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L’odore di questo demone è pestilenziale. Riesce a coprire
il fumo della sigaretta.
Ha appestato tutto il tunnel della metropolitana...a dir
poco seccante, giacché la ventilazione è quella che è. Il giorno in cui
decideranno a rifare gli impianti dell’aerazione sarà sempre troppo tardi.
Cammino sui binari con aria svagata, guardando le cicche e
le cartacce fra le pietre. Toh, una monetina. Mi chino a raccoglierla e la
metto in tasca. Può sempre servirmi per farmi pulire il parabrezza della
macchina. Con le mani affondate nelle tasche, fischietto l’ultima dei Placebo.
Quel tipo che si trucca, mi da da pensare, ma ognuno
è libero di fare quel che più gli aggrada a questo mondo.
Ad esempio io stendo demoni.
Avete sentito bene. Piccoli diavoletti viscidini con le
codine e le corna. Quando dice bene. La maggior parte delle volte sono
ributtanti, fetidi e perdono bava.
Non vi fate un’idea delle camice che ho buttato: quei
bastardelli sfacciati tendono ad aggrappartisi addosso per strapparti il cuore.
Che ci faranno, non lo so. Penso lo mangino.
Di sicuro l’anima, la dentro, non c’è.
Mi fermo esattamente a metà del tunnel. La bassa
illuminazione mi fa stringere gli occhi. Vi starete chiedendo perché sto fermo
come un idiota in una galleria, col rischio di farmi investire un momento
all’altro dal treno.
Semplice: Loro adorano stare al centro di qualunque cosa.
C’è una sorta di corrispondenza con l’Aldilà. I piccoli
bastardi comunicano con i loro amichetti nell’Averno,
aprendo i portali disseminati un po’ ovunque.
Potreste anche esserci seduti sopra.
Un oggetto non è mai quello che appare. Quei fetenti vedono
e sentono in un altro modo, basta che vi sia poca energia spirituale
concentrata attorno all’eventuale portale. I maiali ci vanno a nozze.
Una volta si è aperto un portale sulla tazza del cesso di un
ciccione! È stato divertentissimo…
Bah…mi sto seccando parecchio e ho anche finito le
sigarette.
Mi guardo attorno fischiettando. Non c’è molto da vedere: i
binari di scambio, le luci…che divertimento!
Mi piace prendere la metro di solito, non hai problemi di
parcheggio e si fanno tantibegli
incontri.
La mia ultima fiamma l’ho conosciuta proprio nel vagone
centrale.
Lo sconsiglio vivamente, soprattutto nell’ora di punta.
Che strano….
Ogni mattina incontravo quella sventola dalle gambe
chilometriche nel vagone centrale. Lo sorveglio continuamente, non si può mai
sapere. È stato un attimo, un riflesso sul finestrino chiuso proprio in quel
momento, un barluginio sinistro…cazzo ci sono rimasto male!
Ci avevo fatto un pensierino sulla ragazza. Più di uno, ad
essere sinceri. Nella mia fantasia ero arrivato felicemente in prima base già
al primo appuntamento. Mi stavo arrovellando giusto in quel momento, su un
possibile approccio che non risultasse troppo diretto o sfacciato, ed eccola
la…
M’è toccato darle fuoco.
Non davanti a tutti sia chiaro. La ragazza è stata travolta
da una passione bruciate per il sottoscritto.
Ricordo che da piccolo, arrivavo fino alla fine della
banchina e guardavo dentro quel tunnel scuro chiedendosi sempre dove portasse.
Vedevo delle strane forme muoversi nel fondo e quando lo dicevo alla mamma, lei
alzava le spalle accusandomi di avere troppa fantasia e guardare troppa
televisione. Crescendo ho continuato a vederli e stavolta erano di più...e
puntavano decisamente incazzati verso di me.
Una volta ho anche urlato, richiamando l’attenzione della
gente. Il bel risultato è stato quello di farmi dare del pazzo, rischiando di
essere internato.
Io li vedevo loro no.
Mi sono fatto un paio di lastre al cervello per scoprire un
tumore di qualche genere.
Niente. Ero più sano io dei medici che mi avevano in cura.
Scusate, lo so che sto parlando da cinque minuti buoni e non
mi sono presentato.
Aspettate un altro po’. Quel figlio di puttana si sta
avvicinando. Più che vederlo, sento il suo odore schifoso sopra la testa.
È su di me.
Odio che mi arrivino sul cranio! Questi cosi non sanno
quanto c’impiego la mattina a spettinare ad arte la selva. Devono essere
spettinati ma non troppo…ma che vuoi che ne capiscano loro di hair style!
“Non impareranno mai…” sussurro ficcando una mano sotto il
giaccone lungo. Faccio appena in tempo a sollevare il pugno stretto attorno
all’amuleto che il bastardo arriva a pochi centimetri dei miei capelli. Lo
scudo si apre e il non-morto, non-vivo, quello che è insomma, viene scagliato
di nuovo verso la volta.
Resta impigliato tra i fili elettrici prendendo una scossa
niente male. Assaporo con piacere l’odore di carne di demone bruciata. Sorrido
leggermente e ammiro l’opera, pensando con una smorfia che gli addetti ai
rifiuti ci metteranno un bel po’ a staccare quello schifo dalle pareti.
Cazzi loro.
L’eroe ha già dato, per stanotte.
Un buon bicchiere di vodka ghiacciata nel bar di Eudora e
dritto a nanna.
Merda, devo passare in chiesa. Se c’è ancora quello stopposo
rompipalle di padre John, l’acqua santa la uso su di lui !
Cammino per strada cercando di fare più ritardo possibile,
tanto per farlo incazzare un po’ di più. È mezzanotte e la chiesa è chiusa alle
pastorelle sperdute del Signore.
Carità cristiana del cazzo.
È chiusa per tutti, tranne che per me.
La cosa mi fa lo stesso piacere dell’estrazione di un molare.
Ah già…le dovute presentazioni: AdrienLebeau, single, lavoro in proprio, eventualmente
posso darvi una mano a cacciare il bastardello che divora i giocattoli di
vostra figlia la notte. Non costo caro, i prezzi variano secondo la possibilità
del contribuente.
Lo so che un eroe non dovrebbe farsi pagare, ma anche io
devo mangiare, sapete?!
Se c’è qualche bella ragazza fra di voi, dai venti ai
trenta, sappiate che il sottoscritto è libero come l’aria. Sono fedele e non
dico parolacce. Vabbè...non è sempre vero, ma quando lavori non puoi
soffermarti su certi dettagli.
Sono un buon partito, che credete? Vado in chiesa e sono
stipendiato direttamente dal Vaticano!
Io e il Vecchio in bianco siamo culo e camicia; appena posso
prendo l’aereo e vado a trovare quelpoveretto che continua a sbattersi per portare voi luridi peccatori
sulla retta via, ciancicando ogni domenica la messa ad un mucchio di persone
che se ne stanno con il naso in aria, non capendo un cavolo di quello che dice.
Non ci avrete creduto su serio? Cavolo ragazzi, ma
cambiatelo quello spacciatore, non vi fa bene sniffare quella robaccia tagliata
con l’ammoniaca.
Andate da Kob, ma non ditegli che
vi mando io. Sarebbe capace di alzarvi il prezzo, il figlio di buona donna.
Che sono quelle facce scandalizzate?
Non ho detto di essere un sant’uomo! Lo lascio fare a padre
John...è così bravo a predicare dal pulpito e a mandarmi in giro per la città ad
ammazzare adepti del Diavolo!
Chi l’ha stabilito che Dio e Satana siano uomini, ancora lo
devo capire. E se lassù ci fosse una Miss con i capelli al vento, al posto del
vecchietto con la barba e lo stuolo di angeli che gli canticchiano attorno? Una
bella fanciulla con un harem di arcangeli dalle ali bianche che se la spassano
tutto il giorno, guardandoci dall’alto e ridendo delle nostre misere vite.
Magra consolazione visto che quelle belle creature, a quanto
dice la Bibbia, sono asessuate.
Satana lo immagino come un transessuale col reggicalze e un
boa di struzzo attorno al collo…o un burocrate in giacca e cravatta con la sua
stilografica personale, caricata a cartucce di sangue. Quest’ultima
possibilità, credetemi, mi spaventa molto di più.
Che cavolo di lavoro…io la odio, la violenza. Non tocco
un’arma da fuoco neanche pagato.
Ho tutto ciò che mi serve per stendere quelle larve mal
cresciute. Acqua benedetta, croci, formule magiche e una discreta dose di
fortuna.
Ci sono nato.
Ho più culo che anima, cosa che attualmente mi diverte
parecchio… mica lo so che succederà, nelmomento in cui mi presenteranno il conto.
Purtroppo sono già arrivato a destinazione. Il portone è chiuso,
devo passare per la porticina laterale.
Stride quando la apro. La cosa mi stupisce, visto che quel
maledetto perfezionista di Johnny non se ne sta mai
con le mani in mano…sempre a cercarmi lavori!
L’aria è fredda, mi fa rabbrividire. Perché diavolo le
chiese devono essere così gelide, lo vorrei capire. Dovrebbe essere un luogo
confortevole in cui declamare i propri peccati a gran voce eperdersi nell’abbraccio del Boss.
La voce della donna risuonò ovattata, dietro la porta di
legno bianco. Il getto d’acqua scrosciava addosso alla ragazza che sorrideva
estatica. Aprì un occhio e lo richiuse “Non
disturbarmi, sto troppo bene, per uscire da qui.”
La donna sospirò con le mani sui fianchi. Sempre la solita
svogliata! “Ha chiamato Olivia, mi ha pregato di farti sapere che la festa è stata
spostata di un’ora. Quando ti deciderai a resuscitare, falle uno squillo.”
“Ok, ma” urlò la ragazza afferrando la spugna a forma di
tartaruga e gettandoci sopra una dose abbondante di bagnoschiuma.
Con questo profumino, non saprai resistermi, caro mio!
Con la mente rivolta alla serata che si preannunciava
bollente, Safyia decise vestito, accessori e tattica per conquistare Malcolm in
meno di un secondo.
Quello rosso scollato,
non ci sono dubbi! Pensò risciacquandosi con cura.
Si guardò allo specchio rigirandosi da tutti i lati. Come diceva sempre Olivia, Safyia aveva il sole addosso. Sorrise
lanciando un bacio all’amica del cuore e aggrottò al tempo stesso le
sopracciglia, alla vista di un mezzo centimetro di cellulite nell’interno
coscia!
“O mio dio!”esclamò orripilata
“sto ingrassando! Mamma! Da domani dieta ferrea!” urlò aprendo appena la porta.
La donna, sdraiata su divano a leggere un libro, la sentì e sorrise.
La solita dieta che durava due giorni a dir tanto!
Richiuse la porta per non disperdere il gradevole calore che
le accarezzava la pelle naturalmente dorata e si scrutò per dieci minuti buoni
il viso, alla ricerca d’eventuali rughette.
Quella è d’espressione, ne sono sicura…ma dov’e’la crema?!
Frugò nell’armadietto sempre tenendosi d’occhio, con i
lunghi capelli neri arrotolati e tenuti fermi da un mollettone carminio a forma
di farfalla.
I suoi occhi neri sotto le lunghe ciglia anch’esse scure,
soppesarono con cura ogni singolo centimetro della sua affascinante e, diciamocelo spudoratamente, fichissima
figura. Pattinando con le dita scivolose di crema su ogni singolo poro, notò un
riflesso nello specchio che non doveva esserci. Si voltò, scrutando la porta
del bagno socchiusa.
Safyia la richiuse con un certo
nervosismo. Odiava le porte aperte a metà…le dava un senso di
incompiutezza che non riusciva a spiegarsi.
Sciolse i capelli preparandosi mentalmente ad una lotta
all’ultimo sangue con quella capigliatura ribelle che non le permetteva di
rilassarsi da 25 anni a quella parte e afferrò spazzola e pettine, decisa a
presentarsi alla festa con l’ultimo look di JLo. Con un ghigno rivolto al riccioletto che andava
formandosi per l’umidità del bagno, attaccò la piastra alla presa della
corrente e accese il phon, sperando di non far saltare la corrente come
l’ultima volta, quando aveva messo in funzione contemporaneamente la tv,
ilcomputer e la lavatrice.
Può capitare! Si
disse scusandosi per i disastri che combinava
continuamente dentro casa, con le amiche e all’università…come quando aveva
gettato addosso al professore il caffè bollente, inciampandogli addosso e
facendogli cadere tutte le dispense appena ritirate dalla copisteria,
macchiandole irrimediabilmente.
Alzò un sopracciglio al ricordo e fece una smorfietta
divertita. Capita!
Un cigolio lento la fece voltare.
Vide la porta del bagno aprirsi da sola e impallidì,
sentendo qualcosa di negativo che la sfiorava.
Con i brividi addosso e i capelli alla base della nuca
rizzati, si appoggiò al lavabo, spegnendo il phon.
“Mamma!” chiamò allarmata “mamma!”
urlò di nuovo arretrando verso la cabina di vetro della doccia.
C’era qualcosa...qualcosa che si stava avvicinando…
Guardò nello specchio. L’immagine distorta del muro e della
porta la fece sbiancare “mamma!!”
Gridò agitata. Quando la donna aprì
la porta del tutto, Safyia lanciò un urlo strozzato, vedendo il riflesso di un
essere abominevole sulle spalle della madre che le accarezzava la testa e la
sua lunga lingua blu che le strusciava lentamente la guancia.
“Stalle lontano!” urlò con le lacrime agli occhi
lanciandogli contro la piastra rovente che teneva ancora in mano.
“Safyia!” esclamò la donna agitata, scansandosi contro la
parete per evitare il ferro caldo. La piastra rimbalzò e colpì l’essere che
lanciò un grido roco e disumano che agghiacciò il sangue della giovane.
La ragazza si lanciò contro la donna e la tirò a se, vedendo
l’essere che si dimenava, con il muso bestiale ustionato da un lato. L’occhio
colava in una melma verdastra che le provocò una sensazione di vomito. La fissò
con odio. Safyia rabbrividì stringendo forte gli occhi e stringendo contro di
se la mandre che balbettava. Quando
li riaprì non c’era più.
“Safyia! Che significa tutto
questo? Sei impazzita?!” la sgridò la donna strappandosi con difficoltà dalla
sua presa.
“Non l’hai visto?! Non l’hai visto?! Urlò con quanto fiato
aveva “quel mostro! Quel mostro schifoso!”
La donna la guardò con gli occhi sgranati. “Tesoro..” Mormorò
allungando una mano e toccandole i capelli..
Numerose ciocchette bianche le ricaddero
fra le dita. Safyia le guardò incredula, con il cuore che sembrava volesse esploderle nel petto.
“O…dio…” sussurrò mentre la madre
la stringeva e cercava invano di trovare una spiegazione razionale
all’accaduto.
Suor Concepta si svegliò di
soprassalto, urlando e facendo accorrere le novizie. Scostò leggermente la
veste dal corpo accaldato e le rassicurò, affermando di aver avuto un semplice
incubo.
Quando rimase sola, uscì dalla sua
stanzetta semplice ed essenziale e si recò nell’atrio della Casa della
Misericordia, componendo un numero velocemente.
“Ne ho trovata un’altra…è stata
attaccata stanotte. Si, una ragazza molto giovane…”
Restò in ascolto per molto tempo, segnando mentalmente nomi
e luoghi. Attaccò con timore, facendosi il segno della croce e mormorando una
preghiera per la sua povera anima.
L’avevano trovata prima Loro.
Questo non era certo un bene.
Chiesa di Saint Augustine. Dall’altra parte
della città.
“Bella Johnny. Ne ho steso un
altro”
La mia voce risuona nella chiesa interrompendo le preghiere
del prete. Si fa il segno della croce continuando a mormorare l’orazione fra i
denti. Si alza a fatica…è così vecchio, non riesco a credere a quanti lavori si
dedichi ancora.
Padre John mi viene incontro osservando con malcelata
irritazione il mio cappotto lungo… che vuole, è l’ultima moda!!
Lo guardo annoiato. Sta per farmi la sua solita ramanzina. Mi
fissa un po’ troppo a lungo negli occhi e fa una croce davanti a me, posandomi
una mano sulla testa.
Ancora! I miei poveri
capelli non trovano pace stasera!
“Sei stato bravo” afferma con voce bassa e stanca.
Tutto qui?
“Stai bene?”
Resto sorpreso per la domanda. Annuisco allargando le
braccia per dargli modo di osservare il mio corpo illeso.
Sta per dirmi qualcosa me lo sento…
e sono sicuro che non mi piacerà.
“Siediti, Adrien” mormora indicandomi la panca sulla quale
mi lascio cadere pesantemente.
La vodka chiama, sii
coinciso!
Si porta le mani sulle gambe coperte dalla lunga veste nera
e sospira più volte. “Si è aperto un Portale..”
Come se fosse una
novità! Sbuffo allungandomi sulla panca scomoda. “E
allora?”
“Un Corruttore è riuscito a passare.”
Ah…pensò con aria
preoccupata. Un cazzone da niente, quel tipo.
Un Corruttore è uno a cui daresti fuoco all’istante. Quel
bastardo linguacciuto scova i poveracci che fanno il mio stesso lavoro e cerca
di deviarli dalla retta via…in pratica li ammazza succhiandogli il cervello,
compreso di midollo spinale. È la parte più succosa secondo loro…che schifo! Da quando lo so, non mangio più l’osso buco.
Certo che ce ne sono altri, di Guardiani! Che
credevate, che fossi l’unico a pattugliare la città? Non scherziamo,
ce ne sono un bel po’…francamente non ne conosco neanche uno. E’ vietato
avere rapportiinterpersonali. C’è una
specie di Legge ipercazzuta sull’argomento che vi
racconterò in seguito.
Guardo padre John che si tormenta le mani “e dove lo trovo
sto tipo?” domando leggermente incazzato.
La serata alcolica sta andando a farsi fottere e non riuscirò a fare un salto da Kob, se mi spediscono lontano...e ne ho estremo bisogno,
dopo la serata.
“Non lo sappiamo.”
E ti pareva! Fosse
mai una cosa semplice! “Allora me ne torno a casa.” Esclamo alzandomi di
scatto e stirandomi pigramente.
Il prete mi guarda seccato: che pretende, che setacci tutta la città da solo alla ricerca di un
eventuale linguone che starà vagando chissà dove?
“Se quella ragazza muore perchè non
puoi fare a meno di andarti ad ubriacare in quel postaccio da quattro soldi, ti
resterà sulla coscienza!”
Il mio occhio sinistro si socchiude impercettibilmente e un
risolino aleggia sulle labbra serrate.
Amico, hai detto la
parola magica!
“Ha attaccato una ragazza?” domando vagamente con aria
distratta…falso come Giuda!
Padre John non sorride.”Suor Concepta
ha avuto una visione in sogno e mi ha subito telefonato. Sembra che sia stata
attaccata nella propria abitazione.”
“E credete che sia ancora viva?”
domando leggermente scettico, con tutte le fantasie di conquista che evaporano
come una goccia d’acqua sull’asfalto bollente. Se è
una Guardiana, posso dire addio ai sogni di un eventuale tete-a-tete
con la madamigella in pericolo.
“Si”
Mh…forti questi.
Credono sempre alle visioni della vecchia mummietta.
Non che ne abbia mai sbagliata una, in effetti!
“Domattina ci farò un salto, basta che mi diate l’indirizzo”
borbotto con aria annoiata. Giro le spalle sentendomi
osservato. Ha capito dove sto andando?
Safyia si mosse nel dormiveglia con i brividi addosso
Safyia si mosse nel dormiveglia con i brividi addosso. Aveva
avuto un incubo spaventoso e non riusciva a svegliarsi del tutto. “Mamma..”sussurrò al nulla “mamma…”
Qualcosa strisciava sulle coperte gelandola da capo a piedi
e facendola rabbrividire.
Non riesco a
svegliarmi…
Plicplic..
Cos'è? Non ho chiuso
il rubinetto? Pensò rigirandosi nel sonno.
plic.. plic..
Ora mi alzo e lo
chiudo…si mosse nel dormiveglia e toccò qualcosa di viscido ..ma cos'è? Pensò
cercando di aprire gli occhi pesti.
La cosa viscida si mosse salendole lungo il braccio…oddio che è sta
roba? Vide un liquido nero che gocciolava dalle pareti sature d’oscurità...non resco ad
urlare! Si portò una mano alla gola
...plic..
plic...
Che schifo, togliti di dosso! Gridò in
silenzio vedendo il liquido nero che le arrivava alla spalla e si allargava sul
seno.
Provò ad urlare senza risultato. La cosa nera si mosse
mentre una luce rossastra si allargava sulla parete di fronte a lei
Rumore di pianti e grida le trapassavano
le orecchie : che sta succedendo? E’ un
incubo! Deve esserlo!
Si sentì afferrare da mille mani, mentre il liquido cambiava
forma…diventando una mano...un braccio...seguì con sguardo spaventato il
braccio, la spalla...dal buio emerse una figura maschile…chi sei che vuoi da me?! Urlò dentro di se
mentre le mani dell'uomo la afferravano stringendole i polsi.
‘Sto
venendo per te..' disse muovendo le labbra da
cui non usci alcun suono.
"Aaargghhhh!!!"
urlò svegliandosi di colpo e accendendo la luce "oddio oddio...incubo..un incubo.." Singhiozzò tenendosi il corpo tremante e
non riuscendo a respirare.
La madre, sentendo le urla della ragazza, entrò di corsa nella
stanza. Accese la luce e restò sconvolta per ciò che vide “amore, amore come
stai?”
“Male!” Gridò stringendosi a lei. “Sto male, ho avuto un
incubo terribile”
La donna la strinse accarezzandole la schiena, mentre
osservava di sottecchi le lunghe ciocche bianche che andavano moltiplicandosi.
Safyia si guardò allo specchio, sollevando i ciuffi uno ad
uno. “Sono di più..” Sussurrò con voce flebile e
spaventata. “Il dottore…. devo andare dal dottore!”
disse alla madre che annuì ripetutamente, promettendole che l’avrebbe chiamato
subito.
“No, non posso andarci adesso, ho lezione!” esclamò saltando
giù dal letto in fretta.
“Tesoro, non la puoi saltare, oggi?” le chiese la madre
mentre le preparava la colazione, osservando il viso terreo della ragazza con
ansia crescente.
Safyia scosse la testa fermamente “non
posso, sono corsi obbligatori con tanto di firme. Devo fare quel maledetto
esame, se voglio laurearmi!” esclamò arrabbiata.
La madre le toccò il braccio con preoccupazione “e per i
capelli come farai?”
La sua voce era esitante. Safyia alzò le
spalle con finta noncuranza, per non spaventare eccessivamente la donna: in
fondo il giudizio della gente stupida, era l’ultimo dei suoi problemi.
“L’Università è piena di tipe assurde. Mi confonderò facilmente” mormorò acconciandoli in modo che sembrassero voluti.
Università
"Hai una faccia da far paura!" esclamò
Olivia vedendo le occhiaie diSafyia “passi
il mega bucone che ci hai dato all’ultimo …ma che hai
fatto ai capelli?!” urlò sconvolta guardandola meglio.
"Nuovo look, ti piace? Devi farci l’occhio. Comunque grazie per il complimento: ho avuto un incubo e non
sono riuscita a dormire tutta la notte" spiegò con voce vagamente ironica,
sentendosi sempre più stanca…era come se le stessero succhiando le forze con la
cannuccia gigantesca.
Olivia la osservò perplessa: Safyia non aveva mai avuto
problemi a dormire. Era capace di sdraiarsi sotto un albero e farsi un sonno
tirato per ore.
“Cosa hai sognato?”
"Non lo ricordo" mormorò sostando la frangia lunga
dagli occhi neri "ricordo solo che era tutto nero…un rumore che non riesco a definire.." Le disse pensierosa.
"Vuoi cheti
faccia compagnia stanotte?"
"Non importa, non morirò per uno stupido incubo"
affermò scuotendo la testa. Spero.
Mentre si muovevano verso il
corridoio comune alle aule, Olivia la guardò di sottecchi, indecisa se
dirglielo o no “Safyia…ieri sera…”
La ragazza si girò con aria pateticamente depressa.
“Quella stronza di Marie ci ha provato con Malcolm…sono
andati via insieme” concluse a bassa voce, notando il lampo che passò gli occhi
di Safyia quando nominò il ragazzo e la tremenda delusione finale.
Lei non disse niente. Si limitò ad annuire demoralizzata. Merda.
La lezione era noiosa. Nascosta nelle ultime file, Safyia stava
per addormentarsi nuovamente.
Con un gemito crollò sul banco sentendosi sprofondare nel
buio...ancora? No...ho paura! Pensava
guardandosi attorno. Adesso mi sveglio, mi devo svegliare!
Il pianto di una donna disperata, di un bambino...grida,
urla agonizzanti. Che succede perchè urlano?
'Perchè stanno soffrendo e le loro grida saziano la
mia anima' rispose una voce dietro di lei. La
ragazza si girò ma non vide nessuno.
'Dietro
di te'le sussurrò nell'orecchio.
'Chi sei? Fatti vedere! Mi sto stancando' gridò nell'oscurità più completa...la luce rossa...si incamminò
verso la luce ma le mani uscirono dal buio afferrandole le gambe e facendola cadere...il
liquido nero le salì addosso, gridò di disgusto.
'Presto
Safyia, solo un’altra luna..' le promise mentre
il buio la inghiottiva.
"Svegliati!" la scrollò Olivia preoccupata che il
prof la scoprisse.
"Ah!" esclamò saltando in piedi
sudata. I suoi compagni la guardarono incuriositi e lei si sentì morire dall’imbarazzo.
"Se la mia lezione è talmente
noiosa da farla addormentare, signorina, vada fuori!" le intimò il prof
disturbato dal chiasso crescente.
Averlo saputo, me ne
restavo a casa! Pensò scocciata incamminandosi nei giardinetti
dell’università, dove la gente studiava o giocherellava nell’attesa delle
lezioni successive. Si appoggiò su una panchina che miracolosamente aveva retto
gli attacchi dei vandali e si addormentò di colpo, troppo esausta per tenere gli occhi aperti.
Sognò il mare, il vento…camminava sulla sabbia che
scottava...ma scotta
veramente! Pensò sentendo i piedi bruciare. Tutto attorno a lei si fece
nero…di nuovo le grida, stavolta più strazianti di prima...no, no...
‘Safyia’..sussurrava
la voce calda e sensuale.
'Chi sei ? Chi ti ha dato il
permesso di disturbare i miei sogni? Che vuoi da me?'
gridò con le labbra chiuse.
'
Il tempo è scaduto…sto per venire da te...' il
sussurro proveniva da dietro di lei, da sopra...ovunque!
' L’hai già detto! Cambia disco, tesoro!' Urlò
mentre il liquido la afferrava e la tirava in ginocchio. Qualcuno camminò verso
di lei, poteva sentire i passi attuiti, come se camminasse su un tappeto.
'Mia
bellissima Safyia..' si sentì dire dietro la testa' sei diventata
splendida..'
La ragazza non riusciva a girarsi, il liquido la tratteneva ‘certo
che sono splendida, sono bellissima, io, e non
gradisco essere importunata continuamente in questo modo!’ Il liquame le salì
lungo le gambe...era freddo e caldo, ghiacciato e bollente...
“Sveglia, non è il posto adatto per dormire questo!”
Una voce brusca e insolente la fece destare all’improvviso. Col sole negli occhi, potè distinguere solo la sagoma scura
dell’uomo.
In preda all’agitazione e al timore, si sciolse i capelli e
guardò con orrore le ciocche bianche “oddio…sono quasi tutti bianchi..” Sussurrò con le lacrime agli occhi.
“Molto peggio di quanto pensassi, cazzo!” ringhiò la voce
del visitatore.
Safyia si guardava ai capelli con aria
allibita “bianchi…sono tutti bianchi…” continuò a cantilenare sull’orlo
della pazzia.
“Ehi, lascia stare quei capelli e guardami” la incitò la
voce brusca dell’uomo.
La ragazza non lo sentiva. Continuava a mormorare fra i denti
sulla sorte della sua chioma.
“E ti pareva..” Sospirò Adrien
innervosito. “Scusa, tesoro” le disse mollandole un ceffone, abbastanza leggero
in verità, che la fece riprendere all’istante.
“Ma che cazzo fai?!” urlò
arrabbiata saltando in piedi con le stelline bianche davanti agli occhi e la vista
ancora leggermente offuscata dal sole.
Sbattè le palpebre a lungo, fino a mettere
a fuoco un tipo dall’aria visibilmente scocciata.
“Ti ho chiesto scusa prima. Non farmi girare le palle anche
tu, stamattina mi sono svegliato male” l’ avvertì
mettendosi a sedere e allargando le braccia sullo schienale della panchina,
godendo il sole sul viso.
Aprì un occhio e vide la ragazza che lo guardava sospettosa.
Le sorrise simpaticamente e battè una mano sulla panchina,
invitandola a sedersi accanto a lui.
Safyia lo fissò credendolo un mezzo matto e fece un passo
indietro. Però carino assai! Questo ha veramente un motivo
per vivere! Pensò fissando i capelli castani piuttosto ben tagliati e
pettinati per apparire spettinati e gli occhi azzurri che la guardavano sfacciatamente
dall’alto in basso.
“Non so tu, ma a piace quello che
vedo. Parecchio” sogghignò facendola aggrottare le sopracciglia scure.
“Cos’è, un complimento stupido e viscido che non mi piace
neanche un pò ?”ringhiò lanciandogli un’occhiataccia.
“Prendilo come ti pare” le rispose seccato, frugandosi nelle
tasche e accendendosi una sigaretta con aria felice. “Parliamo di cose serie
adesso…c’è tempo per conoscerci biblicamente”
“Cosa?!”urlò la ragazza
scandalizzata. “Nome e cognome, bello! Puoi star sicuro che ti arriverà una
bella denuncia per molestie sessuali direttamente a casa!” esclamò
senza che l’uomo facesse una piega.
Adrien inclinò la testa da una parte con aria sarcastica “mi
risulta che ieri sera hai presto a piastrate un
Corruttore…brava, ottima mossa! Quei fetenti non sopportano il calore.”
Safyia cambiò radicalmente espressione e crollò a sedere
accanto a lui che non si mosse di un millimetro “e lei come lo sa?” mormorò a
bassa voce osservando distrattamente i capelli bianchi che svolazzavano al
venticello leggero.
Adrien gettò la cicca ormai consumata, con
una schicchera ben allenata. Descrisse un piccolo arco nell’aria e si
fermò ai suoi piedi. La schiacciò sotto il plantare e si alzò, ficcandosi le
mani nelle tasche dei pantaloni che avevano bisogno di una stirata decente,
tirando indietro il giaccone sportivo leggermente lungo.
“Le so e basta. Come so che hai continuamente incubi…potresti averne anche uno in questo momento” le disse
enigmatico.
Safyia lo squadrò allarmata “sei un
incubo?” sussurrò tirando le gambe a se e stringendosi sulla panchina “sei tu
l’uomo del mio incubo?”
Adrien sorrise ironicamente “pregherai perché lo sia.
Purtroppo per te sono vivo e reale...e sono il tuo Guardiano fino a ordine contrario. Contenta?” le chiese notando la sua
espressione confusa.
Lei annuì distrattamente. Era talmente sconvolta che
l’avrebbe fatto anche se le avesse chiesto di andare a
letto con lui e tutto il resto della facoltà.
Adrien la fissò, ripensando alle sue parole. “Hai detto che
sogni un uomo, com’è fatto?”
Lei alzò lo sguardo sbattendo gli occhi scuri “che uomo?”
L’hai detto tu” borbottò facendo una
smorfia.
La ragazza scosse la testa decisa “mai detta una cosa del
genere!”
Adrien sibilò una parolaccia fra i denti e sbattè un piede
sulla panchina con aria incazzata.
Adesso chi se la
prende la briga di andare da padre John a dirgli che abbiamo un fottutissimo e cazzutissimo
problema?
Questa ragazza continua a guardarmi come se fossi il protagonista trash
appena uscito da un poliziesco di serie Z
Questa ragazza continua a guardarmi come se fossi il protagonista trash appena uscito da un poliziesco
di serie Z.
Per adesso è ancora troppo sconvolta per
sommergermi di domande, il che è un bene, perché non sopporterei di dare
una valanga di spiegazioni.
La roba di Kob era veramente il massimo
e ieri sera mi sono fatto un viaggio niente male nella terra delle
Allucinazioni Visive. Adesso ho un mal di testa che spacca e tutto questo sole
mi fa sentire ancora più una merda.
Devo avere una brutta faccia e probabilmente l’ho
spaventata, visto gli occhioni che ha in questo momento. Tra l’altro, l’idea di
farmi la barba non mi è neanche passata per l’anticamera del cervello…dopo ogni
trip, la mano mi trema tanto che rischierei di affettarmi la faccia.
E credetemi per poco non mi sono
sgozzato da solo, una volta.
Certo che iniziare la mattinata prendendo a schiaffi una
ragazza, non è proprio il mio ideale di
divertimento.
Se ne sta la, raggomitolata sulla
panchina verde con una faccia sbattuta da far pena. Continua a tormentare il
laccio delle Adidas nere a strisce bianche con le dita scattose. Sta fissando
il laccetto di pelle color cuoio che ho attorno al
collo con la piccola croce d’oro bianco che scintilla al sole.
Ferro del mestiere, nessuna perversione personale.
La vedo muovere le labbra rosate, sbattendo gli occhi più volte.
È uscita dalla sua trance e sta per cominciare l’interrogatorio.
“Che
significa Guardiano?” domanda a bassa voce leggermente esitante.
Ti pareva; è sempre la prima domanda.
Sento qualcosa che rimbalza contro la mia gamba. Toh, un
pallone…invece di studiare, se la divertono in questo posto!
Un gruppetto lontano la reclama a gran voce. Invece di
rispedirgliela, ci appoggio il piede sopra, mandandola avanti e indietro. Mi
piace far incazzare la gente. Ho mal di testa e voglia di litigare.
Safyia si sposta di lato, osservando qualcuno alle mie
spalle. La vedo sgranare gli occhi e tornare nella posizione di prima.
“Gli ridia quel pallone, per favore” mormora con aria
nervosa, guardando davanti a se.
Una ragazza si avvicina velocemente. Piuttosto carina, devo
ammetterlo.
“Mi scusi!” sibila una vocetta stizzita alle mie spalle.
Mi volto appena e lo calcio nella sua direzione. Non mi
metto a discutere con una femmina. La ragazza lo raccoglie con aria astiosa.
Guarda Safyia con aria perplessa “ciao…ma che hai fatto ai capelli?”
Lei alza gli occhi e la fissa incazzata…mi sa che non le
piace.
“Ciao Marie. Nuovo look, mi andava di cambiare un pò..” Mormora saettando lo sguardo dietro di lei. Per un
attimo la vedo fare una faccia dura, poi si apre in un
sorriso di convenienza.
Un ragazzo è appena apparso dietro di me. Lo guardo per
bene…moretto, bel fisico…passabile.
“Come mai ieri sera non sei venuta alla festa ?” le chiede
con voce scanzonata, appoggiandosi alla ragazza che gli stringe impercettibilmente
la mano.
La solita vecchia storia!
La mia nuova protetta allunga le gambe l’una sull’altra e le
dondola con aria superiore “avevo altre cose da fare”
ridacchia volendo intendere chissà che.
I due mi guardano e non dicono niente.
Cazzo, mi ha messo in mezzo!! Piccola intrigante!
Quando se ne vanno, le lancio uno sguardo
incazzato. Lei li segue con gli occhi, mal celando l’irritazione e la
delusione.
“Non mettermi in mezzo alle tue beghe sentimentali!”
Borbotto piantandomi davanti a lei.
“Mi scusi…comunque non ci avranno creduto…non
che me ne freghi molto ” sussurra tirando di nuovo le gambe a se inguainate da
jeans mezzi strappati, come vuole l’ultima moda.
La visita dei due l’ha distratta dalla domanda. Meglio, così
posso rilassarmi e cercare di spiegarle la situazione con calma.
Una musichetta scaturisce dal nulla. Con aria annoiata e
depressa, la ragazza fruga nella borsa tirandone fuori il contenuto, composto da libri e quaderni, prima di trovare il cellulare colorato
che trilla allegramente.
La sento esclamare un ‘mamma’ allarmato. Si volta appena e resta in ascolto,
pensando che non sappia cosa sta succedendo in quel momento a casa sua.
Quando attacca mi guarda sbattendo
gli occhi “perché c’è uno squadrone di preti e suore a casa mia?” domanda con
aria meditabonda.
“Saranno venuti per la benedizione pasquale” affermo tirando
su un quadernino su cui spicca un nudo maschile stilizzato. Aperta di mentalità...mi piace!
La vedo rimettere a posto la roba con aria lenta. Si ferma continuamente, le palpebre le tremano impercettibilmente.
Sta per riaddormentarsi.
Mollo il quadernino, chinandomi su di lei…sta per cadere in trance.
Assomiglia molto al sonno umano, ma è il modo che hanno i demoni per comunicare con le vittime prescelte.
Velocemente mi frugo nella tasca, estraendo un anellino d’oro bianco.
Come glielo infilo al dito, la vedo
sobbalzare e riprendersi con un grido rauco. Si guarda attorno col fiatone,
portandosi una mano sul seno.
“L’ha sentito? L’ha sentito?!” grida allarmata,
afferrandomi con le mani tremanti.
“Andiamocene di qua, non è il caso di dare spettacolo”
La ragazza annuisce e finisce di infilare la roba nello
zainetto di camoscio. Tocca il quadernino con aria ansiosa.
Piega e dita e allontana la mano “potrebbe metterlo qua
dentro?” mi chiede con voce appena udibile.
Non capisco cosa stia succedendo, ma la accontento.
È educata, continua a darmi del lei facendomi sentire quasi
importante.
Mi crede una persona seria. Scoprirà molto presto che non
sono esattamente uno stinco di santo. Spero che Johnny-bello
non si faccia venire l’assurda idea di affidarmela vita
natural durante, ma non penso…per lui sono un disgraziato peccatore,
capace solo di deviare le fanciulle dalla retta via.
A trovarle!
C’è una penuria di ragazze decenti, in questo periodo, che
fa rabbrividire.
Forse è colpa mia, sono troppo
esigente.
Mi sta venendo il sospetto che dipenda
tutto da me e da questo lavoro del cavolo.
Vado a fare la spesa al supermarket e devo sempre scontrarmi
con qualche demone del cazzo che mangia i resti della spazzatura nei bidoncini
per strada.
Entro in un negozio e non posso misurarmi un paio di jeans in
santa pace, senza dover mollare tutto per andare a tirare giù da un lampione un
Waiters che si dondola con la sua codona
puntuta.
Di conseguenza il mio umore non è mai dei
migliori…
Sarà per questo che le ragazze non
fanno la fila fuori la mia porta.
Non sono poi così male, credetemi.
Appena sveglio, per dieci secondi esatti, sono l’uomo più felice del mondo. Poi
ricordo i miei compiti e parte l’orchestra di bestemmioni.
Non ci faccio una bella figura a raccontarvelo ma è quello
che succede ogni dannata mattina.
Torniamo alla ragazza che è meglio.
Safyia seguiva senza fiatare quello strano tipo che parlava
appena. Consapevole che le stava succedendo qualcosa di brutto, si strinse nel
giacchetto scuro, sistemando meglio lo zaino sulla spalla sinistra. Un
barluginio la colpì nell’occhio. Guardò titubante l’anello che Adrien le aveva infilato al pollice e aggrottò le ciglia.
“E’ suo questo?” domandò timorosa.
Lui annuì con aria annoiata, camminando piano. Non aveva alcuna
fretta di andare a casa della ragazza a sentire quelle stronzate patetiche
sulla fede.
Safyia osservò l’anellino semplice muovendo il dito. Si
sentiva stranamente sveglia, la stanchezza se n’era andata e sembrava che
avesse recuperato le energie.
“Non le sembra prematuro regalarmi un anello? Ci conosciamo
da cinque minuti appena!” esclamò allegra, sentendo la vecchia verve che
riemergeva spudoratamente.
“Non lo togliere mai” le rispose secco, senza dar cenno di
aver captato la sua battutina.
Ok, era stupida, ammise
la ragazza a se stessa.
“Sei credente?” le domandò d’un tratto mentre si dirigevano alla metro.
Safyia scese gli scalini di marmo pensandoci su. “Sono stata
battezzata ma non vado mai in chiesa, né tanto meno mi confesso…sono un’ignobile
peccatrice!” ridacchiò mentre il sorriso le moriva per l’ennesima volta sulle
labbra.
Spirito zero, questo!
Pensò avvicinandosi alla banchina. Stava dirigendosi verso la punta del treno
quando lo vide fermo al centro “a quest’ora è una pazzia” affermò fermandosi
accanto a lui.
“Devo controllare una cosa” le rispose con un mal di testa
che acuiva il cattivo umore.
A Safyia dava l’idea che avesse bevuto
un pò troppo e fosse in preda ad un doposbornia; si frugò nella borsa
occhieggiando il cartello elettrico che l’avvertiva dell’arrivo del treno e
tirò fuori un pacchetto di aspirine. Schiarendosi la voce, cercò di attirare la
sua attenzione. Lo vide guardare fisso il fondo del
tunnel, con aria assorta.
“Scusi..”mormorò toccandogli appena
un braccio con un dito. La fulminò con lo sguardo, visibilmente seccato per
l’interruzione.
Ce ne sono un po’ troppi…sarò
colpa sua? Si chiede fissando intensamente Safyia che arrossì. D’un tratto vide cosa stringeva in mano e restò vagamente sorpreso.
La ragazza lo vide e gli allungò il pacchetto con aria
imbarazzata.
Il treno che sopraggiungeva creò una corrente d’aria che le
fece svolazzare i capelli bianchi che su di lei stavano veramente male, a causa
della carnagione scura e degli occhi neri. Sembra una mezza dark venuta male, pensò Adrien porgendole le aspirine dopo averne prese un
paio… dubitava fortemente che bastassero a mandargli via il mal di testa.
Conscia di essere fissata, Safyia fece finta di niente,
avvicinandosi alla linea gialla e sentendo una forza negativa che la respingeva
indietro.
Stranamente c’era poca gente, sebbene fosse quasi l’ora di
punta. Arretrò un bel po’, avvicinandosi al muro e sentendosi inaspettatamente
male.
Le porte metalliche si aprirono e Adrien guardò il vuoto
accanto a se stupito. La vide schiacciata contro la parete e la fissò inquieto
“non posso salire la sopra” bisbigliò angosciata “non posso salire…c’è qualcosa..”
Il treno ripartì. La fiumana di gente li sorpassò e restarono
solo loro due sulla banchina vuota.
Adrien si avvicinò fino quasi a toccarla. “Cosa hai sentito?” le chiese dirottandola verso i sedili di plastica
scuri. Safyia crollò a sedere tremando, Adrien la vide tormentarsi l’anellino
con le dita frementi “male…dolore...cattiveria, tanta cattiveria...il sangue
che rimbombava e..urlava..qualcuno che urlava” bisbigliò in fretta, mangiandosi
le parole nel frattempo.
Si era quasi tolta l’anello, cosa che fece
incazzare parecchio Adrien: se la protezione risultava inefficace, voleva dire
che il demone che la stava tentando aveva le contropalle!
Doveva fare una prova e rischiare di farla uccidere.
Con delicatezza le tolse il cerchietto d’oro vedendola
immediatamente afflosciarsi. Il treno stava arrivando. La doveva trascinare la
sopra volente o nolente.
“In piedi, forza. Ce ne andiamo a
casa.” Le disse brusco, girandole un braccio attorno alla
vita e costringendola a rimettersi in piedi. Lo zainetto le scivolò dalla
spalla e finì a terra.
Adrien lo raccolse stringendo in una mano. Sentiva quei
bastardi avvicinarsi velocemente.
Cercano proprio lei, allora!
Come le porte si aprirono, le varcò in fretta sempre
stringendo Safyia che aveva cominciato a balbettare di dolore e paura sottovoce.
La mise a sedere in un posto vuoto mentre la gente la
guardava con aria sospettosa.
Stronzi perbenisti!
“Arrivano...arrivano…”mormorava
continuamente toccandosi le orecchie e fissando il vuoto.
Come se non lo sapessi, pensò frugandosi
nelle tasche. Li vedeva muoversi velocemente dal fondo del treno, compiendo
balzi e camminando sul soffitto rischiarato dalle file di luci che andavano e
venivano, in preda a cali di tensione.
Cali di tensione un cavolo, sono loro che
rosicchiano i fili, li trovano gustosi!
“Tanti…sono tanti e stanno arrivando.”
“Lo so” le rispose secco. L’uomo accanto a Safyia si sollevò
con aria distratta, dandogli modo di accomodarsi accanto a lei che aveva
cominciato a dondolare avanti e indietro. Adrien la guardò negli occhi e vide
che andavano schiarendosi.
Non va bene, la sta
prosciugando.
“Vogliono me..” Bisbigliò
al nulla “vengono a prendermi” la sua voce s’incrinò in un singhiozzo.
“Prenderanno un sacco di calci nelle palle, credi a me ” le
rispose vedendo il primo che oltrepassava fluidamente il vagone, sibilando fumo
nero dalla bocca.
Il demone che si scagliò verso la ragazza fu fermato da un campo di
forza che lo fece stridere di rabbia e dolore
Il demone che si scagliò verso la ragazza fu fermato da un
campo di forza che lo fece stridere di rabbia e dolore.
“Bruciati la lingua, stronzo”sibilò Adrien mentre l’amuleto
istoriato lo teneva al sicuro dagli attacchi del demone.
