e lasciarsi andare alla morte gli avrebbe evitato altra sofferenza. Ma se voleva far sì che Hiashi non soffrisse mai più, allora non aveva altra scelta che rimanere vivo.
La voce di Eichi ad un certo punto riecheggiò come un suono lontano e appena accennato.
"Allora Hamada? - domandò - il tempo passa e si porta via ogni tua energia. Ti conviene decidere alla svelta, non intendo morire qui con te. Ebbene?"
"N - no - mugugnò - e inoltre, ti ho già detto che non mi abbasserò mai ai tuoi livelli"
"Forse non ti rendi conto che il tuo orgoglio non ti porterà da nessuna parte, vero? I tuoi sforzi non ti serviranno a nulla. Sei un egoista e lo rimarrai sempre"
Si era avvicinato a lui mentre dichiarava ciò, e adesso che l'aveva vicino, Hiro poteva guardarlo negli occhi.
"E tu... cosa puoi saperne di come sono io?"
"Mmh - rise - posso saperlo proprio perché io e Hiashi abbiamo la stessa storia. Vittime di un abbandono e dell'incomprensione del mondo. Io e lei siamo uguali"
"Taci! - urlò provando a sferrargli un colpo - voi non siete uguali!"
"Oh, sì invece - sussurrò fermando il suo gesto - entrambi odiamo chi ci ha messo al mondo"
"Forse è vero che mi odia - sussurrò alzando lo sguardo - ma io farò in modo che non possa diventare mai come te!"
 Successivamente tossì, piegandosi in avanti.
"Come pensi di fare se non riesci neanche a reggerti in piedi? Allora Hiro? Per quanto porterai avanti questa storia?". Si avvicinò a lui, con la mano tesa, facendogli intendere cosa volesse. Il ragazzo adesso si trovava inginocchiato, con la mano chiusa a pugno, poggiata sul cuore. Per tanto tempo aveva sperato di riportare Tadashi in vita, per quanto sbagliato, illogico o immorale fosse. Adesso poteva dar via tutto il frutto del suo lavoro? 
Non si sarebbe mai perdonato il fatto di piegarsi a lui, ma neanche di farsi uccidere. Così, dalle sua labbra uscì una domanda tanto attesa.
"Se... se io.. ti dessi l'anima artificiale... tu mi lasceresti tornare da Hiashi?"
"Potrei certo... se tu facessi ciò che dico...."
Hiro crucciò lo sguardo. Quello era l'unico modo per permettersi di salvarsi. Così si alzò pian piano in piedi, cercando di guardarlo negli occhi, assumendo un'espressione seria.
"Va bene - dichiarò - è tua"

Nel frattempo

Hiashi correva spedita, nonostante non sapesse precisamente dove andare visto che aveva la vaga impressione di essersi persa. Il cuore le batteva all'impazzata, la paura era sempre più grande, ma comunque non avrebbe permesso di farsi prendere dal panico.
"Svelti! - esclamò - dobbiamo sbrigarci, accidenti!"
"Sta calma Hiashi - provò a tranquillizzarla Gogo - andrà tutto bene, ma non devi metterti nei guai!"
"Posso eccome invece! Ok, forse quel tipo mi fa paura, ma è soltanto un essere umano molto solo, io potrei parlarci!"
"Con questi tipo non si ragiona - spiegò Wasabi - che cosa vuoi dirgli?"
"Voglio fargli capire che riportare in vita una persona è sbagliato. Lui ha perso la sorella a cui voleva molto bene, e vuole riportarla in vita. Lui e Hiro non devono uccidersi a vicenda, dopotutto sono pià simili di quel che credono"
"Sì, ma anche se fosse non credo ti ascolterebbe!"
"Beh, allora dobbiamo trovare qualcuno che ascolterà sicuramente!"
"Hiashi, Hiashi!"
Udì improvvisamente un'acuta voce a lei familiare. Si voltò dalla parte opposta, vedendo la sua amica Lily correrle incontro.
"Li - Lily?! - domandò - cosa ci fai tu qui....?!"
"Mi spiace! - esclamò con il fiato corto - ho fatto più in fretta che ho potuto! Eichi ti aveva rapito non è vero? Stai bene adesso?"
"Sì ma... tu sai tutto? Cioè... sai di lui?"
"Ho scoperto tutto solo per caso - spiegò - soltanto che mi aveva minacciato di non dire nulla, così ho dovuto tacere. Immaginavo che ti avesse creato problemi, così ho cercato di raggiungerti il più presto possibile. Se ci sarò anche io sarà più facile convincerlo a fermare questa follia"
"Aspetta, forse è meglio di no! Io non voglio che ti faccia del male, ha minacciato di ucciderti"
"No - sussurrò sorridendo - Eichi è bravo a intimorire il prossimo, ma ha un difetto: non è in grado uccidere il prossimo, soprattutto non me. Fidati"
Hiashi era rimasta sorpresa dallo sguardo dell'amica, ma decise comunque di fidarsi.
"E va bene - rispose - allora andiamo tutti insieme!"

