I Mille E Un Hotel

di Sakurina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


***I Mille E Un Hotel***

A zia Eleanor, senza la quale non avrei mai scritto questo delirio.

A Rory e Rinoa, che mi han sopportata fino alla fine.

A Tya e Mela, perché hanno capito che il SuiKarin vale.

 

 

***I Mille E Un Hotel***

 

 

 

 

Prologo: “C’era una volta…”

C’era una volta, in una terra lontana lontana

…in verità c’è tuttora – per quanto ancora non si sa – ed il luogo non è nemmeno poi così lontano; sapete quell’autostrada che passa per la periferia della città, quella così vicina alla civiltà ma di cui non se ne vede neanche l’ombra? Di quale città non è importante saperlo, ognuna ha una strada del genere: larga e infinita, abitata solo da cemento e automobili; a destra delle industrie grigie e tristi, a sinistra il profilo di qualche abitazione in lontananza. E laggiù, nell’angolo in cui la strada curva appena appena, sorge un edificio alto e grigio, dall’aria parecchio squallida. Se non fosse per la scritta “Oro Hotel”, tutti penserebbero ad un penitenziario (ma il fatto che non lo sia non toglie che al suo interno non si consumino atroci torture).

Ebbene, è lì che avrà inizio la storia che sto per narrarvi, e se vi aspettate la casetta nel bosco, beh, avete sbagliato fiaba. Che a dirla tutta di fiaba non si può nemmeno parlare, visto che – oltre ad essere ambientata in uno squallido hotel – i suoi protagonisti non sono esattamente un principe e una principessa; anzi, sono forse quanto di più lontano ci possa essere dalla moralità.

Lei non ha né occhi color del cielo, né lunghi capelli d’oro, e non indossa regali vesti di seta. La sua chioma è di un rosso vivace, minuziosamente modellata in un taglio scalato; i suoi occhi di un inquietante rosso rubino sono ingranditi dalle spesse lenti degli occhiali neri che le cadono sul nasino perfetto; le prosperose forme del suo corpo sono messe in risalto da un tailleur estremamente scollato sul seno, in accordo con la minigonna decisamente troppo “mini”.

Ai piedi, invece delle scarpette di cristallo, scarpe decolleté nere con tacchi a spillo, all’apparenza abbastanza volgari.

-“Mi scusi narratrice, posso farle notare che mi sta descrivendo come una prostituta di alto bordo?”-

-“Va bene, va bene, mi ignori pure… stronza…”-

Karin – questo è il nome dell’adorabile donzella – attende il suo principe non distesa in una bara di cristallo attorniata dai fiori, ma svaccata comodamente dietro il bancone della reception dell’Oro Hotel, con le gambe accavallate e la limetta delle unghie in azione.

La porta di cristallo dell’ingresso si apre con un pesante tonfo; ma lei non ha bisogno di alzare lo sguardo per riconoscere quel passo veloce ma tozzo che si avvicina pericolosamente al suo amatissimo bancone.

Se nelle fiabe è solitamente la protagonista ad essere una poverella, allora possiamo dire che Suigetsu è il “Cenerentolo” della situazione.

Mentre Karin cammina per l’hotel pestando pesantemente i tacchi delle sue scarpe da 300 euro, lui indossa vestiti sgualciti e scarpe malconce, il tutto in accordo col suo mestiere.

Ufficialmente è detto “inserviente”, ma il termine esatto è da scegliere fra un elenco di sostantivi non molto carini usati proprio dalla rossa: sguattero, servo, schiavo, tuttofare e chi più ne ha, più ne metta.

Ma Suigetsu accetta di buon grado il suo lavoro, visto che in quell’hotel non c’è mai poi molto da fare, a causa della poca clientela.

Il suo problema in effetti è un altro…

-“Che mi ha descritto come un barbone, narratrice?”-

-“Mi ignori pure… tanto la figura del pezzente la faccio io!”-

Dicevo, il suo problema in effetti è un altro…

 

 

 

1. “La Bella Addormentata Nell’Hotel”

Oh, addio per sempre, dolci tempi di adorato cazzeggio; perché la quiete non regna più intorno al mio amato bancone della reception, non da quando quell’incrocio fra una triglia e un’aragosta ha messo piede nell’atrio e mano allo scopettone.

Vi giuro che rimpiangere Juugo è l’ultimo cosa che avrei mai pensato di fare; in fondo lo scimmione non era male come sguattero, aveva solo delle “insane” manie omicida! Però almeno non stressava la vita a me, povera sexy receptionist malcapitata in questo degradato albergo di periferia… come invece fa quella faccia di merluzzo!

È venuto qui per rovinarmi la vita, lo so. Dio, quanto lo odio! Con quella faccia e quei denti! Non mi sorprenderebbe scoprire che sua madre si chiama Ariel e suo padre Flipper.

Per fortuna che quando esco da questo postaccio, i miei occhi gioiscono della bellezza del mio bel tesorino strafigo… ah, Sasuke-kun!

È stato Orochimaru-sama, il mio capo nonché fedele seguace di Michael Jackson e Marilyn Manson , a presentarci una sera, mentre Sasuke era ospite in hotel.

Era palese che il capo – dai gusti sessuali non propriamente “ortodossi” – avesse strane mire sul mio Sasuke-kun adorato, ma poi lui ha visto me, e ha incontrato la felicità!

A detta di quel “zitello” acido di Kabuto (il galoppino del capo), io avrei obbligato Sasuke a uscire con me, e lui ne approfitterebbe per il sesso. Ah, tutta invidia, pettegolo dalla grigiura prematura!

Insomma, la mia vita sarebbe perfetta, divisa fra un capo un po’ viscido, un lavoro squallido ma ben retribuito e quel pezzo di gnocco di Sasuke-kun come boyfriend, se non fosse per lui. Lui, quella medusa malefica, che dal primo giorno in cui è arrivato qui ha segnato la sua condanna a morte. Te ne andrai da qui correndo, Suigetsu caro, oppure ti sbatterò fuori a calci in culo, parola di Karin.

 

 

 

2. “Cenerentolo

Io lo sapevo che dovevo restare a fare lo scaricatore di porto. Ma vedere tutti quei pesci sul bancone… mi faceva una pena! Ho il cuore tenero, cosa posso farci?!

