Il libro dei Morti

di SeaweedBrain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Faccio la conoscenza di alcuni spiriti non molto simpatici ***
Capitolo 2: *** Gioco a nascondino dentro il British Museum ***



Capitolo 1
*** Faccio la conoscenza di alcuni spiriti non molto simpatici ***


Quando la prima volta nella mia vita sentii parla di Maghi e Dèi Egizi pensai subito che si trattasse di uno scherzo, perché non era possibile che esistesse niente del genere. Ma ero giovane ed ingenua, non che adesso sia meno ingenua, però ho iniziato ad imparare un poco di cose. 

Da quando Sir Leicester mi aveva trovata e portata al Nono nomo è passato abbastanza tempo. Non ho mai saputo spiegare ai miei genitori quell’assurda passione per tutto ciò che aveva a che fare con le cose egizie, eppure la risposta era tanto, tanto, semplice. Mi spiegarono che ero una diretta discendente di un qualche faraone Egizio,  Khufu (conosciuto anche come Cheope), che il suo sangue scorreva nelle mie vene e che io sono una maga. Ecco, questo è stato difficile da accettare, anche perché mi sono sempre ritenuta una ragazza normalissima, però a quanto pare è tutto vero. Ma non sono l’unica, intendiamoci, ci sono maghi e Nomi sparsi in tutto il mondo, il nostro, quello di Londra, come ho detto prima, è il nono. Il primo è quello del Cairo, perché è appunto la capitale dell’Egitto. La vi è un’organizzazione segreta, per così dire, chiamata La Casa della Vita, che raccoglie tutti i maghi egizi. Inizialmente, fino a prima dell’arrivo di Sadie e Carter Kane era assolutamente vietato seguire “il cammino degli Dei”, ma da quando loro hanno riaperto le porte a questo sentiero finalmente ogni mago è libero di scegliere la propria direzione. 

Se devo essere sincera io ancora non ho ben chiaro che genere di cammino seguire, insomma gli Dei Egizi sono tanti, forse troppi, ed ognuno di loro a modo suo è affascinante. Sicuramente capirò qual’è il mio cammino e sicuramente imparerò ad usare ed incanalare correttamente la magia. 

Tornando a noi la mia storia inizia nel Nono nomo. Ha sede a Londra ed a discapito di ciò che pensano tutti quanti gli altri maghi non è situato al British Museum, anzi, spesso e volentieri ci impediscono di mettere piede da quelle parti perché sostengono che “noi maghi portiamo solamente guai”. Che esagerazione totale, anche se devo ammettere che in parte potrebbe essere una cosa vera. Comunque il nostro nomo ha sede in un’antica fabrica abbandonata. Certo da fuori può anche fare paura, ma in realtà è un posto fantastico. E’ la magia a renderlo tale, perché al piano superiore di questa fabbrica vi è una vera e propria villa. Incredibile, vero? Beh fidatevi di me, so quello che dico. Ci sono statue di Dei un poco ovunque, riusciamo persino a vedere il Tamigi, insomma è un bel posto dove stare.

Ora che ci penso non mi sono neanche presentata, il mio nome è Alice Lennox, ed ho appena compiuto vent’anni. Sono qua da parecchio tempo, per così dire, insomma quattro anni sono abbastanza e ricordo ancora tutte le vicende accadute in questo periodo. Giusto quattro anni fa i fratelli Kane ricacciarono indietro il terribile serpente, flagello degli Dei, e da allora le cose sono andate abbastanza bene, o almeno io credevo che le cose fossero andate bene, quando in realtà non era esattamente così.

Al nono nomo, dopo la morte di Sir Leicester è stato eletto, come capo del nomo, William Hall, un mago di appena ventisette anni con parecchia esperienza, capace di gestire tutti quanti la dentro. William ha seguito il sentiero di Geb, il Dio della Terra, ed ho sempre trovato la cosa assai meravigliosa. Non è il classico inglese, ha origini egiziane e si vede nell’aspetto, infatti la sua pelle è leggermente ramata ed i capelli sono scuri. E’ un bel tipo, fidatevi, io lo adoro ed è anche un fan del basket, insomma sarebbe il ragazzo perfetto per chiunque. Oltre a me ed a lui ci sono anche altri maghi, in particolare modo vi è suo fratello, Daniel Hall, di un anno più piccolo di Will. Un vero e proprio tormento. A differenza del fratello tanto pacato e sensato Daniel è un tornado, non sta mai zitto ed è fastidioso fino all’inverosimile. Assomiglia parecchio al fratello, solo che a differenza sua possiede dei grandi occhi azzurri che con la sua carnagione appena ramata risaltano fin troppo. E’ un fan dei computer e della tecnologia ma nonostante questo ha trovato il proprio sentiero nel cammino di Horus. 

Nessuno poteva crederci, eppure quando è riuscito a creare quel suo mega avatar azzurrino abbiamo dovuto ammettere che quella era la sua vocazione. Certo, sapeva combattere, ma il suo carattere lo faceva rendere davvero intollerabile, o forse sono solo io intollerante a lui. Oltre ai fratelli Hall c’è Gemma, una ragazza della mia stessa età, che ha seguito il sentiero di Neith, la Dea della caccia, e spesso e volentieri si sente quasi come uno di quegli eroi che vanno in giro armati di arco e frecce. Io, dal canto mio, ho provato una sola volta ad usare quell’arma maledetta, ma ho colpito alla gamba Will e da allora abbiamo deciso che io e le armi non andiamo molto d’accordo. Però, se devo essere sincera, so usare bene il bastone, per fare incantesimi ed anche la classica bacchetta ricurva, ho infatti sempre con me il mio kit da mago, se così lo vogliamo chiamare. Infine vi sono altri ragazzi, rispettivamente Calliope,  che segue il sentiero del Dio del vento Shu, Mark, il belloccio col cervello che segue il sentiero di Thot (cosa che ha dell’incredibile credetemi) e poi anche Wade il nostro medico di turno, pratico del sentiero di Sekhmet. Insomma siamo un bel gruppo, però quelli che effettivamente sanno che fare siamo questi qui. Gli altri sono maghi più giovani, piccoli ed inesperti come Sheryl e Julian, insomma loro hanno sette anni, devono ancora capire che cosa voler fare della loro vita.