Sul viso di Eichi era comparso un ghigno. Aveva ottenuto quello che voleva, non c'era neanche stato bisogno di troppo sforzo.
"Ma che bravo - disse -  vedo che ragioni bene, quando vuoi"
Un pò zoppicante, Hiro gli si avvicinò con il braccio teso e tremante,  e con lo sguardo chino.
"Tieni"
"Bene - sussurrò facendo per prenderla - potrò modificarla a mio piacimento. Mmm, ma toglimi una curiosità, per chi hai costruito questi anima artificiale"
Il ragazzo tentennò un'attimo, ma poco dopo fu chiara la risposta da dare.
"Per riportare in vita la persona che amo". Eichi strabuzzò gli occhi, rimanendo un pò titubante. Quella risposta sorprendente lo lasciò pensieroso per un'attimo, un tempo che si rivelò essere molto utile per gli altri che lo avevano nel frattempo raggiunti.
"Fermi! - esclamò Hiashi - non muovetevi!"
"Hiashi? Ragazzi?" - domandò Hiro.
"Ancora tu?! - esclamò Eichi - che diamin.... - s'interruppe nel vedere Lily accanto a lei - Lily! Cosa diamine ci fai tu qui?!"
"Mi spiace Eichi - dichiarò - ma sei in torto, devi fermarti. Quella cosa non ti ridarà ciò che hai perso"
"TACI!"-  urlò.
"Di cosa parla?"- domandò Hiro.
"Questo non è affar tuo!" - urlò.
"Io lo so di cosa si tratta! - esclamò Hiashi facendo segno agli altri di stare fermi - Eichi vuole quell'anima artificiale per riportare in vita sua sorella. Loro si volevano molto bene, ed è per questo  che lui adesso soffre". Hiro sussultò, guardando poi il rivale. Non aveva idea che dietro quell'atteggiamento si nascondesse un motivo tanto a lui familiare.
"Ebbene?! - fece Eichi - Hiro ha già deciso"
"Io invece dico di no! - esclamò questa volta andando loro incontro - lo sai che questo non ti permetterà mai di andare avanti, vero? Rimarrai incollato al passato se non accetti il fatto che lei non c'è più!"
Quelle parole quasi riecheggiarono come un eco. Hiro non seppe perché, ma ebbe l'impressione che quelle parole furono a lui rivolte. Per otto anni era rimasto attaccato al passato senza possibilità di godersi il presente. E ciò non era giusto per nessuno. Tadashi non avrebbe voluto questo. Ed inoltre, sapeva che l'averlo accanto artificialmente, non sarebbe stata accanto la stessa cosa. Dopotutto lui esisteva sempre, solo in maniera diversa.
"Hiashi" - sussurrò flebilmente. Un sussurro che tuttavia arrivò alla bambina, la quale si avvicinò, andandogli incontro.
"Per favore, non uccidetevi a vicenda - disse - tutti abbiamo sofferto molto"
"Stanne fuori!" - urlò ancora l'altro.
"Eichi!" - lo chiamo Lily - devi calmarti! So che hai sofferto molto, e so che niente potrà mai restituirti tua sorella.! Ma anche io come te sono stata abbandonata, adesso siamo una famiglia, lo sai!"
"Non me ne importa niente - sbottò - non mi rappresenti nulla!"
"Questo non è vero! - esclamò Hiashi - quando ancora non sapevo chi Hiro fosse in realtà, lo consideravo già parte della mia vita. Nonostante non sapevo che ci fosse un legame si sangue ad unirci, per me lui era.... la mia famiglia, e lo è tutt'ora che so la verità!"
"Oh Hiashi" - sussurrò Hiro con le lacrime agli occhi, piacevolmente sorpreso.
"Hiro ti prego - gli sussurrò - puoi andare avanti anche tu? Puoi farlo per me?". La bambina era alla sua stessa altezza poiché, lui si trovava inginocchiato, e ora che poteva guardarla negli occhi, nei quali riflesso lo stesso sguardo del suo amato, capì che se non voleva perderla di nuovo, allora doveva darsi una svegliata.
"Sì  - sussurrò - io lo farò. Per te - gli porse l'hard disk - fa quello che devi, Hiashi"
Ella annuì, prendendolo tra le dita.
"Non osare!" - urlò Eichi.
"Io invece oso eccome!" - esclamò con uno sguardo di sfida. Un semplice, piccolo, gesto delle dita che servì a spezzare il piccolo hard disk. Eichi spalancò gli occhi a quella scena: la sua unica possibilità di salvezza era svanita senza che potesse far nulla, ed era tutta colpa di quella ragazzina.
Fu accecato dalla rabbia, e qualcosa in lui si spezzò.
Il suo urlo arrivò forte, quasi a fare sussultare gli altri. Hiashi, nel compiere quel gesto, non avrebbe mai potuto immaginare di scatenare nel suo rivale una rabbia tanto grande. Si voltò, scorgendo il suo sguardo pieno di rabbia che la fece fremere per la paura.
"Maledetta e inutile ragazzina! - esclamò facendo per afferrarla - come hai osato!"
La bambina si era ritrovata completamente immobilizzata per la paura, ma prima che l'altro potesse anche solo mettere mano su di lei, Hiro la scostò, mettendosi in mezzo.
"Sta lontano!" - esclamò.
"Togliti, mi avete stancato tutti quanti, adesso vi ammazzerò tutti!"
 A quell'esclamazione, gli altri membri dei Big Hero 6 andarono incontro all'amico per dargli manforte, mentre Hiashi, leggermente stordita, se ne stava lì a guardare. Sapeva che se le acque non si fossero calmate qualcuno ci avrebbe rimesso la vita, e questo non poteva permetterlo.
"Hiashi - la chiamò Lily - è tutto inutile, forse è meglio se ci mettiamo da parte"
Lei la guardò.
"No - rispose - non posso. Non adesso"
"Che dici? Che cosa vuoi fare?". La guardò nuovamente, questa volta con fare più serio, ma senza lasciare apertamente leggere le sue intenzioni. Con delicatezza afferrò Tori, il quale stava appollaiato nella sua spalla, porgendolo all'amica.
"Fammi un favore, prenditi tu cura di lui"
"Cosa?" - domandò.
"Non voglio che possa rimanere danneggiato - dichiarò - mi ha fatto compagnia per tanti anni, come minimo posso tentare di proteggerlo"
"Ma Hiashi - sussurrò - io non capisco"
"Non c'è bisogno che tu debba capire" - rispose voltandole le spalle. In quel contesto nessuno avrebbe badato troppo a lei, e come sempre, questo le sarebbe tornato utile, dopotutto non era tornata per rimanersene con le mani in mano. 
La rabbia di Eichi intanto diveniva sempre più incontenibile, ora che era accecato dalla rabbia lo stargli vicino si sarebbe rivelato pericoloso, ma nonostante ciò Hiro fu costretto a tenerlo fermo poichè sapeva che se l'avesse lasciato libero, quest'ultimo sarebbe andato contro Hiashi.
"Resta ferma idiota! Non ho intenzione di ucciderti!" - esclamò.
"Fammi il piacere! - sibilò Eichi - non ho bisogno della tua pietà, lasciami andare da quella ragazzina"
"Se credi che ti lascerò andare stai sbagliando di grosso. Quindi o ti calmi, oppure moriremo tutti soffocati!". Effettivamente il fuoco aveva preso ad espandersi, e il fumo velenoso stava impregnando l'aria tanto da far loro lacrimare gli occhi e da farli tossire. Era questione di minuti, e se non si fossero sbrigati, o l'aria o lo stesso fuoco avrebbero potuto ucciderli.
"Hiro! - esclamò Gogo tossendo - dobbiamo fare qualcosa, non possiamo rimanere qui ancora per molto!". Il ragazzo voltò un attimo lo sguardo, e quella piccola distrazione si rivelò utile per Eichi ,che si liberò dalla sua presa, capovolgendo immediatamente le parti, poichè adesso era diventato Hiro l'ostaggio. Quest'ultimo infatti aveva dovuto trattenere il respiro quando si era ritrovato la lama di un'affilato coltello al livello della gola.
"Come sempre sei finito tra le mie spire. Ma c'è una piccola differenza, questa volta ti ucciderò subito". Sentì il freddo metallo spingere contro la sua pelle. Era sicuro che non sarebbe morto, che qualcuno sarebbe intervenuto, ma non si aspettava che fra tutti, fosse proprio lei.
"Lascialo stare!"
Il suo urlo acuto era arrivato dritto alle orecchie del ragazzo, e il proprio corpo era balzato sulla schiena  di Eichi. Si era malamente aggrappata al suo collo, mentre cercava di non scivolare e portando le mani dove doveva trovarsi la gola. Non era facile per lei provare a strangolarlo, dopotutto non avrebbe voluto uccidere nessuno, ma per salvare momentaneamente Hiro, era necessario.
"Hiashi, cosa fai? Vattene via!" - esclamò.
"No, io non me ne vado!" - esclamò strizzando gli occhi. Eichi a quel punto riuscì ad allungare una mano, potendo finalmente spingere la bambina a terra. Ella spaventata alzò lo sguardo, capendo di aver scatenato ancora più rabbia nel suo nemico. Egli, riprendendo aria, la fulminò con lo sgaurdo.
"Avresti fatto bene sin dall'inizio a rimanere dov'eri..." - sussurrò flebilmente.. Hiashi spalancò gli occhi, cercando di allontanarsi mentre strisciava al suolo, ma fortunatamente l'altro non poté farle nulla poiché Hiro l'ebbe afferrato per il collo.
"Sai, mi hai proprio stancato! - urlò - smettila di minacciarci e cerca di svegliarti! Non sei l'unico ad aver sofferto qui, e se continuerai, non farai altro che apportare altre sofferenze!"
"Non mi importa, non mi farò dare ordini da te! - urlò puntandogli la lama contro  - muori Hamada". Hiro, completamente rigido, rimase a fissarlo. Non si sarebbe tirato indietro, ne avrebbe avuto paura. Se lottare fino all'ultimo avesse potuto aiutarlo a redimersi, allora lo avrebbe fatto volentieri.
Avere paura adesso, dopo tutto quello che aveva vissuto, sarebbe stato inutile. Lo vide correre verso di se. Ancora un pò e avrebbe sicuramente sentito un male atroce, se non avesse reagito.
Ma come al solito,  i suoi piani erano stati frenati. Niente lo colpì, e tutt'attorno era diventato silenzioso. Strano, eppure non l'aveva neanche sentita arrivare. Silenziosamente com'era solita  a fare, Hiashi si era insinuata prima che Eichi potesse colpirlo, con il risultato di fermare quel gesto con il suo stesso corpo.
Lo stesso Eichi era rimasto sconvolto, nel rendersi conto di averla colpita. La sua man stringeva la lama  ricolma di sangue bollente e innocente che scivolava direttamente da punto in cui avrebbe dovuto trovarsi il cuore di Hiashi. Quest'ultima non aveva nenche urlato di dolore, solo un piccolo gemito strozzato, e poi le sue piccole mani poggiate sulla lama, quasi come se avesse voluto toglierla via.
Quando Hiro si rese conto di cosa fosse davvero accaduto, quando realizzò che qualcosa le stava per essere portato via, un ricordo in particolare gli venne alla mente, veloce e scorrevole come un film.

