Should envy us

di alaskha
(/viewuser.php?uid=213278)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***





 
Image and video hosting by TinyPic


 
 
 
1.
 
 
 
Lydia Payton non sa mai se preferisce un succo al pompelmo o un classico cappuccino con cacao, a colazione. E quindi: "Scegli tu, Brian!".
"Sei la solita, sorellina!"
Brian Payton rotea gli occhi al cielo, ma poi acconsente, ‘che per sua sorella farebbe anche carte false, se solo lei glielo chiedesse.
Sono gemelli, di quelli etero – zigoti, non si somigliano particolarmente per quanto riguarda le caratteristiche fisiche, ma sono testardi, tenaci, un po’ egocentrici e vagamente frivoli allo stesso modo. Ma d’altronde, la superficialità, se abiti nell’Upper East Side, è d’obbligo.
“Cappuccino – fa Brian, appoggiando la tazza bianca sul tavolino di fronte a sua sorella – tanto lo so, che lo preferisci al succo”
Lydia ride, mentre guarda il suo gemello accomodarsi di fronte a lei. Aggrotta un po’ le sopracciglia, mentre gira con il cucchiaino la sua bevanda calda.
“Dove sono gli altri? – domanda, mentre anche Brian si occupa di zuccherare il suo latte macchiato – l’appuntamento era alle otto, qui al Boulevard!”
Brian si stringe nelle spalle, mentre guarda i capelli biondi di sua sorella oscillare a destra e sinistra, nel tentativo di avvistare il resto della loro compagnia.
“Eccoli lì..” indica il ragazzo, mentre beve con noncuranza dalla sua tazza.
Lydia Payton si volta, e la prima cosa che nota sono i boccoli perfetti di Nina Howard. Nina è bella, furba, con due gambe pazzesche ed un conto in banca da invidiare, come tutti quanti loro, s’intende. Le due ragazze sono amiche da quando ne hanno memoria, i loro padri, rispettivamente Andrew Payton e David Howard, sono in affari da molto tempo e le loro madri, Sally e Felicia, sono le classiche migliori amiche di mezza età che si divertono a fare le ragazzine, indossando abiti rossi troppo corti e frequentando talvolta gli stessi locali delle figlie. E Lydia e Nina sono convinte, o almeno lo sperano, di diventare esattamente come loro.
“Buongiorno a tutti! – s’introduce una voce maschile – oggi inizia il campionato di basket, tutti pronti per vedere la Dalton prima in classifica, quest’anno?”
Lydia rotea gli occhi al cielo, mentre i due si siedono uno affianco a lei e l’altra sulla sedia vicina a quella di suo fratello Brian.
“Ashton, sei noioso – gli fa notare la bionda – sono appena le otto del mattino, non puoi davvero già parlare di basket..”
“Lydia ha ragione!” dice Nina, ritoccandosi il trucco, guardandosi nel piccolo specchietto con incise una N e una H, le sue iniziali.
Ashton Irwin circonda le spalle delle sua migliore amica Lydia. Si conoscono dal primo anno di scuole medie, come con Brian. Ashton è un ottimo atleta, mantiene una media molto alta e le ragazze non gli mancano, ma deve ancora trovarla, quella che lo farà svalvolare completamente. Nel dubbio è convinto che se questa ragazza non dovesse esistere, la soluzione migliore sarebbe un matrimonio con Lydia. Ma c’è solo una cosa che per ora glielo impedisce.
“Dannazione, in questo posto non sono in grado di non bruciare almeno un caffè a giornata!” così fa la sua apparizione Joseph Witcher, il fidanzato storico di Lydia Payton.
“Come va, Witcher? – fa Brian, sistemandosi gli occhiali da vista sul naso – sempre di buon umore, vedo”
Lydia soffoca una risatina, ‘che comunque i battibecchi tra suo fratello ed il suo ragazzo l’hanno sempre fatta divertire. Brian è convinto che Joseph non sia l’uomo adatto a sua sorella, e lui è uno molto protettivo nei suoi confronti, Brian ha i piedi per terra e lo sa, che Witcher è solo un coglione.
“Sì, Payton, sempre – ribatte, sedendosi affianco alla sua ragazza e scoccandole un bacio sulle labbra – ciao, splendore, oggi sei bellissima”
Lydia sorride, compiaciuta di quei complimenti, mentre Ashton rotea gli occhi al cielo.
“Mi fate venire il voltastomaco! – esclama, prendendo il suo zaino ed alzandosi dalla sedia – andiamo? Ho inglese e la Martin giura di bocciarmi, se non manterrò la mia media”
“Povero piccolo! – lo prende in giro Lydia, affiancandosi a lui, mentre iniziano tutti insieme a camminare verso la scuola – Dio non voglia che Ashton Irwin prenda solamente A, al posto che A+!”
“Va’ al diavolo, Lyd! – fa Ash, ridendo – sai quanto sono importanti i voti, mi gioco la borsa di studio con la Berkley ed il posto nella squadra di basket”
“Sì, sì, lo so..” taglia corto la bionda.
“A proposito, Payton – Ashton si rivolge a Brian – sarai titolare queste semestre, non è vero?”
Brian Payton sospira, e con un cenno del capo è costretto a dire che: “Certo che sono titolare, Irwin, che ti aspettavi?”.
 
