Return of the Kings

di LadyFel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A New Beginning ***
Capitolo 2: *** Growing Up ***
Capitolo 3: *** Life and Death ***



Capitolo 1
*** A New Beginning ***


Return of the Kings - 1_A New Beginning
Return of the Kings

1_ A New Beginnig

Londra, inverno

"Che noia!!" biascicò Edmund, picchiettando sulla finestra, mentre fuori la pioggia gelida allagava il giardino.
"Dai Ed, dovresti esserci abituato ormai..." lo rimbeccò Susan, che cercava di studiare, piuttosto svogliatamente a onor del vero.
"A Narnia non pioveva così...." replicò il fratello, voltandosi e sedendosi dritto sulla poltrona su cui stava stravaccato poco prima, leggendo un libro.
"Peter...facciamo qualcosa, mi annoio!" chiese la più piccola, Lucy.
"Lucy, che possiamo fare? Mica possiamo uscire..."
Nella mente dei quattro fratelli si formò per l'ennesima volta il ricordo di quel verde, di quel cielo, di quel paese...la loro patria...la loro vera casa....Narnia.
La prima volta che ci erano stati, avevano sconfitto la Strega Bianca, Jadis, e avevano riportato la pace, e la primavera, al popolo di Narnia. Erano stati incoronati da Aslan, Sommo Protettore di Narnia, re e regine di quella terra.
Da quando erano, accidentalmente è bene ricordarlo, tornati indietro, non un solo giorno era trascorso senza che non avessero desiderato ardentemente rientrare a Narnia, sedere di nuovo sui troni di Cair Paravell, cavalcare di nuovo nei boschi, o nelle vaste praterie del loro regno.
Ma ahimè non era possibile, non ne avevano il potere. Solo Aslan poteva permettere loro di tornare. E ormai erano passati sei mesi da quel giorno.
"Peter, quanto tempo credi sia trascorso a Narnia, da quando siamo tornati?" gli chiese Susan, chiudendo il tomo.
"Uhm...non saprei...esattamente non ho mai capito com'era il conteggio del tempo...suppongo un qualche centinaio di anni, forse meno..." rispose il biondo fratello, sollevando gli occhi dal giornale.
"Così tanti...?" sussurrò la sorella con una nota di tristezza nella voce, notata subito da Edmund e Lucy.
"Susan...io sono sicuro che un giorno torneremo a Narnia...me lo sento dentro..." la rassicurò Peter, sfiorandole la mano.
Susan sorrise, e i tre fratelli con lei. I ricordi della loro patria li accompagnavano ogni giorno, e ogni giorno speravano con tutto il cuore di tornare.
Ancora non sapevano che quel momento era ormai alle porte.