8 anni prima

La neonata dormiva beatamente nella culla. Piangeva spesso, e smetteva soltanto se qualcuno la prendeva in braccio, per questo prendersi cura di lei era un lavoro sfiancante. Almeno la notte però Hiro poteva permettersi di riposare, nonostante quella volta non fosse proprio in vena. I suoi occhi erano incollati sulla piccola figura di Hiashi che pareva quasi un angioletto Ancora stentava a credere di averla portata dentro di se per nove mesi, non poteva credere di essere stato in grado di creare qualcosa di così bello e delicato.
Peccato che assieme a lei, tutte le paure erano adesso diventate realtà. La paura di non essere in grado, troppo giovane, troppo impaurito, troppo poco all'altezza per un compito così arduo. Tutte le persone a lui accanto gli avevano dato sostegno, ma nonostante ciò non era riuscito a convincersi. Voleva un bene dell'anima a quella bambina, ma sapeva che per il suo bene e per quello di se stesso, avrebbe dovuto fare qualcosa di cui sapeva si sarebbe pentito.
Accarezzò delicatamente la sua manina, e Hiashi, anche nel sonno, strinse il suo dito. Quella presa, così salda, avrebbe dovuto essere qualcosa che nessuno avrebbe dovuto mai spezzare, se non proprio lui. Il suo cuore fremeva dalla tristezza al solo pensiero di quello che di lì a poco avrebbe fatto.
Ma oramai lo aveva già deciso, forse già da prima. Prese un lungo respiro, tendendo poi le braccia  e afferrandola delicatamente. Non che fosse ancora molto pratico, eppure Hiashi pareva quietarsi del tutto solo quando stava tra le sue braccia. Quest'ultima in quel momento aprì gli occhi, lasciandosi scappare una cristallina risata per esprimere la sua gioia. Hiro la strinse. Tante domande sorsero nella sua mente: chssà lei come sarebbe stata, cosa avrebbe fatto nella vita, come sarebbe stato essere una famiglia... o una famiglia per metà.
Lei meritava molto di più di quello che lui poteva darle. 
Le lacrime presero a pungergli gli occhi, e avvicinandola a se, sussurrò una semplice frase che lei non avrebbe mai ricordato.
"Ti voglio bene Hiashi, te ne vorrò sempre"
Quella notte pioveva, e quella sarebbe stata la notte in cui avrebbe fatto il vero errore più grande della sua vita.

***
Non aveva idea di che ore fossero. Sapeva solo che era tornato zuppo d'acqua e con il fiato corto, seguito da Baymanx. Quasi come se avesse paura, si rinchiuse nella sua camera, accasciandosi al suolo.
Lo aveva davvero fatto. L'aveva abbandonata. Si sentiva davvero pessimo, si stava già pentendo, ma oramai non sarebbe più potuto tornare indietro, nonostante avrebbe tanto voluto da una parte.
Le lacrime iniziarono a solcargli il viso senza sosta, un pianto disperato.
L'aveva persa, ed era solo colpa sua
-
-

-
Come quella volta, Hiro dovette ricordare la terribile sensazione di perdere qualcosa di estremamente prezioso. E anche questa volta, per colpa sua.
Il respiro aveva smesso di esistere, così come il battito del cuore.
Hiashi adesso si stava accasciando al suolo, inesorabilmente. Fu in quel momento che il silenzio divenne angoscia, poiché vi fu un urlo generale, che però non lo sfiorò neanche, era come ipnotizzato.
Soltanto quando il rumore, un tonfo, del suo piccolo corpo che arrivava al a terra  scosse il suo udito, rinvenì.
"HIASHI! - urlò afferrandola - no, no, hey, Hiashi, svegliati, non fare scherzi, svegliati!"
Lei aprì affettivamente gli occhi. Non aveva mai sentito un male così atroce, aveva come la sensazione che qualcosa la stesse trascinando via, da un' altra parte,
"Mi - sussurrò flebilmene - mi dispiace. Non avrei dovuti dirti che ti odio"
"Hiashi - la chiamò con le lacrime agli occhi  - ti prego, non parlare. Dovevi odiarmi, l'avrei preferito che vederti fare questo"
"Non avrei potuto - gemette accennando un sorriso - io comunque l'avevo sempre saputo, che mi avresti voluto sempre bene".
Dopo quella frase tirò fuori un altro gemito, per poi chiudere gli occhi, qausi come se volesse cadere in un profondo sonno. Nel vederla accasciare, il cuore di Hiro sussultò dallo spavento, così prese a scuoterla leggermente.
"No - prese a dire - Hiashi... no.. ti prego no... non puoi lasciarmi così... svegliati ti prego!". 
Era assurdo sperare in un miracolo. Il suo sangue bollente gli macchiava le mani, e il suo cuore era stato trafitto. Hiro soffocò un urlo, stringendola as e, mentre il suo pianto diveniva disperato.
Eichi era davvero sconvolto ere quello che aveva fatto. Non aveva idea che l'avrebbe uccisa veramente, e adesso che l'aveva fatto, si sentiva... strano.
Era diventato un assassino.
Ad un tratto avvertì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
"Sei un bastardo!" - esclamò Gogo - quelli come te non meritano di vivere"
"Cosa volete farmi adesso?" - domandò - volete uccidermi?"
"No - dichiarò - noi non uccidiamo al contrario tuo - lo afferrò - a te ci penserà la legge. Noi abbiamo qualcosa di molto più importante a cui pensare". Gettò uno sguardo all'amico. Le sue lacrime scivolavano via quasi come una cascata, e le si spezzò il cuore nel vederlo stringere il corpo immobile di Hiashi.
Eppure ella sapeva che non sarebbe finita così.


