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«Tesoro, perché questi .. cosi hanno una lama sotto?», chiese Hook
inarcando come suo solito un sopracciglio e facendo un’occhiataccia ai pattini
che Emma lo aveva obbligato ad indossare. «Qualcuno potrebbe anche farsi male, io, in particolar modo, e di certo non
vorrei che il mio bellissimo viso venisse sfregiato da una brutta cicatrice.»
«Tranquillo, io e Henry siamo piuttosto bravi a pattinare, ti insegneremo
noi.», gli disse lei prendendolo per la mano, facendo scomparire l’uncino
attraverso la magia con un gesto dell’altra e ignorando bellamente l’ennesima battuta arrogante fatta.
La cosa triste era che lui ci credeva davvero.
E la cosa ancora più triste è che certune erano ancora più squallide di quelle
che una povera persona del ventunesimo secolo potesse aspettarsi da un uomo di
trecento anni. «Così eviti di inchiodarti al ghiaccio
del lago e di finire affogato.», continuò poco prima ch’egli iniziasse a
lamentarsi per il fatto che il suo uncino fosse stato fatto nuovamente
sparire.
All’udire quelle parole il pirata sbuffò senza ribattere, facendosi poi
letteralmente trascinare dalla donna sul ghiaccio. “Dovrò smettere di seguirla ovunque.
Specialmente se si tratta di portali o attività che implichino questi
cosi-ammazza-pirati-affascinanti.”, pensò però.
Quando giunsero tutti e tre al centro del lago che la Salvatrice e il figlio
avevano deciso di utilizzare per introdurre Hook al mondo del pattinaggio, la
suddetta gli lasciò le mani, facendo così diventare l’espressione scocciata del
pirata in una tremendamente sconvolta.
«Amore,» iniziò rimarcando quella
prima parola lui. «Non so se ti è chiaro, ma su questi aggeggi io non so
andare.», cercò di continuare, senonché poco prima che questa fosse conclusa,
si ritrovò seduto a terra per via del gesto troppo brusco della mano che aveva
fatto per indicare i pattini ai piedi gli aveva fatto perdere l’equilibrio.
Emma rise, così come Henry.
«Attento, non gesticolare troppo.», lo attenzionò solo successivamente il
ragazzo, aiutandolo poi a rialzarsi facendosi aiutare dalla madre.
«Grazie per avermi avvisato, ragazzino.», disse con tono leggermente sarcastico
mentre cercava di non perdere nuovamente l’equilibrio. «Gradirei che mi
aiutaste a camminare anziché ridere guardandomi però.»
«Vieni, ti aiuto.», si prontò allora Emma prendendolo a braccetto e facendogli
vedere come si scivolava per potersi muovere senza cadere.
Conoscendo i due e il precario equilibrio del pirata, Henry decise di tenersi
un po’ lontano, andando a pattinare poco più distante.
Dopo circa mezz’ora si poteva dire che Hook non era di certo il miglior
pattinatore esistente né a Storybrooke né nel mondo,
ma riusciva a tenersi quantomeno in equilibrio sui pattini azzardandosi anche a
fare qualche metro senza la bionda.
«Sta iniziando a nevicare.», constatò poi un po’ triste la Salvatrice alzando
una mano e cogliendo un fiocco. Pattinare la divertiva alquanto, ma preferiva
iniziare a dirigersi verso casa in quel momento in cui la neve si limitava ad
essere piuttosto rada che dopo, quando magari avrebbe iniziato a nevicare di
più.
Ci mancava solo che si beccassero qualche malanno.
«Non mi dispiace affatto.» ribatté poi il pirata, che mano nella mano con la
donna aveva già iniziato a scivolare verso la sponda del lago ghiacciato. «Questi
..pattini.. mi stanno distruggendo i
piedi.»
Emma sospirò.
«Va bene, ho capito. Andiamo a casa.», disse infatti chiamando il figlio poco
dopo.