***

Narnia

Ottocento anni erano trascorsi da quando i quattro sovrani, Peter il Magnifico, Susan la Dolce, Edmund il Giusto e Lucy la Valorosa, erano improvvisamente scomparsi. Li avevano cercati in lungo e in largo, ma nessuna traccia di loro era mai stata trovata.
Alla fine anche i più leali si erano arresi all'evidenza: i loro buoni regnanti non sarebbero mai più tornati.
Così Narnia era andata sempre più in rovina e duecento anni dopo la scomparsa dei sovrani, i Narniani erano stati attaccati da genti straniere, che avevano conquistato Narnia, distrutto Cair Paravell e quasi del tutto sterminato gli antichi abitanti.
I pochi sopravvissuti si erano rifugiati nel folto delle foreste, chiudendosi nel proprio dolore.
Questi stranieri, chiamati "Abitanti di Telmar" avevano costruito una fiorente comunità, e dominavano incontrastati. Molti re si erano succeduti nel tempo, uno più spietato dell'altro.
Ma quell'anno, un nuovo re, Caspian VII, era più che mai intenzionato a cambiare tutto questo. Il suo precettore gli aveva raccontato tutto quello che sapeva dell'antica Narnia e dei suoi abitanti. E soprattutto, Caspian sapeva ogni cosa su Peter, Susan, Edmund e Lucy, antichi e amatissimi sovrani di Narnia.
"Maestro, mi hai raccontato tante e tante volte degli antichi sovrani, ma non me li hai mai fatti vedere..." chiese un giorno il giovane re al suo precettore mentre, a cavallo, percorrevano un sentiero appena poco lontano dal Guado di Beruna.
"Seguimi, Caspian...Te li farò vedere..." rispose quello, incitando il proprio cavallo, seguito a ruota dal re.
Cavalcarono su per il sentiero, scomparendo nel folto della foresta. Giunsero, alla fine, ad una grande radura, sul cui culmine si trovavano delle rovine, semisepolte dall'edera e dal tempo. Fermarono i cavalli all'esterno, ed entrarono a piedi.
"Maestro, dove siamo?" chiese sussurrando Caspian, accendendo un paio di torce, mentre si addentravano nelle viscere della costruzione in rovina.
"In un posto speciale...mi hai chiesto di vedere gli antichi re...Ebbene, eccoli!" indicando al giovane una delle due pareti.
Caspian la illuminò con la torcia e rimase interdetto: l'intera parete era incisa, disegnata e dipinta con scene di tempi passati, grandi battaglie, splendide creature e alla fine i quattro re, incoronati e assisi sui loro troni, a Cair Paravell. Una lacrima scivolò giù dalla guancia del giovane, che si inginocchiò di fronte alla parete, testa china, come a rendere loro omaggio.
"Caspian, non sei responsabile di quello che i tuoi antenati hanno distrutto, ma non tutto è perduto mio re!"
"E come? Non vedo come...Narnia è distrutta ormai: Cair Paravell non esiste più...e i quattro re sono un pallido ricordo, inciso sulla pietra..."
"Non tutto è perduto, ti dico. C'è ancora una speranza, seppur minima...Il Corno..."
"Di che cosa stai parlando, Maestro?"
"La leggenda dice che la Regina Susan.."
"Qual'è?"
Il maestro indicò al ragazzo una figura alta e slanciata, dai folti capelli bruni leggermente ondulati, alla sinistra del Re.
"La Regina Susan possedeva un corno bianco, modellato con una testa di leone a fauci aperte, un corno magico. Il suo suono si poteva udire a migliaia di chilometri di distanza, e chi lo suonava riceveva immediato aiuto, in qualunque situazione di trovasse...Ho letto molto, e fatto molte ricerche a proposito...sembra che sia in grado di riportare qui gli antichi re, almeno è quello che spero.
Per riportare la pace a Narnia, avrete bisogno del loro aiuto...Il popolo di Narnia non li ha mai dimenticati, li ascolteranno e probabilmente li seguiranno..."
"E che cosa stiamo aspettando? Cerchiamo il Corno!"
"Fosse così semplice maestà...Ahimè nessuno sa dove sia...Nessun libro lo dice..."
"Maestro dove potrebbe essere?"
"Non lo so davvero....probabilmente al vecchio palazzo...ma nessuno sa come raggiungerlo..."
"Ma come? Cair Paravell fu distrutta!!" replicò Caspian infervorandosi, mentre camminavano a ritroso per uscire all'aperto.
"Dal mare...nessuno ci è mai arrivato. Chi ci ha provato non è mai tornato per raccontare..."
"Maestro, pensate di riuscire a trovarlo?"
"Lo spero Caspian, lo spero..." rispose l'uomo, tornando verso il cavallo.
Il giovane re si voltò verso le rovine, mentre riprendevano il sentiero verso Beruna: aveva sempre sognato di poter un giorno incontrare gli antichi Re e Regine di quella landa che tanto amava, e sperava che un giorno il suo desiderio sarebbe diventato realtà.
Nel corso degli anni successivi, insegnò ai suoi figli tutto ciò che sapeva su Narnia e sugli antichi Re, cosicchè quando il Corno fosse stato ritrovato, questi sarebbero stati pronti ad accogliere i veri reali di quella terra selvaggia e meravigliosa.
A Caspian VII successe il figlio, Caspian VIII, intenzionato a portare avanti la politica del padre. Egli riuscì a mettersi in contatto con alcuni degli antichi abitanti di Narnia, ma sfortunatamente morì ancora giovane, lasciando il regno nelle avide e sanguinarie mani del fratellastro Royan. Costui continuò la persecuzione che i due predecessori avevano fermato, aumentando le ronde e i saccheggi.
Che nella morte del fratello Caspian ci fosse il suo zampino, gli abitanti di Narnia ne erano più che certi. I superstiti si rintanarono nel folto più folto della foresta, evitando qualunque contatto con quella gente così malvagia.
Gli alberi, un tempo vivi e vitali, si chiusero dentro le loro spesse cortecce e divennero immobili; molti animali smisero di parlare per paura e alla fine tornarono ad essere selvatici; minotauri, centauri, nani e fauni si rintanarono nei loro nascondigli e non misero mai più piede fuori dalla foresta, nascondendosi al mondo e agli uomini.
Passarono altri cinquecento anni prima che qualcosa cambiasse questa immobilità.
Il nuovo re, Caspian, il nono con questo nome, salì al trono. Ancorchè giovanissimo, egli tuttavia aveva le idee ben chiare: le cose non potevano continuare così.
Per prima cosa, pose termine alla persecuzione incontrollata delle genti di Narnia, stabilendo una precaria pace tra i popolo di Telmar e i Narniani. Nonostante tutto però, egli rimaneva diffidente verso l'antico popolo. Il suo precettore gli aveva insegnato tutto quello che sapeva al riguardo, ma egli decise di non interessarsene. La sua preoccupazione maggiore era rappresentata dai regni confinanti, sempre desiderosi di espandere i propri confini a spese del suo regno.
Decine di guerre si susseguirono, intervallate da brevi periodi di pace.
Durante uno di questi periodi, al re nacquero due figli. Il maggiore, un bel maschietto dai profondi occhi blu e dai folti capelli neri, e la minore, una bellissima bambina dagli straordinari capelli fulvi e dai profondi occhi verde mare.
"Maestà, avete due eredi!" gli annunciò il suo braccio destro, il generale Motas, la sera in cui nacquero i gemelli.
In cuor suo, il re ne gioì profondamente. La gioia fu subito sostituita dalla sorpresa.
"Che avete detto? Due?"
"Si Maestà...vostra moglie, la nostra amatissima Regina, ha partorito due gemelli, un maschio e una femmina."
"E..."
"Il maschio è nato per primo."
"Il cielo ci assiste! Voglio vederli!!" esclamò il Re, al colmo della gioia. Il suo regno era al sicuro ora. Aveva un erede diretto, un figlio maschio a cui passare il potere quando sarebbe stato il momento.
Si recarono entrambi alla stanza della regina, ma vennero fermati sulla soglia dalla guaritrice.
"Maestà, vi prego non entrate. La Regina è molto debole..."
"Voglio vedere i miei figli, subito!" tuonò.
"Shhh non così forte Vostra Maestà! I bambini sono sani e forti, e ora riposano in seno alla balia. Vostra moglie non è in grado di ricevere visite, ve ne prego..."
Caspian amava moltissimo la Regina, nonostante le nozze fossero state combinate da suo padre. Decise quindi di non insistere e di ritirarsi, con l'intenzione di tornare l'indomani.
Una voce tenue ma decisa lo chiamò da dentro la stanza.
Si portò al lato del letto dove riposava sua moglie, stanca e sfinita, ma sorridente.
"Alera, moglie mia, dovresti riposare...la guaritrice ha detto che sei molto debole...verrò domani..."
"No...non c'è tempo...prendi i tuoi figli..." rispose con una voce minuscola, appena percettibile.
La balia presentò al re i due piccoli, il maschio per primo.
Il re lo guardò per un momento, scrutandone i lineamenti e le espressioni, poi lo prese in braccio, stringendoselo al petto con delicatezza e amore.
"Caspian sarà il tuo nome, figlio mio. E quando sarà ora, mi succederai al trono, come Re!" disse, ponendo un bacio sulla fronte rosea del figlio maggiore e restituendolo alla balia.
Quando venne il momento della figlia, Caspian si stupì grandemente: riccioli fulvi le ricadevano leggeri sul visino sorridente, mentre due profondi e cangianti occhi verde mare lo osservavano quasi trafiggendolo; non la prese in braccio ma si limitò a guardarla.
"Com'è possibile? Nella mia famiglia non mi risulta che qualcuno abbia mai avuto i capelli fulvi..."
"Forse il mio re non ricorda, ma da piccola anche io avevo i capelli bruno-rossicci..."
"Ricordo bene Alera...e ora mi spiego. Questa bimba diventerà bella come te!" prendendola in braccio e baciandola su entrambe le guance.
"Tocca alla regina scegliere il nome..." si intromise la guaritrice, inchinandosi alla coppia reale.
Alera si soffermò un momento a riflettere, poi rispose.
"Si chiamerà Alambil, e sarà Principessa di Telmar, di Narnia e di Archen, come sua madre prima di lei.." disse solenne ma con un filo di voce, prima di ricadere dolcemente sul cuscino, spossata dalla fatica.
Il re lasciò la figlia alla balia e si accostò alla moglie, che respirava appena.
"Alera...resta con me..." sussurrò apprensivo.
"Caspian...mio amato sposo...mio re...promettimi..." bisbigliò la regina, sentendo le forze venirle meno.
"Dimmi Alera, sono qui!" rispose lui, prendendole la mano e stringendola tra le sue: era gelida.
"Promettimi...che veglierai sempre su Caspian e su Alambil...e che un giorno possano entrambi regnare entrambi...Voglio che mia figlia....diventi...regina..." disse in un ultimo alito di vita la regina, prima di spirare tra le braccia forti del re, prostrato e in lacrime.
Quella notte, nessun fuoco d'artificio illuminò il cielo scuro, nessun coro di campane annunciava la gioia dei regnanti. Al contrario, il lugubre silenzio veniva rotto dal rintocco ritmico e funereo della campana, ad annunciare a tutto il regno che la famiglia reale era stata colpita da un grave lutto.
Si era sparsa la voce e le notizie giunsero fino a Beruna e alla foresta del fiume Giunco.
Gli abitanti di Narnia, apprese tali notizie, non poterono fare a meno di dispiacersi: il Re Caspian IX era un buon re, nonostante tutto.