Angolo mio
E Salve salvino, ce l'ho fatta :D Anche questo chap è andato, e tra l'altro ho dovuto mettere un pò di sadismo, dopotutto è il mio marchio di fabbrica :D
Hiashi sarà davvero andata..... o vivrà? Questo lo scopriremo presto, anche perché *rullo di tamburi* il prossimo sarà il penultimo capitolo!
Eh lo so, dispiace anche a me, ma le cose devono finire quand'è giusto che finiscano twt ed inoltre credo che il prossimo vi piacerà twt
A presto, Balallallaaaa <3

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Capitolo 10
*** Chap 10: Sospesa ***



Continuava a tremare, talmente tanto da avere l'impressione che perfino il cuore potesse sussultare come il suo stesso animo.
Credeva di essere morto. Non parlava, non reagiva a nulla, non provava niente. Il dolore era diventato talmente grande da ricoprire ogni altro briciolo di emozione e di speranza, a dopotutto come avrebbe anche solo potuto sperare, data la situazione ?
Il cuore di Hiashi era stato danneggiato, ma incredibilmente non era morta. Il fatto era che il suo inconscio era scivolato in un sonno profondo che avrebbe  potuto non finire mai, o che sarebbe potuto concludersi con una morte invisibile, silenziosa come un passero.
In poche parole, Hiashi si trovava in bilico tra il dormire per sempre ma rimenere su quella terra, o dormire per sempre in un altro luogo.
Nessuno gli aveva dato la speranza che potesse risvegliarsi, e questo era bastato per farlo cadere in un oblio senza fine. Lei dormiva, e la sua espressione non era né sofferente né serena, semplicemente assente. 
Si sarebbe ripetuto fino alla fine di come la colpa fosse solo sua e di nessun' altro. Se solo a suo tempo non fosse stato così egoista da volersi liberare di lei, adesso sarebbe stato tutto molto diverso. Oramai lo sapeva, non era bravo a proteggere le persone. Già una volta aveva perso qualcuno che amava senza poter fare nulla... e adesso che avrebbe potuto fare qualcosa, la stessa storia di ripeteva... e lui si ritrovava lì, a soffrire, poiché la cosa peggiore della morte, era il dolore di chi rimaneva vivo.
E lui non poteva accettare l'idea che lei andasse via inesorabilmente. Lei non meritava di soffrire, meritava di vivere, di essere felice... e lui avrebbe voluto far parte della sua vita, adesso lo voleva più che mai.
Ma sapeva che questo non sarebbe stato possibile. Si portò le mani sul viso, soffocando un gemito. Chissà quante lacrime aveva versato, forse talmente tante da non averne più da versare ancora. Era in quei momenti che Hiro si era reso conto che esistevano diversi tipi di dolore: uno era quello per la perdita di una persona che si amava, romanticamente parlando, e che costitutiva una parte del suo cuore. L'altro, era un dolore ancora più incolmabile, come per esempio la perdita di un figlio, la perdita totale del suo cuore fino a quel momento rimasto in piedi soltanto per chissà quale miracolo.
Gogo entrò. Lei, una ragazza forte e determinata, non avrebbe mai immaginato di arrivare a disperarsi così tanto. Tutti a dire il vero, si erano ritrovati in una sofferenza senza via d'uscita, ed era chiaro chi soffrire si più.
Aveva sempre avuto tanto da dire, ma adesso che avrebbe dovuto dire esattamente?
"H - Hiro...?" - lo chiamò flebilmente, la voce spezzata dal pianto.
"Lei non deve andarsene - sussurrò coprendosi il viso con le mani - lei deve vivere, non può morire. Se perdessi anche lei cosa ne sarebbe di me? Non avrei più motivo per vivere!"
"Lei non è morta - sussurrò - la situazione è difficile, lo so bene, ma Hiashi è forte, e anche se si trova tra la vita e la morte avrà la volontà e la forza per rimanere qui"
"Sarà forte quanto vuoi, ma è pur sempre una bambina. Non sarebbe dovuta finire così....... perché non è successo a me al posto suo? Perché finisco sempre con il perdere le persone che amo?"
A quel punto le lacrime presero nuovamente a scivolare dalle guance di Gogo. Era un qualcosa di troppo straziante. Per lei fu naturale andare verso l'amico e abbracciarlo stretto a se, sembrava quasi che potesse percepire il suo dolore.
Ed effettivamente Hiro avvertiva un peso insostenibile sul cuore, che diveniva sempre più grande man mano che piangeva. Neanche una speranza a cui aggrapparsi, né una parola, né un gesto.
"Hiro ti prego - lo supplicò  - non ti addolorare in questo modo"
"Mi dispiace, non ho altra scelta - gemette - voglio che lei rimanga con me... ma se deve andarsene, prego che non debba soffrire... ha già sofferto abbastanza"
"Non dire queste cose - disse - lei vivrà, te lo dico io"
"E come fai ad esserne certa?!"
"Io... io lo so.." - rispose seria. Il ragazzo rimase colpito dal suo sguardo. Effettivamente era raro che Gogo sbagliasse, ma adesso gli sembrava fin troppo difficile crederle. Sospirò, avvertendo il bruciore agli occhi torturarlo, per poi voltarle le spalle. Lentamente si avvicinò a Hiashi. Poteva sentire il suo respiro debole, fin troppo debole.
Si diede nuovamente dello stupido. Sin da quando l'aveva avuta tra le braccia la prima volta, avrebbe dovuto far prevalere il suo istinto e non il suo orgoglio.
Afferrò la sua piccola mano, la cui presa era adesso assente. Poi si avvicinò a lei, posandole un bacio sulla fronte.
"Hiashi - sussurrò - non smettere di lottare... ti prego...."

 (( https://www.youtube.com/watch?v=OVOgjk7TYaA&list=RDadhFhMpIe7g&index=33 Questa da secondo me un suo bel perchè all'atmosfera :3 )

***
Era incredibile poter avvertire il proprio respiro così intenso. Tutto intorno era... colorato... il cielo azzurro e infinito si univa alla terra che sembrava di uno strano colore dorato, ma la cosa più sorprendente erano le piccole lucine ora bianche e ora verdi che aleggiavano nell'aria delicatamente, sospinte da un vento inesistente.
Nel momento in cui aveva aperto gli occhi, si era resa conto che esisteva ancora, soltanto che si trovava da un'altra parte. Sentiva pian piano la vita che scivolava via, ma non aveva paura. In quel luogo provava un senso di beatitudine totale. Leggerezza, di animo e  di cuore, ecco ciò che provava.
Non era neanche certa di avere più un corpo, forse era semplicemente anima che si confondeva con quelle stesse strani luci di cui non capiva il significato.
Era morta?
Questo quesito non la spaventò. Era qualcosa di inspiegabile, ma era come se avesse trovato la pace dei sensi, non riusciva neanche a pensare a nulla.
Camminava senza meta in quel manto d'oro... guardandosi intorno. Se davvero quello era una sorta di Paradiso, perché non vi era nessuno?
"Umh - sussurrò - che ci faccio qui...? Perche sono sola....?"

"Tu non sei sola..."