 
 
 
 
 
La Dalton High School è senza dubbio una delle migliori scuole dell’Upper East Side, anzi, alcuni azzarderebbero dire che sia una delle migliori in tutta la città di New York. È un liceo privato, ed i gemelli Payton ed i loro amici, sono molto popolari nell’ambiente. Arrivano puntuali alle otto e mezza, Lydia mano nella mano con Joe, Ashton e Nina fedelmente dietro di loro e Brian si ferma a parlare con una compagna della classe di arte.
“Che lezione hai?” domanda Nina, alla sua amica.
“Alla prima ora ho..”
La bionda viene interrotta da qualcuno che la spintona leggermente con la spalla. Si volta e forse non si meraviglia neanche, nel notare che la colpevole ha lunghi capelli neri, occhi grandi blu e un piercing all’ombelico, lasciato scoperto dal top troppo corto.
“Ops, colpa mia!”
Corinne Butler finge un tono dispiaciuto, mentre si allontana sotto braccio allo spilungone di due metri che non la molla mai.
“Guarda dove vai, la prossima volta!” le urla Nina di rimando.
Lydia rotea gli occhi al cielo, mentre la sua amica le posa una mano sulla spalla.
“Non farci caso, tesoro” la rassicura.
La bionda annuisce e: “Ma quanti tatuaggi ha?”.
“Tanti quanto il numero di ragazzi che si è portata a letto..” commenta malignamente Nina, facendo ridacchiare Lydia.
“Morditi la lingua, vipera – interviene Ashton, il quale stava avendo una conversazione con un suo compagno della squadra di basket – la Butler è veramente una figa da paura!”
Nina rotea gli occhi al cielo e: “Sarà – dice, sistemandosi sulla spalla la sua Chanel nuova di zecca – io vado in classe, ci vediamo dopo!”.
Mima due baci sulle guance a Lydia e sparisce nella Dalton.
“Parlavate di Corinne? – si aggiunge Brian, sedendosi sul muretto davanti all’entrata – beh figa è figa, certo, peccato che sia sempre con Luke Hemmings e Calum Hood”
“Se no ci proveresti?” lo stuzzica Ashton, con un sopracciglio inarcato.
“Certo che sì, amico!”
“Fidati, Payton, una così non te la darà mai” sostiene lui, facendo ridere Lydia.
“E tu che ridi? – s’indigna il suo gemello – a te invece la darebbe, ne sei certo?” torna a rivolgersi al suo amico e compagno di squadra.
“Puoi giurarci! Se solo non ci fosse Hemmings di mezzo, s’intende”
Luke, Calum e Corinne sono diversi da Lydia, Brian, Nina e Ashton, completamente. Loro hanno tatuaggi, piercing, una sigaretta sempre tra le labbra e Michael Clifford ogni fine settimana gli procura l’erba migliore di Manhattan. I gemelli Payton e i loro amici invece hanno famiglie alla moda, un futuro strutturato alla perfezione e alle feste bevono solo e rigorosamente champagne.
“Se avete finito di parlare della vagina di Corinne Butler – interviene Lydia – io andrei in classe”
“La bambina si scandalizza! – la prende in giro Ash – recuperiamo il tuo fidanzato e ci vediamo per pranzo, d’accordo?”
“D’accordo!”
Lydia scocca un bacio volante a suo fratello ed il suo migliore amico, quando voltandosi per raggiungere le grandi porte della Dalton, nota qualcosa d’insolito e si ritrova a sentire il suono della campanella in lontananza. Ma Lydia Payton è vagamente sconvolta, ‘che non ha mai visto Luke Hemmings Gaviria senza la sua Corinne Butler.
 