Una volta tolti i pattini (se non con parecchie difficoltà quelli di Hook),
preso la macchina, ridato l’uncino al suo legittimo proprietario ed aver
accompagnato Henry da Regina, i due rimasero soli. «Swan, se
volevi rimanere da sola con me bastava dirlo, eh.», disse con tono allusivo Killian.
«Oh, sta’ zitto Jones.», ribatté lei rimarcando l’utilizzo del cognome. «Andiamo
a casa, sta iniziando a nevicare più forte.»
«E sia.», accettò volentieri lui.
Quando arrivarono davanti alla porta della casa che condividevano, la medesima
che Emma aveva dapprima comprato da sé quando era una Dark One,
non si vedeva praticamente più nulla per via della fitta neve che scendeva
oramai copiosa.
Il solo tragitto per giungere al portone di ingresso sotto al porticato dalla
macchina li inzuppò infatti quasi totalmente, tanto che entrambi tremavano
visibilmente. «Dannazione, ci mancava solo un malanno.»,
si lamentò Emma mentre entrava in casa, seguita a ruota da Killian.
«Suvvia, amore, potremmo riscaldarci insieme ora..», iniziò quest’ultimo
attirando a sé la donna e facendole un sorriso sghembo a pochi centimetri dal
viso una volta chiusa la porta. «che ne dici?», continuò poi.
«Mhh, perché no..», decise di prenderlo sottogamba
lei, avvicinandosi ulteriormente.
«Davvero?», chiese sorpreso e piuttosto allusivo lui, mantenendo il sorriso.
«No.», rispose però secca Emma, allontanandosi di colpo e accendendo il camino
e asciugando i vestiti di entrambi con un gesto della mano, iniziando a dirigersi
poi verso la cucina con l’intenzione di mettere a bollire un po’ di acqua per
farne poi due tazze di the caldo.
Fu però immediatamente bloccata da Hook che con un rapido gesto la strinse a sé
e la fece cadere sotto di lui nel divano che stava per superare.
«Non ci si prende così gioco di un pirata, lo sai principessa?», disse poi
prima di baciarla.
E per quella volta Emma decise di non ribattere.
…almeno non verbalmente, s’intende. Perché un pirata sapeva farsi valere
quando voleva.
Angolo autrice. Eccomi approdata con la mia Jolly Roger personale
anche in questa sezione.
Buonasera a tutti e buon anno! (:
Ho deciso di utilizzare anche io questi promt, quindi
a meno che non mi secchi di colpo e abbandoni tutto, dovete sopportarmi per
tutto il 2016.
Spero che questa prima oneshot vi piaccia, per
qualsiasi cosa (errori nel testo o altro) scrivetemi pure tutto in una
recensione!
Era la sera del 14
febbraio e a Storybrooke regnava un clima festivo.
Questo era dovuto principalmente a due fattori:
il primo, che aveva a che fare con una certa festa di carnevale organizzata in
casa di Regina Mills da Charming
e Snow anche in onore di San Valentino, e il secondo
consisteva nel fatto che per quell’anno, e
lì si tocchi ferro immediatamente onde evitare il malaugurio, non era
ancora stata lanciata alcun tipo di maledizione in quella cittadina un tantino sfigata
sfortunata.
Erano le 20:30 esatte quando Emma ed Hook decisero finalmente di uscire di casa
per dirigersi in casa di quella che era diventata quasi una loro amica insieme al resto della maggior
parte dei cittadini di Storybrooke.
I due avevano già una buona mezz’ora di ritardo sull’orario di marcia, ma nulla
aveva distratto il pirata e la bionda a bisticciare su quale costume avrebbe
dovuto indossare quest’ultima.
Infatti, nonostante ella si trovasse piuttosto bene negli abiti da piratessa che le aveva diligentemente portato Killian quella stessa mattina, non voleva far intristire
Mary Margaret e David per non aver indossato i suoi abiti da principessa, non
soprattutto dopo che erano stati così gentili da accompagnarla nell’Underworld.