E da bravo cretino mi sono fatto infinocchiare in questo lavoro come pulisci camere (e cessi) in squallidi hotel di periferia. In effetti non mi lamento, mi pagano decentemente e mi sbatto meno di quando scaricavo casse al porto. Cioè, non mi lamentavo prima che mi assumessero in questo posto degenere.

Già il nome “Oro Hotel” dice tutto sulle manie di egocentrismo del suo direttore. E sulle avances che mi ha fatto per assumermi, preferirei sorvolare…

Come se non bastasse avere un capo che mi molesta, risulta anche che in questo squisito posticino frequentato per lo più da prostitute e da magnacci, ci sia anche una racchia malefica, una di quelle stronze di prima categoria che non fanno altro che scassarti le palle dalla mattina alla sera e che si divertono a rovinarti il lavoro.

Okay, ammetto di averla provocata io per primo, ma non l’ho mica fatto apposta… figuratevi, col mio faccino angelico cosa volete che combini?

Stavo lavando la camera 105 come al solito, ma risulta che quel deficiente di Kabuto si fosse tappato in bagno (a fare cosa poi…); non avendo tempo da perdere per aspettare che lui uscisse, mi era venuta la brillante idea di buttare l’acqua sporca utilizzata per lavare i pavimenti dalla finestra… che ne potevo sapere che Karin esce nel cortile posteriore a telefonare col cellulare? Quindi casualmente l’ho beccata… in pieno. Il resto ve lo lascio immaginare…  vi basti sapere che sono dovuto tornare a casa accompagnato da una scorta.

Da allora ha cercato vendetta in mille modi, ma il culmine l’ha raggiunto quando ha tentato di avvelenarmi con la soda caustica.

Insomma, fra me e Karin non corre buon sangue. All’inizio ho cercato di chiederle scusa, ma visto che la stronza si ostina a fare l’offesa a morte, che si fotta. E da quando ho cominciato a fregarmene di lei e a rispondere ai suoi scherzi, è iniziata la guerra.

Non oso immaginare come se la deve passare il suo pseudo-ragazzo Sasuke… povero cristo, non lo invidio per niente.

E proprio oggi, la strega deve aver architettato uno dei suoi nuovi scherzetti, visto che i miei attrezzi da lavoro sono spariti dalla circolazione – mio amato scopettone, ti ritroverò!

 

 

 

3. “La Bella e L’Anguilla”

-“Avanti strega, parla. Dove l’hai messo?”-

La sua voce è perentoria, irritata, nervosa: per niente in vena di scherzi, insomma. Oh, lo adoro semplicemente quando fa il minaccioso, povero il mio mollusco! Perché non si rende minimamente conto di chi ha davanti? Davvero ci tiene così poco alla sua vita da infimo essere monocellulare? 

-“Credo di non saper di cosa tu stia parlando, caro Suigetsu.”-

La mia voce invece è tranquilla, squillante, malleabile: non mi fai paura, tesoro. Anzi, vederti arrabbiato e inerme dall’altra parte del bancone è così… così… è troppo divertente.

-“Razza di lurida…”- sibila lui, sporgendosi in avanti, come se questa volta voglia saltare davvero dall’altra parte del bancone.

-“Cosa vuoi fare, eh, denti aguzzi?”- lo fulmino io con lo sguardo, buttandomi sulla muraglia di legno che circonda la mia postazione lavorativa, per difenderla con tutte le mie forze.

Eh no carino, lo sai che lui è… lui è il bancone della reception, il mio bancone adorato! La barriera protettiva che mi ha difesa dalla sozza clientela dell’hotel durante questi cinque lunghi e sofferti mesi! Ma che soprattutto mi difende da te! Ti giuro che se lo scavalchi, ti spezzo quegli ossicini da vongola che ti ritrovi!

-“Stai lontano dal mio bancone, faccia da piranha.”- ringhio, battendo con forza i pugni sul mio tavolo di legno rossiccio.

-“E tu parla, strega, dove hai nascosto i miei attrezzi?!”- sibila lui, fissandomi con aria che lui crede minacciosa. Ma non voglio deluderlo, povera stella (marina).

-“Oh oh oh, non so di cosa tu stia parlando, caro!”- rido acidamente, ravvivandomi la lunga chioma scarlatta e ritornando a limarmi le unghie con cura, come poco prima dell’interruzione del calamaro.

-“Karin…!”- ringhia ancora lui, pronto a superare il mio bancone con un balzo.

Salta, salta pure, pesce rondine, così ti trafiggo con le mie unghiette ancora prima che tu possa toccare il sacro suolo della reception.

-“Cosa state facendo, miei adorati?”-

Ahia. Voce sibilante e fastidiosamente melliflua. Passo strisciante, pelle color lenzuolo, trucco da drag queen, stesso parrucchiere di Mortisiableah, lingua che si lecca le labbra mentre con gli occhi da boa constrictor “ammira” il didietro di Suigetsu.

Eh sì, è proprio il capo.

-“Oh, salve Orochimaru-sama, non pensavo di vederla così di buon’ora in hotel!”- cinguetto io, tirando un cazzotto alla sogliola che come sempre è perennemente in mezzo alle balle. Lo scaravento dall’altra parte dell’atrio – oh, che dolce melodia sentire Suigetsu sfracellarsi contro il muro! -  e mi sistemo doverosamente la generosa scollatura del tailleur.

-“Carissima Karin, buongiorno… Suigetsu caro, buondì pure a te…”- mormora il capo con la sua voce viscida, dividendo lo sguardo fra me e il mentecatto appiccicato al muro.

-“Buongiorno capo…”- borbotta Suigetsu, raggiungendoci ancora zoppicante e dolorante – oh oh, gioia e gaudio!

-“Oh suvvia ragazzi, non voglio vedere queste scaramucce fra colleghi, potreste dare una cattiva impressione ai clienti.”- ci richiama Orochimaru, ravvivandosi la chioma perfetta – anche più perfetta della mia.