 
 
 
“Ommioddio, mi farò fare un certificato falso dal medico di mia madre – esordisce Nina, con degli shorts forse un po’ troppo shorts – non ne posso più, queste lezioni di ginnastica sono una tortura!”
Lydia scuote la testa, sorridendo divertita, mentre indossa nuovamente il suo vestito azzurro.
“Almeno la Taylor non pretende più che giochiamo a calcio con i ragazzi – le fa notare la Payton, mentre insieme escono dallo spogliatoio femminile – quella sì, che era una tortura”
“Spero che tu stia scherzando, Lyd – dice la sua migliore amica – giocare a calcio con i ragazzi è stata l’unica cosa buona che la Taylor abbia mai fatto, andiamo, contatto fisico con gli atleti!”
“Tu sei malata!”
Le due scoppiano a ridere, dirigendosi verso l’uscita della Dalton, quando s’imbattono in Joe ed Ashton.
“Ehi Ash – fa Lydia – dov’è Brian?”
“Il coach Montoya voleva parlargli”
“È successo qualcosa agli allenamenti?” chiede Lydia, un po’ allarmata.
Ash scuote la testa e poi le sorride, per tranquillizzarla.
“Sta’ calma, amore, è tutto apposto – la prende sotto braccio il suo ragazzo, poi – piuttosto, cosa indosserai alla cena di stasera?”
Lydia lo guarda, sconcertata e: “Ma quale cena?”.
“Ma certo! – esplode Nina – tesoro, stasera ceniamo tutti insieme al “Me Encanta”, tua madre si sarà dimenticata di dirtelo! Beh, io vi saluto, per un posto del genere c’è bisogno di una lunga preparazione!”
Lydia guarda la sua migliore amica allontanarsi, rimanendo così con Ashton e Joseph.
“Io non ne sapevo nulla e per di più, credo di non essere invitato, quindi – fa Ashton lasciandole un bacio sulla guancia – tolgo il disturbo, ci vediamo domani”
Joe lo saluta con un cenno del capo.
“Andiamo al “Me Encanta”? Sul serio?” fa Lydia, raggiungendo il Range Rover di Joe.
“Non ti piace l’argentino?”
“No, certo, mi piace – dice lei – ma è il ristorante di Hemmings, insomma, non ho voglia di vederlo anche fuori dalla scuola!”
Joe ride, uscendo dal parcheggio del liceo.
“Non è di Hemmings – puntualizza – è di suo padre”
“Ma lui ci sarà”
“E qual è il problema?”
“Nessuno – sospira, Lydia – piuttosto, perché viene anche Nina? Suppongo sia una cena di famiglia, se Ashton e gli Irwin non sono stati invitati”
“Una cena di famiglia, certo – conferma Joe – ma so quanto odi queste cose ed ho pensato che avere la tua migliore amica con te, ti avrebbe fatto piacere”
Lydia finalmente si rilassa con la schiena sul sedile e sorride, socchiudendo appena gli occhi.
“Infatti sì, grazie”.
 
 
 