Safyia si era portata le mani sulle orecchie per non sentire
quelle urla disumane e si era raggomitolata sul sedile, piagnucolando fra se e
se.
I viaggiatori guardarono la ragazza che si dondolava, con
aria sospettosa e l’uomo accanto a lei che continuava a battere uno strano
cerchio decorato d’intarsi neri, sul corrimano di ferro.
Scesero quasi tutti, tranne un barbone che dormiva in terra
e un poveraccio drogato fino al midollo.
Adrien guardò il demone che si contorceva contro il campo,
strisciando le unghie lungo le pareti del vagone, provocando un suono lamentoso
e lacerante che faceva rizzare i capelli a Safyia.
“Vattene…vattene..” singhiozza
disperata con le braccia strette attorno alla testa. “Via. Via…via…”
“L’hai sentita, stronzo? Fuori dalle
palle, non mi fai fare bella figura!” esclamò alzandosi in piedi con aria
pericolosa.
Una lenta preghiera in latino fuori uscì dalle sue labbra. La
ragazza guardò con orrore il tumulto di demoni che batteva
contro il campo di forza incurante delle bruciature e dell’odore cattivo di
zolfo e carbone che si levava nel vagone, rendendo l’aria irrespirabile.
Il ragazzetto drogato li guardava con occhi pesti “cazzo…che
belle maschere…è un film? Girate un
film per caso?” domandò ad un demone che lo odorava con aria soddisfatta,
leccandolo sulla testa.
Adrien non si stupì per niente della situazione: l’alterazione
chimica rivelava la presenza di quegli esseri abbastanza facilmente.
A stringere…Se ti fai una pera, non è detto che tutto quello
che vedi sia frutto delle sinapsi fuori gioco!
Lanciò un’occhiata a Safyia che stava sempre peggio e si
accorse che erano arrivati alla stazione. Arretrò di pochi passi e la tirò su
facilmente. “Dai, si scende. Il giro nella casa
dell’orrore è finito. Non penso che torneremo a trovarvi, stronzi di merda!” esclamò sorridendo e gettando una buona manciata di polvere
grezza e scura addosso ai demoni che stridettero in maniera orribile, facendo
strillare la ragazza per la paura. Rovere
e terra delle rive del Giordano, fa lo stesso effetto dell’acido muriatico.
Adrien continuò placidamente finchè non si furono sciolti
tutti. Quando le porte si aprirono, mise un piede
fuori credendosi al sicuro.
Safyia stava guardando alle sue spalle con la faccia stavolta
“è lui…ha aggredito lui la mamma!” gridò indicando il Corruttore che avanzava a
passi pesanti.
“Merda!” esclamò tirandola via. Le porte si chiusero e il
demone restò con la testa fuori, l’occhio che gettava ancora del liquame verde
e la lingua che si muoveva come una frusta schioccando l’aria. Lo colpì su un
braccio bruciandolo.
“Vaffanculo!” ringhiò facendogli il dito “tanto ti vengo a
cercare, figlio di puttana!” urlò mentre il treno ripartiva.
Strano che il Corruttore non si fosse scagliato su di loro.
Senza capire, Adrien si voltò attorno sempre con Safyia
appiccicata addosso che tremava come una foglia e nascondeva la faccia nella
sua giacca.
Quando vide un gruppo di suorette che lo guardavano
scandalizzate per il linguaggio che aveva usato, sospirò…per una volta contento
che fossero arrivatii buoni.
Abbassò la testa e guardò la ragazza che continuava a
stringerlo. Stava per fare una battuta acida quando si accorse di abbracciarla
a sua volta.
Mh…male.
Allargò le braccia e le lasciò ricadere lungo i fianchi, con
una smorfia di indecisione. Posso capire essere spaventate, ma qui si esagera!
“Datti una calmata o spaventerai tua madre” le disse seccato
dalla situazione.
Era la prima volta che si ritrovava a fare da scudo a
qualcuno e il fatto che avesse reagito in quel modo, lo lasciava perplesso e lo
scocciava parecchio. Prima regola: non si
pomicia con le eventuali protette.
Non che ne avesse mai avuta una…
La vide scostarsi con aria stravolta. Quando
la guardò di sfuggita, Adrien notò con preoccupazione crescente che gli occhi
le erano diventati azzurri.
Camminavano per le vie del quartiere di Safyia in silenzio. Quando la ragazza si specchiò per puro caso in una vetrina e
notò gli occhi chiari, restò per cinque minuti buoni a guardarsi. Inghiottì a
vuoto più volte, volgendo lo sguardo su Adrien che attendeva con pazienza.
“Li ho sempre voluti, gli occhi chiari” sussurrò passandogli
accanto come un fantasma.
***
Quando arriviamo c’è uno stuolo di preti e suore che hanno già benedetto casa da cima a fondo. La madre di Safyia
è una bella donna sulla cinquantina, con i capelli scuri e la carnagione dorata
come la figlia.
Mi guarda interrogativa, mentre osservo la foto della figlia
che -porca vacca che pezzo di figa in bikini- si è seduta accanto a lei
con aria stralunata. Ha già capito che non sono un prete e la cosa la sta
infastidendo, visto che sono giunto qua con la figlioletta adorata.
E sta già gridando all’accoruomo…come ti
sbagli!
Da quanto posso vedere, questa ragazza non ha un padre o un
fratello. Due donne sole e apparentemente indifese. Strano
che non abbia trovato uno stuolo di Vili a piantonare la casa. Si
saranno dati quando è arrivata l’Armata Sacra di padre John.
La donna le mormora qualcosa e
quando Safyia alza gli occhi su di lei, lancia un gridolino.”Tesoro.. i tuoi
occhi…”
“Non sono male…” le dice depressa cercando di calmarla.
Vi risparmio la scena seguente, in cui quella santa donna
strilla e strepita e comincia a frignare cercando una spiegazione che non
possiamo darle.
Cioè…potremmo, ma è buona norma non
rivelare niente alle persone non coinvolte nella Tentazione.
Vi fa ridere? Anche a me, ma vi
assicuro che non c’è niente di divertente a vedere un poveretto spegnersi
lentamente.
Padre John se la cava bene. Suor Concepta un po’ meno. Non è
abituata al frastuono: vive in una semiclausura autoimposta che, a quanto dice,
le serve per mantenere la mente limpida e l’animo sgombro….per
recepire meglio le variazioni di oscillazioni astrali sul nostro piano.
Ok, taglio. Suon Concepta è una parabola per demoni.
Se ne sta in un angolo, leggermente discosta dagli altri e
guarda Safyia che la osserva di sottecchi. Le sorride in maniera dolce. La
ragazza la ricambia.
Ha un bel sorriso…e poi mi piace il suo nome, da l’idea di terre lontane.
“Signora, capisce che dobbiamo portare Safyia via di qui...non
è al sicuro” continua a mormorare il vecchio prete con aria paterna, prendendo
le mani della madre e stringendole. Safyia lo fissa come se la cosa non la
riguardasse da vicino.
Mi siedo poco lontano da loro e la osservo: se ne sta
rannicchiata in silenzio con un cuscino sullo stomaco, alzando gli occhi verso
di me, di tanto in tanto.
Forse un po’ troppo spesso. Devo averle
fatto una cattiva impressione sul treno.
Bah, in fondo ci sono abituato…. non
che la cosa mi tocchi particolarmente.
Vorrei accendermi una sigaretta e meccanicamente la tiro fuori della tasca, cercando l’accendino senza
risultato. Merda, l’ho perso!
Sbuffo a bassa voce sentendo il nervosismo
che cresce. Lei mi osserva ancora e spia tutte
le mie mosse. Quando guardo la sigaretta con una
smorfia e la rificco in tasca, la vedo alzarsi; non posso fare a meno di seguirla
con lo sguardo, come il resto dei presenti.
Suor Concepta sorride ancora all’indirizzo della ragazza
quando torna con una scatolina di fiammiferi che mi porge
sul palmo della mano. “Non ho un accendino, mi dispiace” mormora con una
vocetta flebile che mi stupisce.
“Va bene lo stesso” borbotto col mio solito tono da stronzo.
Un ‘grazie’ me lo potevo
anche fare uscire, ma fa parte del personaggio bastardo che devo tenere con la
combriccola dei fumati del Signore.
Suor Concepta fa una smorfia divertita. Quella suorina mi
mette l’ansia, a volte. La guardi e ti viene voglia di appoggiarle la testa
sulle ginocchia e pentirti di tutti i crimini che hai commesso da quando sei
nato. Un giorno o l’altro lo farò…così mi tolgo un po’
di peccati dalle spalle.
Mi ritrovo a giocherellare con l’anellino d’oro che avevo fatto mettere a Safyia. Si è risieduta accanto alla
madre che mi ha guardato in modo strano...e per nulla benevolo!
Ora l’osserva luccicare fra le mie dita. Ha le occhiaie per
la stanchezza…certo che è forte. Non si è mai messa a piangere e - per adesso- non
è impazzita.
Per adesso.
“La stanno cercando in troppi…non è il caso che resti così
scoperta! Portatela al sicuro”
La voce mi esce da sola. La madre di Safyia alza gli occhi e
mi guarda duramente “chi è lei?”
Sto per risponderle quando vedo la ragazza posarle una mano
sul braccio.
Padre John lancia un’occhiataccia a me e alla sigaretta.
Forse dovevo chiedere il permesso di fumare. Difetto un po’ d’educazione.
“Il signor Lebeau è un nostro assistente esterno. È
affidabile, anche se non sembra!” esclama rivolto al sottoscritto.
Ok. Mi ha stufato.
“Il mio lavoro l’ho fatto, quindi me ne vado.” Sbotto innervosito.
Vedo la ragazza alzare la testa di scatto e fissarmi
sorpresa e vagamente dispiaciuta.
“Portatevi via la ragazza e tenetela al sicuro” gli dico
vagamente irritato. Va bene che stamattina faccio un po’ schifo, ma non sono un
babau!
Ammetto di essere vestito come uno straccione, ma ieri sera
non ho certo pensato a tirare fuori i vestiti buoni mentre mi arrampicavo sul
muro credendo di trovarmi in alta montagna.
Apro la porta in silenzio, sorpassando un novizio che mi
guarda scandalizzato. Che palle!
Esco all’esterno e il sole mi trapassa di nuovo gli occhi
acuendo il latente mal di testa. Lo sforzo che ho fatto per tenere a bada
quegli stronzi bavosi, ha vanificato gli effetti
dell’analgesico. Ho bisogno di qualcosa di forte.
“Aspetti”
Safyia mi viene incontro, chiudendosi la porta alle spalle. “Come
si chiama? Il suo nome di battesimo, intendo” mi chiede
con una vocetta bassa e dolce. Carina.
“Adrien” rispondo a mezza bocca…troppo educata.
“Lei non è certamente un prete”
“E da cosa l’hai capito?” le domando
sarcastico…troppo educata e troppo gentile.
La ragazza sorride “padre John non avrebbe certamente fatto
il dito ad uno di quei cosi”
Sorrido a mia volta, allungandole l’anellino “non toglierlo
mai.” Le ricordo con tono serio, cercando di fare
bella figura.
Lei annuisce e mi strizza l’occhio.
Mentre mi allontano, accendo
un’altra sigaretta spacca-polmoni col mozzicone della
prima. A saperla prendere, una così…
Dovete capire che un lavoro del genere non è per niente facile
Dovete capire che un lavoro del genere non è per niente
facile. Non puoi vedere quello che vediamo noi e restare lucido per lungo
tempo.
Credete che la carità cristiana con noi si applichi?
Cazzate.
Voi ci credete i buoni della situazione che corrono a salvare
le povere pecorelle del signore. La verità è che la maggior parte di noi ci
gode a sterminarli, quei cosi ributtanti…fa piacere quando esplodono in mille
pezzi o li vedi sciogliersi con un po’ d’acqua santa.
Noi Guardiani abbiamo un Codice che, in teoria, dovremmo rispettare. In pratica, nessuno se lo fila,
quel librone pieno di regole e precetti.
Prima regola: si opera sempre in nome del Signore; nessuna azione deve essere intrapresa per puro interesse
personale.
Seconda: non si devono stringere rapporti personali con i
Perseguitati. Potrebbe esserne necessaria l’eliminazione fisica.
Terza: non sono ammesse relazioni interpersonali fra
Guardiani.
E qui vi volevo. Ne ho cominciato a parlare proprio per raccontarvi una storiella di un
po’ di tempo fa...neanche tanto. Un annetto, se
ricordo bene..
Abbiamo questi tre, seguitemi. Il
classico triangolo.
Angèlique aveva conosciuto Robèrt per puro caso, durante una
sortita in un Nido da ripulire.
Quanto ci siamo divertiti in quell’occasione non vi fate un’idea.
Un Nido è un piccolo ed innocente orfanotrofio di demonietti
viscidini scappati dall’Inferno, attraverso i Portali che si aprono a caso.
Esce il demone grosso con i proseliti al seguito. Questi
piccoli bastardelli cercando continuamente di scappare perché la dentro si deve
stare stretti e una vera merda, altrimenti non verrebbero sul nostro piano….questo
perché non sanno che anche da noi, si sta uno schifo!
Angèlique la conoscevo di vista, proprio buon giorno e
buonasera, per intenderci; lei si faceva le storie con Luc...mi stava anche
parecchio simpatico, quel tipo.
Ve la faccio breve: scoppia il colpo di fulmine fra i due e
cominciano i litigi. Angèlique muore durante un’azione particolarmente irruenta
e la Chiesa ci da addosso pesantemente. Porca miseria
quanto si sono incazzati quella volta!
Avevano contravvenuto al Codice e blablabla. Punizioni,
scomuniche e cazzate varie…ma chi ci credeva! Dopo tre
mesi Robèrt e Luc sono tornati in carreggiata e alla prima occasione se le sono
date di santa ragione.
Che credete, che si siano tirati addosso
formule magiche o mazzate sante? Una sana scazzottata tanto per sfogarsi
un po’. Mentre litigavano, si è accumulata energia
negativa che ha spalancato un Portale…è uscito un Battitore.
Ahio.
I Battitori sono grandi, grossi e fetenti. Se ti prendono ti usano come clava umana. Sono pesanti da
far fuori, infatti Robèrt e Luc ci hanno rimesso la
pelle.
Da allora: non si tromba fra Guardiani!
Credetemi, quei tre erano un caso atipico, perché se fai
tutto il giorno sto lavoro, non ti va proprio di vedere i compagni che ti
ricordano solo che la mattina dopo dovrai tirare su il culo
nuovamente e ricominciare da capo.
Se sei uno come me, cerchi la compagnia di
esseri tranquilli e pacifici, normali esseri umani che non si accorgono
che dietro di te c’è un schiumoso ringhiante che stilla bava che ti accarezza
la testa, pensando a staccartela dal collo in qualche modo orribile.
Ognuno di noi preferisce un’arma in particolare. A me piace
andarmene in giro con amuleti e polverine che non ingombrano le tasche e non
sono facilmente visibili.
La mia teoria è la seguente: potrei anche conoscere una
bella ragazza per puro caso. Non posso certo mettermi a parlare con un bozzo
nella tasca dei pantaloni.
Non è fine.
Seguitemi mentre esco di caso. Stasera si fa una bella
sortita al cimitero. E’ bello passeggiare di notte, la dentro. Non c’è un’anima
viva!
Che battuta penosa, lo so. Il mio
umorismo avrebbe bisogno di un bello scossone.
Cara, stasera per cena abbiamo i Dissacratori.
I Dissacratori se ne stanno nei cimiteri, bellibelli a divorare le salme.
Personalmente non mi sembra carino nei confronti dei parenti
dei morti, dopo tutto quello che hanno speso per dare
un decente funerale al caro estinto. Quei cassamortari del cazzo non scherzano
sui costi, se ne approfittano perchè se sei distrutto
da dolore non vai certo a tirare sul prezzo.
Lo so perchè è toccato anche a
me…un brutto ricordo.
Giro per le stradine fischiettando allegramente. L’aria è frizzante, fa piacere uscire. Peccato non avere una degna
compagnia femminile al fianco.
Un’altra regola del Codice fa ridere solo a pensarci:
dovremmo mantenere l’anima e il corpo puri. Tze! Quella è una cosa che solo dei preti sessualmente defunti come
padre John, si potevano inventare.
Non conosco Guardiano che non abbia
una vita privata…prima che facciate battutine stronze, io non ce l’ho perché…mhhh..non siamo abbastanza in confidenza, voi ed io, e
queste sono cose private.
Arrivo in prossimità del parco, la in mezzo agli alberi ci
sono un sacco di Waiters in attesa. Stasera non vi
tocca il sottoscritto, ragazzi.
Ci penserà Isabeau a loro. È la sua specialità. Le piace
tanto giocarci prima di ucciderli.
Raramente mi concedo questo piacere, vado
sempre un po’ di corsa.
Tanto perché ce ne sbattiamo del Codice, domani sera abbiamo
una bella riunione carbonara nell’attico di Morgaine. Gran
bella donna, raffinata e con una classe da dieci e lode. Un po’ troppo
fredda per i miei gusti.
Le riunioni sono vietate perché lasciano la città troppo
scoperta e perchè quegli scarafaggi vogliono sempre tenerci all’oscuro delle
novità.
A proposito: quel fantasmino dal nome esotico… chissà che
fine ha fatto! Mi piaceva parecchio. Mi sarebbe piaciuta vederla a colori e non
con i segni della Tentazione addosso. Su quella foto era da erezione
istantanea.
Non lo dovrei dire? E perché?!
Morti pure voi…
Non ci posso credere! E quando mi
ricapita, un’occasione del genere?
Indovinate.
Ho appena incontrato una coppietta teneramente abbracciata,
con un Sussurratore aggrappato al collo della ragazza.
Faccio dietro front e li seguo. Ne volevo acchiappare uno da
parecchio tempo per fargli un interrogatorio come si deve.
Quei cosi ci capiscono anche se fanno gli gnorri.
Sghignazzo divertito. Se do un
colpo di telefono a Lucien, mi si catapulterà a casa per giocarci un po’!
Lui o Mélie?
Mélie è troppo depressa in questo periodo. Ma si,
chiamiamola, magari si rimette in forma a forza di smazzare
il culo a questo qui.
Ah…quandovi avevo
detto che non conoscevo atri guardiani, ovviamente mentivo. Non datemi troppo credito, dico un sacco di fregnacce!
Chiamo quell’angelo caduto dal cielo e sento da come mi
risponde che sta per suicidarsi alla noia.
“Ciao angelo, ti va di giocare un po’ con me e con un
Sussurratore?”
So che detta così sembra la stia invitando ad una gang bang,
ma è il modo più rapido per farla reagire.
Che volete…ognuno ha i suoi gusti!
Lei ridacchia e mi da appuntamento nel suo
mini appartamentino. E’ più vicino di casa mia. Sarà
divertente tirarsi appresso sto coso. Quasi quasi
me lo tengo, gli metto un guinzaglio allungabile e lo porto a far pipì la sera!
Quando mi vede, il bastardello
tenta la fuga. Lo afferro al volo, stringendolo per il collo. Sono sottili e
quasi evanescenti, ma sotto le dita li senti divincolarsi ferocemente. Guardo
il ragazzo che mi lancia un’occhiata a sua volta e stringe la fidanzata. Non
fare quella faccia, per stasera una scopata è assicurata grazie a me!
Ora che ci penso, Mélie è una femmina: finalmente sapremo
che diavolo si sussurrano continuamente!
Abbiano anche noi uomini il nostro succubo personale, non
credete che i poveri maschietti innocenti, siano esentati
dalla Tentazione.
Quando arrivo nel palazzo di Mélie,
l’heavy metal va a palla. Si starà gasando di brutto: quando le fai fare qualcosa che le piace, non si regola più! Suono tre
quattro volte, la solita trafila. Mi viene ad aprire una ragazzina che al primo
impatto può dare l’idea di una mocciosa con problemi di ambiguità
sessuale, per via dei vestiti che porta.
Mélie è la più giovane fra noi, ha
solo 20 anni.
Mi apre con gli occhi puntati sul bavoso che mi porto
appresso, legato con un paramento sacro che ha fatto girare mezzo quartiere. Chissà che credevano, quelli. Forse che avessi appena
ammazzato un sacerdote alla fine della funzione.
Mi fa entrare e il suo sorriso si allarga. Mi salta al collo
e mi stampa un bacio sulla guancia. È sempre contenta di vedermi e non ho mai
capito se ha una piccola cotta per me o per il fumo che le porto.
Stasera le dice male, non ho nulla
appresso. Sono uscito per lavorare; quando lavoro sono una persona seria.
L’avverto subito ma lei fa una smorfia, tira su le spalle e
mi da una pacchetta sul sedere che mi fa sorridere. “Giù le mani, sfacciata!”
esclamò gettando a terrail Sussurratore
che si divincola. Più si muove
e più il paramento lo stringe; quando lo capisce se ne resta buono a borbottare
qualcosa che mi da fastidio solo a sentirlo.
“Che ci facciamo? Lo torturiamo con
violenza ecrudeltà?!” mi chiede
inchinandosi verso il demone e ridacchiando come una pazza.
Io mi accendo una sigaretta tanto per fare qualcosa. Entrare
nell’appartamento di Mélie è come entrare in un campo
nomadi…devastante!
Ma mette mai a posto, questa
benedetta ragazza? Capisco la scuola e fare i compiti e uscire tutte le sere,
ma è un vero porcile!
Tirò su un paio di calze da terra e le getto
in un angolo, insieme a molti altri vestiti.
Le ho chiesto un sacco di volte di
venire a vivere con me, ma non c’è verso. Le piace stare sola in questo
porcile.
Dovete capire che un lavoro del genere non è per niente facile
“Pensavo di farlo parlare con te. Voglio sapere che dice
quel bavoso” le dico secco. Mélie mi guarda con i suoi occhioni scuri che
grondano miele, tanto sono belli e annuisce,
trascinando una sedia vicino al demone. Si siede e l’osserva, slacciandosi la
catenina d’oro. Il demone la guarda e abbozza un ghigno. Comincia a sussurrare
nella sua direzione e vedo Mélie che si tocca la testa
più volte.
“Mi sta facendo venire il mal di testa” borbotta scostando
la corta frangetta castana a ciocche rosate dalla fronte.
Mi avvicino a lei e la vedo cambiare espressione, sta diventando
rossa e non accenna ad alzare gli occhi. Con un gesto violento si alza
allontanandosi di tutta fretta verso il fondo della stanza. Mi arrabbio
parecchio: che ha fatto quel porco alla mia piccola Mélie?!
Sono molto protettivo con le mie amiche. Gli mollo un calcio
per la rabbia, facendolo stridere di brutto.
“E ancora non ho cominciato!” l’avverto ringhiando nella sua direzione. Con
la coda dell’occhio la vedo prendere il laccio fatto di pelle di vacca sacra che
usa spesso negli inseguimenti, per frustare quei porci.
Me la ricordo quella frusta: gliel’ha regalata
Isabeau durante una sortita in un Nido.
Si erano piaciute parecchio perché sono due mezze selvagge.
Isabeau, poi… lei non ci va molto delicata, si diverte come
Lucien, se non di più, a ‘spellarli’.
Si, hanno una pelle anche i demoni, anche quelli evanescenti
come i Sussurratori. È dura e fatta di fuoco e….dolore.
Una volta ho provato a guardarci attraverso e mi hanno
ripreso per i capelli perchè, a quanto dicono, stavo dando
i numeri. Non mi ricordo assolutamente niente ma secondo quel pezzo di merda di
Guillaume, il primo della classe, la mia mente ha rimosso il ricordo per
nonimpazzire.
Di Guillaume non mi sentirete mai parlare, perché mi fa
venire l’orticaria solo a guardarlo.
E non solo a me: Mélie lo odia
perché le ha criticato gli ultimi anfibi che si è comprata, con una ferocia
sconosciuta ai normali esseri umani.
Lucien non lo sopporta perché, a quanto dice, gli ha
distrutto un gruppo di Strisciatori sotto gli occhi, dopo che li aveva seguiti
per le fogne di mezza città. Li ha fatti saltare fuori per occuparsene con
calma e lo stronzetto si è preso tutto il merito.
Isabeau lo scotennerebbe volentieri perché si è permesso di testare
personalmente le sue armi senza chiederle il permesso.
Morgaine…ecco, lei non so. È molto
riservata e non le scuci una parola di troppo. Secondo me nevagamente attratta, anche se quel piccolo
fetente è più giovane di lei.
Speriamo di no, sarebbe un vero
spreco!
Vedo Mélie che si avvicina minacciosa, senza neanche
degnarmi di uno sguardo. Con un colpo di frusta particolarmente violento, gli
fa saltare la testa. Immediatamente il corpo si dissolve e il paramento cade a
terra.
Che precisione, che finezza!
Diventa sempre più brava! Non posso fare a meno di complimentarmi con lei.
Però non sembra contenta, mi guarda
di sottecchi con aria infastidita.
“Che cosa ti ha detto?” le chiedo
allungandole una sigaretta aromatizzata all’hashish che mi sono preparato da
solo.
Lei l’accetta ben volentieri e si appoggia alla finestra
senza tendine. La stanza, d’un tratto, mi appare
talmente spoglia, senza le sue solite risatine gioiose. Mi mette una tristezza
indicibile addosso.
Sembra invecchiata di dieci anni, mentre guarda fuori della
finestra aperta. Soffia via il fumo e si lecca il mignolo per un attimo.
Quel lato di Mélie non lo conosco, mi
sembra un’estranea.
“Mélie..”
“Non è cosa che ti riguardi!” afferma brusca sorprendendomi.
In tre anni che ci conosciamo, non è mai stata sgarbata con me.
Mi schiarisco la voce alzandomi dalla sedia. Le faccio un
cenno di saluto con la mano, tirando un accidenti a quel bavoso.
“Seduto, non ho finito” mi intima
facendomi alzare un sopracciglio. È stato un po’ troppo a
contatto con Isabeau, il tono è il suo.
Mi risiedo e la vedo cincischiare con un bottone dei jeans. “Ho capito come operano” afferma secca. “Si
cibano delle onde celebrali per una carenza propria di
energia spirituale. Per quello sono così evanescenti, ne
hanno bisogno per sopravvivere”
Mh, buono a sapersi.
Non ha ancora finito, la vedo da come si agita. Si siede
lontano da me, cosa che mi lascia perplesso, visto che
la maggior parte delle volte mi usa come divano per stare più comoda, se per
caso mi fermo a da lei a vedere qualche dvd che compra dal marocchino
all’angolo.
Continua a muovere le mani e a far dondolare una gamba su e
giù. Qual è la grande scoperta?
Mélie alza un attimo gli occhi e arrossisce. “In ogni modo è
un Tentatore. Mentre si ciba di te, ti spinge a fare cose che normalmente non faresti.” Mormora afferrando una maglietta abbandonata su
una piantana. La guarda, le da una breve annusata e la getta in un angolo,
sempre con quello sguardo cupo.
E continua giocare col bottone del
jeans slacciato.
Prima era allacciato.
Forse sto capendo.
È arrivato il momento di andarsene!
“Notte Mélie; quando passo da Kob
ti prendo un po’ di erba” le dico con una bizzarra
sensazione addosso.
Mi sento stranamente concupito e la cosa non mi disturba,
anzi…è il fatto che Mélie mi guardi in quel modo che
mi da fastidio. Penso sia dell’altro versante del Paradiso anche se non me l’ha
mai detto di prima persona. Siamo amici intimi ma non fino a quel punto.
Sento un rumoraccio che non vorrei riconoscere. Stringo per
un attimo i denti cercando di guadagnare la porta con tutta calma, per non fare
vedere che sto scappando a gambe levate.
Darsela con classe è il mio motto!
“Adrien…”
Oddio oddiooddio!
Quel tono! Non posso sentire quel tono in bocca a Mélie, non con me!
Non mi giro neanche, perché lo so che quel rumoraccio di
prima era quello dei jeans gettati a terra.
Affretto il passo e inciampo su una delle tante scarpe da
ginnastica che ha lasciato in terra. Perdo l’equilibrio e riesco a fracassare
l’ultima opera moderna che ha creato, salvando la mia testa.
“Lebeau, stai facendo un casino”
“Se tu mettessi a posto di tanto in
tanto, i tuoi ospiti non rischierebbero di spaccarsi la colonna vertebrale!”
esclamo senza voltarmi, perché lo so che è dietro di me e che mi sta per
toccare.
Infatti!
Sento quelle braccia sottili, con le manine piccole, cariche
di anelli e con le unghie mezze mangiucchiate che si
stringono attorno al collo e poi sento il suo seno che mi appoggia placidamente
sulla mia schiena facendomi rizzare all’improvviso.
“Perché non dormi qua? Mi sento tanto
sola..” Mormora accarezzandomi e infilando le mani
sotto la mia maglietta.
“Non se ne parla neanche!” sbotto girandomi e
trovandola…quasi…nuda…carino il reggiseno, penso restando impalato a
guardarla come un broccolo.
Lei sorride maliziosa...certo che sorride in un modo davvero
invitante.
Mi do del porco e scuoto la testa “sei ancora sotto
l’influsso di quel coso. Vattene a dormire da sola!” sbraito
con voce alterata. “E poi tu non sei lesbica?” le
chiedo all’improvviso sentendo che si struscia su di me miagolando come una
gattina.
“No”
“Ah!” esclamo come un cretino restando immobile e con le
mani dietro la schiena.
Mélie sorride in una maniera talmente stuzzicante che è difficile
resisterle. Non so lei, ma è da parecchio che non mi trovo
in una situazione del genere con una ragazza.
Dove l’ha lasciata, la catenina?!
È la mia unica via di salvezza. E
poi lo faccio anche per lei: domattina odierebbe me e se stessa!
Striscio verso il tavolo sulla quale ha
appoggiato la catenina e lei mi segue gattonando. Ecco; questaè una cosa che non dovete mai fare ad un uomo,
se non volete farvi stuprare seduta stante!
Mi lancio verso la crocetta che scintilla sulla superficie
prima che possa farlo lei.
“Adrien..”
Quel tono ammonitore che usa, non mi piace per niente! Sento
le sue mani che vagano un po’ troppo addosso e a me e per qualche attimo perdo
la concentrazione, sufficiente a lasciare capo a Mélie.
Armeggio un po’ ma alla fine riesco ad infilarle al collo
quella maledetta catenina. Dopo un attimo, il suo sguardo torna quello solito,
irriverente e parecchio imbarazzato. La vedo diventare di tutti i colori
“Ma…Lebeau!” urla prendendosela
subito come me. Certo, come se fossi io quello a cavalcioni su di lei con le
mani nei suoi pantaloni!!
“E ringrazia che sono un vero
amico, cretina!” le dico mentre lei strilla e strepita e cerca di coprirsi.
“Come è successo?!”
“Il Sussurratore” le dico sbuffando. Ho sudato freddo!
Mi alzo dal pavimento ridacchiando “Grazie
a te ne sappiamo di più, hai fatto del bene alla comunità!”
“Me ne sbatto!” grida attraverso quella sfumatura color
melanzana che è il suo visetto.
Io alzo le spalle cercando di non farmi vedere, mentre mi sistemo
la zip che aveva così gentilmente tirato giù. Le prenderebbe
un altro colpo!
“Adrien...che abbiamo fatto?”
Quella vocetta tenera mi fa morire. Mi volto verso di lei,
completamente vestita, e sorrido “niente perché io sono stupido”
Lei sorride appena “no, sei un tesoro” sussurra dandomi un
colpetto con il gomito. Torna seria e arrossisce “adesso via che ho sonno e non
farti vedere per un mesetto, il tempo di smaltire la vergogna di esserti
saltata addosso.”
M spinge verso la porta con la sua solita delicatezza da
elefantessa in pena per i cuccioli. “E non dirlo a
nessuno!” ribatte dura, ancora mezza sconvolta.
Le faccio una carezza pesantissima sulla testa che la sposta
di mezzo metro. Poi la tiro contro di me per soffocarla, come faccio sempre,
dandole un bacio sulla fronte “lo posso dire in giro che bacidivinamente?” le mormoro nell’orecchio
sentendola irrigidirsi immediatamente.
“Oh, ah…eh…”
Mi fa ridere quando
non articola le parole. Mi fa un pò meno ridere quando mi pesta violentemente!
“Che schifo, dovrò lavarmi i denti
tre volte!”esclama sbattendomi fuori di casa. Sento la porta che si chiude con
la stessa delicatezza della palla di ferro che usano per tirare giù i palazzi e
sorrido zoppicando verso l’ascensore.
La morale della faccenda: ogni giorno s’impara
qualcosa di nuovo! Mélie non è lesbica e bacia da dio…. anche
se penso sia l’astinenza a farmi brutti scherzi.
Potevo approfittarne.
Naaa, sarei stato un bastardo.
Un bastardo soddisfatto, però…
Ohh, al diavolo!
saluti
Mucchilla: si, troppe idee mi
venivano dalfilm. Mi sto staccando
perchè se continuava così, la postavo come fanfiction del film. cmq
avevo già qualcosa di preparato da molto tempo (tipo da ottobre) che mi è
servito.(vedi le scene col demone tentatore). Faceva parte di una storiella che
non era andata in porto e che ho tenuto, riciclandola bellamente. Non ho capito
a quale telefilm ti riferisci, ma non mi sono ispirata a nessuno per creare
Mélie..è
venuta da se.
Mary-lu: mi fa piacere sapere che
la storia t’intrighi..tanto per cambiare non ho il finale e non è detto che
finisca male!
L_fy: i due ragazzi so simpatici,ve? aspetta che Adrien
scopra che caratterino ha la ragazza....grazie per la gentile offerta del
bazooka ad acqua santa! Morgaine non è proprio antipatica ad
Adrien.. spiegherà bene il suo punto di vista prima o poi!(capirai, il punto di
vista di un uomo..tutto ripreso dalle chiacchiere dei
miei amici!). Isabeau è uan stronzaccia vera e proprio edpiuttosto bastarda. Il migliore deve ancora
apparire e quando arriverà, farà fare una figuraccia ad
Adrien! Se passi di qua porta tutta la TauCenturi con un bel tè all'oppio che ci facciamo
quattro salti in allegria! ehehehehhe
Diandraflu: ciao
bellissima! Se ti vuoi appropriare del
personaggio fa pure. Tutto tuo! Adrien non è stronzo, ha una facciata da
mantenere(è timido con le signore!) vedrai i prossimi coprotagonisti
che tipini che sono! Mélie è bastarda in senso buono,
tranqui! Per quanto riguarda la camera...è la mia
appena tornata da palestra!
Chloe: c'è una buona ragione se il
ragazzo si fa i trip con gli allucinogeni...aspetta e lo scoprirai.
Damned88: la cosa è sempre una: aggiorna più presto che puoi
perchè mi intrippa la tua
storia!
Dicembre e IluneWillowleaf:ciao,
che bello, delle nuove ammiratrici che battono il colpo! Spero vi piaccia
questa storiella scema. Che altro dirvi? Attendo
giudizi anche schiaccianti e cattivi!
La voce calda e autoritaria di Morgaine ci fa scattare sull’attenti come soldatini. Come li rimette
in riga lei, gli uomini non lo sa fare nessuna!
Personalmente leccherei ogni singolo centimetro della sua
vasca da bagno…credetemi è uno spettacolo che fa bene
agli occhi, la cuore, al..
Soprassediamo.
Stasera c’è una strana atmosfera nell’attico.
Sono tutti depressi e scazzati.
Di solito, quando entro, trovo sempre un mezzo casino.
Isabeau che litiga con Lucien, Mélie che ascolta con un borbottio d’insofferenza,
le ramanzine di Morgaine sull’essere più femminile e meno caciarona e quel
figlio di buona di donna di Guillaume che ne se sta
appartato a giocare con il gatto della padrona di casa.
Spero che lo graffi, prima o poi.
Stasera invece è tutta un’altra faccenda.
Il primo della classe se ne sta di fuori a guardare la
città. Mélie giocherella con la collezione di dischi di Morgaine, pezzi unici
nel genere e addirittura Isabeau non da cenni di vita. Manca Lucien…perchè manca Lucien?!
Li guardo uno per uno e Morgaine mi fa cenno di sedermi
accanto a lei.
La osservo e noto che il volto tirato. “Lucien è rimasto
gravemente ferito in uno scontro. Sta molto male, non pensano che sopravvivrà”
mi dice asciutta senza lasciar trasparire niente dalla voce.
Annuisco lentamente e lei distoglie lo sguardo. Non ho mai
capito se ce l’ha con me o se è il suo modo di fare.
Mi alzo in piedi e comincio ad andare su e giù. Se muore perderò un buon amico e un ottimo compagno. Sospiro
più forte del solito e vedo Mélie che mi guarda con un broncetto facendomi cenno
di andare da lei. Mi abbraccia con calore e io la ricambio con una mezza
stretta veloce.
Lo sa che non mi piace dare spettacolo di sentimenti in
pubblico.
Ci resta lo stesso male, lo vedo
dai suoi occhi. Mi farò perdonare come usciamo da qui.
Dovete sapere una cosa di noi: nel nostro gruppo c’è una
specie di tacito accordo di non piangere la scomparsa dei compagni o
manifestare dolore in alcun modo.
Morgaine è la più dura di tutti noi e secondo me ci soffre il
doppio. Mélie è molto più emotiva e ogni tanto qualche
lacrima se la fa uscire…non centra niente la giovane età, ve l’assicuro.
Isabeau ti stacca la testa o ti picchia, piuttosto che
mostrare debolezza. Se ne sta con lo sguardo perso nel vuoto e continua a stringere
la catenina che porta, legata ad un laccetto di pelle, come me.
Una volta la pazza ha provato ad usare pelle di demone con
legaccio. Inutile dire che le si è sciolto in mano
come ha toccato la catenina. Lei pensava di poterlo portare come monito agli
altri demoni per far vedere quanto era cazzuta e che fine avrebbero
fatto, se si azzardavano a provarci con lei.
Isabeau sembra appena uscita da una palestra di culturiste.
Ha più muscoli di me e la cosa mi fa paura, giuro!
Lei caccia con un coltello a doppia lama che a confronto, Rambo le fa un baffo! Le piace il contatto fisico e sentire
quei bavosi che si divincolano mentre gli sta a cavalcioni
addosso e li sgozza senza pietà. Cacciare con lei è come entrare
in un film dell’orrore in 3D.
“La tua amichetta
sbiancata non sta per niente bene!”
La voce di quell’essere senza
cervello che risuona dal terrazzo, mi da subito i nervi.
Guillaume dondola pigramente una gamba fuori del balcone
dell’attico di Morgaine, sdraiato sulla schiena, e
continua ad osservare la città sotto di noi. Basterebbe un attimo per farlo
cadere giù di sotto. Non so cosa mi trattenga!
Esco cercando di mantenere la calma e assaporo la lieve
brezza che spira…c’è una luna fantastica, ideale per imbottigliare il
vino.
“Non che mi riguardi, la cosa” borbotto fregandomene. I miei
sentimenti per quella ragazza non hanno niente a che fare con Guillaume.
“Non sembra che funzioni molto bene la protezione di suor Concepta.”
“E tu che ne sai?” Domando scettico.
Lui alza le spalle e un sopracciglio con aria furba “l’ho vista
aggirarsi per l’università ridotta ad un cencio per pulire le scarpe” ridacchia
battendo un tacco dello stivale sul balcone di marmo.
Ecco una cosa che mi fa parecchio incazzare: sentire una
ragazza paragonata ad uno straccio!
“Peggio per lei, non è un mio problema.”
“Lebeau! Da quando sei così menefreghista?”
La voce morbida di Morgaine, dietro di me, mi fa sentire una
merda. La osservo giocherellare con l’anello che porta. Il vestito che
indossaè leggero e prenderà freddo se
resta qua fuori. Però è una bella visione con i
capelli raccolti e quelle ciocchette che le scappano da tutti i lati… mai
capito se lo fanno apposta, certe donne, ad essere così adorabili. Secondo me
si mettono d’accordo alla nascita e studiano la strategia migliore per farci
impazzire. Emana femminilità da tutti i pori.
Diciamo che tutta quella che hanno tolto ad Isabeau, l’hanno
data a lei.
Mi stupisco che s’intrometta in uno
nostri discorsi da maschi ipertrofici e cazzuti, trasudanti testosterone.
Discorsi...dirla così è pomposo: lui mi da addosso, io mi incazzo e finiamo per sparare vaccate alla -ce l’ho più
grosso io- da filmaccio di serie B.
“Da sempre, cara mia. Non posso certo starmi a preoccupare
di tutti i Tentati che bazzicano per la città!” Sbraito
con un finto nervosismo ben lungi da provare.
“Non ce ne sono altri. C’è solo lei… non ti sembra strano?”
Domanda Guillaume con aria svagata “se c’è solo lei, vuol dire che il demone
che la sta tentando è talmente forte che tutti gli altri ne stanno
alla larga!” conclude la frase saltando giù dal balcone con aria
-guardatemi donne quanto sono figo- e infila le mani nelle tasche.
Su quello non posso dargli torto.
“Bah…ci pensano le suore a lei” risponde secco. Mélie è
comparsa al mio fianco. Mi guarda di traverso e io la guardo a mia volta con
aria incazzata della serie ‘non mettertici anche tu!’
“Mmhh…”Guillaume sfodera un
sorriso che da solo basta a sciogliere le vetrate della finestra di Morgaine. Gira un po’, toccando i fiori e ammirandone i petali in silenzio.
Ne annusa uno con aria stupita. “La vedo sempre che si
muove nella facoltà con quell’aria persa. Ho ascoltato una sua conversazione!”
esclama divertito e con l’aria di chi la sa lunga.
“E allora?” e parla, idiota!
“Sembra che qualcuno abbia fatto colpo su di lei” ridacchia
lanciandomi un’occhiata serena e al tempo stesso rovente.
“Quindi?” domando cercando di tenere la
voce ferma e senza far trapelare la mia esultanza. Mi fa dannatamente piacere
saperlo!
Lui si alza, staccando un fiore e annusandolo. Mi guarda da
capo a piedi e sorride con quegli occhi verdi da serpente che si ritrova.
Isabeau lo odia, ma darebbe un braccio, pur di averli
come lui.
Infila il fiore nei capelli di Morgaine e inclina la testa
da una parte. “Non ti va di fare l’eroe e andarla a salvare?”
Vedo Morgaine agitata. Si toglie il fiore dai capelli e lo
getta da una parte con sguardo duro. Alzo le spalle
riprendendo a fumare “me ne sbatto” rispondo il più tranquillamente possibile. Se la fa con quello. “E smettila
di fare il cazzone se non vuoi prendercele”
Il mio tono simpatico ha sortito
l’effetto desiderato. Guillaume se la prende parecchio, lo vedo da come stringe
i denti. Questo ragazzino pensa che basti avere l’aria dura e sparare cazzate
per essere considerato un uomo.
Parla sempre usando quel tono idiota che avrà
sentito in qualche film di ClintEastwood.
Le risate che ci siamo fatti con Lucien non
si calcolano!
La differenza fra me e lui? A parte 5 anni anagrafici e la
diversa estrazione sociale, sta nel fatto che la vita lui se la gode. Sembra un
tredicenne con la carta di credito, un bambino che gioca a fare l’uomo… ma almeno
lui vive!
Consapevole che può schiattare da un momento all’altro, si
brucia la ricchezza e la salute in tutti i modi possibili. Sarà per quello che
non lo sopporto. Io, a 30 anni, mi sento un vecchio pensionato.
Lo vedo avvicinarsi arrabbiato. Sbuffo per l’insofferenza:
un mio amico è in fin di vita e non mi va mettermi a litigare con questo qui.
Mi ci vuole sempre un pò a metabolizzare gli avvenimenti e adesso mi sento
schiacciato da un senso di oppressione che non mi fa
respirare.
Morgaine vedendo la mala parata si frappone fra noi “per
favore, evitate di aprire Portali in casa mia!” mormora a bassa voce senza
scomporsi.
Guarda me ma tocca lui; se la prende con me anche se la
colpa è sempre del ragazzino. Sta cosa mi fa pensare.
Seguo la sua mano con lo sguardo e le sorrido irriverente
senza dire niente. Morgaine aggrotta la fonte con aria
irritata “per stasera vi siete divertiti abbastanza, fuori!” sbotta
parecchio scocciata.
Esco in fretta trascinando via
Mélie, tanto facciamo la stessa strada per un bel pezzo.
“Lei ti piace, dilla tutta”
Quella vocetta impicciona non la sopporto:
noiosa e indagatrice!
“Di che parli?” domando con aria strafottente. Mélie mi
guarda male e quando lo fa, vuol dire che sta per strepitare come una
cinciallegra. La vedo abbassare gli occhi e per un attimo il suo sguardo si indurisce, poi torna allegra.
“Ti sei preso una cotta per Morgaine è per quello che litighi
sempre con Guillaume!” esplode lasciandomi di stucco.
La guardo scettico poi un sorriso si allarga sul mio volto e
comincio a ridacchiare. Non solo parla a vanvera ma non capisce nulla!
Le batto la mano sulla spalla con aria divertita.”Mélie,
dormi un po’ di più la notte invece di stare sveglia a
inventarti cazzate” le dice simpaticamente attirandomi la sua ira funesta.
“Cretino! Si vede lontano un miglio che ti piace” sbotta dandomi
uno scappellotto di striscio.
Si scosta da me e si pianta nel marciapiede con aria furiosa
“sempre a stuzzicarti con quell’idiota di Guillaume…credi che non vi abbia
visto? Fate sempre la ruota davanti a lei”
Mélie è gelosa? E da quando in qua?
“Stupidi maschi senza cervello!”
La tiro in avanti, accompagnandola fin sotto casa. Lei tace
e so che se la sta rimuginando in tutte le salse sta storiella che si è
inventata. Mi tocca farle un discorso serio e approfondito che mi porterà via
un’ora di sonno per farle capire i miei sentimenti riguardo quella meraviglia
di Morgaine?
