Aurora di CallieAM (/viewuser.php?uid=34837)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Maledetta sveglia ogni mattina suona
sempre prima, l’ho
detto miliardi di volte a mia madre ormai è rotta si deve
assolutamente
cambiare eppure lei si ostina a tenerla.
Adora gli oggetti vecchi la sua e
quasi una fissazione non
butta via nulla, conserva ancora, addirittura, i miei vecchi disegni di
quando
ero bambina, quelli obbrobriosi fatti in tenera età quando i
genitori dopo che
li hai stressati per ore ti costringono a fare per avere un
po’ di pace.
Mi rigiro nel letto, tentando di
risvegliarmi il più dolcemente
possibile.
Rimango ad occhi chiusi in ascolto.
Dalla stanza accanto provengono le
voci dei miei genitori,
sembrano allegri, ridono, scherzano, giocano!
Chi l’ha detto che a
cinquant’anni dopo 20 anni di
matrimonio e quasi altrettanti di fidanzamento subentri la noia.
Sorrido, loro due sono il mio ideale
di coppia, vorrei
riuscire ad innamorarmi di qualcuno come hanno fatto loro e di
rimanergli
fedele per tutta la vita. Purtroppo però, le mie relazione
fino ad ora sono
state tutto tranne che durature.
Dopo un po’ in qualsiasi
rapporto subentra la monotonia, la
routine la fa da padrone, ed io sono una di quelle persone che si
annoia
facilmente.
Io cerco quell’amore
pericoloso, che ti fa battere
perennemente il cuore, il ragazzo che in ogni suo minimo gesto mi
faccia capire
quanto mi ama, quanto mi vuole, quanto mi desidera.
Il filo dei miei pensieri viene
interrotto dalla porta che
si apre.
Mia madre entra nella stanza con una
tazza di cioccolata
calda fumante.
Io le sorrido.
“Mamma come mai, oggi,
quest’attentato alla mia linea?” dico
sorridendo felice.
Mia madre lo sa benissimo che da anni
combatto contro i
chili di troppo lei è un medico, una nutrizionista per la
precisione e, fin da
quando io e mio fratello eravamo piccoli ci ha insegnato a mangiare
bene e
curare il nostro corpo. Anche mio padre alla fine a ceduto alla sua
“filosofia
di vita”
Lei mi sorride di rimando scostando
le tende, uno strappo
alla regola sembra dire con quel suo sorrisetto, la cioccolata non
è
“contemplata” nella nostra dieta di famiglia, anche
se, devo ammetterlo, ognuno
di noi, compresa lei, ha una piccola scorta di nutella, cioccolata e
caramelle nascosta
nei posti più impensati della cucina.
Un raggio di luce mi colpisce in
pieno volto ma, ho gli
occhi chiusi e quasi non me ne accorgo.
Rimango li intenta a crogiolarmi al
sole mentre la mia mamma
si siede accanto a me sul letto allungandomi la tazza ancora fumante.
“Grazie!” le dico
alzandomi “Ma non hai ancora risposto!
Come mai oggi il cioccolato e non la tazza di caffè amaro
che mi propini di
solito?”
Lei sorride triste, lo so benissimo
perché, da due giorni a
questa parte tutta la mia famiglia sta assecondando tutti i miei
desideri.
Qualche settimana fa suo padre a
chiamato qui per dirci che
la nonna non sta granchè bene e lui non sentendosi in grado
di gestire la
situazione ha chiesto alla mamma ed alla zia Jane di andare li ad
accudirla per
qualche tempo, almeno finche non si fosse sentita un po’
meglio.
Siccome la zia ha appena partorito e
non può portare il
piccolo David in quella cittadina sperduta tra i boschi il compito
è toccato
alla mamma.
All’inizio avevamo pensato
di trasferirci tutti li.
Il mio fratellino James e mio padre
Malcom hanno accettato
di buon grado il trasferimento in fin dei conti durante le ultime
vacanze trascorse
li avevano stretto tante nuove amicizie e si erano tenuti in contatto
con un
po’ dei gente del posto.
Solo io e Penny, mia madre, eravamo
“meno contente” di
questa situazione. Certo adoriamo il nonno e la nonna ma la voglia di
lasciare la
nostra bella casetta in Florida non ci allettava molto.
Mia madre odiava dal più
profondo del cuore Forks e si era
ripromessa che, se fosse tornata, non sarebbe rimasta li per
più di due giorni.
Ed io, bè io oltre ad
odiare profondamente la pioggia non volevo
abbandonare i miei amici e il mio quasi fidanzato Etan.
Però siamo state
costretta, volenti o nolenti, ad accettare
il trasferimento.
Era tutto pronto, mancavano due
giorni alla partenza quando
il capo della mamma chiama a casa dicendo che, per problemi
sopraggiunti
all’improvviso lei non poteva ottenere il trasferimento
nel’ospedale di Forks.
E li è iniziato il mio
dramma.
Con mia madre che non poteva muoversi
dalla nostra città e
mio padre che doveva rimanere con lei la scelta si è
ristretta tra me e mio
fratello.
“Scusami Addie”
rispose mia madre cupa.
Sapendo quanto odiassi quella
città ha preso a malincuore la
decisione di mandare me, mio fratello in fondo, era troppo piccolo per
occuparsi di due persone di una certa età ed io ormai mi ero
rassegnata al mio
destino.
“Non ti preoccupare
mamma” la rassicurai poggiando una mano
sulla sua.
“In fin dei conti
è solo per poche settimane”
“Ma è estate, tu
adori il mare, adori il sole come farai a
passare tanto tempo in quella città?” mi disse
preoccupata e affranta.
“Mamma ma vuoi rassicurarmi
o cosa? Così mi fai solo
cambiare idea!” le dissi sfoderando il sorriso più
dolce e rassicurante che
riuscivo a fare.
Se c’è una cosa
che ho sempre saputo fare benissimo è
mentire ai miei genitori, anni di gavetta, anni a cercare di
discolparmi quando
facevo piangere il mio fratellino, anni a nascondere i brutti voti che
prendevo
a scuola… e loro ci sono sempre cascati.
La mamma rincuorata uscì
dalla stanza.
“Svelta principessa che si
va al Luna Park!” mi disse mio padre
facendo capolino dalla porta della stanza.
“Principessa???”
ero sconvolta. Quel nome non lo usava da
secoli, anzi, di recente, il nomignolo più affettuoso con
cui mi chiamava era
rimbambita. I papà sanno essere cattivi.
Io mi alzai malferma dal mio letto
facendo la linguaccia a
mio padre e mi diressi all’armadio.
Mentre camminavo facevo la gincana
tra i vestiti, quaderni,
borse e libri sparsi a terra alla rinfusa.
Il disordine nella mia stanza ha
sempre fatto da padrone,
quante litigate con mio padre per questo… ma in questi
giorni non ha il
coraggio di sgridarmi si sente troppo in colpa e io aumento i suo
rimorsi
facendogli pesare il fatto che non si è offerto di andare a
Forks al posto mio
ma, in effetti non lo posso rimproverare di questo, per tutto
l’amore che può
provare per i miei nonni, che sono per lui come dei veri genitori, dopo
una
giornata passata nella stessa casa con il nonno…bhe uno dei
due sarebbe finito
all’ospedale… come minimo.
Apro l’armadio sorridendo e
vengo travolta da una valanga di
vestiti. Credo che Elene la mia migliore amica abbia ragione, meglio
riporre i
vestiti ordinatamente, o quasi, nell’armadio invece di
lanciarli alla rinfusa, i
vestiti sarebbero stati più difficili da trovare ma almeno
avrei arginato l’effetto
valanga.
Mi libero dai vestiti che mi sono
rimasti addosso e scelgo
dal gruppo dei più leggeri un paio di pantaloncini e una top
che avrei
successivamente lasciato qui in Florida, a Forks gli unici indumenti
che ero
sicura avrei usato erano le giacche a vento e gli impermeabili, quindi
quei
vestitini tanto scollati e corti non erano proprio l’ideale,
con quelli addosso
sarei morta di freddo.
Mi precipito in bagno per vestirmi,
adoro il Luna Park e
ormai sono anni che non ci vado con i miei. Passare un po’ di
tempo con loro oggi,
prima della separazione di domani per me è indispensabile.
Adoro la mia famiglia, senza di loro
di sentirei persa.
Rimango qualche secondo davanti allo
specchio con i vestiti
ancora sotto braccio a sbadigliare sguaiata come sempre.
Beh non per niente dicono che sembro
un maschiaccio, anzi
più precisamente un maschio mancato.
Apro l’acqua della vasca ma
poi cambio idea, meglio fare una
doccia veloce per rilassarmi nella vasca avrò tempo stasera
anche perché, di
solito, quando torno dal Luna Park sembro una pezza da buttar via.
Entro nel
grande vano della doccia, l’acqua è gelata, di
sicuro James avrà finito tutta
quella calda.
Esco dalla doccia tremando e, mi
copro con un lungo
asciugamano, ormai non ho la minima idea di che fine abbia fatto il mio
accappatoio, tendo a dimenticarlo dagli amici quando vado da loro per
usare la
piscina.
Coperta ritorno davanti allo specchio
per darmi una
sistemata.
Prendo il phon dall’armadio
a vetri accanto al lavandino e
inizio ad asciugare i capelli.
Sono troppo lunghi… ho
deciso al mio ritorno da Forks li
taglio corti, mi sono rotta di avere i capelli che arrivano al
fondoschiena.
Prendo la prima spazzola che trovo
dal beauty case che ho preparato
per il viaggio e stiro bene il ciuffo, il resto dei capelli li lascio
naturali
un po’ mossi, altrimenti per stirarli ci impiegherei ore.
Mi sa che è ora di rifare
la tinta ormai i miei capelli
rosso chiaro stanno ricomparendo sotto quelli rosso fuoco con le
sfumature
viola che tanto adoro.
Ormai asciutta infilo quasi
automaticamente i vestiti puliti
che avevo appoggiato sul davanzale della finestra.
I pantaloncini neri e il top rosso
che ho scelto mi stanno
abbastanza bene, e soprattutto stanno benissimo insieme, di solito non
riesco a
decidere subito per l’abbinamento migliore, scegliere ad
occhi chiusi a volte
ha i suoi vantaggi.
Ritorno allo specchio e lego i
capelli in una coda alta meno
impegnativa sulle montagne russe, non vorrei rischiare che mi ricadesse
sugli
occhi.
Prendo dal beauty una matita nera,
l’ombretto rosso e il
lucidalabbra.
In meno di 10 secondi sono pronta per
uscire.
**°**°**
La giornata al Luna Park passa
veloce. Arriviamo a casa che
sono le dieci di sera, mio padre ha voluto che ci fermassimo a mangiare
una
pizza, il mio piatto preferito.
Non ho il tempo di fare neanche il
mio lungo bagno
rilassante che crollo per il sonno sul divano.
“Addie è tardi
svegliati, tra un po’ dobbiamo andare
all’aereoporto” sento il mio fratellino che mi
chiama. Voglio rigirarmi come
faccio ogni mattina ma poi ricordo di essermi addormentata sul divano.
Mi alzo
scostando il lenzuolo che mia madre aveva utilizzato per coprirmi.
Un odore di uova e becon croccanti
arrivano dalla cucina.
“Non ci credo, anche oggi
uno strappo alla regola?” chiedo
alla mia mamma arrivando in cucina seguendo quell’odore
delizioso.
Mia madre ride mentre automaticamente
mi siedo a tavola con
gli occhi ancora chiusi.
Inizio a mangiucchiare qualche
cornetto e poi la colazione
all’americana ipercalorica che mio padre aveva già
finito.
“Pancia mia fatti capanna!
Colazione ipercalorica arrivo!”
gridò James facendomi finalmente ridere di gusto.
Certo che la mia famiglia mi
mancherà tanto.
Mi alzo da tavola e corro in camera a
prendere la valigia.
C’è ancora la montagnola di vestiti per terra. Ne
scelgo altri, avevo
dimenticato che potevo partire tranquillamente con le maniche corte, mi
sarei
cambiata all’arrivo.
Corro in bagno e mi guardo allo
specchio sconvolta.
Il trucco sbavato i capelli in
disordine e solo 5 minuti per
vestirmi e sistemarmi.
Una corsa contro il tempo.
Mi strucco velocemente e pettino il
groviglio di capelli ed
elastici che ancora mi pendono scomposti dalla coda, per la foga quasi
non mi
stacco il piercing dall’orecchio, gridando come una pazza.
Esco dal bagno e vedo mia madre sulla
porta che ticchetta
con il dito sull’orologio. Infilo il cellulare in tasca e
dopo aver gridato
“Caio Casatta!” con il beauty in mano corro dietro
a mio fratello e mio padre
verso la macchina.
Arrivati all’aereoporto
vedo tutti i miei amici che mi
aspettano li per salutami, inforco i miei occhiali da sole a specchio
quasi in
automatico. Non voglio piangere anche davanti a loro, mi basta quanto
l’ho
fatto davanti al mio povero fratellino in questi ultimi due giorni. Li
abbraccio tutti con la promessa di chiamarli spessissimo e di tenermi
in
contatto con l’oro tramite cellulare telefono e e-mail, cose
per me
indispensabili, loro mi sorridono ed io, trattenendo a stento le
lacrime mi
avvio verso il gate carica di valige e borse. So già che la Florida
mi mancherà
**°**°**
“Quando
arriviamo?” mi chiedo tamburellando con le dita sul
mio mp3 questo viaggio è interminabile. Se penso che mi
toccherà anche prendere
un taxi fino alla casa dei nonni mi viene da impazzire.
“Signori e signore stiamo
per atterrare vi preghiamo di
allacciare le cinture”.
Finalmente penso stringendo la mia il
più possibile, chiudo
l’mp3 e poso la bottiglietta d’acqua che avevo
poggiato sul tavolino avanti a
me.
L’aereo sobbalza, un vuoto
d’aria mi spiega il signore
gentile accanto a me che vista la mia agitazione tenta di calmarmi,
odio gli
aerei, volare e l’alta velocità mi terrorizzano.
“Grazie!”
rispondo sorridendo.
“Si figuri!” mi
dice pacato
Oddio si figuri a me, ma se potrei
essere tua nipote? Addie
non ci pensare è solo un vecchietto rincretinito, tu non
dimostri affatto i
tuoi diciassette anni… tutti te ne danno sempre di
meno… fuu repira…
L’aereo atterra ed io
afferro le mie borse e scendo calma ad
aspettare il mio bagaglio.
Mhh vediamo che valigia avevo
portato, quella blu?La verde?
Oddio ora mi ricordo ho la borsa arancione fosforescente, quante brutte
figure
e prese in giro ho dovuto sopportare per quella.
La intravedo uscire sul tappeto
rotante mi avvicino per
afferrarla quando un ragazzo sui 20 anni precede il mio movimento e la
afferra
posandomela davanti.
“Grazie!” gli
dico titubante abbozzando un sorriso.
Lui lo ricambia “Si figuri
signora”
Ogni mia certezza crolla
“Signora???????? Ma quanti anni mi
dai?”
Lui inizia a sghignazzare
“Scusa, scusa. Non dimostri
neanche 18 anni ma dopo aver
visto la tua reazione con quel signore di poco fa, volevo vedere come
reagivi
con me”
Io divento tutta rossa, ringrazio il
cielo che ho rimesso
gli occhiali altrimenti non sarei neanche riuscita a reggere il suo
sguardo.
“Comunque piacere io sono
Emmet Cullen” mi dice porgendomi
la mano.
Io la afferro senza riflettere.
È fredda freddissima, sembra
marmo gelido, un pezzo di ghiaccio.
“Addison Evans”
gli rispondo abbozzando un sorriso “ma tutti
mi chiamano Addie”
Lui si sporge a prendere un altro
bagaglio e poi mi chiede
gentile.
“Dove stai andando
Addie?”
Mi dice iniziando a camminare verso
l’uscita dell’aereoporto
trascinando il mio bagaglio e il suo con poco sforzo.
“Sto andando a Forks dai
miei nonni”
Lui mi prende anche il beauty
lasciandomi portare solo la
borsetta più piccola.
“Ti sta aspettando qualcuno
fuori?”
“No devo prendere il
taxi” dico sovra pensiero.
“Allora ti accompagno
io” mi dice tendendo aperta la porta
di ingresso.
Io annuisco, per la serie mai andare
in macchina con uno
sconosciuto, ma non sono mai stata una brava bambina...
È uno strano ragazzo,
troppo bello per essere vero ma nello
stesso tempo inquietante.
Carica le nostre valige su una
Mercedes nera decappottabile
e poi mi fa segno di salire.
“Sei proprio un
gentiluomo!” gli dico scontrosa entrando in
macchina.
“Perché volevi
anche che ti aprissi la portiera?” mi risponde
ridendomi in faccia.
“Lo speravo!” gli
dico serafica ridendo a mia volta.