Will,giustamente, ha decretato che ognuno di noi doveva continuare a riprendere una vita normale, oltre alla storia dei maghi, quindi i ragazzi della loro età vanno a scuola, io, Gemma, Will, Daniel, Mark, Callie e Wade, giustamente, siamo stati mandati all’università. Ammettiamolo studiare non fa per me, infatti mi viene da piangere ogni qual volta devo provare a ripetere qualcosa.

Siamo un gruppo nutrito, forse non saremo tanti però siamo degli ottimi maghi. Avremmo davvero voluto continuare a vivere la nostra vita tranquillamente, ma a quanto pare non è per niente possibile, infatti la nostra storia ha inizio la notte in cui ci dovevamo introdurre illegalmente al Briths Museum. 

Giuro non siamo dei ladri do tombe, anzi io personalmente li odio, ma quando un Dio parecchio nervoso, come Horus, ti appare in sogno, non hai molta scelta: devi capire che cosa voglia. Ecco quello che è successo a Daniel, che nel cuore della notte scorsa ci ha simpaticamente svegliati tutti urlando che dovevamo introdurci al British. Gli Dei, a quanto pare, hanno l’abitudine di mostrarsi in sogno ai ragazzi che seguono il loro sentiero, io non ho mai subito niente del genere perché appunto non ho ancora scelto il mio, anche se ad essere sincera mi sento abbastanza affine alla magia. Insomma, magari il mio è il cammino di Iside o forse sono io a voler seguire quel cammino. Il nostro vecchio capo, però, mi disse che è un cammino a scegliere il mago e non il mago a scegliere un cammino, come se fosse il Dio a scegliere qualcuno. Ecco, con la fortuna che mi ritrovo, quasi sicuramente, nessuno avrebbe mai voluto scegliermi, e dire che mi do sempre da fare. 

Dunque, adesso sapete da dove partiamo… Ah, mi sono dimenticata di dirvi che Horus voleva che rubassimo la Stele di Rosetta, dettaglio assolutamente insignificante. 

William, dopo aver studiato a lungo le planimetrie del Museo, era giunto alla conclusione che saremmo benissimo potuti entrare da una delle finestre del tetto. Ovviamente aveva messo su la migliore squadra di maghi, quindi Io, lui, Daniel, Mark e Gemma, gli altri sarebbero rimasti al nomo in attesa, anche perché una volta recuperata quella stele il nostro obiettivo sarebbe stato il primo nomo e da li gli Dei. Se ci avevano scelti per quella missione forse si fidavano di noi, anche perché i fratelli Kane avevano quasi appeso le scarpe al chiodo. Dopo aver sconfitto il serpente avevano deciso che la loro vita doveva essere più “tranquilla”, quindi si erano guadagnati di diritto il poter declinare le imprese che gli Dei offrivano ai ragazzi. Da un certo punto di vista li invidiavo, anche perché Sadie era di molto più giovane di me, era fidanzata con Anubi (se non avevo capito male) ed in più era stata anche l’Occhio di Iside. Ecco, io volevo essere come Sadie Kane, che per la cronaca, è davvero fortissima, io l’ho conosciuta sul serio ed abbiamo scoperto di amare la stessa musica. 

-Sentite, il piano funzionerà, Gemma riuscirà a mettere fuori gioco le trappole ani-mago che hanno installato… dopo entreremo, prenderemo la Stele e torneremo a casa. Li ci aspettano gli altri per aprire il portale fino al primo Nomo.- commentò Will guardandoci uno ad uno. 

-Secondo me non sarà così semplice e dovremo combattere…- ribatté Daniel roteando gli occhi annoiato.

-Secondo me dovresti stare zitto, fratellino.-

-Secondo me tu dovresti stare zitto, fratello.-

-Secondo me dovreste fare silenzio tutti e due.- li interruppi abbastanza seccata evitando altro inutile rumore. Ancora non mi ero legata i capelli biondi e lunghi, però indossavo quella stupidissima tuta di lino che mi faceva sembrare un ninja. Era l’abbigliamento classico dei maghi, specialmente quando dovevano andare in missione, perché a quanto pareva il lino ti permetteva di usare meglio la magia. 

I due fratelli si lasciarono una rapida occhiata d’assenso e finalmente decretarono una tregua.

-D’accordo, però sbrighiamoci, vorrei tornare in tempo per vedermi in diretta la partita dei Lakers.- sentenziò Daniel avvicinandosi alla finestra.

-Lakers? Ma saranno come minimo alle tre di notte visto il fusorio.- la voce di Mark era decisa e con un pizzico di ironia, ma conoscendo il tipo avevamo imparato ad ignorare quel suo lato del carattere. Era esattamente come Thot, o meglio, come ci avevano detto che fosse Thot, ovvero si sentiva superiore alla media e sapeva qualsiasi cosa, eppure il suo aspetto non faceva altro che ingannare chiunque. Era perfetto, avrei anche osato dire, capelli biondi, occhi azzurri, fisico asciutto e quando si metteva le magliette a maniche corte le ragazze sembravano impazzire per i muscoli delle sue braccia. Ma lui continuava a sostenere di essere innamorato dei libri. Che spreco. 

-Dei, Mark, lascia stare.- Daniel, dal canto suo, invece, era il perfetto combattente discendente di qualche faraone. Teneva la sua spada, con la lama ricurva, come se fosse la cosa più naturale del mondo e non si faceva problemi ad attingere alla forza di Horus, forse proprio per questo lo aveva contattato nel cuore della notte. Ero convinta fermamente che fosse il suo occhio, visto che il Dio era solito cercare gli adepti più adeguati per divenire la personificazione terrena. Magari un giorno si sarebbe fuso con Horus ed insieme sarebbero diventati meno fastidiosi, ma la mia era una vana speranza. Anche lui, come me e tutti gli altri, aveva quella tuta da ninja, solo che era così concentrato su ciò che vi era sotto la finestra da non far caso a tutti gli altri.

William, ivnece, non smetteva di guardarsi intorno, spaventato dalle possibili trappole che avremmo potuto far scattare anche sul tetto. 

