Due gemelle e una rottura

di Stella_Del_Mattino
(/viewuser.php?uid=294929)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Atto I ***
Capitolo 3: *** Atto II ***
Capitolo 4: *** Atto III ***
Capitolo 5: *** Atto IV ***
Capitolo 6: *** Atto V ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Angolo di Stella: Salve a tutti e buon 2016! Ho pensato di commemorare il terzo compleanno del mio account Efp (sì, mi ero iscritta il primo giorno dell'anno xD) con una storia un po'speciale. E'in tutto e per tutto una commedia (se riuscita bene o un disastro spero me lo direte voi recensendola), con un prologo e cinque atti con la tipica forma dialogica, e un fine particolare. Detto ciò, l'aggiornamento è giornaliero, quindi ci vediamo domani con il primo atto.
Stella

~~Due gemelle e una rottura

~~PERSONAGGI
Mina e Nina (gemelle)
Matilde (amica di Mina e Nina)
Signora Gori (vecchia)
Marco (fratello di Matilde)
Assunta (madre di Matilde)
Passante


~~PROLOGO

Le esperienze generalmente possono essere grandi successi o grandi fregature, poi ce n’è una che, a seconda delle circostanze, può rivelarsi entrambe le cose: l’amore.
L’amore è quell’emozione inaspettata di farfalle nello stomaco, sguardi trasognati, brividi lungo la schiena, “non posso vivere senza di te” detti di slancio, “per sempre” sussurrati tra un bacio e l’altro che... che a volte proprio per sempre non sono.
Capita ogni tanto che le farfalle diventino vespe killer, che gli sguardi si volgano altrove, che i brividi siano in realtà spasmi di fastidio, che i baci si trasformino in promesse tradite e che le persone che non potevano vivere senza di noi ancora respirino. Respirano?! Addirittura camminano per la strada, rattristando il mondo con la loro ipocrisia e seminando sul loro cammino cuori spezzati. E cosa c’è di meglio per risanare un cuore infranto di una fragorosa risata?
Il riso è il miglior anestetico per qualsiasi sofferenza e, fidatevi della penna che scrive queste righe, caccia dalla mente ogni nuvola. Chi sia io che declamo con tanta sicurezza l’efficacia delle risate contro gli amori infelici, solo alla fine della presente commedia vi sarà dato saperlo, per adesso accontentatevi di vedere il sipario che si alza.
E ora basta indugiare in ciance, guardate laggiù: due gemelle si appressano pensose a una casa in ombra. Entrambe castane, con due cellulari in mano e addosso cappotti simili, sembrano proprio due gocce d’acqua. Fortuna che, ai fini della nostra commedia, non sempre sarà indispensabile riconoscere Mina da Nina e viceversa. All’occorrenza, tuttavia, potrete distinguerle dalla voglia che hanno sullo zigomo destro: a forma di falce quella di Mina, tondeggiante quella di Nina.
Preparatevi a scoprire quale angoscia le turba e che cosa rende la casa alle loro spalle così cupa, quasi in lutto, oserei dire, come il cuore della ragazza che vi abita.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Atto I ***


~~ATTO I

Scena prima
MINA, NINA

MINA (mostrando il cellulare a Nina): Nina, guarda qua. Matilde mi ha mandato un messaggio.
NINA: Era l’ora! Credevo che fosse morta, tanto è che non ho sue notizie!
MINA: Beh, non sarà stata lei a lasciarci le penne, ma qualcuno deve ugualmente averlo fatto.
NINA: Eh?!
MINA: Non hai letto il testo del messaggio?! La frase “Il mio cuore è in lutto” non può essere interpretata in molti modi diversi.
NINA: In effetti hai ragione, Mina. Dev’essere morto qualcuno che Matilde conosceva, altrimenti questo sms non si spiega in alcun modo.
MINA: Sì, decisamente è la spiegazione plausibile.
NINA (tra sé): Che opportunista, però, Matilde! Ci cerca esclusivamente nel momento del suo bisogno. Quando io avevo un enorme sfogo purulento sul fondoschiena, non si è degnata nemmeno di venire a vedere come stavo e, come se non bastasse, ha scritto solo a Mina perché sapeva che quella tonta di mia sorella sarebbe corsa in suo soccorso. (a voce alta) Visto che siamo qui, vediamo di scoprire chi ha tirato il calzino.
MINA: Chi è quell’uomo che sopraggiunge a piedi? Sembra diretto verso di noi.

