Aurora

di CallieAM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Maledetta sveglia ogni mattina suona sempre prima, l’ho detto miliardi di volte a mia madre ormai è rotta si deve assolutamente cambiare eppure lei si ostina a tenerla.

Adora gli oggetti vecchi la sua e quasi una fissazione non butta via nulla, conserva ancora, addirittura, i miei vecchi disegni di quando ero bambina, quelli obbrobriosi fatti in tenera età quando i genitori dopo che li hai stressati per ore ti costringono a fare per avere un po’ di pace.

Mi rigiro nel letto, tentando di risvegliarmi il più dolcemente possibile.

Rimango ad occhi chiusi in ascolto.

Dalla stanza accanto provengono le voci dei miei genitori, sembrano allegri, ridono, scherzano, giocano!

Chi l’ha detto che a cinquant’anni dopo 20 anni di matrimonio e quasi altrettanti di fidanzamento subentri la noia.

Sorrido, loro due sono il mio ideale di coppia, vorrei riuscire ad innamorarmi di qualcuno come hanno fatto loro e di rimanergli fedele per tutta la vita. Purtroppo però, le mie relazione fino ad ora sono state tutto tranne che durature.

Dopo un po’ in qualsiasi rapporto subentra la monotonia, la routine la fa da padrone, ed io sono una di quelle persone che si annoia facilmente.

Io cerco quell’amore pericoloso, che ti fa battere perennemente il cuore, il ragazzo che in ogni suo minimo gesto mi faccia capire quanto mi ama, quanto mi vuole, quanto mi desidera.

Il filo dei miei pensieri viene interrotto dalla porta che si apre.

Mia madre entra nella stanza con una tazza di cioccolata calda fumante.

Io le sorrido.

“Mamma come mai, oggi, quest’attentato alla mia linea?” dico sorridendo felice.

Mia madre lo sa benissimo che da anni combatto contro i chili di troppo lei è un medico, una nutrizionista per la precisione e, fin da quando io e mio fratello eravamo piccoli ci ha insegnato a mangiare bene e curare il nostro corpo. Anche mio padre alla fine a ceduto alla sua “filosofia di vita”

Lei mi sorride di rimando scostando le tende, uno strappo alla regola sembra dire con quel suo sorrisetto, la cioccolata non è “contemplata” nella nostra dieta di famiglia, anche se, devo ammetterlo, ognuno di noi, compresa lei, ha una piccola scorta di nutella, cioccolata e caramelle nascosta nei posti più impensati della cucina.

Un raggio di luce mi colpisce in pieno volto ma, ho gli occhi chiusi e quasi non me ne accorgo.

Rimango li intenta a crogiolarmi al sole mentre la mia mamma si siede accanto a me sul letto allungandomi la tazza ancora fumante.

“Grazie!” le dico alzandomi “Ma non hai ancora risposto! Come mai oggi il cioccolato e non la tazza di caffè amaro che mi propini di solito?”

Lei sorride triste, lo so benissimo perché, da due giorni a questa parte tutta la mia famiglia sta assecondando tutti i miei desideri.

Qualche settimana fa suo padre a chiamato qui per dirci che la nonna non sta granchè bene e lui non sentendosi in grado di gestire la situazione ha chiesto alla mamma ed alla zia Jane di andare li ad accudirla per qualche tempo, almeno finche non si fosse sentita un po’ meglio.

Siccome la zia ha appena partorito e non può portare il piccolo David in quella cittadina sperduta tra i boschi il compito è toccato alla mamma.

All’inizio avevamo pensato di trasferirci tutti li.

Il mio fratellino James e mio padre Malcom hanno accettato di buon grado il trasferimento in fin dei conti durante le ultime vacanze trascorse li avevano stretto tante nuove amicizie e si erano tenuti in contatto con un po’ dei gente del posto.

Solo io e Penny, mia madre, eravamo “meno contente” di questa situazione. Certo adoriamo il nonno e la nonna ma la voglia di lasciare la nostra bella casetta in Florida non ci allettava molto.

Mia madre odiava dal più profondo del cuore Forks e si era ripromessa che, se fosse tornata, non sarebbe rimasta li per più di due giorni.

Ed io, bè io oltre ad odiare profondamente la pioggia non volevo abbandonare i miei amici e il mio quasi fidanzato Etan.

Però siamo state costretta, volenti o nolenti, ad accettare il trasferimento.

Era tutto pronto, mancavano due giorni alla partenza quando il capo della mamma chiama a casa dicendo che, per problemi sopraggiunti all’improvviso lei non poteva ottenere il trasferimento nel’ospedale di Forks.

E li è iniziato il mio dramma.

Con mia madre che non poteva muoversi dalla nostra città e mio padre che doveva rimanere con lei la scelta si è ristretta tra me e mio fratello.

“Scusami Addie” rispose mia madre cupa.

Sapendo quanto odiassi quella città ha preso a malincuore la decisione di mandare me, mio fratello in fondo, era troppo piccolo per occuparsi di due persone di una certa età ed io ormai mi ero rassegnata al mio destino.

“Non ti preoccupare mamma” la rassicurai poggiando una mano sulla sua.

“In fin dei conti è solo per poche settimane”

“Ma è estate, tu adori il mare, adori il sole come farai a passare tanto tempo in quella città?” mi disse preoccupata e affranta.

“Mamma ma vuoi rassicurarmi o cosa? Così mi fai solo cambiare idea!” le dissi sfoderando il sorriso più dolce e rassicurante che riuscivo a fare.

Se c’è una cosa che ho sempre saputo fare benissimo è mentire ai miei genitori, anni di gavetta, anni a cercare di discolparmi quando facevo piangere il mio fratellino, anni a nascondere i brutti voti che prendevo a scuola… e loro ci sono sempre cascati.

La mamma rincuorata uscì dalla stanza.

“Svelta principessa che si va al Luna Park!” mi disse mio padre facendo capolino dalla porta della stanza.

“Principessa???” ero sconvolta. Quel nome non lo usava da secoli, anzi, di recente, il nomignolo più affettuoso con cui mi chiamava era rimbambita. I papà sanno essere cattivi.

Io mi alzai malferma dal mio letto facendo la linguaccia a mio padre e mi diressi all’armadio.

Mentre camminavo facevo la gincana tra i vestiti, quaderni, borse e libri sparsi a terra alla rinfusa.

Il disordine nella mia stanza ha sempre fatto da padrone, quante litigate con mio padre per questo… ma in questi giorni non ha il coraggio di sgridarmi si sente troppo in colpa e io aumento i suo rimorsi facendogli pesare il fatto che non si è offerto di andare a Forks al posto mio ma, in effetti non lo posso rimproverare di questo, per tutto l’amore che può provare per i miei nonni, che sono per lui come dei veri genitori, dopo una giornata passata nella stessa casa con il nonno…bhe uno dei due sarebbe finito all’ospedale… come minimo.

Apro l’armadio sorridendo e vengo travolta da una valanga di vestiti. Credo che Elene la mia migliore amica abbia ragione, meglio riporre i vestiti ordinatamente, o quasi, nell’armadio invece di lanciarli alla rinfusa, i vestiti sarebbero stati più difficili da trovare ma almeno avrei arginato l’effetto valanga.

Mi libero dai vestiti che mi sono rimasti addosso e scelgo dal gruppo dei più leggeri un paio di pantaloncini e una top che avrei successivamente lasciato qui in Florida, a Forks gli unici indumenti che ero sicura avrei usato erano le giacche a vento e gli impermeabili, quindi quei vestitini tanto scollati e corti non erano proprio l’ideale, con quelli addosso sarei morta di freddo.

Mi precipito in bagno per vestirmi, adoro il Luna Park e ormai sono anni che non ci vado con i miei. Passare un po’ di tempo con loro oggi, prima della separazione di domani per me è indispensabile.

Adoro la mia famiglia, senza di loro di sentirei persa.

Rimango qualche secondo davanti allo specchio con i vestiti ancora sotto braccio a sbadigliare sguaiata come sempre.

Beh non per niente dicono che sembro un maschiaccio, anzi più precisamente un maschio mancato.

Apro l’acqua della vasca ma poi cambio idea, meglio fare una doccia veloce per rilassarmi nella vasca avrò tempo stasera anche perché, di solito, quando torno dal Luna Park sembro una pezza da buttar via. Entro nel grande vano della doccia, l’acqua è gelata, di sicuro James avrà finito tutta quella calda.

Esco dalla doccia tremando e, mi copro con un lungo asciugamano, ormai non ho la minima idea di che fine abbia fatto il mio accappatoio, tendo a dimenticarlo dagli amici quando vado da loro per usare la piscina.

Coperta ritorno davanti allo specchio per darmi una sistemata.

Prendo il phon dall’armadio a vetri accanto al lavandino e inizio ad asciugare i capelli.

Sono troppo lunghi… ho deciso al mio ritorno da Forks li taglio corti, mi sono rotta di avere i capelli che arrivano al fondoschiena.

Prendo la prima spazzola che trovo dal beauty case che ho preparato per il viaggio e stiro bene il ciuffo, il resto dei capelli li lascio naturali un po’ mossi, altrimenti per stirarli ci impiegherei ore.

Mi sa che è ora di rifare la tinta ormai i miei capelli rosso chiaro stanno ricomparendo sotto quelli rosso fuoco con le sfumature viola che tanto adoro.

Ormai asciutta infilo quasi automaticamente i vestiti puliti che avevo appoggiato sul davanzale della finestra.

I pantaloncini neri e il top rosso che ho scelto mi stanno abbastanza bene, e soprattutto stanno benissimo insieme, di solito non riesco a decidere subito per l’abbinamento migliore, scegliere ad occhi chiusi a volte ha i suoi vantaggi.

Ritorno allo specchio e lego i capelli in una coda alta meno impegnativa sulle montagne russe, non vorrei rischiare che mi ricadesse sugli occhi.

Prendo dal beauty una matita nera, l’ombretto rosso e il lucidalabbra.

In meno di 10 secondi sono pronta per uscire.

 

**°**°**

 

La giornata al Luna Park passa veloce. Arriviamo a casa che sono le dieci di sera, mio padre ha voluto che ci fermassimo a mangiare una pizza, il mio piatto preferito.

Non ho il tempo di fare neanche il mio lungo bagno rilassante che crollo per il sonno sul divano.

 

 

“Addie è tardi svegliati, tra un po’ dobbiamo andare all’aereoporto” sento il mio fratellino che mi chiama. Voglio rigirarmi come faccio ogni mattina ma poi ricordo di essermi addormentata sul divano. Mi alzo scostando il lenzuolo che mia madre aveva utilizzato per coprirmi.

Un odore di uova e becon croccanti arrivano dalla cucina.

“Non ci credo, anche oggi uno strappo alla regola?” chiedo alla mia mamma arrivando in cucina seguendo quell’odore delizioso.

Mia madre ride mentre automaticamente mi siedo a tavola con gli occhi ancora chiusi.

Inizio a mangiucchiare qualche cornetto e poi la colazione all’americana ipercalorica che mio padre aveva già finito.

“Pancia mia fatti capanna! Colazione ipercalorica arrivo!” gridò James facendomi finalmente ridere di gusto.

Certo che la mia famiglia mi mancherà tanto.

 

Mi alzo da tavola e corro in camera a prendere la valigia. C’è ancora la montagnola di vestiti per terra. Ne scelgo altri, avevo dimenticato che potevo partire tranquillamente con le maniche corte, mi sarei cambiata all’arrivo.

Corro in bagno e mi guardo allo specchio sconvolta.

Il trucco sbavato i capelli in disordine e solo 5 minuti per vestirmi e sistemarmi.

Una corsa contro il tempo.

Mi strucco velocemente e pettino il groviglio di capelli ed elastici che ancora mi pendono scomposti dalla coda, per la foga quasi non mi stacco il piercing dall’orecchio, gridando come una pazza.

Esco dal bagno e vedo mia madre sulla porta che ticchetta con il dito sull’orologio. Infilo il cellulare in tasca e dopo aver gridato “Caio Casatta!” con il beauty in mano corro dietro a mio fratello e mio padre verso la macchina.

 

Arrivati all’aereoporto vedo tutti i miei amici che mi aspettano li per salutami, inforco i miei occhiali da sole a specchio quasi in automatico. Non voglio piangere anche davanti a loro, mi basta quanto l’ho fatto davanti al mio povero fratellino in questi ultimi due giorni. Li abbraccio tutti con la promessa di chiamarli spessissimo e di tenermi in contatto con l’oro tramite cellulare telefono e e-mail, cose per me indispensabili, loro mi sorridono ed io, trattenendo a stento le lacrime mi avvio verso il gate carica di valige e borse. So già che la Florida mi mancherà

 

**°**°**

“Quando arriviamo?” mi chiedo tamburellando con le dita sul mio mp3 questo viaggio è interminabile. Se penso che mi toccherà anche prendere un taxi fino alla casa dei nonni mi viene da impazzire.

“Signori e signore stiamo per atterrare vi preghiamo di allacciare le cinture”.

Finalmente penso stringendo la mia il più possibile, chiudo l’mp3 e poso la bottiglietta d’acqua che avevo poggiato sul tavolino avanti a me.

L’aereo sobbalza, un vuoto d’aria mi spiega il signore gentile accanto a me che vista la mia agitazione tenta di calmarmi, odio gli aerei, volare e l’alta velocità mi terrorizzano.

“Grazie!” rispondo sorridendo.

“Si figuri!” mi dice pacato

Oddio si figuri a me, ma se potrei essere tua nipote? Addie non ci pensare è solo un vecchietto rincretinito, tu non dimostri affatto i tuoi diciassette anni… tutti te ne danno sempre di meno… fuu repira…

 

L’aereo atterra ed io afferro le mie borse e scendo calma ad aspettare il mio bagaglio.

Mhh vediamo che valigia avevo portato, quella blu?La verde? Oddio ora mi ricordo ho la borsa arancione fosforescente, quante brutte figure e prese in giro ho dovuto sopportare per quella.

La intravedo uscire sul tappeto rotante mi avvicino per afferrarla quando un ragazzo sui 20 anni precede il mio movimento e la afferra posandomela davanti.

“Grazie!” gli dico titubante abbozzando un sorriso.

Lui lo ricambia “Si figuri signora”

Ogni mia certezza crolla “Signora???????? Ma quanti anni mi dai?”

Lui inizia a sghignazzare

“Scusa, scusa. Non dimostri neanche 18 anni ma dopo aver visto la tua reazione con quel signore di poco fa, volevo vedere come reagivi con me”

Io divento tutta rossa, ringrazio il cielo che ho rimesso gli occhiali altrimenti non sarei neanche riuscita a reggere il suo sguardo.

“Comunque piacere io sono Emmet Cullen” mi dice porgendomi la mano.

Io la afferro senza riflettere. È fredda freddissima, sembra marmo gelido, un pezzo di ghiaccio.

“Addison Evans” gli rispondo abbozzando un sorriso “ma tutti mi chiamano Addie”

Lui si sporge a prendere un altro bagaglio e poi mi chiede gentile.

“Dove stai andando Addie?”

Mi dice iniziando a camminare verso l’uscita dell’aereoporto trascinando il mio bagaglio e il suo con poco sforzo.

“Sto andando a Forks dai miei nonni”

Lui mi prende anche il beauty lasciandomi portare solo la borsetta più piccola.

“Ti sta aspettando qualcuno fuori?”

“No devo prendere il taxi” dico sovra pensiero.

“Allora ti accompagno io” mi dice tendendo aperta la porta di ingresso.

Io annuisco, per la serie mai andare in macchina con uno sconosciuto, ma non sono mai stata una brava bambina...

È uno strano ragazzo, troppo bello per essere vero ma nello stesso tempo inquietante.

Carica le nostre valige su una Mercedes nera decappottabile e poi mi fa segno di salire.

“Sei proprio un gentiluomo!” gli dico scontrosa entrando in macchina.

“Perché volevi anche che ti aprissi la portiera?” mi risponde ridendomi in faccia.

“Lo speravo!” gli dico serafica ridendo a mia volta.

