The Definition Of Impossible

di Arcadia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


The Definition Of Impossible
  
Capitolo Uno
 
La coppia, seduta nella fila di fronte alla mia, mi stava guardando da circa dieci minuti, borbottando infastidita perché continuavo a canticchiare la stessa melodia e a battere il piede per terra a ritmo.
«Sto aspettando l'idiota che ho sposato» dissi, all'ennesimo sbuffo da parte del signore.
La donna, forse sessant'anni, si mise gli occhiali e guardò subito la mia mano sinistra, non notando però la fede, «Suo marito?» chiese, per essere sicura di aver capito bene.
Mi tolsi le cuffiette della musica, «Ex marito. - la corressi - Stiamo divorziando»
«Oh. - esclamò quella, un po' contrariata - John, andiamo, chiamano il nostro volo» disse, anche se non era comparso alcun avviso sul tabellone.
Sorrisi e salutai con un cenno della mano i due signori, felice di essere di nuovo da sola in quella grande sala d'attesa. Mi alzai, stiracchiandomi, e andai alla grande vetrata che guardava direttamente sulle piste di decollo del LAX, in quel momento deserte. L'altoparlante richiamò la mia attenzione, ricordando ai passeggeri diretti a Düsseldorf che avevano ancora dieci minuti prima che il loro gate chiudesse. Mi voltai, controllando per l’ennesima volta il tabellone delle partenze, ma ancora non segnalavano nulla per Honolulu.
Mi avvicinai al bancone del bar e presi una bottiglietta d’acqua e un pacchetto di caramelle, poi tornai al mio posto, controllando le notifiche sul cellulare: nessuna nuova chiamata e solo un messaggio da parte di mio fratello. Sospirai, recuperando un libro dalla mia borsa e immergendomi nella lettura.
«Non ti deciderai mai a comprare un’altra copia di quel libro? Cade a pezzi» chiese qualcuno sedendosi accanto a me dopo qualche minuto.
«Mi ci sono affezionata ormai. - misi un segnalibro nel punto in cui ero arrivata e mi voltai - Ciao Kendall» lo salutai sorridendo.
«Ciao Jade» ricambiò lui, attirandomi in un caldo abbraccio.
Dopo tre mesi quel contatto mi era mancato, ma non l'avrei mai ammesso ad alta voce, non con le pratiche del divorzio quasi pronte.
«Come stai?» mi chiese staccandosi e togliendosi gli occhiali da vista.
Alzai le spalle, «Al lavoro è un casino, il trasloco mi sta distruggendo la schiena e ho i postumi di due giorni chiusa in laboratorio. - dissi, riassumendo la mia settimana - Tutto come sempre. - conclusi - Te, invece? Il tour come sta andando?»
«Per il momento bene. - sorrise soddisfatto - Abbiamo fatto un sacco di date nel sud America e in Canada. A febbraio andiamo anche in Europa, faremo quasi tutti gli Stati»
«Sono felice per voi. - controllai ancora una volta il tabellone, ma ancora tutto taceva - Non c'è Anne?» chiesi, non vedendo la sua attuale ragazza in giro.
Kendall si passò una mano tra i biondi capelli, «Mio fratello mi ha categoricamente vietato di portarla e tra l'altro ci siamo lasciati la settimana scorsa. – confessò lasciandosi andare sulla sedia – Non era il mio tipo»
«Oh, sembrava una ragazza così dolce. - risposi, un po' dispiaciuta per lui - Se togliamo il fatto che vi ho trovato nel tuo camerino mentre vi stavate spogliando»
«Jade, non voglio litigare con te. - mormorò Kendall mentre, finalmente, chiamavano il nostro volo per Honolulu - Possiamo evitare le frecciatine e gli insulti per questi tre giorni? Ti prego»
«Sì, scusami. - mi alzai e presi il mio trolley verde - È il matrimonio di tuo fratello, i battibecchi tra noi li rimandiamo allo studio dell'avvocato» ripetei quello che mia madre mi aveva fatto promettere il giorno prima.
«Grazie. - ci incamminammo verso il gate ventidue – Mamma non vede l’ora di riabbracciarti. Le manchi tanto»
«I tuoi sono già là?»
Annuì, «Sono partiti ancora lunedì con Kevin e Astrid per sistemare tutta la location»
«E perché tu non sei partito con loro? Hai aspettato me?» chiesi perplessa.
«Anche. - rispose mentre raggiungevamo la coda per imbarcarci - E ieri sera avevo un concerto in città»
«Oh, giusto! Alcune mie tirocinanti sono venute. - ricordai i discorsi delle ragazze che seguivo al lavoro - È da tanto che non sento un tuo concerto»
«Possiamo rimediare. - disse, toccando la custodia della chitarra che non avevo notato prima - Il mio discorso da testimone sarà una canzone»
«Bella idea. - commentai, approvando - Beh, che cosa faremo di preciso in questi tre giorni?»
«Non ne ho assolutamente idea. - mostrammo i passaporti e i biglietti a un'hostess, che ci indicò i nostri posti - Kevin mi ha accennato qualcosa, ma molto vagamente. L'unica cosa certa è che sabato alle quindici c'è il matrimonio. Domani rimane un grandissimo punto interrogativo»
Arrivammo ai nostri posti, vicino all'ala sinistra dell'aereo. Un altro hostess ci aiutò a mettere i bagagli nella cappelliera e la chitarra di Kendall venne messa nella stiva.
«Uh, prima classe. - commentai sedendomi nella poltroncina rossa e guardandomi attorno - Come mai hai prenotato qui? Lo sai che in economica si conoscono persone più simpatiche»
Alzò le spalle, prendendo posto accanto a me, «Sicuramente nelle prossime cinque ore non verremo richiamati per atti osceni o per il prolungato uso del bagno, quindi possiamo stare anche qui. - mi guardò ridacchiando – O avevi altri progetti?»
Cercai di non arrossire, «Io ti stavo baciando, tu hai iniziato a toccarmi le gambe. - mormorai guardando il LAX dal finestrino - E chissà quante volte hanno trovato gente fare sesso nel bagno dell'aereo»
Kendall scoppiò a ridere, «Con un po' di fortuna, ritroviamo l'hostess che è praticamente svenuta quando ci ha visti»
Gli diedi un pugno sulla spalla, «Stupido» borbottai.
«Ahio! - si massaggiò la spalla - Non hai perso l'abitudine di usare i miei tatuaggi come bersagli»
«Esattamente» risposi dandogli un buffetto sulla guancia.
Uno steward richiamò la nostra attenzione per le procedure di sicurezza, che durarono circa cinque minuti, tempo in cui l'aereo si posizionò sulla pista.
Accesi i motori, l'aereo prese a muoversi e nel giro di mezz'ora eravamo in quota, pronti per raggiungere le Hawaii.
«Non hai più paura di volare?» mi chiese Kendall quando l’obbligo della cintura venne disattivato. Fece scattare il fermo e allungò le braccia già intorpidite durante la salita.
«Non l’ho mai avuta» ammisi, cercando di capire perché la mia cintura non si slacciava.
«E allora tutte le volte che andavamo da qualche parte? – mi chiese aiutandomi -Passavi metà del tempo a stritolarmi la mano e l’altra metà a sbaciucchiarmi per non guardar fuori»
Alzai le spalle, «Dovevo far passare il tempo in qualche modo. – lo guardai – Io non ho mai avuto paura di volare, mi piacevano solo le tue attenzioni» ammisi.
«Le coccole ad alta quota sono la mia specialità. – commentò ridacchiando – Ci guardiamo un film?»



Angolo Autrice:
Ebbene sì, sono tornata con un'altra fanfiction! Non me ne vogliano le lettrici di "Do it like nobody's around", ma per il momento sono bloccata e non so come procedere per quella storia, mentre per questa ho quasi tutti i capitoli pronti.
Come potete vedere, è una fanfiction solo su Kendall (vi minaccio prometto che posterò altre ff con anche gli altri ragazzi, ma questa volevo scriverla per il mio bel biondino!) e Jade, che è più o meno la protagonista di tutte le fanfiction che scrivo.
Se il capitolo vi è sembrato vago, vi chiedo scusa, ma fino al quinto/sesto capitolo sarà un quadro generale della situazione, poi i capitoli dal sei circa al dieci/dodici (devo ancora decidere quanti capitoli fare) conterranno il vero succo della storia! Sì, sono lenta a ingranare la marcia u.u scusate!
Inoltre, il comportamento di Kendall e Jade verrà spiegato, so che è strano vedere due che stanno per lasciarsi comportarsi normalmente, per il momento voglio vedervi soffrire lasciarvi nel dubbio.
Un'altra cosa, la fanfiction prende il nome da una delle canzoni degli Heffron Drive, che qui vi propongo in versione acustica.
Detto ciò, posso chiudere baracca e burattini per stasera e crogiolarmi nella stanzetta dove sono, che, a conti fatti, è più calda della fornace di Efesto!
Con la speranza che abbiate ghiaccioli nel freezer, vi saluto e vi mando un grosso bacione,
Jade.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Capitolo Due
 
«Sono le due di notte, ma fa comunque caldo. - borbottai togliendomi la felpa - Come diavolo è possibile?»
«Pensa che tra mezz'ora saremo in una camera d'albergo con l'aria condizionata. - Kendall si avvicinò a me - Aria condizionata» ripeté lentamente.
«Sempre se troviamo un taxi disponibile» gli feci notare, controllando la zona taxi, tristemente deserta.
«Arriverà, spero. - controllò le indicazioni che suo fratello gli aveva inviato - A proposito, la prenotazione della tua camera dov'è?» chiese, più a se stesso che a me in verità.
«Io non ho ricevuto nulla. - risposi perplessa - Pensavo che Astrid avesse mandato tutto a te»
«Infatti, ma qua c'è solo una prenotazione per... oh. - mi guardò - Hanno prenotato una doppia per me e te»
«Io dormo sul letto. - mi prenotai - Ho la schiena a pezzi e il letto del mio nuovo appartamento è scomodo»
«Magari ci sono due letti divisi. - ipotizzò lui sbadigliando - Anche se, conoscendo Astrid, sono sicuro che sarà una matrimoniale. - mi guardò - Ti darebbe così tanto fastidio?»
«Facciamo come abbiamo sempre fatto, io dalla mia parte e tu dalla tua» dissi alzandomi di colpo per fermare un taxi che avevo visto in lontananza.
Dopo quasi un'ora immersi nel traffico, arrivammo al Resort Salem, dove avremmo alloggiato e si sarebbe tenuta la cerimonia.
«Buonasera. - esclamò un signore abbronzato alla reception - Benvenuti al Resort Salem, signori…?»
«Schmidt. - disse Kendall porgendo la prenotazione e i nostri documenti - Ci dispiace per l'ora, non siamo riusciti a prenotare un volo prima»
Quello alzò le spalle, inserendo i nostri dati a computer, «Non c'è problema. Honolulu vive soprattutto la notte. – ci squadrò un attimo, poi si girò verso un pannello e prese una chiave con una bella targhetta verde - Siete qui per il matrimonio di Kevin e Astrid?» chiese cordiale.
Kendall annuì, «Sono il fratello e testimone dello sposo» precisò.
«Eccellente! – esclamò dandoci la chiave – La stanza è la numero ventinove, una camera da re. La mattina l'alba entra che è una meraviglia, inoltre c’è una vista magnifica sull’oceano ed è appartata. - fece l'occhiolino a Kendall - L'ha chiesta la signorina Dahl apposta per voi»
«Ah davvero? Non deve farsi perdonare niente per ora» commentai, facendo ridere il receptionist, che ci ridiede i documenti.
«Non voglio trattenervi oltre, sarete stanchi per il volo e vorrete stare da soli. - ci disse indicandoci gli ascensori - Quinto piano, corridoio a sinistra. La colazione viene servita dalle sette e mezza. Buona notte»
«Vado a chiedere un'altra camera. - disse Kendall davanti all'ascensore - Qualsiasi cosa abbia preparato Astrid, sarà sicuramente imbarazzante»
Arrivò l'ascensore e tirai Kendall nell'abitacolo, «Al massimo avrà fatto appendere qualche cuoricino qui e là e troveremo una bottiglia di champagne. - pigiai il tasto cinque - Buttiamo tutto dalla finestra e la bottiglia ce la beviamo»
«Mi sembra un ottimo piano» borbottò lui appoggiandosi a una parete a specchio e chiudendo gli occhi.
«Sei stanco?» chiesi, mentre superavamo il secondo piano.
«Un pochino. - sbadigliò - In aereo non ho dormito molto»
«Oh, allora vai subito a dormire. Volevo leggere un po’, ma non ti disturbo»
«Grazie. - arrivammo al nostro piano - La ventinove, giusto?»
Trascinammo le nostre valigie fino alla porta della camera, poi ci guardammo, evidentemente preoccupati, «Entriamo?»
«Io voglio solo un letto per dormire» mormorai, infilando la chiave nella serratura.
Appena entrammo, notammo subito due cose: il letto matrimoniale e i petali di rosa rossi sul copriletto.
«Astrid, dannata donna. - borbottai passando una mano sul letto e raccogliendo i vari petali - Kendall, mi aiuti? Ci saranno almeno una dozzina di rose qua»
«Non entrare in bagno. - disse lui, uscendo dalla stanzetta e tossendo - Non si respira da tante candele ha fatto mettere» aggiunse prima di stappare una bottiglia di vino bianco e bere.
Alzai gli occhi al cielo, andando poi alla mia valigia e cercando il pigiama, «Non so se tuo fratello arriva a sposare la bella norvegese. – trovai la maglietta del pigiama – So già che metterà alla prova il mio autocontrollo in questi tre giorni»
Kendall sorrise, cercando anche lui il pigiama, «In compenso, il vino è buono» e mi tese la bottiglia.
Bevvi un sorso, che subito mi bruciò la gola, «Bello fresco e frizzante. - commentai, bevendone ancora un lungo sorso - Da che parte vuoi dormire?»
Alzò le spalle, «Beh, tu stai sempre a destra, quindi io sto a sinistra. - rispose spostando le coperte – Vado a cambiarmi in bagno»
«Se vuoi cambiarti qua, per me non c’è problema» dissi spogliandomi e mettendomi il pigiama prima che potesse dire altro.
«Ti sei fatta un nuovo tatuaggio? – chiese, guardando il mio braccio sinistro – Posso vederlo?» aggiunse, mettendosi il pigiama e sdraiandosi sul letto.
Gli porsi il braccio e lo vidi osservare attentamente tutte le sfumature e i colori dei due pesciolini che mi ero fatta tatuare un paio di settimane prima all’interno del braccio.
Toccò con la punta delle dita il contorno di quello verde, «È molto bello, sei andata da Robin?»
Annuii, «Mi doveva un favore e abbiamo risolto con un tatuaggio gratis»
«Mi sembra un ottimo compromesso. – commentò tornando dalla sua parte e afferrando il cellulare – Ti dispiace se tengo accesa la luce per un po’?»
«Non avevi sonno?» chiesi alzando un sopracciglio.
Mi mostrò la schermata di Twitter, «Vorrei rispondere a qualche fans. – mi spiegò – Dai, lo sai che appena mi sdraio a letto mi passa la voglia di dormire»
«Non più di dieci minuti» lo ammonii, prendendo la mia pochette da viaggio e andando in bagno. Mi struccai e sistemai i capelli in una treccia ordinata per non sentir caldo durante la notte, poi tornai in camera.
«Troppi tweet, troppo poco tempo per rispondere a tutti. – commentò scorrendo i mille e più messaggi che gli stavano arrivando – Qualche ragazza chiede di te»
«Ah sì? Che dicono?» chiesi incuriosita.
«Tutte si chiedono quando vedranno un piccolo Schmidt. – lesse velocemente, poi mi guardò – Scusa, forse era meglio se non lo leggevo»
Alzai le spalle, «Non c’è problema. Dicono altro?»
«Molte mie fan italiane ti chiedono di insegnarmi la loro lingua»
«Ma sono stata in Italia solo un semestre per l’università»
«Però lo sai parlare molto bene, inoltre mi dovrai insegnare comunque qualcosina, dato che farò due concerti a Roma e Milano»
«Potresti scrivere “Non vedo l’ora di cantare con voi” o qualcosa del genere»
«Basta che non mi fai scrivere “Sono un idiota” e va tutto bene»
«Peccato, era la mia seconda opzione. – sorrisi e gli dettai il testo – Metti anche un bell’hashtag sugli Heffron Drive in Italia»
«Fatto. – inviò il tweet, poi spense il cellulare – Direi che possiamo andare a dormire»
«Molto volentieri. – recuperai le lenzuola ai piedi del letto, ma la mia attenzione venne catturata dall’ampio balcone proprio di fronte a noi – Se non tiriamo le tende domani mattina ci svegliamo all’alba»
«Ti prego, voglio dormire più di tre ore. – borbottò alzandosi e tirando le oscuranti – Non dirmi che stai mettendo la sveglia»
«Cosa? – lo guardai – No, a dire il vero sto rispondendo a mia mamma e a un paio di colleghi» risposi balbettando.
«Uhm. – tornò a letto e lasciò gli occhiali da vista sul comodino – Ok, ora sono davvero stanco. Buonanotte»
«Notte Schmidt»


Angolo Autrice:
Sfidando i perenni 43°C che ci sono da quasi tre giorni, armandomi di ventilatore e tanti ghiaccioli, sono riuscita a postare. Contente eh? (ovviamente no sì)
La storia vera e propria inizierà dal prossimo capitolo, quando compariranno anche gli altri personaggi e non solo il receptionist mandrillone.
Ah, Astrid, la futura cognata dei nostri protagonisti, ha un nome che ho scelto per due motivi: il primo è perché è un nome norvegese, come la ragazza che lo porta, il secondo perché è l'anagramma di TARDIS, la macchina del tempo del Dottore nella serie tv Doctor Who, che io amo alla follia. Inoltre, aspettatevi altri nomi strambi e non i soliti Hope, Destiny e compagnia bella, perché di miracoli del Signore ne è pieno il mondo u.u 
Detto questo, credo di poter chiudere baracca e burattini e andare a scrivere per altre fanfiction #workinprogress
Prima di buttarvi in piscina, mi lasciate un parere sulla storia, vi va? Dai, che poi la vostra cara zia Jade (o nonna, o sorella, quello che volete) è felice e non si rinchiude nell'armadio (non l'ho mai fatto, ma magari là dentro fa fresco).
Vi ringrazio per tutte le visualizzazioni e per aver letto anche questo capitolo, siete libere di andare in pace #amen