Quella voce che non aveva  mai udito ma che le sembrava tuttavia familiare, la fece voltare. Davanti a lei vi era la figura di un ragazzo. Rimase a fissarlo per qualche secondo, provando svariate sensazioni che non seppe spiegarsi. Era come se l'avesse già visto da qualche parte, eppure non riusciva a capire dove.
"Oh - gemette - emh.... per caso sai dirmi se sono morta o no?"
Il ragazzo si lasciò sfuggire una mezza risata.
"Non esattamente - sussurrò - questo luogo non è il Paradiso. E' una via di mezzo, tra la vita e la morte, un luogo in cui non accade nulla, un luogo in cui si aspetta e basta"
"Si... aspetta cosa esattamente?"
"Una sentenza.. in poche parole - spiegò - tu non sei né viva né morta, e il tuo futuro è ancora incerto. Dipende tutto dalla tua forza di volontà"
"Ma sono stata trafitta al cuore - rispose facendo spallucce - oramai sento che la vita mi sta abbandonando"
A quel punto il ragazzo parve divenire più serio.
"Te la senti davvero di lasciarti andare così? Che ne sarà di Hiro? e di tutte le altre persone a cui hai voluto bene in vita?"
Fu in quell'istante che Hiashi sussultò, sentendo il proprio cuore compiere un lungo battito. Poco dopo avvertì qualcosa di caldo e umido che le sfiorava la guancia, così allungo un dito.
"Io sto... piangendo...?" - domandò.
"E' normale Hiashi, tu non vuoi rimanere qui. Non è ancora il tuo momento, le persone come te non posso morire in questo modo. E' stato molto nobile il tuo sacrificio... direi... direi di sapere moto bene da chi hai preso..."
Quando sentì quelle parole, e quando l'ebbe guardato negli occhi, Hiashi riuscì a scavare nei meandri dei suoi ricordi, riuscì a ricordare dove avesse già visto il suo viso. Un pò tremante alzò il dito, indicandolo.
"Tu... tu sei Tadashi... non è vero?"
"Sei sveglia vedo - rispose - sì, sono proprio io. Non credevo avessi  capito chi sono"
"Hiro mi ha parlato di te. Mi ha detto chi sei davvero. Quindi tu.. sei mio padre...?"
"Direi che è così, Hiashi" - rispose dolcemente. La bambina si zittì a quel punto. Provava una forte emozione adesso nel rendersi conto di avre Tadashi davanti. Dopotutto lui era morto... e adesso stavano parlando, erano l'uno di fronte l'altro. Si morse le labbra, avvertendo di nuovo quella sensazione di bagnato e caldo alle guance, solo che questa volta se n'era resa conto.
"Hiashi? - domandò - Perché piangi di nuovo...?"
"Perché mi chiedi? - domandò stringendo i pugni - tu... tu.. sei davvero qui.. di fronte a me... non avrei mai pesato di poterti conoscere.. io non lo so.. mi sento triste e felice nello stesso tempo.... Io... ho sempre voluto conoscere i miei genitori.. e adesso che vi conosco entrambi io..."
Il suo pianto sentito e liberato, fu ben presto frenato: Tadashi si era avvicinato a lei, e l'aveva abbracciata. Per la prima volta in vita sua la stava stringendo a se, come se avesse desiderato non lasciarla mai più.
"Hiashi - sussurrò portando una mano sulla sua testa - mi spiace. Mi spiace, mi rendo conto che è tutta colpa mia. Se non fossi morto, sarebbe stato tutto più facile. Io, tu ed Hiro avremmo potuto stare insieme... ma dovete sapere... che non vi ho abbandonati... ci sono sempre...e  ci sono sempre stato... Ho sempre vegliato su di te...  avrei voluto proteggerti meglio, ma evidentemente non ci sono riuscito"
Il suo tono era dolce, e il suo profumo le era così familiare. Fra le sue braccia si sentiva bene... si sentiva protetta.
Lei aumentò la presa, permettendo alle lacrime di scivolare via ancora.
"No - gemette - non è colpa tua... e a me che dispiace... non odio nessuno dei due... sono felice... sono contenta che sei qui con me .. papà."
"Mi fa piacere sentirmi chiamare così da te" - sussurrò accarezzandole la testa  .
Al suo tocco il pianto di Hiashi si era pian piano calmato.
"Papà... ma adesso io cosa farò? Se me ne vado... non potrò più rivederti... ma se rimango qui.. non potrò più vedere Hiro..."
"Devi fare ciò che vuoi... a prescindere da tutto..."
"Ma non c'è un modo in cui possiamo tutti e tre insieme per sempre?"
"Un modo c'è, ma non è adesso il momento. Ti è stata data l'occasione di decidere cosa vuoi fare della tua vita"
"Io... io ci devo pensare - sussurrò - però per adesso ti prego... resta con me.."
Lui annuì.
"Sempre"
***

Hiro si era addormentato inesorabilmente, dopotutto non dormiva da giorni. Ma nonostante ciò , la sua mano non aveva lasciato un solo istante quella di Hiashi. Sperava silenziosamente che avrebbe sentito la sua presa farsi più stretta, di vederla aprire gli occhi. Ma ogni qualvolta levava lo sguardo veniva preso dallo sconforto, rendendosi conto che lei ancora dormiva.
Credeva di non aver mai pregato tanto in vita sua. Sperava in una sorta di miracolo. Lui sapeva che se lei fosse andata via, l'avrebbe raggiunta, che fosse una cosa da codardi, non aveva importanza. 
Non valeva la pena esistere senza saper vivere.
Mentre si trovava con lo sguardo chino, avvertì la presenza di Baymax.
"Baymax - lo chiamò asciugandosi le lacrime - scusa, non ti avevo visto arrivare". Senza rispondere, il robot aveva puntato lo sguardo su Hiashi.
"Battito debole, respiro flebile, attività celebrale al minimo... diagnosi... coma"
"Pff, grazie per l'informazione, lo sapevo già. Dici che vivrà?"
"Questo non posso saperlo. Io posso analizzare solo i dati, ma quello accade nell'atmosfera del mistico e a me qualcosa di sconosciuto"
"Già - sussurrò - Tadashi ti prego... se adesso lei è tra le tue braccia... proteggila... e ti prego... riportala qui.."
Sentì ad un tratto qualcuno bussare alla porta, e quando quest'ultima si aprì, la piccola figura di Lily fece il suo ingresso, ma la cosa strana era che quest'ultima non era sola, bensì seguita dalla figura di Eichi. Hiro sussultò nel vederlo, guardandolo con aria di sfida. Cosa voleva adesso quel tipo da lui, non aveva già fatto abbastanza?
"Ciao - salutò Lily - sono venuta a trovare Hiashi"
"Ah si, ciao Lily - disse Hiro - prego entra pure"
"Mh, mh - si sgranchì la voce Eichi - Hiro... puoi uscire un momento?". Il ragazzo crucciò lo sguardo. Non si fidava di quel tipo, come avrebbe potuto dopotutto. Nonostante ciò però, decise di ascoltarlo.
"Cosa vuoi? - domandò - che ci fai qui? Non dovresti star marcendo in qualche cella adesso?"
"Non avere fretta, è quello il destino che mi spetta. Volevo sapere Hiashi come sta"
"Pff, a te che importa? - domandò - prima provi ad ammazzarla e poi chiedi come sta?"
Il ragazzo chinò lo sguardo.
"Non era mia intenzione - sussurrò - quella è solo stata la follia di qualche istante"
"La follia di qualche istante che me la sta però portando via!" - esclamò con rabbia.
"Mi dispiace" - sussurrò appena.
"Ti dispiace?! - esclamò - ti dispiace per cosa, esattamente? Per aver quasi ucciso il sangue del mio sangue, l'unica persona che mi rimane? Io ho già perso suo padre, non posso perdere anche lei..." - interruppe la frase, scosso dal pianto. Eichi tirò su con lo sguardo, molto sorpreso.
"Cosa... intendi...?" - domandò.
"Credi che io abbia abbandonato Hiashi solo per gioco? Otto anni fa ero un bambino... l'ho tenuta dentro me per tanto tempo... e quando lei è nata.. beh.. io avrei desiderato che vivesse una vita felice...  sarebbe stato bello se.. io, lei e mio fratello.. avessimo vissuto insieme..."
"Emh... significa che la persona che ami... quella che hai cercato di riportare in vita... è tuo fratello? E' che Hiashi è vostra figlia?"
"Sì - dichiarò - non te lo aspettavi, vero? Beh, ma tanto ora che importa se ho perso entrambi"
Eichi lo frenò per un braccio.
"Ti arrendi troppo facilmente"
"Non toccarmi - rispose - e soprattutto non dirmi quello che devo fare"
"Non pretendo di dirti quello che devi fare, però una cosa è vera. Sono uguale a te e uguale anche a Hiashi. So cosa si prova ad essere abbandonati e so cosa significa perdere una persona amata. Quest'ultima nessuno ce la riporterò indietro, ma almeno cerca di lottare per far sì che lei rimanga qui"
"Io non posso fare niente! La sua vita è appesa ad un filo... non sono stato in grado di proteggerla.."
"Non  è questo... è che lei è troppo coraggiosa per rimanersene con le mani in mano mentre chi ama viene ucciso... comunque sia non sono venuto qui per farti la predica o chissà che altro. Ma per chiedere il tuo perdono. Se davvero mi tocca vivere come un criminale, almeno voglio vivere sapendo che mi hai perdonato"
"Credi davvero che io possa farlo?!"
"No, ma ti chiedo di provarci Non sono nato per uccidere. E anche a me sta divorando il senso di colpa, per questo spero più di te che Hiashi si risvegli. Io pregherò finché accada"
"Pff, come vuoi" - sbottò voltandosi dall'altro lato per vedere attraverso la porta in vetro Lily piegata su Hiashi. Era così strano il fatto che  Eichi gli stesse implorando perdono. Sarebbe stato molto più facie perdonarlo se solo fosse stato in grado di perdonare se stesso