Insomma, un po’ di riconoscimento se lo meritavano quei due, soprattutto
partendo dalle piccole cose come quella s’intendeva.
«Suvvia tesoro, i tuoi potranno vederti in abiti da principessa tutte le volte
che vorranno, considerato che adesso sei potente abbastanza da aprire portali a
tuo piacimento verso la Foresta Incantata ed andare a zonzo per quel castello
che avete insieme alla tua allegra famigliuola.»,
cercò di convincerla lui. «Io quante opportunità ho di vederti nei panni di una
sexy..», continuò, cambiando però quasi immediatamene
l’ultima parola con un’altra, notando l’occhiataccia di lei. «..stupenda piratessa?»
E fu così che Emma uscì di casa con un cappello tre volte la sua testa, una
maglia bianca larga calata sulle spalle con sopra un panciotto di cuoio nero,
una gonna che andava dall’essere corta davanti a moderatamente lunga dietro del
medesimo colore del panciotto e degli stivalicon un gambale piuttosto largo del medesimo colore del cappello, ossia
marrone scuro. Il tutto coronato da una spada che Hook le aveva gentilmente
offerto ed un trucco piuttosto scuro ed eleborato
sugli occhi, sotto consiglio dell’amica Ruby, alla quale aveva chiesto
consiglio non appena fu totalmente convinta di quel costume.
«Stai un incanto.», le disse infatti il pirata gongolandosi un po’ con un
sorrisetto felice dovuto al fatto di aver convinto la sua donna ad essere una piratessa
come lui per una sera (nonostante il suo comportamento non esprimesse mai il
suo effettivo ruolo di principessa, ma al contrario, quella di una vera e
propria farabutta, come lo era stata in passato.)
«Che sia chiaro, Jones,», lo avvertì,
«questa è l’ultima volta che mi convinci.»
«Aye.», rispose continuando a sorridere lui,
scoccandole un veloce bacio sulle labbra a sorpresa.
Il tragitto in macchina fu piuttosto silenzioso, ma non per questo teso o
quant’altro. I due preferivano infatti la quiete piuttosto che parlare a
vanvera quando non se ne aveva veramente voglia.
Una volta arrivati Emma posteggiò vicino alla casa del sindaco e si incamminò
insieme al suo accompagnatore verso l’entrata.
«Ricordati del piano.», gli disse. «Alle 22.30 massimo fuga per il Super Bowl.»
«Va bene Swan, non hai fatto altro che ricordarmelo
per l’intera settimana.», le ricordò lui. «Cercando oserei dire quasi inutilmente di distogliere la mia
attenzione sulla strana festa di stasera. Com’è che si chiamava? San Cupido?»
«Cupido ha ben poco di santo considerato il modo in cui mi si è approcciato
nella vita, Hook. E’ San Valentino. E sai come la penso,», aggiunse dopo
una breve pausa dovuta al fatto che aveva citofonato, «trovo inutile dover
festeggiare l’amore solo per questo giorno, quando invece dovrebbe essere voluto e realmente espresso nel quotidiano.»
«E così vuoi ulteriori effusioni quotidiane, eh?», disse con tono allusivo Killian. «Sai, potremmo direttamente tornarcene a casa a
fare le nostre cose, sai..», cercò di convincerla attirandola improvvisamente a
sé, quando Regina aprì la porta.
«Vi fate già gli occhi dolci e non siete ancora entrati.», decretò
quest’ultima. «Una specie di record, praticamente.»
«Regina.», la salutò cordiale e con un inchino sarcastico lui.
«Captain eyeliner.», rispose lei. «Entrate, su, che i
tuoi stanno già dando spettacolo. Sai, non voler essere costretta a
rinchiuderli in cantina dopo appena mezz’ora dall’inizio della festa.»,
continuò rivolgendosi poi ad Emma.
Dentro regnava il caos. Henry
inseguiva la piccola Grace facendola ridere, Robin cercava di star dietro a
Roland, Ruby aveva accalappiato qualcuno, molti ballavanoe Snow e Charming..