 

Scena seconda
MINA, NINA, PASSANTE

PASSANTE: Scusate, signorine, sapete dove si trova la banca più vicina?
MINA: Si riferisce alla banca del Farsetti o quella del Nitti? Perché se prosegue per un centinaio di metri e poi svolta a sinistra...
NINA: A destra, a sinistra, poi ancora a destra e infine a dritto per cinquecento metri. Così dovrebbe arrivare alla banca in meno di dieci minuti.
PASSANTE: Grazie, molto gen...
NINA (abbassando la voce): Ma, mi dica, lei invece non saprebbe chi è... ehm... trapassato, da queste parti?
MINA: Nina! Con la tua sfacciataggine attirerai il malocchio!
NINA: Ma quale malocchio! Non sono mica passata sotto una scala! Fino a prova contraria, parlare dei morti non uccide. (rivolta al passante) Allora, lo sa oppure no?
PASSANTE: Non per certo, però nella villetta in fondo alla strada, quella con i balconi zeppi di viole appassite, vive, oppure viveva, una vecchia ultranovantenne. Mia nipote, che occupa l’appartamento adiacente, sostiene che la donna sia ormai più di là che di qua, nonostante si attacchi all’esistenza terrena più di quanto un politico si arpiona alla sua poltrona. Per allontanare la paura della morte, nel quartiere si racconta che abbia persino ingaggiato dei ballerini, in modo da sentirsi ancora giovane.
NINA: Spogliarellisti, intende dire. Oppure gigolò?
MINA: Nina, insomma!
PASSANTE (arrossendo): Non ne ho idea, io...
NINA (ammiccando): vuole darmi a bere che lei non era uno di quelli? Sa, osservandola meglio, ha un fisico niente male... Ma che maleducata! Neppure mi sono presentata. Io sono Nina.
PASSANTE: A... a destra avete detto, vero?
MINA: Sì, signore.
PASSANTE: Bene, grazie. Arrivederci. (si allontana quasi correndo)
NINA (tra sé): Dannazione, proprio a me doveva toccare un’acqua santa come sorella? Mi fa scappare tutte le prede più promettenti...

 

Scena terza
MINA, NINA

MINA: I miei complimenti, Nina. Hai sconvolto quel poveraccio.
NINA: Volevo soltanto essere gentile.
MINA: Troppo gentile.
NINA: Sei sempre la solita lagna, o forse sei invidiosa perché le mie indicazioni stradali sono state più precise delle tue. E, per inciso, quel tizio aveva dei gran bei pettorali.
MINA (tra sé): Per carità, questa ha bisogno di un esorcista...
NINA: Che blateri?
MINA: Che sei più disperata di quanto dovrebbe essere lecito essere. Quello avrà avuto almeno quarant’anni.
NINA: E io sono maggiorenne addirittura da due mesi, non sarebbe stata nemmeno pedofilia!
MINA: Lasciamo perdere, non so davvero cosa fare con te.
NINA: Potresti riconoscere che sono un genio, ad esempio.
MINA: Cosa?! Per quale motivo?
NINA: Grazie a me abbiamo scoperto chi è crepato.
MINA: La signora Gori? Credi seriamente che quella vecchiaccia si sia finalmente tolta dai piedi?
NINA: Beh, perché no? Sono i gatti che hanno sette vite, non le befane.
MINA: Vero. Ma ti ricordi la volta in cui, quando eravamo a pranzo da Matilde, la signora Gori ha rincorso con la scopa il postino, perché le aveva recapitato cattive nuove?
NINA: Mi ricordo eccome! Quella ha perso un bel po’di rotelle. E tu ora perché fai quella faccia, Mina?
MINA: Nina, dietro di te...
NINA (sbiancando): È lei?! Il suo spirito?!
MINA: Temo di sì, ed è qui per punirci: ha pure il bastone! Te l’avevo detto di non attirare il maligno! Ormai siamo perdute!

 

Scena quarta
MINA, NINA, SIGNORA GORI

SIGNORA GORI (brandendo il bastone): Le nuove generazioni dovrebbero avere più rispetto per gli anziani, signorine.
NINA: La morta ha parlato!
MINA: Me ne sono accorta! Tutto questo è solo colpa tua, se saremo possedute da un demone, o da qualcosa di simile, non te lo perdonerò mai!
NINA: Piantala di piagnucolare, piuttosto chiama un ghostbuster!
MINA: Un che?!
NINA: Sorella inutile. Oh, no, la vecchia, o fantasma della vecchia o demone o proiezione spettrale o ologramma o qualunque cosa sia, si muove.
MINA: Lo vedo!
NINA:  E che fa? Forse vuole parlare di nuovo, o forse no. Aspetta, alza il bastone... Vuole lanciarci un sortilegio! Scappiamo!!
MINA: Non da quella parte, idiota! Di là si va a casa della morta, nella tana del lupo! Entriamo da Matilde!
NINA: Giusto!
MINA e NINA (bussando alla porta e urlando forsennatamente): Matilde! Matilde, apri! Sbrigati!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Atto II ***