Mentre la macchina parte e la
capotte si ritira inizio a pensare,
che se tutti gli abitanti di Forks fossero stati come lui, non sarei mai
andata
via.
Allora è la mia primissima
storia su twilight e non tiene
conto degli avvenimenti dei vari libri solo i protagonisti sono gli
stessi e ci
sarà qualche piccolo spoiler ma solo del secondo libro ma
più in la. Qui la
protagonista molto simile a bella per alcuni versi e completamente
diversa per
altri, si imbatte in Emmett che stava viaggiando sul suo stesso aereo.
Il
ragazzo la provoca subito, capendo che Addie ha proprio un bel
caratterino. Non
è una Emmett Addison sarebbe troppo facile il classico colpo
di fulmine che la
Mayer ha utilizzato
spessissimo non so ancora come si evolverà la trama ma spero
che vi piaccia e
in base ai vostri commenti deciderò se continuare o no la
storia.
Callie^^
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Emmett guida come un pazzo, troppo
veloce per i miei gusti.
“Ehi puoi
rallentare?” gli chiedo tentando si sistemarmi un
po’ i capelli che, per via del vento, stanno svolazzando qua
e la
scompigliandosi.
Lui mi sorride, deve aver letto il
panico nella mia voce.
“Non ti facevo tanto fifona
Addie!” mi dice ghignando
malefico.
Accelera ulteriormente, è
proprio dispettoso.
Io mi avvicino più che
posso allo schienale del sedile e
stringo con le dita la cintura, la mia unica ancora di salvezza in un
ipotetico
incidente stradale.
Da quando sono piccolissima odio la
velocità.
Avevo poco più di sei anni
quando, tornando dal mare con una
mia amica e la sua mamma, la macchina ha sbandato paurosamente.
Christine, la mamma di Elene, la mia
migliore amica, di
solito prestava molta attenzione quando era alla guida ma, quella sera,
c’era
qualcosa di diverso.
Elene aveva preso troppo sole era
ustionata, aveva la febbre
alta e, ogni tanto, delirava.
Io le tenevo la mano.
Christine non si accorse delle
condizioni non proprio ottimali
dell’asfalto e perse il controllo della macchina.
Finimmo in una scarpata.
Quando arrivò
l’ambulanza Christine aveva perso i sensi e
Elene rannicchiata in un angolo tremava sgranando gli occhi verso di me
che,
riversa sul sedile, perdevo talmente tanto sangue che i paramedici
temettero
per la mia vita.
Ci trasportarono con urgenza
all’ospedale dove i medici
tentarono per ore di fermare l’emorragia, il finestrino
dell’auto era esploso e
centinaia di pezzi di vetro mi avevano lacerato in
profondità la carne.
Dopo due ore di intervento e
trasfusioni varie si accorsero
di aver finito tutte le sacche di sangue 0 RH negativo, il mio gruppo
sanguigno.
I miei genitori non erano ancora
arrivati e i medici furono
costretti a chiedere se qualcuno avesse il mio gruppo sanguigno tra i
ricoverati in “buona salute”, cioè
quelli che non avevano malattie importanti
trasmissibili con la trasfusioni.
Trovarono una donna, in coma da anni,
non dava il minimo
segnale di ripresa, anche se negli ultimi giorni le sue condizioni
erano
leggermente peggiorate ma, era la loro unica possibilità per
salvarmi la vita.
Chiesero al marito della donna il
permesso di prelevarle del
sangue, lui accettò con riluttanza, non se la sentiva di
lasciare morire una
bambina.
Poche ero dopo le mie condizioni
precipitarono
ulteriormente, urlavo anche durante il sonno per i dolori causati dalle
lacerazioni che bruciavano quanto il fuoco.
Mi fecero entrare in coma
farmacologico per una settimana,
somministrandomi antibiotici ed antidolorifici che mi guarirono
completamente
ma, da allora ho il terrore di ripetere la stessa esperienza.
“Ho paura Emmett ti prego
rallenta” gli dico piagnucolando.
Sono arrivata allo stremo, sto quasi per piangere.
Di solito so controllare meglio
l’agitazione ma adesso non
ce la faccio proprio a sorridere tranquilla.
Lui mi guarda perplesso.
“Pensavo stessi
scherzando!” mi dice rallentando dolcemente.
Io tiro un sospiro di sollievo e mi
metto a sedere di nuovo
tranquilla.
“Grazie” gli dico
ora che la macchina ha raggiunto una
andatura “normale” per quanto normale possa essere
andare a ottanta kilometri
orari in una strada tutta curve.
“La velocità mi
terrorizza! Non riuscirei a scherzare su un
fatto tanto serio!” dico sporgendomi verso l’auto
radio per cambiare stazione e
così anche argomento di conversazione.
“Certo che ascolti musica
proprio deprimenti!” gli dico
sorridendo.
“E certo che tu ti riprendi
molto velocemente!” risponde
alzando gli occhi al cielo con un ghigno cattivo.
“Se la cambi di nuovo torno
a correre!” mi dice quando,
facendo zapping tra le varie frequenze, ribecco la sua stazione
preferita.
“Se lo fa veramente giuro
che mi butto fuori dalla macchina
– rispondo minacciosa puntandogli un dito verso il petto
– e poi avrai sulla
coscienza la mia morte, non potrai vivere con un peso del genere. Una
bella
ragazza che si suicida per uno come te”
Lui ride della mia buffa espressione,
non sono troppo brava
a fare la seria.
Si rigira verso avanti per guardare
la strada, io mi rilasso
continuando a fissarlo, è talmente carino che quasi toglie
il fiato.
Non me ne ero ancora accorta ma, la
pelle diafana i capelli
neri e quegli occhi color della pece, rendono il suo volto ancora
più bello e
affascinante.
“Ti ho mai detto che sei
proprio strana?!” mi dice d’un
tratto ridestandomi dai miei pensieri.
“Bhe ci conosciamo da
troppo poco… è un onore che in –
guardo l’orologio nel cruscotto avvicinandomi il
più possibile a lui per
godermi a pieno il suo odore fresco di pino – neanche trenta
minuti, io ti
abbia parlato talmente tanto da lasciarti fare un idea così
chiara su di me!”
Io mi ritraggo e lui sghignazza un
po’.
“Che bello non sono mai
riuscita a far ridere così tanto, e
di gusto soprattutto, qualcuno. Di solito dicono che sono
noiosa”
“No sei simpatica e vedi
che per far ridere me ce ne vuole,
ho fatto bene a seguirti, quando ti ho vista all’aereoporto
ho pensato subito
che tu fossi una persona parecchio interessante”
“Oh allora sei uno spione,
lo sapevo Emmett Cullen tu ci
stai provando con me… e come darti torto sono talmente
bella!” io ridacchio un
po’ di solito uso l’umorismo quando non so cosa
dire.
“Sei ancora più
strana di quanto pensassi, ti dico che seguo
le tue mosse da quando siamo in Florida e tu non ti preoccupi
minimamente! Sei
ingenua o stupida?”
Io lo guardo di traverso
“Emmett non ti permetto di darmi
della stupida. Okay ho accettato il tuo passaggio senza neanche
conoscerti ed è
una cosa da incoscienti, che non ho mai fatto nella tua vita
ma… ma il tuo
sguardo mi rassicura. Sembri troppo buono per farmi del male e poi so
difendermi benissimo dai tipi come te”
Lui ride ancora, allora è
un vizio?. Non capisco se mi sta
prendendo in giro o meno.
“Emmett posso farti una
domanda?” dico quasi senza pensarci,
più per uscire da quella strana sensazione di imbarazzo che
sento in questo
momento che per reale curiosità.
“Certo, spara!”
“Cosa stai andando a fare a
Forks?”
“Vivo laggiù con
la mia famiglia” mi risponde pacato.
“Ho passato lì
tutte le estati della mia infanzia ma, non
ricordo di averti mai visto, vi siete trasferiti da poco?”
“Già! Mio padre
Carlisle ha ottenuto un trasferimento all’ospedale
di Forks e noi l’abbiamo seguito qui.”
“Prima stavate in
Florida?” gli chiedo curiosa. Forks è una
piccola cittadina di certo mi sarei accorta di lui ma la Florida
è talmente grande
che, probabilmente, non avrei fatto caso a lui anche se, attira non
poco
l’attenzione delle persone su di se.
“No, prima stavamo in
Alaska!”
“Wow, bello, anche se non
amo molto i luoghi freddi e senza
sole… Ma allora che ci facevi in Florida?”
“Scappavo dalla mia
famiglia… da mia moglie!”
“Sei sposato?!”
gli chiedo atona appena recepisco le sue
parole. Mi sento triste dopo questa scoperta ma non so
perché.
“Già mi ero
fatta i film sulla nostra vita insieme” dico
tentando di non fargli capire che si sono rimasta proprio male.
Lui ride
“In effetti non siamo
ancora sposati, lei è la mia
sorellastra... è una storia troppo lunga da raccontare e noi
siamo quasi
arrivati a Forks!” mi dice sbrigativo.
“In caso te la
racconterò la prossima volta che ci vedremo”
mi strizza l’occhio, io gli sorrido.
Mentre torno a guardare davanti a me
e faccio mente locale
su quale strada far fare ad Emmet per arrivare a casa dei nonni, sento
il suo
sguardo che mi scruta indagatore.
Mi sento molto in imbarazzo per
questo.
È come se fossi nuda
davanti ad una platea di persone.
Chi sa cosa vorrà?!
“Non hai freddo?”
mi chiede come per rispondere alla mia muta
domanda.
Io lo guardo con aria interrogativa
poi abbasso lo sguardo,
seguendo il suo, sul mio corpo.
Gli shorts è il top
sembrano troppo leggeri ma io non ho
ancora freddo, mi sembra strano che nelle vicinanze di Forks stia
ancora bene
con questi vestiti buoni solo per il mare.
Mi sporgo per guardare nel quadro
della macchina: 6 gradi.
“Emh” dico
guardando Emmett, anche lui è vestito in un modo
molto leggero.
Una canotta bianca con un drago
tribale disegnato sul
davanti e su di un fianco che gli mette in risalto i muscoli fa bella
mostra di
se su un paio di jeans poco attillati.
Quando siamo saliti in macchina ha
sistemato il giubbotto di
pelle sul sedile posteriore.
“Se non hai freddo tu non
ce l’ho neanch’io. Sono forte te
l’ho detto!”
Lui mi guarda perplesso mentre io
sorrido.
Scoppia in una fragorosa risata.
“Sono sicuro che io e te
diventeremo grandi amici!”
Anch’io scoppio a ridere.
“Eccoci arrivati
Addie” mi dice subito dopo fermando la
macchina nel vialetto di ingresso davanti alla casa dei nonni.
Mi devo essere distratta di nuovo.
La fisso attentamente, non me la
ricordavo talmente grande e
bella, si vede che i nonni hanno fatto qualche cambiamento durante il
nostro
“esilio volontario”.
Torno a fissare Emmett.
“Ma come facevi a sapere
che i miei nonni stavano qui?” gli
chiedo stranita.
“Tua nonna,
all’ospedale, ha parlato di te continuamente a
mio padre, ed anche a me quando passavo da li per andare a trovare
Carlisle, mi
hai incuriosita anche per questo!”
Io divento rossa.
“Speravo che ti avesse
colpito la mia bellezza!” gli dico
ironica, si vede che mi sento in imbarazzo?
“Anche quella!”
mi risponde scompigliandomi i capelli.
Io faccio una smorfia.
Lui avvicina leggermente il suo viso
verso il mio lasciando
scoperto lo specchietto retrovisore.
Vedo un bagliore sul mio viso
riflesso nello specchietto.
“Ah è
vero!”
Lui mi guarda perplesso mentre sfilo
dalla borsetta una
trousse e gliela porgo.
“Stai fermo
così” gli dico aprendola nelle sue mani.
Mentre mi specchio svito velocemente
il piercing da sotto il
labbro.
“I miei nonni ne
morirebbero!” gli dico riponendolo nella
tasca degli shorts.
Lui sbuffa intenerito, posandomi la
trousse sulle gambe, e
scende dalla macchina lasciandomi lì.
Non faccio in tempo a seguirlo con lo
sguardo che lo sento
aprire la portiera dal mio lato.
“Oh allora sei veramente un
gentiluomo!” dico, non facendo
molto caso alla sua velocità.
Lui sorride
“Solo quando mi
va.”
Io scendo e lo precedo verso i cofano.
Lui lo apre ed io mi appoggio alla
fiancata della macchina
ad osservarlo mentre con i muscoli contratti, con facilità
estrema, sfila la mi
pesante valigia, la poggia in terra per sistemare la sua ed estrarre
anche il
mio beauty.
Si avvia verso casa ma io continuo a
guardarlo dalla mia
scomoda posizione.
Sono rimasta nuovamente incantata da
lui.
Svegliati Addie, non è da
te fare così, non hai mai
corteggiato un uomo non puoi iniziare proprio adesso in questa
città che non
sopporti.
Rimarrai bloccata qui per molto tempo
se ti innamori di lui.
“Addie prendi il mio
giubbotto dalla macchina e mettitelo
addosso, i tuoi nonni si preoccuperebbero vedendoti arrivare conciata
in quel
modo.”
Io sorrido afferrando il giubbotto e
tutte le mie paranoie
sfumano completamente.
“Simatico, Bellissimo e
Dolcissimo…dove sei stato per tutti
questi anni?” gli dico sbuffando e corro verso di lui.
“Ora mi hai
trovato” dice suonando il campanello.
“E non ti
lascerò più” sussurro nel vento.
Anche questo secondo capitolo
è finito. Che ne pensate?
Addie si sta innamorando di Emmett ma sarà lui quel ragazzo
che sta aspettando
da anni? Quell’amore che cerca da quando è
bambina? Che le ricordi quello che
di bello c’è tra i suoi genitori?
Leggete i prossimi capitoli e lo
saprete.
Ringrazio tutti quelli che hanno
letto la storia.
Ringrazio GreenHair: amora grazie
tante XDspero ti piaccia
anche questo capitoletto anche se è un po’ corto
^^
_Sefiri_ Grazie mille ^^
Musa93: Wow grazie mille, per il
commentino e grazie anche
per aver messo la ff tra i preferiti^^ spero di non deluderti.
Gianna88:Agli ordini, le minacce mi
spaventano quindi
continuerò sicuramente la storia XD. Spero che anche questo
cap ti sia
piaciuto^^
Un bacione e alla prox
Callie^^
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Emmett si ferma sul portico della
casa, in effetti non
ricordavo affatto fosse così grande e bella.
Certo i nonni sono molto ricchi e qui
a Forks le case non
costano poi molto ma, la loro casa, è in netto contrasto con
tutte quelle dei
vicini.
Già entrando nel giardino
si nota la differenza con il resto
della città.
La casa dei nonni troneggia su tutta
Forks dall’alto dei
suoi tre piani.
È una villa immensa,
ricordo che, quando ero piccola, mi
perdevo al suo interno.
Ricordo i giorni passati li dentro
con miriadi di parenti
che soggiornavano con noi.
I lavori di ristrutturazione del
primo piano, i lavori per
renderla il più sicura possibile ma anche bella ed elegante.
Le finestre che, vista la vicinanza
con un piccolo laghetto
artificiale e con i vari giardini progettati dalla nonna, diventavano
sempre
più grandi per poi, in alcune camere, prendere completamente
il posto delle
pareti esterne.
Ricordo la mamma e la zia che si
divertivano ad aiutare la
nonna ad arredare le varie camere degli ospiti che, erano quasi il
doppio, come
numero, delle nostre e che erano altrettanto grandi.
A quella villa sono collegati
moltissimi dei miei ricordi
migliori e da ora in poi si aggiungerà anche il ricordo di
Emmett Cullen.
Mi viro verso di lui e lo vedo che
poggia la mia valigia in
terra.
È proprio forte, ma non
può tenere sollevata per tutto quel
tempo la mia borsa che, supera abbondantemente i trenta chili.
Rabbrividisco solo a pensare a quello
che ho combinato per
non pagare la sovrattassa all’imbarco… Addie
quanto sei venale… dico fra me e
me…
Comunque i miei nonni sono proprio
lenti sono già passati
cinque minuti ed ancora nessuna traccia di loro.
Mi siedo sulla valigia stringendomi
ancora di più nel
cappotto.
Emmett mi sorride, sicuramente
starà pensando che per interpretare
la parte della ragazza forte io abbia finto di non avere freddo invece
adesso
mi stringo nella sua giacca per scaldarmi un po’, ma non
è assolutamente vero,
sto solo cercando di bearmi del suo incantevole profumo, se non lo
rivedrò più
voglio conservare nella memoria un’immagine più
nitida possibile di lui, del
suo odore, della sua voce.
Articolo pensieri sconclusionati,
cerco di trovare il
coraggio per chiedere ad Emmett di uscire qualche altra volta con me
con la
scusa di aiutarmi a farmi degli amici quando sento una voce provenire
dalla
casa.