-Bene, se avete finito di discutere direi di andare e toglierci il pensiero. Il Signor Bartolomeus non sarà molto contento di scoprire, domani mattina, che uno dei più importanti reperti è stato portato via.-

-Will, sono gli Dei a volere questo, non noi.- Sussurrai cercando di dargli conforto.

-Lo so..- 

E con queste parole, dopo avermi rivolto un sorriso appena accennato aprì con un incantesimo la finestra. 

Gemma, la più agile fra tutti quanti, vista anche la sua stazza piccola, era l’unica che si sarebbe calata ed avrebbe disattivato le trappole, per farlo bastava semplicemente occultare una statuetta di Anubi che il Direttore del Museo teneva nel proprio studio. Lei non aveva obiettato quando gli proponemmo la cosa, infatti dopo aver salutati, si legò i corti capelli corvini in un elegante chignoge( cosa che a me non riusciva mai) e poi si calò di sotto con una corda, atterrando al suolo in completo silenzio. 

Il nostro dilemma era che da un momento all’altro qualche trappola sarebbe potuta scattare, una di quelle di Bart, mettendo a rischio l’intera operazione, anzi la prima parte della nostra operazione, ma con nostra somma sorpresa Gemma riuscì nel suo intento. 

Dieci minuti dopo, in cui Mark non smise un momento di camminare avanti ed indietro, una vocina ci richiamò, accompagnata dalla luce di una torcia. Sin da quella distanza riuscimmo a scorgere il sorriso di Gemma, entusiasta per aver bloccato quegli incantesimi. Adesso, però, avremmo dovuto fare attenzione agli incantesimi dei reperti, quelli sono realmente pericolosi e sempre attivi. 

Fu anche il nostro turno di calarci con la corda, ed ovviamente io rischiai di cadere a terra, ma era praticamente la regola, anche se Mark cadde realmente a terra. Quando finalmente tutti quanti fummo all’interno del museo non riuscii a non guardarmi intorno con aria vagamente spaventata. Ero stata parecchie volte al British, anche perché ero una studentessa di Archeologia quindi per forza di cose sarei dovuta essere la, quindi conoscevo abbastanza bene i luoghi e le varie stanze. Avevo una sorta di cerchietto con attaccata una piccola torcia sul lato destro del viso, in modo da poter avere una buona visione di quel posto. In una mano stringevo il bastone bianco del mio kit da mago, nell’altra invece la bacchetta ricurva. Diciamo che me la cavavo mediamente bene con gli incantesimi e sperai che quella sera non servissero più ditanto, ma ci eravamo introdotti illegalmente all’interno del Museo, le possibilità che non succedesse niente di niente erano davvero poche. 

-Da questa parte.- 

Sentenziò deciso Will, mentre teneva la propria torcia in mano, puntando verso una delle grandi sale alla nostra destra. 

Mi guardai intorno, ancora per qualche istante, cercando di capire come successivamente saremmo dovuti scappare, ma quelli erano dettagli, gli altri continuavano a ripetere che sarebbe stato un gioco da ragazzi. Una mano sulla mia spalla mi fece scattare, infatti in men che non si dica colpii con il bastone Daniel. 

-Datti una calmata, si vede che sei agitata, ma andrà tutto bene. Lo dice anche Will.-

-Da quando ti fidi di tuo fratello?-

-Ero ironico…-

Insopportabile. Ecco, Daniel Hall era seriamente insopportabile e non avevo intenzione di stare al suo gioco mentre ci trovavamo a fare i ladri di turno. 

Lo ignorai, infatti dopo averlo superato mi recai al fianco di Will, che sapeva bene dove andare per raggiungere l’ala Egizia. Quando ancora non credevo a tutto quello avrei persino immaginato che il museo si svegliasse come nei film, ma sapendo che la magia era in grado di fare tutto quello avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere.

Procedemmo in rigoroso silenzio, fino a quando, dopo aver svoltato l’ennesimo angolo, riuscimmo a raggiungere la sala dov’era tenuta conservata la Stele di Rosetta. 

Ovviamente Horus aveva accennato a qualche incantesimo pericoloso, perché i cinque erano stati rinchiusi la dentro per tanto tempo, quindi era abbastanza logico che c’erano tantissimi incantesimi a protezione del famoso reperto archeologico. 

Puntammo tutti quanti le torce verso la grande teca di vetro, posta al centro della stanza, ed ancora una volta rimasi a bocca aperta. Non era la prima volta che la vedevo, anzi, era già capitato, però la sola idea che quel pezzo di pietra potesse contenere tanta magia mi lasciava sempre senza parole. 

Il primo ad avvicinarsi fu Will, che teneva stretta in mano la propria bacchetta, ed ovviamente lo seguimmo tutti quanti a ruota. Gemma, per sì e per no, teneva una freccia incoccata, pronta a colpire qualsiasi cosa si osasse avvicinare troppo a tutti quanti. 

-Bene, il primo passo è fatto… ed adesso come continuano, fratello?-  

Daniel, purtroppo, diede voce ad i pensieri di tutti, cosa alquanto fastidiosa. Rivolgemmo tutti quanti una fugace occhiata a William che poggiò la bacchetta a terra e ci fece cenno di avvicinarci per smuovere il vetro. 

-Direi che questa è l’opzione migliore.- sussurrò Mark cercando di far leva sulle gambe per smuovere la grande lastra di vetro da sopra la Stele di rosetta.

I ragazzi si diedero da fare con quella, mentre io e Gemma continuammo a guardarci intorno per cercare di scorgere nemici.

Fin li tutto sembrava andare bene, ma ovviamente non potevamo avere una missione tanto semplice, sarebbe stato davvero troppo facile. 

-Abbiamo finito, venite qua ad aiutarci, ragazze.-

La voce di Will ci giunse forte e chiara, così ci avvicinammo e ci ritrovammo tutti intorno alla stele. Sentivo il suo potere fin da quella distanza, e la cosa mi faceva abbastanza paura. 

-D’accordo, sono abbastanza sicuro che toccandola attiveremo qualcosa di pericoloso… però dobbiamo farlo, qualcuno si propone?- 

Ovviamente Daniel aveva ragione, di nuovo, ma questa volta riuscii a non guardarlo male solo perché dovevamo sbrigarci. Sospirai profondamente e poi alzai la mano.