Mentre la macchina parte e la capotte si ritira inizio a pensare, che se tutti gli abitanti di Forks fossero stati come lui, non sarei mai andata via.

 

 

 

 

 

Allora è la mia primissima storia su twilight e non tiene conto degli avvenimenti dei vari libri solo i protagonisti sono gli stessi e ci sarà qualche piccolo spoiler ma solo del secondo libro ma più in la. Qui la protagonista molto simile a bella per alcuni versi e completamente diversa per altri, si imbatte in Emmett che stava viaggiando sul suo stesso aereo. Il ragazzo la provoca subito, capendo che Addie ha proprio un bel caratterino. Non è una Emmett Addison sarebbe troppo facile il classico colpo di fulmine che la Mayer ha utilizzato spessissimo non so ancora come si evolverà la trama ma spero che vi piaccia e in base ai vostri commenti deciderò se continuare o no la storia.

Callie^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Emmett guida come un pazzo, troppo veloce per i miei gusti.

“Ehi puoi rallentare?” gli chiedo tentando si sistemarmi un po’ i capelli che, per via del vento, stanno svolazzando qua e la scompigliandosi.

Lui mi sorride, deve aver letto il panico nella mia voce.

“Non ti facevo tanto fifona Addie!” mi dice ghignando malefico.

Accelera ulteriormente, è proprio dispettoso.

Io mi avvicino più che posso allo schienale del sedile e stringo con le dita la cintura, la mia unica ancora di salvezza in un ipotetico incidente stradale.

Da quando sono piccolissima odio la velocità.

Avevo poco più di sei anni quando, tornando dal mare con una mia amica e la sua mamma, la macchina ha sbandato paurosamente.

Christine, la mamma di Elene, la mia migliore amica, di solito prestava molta attenzione quando era alla guida ma, quella sera, c’era qualcosa di diverso.

Elene aveva preso troppo sole era ustionata, aveva la febbre alta e, ogni tanto, delirava.

Io le tenevo la mano.

Christine non si accorse delle condizioni non proprio ottimali dell’asfalto e perse il controllo della macchina.

Finimmo in una scarpata.

Quando arrivò l’ambulanza Christine aveva perso i sensi e Elene rannicchiata in un angolo tremava sgranando gli occhi verso di me che, riversa sul sedile, perdevo talmente tanto sangue che i paramedici temettero per la mia vita.

Ci trasportarono con urgenza all’ospedale dove i medici tentarono per ore di fermare l’emorragia, il finestrino dell’auto era esploso e centinaia di pezzi di vetro mi avevano lacerato in profondità la carne.

Dopo due ore di intervento e trasfusioni varie si accorsero di aver finito tutte le sacche di sangue 0 RH negativo, il mio gruppo sanguigno.

I miei genitori non erano ancora arrivati e i medici furono costretti a chiedere se qualcuno avesse il mio gruppo sanguigno tra i ricoverati in “buona salute”, cioè quelli che non avevano malattie importanti trasmissibili con la trasfusioni.

Trovarono una donna, in coma da anni, non dava il minimo segnale di ripresa, anche se negli ultimi giorni le sue condizioni erano leggermente peggiorate ma, era la loro unica possibilità per salvarmi la vita.

Chiesero al marito della donna il permesso di prelevarle del sangue, lui accettò con riluttanza, non se la sentiva di lasciare morire una bambina.

Poche ero dopo le mie condizioni precipitarono ulteriormente, urlavo anche durante il sonno per i dolori causati dalle lacerazioni che bruciavano quanto il fuoco.

Mi fecero entrare in coma farmacologico per una settimana, somministrandomi antibiotici ed antidolorifici che mi guarirono completamente ma, da allora ho il terrore di ripetere la stessa esperienza.

“Ho paura Emmett ti prego rallenta” gli dico piagnucolando. Sono arrivata allo stremo, sto quasi per piangere.

Di solito so controllare meglio l’agitazione ma adesso non ce la faccio proprio a sorridere tranquilla.

Lui mi guarda perplesso.

“Pensavo stessi scherzando!” mi dice rallentando dolcemente.

Io tiro un sospiro di sollievo e mi metto a sedere di nuovo tranquilla.

“Grazie” gli dico ora che la macchina ha raggiunto una andatura “normale” per quanto normale possa essere andare a ottanta kilometri orari in una strada tutta curve.

“La velocità mi terrorizza! Non riuscirei a scherzare su un fatto tanto serio!” dico sporgendomi verso l’auto radio per cambiare stazione e così anche argomento di conversazione.

“Certo che ascolti musica proprio deprimenti!” gli dico sorridendo.

“E certo che tu ti riprendi molto velocemente!” risponde alzando gli occhi al cielo con un ghigno cattivo.

“Se la cambi di nuovo torno a correre!” mi dice quando, facendo zapping tra le varie frequenze, ribecco la sua stazione preferita.

“Se lo fa veramente giuro che mi butto fuori dalla macchina – rispondo minacciosa puntandogli un dito verso il petto – e poi avrai sulla coscienza la mia morte, non potrai vivere con un peso del genere. Una bella ragazza che si suicida per uno come te”

Lui ride della mia buffa espressione, non sono troppo brava a fare la seria.

Si rigira verso avanti per guardare la strada, io mi rilasso continuando a fissarlo, è talmente carino che quasi toglie il fiato.

Non me ne ero ancora accorta ma, la pelle diafana i capelli neri e quegli occhi color della pece, rendono il suo volto ancora più bello e affascinante.

“Ti ho mai detto che sei proprio strana?!” mi dice d’un tratto ridestandomi dai miei pensieri.

“Bhe ci conosciamo da troppo poco… è un onore che in – guardo l’orologio nel cruscotto avvicinandomi il più possibile a lui per godermi a pieno il suo odore fresco di pino – neanche trenta minuti, io ti abbia parlato talmente tanto da lasciarti fare un idea così chiara su di me!”

Io mi ritraggo e lui sghignazza un po’.

“Che bello non sono mai riuscita a far ridere così tanto, e di gusto soprattutto, qualcuno. Di solito dicono che sono noiosa”

“No sei simpatica e vedi che per far ridere me ce ne vuole, ho fatto bene a seguirti, quando ti ho vista all’aereoporto ho pensato subito che tu fossi una persona parecchio interessante”

“Oh allora sei uno spione, lo sapevo Emmett Cullen tu ci stai provando con me… e come darti torto sono talmente bella!” io ridacchio un po’ di solito uso l’umorismo quando non so cosa dire.

“Sei ancora più strana di quanto pensassi, ti dico che seguo le tue mosse da quando siamo in Florida e tu non ti preoccupi minimamente! Sei ingenua o stupida?”

Io lo guardo di traverso “Emmett non ti permetto di darmi della stupida. Okay ho accettato il tuo passaggio senza neanche conoscerti ed è una cosa da incoscienti, che non ho mai fatto nella tua vita ma… ma il tuo sguardo mi rassicura. Sembri troppo buono per farmi del male e poi so difendermi benissimo dai tipi come te”

Lui ride ancora, allora è un vizio?. Non capisco se mi sta prendendo in giro o meno.

“Emmett posso farti una domanda?” dico quasi senza pensarci, più per uscire da quella strana sensazione di imbarazzo che sento in questo momento che per reale curiosità.

“Certo, spara!” 

“Cosa stai andando a fare a Forks?”

“Vivo laggiù con la mia famiglia” mi risponde pacato.

“Ho passato lì tutte le estati della mia infanzia ma, non ricordo di averti mai visto, vi siete trasferiti da poco?”

“Già! Mio padre Carlisle ha ottenuto un trasferimento all’ospedale di Forks e noi l’abbiamo seguito qui.”

“Prima stavate in Florida?” gli chiedo curiosa. Forks è una piccola cittadina di certo mi sarei accorta di lui ma la Florida è talmente grande che, probabilmente, non avrei fatto caso a lui anche se, attira non poco l’attenzione delle persone su di se.

“No, prima stavamo in Alaska!”

“Wow, bello, anche se non amo molto i luoghi freddi e senza sole… Ma allora che ci facevi in Florida?”

“Scappavo dalla mia famiglia… da mia moglie!”

“Sei sposato?!” gli chiedo atona appena recepisco le sue parole. Mi sento triste dopo questa scoperta ma non so perché.

“Già mi ero fatta i film sulla nostra vita insieme” dico tentando di non fargli capire che si sono rimasta proprio male.

Lui ride

“In effetti non siamo ancora sposati, lei è la mia sorellastra... è una storia troppo lunga da raccontare e noi siamo quasi arrivati a Forks!” mi dice sbrigativo.

“In caso te la racconterò la prossima volta che ci vedremo” mi strizza l’occhio, io gli sorrido.

Mentre torno a guardare davanti a me e faccio mente locale su quale strada far fare ad Emmet per arrivare a casa dei nonni, sento il suo sguardo che mi scruta indagatore.

Mi sento molto in imbarazzo per questo.

È come se fossi nuda davanti ad una platea di persone.

Chi sa cosa vorrà?!

“Non hai freddo?” mi chiede come per rispondere alla mia muta domanda.

Io lo guardo con aria interrogativa poi abbasso lo sguardo, seguendo il suo, sul mio corpo.

Gli shorts è il top sembrano troppo leggeri ma io non ho ancora freddo, mi sembra strano che nelle vicinanze di Forks stia ancora bene con questi vestiti buoni solo per il mare.

Mi sporgo per guardare nel quadro della macchina: 6 gradi.

“Emh” dico guardando Emmett, anche lui è vestito in un modo molto leggero.

Una canotta bianca con un drago tribale disegnato sul davanti e su di un fianco che gli mette in risalto i muscoli fa bella mostra di se su un paio di jeans poco attillati.

Quando siamo saliti in macchina ha sistemato il giubbotto di pelle sul sedile posteriore.

“Se non hai freddo tu non ce l’ho neanch’io. Sono forte te l’ho detto!”

Lui mi guarda perplesso mentre io sorrido.

Scoppia in una fragorosa risata.

“Sono sicuro che io e te diventeremo grandi amici!”

Anch’io scoppio a ridere.

“Eccoci arrivati Addie” mi dice subito dopo fermando la macchina nel vialetto di ingresso davanti alla casa dei nonni.

Mi devo essere distratta di nuovo.

La fisso attentamente, non me la ricordavo talmente grande e bella, si vede che i nonni hanno fatto qualche cambiamento durante il nostro “esilio volontario”.

Torno a fissare Emmett.

“Ma come facevi a sapere che i miei nonni stavano qui?” gli chiedo stranita.

“Tua nonna, all’ospedale, ha parlato di te continuamente a mio padre, ed anche a me quando passavo da li per andare a trovare Carlisle, mi hai incuriosita anche per questo!”

Io divento rossa.

“Speravo che ti avesse colpito la mia bellezza!” gli dico ironica, si vede che mi sento in imbarazzo?

“Anche quella!” mi risponde scompigliandomi i capelli.

Io faccio una smorfia.

Lui avvicina leggermente il suo viso verso il mio lasciando scoperto lo specchietto retrovisore.

Vedo un bagliore sul mio viso riflesso nello specchietto.

“Ah è vero!”

Lui mi guarda perplesso mentre sfilo dalla borsetta una trousse e gliela porgo.

“Stai fermo così” gli dico aprendola nelle sue mani.

Mentre mi specchio svito velocemente il piercing da sotto il labbro.

“I miei nonni ne morirebbero!” gli dico riponendolo nella tasca degli shorts.

Lui sbuffa intenerito, posandomi la trousse sulle gambe, e scende dalla macchina lasciandomi lì.

Non faccio in tempo a seguirlo con lo sguardo che lo sento aprire la portiera dal mio lato.

“Oh allora sei veramente un gentiluomo!” dico, non facendo molto caso alla sua velocità.

Lui sorride

“Solo quando mi va.”

Io scendo e lo precedo verso i cofano.

Lui lo apre ed io mi appoggio alla fiancata della macchina ad osservarlo mentre con i muscoli contratti, con facilità estrema, sfila la mi pesante valigia, la poggia in terra per sistemare la sua ed estrarre anche il mio beauty.

Si avvia verso casa ma io continuo a guardarlo dalla mia scomoda posizione.

Sono rimasta nuovamente incantata da lui.

Svegliati Addie, non è da te fare così, non hai mai corteggiato un uomo non puoi iniziare proprio adesso in questa città che non sopporti.

Rimarrai bloccata qui per molto tempo se ti innamori di lui.

 

“Addie prendi il mio giubbotto dalla macchina e mettitelo addosso, i tuoi nonni si preoccuperebbero vedendoti arrivare conciata in quel modo.”

Io sorrido afferrando il giubbotto e tutte le mie paranoie sfumano completamente.

“Simatico, Bellissimo e Dolcissimo…dove sei stato per tutti questi anni?” gli dico sbuffando e corro verso di lui.

“Ora mi hai trovato” dice suonando il campanello.

“E non ti lascerò più” sussurro nel vento.

 

 

 

 

Anche questo secondo capitolo è finito. Che ne pensate? Addie si sta innamorando di Emmett ma sarà lui quel ragazzo che sta aspettando da anni? Quell’amore che cerca da quando è bambina? Che le ricordi quello che di bello c’è tra i suoi genitori?

Leggete i prossimi capitoli e lo saprete.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia.

Ringrazio GreenHair: amora grazie tante XDspero ti piaccia anche questo capitoletto anche se è un po’ corto ^^

_Sefiri_ Grazie mille ^^

Musa93: Wow grazie mille, per il commentino e grazie anche per aver messo la ff tra i preferiti^^ spero di non deluderti.

Gianna88:Agli ordini, le minacce mi spaventano quindi continuerò sicuramente la storia XD. Spero che anche questo cap ti sia piaciuto^^

Un bacione e alla prox

Callie^^

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Emmett si ferma sul portico della casa, in effetti non ricordavo affatto fosse così grande e bella.

Certo i nonni sono molto ricchi e qui a Forks le case non costano poi molto ma, la loro casa, è in netto contrasto con tutte quelle dei vicini.

Già entrando nel giardino si nota la differenza con il resto della città.

La casa dei nonni troneggia su tutta Forks dall’alto dei suoi tre piani.

È una villa immensa, ricordo che, quando ero piccola, mi perdevo al suo interno.

Ricordo i giorni passati li dentro con miriadi di parenti che soggiornavano con noi.

I lavori di ristrutturazione del primo piano, i lavori per renderla il più sicura possibile ma anche bella ed elegante.

Le finestre che, vista la vicinanza con un piccolo laghetto artificiale e con i vari giardini progettati dalla nonna, diventavano sempre più grandi per poi, in alcune camere, prendere completamente il posto delle pareti esterne.

Ricordo la mamma e la zia che si divertivano ad aiutare la nonna ad arredare le varie camere degli ospiti che, erano quasi il doppio, come numero, delle nostre e che erano altrettanto grandi.

A quella villa sono collegati moltissimi dei miei ricordi migliori e da ora in poi si aggiungerà anche il ricordo di Emmett Cullen.

Mi viro verso di lui e lo vedo che poggia la mia valigia in terra.

È proprio forte, ma non può tenere sollevata per tutto quel tempo la mia borsa che, supera abbondantemente i trenta chili.

Rabbrividisco solo a pensare a quello che ho combinato per non pagare la sovrattassa all’imbarco… Addie quanto sei venale… dico fra me e me…

Comunque i miei nonni sono proprio lenti sono già passati cinque minuti ed ancora nessuna traccia di loro.

Mi siedo sulla valigia stringendomi ancora di più nel cappotto.

Emmett mi sorride, sicuramente starà pensando che per interpretare la parte della ragazza forte io abbia finto di non avere freddo invece adesso mi stringo nella sua giacca per scaldarmi un po’, ma non è assolutamente vero, sto solo cercando di bearmi del suo incantevole profumo, se non lo rivedrò più voglio conservare nella memoria un’immagine più nitida possibile di lui, del suo odore, della sua voce.

Articolo pensieri sconclusionati, cerco di trovare il coraggio per chiedere ad Emmett di uscire qualche altra volta con me con la scusa di aiutarmi a farmi degli amici quando sento una voce provenire dalla casa.