Farfuglia qualcosa, ma non riesco a
capire bene quello che
sta dicendo.
Guardo interrogativa la porta quando
mentre mi alzo dalla
valigia e mi avvicino.
“Un attimo
arrivo!” dice Emmett “La voce di prima, ha detto:
Un attimo arrivo!” mi spiga intuendo la domanda che gli stavo
per porgere.
La porta scatta prima che io possa
chiedergli come abbia
fatto a sentire.
“Addison” urla il
mio nonnino buttandomi le braccia al
collo.
Io gli sorrido felice e ricambio
l’abbraccio.
Il mio nonnino… quanto mi
è mancato.
Lo stringo tra le braccia ma non
troppo, non vorrei
rischiare di fargli male sembra tanto fragile.
Ci stacchiamo poco dopo.
“Fatti vedere piccola mia,
è da un secolo che non ci vieni a
trovare” mi dice osservandomi bene.
“Sei proprio
cresciuta!”
“E tu sei sempre uguale
vecchiettino mio!” gli dico
sorridendo e ristringendolo tra le braccia.
Non è cambiato minimamente
dall’ultima volta in cui l’ho
visto.
I capelli brizzolati ma ancora folti
lo fanno sembrare più
giovane di quanto in realtà non sia.
Il suo fisico è
proporzionato né troppo magro né troppo in
carne.
Solo sul suo viso, qualche ruga di
troppo fa percepire la
sua vera età che viene immediatamente ridimensionata dai
suoi occhi grigi,
quasi dello stesso colore dei capelli, che sembrano tanto sinceri e
profondi.
Mi rendo conto che mio nonno
invecchia veramente bene, sarà
perché, da giovane era proprio un bel ragazzo.
Quando da bambina guardavo le foto
del matrimonio dei nonni
mi sembravano sempre un principe ed una principessa delle fiabe, erano
bellissimi.
Su lui e sulla nonna non vale il
detto che, con l’età la
bellezza sfiorisce.
Libero il nonno
dall’abbraccio quando sento che le sue
braccia si sono spostate ed il suo sguardo si è posato su
Emmett.
“Selve signor Montgomery,
sono lieto da rivederla” dice il
mio “cavaliere” porgendogli la mano.
“Tu sei il primogenito dei
Cullen vero?” gli chiede mio
nonno stringendogli la mano.
“Si sono Emmett Cullen.
Sono lieto si ricordi di me!”
Quanto è educato Emmett
è proprio un bravo ragazzo.
Il mio nonnino gli sorride bonario
anche a lui deve piacere
Emmett.
“Prego ragazzi
entrate!” ci dice il nonno precedendoci in
casa.
“Pieno di
qualità signor Cullen!” gli soffio in un orecchio
appena il nonno è abbastanza lontano.
“Non sai quante!”
mi risponde lui ghignando.
“Emmett potresti portare la
valigia di Addison di sopra?”
gli chiede il nonno rimbucando dalla grande porta del salone dove prima
aveva
probabilmente deciso di farci accomodare.
Si deve essere accorto anche lui che,
la mia valigia è
troppo pesante per essere portata da noi due ed un ragazzo muscoloso
come
Emmett fa veramente comodo quando si tratta di spostare la valigia
stracaricata
dalla mia cara mammina.
Emmett annuisce e rialza la valigia
da terra, senza di lui non
avrei saputo proprio come fare.
Mentre il nonno continua a precederci
salendo le scale il
mio nuovo amico si incammina verso la prima rampa.
Con una facilità estrema
sale fino al primo piano arrivando
nell’ampio corridoio che da allo studio del nonno ed alle
varie camere da
letto.
Non sembra per niente affaticato
anzi, e come se non avesse
fatto nemmeno le scale ma che avesse camminato tranquillamente su una
strada
piana o addirittura in discesa.
Il nonno gli indica la seconda porta
a destra.
Quando da piccola venivo in questa
casa a passare le vacanze
avevano trasformato una delle stanze degli ospiti nella mia camera.
La adoravo, era il mio regno, ci
passavo la maggior parte
della mia giornata anche perché, a parte una bambina non
troppo socievole, io
qui a Forks non avevo proprio amici.
Mi ero anche
“abbassata” a giocare insieme al mio fratellino
che, anche se adesso adoro, da piccolo era un vero e proprio rompipalle
insopportabile.
Non ricordo bene
l’arredamento della stanza, anche perché
ero molto piccola quando venivo qui, ma se i nonni hanno messo dei
mobili
simili a quelli del resto della casa siamo apposto.
Mia nonna è un architetto
quindi mi fido molto dei suoi
gusti raffinati.
È stata lei ad arredare la
mia cameretta in florida e, devo
dire, che l’adoro tremendamente, i colori, i mobili, la loro
sistemazione è
tutto perfetto.
Il nonno apre la porta ed Emmett mi
lascia lo spazio per
entrare per prima in camera.
Appena la vedo sgrano gli occhi.
“Ma è
gialla???” chiedo shockata.
Io non odio il giallo,ma quello della
stanza è uno dei
colori che non tollero assolutamente una sottospecie di color vomito.
“Ma Addie avevi scelto tu
il colore della camera!” sento una
voce che proviene dalle mie spalle.
Mi giro di scatto.
“Nonnaaa!” le
dico correndole incontro.
“Quanto mi sei
mancata” mi dice lei abbracciandomi e dandomi
un dolce bacio sulla guancia.
Anche lei non è cambiata
minimamente dall’ultima volta che
ci siamo viste è sempre la solita. I capelli castani ricci
le ricadono dolci
sul viso dove un piccolo neo sotto l’occhio scende il suo
viso ancora più
dolce.
È una donna minuta. Vista
da lontano potrebbe sembrare una
ragazzina. La nonna supera a stento il metro e cinquanta centimetri
d’altezza,
il che, vista l’altezza di tutti i miei familiari
è una cosa alquanto buffa.
La stringo forte a me e per
l’emozione la sollevo da terra.
Quando la alzo sento un tonfo sordo
di qualcosa che è caduto
sul pavimento.
Quando la rimetto a terra mi accorgo
che il rumore è stato
provocato da una stampella.
“Ma nonna allora
tu?” le dico sconvolta fissando la sua
gamba ingessata.
Lei e il nonno non avevano mai voluto
dire qual’era il suo
reale problema e avevano fatto preoccupare la mamma e la zia talmente
tanto da
decidere un trasferimento temporaneo.
“Scusaci Addie ma ci siete
mancati talemnte tanto che…
questo c’è sembrato il pretesto migliore per farvi
venire qui a Forks…” mi dice
mortificato il nonno.
“Ma… ma la mamma
lo sa? E la zia Jane?”
“Si sanno tutto, le abbiamo
chiamate poco fa per dirgli
tutto scusa piccolina mia!” mi dice la nonna.
Io sorrido.
Beh un po’ di tempo con i
nonni non può che farmi bene
quindi non me la posso prendere più di tanto con loro.
“Fa niente dai…
mi fa piacere restare qualche mese qui con
voi!” dico senza pensarci e girandomi verso Emmett che mi
sorride cortese.
Fino a poco fa mi ero completamente
dimenticato della sua
presenza.
“Tu sei il figlio di
Carlisle vero?” gli chiede mia nonna
sorridendo.
Lui annuisce.
Si vede che si conoscono quei due,
secondo Emmett la nonna
parla molto spesso di me al dottor Cullen.
“Emmett mi ha accompagnato
qui. Eravamo sullo stesso aereo.
Mi ha vista in difficoltà con la valigia e mi ha dato una
mano!” chiarisco
finalmente la situazione.
Non mi piace che i nonni non sappiano
qualcosa e guardino
con aria interrogativa Emmett.
“Volete del te
ragazzi?” ci chiede il nonno scendendo le
scale.
“No signor Montgomery la
ringrazio comunque ma devo
assolutamente andare via i miei non hanno mie notizie da
ieri… credo saranno un
po’ preoccupati.” Si scusa Emmett.
“Lo accompagno
fuori” dico prendendolo per un braccio e
trascinandolo al piano di sotto, è stano stare qui con loro.
La nonna mi sorride mi sa che si
è già accorta della mia
cotta per Emmett ma non fa niente prima che se ne accorga lui ho tempo.
Lo accompagno alla porta non facendo
caso al nonno che ci
spia dalla cucina.
“Grazie ancora Emmett,
spero di vederti presto!” gli sorrido
aprendo la porta.
“Certo Addie, voglio farti
conoscere i miei fratelli e
Rosie!”
Sentire quel nome è una
pugnalata al cuore. Rosalie, la sua
ragazza, sua moglie, non la conosco ancora ma già mi sento
in soggezione, mi
sento inferiore a lei.
“Ci conto!”
rispondo non facendo intuire ad Emmett le mie
paure.
Il mio orgoglio è molto
utile in queste circostanze. A
facciata dura imperscrutabile… devo essere sempre perfetta,
impeccabile.
Lui si avvia verso la macchina e il
mio cuore perde un
colpo.
Spero di rivederlo presto mi dico
stringendomi nel suo
cappotto mentre lui accende il motore della macchina.
“Emmett!” grido
appena mi rendo conto che, molto probabilmente,
dovrei restituirgli il giubbotto ma lui non mi sente.
Beh almeno adesso ho la scusa per
rivederlo.
Eccomi arrivata finalmente al terzo
capitolo. Scusate il
ritardo nell’aggiornamento ma non ho avuto molto tempo per
scrivere durante
questo periodo. Spero vi sia piaciuto comunque questo nuovo capitolo
anche se
non succede ancora nulla di significativo, per un po’ di
azione dovrete
aspettare il prossimo.
Comunque ringrazio tutti voi che
state leggendo la storia e
un grazie particolare va a:
musa93: Anch’io adoro
Emmett ed Edward(soprattutto
quest’ultimo) Ho sempre immaginato così Emmett
come il simpaticone di turno
quindi spero vi piaccia in questa veste e non nei panni del ragazzo
serio XD
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo^^ baci
GreenHair: Te l’ho sempre
detto come mai a te i complimenti
con il cibo ti vengono a me no
uffiç_ç… comunque Grazie sono contenta
ti
piaccia Addie, speriamo che Rosalie non prenda veramente in
considerazione
l’idea di strapparle vari organi vitali XD
Momob: Grazie mille per i complimenti
eh si Emmett si è
avvicinato molto ad Addie ma il motivo verrà presto a galla^^
_sefiri_ Grazie^^ beh Rosalie non
dovrà sapere nulla del
comportamento di Emmett almeno per ora o povera Addie…XD
Gianna88: Grazie capo *me si mette
sull’attenti* mi scusi il
ritardo della pubblicazione ma spero le piaccia comunque^^
Alla prossima baci Callie^^
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Maledizione
questa camera è proprio brutta. Non sopporto proprio questo
colore! Sono appena
risalita in camera dopo aver lasciato Emmett di sotto e già
mi viene la nausea
guardando la pittura color vomito. Ma cosa avrò mai potuto
avere in testa il
giorno in cui ho scelto questa pittura?
Faccio
una smorfia non riesco a celare il mio palese disgusto.
Giro
intorno a me stessa per osservare tutte e quattro le pareti.
I mobili
non sono poi niente male anche se il colore anche questo giallognolo,
si intona
a queste pareti e non credo andrebbe bene con il colore che ho in mente
di
utilizzare.
Mi butto
a peso morto sul letto sospirando forte.
“Mamma
mia Addie non puoi fare così per tutto il giorno! Ho capito:
odi questo coloro
e allora?” mi dice la nonna facendo capolino dalla porta e
andandosi a sedere
sul grande puff color “titi il canarino” che fa
bella mostra di se nell’angolo
della stanza.
“Cosa
vuoi dire nonna?” le dico alzandomi rapidamente dal letto ed
andando a darle
una mano per sedersi comodamente. La gamba ingessate le è di
impaccio si vede
che non riesce a muoversi bene.
“Beh
Addie hai sempre amato dipingere e arredare le camere, hai un talento
naturale
per questo - salvo i colori inguardabili che avevi usato nella
stanzetta in
florida, ma abbiamo rimediato anche a quello- domani prendi la carta di
credito
che usiamo per le emergenze e vai a compare quello che ti serve per
riarredare
la tua stanza. Ci dovrai stare qualche mese, almeno, e non puoi odiarla
così”
La nonna
è proprio forte
“Potresti
viziarmi così nonnina!” le dico sorridendo. Lei
ricambia il sorriso e mi porge
una mana, vuole che l’aiuti ad alzarsi.
La tiro
su con estrema facilità, non credevo di essere
così forte… ma no sarà che la
nonna pesa si e no 40kg, non ti illudere Addie non sei forte come credi.
Rido un
po’ di me, mi sto illudendo di troppe cose in questi giorni,
anzi mi sto
illudendo da quando ho conosciuto Emmett…
“Ah,
piccola mia, domani prima dello shopping dovresti accompagnare me e il
nonno
dal dottor Carlisle mi dovrebbe fare qualche altro controllo alla gamba
anche
per vedere quanto dovrò tenere ancora il gesso!”
Io
annuisco semplicemente. Sto già pregustando il momento in
cui rivoluzionerò
drasticamente la mia nuova cameretta e non tengo molto conto di quello
che mi
sta dicendo la mia nonnina.
La stanza
verrà benissimo, sarà bellissima ho
già qualche ideuzza.
La nonna
esce lasciandomi ai miei pensieri.
Mi lascio
scappare un: “Eccellente!” imitando il
più possibile il signor Burns dei
Simpson e poi mi faccio prendere la mano scoppiando in una sonora
sottospecie
di risata diabolica.
“Addie
fai veramente paura quando ridi così!” mi dice il
nonno entrando in stanza in
quel preciso momento.
“Che
figura, proprio adesso dovevi entrare?” gli dico diventando
scarlatta.
Il nonno
si mette a ridere della mia buffa espressione e del repentino
cambiamento di
colore . si gira e poggia su un basso tavolino accanto alla porta un
vassoio
con una grande caraffa e un bicchiere alto e stretto con una fetta di
limone e
dello zucchero intorno al bordo. Sul vassoio c’è
anche una cannuccia, fin da
quando ero piccola bevo qualunque bevanda con la cannuccia, il nonno se
l’è
ricordato.
Gli
sorrido per questo.
“E’ al
limone, proprio come piace a te!” mi dice
porgendomi il bicchiere.
Il nonno,
oltre ad essere uno dei migliori chirurghi che io abbia mai conosciuto,
fin da
quando era ragazzo, per mantenersi agli studi, aveva intrapreso la
carriera di
barman ed ancora adesso si diletta a creare cocktail particolari e a
presentare
qualunque bevanda in modo originale e fantasioso per stupire parenti ed
amici.
Prendo il
bicchiere mentre il nonno inizia a versarmi del the buonissimo come
solo lui sa
fare.
Prevedo
di ingrassare qualche chilo nei prossimi mesi tra i cocktail
ipercalorici del
nonno e i manicaretti deliziosi della nonna.
“La nonna
ti sta preparando la Sacher
per cena quindi disfa i bagagli e poi scendi, non intendo aspettare
delle ore
come al solito!” mi rimprovera come al solito prima di uscire
dalla stanza.
Ma io non
lo sto più ad ascoltare il pensiero che tra un po’
mangerò una buonissima torta
al cioccolato si impossessa di me…
Prendo la
valigia e il beauty e li poggio sul letto accanto alla mia onnipresente
borsa
da viaggio.
Sarà
stata l’adrenalina ma non ho fatto troppa fatica ad alzare
tutta quella roba in
una volta sola…
Spalanco
le porte dell’armadio più grande che io abbia mai
visto e apro la zip della
valigia.
In un
batter d’occhio mi metto a disfarla in fretta e furia
lanciando alla rifusa i
vestiti nell’armadio che, sicuramente, domani
cambierà dimora per questo non mi
prendo neanche il disturbo di riordinarli.
Prendo le
scarpe dallo scomparto nascosto della valigia e le sistemo il
più ordinatamente
possibile accanto alla parete dietro il puff, non vorrei inciamparvi.
Uno dei
prossimi acquisti dovrà essere una bella scarpiera capiente
e, perché no, con
la scusa del mobili addebiterò sulla carta di credito dei
nonni qualche altro
paio di scarpe visto che ne ho portate una minima parte di quelle che
uso di
solito.
Poggio la
valigia nell’armadio proprio sopra il mucchio di vestiti e
chiudo le due ante.
C’è una chiave ma è inutile usarla in
questo momento.
Torno
verso il letto e mi metto a frugare nel mio beauty. Prendo tutto i miei
prodotti da bagno: lo shampoo, il balsamo, le creme per il corpo, il
bagnoschiuma
al the verde, quello alla cannella, i vari prodotti per i capelli le
spazzole e
il necessaire che per me ha l’accezione di “tutta
una casa” e la sistemo nel
bagnetto attiguo alla camera.