Luke Hemmings Gaviria è il figlio di Benjamin Hemmings e Laura Lopez Gaviria, argentina doc. I suoi si sono separati, ma il signor Hemmings ha approfittato delle origini sud americane della ex moglie e del figlio, per aprire un elegante ristorane argentino a Manhattan: il “Me Encanta”, frequentato solo da gente che conta. Ecco perché i Payton sono proprio lì, quella sera.
Lydia stringe a sé la sua pochette nera, imbottigliata nel suo abitino di Versace, regalatole dal padre proprio per quella cena. Sta giocando con il tacco di una delle sue due scarpe, mentre lei e la sua famiglia aspettano di essere accolti e scortati al loro tavolo.
“Tesoro! – la voce di Nina Howard riecheggia tra le mura del locale – sei bellissima!”
“Oh, anche tu!” fa la bionda, abbracciandola di slancio.
“Ah, sì, ho trovato questo Chanel in fondo all’armadio..”
Nina si sistema i boccoli sulle spalle, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi, con le labbra tinte di rosso alla perfezione. La Howard ha sempre amato Chanel: rossetti, mascara, vestiti, borse, stivali, solo ed esclusivamente Chanel.
“Nina, sei bellissima!” la saluta così, Joseph Witcher.
Nina lo squadra, nel suo abito elegante nero e camicia bianca. Joe è impeccabile, come al solito, con i suoi occhioni blu ed il sorriso smagliante.
“Ti ringrazio, Joe”
Lydia non fa troppo caso al gioco di sguardi tra i due, ‘che ha una fame tremenda. Si aggrappa al braccio di suo fratello, che le sorride sereno.
“Bisogno di supporto morale, sorellina?”
Lydia ride e: “Che voleva il coach Montoya?”.
“Oh, nulla – Brian liquida la faccenda, con un sorriso malinconico – cose riguardanti il campionato, niente di interessante..”
Lydia annuisce piano e prima che possa riflettere sul tono di suo fratello, sente che finalmente qualcuno sta per accompagnarli al loro tavolo.
“Buonasera e benvenuti al “Me Encanta” – ma Lydia conosce quella voce – volete seguirmi, signori Payton?”
Luke Hemmings Gaviria sembra un’altra persona, tirato a lucido ed in quel ristorante. Ma una cosa Lydia la nota: non rinuncia mai al suo piercing al labbro.
“Molto gentile - dice Andrew Payton, rivolgendosi proprio a Luke – qual è il miglior vino che avete in Argentina?”
Luke stira un sorriso.
“Il Malbec argentino, signore, non se ne pentirà”
Andrew acconsente subito e in un secondo, Lydia sente il suo sguardo addosso. Le sembra così diverso: a scuola Luke Hemmings non è quel ragazzo che è nel ristorante di suo padre e le sembra quasi surreale, vedere il ragazzo con gli skinny jeans neri strappati, con una giacca elegante e scarpe che non siano della Vans.
“Tesoro? – la voce di sua madre le arriva ovattata alle orecchie – ci sei? Tocca a te ordinare!”
Lydia scuote la testa, mentre sente gli sguardi di tutti i presenti fissi su di lei. Chiude il menù con uno scatto e, quando punta gli occhi nuovamente su Luke, lo trova a ridere sotto i baffi, probabilmente di lei. Sta per chiedergli che diavolo ha da ridere, quando Brian le posa una mano sul braccio.
“Mia sorella prende delle empanadas ed una bistecca, ben cotta, grazie”
Luke appunta il tutto mentalmente e allunga una mano verso Lydia.
“Posso prendere il menù?” le chiede.
Lydia glielo porge velocemente e lo vede fornire tutti i componenti del tavolo di un bicchiere per il vino, ma arrivato il suo turno, mentre si china su di lei, sente il suo respiro caldo sul collo.
“Hai perso la lingua, cenerentola?”.








 
#thebeginning

ciao a tutte! come state?
allora, questa è l'ennesima storia pubblicata così a caso. non so quando aggiornerò, non conosco neanche bene la trama, ma so che avevo voglia di farlo.
poi a quanto pare questa è la serata delle storie pubblicate a caso, quindi perchè non anche io? 
anyway, sono appena tornata da Roma e il 20 gennaio iniziano gli esami in uni, ma spero di avere tempo anche per la mia passione: naturalmente la scrittura.
detto questo, Luke è mezzo argentino e quindi gli ho affibbiato un secondo cognome argentino: Gaviria, niente di più sexy di Luke Hemmings argentino. sì, se qualcuna di voi guarda Narcos o per chiunque di voi lo sapesse, Gaviria è il secondo cognome di Pablo Escobar.
se avete trovato o troverete dei riferimenti e delle somiglianze a 90210, non sono allucinazioni, è così. sto riguardando la serie e mi sto facendo ispirare molto.
e niente, vi lascio, fatemi sapere.

p.s: nel prossimo capitolo vi posto le foto di Corinne, Brian e Lydia
p.p.s: per chiunque volesse seguirmi anche su twitter e facebook sono rispettivamente: @COCOCHVANEL e Alaskha efp



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***





 
Image and video hosting by TinyPic


 
2.