~~ATTO II

Scena prima
MINA, NINA, SIGNORA GORI, ASSUNTA

ASSUNTA (aprendo la porta): Salve, ragazze. Cos’è questo baccano?
MINA: Buongiorno, ecco noi eravamo qui fuori e...
NINA (guardandosi indietro): C’è un fantasma che ci dà la caccia!
ASSUNTA: La signora Gori? È un po’vecchiotta, ma, Nina, paragonarla a uno spettro è un filino offensivo, non trovi? (rivolta alla vecchia) Buondì, signora Gori!
SIGNORA GORI: Assunta, cara, sono tue parenti queste ragazzine sfacciate?
ASSUNTA: No, sono amiche di mia figlia.
NINA (a Mina, sussurrando): Ma allora non è defunta?
MINA: Secondo te?!
NINA: Mah, io direi che forse ha qualche faccenda in sospeso sulla Terra e...
MINA: Ovviamente no! Dobbiamo esserci sbagliate.
NINA: E dunque chi è morto?
MINA: Shhh! Smettila, non vedi che la vecchia ci sta incenerendo con lo sguardo?!
ASSUNTA (tra sé): Ma Matilde non poteva trovare delle amiche più educate e pacate? Queste due sono un vaso di Pandora, ne combinano sempre una! Però a mia figlia la loro esuberanza sarà d’aiuto, almeno in questa occasione. (ad alta voce alle gemelle) Andate in camera di Matilde, ragazze. Secondo piano, terza porta a sinistra.
MINA: Certo, grazie. (sottovoce a Nina) Muoviti! Abbozzala di guardare in cagnesco la signora Gori, stavolta hai preso un granchio.
NINA: Abbiamo preso un granchio. Tu hai pensato quanto me che quella fosse trapassata.
MINA: Un altro indizio della pessima influenza che hai su di me.


Scena seconda
MINA, NINA

NINA: Questo corridoio è un po’troppo buio, sei sicura che non siamo finite in soffitta?
MINA: Ma sì, fifona! Siamo al secondo piano, e, casualmente, quella laggiù è la stanza di Matilde. Sulla porta c’è una targhetta gigante che lo specifica.
NINA (tra sé): Ma perché ha sempre ragione lei?!
MINA: Che borbotti?
NINA: Niente, niente. Va’avanti, perché ti sei fermata?
MINA: Entra tu per prima.
NINA: Nemmeno per sogno. Sei tu la più grande, quindi tocca a te.
MINA: Sono più grande di te solo di una manciata di minuti!
NINA: E con questo? Minuti, ore, non fa differenza.
MINA: Sei scorretta. Io propongo di affidare la scelta al caso, sempre che qualcuno non abbia troppa paura.
NINA: Paura, io?! Scelgo dispari.
MINA: Pari.
NINA. Allora procediamo. Buttiamocelo in...
MINA: Nina!!
NINA: Che pizza che sei. Va bene, cambio canzonetta. Bim, bum... bam! Cinque più due, dispari! Fila dentro quella camera.