Con la speranza di rivedervi non come dei cubetti sciolti di ghiaccio,
Jade

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Capitolo Tre
 
«Mattiniera?» borbottò Kendall uscendo sul terrazzo, dove mi trovavo.
Mi voltai, lasciando perdere per un attimo il cellulare, «È da tre ore che sono sveglia»
«Ti ho buttato giù dal letto?» mi chiese prendendo posto sulla sdraio accanto alla mia.
Scossi la testa, «Ho qualche difficoltà a dormire ultimamente»
«Oh, non hai mai provato, non saprei, la camomilla?»
«Camomilla? Davvero?» chiesi, alzando un sopracciglio.
Alzò le spalle, «Era per non dire Lexotan o altri medicinali. – mormorò – Io vado a fare colazione e poi dritto in spiaggia a dormicchiare, vieni con me?»
Annuii, «Vado a prepararmi» e lo lasciai solo sul terrazzo. Feci una doccia veloce, mi vestii per la giornata, fasciando il tatuaggio per non irritarlo, e lasciai i capelli ancora umidi sciolti.
«Sono cresciuti. - notò Kendall rientrando - Da quando li hai neri?» mi chiese prendendo una ciocca e esaminandola attentamente.
Ci pensai un attimo, «Una settimana più o meno. Al naturale sono troppo chiari e non mi piacciono»
Lui sorrise, «Mi piacevano di più quando erano tutti blu», poi si chiuse in bagno per prepararsi. Mentre lo aspettavo, uscii nuovamente sul terrazzo e osservai la spiaggia sottostante, rigirando il cellulare tra le dita.
Chiamatemi, vi prego, pensai, ponete fine alla mia sofferenza.
«Jade, stanno bussando. – esclamò Kendall aprendo di poco la porta del bagno - Potresti aprire?»
Rientrai in camera e andai di corsa alla porta, trovando nel corridoio i futuri sposi.
«Ciao scienziata» mi salutò affettuoso Kevin, avvolgendomi in un abbraccio stritolante.
«Ciao altro Schmidt. - mi staccai e guardai la ragazza bionda accanto a lui - Astrid»
«Jade. - mi fece un piccolo sorrisino e tese le braccia - Ti prego, non mi uccidere» aggiunse, abbracciandomi a sua volta.
«Dammi una buona motivazione» dissi, facendoli entrare in camera.
«Ti ho coperta il giorno del Ringraziamento» mi ricordò, suscitando uno sguardo perplesso sul viso di Kevin.
«Oh, beh, hai ragione. - Kendall uscì dal bagno a torso nudo - Abbiamo visite» annunciai.
«Ciao ragazzi. - salutò allegro mettendosi una maglietta bianca – Contavo di vedervi oggi a pranzo o adesso per la colazione»
«Siamo nella stanza dall’altra parte del corridoio. – disse Kevin abbracciando il fratello – Così abbiamo pensato di passare a chiamarvi. – guardò Astrid - Inoltre, dobbiamo parlarvi»
Stavo cercando gli occhiali nella borsa, ma mi bloccai, «Che cosa avete combinato?»
«Noi? Niente. - disse Astrid, ridendo nervosamente - Solo una piccola, insignificante cosa»
«Astrid. - la riprese Kendall - Cos'avete fatto?»
«Vi costerebbe tanto fingervi ancora sposati per questi tre giorni? - ci chiese Kevin sfregandosi le mani, evidentemente a disagio - È per via del matrimonio. Non potresti farmi da testimone»
«Oh. - Kendall si sedette sul letto - Perché no?»
«Perché è il reverendo John, mio cugino, che ci sposa e avere come testimone di nozze qualcuno che sta divorziando non è consentito. - ci fece notare Astrid - Inoltre la mia famiglia non deve assolutamente saperlo, sapete come sono fatti: infrangere un giuramento fatto davanti al Signore è come condannarsi all'Inferno»
«Beh, se creo così tanti problemi, non ti faccio da testimone»
«Non esiste. Non mi sposo senza i miei fratelli accanto. - disse Kevin risoluto - Tu sarai lì vicino a me con Kenneth e basta»
«Va bene, va bene. - Kendall mi guardò - Jade?»
«Come facciamo a mantenere l'apparenza se tutti sanno che ci stiamo separando?» chiesi.
«Lo sanno solo i miei genitori e i miei fratelli. - mi rassicurò Kendall - A proposito, con mamma e papà ci avete già parlato voi? E Kenneth?»
Kevin annuì, poi mi guardò, «Ti prego Jade, solo questi tre giorni, poi puoi mandarmi al diavolo, rasare i capelli a Astrid o qualsiasi altra cosa»
«Perché proprio i miei capelli?» chiese lei indignata.
«Ci proverò»
Astrid si slanciò in avanti, abbracciandoci entrambi, «Grazie ragazzi»
«Kevin, riprenditi tua moglie, mi sta soffocando» supplicai, cercando di muovermi.
«Dai amore, scendiamo che i tuoi genitori ci staranno aspettando. - la invitò lui dolcemente - Ci vediamo giù?»
«Certo, a dopo. - li accompagnai alla porta e poi richiusi - Ok, nuovo piano: io rimango chiusa in camera per questi tre giorni perché ho l'influenza e tu scendi, partecipi al matrimonio e poi torniamo alla vita di sempre»
Kendall mi guardò, alzando un sopracciglio, «Jade, per tre giorni non succederà nulla. - prese gli occhiali da sole e il cellulare dal comodino – Ci comporteremo come sempre, solo che dovremo, che ne so, tenerci per mano e stare seduti vicini. - e, detto questo, mi tese la mano, che dopo qualche istante strinsi – So quanto odi fingere, ma possiamo farcela. Ok?»
Sbuffai, «Va bene»
«Brava ragazzina» disse scompigliandomi i capelli e prendendo la mia borsa della spiaggia.
«Sai che odio quel soprannome» borbottai lasciando subito la sua mano per chiudere la camera.
«Una volta ti piaceva»
«Vale a dire nove anni fa. – gli feci notare dirigendomi agli ascensori – E stiamo divorziando, quindi limitati in pubblico a questo nomignoli»
«Una volta eri più simpatica» borbottò, dandomi un buffetto sulla guancia.
Arrivammo al piano terra, trovando un via vai di camerieri e personale che per poco non ci travolse.
«Stanno già cominciando i preparativi» notai, osservando due ragazzi portare un grande cesto di fiori azzurri nella sala da ricevimento.
«A quanto pare. – commentò Kendall, poi guardò alla sua destra – Oh, la sala da pranzo» disse, prendendomi per mano e trascinandomi fino a un enorme tavolo, dove Kevin e Astrid stavano facendo colazione con i rispettivi genitori.
«Buongiorno» salutammo i presenti.
«Ciao ragazzi. – ci salutò allegra la mamma di Kendall alzandosi e abbracciandoci – Com’è andato il viaggio?»
«È andato bene, grazie. – risposi sedendomi accanto a lei – È un piacere rivederti, Kent. Signori Dahl. – salutai anche il papà di Kendall e i genitori di Astrid – Sbaglio e manca qualche fratello qua e là?»
«Kenneth è a fare surf, sua moglie dorme ancora. - rispose papà Schmidt passandomi la caraffa del tè – E le sorelline di Astrid sono già in piscina con la nostra nipotina»
«Siamo noi i dormiglioni. - scherzò Kendall - Tesoro, mi passi il pane?»
Presi il cestino dal centro tavola e glielo diedi, facendo un sorrisino.
«Non siete cambiati di una virgola dal giorno del vostro matrimonio» esclamò Wenda, la madre di Astrid, guardandoci sognante.
«Sono passati quattro anni, non siamo proprio come allora. - Kendall mi pestò un piede - Volevo dire, grazie»
«I tuoi genitori verranno? Mi farebbe piacere rivederli» mi chiese il signor Dahl.
«Oh, purtroppo no. - risposi subito - Papà non sta molto bene e volare per così tante ore non è il massimo per lui»
«Portagli i nostri saluti appena capiti a New York»
«Senz'altro. - risposi sorridendo – Kindle, la marmellata, grazie» richiamai Kendall, usando uno dei nomignoli che più odiava al mondo. Infatti mi beccai un pizzicotto sulla coscia.
«Tutto bene?» mi chiese Astrid, notando la mia smorfia infastidita.
«Tutto bene. – la rassicurai, dando un pugno di rimando a Kendall – Allora, oggi avete qualche programma?» chiesi agli sposini.
«Beh, dato che è il nostro ultimo giorno di libertà, lo passeremo divisi. – mi disse Kevin - Poi abbiamo un’intera vita per stare insieme» aggiunse, voltandosi e dando un dolce bacio a fior di labbra a Astrid.
«Io mi fermo tutto il giorno alla spa. Voglio farmi coccolare per bene. – m’informò Astrid – Tra poco dovrebbe arrivare Lia, la mia damigella d’onore, e vado con lei. Ti unisci a noi?»
«Magari più tardi, vorrei passare qualche ora in spiaggia con il mio caro maritino. – lo guardai – Vero, amore?» dissi, usando apposta una vocina ridicola, che mi fece guadagnare un altro pizzicotto sulla gamba e un bacio sulla guancia.
«Certamente, cara»
«In caso sai dove trovarci»
«Parlando d'altro. - presi una fetta di pane – Dopo il matrimonio che farete? Andrete subito in luna di miele o aspetterete?»
«Partiamo da qui lunedì e scappiamo per due settimane» rispose Kevin.
«Dove?» chiese Kendall, versandomi una bella tazza di caffè italiano.
«Islanda» rispose Astrid.
Kendall sbarrò gli occhi e ripose di scatto la moka sul tavolo, «Ottima scelta» commentò, guardandomi di sfuggita e tornando alla sua colazione.
«C'è qualcosa che non so?» chiese Astrid guardando Kevin spaesata.
«È dove le ho chiesto di sposarmi. – rispose Kendall dopo un attimo, poi l’occhio gli cadde sul mio cellulare, appoggiato sul tavolo – Ti stanno chiamando» mi fece notare.
Afferrai il cellulare dal tavolo e controllai il mittente, «Scusate», mi alzai di corsa e lasciai la sala per rispondere alla chiamata.
Rimasi qualche minuto nella hall, cercando di decifrare la parlantina veloce di Jeremy, il preside della mia facoltà. Alla fine mi arresi e chiesi a Oliver, il suo assistente, di tradurre per me.
«Oh, qualcuno ha sentito qualcosa di molto bello dall'altra parte della cornetta. - commentò Astrid guardandomi maliziosa quando tornai a tavola – Hai un sorriso smagliante. Chi era?»
«Era un mio collega» la liquidai sorridendo.
Vidi Kendall stringere con più forza il bicchiere, «Non puoi spegnere il cellulare almeno in vacanza?» mi chiese gentilmente.
«Era una cosa molto importante»
«Lo è sempre. - borbottò infastidito prima di bere, poi si alzò dal tavolo – Ho dimenticato l’iPod in camera. Ci vediamo in spiaggia» mi disse, salutando tutti e scomparendo verso gli ascensori.
La mamma di Kendall si avvicinò un po’ a me, «Forse è meglio se vai a parlargli»
«Perché?» chiesi perplessa.
«Vai» disse semplicemente, prendendo il tortino di frutta che stavo per mangiare.
Sbuffai e mi alzai, «Buona giornata a tutti»
Non appena arrivai nella nostra camera, vidi Kendall frugare nel suo zaino alla disperata ricerca dell’iPod.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti prego, illuminami» esordii, bloccando i suoi movimenti.
Si mise dritto di fronte a me e mi guardò negli occhi, facendomi sentire subito in colpa, «Lo sai benissimo cos’ho. - rispose con tono seccato - Ma ci siamo promessi di non litigare, quindi è tutto ok» aggiunse, riprendendo la ricerca.
Sospirai, «Kendall, era il mio preside. Avrà almeno vent’anni più di me!»
«Non sono geloso, se è quello che pensi» mi liquidò, andando dall’altra parte della camera e prendendo il cellulare.
«Oh. – mi vennero in mente tutte le discussioni dell’ultimo anno – Kendall, sono a tanto così dalla promozione. - mi avvicinai a lui - Si è liberato un posto in università per un gruppo di ricerca e ho fatto richiesta. Sono stanca di fare da assistente prima a questo poi a quell'altro professore. Il preside mi ha chiamato per dirmi che sono tra le prime in lista e…»
«Non mi interessa. – mi fermò, scorrendo velocemente le notifiche sul cellulare - L'hai sempre fatto, mettere il lavoro al primo posto in qualsiasi occasione»
«Non è vero»
Lui si fermò e mi guardò stupito, «Non è vero?! Devo ricordarti la nostra luna di miele? Il mio e il tuo compleanno? Il nostro secondo anniversario? Natale di tre anni fa? Siamo andati in Islanda per un tuo lavoro, non per una vacanza! – iniziò a elencare – E che ci facevi in laboratorio con i tuoi colleghi la notte prima del nostro matrimonio?»
«Addio al nubilato?» provai alzando le spalle.
Kendall sospirò, «La promozione te la danno anche se non stai attaccata al cellulare ventiquattr'ore su ventiquattro. – prese le chiavi della camera e mi sorpassò - Sempre se te la danno»
«Grazie per il sostegno» commentai sarcastica voltandomi verso di lui.
«Magari prendono qualcun altro. – poggiò la mano sulla maniglia e mi guardò – Jade, lo sai benissimo che mi danno fastidio queste cose. Se sei in vacanza, il cellulare del lavoro lo spegni, a maggior ragione se è il matrimonio di due dei tuoi più cari amici. Non ci sono scuse. – aprì la porta – Io sono in spiaggia, quando ti decidi a staccarti da quel dannato telefono e goderti un po’ di meritato relax, sai dove trovarmi» e se ne andò, scomparendo nel corridoio.


Angolo Autrice:
Buonasera a tutti!
Volevo postare lunedì o martedì, ma mi sono detta "Diamo qualcosa di domenica per chiudere bene (o male) la settimana" e quindi eccomi qua!
Capitolo un po' lunghetto rispetto al mio solito, in cui fanno la loro comparsa Astrid, Kevin e i genitori dei ragazzi (più avanti si vedranno anche i personaggi appena citati) e, rullo di tamburi, Kendall e Jade litigano!
Ho svelato uno dei vari motivi per cui i due si sono separati, ovvero il lavoro di lei, anche se più avanti spiegherò meglio il tutto, fidatevi! 
Uhm, non so che altro dirvi, a parte un gigantesco grazie per aver letto/recensito la mia storia e per averla messa in una delle categorie per averla sempre sott'occhio!
Il prossimo capitolo è in fase di elaborazione, devo modificare qualcosina e poi sarà pronto. Forse già settimana prossima ce l'avrete ;)
Chiudiamola qui, altrimenti, come a mio solito, faccio uno sproloquio più lungo del capitolo. Fatemi sapere che ne pensate della mia storia con un commentino, mi raccomando! Mi fa sempre piacere avere un riscontro (che sia positivo o negativo) della storia!