Londra, primavera
"Susan!"
L'interpellata si girò e scoprì sua sorella minore, Lucy, che la rincorreva e la chiamava con impeto.
"Lucy, che è successo?"
"Non hai sentito anche tu?"
"Che cosa?" chiese una voce più profonda, quella del fratello Edmund, che le aveva appena raggiunte all'uscita da scuola.
"Edmund, Susan, Lucy!!" li richiamò Peter, invitandoli a salire velocemente sul treno che li avrebbe riportati a casa.
Una volta saliti, finalmente Lucy potè esporre il proprio problema ai tre fratelli.
"Poco fa, ho sentito un suono, come una campana..."
"Lucy, ci sono molte chiese nei dintorni, è ovvio..." le rispose Peter.
"No, non hai inteso...l'ho sentita dentro di me...come se succedesse nella mia testa..."
"A che stavi pensando in quel momento?" le chiese Edmund, pensieroso.
"Pensavo a casa nostra...a Narnia..."
"Che ti avevo detto Peter? Lucy, anche io l'ho sentita...una campana...come a lutto...Qualcosa di grave è accaduto..."
"Com'è possibile che io e Susan.."
"Parla per te Peter...in effetti anche io ho sentito qualcosa...ma molto lontana..." lo rimbeccò la sorella.
"Com'è possibile che lo abbiamo sentito? Che siamo collegati in un certo qual modo con casa, anche se non ci siamo?"
"Possibile, Peter...la magia è capace di questo e altro..."
"Quasi un anno è trascorso...chissà cosa è successo in tutto questo tempo...." disse Edmund, rincorrendo i propri pensieri su casa.
"Già...chissà..." gli fece eco Susan, pensierosa anch'ella.