Farfuglia qualcosa, ma non riesco a capire bene quello che sta dicendo.

Guardo interrogativa la porta quando mentre mi alzo dalla valigia e mi avvicino.

“Un attimo arrivo!” dice Emmett “La voce di prima, ha detto: Un attimo arrivo!” mi spiga intuendo la domanda che gli stavo per porgere.

La porta scatta prima che io possa chiedergli come abbia fatto a sentire.

“Addison” urla il mio nonnino buttandomi le braccia al collo.

Io gli sorrido felice e ricambio l’abbraccio.

Il mio nonnino… quanto mi è mancato.

Lo stringo tra le braccia ma non troppo, non vorrei rischiare di fargli male sembra tanto fragile.

Ci stacchiamo poco dopo.

“Fatti vedere piccola mia, è da un secolo che non ci vieni a trovare” mi dice osservandomi bene.

“Sei proprio cresciuta!”

“E tu sei sempre uguale vecchiettino mio!” gli dico sorridendo e ristringendolo tra le braccia.

Non è cambiato minimamente dall’ultima volta in cui l’ho visto.

I capelli brizzolati ma ancora folti lo fanno sembrare più giovane di quanto in realtà non sia.

Il suo fisico è proporzionato né troppo magro né troppo in carne.

Solo sul suo viso, qualche ruga di troppo fa percepire la sua vera età che viene immediatamente ridimensionata dai suoi occhi grigi, quasi dello stesso colore dei capelli, che sembrano tanto sinceri e profondi.

Mi rendo conto che mio nonno invecchia veramente bene, sarà perché, da giovane era proprio un bel ragazzo.

Quando da bambina guardavo le foto del matrimonio dei nonni mi sembravano sempre un principe ed una principessa delle fiabe, erano bellissimi.

Su lui e sulla nonna non vale il detto che, con l’età la bellezza sfiorisce.

Libero il nonno dall’abbraccio quando sento che le sue braccia si sono spostate ed il suo sguardo si è posato su Emmett.

“Selve signor Montgomery, sono lieto da rivederla” dice il mio “cavaliere” porgendogli la mano.

“Tu sei il primogenito dei Cullen vero?” gli chiede mio nonno stringendogli la mano.

“Si sono Emmett Cullen. Sono lieto si ricordi di me!”

Quanto è educato Emmett è proprio un bravo ragazzo.

Il mio nonnino gli sorride bonario anche a lui deve piacere Emmett.

“Prego ragazzi entrate!” ci dice il nonno precedendoci in casa.

“Pieno di qualità signor Cullen!” gli soffio in un orecchio appena il nonno è abbastanza lontano.

“Non sai quante!” mi risponde lui ghignando.

“Emmett potresti portare la valigia di Addison di sopra?” gli chiede il nonno rimbucando dalla grande porta del salone dove prima aveva probabilmente deciso di farci accomodare.

Si deve essere accorto anche lui che, la mia valigia è troppo pesante per essere portata da noi due ed un ragazzo muscoloso come Emmett fa veramente comodo quando si tratta di spostare la valigia stracaricata dalla mia cara mammina.

Emmett annuisce e rialza la valigia da terra, senza di lui non avrei saputo proprio come fare.

Mentre il nonno continua a precederci salendo le scale il mio nuovo amico si incammina verso la prima rampa.

Con una facilità estrema sale fino al primo piano arrivando nell’ampio corridoio che da allo studio del nonno ed alle varie camere da letto.

Non sembra per niente affaticato anzi, e come se non avesse fatto nemmeno le scale ma che avesse camminato tranquillamente su una strada piana o addirittura in discesa.

Il nonno gli indica la seconda porta a destra.

Quando da piccola venivo in questa casa a passare le vacanze avevano trasformato una delle stanze degli ospiti nella mia camera.

La adoravo, era il mio regno, ci passavo la maggior parte della mia giornata anche perché, a parte una bambina non troppo socievole, io qui a Forks non avevo proprio amici.

Mi ero anche “abbassata” a giocare insieme al mio fratellino che, anche se adesso adoro, da piccolo era un vero e proprio rompipalle insopportabile.

Non ricordo bene l’arredamento della stanza, anche perché ero molto piccola quando venivo qui, ma se i nonni hanno messo dei mobili simili a quelli del resto della casa siamo apposto.

Mia nonna è un architetto quindi mi fido molto dei suoi gusti raffinati.

È stata lei ad arredare la mia cameretta in florida e, devo dire, che l’adoro tremendamente, i colori, i mobili, la loro sistemazione è tutto perfetto.

Il nonno apre la porta ed Emmett mi lascia lo spazio per entrare per prima in camera.

Appena la vedo sgrano gli occhi.

“Ma è gialla???” chiedo shockata.

Io non odio il giallo,ma quello della stanza è uno dei colori che non tollero assolutamente una sottospecie di color vomito.

“Ma Addie avevi scelto tu il colore della camera!” sento una voce che proviene dalle mie spalle.

Mi giro di scatto.

“Nonnaaa!” le dico correndole incontro.

“Quanto mi sei mancata” mi dice lei abbracciandomi e dandomi un dolce bacio sulla guancia.

Anche lei non è cambiata minimamente dall’ultima volta che ci siamo viste è sempre la solita. I capelli castani ricci le ricadono dolci sul viso dove un piccolo neo sotto l’occhio scende il suo viso ancora più dolce.

È una donna minuta. Vista da lontano potrebbe sembrare una ragazzina. La nonna supera a stento il metro e cinquanta centimetri d’altezza, il che, vista l’altezza di tutti i miei familiari è una cosa alquanto buffa.

La stringo forte a me e per l’emozione la sollevo da terra.

Quando la alzo sento un tonfo sordo di qualcosa che è caduto sul pavimento.

Quando la rimetto a terra mi accorgo che il rumore è stato provocato da una stampella.

“Ma nonna allora tu?” le dico sconvolta fissando la sua gamba ingessata.

Lei e il nonno non avevano mai voluto dire qual’era il suo reale problema e avevano fatto preoccupare la mamma e la zia talmente tanto da decidere un trasferimento temporaneo.

“Scusaci Addie ma ci siete mancati talemnte tanto che… questo c’è sembrato il pretesto migliore per farvi venire qui a Forks…” mi dice mortificato il nonno.

“Ma… ma la mamma lo sa? E la zia Jane?”

“Si sanno tutto, le abbiamo chiamate poco fa per dirgli tutto scusa piccolina mia!” mi dice la nonna.

Io sorrido.

Beh un po’ di tempo con i nonni non può che farmi bene quindi non me la posso prendere più di tanto con loro.

“Fa niente dai… mi fa piacere restare qualche mese qui con voi!” dico senza pensarci e girandomi verso Emmett che mi sorride cortese.

Fino a poco fa mi ero completamente dimenticato della sua presenza.

“Tu sei il figlio di Carlisle vero?” gli chiede mia nonna sorridendo.

Lui annuisce.

Si vede che si conoscono quei due, secondo Emmett la nonna parla molto spesso di me al dottor Cullen.

“Emmett mi ha accompagnato qui. Eravamo sullo stesso aereo. Mi ha vista in difficoltà con la valigia e mi ha dato una mano!” chiarisco finalmente la situazione.

Non mi piace che i nonni non sappiano qualcosa e guardino con aria interrogativa Emmett.

“Volete del te ragazzi?” ci chiede il nonno scendendo le scale.

“No signor Montgomery la ringrazio comunque ma devo assolutamente andare via i miei non hanno mie notizie da ieri… credo saranno un po’ preoccupati.” Si scusa Emmett.

“Lo accompagno fuori” dico prendendolo per un braccio e trascinandolo al piano di sotto, è stano stare qui con loro.

La nonna mi sorride mi sa che si è già accorta della mia cotta per Emmett ma non fa niente prima che se ne accorga lui ho tempo.

Lo accompagno alla porta non facendo caso al nonno che ci spia dalla cucina.

“Grazie ancora Emmett, spero di vederti presto!” gli sorrido aprendo la porta.

“Certo Addie, voglio farti conoscere i miei fratelli e Rosie!”

Sentire quel nome è una pugnalata al cuore. Rosalie, la sua ragazza, sua moglie, non la conosco ancora ma già mi sento in soggezione, mi sento inferiore a lei.

“Ci conto!” rispondo non facendo intuire ad Emmett le mie paure.

Il mio orgoglio è molto utile in queste circostanze. A facciata dura imperscrutabile… devo essere sempre perfetta, impeccabile.

Lui si avvia verso la macchina e il mio cuore perde un colpo.

Spero di rivederlo presto mi dico stringendomi nel suo cappotto mentre lui accende il motore della macchina.

“Emmett!” grido appena mi rendo conto che, molto probabilmente, dovrei restituirgli il giubbotto ma lui non mi sente.

Beh almeno adesso ho la scusa per rivederlo.

 

 

 

 

Eccomi arrivata finalmente al terzo capitolo. Scusate il ritardo nell’aggiornamento ma non ho avuto molto tempo per scrivere durante questo periodo. Spero vi sia piaciuto comunque questo nuovo capitolo anche se non succede ancora nulla di significativo, per un po’ di azione dovrete aspettare il prossimo.

Comunque ringrazio tutti voi che state leggendo la storia e un grazie particolare va a:

musa93: Anch’io adoro Emmett ed Edward(soprattutto quest’ultimo) Ho sempre immaginato così Emmett come il simpaticone di turno quindi spero vi piaccia in questa veste e non nei panni del ragazzo serio XD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo^^ baci

GreenHair: Te l’ho sempre detto come mai a te i complimenti con il cibo ti vengono a me no uffiç_ç… comunque Grazie sono contenta ti piaccia Addie, speriamo che Rosalie non prenda veramente in considerazione l’idea di strapparle vari organi vitali XD

Momob: Grazie mille per i complimenti eh si Emmett si è avvicinato molto ad Addie ma il motivo verrà presto a galla^^

_sefiri_ Grazie^^ beh Rosalie non dovrà sapere nulla del comportamento di Emmett almeno per ora o povera Addie…XD

Gianna88: Grazie capo *me si mette sull’attenti* mi scusi il ritardo della pubblicazione ma spero le piaccia comunque^^

Alla prossima baci Callie^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Maledizione questa camera è proprio brutta. Non sopporto proprio questo colore! Sono appena risalita in camera dopo aver lasciato Emmett di sotto e già mi viene la nausea guardando la pittura color vomito. Ma cosa avrò mai potuto avere in testa il giorno in cui ho scelto questa pittura?

Faccio una smorfia non riesco a celare il mio palese disgusto.

Giro intorno a me stessa per osservare tutte e quattro le pareti.

I mobili non sono poi niente male anche se il colore anche questo giallognolo, si intona a queste pareti e non credo andrebbe bene con il colore che ho in mente di utilizzare.

Mi butto a peso morto sul letto sospirando forte.

“Mamma mia Addie non puoi fare così per tutto il giorno! Ho capito: odi questo coloro e allora?” mi dice la nonna facendo capolino dalla porta e andandosi a sedere sul grande puff color “titi il canarino” che fa bella mostra di se nell’angolo della stanza.

“Cosa vuoi dire nonna?” le dico alzandomi rapidamente dal letto ed andando a darle una mano per sedersi comodamente. La gamba ingessate le è di impaccio si vede che non riesce a muoversi bene.

“Beh Addie hai sempre amato dipingere e arredare le camere, hai un talento naturale per questo - salvo i colori inguardabili che avevi usato nella stanzetta in florida, ma abbiamo rimediato anche a quello- domani prendi la carta di credito che usiamo per le emergenze e vai a compare quello che ti serve per riarredare la tua stanza. Ci dovrai stare qualche mese, almeno, e non puoi odiarla così”

La nonna è proprio forte

“Potresti viziarmi così nonnina!” le dico sorridendo. Lei ricambia il sorriso e mi porge una mana, vuole che l’aiuti ad alzarsi.

La tiro su con estrema facilità, non credevo di essere così forte… ma no sarà che la nonna pesa si e no 40kg, non ti illudere Addie non sei forte come credi.

Rido un po’ di me, mi sto illudendo di troppe cose in questi giorni, anzi mi sto illudendo da quando ho conosciuto Emmett…

“Ah, piccola mia, domani prima dello shopping dovresti accompagnare me e il nonno dal dottor Carlisle mi dovrebbe fare qualche altro controllo alla gamba anche per vedere quanto dovrò tenere ancora il gesso!”

Io annuisco semplicemente. Sto già pregustando il momento in cui rivoluzionerò drasticamente la mia nuova cameretta e non tengo molto conto di quello che mi sta dicendo la mia nonnina.

La stanza verrà benissimo, sarà bellissima ho già qualche ideuzza.

La nonna esce lasciandomi ai miei pensieri.

Mi lascio scappare un: “Eccellente!” imitando il più possibile il signor Burns dei Simpson e poi mi faccio prendere la mano scoppiando in una sonora sottospecie di risata diabolica.

“Addie fai veramente paura quando ridi così!” mi dice il nonno entrando in stanza in quel preciso momento.

“Che figura, proprio adesso dovevi entrare?” gli dico diventando scarlatta.

Il nonno si mette a ridere della mia buffa espressione e del repentino cambiamento di colore . si gira e poggia su un basso tavolino accanto alla porta un vassoio con una grande caraffa e un bicchiere alto e stretto con una fetta di limone e dello zucchero intorno al bordo. Sul vassoio c’è anche una cannuccia, fin da quando ero piccola bevo qualunque bevanda con la cannuccia, il nonno se l’è ricordato.

Gli sorrido per questo.

“E’ al limone, proprio come piace a te!” mi dice  porgendomi il bicchiere.

Il nonno, oltre ad essere uno dei migliori chirurghi che io abbia mai conosciuto, fin da quando era ragazzo, per mantenersi agli studi, aveva intrapreso la carriera di barman ed ancora adesso si diletta a creare cocktail particolari e a presentare qualunque bevanda in modo originale e fantasioso per stupire parenti ed amici.

Prendo il bicchiere mentre il nonno inizia a versarmi del the buonissimo come solo lui sa fare.

Prevedo di ingrassare qualche chilo nei prossimi mesi tra i cocktail ipercalorici del nonno e i manicaretti deliziosi della nonna.

“La nonna ti sta preparando la Sacher per cena quindi disfa i bagagli e poi scendi, non intendo aspettare delle ore come al solito!” mi rimprovera come al solito prima di uscire dalla stanza.

Ma io non lo sto più ad ascoltare il pensiero che tra un po’ mangerò una buonissima torta al cioccolato si impossessa di me…

Prendo la valigia e il beauty e li poggio sul letto accanto alla mia onnipresente borsa da viaggio.

Sarà stata l’adrenalina ma non ho fatto troppa fatica ad alzare tutta quella roba in una volta sola…

Spalanco le porte dell’armadio più grande che io abbia mai visto e apro la zip della valigia.

In un batter d’occhio mi metto a disfarla in fretta e furia lanciando alla rifusa i vestiti nell’armadio che, sicuramente, domani cambierà dimora per questo non mi prendo neanche il disturbo di riordinarli.

Prendo le scarpe dallo scomparto nascosto della valigia e le sistemo il più ordinatamente possibile accanto alla parete dietro il puff, non vorrei inciamparvi.

Uno dei prossimi acquisti dovrà essere una bella scarpiera capiente e, perché no, con la scusa del mobili addebiterò sulla carta di credito dei nonni qualche altro paio di scarpe visto che ne ho portate una minima parte di quelle che uso di solito.

Poggio la valigia nell’armadio proprio sopra il mucchio di vestiti e chiudo le due ante. C’è una chiave ma è inutile usarla in questo momento.

Torno verso il letto e mi metto a frugare nel mio beauty. Prendo tutto i miei prodotti da bagno: lo shampoo, il balsamo, le creme per il corpo, il bagnoschiuma al the verde, quello alla cannella, i vari prodotti per i capelli le spazzole e il necessaire che per me ha l’accezione di “tutta una casa” e la sistemo nel bagnetto attiguo alla camera.