 
Il lucidalabbra, ovviamente Chanel, che le ha regalato Nina, fa troppo barbie per Lydia, ma è in ritardo e non ha fatto in tempo ad infilare nella sua Stella McCartney il suo rossetto di sempre, per cui si ritrova a truccarsi con un regalo della sua migliore amica non ancora scartato e lasciato in macchina da chissà quanto tempo. Si studia attentamente le labbra nello specchietto del guidatore, sulla sua Spider rossa. Si sistema la frangia e fa finta di essere perfettamente in orario, chiudendo la portiera con naturalezza e camminando sicura sulle sue Nike rocherun nere fino all’entrata della Dalton High School. Sente gli occhi di alcuni ragazzi addosso, probabilmente atleti e primini, ma lei è dell’ultimo anno, non ha tempo per nessuno e allora sorride compiaciuta, chiudendosi il portone del liceo dietro le spalle. Storia antica alla prima ora è una palla assurda, ma Lydia non può saltare ancora quella lezione, ‘che la Cox potrebbe bocciarla davvero. Sbuffa e, arrivata davanti all’aula, si sistema il cappottino nero e neanche bussa, entra spedita.
“Oh, ben trovata signorina Payton – commenta sarcasticamente Anne Cox, l’insegnante di storia, imbottigliata in un abito nero – come mai ci onora della sua presenza? Con venti minuti di ritardo, per giunta”
Lydia rotea gli occhi al cielo, ‘che no, lei e la Cox non hanno mai avuto un gran rapporto. Così picchietta la sua Nike sul pavimento ed inarca le sopracciglia, infastidita.
“Buongiorno anche a lei, professoressa – cinguetta – mi sono svegliata tardi e non sono riuscita a truccarmi a casa, così ho dovuto improvvisare in macchina e immagino che lei lo sappia, quanto sia difficile applicarsi del lucidalabbra su una Spider! Ah no, aspetti.. – fa lei, fingendosi dispiaciuta – lei è solo un insegnante” conclude il tutto con un sorriso, sotto le risatine di alcuni dei suoi compagni.
“Prenda posto, signorina Payton” ribatte la Cox, dura.
Lydia fa un cenno con il capo e raggiunge il banco vuoto in penultima fila, affianco al suo migliore amico Ashton Irwin.
“Svegliata male, principessa?” le chiede, sottovoce, con gli occhi puntati sulla lavagna. O forse sul culo della Cox, Lydia non lo vuole sapere, ‘che in quel caso dovrebbe correre in bagno a vomitare la sua colazione.
“Non me ne parlare – fa lei – Brian non mi ha svegliata”
Lydia sta trafficando nella sua borsa, appoggiata sul banco, quando Ashton si volta con il viso verso di lei, inarcando le sopracciglia, mentre la squadra.
“Non ti ha svegliata o – inizia – dopo la ventesima volta che ti ha chiamata, si è stancato, e se ne è andato senza d te?”
“Non sarebbe uno stronzo comunque?” domanda la bionda, retorica.
Ash ride, ‘che la sua migliore amica non cambierà mai, e torna a copiare gli appunti che la Cox sta scrivendo in merito alla guerra civile americana. Lydia già non ne può più, allora mette mano al suo blackberry, sicura di trovarci un messaggino di Nina. E infatti, le scappa una risatina, ‘che la Howard le sta descrivendo l’outfit del giorno di Corinne Butler. Quando Lydia fa per rispondere, sente uno sguardo addosso, una presenza affianco a lei ed un tacco dodici picchiettare sul pavimento. Alza di poco la testa e vede la professoressa Cox proprio davanti a lei, con le braccia conserte sotto il seno ed un sopracciglio inarcato.
“Bene, signorina Payton, ho già chiuso un occhio per il suo ennesimo ritardo – dice, autoritaria, tornando alla lavagna – ma un uso improprio di un dispositivo cellulare in orario scolastico, le garantisce due ore di punizione, oggi pomeriggio”
Lydia apre la bocca per parlare, ma all’ultimo si limita a sbuffare ed appoggiare le spalle allo schienale della sedia.
“Sei nei guai, bambina” fa Ash, scrivendo come un forsennato sul suo dannato quaderno rosso.
“Che palle” sussurra, imbronciata.
Due ore di punizione per Lydia Payton sono due ore di tortura bella e buona. Resta in silenzio per il resto della lezione, cercando almeno dieci modi per mandare in rovina quella gatta morta della Cox ed undici per dimenticarsi di tutta quella faccenda.
 