«Oh, non ci posso credere.», esclamò Emma sconvolta. «Non lo stanno facendo davvero.»
«Beh, a meno che non abbiamo le visioni in due, stanno veramente cantando a
quel coso.. com’è che lo chiamate voi?», chiese Hook voltandosi verso di lei.
«Karaoke, Killian. Karaoke.», disse lei. «Stanno
veramente cantando Bad Romance al karaoke mascherati da Lady Gaga e Charlie Chaplin. Mi rifiuto di crederci.»
Dopo quella singola visione, Emma decise di prender la palla al balzo e di
sparire.
Letteralmente.
Prese per mano il pirata che le stava affianco, per poi chiedergli: «Super Bowl, cioccolata calda e divano?»
«Non aspettavo altro, milady.», disse lui.
E con un gesto di mano di Emma i due sparirono in una lieve nube bianca, dovuta
all’utilizzo di magia di lei.
Sarebbero passati a prendere la macchina la mattina seguente, ma di sicuro non
sarebbero rimasti un minuto in più in quella marmaglia.
Non che a Hook (e piuttosto segretamente ad Emma) dispiacesse, passare una
serata da soli senza eventuali intrusioni, ma non fece a meno di farle notare
che il tempo che aveva passato a rendersi così splendida –non che non lo fosse già di per sé, ovviamente–era andato brutalmente sprecato in mezzo
secondo.
«Oh, sta zitto.», ribatté però lei una volta arrivati nel salotto di casa loro
attirandolo bruscamente a sé e baciandolo, proprio come aveva fatto per la
prima volta nell’ Isola Che Non C’è.
«Non ho nulla da ribattere per stavolta, tesoro.»,
sussurrò lui con voce roca. «Tranquilla.»
«Quindi.. Lui si chiama
Bibì?», chiese Hook piuttosto concentrato indicando
lo schermo della televisione alla donna che gli stava affianco. «E quella lì Raven? Perché diavolo una persona dovrebbe chiamarsi corvo?»
«Potresti fare la stessa domanda a Spugna,
lo sai questo, vero?», replicò sarcastica Emma. «Ed è Bb,
non Bibì.»
«Suvvia tesoro, è la stessa cosa.» , rispose Hook voltandosi verso di lei.
«No. Storpi la pronuncia.»
Erano entrambi seduti nel letto, poggiati alla spalliera.
Era stata una giornata piuttosto faticosa, considerato che Will si era di nuovo
ubriacato ed aveva causato un po’ di scompiglio in città.
..Oltre al fatto che Emma aveva dovuto pattugliare la cittadina da sola, visto
che David era stato tutto il giorno impegnato con Neal e Mary Margaret.
..E tralasciando volutamente il fatto che Killian non
avesse fatto altro che causarle altro stress per il suo solito modo di fare. Quell’uomo l’avrebbe fatta esaurire. Ne
era certa. «Il comportamento di quella Raven verso
l’esserino verde mi ricorda qualcuno.», continuò poi allusivo. «Non per fare
nomi..»
Emma gli diede un pugno sul braccio, al quale Hook replicò con un ‘ouch’ dettato più dal gesto che non si aspettava che da un
reale dolore. «Pft,
donne.», borbottò infatti scocciato.
«Zitto, questa puntata mi piace.»
«Agli ordini, comandante.», replicò sarcastico prima di zittirsi e continuare a
guardare verso lo schermo.
«Io sto andando a letto, mamma. Buonanotte.», avvertì Emma Henry, che appena
giunto davanti alla porta della loro camera e trovandola aperta aveva deciso di
farvi capolino. «Buonanotte Killian. E non fate tardi
come l’altra volta..», continuò ricordando di come, mesi prima, Emma era finita
per andare a letto alle cinque del mattino pur di finire una stagione di quel
cartone animato.
«Si, si.. Buonanotte ragazzino.», gli diede la buonanotte lei seguita a ruota
dal pirata.