Spazio dell'autrice.
Nuova storia in cantiere. Spero che vi piaccia, ho pensato di prendere spunto da "Le Cronache di Narnia. Il Principe Caspian." e trarne qualcosa di diverso, nel finale, nei personaggi, negli eventi. Non tutti ovviamente, ma ci saranno personaggi nuovi, di cui uno già lo avete intravisto: la sorella gemella di Caspian X, Alambil.
Ho anche cercato di immaginare (qualche accenno solamente) a cosa poteva essere accaduto a Narnia nell'anno in cui i nostri quattro eroi sono stati lontani.
Cambieranno anche alcuni eventi, ovviamente incentrati non più solo su Caspian e i quattro Re, ma anche su Aravis: quello che le succederà, specialmente il rapporto con il fratello e con i quattro re.
Un qualcosa di un pochino diverso..
SPero vi piaccia, e spero in molte recensioni e letture.
Baciotti a tutti e buona lettura

LadyFel

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Capitolo 2
*** Growing Up ***


Return of the Kings - 2_Growing Up
Return of the Kings

2_Growing Up

Narnia
Molti anni erano trascorsi, e i due figli di Re Caspian IX si facevano ogni giorno più grandi e più belli.
Caspian si interessava di storia, astronomia, matematica, tutte quelle conoscenze che costituivano la base culturale di ogni re e principe.
Sua sorella Alambil, sempre più bella ogni giorno che passava, seppur interessandosi di tutti quei compiti prettamente femminili, non disdegnava le altre conoscenze, tanto che per evitare di trovarla sempre ad origliare le lezioni del fratello maggiore, il re decise di assegnarle un precettore che le insegnasse anche a lei.
Ma c'era una pratica che il re proprio non riusciva ad accettare in quella figlia così amata: la guerra.
Sì perchè Alambil si dimostrò precocemente e straordinariamente portata per l'uso delle armi, qualunque esse fossero. Fin da piccola, si era dimostrata abile nell'uso del pugnale, tanto che oramai riusciva a centrare un bersaglio in movimento ad occhi chiusi.
Inoltre, sapeva usare alla perfezione l'arco e la spada, e stava apprendendo con una facilità impressionante anche l'uso della lancia.
Ovviamente, tutto avveniva nel massimo segreto: cosa avrebbero detto i sudditi se si fosse venuto a sapere che la figlia del re tirava di scherma meglio dei suoi migliori generali?
Anche se inizialmente Caspian IX non aveva voluto sentire ragioni, e aveva cercato in tutti i modi di impedire alla figlia quelle pratiche, alla fine aveva ceduto, convinto anche da una serie di eventi accaduto l'anno prima.

Un anno prima...