Il bagno è stupendo finalmente i mie colori preferiti la fanno da padrone. Decorazioni floreali stilizzate, blu, viola, arancioni e rosse si armonizzano sulla parete facendola apparire stupefacente, molto tribale oserei dire, il decoro ricorda molto quei tribal tattoo che tanto desidero incidere sulla mia pelle.

Il bagno è immenso, molto più dei due bagnetti che ho in casa mia in florida messi insieme anzi, solo il bagno è grande quasi quanto tutta la mia stanzetta in florida.

Oltre ad un enorme vasca da bagno, in un angolo, incassata tra le pareti c’è una grossa cabina doccia l’ideale per una persona come me che, soprattutto d’estate è perennemente sotto la doccia.

 Esco dal bagno, ho quasi finito di sistemare tutta la mia roba, mancano solamente i miei adorati “gioiellini”. Li lascio beauty, non vorrei rischiare di perderli quando sposterò i mobili.

Sì, certo, il 90% di questi gioiellini è di bigiotteria ma io li adoro comunque tutti come se avessero un valore inestimabile.

Apro una delle varie scatoline, la prima che mi capita a tiro, voglio cambiare un po’ il mio “look” domani. Devo incontrare il dottor Cullen, non posso fare mica brutta figura.

Devo scegliere già da adesso cosa indossare domani e, per me, la cosa migliore è cominciare dagli accessori.

Nella prima scatolina che apro trovo una collanina molto semplice, è formata da due fili separati, uno nero ed uno rosa che si incontrano in un solo punto, al centro della collana stessa, dove è montato un ciondolo formato da una cascata di tante piccole stelline.

È una delle mie collanine preferite, me l’ha regalata qualche tempo fa il mio ex fidanzato per il nostro primo mese insieme.

La poggio sulla scrivania e mi metto a cercare il braccialetto e gli orecchini in coordinato, mi era piaciuta così tanto che sono andata a comprare tutto il completo il giorno stesso in cui Christian me l’ha regalata.

Apro l’armadio e mi metto a riflettere su quale sia il completo più adatto da abbinare a quei gioiellini. Opto per un paio di sobri pantaloni neri, che in realtà non sono poi tanto sobri visto i nastrini rosa che creano uno strano effetto sul lato della gamba, e il corpetto nero che riprende lo stesso motivo dei pantaloni sui fianchi e sull’apertura davanti. L’unica pecca di quel top se così si può chiamare è la difficoltà nel metterlo, ogni volta che lo indosso devo togliere completamente uno dei tre nastrini che tengono i pezzi legati tra loro e poi è una rottura rilegarlo.

Prendo anche una camicia nera da mettere sotto, non sono un tipo troppo freddoloso ma con le temperature di Forks è strano vedere in giro una ragazza con un leggerissimo corpetto con le maniche a giro.

Mancano solo le scarpe.

Se fosse per me andrei in giro con scarpe da ginnastica e tuta ma la mia perenne ricerca di perfezione di impedisce di stare comoda o almeno per adesso.

Quando Emmett sarà mio e la gente a Forks avrà imparato a conoscermi non mi farò più nessunissimo problema sul come vado in giro.

È una cosa mostruosa lo so ma la gente si fa molto influenzare dalle apparenze e quindi, quasi mai, vuole conoscere la gente per com’è fatta internamente ma, alla prima occhiata si sofferma sull’apparenza.

Prendo dal mucchio un paio di convers nere con i lacci rosa, non sono troppo eleganti ma nel complesso stanno bene con tutto il resto.

Ora che i miei vestiti sono pronti, posso andare finalmente di sotto ad ingrassare un po’.

Scendo le scale a due a due pregustando la buonissima torta sacher della nonna, e lascio sui vari gradini una scia di bava come le lumache… che schifo di pensieri fai Addie? Chiedo a me stessa scoppiando a ridere mi sa che un po’ di tento qui a Forks farà bene anche alla mia testolina bacata.

 

 

 

“Addie sveglia sono già le nove passate!” mi dice il nonno bussando alla porta, ma non sa che sono già sveglia da quasi un ora e da una decina di minuti sono alle prese con il nastrino del corpetto che proprio non ne vuole sapere di chiudersi.

Quando finalmente infilo il nastrino nell’ultimo buco quasi mi metto a piangere dalla commozione. Faccio rapidamente il nodo e mi guardo alla specchio.

Se mi vedesse adesso Ellen si metterebbe a ridere chiamandomi “Dolce principessina sadomaso” (il che mi ricorda che non ho ancora telefonato ad Ellen anche se sono arrivata quasi un giorno fa) in effetti sembro molto Willow nella puntata di Buffy in cui era una vampira.

Molto dark lo devo ammettere ma il rosa e il nero mi stanno maledettamente bene, la mia autostima da sempre alle stelle si accende ancora di più in questi piccoli momenti in cui mi sento REALMENTE bella, cosa che, a differenza di quello che potrebbe sembrare, succede molto raramente.

Mi trucco leggermente non sono mai stata una di quelle a cui piace “cambiarsi drasticamente i connotati” con il trucco anzi, la maggior parte del mio tempo la passo senza trucco o comunque solo con un sottilissimo strato di ombretto e matita per gli occhi.

Pettino i capelli e li lascio liberei facendo molta attenzione al ciuffo che non dovrebbe precipitare sull’occhio almeno quando guido.

Per evitare incidenti di sorta, alla fine, lo appunto con una forcina alla base, così non si dovrebbe muovere.

Finalmente posso uscire dalla stanza in perfetto orario direi l’appuntamento della nonna è tra non meno di tre quarti d’ora.

Ho tutto il tempo che voglio per fare colazione.

Scendo le scale di corsa  seguendo il profumino che continua ad emanare la mia sacher tort. Mi siedo al tavolo accanto alla nonna ed inizio ad ingurgitare fette di torta grandi quanto il piatto.

La colazione è silenziosa.

Il nonno legge il giornale mentre la nonna cerca di guardare una delle sue telenovele preferite tenendo il volume della televisione al minimo.

“Addie potresti aiutarmi a sparecchiare?” mi dice ad un certo punto il nonno abbassando il giornale.

Io annuisco ed inizio a sparecchiare il più velocemente possibile, sono curiosa di vedere il dottor Cullen.

Mentre il nonno aiuta la nonna ad alzarsi io vado a prendere le chiavi della macchina.

“Nonno dove sono le chiavi della jeep?”

“No, Addie andiamo con la tua macchina!”

“Cosa?” rispondo incredula.

“Il nonno ti ha comprato una macchina per i tuoi spostamenti qui a Forks!”

“Vieni qui che te la faccio vedere!”

Sono sconvolta, i miei nonni mi hanno comprato una macchina? E dire che in Florida potevo guidare quella della mamma solo quando a lei non serviva.

Entriamo nel garage da una porticina sul retro.

Le macchine dei nonni sono li. In effetti il nonno è un vecchietto piuttosto eccentrico. La mamma mi ha sempre raccontato della sua passione per le macchine sportive e, a vedere il suo box auto, un appassionato potrebbe anche morire dalla felicità. C’è un solo piccolo problema, anche se potrebbe cambiare macchina almeno una volta al mese per un intero anno senza mai riuscire ad usarle tutte, le lascia qui nel garage a fare la muffa. Ne esce qualcuna ogni tanto ma, il più delle volte, usa sempre la stessa jeep sgangherata che, quando era un po’ più giovane, ha sistemato con le sue stesse mani. O almeno questo è quello che crede lui, di nascosto era mio padre che, d’estate, sistemata i vari componenti che il nonno montava alla rinfusa.

“Allora? Dov’è questa macchina?” chiedo passando in rassegna tutti i vari tipi di mercedes che  ci accolgono alla nostra entrata.

“E’ quella piccola!” mi dice la nonna indicandone una dall’altra parte del box.

È nera, solo questo riesco a vedere chiaramente, ha la capotte abbassata. È piccola e sportiva, se riconosco il marchio è della Peugeot ed è abbastanza grande per accogliere 5 adulti.

Il mio sogno che si realizza, la macchina che ho sempre sognato è ora qui davanti a me.

Il nonno mi passa le chiave ed io le prendo con mani tremanti.

Salgo a bordo e, senza neanche allacciare la cintura metto in moto il motore e faccio marcia indietro per uscire dal garage seminterrato.

Il nonno apre il portellone e, dopo aver fatto sedere la nonna sul sedile di dietro ed avermi intimato di mettere la cintura, si siede accanto a le e si imbraca alla meno peggio mentre io non gli do neanche il tempo di sistemarsi e parto sgommando verso l’ospedale di Forks.

I nonni sanno del mio terrore per la velocità e non capiscono proprio come faccia ad andare a più di cento su una strada che non conosco bene, ma la sensazione di vento tra i capelli e i libertà è inebriante.

Decelero un po’, giusto in tempo per non farmi prendere una crisi di panico. Ho esagerato un po’ sta volta.

Parcheggio davanti all’ospedale e seguo i nonni dentro la struttura.

 

 

“Signora Montgomery bentrovata!”

Mi giro verso la fonte di quella voce e lo vedo. Un uomo che, a stento avrà 25-26 anni con i capelli color miele, la pelle diafana ed uno dei visi più belli che io abbia mai visto si avvicina a noi.

“Oh dottor sono contenta di vederla!” gli dice mia nonna porgendogli gentilmente la mano.

Lui la afferra ma la molla quasi subito per salutare il nonno.

Poi alza lo sguardo su di me, i suoi occhi d’ambra incontrano i miei castani, nel suo sguardo vedo Emmett, è strano non mi era mai successo di vedere dappertutto gli occhi di una persona che avrò visto si e no per qualche ora e di cui mi sono già perdutamente innamorata.

L’Addison interiore sbuffa mentre io sorrido al dottore.

“Tu devi essere Addison. I tuoi nonni mi hanno parlato molto di te, la loro descrizione però non ti rendeva giustizia!” mi dice porgendomi la mano.

Addie non ti permetto di arrossire, porgigli la mano e rispondi si anche sarcastica se vuoi basta che rispondi.

“Com’è galante dottor Cullen, sono contenta di fare finalmente la sua conoscenza!”

Lui mi guarda un po’ perplesso.

“Ho capito che è lei dagli occhi… ha gli stessi occhi di Emmett. Emmett Cullen non è suo figlio?”

Lui ride, una risata cristallina e melodiosa.

“Si Emmett è mio figlio ma, mi dispiace doverlo ammettere ma non è ‘geneticamente’ mio figlio. Io e mia moglie lo abbiamo adottato come tutti i suoi fratelli e sorelle. Comunque ti ringrazio per il complimento Emmett ha davvero dei begli occhi!”

“Com’è vero!” sussurro quasi tra me e me.

Lui sembra essersene accorto e mi sorride.

Anch’io sorrido ma sono un po’ imbarazzata mi riprendo quasi subito e continuo.

“In effetti lei è troppo giovane per avere un figlio dell’età di Emmett… mi sento una stupida!”

“Non dire così Addie, non sei stupida, stai solo in un mondo tutto tuo!”

Sento dire alle mie spalle.

Quella voce la riconoscerei tra mille, quando faccio per girarmi e salutarlo lo sento che mi scompiglia i capelli.

“Maledetto!” gli dico alzando la testa infuriata.

Lui inizia a ridere e mi fa la linguaccia.

“Se ti prendo!” gli dico correndogli dietro come una stupida causando l’ilarità di tutta la gente che si trova intorno a noi.

Almeno abbiamo creato un divertente siparietto…

Mi giro è vedo il dottor Cullen che, da come me lo ha descritto la nonna, è sempre composto e serioso, che si tiene la pancia per non ridere troppo.

Mi fermo come se avessi sbattuto contro il muro.

Mi ricompongo immediatamente e, ancora un po’ paonazza ritorno dal dottor Cullen seguita da Emmett che, con sguardo da cucciolo bastonato, sembra chiedermi “Perché non giochiamo più? Che ti ho fatto?”

 

“Mi hai fatto crollare la maschera davanti a tutti ecco che cosa hai fatto!” gli dico sprofondando in una sedia mentre i miei nonni e Carlisle entrano nella sala visite.

“Cioè?” mi chiede non avendo capito minimamente cosa intendevo dire.

“Voglio dire che, grazie a questo siparietto comico tra noi due tutto l’ospedale, e in particolar modo tuo padre, ha capito che sono una pazza scatenata. Uffi ed io che pensavo di far bella figura con il dottor Cullen!”

“Come mai vuoi fare bella figura con mio padre?”

“Sai come si dice se vuoi conquistare un ragazzo devi conquistare la sua famiglia!”

Addie oggi sei troppo audace batti il cinque.

Emmett sorride.

“Lo sai che a me non importa se conquisti Calisle, a me basta che tu piaccia a me e a nessun’altro… anche se Rosie… Beh se le dici che stai facendo tutto questo perché hai una cotta per me non tenso che ti lascerebbe più avvicinate a me. Anzi conoscendola non penso che arriveresti a domani!”

“Bella prospettiva. Se scelgo l’amore muoio ma se scelgo di allontanarmi da te soffrirei troppo! Sono proprio due belle prospettive ma sai che ti dico? Per ora, cioè fino a quando non sarai tu a dirmi che ti piaccio io ti rimarrò intorno come amica, magari Rosalie non mi uccide?”

Gli chiedo speranzosa, lui ride.

“Vedremo” risponde tranquillo.

“Comunque vorrei farmi perdonare da te per quello che è successo prima…”

“Ma Emmett pensi davvero che io mi sia arrabbiata?” lo interrompo prendendo la parola.

“No, non lo penso ma sai… potrei sdebitarmi con te per la compagnia che mi hai fatto ieri e poi mi devo far perdonare anticipatamente se Rosalie decide di ucciderti!”

Stavolta tocca a me ridere.

“Mhh pensando bene alla tua proposta ci sarebbe qualcosa che potresti fare. Conosci per caso una ditta di ‘uomini di fatica’ forti e muscolosi come te? Sai dovrei ripitturare la mia camera e cambiare tutti i mobili!”

Lui sospira.

“Dai dark lolita se è solo questo io e i miei fratelli saremo felicissimi di darti una mano. Anche se non sembra Edward e Jasper sono forti quanto me e Alice e Rosalie hanno un incredibile senso estetico. Così prendiamo due piccioni con una fava: mi faccio perdonare e ti faccio conoscere la mia famiglia!”

“Ok!” gli dico sorridendo.“Riaccompagno i nonni a casa e poi andiamo insieme a prendere i tuoi fratelli ti va?”

Lui annuisce.

 

 

Non avrei mai potuto pensare che l’aiuto dei piccoli Cullen per sistemare la mia stanza qui a Forks avrebbe cambiato per sempre la mia vita…

 

 

 

Okay il capitolo è un po’ lunghetto e non toppo “topico” diciamo ma dal prossimo gli eventi inizieranno a prendere una piega diversa e si scoprirà qualche alto dettaglio sulla vita di Addison.

E ci sarà un colpo di scena spero di riuscire a scrivere il capitolo proprio come lo vedo nella mia testa^^

Comunque spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ringrazio tutti quelli che stanno leggendo la mia storia.

Un grazie particolare va a:

1 - Bella4
2 -
Honey Evans
3 -
lady bella
4 -
metal_darkness
5 -
musa93

Che hanno messo tra i preferiti la mia storia e a:

GreenHair: poveri tra un po’ comparirà Rosalie chissà quale sarà la sua reazione huhuhuhu! Comunque continua a fare il tifo per me con i pon pon ci conto XD kiss

 Musa93: Ma grazie sono contentissima che ti piaccia^^ Spero di non averti fatto aspettare troppissimo per nulla ma, tra gli esami e i macellini vari non ho avuto molto tempo per scrivere. Spero che il prox capitolo sarà più veloce da scrivere^^ kiss ale

Bella4: huhuhuhu adesso Addie si è anche dichiarata se lo sa Rosalie le prende un infarto povera. Ma povera Rosalie o povera Addison? Tra le due non so dire chi è più pericolosa quando si incavola huhuhuhu kiss

Al prossimo capitolo spero tra prestissimo baci Callie

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


“Allora nonna cosa ti ha detto Carlisle prima? Come va la gamba?”

