Story of sixteen Nobodies

di RoxxyNeko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00 - Prolugues ***
Capitolo 2: *** 01 - Can we have a heart? ***
Capitolo 3: *** 02 - The First Mission ***
Capitolo 4: *** 03 - Jekax's past ***
Capitolo 5: *** 04 - Why? ***
Capitolo 6: *** 05 - The memory of passion and love ***
Capitolo 7: *** 06 - Knowledge ***
Capitolo 8: *** 07 - Let's start ***



Capitolo 1
*** 00 - Prolugues ***


Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Square Enix e della Disney, tratti dal videogioco di Kingdom Hearts; la fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

Story of sixteen Nobodies




00 - Prolugues

Il cuore, l'organo più importante che comprende un essere umano. Il cuore, colui che ti da la forza di vivere con ogni suo battito. Il cuore, fondamentale per provare emozioni. Un uomo potrebbe vivere senza di esso? 
Come potrebbe essere definito un uomo senza cuore? Potrebbe essere qualcuno? O, meglio, un uomo potrebbe esistere senza il suo cuore? 
La risposta è semplice: non può esistere un "qualcuno" senza cuore, perchè senza di esso non potrebbe essere completo. " Nessuno " sarebbe il  nome giusto con cui chiamare questi esseri. Qualsiasi essere, infatti, può definirsi completo solo avendo un cuore, e, questi Nessuno, per poter finalmente vivere cercano questo cuore, questa fonte di luce


Vi era un castello collocato in un mondo inesistente, popolato da esseri che non dovrebbero esistere, i Nessuno. 
Questi esseri erano solo dei gusci vuoti che andavano avanti guidati dal desiderio di completare Kingdom Hearts, colui che avrebbe ridonato loro un cuore. Queste figure incappucciate di nero erano tredici; dodici marionette guidate da Xemnas, il numero I di quella strana Organizzazione. Purtroppo, questi tredici Nessuno non erano più in grado di continuare la loro scalata, poiché il loro lavoro non era sufficiente per raggiungere il loro obiettivo.
Xemnas decise di mandar loro in cerca di altri senza cuore e di portarli al castello. Mandò in ricognizione i suoi sottoposti in diversi mondi, ma solo tre di loro restarono più a lungo nei mondi assegnati, forse guidati dal richiamo di altri simili: il numero V, Lexaeus, restò più giorni a Radiant Garden. Il numero XI, Marluxia trovò qualche traccia interessante a Twilight Town, mentre, il numero X, Luxord, seguì una strana vicenda nei pressi di Port Royal. 

Il primo a ritornare fu Marluxia seguito da una piccola ragazzina sui 16 anni, con capelli castano chiaro e occhi azzurri. Aveva un fisico piccolo, ma ben sviluppato e slanciato. Si teneva stretta nel suo giubbotto chiaro, osservando tutto in modo curioso.
Il Leggiadro Sicario la spinse davanti a Xemnas, come per aver conferma, ed esso sorrise vedendo quella piccola Nessuno.
"Come ti chiami?" aveva detto in modo serio. La ragazzina lo guardò intimorita "Io... Iris." abbassò lo sguardo. Il Leggiadro Sicario sorrise, sorpreso da quella timidezza che, come ogni altra emozione, non dovrebbe esistere in loro.
Il Superiore riformulò le lettere del suo nome assieme ad una "X" e poi si rivolse di nuovo a lei "Il tuo nome sarà Xisir, sarai il nostro numero XIV." la castana sgranò gli occhi chiari "M-ma come? Io devo tornare a casa!" Marluxia sorrise un po' beffardo "Non puoi... non credo che qualcuno vorrebbe con sé un Nessuno." Xisir si voltò verso il rosato "Come? Io, quindi non sarei più... io? Chi sono?" Xemnas aprì un varco oscuro "Avrai tutte le risposte che vuoi, se ti unisci a noi..." il numero XIV, non sapendo cosa fare decise di seguire quelle persone bizzarre "Ok..." disse prima di entrare nel varco oscuro.

Il secondo a tornare, Luxord, rientrò dopo una settimana assieme ad un ragazzo sui 17 anni, non molto alto e magro, con dei bizzarri capelli arancio e gli occhi verdi. Seguiva il numero X un po' distaccato, mentre i grandi occhi verdi scrutavano con sfida l'alta figura del Superiore.
L'argenteo sorrideva mentre sosteneva lo sguardo del più giovane "Luxord, ci hai messo più del previsto... posso sapere il motivo?" lo Sfidante del destino guardò prima lui, poi il rosso e sorrise "Ha avuto qualche problema ad accettare la sua nuova natura... anche se non ricorda quasi nulla della sua vita precedente." Xemnas si voltò verso il ragazzo "Capisco... posso sapere il tuo nome?" "Jake." rispose prontamente.
Il Superiore sorrise, sembrava molto determinato "Bene, il tuo nome sarà Jekax, sarai il numero XV." disse questo dopo aver riformulato il nome "Numero XV? chi siete? Perché dovrei considerarmi un numero?" Luxord emise un risolino per poi aprire un varco oscuro "Ogni cosa ha il suo tempo..." ed entrò nell'oscurità assieme al ragazzino.

L'ultimo a tornare fu Lexaeus, accompagnato da una ragazza che dimostrava circa 19 anni. Aveva lunghi capelli verdi, raccolti in una coda alta formata da trecce, e un ciuffo che ricadeva su un occhio, mentre gli occhi erano dello stesso colore dei capelli. Era alta e magra, con un fisico ben sviluppato. Camminava affiancando l'Eroe del silenzio con passo deciso, mentre guardava con occhi curiosi quel nuovo luogo che presto sarebbe divenuto la sua casa. Xemnas la fissava incuriosito da tutta quella sicurezza "Lexaeus, sei stato l'ultimo a tornare..." il Nessuno lo guardò serio "Ho avuto problemi a rintracciarla." e indicò la ragazza. Xemnas sorrise "Almeno i tuoi sforzi non sono stati invani... come ti chiami?" la ragazza si voltò verso il Nessuno "Evelin..." Xemnas riformulò il nome per poi riparlare "Linxeve, da oggi sarà il tuo nome... sarai il numero XVI" Linxeve lo fissò incuriosita "Ci sono altri come noi? Cosa siamo in realtà?" Lexaeus aprì un varco oscuro "Vieni con noi, tutti insieme potremo riavere i nostri cuori." il numero XVI, anche se dubbioso, seguì gli altri due Nessuno verso un luogo ancora sconosciuto.










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Salve a tutti cari lettori -ammesso che qualcuno legga la fic-!
Allora, come potete vedere mi son voluta rovinare scrivendo anche la versione seria di questa storia!
E quindi eccomi qui a pubblicare il prologo! Vi prego, non linciatemi, so che fa schifo!=(
Non posso dirvi che sarò puntuale ad aggiornare, perchè sono omlto impegnata con la scuola, quindi abbiate pietà!
Ah, per chi non lo sapesse avevo già scritto due fanfiction su questi tre nuovi Nessuno :)
Se volete potete dare un'occhiata anche a quella perchè alcuni particolari resteranno invariati (*Cof* Jekax puttanella *Cof* ).
Jekax -Brava, brava! Non è ancora iniziata la fic e già mi metti sotto cattiva luce!-
Roxxy -Scusa caro, però, però.. tra poco ti adoreranno, credimi!-
Jekax -Certo, chi non apprezza le mie avventure amorose? Ovviamente sono sarcastico..-
Roxxy -Cattivo ç.ç-
Linxeve -Emh, scusate ma, avremmo anche una fic da pubblicare, non possiamo continuare a battibeccare!-
Roxxy -Giustamente..-
Quindi, dicevo.. non ho altro da aggiungere quindi vi saluto e spero che questa fanfiction vi piaccia!
Saluti!  RoxxyNeko

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Capitolo 2
*** 01 - Can we have a heart? ***


01 - Can we Have a Heart?

Questo poteva essere un nuovo inizio per i tre non-più-ragazzi? Perchè si trovavano in quel luogo strano? Perchè quell'uomo li aveva rinominati? 
Quante domande assalivano la loro mente. Accetteranno mai di essere incompleti


Una pozza oscura si aprì di fronte ad un portone bianco e grigio. Da essa uscirono i tre Nessuno che, curiosi, facevano correre lo sguardo lungo tutto il corridoio chiaro, nei loro occhi si leggevano curiosità e tensione.
Xemnas li osservò un poco, prima di schiarirsi la voce, per ottenere la loro attenzione "Questo è il Castello dei Nessuno, dove noi viviamo. Al di là di questa porta vi è la Sala dei Troni, dove entrerete, non appena avrò finito di parlare coi miei sottoposti.'' i tre Nessuno annuirono, per poi congedarsi col Superiore che svanì in un varco oscuro.
In una sala circolare munita di tredici alti troni alloggiavano dodici figure vestite di nero. I loro volti senza espressione erano coperti dal cappuccio del soprabito. Tutti aspettavano tranquillamente l'arrivo del loro capo, per discutere dei nuovi Nessuno.
Sul trono più alto comparve Xemnas, accompagnato dalla pozza oscura che lo aveva trasportato. Levò il cappuccio con calma, per poi guardare con sufficienza i suoi sottoposti "Credo che abbiate già capito il motivo di questa riunione.."tutti annuirono "Ma, capo, dobbiamo proprio?" una voce femminile echeggiò nella stanza. Xemnas si voltò verso la donna, era bionda, con i capelli tirati indietro e gli occhi azzurri "Larxene, ne abbiamo già parlato. Abbiamo bisogno di nuovi Nessuno." 
La donna sbuffò sonoramente senza ribattere e il Superiore continuò "Nessun'altro vuole controbattere? Bene, facciamo entrare questi Nessuno. Marluxia, valli a prendere.." e detto questo l'uomo dai capelli rosa scomparve dal suo trono.
I tre ragazzi stavano seduti con la schiena contro il muro bianco del corridoio,si sentivano a disagio, ma non ne capivano il motivo. Quel luogo strano, quelle persone strane, tutto quello che stava accadendo metteva loro un grande senso di vuoto.
Non parlavano, stavano a capo chino persi nei loro pensieri. Il varco aperto dal numero XI si aprì, facendo uscire l'uomo dai capelli rosa. I tre si girarono verso di lui, che sorrideva dolcemente "Potete entrare nella Sala dei Troni, Xemnas vuole parlarvi."e si fece da parte per far passare i Nessuno.
Quando entrarono ci furono dei vocii e degli sguardi sorpresi, alcuni potevano sembrare anche felici. Xemnas fece tacere questi sussurri con una semplice alzata di mano "Xisir, Jekax e Linxeve. Voi siete qui per sottoporvi a una prova molto importante: dovrete combattere con uno di noi." i tre lo guardarono spaventati, loro non avevano mai combattuto, almeno così pensavano "Non preoccupatevi, voglio solo essere sicuro della mia scelta." un'altra voce si fece largo nella sala "Quindi, fammi capire bene, capo: dobbiamo combattere senza fargli troppo male?" a parlare era un uomo non molto alto, con una benda su un occhio e il viso sfregiato "Hai capito bene, Xigbar." ribattè il Superiore scocciato.
Un'altra voce fece la sua comparsa "Mi permetta, Sir. Vorrei solo chiedere dove si svolgeranno le prove." era un uomo dai capelli turchini e gli occhi gialli, con una "X" sul viso a parlare "Direi che il nostro cortile può andare bene.." disse il numero I, per poi voltarsi verso il resto dei presenti "Cominceremo subito." diede un altro sguardo ai tre sfidanti per poi scomparire in un varco oscuro, seguito dagli altri.

Il così detto cortile non era tanto diverso dal resto di quel mondo: una distesa di cemento bianca con qualche panchina vicino alle mura del castello. L'unica cosa che si distaccava dal paesaggio erano le sedici figure che aspettavano un ordine del Superiore.
"La prima a combattere sarà Xisir." Xemnas parlava tranquillo mentre la ragazzina lo guardava impaurita "..e combatterà contro Larxene." la bionda si voltò verso il numero I "Tsk, e tu credi che sopravviverà?" lanciò un'occhiata di sfida alla ragazza "Larxene, dobbiamo soloessere sicuriche abbia qualche potere.. non la devi ammazzare!" la voce del Superiore era severa "Pff, ok." cercò di tagliare corto la donna prima di allontanarsi verso il centro del cortile. Xisir, anche se timorosa si mise di fronte ad essa. 
Larxene evocò i kunai mentre la castana sgranò gli occhi "E io con che cosa combatto?" in un attimo un kunai le sfiorò un braccio "E devo dirtelo io? Sei tu che puoi evocare la tua arma!" Xisir guardò per un attimo la manica del giubbotto rosa, la parte tagliata dal kunai, per poi voltarsi verso il numero XI "Ok, ci provo"
Il numero XIV chiuse gli occhi cercando di concentrarsi, mentre nelle sue mani apparirono due spade, con lame affilatissime e sull'elsa rosa contornata da disegni neri vi erano dei campanelli. Larxene sorrise beffarda "Bene, ora che la signorina è a posto possiamo cominciare?" e partì veloce verso Xisir che, non avendo mai combattuto, cercò di proteggersi. La bionda lanciò un kunai, che fortunatamente fu deviato dalle spade come gli altri che gli andarono dietro. La castana riuscì a raccoglierne e provò a lanciarlo, squarciando di poco il soprabito della donna.
"Non avresti dovuto farlo!" e Larxene scorse verso Xisir. Lanciò altri kunai per distrarla e dopo essersi avvicinata abbastanza la colpì allo stomaco, facendola cadere a terra.
Xemnas guardando la scena fece un cenno al numero XI ed ella cessò l'attacco.
Xisir lasciò cadere le spade a gran distanza da lei, mentre cercava di rimettersi in piedi. Larxene stranamente non la colpì, anzi, le porse una mano come aiuto. La castana la guardò con occhi sgranati, non capendo il perchè di quel gesto "Benvenuta dell'organizzazione.." sbuffò la bionda. Il numero XIV sorrise "Grazie mille!"