Il bagno
è stupendo finalmente i mie colori preferiti la fanno da
padrone. Decorazioni
floreali stilizzate, blu, viola, arancioni e rosse si armonizzano sulla
parete
facendola apparire stupefacente, molto tribale oserei dire, il decoro
ricorda
molto quei tribal tattoo che tanto desidero incidere sulla mia pelle.
Il bagno
è immenso, molto più dei due bagnetti che ho in
casa mia in florida messi
insieme anzi, solo il bagno è grande quasi quanto tutta la
mia stanzetta in
florida.
Oltre ad
un enorme vasca da bagno, in un angolo, incassata tra le pareti
c’è una grossa
cabina doccia l’ideale per una persona come me che,
soprattutto d’estate è
perennemente sotto la doccia.
Esco
dal bagno, ho quasi finito di sistemare
tutta la mia roba, mancano solamente i miei adorati
“gioiellini”. Li lascio beauty,
non vorrei rischiare di perderli quando sposterò i mobili.
Sì,
certo, il 90% di questi gioiellini è di bigiotteria ma io li
adoro comunque
tutti come se avessero un valore inestimabile.
Apro una
delle varie scatoline, la prima che mi capita a tiro, voglio cambiare
un po’ il
mio “look” domani. Devo incontrare il dottor
Cullen, non posso fare mica brutta
figura.
Devo
scegliere già da adesso cosa indossare domani e, per me, la
cosa migliore è
cominciare dagli accessori.
Nella
prima scatolina che apro trovo una collanina molto semplice,
è formata da due
fili separati, uno nero ed uno rosa che si incontrano in un solo punto,
al
centro della collana stessa, dove è montato un ciondolo
formato da una cascata
di tante piccole stelline.
È una
delle mie collanine preferite, me l’ha regalata qualche tempo
fa il mio ex
fidanzato per il nostro primo mese insieme.
La poggio
sulla scrivania e mi metto a cercare il braccialetto e gli orecchini in
coordinato, mi era piaciuta così tanto che sono andata a
comprare tutto il
completo il giorno stesso in cui Christian me l’ha regalata.
Apro
l’armadio e mi metto a riflettere su quale sia il completo
più adatto da
abbinare a quei gioiellini. Opto per un paio di sobri pantaloni neri,
che in
realtà non sono poi tanto sobri visto i nastrini rosa che
creano uno strano
effetto sul lato della gamba, e il corpetto nero che riprende lo stesso
motivo
dei pantaloni sui fianchi e sull’apertura davanti.
L’unica pecca di quel top se
così si può chiamare è la
difficoltà nel metterlo, ogni volta che lo indosso
devo togliere completamente uno dei tre nastrini che tengono i pezzi
legati tra
loro e poi è una rottura rilegarlo.
Prendo
anche una camicia nera da mettere sotto, non sono un tipo troppo
freddoloso ma
con le temperature di Forks è strano vedere in giro una
ragazza con un
leggerissimo corpetto con le maniche a giro.
Mancano
solo le scarpe.
Se fosse
per me andrei in giro con scarpe da ginnastica e tuta ma la mia perenne
ricerca
di perfezione di impedisce di stare comoda o almeno per adesso.
Quando
Emmett sarà mio e la gente a Forks avrà imparato
a conoscermi non mi farò più
nessunissimo problema sul come vado in giro.
È una
cosa mostruosa lo so ma la gente si fa molto influenzare dalle
apparenze e
quindi, quasi mai, vuole conoscere la gente per
com’è fatta internamente ma,
alla prima occhiata si sofferma sull’apparenza.
Prendo
dal mucchio un paio di convers nere con i lacci rosa, non sono troppo
eleganti
ma nel complesso stanno bene con tutto il resto.
Ora che i
miei vestiti sono pronti, posso andare finalmente di sotto ad
ingrassare un
po’.
Scendo le
scale a due a due pregustando la buonissima torta sacher della nonna, e
lascio
sui vari gradini una scia di bava come le lumache… che
schifo di pensieri fai
Addie? Chiedo a me stessa scoppiando a ridere mi sa che un
po’ di tento qui a
Forks farà bene anche alla mia testolina bacata.
“Addie
sveglia sono già le nove passate!” mi dice il
nonno bussando alla porta, ma non
sa che sono già sveglia da quasi un ora e da una decina di
minuti sono alle
prese con il nastrino del corpetto che proprio non ne vuole sapere di
chiudersi.
Quando
finalmente infilo il nastrino nell’ultimo buco quasi mi metto
a piangere dalla
commozione. Faccio rapidamente il nodo e mi guardo alla specchio.
Se mi
vedesse adesso Ellen si metterebbe a ridere chiamandomi
“Dolce principessina
sadomaso” (il che mi ricorda che non ho ancora telefonato ad
Ellen anche se
sono arrivata quasi un giorno fa) in effetti sembro molto Willow nella
puntata
di Buffy in cui era una vampira.
Molto
dark lo devo ammettere ma il rosa e il nero mi stanno maledettamente
bene, la
mia autostima da sempre alle stelle si accende ancora di più
in questi piccoli
momenti in cui mi sento REALMENTE bella, cosa che, a differenza di
quello che
potrebbe sembrare, succede molto raramente.
Mi trucco
leggermente non sono mai stata una di quelle a cui piace
“cambiarsi
drasticamente i connotati” con il trucco anzi, la maggior
parte del mio tempo
la passo senza trucco o comunque solo con un sottilissimo strato di
ombretto e
matita per gli occhi.
Pettino i
capelli e li lascio liberei facendo molta attenzione al ciuffo che non
dovrebbe
precipitare sull’occhio almeno quando guido.
Per
evitare incidenti di sorta, alla fine, lo appunto con una forcina alla
base,
così non si dovrebbe muovere.
Finalmente
posso uscire dalla stanza in perfetto orario direi
l’appuntamento della nonna è
tra non meno di tre quarti d’ora.
Ho tutto
il tempo che voglio per fare colazione.
Scendo le
scale di corsa seguendo
il profumino che
continua ad emanare la mia sacher tort. Mi siedo al tavolo accanto alla
nonna
ed inizio ad ingurgitare fette di torta grandi quanto il piatto.
La
colazione è silenziosa.
Il nonno
legge il giornale mentre la nonna cerca di guardare una delle sue
telenovele
preferite tenendo il volume della televisione al minimo.
“Addie
potresti aiutarmi a sparecchiare?” mi dice ad un certo punto
il nonno
abbassando il giornale.
Io
annuisco ed inizio a sparecchiare il più velocemente
possibile, sono curiosa di
vedere il dottor Cullen.
Mentre il
nonno aiuta la nonna ad alzarsi io vado a prendere le chiavi della
macchina.
“Nonno
dove sono le chiavi della jeep?”
“No,
Addie andiamo con la tua macchina!”
“Cosa?”
rispondo incredula.
“Il nonno
ti ha comprato una macchina per i tuoi spostamenti qui a
Forks!”
“Vieni
qui che te la faccio vedere!”
Sono
sconvolta, i miei nonni mi hanno comprato una macchina? E dire che in
Florida
potevo guidare quella della mamma solo quando a lei non serviva.
Entriamo nel
garage da una porticina sul retro.
Le
macchine dei nonni sono li. In effetti il nonno è un
vecchietto piuttosto
eccentrico. La mamma mi ha sempre raccontato della sua passione per le
macchine
sportive e, a vedere il suo box auto, un appassionato potrebbe anche
morire
dalla felicità. C’è un solo piccolo
problema, anche se potrebbe cambiare
macchina almeno una volta al mese per un intero anno senza mai riuscire
ad
usarle tutte, le lascia qui nel garage a fare la muffa. Ne esce
qualcuna ogni
tanto ma, il più delle volte, usa sempre la stessa jeep
sgangherata che, quando
era un po’ più giovane, ha sistemato con le sue
stesse mani. O almeno questo è
quello che crede lui, di nascosto era mio padre che,
d’estate, sistemata i vari
componenti che il nonno montava alla rinfusa.
“Allora?
Dov’è questa macchina?” chiedo passando
in rassegna tutti i vari tipi di
mercedes che ci
accolgono alla nostra
entrata.
“E’
quella piccola!” mi dice la nonna indicandone una
dall’altra parte del box.
È nera,
solo questo riesco a vedere chiaramente, ha la capotte abbassata.
È piccola e
sportiva, se riconosco il marchio è della Peugeot ed
è abbastanza grande per
accogliere 5 adulti.
Il mio
sogno che si realizza, la macchina che ho sempre sognato è
ora qui davanti a
me.
Il nonno
mi passa le chiave ed io le prendo con mani tremanti.
Salgo a
bordo e, senza neanche allacciare la cintura metto in moto il motore e
faccio
marcia indietro per uscire dal garage seminterrato.
Il nonno
apre il portellone e, dopo aver fatto sedere la nonna sul sedile di
dietro ed
avermi intimato di mettere la cintura, si siede accanto a le e si
imbraca alla
meno peggio mentre io non gli do neanche il tempo di sistemarsi e parto
sgommando verso l’ospedale di Forks.
I nonni
sanno del mio terrore per la velocità e non capiscono
proprio come faccia ad
andare a più di cento su una strada che non conosco bene, ma
la sensazione di
vento tra i capelli e i libertà è inebriante.
Decelero
un po’, giusto in tempo per non farmi prendere una crisi di
panico. Ho
esagerato un po’ sta volta.
Parcheggio
davanti all’ospedale e seguo i nonni dentro la struttura.
“Signora
Montgomery bentrovata!”
Mi giro
verso la fonte di quella voce e lo vedo. Un uomo che, a stento
avrà 25-26 anni
con i capelli color miele, la pelle diafana ed uno dei visi
più belli che io
abbia mai visto si avvicina a noi.
“Oh
dottor sono contenta di vederla!” gli dice mia nonna
porgendogli gentilmente la
mano.
Lui la
afferra ma la molla quasi subito per salutare il nonno.
Poi alza
lo sguardo su di me, i suoi occhi d’ambra incontrano i miei
castani, nel suo
sguardo vedo Emmett, è strano non mi era mai successo di
vedere dappertutto gli
occhi di una persona che avrò visto si e no per qualche ora
e di cui mi sono
già perdutamente innamorata.
L’Addison
interiore sbuffa mentre io sorrido al dottore.
“Tu devi
essere Addison. I tuoi nonni mi hanno parlato molto di te, la loro
descrizione
però non ti rendeva giustizia!” mi dice porgendomi
la mano.
Addie non
ti permetto di arrossire, porgigli la mano e rispondi si anche
sarcastica se
vuoi basta che rispondi.
“Com’è
galante dottor Cullen, sono contenta di fare finalmente la sua
conoscenza!”
Lui mi
guarda un po’ perplesso.
“Ho
capito che è lei dagli occhi… ha gli stessi occhi
di Emmett. Emmett Cullen non
è suo figlio?”
Lui ride,
una risata cristallina e melodiosa.
“Si
Emmett è mio figlio ma, mi dispiace doverlo ammettere ma non
è ‘geneticamente’
mio figlio. Io e mia moglie lo abbiamo adottato come tutti i suoi
fratelli e
sorelle. Comunque ti ringrazio per il complimento Emmett ha davvero dei
begli
occhi!”
“Com’è
vero!” sussurro quasi tra me e me.
Lui
sembra essersene accorto e mi sorride.
Anch’io
sorrido ma sono un po’ imbarazzata mi riprendo quasi subito e
continuo.
“In
effetti lei è troppo giovane per avere un figlio
dell’età di Emmett… mi sento
una stupida!”
“Non dire
così Addie, non sei stupida, stai solo in un mondo tutto
tuo!”
Sento
dire alle mie spalle.
Quella
voce la riconoscerei tra mille, quando faccio per girarmi e salutarlo
lo sento
che mi scompiglia i capelli.
“Maledetto!”
gli dico alzando la testa infuriata.
Lui
inizia a ridere e mi fa la linguaccia.
“Se ti
prendo!” gli dico correndogli dietro come una stupida
causando l’ilarità di
tutta la gente che si trova intorno a noi.
Almeno
abbiamo creato un divertente siparietto…
Mi giro è
vedo il dottor Cullen che, da come me lo ha descritto la nonna,
è sempre
composto e serioso, che si tiene la pancia per non ridere troppo.
Mi fermo
come se avessi sbattuto contro il muro.
Mi
ricompongo immediatamente e, ancora un po’ paonazza ritorno
dal dottor Cullen
seguita da Emmett che, con sguardo da cucciolo bastonato, sembra
chiedermi
“Perché non giochiamo più? Che ti ho
fatto?”
“Mi hai
fatto crollare la maschera davanti a tutti ecco che cosa hai
fatto!” gli dico
sprofondando in una sedia mentre i miei nonni e Carlisle entrano nella
sala
visite.
“Cioè?”
mi chiede non avendo capito minimamente cosa intendevo dire.
“Voglio
dire che, grazie a questo siparietto comico tra noi due tutto
l’ospedale, e in
particolar modo tuo padre, ha capito che sono una pazza scatenata. Uffi
ed io
che pensavo di far bella figura con il dottor Cullen!”
“Come mai
vuoi fare bella figura con mio padre?”
“Sai come
si dice se vuoi conquistare un ragazzo devi conquistare la sua
famiglia!”
Addie
oggi sei troppo audace batti il cinque.
Emmett
sorride.
“Lo sai
che a me non importa se conquisti Calisle, a me basta che tu piaccia a
me e a
nessun’altro… anche se Rosie… Beh se le
dici che stai facendo tutto questo
perché hai una cotta per me non tenso che ti lascerebbe
più avvicinate a me.
Anzi conoscendola non penso che arriveresti a domani!”
“Bella
prospettiva. Se scelgo l’amore muoio ma se scelgo di
allontanarmi da te
soffrirei troppo! Sono proprio due belle prospettive ma sai che ti
dico? Per
ora, cioè fino a quando non sarai tu a dirmi che ti piaccio
io ti rimarrò
intorno come amica, magari Rosalie non mi uccide?”
Gli
chiedo speranzosa, lui ride.
“Vedremo”
risponde tranquillo.
“Comunque
vorrei farmi perdonare da te per quello che è successo
prima…”
“Ma
Emmett pensi davvero che io mi sia arrabbiata?” lo interrompo
prendendo la
parola.
“No, non
lo penso ma sai… potrei sdebitarmi con te per la compagnia
che mi hai fatto
ieri e poi mi devo far perdonare anticipatamente se Rosalie decide di
ucciderti!”
Stavolta
tocca a me ridere.
“Mhh
pensando bene alla tua proposta ci sarebbe qualcosa che potresti fare.
Conosci
per caso una ditta di ‘uomini di fatica’ forti e
muscolosi come te? Sai dovrei
ripitturare la mia camera e cambiare tutti i mobili!”
Lui
sospira.
“Dai dark
lolita se è solo questo io e i miei fratelli saremo
felicissimi di darti una
mano. Anche se non sembra Edward e Jasper sono forti quanto me e Alice
e
Rosalie hanno un incredibile senso estetico. Così prendiamo
due piccioni con
una fava: mi faccio perdonare e ti faccio conoscere la mia
famiglia!”
“Ok!” gli
dico sorridendo.“Riaccompagno i nonni a casa e poi andiamo
insieme a prendere i
tuoi fratelli ti va?”
Lui
annuisce.
Non avrei
mai potuto pensare che l’aiuto dei piccoli Cullen per
sistemare la mia stanza
qui a Forks avrebbe cambiato per sempre la mia vita…
Okay il
capitolo è un po’ lunghetto e non toppo
“topico” diciamo ma dal prossimo gli
eventi inizieranno a prendere una piega diversa e si
scoprirà qualche alto
dettaglio sulla vita di Addison.
E ci sarà
un colpo di scena spero di riuscire a scrivere il capitolo proprio come
lo vedo
nella mia testa^^
Comunque
spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ringrazio tutti quelli
che
stanno leggendo la mia storia.
Un grazie
particolare va a:
1 - Bella4
2 - Honey Evans
3 - lady bella
4 - metal_darkness
5 - musa93
Che hanno
messo tra i preferiti la mia storia e a:
GreenHair:
poveri tra un po’ comparirà Rosalie
chissà quale sarà la sua reazione huhuhuhu!
Comunque continua a fare il tifo per me con i pon pon ci conto XD kiss
Musa93:
Ma grazie sono contentissima che ti
piaccia^^ Spero di non averti fatto aspettare troppissimo per nulla ma,
tra gli
esami e i macellini vari non ho avuto molto tempo per scrivere. Spero
che il
prox capitolo sarà più veloce da scrivere^^ kiss
ale
Bella4:
huhuhuhu adesso Addie si è anche dichiarata se lo sa Rosalie
le prende un
infarto povera. Ma povera Rosalie o povera Addison? Tra le due non so
dire chi
è più pericolosa quando si incavola huhuhuhu kiss
Al
prossimo capitolo spero tra prestissimo baci Callie
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
“Allora
nonna cosa ti ha detto Carlisle
prima? Come va la gamba?”