Come d’istinto, io e la medusa dai denti affilati ci guardiamo attorno: nell’atrio, solo polvere che vola sospesa a mezz’aria e il nulla più assoluto. Ci scambiamo un’occhiata eloquente, stranamente d’accordo per la prima volta nella nostra vita: non c’è assolutamente nessuno.

-“Litigate ancora?”-

Voce cadenzata, bassa, infida, vagamente canzonatoria: eccolo, il galoppino di Orochimaru, il “zitello” acido dai precoci capelli grigi: Kabuto!

Il suo ruolo all’interno dell’hotel non mi è del tutto chiaro, senz’altro fare la spia rientra fra i suoi compiti. Dietro quei suoi occhiali da Harry Potter vede tutto, il bastardo.

La sua passione viscerale nei confronti del capo mi inquieta non poco, decisamente. Ed essendo dichiaratamente e spudoratamente dell’altra sponda, non mi sorprende che Kabuto odi così tanto una dolce e figa donzella come me, evidente tentazione per il suo caro amante parente della bambina di “The Ring”.

Improvvisamente, sento il braccio freddo del capo cingermi le spalle, e avvicinarmi – oh mio Dio, che schifo! – a Suigetsu, anche lui spinto da Orochimaru.

-“Avanti ragazzi, ora voglio una bella stretta di mano… fate l’amore, non la guerra!”- ridacchia, con voce sibilante e sadicamente divertita.

Pensiamo al senso figurato della frase, prima che mi vengano i conati di vomito.

Tendo la mia mano al branzino di fronte a me, e lui la stringe, con espressione schifata. Razza di cretino, impegnati almeno a fare il serio davanti al capo, no?!

Mi sistemo gli occhiali con una mano, mentre l’altra, stretta in quella di Suigetsu, affonda le unghie nel dorso – o meglio, nella pinna – del mio amato pesce pagliaccio.

Che goduria vedere il suo volto contrarsi in un’espressione dolorante senza poter protestare!

Affondo ancora di più le unghie nella sua pelle – o meglio, nelle sue squame – e lo vedo mordersi il labbro inferiore, mentre mi fulmina con occhi ricolmi d’ira.

-“Tranquillo capo, io e Sui-kun andremo d’amore e d’accordo!”- cinguetto, sogghignando malignamente verso il mio nuovo amico.

-“Puoi contarci, Karin-chan.”- sogghigna lui di rimando, corrugando le sopracciglia, divertito.

Cos’è, una sfida, capitone dei miei stivali?

 

 

 

4. “Il Re Storione”

Piccola stronzetta. Figurati se non andava a nascondermi gli attrezzi per la pulizia in mezzo ai bidoni della spazzatura! Tanto ci devo lavorare io con questo fetore di pattume – che, per la cronaca, mi ricorda tanto il tuo profumo di Chanel da 100 euro, maledetta strega!

Stranamente abbiamo qualche cliente, oggi. Ottimo, più lavoro per me… non vedevo l’ora! Speriamo che non sia uno di quei lordi che ti lasciano la camera devastata, piena di carte e di capelli dappertutto.

Ecco Kabuto che scende le scale con sorriso sornione e appagato, accompagnando il nostro cliente, un bell’uomo sulla cinquantina, dai lunghi capelli bianchi.

-“Mi aspetti qui, signor Jiraiya, sarò subito di ritorno con una cartina del paese.”- si congeda Kabuto, dirigendosi verso il bancone dove Karin si sta accuratamente limando le unghie, come al solito.

Io sbuffo annoiato e torno a lavare il pavimento della hall, tanto per far vedere al nostro cliente che qui all’igiene ci teniamo – messaggio subliminale: non sporcare troppo la tua stanza, che quello che si spezza per pulirla sono io!

Il tizio mi si avvicina, guardandosi attorno con falsa indifferenza, ma ho già intuito che vuole attaccare bottone con me; so che è amico di Orochimaru… avrà mica le stesse tendenze perverse, vero?!

Jiraiya si schiarisce la voce con due colpetti di tosse, richiamando la mia attenzione. Smetto di lavare il pavimento, lanciando una rapida occhiata per vedere a che punto sia Kabuto: sta litigando con Karin perché la cretina non riesce a trovare delle cartine. Stando alla quantità di materia grigia nella testa della gallina, andranno per le lunghe.

-“Sì?”- domando, mostrando la mia inquietante fila di denti appuntiti al nostro impavido cliente.

-“Eh-ehm… ragazzo… tu mi sembri un tipo in gamba, sai? Soprattutto, diciamo, diverso da Kabuto… non so se mi spiego…”- mi ammicca sorridente, dandomi una gomitata che per poco non mi sfonda.

-“Sì, e quindi?”-

-“Eh, e quindi mi chiedevo se tu non conoscessi per caso… sai… delle ragazze carine disposte a farmi un po’ di compagnia, questa notte…”- mi domanda l’uomo, arrossendo e portando gli occhi al cielo, trasognato.

-“Sì, guardi, la ragazza al bancone è proprio ciò che fa al caso suo.”- gli rispondo così naturale e serio che mi crede al volo. Se non sapessi che è una calunnia mi crederei da solo. Basta, domani mollo tutto e parto per Hollywood.

Jiraiya guarda Karin un po’ perplesso, poi si volta nuovamente verso di me – che lo fisso, impassibile – poi ritorna a osservare la reception.

-“Sì, in effetti ha un po’ la faccia da porcellina.”- annuisce, compiaciuto.

-“Oh, non sa quanto. Pensi, ha pure un passato da pornostar… ma adesso sta cercando di voltare pagina, la poverina. Ma chissà, magari per lei potrebbe chiudere un occhio.”- gli ammicco io, sorridendo malizioso.

L’uomo sogghigna deliziato, dirigendosi a grandi passi verso la reception dove si appoggia al bancone con nonchalance, sfoderando un sorriso da latin lover. Non riesco a sentire ciò che le dice, ma la reazione della strega parla chiaro.

-“MA COME SI PERMETTE?!”- urla, sistemandosi gli occhiali da talpa che le pendono sul naso.

Kabuto interviene subito per sedare il malinteso – maledetto guastafeste – mentre la strega sa bene verso dove guardare.