Xemnas accennò un mezzo sorriso per poi voltarsi verso Jekax "Tu sarai il prossimo. E combatterai contro Axel." e un nessuno dai capelli rosso fuoco si avvicinò al ragazzo "Beh, buona fortuna allora.." si grattò la testa, non sapendo che altro dire e andò al centro del cortile assieme al numero XV. Jekax teneva lo sguardo alto a fronteggiare il rosso che non perse tempo a ridere "Hey, non essere così ostile! Rilassati, non voglio farti del male.. got it memorized?" sbuffò un po' forte "S-sì, ho memorizzato.." il rosso sorrise "Ok, cominciamo!" e fece comparire i Chackram. Jekax si guardò intorno confuso "Io non ho un'arma.." poi si ricordò di come Xisir evocò le spade "Mh, proviamo" pensò sottovoce. Chiuse gli occhi verdi e si concentrò sulle sue mani. Una luce abbagliante gli fece aprire gli occhi e, incredulo, vide nelle sue mani due pistole. Erano abbastanza grandi rispetto al normale, di un materiale chiaro e lucente che sembrava accaio, ai lati erano incisi dei disegni strani, come tribali e il simbolo dei nessuno. Axel ghignò "Ora che hai i tuoi giocattoli vuoi combattere si o no?" il rosso lo guardò male "Sono pronto." e schiacciò il grilletto della pistola. Il colpo fu deviato facilmente dal numero VIII che contrattaccò con una fira, non molto potente.
Jekax la schivò con difficoltà, per poi sparare più colpi addosso al rosso che pareva in difficoltà. L'attacco smise e Axel, incautamente, lanciò altre fira mentre correva a tutta velocità verso il ragazzo che fu colpito da una palla di fuoco. Si rialzò traballando e puntò le pistole contro il numero VIII che, incredulo, si fermò di fronte a lui. "Fai ancora lo sbruffone?" ghignò Jekax, puntando le armi addosso al nessuno "Non me l'aspettavo.." sorrise Axel alzando le mani in segno di resa.

"Molto bene, benvenuto numero XV." disse Xemnas mentre faceva cenno al rosso di abbassare le armi "Grazie, Xemnas." sorrise Jekax per poi dirigersi con gli altri nessuno. Il Superiore guardò infine l'ultima ragazza "Suppongo che adesso tocchi a me.." disse pacata mentre il numero VI la guardava con sufficienza "Si, e combatterai contro Luxord." l'uomo ossigenato si avvicinò alla ragazza, che stava già camminando verso il centro del cortile "Buona fortuna, allora!" la ragazza lo guardò scocciata "Grazie, ma non me ne serve altra.." l'uomo rise "E perchè dici questo?" abbassò lo sguardo "Guarda cosa mi è capitato!.." Luxord si fece triste "Lo so, è dura per tutti noi. Ecco perchè Kingdom Hearts è l'unica cosa che ci importa ora.. ci ridarà i nostri cuori." la ragazza sorrise e si mise di fronte all'uomo.
Delle carte comparirono intorno a Luxord, che aspettava un segno dalla ragazza per cominciare. Linxeve cercò di concentrarsi, come i suoi compagni, per evocare le sue armi, ma senza successo. Guardò il biondo storcendo la testa di lato "Non riesco a evocare le mie armi.." sentì una risatina leggera mentre il numero X indicava qualcosa alle sue spalle. Si voltò e vide due aste munite di lame agli estremi, bianche con tante decorazioni verde chiaro. Sorrise e le prese in mano voltandosi verso il suo sfidante "Sono pronta!".
Luxord mandò due carte all'attacco mentre la ragazza cercava di difendersi con le lance. Non risultava molto facile dato che non aveva mai combattuto, ma sentiva una grande carica dall'interno. Corse verso Luxord evitanto un paio di carte e lanciò una delle sue armi. Il biondo la schivò facilmente l'attacco, ma non fece caso alla ragazza che ormai era vicinissima a lui. Riuscì a stento ad evitare la lancia e ad allontanarsi, mentre Linxeve prendeva anche la seconda. Il numero X evocò altre carte, sperando di fermare temporaneamente la ragazza, ma anche quell'attacco venne schivato, con un po' più di difficoltà. La ragazza corse ancora verso l'uomo che evitò nuovamente l'attacco, che gli squarciò parte del soprabito. Xemnas, vedendo la scena guardò Luxord, che si fermò assieme a Linxeve "Bene, bel combattimento. Benvenuta numero XVI." la ragazza sorrise appena "Grazie, Xemnas." 
Il numero uno si voltò verso i suoi sottoposti "Ora che abbiamo finito possiamo tornare nella Sala dei Troni. Abbiamo molte cose da spiegare ai nuovi arrivati." e scomparì in un varco oscuro.

La grande sala bianca era diversa dal solito, i Nessuno lo capirono solo quando anche i tre nuovi membri si sedettero nei loro troni. Xemnas notò quel che sembrava in loro stupore e alzò gli occhi al cielo "Come avete visto abbiamo altri tre troni.. ma non è di questo che dobbiamo parlare.." tutti lo fissarono ansiosi "Ovviamente i tre nuovi arrivati non sanno niente di noi, e per questo ora spiegherò chi siamo." l'uomo con la benda sull'occhio sbuffò ma, dopo un'occhiataccia da parte del Superiore si ricompose "Come vi avevo già detto noi siamo dei Nessuno.. cioè degli esseri senza cuore generati dall'oscurità. Ovviamente non possiamo provare emozioni e tutto ciò che proviamo è solo un ricordo. Questa organizzazione è nata per ottenere uno scopo comune: Kingdom Hearts. Questo ci permetterà di riavere i nostri cuori e condurre una vita normale. Ovviamente più siamo e più sarà facile raggiungere il nostro obiettivo. Vedo che voi tre non avete i soprabiti... a questo ci penseranno gli altri a fine riunione, per adesso basta così." Il Superiore scomparve dalla sala come fece subito dopo Saix.











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Salvee! *si protegge dal linciaggio imminente*
Lo so, lo so! Sono in ritardissimo! E mi dispiace davvero! Speravo di riuscire ad aggiornare in fretta ma per motivi ti tempo, voglia e chi più ne ha più ne metta non ce l'ho fatta ):
Beh, almeno adesso sono qui! Con questo secondo capitolo! Beh, non succede ancora niente.. come prevedevo! Ma, presto ne vedrete delle belle, promesso! ;)
Beh, non ho niente da dire quindi *saluta con la manina*
Al prossimo capitolo!
RoxxyNeko






RECENSIONI:

CantanteMaledetta: Ahah no non saranno così tanti! ;D
Grazie del commento, cara!

lettore 01: Grazie del commento ;)

Lizzie Sora: Ahaha no questo posso dirtelo tranquillamente AkuRoku ;)
Non potrei mai separarli quei due!
Linxeve piace molto anche a me, mai quanto Jekax, ovviamente xD

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Capitolo 3
*** 02 - The First Mission ***


02 The First Mission

La consapevolezza di essere incompleti, di essere solo dei gusci vuoti faceva ancora male. Perchè porprio a loro?
Cos'avevano fatto nella loro vita precedente per ridursi così?
Avevi passato pieno di felicità e una vita a dir poco fantastica. Una madre e un padre disposti a tutto pur di farti felice. Eri popolare, una ragazza amata da tutti. Avevi una vita perfetta, ma non sai mai cosa può accadere.. a volte il destino può fare brutti scherzi e, tu, piccola ragazzina, hai reagito continuando a sbagliare. Hai fatto sbagli su sbagli, cadendo sempre più nel baratro dell'oscurità.
Eri bella e leggera. Bella come una dea, leggera come l'iris.. e, come l'iris dopo una bufera, sei scomparsa.


Passarono giorni, forse anche settimane dall'arrivo delle tre matricole. Il tempo scorreva velocemente, senza che qualcuno se ne accorgesse. Era difficile capire che ore fossero in quel mondo dove l'oscurità regnava sovrana. 
In un grande spazio bianco due figure si stavano scontrando, tra assoli di Sitar e lame argentate che tagliavano le innocue copie d'acqua di Demyx. L'ultima nota finì e le copie svanirono, lasciando a Xisir il tempo di riposarsi "Mh, ancora non ci siamo, sei troppo lenta!" la ragazza lo guardò male "È da poco che combatto, non puoi aspettarti che riesca a controllare tutte quelle copie!" "Forse hai ragione, dovremmo prima scoprire quali altre abilità hai.. non sarà un lavoro facile!" il numero IX non era il migliore quando si trattava di combattere, preferiva di gran lunga vagare per i nuovi mondi in cerca di indizi. Ancora non capiva perché Xemnas avesse dato a lui il compito di allenare quella ragazzina, lui non era adatto ad insegnare! Guardò ancora Xisir, seduta a terra che riprendeva fiato, poi si girò dalla parte opposta cercando di capire quanto tempo fosse passato dall'inizio dell'allenamento "Credo che per oggi possa bastare, alla fine non è andata malaccio.." il Notturno Melodico non aveva alcuna voglia di continuare, si sentiva stanco ed aveva una grande fame repressa. Il numero XIV fece scomparire le due sciabole per poi tirare un sospiro sollevato "..ok"

Xemnas guardava la grande luna a forma di cuore che splendeva nel nero di quel regno. Quel regno troppo vicino all'oscurità per risplendere di luce. Chissà per quanto tempo ancora avrebbero dovuto sfruttare i poteri del Custode?
Il Superiore era perso nei suoi pensieri tanto che non si accorse dell'uomo dai capelli azzurri, appena entrato nella sua stanza "Buongiorno, Sir. Mi stava cercando?" Xemnas si voltò a vedere l'alta figura del suo sottoposto "Si, Saix. Chiama tutti nella Sala dei Troni.." il numero VII  lo guardò fisso negli occhi ambrati, mentre gli si avvicinò lentamente "È successo qualcosa?" il numero I aspettò il suo arrivo, prima di carezzargli una guancia "Nulla, vorrei solo mettere alla prova i nuovi Nessuno." il guanto di pelle era freddo, a differenza del fiato caldo del Superiore vicino al viso "Perfetto, Sir." Saix prese il viso del superiore con una mano, per poi mordere delicatamente il labbro inferiore. Xemnas sorrise appena, lasciando che la lingua del suo amante si scontrasse con la sua, in una danza lenta. Non si mosse, quando la lingua calda di Saix scese verso il suo collo, seguendo una linea immaginaria e le sue mani scesero a verso la cerniera del soprabito. Il Superiore allontanò dolcemente le mani per poi guardarlo in modo duro "Saix, abbiamo una riunione ora."
Il numero VII abbassò lo sguardo per poi allontanarsi "Certamente, Sir."

Un varco oscuro si aprì, facendo uscire il numero VII "Ah, Saix! Cosa ci fai qui?"Demyx quasi sobbalzò, come se l'avesse scoperto a fare qualcosa di sbagliato "Vedo che stai allenando bene la nuova recluta.." bastò uno sguardo per far paralizzare il biondo "N-no! Non è come sembra! Io.. io l'ho vista stanca e ho preferito farle fare una pausa!" "Sarà anche così, ma ora non mi importa. Il Superiore vi vuole nella Sala dei Troni.. vedete di sbrigarvi" e detto questo scomparve, com'era arrivato, lasciando Demyx e la sua compagna a sospirare sollevati, al pensiero di quello che avrebbe potuto fargli se non fosse stato per la riunione.

Nella grande sala circolare alloggiava un grande silenzio, prima che nel trono più alto prese posto il Superiore. Diede un'occhiata al resto dei presenti per controllare se ci fossero tutti "Allora, non è da molto tempo che i nuovi membri sono qui con noi, ma dobbiamo velocizzarci. Ho bisogno che Xisir, Jekax e Linxeve, uno dopo l'altro facciano una missione in solitaria nel loro mondo nativo. È una missione che hanno affrontato tutti e, dopo che l'avrete portata a termine, comincerò ad affidarvi missioni più complesse, assieme ad altri membri." aspettò un secondo prima di continuare il discorso, vedendo una certa ansia crescere nei tre Nessuno.
"Ma così presto? A me non sembra che siano poi così preparati!" Demyx prese parola, notando poi gli sguardi di fuoco del numero VII "So benissimo che è presto, ma, come ho già detto, non possiamo aspettare ancora!" il numero I rispose serio, per poi voltarsi verso Xisir "Tu sarai la prima. Al termine della riunione preparati e vai nell'atrio, dove Saix ti spiegherà cosa dovrai fare.." e detto questo Xemnas si congedò, sparendo nell'oscurità. 