“Fortunatamente
va molto meglio. Ha
detto che siccome sta guarendo molto velocemente non
c’è più bisogno di un
intervento come temeva il nonno”
Faccio
un sospiro di sollievo
mentre parcheggio la macchina davanti alla porta di casa.
Sono
agitatissima non vedo l’ora
di lasciare qui i nonni ed andare a conoscere finalmente la famiglia di
Emmett
ma, nello stesso tempo, ho una fifa tremenda della reazione di Rosalie.
Ho
paura che lei riesca a capire
il mio interesse nei confronti di Emmett e che rimanga ferita dal mio
comportamento. Lo so benissimo non sto facendo la cosa giusta andando
dietro ad
un ragazzo fidanzato ma non ci posso fare niente lui mi piace troppo.
Mentre
penso a queste cose aiuto
il nonno a portare di sopra la borsa della nonna e do di nuovo
un’occhiata
generale alla mia camera per rendermi conto sul da farsi.
Credo
che per ora sarebbe meglio
spostare questi mobili e ridipingere le pareti, è
l’unica cosa da fare è
inutile compare dei mobili senza prima sapere le reali dimensioni della
camera.
“Addie”
mio nonno mi chiama dall’altra
stanza.
“Cosa
c’è gli dico andando da lui.
“La
nonna mi ha detto di darti
questa! Ma fai attenzione non la perdere mi raccomando visto la tua
sbadataggine
saresti capace di questo ed altro!”
Faccio
la smorfia più triste che mi
riesce e prendo la carta.
“Nonno
fidati di me!” gli dico
afferrandola e uscendo dalla stanza.
Appena
sono distante dal suo
raggio d’azione mi metto a correre verso la macchina.
Accendo
la musica e ritorno in
ospedale dove Emmett mi sta aspettando.
Mi
ci vogliono pochi minuti per
arrivare e trovo Emmett appoggiato al muro accanto
all’ingresso.
“Oh
mio Dio quanto è bello!” dico
sospirando forte prima di fermarmi.
Lui
inizia a ridere, come se
avesse sentito le mie parole, ma no sarà stata solo la mia
buffa espressione a
farlo scoppiare ormai sono diventata un fenomeno da baraccone.
Mi
fermo accanto a lui e lo faccio
salire in macchina.
“Wow
che bella, Rosalie impazzirà
vedendola, anche se lei ama di più i colori
sgargianti!”
“Bella
e che ama le auto… la donna
ideale!” dico sarcastica.
Non
l’ho ancora incontrata ma già
non la sopporto.
“Gelosa
Ad?”
Presa
in pieno…
Faccio
finta di niente e continuo
a guardare la strada davanti a me non rispondendo alla domanda che
Emmett mi ha
appena fatto.
Lui,
offeso probabilmente, si gira
dall’altra parte per guardare oltre il finestrino.
Non
parliamo per qualche minuto
quando mi accorgo che sto guidando verso una meta che non conosco e il
mio
navigatore non mi ha ancora dato nessunissima indicazione.
“Emh
Emmett mi diresti che strada
devo fare per arrivare a casa tua?”mi decido finalmente a
rompere il silenzio
ma lui non risponde.
“Emmett?...”
Nessuna
risposta anzi lui non si
gira neanche per guardarmi in faccia. Continua a fissare qualcosa fuori
dal
finestrino.
“Emmett
ti decidi o no o parlarmi?
Lo sai sei solo un bambino dispettoso!”
Gli
dico sbuffando ma lui non
reagisce.
“Lo
sai benissimo che sono gelosa
non devo certo ripetertelo ogni volta! Daiiiiiiiiiiiii Emmett parlami
daiiiiiiiii” inizio a fare la lamentosa. Quando faccio
così divento veramente
insopportabile.
“Dai
lagna prendo la strada verso
nord e quando arrivi al fiume Calawah gira verso sinistra e continua
nel
sentiero tra gli alberi!”
“Sissignore
Signor Cullen!” gli
dico mettendomi ipoteticamente sull’attenti.
Emmett
ride di nuovo finalmente.
“Ma
cosa è successo prima perché non
mi rispondevi? Non penso che sia perché non ho risposto alla
tua domanda…” gli
chiedo ora che lo vedo più tranquillo.
“No
infatti non è per quello… è,
beh non mi sento molto sicuro di portarti a casa mia, sarei
più tranquillo che
tu per adesso non entrassi almeno. Già è
abbastanza strano che io presenti una
ragazza alla mia famiglia figuriamoci se la porto dentro casa il
secondo giorno
che la frequento!”
Sono
un po’ delusa da quello che
dice e non riesco a celare questo strano sentimento che mi attanaglia
fin dalle
viscere.
“Addie
non te la prendere… sai la
mia famiglia non è come tutte le altre… noi
Cullen siamo un po’ particolari…
non ti posso dire molto di noi ma sappi che raramente frequentiamo
‘estranei’”
Io
continuo a guidare tendendo gli
occhi ben saldi sulla strada quando vedendo il sentiero tra gli alberi
Emmett
mi dice di girare.
Io
eseguo l’ordine e mi avventuro
nella strada secondaria tra le felci.
“Come
mai abitate così lontano da
Forks?”
“Non
vogliamo essere ventiquattrore
su ventiquattro sotto il microscopio. Gli abitanti di Forks sanno
essere degli
impiccioni di prima categoria.”
Io
rido
“Ne
so qualcosa! Quando ero
piccola non potevo uscire di casa che venivo osservata per strada.
Sentivo le
persone parlare di me e della mia famiglia ogni volta che ci vedevano.
Eravamo quelli
nuovi, di cui non si sapeva nulla e di cui si voleva tanto
spettegolare!”
“Si
già! Neanche noi passiamo di
certo inosservati. Due ragazzi come Carlisle ed Esme che adottano
quattro
ragazzi di poco più piccoli di loro riscuotono un certo
interesse!”
“Emmett
hai mai conosciuto i tuoi
veri genitori?” gli chiedo non vedendo ancora
null’altro che alberi davanti a
me.
“In
effetti si, li ho conosciuti,
ma di loro non ricordo molto. Non ricordo i loro nomi, non ricordo i
loro visi,
non ricordo se li amavo o meno…”
“Ma
loro ti hanno abbandonato?”
Forse
sto superando il limite con
queste domande ma sono curiosa. Emmett non risponde e fissa un punto
imprecisato davanti a se.
“Eccoci
arrivati!” mi dice
indicando la fine del fitto bosco. Da dove siamo si può
intravedere la casa.
Una
grande casa bianca
rettangolare di tre piani tenuta in ombra dai rami di enormi cedri
Più
ci avviciniamo alla casa più
mi sembra che il tempo inizia a scorrere lentamente fin quasi a tornare
indietro.
L’atmosfera
è idilliaca,
rilassante, oltre al rumore del motore della macchina si sente solo il
lento
scorrere del fiume in lontananza.
Parcheggio
la macchina davanti
casa e guardo Emmett che scende e si avvicina all’ampia
veranda.
Lo
vedo scomparire all’interno
della casa quando il mio occhio nota un movimento al secondo o terzo
piano.
Alzo
la sguardo giusto in tempo
per vedere una tendina che si richiude veloce. Qualcuno mi stava
osservando.
Mi
alzo dal sedile e mi appoggio
alla carrozzeria della macchina quando vedo la porta di casa che si
riapre ed
Emmett che esce di casa seguito da altre quattro persone.
La
prima, un ragazzo alto con i
capelli biondi e gli occhi di ambra mi sorride. Dietro di lui una
ragazza di poco
più bassa di me con i capelli neri saltella allegra verso di
me.
“Ciao
io sono Alice!” mi dice
porgendomi la mano sorridente.
Quel
sorriso è contagioso, Alice
mi piace già.
“Piacere
di conoscerti io sono
Addison” le rispondo stringendole la mano
“Io
sono Jasper” mi dice il
ragazzo dai capelli d’oro affiancandosi alla sorella.
“Addison!”
Nel
frattempo gli altri due
ragazzi si avvicinano diffidenti a noi.
Sono
di una bellezza
straordinaria, come tutti gli altri Cullen che ho visto fino ad ora del
resto
ma, c’è qualcosa in quei due che mi attira
particolarmente.
Lui,
alto quasi quanto Emmett con
i capelli rossi sembra non gradire la mia presenza nella sua
proprietà mentre
lei…
Rosalie
è di una bellezza
sfolgorante, non potrei mai competere con lei ne mai lo vorrei. Mi
attira
tantissimo, tutta l’antipatia che ho provato per lei negli
ultimi due giorni è
scomparsa del tutto trasformandosi in ammirazione, voglio assolutamente
diventarle
amica ma, anche lei è irritata dalla mia presenza.
Quei
due mi intimidiscono ma mi
basta guardare per un secondo Jasper e il sorriso di Alice per
tranquillizzarmi.
“Piacere
Addison” dico quando i
due sono abbastanza vicini e posso porgere la mano.
“Rosalie”
mi dice lei prendendomi
la mano, forse non le ho poi fatto questa brutta impressione.
Quando
Rosalie mi lascia la mano
la porgo verso il ragazzo.
“Edward”
mi dice quasi
meccanicamente afferrando la mano. È una frazione di
secondo, ma me ne accorgo comunque
l’espressione di Edward muta, sembra quasi incredulo e poi
torna in se e si allontana.
Sono
perplessa perché lo avrà
fatto?
“Allora
andiamo?” dice Alice per
togliermi dall’imbarazzo.
“Si
c’è una stanza da ridipingere!”
continua Jasper.
“Piccolo
problema in una sola
macchina non entriamo come ci dividiamo?” chiedo io.
“Noi
donne andiamo a compare la
vernice mentre i maschietti vanno a casa tua e cominciano a spostare i
mobili
ti va?” propone Alice.
Sento
una forte ostilità nell’aria
mi giro verso Rosalie ma lei è tranquilla quindi annuisco.
Faccio
salire lei ed Alice sulla
mia macchina e parto alla volta del negozio di ferramenta senza curarmi
di
quello che stavano facendo i ragazzi.
Non
noto neanche che Edward
afferra la spalla di Emmett ed inizia a parlargli in modo molto
concitato…
“Allora
Addison quando sei
arrivata a Forks?” mi chiede Alice dal sedile di dietro.
“Sono
arrivata ieri ma già non
vedo l’ora di tornare in Florida!” le dico ridendo.
“Non
amo particolarmente questa
città o almeno non amo particolarmente la
mentalità dei suoi abitanti… mi sento
sempre sotto esami qui, è per questo che mia madre
è scappata di qui anni fa. Non
so come fate voi… sicuramente attirerete moltissime
attenzioni non vi da
fastidio?”
“Non
particolarmente dai, tentiamo
di stare più tempo possibile lontani dalla città
quando non ce la facciamo più
degli sguardi indagatori della gente ci rifugiamo in casa
nostra!”
È
Rosalie che mi risponde
sorridendo, io ricambio il sorriso. Abbiamo qualcosa in comune almeno.
Arriviamo
molto velocemente al
negozio parlando del più e del meno.
Abbiamo
esaurito le domande di
rito del tipo, anni, interessi, scuola, gusti musicali, ci rimane solo
di
parlare dell’amore che è un argomento che evito
come la peste.
Alice
mi ha già fatto il terzo
grado chiedendo se ho il fidanzato, se ne ho mai avuti ma io ho sempre
glissato
le domande cambiando argomento.
Anche
Rosalie aveva capito e, ogni
qualvolta Alice apriva quest’argomento parlava del tempo e di
quanto fosse
difficile trovare un paio di scarpe da abbinare al suo nuovo vestito
viola di
flanella, fortunatamente non sospettava neanche che non osavo
rispondere perché
al centro delle mie attenzioni c’era il suo ragazzo.
Non
pensavo che Rosalie fosse così
espansiva e simpatica.
A
prima vista mi sarei aspettata
una ragazza seriosa e anche alquanto pallosa, invece è tutto
il contrario, sono
contenta di questo.
Parcheggio
davanti alla ferramenta
ed entriamo.
“Addie
a che colore avevi pensato
per la tua camera?”
“Lilla!”
diciamo insieme io e
Rosalie.
Ci
mettiamo a ridere mentre il
proprietario del negozio guarda rapito Rosalie, chi non rimarrebbe
abbagliato
da quel sorriso?
Prendiamo
il colore e corriamo a
casa mia.
Alice
mi estorce anche la promessa
di andare con loro due a fare shopping. Mi piace andare in giro per
fare
compere con le amiche ma, accanto a loro sarà un
suicidio… buffa, goffa,
inadeguata sarebbero state le parole d’ordine.
Arriviamo
in casa e vediamo Edward
ed Emmett che spostano l’armadio in una stanza degli ospiti
senza fare caso ai
miei vestiti che disseminano per tutta la casa.
Jasper
li segue portando il puff
con un braccio e un tavolino con l’altro.
“Abbiamo
quasi finito!” grida uno
dei tre.
“Addison
i tuoi nonni sono usciti
quindi possiamo lavorare fino a sera!” mi dice Jasper
affacciandosi dalla
stanza.
“Ah
meglio così. Finiremo prima!”
Gli
dico seguendo Rosalie ed Alice
all’interno della mia cameretta.
Sistemiamo rulli, pittura e
pennelli in un
lato della stanza e ricopriamo con i teloni il pavimento per non
sporcarlo di
lilla.
Porto
Rosalie ed Alice nella
stanza dove i ragazzi avevano posato il mio armadio e gli presto due
salopette
di jeans e delle vecchie magliette per non fargli macchiare i bei
vestiti che
indossano.
Ci
cambiamo e torniamo di la dove
aiutiamo i ragazzi che, finito di spostare i mobile stanno iniziando a
passare
la prima mano di vernice.
In
sei ci mettiamo meno di un ora
a passare la pittura su tutti e quattro i muri.
Manca
solo il tetto, quindi mentre
io le ragazzi e Jasper ci buttiamo a terra per osservare il nostro
magnifico
lavoro Emmett ed Edward ridipingono, alla meno peggio, anche quello.
Tra
schizzi di colore a terra e Edward
che ha rischiato più volte di cadere dalla scala per colpa
di Emmett che,
distratto lo spostava, riuscimmo a finire tutto.
“Ragazzi
grazie siete stati
fantastici!” dico rotolandomi a terra tra il colore
“Ora prima di passare la
seconda mano mi aiutate a prendere le misure?” dico alzandomi
e porgendo due
rulli a nastro ad Alice e Rosali loro annuiscono e si mettono ai lati a
prendere le misure aiutate dai ragazzi.
Mi
si avvicina Edward e, prendendo
il capo del metro si posiziona dall’altro lato della parete.
“Cinque
metri” annoto io
mentalmente.
“Okay
puoi mollare Edward!” gli
dico raccogliendo il nastro.
Non
faccio molta attenzione e,
premo il bottone che fa riavvolgere automaticamente il metro di metallo
su se
stesso.
L’ultimo
pezzo del nastro mi
penetra nella carne formando uno di quei fastidiosi taglietti
superficiali che,
però, sanguinano copiosi.
Mi
porto il dito alle labbra per
succhiare il sangue prima che mi sporchi ulteriormente tutto la
salopette.
Un
brivido di terrore mi pervade.
Sento
qualcuno che mi sta
osservando.
Mi
giro di scatto verso dietro e
vedo Edward atterrito che fissa qualcosa.
Seguo
il suo sguardo e anche il
mio si posa su Jasper.
Il
biondo sentendosi osservato si
gira verso di me e mi sorride…
Come
mai allora Edward ha quella
strana espressione sul viso???
Eccomi
tornata con il nuovo
capitolo il 5 scusate per il ritardoXD.
Perdonatemi
probabilmente ho fatto
un po’ Rosalie OOC ma volevo che, almeno per
l’inizio della storia fosse amica
di Addison.
Comunque
piaciuto questo capitolo?
Vi ho messo un po’ di curiosità?
Come
sempre ringrazio chi legge
chi ha messo la storia tra i preferiti(siete già in undici
evviva) e chi
commenta un grazie particolare va a:
GrrenHair:
amo allora questo
capitolo ti è piaciuto? L’idea che avevi auto non
è quella giusta ma non 6
andata troppissimo lontano :P
Musa93:
scusa per il ritardo sono
lenta come un bradipo a scrivere comunque spero ne sia valsa la pena^^.
Spero
che da questo capitolo in poi la storia diventi ancora più
interessante :P
Un
bacio Callie
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Continuo
a guardare Jasper che,
perplesso si guarda intorno preoccupato.
Quando
incontra lo sguardo di
Edward rimane perplesso.
Ma
cosa sta succedendo?
Edward
si avvicina ad Alice ed
Emmett e inizia a parlare con voce talmente bassa è veloce
che mi sembra impossibile
seguirla.
Le
uniche parole che riesco a
distinguere sono “Sta sanguinando”.
Li
guardo perplessa ma perché
fanno così? E soprattutto come mai Edward dice agli altri
che sto sanguinando?
Non mi sembra una cosa poi tanto rilevante.
