E' un lavoro come un altro...

di kannuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Adrien ***
Capitolo 2: *** Safyia ***
Capitolo 3: *** L' Incubo ***
Capitolo 4: *** La Metro ***
Capitolo 5: *** Prima regola ***
Capitolo 6: *** I Guardiani ***
Capitolo 7: *** Mélie ***
Capitolo 8: *** Caratteri molto diversi ***
Capitolo 9: *** Non sono niente! ***
Capitolo 10: *** La cosa più preziosa ***
Capitolo 11: *** Occhi blu ***
Capitolo 12: *** Dio c'è... ***
Capitolo 13: *** ..le amiche bastarde anche! ***
Capitolo 14: *** Do not Enter! ***
Capitolo 15: *** Angels deverse to die ***
Capitolo 16: *** Vergogna ***
Capitolo 17: *** La mezza occasione ***
Capitolo 18: *** La Reclutatrice ***
Capitolo 19: *** Un bacio interrotto ***
Capitolo 20: *** Un futuro assicurato ***
Capitolo 21: *** Warnig Sign ***
Capitolo 22: *** Vietatissimo... ***
Capitolo 23: *** I Battitori ***
Capitolo 24: *** La battaglia ***
Capitolo 25: *** Adieu, Mélie ***
Capitolo 26: *** Se capita...capita ***
Capitolo 27: *** Revenge! ***
Capitolo 28: *** L'amore ***
Capitolo 29: *** Il patto e l'anima ***



Capitolo 1
*** Adrien ***


L’odore di questo demone è pestilenziale

L’odore di questo demone è pestilenziale. Riesce a coprire il fumo della sigaretta.

Ha appestato tutto il tunnel della metropolitana...a dir poco seccante, giacché la ventilazione è quella che è. Il giorno in cui decideranno a rifare gli impianti dell’aerazione sarà sempre troppo tardi.

 

Cammino sui binari con aria svagata, guardando le cicche e le cartacce fra le pietre. Toh, una monetina. Mi chino a raccoglierla e la metto in tasca. Può sempre servirmi per farmi pulire il parabrezza della macchina. Con le mani affondate nelle tasche, fischietto l’ultima dei Placebo. Quel tipo che si trucca, mi da da pensare, ma ognuno è libero di fare quel che più gli aggrada a questo mondo.

Ad esempio io stendo demoni.

Avete sentito bene. Piccoli diavoletti viscidini con le codine e le corna. Quando dice bene. La maggior parte delle volte sono ributtanti, fetidi e perdono bava.

Non vi fate un’idea delle camice che ho buttato: quei bastardelli sfacciati tendono ad aggrappartisi addosso per strapparti il cuore. Che ci faranno, non lo so. Penso lo mangino.

Di sicuro l’anima, la dentro, non c’è.

Mi fermo esattamente a metà del tunnel. La bassa illuminazione mi fa stringere gli occhi. Vi starete chiedendo perché sto fermo come un idiota in una galleria, col rischio di farmi investire un momento all’altro dal treno.

Semplice: Loro adorano stare al centro di qualunque cosa.

C’è una sorta di corrispondenza con l’Aldilà. I piccoli bastardi comunicano con i loro amichetti nell’Averno, aprendo i portali disseminati un po’ ovunque.

Potreste anche esserci seduti sopra.

Un oggetto non è mai quello che appare. Quei fetenti vedono e sentono in un altro modo, basta che vi sia poca energia spirituale concentrata attorno all’eventuale portale. I maiali ci vanno a nozze.  

Una volta si è aperto un portale sulla tazza del cesso di un ciccione! È stato divertentissimo…

 

Bah…mi sto seccando parecchio e ho anche finito le sigarette. 

Mi guardo attorno fischiettando. Non c’è molto da vedere: i binari di scambio, le luci…che divertimento!     

Mi piace prendere la metro di solito, non hai problemi di parcheggio e si fanno tanti  begli incontri.

 

La mia ultima fiamma l’ho conosciuta proprio nel vagone centrale.

Lo sconsiglio vivamente, soprattutto nell’ora di punta.

Che strano….

Ogni mattina incontravo quella sventola dalle gambe chilometriche nel vagone centrale. Lo sorveglio continuamente, non si può mai sapere. È stato un attimo, un riflesso sul finestrino chiuso proprio in quel momento, un barluginio sinistro…cazzo ci sono rimasto male!

Ci avevo fatto un pensierino sulla ragazza. Più di uno, ad essere sinceri. Nella mia fantasia ero arrivato felicemente in prima base già al primo appuntamento. Mi stavo arrovellando giusto in quel momento, su un possibile approccio che non risultasse troppo diretto o sfacciato, ed eccola la… 

M’è toccato darle fuoco.

Non davanti a tutti sia chiaro. La ragazza è stata travolta da una passione bruciate per il sottoscritto.

 

Ricordo che da piccolo, arrivavo fino alla fine della banchina e guardavo dentro quel tunnel scuro chiedendosi sempre dove portasse. Vedevo delle strane forme muoversi nel fondo e quando lo dicevo alla mamma, lei alzava le spalle accusandomi di avere troppa fantasia e guardare troppa televisione. Crescendo ho continuato a vederli e stavolta erano di più...e puntavano decisamente incazzati verso di me. 

Una volta ho anche urlato, richiamando l’attenzione della gente. Il bel risultato è stato quello di farmi dare del pazzo, rischiando di essere internato.

Io li vedevo loro no.

Mi sono fatto un paio di lastre al cervello per scoprire un tumore di qualche genere.

Niente. Ero più sano io dei medici che mi avevano in cura.

 

Scusate, lo so che sto parlando da cinque minuti buoni e non mi sono presentato.

Aspettate un altro po’. Quel figlio di puttana si sta avvicinando. Più che vederlo, sento il suo odore schifoso sopra la testa.

È su di me.

Odio che mi arrivino sul cranio! Questi cosi non sanno quanto c’impiego la mattina a spettinare ad arte la selva. Devono essere spettinati ma non troppo…ma che vuoi che ne capiscano loro di hair style!  

“Non impareranno mai…” sussurro ficcando una mano sotto il giaccone lungo. Faccio appena in tempo a sollevare il pugno stretto attorno all’amuleto che il bastardo arriva a pochi centimetri dei miei capelli. Lo scudo si apre e il non-morto, non-vivo, quello che è insomma, viene scagliato di nuovo verso la volta.

Resta impigliato tra i fili elettrici prendendo una scossa niente male. Assaporo con piacere l’odore di carne di demone bruciata. Sorrido leggermente e ammiro l’opera, pensando con una smorfia che gli addetti ai rifiuti ci metteranno un bel po’ a staccare quello schifo dalle pareti.

Cazzi loro.

L’eroe ha già dato, per stanotte.

Un buon bicchiere di vodka ghiacciata nel bar di Eudora e dritto a nanna.

Merda, devo passare in chiesa. Se c’è ancora quello stopposo rompipalle di padre John, l’acqua santa la uso su di lui !

 

Cammino per strada cercando di fare più ritardo possibile, tanto per farlo incazzare un po’ di più. È mezzanotte e la chiesa è chiusa alle pastorelle sperdute del Signore.

Carità cristiana del cazzo.

È chiusa per tutti, tranne che per me.

La cosa mi fa lo stesso piacere dell’estrazione di un molare.

Ah già…le dovute presentazioni: Adrien Lebeau, single, lavoro in proprio, eventualmente posso darvi una mano a cacciare il bastardello che divora i giocattoli di vostra figlia la notte. Non costo caro, i prezzi variano secondo la possibilità del contribuente.

Lo so che un eroe non dovrebbe farsi pagare, ma anche io devo mangiare, sapete?!

Se c’è qualche bella ragazza fra di voi, dai venti ai trenta, sappiate che il sottoscritto è libero come l’aria. Sono fedele e non dico parolacce. Vabbè...non è sempre vero, ma quando lavori non puoi soffermarti su certi dettagli.

Sono un buon partito, che credete? Vado in chiesa e sono stipendiato direttamente dal Vaticano!

Io e il Vecchio in bianco siamo culo e camicia; appena posso prendo l’aereo e vado a trovare quel  poveretto che continua a sbattersi per portare voi luridi peccatori sulla retta via, ciancicando ogni domenica la messa ad un mucchio di persone che se ne stanno con il naso in aria, non capendo un cavolo di quello che dice.

  

Non ci avrete creduto su serio? Cavolo ragazzi, ma cambiatelo quello spacciatore, non vi fa bene sniffare quella robaccia tagliata con l’ammoniaca.

Andate da Kob, ma non ditegli che vi mando io. Sarebbe capace di alzarvi il prezzo, il figlio di buona donna.

Che sono quelle facce scandalizzate?

Non ho detto di essere un sant’uomo! Lo lascio fare a padre John...è così bravo a predicare dal pulpito e a mandarmi in giro per la città ad ammazzare adepti del Diavolo!

 

Chi l’ha stabilito che Dio e Satana siano uomini, ancora lo devo capire. E se lassù ci fosse una Miss con i capelli al vento, al posto del vecchietto con la barba e lo stuolo di angeli che gli canticchiano attorno? Una bella fanciulla con un harem di arcangeli dalle ali bianche che se la spassano tutto il giorno, guardandoci dall’alto e ridendo delle nostre misere vite.

Magra consolazione visto che quelle belle creature, a quanto dice la Bibbia, sono asessuate.

 

Satana lo immagino come un transessuale col reggicalze e un boa di struzzo attorno al collo…o un burocrate in giacca e cravatta con la sua stilografica personale, caricata a cartucce di sangue. Quest’ultima possibilità, credetemi, mi spaventa molto di più.  

Che cavolo di lavoro…io la odio, la violenza. Non tocco un’arma da fuoco neanche pagato.

Ho tutto ciò che mi serve per stendere quelle larve mal cresciute. Acqua benedetta, croci, formule magiche e una discreta dose di fortuna.

Ci sono nato.

Ho più culo che anima, cosa che attualmente mi diverte parecchio… mica lo so che succederà, nel  momento in cui mi presenteranno il conto.

 

Purtroppo sono già arrivato a destinazione. Il portone è chiuso, devo passare per la porticina laterale.

Stride quando la apro. La cosa mi stupisce, visto che quel maledetto perfezionista di Johnny non se ne sta mai con le mani in mano…sempre a cercarmi lavori!

L’aria è fredda, mi fa rabbrividire. Perché diavolo le chiese devono essere così gelide, lo vorrei capire. Dovrebbe essere un luogo confortevole in cui declamare i propri peccati a gran voce e  perdersi nell’abbraccio del Boss.

Credete a me…Dio se ne frega.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Safyia ***


“Safyia

“Safyia! Hai finito di fare la doccia?”

La voce della donna risuonò ovattata, dietro la porta di legno bianco. Il getto d’acqua scrosciava addosso alla ragazza che sorrideva estatica. Aprì un occhio e lo richiuse “Non disturbarmi, sto troppo bene, per uscire da qui.”

La donna sospirò con le mani sui fianchi. Sempre la solita svogliata! “Ha chiamato Olivia, mi ha pregato di farti sapere che la festa è stata spostata di un’ora. Quando ti deciderai a resuscitare, falle uno squillo.

“Ok, ma” urlò la ragazza afferrando la spugna a forma di tartaruga e gettandoci sopra una dose abbondante di bagnoschiuma.

Con questo profumino, non saprai resistermi, caro mio!

Con la mente rivolta alla serata che si preannunciava bollente, Safyia decise vestito, accessori e tattica per conquistare Malcolm in meno di un secondo.

Quello rosso scollato, non ci sono dubbi! Pensò risciacquandosi con cura.

Si guardò allo specchio rigirandosi da tutti i lati. Come diceva sempre Olivia, Safyia aveva il sole addosso. Sorrise lanciando un bacio all’amica del cuore e aggrottò al tempo stesso le sopracciglia, alla vista di un mezzo centimetro di cellulite nell’interno coscia!

O mio dio!”  esclamò orripilata “sto ingrassando! Mamma! Da domani dieta ferrea!” urlò aprendo appena la porta. La donna, sdraiata su divano a leggere un libro, la sentì e sorrise.

 

La solita dieta che durava due giorni a dir tanto!

 

Richiuse la porta per non disperdere il gradevole calore che le accarezzava la pelle naturalmente dorata e si scrutò per dieci minuti buoni il viso, alla ricerca d’eventuali rughette.

Quella è d’espressione, ne sono sicura…ma dov’e’la crema?!

Frugò nell’armadietto sempre tenendosi d’occhio, con i lunghi capelli neri arrotolati e tenuti fermi da un mollettone carminio a forma di farfalla.

I suoi occhi neri sotto le lunghe ciglia anch’esse scure, soppesarono con cura ogni singolo centimetro della sua affascinante e, diciamocelo spudoratamente, fichissima figura. Pattinando con le dita scivolose di crema su ogni singolo poro, notò un riflesso nello specchio che non doveva esserci. Si voltò, scrutando la porta del bagno socchiusa.

Safyia la richiuse con un certo nervosismo. Odiava le porte aperte a metà…le dava un senso di incompiutezza che non riusciva a spiegarsi.

Sciolse i capelli preparandosi mentalmente ad una lotta all’ultimo sangue con quella capigliatura ribelle che non le permetteva di rilassarsi da 25 anni a quella parte e afferrò spazzola e pettine, decisa a presentarsi alla festa con l’ultimo look di JLo. Con un ghigno rivolto al riccioletto che andava formandosi per l’umidità del bagno, attaccò la piastra alla presa della corrente e accese il phon, sperando di non far saltare la corrente come l’ultima volta, quando aveva messo in funzione contemporaneamente la tv, il  computer e la lavatrice.

Può capitare! Si disse scusandosi per i disastri che combinava continuamente dentro casa, con le amiche e all’università…come quando aveva gettato addosso al professore il caffè bollente, inciampandogli addosso e facendogli cadere tutte le dispense appena ritirate dalla copisteria, macchiandole irrimediabilmente.

Alzò un sopracciglio al ricordo e fece una smorfietta divertita. Capita!

 

Un cigolio lento la fece voltare.

Vide la porta del bagno aprirsi da sola e impallidì, sentendo qualcosa di negativo che la sfiorava.

Con i brividi addosso e i capelli alla base della nuca rizzati, si appoggiò al lavabo, spegnendo il phon.

“Mamma!” chiamò allarmata “mamma!” urlò di nuovo arretrando verso la cabina di vetro della doccia.

C’era qualcosa...qualcosa che si stava avvicinando…

 

Guardò nello specchio. L’immagine distorta del muro e della porta la fece sbiancare “mamma!!”

Gridò agitata. Quando la donna aprì la porta del tutto, Safyia lanciò un urlo strozzato, vedendo il riflesso di un essere abominevole sulle spalle della madre che le accarezzava la testa e la sua lunga lingua blu che le strusciava lentamente la guancia.

“Stalle lontano!” urlò con le lacrime agli occhi lanciandogli contro la piastra rovente che teneva ancora in mano.

“Safyia!” esclamò la donna agitata, scansandosi contro la parete per evitare il ferro caldo. La piastra rimbalzò e colpì l’essere che lanciò un grido roco e disumano che agghiacciò il sangue della giovane.

La ragazza si lanciò contro la donna e la tirò a se, vedendo l’essere che si dimenava, con il muso bestiale ustionato da un lato. L’occhio colava in una melma verdastra che le provocò una sensazione di vomito. La fissò con odio. Safyia rabbrividì stringendo forte gli occhi e stringendo contro di se la mandre che balbettava. Quando li riaprì non c’era più.

“Safyia! Che significa tutto questo? Sei impazzita?!” la sgridò la donna strappandosi con difficoltà dalla sua presa.

“Non l’hai visto?! Non l’hai visto?! Urlò con quanto fiato aveva “quel mostro! Quel mostro schifoso!”

La donna la guardò con gli occhi sgranati. “Tesoro..” Mormorò allungando una mano e toccandole i capelli..

Numerose ciocchette bianche le ricaddero fra le dita. Safyia le guardò incredula, con il cuore che sembrava volesse esploderle nel petto.

O…dio…” sussurrò mentre la madre la stringeva e cercava invano di trovare una spiegazione razionale all’accaduto.  

 

 

Suor Concepta si svegliò di soprassalto, urlando e facendo accorrere le novizie. Scostò leggermente la veste dal corpo accaldato e le rassicurò, affermando di aver avuto un semplice incubo.

Quando rimase sola, uscì dalla sua stanzetta semplice ed essenziale e si recò nell’atrio della Casa della Misericordia, componendo un numero velocemente.

“Ne ho trovata un’altra…è stata attaccata stanotte. Si, una ragazza molto giovane…”

Restò in ascolto per molto tempo, segnando mentalmente nomi e luoghi. Attaccò con timore, facendosi il segno della croce e mormorando una preghiera per la sua povera anima.

 

L’avevano trovata prima Loro.

Questo non era certo un bene.

 

 

Chiesa di Saint Augustine. Dall’altra parte della città.

 

“Bella Johnny. Ne ho steso un altro”

 

La mia voce risuona nella chiesa interrompendo le preghiere del prete. Si fa il segno della croce continuando a mormorare l’orazione fra i denti. Si alza a fatica…è così vecchio, non riesco a credere a quanti lavori si dedichi ancora.

Padre John mi viene incontro osservando con malcelata irritazione il mio cappotto lungo… che vuole, è l’ultima moda!!

Lo guardo annoiato. Sta per farmi la sua solita ramanzina. Mi fissa un po’ troppo a lungo negli occhi e fa una croce davanti a me, posandomi una mano sulla testa.

Ancora! I miei poveri capelli non trovano pace stasera!

“Sei stato bravo” afferma con voce bassa e stanca.

Tutto qui?

“Stai bene?”

Resto sorpreso per la domanda. Annuisco allargando le braccia per dargli modo di osservare il mio corpo illeso.

Sta per dirmi qualcosa me lo sento… e sono sicuro che non mi piacerà.

“Siediti, Adrien” mormora indicandomi la panca sulla quale mi lascio cadere pesantemente.

La vodka chiama, sii coinciso!

Si porta le mani sulle gambe coperte dalla lunga veste nera e sospira più volte. “Si è aperto un Portale..

Come se fosse una novità! Sbuffo allungandomi sulla panca scomoda. “E allora?”

“Un Corruttore è riuscito a passare.”

Ah…pensò con aria preoccupata. Un cazzone da niente, quel tipo. 

 

Un Corruttore è uno a cui daresti fuoco all’istante. Quel bastardo linguacciuto scova i poveracci che fanno il mio stesso lavoro e cerca di deviarli dalla retta via…in pratica li ammazza succhiandogli il cervello, compreso di midollo spinale. È la parte più succosa secondo loro…che schifo! Da quando lo so, non mangio più l’osso buco.

 

Certo che ce ne sono altri, di Guardiani! Che credevate, che fossi l’unico a pattugliare la città? Non scherziamo, ce ne sono un bel po’…francamente non ne conosco neanche uno. E’ vietato avere rapporti  interpersonali. C’è una specie di Legge ipercazzuta sull’argomento che vi racconterò in seguito. 

 

Guardo padre John che si tormenta le mani “e dove lo trovo sto tipo?” domando leggermente incazzato.

La serata alcolica sta andando a farsi fottere e non riuscirò a fare un salto da Kob, se mi spediscono lontano...e ne ho estremo bisogno, dopo la serata.

 

“Non lo sappiamo.”

 

E ti pareva! Fosse mai una cosa semplice! “Allora me ne torno a casa.” Esclamo alzandomi di scatto e stirandomi pigramente.

Il prete mi guarda seccato: che pretende, che setacci tutta la città da solo alla ricerca di un eventuale linguone che starà vagando chissà dove?

Se quella ragazza muore perchè non puoi fare a meno di andarti ad ubriacare in quel postaccio da quattro soldi, ti resterà sulla coscienza!”

 

Il mio occhio sinistro si socchiude impercettibilmente e un risolino aleggia sulle labbra serrate.

Amico, hai detto la parola magica!

 

“Ha attaccato una ragazza?” domando vagamente con aria distratta…falso come Giuda!

Padre John non sorride.”Suor Concepta ha avuto una visione in sogno e mi ha subito telefonato. Sembra che sia stata attaccata nella propria abitazione.

E credete che sia ancora viva?” domando leggermente scettico, con tutte le fantasie di conquista che evaporano come una goccia d’acqua sull’asfalto bollente. Se è una Guardiana, posso dire addio ai sogni di un eventuale tete-a-tete con la madamigella in pericolo.

“Si”

Mh…forti questi. Credono sempre alle visioni della vecchia mummietta. Non che ne abbia mai sbagliata una, in effetti!

“Domattina ci farò un salto, basta che mi diate l’indirizzo” borbotto con aria annoiata. Giro le spalle sentendomi osservato. Ha capito dove sto andando?

“Quella roba ti ucciderà” mi dice con voce grave.

Sorrido fra me e me…come se non lo sapessi.

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Capitolo 3
*** L' Incubo ***


Safyia si mosse nel dormiveglia con i brividi addosso

Safyia si mosse nel dormiveglia con i brividi addosso. Aveva avuto un incubo spaventoso e non riusciva a svegliarsi del tutto. “Mamma..”sussurrò al nulla “mamma…”

 

Qualcosa strisciava sulle coperte gelandola da capo a piedi e facendola rabbrividire.

Non riesco a svegliarmi…

 

Plic plic..

 

Cos'è? Non ho chiuso il rubinetto? Pensò rigirandosi nel sonno.

 

plic.. plic..

 

Ora mi alzo e lo chiudo…si mosse nel dormiveglia e toccò qualcosa di viscido ..ma cos'è? Pensò cercando di aprire gli occhi pesti.

La cosa viscida si mosse salendole lungo il braccio…oddio che è sta roba? Vide un liquido nero che gocciolava dalle pareti sature d’oscurità...non resco ad urlare! Si portò una mano alla gola

 

...plic.. plic...

 

Che schifo, togliti di dosso! Gridò in silenzio vedendo il liquido nero che le arrivava alla spalla e si allargava sul seno.

Provò ad urlare senza risultato. La cosa nera si mosse mentre una luce rossastra si allargava sulla parete di fronte a lei

Rumore di pianti e grida le trapassavano le orecchie : che sta succedendo? E’ un incubo! Deve esserlo!

Si sentì afferrare da mille mani, mentre il liquido cambiava forma…diventando una mano...un braccio...seguì con sguardo spaventato il braccio, la spalla...dal buio emerse una figura maschile…chi sei che vuoi da me?! Urlò dentro di se mentre le mani dell'uomo la afferravano stringendole i polsi.

‘Sto venendo per te..' disse muovendo le labbra da cui non usci alcun suono.

 

"Aaargghhhh!!!" urlò svegliandosi di colpo e accendendo la luce "oddio oddio...incubo..un incubo.." Singhiozzò tenendosi il corpo tremante e non riuscendo a respirare.

 

La madre, sentendo le urla della ragazza, entrò di corsa nella stanza. Accese la luce e restò sconvolta per ciò che vide “amore, amore come stai?”

“Male!” Gridò stringendosi a lei. “Sto male, ho avuto un incubo terribile”

La donna la strinse accarezzandole la schiena, mentre osservava di sottecchi le lunghe ciocche bianche che andavano moltiplicandosi.

Safyia si guardò allo specchio, sollevando i ciuffi uno ad uno. “Sono di più..” Sussurrò con voce flebile e spaventata. “Il dottore…. devo andare dal dottore!” disse alla madre che annuì ripetutamente, promettendole che l’avrebbe chiamato subito.

“No, non posso andarci adesso, ho lezione!” esclamò saltando giù dal letto in fretta.

“Tesoro, non la puoi saltare, oggi?” le chiese la madre mentre le preparava la colazione, osservando il viso terreo della ragazza con ansia crescente.

Safyia scosse la testa fermamente “non posso, sono corsi obbligatori con tanto di firme. Devo fare quel maledetto esame, se voglio laurearmi!” esclamò arrabbiata.

La madre le toccò il braccio con preoccupazione “e per i capelli come farai?”

La sua voce era esitante. Safyia alzò le spalle con finta noncuranza, per non spaventare eccessivamente la donna: in fondo il giudizio della gente stupida, era l’ultimo dei suoi problemi. “L’Università è piena di tipe assurde. Mi confonderò facilmente” mormorò acconciandoli in modo che sembrassero voluti.

 

Università

 

"Hai una faccia da far paura!" esclamò Olivia vedendo le occhiaie di  Safyia “passi il mega bucone che ci hai dato all’ultimo …ma che hai fatto ai capelli?!” urlò sconvolta guardandola meglio.

"Nuovo look, ti piace? Devi farci l’occhio. Comunque grazie per il complimento: ho avuto un incubo e non sono riuscita a dormire tutta la notte" spiegò con voce vagamente ironica, sentendosi sempre più stanca…era come se le stessero succhiando le forze con la cannuccia gigantesca.

Olivia la osservò perplessa: Safyia non aveva mai avuto problemi a dormire. Era capace di sdraiarsi sotto un albero e farsi un sonno tirato per ore.

Cosa hai sognato?”

"Non lo ricordo" mormorò sostando la frangia lunga dagli occhi neri "ricordo solo che era tutto nero…un rumore che non riesco a definire.." Le disse pensierosa.

"Vuoi che  ti faccia compagnia stanotte?"

"Non importa, non morirò per uno stupido incubo" affermò scuotendo la testa. Spero.

Mentre si muovevano verso il corridoio comune alle aule, Olivia la guardò di sottecchi, indecisa se dirglielo o no “Safyia…ieri sera…”

La ragazza si girò con aria pateticamente depressa.

“Quella stronza di Marie ci ha provato con Malcolm…sono andati via insieme” concluse a bassa voce, notando il lampo che passò gli occhi di Safyia quando nominò il ragazzo e la tremenda delusione finale.

Lei non disse niente. Si limitò ad annuire demoralizzata. Merda.

 

La lezione era noiosa. Nascosta nelle ultime file, Safyia stava per addormentarsi nuovamente.

Con un gemito crollò sul banco sentendosi sprofondare nel buio...ancora? No...ho paura! Pensava guardandosi attorno. Adesso mi sveglio, mi devo svegliare!

Il pianto di una donna disperata, di un bambino...grida, urla agonizzanti. Che succede perchè urlano?

'Perchè stanno soffrendo e le loro grida saziano la mia anima' rispose una voce dietro di lei. La ragazza si girò ma non vide nessuno.

'Dietro di te' le sussurrò nell'orecchio.

'Chi sei? Fatti vedere! Mi sto stancando' gridò nell'oscurità più completa...la luce rossa...si incamminò verso la luce ma le mani uscirono dal buio afferrandole le gambe e facendola cadere...il liquido nero le salì addosso, gridò di disgusto.

'Presto Safyia, solo un’altra luna..' le promise mentre il buio la inghiottiva.

 

"Svegliati!" la scrollò Olivia preoccupata che il prof la scoprisse.

"Ah!" esclamò saltando in piedi sudata. I suoi compagni la guardarono incuriositi e lei si sentì morire dall’imbarazzo.

"Se la mia lezione è talmente noiosa da farla addormentare, signorina, vada fuori!" le intimò il prof disturbato dal chiasso crescente.

 

Averlo saputo, me ne restavo a casa! Pensò scocciata incamminandosi nei giardinetti dell’università, dove la gente studiava o giocherellava nell’attesa delle lezioni successive. Si appoggiò su una panchina che miracolosamente aveva retto gli attacchi dei vandali e si addormentò di colpo, troppo esausta per tenere gli occhi aperti.

 

Sognò il mare, il vento…camminava sulla sabbia che scottava...ma scotta veramente! Pensò sentendo i piedi bruciare. Tutto attorno a lei si fece nero…di nuovo le grida, stavolta più strazianti di prima...no, no...

Safyia’..sussurrava la voce calda e sensuale.

'Chi sei ? Chi ti ha dato il permesso di disturbare i miei sogni? Che vuoi da me?' gridò con le labbra chiuse. 

' Il tempo è scaduto…sto per venire da te...' il sussurro proveniva da dietro di lei, da sopra...ovunque!

' L’hai già detto! Cambia disco, tesoro!' Urlò mentre il liquido la afferrava e la tirava in ginocchio. Qualcuno camminò verso di lei, poteva sentire i passi attuiti, come se camminasse su un tappeto.

'Mia bellissima Safyia..' si sentì dire dietro la testa' sei diventata splendida..'

La ragazza non riusciva a girarsi, il liquido la tratteneva ‘certo che sono splendida, sono bellissima, io, e non gradisco essere importunata continuamente in questo modo!’ Il liquame le salì lungo le gambe...era freddo e caldo, ghiacciato e bollente...

 

 

“Sveglia, non è il posto adatto per dormire questo!”

Una voce brusca e insolente la fece destare all’improvviso. Col sole negli occhi, potè distinguere solo la sagoma scura dell’uomo. 

In preda all’agitazione e al timore, si sciolse i capelli e guardò con orrore le ciocche bianche “oddio…sono quasi tutti bianchi..” Sussurrò con le lacrime agli occhi.  

 

“Molto peggio di quanto pensassi, cazzo!” ringhiò la voce del visitatore.

 

Safyia si guardava ai capelli con aria allibita “bianchi…sono tutti bianchi…” continuò a cantilenare sull’orlo della pazzia.

“Ehi, lascia stare quei capelli e guardami” la incitò la voce brusca dell’uomo.

La ragazza non lo sentiva. Continuava a mormorare fra i denti sulla sorte della sua chioma.

“E ti pareva..” Sospirò Adrien innervosito. “Scusa, tesoro” le disse mollandole un ceffone, abbastanza leggero in verità, che la fece riprendere all’istante.

Ma che cazzo fai?!” urlò arrabbiata saltando in piedi con le stelline bianche davanti agli occhi e la vista ancora leggermente offuscata dal sole.

Sbattè le palpebre a lungo, fino a mettere a fuoco un tipo dall’aria visibilmente scocciata.

“Ti ho chiesto scusa prima. Non farmi girare le palle anche tu, stamattina mi sono svegliato male” l’ avvertì mettendosi a sedere e allargando le braccia sullo schienale della panchina, godendo il sole sul viso.

Aprì un occhio e vide la ragazza che lo guardava sospettosa. Le sorrise simpaticamente e battè una mano sulla panchina, invitandola a sedersi accanto a lui.

Safyia lo fissò credendolo un mezzo matto e fece un passo indietro. Però carino assai! Questo ha veramente un motivo per vivere! Pensò fissando i capelli castani piuttosto ben tagliati e pettinati per apparire spettinati e gli occhi azzurri che la guardavano sfacciatamente dall’alto in basso.

“Non so tu, ma a piace quello che vedo. Parecchio” sogghignò facendola aggrottare le sopracciglia scure.

“Cos’è, un complimento stupido e viscido che non mi piace neanche un pò ?”ringhiò lanciandogli un’occhiataccia.

“Prendilo come ti pare” le rispose seccato, frugandosi nelle tasche e accendendosi una sigaretta con aria felice. “Parliamo di cose serie adesso…c’è tempo per conoscerci biblicamente”

Cosa?!”urlò la ragazza scandalizzata. “Nome e cognome, bello! Puoi star sicuro che ti arriverà una bella denuncia per molestie sessuali direttamente a casa!” esclamò senza che l’uomo facesse una piega.

Adrien inclinò la testa da una parte con aria sarcastica “mi risulta che ieri sera hai presto a piastrate un Corruttore…brava, ottima mossa! Quei fetenti non sopportano il calore.”

Safyia cambiò radicalmente espressione e crollò a sedere accanto a lui che non si mosse di un millimetro “e lei come lo sa?” mormorò a bassa voce osservando distrattamente i capelli bianchi che svolazzavano al venticello leggero.

Adrien gettò la cicca ormai consumata, con una schicchera ben allenata. Descrisse un piccolo arco nell’aria e si fermò ai suoi piedi. La schiacciò sotto il plantare e si alzò, ficcandosi le mani nelle tasche dei pantaloni che avevano bisogno di una stirata decente, tirando indietro il giaccone sportivo leggermente lungo.

“Le so e basta. Come so che hai continuamente incubi…potresti averne anche uno in questo momento” le disse enigmatico.

Safyia lo squadrò allarmata “sei un incubo?” sussurrò tirando le gambe a se e stringendosi sulla panchina “sei tu l’uomo del mio incubo?”

Adrien sorrise ironicamente “pregherai perché lo sia. Purtroppo per te sono vivo e reale...e sono il tuo Guardiano fino a ordine contrario. Contenta?” le chiese notando la sua espressione confusa.

Lei annuì distrattamente. Era talmente sconvolta che l’avrebbe fatto anche se le avesse chiesto di andare a letto con lui e tutto il resto della facoltà. 

Adrien la fissò, ripensando alle sue parole. “Hai detto che sogni un uomo, com’è fatto?”

Lei alzò lo sguardo sbattendo gli occhi scuri “che uomo?”

L’hai detto tu” borbottò facendo una smorfia.

La ragazza scosse la testa decisa “mai detta una cosa del genere!”

Adrien sibilò una parolaccia fra i denti e sbattè un piede sulla panchina con aria incazzata.

 

Adesso chi se la prende la briga di andare da padre John a dirgli che abbiamo un fottutissimo e cazzutissimo problema?  

  

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Capitolo 4
*** La Metro ***


Questa ragazza continua a guardarmi come se fossi il protagonista trash appena uscito da un poliziesco di serie Z

Questa ragazza continua a guardarmi come se fossi il protagonista trash appena uscito da un poliziesco di serie Z.

Per adesso è ancora troppo sconvolta per sommergermi di domande, il che è un bene, perché non sopporterei di dare una valanga di spiegazioni.

La roba di Kob era veramente il massimo e ieri sera mi sono fatto un viaggio niente male nella terra delle Allucinazioni Visive. Adesso ho un mal di testa che spacca e tutto questo sole mi fa sentire ancora più una merda.

Devo avere una brutta faccia e probabilmente l’ho spaventata, visto gli occhioni che ha in questo momento. Tra l’altro, l’idea di farmi la barba non mi è neanche passata per l’anticamera del cervello…dopo ogni trip, la mano mi trema tanto che rischierei di affettarmi la faccia.

E credetemi per poco non mi sono sgozzato da solo, una volta.

 

Certo che iniziare la mattinata prendendo a schiaffi una ragazza, non è proprio il mio ideale di

divertimento.

Se ne sta la, raggomitolata sulla panchina verde con una faccia sbattuta da far pena. Continua a tormentare il laccio delle Adidas nere a strisce bianche con le dita scattose. Sta fissando il laccetto di pelle color cuoio che ho attorno al collo con la piccola croce d’oro bianco che scintilla al sole.

 

Ferro del mestiere, nessuna perversione personale.

 

La vedo muovere le labbra rosate, sbattendo gli occhi più volte. È uscita dalla sua trance e sta per cominciare l’interrogatorio.

 Che significa Guardiano?” domanda a bassa voce leggermente esitante.

 

Ti pareva; è sempre la prima domanda.

 

Sento qualcosa che rimbalza contro la mia gamba. Toh, un pallone…invece di studiare, se la divertono in questo posto!

Un gruppetto lontano la reclama a gran voce. Invece di rispedirgliela, ci appoggio il piede sopra, mandandola avanti e indietro. Mi piace far incazzare la gente. Ho mal di testa e voglia di litigare.

Safyia si sposta di lato, osservando qualcuno alle mie spalle. La vedo sgranare gli occhi e tornare nella posizione di prima.

“Gli ridia quel pallone, per favore” mormora con aria nervosa, guardando davanti a se.

Una ragazza si avvicina velocemente. Piuttosto carina, devo ammetterlo.   

“Mi scusi!” sibila una vocetta stizzita alle mie spalle.

Mi volto appena e lo calcio nella sua direzione. Non mi metto a discutere con una femmina. La ragazza lo raccoglie con aria astiosa. Guarda Safyia con aria perplessa “ciao…ma che hai fatto ai capelli?”

Lei alza gli occhi e la fissa incazzata…mi sa che non le piace.

“Ciao Marie. Nuovo look, mi andava di cambiare un pò..” Mormora saettando lo sguardo dietro di lei. Per un attimo la vedo fare una faccia dura, poi si apre in un sorriso di convenienza. 

Un ragazzo è appena apparso dietro di me. Lo guardo per bene…moretto, bel fisico…passabile.

“Come mai ieri sera non sei venuta alla festa ?” le chiede con voce scanzonata, appoggiandosi alla ragazza che gli stringe impercettibilmente la mano.

La solita vecchia storia!

La mia nuova protetta allunga le gambe l’una sull’altra e le dondola con aria superiore “avevo altre cose da fare” ridacchia volendo intendere chissà che.

I due mi guardano e non dicono niente.

 

Cazzo, mi ha messo in mezzo!! Piccola intrigante!

 

Quando se ne vanno, le lancio uno sguardo incazzato. Lei li segue con gli occhi, mal celando l’irritazione e la delusione.

“Non mettermi in mezzo alle tue beghe sentimentali!” Borbotto piantandomi davanti a lei.

“Mi scusi…comunque non ci avranno creduto…non che me ne freghi molto ” sussurra tirando di nuovo le gambe a se inguainate da jeans mezzi strappati, come vuole l’ultima moda.

La visita dei due l’ha distratta dalla domanda. Meglio, così posso rilassarmi e cercare di spiegarle la situazione con calma. 

 

Una musichetta scaturisce dal nulla. Con aria annoiata e depressa, la ragazza fruga nella borsa tirandone fuori il contenuto, composto da libri e quaderni, prima di trovare il cellulare colorato che trilla allegramente.

La sento esclamare unmamma’ allarmato. Si volta appena e resta in ascolto, pensando che non sappia cosa sta succedendo in quel momento a casa sua.

Quando attacca mi guarda sbattendo gli occhi “perché c’è uno squadrone di preti e suore a casa mia?” domanda con aria meditabonda.

“Saranno venuti per la benedizione pasquale” affermo tirando su un quadernino su cui spicca un nudo maschile stilizzato. Aperta di mentalità...mi piace!

La vedo rimettere a posto la roba con aria lenta. Si ferma continuamente, le palpebre le tremano impercettibilmente. Sta per riaddormentarsi.

Mollo il quadernino, chinandomi su di lei…sta per cadere in trance.

 

Assomiglia molto al sonno umano, ma è il modo che hanno i demoni per comunicare con le vittime prescelte. Velocemente mi frugo nella tasca, estraendo un anellino d’oro bianco.

Come glielo infilo al dito, la vedo sobbalzare e riprendersi con un grido rauco. Si guarda attorno col fiatone, portandosi una mano sul seno.

“L’ha sentito? L’ha sentito?!” grida allarmata, afferrandomi con le mani tremanti.

“Andiamocene di qua, non è il caso di dare spettacolo”

La ragazza annuisce e finisce di infilare la roba nello zainetto di camoscio. Tocca il quadernino con aria ansiosa.

Piega e dita e allontana la mano “potrebbe metterlo qua dentro?” mi chiede con voce appena udibile.

Non capisco cosa stia succedendo, ma la accontento.

 

È educata, continua a darmi del lei facendomi sentire quasi importante.

Mi crede una persona seria. Scoprirà molto presto che non sono esattamente uno stinco di santo. Spero che Johnny-bello non si faccia venire l’assurda idea di affidarmela vita natural durante, ma non penso…per lui sono un disgraziato peccatore, capace solo di deviare le fanciulle dalla retta via.

 

A trovarle!

C’è una penuria di ragazze decenti, in questo periodo, che fa rabbrividire.

 

Forse è colpa mia, sono troppo esigente.

Mi sta venendo il sospetto che dipenda tutto da me e da questo lavoro del cavolo.

Vado a fare la spesa al supermarket e devo sempre scontrarmi con qualche demone del cazzo che mangia i resti della spazzatura nei bidoncini per strada.

Entro in un negozio e non posso misurarmi un paio di jeans in santa pace, senza dover mollare tutto per andare a tirare giù da un lampione un Waiters che si dondola con la sua codona puntuta.

Di conseguenza il mio umore non è mai dei migliori

Sarà per questo che le ragazze non fanno la fila fuori la mia porta. 

Non sono poi così male, credetemi. Appena sveglio, per dieci secondi esatti, sono l’uomo più felice del mondo. Poi ricordo i miei compiti e parte l’orchestra di bestemmioni.

Non ci faccio una bella figura a raccontarvelo ma è quello che succede ogni dannata mattina.

 

Torniamo alla ragazza che è meglio.

 

Safyia seguiva senza fiatare quello strano tipo che parlava appena. Consapevole che le stava succedendo qualcosa di brutto, si strinse nel giacchetto scuro, sistemando meglio lo zaino sulla spalla sinistra. Un barluginio la colpì nell’occhio. Guardò titubante l’anello che Adrien le aveva infilato al pollice e aggrottò le ciglia.

“E’ suo questo?” domandò timorosa.

Lui annuì con aria annoiata, camminando piano. Non aveva alcuna fretta di andare a casa della ragazza a sentire quelle stronzate patetiche sulla fede. 

Safyia osservò l’anellino semplice muovendo il dito. Si sentiva stranamente sveglia, la stanchezza se n’era andata e sembrava che avesse recuperato le energie.

“Non le sembra prematuro regalarmi un anello? Ci conosciamo da cinque minuti appena!” esclamò allegra, sentendo la vecchia verve che riemergeva spudoratamente.

“Non lo togliere mai” le rispose secco, senza dar cenno di aver captato la sua battutina.

Ok, era stupida, ammise la ragazza a se stessa.

“Sei credente?” le domandò d’un tratto mentre si dirigevano alla metro.

Safyia scese gli scalini di marmo pensandoci su. “Sono stata battezzata ma non vado mai in chiesa, né tanto meno mi confesso…sono un’ignobile peccatrice!” ridacchiò mentre il sorriso le moriva per l’ennesima volta sulle labbra.

Spirito zero, questo! Pensò avvicinandosi alla banchina. Stava dirigendosi verso la punta del treno quando lo vide fermo al centro “a quest’ora è una pazzia” affermò fermandosi accanto a lui.

“Devo controllare una cosa” le rispose con un mal di testa che acuiva il cattivo umore.

A Safyia dava l’idea che avesse bevuto un pò troppo e fosse in preda ad un doposbornia; si frugò nella borsa occhieggiando il cartello elettrico che l’avvertiva dell’arrivo del treno e tirò fuori un pacchetto di aspirine. Schiarendosi la voce, cercò di attirare la sua attenzione. Lo vide guardare fisso il fondo del tunnel, con aria assorta.

“Scusi..”mormorò toccandogli appena un braccio con un dito. La fulminò con lo sguardo, visibilmente seccato per l’interruzione.

Ce ne sono un po’ troppi…sarò colpa sua? Si chiede fissando intensamente Safyia che arrossì. D’un tratto vide cosa stringeva in mano e restò vagamente sorpreso.

La ragazza lo vide e gli allungò il pacchetto con aria imbarazzata.

Il treno che sopraggiungeva creò una corrente d’aria che le fece svolazzare i capelli bianchi che su di lei stavano veramente male, a causa della carnagione scura e degli occhi neri. Sembra una mezza dark venuta male, pensò Adrien porgendole le aspirine dopo averne prese un paio… dubitava fortemente che bastassero a mandargli via il mal di testa.  

 

Conscia di essere fissata, Safyia fece finta di niente, avvicinandosi alla linea gialla e sentendo una forza negativa che la respingeva indietro.

Stranamente c’era poca gente, sebbene fosse quasi l’ora di punta. Arretrò un bel po’, avvicinandosi al muro e sentendosi inaspettatamente male.

Le porte metalliche si aprirono e Adrien guardò il vuoto accanto a se stupito. La vide schiacciata contro la parete e la fissò inquieto “non posso salire la sopra” bisbigliò angosciata “non posso salire…c’è qualcosa..

Il treno ripartì. La fiumana di gente li sorpassò e restarono solo loro due sulla banchina vuota.

Adrien si avvicinò fino quasi a toccarla. “Cosa hai sentito?” le chiese dirottandola verso i sedili di plastica scuri. Safyia crollò a sedere tremando, Adrien la vide tormentarsi l’anellino con le dita frementi “male…dolore...cattiveria, tanta cattiveria...il sangue che rimbombava e..urlava..qualcuno che urlava” bisbigliò in fretta, mangiandosi le parole nel frattempo.

Si era quasi tolta l’anello, cosa che fece incazzare parecchio Adrien: se la protezione risultava inefficace, voleva dire che il demone che la stava tentando aveva le contropalle!  

 

Doveva fare una prova e rischiare di farla uccidere.

Con delicatezza le tolse il cerchietto d’oro vedendola immediatamente afflosciarsi. Il treno stava arrivando. La doveva trascinare la sopra volente o nolente.

“In piedi, forza. Ce ne andiamo a casa.” Le disse brusco, girandole un braccio attorno alla vita e costringendola a rimettersi in piedi. Lo zainetto le scivolò dalla spalla e finì a terra.

Adrien lo raccolse stringendo in una mano. Sentiva quei bastardi avvicinarsi velocemente.

Cercano proprio lei, allora!

Come le porte si aprirono, le varcò in fretta sempre stringendo Safyia che aveva cominciato a balbettare di dolore e paura sottovoce. 

La mise a sedere in un posto vuoto mentre la gente la guardava con aria sospettosa.

Stronzi perbenisti!

 

“Arrivano...arrivano…”mormorava continuamente toccandosi le orecchie e fissando il vuoto.

Come se non lo sapessi, pensò frugandosi nelle tasche. Li vedeva muoversi velocemente dal fondo del treno, compiendo balzi e camminando sul soffitto rischiarato dalle file di luci che andavano e venivano, in preda a cali di tensione.