Xisir guardò il numero IX nervosa "Non mi mangerà, vero?" e si voltò verso Saix, che l'aspettava serio. Demyx non potè fare a meno di ridere, sentendo quell'affermazione "Non preoccuparti, l'ho pensato anche io la prima volta, ma sono ancora vivo! Qunidi non c'è pericolo." la ragazza non sembrò molto rassicurata, ma si diresse verso l'uomo dai capelli azzurri. Sorrise docilmente, prima di sentirsi intimidita dallo sguardo serio e privo di sentimenti dell'altro "Allora, la tua missione è semplice: dopo che aprirò il varco oscuro tu ci entrerai ed esplorerai il mondo in cui sarai portata. Nella tua mente cominceranno a girare tanti ricordi e tu li dovrai seguire. Dovrai ricordarti tutto il tuo passato, solo allora potrai ritornare nel luogo dove si è aperto il varco oscuro e tornare qui. Hai delle domande?" l'ultima parte fu seguita da uno sguardo ancora più intimidatorio "E.. se mi perdessi?" "Ti verremo a cercare, ovviamente. Altro?" Saix alzò gli occhi al cielo, ma evitò di aggiungere qualche frase minatoria. Xisir fece cenno di no con la testa ed entrò timorosa nel varco oscuro.
Aprì gli occhi e sobbalzò, trovandosi in un luogo ben diverso dal Castello: il cielo aveva un colore aranciato, le case avevano colori diversi e allegri. Si trovava in un vicoletto, vicino a una scaletta che sembrava portare a qualche piazza. Decise di seguire quelle scale, nella speranza di trovare qualche ricordo. Arrivò nella piazza, completamente allestita per ospitare un qualche torneo. Per terra erano sparse grandi quantità di fogli, ne lesse uno: "Struggle". Doveva essere il giorno del torneo. Si guardò intorno e cominciò a ricordare qualche pezzo del suo passato:

Stava seduta su una panchina, col suo bel vestito rosa e aspettava che l'incontro finisse. Guardava ammaliata un ragazzo biondo che si scontrava con grande agilità con un altro ragazzo, sperando nella vincita del primo. 

Si guardò nuovamente in giro e vide il biondo dei suoi ricordi, altre visioni cominciarono a girarle nella mente:

"Ho vinto questo round, e volevo dedicartelo Fiore" le sorrideva, con quelle iridi azzurre in cui avrebbe potuto perdersi "Grazie tante, sei dolcissimo!" sorrise, come se quel ragazzo fosse la cosa più bella che avesse mai visto.

Cadde sulle ginocchia tenendosi la testa con le mani, molti altri ricordi le offuscarono la mente. Si alzò cercando di riprendere il controllo e si allontanò da quella piazza. Trasportata dai ricordi si ritrovò davanti a una villa, dove sul cancello risplendeva una targhetta: "Campbell".

Nel grande giardino c'erano tantissimi ragazzi che si divertivano. Alcuni vicini al buffet, altri nella piscina, chiunque poteva trovare qualcosa da fare. Una donna bionda si avvicinò a Iris, sorridendo "Tesoro, ti piace la festa che io e tuo padre abbiamo organizzato?" la ragazzina rispose al sorriso "Si, tantissimo!"

Ricordava tutte le belle feste che i suoi genitori organizzavano. Non avrebbero badato a spese per la loro unica figlia. Eppure, c'era qualcosa che ancora non ricordava, qualcosa che l'aveva uccisa dentro. Entrò nel giardino che, come il resto della casa sembrava trascurato. Non pareva che ci vivesse qualcuno. La porta bloccava rendeva inaccessibile la casa, Xisir decise di avviarsi verso una finestra, magari sarebbe riuscita ad entrare.
Quasi tutti i vetri erano rotti e, la ragazza non faticò a distinguere i resti di un grande salotto. Trovò alcune fotografie vicino a un mobiletto. Fu uno shock rivedersi, era così sorridente e notò che il suo aspetto era diverso. Certo, forse divantando un Nessuno l'aspetto subiva dei cambiamenti. Affianco a lei c'era solo sua madre e questo la fece pensare molto. Perché suo padre non era presente?
Camminò ancora per la casa e arrivò in una grande sala da pranzo e, le risposte alla sua domanda cominciarono ad arrivare:

Si sentiva molto triste. Sua madre era seduta su una delle sedie e teneva le mani sul viso. Piangeva, e ancora non poteva credere che sarebbe finita così. Iris non avrebbe mai pensato di poter odiare suo padre, ma in quel momento la rabbia cresceve sempre di più.
Lo odiava, per quello che aveva fatto a sua madre e per tutto quello che sarebbe successo in futuro per colpa sua. Doveva essere l'unico uomo che non l'avrebbe mai tradita, l'unico di cui si sarebbe potuta fidare e, invece, le aveva lasciate da sole.


Xisir sentì delle lacrime scendere sul suo viso. Si allontanò più in fretta che potè da quella casa e pianse. Pianse come pensava di non aver mai fatto. Sapeva che era solo un ricordo della tristezza, ma non poteva fare a meno di lasciarsi andare a quei finti sentimenti.
Si rialzò con ancora gli occhi rossi e umidi "Ora ricordo tutto.." si voltò un'ultima volta verso la sua vecchia casa "Mamma, mi dispiace tantissimo! Avrei dovuto ascoltarti.. ho sbagliato in tutto! Tu volevi solo proteggermi e io, presa dalla rabbia, ho continuato a sbagliare, fregandomene di tutto il resto.. se solo ti avessi ascoltata, ora avrei ancora un cuore!" si voltò e cominciò a incamminarsi verso il varco oscuro. 





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Salve a tutti! 
Dopo tantissimo tempo mi è tornata l'ispirazione e sono tornata con un nuovo capitolo! Certo, non è il massimo e spero che non veniate sotto casa mia per fucilarmi xD
Però me lo meriterei e.. OMG è la prima volta che scrivo così esplicitamente un bacio >///< mi sento così imbarazzata *va a nascondersi rossa come un pomodoro* 
Spero che però vi piaccia, altrimenti preparerò un cesto per raccogliere i pomodori che mi lanciate. Almeno farò un buon sugo!
A presto, RoxxyNeko




RECENSIONI:

CliceXia: Farò attenzione alle ripetizioni e non preoccuparti per la data della recensione ;) guarda io come sono lenta ad aggiornare!
Mi sentirei davvero onorata se facessi il cosplay di Xisir *.*

Lizzie Sora: Credo che quei poveracci siano rimasti traumatizzati da tutta l'Organizzazione XD
Non sono così cattiva con Xisir, almeno.. per ora muahahah! 
Si, in effetti le armi di Jekax somigliano un po' a quelle di Dante ( *ç* ammore mio || È? Cosa? N.d.Dante )
Evviva l'AkuRoku *_*
Probabilmente Xemnas è juventino sul serio x°D

Jenova: Ahah certo che la continuerò! Lentamente, ma continuerà ^^ *suu, da brava! Metti via il bazooka*

CantanteMaledetta: Non preoccuparti del ritardo ;)
Oh beh, l'AkuRoku c'è sempre di mezzo nelle mie fanfiction! 

Nickoku: Emh, no.. niente LuxDem! 
Purtroppo la versione spiritosa per ora è sospesa ):

 

 

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Capitolo 4
*** 03 - Jekax's past ***


03 – Jekax’s past

 

Nuove navi che salpano da vecchi porti, nuove opportunità per chiunque voglia ricominciare. Venti ampi che soffiano portando la tempesta. Due occhi smeraldo che guardano curiosi quella bandiera nera che svolazza sull’albero maggiore.. quella bandiera così nera da far risaltare i suoi capelli rossicci, scompigliati dal vento. Ecco la nave che riparte per un luogo ancora sconosciuto. Ti aspetta  una vita piena di avventure.. in fondo è questo il desiderio più nascosto che ha il figlio di un pirata.

Dopo il ritorno di Xisir non ci furono nuove riunioni. Il Superiore decise di non disturbare tutti i suoi sottoposti e parlare solo con il numero XV.
La prima missione del numero XIV era stata un successo, a parere suo. La ragazzina era più determinata che mai ad allenarsi per raggiungere il suo, loro, scopo. “L’incantatrice”, questo era il nome che Xemnas le aveva conferito. Non poteva scegliere un nome migliore, ritraeva in pieno quello che era Xisir: era una ragazzina minuta con due grandi occhi azzurri spesso coperti dalla frangia che le ricadeva sulla fronte. I lunghi capelli chiari, raccolti in due codini bassi, ondeggiavano ogni volta che camminava, quasi trotterellando. Spesso si passava una mano tra i capelli, dischiudendo leggermente le labbra rosee, quasi per vantarsi della bellezza che aveva in corpo, sorrideva assottigliando gli occhi, quando le passava qualcuno affianco e la guardava. Era piuttosto vanitosa, si vedeva, ma il carattere tranquillo non faceva trasparire alcuna malizia in ciò che faceva. Semplicemente, erano gesti abituali che il suo “qualcuno” faceva giornalmente. Il suo aspetto docile nascondeva una guerriera ormai diventata forte. Nel poco tempo che era passato dal ritorno dalla missione si era decisa a rafforzarsi, non solo fisicamente, ma riusciva a padroneggiare alcune illusioni. Le poche volte che si incontravano per il castello era sempre stanca, appena uscita da un allenamento, lo sguardo fiero, ma addolcito da una finta emozione che sembrava gioia. La vedeva, aveva voglia di aiutare l’organizzazione nel suo intento di ottenere nuovamente un cuore. Col tempo sarebbe migliorata ancora, questo lo avrebbe intuito chiunque. 

Il Superiore, mentre bussava alla porta del numero XV, si chiedeva se anche questo membro sarebbe diventato così deciso.
“Si?” Jekax stava alla porta, con aria sorpresa, mentre Xemnas lo fissava con un espressione indecifrabile “Buongiorno numero XV, volevo avvisarti che, come il numero XIV dovrai affrontare una missione da solo.” Jekax sussultò un poco “Da solo..? Crede che ne sia già in grado?” sorrise appena, forse qualcuno cominciava a fidarsi delle sue potenzialità “Ne sono certo.. in fondo dovrai solo andare nel tuo luogo d’origine e ricordare il tuo “qualcuno”. ” ma come faceva a stare così calmo, il Superiore?
Jekax si sentiva intimorito da quella freddezza che emanava, sembrava così distaccato, mentre lui cercava, almeno, di sembrare carino.
Carino.. per Xemnas? Arrossì un poco al pensiero, sperando che il suo capo non capisse cosa gli passava per la mente “Oh, capisco.. quando partirò?” chiese, speranzoso di levare dall’aria quell’imbarazzo che provava “Quando ti ritieni pronto. Prima di partire, però, avverti Saix.” Poi, vedendo il viso confuso del più giovane aggiunse “L’uomo con la “x” sul viso e i capelli azzurri..” a quel punto Jekax fece un cenno con la testa e salutò velocemente il Superiore “Buona fortuna per la missione, numero XV.”.

La porta si chiuse con un debole tonfo e l’uomo dai capelli argentei si allontanò camminando tranquillo. Che ragazzino strano, forse, essendo ancora giovane, si era spaventato.. in effetti l’aveva trattato con poco riguardo. Nemmeno gli importava, sinceramente, ma quel primo sguardo da angioletto e, più avanti, quella voglia di essere considerato da qualcuno l’avevano spiazzato. Un po’ gli ricordava il suo passato, quando era ancora un apprendista che voleva farsi conoscere dal mondo. Si fermò un attimo a riflettere e scrollò la testa, ora doveva scacciare quei pensieri.. il passato era passato, e non sarebbe più tornato nulla come prima.

Il giorno dopo Jekax si alzò molto presto, deciso a partire per la missione. Sceso dal letto guardò la sua figura in uno specchio messo su una parete. Si sistemò alla meno peggio i disordinati capelli rossi, si chiedeva spesso come facessero a prendere quella strana piega all’insù, ma, soprattutto, si chiedeva come facesse a mantenere quel ciuffo malefico sull’occhio destro. Scostò per poco quei ciuffi, per lasciare un po’ di luce all’iride verde smeraldo. Ogni mattina, da quando era entrato nell’Organizzazione faceva quel processo di “osservazione”. Non ricordava chi fosse prima di diventare un nessuno, ma quelle poche azioni mattutine gli sembravano così naturali.
Uscì dalla stanza e strizzò lievemente gli occhi, la vista di tutto quel bianco lo accecava sempre.. non si sarebbe mai abituato a quella luce. Si avviò verso la sala da pranzo, dove vi trovò Xaldin intento a mangiare. Appena l’uomo si accorse di lui salutò docilmente “Hey, sei mattiniero, oggi!” l’uomo sorrise “Sai dov’è la cucina o hai bisogno di aiuto?” Jekax declinò l’offerta facendo un cenno con la testa e si dileguò nella stanza affianco. “Nh, che caratteraccio quel ragazzino!” pensò Xaldin, ma forse si era alzato per un allenamento mattutino, in quel caso avrebbe preso Xigbar a calci, non gli piaceva essere trattato con sufficienza “Avrà preso da quel dannato guercio” si disse ancora, prima di prendere un sorso di caffè.