-Vado io… forse fra tutti quanti sono quella che sa usare meglio gli incantesimi, magari riesco anche a disattivarli.- La mia, ovviamente, era una visione fin troppo ottimistica della situazione, non ero realmente impareggiabile con gli incantesimi, me la cavavo meglio degli altri, ma forse solamente perché loro avevano seguito sentieri diversi da quello della magia. 

Gli altri annuirono, anche se dalle loro facce nessuno sembrava particolarmente convinto, così senza perdere altro inutile tempo poggiai il bastone ed avvicinai la mano alla superficie in pietra della Stele di Rosetta. Quando le dita toccarono il reperto non successe niente, anche perché il cuore mi stava letteralmente per esplodere nel petto. Fu un vero miracolo che non successe niente di niente. 

-Grandioso, nessun incantesimo è stato attiva…-

Will non riuscì neanche a finire la frase, infatti in quel preciso istante, davanti ai nostri occhi, la Stele iniziò a colorarsi di un blu intenso, quasi fluorescente, illuminando del tutto la sala. Gli altri riuscirono ad allontanarsi ma io no, perché la mano sembrava non voler lasciare la pietra. Cercai con tutte le mie forze di allontanarmi, persino Mark e Gemma cercarono di trascinarmi via, ma niente da fare. Ormai ero divenuta un tutt'uno con la stele. Che cosa deprimente, una volta tanto che volevo fare qualcosa di speciale mi ritrovavo in questo genere di guai. 

-Allontanatevi…- urlai rivolta a Will ed agli altri, ma loro non fecero niente di tutto quello che gli avevo appena detto. Perché non ascoltavano mai? Ecco adesso sicuramente sarebbe successo qualcosa di peggiore, ne ero abbastanza sicura. 

-Non ti lasciamo qui.- sentenziò sbuffando Daniel.

-Ma non posso allontanarmi.-

Man mano che continuavamo a discutere la luce blu, sprigionata dalla Stele, si fece sempre più potente e sempre più accecante, fino a quando non dovetti chiudere gli occhi. Non sentivo più la mia mano, forse l’avevo persa per sempre, però non sentivo neanche dolore, forse c’era ancora speranza. 

Improvvisamente, dacché non riuscivo ad allontanarmi a che mi ritrovai spazzata via da una sorta di forza invisibile. Andai a sbattere contro una delle altre vetrine della sala e fortunatamente non mi feci troppo male. Riaprendo gli occhi notai subito che la mano c’era ancora, quindi cercai immediatamente il bastone bianco per provare a difendermi. 

Guardandomi intorno vidi che i ragazzi erano stati scaraventati anche loro poco lontani da me, ma erano tutti vivi. 

-Poteva andarci peggio…- urlò Daniel per farsi sentire da tutti. 

-Stai scherzando, vero?!- risposi con aria particolarmente infastidita mentre cercavo di far rimettere in piedi Mark e William. Gemma era già pronta a scattare, ma non avevamo niente e nessuno da combattere.

La stele se ne stava la, immobile e fluorescente, illuminando la sala con una serie di inquietanti giochi di luce ed ombre. Il silenzio peggiorava la situazione ed ancor di più il fatto che non avessimo idea di che tipo di incantesimo potesse essere stato attivato. 

-Che razza di incantesimo era? La tua mano sta bene?- sussurrò William mentre teneva alta la propria bacchetta, pronto ad intervenire in qualsiasi istante. 

-Si, tutto okay.. però non ne ho idea, potrebbe essere stato qualsiasi cosa.- risposi avvicinandomi a lui. Non avevo davvero paura, anzi, non avrei di certo voluta averne, però in quell’istante non mi sentivo esattamente bene. Mi sentivo strana, come se sentissi dentro di me che da un momento all’altro qualcosa di pericoloso si sarebbe fatto avanti. 

-Ehm… ragazzi, non per mettervi ansia però… guardate le teche.- 

Daniel si limitò ad indicare, quasi come se niente fosse, le altre teche di vetro che vi erano nella sala della Stele. Non ci avevo fatto caso fino a quando non lo disse lui, però, in quell’istante notai con chiarezza che delle sagome azzurre, proprio come la luce, si stavano sollevando dalle varie sculture e statuette che vi erano la dentro. Voltandomi di scatto vidi che persino dalla teca contro la quale avevo sbattuto si stava sollevando quello che sembrava un uomo in fase di decomposizione. 

Ecco, sembravano esattamente degli zombie in stile film horror e la cosa non mi piaceva neanche un poco. 

-Qualcuno ha idea di che cosa siano queste cose? Oppure dobbiamo tirare ad indovinare?- la voce di Will tremolava leggermente, ma nonostante ciò cercò di mantenere la calma. 

-A me sembrano degli spiriti…- propose Mark.

-A me i fratelli blu degli zombie di The Walking Dead.- aggiunse Daniel cercando di sdrammatizzare.

Magari avrei anche potuto ridere ad una battuta del genere, ma la situazione non era esattamente divertente. Quegli esseri o spiriti che fossero si iniziavano a mostrare in tutta la loro altezza, all’incirca quella di un umano, ed il primo di loro che si mise del tutto in piedi ci fissò con quegli occhi argentei e vuoti. Fu una visione agghiacciante, credetemi, non mi piacciono neanche un poco questo genere di cose. Noi, dal canto nostro, cercammo di radunarci intorno alla stele, nella speranza di ideare un piano per scacciare quegli spiriti. Non avevamo idea di che cosa fossero, quindi era tempo sprecato, anche se avevamo la stele a pochi passi. Dovevamo solo prenderla ed andarcene. 

-Manteniamo la calma altrimenti siamo spacciati.- Will doveva sempre essere tranquillo, o almeno ci provava, ma chiaramente anche lui in quell’istante aveva paura. 

Strinsi maggiormente bastone e bacchetta, ripassando mentalmente tutti i vari ed eventuali incantesimi che conoscevo per allontanare gli spiriti. In realtà non ne ricordavo neanche uno, quindi ero letteralmente fregata.