***


Il tempo non scorreva. Dopotutto in quel luogo non accadeva nulla, e vi era una calma così calda che le sarebbe venuto voglia di addormentarsi. Stava seduta sul manto dorato, tenendo la testa poggiata sulla spalla di Tadashi. Faticava a tenere gli occhi aperti.
"Hiashi - la chiamò - non dormire, rimani sveglia. Se dormi, scivolerai via da qui, e finirai in un altro luogo"
"Mi dispiace - sussurrò - è che sto così bene qui... ma dimmi... cosa sono queste luci che fluttuano nell'aria?"
"Sono le preghiere e i desideri delle persone verso i loro cari. Arrivano tutte qui. Ci sono anche quelle per te, e quelle per me..."
"Ah - sussurrò - che bello... adesso posso dormire? Ho voglia..."
"No, rimani sveglia - la supplicò - non ti puoi arrendere così, vuoi davvero morire?"
Alla parola "morire", la bambina aveva spalancato gli occhi.
"Ma ormai non c'è più nulla che io possa fare. Non potrò più risvegliarmi. Non vuoi tenermi con te?"
"Vorrei, ma non posso, non ora. Un giorno sì, ma adesso è ancora troppo presto. Apri gli occhi Hiashi, hai sempre lottato, non puoi arrenderti proprio adesso. Devi avere la volontà di tornare. Non pensi ad Hiro, e a tutti gli amici che ti sei fatta?"
"In questo momento.. non riesco a pensare a nulla"
Tadashi sussultò nell'avvertire il tono della bambina farsi sempre più debole. Si voltò, afferrandola. Per quanto avesse desiderato averla accanto a se per sempre, sapeva che Hiro aveva bisogno di lei, e che quindi doveva far si che vivesse.
"Hey, svegliati..."
"Vedo... tutto.. luminoso - sussurrò - papà... dov'è che stai andando?"
"Non vado da nessuna parte"
"Ma io mi sento... trascinare via". Effettivamente il suo corpo pareva essere diventato quasi trasparente, poichè di corpo non vi era più nulla, ma semplicemente un' anima che voleva pian piano liberarsi verso l'alto.
"Hiashi - la chiamò - non lasciarti andare. Rimani, ti prego Hiashi, svegliati svegliati!"
Tadashi sentì dopo tanti anni una lacrima rigargli il volto e la paura prendere posto nella sua mente e nel suo cuore. Anche da morto, doveva almeno essere in grado di far si che le due persone che amava vivessero felici. Ma quell'opportunità gli stava scivolando inesorabilmente dalle mani, e più il tempo passava, più Hiashi smetteva di esistere. 
***
Lily si tirò su, rendendosi conto di come vi fosse qualcosa che non andava. Il monitor accanto a Hiashi effettivamente indicava che la linea del battito fosse piatta.
"Che.. .che succede?" - domandò.
Hiro a quel punto entrò, intuendo in chissà quale modo che fosse accaduto qualcosa.
"Hiashi - la chiamò - no... Hiashi no.. non andare...!"
"Sarà meglio che vada a chiamare qualcuno" - disse Eichi.
Il ragazzo aveva sollevato leggermente la bambina. Effettivamente il suo respiro era assente, e il suo battito... quasi inesistente.
"Hiashi ti prego non te ne andare! - supplicò - Ti prego, non portarmela via, rimani con me.. ti prego!". Le sue lacrime scivolavano inesorabilmente senza che potesse fermarle. Stava davvero accadendo, e il suo incubo peggiore stava per avverarsi. Perderla.
"No - supplicò stringendola - ti prego.... HIASHI!"

***

Quel nome esclamato arrivò forte, anche lì dove Hiro non avrebbe potuto sentire. In quell'istante Hiashi parve svegliarsi dal suo stato indescrivibile. Come se fosse paralizzata, spalancò gli occhi, e con uno scatto fece un movimento. Si tirò su, tirando un respiro come se fosse stata in apnea per chissà quanto tempi. Si era ritrovata più vicina alla morte di quanto avesse immaginato, la sua anima era stata sul punto di scivolare via.
Si guardò intorno, spaesata.
"Cosa...?"
"Hiashi - sussurrò Tadashi abbracciandola - ho avuto così paura. Non lasciarti più andare... ti prego..."
"Sì - sussurrò - non o farò. Il mio tempo qui non può durare per sempre"

***

Hiro la stringeva ancora e teneva gli occhi chiusi, ma dovette sollevare lo sguardo quando avvertì quel rumore atto atteso. Il suo cuore aveva ripreso a battere in maniera più vigorosa, e questo voleva dire che era viva.
Tirò fuori un sospiro, ringraziando Dio o chiunque avesse fatto in modo che rimanesse in vita. Hiashi però non era ancora del tutto fuori pericolo, e Hiro non sapeva ancora cosa ne sarebbe stato di lei.