Mi fulmina con i suoi occhi da arpia e io le sorrido divertito, salutandola con la manina. Adoro sfotterla.

Il gioco comincia a prendere una piega interessante nel pomeriggio, quando Miss Mi Credo Figa e Intelligente riceve una telefonata da un potenziale cliente spagnolo.

Lo spagnolo di Karin è quello che viene comunemente detto “arrampicarsi sugli specchi”; se sapesse che ho vissuto tre mesi in Spagna, penso che mi ucciderebbe. Oh, ma tanto mi ucciderebbe comunque, quasi dimenticavo. Quindi, perché sbattersi a dirglielo quando posso farmi (altre) sane risate alla faccia sua?

-“Ehm sì… usted es muymuy…”- dice la racchia, guardandosi attorno boccheggiando come un pesce fuor d’acqua. Poi mi vede e mi indica col dico, mormorandomi qualcosa –“Tonno sott’olio, sai come si dice gentile in spagnolo?!”-

Annuisco, disinvolto.

-“Dimmelo!”-

-“E perché dovrei?”- ribatto, divertito.

-“Perché se questo hotel va in fallimento, sarà per causa tua!”- ringhia lei, aggressiva. Accidenti, quando lavoravo al porto c’erano persone molto più eleganti di Karin.

-“Eh va beh… si dice borracho.”- sbuffo, fingendomi scocciato. Veramente, Hollywood mi attende.

-“Okay, triglia.”- dice, tornando al telefono –“Sì, usted es muy borracho! Che...? No, por favor...! Che... sì, borracho, sì! Cosa?! Ma come si permette?! No, ci vada lei! Adios!”- sbotta, sbattendo il telefono in faccia all’ormai ex-cliente.

Mi dispiace, ma non riesco più a trattenere un sorriso divertito, e scoppio a riderle in faccia.

-“Ma come, mica non lo capivi lo spagnolo?”-

-“Non lo so parlare, ma quando qualcuno mi offende lo so capire molto bene… anche se fosse in arabo!”- sbotta Karin, strappando il telefono e lanciandolo contro la parete dietro di me, frantumandolo. –“Maledetto merluzzo, che cazzo mi hai fatto dire?!”- ringhia poi, accesa d’ira, fulminandomi con occhi di fuoco.

-“Direi che te lo posso dire anche domani, ora ho finito il turno.”- sorrido radioso, appoggiandomi sullo scopettone con l’aria più soddisfatta del mondo.

Uno pari e palla al centro, strega. Il re dell’hotel sono ancora io.

 

 

 

to be continued!

 

 

 

*Angolo di Sakurina*

 

*si asciuga le lacrime*

Oh cielo, sono emozionata. Non avrei mai creduto che questa bakaggine di fic potesse vincere il contest SuiKarin [tantomeno di Tya e Mela *brividi di paura*]. Però ammetto che è stato divertente scriverla, Suigetsu e Karin sono delle vere e proprie sagome. E sono totalmente antiromantici.

L’idea dell’hotel non so come mi sia venuta fuori, probabilmente perché Karin mi fa molto receptionist o comunque segretaria porno [XD], e nemmeno il modello da fiaba. Chiamateli lampi di genio momentanei. .-.

Spero di riuscire a strapparvi qualche sorriso con questa fic. ^^

Un grazie speciale va alla mitica zia Ele, senza la quale non avrei scritto una mazza. ù_ù  Grazie per i continui incoraggiamenti e per esserci sempre. Ti voglio bene, zia! ToT

Un grazie anche a tutti coloro che vorranno recensire! <3

Un bacione

Luly

contest

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


***I Mille E Un Hotel***

***I Mille E Un Hotel***

 

 

 

 

5. “Rapestronzola

Vi giuro, non ho mai avuto così tanta voglia di andare in hotel. Stamattina sento di avere le ali ai piedi, e ho messo le scarpe decolleté con la punta fine, rivestita di metallo.

Le porte di vetro automatiche si aprono davanti a me ed entro ancheggiando svelta, un sorriso radioso sul volto, una bottiglia di vino in mano.

Eccola lì, la sogliola dei miei stivali. Tutto ingobbito nei suoi vestiti da pezzente a rassettare l’atrio.

Mi avvicino, sfoderando il più brillante dei miei sorrisi.

-“Sui-kun, buongiorno!”- trillo, per attirare la sua attenzione.

Lui mi guarda con quel suo sguardo da pesce lesso, perplesso, puntando immediatamente la bottiglia fra le mie mani.

-“Wow. Cosa si festeggia?”- mi domanda, con la voglia di vivere di un’alga.

-“Nulla, perché?”-

-“Mah, porti il vino in hotel… ti starai mica dando all’alcolismo? Sarebbe un’ottima scelta per te, credimi. Tutto da guadagnare!”- mi istiga lui, ridendosela di gusto.

-“Già, starò diventando un’ubriacona… o meglio, una borracha, se vogliamo usare una lingua diversa.”- ghigno maligna, incrociando le braccia al petto, facendo dondolare la bottiglia fra le mani.

-“Oh… vedo che hai fatto i compiti a casa, eh?”- sorride lui, sghembo, con aria un po’ troppo da sbruffone.

Ma tranquillo, ci penso io a raffreddarti le squame, cavalluccio marino dei poveri.

-“Mi piacerebbe brindare con te, ma mi attende il turno in un altro hotel…”- sospira Suigetsu, sollevando lo scopettone con aria melodrammatica e affranta. Accidenti, se non avesse quella faccia da cefalo sarebbe una promessa di Hollywood.

-“Ah, davvero? Pensi di aver già finito qui?”- e rieccomi che tiro fuori la mia vena maligna. Stappo la bottiglia di vino e ne verso il contenuto sul pavimento, con aria trionfante. Oh, quanto sono figa!

Il volto di Suigetsu cambia varie tonalità di colore, fino a raggiungere un bel rosso gambero che stona un po’ coi suoi capelli color acciuga.

Ma forse è meglio levare le tende, prima che si trasformi in squalo… così me ne esco con la mia solita risatina da stronza, e fuggo nello sgabuzzino retrostante la reception.

-“KARIIIIIIN! STRONZA MALEFICA!”- ringhia lui, facendo tremare le pareti dell’hotel – già poco stabili di loro, oltretutto.