“Cos’hai
detto?” mi chiede Edward
“Io nulla” sono
sconcertata.
“Sul fatto del sangue
intendo!?”
“Io non ho
fiatato!” ho solo pensato che il fatto che io
stia sanguinando è così irrilevante che non
c’era bisogno di dirlo a tutti.
“Come hai fatto a sentire
che dicevo a tutti che stavi
sanguinando?”
“Stavi parlando a neanche
due metri da me mi sembra
normale, che anche bisbigliando, io sia riuscita a capire due parole in
una
frase intera.”
“Non è possibile
sentirmi mentre parlo velocemente con
loro. Produco suoni impercettibili dall’orecchio
umano!”
“Mi stai spaventando! Se
è un gioco non mi sto divertendo
affatto!”
Dico allontanandomi il più
possibile da lui.
“Non è affatto
uno scherzo Addie purtroppo. Non riusciamo a
sentire l’odore del tuo sangue…” mi dice
Emmett preoccupato.
“Non puoi essere umana!
Altrimenti l’avrei già mangiata!”
sento bisbigliare da Jasper.
Mi volto di scatto verso di lui quando
le parole sibilate
da Edward mi trafiggono come una pugnalata al cuore.
“Ma tu che cosa
sei?”
“Ragazzi lo scherzo vi
è riuscito perfettamente ora però
basta c’è un limite a tutto ed io il mio
l’ho già superato da un pezzo. Sono
terrorizzata se è questo che volevate…”
“Addison il tuo sangue non
ha odore, la tua temperatura è
molto al di sotto di quella di un comune essere umano, il tuo udito
è troppo
sviluppato e a quanto so i tuo riflessi e la forza lo sono
altrettanto…” mi
dice Alice guardandomi dritta negli occhi, è serissima.
“E voi cosa siete allora?
Come potete parlare talmente
veloce da non essere neanche visti e sentiti? Come fate a sentire
l’odore del
mio sangue a qualche metro di distanza?”
Mi metto a ridere. Ora ho capito tutto
vogliono farmi
credere di essere vampiri.
Guardo Edward che annuisce.
“Noi non vogliamo fartelo
credere… noi lo siamo realmente.”
Mi sta leggendo nel pensiero...
Lui annuisce di nuovo.
“E’ uno dei miei
poteri!”
“E voi altri che sapete fare
oltre che uccidere le persone
per succhiargli tutto il sangue?” chiedo al limite di una
crisi isterica.
Non credo ancora che loro siano dei
vampiri ma se stanno recitando
una parte sono da Oscar.
“Addie calmati ora ti
portiamo da Carlisle dobbiamo capire
cosa sei!” mi dice Rosalie avvicinandosi per tranquillizzarmi
glissando sulla
domanda.
“Non ti
avvicinare!” le dico evitando velocemente le sue
mani che stanno per afferrarmi.
Lei se ne accorge e si allontana.
Mentre una sensazione di pace e
tranquillità mi pervade.
Com’è possibile?
Non sono più spaventata all’idea dei
vampiri? Questi cinque ragazzi perfetti potrebbero mangiarmi da un
momento
all’altro e io sto qui a bearmi della loro presenza?
“Chi è
stato?” sibilo.
Jasper alza lo sguardo e incrocia i
miei occhi con i suoi.
Colpito.
“Addie calmati!”
mi dice Emmett avvicinandosi.
“E tu che razza di poteri
hai? Ti mandano in avanscoperta
per attirare ragazze, servendoti del tuo fascino, con cui poi la tua
bella
famigliola cena?”
Gli dico sarcastica. In situazioni del
genere esce fuori la
Addison più antipatica.
“Noi non beviamo sangue
umano ci nutriamo solo di quello
animale. Si può dire che siamo vampiri
vegetariani” mi sorride Alice.
Come farà quella a
scherzare su un problema del genere?
“Addie calma
respira” mi dico poggiandomi le mani davanti
agli occhi e ispirando profondamente.
“Sicuri di non volermi
mangiare?” Jasper deve avere
sicuramente agito di nuovo, sono troppo rilassata per essere io.
“No” mi dice
Emmett poggiandomi una mano sulla spalla.
“Ora però ti
portiamo a casa nostra per parlare con Esme e
Carlisle!”
“Preferirei che venissero
loro due a parlare… se uno di voi
sa infondere fiducia nelle persone faccia pure che io ne ho proprio
bisogno!”
“Sarcastica anche in queste
occasioni?!” mi dice Edward.
“Mi odi anche adesso che mi
avete svelato il vostro piccolo
segreto?” gli rispondo facendo la linguaccia.
“Ti odierò
sempre” mi dice lui sorridendo.
“Sarcastico anche dopo la
morte vedo!” replico.
“Simpatica anche quando sei
in pericolo di vita.”
Sbarro gli occhi ma lui ride, anche in
queste occasioni
sono un fenomeno da baraccone, che palle…
Scendiamo in salotto ad aspettare i
Cullen più grandi e ci
sediamo intorno ad un tavolo.
“Cosa sono io?”
chiedo ad un tratto rompendo il silenzio
assordante che aveva preso possesso della stanza.
“Non lo sappiamo ancora,
solo Carlisle potrebbe darci una
mano a scoprirlo”
“Come mai allora mi avete
svelato il vostro segreto? Se poi
vi siete sbagliati e sono un comune essere umano che ne sarà
di me?”
“Continuerai ad essere dei
nostri e giurerai di mantenere
il segreto!” mi dice Rosalie seduta accanto a me.
“Non ti preoccupare abbiamo
giurato di non fare del male a
nessuno” continua Alice.
“Anche se io non sono
abbastanza forte!” mi giro verso
Jasper che con lo sguardo basso fissa il tavolo.
Non ho il tempo di replicare che sento
suonare alla porta.
Mi alzo e vado ad aprire.
Davanti a me ci sono Carlisle, sempre
bello come nel momento
in cui l’ho incontrato per la prima volta, ed Esme, una donna
dal viso
d’angelo.
Sfortunatamente non sorridono, hanno
un viso preoccupato.
Esme senza preavviso mi abbraccia e
poi entra in casa e si
allontana verso il salone.
Faccio segno a Carlisle di seguirmi.
Entriamo in sala e ci
accomodiamo anche noi intorno al tavolo.
“Hai capito qualcosa di lei,
Carlisle?” gli chiede Emmett,
anche se dal suo viso non traspare nulla si vede che è molto
preoccupato.
“Purtroppo ho già
visto due casi come il suo parecchi anni
fa…”
“Quindi sa già
cos’ho?” gli chiedo “O meglio che cosa
sono?”
Carlisle annuisce.
“Qualche anno fa, correggimi
se sbaglio, hai avuto un
brutto incidente in macchina. La donna al volante ha perso il controllo
della
macchina ed è andata fuori strada. Dei pezzi di finestrino
si sono spezzati e
ti sono entrati nella carne ferendoti…” io
continuavo ad annuire
meccanicamente, la storia dell’incidente l’avevo
ripetuta e sentita ripetere
centinaia di volte.
“Quando sei arrivata in
ospedale sei stata operata
d’urgenza ma non avevano sacche di sangue per la trasfusione,
visto che il tuo
gruppo è il più raro che esista.”
“L’unica persona
che poteva donarmi il sangue in ospedale,
perché non affetta da malattie gravi che si potessero
trasferire con il sangue
era una donna in coma. Era da molto in uno stato vegetativo ma il
marito non si
era mai rassegnato a vederla morire e non aveva fatto staccare la
spina…”
“Quando hanno chiesto il
sangue di quella donna al marito
lui che ha fatto?”
“Ha detto di no. Ha detto
che il sangue di sua moglie non
era più buono per me, che non mi poteva aiutare. Poi gli
infermieri gli hanno
detto che, senza il sangue di sua moglie, una bambina sarebbe morta e
lui, a
malincuore ha accettato.”
“Dopo la trasfusione che
è successo?”
“Sono entrata in
coma.”
“No prima di
quello!”
“Ho iniziato a stare peggio.
Il sangue di quella donna mi
avrebbe salvata ma i dolori erano lancinanti i medici mi davano
centinaia di
antidolorifici ma la situazione non cambiava. Furono costretti a
tenermi in coma
farmacologico.”
“Per quanto?”
“Tre giorni”
“Quella donna che ti ha
donato il sangue era appena
stata morsa. Ho parlato con un mio vecchio amico. È come un
mercenario, uccide
le persone, le rende vampiri in cambio di soldi e favori. Il marito di
quella
donna aveva visto che nelle ultime settimane le condizioni di sua
moglie erano
peggiorate ed ha chiamato Sirius. In cambio di un ingente
quantità di denaro ha
fatto mordere la moglie per poterle salvare la vita e condannarla alla
dannazione eterna. La donna era stata morsa da poco quando il marito ha
accettato di fare prelevare il sangue per salvarti… Sirius
era stato molto
chiaro nessuno sarebbe dovuto entrare in contatto con quel sangue ma
per
salvare una bambina… quell’uomo non sapeva che il
veleno anche se in
piccolissime quantità va subito in circolo nel
corpo.”
“Cosa vuoi dire
Carlisle?”gli chiede Emmett mentre io sono
ancora troppo shockata per parlare.
“E’ una di
noi?” gli chiede Edward.
Carlisle annuisce.
“Ancora non del tutto ma lo
diventerà presto…”
“Cosaaa??” quasi
urlo.
“In uno dei due casi che ho
visto prima del tuo la donna
che era nelle tue stesse condizioni non ha fatto in tempo a
trasformarsi… la
quantità di veleno era talmente minima che è
morta senza accorgersi di nulla
mentre nell’altro caso ci sono voluti 20 anni. Il tuo caso
però mi sembra molto
particolare. Il tuo sangue ha reagito immediatamente alla vicinanza di
Emmett,
da quello che mi ha detto Edward, che è riuscito a leggere
nei tuoi pensieri,
gli sviluppi più rapidi sono avvenuti negli ultimi due
giorni!”
“E questo che vorrebbe
dire?”
“Il tuo sangue reagisce al
nostro… potresti trasformarti
completamente tra una settimana come potresti già svegliarti
domani ed essere
una di noi. Nella più rosea delle previsioni per due o tre
anni sarai ancora un
umana…”
“E nella
peggiore?” gli chiedo ancora incredula.
“Ti basterebbe anche un
secondo per completare la
trasformazione…”
Inizio a piangere ripensando ai miei
genitori al mio
fratellino a tutta la mia famiglia che, probabilmente, non
potrò vedere più
tanto spesso. Penso al mio futuro. L’immortalità
senza i miei cari… penso al
mio desiderio più grande crescere e crearmi una famiglia.
Mentre penso a questo vedo Emmett che
si alza di scatto.
“E’ TUTTA COLPA
MIA! SE NON FOSSE STATO PER ME LEI ORA NON
SAREBBE IN QUESTA SITUAZIONE!” urla. Il suo viso è
contratto in una smorfia di
dolore.
“Non dovevo
avvicinarla… non dovevo toccarla… non dovevo
stare con lei.”
“Emmett non è
colpa tua!” dico tra un singhiozzo e l’altro
“Sarebbe successo comunque!”
“Ma non adesso. Tra qualche
anno magari ma non quando la
tua vita è appena incominciata. Tutti i tuoi sogni le tue
aspettative vanno a
puttane per colpa mia” dice sedendosi di nuovo e poggiando la
testa sulle mani.
“Non è il
diventare una vampira che mi preoccupa, sono
sempre stata affascinata dai racconti su di voi, non è il
non avere un futuro
davanti che mi fa piangere, il futuro c’è sempre
ha solo cambiato aspetto…”
“Ma io ti ho rubato
l’anima ho fatto in modo che tu
diventassi un mostro.”
“Non credo che tu mi abbia
rubato l’anima, anzi ne sono
sicura, e non diventerò mai un mostro se sarò
come voi… il mio unico rimpianto
potrebbe essere quello che, morendo il mio corpo anche la speranza di
diventare
mamma un giorno morirebbe con lui”
A quelle parole Rosalie
sussultò.
Mi sa che io e quella ragazza abbiamo
tantissime cose in
comune.
“Vivrò a pieno i
secondi, i minuti, le ore, i giorni
insomma vivrò a pieno il poco o tanto tempo che mi rimane.
Non voglio avere
nessun rimpianto.”
Con uno sforzo tremendo mi asciugo le
lacrime ed abbozzo un
sorriso.
Non voglio fare sentire in colpa
Emmett, non me lo
perdonerei mai e poi la consapevolezza che, da quando il mio corpo
sarà mutato
del tutto potrò stare per sempre con lui, mi fa sentire
felice.
E questa felicità mi fa
riflettere su altro…
Lo so che non sarebbe il momento
migliore per pensarci ma
la prima cosa che voglio fare con questa nuova consapevolezza
è riuscire ad
avere un bambino.
Ma da dove posso
cominciare… Emmett e tutti i Cullen sono
vampiri purtroppo (neanche sto con Emmett e già programmo di
tradirlo... stai
facendo progressi Addie) e
non conosco
nessun’alto qui a Forks tranne qualche vecchio amico dei
miei… Mmhh mi sa che
da oggi inizia la caccia…
Mi giro e vedo Edward ridere di gusto.
Divento rossa per questo, mi ero
dimenticata che il rosso
sa leggere nei pensieri… chissà se un giorno
questa sua capacità mi tornerà
utile.
Poi mi giro verso Alice che sembra
quasi bloccata.
Dopo pochi secondi apre gli occhi, mi
guarda e con faccia
schifata esclama: “Non il cagnaccio!”
Facendo ridere ancora più
di gusto Edward.
Cosa avrà mai voluto dire?.
Ecco
il sesto capitolo finalmente
sono stata veloce eh? Comunque nei tre commenti nessuno c’era
arrivato a capire
che Addie non è quel che sembra ma spero che con questo
capitolo ci abbiate
capito qualcosa. È tutta colpa dei miei due neuroni che
fanno contatto ogni
tanto e creano queste trame così incasinate XD.
Comunque
questo capitolo è
dedicato a Niki(_CoBaIn_) che mi sta dando una mano nella pubblicazione
(il mio
pc fa strani scherzi e si rifiuta di aggiornare) e mi spinge a scrivere
velocissimisimamente^^
Un
grazie a tutti voi che leggete,
commentate ed ai 15 preferiti.
Un
grazie particolare va a:
Roxyna:
Grazie mille^^ In effetti
hai ragione da oggi in poi tenterò di aggiornare il
più presto possibile^^
_CoBaIn_
Niki ora ti stai
prendendo il tuo riscatto^^ Basta che non te la prendi più
con il mio Edduccio…
senno ti ammazzo Jacob XD
Musa93:
Hehehe adesso per Addie
c’è qualcosa di più complicato che
scegliere tra Ed o Emmett XD Spero di non
averti delusa con questi colpi di scena improvvisi XD
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Che
vuol dire Alice?” le chiede
Rosalie in un sussurro, quasi impercettibile.
Io
sono già lontana, troppo
intenta a rincorrere Edward per tutto il salone, ero riuscita a sentire
solo la
domanda di Rose.
Alice
parla concitata non riesco a
capire nulla e per di più sono troppo impegnata a tappare la
bocca al rosso più
antipatico che io abbia mai conosciuto in vita mia.
“EDWARDDDD
chi ti ha dato il
permesso di spiattellerare i fatti miei in pubblico??”
continuo a dire
saltandogli sulla schiena mentre lui racconta i momenti più
imbarazzanti della
mia vita.
Come
mi sarà mai venuto in mente
di pensare a quei giorni proprio davanti a lui?
Faccio
un balzo in avanti e
raggiungo la mia preda.
Le
nuove potenzialità del mio
corpo sono proprio utili penso afferrandomi saldamente ai fianchi di
Edward e
mettendogli una mano sulla bocca.
“E
tu eri quella che fino a cinque
secondi fa piangeva!” mi dice Carlisle ridacchiando.
“Ho
una capacità di ripresa molto
veloce e poi mi devo integrare in famiglia… e quale modo
migliore, se non
uccidere Edward e prendere il suo posto!” dico sorridendo in
direzione di
Emmett che, ancora un po’ teso non riesce a scherzarci su
come gli altri.
Mi
stringo ancora più saldamente
ad Edward e quando sono sicura che gli occhi di Emmett sono fissi su di
noi
fingo di mordere il mio nuovo fratellino sul collo.
Lui
ride e con una facilità
mostruosa mi disarciona dalla mia improbabile sella.
Io
volo indietro ma Jasper mi
afferra giusto in tempo per non farmi cadere rovinosamente a terra.
“Edward
ancora non sono una
vampira forte come te. Fai attenzione quando giochiamo insieme. E poi
non lo
sai? Le donne non si toccano nemmeno con un fiore!” mi metto
a ridere ed anche
Edward fa lo stesso.
“Ma
io qui, davanti a me, non vedo
nessuna donna. Solo una piccola bimbetta presuntuosa!”