Sperando che da voi piova (o che almeno non si soffochi per il caldo),
Jade

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Capitolo Quattro
 
Osservai l’oceano davanti a me, indecisa se scendere e darla vinta a Kendall o andare con Astrid e Lia al centro benessere e dimenticare tutta quella storia.
Lasciai il cellulare del lavoro sulla sdraio e rientrai in camera, aprendo il frigo bar e estraendo una birra.
«Non dovresti bere di prima mattina» borbottai, aprendo la lattina e bevendo un lungo sorso, bagnandomi le labbra con la dolce schiumetta della bevanda.
Sentii il classico bip di quando arrivava un messaggio e corsi sul balcone, prendendo il cellulare, ma me l’ero immaginato. Forse Kendall aveva ragione, ero troppo preoccupata per il lavoro anche quando dovevo solo pensare a rilassarmi.
«Beh, forse lasciare il cellulare in stanza per tutto il giorno potrebbe anche farmi bene» pensai ad alta voce.
Diedi un’occhiata alla spiaggia sotto di me e, dopo aver pulito per bene le lenti dei miei occhiali da vista e essermi sporta oltre la ringhiera anche troppo, individuai la schiena tatuata di Kendall vicino a un ombrellone.
Guardai ancora una volta il cellulare e la lattina di birra che tenevo in mano. In fondo, il cellulare era quasi scarico e la lattina vuota.
Rientrai, chiudendo bene la porta a vetri, e lasciai il telefono in carica, mentre la birra la buttai nel cestino. Recuperai la mia borsa da spiaggia, un libro dalla valigia e scesi al piano terra, incrociando Agnes, mia cognata.
«Oh, ciao Jade! – esclamò abbracciandomi – Finalmente ci vediamo»
«Ciao Agnes. – la salutai sorridendo – Ciao anche a te, Dean» aggiunsi, accarezzando il suo bel pancione di otto mesi. Sentii qualcosa premere contro la mia mano, ancora appoggiata al ventre.
«È il suo modo di dire “ciao zia Jade”. – commentò lei ridendo – Stavi andando in spiaggia?»
«Sì, volevo raggiungere Kendall»
Agnes si guardò attorno, «Tra di voi le cose come vanno? – mi sussurrò – Kenneth mi ha detto tutto»
Sospirai, «Come vuoi che vadano? – chiesi retorica – Tra due settimane abbiamo l’appuntamento dal notaio per firmare e chiudere le pratiche»
«Quindi non c’è nessuna possibilità che torniate insieme?» chiese sedendosi su uno dei comodi divanetti.
«Te l’ho già fatto troppe volte questo discorso, Agnes. – borbottai – No, non torneremo insieme»
«Io non voglio una cognata come Anne. – piagnucolò – È dolce, simpatica, ma non ha cervello! Inoltre è bionda!»
«Ma anche tu sei bionda»
«Non cambiare discorso. - disse, evidentemente in piena crisi ormonale a giudicare dal tono di voce – Eppure tu eri rimasta anche…»
«Lascia perdere. – la fermai subito – Non mi va di parlarne»
«Invece ti farebbe bene. – sentimmo dei passetti veloci e dopo un attimo la sua primogenita mi saltò in braccio – Ophelia, sta attenta!» la riprese.
«Non ti preoccupare. – sistemai meglio la bambina sulle mie ginocchia – Ciao tesoro»
«Zia, mi sei mancata tanto tanto! – esclamò abbracciandomi – Non mi piace la nuova amica dello zio Kendall»
«Perché ce l’avete tutti con Anne?» chiesi perplessa.
«La domanda giusta è perché tu la difendi. – disse Kenneth, comparendo dietro la moglie – Ciao Jade»
«Ciao Kenneth. – lo salutai, alzandomi – E comunque a me Anne stava simpatica, davvero»
«Perché?» insistette Agnes.
Alzai le spalle, «Ho le mie ragioni»
«Sei molto strana, provi simpatia per la ragazza che ti ha rubato il marito. – mia cognata si alzò, tenendo le mani sulla pancia – Phel, aiuta la mamma dai» disse, richiamando la figlia a cui diede il telo da spiaggia e i braccioli.
«Ci vediamo per pranzo?» chiesi.
«Certamente» disse Agnes, quasi fosse una minaccia.
Guardai la famigliola allontanarsi in direzione delle piscine, poi, recuperata la borsa dal divano, mi diressi verso la spiaggia.
«Ehi» mormorai, richiamando l’attenzione di Kendall, sdraiato di pancia sulla sdraio.
Si voltò e si tolse gli occhiali da sole, «Sei venuta allora» constatò sedendosi e guardandomi mentre sistemavo la mia roba.
«Sì, ho incrociato Kenneth e Agnes. Mi sono fermato a fare due parole con loro»
«Ti hanno chiesto se torneremo insieme o sbaglio?» chiese, scuotendo la testa divertito.
Annuii, «Kendall, ti devo delle scuse. – iniziai a dire – So che ti dà fastidio, ma è il mio lavoro e non posso farmi scappare un’opportunità simile. – gli spiegai e lui annuì lentamente – Però hai ragione, è il matrimonio di Kevin e Astrid e potrei, anzi dovrei, staccare la spina per qualche ora, o qualche giorno»
Accennò un sorriso, «Apprezzo lo sforzo, grazie. – mi rispose – Dovevamo divorziare per farti dire “avevi ragione, Kendall”?»
«Idiota» dissi, dandogli un pugno sulla gamba.
«Ahio! – si lamentò lui – Non si tratta così il tuo bel maritino» mi rimproverò, facendomi un cenno col capo dietro di me.
Ovviamente, mi voltai e vidi i signori Dahl con le sorelle di Astrid salutarci.
Ricambiai il gesto e poi mi voltai verso Kendall, «Possiamo spostarci a un altro ombrellone?»
«No. – rispose ridacchiando – Amore» aggiunse, facendomi innervosire.
«Tu ti stai divertendo, io nemmeno un po’. – mormorai cercando la crema solare nella borsa – Ringrazia che mi hanno operato da poco al ginocchio, altrimenti ti ritrovavi a correre per tutta Honolulu»
«Quanta paura. – disse fintamente spaventato, facendomi ridere – A proposito, come stai?»
Alzai le spalle, «Faccio fatica a camminare per molti metri, ma è sopportabile. – mi sedetti sulla mia sdraio, mettendomi la crema sulle gambe – E appena metto i tacchi, cado»
«Sarà divertente vederti al ricevimento»
Lo guardai, alzando un sopracciglio, «Non sei affatto simpatico» mormorai, continuando a mettermi la crema sulle braccia e sull’addome.
Kendall si spostò sulla mia sdraio e mi guardò intensamente, fino a quando non mi voltai verso di lui.
«Scusa. – sussurrò, sbattendo più volte le lunghe ciglia – Non volevo prendermi gioco di te»
Il suo atteggiamento mi fece ridere, «Smettila Kendall» lo ripresi, finendo di mettere la crema anche sulle spalle e cercando un modo per spalmarla anche sulla schiena.
«Sei troppo buffa. – commentò lui, prendendo il flacone dalle mie mani – Girati, faccio io»
«Non disegnare niente di strano» lo ripresi subito, sentendo che stava applicando il prodotto direttamente dal tubetto e non con le mani.
«Ma è divertente» ribatté lui.
«Forse quando avevi sei anni. – sentii le sue mani calde distribuire la crema alla base del collo – Così va meglio»
Continuò a massaggiare fino a quando la crema non venne assorbita completamente, poi passò alla schiena.
«Kendall!» esclamai, quando mi slacciò il reggiseno. Automaticamente mi portai le mani sul seno, in modo da tenere il costume.
«Se finisce sul costume, si macchia. – mi fece notare, continuando a massaggiarmi lungo la spina dorsale – E il verde ti dona»
«Non farlo mai più. – lo intimai riallacciandolo – E poi, ci sono dei bambini in spiaggia»
Alzò le spalle, «Penso che nessuno al giorno d’oggi si scandalizzi a vedere una donna in topless. – commentò, alzandosi e restituendomi la crema solare – E tu hai proprio un bel seno, ragazzina» aggiunse, guadagnandosi il tubetto in testa.
«Sei davvero così masochista?» chiesi sdraiandomi di pancia sulla sdraio.
Sembrò pensarci su, «Credo di sì, ma, dal momento che siamo circondati da parenti di Astrid e dai miei, è meglio fare la parte dei bravi sposini. - mi sussurrò – Stasera in camera puoi picchiarmi, se vuoi» aggiunse, cercando di usare un tono di voce sensuale, totalmente fuori luogo.
«È una promessa?»
Kendall si mise a ridere, «Resistiamo alla giornata, poi vediamo»
Sorrisi e, recuperato il giornalino dei cruciverba, mi misi a prendere il sole. Scambiai quattro chiacchiere con Kendall, commentando alcune definizioni abbastanza ridicole del gioco, i costumi dei bagnanti o ancora l’eccessivo uso di fiori per il ricevimento.
«Hai qui le pastiglie per l’allergia?» chiesi a Kendall, osservando le ceste di ortensie e primule che ci passavano accanto.
«Sì, anche se credo che un’intera confezione non basterà. – disse, starnutendo – Forse è meglio se inizio a prenderle da subito. – disse, cercando nel suo zaino la scatolina della farmacia - Oggi pomeriggio hai programmi?»
«Forse raggiungo Astrid e Lia al centro benessere, ma verso sera credo. – risposi – Perché?»
«Volevo andare a fare un giro a Kailua, non è molto distante da qui. Ha le spiagge più belle di tutta l’isola. – mi spiegò – Magari, se ti va, potremmo andarci insieme»
«Mi stai chiedendo un appuntamento, Schmidt?» chiesi, vedendolo arrossire alla domanda.
«Ovviamente, tesoro. – mi diede corda – Allora, vieni?»
«Molto volentieri»
Fummo interrotti da Merin e Ginevra, le sorelline di Astrid.
«Ciao Kendall, ciao Jade» ci salutarono.
«Ciao bimbe. – feci posto sulla mia sdraio per farle sedere – Allora, vi state divertendo in vacanza?»
«Sì. – rispose Merin, guardando la gemella – Chiediglielo tu»
«No, chiediglielo tu» la riprese l’altra e continuarono così per qualche secondo.
«Cosa volete sapere?» chiese Kendall dolcemente.
«La nostra sorellona ha detto che siete davvero tanto belli insieme, ma noi vi abbiamo visto solo litigare. – confessò Merin – Perché? Non vi amate più?»
Io e Kendall ci guardammo, «No, bimbe, non stavamo litigando. – cercai di rimediare – È solo che alle volte ci piace farci i dispetti, ma ci vogliamo tanto bene»
«Ma non dovreste litigare se state insieme» mi fece notare Ginevra.
«Alle volte capita, ma non per questo ci vogliamo lasciare. – spiegò pazientemente Kendall – A Jade piace farmi tanti dispetti e io rispondo facendoli a lei, ma è solo per divertirci, non stiamo litigando davvero. Vero, tesoro
«Certo» confermai, cercando di sorridere.
«La mamma ha detto che tra poco si mangia, venite con noi?»
«Il tempo di portare le cose in camera e arriviamo» promise Kendall, ricevendo un bacio sulla guancia da entrambe le bambine.
«Sei troppo bravo con i bambini» commentai, leggermente malinconica, mentre le gemelline tornavano dai genitori.
Kendall mi guardò, «Adoro i bambini, lo sai»
«Sì, lo so» mormorai, prendendo le mie cose e avviandomi all’hotel.
Prendemmo l’ascensore e risalimmo in silenzio alla nostra camera, sicuramente entrambi concentrati su quello che era appena accaduto.
«Si sono accorte anche due bambine di cinque anni che c’è qualcosa che non va. – gli feci notare – Mi dispiace» dissi, lasciando la borsa sul letto e raccogliendo i capelli in una coda.
«Ehi, sta tranquilla. – mi rassicurò lui – Non ti devi scusare. Sono coinvolto tanto quanto te in questa assurda cosa. – si avvicinò a me – Quando sono sul set e devo fare una scena, solitamente cerco di calarmi il più possibile nella situazione. Potresti fare lo stesso. – passò una mano tra i corti capelli – Potresti tornare indietro a sei anni fa, quando uscivano insieme. Forse funzionerà»
«Sei tu l’attore tra noi due, seguirò i tuoi consigli. – commentai – Ma sono così incapace?»
Lui sbuffò, «Non riuscivi a nascondermi nemmeno dove tenevi le caramelle nel tuo studio. – mi sorrise, rassicurante – Jade, non ti preoccupare, davvero. Siamo dentro in due in questa storia, ce la faremo» ripeté, sedendosi accanto a me sul letto.
«E se se ne accorgono anche i genitori di Astrid?»
«Vuoi fare un po’ di pratica?» propose e, prima che potessi chiedergli in che modo, mi tirò vicino a sé e mi baciò per qualche secondo.
«Sto per tirarti uno schiaffo. – mormorai, mentre mi baciava le guance – O forse due»
Lo sentii ridere contro la mia pelle, poi mi baciò il collo e poi ancora le labbra, tenendo ferme le mie mani tra le sue.
«Collabora, mogliettina» mi invitò, mordicchiandomi leggermente il labbro inferiore.
«Mi rendo vedova. - soffiai, staccandomi da lui – Perché il bacio?»
«Dopo sette mesi senza nemmeno un bacio, è questo che mi chiedi? Donna, sei incredibile. – scosse la testa – Almeno non dovremo baciarci in pubblico per la prima volta» mi fece notare.
«Bastava un bacio stampo»
Alzò le spalle, «È divertente vederti arrossire. – si alzò e poi mi aiutò, cingendomi la vita con un braccio – Si va in scena»


Angolo Autrice:
Buongiorno a tutti e buona domenica... aspettate, è domenica oggi, vero? 
*controlla calendario*
Sì, è domenica.
Tempi relativistici a parte, sono tornata con un nuovo capitolo. Onde evitare incomprensioni, sì, Agnes è la moglie di Kenneth e Ginevra e Merin sono le sorelle gemelle di Astrid. Inoltre, Kailua è veramente una cittadella delle Hawaii, confinante con Honolulu. Andate a vedervi le foto su Google, perché è lì che noi tutte passeremo le prossime vacanze #credici
Non so che altro dire a parte grazie! Ho ricevuto un sacco di complimenti per questa storia, che è solo all'inizio, un altro sacco di visualizzazioni, ma nessun sacco di dolci da parte di Kendall!
Detto questo, vado a mangiare (devo smetterla di aggiornare all'ora di pranzo, poi devo fare le cose di corsa). Spero di ricevere tanti commenti e, a proposito: 

 
Vi invito a devolvere il 5 per mille del vostro tempo alla causa no profit "Scrittrici Felici": ogni recensione contribuirà a rendere felice una scrittrice del magico mondo di EFP. Non volete passare per persone cattive, vero?

Dedico questo capitolo a tutte le persone che sanno fare quattro più uno senza sbagliare.

Con la speranza che non scegliate una facoltà scientifica come ho fatto io,
Jade

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Capitolo Cinque
 
Rigirai con la forchetta il pezzo di torta che avevo scelto come dessert, non trovandolo affatto invitante.
«Tutto bene?» mi chiese Lia, la damigella di Astrid, seduta accanto a me.
«Come? – la guardai spaesata – Sì, va tutto bene. – dopo un attimo sentii la mano di Kendall sulla spalla – Mi fa un po’ male il ginocchio, niente di che» li rassicurai, bevendo un sorso d’acqua.
«Vuoi salire in camera? Magari sdraiandoti stai meglio» mi chiese Kendall accarezzandomi il braccio. Rabbrividii a quel contatto e cercai di allontanarlo senza dare troppo nell’occhio.
«No, tranquillo. – risposi, forse con troppa secchezza – Ora mi passa» e tornai a spiluccare almeno le meringhe che ricoprivano la torta, captando qua e là qualche discorso dal tavolo.
Mi guardai attorno, cercando con lo sguardo altri invitati al matrimonio, ma erano tutte persone con cui avevo parlato forse un paio di volte alla festa di fidanzamento di Kevin e Astrid, inoltre erano seduti a tavoli troppo distanti dal nostro, così mi dedicai a origliare i discorsi dei miei vicini. C’era di tutto, dai dibattiti sulla politica interna alle scommesse sul vestito di Astrid, che nessuno ancora aveva visto.
«Posso dirvi che non è bianco» ci suggerì la sposa, sorridendo.
Kathy sospirò, «Nessuna di voi tre ha messo l’abito bianco. – borbottò, guardando me, Agnes e Astrid – Perché non volete rendere felice una povera donna che ha avuto solo figli maschi?»
«Ehi!» la ripresero i suoi figli, fingendosi offesi.
«Oh, tesoro. – esclamò Agnes dando un bacio sulle labbra a Kenneth – Dai, Kathy, il mio era una tonalità molto chiara di avorio» cercò di rimediare.
La donna annuì, poi guardò la futura nuora, «Spero non sia come quello di Jade»
«Avevi detto che ti piaceva. – borbottai prendendo la borsa – E ringrazia che non ho scelto quello nero» aggiunsi, rovistando in mezzo ai vari scontrini e agende.
«Cosa cerchi?» chiese Kendall sbirciando all’interno della mia borsa.
La chiusi di scatto, «Niente»
Lui mi guardò perplesso, poi sospirò, «Avevi promesso di lasciar perdere il lavoro per questi giorni» mi rimproverò a bassa voce.
«Kendall, non ce la faccio, va bene? – sussurrai – L’attesa mi sta divorando. Voglio sapere se mi hanno preso o no»
«Ragazzi, va tutto bene?» ci chiese Agnes un po’ perplessa.
Ci voltammo, «Oh, sì, tutto bene. – estrassi qualcosa dalla borsa – Stavamo solo parlando di… ahm, non di questo» e rimisi velocemente il porta pillole nella borsa, imbarazzata da morire.
«Oh, non volete ancora rendere nonni i vostri genitori?» chiese Fred.
Lo incenerii con lo sguardo ed ero pronta a ribattere, ma Kendall mi fermò, poggiando una mano sulla mia, «Per il momento no, non ci sentiamo pronti» rispose educatamente, mentre io cercavo di allontanarlo.
«Eppure sareste dei genitori perfetti. – insistette Wenda – Insomma, vi ho sempre visti con in braccio le mie bimbe e anche Ophelia da piccole, eravate calati nella parte già cinque anni fa»
Io e Kendall ci guardammo, «Io non voglio avere figli» dissi prima che mio marito potesse dire altro.
La madre di Astrid mi guardò spalancando gli occhi, «Ma come no, cara? – esclamò lei – Essere madre ti fa sentire completa come donna»
«Jade stava cercando di dire che non vuole avere figli ora. – Kendall poggiò una mano sulla mia coscia – Tesoro, non credi sia meglio salire? Hai il viso stanco»
Mi alzai dal tavolo, «Sali tu, amore. – lo rimbeccai, alzando la voce – Signora Dahl, volevo dire esattamente quello che ho detto: non voglio avere figli, né ora né mai. Io e lei abbiamo una visione completamente diversa della vita e, in quanto scienziata, mi riterrò una donna completa quando le mie teorie verranno dimostrate, non quando un bambino cercherà di lacerarmi l’utero. – finii l’ultimo sorso di vino che avevo nel bicchiere – Buonanotte a tutti»
Lasciai la sala da pranzo seguita da un silenzio tombale, rotto solo dalle mie scarpe che scricchiolavano a contatto con il pavimento lucido.
Chiamai l’ascensore, sotto lo sguardo perplesso del receptionist che ci aveva accolto il giorno prima. Accennai un sorriso, ovviamente falso, e filai all’interno dell’abitacolo.
Lasciai che le porte si chiudessero da sole, non pigiai alcun tasto. Non volevo risalire al mio piano, Kendall sarebbe corso a farmi la ramanzina per come mi ero comportata. L’altra opzione era scendere e fare una passeggiata in spiaggia, ma i preparativi per il matrimonio erano agli sgoccioli, inoltre il mio ginocchio stava iniziando a gonfiarsi, segno che la lunga camminata di quel pomeriggio a Kailua non era stata affatto una buona idea.
D’un tratto, l’ascensore prese a muoversi e si fermò al terzo piano, chiamato da due ragazze che entrarono mano nella mano nell’abitacolo con me.
«Sali o scendi?» mi chiese gentilmente la ragazza bionda, sorridendomi cordiale.
Alzai le spalle, «A dire il vero, sto facendo un giro in ascensore, è indifferente» risposi, cercando di sorridere.
L’altra, rossa di capelli, si avvicinò al pannello e pigiò il tasto per il primo piano, «È tutto ok?» mi chiese e nel suo tono riconobbi un bell’accento europeo, italiano.
Feci una smorfia, «Ho appena fatto una scenata davanti ai parenti di mio marito, ho bisogno o di bere o di leggere un buon libro» risposi mentre superavamo il secondo piano.
«Al primo piano c’è una piccola biblioteca. – m’informo la bionda – È ben fornita e hanno anche e-book aggiornati con le ultime uscite»
Mi raddrizzai alla parola biblioteca, «Davvero?»
Le porte si aprirono e, in bella vista sul muro, lessi le indicazioni per il rifugio perfetto.
«Beh, passa una buona serata» mi salutò la ragazza rossa uscendo dall’abitacolo con la propria ragazza.
«Se scendete e andate al bar, fate nome Schmidt. Vi offro da bere» dissi osservando ammirata le porte della biblioteca, esattamente in fondo al breve corridoio.
Salutai le mie due nuove amiche e corsi, ginocchio permettendo, nella lettura.
Non appena entrai, respirai a pieni polmoni quell’aria pregna di inchiostro, pagine mai sfogliate e volumi consultati fin troppe volte.
«Buonasera, posso esserle utile?» chiese un ragazzo, avvicinandosi.
«Sì… - lessi il suo nome sulla targhetta – … Jared. Vorrei un testo scientifico»
«Ha preferenze?»
«Astrofisica, fisica, matematica. – iniziai a elencare - Mi accontento anche di un inutile manuale di ingegneria»
Lui sorrise e mi fece strada fino al reparto scientifico, «Si dà alle letture impegnative per confondere la mente? Quasi nessuno chiede libri di questo tipo» commentò, porgendomi un libro praticamente nuovo.
Scossi la testa, riconoscendo nell’autrice del libro una delle mie ispirazioni, «Sono una fisica sperimentale. – risposi – Però sì, ho bisogno di pensare ad altro. Grazie mille»
Trovai una poltroncina appartata tra i vari scaffali e mi immersi nella lettura. Dove nascono le stelle era uno dei miei libri preferiti di Margherita Hack, un’astrofisica eccezionale con cui avevo avuto il piacere di scambiare due parole durante il mio breve soggiorno in Italia.
Stavo leggendo le interessanti chiacchiere dell’autrice riguardo al destino del Sole, quando il cellulare iniziò a vibrare in tasca. Lo presi e, sbloccato lo schermo, lessi il messaggio di Kendall. 