Decido che è giusto che alla sua età si parli chiaro e
coinciso.
Mentre saliamo le scale del suo
appartamentino, lei borbotta fra i denti e mi lancia occhiatacce. Faccio finta
di niente mentre cerco le parole più adatte per rendere il concetto chiaro ed
esauriente.
“Fammi entrare che ti spiego un po’ di cose” le dico secco.
Ho imparato velocemente che con certe ragazze se non t’imponi come uno stronzo,
non ti stanno a sentire.
“Che è sto tono di comando? Fila via” sbotta lasciandomi passare lo stesso. Classico di
Mélie.
Neanche mi siedo, chiudo la porta e mi ci appoggio contro
“Morgaine sarebbe una scopata favolosa, tutto qui”
Esauriente. Frase degna del mio repertorio da bastardo
senz’anima che mi piace tanto sfoggiare.
Mélie mi guarda seria. Troppo seria.
Mi aspettavo una battuta o uno ‘stronzo’
sparato in faccia. Invece resta seria e alza le sopracciglia
scettica “la smetti di essere sempre così? Non ci fai bella figura.”
Non mi aspettavo una frase così profonda
da lei….si, è profonda, per gli standard di Mélie.
Si dondola su una gamba e poi sull’altra a disagio. “E… che altro?”
“Che altro devo dire su Morgaine? È
una gran bella donna, di classe, e francamente camminerei sui vetri rotti per leccarle
le dita dei piedi..”
Mélie mi lancia un’occhiataccia che mi azzittisce.Che sta succedendo?!
“Abbiamo chiarito il tuo punto di vista. Vattene “ sbotta
spingendomi via dalla porta con parecchia forza…e pensare che è gracilina, con
quelle ossicine da passerotto appena uscito dal nido! Si, è quella l’impressione
che mi ha sempre dato: un uccellino appena uscito dal nido che si guarda
attorno spaurito e arruffa le piume per minacciare, quando è appena in grado di
badare a se stessa. Mélie ha una storiaccia alle spalle che prima
o poi vi racconterò. Proprio per quello me la
sono presa sotto l’ala: non può vivere così, fare questo lavoro e starsene
sempre da sola. Non le fa bene e non è normale, a 20 anni.
Le ammiro profondamente tutte e tre. Lei, Isabeau e
Morgaine. Penso che essere una donna e fare certe cose non sia facile. Non
datemi del maschilista, preferirei che se ne stessero
al sicuro invece di strasciare in mezzo alle fogne a stanare demoni.
La osservo per un po’ e lei non mi degna di uno sguardo.
“Mélie te lo chiedo un’altra volta. Perché
non vieni a vivere con me? Per una settimana, tanto per cominciare…decidi tu.”
La vedo irrigidirsi: smette di muoversi e mi fissa divertita
“per carità! Poi dovrei vederti continuamente e assistere alla tua brutta
faccia, la mattina appena sveglio. Vederti girare in mutande per casa non è la
mia fantasia proibita preferita, quindi tornate nel tuo appartamento da scapolo
viziato pieno di stronzate elettroniche e lasciami lavorare ad una delle mie
sculture che mi verranno uno schifo anche stasera.”
“Non giro in mutande per casa.”
Tira un sospiro e mi guarda di traverso “allora? Fuori,
fuori, aria!” esclama ad alta voce.
Ho perso un’altra volta. Prima di andarmene le grugnisco in faccia e di solito la cosa la fa ridere. Almeno sorridere, quando è depressa. Stasera non fa una
piega e io faccio la figura dell’idiota.
“Un giorno avrai bisogno di qualcuno che ti copra le
spalle…rimpiangerai il momento in cui hai rifiutato la mia ospitalità” le dico bello secco e con tono finto cattivo a cui lei non sa
resistere.
Mélie sorride ed è come se illuminasse metà stanza. “si,
come no?” mentre chiude la porta la riapre e ci ficca in mezzo la testa “ah, te
l’ho detto? Fra tre giorni vado a ripulire un Nido! Vedrai quante belle tacche
nuove sulla mia frusta!”
Quella frase mi gela il sangue “non t’azzardare ad andare da
sola!”
Ma sto già parlando ad una porta
chiusa. Questa cosa mi fa veramente girare le palle!
...It seems
funny to me, How fucked things can be, Everytime I get ahead, I feel more
dead...
Vi piace un eroe che si spacca il cervello e l’anima con piante
psicotrope, cercando di non sentirsi vivo per non sentirsi morto?!
..I flirt with
suicide, Sometimes kill the pain....
Morto, mi sento morto...non ho niente per vivere, niente per cui godere.
Giusquiamo.
Dovrei ricordarmi di prenderne più spesso da Kob.
Adesso vi spiego di che si tratta finchè riesco a tenermi in
piedi…neanche ricordo da che parte sono i piedi…
Negli organi di questa particolare specie sono contenuti due
alcaloidi che hanno proprietà psicoattive…la scopolamina e la
hyoscyamina. Provocano delirio, dilatazione
delle pupille, allucinazioni e stati alterati di coscienza….
Tzè! Chi ha dato questa definizione, non s’è l’è mai fumata!
Rido e la mia voce è troppo alta, mi fora le orecchie e mi
fa sanguinare il cervello. Sento qualcosa sulle mani che mi tocca…
Apro gli occhi, anche se ero sicuro di averli spalancati e
vedo un ragno che mi cammina sulle dita.
...My hurt
inside is fading, This shit's gone way too far, All this time I've been
waiting, Oh I cannot breath anymore...
Stringo la mano spappolandolo, e sento la sua anima che geme
sommessamente. La vede volare via e cerco di afferrarla.
Dove va? C’è un paradiso dei ragni
o solo quello per i fetenti esseri umani?
...Can't I take
away all this pain. You want to see the light? I try to every night, all in
vain... in vain....
Cristo santo, quanto mi piace ridurmi in questo modo…andare
fino in fondo, toccarlo, sguazzarci dentro e riderne!
Mi aggrappo a qualcosa che in teoria dovrebbe essere il mio
letto. Chissà dove sono arrivato nelmio
delirio… Mi tocco il viso e cerco di capire quale strana forza abbia stravolto i miei lineamenti, mi fisso allo specchio e
rido di me stesso, come un giullare alla corte del re che si sbatte per far
ridere quel vecchio pagliaccio agghindato che sonnecchia mentre accanto a se
quella puttana della dolce consorte se la fa col cavaliere più figo di tutti…
Sometimes
I cannot take thisplace.
Sometimesit'smy life I can't taste.
Sometimes
I cannotfeelmy face.
You'llneverseeme fall from grace.
Non ho più voce. Devo aver urlato o gridato...non mi ricordo
un cazzo. Nelle tenebre della mia mente si aggira un puntolino chiaro. Lo seguo
come uno stupido, gettando dietro la schiena frammenti di me stesso, arrancando
e arrampicandomiper arrivare a quel
puntino che si fa più luminoso e intenso.
Non sta rimanendo niente di me…. ho
finito le molliche come Pollicino nel bosco….non ho
altro che la pelle che strappo via come fosse un vecchio vestito lacero, senza
importanza, ridendo delle ossa che sporgono dal mio braccio senza più muscoli.
Che sogno…
...Sweet dreams
are made of this. Who am I to disagree? Travel the world and the seven seas.
Everybody'slookingforsomething...
Vago incespicando contro il puntino… però… che bel puntino!
Quella ragazza…quella che ho portato sulla
metropolitana, facendola quasi ammazzare. Mi saluta da
lontano…si sta avvicinando
a me.
...I'm gonna
use you and abuse you. I'm gonna know what's inside. Gonna use you and abuse
you.
I wanna use you
and abuse you. I'm gonna know what's inside you...
Lei mi guarda e inorridisce e io mi sento in colpa per quello
che ho pensato di farle. Mi getto in ginocchio ma lei fugge via, fugge lontano
e non mi rivolge più il suo sorriso dolce…
Mi sento una merda.
Uno schifo.
Faccio schifo… schifo…. schifo..
Sono un essere ributtante…lei mi odia perché non sono
abbastanza normale, non sono abbastanza!
Non sono mai abbastanza!!
Lei è scappata da me, mi ha voltato
le spalle.
Nella mio vaneggiamento, arrivo
fino a bagno. Sto andando troppo a fondo, non riesco a
venirne fuori.
Ho esagerato con la Psilocina…. Il
nutrimento degli dei.
La Psilocina agisce in poco tempo e
scompare velocemente dal corpo. È praticamente
impossibile mangiarne tanta da andare in overdose, ma se sei bravo e ci sai
fare, mescolandola con altre sostanze ti fai un trip psichedelico come pochi.
Più di 15 grammi di Psilocina pura
e rischi di lasciarci le sinapsi veramente.
Gli indiani usano questa meraviglia di funghetti per un
sacco di cose, soprattutto per scopare…quella si, che è gente che ci capisce
qualcosa !
Sento le mie dita afferrare qualcosa che taglia a
fondo...crollo a terra appoggiando la schiena contro il muro. Poi mi rendo
conto che non è la schiena, ma la fronte quella che sta picchiando ferocemente contro
la parete e mi rivolto come una tartaruga, sentendo la lama che taglia in
profondità e qualcosa di caldo che cola sulle gambe.
“Non si lasciano gli oggetti appuntiti in giro, non lo sai
Adrien?” cantileno a mezza bocca, aprendo la mano completamente insanguinata.
“Lo sai Adrien, potresti ferirti…”sussurro come un pazzo
sorridendo al luccicare della lametta.
“Lo sai, lo sai...ti fai male..”
Io mi voglio fare male!
Poi lo vedo davanti a me, che mi guarda scuotendo la testa. Ma che fai, smettila mi dice
sedendosi a gambe incrociate. Adrien posa
quell’affare, un giorno finirai per ammazzarti.
Che vuole questo?
“Perchè cazzo devi uscire fuori sempre, quando sto per
affettarmi una vena?” ringhio nella sua direzione tentando di colpirlo.
La mia mano la attraversa. Mi fermo ad osservare quanto sia bella, tutta sporca di sangue in quel modo.
Mi viene voglia di leccarla.
Non ti vuoi ammazzare veramente, non ne
hai il coraggio, mi dice sbuffando.
“Facciamo una scommessa” ridacchio come un matto guardandolo
di traverso.
Il me stesso che mi viene sempre a fermare
quando sto per compiere qualche gesto insano.
Quanto lo odio.
Io mi odio!
Questa è carenza
d’amore, una vera a propria richiesta d’aiuto afferma compito.
Lo sai e continui a negarlo.
“E chi potrebbe darmelo, l’aiuto?!”
sbotto incazzato “tu? Padre John?!”
Safyia
Il nome della ragazza mi fa tremare la mano. Affonda un po’ di più nella carne…comincio a sentir dolore.
“Lei mi odia” sibilo senza guardarlo, osservando le
piastrelle sporche di sangue...ci traccio sopra dei ghirigori
divertito, congratulandomi con me stesso per il bel lavoretto che sto
partorendo.
Lei non ti odia. Nemmeno ti conosce.
“Se mi conoscesse, lo farebbe”
ribatto come un moccioso impunito.
Il me stesso mi osserva con la testa leggermente inclinata. Ha bisogno di te...non sta
bene.
“E’ ben protetta. E’ con Suor Concepta” affermo con la voce
bassa, odiandomi un altro pò per il broncio che ho messo.
Lei vuole stare con te
“Non lo vuole”
Chiediglielo, valla
a trovare
Guardo il me stesso che vorrei
essere e comincio a piangere come un ragazzino.
Lui mi osserva con aria tranquilla, non mi
compatisce.
Bravo un bravo ragazzo, Adrien…devi
solo rendertene conto. Sussurra prima di sparire.
È mattina quando mi sveglio di soprassalto con dei dolori
tremendi ovunque. Mi guardo le mani e le braccia in cui è
affondata la lametta e provo orrore allo stato puro. Mi alzo dalle piastrelle
fredde prendendo il disinfettante che getto sulle ferite, stringendo i denti
per il dolore.
Non è un modo sano per risolvere i problemi.
La pelle del viso mi tira per le lacrime che si sono
disseccate. Cerco di rimediare al disastro che ho provocato in terra, ma i tagli
mi fanno troppo male per consentirmelo.
Mi guardo allo specchio e inorridisco di me stesso.
Safyia si gettò sul letto della piccola stanzetta nel
convento di suor Concepta, allargando le braccia e le gambe.
Non ce la faceva più.
Aveva preso in considerazione anche il suicidio...ormai
aveva incubi anche ad occhi aperti: ad esempio adesso vedeva il soffitto nero
che colava qualcosa di viscido e freddo…sto
per impazzire, pensò sentendosi soffocare nuovamente. Il liquido le colò
addosso ricoprendola e prese forma: Safyia stava soffocando dalla paura e dal
terrore!
La forma si mosse...un uomo, era un uomo quello che la
guardava con un ghigno crudele sul viso.
"Ciao tesoro.." Mormorò inginocchiato su di lei.
"Sei un incubo" affermò sul punto di piangere.
L’uomo la guardò con due incredibili occhi grigi…no, non
grigi…neri...no, azzurri...che diavolo? Pensò
la ragazza paralizzata.
"L'hai detto.." Mormorò con voce roca aspirando il suo
odore "mmh..il profumo della paura...inebriante!"
esclamò fissandola.
"Sei un incubo.." Disse
di nuovo cercando di muoversi.
La mano che la fermò però era reale! Safyia, allarmata,
cominciò ad agitarsi in preda al panico non riuscendo ad urlare.
"Il tuo incubo è
appena cominciato.." Sibilò l'uomo
svanendo all'improvviso.
"E’ stato un incubo!" affermò ad alta voce con gli
occhi chiusi, sdraiata sul letto.
"Sicura?” Parole
che sembravano provenire dalle profondità dell'inferno.
Seduto sulla poltrona di fronte a lei un uomo la guardava:
con una gamba comodamente poggiata sul bracciolo, dondolava una mano
all'esterno, recante un bicchiere di vino...era
vino? Quel liquido rosso...così intenso, sembrava sangue. Guardò
attentamente: le sembrò di vedere qualcosa guizzare dentro… un riflesso, pensò scuotendo la testa...un nuovo incubo.. il demone sorrideva con fare
sornione, muovendo la mano con gesti sensuali
"Devo vedere un dottore" annuì sdraiandosi sul
tappeto nuovamente " sto peggiorando"
"Sei sanissima te
lo garantisco" mormorò sorridendo e mostrando degli strani
canini lunghi.
Safyia alzò la testa, si tirò a sedere, con le braccia
appoggiate sulle ginocchia piegate e sospirò.
"Saresti vero?" domandò tranquillamente.
Una risata sommessa "povera Safyia, la
mente gioca brutti scherzi!" disse sorseggiando il liquido
rosso.
"Un incubo.." Mormorò di
nuovo passandosi una mano in faccia. Riaprì gli occhi e l'uomo era accovacciato
davanti a lei e la fissava intensamente "sono venuto solo
per te.." Sussurrò aspirando il suo
profumo.
Quelle parole la riscossero: aveva gia sentito qualcosa del
genere, prima. Lo fissò...e si spostò violentemente all'indietro sentendo un
calore infernale provenire da quell'individuo!
"Chi diavolo sei tu?"
domandò scossa.
"Povera piccola Safyia…."
Sentì mormorare dietro di se….non c'è
dov'è? Pensò allarmata guardando davanti a se.
Qualcosa di viscido le accarezzava le spalle contratte "ora non c'è più quel tipo a proteggerti.." Le disse leccandole la guancia arrossata
e facendola gridare
"Stammi lontano!” Urlò voltandosi bruscamente e non
trovando nessuno dietro di se.
"Dove
cerchi di andare piccola Safyia?" la prese in giro divertito.
La ragazza alzò lo sguardo e lo trovò in piedi di fronte a
lei. Terrorizzata arretrò strisciando fino ad arrivare con le spalle alla
poltrona.
Che poltrona…un camino? Ma dove cavolo sono?!
L'essere s’inginocchiò e si avvicinò a lei sensuale come un
felino, coi lunghi capelli neri striati d'argento che
gli ricadevano lungo le braccia ricoperte di velluto blu come la notte…gli occhi…i suoi occhi! Pensò allarmata vedendo una luce rossa sullo sfondo delle iridi grigie.
"Quanti incubi...ti
rendono così debole, non è vero? " le domandò sfiorandole i
capelli bianchi " sei sempre così stanca e vedi
cose strane.." Continuò in tono
patetico, arrotolando i capelli nella mano e tirandole indietro la testa.
Non riesco ad urlare! Pensò
disperata vedendo il ghigno che si allargava sul volto. "Tu non sei
reale!" riuscì a gridare all'improvviso.
Un calore spaventoso provenne da lui, talmente tanto che la
fece strillare di paura "è abbastanza reale
questo?" le chiese sorridendo e scoprendo i canini troppo
lunghi per un normale essere umano.
"Chi sei?" mormorò Safyia mentre la sua mente si
rifiutava di accettare la realtà.
"Non
l'hai capito?" lechiese allentando la stretta nei capelli " tutta la tua ricchezza è opera mia. Sono
io che l'ho donata a tua madre, la ricchezza, in cambio della cosa più
preziosa...tu, mia piccola Safyia!"
Lebeau Maison
L’ultima trovata di Kob è troppo forte.
Adrien giace sul pavimento della sua abitazione in preda ad
allucinazioni visive che lo fanno sussultare e ridacchiare come un pazzo. C’è andato pesante con la mescadrina…cazzo...vedo gli
angeli davvero! Pensa ridacchiando follemente, sentendo le braccia al posto
delle gambe e lo stomaco in gola...il cervello
spappolato dall’Amanita Muscaria si muove per la stanza spoglia fuori
controllo. Cerca di alzarsi senza riuscirci…striscia in terra, sentendosi affondare
nella melma fredda…ti trovo bastardo...non
credere…vengo a spaccarti il culo direttamente in quel
buco fetente in cui sei nato.
Stringe gli occhi alla visione del lampadario che cade su di
lui.
Sta lievitando ad un metro e mezzo da terra, guardando
scioccamente le proprie mani che sembrano così…schifosamente inutili..
“Dove sei.. dove sei...” Sussurra fra i denti, sentendo caldo, sempre
più caldo. La sua mentre saetta per la città, aggirando ostacoli, scontrandosi
con demoni, sfrecciando sotto la metropolitana dove stuoli dei demoni si
voltano al suo passaggio e ringhiano oscenamente.
Stringe le palpebre alla vista della Casa della Misericordia.
Il suo spirito impalpabile e furioso spalanca porte e finestre, salendo scale e
voltandosi in tutte le direzioni. Quando spalanca la
porta della celletta di Safyia, lo vede. “Ti ho trovato!”
Il demone alza la testa sorridendo sarcasticamente “ti ho
sentito!” esclama voltandosi di scatto e osservando lo spirito inquieto di Adrien che volteggia dietro di lui.
Safyia spalancò gli occhi ormai letteralmente bianchi e
sussurrò un nome nella sua mente.
“Lebeau!” ghignò il demone al colmo della gioia, scomparendo
improvvisamente. Lo spirito di Adrien tornò
violentemente nel corpo. Cadde da un metro e mezzo d’altezza mozzandosi il
fiato.
Tossì a lungo, vomitando il miscuglio che aveva preparato Kob per permettergli una trance
profonda.
“Cazzo..” Sibilò trascinandosi nel bagno e ficcando la testa
sotto l’acqua.
Restò dieci minuti sotto la doccia, completamente vestito e
solo alla fine decise di spogliarsi, buttando sulla piastra della doccia gli
abiti zuppi.
Adesso sapeva il suo nome. Safyia l’aveva chiamato e quel
verme schifoso l’aveva sentita.
Se era riuscito a penetrare nella Casa
voleva dire che Safyia era in pericolo anche li. Lasciò che l’acqua pulita gli
portasse via di dosso l’odore degli incensi e delle droghe e si rivestì
lentamente, cercando di mettere a fuoco un calzino per circa cinque minuti
d’orologio.
Fanculo, sbottò
dandosi una scrollata con violenza.
Non poteva muoversi in quelle condizioni, ma doveva andare
da lei.
Cazzo, per una volta
voglio fare l’eroe fino in fondo! Si disse pigiando pesantemente la
chiamata rapida sul cordless.
Nel locale di Eudora, la musica
pompava furiosamente. La padrona serviva i clienti attirati dal gruppo rock che
la donna ospitava saltuariamente.
Un gioioso ‘pronto’ trapassò la
testa sbattuta di Adrien che mugolò di dolore “passami
l’ammazzacristiani” le disse con voce stentata
“Ma chi è?” urlò la donna seccata
“Adrien sei tu? Che cazzo stai facendo a casa, muovi
il culo e vieni qui!”
“Sto lavorando!” urlò nel telefono “se quel mangiapane a
tradimento di Olafnon si sta ubriacando con qualche squinzia,
passamelo. In caso contrario, passamelo lo stesso”
Eudora guardò la triste figura dell’uomo seduto poco
distante e sospirò allungandogli il telefono “Adrien”
L’uomo afferrò la cornetta grugnendo un depresso “cazzo
vuoi” che proveniva dal profondo dell’anima.
“Mi serve una mano e non posso guidare”
“Vai in taxi, stronzo” ribattè con una punta di fastidio.
“Senti ho vomitato anche l’anima nel soggiorno e un demone
del cazzo sa il mio nome e sta cercando di farsi una squinzietta
di classe A+, esattamente il tuo tipo. Che fai, me la
dai una mano ad andarla a salvare, o te ne resti li a
sorseggiare vodka martini, cercando di rimediare una scopata decente, per poi
tornartene a casa a bocca asciutta e con l’occasione di conoscere la donna
della tua vita, persa per sempre?”
Tutto quel discorso così culturalmente elevato ed esaustivo
provocò in Adrien un mal di testa furioso.
Olaf ruttò serenamente nel telefono e passò la cornetta a Eudora che lo guardava incuriosita.
“Devo andargli a salvare il culo
come al solito.” Le disse lasciando una banconota sotto il bicchiere e
allontanando stancamente, calcandosi uno zuccotto di lana sulla testona bionda.
“Se non è più che decente, ti
pesto” l’avvertì Olaf con un broncio sotto i piedi, mentre seguiva le
indicazioni che Adrien gli forniva.
Stravaccato sul sedile accanto, il
Guardiano derelitto lo guardò appena “è bellissima e me ne sono innamorato...e
poi è così educata...pensa, mi da del lei.” Ridacchiò
al ricordo della ragazza che non vedeva da un paio di settimane.
“Pensa tu che può
essere! Ti da del lei per prenderti per il culo o
perché ha secidi anni e per la squinzietta sei un rottame
da museo?” ringhiò col suo vocione da baritono.
“Va all’università, stronzo”
“Ah…allora diciannove…un grosso
passo in avanti. Non sei da galera.” Ribatté annuendo e adocchiando quello
straccio umano che continuava a tenere il finestrino aperto, congelando tutta la
macchina.
“Quanta te ne sei fatta stavolta?”
gli domandò con una punta di preoccupazione nella voce.
“Non riuscivo a sentirla e ho
spinto un po’ di più”
Olaf inchiodò violentemente
proiettando in avanti il corpo inerte di Adrien,
fortunatamente trattenuto dalla cintura di sicurezza “che cazzo hai fatto?!”
esclamò arrabbiato scrollandolo.
L’uomo si mosse
annoiato “ero preoccupato...che palle, fatti gli affari tuoi. Se crepo, la colpa è solo mia”
L’amico lo guardò attentamente.
Barba lunga e occhio pesto. “Hai evitato di affettarti, almeno?”
“Stavolta si..”
Mormorò sentendosi di nuovo male.
Furono costretti a fermarsi, per
dar modo ad Adrien di rigettare altra droga
allucinogena. Si sentì immediatamente meglio. Restò solo la preoccupazione per
la vita di Safyia, sufficiente a farlo svegliare quasi del tutto.
“Mi stai dicendo che questo è un convento? Mi stai portando in un fottuto convento?!” ringhiò Olaf con
rabbia.
“Mh…sta buono, la dentro gli uomini non sanno neanche come
sono fatti” gli disse suonando pesantemente al portone.
“Che spreco! Che
maledetto spreco!” esclamò facendolo sorridere. “Ma
da quanto tempo la frequenti?”
“Saranno due settimane che non la vedo” affermò tristemente.
Olaf inclinò la testa da una parte e incrociò le braccia,
poggiando un piede sul muro del convento “sufficienti ad aver avuto un’acne
devastante o un incidente che l’ha sfigurata del tutto”
“Vaffanculo!” gli disse innervosito facendolo sogghignare.
“Mi gratterei se ricordassi da che parte ho i testicoli” sibilò con la testa
che dondolava leggermente. “Non mi passa più!”
“Ma è una suoretta pure questa…Sofia,
Saria…” cincischiò Olaf preoccupato per i gusti del suo amico.
“Safyia!” lo corresse svogliatamente battendo un pugno sul
portone “e andiamo, non ho tutta le serata!” urlò
innervosito. “E comunque no, non è una religiosa…è bellissima
ed educata”
L’uomo sospirò appoggiandosi alla porta “meno male, pensavo
che stessi insidiando una suorina” ridacchiò proprio nel momento in cui suor
Adelaide apriva il portone.
Quando vide Adrien, aggrottò le ciglia
grigie piuttosto cespugliose “figliolo! Ti sembra il modo….” Adrien le sorrise
vagamente…o almeno cercò di farlo, scostandola il più gentilmente possibile per
riuscire ad entrare.
“Devo vedere Safyia, è in pericolo” le disse
scavalcando il corpo minuto della suoretta e sentendo dei mormorii dietro di
lui. Ecco…hai svegliato tutto il convento!
Suor Adelaide assunse un’aria dura che lo stupì “Adrien! Torna
domani ad un’ora più consona”
Tzè! Seccato la
fissò negli occhi scoloriti dal tempo e mise il broncio “per favore..” Mugolò con un’aria talmente innocente da far venire un
travaso di bile ad Olaf che si aspettava un cazziatone come al suo solito.
La suoretta si rabbonì con aria sospettosa “resta qui, non
sta bene che passeggi in questo luogo” si girò verso il biondo allibito dalla tecnica
di Adrien e puntò il dito grassoccio ”vale anche per
te, figliolo!”
Il Guardiano alzò le braccia e sorrise “le donne bisogna
saperle prendere”
“Queste sono così in arretrato che qualsiasi cazzata suona
come un invito” rumoreggiò il biondo con aria strafottente.
Quando la suoretta tornò, era il
ritratto dell’agitazione “quella ragazza…” singhiozzò facendosi il segno della
croce “sta male...male!” esclamò facendogli prendere un colpo.
Le corse dietro sempre più agitato, stupito dell’andatura
scattante della suoretta piuttosto appesantita dagli anni “ma suor Concepta non
c’è?” domandò d’un tratto.
“La superiora è fuori sede da un paio di giorni” gli spiegò
con la voce tremula.
Ecco, benissimo!
La camera in cui era alloggiata Safyia era spoglia ed essenziale.
Un letto, un comodino e un armadio. Sul letto la figura esangue della ragazza respirava
malamente, mormorando qualcosa fra i denti
Adrien la sollevò con aria terrorizzata: aveva perso tutto il
suo colorito…sembrava un fantasma vivente!
“Safyia…mi senti? Sono Adrien”
La ragazza aprì gli occhi bianchi che fecero sussurrare un’implorazione
all’uomo.
“Ti ho chiamato….e tu non venivi mai…lui sa come ti chiami…per
colpa mia” sibilò con voce bassa e debole.
“Non importa” le disse velocemente osservando l’anello d’oro
appoggiato sul comodino “perché te lo sei tolto ?” le
chiese rimettendoglielo con una punta d’irritazione.
Safyia non rispose. Non ricordava come mai l’avesse tolto…
“Forse per lavarmi le mani” gli disse sentendosi sollevare.
Si strinse addosso a lui cercando di afferrandolo, ma sentiva che le dita
scivolavano. Le strinse la mano con forza “vuoi venire con me?” le chiese portandola
via, senza neanche attendere la risposta.
Suor Adelaide fece il diavolo a quattro quando lo vide “non
puoi!”esclamò indignata “non sta bene!
Ma va a quel paese, penso irritato “sono
il suo Guardiano, sì o no?Sarà più al sicuro con me!” esclamò senza darle retta.
Quando Olaf la vide lanciò
un’imprecazione. “Ma che ha la tua amica? Le manca il colore!” esclamò aprendogli la portiera in modo da
sistemarla sul sedile posteriore. Poi ci ripensò e salì accanto a lei“Ti tocca fare da autista, stasera” mormorò
guardando Safyia completamente ‘schiarita’
“Fa niente…mi offri da bere una di queste sere.” Gli disse voltandosi e guardandola per un bel po’ “E’
carina…ha più di 19 anni”
“Parti, coglione” lo riprese stringendo Safyia contro di se.
Adrien lavorò tutta la notte cercando sui libri e i tomi
sacri che possedeva, un amuleto abbastanza potente da tenere lo stronzo a bada
finchè non scoprivano il suo nome e gli facevano fare
la fine che meritava.
Lasciate che vi spieghi un po’ di cose.
I piccoli bastardi che bazzicano il nostro piano, appartengono
a varie tipologie di demone, a secondo del girone
dantesco che decide di prendersi una pausa dal lavoro.
I Vili si nascondono e attendono nell’ombra le vittime. Li
chiamiamo così perché se la prendono soprattutto con le donne. Sono deboli e
non molto resistenti. Una bottiglietta d’acqua santa da un
litro, basta a farli sciogliere come neve al sole.
I Dissacratori operano nei cimiteri. Si nutrono delle salme,
belle stagionate come prosciutti appesi. Sono più robusti dei Vili, perché
resistono ad un territorio consacrato e vanno fatti fuori a suon di mazzate
sacre sulla testa.
Sono fratelli dei Dissimulatori, che assumono forma simil umana, anche se con un braccio o una coda di troppo.
Li trovi negli obitori a cibarsi dei cadaveri freschi.
Scommetto che un pacchetto di mentine non basterebbe a
neutralizzare quel fiato nauseabondo che si ritrovano.
Poi ci sono i Sussurratori…quelli si
che mi fanno veramente incazzare! Ve li ricordate?
Hanno fatto del male alla mia piccola Mélie!
Ora vi spiego cosa fanno: metti caso esci con una che se ti
dice bene, potrebbe anche favorirtela alla fine della serata, cosa che non mi è
mai capitata, a meno di non frequentare un certo tipo di donne che francamente
non mi intessano.
Quei viscidi, nel senso vero e proprio della parola, sono
invisibili, si appostano alle spalle della ragazza e ‘sussurrano’.
Non chiedetemi cosa, non sono una donna.
Si nutrono delle onde celebrali
delle vittime, facendole venire il mal di testa.
Dico…si è mai sentita una cosa del
genere?!
La prossima volta che la vostra ragazza vi da il benservito, tirate una manciata di sabbia o terra
dietro di lei.
Potreste sentire un rauco mormorio.
Da quando lo so, mi spiego molte cose…
Sento Safyia che si agita.Ho lasciato la porta della stanza aperta apposta per qualsiasi
evenienza.
Qua dentro il fetente non riuscirà a penetrare, è pieno di
protezioni magiche e oro sacro. Ho preparato un paio di amuleti
abbastanza forti da permetterle di andare in giro liberamente, senza timore di
essere contattata nuovamente da quel demone.
Devo fare uno schizzo finchè me lo ricordo, ma la cosa più
importante: devo interrogarla. Devo capire cosa è successo in quella stanza,
senza la protezione di suor Concepta per due giorni. Devo vedere e sentire
quello che ha visto e sentito lei e non penso che le piacerà il modo in cui
dovrà darmi una mano.
Mi siedo sul letto e la osservo…se non sbaglio, ha ripreso
un po’ di colorito. Non mi azzardo a toccarla, ora che dorme profondamente. Ha
bisogno di starsene in santa pace.
Le lego attorno al polso il braccialetto che ho fatto con un
cordoncino di iuta, bagnata in acqua santa. Quelle piccole pietre che vedete,
sono granati…hanno proprietà ricostituenti.
Certo che è carina…domattina le prenderà un colpo,
ritrovandosi nel mio letto. Chissà se mi darà ancora del lei…
***
Safyia socchiuse gli occhi nuovamente
azzurri alla luce soffusa che trapelava dalla finestra. Provòun senso di smarrimento non riconoscendo la
stanza. Non era casa sua e non era la cella della Casa della Misericordia.
Guardò le lenzuola di cotone pesante e le annusò…dopobarba…questo è il letto di un uomo! Dove
cavolo sono finita?! Pensò allarmata
guardandosi attorno. Vide il braccialetto e lo scrutò con aria sospettosa. Cos’è sta roba?
Non riusciva a scioglierlo. Provò con i denti…niente.
Sull’orlo delle lacrime, saltò giù dal letto cercando
eventuali tracce dei suoi vestiti.
A parte il pigiamino che indossava non c’era niente di sua
proprietà, la dentro!
Scossa da tremiti e indecisa se si trattasse di un incubo
oppure no, cominciò a passarsi le mani fra i capelli, guardandosi attorno con
aria spaventata. Dov’era? Che
faceva li? Chi ce l’aveva portata?!
Si mosse in tondo adocchiando l’armadio che spalancò con
timore. Decisamente la casa di un single vanitoso e con un
sacco di soldi da spendere!
Col batticuore, uscì dalla stanza …era
completamente sola dentro una casa estranea! Sorpassò uno specchio e tornò
immediatamente indietro…i capelli!
Lunghe ciocche nere frammiste a pochi fili bianchi le accarezzavano le spalle.
La sua pelle era leggermente più scusa e gli occhi…belli così, pensò vedendo la sfumatura blu scura che avevano
assunto.
Immensamente felice comincio a ridere, saltellando. Quando udì una porta richiudersi, ammutolì immediatamente e
si nascose dietro il muro con cuore a mille.
Sentiva qualcuno fischiettare una canzone che conosceva benissimo
e un rumore strano...come un tonfo ripetuto. Allungò la mano afferrando una
specie di bastone da passaggio dall’aria antica, col pomello d’argento a forma d’angelo.
Ascoltò i passi che si avvicinavano, con aria bellicosa e il
bastone sollevato.
Brutto manico
rapitore! Pensò la ragazza trattenendo le lacrime per l’affronto di essere
stata ’rapita’!
Quando vide l’ombra e la figura di Adrien
che emergeva nel corridoio, lo colpì con forza.
“Porc!” urlò toccandosi la testa e
guardandola incazzato “bella riconoscenza!” Le disse massaggiandosi la nuca
dolorante.
Safyia lasciò cadere il bastone con aria
contrita “scusi!” esclamò allungando una mano e ritraendola al ringhio
nella sua direzione.
“Mi dispiace…scusi” mormorò con voce dispiaciuta. Lo vide
raddrizzarsi con aria nervosa. La scrutò dall’alto in basso e le tirò una sacca
addosso “i tuoi vestiti” borbottò nella sua direzione guardandola male.
Safyia guardò la sacca senza capire “ma dove..”
“A casa mia! Quelle suore capaci solo di pregare, per poco
non ti fanno ammazzare” esclamò contento di vederla in
forma, ma senza darlo a vedere.
E prese il polso e indicò il braccialetto “prova a toglierti
anche questo e ti stacco la testa personalmente!”
La sentì schiarirsi la voce “già fatto”mormorò a bassa voce
aspettandosi una reazione che non avvenne.
“Come ti senti stamattina?” Le domandò con voce tranquilla.
“Benissimo! Troppo bene non c’ero
più abituata” affermò sorridendo “la ringrazio molto”
Adrien la osservò per un po’. In effetti
la trovava decisamente meglio. Le toccò i capelli frammisti a ciocche bianche e
fece una smorfia “è ancora troppo poco, devi metterti questa…e non la
togliere!” Ringhiò con aria cattiva mettendole in mano una catenina dalle
maglie incise con simboli strani.
“Bella…runico?” Mormorò sollevandola alla luce. Guardò la
strana chiusura e provò a mettersela, “Non riesco a chiuderla” mormorò nella
sua direzione. “Le dispiace..?”
Adrien gliela tolse dalle dita mettendola attorno al suo
collo, impicciandosi a sua volta con la
chiusura che lo costrinse a restarle vicino un po’ troppo a lungo. Safyia lo
osservò di sottecchi, restando immobile e facendo una smorfietta imbarazzata.
Era più carino della prima volta che l’aveva visto…ed era vestito decisamente meglio.
Non che stesse male quella volta: sapeva
un po’ di detective tutto d’un pezzo scontroso e irritabile. Adesso era
semplicemente…normale. E carino. E metteva Hugo Boss
che lei personalmente adorava!
“Ho gli occhi blu” mormorò per spezzare il silenzio
imbarazzante.
“Mh” le rispose di sfuggita, chiudendo finalmente la
catenina a triplice mandata.
Per tutto il tempo aveva trattenuto il fiato per non annegare
in quel profumo delicato che emanava e che l’aveva distratto troppe volte,
mentre la portava a casa.
Si stava prendendo una sbadata con i fiocchi per lei e non
poteva farci niente.
La voce incazzata di padre John mi trapassa il timpano. Mi
sa che suor Adelaide l’ha avvertito della mia sortita nel convento.
Prendo aria per urlare più di lui, ma poi ci ripenso. “Se continui così, finirai nel girone degli iracondi!” esclamo
facendolo ammutolire. Safyia mi sta guardando con aria divertita.
Mi fa piacere che mi guardi così…e mi da ancora del lei!
Affondo nel divano con le gambe incrociate e il telefono su una
gamba, tamburellando le dita libere sul bracciolo di pelle…senti tu quanto se la prende!
“Posso parlarci io?” mi domanda gentilmente seduta come me
sul tappeto del soggiorno…le faccio segno di attendere e continuo ad ascoltare
le cavolate di Johnny-boy. Secondo lui non sta bene
che questo fiorellino viva con me, anche se è per il suo
bene.
Quando le allungo la cornetta, la ragazza si alza con un
unico movimento che mette in evidenza il fianco tondo.
S’inginocchia e prende il telefono allontanandolo subito dall’orecchio. “Padre
John, sono Safyia.”
La voce accalorata tace immediatamente, la ragazza sposta la
cornetta sull’altro orecchio e scosta i capelli ormai completamente neri dal
collo, dove spicca la catenina.
Quant’è carina…se
ne sta li, inginocchiata a trastullarsi con il filo
arrotolato spiegando al vecchio le sue ragioni, con quel tono dolce ed educato
che ha sempre quando parla conme.
“Ci parlo io con la mamma” la sento mormorare mentre si
siede sul tappeto inchinandosi leggermente...la catenina dondola appena, attirando
il mio sguardo sulla scollatura larga della maglietta.
Ha un reggiseno rosa sotto, posso vedere al bretellina che
spicca sulla pelle abbronzata.
Adoro il rosa su una ragazza…È veramente bellissima, ma se
ne rende conto?
Alza gli occhi scuri su di me per un attimo e torna a
fissarmi…ha uno sguardo così caldo da farti sciogliere all’istante.
La vedo arrossire leggermente e il mio cuore batte un ‘cica cica bum bum’ senza
precedenti.
Mi accorgo tardi che mi sta chiamando “signor Lebeau”
mormora allungando di più la cornetta, da cui proviene un segnale di libero,
nella mia direzione.
Mi schiarisco la vece attaccando il telefono velocemente, senza
guardarla.
Ho fatto la figura del coglione, ne sono
sicuro!
Lei si alza lentamente stirando le gambe avvolte da jeans
normali e senza strappi o cuciture aggiuntive e si aggiustai capelli, guardandoli con aria contenta. “Padre
John ha dato il suo benestare con riluttanza” afferma guardandosi allo specchio
a lungo. “Devo andare dalla mamma, però”
Io la guardo e mi chiedo dove si fosse nascosta
per tutto questo tempo. È proprio il mio ideale.
“Vuoi che ti accompagni?” le domando
cercando di non far trasparire l’ansietà nella mia voce. Mi sento un completo
idiota, in questo momento.
Lei scuote la testolina e sorride nuovamente, mettendo in
mostra un filo di perle bianche che mi fanno le stesso
effetto di una centrifuga al massimo dei giri.
“Devo prendere i libri e qualche altro vestito” afferma
infilandosi le Adidas nere “per fortuna lei vive piuttosto vicino
all’università”
E continua a darmi del lei. La mia
fantasia perversa è fuori controllo!
Quando si gira verso di me, non mi sono
mosso di un millimetro; faccio finta di non sentire quel profumo gradevole che
si avvicina. Sembra impacciata…che deve dirmi?
Io, che mi sono follemente innamorato di lei.
La vedo muoversi su una gamba, con aria
imbarazzata “per sdebitarmi della sua ospitalità, potrei cucinare
stasera?”
Dio c’è!
“Se vuoi...per me non c’è problema”
biascico con aria finta annoiata. “Personalmente non ceno mai, visto che sono
perennemente in giro, ma se ti fa sentire più a tuo agio, fa pure”
Il mio discorsetto breve non deve esserle piaciuto. La vedo
sbattere gli occhi con aria mesta. Sono stato troppo duro?
“Fa come vuoi” ribadisco
maledicendomi per questo tono sempre così stronzo che ho.
“Allora...faccio come mi pare” mormora fra i denti
allontanandosi verso la camera da letto. Come svolta l’angolo,
do una craniata al muro.
“Cos’è stato quel rumore?” mi domanda affacciandosi.
Torno immediatamente nella mia posizione “i vicini” borbotto
ad alta voce: la mia testa che esplodeva
in mille pezzi a causa della stronzaggine acuta, ecco cos’era!
Quando mi passa davanti con un giacchetto e una borsetta
sportiva intonata alle scarpe, non posso fare a meno di
chiamarla. Lei si avvicina con aria sorpresa e al tempo stesso timorosa.
Se fa quel musetto, non riesco a fare la parte del bastardo
seccato fino in fondo “non prendere la metro, anche se
hai quelle protezioni. Non parlare con gli sconosciuti” ma che le sto dicendo? “e torna dritta a
casa, entro le sette”
Ecco…bello sfogo da paparino in pena per la figlioletta alla
sua prima uscita!
“Va bene”
Quell’accondiscendenza mi lascia perplesso. Le rivolgo
un’occhiataccia senza precedenti “e smettila di darmi del lei, mi fa sentire
vecchio. Sei abbastanza carina per darmi del tu”
Dopo questa frase, vorrei spararmi una revolverata in bocca!
Safyia sorride divertita “va bene signor Adrien…volevo
essere gentile, visto che si è prodigato per me”
“Adrien” borbotto fra i denti afferrando una rivista nel
frattempo e cercando di chiudere la conversazione velocemente.
“Vada per Adrien” mormora a bassa voce.
Quella vibrazione dolce, mi accarezza l’orecchio
sensualmente. Suona troppo bene in bocca a lei…mi fa immaginare come sarebbe se
lo pronunciasse in un’altra situazione...
Ma ci sono dei minorenni in mezzo a
voi?! Cazzo, avvertitemi prima!
“Non devi uscire? Che fai ancora
qui?” domando con aria incazzata lanciandole uno sguardo omicida che le fa
morire il sorriso.
Signori e signore, ecco a voi un coglione che a 30 anni non
ha ancora imparato a vivere!!
Se ne va in silenzio, con un viso dispiaciuto che mi fa
sentire una bestia. Mollo la rivista in terra e mi sbraco sul divano, irritato
con me stesso. Tiro fuori una sigaretta dal pacchetto che avevo in tasca e che
si è quasi distrutto. La sigaretta è sbilenca, esattamente come il sottoscritto
in questo momento.
Mi riprometto di essere meno stronzo, ma se non lo faccio
rischio di scoprirmi troppo e di farmi ridere dietro da lei.
Mi seccherebbe parecchio.
Ormai mi vede come l’eroe senza macchia e senza paura che le
ha salvato la vita un paio di volte.
Che palle…guardo il telefono accanto a me:
urgono rinforzi!
“Mélie…me lo faresti un favore? Ti pregoo…”
Safyia seduta sull’autobus con le cuffiette del lettore cd
nelle orecchie, non sente il frastuono della strada e delle persone che parlano
a voce troppo alta, accanto a lei.
Ha ancora quel sorrisetto scemo mentre pensa a che fortuna
insperata è stata quella di capitare di nuovo sul cammino di Adrien.
Stringe la borsetta a se, guardandosi nello specchietto
celeste che le ha regalato Olivia…è tornata come prima
e lo deve tutto a quel tipo carino e scostante che continua a risponderle male
e a fare il super fico davanti a lei.
Che tonto! Ridacchia spingendo il tasto
rosso della fermata.
***
“Mi fa ridere! Questa cosa mi fa molto ridere!”
Mélie continua a singhiozzare dalle risate mentre Adrien la
fissa per niente divertito. “Nonc’è
niente da ridere, stronza!”
Lei smette per un attimo e tira su col naso, asciugandosi
una lacrima che le ha inumidito gli occhi scuri “si
che c’è! Fai tanto il coglione e poi ti fai mettere in difficoltà da una
ragazza!”
Esplode in una nuova risata che gli mette il morale sotto i
tacchi. La guarda seduta scompostamente sul suo divano mentre lui se ne sta in
piedi a rimuginare con la faccia cattiva andando su e giù senza pace.
“Dai, ti aiuto. Che
devo fare?”
Adrien crolla seduto accanto a lei, o meglio su di
lei “restare qua per un po’. Un pochetto. Resta
stasera a cena e magari dormi qua…” le propone sentendola dimenarsi sotto di
lui col fiato corto, emettendo una serie di pigolii che lo fanno ridere.