“Fortunatamente va molto meglio. Ha detto che siccome sta guarendo molto velocemente non c’è più bisogno di un intervento come temeva il nonno”

Faccio un sospiro di sollievo mentre parcheggio la macchina davanti alla porta di casa.

Sono agitatissima non vedo l’ora di lasciare qui i nonni ed andare a conoscere finalmente la famiglia di Emmett ma, nello stesso tempo, ho una fifa tremenda della reazione di Rosalie.

Ho paura che lei riesca a capire il mio interesse nei confronti di Emmett e che rimanga ferita dal mio comportamento. Lo so benissimo non sto facendo la cosa giusta andando dietro ad un ragazzo fidanzato ma non ci posso fare niente lui mi piace troppo.

Mentre penso a queste cose aiuto il nonno a portare di sopra la borsa della nonna e do di nuovo un’occhiata generale alla mia camera per rendermi conto sul da farsi.

Credo che per ora sarebbe meglio spostare questi mobili e ridipingere le pareti, è l’unica cosa da fare è inutile compare dei mobili senza prima sapere le reali dimensioni della camera.

“Addie” mio nonno mi chiama dall’altra stanza.

“Cosa c’è gli dico andando da lui.

“La nonna mi ha detto di darti questa! Ma fai attenzione non la perdere mi raccomando visto la tua sbadataggine saresti capace di questo ed altro!”

Faccio la smorfia più triste che mi riesce e prendo la carta.

“Nonno fidati di me!” gli dico afferrandola e uscendo dalla stanza.

Appena sono distante dal suo raggio d’azione mi metto a correre verso la macchina.

Accendo la musica e ritorno in ospedale dove Emmett mi sta aspettando.

Mi ci vogliono pochi minuti per arrivare e trovo Emmett appoggiato al muro accanto all’ingresso.

“Oh mio Dio quanto è bello!” dico sospirando forte prima di fermarmi.

Lui inizia a ridere, come se avesse sentito le mie parole, ma no sarà stata solo la mia buffa espressione a farlo scoppiare ormai sono diventata un fenomeno da baraccone.

Mi fermo accanto a lui e lo faccio salire in macchina.

“Wow che bella, Rosalie impazzirà vedendola, anche se lei ama di più i colori sgargianti!”

“Bella e che ama le auto… la donna ideale!” dico sarcastica.

Non l’ho ancora incontrata ma già non la sopporto.

“Gelosa Ad?”

Presa in pieno…

Faccio finta di niente e continuo a guardare la strada davanti a me non rispondendo alla domanda che Emmett mi ha appena fatto.

Lui, offeso probabilmente, si gira dall’altra parte per guardare oltre il finestrino.

Non parliamo per qualche minuto quando mi accorgo che sto guidando verso una meta che non conosco e il mio navigatore non mi ha ancora dato nessunissima indicazione.

“Emh Emmett mi diresti che strada devo fare per arrivare a casa tua?”mi decido finalmente a rompere il silenzio ma lui non risponde.

“Emmett?...”

Nessuna risposta anzi lui non si gira neanche per guardarmi in faccia. Continua a fissare qualcosa fuori dal finestrino.

“Emmett ti decidi o no o parlarmi? Lo sai sei solo un bambino dispettoso!”

Gli dico sbuffando ma lui non reagisce.

“Lo sai benissimo che sono gelosa non devo certo ripetertelo ogni volta! Daiiiiiiiiiiiii Emmett parlami daiiiiiiiii” inizio a fare la lamentosa. Quando faccio così divento veramente insopportabile.

“Dai lagna prendo la strada verso nord e quando arrivi al fiume Calawah gira verso sinistra e continua nel sentiero tra gli alberi!”

“Sissignore Signor Cullen!” gli dico mettendomi ipoteticamente sull’attenti.

Emmett ride di nuovo finalmente.

“Ma cosa è successo prima perché non mi rispondevi? Non penso che sia perché non ho risposto alla tua domanda…” gli chiedo ora che lo vedo più tranquillo.

“No infatti non è per quello… è, beh non mi sento molto sicuro di portarti a casa mia, sarei più tranquillo che tu per adesso non entrassi almeno. Già è abbastanza strano che io presenti una ragazza alla mia famiglia figuriamoci se la porto dentro casa il secondo giorno che la frequento!”

Sono un po’ delusa da quello che dice e non riesco a celare questo strano sentimento che mi attanaglia fin dalle viscere.

“Addie non te la prendere… sai la mia famiglia non è come tutte le altre… noi Cullen siamo un po’ particolari… non ti posso dire molto di noi ma sappi che raramente frequentiamo ‘estranei’”

Io continuo a guidare tendendo gli occhi ben saldi sulla strada quando vedendo il sentiero tra gli alberi Emmett mi dice di girare.

Io eseguo l’ordine e mi avventuro nella strada secondaria tra le felci.

“Come mai abitate così lontano da Forks?”

“Non vogliamo essere ventiquattrore su ventiquattro sotto il microscopio. Gli abitanti di Forks sanno essere degli impiccioni di prima categoria.”

Io rido

“Ne so qualcosa! Quando ero piccola non potevo uscire di casa che venivo osservata per strada. Sentivo le persone parlare di me e della mia famiglia ogni volta che ci vedevano. Eravamo quelli nuovi, di cui non si sapeva nulla e di cui si voleva tanto spettegolare!”

“Si già! Neanche noi passiamo di certo inosservati. Due ragazzi come Carlisle ed Esme che adottano quattro ragazzi di poco più piccoli di loro riscuotono un certo interesse!”

“Emmett hai mai conosciuto i tuoi veri genitori?” gli chiedo non vedendo ancora null’altro che alberi davanti a me.

“In effetti si, li ho conosciuti, ma di loro non ricordo molto. Non ricordo i loro nomi, non ricordo i loro visi, non ricordo se li amavo o meno…”

“Ma loro ti hanno abbandonato?”

Forse sto superando il limite con queste domande ma sono curiosa. Emmett non risponde e fissa un punto imprecisato davanti a se.

“Eccoci arrivati!” mi dice indicando la fine del fitto bosco. Da dove siamo si può intravedere la casa.

Una grande casa bianca rettangolare di tre piani tenuta in ombra dai rami di enormi cedri

Più ci avviciniamo alla casa più mi sembra che il tempo inizia a scorrere lentamente fin quasi a tornare indietro.

L’atmosfera è idilliaca, rilassante, oltre al rumore del motore della macchina si sente solo il lento scorrere del fiume in lontananza.

Parcheggio la macchina davanti casa e guardo Emmett che scende e si avvicina all’ampia veranda.

Lo vedo scomparire all’interno della casa quando il mio occhio nota un movimento al secondo o terzo piano.

Alzo la sguardo giusto in tempo per vedere una tendina che si richiude veloce. Qualcuno mi stava osservando.

Mi alzo dal sedile e mi appoggio alla carrozzeria della macchina quando vedo la porta di casa che si riapre ed Emmett che esce di casa seguito da altre quattro persone.

La prima, un ragazzo alto con i capelli biondi e gli occhi di ambra mi sorride. Dietro di lui una ragazza di poco più bassa di me con i capelli neri saltella allegra verso di me.

“Ciao io sono Alice!” mi dice porgendomi la mano sorridente.

Quel sorriso è contagioso, Alice mi piace già.

“Piacere di conoscerti io sono Addison” le rispondo stringendole la mano

“Io sono Jasper” mi dice il ragazzo dai capelli d’oro affiancandosi alla sorella.

“Addison!”

Nel frattempo gli altri due ragazzi si avvicinano diffidenti a noi.

Sono di una bellezza straordinaria, come tutti gli altri Cullen che ho visto fino ad ora del resto ma, c’è qualcosa in quei due che mi attira particolarmente.

Lui, alto quasi quanto Emmett con i capelli rossi sembra non gradire la mia presenza nella sua proprietà mentre lei…

Rosalie è di una bellezza sfolgorante, non potrei mai competere con lei ne mai lo vorrei. Mi attira tantissimo, tutta l’antipatia che ho provato per lei negli ultimi due giorni è scomparsa del tutto trasformandosi in ammirazione, voglio assolutamente diventarle amica ma, anche lei è irritata dalla mia presenza.

Quei due mi intimidiscono ma mi basta guardare per un secondo Jasper e il sorriso di Alice per tranquillizzarmi.

“Piacere Addison” dico quando i due sono abbastanza vicini e posso porgere la mano.

“Rosalie” mi dice lei prendendomi la mano, forse non le ho poi fatto questa brutta impressione.

Quando Rosalie mi lascia la mano la porgo verso il ragazzo.

“Edward” mi dice quasi meccanicamente afferrando la mano. È una frazione di secondo, ma me ne accorgo comunque l’espressione di Edward muta, sembra quasi incredulo e poi torna in se e si allontana.

Sono perplessa perché lo avrà fatto?

“Allora andiamo?” dice Alice per togliermi dall’imbarazzo.

“Si c’è una stanza da ridipingere!” continua Jasper.

“Piccolo problema in una sola macchina non entriamo come ci dividiamo?” chiedo io.

“Noi donne andiamo a compare la vernice mentre i maschietti vanno a casa tua e cominciano a spostare i mobili ti va?” propone Alice.

Sento una forte ostilità nell’aria mi giro verso Rosalie ma lei è tranquilla quindi annuisco.

Faccio salire lei ed Alice sulla mia macchina e parto alla volta del negozio di ferramenta senza curarmi di quello che stavano facendo i ragazzi.

Non noto neanche che Edward afferra la spalla di Emmett ed inizia a parlargli in modo molto concitato…

“Allora Addison quando sei arrivata a Forks?” mi chiede Alice dal sedile di dietro.

“Sono arrivata ieri ma già non vedo l’ora di tornare in Florida!” le dico ridendo.

“Non amo particolarmente questa città o almeno non amo particolarmente la mentalità dei suoi abitanti… mi sento sempre sotto esami qui, è per questo che mia madre è scappata di qui anni fa. Non so come fate voi… sicuramente attirerete moltissime attenzioni non vi da fastidio?”

“Non particolarmente dai, tentiamo di stare più tempo possibile lontani dalla città quando non ce la facciamo più degli sguardi indagatori della gente ci rifugiamo in casa nostra!”

È Rosalie che mi risponde sorridendo, io ricambio il sorriso. Abbiamo qualcosa in comune almeno.

Arriviamo molto velocemente al negozio parlando del più e del meno.

Abbiamo esaurito le domande di rito del tipo, anni, interessi, scuola, gusti musicali, ci rimane solo di parlare dell’amore che è un argomento che evito come la peste.

Alice mi ha già fatto il terzo grado chiedendo se ho il fidanzato, se ne ho mai avuti ma io ho sempre glissato le domande cambiando argomento.

Anche Rosalie aveva capito e, ogni qualvolta Alice apriva quest’argomento parlava del tempo e di quanto fosse difficile trovare un paio di scarpe da abbinare al suo nuovo vestito viola di flanella, fortunatamente non sospettava neanche che non osavo rispondere perché al centro delle mie attenzioni c’era il suo ragazzo.

Non pensavo che Rosalie fosse così espansiva e simpatica.

A prima vista mi sarei aspettata una ragazza seriosa e anche alquanto pallosa, invece è tutto il contrario, sono contenta di questo.

Parcheggio davanti alla ferramenta ed entriamo.

“Addie a che colore avevi pensato per la tua camera?”

“Lilla!” diciamo insieme io e Rosalie.

Ci mettiamo a ridere mentre il proprietario del negozio guarda rapito Rosalie, chi non rimarrebbe abbagliato da quel sorriso?

Prendiamo il colore e corriamo a casa mia.

Alice mi estorce anche la promessa di andare con loro due a fare shopping. Mi piace andare in giro per fare compere con le amiche ma, accanto a loro sarà un suicidio… buffa, goffa, inadeguata sarebbero state le parole d’ordine.

Arriviamo in casa e vediamo Edward ed Emmett che spostano l’armadio in una stanza degli ospiti senza fare caso ai miei vestiti che disseminano per tutta la casa.

Jasper li segue portando il puff con un braccio e un tavolino con l’altro.

“Abbiamo quasi finito!” grida uno dei tre.

“Addison i tuoi nonni sono usciti quindi possiamo lavorare fino a sera!” mi dice Jasper affacciandosi dalla stanza.

“Ah meglio così. Finiremo prima!”

Gli dico seguendo Rosalie ed Alice all’interno della mia cameretta.

Sistemiamo rulli, pittura e pennelli in un lato della stanza e ricopriamo con i teloni il pavimento per non sporcarlo di lilla.

Porto Rosalie ed Alice nella stanza dove i ragazzi avevano posato il mio armadio e gli presto due salopette di jeans e delle vecchie magliette per non fargli macchiare i bei vestiti che indossano.

Ci cambiamo e torniamo di la dove aiutiamo i ragazzi che, finito di spostare i mobile stanno iniziando a passare la prima mano di vernice.

In sei ci mettiamo meno di un ora a passare la pittura su tutti e quattro i muri.

Manca solo il tetto, quindi mentre io le ragazzi e Jasper ci buttiamo a terra per osservare il nostro magnifico lavoro Emmett ed Edward ridipingono, alla meno peggio, anche quello.

Tra schizzi di colore a terra e Edward che ha rischiato più volte di cadere dalla scala per colpa di Emmett che, distratto lo spostava, riuscimmo a finire tutto.

“Ragazzi grazie siete stati fantastici!” dico rotolandomi a terra tra il colore “Ora prima di passare la seconda mano mi aiutate a prendere le misure?” dico alzandomi e porgendo due rulli a nastro ad Alice e Rosali loro annuiscono e si mettono ai lati a prendere le misure aiutate dai ragazzi.

Mi si avvicina Edward e, prendendo il capo del metro si posiziona dall’altro lato della parete.

“Cinque metri” annoto io mentalmente.

“Okay puoi mollare Edward!” gli dico raccogliendo il nastro.

Non faccio molta attenzione e, premo il bottone che fa riavvolgere automaticamente il metro di metallo su se stesso.

L’ultimo pezzo del nastro mi penetra nella carne formando uno di quei fastidiosi taglietti superficiali che, però, sanguinano copiosi.

Mi porto il dito alle labbra per succhiare il sangue prima che mi sporchi ulteriormente tutto la salopette.

Un brivido di terrore mi pervade.

Sento qualcuno che mi sta osservando.

Mi giro di scatto verso dietro e vedo Edward atterrito che fissa qualcosa.

Seguo il suo sguardo e anche il mio si posa su Jasper.

Il biondo sentendosi osservato si gira verso di me e mi sorride…

Come mai allora Edward ha quella strana espressione sul viso???

Eccomi tornata con il nuovo capitolo il 5 scusate per il ritardoXD.

Perdonatemi probabilmente ho fatto un po’ Rosalie OOC ma volevo che, almeno per l’inizio della storia fosse amica di Addison.

Comunque piaciuto questo capitolo? Vi ho messo un po’ di curiosità?

Come sempre ringrazio chi legge chi ha messo la storia tra i preferiti(siete già in undici evviva) e chi commenta un grazie particolare va a:

GrrenHair: amo allora questo capitolo ti è piaciuto? L’idea che avevi auto non è quella giusta ma non 6 andata troppissimo lontano :P

Musa93: scusa per il ritardo sono lenta come un bradipo a scrivere comunque spero ne sia valsa la pena^^. Spero che da questo capitolo in poi la storia diventi ancora più interessante :P

Un bacio Callie

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Continuo a guardare Jasper che, perplesso si guarda intorno preoccupato.

Quando incontra lo sguardo di Edward rimane perplesso.

Ma cosa sta succedendo?

Edward si avvicina ad Alice ed Emmett e inizia a parlare con voce talmente bassa è veloce che mi sembra impossibile seguirla.

Le uniche parole che riesco a distinguere sono “Sta sanguinando”.

Li guardo perplessa ma perché fanno così? E soprattutto come mai Edward dice agli altri che sto sanguinando? Non mi sembra una cosa poi tanto rilevante.