Jekax uscì dalla cucina con una tazza enorme, secondo il numero III, piena di cereali “Non è che ha preso una biella per l’insalata?” pensò ancora “Wow, devi avere proprio fame, eh?” rise, attirando l’attenzione del più piccolo “Mh.. ho bisogno di energie per la missione di oggi” spiegò atono, sedendosi di fronte all’uomo “Non so nemmeno dove andrò.. cioè, nel mio mondo nativo. Ma chi lo conosce? Non ho nemmeno uno straccio di ricordo di chi ero, e il Superiore mi manda, da solo, in un luogo sconosciuto.” Sputò fuori senza troppi problemi “Acidello il ragazzo..” pensò il più grande “Beh, è una missione che abbiamo fatto tutti, credo. Serve solo a far tornare i ricordi.. non preoccuparti, non credo dovrai combattere.. se ti preoccupa questo.” Cercò di tranquillizzarlo, ma in cambio ebbe solo un’occhiataccia “No, non mi preoccupo di quello.. so cavarmela. Tu, piuttosto, come mai sei sveglio così presto?” chiese, prima di portarsi un cucchiaio in bocca “Sono un tipo mattiniero.” Spiegò veloce “Pensavo che Xigbar volesse allenarti già a quest’ora.” Jekax storse il naso “Quel beota starà ancora sbavando sul cuscino. Se solo sapessi dov’è lo soffocherei con un cuscino..” Xaldin per poco non si strozzò nell’intento di non ridere “Che ha combinato per farsi odiare?” “Non è in grado di allenare qualcuno, quindi è spesso irritato da come combatto. Certo che se mi facesse notare subito il problema, invece che urlarmi contro, non si troverebbe tutte le volte, misteriosamente, un paio di fori sul soprabito.” L’uomo non riuscì a trattenersi, cominciò a ridere di gusto sotto lo sguardo sorpreso del più giovane, pensava che l’avrebbe sgridato, o quanto meno ammonito “Xigbar è fatto così, ma anche tu gli dai del filo da torcere, eh! Con questa tua parlantina scommetto che lo farai infuriare!” il numero XV annuì fiero, ricordando il numero II su tutte le furie per ogni suo insulto di ripicca.  

Dopo la colazione e lasciato sul tavolo il resto, per felicità di Xaldin, il rosso s’incamminò per il castello alla ricerca di Saix. Non doveva essere così difficile cercare un uomo dagli inconfondibili capelli azzurri, se non fosse stato per il fatto che il castello era deserto.
Sbuffò più volte, non sapendo dove cercare, quando, dalla camera del Superiore, uscì il suo obiettivo. Ringraziò una possibile divinità per l’aiuto e si avvicinò all’uomo “Ciao, tu sei Saix?” chiese “Cosa vuoi, moccioso?” lo guardò male, ma chi diavolo si credeva quello lì?
“Se non me l’avesse chiesto Xemnas non sarei mai venuto a parlarti, con quella faccia brutta che ti ritrovi..” rispose acido “Ma come ti permetti?” lo spinse contro il muro con poco riguardo, quelle poche parole l’avevano fatto innervosire “Se non fosse perché Xemnas mi ha ordinato di trattarvi bene, saresti già morto..” si allontanò un poco e cominciò a camminare “E adesso dove te ne vai? Devo chiedere a te per la missione, diavolo!” Saix si girò verso di lui, guardandolo male “Seguimi, non lascerò di sicuro aperto un varco oscuro davanti alla camera del Superiore..” Jekax si ammutolì e lo seguì di malavoglia, lanciandogli ogni tanto qualche occhiataccia.

Jekax si ritrovò in un luogo affollato e piuttosto maleodorante. Sembrava che da ogni dove arrivasse l’odore del pesce. Storse il naso, cercando di ricordare il punto da dove era apparso mentre si incamminava per le passerelle di quello che sembrava un porto. Passavano gruppi di persone sghignazzanti e poco raccomandabili, mentre da molti edifici si sentivano urla e bottiglie rotte, da quando ci si ubriacava a quell’ora?
Fece spallucce, tentando di passare senza dare nell’occhio, cosa piuttosto difficile dato che era l’unico con un soprabito nero, mentre tutti indossavano vestiti chiari e, ad occhio, piuttosto vecchi.
Le strade di Port Royal non erano proprio il posto ideale per passeggiare, soprattutto se sembri un ragazzino innocente e solo. Si tirò su il cappuccio, sperando che nessuno lo disturbasse durante il suo cammino, mentre tentava di ricordare almeno un poco del suo passato. Gli sarebbe bastata una minima traccia per poter collegare una scia di ricordi, ma, sfortunatamente, non la trovava.
“Accidenti a me, non dovrebbe essere così difficile come missione” pensò, e si diede mentalmente dello stupido per aver pensato che sarebbe stato facile ricordare il suo passato partendo da 0.
Si ritrovò, dopo molto tempo, a camminare per strade poco affollate, quando sentì un forte mal di testa.

Due bambini correvano per quelle strade sterrate, mentre ridevano divertiti “Dai Jake, che se arriviamo tardi mamma si arrabbia” disse il più grande, guardandolo con due occhioni verdi “Aspettami, stupido!” disse l’altro, cercando di raggiungerlo “Yuki, non lasciarmi indietro! Lo dico alla mamma!” urlò ancora, prima di scattare in avanti.

Teneva la testa fra le mani, mentre altri ricordi riaffioravano nella sua mente. Camminava nella stessa direzione dove si dirigeva il suo “qualcuno”. Si ritrovò davanti a una casa piuttosto grossa e in condizioni buone. Ricordava suo fratello maggiore, di quante volte l’aveva aiutato nel momento del bisogno e di quante volte l’aveva sgridato al posto dei suoi genitori, per qualcosa di stupido che aveva combinato. Sorrise, presto sarebbe tornato da loro, aveva solo bisogno di un cuore.

“Ma cosa stavate combinando? Vi ho chiamati tante volte!” chiese una donna dai capelli dello stesso colore di Jekax. Aveva le mani sui fianchi ed aveva un espressione imbronciata. “Scusaci, mamma. Stavamo giocando!” rispose Jake, teneva lo sguardo basso, si sentiva in colpa per averla fatta preoccupare. La donna sospirò “Non fa nulla, dai entrate che è tardi.” Arruffò i capelli ai due bambini e li fece entrare in casa.

Ricordava sua madre, così dolce e premurosa, ma anche severa. Si arrabbiava se facevano tardi, altrettanto faceva quando combinavano qualche guaio coi vicini. Anche se in cuor suo rideva degli scherzi che facevano. Non l’avrebbe mai ammesso, ma sapevano bene, i suoi figli, che detestava i loro vicini.
Si allontanò dalla casa, prima che qualcuno lo vedesse o lo riconoscesse. Pian piano tanti ricordi riaffioravano dalla mente, completando sempre di più quello che era il suo “qualcuno”.
Ormai credeva di ricordare tutto: il fratello, la madre, la sua infanzia e il poco che ha vissuto dell’adolescenza. Ma mancava ancora qualcosa che per qualche motivo non riusciva a ricordare. Non ricordava né la faccia, ne qualsiasi cosa riguardante suo padre.. forse non l’aveva mai conosciuto.
Mentre tornava al porto, dove il varco oscuro lo aspettava, vide delle navi enormi attraccare e ricominciarono i capogiri.

"Allora Jake, sei pronto?" un uomo dai capelli lunghi e neri sorrise al ragazzino, che teneva in spalla una sacca.”Prontissimo, papà! Non vedo l’ora di salpare! Chissà quante cose ci sono da scoprire? Hai mai scoperto qualche isola? O un tesoro?” Jake non stava più nella pelle all’idea di partire, finalmente, assieme a suo padre.
Era un pirata e stava spesso via, anche mesi. Non era un donnaiolo, amava sua moglie e i suoi figli e non si sarebbe mai nemmeno sognato di lasciarli. Ogni volta che tornava, carico di oggetti nuovi e oro raccontava alla famiglia le sue avventure. A Jake sarebbe piaciuto tantissimo partire col padre e, ora che era abbastanza grande, poteva coronare il suo sogno.

Ora anche i pochi ricordi che mancavano comparivano a completare il puzzle. Tutta quella voglia di esplorare, tutto quel divertimento sulla nave e tutta quella sete di oro l’avevano poco a poco rovinato. Se si fosse contenuto, se fosse rimasto coi piedi per terra forse non sarebbe diventato un nessuno. Ora poco importava, aveva la sicurezza di poter tornare come un tempo, grazie all’organizzazione, e non avrebbe più commesso errori. Non avrebbe più messo sé stesso su un piedistallo, avrebbe dato più importanza a tutte le persone che gli volevano bene. Quando sarebbe tornato, avrebbe sistemato ogni cosa.
Si incamminò verso la passerella dove si aprì il varco oscuro che l’aveva portato in quel mondo e ci entrò voltandosi indietro per un ultima volta “Presto torneremo insieme, vedrete”.

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Salve ragazzi! Non ho scuse per il ritardo con cui posto, ma, purtroppo, l'ispirazione era in vacanza e.e
Una luunga vacanza, direi!
L'importante, però, è che.. sono tornataaa!!!
Spero che ci sia ancora qualcuno a leggere questa schifezzuola e spero che l'apprezziate!
Jake: "Aspetti a scrivere il bello nei prossimi capitoli, eh? Intanto Saix mi vuole morto ç_ç "
Saix: "Adesso non fare la vittima, hai cominciato tu!"
Jekax: "Gne gne!"
Eh, 'sti nessuno!
Emh.. vi faccio tanti saluti ^^
RoxxyNeko



RECENSIONI:


Lizzie Sora: Demyx si sà, è uno scansafatiche :') povera Xisir! 
Anche io avevo pensato a Hayner, ma poi non mi sembrava il tipo che faceva avances alle ragazze, quindi ho optato per Seifer ( Eeeh, vecchio marpione! ). 
Sono contenta che ti sia piaciuto :3

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Capitolo 5
*** 04 - Why? ***


04  Why?

 

Una ragazza dalla bellezza anomala e dal grande intelletto. Una ragazza che nasconde dentro di sé un grande cuore. Avevi dei genitori amorevoli, una casa accogliente e una grande voglia di vivere. Tutto si è spezzato piano, piano.. senza che tu te ne accorgessi. Pensavi che sarebbe tornato tutto come un tempo, ma il tuo grande cuore non ha retto tutto il peso che ti portavi dietro e la tua bellezza si è sfasciata. La tua mente si è chiusa, come il tuo corpo.. chiuso in un luogo da dove non sei riuscita a scappare.

 

Linxeve era seduta su una sedia della vasta biblioteca del castello. L’aveva da poco trovata, e si era subito innamorata di quella stanza. Diversamente dal resto del castello, la biblioteca sembrava un luogo più allegro, data la vasta gamma di libri colorati che comprendeva. L’odore dei libri antichi dava un senso di rustico a quel luogo solitario. Linxeve trovava più accogliente quel luogo che la sua camera da letto. La sentiva troppo priva di calore, completamente bianca e spoglia. In un certo senso tutto in quel castello dava l’idea della solitudine.
Dei passi leggeri le fecero alzare lo sguardo dal libro che leggeva “Salve, numero XVI..” un po’ scocciata girò lo sguardo verso il suo interlocutore che, con sorpresa, notò essere il Superiore “Buongiorno..” chiuse il libro e si sistemò meglio sulla sedia “Come ben saprai i tuoi compagni hanno affrontato una missione particolare, in cui hanno ricordato il loro “qualcuno ”..” la ragazza annuì “Devo dedurre che ora tocchi a me.. se non le dispiace vorrei andare subito.” Il Superiore sorrise “Sei una che non perde tempo, e hai anche una buona mente..” aprì un varco oscuro “Entrando verrai trasportata nel tuo luogo nativo, buona fortuna, numero XVI.” Linxeve annuì di nuovo e, dopo aver ringraziato, entrò nella pozza nera.