“Resto a cena ma non credere che la mia persona toccherà mai
una qualsiasi molla del tuo letto!” esclama gettandolo di forza da un lato con
calcio.
Safyia tornò a casa trovando Adrien concentratissimo nello
studio di tomi enormi dall’aria parecchio antica.
“Sono le 7:10” la sgrida con voce
pensierosa mentre studia un rituale adatto al suo scopo. La ragazza molla il
giacchetto sull’omino all’entrata della casa e mormora un‘c’era traffico ‘ leggermente seccato.
Quando la sente, Adrien alza la testa notando il volto
arrossato.
S’incupisce sollevandosi di scatto dalla sedia e
controllandola da capo a piedi “cos’hai” le domanda in
tono burbero.
Safyia lo fissa per un attimo “ce
n’era uno per strada. L’ho visto….ho corso per
nascondermi” mormora in fretta posando una sacca a terra che prima non aveva
“mi stava cercando, lo so perché lo sentivo. Mi sono nascosta nella prima
chiesa che ho trovato e mi sono cosparsa di acqua
benedetta. Penso che il prete mi abbia preso per pazza” gli spiegò
con la voce stanca. “Quando sono uscita, non c’era più...però lo so che mi
stava guardando, sentivo delle continue fitte dietro la schiena...come se mi infilasse le unghie nella carne”
Adrien la condusse fino al tavolo mettendole un libro
davanti.
“Cercalo qua sopra.” Le disse con voce preoccupata,
appoggiandosi alla sua sedia.
Safyia lesse un nome latino che non riuscì a pronunciare.
“E’ un Bestiario dell’Inferno”
Ah...pensò la
ragazza come se dopo quella spiegazione le risultasse
tutto più semplice. “Come ho fatto a non pensarci da sola, che sciocca che sono. Li distribuiscono sempre, sotto la metro”
Lo sentì ridacchiare e restò piacevolmente sorpresa al suono
della sua risata. Cercando di non farsi distrarre, sfogliò pagine su pagine,
incantandosi a guardare alcuni demoni così simili agli uomini da confonderti e
rabbrividì su figure molto più selvagge.
Sfogliò distrattamente un’intera sezione e Adrien lo notò. “Perché le stai saltando?” la interrogò all’improvviso.
Lo sguardo perso di Safyia fu una soddisfacente risposta. La
sopra, in mezzo a quelle pagine cosìcelermente saltate, si nascondeva il suo assalitore.
L’ha condizionata, lo stronzo!
“E’ lui!”la sentì esclamare puntando il dito su un demone
dalla forma bizzarra.
Lunghe zampe pelose e tronco il doppio del normale. Con le
zampette posteriori ridotte a moncherini, si muoveva saltellando sulle ‘mani’ e graffiando tutto quello che gli veniva a tiro. Per
non parlare del muso dotato di lunghe zanne sanguinolente.
“Carino..”borbottò pensando ad una
degna punizione per quell’essere che cercava di aggredire la sua protetta.
Quello era un Gregario…che ci faceva dietro a lei?!
“Proprio il tipo che vorresti far conoscere ai tuoi..” Sussurrò distogliendo lo sguardo.
Safyia lo sentiva ancora appoggiato dietro di se e restò in
silenzio, mentre sopra la sua testa Adrien scrutava il Bestiario.
La madre era stata ben contenta di rivederla in piena salute
e aveva anche capito della sua leggera cotta per quel tipo…che figuraccia! Pensò infilando le mani fra le gambe chiuse e
scrollando i capelli.
Quanto ci metteva a
leggere quel paragrafo?.
Con un leggero tossicchiare tirò indietro la sedia facendolo
spostare da un lato. “Mi sc..scusa”
mormorò girandosi e ritrovandoselo di faccia.
“Sei sicura di sentirti bene?” la interrogò con aria
sospettosa prendendole la mano e assicurandosi che il braccialetto fosse ancora
la ben chiuso.
Safyia annuì guardando il disastro sul tavolo e in terra,
mentre le dita calde di Adrien la lasciavano.
“Quell’idea di cucinare..”cominciò
distraendola.
Safyia si raddrizzò con un “si?” timoroso
Adrien mosse una mano nella direzione
della cucina “non era male…” le disse a bassa voce tornando ai suoi
libri.
Safyia non fece neanche in tempo ad aprire bocca che una
risatina esplose da una stanza.
Ma c’era qualcuno? Una ragazza?
Vide emergere una figura femminile molto divertita e molto molto strana. Le due ragazze si fissarono a vicenda per un
lungo istante.
“Ciao” mormorò Safyia allungandole la mano che Mélie strinse
con forza “ciao sorella. Ti compatisco per il fatto che
dovrai rimanere a casa di questo tipo per molto tempo!”
Safyia pensò maliziosamente che non era
poi questa grande disgrazia “penso che sopravviverò…tu chi sei?”
“Mélie. Un’amica di quello la che se ne sta chinato sotto il
tavolo a raccogliere la penna e mette in mostra il fondoschiena come un cane
nella stagione degli accoppiamenti”
“Mélie!”tuonò una voce cattiva ed imbarazzata dalle
profondità dell’Inferno.
Lei alzò le spalle con aria menefreghista e la guardò Safyia
che sorrideva in direzione di Adrien. Quel modo di
sorridere la faceva irritare leggermente.
“Allora!” esclamò ad alta voce scansandosi mentre Adrien la
sorpassava con un’occhiataccia. “Andiamocene a cucinare.”
Le fece strada verso la cucina come se fosse a casa propria.
Safyia pensò che volesse delimitare un territorio con lei, come a dire ‘qua è
tutto mio, lui compreso’
“Non stupirti se ti sembrerà di stare in un bunker
antiatomico. Solo cibo a lunga conservazione, non c’è praticamente
niente di fresco!” le disse mostrandole la dispensa piena di barattoli.
“Beh, nonquesto gran
problema, basta fare la spesa” replicò la ragazza curiosando ovunque.
Adrien ascoltò con crescente nervosismo le battutacce di
Mélie. Sarebbe
stato meglio non farla venire!
Il suo tentativo di fare bella figura di fronte alla ragazza
sarebbe definitivamente naufragato, se avesse continuato, così quella piccola
intrigante!
Diede ascolto le sue cattiverie finchè non riuscì più a trattenersi. Safyia lo sentì sbraitare con un vocione
potente che avrebbe steso un demone solo per lo spostamento d’aria “certo che
non riescomai a fare la spesa! Non ci
riesco perché devo sempre mollare tutto per andare a stanare quei bavosi in
qualche angoletto!” urlò arrabbiato.
Mélie alzò le spalle e gli fece una pernacchia, enormemente
divertita. Le strizzò l’occhio e poi parlò “ma stasera non vai in quella specie
di tempio dei grugniti che chiami palestra? Sei così
sexi, tutto sudato”
La sua voce fu coperta dalla musica a tutto volume.
“Hai visto che impianto hi-fi? Le vecchie zitelle
collezionano gatti e lui apparecchiature elettroniche!”esclamò
dando di gomito a Safyia che non riusciva a trattenere le rise.
Bene! Non è fidanzato!
Pensò sentendosi molto allegra.
“Come fai un gay a non rimorchiare non me lo spiego…” sbottò
Mélie facendole morire sul sorriso sul volto.
“Ma c’è un apriscatole in questa
casa?” domandò d’un tratto Safyia per cambiare discorso.“Glielo vado a chiedere.”
Non può essere gay! Non lui!
“Sta attenta alle dita! Non le avvicinare troppo, tendere a
mordere quando non ha la museruola!” le gridò dietro
facendola ridere.
Contenta di aver trovato una scusa per stare qualche secondo
da sola con Adrien, aprì la porta e fu sorpresa di
sentirlo canticchiare a bassa voce, con le cuffie da operatore del sound grosse
quanto la sua testa. Restò in contemplazione per qualche attimo, osservando la
sua posizione scomposta sull’enorme tappeto della stanza.
Libri sparsi ovunque, portacenere stracolmo
di mozziconi, l’ultimo ancora mezzo fumante e pergamene vecchie che coloravano
il pavimento dando una sfumatura ocra al tappeto. E al
centro...quella meravigliosa creatura al centro, seduto a picchiettarsi con la matita il collo.
Safyia osservò come la maglietta gli tirava in tutti i punti giusti, tendendosi
quando muoveva le spalle o si stirava intorpidito per la posizione scomoda.
Perchè sei gay?! Pensò
avanzando a passi lenti e aggirandolo: lei non poteva vivere con una tentazione
del genere sotto gli occhi continuamente!
Adrien scorse le sue gambe che si muovevano aggirandolo e
fece un sorrisetto. Tornò subito serio quando la vide inginocchiarsi davanti a
lui e inclinare la testa.
Il Guardiano restò nella sua posizione per un attimo facendo
finta di non averla vista e poi saettò rapidamente lo sguardo negli occhi della
ragazza, mandole ad intendere che la sua presenza lo aveva
infastidito oltremodo. Si tolse le cuffie e le mise attorno al collo
restando in silenzio.
Safyia lo fissò per un attimo e poi guardò i fogli che teneva in mano con curiosità “ce l’hai un apriscatole?”
domandò con voce dolce come se gli avesse chiesto…
“Si” borbottò schiarendosi la voce.
Portatela via prima che commetta uno sproposito e
ci provi seduta stante!
Adrien strinse un attimo gli occhi per metterla a fuoco. La
vide accomodarsi meglio sulle gambe restando in attesa.
“Bene…dov’è?” gli chiese sentendo la musica che proveniva
dalle cuffie e restando in ascolto.
“Posso?” gliele tolse dal collo inondandolo di un profumo
discreto.
Safyia si stupì della scelta della canzone.“Che bella”sussurrò lanciandogli un’occhiata veloce.
“Ti piace Bob Dylan?” le domandò
sorpreso. La
donna della mia vita!
“Solo qualche motivo…non le ho tutte” rispose
porgendogliele. Visto che Adrien non accennavaa riprenderle, le poggiò in terra.
“Ho la discografia completa” buttò lì di getto per fare
bella figura. La ragazza sorrise e lo guardò negli
occhi rimanendone legata “l’apriscatole..” Gli ricordò gentilmente.
Sveglia cretino!
Adrien grugnì d’assenso e si grattò la testa pensando a dove
potesse averlo lasciato. “Prova il terzo cassetto in
basso, vicino al frigo.” Le disse secco, tornando a
guardare il libro.
Che freddezza! Mi ha congelato anche le
orecchie. Pensò conuna punta di dispiacere.
Quando Safyia chiuse la porta,
Adrien si diede una librata in testa.
Perché l’ho fatta venire?! Maledetta
rompiscatole! Pensò sbattendo per l’ennesima volta il bicchiere pieno
d’acqua sul tavolo.
“Nervosello, tesoro?” ridacchiò la
ragazza sorridendo in quel modo disgustoso che lo mandava fuori
dai gangheri.
“Io sono sempre nervoso, lo sai” ribattè secco.
Safyia lo guardava di sottecchi. Non vedeva l’ora di tirarsi
fuori da quella situazione al più presto! Che potrei fare? Inventare un mal di testa o di
stomaco?
“Bene” esclamò Mélie facendola sobbalzare. “Non resto a
tenervi la manina per tutta la sera.” Si rivolse ad Adrien che sospirava di sollievo e aveva appena
accantonato l’idea di ucciderla quando una nuova battuta lo congelò sul posto
“e adesso che farai? Le farai vedere la foto di quant’eri
piccolo per farle abbassare la guardia e saltarle addosso da quel maniaco che
sei?!”
Adrien al guardò incredulo che fosse arrivata a tanto.
“Mélie…va via” borbottò solamente, armato di santa pazienza.
Safyia li guardò a turno alzandosi per sparecchiare, con la
coda fra le gambe sperando che non la mettessero in mezzo.
“Ciao bella! E
sta attento a questo!” le urlò la ragazza mentre Adrien la sbatteva fuori di
casa sibilando fra i denti le peggiori morti che gli venissero in mente in quel
momento.
Sospirò esausto, gettando indietro la testa per un attimo e
maledicendosi per averle chiesto di restare con loro.
Si massaggiò il collo dando modo a Safyia di ammirare per bene i muscoli della schiena
e delle braccia e per farla piangere ancora di più sul fatto che fosse gay. Si
voltò verso di lei con aria truce. Senza dire una parola le tolse i piatti (avevo dei
piatti?) di mano scaricandoli in cucina. Avevano formato un mucchio
stile Everest. Li avrebbe dovuti far lavare a quella stronzetta linguacciuta!
Safyia si guardò le mani vuote e le mise in tasca. Ma dove
cavolo era capitata?!
“Non è sempre così” lo sentì borbottare
con aria mesta “di solito è normale, stasera si è scatenata!”
“Non fa niente”gli disse a mezza bocca “li
posso lavare i piatti o rischio un anatema?” gli chiese all’improvviso.
Adrien alzò le spalle “fai come ti pare…se ti va.”
Safyia lo studiava per capire se era così dannatamente stronzo o ci
faceva
Safyia lo studiava per capire se era così dannatamente stronzo
o ci faceva. Decise che era nel suo carattere preoccuparsi senza darlo a vedere…ma questo se ne approfittava della pazienza
altrui!
Dal canto suo, Adrien era sempre più conquistato dalla ragazza:
quindi le rispose male per tutto il resto della serata.
“Sono odioso e sono irrecuperabile”le disse secco e
compiaciuto di se stesso.
Lei non rispose limitandosi a sorridere ironicamente.
“Dillo che ti sto sulle scatole, così la facciamo finita!”
la rimbeccò mentre si accendeva una sigaretta che aspirò con aria felice.
Safyia lo fulminò con un’occhiata “senti bello, se la smetti
di rispondere male, eviterò che casualmente il portacenere ti arrivi in testa!”
Adrien sorrise per il tono incazzato che aveva usato e le
soffiò in faccia una nuvola di fumo. Safyia aggrottò la fronte e trattenne il fiato.
“Bisbetico!”
“Sopporta o tornatene in quel convento a pregare dalla sera
alla mattina e a farti succhiare l’anima da quel porco.” Le disse velatamente
seccato.
Il portacenere vuoto tremò in mano a Safyia che fu costretta
a posarlo “chi?” domandò non capendo a chi si riferisse, ma rendendosi conto
che c’era qualcosa che le sfuggiva, che le era successo nella Casa della
Misericordia.
Adrien la guardò di traverso, il
profilo offuscato dal fumo della sigaretta “non te lo ricordi...per forza”
affermò guardandola fisso negli occhi. Spense la cicca ancora intera e le prese
una mano. La ragazza guardò lui e la sua mano.
“Devo fare una cosa e mi serve la tua collaborazione.” Le
disse portandola verso il tappeto al centro esatto del salotto.
La fece sedere davanti a lui mentre Safyia lo guardava senza
capire “non è niente di che e non farà male” penso..
Le annuì per farlo contento. “E sarebbe?” domandò
incrociando le gambe nella sua identica posizione.
“Devo entrarti dentro”
“Eh?!” il gridolino di sorpresa e stupore lo fece sorridere.
“Non in quel senso, intendo qui” le disse posandole un dito
sulla fronte. Safyia arrossì e guardò altrove “auguri” gli disse scettica sentendo
un pò troppo caldo a stringere quelle mani così tremendamente sexi.
“Adesso, guardami negli occhi e non opporre resistenza” le
disse divertito dal doppio senso.
Safyia sorrise a sua volta “non si può sentire una cosa del
genere, sembra la proposta oscena” gli disse imbarazzata.
S’impose calma e serietà mentre quel tipo scontroso
cianciava di cose assurde “ma sei un ESP?”
“Più o meno” rispose fissandola e cercando di andare in
trance senza ricorrere ad allucinogeni.
Safyia lo guardava e non sentiva assolutamente niente. “Non
penso stia funzionando” mormorò cercando di non ridere.
“Non ti concentri abbastanza”
“Perché, devo farlo?”
“Vedi un po’” le disse facendola scoppiare a ridere.
“E quando me lo dici?” lo sgridò sconvolta dai singhiozzi
“stiamo giocando alle belle statuine da cinque minuti e ti sei dimenticato di
dirmi qualcosa di fondamentale” lo ribeccò schiarendosi la gola e tornando
seduta compostamente “e su che devo concentrarmi?”
“Su di me”
Safyia represse un sorriso “proviamo…ma la vedo difficile”
Dopo altri cinque minuti, Adrien era preda del mal di testa
e l’espressione scettica di Safyia non lo aiutava di certo “fai un pò pena come
sensitivo...forse sono io ad essere troppo forte” ridacchiò lasciandogli le
mani.
Adrien la guardò pensando che toccava passare alle maniere
forte e usare la solita tattica anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno.
“Allora proviamo in un altro modo.” Le disse alzandosi e
scomparendo per una diecina di minuti.
Quando riapparve con una faccia da far spavento e un cd in
mano, Safyia si preoccupò. “Ma stai bene?” domandò vedendolo agitato
“No” rispose stizzito “sto di merda e tra un po’ starai di
merda anche tu “ le disse tirandole un sacchettino. “Beviti quest’affare senza
far domande”
Safyia guardò la polverina annusandola sospettosa. Fece come
le era stato ordinato e solo quando ebbe bevuto si domandò una cosa
fondamentale “ma cos’era? Droga?!”
La sua voce si spense mentre la guardava e la musica rimbombava
per la stanza.
Adrien si sedette di fronte a lei con aria sconvolta “si…è
il metodo più veloce….è una dose…minima..” La sua voce cominciava a scomparire
“..per te...non starai male..” Singhiozzò tremando e afferrandole le mani con
forza.
A sua volta cominciò a sentirsi strana...troppo pesante…
“che mi hai fatto bere?” gli chiese sentendo la nausea che saliva. Le sembrava
di annaspare nel fango, si sentiva sporca.
Guardò attorno a se e vide la stanza distorta; l’unico punto
fisso era la figura dell’uomo davanti a se. Si sforzò di tenere gli occhi aperti
“Adrien…sto per vomitare tutta la cena sul tuo tappeto” gli disse con voce bassa
e strozzata.
“E’ normale...apri gli occhi e guardami”
Lei era sicura che fossero aperti! Sentiva che le toccava il
viso e alzò la testa così di scatto che rischiò di spezzarsi l’osso del collo. “L‘hai
mai fatta sta cosa, prima?”
“Mai.” Ammise non sapendo cosa avrebbe visto dentro di lei.
E non sapendo se lei avrebbe visto lui.
La musica assordante che rimbombava dalle casse amplificava
l’effetto “non puoi spegnerle?”lo implorò sentendosi scoppiare.
“Serve per darmi la spinta necessaria…ti senti una merda?”
le domandò non riuscendo a stare fermo, agitandosi sempre di più.
“Peggio”
“Allora ci siamo” ansimò tirandola in ginocchio come lui
“non mi lasciare andare per qualsiasi morivo!” le disse mentre la sua mente si
spalancava violentemente.
Safyia urlò sentendo qualcosa che la investiva come un treno
in corsa, sentendo i polmoni compressi e la testa che esplodeva all’improvviso.
Lo spirito di Adrien percorse tutto il suo
corpo nei più piccoli recessi, scrutando angoli nascosti, sostando veli eporte che si aprivano al minimo tocco.
Osservò i sui ricordi più felici, le
gioie, la felicità, l’amore e l’affetto per gli amici, la madre…il suo spirito
sorrise alla vista di tanta gioia e si commosse sentendosi un inopportuno visitatore.
È così sporco e fa
male…dio, quanto dolore….Safyia vide l’infanzia e la giovinezza di Adrien tremendamente
sconvolta delle allucinazioni che si paravano davanti ai suoi occhi e che purtroppo
sapeva essere vere: quegli esseri erano veri, dal primo all’ultimo.
Una porta sbarrata le impediva di procedere oltre. Freneticamente
strappò le enormi assi che richiudevano la porta, armeggiando con i catenacci e
le sbarre che cadevano a terra e le sfioravano la pelle, bruciandola. Sto entrando nel suo inconscio più profondo!
Qualcosa le diceva
di lasciar perdere e qualcosa la spingeva ad entrare, a varcare quella soglia nera
e metallica, che grondava sofferenza fisica. Vide Adrien stravolto, sotto
l’effetto delle droghe e vide le ferite terribili che s’infliggeva per uscire
dalle allucinazioni, il suo senso di inadeguatezza, l’odio che provava per se
stesso.. vide la sua donna che veniva fatta a pezzi da un essere che ne
divorava le carni sotto gli occhi orripilati di Adrien e urlò per l’orrore
mentre la sua mente cedeva ancora di più sotto l’assalto mentale dello spirito
del suo Guardiano che si trovò scagliato contro un soffice muro che ne
ammortizzò l’urto.
Si guardò attorno…era un luogo di vera
pace. Una porta bianca con un cartellino inclinato. Lesse la scritta e sorrise.
Vietato l’accesso. Come poggiò la mano, la porta si schiuse
e i cardini gemettero sommessamente. Beh, non mi sembra tanto vietato
questo posto! Incuriosito entrò, vagando nella nebbia ovattata che lo
accarezzava teneramente. Vide la schiena nuda di Safyia circondata dalle
braccia di un uomo e i suoi capelliche si muovevano pigramente.
Sorrise pensando di aver trovato qualche
bel ricordo che sicuramente la ragazza non sarebbe stata felice di condividere
con lui. Diede le spalle alla coppia che si baciava dolcemente e si allontanò.
“Adrien…” sussurrò la ragazza
all’improvviso, facendolo voltare.
Era cosciente? Era
riuscita a prendere il controllo della sua mente?!Si domandò restando
imbambolato di fronte alla scena. La nebbiolina che avvolgeva i due amanti si
diradò e vide..
Quella era il settore fantasie proibite
…e quello li...era lui….
Sbattè gli occhi sentendo il cuore che
ballava il cha cha cha…beh…carino
saperlo…
La sua felicità sbloccò
un cancello accanto alla ragazza che istintivamente superò, trovandosi in un luogo
senza tempo e connotazioni spaziali. Sentiva solo dei sussurri, delle risatine…che posto era?
Vi prego un po’ di
felicità...nessuno deve soffrire così!Pensò
con cuore che traboccava di pena per Adrien. Scostò una tenda pesante, color
carminio, di un velluto talmente sensuale al tocco che le sfiorò la pelle arrossandola.
La tenda ansimò
facendola sobbalzare con le guance rosse: questo è un posto vietato ai minori di 18!
Si mosse leggera
sentendo che gli abiti le si squagliavano di dosso ..in che fantasia perversa sono finita?Si domandò indecisa se continuare o no.
Quei gemiti erano
sempre più forti…magari una
sbirciatina appena, pensò
maliziosa. Non si accorse che
la sua figura era ormai completamente nuda. Spostò un secondo tendaggio nero e
setoso che trillò leggermente, facendole venire la pelle d’oca.
Un velo calò dal
nulla, coprendole la pelle scura. Se la strinse sul seno cercando di mettere a
fuoco la visione dei due amanti.
Arrossì mentre la
veste le scivolava via dalle mani tremanti….sentiva il proprio corpo
sciogliersi, gli occhi calamitati sui movimenti dei due.
Si avvicinò al
letto e li guardò. Lui si girò col volto sudato e un sorriso seducente che le svuotò
la ragione. Allungò la mano in un muto invito. Stava per accettare quando si
accorse della donna…la donna che spostò i lunghi capelli neri e la fissò con i
suoi stessi occhi ..
Lo shock fu tale
che la rispedì nel convento, sotto il controllo di quel mostro che le stava
dicendo cose che non capiva.
Il nulla bianco che circondava Adrien era
inebriante, sarebbe rimasto sprofondato in quel limbo di felicità per sempre,
se non avesse visto un angolo scuro e nero come la pece che palpitava nella sua
direzione.
Vide la frustrazione la delusione e la
tristezza, tutte cose normali...ma quello che cercava si trovava in quel centro
pulsante che si opponeva a lui. Con enorme sforzo riuscì a penetrare la parete
nera, facendosi largo con le unghie e ritrovandosi…
Un deserto…caldo …un
deserto vero e proprio!
Nel deserto si stagliava una città, povera
diroccata. Sentiva le urla di una donna. Volò fino a lei. Entrò in un’abitazione
povera, dove la donna stava partorendo e una ragazza più giovane le teneva la mano,
probabilmente la sorella, visto la rassomiglianza. Adrien si accorse che quelle
due somigliavano un troppo a Safyia.
La donna diede alla luce una bambina
proprio nel momento in cui un uomo entrò nella capanna e gli passò accanto,
sprigionando un’aurea maligna che lo soffocò quasi.
“La tua bambina morirà se non la porti
via da qui.” Disse alla donna che stringeva la piccina che piangeva
disperatamente. “Posso darti quello che vuoi, ricchezza, potere. In cambio mi
darai lei.” Sibilò col volto coperto e solo gli occhi che baluginavano di rosso
nella semioscurità. “Altrimenti morite tutte e due.”
La partoriente accettò, pensando al
destino della sua bambina e proprio in quell’istante, morì.
La giovane prese la bambina fra le
braccia mentre il demone rideva “la piccola Safyia...tornerò a prenderla molto
presto!” esclamò rivoltò alla giovinetta che gemeva angosciata.
Adrien guardò i suoi occhi infuocati e
si volò via con l’aria sconvolta, verso il centro nero da cui provenivano le grida
di Safyia.
Si ritrovò nel convento, dove il demone
l’aveva aggredita. Quando l’essere si voltò a guardarlo e pronunciò il suo nome,
Adrien lo fissò negli occhi: era lui. Lo stesso che aveva preso la vera madre
di Safyia.
Safyia si staccò urlando dal corpo inerte di Adrien, il cui spirito fu
rispedito letteralmente a calci nel proprio involucro
Safyia si staccò urlando dal corpo inerte di Adrien, il cui
spirito fu rispedito letteralmente a calci nel proprio involucro.
“Azafir...figlio di puttana…” sibilò sentendosi troppo male
per riuscire a reggere un altro viaggio del genere.
Safyia urlava raggomitolata su se stessa. Quando le si
avvicinò per toccarla, la ragazza balzò via, colpendo la testa contro il tavolo
e fermandosi. Si muoveva scoordinata continuando ad avanzare verso il muro che
vedeva colori brillanti. Sbattè gli occhi sentendosi sempre peggio.
Dal canto suo, Adriennon riusciva ad uscire dallo stato catatonico nella quale era entrato.
Steso a terra guardava il soffitto che si allontanava sempre di più da lui.
In preda a conati di vomito, Safyia rigettò la droga che gli
aveva fatto bere sentendosi subito meglio.
E ora chi lo pulisce
quello schifo? Pensò strisciando fino al bagno con le ginocchia piegate e
sbattendo lungo tutte le pareti, rovesciando i soprammobili nel suo tragitto scoordinato.
Ficcò la a testa sotto il rubinetto, sciacquandosi il viso e
bevendo grandi sorsate d’acqua. Quando si sentì leggermente meglio, si rese
conto che stava dimenticandosi di qualcuno.
Adrien! Si affrettò
a recarsi nel salotto con la testa che le girava ancora, finendo di rovesciare
una sedia accanto a lui. Lo vide sdraiato con gli occhi sbarrati e ansimò per
la paura.
“Adrien, Adrien!” gemette scrollandolo con forza. Indecisa gli
diede uno schiaffo che non lo smosse minimamente “Adrien sputa quella roba!”
gli urlò più volte, cercando di non piangere. La musica che andava ancora le
trapassava le orecchie.
Hide the scars to fade away the (shakeup) , Hide the
scars to fade away ...
Che faccio, che
faccio!? Pensò allarmata. Doveva chiamare qualcuno, un’ambulanza?! Lo vedeva muovere le labbra da solo, sempre con
quegli occhi spalancati che guardavano fissi il nulla.
Father, father,
father, father into your hands, I commend my spirit, Father into your hands,
why have you forsaken me
“Perché mi hai abbandonato...” Mormorò a voce talmente bassa
che Safyia fu costretta a chinarsi. “Sono qui, non ti ho lasciato” gli rispose
consapevole che non stesse riferendosi a lei.
In your eyes forsaken me
In your thoughts forsaken me
In your heart forsaken, me oh
“Adrien...se la smetti, giuro che ti cucino per un anno!”
gli disse sull’orlo delle lacrime. Lo
fissò negli occhi spalancati non sapendo che fare, per farlo uscire da quello
stato. Lo scrollò con tutta la forza che aveva finchè non lo lasciò andare e si
afflosciò su di lui stringendolo.
Trust in my self righteous suicide, I, cry, when
angels deserve to die, In my self righteous suicide
I, cry, when angels deserve to die..
“La devi smettere di prendere quella roba, non ti fa bene! E
poi non te ne puoi andare così...” Singhiozzò nel suo orecchio “non dopo quello
che ho visto…Adrien” bisbigliò sentendo il cuore che batteva troppo
velocemente. Con un moto di stizza lo voltò su un lato “te la sei cercata!” esclamò
memore delle troppe sbronze che aveva preso con gli amici: quella roba la
doveva vomitare subito!
Il freddo lo fece rinvenire. Aprì un occhio togliendosi l’acqua
dalla faccia e scrollando i capelli fradici. Come si mosse, la testa urlò e lui
se ne tornò buono buono nella posizione originale. Era completamente bagnato….quindi
era da parecchio tempo che ne se ne stava la sotto.
Come c’era arrivato? Cazzo,
non mi ricordo niente, solo quel nome…
Sentì un sospiro accanto a se e l’acqua smise improvvisamente
di scorrere. Si voltò e vide Safyia col viso contratto che lo guardava, seduta
in terra accanto a lei. Aveva gli occhi rossi e sembrava che avesse pianto. Ed
era fradicia come lui.
“Ce l’hai fatta” mormorò alzandosi dal pavimento accanto al
piatto della doccia. Qualcosa gli venne delicatamente adagiato sulla testa.
Qualcosa di profumato. Sentì la spugna morbida dell’asciugamano che lei gli
stava passando sul viso e restò immobile.
Qualcuno che si preoccupava per lui…da quanto tempo..
Safyia continuava a passargli l’asciugamano sui capelli,
lanciandogli occhiate sospettose. Quando si accorgeva che chiudeva gli occhi,
lo scrollava “Non dormire”
“Ho sonno…vattene via” le disse con la testa che si stava
aprendo in quattro parti. Quando gliela toccava gli faceva male. Cercò di
scacciarla e le sue mani andarono a vuoto….per il semplice fatto che non le
aveva mosse.
“Non farmelo mai più!” gli disse d’un tratto con le lacrime che
stavano per suicidarsi di gruppo dalle ciglia scure.
“Di che parli?” mormorò guardandola con occhi pesti.
“Hai trovato quello che cercavi?” gli chiese evitando di
rispondergli.
“Si..” Sussurrò sentendosi cadere addosso a lei. “Che stai
facendo?”
Safyia gli tirò via la maglietta fradicia “non puoi rimanere
bagnato, ti do …” la sua voce si spense quando vide i lunghi tagli sulle
braccia. Strinse le labbra e non disse una parola. L’aveva visto mentre lo
faceva, perché se ne stupiva adesso? Pensava che fosse un’allucinazione?! Prese
un bel respiro e cercò di ignorarli.
Si…aveva tanto voluto che fosse solo un incubo!
“Se ti pesco a giocare con lamette o pezzi di vetro, ti do
tanti di quei ceffoni fa farti sputare i denti” sussurrò con voce vacillante e
sull’orlo delle lacrime. “Non devi farlo mai più” gli disse tirandogli su la
testa pensante che aveva abbandonato sulla sua spalla.
Adrien la guardò cercando di metterla a fuoco. I suoi
lineamenti le apparivano completamente stravolti. Le toccò il viso muovendolo
in tutte le direzioni “sei posseduta o sono io che ci vedo male?” le chiese
seriamente, sentendo un vago senso di benessere che lo invadeva.
“Tutte e due” affermò cercando di vedere il lato divertente
della faccenda.
L’occhio le cadeva continuamente su quei tagli …molti erano
vecchi: non doveva essere la prima volta che lo faceva.
Lati divertenti non ce
n’erano! Non c’erano proprio! Si gridò sempre più triste. Lo abbracciò
completamente con una pena indicibile nel cuore. “Deficiente, stavi per morire,
non respiravi più e avevi il cuore a mille e lo sguardo fisso” balbettò per la
paura che si era messa.
“Non muoio…fa parete del trip…stare così...di merda. Una
specie di bonus..” borbottò cercando di stringerla. Le braccia gli scivolavano
continuamente via, frustrandolo.
Safyia sbraitò un altro po’, dandogli tutti i possibili
soprannomi che le venivano in mente finché
non si placò. “Dovresti essere tu a prenderti cura di me…guarda
in che situazione siamo finiti” gli disse depressa.
Adrien sentiva il suo cuore che rallentava in quell’oasi di
pace che era Safyia. “Non valgo niente…non sono capace di fare niente…”
biascicò tentando di stringerla e sentendosi sempre più frustrato ed inutile.
La ragazza si trattenne a stento dal dargli una botta in
testa. Lo staccò da se con decisione fissandolo negli occhi “non lo devi mai
dire! Capito? Mai!” gli urlò quasi nelle orecchie facendogli aggrottare la
fronte per il dolore alla testa.
Insistette a cazziarlo finchè la supplicò di smettere con la
voce quasi inesistente.
“Se non era per te, sarei già morta a quest’ora; quindi non
devi dire che non sai fare niente!” continuò imperterrita, come la famosa goccia
d’acqua che buca la roccia. “Posso continuare all’infinito a strillartelo,
quindi farai meglio a promettermi che non farai mai più una cosa del
genere!”esclamò mettendogli un braccio sotto gli occhi.
Adrien lo guardò come se non fosse il suo.
Un’ansia terribile lo aggredì “chi è stato? Dimmelo che gli
vado a rompere il culo” biascicò cercando di alzarsi e ricadendo a sedere
pesantemente.
Safyia lo guardava sconvolta: è andato fuori di testa?!
Lo vide tastarle il braccio tirando su la maglietta fradicia
con difficoltà “non ci sono più…era un’altra allucinazione” mormorò abbassando
gli occhi. Scorse il suo braccio e restò imbambolato a guardarlo.
“Adrien…lascialo perdere” sussurrò tirandogli su la testa a
ciondoloni. Lui la fissò per un attimo e abbassò gli occhi, cercando di scostarla.
Tornò a guardarsi le ferite, seguendo le lunghe righe rosse con un dito.
“No, ti fai male..” Mormorò vedendolo premere con forza,
facendo uscire un po’ di sangue.
“Non me ne importa..” Biascicò insistendo finchè lei non lo
fermò decisa “a me si, non voglio vederti soffrire!” ancora, pensò con un’angoscia profonda dentro di se.
Con grande stupore di Safyia, cominciò a piangere e la
strinse con troppa forza, facendola annaspare per alcuni secondi.
La ragazza vide le sue stesse mani che lo accarezzavano,
cercando di calmarlo e sentì la sua voce che bisbigliava cose carine che non
avevano alcun senso ma che le uscivano automaticamente dalle labbra. Si rese
conto che erano le stesse parole che usava sua madre quando era piccola e si
stupì di se stessa.
Non pensava di essere in grado di affrontare una situazione
simile.
Nel suo animo disperato, Adrien alzò gli occhi e vide il se
stesso che sorrideva soddisfatto “bravo, va bene così”
Va bene così…
Sfogati…
“Va tutto bene Adrien, sfogati..”
Quella voce era reale, era dolce…era quella di Safyia.
Calò il silenzio.
Safyia continua ad accarezzarlo leggermente, sentendo che
andava calmandosi. Lo sentì strusciarle la guancia sulla spalla e le sue dita
che si muovevano appena.
La stretta si allentò sempre di più, permettendo alla
ragazza di respirare. Sospirò dentro di se pensando che il peggio era passato.
Lei lo sperava fortemente.
“Prenderai freddo..” Le disse con voce bassa sentendo che la
sua maglietta era fradicia. Safyia non rispose: era difficile prendere freddo
con quella specie di termosifone rovente addosso.
Decise che l’amor proprio del suo Guardiano incasinato aveva
bisogno di un serio scossone “Ci sei tu a scaldarmi” sussurrò rendendosi conto
dopo un attimo che sì, detto così suonava carino, ma che, in effetti, era un pò
compromettente.
Devi farlo sentire
importante, non fargli mezze dichiarazioni! Si sgridò imbarazzata.
“Allora a qualcosa servo..” Le rispose a mezza bocca.
“Certo, ne dubitavi forse?”
Adrien la sentì tirare su col naso e la scostò da se per
guardarla “non ti ho fatto del male, vero?” le domandò con un tono malinconico
che le provocò suo malgrado una cascata di lucciconi dagli occhi. Scosse la
testa col bell’effetto di farlo sentire una merda.
“Allora perché piangi? Ho fatto qualche cazzata..” Cominciò
a biascicare in fretta mangiandosi metà delle parole.
“No! Non hai fatto niente” affermò decisa “sono contenta che
stai bene…” sussurrò ricominciando a piagnucolare “perché pensavo che stessi
per morire e mi sono spaventata”
Tutta che la forza che l’aveva tenuta su in quelle due ore,
svanì completamente. Era decisamente troppo per lei!
Adrien la guardava piangere non sapendo cosa fare…e non era
ancora del tutto sicuro che non avesse combinato qualche guaio. Tirò su
una mano che stranamente obbediva ai suoi comandi e le toccò la testa. Lei lo
guardò di sottecchi “ti senti bene, adesso?”
Annuì piano cercando di mantenere il giusto controllo dei
muscoli.
“Allora...mi faresti un favore?” gli chiese strusciandosi un
dito sotto un occhio che proprio non la voleva smettere di lacrimare in quel
modo fastidioso.
Lui annuì nuovamente, pensando che avrebbe fatto anche un
altro viaggio di quel genere pur di farla contenta.
“Mi abbracceresti? Per un po’…” mormorò sentendo l’assurdo
bisogno di farsi consolare a sua volta.
Tutto qui? Si
domandò Adrien allargando un braccio e facendola scivolare su di se.
Guardò Safyia che lo abbracciava e il suo braccio
abbandonato lungo un fianco. Osservò i tagli fatti con la precisione di un
chirurgo e tornò a guardare lei.
Safyia gli prese la mano che stava fissando così
intensamente e la portò attorno alla sua vita con un sospiro.
“Mi dispiace tanto”sussurrò alla ragazza che teneva gli
occhi chiusi.
“Anche a me” ripose restando immobile. “Non mi stai
abbracciando..”
“Scusa” mormorò stringendola un po’ “va bene così?”
“Perfetto” sussurrò sentendo un sottile imbarazzo che
cresceva. “Lo vedi che quando ti ci metti, non sei male?”
Una serie di starnuti svegliò Safyia improvvisamente.
Rabbrividendo sotto la coperta, si chiese quando aveva preso tutto quel freddo.
Ovvio…era rimasta cinque ore bagnata,
cercando di consolare Adrien; era riuscita a trascinarlo sul letto solo verso
le due di notte ed era rimasta ad osservarlo finchè non l’aveva visto
addormentarsi del tutto.
E poi era rimasta per molto altro
tempo ancora, pensando che se si fosse svegliato, avrebbe avuto bisogno di lei…in
pratica era andata a dormire alle cinque del mattino!
Guardò l’orologio da polso che aveva poggiato sul comodino e
si accorse con tristezza di aver riposato solo quattro ore.
Sempre così quando era
preoccupata: quando aveva gli esami quasi non ci dormiva la notte, per la paura
che non suonasse la sveglia, anche se la madre ne caricava ben due per farla
stare tranquilla, oltre a quella del cellulare.
Si alzò in punta di piedi e si affacciò nel salotto dove Adrien
dormiva. Fortuna che quale tipo era attrezzato di divano
letto.
Le aveva raccontato che spesso
ospitava un amico che si presentava alle ore più disparate e senza avvertire:
un maniaco depressivo sempre nei guai con le donne.
L’ osservò per un po’ trovandolo in una posizione strana che
le faceva venire mal di schiena solo a guardarlo. Così carino e così inguaiato.
È giusto, non poi
essere così attraente e non avere qualche cavolo di problema, si disse mentre s’infilava nel bagno per farsi una doccia
calda.
Si crogiolò sotto l’acqua bollente per un po’, cercando di
mantenere la calma. Gli avvenimenti della serata andavano assorbiti con calma e
un pezzo alla volta o rischiava di impazzire. Si asciugò velocemente, senza
neanche sostare un’ora davanti allo specchio come il solito e si vestì con
abiti caldi.
Prima cosa: colazione.
Aveva una fame bestia e si doveva preoccupare anche del
disperato nell’altra stanza che poteva svegliarsi a momenti. Si ricordò tardi
della lezione a cui doveva assistere e sbuffò.Non era il caso di assentarsi e lasciarlo da solo. Mandò un messaggio ad
Olivia, facendo tintinnare il ciondolino che teneva
attaccato al cellulare e che riuscì a svegliare Adrien all’improvviso. Sbattè
gli occhi sentendo una gran pace dentro di se.
Eccoli, i dieci secondi di felicità di cui vi parlavo all’inizio.
Rumori strani che non riesco a riconoscere…c’ è qualcuno nella cucina, penso
chiudendo gli occhi nuovamente.
Odore di caffè…mmhh…non ce la faccio ad alzarmi,
sto troppo bene qui dentro. Non mi va di farmi venire le madonne subito.
Sento una presenza. Apro gli occhi e scorgo una stupenda
visione femminile chinata su di me, con le mani appoggiate sulle ginocchia…carina,
anche di prima mattina è sempre bellissima...e che buon profumo...
“Ciao…che vuoi di colazione?”
Sentite che vocina dolce: come fai a non innamorartene?
“Adrien…”
Ma ce
l’ha con me? “Ciao” sussurro con un sorriso che mi arriva alle
orecchie “ che ore sono?”
“Le nove” mi dice sedendosi sul letto.
Safyia continua a guardarmi con la testa inclinata da una
parte. “Allora? Che vuoi per colazione?”
Tu…
Mi metto a sedere con difficoltà: perchè mi sento così
sbattuto? Sembra che mi abbiano pestato di santa ragione...ho incontrato un
Battitore ieri sera? No, non mi sembra di essere uscito…
Poi ricordo tutto e impallidisco.
Quello schifo che le ho fatto bere,
il viaggio dentro di lei e poi…freddo, l’acqua della doccia e lei piangeva..
Rabbrividisco e mi prendo la testa fra le mani. Che hai fatto?! Che cazzo hai
fatto?!!
Voglio sprofondare, non posso sopportare questa cosa, non
posso sopportare…davanti a lei! Non davanti a lei!!!
Mi sento toccare e istintivamente mi ritraggo. Safyia allunga
una mano verso di me e mi tocca la guancia.
Mi vergogno di me stesso, pensavo che non sarei potuto
cadere più in basso di così e invece l’ho fatto! E l’ho fatto davanti a lei!
“Adrien..” La sento mormorare preoccupata “non fare così,
non è successo nulla”
Che fa? Cerca di consolarmi quando
dovrei essere io a badare a lei?! Ho schifo di me stesso! E
se le avessi fatto del male?!
Affondo la testa fra le braccia, consapevole che lei è la e
mi sta guardando e mi compatisce, pensando che razza di Guardiano che sono…peggio, che razza di uomo!
“Vattene via, Safyia! Torna da padre John” borbotto con la
voce che trema troppo; sento le lacrime che cominciano ad uscire e questa è una
cosa che non sopporto proprio. Anche questo di fronte a
lei? Cosa manca?!
Voglio scavare un buco e nascondermici dentro! Sprofondare
al centro della Terra non è abbastanza!
Diosanto…voglio morire!
Safyia lo osservava tremare sempre di più, raggomitolato su
se stesso. Allungò una mano per toccarlo e la ritrasse sentendolo piangere. Non
aveva mai sentito nessuno piangere così disperatamente…soprattutto nessun
ragazzo.
Lo ascoltava e si sentiva male a sua volta “Adrien per
favore…non è successo nulla, può capitare” mormorò non sapendo cosa fare per
calmarlo.
Quel dolore lo mangiucchiava continuamente, lo rosicava
dentro come un tarlo. Che poteva fare lei da sola?
Stava crollando e non si sarebbe più
ripreso se non lo aiutava alla svelta.
Guardò la sua schiena scossa dai tremiti, col magone che non
la faceva respirare, tanto era in pena per lui.
Lentamente gli si sdraiò accanto e lo abbracciò in silenzio,
mentre cercava di inventarsi qualcosa per farlo reagire.
Tra l’angoscia e la disperazione, Adrien la sentiva muoversi
contro di lui per trovare una posizione più comoda. La lasciò fare, troppo
sconvolto per opporsi a quella stretta gentile che lo faceva stare ancora più
male. Dopo molto tempo, quando si fu calmato, respirò a pieni polmoni per
riprendere aria.
La vergogna peril
suo comportamento lo schiacciava.
Con che coraggio la
guarderò più in faccia, adesso? Si domandò togliendosi le ultime lacrime
dagli occhi.
Safyia lo stringeva ancora e non dava cenno di volerlo
lasciare.
Come faceva a starle accanto dopo tutto
quello che aveva visto?! Si voltò dalla sua parte con gli occhi gonfi. Lei lo guardò
e trattenne il respiro per non farsi scappare qualche singhiozzo a sua volta.“Stai un po’ meglio adesso?”
Adrien la guardò negli occhi e lesse tanta preoccupazione
che lo lasciò senza parole: neanche lo conosceva, come faceva ad essere così
gentile?
Annuì una sola volta abbassando lo sguardo e fissando il
nulla.
“Meno male…mi hai fatto preoccupare” la sentì dire in tono
sollevato, con la voce crinata dal pianto.
Adrien si sentì stringere di più e la guardò di sottecchi.