“Cos’hai detto?” mi chiede Edward

“Io nulla” sono sconcertata.

“Sul fatto del sangue intendo!?”

“Io non ho fiatato!” ho solo pensato che il fatto che io stia sanguinando è così irrilevante che non c’era bisogno di dirlo a tutti.

“Come hai fatto a sentire che dicevo a tutti che stavi sanguinando?”

“Stavi parlando a neanche due metri da me mi sembra normale, che anche bisbigliando, io sia riuscita a capire due parole in una frase intera.”

“Non è possibile sentirmi mentre parlo velocemente con loro. Produco suoni impercettibili dall’orecchio umano!”

“Mi stai spaventando! Se è un gioco non mi sto divertendo affatto!”

Dico allontanandomi il più possibile da lui.

“Non è affatto uno scherzo Addie purtroppo. Non riusciamo a sentire l’odore del tuo sangue…” mi dice Emmett preoccupato.

“Non puoi essere umana! Altrimenti l’avrei già mangiata!” sento bisbigliare da Jasper.

Mi volto di scatto verso di lui quando le parole sibilate da Edward mi trafiggono come una pugnalata al cuore.

“Ma tu che cosa sei?”

“Ragazzi lo scherzo vi è riuscito perfettamente ora però basta c’è un limite a tutto ed io il mio l’ho già superato da un pezzo. Sono terrorizzata se è questo che volevate…”

“Addison il tuo sangue non ha odore, la tua temperatura è molto al di sotto di quella di un comune essere umano, il tuo udito è troppo sviluppato e a quanto so i tuo riflessi e la forza lo sono altrettanto…” mi dice Alice guardandomi dritta negli occhi, è serissima.

“E voi cosa siete allora? Come potete parlare talmente veloce da non essere neanche visti e sentiti? Come fate a sentire l’odore del mio sangue a qualche metro di distanza?”

Mi metto a ridere. Ora ho capito tutto vogliono farmi credere di essere vampiri.

Guardo Edward che annuisce.

“Noi non vogliamo fartelo credere… noi lo siamo realmente.”

Mi sta leggendo nel pensiero...

Lui annuisce di nuovo.

“E’ uno dei miei poteri!”

“E voi altri che sapete fare oltre che uccidere le persone per succhiargli tutto il sangue?” chiedo al limite di una crisi isterica.

Non credo ancora che loro siano dei vampiri ma se stanno recitando una parte sono da Oscar.

“Addie calmati ora ti portiamo da Carlisle dobbiamo capire cosa sei!” mi dice Rosalie avvicinandosi per tranquillizzarmi glissando sulla domanda.

“Non ti avvicinare!” le dico evitando velocemente le sue mani che stanno per afferrarmi.

Lei se ne accorge e si allontana.

Mentre una sensazione di pace e tranquillità mi pervade.

Com’è possibile? Non sono più spaventata all’idea dei vampiri? Questi cinque ragazzi perfetti potrebbero mangiarmi da un momento all’altro e io sto qui a bearmi della loro presenza?

“Chi è stato?” sibilo.

Jasper alza lo sguardo e incrocia i miei occhi con i suoi.

Colpito.

“Addie calmati!” mi dice Emmett avvicinandosi.

“E tu che razza di poteri hai? Ti mandano in avanscoperta per attirare ragazze, servendoti del tuo fascino, con cui poi la tua bella famigliola cena?”

Gli dico sarcastica. In situazioni del genere esce fuori la Addison più antipatica.

“Noi non beviamo sangue umano ci nutriamo solo di quello animale. Si può dire che siamo vampiri vegetariani” mi sorride Alice.

Come farà quella a scherzare su un problema del genere?

“Addie calma respira” mi dico poggiandomi le mani davanti agli occhi e ispirando profondamente.

“Sicuri di non volermi mangiare?” Jasper deve avere sicuramente agito di nuovo, sono troppo rilassata per essere io.

“No” mi dice Emmett poggiandomi una mano sulla spalla.

“Ora però ti portiamo a casa nostra per parlare con Esme e Carlisle!”

“Preferirei che venissero loro due a parlare… se uno di voi sa infondere fiducia nelle persone faccia pure che io ne ho proprio bisogno!”

“Sarcastica anche in queste occasioni?!” mi dice Edward.

“Mi odi anche adesso che mi avete svelato il vostro piccolo segreto?” gli rispondo facendo la linguaccia.

“Ti odierò sempre” mi dice lui sorridendo.

“Sarcastico anche dopo la morte vedo!” replico.

“Simpatica anche quando sei in pericolo di vita.”

Sbarro gli occhi ma lui ride, anche in queste occasioni sono un fenomeno da baraccone, che palle…

 

 

 

 

Scendiamo in salotto ad aspettare i Cullen più grandi e ci sediamo intorno ad un tavolo.

“Cosa sono io?” chiedo ad un tratto rompendo il silenzio assordante che aveva preso possesso della stanza.

“Non lo sappiamo ancora, solo Carlisle potrebbe darci una mano a scoprirlo”

“Come mai allora mi avete svelato il vostro segreto? Se poi vi siete sbagliati e sono un comune essere umano che ne sarà di me?”

“Continuerai ad essere dei nostri e giurerai di mantenere il segreto!” mi dice Rosalie seduta accanto a me.

“Non ti preoccupare abbiamo giurato di non fare del male a nessuno” continua Alice.

“Anche se io non sono abbastanza forte!” mi giro verso Jasper che con lo sguardo basso fissa il tavolo.

Non ho il tempo di replicare che sento suonare alla porta.

Mi alzo e vado ad aprire.

Davanti a me ci sono Carlisle, sempre bello come nel momento in cui l’ho incontrato per la prima volta, ed Esme, una donna dal viso d’angelo.

Sfortunatamente non sorridono, hanno un viso preoccupato.

Esme senza preavviso mi abbraccia e poi entra in casa e si allontana verso il salone.

Faccio segno a Carlisle di seguirmi. Entriamo in sala e ci accomodiamo anche noi intorno al tavolo.

“Hai capito qualcosa di lei, Carlisle?” gli chiede Emmett, anche se dal suo viso non traspare nulla si vede che è molto preoccupato.

“Purtroppo ho già visto due casi come il suo parecchi anni fa…”

“Quindi sa già cos’ho?” gli chiedo “O meglio che cosa sono?”

Carlisle annuisce.

“Qualche anno fa, correggimi se sbaglio, hai avuto un brutto incidente in macchina. La donna al volante ha perso il controllo della macchina ed è andata fuori strada. Dei pezzi di finestrino si sono spezzati e ti sono entrati nella carne ferendoti…” io continuavo ad annuire meccanicamente, la storia dell’incidente l’avevo ripetuta e sentita ripetere centinaia di volte.

“Quando sei arrivata in ospedale sei stata operata d’urgenza ma non avevano sacche di sangue per la trasfusione, visto che il tuo gruppo è il più raro che esista.”

“L’unica persona che poteva donarmi il sangue in ospedale, perché non affetta da malattie gravi che si potessero trasferire con il sangue era una donna in coma. Era da molto in uno stato vegetativo ma il marito non si era mai rassegnato a vederla morire e non aveva fatto staccare la spina…”

“Quando hanno chiesto il sangue di quella donna al marito lui che ha fatto?”

“Ha detto di no. Ha detto che il sangue di sua moglie non era più buono per me, che non mi poteva aiutare. Poi gli infermieri gli hanno detto che, senza il sangue di sua moglie, una bambina sarebbe morta e lui, a malincuore ha accettato.”

“Dopo la trasfusione che è successo?”

“Sono entrata in coma.”

“No prima di quello!”

“Ho iniziato a stare peggio. Il sangue di quella donna mi avrebbe salvata ma i dolori erano lancinanti i medici mi davano centinaia di antidolorifici ma la situazione non cambiava. Furono costretti a tenermi in coma farmacologico.”

“Per quanto?”
“Tre giorni”

“Quella donna che ti ha donato il sangue era  appena stata morsa. Ho parlato con un mio vecchio amico. È come un mercenario, uccide le persone, le rende vampiri in cambio di soldi e favori. Il marito di quella donna aveva visto che nelle ultime settimane le condizioni di sua moglie erano peggiorate ed ha chiamato Sirius. In cambio di un ingente quantità di denaro ha fatto mordere la moglie per poterle salvare la vita e condannarla alla dannazione eterna. La donna era stata morsa da poco quando il marito ha accettato di fare prelevare il sangue per salvarti… Sirius era stato molto chiaro nessuno sarebbe dovuto entrare in contatto con quel sangue ma per salvare una bambina… quell’uomo non sapeva che il veleno anche se in piccolissime quantità va subito in circolo nel corpo.”

“Cosa vuoi dire Carlisle?”gli chiede Emmett mentre io sono ancora troppo shockata per parlare.

“E’ una di noi?” gli chiede Edward.

Carlisle annuisce.

“Ancora non del tutto ma lo diventerà presto…”

“Cosaaa??” quasi urlo.

“In uno dei due casi che ho visto prima del tuo la donna che era nelle tue stesse condizioni non ha fatto in tempo a trasformarsi… la quantità di veleno era talmente minima che è morta senza accorgersi di nulla mentre nell’altro caso ci sono voluti 20 anni. Il tuo caso però mi sembra molto particolare. Il tuo sangue ha reagito immediatamente alla vicinanza di Emmett, da quello che mi ha detto Edward, che è riuscito a leggere nei tuoi pensieri, gli sviluppi più rapidi sono avvenuti negli ultimi due giorni!”

“E questo che vorrebbe dire?”

“Il tuo sangue reagisce al nostro… potresti trasformarti completamente tra una settimana come potresti già svegliarti domani ed essere una di noi. Nella più rosea delle previsioni per due o tre anni sarai ancora un umana…”

“E nella peggiore?” gli chiedo ancora incredula.

“Ti basterebbe anche un secondo per completare la trasformazione…”

Inizio a piangere ripensando ai miei genitori al mio fratellino a tutta la mia famiglia che, probabilmente, non potrò vedere più tanto spesso. Penso al mio futuro. L’immortalità senza i miei cari… penso al mio desiderio più grande crescere e crearmi una famiglia.

Mentre penso a questo vedo Emmett che si alza di scatto.

“E’ TUTTA COLPA MIA! SE NON FOSSE STATO PER ME LEI ORA NON SAREBBE IN QUESTA SITUAZIONE!” urla. Il suo viso è contratto in una smorfia di dolore.

“Non dovevo avvicinarla… non dovevo toccarla… non dovevo stare con lei.”

“Emmett non è colpa tua!” dico tra un singhiozzo e l’altro “Sarebbe successo comunque!”

“Ma non adesso. Tra qualche anno magari ma non quando la tua vita è appena incominciata. Tutti i tuoi sogni le tue aspettative vanno a puttane per colpa mia” dice sedendosi di nuovo e poggiando la testa sulle mani.

“Non è il diventare una vampira che mi preoccupa, sono sempre stata affascinata dai racconti su di voi, non è il non avere un futuro davanti che mi fa piangere, il futuro c’è sempre ha solo cambiato aspetto…”

“Ma io ti ho rubato l’anima ho fatto in modo che tu diventassi un mostro.”

“Non credo che tu mi abbia rubato l’anima, anzi ne sono sicura, e non diventerò mai un mostro se sarò come voi… il mio unico rimpianto potrebbe essere quello che, morendo il mio corpo anche la speranza di diventare mamma un giorno morirebbe con lui”

A quelle parole Rosalie sussultò.

Mi sa che io e quella ragazza abbiamo tantissime cose in comune.

“Vivrò a pieno i secondi, i minuti, le ore, i giorni insomma vivrò a pieno il poco o tanto tempo che mi rimane. Non voglio avere nessun rimpianto.”

Con uno sforzo tremendo mi asciugo le lacrime ed abbozzo un sorriso.

Non voglio fare sentire in colpa Emmett, non me lo perdonerei mai e poi la consapevolezza che, da quando il mio corpo sarà mutato del tutto potrò stare per sempre con lui, mi fa sentire felice.

E questa felicità mi fa riflettere su altro…

Lo so che non sarebbe il momento migliore per pensarci ma la prima cosa che voglio fare con questa nuova consapevolezza è riuscire ad avere un bambino.

Ma da dove posso cominciare… Emmett e tutti i Cullen sono vampiri purtroppo (neanche sto con Emmett e già programmo di tradirlo... stai facendo progressi Addie)  e non conosco nessun’alto qui a Forks tranne qualche vecchio amico dei miei… Mmhh mi sa che da oggi inizia la caccia…

Mi giro e vedo Edward ridere di gusto.

Divento rossa per questo, mi ero dimenticata che il rosso sa leggere nei pensieri… chissà se un giorno questa sua capacità mi tornerà utile.

Poi mi giro verso Alice che sembra quasi bloccata.

Dopo pochi secondi apre gli occhi, mi guarda e con faccia schifata esclama: “Non il cagnaccio!”

Facendo ridere ancora più di gusto Edward.

Cosa avrà mai voluto dire?.

 

 

 

 

Ecco il sesto capitolo finalmente sono stata veloce eh? Comunque nei tre commenti nessuno c’era arrivato a capire che Addie non è quel che sembra ma spero che con questo capitolo ci abbiate capito qualcosa. È tutta colpa dei miei due neuroni che fanno contatto ogni tanto e creano queste trame così incasinate XD.

Comunque questo capitolo è dedicato a Niki(_CoBaIn_) che mi sta dando una mano nella pubblicazione (il mio pc fa strani scherzi e si rifiuta di aggiornare) e mi spinge a scrivere velocissimisimamente^^

Un grazie a tutti voi che leggete, commentate ed ai 15 preferiti.

Un grazie particolare va a:

Roxyna: Grazie mille^^ In effetti hai ragione da oggi in poi tenterò di aggiornare il più presto possibile^^

_CoBaIn_ Niki ora ti stai prendendo il tuo riscatto^^ Basta che non te la prendi più con il mio Edduccio… senno ti ammazzo Jacob XD

Musa93: Hehehe adesso per Addie c’è qualcosa di più complicato che scegliere tra Ed o Emmett XD Spero di non averti delusa con questi colpi di scena improvvisi XD

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Che vuol dire Alice?” le chiede Rosalie in un sussurro, quasi impercettibile.

Io sono già lontana, troppo intenta a rincorrere Edward per tutto il salone, ero riuscita a sentire solo la domanda di Rose.

Alice parla concitata non riesco a capire nulla e per di più sono troppo impegnata a tappare la bocca al rosso più antipatico che io abbia mai conosciuto in vita mia.

“EDWARDDDD chi ti ha dato il permesso di spiattellerare i fatti miei in pubblico??” continuo a dire saltandogli sulla schiena mentre lui racconta i momenti più imbarazzanti della mia vita.

Come mi sarà mai venuto in mente di pensare a quei giorni proprio davanti a lui?

Faccio un balzo in avanti e raggiungo la mia preda.

Le nuove potenzialità del mio corpo sono proprio utili penso afferrandomi saldamente ai fianchi di Edward e mettendogli una mano sulla bocca.

“E tu eri quella che fino a cinque secondi fa piangeva!” mi dice Carlisle ridacchiando.

“Ho una capacità di ripresa molto veloce e poi mi devo integrare in famiglia… e quale modo migliore, se non uccidere Edward e prendere il suo posto!” dico sorridendo in direzione di Emmett che, ancora un po’ teso non riesce a scherzarci su come gli altri.

Mi stringo ancora più saldamente ad Edward e quando sono sicura che gli occhi di Emmett sono fissi su di noi fingo di mordere il mio nuovo fratellino sul collo.

Lui ride e con una facilità mostruosa mi disarciona dalla mia improbabile sella.

Io volo indietro ma Jasper mi afferra giusto in tempo per non farmi cadere rovinosamente a terra.

“Edward ancora non sono una vampira forte come te. Fai attenzione quando giochiamo insieme. E poi non lo sai? Le donne non si toccano nemmeno con un fiore!” mi metto a ridere ed anche Edward fa lo stesso.