Cali di tensione un cavolo, sono loro che rosicchiano i fili, li trovano gustosi!

 

“Tanti…sono tanti e stanno arrivando.”

“Lo so” le rispose secco. L’uomo accanto a Safyia si sollevò con aria distratta, dandogli modo di accomodarsi accanto a lei che aveva cominciato a dondolare avanti e indietro. Adrien la guardò negli occhi e vide che andavano schiarendosi.

Non va bene, la sta prosciugando.

“Vogliono me..Bisbigliò al nulla “vengono a prendermi” la sua voce s’incrinò in un singhiozzo.

 

“Prenderanno un sacco di calci nelle palle, credi a me ” le rispose vedendo il primo che oltrepassava fluidamente il vagone, sibilando fumo nero dalla bocca.

 

 

 

 

  

 

 

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Capitolo 5
*** Prima regola ***


Il demone che si scagliò verso la ragazza fu fermato da un campo di forza che lo fece stridere di rabbia e dolore

Il demone che si scagliò verso la ragazza fu fermato da un campo di forza che lo fece stridere di rabbia e dolore.

“Bruciati la lingua, stronzo”sibilò Adrien mentre l’amuleto istoriato lo teneva al sicuro dagli attacchi del demone.

Safyia si era portata le mani sulle orecchie per non sentire quelle urla disumane e si era raggomitolata sul sedile, piagnucolando fra se e se.

 

I viaggiatori guardarono la ragazza che si dondolava, con aria sospettosa e l’uomo accanto a lei che continuava a battere uno strano cerchio decorato d’intarsi neri, sul corrimano di ferro.

Scesero quasi tutti, tranne un barbone che dormiva in terra e un poveraccio drogato fino al midollo.

Adrien guardò il demone che si contorceva contro il campo, strisciando le unghie lungo le pareti del vagone, provocando un suono lamentoso e lacerante che faceva rizzare i capelli a Safyia.

“Vattene…vattene..” singhiozza disperata con le braccia strette attorno alla testa. “Via. Via…via…”

“L’hai sentita, stronzo? Fuori dalle palle, non mi fai fare bella figura!” esclamò alzandosi in piedi con aria pericolosa.

Una lenta preghiera in latino fuori uscì dalle sue labbra. La ragazza guardò con orrore il tumulto di demoni che batteva contro il campo di forza incurante delle bruciature e dell’odore cattivo di zolfo e carbone che si levava nel vagone, rendendo l’aria irrespirabile.

 

Il ragazzetto drogato li guardava con occhi pesti “cazzo…che belle maschere…è un film? Girate un film per caso?” domandò ad un demone che lo odorava con aria soddisfatta, leccandolo sulla testa.

 

Adrien non si stupì per niente della situazione: l’alterazione chimica rivelava la presenza di quegli esseri abbastanza facilmente.

A stringere…Se ti fai una pera, non è detto che tutto quello che vedi sia frutto delle sinapsi fuori gioco!

Lanciò un’occhiata a Safyia che stava sempre peggio e si accorse che erano arrivati alla stazione. Arretrò di pochi passi e la tirò su facilmente. “Dai, si scende. Il giro nella casa dell’orrore è finito. Non penso che torneremo a trovarvi, stronzi di merda!” esclamò sorridendo e gettando una buona manciata di polvere grezza e scura addosso ai demoni che stridettero in maniera orribile, facendo strillare la ragazza per la paura. Rovere e terra delle rive del Giordano, fa lo stesso effetto dell’acido muriatico. Adrien continuò placidamente finchè non si furono sciolti tutti. Quando le porte si aprirono, mise un piede fuori credendosi al sicuro.

Safyia stava guardando alle sue spalle con la faccia stavolta “è lui…ha aggredito lui la mamma!” gridò indicando il Corruttore che avanzava a passi pesanti.

 

“Merda!” esclamò tirandola via. Le porte si chiusero e il demone restò con la testa fuori, l’occhio che gettava ancora del liquame verde e la lingua che si muoveva come una frusta schioccando l’aria. Lo colpì su un braccio bruciandolo.

“Vaffanculo!” ringhiò facendogli il dito “tanto ti vengo a cercare, figlio di puttana!” urlò mentre il treno ripartiva.

Strano che il Corruttore non si fosse scagliato su di loro.

Senza capire, Adrien si voltò attorno sempre con Safyia appiccicata addosso che tremava come una foglia e nascondeva la faccia nella sua giacca.

Quando vide un gruppo di suorette che lo guardavano scandalizzate per il linguaggio che aveva usato, sospirò…per una volta contento che fossero arrivati  i buoni.

 

Abbassò la testa e guardò la ragazza che continuava a stringerlo. Stava per fare una battuta acida quando si accorse di abbracciarla a sua volta.

Mh…male.

Allargò le braccia e le lasciò ricadere lungo i fianchi, con una smorfia di indecisione. Posso capire essere spaventate, ma qui si esagera!

“Datti una calmata o spaventerai tua madre” le disse seccato dalla situazione.

Era la prima volta che si ritrovava a fare da scudo a qualcuno e il fatto che avesse reagito in quel modo, lo lasciava perplesso e lo scocciava parecchio. Prima regola: non si pomicia con le eventuali protette.

Non che ne avesse mai avuta una…

La vide scostarsi con aria stravolta. Quando la guardò di sfuggita, Adrien notò con preoccupazione crescente che gli occhi le erano diventati azzurri.

 

Camminavano per le vie del quartiere di Safyia in silenzio. Quando la ragazza si specchiò per puro caso in una vetrina e notò gli occhi chiari, restò per cinque minuti buoni a guardarsi. Inghiottì a vuoto più volte, volgendo lo sguardo su Adrien che attendeva con pazienza. 

“Li ho sempre voluti, gli occhi chiari” sussurrò passandogli accanto come un fantasma.

 

***

 

Quando arriviamo c’è uno stuolo di preti e suore che hanno già benedetto casa da cima a fondo. La madre di Safyia è una bella donna sulla cinquantina, con i capelli scuri e la carnagione dorata come la figlia.

Mi guarda interrogativa, mentre osservo la foto della figlia che -porca vacca che pezzo di figa in bikini- si è seduta accanto a lei con aria stralunata. Ha già capito che non sono un prete e la cosa la sta infastidendo, visto che sono giunto qua con la figlioletta adorata.

E sta già gridando all’accoruomocome ti sbagli!

 

Da quanto posso vedere, questa ragazza non ha un padre o un fratello. Due donne sole e apparentemente indifese. Strano che non abbia trovato uno stuolo di Vili a piantonare la casa. Si saranno dati quando è arrivata l’Armata Sacra di padre John.

 

La donna le mormora qualcosa e quando Safyia alza gli occhi su di lei, lancia un gridolino.”Tesoro.. i tuoi occhi…”

“Non sono male…” le dice depressa cercando di calmarla.

Vi risparmio la scena seguente, in cui quella santa donna strilla e strepita e comincia a frignare cercando una spiegazione che non possiamo darle.

Cioè…potremmo, ma è buona norma non rivelare niente alle persone non coinvolte nella Tentazione.

Vi fa ridere? Anche a me, ma vi assicuro che non c’è niente di divertente a vedere un poveretto spegnersi lentamente.

Padre John se la cava bene. Suor Concepta un po’ meno. Non è abituata al frastuono: vive in una semiclausura autoimposta che, a quanto dice, le serve per mantenere la mente limpida e l’animo sgombro….per recepire meglio le variazioni di oscillazioni astrali sul nostro piano.

Ok, taglio. Suon Concepta è una parabola per demoni. 

Se ne sta in un angolo, leggermente discosta dagli altri e guarda Safyia che la osserva di sottecchi. Le sorride in maniera dolce. La ragazza la ricambia.

Ha un bel sorriso…e poi mi piace il suo nome, da l’idea di terre lontane.

 

“Signora, capisce che dobbiamo portare Safyia via di qui...non è al sicuro” continua a mormorare il vecchio prete con aria paterna, prendendo le mani della madre e stringendole. Safyia lo fissa come se la cosa non la riguardasse da vicino.

Mi siedo poco lontano da loro e la osservo: se ne sta rannicchiata in silenzio con un cuscino sullo stomaco, alzando gli occhi verso di me, di tanto in tanto.

Forse un po’ troppo spesso. Devo averle fatto una cattiva impressione sul treno.

Bah, in fondo ci sono abituato…. non che la cosa mi tocchi particolarmente.

Vorrei accendermi una sigaretta e meccanicamente la tiro fuori della tasca, cercando l’accendino senza risultato. Merda, l’ho perso!

Sbuffo a bassa voce sentendo il nervosismo che cresce. Lei mi osserva ancora e spia tutte le mie mosse. Quando guardo la sigaretta con una smorfia e la rificco in tasca, la vedo alzarsi; non posso fare a meno di seguirla con lo sguardo, come il resto dei presenti.

Suor Concepta sorride ancora all’indirizzo della ragazza quando torna con una scatolina di fiammiferi che mi porge sul palmo della mano. “Non ho un accendino, mi dispiace” mormora con una vocetta flebile che mi stupisce.

“Va bene lo stesso” borbotto col mio solito tono da stronzo. Ungrazie’ me lo potevo anche fare uscire, ma fa parte del personaggio bastardo che devo tenere con la combriccola dei fumati del Signore.

Suor Concepta fa una smorfia divertita. Quella suorina mi mette l’ansia, a volte. La guardi e ti viene voglia di appoggiarle la testa sulle ginocchia e pentirti di tutti i crimini che hai commesso da quando sei nato. Un giorno o l’altro lo farò…così mi tolgo un po’ di peccati dalle spalle.  

 

Mi ritrovo a giocherellare con l’anellino d’oro che avevo fatto mettere a Safyia. Si è risieduta accanto alla madre che mi ha guardato in modo strano...e per nulla benevolo!

Ora l’osserva luccicare fra le mie dita. Ha le occhiaie per la stanchezza…certo che è forte. Non si è mai messa a piangere e - per adesso- non è impazzita.

Per adesso.

 

“La stanno cercando in troppi…non è il caso che resti così scoperta! Portatela al sicuro”

La voce mi esce da sola. La madre di Safyia alza gli occhi e mi guarda duramente “chi è lei?”

Sto per risponderle quando vedo la ragazza posarle una mano sul braccio.

Padre John lancia un’occhiataccia a me e alla sigaretta. Forse dovevo chiedere il permesso di fumare. Difetto un po’ d’educazione.

“Il signor Lebeau è un nostro assistente esterno. È affidabile, anche se non sembra!” esclama rivolto al sottoscritto.

Ok. Mi ha stufato.

“Il mio lavoro l’ho fatto, quindi me ne vado. Sbotto innervosito.

Vedo la ragazza alzare la testa di scatto e fissarmi sorpresa e vagamente dispiaciuta.

“Portatevi via la ragazza e tenetela al sicuro” gli dico vagamente irritato. Va bene che stamattina faccio un po’ schifo, ma non sono un babau!

Ammetto di essere vestito come uno straccione, ma ieri sera non ho certo pensato a tirare fuori i vestiti buoni mentre mi arrampicavo sul muro credendo di trovarmi in alta montagna.

 

Apro la porta in silenzio, sorpassando un novizio che mi guarda scandalizzato. Che palle!

Esco all’esterno e il sole mi trapassa di nuovo gli occhi acuendo il latente mal di testa. Lo sforzo che ho fatto per tenere a bada quegli stronzi bavosi, ha vanificato gli effetti dell’analgesico. Ho bisogno di qualcosa di forte.

“Aspetti”

Safyia mi viene incontro, chiudendosi la porta alle spalle. “Come si chiama? Il suo nome di battesimo, intendo” mi chiede con una vocetta bassa e dolce. Carina.

“Adrien” rispondo a mezza bocca…troppo educata.

“Lei non è certamente un prete”

“E da cosa l’hai capito?” le domando sarcastico…troppo educata e troppo gentile.

La ragazza sorride “padre John non avrebbe certamente fatto il dito ad uno di quei cosi”

Sorrido a mia volta, allungandole l’anellino “non toglierlo mai. Le ricordo con tono serio, cercando di fare bella figura.

Lei annuisce e mi strizza l’occhio.

Mentre mi allontano, accendo un’altra sigaretta spacca-polmoni col mozzicone della prima. A saperla prendere, una così…

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Capitolo 6
*** I Guardiani ***


Dovete capire che un lavoro del genere non è per niente facile

Dovete capire che un lavoro del genere non è per niente facile. Non puoi vedere quello che vediamo noi e restare lucido per lungo tempo.

Credete che la carità cristiana con noi si applichi?

Cazzate.

Voi ci credete i buoni della situazione che corrono a salvare le povere pecorelle del signore. La verità è che la maggior parte di noi ci gode a sterminarli, quei cosi ributtanti…fa piacere quando esplodono in mille pezzi o li vedi sciogliersi con un po’ d’acqua santa.

 

Noi Guardiani abbiamo un Codice che, in teoria, dovremmo rispettare. In pratica, nessuno se lo fila, quel librone pieno di regole e precetti.

 

Prima regola: si opera sempre in nome del Signore; nessuna azione deve essere intrapresa per puro interesse personale.

Seconda: non si devono stringere rapporti personali con i Perseguitati. Potrebbe esserne necessaria l’eliminazione fisica.

Terza: non sono ammesse relazioni interpersonali fra Guardiani.

 

E qui vi volevo. Ne ho cominciato a parlare proprio per raccontarvi una storiella di un po’ di tempo fa...neanche tanto. Un annetto, se ricordo bene..

 

Abbiamo questi tre, seguitemi. Il classico triangolo.

Angèlique aveva conosciuto Robèrt per puro caso, durante una sortita in un Nido da ripulire.

 

Quanto ci siamo divertiti in quell’occasione non vi fate un’idea.

 

Un Nido è un piccolo ed innocente orfanotrofio di demonietti viscidini scappati dall’Inferno, attraverso i Portali che si aprono a caso.

Esce il demone grosso con i proseliti al seguito. Questi piccoli bastardelli cercando continuamente di scappare perché la dentro si deve stare stretti e una vera merda, altrimenti non verrebbero sul nostro piano….questo perché non sanno che anche da noi, si sta uno schifo!

 

Angèlique la conoscevo di vista, proprio buon giorno e buonasera, per intenderci; lei si faceva le storie con Luc...mi stava anche parecchio simpatico, quel tipo.

 

Ve la faccio breve: scoppia il colpo di fulmine fra i due e cominciano i litigi. Angèlique muore durante un’azione particolarmente irruenta e la Chiesa ci da addosso pesantemente. Porca miseria quanto si sono incazzati quella volta!

Avevano contravvenuto al Codice e bla bla bla. Punizioni, scomuniche e cazzate varie…ma chi ci credeva! Dopo tre mesi Robèrt e Luc sono tornati in carreggiata e alla prima occasione se le sono date di santa ragione.

Che credete, che si siano tirati addosso formule magiche o mazzate sante? Una sana scazzottata tanto per sfogarsi un po’. Mentre litigavano, si è accumulata energia negativa che ha spalancato un Portale…è uscito un Battitore.

Ahio.

I Battitori sono grandi, grossi e fetenti. Se ti prendono ti usano come clava umana. Sono pesanti da far fuori, infatti Robèrt e Luc ci hanno rimesso la pelle.

 

Da allora: non si tromba fra Guardiani!

 

Credetemi, quei tre erano un caso atipico, perché se fai tutto il giorno sto lavoro, non ti va proprio di vedere i compagni che ti ricordano solo che la mattina dopo dovrai tirare su il culo nuovamente e ricominciare da capo.

Se sei uno come me, cerchi la compagnia di esseri tranquilli e pacifici, normali esseri umani che non si accorgono che dietro di te c’è un schiumoso ringhiante che stilla bava che ti accarezza la testa, pensando a staccartela dal collo in qualche modo orribile.

 

Ognuno di noi preferisce un’arma in particolare. A me piace andarmene in giro con amuleti e polverine che non ingombrano le tasche e non sono facilmente visibili.

La mia teoria è la seguente: potrei anche conoscere una bella ragazza per puro caso. Non posso certo mettermi a parlare con un bozzo nella tasca dei pantaloni.

Non è fine.

 

Seguitemi mentre esco di caso. Stasera si fa una bella sortita al cimitero. E’ bello passeggiare di notte, la dentro. Non c’è un’anima viva!

Che battuta penosa, lo so. Il mio umorismo avrebbe bisogno di un bello scossone.

 

Cara, stasera per cena abbiamo i Dissacratori.

 

I Dissacratori se ne stanno nei cimiteri, belli belli a divorare le salme.

Personalmente non mi sembra carino nei confronti dei parenti dei morti, dopo tutto quello che hanno speso per dare un decente funerale al caro estinto. Quei cassamortari del cazzo non scherzano sui costi, se ne approfittano perchè se sei distrutto da dolore non vai certo a tirare sul prezzo.

Lo so perchè è toccato anche a me…un brutto ricordo.

 

Giro per le stradine fischiettando allegramente. L’aria è frizzante, fa piacere uscire. Peccato non avere una degna compagnia femminile al fianco.

 

Un’altra regola del Codice fa ridere solo a pensarci: dovremmo mantenere l’anima e il corpo puri. Tze! Quella è una cosa che solo dei preti sessualmente defunti come padre John, si potevano inventare.

Non conosco Guardiano che non abbia una vita privata…prima che facciate battutine stronze, io non ce l’ho perché…mhhh..non siamo abbastanza in confidenza, voi ed io, e queste sono cose private.

 

Arrivo in prossimità del parco, la in mezzo agli alberi ci sono un sacco di Waiters in attesa. Stasera non vi tocca il sottoscritto, ragazzi.

Ci penserà Isabeau a loro. È la sua specialità. Le piace tanto giocarci prima di ucciderli.

Raramente mi concedo questo piacere, vado sempre un po’ di corsa.

 

Tanto perché ce ne sbattiamo del Codice, domani sera abbiamo una bella riunione carbonara nell’attico di Morgaine. Gran bella donna, raffinata e con una classe da dieci e lode. Un po’ troppo fredda per i miei gusti.

Le riunioni sono vietate perché lasciano la città troppo scoperta e perchè quegli scarafaggi vogliono sempre tenerci all’oscuro delle novità.

 

A proposito: quel fantasmino dal nome esotico… chissà che fine ha fatto! Mi piaceva parecchio. Mi sarebbe piaciuta vederla a colori e non con i segni della Tentazione addosso. Su quella foto era da erezione istantanea.

Non lo dovrei dire? E perché?!

Morti pure voi…

 

Non ci posso credere! E quando mi ricapita, un’occasione del genere?

Indovinate.

Ho appena incontrato una coppietta teneramente abbracciata, con un Sussurratore aggrappato al collo della ragazza.

Faccio dietro front e li seguo. Ne volevo acchiappare uno da parecchio tempo per fargli un interrogatorio come si deve.

Quei cosi ci capiscono anche se fanno gli gnorri.

Sghignazzo divertito. Se do un colpo di telefono a Lucien, mi si catapulterà a casa per giocarci un po’!

Lui o Mélie?

Mélie è troppo depressa in questo periodo. Ma si, chiamiamola, magari si rimette in forma a forza di smazzare il culo a questo qui.

Ah…quando  vi avevo detto che non conoscevo atri guardiani, ovviamente mentivo. Non datemi troppo credito, dico un sacco di fregnacce!

Chiamo quell’angelo caduto dal cielo e sento da come mi risponde che sta per suicidarsi alla noia. 

“Ciao angelo, ti va di giocare un po’ con me e con un Sussurratore?”

So che detta così sembra la stia invitando ad una gang bang, ma è il modo più rapido per farla reagire.

Che volete…ognuno ha i suoi gusti!

Lei ridacchia e mi da appuntamento nel suo mini appartamentino. E’ più vicino di casa mia. Sarà divertente tirarsi appresso sto coso. Quasi quasi me lo tengo, gli metto un guinzaglio allungabile e lo porto a far pipì la sera!

 

Quando mi vede, il bastardello tenta la fuga. Lo afferro al volo, stringendolo per il collo. Sono sottili e quasi evanescenti, ma sotto le dita li senti divincolarsi ferocemente. Guardo il ragazzo che mi lancia un’occhiata a sua volta e stringe la fidanzata. Non fare quella faccia, per stasera una scopata è assicurata grazie a me!

Ora che ci penso, Mélie è una femmina: finalmente sapremo che diavolo si sussurrano continuamente!

Abbiano anche noi uomini il nostro succubo personale, non credete che i poveri maschietti innocenti, siano esentati dalla Tentazione.

 

Quando arrivo nel palazzo di Mélie, l’heavy metal va a palla. Si starà gasando di brutto: quando le fai fare qualcosa che le piace, non si regola più! Suono tre quattro volte, la solita trafila. Mi viene ad aprire una ragazzina che al primo impatto può dare l’idea di una mocciosa con problemi di ambiguità sessuale, per via dei vestiti che porta.

Mélie è la più giovane fra noi, ha solo 20 anni.

Mi apre con gli occhi puntati sul bavoso che mi porto appresso, legato con un paramento sacro che ha fatto girare mezzo quartiere. Chissà che credevano, quelli. Forse che avessi appena ammazzato un sacerdote alla fine della funzione.

Mi fa entrare e il suo sorriso si allarga. Mi salta al collo e mi stampa un bacio sulla guancia. È sempre contenta di vedermi e non ho mai capito se ha una piccola cotta per me o per il fumo che le porto.

Stasera le dice male, non ho nulla appresso. Sono uscito per lavorare; quando lavoro sono una persona seria.

L’avverto subito ma lei fa una smorfia, tira su le spalle e mi da una pacchetta sul sedere che mi fa sorridere. “Giù le mani, sfacciata!” esclamò gettando a terra  il Sussurratore che si divincola. Più si muove e più il paramento lo stringe; quando lo capisce se ne resta buono a borbottare qualcosa che mi da fastidio solo a sentirlo.

Che ci facciamo? Lo torturiamo con violenza e  crudeltà?!” mi chiede inchinandosi verso il demone e ridacchiando come una pazza.

Io mi accendo una sigaretta tanto per fare qualcosa. Entrare nell’appartamento di Mélie è come entrare in un campo nomadi…devastante!

Ma mette mai a posto, questa benedetta ragazza? Capisco la scuola e fare i compiti e uscire tutte le sere, ma è un vero porcile!

Tirò su un paio di calze da terra e le getto in un angolo, insieme a molti altri vestiti.

Le ho chiesto un sacco di volte di venire a vivere con me, ma non c’è verso. Le piace stare sola in questo porcile.

De gustibus..

 

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Capitolo 7
*** Mélie ***


Dovete capire che un lavoro del genere non è per niente facile

“Pensavo di farlo parlare con te. Voglio sapere che dice quel bavoso” le dico secco. Mélie mi guarda con i suoi occhioni scuri che grondano miele, tanto sono belli e annuisce, trascinando una sedia vicino al demone. Si siede e l’osserva, slacciandosi la catenina d’oro. Il demone la guarda e abbozza un ghigno. Comincia a sussurrare nella sua direzione e vedo Mélie che si tocca la testa più volte.

“Mi sta facendo venire il mal di testa” borbotta scostando la corta frangetta castana a ciocche rosate dalla fronte.

Mi avvicino a lei e la vedo cambiare espressione, sta diventando rossa e non accenna ad alzare gli occhi. Con un gesto violento si alza allontanandosi di tutta fretta verso il fondo della stanza. Mi arrabbio parecchio: che ha fatto quel porco alla mia piccola Mélie?!

Sono molto protettivo con le mie amiche. Gli mollo un calcio per la rabbia, facendolo stridere di brutto.

E ancora non ho cominciato!”  l’avverto ringhiando nella sua direzione. Con la coda dell’occhio la vedo prendere il laccio fatto di pelle di vacca sacra che usa spesso negli inseguimenti, per frustare quei porci.

Me la ricordo quella frusta: gliel’ha regalata Isabeau durante una sortita in un Nido.    

Si erano piaciute parecchio perché sono due mezze selvagge.

Isabeau, poi… lei non ci va molto delicata, si diverte come Lucien, se non di più, a ‘spellarli’.

Si, hanno una pelle anche i demoni, anche quelli evanescenti come i Sussurratori. È dura e fatta di fuoco e….dolore.

Una volta ho provato a guardarci attraverso e mi hanno ripreso per i capelli perchè, a quanto dicono, stavo dando i numeri. Non mi ricordo assolutamente niente ma secondo quel pezzo di merda di Guillaume, il primo della classe, la mia mente ha rimosso il ricordo per non  impazzire.

 

Di Guillaume non mi sentirete mai parlare, perché mi fa venire l’orticaria solo a guardarlo.

E non solo a me: Mélie lo odia perché le ha criticato gli ultimi anfibi che si è comprata, con una ferocia sconosciuta ai normali esseri umani.

Lucien non lo sopporta perché, a quanto dice, gli ha distrutto un gruppo di Strisciatori sotto gli occhi, dopo che li aveva seguiti per le fogne di mezza città. Li ha fatti saltare fuori per occuparsene con calma e lo stronzetto si è preso tutto il merito.

Isabeau lo scotennerebbe volentieri perché si è permesso di testare personalmente le sue armi senza chiederle il permesso.

Morgaine…ecco, lei non so. È molto riservata e non le scuci una parola di troppo. Secondo me ne  vagamente attratta, anche se quel piccolo fetente è più giovane di lei.

Speriamo di no, sarebbe un vero spreco!

 

Vedo Mélie che si avvicina minacciosa, senza neanche degnarmi di uno sguardo. Con un colpo di frusta particolarmente violento, gli fa saltare la testa. Immediatamente il corpo si dissolve e il paramento cade a terra.

Che precisione, che finezza! Diventa sempre più brava! Non posso fare a meno di complimentarmi con lei.

Però non sembra contenta, mi guarda di sottecchi con aria infastidita.

Che cosa ti ha detto?” le chiedo allungandole una sigaretta aromatizzata all’hashish che mi sono preparato da solo.

Lei l’accetta ben volentieri e si appoggia alla finestra senza tendine. La stanza, d’un tratto, mi appare talmente spoglia, senza le sue solite risatine gioiose. Mi mette una tristezza indicibile addosso.

Sembra invecchiata di dieci anni, mentre guarda fuori della finestra aperta. Soffia via il fumo e si lecca il mignolo per un attimo.

Quel lato di Mélie non lo conosco, mi sembra un’estranea.

“Mélie..”

“Non è cosa che ti riguardi!” afferma brusca sorprendendomi. In tre anni che ci conosciamo, non è mai stata sgarbata con me.

Mi schiarisco la voce alzandomi dalla sedia. Le faccio un cenno di saluto con la mano, tirando un accidenti a quel bavoso.  

“Seduto, non ho finito” mi intima facendomi alzare un sopracciglio. È stato un po’ troppo a contatto con Isabeau, il tono è il suo.

Mi risiedo e la vedo cincischiare con un bottone dei jeans. “Ho capito come operano” afferma secca. “Si cibano delle onde celebrali per una carenza propria di energia spirituale. Per quello sono così evanescenti, ne hanno bisogno per sopravvivere”

Mh, buono a sapersi.

Non ha ancora finito, la vedo da come si agita. Si siede lontano da me, cosa che mi lascia perplesso, visto che la maggior parte delle volte mi usa come divano per stare più comoda, se per caso mi fermo a da lei a vedere qualche dvd che compra dal marocchino all’angolo.

Continua a muovere le mani e a far dondolare una gamba su e giù. Qual è la grande scoperta?

Mélie alza un attimo gli occhi e arrossisce. “In ogni modo è un Tentatore. Mentre si ciba di te, ti spinge a fare cose che normalmente non faresti.” Mormora afferrando una maglietta abbandonata su una piantana. La guarda, le da una breve annusata e la getta in un angolo, sempre con quello sguardo cupo.

E continua giocare col bottone del jeans slacciato.

Prima era allacciato.

Forse sto capendo.

È arrivato il momento di andarsene!

“Notte Mélie; quando passo da Kob ti prendo un po’ di erba” le dico con una bizzarra sensazione addosso.  

 

Mi sento stranamente concupito e la cosa non mi disturba, anzi…è il fatto che Mélie mi guardi in quel modo che mi da fastidio. Penso sia dell’altro versante del Paradiso anche se non me l’ha mai detto di prima persona. Siamo amici intimi ma non fino a quel punto.

 

Sento un rumoraccio che non vorrei riconoscere. Stringo per un attimo i denti cercando di guadagnare la porta con tutta calma, per non fare vedere che sto scappando a gambe levate.

Darsela con classe è il mio motto!

“Adrien…”

 

Oddio oddio oddio! Quel tono! Non posso sentire quel tono in bocca a Mélie, non con me!  

Non mi giro neanche, perché lo so che quel rumoraccio di prima era quello dei jeans gettati a terra.  

 

Affretto il passo e inciampo su una delle tante scarpe da ginnastica che ha lasciato in terra. Perdo l’equilibrio e riesco a fracassare l’ultima opera moderna che ha creato, salvando la mia testa.

“Lebeau, stai facendo un casino”   

Se tu mettessi a posto di tanto in tanto, i tuoi ospiti non rischierebbero di spaccarsi la colonna vertebrale!” esclamo senza voltarmi, perché lo so che è dietro di me e che mi sta per toccare.

Infatti!

Sento quelle braccia sottili, con le manine piccole, cariche di anelli e con le unghie mezze mangiucchiate che si stringono attorno al collo e poi sento il suo seno che mi appoggia placidamente sulla mia schiena facendomi rizzare all’improvviso.

Perché non dormi qua? Mi sento tanto sola..” Mormora accarezzandomi e infilando le mani sotto la mia maglietta.

“Non se ne parla neanche!” sbotto girandomi e trovandola…quasi…nuda…carino il reggiseno, penso restando impalato a guardarla come un broccolo.

Lei sorride maliziosa...certo che sorride in un modo davvero invitante.

Mi do del porco e scuoto la testa “sei ancora sotto l’influsso di quel coso. Vattene a dormire da sola!” sbraito con voce alterata. “E poi tu non sei lesbica?” le chiedo all’improvviso sentendo che si struscia su di me miagolando come una gattina.

“No”

“Ah!” esclamo come un cretino restando immobile e con le mani dietro la schiena.

Mélie sorride in una maniera talmente stuzzicante che è difficile resisterle. Non so lei, ma è da parecchio che non mi trovo in una situazione del genere con una ragazza.

Dove l’ha lasciata, la catenina?!

È la mia unica via di salvezza. E poi lo faccio anche per lei: domattina odierebbe me e se stessa!

 

Striscio verso il tavolo sulla quale ha appoggiato la catenina e lei mi segue gattonando. Ecco; questa  è una cosa che non dovete mai fare ad un uomo, se non volete farvi stuprare seduta stante!

Mi lancio verso la crocetta che scintilla sulla superficie prima che possa farlo lei.

“Adrien..”

Quel tono ammonitore che usa, non mi piace per niente! Sento le sue mani che vagano un po’ troppo addosso e a me e per qualche attimo perdo la concentrazione, sufficiente a lasciare capo a Mélie.

Bacia bene, devo ammetterlo… molto….è difficile resisterle….

Armeggio un po’ ma alla fine riesco ad infilarle al collo quella maledetta catenina. Dopo un attimo, il suo sguardo torna quello solito, irriverente e parecchio imbarazzato. La vedo diventare di tutti i colori

Ma…Lebeau!” urla prendendosela subito come me. Certo, come se fossi io quello a cavalcioni su di lei con le mani nei suoi pantaloni!!

E ringrazia che sono un vero amico, cretina!” le dico mentre lei strilla e strepita e cerca di coprirsi.

Come è successo?!”

“Il Sussurratore” le dico sbuffando. Ho sudato freddo!

Mi alzo dal pavimento ridacchiando “Grazie a te ne sappiamo di più, hai fatto del bene alla comunità!”

“Me ne sbatto!” grida attraverso quella sfumatura color melanzana che è il suo visetto.

Io alzo le spalle cercando di non farmi vedere, mentre mi sistemo la zip che aveva così gentilmente tirato giù. Le prenderebbe un altro colpo!

“Adrien...che abbiamo fatto?”

Quella vocetta tenera mi fa morire. Mi volto verso di lei, completamente vestita, e sorrido “niente perché io sono stupido”

Lei sorride appena “no, sei un tesoro” sussurra dandomi un colpetto con il gomito. Torna seria e arrossisce “adesso via che ho sonno e non farti vedere per un mesetto, il tempo di smaltire la vergogna di esserti saltata addosso.

M spinge verso la porta con la sua solita delicatezza da elefantessa in pena per i cuccioli. “E non dirlo a nessuno!” ribatte dura, ancora mezza sconvolta.

Le faccio una carezza pesantissima sulla testa che la sposta di mezzo metro. Poi la tiro contro di me per soffocarla, come faccio sempre, dandole un bacio sulla fronte “lo posso dire in giro che baci  divinamente?” le mormoro nell’orecchio sentendola irrigidirsi immediatamente.

“Oh, ah…eh…”

 Mi fa ridere quando non articola le parole. Mi fa un pò meno ridere quando mi pesta violentemente!

Che schifo, dovrò lavarmi i denti tre volte!”esclama sbattendomi fuori di casa. Sento la porta che si chiude con la stessa delicatezza della palla di ferro che usano per tirare giù i palazzi e sorrido zoppicando verso l’ascensore.

 

La morale della faccenda: ogni giorno s’impara qualcosa di nuovo! Mélie non è lesbica e bacia da dio…. anche se penso sia l’astinenza a farmi brutti scherzi.

 

Potevo approfittarne.

 

Naaa, sarei stato un bastardo.

 

Un bastardo soddisfatto, però…

 

Ohh, al diavolo!

 

 

saluti

 

Mucchilla: si, troppe idee mi venivano dal  film. Mi sto staccando perchè se continuava così, la postavo come fanfiction del film. cmq avevo già qualcosa di preparato da molto tempo (tipo da ottobre) che mi è servito.(vedi le scene col demone tentatore). Faceva parte di una storiella che non era andata in porto e che ho tenuto, riciclandola bellamente. Non ho capito a quale telefilm ti riferisci, ma non mi sono ispirata a nessuno per creare Mélie..è venuta da se.

 

Mary-lu: mi fa piacere sapere che la storia t’intrighi..tanto per cambiare non ho il finale e non è detto che finisca male!

 

L_fy: i due ragazzi so simpatici,ve? aspetta che Adrien scopra che caratterino ha la ragazza....grazie per la gentile offerta del bazooka ad acqua santa! Morgaine non è proprio antipatica ad Adrien.. spiegherà bene il suo punto di vista prima o poi!(capirai, il punto di vista di un uomo..tutto ripreso dalle chiacchiere dei miei amici!). Isabeau è uan stronzaccia vera e proprio ed  piuttosto bastarda. Il migliore deve ancora apparire e quando arriverà, farà fare una figuraccia ad Adrien! Se passi di qua porta tutta la Tau Centuri con un bel tè all'oppio che ci facciamo quattro salti in allegria! ehehehehhe

 

Diandraflu: ciao bellissima! Se ti vuoi appropriare del personaggio fa pure. Tutto tuo! Adrien non è stronzo, ha una facciata da mantenere(è timido con le signore!) vedrai i prossimi coprotagonisti che tipini che sono! Mélie è bastarda in senso buono, tranqui! Per quanto riguarda la camera...è la mia appena tornata da palestra!

 

Chloe: c'è una buona ragione se il ragazzo si fa i trip con gli allucinogeni...aspetta e lo scoprirai.

 

Damned88: la cosa è sempre una: aggiorna più presto che puoi perchè mi intrippa la tua storia!

 

Dicembre e Ilune Willowleaf:  ciao, che bello, delle nuove ammiratrici che battono il colpo! Spero vi piaccia questa storiella scema. Che altro dirvi? Attendo giudizi anche schiaccianti e cattivi!

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Capitolo 8
*** Caratteri molto diversi ***


“Buoni bambini, non fate rumore

“Buoni bambini, non fate rumore.”

La voce calda e autoritaria di Morgaine ci fa scattare sull’attenti come soldatini. Come li rimette in riga lei, gli uomini non lo sa fare nessuna!

Personalmente leccherei ogni singolo centimetro della sua vasca da bagno…credetemi è uno spettacolo che fa bene agli occhi, la cuore, al..

Soprassediamo.

Stasera c’è una strana atmosfera nell’attico.

Sono tutti depressi e scazzati.

Di solito, quando entro, trovo sempre un mezzo casino. Isabeau che litiga con Lucien, Mélie che ascolta con un borbottio d’insofferenza, le ramanzine di Morgaine sull’essere più femminile e meno caciarona e quel figlio di buona di donna di Guillaume che ne se sta appartato a giocare con il gatto della padrona di casa.

Spero che lo graffi, prima o poi.

Stasera invece è tutta un’altra faccenda.

Il primo della classe se ne sta di fuori a guardare la città. Mélie giocherella con la collezione di dischi di Morgaine, pezzi unici nel genere e addirittura Isabeau non da cenni di vita. Manca Lucien…perchè manca Lucien?!

Li guardo uno per uno e Morgaine mi fa cenno di sedermi accanto a lei.

La osservo e noto che il volto tirato. “Lucien è rimasto gravemente ferito in uno scontro. Sta molto male, non pensano che sopravvivrà” mi dice asciutta senza lasciar trasparire niente dalla voce.

Annuisco lentamente e lei distoglie lo sguardo. Non ho mai capito se ce l’ha con me o se è il suo modo di fare.

Mi alzo in piedi e comincio ad andare su e giù. Se muore perderò un buon amico e un ottimo compagno. Sospiro più forte del solito e vedo Mélie che mi guarda con un broncetto facendomi cenno di andare da lei. Mi abbraccia con calore e io la ricambio con una mezza stretta veloce.

Lo sa che non mi piace dare spettacolo di sentimenti in pubblico.

Ci resta lo stesso male, lo vedo dai suoi occhi. Mi farò perdonare come usciamo da qui.

 

Dovete sapere una cosa di noi: nel nostro gruppo c’è una specie di tacito accordo di non piangere la scomparsa dei compagni o manifestare dolore in alcun modo.

Morgaine è la più dura di tutti noi e secondo me ci soffre il doppio. Mélie è molto più emotiva e ogni tanto qualche lacrima se la fa uscire…non centra niente la giovane età, ve l’assicuro.

 

Isabeau ti stacca la testa o ti picchia, piuttosto che mostrare debolezza. Se ne sta con lo sguardo perso nel vuoto e continua a stringere la catenina che porta, legata ad un laccetto di pelle, come me.

Una volta la pazza ha provato ad usare pelle di demone con legaccio. Inutile dire che le si è sciolto in mano come ha toccato la catenina. Lei pensava di poterlo portare come monito agli altri demoni per far vedere quanto era cazzuta e che fine avrebbero fatto, se si azzardavano a provarci con lei.

Isabeau sembra appena uscita da una palestra di culturiste. Ha più muscoli di me e la cosa mi fa paura, giuro!

Lei caccia con un coltello a doppia lama che a confronto, Rambo le fa un baffo! Le piace il contatto fisico e sentire quei bavosi che si divincolano mentre gli sta a cavalcioni addosso e li sgozza senza pietà. Cacciare con lei è come entrare in un film dell’orrore in 3D.    

 

 “La tua amichetta sbiancata non sta per niente bene!”

 

La voce di quell’essere senza cervello che risuona dal terrazzo, mi da subito i nervi.

Guillaume dondola pigramente una gamba fuori del balcone dell’attico di Morgaine, sdraiato sulla schiena, e continua ad osservare la città sotto di noi. Basterebbe un attimo per farlo cadere giù di sotto. Non so cosa mi trattenga!

Esco cercando di mantenere la calma e assaporo la lieve brezza che spira…c’è una luna fantastica, ideale per imbottigliare il vino. 

“Non che mi riguardi, la cosa” borbotto fregandomene. I miei sentimenti per quella ragazza non hanno niente a che fare con Guillaume.

“Non sembra che funzioni molto bene la protezione di suor Concepta.

E tu che ne sai?” Domando scettico.

Lui alza le spalle e un sopracciglio con aria furba “l’ho vista aggirarsi per l’università ridotta ad un cencio per pulire le scarpe” ridacchia battendo un tacco dello stivale sul balcone di marmo.

 

Ecco una cosa che mi fa parecchio incazzare: sentire una ragazza paragonata ad uno straccio!

 

“Peggio per lei, non è un mio problema.”

“Lebeau! Da quando sei così menefreghista?”

La voce morbida di Morgaine, dietro di me, mi fa sentire una merda. La osservo giocherellare con l’anello che porta. Il vestito che indossa  è leggero e prenderà freddo se resta qua fuori. Però è una bella visione con i capelli raccolti e quelle ciocchette che le scappano da tutti i lati… mai capito se lo fanno apposta, certe donne, ad essere così adorabili. Secondo me si mettono d’accordo alla nascita e studiano la strategia migliore per farci impazzire. Emana femminilità da tutti i pori.

Diciamo che tutta quella che hanno tolto ad Isabeau, l’hanno data a lei.

 

Mi stupisco che s’intrometta in uno nostri discorsi da maschi ipertrofici e cazzuti, trasudanti testosterone.

Discorsi...dirla così è pomposo: lui mi da addosso, io mi incazzo e finiamo per sparare vaccate alla -ce l’ho più grosso io- da filmaccio di serie B.

“Da sempre, cara mia. Non posso certo starmi a preoccupare di tutti i Tentati che bazzicano per la città!” Sbraito con un finto nervosismo ben lungi da provare.

 

“Non ce ne sono altri. C’è solo lei… non ti sembra strano?” Domanda Guillaume con aria svagata “se c’è solo lei, vuol dire che il demone che la sta tentando è talmente forte che tutti gli altri ne stanno alla larga!” conclude la frase saltando giù dal balcone con aria -guardatemi donne quanto sono figo- e infila le mani nelle tasche.

Su quello non posso dargli torto.

“Bah…ci pensano le suore a lei” risponde secco. Mélie è comparsa al mio fianco. Mi guarda di traverso e io la guardo a mia volta con aria incazzata della serie ‘non mettertici anche tu!’

Mmhh…”Guillaume sfodera un sorriso che da solo basta a sciogliere le vetrate della finestra di Morgaine. Gira un po’, toccando i fiori e ammirandone i petali in silenzio. Ne annusa uno con aria stupita. “La vedo sempre che si muove nella facoltà con quell’aria persa. Ho ascoltato una sua conversazione!” esclama divertito e con l’aria di chi la sa lunga.

E allora?” e parla, idiota!

“Sembra che qualcuno abbia fatto colpo su di lei” ridacchia lanciandomi un’occhiata serena e al tempo stesso rovente.

“Quindi?” domando cercando di tenere la voce ferma e senza far trapelare la mia esultanza. Mi fa dannatamente piacere saperlo!

Lui si alza, staccando un fiore e annusandolo. Mi guarda da capo a piedi e sorride con quegli occhi verdi da serpente che si ritrova. Isabeau lo odia, ma darebbe un braccio, pur di averli come lui.

Infila il fiore nei capelli di Morgaine e inclina la testa da una parte. “Non ti va di fare l’eroe e andarla a salvare?”

Vedo Morgaine agitata. Si toglie il fiore dai capelli e lo getta da una parte con sguardo duro. Alzo le spalle riprendendo a fumare “me ne sbatto” rispondo il più tranquillamente possibile. Se la fa con quello. E smettila di fare il cazzone se non vuoi prendercele”

 

Il mio tono simpatico ha sortito l’effetto desiderato. Guillaume se la prende parecchio, lo vedo da come stringe i denti. Questo ragazzino pensa che basti avere l’aria dura e sparare cazzate per essere considerato un uomo.

Parla sempre usando quel tono idiota che avrà sentito in qualche film di Clint Eastwood.

Le risate che ci siamo fatti con Lucien non si calcolano!

 

La differenza fra me e lui? A parte 5 anni anagrafici e la diversa estrazione sociale, sta nel fatto che la vita lui se la gode. Sembra un tredicenne con la carta di credito, un bambino che gioca a fare l’uomo… ma almeno lui vive!

Consapevole che può schiattare da un momento all’altro, si brucia la ricchezza e la salute in tutti i modi possibili. Sarà per quello che non lo sopporto. Io, a 30 anni, mi sento un vecchio pensionato.

 

Lo vedo avvicinarsi arrabbiato. Sbuffo per l’insofferenza: un mio amico è in fin di vita e non mi va mettermi a litigare con questo qui. Mi ci vuole sempre un pò a metabolizzare gli avvenimenti e adesso mi sento schiacciato da un senso di oppressione che non mi fa respirare.

 

Morgaine vedendo la mala parata si frappone fra noi “per favore, evitate di aprire Portali in casa mia!” mormora a bassa voce senza scomporsi.

Guarda me ma tocca lui; se la prende con me anche se la colpa è sempre del ragazzino. Sta cosa mi fa pensare.

Seguo la sua mano con lo sguardo e le sorrido irriverente senza dire niente. Morgaine aggrotta la fonte con aria irritata “per stasera vi siete divertiti abbastanza, fuori!” sbotta parecchio scocciata.

 

Esco in fretta trascinando via Mélie, tanto facciamo la stessa strada per un bel pezzo.

“Lei ti piace, dilla tutta”

Quella vocetta impicciona non la sopporto: noiosa e indagatrice!

“Di che parli?” domando con aria strafottente. Mélie mi guarda male e quando lo fa, vuol dire che sta per strepitare come una cinciallegra. La vedo abbassare gli occhi e per un attimo il suo sguardo si indurisce, poi torna allegra.