Improvvisamente si rese conto che era seminudo enascose il braccio sotto le coperte
Lei li ha visti? Li ha visti?!
Safyia lo vide sprofondare nuovamente nella disperazione e
in fretta lo scosse. Cercò di scansarla ma lei non si fece certo intimorire da
quel mezzo disperato, folle e adorabile.
“Te le ho buttate tutte, quelle maledette lamette che avevi
nel bagno.” Affermò con voce dura
“D’ora in poi ti fa la barba come tutti gli altri esseri
umani e ti compri il trilama di Goldrake…almeno con
quelle non puoi fare grandi disastri”
Mi sento una merda!
“No, Adrien, non cominciare, non sei un fallito e non sei
inutile!” esclamò mentre lui si voltava dandole nuovamente le spalle e ficcando
la testa sotto le coperte.
Alzò gli occhi al cielo e scostò il
lenzuolo arrabbiata. “Se sento un’altra la parola fallito, ti do un
sacco di botte!” esclamò ad alta voce.
La linea di condotta dura era l’ultima cosa che doveva usare
con lui, pensò rabbonendosi.
Safyia lo strinse di nuovo, sempre più forte, per trasmettergli
un po’ di affetto, cosa che le riusciva benissimo,
senza neanche sforzarsi, cercando parole adatte a consolarlo. Non ne trovò
neanche una e rimase nella sua posizione, dondolando leggermente finchè non lo
sentì rilassarsi.
“Mi sento una merda” le disse con voce soffocata dalla
coperta. “E mi vergogno”
Safyia lo ascoltò senza rendersi conto di stringerlo e
accarezzarlo un po’ troppo. “Non devi vergognarti di niente.” Gli disse a bassa
voce, strusciando il viso sulla sua spalla. “Non con me. Io non ti giudico, hai
le tue buone ragioni per fare quello che hai fatto” mormorò vicino al tuo
orecchio “però…in quel modo ti fai male”
Adrien annuì dentro di se “non lo faccio sempre...capita
quando ho allucinazioni troppo forti che mi trascinano e non riesco a venirne
fuori.” Si voltò verso di lei che ascoltava con
trepidazione. “L’ho scoperto per puro caso…una sera sono caduto attraverso una
vetrata e il dolore fisico mi ha fatto riprendere.”
Safyia lo ascoltava e continuava ad accarezzarlo e lo
sentiva rilassarsi sempre di più. E non lo faceva solo
per lui, si rese conto all’improvviso.
“…certe volte non riesco a sopportare…e allora mi…drogo”
sussurrò con la vergogna che trapelava dalla voce.
Safyia lo stava stringendo ancora di più. Si mosse verso di
lei di mezzo centimetro. “Lo usi come analgesico?” gli chiese
accarezzandogli i capelli che gli si erano appiccicati alla testa, passandoci
le dita in mezzo e rendendosi conto che erano morbidi e setosi in maniera
sconcia!
Lui annuì con forza sentendo un calore meraviglioso che si irradiava dietro la nuca.
Si sentiva…al sicuro. Gli sembrava di essere tornato
all’infanzia, quando si faceva male e la madre lo consolava per ore.
“Non lo faccio sempre…ma è capitato per tre sere di
seguito…la seconda quando non riuscivo a sentirti e una persona mi aveva detto
che stavi male...allora...ho spinto un po’ troppo”
Safyia si fermò, a quelle parole “l’hai fatto per me..” Biascicò sconvolta “stupido cretino!”
urlò trapassandogli le orecchie. “Ti darei un ceffone se non ci pensassi
già da solo, ad auto fustigarti!” esclamò infuriata. Lo vide rinchiuso in un
silenzio colpevole e si calmò.
“Ti lascio il numero del mio cellulare, la prossima volta
chiamami” gli disse ripiombando accanto a lui.”Esistono i computer, i fax, i
modem e una meravigliosa cosa chiamata telefono! E lui
si deve drogare per trovarmi!” sbottò stizzita appoggiando la testa su una mano
e dandogli un colpetto.
“Sei grande e grosso e non sai chiedere ad una ragazza il
numero di telefono!”
Si zittì e lo abbracciò senza pensarci. “Ieri sera abbiamo
fatto l’en plein, quindi niente più schifi drogherecciper tre mesi minimo!” gli impose sventolando un dito.
Adrien neanche la stava ad ascoltare, perso in quel profumo
e quel calore che lo mandavano in paradiso.
Si mosse e la abbracciò con forza, attaccandola a se e
restando a respirare la fragranza della pelle. Safyia lo sentì e non mosse un
muscolo, profondamente imbarazzata.
“Che vuoi per colazione?” sussurrò
dopo un po’, quando fu sicura che non si sarebbe strozzata con le parole per
l’emozione.
“Mi vai bene tu” le rispose dolcemente facendola avvampare. Sorrise appena cercando di non dar troppo peso a quelle parole che
le rimbalzavano in testa come una molla impazzita. Si sciolse con garbo,
cercando di non sorridere come una scema.
“Facciamo così: ti vai a fare una doccia calda e io mi invento una colazione decente” gli disse dandogli le
spalle in fretta per non mostrare il suo imbarazzo.
Quando esco, la trovo indecisa su quanto zucchero mettere nel caffè
Quando esco dal bagno, dopo essermi
rimesso in sesto per cercare di apparire nuovamente uomo e non una scimmia
isterica, la trovo in cucina, indecisa su quanto zucchero mettere nel caffè.
“Uno” le dico a bassa voce; ho un mal di testa che spacca.
Le sono arrivato alle spalle in silenzio e l’ho guardata per
un po’ cercando di capire…qualcosa.
Voglio capire se l’ho spaventata, se prova disgusto per
me…se mi odia.
Niente, la sua schiena non mi diede nessuna riposta.
Salta letteralmente, quando sente il suono della mia voce.
“Fai più rumore, la prossima volta” esclama raccogliendo i
granellini di zucchero che sono caduti sul ripiano e che getta nel lavandino
con un gesto aggraziato.
“Scusa” mormoro mentre Safyia mi mette in mano la tazza
colma.
Ho la bocca che sembra una fogna, sebbene mi sia lavato i denti tre volte, la testa che gira e una
debolezza cronica. Mi sento enormemente stanco, ma molto più leggero di prima.
Siedo al tavolo della cucina guardando quello che vi ha messo sopra. Neanche lo
sapevo, di avere quella roba.
Cornflakes…Olaf! Decido in un momento di lucidità.
Ha stazionato a casa mia per una settimana, mentre gli
disinfestavano l’appartamento…quindi tre mesi fa.
Sono da buttare.
Li getto nel cestino e Safyia segue tutte le mie mosse. La barba
mi da fastidio, ma visto che mi ha buttato via i
rasoi, devo tenermela così. Mi gratto sotto il mento innervosito.
Mi è tornato il cattivo umore mentre facevo la doccia: mi
sono ricordato di quel bastardo di Azafir!
Direi che l’angolo delle tragedie personali, lo possiamo
tralasciare per oggi.
“Ti va di parlare un attimo…di quello che abbiamo visto?” le
chiedo aspettandomi un ‘no’
sparato in faccia.
Stranamente lei annuisce. Incrocia le caviglie, facendole
dondolare leggermente. “Parliamo delle tue
fantasie suine?!” ridacchia all’improvviso facendomi prendere un colpo.
“Non sapevo che si potesse…” M’incupisco guardandola di
sottecchi: quindi non solo ha assistito ad una scena patetica…ha anche visto...
La mia dignità di maschio è sotto i piedi e dubito che
riuscirò mai più a fare una buona impressione su di
lei.
Safyia si stringe nella sedia, continuando
a giocare nervosamente con un filo strappato dalla maglietta, girandolo
attorno all’indice sinistro.
La osservo ravviarsi i capelli. Dondolo leggermente, non
sapendo da dove iniziare. Poi mi viene in mente la frase più stupida che potevo
dirle. “Stare dentro di te è bellissimo”
Mi do quel cretino come chiudo la bocca.
Lei sorride per un secondo e torna seria “non posso
direlo stesso di te..”
Sussurra mezza arrabbiata “Mi fa paura…la dentro è come sgozzare nel fango,
senza luce e senza ossigeno..”continua con lo sguardo
perso nel vuoto.
Non pensavo di essere così messo male.
“Non immaginavo che tu fossi così….mi dispiace tanto…”
“Non commiserarmi, non c’è niente di cui devi dispiacerti!”
affermo con voce dura.
Se c’è una cosa che odio, è proprio
il compatimento! Mi sto incazzando parecchio. Meglio chiudere qua il discorso!
Mi alzo nel momento in cui lei allunga una mano e tocca la
mia “la dentro c’è troppo dolore e solitudine, non è giusto”
Alzo le spalle fregandomene “non pensavo
che saresti stata in grado di vedere anche tu, se lo sapevo non…”
Resta a fissarmi con un visetto triste che
mi fa ammutolire. Mi tira la mano più volte, giocherellando con le mie
dita. Osservo l’anellino che le ho fatto mettere che
scintilla nella luce dorata della stanza.
“Anche tu hai visto qualcosa“
sussurra imbarazzata “raccontami, dai”
La guardo un po’ titubante. “Sei sempre stata circondata
dall’amore…mi piaceva stare la dentro era così accogliente” mormoro perso nel
ricordo “e poi ho gradito la scelta delle lenzuola, erano
carine!”
Cala un silenzio imbarazzato. Lei non dice nulla e a me cade
l’occhio continuamente sulle sue labbra...quelle che sorridono appena, così
rosate e invitanti…devono essere morbide...abbasso leggermente la testa e vedo
un’espressione mista fra imbarazzo e desiderio, nascosta dai capelli.
Se ci provo, sono un bastardo. Lei
è stata così carina con me…Safyia mi piace troppo e aver fatto quella figura
davanti a lei, è sufficiente a farmi passare quasi tutti i bollenti spiriti.
Lei continua a guardare la mia mano e a giocare…se lo facciomi prenderà a ceffoni, penso stringendo la sua mano nella mia e
facendola sussultare.
“E anche il mio era così spinto?”
Ridacchia mentre lo dice; sento che la mano le trema
leggermente e la stringo più forte avvicinandomi un altro pò a lei.
“Era dolce e molto carino…”
Do per scontato la faccia da scemo che
indosso in questo momento. Possibile che dopo tutto
quello che ha visto, sia attratta da me?
“Era spinto il mio?” le chiedo facendola sorridere ancora di
più. Annuisce imbarazzata e si avvicina a sua volta.
“Si un po’…però era molto bello”
Quegli occhioni stillano timidezza e sono irresistibili. È bellissima…è così...bella…
“Niente di troppo…” lascio di proposito la domanda in
sospeso, per vederla arrossire un altro po’. Lei ammicca e si avvicina. “Il
giusto”
Ok…stiamo andando bene! Non c’è più spazio fra noi.
“Safyia..”
Lei solleva lo sguardo e mi fissa con un’aria così carina
che odo chiaramente dentro di me, la frenata del camion per i trasporti straordinari
e una squadra di muratori che scendono, fischiettando allegramente, per
smontarmi il cuore a blocchetti piccoli piccoli e
portarseli via, destinazione Safyia.
Le sue dita leggere mi sfiorano il fianco e salgono sul
braccio “dimmi..”
La vedo avvicinarsi a me e la cosa mi fa immensamente
piacere. Vuol dire che si fida….almeno quello, visto
che l’ho anche drogata…però si era fidata anche allora…
“Mi giudichi un caso umano?” le domando serio. Lo devo
sapere a qualunque costo!
Lei mi guarda per un po’ e scuote la testa “no…non userei
queste parole per descriverti”
Scatta la sirena antincendio! Che vuole dire?! Devo aver fatto qualche faccia strana perché la vedo
preoccupata. La sua mano sale a sfiorarmi il viso un’altra volta “non pensare
male…tu per me sei molto…”
Aspetto la sentenza come un condannato a morte, certo di
finire sulla sedia elettrica. Quando parlerà, deciderò
se suicidarmi davvero o rinunciare.
“Molto carino e molto…”arrossisce un‘altra volta e io pendo
letteralmente dalle sue labbra. “Non mettermi in imbarazzo!” esclama d’un tratto ridendo “già sei così…” s’interrompe un’altra
volta e mi guarda di sottecchi.
“Così?”
Mi abbasso un altro po’ mentre pongo la domanda e lei mi
viene incontro a sua volta. “Così”
Sorride e le ultime briciole del mio cuore vengono allegramente eliminate da uno spazzino che canta a
squarciagola ‘Love me baby, oh please love tonight’.
Mi appoggio al tavolo, sedendomi quasi sopra per stare più
comodo mentre contemplo quel magnifico lavoro della natura che mi giudica
carino e ‘così’.
Sto smaniando per baciarla, ma non riesco a muovermi. Sento
le sue dita sottili fra le mie e mi viene spontaneo baciarle la mano. Lei
socchiude gli occhi e mi guarda mentre lo faccio. E continua
ad avere quel sorriso discreto che molte volte è mutato in un bacio.
La devo baciare. Adesso.
Allungo la mano libera e la poso sulla sua vita, tirandola
leggermente senza forzarla. Lei mi guarda e improvvisamente diventa
seria...quell’espressione...non le dispiacerà se lo faccio. Si appoggia a me e
la sento tremare appena.
Questo è troppo!
Sapete che effetto fa tutto questo, all’ego di un uomo?!
Mi ritrovo in piedi senza neanche rendermene conto, le sto
accarezzando la schiena e la sento sospirare...e ha quasi chiuso gli occhi del
tutto. Ora dovrei baciarla, penso…solo che non mi
decido, mi piace guardarla…
Da quanto tempo siamo fermi così? Un’ora...o forse da
qualche secondo appena.
“Adrien..” Bisbiglia imbarazzata “fra un po’ devo andare a
lezione..”
Che vuol dire? Vuol dire quello che
penso?!
“Dovrei andarmi a vestire…”
Doccia gelata!! Cazzo, che doccia gelata!!!!
“Oh.” Mormoro cercando di non dare a vedere la mia
delusione. Lentamente e imprecando dentro di me tutti i possibili santi e
benedetti e anime in via di santificazione varie, la lascio
andare.
Lei mi guarda e non sembra per niente contenta della cosa.
Qualcuno mi dica che ca%&$ devo
fare!!
“Adrien..”
Mi volto verso di lei e attendo. La vedo avvicinarsi, col
viso basso…adorabile!
“Senti…” comincia torcendosi le mani. Abbassa la testa del
tutto e sbuffa. “Torno a pranzo…” alza gli occhi e fugge subito con lo sguardo
“torno verso l’una….allora…ciao” sussurra protendendosi per darmi un timido
bacio sulla guancia.
Non ci penso neanche. Mi volto e le do un bacio molto vicino
alla bocca che la fa sobbalzare. Me ne vado prima di fare qualche cretinata e
farmi tirare la caffettiera in testa.
Safyia uscì dalla lezione in fretta, desiderosa di tornare al più presoi
a casa d iadreien
Mezzo matto, pieno di
problemi e così carino da farti squagliare il gelato in mano ad un miglio di
distanza con una sola occhiata…decisamente il mio
tipo!
Safyia uscì dalla lezione in fretta, desiderosa di tornare
al più presto a casa di Adrien. Se ne poteva stare
zitta...e invece come una stupida aveva dato aria alla bocca mandando all’aria
quell’occasione perfetta!
Quel bacio all’angolo della bocca bruciava ancora; si sarebbe
dovuta fare una doccia gelata prima di uscire, forse avrebbe evitato di pensarci
per tutto il tempo. Non aveva capito un’acca della lezione!
Decelerò il passo e si fermò quasi del tutto.
Adrien non sta bene,
ha bisogno di qualcuno che lo aiuti…io non penso di esserne capace. Si
appoggiò al muro della sala mensa e sospirò indecisa. Per metà del tempo aveva
avuto paura che le facesse del male, mentre era in quello stato semicatatonico.
E per l’altra metà si era chiesta come potesse essere così dolce e premuroso con
lei, dopo quello che aveva passato.
È
come un bambino...nonè in grado di far male agli altri, solo a se
stesso, decise seguendo il suo istinto.
Lei conosceva l’origine del suo disagio…l’aveva visto
chiaramente, così come aveva visto l’altro Adrien che voleva essere.
Che stupidaggine, lui è già così, solo che non
se ne rende conto!
Safyia sorrise pensando che era proprio il
caso di farglielo capire con le buone. Le maniere forti non le avrebbe usate su di lui.
Ha bisogno di un
concertato diabetico di dolcezza!Cosa che era ben
disposta a dargli di tutto cuore…arrossì cercando di non sorridere
eloquentemente al pensiero malizioso.
Si staccò dalmuro
riprendendo la sua corsa verso casa, ma la voce di Olivia
la bloccò a metà di un passo.
“Safyia! Brutta
disgraziata! Che fine hai fatto?!”
“Che ho fatto? Non ho fatto niente giuro!” esclamò alzando le mani e facendo
cadere tutti i quaderni e le dispense!
“Nooo…e adesso chi le rimette in
ordine?! Esclamò inchinandosi e raccogliendole con un broncio depresso.
Olivia sollevò un foglio indicandole il
numero “vedi? Uno, due tre…guarda quanti! Tutti
di fila, l’uno dopo l’altro! Ti sei rifatta mora, stai una favola, così!” le
disse notandola “sei la solita pasticciona e stamattina sei più rimbambita del
solito….sei uscita con Malcolm?” le chiese indagatrice.
“No!”esclamò richiudendo lo zainetto e dimenticandosi fuori il
lettore cd.
Riaprì e lo ripose lasciando l’astuccio sulla panchina. Olivia
glielo passò senza un commento. “C’è di mezzo un maschio ammettilo”
“Si” sussurrò come una stupida inforcando gli occhiali da
sole e lasciando la custodia dietro di se, celata agli occhi dell’amica.
“Andiamo a prendere un tramezzino e mi racconti
tutti!”decretò prendendola per un braccio e tirandola via nonostante le sue
proteste.
Quando si accorse di aver
dimenticato la custodia degli occhiali, era a metà strada. Che strazio, mi tocca tornare indietro! Pensò depressa con gli occhi
al cielo e una voglia di vedere Adrien che la divorava. Quando
giunse presso la panchina, nel vialetto, c’era solo lei…una sgradevole
sensazione la travolse, facendola quasi scapparea gambe levate.
Si scontrò con un ragazzo che le si parò
davanti all’improvviso “scusi, mi scusi tanto” esclamò alzando gli occhi e restando
a guardarlo preoccupata. Che brutta faccia, le dava tanto del
rapinatore.
Con un sorrisetto lo aggirò. Il ragazzo l’afferrò
facendola gridare “i soldi e il cellulare!” le disse minacciandola con
un coltellino a serramanico.
Con dita tremanti gli allungò i pochi soldi che aveva e
dovette dire addio al suo fidato cellulare.
Le puntò in faccia il coltellino e si vide costretta a cedere.
Tolse l’anello con facilità sentendosi subito
stranamente fiacca “la catenina!” le gridò guardandosi attorno “non
riesco a toglierla” affermò cercando di guadagnare tempo. Con uno strattone che
le ferì il collo, il ragazzo la strappò, facendola gridare e corse via.
Safyia trattenne il fiato per un po’ restando allibita a guardare
a sua roba in terra e si chinò a raccogliere lo zainetto aperto.
Tirò su col naso, intristita e arrabbiata con se stessa, per
il fatto di essersi fatta fregare come una stupida. Voltò la testa, ritrovandosi
di fronte un demone a quattro zampe che sibilava e
ringhiava annusandole i piedi.
Senza la protezione era quasi visibile. Le era rimasto solo il
braccialetto. Fortuna che era coperto dalla maglietta lunga e quel bastardo- che ti potesse scoppiare un dente- non
l’aveva visto.
Si scostò lentamente...la sentiva a
non la vedeva. Si guardò intorno: era circondata da demoni di tutti i tipi...e
tutti estremamente incazzati!
Adrien…mormorò
dentro di se…adesso come faccio?!
Chiesa di Saint
Augustine.
“Non è una Guardiana ringraziando il cielo!” esclamò Adrien
tutto allegro ad un padre John che lo guardava seriamente.
“Questo non ti autorizza a cercare di sedurre quella
ragazza” lo rimproverò con suo vocione basso.
Già fatto! Pensò
allegramente facendo finta di niente e non rendendosi conto che gli si era
stampato in faccia un sorriso talmente eloquente che fece voltare lo stomaco di
John.
“Lebeau..” Sibilò il prete alzandosi lentamente dalla
scrivania del suo ufficio “ che cosa vuol dire quell’espressione compiaciuta?!”
Ringhiò in direzione del Guardiano che si dondolava placidamente.
“Eh?” domandò con voce distratta ripensando a quel piccolo
ed innocente tete-a-tete con
Safyia che l’aveva lasciato stranamente di buon umore.
“Non ti ho sentito” biascicò sempre con
l’occhio socchiuso e l’aria svagata “non disturbarmi col tuo chiacchiericcio
inutile” sbottò risistemandosi sulla sediola scomoda. Adrien era sicuro che
quella la tirasse fuori solo per lui, per fargli provare le pene dell’inferno.
Per fortuna che ho quell’angelo
a casa!! sospirò sbilanciandosi e cadevo malamente. “Porca putt..”
“Adrien!” urlò il prete scandalizzato “sta
seduto composto e torna serio! E non imprecare nella
dimora del Signore”
“Se se..”
Brontolò cercando d accontentarlo. Cercò di assumere la sua solita aria nervosa
ma fu brutalmente stemperata dal ricordo del delicato profumo di Safyia e la
smorfia d’irritazione si aprì in un sorriso estatico.
Padre John lo guardò con aria dubbiosa “quella faccia deve
farmi intendere che lo scontrosissimo Lebeau si è preso una cotta per quella
ragazza”
Adrien annuì “si e non mi vergogno a
dirlo!” affermò incrociando le gambe e appoggiandosi allo schienale
soddisfatto.
“Hai trovato qualcosa, spero...altrimenti non saresti venuto
qui”
Adrien lo guardò di traverso. Ah. Già. Si raddrizzò e cercò di non far caso al coro che cantava a
cappella le canzoni d’amore che aveva sempre sentito di sfuggita e che, a
quanto pareva, ricordava tutte, una per una.
“Ho trovato il nome del fetente: è Azafir”
esclamò con aria tranquilla, dimenticandosi della tragedia in casa sua.
“Male, malissimo!” esclamò il prete saltando in piedi e
facendosi il segno della croce. “Un Procreatore! Ti rendi conto di che vuol
dire?!”
Adrien lo guardò distratto, ma quando la sua mente incamerò
la parola ‘Procreatore’ sentì il sangue ghiacciarsi.
Padre John cominciò ad andare su e giù, sempre più nervoso.
“Di solito non riescono a passare sul nostro piano. La ragazza ha continui incubi, vero?” domandò con voce esitante.
Adrien annuì mentre il suo viso si adombrava sempre di più
al solo pensiero che quel coso cercasse di disseminare la
sua discendenza cercando di approfittare della sua Safyia.
“E c’è di peggio..” Mormorò con voce funebre “ha stipulato un contratto con la
madre. È sua di diritto” No, questo
proprio no! Pensò incazzato.
“La madre ha fatto cosa?!”
Con calma e tralasciando il fatto delle droghe che aveva
dovuto usare e che aveva fatto ingerire a Safyia, gli narrò l’intera faccenda
con tono sempre più alto.
“Quindi quella donna non è la vera
madre della ragazza?” domandò il prete sconvolto.
“No, è la zia e dubito lei lo sappia.
Dobbiamo scoprire l’età di Safyia e farle un sacco di domande…e a me la cosa
non va!” esclamò battendo una mano sulla sedia “non mi va per niente!!”
“Adrien sei troppo coinvolto per mantenere un comportamento
lucido e accettabile. Sarebbe meglio che Safyia fosse affidata ad un altro Guardiano”
A quelle parole lo fulminò “tu provaci e ti spedisco dal Boss
prima del tempo!” lo minacciò con un’aria incazzata che stupì il prete.
Uscì dall’ufficetto del prete rendendosi conto di averlo
appena minacciato di morte.
Mi sa che ho esagerato,
pensò dandosi una manata sulla fronte. Ficcò le mani nelle
tasche del giaccone e uscì dalla chiesa immergendosi nel sole di mezzogiorno.
Per strada gli venne in mente che a quell’ora Safyia poteva anche essere uscita.
Gli aveva detto che sarebbe tornata a pranzo…quasi quasi ci faccio un salto.
Poi pensò che lei l’avrebbe giudicato inopportuno e che le
aveva abbastanza rotto le scatole per quel giorno e si
rivoltò.
Poi si fermò e guardò il cartello con su
la pubblicità di un drammone e tornò indietro, facendo
una smorfia ansiosa.
Safyia camminava lentamente, sentendo la pelle sfiorata da
quegli schifi che la seguivano annusandole i piedi e sniffando l’aria dietro di
lei.
Camminava adagio stando bene attenta a non farsi scoprire e
a non emettere un fiato. Si voltò e osservò con inquietudine che si erano
moltiplicati. Strinse la mano sul polso che ospitava il braccialetto e pregò
con tutte le sue forze che un intervento divino la salvasse.
Ferma alla fermata dell’autobus, scrutò di sottecchi la gente attorno a lei. Ma perché loro non li vedevano e io si? Queste
sono le ingiustizie della vita! Pensò scocciata.
Capì che quei così viscidi attaccavano la gente solo quando lo
decidevano loro. Per la maggior parte del tempo si limitavano a girargli
intorno e la saltargli sulle spalle, leccandoli e annusandoli.
Si ritrovò a fissare un uomo che ospitava su di se un demonietto piccolo e con otto zampe...sembrava che gli stesse dicendo qualcosa all’orecchio.
Notò che l’uomo s’innervosiva sempre di più: aspettava l’autobus
guardando ripetutamente l’orologio e picchiettando il piede.
Quando arrivò, l’uomo scacciò malamente
la gente accanto a se, spingendo e imprecando in tutte le direzioni,
Alzò un ciglio sorpresa: allora la storiella del diavolo tentatore
non è poi tanto una favoletta!
Ridacchiò dentro di se, stringendo lo zaino. Incuriosita
afferrò lo specchietto che teneva nella tasca inferiore e si guardò: i capelli erano
a posto, gli occhi anche. Per adesso la protezione reggeva.
Bene.
Lo mosse su e in giù per guardarsi bene e vide uno scintillio
rosso, due occhi che la guardavano beffardi. Si voltò e non vide nulla. Aprì di
nuovo lo specchietto con una bizzarra sensazione.
“Sai che devi fare..”sussurrò
nel suo orecchio una voce calda e vibrante.
“E che devo fare, di grazia?”
domandò dentro di se con tono ironico, sicura che l’avrebbe sentita
“Il tuo lavoro..”
Safyia chiuse lo specchietto ficcandolo in tasca. Stava
cominciando ad abituarsi alle cose strambe e non si preoccupava “lo so? Tirami via questi cosi dai piedi, piuttosto, sono in
ritardo per il pranzo!” sussurrò dentro di se con un broncio
chilometrico, sentendo la sua sicurezza che s’incrinava.
Quando vide arrivare il suo autobus,
tirò un sospiro di sollievo. Cercò di salire ma era troppo
affollato e fu ribattuta in strada ad aspettarne un altro. Come fa un jumbo a
riempirsi in quel modo, ancora me lo chiedo! Pensò seccata sedendosi sotto
la pensilina che si era fortunatamente svuotata. Tirò le gambe a se, mentre un demone
dallo strano aspetto di cane le annusava le Adidas “è inutile che ci provi”
borbottò mentalmente, rendendosi conto che l’avevano circondata.
Poggiò il gomito sulla gamba e il mento sulla mano. Porca misera, me li tirerò tutti fino a casa.
Adrien scese dall’autobus guardandosi attorno…ora, da che
parte doveva andare? Stette a guardare la strada con aria pensosa, grattandosi
la fronte più volte. Destra…no sinistra, decise seguendo un
istinto.
Adrien! Lo vide
poco lontano da lei. Mise i piedi in terra schiacciando il
muso di un demone “ti ci sta bene, nasone!” esclamò facendogli un
gestaccio e mettendosi a correre in mezzo alla strada, facendo suonare clacson
e imprecare la gente. Si voltò e vide lo stuolo di demoni che le correva dietro, a due e quattro zampe. Porca miseria!
“Adrien!” urlò stringendo lo zaino a se “fa qualcosa!”
esclamò quando lo vide girarsi con un sorriso che gli morì sul volto
immediatamente.
Mai visti così tanti e tutti
insieme!
Si cercò nelle tasche qualcosa di adeguato
per la situazione, ma non fece neanche in tempo ad estrarre il suo solito
amuleto che un violento scoppio disintegrò la folla demoniaca.
”Però, sei bravo!” esclamò la ragazza nascondendosi dietro di lui.
“Sei un grande!” lo sgomitò, esagerando volutamente le frasi.”E’ giusto, quando
uno è figo, è figo!”
“Non sono stato io” sbottò guardando i resti dei demoni che
si dissolvevano nell’aria.
Safyia perse tutta la sua verve e si
voltò ad osservare la scena perplessa.
Al centro del fumo rossastro e nero, emerse una figura
maschile che aveva notato mentre aspettava l’autobus: il ragazzo l’aveva fissata
per un po’ e lei aveva pensato che si trattasse del solito pecorone inopportuno.
Il ragazzo mise a posto lo strano aggeggio pieno di punte
che teneva in mano e che sembrava un riccio di mare di ossidiana.
“Lebeau…sempre il solito” mormorò avvicinandosi a loro.
Adrien sospirò e mugolò di nervosismo “che cavolo ci fai tu
qui?” domandò con aria visibilmente scocciata all’indirizzo del ragazzo che
sorrideva a Safyia che lo fissava incuriosita.
“Questa è la mia zona, che ci fai tu qui?” domandò seccato lo
strano individuo vestito di pelle dalla testa ai piedi che dava a Safyia l’idea
di un pollo arrosto delle rosticcerie sotto casa.
“Lavorate a zone? Tipo i
rappresentanti?” gli chiese sorpresa.
“Tipo i rappresentati. Simpatica la tua amica, frequenta gente un po’ strana, se devo
dirla tutta”
Safyia lo fissò staccandosi dal fianco di Adrien
e mettendosi le mani sui fianchi “mi stavano seguendo, punkettone fuori moda!”
esclamò irritata.
“Non ti stavano seguendo, ti aprivano il Passaggio” le disse
sicuro di se.
Adrien sussurrò a quelle parole “ti sarai sbagliato,
Guillaume”
Il ragazzo lo fissò sorridendo e facendo annodare l’intestino
di Safyia per il sorrisetto di scherno che aveva.
“Non sbaglio mai, lo sai…la tua
amica è una Reclutatrice con i controfiocchi!”
Safyia schioccò le dita di fronte al tipo che Adrien aveva
chiamato Guillaume e scrollò la mano nuda. Adrien si accorse immediatamente che
qualcosa mancava e la fulminò “e l’anello?”
“Mi hanno rapinato” gli disse in fretta senza filarlo più di
tanto. Si rivolse nuovamente al punkettone che guardava con un sorrisetto divertito
la faccia incupita di Lebeau e attirò la sua attenzione.
“Che è sta storia della Reclutatrice?
Che vuol dire? Parla con me invece di stronzeggiare con
questo qua dietro!” esclamò arrabbiata
Il ragazzo la guardò
parecchio incuriosito “significa esattamente quello che ho detto, cara mia!”
sghignazzò dandole una spintarella “sei una strappa-anime,
con una legione di demoni ai tuoi comandi”
Cara
mia?! Pensò Safyia stizzita “ma che avete voi Guardiani?
Sempre stronzi!” esclamò mettendo in mezzo Lebeau che la guardava sorpreso. Fortuna
che era carina e gentile...una volta!
Però quel
minchione di Guillaume si meritava quello e altro!
Si mise in mezzo ai due che si
guardavano male a vicenda “basta, ce ne andiamo. Addio
Guillaume, spero di non incontrarti mai più” borbottò
spingendo via una recalcitrante Safyia che smaniava per prenderlo a calci.
“No e no, fammi dare un pugno a
quel darkettone antipatico!” sbraitò di vincolandosi
e cercando di oltrepassarlo.
“No, sei anche senza protezione!” la
rimproverò prendendole la mano nuda “e la catenina?!” esclamò
vedendole il collo ferito
“Te l’ho detto che mi hanno rapinato.
Ho anche perso il cellulare e soldi” borbottò
innervosita. Si voltò a guardare il ragazzo che se ne stava comodamente
appoggiato alla pensilina dell’autobus e sorrideva.
“Quel tipo mi fa venire i nervi solo
a guardarlo!” esclamò mentre Adrien la spingeva via “lo so, anche
a me… è nella sua natura, infastidire la gente.”
Safyia fece un
sorrisetto malizioso “ho capito, li fa secchi così i demoni. Li
stordisce con i suoi sorrisetti acidi e le battutine stupide! I poverini muoiono di noia!” esclamò facendolo scoppiare a ridere.
Safyia restò a guardarlo mentre il
pensiero di Guillaume le passava di mente. È così carino…e poi la stava quasi abbracciando.
Gli si strinse di più vicino e li
vide tornare serio e fissarla stranamente. Si fermarono poco distante, dopo
aver svoltato un angolo ed essersi infilati in una stradina
poco frequentata, completamente dimentichi della loro destinazione.
“Certo che sei forte…non avevi
paura, con tutti quei bavosi alle calcagna?” le domandò accarezzandole i
capelli e facendola sorridere.
“No…non mi vedevano. Li ho studiati
mentre mi annusavano: sai che il diavoletto tentatore sulla spalla esiste
veramente?” gli disse divertita avvicinandosi un po’ a lui.
“Si? E come è
fatto?” le domandò anche se lo sapeva benissimo, anche se non l’aveva mai visto
all’opera “come ti tenta?”
Safyia sorrise e gli si avvicinò
ancora di più fin quasi a toccarlo “è piccolo e ha
otto zampe. Si mette sulla tua spalla e sussurra le cattiverie all’orecchio
“mormorò alzandosi in punta di piedi e avvicinandosi al suo orecchio “…così…ha
fatto arrabbiare un vecchietto. Adesso capisco..” Si
voltò e lo vide fissarle le labbra intensamente “..tante
cose..”
***
…Assenza
di rumori…
…tumtum…
Cos’è?
Safyia
sentì come in un sogno la mano di Adrien che saliva a
sfiorarle la guancia e il suo respiro caldo sul volto.
Caldo, troppo caldo…è rovente! Pensò
cercando di allontanarsi e rimanendo immobile. Sentì il suo corpo che la
sfiorava e il braccio che girava attorno alla vita lentamente.
È un sogno? Un incubo? Si domandò
incerta.
Alzò
la testa e lo guardò negli occhi.
Azzurri,
limpidi.
E’ Adrien, si disse
sicura.
***
Mentre la
stringeva sempre di più, al di fuori di lei, i rumori della strada
continuavano, Adrien la fissò preoccupato. Era andata in catalessi? “Safyia! Gridò
scrollandola.
***
Safyia
lo vedeva avvicinarsi. Emozionata si protese verso il
bacio che sognava da giorni e socchiuse gli occhi.
Un
barluginio rosso che non doveva esserci…. non nei suoi occhi! Pensò d’un tratto fra le
ciglia socchiuse.
“Tu
non sei Adrien!” esclamò sconcertata.
“Non
sono lui” ammise tranquillamente la voce
attorno a lei. “Ma posso essere chiunque tu
voglia io sia”
Safyia
lo guardò notando che i capelli erano più lunghi e che la
pelle era fredda e bollente al tempo stesso.
Un’altra volta, pensò sentendo una voce
che la chiamava.
***
“Safyia!”
La ragazza si riprese all’improvviso,
sbattendo gli occhi per un po’ e allontanando Adrien di forza.
“Tu sei vero?” domandò con aria
perplessa e triste, sull’orlo delle lacrime.
Il Guardiano la fissò
cupo “è tornato e si è spacciato per me?” le disse secco. Lei annuì più
volte restando sempre a debita distanza.
Brutto bastardo! Era un modo per tenerla
lontano da lui!
“Che cos’è
una Reclutatrice?” gli domandò con voce flebile e bassa.
Adrien la guardò raccogliendo lo
zainetto che aveva posato a terra e mettendoselo in spalla. “Il classico
diavolo che ti prende l’anima in cambio di ricchezza, salute, amore…la solita
storiella trita e ritrita” le spiegò arrabbiato mentre camminavano verso casa.
Safyia bisbigliò un assenso. Si
fermò tirandolo a se “e io ti sembro una strappa anime?” mormorò ricalcando le
parole di quell’odioso di Guillaume.
Adrien la guardò
serio, poi si addolcì “io te la venderei molto volentieri”
A quelle parole la vide arrossire. “Davvero?”
Safyia girò il viso accaldato e si avvicinò leggermente mentre lui annuiva. “Mi
fa piacere” sussurrò prendendogli lo zainetto.
Mentre passeggiavano in silenzio, lei
lo guardò di sottecchi “mi dispiace aver perso la tua catenina e l’anello...il prossimo fallo di legno o di acciaio, così non me
lo rubano”
Adrien la guardò con un’idea
migliore in mente “che disgrazia, sarò costretto a venirti a prendere tutti i
giorni mentre cerco i materiali necessari”
Safyia si aprì in un sorriso felice
“che disgrazia!”
“Immensa”
Un’ora più tardi Safyia lo guardava
male: se n’era uscito con un’altra delle sue diavolerie.
“Niente droghe o robe strane e
niente messe nere!” ribadì per l’ennesima volta.
Adrien le scoccò un’occhiata
fintamente irritata. Le mise davanti un blocco e una matita su cui erano annotate un sacco di domande
Lo guardò interrogativa e lui si
schiarì la voce. “Non me le ricordo tutte in una volta. Le ho appuntate!
Rispondi e non scocciare mentre io tiro giù il pino per farti uno scudo più
resistente”
Safyia ridacchiò e cominciò dalla
prima. Beh, non l’età ci poteva stare
…scribacchiò velocemente senza neanche pensarci su e si bloccò su una
arrossendo in maniera notevole “ma che...cosa ti interessa?!”
esclamò al nulla osservando dalla finestra Adrien che se ne stava in giardino a
raccogliere erbe strane. L’aprì visibilmente scocciata e gli tirò la matita in
testa.
“Ahio!”esclamò alzando la testa
verso l’albero.
“Spero ti cada una pigna in
testa!”esclamò la ragazza rossa.
“Perchè?” domandò innocentemente
massaggiandosi il capo e raccogliendo la matita dal terreno.
“La 18! Che cavolo di domanda è?!” urlò stizzita.
Adrien capì a cosa si riferiva e
cincischiò col trifoglio “l’ho messa per ultima, dammene atto” le disse a bassa
voce.
“Non ti do proprio niente! Ma cosa ti…non farti idee strane!” esclamò balzando
all’esterno.
A quelle parole, Adrien prese il
questionario e lo posò accanto a se “era fondamentale per capire certe cose e
per decidere il grado di dolore di infliggere allo stronzo “borbottò a bassa
voce leggicchiando qua e la. Si fermò sulla sua età e
sgranò gli occhi. 25 anni…la storia del quarto di secolo! Quanto ci andavano a nozze,
quelli!
“E’ fondamentale?” domandò Safyia
con voce minacciosa.
“Su certe cose si” borbottò a mezza
bocca: non
va per niente bene!
“Se mi
dici una stronzata, ti sparo!”l’avvertì riprendendosi il questionario e guardandolo
“ridi di questo e avrai una morte lenta e dolorosissima!”
Scribacchiò velocemente la risposta
e glielo tirò in testa, facendolo imprecare fra se. Tornò dentro casa col viso
rosso, imbarazzata fino alle ossa.
Adrien non resse la curiosità a
lungo. Spizzò la risposta sbiancando completamente. Perfetto! La frittata era fatta!
Il risultato della sua indagine troppo
approfondita, fu un mutismo estremo della ragazza che si tappò in camera
bofonchiando che non aveva fame e che doveva studiare. Adrien guardò la porta
chiusa dubbioso. Non era neanche periodo di esami,
quindi gli aveva detto una balla vera e propria. Socchiuse la porta e la vide
sdraiata sul letto con il walkman e gli occhi chiusi. Dondolava una gamba
leggermente, accarezzandosi lo stomaco scoperto con le dita che battevano il
tempo e i capelli sparsi sul copriletto.
‘..And
just smile all night at somebody new, Somebody not too bright but sweet and
kind who would try to get you off my mind.
I
could leave this agony behind which is just what I'd do if I wanted to,
But
I don't want to get over you.. ‘
Era bellissima. E
intonata. Lo attraeva come una falena viene attratta
dalla luce…la morte certa!
‘..I
don't want to get over love. I could listen to my therapist, pretend you don't
exist
And
not have to dream of what I dream of..’
Si avvicinò, sedendosi accanto a
lei. Le tolse una cuffietta. Safyia balzò a sedere lanciando un’urletto. “Oddio
che paura!” esclamò dandogli un colpetto sul braccio.
“Immagino che la sopra ci sia tutta
la lezione registrata!” le disse ironicamente mettendosi la cuffietta. Restò
sorpreso sentendola ascoltare un brano dolce.
Che caso,
aveva la compilation.
“La smetti di impicciarti della mia
vita privata? E mollala” esclamò arrossendo e
spegnendo il walkman. Strappò via il jack degli
auricolari e nascose il lettore dentro il comodino.
Adrien la guardò senza emettere un
fiato. Gettò la cuffietta sul letto e la vide sbuffare.
“Se ti piacciono i Magnetic Fields di la c’è l’ultima grande fatica” le disse mezzo seccato,
lasciandola da sola.
Certe tipe non le capisco proprio…qual è il grande problema di questa ragazza?
Essere arrivata alla sua età senza aver avuto rapporti sessuali? E io che dovrei dire che sto in astinenza da mesi?!
Non mi guardate in quel modo!
Non mi era neanche passato per
l’anticamera del cervello di andarle a chiedere una cosa del genere, ma visto che quelle schifezze abominevoli ne hanno una passione
sfrenata, soprattutto i Procreatori, devo premunirmi! Tanto non posso
avvicinarla neanche non un dito!
Sento la porta che si apre e la
vedo emergere dalla stanza con aria contrita. Mi guarda appena, tormentandosi
le maniche lunghe della maglietta “scusami..” Mormora avvicinandosi un po’ al tavolo ingombro di boccette e
polveri ed erbe essiccate. Guarda i libri con sospetto “ che fai? Ti
posso aiutare?” mi domanda giocando con un disco di ferro lavorato che funziona
come un vape elettrico.
Li ammazza stecchiti!
Scuoto la testa guardando
l’orologio sul muro. Devo andare a fare la ronda. “Io devo uscire, sta qui e
non fare danni” borbotto alzandomi e passandole accanto, il più freddamente
possibile. Sento i suoi occhi sulla schiena mentre mi allontano per prendere un
paio di amuleti e qualche accendino di scorta. Ho
bisogno di fumare per calmarmi i nervi.
Quando
esco, le lanciò un’occhiata veloce e la vedo sfogliare le pagine del Bestiario
con interesse.
Cammino in strada con la seria
intenzione di fare il culo a qualche demone, stasera.
Safyia mi piace e non ci posso
uscire normalmente, come con qualsiasi altra ragazza, perché mi ritroverei un
esercito di demoni alle spalle e certamente non passeremmo una serata
romantica!
Safyia mi piace parecchio e non
posso spingermi più in la di un bacio…Arrivarci al bacio! Di questo passo
morirò di vecchiaia!
Safyia è bellissima, dorme nel mio
letto e lo cosparge di quel profumo buonissimo che usa e che mi fa girare la
testa.
Safyia…Safyia è davanti a me!
Guardo la figuretta che è sbucata
dal nulla, stretta nel giubbotto pesante con un’aria ansiosa che mi lascia
senza parole.
“Che fai
qui? Mi hai seguito?!” le domando mezzo incazzato ma col
cuore che balla il flamenco meglio di Joaqin Cortès.
“Si…vengo con te e ti aiuto”
Dalla sua voce ha già deciso. “Non
se ne parla neanche, fila a casa!”
“Fascista!” esclama con le mani sui
fianchi e lo sguardo furioso “sto più al sicuro con te
che in quella casa da sola. E poi quell’odore d’incenso mi fa venire il mal di
testa.”
Mi prende per mano stringendola con
decisione. “Dove si va a bagordare?”
“Tu vai di filato a casa e senza
discutere!”
Mi libero dalla sua presa un pò
troppo in fretta e la ferisco con l’anello che porto al medio destro.Lei si guarda il graffio e poi abbassa la
testa, sorpassandomi e dirigendosi -spero- verso
casa.
Abbasso le braccia colpendomi i
fianchi. Alzo gli occhi al cielo e guardo le stelle, poche in verità…è
leggermente nuvoloso “se è una qualche cazzo di prova
che non riesco a capire, mandami un
segno” mormoro depresso.
‘Here comes the rain again, Falling on my head like a memory, Falling on
my head like a new emotion
‘Here comes the
rain again, Falling on my head like a memory, Falling on my head like a new
emotion.
I want to walk
in the open wind, I want to talk like lovers do, I want to dive into your ocean.’
Mi risuona in mente questa canzoncina scema, mentre guardo Safyia
allontanarsi.
Si prenderà un raffreddore...e poi non si sa
mai, col cattivo tempo, gli Strisciatori vengono fuori delle fogne.
Le vado dietro chiamandola più volte. La vedo fermarsi
vicino ad una pozzanghera piccola piccola, appena
formata. Si gira verso di me sbattendo gli occhi e togliendosi le gocce di
pioggia dalla fronte.
Mi fissa sospettosa, scrutandomi da capo a piedi.