Il Superiore sorrise tra sé e sé “Questi nuovi Nessuno mi stanno dando soddisfazioni, non avevo ancora visto tanta determinazione.” Xisir diventava più brava ogni giorno che passava, mentre Jekax pareva dare miglioramenti. Port Royal era un luogo piuttosto ostile, chissà come quel ragazzino era sopravvissuto tutto quel tempo? Gli sembrava difficile credere pure che era tornato senza un graffio dalla missione, data la gente che popolava quel mondo. Scosse la testa, Xigbar doveva essere stato molto duro con lui.. non ci si poteva aspettare altro da un uomo del genere. Era rude e non sapeva trattare coi ragazzini, in un certo senso si sentiva sollevato nel vedere Jekax ancora tutto intero.
Si voltò lentamente verso la sedia dov’era seduto il numero XVI e notò il libro che stava leggendo in precedenza. Lo prese tra le mani per leggerne il titolo “La psiche”, evidentemente ci aveva visto bene: Linxeve era davvero una ragazza intelligente, non tutti avrebbero compreso quel libro complicato. Si allontanò dalla biblioteca sperando che la missione finisse presto, così da poter cominciare a fare sul serio. Non sopportava dover aspettare troppo, soprattutto ora che Kingdom Hearts era così vicino.

Linxeve apparve su una superficie cementata, che spariva poco dopo lasciando spazio ad una scalinata chiara. Si guardò un po’ intorno e poi cominciò a camminare verso quella che sembrava una piazza. Aveva una grande distesa quadrata di cemento al centro, circondata da un marciapiede su cui si affacciavano alcuni negozi.
Cominciò a camminare, stando attenta a non incrociare lo sguardo dei passanti. Si avviò verso vie più esterne, velocemente, intenta a ritrovare quei cari ricordi che le mancavano. Arrivando all’uscita delle mura le fitte aumentarono di ritmo, alcuni pezzi del suo passato riaffiorarono alla mente.

Una donna dai capelli verdi, raccolti in una coda morbida, stava appendendo fuori dal balcone i vestiti bagnati, appena usciti dalla lavatrice. Era una giornata estiva e il caldo si sentiva più del solito. La donna si fermò dal suo lavoro, guardando con occhi sorridenti le due figure che, dal cancelletto, entrarono nel giardino: una ragazza dai capelli ondulati dello stesso colore della donna teneva tra le braccia due sacchetti di carta, mentre l’uomo dietro di lei, dal viso squadrato e severo, sorrideva alla moglie, addolcendo quei tratti duri.

Si abbassò portando il petto in giù, tenendosi con una mano sui mattoni scuri delle mura “Mi scusi, signorina, si sente bene?” una voce gentile la fece sobbalzare “Va tutto bene..” disse atona, voltandosi in direzione della donna.
Questa vedendola parve essere sorpresa “Lei non è di queste parti, vero?” Linxeve negò con la testa, portandosi dietro all’orecchio il ciuffo verde che le copriva l’occhio sinistro “Eppure..” continuò la donna, pensierosa “..somiglia molto ad una ragazza che viveva qui pochi anni fa. Sa, abitava non lontano da qui, assieme ai suoi genitori..” il nessuno, interessato, continuò ad ascoltare la storia della donna “Gestivano una farmacia, se non ricordo male.. la figlia era davvero intelligente, una promessa per questa città. Le cose però si sono messe male dopo poco però, non so bene cosa sia successo ai genitori, ma la povera Evelin-“ si fermò un attimo a sospirare “Si chiamava cosi, la ragazza. È sparita nel nulla.. nessuno sa che fine abbia fatto..” Linxeve, dopo aver ascoltato quella strana storia, ringraziò la donna per le informazioni e si avviò verso la sua vecchia casa.

Le vie della città, al di fuori delle mura, offrivano uno scenario non molto diverso, che sembrava quasi in sintonia con il resto delle mura, in quanto fossero in decadenza: giardini verdi, dall’erba alta e poco curata, circondavano le case dai colori una volta vivaci, ora scrostati e logorati dal tempo. Linxeve camminò per il sentiero, sperando di ricordare ancora altro.
Le fitte aumentavano passo dopo passo, e Linxeve notò una casa in particolare, quella che aveva visto nei suoi ricordi. Sembrava disabitata, con il cancello chiuso e malandato e qualsiasi cosa dentro essa lasciata al suo destino. Vi entrò senza esitare e non fu poi così sorpresa di vedere che anche l’interno della casa era malconcio. La grande quantità di polvere sui mobili faceva capire che la casa era disabitata da molti anni. Quel quartiere sembrava completamente disabitato e Linxeve non poté fare a meno di pensare a un qualche tipo di catastrofe.
“Forse, lo ricorderò..” pensò, mentre avanzava dall’ingresso verso una sala, anch’essa lasciata al suo destino, con il divano scuro e scucito e, probabilmente, anche rosicchiato dai topi e i mobili di legno ammalorato.
Per un attimo la vista le si fece sfocata, ma questo non portò a nessuna visione, solo a farla accasciare a terra, quasi priva di forze. “Accidenti..” sussurrò a denti stretti prima di dirigersi barcollante verso un'altra stanza, dove un tempo vi era la cucina: anch'essa era coperta di polvere e lasciata a sé stessa. Inspirò a pieni polmoni quell'aria sporca, tentando di far passare i tremiti che la colpivano, assieme al dolore alla testa che non voleva saperne di attenuarsi.
Con gli occhi smeraldo guardò tutta la stanza, in cerca di qualcos'altro che le facesse ritornare i suoi ricordi, ma tutto sembrava vano. Sofferente per i dolori continuò a camminare portandosi al piano di sopra, dove una camera dai colori tenui e un tocco giovanile attirò la sua attenzione.
Vi entrò ed altri ricordi la fecero inginocchiare, tenendosi la testa: 

Una ragazzina sedeva davanti ad un computer, scrivendo su un file di testo, quando una donna dai capelli Verdi, simile ad essa, entrò nella camera "Evelin, come mai non sei uscita con le tue amiche?" Chiese un po' preoccupata " Mamma lo sai che devo studiare, uscirò quando il periodo d'esame sarà finito.." sbuffò la più piccola "Ok.." sospirò sconsolata la madre "..ma non voglio che tu rimanga ad ammuffire dietro ai libri."

Linxeve si riprese un poco da quel flashback, ricordandosi ancora di più della sua vita da studentessa: non era il tipo di ragazza a cui piaceva uscire e rientrare tardi la notte; a differenza delle sue coetanee era molto tranquilla. Spesso questo la faceva sentire diversa, ma la sua ambizione era davvero grande e sapeva che con quei sacrifici avrebbe raggiunto i suoi obiettivi.
Il numero XVI sorrise tra sé, osservando la sua vecchia stanza "Ero davvero ostinata..".

Eppure, pensava, tutti quei ricordi non erano tristi.. com’era diventata un Nessuno, se la sua vita sembrava essere così serena?
Osservò ancora un attimo la sua camera, ancora piena della sua vecchia identità, prima di uscire chiudendo la porta, cercando di lasciarsela alle spalle. Quella sua prima missione sembrava non voler avere una fine, eppure i suoi colleghi ci avevano messo probabilmente meno di lei.
Mentre pensava ad una soluzione si trovò di fronte ad una porta, che probabilmente conduceva ad un’altra camera da letto. Quando aprì la porta fu sopraffatta dai dolori che la affliggevano ed ebbe quasi la sensazione di svenire.

Evelin teneva stretta la mano della madre con la sua, mentre con gli occhi pieni di lacrime fissava il vuoto. Per i medici era già ignaro come la donna si fosse ammalata, ma la cosa che sembrava ancora più inspiegabile era quella malattia, che poco a poco si era portata via tutta la vitalità di quella splendida donna. Erano passati forse dieci minuti da quando la ragazza dai capelli verdi si trovava in quello stato di trance, da quando, con esattezza sua madre l’aveva salutata per l’ultima volta con un dolce sorriso, dicendole di non arrendersi mai.
 

Respirava forte ora, il Numero XVI, mentre qualcosa di bagnato le scendeva sulle guance. Non provava tristezza, quello era un semplice ricordo, ma tutti i suoi ricordi strazianti, che poco a poco le riaffioravano dalla mente, la facevano sentire debole. Tutta la depressione e l’angoscia che aveva provato quando ancora aveva un cuore, quel miscuglio di disperazione e solitudine la fecero rabbrividire.
Aspettò che il suo respiro si regolarizzasse, prima di alzarsi “Avrei dovuto essere più forte, sia per me, che per lui..” sussurrò piano al letto abbandonato, dove la madre l’aveva lasciata. Tutta la sua vita passata le era chiara, ormai, e l’unica cosa sicura per lei era che non avrebbe più voluto metter piede in quella casa.
Forse aveva fatto il passo più lungo della gamba, pensava. Era decisa a salvare la vita delle persone, dopo la malattia della madre, ma tutto il peso che aveva addosso, tutte le sue responsabilità, l’avevano fatta chiudere in sé stessa, abbandonandosi alla solitudine. Se fosse stata più forte, forse, ci sarebbe riuscita.. forse non si sarebbe arresa. Aveva avuto un’altra opportunità che non avrebbe sprecato. Tutto quello che doveva fare ora, era collaborare con l’Organizzazione e riprendersi il suo cuore.

 

 

 

 

 

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Buonsalve a tutti!
Dopo anni sono tornata con un nuovo capitolo, anche se non so se ne sia valsa l’attesa :c
Mi scuso per il ritardo, e mi scuso già perché il prossimo capitolo potrà arrivare tra mesi, ma la mia ispirazione è  molto vacillante. In più ho avuto la maturità a luglio, quindi ho passato l’anno a pensare a questo e non alla scrittura. Mi sono presa una grande pausa, ma voglio continuare a scrivere, perché è una passione che mi porto dietro da anni!
Stavo andando leggermente OT, quindi.. spero che il capitolo sia di vostro gradimento!
Alla prossima, RoxxyNeko.

 

 

 

 

 

RECENSIONI:

Lizzie Sora: e io mi scuso per il ritardo del capitolo!
Jekax sarebbe felice di guidare questa lotta contro i folletti dei capelli assieme a te u.u
Nha, non conosce Jack, ma probabilmente il padre si, chi lo sa, magari si incontreranno.
Grazie per aver recensito capo *^* sono felice che apprezzi!

 

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Capitolo 6
*** 05 - The memory of passion and love ***


05  The memory of passion and love

I Nessuno non hanno un cuore, ma le emozioni più forti li attraversano, come farebbero con qualsiasi altra persona. Anche senza un organo così importante, certe emozioni entrano nell’anima e nel cervello, facendo sì che tutto il corpo le senta. L’amore è un fenomeno che scombussola chiunque, anche la persona più fredda. Entra dentro di te come un uragano e ti fa scaldare il cuore ogni volta che scambi uno sguardo con la persona amata. L’amore, per alcuni, è desiderio, ma esso è ben differente. Il desiderio è più infimo, si insidia nelle persone e fa loro commettere, anche, atti meschini e ben lontani dall’essere definiti amorosi.

Xemnas sorrise soddisfatto quando sentì del successo di Linxeve durante la sua missione. Ora che tutte e tre le reclute avevano ricordato il loro passato potevano, finalmente, essere utili all'organizzazione.
"Li lascerò allenare ancora un po’, prima di affidar loro una vera missione." il Nessuno dalla pelle ambrata fece incontrare i suoi occhi con quelli felini del numero VII, prima di continuare a parlare "Il nostro obiettivo sembra più vicino, ora che abbiamo più sottoposti da spedire nei mondi.." si voltò verso la finestra, dove il cielo scuro copriva ogni possibile luce, ingoiandola col suo buio. Saïx, che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare, si avvicinò al Superiore "Spero siano all'altezza del compito." La sua voce fredda e severa rimbombava nella stanza, mentre il numero I fece un'impercettibile smorfia divertita, Saïx era l’unico di cui poteva veramente fidarsi, ecco perché affidava a lui gli incarichi più importanti "Lo saranno, e, da ora, voglio che Xigbar, Xaldin e Demyx facciano rapporto a te, per quanto riguarda gli allenamenti." La sua voce non ammetteva repliche e, mentre l'oscurità lo avvolgeva, il numero VII si inchinò "Come vuole.."

Jekax camminava per i corridoi del grande castello senza una meta precisa, si era impuntato a voler creare una mappa di tutto l'edificio, per far sì che nessuno si perdesse. In più quello gli dava la possibilità di svagarsi un po', dato che le sole cose che faceva erano allenarsi, mangiare e riposare. Sapeva che quel periodo sarebbe passato in fretta e che avrebbe cominciato a lavorare seriamente, ma si sentiva come un topo in trappola in quella routine. Sentiva che mancava qualcosa e, per ora, quel suo piccolo progetto colmava un poco il suo sentirsi vuoto, anche se non lo soddisfava del tutto. Passando per un altro corridoio identico pensò che una mappa non avrebbe fatto male a nessuno, quel posto era davvero un labirinto. Ogni corridoio aveva delle porte con sopra il numero di ognuno dei membri dell'organizzazione, in più c'erano delle altre stanze adibite per le passioni dei vari membri. Il numero XV segnò sulla carta il numero V e proseguì con l'esplorazione, prima di essere attratto da alcuni rumori. Il rosso non riusciva a capire bene cosa fossero, ma sembravano quasi i sussurri di due persone e, questo, non faceva che attirarlo ancora di più. Si avvicinò silenziosamente verso la camera da cui sentiva quei rumori, e notò che, fortunatamente, era socchiusa. Quei rumori, avvicinandosi, sembravano più dei gemiti e sussultò appena, rendendosene conto. Sbirciò dentro colto dalla curiosità e quel che vide lo stordì per qualche secondo: il numero VII, Axel, stava baciando in modo poco casto il biondino di cui gli sfuggiva il nome, mentre i loro corpi nudi si strusciavano l'uno contro l'altro dando vita a una danza sensuale. Quei corpi e quegli ansimi l’avevano stordito e, senza che se ne accorgesse, era ancora rapito a guardare mentre il più grande portò una mano nel basso ventre del compagno, dando vita a suoni più alti che lo riportarono alla realtà. Si scostò un po' rosso in viso e sentì come una sensazione calda al basso ventre. Quella visione non l'aveva disgustato ma, anzi, aveva risvegliato in lui una sua parte che non ricordava, quella sua parte più nascosta che, spesso, l'aveva anche messo nei guai.