“Ti sei preso una cotta per Morgaine è per quello che litighi sempre con Guillaume!” esplode lasciandomi di stucco.

La guardo scettico poi un sorriso si allarga sul mio volto e comincio a ridacchiare. Non solo parla a vanvera ma non capisce nulla!

Le batto la mano sulla spalla con aria divertita.”Mélie, dormi un po’ di più la notte invece di stare sveglia a inventarti cazzate” le dice simpaticamente attirandomi la sua ira funesta.

“Cretino! Si vede lontano un miglio che ti piace” sbotta dandomi uno scappellotto di striscio.

Si scosta da me e si pianta nel marciapiede con aria furiosa “sempre a stuzzicarti con quell’idiota di Guillaume…credi che non vi abbia visto? Fate sempre la ruota davanti a lei”

 

Mélie è gelosa? E da quando in qua?

 

“Stupidi maschi senza cervello!”

La tiro in avanti, accompagnandola fin sotto casa. Lei tace e so che se la sta rimuginando in tutte le salse sta storiella che si è inventata. Mi tocca farle un discorso serio e approfondito che mi porterà via un’ora di sonno per farle capire i miei sentimenti riguardo quella meraviglia di Morgaine?

Decido che è giusto che alla sua età si parli chiaro e coinciso.

Mentre saliamo le scale del suo appartamentino, lei borbotta fra i denti e mi lancia occhiatacce. Faccio finta di niente mentre cerco le parole più adatte per rendere il concetto chiaro ed esauriente.

“Fammi entrare che ti spiego un po’ di cose” le dico secco. Ho imparato velocemente che con certe ragazze se non t’imponi come uno stronzo, non ti stanno a sentire.

Che è sto tono di comando? Fila via” sbotta lasciandomi passare lo stesso. Classico di Mélie.

Neanche mi siedo, chiudo la porta e mi ci appoggio contro “Morgaine sarebbe una scopata favolosa, tutto qui”

Esauriente. Frase degna del mio repertorio da bastardo senz’anima che mi piace tanto sfoggiare.

Mélie mi guarda seria. Troppo seria.

Mi aspettavo una battuta o uno ‘stronzo’ sparato in faccia. Invece resta seria e alza le sopracciglia scettica “la smetti di essere sempre così? Non ci fai bella figura.”

Non mi aspettavo una frase così profonda da lei….si, è profonda, per gli standard di Mélie.

Si dondola su una gamba e poi sull’altra a disagio. “E… che altro?”

“Che altro devo dire su Morgaine? È una gran bella donna, di classe, e francamente camminerei sui vetri rotti per leccarle le dita dei piedi..

Mélie mi lancia un’occhiataccia che mi azzittisce.  Che sta succedendo?!

“Abbiamo chiarito il tuo punto di vista. Vattene “ sbotta spingendomi via dalla porta con parecchia forza…e pensare che è gracilina, con quelle ossicine da passerotto appena uscito dal nido! Si, è quella l’impressione che mi ha sempre dato: un uccellino appena uscito dal nido che si guarda attorno spaurito e arruffa le piume per minacciare, quando è appena in grado di badare a se stessa. Mélie ha una storiaccia alle spalle che prima o poi vi racconterò. Proprio per quello me la sono presa sotto l’ala: non può vivere così, fare questo lavoro e starsene sempre da sola. Non le fa bene e non è normale, a 20 anni.

 

Le ammiro profondamente tutte e tre. Lei, Isabeau e Morgaine. Penso che essere una donna e fare certe cose non sia facile. Non datemi del maschilista, preferirei che se ne stessero al sicuro invece di strasciare in mezzo alle fogne a stanare demoni.

 

La osservo per un po’ e lei non mi degna di uno sguardo.

“Mélie te lo chiedo un’altra volta. Perché non vieni a vivere con me? Per una settimana, tanto per cominciare…decidi tu.

La vedo irrigidirsi: smette di muoversi e mi fissa divertita “per carità! Poi dovrei vederti continuamente e assistere alla tua brutta faccia, la mattina appena sveglio. Vederti girare in mutande per casa non è la mia fantasia proibita preferita, quindi tornate nel tuo appartamento da scapolo viziato pieno di stronzate elettroniche e lasciami lavorare ad una delle mie sculture che mi verranno uno schifo anche stasera.

“Non giro in mutande per casa.”

Tira un sospiro e mi guarda di traverso “allora? Fuori, fuori, aria!” esclama ad alta voce.

Ho perso un’altra volta. Prima di andarmene le grugnisco in faccia e di solito la cosa la fa ridere. Almeno sorridere, quando è depressa. Stasera non fa una piega e io faccio la figura dell’idiota.

“Un giorno avrai bisogno di qualcuno che ti copra le spalle…rimpiangerai il momento in cui hai rifiutato la mia ospitalità” le dico bello secco e con tono finto cattivo a cui lei non sa resistere.

 

Mélie sorride ed è come se illuminasse metà stanza. “si, come no?” mentre chiude la porta la riapre e ci ficca in mezzo la testa “ah, te l’ho detto? Fra tre giorni vado a ripulire un Nido! Vedrai quante belle tacche nuove sulla mia frusta!”

Quella frase mi gela il sangue “non t’azzardare ad andare da sola!”

 

Ma sto già parlando ad una porta chiusa. Questa cosa mi fa veramente girare le palle!

 

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Capitolo 9
*** Non sono niente! ***


All I want in life is to be happy

All I want in life is to be happy ...

 

Fanculo, tutte cazzate...sono solo cazzate!

 

...It seems funny to me, How fucked things can be, Everytime I get ahead, I feel more dead...

 

Vi piace un eroe che si spacca il cervello e l’anima con piante psicotrope, cercando di non sentirsi vivo per non sentirsi morto?!

 

..I flirt with suicide, Sometimes kill the pain....

 

Morto, mi sento morto...non ho niente per vivere, niente per cui godere.

 

Giusquiamo.

Dovrei ricordarmi di prenderne più spesso da Kob.

Adesso vi spiego di che si tratta finchè riesco a tenermi in piedi…neanche ricordo da che parte sono i piedi…

Negli organi di questa particolare specie sono contenuti due alcaloidi che hanno proprietà psicoattive…la scopolamina e la hyoscyamina. Provocano delirio, dilatazione delle pupille, allucinazioni e stati alterati di coscienza….

 

Tzè! Chi ha dato questa definizione, non s’è l’è mai fumata!

 

Rido e la mia voce è troppo alta, mi fora le orecchie e mi fa sanguinare il cervello. Sento qualcosa sulle mani che mi tocca…

Apro gli occhi, anche se ero sicuro di averli spalancati e vedo un ragno che mi cammina sulle dita.

 

...My hurt inside is fading, This shit's gone way too far, All this time I've been waiting, Oh I cannot breath anymore...

 

Stringo la mano spappolandolo, e sento la sua anima che geme sommessamente. La vede volare via e cerco di afferrarla.

Dove va? C’è un paradiso dei ragni o solo quello per i fetenti esseri umani?

 

...Can't I take away all this pain. You want to see the light? I try to every night, all in vain... in vain....

 

Cristo santo, quanto mi piace ridurmi in questo modo…andare fino in fondo, toccarlo, sguazzarci dentro e riderne!

Mi aggrappo a qualcosa che in teoria dovrebbe essere il mio letto. Chissà dove sono arrivato nel  mio delirio… Mi tocco il viso e cerco di capire quale strana forza abbia stravolto i miei lineamenti, mi fisso allo specchio e rido di me stesso, come un giullare alla corte del re che si sbatte per far ridere quel vecchio pagliaccio agghindato che sonnecchia mentre accanto a se quella puttana della dolce consorte se la fa col cavaliere più figo di tutti…

 

Sometimes I cannot take this place.

Sometimes it's my life I can't taste.

Sometimes I cannot feel my face.

You'll never see me fall from grace.

 

Non ho più voce. Devo aver urlato o gridato...non mi ricordo un cazzo. Nelle tenebre della mia mente si aggira un puntolino chiaro. Lo seguo come uno stupido, gettando dietro la schiena frammenti di me stesso, arrancando e arrampicandomi  per arrivare a quel puntino che si fa più luminoso e intenso.

Non sta rimanendo niente di me…. ho finito le molliche come Pollicino nel bosco….non ho altro che la pelle che strappo via come fosse un vecchio vestito lacero, senza importanza, ridendo delle ossa che sporgono dal mio braccio senza più muscoli.

Che sogno…

 

...Sweet dreams are made of this. Who am I to disagree? Travel the world and the seven seas.

Everybody's looking for something...

 

Vago incespicando contro il puntino… però… che bel puntino!

 

Quella ragazza…quella che ho portato sulla metropolitana, facendola quasi ammazzare. Mi saluta da lontano…si sta avvicinando a me.

 

...I'm gonna use you and abuse you. I'm gonna know what's inside. Gonna use you and abuse you.

I wanna use you and abuse you. I'm gonna know what's inside you...

 

Lei mi guarda e inorridisce e io mi sento in colpa per quello che ho pensato di farle. Mi getto in ginocchio ma lei fugge via, fugge lontano e non mi rivolge più il suo sorriso dolce…

 

Mi sento una merda.

Uno schifo.

Faccio schifo… schifo…. schifo..

Sono un essere ributtante…lei mi odia perché non sono abbastanza normale, non sono abbastanza!

 

Non sono mai abbastanza!!

 

Lei è scappata da me, mi ha voltato le spalle.

 

Nella mio vaneggiamento, arrivo fino a bagno. Sto andando troppo a fondo, non riesco a venirne fuori.

Ho esagerato con la Psilocina…. Il nutrimento degli dei.

 

La Psilocina agisce in poco tempo e scompare velocemente dal corpo. È praticamente impossibile mangiarne tanta da andare in overdose, ma se sei bravo e ci sai fare, mescolandola con altre sostanze ti fai un trip psichedelico come pochi.

 

Più di 15 grammi di Psilocina pura e rischi di lasciarci le sinapsi veramente.

 

Gli indiani usano questa meraviglia di funghetti per un sacco di cose, soprattutto per scopare…quella si, che è gente che ci capisce qualcosa !

 

Sento le mie dita afferrare qualcosa che taglia a fondo...crollo a terra appoggiando la schiena contro il muro. Poi mi rendo conto che non è la schiena, ma la fronte quella che sta picchiando ferocemente contro la parete e mi rivolto come una tartaruga, sentendo la lama che taglia in profondità e qualcosa di caldo che cola sulle gambe.

 

“Non si lasciano gli oggetti appuntiti in giro, non lo sai Adrien?” cantileno a mezza bocca, aprendo la mano completamente insanguinata.

 

“Lo sai Adrien, potresti ferirti…”sussurro come un pazzo sorridendo al luccicare della lametta.

 

“Lo sai, lo sai...ti fai male.. 

 

Io mi voglio fare male!

 

 

Poi lo vedo davanti a me, che mi guarda scuotendo la testa. Ma che fai, smettila mi dice sedendosi a gambe incrociate. Adrien posa quell’affare, un giorno finirai per ammazzarti.

 

Che vuole questo?

 

“Perchè cazzo devi uscire fuori sempre, quando sto per affettarmi una vena?” ringhio nella sua direzione tentando di colpirlo.

La mia mano la attraversa. Mi fermo ad osservare quanto sia bella, tutta sporca di sangue in quel modo.

Mi viene voglia di leccarla.

 

Non ti vuoi ammazzare veramente, non ne hai il coraggio, mi dice sbuffando. 

 

“Facciamo una scommessa” ridacchio come un matto guardandolo di traverso.

 

Il me stesso che mi viene sempre a fermare quando sto per compiere qualche gesto insano.

 

Quanto lo odio.

Io mi odio!

 

Questa è carenza d’amore, una vera a propria richiesta d’aiuto afferma compito. Lo sai e continui a negarlo.

E chi potrebbe darmelo, l’aiuto?!” sbotto incazzato “tu? Padre John?!”

 

Safyia

 

Il nome della ragazza mi fa tremare la mano. Affonda un po’ di più nella carne…comincio a sentir dolore.

“Lei mi odia” sibilo senza guardarlo, osservando le piastrelle sporche di sangue...ci traccio sopra dei ghirigori divertito, congratulandomi con me stesso per il bel lavoretto che sto partorendo.

 

Lei non ti odia. Nemmeno ti conosce.

 

Se mi conoscesse, lo farebbe” ribatto come un moccioso impunito.

 

Il me stesso mi osserva con la testa leggermente inclinata. Ha bisogno di te...non sta bene.

 

“E’ ben protetta. E’ con Suor Concepta” affermo con la voce bassa, odiandomi un altro pò per il broncio che ho messo.

 

Lei vuole stare con te

“Non lo vuole”

Chiediglielo, valla a trovare

 

Guardo il me stesso che vorrei essere e comincio a piangere come un ragazzino.

Lui mi osserva con aria tranquilla, non mi compatisce.

 

Bravo un bravo ragazzo, Adrien…devi solo rendertene conto. Sussurra prima di sparire.

 

È mattina quando mi sveglio di soprassalto con dei dolori tremendi ovunque. Mi guardo le mani e le braccia in cui è affondata la lametta e provo orrore allo stato puro. Mi alzo dalle piastrelle fredde prendendo il disinfettante che getto sulle ferite, stringendo i denti per il dolore.

 

Non è un modo sano per risolvere i problemi.

 

La pelle del viso mi tira per le lacrime che si sono disseccate. Cerco di rimediare al disastro che ho provocato in terra, ma i tagli mi fanno troppo male per consentirmelo.

 

Mi guardo allo specchio e inorridisco di me stesso.

 

Quanto sei caduto in basso?

 

 

…In basso…

 

…più di così…

 

 

E’ impossibile!

 

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Capitolo 10
*** La cosa più preziosa ***


Casa della Misericordia

Casa della Misericordia

 

Safyia si gettò sul letto della piccola stanzetta nel convento di suor Concepta, allargando le braccia e le gambe.

Non ce la faceva più.

Aveva preso in considerazione anche il suicidio...ormai aveva incubi anche ad occhi aperti: ad esempio adesso vedeva il soffitto nero che colava qualcosa di viscido e freddo…sto per impazzire, pensò sentendosi soffocare nuovamente. Il liquido le colò addosso ricoprendola e prese forma: Safyia stava soffocando dalla paura e dal terrore!

La forma si mosse...un uomo, era un uomo quello che la guardava con un ghigno crudele sul viso.

"Ciao tesoro.." Mormorò inginocchiato su di lei.

"Sei un incubo" affermò sul punto di piangere.

L’uomo la guardò con due incredibili occhi grigi…no, non grigi…neri...no, azzurri...che diavolo? Pensò la ragazza paralizzata.

"L'hai detto.." Mormorò con voce roca aspirando il suo odore "mmh..il profumo della paura...inebriante!" esclamò fissandola.

"Sei un incubo.." Disse di nuovo cercando di muoversi.

La mano che la fermò però era reale! Safyia, allarmata, cominciò ad agitarsi in preda al panico non riuscendo ad urlare.

"Il tuo incubo è appena cominciato.." Sibilò l'uomo svanendo all'improvviso.

 

"E’ stato un incubo!" affermò ad alta voce con gli occhi chiusi, sdraiata sul letto.

"Sicura?” Parole che sembravano provenire dalle profondità dell'inferno.

 

Seduto sulla poltrona di fronte a lei un uomo la guardava: con una gamba comodamente poggiata sul bracciolo, dondolava una mano all'esterno, recante un bicchiere di vino...era vino? Quel liquido rosso...così intenso, sembrava sangue. Guardò attentamente: le sembrò di vedere qualcosa guizzare dentro… un riflesso, pensò scuotendo la testa...un nuovo incubo.. il demone sorrideva con fare sornione, muovendo la mano con gesti sensuali

"Devo vedere un dottore" annuì sdraiandosi sul tappeto nuovamente " sto peggiorando"

"Sei sanissima te lo garantisco" mormorò sorridendo e mostrando degli strani canini lunghi.

Safyia alzò la testa, si tirò a sedere, con le braccia appoggiate sulle ginocchia piegate e sospirò.

"Saresti vero?" domandò tranquillamente.

Una risata sommessa "povera Safyia, la mente gioca brutti scherzi!" disse sorseggiando il liquido rosso.

"Un incubo.." Mormorò di nuovo passandosi una mano in faccia. Riaprì gli occhi e l'uomo era accovacciato davanti a lei e la fissava intensamente "sono venuto solo per te.." Sussurrò aspirando il suo profumo.

Quelle parole la riscossero: aveva gia sentito qualcosa del genere, prima. Lo fissò...e si spostò violentemente all'indietro sentendo un calore infernale provenire da quell'individuo!

"Chi diavolo sei tu?" domandò scossa.

"Povera piccola Safyia…." Sentì mormorare dietro di se….non c'è dov'è? Pensò allarmata guardando davanti a se.

Qualcosa di viscido le accarezzava le spalle contratte "ora non c'è più quel tipo a proteggerti.." Le disse leccandole la guancia arrossata e facendola gridare

"Stammi lontano!” Urlò voltandosi bruscamente e non trovando nessuno dietro di se.

"Dove cerchi di andare piccola Safyia?" la prese in giro divertito.

La ragazza alzò lo sguardo e lo trovò in piedi di fronte a lei. Terrorizzata arretrò strisciando fino ad arrivare con le spalle alla poltrona.

Che poltrona…un camino? Ma dove cavolo sono?!

L'essere s’inginocchiò e si avvicinò a lei sensuale come un felino, coi lunghi capelli neri striati d'argento che gli ricadevano lungo le braccia ricoperte di velluto blu come la notte…gli occhi…i suoi occhi! Pensò allarmata vedendo una luce rossa sullo sfondo delle iridi grigie.

"Quanti incubi...ti rendono così debole, non è vero? " le domandò sfiorandole i capelli bianchi " sei sempre così stanca e vedi cose strane.." Continuò in tono patetico, arrotolando i capelli nella mano e tirandole indietro la testa.

Non riesco ad urlare! Pensò disperata vedendo il ghigno che si allargava sul volto. "Tu non sei reale!" riuscì a gridare all'improvviso.

Un calore spaventoso provenne da lui, talmente tanto che la fece strillare di paura "è abbastanza reale questo?" le chiese sorridendo e scoprendo i canini troppo lunghi per un normale essere umano.

"Chi sei?" mormorò Safyia mentre la sua mente si rifiutava di accettare la realtà.

"Non l'hai capito?" le chiese allentando la stretta nei capelli " tutta la tua ricchezza è opera mia. Sono io che l'ho donata a tua madre, la ricchezza, in cambio della cosa più preziosa...tu, mia piccola Safyia!"

 

Lebeau Maison

 

L’ultima trovata di Kob è troppo forte.

 

Adrien giace sul pavimento della sua abitazione in preda ad allucinazioni visive che lo fanno sussultare e ridacchiare come un pazzo. C’è andato pesante con la mescadrina…cazzo...vedo gli angeli davvero! Pensa ridacchiando follemente, sentendo le braccia al posto delle gambe e lo stomaco in gola...il cervello spappolato dall’Amanita Muscaria si muove per la stanza spoglia fuori controllo. Cerca di alzarsi senza riuscirci…striscia in terra, sentendosi affondare nella melma fredda…ti trovo bastardo...non credere…vengo a spaccarti il culo direttamente in quel buco fetente in cui sei nato.

Stringe gli occhi alla visione del lampadario che cade su di lui.

 

Sta lievitando ad un metro e mezzo da terra, guardando scioccamente le proprie mani che sembrano così…schifosamente inutili..

 

 “Dove sei.. dove sei...” Sussurra fra i denti, sentendo caldo, sempre più caldo. La sua mentre saetta per la città, aggirando ostacoli, scontrandosi con demoni, sfrecciando sotto la metropolitana dove stuoli dei demoni si voltano al suo passaggio e ringhiano oscenamente.

Stringe le palpebre alla vista della Casa della Misericordia. Il suo spirito impalpabile e furioso spalanca porte e finestre, salendo scale e voltandosi in tutte le direzioni. Quando spalanca la porta della celletta di Safyia, lo vede. “Ti ho trovato!”

 

Il demone alza la testa sorridendo sarcasticamente “ti ho sentito!” esclama voltandosi di scatto e osservando lo spirito inquieto di Adrien che volteggia dietro di lui.

 

Safyia spalancò gli occhi ormai letteralmente bianchi e sussurrò un nome nella sua mente.

 

“Lebeau!” ghignò il demone al colmo della gioia, scomparendo improvvisamente. Lo spirito di Adrien tornò violentemente nel corpo. Cadde da un metro e mezzo d’altezza mozzandosi il fiato.

Tossì a lungo, vomitando il miscuglio che aveva preparato Kob per permettergli una trance profonda.

“Cazzo..” Sibilò trascinandosi nel bagno e ficcando la testa sotto l’acqua.

Restò dieci minuti sotto la doccia, completamente vestito e solo alla fine decise di spogliarsi, buttando sulla piastra della doccia gli abiti zuppi.

Adesso sapeva il suo nome. Safyia l’aveva chiamato e quel verme schifoso l’aveva sentita.

 

Se era riuscito a penetrare nella Casa voleva dire che Safyia era in pericolo anche li. Lasciò che l’acqua pulita gli portasse via di dosso l’odore degli incensi e delle droghe e si rivestì lentamente, cercando di mettere a fuoco un calzino per circa cinque minuti d’orologio.

Fanculo, sbottò dandosi una scrollata con violenza.

Non poteva muoversi in quelle condizioni, ma doveva andare da lei.

Cazzo, per una volta voglio fare l’eroe fino in fondo! Si disse pigiando pesantemente la chiamata rapida sul cordless.

 

Nel locale di Eudora, la musica pompava furiosamente. La padrona serviva i clienti attirati dal gruppo rock che la donna ospitava saltuariamente.

Un gioioso ‘pronto’ trapassò la testa sbattuta di Adrien che mugolò di dolore “passami l’ammazzacristiani” le disse con voce stentata

Ma chi è?” urlò la donna seccata “Adrien sei tu? Che cazzo stai facendo a casa, muovi il culo e vieni qui!”

“Sto lavorando!” urlò nel telefono “se quel mangiapane a tradimento di Olaf  non si sta ubriacando con qualche squinzia, passamelo. In caso contrario, passamelo lo stesso”

 

Eudora guardò la triste figura dell’uomo seduto poco distante e sospirò allungandogli il telefono “Adrien”

L’uomo afferrò la cornetta grugnendo un depresso “cazzo vuoi” che proveniva dal profondo dell’anima.

“Mi serve una mano e non posso guidare”

“Vai in taxi, stronzo” ribattè con una punta di fastidio.

“Senti ho vomitato anche l’anima nel soggiorno e un demone del cazzo sa il mio nome e sta cercando di farsi una squinzietta di classe A+, esattamente il tuo tipo. Che fai, me la dai una mano ad andarla a salvare, o te ne resti li a sorseggiare vodka martini, cercando di rimediare una scopata decente, per poi tornartene a casa a bocca asciutta e con l’occasione di conoscere la donna della tua vita, persa per sempre?”

Tutto quel discorso così culturalmente elevato ed esaustivo provocò in Adrien un mal di testa furioso.

Olaf ruttò serenamente nel telefono e passò la cornetta a Eudora che lo guardava incuriosita.

“Devo andargli a salvare il culo come al solito.” Le disse lasciando una banconota sotto il bicchiere e allontanando stancamente, calcandosi uno zuccotto di lana sulla testona bionda.

 

“Se non è più che decente, ti pesto” l’avvertì Olaf con un broncio sotto i piedi, mentre seguiva le indicazioni che Adrien gli forniva.

Stravaccato sul sedile accanto, il Guardiano derelitto lo guardò appena “è bellissima e me ne sono innamorato...e poi è così educata...pensa, mi da del lei. Ridacchiò al ricordo della ragazza che non vedeva da un paio di settimane. 

“Pensa tu che può essere! Ti da del lei per prenderti per il culo o perché ha secidi anni e per la squinzietta sei un rottame da museo?” ringhiò col suo vocione da baritono.

“Va all’università, stronzo”

“Ah…allora diciannove…un grosso passo in avanti. Non sei da galera.” Ribatté annuendo e adocchiando quello straccio umano che continuava a tenere il finestrino aperto, congelando tutta la macchina.

“Quanta te ne sei fatta stavolta?” gli domandò con una punta di preoccupazione nella voce.

“Non riuscivo a sentirla e ho spinto un po’ di più”

 

Olaf inchiodò violentemente proiettando in avanti il corpo inerte di Adrien, fortunatamente trattenuto dalla cintura di sicurezza “che cazzo hai fatto?!” esclamò arrabbiato scrollandolo.

L’uomo si mosse annoiato “ero preoccupato...che palle, fatti gli affari tuoi. Se crepo, la colpa è solo mia”

L’amico lo guardò attentamente. Barba lunga e occhio pesto. “Hai evitato di affettarti, almeno?”

“Stavolta si..” Mormorò sentendosi di nuovo male. 

Furono costretti a fermarsi, per dar modo ad Adrien di rigettare altra droga allucinogena. Si sentì immediatamente meglio. Restò solo la preoccupazione per la vita di Safyia, sufficiente a farlo svegliare quasi del tutto. 

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Capitolo 11
*** Occhi blu ***


“Mi stai dicendo che questo è un convento

“Mi stai dicendo che questo è un convento? Mi stai portando in un fottuto convento?!” ringhiò Olaf con rabbia.

“Mh…sta buono, la dentro gli uomini non sanno neanche come sono fatti” gli disse suonando pesantemente al portone.

Che spreco! Che maledetto spreco!” esclamò facendolo sorridere. “Ma da quanto tempo la frequenti?”

“Saranno due settimane che non la vedo” affermò tristemente.

Olaf inclinò la testa da una parte e incrociò le braccia, poggiando un piede sul muro del convento “sufficienti ad aver avuto un’acne devastante o un incidente che l’ha sfigurata del tutto”

“Vaffanculo!” gli disse innervosito facendolo sogghignare. “Mi gratterei se ricordassi da che parte ho i testicoli” sibilò con la testa che dondolava leggermente. “Non mi passa più!”

Ma è una suoretta pure questa…Sofia, Saria…” cincischiò Olaf preoccupato per i gusti del suo amico.

“Safyia!” lo corresse svogliatamente battendo un pugno sul portone “e andiamo, non ho tutta le serata!” urlò innervosito. “E comunque no, non è una religiosa…è bellissima ed educata”

L’uomo sospirò appoggiandosi alla porta “meno male, pensavo che stessi insidiando una suorina” ridacchiò proprio nel momento in cui suor Adelaide apriva il portone.

Quando vide Adrien, aggrottò le ciglia grigie piuttosto cespugliose “figliolo! Ti sembra il modo….” Adrien le sorrise vagamente…o almeno cercò di farlo, scostandola il più gentilmente possibile per riuscire ad entrare.

“Devo vedere Safyia, è in pericolo” le disse scavalcando il corpo minuto della suoretta e sentendo dei mormorii dietro di lui. Ecco…hai svegliato tutto il convento!

Suor Adelaide assunse un’aria dura che lo stupì “Adrien! Torna domani ad un’ora più consona”

 

Tzè! Seccato la fissò negli occhi scoloriti dal tempo e mise il broncio “per favore..” Mugolò con un’aria talmente innocente da far venire un travaso di bile ad Olaf che si aspettava un cazziatone come al suo solito.

La suoretta si rabbonì con aria sospettosa “resta qui, non sta bene che passeggi in questo luogo” si girò verso il biondo allibito dalla tecnica di Adrien e puntò il dito grassoccio ”vale anche per te, figliolo!”

Il Guardiano alzò le braccia e sorrise “le donne bisogna saperle prendere”

“Queste sono così in arretrato che qualsiasi cazzata suona come un invito” rumoreggiò il biondo con aria strafottente.

Quando la suoretta tornò, era il ritratto dell’agitazione “quella ragazza…” singhiozzò facendosi il segno della croce “sta male...male!” esclamò facendogli prendere un colpo.

Le corse dietro sempre più agitato, stupito dell’andatura scattante della suoretta piuttosto appesantita dagli anni “ma suor Concepta non c’è?” domandò d’un tratto.

“La superiora è fuori sede da un paio di giorni” gli spiegò con la voce tremula.

Ecco, benissimo!

La camera in cui era alloggiata Safyia era spoglia ed essenziale. Un letto, un comodino e un armadio. Sul letto la figura esangue della ragazza respirava malamente, mormorando qualcosa fra i denti

Adrien la sollevò con aria terrorizzata: aveva perso tutto il suo colorito…sembrava un fantasma vivente!

“Safyia…mi senti? Sono Adrien”

La ragazza aprì gli occhi bianchi che fecero sussurrare un’implorazione all’uomo.

“Ti ho chiamato….e tu non venivi mai…lui sa come ti chiami…per colpa mia” sibilò con voce bassa e debole.

“Non importa” le disse velocemente osservando l’anello d’oro appoggiato sul comodino “perché te lo sei tolto ?” le chiese rimettendoglielo con una punta d’irritazione.

Safyia non rispose. Non ricordava come mai l’avesse tolto

“Forse per lavarmi le mani” gli disse sentendosi sollevare. Si strinse addosso a lui cercando di afferrandolo, ma sentiva che le dita scivolavano. Le strinse la mano con forza “vuoi venire con me?” le chiese portandola via, senza neanche attendere la risposta.

 

Suor Adelaide fece il diavolo a quattro quando lo vide “non puoi!”esclamò indignata “non sta bene!

Ma va a quel paese, penso irritato “sono il suo Guardiano, sì o no?  Sarà più al sicuro con me!” esclamò senza darle retta.

Quando Olaf la vide lanciò un’imprecazione. “Ma che ha la tua amica? Le manca il colore!” esclamò aprendogli la portiera in modo da sistemarla sul sedile posteriore. Poi ci ripensò e salì accanto a lei  “Ti tocca fare da autista, stasera” mormorò guardando Safyia completamente ‘schiarita’

“Fa niente…mi offri da bere una di queste sere. Gli disse voltandosi e guardandola per un bel po’ “E’ carina…ha più di 19 anni”

“Parti, coglione” lo riprese stringendo Safyia contro di se.

 

Adrien lavorò tutta la notte cercando sui libri e i tomi sacri che possedeva, un amuleto abbastanza potente da tenere lo stronzo a bada finchè non scoprivano il suo nome e gli facevano fare la fine che meritava.

 

Lasciate che vi spieghi un po’ di cose.

 

I piccoli bastardi che bazzicano il nostro piano, appartengono a varie tipologie di demone, a secondo del girone dantesco che decide di prendersi una pausa dal lavoro.

I Vili si nascondono e attendono nell’ombra le vittime. Li chiamiamo così perché se la prendono soprattutto con le donne. Sono deboli e non molto resistenti. Una bottiglietta d’acqua santa da un litro, basta a farli sciogliere come neve al sole.

 

I Dissacratori operano nei cimiteri. Si nutrono delle salme, belle stagionate come prosciutti appesi. Sono più robusti dei Vili, perché resistono ad un territorio consacrato e vanno fatti fuori a suon di mazzate sacre sulla testa.

 

Sono fratelli dei Dissimulatori, che assumono forma simil umana, anche se con un braccio o una coda di troppo. Li trovi negli obitori a cibarsi dei cadaveri freschi.

 

Scommetto che un pacchetto di mentine non basterebbe a neutralizzare quel fiato nauseabondo che si ritrovano.

 

Poi ci sono i Sussurratori…quelli si che mi fanno veramente incazzare! Ve li ricordate? Hanno fatto del male alla mia piccola Mélie!

Ora vi spiego cosa fanno: metti caso esci con una che se ti dice bene, potrebbe anche favorirtela alla fine della serata, cosa che non mi è mai capitata, a meno di non frequentare un certo tipo di donne che francamente non mi intessano.

Quei viscidi, nel senso vero e proprio della parola, sono invisibili, si appostano alle spalle della ragazza e ‘sussurrano’. Non chiedetemi cosa, non sono una donna.

Si nutrono delle onde celebrali delle vittime, facendole venire il mal di testa.

Dico…si è mai sentita una cosa del genere?!

La prossima volta che la vostra ragazza vi da il benservito, tirate una manciata di sabbia o terra dietro di lei.

Potreste sentire un rauco mormorio.

Da quando lo so, mi spiego molte cose…

 

Sento Safyia che si agita.  Ho lasciato la porta della stanza aperta apposta per qualsiasi evenienza.

Qua dentro il fetente non riuscirà a penetrare, è pieno di protezioni magiche e oro sacro. Ho preparato un paio di amuleti abbastanza forti da permetterle di andare in giro liberamente, senza timore di essere contattata nuovamente da quel demone.

Devo fare uno schizzo finchè me lo ricordo, ma la cosa più importante: devo interrogarla. Devo capire cosa è successo in quella stanza, senza la protezione di suor Concepta per due giorni. Devo vedere e sentire quello che ha visto e sentito lei e non penso che le piacerà il modo in cui dovrà darmi una mano.

Mi siedo sul letto e la osservo…se non sbaglio, ha ripreso un po’ di colorito. Non mi azzardo a toccarla, ora che dorme profondamente. Ha bisogno di starsene in santa pace.

Le lego attorno al polso il braccialetto che ho fatto con un cordoncino di iuta, bagnata in acqua santa. Quelle piccole pietre che vedete, sono granati…hanno proprietà ricostituenti.

Certo che è carina…domattina le prenderà un colpo, ritrovandosi nel mio letto. Chissà se mi darà ancora del lei…

 

***

 

Safyia socchiuse gli occhi nuovamente azzurri alla luce soffusa che trapelava dalla finestra. Provò   un senso di smarrimento non riconoscendo la stanza. Non era casa sua e non era la cella della Casa della Misericordia. Guardò le lenzuola di cotone pesante e le annusò…dopobarba…questo è il letto di un uomo! Dove cavolo sono finita?! Pensò allarmata guardandosi attorno. Vide il braccialetto e lo scrutò con aria sospettosa. Cos’è sta roba? Non riusciva a scioglierlo. Provò con i denti…niente.

Sull’orlo delle lacrime, saltò giù dal letto cercando eventuali tracce dei suoi vestiti.

A parte il pigiamino che indossava non c’era niente di sua proprietà, la dentro!    

 

Scossa da tremiti e indecisa se si trattasse di un incubo oppure no, cominciò a passarsi le mani fra i capelli, guardandosi attorno con aria spaventata. Dov’era? Che faceva li? Chi ce l’aveva portata?!

 

Si mosse in tondo adocchiando l’armadio che spalancò con timore. Decisamente la casa di un single vanitoso e con un sacco di soldi da spendere!

Col batticuore, uscì dalla stanza …era completamente sola dentro una casa estranea! Sorpassò uno specchio e tornò immediatamente indietro…i capelli! Lunghe ciocche nere frammiste a pochi fili bianchi le accarezzavano le spalle. La sua pelle era leggermente più scusa e gli occhi…belli così, pensò vedendo la sfumatura blu scura che avevano assunto.

Immensamente felice comincio a ridere, saltellando. Quando udì una porta richiudersi, ammutolì immediatamente e si nascose dietro il muro con cuore a mille.

Sentiva qualcuno fischiettare una canzone che conosceva benissimo e un rumore strano...come un tonfo ripetuto. Allungò la mano afferrando una specie di bastone da passaggio dall’aria antica, col pomello d’argento a forma d’angelo. 

Ascoltò i passi che si avvicinavano, con aria bellicosa e il bastone sollevato.

Brutto manico rapitore! Pensò la ragazza trattenendo le lacrime per l’affronto di essere stata ’rapita’!

Quando vide l’ombra e la figura di Adrien che emergeva nel corridoio, lo colpì con forza.

Porc!” urlò toccandosi la testa e guardandola incazzato “bella riconoscenza!” Le disse massaggiandosi la nuca dolorante.

Safyia lasciò cadere il bastone con aria contrita “scusi!” esclamò allungando una mano e ritraendola al ringhio nella sua direzione.

“Mi dispiace…scusi” mormorò con voce dispiaciuta. Lo vide raddrizzarsi con aria nervosa. La scrutò dall’alto in basso e le tirò una sacca addosso “i tuoi vestiti” borbottò nella sua direzione guardandola male.

Safyia guardò la sacca senza capire “ma dove..

“A casa mia! Quelle suore capaci solo di pregare, per poco non ti fanno ammazzare” esclamò contento di vederla in forma, ma senza darlo a vedere.

E prese il polso e indicò il braccialetto “prova a toglierti anche questo e ti stacco la testa personalmente!”

La sentì schiarirsi la voce “già fatto”mormorò a bassa voce aspettandosi una reazione che non avvenne.

“Come ti senti stamattina?” Le domandò con voce tranquilla.

“Benissimo! Troppo bene non c’ero più abituata” affermò sorridendo “la ringrazio molto”

 

Adrien la osservò per un po’. In effetti la trovava decisamente meglio. Le toccò i capelli frammisti a ciocche bianche e fece una smorfia “è ancora troppo poco, devi metterti questa…e non la togliere!” Ringhiò con aria cattiva mettendole in mano una catenina dalle maglie incise con simboli strani.

“Bella…runico?” Mormorò sollevandola alla luce. Guardò la strana chiusura e provò a mettersela, “Non riesco a chiuderla” mormorò nella sua direzione. “Le dispiace..?” 

Adrien gliela tolse dalle dita mettendola attorno al suo collo, impicciandosi  a sua volta con la chiusura che lo costrinse a restarle vicino un po’ troppo a lungo. Safyia lo osservò di sottecchi, restando immobile e facendo una smorfietta imbarazzata. Era più carino della prima volta che l’aveva visto…ed era vestito decisamente meglio.

Non che stesse male quella volta: sapeva un po’ di detective tutto d’un pezzo scontroso e irritabile. Adesso era semplicemente…normale. E carino. E metteva Hugo Boss che lei personalmente adorava!

“Ho gli occhi blu” mormorò per spezzare il silenzio imbarazzante.

“Mh” le rispose di sfuggita, chiudendo finalmente la catenina a triplice mandata.

 

Per tutto il tempo aveva trattenuto il fiato per non annegare in quel profumo delicato che emanava e che l’aveva distratto troppe volte, mentre la portava a casa. 

Si stava prendendo una sbadata con i fiocchi per lei e non poteva farci niente.

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Dio c'è... ***


“cos’ è sta storia

“Cos’è sta storia?!”

La voce incazzata di padre John mi trapassa il timpano. Mi sa che suor Adelaide l’ha avvertito della mia sortita nel convento.

Prendo aria per urlare più di lui, ma poi ci ripenso. “Se continui così, finirai nel girone degli iracondi!” esclamo facendolo ammutolire. Safyia mi sta guardando con aria divertita.

Mi fa piacere che mi guardi così…e mi da ancora del lei!

Affondo nel divano con le gambe incrociate e il telefono su una gamba, tamburellando le dita libere sul bracciolo di pelle…senti tu quanto se la prende!

“Posso parlarci io?” mi domanda gentilmente seduta come me sul tappeto del soggiorno…le faccio segno di attendere e continuo ad ascoltare le cavolate di Johnny-boy. Secondo lui non sta bene che questo fiorellino viva con me, anche se è per il suo bene.

Quando le allungo la cornetta, la ragazza si alza con un unico movimento che mette in evidenza il fianco tondo. S’inginocchia e prende il telefono allontanandolo subito dall’orecchio. “Padre John, sono Safyia.”

La voce accalorata tace immediatamente, la ragazza sposta la cornetta sull’altro orecchio e scosta i capelli ormai completamente neri dal collo, dove spicca la catenina.

Quant’è carina…se ne sta li, inginocchiata a trastullarsi con il filo arrotolato spiegando al vecchio le sue ragioni, con quel tono dolce ed educato che ha sempre quando parla con  me.

“Ci parlo io con la mamma” la sento mormorare mentre si siede sul tappeto inchinandosi leggermente...la catenina dondola appena, attirando il mio sguardo sulla scollatura larga della maglietta.

Ha un reggiseno rosa sotto, posso vedere al bretellina che spicca sulla pelle abbronzata.

Adoro il rosa su una ragazza…È veramente bellissima, ma se ne rende conto?

Alza gli occhi scuri su di me per un attimo e torna a fissarmi…ha uno sguardo così caldo da farti sciogliere all’istante.

La vedo arrossire leggermente e il mio cuore batte uncica cica bum bum’ senza precedenti. 

 

Mi accorgo tardi che mi sta chiamando “signor Lebeau” mormora allungando di più la cornetta, da cui proviene un segnale di libero, nella mia direzione.

Mi schiarisco la vece attaccando il telefono velocemente, senza guardarla.

Ho fatto la figura del coglione, ne sono sicuro!

Lei si alza lentamente stirando le gambe avvolte da jeans normali e senza strappi o cuciture aggiuntive e si aggiusta  i capelli, guardandoli con aria contenta. “Padre John ha dato il suo benestare con riluttanza” afferma guardandosi allo specchio a lungo. “Devo andare dalla mamma, però”

Io la guardo e mi chiedo dove si fosse nascosta per tutto questo tempo. È proprio il mio ideale.

 

“Vuoi che ti accompagni?” le domando cercando di non far trasparire l’ansietà nella mia voce. Mi sento un completo idiota, in questo momento.

Lei scuote la testolina e sorride nuovamente, mettendo in mostra un filo di perle bianche che mi fanno le stesso effetto di una centrifuga al massimo dei giri.

“Devo prendere i libri e qualche altro vestito” afferma infilandosi le Adidas nere “per fortuna lei vive piuttosto vicino all’università”

 

E continua a darmi del lei. La mia fantasia perversa è fuori controllo!

 

Quando si gira verso di me, non mi sono mosso di un millimetro; faccio finta di non sentire quel profumo gradevole che si avvicina. Sembra impacciata…che deve dirmi?

Io, che mi sono follemente innamorato di lei.

La vedo muoversi su una gamba, con aria imbarazzata “per sdebitarmi della sua ospitalità, potrei cucinare stasera?”

Dio c’è!

Se vuoi...per me non c’è problema” biascico con aria finta annoiata. “Personalmente non ceno mai, visto che sono perennemente in giro, ma se ti fa sentire più a tuo agio, fa pure”

 

Il mio discorsetto breve non deve esserle piaciuto. La vedo sbattere gli occhi con aria mesta. Sono stato troppo duro?

“Fa come vuoi” ribadisco maledicendomi per questo tono sempre così stronzo che ho. 

 

“Allora...faccio come mi pare” mormora fra i denti allontanandosi verso la camera da letto. Come svolta l’angolo, do una craniata al muro.

“Cos’è stato quel rumore?” mi domanda affacciandosi.

Torno immediatamente nella mia posizione “i vicini” borbotto ad alta voce: la mia testa che esplodeva in mille pezzi a causa della stronzaggine acuta, ecco cos’era! 

 

Quando mi passa davanti con un giacchetto e una borsetta sportiva intonata alle scarpe, non posso fare a meno di chiamarla. Lei si avvicina con aria sorpresa e al tempo stesso timorosa.

 

Se fa quel musetto, non riesco a fare la parte del bastardo seccato fino in fondo “non prendere la metro, anche se hai quelle protezioni. Non parlare con gli sconosciuti” ma che le sto dicendo? e torna dritta a casa, entro le sette”

Ecco…bello sfogo da paparino in pena per la figlioletta alla sua prima uscita!

“Va bene”

Quell’accondiscendenza mi lascia perplesso. Le rivolgo un’occhiataccia senza precedenti “e smettila di darmi del lei, mi fa sentire vecchio. Sei abbastanza carina per darmi del tu”

 

Dopo questa frase, vorrei spararmi una revolverata in bocca!

 

Safyia sorride divertita “va bene signor Adrien…volevo essere gentile, visto che si è prodigato per me”

“Adrien” borbotto fra i denti afferrando una rivista nel frattempo e cercando di chiudere la conversazione velocemente.

“Vada per Adrien” mormora a bassa voce.

Quella vibrazione dolce, mi accarezza l’orecchio sensualmente. Suona troppo bene in bocca a lei…mi fa immaginare come sarebbe se lo pronunciasse in un’altra situazione...

Ma ci sono dei minorenni in mezzo a voi?! Cazzo, avvertitemi prima!

 

“Non devi uscire? Che fai ancora qui?” domando con aria incazzata lanciandole uno sguardo omicida che le fa morire il sorriso.

Signori e signore, ecco a voi un coglione che a 30 anni non ha ancora imparato a vivere!!

 

Se ne va in silenzio, con un viso dispiaciuto che mi fa sentire una bestia. Mollo la rivista in terra e mi sbraco sul divano, irritato con me stesso. Tiro fuori una sigaretta dal pacchetto che avevo in tasca e che si è quasi distrutto. La sigaretta è sbilenca, esattamente come il sottoscritto in questo momento.

Mi riprometto di essere meno stronzo, ma se non lo faccio rischio di scoprirmi troppo e di farmi ridere dietro da lei.

Mi seccherebbe parecchio.

Ormai mi vede come l’eroe senza macchia e senza paura che le ha salvato la vita un paio di volte.

Che palle…guardo il telefono accanto a me: urgono rinforzi!

“Mélie…me lo faresti un favore? Ti pregoo…”

 

Safyia seduta sull’autobus con le cuffiette del lettore cd nelle orecchie, non sente il frastuono della strada e delle persone che parlano a voce troppo alta, accanto a lei.

Ha ancora quel sorrisetto scemo mentre pensa a che fortuna insperata è stata quella di capitare di nuovo sul cammino di Adrien.

Stringe la borsetta a se, guardandosi nello specchietto celeste che le ha regalato Olivia…è tornata come prima e lo deve tutto a quel tipo carino e scostante che continua a risponderle male e a fare il super fico davanti a lei.