 
 
“Amore, ma dove vai?”
Lydia sta sfrecciando tra i corridoi, quando sente quella voce che la chiama ed un braccio forte che l’afferra per la vita.
“Joe! – fa poi, felice di vederlo – in realtà stavo andando all’aula della detenzione, sai, la Cox mi ha messa in punizione, stamattina”
“Punizione? – chiede lui, confuso – ma tu non finisci mai in punizione”
“Già – considera la sua ragazza – non me ne parlare, non voglio neanche pensare alle persone con cui dovrò condividere l’ossigeno”
Joe abbozza una risata, e la vista di entrambi viene offuscata dai boccoli castani di Nina Howard, che con la sua scia di Chanel N. 5, inebria la sua migliore amica ed il suo fidanzato.
“Che fate fermi in mezzo al corridoio?” s’informa, con un sopracciglio inarcato.
“Lydia è in punizione” dice Joe.
“La Cox è una zitella frustrata, non farci caso tesoro, prenoto un tavolo al Marc Jacobs per stasera alle otto e mezza, ceniamo insieme”
Lydia sorride, ‘che la sua migliore amica sa sempre cosa fare.
“Beh, amore, tu sei in ritardo, giusto? – comincia Joseph – e tu Nina hai bisogno di un passaggio, non è vero?”
“In effetti sì..”
Lydia guarda Nina sporgere le labbra, e: “D’accordo, ci vediamo dopo, ciao ragazzi”.
Li lascia lì, a dirigersi verso il Range Rover di Joe, mentre lei cammina verso quella maledetta aula. Spalanca la porta ancora una volta senza bussare, sbuffa e guarda un insegnante che non conosce seduto alla cattedra. Finge un sorriso e firma quel foglio sudicio con la sua elegante calligrafia. Non guarda neanche da chi sono occupati i banchi e appena ne nota uno libero, ci fionda sopra la sua Stella McCartney blu cobalto.
Apre un libro a caso e fa finta di concentrarci su quella che forse è geografia, quando: “Perché ti hanno punita?”.
Lydia conosce quella voce, e non può credere di essersi seduta davvero affianco a lui. Volta il viso verso di lui, che la sta già osservando di sottecchi.
“Che t’importa?” gli risponde, brusca.
Lui soffoca una risatina e Lydia lo fulmina con lo sguardo, esattamente come avrebbe voluto fare qualche sera fa. Lo osserva meglio: indossa una felpa nera, su una maglietta bianca con una stampa che non riesce a vedere, degli skinny jeans neri e neanche a dirlo, un paio di Vans.
“Allora sai parlare” considera lui, riferendosi al suo silenzio al ristorante.
“Certo, ma io faccio un’accurata selezione, prima di dare corda a tutti i degenerati che mi rivolgono parola” risponde, con un sorriso beffardo ad incorniciarle il bel viso.
Il ragazzo fa un’espressione quasi compiaciuta, come se quella sua reazione non se la sarebbe mai aspettata, ma comunque ne rimane colpito.
“Sono Luke – fa poi, appoggiando un gomito al banco e continuando a guardarla – Luke Hemmings”
“Hai commesso il tuo primo sbaglio, Luke Hemmings”
“Sarebbe?”
“Ora che ci conosciamo, ti farà più male se non ti rivolgerò la parola”
Luke inarca le sopracciglia, forse pensando a cosa risponderle, dopodiché si lascia andare ad una risatina, che costa ai due la prima occhiataccia da parte dell’insegnante alla cattedra.
“Ho visto la tua foto appesa al muro, prima – comincia, sottovoce – voi creature monodimensionali andate al ballo di primavera tra di voi, vero?”
Lydia lo guarda, con la sua matita in bocca e la frangia bionda un po’ a nascondergli gli occhi chiari. Pensa alla sua foto, quella di Nina, quella di Joe, di Ashton e di altri appese al muro, come candidati a re e regine del ballo, poi distende le labbra in un sorrisino.
“Tu ed i tuoi compari credete di essere tanto diversi da noi, ma in realtà, Hemmings, non c’è poi tutta questa differenza, pensaci – accavalla le gambe e si avvicina un po’ a lui – state sempre tra di voi, ci denigrate e credete di essere i migliori, l’unica differenza risiede nel fatto che noi non ci limitiamo ad esserne convinti, noi sappiamo per certo di essere meglio di voi”
Quello a ghignare adesso è Luke, che avvicina ancora di più il viso a quello della bionda. Gioca un po’ con l’anellino nero che porta al labbro e, compiaciuto, osserva lo sguardo di Lydia posizionato esattamente all’altezza della sua bocca.
“Eres muy sexy cuando dices estas mentiras”
“Y tu te quedas un pendejo”
Luke esibisce una delle sue espressioni compiaciute migliori, non aspettandosi che Lydia, al suo spagnolo, avrebbe risposto.
“Tata messicana?”
“Argentina” ribatte Lydia.
L’insegnante intima loro di fare silenzio, per la seconda volta e, la bionda, mima con le dita di cucirsi le labbra. Mentre Luke la sta ancora guardando.
“Perché ti hanno punita? – ripete – non si vede tutti i giorni una principessina come te, da queste parti”
“Sono arrivata in ritardo e la Cox mi ha beccata con il cellulare - dice, tornando a guardarlo – e tu? Ti sei scopato l’insegnante?”
Luke si stringe nelle spalle, ghignando, ancora.
“No, le ho mandate tutte in bianco” scherza.
“E allora?”
“Fumavo in bagno” dice, come se fosse la normalità.
“Che cattivo ragazzo..”
Lydia finge un tono innocente, mentre l’insegnante tuona un: “Silenzio!”, e allora Luke apre il suo libro di matematica, fingendo di prestare attenzione. Quando gli occhi del professore non sono più su di loro, il ragazzo le scocca un occhiolino e: “Puoi giurarci, cenerentola”.
 