Gli rispondo con una risatina compiaciuta, ma intanto mi chiudo a chiave dentro il ripostiglio… non si sa mai.

Due a uno per me e palla al centro, barracuda dei miei sti… delle mie decolleté di Prada.

Sento il capo chiamare il mio nome dopo circa un quarto d’ora e, molto cautamente, esco dal mio nascondiglio in punta di piedi.

Giungo nell’atrio e noto che il pavimento è stato pulito divinamente, senza lasciare nemmeno un alone di vino. E bravo il nostro pesce spazzino.

Ma di lui, nemmeno la traccia. Mi imbroncio, lo ammetto, sono un po’ delusa: quando Suigetsu ha turni in più hotel e mi molla qui da sola, mi sento un po’… no, non illudetevi che io mi senta sola! Piuttosto annoiata, direi.

-“Karin?”- mi richiama Orochimaru, ravvivandosi la chioma con fare da vamp.

-“Sì?”- cinguetto io, riprendendomi dalla mia delusione.

-“Sono molto compiaciuto del tuo lavoro qui, davvero. Sei molto carina con i clienti, mica come Tayuya. Quella povera ragazza dovrebbe prendere lezioni di buone maniere… decisamente.”- sospira il capo, mettendomi una mano sulla spalla.

Ottimo. È il momento giusto per entrare in azione e chiedergli quell’aumentino che mi serve per comprare quella bellissima borsetta che ho visto in vetrina l’altro giorno!

Mi appoggio al bancone, accavallando le gambe con fare provocante; mi apro un po’ la scollatura della giacca, poi mi levo gli occhiali e ne mordicchio la stecca – il che fa molto pornostar, lo ammetto. Ma ho bisogno di quella borsa, maledizione!

-“Mh, capo…”- sussurro, giocherellando col colletto della sua camicia, con occhi da cerbiatta –“Sa, ultimamente le spese del mio appartamento sono aumentate parecchio, e non so davvero come fare…”- spiego con voce bassa e roca, accarezzandogli il ginocchio col mio piede. –“Non è che potrebbe…”-

-“CHE COSA STAI FACENDO, TU?!”-  ci interrompe una voce stridula e sconvolta.

Io e Orochimaru ci voltiamo contemporaneamente verso le scale, dove un furibondo Kabuto sta scendendo a tutta velocità.

-“Oh oh oh… temo che tu abbia istigato la gelosia di Kabuto, mia cara.”- sogghigna Orochimaru, estraendo il cellulare dalla sua tasca –“Ops, mi stanno chiamando. Buona fortuna.”- si congeda, portandosi il telefono all’orecchio e allontanandosi.

E mi abbandoni così, maledetto darkettone uscito male?! Lo guardo per un secondo allontanarsi, completamente allibita, per poi tornare a fissare davanti a me: Kabuto sta… no… non ha preso l’ascia dal vano per gli attrezzi d’emergenza, vero?!

…sì che l’ha presa, cazzo.

AAAAAAH! Quel pazzo di uno “zitello” acido! Sta correndo verso di me, vuole squartarmi! Ma… capo! Inutile anche chiamarlo, tanto è preso dalla sua conversazione al telefono. Cioè, si sta per consumare un delitto all’interno del suo hotel, e Orochimaru telefona?! Ma se non ha mai usato un cellulare da quando lo conosco, proprio ora lo doveva tirare fuori?!

-“Ah ah ah… Kabuto-kun… stai scherzando, vero?”- ridacchio nervosa, mentre mi allontano dal bancone e indietreggio verso l’uscita, con disinvoltura.

-“No, carina… ti ho visto chiaramente che ci stavi provando con Orochimaru-sama! Maledetta, non lo sai che lui è mio?! È solamente mio!!!”- ringhia Kabuto, affondando un colpo a vuoto con l’ascia, conficcandola nel pavimento, a pochi centimetri dalle mie scarpe – da 300 euro, ci terrei a sottolineare!

-“Pazzo!”- urlo, isterica.

-“Sgualdrina!”- urla, isterico.

Okay, ora l’ascia è puntata esattamente in direzione del mio viso: sì, direi che è l’ora di scappare, decisamente.

Lancio un urlo da soprano e poi fuggo verso l’uscita – le porte scorrevoli non mi sono mai sembrate così lente, vi giuro. E per la prima volta nella vita, comincio ad odiare queste dannate scarpe col tacco, per niente funzionali alla fuga!

Mi ritrovo in mezzo al marciapiede di cemento e mi guardo attorno: come sempre, c’è il deserto in questo maledetto posto!

Ma no, oh dolce speranza di salvezza! Quella laggiù… è un’auto! Una squallida Panda azzurrina, ma pur sempre una macchina, una via di fuga! E sta per partire, maledizione!

Mi butto in mezzo alla strada, rischiando seriamente di essere investita se l’autista non avesse frenato in tempo – sempre meglio che essere squartata a metà da quella copia invecchiata di Harry Potter, permettete?

Sento le imprecazioni di Kabuto giungere dall’hotel; mi volto e lo vedo corrermi incontro con l’ascia sguainata.

Senza nemmeno guardare in faccia il conducente, apro la portiera dell’auto che si è fermata e mi fiondo sul sedile del passeggero, chiudendo tutto con la sicura.

-“Che diavolo stai facendo, strega?”-

Oh no, non ci posso credere. Se questa non è sfiga alla stato puro!

Mi volto lentamente verso quella voce seccata e parecchio irritata, sistemandomi gli occhiali sul naso per vedere meglio: sono fuggita dalla tigre, e mi sono rifugiata nella tana dei leoni!

Suigetsu sogghigna, i suoi denti aguzzi che sfavillano minacciosi nell’oscurità dell’abitacolo.

-“Ci tieni alla tua macchinina?”- gli domando, sorridendo con occhi da cerbiatta.

-“Ovviamente. Sennò come ci vengo al lavoro, a nuoto?”- mi provoca, svelando un ghigno che potrebbe sembrare anche vagamente accattivante. Complimenti pesce spada, l’autoironia è sempre una cosa buona e giusta!