Una volta rimasti di nuovo solila
Salvatrice cliccò su play e ripresero la visione di quell’episodio che avevano
precedentemente interrotto per salutare il ragazzo.
Passarono le ore così, facendo battutine e vedendo una puntata dietro l’altra finchè ad alba inoltrata si appisolarono l’uno sulla spalla
dell’altro.
Inutile dire che Henry vedendo i due in quella posizione sospirò rassegnato.
Sua madre era davvero una bambina, a volte.
E Killian non era proprio da meno.
Deciso di porre fine a quel pisolino e colto da un momento di cattiveria così
pura da far paura anche ad un vero cattino, okay, meglio non esagerare,
il ragazzino si diresse in cucina e prese una padella con un cucchiaio.
Andò poi nuovamente verso la camera dei due…
«Sai che non andrò mai
in giro con questo, vero?» chiese Hook alla bionda che gli stava di fronte
indicando con la mano buona il pigiama azzurro di suo padre che lei gli aveva
prestato tempo addietro.
«Appunto, Hook. Devi solo dormirci. Non ti vedrà mai nessuno con quel pigiama
addosso tranne io.» cercò di convincerlo lei non riuscendo, comunque, a
trattenere una risata. «Devo dire che quelle spade disegnate in rosa sono
davvero molto.. come dire.. chic.» Killian alzò un sopracciglio schifato. «Sarebbero
cosa? Cìc?»
«Come dire… Di moda, ecco.»
«E tu vorresti farmi credere che vanno di moda queste cose orribili.», replicò
lui. «Andiamo amore, la moda di trecento anni fa era decisamente migliore di
questo obbrobrio. Ed è tutto da ridire visto che la gente comune, di cui
ovviamente io non facevo parte perché insomma, alla mia immagine ci tenevo già
da tempi remoti, non si lavava quasi mai ed indossava lo stesso vestito per
giorni.»
«Devo dire però che prendi quasi la stessa misura di Charming.»
disse ignorando le proteste di lui e avvicinandoglisi per sistemargli la
maglietta sulle spalle, sulle quali si erano create delle pieghe. «La prossima
volta vedo di prendertene uno per te di una taglia più grande.»
«Swan, i documenti relativi agli ultimi arresti sono
questi?» chiese smaterializzandosi nel salotto della casa in cui si trovavano i
due Regina, non alzando ancora lo sguardo perché intenta a sfogliare i fogli
che aveva in mano.
Vedendo Hook sbiancare di colpo, Emma cercò di far ricorso alla sua magia. Con
un gesto di mano creò una nube dorata che iniziò a ruotare intorno al corpo del
giovane uomo, celando in parte il suo abbigliamento.
In quei mesi la Salvatrice si era esercitata molto nell’utilizzare isuoi poteri, ma nonostante tutta
l’esercitazione che svolgeva quasi quotidianamente, non riusciva ad ottenere i
risultati sperati.
Ecco perché quando Regina volse lo sguardo verso i due che aveva di fronte inarcò
un sopracciglio e sbuffò.
«Ti prego Swan, dimmi che non state facendo sul
serio.» disse mentre pensava già ad un contro-incantesimo da sfruttare contro
quello lanciato dalla bionda. «Un pigiama azzurro con delle spade in rosa e Captain Eyeliner che fluttua su una nuvoletta dorata? Non
pensavo foste arrivati a questi livelli di psicopacità.»
Con uno schiocco di dita fece scomparire la suddetta nuvoletta facendo così
cadere in molto poco dignitoso l’uomo, facendogli poi comparire addosso i suoi
vestiti abituali, panciotto orrendoincluso.
«Mi devi un favore, panciotto sgualcito.» disse poco prima di sparire nello
stesso modo in cui era apparita e rinunciando dunque a chiedere ulteriori
delucidazioni riguardo quella faccenda e i documenti che aveva portato con sé.
«Tesoro..», cominciò con tono tanto solenne quanto infastidito Hook una volta
che i due rimasero nuovamente da soli.