Scena terza
MINA, NINA, MATILDE

NINA: Mina, spostati dalla soglia che non vedo un accidenti!
MINA: Perché non c’è nulla da vedere, tonta! Nel caso non te ne fossi accorta, la luce è spenta e io non trovo l’interruttore.
NINA: Questo rumore cos’è?
MINA: Quale rumore?
NINA: Questo! Non lo senti? È simile a un cigolio, o forse un lamento. Ecco, sì, è il pianto di un criceto!
MINA: I criceti non piangono!
NINA: Tu che ne sai? Pure loro hanno dei sentimenti.
MINA: Ma Matilde non ha un criceto!
NINA: Allora magari è un porcellino d’India, o un topo.
MINA: Un rattaccio?! Qualcosa di viscido si è attaccato alla mia caviglia. Ora svengo.
NINA: Aspetta un attimo ad afflosciarti al suolo. Ho trovato l’interruttore della luce.
MINA: Santo cielo! Matilde, che diavolo ci fai in mezzo a un cimitero di fazzoletti?!
NINA: E perché te ne stavi al buio? Volevi farci ruzzolare per terra o morire di paura? Mina ha scambiato il tuo moccio per la lingua di un topo!
MINA: Moccio?!
NINA: Sì, abbassa lo sguardo.
MINA: Che schifo! C’è persino una caccola verdognola sul mio calzino!
MATILDE (singhiozzando): Ragazze, non potete capire cos’è successo.
NINA: Beh, ci abbiamo provato a capire, ma non è andata esattamente bene...
MINA: Il tuo messaggio non era abbastanza chiaro, Mati. È morto qualcuno?
NINA: Scuote la testa, però si soffia il naso. È un “sì” o un “no”?
MINA: Io opterei per il “no”.
NINA: Se nessuno è morto, che è capitato di così tragico da costare la vita a tanti fazzoletti? Fabio è diventato impotente?
MINA: Nina, che dici?!
NINA: Brontola pure, tanto ho indovinato! Guarda: singhiozza più forte.
MINA: Macché! Sicuramente non si tratta di questo, vero, Matilde?
MATILDE: Fabio... io... mi ha... lui... se n’è... andato.
NINA: Ha deciso di fare l’astronauta?!
MINA: Cosa c’entra?! L’ha lasciata, mi sembra ovvio.
MATILDE (singhiozzando di nuovo): S-sì.
NINA: Ah, meno male!
MINA: Nina!!
NINA: Che ho detto di sbagliato?
MATILDE: Fabio era così...
MINA: Inadatto a te.
NINA: Tonto.
MINA: Noioso.
NINA: Bugiardo.
MINA: Voltagabbana.
NINA: Si vestiva come un vecchio.
MINA: Pensava come un vecchio.
NINA: Pensava?!
MATILDE (piangendo più forte): I suoi occhi erano così...
MINA: Banali!
MATILDE: I suoi capelli così...
NINA: Pieni di forfora!
MATILDE: Il suo viso così...
MINA: Brufoloso!
MATILDE: Le sue labbra così...
NINA: Bavose!
MATILDE: I suoi denti così...
MINA: Giallognoli!
MATILDE: La sua barba così...
NINA: Ispida! Non hai mai pensato di regalargli un rasoio?
MATILDE: Il suo petto così...
MINA: Peloso!
MATILDE: La sua pancia così...
NINA: Flaccida!
MATILDE: Le sue gambe così...
MINA: Storte!
MATILDE: Il suo amico così...
NINA: Questo non lo posso sapere.
MINA (con aria trasognata): Affascinante.
NINA: Sei ammattita?! O forse la pazza sono io che ti credevo immacolata. Con il ragazzo di un’amica, addirittura!
MINA: Eh?!
NINA: Un attimo, ma tu di quale amico parli?
MINA: Di Biagio, quello che era sempre con Fabio. Tu, invece?
NINA: Ehm... Oh, guarda, Matilde ha smesso di frignare.
MINA: Certo, è la fine della prima fase post-rottura, quella della depressione.
NINA: No, io credo che sia la tua faccia da schiaffi a farle venire da ridere.
MATILDE (ora ridendo): Siete le migliori, ragazze, un vero spasso.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Atto III ***


~~ATTO III

Scena prima
MINA, NINA, MARCO

MARCO (affacciandosi alla finestra): Ah, siete voi, ragazze.
NINA: In persona!
MINA: Tua sorella è in casa?
MARCO: No, è uscita poco fa.
MINA: Sai quando torna?
MARCO: Chi può dirlo! Ultimamente è più svampita del solito. Volete comunque entrare ed aspettarla in salotto?
MINA (arrossendo): Non so... noi...
NINA: Certo, molto volentieri!
MINA (sottovoce a Nina): Ma che ti salta in testa?! Guarda che in giro si mormora che Marco sia già impegnato.
NINA (ridacchiando): E con chi? Con la vecchia Gori? Ne dubito fortemente.
MINA: Se non ti ha presentato la sua ragazza, non significa che questa non esista.
NINA: Finché non vedo, non credo. In altre parole: fino a quando sul profilo Facebook di Marco non ci sarà scritto “impegnato con Tizia-La-Cui-Vita-Sarà-Casualmente-Molto-Breve”, per me lui resterà disponibile. (tra sé) Come se non sapessi che Mina parla così solo perché anche a lei piace Marco e teme che io possa soffiarglielo. D’altronde va compresa, poverina: modestamente Nina ha un fascino ineguagliabile.
MINA (tra sé): Che smorfiosa! Pensa di poter ottenere tutto ciò che vuole, ma stavolta avrà una brutta sorpresa. Si è già fregata il mio mp3, quando avevamo dieci anni, e il mio gatto, ai tempi dell’asilo, però Marco sarà mio.
MARCO (aprendo la porta): Che ci fate ancora lì impalate? Mia madre vi ha preparato un po’di cioccolata calda e dei biscotti.
NINA: Si mangia! Pancia mia fatti capanna!      