La prendo per mano tirandola nella mia
direzione “io vado all’obitorio, poi non ti lamentare!” l’avverto col
mio miglior tono incazzato.
”Sissignore!” esclama divertita, stringendomi forte la mano.
Questa cosa non solo è vietata,
vietatissima, ma anche parecchio sbagliata. Non dovrei portarmela appresso con
una protezione scarsa ad ammazzare demoni.
Faccio schifo come Guardiano, la farò
uccidere.
La temperatura si sta abbassando e se non smette di piovere,
una polmonite non ce la toglie nessuno. Mi dirigo verso i
palazzi, le tettoie ci ripareranno un po’.
Sento che si ferma e la guardo incuriosito “guarda che all’obitorio
sono tutti morti” le dico scherzando sperando che si tratti di paura.
“Lo so…ho un’amica che fa medicina e mi ha costretto a
seguire una lezione di anatomia. Secondo lei, la pelle delle salme sembra pollo.” Ridacchia sempre
ferma nella sua posizione.
Osservo alcune goccette che cadono sul suo naso e sulle
guance e istintivamente gliele tolgo. È il modo in cui socchiude gli occhi che
mi fa svegliare tutto insieme.
“Andiamo” le dico come un’idiota, buttando all’aria
l’opportunità di baciarla.
Si sarà sicuramente arrabbiata.
Le getto un’occhiata e incontro il suo sguardo assente.
Quello è male...molto molto male!
La presa si è allentata nella mia
mano. Con una scusa mi lascia per prendere il fazzoletto e soffiarsi il naso.
La mette in tasca senza un fiato.
Quando
arriviamo all’obitorio, la vedo sbirciare dentro incuriosita. “Quanti ce ne saranno secondo te?” mi domanda a bassa voce sgusciando
all’interno senza farci vedere dalla guardia.
“Mah…uno, massimo
due”rispondo soprappensiero. “I Dissimulatori non amano stare in compagnia”
Sento il loro lento masticare e
reprimo un moto di disgusto.
“Ma lo senti
anche tu?” mi domanda con aria schifata.”Sembra rumore di mandibole”
“E’ rumore di mandibole. Devono essere un paio” borbotto a bassa voce accostandosi al
muro e guardando la sala illuminata e fredda.
“C’è stato un incidente un paio di
giorni fa…sono morte un sacco di persone” mi ricorda
Safyia a bassa voce. Si appoggia a me per guardare, trattenendo i capelli bagnati
con la mano.
“Brrr..e secondo loro la carne congelata è buona?” sussurra
osservando i due che stanno divorando uan salma.
“Preferisco una sana bistecca ben
cotta” brontolo frugandomi in una tasca e ignorando la sua mano poggiata sul
mio torace. In quel punto sento un caldo spaventoso.
“Anche
io!” esclama a bassa voce guardandomi per qualche secondo.
“Ma non ti fanno neanche un po’
senso?” le domando sorpreso. Io la prima volta ho vomitato, lo ammetto spudoratamente.
“Un po’…non tanto.” Afferma a
bassa voce scendendo con gli occhi a livello della mano che fa scivolare
leggermente verso lo stomaco.
Se mi brucio anche questa opportunità sono un vero idiota. Fanculo al Codice!
Sto per baciarla come Dio comanda,
quando sento un movimento accanto a me. Anche Safyia si gira e resta a guardare
uno Strisciatore che avanza sul pavimento.
“Quello che cavolo è?” domanda
allarmata alzando un po’ la voce.
Le tappo la bocca facendole segno
di stare zitta. Meglio non tirarceli addosso tutti
insieme.
Safyia osserva quella roba
molliccia senza arti simile ad un gigantesco verme che striscia in una
pozzanghera melmosa.
“Dio che puzza...sto per vomitare”
Come pronuncia quel nome, sento lo
schifo gorgogliare. Non ci avevo mai fatto caso! Sarà perché li prendo a
parolacce, invece di usare nomi sacri.
Gli Strisciatori vivono nelle
fogne e si cibano di escrementi e di tutto lo skifo che arriva dalle tubature. Non fanno grandi
danni e personalmente non me ne preoccupo, ma ogni tanto mi tocca scendere giù
a stanarli un po’. Sembra di giocare a Doom, in qui casi.
Sarebbe divertente se non dovessi
buttare ogni volta i vestiti e se non mi venisse la nausea per il cattivo
odore.
Sento Safyia tremare. Ha paura del
melmoso? La guardo e vedo che è arrabbiata. “Quel disgraziato inopportuno!”
sibila lasciandomi andare e inchinandosi verso di lui. “Ehi coso! Hai
interrotto un mezzo bacio. Già questo è rimbambito di suo, lo sai quanto mi ci
vorrà per far si che accada nuovamente?!” sbotta
prendendolo a calci e facendolo volare la melma ovunque.
“Safyia!” mormoro incredulo. Ma questa chi è, in realtà?!
Safyia lo guarda male e poi
allunga una mano verso di me “come lo stendi questo?
“In genere con un po’ di alcool e un accendino.
“Passa l’occorrente. Tu nel
frattempo togliti dalla schiena quel divora-cadaveri
che ti sta guardando fisso da cinque minuti”
Ha parlato con un tono tranquillo
e pacato che mi ha ghiacciato il sangue. Sento il
masticatore folle muoversi alle mie spalle col suo compagno e infilo una mano sotto
il cappotto fradicio.
Tiro l’occorrente alla ragazza che
continua a giocherellare con lo Strisciatore e mi dedico ai due che grattano il
pavimento con le zampe.
Dieci minuti dopo, c’è un odore di
bruciaticcio che fa davvero vomitare. Usciamo fuori trattenendo il fiato. Fortuna che ha smesso di piovere.
Safyia si odora i vestiti e fa una
faccia disgustata “ma che schifo! Dovrò lavarli tre volte
minimo” esclama togliendosi il giacchetto e sventolandolo all’aria.
Sotto ha solo una maglietta pesante che lascia intravedere la bellissima e
perfetta forma del suo seno.
“Ti ho trovato un lavoretto
part-time” affermo dirigendomi verso casa. Lei mi viene dietro continuando ad
odorare il giacchetto.
“Si?” esclama allegra.”Faccio
fuori demoni con te? Mi dovrai insegnare tutta quella roba che sta sui libri?
Per adesso il Bestiario lo so a memoria, non capisco niente di latino, ma con
un po’ di sforzo….”
“Ne devo parlare con padre John”
brontolo pensando che la cosa è veramente fuori controllo.
In teoria lei doveva essere la
vittima piangente tentata dal Diavolo e io l’eroe supercazzuto
che la salva e si becca la fanciulla. Nei film succede
così!
La guardo di traverso e noto che
ha un sorrisetto malizioso...sarà un casino. Immagino già le urla di Johnny e della Superiora!
***
“Ripeti un pò la tua assurda
proposta”
La voce
incazzata di padre John è tutto un programma. Per farlo incavolare
ancora di più, mi accendo una sigaretta. Safyia ci guarda a turno con un
sorrisetto divertito e si dondola sulla sedia, cosa che irrita il vecchio
prete. Lei non lo sai ed io non glielo dirò di certo!
Suor Concepta è seriamente
preoccupata, si vede dalla faccia buia che ha. Si rivolgono a Safyia cercando
in lei un appoggio “figliola non puoi seriamente
pensare di fare questo lavoro! Anche se hai il dono di
vedere quegli adepti del Diavolo, ti ricordo che sei sempre Tentata”
Lei alza le spalle e rivolge un
sorriso a padre John che si rabbonisce immediatamente.
“Posso stare tranquilla, grazie
alla protezione del signor Lebeau”
Beh?! Niente più Adrien?! Almeno
il bacio della buonanotte, penso avrei dovuto
darglielo, a questo punto!
“…e poi è stato divertente, sempre
meglio che starsene a casa a tremare di paura e
aspettare che quel tipo che non ricordo si faccia vivo!” ribatte con foga.
Suor Concepta si sente in colpa
per quello che è successo nel convento e non dice una parola. Mi dispiace per
la suoretta. Se ne sta seduta con le mani abbandonate sul grembo e ascolta la
ragazza che espone con un’argomentazione seria e profonda, le sue ragioni.
Cavolo, questa
mi da una pista nella dialettica!
Padre John la fissa negli occhi.
Lo fa sempre quando vuole coglierti in fallo. Lei non fa neanche una pieghetta
piccola piccola e resta a guardarlo, sempre con
quelsorriso gentile, sbattendo appena
gli occhi.
Il prete si rilassa contro la sedia
e sospira “abbiamo ricevuto la visita di Guillaume. Secondo lui la ragazza è una futura Reclutatrice” afferma fermandomi un attimo il
respiro.
Non faccio neanche in tempo a
ribattere che Safyia salta su innervosita. “Quel darkettone
fuori moda non ci capisce un cavolo!” esclama meravigliando i presenti e il
sottoscritto.
“Il signor Lebeau è stato esauriente nella spiegazione. Non
me ne andrò in giro a contrattare anime, il settore
marketing non è il mio forte” spiega alzando un dito con un’aria serissima.
Il signor Lebeau….che tragedia!
Perché non gliel’ho dato, quel bacio?!
“Le hai detto il resto?”
La voce di padre John mi distrae dai miei pensieri di farmi
eremita in qualche grotta lontana, isolata dal resto del mondo. “No” affermo
aspettando lo scoppio di rabbia del prete.
Lo vedo sospirare esaurito “Adrien…a volte penso che il
Signore ce l’abbia davvero con te”
Mh…che piacere sentirsi dire una cosa del
genere dopo aver passato la serata ad ammazzare demonietti divora salme.
La ragazza non mi fila più e devo anche sentirmi dire…”lo
penso anche io!” sospiro depresso.
Safyia mi guarda stranamente. “Cosa
non mi ha detto?” domanda con tono ansioso.
E mi da del lei..,di nuovo!
“Ti sta tentando un Procreatore: vuole disseminare la sua
discendenza su nostro piano e allo stesso tempo vuole usarti come strappa-anime…questo perché sei bellissima” affermo
sperando che non trapeli troppa verità in quest’ultima affermazione.
La vedo sbattere gli occhi con aria perplessa “ah..” Mormora sedendo nuovamente piuttosto rigida.
“Beh se non trovo lavoro col mio corso di studi ho un futuro
assicurato” afferma con voce atona. Si sposta i capelli da un orecchio mettendo
in bella mostra il suo profilo adorabile che bacerei
seduta stante.
“Potrei andarmene in giro con una stilografica caricata a
sangue e a contrattare anime in cambio di future ricchezze…” continua a
borbottare accavallando quelle gambe meravigliose che personalmente non ho ancora visto e che sarà praticamente impossibile
accarezzare dopo questa rivelazione.
Safyia prende fiato e guarda padre John “dopo questo penso che dovreste permettermi di rimanere col signor
Lebeau e magari dotarmi di protezioni adeguate.” Afferma con voce decisa. La
vedo aggiustarsi la maglietta sullo stomaco piatto e guardare fisso il vecchio
prete.
L’ha fregato alla grande! Ma questa
donna è geniale!
I due si guardano a lungo. Suor Concepta gli fa segno
affermativo.
Il vecchio ci osserva con aria seccata. “Se
le succede qualcosa, ti mando a chiedere la carità!” sbotta prendendosela con
me...ovviamente!
Dopo un momento si alza e sposta un quadro dietro il quale,
è celata una cassaforte. Non ci posso credere, lo sta
facendo veramente.
Padre John tira fuori una catenina identica alla mia e la
porge alla ragazza che non emette un fiato.
“Quest’oro è stato benedetto dal papa in persona. È il più
potente amuleto che possiamo fornirti; non toglierlo mai e non perderlo.” Le dice con voce bassa e greve.
Safyia annuisce e sposta i capelli mentre il prete glielo
mette al collo.
“Sei sotto la porzione permanente della Madre Chiesa. Abbi
cura di te e di quel…” fa un gesto nella mia direzione. Safyia mi guarda per un
secondo e annuisce. Sembra arrabbiata adesso.
Quando usciamo non mi rivolge la
parola per buona parte del tragitto. Poi si volta verso di me e vedo la
crocetta che brilla sulla pelle abbronzata e la rende ancora più attraente.
“Ho tenuto quella
sceneggiata solo per restare con te! Adesso sputi l’osso e mi racconti tutta la verità! E se non mi baci
adesso, in questo preciso istante, me ne vado in giro a reclutare un po’ di
anime per la parte avversa!”
Safyia lo fissava respirando affannosamente per la foga con la quale
aveva esposto il suo discorso, consapevole che le sue par
Safyia lo fissava respirando affannosamente per la foga con
la quale aveva esposto il suo discorso, consapevole che le sue parole sarebbero
cadute nel vuoto.
Il sole tiepido la illuminava interamente. Piantata di
fronte ad Adrien, lo guardava senza emettere un fiato.
Hai fatto la figura
della stupida! Si disse riprendendosi e dandogli le spalle, vergognandosi
dello sfogo e della sua richiesta disperata.
Adrien la lasciò allontanare. Dopo questa,
non ci sarebbero state altre occasioni per avvicinarla, perché ormai l’odiava a
morte: non c’è cosa peggiore per una donna che sentirsi rifiutare da un uomo.
Si appoggiò al muro e tirò fuori della tasca il pacchetto di
sigarette. Pigramente ne accese una, guardando il
viavai di persone che affollavano la strada.
Camminò a vuoto per un po’, finchè i suoi
piedi non lo portarono nella biblioteca comunale. Si sedette ad un
tavolo, tenendo davanti a se un librone che doveva consultare da parecchio
tempo a quella parte.
Dopo due ore e senza averci capito niente della lettura,
tornò a casa e la trovò stranamente silenziosa.
Si cominciò a preoccupare quando non la vide tornare. Guardò
l’orologio. Erano le nove e lui doveva cominciare il suo giro.
Il confessorio con Olivia era l’unica cosa che la tirava su
di morale. Aveva giricchiato un po’ per la città per poi tirare dritto a casa
dell’amica che l’avrebbe ospitata volentieri per la notte.
“Grazie! Come posso ripagarti?” le chiese
seduta sul letto a sfogliare distrattamente le riviste che l’amica
comprava in quantità industriali.
“Raccontandomi che sta succedendo!” esclamò balzandosi di
lei e ficcandole un ginocchio nel fianco “mi vuoi dire chi è sto tipo o devo
malmenarti di santa ragione?” insistette dandole fastidio. Safyia la picchiò
per un po’ con la rivista arrotolata e poi la lasciò cadere.
“La mia passione per i tipi strani ha raggiunto i limiti” le
disse a bassa voce mezza depressa. “Ti ricordi? ‘Se
non sono strani, non ci piacciono’ era il nostro
motto!”
Olivia annuì decisamente “la
normalità mi spaventa!” la rimbeccò con al voce da professoressa. Le diede uno
schiaffetto leggero sul sedere che la fece saltare “andiamo a folleggiare” le
propose d’un tratto. La vide sollevare le sopracciglia
comicamente e Safyia la fissò con aria maliziosa.
“Ma si…che diavolo!”
Il bar di Eudora ospitava un altro
concerto rock. Le due ragazze ci andavano a nozze, perché era sempre pieno di
gente di tutti i tipi. Si guardarono attorno con un mezzo intento di ubriacarsi
per affogare i dispiaceri, che si esaurì subito, quando si avvicinarono al
bancone e lo trovarono affollato da una squadra di calcio appena uscita dagli
allenamenti.
“Io me ne vado, non li sopporto!” sbottò Safyia con un odio
patologico per tutto ciò che riguardava il calcio.
“Approvato, spostiamoci nell’altro angolo”
L’amica la tirò verso il fondo, vicino al gruppo che suonava
e Safyia restò impalata a guardare il bassista che le sorrideva.
“Oddio! Ma è serata!”esclamò infuriata.
Guillaume le strizzò l’occhio e tornò a dedicarsi ai suoi
affari. Safyia si battè una mano sulla fronte con aria distrutta. Notò che
anche il ragazzo aveva quel laccetto attorno alcollo…incuriosita si guardò attorno. Era
un modo per scovare gli eventuali Guardiani?
Stette un bel po’ ad osservare le persone. Quella donna era una di loro, pensò Safyia con sguardo perso
nella folla.
La donna con alti stivali e una minigonna che faceva
rabbrividire tutto il settore maschile seduta con una ragazzina che sembrava un po’ troppo piccola per fare la Guardiana…però
aveva la stessa crocetta attorno al collo.
Quando la canzone finì con una schitarrata
che le fece tremare i bicchiere di vetro spesso, Safyia si riprese. Osservò con
nervosismo crescente Guillaume che si avvicinava e le sorrideva in quel modo
acido che la ragazza detestava.
“Hai fatto colpo sul bassista” le disse Olivia compiaciuta.
“Glielo darei in testa, un colpo”ribatté sorprendendola.
“Perché, lo conosci?”
“Purtroppo ho avuto il dispiacere!” esclamò Safyia mettendo
i piedi sulla sedia libera e impedendo al ragazzo di sedersi.
“Salve Reclutatrice, quanti ne hai già presi
stasera?” le domandò tirandola via violentemente e facendola quasi cadere. Si
sedette senza neanche presentarsi ad Olivia che lo guardava meravigliata.
Safyia mosse il collo e gli mostrò la catenina “che ne dici?
Direttamente dalle mani di padre John”
Guillaume la fissò leggermente sorpreso e si appoggiò allo
schienale “fatto sta che senza quella roba, sei sempre una strappa-anime!”
la rimbeccò mentre Olivia li guardava senza capire.
“Non sei stato invitato, fuori dai
piedi!” sibilò infuriata alzandosi lentamente. Vide la donna e la ragazzina che
si spostavano verso di lei e le guardò con aria
nervosa. “Sono con un’amica per rilassarmi” gli disse a bassa voce indicando la
ragazza che non si raccapezzava.
“E quel coglione di Lebeau ti lascia
andare in giro così? Ti ha spiegato i fondamentali o è stato troppo occupato a
drogarsi? Non sei capita molto bene..”
Safyia lo fissò senza aprire bocca.
Afferrò la borsetta lanciando un’occhiata ad Olivia che si
affrettò a seguirla “andiamocene, prima che commetta un omicidio” esclamò
guardandolo di traverso.
Guillaume non si mosse di un millimetro mentre lei lo urtava
di proposito.
“Gliel’hai già strappata, l’anima a quel poveraccio?” le
domandò fermandola con una presa decisa.
Safyia si voltò con aria grave e si abbassò ringhiando
“no...l’ha presa lui a me!”
La mattina dopo, si recò a casa di Adrien,
formalmente costretta dai libri che doveva prendere per la lezione. Entrò in
punta di piedi facendo meno rumore possibile e trovò il proprietario di casa
che dormiva sul divano con un libro aperto sulle ginocchia, profondamente
sopito.
Provò un’ondata di vergogna per quello che gli aveva detto:
l’aveva praticamente implorato di baciarla e il
risultato era stato quello sguardo di compatimento che le aveva lanciato.
Prese i libri e i quaderni ed uscì in fretta con un magone in gola che non la faceva respirare.
Ora che aveva protezione sufficiente, poteva anche
tornarsene a casa sua.
Si, avrebbe fatto così.
***
‘I've gotta
tell you, What a state i'm in, I've gotta tell you, in my loudest tone, That i
started looking for a warning sign.
When the truth
is... I miss you, Yeah the truth is, That i miss you so and the truth is, That i miss you so.’
Safyia
continuava ad ascoltare quella canzone con un’aria affranta che non la faceva
concentrare. Si appoggiò al tronco dell’albero e sospirò, lasciando
cadere la penna sull’erbetta rada. Il sole caldo filtrava fra i rami carichi di
foglie, creando giochi di luce sul suo viso. Tirò a se le gambe per non far
cadere le dispense e fece tornare indietro la canzone. La sai a memoria, si
disse scioccamente. E le faceva
anche venire da piangere!
Schiacciò il pulsantino cromato e si tolse le cuffiette.
Troppo silenzio. La faceva pensare e lei adesso non
voleva pensare a nulla.
Se le rimise con un sospiro. Questa non ci voleva, una
cotta del genere non me l’ero mai presa. Tamburellò la penna sui
foglipieni di grafici e scritte
minuscole e sospirò nuovamente. Sembrava un mantice… se continuo così mi verrà un enfisema
polmonare!
Chiuse gli occhi per qualche secondo mormorando le parole
della canzone. Mi manca così tanto..
Guardò l’orologio con aria contrita…non mi va di fare lezione, me ne voglio stare qua a piangere delle mie disgrazie
e a compatirmi fino in fondo!
Si accomodò meglio cercando nello zainetto un cd un po’ più
deprimente, tanto per toccare il fondo definitivamente.
Di solito l’aiutava a riprendersi: sentiva qualche canzone
smielata che la faceva rabbrividire normalmente e il disgusto le permetteva di
tornare alla sua solita vecchia verve.
***
‘Come up to
meet you, tell you I’m sorry, You don’t know how lovely you are. I have to find
you, tell you I need you, Tell you I set you apart..’
Adrien camminava per l’università cercando Safyia senza
sapere dove dirigersi. Ed era proprio grande quella
città universitaria….poteva essere ovunque.
Vide un albero appartato che sembrava fatto apposta per lui.
Ci si diresse senza immaginare che la Safyia fosse dall’altra parte del tronco,
in piena autoflagellazione.
S’inginocchiò appoggiando la schiena.
Si era comportato come un idiota con lei. Aveva ragione ad
essersene andata. Allungò una gamba e si mise seduto, cercando d’immaginare
dove potesse essersi cacciata.
Guardò l’orologio, pensando che forse fosse a lezione…esalò
un sospiro lungo un anno e si guardò attorno. Non era facile come l’altra
volta. Era pieno di ragazze dai capelli scuri e lunghi che correvano in tutte
le direzioni…non c’erano fantasmino pallidi con i classici segni della
Tentazione addosso.
‘I was lost, oh
yeah, Crossed lines I shouldn't have crossed, I was lost, oh yeah.
I was
scared,Tired and underprepared, But I
wait for you.
If you go, if
you go, Leave me down here on my own, Then I wait for you.’
Adrien canticchiava a bassa voce proprio mentre Safyia si
toglieva le cuffiette e lo sentiva dietro di lei. Trattenne il fiato
ascoltandolo, con quel groppo in gola che cresceva. Restò
nascosta dietro l’albero con espressione assorta finchè non lo sentì
tacere. Lentamente aggirò il tronco.
Aveva il viso voltato dall’altro lato e nonla vedeva. La sua presenza però fu
sufficiente a farlo voltare.
Safyia lo fissò duramente “che ci fai
qui?” domandò sedendosi sull’erba poco distante da lui. Adrien la guardò
da capo a piedi e non risposte. Si assicurò però che la catenina fosse al suo
posto e si alzò in piedi svogliatamente. “Ero passato per vedere se stavi
contrattando anime in cambio di esami.”
“Diventerei ricca in quel modo” gli rispose maledicendolo
per la sua freddezza. “Ho incontrato il tuo amichetto acido ieri sera con altre
due tipe strane...certo che voi Guardiani siete
parecchio stronzi! Sempre queste battutine stupide!” sbottò
saltando in piedi e afferrando lo zainetto con gli occhi lucidi. “Me ne torno a
casa mia, così puoi startene da solo a drogarti con quelle robe allucinogene.”
Adrien la vide toccarsi discretamente gli occhi. Fece una
smorfia che Safyia non capì e poi parlò, lasciandola a bocca aperta.
“A parte essere un peccatore con tutti i crismi sono anche
un drogato, è vero. Non puoi vedere quello che vedo io e restare sano di mente.
Tu ci riesci perché sei davvero una Reclutatrice con le contropalle.” Tacque un momento vedendola sbiancare. “Sono stato tutta
la notte a studiare il modo di tirarti fuori da questa
situazione e purtroppo non c’è. Fa parte della tua natura e tale resterai fino alla morte. A meno di non ammazzare il
Procreatore, cosa impossibile, oppure toglierti la vita, idea che sinceramente
ripudio perchè ti amo..” Fece una
pausa abbassando la voce “però è venuto fuori bene…pensavo peggio” le disse
con aria distratta.
Guardò a terra col viso teso “i Guardiani sono tutti stronzi
perché fra i nostri doveri c’è quello di non familiarizzare troppo con le
vittime, potremmo essere anche costretti ad ucciderle in casi disperati…per
questo...” Abbassò la voce un’altra volta e la guardò
“per questo tu ed io non possiamo…”
Safyia gli si avvicinò molto lentamente, quasi timorosa che
da un momento all’altro le desse un morso “non sono d’accordo su alcune cose”
mormorò lasciando cadere lo zainetto a terra “se lo sapevi
perché…?”
Adrien arretrò verso l’albero finchè non
ci fu più spazio sufficiente per muoversi “perché sono il peggior
Guardiano che potesse capitarti” affermò aspirando il profumo con un senso di
lieve smarrimento.
“Se mi fosse capitato Guillaume,
penso che a quest’ora sarei un mucchietto di polvere sparsa al vento” gli disse
secca. Lo fissò negli occhi e vide quanto ci stava male a sua volta.
“Si aggrava il problema, se anche io ti amo?” gli domandò
mezza imbarazzata.
“Direi di si..” Mormorò appena
sentendo la frenata del camion per i trasporti pesanti dentro di lui e un
operaio in miniatura gridare ‘ si costruisceeee’ a
squarciagola.
Safyia fece una smorfia osservandolo di sottecchi. Perché non si toglieva quelle mani dalle tasche e non la
abbracciava?
Memore della brutta figura non osò aprire bocca. In seguito
ad una dichiarazione, di solito, una si aspetta un bacio o altro. Adrien non
sembrava minimamente intenzionato a farlo.
Si arrabbiò a quella considerazione e lo colpì su un
braccio.
La guardò senza protestare. Dentro di lui, gli operai
fischiettavano allegramente, montando i blocchetti di un bel rosso
fiammeggiante con su l’immagine della ragazza.
Stordita dalla situazione anomala, Safyia di staccò da lui sentendosi ancora più triste di prima. Pensavo che queste stronzate di amori contrastati non esistessero più.
Adrien non resistette più. Che diavolo volevano
da lui? Gli avevo tolto una vita normale e costretto a
fare una cose che non approvava. Non gli avrebbero tolto anche lei.
“Safyia!”sbottò mentre si allontanava con le spalle rigide,
sentendo il cuore che andava in frantumi per la seconda volta.
“Che vuoi? Lasciami
in pace” gli gridò senza voltarsi. Quando sentì
che l’abbracciava lo lasciò fare.
“Ormai il danno è stato fatto..” Le
disse a bassa voce stringendola contro di se “che se ne vadano
tutti all’Inferno per quel che mi riguarda!”
Safyia sorrise con gli occhi leggermente lucidi “non sta
bene, che razza di Guardiano..” Mormorò sentendo che
la stava baciando su una guancia con più ardore della scorsa volta.
Saldamente ancorati l’uno all’altro, si allontanarono sotto
lo sguardo cupo di Guillaume che aveva osservato tutta la scena.
Portarla in uno di quei gradevoli localini in stile francese,
vicino casa mia! Uno di qui posti che fanno tanto europeo, vecchio stile…e che
voi ci crediate o no, io sono un tipo vecchio stile!
Ancora non l’ho baciata. Ci vuole l’atmosfera giusta, il
posto giusto e il momento giusto.
La vedo passarmi davanti con aria allegra e non riesco a
fare a meno di sorriderle come uno scemo.
Inspiro profondamente cercando di tornare alla realtà in cui
io me ne sto sepolto fra i libri e lei ascolta musica stravaccata sul mio letto
e ogni tanto mi viene a chiedere se mi serve qualcosa e mi svuota il
portacenere.
Devo baciarla, non posso fumare
stasera!
Mi alzo con aria decisa ed entro nella stanza, ammirandola
mentre mangiucchia una stecca di liquirizia della stessa lunghezza delTitanic.
Forza, invitala ad
uscire!
Ci vuole un posto carino, romantico e di classe. Non troppo leccato
o sclero.
Lei si toglie le cuffiette e mi guarda, rivolgendomi una
domanda silenziosa.
Mi schiarisco la voce e la osservo desiderando essere al
posto della stecchetta nera. “Pensavo..”
No, non così! Non
tradire debolezza e vai dritto al punto!
Safyia mi sorride avvicinandosi un po’ a
me. “Non farlo troppo, ti fa male” ridacchia allegra.
“Ti do un’ora di tempo per vestirti, si va a cena fuori!”
sbotto di colpo facendole quasi cadere la liquirizia di bocca.
Troppo duro? Naa.
“Un’ora sola? Stai scherzando! Devo
lavarmi i capelli…” si ferma di colpo e mi guarda “fuori via, via!” esclama
saltando giù dal letto.
Quando la porta di chiude
pesantemente mi viene spontaneo domandarmi due cose:
Primo: di quanto tempo ha bisogno una ragazza per lavarsi i
capelli, agghindarsi e truccarsi?
Secondo: tutti i miei abiti sono la dentro! Come faccio a
vestirmi?
E’ abbastanza puntuale, un ritardo di soli dieci minuti che
mi fanno gridare al miracolo. Questo perché aveva perso
qualcosa che non vuole rivelarmi. Spero che non sia un pezzo della
biancheria perché solo a guardarla potrei fare le flessioni senza mani.
Cercate di capirmi.
Arriva un po’ di corsa con un vestito che mi lascia senza
parole. “Adrien potresti..”
Cosa? Massaggiarti la schiena?
Accarezzarti le caviglie? Toglierti il reggiseno?
Mi porge un braccialetto che non riesce a chiudere. Trattengo
un sospiro di delusione: le mie erano nobili intenzioni!
Poi si gira verso di me, rimettendosi a posto i capelli e
inondandomi di profumo. Bellissima!
“Beh? Come sto? Spellati in complimenti, dai”
m’incita pavoneggiandosi.
Mi ha lasciato senza parole. Questo vestito è stato fatto
apposta per farci ammazzare di seghe mentali e fisiche.
Il mio sguardo deve essere parecchio eloquente perché la
vedo giocherellare con la borsetta, coordinata al vestito, leggermente a
disagio.
La porto in questo posto che adoro. È carino, intimo e c’è
sempre una musica di sottofondo fatta apposta per dichiarazioni e per baci
appassionati. Perfetto per stasera.
Non so se abbia capito le mie intenzioni, la vedo parecchio
agitata. Le prendo la mano e lei salta
“Scusa” borbotta ritirandola. “E’ carino qui”
Non è a disagio: sta letteralmente sprofondando
nell’agitazione “se vuoi torniamo a casa” le dico stupito. Cosa
crede, che le salterò addosso inpubblico? Non l’ho fatto nella mia accogliente tana,
figuriamoci qua!
“No!” risponde un pò troppo in fretta “è che non sono
abituata ad appuntamenti del genere. Non frequento questi posti con i miei
amici.”
“E dove vai di solito?” le domando
per farla parlare…magari si rilassa. Non sono minimamente
intenzionato a spostarmi di qui, finchè non sarò riuscito a ballare con
lei.
A casa sarebbe stato strano, qua invece è
perfetto!
Lei sorride agitando un bicchiere vuoto. “C’è un locale fichissimo che ospita sempre gruppi rock...la padrona è una
bella donna, piuttosto robusta.”
Eudora, penso
ringraziando i santi che si sono finalmente ricordati di me.
Sto per fare il fico con lei! Sto per farlo!
“Il bar di Eudora. E’ una mia
amica” dico sentendo una maschia vena di compiacimento che pulsa in tutto il
mio corpo. La vedo illuminarsi.
“Ci andiamo dopo?”
Ha detto dopo. C’è un dopo. Dopo la cena, allora!
Due ore dopo
C’era tutto!! Tutto!
L’atmosfera, il momento e il posto! George Micheal cantava
‘Kissing a Fool’ e Safyia ballava fra le mie braccia sorridendomi a pochi
centimetri dalle mie labbra.
Era dolce e indifesa e io ne stavo per approfittare come
cristo comanda...quando è apparso un fottuttissimo bavoso a guastarmi la serata!
Penso di non essermi mai incazzato più di così!
Non poteva apparire mentre mangiavamo o aspettavo il conto.
No! Proprio mentre stavo per baciarla! Questa è una mossa di quel figlio di
puttana di Azafir!
Se non riesco a baciarla entro la
fine della sera, sento che darò di matto! La frustrazione mi sta divorando e
penso che stessa cosa stia accadendo dentro di lei. Mi stringe la mano più
forte del solito e cammina appiccicata a me.
Potrei anche farlo in mezzo alla strada ma non sarebbe la
stessa cosa. Il primo bacio va dato per bene: se non ti giochi il tutto per
tutto in quel momento, non avrai molte altre chance di approfondire la cosa.
Lei cammina e non parla e ha di nuovo quello sguardo
distratto e nervoso che aveva all’inizio della serata.
Arriviamo al locale e io tiro un sospiro
di sollievo enorme! C’è un concerto dal vivo. Il bello di essere amico della padrona e andarci più o meno tutte le
sere, è che il buttafuori ti fa passare e ti saluta come se fossi un vecchio compagno,
cosa che innalza il mio punteggio agli occhi di Safyia che mi guarda stupita. “Ma sai quanta fila devo fare, ogni volta?” mi domanda
alzando la voce al frastuono della musica.
“La prossima volta dì che sei la mia ragazza” butto li
sperando che sorrida. Invece non dice niente e torna
silenziosa… non lo dovevo dire?
Non la capisco stasera! Che le sta
succedendo?!
Mi dirigo verso il bar stringendola contro di me per non
perderla fra la folla. Lei mi lascia fare ma la sento tesa.
La presento ad Eudora che mi prende subito in giro. Safyia
si siede su uno sgabello alto guardandosi intorno preoccupata. “Che vuoi?” le chiedo in tono gentile mentre lei osserva il
gruppo che suona.
“Ah….non lo so, fai tu” mi risponde
senza neanche guardarmi.
La catenina è bene stretta attorno al suo collo e porta
sempre il braccialetto. Questa non è possessione demoniaca: è stronzaggine
femminile vera e propria!
Mi sto arrabbiando. Non capisco questo continuo cambio di umore e l’attacco di prima ha incrinato la pace zen che
aveva così faticosamente costruito.
La trascino nel retro, pieno di casse di birra e alcolici di
tutti i tipi e la guardo scazzato “che problema hai con
me?” le chiedo secco.
Lei mi guarda appena, spostandosi leggermente. “Non ti
arrabbiare…” sussurra facendomi subito sentire una merda per aver alzato la
voce, anche se di poco.
Si appoggia al muro vicino ai barilotti di birra giganti e
guarda in terra. “Ho paura che possa succedere come altro giorno..”mormora depressa “non è stato piacevole...io pensavo di
baciare te e invece..”
Dopo questo, penso che non mi
azzarderò ad arrabbiarmi con lei neanche sotto tortura!
Lei mi guarda e mi sorride timidamente. Abbracciarla è il
minimo. “Sei sotto protezione…sta tranquilla”le sussurro all’orecchio
dolcemente.
Lei annuisce e si lascia abbracciare “ma la storia del Male
che si scatena nelle discoteche è vera? Sai, tutte quelle storie sulla musica del
Diavolo…”
La prendo per mano e le strizzo l’occhio “puoi stare sicura
qua dentro!”
***
La musica era travolgente e
Safyia era riuscita a trascinare Adrien sulla pista, nonostante i continui
rimbrotti dell’uomo. “Non so ballare!” esclamò per la centesima volta,
imbarazzato fino al midollo.
“Nessuno qua dentro sa ballare.
Basta che ti muovi un po’ e dimeni il sedere e vedrai che vai bene!” gli urlò nell’orecchio facendolo ridere. “E
poi devo vendicarmi perchè sei stato tutta la serata a fare il figo!”
A quelle parole Adrien sprofondò
nella vergogna “te n’eri accorta..” Borbottò fra i
denti.
Safyia sorrise ironicamente e gli
sfiorò la vita tirandolo verso di se “Certo. Perché
non farti divertire? Prima eravamo nel tuo elemento e ti ho fatto giocare. Adesso
siamo nel mio!” sghignazzò crudele.
..e
mentre ballavano immersi nelle luci e trasportati dalla musica, si avvicinarono
sempre di più, muovendosi a ritmo, avvinghiati l’uno all’altra col respiro
ansante e il cuore che batteva e batteva… batteva così forte da sovrastare la
musica. Si aggrapparono a rispettivi corpi come naufraghi.
Safyia lo sentiva stringerla sempre di più impedendole quasi di muoversi,
strusciandosi contro di lui ed eccitandolo tanto da fargli quasi perdere il
controllo.
Lo trascinò, o
almeno, tentò di spostarlo verso un luogo meno affollato. Ci arrivarono di corsa, grondanti di sudore ed eccitati fino alla radice
dei capelli.
Adrien la guardò per un secondo,
prima di baciarla. Il bacio dolce che aveva preventivato fu sostituito dal
bacio più caldo e passionale che avesse mai dato ad una donna. La sentiva
mugolare per il piacere e insistette mentre lei lo ricambiava con foga, aggrappandosi
al suo collo.
“Sei tu, vero?” la sentì
bisbigliare sulle sue labbra col fiato corto.
“Si sono io..”
Rispose tornando a baciarla con passione. Era irresistibile, le sue labbra
grondavano lussuria e palpitavano per l’emozione, pensò Adrien mentre si
avvolgevano nelle rispettive braccia.
Safyia si staccò senza più fiato,
tentando di respirare, schiacciata contro il muro dal peso del corpo di Adrien che continuava a baciarla sul collo, spostando la
catenina d’oro con la crocetta. Sentiva le sue mani che si muovevano, risalendo
lentamente il vestito, spostandolo e insinuandosi sotto. Rabbrividì
tornando a stringerlo “Questo non è vietato?”
“Vietatissimo” gli rispose con
voce roca che vibrò nel suo orecchio.
“Allora continua” mormorò
baciandolo nuovamente e sentendosi sempre più debole. Fra le nebbie del
piacere, si accorse di qualcosa che non andava, che c’era un essere non
invitato alla loro festa. Si muoveva davanti a lei e li puntava decisi.
“Adrien… “mormorò reprimendo un
gridolino mentre le stringeva i glutei morbidamente “c’è..un coso...schifoso…”
Lo vide sollevare la testa con
sguardo depresso eppur eccitato.”Resta qua e tienimi il posto” le disse baciandola
due o tre volte prima di staccarsi da lei e facendola sorridere.
Con enorme divertimento lo vide
sbraitare contro l’essere che sembrava quasi intimorito. Si nascondeva e
strideva stranamente.
“Piantala
di giocarci” gli disse sentendo un po’ di pena per l’esserino che rimpiccioliva
sempre di più sotto gli urlacci di Adrien.
Quando
scomparve in un nuvola di polvere e cenere, Safyia se ne stupì. Non aveva usato
niente contro di lui.
Lo guardò interrogativo. Lui
sollevò le spalle tornando da lei. “E’ un Lussurioso, basta fargli due urlacci
e scompare” sussurrò stringendola nuovamente. “Si nutre di piacere ma svanisce
se emanai rabbia. Per questo ce ne sono così pochi in giro. La gente è sempre
arrabbiata”
“Allora eri un bel po’
arrabbiato” ridacchiò Safyia pensando a quanto in fretta era scomparso.
“Certo, mi ha disturbato…non mi sono neanche dovuto sforzare” La guardò negli occhi per un
po’, coccolandola teneramente “non volevo essere così becero, giuro” le disse
accostandosi alle sue labbra e dandole un bacetto casto.
“E come
volevi essere?” gli domandò maliziosa. Lui sorrise e la baciò dolcemente“un po’ più….così”
Safyia lo abbracciò, sentendosi
smisuratamente bene, come se avesse fatto un bagno nella felicità più
pura.
Era la stessa identica sensazione
che aveva provato stando dentro di lei…e da quanto poteva capire non stava
andando malaccio neanche in quel modo. Safyia lo accarezzava e lo ricambiava
con molto trasporto.
Presi dal gioco ricominciarono,
finchè Eudora non arrivò di corsa a disturbarli “Abbiamo un problema bello grosso qua fuori!”
Adrien sgranò gli occhi alla notizia apocalittica. Safyia lo
guardò di traverso “è grave? Sono
pericolosi?” domandò innocentemente, facendoli girare verso di lei.
“Sono grossi. Sono tanto grossi!” esclamò
Eudora allarmata. “Ho chiamato gli altri, stanno
arrivando. Sei armato?”
Adrien la guardò allargando le mani. “Ho quattro cosette
appresso! Pensi che vada ad una cena romantica equipaggiato contro i
Battitori?!”
Si voltò verso Safyia e la fissò intensamente. “Tu devi tornare
a casa e subito!” esclamò grattandosi la testa per una possibile soluzione.
“Ma non ci penso neanche!”ribattè
la ragazza arrabbiata. “Resto con te! Sono più al sicuro”
“Non sei al sicuro, con i Battitori nessuno è al sicuro!”
urlò la donna tirandola verso il retro del locale. “Due nostri compagni sono
morti così!”
“Compagni? Sei una Guardiana anche tu?” domandò
stupita. La donna le mostrò con una certa civetteria l’orecchino con la
crocetta che pendeva e sorrise “la migliore!” esclamò divertita.
Premette un interruttore della luce, nascosto dietro un barilone d’acciaio di birra e Safyia vide aprirsi davanti a
lei un’intera rastrelliera di armi che solo a
guardarle le facevano venire voglia di usarle.”Belle! Ne date una anche a me?” domandò mezza divertita. Le arrivò un’occhiataccia che la
congelò “come un detto” borbottò accomodandosi da un lato.
Eudora fissò Adrien che si grattava metaforicamente la testa
alla ricerca di un’arma efficace “ma sono una sega con
le armi! Non hai tre-quattro chili di polvere di
mandragora e una betoniera di acqua santa?” domandò serio.
“Posso tirare su un esorcismo decente…”
“Per farci che? Il solletico? Ragazzo, da retta a mamma e
prenditi questa!”
Gli lanciò una lancia istoriata che era la fine del mondo,
agli occhi di Safyia. Gli trotterellò vicino, ammirandola da sopra la sua
spalla “bellissima! Ne hai un’altra uguale? Ti do una mano!”
decretò seria.
“No” le rispose duro “tu non dovresti
neanche essere qui, ma al sicuro a casa nostra!”
Eudora alzò le sopracciglia alla frase “mmh…è cosa seria! Mai sentito un uomo dire ‘casa nostra’ alla prima uscita!”
“Già!” esclamò Safyia rivolgendogli un
sorriso carino “ti adoro! Sei un amore”
Adrien la fissò per un po’ e non disse niente, limitandosi a
schiarirsi la voce “comunque non sei la sicuro.”
Safyia respirò a fondo armandosi di santa pazienza. “Lebeau,
sei uno stupido che si preoccupa per nulla. Ho la protezione “mormorò
mostrandogli la catenina “e sono una Reclutatrice. Magari vedendomi…s’inchinerebbero!” borbottò guardando da una parte e scuotendo
la testa divertita. “Io gli ordinerò di mangiarsi Guillaume e vivremo tutti
felici e contenti!” Concluse la frase alzando il mento
soddisfatta.
“No.” le ripose nuovamente
fissandola “Non ti muovere da qua dentro, mentre io mi ammazzo contro quelli.”
Eudora la stava fissando con occhi sgranati. Quando Safyia
se ne accorse, mormorò un ‘cosa c’è?’ timoroso
“Sei una Reclutatrice?!” fissò la catenina e Adrien con uno
sguardo omicida “che sta succedendo? Perché porta la Croce?”
“Storia lunga.” le rispose provando l’arma. Fendette l’aria
facendola vibrare e provocando dei brividi a Safyia “meravigliosa…ha una
potenza enorme.” Sussurrò soprappensiero.
La guardarono entrambi stupiti.
“Tu senti la sua potenza?” le domandò Adrien cupo.
Safyia sorrise e annuì “si, è una
potenza smisurata. Come quando mi baci tu.” Mormorò a bassa voce.
Adrien sorrise come uno scemo e si allontanò leggermente
portandola con se “fai la brava...per favore. Non farmi ammazzare per niente!”
la supplicò leggermente serio.
Safyia lo guardò perplessa “hai detto due volte ‘ammazzarmi
contro quelli’, sta cosa non mi piace!” ribattè
abbracciandolo. All’improvviso un pensiero orrendo le attraversò
la mente “Adrien, per favore…non farti uccidere di proposito” La sua voce si
affievolì fino ad interrompersi del tutto.
“Non mi passa neanche
per l’anticamera del cervello!” la rassicurò fin troppo serio
“devo preoccuparmi per te, trovare un modo per farti passare il resto della
vita senza quella scocciatura al collo e poi scovare una chiesa dignitosa per
sposarci. Sei la donna della mia vita, se ascolti Bob Dylan!”
Safyia lo guardò abbozzando un sorriso triste. “L’hai detto.
Mantieni la promessa”
Un violento trambusto interruppe l’imminente
bacio fra i due “è destino!” sussurrò Safyia scocciata.
“Peggio. È arrivata Isabeau!” esclamo Adrien tirandola verso
la saletta dove Eudora armeggiava con i bidoni.
“Che problema abbiamo?!” gridò una
voce leggermente roca, all’indirizzo della donna.
E questa? Pensò Safyia vedendo una specie
di Rambo in gonnella che sorrideva masticando gomma
platealmente.
“Tre Battitori, non li hai visti fuori ?” esclamò Eudora sorpresa.
Isabeau sbuffò impertinente “certo che li ho
visti! Mi piaceva fare casino, lo sai che adoro le
entrate plateali!” gridò sempre con voce troppo alta per i gusti di Safyia e
degli altri due occupanti della saletta.
“Ciao fratello. Mi sa che la devi mettere su un taxi!”
esclamò dando un leggero cazzotto sulla spalla di Adrien
che strabuzzò gli occhi per il dolore.“ Lei è safyia” tossicchiò
imbarazzo presentendola alla sua collega.