-“E allora ti conviene sgommare, se non vuoi che Kabuto te la sfondi ad asciate.”- sorrido serena, indicandogli con un dito l’occhialuto che sta per colpire la macchina con l’arma.

Ma i riflessi di Suigetsu sono più veloci di ciò che mi aspettavo – più da sardina che da lumaca di mare – e ingrana la retro con tempismo perfetto.

L’ascia si conficca nella strada e Kabuto cade a terra, con un ringhio udibile persino all’interno della macchina.

-“Ma che cazzo fa, quel pazzo?!”- sbotta Suigetsu, allibito.

-“Temo voglia uccidermi.”- cinguetto io, sistemandomi nervosamente gli occhiali sul naso.

-“Cosa gli hai fatto, arpia?”-

Potrei ribattere che non è colpa mia, con le mie solite bugie da vittima, ma davvero non ne ho voglia: innanzitutto perché so che il salmone argentato non mi crederebbe, e poi perché non se lo merita, visto che volente o nolente… diciamo che mi ha salvato la vita.

-“Ci ho provato con Orochimaru-sama e il “zitello” acido mi ha sgamata in pieno. Ed è impazzito!”- sbotto, agitata e indignata.

-“Ah ah ah… bel colpo Karin!”- se la ghigna Suigetsu, girando attorno a Kabuto con la macchina e sgommando verso l’autostrada. –“Non sapevo ti piacessero gli pseudo-dark-satanisti!”-

-“In verità volevo un aumento di stipendio! Cosa credi, il mio Sasuke-kun mi dà tutto ciò di cui ho bisogno!”- commento convinta, ridendo soddisfatta.

Ehi… un momento! Cos’è questa, un’allegra conversazione amichevole? Fra me e faccia da trota? Ma no, no! Non lo voglio come mio amico, lui è il mio nemico numero uno!

Oltretutto, dove diavolo stiamo andando?!

-“Ehi triglia, aspetta un secondo… dove mi stai portando?”-

-“Io sto andando a lavorare, cara, temo che ti toccherà seguirmi.”- fa spallucce lui, osservando compiaciuto la strada che scorre davanti a noi.

-“Non potresti fare una tappa a casa mia?”- cinguetto, appoggiando delicatamente la mano sulla sua spalla – però, che muscoli che si è fatto a furia di pulire cessi!

-“Non sono mica un taxi, arpia. Ora te ne stai brava e buona seduta al tuo posto e non scassi più, sennò ti riporto da Kabuto.”- commenta lui, rude, alzando la spalla per allontanare la mia mano –“E sappi che con me i tuoi occhioni da cerbiatta non funzionano, serpe.”-

Oh, che odioso! Altro che amici, come potrei mai andare d’accordo con questo merluzzo andato a male?!

Gli ringhio di tutta risposta, voltandomi verso il finestrino, offesa. Non gli voglio più parlare per il resto della giornata!

-“Accendi la radio, sardina, che mi annoio.”-

 

 

 

6. “Le Follie Dell’Alligatore”

Oddio, che spettacolo.

L’espressione di Karin in questo momento è impagabile.

Non te l’aspettavi di trovarti davanti all’ ”Icha Icha Love Motel”, eh, vipera?

-“Ma questo è…”-

-“Sì. Un motel.”- sorrido, lanciandole uno sguardo compiaciuto.

-“No… è un love motel!”- protesta Karin, i capelli ritti in testa da quanto è sconvolta.

-“Eh già.”- sogghigno, tirando su i miei attrezzi dal portabagagli.

-“Non crederai davvero che io ti segua in un posto del genere, vero?!”- sbraita la gallina, incrociando le braccia e atteggiandosi a indignata.

-“Fai come ti pare.”- la liquido, superandola e dirigendomi verso il motel con la più assoluta indifferenza. Figurati se devo starmi a preoccupare di lei pure fuori dal’hotel.

-“Ehi… non vorrai lasciarmi qui, vero?!”- mi urla la strega, con tono da esaurita. Sì, esaurita… penso proprio che lo sia. Stare tutto il giorno su quei tacchi non può farle poi molto bene. –“E se… se arrivasse Kabuto?!”- aggiunge poi, con voce chiaramente tremante. Oh, avrà mica paura, la principessa?

-“Salutamelo!”- le dico semplicemente, alzando la mano a mo’ di saluto.

Entro nel love motel con un sospiro: questo posto non è poi così male, anzi, molto meglio di quel lugubre “Oro Hotel”; l’arredamento è colorato e molto più accogliente rispetto a quel trionfo di grigio e nero dell’albergo. E soprattutto il suo direttore è di tutt’altra pasta rispetto a Orochimaru.

Kakashi mi si avvicina sorridente – almeno credo, con quella maschera sulla faccia non si capisce una mazza – e mi stringe la mano, cordialmente. Perlomeno mi tratta come un suo pari e non come la più infima feccia dell’umanità.

Neanche il tempo di parlare, che Karin si fionda dentro il motel – non ho bisogno di voltarmi per riconoscere quel pestare di tacchi irritante – e mi si appiccica di fianco, con sguardo per la prima volta in vita sua basso.

-“E questa chi è? Una tua aiutante?”- mi domanda Kakashi, porgendo gentilmente la mano alla vipera. –“Piacere, sono Hatake Kakashi. Benvenuta all’Icha Icha Love Motel!”-

-“La ringrazio, signore!”- cinguetta lei, sfoderando il più angelico dei suoi sorrisi mentre gli stringe la mano – ma si può essere più falsi?

-“Ma sarai comoda a pulire le stanze in tailleur e tacchi a spillo?”- le domanda il capo, perplesso.

-“Ehm… pulire stanze? Sì, ovviamente! Non devo rinunciare allo stile per lavorare, io!”- ridacchia Karin, nervosa, portandosi la mano davanti alle labbra con quella sua aria da civetta isterica.

-“Divertente Karin. Ne riparleremo dopo che avrai pulito il cesso.”- le sorrido io, facendola impallidire come un lenzuolo e sudare freddo. Penso di intravedere pure delle crepe nei suoi occhiali, ora che ci faccio più attenzione.