“Ma io qui, davanti a me, non vedo nessuna donna. Solo una piccola bimbetta presuntuosa!”

Io faccio una brutta smorfia.

“Non mi hai fatto per niente ridere Signor Cullen!” gli dico allontanandomi da lui e fingendomi offesa.

“Ma dai Addison si scherzava!” mi dice avvicinandosi ed afferrandomi il polso.

Proprio quello che volevo.

Il mio ex ragazzo era un campione di arti marziali e mi ha insegnato alcune mosse per l’autodifesa.

E’ una frazione di secondo. Afferro saldamente il braccio di Edward e, facendo leva con il mio corpo, lo scaravento contro il muro dall’altro lato della stanza.

“Sono impressionata Addison!” mi dice Esme avvicinandosi “La tua forza cresce a dismisura!”

Continua a dirmi indicando il punto in è atterrato Edward dove, con mio sommo orrore, si è creata una specie di voragine.

“Nulla di irreparabile!” mi dice Emmett avvicinandosi, finalmente!

“Ma Ed come hai fatto a non accorgerti di nulla?” gli chiede Alice aiutandolo ad alzarsi.

“Non c’ho pensato!” lo prendo in contropiede “L’ho distratto pensando a quando ho fatto cambiare Alice e Rosalie nella mia stanza. Non poteva essere più facile… vero fratellino?”

Faccio avvicinandomi ad Edward.

“Ti distruggo!” mi dice alzandosi di scatto , io mi metto a correre. Non mi stancherò mai di giocare con Edduccio penso mentre un ringhio cupo mi arriva alle spalle e atterriamo rovinosamente a terra.

Questi giochi mi costeranno la vita. In questi momenti spero che il veleno abbia un effetto rapido.

 

 

 

Dopo poco più di un’ora di lavoro, sfruttando la velocità e la forza prodigiosa dei miei nuovi amici, abbiamo finito di rassettare la stanza.

I mobili erano di nuovo al proprio posto e il disastro causato da me ed Edward era stato finalmente risistemato.

“Noi andiamo Addie. Sei sicura di poter stare da sola?” mi chiede ad un tratto Esme materna come non mai, mentre gli altri ragazzi si avvicinano all’ingresso.

Io annuisco, anche se non mi sento proprio in forma non posso costringere uno di loro a stare tutta la notte con me. Mi sentirei troppo in colpa e poi, l’unica persona che vorrei vicina a me stanotte è l’unica che non posso avere.

Edward mi guarda intensamente.

Ti prego non dire a nessuno quello che stavo pensando soprattutto a Rosalie e… a LUI… ti prego Edward.

Lui annuisce anche se non mi sembra molto convinto.

I ragazzi si congedano e io corro a perdifiato nella mia stanza.

Mi sdraio sul letto, sono sfinita tutte quelle rivelazioni mi hanno fatto venire anche un gran mal di testa.

Stesa sul letto chiudo gli occhi e nella mia testa passano flash di tutta questa assurda giornata.

Ripenso alla contentezza che mi pervadeva stamattina al pensiero di vedere di nuovo Emmett. L’ansia che provavo pensando che di li a pochi minuti avrei conosciuto tutti i Cullen.

E infine alle sconcertanti rivelazioni che Carlisle mi ha fatto.

Mi scompiglio i capelli continuando a pensare a questa giornata stressante e alle cose illogiche successe fino ad ora.

Penso al mio fratellino. Domani lo devo assolutamente chiamare, devo parlare con i miei genitori con la zia. Devo rivederli almeno una volta prima di diventare un vampiro.

Ripenso agli amici. Tutti quelli che sono venuti all’aeroporto a salutarmi e penso alla mie migliori amiche. Elena, beh con lei il rapporto in questi ultimi anni si è un po’ raffreddato, non credo che sentirebbe troppo la mia mancanza mentre Nicole, la mia migliore amica da sempre ne soffrirebbe troppo.

Non l’ho nemmeno salutata per la paura di sciogliermi in lacrime davanti a lei.

Sono stata una vigliacca. Pensavo di tornare presto, pensavo che non si sarebbe neanche accorta della mia assenza, ma adesso, il sassolino di rimorso sul mio stomaco è diventato grande come un macigno.

Non le ho neanche detto che venivo a stare un po’ di tempo a Forks con i nonni… e se non dovessi tornare mai più? Se quando la rivedrò sarò un mostro? Se mi verrà voglia di succhiarle il sangue o di farla diventare come me? Ma la cosa peggiore è se non la dovessi rivedere mai più come potrei fare a placare questo senso di colpa?

Devo rivedere Niki! Domani sera la chiamo per dirle tutto. Le dico che tornerò in Florida al più presto anzi le chiedo di venire qui… no non la posso fare venire a Forks non credo si abituerebbe molto facilmente a questo clima…

Basta domani la chiamo è una promessa, adesso sono troppo stanca e le mie palpebre sembrano troppo pesanti per restare aperte.

Chiudo gli occhi e, probabilmente prima che Morfeo inizi a cullarmi tra le sue dolci braccia, sento una mano grande e fredda che mi si posa sul viso e un “Dormi piccola mia” sussurrato nella notte.

Io sorrido… è bello sognare Emmett… chissà se quando diventerò come lui potrò ancora sognarlo e sentire, anche solo nella mia testa, il ritmo del mio cuore che aumenta fino quasi a scoppiare.

 

 

 

La sveglia ha un suono bruttissimo, la odio. Oggi svegliarmi è la cosa più difficile da fare dopo che per tutta la notte ho sognato Emmett accanto a me, però, ogni qualvolta mi svegliavo e cercavo il suo corpo freddo accanto al mio, mi ritrovavo nel letto sola accaldata.

Ma poi, quando riuscivo a riprendere sonno, ecco che il mio amore tornava accanto a me a vegliare sul mio sonno, se Edward fosse stato con me stanotte ed avesse letto nei miei pensieri avrebbe avuto materiale per ricattarmi a vita.

Mi alzo dal letto. Non ricordavo neanche di essermi cambiata chissà quando ho messo il pigiama al posto della salopette. Apro l’anta del grande armadio viola e blu che Rosalie ha scelto per la mia stanza ieri e prendo i primi vestiti che mi rovinano addosso.

Ieri mentre io ed Edward giocavamo davanti a tutti Rosalie, Alice ed Esme si erano offerte di andare al negozio di mobili per prendere quelli che gli sembravano più adatti per la mia stanza.

Io non avevo opposto resistenza. Ormai la mia stanza da letto di Forks era passata in secondo piano.

Jasper mi aveva detto che, prima o poi, cioè quando la trasformazione fosse stata completa, mi sarei dovuta trasferire a casa Cullen o, comunque, avrei dovuto abbandonare la casa dei nonni. Non potevo rischiare di metterli in pericolo, anche la minima pressione di un mio dito sulla loro pelle sarebbe stata come un pugno scagliato da un pugile sull’avversario più potente che si poteva ritrovare davanti. “Fino a quando non riuscirai a dosare la tua forza dovrai stare lontana dagli umani!” mi diceva Carlisle.

“E per il resto? Il problema nutrimento intendo…” gli chiese Jasper contento di aver finalmente trovato una persona da aiutare a frenare i suoi istinti.

“Addison non dovrebbe avere problemi per questo. La sua trasformazione da umana a vampira è durata talmente tanto che non avrà il problema di non ricordare la sua precedente vita. Anche se sentirà il desiderio di bere sangue la sua etica glielo impedirà. Sarà consapevole che uccidere un essere umano sarebbe un abominio.”

Sospiro e mi rinchiudo in bagno tra i miei pensieri.

Chissà se Carlisle ha ragione su quel piccolo particolare del sangue. Non vorrei dovermi allontanare troppo dalla mia famiglia.

Penso, mentre tento di coprire le pesanti occhiaie.

Mi giro di scatto quando sento bussare alla finestra.

Rosalie non aspetta che io mi avvicini ed entra comunque.

“Ciao Rose. Qual buon vento?” le dico tentando di sistemarmi alla svelta per non sfigurare troppo in sua presenza.

“Voglio farti fare un giro! Ho qualcuno da presentarti!” mi dice entrando in bagno per aiutarmi a legare i capelli.

“Un bel ragazzo?” la guardo ammiccando verso lo specchio.

Lei scoppia a ridere ed io la seguo a ruota.

“No volevo farti conoscere Isabella, la fidanzata di Edward!” mi giro sbigottita.

“E chi è questa pazza che sopporta il piccolo Eddino?” se mi sentisse mi ucciderebbe. Sento già il ringhio cupo che gli sgorgherebbe dalla cassa toracica.

“E’ un umana. Te la voglio fare conoscere soprattutto per una cosa…”

“Cioè?” le dico girandomi ormai pronta e infilando la camicia bianca che avevo preparato.

“Ha deciso che vuole diventare una di noi!” la guardo perplessa infilandomi i jeans.

“Ha fatto promettere ad Edward di trasformarla in vampira non appena si sposeranno!”

Io scoppio a ridere mentre infilo il gilè di jeans, ma vedendo la faccia sera di Rosalie non posso fare altro che chiedere conferma.

“Ma veramente?”

“Si vuole rinunciare a tutto per stare con Edward. Sai io adesso ho tutto. Ho tutto. Dei genitori, fratelli e sorelle e la mia anima gemella!” li il mio cuore sussulta.

“Ma sarei disposta a rinunciare a tutto per un bambino!”

Io annuisco. Per me sarebbe la stessa cosa. Certo non sarei molto sicura che la scelta fosse così facile, cioè non penso che riuscirei a lasciare tanto facilmente la mia famiglia ed… Emmett, ma per me un figlio è importantissimo.

“Vuoi che la convinca che è uno sbaglio?”

Lei annuisce.

Il suo viso è talmente dolce che non so come mai una domanda mi sorge spontanea.

“Rosalie ma tu ami Emmett?” lei rimane spiazzata mi guarda perplessa.

“Non lo so” sento come di sottofondo mentre la bionda scandisce un sonoro “Sì”

“Cos’hai detto?”

“Sì!” mi ripete perplessa.

Forse mi sono sognata tutto.

Mi alzo dal puff su cui avevo poggiato i vestiti e accompagno Rosalie fuori dalla stanza.

“Andiamo a fare colazione?” le dico quando il mio stomaco inizia a gorgogliare.

Lei fa una faccia un po’ schifata.

“Non mangiavo molto volentieri neanche da umana…” mi dice lasciando la frase in sospeso.

“Noooooo!” le dico sconvolta “Non voglio diventare un vampiro. Non voglio rinunciare al cibo!” le dico aggrappandomi alle sue spalle e fingendo di piagnucolare.

Lei ride. Sono un fenomeno da baraccone…

Scendiamo in cucina dove i nonni ci guardano un po’ perplessi, non capendo da dove sia uscita fuori Rosalie.

La mia amica si presenta ai nonni e quando li saluta sorridendo i due si dimenticano completamente delle domande che ci volevano porgere.

Inizio a mangiare tutto quello che la nonna mi posa sul piatto e Rosalie molto educatamente trangugia un pezzo di torta al cioccolata e un succo di frutta.

A vederla così non si direbbe ma sta facendo davvero uno sforzo disumano a mangiare, lo sento.

Finisco in pochi secondi la colazione e, dopo aver salutato i nonni, faccio salire Rosalie in macchina.

Quasi ci litigo quando tenta in tutti i modi a convincermi di farle apportare qualche modifica al motore della mia Peugeot.

Mi sa che Rosalie non ha capito troppo bene la faccenda dell’incidente stradale.

Comunque inizio a guidare verso casa Swan a pochi isolati da casa mia.

In teoria saremmo potute andare anche a piedi ma meglio non insospettire i vicini.

Parcheggio nel vialetto accanto ad un vecchio Pick-up rosso.

“Meno male la macchina della polizia non c’è. Charlie sarà in servizio!” mi dice Rosalie scendendo dalla macchina.

Io la segue verso la veranda di casa.

Bussiamo e dopo qualche secondo una ragazza bruna con gli occhi color cioccolato, alta quasi quanto me, ci apre.

È inquietante. La sua pelle è bianca quasi quanto la mia, ma Rosalie ha detto chiaramente che Bella è un essere umano.

Lei mi scruta preoccupata.

Guarda prima e poi sposta lo sguardo su Rosalie.

“Perché lei è qui? E lei chi è? Non dirmi che è Tanya? Pensavo fosse bella ma non così…” le sento dire. Ma no sarà ancora l’allucinazione di prima.

“Ciao Bella!” le dice Rose gentile.

“Volevo farti conoscere la mia nuova amica!”

“Bella” dice dopo aver preso la mano che le porgevo.

“Sono Addison!” le dico entrando in casa. Seguendola nel piccolo salone.

“Da quanto sei arrivata a Forks?” mi chiede facendomi accomodare sul divano.

“Sono arrivata due giorni fa!”

“Facevi parte della famiglia di Tanya?” guardo Rosalie perplessa come per chiederle chi fosse questa Tanya che avevo già sentito nominare nella mia fantasia.

“No lei è arrivata ieri dalla Florida. È umana proprio come te!”

Lei si irrigidisce.

“E come mai allora è qui con te?”

Rosalie sta per cominciare a raccontare ma io la fermo.

“E’ una storia lunga se vuoi te la racconto davanti ad una tazza di cioccolata!” Rosalie ride sentendo il mio stomaco gorgogliare.

“Ancora?” mi dice mentre Bella sempre più preoccupata va in cucina a preparare da bere.

Non fa in tempo a tornare che Rosalie si irrigidisce e si tappa il naso con la mano.

Qualcuno bussa alla porta.

Bella prende le tazze di cioccolata fumante e le poggia sul tavolino davanti a me e poi va ad aprire.

Sento un brusio strano e, dopo pochi secondi, Bella ritorna.

Dietro di lei c’è un ragazzo di quasi due metri, potrebbe benissimo fare concorrenza ad Emmett.

I capelli dello sconosciuto sono lunghi e spettinati mentre la sua pelle è in netto contrasto con quella di Bella.

Però non male penso quando mi si avvicina di più, non l’avevo notato ma lo sconosciuto ha proprio un bel viso, se non mi fossi tanto assuefatta ai Cullen in questi giorni me ne sarei accorta prima.

Il ragazzo, probabilmente un indiano a giudicare dal colore della sua pelle, sembra non essersi accorto della presenza di Rosalie perché ogni ragazzo sano di mente, entrando in una stanza, noterebbe più facilmente lei che me.

“Okay te la presento basta che non sbavi!” sento dire da Bella.

Quando mi giro ha un sorriso cordiale in viso.

“Lei la conosci già. È la sorella di Edward, Rosalie!” gli dice indicando la mia amica.

La faccia di dell’indiano diventa di colpo contrita e schifata come quella di Rose.

“Mentre lei è una sua amica…”

Il ragazzo si gira verso di me, finalmente rilazzato.

“Piacere Jacob Black!” mi dice porgendomi la mano.

Io l’afferro “Addison Evans!” gli rispondo.

Il contatto tra la nostra pelle è strano.

Sento tante piccole scosse sulla mano.

Il freddo della mia viene quasi annullato dal caldo della sua e viceversa.

Forse venire qui a casa di Bella non è stato poi un’errore…

 

 

 

 

 

 

 

Ecco il settimo capitolo. Ho aggiornato talmente tanto in fretta che non ci credo ancora. Tutto merito di Niki che stressa e aiuta :P

Comunque come al solito ringrazio tutti voi che leggete, commentate e mettete tra i preferiti la mia storia.

Un grazie particolare va a:

Musa93: Sono contenta XD anche questo aggiornamento è superapido. Che ne pensi?

 _tessy_: Tessy non ti preoccupare la fic non è ancora finita anzi XD non la perdere più mi raccomando perché voglio sapere cosa ne pensi dei prossimi capitoli^^

Roxyna: Mi dispiace ma anche Jacob nella mia storia avrà un ruolo fondamentale. Non amo particolarmente Jack come personaggio e sono assolutamente pro vampiri ma mi servi proprio quel goffo cagnolone huhuhuhuhu.