"Vostra Altezza, non dovreste continuare! Se vostro padre lo venisse a sapere, sareste nei guai, e anche io!" la rimproverò il precettore, un uomo sulla cinquantina, che poteva tranquillamente essere suo padre.
"Oh vi prego, Lord Félias, mio padre mi impedirebbe anche di respirare, se stessi ad ascoltarlo! Piuttosto, volete stare fermo? Rischio di ferirvi.." gli rispose Alambil laconica, mentre si gingillava con un pugnale ricurvo lungo una spanna.
Lord Félias stava infatti dritto contro il muro, con una mela in testa, pallido e sudaticcio.
La principessa era molto abile con il pugnale, ma ogni volta non riusciva a fare a meno di aver paura. E se avesse sbagliato?
"State fermo...ancora un minuto..." gli sussurrò la ragazza, chiudendo gli occhi.
L'aria si fermò quando il pugnale partì, liberandosi appena quello andò a perforare la mela e il muro, facendo lanciare all'uomo un gemito di sollievo e di spavento.
"Siete bravissima, Altezza! Mai prima avevo visto una tale capacità, specialmente in una fanciulla!"
"Per forza! Qui da noi le donne sono relegate a compiti insulsi come cucire, ricamare, passeggiare, suonare...Che noia!! Io voglio combattere!! Mio fratello può, perchè io no?" rispose quella, contrariata.
"Altezza, sapete bene qual'è la risposta...Siete una fanciulla, e si suppone che voi non conosciate l'arte della guerra..."
"Eppure...non è sempre stato così..." replicò Alambil con un velo di tristezza negli occhi, appoggiata al davanzale della finestra, scrutando la foresta poco lontana.
Il precettore di suo fratello, il Dr. Cornelius, le aveva raccontato tante leggende su quel mondo, Narnia, che si estendeva al di là del cancello. Di creature meravigliose e nobili Re e Regine. Già.
I Quattro Re e Regine di Narnia l'avevano accompagnata per tanto tempo. Uno in particolare: Edmund, il Giusto.
Sapeva ogni cosa di loro e del loro regno, anche se questo faceva parte della leggenda di quel mondo, dato che i quattro regnanti erano scomparsi da più di mille anni, poco prima del loro arrivo in quella terra selvaggia.
Cornelius, notando la passione della principessa per quella leggenda in particolare, le aveva donato un libro, magnificamente illustrato e trovato chissà dove, in cui erano narrate le gesta valorose di Re Peter il Magnifico, Gran Sovrano di Narnia e Imperatore delle Isole Solitarie e dei suoi fratelli, Edmund, Susan e Lucy.
Così Alambil aveva fantasticato, e ancora lo faceva, sui quattro re, sognando di poterli incontrare un giorno.
Per fortuna suo padre non sapeva di quel libro, o glielo avrebbe sequestrato: gli ultimi anni avevano fiaccato il suo spirito, facendogli dimenticare Narnia, i suoi abitanti e le sue leggende. Sicuramente buon gioco aveva avuto in tutto questo Miraz, il fratello minore. Egli odiava profondamente l'antico popolo, chissà poi perchè. Inoltre, ad Alambil non piaceva per niente come persona: ambizioso, meschino, infido, falso e ipocrita erano solo alcuni dei numerosissimi difetti.
Alambil era preoccupata per suo padre, e per la maligna influenza che lo zio aveva su di lui. Aveva confidato a Caspian i suoi timori, e lui le aveva fatto capire che erano gli stessi propri. L'aveva rassicurata, promettendole che avrebbe fatto attenzione, lui che poteva.
In effetti, negli ultimi giorni, suo fratello veniva spesso chiamato ad assistere al consiglio, seduto accanto a suo padre, quale principe ereditario.
"Vostra Altezza!!" esclamò entrando trafelato un paggio poco più grande di lei.
"Si, si dimmi che è successo?" lo raggiunse con passo leggiadro la ragazza, seguita dal precettore, ancora sudaticcio.
"Siete desiderata nella sala del consiglio, il Re richiede la vostra presenza, immediatamente!" rispose tutto d'un fiato il ragazzo, tenendosi una mano al petto, e respirando singultamente.
Alambil si sistemò meglio che poteva, e con passo leggero ma spedito raggiunse la sala del consiglio, dove stavano riuniti tutti i generali e i lord nobili di suo padre, e di sicuro c'era anche suo fratello. Quando vi giunse, l'araldo aprì il portone, annunciandola a gran voce.
"Milady Alambil, Principessa di Telmar, di Narnia e di Archen!" disse quello, mentre per tutta la sala serpeggiò il silenzio e tutti si erano sì voltati verso l'ingresso.
Alambil entrò, avanzando con studiata lentezza verso suo padre, che la guardava raggiungerlo con malcelato orgoglio.
Quando la principessa raggiunse i grandini ai piedi del trono, si inchinò appena, leggiadra e solenne, e il Re la prese per mano, accompagnandola al posto che avrebbe occupato d'ora in poi, dato che avrebbe fatto da accompagnatrice al re in ogni occasione ufficiale, quale appunto era quel consiglio.
"Il trono di mia madre..." bisbigliò mentre si sedeva.
"Si, figlia mia. D'ora in avanti, mi accompagnerai a tutti gli eventi ufficiali. Tuo zio" cominciò, alzando la voce, cosicchè tutti lo sentissero "vorrebbe che io prendessi nuovamente moglie, ma la cosa non mi aggrada affatto. E poi, a che scopo una nuova moglie, quando ho già non uno ma ben due eredi? Oltretutto, visto che la principessa ha raggiunto l'età, la maturità e la bellezza, sarà mia figlia Alambil ad accompagnarmi, d'ora in avanti. Perciò non voglio più entrare in questione "matrimonio" a meno che non siano i miei figli a sposarsi.
Bene, e visto che anche questo è sistemato, propongo di passare oltre, e ascoltare le lamentele. Fate entrare i postulanti!"
Da una porticina laterale in fondo all'aula, entrò un ometto basso e semicalvo, seguito da un'altra dozzina di persone, di ambo i sessi. Di sicuro erano contadini, a giudicare dalle vesti. Erano tenuti d'occhio da quattro guardie, che li scortarono fin d'innanzi al Re, assiso sul trono con i due figli accanto.
"Vieni avanti, ti ascolto!" rivolgendosi al primo.
La successiva mezz'ora fu occupata nell'ascolto delle varie lamentele, per lo più riguardanti questioni di terreni e bestiame.
"Il prossimo!" chiamò Caspian, sbuffando dalla noia.
Alambil invece si fece attenta, quasi guardinga. L'uomo che si avvicinava aveva un non so chè di strano, di inquietante. Era basso e barbuto, con occhietti piccoli e infossati.
"Vostra Maestà, non sono qui venuto per una lamentela, ma per una supplica" esordì l'uomo, inchinandosi.
"Ti ascolto, parla!"
"Voi siete un buon re, un uomo valoroso..."
"Si si, vai avanti..."
A quelle parole, l'uomo ebbe un moto di stizza che ad Alambil non sfuggì, come non le sfuggì il rapidissimo movimento della mano sinistra, portata al petto.
"Voi ci avete costretto..." ma non finì di parlare che un urlo di dolore e rabbia si levò dalla sua bocca contorta, mentre si teneva la mano sinistra, trapassata da un pugnale lungo una spanna, di ottima ed elegante fattura.
Caspian IX si voltò verso il figlio che, pallido come un cencio, gli accennò al trono alla sua destra, su cui Alambil si reggeva a stento, tranquilla ma rossa in viso.
"Figlia mia..."
"Padre, voleva uccidervi..guardate voi stesso!"
Il Re si levò lesto, raggiungendo l'uomo, che ora era circondato dalle quattro guardie, lance spianate.
"Vostra figlia ha ragione Sire! Nella giacchetta aveva questo!" disse una delle guardie, mostrando al re un coltello da lancio affilatissimo e piuttosto lungo.
"Portatelo via e interrogatelo!!!" gridò rabbioso Caspian, schiumando, mentre la sala era percorsa in lungo e in largo da commenti preoccupati.
"Alambil, figlia mia....tu...mi hai salvato la vita! Chiedimi quello che vuoi e lo avrai!"
"Qualsiasi cosa?"
"Hai la mia parola, davanti a questo consiglio avrai qualunque cosa mi chiederai!"
Alambil ci riflettè un momento, poi si alzò, e si pose di fronte al trono del padre.
"Voglio imparare a combattere sul serio! Voglio diventare un cavaliere, esattamente come mio fratello e voi tutti! Concedetemelo padre, ve ne prego!" rispose risoluta inchinandosi.
"E sia! Il tuo talento non va sprecato! Nasconderemo il tuo essere femmina, e ti affiderò ai migliori guerrieri, che faranno di te una guerriero vero. Sei consapevole delle cose a cui dovrai rinunciare?"
"Sì padre, ne sono consapevole, e lo accetto di buon grado!"
"Bene, allora d'oggi in poi ti chiamerai Tarva. Che tutto il consiglio sia testimone di questo evento!"
Alambil, ora Tarva, esultava in cuor suo per ciò che aveva ottenuto. Era l'inizio di una nuova vita.