-“Ottimo ragazzi. Ora al piano di sopra c’è occupata solo la camera 137 da una coppietta abituale, mentre le altre sono libere e ci potete lavorare in tutta tranquillità.”- ci spiega Kakashi, lasciandomi in mano il malloppo di chiavi delle porte.

-“Su, andiamo Karin.”- le dico, mollandole in mano lo scopettone con aria beffarda, mentre la supero per salire le scale.

La sento ringhiare chiaramente, prima di seguirmi senza fiatare. Ora che siamo nel mio territorio, non se la sente più di fare la civetta, la strega. Anzi, devo dire che quando è docile non è nemmeno così male, in fondo.

Ma la quiete dura troppo poco, e a metà delle scale la vipera ha già attaccato corda.

-“Ma come si fa, dico io, ad essere clienti abituali di un motel? Cioè, è squallidissimo!”- commenta, schifata.

-“Beh, non tutti hanno un trilocale in centro come te, tesoro.”- le rispondo; quanto la odio quando fa la viziatella figlia di papà!

-“Vero… per fortuna che vivo da sola, così io e Sasuke-kun possiamo rifugiarci a casa mia! Sai, suo fratello Itachi non vuole che porti delle ragazze a casa, così dobbiamo sempre andare da me…”- cinguetta lei, irritandomi non poco. Sai che me ne frega della tua appassionante vita sessuale con quel malcapitato di Sasuke?!

Finalmente raggiungiamo il corridoio con le stanze, e inserisco la chiave nella serratura della camera 134. Karin continua il suo chiacchiericcio irritante e la richiamo infastidito: c’è una coppietta che sta cercando di divertirsi due camere più in là, non penso gradiscano l’allegro sproloquio di una pazza isterica.

-“Beh, non sono nemmeno così male le stanze in effetti…”- commenta Karin, entrando nella camera insieme allo scopettone – accidenti, stanno proprio bene insieme! Forse ha trovato il lavoro della sua vita.

Improvvisamente sentiamo una porta del corridoio aprirsi e una squillante voce femminile inondare il corridoio.

Vedo il volto di Karin accendersi di curiosità – dannate donne, tutte pettegole – e l’arpia si avvicina alla porta della nostra stanza, socchiudendola per poter spiare la coppietta che sta uscendo dalla 137.

Mi accosto a Karin per richiamarla – figuriamoci se mi tocca fare una figuraccia proprio per colpa sua! – ma mi blocco a fissare lo spiraglio di corridoio che si intravede dalla fessura quando riconosco una voce bassa e roca, troppo familiare.

-“Shhh, non fare rumore, Sakura.”- dice la voce del ragazzo, atona e scocciata.

-“Ah ah, scusami Sasuke-kun, non volevo. È che sono felice… è stato bellissimo.”- cinguetta la ragazza, fermandosi proprio davanti alla nostra porta senza accorgersi di noi.

Finalmente eccolo. È proprio lui… cazzo.

Sasuke si avvicina a Sakura e si abbracciano, manco a farlo apposta, proprio davanti a noi. Lui stampa un bacio sulla testolina rosa di lei e poi sospira, cingendole la vita con un braccio.

-“E’ sempre bellissimo fra di noi, Sakura. Su, ora andiamo.”- la invita Sasuke, accompagnandola giù per le scale, svanendo finalmente dalla nostra vista.

Io e Karin siamo come paralizzati, due poveri beoti piegati a fissare il vuoto dalla fessura di una porta.

Sinceramente, non so che pensare. Sì, in realtà una cosa sì. Che stronzo. Cioè, non che mi dispiaccia per Karin eh, ma solo che non ci si dovrebbe comportare così… in fondo Sasuke è l’unica persona che lei non ha mai trattato con cattiveria, e lui la ripaga così. Come se la strega non fosse già abbastanza acida senza avere il cuore spezzato.

Ma in fondo, ben le sta. Le punizioni divine esistono.

-“Hai capito il nostro Sasuke-kun, eh? Evidentemente tu e casa tua non gli bastavate…”- le batto una mano sulla spalla a mo’ di sfottò, ma Karin non accenna a muoversi; è paralizzata in quella posizione. –“Ohi Karin… dai, non ne vale la pena!”-

No, che diavolo sto facendo? No, seriamente… non sto cercando di consolare l’arpia, vero?

Di scatto, la rossa si solleva, fissando la parete bianca davanti a sé. E, per tutti i gamberi, tira un pugno contro il muro, così potente da far cadere dei pezzi di stucco dal soffitto.

Io mi acquatto contro la porta, pronto a fuggire. Non si sa mai.

-“Suigetsu, sesso, ora!”- ringhia, afferrandomi per la maglia e sbattendomi contro la parete di fianco.

-“COSA?!”- protesto, a dir poco sconvolto. Per chi mi ha preso, per una bambola gonfiabile?!

-“Ho voglia di sesso, ORA!”-

-“Oh, cosa sono io, il bambolotto sostituisci-Sasuke?! E poi che cosa fai, superi il trauma del tradimento scopandoti il primo che capita?!”-

-“Suigetsu, perché cazzo devi protestare sempre?! Ti sto chiedendo di scopare, mica di impiccarti!”-

-“Beh, sai, credo di rischiare la vita allo stesso modo!”-

-“Come, non vuoi del sesso facile e gratuito?”-

-“Solitamente sì, ma il mio istinto di sopravvivenza è più forte.”-

-“Oh, fottiti Suigetsu!”- ringhia lei, arrossendo furibonda, per poi uscire dalla stanza a tutta velocità, sbattendo la porta.

-“Okay.”- faccio spallucce io, sogghignando beffardo.

Sospiro a fondo, buttandomi sul comodo letto – altro che “Oro Hotel”! – e incrocio le braccia dietro la testa. Sento qualcosa al basso ventre che mi tormenta: il mio “compagno di galanti avventure” non è molto d’accordo con l’aver rifiutato Karin e non posso nemmeno dargli torto.

Ma non mi lancerò mai all’inseguimento di Karin, mai nella vita.

Per una volta però sembra essere lei quella a tornare indietro.

Improvvisamente i suoi tacchi ridondano per il corridoio e in meno di mezzo secondo la porta della 134 si spalanca – o meglio, viene sfondata – da un potente calcio.