 

Scena seconda
MINA, NINA, ASSUNTA

ASSUNTA: Mina, Nina, che piacere vedervi. La merenda vi attende in salotto. (tra sé) Ma queste sempre qui devono stare? Se iniziano a bivaccare in casa mia pure quando Matilde non c’è, sono spacciata.
MINA: Grazie, Assunta, i suoi biscotti sono ogni volta più buoni.
NINA (sottovoce a Mina): Di quali biscotti blateri? Degli stessi che sto mangiando io e che sono friabili quanto la peggiore gomma da masticare?
MINA: Shhh! Chiudi quella boccaccia! (tra sé) Dannazione, potesse affogarsi con questi biscotti! Almeno la pianterebbe di farmi fare pessime figure di fronte a Marco. Ci fissa come se fossimo due sciroccate e, per colpa di Nina, non sono neppure nelle condizioni di biasimarlo.
NINA (tra sé): La smetterà mai Mina di leccare i piedi a quell’acida della madre di Matilde? La signora Assunta, se solo ne avesse la facoltà, ci annienterebbe in un attimo, e lei che fa? L’adula come se fosse la regina Elisabetta! A volte davvero mi pare incredibile che siamo sorelle; forse una di noi due è stata adottata e temo che si tratti di me: se fosse stata Mina, i nostri genitori l’avrebbero scelta certamente meglio di così!
MINA: È Matilde quella che sta aprendo il cancello?
NINA: E io che ne so? Non sono mica una veggente!
MINA: Ma quale preveggenza, basta guardare oltre le tende, idiota! Sì, è proprio lei. Forza, andiamole incontro quando entra in casa.
 NINA (tra sé): Maledizione, il mio tempo per abbordare Marco è finito troppo presto. Chissà in che stanza si è infilato adesso quel benedetto ragazzo.
MINA: Oh, no. Guai in vista. La signora Assunta ci ha precedute e lei e Matilde stanno litigando.
NINA: Ovviamente. Con te nei paraggi che altro potrebbe accadere, se non cose spiacevoli?
MINA: Fa’silenzio, arrivano.

 

Scena terza
MINA, NINA, MATILDE, ASSUNTA

ASSUNTA (gridando): Matilde, vieni qua! Non osare sbattere il cancello e fuggire in camera!
MATILDE (gridando più forte): Tu non capisci! Smettila di assillarmi e lasciami al mio dolore!
NINA (a Mina): Non avevi detto che, dopo la maratona di pianto della settimana scorsa, Matilde avrebbe superato la rottura con Fabio?
MINA: Io ho detto che avrebbe superato la prima fase della rottura.
NINA: E quante sono, queste fasi?
MINA: Bella domanda...
NINA: Non importa. Senti, psicologa dei miei stivali, per caso la seconda è quella del “corro in camera urlando contro mia madre”?
MINA: Non credo, altrimenti tu vivresti questa fase ogni giorno.
NINA: Davvero una bella battuta, peccato però che sia infondata, visto che non mi hanno mai lasciata.
MINA: Certo, perché per lasciarti prima qualche folle avrebbe dovuto volerti! 
NINA: Parla quella dalle mille relazioni!
MINA (tra sé): Se sapessi, Nina... (ad alta voce) Andiamo da Matilde, starò piangendo nella sua stanza.
NINA: È probabile, con la madre che si ritrova.
MINA: Tu ad essere bastarda proprio non riesci a rinunciare, vero?
NINA: Che vuoi farci, è un talento innato.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Atto IV ***


~~ATTO IV

Scena prima
MINA, NINA

MINA: Stavolta va’avanti tu. Io non entro di nuovo per prima nella stanza di Matilde.
NINA: Paura, eh?
MINA: Nient’affatto. Semplicemente gradirei che, se ci fosse ancora qualcosa di orripilante disseminato sul pavimento, si attaccasse ai tuoi calzini luridi e non ai miei appena stirati.
NINA: I miei calzini non sono luridi!
MINA: Allora come spieghi il tanfo che invade lo spogliatoio della palestra, appena di sfili le scarpe?
NINA: È flagranza naturale.
MINA: Sì, naturalmente nauseabonda.
NINA: Vuoi farmi credere che i tuoi piedi profumano?
MINA: Di gelsomino, per la precisione.
NINA: Non prendermi in giro, è assolutamente impossibile.
MINA: Annusali, se non ci credi.
NINA: Cosa?! Nemmeno per sogno! Non voglio morire asfissiata, né darti la soddisfazione di diventare figlia unica. So perfettamente che questo è uno stratagemma che hai escogitato per ereditare l’intera collezione di mollette per il bucato della nonna, quelle con gli animali della fattoria. 
MINA: Scommetto che il tuo chiappino preferito è quello con l’oca.
NINA: Che ne sai?
MINA: Istinto... Ora apri quella porta.
NINA: Va bene, ma non spingermi. So camminare anche da sola.
MINA: Meno male!
NINA: Taci. È buio anche oggi, non distrarmi.
MINA: Forse Matilde vuole trasformarsi in un vampiro e uccidere Fabio.
NINA: Per carità, speriamo di no! Chissà che sapore schifoso deve avere il sangue dei vermi, con tutto quello strisciare.
MINA: Effettivamente... Perché ti sei fermata?
NINA: Perché altro che vampiro, Matilde si è tramutata in un cannibale!
MINA: Che diavolerie inventi?
NINA: Valuta tu stessa: c’è una forchetta conficcata nel mio cappello, proprio nel pompon!
MINA: Santi numi! Dov’è l’interruttore?
NINA: Sulla destra, se non ricordo male.
MINA: Sbagliato. Era a sinistra.