“Non riesco a crederci! Come hai convinto
questa poveretta ad uscire con te?” domandò seria, guardando Safyia da capo a
piedi “sorella, questo è tutto suonato non fai un buon affare” le disse allungandole
la mano e stritolandole la sua con forza.
“Se fosse arrivata cinque minuti fa avresti sentito Lebeau
dire ‘ casa nostra’…e sono alla prima uscita!” ridacchiò Eudora provocando uno
sbocco di bile nei due.
“Allora è una cosa seria! Se ti
convince ad andare a casa sua a vedere le piantine che tiene in giardino, alza
i tacchi. Il maiale…”
“La finisci?!”urlò fuori di se “Safyia vive con me! E’ sotto la mia protezione” esclamò esausto stringendo la
lancia e desiderando usarla su di lei.
“Ollala che scoperta! Padre John
c’è impazzito!” gridò allegra saettando occhiate sulla
ragazza coni suoi occhi nocciola,
incastonati in una carnagione chiara che si sposava meravigliosamente con i
capelli scuri tagliati corti.
Safyia la guardò da capo a piedi stupendosi dei muscoli che
appesantivano leggermente la figura della Guardiana. Era alta più o meno come
lei, con una maglietta nera che evidenziava il fisico scolpito e dei pantaloni
militari molto di moda. Quella che la preoccupava era la cintura che emerse quando
si tolse la giacchetta corta in tono con i pantaloni,rivelando due lunghi coltelli che
scintillavano minacciosi. Portava anche lei la crocetta al collo e la studiava come se fosse un animale raro.
Istintivamente si toccò il collo attirando
lo sguardo della donna che si avvicinò velocemente.
“La Tentata! Il fantasmino di cui parlava quel coglione?”
domandò ad Adrien che annuì.
“Scommetto che il coglione porta il nome di Guillaume”
mormorò con tono sarcastico Safyia attirandosi immediatamente la simpatia di Isabeau.
“Mi piace la tua donna! Ha ottimi gusti in fatto di vestiti
e odia quell’essere. Peccato solo che
stia con te.!”
“Ma io…” Safyia si zittì con una
domanda in mente. Ma loro stavano insieme?
Guardò la donna che ancora la studiava e le venne un’idea in
mente. “Hai visto che armi favolose che hanno? Non vogliono che li aiuti!” esclamò secca.
Isabeau annuì “hanno ragione. Non è
un lavoro per tutti e non puoi certo combattere con quei tacchi. Sono da urlo.”
le disse ammirandoli “ma non farti troppo bella per
uscire con quello la dietro, non ne vale la pena!” le disse facendolo
incazzare.
“Chi aspettiamo? Il coglione?”
domandò per cambiare discorso.
“Si, sta arrivando con Lucien.” Gli rispose
contenta la donna. “Si è rimesso, ringraziando il cielo!”
Meno male! Adrien
sospirò sollevato: non avevano la più pallida idea di dove venissero
tenuti i Guardiani feriti, quindi non potevano andarla a trovare.
“Sai di Mélie..” Sussurrò
Isabeau seria “quella ragazza ha fatto fuori un intero Nido da sola. Tra
un po’ arriverà saltellando dalla gloria e tu dovrai fare il bravo e
complimentarti da sola. Sono fiera di lei!”
“Tutto da sola?! Quella ragazza è un
bijou!” Esclamò contento.
Una figura silenziosa fece la sua comparsa portando con se un
odore di fiori che riempì le narici a tutti. “E’
arrivata miss perfezione” sussurrò Eudora lanciando uno sguardo a Morgaine che
era scivolata silenziosa come un’ombra nella stanza.
Safyia si raddrizzò come la vide. Quella donna era bellissima ed emanava un’aurea
di rispetto e candore che la fece rimanere senza parole.
“Vi site già attrezzati, vedo. Bravi.” Guardò Safyia con
interesse “e tu chi sei?” notò la catenina ma non disse nulla in proposito.
“La donna di Adrien!”esclamò Isabeau
a distanza di sicurezza dal compagno.
Morgaine non fece una piega, come se non l’avesse sentita
“non puoi stare qui. È pericoloso” le
disse quieta facendo annuire Safyia. Quando la
sfiorò, Morgaine aggrottò la fronte “è..non è del tutto umana!” esclamò
allarmata.
Safyia lo guardò agitata e guardò Adrien che si era fermato
a metà strada dalle due. Non sono…
“Adrien..”balbettò impaurita “cos’è questa storia?”
“Ne so quanto te” gli rispose secco. Poi si voltò verso Morgaine
che la guardava stranamente dura “Come sarebbe a dire che non è del tutto umana? È la Tentata, però..”
“C’è già qualcosa del demone in lei. La sento emanare ostilità.”
Rispose velocemente. “I Battitori potrebbero esser venuti per lei, per
reclamarla.”
“E’ una Reclutatrice” gli disse secco. “Ma
non penso che…”
“Lebeau! Ti rendi conto di quello che sta facendo? Sta inquinando
l’atmosfera che Eudora ha così faticosamente formato in questo luogo. La fuori
non ho mai visto danti demoni! Non ci sono mai stati. La colpa è sua!” esclamò indicando Safyia che se ne stava in silenzio con le labbra
strette.
“Già, è vero. È pieno di Lussuriosi. Ne sapete qualcosa voi
due?”domandò
Isabeau emettendo in imbarazzo la ragazza.
“Sente il potere delle nostre armi…” mormorò Eudora a mezza
bocca.
Safyia le guardò tutte e tre. “Ho capito. “ borbottò
scansandosi da Adrien “la compagnia non è lieta di conoscermi. Chiamo un taxi e
me ne vado a casa!” Esclamò con le lacrime agli occhi,
uscendo dal retro e sorpassando velocemente la folla che la stringeva da tutte
le parti.
Adrien le guardò sospirando “certo che siete
tre vipere, quando vi ci mettere!”
“Lebeau!” urlò la vocetta stizzita di
Mélie capitando all’improvviso “perché ho visto Safyia in lacrime che hai
fatto, cretino?!” esclamò con le manine sui fianchi e la frusta in bella
mostra.
“Io niente. Chiedi a quelle tre!” si fermò
e le fece una carezza di sfuggita “ho saputo. Brava!”
“Grazie!” trillò festosa “Isabeau!!!
Guarda che belle tacche!”
I tre Battitori erano alti come palazzine dicinque piani e si muovevano lentamente, annusando
l’aria attorno, come se cercassero qualcuno. Emettevano strani gorgoglii e Safyia
restò raggelata a guardarli.
“Quelli sono….molto grossi”
sussurrò quando Adrien le arrivò vicino e la abbraccio per portarla via.
“Vai via,non è
sicuro qui”
“Non è sicuro da nessuna parte con quelli” mormorò
sconvolta. Adrien la sentiva stranamente calma. Neanche tremava: la prima volta
che li aveva visti se l’ era quasi fatta sotto!
“Safyia, torna nel locale, dentro è protetto.”le disse nuovamente mentre la
ragazza con l’aria stupita li fissava ”io li capisco, riesco a capire cosa
dicono” sussurrò “sono cattivi…mai sentita tanta cattiveria! Non vogliono
restare laggiù, perché c’è dolore, morte ed eterna
sofferenza.”
Adrien rabbrividì: allora era vero che una parte di quel
demone era dentro di lei.
“Se li uccidete, li condannate all’eterno
dolore ” mormorò con il naso per aria. Chiuse gli occhi e respirò a fondo. “Ci credi?
Sono tristi….”
“Non possono restare qui e cibarsi delle persone!” le disse
secco facendola riprendere.
Safyia lo guardò e annuì. Si spostò di due passi e gli fece
spazio. “Non hanno niente da perdere loro, perché sono già morti..” Gli disse a mezza bocca vedendo le tre donne che
sopraggiungevano. Si drizzò di scatto e lo guardò fisso negli occhi “stendili tutti! Sei un drago in quello che fai!” esclamò seria.
Adrien abbozzò un mezzo sorriso “non credere,
loro sono molto più brave di me” replicò facendola mugolare d’insofferenza
“Che palle, Lebeau! Sempre a darti addosso!” lo guardò e sorrise esausta
“Non farti male” mormorò prima di avvicinarsi per baciarlo.
Adrien ficcò la lancia nel terreno
guardandola storto “sta dritta” le impose dedicandosi alla ragazza. “Se
mi succede qualcosa tornerai da padre John. Promettimelo!” le impose sentendola avvinghiarsi a lui.
“Come no! tanto non ti succederà niente!” ripose divertita.
Vide con la coda dell’occhio due figure maschili che si avvicinavano e si
affrettò ad appiccicargli le labbra alle sue. Lo baciò con molto trasporto e lo
lasciò col fiatone. “Quando hai finito te ne do un
altro” gli disse sorridendo invitante.
I Guardiani si diedero un’occhiata nervosa e poi alzarono le testa
sconsolati
I Guardiani si diedero un’occhiata
nervosa e poi alzarono le testa sconsolati.
“Chi va per primo?” domandò Isabeau con una voce da funerale
che preoccupava seriamente Lucien.
“Ti sei messa paura? Per sti tre cosi?” Domandò dandole un
colpetto sul braccio.
La donna balzò per un istante “vedi
un po’ tu! Sono tre! E sono grossi. Come mi ci arrampico lassù per sgozzarli?” domandò con le lacrime agli
occhi.
“Gioco di squadra…li facciamo cadere” porpore Mélie
mordicchiandosi un labbro.
“Se ne attacchiamo uno gli altri ci
vengono addosso. Direi di dividerci e dargliene un po’ a tutti” mormorò Adrien guardandoli sempre più preoccupato. “Eudora!
In quei bidoni c’è dell’acqua santa vero?” domandò
speranzoso.
“Certo! Per chi mi hai preso?”
esclamò indicando l’ interno del locale.
I tre Battitori avanzavano lentamente annusando l’aria ed
emettendo fumo dalle narici, come nei migliori film d’orrore.
“Allora: mentre noi li accerchiamo, tu provvedi
a sparargliela addosso!” le disse serio stringendo la lancia.
“Non darmi ordini, moccioso” lo rimbeccò stranita dal suo
tono perentorio.
Adrien si voltò incazzato “sei la Guardiana più anziana e
sei una vera novità, visto che cadiamo continuamente
come mosche e che l’età media si aggira sui 30 anni! Fa come ti dico sei vuoi campare
ancora a lungo!”
Lucien gli lanciò un’occhiata meditabonda
scuotendo la testa riccia “non ti darà per niente retta così. Sii più
gentile”
“Non mi va di essere gentile! Sono incazzato!” esplose verso l’amico. “Mi hanno interrotto
continuamente la serata, sti cosi! Permetti che mi girino le palle!”
L’amico sorrise divertito,
indicando Safyia che li osservala appoggiata al muro del locale “è lei? E’
carina! Mi complimento per la scelta”
“Mh..”grugnì sentendo un po’ di
rabbia sbollire “grazie..”
Lanciò un’occhiata e la vide sorridere a stento. È preoccupata per me! Pensò stranamente
felice per quella constatazione.
Alla seconda occhiata che le lanciò la vide parlare fitto fitto con Lucien. Che sta facendo quel
matto adesso?
Quando tornò, gli fece un sorrisone
compiaciuto “mi piace, è carina ed educata.” Esclamò spostando la mazza ferrata
nella mano destra e battendogli la spalla “veramente ammodo. Mi ha dato del
lei.”
“Certo. Safyia è una brava ragazza…hai sentito che vocetta
dolce che ha?” gli domandò sereno lanciando sguardi amorevoli alla ragazza che
gli rispose con un sorriso innamorato.
“Cretine! Non ci vuole niente a metterlo di buon umore!”
Sentì le parole dell’amico alle ragazze e restò male. “Mi
hai fregato” borbottò imbarazzato.
Lucien sghignazzò dandogli un sonoro scapaccione sulla testa
“certo. Non ci serve un Guardiano incazzato. Meglio non aprire altri Portali e
tirarci appresso altra melma infernale.”
Due persone se ne stavano in silenzio e osservavano il
battibecco fra i compagni. Guillaume scrutò con i suoi freddi occhi verdi i
Battitori e li indicò a Morgaine a suo volta assorta
in contemplazione.
“Come tattica de gruppo…pensi che la soluzione di Mélie sia
papabile?”
La donna assentì lentamente “provvedo
io a separarli l’uno dall’altro. Creerò una gabbia per ciascuno di loro. Ma non chiedete di partecipare, non sopporto la vista del
loro sangue” mormoròal ragazzo che
volse lo sguardo su di lei.
“E quella ragazza?” domandò senza
alzare gli occhi su Safyia che se ne stava appoggiata alala parete e dondolava
su una gamba “sono i suoi adepti. Lebeau è accecato dall’amore e non si rende
conto del pericolo”
Morgaine si voltò a guardarlo con la testa
leggermente inclinata “tu mi avresti ucciso? Se fosse
capitato a me…”
Guillaume la fissò negli occhi stringendo
la sua lancia corta con dita bianche dallo sforzo “non me lo chiedere” le
rispose abbassandosi su di lei e trattenendosi dal baciarla.
“Oddio, non lo sto vedendo davvero” mormorò il bel Lucien
volgendo uno sguardo veloce dietro di se. Adrien lo seguì per un secondo e fece
una smorfia “queste sono le cose brutte che non vorresti mai vedere, nella
vita” mormorò dandogli una pacchetta sul braccio.
L’amico annuì con le sopracciglia alzate. “Sono rimasto
l’unico single qua? Addirittura tu che trovi una sventola del genere..” Ridacchiò giocherellando con la mazza e mettendosela in
spalla.
“Non bucarti con quelle punte” l’avvertì Adrien fermando la
palla d’acciaio che dondolava pericolosamente. “Andiamo a farci sbatacchiare da
quelli, va” gli disse lanciandosi un’occhiata con Isabeau che annuì decisa e
con troppa forza, segno che se la stava facendo addosso
“Si, forza! Sangue sangue!” gridò con finta allegria,
facendo ridere Mélie che le si affiancò immediatamente
“ti aiuto io” le disse sventolando la frusta che schioccava nell’aria
elettrificata dal Male.
“Ehi…sei diventata brava a maneggiarla!” si complimentò
seriamente stupita. Le strizzò l’occhio e abbassò la voce, parandosi la mano
con la bocca “poi ti insegno come si usa con i
ragazzi” sussurrò facendola scoppiare in una risatina imbarazzata.
“Non insegnare porcate a Mélie!”la sgridò Adrien imbarazzato
per essersi trovato in una situazione disagevole con la ragazza.
“Tu perché non ci parli mai con lei!” ribattè la donna divertita
facendo avvampare Mélie.
Gettò uno sguardo sfuggevole ad
Adrien arrossendo vistosamente e arrotolandosi la frusta attorno ad un braccio
“la finite di parlare di me..” Sussurrò facendoli voltare tutti dalla sua
parte.
“Stronzi!”sibilò andando avanti senza timore e guardando un
grosso Battitore in attesa di qualcosa “Ehi, coso!
Quaggiù! Abbassa la testa” gridò mentre i Guardiani di
lanciarono un’occhiata terrorizzata.
“Ma ti sembra il modo?” gridò
Adrien andandole vicini e restando a guardare l’enorme pugno del Battitore che
si alzava sulle loro teste.
“Porca vacca!”esclamò scartando di lato e tirando con se la
ragazza che gridò spaventata quando il pugno gigante si abbattè sul terreno
provocando un vero e proprio terremoto.
“Fortuna che sono lenti!” le girò arrabbiato; mollò il suo
braccio con un gesto infuriato “ma che ti salta in mente?”
Mélie sbuffò seccata e schioccò la frusta, diventando
paonazza al tempo stesso “senti Lebeau…” tacque per un breve momento e poi
parlò sempre guardando il Battitore con occhio esperto “tu e Safyia state
insieme?”
Adrien la fissò incuriosito poi il suo viso si aprì nel
sorriso più stupido che la sua amica aveva mai visto
“si, perché?”
L’impressione che
avevo avuto non era sbagliata, allora! Pensò senza rispondergli. Gli fece
un mezzo sorriso spingendolo via “allora direi che è il caso di tornare a casa integri, che dici?!”ridacchiò con finta allegria. Merda!
Una sibilò tagliò l’aria e la ragazza fece appena in tempo a
spostarsi, che la lancia corta di Guillaume fischiò sopra la sua testa, andando
a conficcarsi nell’enorme corpo del Battitore che abbassò la testa e la guardò
con un’aria ebete. La estrasse con due dita bruciandosi al contatto con la lama
sacra e stridette, lasciandola cadere sul terreno, dove fece una piroetta e si
conficcò perfettamente ditta. Le sue urla demoniache attirarono l’attenzione
degli altri due Battitori che si mossero al rallentatore..
“Avverti prima, idiota!” urlò la ragazza tenendosi il cuore
per la paura che aveva avuto.
Guillaume le scoccò un’occhiata irritata “quando la finirai
di battergli i pezzi, sarà sempre troppo tardi!
“esclamò facendola avvampare per la vergogna.
“Siamo qui per lavorare. Le vostre beghe sentimentali lasciatele fuori dal contesto.”la rimproverò mentre un ringhiò
proveniva da Adrien che lo guardò in procinto di sgozzarlo.
“Tu parli sempre troppo!”
Lucien li fissava con un’aria di compatimento, andando
dietro a Isabeau con aria combattiva e un ringhio
verso il Battitore colpito che mostrava già i segni di cedimento: la lama di
Guillaume aveva aperto una sottile fenditura nella pelle spessa e il contatto
con il metallo benedetto stava bruciando i bordi perfettamente regolari come se
fosse acido muriatico.
“Tiratemelo giù che ci penso io a tagliuzzarlo un po’!”
gridò all’amico che fece ruotare la mazza ferrata con entrambe le mani e la conficcò nell’orme zampa del Battitore.
Safyia lo sentì gridare una cosa che suonò come ‘dolore’ e
che le lacerò le orecchie per un attimo. Si tappò per un sentire quelle urla
accorate che promettevano morte e sofferenza fisica e
rabbrividì per la paura. Vide Morgaine che, inginocchiata da un lato ed
evidentemente protetta da Guillaume, continuava a pregare, muovendo le labbra
con gli occhi chiusi
Che starà facendo? Si domandò incuriosita
cercando di leggere i movimenti labiali della donna.
‘Dues maximo protectore..’
Una preghiera in latino...a che servirà? Si chiese rivolgendo lo sguardo verso Adrien che
maneggiava la lancia goffamente.
Oddio è impedito con
quell’affare! Sghignazzò sorridendo verso il Guardiano che soffriva
evidentemente per quell’impedimento.
“Falla ruotare sopra la testa, vedrai che la cosa acquista
un senso” gli gridò facendolo girare dalla sua parte. “L’ho visto fare in un
film. Sta tranquillo che funziona!” urlò sorridendo
per la suaimbranataggine.
Quando vide il sorriso che gli moriva sulle labbra, seguì il
suo sguardo verso l’alto: il tetto del locale e le pareti erano completamente invase da demoni di tutti i tipi che sembravano stessero per
balzarle addosso da un momento all’altro.
Safyia trattenne un gemito di paura e si spostò
impercettibilmente, toccando con un piede il muso di un gregario…che si stava
evidentemente inchinandosi ai suoi piedi.
“Lebeau che cavolo fai? Dai una mano a Mélie!” gli urlò Guillaume scrollandolo e
seguendo con terrore il suo sguardo.
Il ragazzo aggrottò la fronte arrabbiato
e sibilò una parolaccia verso Safyia.
“Guillaume..”sussurrò la voce
morbida e ammonitrice di Morgaine aprendo un occhio “non usare epiteti discordanti
in questo frangente.”
“Eudora, l’acqua santa!” urlò rivolta alla donna che era
rimasta impietrita alla scena.
Il corpo del primo Battitore crollò a tetta mentre Isabeau a
cavalcioni sul suo collo infieriva crudelmente con i pugnali, ficcandoli volte
nella pelle del demone “allora, chi ce l’ha più grosso
fra noi due?!”sibilò mentre il corpo evaporava in una nube nera e Isabeau
cadeva sull’asfalto da circa un metro di altezza.
“Ahio!” piagnucolò strusciandosi il sedere. Lucien le allungò una mano rimettendola in piedi “sei sempre la più forte,
nina” ridacchiò lanciando uno sguardo casuale al Mélie.
Restò a bocca aperta quando la vide combattere da sola
contro un Battitore, che la guardava come se fosse una mosca noiosa posata sul
proprio piede.
“Ma che fai, togliti da li!” urlò
Lucien lanciandosi verso di lei
“Tranquillo, va tutto bene!”gridò con un sorriso senza
notare il pugno del Battitore che si alzava sopra la sua testa.
l’urlo di Isabeau fece voltare i Guardiani nella direzione: la ragazzina
fece appena in tempo a sollevare lo sguardo restando
L’urlo di Isabeau fece voltare i
Guardiani nella direzione: Mélie fece appena in tempo a sollevare lo sguardo
restando a bocca aperta, mentre una lacrima solitaria le usciva da un occhio.
Il terribile tonfo che seguì, fu accolto da un silenzio di
spasmodica paura.
Adrien rimase raggelato e Morgaine interruppe la sua
preghiera con le labbra tremanti.
Il Battitore sprofondò le dita nel terreno e sollevò il
corpo della ragazza, avvolto in una manciata di
terriccio che le sporcò la pelle ancora calda e rosea.
Osservarono con orrore il demone che, presa la ragazza fra
due dita, la teneva come se fosse una bambolina rotta, dondolante per un piede,
fra le enormi dita nere e rosse.
La sollevò davanti ai suoi occhi e soffiò, e alle orecchie
di Safyia il terribile sibilo risuonò come una risata crudele!
“Non ridere, maledetto!” gridò con quando fiato
aveva in corpo, verso il Battitore che lasciò cadere il corpo a terra con
noncuranza, sprigionando ancora più fumo e fiamme.
“Sta…ridendo?” Lucien inghiottì quelle
parole con incredulità “quel figlio di…sta ridendo?!”
Safyia urlò per l’orrore e nello stesso istante, Isabeau
ruggì per la disperazione, lanciandosi contro il Battitore: si afferrò alle pieghe
rugose della pelle, scalandolo con i muscoli in fiamme per lo sforzo, finchè
non arrivò al collo del demone dove piantò i suoi pugnali con ferocia.
Immediatamente il demone si rizzò urlando e cercò di
scrollarsela di dosso.
“La vuoi usare, quella cazzo di
lancia?!”
Guillaume urlò come un pazzo contro Adrien che fissava la scena imbambolato. C’era un tremendo dolore negli occhi
verdi del ragazzo che contrastava ferocemente contro l’azzurro pacato e incredulo dei suoi.
Abbassò lo sguardo sul corpo scomposto della ragazzina, il
collo e le membra girate da angolazioni impossibili e
sussultò mentre una rabbia fredda e divorante lo aggrediva.
Guardò le proprie mani strette attorno a quello strumento
inutilizzabile e gliela lanciò senza tante cerimonie. “Sono un esorcista non
uso simili stratagemmi!” ringhiò ficcandosi le mani in tasca e tirando fuori
tutto l’occorrente per un discreto esorcismo.
“Di quanti allucinogeni ti sei fatto?!” urlò il ragazzo
raccogliendo la lancia con rabbia “fottuto drogato,
invece di perdere tempo con quella sciacquetta, dovevi proteggere Mélie! È
colpa tua se è morta!” Gridò bloccando ogni gesto di Adrien
che si voltò verso di lui con i lineamenti contratti dalla rabbia “Sapeva
quello che faceva! Era una Guardiana in gamba!” urlò distrutto dal dolore
afferrandolo per la maglietta che si accartocciò sotto le dita “tu dov’eri? Cosa stavi facendo?!”
Guillaume smorzò il tono leggermente, mantenendo una
freddezza glaciale “stavo proteggendo Morgaine, stronzo!”
Adrien lo lanciò lontano da se e ridacchiò con disprezzo “a
chi vuoi darla a bere? Cazzo, guardati quelle pupille: di quanto Ice sintetico ti
sei fatto, per affrontare quei tre? Te la stavi facendo addosso e c’hai dato sotto. Il primo della classe che sniffa come…il drogato” sibilò indicandosi. “Io almeno lo
ammetto che ho un problema, fottuto idiota. Ce l’hai
ancora quel riccio di Ossidiana?” gli domandò con la voce cupa e lo sguardo
fermo.
“Si, ma contro quelli..”
“Dammelo lo stesso e non rompermi i coglioni mentre
m’invento un incantesimo decente per farli esplodere come petardi.” Sibilò vedendo la pietra che veniva
gettata in terra con un gesto di stizza “Morgaine!” urlò in direzione della
donna che pregava febbrilmente, sbattendo le palpebre per non cedere al pianto
“finiscila di ciancicare preghiere in latino e vieni a darmi una mano!! ”urlòrovistando nel taschino della giacca e
traendone una sigaretta che accese con un gesto palesemente incazzato.
Si rivolse a Guillaume che lo guardava in silenzio, il volto
rosso e le mani bianche, strette attorno alle due lance “non te la faccio passare liscia, stavolta. Preparati a farti aprire il
culo dall’Associazione!” lo minacciò lanciando uno
sguardo a Safyia che si asciugava gli occhi con un braccio, cercando di ignorare
lo stuolo di demoni che la circondavano.
Morgaine si avvicinò ai due Guardiani con uno sguardo
nervoso. Sfiorò la spalla di Guillaume per un secondo e spostò subito gli occhi
su Adrien che disponeva attorno a se pietre ed erbe.
“Che vuoi fare?” gli domandò la donna
inchinandosi mentre gli altri compagni combattevano contro l’ultimo Battitore e
Isabeau continuava ad infilzare il proprio nemico con rabbia e disperazione,
sporca di sangue nero dalla testa ai piedi “sta uscendo di testa, la dobbiamo
fermare” mormorò guardandola preoccupata.
“Non ti distrarre, siediti e dammi le mani. E non farmi girare le palle anche tu, per stasera ne ho
abbastanza!”
Morgaine lo guardò nervosamente “non mi piacciono
i tuoi incantesimi, lo sai.”esclamò scostandosi con palese spregio.
Adrien le lanciò un’occhiata nervosa “me ne fotto. Seduta e
dammi le mani! Sei la più potente ESP che abbiamo, devi entrarmi dentro e farmi
andare in trance senza allucinogeni. Al resto penso
io.”
La donna assentì controvoglia, sedendosi su terreno e piegando
le gambe sotto di se elegantemente.
“Che cosa userai?” domandò
guardando le pietre e le erbe che aveva disposto e intrecciato secondo simboli strani.
“Agata per energia” spiegò sbuffando fuori il fumo della
sigaretta “ametista per vedere le cose per quelle che sono, olivina contro la
magia nera e ossidiana che rafforza aurea sviluppa la forza del guerriero.”
“La valeriana non ti serve “mormorò indicando la piantina
disseccata
“Serve, attira l'amore” la sua voce si spense e strinse gli
occhi “timo contro malefici, purifica gli ambienti e le persone e ruta contro alterazione
mentale e la pazzia”
“Questa è per te? O per me?”
domandò la donna con una lieve punta di divertimento.
“Per te, così non ti farai venire un crollo rovistando nella
mondezza che vedrai dentro di me ed è utile anche a me, visto che andrò a frugare
dentro quegli esseri” spiegò con volto truce.
Morgaine alzò gli occhi allibita
“non intenderai…vuoi farlo esplodere dall’interno?”
Adrien sorrise sarcasticamente e annuì gettando lontano
ilmozzicone che aveva finito in quattro
tiri.
“Forza, concentra quella bella testolina che ti ritrovi e
non farmi troppo male mentre scandagli i miei pensieri impuri” ridacchiò
facendola sorridere.
Morgaine si concentrò non riuscendo a smettere di ridere “li
voglio proprio vedere, questi pensieri impuri”
“Quando ti trovi di fronte ad un ‘vietato
l’accesso’, svolta a destra… quel settore è tutto per te” le disse strizzandole
l’occhio e vedendola arrossire, cosa che lo lasciò incredulo.
Epperò! Fai arrossire
Morgaine….la stima in se stesso salì parecchio e rese il compito più
facile.
Safyia sentì l’aria vibrare come se si trovasse preda di un
forte vento e si accucciò a terra, guardando con sospetto una luminescenza
circolare che si levava attorno al cerchio formato dalle pietrine.
O santa miseria! Pensò distinguendo
perfettamente lo spirito sottile e privo di connotazioni fisiche di Adrien che si levava alto sul corpo. È forte! E lui che rompe e si lamenta di non
essere in gamba!
Morgaine abbassò impercettibilmente la testa e il vento si
sviluppò violento, investendo Safyia.
La ragazza sentì distintamente il dolore che provava Adrien
per la morte di Mélie e il sospetto che aveva avuto, mentre parlavano con Guillaume.
Quella consapevolezza aveva reso la sua morte ancora più
pensosa agli occhi dell’uomo che levoleva
un gran bene.
Sentì con timore la presenza pura e accecante di Morgaine
che s’impadroniva del corpo di Adrien e restava
incredula di fronte ad una tale desolazione sentimentale.
‘Non è giusto’…la sentì mormorare con una voce flebile.
Sembrava che piangesse, mentre ripeteva le sue esatte parole.
“Che cazzo stanno facendo quei
due?” urlò Lucien quando vide Isabeau volare via per un colpo del Battitore. Se l’afferrava e la sbatteva a terra, era morta!
Eudora maneggiava la tanichetta dell’acqua come fosse un pompiere “non lo vedi? Esorcizzano
quei cosi!”gridò facendolo accorrere in suo aiuto.
***
Adrien annaspava in mezzo al nulla più nero e assoluto.
Faceva freddo e caldo, la dentro. Si concentrò espandendosi il più possibile,
ma era difficile in quel corpo così compatto e duro. Più si arrabbiava
e meno riusciva a muoversi.
Ebbe un’idea. Cominciò a pensare a Safyia e lasciò che i pensieri
positivi scorressero verso l’esterno.
Il Battitore si ripiegò su se stesso sofferente,
facendoli fermare “ce la fa?” mormorò Lucien abbassando lo sbocco dell’acqua
“se non ce la fa, li innaffiamo”
“Facciamolo lo stesso!” urlò la donna in pena “dopo Mélie…la
piccola Mélie…”singhiozzò trattenendosi a fatica dal piangere il povero
corpicino senza vita che giaceva poco lontano da li.
Videro Guillaume inginocchiato a pregare sul suo corpo con
un’espressione terribile sul viso.
La luce che vedeva provenire dall’esterno, fece sorridere lo
spirito di Adrien.
Utile, il gioco di squadra!
Il Battitore si disintegrò facilmente sotto i colpi incrociati
dei Guardiani e una fine identica toccò all’ultimo che stupidamente di era fermato ad osservare il proprio compagno.
“Meno male che sono tontoloni!” sospirò Lucien mollando la
terra la pompa dell’acqua.
“Porca miseria…mi avete tolto tutto il divertimento” ringhiò
Isabeau tenendosi un braccio e
arrancando verso di loro.
“Scusa, bella…rotto?” le domandò l’uomo allungando una mano e
facendola ritrarre immediatamente.
“Cadi da quasi 5 metri, vediamo se non ti rompi qualcosa” ringhiò
sofferente zoppicando verso il corpo di Mélie.
Si inginocchiarono attorno alla
ragazzina guardando stupiti le lacrime che scivolavano lungo le guance di
Guillaume. Il ragazzo si alzò in fretta, marciando rumorosamente verso il cerchio
formato dalle pietre e attese che i due si riprendessero. Morgaine tornò in se
con un sussulto leggero e arretrò velocemente da Adrien, fissandolo come se fosse
un demone lui stesso.
L’uomo la guardò e non disse nulla. “Lo vedi che serviva la
ruta?” domandò alla donna che tentava ancora di liberarsi da quei pensieri
angosciosi con forza.
Adrien si alzò con l’impressione di aver passato tutta la
vita a camminare carponi in un tunnel stretto e soffocante. Prese più volte dei
bei respiri, guardando Safyia che si staccava cautamente dal muro. Si dovevano
essere spaventati quei cosi bavosi, perché la maggior parte di essi, erano scappati.
Il Guardiano ringhiò verso il Gregario ancora inginocchiato
e afferrò la manichetta che giaceva inutilizzata a terra, spruzzandolo con un po’
d’acqua santa e facendolo ringhiare e sibilare finché non svanì in uan nube di
vapore. Prese Safyia per mano e la tirò via dal muro
del locale, lanciando un’occhiata omicida ai tre demonietti che sibilavano sopra
le loro teste “fetidi stronzi!”ringhiò abbracciando la ragazza che non parlava
e lo stringeva con forza.
“Ti sei spaventata?” le chiese cercando di usare una voce il
più possibilmente dolce e di non pensare al posto dove lo stavano dirigendo le
proprie gambe.
Safyia scosse le a testa guardando il corpicino di Mélie
attorniato dai Guardiani in preghiera. Franò a terra con le lacrime agli occhi
senza osare toccarla.
I suoi arti avevano assunto una posizione innaturale che non
lasciava addito a…. Adrien la guardò freddamente,
togliendosi la giacca e ponendogliela sopra, per coprire lo strazio del corpo.
Safyia era l’unica che piangeva apertamente. Gli altri
rimanevano chiusi nel proprio silenzio doloroso, con le labbra tremanti e
l’espressione cupa.
***
Vedo Isabeau cercare di piegarsi per prenderla in braccio. Quando deve rinunciare, costretta dalla spalla mezza
fracassata, ringhia verso se stessa, battendo con stizza e frustrazione un piede
a terra.
“Prendila tu, Lebeau…la portiamo da padre John” mi sussurra Eudora
con lo sguardo vitreo.
Lei era come una madre per Mélie, ci sta
soffrendo da cani.
Tutti ci stanno soffrendo da morire.
Mi volto verso Safyia e la vedo sollevare gli occhi a fatica
su di me “posso chiederti un favore?”
Lei annuisce più volte con forza
“Torneresti a casa da sola mentre noi ci occupiamo di
lei”
La vedo fissarmi negli occhi delusa…voleva
restare con me?
“E’ una cosa che riguarda solo noi Guardiani. Gli esterni
non sono ammessi. Un’altra cazzo di regola del
Codice”le spiego cercando di essere paziente, mentre vorrei gridare e battere
pugni a terra. Questa cosa mi ha sconvolto preofondamente. Non posso pensare di
continuare a vivere senza il sorriso dolce di Mélie e le sue battutine
irriverenti sui miei vestiti..
Safyia annuisce appena e si scansa lentamente, rimediandosi
uno sguardo di fuoco da Guillaume e un’occhiata pacata
da Morgaine.
Con loro farò i conti dopo.
****
E’ mattino inoltrato quando Adrien torna a casa con una
faccia da far spavento e le occhiaie profonde di chi ha
pianto troppo e non riesce a riemergere dal dolore. Si siede sul letto di
Safyia che dorme serenamente e le tocca i capelli con
una mano, accarezzandola fino a svegliarla.
La ragazza battè gli occhi per qualche minuto e quando lo vide
gli saltò addosso, stringendolo come una pazza, facendolo affondare far le sue
braccia. Adrien chiude gli occhi e si lasciò andare in
mezzo a quella morbidezza delicata e profumata che lo risolleva un poco.
Safyia non parla, non sa assolutamente cosa dirgli, mentre
si affloscia addosso a lei e la stringe togliendole il fiato.
“Mi dispiace, tanto..” Sussurra
accarezzandogli i capelli e sentendolo tremare violentemente. Lo scosta leggermente stampandogli un bacio sulle labbra che lo fa
riprendere. Dopo un secondo di indecisione, si
sdraia su di lei baciandola con violenza e spaventandola per quella passione
repressa.
“Adrien, lasciami…mi fai male” sussurra sentendosi stringere
con troppa forza.
Lui la molla all’istante indietreggiando “scusa...non
volevo” mormora allontanandosi dal letto e appoggiandosi contro la parete
scivolando fino a terra.
Safyia gli corse incontro preoccupata,
toccandolo con timore “no, non te ne andare..” Mormora
temendo che si faccia del male, ridotto in quello stato. “Hai bisogno di
dormire, togliti st’affare e vieni a letto.” Sussurra togliendogli
la giacca e facendogli alzare gli occhi pesti su di lei. C’era un
ringraziamento inespresso e qualcosa che Safyia comprendeva pienamente.
Adrien si accoccolò fra le sue braccia con un sospiro,
accarezzandola delicatamente nel timore di averla
spaventata e chiedendole silenziosamente scusa mentre scivolava nel sonno che
improvvisamente era necessario al suo corpo più di qualsiasi altra cosa.
“Lui doveva aiutarla! Non sta scritto da nessuna parte che
il compito di quell’idiota, è di proteggere Morgaine!”
Sto urlando da circa dieci minuti nell’ufficio di padre John
e suor Concepta è visibilmente sofferente per il trambusto.
Batto un’altra volta la mano sulla scrivania in perfetto
ordine e ringhio a mezza bocca altri improperi contro Guillaume “me ne frego se
quei due…” sto per dire qualcosa che non devo farmi
uscire. Me ne frego della sua vita privata, quello che mi rode è che non sia
stato sospeso dall’Associazione.
Padre John unisce le mani dondolando leggermente “capisco
perfettamente che la morte della giovane Mélie ti abbia turbato..”
“Turbato?” urlo di nuovo guardandolo come se fosse impazzito
“turbato un cazzo! Non usiamo eufemismi! Sono incazzato! Sono cosi tanto incazzato che potrei aprire un Portale da solo,
se non fossi qua dentro!” grido facendo aggrottare la fronte a Johnny.
“Hai finito?” mi domanda dopo qualche secondo di silenzio.
Brontolo a mezza bocca. In effetti
mi sono stufato di urlare e avrei bisogno di un bicchiere d’acqua.
“Si..” Borbotto come un ragazzino dispettoso a cui si è
rotto il giocattolo.
“Prenderemo i giusti provvedimenti, non credere che l’Associazione
sorvolerà su un fatto di tale portata.”
“Ancora non è stato sospeso” sibilo piantando un dito sulla scrivania
e facendomi male. “Si è imbottito di allucinogeni per
restare in se e quando si è trattato di tirare fuori le palle che non ha, ha
lasciato morire Mélie!” urlo nuovamente mentre suor Concepta stringe le mani
l’una contro l’altra.
“Scusi, superiora” mormoro dopo un attimo di pentimento “ma Mélie
era una carissima amica..le volevo…bene…”
Mi asciugo un occhio incurante di apparire debole.
Suor Concepta sorride gentilmente e mi batte una manina
avvizzita sulla mia, stretta a pugno “sei un bravo ragazzo Adrien” sussurra
sorprendendomi.
Borbotto un ‘grazie’
imbarazzato mentre padre John non scuce un sorriso neanche pagato. “Guillaume
potrebbe accusarti della stessa cosa. Non stavi forse proteggendo la Tentata?”
“Safyia! Si chiama Safyia!” ribatto
arrabbiato. Non mi toccare la donna o vi pesto a tutti!
Padre John annuisce e mi guarda dritto negli occhi “allora?”
Io lo fisso cercando di capire dove
vuole andare a scavare”non solo stavo proteggendo Safyia, come compito che mi
è stato assegnato” sottolineo con una lingua sciolta che non ha nulla da
invidiare a quella dell’angelo che ho spaventato ieri –devo anche farmi
perdonare- “ma in più cercavo di utilizzare un’arma, che non è esattamente il mio
campo!” ribatto piantando il dito di nuovo nella scrivania “Ahio” sbotto facendomi
male e facendo sorridere suor Concepta.
“Quindi Mélie si è lanciata per conto suo contro il
Battitore,.”sussurra alzando le sopracciglia mentre
pensa.
“Già..”
Padre John solleva gli occhi portando le mani davanti alla
bocca “interrogheremo gli altri Guardiani e poi decideremo. Il tuo compito?
Come sta andando?”
Su quell’argomento sono preparato…e non ho buone notizie “Male.
Cioè, bene da una parte. Safyianon è stata ancora posseduta dal demone, grazie
alle protezioni sacre…dall’altro…c’è poco da fare: ho consultato testi su
testi. È una Reclutatrice e tale resterà, a meno di non riuscire ad uccidere Azafir, cosa che vedo impossibile”
mormoro dondolando sulla sedia con nervosismo.
Sempre la solita sedia di merda.
“Mi sono concentrato sulla cosa più grave: passato un anno, sarà
libera dalla minaccia del Procreatore, ma dubito seriamente…” taccio in preda
alla rabbia.”Dubito che lei riuscirà a resistere tutto quel tempo”
E’ arrivato il momento di spiegarvi alcune cose: una volta
ogni anni 25 anni -parlo di questo piano astrale, ovviamente - un Procreatore
sceglie una Porta Intatta per concepire la sua schifosa progenie.
Non fatemi scegliere nei dettagli, se avete seguito la
storia, sapete che intendo dire.
Se non ci riesce, è destinato a tornarsene
zitto e buono a casa sua con un metaforico calcio nelle palle. Potessi darglielo davvero, lo farei.
Ora, domandatemi perchè a questi fetenti
piacciono tanto le vergini.
Forza…
Ok, perché hanno il sangue puro,
fondamentale per aprire il Portale.
Sarà… ci sono certe quindicenni in
giro che...lasciamo stare la vena moralista del sottoscritto.
Il Portale si nutre di dolore e sangue…quindi…metteteci che
sono una manica di depravati e il gioco è fatto.
E secondo voi, lascerò la mia
ragazza nelle mani di quell’aguzzino schifoso?!
“Ne hai già parlato con lei? Le hai detto
della fine che farebbe, nel caso il Procreatore riuscisse nel suo intento?”
padre John tace imbarazzato.
“No, pensavo di farlo dopo” mormoro sospirando nervosamente.
Mi alzo, non riuscendo a stare fermo “tanto perché lo sappiate, Safyia ed io ci
amiamo e stiamo insieme, ma se devo ucciderla pur di
non farla cadere nelle mani di quel fetido lo farò.”
Su quello non sono tanto sicuro, dico
la verità.
Johnny mi guarda senza dire nulla mentre
la suorina si fa il segno della croce.
“Adrien...questo che so per dirti non è consono alla mia natura…”
mormora abbassando lo sguardo sulla scrivania “se tu e Safyia vi amate…non
riesco a credere che sto per dire questa cosa, ma pur di salvare la sua anima lo
farò: se voi due siete legati da un amore profondo, allora…amatevi” borbotta a
mezza bocca tossicchiando leggermente.
Lo guardo incredulo del fatto che mi abbia appena suggerito
di fare l’amore con Safyia “di un po’, vecchio…ti sei impazzito, forse?” domando
con un filo di voce, risiedendomi con le gambe molli.Comincio aridacchiare dentro di me e il mio sorriso balena all’esterno “è da
pazzi! Non posso crederci! Johhny, l’Alzhaimer sta galoppando furiosamente!”
“Fuori di qui, brutto…” m’intima rosso in viso “fuori e non
farti più rivedere, se non con buone notizie!”
Esco di corsa dopo aver ridacchiato un altro po’, salutando
la suoretta con un gesto scanzonato.
Quando sono fuori, in strada, mi rendo conto che non è poi
tanto sbagliato come suggerimento.
È come togliere il pane di bocca ad un affamato. Resterebbe
sempre il problema del reclutamento, ma sarebbe il minimo.
Mi fermo di fronte ad una vetrina di abbigliamento
sportivo, improvvisamente a disagio…ma Safyia sarebbe d’accordo?
Il mio motto è ‘sempre pronto’…ma
lei…dirle una cosa del genere…proporle una cosa del genere…
Ohh! Che palle!
Mi sta venendo il mal di testa! E devo anche farmi
perdonare per averla spaventata!
***
“Noooo! Non me lo dire! Che strazio, l’esonero il giorno del mio compleanno!”
Safyia sbraita per telefono con Olivia,
portatrice infausta di disgrazie universitarie “no, non la faccio la
festa quest’anno. Sono impicciata fino al collo!” singhiozza
rotolando esausta sul letto pieno d’appunti e libri. “Dimmi che il prof lo sposta!
Ti prego!”
“A quel maledetto non frega nulla, del fatto che siamo pieni
di esoneri!” sbotta la ragazza nella stessa identica
situazione.
“Vabbè ho capito!” Safyia tira su col naso e fa una smorfia,
cadendo di faccia sul letto morbido “Vado a studiare. Anzi,
torno a studiare…” mugugna attaccando con un gesto disperato.
Guarda i libri e gli appunti sparsi e geme sofferente “non
ce la posso fare!”
Mordicchia la penna colorata con livore, quando sente la porta
di casa aprirsi. Balza giù dal letto volando incontro ad
Adrien che la abbraccia con una faccia da funerale
“Che c’è? Ti hanno fatto il
cazziatone?” domanda con una vocina dolce che mi fa stare ancora più male.
“No...Safyia siediti che dobbiamo parlare. E’ roba grave!” borbotto facendola sedere di fronte a me.
“Che stavi facendo?”
“Studiavo, quel bastardo del prof ha
messo l’esonero fra una settimana! Disgraziato, neanche il compleanno in santa pace
mi fa fare!” sbotta facendomi sobbalzare.
“Compleanno?!” la prendo per le spalle intimorendola “quanti
anni fai? 26?”
Safyia mi guarda per qualche secondo e poi scuote la testa
“no, 25. Non sono così tanto fuori corso” mi dice con
una faccia sospettosa.
Cazzo…non ha ancora 25
anni?!
“Adrien hai una faccia da far spavento!” esclama
toccandomi con aria afflitta “posso fare qualcosa per te? Coccole? Sono brava a consolare” mi dice sorniona abbracciandomi e
dondolando da un alto.