_CoBaIn_: Gioiuzza non ti uccido Jack o almeno non per ora hahahaha ma tu lascia stare il mio amore <3(Edward 4everXD). Come al solito il capitolo è dedicato a te, ma che te lo dico a fare???

 

 

 

Alla prossima bacini Ale

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Jacob mi sorride ancora e non bada minimamente a Rose che quasi schifata si alza dal divano e si mette davanti alla finestra dietro Bella.

“Allora Jake come mai sei venuto qui?” gli chiede la padrona di casa mentre il ragazzo si siede accanto a me, sul piccolo divano dei Swan, nel posto lasciato libero da Rosalie.

“Quil doveva portare Claire da una sua amichetta che abita da queste parti ed ho pensato di farmi accompagnare qui da te. È da tanto che non stiamo un po’ insieme Bella.”

Trattengo a stento le risate se penso che la fidanzata di “fratellino” viene corteggiata in modo così spudorato da questo ragazzo; se lo dovesse sapere Edward, Jacob rischierebbe la vita.

“Quindi dovrei riaccompagnarti alla riserva più tardi? O passa a prenderti Quil?” gli chiede lei mentre io guardo Rosalie, sempre più in imbarazzo.

Se Jacob non va via non potrò parlare a Bella e raccontarle la mia storia.

Rosalie non sembra minimamente preoccupata di questo e continua a guardare in direzione del bosco.

“Dovresti riaccompagnarmi. Quil farà il baby-sitter fino a tardi e io vorrei tornare prima di pranzo. Sai non posso lasciare Billy solo!”

Vedo Rosalie ghignare sotto i baffi e poi con l’aria più innocente che riesce a fare si gira verso Bella.

“Non puoi riaccompagnarlo. Ho già detto a Edward che verrai a casa nostra, non vorrai piantarlo in asso un’altra volta?” le dice sorridendo.

“Ma… ma Jacob?” balbetta lei in soggezione. Rosalie fa un brutto effetto su chiunque, sarà per questo che l’adoro?!

“A lui ci penserà Addison, tanto siamo venute qui con la sua macchina. Vero Addie? Non hai problemi a riaccompagnarlo alla riserva Quileutes?”

Mi giro disorientata e sposto lo sguardo da Rosalie a Bella ed infine guardo Jacob.

“Mi spieghi tu come ci si arriva?”

Lui sorride, un sorriso dolce di quelli che ti scaldano il cuore.

“Certo!” io ricambio il sorriso.

“Allora va bene. Voi andate da Edduccio ed io riporto Jacob a casa!”

Bella mi guarda storto “Edduccio! Ma chi le ha dato tanta confidenza?”

Mi sa che in questo periodo la mia mente è alquanto disturbata, sento la voce e questo mi preoccupa.

Passiamo una buona mezz’ora a parlare del più e del meno con Rosalie, che rimane isolata in un angolo a ghignare guardando il nulla, quando il mio cellulare inizia a vibrare.

Lo sfilo dalla tasca e leggo il nome impresso sul display: Emmett.

Nessuno si è accorto di nulla quindi respingo la chiamata e scrivo un messaggio.

 

< Sono da Bella con Rosalie. Se è urgente richiama altrimenti ci vediamo dopo pranzo dai Cullen >

 

Invio il messaggio e riposo il cellulare nella borsetta.

Nel momento esatto in cui la chiudo il cellulare di Rosalie comincia a squillare.

“Edward?” dice lei a voce bassa.

“Niente, ero venuta a far conoscere Bella ad Addison… Non stiamo facendo nulla non preoccuparti… sì, ora arriviamo… Io e Bella… No lui non c’è… a tra poco.”

Rosalie chiude il telefono e si gira finalmente verso di noi.

“Dobbiamo andare Bella. Edward ci sta aspettando!” dice camminando verso l’uscita.

“Prendi le chiavi e andiamo!”.

“Addison noi ci vediamo tra un po’”, io sorrido.

“Allora Jacob andiamo?” dico seguendo Bella fuori dalla porta.

Mentre lei e Rosalie partono con il catorcio… pardon il pick-up rosso fiammante di Bella noi continuiamo a camminare verso la mia macchina.

“Ma questa è tua?” mi dice Jacob buttandosi quasi a peso morto sul cofano.

“Sì” gli rispondo avvicinandomi.

“Ma è magnifica!” io arrossisco lievemente. Anche se il complimento l’ha fatto alla macchina ammetto di essere un po’ imbarazzata.

“Grazie!”

“Me la fai guidare?”

Sfodero il miglior sorriso che riesco a fare e, giocherellando con le chiavi tra le mani gli rispondo serafica “No!”

E scoppio a ridere vedendo la sua faccia.

“Lo sai che sei perfida!” mi dice lui acido.

“Si lo so, me lo dicono tutti in famiglia e non!” gli rispondo facendogli la linguaccia.

“Allora Jacob dove si va?”

“Ma non ti costerebbe meno fatica far guidare me? Daiiiiii! Arriviamo prima, non ti devo spiegare le strade, guido sicuramente meglio di te” questo non lo doveva dire.

Mi paro davanti a lui: dito puntato in faccia e aria minacciosa inizio a ringhiare piano.

Lui cade all’indietro sullo sportello della macchina ed io inizio a ridere.

“Nessuno guida meglio di me ricordatelo. Ora sali e non fare il bambino!” salto all’interno della macchina e mi metto al posto di guida mentre Jake ancora inebetito guarda nella mia direzione.

Sale in macchina e inizia a darmi le direttive. Forse ho un po’ esagerato. Volevo scherzare ma forse lui non ha abbastanza senso dell’umorismo per capirmi o il mio iumor sta diventando sempre più inglese.

Mi metto a guidare il più velocemente possibile e accendo  la musica a tutto volume.

“Supermassive black hole, l’adoro” dico muovendo la testa a ritmo della canzone.

Jacob mi guarda.

“Scusa per prima. A volte invece di scherzare spavento la gente”

“No figurati e che quando hai ringhiato… non credo che una persona normale sappia farlo in quel modo!”

“Una persona normale no. Ma io sono speciale.” Gli dico girandomi verso di lui e sorridendo.

“Si vede!” dice lui scoppiando a ridermi in faccia.

“Non sei molto gentile!”

Continuiamo a parlare del più e del meno. Jacob mi chiede come faccio a conoscere i Cullen ed io omettendo alcuni particolari; gli racconto della storia di Emmett, dell’aereo e di come i ragazzi e il dottor Carlisle siano stati gentili con me quando gli ho chiesto aiuto per la stanza e per la nonna.

Jacob sembra convinto della risposta e mi lascia il tempo per fare alcune domande. Gli chiedo di Bella, di come l’ha conosciuta e del perché non abbia un buon rapporto con Rosalie.

Dalla sua risposta mi sembra che stia raccontando parecchie bugie ma non voglio approfondire di più il discorso. Come me, anche lui ha il diritto di mentire o di omettere alcuni particolari con uno sconosciuto.

Alla fine però vince la curiosità.

“Jacob da quanto sei innamorato di Bella?”

Un silenzio imbarazzante si propaga nella macchina, non dovevo fare quella domanda, sapevo benissimo che la risposta non sarebbe mai arrivata.

Accelero ancora fino a quando non vedo la mano di Jake indicare un punto non ben precisato di fronte a noi, davanti alla spiaggia.

“Fermati lì”

Io parcheggio la macchina lontana dalla strada e scendo seguendo Jacob sulla battigia.

Il cielo nuvoloso da un che di poetico a tutto l’ambiente.

Jacob si ferma davanti ad un grosso ramo bianco abbastanza vicino alla riva ed io che faccio molta fatica a camminare sulla sabbia con i tacchi alti tento di avvicinarmi il più possibile a lui, ma l’impresa mi sembra più ardua del previsto.

Non posso mettermi a saltare o a correre veloce come potrei fare davanti ai Cullen quindi passo dopo passo cerco di dissotterrare i tacchi che rimangono incastrati come nelle sabbie mobili.

Jacob, notando la mia difficoltà si avvicina, e sollevandomi facilmente da terra mi porta in braccio al ramo.

“Grazie” sussurro scendendo e sedendomi sul tralcio. “Sai non sono abituata a camminare con queste scarpe” gli dico sfilandole e appoggiandole accanto a me per terra.

“E’ stato più o meno qui che ho incontrato Bella. Cioè che l’ho rincontrata. Noi ci conoscevamo già. Quando era piccola e stava qui con i genitori, prima del divorzio, giocava spesso con le mie sorelle. Sai i nostri padri erano e sono tutt’ora grandissimi amici.”

Jacob guarda un attimo verso il mare come per riordinarsi le idee.

“Quando ci rincontrammo lei era già in fissa per il piccolo dei Cullen. Mi chiese informazioni su di loro ed io, cretino come non mai, gliele diedi. Passarono quasi sei mesi durante i quali io e Bella ci vedemmo molto raramente, ma poi mio padre mi chiese di tenerla d’occhio dandomi anche dei soldi per farlo. Noi indiani non ci fidiamo dei Cullen  a causa di vecchie leggende e, tra parentesi, conviene anche a te non fidarti di tutti loro, soprattutto della barbie... Comunque quando la rividi al ballo della scuola stava già con la sang… con Edward. Un moto di rabbia e di gelosia mi invase. Lì capii di avere una cotta colossale per lei”

Si rabbuia e indicando il ramo accanto a me, mi fa segno di farmi un po’ più in là.

Si siede e riprende il racconto.

“Qualche mese dopo, se non erro nella settimana seguente al compleanno di Bella, tutta la famiglia Cullen sparì dalla circolazione. Il rosso l’aveva lasciata e Bella era entrata in depressione. Non viveva più. era sempre a letto a piangere. sembrava un automa… era proprio irriconoscibile, lo spettro di se stesso. E poi venne da me. Ricominciò a ridere a scherzare ma non era più la stessa. Mi portò due moto e mi chiese di ripararle e di insegnarle a guidare. Faceva cose folli, gesti assurdi perché sentiva la voce di Edward nella sua mente quando era in pericolo. Si buttò addirittura da quella scogliera” mi dice indicandola “Quel giorno, dopo il tentato suicidio, gesto folle fatto per stupidità oserei dire, ricomparve la piccola folletto… non ricordo il nome…”
“Alice.” lo interrompo.

“Sì, sì Alice. Comparve lei e rovinò tutto. Io ormai ero innamorato perso di Bella e lei stava iniziando a ricambiare i miei sentimenti ma il ritorno di Edward era imminente. Tornò da lui e di me non ne volle più sapere… a livello sentimentale intendo. Per lei sono e sarò sempre il suo migliore amico.”

Istintivamente appoggiai la testa sulla sua spalla.

“Sai che un po’ ti capisco Jake? Io ho avuto due o tre storie ma nella mia vita ci sono state solo due persone veramente importanti e una delle due mi ha spezzato il cuore in tanti minicoriandolini.”

Sposto i capelli sull’altra spalla e riprendo a parlare.

“Il primo si è rivelato il più stronzo degli essere umani sulla faccia della terra. James il mio primo amore e unico fino a qualche tempo fa. Un bastardo inenarrabile. È il fratello più grande della mia migliore amica Nicole. Ha quasi vent’anni e non fa altro che cambiare ragazza, una diversa per ogni notte. Non mi ha mai considerata più di tanto, per lui ero solo una stupida bambinetta che gli correva dietro nella speranza di un suo sguardo, di un suo sorriso. Poi la pubertà è arrivata anche per me e da bambinetta mi sono trasformata nel suo tipo di ragazza ideale. Ha iniziato a venirmi dietro e questo non poteva fare che lusingarmi, a sedici anni essere corteggiata da un diciannovenne è motivo di vanto per alcune, perché non per me? Mi chiamava 5-6 volte al giorno dicendo che per lui il momento più bello della giornata era quando riusciva a sentire la mia voce. Ero innamorata ma non stupida quindi quando mi chiese la prima volta di uscire con lui rifiutai… l’avevo visto il giorno prima con un’altra. Alla seconda volta però accettai, mi ero solo ripromessa di non starci subito quindi quando lui quella sera tentò di baciarmi io mi scansai ma sapevo che non sarei riuscita a farlo a lungo. Niki mi aveva avvertito, mi diceva che in ogni caso io non sarei stata una storia seria per suo fratello, di stare attenta, di non cedere ma io da brava cretina quale sono ho ceduto quasi subito. Ci sono andata a letto dopo neanche una settimana e lui, per tutta risposta mi ha lasciata con un sms. Mi ha detto solo che non voleva niente di serio. Che ero stata solo una da una botta e via… ero distrutta. Nicole tentò di riunire i pezzi ma non ci riuscì mai sul serio. Da quel momento in poi non sono più uscita con nessun ragazzo. Avevo completamente perso la fiducia nel sesso maschile. Per me eravate, e siete ancora, una massa di stronzi” dico ridendo mentre Jacob passa un braccio dietro la mia schiena.

“E l’altro ieri ho incontrato Emmett che in meno di un’ora è diventato ancora più importante di James, ma anche la storia con lui non può essere a lieto fine.”

“Rosalie!” finisce lui.

Io annuisco sulla sua spalla.

“Siamo proprio sfigati eh?” gli chiedo.

Lui sorride.

“Proviamo a dimenticarli insieme? Cioè io ti aiuto a dimenticare Bella e tu cancelli dalla mia mente Emmett! Ti va?” le parole mi escono di bocca senza che sia riuscita ad articolare per intero il pensiero, ma ormai è troppo tardi. Non fingo nemmeno di irrigidirmi tanto a questo punto non ne varrebbe più la pena. Quel che è fatto e fatto. Mi resta solo da aspettare il suo no.

“Perché no?!” mi risponde.

Mi sa che non ho capito bene il no… questa mi sembra una risposta affermativa!

Mi stacco dal corpo di Jacob e lo guardo negli occhi.

“Ma tu lo sai che ci conosciamo da un’ora? Ok che nella mia vita in questo periodo deve essere fatto tutto con l’acceleratore ma tu non sei costretto se non vuoi!”

“So che sarà quasi impossibile dimenticare Bella per ora ma se anche tu hai lo stesso problema, in due ci possiamo aiutare meglio. È una pazzia ma ci vuole un pizzico di follia nella vita”

Io annuisco.

“Quindi ora stiamo insieme?” dico ridendo, questa situazione mi sembra paradossale.

“Sì, certo. Da oggi tu sei la mia ragazza.” Mi sorride “Forse l’idea della bionda di portarti da Bella è servita a qualcosa…”

Io lo guardo assente e chissà perché la scena vissuta il giorno prima con Alice ed Edward mi ritorna in mente:

 

<< Mi giro verso Alice che sembra quasi bloccata.

Dopo pochi secondi apre gli occhi, mi guarda e con faccia schifata esclama: “Non il cagnaccio!”

Facendo ridere ancora più di gusto Edward.>>

 

 

 

 

 

 

 

 

E siamo arrivati al capitolo 8 scusate per l’attesa e spero che anche questo capitolo vi piaccia anche se non mi convince del tutto^^

Come sempre ringrazio voi che leggete e mettete tra i preferiti la mia storia ma un grazie particolare va a:

Zije600: Grazie mille sono contenta che la storia ti piaccia e soprattutto sono contenta che ti piaccia Addie^^

Razorbladekisses: grazie mille i prossimo aggiornamenti spero siano più rapidi e significativi spero che continuerai a leggere la storia^^

GreenHaire: Hahaha fefe gioia della mia vita spero che tu non te la prenderai troppo per i prossimi capitoli (se già hai iniziato cos’ muahmuahmuah) cmq spero che questo capitolo ti piaccia in caso prendo una mazza da baesball sperando di riuscire ad evitare gli spiritelli^^

 Blinkina: grazie mille spero che le tue storie non siano negative anche xkè da oggi jacob ed addison… uhuhuhuh

_CoBaIn_: Beh Niki risponderti sarebbe superfluo ma lo faccio comunque lo sai che ormai la mia storia è perennemente dedicata a te quindi spero ti sia veramente piaciuto anche questo capitolo^^

Alla prossima

Ale

 

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