Cercherò di immaginare me senza di te ma non posso
Perche ‘ potremmo essere immortali,













Il mio tempo qui non durerà per sempre
-
-
-


Angolo del'autrice
Buon pomeriggio! Beh, ovviamente questo è il chap che mi emoziona di più per motivi ovvi... mi sono ispirata in particolar modo ad anime/film per descivere questa scena, e dal titolo del chap si capisce appunto che Hiashi è sospesa tra due mondi Così ha avuto l'occasione di conoscere Tadashi **
Ma adesso sta proprio a lei trovare la foraìza per vivere... o per lasciarsi morire come stava accadendo...
Il prossimo sarà l'ultimo... cosa deciderà Hiashi ? o:
Le ultime due frasi (quele in corsivo) le ho prese dal testo della colonna sonora del film "Immortals" ;)))
- Balallallaaa <3

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Capitolo 11
*** Chap 11: Sempre [END] ***


Le ore si susseguivano lente, e senza alcun risvolto in particolare. I valori di Hiashi si erano stabilizzati, ma nonostante ciò dormiva ancora inesorabilmente. C'era mancato veramente poco prima che scivolasse via in un sonno eterno, ma Gogo aveva avuto ragione nel dire che lei fosse forte.
Stava infatti avendo la forza di lottare tra la vita e la morte, ma Hiro non sapeva quale opzione ella avesse scelto. Adesso, dopo averla quasi vista andare via, aveva paura più che mai di allontanarsi. Continuava a tenere la mano sul suo petto, per essere certo che il cuore battesse, cosa che lo tranquillizzava. Il ragazzo sapeva di dover accettare l'idea che lei avrebbe anche potuto non risvegliarsi.
Che sciocco che era stato... per anni aveva tranquillamente vissuto senza di lei, e adesso che erano insieme.. qualcosa pareva volerli dividere.
Non sapeva di preciso cosa provasse, se tristezza o altro, probabilmente qualcosa di così grande da non poterlo neanche descrivere, l'unica cosa di cui era certo era la netta sensazione che la vita stesse abbandonando anche lui, simbolicamente. La speranza stava pian piano lasciando posto alla rassegnazione. Evidentemente il suo destino era quello di vivere con il rimorso di essere completamente inutile.
Adesso sentiva gli occhi bruciare terribilmente, a causa sia del sonno che della stanchezza. Non dormiva da chissà quanto tempo, e adesso era forte il desiderio di chiudere gli occhi mentre si trovava seduto. Voleva rimanere sveglio, voleva poter vegliar su di lei, esserci se mai si fosse svegliata.
Ma lentamente Hiro passò dai pensieri ai sogni, e per qualche attimo il suo dolore fu alleviato.

***

Ciò che le era accaduto poco prima aveva  messo in guardia Hiashi. Adesso camminava avanti e indietro, in modo da rimanere sveglia e vigile,  in modo da poter pensare. Essere morta non pareva così terribile, ma allo stesso tempo non voleva abbandonare la vita, aveva così tante cose da scoprire, da fare e da vedere. Con la mano sul viso alzò lo sguardo, puntando gli occhi sulle luci bianche e verdi fluttuanti: esse le davano un senso di pace, chissà cosa sarebbe successo se fosse riuscita a sfiorare il desiderio di qualcuno?
Allungò una mano, e un pò timidamente riuscì a scoprire che quella massa si poteva tenere tra le mani. Luccicava quasi come una stella, e il tenerla così vicina al cuore... la scaldava, quasi la commuoveva. Era come se riuscisse a sentire il desiderio che qualcuno avesse espresso, le preghiere supplicate al cielo... era un qualcosa di molto bello, ma anche terribilmente doloroso. Lo stesso dolore, la stessa sofferenza che sicuramente anche lei stava infliggendo agli altri.
Rattristandosi, lasciò andare la sfera di luce. Avvertì la presenza di Tadashi dietro di se.
"Mi sono sempre chiesta come fosse il Paradiso" - sussurrò flebile. Sicuramente si aspettava una risposta da parte del ragazzo, ma quest'ultimo non le rispose, perchè semplicemente non avrebbe saputo cosa dire.
"In molti se lo chiedono, ma forse è un pò troppo presto per scoprirlo, non credi?" - domandò.
"Probabilmente - rispose - ma ho un pò paura di tornare, non so se ci riuscirò, e poi soffrirò ancora. Qui invece non si soffre"
"Mentirei se ti dicessi che non soffrirai - disse andandole accanto - ma la vita... è proprio questa. Si vive, si soffre, si ama....  e poi si muore, ma come vedi la morte non è che un altro inizio..."
"Già... farebbe molto meno paura se tutti lo sapessero. Forse riuscirò a dirlo anche agli altri"
"Non credo ti crederebbero"
"Io lo direi comunque".
La bambina si era ora zittita, e aveva puntato lo sguardo verso un orizzonte invisibile: il cielo avanti era quasi di un colore arancio rosato, gli stessi colori del tramonto. Un panorama così suggestivo, ma anche malinconico poichè segnava la fine di un altro giorno... e inesorabilmente, la vita di un essere umano, era così.
Istintivamente afferrò la sua mano.
"Vieni con me - dichiarò serio - torna, ti prego"
"Non posso - sussurrò - il mio tempo è finito da molto, mi dispiace"
"Se davvero il tuo tempo è finito, perchè ti trovi ancora qui e non nell'Aldilà?". Tadashi rimase molto sorpreso da quella domanda, non avrebbe mai pensato che sarebbe riuscita ad arrivarci, ma dopotutto era molto intelligente.
"Io sono morto, ma i desideri di Hiro sono talmente forti da portarmi a stare qui. Lui non riesce a lasciarmi andare, continua a rimanere aggrappato al mio ricordo. Se non andrà avanti, io non avrò modo di andare. Per te è diverso. Il tuo cuore batte ancora"
"Non è giusto! - esclamò prendendo a piangere - se io posso perchè tu no? Bisogna davvero morire per far sì che stiamo insieme per sempre?"
"Non piangere - sussurrò prendendola in braccio - siamo stati sempre insieme e sempre lo saremo". Lei si asciugò le lacrime, per poi  guardarlo.
"Pensi che un desiderio potrebbe essere abbastanza forte da riportare in vita qualcuno?"
"Beh, questo non lo so onestamente. Ma so che tu sei abbastanza forte per vivere. Puoi vivere per me?"
Annuì debolmente.
"Posso - sussurrò - e voglio vivere davvero"
"Allora va" - sussurrò afferrandole il viso. Lei si morse le labbra, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. 
"Mi... mancherai papà" - gemette.
"Non devo mancarti, io ci sono..."
"Ma se me ne vado che ne sarà di te? Rimarrai qui?"
"Non lo so.. potrei, o magari potrei andare da un'altra parte, tu in ogni caso, continua a desiderare...". Hiashi annuì, accennando un piccolo sorriso, per poi abbracciarlo nuovamente. Sapeva che non avrebbe avuto più occasione di sentire quel contatto, ma di certo non lo avrebbe più dimenticato.
"Ti voglio bene..."
"Ti voglio bene anche io Hiashi - sussurrò - adesso va, e vivi"
Lei si guardò intorno.
"Cos'è che devo fare?"
"Stringi un desiderio e chiudi gli occhi. La luce ti porterà via". Un pò tremante e un pò impaurita, la bambina si incamminò, prendendo poi delicatamente una sfera bianca tra le mani e portandola vicino al suo cuore, avvertendo calore. Guardò con malinconia Tadashi. Quest'ultimo alzò la mano, come per salutarla, e lei ricambiò, debolmente. Della sua essenza oramai non era rimasto più nulla, se non aria luminosa sempre più fioca.
Stava lasciando quel posto per sempre.