Pian piano tutti quanti si misero in piedi, circondandoci nel vero senso della parola. Era come se la stele li avesse animati al solo tocco, insomma qualcosa di davvero simpatico. Horus avrebbe anche potuto avvertirci. Il primo fra tutti quanti loro si fece avanti, allontanandosi dagli altri di qualche passo. Quando fu abbastanza vicino a noi riuscii a notare la pelle cadente della faccia, e varie ed eventuali abrasioni sul corpo. Indossava abiti egizi antichi, ma erano logorati e strappati ovunque, insomma uno zombie egizio, anche se non era una mummia. 

-Chi osa prendere avvicinarsi alla Stele?- 

La voce dello spirito era roca ma il suo sguardo argenteo metteva paura. Tutti quanti ci scambiammo una rapida occhiata, nella speranza di trovare qualcosa di intelligente da dire, ma ovviamente nessuno ebbe qualche idea geniale. 

-Rispondente, ladri.- 

Tuonò quello, alzando di qualche tono i timbro della voce. Questa volta fu Will a parlare, ovviamente, lui era il nostro capo. 

-Mi chiamo Will e sono il direttore del Nono Nomo. Appartengo alla casa della Vita e seguo il sentiero di Geb, il Signore della Terra. Siamo qui per ordine degli Dei. Sono stati loro a chiederci di prendere la Stele. E’ di vitale importanza.-

Rimasi abbastanza colpita dalla tranquillità e dalla freddezza con cui pronunciò quelle parole, ma non c’era da stupirsi. Will era il più grande ed anche il più saggio, ci sapeva fare con queste cose. 

-Maghi…- lo spirito sibilò la parola quais come se fosse un insulto, e forse per lui lo era realmente. - Siete solo degli illusi. La stele non deve essere mossa da niente e da nessuno, ordini del nostro superiore. -

A quelle parole ci scambiammo tutti quant un’occhiata vagamente incuriosita. Chi poteva aver messo degli spiriti a guardia di un monumento? Insomma era potente, ma ancora non avevamo idea di che cosa potesse fare. 

-Allora di al tuo capo di non rompere. E’ stato Horus a mandarci. - se William era diplomatico di natura Daniel era tutto l’opposto, infatti puntò la propria spada contro lo spirito. 

-Un occhio di Horus, non ne ho mai incontrato uno. Sei impertinente quanto lui, capisco perché ti abbia scelto.-

Cosa? Daniel era l’occhio di Horus? E noi non ne sapevamo niente? Ma che razza di storia era mai quella?! Beh quella è stata una delle primissime sconvolgenti scoperte della nottata, ma andiamo avanti, oltrepassiamo lo stupore e lo sgomento generale. 

-Occhio di Horus? Io?-

-Già… non siete entrambi molto svegli.- 

Persino lo spirito pareva disposto a fare dell’ironia sulla presunta stupidità dei due guerrieri. In realtà, secondo me, Daniel non era davvero stupido, anzi, il più delle volte era piuttosto intelligente, solo che le battute pessime non facevano altro che peggiorare la situazione. 

Guardai rapidamente il minore dei fratelli Hall e lui ricambiò il mio sguardo, anche lui sembrava sconvolto. 

-L’occhio di un Dio è come se fosse il suo prescelto, in sostanza riuscirà a canalizzare meglio l’energia…- cercò di spiegare piuttosto rapidamente Mark. Tutti quanti gli rivolgemmo una fugace occhiata e lui si limitò a scrollare le spalle con aria particolarmente innocente. Era fatto così, era secchione proprio nell’animo, che palle. 

-Tu. Parli esattamente come Thot, scommetto che sei uno dei suoi discepoli.- 

-Ha indovinato.- 

-Secondo me era ironico, Mark.- sussurrai al ragazzo. 

Lo spirito, ovviamente, scoppiò in una tetra risata, alternata a qualche fastidioso colpo di tosse. Chiaramente non ci stava prendendo sul serio, forse neanche io ci avrei mai troppo presi sul serio. In fondo eravamo solamente cinque maghi, con parecchi problemi, ma soprattutto eravamo circondati. Gli spettri, fra l’altro, impugnavano armi di tutti i tipi ed i generi e scommetto che non avrebbero avuto problemi ad infilzarci con una di quelle, anzi, non avrebbero esitato davanti a niente pur di proteggere la Stele. Ancora mi domando perché gli Dei non si decidono a comunicare fra di loro, quanto meno avrebbero potuto avvertire del nostro arrivo onde evitare tutto quello. 

-Ora basta, abbiamo perso troppo tempo inutilmente. Mi dispiace per voi ragazzi della Casa della Vita… ma adesso è giunto il momento di farvi fuori. -

Sentenziò deciso il capo degli spettri sollevando una mano contro di noi. Istintivamente tutti quanti ci ritrovammo ad indietreggiare, andando a finire contro la teca con la Stele. Mi guardai intorno e vidi solamente spiriti armati pronti ad ammazzarci. Certo che quella missione stava proprio andando a meraviglia. Eppure, stranamente, mi balenò un’idea in mente. Forse era più un tentativo di suicido piuttosto che una vera e propria idea, ma arrivati a quel punto non potevamo far altro che tentare. 

Mi avvicinai a Daniel e gli sussurrai all’orecchio la mia idea e lui, dopo avermi guardata con aria palesemente stupita mi rivolse un sorrisetto sghembo (uno di quelli da prenderlo a schiaffi) e poi mi annuì, contento alla sola idea. 

-Io sono pronto…-

-A fare cosa, fratellino?- domandò William poco distante mentre teneva sollevata la bacchetta.

E poco prima che tutti gli spettri ci saltassero addosso Daniel evocò il proprio avatar da combattimento, un… guerriero uccello dalle dimensioni giganti, e con un colpo di spada distrusse una delle colonne della grande sala. 

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Capitolo 2
*** Gioco a nascondino dentro il British Museum ***


Dov’eravamo rimasti? Ah sì, Daniel che fa a fette una delle colonne della grande sala dove era contenuta la stele di Rosetta. Volete sapere la cosa peggiore? Lo ha fatto sotto mia indicazione. Non avevo idea di quello che avremmo potuto fare per scappare, così, ho pensato: perché no, proviamo ad abbattere una colonna e magari creiamo un diversivo, prendiamo la stele e scappiamo. Doveva essere facile, ma chiaramente per noi maghi non c’è mai niente di facile, altrimenti non sarebbe un lavoro per noi. 