Spazio dell'autrice

So già cosa penserete, che è un capitolo un po' strano e forse non a tutti  piacerà...ma si capirà più avanti perchè ho voluto farle "cambiare sesso" anche se solo esteriormente. Continuate a seguire e capirete...
Grazie alle 18 persone che hanno letto il primo capitolo e un grazie particolare a bella95 per il commento, mi fa piacere che ti sia piaciuto il capitolo.
Grazie anche alle 3 persone che l'hanno inserita tra le preferite.
Il prossimo capitolo vedremo che succederà alla morte precoce del re.
Alla prossima!
Baciotti

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Capitolo 3
*** Life and Death ***


Return of the Kings - 3_Life and Death
Return of the Kings

3_ Life and Death

Narnia

I primi giorni erano stati piuttosto ardui per Alambil. Strenui allenamenti, pesanti privazioni, noiose lezioni di codice cavalleresco avevano accompagnato le settimane successive. I suoi maestri erano tuttavia entusiasti dai suoi continui progressi.
Cavalcava meglio di molto prodi, e aveva una visione strategica con pochi rivali in tutto il regno. Inoltre la sua sete di apprendere era inesauribile, e molto spesso riusciva a disarmare i maestri d'arme incaricati di insegnarle a maneggiare i più disparati tipi di arma.
Portava un corto vestito bianco, con un corpetto in cuoio e alti stivali: nonostante dovesse sembrare un maschio, aveva preteso di distinguersi comunque, portanto quella mise così particolare, più adatta ad un elfo che ad un guerriero. Aveva legato stretti i suoi magnifici capelli fulvi in due trecce, che portava raccolte dietro la nuca, lasciando liberi solo gli ultimi centimetri.
I suoi compagni d'arme, tutti figli di nobili del consiglio, l'avevano eletta capo della loro banda e, anche se Alambil aveva loro chiesto di non inchinarsi, quelli lo facevano comunque, per rispetto non solo al suo essere donna e principessa, ma anche guerriero incredibilmente forte e potente.
Solo due mesi erano passati, ma già il Re dovette convenire che la figlia era davvero molto dotata, tanto che il giorno del proprio compleanno la insignì del rango di Cavaliere, titolo che le consentiva di partecipare ai consigli di guerra e alle decisioni militari.
Anche in questo ruolo Alambil/Tarva si distinse per la saggezza e la lungimiranza delle sue osservazioni.
Ma questa felicità era destinata a finire presto purtroppo.