Se vuoi parlare, sono in camera nostra, se non vuoi sono comunque qua, ma ti prego, dimmi dove sei. Mi stai facendo preoccupare.

Ributtai il cellulare in borsa, non sapendo che rispondere a un messaggio simile.
 
Le spunte blu sono la tua rovina, però almeno so che sei in un posto con il Wi-Fi o comunque dove c’è segnale ;)
 

Sbuffai, premendo sulla casella di testo.
 
Ho trovato il rifugio perfetto, ti raggiungo tra un po’.
 
Dopo un attimo il cellulare vibrò di nuovo.
 
Pensavo ci avresti impiegato di meno a trovare la biblioteca (:
 
Sorrisi a quel messaggio, poi tornai tra le stelle con Margherita. Finii il libro in due ore, rileggendo alla fine alcuni passi che mi avevano colpito e riscrivendoli sulla mia agenda del lavoro.
A parte la breve interruzione di Kendall, nessuno dei miei cellulari, né il personale né quello del lavoro, squillarono o diedero segni di vita.
Era quasi mezzanotte quando Jared mi informò che, se volevo, potevo portare il libro in stanza e riconsegnarlo il giorno dopo, ma preferii lasciarglielo e prendere un altro libro. Trovai Sette brevi lezioni di Fisica, che, come diceva il titolo, in poche pagine racchiudeva i pilastri fondamentali delle mie ricerche.
«È più tranquilla adesso?» mi chiese, accompagnandomi alla porta.
Ci pensai su. Effettivamente, ero calma e mi sentivo in dovere di chiedere scusa alla signora Dahl per come mi ero comportata.
«Diciamo di sì. – risposi dopo qualche secondo – Beh, sicuramente mi vedrai domani sera. Avrò bisogno di un buon libro per sopportare un ricevimento nuziale»
«Allora a domani. – lesse il nome sulla tessera magnetica che gli avevo dato per il prestito del libro – Dottoressa Schmidt»
Sorrisi amaramente, «Grazie» mormorai, prima di andarmene.
Tornai agli ascensori e risalii al terzo piano, diretta alla camera diciotto, secondo il messaggio che mi aveva mandato Astrid.
Rimasi qualche attimo in attesa, fino a quando la signora Dahl mi aprì la porta in vestaglia da camera.
«Spero di non averla svegliata» mormorai abbassando lo sguardo.
«No, siamo appena risaliti. – mi squadrò da capo a piedi – Stai bene, cara?»
«Volevo chiederle scusa per come mi sono comportata a cena. – farfugliai – Sono un po’ sotto pressione e non ho mezze misure per dire le cose, mi dispiace»
Wenda, di tutta risposta, mi abbracciò, «Oh, tesoro, so cosa ti sta succedendo»
Mi staccai e la guardai, «Davvero lo sa?» chiesi, preoccupata che Astrid avesse infine confessato la nostra separazione.
«Ma certamente. – mi guardò con un dolce sorriso – Tu e Kendall siete troppo assorti dal lavoro e non avete più un momento intimo per voi. Avere un figlio ridurrebbe a zero la vostra vita di coppia e sareste due estranei che allevano un bambino senza trasmettergli nulla»
La guardai senza dire nulla per qualche istante, «Sì, è esattamente come dice lei. – dissi infine, dandole ragione – Siamo presi entrambi dal lavoro»
«Sfruttate al meglio questa vacanza. – mi suggerì – C’è qualche tensione tra te e Kendall, dico bene? – annuii – Beh, sali e provate a rilassarvi assieme. Buonanotte cara», mi diede un veloce bacio sulla guancia e richiuse la porta, lasciandomi in corridoio a realizzare la cosa.
La madre di mia cognata mi aveva caldamente consigliato di salire e fare sesso con mio marito.
Ripresi l’ascensore ancora un po’ perplessa, ma soprattutto imbarazzata.
«Kendall, sono io» mormorai entrando in camera. Non ricevetti risposta, così lasciai le mie cose all’ingresso e cercai Kendall, ma non lo trovai. Bussai anche alla porta del bagno, ma non era nemmeno lì.
«Kendall? – provai ancora, poi notai la porta finestra leggermente aperta – Ehi» dissi, trovandolo seduto su una delle sdraio.
Lui mi guardò, «Ciao. – mi porse la lattina di birra – Vuoi?»
Accettai e bevvi un lungo sorso di birra fredda, sentendo un piacevole brivido risalire fino al cervello.
«Stai meglio?» mi chiese, continuando a guardare fisso l’orizzonte. Una barca correva veloce sulle piccole onde dell’oceano, producendo un piacevole ronzio.
Annuii, sedendomi sulla sua stessa sdraio, «Scusa, sono esplosa prima. – non disse nulla – Sono andata a scusarmi con la mamma di Astrid»
«Davvero? – chiese spalancando gli occhi – No scusa, l’ho detto troppo stupito. Davvero?» ci riprovò, ma mantenne lo stesso tono, forse ancora più sorpreso.
Ridacchiai, «Sì, e pensa un po’? Mi ha detto che ho reagito così perché la nostra vita sessuale altrimenti ne risentirebbe»
Kendall alzò un sopracciglio, «Tutto mi sarei aspettato tranne questo. – si mise a ridere – Sei sicura di essere andata dalla signora Dahl?»
Annuii, «Si vede che qualcuno le ha corretto la tonica a cena, altrimenti non mi spiego questo comportamento. – mormorai – Oppure non è così chiusa mentalmente come diceva Astrid. – lo guardai – Dovrei scusarmi anche con te»
«L’ultima volta che mi hai chiesto scusa due volte nella stessa giornata è stato quando ci siamo conosciuti. – mi ricordò, accennando un sorriso – La prima volta per avermi fatto cadere l’amplificatore sul piede sinistro, la seconda per averlo fatto con il destro. – mi guardò – Stai bene?»
Annuii, «Pensavo solo di non affrontare più un argomento simile» mormorai asciugandomi le guance.
Allargò le braccia e mi guardò negli occhi, «Non c’è niente di male, lo sai?» sussurrò, invitandomi ad avvicinarmi.
Scossi la testa alzandomi, «Scusa Kendall, ma non credo sia il caso. – mi appoggiai alla ringhiera del terrazzo – Forse è meglio se vado a dormire con Lia e Astrid stasera»
«Perché? – chiese alzandosi – Russo per caso?» provò a sdrammatizzare.
«Stamattina, quando mi hai baciato, mi hai messo terribilmente a disagio. – passai una mano sul braccio, torturando con le dita uno dei miei tatuaggi – E dopo questa cosa… forse è meglio se, quando possiamo stare da soli, non stiamo insieme»
«Oh. – sembrò sorpreso – Perché non me l’hai detto subito? Del bacio intendo»
«Pensavo l’avessi capito. Non ti ho praticamente rivolto la parola per tutto il pomeriggio»
«Pensavo fossi stanca per l’escursione a Kailua. – provò a dire – E per stasera… volevo solo toglierti dall’imbarazzo di rispondere a una domanda che so benissimo darti fastidio»
«Sì, saggiamente ho deciso di mandare a rotoli i tuoi piani. – commentai, accennando un sorriso – Ci pensi ancora?»
«Ogni giorno. – mi guardò – Avere Agnes che gira per casa con il pancione non aiuta. – iniziò a giocherellare con la lattina di birra, ormai vuota – Sono andato a correre l’altra mattina, ho incrociato Logan e James con i passeggini. – mi raccontò – Avevano le classiche facce assonnate di quando eravamo in tour, però c’era altro»
Guardai il muro davanti a me, non volevo piangere, «Liza e Jane si sono trovate due ragazzi fantastici» commentai.
«Non te ne farei mai una colpa, ma non ho ancora digerito completamente il fatto che tu… insomma. – lo vidi deglutire – Posso chiederti una cosa?»
Annuii, abbassando gli occhi sulla mia maglietta, «Cosa c’è?»
«Veramente non vuoi avere un bambino? O è perché ti hanno detto che non puoi averne? – chiese a bassa voce, forse per paura che mi arrabbiassi – Scusa, non ne abbiamo mai parlato e forse dopo questa vacanza non ci rivolgeremo mai più la parola. Volevo solo saperlo»
Lo guardai negli occhi, «Forse è l’unico vero motivo per cui ho deciso di lasciarti. – ammisi – Appeni vedi un bambino ti si illuminano gli occhi, io a malapena riesco a sopportare i ragazzini a cui do ripetizioni. – piegai leggermente la testa – Non volevo vivessi con il rimorso di non essere padre» e rientrai in camera.
Mi chiusi in bagno per forse venti minuti, cercando di calmarmi e trattenendo le lacrime.
Non ce la feci.
Tornai in camera con gli occhi rossi, Kendall se ne accorse subito. Mi guardò mentre mi mettevo il pigiama e mettevo sotto carica il cellulare, ma non disse nulla.
Mi sdraiai accanto a lui, dandogli le spalle, anche se, ne ero sicura, la mattina dopo ci saremmo svegliati abbracciati.





Angolo Autrice:
Penso di aver fatto una strage con questo capitolo.
Buongiorno a tutti! Ebbene sì, sono tornata con un nuovo capitolo strappalacrime, che non è assolutamente nel mio genere.
Come avevo già anticipato ad alcune di voi, il mese di agosto sarà bello impegnativo per me, devo preparare ancora un esame (l'ultimo dannatissimo esame del primo anno di università), dare ripetizioni e fare tante altre cosine, quindi, se seguite le mie storie, d'ora in poi aggiornerò di domenica, ma, se quel giorno sarò troppo pigra per editare, controllate anche di mercoledì, sicuramente verso sera.
Passiamo al capitolo. Come già detto, non è assolutamente nel mio stile, ma volevo un momento strappalacrime tra Kendall e Jade, che, finalmente, vi ha rivelato l'altro motivo per cui si sono separati.
Dal momento che sono ossessionata dall'astrofisica e dalla fisica -non si direbbe, ho soltanto scelto fisica come ramo universitario e mi sono tatuata un simbolo che rappresenta il tempo e lo spazio cosmico- ho inserito due libri inerenti. Uno è Dove nascono le stelle di Margherita Hack, mentre l'altro è Sette brevi lezioni di Fisica di Carlo Rovelli. Se mai doveste battere la testa contro un muro e decideste di darvi alle scienze, ve li consiglio, inoltre Margherita è stata una donna eccezionale, una figura che ammiro tantissimo sia come donna che come scienziata, e riesce a coinvolgere chiunque nel suo mondo.
Dopo questo tentativo stile Palpatine di tirare Anakin al Lato Oscuro della Forza, penso di non aver altro da dire. Ah sì, penso di arrivare ai dieci capitoli, forse dodici, poi questo mio piccolo esperimento verrà archiviato e perso nel cyberspazio di EFP.
Come ho fatto per lo scorso capitolo:

 
Vi invito a devolvere il 5 per mille del vostro tempo alla causa no profit "Scrittrici Felici come Panda". Dal ramo "Scrittrici Felici" è nata questa nuova associazione: ogni recensione che lascerete contribuirà a salvare un panda, inoltre gli donerete bambù e coccole a volontà, se non lo farete il panda verrà rinchiuso in uno zoo assieme a tanti altri panda-bulli. Poca pressione, no?
Donate!

Dopo questo, direi che vi lascio, vi do appuntamento alla prossima settimana. Cercate di sopravvivere a lunedì, martedì e a tutti i giorni che finiscono per -dì.
Jade

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Capitolo Sei
 
Non avevamo tirato le tende.
Il receptionist aveva ragione, l’alba entrava in camera che era uno spettacolo.
Mi alzai ancora assonnata e tirai i pannelli, così da godere di ancora qualche ora di buio, poi tornai tra le coperte.
«Jade?» mormorò Kendall alzando leggermente il capo e non trovandomi. Fino a quel momento avevo dormito con la testa sul suo petto, mentre ora ero tornata dalla mia parte.
Mi girai verso di lui e lo abbracciai, «Dormi» borbottai.
Lo sentii sospirare, «Come mai già sveglia?»
«Il moto terrestre. – mormorai strofinando il naso sul suo petto, cercando una posizione comoda per dormire – Sta sorgendo il sole»
Sbuffò divertito, accarezzandomi il braccio con la mano libera, «Stai meglio?»
Annuii, «Mi fa un po’ male la testa. – risposi – A colazione prendo qualcosa e mi passa»
«Vuoi parlare?» chiese, chiudendo gli occhi e rilassandosi.
Scossi appena la testa, «Preferisco un po’ di coccole» sussurrai, sbadigliando.
Un momento, pensai, che ho detto?
Stavo per alzarmi dal letto, ma Kendall mi strinse ancora di più a sé e iniziò ad accarezzarmi i capelli. Mandai tutto a quel paese e mi concessi un po’ di dolcezza.
«Non abbiamo mai dormito abbracciati» mi fece notare nel silenzio della stanza.
«E quando venivo in tour con te e i ragazzi allora? – chiesi perplessa – Abbiamo dormito un sacco di volte assieme sul tour bus»
«Più che dormire era stare in due in un letto singolo senza cadere quando il bus frenava o faceva una curva troppo veloce. – mi ricordò, ridendo – Io intendo proprio di dormire assieme, abbracciati su un letto bello grande, io e te. Non l’abbiamo mai fatto»
«Non sono la tipica ragazza che vuole la coperta umana ogni notte» risposi, facendo spallucce.
«Però hai i tuoi momenti teneri. – inclinò leggermente la testa verso di me – E devo dire che mi piace questo tuo lato», poggiò una mano sul mio viso, alzandolo verso il suo.
Strofinai gli occhi con una mano e lo guardai, «Kendall, sono le quattro e mezza di mattina, davvero vuoi flirtare con me ora?»
«Sarebbe divertente, no? – chiese dandomi un veloce bacio sulla guancia – Ma devo andare in bagno, ho bevuto troppa birra ieri sera»
Mi misi a ridere e mi spostai, così da farlo alzare. Rimasta in camera da sola, presi il cellulare e controllai le notifiche dai vari social. Mentre rispondevo a un paio di ragazze su Twitter, che mi ringraziavano per aver insegnato a Kendall un po’ di italiano, mi arrivò un messaggio da parte di Oliver, l’assistente del preside di facoltà della mia università.
 
Ehi Jade! Spero tu ti stia rilassando alle Hawaii. Scusa, non ho la più pallida idea di che ore siano lì, ma sono appena arrivato in università e ho trovato i nuovi contratti di lavoro. Hanno dato il posto in ricerca a un’altra ragazza che si è appena laureata. Mi dispiace, so quanto ci tenevi.
 