«Si. Ho afferrato il concetto.», replicò Emma senza neanche dargli il tempo di
concludere il discorso.
E fu così che Hook passò buona parte della settimana successiva a borbottare un
continuo
«Trecento anni di buon gusto andati in fumo. Non posso crederci.» e ad evitare
Regina come la peste.
..Che in fondo lui aveva vissuto davvero secoli in cui essa ritornava a fare
stragi fra la gente..
E in fondo pensò che Regina non aveva effetti tanto diversi da quelli scaturiti
dalla suddetta maledizione umana.
***
Angolo autrice.
Inizialmente non volevo
pubblicare questa storia. I motivi sono semplici: non mi convince affatto, è
alquanto breve e mi sembra piuttosto scontata, ma considerato che mi sono presa
questo impegno ho cercato di sistemarla come meglio potevo durante le ore di
studio e quindi eccola qui.
So che non è il massimo, ma ultimamente non sto più seguendo OUAT per mancanza
di tempo (e anche perché solitamente aspetto che una stagione si completi, in
modo da vedere tutti gli episodi senza interruzioni spiacevoli), dunque sono
rimasta un po’ indietro con i fatti.
Spero apprezziate comunque,
“One day,
someone will hug you so tight that
all of your broken pieces will fit back together.”
«Sono sempre stata
pessima con le parole. Scusami.», singhiozza Emma stringendo a sé Killian.
«Mi conosci. Sai quello che provo. Eppure non riesco mai.. mai a dirti ciò che vorrei dirti davvero. Non in modo completo,
intendo. C’è sempre qualcosa o qualcuno che non mi permette di concludere come
vorrei. Prima fra tutti io stessa. Mi dispiace.»
«Swan, va tutto bene.» ricambia l’uomo stringendola a
sua volta al petto, come per paura che se provi ad allontanarsi, lei potrebbe
scivolargli via per sempre. ..Proprio come era accaduto nell’Oltretomba,
quando aveva creduto che il loro tempo era finito davvero. Le bacia la testa e nel frattempo le accarezza i capelli con l’uncino;
nonostante non riesca a sentir nulla con quell’oggetto di metallo, la
sensazione dei capelli della donna amata fra le sue dita è impressa nella sua
mente, così è come se sentisse davvero la morbidezza di quella lunga chioma bionda
solitamente lasciata sciolta ed in disordine –ora legata stretta in una coda-, al tatto.
«No, non va bene. Quando ti ho perso di nuovo nell’Oltretomba, quando l’ultimo
barlume di speranza che avevo riguardo l’andarcene da quel luogo insieme si è
spento, io.. Sono crollata.
Quella volta ti ho detto che con te non ho bisogno di indossare la mia
armatura. E’ vero. E’ così. Ma non ti ho detto che ti amo, se non sussurrandotelo così piano per paura di
vederti scomparire davanti ai miei occhi. Oltretutto piangevo, quindi dubito
che tu abbia sentito davvero quelle parole.
Non che adesso la situazione sia migliorata, perché insomma–» disse facendo un
breve sospiro per cercare di recuperare il dono della parola, che stava via via
scomparendo insieme alla sua sicurezza.
«Swan..» cercò nuovamente di interromperla lui.
«Fammi finire, Capitano da strapazzo.» lo rimbecca lei accennando ad un sorriso
e asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
Una volta gli avrebbe riferito una frase come ‘Fammi finire o ti lascio morente qui.’, ma adesso non trova quella
battuta più così divertente. Come potrebbe? Lui sorride.
«Come desidera, mia signora. Prego, continui pure.» si arrende con una punta di
ironia. Magari un giorno smetterà di assecondare
quella donna, si ritrova a pensare, ma
sicuramente non accadrà presto.
Probabilmente non accadrà mai.