 ( https://www.youtube.com/watch?v=J2yzMhNkgsk  la trovavo perfetta per il finale twt )

***

Aprì gli occhi, normalmente, come se si fosse appena svegliata da un normale sonno. Era così strano rivedere la luce di quel sole umano, respirare la comune aria di cui quasi aveva dimenticato il sapore. Era strano avvertire tutte quelle sensazioni... le erano mancate.
Eppure tutti i ricordi della sua straordinaria esperienza erano nitide... e sicuramente lo sarebbero state sempre.
Pian piano girò il capo, vedendo la figura di Hiro dormiente. Lui... lui le era mancato così tanto. Volle allungare una mano... ma era così debole da non riuscire neanche a sfiorarlo.
Così schiuse le labbra, riservandogli per la prima volta quel nome.
"Papà..."
Una piccola vocina flebile, ma che riuscì a destare Hiro dal suo sonno. Aveva avuto l'impressione di essersi quasi immaginato tutto, ma quando aveva aperto gli occhi, aveva scorto Hiashi con gli occhi aperti, viva come non mai. Rimase per qualche attimo immobile, credendo di stare ancora dormendo, e fissandola per qualche attimo.
"Hia - Hiashi...?" - la chiamò flebilmente. 
"Eh.. eh - sorrise come al suo solito, quasi come se non fosse accaduto nulla - è stato un viaggio un pò sfiancante"
La seconda volta in cui udì la sua voce, gli occhi secchi gli si riempirono di lacrime che copiose presero a scivolare, e questa volta non per tristezza o dolore, ma per la gioia che imminente stava scoppiando nel suo cuore.
"Hiashi... - la chiamò avvicinandosi - sei... viva...?"
"Già - sorrise - è non è stato facile". A quel punto Hiro non resistette, fiondò le sue braccia attorno al suo corpo, stringendola a se, e sentendo una miriade di emozioni, quali gioia, incredulità e stupore accrescere in se. Nona aveva idea di come tutto ciò fosse possibile, credeva di aver quasi perso la speranza.
"Hiashi.. Hiashi" - continuò a  ripetere tra i pianti. La bambina sorrise, nonostante le lacrime le riempissero le pupille. Se avesse potuto avrebbe sdrammatizzato il tutto, ma aveva capito che sarebbe stato meglio ricambiare il gesto, e lasciarsi andare anche lei ad un pianto liberatorio.
"Mi... mi sei mancato.." - sussurrò tra i gemiti.
"Anche tu mi sei mancata!" - esclamò Hiro.
Udendo tutto quel fracasso provenire dalla fin troppo silenziosa camera d'ospedale, Gogo aprì la porta.
"Oh mio Dio - esclamò - Hiashi!"
"Gogo! - la salutò - è bello rivederti"
"Non ci credo - sussurrò - sei sveglia... ragazzi, Hiashi è sveglia!". Prima che se ne rendesse conto, tutti i suoi amici le andarono addosso per cingerla in un abbraccio che aveva lasciato addietro la paura, un abbraccio pieno di speranza. Hiashi si sentiva felice, praticamente era rinata. E adesso non avrebbe permesso che quella seconda vita tanto preziosa fosse sprecata.
"Hiashi! - esclamò Lily - temevo di non rivederti più!"
"Adesso sono qui - sorrise la bambina, per poi voltarsi verso Hiro - rimarremo insieme per sempre". Il ragazzo ricambiò il sorriso commosso.
"Sì - sussurrò - per sempre"

Qualche mese dopo..........

La ripresa di Hiashi era stata rapida. Era tornata quella di sempre, forse addirittura più attiva, e piena di idee come non mai. Raccontò a tutti della sua straordinaria esperienza in quell'altro mondo che aveva avuto occasione di vedere con i propri occhi e di cui ricordava tutto. C'era chi le credette subito, o chi invece non le credette affatto, ma questo non importava. Era felice come non mai, adesso che viveva felicemente con la sua famiglia tanto cercata e desiderata, aveva i suoi amici, e adesso  faceva parte dei Big Hero 6... anzi, Big Hero 7. E tutti le volevano bene, così come aveva sempre sognato.
Per quanto riguarda Eichi, dovette scontare la sua pena, ma una  volta uscito di prigione riuscì a redimersi: continuò ad insegnare al'università, lasciando alle spalle i suoi loschi piani da delinquente.
Baymax divenne il migliore amico di Hiashi, alias suo baby sitter e colui che doveva coprire tutti i guai che combinava.. ma gli andava bene così...
Per Hiro, beh, la vita stava pian piano ricominciando...
Anche se...




"Wow - sussurrò Hiashi accarezzando la testolina di Tori - non avevo mai assistito alla fioritura dei sakura"
"Sono belli, non è vero?" - domandò Hiro indicando gli alberi in fiore. Ora era primavera, gli alberi si tingevano di rosa e l'aria si colorava di profumo di fiori di ciliegio.
Era la stagione della rinascita.
"Scommetto che neanche lì in Paradiso avevano questi fiori" - rise la bambina.
Hiro la guardò. Lei non faceva altro che parlare della sua esperienza... e sembrava fin troppo vero per non poterle credere, anche se sapeva  proprio tutto ciò che era successo.
"Sai papà, lì dove mi trovavo ho incontrato Tadashi..."
"L'hai incontrato? - domandò non troppo sorpreso - e che ti ha detto?"
"Ha detto che i tuoi desideri lo tenevano lì. Io sono tornata in vita anche grazie ai desideri di chi mi ama. Non pensi che sarebbe bello se una persona potesse tornare a vivere solo grazie ai desideri?"
"Già - sospirò - ma una cosa del genere non è possibile"
"Lo so  ammise - ma è un peccato. L'occasione che è stata data a me dovrebbe essere data a chiunque"
Lui le poggiò una mano sulla testa, guardando dinnanzi a se. 
Di certo non avrebbe mai smesso di amarlo...
"Oh - sospirò - perchè riesco a sentirlo così vicino....?"



"Perchè io sono qui"


Lui avvertì qualcosa poggiarsi sulla sua spalla. Quel tocco l'avrebbe riconosciuto ovunque, così come quella voce. Doveva starsi immaginando tutto, ma quando si voltò per vedere Hiashi, si accorse che lei aveva la sua stessa espressione.
Pian piano i due si voltarono nella stessa direzione, fin quando non videro qualcuno stringerli.



Era un illusione o un desiderio avverato?



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Angolo dell'autrice
Eccoci arrivati alla fineeeeeeeeeee gnghngngngng, piangoooooo *si asciuga le lacrime*
Cosa più importante: vi è piaciuto come finale?
Io avevo in mente diverse opzioni in realtà, ma alla fine ho deciso di lasciarvi con questo piccolo dubbio fino alla fine :D
Mi piacciono le storie in cui il dubbio rimane, è più forte di me :D
La nostra Hiashi è tornata in vita, e Hiro adesso... beh, ora è veramente felice, anzi, lo sono entrambi twt
Aaaw, e pensare che non volevo neanche pubblicare questa storia!
Se tornerò con altre storie sull'Hidashi? Sì, ho delle idee a mente V.V
Non vi libererete di me :3
Un grazie a tutti quelli che hanno letto e lasciato la loro opinione <3 
- Balallallaaaa <3

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