«Jade?» chiese Kendall tornando a letto e guardandomi preoccupato. Ero immobile, con il cellulare in mano da circa cinque minuti, intenta a fissare le lenzuola ai piedi del letto.
Lui si avvicinò, cercando di leggere il messaggio sul cellulare, ma appena si mosse scagliai il telefono contro il muro davanti a me.
«Non toccarmi, sono arrabbiata, per non dire incazzata» lo avvertii, guardando i frammenti del cellulare sparsi sulla scrivania e per terra.
Si sdraiò sul materasso, usando un braccio come cuscino, «Cos’è successo?»
Strinsi il lenzuolo nel pugno, «Non mi hanno dato il posto» lo informai.
«Cosa? – scattò a sedere. Era sorpreso – Come no?»
«Hanno preferito una neolaureata. – iniziai a tirare dei pugni al materasso - Fanculo»
«Ehi, fermati. – prese le mie mani tra le sue – Jade, respira e sta tranquilla»
«Non avrà nemmeno un cazzo di dottorato in mano e la mettono in laboratorio. – continuai a dire, ignorando Kendall che cercava di calmarmi – È la volta buona che mi licenzio»
«Jade, ora stai esagerando. – mi fece notare lui lasciandomi andare – Mi dispiace che non ti abbiano dato il posto, ma è un po’ drastica come decisione. Insomma, puoi sempre continuare con il tuo lavoro»
Scossi la testa, «Vado a lavorare in Antartide piuttosto. – sbuffai – Mi prendi un fazzoletto, per favore?»
Lui si alzò e prese il pacchetto dalla mia borsa, «Dai, andiamo. – mi disse porgendomi la mano – Sei arrabbiata e una Jade arrabbiata non è mai una buona cosa, specialmente se questo pomeriggio c’è un matrimonio. – mi ricordò – Hai bisogno di pensare ad altro»
«Dove vuoi andare?» gli chiesi, soffiandomi il naso.
«Che ne dici del tetto? – propose, mettendosi le infradito – È tardi ormai per l’alba, ma, se non ricordo male, Venere ancora si vede»
«Allora mi ascoltavi quando cercavo di spiegarti qualcosa di astronomia» dissi sorpresa.
Lui sorrise, «Sei stata un’insegnante fantastica. – mi fece un cenno verso la porta – Allora, andiamo?»
«Ma sono in pigiama»
«Sì, lo vedo. – si avvicinò al letto e mi prese in braccio – D’accordo, ti ci porto io»
«Va bene, vengo con te. – lo fermai, divertita – Mettimi giù»
Misi anche io le infradito e uscimmo dalla stanza. Prendemmo le scale per il terrazzo, esattamente sopra le nostre camere.
«Wow» riuscii a dire non appena misi piede in quel piccolo paradiso. Il pavimento era bianco e al tatto sembrava di camminare sulla spiaggia dell’oceano.
«Ci sediamo là?» mi propose Kendall, indicando le sdraio accanto al piano bar.
Scavalcammo la recinzione e lui si sdraiò sul primo lettino doppio che trovò.
«Kendall» lo richiamai.
«Sì? – mi guardò – Oh, scusa, ti faccio spazio»
Mi sdraiai accanto a lui, «Kendall, l’est è da quella parte» dissi, indicando alle sue spalle e scoppiando a ridere.
«Infatti mi sembrava strano. – ammise voltandosi nella direzione giusta – Ecco, così va meglio. – prese un cuscino da una sdraio vicina e se lo mise dietro la testa – Allora, cosa mi racconti di questo cielo rosa misto a arancione e ad altri mille colori?» mi chiese, tirandomi in un abbraccio.
«Beh, quello è il Sole, penso tu lo sappia. – dissi, indicando una piccola porzione della stella nascosta tra le onde dell’oceano – Si vede ancora la Luna, anche abbastanza bene direi, ed è in crescendo. – gli feci notare, tracciando con un dito la gobba a ponente del nostro satellite – È ormai troppo tardi per Mercurio, altrimenti l’avremmo visto all’incirca laggiù. – indicai un punto a sinistra del Sole – E quella piccola lampadina là all’orizzonte è la tua cara Venere»
«Ti è ritornato il sorriso. – mi fece notare, tirandomi leggermente la guancia – Non riesco a capire come fai. Non riesci a rimanere arrabbiata per qualcosa per più di cinque minuti»
«È una strana dote. – commentai – Che vuoi fare ora?»
«Potremmo dormire fino a oggi pomeriggio sotto quel bel gazebo di paglia, ma, dal momento che siamo soli, voglio fare un’altra cosa. – mi guardò – So che tu non ne vuoi parlare, ma io ne ho bisogno e non so se stasera o domani troverò un’altra occasione come questa. – si mordicchiò il labbro – Perché mi hai lasciato? Voglio dire, ci sono altri motivi oltre a Anne e al fatto che non possiamo avere figli? Da quando abbiamo avviato le pratiche non hai fatto altro che cambiare argomento. – vide che non accennavo a parlare – Jade, ti prego»
«Vuoi un elenco dei motivi? – gli chiesi perplessa mettendomi seduta sul materassino – Quante volte ci siamo parlati negli ultimi sei mesi? Intendo una conversazione seria, oltre al semplice “ciao” e “buonanotte”. A momenti non ci guardavamo negli occhi. – risposi – Siamo diventati due completi sconosciuti. – guardai il Sole – Pensavo che ormai il nostro essere così diversi sotto l’aspetto lavorativo non influenzasse più di tanto la nostra vita»
«Cosa intendi?»
«Beh, quando io ero al lavoro tu eri libero e viceversa. Quando provavo a venire in tour con te e i ragazzi, le vostre fans spesso e volentieri mi fermavano per chiedermi com’era averti come fidanzato e molte non si limitavano a questo. – gli ricordai – E tu quando venivi in università con me… ogni cosa che toccavi la rompevi»
«Eravamo così ancora dieci anni fa, perché non hai chiuso con me allora?»
«Perché mi piacevi. – confessai – Mi facevi ridere, eri un ragazzo fantastico, un musicista di talento, un cantante eccezionale. – mi misi seduta – Lo sai che mi sono innamorata di te per la tua voce»
«Non ti avrei dedicato un intero album altrimenti. – disse, passando un dito sul mio fianco, nel punto in cui, sotto la maglietta, si poteva intravedere la scritta Happy Mistakes – C’è altro?»
«Altri motivi? – chiesi e lui annuì – Non abbiamo più dormito insieme. O io tornavo tardi e mi addormentavo sul divano o tu ti rinchiudevi in taverna a scrivere e non ci vedevamo anche per tre giorni di fila. – guardai il materassino – Queste ore sono un po’ strane. Non ci siamo visti per quasi tre mesi e ora ci comportiamo come due ragazzi che escono insieme da poco»
«Magari dovremmo riprovarci. – disse osservando l’orizzonte, poi spostò lo sguardo verso di me – Forse non dovremmo divorziare»
«Kendall, tu mi hai tradito» gli ricordai, alzando leggermente la voce e alterandomi.
«E tu hai avuto una reazione totalmente fuori dal comune. – si sedette anche lui – Mi hai guardato, te ne sei andata dicendo “divertitevi” e non eri assolutamente arrabbiata» elencò e il suo tono di voce andò in crescendo.
«Anne è una ragazza fantastica, perché avrei dovuto?»
«Perché un minimo dovevi essere gelosa e infuriata. – a quanto pareva, stavamo facendo a gara per chi urlava più forte – Invece te ne sei andata e ci siamo visti dopo quattro giorni e tu avevi le carte del divorzio in mano»
«L’ho fatto perché finalmente avevi trovato una ragazza che poteva darti tutto quello che io non potevo. – dissi guardandolo negli occhi – Potevi costruirti una famiglia con una bella ragazza che ti seguiva ad ogni concerto, si interessava completamente al tuo mondo e non aveva ancora mandato a puttane la vostra relazione come ho fatto io con noi due. – dopo la sera precedente e la mancata promozione, questo era il momento peggiore della vacanza – Ti ho lasciato perché non saresti mai stato felice con me per come avevano preso la piega certe cose, nonostante tutto»
«Nonostante cosa?»
Sollevai di poco lo sguardo, «Non è ovvio? – guardai l’ora – Forse è meglio se scendo, Astrid voleva iniziare i preparativi per il matrimonio verso le sei»
Mi alzai dal materassino, ma Kendall mi trattenne prendendomi per mano. In un attimo mi ritrovai tra la sdraio e Kendall e le sue labbra sulle mie, impegnate in un bacio passionale. Le sue mani si fermarono sui miei fianchi, trattenendomi da possibili fughe, mentre le gambe chiudevano le mie in una morsa. Intrecciai le dita tra i suoi capelli biondi e li tirai leggermente, cercando di allontanarlo da me.
«Ti amo anche io»



Angolo Autrice:
Spiazzate?
Lo sono anche io, anche perché odio questo capitolo. Inizialmente doveva essere un rating super rosso, ma mi sono resa conto che non avrebbe avuto senso a questo punto della storia...
...
... quindi ho optato per la limonata mattutina.
Ma andiamo con ordine.
La battutaccia sul moto terrestre fa parte di un lungo repertorio di brutte battute come "-come ha fatto il vaso a rompersi? -colpa della gravità" che quotidianamente faccio.
Come avrete sicuramente capito, Jade e Kendall si conoscono da molti anni, ben dieci anni -forse più avanti farò delle os spin off su di loro, che ne dite?- e ora sono arrivati al capolinea (forse) della loro storia.
E poi, poi, poi... Jade non ha ottenuto la promozione. Perché? Semplicemente perché sono cattiva e mi piace far soffrire i miei PG #malefica
Sì, Jade ha un carattere pessimo e altalenante e questo perché... beh, ve lo spiegherò più avanti!
Dunque, il prossimo capitolo sarà sui preparativi del matrimonio e una prima parte della cerimonia.
Oh, dal momento che ci sono vi lascio le prestavolto di Jade e Astrid. Cliccate sui nomi e le vedrete, fatemi sapere che ne pensate :)
Vi lascio, ho un bel po' di puntate di The Big Bang Theory da riguardare e The Walking Dead da finire!

 
Vi invito ancora una volta a donare il 394 per mille del vostro tempo alla causa "Scrittrici Disperate". Ogni recensione contribuirà a donare dieci centesimi alla casa di cura per le scrittrici che ormai vivono in simbiosi con EFP e le loro fanfiction, tanto da trascurare i pasti, lo studio e le docce.
Donate, così conosceranno la pasta, i libri e anche le saponette.

Jade

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Capitolo Sette
 
Riemersi dalla piscina, appoggiandomi al bordo e spostando all’indietro i capelli attaccati alla fronte.
Mi guardai attorno, non c’era nessuno. Ero completamente sola.
Bisognava dire anche che erano le sei e un quarto di mattina ed era sabato.
Feci leva sulle braccia e uscii dalla vasca, recuperando il telo da mare da una sdraio, asciugandomi le mani e prendendo il cellulare del lavoro in cui avevo inserito la mia scheda.
Notai un paio di messaggi nuovi da parte dei miei colleghi, i quali mi pregavano di rispondere alle chiamate del preside di facoltà o almeno di parlare con il professor Thins, il capo del team che mi aveva rifiutato.
La tentazione di lanciare il cellulare in piscina era tanta, ma mi ricordai che era l’unico dispositivo elettronico che avevo con me e mi serviva per chiamare i miei genitori, dal momento che da Honolulu sarei andata diretta a New York da loro per una settimana.
Forse, perché no?, potevo fare richiesta di lavoro all’università di New York.
Il cellulare iniziò a vibrare nella mia mano, segno di una chiamata in arrivo. Controllai il mittente.
Kendall.
Lasciai il cellulare nel telo e mi tuffai di nuovo in acqua, facendo un paio di vasche a stile libero prima di fermarmi accanto alla scaletta e guardare il telefono dall’altro lato della sala.
Effettivamente, una risposta gliela dovevo dopo averlo lasciato da solo sul terrazzo.
Mi lasciai andare all’indietro, in modo da galleggiare per tutta la piscina. Osservai il soffitto, decorato con strani cerchi dorati concentrici o sovrapposti. Era ipnotico.
Chiusi gli occhi e mi immersi completamente nell’acqua, sentendo un piacevole brivido lungo le spalle.
Piccoli baci brevi su tutto il collo.
Scossi la testa e riemersi. Non dovevo pensarci.
Era stato un grandissimo errore e mi sentivo una persona orribile. Avevo lasciato intendere a Kendall che ancora provavo qualcosa per lui, ma, ovviamente, avevo scelto il tono, l’atteggiamento e le parole sbagliate. Lui si era avvicinato, mi aveva baciato e detto che provava le stesse cose, come per spronarmi a riprovarci.
«No»
Per qualche secondo non avevo reagito, ancora un po’ sconvolta per la mancata promozione e per la nottata passata come una normale coppia di fidanzatini, poi avevo preso in mano la situazione.
Appoggiai le braccia sul bordo e mi passai una mano sul viso, dandomi dei leggeri schiaffi sulle guance.
«Non possiamo farlo»
Passai ancora un’oretta in acqua, incurante delle pieghette sulle dita o per le labbra screpolate: Astrid aveva assoldato un’intera squadra di parrucchieri e truccatori per oggi e, dal momento che ero una delle damigelle, non mi preoccupai del mio aspetto.
Quando uscii, presi il telo e mi sdraiai su uno dei lettini accanto alla grande vetrata che divideva la piscina coperta da quella esterna.
Osservai l’esterno e sorrisi. Ovunque si guardasse, fiori di qualsiasi genere e colore rubavano la scena a tutto il resto. Astrid aveva insistito tanto per avere un matrimonio colorato in tutti i sensi possibili e immaginabili. Le urla che fece quando le proposi un tema più sobrio, come avevano fatto Agnes e Kenneth, me le ricordavo ancora molto bene, soprattutto se aggiungevamo il fatto che le avevo detto chiaro e tondo che l’idea dei colori rischiava di essere troppo da festa di compleanno. Mi aveva piacevolmente contraddetta. I fiori erano perfettamente incastrati nell’atmosfera e non l’appesantivano.
«Ti amo»
Scossi la testa, come per cacciare quel pensiero, e mi rilassai, poggiando la testa sul morbido cuscino e chiudendo gli occhi per l’ennesima volta, isolando l’esterno.
Il cellulare vibrò di nuovo, stavolta era Astrid.
«Sei pregata di portare il tuo culo in sala da pranzo»
«Non ho fame» provai a replicare, ma aveva già messo giù.
Sbuffai e, dopo essermi messa il copricostume e le infradito, lasciai la piscina in direzione della sala da pranzo, dove trovai la sposa assieme a Lia e a una ragazza dai lineamenti orientali, che riconobbi subito come Makoto, l’altra damigella di Astrid.
«Jade senpai. – mi salutò Makoto alzandosi dal tavolo e inchinandosi leggermente, come voleva la tradizione giapponese – È un piacere rivederti»
«Makki chan. – ricambiai affettuosamente – Smettila di chiamarmi senpai, mi fai sentire vecchia. – dissi sedendomi accanto a lei e guardando le due norvegesi di fronte a noi – Non corri il rischio di incontrare il tuo futuro marito?»
Astrid alzò le spalle, «Ha detto che faceva colazione con i suoi fratelli in stanza e mi avvisava dei suoi vari spostamenti. – mi guardò – Sei andata in piscina?»
«Sì. – fece una smorfia contrariata – Perché? Cosa c’è?»
«Pensavo tu odiassi fare il bagno. – la sua espressione cambiò – Che cos’è successo?»
Presi un panino dal centrotavola e una confezione di crema di nocciole, «Non mi hanno dato la promozione, tua madre mi ha ricordato una parte spiacevole del mio matrimonio e Kendall vuole tornare con me. – alzai le spalle – Non è successo niente» conclusi.
«Oh, mi dispiace. – disse Astrid, poi realizzò la seconda parte della mia frase – Un momento, che cos’ha fatto Kendall?»
«Gli ho detto di no» la fermai subito, notando un sorriso compiaciuto sul suo volto.
«Sei una persona cattiva. – borbottò Astrid – Potevi farmelo come regalo di matrimonio, no?»
«E il wedding planner che ho assunto?» chiesi a mia volta, dato che, come regalo di matrimonio, avevo chiamato Liam, uno dei migliori wedding planner di tutta la contea di Los Angeles.
«Sì, però io ne volevo un altro. – mormorò – Almeno dammi i dettagli di stanotte»
«Speravo in argomenti più piacevoli per colazione. – commentai versandomi una tazza di tè – Cosa vuoi che ti dica? Abbiamo parlato e poi ci siamo baciati»
Makoto batté le mani, contenta, «La mia OTP d’eccellenza potrebbe diventare canon!»
«Tu guardi troppa televisione e leggi troppe fanfiction su me e Kendall. – l’ammonii, controllando l’ora – Devo ancora andare a recuperare il vestito in camera, ci vediamo direttamente da te?»
«Che devi fare? Ti sei appena seduta» mi disse Lia.
«Mi sono ricordata che devo sbrigare un paio di cose prima dei preparativi. – risposi vaga – Per che ora iniziano a farci belle?»
«Alle dieci arrivano i preparatori» mi informò Makoto.
Guardai l’ora, erano le nove, «D’accordo, a dopo»
Uscii dalla sala di gran fretta. Oltre ad avere il copricostume ancora umido, e le sedie imbottite in pelle della sala da pranzo non aiutavano, lo sguardo di Astrid mi aveva messo a disagio.
Arrivai in camera e la trovai deserta. A quanto pareva, Kendall era ancora con i suoi fratelli.
Iniziai a sistemare le cose nella valigia e lasciai sul letto il minimo indispensabile per il ricevimento. Forse era meglio se partivo un paio di giorni in anticipo.
Finito il matrimonio, finiva quell’assurda vacanza.
«Ci vediamo giù. – sentii la voce di Kendall dal corridoio e, dopo un attimo, lo vidi entrare in camera – Oh, ciao. Dov’eri finita?»
«Ho fatto un tuffo in piscina» risposi, guardando le cose che avevo messo sul letto. C’era tutto.
Le braccia di Kendall mi strinsero la vita e dopo un attimo lui poggiò il mento sulla mia spalla, «Possiamo parlare un attimo?»
«Riguardo cosa?» chiesi, allontanandolo.
«Il nostro matrimonio. – rispose tranquillamente – Hai detto che non dormivamo più assieme, ma ieri e stanotte l’abbiamo fatto e senza scenate o litigi. – mi guardò negli occhi – Forse, con calma, se risolviamo anche il resto…»
«Possiamo rinunciare al divorzio e tornare insieme? – completai, inarcando un sopracciglio – Kendall, l’amore non basta per mandare avanti una relazione»
«Potremmo tornare a vivere assieme»
«Sì, ottimo. – commentai sarcastica – Dormire con te nel letto dove ti sei divertito con Anne negli ultimi due mesi. – alzai i pollici – Bella mossa, Schmidt»
«Abigail, io sono serio. – disse, usando il mio primo nome – Se non vuoi tornare a casa, possiamo prolungare la nostra vacanza qui»
«No, la questione è chiusa. – presi un completo intimo dalla valigia ancora aperta – Anche se riuscissimo a convivere pacificamente in questi tre giorni, tra una settimana saremmo di nuovo al punto di partenza. Io ricomincerò a lavorare, tu avrai il tour e la casa discografica da gestire. Non può funzionare»
«Non è detto. – intervenne lui, appoggiandosi alla porta del bagno – Proviamoci almeno, cosa ti costa?»
«Tempo. – risposi diretta guardandomi nello specchio sopra al lavabo – Mettiamo che la cosa funziona e riusciamo a trovare del tempo per stare insieme, come la mettiamo con il resto?»
«Il resto? – domandò perplesso – Jade, non mi interessa avere dei figli se non posso stare con te»
Mi voltai verso di lui, «Ora dici così, ma, come già detto, tra un po’ cambierai idea»
«Smettila. – mi zittì – Se non posso stare con te, mi dici come potrei crescere mio figlio con una donna che non amo? Con una donna che non sei tu»
«Non ce la faccio. – mormorai, sentendo un groppo in gola – Kendall, io ti amo, ma non voglio che rinunci alla vita che hai sempre voluto per colpa mia»
«Non ci sto rinunciando. – mi fermò, passandosi una mano sulla guancia e asciugandola – Smettila di essere così egoista»
«Non sono egoista, sono realista. – lo sorpassai. Avevo dimenticato la spazzola nel beauty – Inoltre, tu sei stato con un’altra» aggiunsi a bassa voce.
«Quello che hai visto è tutto quello che ho fatto con Anne. – confessò – Non l’ho più rivista dopo quella sera»
«Mi hai detto di averla lasciata settimana scorsa» gli ricordai perplessa.
«Non volevo pensassi che… non lo so perché non te l’ho detto, ma mi sono pentito di quel bacio nell’esatto momento in cui gliel’ho dato. – si avvicinò a me – Ti prego, credimi»
Era disperato.
«L’hai solo baciata?»
Annuì e deglutì. Guardai i suoi occhi, talmente chiari che, schermati dalle lacrime, facevano trasparire la paura e la sincerità, «Mi dispiace» aggiunse prendendo la mia mano tra le sue e baciandola più e più volte sulla fede che, forse per abitudine o per ricordo, ancora portavo.
Con la mano libera gli accarezzai i capelli, leggermente più lunghi sulla fronte.
Lo baciai.