«Volevo ringraziarti.»
inizia così Emma, continuando subito dopo aver notato il cipiglio curioso che
aveva assunto Hook. «Suppongo che tu mi abbia salvato da me stessa. Avevo
iniziato a non sentire quasi più nulla se non un profondo affetto per Henry e i
miei genitori. Proprio quando ero ad un passo dall’arrendermi e a rendermi
succube della mia stessa armatura verso il mondo esterno, tu hai fatto in modo
di spogliarmi da essa e non farmi sentire più il bisogno di indossarla di
nuovo. Mi hai insegnato ad amare e soprattutto a
vivere di nuovo. Grazie.»
«Oh, al Diavolo.» sussurra Killian prima di chinarsi
su di lei e baciarla con tutto l’amore che riesce a trasmetterle.
Emma ricambia sorridendo sulle sue labbra. Quell’uomo non sarebbe cambiato mai.
«Grazie a te.» sussurra poi . «Ti amo.»
«Anche io.» dice piano Emma, quasi per paura di interrompere quel momento. «Ti
amo.» gli dice ancora, ridendo e dandogli ulteriori baci sulla guancia proprio
come ha fatto poco prima.
Si stacca poi leggermente da quell’abbraccio per indicargli la tomba.
«Robin.. Robin non ce l’ha fatta. Non riesco a crederci.»
«Neanche io.» le risponde lui allontanandosi leggermente da lei, porgendole
l’uncino.
Coglie poi con la mano un fiore di ciliegio caduto poco più avanti e dirigendosi
verso la bara ancora stretto ad Emma, poggia il fiore con delicatezza.
«Al miglior ladro e amico di sempre. Mi mancherai.» sussurra al cielo mentre la
pioggia inizia a bagnarli.
Un soffio di vento li coglie e segretamente entrambi sperano che in quel soffio
vi sia Robin.
Forse vi è davvero, ma non osano dirlo ad alta voce perché sanno che in realtà
le loro speranze sono vane.
Tutti vogliono continuare a credere che Robin vegli ancora su di loro, seppur
dall’Oltretomba,ma tutti sanno che non
è così.
Robin non c’è più e nessuna magiaesistente potrà salvarlo. Niente potrà riportarlo indietro.
Si abbracciano continuando a guarda tristi la tomba, consapevoli di quanto
siano fortunati ad essere lì, vivi.
Non badano alla pioggia perché intrappolati nei loro pensieri, ma non se ne
farebbero un problema anche se non lo fossero: dopotutto per Killian sentire la pioggia sulla pelle è come sentirsi
di nuovo sempre più vivo, mentre Emma sta bene così com’è. Le è sempre piaciuta
pioggia ed oltretutto sta bene stretta fra le braccia del suo vero amore,
seppur non completamente per via del senso di colpa che la attanaglia per la
morta dell’amico.
«Non è colpa tua.» le dice Hook quasi come se avesse letto i suoi pensieri.
«Forse.» sussurra poco convinta lei e lui non la rimbecca perché sa quanto
testarda può essere.
«Andiamo dagli altri.» le dice invece. «Regina ora ha bisogno di te. Sei l’unica
che può capirla davvero.*»
Emma annuisce continuando a guardare dritta davanti a sé, poi si volta verso di
lui e lo bacia di nuovo.
«Si. Andiamo a casa.»
[869
words.]
***
Angolo autrice.
*Secondo me Emma è l’unica
persona che può capirla davvero perché ha visto il suo amore morire più e più
volte. A differenza di Biancaneve che ha visto Charming
morto solo per pochi minuti, Emma è dovuta correre letteralmente nell’Oltretomba
per salvare Killian.. Non che questo sia servito a
molto, alla fine.
Salve a tutti.
Spero vivamente che vi siate ripresi dallo shock dell’ultima puntata uscita, perché
io ancora non sono riuscita a superare quel momento.
Mi sentivo in dovere di dedicare questo mese anche a questo personaggio:
purtroppo la sua storia, come capita spesso in OUAT, non è stato sfruttato al
meglio e questo mi è dispiaciuto parecchio.
Vedere Regina in quelle condizioni è stato tremendo.
In ogni caso, spero che vi piaccia.
Ci si legge il mese prossimo.