Le due ore di punizione passano e, quando la campanella suona, Lydia può giurare di aver sentito gli angeli del paradiso intonare l’alleluia. Si alza velocemente, recupera la sua Stella McCartney e fa per allontanarsi una volta per tutte, ma Luke la ferma, tirandola per la manica della sua giacca Versace.
“La rovini, così, che vuoi ancora?”
Luke la guarda, sconcertato, avrebbe voglia di dirle che è solo una ragazzina viziata, ma se l’ha fermata c’è un motivo. Se Luke Hemmings Gaviria fa qualcosa, c’è sempre un motivo.
“Volevo solo dirti che spero vinca tu”
“Ma che diavolo dici?”
Lydia non ci sta capendo nulla, e allora Luke le si avvicina un po’. La bionda s’irrigidisce, che la vicinanza con quel ragazzo le sta facendo andare a fuoco le guance.
“Per le elezioni, quella stronzata di re e regina del ballo” le spiega lui, in un sussurro.
“Dovrei ringraziarti?”
Luke annuisce e se possibile, fa ancora qualche passo verso di lei, chinandosi con le labbra a sfiorarle l’orecchio. Lydia trasalisce, mentre sente il respiro caldo del ragazzo sulla sua pelle.
“Tu sei la meno peggio, tra tutte quelle vipere, almeno credo”
La bionda apre la bocca per rispondere, ma una voce alta e prorompente interrompe l’incontro ravvicinato dei due.
“Luke, te la dai una mossa?”
Corinne Butler sta picchiettando impazientemente lo stivaletto nero borchiato sul pavimento, appoggiata di sbieco allo stipite della porta dell’aula della detenzione. Luke si volta verso la mora, con naturalezza, come se non fosse successo nulla. Liquida Lydia con un saluto al generale e un: “Ci vediamo, cenerentola”, per poi dirigersi verso Corinne che, quasi con ribrezzo, squadra la Payton da capo a piedi.
“È tutto tuo, sta’ tranquilla” la rassicura, lei.
Corinne abbozza una risata ironica, ‘che la Butler a quelli come lei non gliela rivolge nemmeno, la parola. Allora Luke le cinge le spalle con un braccio, lasciandole un bacio all’angolo della bocca, mentre Lydia osserva la scena roteando gli occhi al cielo.
“Perché parlavi con quella?” sente dire a Corinne, mentre la indica, di spalle.
Guarda le spalle di Luke alzarsi lievemente, con menefreghismo e le ultime parole che sente dalla sua voce, prima di vederli sparire entrambi, sono: “Ma quella chi? Andiamo, va’”.
Lydia non sa come si sente, se offesa, arrabbiata, presa in giro o infastidita, anche se probabilmente si sente in tutti questi modi, lei sa solo che ha bisogno di un caffè forte e di una bella sbronza di tequila con Nina.
 