Io
faccio una brutta smorfia.
“Non
mi hai fatto per niente
ridere Signor Cullen!” gli dico allontanandomi da lui e
fingendomi offesa.
“Ma
dai Addison si scherzava!” mi
dice avvicinandosi ed afferrandomi il polso.
Proprio
quello che volevo.
Il
mio ex ragazzo era un campione
di arti marziali e mi ha insegnato alcune mosse per
l’autodifesa.
E’
una frazione di secondo.
Afferro saldamente il braccio di Edward e, facendo leva con il mio
corpo, lo
scaravento contro il muro dall’altro lato della stanza.
“Sono
impressionata Addison!” mi
dice Esme avvicinandosi “La tua forza cresce a
dismisura!”
Continua
a dirmi indicando il
punto in è atterrato Edward dove, con mio sommo orrore, si
è creata una specie
di voragine.
“Nulla
di irreparabile!” mi dice
Emmett avvicinandosi, finalmente!
“Ma
Ed come hai fatto a non
accorgerti di nulla?” gli chiede Alice aiutandolo ad alzarsi.
“Non
c’ho pensato!” lo prendo in
contropiede “L’ho distratto pensando a quando ho
fatto cambiare Alice e Rosalie
nella mia stanza. Non poteva essere più facile…
vero fratellino?”
Faccio
avvicinandomi ad Edward.
“Ti
distruggo!” mi dice alzandosi
di scatto , io mi metto a correre. Non mi stancherò mai di
giocare con Edduccio
penso mentre un ringhio cupo mi arriva alle spalle e atterriamo
rovinosamente a
terra.
Questi
giochi mi costeranno la
vita. In questi momenti spero che il veleno abbia un effetto rapido.
Dopo
poco più di un’ora di lavoro,
sfruttando la velocità e la forza prodigiosa dei miei nuovi
amici, abbiamo
finito di rassettare la stanza.
I
mobili erano di nuovo al proprio
posto e il disastro causato da me ed Edward era stato finalmente
risistemato.
“Noi
andiamo Addie. Sei sicura di
poter stare da sola?” mi chiede ad un tratto Esme materna
come non mai, mentre
gli altri ragazzi si avvicinano all’ingresso.
Io
annuisco, anche se non mi sento
proprio in forma non posso costringere uno di loro a stare tutta la
notte con
me. Mi sentirei troppo in colpa e poi, l’unica persona che
vorrei vicina a me
stanotte è l’unica che non posso avere.
Edward
mi guarda intensamente.
Ti
prego non dire a nessuno quello
che stavo pensando soprattutto a Rosalie e… a
LUI… ti prego Edward.
Lui
annuisce anche se non mi
sembra molto convinto.
I
ragazzi si congedano e io corro
a perdifiato nella mia stanza.
Mi
sdraio sul letto, sono sfinita
tutte quelle rivelazioni mi hanno fatto venire anche un gran mal di
testa.
Stesa
sul letto chiudo gli occhi e
nella mia testa passano flash di tutta questa assurda giornata.
Ripenso
alla contentezza che mi
pervadeva stamattina al pensiero di vedere di nuovo Emmett.
L’ansia che provavo
pensando che di li a pochi minuti avrei conosciuto tutti i Cullen.
E
infine alle sconcertanti
rivelazioni che Carlisle mi ha fatto.
Mi
scompiglio i capelli
continuando a pensare a questa giornata stressante e alle cose
illogiche
successe fino ad ora.
Penso
al mio fratellino. Domani lo
devo assolutamente chiamare, devo parlare con i miei genitori con la
zia. Devo
rivederli almeno una volta prima di diventare un vampiro.
Ripenso
agli amici. Tutti quelli
che sono venuti all’aeroporto a salutarmi e penso alla mie
migliori amiche.
Elena, beh con lei il rapporto in questi ultimi anni si è un
po’ raffreddato,
non credo che sentirebbe troppo la mia mancanza mentre Nicole, la mia
migliore
amica da sempre ne soffrirebbe troppo.
Non
l’ho nemmeno salutata per la
paura di sciogliermi in lacrime davanti a lei.
Sono
stata una vigliacca. Pensavo
di tornare presto, pensavo che non si sarebbe neanche accorta della mia
assenza, ma adesso, il sassolino di rimorso sul mio stomaco
è diventato grande
come un macigno.
Non
le ho neanche detto che venivo
a stare un po’ di tempo a Forks con i nonni… e se
non dovessi tornare mai più?
Se quando la rivedrò sarò un mostro? Se mi
verrà voglia di succhiarle il sangue
o di farla diventare come me? Ma la cosa peggiore è se non
la dovessi rivedere
mai più come potrei fare a placare questo senso di colpa?
Devo
rivedere Niki! Domani sera la
chiamo per dirle tutto. Le dico che tornerò in Florida al
più presto anzi le
chiedo di venire qui… no non la posso fare venire a Forks
non credo si
abituerebbe molto facilmente a questo clima…
Basta
domani la chiamo è una
promessa, adesso sono troppo stanca e le mie palpebre sembrano troppo
pesanti
per restare aperte.
Chiudo
gli occhi e, probabilmente
prima che Morfeo inizi a cullarmi tra le sue dolci braccia, sento una
mano
grande e fredda che mi si posa sul viso e un “Dormi piccola
mia” sussurrato
nella notte.
Io
sorrido… è bello sognare
Emmett… chissà se quando diventerò
come lui potrò ancora sognarlo e sentire,
anche solo nella mia testa, il ritmo del mio cuore che aumenta fino
quasi a
scoppiare.
La
sveglia ha un suono
bruttissimo, la odio. Oggi svegliarmi è la cosa
più difficile da fare dopo che
per tutta la notte ho sognato Emmett accanto a me, però,
ogni qualvolta mi
svegliavo e cercavo il suo corpo freddo accanto al mio, mi ritrovavo
nel letto
sola accaldata.
Ma
poi, quando riuscivo a
riprendere sonno, ecco che il mio amore tornava accanto a me a vegliare
sul mio
sonno, se Edward fosse stato con me stanotte ed avesse letto nei miei
pensieri
avrebbe avuto materiale per ricattarmi a vita.
Mi
alzo dal letto. Non ricordavo
neanche di essermi cambiata chissà quando ho messo il
pigiama al posto della
salopette. Apro l’anta del grande armadio viola e blu che
Rosalie ha scelto per
la mia stanza ieri e prendo i primi vestiti che mi rovinano addosso.
Ieri
mentre io ed Edward giocavamo
davanti a tutti Rosalie, Alice ed Esme si erano offerte di andare al
negozio di
mobili per prendere quelli che gli sembravano più adatti per
la mia stanza.
Io
non avevo opposto resistenza.
Ormai la mia stanza da letto di Forks era passata in secondo piano.
Jasper
mi aveva detto che, prima o
poi, cioè quando la trasformazione fosse stata completa, mi
sarei dovuta
trasferire a casa Cullen o, comunque, avrei dovuto abbandonare la casa
dei
nonni. Non potevo rischiare di metterli in pericolo, anche la minima
pressione
di un mio dito sulla loro pelle sarebbe stata come un pugno scagliato
da un
pugile sull’avversario più potente che si poteva
ritrovare davanti. “Fino a
quando non riuscirai a dosare la tua forza dovrai stare lontana dagli
umani!”
mi diceva Carlisle.
“E
per il resto? Il problema
nutrimento intendo…” gli chiese Jasper contento di
aver finalmente trovato una
persona da aiutare a frenare i suoi istinti.
“Addison
non dovrebbe avere
problemi per questo. La sua trasformazione da umana a vampira
è durata talmente
tanto che non avrà il problema di non ricordare la sua
precedente vita. Anche
se sentirà il desiderio di bere sangue la sua etica glielo
impedirà. Sarà
consapevole che uccidere un essere umano sarebbe un abominio.”
Sospiro
e mi rinchiudo in bagno
tra i miei pensieri.
Chissà
se Carlisle ha ragione su
quel piccolo particolare del sangue. Non vorrei dovermi allontanare
troppo
dalla mia famiglia.
Penso,
mentre tento di coprire le pesanti occhiaie.
Mi
giro di scatto quando sento
bussare alla finestra.
Rosalie
non aspetta che io mi
avvicini ed entra comunque.
“Ciao
Rose. Qual buon vento?” le
dico tentando di sistemarmi alla svelta per non sfigurare troppo in sua
presenza.
“Voglio
farti fare un giro! Ho
qualcuno da presentarti!” mi dice entrando in bagno per
aiutarmi a legare i
capelli.
“Un
bel ragazzo?” la guardo
ammiccando verso lo specchio.
Lei
scoppia a ridere ed io la seguo
a ruota.
“No
volevo farti conoscere
Isabella, la fidanzata di Edward!” mi giro sbigottita.
“E
chi è questa pazza che sopporta
il piccolo Eddino?” se mi sentisse mi ucciderebbe. Sento
già il ringhio cupo
che gli sgorgherebbe dalla cassa toracica.
“E’
un umana. Te la voglio fare
conoscere soprattutto per una cosa…”
“Cioè?”
le dico girandomi ormai
pronta e infilando la camicia bianca che avevo preparato.
“Ha
deciso che vuole diventare una
di noi!” la guardo perplessa infilandomi i jeans.
“Ha
fatto promettere ad Edward di
trasformarla in vampira non appena si sposeranno!”
Io
scoppio a ridere mentre infilo
il gilè di jeans, ma vedendo la faccia sera di Rosalie non
posso fare altro che
chiedere conferma.
“Ma
veramente?”
“Si
vuole rinunciare a tutto per
stare con Edward. Sai io adesso ho tutto. Ho tutto. Dei genitori,
fratelli e
sorelle e la mia anima gemella!” li il mio cuore sussulta.
“Ma
sarei disposta a rinunciare a
tutto per un bambino!”
Io
annuisco. Per me sarebbe la
stessa cosa. Certo non sarei molto sicura che la scelta fosse
così facile, cioè
non penso che riuscirei a lasciare tanto facilmente la mia famiglia
ed… Emmett,
ma per me un figlio è importantissimo.
“Vuoi
che la convinca che è uno
sbaglio?”
Lei
annuisce.
Il
suo viso è talmente dolce che
non so come mai una domanda mi sorge spontanea.
“Rosalie
ma tu ami Emmett?” lei
rimane spiazzata mi guarda perplessa.
“Non
lo so” sento come di
sottofondo mentre la bionda scandisce un sonoro
“Sì”
“Cos’hai
detto?”
“Sì!”
mi ripete perplessa.
Forse
mi sono sognata tutto.
Mi
alzo dal puff su cui avevo
poggiato i vestiti e accompagno Rosalie fuori dalla stanza.
“Andiamo
a fare colazione?” le
dico quando il mio stomaco inizia a gorgogliare.
Lei
fa una faccia un po’ schifata.
“Non
mangiavo molto volentieri
neanche da umana…” mi dice lasciando la frase in
sospeso.
“Noooooo!”
le dico sconvolta “Non
voglio diventare un vampiro. Non voglio rinunciare al cibo!”
le dico
aggrappandomi alle sue spalle e fingendo di piagnucolare.
Lei
ride. Sono un fenomeno da
baraccone…
Scendiamo
in cucina dove i nonni
ci guardano un po’ perplessi, non capendo da dove sia uscita
fuori Rosalie.
La
mia amica si presenta ai nonni
e quando li saluta sorridendo i due si dimenticano completamente delle
domande
che ci volevano porgere.
Inizio
a mangiare tutto quello che
la nonna mi posa sul piatto e Rosalie molto educatamente trangugia un
pezzo di
torta al cioccolata e un succo di frutta.
A
vederla così non si direbbe ma
sta facendo davvero uno sforzo disumano a mangiare, lo sento.
Finisco
in pochi secondi la
colazione e, dopo aver salutato i nonni, faccio salire Rosalie in
macchina.
Quasi
ci litigo quando tenta in
tutti i modi a convincermi di farle apportare qualche modifica al
motore della
mia Peugeot.
Mi
sa che Rosalie non ha capito
troppo bene la faccenda dell’incidente stradale.
Comunque
inizio a guidare verso
casa Swan a pochi isolati da casa mia.
In
teoria saremmo potute andare
anche a piedi ma meglio non insospettire i vicini.
Parcheggio
nel vialetto accanto ad
un vecchio Pick-up rosso.
“Meno
male la macchina della
polizia non c’è. Charlie sarà in
servizio!” mi dice Rosalie scendendo dalla
macchina.
Io
la segue verso la veranda di
casa.
Bussiamo
e dopo qualche secondo
una ragazza bruna con gli occhi color cioccolato, alta quasi quanto me,
ci
apre.
È
inquietante. La sua pelle è
bianca quasi quanto la mia, ma Rosalie ha detto chiaramente che Bella
è un
essere umano.
Lei
mi scruta preoccupata.
Guarda
prima e poi sposta lo
sguardo su Rosalie.
“Perché
lei è qui? E lei chi è?
Non dirmi che è Tanya? Pensavo fosse bella ma non
così…” le sento dire. Ma no
sarà ancora l’allucinazione di prima.
“Ciao
Bella!” le dice Rose
gentile.
“Volevo
farti conoscere la mia
nuova amica!”
“Bella”
dice dopo aver preso la
mano che le porgevo.
“Sono
Addison!” le dico entrando in
casa. Seguendola nel piccolo salone.
“Da
quanto sei arrivata a Forks?”
mi chiede facendomi accomodare sul divano.
“Sono
arrivata due giorni fa!”
“Facevi
parte della famiglia di
Tanya?” guardo Rosalie perplessa come per chiederle chi fosse
questa Tanya che
avevo già sentito nominare nella mia fantasia.
“No
lei è arrivata ieri dalla
Florida. È umana proprio come te!”
Lei
si irrigidisce.
“E
come mai allora è qui con te?”
Rosalie
sta per cominciare a
raccontare ma io la fermo.
“E’
una storia lunga se vuoi te la
racconto davanti ad una tazza di cioccolata!” Rosalie ride
sentendo il mio
stomaco gorgogliare.
“Ancora?”
mi dice mentre Bella
sempre più preoccupata va in cucina a preparare da bere.
Non
fa in tempo a tornare che
Rosalie si irrigidisce e si tappa il naso con la mano.
Qualcuno
bussa alla porta.
Bella
prende le tazze di
cioccolata fumante e le poggia sul tavolino davanti a me e poi va ad
aprire.
Sento
un brusio strano e, dopo
pochi secondi, Bella ritorna.
Dietro
di lei c’è un ragazzo di
quasi due metri, potrebbe benissimo fare concorrenza ad Emmett.
I
capelli dello sconosciuto sono
lunghi e spettinati mentre la sua pelle è in netto contrasto
con quella di
Bella.
Però
non male penso quando mi si
avvicina di più, non l’avevo notato ma lo
sconosciuto ha proprio un bel viso,
se non mi fossi tanto assuefatta ai Cullen in questi giorni me ne sarei
accorta
prima.
Il
ragazzo, probabilmente un
indiano a giudicare dal colore della sua pelle, sembra non essersi
accorto
della presenza di Rosalie perché ogni ragazzo sano di mente,
entrando in una
stanza, noterebbe più facilmente lei che me.
“Okay
te la presento basta che non
sbavi!” sento dire da Bella.
Quando
mi giro ha un sorriso
cordiale in viso.
“Lei
la conosci già. È la sorella
di Edward, Rosalie!” gli dice indicando la mia amica.
La
faccia di dell’indiano diventa
di colpo contrita e schifata come quella di Rose.
“Mentre
lei è una sua amica…”
Il
ragazzo si gira verso di me,
finalmente rilazzato.
“Piacere
Jacob Black!” mi dice
porgendomi la mano.
Io
l’afferro “Addison Evans!” gli
rispondo.
Il
contatto tra la nostra pelle è
strano.
Sento
tante piccole scosse sulla
mano.
Il
freddo della mia viene quasi
annullato dal caldo della sua e viceversa.
Forse
venire qui a casa di Bella
non è stato poi un’errore…
Ecco
il settimo capitolo. Ho
aggiornato talmente tanto in fretta che non ci credo ancora. Tutto
merito di
Niki che stressa e aiuta :P
Comunque
come al solito ringrazio
tutti voi che leggete, commentate e mettete tra i preferiti la mia
storia.
Un
grazie particolare va a:
Musa93:
Sono contenta XD anche
questo aggiornamento è superapido. Che ne pensi?
_tessy_: Tessy non ti
preoccupare la fic non è
ancora finita anzi XD non la perdere più mi raccomando
perché voglio sapere
cosa ne pensi dei prossimi capitoli^^
Roxyna:
Mi dispiace ma anche Jacob
nella mia storia avrà un ruolo fondamentale. Non amo
particolarmente Jack come
personaggio e sono assolutamente pro vampiri ma mi servi proprio quel
goffo
cagnolone huhuhuhuhu.