Scena seconda
MINA, NINA, MATILDE

MATILDE (singhiozzando): Oh, scusa, Nina, puoi ridarmi la mia forchetta? Credevo tu fossi Marco: lui viene spesso a spiarmi.
NINA: Tieni, è tutta tua. Almeno il mio pompon può resuscitare.
MINA: Mati, hai per caso svaligiato l’intera pasticceria del centro commerciale? Il pavimento è un campo minato di involucri di merendine e profiterole azzannati.
MATILDE: I dolci mi aiutano a colmare il vuoto. Con Fabio mi sentivo così...
NINA: Insignificante.
MINA: Inadatta.
NINA: Sbagliata.
MINA: In difetto.
MATILDE: No, cioè sì, cioè no. Quando funzionava mi sentivo bene e forse Fabio ha fatto bene a lasciarmi. Io ero...
MINA: Fantastica.
NINA: Mitica.
MINA: Unica.
NINA: Super-iper-mega-arci-favolosa!
MATILDE: Irritante, ansiosa e forse troppo sincera per lui.
MINA: La sincerità non è mai troppa.
NINA: Mati, quello che intravedo sotto la tua maglietta è un rotolino di ciccia?
MINA (tra sé): Quasi mai.
MATILDE: Cosa?! Dove?!
NINA: Proprio lì, sulla pancia. Credo ti siano venute le maniglie dell’amore.
MATILDE: No, no, no! È inaccettabile, e poi quale amore?! La mia storia più importante è appena finita e mi ritrovo le maniglie dell’amore?! Devo fare qualcosa, dovete aiutarmi!
NINA: Sono assolutamente d’accordo. Mina, trova una soluzione.
MINA: Perché sempre io?!
NINA: Sei tu la sapientona del gruppo.
MINA (sospirando): E va bene, ma solo perché lasciare risolvere la situazione a te significherebbe, come minimo, incappare in qualche disturbo alimentare. Innanzitutto vediamo di verificare la portata del danno di questa settimana di abbuffata. Dove tieni la bilancia, Mati?
MATILDE: In bagno.
MINA: Vado a prenderla.  


Scena terza
MINA sola

Ci mancava soltanto che dovessi improvvisarmi dietologa. Se già come psicologa non me la cavavo granché bene, ora sì che dovrò arrampicarmi sugli specchi. Mi servirebbero le conoscenze di chimica dell’ex di Matilde, giusto per aver idea di cosa contengono i vari alimenti, ma, ripensandoci, non devono essere molto utili, altrimenti Fabio non avrebbe la silhouette di un babbuino gravido. Pure Matilde, però, l’ha fatta la sua: doveva proprio strafogarsi di dolciumi? E quella mina vagante di mia sorella chissà che si è messa in testa. Non sono per niente tranquilla a saperla di là da sola con Matilde: mentre sono via potrebbe anche tentare di trasformarla in una cubista (ne sarebbe sicuramente capace), quindi mi conviene sbrigarmi. Tutto sta nell’indovinare dietro a quale delle quattro porte del corridoio si trova il bagno. Una è socchiusa e un’ombra si muove al di là della soglia, nella stanza. Guardando meglio, mi sembra che si tratti di Marco. Sì, è proprio lui. Oh, no, mi ha vista. E adesso? Devo infilarmi nella prima porta che mi capita? Dannazione, continua a fissarmi. Ho qualcosa che non va? Dentifricio sulla bocca, brufolo sulla fronte, macchia di unto sulla felpa? Caspita però quanto è bello, in confronto a lui Biagio non è nulla, ho fatto bene a lasciarlo perdere. Ha un sorriso davvero affascinante, due occhi azzurri come il mare e i suoi addominali sono così tonici... Meglio che mi schiodi da qua, prima di cominciare a sbavare. Non vorrei lasciare una rivoltante chiazza di saliva sul tappeto persiano della signora Assunta, né diventare una depravata come Nina. Il bagno dovrebbe essere la porta più stretta.