Che tonto! Ridacchia spingendo il tasto rosso della fermata.

 

***

 

“Mi fa ridere! Questa cosa mi fa molto ridere!”

Mélie continua a singhiozzare dalle risate mentre Adrien la fissa per niente divertito. “Non  c’è niente da ridere, stronza!”

Lei smette per un attimo e tira su col naso, asciugandosi una lacrima che le ha inumidito gli occhi scuri “si che c’è! Fai tanto il coglione e poi ti fai mettere in difficoltà da una ragazza!”

Esplode in una nuova risata che gli mette il morale sotto i tacchi. La guarda seduta scompostamente sul suo divano mentre lui se ne sta in piedi a rimuginare con la faccia cattiva andando su e giù senza pace.

Dai, ti aiuto. Che devo fare?”

Adrien crolla seduto accanto a lei, o meglio su di lei “restare qua per un po’. Un pochetto. Resta stasera a cena e magari dormi qua…” le propone sentendola dimenarsi sotto di lui col fiato corto, emettendo una serie di pigolii che lo fanno ridere.

“Resto a cena ma non credere che la mia persona toccherà mai una qualsiasi molla del tuo letto!” esclama gettandolo di forza da un lato con calcio.

Adrien annuisce sospirando: meglio di niente!  

 

 

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Capitolo 13
*** ..le amiche bastarde anche! ***


***

Safyia tornò a casa trovando Adrien concentratissimo nello studio di tomi enormi dall’aria parecchio antica.

“Sono le 7:10” la sgrida con voce pensierosa mentre studia un rituale adatto al suo scopo. La ragazza molla il giacchetto sull’omino all’entrata della casa e mormora un  c’era traffico ‘ leggermente seccato. Quando la sente, Adrien alza la testa notando il volto arrossato.

S’incupisce sollevandosi di scatto dalla sedia e controllandola da capo a piedi “cos’hai” le domanda in tono burbero.

Safyia lo fissa per un attimo “ce n’era uno per strada. L’ho visto….ho corso per nascondermi” mormora in fretta posando una sacca a terra che prima non aveva “mi stava cercando, lo so perché lo sentivo. Mi sono nascosta nella prima chiesa che ho trovato e mi sono cosparsa di acqua benedetta. Penso che il prete mi abbia preso per pazza” gli spiegò con la voce stanca. “Quando sono uscita, non c’era più...però lo so che mi stava guardando, sentivo delle continue fitte dietro la schiena...come se mi infilasse le unghie nella carne”

 

Adrien la condusse fino al tavolo mettendole un libro davanti.

“Cercalo qua sopra.” Le disse con voce preoccupata, appoggiandosi alla sua sedia.

Safyia lesse un nome latino che non riuscì a pronunciare.

“E’ un Bestiario dell’Inferno”

Ah...pensò la ragazza come se dopo quella spiegazione le risultasse tutto più semplice. “Come ho fatto a non pensarci da sola, che sciocca che sono. Li distribuiscono sempre, sotto la metro

Lo sentì ridacchiare e restò piacevolmente sorpresa al suono della sua risata. Cercando di non farsi distrarre, sfogliò pagine su pagine, incantandosi a guardare alcuni demoni così simili agli uomini da confonderti e rabbrividì su figure molto più selvagge.

Sfogliò distrattamente un’intera sezione e Adrien lo notò. “Perché le stai saltando?” la interrogò all’improvviso.

Lo sguardo perso di Safyia fu una soddisfacente risposta. La sopra, in mezzo a quelle pagine così  celermente saltate, si nascondeva il suo assalitore.

L’ha condizionata, lo stronzo!

“E’ lui!”la sentì esclamare puntando il dito su un demone dalla forma bizzarra.

Lunghe zampe pelose e tronco il doppio del normale. Con le zampette posteriori ridotte a moncherini, si muoveva saltellando sulle ‘mani’ e graffiando tutto quello che gli veniva a tiro. Per non parlare del muso dotato di lunghe zanne sanguinolente.

“Carino..”borbottò pensando ad una degna punizione per quell’essere che cercava di aggredire la sua protetta.

Quello era un Gregario…che ci faceva dietro a lei?!

 

“Proprio il tipo che vorresti far conoscere ai tuoi..” Sussurrò distogliendo lo sguardo.

Safyia lo sentiva ancora appoggiato dietro di se e restò in silenzio, mentre sopra la sua testa Adrien scrutava il Bestiario.

La madre era stata ben contenta di rivederla in piena salute e aveva anche capito della sua leggera cotta per quel tipo…che figuraccia! Pensò infilando le mani fra le gambe chiuse e scrollando i capelli.

Quanto ci metteva a leggere quel paragrafo?.

Con un leggero tossicchiare tirò indietro la sedia facendolo spostare da un lato. “Mi sc..scusa” mormorò girandosi e ritrovandoselo di faccia.

“Sei sicura di sentirti bene?” la interrogò con aria sospettosa prendendole la mano e assicurandosi che il braccialetto fosse ancora la ben chiuso.

Safyia annuì guardando il disastro sul tavolo e in terra, mentre le dita calde di Adrien la lasciavano.

“Quell’idea di cucinare..”cominciò distraendola.

Safyia si raddrizzò con un “si?” timoroso

Adrien mosse una mano nella direzione della cucina “non era male…” le disse a bassa voce tornando ai suoi libri.

 

Safyia non fece neanche in tempo ad aprire bocca che una risatina esplose da una stanza.

Ma c’era qualcuno? Una ragazza? 

Vide emergere una figura femminile molto divertita e molto molto strana. Le due ragazze si fissarono a vicenda per un lungo istante.

“Ciao” mormorò Safyia allungandole la mano che Mélie strinse con forza “ciao sorella. Ti compatisco per il fatto che dovrai rimanere a casa di questo tipo per molto tempo!”

 

Safyia pensò maliziosamente che non era poi questa grande disgrazia “penso che sopravviverò…tu chi sei?”

“Mélie. Un’amica di quello la che se ne sta chinato sotto il tavolo a raccogliere la penna e mette in mostra il fondoschiena come un cane nella stagione degli accoppiamenti”

“Mélie!”tuonò una voce cattiva ed imbarazzata dalle profondità dell’Inferno.

Lei alzò le spalle con aria menefreghista e la guardò Safyia che sorrideva in direzione di Adrien. Quel modo di sorridere la faceva irritare leggermente. 

“Allora!” esclamò ad alta voce scansandosi mentre Adrien la sorpassava con un’occhiataccia. “Andiamocene a cucinare.”

Le fece strada verso la cucina come se fosse a casa propria. Safyia pensò che volesse delimitare un territorio con lei, come a dire ‘qua è tutto mio, lui compreso’ 

“Non stupirti se ti sembrerà di stare in un bunker antiatomico. Solo cibo a lunga conservazione, non c’è praticamente niente di fresco!” le disse mostrandole la dispensa piena di barattoli.

“Beh, non  questo gran problema, basta fare la spesa” replicò la ragazza curiosando ovunque.

 

Adrien ascoltò con crescente nervosismo le battutacce di Mélie. Sarebbe stato meglio non farla venire!

Il suo tentativo di fare bella figura di fronte alla ragazza sarebbe definitivamente naufragato, se avesse continuato, così quella piccola intrigante!

Diede ascolto le sue cattiverie finchè non riuscì più a trattenersi. Safyia lo sentì sbraitare con un vocione potente che avrebbe steso un demone solo per lo spostamento d’aria “certo che non riesco  mai a fare la spesa! Non ci riesco perché devo sempre mollare tutto per andare a stanare quei bavosi in qualche angoletto!” urlò arrabbiato.

Mélie alzò le spalle e gli fece una pernacchia, enormemente divertita. Le strizzò l’occhio e poi parlò “ma stasera non vai in quella specie di tempio dei grugniti che chiami palestra? Sei così sexi, tutto sudato”

La sua voce fu coperta dalla musica a tutto volume.

“Hai visto che impianto hi-fi? Le vecchie zitelle collezionano gatti e lui apparecchiature elettroniche!”esclamò dando di gomito a Safyia che non riusciva a trattenere le rise.

Bene! Non è fidanzato! Pensò sentendosi molto allegra.

“Come fai un gay a non rimorchiare non me lo spiego…” sbottò Mélie facendole morire sul sorriso sul volto.

Ma c’è un apriscatole in questa casa?” domandò d’un tratto Safyia per cambiare discorso.“Glielo vado a chiedere.” Non può essere gay! Non lui!

“Sta attenta alle dita! Non le avvicinare troppo, tendere a mordere quando non ha la museruola!” le gridò dietro facendola ridere.

 

Contenta di aver trovato una scusa per stare qualche secondo da sola con Adrien, aprì la porta e fu sorpresa di sentirlo canticchiare a bassa voce, con le cuffie da operatore del sound grosse quanto la sua testa. Restò in contemplazione per qualche attimo, osservando la sua posizione scomposta sull’enorme tappeto della stanza.

Libri sparsi ovunque, portacenere stracolmo di mozziconi, l’ultimo ancora mezzo fumante e pergamene vecchie che coloravano il pavimento dando una sfumatura ocra al tappeto. E al centro...quella meravigliosa creatura al centro, seduto a  picchiettarsi con la matita il collo. Safyia osservò come la maglietta gli tirava in tutti i punti giusti, tendendosi quando muoveva le spalle o si stirava intorpidito per la posizione scomoda.

Perchè sei gay?! Pensò avanzando a passi lenti e aggirandolo: lei non poteva vivere con una tentazione del genere sotto gli occhi continuamente!

Adrien scorse le sue gambe che si muovevano aggirandolo e fece un sorrisetto. Tornò subito serio quando la vide inginocchiarsi davanti a lui e inclinare la testa.

Il Guardiano restò nella sua posizione per un attimo facendo finta di non averla vista e poi saettò rapidamente lo sguardo negli occhi della ragazza, mandole ad intendere che la sua presenza lo aveva infastidito oltremodo. Si tolse le cuffie e le mise attorno al collo restando in silenzio.

Safyia lo fissò per un attimo e poi guardò i fogli che teneva in mano con curiosità “ce l’hai un apriscatole?” domandò con voce dolce come se gli avesse chiesto…

“Si” borbottò schiarendosi la voce.

Portatela via prima che commetta uno sproposito e ci provi seduta stante!

Adrien strinse un attimo gli occhi per metterla a fuoco. La vide accomodarsi meglio sulle gambe restando in attesa.

“Bene…dov’è?” gli chiese sentendo la musica che proveniva dalle cuffie e restando in ascolto.

“Posso?” gliele tolse dal collo inondandolo di un profumo discreto.

Safyia si stupì della scelta della canzone.“Che bella”sussurrò lanciandogli un’occhiata veloce.

“Ti piace Bob Dylan?” le domandò sorpreso. La donna della mia vita!

“Solo qualche motivo…non le ho tutte” rispose porgendogliele. Visto che Adrien non accennava  a riprenderle, le poggiò in terra.

“Ho la discografia completa” buttò lì di getto per fare bella figura. La ragazza sorrise e lo guardò negli occhi rimanendone legata “l’apriscatole..” Gli ricordò gentilmente.

Sveglia cretino!

Adrien grugnì d’assenso e si grattò la testa pensando a dove potesse averlo lasciato. “Prova il terzo cassetto in basso, vicino al frigo. Le disse secco, tornando a guardare il libro.

Che freddezza! Mi ha congelato anche le orecchie. Pensò con  una punta di dispiacere.

 

Quando Safyia chiuse la porta, Adrien si diede una librata in testa.

 

Perché l’ho fatta venire?! Maledetta rompiscatole! Pensò sbattendo per l’ennesima volta il bicchiere pieno d’acqua sul tavolo.

Nervosello, tesoro?” ridacchiò la ragazza sorridendo in quel modo disgustoso che lo mandava fuori dai gangheri.

“Io sono sempre nervoso, lo sai” ribattè secco.

Safyia lo guardava di sottecchi. Non vedeva l’ora di tirarsi fuori da quella situazione al più presto! Che potrei fare? Inventare un mal di testa o di stomaco?

 

“Bene” esclamò Mélie facendola sobbalzare. “Non resto a tenervi la manina per tutta la sera. Si rivolse ad Adrien che sospirava di sollievo e aveva appena accantonato l’idea di ucciderla quando una nuova battuta lo congelò sul posto “e adesso che farai? Le farai vedere la foto di quant’eri piccolo per farle abbassare la guardia e saltarle addosso da quel maniaco che sei?!”

 

Adrien al guardò incredulo che fosse arrivata a tanto. “Mélie…va via” borbottò solamente, armato di santa pazienza.

Safyia li guardò a turno alzandosi per sparecchiare, con la coda fra le gambe sperando che non la mettessero in mezzo.

Ciao bella! E sta attento a questo!” le urlò la ragazza mentre Adrien la sbatteva fuori di casa sibilando fra i denti le peggiori morti che gli venissero in mente in quel momento.

 

Sospirò esausto, gettando indietro la testa per un attimo e maledicendosi per averle chiesto di restare con loro. Si massaggiò il collo dando modo a Safyia di ammirare per bene i muscoli della schiena e delle braccia e per farla piangere ancora di più sul fatto che fosse gay. Si voltò verso di lei con aria truce. Senza dire una parola le tolse i piatti (avevo dei piatti?) di mano scaricandoli in cucina. Avevano formato un mucchio stile Everest. Li avrebbe dovuti far lavare a quella stronzetta linguacciuta!

Safyia si guardò le mani vuote e le mise in tasca. Ma dove cavolo era capitata?!

“Non è sempre così” lo sentì borbottare con aria mesta “di solito è normale, stasera si è scatenata!”

“Non fa niente”gli disse a mezza bocca “li posso lavare i piatti o rischio un anatema?” gli chiese all’improvviso.

Adrien alzò le spalle “fai come ti pare…se ti va.

 

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Capitolo 14
*** Do not Enter! ***


Safyia lo studiava per capire se era così dannatamente stronzo o ci faceva

Safyia lo studiava per capire se era così dannatamente stronzo o ci faceva. Decise che era nel suo carattere preoccuparsi senza darlo a vedere…ma questo se ne approfittava della pazienza altrui!

Dal canto suo, Adrien era sempre più conquistato dalla ragazza: quindi le rispose male per tutto il resto della serata.

“Sono odioso e sono irrecuperabile”le disse secco e compiaciuto di se stesso.

Lei non rispose limitandosi a sorridere ironicamente.

“Dillo che ti sto sulle scatole, così la facciamo finita!” la rimbeccò mentre si accendeva una sigaretta che aspirò con aria felice.

Safyia lo fulminò con un’occhiata “senti bello, se la smetti di rispondere male, eviterò che casualmente il portacenere ti arrivi in testa!”

 

Adrien sorrise per il tono incazzato che aveva usato e le soffiò in faccia una nuvola di fumo. Safyia aggrottò la fronte e trattenne il fiato. “Bisbetico!”

“Sopporta o tornatene in quel convento a pregare dalla sera alla mattina e a farti succhiare l’anima da quel porco.” Le disse velatamente seccato.

Il portacenere vuoto tremò in mano a Safyia che fu costretta a posarlo “chi?” domandò non capendo a chi si riferisse, ma rendendosi conto che c’era qualcosa che le sfuggiva, che le era successo nella Casa della Misericordia.

 

Adrien la guardò di traverso, il profilo offuscato dal fumo della sigaretta “non te lo ricordi...per forza” affermò guardandola fisso negli occhi. Spense la cicca ancora intera e le prese una mano. La ragazza guardò lui e la sua mano.

“Devo fare una cosa e mi serve la tua collaborazione.” Le disse portandola verso il tappeto al centro esatto del salotto.

La fece sedere davanti a lui mentre Safyia lo guardava senza capire “non è niente di che e non farà male” penso..

Le annuì per farlo contento. “E sarebbe?” domandò incrociando le gambe nella sua identica posizione.

“Devo entrarti dentro”

“Eh?!” il gridolino di sorpresa e stupore lo fece sorridere.

“Non in quel senso, intendo qui” le disse posandole un dito sulla fronte. Safyia arrossì e guardò altrove “auguri” gli disse scettica sentendo un pò troppo caldo a stringere quelle mani così tremendamente sexi.

“Adesso, guardami negli occhi e non opporre resistenza” le disse divertito dal doppio senso.

Safyia sorrise a sua volta “non si può sentire una cosa del genere, sembra la proposta oscena” gli disse imbarazzata.

S’impose calma e serietà mentre quel tipo scontroso cianciava di cose assurde “ma sei un ESP?”

“Più o meno” rispose fissandola e cercando di andare in trance senza ricorrere ad allucinogeni.

Safyia lo guardava e non sentiva assolutamente niente. “Non penso stia funzionando” mormorò cercando di non ridere.

“Non ti concentri abbastanza”

“Perché, devo farlo?”

“Vedi un po’” le disse facendola scoppiare a ridere.

“E quando me lo dici?” lo sgridò sconvolta dai singhiozzi “stiamo giocando alle belle statuine da cinque minuti e ti sei dimenticato di dirmi qualcosa di fondamentale” lo ribeccò schiarendosi la gola e tornando seduta compostamente “e su che devo concentrarmi?”

“Su di me”

Safyia represse un sorriso “proviamo…ma la vedo difficile”

 

Dopo altri cinque minuti, Adrien era preda del mal di testa e l’espressione scettica di Safyia non lo aiutava di certo “fai un pò pena come sensitivo...forse sono io ad essere troppo forte” ridacchiò lasciandogli le mani.

Adrien la guardò pensando che toccava passare alle maniere forte e usare la solita tattica anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.

“Allora proviamo in un altro modo.” Le disse alzandosi e scomparendo per una diecina di minuti.

Quando riapparve con una faccia da far spavento e un cd in mano, Safyia si preoccupò. “Ma stai bene?” domandò vedendolo agitato

“No” rispose stizzito “sto di merda e tra un po’ starai di merda anche tu “ le disse tirandole un sacchettino. “Beviti quest’affare senza far domande”

Safyia guardò la polverina annusandola sospettosa. Fece come le era stato ordinato e solo quando ebbe bevuto si domandò una cosa fondamentale “ma cos’era? Droga?!”

La sua voce si spense mentre la guardava e la musica rimbombava per la stanza.

Adrien si sedette di fronte a lei con aria sconvolta “si…è il metodo più veloce….è una dose…minima..” La sua voce cominciava a scomparire “..per te...non starai male..” Singhiozzò tremando e afferrandole le mani con forza.

A sua volta cominciò a sentirsi strana...troppo pesante… “che mi hai fatto bere?” gli chiese sentendo la nausea che saliva. Le sembrava di annaspare nel fango, si sentiva sporca.

Guardò attorno a se e vide la stanza distorta; l’unico punto fisso era la figura dell’uomo davanti a se. Si sforzò di tenere gli occhi aperti “Adrien…sto per vomitare tutta la cena sul tuo tappeto” gli disse con voce bassa e strozzata.

“E’ normale...apri gli occhi e guardami”

Lei era sicura che fossero aperti! Sentiva che le toccava il viso e alzò la testa così di scatto che rischiò di spezzarsi l’osso del collo. “L‘hai mai fatta sta cosa, prima?”

“Mai.” Ammise non sapendo cosa avrebbe visto dentro di lei. E non sapendo se lei avrebbe visto lui.

La musica assordante che rimbombava dalle casse amplificava l’effetto “non puoi spegnerle?”lo implorò sentendosi scoppiare.

“Serve per darmi la spinta necessaria…ti senti una merda?” le domandò non riuscendo a stare fermo, agitandosi sempre di più.

“Peggio”

“Allora ci siamo” ansimò tirandola in ginocchio come lui “non mi lasciare andare per qualsiasi morivo!” le disse mentre la sua mente si spalancava violentemente.

Safyia urlò sentendo qualcosa che la investiva come un treno in corsa, sentendo i polmoni compressi e la testa che esplodeva all’improvviso.

 

*****************************************************************************

 

Lo spirito di Adrien percorse tutto il suo corpo nei più piccoli recessi, scrutando angoli nascosti, sostando veli e  porte che si aprivano al minimo tocco. 

Osservò i sui ricordi più felici, le gioie, la felicità, l’amore e l’affetto per gli amici, la madre…il suo spirito sorrise alla vista di tanta gioia e si commosse sentendosi un inopportuno visitatore.

 

È così sporco e fa male…dio, quanto dolore….Safyia vide l’infanzia e la giovinezza di Adrien tremendamente sconvolta delle allucinazioni che si paravano davanti ai suoi occhi e che purtroppo sapeva essere vere: quegli esseri erano veri, dal primo all’ultimo.

Una porta sbarrata le impediva di procedere oltre. Freneticamente strappò le enormi assi che richiudevano la porta, armeggiando con i catenacci e le sbarre che cadevano a terra e le sfioravano la pelle, bruciandola. Sto entrando nel suo inconscio più profondo! Qualcosa le diceva di lasciar perdere e qualcosa la spingeva ad entrare, a varcare quella soglia nera e metallica, che grondava sofferenza fisica. Vide Adrien stravolto, sotto l’effetto delle droghe e vide le ferite terribili che s’infliggeva per uscire dalle allucinazioni, il suo senso di inadeguatezza, l’odio che provava per se stesso.. vide la sua donna che veniva fatta a pezzi da un essere che ne divorava le carni sotto gli occhi orripilati di Adrien e urlò per l’orrore mentre la sua mente cedeva ancora di più sotto l’assalto mentale dello spirito del suo Guardiano che si trovò scagliato contro un soffice muro che ne ammortizzò l’urto.

 

Si guardò attorno…era un luogo di vera pace. Una porta bianca con un cartellino inclinato. Lesse la scritta e sorrise. Vietato l’accesso. Come poggiò la mano, la porta si schiuse e i cardini gemettero sommessamente. Beh, non mi sembra tanto vietato questo posto! Incuriosito entrò, vagando nella nebbia ovattata che lo accarezzava teneramente. Vide la schiena nuda di Safyia circondata dalle braccia di un uomo e i suoi capelli che si muovevano pigramente.

Sorrise pensando di aver trovato qualche bel ricordo che sicuramente la ragazza non sarebbe stata felice di condividere con lui. Diede le spalle alla coppia che si baciava dolcemente e si allontanò.

“Adrien…” sussurrò la ragazza all’improvviso, facendolo voltare.

Era cosciente? Era riuscita a prendere il controllo della sua mente?! Si domandò restando imbambolato di fronte alla scena. La nebbiolina che avvolgeva i due amanti si diradò e vide..  

Quella era il settore fantasie proibite …e quello li...era lui….

Sbattè gli occhi sentendo il cuore che ballava il cha cha chabeh…carino saperlo

 

La sua felicità sbloccò un cancello accanto alla ragazza che istintivamente superò, trovandosi in un luogo senza tempo e connotazioni spaziali. Sentiva solo dei sussurri, delle risatine…che posto era?

Vi prego un po’ di felicità...nessuno deve soffrire così! Pensò con cuore che traboccava di pena per Adrien. Scostò una tenda pesante, color carminio, di un velluto talmente sensuale al tocco che le sfiorò la pelle arrossandola.

La tenda ansimò facendola sobbalzare con le guance rosse: questo è un posto vietato ai minori di 18!

Si mosse leggera sentendo che gli abiti le si squagliavano di dosso ..in che fantasia perversa sono finita? Si domandò indecisa se continuare o no.     

Quei gemiti erano sempre più fortimagari una sbirciatina appena, pensò maliziosa. Non si accorse che la sua figura era ormai completamente nuda. Spostò un secondo tendaggio nero e setoso che trillò leggermente, facendole venire la pelle d’oca.  

Un velo calò dal nulla, coprendole la pelle scura. Se la strinse sul seno cercando di mettere a fuoco la visione dei due amanti.

Arrossì mentre la veste le scivolava via dalle mani tremanti….sentiva il proprio corpo sciogliersi, gli occhi calamitati sui movimenti dei due.

Si avvicinò al letto e li guardò. Lui si girò col volto sudato e un sorriso seducente che le svuotò la ragione. Allungò la mano in un muto invito. Stava per accettare quando si accorse della donna…la donna che spostò i lunghi capelli neri e la fissò con i suoi stessi occhi ..

 

Lo shock fu tale che la rispedì nel convento, sotto il controllo di quel mostro che le stava dicendo cose che non capiva.

 

Il nulla bianco che circondava Adrien era inebriante, sarebbe rimasto sprofondato in quel limbo di felicità per sempre, se non avesse visto un angolo scuro e nero come la pece che palpitava nella sua direzione.

Vide la frustrazione la delusione e la tristezza, tutte cose normali...ma quello che cercava si trovava in quel centro pulsante che si opponeva a lui. Con enorme sforzo riuscì a penetrare la parete nera, facendosi largo con le unghie e ritrovandosi…

Un deserto…caldo …un deserto vero e proprio!

Nel deserto si stagliava una città, povera diroccata. Sentiva le urla di una donna. Volò fino a lei. Entrò in un’abitazione povera, dove la donna stava partorendo e una ragazza più giovane le teneva la mano, probabilmente la sorella, visto la rassomiglianza. Adrien si accorse che quelle due somigliavano un troppo a Safyia.

La donna diede alla luce una bambina proprio nel momento in cui un uomo entrò nella capanna e gli passò accanto, sprigionando un’aurea maligna che lo soffocò quasi.

“La tua bambina morirà se non la porti via da qui.” Disse alla donna che stringeva la piccina che piangeva disperatamente. “Posso darti quello che vuoi, ricchezza, potere. In cambio mi darai lei.” Sibilò col volto coperto e solo gli occhi che baluginavano di rosso nella semioscurità. “Altrimenti morite tutte e due.”

La partoriente accettò, pensando al destino della sua bambina e proprio in quell’istante, morì.

La giovane prese la bambina fra le braccia mentre il demone rideva “la piccola Safyia...tornerò a prenderla molto presto!” esclamò rivoltò alla giovinetta che gemeva angosciata.

Adrien guardò i suoi occhi infuocati e si volò via con l’aria sconvolta, verso il centro nero da cui provenivano le grida di Safyia.

Si ritrovò nel convento, dove il demone l’aveva aggredita. Quando l’essere si voltò a guardarlo e pronunciò il suo nome, Adrien lo fissò negli occhi: era lui. Lo stesso che aveva preso la vera madre di Safyia.

 

*******************************************************************************

 

“Il suo nome...lo sai, di il suo nome..” Mormorò alla ragazza che annaspava fra le tenebre e il fango.

 

“Il nome...si lo so..” Mormorò nella stanza tempestata dalla musica, aggrappata al corpo inerme di Adrien che la stringeva.”Lui me l’ha detto…”

 

Un dolore terribile e lancinante la trapassò nel momento in cui lo pronunciò.

 

“Lui è Azafir..”

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Angels deverse to die ***


Safyia si staccò urlando dal corpo inerte di Adrien, il cui spirito fu rispedito letteralmente a calci nel proprio involucro

Safyia si staccò urlando dal corpo inerte di Adrien, il cui spirito fu rispedito letteralmente a calci nel proprio involucro.

“Azafir...figlio di puttana…” sibilò sentendosi troppo male per riuscire a reggere un altro viaggio del genere.

Safyia urlava raggomitolata su se stessa. Quando le si avvicinò per toccarla, la ragazza balzò via, colpendo la testa contro il tavolo e fermandosi. Si muoveva scoordinata continuando ad avanzare verso il muro che vedeva colori brillanti. Sbattè gli occhi sentendosi sempre peggio.

Dal canto suo, Adrien  non riusciva ad uscire dallo stato catatonico nella quale era entrato. Steso a terra guardava il soffitto che si allontanava sempre di più da lui.

In preda a conati di vomito, Safyia rigettò la droga che gli aveva fatto bere sentendosi subito meglio.

E ora chi lo pulisce quello schifo? Pensò strisciando fino al bagno con le ginocchia piegate e sbattendo lungo tutte le pareti, rovesciando i soprammobili nel suo tragitto scoordinato.

Ficcò la a testa sotto il rubinetto, sciacquandosi il viso e bevendo grandi sorsate d’acqua. Quando si sentì leggermente meglio, si rese conto che stava dimenticandosi di qualcuno.

Adrien! Si affrettò a recarsi nel salotto con la testa che le girava ancora, finendo di rovesciare una sedia accanto a lui. Lo vide sdraiato con gli occhi sbarrati e ansimò per la paura.

“Adrien, Adrien!” gemette scrollandolo con forza. Indecisa gli diede uno schiaffo che non lo smosse minimamente “Adrien sputa quella roba!” gli urlò più volte, cercando di non piangere. La musica che andava ancora le trapassava le orecchie.

 

Hide the scars to fade away the (shakeup) , Hide the scars to fade away ...

 

Che faccio, che faccio!? Pensò allarmata. Doveva chiamare qualcuno, un’ambulanza?! Lo vedeva muovere le labbra da solo, sempre con quegli occhi spalancati che guardavano fissi il nulla.

 

Father,  father, father, father into your hands, I commend my spirit, Father into your hands,

why have you forsaken me

 

“Perché mi hai abbandonato...” Mormorò a voce talmente bassa che Safyia fu costretta a chinarsi. “Sono qui, non ti ho lasciato” gli rispose consapevole che non stesse riferendosi a lei.

 

In your eyes forsaken me

In your thoughts forsaken me

In your heart forsaken, me oh

 

“Adrien...se la smetti, giuro che ti cucino per un anno!” gli disse sull’orlo delle lacrime.  Lo fissò negli occhi spalancati non sapendo che fare, per farlo uscire da quello stato. Lo scrollò con tutta la forza che aveva finchè non lo lasciò andare e si afflosciò su di lui stringendolo.  

 

Trust in my self righteous suicide, I, cry, when angels deserve to die, In my self righteous suicide

I, cry, when angels deserve to die..

 

“La devi smettere di prendere quella roba, non ti fa bene! E poi non te ne puoi andare così...” Singhiozzò nel suo orecchio “non dopo quello che ho visto…Adrien” bisbigliò sentendo il cuore che batteva troppo velocemente. Con un moto di stizza lo voltò su un lato “te la sei cercata!” esclamò memore delle troppe sbronze che aveva preso con gli amici: quella roba la doveva vomitare subito!

 

Il freddo lo fece rinvenire. Aprì un occhio togliendosi l’acqua dalla faccia e scrollando i capelli fradici. Come si mosse, la testa urlò e lui se ne tornò buono buono nella posizione originale. Era completamente bagnato….quindi era da parecchio tempo che ne se ne stava la sotto.

Come c’era arrivato? Cazzo, non mi ricordo niente, solo quel nome…

Sentì un sospiro accanto a se e l’acqua smise improvvisamente di scorrere. Si voltò e vide Safyia col viso contratto che lo guardava, seduta in terra accanto a lei. Aveva gli occhi rossi e sembrava che avesse pianto. Ed era fradicia come lui.

“Ce l’hai fatta” mormorò alzandosi dal pavimento accanto al piatto della doccia. Qualcosa gli venne delicatamente adagiato sulla testa. Qualcosa di profumato. Sentì la spugna morbida dell’asciugamano che lei gli stava passando sul viso e restò immobile.

Qualcuno che si preoccupava per lui…da quanto tempo..

Safyia continuava a passargli l’asciugamano sui capelli, lanciandogli occhiate sospettose. Quando si accorgeva che chiudeva gli occhi, lo scrollava “Non dormire”

“Ho sonno…vattene via” le disse con la testa che si stava aprendo in quattro parti. Quando gliela toccava gli faceva male. Cercò di scacciarla e le sue mani andarono a vuoto….per il semplice fatto che non le aveva mosse.

“Non farmelo mai più!” gli disse d’un tratto con le lacrime che stavano per suicidarsi di gruppo dalle ciglia scure.

“Di che parli?” mormorò guardandola con occhi pesti.

“Hai trovato quello che cercavi?” gli chiese evitando di rispondergli.

“Si..” Sussurrò sentendosi cadere addosso a lei. “Che stai facendo?”

Safyia gli tirò via la maglietta fradicia “non puoi rimanere bagnato, ti do …” la sua voce si spense quando vide i lunghi tagli sulle braccia. Strinse le labbra e non disse una parola. L’aveva visto mentre lo faceva, perché se ne stupiva adesso? Pensava che fosse un’allucinazione?! Prese un bel respiro e cercò di ignorarli. 

Si…aveva tanto voluto che fosse solo un incubo!

“Se ti pesco a giocare con lamette o pezzi di vetro, ti do tanti di quei ceffoni fa farti sputare i denti” sussurrò con voce vacillante e sull’orlo delle lacrime. “Non devi farlo mai più” gli disse tirandogli su la testa pensante che aveva abbandonato sulla sua spalla.   

 

Adrien la guardò cercando di metterla a fuoco. I suoi lineamenti le apparivano completamente stravolti. Le toccò il viso muovendolo in tutte le direzioni “sei posseduta o sono io che ci vedo male?” le chiese seriamente, sentendo un vago senso di benessere che lo invadeva.

“Tutte e due” affermò cercando di vedere il lato divertente della faccenda.

L’occhio le cadeva continuamente su quei tagli …molti erano vecchi: non doveva essere la prima volta che lo faceva. 

Lati divertenti non ce n’erano! Non c’erano proprio! Si gridò sempre più triste. Lo abbracciò completamente con una pena indicibile nel cuore. “Deficiente, stavi per morire, non respiravi più e avevi il cuore a mille e lo sguardo fisso” balbettò per la paura che si era messa.

“Non muoio…fa parete del trip…stare così...di merda. Una specie di bonus..” borbottò cercando di stringerla. Le braccia gli scivolavano continuamente via, frustrandolo.

Safyia sbraitò un altro po’, dandogli tutti i possibili soprannomi che le venivano in mente finché

non si placò. “Dovresti essere tu a prenderti cura di me…guarda in che situazione siamo finiti” gli disse depressa.

Adrien sentiva il suo cuore che rallentava in quell’oasi di pace che era Safyia. “Non valgo niente…non sono capace di fare niente…” biascicò tentando di stringerla e sentendosi sempre più frustrato ed inutile.

La ragazza si trattenne a stento dal dargli una botta in testa. Lo staccò da se con decisione fissandolo negli occhi “non lo devi mai dire! Capito? Mai!” gli urlò quasi nelle orecchie facendogli aggrottare la fronte per il dolore alla testa.

Insistette a cazziarlo finchè la supplicò di smettere con la voce quasi inesistente. 

 

“Se non era per te, sarei già morta a quest’ora; quindi non devi dire che non sai fare niente!” continuò imperterrita, come la famosa goccia d’acqua che buca la roccia. “Posso continuare all’infinito a strillartelo, quindi farai meglio a promettermi che non farai mai più una cosa del genere!”esclamò mettendogli un braccio sotto gli occhi.

Adrien lo guardò come se non fosse il suo.

Un’ansia terribile lo aggredì “chi è stato? Dimmelo che gli vado a rompere il culo” biascicò cercando di alzarsi e ricadendo a sedere pesantemente.

Safyia lo guardava sconvolta: è andato fuori di testa?!

Lo vide tastarle il braccio tirando su la maglietta fradicia con difficoltà “non ci sono più…era un’altra allucinazione” mormorò abbassando gli occhi. Scorse il suo braccio e restò imbambolato a guardarlo.

“Adrien…lascialo perdere” sussurrò tirandogli su la testa a ciondoloni. Lui la fissò per un attimo e abbassò gli occhi, cercando di scostarla. Tornò a guardarsi le ferite, seguendo le lunghe righe rosse con un dito.

“No, ti fai male..” Mormorò vedendolo premere con forza, facendo uscire un po’ di sangue.

“Non me ne importa..” Biascicò insistendo finchè lei non lo fermò decisa “a me si, non voglio vederti soffrire!” ancora, pensò con un’angoscia profonda dentro di se. 

Con grande stupore di Safyia, cominciò a piangere e la strinse con troppa forza, facendola annaspare per alcuni secondi.

La ragazza vide le sue stesse mani che lo accarezzavano, cercando di calmarlo e sentì la sua voce che bisbigliava cose carine che non avevano alcun senso ma che le uscivano automaticamente dalle labbra. Si rese conto che erano le stesse parole che usava sua madre quando era piccola e si stupì di se stessa.

Non pensava di essere in grado di affrontare una situazione simile.

 

Nel suo animo disperato, Adrien alzò gli occhi e vide il se stesso che sorrideva soddisfatto “bravo, va bene così”

Va bene così…

Sfogati…

 

“Va tutto bene Adrien, sfogati..”

Quella voce era reale, era dolce…era quella di Safyia.

 

Calò il silenzio.

Safyia continua ad accarezzarlo leggermente, sentendo che andava calmandosi. Lo sentì strusciarle la guancia sulla spalla e le sue dita che si muovevano appena.

La stretta si allentò sempre di più, permettendo alla ragazza di respirare. Sospirò dentro di se pensando che il peggio era passato.

Lei lo sperava fortemente.    

“Prenderai freddo..” Le disse con voce bassa sentendo che la sua maglietta era fradicia. Safyia non rispose: era difficile prendere freddo con quella specie di termosifone rovente addosso.

Decise che l’amor proprio del suo Guardiano incasinato aveva bisogno di un serio scossone “Ci sei tu a scaldarmi” sussurrò rendendosi conto dopo un attimo che sì, detto così suonava carino, ma che, in effetti, era un pò compromettente. 

Devi farlo sentire importante, non fargli mezze dichiarazioni! Si sgridò imbarazzata.

“Allora a qualcosa servo..” Le rispose a mezza bocca.

“Certo, ne dubitavi forse?”

Adrien la sentì tirare su col naso e la scostò da se per guardarla “non ti ho fatto del male, vero?” le domandò con un tono malinconico che le provocò suo malgrado una cascata di lucciconi dagli occhi. Scosse la testa col bell’effetto di farlo sentire una merda.

“Allora perché piangi? Ho fatto qualche cazzata..” Cominciò a biascicare in fretta mangiandosi metà delle parole.

“No! Non hai fatto niente” affermò decisa “sono contenta che stai bene…” sussurrò ricominciando a piagnucolare “perché pensavo che stessi per morire e mi sono spaventata”

 

Tutta che la forza che l’aveva tenuta su in quelle due ore, svanì completamente. Era decisamente troppo per lei! 

Adrien la guardava piangere non sapendo cosa fare…e non era ancora del tutto sicuro che non avesse combinato qualche guaio. Tirò su una mano che stranamente obbediva ai suoi comandi e le toccò la testa. Lei lo guardò di sottecchi “ti senti bene, adesso?”

Annuì piano cercando di mantenere il giusto controllo dei muscoli.

“Allora...mi faresti un favore?” gli chiese strusciandosi un dito sotto un occhio che proprio non la voleva smettere di lacrimare in quel modo fastidioso.  

Lui annuì nuovamente, pensando che avrebbe fatto anche un altro viaggio di quel genere pur di farla contenta. 

“Mi abbracceresti? Per un po’…” mormorò sentendo l’assurdo bisogno di farsi consolare a sua volta.

Tutto qui? Si domandò Adrien allargando un braccio e facendola scivolare su di se.

 

Guardò Safyia che lo abbracciava e il suo braccio abbandonato lungo un fianco. Osservò i tagli fatti con la precisione di un chirurgo e tornò a guardare lei.

Safyia gli prese la mano che stava fissando così intensamente e la portò attorno alla sua vita con un sospiro.

“Mi dispiace tanto”sussurrò alla ragazza che teneva gli occhi chiusi.

“Anche a me” ripose restando immobile. “Non mi stai abbracciando..”

“Scusa” mormorò stringendola un po’ “va bene così?”

“Perfetto” sussurrò sentendo un sottile imbarazzo che cresceva. “Lo vedi che quando ti ci metti, non sei male?”

 

 

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Capitolo 16
*** Vergogna ***


non sbottò un “porco tu e le tue fantasie maiale

Etcì!”

Una serie di starnuti svegliò Safyia improvvisamente. Rabbrividendo sotto la coperta, si chiese quando aveva preso tutto quel freddo.

Ovvio…era rimasta cinque ore bagnata, cercando di consolare Adrien; era riuscita a trascinarlo sul letto solo verso le due di notte ed era rimasta ad osservarlo finchè non l’aveva visto addormentarsi del tutto.

E poi era rimasta per molto altro tempo ancora, pensando che se si fosse svegliato, avrebbe avuto bisogno di lei…in pratica era andata a dormire alle cinque del mattino!

Guardò l’orologio da polso che aveva poggiato sul comodino e si accorse con tristezza di aver riposato solo quattro ore.

Sempre così quando era preoccupata: quando aveva gli esami quasi non ci dormiva la notte, per la paura che non suonasse la sveglia, anche se la madre ne caricava ben due per farla stare tranquilla, oltre a quella del cellulare.

Si alzò in punta di piedi e si affacciò nel salotto dove Adrien dormiva. Fortuna che quale tipo era attrezzato di divano letto.

Le aveva raccontato che spesso ospitava un amico che si presentava alle ore più disparate e senza avvertire: un maniaco depressivo sempre nei guai con le donne.

L’ osservò per un po’ trovandolo in una posizione strana che le faceva venire mal di schiena solo a guardarlo. Così carino e così inguaiato.

È giusto, non poi essere così attraente e non avere qualche cavolo di problema, si disse mentre s’infilava nel bagno per farsi una doccia calda.    

Si crogiolò sotto l’acqua bollente per un po’, cercando di mantenere la calma. Gli avvenimenti della serata andavano assorbiti con calma e un pezzo alla volta o rischiava di impazzire. Si asciugò velocemente, senza neanche sostare un’ora davanti allo specchio come il solito e si vestì con abiti caldi.

Prima cosa: colazione.

Aveva una fame bestia e si doveva preoccupare anche del disperato nell’altra stanza che poteva svegliarsi a momenti. Si ricordò tardi della lezione a cui doveva assistere e sbuffò.  Non era il caso di assentarsi e lasciarlo da solo. Mandò un messaggio ad Olivia, facendo tintinnare il ciondolino che teneva attaccato al cellulare e che riuscì a svegliare Adrien all’improvviso. Sbattè gli occhi sentendo una gran pace dentro di se.

 

Eccoli, i dieci secondi di felicità di cui vi parlavo all’inizio. 

Rumori strani che non riesco a riconoscere…c’ è qualcuno nella cucina, penso chiudendo gli occhi nuovamente.

Odore di caffè…mmhh…non ce la faccio ad alzarmi, sto troppo bene qui dentro. Non mi va di farmi venire le madonne subito.

Sento una presenza. Apro gli occhi e scorgo una stupenda visione femminile chinata su di me, con le mani appoggiate sulle ginocchia…carina, anche di prima mattina è sempre bellissima...e che buon profumo...

“Ciao…che vuoi di colazione?”

Sentite che vocina dolce: come fai a non innamorartene?

“Adrien…”

Ma ce l’ha con me? “Ciao” sussurro con un sorriso che mi arriva alle orecchie “ che ore sono?”

“Le nove” mi dice sedendosi sul letto.

Safyia continua a guardarmi con la testa inclinata da una parte. “Allora? Che vuoi per colazione?”

Tu…

Mi metto a sedere con difficoltà: perchè mi sento così sbattuto? Sembra che mi abbiano pestato di santa ragione...ho incontrato un Battitore ieri sera? No, non mi sembra di essere uscito…

 

Poi ricordo tutto e impallidisco.

Quello schifo che le ho fatto bere, il viaggio dentro di lei e poi…freddo, l’acqua della doccia e lei piangeva..

Rabbrividisco e mi prendo la testa fra le mani. Che hai fatto?! Che cazzo hai fatto?!!

Voglio sprofondare, non posso sopportare questa cosa, non posso sopportare…davanti a lei! Non davanti a lei!!!

Mi sento toccare e istintivamente mi ritraggo. Safyia allunga una mano verso di me e mi tocca la guancia.

Mi vergogno di me stesso, pensavo che non sarei potuto cadere più in basso di così e invece l’ho fatto! E l’ho fatto davanti a lei!

“Adrien..” La sento mormorare preoccupata “non fare così, non è successo nulla”

 

Che fa? Cerca di consolarmi quando dovrei essere io a badare a lei?! Ho schifo di me stesso! E se le avessi fatto del male?!

Affondo la testa fra le braccia, consapevole che lei è la e mi sta guardando e mi compatisce, pensando che razza di Guardiano che sono…peggio, che razza di uomo!

 

“Vattene via, Safyia! Torna da padre John” borbotto con la voce che trema troppo; sento le lacrime che cominciano ad uscire e questa è una cosa che non sopporto proprio. Anche questo di fronte a lei? Cosa manca?!

Voglio scavare un buco e nascondermici dentro! Sprofondare al centro della Terra non è abbastanza!

Diosanto…voglio morire!

 

Safyia lo osservava tremare sempre di più, raggomitolato su se stesso. Allungò una mano per toccarlo e la ritrasse sentendolo piangere. Non aveva mai sentito nessuno piangere così disperatamente…soprattutto nessun ragazzo.

Lo ascoltava e si sentiva male a sua volta “Adrien per favore…non è successo nulla, può capitare” mormorò non sapendo cosa fare per calmarlo.

Quel dolore lo mangiucchiava continuamente, lo rosicava dentro come un tarlo. Che poteva fare lei da sola?

Stava crollando e non si sarebbe più ripreso se non lo aiutava alla svelta.  

Guardò la sua schiena scossa dai tremiti, col magone che non la faceva respirare, tanto era in pena per lui.

Lentamente gli si sdraiò accanto e lo abbracciò in silenzio, mentre cercava di inventarsi qualcosa per farlo reagire.