Karin si richiude la porta alle spalle, poi si avvicina al letto, portandosi le mani sui fianchi e fissandomi con aria minacciosa.

-“Ora lo facciamo o no?”- mi domanda la strega, grugnendo.

-“Col cavolo.”- sogghigno, sollevandomi da letto e ponendomi di fronte a lei, fissandola provocatorio.

Quanto ci godo a vedere che lei ha bisogno di me?

-“Bastardo!”- si infuria lei, cominciando a prendermi a pugni sul petto, fuori di sé. –“Sei soltanto un mollusco!”-

Sì, ci godo tantissimo.

Ma penso di dover dare un po’ di soddisfazione pure al mio “fido compagno”, che dal basso dei miei pantaloni reclama la sua parte di gloria.

Di scatto, l’afferro per la giacchetta del tailleur e la spingo violentemente sul letto – ora vediamo chi è il mollusco, strega.

-“Ehi, cosa fai?!”- protesta Karin, fissandomi a dir poco allibita –“Io devo stare sopra!”-

-“Hai capito male, carina… ora vediamo se il prossimo soprannome ittico che mi darai sarà qualcosa di più vicino ad uno squalo…”- sogghigno compiaciuto, strappandole dal volto quegli occhiali ingombranti per poi piegarmi verso di lei, senza darle più l’opportunità di ribattere.

Credo di aver trovato un modo efficiente per farla stare zitta!

 

…okay, mi sa che stavolta sarò io a dover pagare Kakashi, anziché il contrario.

 

 

 

Epilogo. “E Vissero”

Si respira aria diversa in questo squallido hotel all’angolo dell’autostrada.

Beh, non è proprio diversissima, solo più… leggera, ecco!

Orochimaru continua a passeggiare per i corridoi vuoti del suo amato e desertico hotel, Kabuto continua a seguirlo come un fedele cagnolino – armato di ascia, c’è da sottolineare.

Karin si lima tranquillamente le unghie nella sua amata reception, svaccata comodamente sul suo prezioso bancone.

Suigetsu pulisce la camera 8 con cura, sapendo che finalmente sarà destinata ad ospitare dei clienti di lì a poco.

Lavorare in quest’ambiente più sereno è tutta un’altra cosa, in fondo, e questo lo ammettono pure i nostri paladini, vero Suigetsu?

-“Paladini… mica siamo in un film di supereroi!”-

…continua a pulire.

Ed ecco che finalmente la coppia di novelli sposi varca la soglia dell’ “Oro Hotel”: ad accoglierli, Orochimaru e Kabuto accanto alla reception, che gli sorridono cordiali e angelici.

-“Signori Aburame, benvenuti!”- li accoglie Orochimaru, stringendo la mano ad entrambi. -“Sono sicuro che vi troverete benissimo qui da noi! Il nostro inserviente sta pulendo la vostra camera proprio adesso!”-

-“Ottimo.”- commenta Shino Aburame, inespressivo, assentendo lievemente col capo.

La giovane Shiho, neo signora Aburame, si volta verso la provocante rossa al bancone, squadrandola da dietro le spesse lenti dei suoi occhiali, perplessa. Non ha mai visto una receptionist limarsi le unghie tranquillamente davanti ai clienti, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-“Karin, perché non accompagni i signori Aburame nella loro stanza?”- le domanda Kabuto, squadrandola, infastidito dalla sua noncuranza.

-“Oh, ma Sui-kun ci metterà ancora un po’ a finire di pulire la camera; senza fretta, caro Kabuto!”- cinguetta la rossa, ammirando compiaciuta la sua manicure perfetta.

-“Noto che ultimamente tu e Suigetsu andate molto d’accordo, non è vero, Karin?”- la provoca il ragazzo, raddrizzandosi gli occhiali sul naso con ghigno malefico.

Il tempismo perfetto di Suigetsu non si fa desiderare, e proprio in quel momento, il suo urlo infuriato si espande per tutto l’ “Oro Hotel”.

-“KARIN, MALEDETTA! CHE CAZZO CI FA LA COLLA LIQUIDA AL POSTO DELLA CANDEGGINA PER PULIRE I PAVIMENTI?!”- le urla il ragazzo, dalle scale.

-“Tranquillo caro Sui-kun, un po’ di olio di gomito e pulisci tutto!”- cinguetta Karin, sogghignando sadicamente divertita.

-“…stanotte me le pagherai tutte, strega.”- sibila Suigetsu, scoccandole un’occhiata maliziosa accompagnata da un sorriso di chi la sa lunga.

-“Ride bene chi ride ultimo, pesce spada.”- risponde allo sguardo Karin, per poi sorridere a Shiho, smagliante. –“Sono sicura che vi troverete divinamente qui, signori Aburame.”-

 

E qui si conclude la nostra “emozionante” storia.

I nostri protagonisti hanno trovato l’amore della loro vita…

-“Sì, il pesce azzurro invece del principe mi sono trovata, sai che affare rivenderlo al mercato del mercoledì?”-

…dicevo. Ora che i nostri due paladini hanno trovato l’amore, possiamo concludere con il classico: e vissero per sempre felici e…

-“Ehi, chi è che vuole vivere per sempre con quella strega?! Attenta a cosa dici, narratrice!”-

Dicevo. E vissero felici e…

-“Felice io con quel mollusco? Ma per carità!”-

E vissero.

 

 

***The End***

 

 

 

 

*Angolo di Sakurina*

Ed ecco l’ultima parte della mia SuiKarin adorata. <3

Gli accenni SasuSaku e ShinoShiho erano di parte ma ci volevano, eh. XD

Inutile dire che questi due hanno un immenso potenziale come coppia [comica ù_ù], speriamo che il caro Kishi se ne renda conto.*__*

L’ultima parte è la mia preferita, semplicemente ù_ù

 

Grazie infinite a:

Mala Mela

Lalyblackangel

Hachi92

Celiane4ever

Lalani

Uchihagirl

Mokuren

Kaho-chan

Per le bellissime recensioni! *O*

 

 

 

SuiKarin Rulez <3

 

 

 

 

Ja nee <3

Luly

 

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