Angolo Autrice:
No, non sono morta, per vostra sfortuna.
Eccomi con un nuovo capitolo e devo dire che lo odio, ma non perché non mi piace (su questo potrei farci un trattato) ma perché ho dovuto cambiare la trama di fondo ben dieci volte. Capitolo Sette, io ti maledico!
Ad ogni modo, in questo capitolo fa la comparsa l'altra damigella di Astrid, Makoto, e questa è la sua prestavolto. Dato che l'altra volta vi ho presentato Astrid e Jade, mi sembra giusto metterne due anche qui, perciò ecco a voi Lia in questo link. Fatemi sapere che ne pensate, se magari vi immaginavate altre al loro posto ;)
Ah, una piccola curiosità che emerge da questo capitolo: Jade in realtà non si chiama Jade. O meglio, il suo nome completo è Abigail Jadeyn Prince in Schmidt, ma lei odia il suo nome di battesimo, quindi usa il secondo.
Makoto, già dal nome si capisce, è giapponese e ho usato degli appellativi tipici del mondo nipponico, come senpai (maestro) e chan (vezzeggiativo per ragazzi/ragazze).
Altro da dire? Non credo, a parte che immaginare Kendall così tanto emotivo mi ha fatto commuovere e non so con che coraggio scriverò i prossimi capitoli #spoiler
Meglio se la finisco qui, ho un vasetto di Nutella che mi aspetta al piano di sotto! 
Stavolta non metto nessun avviso per le recensioni, tutte le mie società no profit sono fallite e i miei collaboratori (ovvero me, me stessa e l'altra me) sono andati ad allevare alpaca in Groelandia o stanno studiando per un esame di pozioni.

Ci sentiamo presto, belle fanciulle,
Jade


 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Capitolo Otto
 
«Guarda in alto. – la make up artist stese una riga nera all’interno del mio occhio – Cerca di non sfregarti gli occhi durante la cerimonia o sembrerai un panda»
Annuii, mentre lei passava all’altro occhio e chiacchierava con la parrucchiera che mi stava acconciando i capelli tutti a ricci.
Se c’erano due cose che odiavo erano i capelli ricci e le tonalità del rosa. Astrid aveva messo entrambe nella nostra mise da damigelle.
Non potevo replicare o tingere il vestito perché avevo perso un’assurda scommessa con Astrid e quindi avevo acconsentito a mettere quell’orribile vestito.
«Tesoro, non è meglio se metti delle scarpe più basse? – mi chiese Agnes che, già truccata e acconciata, si stava vestendo – Credimi, il tuo ginocchio ti ringrazierà»
Alzai le spalle e aspettai che la truccatrice finisse lo strato di rossetto prima di parlare, «Posso sopportarlo»
«Ha parlato! – esclamò Makoto – As, Jade senpai ha parlato!»
«Era anche ora. – la sposa mi guardò indossando dei sandali bassi – Pensavi di rimanere muta fino a stasera?»
«Era un’idea. – controllai l’ora – Sei pronta?»
«Beh, ovviamente mi sposo in mutande e giarrettiera. – rispose sarcastica – Sembro Cherie Currie»
«Sarebbe originale e Kathy e tua mamma ti ucciderebbero. – commentò Lia – Ma non avevi detto di aver scelto un vestito non bianco?»
«L’ho detto, ma il bianco è un colore che risalta tra i mille che ho scelto per le decorazioni. – ci fece notare – E poi voglio fare una sorpresa alle mamme, non potevo bruciarla così»
«È davvero molto bello» commentai alzandomi e guardando il vestito di Astrid appeso al manichino.
«Grazie. – guardò le altre tre damigelle – Ragazze, ci lasciate sole un attimo?»
«Vado a prendere un caffè, mi seguite?» chiese Lia mettendosi un vestito da spiaggia.
Dopo qualche secondo, rimasi da sola con Astrid e le preparatrici che stavano sistemando le ultime cose.
«È il giorno più bello della mia vita. – iniziò a dire – Sto per sposare il ragazzo che amo da quando ho quattordici anni e vorrei condividere questa gioia con la mia futura famiglia, di cui tu fai parte. Non mi interessa il divorzio, tu sei mia cognata, mia sorella»
«Grazie As» sussurrai.
«Che succede? Si vede che non sei tranquilla»
«Ho baciato Kendall. – guardai verso l’alto, in modo da ricacciare indietro le lacrime – E non so se ho fatto la cosa giusta»
«Tu vuoi tornare con lui?»
«Per farlo soffrire ancora? Sono sadica, ma non fino a questi livelli»
«Perché l’hai baciato?»
«Non lo so, forse perché mi ha detto che con Anne non c’è stato altro che un bacio, forse perché ancora sono innamorata di lui. – guardai mia cognata – Deprimerei solo la situazione, forse è meglio se rimango qui» dissi, mettendo mano all’acconciatura e pronta a disfarla.
Astrid mi fermò con un sorriso, «Se ti dico di sì, in cinque minuti Kendall sale e ti convince a scendere. – mi assicurò, stringendomi in un abbraccio – Quelle poche volte che l’ho visto a casa di Kathy e Kent era uno straccio, ma appena l’ho rivisto ieri mattina sembrava molto più sereno. Tu gli fai bene»
«Vorrei solo una macchina che mi dica cosa fare in momenti come questi. – osservai attentamente il tatuaggio che avevo sul polso – As?»
«Jade, lo sai che più di ogni cosa al mondo desidero vedere te e Kendall di nuovo insieme, ma so anche che non posso costringerti a scegliere una vita che non ti va bene. – prese le mie mani tra le sue – Svuota la mente, non pensare agli ultimi due giorni. Concentrati su di me che, detto francamente, sarò bellissima», fece finta di limarsi le unghie sul petto e ammirarsele.
«È vero, sei molto bella. – toccai con la punta delle dita la treccia morbida che le parrucchiere le avevano fatto – Cercherò di controllarmi, te lo prometto»
Sorrise, «So che il divorzio, il lavoro e anche tutti i problemi per avere figli non hanno giovato alla tua salute, ma sai che hai una famiglia e puoi contare su di noi. – mi prese le mani tra le sue – E, nonostante tutto, Kendall ti ama anche per le tue stranezze»
«Essere sociopatica con problemi ossessivi compulsivi non è una stranezza, è una malattia. – puntualizzai – Mi dispiace per i continui sbalzi d’umore, non riesco a gestirli. Qui dentro c’è una guerra in corso» dissi, indicando la mia testa.
«Prova a ragionare con il cuore, scienziata» mi suggerì prima di darmi un bacio sulla guancia e alzarsi, pronta ad accogliere le altre damigelle, Lia e i suoi genitori.
«Sei ancora in mutande» constatò la signora Dahl guardando la figlia.
«Wow, mor, non ti sfugge nulla. – disse Astrid – No, non puoi vedere il vestito»
«Va bene. – sbuffò lei – Volevo solo darti il mio quarto di dollaro»
«Quarto di dollaro?» chiese Makoto perplessa.
«È una tradizione norvegese. – le spiegò Lia prendendo in custodia la moneta – Si mette una moneta sotto le scarpe o nel corsetto della sposa e lei lo deve portare per tutto il giorno. È un augurio a una vita felice»
«Takk. – disse Astrid, ringraziando la madre in norvegese – Ragazze, se volete scendere intanto. Due minuti e arriviamo anche noi» disse, trattenendo il padre e Lia.
Annuimmo e, dopo esserci vestite e sistemate, uscimmo dalla camera.
«Dean, sta buono. – disse Agnes mentre uscivamo dall’ascensore – Oggi è più agitato del solito»
«Vorrà fare festa anche lui. – suggerì Makoto – Oh, ciao Kendall»
«Signore. – le salutò con un ampio sorriso, poi mi guardò – Ciao Jade»
«Scusatemi» dissi e superai i tre, dirigendomi all’esterno per controllare il tutto, come mi aveva chiesto Astrid.
«Ci sono i nonni di Astrid che vorrebbero conoscerci, dato che non sono venuto alla festa di fidanzamento. – mi sussurrò abbracciandomi da dietro – Due minuti e poi non ti disturbo per tutta la giornata»
«Dovremmo fingere che vada tutto bene, non posso ignorarti. – mi voltai e lo allontanai gentilmente – Non dopo stamattina»
Lo vidi sorridere impercettibilmente, «Andiamo dai. – mi prese per mano e mi guidò tra gli invitati – A proposito, sei davvero molto bella»
«Odio questo vestito»
«Allora sei terribilmente bella. – rimediò, strappandomi un sorriso - Eccoli»
Guardai la coppia di anziani che stavano parlando con la signora Dahl ed ebbi un mancamento.
«Oh, mancano già dieci minuti all’inizio della cerimonia, è meglio sbrigarsi. – mi voltai – Ci vediamo dopo»
«Jade, ci presentiamo, due parole ed è finita»
«Sì, ma è meglio di no. – Kendall mi guardò perplesso – Ricordi quando dicevi che non dovevo parlare con gli sconosciuti di fatti personali della nostra vita privata?»
«Ho paura a chiederti che hai fatto»
«Beh, diciamo che mentre ti aspettavo in aeroporto ho parlato con una coppia di anziani e ho detto di essere divorziata. – guardai la signora Dahl – E il karma si è ritorto contro di me»
Kendall respirò a fondo e lentamente, poi sorrise, «Era sicuramente tua cugina Beth, siete praticamente due gocce d’acqua. Lei è appena uscita da un brutto divorzio con l’uomo che l’ha sposata solo per il suo patrimonio» s’inventò lui in un attimo.
«Lo sai che Beth usciva con Lia, vero?»
«Ma i signori O’Near no. – mi fece l’occhiolino e andammo dai nonni di Astrid – Signora Dahl»
«Oh, cari. – ci abbracciò – Siete incantevoli»
«Grazie. – disse Kendall sorridendo – Signori O’Near, è un piacere conoscervi. Sono Kendall, il fratello di Kevin, e questa è mia moglie Jade»
«Tua moglie? – chiese scettica la donna, poi controllò la mia mano sinistra, non notando la fede – Lo sai che va a dire in giro che vi state separando?»
Sbiancai, «Come, prego?»
«Mamma. – la riprese Wenda, aggiungendo qualcosa in norvegese – Scusate ragazzi»
«Oh, forse lei ha incontrato Beth, mia cugina. Siamo due gocce d’acqua. – dissi, cercando di risultare convincente – È una chiacchierona e purtroppo sta uscendo da un difficile matrimonio» cercai di mantenere la voce ferma.
«In tal caso, chiedo scusa. – si riavviò i lunghi capelli grigi – Mi chiamo Leiser e lui è mio marito John»
«Tanto piacere»
«Dovresti vederli assieme, mamma. – disse la signora Dahl – Sono una coppia fantastica, anche se hanno un po’ di litigi qui e là»
«E chi non ne ha?» cercò di sdrammatizzare Kendall.
«Una sana discussione tiene accesa la passione in una relazione. - commentò la signora O’Near – E la fede, tesoro?»
Mostrai l’anello sull’anulare della mano destra, «La portiamo entrambi sulla destra per comodità. – risposi – Kendall potrebbe rovinarla contro la tastiera della chitarra e io sul lavoro sono più comoda ad avere la sinistra libera»
«Posso? – le porsi la mano e ammirò il piccolo anello argentato che avevo al dito – Di gran classe, davvero molto bello»
«Grazie. – mormorai – Allora, siete felici di vedere Astrid in abito da sposa?»
«È la nostra prima nipotina che prende marito. – rispose il signor O’Near – Tutti a convivere o a sposarsi a Las Vegas, nessuno apprezza più il vero significato del matrimonio»
Astrid mi aveva accennato qualcosa su suo nonno, molto chiuso e devoto alle pratiche religiose.
«Un vero peccato. – gli diede corda Kendall – Jade, dovremmo andare a prepararci, tra poco inizia la cerimonia»
«Oh, certamente. – guardai ancora una volta i signori O’Near – È stato un piacere, ci vediamo più tardi»
Kendall mi prese per mano e mi trascinò all’interno, «Ehi, con calma. – dissi barcollando – Ho i tacchi e un vestito lungo fino ai piedi»
«Scusami. – mi aiutò a sedermi sul divano - Che cosa stai facendo, Makki?» chiese, notando la ragazza seduta sul divano di fronte al nostro poggiare sul tavolino una custodia nera in pelle.
«Devo accompagnare l’ingresso di Astrid. – disse estraendo l’archetto di un violino e successivamente lo strumento – Perché la marcia nuziale è passata di moda e lei vuole Vivaldi»
«Anche noi non avevamo la marcia. – ricordai – Che cos’ha scelto?»
«Primavera. – rispose lei – Anche se l’Estate è molto bella»
«Beh, è oggi è il ventisette agosto, che ti aspettavi? Coerenza nelle stagioni da parte di una che vive perennemente in inverno?»
«Ehi, in Norvegia abbiamo le stagioni. – intervenne Lia – Signori, siamo ufficialmente pronti. Dove sono Merin, Ginevra e Ophelia?»
«Vado a recuperarle» si offrì Kendall intravedendo le bambine dietro le colonne dell’atrio e alzandosi.
«Dai, io con il pancione e tu con i tacchi. – Agnes mi fu vicina – Insieme riusciamo a fare una donna sana e in grado di muoversi senza sembrare una papera»
Ridacchiai e presi il mazzo di fiori che mi stava porgendo, «Allora muoviamoci»
Mi alzai e in quel momento entrò Liam, «Ragazze, fuori c’è tutto pronto e gli ospiti sono pronti. – si guardò attorno, passandosi una mano nei corti capelli biondi – Dov’è Kendall? E Makoto? Voi due dovreste essere già sull’altare»
«Scusa Liam. – borbottai – Ora usciamo» dissi, pronta a seguire Makoto, già sul tappeto della navata.
«Ophelia!» esclamò Agnes, richiamando la figlia.
Mi voltai e vidi Kendall con in spalle nostra nipote, su un fianco Merin e sull’altro Ginevra, «Qualcuno ha ordinato delle damigelle formato mini?» chiese appoggiandole delicatamente a terra.
«Kendall! Fuori, ora. – disse con tono perentorio Liam – Kevin, Kenneth e Mike sono già fuori, manca il best man»
«Eccomi. – si sistemò la camicia bianca – Andiamo. – mi guardò – Aspetta, vi accompagno» e porse braccetto sia a me che a nostra cognata.
Ci posizionammo ai lati di Kevin e del reverendo John, l’ufficiante della cerimonia e cugino di Astrid.
Non appena le bambine fecero la loro comparsa, Makoto iniziò a suonare il suo violino, riempiendo l’aria di dolci note che accompagnarono prima il piccolo gruppetto, poi Lia e infine la protagonista indiscussa della giornata.
Astrid era fantastica, il vestito bianco lungo fino a piedi le stava d’incanto e, come previsto, sua mamma e Kathy erano emozionate e a stento trattennero le lacrime.
«Sei bellissima» commentò Kevin dandole un bacio sulla guancia non appena il signor Dahl si spostò e si sedette accanto alla moglie.
Intercettai lo sguardo di Kendall, che mi sorrise dolcemente.
Nonostante tutto, il nostro matrimonio era un ricordo felice che custodivo gelosamente nel mio cuore e vedere Kevin e Astrid scambiarsi le promesse mi fece ritornare a quel giorno, quando, nel mio abitino vintage, avevo detto di sì a Kendall, confermando un amore che durava all’epoca ormai da sei anni e che, dopo quattro, avrei rovinato con il mio lavoro e i miei problemi.
Scossi la testa e ascoltai distrattamente le parole del reverendo e guardai Astrid asciugarsi una lacrima a bordo dell’occhio.
«Prometto di amarti sempre, tutti i giorni della mia vita» sussurrai, guardando Kendall negli occhi.
I ricordi si facevano via via più nitidi. Agnes mi passò un fazzoletto, vedendomi visibilmente emozionata.
«Non sarò il migliore marito del mondo, ma cercherò di dare il massimo, perché ti amo e voglio vederti felice ogni giorno»
Kendall mi guardò ancora una volta e, con uno sguardo perplesso, capì che c’era qualcosa che non andava.
Sorrisi, andava tutto bene.
Stavo solo capendo quanto facesse male rivivere ricordi, come il giorno del proprio matrimonio, ad un’altra cerimonia a cui era presente anche lui.
«Prova a ragionare con il cuore, scienziata»
Smisi di pensare quando il reverendo pronunciò la fatidica frase, «Vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa»
Kevin si sporse verso Astrid e la baciò in modo appassionato, coinvolgente prima di passare nel corridoio tra gli invitati ed essere sommersi dal riso e dai confetti.
La cerimonia era durata relativamente poco, forse una ventina di minuti, e i vari amici e parenti si stavano alzando dai loro posti per andare a congratularsi con gli sposi.
Mi voltai per commentare il tutto con Agnes, ma la vidi andare via con Kenneth verso la folla alla ricerca della figlia.
«Ti ho vista molto presa. – commentò Kendall sarcastico avvicinandosi a me – Brutti ricordi?»
Scossi la testa, «Definisci il nostro matrimonio un brutto ricordo?»
«Assolutamente. – disse ridendo – Quel giorno mi hai reso l’uomo più felice di questo mondo, Jade. – sussurrò, sfiorando leggermente le mie labbra con le sue – Andiamo?»



Angolo Autrice
Buonasera!
Sul tardi arrivo anche io!
Scusate per questo immane ritardo, ma non sapevo da che parte voltarmi per questo capitolo! #scusate
Passiamo a cose serie: Astrid e Kevin sono ufficialmente legati in matrimonio (auguri cara, condoglianze amico!) e i nostri Kade (?) sono presi da una fiumana di ricordi del loro matrimonio -sì, scriverò di questo particolare avvenimento nella long prequel che voglio scrivere- e alla fine c'è un semi bacio. Mi sono resa conto che questo e gli scorsi due capitolo sono terminati con un bacio, nel prossimo... no, basta baci!
Allora, qualche delucidazione linguistica: Astrid è norvegese e, di conseguenza, parla norvegese (ma dai?). Mor è mamma, mentre takk è grazie.
Ho citato Cherie Currie, cantante delle The Runaways, primo gruppo rock della storia interamente al femminile. In una delle prime esibizioni in Giappone, si presentò conciata così (questa è Dakota Fanning nel film tributo, ma l'outfit, vi assicuro, è questo)
E chi fa la sua ricomparsa? Esattamente, l'innominata signora dell'aeroporto del primo capitolo! Ma non vi preoccupate, nel prossimo capitolo, o forse quello dopo, la signora O'Near si farà sentire!
Uhm, che altro dire? Ah, qui potete ascoltare la Primavera di Vivaldi e, perché no?, anche le altre tre stagioni! Mentre qui vedrete il vestito da sposa di Astrid e qui quello delle damigelle, compresa Lia. 
Ora vado che ho davvero troppo sonno e domani mi aspetta una sessione di studio pazzesca.