Tra l’angoscia e la disperazione, Adrien la sentiva muoversi contro di lui per trovare una posizione più comoda. La lasciò fare, troppo sconvolto per opporsi a quella stretta gentile che lo faceva stare ancora più male. Dopo molto tempo, quando si fu calmato, respirò a pieni polmoni per riprendere aria.

La vergogna per  il suo comportamento lo schiacciava.

Con che coraggio la guarderò più in faccia, adesso? Si domandò togliendosi le ultime lacrime dagli occhi.

Safyia lo stringeva ancora e non dava cenno di volerlo lasciare.

Come faceva a starle accanto dopo tutto quello che aveva visto?! Si voltò dalla sua parte con gli occhi gonfi. Lei lo guardò e trattenne il respiro per non farsi scappare qualche singhiozzo a sua volta.  “Stai un po’ meglio adesso?”

Adrien la guardò negli occhi e lesse tanta preoccupazione che lo lasciò senza parole: neanche lo conosceva, come faceva ad essere così gentile?

Annuì una sola volta abbassando lo sguardo e fissando il nulla.

“Meno male…mi hai fatto preoccupare” la sentì dire in tono sollevato, con la voce crinata dal pianto.

Adrien si sentì stringere di più e la guardò di sottecchi. Improvvisamente si rese conto che era seminudo e  nascose il braccio sotto le coperte

 

Lei li ha visti? Li ha visti?!

 

Safyia lo vide sprofondare nuovamente nella disperazione e in fretta lo scosse. Cercò di scansarla ma lei non si fece certo intimorire da quel mezzo disperato, folle e adorabile. 

“Te le ho buttate tutte, quelle maledette lamette che avevi nel bagno. Affermò con voce dura

“D’ora in poi ti fa la barba come tutti gli altri esseri umani e ti compri il trilama di Goldrake…almeno con quelle non puoi fare grandi disastri”

 

Mi sento una merda!

 

“No, Adrien, non cominciare, non sei un fallito e non sei inutile!” esclamò mentre lui si voltava dandole nuovamente le spalle e ficcando la testa sotto le coperte.

Alzò gli occhi al cielo e scostò il lenzuolo arrabbiata. “Se sento un’altra la parola fallito, ti do un sacco di botte!” esclamò ad alta voce.

La linea di condotta dura era l’ultima cosa che doveva usare con lui, pensò rabbonendosi.

Safyia lo strinse di nuovo, sempre più forte, per trasmettergli un po’ di affetto, cosa che le riusciva benissimo, senza neanche sforzarsi, cercando parole adatte a consolarlo. Non ne trovò neanche una e rimase nella sua posizione, dondolando leggermente finchè non lo sentì rilassarsi.

 

“Mi sento una merda” le disse con voce soffocata dalla coperta. “E mi vergogno”

Safyia lo ascoltò senza rendersi conto di stringerlo e accarezzarlo un po’ troppo. “Non devi vergognarti di niente.” Gli disse a bassa voce, strusciando il viso sulla sua spalla. “Non con me. Io non ti giudico, hai le tue buone ragioni per fare quello che hai fatto” mormorò vicino al tuo orecchio “però…in quel modo ti fai male”

Adrien annuì dentro di se “non lo faccio sempre...capita quando ho allucinazioni troppo forti che mi trascinano e non riesco a venirne fuori. Si voltò verso di lei che ascoltava con trepidazione. “L’ho scoperto per puro caso…una sera sono caduto attraverso una vetrata e il dolore fisico mi ha fatto riprendere.”

Safyia lo ascoltava e continuava ad accarezzarlo e lo sentiva rilassarsi sempre di più. E non lo faceva solo per lui, si rese conto all’improvviso.

“…certe volte non riesco a sopportare…e allora mi…drogo” sussurrò con la vergogna che trapelava dalla voce. 

Safyia lo stava stringendo ancora di più. Si mosse verso di lei di mezzo centimetro. “Lo usi come analgesico?” gli chiese accarezzandogli i capelli che gli si erano appiccicati alla testa, passandoci le dita in mezzo e rendendosi conto che erano morbidi e setosi in maniera sconcia!

Lui annuì con forza sentendo un calore meraviglioso che si irradiava dietro la nuca.

Si sentiva…al sicuro. Gli sembrava di essere tornato all’infanzia, quando si faceva male e la madre lo consolava per ore.

“Non lo faccio sempre…ma è capitato per tre sere di seguito…la seconda quando non riuscivo a sentirti e una persona mi aveva detto che stavi male...allora...ho spinto un po’ troppo”

 

Safyia si fermò, a quelle parole “l’hai fatto per me..Biascicò sconvolta “stupido cretino!” urlò trapassandogli le orecchie. “Ti darei un ceffone se non ci pensassi già da solo, ad auto fustigarti!” esclamò infuriata. Lo vide rinchiuso in un silenzio colpevole e si calmò.

“Ti lascio il numero del mio cellulare, la prossima volta chiamami” gli disse ripiombando accanto a lui.”Esistono i computer, i fax, i modem e una meravigliosa cosa chiamata telefono! E lui si deve drogare per trovarmi!” sbottò stizzita appoggiando la testa su una mano e dandogli un colpetto.

“Sei grande e grosso e non sai chiedere ad una ragazza il numero di telefono!”

 

Si zittì e lo abbracciò senza pensarci. “Ieri sera abbiamo fatto l’en plein, quindi niente più schifi drogherecci per tre mesi minimo!” gli impose sventolando un dito.

Adrien neanche la stava ad ascoltare, perso in quel profumo e quel calore che lo mandavano in paradiso.

Si mosse e la abbracciò con forza, attaccandola a se e restando a respirare la fragranza della pelle. Safyia lo sentì e non mosse un muscolo, profondamente imbarazzata.

Che vuoi per colazione?” sussurrò dopo un po’, quando fu sicura che non si sarebbe strozzata con le parole per l’emozione.

“Mi vai bene tu” le rispose dolcemente facendola avvampare. Sorrise appena cercando di non dar troppo peso a quelle parole che le rimbalzavano in testa come una molla impazzita. Si sciolse con garbo, cercando di non sorridere come una scema.

“Facciamo così: ti vai a fare una doccia calda e io mi invento una colazione decente” gli disse dandogli le spalle in fretta per non mostrare il suo imbarazzo.

 

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Capitolo 17
*** La mezza occasione ***


Quando esco, la trovo indecisa su quanto zucchero mettere nel caffè

Quando esco dal bagno, dopo essermi rimesso in sesto per cercare di apparire nuovamente uomo e non una scimmia isterica, la trovo in cucina, indecisa su quanto zucchero mettere nel caffè. “Uno” le dico a bassa voce; ho un mal di testa che spacca.

Le sono arrivato alle spalle in silenzio e l’ho guardata per un po’ cercando di capire…qualcosa.

Voglio capire se l’ho spaventata, se prova disgusto per me…se mi odia.

Niente, la sua schiena non mi diede nessuna riposta.

Salta letteralmente, quando sente il suono della mia voce.

“Fai più rumore, la prossima volta” esclama raccogliendo i granellini di zucchero che sono caduti sul ripiano e che getta nel lavandino con un gesto aggraziato.

“Scusa” mormoro mentre Safyia mi mette in mano la tazza colma.

 

Ho la bocca che sembra una fogna, sebbene mi sia lavato i denti tre volte, la testa che gira e una debolezza cronica. Mi sento enormemente stanco, ma molto più leggero di prima. Siedo al tavolo della cucina guardando quello che vi ha messo sopra. Neanche lo sapevo, di avere quella roba.

Cornflakes…Olaf! Decido in un momento di lucidità. Ha stazionato a casa mia per una settimana, mentre gli disinfestavano l’appartamento…quindi tre mesi fa.

Sono da buttare.

Li getto nel cestino e Safyia segue tutte le mie mosse. La barba mi da fastidio, ma visto che mi ha buttato via i rasoi, devo tenermela così. Mi gratto sotto il mento innervosito.

Mi è tornato il cattivo umore mentre facevo la doccia: mi sono ricordato di quel bastardo di Azafir!

 

Direi che l’angolo delle tragedie personali, lo possiamo tralasciare per oggi.

 

“Ti va di parlare un attimo…di quello che abbiamo visto?” le chiedo aspettandomi unno’ sparato in faccia.

Stranamente lei annuisce. Incrocia le caviglie, facendole dondolare leggermente. “Parliamo delle  tue fantasie suine?!” ridacchia all’improvviso facendomi prendere un colpo.

“Tu hai visto…”

“Neanche te lo dico, cosa ho visto!”

“Hai visto tutto” mormoro fissandola “proprio tutto?”

“Si…anche della tua ragazza, mi dispiace”

“Non sapevo che si potesse…” M’incupisco guardandola di sottecchi: quindi non solo ha assistito ad una scena patetica…ha anche visto...

La mia dignità di maschio è sotto i piedi e dubito che riuscirò mai più a fare una buona impressione su di lei.

 

Safyia si stringe nella sedia, continuando a giocare nervosamente con un filo strappato dalla maglietta, girandolo attorno all’indice sinistro.

 

La osservo ravviarsi i capelli. Dondolo leggermente, non sapendo da dove iniziare. Poi mi viene in mente la frase più stupida che potevo dirle. “Stare dentro di te è bellissimo”

Mi do quel cretino come chiudo la bocca.

Lei sorride per un secondo e torna seria “non posso dire  lo stesso di te..” Sussurra mezza arrabbiata “Mi fa paura…la dentro è come sgozzare nel fango, senza luce e senza ossigeno..”continua con lo sguardo perso nel vuoto.

 

Non pensavo di essere così messo male.

 

“Non immaginavo che tu fossi così….mi dispiace tanto…”

“Non commiserarmi, non c’è niente di cui devi dispiacerti!” affermo con voce dura.

Se c’è una cosa che odio, è proprio il compatimento! Mi sto incazzando parecchio. Meglio chiudere qua il discorso!

 

Mi alzo nel momento in cui lei allunga una mano e tocca la mia “la dentro c’è troppo dolore e solitudine, non è giusto”

Alzo le spalle fregandomene “non pensavo che saresti stata in grado di vedere anche tu, se lo sapevo non…”

Resta a fissarmi con un visetto triste che mi fa ammutolire. Mi tira la mano più volte, giocherellando con le mie dita. Osservo l’anellino che le ho fatto mettere che scintilla nella luce dorata della stanza.

Anche tu hai visto qualcosa“ sussurra imbarazzata “raccontami, dai”

 

La guardo un po’ titubante. “Sei sempre stata circondata dall’amore…mi piaceva stare la dentro era così accogliente” mormoro perso nel ricordo “e poi ho gradito la scelta delle lenzuola, erano carine!”

Cala un silenzio imbarazzato. Lei non dice nulla e a me cade l’occhio continuamente sulle sue labbra...quelle che sorridono appena, così rosate e invitanti…devono essere morbide...abbasso leggermente la testa e vedo un’espressione mista fra imbarazzo e desiderio, nascosta dai capelli.

 

Se ci provo, sono un bastardo. Lei è stata così carina con me…Safyia mi piace troppo e aver fatto quella figura davanti a lei, è sufficiente a farmi passare quasi tutti i bollenti spiriti.

Lei continua a guardare la mia mano e a giocare…se lo faccio mi prenderà a ceffoni, penso stringendo la sua mano nella mia e facendola sussultare.

E anche il mio era così spinto?”

Ridacchia mentre lo dice; sento che la mano le trema leggermente e la stringo più forte avvicinandomi un altro pò a lei.

“Era dolce e molto carino…”

Do per scontato la faccia da scemo che indosso in questo momento. Possibile che dopo tutto quello che ha visto, sia attratta da me?

“Era spinto il mio?” le chiedo facendola sorridere ancora di più. Annuisce imbarazzata e si avvicina a sua volta.

Si un po’…però era molto bello”

Quegli occhioni stillano timidezza e sono irresistibili. È bellissima…è così...bella…

“Niente di troppo…” lascio di proposito la domanda in sospeso, per vederla arrossire un altro po’. Lei ammicca e si avvicina. “Il giusto”

Ok…stiamo andando bene! Non c’è più spazio fra noi.

“Safyia..”

Lei solleva lo sguardo e mi fissa con un’aria così carina che odo chiaramente dentro di me, la frenata del camion per i trasporti straordinari e una squadra di muratori che scendono, fischiettando allegramente, per smontarmi il cuore a blocchetti piccoli piccoli e portarseli via, destinazione Safyia.

Le sue dita leggere mi sfiorano il fianco e salgono sul braccio “dimmi..

La vedo avvicinarsi a me e la cosa mi fa immensamente piacere. Vuol dire che si fida….almeno quello, visto che l’ho anche drogata…però si era fidata anche allora…

“Mi giudichi un caso umano?” le domando serio. Lo devo sapere a qualunque costo!

Lei mi guarda per un po’ e scuote la testa “no…non userei queste parole per descriverti”

 

Scatta la sirena antincendio! Che vuole dire?! Devo aver fatto qualche faccia strana perché la vedo preoccupata. La sua mano sale a sfiorarmi il viso un’altra volta “non pensare male…tu per me sei molto…”

Aspetto la sentenza come un condannato a morte, certo di finire sulla sedia elettrica. Quando parlerà, deciderò se suicidarmi davvero o rinunciare.  

“Molto carino e molto…”arrossisce un‘altra volta e io pendo letteralmente dalle sue labbra. “Non mettermi in imbarazzo!” esclama d’un tratto ridendo “già sei così…” s’interrompe un’altra volta e mi guarda di sottecchi.

“Così?”

Mi abbasso un altro po’ mentre pongo la domanda e lei mi viene incontro a sua volta. “Così”

Sorride e le ultime briciole del mio cuore vengono allegramente eliminate da uno spazzino che canta a squarciagola ‘Love me baby, oh please love tonight’.

Mi appoggio al tavolo, sedendomi quasi sopra per stare più comodo mentre contemplo quel magnifico lavoro della natura che mi giudica carino e ‘così’.

Sto smaniando per baciarla, ma non riesco a muovermi. Sento le sue dita sottili fra le mie e mi viene spontaneo baciarle la mano. Lei socchiude gli occhi e mi guarda mentre lo faccio. E continua ad avere quel sorriso discreto che molte volte è mutato in un bacio.

La devo baciare. Adesso.

Allungo la mano libera e la poso sulla sua vita, tirandola leggermente senza forzarla. Lei mi guarda e improvvisamente diventa seria...quell’espressione...non le dispiacerà se lo faccio. Si appoggia a me e la sento tremare appena.

Questo è troppo! 

Sapete che effetto fa tutto questo, all’ego di un uomo?!

Mi ritrovo in piedi senza neanche rendermene conto, le sto accarezzando la schiena e la sento sospirare...e ha quasi chiuso gli occhi del tutto. Ora dovrei baciarla, penso…solo che non mi decido, mi piace guardarla…

Da quanto tempo siamo fermi così? Un’ora...o forse da qualche secondo appena.

“Adrien..” Bisbiglia imbarazzata “fra un po’ devo andare a lezione..

 

Che vuol dire? Vuol dire quello che penso?!

 

“Dovrei andarmi a vestire…”

 

Doccia gelata!! Cazzo, che doccia gelata!!!!

 

“Oh.” Mormoro cercando di non dare a vedere la mia delusione. Lentamente e imprecando dentro di me tutti i possibili santi e benedetti e anime in via di santificazione varie, la lascio andare.

Lei mi guarda e non sembra per niente contenta della cosa.

 

Qualcuno mi dica che ca%&$ devo fare!!

 

“Adrien..”

Mi volto verso di lei e attendo. La vedo avvicinarsi, col viso basso…adorabile! 

“Senti…” comincia torcendosi le mani. Abbassa la testa del tutto e sbuffa. “Torno a pranzo…” alza gli occhi e fugge subito con lo sguardo “torno verso l’una….allora…ciao” sussurra protendendosi per darmi un timido bacio sulla guancia.

 

Non ci penso neanche. Mi volto e le do un bacio molto vicino alla bocca che la fa sobbalzare. Me ne vado prima di fare qualche cretinata e farmi tirare la caffettiera in testa.

 

Forse ce l’avrò, un’altra occasione.

 

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Capitolo 18
*** La Reclutatrice ***


Safyia uscì dalla lezione in fretta, desiderosa di tornare al più presoi a casa d iadreien

Mezzo matto, pieno di problemi e così carino da farti squagliare il gelato in mano ad un miglio di distanza con una sola occhiata…decisamente il mio tipo!

 

Safyia uscì dalla lezione in fretta, desiderosa di tornare al più presto a casa di Adrien. Se ne poteva stare zitta...e invece come una stupida aveva dato aria alla bocca mandando all’aria quell’occasione perfetta!

Quel bacio all’angolo della bocca bruciava ancora; si sarebbe dovuta fare una doccia gelata prima di uscire, forse avrebbe evitato di pensarci per tutto il tempo. Non aveva capito un’acca della lezione!

Decelerò il passo e si fermò quasi del tutto.

Adrien non sta bene, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti…io non penso di esserne capace. Si appoggiò al muro della sala mensa e sospirò indecisa. Per metà del tempo aveva avuto paura che le facesse del male, mentre era in quello stato semicatatonico. E per l’altra metà si era chiesta come potesse essere così dolce e premuroso con lei, dopo quello che aveva passato.

È come un bambino...non  è in grado di far male agli altri, solo a se stesso, decise seguendo il suo istinto.

Lei conosceva l’origine del suo disagio…l’aveva visto chiaramente, così come aveva visto l’altro Adrien che voleva essere.

Che stupidaggine, lui è già così, solo che non se ne rende conto!

Safyia sorrise pensando che era proprio il caso di farglielo capire con le buone. Le maniere forti non le avrebbe usate su di lui. 

Ha bisogno di un concertato diabetico di dolcezza! Cosa che era ben disposta a dargli di tutto cuore…arrossì cercando di non sorridere eloquentemente al pensiero malizioso.

Si staccò dal  muro riprendendo la sua corsa verso casa, ma la voce di Olivia la bloccò a metà di un passo.

 “Safyia! Brutta disgraziata! Che fine hai fatto?!”

Che ho fatto? Non ho fatto niente giuro!” esclamò alzando le mani e facendo cadere tutti i quaderni e le dispense!

Nooo…e adesso chi le rimette in ordine?! Esclamò inchinandosi e raccogliendole con un broncio depresso.

Olivia sollevò un foglio indicandole il numero “vedi? Uno, due tre…guarda quanti! Tutti di fila, l’uno dopo l’altro! Ti sei rifatta mora, stai una favola, così!” le disse notandola “sei la solita pasticciona e stamattina sei più rimbambita del solito….sei uscita con Malcolm?” le chiese indagatrice.

“No!”esclamò richiudendo lo zainetto e dimenticandosi fuori il lettore cd.

Riaprì e lo ripose lasciando l’astuccio sulla panchina. Olivia glielo passò senza un commento. “C’è di mezzo un maschio ammettilo”

“Si” sussurrò come una stupida inforcando gli occhiali da sole e lasciando la custodia dietro di se, celata agli occhi dell’amica.

“Andiamo a prendere un tramezzino e mi racconti tutti!”decretò prendendola per un braccio e tirandola via nonostante le sue proteste.

 

Quando si accorse di aver dimenticato la custodia degli occhiali, era a metà strada. Che strazio, mi tocca tornare indietro! Pensò depressa con gli occhi al cielo e una voglia di vedere Adrien che la divorava. Quando giunse presso la panchina, nel vialetto, c’era solo lei…una sgradevole sensazione la travolse, facendola quasi scappare  a gambe levate.

Si scontrò con un ragazzo che le si parò davanti all’improvviso “scusi, mi scusi tanto” esclamò alzando gli occhi e restando a guardarlo preoccupata. Che brutta faccia, le dava tanto del rapinatore.

Con un sorrisetto lo aggirò. Il ragazzo l’afferrò facendola gridare “i soldi e il cellulare!” le disse minacciandola con un coltellino a serramanico.

Con dita tremanti gli allungò i pochi soldi che aveva e dovette dire addio al suo fidato cellulare.

“La catenina e l’anello, sbrigati, forza!”

“Non posso darteli questi!” ribattè dura negando fermamente.

Le puntò in faccia il coltellino e si vide costretta a cedere.

Tolse l’anello con facilità sentendosi subito stranamente fiacca “la catenina!” le gridò guardandosi attorno “non riesco a toglierla” affermò cercando di guadagnare tempo. Con uno strattone che le ferì il collo, il ragazzo la strappò, facendola gridare e corse via.

Safyia trattenne il fiato per un po’ restando allibita a guardare a sua roba in terra e si chinò a raccogliere lo zainetto aperto.

Tirò su col naso, intristita e arrabbiata con se stessa, per il fatto di essersi fatta fregare come una stupida. Voltò la testa, ritrovandosi di fronte un demone a quattro zampe che sibilava e ringhiava annusandole i piedi.

Senza la protezione era quasi visibile. Le era rimasto solo il braccialetto. Fortuna che era coperto dalla maglietta lunga e quel bastardo- che ti potesse scoppiare un dente- non l’aveva visto.

Si scostò lentamente...la sentiva a non la vedeva. Si guardò intorno: era circondata da demoni di tutti i tipi...e tutti estremamente incazzati!

Adrien…mormorò dentro di se…adesso come faccio?!

 

Chiesa di Saint Augustine.

 

“Non è una Guardiana ringraziando il cielo!” esclamò Adrien tutto allegro ad un padre John che lo guardava seriamente.

“Questo non ti autorizza a cercare di sedurre quella ragazza” lo rimproverò con suo vocione basso.

Già fatto! Pensò allegramente facendo finta di niente e non rendendosi conto che gli si era stampato in faccia un sorriso talmente eloquente che fece voltare lo stomaco di John.

“Lebeau..” Sibilò il prete alzandosi lentamente dalla scrivania del suo ufficio “ che cosa vuol dire quell’espressione compiaciuta?!” Ringhiò in direzione del Guardiano che si dondolava placidamente.

“Eh?” domandò con voce distratta ripensando a quel piccolo ed innocente tete-a-tete con Safyia che l’aveva lasciato stranamente di buon umore.

“Non ti ho sentito” biascicò sempre con l’occhio socchiuso e l’aria svagata “non disturbarmi col tuo chiacchiericcio inutile” sbottò risistemandosi sulla sediola scomoda. Adrien era sicuro che quella la tirasse fuori solo per lui, per fargli provare le pene dell’inferno.

Per fortuna che ho quell’angelo a casa!! sospirò sbilanciandosi e cadevo malamente. “Porca putt..

“Adrien!” urlò il prete scandalizzato “sta seduto composto e torna serio! E non imprecare nella dimora del Signore”

“Se se..” Brontolò cercando d accontentarlo. Cercò di assumere la sua solita aria nervosa ma fu brutalmente stemperata dal ricordo del delicato profumo di Safyia e la smorfia d’irritazione si aprì in un sorriso estatico.

Padre John lo guardò con aria dubbiosa “quella faccia deve farmi intendere che lo scontrosissimo Lebeau si è preso una cotta per quella ragazza”

Adrien annuì “si e non mi vergogno a dirlo!” affermò incrociando le gambe e appoggiandosi allo schienale soddisfatto.

“Hai trovato qualcosa, spero...altrimenti non saresti venuto qui

 

Adrien lo guardò di traverso. Ah. Già. Si raddrizzò e cercò di non far caso al coro che cantava a cappella le canzoni d’amore che aveva sempre sentito di sfuggita e che, a quanto pareva, ricordava tutte, una per una.

“Ho trovato il nome del fetente: è Azafir” esclamò con aria tranquilla, dimenticandosi della tragedia in casa sua.

“Male, malissimo!” esclamò il prete saltando in piedi e facendosi il segno della croce. “Un Procreatore! Ti rendi conto di che vuol dire?!”

Adrien lo guardò distratto, ma quando la sua mente incamerò la parola ‘Procreatore’ sentì il sangue ghiacciarsi.

Padre John cominciò ad andare su e giù, sempre più nervoso. “Di solito non riescono a passare sul nostro piano. La ragazza ha continui incubi, vero?” domandò con voce esitante.

Adrien annuì mentre il suo viso si adombrava sempre di più al solo pensiero che quel coso cercasse di disseminare la sua discendenza cercando di approfittare della sua Safyia.

“E c’è di peggio..Mormorò con voce funebre “ha stipulato un contratto con la madre. È sua di diritto” No, questo proprio no! Pensò incazzato.

“La madre ha fatto cosa?!”

Con calma e tralasciando il fatto delle droghe che aveva dovuto usare e che aveva fatto ingerire a Safyia, gli narrò l’intera faccenda con tono sempre più alto.

Quindi quella donna non è la vera madre della ragazza?” domandò il prete sconvolto.

“No, è la zia e dubito lei lo sappia. Dobbiamo scoprire l’età di Safyia e farle un sacco di domande…e a me la cosa non va!” esclamò battendo una mano sulla sedia “non mi va per niente!!”

 

“Adrien sei troppo coinvolto per mantenere un comportamento lucido e accettabile. Sarebbe meglio che Safyia fosse affidata ad un altro Guardiano”

A quelle parole lo fulminò “tu provaci e ti spedisco dal Boss prima del tempo!” lo minacciò con un’aria incazzata che stupì il prete.

Uscì dall’ufficetto del prete rendendosi conto di averlo appena minacciato di morte.

Mi sa che ho esagerato, pensò dandosi una manata sulla fronte. Ficcò le mani nelle tasche del giaccone e uscì dalla chiesa immergendosi nel sole di mezzogiorno. Per strada gli venne in mente che a quell’ora Safyia poteva anche essere uscita. Gli aveva detto che sarebbe tornata a pranzo…quasi quasi ci faccio un salto.

Poi pensò che lei l’avrebbe giudicato inopportuno e che le aveva abbastanza rotto le scatole per quel giorno e si rivoltò.

Poi si fermò e guardò il cartello con su la pubblicità di un drammone e tornò indietro, facendo una smorfia ansiosa.

 

Safyia camminava lentamente, sentendo la pelle sfiorata da quegli schifi che la seguivano annusandole i piedi e sniffando l’aria dietro di lei.

Camminava adagio stando bene attenta a non farsi scoprire e a non emettere un fiato. Si voltò e osservò con inquietudine che si erano moltiplicati. Strinse la mano sul polso che ospitava il braccialetto e pregò con tutte le sue forze che un intervento divino la salvasse. Ferma alla fermata dell’autobus, scrutò di sottecchi la gente attorno a lei. Ma perché loro non li vedevano e io si? Queste sono le ingiustizie della vita! Pensò scocciata.

Capì che quei così viscidi attaccavano la gente solo quando lo decidevano loro. Per la maggior parte del tempo si limitavano a girargli intorno e la saltargli sulle spalle, leccandoli e annusandoli.

Si ritrovò a fissare un uomo che ospitava su di se un demonietto piccolo e con otto zampe...sembrava che gli stesse dicendo qualcosa all’orecchio.

Notò che l’uomo s’innervosiva sempre di più: aspettava l’autobus guardando ripetutamente l’orologio e picchiettando il piede.

Quando arrivò, l’uomo scacciò malamente la gente accanto a se, spingendo e imprecando in tutte le direzioni,

Alzò un ciglio sorpresa: allora la storiella del diavolo tentatore non è poi tanto una favoletta!

Ridacchiò dentro di se, stringendo lo zaino. Incuriosita afferrò lo specchietto che teneva nella tasca inferiore e si guardò: i capelli erano a posto, gli occhi anche. Per adesso la protezione reggeva.

Bene.

Lo mosse su e in giù per guardarsi bene e vide uno scintillio rosso, due occhi che la guardavano beffardi. Si voltò e non vide nulla. Aprì di nuovo lo specchietto con una bizzarra sensazione.

“Sai che devi fare..sussurrò nel suo orecchio una voce calda e vibrante.

E che devo fare, di grazia?” domandò dentro di se con tono ironico, sicura che l’avrebbe sentita

“Il tuo lavoro..

Safyia chiuse lo specchietto ficcandolo in tasca. Stava cominciando ad abituarsi alle cose strambe e non si preoccupava “lo so? Tirami via questi cosi dai piedi, piuttosto, sono in ritardo per il pranzo!” sussurrò dentro di se con un broncio chilometrico, sentendo la sua sicurezza che s’incrinava.  

 

Quando vide arrivare il suo autobus, tirò un sospiro di sollievo. Cercò di salire ma era troppo affollato e fu ribattuta in strada ad aspettarne un altro. Come fa un jumbo a riempirsi in quel modo, ancora me lo chiedo! Pensò seccata sedendosi sotto la pensilina che si era fortunatamente svuotata. Tirò le gambe a se, mentre un demone dallo strano aspetto di cane le annusava le Adidas “è inutile che ci provi” borbottò mentalmente, rendendosi conto che l’avevano circondata.

Poggiò il gomito sulla gamba e il mento sulla mano. Porca misera, me li tirerò tutti fino a casa.

 

Adrien scese dall’autobus guardandosi attorno…ora, da che parte doveva andare? Stette a guardare la strada con aria pensosa, grattandosi la fronte più volte. Destra…no sinistra, decise seguendo un istinto.

 

Adrien! Lo vide poco lontano da lei. Mise i piedi in terra schiacciando il muso di un demone “ti ci sta bene, nasone!” esclamò facendogli un gestaccio e mettendosi a correre in mezzo alla strada, facendo suonare clacson e imprecare la gente. Si voltò e vide lo stuolo di demoni che le correva dietro, a due e quattro zampe. Porca miseria!

“Adrien!” urlò stringendo lo zaino a se “fa qualcosa!” esclamò quando lo vide girarsi con un sorriso che gli morì sul volto immediatamente.

 

Mai visti così tanti e tutti insieme!  

Si cercò nelle tasche qualcosa di adeguato per la situazione, ma non fece neanche in tempo ad estrarre il suo solito amuleto che un violento scoppio disintegrò la folla demoniaca.

 

Però, sei bravo!”  esclamò la ragazza nascondendosi dietro di lui. “Sei un grande!” lo sgomitò, esagerando volutamente le frasi.”E’ giusto, quando uno è figo, è figo!”  

“Non sono stato io” sbottò guardando i resti dei demoni che si dissolvevano nell’aria.

 

Safyia perse tutta la sua verve e si voltò ad osservare la scena perplessa.

Al centro del fumo rossastro e nero, emerse una figura maschile che aveva notato mentre aspettava l’autobus: il ragazzo l’aveva fissata per un po’ e lei aveva pensato che si trattasse del solito pecorone inopportuno.

Il ragazzo mise a posto lo strano aggeggio pieno di punte che teneva in mano e che sembrava un riccio di mare di ossidiana.

 

“Lebeau…sempre il solito” mormorò avvicinandosi a loro.  

 

Adrien sospirò e mugolò di nervosismo “che cavolo ci fai tu qui?” domandò con aria visibilmente scocciata all’indirizzo del ragazzo che sorrideva a Safyia che lo fissava incuriosita.

 

“Questa è la mia zona, che ci fai tu qui?” domandò seccato lo strano individuo vestito di pelle dalla testa ai piedi che dava a Safyia l’idea di un pollo arrosto delle rosticcerie sotto casa.

“Lavorate a zone? Tipo i rappresentanti?” gli chiese sorpresa.

 

Tipo i rappresentati. Simpatica la tua amica, frequenta gente un po’ strana, se devo dirla tutta

Safyia lo fissò staccandosi dal fianco di Adrien e mettendosi le mani sui fianchi “mi stavano seguendo, punkettone fuori moda!” esclamò irritata. 

“Non ti stavano seguendo, ti aprivano il Passaggio” le disse sicuro di se.

Adrien sussurrò a quelle parole “ti sarai sbagliato, Guillaume”

Il ragazzo lo fissò sorridendo e facendo annodare l’intestino di Safyia per il sorrisetto di scherno che aveva.

“Non sbaglio mai, lo sai…la tua amica è una Reclutatrice con i controfiocchi!”

 

 

  

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Capitolo 19
*** Un bacio interrotto ***


“Ehi, ehi, bambolo, guarda me

“Ehi, ehi, bambolo, guarda me!”

Safyia schioccò le dita di fronte al tipo che Adrien aveva chiamato Guillaume e scrollò la mano nuda. Adrien si accorse immediatamente che qualcosa mancava e la fulminò “e l’anello?”

“Mi hanno rapinato” gli disse in fretta senza filarlo più di tanto. Si rivolse nuovamente al punkettone che guardava con un sorrisetto divertito la faccia incupita di Lebeau e attirò la sua attenzione.

Che è sta storia della Reclutatrice? Che vuol dire? Parla con me invece di stronzeggiare con questo qua dietro!” esclamò arrabbiata

Il ragazzo la guardò parecchio incuriosito “significa esattamente quello che ho detto, cara mia!” sghignazzò dandole una spintarella “sei una strappa-anime, con una legione di demoni ai tuoi comandi”

Cara mia?! Pensò Safyia stizzita “ma che avete voi Guardiani? Sempre stronzi!” esclamò mettendo in mezzo Lebeau che la guardava sorpreso. Fortuna che era carina e gentile...una volta!

Però quel minchione di Guillaume si meritava quello e altro!

Si mise in mezzo ai due che si guardavano male a vicenda “basta, ce ne andiamo. Addio Guillaume, spero di non incontrarti mai più” borbottò spingendo via una recalcitrante Safyia che smaniava per prenderlo a calci.

“No e no, fammi dare un pugno a quel darkettone antipatico!” sbraitò di vincolandosi e cercando di oltrepassarlo.

“No, sei anche senza protezione!” la rimproverò prendendole la mano nuda “e la catenina?!” esclamò vedendole il collo ferito

“Te l’ho detto che mi hanno rapinato. Ho anche perso il cellulare e soldi” borbottò innervosita. Si voltò a guardare il ragazzo che se ne stava comodamente appoggiato alla pensilina dell’autobus e sorrideva.

“Quel tipo mi fa venire i nervi solo a guardarlo!” esclamò mentre Adrien la spingeva via “lo so, anche a me… è nella sua natura, infastidire la gente.”

Safyia fece un sorrisetto malizioso “ho capito, li fa secchi così i demoni. Li stordisce con i suoi sorrisetti acidi e le battutine stupide! I poverini muoiono di noia!” esclamò facendolo scoppiare a ridere.

Safyia restò a guardarlo mentre il pensiero di Guillaume le passava di mente. È così carino…e poi la stava quasi abbracciando.

Gli si strinse di più vicino e li vide tornare serio e fissarla stranamente. Si fermarono poco distante, dopo aver svoltato un angolo ed essersi infilati in una stradina poco frequentata, completamente dimentichi della loro destinazione.

“Certo che sei forte…non avevi paura, con tutti quei bavosi alle calcagna?” le domandò accarezzandole i capelli e facendola sorridere.

“No…non mi vedevano. Li ho studiati mentre mi annusavano: sai che il diavoletto tentatore sulla spalla esiste veramente?” gli disse divertita avvicinandosi un po’ a lui.

“Si? E come è fatto?” le domandò anche se lo sapeva benissimo, anche se non l’aveva mai visto all’opera “come ti tenta?”

Safyia sorrise e gli si avvicinò ancora di più fin quasi a toccarlo “è piccolo e ha otto zampe. Si mette sulla tua spalla e sussurra le cattiverie all’orecchio “mormorò alzandosi in punta di piedi e avvicinandosi al suo orecchio “…così…ha fatto arrabbiare un vecchietto. Adesso capisco..” Si voltò e lo vide fissarle le labbra intensamente “..tante cose..”

 

***

…Assenza di rumori…

tum tum

Cos’è?

Safyia sentì come in un sogno la mano di Adrien che saliva a sfiorarle la guancia e il suo respiro caldo sul volto.

Caldo, troppo caldo…è rovente! Pensò cercando di allontanarsi e rimanendo immobile. Sentì il suo corpo che la sfiorava e il braccio che girava attorno alla vita lentamente.

È un sogno? Un incubo? Si domandò incerta.

Alzò la testa e lo guardò negli occhi.

Azzurri, limpidi.

E’ Adrien, si disse sicura.

***

 

Mentre la stringeva sempre di più, al di fuori di lei, i rumori della strada continuavano, Adrien la fissò preoccupato. Era andata in catalessi? “Safyia! Gridò scrollandola.

 

***

Safyia lo vedeva avvicinarsi. Emozionata si protese verso il bacio che sognava da giorni e socchiuse gli occhi.

Un barluginio rosso che non doveva esserci…. non nei suoi occhi! Pensò d’un tratto fra le ciglia socchiuse.

“Tu non sei Adrien!” esclamò sconcertata.

“Non sono lui ammise tranquillamente la voce attorno a lei. Ma posso essere chiunque tu voglia io sia”

Safyia lo guardò notando che i capelli erano più lunghi e che la pelle era fredda e bollente al tempo stesso.

Un’altra volta, pensò sentendo una voce che la chiamava.

***

“Safyia!”

La ragazza si riprese all’improvviso, sbattendo gli occhi per un po’ e allontanando Adrien di forza.

“Tu sei vero?” domandò con aria perplessa e triste, sull’orlo delle lacrime.

Il Guardiano la fissò cupo “è tornato e si è spacciato per me?” le disse secco. Lei annuì più volte restando sempre a debita distanza.

Brutto bastardo! Era un modo per tenerla lontano da lui!

 

Che cos’è una Reclutatrice?” gli domandò con voce flebile e bassa.

Adrien la guardò raccogliendo lo zainetto che aveva posato a terra e mettendoselo in spalla. “Il classico diavolo che ti prende l’anima in cambio di ricchezza, salute, amore…la solita storiella trita e ritrita” le spiegò arrabbiato mentre camminavano verso casa.    

Safyia bisbigliò un assenso. Si fermò tirandolo a se “e io ti sembro una strappa anime?” mormorò ricalcando le parole di quell’odioso di Guillaume.

Adrien la guardò serio, poi si addolcì “io te la venderei molto volentieri”

A quelle parole la vide arrossire. “Davvero?” Safyia girò il viso accaldato e si avvicinò leggermente mentre lui annuiva. “Mi fa piacere” sussurrò prendendogli lo zainetto.

Mentre passeggiavano in silenzio, lei lo guardò di sottecchi “mi dispiace aver perso la tua catenina e l’anello...il prossimo fallo di legno o di acciaio, così non me lo rubano”

Adrien la guardò con un’idea migliore in mente “che disgrazia, sarò costretto a venirti a prendere tutti i giorni mentre cerco i materiali necessari”

Safyia si aprì in un sorriso felice “che disgrazia!”

“Immensa”

 

Un’ora più tardi Safyia lo guardava male: se n’era uscito con un’altra delle sue diavolerie.

“Niente droghe o robe strane e niente messe nere!” ribadì per l’ennesima volta.

Adrien le scoccò un’occhiata fintamente irritata. Le mise davanti un blocco e una matita su cui erano annotate un sacco di domande

Lo guardò interrogativa e lui si schiarì la voce. “Non me le ricordo tutte in una volta. Le ho appuntate! Rispondi e non scocciare mentre io tiro giù il pino per farti uno scudo più resistente” 

 

Safyia ridacchiò e cominciò dalla prima. Beh, non l’età ci poteva stare …scribacchiò velocemente senza neanche pensarci su e si bloccò su una arrossendo in maniera notevole “ma che...cosa ti interessa?!” esclamò al nulla osservando dalla finestra Adrien che se ne stava in giardino a raccogliere erbe strane. L’aprì visibilmente scocciata e gli tirò la matita in testa.

“Ahio!”esclamò alzando la testa verso l’albero.

“Spero ti cada una pigna in testa!”esclamò la ragazza rossa.

“Perchè?” domandò innocentemente massaggiandosi il capo e raccogliendo la matita dal terreno.

“La 18! Che cavolo di domanda è?!” urlò stizzita.

Adrien capì a cosa si riferiva e cincischiò col trifoglio “l’ho messa per ultima, dammene atto” le disse a bassa voce.  

“Non ti do proprio niente! Ma cosa ti…non farti idee strane!” esclamò balzando all’esterno.

 

A quelle parole, Adrien prese il questionario e lo posò accanto a se “era fondamentale per capire certe cose e per decidere il grado di dolore di infliggere allo stronzo “borbottò a bassa voce leggicchiando qua e la. Si fermò sulla sua età e sgranò gli occhi. 25 anni…la storia del quarto di secolo! Quanto ci andavano a nozze, quelli!

“E’ fondamentale?” domandò Safyia con voce minacciosa.

“Su certe cose si” borbottò a mezza bocca: non va per niente bene!

Se mi dici una stronzata, ti sparo!”l’avvertì riprendendosi il questionario e guardandolo “ridi di questo e avrai una morte lenta e dolorosissima!”

Scribacchiò velocemente la risposta e glielo tirò in testa, facendolo imprecare fra se. Tornò dentro casa col viso rosso, imbarazzata fino alle ossa.

 

Adrien non resse la curiosità a lungo. Spizzò la risposta sbiancando completamente. Perfetto! La frittata era fatta!

 

Il risultato della sua indagine troppo approfondita, fu un mutismo estremo della ragazza che si tappò in camera bofonchiando che non aveva fame e che doveva studiare. Adrien guardò la porta chiusa dubbioso. Non era neanche periodo di esami, quindi gli aveva detto una balla vera e propria. Socchiuse la porta e la vide sdraiata sul letto con il walkman e gli occhi chiusi. Dondolava una gamba leggermente, accarezzandosi lo stomaco scoperto con le dita che battevano il tempo e i capelli sparsi sul copriletto.

 

‘..And just smile all night at somebody new, Somebody not too bright but sweet and kind who would try to get you off my mind.

I could leave this agony behind which is just what I'd do if I wanted to,

But I don't want to get over you.. ‘

 

Era bellissima. E intonata. Lo attraeva come una falena viene attratta dalla luce…la morte certa!

 

‘..I don't want to get over love. I could listen to my therapist, pretend you don't exist

And not have to dream of what I dream of..’

 

Si avvicinò, sedendosi accanto a lei. Le tolse una cuffietta. Safyia balzò a sedere lanciando un’urletto. “Oddio che paura!” esclamò dandogli un colpetto sul braccio.

“Immagino che la sopra ci sia tutta la lezione registrata!” le disse ironicamente mettendosi la cuffietta. Restò sorpreso sentendola ascoltare un brano dolce.

Che caso, aveva la compilation.

“La smetti di impicciarti della mia vita privata? E mollala” esclamò arrossendo e spegnendo il walkman. Strappò via il jack degli auricolari e nascose il lettore dentro il comodino.

 

Adrien la guardò senza emettere un fiato. Gettò la cuffietta sul letto e la vide sbuffare.

“Se ti piacciono i Magnetic Fields di la c’è l’ultima grande fatica” le disse mezzo seccato, lasciandola da sola.

 

Certe tipe non le capisco proprio…qual è il grande problema di questa ragazza? Essere arrivata alla sua età senza aver avuto rapporti sessuali? E io che dovrei dire che sto in astinenza da mesi?!

 

Non mi guardate in quel modo!

Non mi era neanche passato per l’anticamera del cervello di andarle a chiedere una cosa del genere, ma visto che quelle schifezze abominevoli ne hanno una passione sfrenata, soprattutto i Procreatori, devo premunirmi! Tanto non posso avvicinarla neanche non un dito!

 

Sento la porta che si apre e la vedo emergere dalla stanza con aria contrita. Mi guarda appena, tormentandosi le maniche lunghe della maglietta “scusami..Mormora avvicinandosi un po’ al tavolo ingombro di boccette e polveri ed erbe essiccate. Guarda i libri con sospetto “ che fai? Ti posso aiutare?” mi domanda giocando con un disco di ferro lavorato che funziona come un vape elettrico.  

Li ammazza stecchiti!

Scuoto la testa guardando l’orologio sul muro. Devo andare a fare la ronda. “Io devo uscire, sta qui e non fare danni” borbotto alzandomi e passandole accanto, il più freddamente possibile. Sento i suoi occhi sulla schiena mentre mi allontano per prendere un paio di amuleti e qualche accendino di scorta. Ho bisogno di fumare per calmarmi i nervi.

Quando esco, le lanciò un’occhiata veloce e la vedo sfogliare le pagine del Bestiario con interesse.

 

Cammino in strada con la seria intenzione di fare il culo a qualche demone, stasera.

 

Safyia mi piace e non ci posso uscire normalmente, come con qualsiasi altra ragazza, perché mi ritroverei un esercito di demoni alle spalle e certamente non passeremmo una serata romantica!

Safyia mi piace parecchio e non posso spingermi più in la di un bacio…Arrivarci al bacio! Di questo passo morirò di vecchiaia!

Safyia è bellissima, dorme nel mio letto e lo cosparge di quel profumo buonissimo che usa e che mi fa girare la testa.

Safyia…Safyia è davanti a me!

Guardo la figuretta che è sbucata dal nulla, stretta nel giubbotto pesante con un’aria ansiosa che mi lascia senza parole.

Che fai qui? Mi hai seguito?!” le domando mezzo incazzato ma col cuore che balla il flamenco meglio di Joaqin Cortès. 

“Si…vengo con te e ti aiuto”

Dalla sua voce ha già deciso. “Non se ne parla neanche, fila a casa!”

“Fascista!” esclama con le mani sui fianchi e lo sguardo furioso “sto più al sicuro con te che in quella casa da sola. E poi quell’odore d’incenso mi fa venire il mal di testa.

Mi prende per mano stringendola con decisione. “Dove si va a bagordare?”

“Tu vai di filato a casa e senza discutere!”

Mi libero dalla sua presa un pò troppo in fretta e la ferisco con l’anello che porto al medio destro.   Lei si guarda il graffio e poi abbassa la testa, sorpassandomi e dirigendosi -spero- verso casa. 