"Principessa! Principessa!!"
"Sì, mia cara balia, che succede?"
"Il Re...vostro padre...."
Sul volto della ragazza si dipinse un'espressione terrea. Occhi sbarrati e sudore freddo.
"Avete avvisato mio fratello?" quasi senza pensarci.
La balia annuì, grave.
Alambil gettò a terra quel cha aveva in mano e corse a perdifiato verso le stanze del Re. Mentre correva, fu affiancata da Caspian, anche lui sconvolto.
Giunti alla stanza entrarono senza chiedere il permesso, e trovarono Lord Miraz chino sul corpo del fratello, steso nel letto, apparentemente addormentato.
"Zio....che succede...?" cominciò Caspian avvicinandosi all'uomo, sconvolto come loro.
"Sono venuto a svegliarlo, per il consiglio mattutino...e l'ho trovato così..."
"Ma...non può essere....non può..." sussurrò il ragazzo, che fissava il vuoto, scioccato.
Alambil, dopo un primo momento di smarrimento, si accostò al corpo, ormai senza vita, del genitore. La sua espressione era corrucciata, e tuttavia sembrava sereno, come se davvero fosse mancato nel sonno. Poi scoppiò a piangere, stringendosi all'amato padre.
Intanto erano giunti altri consiglieri, alcuni ancora in tenuta notturna, tra cui Lord Félias.
"Alambil...principessa?" chiamò la ragazza ancora china sul corpo del Re.
La ragazza si voltò, riconobbe il precettore e gli corse incontro, continuando a piangere sulla spalla dell'uomo, che cercava di calmarla inutilmente.
Quel giorno le campane suonarono a lungo, a perenne memoria del gravissimo lutto che il regno aveva subito.
Il suono raggiunse anche i Narniani: ci fu chi se ne rallegrò, e chi se ne dispiacque.
I giorni successivi alla morte del Re, causa la minore età dei due figli del fratello, Lord Miraz divenne Lord Protettore, e regnò in vece del nipote, l'erede designato al trono.
Tuttavia Alambil non era sicura che suo padre fosse morto nel sonno. Mentre era china sul corpo del padre, aveva notato strani segni sul collo e sul viso del genitore. Non ne aveva fatto parola con alcuno, nemmeno col fratello, perchè sapeva benissimo che lo zio aveva troppi sostenitori. I guai non erano finiti purtroppo.
Appena dopo il funerale solenne del Re, lo zio l'aveva chiamata, dicendole che avrebbe dovuto smettere qualsiasi attività che non fosse prettamente femminile, e che si sarebbe occupato personalmente del suo prossimo matrimonio.
Queste decisioni l'avevano convinta che lo zio fosse implicato nella morte del padre, altrimenti perchè tutta questa fretta?
I mesi che seguirono si fecero sempre più bui per lei, tanto che i suoi magnifici capelli rossi pian piano si scurirono, come se perdessero il calore dato dal magnifico rosso.
Il suo futuro marito era un nobile di quindici anni più grande, con già diversi figli avuti dalla prima moglie. Ma più di tutto, era un fedelissimo del Lord Protettore, perciò Alambil sapeva che non avrebbe potuto più muovere un dito senza che lo zio lo venisse a sapere.
Il fratello era trattato molto meglio di lei, e la ragazza se lo spiegò con il fatto che era lui l'erede al trono e che lo zio, nonostante fosse sposato da parecchi anni, ancora non aveva un figlio maschio.
Per fortuna sua, e per sfortuna dello zio, egli non aveva ritenuto di doverle togliere il precettore, così Lord Félias continuava a istruirla, sebbene ormai le insegnasse poco altro apparte il galateo, la danza e la musica.
Per figura, Almabil si applicava con passione a quei compiti; sotto sotto invece studiava ogni possibilità di scappare da quella prigione. Aveva parlato con Lord Félias dei propri sospetti e con sorpresa il precettore si era detto daccordo e aveva avallato i suoi sospetti.
"Ne siete assolutamente sicura?" le aveva detto un giorno, mentre la ragazza suonava una melodia tenue e delicata sulla lira.
"Assolutamente. I segni erano piuttosto chiari. E sono sicura che mio zio centra qualcosa.."
"E questo come fate a dirlo?"
"Analizziamo la situazione: il fratello è re e ha non uno, ma ben due eredi, di cui un maschio, il primogenito. Perciò la discendenza è assicurata. Mio zio invece, pur essendo sposato, non ha figli. Se il re muore, data la minore età del primogenito, mio zio diventa Lord Protettore, un nome altisonante per dire che adesso il re è lui.
Mi impedisce qualsiasi mossa, mandandomi in matrimonio giovanissima, con un uomo molto più vecchio di me, suo fedelissimo.
Mio fratello invece, è ancora vivo. E proprio per il motivo che vi dicevo prima: mio zio non ha eredi. Quando sua moglie avrà un maschio, mio fratello sarà un intralcio, e probabilmente Miraz lo farà uccidere, magari inscenando un incidente di caccia. Con un erede diretto, con un erede di suo fratello morto e con l'altro erede in mano ad un suo fedele, mio zio avrà libero accesso al potere.
Per questo, me ne devo andare. Prima di finire in trappola per sempre, e magari morire di parto a vent'anni..."
Lord Félias aveva ascoltato il ragionamento della ragazza, meravigliandosi una volta di più del suo acume intellettivo. Il Lord Protettore faceva bene a temerla, quella ragazza era un pericolo per le sue ambizioni di potere.
"Principessa, il vostro ragionamento non fa una grinza. E io sarò sempre con voi, qualunque cosa dovesse succedere...Vostro padre, quando vi affidò a me, mi fece il dono più grande che un uomo possa ricevere: qualcuno da chiamare 'figlio'..."
"Grazie, Lord Félias, il vostro appoggio mi fa coraggio..."
"Quando pensate di andarvene?"
"Ancora non lo so..."
Nonostante la sicurezza della sua fedeltà, altri potevano aver ascoltato quel che aveva detto. Quel palazzo aveva mille orecchie e migliaia di occhi, non ci si poteva fidare nemmeno dei muri.
Alambil si affacciò alla finestra, contemplando il tramonto su Narnia, sicura che le cose sarebbero migliorate, o almeno lo sperava.