Vi voglio bene,
Jade

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Capitolo Nove
 
Osservai il mio viso riflesso nello specchio del bagno, ero davvero molto pallida.
Cercai la cipria all’interno della borsa e diedi una passata con il pennello sul viso, pizzicandomi poi le guance per avere più colore.
Non ero ancora molto convincente.
Feci un respiro profondo e sorrisi allo specchio, già molto meglio.
Quando uscii, ritrovandomi nella hall dell’albergo, mi guardai attorno e vidi mia nipote Ophelia e le sorelle di Astrid giocare a nascondino con Kenneth.
Sorrisi a quella scena, osservando mio cognato mimetizzarsi dietro una lampada in modo abbastanza ridicolo, facendosi smascherare subito.
«Ah, dannazione! Tocca a me contare. – esclamò con far teatrale – A meno che qualcuno non faccia tana»
Mi guardai attorno, pronta a veder comparire Jonas o Mike, i cuginetti di Astrid, ma non pensavo di vedere Kendall sbucare da dietro una tenda.
«Zio! – esclamò Ophelia – Hai perso»
Lui uscì e alzò le spalle, sconfitto, «Che ci posso fare? Siete bravissime cercatrici. – prese in braccio la nipote – Dovrei farti provinare per la squadra junior di Quidditch di Los Angeles» disse, facendomi l’occhiolino.
«Zia Jade, giochi con noi?» mi chiese Ophelia vedendomi arrivare.
«Non sto molto bene tesoro, se vuoi ti nascondo sotto la mia gonna. – guardai gli altri presenti – Come mai siete qui?»
«Volevamo sgranchirci le gambe tra la cena e la torta. – disse Kenneth – Non hai una bella cera. – guardò Kendall – Te l’avevo detto di non stressarla»
Mi misi a ridere, «Kenneth, tuo fratello non c’entra nulla. – mi sedetti accanto a Ginevra e Merin – Ho semplicemente ignorato tua moglie quando mi ha detto di mettere le scarpe basse anziché i tacchi»
«Devi sempre ascoltare la mamma» mi rimproverò Ophelia.
«Hai ragione Phel. – feci una croce sul cuore – Prometto di ascoltarla sempre d’ora in poi»
La vidi sorridere, poi tornò con i piedi per terra, «Papà, vado in bagno»
Kenneth annuì e poi si sedette accanto a me, «Posso darti mia figlia per sempre? – mi chiese – Non è che non le voglio bene, ma sta esaurendo tutte le mie energie e settimana prossima ho un incontro in tribunale per un caso che sto seguendo»
Kendall gli diede una pacca sulle spalle, «Auguri fratello» e si allontanò, andando agli ascensori.
«Dove vai?» chiesi perplessa.
«La mia chitarra. – mi ricordò – Devo suonare e l’ho lasciata in camera»
Mi alzai e lo raggiunsi, «Mi metto un paio di scarpe più basse e recupero l’antidolorifico» gli spiegai entrando nell’ascensore con lui.
Pigiò il tasto del piano e le porte si chiusero, lasciandoci da soli.
«Allora, come stiamo andando? – gli chiesi giocherellando con la fede – Insomma, a parte i nonni di Astrid»
Kendall sorrise, «Per me stiamo andando bene e, non ti preoccupare, se continuiamo a reggere la storia di Beth, andrà tutto bene. – mi accarezzò un braccio – Non riesco a smettere di dirti quanto sei bella» mormorò mentre arrivavamo al piano.
«Kendall, non fare lo smielato. – lo ammonii raggiungendo la porta di camera nostra – Sai che lo odio»
«Beh, non ti vedo con un vestito dal giorno del tuo dottorato, quindi permettimi di farti i complimenti ancora per un minuto. – prese le chiavi – Inoltre, è vero, sei bellissima»
Accennai un sorriso, «Grazie. – appena entrammo, mi fiondai sul letto – Ho la schiena a pezzi»
Kendall si guardò attorno e recuperò la chitarra dall’armadio, «Vuoi un antidolorifico?»
Annuii e gli indicai il bagno, «Nel mio beauty ci sono delle bustine verdi e bianche, prendine due. – mi slacciai i sandali finalmente poggiai i piedi per terra – Molto meglio»
«Effettivamente, perché non hai ascoltato Agnes?» mi chiese porgendomi le bustine.
Alzai le spalle, «Pensavo di farcela. – recuperai un paio di scarpe piane e le misi – Che gioia», sospirai sollevata, alzandomi dal letto.
«Vuoi davvero scendere con le All Star?» chiese Kendall scettico.
«Non si vedono. – borbottai muovendo il vestito che nascondeva perfettamente le scarpe – La chitarra?»
Si voltò e la estrasse dalla custodia, poggiandola delicatamente sul tavolo, «Devo solo sperare di avere un plettro. – controllò nelle varie tasche, ma trovò solo biro e spartiti – Fantastico»
«Magari nel portafogli. – provai – Di solito ne hai sempre dentro uno»
Frugò tra i vari scontrini e i biglietti da visita, «No, ho fatto cambio di portafogli prima di partire e non ho preso il plettro nero che ho sempre con me. – mi guardò – Quando mai non ho messo in valigia il crea plettri»
«Faccio sempre regali utili che puntualmente tu non usi mai» borbottai.
Lui mi guardò alzando un sopracciglio, poi il suo sguardo cadde sulla mia scollatura, dove si nascondeva la collana.
«Posso usare il tuo?» chiese avvicinandosi.
Annuii e feci per slegarmi la catenina, ma Kendall aveva già le mani dietro il mio collo, pronto a sganciarla.
Fece scivolare il plettro nero che avevo come ciondolo tra le mie mani e poi mi riallacciò la collana.
«Ricorda che è per il basso, è molto rigido. – dissi, osservando le sue labbra a qualche centimetro dalle mie – Hai fatto?»
«Sì. – rispose, spostando le mani da dietro il mio collo e arrivando alle spalle, che accarezzò con movimenti lenti e rassicuranti – Torniamo giù?»
Annuii e lo seguii nuovamente all’ascensore, «Come si chiama la canzone?»
«La senti tra qualche minuto. – mi invitò a pazientare – Dopo che ti va di fare?» mi chiese.
Alzai le spalle, «Cosa si fa ai matrimoni?»
«Si balla, si canta, si parla con gli altri ospiti. – la mia faccia sfumò dal felice al terrorizzato – Dai, per ora te la sei cavata bene»
«Perché non ho dato sfogo alla mia creatività su un palco e ho scambiato due parole con la nonna di Astrid e poi sempre con te»
«Beh, far finta di scambiarsi paroline dolci per tutta la cena è stato divertente. – ridacchiò, spostandosi per farmi uscire per prima dall’ascensore – Però la signora Dahl ci guardava davvero molto interessata»
Alzai le spalle, «Forse pensava ancora a noi due con un bambino di mezzo. – provai – Oh, ci siamo persi il discorso di tuo fratello» esclamai entrando nella sala e vedendo Kenneth sul palco mentre elencava una serie di momenti imbarazzanti di Kevin.
«E finalmente mio fratello Kendall è tornato. – e più o meno tutta la sala si voltò verso di noi – Quindi direi che passo la parola a lui. Vi auguro un buon proseguimento. – alzò il bicchiere di vino – Agli sposi» brindò.
«Fammi gli auguri» sussurrò Kendall.
«Non ne hai bisogno», gli lasciai un bacio sulla guancia e tornai al mio tavolo, dove subito Ophelia mi abbracciò.
«Dov’eri con lo zio Kendall?» mi chiese sospetta.
«Siamo saliti un attimo in camera. – mi ricordai dell’antidolorifico, così presi un bicchiere e sciolsi la polvere all’interno dell’acqua – La tua zia è un vecchio carretto da buttare»
«Ti prendo io!» esclamò, pronta ad aiutarmi.
Sorrisi e le diedi un bacio sulla fronte, osservando poi Kendall appropriarsi del palco con la sua fedele chitarra.
«Buonasera a tutti. – esordì, sedendosi su uno sgabello alto – Sono Kendall, come molti di voi avranno intuito. – sorrise e, mentre parlava, accordò la chitarra – È tradizione per i testimoni dello sposo fare un breve discorso per mettere al corrente la sposa dei fatti imbarazzanti riguardanti l’uomo che le ha appena messo un anello al dito. – Kevin lo guardò male e questo suscitò le risate di Astrid – Purtroppo, ci ha già pensato mio fratello Kenneth, anche se avrei molte altre cose da raccontare. Ti farò avere una lettera dettagliata con tutto, As»
«Grazie» esclamò lei.
Kendall ridacchiò, poi prese il mio plettro, «Stavo parlando con mio fratello qualche settimana fa e ho scoperto che i nostri novelli sposi non hanno una canzone d’amore, una di quelle sdolcinate per ricordare quanto si amano e quanto sono stati fortunati a trovarsi, così ci ho pensato io. – sistemò il microfono e fece un giro di accordi – S’intitola Set on fire», Kendall attaccò, pizzicando dolcemente le corde della chitarra. Una dolce melodia, un ritmo lento e romantico avvolsero la sala. Gli ospiti, in religioso silenzio, ascoltarono le parole che Kendall stava dedicando a Kevin e Astrid. Gli sposi si erano stretti in un tenero abbraccio e avevano gli occhi chiusi, come isolati dal mondo, concentrati solo ed esclusivamente su quella canzone che stava descrivendo il loro amore.
Abbracciai mia nipote e chiusi gli occhi anche io, coccolandola. Era davvero una canzone fantastica e mi venne in mente la prima volta che Kendall mi cantò That’s What Makes You Mine. Avevo appena finito il turno nel locale dove lavoravo d’estate ed eravamo andati a fare un giro assieme per le strade sterrate di Wichita, in Kansas, incuranti dell’orario o delle urla che sua nonna avrebbe fatto una volta rientrati.
Ci eravamo stretti sul retro del mio fin troppo curato pick up e, presa la chitarra, aveva iniziato a cantare, regalandomi un fantastico anniversario dal nostro primo incontro.
«… and then I met you» ancora poche note e la canzone finì, suscitando subito un applauso da parte dei presenti.
Astrid si alzò e corse ad abbracciare Kendall, che per poco non cadde dalla sedia. Kevin si limitò a dargli una pacca sulla schiena e a ringraziarlo, ma si vedeva che era evidentemente emozionato.
«Wow, bravo fratellino! Una canzone niente male» si complimentò Kenneth non appena Kendall tornò al nostro tavolo.
«Grazie. – scambiò due parole con la signora Dahl e la madre, poi si rivolse a me – Troppo smielato?»
«Hai fatto di meglio, ma anche di peggio. – Ophelia andò verso la pista da ballo, raggiungendo le amiche – Sto scherzando, era davvero molto bella, sei stato bravo» lo rassicurai, accennando un sorriso.
«Quindi posso metterla nel prossimo album degli Heffron Drive?» chiese speranzoso.
Sbuffai, «Cerchi ancora la mia approvazione per le tracce dei tuoi album?»
«Beh, la maggior parte delle mie canzoni parlano di te, mi sembra ovvio. – un dj prese posto alla console e nella sala si diffusero le prime note di Love Never Felt So Good – Ti va di ballare?» chiese alzandosi e porgendomi la mano.
«Ho scritto Billy Elliot in fronte?» risposi con far sarcastico.
«Quanto sei noiosa. – borbottò facendomi alzare e trascinandomi in pista da ballo – Vieni qui dai» mi tirò contro il suo petto e iniziammo a ballare, ondeggiando sul posto.
Quando arrivò la parte del ritornello, Kendall mi fece fare due piroette e poi mi tirò nuovamente vicino a sé, sorridendomi.
«Visto? Sei brava. – mi incoraggiò – E anche molto sciolta»
«Kendall» lo richiamai.
«Sì?»
«Metti le mani a posto» soffiai, posizionando le sue mani sulla mia schiena.
«Ci stanno guardando. – mormorò a mo’ di scuse – Mi piace questa canzone» cambiò discorso, fermandosi per evitare di andare contro Ophelia che stava ballando con il suo papà.
«Anche se ci guardano, evita di toccarmi il fondoschiena. – mormorai – Mi dà fastidio»
Alzò gli occhi al cielo, «D’accordo, mi dispiace. – disse sbuffando e facendomi fare un’altra piroetta – Posso avvicinarmi un po’ di più o mi uccidi?»
«A tuo rischio e pericolo» lo invitai sorridendo. In fondo, quel rapporto mi piaceva, scherzare e tirarsi frecciatine, come all’inizio della nostra relazione, ma non potevo continuare ad essere malinconica e vivere nel passato.
Appoggiai la testa nell’incavo della sua spalla, chiudendo gli occhi e pensando che, magari, un tuffo nel passato per quella sera potevo farlo. Volevo sentirmi ancora una volta davvero bene.
«State davvero fingendo?», aprii leggermente gli occhi e vidi Astrid e Kevin ballare accanto a noi.
«As. – la riprese Kevin – Non si chiedono queste cose»
«Ero curiosa. – borbottò lei e poi mi guardò – Cos’ha la signorina?» chiese piegando la testa e guardandomi.
«È solo una brontolona. – rispose Kendall, guadagnandosi un pizzicotto sul fianco – Ahio!»
«Io non sono una brontolona, non volevo ballare»
«Perché no? Insomma, siete una tra le coppie più dolci sulla pista da ballo, ovviamente dopo noi. – Astrid guardò il marito – Amore, possiamo sederci un attimo? Inizio a essere stanca»
«Certamente»
La musica cambiò e il dj mise Honey, I’m Good. Kendall mi guardò con uno sorrisetto complice e si allontanò leggermente, facendomi un inchino.
«Posso avere l’onore di questo ballo, madame?», sapeva che amavo alla follia quella canzone.
Mi misi a ridere, «Certamente» accettai e ci scatenammo assieme agli altri ospiti sulla pista da ballo in uno pseudo ballo country.
Dopo almeno dieci canzoni e altrettanti balli, tornammo al nostro tavolo per riposarci, trovandoci da soli. Mi guardai attorno e vidi i genitori di Kendall sulla pista assieme a Kenneth, Agnes, i signori Dahl e addirittura i nonni di Astrid, intenti a imparare una strana coreografia da Merin, Ginevra e Ophelia.
«Ce la svigniamo?» propose Kendall bevendo un bicchiere di vino rosso e passando una mano tra i capelli, spettinandoli.
«Beh, possiamo anche restare. – dissi – Magari mettono una tua canzone e non voglio perdermi il piacere di ballarla»
«Disse Katey Miller» scherzò Kendall.
«Non ci credo. – lo guardai scioccata – Alla fine hai guardato Dirty Dancing 2
Lui alzò le spalle, «È questo il problema delle serate con i ragazzi. – borbottò – Se sei a casa di Logan o di James, trovi solo film orrendi»
«Ehi, a me Dirty Dancing piace!»
«Anche a me, ma il remake è orribile»
Lo guardai male, poi mi alzai, tendendogli la mano, «Usciamo?»
Lui annuì e ci dirigemmo fuori dalla sala, mentre gli sposi si stavano scatenando in un’improbabile versione di Johnny Be Good.
«Andiamo sul terrazzo o preferisci la spiaggia?» mi propose slacciando i primi due bottoni della camicia per via del caldo.
«Beh, potremmo andare sul terrazzo. – proposi, entrando nell’ascensore, già al piano – O volevi fare il bagno nell’oceano a mezzanotte?» scherzai premendo il tasto del nostro piano, forse era meglio prendere una felpa o una coperta per stare all’aria aperta.
Non appena le porte si chiusero, Kendall mi spinse contro la parete e mi baciò.
«Forse in parte Astrid aveva ragione, io non stavo fingendo. – poggiò la fronte contro la mia e riprese fiato – Sarà l’adrenalina da ballo, la tua vicinanza, il fatto che sono due giorni che ti vedo e l’unica cosa che voglio fare è baciarti, ma non ce la faccio più», si allontanò leggermente e mi guardò negli occhi, aprendo leggermente la bocca, pronto a riprendere il discorso, ma non glielo permisi.
Mi avvicinai e lo spinsi contro la parete alle sue spalle, baciandolo intensamente per qualche istante.
«Jade» m’interruppe Kendall, facendomi notare che eravamo arrivati.
Mi staccai leggermente da lui e annuii, uscendo nel corridoio del piano, dove, dopo qualche istante, riprendemmo da dove ci eravamo interrotti.
Ci concedemmo un attimo di tregua davanti alla porta della camera, giusto per aprire ed entrare, chiudendo il resto del mondo fuori, e poi le labbra di Kendall si scontrarono nuovamente contro le mie.
Ci sdraiammo sul letto in intimo, i vestiti ormai sparpagliati sul pavimento, e cercai ancora una volta la sua bocca, i suoi baci sul mio corpo, altre sensazioni di piacere, altre cose che mi facessero sentire di nuovo viva.
Il suo sguardo vagò sul mio corpo per qualche istante, lo vidi indugiare sul mio seno per poi baciarlo lentamente, spezzandomi il respiro. Mentre mi toccava e mi baciava, cercai di ricambiare in qualche modo, accarezzandogli i capelli con movimenti lenti circolari e dopo qualche secondo infatti lo vidi alzare gli occhi verso il mio viso e baciarmi, massaggiando i miei fianchi con le mani calde.
Non volevo più aspettare e nemmeno Kendall era intenzionato a prolungare quell’attesa. Ribaltai la situazione, prendendo il controllo e spingendo Kendall contro il materasso. In un attimo, mi levai il reggiseno e lo lasciai sul bordo del letto, lanciando un’occhiata maliziosa a mio marito, che nel frattempo aveva puntato i gomiti sul materasso e aveva alzato il busto verso il mio, alla spasmodica ricerca di un contatto più profondo.
Lo baciai sul collo, tirando leggermente la pelle accanto al pomo d’Adamo. Sospirò, mormorando il mio nome e offrendomi il lembo di pelle che ancora non avevo segnato. Sfiorai con la punta delle dita il suo petto, scendendo sul suo fisico asciutto e tirando l’elastico dei boxer, facendolo sbuffare. Dopo qualche istante, persi il comando e mi ritrovai con la testa tra i morbidi cuscini del letto.
Sentii le sue dita passare sui miei fianchi e la sua bocca scivolare dal mio collo giù fino all’ombelico. Il battito del mio cuore accelerò quando lo sentii sfilarmi l’intimo. Chiusi gli occhi e mi rilassai, beandomi di quelle sensazioni da cui ero stata lontana fin troppo a lungo.
Effettivamente era quasi un anno che io e Kendall avevamo smesso di fare l’amore regolarmente ogni sera e in quel momento non riuscivo a capacitarmi di come avessi potuto rinunciare alla sua vicinanza e al suo tocco per così tanto.
I miei pensieri furono interrotti da mio marito. Le sue labbra cercarono fameliche le mie, mentre le mani correvano tra le mie gambe, impossessandosi di me.
Lo guardai incantata, schiudendo la bocca e sospirando di piacere. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, così magnetici e intensi. Fu lui a rompere l’incantesimo, baciandomi ancora una volta e lasciandomi sull’orlo del piacere, che non giunse.
«È frustrante» mormorai, sperando non mi sentisse, ma dal suo sorriso malizioso capii che aveva ricevuto forte e chiaro il messaggio. Guidò le mie mani sui suoi fianchi, invitandomi a togliere quell’ormai inutile e stretto indumento.
Quando anche lui rimase senza nulla addosso, osservai i suoi movimenti mentre, cercando di trattenere un sospiro eccitato, entrava in me, soffermandosi per qualche istante a guardarmi di conseguenza.
Portai una mano dietro il suo collo e lo baciai, accennando un leggero movimento e invitandolo a seguirmi. Le sue mani finirono sulle mie cosce, sostenendomi mentre iniziava a muoversi dentro di me. Mi rilassai, appoggiando la testa sul cuscino e chiudendo gli occhi, mentre Kendall appoggiò la fronte tra il mio collo e la spalla sinistra, cercando di sopprimere un gemito appagato.
Provai a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non riuscii a formulare nemmeno una misera parola, riuscii solo a mormorare il suo nome tra i mille sospiri di quella serata.
Un piacevole calore si diramò dentro di me, come un piccolo fuoco pronto a divampare per la stanza. Poggiai una mano sul viso di Kendall, costringendolo a guardarmi. Non appena i nostri occhi si incontrarono, quel fuoco iniziò a bruciare, facendomi gemere di puro piacere e più incitavo Kendall a proseguire, più mi sentivo pronta a portarlo con me.
Dopo poche spinte, Kendall venne e sospirò appagato, poggiando la fronte contro il mio petto e respirando a fondo.
La stanza era tornata nel silenzio, rotto solo dagli schiamazzi in sottofondo che provenivano dalla festa a quasi cinque piani di distanza da noi. Lentamente Kendall mi lasciò libera, sdraiandosi accanto a me sul letto e tirando un lenzuolo sopra di noi.
Riavviai i capelli all’indietro, cercando un elastico per raccoglierli, e mi appoggiai al petto di Kendall, sentendo il battito del suo cuore così simile al mio.
«Mi sei mancata» mormorò a bassa voce, come intimorito dal silenzio che ci aveva posseduti.
«Abbiamo tutta la notte per recuperare» azzardai, facendo un piccolo sorriso.
Kendall ricambiò, accennando una risata, e mi fece sdraiare sopra di sé, intrecciando le mie mani tra le sue.
«Ti amo»
Annuii e gli lasciai un piccolo bacio sulla punta del naso, «Anche io ti amo»