 

Abbasso le braccia colpendomi i fianchi. Alzo gli occhi al cielo e guardo le stelle, poche in verità…è leggermente nuvoloso “se è una qualche cazzo di prova che non riesco a capire, mandami  un segno” mormoro depresso.

 

Ci crediate o no, comincia a tuonare.

 

Ma porc 

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Capitolo 20
*** Un futuro assicurato ***


‘Here comes the rain again, Falling on my head like a memory, Falling on my head like a new emotion

‘Here comes the rain again, Falling on my head like a memory, Falling on my head like a new emotion.

I want to walk in the open wind, I want to talk like lovers do, I want to dive into your ocean.’

 

Mi risuona in mente questa canzoncina scema, mentre guardo Safyia allontanarsi.

Si prenderà un raffreddore...e poi non si sa mai, col cattivo tempo, gli Strisciatori vengono fuori delle fogne.

Le vado dietro chiamandola più volte. La vedo fermarsi vicino ad una pozzanghera piccola piccola, appena formata. Si gira verso di me sbattendo gli occhi e togliendosi le gocce di pioggia dalla fronte.

Mi fissa sospettosa, scrutandomi da capo a piedi.

La prendo per mano tirandola nella mia direzione “io vado all’obitorio, poi non ti lamentare!” l’avverto col mio miglior tono incazzato.

”Sissignore!” esclama divertita, stringendomi forte la mano.

 

Questa cosa non solo è vietata, vietatissima, ma anche parecchio sbagliata. Non dovrei portarmela appresso con una protezione scarsa ad ammazzare demoni.

Faccio schifo come Guardiano, la farò uccidere.

 

La temperatura si sta abbassando e se non smette di piovere, una polmonite non ce la toglie nessuno. Mi dirigo verso i palazzi, le tettoie ci ripareranno un po’.

Sento che si ferma e la guardo incuriosito “guarda che all’obitorio sono tutti morti” le dico scherzando sperando che si tratti di paura.

“Lo so…ho un’amica che fa medicina e mi ha costretto a seguire una lezione di anatomia. Secondo lei, la pelle delle salme sembra pollo.” Ridacchia sempre ferma nella sua posizione.

Osservo alcune goccette che cadono sul suo naso e sulle guance e istintivamente gliele tolgo. È il modo in cui socchiude gli occhi che mi fa svegliare tutto insieme.

“Andiamo” le dico come un’idiota, buttando all’aria l’opportunità di baciarla.

Si sarà sicuramente arrabbiata.

Le getto un’occhiata e incontro il suo sguardo assente.  

 

Quello è male...molto molto male!

 

La presa si è allentata nella mia mano. Con una scusa mi lascia per prendere il fazzoletto e soffiarsi il naso. La mette in tasca senza un fiato.

Quando arriviamo all’obitorio, la vedo sbirciare dentro incuriosita. “Quanti ce ne saranno secondo te?” mi domanda a bassa voce sgusciando all’interno senza farci vedere dalla guardia.

“Mah…uno, massimo due”rispondo soprappensiero. “I Dissimulatori non amano stare in compagnia”

Sento il loro lento masticare e reprimo un moto di disgusto.

Ma lo senti anche tu?” mi domanda con aria schifata.”Sembra rumore di mandibole”

E’ rumore di mandibole. Devono essere un paio” borbotto a bassa voce accostandosi al muro e guardando la sala illuminata e fredda.

“C’è stato un incidente un paio di giorni fa…sono morte un sacco di persone” mi ricorda Safyia a bassa voce. Si appoggia a me per guardare, trattenendo i capelli bagnati con la mano.

Brrr..e secondo loro la carne congelata è buona?” sussurra osservando i due che stanno divorando uan salma.

“Preferisco una sana bistecca ben cotta” brontolo frugandomi in una tasca e ignorando la sua mano poggiata sul mio torace. In quel punto sento un caldo spaventoso.

Anche io!” esclama a bassa voce guardandomi per qualche secondo.

“Ma non ti fanno neanche un po’ senso?” le domando sorpreso. Io la prima volta ho vomitato, lo ammetto spudoratamente.

“Un po’…non tanto.” Afferma a bassa voce scendendo con gli occhi a livello della mano che fa scivolare leggermente verso lo stomaco.

Se mi brucio anche questa opportunità sono un vero idiota. Fanculo al Codice!

Sto per baciarla come Dio comanda, quando sento un movimento accanto a me. Anche Safyia si gira e resta a guardare uno Strisciatore che avanza sul pavimento.

“Quello che cavolo è?” domanda allarmata alzando un po’ la voce.

Le tappo la bocca facendole segno di stare zitta. Meglio non tirarceli addosso tutti insieme.

 

Safyia osserva quella roba molliccia senza arti simile ad un gigantesco verme che striscia in una pozzanghera melmosa.

“Dio che puzza...sto per vomitare”

Come pronuncia quel nome, sento lo schifo gorgogliare. Non ci avevo mai fatto caso! Sarà perché li prendo a parolacce, invece di usare nomi sacri.

 

Gli Strisciatori vivono nelle fogne e si cibano di escrementi e di tutto lo skifo che arriva dalle tubature. Non fanno grandi danni e personalmente non me ne preoccupo, ma ogni tanto mi tocca scendere giù a stanarli un po’. Sembra di giocare a Doom, in qui casi.

Sarebbe divertente se non dovessi buttare ogni volta i vestiti e se non mi venisse la nausea per il cattivo odore.

Sento Safyia tremare. Ha paura del melmoso? La guardo e vedo che è arrabbiata. “Quel disgraziato inopportuno!” sibila lasciandomi andare e inchinandosi verso di lui. “Ehi coso! Hai interrotto un mezzo bacio. Già questo è rimbambito di suo, lo sai quanto mi ci vorrà per far si che accada nuovamente?!” sbotta prendendolo a calci e facendolo volare la melma ovunque.

“Safyia!” mormoro incredulo. Ma questa chi è, in realtà?!

Safyia lo guarda male e poi allunga una mano verso di me “come lo stendi questo?

“In genere con un po’ di alcool e un accendino.

“Passa l’occorrente. Tu nel frattempo togliti dalla schiena quel divora-cadaveri che ti sta guardando fisso da cinque minuti”

 

Ha parlato con un tono tranquillo e pacato che mi ha ghiacciato il sangue. Sento il masticatore folle muoversi alle mie spalle col suo compagno e infilo una mano sotto il cappotto fradicio.

Tiro l’occorrente alla ragazza che continua a giocherellare con lo Strisciatore e mi dedico ai due che grattano il pavimento con le zampe.

 

Dieci minuti dopo, c’è un odore di bruciaticcio che fa davvero vomitare. Usciamo fuori trattenendo il fiato. Fortuna che ha smesso di piovere.

Safyia si odora i vestiti e fa una faccia disgustata “ma che schifo! Dovrò lavarli tre volte minimo” esclama togliendosi il giacchetto e sventolandolo all’aria. Sotto ha solo una maglietta pesante che lascia intravedere la bellissima e perfetta forma del suo seno.

“Ti ho trovato un lavoretto part-time” affermo dirigendomi verso casa. Lei mi viene dietro continuando ad odorare il giacchetto.

“Si?” esclama allegra.”Faccio fuori demoni con te? Mi dovrai insegnare tutta quella roba che sta sui libri? Per adesso il Bestiario lo so a memoria, non capisco niente di latino, ma con un po’ di sforzo….

“Ne devo parlare con padre John” brontolo pensando che la cosa è veramente fuori controllo.

In teoria lei doveva essere la vittima piangente tentata dal Diavolo e io l’eroe supercazzuto che la salva e si becca la fanciulla. Nei film succede così!

La guardo di traverso e noto che ha un sorrisetto malizioso...sarà un casino. Immagino già le urla di Johnny e della Superiora!

 

***

“Ripeti un pò la tua assurda proposta”

La voce incazzata di padre John è tutto un programma. Per farlo incavolare ancora di più, mi accendo una sigaretta. Safyia ci guarda a turno con un sorrisetto divertito e si dondola sulla sedia, cosa che irrita il vecchio prete. Lei non lo sai ed io non glielo dirò di certo!

 

Suor Concepta è seriamente preoccupata, si vede dalla faccia buia che ha. Si rivolgono a Safyia cercando in lei un appoggio “figliola non puoi seriamente pensare di fare questo lavoro! Anche se hai il dono di vedere quegli adepti del Diavolo, ti ricordo che sei sempre Tentata”

Lei alza le spalle e rivolge un sorriso a padre John che si rabbonisce immediatamente.

“Posso stare tranquilla, grazie alla protezione del signor Lebeau”

 

Beh?! Niente più Adrien?! Almeno il bacio della buonanotte, penso avrei dovuto darglielo, a questo punto!

 

“…e poi è stato divertente, sempre meglio che starsene a casa a tremare di paura e aspettare che quel tipo che non ricordo si faccia vivo!” ribatte con foga. 

 

Suor Concepta si sente in colpa per quello che è successo nel convento e non dice una parola. Mi dispiace per la suoretta. Se ne sta seduta con le mani abbandonate sul grembo e ascolta la ragazza che espone con un’argomentazione seria e profonda, le sue ragioni.

Cavolo, questa mi da una pista nella dialettica!

 

Padre John la fissa negli occhi. Lo fa sempre quando vuole coglierti in fallo. Lei non fa neanche una pieghetta piccola piccola e resta a guardarlo, sempre con quel  sorriso gentile, sbattendo appena gli occhi.

Il prete si rilassa contro la sedia e sospira “abbiamo ricevuto la visita di Guillaume. Secondo lui la ragazza è una futura Reclutatrice” afferma fermandomi un attimo il respiro.

Non faccio neanche in tempo a ribattere che Safyia salta su innervosita. “Quel darkettone fuori moda non ci capisce un cavolo!” esclama meravigliando i presenti e il sottoscritto.

“Il signor Lebeau è stato esauriente nella spiegazione. Non me ne andrò in giro a contrattare anime, il settore marketing non è il mio forte” spiega alzando un dito con un’aria serissima.

 

Il signor Lebeau….che tragedia! Perché non gliel’ho dato, quel bacio?!

 

“Le hai detto il resto?”

La voce di padre John mi distrae dai miei pensieri di farmi eremita in qualche grotta lontana, isolata dal resto del mondo. “No” affermo aspettando lo scoppio di rabbia del prete.

Lo vedo sospirare esaurito “Adrien…a volte penso che il Signore ce l’abbia davvero con te”

Mh…che piacere sentirsi dire una cosa del genere dopo aver passato la serata ad ammazzare demonietti divora salme.

La ragazza non mi fila più e devo anche sentirmi dire…”lo penso anche io!” sospiro depresso.

Safyia mi guarda stranamente. “Cosa non mi ha detto?” domanda con tono ansioso.

E mi da del lei..,di nuovo!

 

“Ti sta tentando un Procreatore: vuole disseminare la sua discendenza su nostro piano e allo stesso tempo vuole usarti come strappa-anime…questo perché sei bellissima” affermo sperando che non trapeli troppa verità in quest’ultima affermazione.

 

La vedo sbattere gli occhi con aria perplessa “ah..” Mormora sedendo nuovamente piuttosto rigida.

“Beh se non trovo lavoro col mio corso di studi ho un futuro assicurato” afferma con voce atona. Si sposta i capelli da un orecchio mettendo in bella mostra il suo profilo adorabile che bacerei seduta stante.

“Potrei andarmene in giro con una stilografica caricata a sangue e a contrattare anime in cambio di future ricchezze…” continua a borbottare accavallando quelle gambe meravigliose che personalmente non ho ancora visto e che sarà praticamente impossibile accarezzare dopo questa rivelazione.

Safyia prende fiato e guarda padre John “dopo questo penso che dovreste permettermi di rimanere col signor Lebeau e magari dotarmi di protezioni adeguate.” Afferma con voce decisa. La vedo aggiustarsi la maglietta sullo stomaco piatto e guardare fisso il vecchio prete.

 

L’ha fregato alla grande! Ma questa donna è geniale!

 

I due si guardano a lungo. Suor Concepta gli fa segno affermativo.

Il vecchio ci osserva con aria seccata. “Se le succede qualcosa, ti mando a chiedere la carità!” sbotta prendendosela con me...ovviamente!

Dopo un momento si alza e sposta un quadro dietro il quale, è celata una cassaforte. Non ci posso credere, lo sta facendo veramente.

Padre John tira fuori una catenina identica alla mia e la porge alla ragazza che non emette un fiato.

“Quest’oro è stato benedetto dal papa in persona. È il più potente amuleto che possiamo fornirti; non toglierlo mai e non perderlo. Le dice con voce bassa e greve.

Safyia annuisce e sposta i capelli mentre il prete glielo mette al collo.

“Sei sotto la porzione permanente della Madre Chiesa. Abbi cura di te e di quel…” fa un gesto nella mia direzione. Safyia mi guarda per un secondo e annuisce. Sembra arrabbiata adesso.

 

Quando usciamo non mi rivolge la parola per buona parte del tragitto. Poi si volta verso di me e vedo la crocetta che brilla sulla pelle abbronzata e la rende ancora più attraente.

 

 “Ho tenuto quella sceneggiata solo per restare con te! Adesso sputi l’osso e mi racconti tutta la verità! E se non mi baci adesso, in questo preciso istante, me ne vado in giro a reclutare un po’ di anime per la parte avversa!”

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Capitolo 21
*** Warnig Sign ***


Safyia lo fissava respirando affannosamente per la foga con la quale aveva esposto il suo discorso, consapevole che le sue par

Safyia lo fissava respirando affannosamente per la foga con la quale aveva esposto il suo discorso, consapevole che le sue parole sarebbero cadute nel vuoto.

Il sole tiepido la illuminava interamente. Piantata di fronte ad Adrien, lo guardava senza emettere un fiato.

Hai fatto la figura della stupida! Si disse riprendendosi e dandogli le spalle, vergognandosi dello sfogo e della sua richiesta disperata.

 

Adrien la lasciò allontanare. Dopo questa, non ci sarebbero state altre occasioni per avvicinarla, perché ormai l’odiava a morte: non c’è cosa peggiore per una donna che sentirsi rifiutare da un uomo.

Si appoggiò al muro e tirò fuori della tasca il pacchetto di sigarette. Pigramente ne accese una, guardando il viavai di persone che affollavano la strada.

Camminò a vuoto per un po’, finchè i suoi piedi non lo portarono nella biblioteca comunale. Si sedette ad un tavolo, tenendo davanti a se un librone che doveva consultare da parecchio tempo a quella parte.

Dopo due ore e senza averci capito niente della lettura, tornò a casa e la trovò stranamente silenziosa.

Si cominciò a preoccupare quando non la vide tornare. Guardò l’orologio. Erano le nove e lui doveva cominciare il suo giro.

 

Il confessorio con Olivia era l’unica cosa che la tirava su di morale. Aveva giricchiato un po’ per la città per poi tirare dritto a casa dell’amica che l’avrebbe ospitata volentieri per la notte.

“Grazie! Come posso ripagarti?” le chiese seduta sul letto a sfogliare distrattamente le riviste che l’amica comprava in quantità industriali.

“Raccontandomi che sta succedendo!” esclamò balzandosi di lei e ficcandole un ginocchio nel fianco “mi vuoi dire chi è sto tipo o devo malmenarti di santa ragione?” insistette dandole fastidio. Safyia la picchiò per un po’ con la rivista arrotolata e poi la lasciò cadere.

“La mia passione per i tipi strani ha raggiunto i limiti” le disse a bassa voce mezza depressa. “Ti ricordi? ‘Se non sono strani, non ci piacciono’ era il nostro motto!”

Olivia annuì decisamente “la normalità mi spaventa!” la rimbeccò con al voce da professoressa. Le diede uno schiaffetto leggero sul sedere che la fece saltare “andiamo a folleggiare” le propose d’un tratto. La vide sollevare le sopracciglia comicamente e Safyia la fissò con aria maliziosa.

Ma si…che diavolo!”

 

Il bar di Eudora ospitava un altro concerto rock. Le due ragazze ci andavano a nozze, perché era sempre pieno di gente di tutti i tipi. Si guardarono attorno con un mezzo intento di ubriacarsi per affogare i dispiaceri, che si esaurì subito, quando si avvicinarono al bancone e lo trovarono affollato da una squadra di calcio appena uscita dagli allenamenti.

“Io me ne vado, non li sopporto!” sbottò Safyia con un odio patologico per tutto ciò che riguardava il calcio.

“Approvato, spostiamoci nell’altro angolo”

L’amica la tirò verso il fondo, vicino al gruppo che suonava e Safyia restò impalata a guardare il bassista che le sorrideva.

“Oddio! Ma è serata!”  esclamò infuriata.

Guillaume le strizzò l’occhio e tornò a dedicarsi ai suoi affari. Safyia si battè una mano sulla fronte con aria distrutta. Notò che anche il ragazzo aveva quel laccetto attorno al  collo…incuriosita si guardò attorno. Era un modo per scovare gli eventuali Guardiani?

 

Stette un bel po’ ad osservare le persone. Quella donna era una di loro, pensò Safyia con sguardo perso nella folla.

La donna con alti stivali e una minigonna che faceva rabbrividire tutto il settore maschile seduta con una ragazzina che sembrava un po’ troppo piccola per fare la Guardiana…però aveva la stessa crocetta attorno al collo.

Quando la canzone finì con una schitarrata che le fece tremare i bicchiere di vetro spesso, Safyia si riprese. Osservò con nervosismo crescente Guillaume che si avvicinava e le sorrideva in quel modo acido che la ragazza detestava.

“Hai fatto colpo sul bassista” le disse Olivia compiaciuta.

“Glielo darei in testa, un colpo”ribatté sorprendendola.

Perché, lo conosci?”

“Purtroppo ho avuto il dispiacere!” esclamò Safyia mettendo i piedi sulla sedia libera e impedendo al ragazzo di sedersi.

“Salve Reclutatrice, quanti ne hai già presi stasera?” le domandò tirandola via violentemente e facendola quasi cadere. Si sedette senza neanche presentarsi ad Olivia che lo guardava meravigliata. Safyia mosse il collo e gli mostrò la catenina “che ne dici? Direttamente dalle mani di padre John”

 

Guillaume la fissò leggermente sorpreso e si appoggiò allo schienale “fatto sta che senza quella roba, sei sempre una strappa-anime!” la rimbeccò mentre Olivia li guardava senza capire.

“Non sei stato invitato, fuori dai piedi!” sibilò infuriata alzandosi lentamente. Vide la donna e la ragazzina che si spostavano verso di lei e le guardò con aria nervosa. “Sono con un’amica per rilassarmi” gli disse a bassa voce indicando la ragazza che non si raccapezzava.

E quel coglione di Lebeau ti lascia andare in giro così? Ti ha spiegato i fondamentali o è stato troppo occupato a drogarsi? Non sei capita molto bene..

Safyia lo fissò senza aprire bocca.

Afferrò la borsetta lanciando un’occhiata ad Olivia che si affrettò a seguirla “andiamocene, prima che commetta un omicidio” esclamò guardandolo di traverso.

Guillaume non si mosse di un millimetro mentre lei lo urtava di proposito.

“Gliel’hai già strappata, l’anima a quel poveraccio?” le domandò fermandola con una presa decisa.

 

Safyia si voltò con aria grave e si abbassò ringhiando “no...l’ha presa lui a me!”

 

La mattina dopo, si recò a casa di Adrien, formalmente costretta dai libri che doveva prendere per la lezione. Entrò in punta di piedi facendo meno rumore possibile e trovò il proprietario di casa che dormiva sul divano con un libro aperto sulle ginocchia, profondamente sopito.

Provò un’ondata di vergogna per quello che gli aveva detto: l’aveva praticamente implorato di baciarla e il risultato era stato quello sguardo di compatimento che le aveva lanciato.

Prese i libri e i quaderni ed uscì in fretta con un magone in gola che non la faceva respirare.

Ora che aveva protezione sufficiente, poteva anche tornarsene a casa sua.

Si, avrebbe fatto così.

 

***

‘I've gotta tell you, What a state i'm in, I've gotta tell you, in my loudest tone, That i started looking for a warning sign.

When the truth is... I miss you, Yeah the truth is, That i miss you so  and the truth is, That i miss you so.’

 

Safyia continuava ad ascoltare quella canzone con un’aria affranta che non la faceva concentrare. Si appoggiò al tronco dell’albero e sospirò, lasciando cadere la penna sull’erbetta rada. Il sole caldo filtrava fra i rami carichi di foglie, creando giochi di luce sul suo viso. Tirò a se le gambe per non far cadere le dispense e fece tornare indietro la canzone. La sai a memoria, si disse scioccamente. E le faceva anche venire da piangere!

Schiacciò il pulsantino cromato e si tolse le cuffiette.

Troppo silenzio. La faceva pensare e lei adesso non voleva pensare a nulla.

Se le rimise con un sospiro. Questa non ci voleva, una cotta del genere non me l’ero mai presa. Tamburellò la penna sui fogli  pieni di grafici e scritte minuscole e sospirò nuovamente. Sembrava un mantice… se continuo così mi verrà un enfisema polmonare! 

Chiuse gli occhi per qualche secondo mormorando le parole della canzone. Mi manca così tanto..

Guardò l’orologio con aria contrita…non mi va di fare lezione, me ne voglio stare qua a piangere delle mie disgrazie e a compatirmi fino in fondo!

Si accomodò meglio cercando nello zainetto un cd un po’ più deprimente, tanto per toccare il fondo definitivamente.

Di solito l’aiutava a riprendersi: sentiva qualche canzone smielata che la faceva rabbrividire normalmente e il disgusto le permetteva di tornare alla sua solita vecchia verve.

 

***

‘Come up to meet you, tell you I’m sorry, You don’t know how lovely you are. I have to find you, tell you I need you, Tell you I set you apart..’

 

Adrien camminava per l’università cercando Safyia senza sapere dove dirigersi. Ed era proprio grande quella città universitaria….poteva essere ovunque.

 

Vide un albero appartato che sembrava fatto apposta per lui. Ci si diresse senza immaginare che la Safyia fosse dall’altra parte del tronco, in piena autoflagellazione.

S’inginocchiò appoggiando la schiena.

Si era comportato come un idiota con lei. Aveva ragione ad essersene andata. Allungò una gamba e si mise seduto, cercando d’immaginare dove potesse essersi cacciata.

Guardò l’orologio, pensando che forse fosse a lezione…esalò un sospiro lungo un anno e si guardò attorno. Non era facile come l’altra volta. Era pieno di ragazze dai capelli scuri e lunghi che correvano in tutte le direzioni…non c’erano fantasmino pallidi con i classici segni della Tentazione addosso.

 

‘I was lost, oh yeah, Crossed lines I shouldn't have crossed, I was lost, oh yeah.

I was scared,  Tired and underprepared, But I wait for you. 

If you go, if you go, Leave me down here on my own, Then I wait for you.’ 

 

Adrien canticchiava a bassa voce proprio mentre Safyia si toglieva le cuffiette e lo sentiva dietro di lei. Trattenne il fiato ascoltandolo, con quel groppo in gola che cresceva. Restò nascosta dietro l’albero con espressione assorta finchè non lo sentì tacere. Lentamente aggirò il tronco.

Aveva il viso voltato dall’altro lato e non  la vedeva. La sua presenza però fu sufficiente a farlo voltare.

Safyia lo fissò duramente “che ci fai qui?” domandò sedendosi sull’erba poco distante da lui. Adrien la guardò da capo a piedi e non risposte. Si assicurò però che la catenina fosse al suo posto e si alzò in piedi svogliatamente. “Ero passato per vedere se stavi contrattando anime in cambio di esami.”

“Diventerei ricca in quel modo” gli rispose maledicendolo per la sua freddezza. “Ho incontrato il tuo amichetto acido ieri sera con altre due tipe strane...certo che voi Guardiani siete parecchio stronzi! Sempre queste battutine stupide!” sbottò saltando in piedi e afferrando lo zainetto con gli occhi lucidi. “Me ne torno a casa mia, così puoi startene da solo a drogarti con quelle robe allucinogene.

Adrien la vide toccarsi discretamente gli occhi. Fece una smorfia che Safyia non capì e poi parlò, lasciandola a bocca aperta.

“A parte essere un peccatore con tutti i crismi sono anche un drogato, è vero. Non puoi vedere quello che vedo io e restare sano di mente. Tu ci riesci perché sei davvero una Reclutatrice con le contropalle. Tacque un momento vedendola sbiancare. “Sono stato tutta la notte a studiare il modo di tirarti fuori da questa situazione e purtroppo non c’è. Fa parte della tua natura e tale resterai fino alla morte. A meno di non ammazzare il Procreatore, cosa impossibile, oppure toglierti la vita, idea che sinceramente ripudio perchè ti amo..” Fece una pausa abbassando la voce “però è venuto fuori bene…pensavo peggio” le disse con aria distratta.

Guardò a terra col viso teso “i Guardiani sono tutti stronzi perché fra i nostri doveri c’è quello di non familiarizzare troppo con le vittime, potremmo essere anche costretti ad ucciderle in casi disperati…per questo... Abbassò la voce un’altra volta e la guardò “per questo tu ed io non possiamo…”  

 

Safyia gli si avvicinò molto lentamente, quasi timorosa che da un momento all’altro le desse un morso “non sono d’accordo su alcune cose” mormorò lasciando cadere lo zainetto a terra “se lo sapevi perché…?”

Adrien arretrò verso l’albero finchè non ci fu più spazio sufficiente per muoversi “perché sono il peggior Guardiano che potesse capitarti” affermò aspirando il profumo con un senso di lieve smarrimento.

Se mi fosse capitato Guillaume, penso che a quest’ora sarei un mucchietto di polvere sparsa al vento” gli disse secca. Lo fissò negli occhi e vide quanto ci stava male a sua volta.

“Si aggrava il problema, se anche io ti amo?” gli domandò mezza imbarazzata.

“Direi di si..” Mormorò appena sentendo la frenata del camion per i trasporti pesanti dentro di lui e un operaio in miniatura gridare ‘ si costruisceeee’ a squarciagola.

 

Safyia fece una smorfia osservandolo di sottecchi. Perché non si toglieva quelle mani dalle tasche e non la abbracciava?

Memore della brutta figura non osò aprire bocca. In seguito ad una dichiarazione, di solito, una si aspetta un bacio o altro. Adrien non sembrava minimamente intenzionato a farlo.

Si arrabbiò a quella considerazione e lo colpì su un braccio.

La guardò senza protestare. Dentro di lui, gli operai fischiettavano allegramente, montando i blocchetti di un bel rosso fiammeggiante con su l’immagine della ragazza.

 

Stordita dalla situazione anomala, Safyia di staccò da lui sentendosi ancora più triste di prima. Pensavo che queste stronzate di amori contrastati non esistessero più.   

 

Adrien non resistette più. Che diavolo volevano da lui? Gli avevo tolto una vita normale e costretto a fare una cose che non approvava. Non gli avrebbero tolto anche lei.

“Safyia!”sbottò mentre si allontanava con le spalle rigide, sentendo il cuore che andava in frantumi per la seconda volta. 

Che vuoi? Lasciami in pace” gli gridò senza voltarsi. Quando sentì che l’abbracciava lo lasciò fare.

“Ormai il danno è stato fatto..” Le disse a bassa voce stringendola contro di se “che se ne vadano tutti all’Inferno per quel che mi riguarda!”

Safyia sorrise con gli occhi leggermente lucidi “non sta bene, che razza di Guardiano..” Mormorò sentendo che la stava baciando su una guancia con più ardore della scorsa volta.

Saldamente ancorati l’uno all’altro, si allontanarono sotto lo sguardo cupo di Guillaume che aveva osservato tutta la scena.

 

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Capitolo 22
*** Vietatissimo... ***


Che dovrei fare con lei adesso

Che dovrei fare con lei adesso?

 

Portarla in uno di quei gradevoli localini in stile francese, vicino casa mia! Uno di qui posti che fanno tanto europeo, vecchio stile…e che voi ci crediate o no, io sono un tipo vecchio stile!

 

Ancora non l’ho baciata. Ci vuole l’atmosfera giusta, il posto giusto e il momento giusto. 

La vedo passarmi davanti con aria allegra e non riesco a fare a meno di sorriderle come uno scemo.

Inspiro profondamente cercando di tornare alla realtà in cui io me ne sto sepolto fra i libri e lei ascolta musica stravaccata sul mio letto e ogni tanto mi viene a chiedere se mi serve qualcosa e mi svuota il portacenere.

Devo baciarla, non posso fumare stasera!

Mi alzo con aria decisa ed entro nella stanza, ammirandola mentre mangiucchia una stecca di liquirizia della stessa lunghezza del Titanic.

 

Forza, invitala ad uscire!

Ci vuole un posto carino, romantico e di classe. Non troppo leccato o sclero.

 

Lei si toglie le cuffiette e mi guarda, rivolgendomi una domanda silenziosa.

Mi schiarisco la voce e la osservo desiderando essere al posto della stecchetta nera. “Pensavo..”

 

No, non così! Non tradire debolezza e vai dritto al punto!

 

Safyia mi sorride avvicinandosi un po’ a me. “Non farlo troppo, ti fa male” ridacchia allegra.

 

“Ti do un’ora di tempo per vestirti, si va a cena fuori!” sbotto di colpo facendole quasi cadere la liquirizia di bocca.

Troppo duro? Naa.

 

“Un’ora sola? Stai scherzando! Devo lavarmi i capelli…” si ferma di colpo e mi guarda “fuori via, via!” esclama saltando giù dal letto.

 

Quando la porta di chiude pesantemente mi viene spontaneo domandarmi due cose:

Primo: di quanto tempo ha bisogno una ragazza per lavarsi i capelli, agghindarsi e truccarsi?

Secondo: tutti i miei abiti sono la dentro! Come faccio a vestirmi?

 

E’ abbastanza puntuale, un ritardo di soli dieci minuti che mi fanno gridare al miracolo. Questo perché aveva perso qualcosa che non vuole rivelarmi. Spero che non sia un pezzo della biancheria perché solo a guardarla potrei fare le flessioni senza mani.

Cercate di capirmi.

Arriva un po’ di corsa con un vestito che mi lascia senza parole. “Adrien potresti..

 

Cosa? Massaggiarti la schiena? Accarezzarti le caviglie? Toglierti il reggiseno?

 

Mi porge un braccialetto che non riesce a chiudere. Trattengo un sospiro di delusione: le mie erano nobili intenzioni!

 

Poi si gira verso di me, rimettendosi a posto i capelli e inondandomi di profumo. Bellissima!

“Beh? Come sto? Spellati in complimenti, dai” m’incita pavoneggiandosi.

 

Mi ha lasciato senza parole. Questo vestito è stato fatto apposta per farci ammazzare di seghe mentali e fisiche.

Il mio sguardo deve essere parecchio eloquente perché la vedo giocherellare con la borsetta, coordinata al vestito, leggermente a disagio.

 

La porto in questo posto che adoro. È carino, intimo e c’è sempre una musica di sottofondo fatta apposta per dichiarazioni e per baci appassionati. Perfetto per stasera.

Non so se abbia capito le mie intenzioni, la vedo parecchio agitata. Le prendo la mano e lei salta

“Scusa” borbotta ritirandola. “E’ carino qui”

Non è a disagio: sta letteralmente sprofondando nell’agitazione “se vuoi torniamo a casa” le dico stupito. Cosa crede, che le salterò addosso in  pubblico? Non l’ho fatto nella mia accogliente tana, figuriamoci qua!  

“No!” risponde un pò troppo in fretta “è che non sono abituata ad appuntamenti del genere. Non frequento questi posti con i miei amici.

“E dove vai di solito?” le domando per farla parlare…magari si rilassa. Non sono minimamente intenzionato a spostarmi di qui, finchè non sarò riuscito a ballare con lei.

A casa sarebbe stato strano, qua invece è perfetto!

Lei sorride agitando un bicchiere vuoto. “C’è un locale fichissimo che ospita sempre gruppi rock...la padrona è una bella donna, piuttosto robusta.

Eudora, penso ringraziando i santi che si sono finalmente ricordati di me.

 

Sto per fare il fico con lei! Sto per farlo!

 

“Il bar di Eudora. E’ una mia amica” dico sentendo una maschia vena di compiacimento che pulsa in tutto il mio corpo. La vedo illuminarsi.

“Ci andiamo dopo?”

 

Ha detto dopo. C’è un dopo. Dopo la cena, allora!

 

Due ore dopo

 

C’era tutto!! Tutto!

L’atmosfera, il momento e il posto! George Micheal cantava ‘Kissing a Fool’ e Safyia ballava fra le mie braccia sorridendomi a pochi centimetri dalle mie labbra.

Era dolce e indifesa e io ne stavo per approfittare come cristo comanda...quando è apparso un fottuttissimo bavoso a guastarmi la serata!

Penso di non essermi mai incazzato più di così! 

Non poteva apparire mentre mangiavamo o aspettavo il conto. No! Proprio mentre stavo per baciarla! Questa è una mossa di quel figlio di puttana di Azafir!

 

Se non riesco a baciarla entro la fine della sera, sento che darò di matto! La frustrazione mi sta divorando e penso che stessa cosa stia accadendo dentro di lei. Mi stringe la mano più forte del solito e cammina appiccicata a me.

Potrei anche farlo in mezzo alla strada ma non sarebbe la stessa cosa. Il primo bacio va dato per bene: se non ti giochi il tutto per tutto in quel momento, non avrai molte altre chance di approfondire la cosa.

Lei cammina e non parla e ha di nuovo quello sguardo distratto e nervoso che aveva all’inizio della serata. 

Arriviamo al locale e io tiro un sospiro di sollievo enorme! C’è un concerto dal vivo. Il bello di essere amico della padrona e andarci più o meno tutte le sere, è che il buttafuori ti fa passare e ti saluta come se fossi un vecchio compagno, cosa che innalza il mio punteggio agli occhi di Safyia che mi guarda stupita. “Ma sai quanta fila devo fare, ogni volta?” mi domanda alzando la voce al frastuono della musica.

“La prossima volta dì che sei la mia ragazza” butto li sperando che sorrida. Invece non dice niente e torna silenziosa… non lo dovevo dire?

Non la capisco stasera! Che le sta succedendo?!

Mi dirigo verso il bar stringendola contro di me per non perderla fra la folla. Lei mi lascia fare ma la sento tesa.

La presento ad Eudora che mi prende subito in giro. Safyia si siede su uno sgabello alto guardandosi intorno preoccupata. “Che vuoi?” le chiedo in tono gentile mentre lei osserva il gruppo che suona.

“Ah….non lo so, fai tu” mi risponde senza neanche guardarmi.

La catenina è bene stretta attorno al suo collo e porta sempre il braccialetto. Questa non è possessione demoniaca: è stronzaggine femminile vera e propria! 

 

Mi sto arrabbiando. Non capisco questo continuo cambio di umore e l’attacco di prima ha incrinato la pace zen che aveva così faticosamente costruito.

 

La trascino nel retro, pieno di casse di birra e alcolici di tutti i tipi e la guardo scazzato “che problema hai con me?” le chiedo secco.

Lei mi guarda appena, spostandosi leggermente. “Non ti arrabbiare…” sussurra facendomi subito sentire una merda per aver alzato la voce, anche se di poco.

Si appoggia al muro vicino ai barilotti di birra giganti e guarda in terra. “Ho paura che possa succedere come altro giorno..”mormora depressa “non è stato piacevole...io pensavo di baciare te e invece..”

Dopo questo, penso che non mi azzarderò ad arrabbiarmi con lei neanche sotto tortura!

 

Lei mi guarda e mi sorride timidamente. Abbracciarla è il minimo. “Sei sotto protezione…sta tranquilla”le sussurro all’orecchio dolcemente.

Lei annuisce e si lascia abbracciare “ma la storia del Male che si scatena nelle discoteche è vera? Sai, tutte quelle storie sulla musica del Diavolo…”

La prendo per mano e le strizzo l’occhio “puoi stare sicura qua dentro!”

                                                                                                                        

***

 

La musica era travolgente e Safyia era riuscita a trascinare Adrien sulla pista, nonostante i continui rimbrotti dell’uomo. “Non so ballare!” esclamò per la centesima volta, imbarazzato fino al midollo.

“Nessuno qua dentro sa ballare. Basta che ti muovi un po’ e dimeni il sedere e vedrai che vai bene!” gli urlò nell’orecchio facendolo ridere. “E poi devo vendicarmi perchè sei stato tutta la serata a fare il figo!”

A quelle parole Adrien sprofondò nella vergogna “te n’eri accorta..” Borbottò fra i denti.

Safyia sorrise ironicamente e gli sfiorò la vita tirandolo verso di se “Certo. Perché non farti divertire? Prima eravamo nel tuo elemento e ti ho fatto giocare. Adesso siamo nel mio!” sghignazzò crudele.

 

..e mentre ballavano immersi nelle luci e trasportati dalla musica, si avvicinarono sempre di più, muovendosi a ritmo, avvinghiati l’uno all’altra col respiro ansante e il cuore che batteva e batteva… batteva così forte da sovrastare la musica. Si aggrapparono a rispettivi corpi come naufraghi. Safyia lo sentiva stringerla sempre di più impedendole quasi di muoversi, strusciandosi contro di lui ed eccitandolo tanto da fargli quasi perdere il controllo.  

Lo trascinò, o almeno, tentò di spostarlo verso un luogo meno affollato. Ci arrivarono di corsa, grondanti di sudore ed eccitati fino alla radice dei capelli.     

Adrien la guardò per un secondo, prima di baciarla. Il bacio dolce che aveva preventivato fu sostituito dal bacio più caldo e passionale che avesse mai dato ad una donna. La sentiva mugolare per il piacere e insistette mentre lei lo ricambiava con foga, aggrappandosi al suo collo.

“Sei tu, vero?” la sentì bisbigliare sulle sue labbra col fiato corto.

“Si sono io..” Rispose tornando a baciarla con passione. Era irresistibile, le sue labbra grondavano lussuria e palpitavano per l’emozione, pensò Adrien mentre si avvolgevano nelle rispettive braccia.

Safyia si staccò senza più fiato, tentando di respirare, schiacciata contro il muro dal peso del corpo di Adrien che continuava a baciarla sul collo, spostando la catenina d’oro con la crocetta. Sentiva le sue mani che si muovevano, risalendo lentamente il vestito, spostandolo e insinuandosi sotto. Rabbrividì tornando a stringerlo “Questo non è vietato?”

“Vietatissimo” gli rispose con voce roca che vibrò nel suo orecchio.

“Allora continua” mormorò baciandolo nuovamente e sentendosi sempre più debole. Fra le nebbie del piacere, si accorse di qualcosa che non andava, che c’era un essere non invitato alla loro festa. Si muoveva davanti a lei e li puntava decisi.

“Adrien… “mormorò reprimendo un gridolino mentre le stringeva i glutei morbidamente “c’è..un coso...schifoso…

Lo vide sollevare la testa con sguardo depresso eppur eccitato.”Resta qua e tienimi il posto” le disse baciandola due o tre volte prima di staccarsi da lei e facendola sorridere. 

 

Con enorme divertimento lo vide sbraitare contro l’essere che sembrava quasi intimorito. Si nascondeva e strideva stranamente.

Piantala di giocarci” gli disse sentendo un po’ di pena per l’esserino che rimpiccioliva sempre di più sotto gli urlacci di Adrien.

Quando scomparve in un nuvola di polvere e cenere, Safyia se ne stupì. Non aveva usato niente contro di lui.

Lo guardò interrogativo. Lui sollevò le spalle tornando da lei. “E’ un Lussurioso, basta fargli due urlacci e scompare” sussurrò stringendola nuovamente. “Si nutre di piacere ma svanisce se emanai rabbia. Per questo ce ne sono così pochi in giro. La gente è sempre arrabbiata”

“Allora eri un bel po’ arrabbiato” ridacchiò Safyia pensando a quanto in fretta era scomparso.

“Certo, mi ha disturbato…non mi sono neanche dovuto sforzare” La guardò negli occhi per un po’, coccolandola teneramente “non volevo essere così becero, giuro” le disse accostandosi alle sue labbra e dandole un bacetto casto.

E come volevi essere?” gli domandò maliziosa. Lui sorrise e la baciò dolcemente  “un po’ più….così”

Safyia lo abbracciò, sentendosi smisuratamente bene, come se avesse fatto un bagno nella felicità più pura.   

Era la stessa identica sensazione che aveva provato stando dentro di lei…e da quanto poteva capire non stava andando malaccio neanche in quel modo. Safyia lo accarezzava e lo ricambiava con molto trasporto.

Presi dal gioco ricominciarono, finchè Eudora non arrivò di corsa a disturbarli “Abbiamo un problema bello grosso qua fuori!”   

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Capitolo 23
*** I Battitori ***


“Tre Battitori

“Tre Battitori? Ma sei sicura?!”

Adrien sgranò gli occhi alla notizia apocalittica. Safyia lo guardò di traverso “è grave? Sono pericolosi?” domandò innocentemente, facendoli girare verso di lei.

“Sono grossi. Sono tanto grossi!” esclamò Eudora allarmata. “Ho chiamato gli altri, stanno arrivando. Sei armato?” 

Adrien la guardò allargando le mani. “Ho quattro cosette appresso! Pensi che vada ad una cena romantica equipaggiato contro i Battitori?!”

Si voltò verso Safyia e la fissò intensamente. “Tu devi tornare a casa e subito!” esclamò grattandosi la testa per una possibile soluzione.

Ma non ci penso neanche!”ribattè la ragazza arrabbiata. “Resto con te! Sono più al sicuro”

“Non sei al sicuro, con i Battitori nessuno è al sicuro!” urlò la donna tirandola verso il retro del locale. “Due nostri compagni sono morti così!”

“Compagni? Sei una Guardiana anche tu?” domandò stupita. La donna le mostrò con una certa civetteria l’orecchino con la crocetta che pendeva e sorrise “la migliore!” esclamò divertita.

Premette un interruttore della luce, nascosto dietro un barilone d’acciaio di birra e Safyia vide aprirsi davanti a lei un’intera rastrelliera di armi che solo a guardarle le facevano venire voglia di usarle.”Belle! Ne date una anche a me?” domandò mezza divertita. Le arrivò un’occhiataccia che la congelò “come un detto” borbottò accomodandosi da un lato.

 

Eudora fissò Adrien che si grattava metaforicamente la testa alla ricerca di un’arma efficace “ma sono una sega con le armi! Non hai tre-quattro chili di polvere di mandragora e una betoniera di acqua santa?” domandò serio. “Posso tirare su un esorcismo decente…”

“Per farci che? Il solletico? Ragazzo, da retta a mamma e prenditi questa!”

Gli lanciò una lancia istoriata che era la fine del mondo, agli occhi di Safyia. Gli trotterellò vicino, ammirandola da sopra la sua spalla “bellissima! Ne hai un’altra uguale? Ti do una mano!” decretò seria.

“No” le rispose duro “tu non dovresti neanche essere qui, ma al sicuro a casa nostra!”

Eudora alzò le sopracciglia alla frase “mmh…è cosa seria! Mai sentito un uomo dire ‘casa nostra’ alla prima uscita!”

“Già!” esclamò Safyia rivolgendogli un sorriso carino “ti adoro! Sei un amore”

Adrien la fissò per un po’ e non disse niente, limitandosi a schiarirsi la voce “comunque non sei la sicuro.”

 

Safyia respirò a fondo armandosi di santa pazienza. “Lebeau, sei uno stupido che si preoccupa per nulla. Ho la protezione “mormorò mostrandogli la catenina “e sono una Reclutatrice. Magari vedendomi…s’inchinerebbero!” borbottò guardando da una parte e scuotendo la testa divertita. “Io gli ordinerò di mangiarsi Guillaume e vivremo tutti felici e contenti!” Concluse la frase alzando il mento soddisfatta.

“No.” le ripose nuovamente fissandola “Non ti muovere da qua dentro, mentre io mi ammazzo contro quelli.”

Eudora la stava fissando con occhi sgranati. Quando Safyia se ne accorse, mormorò un ‘cosa c’è?’ timoroso

“Sei una Reclutatrice?!” fissò la catenina e Adrien con uno sguardo omicida “che sta succedendo? Perché porta la Croce?”

“Storia lunga.” le rispose provando l’arma. Fendette l’aria facendola vibrare e provocando dei brividi a Safyia “meravigliosa…ha una potenza enorme. Sussurrò soprappensiero.

La guardarono entrambi stupiti.

“Tu senti la sua potenza?” le domandò Adrien cupo.

Safyia sorrise e annuì “si, è una potenza smisurata. Come quando mi baci tu.” Mormorò a bassa voce.

Adrien sorrise come uno scemo e si allontanò leggermente portandola con se “fai la brava...per favore. Non farmi ammazzare per niente!” la supplicò leggermente serio.

Safyia lo guardò perplessa “hai detto due volte ‘ammazzarmi contro quelli’, sta cosa non mi piace!” ribattè abbracciandolo. All’improvviso un pensiero orrendo le attraversò la mente “Adrien, per favore…non farti uccidere di proposito” La sua voce si affievolì fino ad interrompersi del tutto.

 “Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello!” la rassicurò fin troppo serio “devo preoccuparmi per te, trovare un modo per farti passare il resto della vita senza quella scocciatura al collo e poi scovare una chiesa dignitosa per sposarci. Sei la donna della mia vita, se ascolti Bob Dylan!”

Safyia lo guardò abbozzando un sorriso triste. “L’hai detto. Mantieni la promessa”

 

Un violento trambusto interruppe l’imminente bacio fra i due “è destino!” sussurrò Safyia scocciata.

