DOPO
IL 1°
DICEMBRE
Un
rantolo improvviso mi si fa chiaro in mente. Sei tu. Devi essere tu.
Apro gli occhi e tu mi parli. Non ti ascolto. Non ti capisco.
Chiaramente scocciata dalla irruenza del mio risveglio, mi porto le
coperte sul viso. Voglio dormire.
-Sono
le 12. Alzati!- Sento la tua voce. Quanto ti odio. Ma
perchè?!
perchè mi devi sempre svegliare?! Poi capisco. Vedo lui.
Cosa
fa qui? E poi c'è Alex. Io in pigiama e loro sono qui. Io
con
i capelli che mi ricordo quella di The Ring e loro qui. Io con il
trucco sparso sulle gote e loro qui.
E
allora. Allora mi copro definitivamente. Un tonfo. E un solo respiro.
Se ne sono andati. Alzo le coperte. Tu non ci sei. C'è lui.
C'è lui e non vorrei. Perché mi guarda? Vado allo
specchio. Sembro un idiota. Sembro..o forse lo sono. Non ricordo
nulla. Non della sera precedente. O almeno. Solo a tratti. Il Pala.
Ricordo che mi parlava. Forse tu sai di cosa. Lui. Lui mi fissa. Lo
sento. Lo vedo riflesso nello specchio. E' bello. Mai detto il
contrario. Mai pensato. Tu. Tu sei con Alex. Lo guardi. E glielo
dici. Glielo dici che non vuoi stare con lui. Sei innamorata di un
altro. Ecco la verità. E lui? Se ne va. Ti bacia. Ti dice
addio. E se ne va. Forse resterete amici. Forse no. Tu pensi. Pensi
che devi parlare con me. Hai troppe cose da dirmi. Del Pala. O certo.
Il Pala. E Stefano (C.Bianco). Ma io. Io sono con lui in questo
momento. Lui che sorride. Ma non a me. Sorride al mio profilo. Lui
che sussurra. Ma non a me. Sussurra al mio cuore. Lui che mi
abbraccia. Ma non me. Abbraccia il mio corpo. Ed io. Piango.
Finalmente piango. Non piango mai, ma oggi piango.
-perchè?-Si,
certo. Perché? Glielo chiedo. E non so se voglio sentire la
risposta.
-ti
voglio bene-la sua voce. Quanto tempo.
-perchè?-Perché.
Voglio solo sapere questo. Perché io?
-perchè
di si-e non chiedo più perchè. Non servirebbe. Lo
abbraccio. Piango. Anch'io gli voglio bene.
Non
so perchè. Ma tu ridi. Ridi senza senso. E rido anch'io. E'
bello ridere. A volte, dopo una serata passata, un mal di testa
allucinante e lo stomaco che si rifiuta di ingoiare qualcosa e che
anzi, ributta su tutto, anche se stai male, hai voglia di ridere. E
ridi. Sarà che non abbiamo voglia di stare male,
sarà
che al momento la vita fa troppo schifo e almeno noi, ridiamo,
sarà
che siamo sceme, però, ridere è bello.
Alex.
Lo hai scaricato senza tanti rimpianti. Hai pianto. Hai sorriso. Sei
andata in estasi. E tutto per lui. Alla fine, quando lo hai avuto tra
le mani, quando dipendeva da un filo che tu manovravi, lo hai
rifiutato. La vita è strana a volte. Al contrario, quando io
stessa dichiaravo che non sarei stata male per lui, mi ritrovo a
soffrire.
C'è
poco da fare, l'amore fa schifo. Sarà che stai anche bene,
così bene da toccare il cielo con un dito o di
più,
almeno tre metri sopra il cielo, ma quando cadi e arrivi con il culo
per terra e ti fai male, è uno vero schifo.
Un
suono acuto, che va via via per alzarsi, mi risuona nella mente e
maledicendo quel piccolo oggetto che mi è tanto caro, mi
appresto a leggere il messaggio che mi è appena arrivato.
Un
sussulto. Il cuore che s'inceppa. Un esplosione. Lacrime. Ma di
gioia. Lacrime invisibili che mi solcano le gote e sembrano
sussurrarmi le dolci sillabe che mi si riflettono negli occhi.
“Vuoi
sapere che cosa 6 x me?
6
quell'amore
k
nn ti fa dormire
k
ti toglie il fiato...
k
ti fa venire i brividi...
k
ti ascolta..ti capisce...
ti
comprende..
ma
nello stesso tempo..
ti
fa anche piangere..
ti
voglio bene”
Banale.
Forse. Non tanto agli occhi di una ragazza innamorata. Banale, lo
è
forse per te. Banale, lo è per gli occhi di un genitore.
Banale, non lo è per me.
QUANDO
LA VITA VUOLE PROPRIO FARE SCHIFO.
La
mia è
un perfetto esempio. Ma com'è che si dice? Quando si tocca
il
fondo non si può far altro che risalire. O qualcosa del
genere.
Il
messaggio.
Non ho risposto. Guardo un film e penso che dovrei rispondere. E
così
faccio. “Anch'io
ti voglio bene”
semplice. Diretto. Non saprei cos'altro dire.
Perché
è
la verità. Anch'io gli voglio bene.
Tu
non sei con
me. E se devo dire il vero, ancora una volta, non ho idea di dove si
collochi la tua posizione. Oggi adopero parole strane. Troppo
“grosse” oserei dire.
In
teoria
dovrebbero venire a trovarmi Stefano e Luca. E in teoria, dovrei
studiare. In pratica, non ho la più pallida idea di cosa
fare.
Mi
sono quasi
assopita quando sento battere con prepotenza alla porta di sotto. Per
capire, mi ci vuole del tempo. Alla fine, scendo e apro. Stefano. E
Luca. E tu. Tu? Che ci fai qui?
-c-ciao-riesco
quasi a pronunciare. Quasi. Perché poi mi accorgo che
c'è
qualcosa di strano. Le vostre facce. Sono strane. E mi rendo
stranamente conto che forse sono proprio io la fonte del problema.
-Qual'è
il problema?-
-tu-certo.
Nessuno lo aveva capito.
-a...-
-Ci
stai
prendendo in giro..-il mio viso, già dall'espressione
confusa,
subì un altro grosso mutamento, ostinandosi a non capire.
-co-cosa?-
La
vita. E'
strana. Molte volte, non capisci che svolta prenda. A volte, ti
sembra noiosa. Sempre, ti sorprende. Mai, ti distrugge completamente.
Preferisce distruggere tutto intorno a te, lasciandoti soffrire.
Disperatamente, dentro te. Silenziosa, dove tutti possono vedere.
Troppe
volte ti
chiedi dove hai sbagliato. Tutte quelle volte dove forse il problema
non sei tu, ma gli altri.
E
allora. Ti
nascondi. O combatti. La diversità. E' ciò che fa
paura. E' ciò che crea ingiustizia. E quando la vita vuole
proprio fare schifo, siamo noi che iniziamo a giocare. Sono io
che inizio a giocare.
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