Fu una vera fortuna che immediatamente gli altri riuscirono ad evitare la colonna che ci crollava addosso, questo grazie anche ai consueti allenamenti al Nono nomo. Mi spostai rapidamente di lato, insieme a William, e tirai giù la Stele. Il mio terrore più grande fu quello di romperla, ma questo per fortuna non accadde. Il crollo della colonna, per fortuna, ottenne in parte l’effetto desiderato, infatti gli spiriti che ci circondavano ruppero le loro fila ed iniziarono a sparpagliarsi qua e la, spaventati anche loro da quel crollo. Il mio terrore più grande era il trasporto della Stele, ma nel caos generale riuscii a macinare un semplice incantesimo di alleggerimento sulla pietra, in modo da trasportarla più semplicemente.

-Geniale, ora sbrighiamoci ad andare fuori da qui.- 

Mi sussurrò William, aiutandomi a sollevare la Stele sorprendentemente leggera. Era grande ma non pesava niente ed una volta tornati a casa l’avrei nuovamente resa normale. Con qualche difficoltà mi misi in piedi e superai con un balzo il gruppo di spettri caduti a terra, e poi mi voltai a guardare la sala. Daniel, stava cercando di impedire al resto del tetto di crollare, ovviamente il suo avatar non avrebbe resistito tanto. Fortunatamente avevamo con noi Will, che seguiva il sentiero di Geb, quindi fu quasi un gioco da ragazzi, per il maggiore dei fratelli Hall, riuscire a sistemare il tetto. Nel mentre Gemma si stava allontanando dall’altra uscita della sala, in compagnia di Mark. Nessuno dei due sembrava ferito, il che lo ritenni una grossa vittoria. Il capo degli spettri, invece, si stava lentamente rialzando, abbaiando nel frattempo una serie di ordini ai suoi uomini. 

Una volta rimesso apposto il tetto Daniel ritornò alla sua forma normale, sicuramente migliore di quella da pollo gigante, e con William uscirono da una terza uscita, evitando gli spettri. Ci ritrovammo tutti quanti separati, anche se in realtà io ero in compagnia della Stele.

-Ci vediamo all’ingresso, Alice adesso ti raggiungiamo, tu corri.- 

Mi urlò Daniel e tutto ciò che riuscii a fare fu correre, anche perché gli spettri non sembravano molto più collaborativi, infatti partirono all’inseguimento di tutti quanti. 

Diciamo che non mi aspettavo di certo quell’inseguimento stile Misson Impossibile per le varie sale del museo. Sapevamo già che sarebbe stata una missione non molto semplice, ma non fino a questo punto. Il tutto era reso ancora più difficile dalla mancanza di luci, visto che ci eravamo introdotti illegalmente nel cuore della notte. Ero fermamente convinta che ad ogni passo fatto avremmo attivato qualche nuovo incantesimo di protezione, come se già quei guardiani blu non bastassero. 

Sinceramente non avevo idea di dove stessi andando, insomma il museo era grande e non c’erano luci, eccezione fatta di quella mini lampadina attaccata alla mia testa. Mi sentivo abbastanza in trappola, fra l’altro avevo addirittura perso il mio bastone durante il crollo della colonna, quindi mi rimaneva solo la bacchetta. Cercai di aumentare l’andatura della mia corsa, anche perché sentivo le voci degli spettri avvicinarsi sempre di più e la cosa non mi piaceva neanche un poco. Erano inquietanti.

“Fermati…”

Improvvisamente quella tetra voce si fece largo nella mia testa, sibilando la vocale finale. Non avevo mai sentito niente del genere e per un momento pensai che stessi realmente impazzendo. Sicuramente era la mia immaginazione oppure la voce del capo degli Spettri che mi ordinava di fermarmi. Mi voltai un istante indietro e vidi che quelli si avvicinavano sempre di più, quindi l’idea di fermarmi era assolutamente da escludere. Non mi sarei fermata per niente al mondo, avevamo una missione da compiere e non sarei stata io a mandarla a monte. 

Ricordavo non molto bene i corridoi del Museo, ma improvvisamente, poco prima di voltare l’angolo, qualcuno mi afferrò con forza per un braccio, facendomi cadere dalle mani la grossa Stele di Rosetta. Avrei voluto urlare ma una mano mi andò a bloccare la bocca, impedendomi quasi di respirare. Ci mancava anche il rapitore seriale di mezzanotte. Quando riuscii a voltarmi vidi, con sollievo, che il rapitore era in realtà Daniel. Will stava accanto a lui ed aveva già recuperato la Stele.

-Zitta, ci stanno accerchiando e dobbiamo sbrigarci, se continuavi in quella direzione ti avrebbero presa…-

Lo allontanai con uno spintone, anche perché mi dava fastidio essere toccata, avevo bisogno dei miei spazi. Lui in tutta risposta accennò un sorrisetto quasi innocente, il che mi fece crescere l’istinto omicida. 

-D’accordo, andiamo non erano lontani… avete visto Gemma e Mark?- Sussurrai poco prima di iniziare nuovamente a correre.

-Sì, stavano andando anche loro da quella parte, forse se sono abbastanza veloci riescono ad evitarli, per il resto non credo possiamo uscire se non dal cancello centrale.-

-Ma è praticamente una follia.- Guardai i due fratelli e lessi nei loro occhi la mia stessa preoccupazione, fra l’altro non avevamo idea di come ci saremmo diretti a casa in quell’immane fuga. Insomma non avevamo di certo molte chance di vittoria. 

Il museo, non illuminato, era un luogo parecchio pericoloso, infatti, alcune trappole si attivarono mentre correvamo. Riuscimmo a scansare per miracolo una sfera di fuoco, sbucata dal nulla, ma chiaramente questo non servì a fermare gli spettri, che alle nostre spalle diventavano sempre più numerosi. Si muovevano rapidamente, librandosi a pochi centimetri dal terreno, era come se fluttuassero ed a capo di tutti c’era il nostro amico che ci indicava ed urlava altri ordini in egizio antico.