Jake guardava il mare con occhi pieni di curiosità, mentre la nave salpava nuovamente dal porto verso una nuova avventura. Un uomo dai capelli scuri gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla “Ci abbiamo messo più del previsto qui, dovevamo salpare ieri, ma le scorte che avevamo non erano sufficienti..” gli sorrise “Ora possiamo ripartire verso il nostro obiettivo.” Il ragazzino annuì, mentre si girava per guardare gli uomini che lavoravano “Papà, siamo sicuri che la mappa non sia una fregatura?” e l’uomo ridacchiò “La mia fonte è sempre affidabile. Ora, scusami, vado a prendere il mio posto al timone.”
Il rosso annuì di nuovo, ricambiando il sorriso del padre, per poi osservare un ragazzo che lavorava come mozzo da parecchi anni. Era da un po’ che Jake aveva messo gli occhi su di lui, in tutti quei giorni gli aveva mandato diverse occhiate provocatrici, per non parlare, poi, di alcune frasi colme di doppi sensi. Anche lui ricambiava quegli sguardi, ma probabilmente non si sarebbe mai fatto avanti per via del padre: se l’avesse scoperto l’avrebbe dato in pasto agli squali, oppure l’avrebbe sgozzato e gettato in mare.
Jake sbuffò, pensando di dover dare una svolta a quel giochetto che, a dirla tutta, lo stava stancando. Gli lanciò un’ultima occhiata provocatoria, più intensa delle altre, prima di dirigersi verso la cabina dove c’era la sua stanza. Il mozzo, che capì immediatamente cosa significasse, lasciò quello che stava facendo per andare nella sua stessa direzione.
“Oh, finalmente ti sei deciso..” sorrise sensuale il rosso, appena la porta si chiuse dietro al suo ospite “Lo sai che questo potrebbe costarmi la vita, vero?” chiese, senza dargli la soddisfazione di cadere nel suo giochetto “Se ti interessasse, però, non saresti qui..” rispose senza esitazione, mentre lasciava il muro a cui era poggiato per avvicinarsi e baciare quel ragazzo, che tanto l’aveva fatto attendere. Si baciarono a lungo, in modo poco casto, mentre continuavano a carezzarsi in modo sempre più audace. Jake si staccò poco dopo, cercando di prendere più aria possibile prima di tornare a toccare il corpo del suo compagno, che fremeva ogni volta. Scese sempre più in basso fino a carezzare il cavallo dei pantaloni “Sembra che tu abbia bisogno di aiuto..” ghignò, prima di scendere con una scia immaginaria di morsi e leccate, fino all’inguine del mozzo che fremeva per l’attesa.
 

Il suo Qualcuno sembrava, davanti a tutti, un ragazzino dolce e innocente, ma sotto era un diavolo provocatore. Ricordava tutte le sue avventure a Port Royal e, ora, sapeva anche cosa gli mancava. Sentiva che quel vuoto che provava, forse, poteva essere colmato con i suoi piaceri proibiti.. forse, ora che ne era consapevole, avrebbe trovato una soluzione. Sorrise tra sé, ricordando di ringraziare quei due per averlo illuminato, per avergli ricordato che quel pezzo mancante che lo faceva sentire insoddisfatto era proprio il sesso, mentre se ne tornava a completare la mappa.

Una lancia si conficcò nel terreno, mentre un'altra si trovava ancora nella mano della sua proprietaria, che si sedette accanto alla prima. Linxeve osservò l'uomo davanti a lei, mentre richiamava le sue armi "Sei stata molto brava oggi.. ho rischiato di farmi davvero male!" Disse Xaldin con tono allegro, sedendosi anche lui vicino alla ragazza "Direi che per oggi può bastare." La guardò, sperando di intravedere anche la più piccola emozione nel suo volto. Il numero XVI, però, sembrava perso nei suoi pensieri e annuì appena. Il numero III sospirò sconsolato, senza dire nulla; erano giorni che Linxeve non si degnava di dargli almeno un sorriso, o una parola. Era cambiata dai  loro primi allenamenti, si vedeva chiaramente che era successo qualcosa durante la sua missione, ma, per quanto volesse, il numero III continuava a tenere alto un muro tra di loro.
Eppure, anche se diceva di non esserne interessato, quel silenzio e quello sguardo spento della ragazza gli provocavano come una chiusura allo stomaco. Si maledì mentalmente, dannazione, lui era il Feroce Lanciere, non un adolescente alla prima cotta! Se fosse stato da solo si sarebbe preso a schiaffi, ma, date le circostanze, si costrette a restare fermo a osservare il cielo notturno.
Il numero XVI fece sparire le sue armi “Allora, a domani..” disse guardando il suo maestro, che annuì abbozzando un sorriso. Ricambiò appena, per poi girarsi di scatto e allontanarsi verso il castello. Xaldin la osservò, quasi rimanendo incantato: quel piccolo sorriso l’aveva colto alla sprovvista, così quella sensazione di benessere che l’aveva assalito mentre i loro sguardi si incrociavano. “Andiamo Xaldin, non puoi essere così patetico.” Disse la sua voce interiore che, per qualche assurdo motivo, sembrava proprio quella del suo fastidioso amico Xigbar. Maledetto guercio, probabilmente gli avrebbe detto proprio così e, probabilmente, lo era davvero. Eppure era piuttosto cresciuto per illudersi di avere qualche speranza, solo perché gli aveva sorriso.
 

Mentre camminava verso la sua camera Linxeve si sentì infinitamente stupida “Oh, avanti. Cos’era quel sorriso che sono riuscita a trattenere a stento?” pensò “Anche se mi fossi presa una cotta è ovvio che non ha il minimo interesse per me.” Certo che, quando si trattava di situazioni difficili, a lei andava sempre di lusso. Non le bastavano i ricordi spiacevoli della sua famiglia a tormentarla, doveva crearsi paranoie inutili verso qualcuno che, decisamente, non la calcolava per nulla. Si diede di nuovo della stupida quando, ripensando a poco prima, le era sembrato di notare nello sguardo di Xaldin un velato interesse. Scacciò subito il pensiero, tanto sapeva di non essere ricambiata e, come sempre, si stava illudendo. Sconsolata entrò nella biblioteca, decisa a leggere qualcosa che le facesse dimenticare sia il suo passato che quello stupido lanciere.

 

 

 

 

 

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Ciao a tutti!
Questa volta sono stata più rapida, yay! Sto cercando di ritagliarmi del tempo per scrivere e postare con regolarità; se riesco cercherò di farlo settimanalmente ^^
Voglio ringraziare la mia socia Liberty89 per i consigli sulla parte yaoi, dato che non sono particolarmente brava in questo campo. Spero sia uscita una scena quanto meno decente, altrimenti mi rifarò nei prossimi capitoli ( if you know what I mean ).
Saluti, RoxxyNeko.

 

 

 

 

RECENSIONI:

DARKOS
: Spero ti possano piacere anche gli altri capitoli, quando li leggerai ^^
Bhe, io creo OC da quando, praticamente, mi conosco.. ormai ho una certa abilità con loro xD
Grazie mille dei complimenti e sono felice ti piaccia!

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Capitolo 7
*** 06 - Knowledge ***


06Knowledge

Demyx suonò un’altra nota, prima che l’ultima delle sue coppie d’acqua sparisse. Posò lo strumento al fianco di una parete, poi si voltò verso l’altra figura vestita di nero che si trovava dinnanzi a lui “Hai battuto il precedente record, stai diventando davvero brava Xisir!” disse allegro “L’unico problema è che io non so nulla per quanto riguarda le tue abilità illusorie...” si fece un po’ triste, con quel broncio che lo faceva sembrare un bambino. La ragazzina vicino a lui emise un risolino, come poteva solo sembrare cattivo il numero IX?
Fece sparire dalle sue mani quelle spade dall’aspetto fatato, per poi sfregarsi le mani. Le sentiva dolenti e faticava a tenerle aperte, come ogni volta. Sapeva di fare già tanto con una sola sessione di allenamento al giorno, ma si ostinava a farne più del dovuto. Era svantaggiata rispetto alla maggior parte dei suoi “compagni”: era minuta e, sebbene utilizzasse due spade, preferiva tenersi a distanza dall’avversario, anche se per lei era davvero difficile. Sospirò, se voleva essere utile all’Organizzazione doveva impegnarsi ancora molto “Quel tizio strano dai capelli blu, Zexion, potrebbe aiutarmi?” domandò speranzosa “Oh, immagino che chiedere non costi nulla, ma non ti prometto niente! Zexy non è un tipo molto amichevole.” Si grattò la testa un po’ seccato, ogni volta che tentava di fare quattro chiacchiere col numero VI finiva sempre per fare monologhi. Sembrava quasi snobbarlo, mentre Demyx cercava semplicemente di fare amicizia.

Zexion sbuffò e chiuse il libro che teneva in mano, la quiete di quel posto sacro che era la biblioteca stava per essere disturbata da non una, ma ben due calamità non troppo naturali. Sentiva il loro vociferare dal corridoio e la cosa l’aveva già altamente irritato, chissà, poi, perché doveva essere disturbato proprio lui. Posò il libro sul comodino vicino alla poltrona e aspettò che i due Nessuno si avvicinassero “Non divagatevi in chiacchiere, per quale motivo siete qui?” sputò sprezzante, cosa che sembrò non toccare minimamente il biondo Nessuno che, a sua volta, rise “Perché fai il difficile? Abbiamo bisogno del tuo aiuto per l’allenamento!” e portò un braccio a circondargli le spalle.
Il numero VI arricciò il naso infastidito “E io cosa dovrei fare? Se non sbaglio Xisir utilizza le spade.” Si scostò dalla presa del compagno “Si, ma posso anche usare la magia. Essendo minuta non posso confrontarmi in un corpo a corpo, perderei sicuramente. Ho bisogno di distrarre l’avversario.” Spiegò, intanto, la castana, mentre i suoi occhi si scontravano con quelli del Burattinaio Mascherato.
Anche se contrariato, Zexion aveva capito da sé che accettare sarebbe stata la soluzione migliore  “In effetti sarebbe controproducente se tu venissi sconfitta ogni volta, magari riportando gravi ferite.” Mise una mano sotto al mento, mentre l’altra si posò sul fianco “Ti aiuterò, ma dovrai anche continuare l’allenamento di Demyx. Non sono un tipo paziente, quindi voglio che tu sia puntuale e ti impegni al massimo.” Il numero XIV annuì e sfoggiò un dolce sorriso, che avrebbe fatto sciogliere chiunque, ma non Zexion “Ti ringrazio! Farò del mio meglio!” dondolò appena, per poi prendere a braccetto il Notturno Melodico e uscire dalla biblioteca “Ci vediamo domani!”.
Il Nessuno dai capelli blu sbuffò, ma, ormai, aveva accettato. Tornò fiacco alla sua lettura, sperando che nessun’altro l’avrebbe disturbato.

In un'altra ala del castello, quella dedita al relax, uno stanco numero VIII si lasciò cadere su un divano, imprecando per una missione troppo lunga e faticosa. Posò i piedi su un bracciolo mentre, stanco, reggeva lo sguardo contrariato del Nessuno davanti a lui “Oh, avanti..” scosse un poco la testa “Abbi pietà di un moribondo!” piagnucolò ancora, cosa che fece irritare di più la donna davanti a lui “Già è stato seccante essere in missione con te, in più, ora, mi chiedi pure di fare rapporto?” domandò acida assottigliando gli occhi blu, rendendo la sua espressione ancora più minacciosa “Ti giuro, l’avrei fatto io, ma vorrei riposarmi dopo che... beh, sai...” indicò docilmente la gamba ferita, che sembrava dolergli parecchio.
La bionda sbuffò, come se avesse avuto a che fare con un bambino “Ti sei messo tu davanti, dovevi prestare attenzione!” si alzò dalla poltrona seccata, mentre il rosso la guardava male “Se devi proprio fare la vittima farò io il rapporto, ma mi devi un favore.” Axel si morse piano l’interno della guancia, per evitare di lanciarle qualche altra maledizione “Ma certo...” rispose velenoso seguendo con lo sguardo la bionda che usciva dalla stanza.
Infastidito dalla conversazione si posizionò meglio sul divano, cercando una posizione in cui la gamba non gli dolesse. Imprecò contro una possibile divinità, quella stupida l’aveva colpito con uno dei suoi coltelli mentre si trovavano a due metri di distanza e aveva pure la faccia tosta di credersi nel giusto! Si grattò la testa indispettito, ma cercò di dimenticare quella dannata donna e quel dannato Superiore che sembrava lo volesse far fuori con le sue missioni lunghissime e i compagni scomodi. Appoggiò completamente la testa su un cuscino pensando di rilassarsi, quando dalla porta sbucò una testa rossa che, con suo grande dispiacere, gli si avvicinò sorridente. Era davvero così difficile chiedere di riposare in pace?