***

Londra, fine inverno

Una mite giornata di sole tiepido scaldava appena i londinesi, in quel giorno di fine inverno. La primavera era alle porte finalmente, con le sue giornate piovose e uggiose che tanto rendevano famosa la città in tutta Europa.
Peter, Susan, Edmund e Lucy aveva ricominciato la scuola, nonostante la guerra e tutto quello che ne poteva conseguire. Ogni giorno predevano la metropolitana per raggiungere la scuola, e ogni volta vedevano decine di ragazzi poco più grandi di loro, infilati dentro divise marroncine e verdi, che si apprestavano a partire per il fronte.
Peter avrebbe voluto partire anche lui, raggiungere il padre, combattere per il suo paese, ma la troppo giovane età non glielo concedeva. A Narnia era diverso, aveva combattuto una guerra, aveva ucciso, era rimasto ferito e nonostante tutto, aveva vinto.
La guerra nel mondo reale era un'altra faccenda, infinitamente più pericolosa e dolorosa.
I quattro ragazzi si stavano abituando alla possibilità di non tornare mai più a Narnia, anche se Aslan aveva accennato alla possibilità di tornare, se Narnia fosse stata in pericolo. Cosa stava succedendo al loro regno? Cos'era successo ai loro amici, al signor Tumnus, ad Oreius, ai centauri, ai fauni e a tutte le altre meravigliose creature di quel mondo fantastico di cui erano ancora a tutti gli effetti Re e Regine.
La più riluttante era Lucy, ma certo gli altri non erano da meno. Edmund aveva lasciato a Narnia Philip, il suo cavallo, uno splendido animale parlante, che gli aveva insegnato molte cose. Susan il suo arco e il suo corno, che molte volte l'avevano salvata e a cui molto teneva. Peter, oltre all'essere Re Peter il Magnifico, aveva lasciato molti amici, tra cui l'Unicorno che lo aveva condotto alla sua prima battaglia, una creatura saggia e intelligente, dei cui consigli non riusciva a fare a meno.
Ma più di tutto, a tutti e quattro mancava moltissimo Aslan, il Grande Leone, custode e dio di Narnia, la cui saggezza e forza avevano illuminato i loro giorni da sovrani di Cair Paravell.
Quella settimana iniziava esattamente come tutte le altre: casa-scuola, scuola-casa. Non c'era granchè da fare fuori, la guerra aveva ridotto drasticamente i divertimenti e le possibilità per i ragazzi della loro età.
Non avevano mai raccontato a nessuno di Narnia, tranne al professor Kirke che, si erano grandemente sorpresi, non solo li aveva capiti, ma aveva raccontato loro delle sue avventure in quella terra fantastica, molti anni prima.
Tuttavia, nei loro occhi la magia di quella terra era ancora viva e presente, vanamente coperta dalla blanda realtà della loro vita londinese.
La sera, si raccontavano ancora storie su Narnia e sulle loro avveture, le epiche battaglie e i grandi avvenimenti.
Proprio quella sera, stavano ripensando alla loro incoronazione a Cair Paravell, alla maestosità del palazzo, a tutti gli ospiti che vi si erano radunati, al signor Tumnus che li incoronava Re Peter, Regina Susan, Re Edmund e Regina Lucy. Ai castori, ai coraggiosi fauni, ai valenti nani e ai maestosi centauri...
"Quanti ricordi..." si lasciò andare per un momento Peter, di solito molto attento alle sue emozioni.
"Peter, sentiamo tutti la mancanza di Narnia...non solo tu..." gli disse Susan, chiudendo il giornale che stava sfogliando distrattamente, mentre Edmund e Lucy giocavano a tris.
"Susan ha ragione Peter...Io penso spesso a Narnia...e a tutto quello che abbiamo lasciato...a tutti quelli che abbiamo lasciato...." continuò Lucy, sistemando l'ultima pedina in modo che Ed non avesse più chance di vittoria, cosa che il ragazzo constatò con un grugnito smorzato.
"Ragazzi vi ricordate quello che ci disse Aslan? Un giorno saremmo tornati a Narnia...e forse quel giorno è vicino, me lo sento...Lu, rivincita?" si espresse Edmund, richiamando l'attenzione della sorella minore.
Peter annuì, tornando a fissare il tramonto, quel poco che si intravedeva dalla finestra chiusa. Narnia era troppo presente nei loro ricordi perchè se ne dimenticassero, anche se non volevano ammetterlo.
Era quella la loro vera casa, l'unica in cui si erano sentiti davvero "a casa". La guerra li aveva strappati alla loro vita tranquilla, e buttati in braccio ad estranei. Ma qui avevano scoperto quel "nuovo mondo" incontaminato, in cui si erano ricostruiti una vita, e a cui sentivano di appartenere completamente.
E ci sarebbero ritornati, un modo lo avrebbero trovato, così almeno speravano.


Spazio dell'autrice
Sarò breve...
Grazie doveroso alle 70 persone che hanno letto il primo capitolo, e alle 27 che hanno letto anche il secondo.
Il quarto arriverà entro domani, e sarà incentrato sulla fuga di Alambil, su quella di Caspian e sull'arrivo dei nostri eroi a Narnia, probabilmente già ci sarà l'incontro tra i figli del re e i fratelli Pevensie, ancora non so di preciso...scrivendoli di getto, invento tutto sul momento...

LeLia_CuLLen_95:  grazie mille per il commento! Alambil è il nome di un pianeta, nel film uno dei centauri ne parla, insieme a Tarva.
Tarva, signore della Vittoria, e Alambil, signora della Pace. Se hai notato, quando lei cambia nome viene chiamata Tarva, appunto. Nel racconto originale è Cornelius che ne parla a Caspian, durante una lezione di Astronomia.
Nel primo capitolo, ho pensato di concentrare un po' le ipotetiche vicende dei re telmarini, nei mille anni trascorsi da quando i quattro fratelli erano "scomparsi"...forse troppo concentrati...
Pe quanto riguarda l'incontro di Peter Edmund Susan e Lucy con Alambil e Caspian, ancora ci devo pensare, ma penso che domani troverai il capitolo...Grazie ancora per i complimenti! Ciao Ciao

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