“Peggio. È arrivata Isabeau!” esclamo Adrien tirandola verso la saletta dove Eudora armeggiava con i bidoni.

 

Che problema abbiamo?!” gridò una voce leggermente roca, all’indirizzo della donna.

E questa? Pensò Safyia vedendo una specie di Rambo in gonnella che sorrideva masticando gomma platealmente.

“Tre Battitori, non li hai visti fuori ?” esclamò Eudora sorpresa.

Isabeau sbuffò impertinente “certo che li ho visti! Mi piaceva fare casino, lo sai che adoro le entrate plateali!” gridò sempre con voce troppo alta per i gusti di Safyia e degli altri due occupanti della saletta.

“Ciao fratello. Mi sa che la devi mettere su un taxi!” esclamò dando un leggero cazzotto sulla spalla di Adrien che strabuzzò gli occhi per il dolore.“ Lei è safyia” tossicchiò imbarazzo presentendola alla sua collega.

“Non riesco a crederci! Come hai convinto questa poveretta ad uscire con te?” domandò seria, guardando Safyia da capo a piedi “sorella, questo è tutto suonato non fai un buon affare” le disse allungandole la mano e stritolandole la sua con forza.

“Se fosse arrivata cinque minuti fa avresti sentito Lebeau dire ‘ casa nostra’ …e sono alla prima uscita!” ridacchiò Eudora provocando uno sbocco di bile nei due.

“Allora è una cosa seria! Se ti convince ad andare a casa sua a vedere le piantine che tiene in giardino, alza i tacchi. Il maiale…”

“La finisci?!”urlò fuori di se “Safyia vive con me! E’ sotto la mia protezione” esclamò esausto stringendo la lancia e desiderando usarla su di lei.

Ollala che scoperta! Padre John c’è impazzito!” gridò allegra saettando occhiate sulla ragazza con   i suoi occhi nocciola, incastonati in una carnagione chiara che si sposava meravigliosamente con i capelli scuri tagliati corti.

Safyia la guardò da capo a piedi stupendosi dei muscoli che appesantivano leggermente la figura della Guardiana. Era alta più o meno come lei, con una maglietta nera che evidenziava il fisico scolpito e dei pantaloni militari molto di moda. Quella che la preoccupava era la cintura che emerse quando si tolse la giacchetta corta in tono con i pantaloni,  rivelando due lunghi coltelli che scintillavano minacciosi. Portava anche lei la crocetta al collo e la studiava come se fosse un animale raro.

Istintivamente si toccò il collo attirando lo sguardo della donna che si avvicinò velocemente.

“La Tentata! Il fantasmino di cui parlava quel coglione?” domandò ad Adrien che annuì.

“Scommetto che il coglione porta il nome di Guillaume” mormorò con tono sarcastico Safyia attirandosi immediatamente la simpatia di Isabeau.

“Mi piace la tua donna! Ha ottimi gusti in fatto di vestiti e odia quell’essere. Peccato solo che stia con te.!”

Ma io…” Safyia si zittì con una domanda in mente. Ma loro stavano insieme? 

Guardò la donna che ancora la studiava e le venne un’idea in mente. “Hai visto che armi favolose che hanno? Non vogliono che li aiuti!” esclamò secca.

Isabeau annuì “hanno ragione. Non è un lavoro per tutti e non puoi certo combattere con quei tacchi. Sono da urlo.” le disse ammirandoli “ma non farti troppo bella per uscire con quello la dietro, non ne vale la pena!” le disse facendolo incazzare.

 

“Chi aspettiamo? Il coglione?” domandò  per cambiare discorso.

“Si, sta arrivando con Lucien.” Gli rispose contenta la donna. “Si è rimesso, ringraziando il cielo!”

Meno male! Adrien sospirò sollevato: non avevano la più pallida idea di dove venissero tenuti i Guardiani feriti, quindi non potevano andarla a trovare.

“Sai di Mélie..Sussurrò Isabeau seria “quella ragazza ha fatto fuori un intero Nido da sola. Tra un po’ arriverà saltellando dalla gloria e tu dovrai fare il bravo e complimentarti da sola. Sono fiera di lei!”

“Tutto da sola?! Quella ragazza è un bijou!” Esclamò contento.

 

Una figura silenziosa fece la sua comparsa portando con se un odore di fiori che riempì le narici a tutti. “E’ arrivata miss perfezione” sussurrò Eudora lanciando uno sguardo a Morgaine che era scivolata silenziosa come un’ombra nella stanza. Safyia si raddrizzò come la vide. Quella donna era bellissima ed emanava un’aurea di rispetto e candore che la fece rimanere senza parole.

 

“Vi site già attrezzati, vedo. Bravi.” Guardò Safyia con interesse “e tu chi sei?” notò la catenina ma non disse nulla in proposito.

“La donna di Adrien!”esclamò Isabeau a distanza di sicurezza dal compagno.

Morgaine non fece una piega, come se non l’avesse sentita “non puoi stare qui. È pericoloso” le disse quieta facendo annuire Safyia. Quando la sfiorò, Morgaine aggrottò la fronte “è..non è del tutto umana!” esclamò allarmata.

Safyia lo guardò agitata e guardò Adrien che si era fermato a metà strada dalle due. Non sono…

“Adrien..”  balbettò impaurita “cos’è questa storia?”

“Ne so quanto te” gli rispose secco. Poi si voltò verso Morgaine che la guardava stranamente dura “Come sarebbe a dire che non è del tutto umana? È la Tentata, però..

“C’è già qualcosa del demone in lei. La sento emanare ostilità.” Rispose velocemente. “I Battitori potrebbero esser venuti per lei, per reclamarla.

“E’ una Reclutatrice” gli disse secco. “Ma non penso che…”

“Lebeau! Ti rendi conto di quello che sta facendo? Sta inquinando l’atmosfera che Eudora ha così faticosamente formato in questo luogo. La fuori non ho mai visto danti demoni! Non ci sono mai stati. La colpa è sua!” esclamò indicando Safyia che se ne stava in silenzio con le labbra strette.

“Già, è vero. È pieno di Lussuriosi. Ne sapete qualcosa voi due?”  domandò Isabeau emettendo in imbarazzo la ragazza.

“Sente il potere delle nostre armi…” mormorò Eudora a mezza bocca.

Safyia le guardò tutte e tre. “Ho capito. “ borbottò scansandosi da Adrien “la compagnia non è lieta di conoscermi. Chiamo un taxi e me ne vado a casa!” Esclamò con le lacrime agli occhi, uscendo dal retro e sorpassando velocemente la folla che la stringeva da tutte le parti.

Adrien le guardò sospirando “certo che siete tre vipere, quando vi ci mettere!”

 

“Lebeau!” urlò la vocetta stizzita di Mélie capitando all’improvviso “perché ho visto Safyia in lacrime che hai fatto, cretino?!” esclamò con le manine sui fianchi e la frusta in bella mostra.

“Io niente. Chiedi a quelle tre!” si fermò e le fece una carezza di sfuggita “ho saputo. Brava!”

“Grazie!” trillò festosa “Isabeau!!! Guarda che belle tacche!”

 

I tre Battitori erano alti come palazzine di  cinque piani e si muovevano lentamente, annusando l’aria attorno, come se cercassero qualcuno. Emettevano strani gorgoglii e Safyia restò raggelata a guardarli.

“Quelli sono….molto grossi” sussurrò quando Adrien le arrivò vicino e la abbraccio per portarla via.

“Vai via,  non è sicuro qui”

“Non è sicuro da nessuna parte con quelli” mormorò sconvolta. Adrien la sentiva stranamente calma. Neanche tremava: la prima volta che li aveva visti se l’ era quasi fatta sotto!

“Safyia, torna nel locale, dentro è protetto. le disse nuovamente mentre la ragazza con l’aria stupita li fissava ”io li capisco, riesco a capire cosa dicono” sussurrò “sono cattivi…mai sentita tanta cattiveria! Non vogliono restare laggiù, perché c’è dolore, morte ed eterna sofferenza.”

Adrien rabbrividì: allora era vero che una parte di quel demone era dentro di lei.

 

“Se li uccidete, li condannate all’eterno dolore ” mormorò con il naso per aria. Chiuse gli occhi e respirò a fondo. “Ci credi? Sono tristi….”

“Non possono restare qui e cibarsi delle persone!” le disse secco facendola riprendere.

Safyia lo guardò e annuì. Si spostò di due passi e gli fece spazio. “Non hanno niente da perdere loro, perché sono già morti..” Gli disse a mezza bocca vedendo le tre donne che sopraggiungevano. Si drizzò di scatto e lo guardò fisso negli occhi “stendili tutti! Sei un drago in quello che fai!” esclamò seria.

Adrien abbozzò un mezzo sorriso “non credere, loro sono molto più brave di me” replicò facendola mugolare d’insofferenza “Che palle, Lebeau! Sempre a darti addosso!” lo guardò e sorrise esausta

“Non farti male” mormorò prima di avvicinarsi per baciarlo.

Adrien ficcò la lancia nel terreno guardandola storto “sta dritta” le impose dedicandosi alla ragazza. “Se mi succede qualcosa tornerai da padre John. Promettimelo!” le impose sentendola avvinghiarsi a lui.

“Come no! tanto non ti succederà niente!” ripose divertita. Vide con la coda dell’occhio due figure maschili che si avvicinavano e si affrettò ad appiccicargli le labbra alle sue. Lo baciò con molto trasporto e lo lasciò col fiatone. “Quando hai finito te ne do un altro” gli disse sorridendo invitante.

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Capitolo 24
*** La battaglia ***


I Guardiani si diedero un’occhiata nervosa e poi alzarono le testa sconsolati

I Guardiani si diedero un’occhiata nervosa e poi alzarono le testa sconsolati.

 

“Chi va per primo?” domandò Isabeau con una voce da funerale che preoccupava seriamente Lucien.

“Ti sei messa paura? Per sti tre cosi?” Domandò dandole un colpetto sul braccio.

La donna balzò per un istante “vedi un po’ tu! Sono tre! E sono grossi. Come mi ci arrampico lassù per sgozzarli?” domandò con le lacrime agli occhi.

“Gioco di squadra…li facciamo cadere” porpore Mélie mordicchiandosi un labbro.

“Se ne attacchiamo uno gli altri ci vengono addosso. Direi di dividerci e dargliene un po’ a tutti” mormorò Adrien guardandoli sempre più preoccupato. “Eudora! In quei bidoni c’è dell’acqua santa vero?” domandò speranzoso.

“Certo! Per chi mi hai preso?” esclamò indicando l’ interno del locale.

 

I tre Battitori avanzavano lentamente annusando l’aria ed emettendo fumo dalle narici, come nei migliori film d’orrore.

“Allora: mentre noi li accerchiamo, tu provvedi a sparargliela addosso!” le disse serio stringendo la lancia.

“Non darmi ordini, moccioso” lo rimbeccò stranita dal suo tono perentorio.

Adrien si voltò incazzato “sei la Guardiana più anziana e sei una vera novità, visto che cadiamo continuamente come mosche e che l’età media si aggira sui 30 anni! Fa come ti dico sei vuoi campare ancora a lungo!”

Lucien gli lanciò un’occhiata meditabonda scuotendo la testa riccia “non ti darà per niente retta così. Sii più gentile”

“Non mi va di essere gentile! Sono incazzato!” esplose verso l’amico. “Mi hanno interrotto continuamente la serata, sti cosi! Permetti che mi girino le palle!”

L’amico sorrise divertito, indicando Safyia che li osservala appoggiata al muro del locale “è lei? E’ carina! Mi complimento per la scelta”

“Mh..”grugnì sentendo un po’ di rabbia sbollire “grazie..”

 

Lanciò un’occhiata e la vide sorridere a stento. È preoccupata per me! Pensò stranamente felice per quella constatazione.

Alla seconda occhiata che le lanciò la vide parlare fitto fitto con Lucien. Che sta facendo quel matto adesso?

Quando tornò, gli fece un sorrisone compiaciuto “mi piace, è carina ed educata.” Esclamò spostando la mazza ferrata nella mano destra e battendogli la spalla “veramente ammodo. Mi ha dato del lei.

“Certo. Safyia è una brava ragazza…hai sentito che vocetta dolce che ha?” gli domandò sereno lanciando sguardi amorevoli alla ragazza che gli rispose con un sorriso innamorato.

 

“Cretine! Non ci vuole niente a metterlo di buon umore!”

 

Sentì le parole dell’amico alle ragazze e restò male. “Mi hai fregato” borbottò imbarazzato.

Lucien sghignazzò dandogli un sonoro scapaccione sulla testa “certo. Non ci serve un Guardiano incazzato. Meglio non aprire altri Portali e tirarci appresso altra melma infernale.

 

Due persone se ne stavano in silenzio e osservavano il battibecco fra i compagni. Guillaume scrutò con i suoi freddi occhi verdi i Battitori e li indicò a Morgaine a suo volta assorta in contemplazione.

“Come tattica de gruppo…pensi che la soluzione di Mélie sia papabile?”

La donna assentì lentamente “provvedo io a separarli l’uno dall’altro. Creerò una gabbia per ciascuno di loro. Ma non chiedete di partecipare, non sopporto la vista del loro sangue” mormorò  al ragazzo che volse lo sguardo su di lei.

E quella ragazza?” domandò senza alzare gli occhi su Safyia che se ne stava appoggiata alala parete e dondolava su una gamba “sono i suoi adepti. Lebeau è accecato dall’amore e non si rende conto del pericolo”

Morgaine si voltò a guardarlo con la testa leggermente inclinata “tu mi avresti ucciso? Se fosse capitato a me…”

Guillaume la fissò negli occhi stringendo la sua lancia corta con dita bianche dallo sforzo “non me lo chiedere” le rispose abbassandosi su di lei e trattenendosi dal baciarla.

 

“Oddio, non lo sto vedendo davvero” mormorò il bel Lucien volgendo uno sguardo veloce dietro di se. Adrien lo seguì per un secondo e fece una smorfia “queste sono le cose brutte che non vorresti mai vedere, nella vita” mormorò dandogli una pacchetta sul braccio.

 

L’amico annuì con le sopracciglia alzate. “Sono rimasto l’unico single qua? Addirittura tu che trovi una sventola del genere..” Ridacchiò giocherellando con la mazza e mettendosela in spalla.

“Non bucarti con quelle punte” l’avvertì Adrien fermando la palla d’acciaio che dondolava pericolosamente. “Andiamo a farci sbatacchiare da quelli, va” gli disse lanciandosi un’occhiata con Isabeau che annuì decisa e con troppa forza, segno che se la stava facendo addosso

 

“Si, forza! Sangue sangue!” gridò con finta allegria, facendo ridere Mélie che le si affiancò immediatamente “ti aiuto io” le disse sventolando la frusta che schioccava nell’aria elettrificata dal Male.

“Ehi…sei diventata brava a maneggiarla!” si complimentò seriamente stupita. Le strizzò l’occhio e abbassò la voce, parandosi la mano con la bocca “poi ti insegno come si usa con i ragazzi” sussurrò facendola scoppiare in una risatina imbarazzata.

 

“Non insegnare porcate a Mélie!”la sgridò Adrien imbarazzato per essersi trovato in una situazione disagevole con la ragazza.

“Tu perché non ci parli mai con lei!” ribattè la donna divertita facendo avvampare Mélie.

Gettò uno sguardo sfuggevole ad Adrien arrossendo vistosamente e arrotolandosi la frusta attorno ad un braccio “la finite di parlare di me..” Sussurrò facendoli voltare tutti dalla sua parte.

“Stronzi!”sibilò andando avanti senza timore e guardando un grosso Battitore in attesa di qualcosa “Ehi, coso! Quaggiù! Abbassa la testa” gridò mentre i Guardiani di lanciarono un’occhiata terrorizzata.

Ma ti sembra il modo?” gridò Adrien andandole vicini e restando a guardare l’enorme pugno del Battitore che si alzava sulle loro teste.

“Porca vacca!”esclamò scartando di lato e tirando con se la ragazza che gridò spaventata quando il pugno gigante si abbattè sul terreno provocando un vero e proprio terremoto.

“Fortuna che sono lenti!” le girò arrabbiato; mollò il suo braccio con un gesto infuriato “ma che ti salta in mente?”

Mélie sbuffò seccata e schioccò la frusta, diventando paonazza al tempo stesso “senti Lebeau…” tacque per un breve momento e poi parlò sempre guardando il Battitore con occhio esperto “tu e Safyia state insieme?”

Adrien la fissò incuriosito poi il suo viso si aprì nel sorriso più stupido che la sua amica aveva mai visto “si, perché?”

L’impressione che avevo avuto non era sbagliata, allora! Pensò senza rispondergli. Gli fece un mezzo sorriso spingendolo via “allora direi che è il caso di tornare a casa integri, che dici?!”ridacchiò con finta allegria. Merda!

 

Una sibilò tagliò l’aria e la ragazza fece appena in tempo a spostarsi, che la lancia corta di Guillaume fischiò sopra la sua testa, andando a conficcarsi nell’enorme corpo del Battitore che abbassò la testa e la guardò con un’aria ebete. La estrasse con due dita bruciandosi al contatto con la lama sacra e stridette, lasciandola cadere sul terreno, dove fece una piroetta e si conficcò perfettamente ditta. Le sue urla demoniache attirarono l’attenzione degli altri due Battitori che si mossero al rallentatore..

 

“Avverti prima, idiota!” urlò la ragazza tenendosi il cuore per la paura che aveva avuto.

 

Guillaume le scoccò un’occhiata irritata “quando la finirai di battergli i pezzi, sarà sempre troppo tardi! “esclamò facendola avvampare per la vergogna.

“Siamo qui per lavorare. Le vostre beghe sentimentali lasciatele fuori dal contesto.”la rimproverò mentre un ringhiò proveniva da Adrien che lo guardò in procinto di sgozzarlo.

“Tu parli sempre troppo!”

 

Lucien li fissava con un’aria di compatimento, andando dietro a Isabeau con aria combattiva e un ringhio verso il Battitore colpito che mostrava già i segni di cedimento: la lama di Guillaume aveva aperto una sottile fenditura nella pelle spessa e il contatto con il metallo benedetto stava bruciando i bordi perfettamente regolari come se fosse acido muriatico.

 

“Tiratemelo giù che ci penso io a tagliuzzarlo un po’!” gridò all’amico che fece ruotare la mazza ferrata con entrambe le mani e la conficcò nell’orme zampa del Battitore.

 

Safyia lo sentì gridare una cosa che suonò come ‘dolore’ e che le lacerò le orecchie per un attimo. Si tappò per un sentire quelle urla accorate che promettevano morte e sofferenza fisica e rabbrividì per la paura. Vide Morgaine che, inginocchiata da un lato ed evidentemente protetta da Guillaume, continuava a pregare, muovendo le labbra con gli occhi chiusi

 

Che starà facendo? Si domandò incuriosita cercando di leggere i movimenti labiali della donna.

 

‘Dues maximo protectore..

 

Una preghiera in latino...a che servirà? Si chiese rivolgendo lo sguardo verso Adrien che maneggiava la lancia goffamente.

Oddio è impedito con quell’affare! Sghignazzò sorridendo verso il Guardiano che soffriva evidentemente per quell’impedimento.

 

“Falla ruotare sopra la testa, vedrai che la cosa acquista un senso” gli gridò facendolo girare dalla sua parte. “L’ho visto fare in un film. Sta tranquillo che funziona!” urlò sorridendo per la sua  imbranataggine.

 

Quando vide il sorriso che gli moriva sulle labbra, seguì il suo sguardo verso l’alto: il tetto del locale e le pareti erano completamente invase da demoni di tutti i tipi che sembravano stessero per balzarle addosso da un momento all’altro.

Safyia trattenne un gemito di paura e si spostò impercettibilmente, toccando con un piede il muso di un gregario…che si stava evidentemente inchinandosi ai suoi piedi.

 

“Lebeau che cavolo fai? Dai una mano a Mélie!” gli urlò Guillaume scrollandolo e seguendo con terrore il suo sguardo.

Il ragazzo aggrottò la fronte arrabbiato e sibilò una parolaccia verso Safyia.

“Guillaume..”sussurrò la voce morbida e ammonitrice di Morgaine aprendo un occhio “non usare epiteti discordanti in questo frangente.”  

“Eudora, l’acqua santa!” urlò rivolta alla donna che era rimasta impietrita alla scena.

 

Il corpo del primo Battitore crollò a tetta mentre Isabeau a cavalcioni sul suo collo infieriva crudelmente con i pugnali, ficcandoli volte nella pelle del demone “allora, chi ce l’ha più grosso fra noi due?!”sibilò mentre il corpo evaporava in una nube nera e Isabeau cadeva sull’asfalto da circa un metro di altezza.

“Ahio!” piagnucolò strusciandosi il sedere. Lucien le allungò una mano rimettendola in piedi “sei sempre la più forte, nina” ridacchiò lanciando uno sguardo casuale al Mélie.

 

Restò a bocca aperta quando la vide combattere da sola contro un Battitore, che la guardava come se fosse una mosca noiosa posata sul proprio piede.

Ma che fai, togliti da li!” urlò Lucien lanciandosi verso di lei

“Tranquillo, va tutto bene!”gridò con un sorriso senza notare il pugno del Battitore che si alzava sopra la sua testa.

“MELIE!!!!”

 

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Capitolo 25
*** Adieu, Mélie ***


l’urlo di Isabeau fece voltare i Guardiani nella direzione: la ragazzina fece appena in tempo a sollevare lo sguardo restando

L’urlo di Isabeau fece voltare i Guardiani nella direzione: Mélie fece appena in tempo a sollevare lo sguardo restando a bocca aperta, mentre una lacrima solitaria le usciva da un occhio.

 

Il terribile tonfo che seguì, fu accolto da un silenzio di spasmodica paura.

 

Adrien rimase raggelato e Morgaine interruppe la sua preghiera con le labbra tremanti.

Il Battitore sprofondò le dita nel terreno e sollevò il corpo della ragazza, avvolto in una manciata di terriccio che le sporcò la pelle ancora calda e rosea.

Osservarono con orrore il demone che, presa la ragazza fra due dita, la teneva come se fosse una bambolina rotta, dondolante per un piede, fra le enormi dita nere e rosse.

La sollevò davanti ai suoi occhi e soffiò, e alle orecchie di Safyia il terribile sibilo risuonò come una risata crudele!

“Non ridere, maledetto!” gridò con quando fiato aveva in corpo, verso il Battitore che lasciò cadere il corpo a terra con noncuranza, sprigionando ancora più fumo e fiamme.

 

“Sta…ridendo?” Lucien inghiottì quelle parole con incredulità “quel figlio di…sta ridendo?!”

 

Safyia urlò per l’orrore e nello stesso istante, Isabeau ruggì per la disperazione, lanciandosi contro il Battitore: si afferrò alle pieghe rugose della pelle, scalandolo con i muscoli in fiamme per lo sforzo, finchè non arrivò al collo del demone dove piantò i suoi pugnali con ferocia.

Immediatamente il demone si rizzò urlando e cercò di scrollarsela di dosso.

 

“La vuoi usare, quella cazzo di lancia?!”

Guillaume urlò come un pazzo contro Adrien che fissava la scena imbambolato. C’era un tremendo dolore negli occhi verdi del ragazzo che contrastava ferocemente contro l’azzurro pacato e incredulo dei suoi.

Abbassò lo sguardo sul corpo scomposto della ragazzina, il collo e le membra girate da angolazioni impossibili e sussultò mentre una rabbia fredda e divorante lo aggrediva.

Guardò le proprie mani strette attorno a quello strumento inutilizzabile e gliela lanciò senza tante cerimonie. “Sono un esorcista non uso simili stratagemmi!” ringhiò ficcandosi le mani in tasca e tirando fuori tutto l’occorrente per un discreto esorcismo.

“Di quanti allucinogeni ti sei fatto?!” urlò il ragazzo raccogliendo la lancia con rabbia “fottuto drogato, invece di perdere tempo con quella sciacquetta, dovevi proteggere Mélie! È colpa tua se è morta!” Gridò bloccando ogni gesto di Adrien che si voltò verso di lui con i lineamenti contratti dalla rabbia “Sapeva quello che faceva! Era una Guardiana in gamba!” urlò distrutto dal dolore afferrandolo per la maglietta che si accartocciò sotto le dita “tu dov’eri? Cosa stavi facendo?!”

Guillaume smorzò il tono leggermente, mantenendo una freddezza glaciale “stavo proteggendo Morgaine, stronzo!”

Adrien lo lanciò lontano da se e ridacchiò con disprezzo “a chi vuoi darla a bere? Cazzo, guardati quelle pupille: di quanto Ice sintetico ti sei fatto, per affrontare quei tre? Te la stavi facendo addosso e c’hai dato sotto. Il primo della classe che sniffa come…il drogato” sibilò indicandosi. “Io almeno lo ammetto che ho un problema, fottuto idiota. Ce l’hai ancora quel riccio di Ossidiana?” gli domandò con la voce cupa e lo sguardo fermo.

“Si, ma contro quelli..”

“Dammelo lo stesso e non rompermi i coglioni mentre m’invento un incantesimo decente per farli esplodere come petardi. Sibilò vedendo la pietra che veniva gettata in terra con un gesto di stizza “Morgaine!” urlò in direzione della donna che pregava febbrilmente, sbattendo le palpebre per non cedere al pianto “finiscila di ciancicare preghiere in latino e vieni a darmi una mano!! ”urlò  rovistando nel taschino della giacca e traendone una sigaretta che accese con un gesto palesemente incazzato.

Si rivolse a Guillaume che lo guardava in silenzio, il volto rosso e le mani bianche, strette attorno alle due lance “non te la faccio passare liscia, stavolta. Preparati a farti aprire il culo dall’Associazione!” lo minacciò lanciando uno sguardo a Safyia che si asciugava gli occhi con un braccio, cercando di ignorare lo stuolo di demoni che la circondavano.

 

Morgaine si avvicinò ai due Guardiani con uno sguardo nervoso. Sfiorò la spalla di Guillaume per un secondo e spostò subito gli occhi su Adrien che disponeva attorno a se pietre ed erbe.

Che vuoi fare?” gli domandò la donna inchinandosi mentre gli altri compagni combattevano contro l’ultimo Battitore e Isabeau continuava ad infilzare il proprio nemico con rabbia e disperazione, sporca di sangue nero dalla testa ai piedi “sta uscendo di testa, la dobbiamo fermare” mormorò guardandola preoccupata.

“Non ti distrarre, siediti e dammi le mani. E non farmi girare le palle anche tu, per stasera ne ho abbastanza!”

Morgaine lo guardò nervosamente “non mi piacciono i tuoi incantesimi, lo sai.”esclamò scostandosi con palese spregio.

Adrien le lanciò un’occhiata nervosa “me ne fotto. Seduta e dammi le mani! Sei la più potente ESP che abbiamo, devi entrarmi dentro e farmi andare in trance senza allucinogeni. Al resto penso io.”

La donna assentì controvoglia, sedendosi su terreno e piegando le gambe sotto di se elegantemente.

Che cosa userai?” domandò guardando le pietre e le erbe che aveva disposto e intrecciato secondo simboli strani.

“Agata per energia” spiegò sbuffando fuori il fumo della sigaretta “ametista per vedere le cose per quelle che sono, olivina contro la magia nera e ossidiana che rafforza aurea sviluppa la forza del guerriero.

“La valeriana non ti serve “mormorò indicando la piantina disseccata

“Serve, attira l'amore” la sua voce si spense e strinse gli occhi “timo contro malefici, purifica gli ambienti e le persone e ruta contro alterazione mentale e la pazzia”

“Questa è per te? O per me?” domandò la donna con una lieve punta di divertimento.

“Per te, così non ti farai venire un crollo rovistando nella mondezza che vedrai dentro di me ed è utile anche a me, visto che andrò a frugare dentro quegli esseri” spiegò con volto truce.

 

Morgaine alzò gli occhi allibita “non intenderai…vuoi farlo esplodere dall’interno?”

 

Adrien sorrise sarcasticamente e annuì gettando lontano il  mozzicone che aveva finito in quattro tiri. 

“Forza, concentra quella bella testolina che ti ritrovi e non farmi troppo male mentre scandagli i miei pensieri impuri” ridacchiò facendola sorridere.

Morgaine si concentrò non riuscendo a smettere di ridere “li voglio proprio vedere, questi pensieri impuri”

“Quando ti trovi di fronte ad unvietato l’accesso’, svolta a destra… quel settore è tutto per te” le disse strizzandole l’occhio e vedendola arrossire, cosa che lo lasciò incredulo.

 

Epperò! Fai arrossire Morgaine….la stima in se stesso salì parecchio e rese il compito più facile.

 

Safyia sentì l’aria vibrare come se si trovasse preda di un forte vento e si accucciò a terra, guardando con sospetto una luminescenza circolare che si levava attorno al cerchio formato dalle pietrine.

O santa miseria! Pensò distinguendo perfettamente lo spirito sottile e privo di connotazioni fisiche di Adrien che si levava alto sul corpo. È forte! E lui che rompe e si lamenta di non essere in gamba!

 

Morgaine abbassò impercettibilmente la testa e il vento si sviluppò violento, investendo Safyia.

La ragazza sentì distintamente il dolore che provava Adrien per la morte di Mélie e il sospetto che aveva avuto, mentre parlavano con Guillaume.

Quella consapevolezza aveva reso la sua morte ancora più pensosa agli occhi dell’uomo che le  voleva un gran bene.

Sentì con timore la presenza pura e accecante di Morgaine che s’impadroniva del corpo di Adrien e restava incredula di fronte ad una tale desolazione sentimentale.

 

Non è giusto’…la sentì mormorare con una voce flebile. Sembrava che piangesse, mentre ripeteva le sue esatte parole.

 

Che cazzo stanno facendo quei due?” urlò Lucien quando vide Isabeau volare via per un colpo del Battitore. Se l’afferrava e la sbatteva a terra, era morta!

 

Eudora maneggiava la tanichetta dell’acqua come fosse un pompiere “non lo vedi? Esorcizzano quei cosi!”gridò facendolo accorrere in suo aiuto.

 

***

 

Adrien annaspava in mezzo al nulla più nero e assoluto. Faceva freddo e caldo, la dentro. Si concentrò espandendosi il più possibile, ma era difficile in quel corpo così compatto e duro. Più si arrabbiava e meno riusciva a muoversi.

Ebbe un’idea. Cominciò a pensare a Safyia e lasciò che i pensieri positivi scorressero verso l’esterno.

Il Battitore si ripiegò su se stesso sofferente, facendoli fermare “ce la fa?” mormorò Lucien abbassando lo sbocco dell’acqua “se non ce la fa, li innaffiamo”

 

“Facciamolo lo stesso!” urlò la donna in pena “dopo Mélie…la piccola Mélie…”singhiozzò trattenendosi a fatica dal piangere il povero corpicino senza vita che giaceva poco lontano da li.

 

Videro Guillaume inginocchiato a pregare sul suo corpo con un’espressione terribile sul viso.

 

La luce che vedeva provenire dall’esterno, fece sorridere lo spirito di Adrien. Utile, il gioco di squadra! 

 

Il Battitore si disintegrò facilmente sotto i colpi incrociati dei Guardiani e una fine identica toccò all’ultimo che stupidamente di era fermato ad osservare il proprio compagno.

 

“Meno male che sono tontoloni!” sospirò Lucien mollando la terra la pompa dell’acqua.

 

“Porca miseria…mi avete tolto tutto il divertimento” ringhiò Isabeau tenendosi un braccio  e arrancando verso di loro.

“Scusa, bella…rotto?” le domandò l’uomo allungando una mano e facendola ritrarre immediatamente.

“Cadi da quasi 5 metri, vediamo se non ti rompi qualcosa” ringhiò sofferente zoppicando verso il corpo di Mélie.

 

Si inginocchiarono attorno alla ragazzina guardando stupiti le lacrime che scivolavano lungo le guance di Guillaume. Il ragazzo si alzò in fretta, marciando rumorosamente verso il cerchio formato dalle pietre e attese che i due si riprendessero. Morgaine tornò in se con un sussulto leggero e arretrò velocemente da Adrien, fissandolo come se fosse un demone lui stesso.

L’uomo la guardò e non disse nulla. “Lo vedi che serviva la ruta?” domandò alla donna che tentava ancora di liberarsi da quei pensieri angosciosi con forza.

 

Adrien si alzò con l’impressione di aver passato tutta la vita a camminare carponi in un tunnel stretto e soffocante. Prese più volte dei bei respiri, guardando Safyia che si staccava cautamente dal muro. Si dovevano essere spaventati quei cosi bavosi, perché la maggior parte di essi, erano scappati.

Il Guardiano ringhiò verso il Gregario ancora inginocchiato e afferrò la manichetta che giaceva inutilizzata a terra, spruzzandolo con un po’ d’acqua santa e facendolo ringhiare e sibilare finché non svanì in uan nube di vapore. Prese Safyia per mano e la tirò via dal muro del locale, lanciando un’occhiata omicida ai tre demonietti che sibilavano sopra le loro teste “fetidi stronzi!”ringhiò abbracciando la ragazza che non parlava e lo stringeva con forza.

“Ti sei spaventata?” le chiese cercando di usare una voce il più possibilmente dolce e di non pensare al posto dove lo stavano dirigendo le proprie gambe.

Safyia scosse le a testa guardando il corpicino di Mélie attorniato dai Guardiani in preghiera. Franò a terra con le lacrime agli occhi senza osare toccarla.

I suoi arti avevano assunto una posizione innaturale che non lasciava addito a…. Adrien la guardò freddamente, togliendosi la giacca e ponendogliela sopra, per coprire lo strazio del corpo.

 

Safyia era l’unica che piangeva apertamente. Gli altri rimanevano chiusi nel proprio silenzio doloroso, con le labbra tremanti e l’espressione cupa.

 

***

Vedo Isabeau cercare di piegarsi per prenderla in braccio. Quando deve rinunciare, costretta dalla spalla mezza fracassata, ringhia verso se stessa, battendo con stizza e frustrazione un piede a terra.

“Prendila tu, Lebeau…la portiamo da padre John” mi sussurra Eudora con lo sguardo vitreo.

Lei era come una madre per Mélie, ci sta soffrendo da cani.

Tutti ci stanno soffrendo da morire.

Mi volto verso Safyia e la vedo sollevare gli occhi a fatica su di me “posso chiederti un favore?”

Lei annuisce più volte con forza

“Torneresti a casa da sola mentre noi ci occupiamo di lei” 

 

La vedo fissarmi negli occhi delusa…voleva restare con me?

“E’ una cosa che riguarda solo noi Guardiani. Gli esterni non sono ammessi. Un’altra cazzo di regola del Codice”le spiego cercando di essere paziente, mentre vorrei gridare e battere pugni a terra. Questa cosa mi ha sconvolto preofondamente. Non posso pensare di continuare a vivere senza il sorriso dolce di Mélie e le sue battutine irriverenti sui miei vestiti..

 

Safyia annuisce appena e si scansa lentamente, rimediandosi uno sguardo di fuoco da Guillaume e un’occhiata pacata da Morgaine.

Con loro farò i conti dopo.

****

 

E’ mattino inoltrato quando Adrien torna a casa con una faccia da far spavento e le occhiaie profonde di chi ha pianto troppo e non riesce a riemergere dal dolore. Si siede sul letto di Safyia che dorme serenamente e le tocca i capelli con una mano, accarezzandola fino a svegliarla.

La ragazza battè gli occhi per qualche minuto e quando lo vide gli saltò addosso, stringendolo come una pazza, facendolo affondare far le sue braccia. Adrien chiude gli occhi e si lasciò andare in mezzo a quella morbidezza delicata e profumata che lo risolleva un poco.

 

Safyia non parla, non sa assolutamente cosa dirgli, mentre si affloscia addosso a lei e la stringe togliendole il fiato.

“Mi dispiace, tanto..” Sussurra accarezzandogli i capelli e sentendolo tremare violentemente. Lo scosta leggermente stampandogli un bacio sulle labbra che lo fa riprendere. Dopo un secondo di indecisione, si sdraia su di lei baciandola con violenza e spaventandola per quella passione repressa.

“Adrien, lasciami…mi fai male” sussurra sentendosi stringere con troppa forza.

Lui la molla all’istante indietreggiando “scusa...non volevo” mormora allontanandosi dal letto e appoggiandosi contro la parete scivolando fino a terra.

Safyia gli corse incontro preoccupata, toccandolo con timore “no, non te ne andare..” Mormora temendo che si faccia del male, ridotto in quello stato. “Hai bisogno di dormire, togliti st’affare e vieni a letto. Sussurra togliendogli la giacca e facendogli alzare gli occhi pesti su di lei. C’era un ringraziamento inespresso e qualcosa che Safyia comprendeva pienamente.

 

Adrien si accoccolò fra le sue braccia con un sospiro, accarezzandola delicatamente nel timore di averla spaventata e chiedendole silenziosamente scusa mentre scivolava nel sonno che improvvisamente era necessario al suo corpo più di qualsiasi altra cosa.

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Capitolo 26
*** Se capita...capita ***


“Lui doveva aiutarla

“Lui doveva aiutarla! Non sta scritto da nessuna parte che il compito di quell’idiota, è di proteggere Morgaine!”

 

Sto urlando da circa dieci minuti nell’ufficio di padre John e suor Concepta è visibilmente sofferente per il trambusto.

Batto un’altra volta la mano sulla scrivania in perfetto ordine e ringhio a mezza bocca altri improperi contro Guillaume “me ne frego se quei due…” sto per dire qualcosa che non devo farmi uscire. Me ne frego della sua vita privata, quello che mi rode è che non sia stato sospeso dall’Associazione.

 

Padre John unisce le mani dondolando leggermente “capisco perfettamente che la morte della giovane Mélie ti abbia turbato..

“Turbato?” urlo di nuovo guardandolo come se fosse impazzito “turbato un cazzo! Non usiamo eufemismi! Sono incazzato! Sono cosi tanto incazzato che potrei aprire un Portale da solo, se non fossi qua dentro!” grido facendo aggrottare la fronte a Johnny.

“Hai finito?” mi domanda dopo qualche secondo di silenzio.

 

Brontolo a mezza bocca. In effetti mi sono stufato di urlare e avrei bisogno di un bicchiere d’acqua.

“Si..” Borbotto come un ragazzino dispettoso a cui si è rotto il giocattolo.

“Prenderemo i giusti provvedimenti, non credere che l’Associazione sorvolerà su un fatto di tale portata.”

“Ancora non è stato sospeso” sibilo piantando un dito sulla scrivania e facendomi male. “Si è imbottito di allucinogeni per restare in se e quando si è trattato di tirare fuori le palle che non ha, ha lasciato morire Mélie!” urlo nuovamente mentre suor Concepta stringe le mani l’una contro l’altra.

“Scusi, superiora” mormoro dopo un attimo di pentimento “ma Mélie era una carissima amica..le volevo…bene…”

Mi asciugo un occhio incurante di apparire debole.

Suor Concepta sorride gentilmente e mi batte una manina avvizzita sulla mia, stretta a pugno “sei un bravo ragazzo Adrien” sussurra sorprendendomi.

Borbotto ungrazie’ imbarazzato mentre padre John non scuce un sorriso neanche pagato. “Guillaume potrebbe accusarti della stessa cosa. Non stavi forse proteggendo la Tentata?”

“Safyia! Si chiama Safyia!” ribatto arrabbiato. Non mi toccare la donna o vi pesto a tutti!

 

Padre John annuisce e mi guarda dritto negli occhi “allora?”

 

Io lo fisso cercando di capire dove vuole andare a scavare”non solo stavo proteggendo Safyia, come compito che mi è stato assegnato” sottolineo con una lingua sciolta che non ha nulla da invidiare a quella dell’angelo che ho spaventato ieri –devo anche farmi perdonare- “ma in più cercavo di utilizzare un’arma, che non è esattamente il mio campo!” ribatto piantando il dito di nuovo nella scrivania “Ahio” sbotto facendomi male e facendo sorridere suor Concepta.

 

“Quindi Mélie si è lanciata per conto suo contro il Battitore,.”sussurra alzando le sopracciglia mentre pensa.

“Già..”

Padre John solleva gli occhi portando le mani davanti alla bocca “interrogheremo gli altri Guardiani e poi decideremo. Il tuo compito? Come sta andando?”

 

Su quell’argomento sono preparato…e non ho buone notizie “Male. Cioè, bene da una parte. Safyia  non è stata ancora posseduta dal demone, grazie alle protezioni sacre…dall’altro…c’è poco da fare: ho consultato testi su testi. È una Reclutatrice e tale resterà, a meno di non riuscire ad uccidere Azafir, cosa che vedo impossibile” mormoro dondolando sulla sedia con nervosismo.

Sempre la solita sedia di merda.

“Mi sono concentrato sulla cosa più grave: passato un anno, sarà libera dalla minaccia del Procreatore, ma dubito seriamente…” taccio in preda alla rabbia.”Dubito che lei riuscirà a resistere tutto quel tempo”

 

E’ arrivato il momento di spiegarvi alcune cose: una volta ogni anni 25 anni -parlo di questo piano astrale, ovviamente - un Procreatore sceglie una Porta Intatta per concepire la sua schifosa progenie.

Non fatemi scegliere nei dettagli, se avete seguito la storia, sapete che intendo dire.

Se non ci riesce, è destinato a tornarsene zitto e buono a casa sua con un metaforico calcio nelle palle. Potessi darglielo davvero, lo farei.

Ora, domandatemi perchè a questi fetenti piacciono tanto le vergini.

Forza…

Ok, perché hanno il sangue puro, fondamentale per aprire il Portale.

Sarà… ci sono certe quindicenni in giro che...lasciamo stare la vena moralista del sottoscritto. 

 

Il Portale si nutre di dolore e sangue…quindi…metteteci che sono una manica di depravati e il gioco è fatto. 

 

E secondo voi, lascerò la mia ragazza nelle mani di quell’aguzzino schifoso?!

 

“Ne hai già parlato con lei? Le hai detto della fine che farebbe, nel caso il Procreatore riuscisse nel suo intento?” padre John tace imbarazzato.

“No, pensavo di farlo dopo” mormoro sospirando nervosamente. Mi alzo, non riuscendo a stare fermo “tanto perché lo sappiate, Safyia ed io ci amiamo e stiamo insieme, ma se devo ucciderla pur di non farla cadere nelle mani di quel fetido lo farò.”

Su quello non sono tanto sicuro, dico la verità.

Johnny mi guarda senza dire nulla mentre la suorina si fa il segno della croce.

“Adrien...questo che so per dirti non è consono alla mia natura…” mormora abbassando lo sguardo sulla scrivania “se tu e Safyia vi amate…non riesco a credere che sto per dire questa cosa, ma pur di salvare la sua anima lo farò: se voi due siete legati da un amore profondo, allora…amatevi” borbotta a mezza bocca tossicchiando leggermente.

 

Lo guardo incredulo del fatto che mi abbia appena suggerito di fare l’amore con Safyia “di un po’, vecchio…ti sei impazzito, forse?” domando con un filo di voce, risiedendomi con le gambe molli.  Comincio a  ridacchiare dentro di me e il mio sorriso balena all’esterno “è da pazzi! Non posso crederci! Johhny, l’Alzhaimer sta galoppando furiosamente!”

“Fuori di qui, brutto…” m’intima rosso in viso “fuori e non farti più rivedere, se non con buone notizie!”

Esco di corsa dopo aver ridacchiato un altro po’, salutando la suoretta con un gesto scanzonato.

 

Quando sono fuori, in strada, mi rendo conto che non è poi tanto sbagliato come suggerimento.

È come togliere il pane di bocca ad un affamato. Resterebbe sempre il problema del reclutamento, ma sarebbe il minimo.

Mi fermo di fronte ad una vetrina di abbigliamento sportivo, improvvisamente a disagio…ma Safyia sarebbe d’accordo?

Il mio motto è ‘sempre pronto’…ma lei…dirle una cosa del genere…proporle una cosa del genere…

Ohh! Che palle! Mi sta venendo il mal di testa! E devo anche farmi perdonare per averla spaventata!

 

***

 

Noooo! Non me lo dire! Che strazio, l’esonero il giorno del mio compleanno!”

Safyia sbraita per telefono con Olivia, portatrice infausta di disgrazie universitarie “no, non la faccio la festa quest’anno. Sono impicciata fino al collo!” singhiozza rotolando esausta sul letto pieno d’appunti e libri. “Dimmi che il prof lo sposta! Ti prego!”

“A quel maledetto non frega nulla, del fatto che siamo pieni di esoneri!” sbotta la ragazza nella stessa identica situazione.

“Vabbè ho capito!” Safyia tira su col naso e fa una smorfia, cadendo di faccia sul letto morbido “Vado a studiare. Anzi, torno a studiare…” mugugna attaccando con un gesto disperato.

 

Guarda i libri e gli appunti sparsi e geme sofferente “non ce la posso fare!”

Mordicchia la penna colorata con livore, quando sente la porta di casa aprirsi. Balza giù dal letto volando incontro ad Adrien che la abbraccia con una faccia da funerale

 

Che c’è? Ti hanno fatto il cazziatone?” domanda con una vocina dolce che mi fa stare ancora più male.

“No...Safyia siediti che dobbiamo parlare. E’ roba grave!” borbotto facendola sedere di fronte a me.

Che stavi facendo?”

Studiavo, quel bastardo del prof ha messo l’esonero fra una settimana! Disgraziato, neanche il compleanno in santa pace mi fa fare!” sbotta facendomi sobbalzare.