Scena quarta
NINA, MATILDE

MATILDE: Quanto ci mette tua sorella? Si è persa?
NINA: Magari! Purtroppo si sarà semplicemente fermata ad ammirare un quadro, un tappeto, o un vaso da notte. Uno dei tanti accidenti noiosi a cui solo lei fa caso, insomma. Noi, però, approfittiamo dell’assenza di quella rompiscatole per discutere francamente di un paio di cosucce.
MATILDE: Ad esempio?
NINA: Con Fabio immagino che fosse una noia totale...
MATILDE: Assoluta!
NINA: Quindi niente eros...
MATILDE: Eros? Orticaria, semmai!
NINA: Addirittura?!
MATILDE: Senza dubbio! Sbuffava come un bufalo, una locomotiva impazzita! Peccato che il suo treno sia sempre andato a vuoto.
NINA: Ben gli sta!
MATILDE: Alcune volte poi sembrava assatanato, fortuna che non badava a ogni mia reazione e che scambiava una briciola per l’intera torta. Certo, io forse avrei dovuto essere più franca, ma a che sarebbe servito? Lui da mesi non mi diceva più niente di ciò che gli passava per la testa.
NINA (tra sé): La situazione precipita. Se inizia a rimuginare, potrebbe riprendere a piagnucolare e io sono un disastro a consolare le persone. Ma ecco Mina con la bilancia: per la prima e ultima volta il suo arrivo è provvidenziale. Vediamo di scardinare pure la fase “Mi-imbotto-di-profiterole-finché-Moby-Dick-Non-è-Uno-Stecchino-In-Confronto-A-Me”.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Atto V ***


~~Tre settimane dopo...

ATTO V

Scena prima
NINA sola

È un bel po’che non vedo Matilde. Mina sostiene che ora è addirittura più in forma di quando Fabio l’ha lasciata e sono proprio curiosa di scoprire se è vero. Mia sorella è stata a casa sua fin troppo spesso ultimamente, prima con la scusa di seguire i suoi progressi e poi con il pretesto di dover fare una ricerca di storia con lei, ma non mi ha convinto per niente. Qui gatta ci cova, senza alcun dubbio. Anzi, sono certa che quando arriverò da Matilde, Mina sarà già lì. E infatti non è forse lei la figura che si scorge dietro le tende, prima ancora di varcare il cancello? Sì, non conosco nessun’altra che si acconcia i capelli in un orribile crocchio: è certamente Mina. Spero solo che stia tenendo giù le mani dal mio Marco...

 

Scena seconda
MINA, MARCO

MINA: Ecco Nina! Svelto, nasconditi!
MARCO: Devo seriamente nascondermi in casa mia?
MINA: Sì! Ti lascio scegliere se preferisci infilarti sotto il divano, dietro l’appendiabiti oppure dentro la cassapanca, però devi scomparire. Non voglio che mia sorella ci becchi insieme.
MARCO: Va bene, ma prima o poi dovrai dirle che...
MINA: Shhh! Non discutere oltre.
MARCO (sospirando): Scelgo il divano.
MINA: Saggia decisione, spero che tu non sia allergico alla polvere.
MARCO: Nel caso lo fossi?
MINA: Soffoca, ma in silenzio. Se starnutisci salta tutto!
MARCO (ammiccando): Avrò almeno una ricompensa per il mio sacrificio?
MINA: Certo. Il mio ginocchio non spappolerà i tuoi testicoli, contento?
MARCO: Al settimo cielo!
MINA: Grandioso. Ora fila sotto il divano. Attento alle ragnatele.
MARCO (tra sé): Cosa non si fa per una ragazza...

 