_CoBaIn_:
Gioiuzza non ti uccido
Jack o almeno non per ora hahahaha ma tu lascia stare il mio amore
<3(Edward
4everXD). Come al solito il capitolo è dedicato a te, ma che
te lo dico a
fare???
Alla
prossima bacini Ale
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Jacob
mi sorride
ancora e non bada minimamente a Rose che quasi schifata si alza dal
divano e si
mette davanti alla finestra dietro Bella.
“Allora
Jake come mai
sei venuto qui?” gli chiede la padrona di casa mentre il
ragazzo si siede
accanto a me, sul piccolo divano dei Swan, nel posto lasciato libero da
Rosalie.
“Quil
doveva portare
Claire da una sua amichetta che abita da queste parti ed ho pensato di
farmi
accompagnare qui da te. È da tanto che non stiamo un
po’ insieme Bella.”
Trattengo
a stento le
risate se penso che la fidanzata di “fratellino”
viene corteggiata in modo così
spudorato da questo ragazzo; se lo dovesse sapere Edward, Jacob
rischierebbe la
vita.
“Quindi
dovrei
riaccompagnarti alla riserva più tardi? O passa a prenderti
Quil?” gli chiede
lei mentre io guardo Rosalie, sempre più in imbarazzo.
Se
Jacob non va via
non potrò parlare a Bella e raccontarle la mia storia.
Rosalie
non sembra minimamente
preoccupata di questo e continua a guardare in direzione del bosco.
“Dovresti
riaccompagnarmi. Quil farà il baby-sitter fino a tardi e io
vorrei tornare
prima di pranzo. Sai non posso lasciare Billy solo!”
Vedo
Rosalie ghignare
sotto i baffi e poi con l’aria più innocente che
riesce a fare si gira verso
Bella.
“Non
puoi
riaccompagnarlo. Ho già detto a Edward che verrai a casa
nostra, non vorrai
piantarlo in asso un’altra volta?” le dice
sorridendo.
“Ma…
ma Jacob?”
balbetta lei in soggezione. Rosalie fa un brutto effetto su chiunque,
sarà per
questo che l’adoro?!
“A
lui ci penserà
Addison, tanto siamo venute qui con la sua macchina. Vero Addie? Non
hai
problemi a riaccompagnarlo alla riserva Quileutes?”
Mi
giro disorientata
e sposto lo sguardo da Rosalie a Bella ed infine guardo Jacob.
“Mi
spieghi tu come
ci si arriva?”
Lui
sorride, un
sorriso dolce di quelli che ti scaldano il cuore.
“Certo!”
io ricambio
il sorriso.
“Allora
va bene. Voi
andate da Edduccio ed io riporto Jacob a casa!”
Bella
mi guarda
storto “Edduccio! Ma chi le ha dato tanta
confidenza?”
Mi
sa che in questo
periodo la mia mente è alquanto disturbata, sento la voce e
questo mi
preoccupa.
Passiamo
una buona
mezz’ora a parlare del più e del meno con Rosalie,
che rimane isolata in un angolo
a ghignare guardando il nulla, quando il mio cellulare inizia a vibrare.
Lo
sfilo dalla tasca
e leggo il nome impresso sul display: Emmett.
Nessuno
si è accorto
di nulla quindi respingo la chiamata e scrivo un messaggio.
<
Sono da Bella
con Rosalie. Se è urgente richiama altrimenti ci vediamo
dopo pranzo dai Cullen
>
Invio
il messaggio e
riposo il cellulare nella borsetta.
Nel
momento esatto in
cui la chiudo il cellulare di Rosalie comincia a squillare.
“Edward?”
dice lei a
voce bassa.
“Niente,
ero venuta a
far conoscere Bella ad Addison… Non stiamo facendo nulla non
preoccuparti… sì,
ora arriviamo… Io e Bella… No lui non
c’è… a tra poco.”
Rosalie
chiude il
telefono e si gira finalmente verso di noi.
“Dobbiamo
andare
Bella. Edward ci sta aspettando!” dice camminando verso
l’uscita.
“Prendi
le chiavi e
andiamo!”.
“Addison
noi ci
vediamo tra un po’”, io sorrido.
“Allora
Jacob
andiamo?” dico seguendo Bella fuori dalla porta.
Mentre
lei e Rosalie
partono con il catorcio… pardon il pick-up rosso fiammante
di Bella noi
continuiamo a camminare verso la mia macchina.
“Ma
questa è tua?” mi
dice Jacob buttandosi quasi a peso morto sul cofano.
“Sì”
gli rispondo
avvicinandomi.
“Ma
è magnifica!” io
arrossisco lievemente. Anche se il complimento l’ha fatto
alla macchina ammetto
di essere un po’ imbarazzata.
“Grazie!”
“Me
la fai guidare?”
Sfodero
il miglior
sorriso che riesco a fare e, giocherellando con le chiavi tra le mani
gli
rispondo serafica “No!”
E
scoppio a ridere
vedendo la sua faccia.
“Lo
sai che sei
perfida!” mi dice lui acido.
“Si
lo so, me lo
dicono tutti in famiglia e non!” gli rispondo facendogli la
linguaccia.
“Allora
Jacob dove si
va?”
“Ma
non ti costerebbe
meno fatica far guidare me? Daiiiiii! Arriviamo prima, non ti devo
spiegare le
strade, guido sicuramente meglio di te” questo non lo doveva
dire.
Mi
paro davanti a
lui: dito puntato in faccia e aria minacciosa inizio a ringhiare piano.
Lui
cade all’indietro
sullo sportello della macchina ed io inizio a ridere.
“Nessuno
guida meglio
di me ricordatelo. Ora sali e non fare il bambino!” salto
all’interno della
macchina e mi metto al posto di guida mentre Jake ancora inebetito
guarda nella
mia direzione.
Sale
in macchina e
inizia a darmi le direttive. Forse ho un po’ esagerato.
Volevo scherzare ma
forse lui non ha abbastanza senso dell’umorismo per capirmi o
il mio iumor sta
diventando sempre più inglese.
Mi
metto a guidare il
più velocemente possibile e accendo la musica a
tutto volume.
“Supermassive
black
hole, l’adoro” dico muovendo la testa a
ritmo della canzone.
Jacob
mi guarda.
“Scusa
per prima. A
volte invece di scherzare spavento la gente”
“No
figurati e che
quando hai ringhiato… non credo che una persona normale
sappia farlo in quel
modo!”
“Una
persona normale
no. Ma io sono speciale.” Gli dico girandomi verso di lui e
sorridendo.
“Si
vede!” dice lui
scoppiando a ridermi in faccia.
“Non
sei molto
gentile!”
Continuiamo
a parlare
del più e del meno. Jacob mi chiede come faccio a conoscere
i Cullen ed io
omettendo alcuni particolari; gli racconto della storia di Emmett,
dell’aereo e
di come i ragazzi e il dottor Carlisle siano stati gentili con me
quando gli ho
chiesto aiuto per la stanza e per la nonna.
Jacob
sembra convinto
della risposta e mi lascia il tempo per fare alcune domande. Gli chiedo
di
Bella, di come l’ha conosciuta e del perché non
abbia un buon rapporto con
Rosalie.
Dalla
sua risposta mi
sembra che stia raccontando parecchie bugie ma non voglio approfondire
di più
il discorso. Come me, anche lui ha il diritto di mentire o di omettere
alcuni
particolari con uno sconosciuto.
Alla
fine però vince
la curiosità.
“Jacob
da quanto sei
innamorato di Bella?”
Un
silenzio
imbarazzante si propaga nella macchina, non dovevo fare quella domanda,
sapevo
benissimo che la risposta non sarebbe mai arrivata.
Accelero
ancora fino
a quando non vedo la mano di Jake indicare un punto non ben precisato
di fronte
a noi, davanti alla spiaggia.
“Fermati
lì”
Io
parcheggio la
macchina lontana dalla strada e scendo seguendo Jacob sulla battigia.
Il
cielo nuvoloso da
un che di poetico a tutto l’ambiente.
Jacob
si ferma
davanti ad un grosso ramo bianco abbastanza vicino alla riva ed io che
faccio
molta fatica a camminare sulla sabbia con i tacchi alti tento di
avvicinarmi il
più possibile a lui, ma l’impresa mi sembra
più ardua del previsto.
Non
posso mettermi a
saltare o a correre veloce come potrei fare davanti ai Cullen quindi
passo dopo
passo cerco di dissotterrare i tacchi che rimangono incastrati come
nelle
sabbie mobili.
Jacob,
notando la mia
difficoltà si avvicina, e sollevandomi facilmente da terra
mi porta in braccio
al ramo.
“Grazie”
sussurro
scendendo e sedendomi sul tralcio. “Sai non sono abituata a
camminare con
queste scarpe” gli dico sfilandole e appoggiandole accanto a
me per terra.
“E’
stato più o meno
qui che ho incontrato Bella. Cioè che l’ho
rincontrata. Noi ci conoscevamo già.
Quando era piccola e stava qui con i genitori, prima del divorzio,
giocava
spesso con le mie sorelle. Sai i nostri padri erano e sono
tutt’ora grandissimi
amici.”
Jacob
guarda un
attimo verso il mare come per riordinarsi le idee.
“Quando
ci
rincontrammo lei era già in fissa per il piccolo dei Cullen.
Mi chiese
informazioni su di loro ed io, cretino come non mai, gliele diedi.
Passarono
quasi sei mesi durante i quali io e Bella ci vedemmo molto raramente,
ma poi
mio padre mi chiese di tenerla d’occhio dandomi anche dei
soldi per farlo. Noi
indiani non ci fidiamo dei Cullen a causa di vecchie leggende
e, tra
parentesi, conviene anche a te non fidarti di tutti loro, soprattutto
della
barbie... Comunque quando la rividi al ballo della scuola stava
già con la
sang… con Edward. Un moto di rabbia e di gelosia mi invase.
Lì capii di avere
una cotta colossale per lei”
Si
rabbuia e
indicando il ramo accanto a me, mi fa segno di farmi un po’
più in là.
Si
siede e riprende
il racconto.
“Qualche
mese dopo,
se non erro nella settimana seguente al compleanno di Bella, tutta la
famiglia
Cullen sparì dalla circolazione. Il rosso l’aveva
lasciata e Bella era entrata
in depressione. Non viveva più. era sempre a letto a
piangere. sembrava un
automa… era proprio irriconoscibile, lo spettro di se
stesso. E poi venne da
me. Ricominciò a ridere a scherzare ma non era
più la stessa. Mi portò due moto
e mi chiese di ripararle e di insegnarle a guidare. Faceva cose folli,
gesti
assurdi perché sentiva la voce di Edward nella sua mente
quando era in
pericolo. Si buttò addirittura da quella
scogliera” mi dice indicandola “Quel
giorno, dopo il tentato suicidio, gesto folle fatto per
stupidità oserei dire,
ricomparve la piccola folletto… non ricordo il
nome…”
“Alice.” lo interrompo.
“Sì,
sì Alice.
Comparve lei e rovinò tutto. Io ormai ero innamorato perso
di Bella e lei stava
iniziando a ricambiare i miei sentimenti ma il ritorno di Edward era
imminente.
Tornò da lui e di me non ne volle più
sapere… a livello sentimentale intendo.
Per lei sono e sarò sempre il suo migliore amico.”
Istintivamente
appoggiai la testa sulla sua spalla.
“Sai
che un po’ ti
capisco Jake? Io ho avuto due o tre storie ma nella mia vita ci sono
state solo
due persone veramente importanti e una delle due mi ha spezzato il
cuore in
tanti minicoriandolini.”
Sposto
i capelli
sull’altra spalla e riprendo a parlare.
“Il
primo si è
rivelato il più stronzo degli essere umani sulla faccia
della terra. James il
mio primo amore e unico fino a qualche tempo fa. Un bastardo
inenarrabile. È il
fratello più grande della mia migliore amica Nicole. Ha
quasi vent’anni e non
fa altro che cambiare ragazza, una diversa per ogni notte. Non mi ha
mai
considerata più di tanto, per lui ero solo una stupida
bambinetta che gli
correva dietro nella speranza di un suo sguardo, di un suo sorriso. Poi
la
pubertà è arrivata anche per me e da bambinetta
mi sono trasformata nel suo
tipo di ragazza ideale. Ha iniziato a venirmi dietro e questo non
poteva fare
che lusingarmi, a sedici anni essere corteggiata da un diciannovenne
è motivo
di vanto per alcune, perché non per me? Mi chiamava 5-6
volte al giorno dicendo
che per lui il momento più bello della giornata era quando
riusciva a sentire
la mia voce. Ero innamorata ma non stupida quindi quando mi chiese la
prima
volta di uscire con lui rifiutai… l’avevo visto il
giorno prima con un’altra.
Alla seconda volta però accettai, mi ero solo ripromessa di
non starci subito
quindi quando lui quella sera tentò di baciarmi io mi
scansai ma sapevo che non
sarei riuscita a farlo a lungo. Niki mi aveva avvertito, mi diceva che
in ogni
caso io non sarei stata una storia seria per suo fratello, di stare
attenta, di
non cedere ma io da brava cretina quale sono ho ceduto quasi subito. Ci
sono
andata a letto dopo neanche una settimana e lui, per tutta risposta mi
ha
lasciata con un sms. Mi ha detto solo che non voleva niente di serio.
Che ero
stata solo una da una botta e via… ero distrutta. Nicole
tentò di riunire i
pezzi ma non ci riuscì mai sul serio. Da quel momento in poi
non sono più
uscita con nessun ragazzo. Avevo completamente perso la fiducia nel
sesso
maschile. Per me eravate, e siete ancora, una massa di
stronzi” dico ridendo
mentre Jacob passa un braccio dietro la mia schiena.
“E
l’altro ieri ho
incontrato Emmett che in meno di un’ora è
diventato ancora più importante di
James, ma anche la storia con lui non può essere a lieto
fine.”
“Rosalie!”
finisce
lui.
Io
annuisco sulla sua
spalla.
“Siamo
proprio
sfigati eh?” gli chiedo.
Lui
sorride.
“Proviamo
a
dimenticarli insieme? Cioè io ti aiuto a dimenticare Bella e
tu cancelli dalla
mia mente Emmett! Ti va?” le parole mi escono di bocca senza
che sia riuscita
ad articolare per intero il pensiero, ma ormai è troppo
tardi. Non fingo
nemmeno di irrigidirmi tanto a questo punto non ne varrebbe
più la pena. Quel
che è fatto e fatto. Mi resta solo da aspettare il suo no.
“Perché
no?!” mi
risponde.
Mi
sa che non ho
capito bene il no… questa mi sembra una risposta affermativa!
Mi
stacco dal corpo
di Jacob e lo guardo negli occhi.
“Ma
tu lo sai che ci
conosciamo da un’ora? Ok che nella mia vita in questo periodo
deve essere fatto
tutto con l’acceleratore ma tu non sei costretto se non
vuoi!”
“So
che sarà quasi
impossibile dimenticare Bella per ora ma se anche tu hai lo stesso
problema, in
due ci possiamo aiutare meglio. È una pazzia ma ci vuole un
pizzico di follia
nella vita”
Io
annuisco.
“Quindi
ora stiamo
insieme?” dico ridendo, questa situazione mi sembra
paradossale.
“Sì,
certo. Da oggi
tu sei la mia ragazza.” Mi sorride “Forse
l’idea della bionda di portarti da
Bella è servita a qualcosa…”
Io
lo guardo assente
e chissà perché la scena vissuta il giorno prima
con Alice ed Edward mi ritorna
in mente:
<<
Mi giro verso Alice che sembra quasi bloccata.
Dopo
pochi secondi apre gli occhi, mi guarda e con faccia schifata esclama:
“Non il
cagnaccio!”
Facendo
ridere ancora più di gusto Edward.>>
E
siamo arrivati al capitolo 8 scusate per l’attesa
e spero che anche questo capitolo vi piaccia anche se non mi convince
del
tutto^^
Come
sempre ringrazio voi che leggete e mettete tra
i preferiti la mia storia ma un grazie particolare va a:
Zije600:
Grazie mille sono contenta che la storia ti
piaccia e soprattutto sono contenta che ti piaccia Addie^^
Razorbladekisses:
grazie mille i prossimo
aggiornamenti spero siano più rapidi e significativi spero
che continuerai a
leggere la storia^^
GreenHaire:
Hahaha fefe gioia della mia vita spero
che tu non te la prenderai troppo per i prossimi capitoli (se
già hai iniziato
cos’ muahmuahmuah) cmq spero che questo capitolo ti piaccia
in caso prendo una
mazza da baesball sperando di riuscire ad evitare gli spiritelli^^
Blinkina:
grazie mille spero che le tue storie non siano negative anche
xkè da oggi jacob
ed addison… uhuhuhuh
_CoBaIn_:
Beh Niki risponderti sarebbe superfluo ma
lo faccio comunque lo sai che ormai la mia storia è
perennemente dedicata a te
quindi spero ti sia veramente piaciuto anche questo capitolo^^
Alla
prossima
Ale
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