“Compleanno?!” la prendo per le spalle intimorendola “quanti anni fai? 26?”

Safyia mi guarda per qualche secondo e poi scuote la testa “no, 25. Non sono così tanto fuori corso” mi dice con una faccia sospettosa.

Cazzo…non ha ancora 25 anni?!

“Adrien hai una faccia da far spavento!” esclama toccandomi con aria afflitta “posso fare qualcosa per te? Coccole? Sono brava a consolare” mi dice sorniona abbracciandomi e dondolando da un alto.

“Si…c’è qualcosa..Inghiotto a fatica prima di parlare “Safyia…senti…”

“Mh?”domanda strusciando la faccia su di me e alzando gli occhi con un sorriso raggiante “devo sbaciucchiati un po’?” sussurra baciandomi più volte

“Devi fare qualcosa di più..” Mormoro ricambiandola “qua si tratta di vita o di morte..”

“Addirittura?!” domanda con voce canzonatoria “sentiamo, che devo fare?”

Resto a guardarla per qualche istante e poi mollo la bomba, sperando che non mi arrivi nulla in testa “Devi fare…l’amore con me”

Safyia mi guarda mezza violetta e mezza rossa, passando tutte le possibili sfumature dell’arcobaleno “eh?! Ma così…Lebeau! Che cavolo ti sei messo in testa!” urla arrossendo e scostandosi di due metri se non di più “ok che m piaci e con te ci sto bene. Però…non ti sembra di correre?!” grida muovendosi su e giù istericamente.”Ci siamo baciati solo due giorni fa!”

 

Sospiro frustrato. Non che mi aspettassi un’altra reazione, da lei “se riesci a stare ferma cinque minuti, ti spiego la situazione.”

Lei si siede parecchio lontano da me e si rannicchia su se stessa.

“Ora non esagerare” le dico mezzo offeso dal suo palese rifiuto “non sono poi da buttare via…e non te l’avrei chiesto così se non fossimo nei guai fino al collo!”

“Io non avrei reagito così, se non me l’avessi detto in quel modo terribile!” precisa ancora violacea “Dio, sembra che devi farlo per un dovere da Guardiano stronzo!”

“Eh… stiamo li..”mormoro annuendo soprappensiero “tu fammi parlare…e poi decidi”

 

***

 

Alla fine del monologo, frammentato di parolacce, Safyia non respira neanche più. “Ah..” Sussurra giocando con l’orlo del calzino colorato “che bella prospettiva. Quindi morirei in una maniera orribile, divorata dai miei stessi figli, finirei dritta all’Inferno e risorgerei come diavolessa vera e propria…che culo!”

Adrien la guarda di sottecchi, sbracato sulla poltrona, ancora lontano da lei. “Eh…” mugugna allucinato “pensa che mi hanno anche dato il benestare, in chiesa”

“Oh mio dio!” sussurra la ragazza vergognandosi a morte “quindi lo sanno tutti!” ringhia con la voce isterica “ o santa miseria, non ci posso credere! Ma perché è capitata a me, una cosa del genere?!”

Adrien si tappa l’orecchio mentre urla il suo disprezzo verso quell’essere. “Non sei obbligata, però per più di un anno dovresti subire gli attacchi di quel demone, stare sempre con la guardia alzata, non toglierti quel coso neanche per fare la doccia” le spiega indicando la catenina.

“Stanotte mi ci stavo strozzando” borbotta Safyia crollando lunga distesa sul divano. “Oh che palle! porca miseria, che palle!” sbotta facendolo sorridere.

Resta qualche minuto in silenzio poi la Safyia si volta verso di lui con aria ancora più imbarazzata se possibile “scusa Adrien, tu mi piaci molto, ma insomma…ci siamo baciati sono due giorni fa…”

La sua voce si smorza, mentre affonda la bocca nel cuscino. Lo guarda timidamente mentre lui le sorride ebete al ricordo del bacio travolgente nel locale. “Non abbiamo la scadenza come il latte” le dice simpaticamente facendola ridacchiare.

Si alza arrancando come un condannato a morte fino a lei. Siede in terra e fissa il suo volto violaceo affondato per metà nel cuscino, sfiorandole una guancia “io ci ho pensato più di una volta, lo ammetto..”sussurra chinandosi verso di lei “a me basta che tu stia bene quando sei insieme a me. Ti proteggerò anche per un anno, farò tutto quello che vuoi” mormora con voce seria guardandola negli occhi che grondano miele e luccicano felici. Safyia lo ascolta mordicchiando il cuscino “Davvero?”

“Si..”

Si alza sui gomiti sporgendosi verso di lui e dandogli un bacio dolce sulle labbra “tu questa cosa non me l’hai raccontata…e se…capita…capita e basta” mormora con uan vocina dolce e imbarazzata che gli trapana il cervello e glieli svuota dai pensieri negativi.  

“Anche io ci avevo pensato..

“Bene…”

 

 

 

 

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Capitolo 27
*** Revenge! ***


“Guillaume non è stata colpa tua, finiscila

“Guillaume non è stata colpa tua, finiscila!”

 

La mano delicata e morbida di Morgaine si appoggia sul braccio del ragazzo in piena crisi nervosa.

Guillaume l’allontana con un gesto brusco, facendole male per la seconda volta “aveva ragione Lebeau! Ero terrorizzato. Non riuscivo a muovere un muscolo!”

 

Nell’oscurità la donna può vedere gli occhi verdi del suo amante luccicare pericolosamente.

“Si dicono molte cose…”

“Non cominciare col tuo solito discorsetto conciliante!” urlò d’un tratto zittendola. “L’ho lasciata morire perché pensavo più a proteggere te che all’incolumità di quella ragazzina scapestrata!”

“Stai insinuando che la colpa sia mia?” domanda con un leggero tremito d’ansia.

“No, non volevo dire questo”

Sul suo volto c’è un dolore profondo che la donna non può vedere. Guillaume esce dal letto che fino a poco prima ha ospitato i loro corpi divorati dalla passione e afferra i vestiti, infilandosi con gesti bruschi e nervosi

“Questo vuol dire che non resterai..”sussurra la sua bellissima amante, leggermente più anziana di lui, che lo ama dalla prima volta che si sono incontrati. Un colpo di fulmine come pochi.

“No” risponde seccato e con una gran voglia di stare solo. “Scusa Morgaine, non dovevo venire…e scusa per…” tace indicando con gli occhi i vestiti mezzi laceri della donna che giacciono in un angolo.

La Guardiana resta in silenzio ricordando con una certa inquietudine l’arrivo improvviso del ragazzo nell’attico e la violenza con la quale le è letteralmente saltato addosso.

Non dice nulla, limitandosi a fargli capire il suo disappunto per quel bieco comportamento.

“Scusami. Ti prego” mormora abbracciandola con forza “non posso immaginare neanche lontanamente di farti del male. Non succederà più” la supplica a mezza bocca, sentendola immobile e vagamente tesa.

“Guillaume, vai a casa, fatti una dormita e presentati di nuovo a me quando avrai imparato a  comportarti civilmente” gli dice secca, per nulla rabbonita dal suo slancio tenero.

Il ragazzo la guarda intimorito, colpito al cuore da una pesante mazzata. Annuisce e si alza dal letto con un’aria mortificata che non scalfisce la sua rabbia interna.

 

“Va bene…” mormora allontanandosi a ritroso, l’animo spezzato per aver fatto del male alla donna che ama.

 

Guillaume ha l’animo di un ragazzino che si atteggia a grand’uomo per non dimostrare la propria paura.

Guillaume usa il sarcasmo e ferisce gli altri per non far vedere loro la propria inettitudine.

 

Non ha la forza di Isabeau ne la maestria di Lucien nella lotta corpo a corpo. Non ha facoltà psichiche come la sua adorata Morgaine e la rapidità di Mélie.

E non è come Adrien.

 

Esce in strada continuando a colpevolizzarsi, finchè i suoi piedi non lo portano in un posto che non pensava di visitare nuovamente.

 

Il covo di Kob, paradiso artificiale dei drogati come lui e Lebeau.

Guarda la porta chiusa, mezza occultata nel vicolo buio e per un attimo è seriamente tentato.

Tre colpi secchi e decisi: il segnale che spalanca le porte del Nirvana sintetico.

 

Piega le dita e porta la mano in tasca, correndo via, come se avesse il diavolo alle calcagna.

Il primo della classe che si fa fregare come un pivello. Il primo della classe, bello e ricco che si spacca le vene di allucinogeni per sentirsi a posto con il mondo, per alzarsi la mattina con l’illusione che niente di ciò che vede sia reale.   

 

Arranca verso l’appartamento che ha comprato per stare solo, per non guardare negli occhi i propri genitori inconsapevoli della vita che conduce, troppo ricchi e troppo occupati per notare in fondo allo sguardo del proprio figlio una vena disperata e malinconica. 

 

Sale le scale con le mani in tasca, cercando le chiavi svogliatamente, la mente sempre offuscata dal ricordo della morte di Mélie e dalla violenza con la quale ha aggredito Morgaine. Scuote la testa maledicendosi, la croce gli graffia la pelle per un secondo; cosa strana, non succede mai. Dio è ormai stanco di lui e lo vuole punire?

 

Alza lo sguardo sulle due figure che l’attendono, appoggiate al muro appena ridipinto di una calda tonalità avorio. Occhi freddi e saettanti odio.

Che cosa volete, voi due? Non sono dell’umore giusto” sbotta guardandoli appena, cercando di infilare le chiavi nella serratura quando un sonoro calcio ai reni lo fa piegare in ginocchio. Sbatte la fronte contro la porta blindata e impreca ad alta voce “ma sei impazzita, brutta culturista del cazzo?!”

Isabeau lo guarda come se volesse squoiarlo, i coltelli alla cintura che baluginano sinistramente, sotto la corta giacchetta di pelle nera.

“Lucien, portalo dentro”

 

***

 

“Questo disgraziato più lo guardo e più mi fa ribrezzo! Se lo può anche scordare che partorisca i suoi mostriciattoli e che…bleah!!” Safyia inorridì chiudendo il Bestiario con l’immagine di Azafir.

Che skifo!”

Guardò Adrien che insisteva a spiegarle quelle formule latine e fece una smorfia “per stasera ho esaurito la pazienza per capire radici e plurali majestatis. Sta zitto o ti faccio ingoiare quella sferetta” 

La guardò e ridacchiò divertito “a te serve un’arma pesante, non formule magiche…vediamo che trovo qua sopra..” Borbottò aprendo un altro libro che Safyia gli chiuse sul naso “basta studiare!”

Gli si sedette in braccio con il chiaro intento di baciarlo e si bloccò per una timidezza improvvisa.

“Beh? Finito il pezzo sexi?” le disse divertito stringendola e accarezzandole la schiena con tutta calma.

“Sto pensando…a come tentarti” sghignazzò per il doppio senso “sta cosa mi fa ridere!”

“Pensa a me” le disse baciandola lungo il collo leggermente. Safyia lo inclinò sentendo le sue labbra che vagavano con molto piacere sulla propria pelle.  Non ci volle molto a farla scattare come un interruttore della luce.

Gli si aggrappò addosso col respiro pesante, girandosi per farsi baciare degnamente. Era impossibile resistergli e lei non aveva alcuna intenzione di farlo. Si sentì sollevare e mettere al sedere sul tavolo ingombro di libri e polveri strette in sacchettini di tela grezza, che le facevano girare la testa normalmente, figurarsi in quel preciso istante.

“Safyia..” Mormorò sulle sue labbra “vuoi..

Si! Pensò immediatamente stringendosi a lui. Annuì senza neanche ascoltare il resto della domanda che Adrien formulò come “vuoi venire con me stasera a prendere a calci un po’ di demoni, o preferisci rimanere a casa ad annoiarti” e che la mente di Safyia tradusse e corresse liberamente invuoi fare l’amore con me fino all’alba e per molto altro tempo ancora’

“Ok, allora vatti a mettere le scarpe” le disse continuando a sbaciucchiarla con aria felice.

La ragazza lo guardò cercando di capire che diavolo centrassero le sue scarpe quando in teoria avrebbero dovuto essere splendidamente nudi in un luogo peccaminoso e rischiarato solo dalla luce della lampada rosata che stava in quella camera col letto troppo grande, per una persona sola….

 

Adrien la stava guardando… ”Eh?” esclamò facendogli alzare un sopracciglio “chi? Cosa? Che è successo?” domandò in fretta notando la sua espressione perplessa. 

Lui sorrise divertito a quelle domande sparate a raffica “vuoi venire con me..”

“A fare che?” domandò incamerando un pezzo per volta.

Uccidere bavosi

“Certo” rispose troppo distratta dalle carezze che sentiva sui fianchi. Allargò impercettibilmente le gambe vedendolo fermarsi d’un tratto. 

Lo guardò negli occhi leggendo il suo stesso desiderio “dobbiamo per forza uscire?” mormorò a voce bassissima sentendolo insinuarsi sotto la maglietta. Chiuse gli occhi ed emise un piccolo gemito che infranse il silenzio ovattato della stanza.

“No…cioè si” rispose lasciandola con molta riluttanza.

Safyia fece una smorfia terribile e scese dal tavolo odiandolo per un attimo. “Un bacio per ogni demone stecchito” gli impose minacciandolo con l’indice.

“Andata” ridacchiò dandole un morsetto al dito che la fece sorridere.

“Bene! Dove li troviamo in quantità industriali?”

“Sotto la metro

“Che metro sia…dai, facciamo una gara a chi scova di più!”

 

***

 

“Ultimo desiderio, pezzo di merda?”

 

Guillaume alza il viso pesto e sanguinante, ringhiando il suo disprezzo verso di lei “vaffanculo!” sibila prendendosi un altro colpo sul torace che gli mozza il fiato “non la passerete liscia! L’Associazione…”

 

“Ehh...mi sa che ti sbagli, coglione. Ci mandano proprio l’Associazione”

 

Lucien si alza dalla comoda poltrona dell’appartamento di Guillaume, stringendo le labbra e annuendo con una smorfia divertita. “La linea si è fatta dura da un di tempo a questa parte…spiacente, coglioncello”

 

Il ragazzo lo guarda con gli occhi spalancati “vi hanno ordinato di...uccidermi?” Nella sua voce trapela solo incredulità e orrore “ma si sono bevuti il cervello?!!”

 

Un cenno ed Isabeau gira attorno alla sua schiena, afferrandogli la testa e alzandola, scoprendo la gola perfettamente rasata. “Non sai da quanto tempo volevo farlo” sibila nel suo orecchio con voce raschiante. 

Guillaume non riesce a muovere neanche un muscolo, ipnotizzato dal tono roco e vendicativo della donna che recita il loro mantra assoluto.

 

Ezechiele, 25,17: " Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dall'iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perchè egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno, su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te".

 

Il sangue sprizza violento quando la lama sacra incide il collo velocemente e in profondità, tagliando la carotide di netto.

Isabeau lo lascia andare con disprezzo, mentre Lucien fa un balzo indietro per non macchiarsi con il sangue che spruzza e gorgoglia dalla ferita mortale. L’uomo lo guarda allontanandosi a ritroso “mi sa che passeremo dei guai per questo” 

Isabeau alza le spalle, il braccio rotto che le duole per lo sforzo che aveva sostenuto fino a quel momento. “Sono disposta ad ammazzarli tutti uno per uno.

Si pulisce le mani su un fazzoletto che ripone nella tasca dei pantaloni con un gesto secco e aggiusta  i vestiti stazzonati che porta da un giorno intero. “Ha creduto a quella calla senza batter ciglio. Un vero coglione, l’ho sempre detto io”

 

***

 

Due ore dopo e qualche decina di demoni in meno a bazzicare le strade, la porta della casa si spalancò violentemente e due figure strettamente abbracciate fecero il loro rumoroso ingresso, rovesciando l’omino con i pochi abiti appoggiati sopra. Safyia sbattè la porta dietro di se, continuando a baciare Adrien con passione, il quale la stava spingendo verso il centro del salotto, inciampando sul tappeto e rischiando di crollarle addosso.

“Fammi togliere…il giubbotto” la sentì dire con difficoltà mezza soffocata dal suo abbraccio.

“Devi proprio?”

“Tu che dici?” lo prese in giro staccandosi col fiatone.

 

Si erano fatti tutta la strada fino a casa, in quel modo, fermandosi continuamente per baciarsi.

Safyia lo guardò con un sorrisetto mezzo imbarazzato quando lo vide gettare via il maglioncino leggero.

“Andrà sempre peggio” l’avvertì eliminando qualche capo in più sulla sua attraente figura che ammirò con crescente eccitazione.

“Bene...” Mormorò a bassa voce provocandogli uno scompenso cardiaco. Adrien si fermò e la guardò negli occhi trascinandola verso il divano dove si sdraiò, portandola con se. Safyia si strusciò su di lui pienamente felice ascoltando il battito del suo cuore accelerato. Sentiva la pelle sfiorata dalle sue dita e istintivamente mugolò di contentezza.

“Non durerà, vero?” gli domandò all’improvviso.

Adrien aspirò il suo profumo con aria soddisfatta e annuì “non durerà, lo so per esperienza”

La vide strisciare pigramente fino alle sue labbra dove stampò un bacio dolce “e ti pareva…”

“Tu volevi la verità” le disse sorridendo.

“Non dirmi mai troppa verità tutta insieme!” ribattè facendo una smorfia birichina.

Tornò seria quando vide il modo in cui la stava fissando “visto che non durerà..” Si accostò a lui arrossendo intensamente “perché…non…fai il tuo dovere da Guardiano stronzo?”

Il cuore di Adrien perse un paio di battiti e ne accavallò altri; improvvisamente sentì un caldo tremendo che divampava in lui e non riuscì ad aprire bocca.

Safyia lo prese come un ‘no’ e alzò un sopracciglio “ok..” Sussurrò spostandosi e mettendosi a sedere.

“Ok cosa?” biascicò con la salivazione ridotta a zero.

Safyia deglutì a vuoto più volte. “Lo sai..” Borbottò alzandosi dal divano con il viso in fiamme. Girò un attimo a vuoto, lanciandogli un’occhiatina esplorativa e lo vide imbambolato a guardare il vuoto. Lo sentì schiarirsi la voce e udì le molle del divano che gemevano, segno che si era alzato anche lui.    

“Ah…ok..” Mormorò dietro di lei articolando male le parole “se vuoi…”

 

A sentirlo così imbarazzato, la ragazza ebbe un moto di tenerezza verso di lui. Gli si gettò in braccio e riprese a baciarlo finchè non si staccò con aria meditabonda “tanto siamo autorizzati, no?”

“In un altro caso, saremmo da scomunica diretta” le rispose sorridendo, col cuore che ballava la rumba.

“Potrei conviverci!” ridacchiò mentre la sospingeva dolcemente verso la camera da letto.

“Figurati io..

 

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Capitolo 28
*** L'amore ***


Anime di folli vagavano per i campi incolti, gettandosi a terra e strappandosi i capelli, urlando la loro pazzia, cani rabbios

“Adoro il tuo profumo..” Le sussurrò continuando a baciarla e facendola sorridere.

“A me piaci tu..” Gli rispose sepolta sotto di lui in preda ad un imbarazzo cronico che non la faceva andare ne avanti ne indietro.

Adrien la guardò trattenendo una risata per il fatto che avesse fatto la micina sexi per tutto quel tempo e al momento di quagliare se la fosse data metaforicamente a gambe. 

Ce l’hai con me? Scusa..” Miagolò imbarazzatissima.

“Ma smettila...sei tu che mi hai trascinato qui, costringendomi ad una performance sessuale, approfittando del mio corpo per i tuoi biechi desideri lussuriosi.

Si rimediò uno “cretino” mentre sghignazzava e continuava a baciarla su qualsiasi punto scoperto gli venisse a tiro.

Safyia chiuse gli occhi sentendosi una stupida e sbuffò di frustrazione. “Ricordi la mia frase infelice di qualche tempo fa? Che riesco a fare sempre casini? Ecco...ulteriore prova che qui dentro non c’è il niente. Batti un dito, suona vuoto!”  gli disse mezza depressa.

Adrien sorrise nuovamente, cercando con gli occhi i vestiti. “Mi sarei stupito del contrario. Non preoccuparti..” Sussurrò dandole un altro bacio, ancora più caldo del solito “così è ancora più…stuzzicante”    

Safyia sorrise imbarazzata pensando che non aveva tutti i torti. Lo guardò di traverso, adagiata sul cuscino chiaro che risaltava i sui capelli neri  e la pelle deliziosamente rosata per la timidezza, offrendo un panorama indimenticabile ad Adrien

“Dove vai?” gli domandò con voce sorpresa vedendo i jeans che riaffioravano dal pavimento. Lui la guardò stupito “vado a dormire di la

“Dormi con me” sussurrò facendogli spazio, come se non ce ne fosse stato a sufficienza “ti ospito volentieri”

“Oh, sono caduti!” esclamò divertito gettando i jeans lontano. “Che disgrazia, sono bloccato qui!”

La sua scenetta la fece ridere come una scema. Gli si appiccicò addosso con aria felice.

“Non ti ci abituare però!”

 

“Ti posso chiedere una cosa? Non devi rispondermi, se non vuoi..

“Tanto lo so che vuoi chiedermi” mormora a mezza bocca socchiudendo gli occhi mentre la baciava all’angolo della bocca.

“Allora sto zitto” le dice facendola sorridere.

“Chiedimelo..

“Perché .. non hai mai..

Safyia sorride, lentamente lo accarezza, godendo della sensazione della sua pelle “Non lo so…non mi sono mai innamorata prima..”

Adrien la guardò perplesso “mai? Neanche una volta?” stentava a crederci visto la dolcezza che emanava.  

Lei scosse la testa “non ricambiata” affermò con una smorfietta “oppure quelli a cui piacevo, non erano di mio gradimento..” Sentì che continuava a scendere con le labbra e gemette sommessamente, appena un flebile sussurro.

Le sue mani che la toccavano...quella era una cosa che la faceva impazzire. La sua espressione cambiò radicalmente mentre le accarezzava il ventre; trattenne il fiato quando sentì i capelli che la sfioravano sullo stomaco e le accarezzavano morbidamente il seno “Adrien…” ansimò con una crescente eccitazione

La sentiva irrigidirsi e rilassarsi e tornare a tendersi sotto il suo corpo, stringendolo con le dita calde e muovendo le gambe dalla pelle così setosa e liscia..

Le sfiorò con le labbra sentendo il suo odore che s’intensificava. Quando la vide divaricarle leggermente, insistette finché non si schiusero come boccioli.

Gli aveva dato accesso alla sua femminilità...non poteva deluderla, doveva farla stare bene. Le sue labbra scesero facendole mormorare un‘implorazione, la guardò e vide che stringeva spasmodicamente il cuscino, protendendo il seno che sembrava ancora più bello visto da li, ancora più soffice..

Strisciò fino a lei facendola gemere, stavolta più forte e tornò a baciare le sue labbra tremanti. Safyia si aggrappò ai lui cercando di non fargli sentire quanto tremava, riuscendo solo a fargli percepire di più il suo scompiglio. “Fammi sentire la tua voce” sussurrò giocando con le sue labbra. Lei sospirò, senza volerlo, la sentì mugolare e ansimare forte, facendolo sorridere soddisfatto.

“Va bene così” sussurrò dolcemente abbattendo tutte le sue difese. Annuì più volte non riuscendo a respirare. Se solo ci avesse provato, avrebbe gridato.

Con enorme piacere, Adrien tornò a baciarla e stavolta non fermandosi in superficie, ma scendendo in profondità, facendole spalancare gli occhi e contrarre tutta. Aprì la bocca per respirare e un gemito rauco le uscì dalla gola infrangendo il silenzio. Adrien continuò accarezzandola e sentendola sempre più disponibile, facendola contorcere, muovendo la lingua lentamente, affondando e tornando a lambirla superficialmente.

Safyia non riusciva più a trattenere i continui gemiti dovuti al piacere che la sconvolgeva. Non pensava fosse così … bello...intenso…

Non avrebbe resistito più a lungo di così, pensò eccitato, continuare sarebbe stato una pena indicibile per entrambi. Si sdraiò lentamente su di lei che aprì le gambe istintivamente. La sentì respirare affannosamente, disordinatamente; trattenne il fiato ed esalò sospiri che da soli bastavano a portarlo all’estasi.

Lo guardò negli occhi con il viso rosso, pregandolo mentalmente di prenderla, di non farla parlare, perché se l’avesse fatto avrebbe gridato e non si sarebbe più fermata. Lo vide mentre cercava di controllarsi, perso nella sua contemplazione e Safyia sorrise sentendo un moto di tenerezza che la divorava, per il fatto di vederlo così in agitazione per lei.

“Sei terrorizzato come me?”gli domandò con voce flebile nel suo orecchio, scostando i capelli umidi dal collo. 

“Di più” le rispose con voce roca.”Non avere paura…” inghiottì più volte sentendola rilassarsi sotto di lui. Safyia gli sorrise dolcemente “mi fido”. Si spinse contro di lui, rabbrividendo per l’eccitazione e l’imbarazzo e non riuscendo a capire quale dei due era il sentimento che la facesse godere di più. Si perse nei suoi occhi mentre le sorrideva. Le sorrideva e la accarezzava, unendosi a quel corpo caldo che tremava così tanto da lasciarlo tramortito.

Il suo viso assunse un’espressione dolorosa per un breve istante, Adrien la sentì stringerlo di più e rallentò, udendo un singhiozzo che si perdeva nel suo orecchio, maledicendosi per il dolore che le arrecava. “Scusami..” Sussurrò baciandola con dolcezza sentendola aggrapparsi sempre di più a lui, finchè non lo morse e urlò nella sua bocca facendolo tremare interamente. Restò su di lei immobile continuando a baciarla e ad accarezzarla. Safyia lo guardò fra le ciglia leggermente bagnate senza sapere che dire, senza osare parlare mentre il piacere s’irradiava violentemente in ogni minuscola fibra del suo corpo.

Non potevano essere uniti più di così. Lasciò che il suo amore parlasse per lei mentre si univano teneramente ed era molto diverso dal suo sogno, era diverso da quello che aveva visto nella mente di Adrien. Era diverso perché era vero, vivo, reale. Il piacere era reale, il dolore era reale. I loro corpi sudati e i fremiti che avvertiva, non erano spiegabili con le normali parole.

Il sangue pulsava impazzito confondendo la sua mente alla deriva.

Dimmelo…ho bisogno…ti prego, dimmelopensò stravolta dal desiderio che non accennava a scendere, ma saliva, saliva sempre di più gettandola in fondo al mare e scagliandola verso il sole che bruciava, bruciava così forte e lei vorticava come una foglia impazzita nella tormenta.

“Adrien..” Bisbigliò senza voce consapevole che non l’avrebbe sentita perché la tempesta era troppo forte.

“Amore mio..” Gemette con voce roca sentendo il suo nome piroettare indistinto nel  poco spazio che c’era fra loro “Safyia...ti amo..

 

Il centro. Quello era il centro del suo mondo. L’unico punto fermo, nell’uragano che la sconvolgeva. Sorrise e con mille battiti d’ali, le farfalle nella sua mente si levarono in volo, portandola con se.

 

‘ e lei gridò: chi sei tu mio prode cavaliere che sì bellamente ti fai beffe del mio cuore?’

Io sono solo uno schiavo, uno schiavo derelitto che si crogiola nella ricchezza della propria pazzia, perché tu mia bella signora, tu sei la mia follia.’

 

Le parole scaturirono nella mente di Adrien, sussurrandole nell’orecchio della propria amata che ansimava sotto di lui e ancora lo stringeva, incapace di lasciarlo andare.

 

E andava bene così, perchè era giusto…era meravigliosamente giusto.

   

Ascoltava il battito del suo cuore che cantava un nome, un nome che ripeteva dolcemente e la accarezzava con dita invisibili.

Lentamente il suo respiro si regolarizzò, faceva fatica a tenere gli occhi aperti ma non voleva addormentarsi, voleva stare ancora con lui, amarlo nuovamente. Quelle lacrime che non accennavano a smettere di uscire, le avevano inumidito le guance che Adrien stava baciando una dopo l’altra, gentilmente, accarezzandola col respiro ancora pesante e corto.

Safyia si voltò, dandogli modo di abbracciarla meglio e si nascose in quel piccolo nido che aveva creato solo per lei. La sua pelle calda, il leggero sentore del loro amore..

Questa situazione non la posso affrontare! Pensò nascondendosi fra le sue braccia e strusciandogli il viso sul torace.

“E’ stato…così..” Sussurrò sentendo che mormorava il suo nome, sentendo quella frase che amava, quel ti amo ripetuto non per convenienza ma che veniva dal cuore.

“Così” le rispose sorridendo, sentendo quell’esserino caldo che lo amava e si fidava di lui, che credeva in lui più di qualunque altra persona, continuare a tremare incessantemente.

“Ti dispiace se mi addormento…non ti sentirai solo?” gli domandò con voce flebile alzando lo sguardo per osservare il volto che amava così tanto.

“No, sto per addormentarmi anche io” le rispose baciandole la punta delle dita che insistevano a sfiorare la sua guancia con dolcezza “vengo a tenerti compagnia”

 

****

 

Safyia si mosse nel sonno, tirando leggermente il laccetto al collo. La stava soffocando e non riusciva a respirare. Lo tirò finché non lo sentì allentarsi quasi del tutto. Sono un piccolo nodino restò a tenere fermo il sigillo attorno alla sua gola.

 

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Capitolo 29
*** Il patto e l'anima ***


Safyia lo guardò con una strana luce negli occhi “e perché non lo fai

Safyia lo fissava incapace di parlare “Tu sei...il diavolo?" mormorò appena, senza crederci veramente neanche lei.

Azafir scoppiò a ridere divertito "non esageriamo, sono solo un demone di seconda classe" le disse con quel ghigno che a Safyia non piaceva per niente.

"Tua madre al colmo della disperazione ha mormorato una preghiera d’aiuto…e  io sono corso da lei.." Le spiegò avvicinandosi troppo per i gusti della ragazza.

"Una preghiera..."

"Voi umani siete così sciocchi! Chiedete aiuto puerilmente...ma non sapete mai chi può rispondere al vostro appello!" le disse risalendo con un dito la gamba piegata "dovete stare attenti a quello che desiderate!"

"Mia madre non l' avrebbe mai fatto!" esclamò poggiando una mano per allontanarlo e ritraendola con un urlo: si era scottata! Ma no...non aveva niente!

"Un semplice trucchetto che ogni povero diavolo conosce" le disse riprendendo a giocare coi capelli lisci e setosi

"Tua madre ha espresso il suo desiderio, ma non è stata attenta…avrebbe donato la sua anima in cambio di ricchezza e fortuna: la sua anima, la piccola Safyia, la sua unica ragione di vita!" esclamò ridendo.

"Tu hai ingannato mia madre!" urlò arrabbiata e terrorizzata.

"Certo! Io sono il diavolo!" le rise in faccia stringendo i capelli e rovesciandole la testa all'indietro "E adesso sono venuto a prenderti!" le disse passandole la lingua sulle labbra socchiuse

 

Paralizzata dal terrore, guardò il lenzuolo scivolare via dalle gambe come se fossero rivoli d'acqua.

"No.." Balbettò. "Aspetta un po’! Ti dice male, caro mio. Non sono più vergine!" esclamò non sapendo in che guaio andava a cacciarsi.

Il diavolo sollevò un nero sopracciglio fissandola con occhi di fuoco "ne possiamo parlare, di ciò" le disse poggiandole una mano sulla spalla e stringendola con forza mentre il tessuto si disintegrava e la pelle scura di Safyia spiccava nell'oscurità della stanza. La ragazza provò ad urlare ma non ci riuscì.

"Stai impazzendo piccola mia?" le chiese annusandola con evidente piacere "saresti da divorare in questo momento…la tua paura ha quasi raggiunto il livello ottimale"

"Vuoi mangiarmi..?" gli chiese tremando, seminuda e paralizzata.

"Saresti un pasto delizioso " le disse nell'orecchio sfiorandolo con la lingua"mmmh... gustosa.."

Le leccò la faccia facendola gridare di disgusto "che schifo! Smettila!" esclamò raggomitolandosi su se stessa.

Si ritrovò a stesa a terra: non riesco a muovermi...non riesco a parlare...sentiva qualcosa, cos'era?

Quell’essere la stava…che sta facendo?! O mio dio mi sta leccando!! Pensò terrorizzata sentendo i movimenti della lingua e vedendolo improvvisamente chino sul suo viso, passandosi la lingua stranamente lunga sulle labbra. Seduto su di lei, ridacchiò divertito " la tua carne sarà un ottimo antipasto" mormorò passandole un dito sulla gola.

 

In quel momento, fuori del suo incubo, Safyia si strappò via il laccetto perdendo la protezione del tutto e lasciando campo libero al Demone Azafir.

 

Anime di folli vagavano per i campi incolti, gettandosi a terra e strappandosi i capelli, urlando la loro pazzia, cani rabbiosi si avventavano su cadaveri putrescenti…e poi...le urla! Quelle urla terribili di neonati, di donne sventrate da bestie infernali..

 

E la in mezzo, a troneggiare su quei poveri spiriti, poteva vedere benissimo quel diavolo perverso che diceva di chiamarsi Azafir col viso di Adrien.

Safyia vagava per la landa desolata sentendo un caldo terribile...infernale! Pensò con un moto folle che la portò a ridacchiare

"Che diavolo vuoi? Non scenderò mai a patti con te!” urlò con i polmoni compressi e respirando il fumo nero che si levava dal  terreno spaccato e riarso.

 

"Hai pensato bene a cosa chiedermi? Posso reclamare la tua anima in qualsiasi momento, anche se il tuo corpo ormai è inutilizzabile.." Mormorò afferrando i braccioli della sedia e inchinandosi su di lei..

"Brutto disgraziato!" esclamò alzando una mano per allontanarlo e scottandosi nuovamente.

"La prossima volta le piaghe resteranno e saranno molto più dolorose" le promise con un sorriso irriverente mentre arrotolava i capelli che sembravano senza vita attorno alle lunghe dita.

"E smettila di toccarmi i capelli!" gli gridò in faccia...il suo fiato torrido la stordì mentre si chinava sul viso pallido.

"Posso corrompere la tua mente e il tuo corpo quando voglio...invece di paura posso darti molto piacere.." Le disse leccandole l'orecchio con gusto.

"Non ci riuscirai mai.." Balbettò impaurita.

"Ho fatto un buonissimo affare con tua madre: in cambio del vile denaro...adesso ho te!" le disse in tono lussurioso.

"Ma scherziamo? Non sarò mai tua" precisò tirando indietro sul volto arrossato.

“Povera piccola Safyia...non ti sono bastati gli incubi.." Mormorò mentre i capelli argentati si allungavano avvolgendola in spire scintillanti. “Devo proprio portarti all’Inferno!”

 

Azafir rise e la sua risata risuonò per la casa, mentre i muri tremavano ed esseri oscuri e viscidi strisciavano fuori delle crepe.

Safyia si guardò attorno allarmata: era vero o  l'aveva fatta sprofondare in un altro incubo?

"Che stai facendo? Cos' è questo?!" urlò terrorizzata mente gli esseri camminavano sui muri protendendo le loro mani verso il basso.

"E’ quello che ti aspetta se non ti sottometterai a me!" le disse accarezzando una specie di gatto putrefatto che si strusciava schifosamente attorno alle sue gambe.

Il terrore crebbe talmente tanto che Safyia urlò con quanto fiato aveva in corpo "basta incubi!" gridò stringendosi sulla sedia che andava sciogliendosi sotto di lei.

Si ritrovò inginocchiata sul pavimento che una volta era ricoperto dal folto tappeto...ora centinaia di vermi strisciavano sulle gambe nude "toglili, ti prego toglili!" gridava piangendo, cercando di spazzarli via da se: la stavano ricoprendo tutta!

"Basta incubi? Bene.." Le disse Azafir facendo sprofondare la stanza nella più nera oscurità.

 

Safyia si guardò attorno...non vide niente...i vermi! Non li aveva più addosso! Sospirò asciugandosi le lacrime che erano scese copiose. Qualcosa sotto di lei si muoveva...cos’è? Pensò toccando la nera superficie liscia…sembra il battito di un cuore…è ipnotizzante..

Il pavimento si mosse e una mano  afferrò la sua facendola gridare.

Mille mani la bloccarono, facendola urlare di paura "avevi detto basta incubi! Azafir ti prego!" urlò sentendosi strattonare i vestiti che non aveva. La sua coscienza…gliela stavano strappando.

"Farò tutto quello che vuoi." Singhiozzò tentando di difendersi a quel tocco insistente che la faceva rabbrividire.

"L'hai detto.." Sentì dire sotto di lei: si ritrovò seduta in braccio al demone che la avvolgeva coi lungi capelli argentei simili a serpenti brillanti

"Recluterai anime per me...in cambio della tua" le disse sornione accarezzando la pelle bianca.

"Devo ..uccidere?" balbettò sconvolta.

"Che brutta parola! Il caro vecchio contratto...ma niente firme di sangue, troppo sporchevole " le disse accarezzandole il seno nudo "se non lo farai, gli incubi torneranno…e saranno peggiori di questi!" le promise con voce tenebrosa.

Safyia annuì cercando di respirare...troppo calore "mi stai bruciando!" esclamò cercando di ritrarsi da lui. Improvvisamente il calore svanì, soppiantato da un piacevole tepore "e adesso...suggelliamo l'accordo" mormorò afferrandole il viso e baciandola.

Una tempesta d’immagini la travolse mente muoveva quelle labbra calde sulle sue...le anime, tutte le anime che ha divorato! Pensò rabbrividendo e cercando di scostarlo.

"Il patto va suggellato nella carne" le rivelò dopo un attimo.

“Cosa?!" domandò allarmata sentendolo muoversi su di se.

"Ognuno ha i suoi metodi,  piccola mia.." Sussurrò invitante “e io sono un Procreatore!”        

 

"Ma se non sono più…brutto bastardo maniaco! Oddio, aiutami!" urlò sopraffatta dal panico.

"Non devi mai pronunciare quell’insulsa parola davanti a me!" esclamò mandando bagliori rossastri dagli occhi grigi che fino a quel momento le avevano sorriso invitanti.

Il piacere divenne dolore e Safyia urlò: era come se le stesse strappando le viscere.

 

L’urlo di dolore della ragazza suonò come una sirena antincendio nella mente di Adrien che si svegliò di soprassalto. Quando il vide il laccetto sciolto, implorò il nome di Dio dentro di se e si affrettò a riallacciarlo al collo di Safyia che si svegliò urlando come una pazza.

Si allontanò da lui, cadendo dal letto e arretrando il più possibile “non mi toccare!” urlava continuamente. Adrien sbiancò quando vide le piaghe che aveva sul corpo, segno inequivocabile del contatto prolungato che aveva avuto col demone.

La vide cercare di togliersi qualcosa di dosso, biascicando di vermi e scarafaggi.

Le si avvicinò lentamente mormorando fra i denti una benedizione che aveva imparato come prima cosa, quando aveva cominciato la sua carriera di Guardiano. 

 

“Safyia mi senti? Sono Adrien” mormorò accanto a lei senza toccarla. La vide fermarsi e alzare gli occhi sconvolti “non c’è più pericolo…stai tranquilla”  sussurrò allungando una mano che la ragazza colpì con violenza.

“E’ un altro dei tuoi schifosi inganni! Non ci casco!” urlò come una pazza cercando di coprirsi il corpo che credeva nudo.

 

E’ completamente fuori controllo, pensò preoccupato. Guardò l’orario e decise che padre John poteva anche fare una levataccia, per una volta. 

 

Il vecchio arrivò in fretta, seguito da molti altri preti con aria grave. Adrien gli indicò la camera da letto senza parlare. Li seguì ben consapevole della scena terribile che si sarebbero trovati davanti.

“Si è slacciata il sigillo durante il sonno e quel bastardo ne ha approfittato” gli disse con voce bassa sentendosi colpevole di non averla protetta adeguatamente.

 

La ragazza li guardava allarmata “chi siete, che volete?!” singhiozzò stringendosi le gambe contro il petto e saettando lo sguardo su di loro.

Padre John si chinò su di lei lentamente “figliola…ti ricordi di me? Sono padre John” le disse con voce paterna.

La ragazza lo ascoltò scettica “stavi meglio con i capelli lunghi” gli disse ironicamente.

 

Adrien respirò a fondo, una rabbia folle che montava nel suo corpo. Safyia lo guardava con una paura incredibile, cercando di addossarsi ancora di più alla parete e di sottrarsi a quel cupo sguardo azzurro come il cielo tempestoso.

“Si è spacciato per me un’altra volta, vero?” ringhiò in direzione della ragazza, con la pelle martoriata dalle piaghe brucianti.

Safyia non gli rispose allontanandosi da lui, con gli occhi gonfi di lacrime. “Ho accettato, che altro vuoi da me?!” urlò facendo rizzare padre John come una molla.

“Ha accettato?!” gridò sconvolto, facendosi il segno della croce.

Adrien strinse gli occhi e si mosse verso la ragazza che continuava a delirare a bassa voce di insetti e demoni.

Se ha accettato, allora questo non le serve più!” sibilò strappandole la catenina dal collo e assistendo al terribile degrado fisico della propria amata. Il suo corpo scolorì immediatamente, pulsando luce demoniaca e le piaghe guarirono nel tutto lasciando la pelle liscia e intatta.

 

Safyia sorrise sinistramente, alzandosi in piedi con un’aria scanzonata che gli bloccò il cuore.

“Amore”sussurrò muovendosi verso di lui e protendendo le braccia dalla pelle troppo chiara per essere umana “perché non ti liberi di queste presenze inopportune e non torniamo…a noi?” sussurrò strusciandosi contro di lui.

Adrien tremava di rabbia e sdegno…e amore. La scostò da se con il viso impenetrabile “ti ricordi? Una volta ti ho detto che ti avrei venduto la mia anima molto volentieri..le disse con un’espressione tranquilla e il cuore martellante nel petto.

 

Safyia lo guardò con una strana luce negli occhi “si…e perché non lo fai?”

 

Adrien osservò i suoi occhi che scolorivano velocemente, passando dal nero al nocciola, fino ad assumere una sfumatura dorata.

“Lebeau!” gridò il prete andando verso di lui, subito fulminato dalla Reclutatrice che una volta portava il nome di Safyia “ Sto contrattando un’anima, fuori dai piedi!”

 

Padre John la fissava intensamente, indicando con la testa un cupissimo Adrien.

“Se gliel’hai già presa, sei pregata di restituirla. Fa parte della squadra, non può lavorare senza anima…lo dice il Codice”

Safyia ghignò oscenamente “peste su vostro Codice!”

“Sta lontana, figlia di Satana!” urlò sollevando un testo sacro.

“Sempre così violenti, voi Guardiani” mormorò sbuffando “contrattiamo, è una pratica molto più efficace”

“Non c’è nulla da contrattare!” tuonò la voce incazzata di Adrien con la morte nel cuore.

 

Safyia si sentiva male. Aveva il respiro pesante e ardeva in tutto il corpo. Assistette come in trance al cazziatone di padre John che si riversò sulle spalle contratte e abbattute di Adrien.

“Incapace e buono a nulla! Come è successo? È un danno gravissimo!” esclamò indicando la ragazza che sbadigliava guardandosi le unghie.

Lebeau neanche rispondeva più si sentiva tremendamente in colpa e non sapeva come fare a liberarla dalla possessione demoniaca.

 

Ucciderla era fuori discussione.

Esorcizzarla non serviva a niente.

 

C’era una sola cosa da fare: si avvicinò a Safyia col viso terreo. Un po’ estrema come soluzione, ma non era tipo da andare per il sottile in certe cose.

“Tu lasciala libera, rinuncia a lei e avrai la mia anima…se la trovi in mezzo a quello schifo che ci sta intorno!” esclamò ad alta voce.  

Le urla di dissenso che gli arrivarono dietro, lo seccarono e basta.  

Ma sei impazzito?” urlò il prete cercando di fermarlo.

“Si” borbottò senza neanche guardarlo e continuando a fissare Safyia.  

“Mettiamolo per iscritto, come hai vecchi tempi!” esclamò la Reclutatrice con voce deliziata.

“Stronza succhiasangue” borbottò prendendo un pezzo di carta e una penna. Dopo che ebbe finito, si ferì un dito e lo strusciò sul documento.

“Adesso, via dalle palle e ridammela” ringhiò avvicinandosi a lei.

Safyia, o almeno il demone che era Safyia, sorrise e lo baciò a lungo. Adrien sentì che qualcosa gli veniva strappato via e che faceva incredibilmente male.  

 

Un improvviso cedimento della ragazza, lo avvertì che il contratto era stato accettato.

Safyia si scostò con il viso imbarazzato, guardandosi attorno. “Cosa è successo?” domandò a bassa voce osservando i preti che la fissavano imbambolati. I suoi occhi erano tornati neri e la pelle aveva assunto la solita sfumatura olivastra. Si guardò, vestita solo di una sottile sottoveste che aveva indossato, troppo imbarazzata per dormire nuda e strinse le braccia attorno al seno “Adrien…che fanno qui?”sussurrò accostandosi a lui.  

 

“Ti rendi conto di quello che hai fatto?” urlò il prete facendosi il segno della croce e supplicando una preghiera che infastidì solamente Adrien.

Ma si…che volete che sia” borbottò aprendogli la porta e sbattendoli fuori “ce ne sono tanti di stronzi senz’anima. Stavolta posso dire di esserlo fino in fondo!”

 

 

 

   

To be continued…maybe.

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