 

“Oh, Axel, cercavo proprio te!” squittì Jekax prendendo posto sulla poltrona dove, prima, sedeva Larxene. Notò la sua gamba fasciata e sbatté gli occhi perplesso “Che è successo?” domandò “Ho avuto problemi durante la missione...” disse a fil di voce il più grande, non aveva voglia di spiegare all’ennesima persona le sue sfortunate vicende. Il numerò XV annuì “Capisco, hai bisogno di aiuto per cambiare le bende?” chiese innocentemente, Dio, era così carino che, difficilmente, qualcuno lo avrebbe creduto malvagio. Axel accettò di buon grado la sua offerta, indicandogli un kit medico, preso in precedenza dal loro scienziato, posizionato sul tavolino davanti al divano. Non che non fosse capace di medicarsi da solo, più che altro qualsiasi movimento non opportuno gli avrebbe procurato dolore. Vide il più piccolo sedersi sul divano con la valigetta e, dopo che fu libero dalle bende, sentì la mano calda del compagno sulla sua pelle, assieme al fresco del disinfettante e fu allora che il più giovane cominciò a parlare “Allora, vedo che tra te e il numero XIII c’è molta intesa...” sorrise appena, mentre fasciava la gamba con nuove bende “Si, strano da dire, ma siamo molto amici.” Ridacchiò Axel, non capendo l’allusione “Direi più che amici. Non penso che, come amico, mi intrufolerei nei tuoi pantaloni...” ammiccò il numero XV, portando la mano più in alto sulla coscia dell’altro “O, forse, il mio concetto di amicizia è sbagliato..?” Se prima sembrava un docile ragazzino, ora, con quel suo sguardo lascivo, non lasciava alcun dubbio sulla sua vera natura. Axel deglutì, era sorpreso del fatto che qualcuno li avesse scoperti “Come fai a..?” ma non finì la frase, che si ritrovò davanti ancora quell’ex viso angelico, distorto da un’espressione che non prometteva nulla di buono “Dovreste chiudere la porta quando vi trovate per fare certe cose...” ridacchiò “Non ho intenzione di dirlo a nessuno, se ti preoccupa questo, voglio solo parlare.” Lo fissò ancora, ‘sta volta senza quello sguardo ammaliatore.
Il numero VIII, sconfitto, annuì “Ok, quello che vuoi.” E, interiormente, si sentì un idiota totale, perché non avevano chiuso la porta? Anche se era tardi per pensarci, si annotò mentalmente di fare più attenzione. Jekax sorrise furbetto “Siete fortunati che sia stato io a vedervi, comunque ho preferito parlarne con te perché il tuo amichetto non è proprio il mio genere...” ammise “In che senso..?” chiese Axel dubbioso, davvero, dopo quella giornata avrebbe chiesto una vacanza, il suo cervello, ormai, non elaborava più i dati che riceveva “Beh, immagino che con te mi divertirei di più.” Disse secco, portando la mano sul cavallo dei suoi pantaloni. Il numero VIII che, finalmente, capì il suo fine fece un sorriso diagonale e si alzò appena, per guardarlo meglio in viso “Vista la tua audacia, potrei dire lo stesso, ma con Roxas non è solo sesso...” portò una mano dietro la testa dell’altro avvicinandoselo “Credimi, mi piacerebbe tanto prenderti ora, su questo divano, ma è una relazione, come dire, seria... non voglio compromettere tutto.” Spiegò ad un filo da lui, i loro volti che quasi si sfioravano. Jekax tolse la mano dal suo cavallo, continuando a fissarlo sorridente “Capisco. Sarò anche uno stronzo, ma non mi va di mettermi tra voi due.” Si scostò tornando seduto composto e ridacchiò “Una parte di me è ancora buona, dopotutto. O, forse, anche io, un tempo, ho amato qualcuno. Chi lo sa? Certi avvenimenti sono ancora avvolti nell’oscurità.” Sorrise malinconico al numero VIII, alzandosi “In ogni caso, se dovessi stufarti, vieni a trovarmi. Dovrai ripagarmi per la fasciatura!”  finì facendogli un occhiolino. Il numero VIII spostò la testa di lato, un po’ sorpreso da quella dolcezza e un po’ disarmato dal suo cambio di personalità “Lo ricorderò. Ti auguro di ritrovare anche quei ricordi, forse si tratta di qualcuno di importante.” Disse senza accorgersi dello sguardo cupo dell’altro che gli dava le spalle “Si, lo spero!” sentì solo, prima che se ne andasse.
Axel si sdraiò nuovamente, guardandolo andare via, sperando che quella fosse l’ultima seccatura della giornata, così che potesse, finalmente, prendersi il suo meritato riposo. Il pensiero, però, di Jekax l’avrebbe tormentato finché non ne avrebbe parlato con Roxas, lo sapeva. Sbuffò nervoso, pensando che gliel’avrebbe fatta pagare per avergli tolto le sue ore di riposo e si alzò, dolorante, per poi dirigersi verso la camera del numero XIII “Quel piccolo pel di carota guardone...” imprecò nuovamente, ma poi guardò la sua gamba fasciata e sospirò “In fondo, non è poi così cattivo.” Si rassegnò all’idea che non era un tale disastro che li avesse visti lui, almeno non ne avrebbe parlato con nessuno e sarebbero stati immuni dalla furia di Xemnas.

 

 

 

 

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Ciao a tutti!
Avrei dovuto aggiornare prima, ma per vari impegni ho dovuto rimandare, in più odio i capitoli come questo, perché si, sono utili a fondo di trama, ma succede molto poco.
In compenso il prossimo sarà più interessante!
Ringrazio tutti quelli che leggono e che recensiscono, apprezzo che spendiate un po’ di tempo per questa fic!
Saluti, RoxxyNeko


 

 

 

RECENSIONI:

The Big Dreamer: la prima fan fiction era comica, quindi i personaggi sembravano più spensierati. Purtroppo l’ho cancellata perché non mi ci ritrovavo più, poi era scritta molto male e, anche se ci ho provato, non sono riuscita a migliorarla. Però ho tenuto tutte le recensioni e sull’hard disk rimarranno sempre, perché anche per me sono ricordi speciali.
Questa storia parla di come sono veramente, cosa che non avrei fatto nell’altra per non appesantirla troppo. Comunque apprezzo davvero la recensione e mi ricordo di te, mi ha fatto davvero piacere che ti sia fatto risentire e, ammetto, che mi è scesa una lacrima pensando ad allora.

Liberty89: Mamma Je *^* purtroppo sto sviluppando la storia molto lentamente, più avanti si mischierà con la trama principale. Saix è un pervertito, si sa, e non penso approverebbe di vedere il suo Xemnas con quel piccolo essere petulante ( cit. Saix ) di Jekax XD
Sappi che approfondirò con felicità la storia di Linxeve, in più sto cercando di caratterizzare meglio Xisir che, poverina, la sto mettendo un po’ nel dimenticatoio.
Grazie per tutte le correzioni che mi hai fatto, prometto che nei prossimi giorni revisiono gli altri capitoli e farò più attenzione u.u ( ammetto che le virgole coi “ma” nel primo capitolo mi hanno uccisa D: ). In più sono felice ti piaccia questa fic, lo apprezzo tanto!

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Capitolo 8
*** 07 - Let's start ***


07Let’s start

Quel giorno Xemnas annunciò ai suoi sottoposti l’arrivo di diverse missioni per la maggior parte di loro, per questo erano riuniti in una delle sale del castello ad aspettare.
Axel si trovò a sbuffare seduto su un divanetto affiancato dal numero XIII che, dal canto suo, non sembrava prestargli molta attenzione. Cercò di individuare cosa lo interessasse così tanto, quando vide che il suo sguardo era incrociato con quello del numero XV. Se non avesse ricevuto la sua visita qualche giorno prima non avrebbe mai pensato che quello che si stava svolgendo tra di loro era una vera battaglia. Gli occhi color oceano di Roxas mostravano un grande astio, mentre quelli verdi di Jekax, sempre contornati da quell’espressione di sfida, esibivano un misto di divertimento e scherno. Axel sperò che il suo compagno non facesse nulla di troppo avventato, non che dubitasse della parola di Jekax, ma il biondo era un tipo molto irritabile per certe questioni e, se infastidito, poteva rivelare una parlantina davvero discutibile.
“Rox...” Bisbigliò al suo orecchio, cercando di portare l’attenzione su di lui.
Il biondo lo guardò imbronciato “Ho ancora intenzione di parlarci.” Per poi incrociare le braccia al petto e posizionarsi più comodamente sul divano. Almeno era riuscito a far finire quella piccola guerra.
“Come vuoi, ma stai attento.” Finì il rosso, dando ancora uno sguardo a Jekax che, dal canto suo, sembrava tranquillo anche dopo gli sguardi minacciosi del compagno. In fondo non avrebbe dovuto sentirsi minacciato, aveva la situazione a suo vantaggio. Guardò, infine, gli altri membri che sembravano non essersi accorti di nulla, troppo presi dalle loro attività.

Il parlottare dei Nessuno fu interrotto dall’arrivo di Saïx che, senza troppe cerimonie, appese in una bacheca un foglio. Si girò guardando con aria di superiorità i suoi compagni, per poi incrociare le braccia al petto aspettando che tutti gli prestassero attenzione.
“Ascoltatemi bene, in quel foglio ci sono scritti i mondi in cui andrete, non sarete da soli, ma sarete divisi in gruppi. Ogni gruppo deciderà da solo il leader che dovrà, poi, far rapporto a Xemnas, una volta finita la missione.” Mandò ancora una volta un’occhiata di antipatia verso tutti i presenti nella stanza “Le vostre missioni non sono tutte uguali, c’è chi dovrà raccogliere informazioni sul mondo, chi dovrà esplorarne di nuovi...” continuò “...e chi dovrà recuperare i cuori.” Finì guardando Roxas.
“Spero sia tutto chiaro. Fate un buon lavoro.” Disse infine, prima di dar loro le spalle e uscire dalla stanza.

“Ma uffa!” l’urlo di Demyx attirò l’attenzione di tutti i presenti che, già spazientiti per la presunzione di Saïx, gli lanciarono occhiate non molto gentili.
“Non piace nemmeno a noi, ma dobbiamo.” Asserì Xaldin, che già si stava dirigendo verso il foglio per leggere in quale strambo gruppo sarebbe dovuto essere. Lavorava meglio da solo, ovviamente, ma si sarebbe adattato a chiunque gli sarebbe capitato. Forse non tutti, pensò ricordandosi del Freddo Accademico e della meticolosa ossessione verso il comando, e di Larxene, sempre acida e piena di sé, e, ancora, di Luxord con cui non aveva quasi mai dialogo... ok, forse non gli sarebbe andato a genio lavorare proprio con tutti.
Cercò di non pensare al peggio sporgendosi per leggere il foglio e sorrise tra sé, sapendo che la missione sarebbe andata meglio del previsto.
“Linxeve e Marluxia, siete con me.” Si girò verso i Nessuno interpellati, scorgendo del dissenso in Marluxia. In effetti non erano mai stati grandi amici, erano più le volte che si trovavano a discutere animatamente per qualsiasi questione.
Il numero XVI trasse un sospiro di sollievo, non conosceva ancora gli altri membri dell’Organizzazione e si sentì quasi grata verso Xemnas di averla affiancata al suo maestro.
“Almeno lavoreremo meglio, no?” chiese gentilmente, osservando quell’uomo imponente che la faceva sentire quasi stupida, a volte, mentre faceva domande idiote o si imbambolava a guardarlo.
Il Feroce Lanciere annuì “Penso che sia stato fatto apposta, così che possa aiutarti nelle tue prime missioni.” La guardò abbassare lo sguardo, forse aveva risposto troppo male?
Si maledisse mentalmente, come sperava di averci dei dialoghi normali se usava sempre quel fare scontroso?
Marluxia, che dall’altra parte li stava osservando, decise che si era stancato di quella scenata “Quando avete finito di fare i bambini possiamo andare? Vorrei finire alla svelta.”
Se non gli fosse stato grato per aver spezzato quell’aria di vergogna che c’era, Xaldin l’avrebbe “gentilmente” preso a parole, per non dire qualcosa di peggio.