-Non riuscirete a sfuggirci, ladri. Nessuno sfugge ai morti.- 

Le sue parole, urlate a gran voce, non suonarono molto incoraggianti, ma nonostante ciò continuammo a correre, svoltando strada il più possibile per confonderli. Dividerci di nuovo non era una grande idea, infatti cercai di stare al passo con i fratelli Hall, ma loro erano sicuramente più allenati di me, ed anche più veloci. Insomma fu una vera fatica.

“ Fermati e fagli cambiare idea, Alice.” 

Ed ecco di nuovo quella voce che sibilava nella mia testa. Questa volta disse più di qualche parola ed il tono sembrò sempre meno gentile, ma non aveva senso tutto questo, forse non lo avrebbe mai avuto. Feci forse una smorfia, perché Will guardandomi in quel momento rimase abbastanza stordito.

Tutto bene, Alice?- 

Ovvio che non andava tutto bene, anzi, andava tutto uno schifo, ma non potevo di certo lasciarmi abbattere da quel genere di cose. In tutta risposta gli rivolsi un sorriso poco convinto e gli feci segno di girare a destra, perché forse eravamo riusciti a trovare la giusta strada evitando di farci bloccare. 

Daniel era in testa al gruppo e correva più veloce di tutti gli altri, forse anche perché era l’Occhio di Horus, cosa assolutamente inaspettata. Insomma se non ce lo avesse detto lo spettro non lo avremmo mai saputo, era praticamente una cosa impossibile. Ecco perché Horus aveva scelto lui e gli aveva parlato nel sonno, forse questo aveva senso. William ed io correvamo dietro di lui, e sentivo mancarmi il fiato ogni passo che facevo, forse non avrei retto ancora a lungo.

Uscimmo da una delle porte laterali al primo piano nel grande salone centrale del British. C’erano due scalinate a spirale che portavano esattamente all’entrata del museo, il nostro punto d’incontro ed ai piedi delle scalinate notammo Gemma e Mark, che ci facevano segno di sbrigarci. 

-Ragazzi, sbrigatevi!- urlò Mark sollevando la propria bacchetta.

-Attenti alle vostre spalle.- seguì a ruota Gemma tendendo il proprio arco, che aveva già una freccia incoccata. 

Non ebbi il coraggio di voltarmi indietro, ma ero sicura che gli spettri ci avessero quasi raggiunti, mentre scendevamo infetta e furia quelle scale. Will rischiò d’inciampare un paio di volta, ma per fortuna sia io che suo fratello riuscimmo a riprenderlo.

Era fatta, forse avevamo davvero raggiunto la porta d’ingresso, eppure in quel momento alle spalle di Gemma e Mark apparvero altri spettri, che inesorabilmente circondarono i nostri amici, lasciandoli letteralmente con le spalle a muro.

-Mark! Gemma! Guardatevi alle spalle… Ora!-

Gridai con tutto il fiato che avevo ancora in corpo e finalmente anche loro videro il problema. Come non detto, eravamo effettivamente fregati. Non conoscevamo alcun punto debole per quegli spiriti, era davvero come se stessimo scappando dal Nulla che però poteva farci parecchio male. 

Saltammo gli ultimi gradini ed atterrammo esattamente accanto ai nostri amici. Ecco adesso eravamo realmente circondati e con le spalle al muro. Degli spettri erano fermi davanti a noi, impedendoci di proseguire ed altrettanti ne stavano scendendo dalla scalinata.

Il primo fra tutti, che si concesse una grossa, anzi grossissima, risata tale da togliermi definitivamente il fiato. Tutto quanto sembrò rallentare, infatti lo stesso spettro rallentò l’andatura, anche perché noi altri non avevamo esattamente dove andare. 

-E’ stato piacevole rincorrervi per tutto il museo, ma adesso è finita. Riconsegnateci la Stele e forse vi permetteremo di essere giudicati nel Tribunale di Osiride.- sentenziò deciso fermandosi a pochi gradini di distanza da tutti noi.

-Quindi comunque vada questa è la fine.- Sussurrò Mark preoccupato.

-Almeno dicci per mano di chi moriremo…- rispose ironico Daniel puntando la spada contro di loro.

-Io sono il Primo dei Faraoni dopo il grande Ra. Il primo uomo ad essere stato giudicato dopo la morte. Io sono Narmer ed insieme ad i miei uomini sono stato mandato per proteggere la Stele. Nessun uomo può combattere contro di noi perché siamo già morti.- 

Ecco, ovviamente avevamo a che fare con qualcuno di molto simpatico. Sinceramente, però, non ricordavo chi fosse il primo grande faraone umano dopo Ra, quindi quel nome non solleticò niente nella mia memoria, ma nonostante ciò ero davvero molto preoccupata di ciò che sarebbe potuto accadere. 

“ Fai sentire la tua voce. Imponi la tua volontà.”

Nuovamente quella strana voce mi sussurrò alle orecchie, ma non riuscivo minimamente a capire da dove venisse e che cosa volesse. Era la prima volta che sentivo delle voci e volevo evitare di essere rinchiusa in manicomio, anzi, volevo solamente tornare a casa sana e salva.

-Noioso, io sono l’Occhio di Horus, scommetto che con me ti vuoi battere.- 

Le parole di Daniel mi riportarono alla normalità, perché ovviamente quel cretino ed impertinente si stava felicemente lasciando prendere la mano dalla situazione, che quasi sicuramente non avrebbe saputo gestire. Tutti quanti gli rivolgemmo un’occhiataccia mentre gli spettri sollevarono le armi in segno di sfida. 

Narmer scese un altro scalino, avvicinandosi sempre di più, ma la sua figura continuava a fluttuare in aria. 

-Coraggioso quanto stupido, la forza bruta non servirà contro di noi. Prendiamo ordini solo dal nostro Signore, e lui non vuole avere a che fare con i vivi. - 

“ Imponiti. Puoi riuscirci.”

-Basta! Stai zitto!-

Questa volta fui io ad urlare, rivolta esclusivamente alla voce che continuava a parlarmi nella testa. Doveva essere colpa di qualche incantesimo della Stele, non c’era alcun dubbio. 

-Alice?- Will poggiò una mano sulla mia spalla e mi guardò seriamente preoccupato. 