Angolo Autrice
A quanto pare ad Ade sto antipatica e ancora non ha chiamato la mia anima nel Regno dei Morti, quindi eccomi qui! 
Lo so, sono in ritardo. Scusate piccole puffole pigmee, ma la vostra Jade si è ritrovata in un vortice infinito di pandasauri infuriati (Tra la sessione estiva e il restart delle lezioni in università, la festa dei nonni festeggiata in ritardo -mia nonna si è arrabbiata perché non le ho fatto gli auguri subito-, il complotto di una mia amica per la mia vita sentimentale, un fratello stupido che non sa gestire camera sua e un gatto obeso che dipende dalla sottoscritta per il seicentoquarantanovesimo snack quotidiano non so più da che parte voltarmi!)
Ma, sfidando tutte queste belle cosine, Jade è qui e vi propina questo... sì, capitolo? Sì, chiamiamolo "capitolo". Non ho un bel rapporto con questo capitolo, diciamo solo che ho dovuto riscriverlo esattamente quarantanove volte, niente di che *nasconde machete per distruggere il pc* quindi non chiedetemi di fare di meglio, non ne sono capace T.T
Però che succede? Jade e Kendall hanno fatto pace (e anche qualcos altro) e principalmente questo è quanto, non succede nulla in questo capitolo.
...
E io ho speso due settimane della mia vita a scriverlo?! Ma vaff...
Ma parliamo di cose più allegre! Vi allego qui Love Never Felt So Good (tra l'altro James e Peta hanno ballato questa canzone a Dancing With The Stars), qui Honey, I'm Good (Andy Grammer partecipa all'edizione di quest'anno di Dancing With The Stars) e qui Johnny Be Good (dal momento che è quasi il ventuno, giorno di arrivo di Marty nel futuro in Back To The Future *non sono una fan, non sono una fan. Credeteci u.u*)
Penso conosciate la storia di Dirty Dancing, bene, hanno fatto Dirty Dancing 2, protagonista Katey Miller, una ragazza che all'inizio non sa ballare (il classico manico di scopa) e poi diventa bravina, anche se #spoiler non vincono la gara di ballo.
Ok, smetto di fare la Cicera e vado a dormire! 
Buonanotte tesorini miei della Madhouse *come faccio l'ananas?*

Jade

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Capitolo Dieci
 
Aprii leggermente gli occhi, incerta sull’ora. Non volevo svegliare Kendall nel cuore della notte solo perché io non avevo più sonno, quindi, con piccoli gesti, mi allungai verso il mio comodino e recuperai il telefono, notando l’orario. Erano appena le otto di mattina.
Sospirai e rimisi il cellulare al suo posto, tornando con le braccia sotto alle coperte, ma, voltandomi, mi resi conto che Kendall non era a letto.
Strofinai gli occhi, sicuramente sbavando quel poco di trucco che era durato quella notte sul mio viso, e cercai gli occhiali da vista, mettendoli e accendendo la luce. Notai la luce del bagno accesa da uno spiraglio sotto la porta e infatti, dopo qualche istante, Kendall comparve in accappatoio.
«Oh, buongiorno. – mi sorrise dolcemente – Ti ho svegliato io?»
Sbadigliai vistosamente e mi misi seduta sul letto, «Non avevo più sonno. – lo rassicurai, poi lo guardai perplessa – Da quanto sei sveglio?»
«Circa mezz’ora. – strofinò i suoi capelli con un asciugamano – Mi sono preso un po’ di tempo per cantare sotto la doccia» aggiunse recuperando il cellulare e controllando le notifiche mentre finiva di asciugarsi i biondi capelli.
Sbuffai e tornai sotto le coperte, «Non fare troppo rumore» riuscii a dire con la testa contro il cuscino.
Lo sentii trafficare con la sua valigia e poi il materasso attorno alla mia vita cedere sotto il suo peso, «Signorina, tra un’ora dobbiamo scendere» mi ricordò, voltandomi in modo tale da guardarlo in viso.
Chiusi gli occhi e feci una smorfia contrariata, ma questo alimentò solo le sue risate, «Voglio dormire, perché non posso?»
«Perché hai avuto tutto il tempo del mondo per dormire»
«Beh, non direi» commentai, tirandolo per la maglietta e schioccando un veloce bacio sulle sue labbra.
Kendall si ritirò e mi sorrise, «Questo mi mancava» mormorò.
Annuii e guardai ancora una volta le sue labbra, in attesa di un altro bacio, che arrivò dopo qualche istante. Le sue mani abbassarono il copriletto e il lenzuolo, scoprendo la parte superiore del mio corpo.
Lo vidi indugiare sul mio seno, coperto dal reggiseno. Passai due dita su uno spallino, pronta ad abbassarlo per toglierlo, ma lui mi fermò, dandomi un bacio sulle nocche, «La doccia è ancora calda, ti conviene prepararti», scese dal letto e finì di abbottonarsi la camicia che si era messo poco prima.
Mi misi seduta sul letto, abbastanza scettica, e lo guardai mentre indossava un paio di pantaloncini chiari al ginocchio e delle scarpe.
«Che c’è?» mi chiese, notando che ancora stavo seduta sul letto e non accennavo a muovermi.
«Perché non metti il costume?» riuscii a chiedergli.
«Pensavo di andare a fare una passeggiata per Honolulu dopo colazione, non l’abbiamo ancora visitata come si deve. – mi fece notare – Che ne dici?»
Alzai le spalle, «Come vuoi. – spostai le lenzuola e cercai le infradito accanto al comodino – Scendi subito?»
«Sto un po’ sul terrazzo, ti aspetto. – mi sorrise – Vai, altrimenti prendi freddo» disse dandomi una leggera spinta sul fianco e indirizzandomi al bagno.
«Va bene. – raggiunsi la mia valigia e presi un completo intimo pulito e un vestito – Dammi dieci minuti»
«Le famose ultime parole»
«Ti ho sentito» esclamai al di là della porta, prima di gettarmi sotto l’acqua calda.
Mi concessi ben più di dieci minuti, considerando il fatto che, osservando le mie cosce, avevo notato ben più di qualche segno e veloci immagini della nottata mi erano tornati alla mente, creandomi ancora più dubbi se associati al comportamento di Kendall di poco prima. Non mi aspettavo un buongiorno passionale, ma almeno un attimo di tenerezza e qualche bacio sì, invece si era comportato in maniera quasi distaccata, con una dolcezza simile alla gentilezza.
Uscii dalla doccia con ancora qualche dubbio e il sapore delle labbra di Kendall ancora impresso sul corpo. Asciugai alla bell’e meglio i capelli e li legai in una treccia abbastanza ordinata, poi mi vestii, tornando in camera per mettere un paio di scarpe comode e preparare la borsa.
«Kendall, sono pronta» chiamai mentre mettevo un filo di burro di cacao sulle labbra.
Dopo qualche istante, dalla porta a vetri ancora nessuno accennava a venire, così mi affacciai, «Kendall?» chiamai ancora, ma mi resi subito conto del perché non mi rispondeva. Mi avvicinai per essere sicura che si fosse realmente addormentato sulla sdraio, ma effettivamente era così.
Scossi leggermente la sua spalla, «Kendall, è ora di scendere. – strizzò un paio di volte gli occhi e poi mi guardò, inforcando subito un paio di occhiali da sole – Stai bene?»
«Certo. – sfoggiò un grande sorriso e si alzò – Andiamo»
Lo presi per mano e ci dirigemmo agli ascensori, nel totale silenzio dell’albergo e del nostro piano. C’era da dire, però, che nel nostro corridoio c’erano solo sei stanze, tra cui la nostra e quella degli sposi, dalle altre non avevamo mai visto uscire o entrare nessuno.
«A cosa pensi?» chiese Kendall mentre entravamo in ascensore.
Alzai le spalle e cercai con lo sguardo il tasto del piano terra, «Nulla, sono un po’ sottotono in questi giorni, lo sai bene»
Forzò un sorriso, «Pessima domanda, lo riconosco. – si appoggiò alla parete specchiata e mi guardò – Sei ancora sotto pressione per il lavoro?»
Scossi la testa, «Cercherò qualcos altro, ma ci tenevo davvero tanto a quel posto di ricerca. – arrivammo al piano terra – Era prevista una permanenza di tre mesi in Artide. – scrollai le spalle in attesa che le porte si aprissero – Troverò senz’altro qualcosa di meglio, magari in altre università»
«Hai valutato di tornare a Ann Arbor?»
«Alla mia vecchia università? – uscii dall’ascensore – Ho già detto no troppe volte al buon vecchio professor Herman, potrei accontentarlo e prendere il suo ufficio e mandarlo in pensione tranquillamente»
«Anche se non sei mai stata una fan degli insegnamenti teorici» mi fece notare Kendall.
«Lo sai che stare in laboratorio è tutta la mia vita, però potrebbe essere qualcosa di interessante. Potrei terrorizzare gli studenti senza bisogno di un laser o di un esperimento magnetico dagli effetti collaterali devastanti»
«Suppongo che quel cellulare abbia ancora gli incubi, ovunque siano le sue componenti ora. – Kendall sorrise – Però è stato divertente vederti chiedere disperato aiuto agli ingegneri per far resuscitare il mio telefono»
«Beh, era nuovo e poi era colpa mia. – provai a giustificarmi – Non mi sembrava giusto»
Kendall scosse la testa, divertito, poi si diresse in sala da pranzo, trovando la madre immersa nella lettura di una rivista di gossip, «Buongiorno» la salutò, dandole un bacio sulla guancia e sedendosi accanto a lei al tavolo.
«Buongiorno ragazzi. – si tolse gli occhiali da vista e ci guardò – Percepisco buon umore stamattina, come state?»
«Va tutto bene, grazie» risposi perplessa, notando il suo sguardo malizioso.
«Gli altri?» chiese Kendall non vedendo da nessuna parte la sua famiglia o quella di Astrid.
«Volevamo fare colazione tutti insieme, ma abbiamo finito di festeggiare alle quattro stamattina, c’era gente che voleva ancora dormire. – spiegò lei – Io e papà ora usciamo a fare un giretto in barca, c’è bel tempo e l’hotel le mette a disposizione degli ospiti, venite con noi?»
«Abbiamo già progettato un giro a Honolulu, ma grazie. – rifiutò Kendall – Quindi ci vediamo stasera, quando avete il volo di ritorno?»
«Per noi se ne parla giovedì, rimaniamo a fare qualche giorno di vacanza prima di andare a Wichita dai nonni. – guardò il cellulare e si alzò – Dovreste fermarvi anche voi, potrebbe farvi bene. Buona giornata» e se ne andò.
«Ciao mamma. – Kendall si voltò verso di me – Facciamo colazione fuori?»
Mi guardai attorno e poi guardai la spiaggia, annuendo. Prendemmo un piccolo vassoio e lo riempimmo con frutta, caffè e qualche pasticcino, poi uscimmo, sotto il sole caldo delle Hawaii.
«Andiamo là, non c’è nessuno» disse, indicando il pontile accanto a quello in uso. Scavalcammo la sottile corda rossa che invitava i bagnanti a non tuffarsi da quel punto e ci sedemmo sul bordo, pronti per fare colazione.
«Caffè. – ispirai quel profumo tanto amaro quanto dolce che adoravo – In tutti gli States, dovevo venire alle Hawaii per trovare del caffè italiano fatto come si deve»
«Beh, la macchinetta a casa ce l’avevamo. – mi fece notare Kendall – Alla fine è diventata un soprammobile»
«Perché tu non volevi mai farmi acquistare le cialde dall’Italia»
«Le vendevano anche al supermercato sotto casa, ma tu ti ostinavi a dire che non era la stessa cosa. – mi ricordò, poi sorrise – La mattina mi manca vederti girare per la cucina, lo ammetto. – mi guardò – Quando mi preparavi la colazione a letto semplicemente perché ti andava di farlo, oppure le tue corse la mattina per bere anche solo un sorso di tè e nel frattempo non riempire l’agenda di marmellata»
«Vogliamo parlare di quando hai bruciato non una, ma ben due piastre per pancake in un’ora?»
«È un dettaglio irrilevante. – si difese, facendosi sfuggire un sorriso – Per la cucina gira ancora quella scatolina piena di tutti gli infusi che ti eri creata da sola»
«Buttali, facevano schifo. – finii il caffè e poi cercai le fragole nel cestino della frutta – Forse avevi ragione. – Kendall mi guardò perplesso – Insomma, magari potremmo tornare a vivere insieme e vedere come va»
In un primo momento, mio marito spalancò gli occhi, forse stupito o sconvolto dalla mia dichiarazione, ma poi il suo sguardo lasciò spazio a un’espressione più gentile e dolce, quasi serena.
«No»
La sua risposta mi lasciò spiazzata, «No?»
Kendall rimise a posto il biscotto che stava per mangiare e sospirò, «So che può sembrare un controsenso con tutto quello che ho detto in questi giorni, del tornare insieme e del rinunciare al divorzio, ma penso che sia la cosa più giusta per entrambi separarci. – prese la tazza di caffè e girò lentamente il cucchiaino nel liquido – Stanotte non riuscivo a prendere sonno, così mi sono alzato e sono uscito sul terrazzo a meditare su tutta la faccenda e mi sono reso conto che è un comportamento egoista il mio»
«Potrei dire la stessa, per quanto mi riguarda» mormorai, ma, con uno sguardo, mi invitò a lasciarlo proseguire.
«Dopo quello che c’è stato ieri notte, non mi sentivo a posto con me stesso, mi sembrava di aver fatto una cosa sbagliata. Non è stato l’atto di per sé, ma le sensazioni e i pensieri che mi hanno invaso dopo, quando ti ho vista dormire sul mio petto. – continuò – Sentivo di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato e, soprattutto, di essermi comportato da arrogante egoista sia nei miei che nei tuoi confronti. – aggiunse – Vivevo nell’illusione di voler tornare assieme a te, pensando, sperando soprattutto, che tutto tornasse alla normalità, cancellare questi ultimi mesi e riprendere da dove avevamo messo in pausa, da dove tutto andava bene, ma mi sbagliavo. – guardò davanti a sé – Sappiamo entrambi che è così, sono sicuro che te ne sei resa conto anche te, ma ci servivano i fatti per rendercene conto. – si voltò lentamente nella mia direzione, ma non incrociò il mio sguardo, mantenendo gli occhi fissi sul legno del pontile – È finita»
Per qualche secondo, solo l’oceano sembrava continuare la sua giornata tranquillo, mentre io assimilavo quello che Kendall aveva appena detto.
«This is the way that we love, like it’s forever, then live the rest of our life but not together» accennai Happy Ending di Mika, che in quel momento rispecchiava perfettamente la nostra situazione.
«Porterò sempre nel cuore i momenti che abbiamo vissuto assieme» disse abbracciandomi.
Ci alzammo dal molo e guardai Kendall per qualche secondo negli occhi, poi rimasi sola.


Angolo Autrice
Ci siamo. Siamo alla fine di questa storia.
Mi sono presa qualche minuto per riflettere e decidere se farla finire come avevo progettato all'inizio o farla finire con un bel lieto fine, ma il clima di questi giorni e l'idea con cui ho iniziato questa fanfiction hanno avuto la meglio e ho deciso di mantenere fede al piano originale.
Volevo consigliarvi la lettura in compagnia della versione pianoforte di Happy Ending di Mika, ma già di mio ho pianto per la fine di questa storia, vi ero davvero affezionata, non volevo uccidervi (inoltre, la canzone sarebbe durata forse per mezzo capitolo).
Non so che altro dire, non me la sento di commentare perchè avrei tante cose da dire e dovrei fare un'altra fanfiction per spiegare! Quindi questo è quanto.
Ci tengo, però, a ringraziare tutti coloro che hanno deciso di spendere anche solo cinque minuti del loro tempo per leggere qualche capitolo, tutta la storia, chi ha recensito, chi ha seguito, messo tra i preferiti o i ricordati. Insomma, grazie! Grazie alle mie bimbe, che sono certa si renderanno orfane dopo questo!
Ci vediamo alla prossima storia,
Jade

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