“Il Superiore è, per caso, impazzito?” strepitò un nervoso Vexen “Perché non il solito team?”
“Finiscila! Non possiamo farci nulla, ormai.” Larxene incrociò le braccia al petto, rassegnata.
Xemnas sembrava essersi divertito a rendergli quella non-vita ancora peggiore, mettendo quella perfida bionda assieme a lui e Lexaeus. Solitamente assieme a loro andava Zexion, molto più simile a loro caratterialmente e, soprattutto, lasciava che il numero IV decidesse le strategie. Con Larxene avrebbero avuto, sicuramente, problemi. Vexen già aveva deciso: finita la missione sarebbe andato a lamentarsi delle scelte.

“Ci aspetta un bel viaggio tra gli Dei, miei cari.” Xigbar ghignò verso il suo, ormai, allievo, dandogli una pacca sulla spalla.
“Che gioia...” cantilenò il rosso, incurante del pericolo “...la mia prima missione è con un vecchio e insopportabile guercio.”
“Brutto nanerottolo!” disse il numero II a denti stretti, cercando, però, di non perdere la calma “Sono il tuo maestro, per ora... sii più rispettoso.” Finì più calmo. Diavolo, quel nano rosso aveva il potere di far imbestialire chiunque con quella linguaccia. Lo guardò mentre manteneva la stessa espressione beffarda e maledisse il Superiore per avergli affidato una tale piattola.
“Mi scusi, maestro!” squittì quasi in modo mieloso, col solito sottotono derisore.
Si, Xigbar ringraziò il suo autocontrollo, altrimenti l’avrebbe già strozzato. Già l’aveva capito da quel falso visino angelico che sarebbe stato una spina nel fianco, ma mai avrebbe immaginato che fosse un tale diavolo.
“Ringrazia che non saremo soli, piuttosto. Altrimenti t’avrei ammazzato.” gli soffiò il grigio “Zexion sarà con noi, vallo a conoscere... io penso al passaggio.” Finì cercando di tagliarla corta, prima che il numero XV sputasse altro veleno sulla sua persona.
Jekax si guardò in giro per cercare il terzo membro del loro gruppo, non aveva avuto gran tempo per conoscerli, quindi non sapeva ancora associare i nomi ai volti.
“Quindi mi hanno messo con te...” sentì una voce non molto felice alle sue spalle e si girò, scontrandosi col numero VI. Lo fissò un attimo, tanto per capire come comportarsi e, stranamente, non gli rispose a tono, insultandolo, ma sorrise.
“A quanto pare. Non ci siamo mai parlati, giusto?” Chiese spostandosi il ciuffo ribelle dall’occhio “Beh, vediamo di fare un buon lavoro.” Continuò con fare gentile, cosa che destabilizzò Zexion: l’aveva visto lanciare frecciatine già più di una volta a Xigbar e Saïx, eppure ora sembrava così diverso.
Non ci pensò troppo, potevano anche essere antipatie che non c’entravano nulla con il suo carattere. Doveva ammettere che il grigio era una testa calda e, a volte, difficile da sopportare e, anche, il numero VII non era da meno.
“Certo, meglio andare ora. Xigbar ci aspetta.” Disse piatto, mentre camminava affiancato al rosso.

“Oh!” fece felice Demyx “Dobbiamo esplorare un Mondo nuovo!” guardò i suoi compagni, i quali mostravano due espressioni molto differenti: Xisir sembrava contenta, anche se sapeva ancora poco di come dovevano svolgersi le missioni, mentre Luxord mostrava un viso deluso, avrebbe preferito qualcosa di più emozionante di un esplorazione.
“Allora cosa dovremmo fare?” chiese la castana.
“Praticamente dobbiamo decidere se il mondo è adatto per raccogliere cuori, in base alla presenza di Heartless e altri fattori.” Spiegò il Notturno Melodico, cercando di essere più chiaro e sintetico possibile. Quando l’aveva spiegato a lui, Vexen usò dei paroloni e tante frasi complicate che lo mandarono in crisi, solo a ripensarci sentiva male alla testa.
“Durante la missione cercheremo di spiegartelo meglio, con esempi pratici.” Le sorrise Luxord. Non era nel suo stile rassicurare i compagni, anzi, non amava dover spiegare in cosa consistevano le missioni, infatti preferiva lavorare o da solo, o con i membri che già erano informati. In quel caso, però, decise di fare un’eccezione: era una ragazzina inesperta, oltretutto era arrivata da qualche settimana... una buona azione non l’avrebbe ucciso.
“Allora ok, andiamo!” annuì la più piccola, emozionata per questa prima missione.

Axel si avvicinò al numero XIII posandogli le mani sulle spalle “Sai che i problemi qui non dovranno compromettere la missione, si?” chiese, cercando di tranquillizzarlo. Probabilmente lo fece in modo sbagliato, dato che il biondo sembrò ricordare il motivo del suo nervosismo.
“Lo so, altrimenti Xemnas potrebbe insospettirsi.” Annuì con lo sguardo verso il basso “Non voglio che ti succeda qualcosa...” Aggiunse sottovoce, cercando di non farsi sentire. Questa loro relazione era davvero complicata, non potevano parlarne con nessuno e, in mezzo agli altri, non potevano lasciarsi scappare nulla. Roxas ci aveva pensato molto prima di dichiararsi, aveva troppa paura che qualcuno li scoprisse, ma la sicurezza che gli dava Axel lo aveva sbloccato, anche se era pericoloso avrebbe passato quel tempo nell’Organizzazione con lui.
Il fatto che Jekax li avesse scoperti in modo così idiota lo fece preoccupare non poco, erano stati incauti, su quello non c’erano dubbi, ma erano davvero sicuri che nel castello non sarebbe tornato nessuno fino al giorno dopo. E, poi, chi si sarebbe aspettato che quella testa arancione avesse avuto l’idea di creare una mappa dell’edificio e, soprattutto, che avrebbe mappato proprio quel giorno il loro piano?
Cercò di riprendersi, mentre Axel aprì il varco verso il mondo designato. Gli sorrise, anche se dentro di lui ribolliva, assieme alla paura e all’ansia, la rabbia, attutita, che l’aveva colto quando aveva saputo quanto Jekax potesse essere meschino.

“Hey Roxy!” Sorrise Axel entrando nella camera del numero XIII che, di rimando, gli sorrise. Il rosso cercò di non far trasparire subito il disagio di dovergli parlare di quello che era successo, magari sarebbe pure riuscito a omettere qualche dettaglio, se la cavava piuttosto bene a sviare i pericoli.
“Non avevi detto che ti saresti riposato oggi?” Gli chiese il biondo indicando la gamba ferita.
“Non credevo ti disturbasse tanto una mia visita...” si finse offeso, dirigendosi verso il letto dove, poi, si sedette. Roxas ridacchiò appena, raggiungendolo e portando le sue braccia attorno a lui.
“Comunque sono qui sia per te, sia per una questione più delicata.” Axel lo abbracciò di rimando, sperando di non farlo preoccupare.
“Spero non sia nulla di grave.” Roxas lo guardò con quegli occhi blu che lo facevano sembrare un cucciolo e non poté fare a meno di stringerlo più forte.
“Diciamo che, per ora, non lo è.” Sospirò il più grande “Jekax ci ha visti l’altro giorno mentre... bhe, ci davamo da fare.” Disse tutto d’un fiato, fissandolo.
Il biondo, che prima sembrava tranquillo, ebbe un sussulto e lo guardò preoccupato, ma non disse nulla, aspettando che il rosso continuasse il discorso.
“Giuro, nessuno mi aveva avvisato del fatto che stesse facendo una mappa del piano proprio quel giorno...” continuò mortificato “Mi ha fatto visita poco fa, dicendomelo. Mi ha anche detto che non avrebbe spifferato nulla.” Gli sorrise, tentando di fargli capire che poteva fidarsi.
Roxas sentì un nodo allo stomaco e, allo stesso tempo, cominciò a provare una grande paura: Xemnas avrebbe fatto qualcosa di terribile se l’avesse scoperto, in più Jekax avrebbe potuto usare quel che sapeva per qualche secondo fine. Non gli sembrava un tipo pericoloso, ma l’idea che sapesse della loro relazione non lo rendeva sicuro.
“Cosa facciamo?” Si strinse di più su Axel che, dalla sua, sembrava tranquillo.
Il rosso chinò il capo per guardarlo in viso “Direi niente, non sembra intenzionato a spifferare tutto.”
Roxas annuì, anche se non troppo convinto, ma altre domande gli sorgevano in testa “Come te l’ha detto?” chiese innocentemente.
Axel deglutì, doveva inventarsi qualcosa “Mi ha aiutato con le bende e poi, beh... me l’ha detto.” Asserì senza aggiungere alcun dettaglio.
“Umh...” fece pensoso il più piccolo, quando ci si metteva aveva il potere di scoprire qualsiasi cosa “Allora ti ha detto gentilmente il tutto senza proferire altro?” chiese sospettoso.
Axel lo baciò sulla fronte “Esatto, piccolo genio!” fece dandogli un buffetto sulla guancia. Il suo compagno, però, non sembrava convinto di quel racconto, le poche volte che aveva visto Jekax non gli era sembrato così gentile. Solitamente litigava con Xigbar e mostrava un’espressione divertita, quasi inquietante. Saperlo con un espressione angelica lo fece dubitare della versione del numero VIII, sembrava quasi nascondesse qualcosa.
Roxas sospirò “Dimmi la verità, Axel.” Lo guardò negli occhi verdi con sguardo gentile, di chi non si sarebbe arrabbiato, ma mentiva.
Il rosso sapeva che dicendogli tutto avrebbe risvegliato un mostro, ma si sentì terribilmente con le spalle al muro.
“Ok, forse non è stato così gentile...” cominciò, ormai rassegnato “Hai presente un quando predatore vede la sua preda? Ecco, dopo che mi ha medicato è diventato così.” Disse teso, vedendo l’espressione del biondo diventare irritata. Lo carezzò appena, sperando non mordesse, non poteva fidarsi... non ora. Da angelo, anche lui, sarebbe potuto trasformarsi nel peggiore dei diavoli, se toccato in faccende che lo riguardavano.
“Diciamo che è stato piuttosto risoluto, mi ha detto subito ciò che voleva... ovviamente ho rifiutato.” Continuò teso, notando le occhiatacce del compagno.
“C’è dell’altro?” chiese Roxas, fintamente calmo, capendo a cosa si riferiva Axel.
“N-no! Comunque, ora che sai, cambiamo discorso... mi racconti della tua giornata?” cercò di sviare il rosso, cosa che sembrò far irritare maggiormente il numero XIII che, velocemente, lo atterrò, facendogli sbattere la schiena sul materasso.
“Non cercare di fottermi, Axel.” Disse a denti stretti, capendo che c’era qualcosa che l’avrebbe fatto arrabbiare di più.
“Ok, ok... non c’è bisogno di essere così violenti.” Si arrese il più grande, prima di prendere fiato per dirgli quel dettaglio che sapeva l’avrebbe fatto imbestialire “Non mi ha solo parlato, in realtà. Mi ha anche toccato...” confessò senza guardarlo “Sopra i pantaloni, però!” aggiunse, prima che potesse scatenarsi un vero putiferio.
Gli occhi di Roxas diventarono come fessure, contornati da una grande rabbia, sentì le mani tremare ed ebbe il desiderio di sfoderare il Keyblade e fare piazza pulita. Lo fissò ancora, prima di stringere la presa sul suo soprabito “Fammi capire bene, quindi..” iniziò con sguardo poco raccomandabile “Ti ha proposto di andare a letto con lui e te l’ha pure toccato, ma io non dovrei arrabbiarmi con lui e, tantomeno, con te, brutto traditore, che avresti voluto tenermelo segreto?” marcò quasi tutte le parole di quella frase, diventando sempre più minaccioso.
 Axel si sentì, per la prima volta in assoluto, in procinto di morire “Roxy, davvero... non l’avrei mai fatto!” tentò di calmarlo, fallendo miseramente.
Roxas sbatté le mani, che, ancora, tenevano il soprabito dell’altro, contro il suo petto, guardandolo, poi, con un’espressione che avrebbe impietrito chiunque “Io lo ammazzo.”

 

 

 

 

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Eccomi qui ~ non ho potuto aggiornare prima, avendo passato 4 giorni lontana dal PC e, soprattutto, per le feste.
Ho cambiato leggermente lo stile, sperando che così i dialoghi siano un po’ più leggibili, spero vadano meglio!
Bhe, da ora ne vedrete delle belle, con Roxy geloso e le missioni.
Avviso già che per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po’ dato che Capodanno è alle porte.
Con questo vi faccio gli auguri e spero che il nuovo anno sia più produttivo ~
RoxxyNeko

 

 

 

 

RECENSIONI:
 

Liberty89: Xisir diventerà matta con tutta quella gentaglia XD Larxene ha gli occhi acquamarina, da quanto ho visto nei filmati, provvederò a cambiarlo!
Eeeeh, anche Jekax aveva l’hype, purtroppo Axel è troppo buono... e ne paga pure le conseguenze ahah ( tanto le prende comunque, anche se fa la cosa giusta )!
Ho provveduto a sistemare i dialoghi per questo capitolo, spero che il risultato sia migliore ^^
Felice che ti piaccia ♥

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