-Sì?- 

-Ti si è forse fuso il cervello? Che stai facendo? Non lo vedi che siamo circondati?- questa volta fu Daniel a parlarmi con tono palesemente ironico. 

Lo fulminai con lo sguardo.

-Disse quello che non faceva altro che metterci nei guai. Perché non impari a chiudere la bocca?-

-Io chiudere la bocca? Se non te ne fossi accorta sto cercando di salvarvi la vita.-

-Aizzandoci contro questi esseri? E’ un piano terribile.-

Narmer, ovviamente, non riuscì a non trovare esilarante quel nostro scambio di battute. Angosciante vedere la morte che ti rideva in faccia. 

-Come siete carini tutti quanti… Ma non importa. Ridateci la tavola, questo è l’ultimo avvertimento.-

William ci guardò uno ad uno, indeciso come non mai sul da farsi. Non avrebbe mai voluto arrendersi, non potevamo deludere gli Dei, ma in quel momento non sapevamo davvero cosa fare.

Gemma in tutta risposta scagliò una delle proprie frecce contro il fantasma di Narmer, ma lo oltrepassò come se niente fosse. Le armi non funzionavano, eravamo spacciati, anche perché che incantesimo avremmo potuto usare? Non ne conoscevo abbastanza.

“Alice, parla in mio nome, dimostra che puoi riuscire nel tuo intento. Solo io posso fermarli.” 

La voce, questa volta, riusultò più gentile del previsto, quasi come se mi stesse implorando. Non poteva essere vero, perché da quel che avevo capito era stato il Dio dei morti a metterli a difesa della Stele, e se quella voce mi diceva che poteva fermarli… Provai a fare due più due, ma il conto non sembrò tornarmi, era una cosa troppo strana. Non poteva essere la voce di quel Dio. Era fuori discussione.

“ Puoi farcela.” 

Socchiusi per un attimo gli occhi e sentii quasi la forza mancarmi, ma quando li riaprii fissai dritto negli occhi Narmer. Mossi un paio di passi verso di lui ed improvvisamente parlai con voce sicura.

-Abbassa le armi, Narmer, primo faraone umano in terra. Il tuo compito finisce qui. E’ stato il Signore dell’Oltretomba a porti come protezione della Stele ed adesso io parlo in suo nome.-

Ecco, devo essere sincera? Non avevo idea di come ci stessi riuscendo, ho solamente pensato che fosse realmente Osiride a parlarmi, ma non ne avevo la certezza, era praticamente impossibile. Forse Narmer ed i suoi si sarebbero messi a ridere.

I miei amici, invece, rimasero senza parole a fissarmi, sentivo i loro sguardi fissi su di me e volevo realmente sprofondare nell’oltretomba. 

Narmer, dal canto suo, cercò di muoversi ma qualcosa di invisibile gli impedì di farlo. 

-Non può essere, noi rispondiamo solo ad Osiride.-

-Ed Osiride vi ordina di fermarvi. Questa Stele deve essere mostrata al nostro Sommo Ra e voi ci state solamente facendo perdere tempo inutilmente. - proseguii decisa, ma sentivo bene che quelle parole avevano ben poco di mio.

-Mio Signore, non avevo idea che fra di loro vi fosse capace di seguire il vostro sentiero. Chiedo umilmente perdono.-

E Narmer cadde letteralmente in ginocchio davanti ai miei piedi. In quel momento mi sentii realmente svenire ma per fortuna William e Mark arrivarono a sorreggermi.

-Adesso che lo sai ti consiglio di far ritirare i tuoi uomini, Narmer, sei un fedele soldato ma devi capire quando ritirarti. -

-Come desiderate. -

Forse lo spirito di Narmer non fu esattamente felice di sentirsi dare degli ordini da una ragazza che forse stava parlando per mano di Osiride. Però con un gesto della mano i suoi uomini si ritirarono, lasciandoci un varco per passare del tutto indisturbati. 

Sentivo il mio cuore battere sempre più veloce, incapace di rallentare, forse per l’emozione a causa di ciò che era appena successo. 

Senza farci troppi problemi, aiutata sempre dai due ragazzi, iniziammo ad allontanarci, portando con noi la nostra amata Stele. Mi ritrovavo senza fiato, stordita da tutto quello, ma vidi con chiarezza Narmer lanciarci un’occhiataccia mentre ci dirigevamo correndo verso l’uscita del British Museum.

-Ditemi che non ho capito male ma… Alice ha appena intrapreso il sentiero di Osiride?- sentenziò Daniel facendo saltare in aria uno dei lucchetti che vi erano all’ingresso. 

-No, hai capito benissimo. E’ il sentiero a scegliere il mago e non al contrario. Sono i poteri che richiamano un’anima.- spiegò molto rapidamente Mark mentre mi aiutava a scendere gli ultimi gradini dell’ingresso. 

Voltandomi vidi che gli spettri erano spariti ed il Museo alle nostre spalle era un vero disastro. Sicuramente qualcuno si sarebbe occupato di rimettere le cose apposto, ma noi avevamo altro da fare.

-Grandioso, adesso abbiamo anche una ragazza che parla con i morti. Questa ci mancava.- Will cercò di sorridere, eccitato alla sola idea, mentre fissava con aria affascinata la Stele. Era grande e piena di iscrizioni che conoscevo quasi a memoria. 

-Non so che cosa sia successo la dentro… ho solo sentito quella voce che mi diceva di impormi. - Sentii la mia voce quasi come un sussurro.

-Succede. Gli Dei comunicano solo in quel modo.- cercò di spiegarmi Mark, ma per me non aveva alcun senso. Era tutto sbagliato, dovevo seguire il sentiero di Iside e non quello di Osiride. Ero sempre stata convinta di quello. 

-Ragazzi, adesso direi di fermare un taxi e tornare a casa… abbiamo perso fin troppo tempo ed ho paura che l’effetto delle tue parole possa finire da un momento all’altro.- 

Sentenziò Daniel, dicendo una volta tanto una cosa intelligente, così senza aggiungere altro, dopo esserci allontanati di qualche isolato dal British, cercammo un taxi in modo da ritornare finalmente al nono nomo.

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