“Si…c’è qualcosa..” Inghiotto a fatica prima di parlare “Safyia…senti…”
“Mh?”domanda strusciando la faccia su di me e alzando gli
occhi con un sorriso raggiante “devo sbaciucchiati un po’?” sussurra baciandomi
più volte
“Devi fare qualcosa di più..” Mormoro
ricambiandola “qua si tratta di vita o di morte..”
“Addirittura?!” domanda con voce canzonatoria “sentiamo, che devo fare?”
Resto a guardarla per qualche istante e poi mollo la bomba,
sperando che non mi arrivi nulla in testa “Devi fare…l’amore con me”
Safyia mi guarda mezza violetta e mezza rossa, passando
tutte le possibili sfumature dell’arcobaleno “eh?! Ma
così…Lebeau! Che cavolo ti sei messo in testa!” urla
arrossendo e scostandosi di due metri se non di più “ok che m piaci e con te ci
sto bene. Però…non ti sembra di correre?!” grida
muovendosi su e giù istericamente.”Ci siamo baciati solo due giorni fa!”
Sospiro frustrato. Non che mi aspettassi
un’altra reazione, da lei “se riesci a stare ferma cinque minuti, ti spiego la
situazione.”
Lei si siede parecchio lontano da me e si rannicchia su se stessa.
“Ora non esagerare” le dico mezzo offeso dal suo palese
rifiuto “non sono poi da buttare via…e non te l’avrei chiesto così se non fossimo nei guai fino al collo!”
“Io non avrei reagito così, se non me l’avessi detto in quel
modo terribile!” precisa ancora violacea “Dio, sembra che devi farlo per un
dovere da Guardiano stronzo!”
“Eh… stiamo li..”mormoro annuendo
soprappensiero “tu fammi parlare…e poi decidi”
***
Alla fine del monologo, frammentato di parolacce, Safyia non
respira neanche più. “Ah..” Sussurra giocando con l’orlo del calzino colorato
“che bella prospettiva. Quindi morirei in una maniera orribile, divorata dai
miei stessi figli, finirei dritta all’Inferno e risorgerei come diavolessa vera e propria…che culo!”
Adrien la guarda di sottecchi, sbracato sulla poltrona,
ancora lontano da lei. “Eh…” mugugna allucinato “pensa che mi hanno anche dato
il benestare, in chiesa”
“Oh mio dio!” sussurra la ragazza
vergognandosi a morte “quindi lo sanno tutti!” ringhia con la voce isterica
“ o santa miseria, non ci posso credere! Ma perché è capitata a me, una cosa del
genere?!”
Adrien si tappa l’orecchio mentre urla il suo disprezzo
verso quell’essere. “Non sei obbligata, però per più
di un anno dovresti subire gli attacchi di quel demone, stare sempre con la
guardia alzata, non toglierti quel coso neanche per fare la doccia” le spiega
indicando la catenina.
“Stanotte mi ci stavo strozzando” borbotta Safyia crollando lunga
distesa sul divano. “Oh che palle! porca miseria, che palle!” sbotta facendolo
sorridere.
Resta qualche minuto in silenzio poi la Safyia si volta
verso di lui con aria ancora più imbarazzata se possibile “scusa Adrien, tu mi piaci
molto, ma insomma…ci siamo baciati sono due giorni fa…”
La sua voce si smorza, mentre affonda la bocca nel cuscino.
Lo guarda timidamente mentre lui le sorride ebete al ricordo del bacio
travolgente nel locale. “Non abbiamo la scadenza come
il latte” le dice simpaticamente facendola ridacchiare.
Si alza arrancando come un condannato a morte fino a lei. Siede
in terra e fissa il suo volto violaceo affondato per metà nel cuscino, sfiorandole
una guancia “io ci ho pensato più di una volta, lo ammetto..”sussurra
chinandosi verso di lei “a me basta che tu stia bene quando sei insieme a me. Ti
proteggerò anche per un anno, farò tutto quello che vuoi” mormora con voce
seria guardandola negli occhi che grondano miele e luccicano felici. Safyia lo ascolta mordicchiando il cuscino “Davvero?”
“Si..”
Si alza sui gomiti sporgendosi verso di lui e dandogli un
bacio dolce sulle labbra “tu questa cosa non me l’hai raccontata…e
se…capita…capita e basta” mormora con uan vocina dolce e imbarazzata che gli
trapana il cervello e glieli svuota dai pensieri negativi.
La mano delicata e morbida di Morgaine si appoggia sul
braccio del ragazzo in piena crisi nervosa.
Guillaume l’allontana con un gesto brusco,
facendole male per la seconda volta “aveva ragione Lebeau! Ero terrorizzato.
Non riuscivo a muovere un muscolo!”
Nell’oscurità la donna può vedere gli occhi verdi del suo
amante luccicare pericolosamente.
“Si dicono molte cose…”
“Non cominciare col tuo solito discorsetto conciliante!”
urlò d’un tratto zittendola. “L’ho lasciata morire
perché pensavo più a proteggere te che all’incolumità di quella ragazzina
scapestrata!”
“Stai insinuando che la colpa sia mia?” domanda con un
leggero tremito d’ansia.
“No, non volevo dire questo”
Sul suo volto c’è un dolore profondo che la donna non può
vedere. Guillaume esce dal letto che fino a poco prima ha ospitato i loro corpi
divorati dalla passione e afferra i vestiti, infilandosi con gesti bruschi e
nervosi
“Questo vuol dire che non resterai..”sussurra
la sua bellissima amante, leggermente più anziana di lui, che lo ama dalla
prima volta che si sono incontrati. Un colpo di fulmine come pochi.
“No” risponde seccato e con una gran voglia di stare solo.
“Scusa Morgaine, non dovevo venire…e scusa per…” tace indicando con gli occhi i
vestiti mezzi laceri della donna che giacciono in un angolo.
La Guardiana resta in silenzio ricordando con una certa
inquietudine l’arrivo improvviso del ragazzo nell’attico e la violenza con la
quale le è letteralmente saltato addosso.
Non dice nulla, limitandosi a fargli capire il suo
disappunto per quel bieco comportamento.
“Scusami. Ti prego” mormora abbracciandola con forza “non
posso immaginare neanche lontanamente di farti del male. Non succederà più” la
supplica a mezza bocca, sentendola immobile e vagamente tesa.
“Guillaume, vai a casa, fatti una dormita e presentati di
nuovo a me quando avrai imparato acomportarti civilmente” gli dice secca, per nulla
rabbonita dal suo slancio tenero.
Il ragazzo la guarda intimorito, colpito al cuore da una pesante
mazzata. Annuisce e si alza dal letto con un’aria mortificata che non scalfisce
la sua rabbia interna.
“Va bene…” mormora allontanandosi a ritroso, l’animo
spezzato per aver fatto del male alla donna che ama.
Guillaume ha l’animo di un ragazzino che si atteggia a
grand’uomo per non dimostrare la propria paura.
Guillaume usa il sarcasmo e ferisce gli altri per non far
vedere loro la propria inettitudine.
Non ha la forza di Isabeau ne la
maestria di Lucien nella lotta corpo a corpo. Non ha facoltà psichiche come la
sua adorata Morgaine e la rapidità di Mélie.
E non è come Adrien.
Esce in strada continuando a colpevolizzarsi, finchè i suoi
piedi non lo portano in un posto che non pensava di visitare nuovamente.
Il covo di Kob, paradiso artificiale dei drogati come lui e
Lebeau.
Guarda la porta chiusa, mezza occultata nel vicolo buio e
per un attimo è seriamente tentato.
Tre colpi secchi e decisi: il segnale che spalanca le porte
del Nirvana sintetico.
Piega le dita e porta la mano in tasca, correndo via, come
se avesse il diavolo alle calcagna.
Il primo della classe che si fa fregare
come un pivello. Il primo della classe, bello e ricco che si spacca le
vene di allucinogeni per sentirsi a posto con il
mondo, per alzarsi la mattina con l’illusione che niente di ciò che vede sia
reale.
Arranca verso l’appartamento che ha comprato per stare solo,
per non guardare negli occhi i propri genitori inconsapevoli della vita che
conduce, troppo ricchi e troppo occupati per notare in fondo allo sguardo del
proprio figlio una vena disperata e malinconica.
Sale le scale con le mani in tasca, cercando le chiavi
svogliatamente, la mente sempre offuscata dal ricordo della morte di Mélie e
dalla violenza con la quale ha aggredito Morgaine. Scuote la testa
maledicendosi, la croce gli graffia la pelle per un secondo; cosa strana, non
succede mai. Dio è ormai stanco di lui e lo vuole punire?
Alza lo sguardo sulle due figure che l’attendono, appoggiate
al muro appena ridipinto di una calda tonalità avorio. Occhi freddi e saettanti odio.
“Che cosa volete, voi due? Non sono
dell’umore giusto” sbotta guardandoli appena, cercando di infilare le chiavi
nella serratura quando un sonoro calcio ai reni lo fa piegare in ginocchio.
Sbatte la fronte contro la porta blindata e impreca ad alta voce “ma sei
impazzita, brutta culturista del cazzo?!”
Isabeau lo guarda come se volesse
squoiarlo, i coltelli alla cintura che baluginano sinistramente, sotto la corta
giacchetta di pelle nera.
“Lucien, portalo dentro”
***
“Questo disgraziato più lo guardo e
più mi fa ribrezzo! Se lo può anche scordare che partorisca i suoi
mostriciattoli e che…bleah!!” Safyia inorridì chiudendo il Bestiario con
l’immagine di Azafir.
“Che skifo!”
Guardò Adrien che insisteva a spiegarle quelle formule
latine e fece una smorfia “per stasera ho esaurito la pazienza per capire
radici e plurali majestatis. Sta zitto o ti faccio ingoiare quella
sferetta”
La guardò e ridacchiò divertito “a te serve un’arma pesante,
non formule magiche…vediamo che trovo qua sopra..”
Borbottò aprendo un altro libro che Safyia gli chiuse sul naso “basta studiare!”
Gli si sedette in braccio con il chiaro intento di baciarlo
e si bloccò per una timidezza improvvisa.
“Beh? Finito il pezzo sexi?” le disse divertito stringendola
e accarezzandole la schiena con tutta calma.
“Sto pensando…a come tentarti” sghignazzò per il doppio
senso “sta cosa mi fa ridere!”
“Pensa a me” le disse baciandola lungo il collo leggermente.
Safyia lo inclinò sentendo le sue labbra che vagavano con molto piacere sulla
propria pelle.Non ci volle molto a
farla scattare come un interruttore della luce.
Gli si aggrappò addosso col respiro pesante, girandosi per
farsi baciare degnamente. Era impossibile resistergli e lei non aveva alcuna intenzione di farlo. Si sentì sollevare e mettere al
sedere sul tavolo ingombro di libri e polveri strette in sacchettini di tela
grezza, che le facevano girare la testa normalmente, figurarsi in quel preciso
istante.
“Safyia..” Mormorò sulle sue labbra “vuoi..”
Si! Pensò
immediatamente stringendosi a lui. Annuì senza neanche ascoltare il resto della
domanda che Adrien formulò come “vuoi venire con me stasera a prendere a calci
un po’ di demoni, o preferisci rimanere a casa ad annoiarti” e che la mente di
Safyia tradusse e corresse liberamente in ‘vuoi fare
l’amore con me fino all’alba e per molto altro tempo ancora’
“Ok, allora vatti a mettere le scarpe” le disse continuando
a sbaciucchiarla con aria felice.
La ragazza lo guardò cercando di capire che diavolo
centrassero le sue scarpe quando in teoria avrebbero dovuto essere
splendidamente nudi in un luogo peccaminoso e rischiarato solo dalla luce della
lampada rosata che stava in quella camera col letto troppo grande, per una
persona sola….
Adrien la stava guardando… ”Eh?” esclamò
facendogli alzare un sopracciglio “chi? Cosa? Che è successo?” domandò in fretta notando la sua espressione
perplessa.
Lui sorrise divertito a quelle domande sparate a raffica “vuoi venire con me..”
“A fare che?” domandò incamerando un pezzo per volta.
“Uccidere bavosi”
“Certo” rispose troppo distratta dalle carezze che sentiva
sui fianchi. Allargò impercettibilmente le gambe vedendolo fermarsi d’un tratto.
Lo guardò negli occhi leggendo il suo
stesso desiderio “dobbiamo per forza uscire?” mormorò a voce bassissima
sentendolo insinuarsi sotto la maglietta. Chiuse gli occhi ed emise un piccolo
gemito che infranse il silenzio ovattato della stanza.
“No…cioè si” rispose lasciandola
con molta riluttanza.
Safyia fece una smorfia terribile e scese dal tavolo
odiandolo per un attimo. “Un bacio per ogni demone stecchito” gli impose
minacciandolo con l’indice.
“Andata” ridacchiò dandole un morsetto al dito che la fece sorridere.
“Bene! Dove li troviamo in quantità industriali?”
“Sotto la metro”
“Che metro sia…dai, facciamo una
gara a chi scova di più!”
***
“Ultimo desiderio, pezzo di merda?”
Guillaume alza il viso pesto e sanguinante, ringhiando il
suo disprezzo verso di lei “vaffanculo!” sibila prendendosi un altro colpo sul
torace che gli mozza il fiato “non la passerete liscia! L’Associazione…”
“Ehh...mi sa che ti sbagli, coglione. Ci mandano proprio
l’Associazione”
Lucien si alza dalla comoda poltrona dell’appartamento di
Guillaume, stringendo le labbra e annuendo con una smorfia divertita. “La linea
si è fatta dura da un di tempo a questa parte…spiacente, coglioncello”
Il ragazzo lo guarda con gli occhi spalancati “vi hanno
ordinato di...uccidermi?” Nella sua voce trapela solo incredulità e orrore “ma
si sono bevuti il cervello?!!”
Un cenno ed Isabeau gira attorno alla sua schiena,
afferrandogli la testa e alzandola, scoprendo la gola perfettamente rasata.
“Non sai da quanto tempo volevo farlo” sibila nel suo orecchio con voce
raschiante.
Guillaume non riesce a muovere neanche un muscolo, ipnotizzato
dal tono roco e vendicativo della donna che recita il loro mantra assoluto.
“Ezechiele, 25,17:
" Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dall'iniquità
degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà
conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perchè egli è in verità il
pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E
la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo
sdegno, su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine distruggere i miei
fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare
la mia vendetta sopra di te".”
Il sangue sprizza violento quando la lama sacra incide il
collo velocemente e in profondità, tagliando la carotide di netto.
Isabeau lo lascia andare con disprezzo, mentre Lucien fa un
balzo indietro per non macchiarsi con il sangue che spruzza e gorgoglia dalla
ferita mortale. L’uomo lo guarda allontanandosi a ritroso “mi sa che passeremo
dei guai per questo”
Isabeau alza le spalle, il braccio rotto che le duole per lo
sforzo che aveva sostenuto fino a quel momento. “Sono disposta ad ammazzarli
tutti uno per uno.”
Si pulisce le mani su un fazzoletto che ripone nella tasca
dei pantaloni con un gesto secco e aggiustai vestiti stazzonati che porta da un giorno intero. “Ha creduto a quella
calla senza batter ciglio. Un vero coglione, l’ho sempre detto io”
***
Due ore dopo e qualche decina di demoni in meno a bazzicare
le strade, la porta della casa si spalancò violentemente e due figure
strettamente abbracciate fecero il loro rumoroso ingresso, rovesciando l’omino
con i pochi abiti appoggiati sopra. Safyia sbattè la porta dietro di se,
continuando a baciare Adrien con passione, il quale la stava spingendo verso il
centro del salotto, inciampando sul tappeto e rischiando di crollarle addosso.
“Fammi togliere…il giubbotto” la sentì dire con difficoltà
mezza soffocata dal suo abbraccio.
“Devi proprio?”
“Tu che dici?” lo prese in giro staccandosi col fiatone.
Si erano fatti tutta la strada fino a casa, in quel modo,
fermandosi continuamente per baciarsi.
Safyia lo guardò con un sorrisetto mezzo imbarazzato quando
lo vide gettare via il maglioncino leggero.
“Andrà sempre peggio” l’avvertì eliminando qualche capo in
più sulla sua attraente figura che ammirò con crescente eccitazione.
“Bene...” Mormorò a bassa voce provocandogli uno scompenso
cardiaco. Adrien si fermò e la guardò negli occhi trascinandola verso il divano
dove si sdraiò, portandola con se. Safyia si strusciò su di lui pienamente
felice ascoltando il battito del suo cuore accelerato. Sentiva la pelle
sfiorata dalle sue dita e istintivamente mugolò di contentezza.
“Non durerà, vero?” gli domandò all’improvviso.
Adrien aspirò il suo profumo con aria soddisfatta e annuì
“non durerà, lo so per esperienza”
La vide strisciare pigramente fino alle sue labbra dove
stampò un bacio dolce “e ti pareva…”
“Tu volevi la verità” le disse sorridendo.
“Non dirmi mai troppa verità tutta
insieme!” ribattè facendo una smorfia birichina.
Tornò seria quando vide il modo in cui la stava fissando “visto che non durerà..” Si accostò a lui arrossendo
intensamente “perché…non…fai il tuo dovere da
Guardiano stronzo?”
Il cuore di Adrien perse un paio di
battiti e ne accavallò altri; improvvisamente sentì un caldo tremendo che
divampava in lui e non riuscì ad aprire bocca.
Safyia lo prese come un ‘no’ e alzò
un sopracciglio “ok..” Sussurrò spostandosi e mettendosi a sedere.
“Ok cosa?” biascicò con la salivazione ridotta a zero.
Safyia deglutì a vuoto più volte. “Lo sai..”
Borbottò alzandosi dal divano con il viso in fiamme. Girò un attimo a vuoto,
lanciandogli un’occhiatina esplorativa e lo vide imbambolato a guardare il
vuoto. Lo sentì schiarirsi la voce e udì le molle del divano che gemevano,
segno che si era alzato anche lui.
“Ah…ok..” Mormorò dietro di lei
articolando male le parole “se vuoi…”
A sentirlo così imbarazzato, la ragazza ebbe un moto di tenerezza
verso di lui. Gli si gettò in braccio e riprese a baciarlo finchè non si staccò
con aria meditabonda “tanto siamo autorizzati, no?”
“In un altro caso, saremmo da scomunica diretta” le rispose
sorridendo, col cuore che ballava la rumba.
“Potrei conviverci!” ridacchiò mentre la sospingeva
dolcemente verso la camera da letto.
Anime di folli vagavano per i campi incolti, gettandosi a terra e
strappandosi i capelli, urlando la loro pazzia, cani rabbios
“Adoro il tuo profumo..” Le
sussurrò continuando a baciarla e facendola sorridere.
“A me piaci tu..” Gli rispose
sepolta sotto di lui in preda ad un imbarazzo cronico che non la faceva andare ne avanti ne indietro.
Adrien la guardò trattenendo una risata per
il fatto che avesse fatto la micina sexi per tutto quel tempo e al
momento di quagliare se la fosse data metaforicamente a gambe.
“Ce l’hai con me? Scusa..” Miagolò
imbarazzatissima.
“Ma smettila...sei tu che mi hai trascinato qui,
costringendomi ad una performance sessuale, approfittando del mio corpo per i
tuoi biechi desideri lussuriosi.”
Si rimediò uno “cretino” mentre sghignazzava e continuava a
baciarla su qualsiasi punto scoperto gli venisse a tiro.
Safyia chiuse gli occhi sentendosi una stupida e sbuffò di
frustrazione. “Ricordi la mia frase infelice di qualche tempo fa? Che riesco a fare sempre casini? Ecco...ulteriore prova che
qui dentro non c’è il niente. Batti un dito, suona
vuoto!”gli disse mezza depressa.
Adrien sorrise nuovamente, cercando con gli occhi i vestiti.
“Mi sarei stupito del contrario. Non preoccuparti..” Sussurrò
dandole un altro bacio, ancora più caldo del solito “così è ancora
più…stuzzicante”
Safyia sorrise imbarazzata pensando che non aveva tutti i
torti. Lo guardò di traverso, adagiata sul cuscino chiaro che risaltava i sui
capelli nerie la pelle deliziosamente
rosata per la timidezza, offrendo un panorama indimenticabile ad Adrien
“Dove vai?” gli domandò con voce sorpresa vedendo i jeans che riaffioravano dal pavimento. Lui la guardò
stupito “vado a dormire di la”
“Dormi con me” sussurrò facendogli spazio, come se non ce ne
fosse stato a sufficienza “ti ospito volentieri”
“Oh, sono caduti!” esclamò divertito gettando i jeans lontano. “Che disgrazia,
sono bloccato qui!”
La sua scenetta la fece ridere come una scema. Gli si
appiccicò addosso con aria felice.
“Non ti ci abituare però!”
“Ti posso chiedere una cosa? Non devi rispondermi, se non
vuoi..
“Tanto lo so che vuoi chiedermi” mormora a mezza bocca
socchiudendo gli occhi mentre la baciava all’angolo della bocca.
“Allora sto zitto” le dice facendola sorridere.
“Chiedimelo..
“Perché .. non hai mai..
Safyia sorride, lentamente lo accarezza, godendo
della sensazione della sua pelle “Non lo so…non mi sono mai innamorata
prima..”
Adrien la guardò perplesso “mai? Neanche una volta?”
stentava a crederci visto la dolcezza che emanava.
Lei scosse la testa “non ricambiata” affermò con una
smorfietta “oppure quelli a cui piacevo, non erano di
mio gradimento..” Sentì che continuava a scendere con le labbra e gemette
sommessamente, appena un flebile sussurro.
Le sue mani che la toccavano...quella era una cosa che la faceva
impazzire. La sua espressione cambiò radicalmente mentre le accarezzava il
ventre; trattenne il fiato quando sentì i capelli che la sfioravano sullo
stomaco e le accarezzavano morbidamente il seno “Adrien…” ansimò con una
crescente eccitazione
La sentiva irrigidirsi e rilassarsi e tornare a tendersi
sotto il suo corpo, stringendolo con le dita calde e muovendo le gambe dalla
pelle così setosa e liscia..
Le sfiorò con le labbra sentendo il suo odore che
s’intensificava. Quando la vide divaricarle
leggermente, insistette finché non si schiusero come boccioli.
Gli aveva dato accesso alla sua
femminilità...non poteva deluderla, doveva farla stare bene. Le sue
labbra scesero facendole mormorare un‘implorazione, la guardò e vide che
stringeva spasmodicamente il cuscino, protendendo il seno che sembrava ancora
più bello visto da li, ancora più soffice..
Strisciò fino a lei facendola gemere, stavolta più forte e
tornò a baciare le sue labbra tremanti. Safyia si aggrappò ai lui cercando di
non fargli sentire quanto tremava, riuscendo solo a fargli percepire di più il
suo scompiglio. “Fammi sentire la tua voce” sussurrò giocando con le sue
labbra. Lei sospirò, senza volerlo, la sentì mugolare
e ansimare forte, facendolo sorridere soddisfatto.
“Va bene così” sussurrò dolcemente abbattendo tutte le sue
difese. Annuì più volte non riuscendo a respirare. Se
solo ci avesse provato, avrebbe gridato.
Con enorme piacere, Adrien tornò a baciarla e stavolta non
fermandosi in superficie, ma scendendo in profondità, facendole spalancare gli
occhi e contrarre tutta. Aprì la bocca per respirare e un gemito rauco le uscì
dalla gola infrangendo il silenzio. Adrien continuò accarezzandola e sentendola
sempre più disponibile, facendola contorcere, muovendo la lingua lentamente,
affondando e tornando a lambirla superficialmente.
Safyia non riusciva più a trattenere i continui gemiti
dovuti al piacere che la sconvolgeva. Non pensava fosse così … bello...intenso…
Non avrebbe resistito
più a lungo di così, pensò eccitato, continuare
sarebbe stato una pena indicibile per entrambi. Si sdraiò lentamente su di lei che aprì le gambe istintivamente.
La sentì respirare affannosamente, disordinatamente; trattenne il fiato ed
esalò sospiri che da soli bastavano a portarlo all’estasi.
Lo guardò negli occhi con il viso rosso, pregandolo
mentalmente di prenderla, di non farla parlare, perché se l’avesse fatto avrebbe gridato e non si sarebbe più fermata. Lo vide mentre
cercava di controllarsi, perso nella sua contemplazione e Safyia sorrise
sentendo un moto di tenerezza che la divorava, per il fatto di vederlo così in
agitazione per lei.
“Sei terrorizzato come me?”gli domandò con voce flebile nel
suo orecchio, scostando i capelli umidi dal collo.
“Di più” le rispose con voce roca.”Non avere paura…”
inghiottì più volte sentendola rilassarsi sotto di lui. Safyia gli sorrise dolcemente “mi fido”. Si spinse contro di lui,
rabbrividendo per l’eccitazione e l’imbarazzo e non riuscendo a capire quale
dei due era il sentimento che la facesse godere di
più. Si perse nei suoi occhi mentre le sorrideva. Le sorrideva e la
accarezzava, unendosi a quel corpo caldo che tremava così tanto da lasciarlo
tramortito.
Il suo viso assunse un’espressione dolorosa per un breve
istante, Adrien la sentì stringerlo di più e rallentò, udendo un singhiozzo che
si perdeva nel suo orecchio, maledicendosi per il dolore che le arrecava.
“Scusami..” Sussurrò baciandola con dolcezza sentendola aggrapparsi sempre di
più a lui, finchè non lo morse e urlò nella sua bocca facendolo tremare
interamente. Restò su di lei immobile continuando a baciarla e ad accarezzarla.
Safyia lo guardò fra le ciglia leggermente bagnate senza sapere che dire, senza
osare parlare mentre il piacere s’irradiava violentemente in ogni minuscola
fibra del suo corpo.
Non potevano essere uniti più di così. Lasciò che il suo
amore parlasse per lei mentre si univano teneramente ed era molto diverso dal
suo sogno, era diverso da quello che aveva visto nella mente di
Adrien. Era diverso perché era vero, vivo, reale. Il piacere era reale, il dolore era reale. I loro corpi sudati e i
fremiti che avvertiva, non erano spiegabili con le normali parole.
Il sangue pulsava impazzito confondendo la sua mente alla
deriva.
Dimmelo…ho bisogno…ti
prego, dimmelo…pensò stravolta dal desiderio che
non accennava a scendere, ma saliva, saliva sempre di più gettandola in fondo
al mare e scagliandola verso il sole che bruciava, bruciava così forte e lei
vorticava come una foglia impazzita nella tormenta.
“Adrien..” Bisbigliò senza voce consapevole che non
l’avrebbe sentita perché la tempesta era troppo forte.
“Amore mio..” Gemette con voce roca
sentendo il suo nome piroettare indistinto nelpoco spazio che c’era fra loro “Safyia...ti amo..”
Il centro. Quello era il centro del suo mondo. L’unico punto fermo, nell’uragano che la sconvolgeva.
Sorrise e con mille battiti d’ali, le farfalle nella sua mente si levarono in
volo, portandola con se.
‘
e lei gridò: chi sei tu mio prode cavaliere che sì bellamente ti fai beffe del mio cuore?’
Io
sono solo uno schiavo, uno schiavo derelitto che si crogiola nella ricchezza
della propria pazzia, perché tu mia bella signora, tu sei la mia follia.’
Le parole scaturirono nella mente di Adrien,
sussurrandole nell’orecchio della propria amata che ansimava sotto di lui e
ancora lo stringeva, incapace di lasciarlo andare.
E andava bene così, perchè era giusto…era
meravigliosamente giusto.
Ascoltava il battito del suo cuore che cantava un nome, un
nome che ripeteva dolcemente e la accarezzava con dita invisibili.
Lentamente il suo respiro si regolarizzò,
faceva fatica a tenere gli occhi aperti ma non voleva addormentarsi, voleva
stare ancora con lui, amarlo nuovamente. Quelle lacrime che non accennavano a
smettere di uscire, le avevano inumidito le guance che
Adrien stava baciando una dopo l’altra, gentilmente, accarezzandola col respiro
ancora pesante e corto.
Safyia si voltò, dandogli modo di abbracciarla meglio e si
nascose in quel piccolo nido che aveva creato solo per lei. La sua pelle calda,
il leggero sentore del loro amore..
Questa situazione non
la posso affrontare! Pensò nascondendosi fra le sue braccia e strusciandogli
il viso sul torace.
“E’ stato…così..” Sussurrò sentendo
che mormorava il suo nome, sentendo quella frase che amava, quel ti amo ripetuto non per convenienza ma che veniva dal cuore.
“Così” le rispose sorridendo, sentendo quell’esserino caldo
che lo amava e si fidava di lui, che credeva in lui più di qualunque altra
persona, continuare a tremare incessantemente.
“Ti dispiace se mi addormento…non ti sentirai solo?” gli
domandò con voce flebile alzando lo sguardo per osservare il volto che amava
così tanto.
“No, sto per addormentarmi anche io” le rispose baciandole
la punta delle dita che insistevano a sfiorare la sua guancia con dolcezza
“vengo a tenerti compagnia”
****
Safyia si mosse nel sonno, tirando leggermente il laccetto
al collo. La stava soffocando e non riusciva a respirare. Lo tirò finché non lo
sentì allentarsi quasi del tutto. Sono un piccolo nodino
restò a tenere fermo il sigillo attorno alla sua gola.
Safyia lo guardò con una strana luce negli occhi “e perché non lo fai
Safyia lo fissava
incapace di parlare “Tu sei...il diavolo?" mormorò appena, senza
crederci veramente neanche lei.
Azafir
scoppiò a ridere divertito "non esageriamo, sono solo un demone di seconda
classe" le disse con quel ghigno che a Safyia non piaceva per niente.
"Tua madre al colmo della
disperazione ha mormorato una preghiera d’aiuto…eio sono corso da lei.."
Le spiegò avvicinandosi troppo per i gusti della ragazza.
"Una preghiera..."
"Voi umani siete così sciocchi!
Chiedete aiuto puerilmente...ma non sapete mai chi può rispondere al vostro
appello!" le disse risalendo con un dito la gamba piegata "dovete
stare attenti a quello che desiderate!"
"Mia madre non l' avrebbe mai
fatto!" esclamò poggiando una mano per allontanarlo e ritraendola con un
urlo: si era scottata! Ma no...non aveva niente!
"Un semplice trucchetto che ogni
povero diavolo conosce" le disse riprendendo a giocare coi
capelli lisci e setosi
"Tua madre ha espresso il suo
desiderio, ma non è stata attenta…avrebbe donato la sua anima in cambio di
ricchezza e fortuna: la sua anima, la piccola Safyia, la sua unica ragione di
vita!" esclamò ridendo.
"Tu hai ingannato mia madre!"
urlò arrabbiata e terrorizzata.
"Certo! Io sono il diavolo!"
le rise in faccia stringendo i capelli e rovesciandole la testa all'indietro
"E adesso sono venuto a prenderti!" le disse
passandole la lingua sulle labbra socchiuse
Paralizzata dal terrore, guardò il
lenzuolo scivolare via dalle gambe come se fossero rivoli d'acqua.
"No.." Balbettò.
"Aspetta un po’! Ti dice male, caro mio. Non sono più vergine!" esclamò non sapendo in che guaio andava a cacciarsi.
Il diavolo sollevò un nero sopracciglio
fissandola con occhi di fuoco "ne possiamo parlare, di ciò" le disse
poggiandole una mano sulla spalla e stringendola con forza mentre il tessuto si
disintegrava e la pelle scura di Safyia spiccava nell'oscurità della stanza. La
ragazza provò ad urlare ma non ci riuscì.
"Stai impazzendo piccola
mia?" le chiese annusandola con evidente piacere "saresti da divorare
in questo momento…la tua paura ha quasi raggiunto il livello
ottimale"
"Vuoi mangiarmi..?"
gli chiese tremando, seminuda e paralizzata.
"Saresti un pasto delizioso "
le disse nell'orecchio sfiorandolo con la lingua"mmmh...
gustosa.."
Le leccò la faccia facendola gridare di
disgusto "che schifo! Smettila!" esclamò
raggomitolandosi su se stessa.
Si ritrovò a stesa a terra: non
riesco a muovermi...non riesco a parlare...sentiva qualcosa, cos'era?
Quell’essere
la stava…che sta facendo?! O mio dio mi sta
leccando!! Pensò terrorizzata sentendo i movimenti della lingua e
vedendolo improvvisamente chino sul suo viso, passandosi la lingua stranamente
lunga sulle labbra. Seduto su di lei, ridacchiò divertito
" la tua carne sarà un ottimo antipasto" mormorò passandole un
dito sulla gola.
In quel momento, fuori del suo incubo, Safyia si strappò via
il laccetto perdendo la protezione del tutto e lasciando campo libero al Demone
Azafir.
Anime di folli vagavano
per i campi incolti, gettandosi a terra e strappandosi i capelli, urlando la
loro pazzia, cani rabbiosi si avventavano su cadaveri putrescenti…e
poi...le urla! Quelle urla terribili di neonati, di donne sventrate da bestie
infernali..
E la in mezzo, a troneggiare su quei
poveri spiriti, poteva vedere benissimo quel diavolo perverso che diceva di
chiamarsi Azafir col viso di Adrien.
Safyia vagava per la landa desolata
sentendo un caldo terribile...infernale! Pensò con un moto folle
che la portò a ridacchiare
"Che diavolo vuoi?
Non scenderò mai a patti con te!” urlò con i polmoni
compressi e respirando il fumo nero che si levava dalterreno spaccato e riarso.
"Hai pensato bene a cosa
chiedermi? Posso reclamare la tua anima in qualsiasi momento, anche se il tuo
corpo ormai è inutilizzabile.." Mormorò
afferrando i braccioli della sedia e inchinandosi su di lei..
"Brutto disgraziato!" esclamò
alzando una mano per allontanarlo e scottandosi nuovamente.
"La prossima volta le piaghe
resteranno e saranno molto più dolorose" le promise con un sorriso
irriverente mentre arrotolava i capelli che sembravano senza vita attorno alle
lunghe dita.
"E
smettila di toccarmi i capelli!" gli gridò in faccia...il suo fiato
torrido la stordì mentre si chinava sul viso pallido.
"Posso corrompere la tua mente e
il tuo corpo quando voglio...invece di paura posso darti molto piacere.." Le disse leccandole l'orecchio con gusto.
"Non ci riuscirai mai.." Balbettò impaurita.
"Ho fatto un buonissimo affare con
tua madre: in cambio del vile denaro...adesso ho te!" le disse in tono
lussurioso.
"Ma
scherziamo? Non sarò mai tua" precisò tirando
indietro sul volto arrossato.
“Povera piccola Safyia...non ti sono bastati gli incubi.." Mormorò mentre i capelli
argentati si allungavano avvolgendola in spire scintillanti. “Devo proprio
portarti all’Inferno!”
Azafir
rise e la sua risata risuonò per la casa, mentre i muri tremavano ed esseri
oscuri e viscidi strisciavano fuori delle crepe.
Safyia si guardò attorno allarmata: era vero ol'aveva fatta sprofondare in un altro incubo?
"Che stai
facendo? Cos' è questo?!" urlò terrorizzata mente
gli esseri camminavano sui muri protendendo le loro mani verso il basso.
"E’ quello che ti aspetta se non
ti sottometterai a me!" le disse accarezzando una specie di gatto
putrefatto che si strusciava schifosamente attorno alle sue gambe.
Il terrore crebbe talmente tanto che
Safyia urlò con quanto fiato aveva in corpo "basta incubi!" gridò
stringendosi sulla sedia che andava sciogliendosi sotto di lei.
Si ritrovò inginocchiata sul pavimento
che una volta era ricoperto dal folto tappeto...ora centinaia di vermi
strisciavano sulle gambe nude "toglili, ti prego toglili!" gridava
piangendo, cercando di spazzarli via da se: la stavano
ricoprendo tutta!
"Basta incubi? Bene.." Le
disse Azafir facendo sprofondare la stanza nella più
nera oscurità.
Safyia si guardò
attorno...non vide niente...ivermi! Non li
aveva più addosso! Sospirò asciugandosi le lacrime che
erano scese copiose. Qualcosa sotto di lei si muoveva...cos’è?
Pensò toccando la nera superficie liscia…sembra il battito di un cuore…è
ipnotizzante..
Il pavimento si mosse e una manoafferrò la sua facendola gridare.
Mille mani la bloccarono,
facendola urlare di paura "avevi detto basta incubi! Azafir ti prego!" urlò
sentendosi strattonare i vestiti che non aveva. La sua coscienza…gliela stavano
strappando.
"Farò tutto quello che vuoi."
Singhiozzò tentando di difendersi a quel tocco insistente che la faceva
rabbrividire.
"L'hai detto.."
Sentì dire sotto di lei: si ritrovò seduta in braccio al demone che la
avvolgeva coi lungi capelli argentei simili a serpenti
brillanti
"Recluterai anime per me...in
cambio della tua" le disse sornione accarezzando la pelle bianca.
"Devo ..uccidere?"
balbettò sconvolta.
"Che
brutta parola! Il caro vecchio contratto...ma niente firme di sangue, troppo sporchevole
" le disse accarezzandole il seno nudo "se non lo farai, gli incubi
torneranno…e saranno peggiori di questi!" le promise
con voce tenebrosa.
Safyia annuì cercando
di respirare...troppo calore "mi stai bruciando!" esclamò
cercando di ritrarsi da lui. Improvvisamente il calore svanì,
soppiantato da un piacevole tepore "e adesso...suggelliamo l'accordo"
mormorò afferrandole il viso e baciandola.
Una tempesta d’immagini la travolse
mente muoveva quelle labbra calde sulle sue...le anime, tutte le anime
che ha divorato! Pensò rabbrividendo e cercando di
scostarlo.
"Il patto va suggellato nella
carne" le rivelò dopo un attimo.
“Cosa?!" domandò allarmata sentendolo muoversi su di se.
"Ognuno ha i suoi
metodi,piccola mia.."
Sussurrò invitante “e io sono un Procreatore!”
"Ma
se non sono più…brutto bastardo maniaco! Oddio, aiutami!"
urlò sopraffatta dal panico.
"Non devi mai
pronunciare quell’insulsa parola davanti a me!" esclamò mandando bagliori
rossastri dagli occhi grigi che fino a quel momento le avevano sorriso invitanti.
Il piacere divenne dolore
e Safyia urlò: era come se le stesse strappando le viscere.
L’urlo di dolore della ragazza
suonò come una sirena antincendio nella mente di Adrien
che si svegliò di soprassalto. Quando il vide il laccetto
sciolto, implorò il nome di Dio dentro di se e si affrettò a riallacciarlo al
collo di Safyia che si svegliò urlando come una pazza.
Si allontanò da lui, cadendo dal
letto e arretrando il più possibile “non mi toccare!” urlava continuamente.
Adrien sbiancò quando vide le piaghe che aveva sul corpo, segno inequivocabile
del contatto prolungato che aveva avuto col demone.
La vide cercare di togliersi
qualcosa di dosso, biascicando di vermi e scarafaggi.
Le si avvicinò
lentamente mormorando fra i denti una benedizione che aveva imparato come prima
cosa, quando aveva cominciato la sua carriera di Guardiano.
“Safyia mi senti? Sono Adrien” mormorò accanto a lei senza toccarla. La vide
fermarsi e alzare gli occhi sconvolti “non c’è più pericolo…stai tranquilla”sussurrò allungando una mano che la ragazza
colpì con violenza.
“E’ un altro dei tuoi schifosi
inganni! Non ci casco!” urlò come una pazza cercando
di coprirsi il corpo che credeva nudo.
E’ completamente fuori controllo, pensò
preoccupato. Guardò l’orario e decise che padre John poteva anche fare una
levataccia, per una volta.
Il vecchio arrivò in fretta,
seguito da molti altri preti con aria grave. Adrien gli indicò la camera da
letto senza parlare. Li seguì ben consapevole della scena terribile che si
sarebbero trovati davanti.
“Si è slacciata il sigillo durante
il sonno e quel bastardo ne ha approfittato” gli disse con voce bassa
sentendosi colpevole di non averla protetta adeguatamente.
La ragazza li guardava allarmata “chi siete, che volete?!” singhiozzò stringendosi
le gambe contro il petto e saettando lo sguardo su di loro.
Padre John si chinò
su di lei lentamente “figliola…ti ricordi di me? Sono
padre John” le disse con voce paterna.
La ragazza lo ascoltò
scettica “stavi meglio con i capelli lunghi” gli disse ironicamente.
Adrien respirò a fondo, una rabbia
folle che montava nel suo corpo. Safyia lo guardava con una paura incredibile,
cercando di addossarsi ancora di più alla parete e di sottrarsi a quel cupo
sguardo azzurro come il cielo tempestoso.
“Si è spacciato per me un’altra
volta, vero?” ringhiò in direzione della ragazza, con la pelle martoriata dalle
piaghe brucianti.
Safyia non gli rispose
allontanandosi da lui, con gli occhi gonfi di lacrime. “Ho accettato, che altro
vuoi da me?!” urlò facendo rizzare padre John come una molla.
“Ha accettato?!” gridò sconvolto, facendosi
il segno della croce.
Adrien strinse gli occhi e si mosse
verso la ragazza che continuava a delirare a bassa voce di insetti
e demoni.
“Se ha
accettato, allora questo non le serve più!” sibilò strappandole la catenina dal
collo e assistendo al terribile degrado fisico della propria amata. Il suo
corpo scolorì immediatamente, pulsando luce demoniaca e le piaghe guarirono nel
tutto lasciando la pelle liscia e intatta.
Safyia sorrise sinistramente,
alzandosi in piedi con un’aria scanzonata che gli bloccò il cuore.
“Amore”sussurrò muovendosi verso
di lui e protendendo le braccia dalla pelle troppo chiara per essere umana “perché non ti liberi di queste presenze inopportune e
non torniamo…a noi?” sussurrò strusciandosi contro di lui.
Adrien tremava di rabbia e
sdegno…e amore. La scostò da se con il viso impenetrabile “ti ricordi? Una
volta ti ho detto che ti avrei venduto la mia anima molto volentieri..” le disse con un’espressione
tranquilla e il cuore martellante nel petto.
Safyia lo guardò con una strana
luce negli occhi “si…e perché non lo fai?”
Adrien osservò i suoi occhi che
scolorivano velocemente, passando dal nero al nocciola, fino ad assumere una sfumatura
dorata.
“Lebeau!” gridò il prete andando
verso di lui, subito fulminato dalla Reclutatrice che una volta portava il nome
di Safyia “ Sto contrattando un’anima, fuori dai
piedi!”
Padre John la fissava
intensamente, indicando con la testa un cupissimo
Adrien.
“Se gliel’hai
già presa, sei pregata di restituirla. Fa parte della
squadra, non può lavorare senza anima…lo dice il Codice”
Safyia ghignò oscenamente “peste su
vostro Codice!”
“Sta lontana, figlia di Satana!”
urlò sollevando un testo sacro.
“Sempre così violenti, voi
Guardiani” mormorò sbuffando “contrattiamo, è una pratica molto
più efficace”
“Non c’è nulla da contrattare!”
tuonò la voce incazzata di Adrien con la morte nel
cuore.
Safyia si sentiva male. Aveva il
respiro pesante e ardeva in tutto il corpo. Assistette come in trance al cazziatone di padre John che si riversò sulle
spalle contratte e abbattute di Adrien.
“Incapace e buono
a nulla! Come è successo? È un danno
gravissimo!” esclamò indicando la ragazza che
sbadigliava guardandosi le unghie.
Lebeau neanche rispondeva più si
sentiva tremendamente in colpa e non sapeva come fare a liberarla dalla
possessione demoniaca.
Ucciderla era fuori discussione.
Esorcizzarla non serviva a niente.
C’era una sola cosa da fare: si
avvicinò a Safyia col viso terreo. Un po’ estrema come soluzione, ma non era
tipo da andare per il sottile in certe cose.
“Tu lasciala libera, rinuncia a lei
e avrai la mia anima…se la trovi in mezzo a quello schifo che ci sta intorno!”
esclamò ad alta voce.
Le urla di dissenso che gli
arrivarono dietro, lo seccarono e basta.
“Ma sei impazzito?”
urlò il prete cercando di fermarlo.
“Si” borbottò senza neanche
guardarlo e continuando a fissare Safyia.
“Mettiamolo per iscritto, come hai
vecchi tempi!” esclamò la Reclutatrice con voce deliziata.
“Stronza succhiasangue” borbottò
prendendo un pezzo di carta e una penna. Dopo che ebbe finito, si ferì un dito
e lo strusciò sul documento.
“Adesso, via dalle palle e
ridammela” ringhiò avvicinandosi a lei.
Safyia, o almeno il demone che era
Safyia, sorrise e lo baciò a lungo. Adrien sentì che qualcosa gli veniva strappato via e che faceva incredibilmente male.
Un improvviso cedimento della
ragazza, lo avvertì che il contratto era stato accettato.
Safyia si scostò con il viso
imbarazzato, guardandosi attorno. “Cosa è successo?”
domandò a bassa voce osservando i preti che la fissavano imbambolati. I suoi occhi
erano tornati neri e la pelle aveva assunto la solita sfumatura olivastra. Si
guardò, vestita solo di una sottile sottoveste che aveva indossato, troppo
imbarazzata per dormire nuda e strinse le braccia attorno al seno “Adrien…che
fanno qui?”sussurrò accostandosi a lui.
“Ti rendi conto di quello che hai
fatto?” urlò il prete facendosi il segno della croce e supplicando una
preghiera che infastidì solamente Adrien.
“Ma si…che
volete che sia” borbottò aprendogli la porta e sbattendoli fuori “ce ne sono tanti
di stronzi senz’anima. Stavolta posso dire di esserlo fino in fondo!”