Scena terza
MINA, NINA, MATILDE

NINA (a Mina): Tu come fai ad essere già qui? Non eri a studiare da quella tua strana amica? (tra sé) Però di Marco nemmeno l’ombra, che sollievo!
MINA: Abbiamo finito prima del previsto.
MATILDE: Ci siete entrambe, fantastico.
NINA: E tu da dove sbuchi?
MATILDE: Dalla cucina, ti ho visto entrare. Ma ora basta preamboli, sediamoci. Devo comunicarvi un paio di novità.
MINA: Vuoi che ci sediamo sul divano?!
MATILDE: Certo, dove altro sennò?
NINA (ridacchiando): Forse Mina preferiva la cuccia del cane.
MINA (tra sé): Cavolo, questo non era previsto. Mi auguro almeno che Nina non si metta a saltare sul divano.
MATILDE: Dunque, innanzitutto... Mina, perché stai in equilibrio sul bordo? Da come ti comporti, sembra quasi che tu abbia un amante nascosto sotto il divano!
MINA: Macché, figurati! Chi nasconderebbe un ragazzo sotto un divano?      
NINA: Io!
MINA(tra sé): Se Nina sbircia sotto il divano, sono spacciata. Devo necessariamente spostare l’attenzione su un altro argomento. (ad alta voce) Che volevi dirci, Mati?
MATILDE: Che grazie a voi ho capito una cosa molto importante.
NINA: Che Mina è stata adottata?
MATILDE: No, che Fabio non era il mio tipo e che deve pagare per avermi fregato. Nessuno può trattarmi da conoscente dopo tre anni di fidanzamento, né covare in silenzio di lasciarmi per poi prendermi alla sprovvista, e passarla liscia. Deve avere ciò che si merita per la sua codardia.
NINA: Evviva, la fase della vendetta! Finalmente! Che facciamo? Gli mettiamo uno scorpione nel cassetto delle mutande? Lo investiamo con l’auto di tua madre? Lo appendiamo a testa in giù sopra un orcio pieno di escrementi? Oppure...
MATILDE (ridendo): Niente di tutto questo, Nina. Gli scorpioni non sono in vendita al negozio di animali vicino alla stazione, io non ho ancora preso la patente e in un orcio tra i suoi simili Fabio sarebbe troppo a suo agio, quindi opteremo per qualcosa di più... elegante.
MINA e NINA: Cosa?!
MATILDE: Una commedia.
MINA e NINA: Eh?!
MATILDE: Avete capito bene. Una commedia che enumeri i  difetti di quel pollo, primo tra tutti la sua inquietante pancia flaccida, e che allo stesso tempo faccia sorridere tutti quelli che soffrono per amore.
NINA: Bella idea, ci sto! Sai quanto gli roderà a quell’idiota, quando si vedrà ritratto come una caricatura! (tra sé) E con la scusa di questa commedia, potrò venire qui più spesso e abbordare finalmente Marco. Deve avere la vista un po’annebbiata per non essersi accorto di me, ma Nina non si arrende tanto facilmente.
MINA: Ragazze, la vendetta non è una buona azione. E poi, Mati, la tua vittoria dovrebbe essere il fatto che per quanto Fabio sia stato scorretto, adesso non può più ferirti. (tra sé) In verità la commedia è una gran bella idea, ma non voglio che Marco pensi che, se tra noi finisse, sarei capace di ritorsioni di questo tipo.
NINA: Andiamo, noi mica siamo la Caritas! Non distribuiamo pietà.
MATILDE: Mi dispiace, Mina, ma stavolta tra angelo e diavolo il secondo vince nettamente.
MINA (sospirando): Quando mai non è stato così? Il male ha il suo fascino.

 

Scena quarta
MATILDE sola

Eccoci qua, cari spettatori. Siamo giunti alla fine, o meglio all’inizio, perché da tutte le vicende a cui avete assistito è scaturita questa commedia. A parlarvi nel prologo altri non ero che io, Matilde. O Stella, Lucia, Chiara, Ludovica. Potete darmi il nome che preferite e io stessa avrei potuto utilizzarne uno qualunque, ma se tra tutti ho scelto “Matilde”, è esclusivamente perché significa « valorosa in battaglia. » E cos’è l’amore, se non una guerra atipica? Il caos che genera nelle menti, nei cuori, negli stomachi non è poi molto diverso dallo quello che deriva, ad esempio, da una rissa, una battaglia. Confusione, batticuore, crampi alla pancia. E pugnalate alle spalle. Eppure i valorosi in genere sopravvivono, si rialzano, si trascinano in territorio amico con mille ferite, ma il mattino seguente sono di nuovo sul campo. Più deboli e allo stesso tempo più forti. In grado di dimenticare quel tanto che serve per andare avanti, ma di ricordare quel poco che basta affinché non si verifichino di nuovo le medesime, sfavorevoli circostanze. E sono più di quel che può sembrare, questi valorosi, solo che alcuni a volte hanno bisogno di un aiuto, di un paio di Mina e Nina che mostrino loro che non hanno perso il principe azzurro, ma un comune rospo. Un sorriso può fare miracoli, una scenetta divertente scacciare fantasmi enormi, una brutta esperienza raccontata con irriverenza tirare su chi la sta vivendo. Dunque ecco, come già anticipato, lo scopo di questa piccola commedia: far ridere (e reagire) le Matilde e chiarire ai molti Fabio, Filippo, Edoardo, Mattia (e chi più ne ha più ne metta) che chi semina vento raccoglie tempesta.
La mia partita con quell’ente strano che è l’Amore non è che al primo round e probabilmente sentirete ancora parlare di me, sperando solo che la mia prossima opera non sia una tragedia, per narrare l’omicidio di Mina da parte di Nina, quando questa avrà scoperto che la sorella le ha soffiato il ragazzo.
Ovviamente, ogni riferimento a fatti veramente accaduti o persone realmente esistite è puramente casuale. Casualissimo, davvero. 

The end.


ANGOLO DELL'AUTORE: Buonasera, scusate per la lunga assenza, gli impegni mi hanno inghiottita :(
Beh la commedia è finita, spero che vi sia piaciuta, lasciate una recensione se volete.
Stella.

 

 

 

 


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3349507