 
 
Corinne Butler odia il Marc Jacobs e così le persone che lo frequentano. Riesce a scorgere i capelli perfettamente in piega di Nina Howard, la giacca Valentino di Joe Witcher, gli occhiali da vista di Brian Payton ed il sorriso di Ashton Irwin è così smagliante che la infastidisce. Quelli proprio non li sopporta, lei con i suoi capelli neri al naturale, i tatuaggi a decorarle la pelle chiara e le Lucky Strike che pendono dalla tasca della sua salopette di jeans.
"Potete dirmi per quale cazzo di motivo siamo venuti qui?" sbotta, verso i suoi amici.
Calum Hood ha i gomiti appoggiati al bancone del Marc Jacobs, una sigaretta appena fatta da lui stesso dietro l'orecchio ed indossa una canottiera larga, nera. Si volta verso la sua amica, porgendole il suo White Russian.
"Sta arrivando Mike" le dice poi.
Corinne afferra il bicchiere e ci poggia sopra le labbra colorate di rosso, 'che la Butler non indosserá Chanel e Versace, ma sa il fatto suo comunque e questo lo sanno tutti i ragazzi dell'Upper East Side. 
"D'accordo, ma perchè proprio qui? - continua, come una bellissima
bimba imbronciata, giocando con la cannuccia del drink di Calum, ormai suo - odio questo posto!"
"Chiedi ad Hemmings" fa Hood, stringendosi appena nelle spalle.
Corinne guarda ancora dritto davanti a sè, notando Lydia Payton con il suo abito svolazzante ed un paio di Louboutin, che torna dalla toilette. Con un movimento meccanico, scatta con lo sguardo verso Luke, seduto affianco a Calum, e come volevasi dimostrare, trova i suoi occhi azzurri puntati sulla Payton, mentre vuota con fare esperto un bicchiere di Bayleis Irish Cream. 
"Terra chiama Hemmings - fa lei, alzandosi dal suo sgabello per raggiungere quello affianco al suo amico - che hai da fissare la Payton?"
Corinne ridacchia, mentre guarda Luke scuotere subito la testa e puntare lo sguardo su di lei, questa volta.
"Io non fisso nessuno, piantala Corinne" fa lui, risentito.
La Butler inarca un sopracciglio, scettica.
"Ti ho visto parlare con lei, oggi - comincia - sembravate parecchio intimi"
"Ma chi? Gaviria e la Payton? - s'intromette Calum - amico, fidati di uno che non capisce un cazzo, una come lei non te la darà mai, okay? Quelli scopano solo tra di loro"
Luke lo sta guardando un pó sconcertato e Corinne ha già tra le labbra una Lucky Strike, mentre annuisce, d'accordo con Calum.
"Tu sei malato" sostiene infine.
"E tu un coglione" ribatte il suo migliore amico.
Corinne ride di quei discorsi a cui è tanto abituata e: "Io vado a fumarmi una sigaretta, è appena arrivato Mike, fate le cose come si deve".
"Attenta bambola - le intima Luke, all'orecchio, cingendole le spalle - questo posto è pieno di pervertiti coi soldi e fidati, non c'è niente di peggio"
"Lo sai bene, eh Hemmings?" 
Corinne gli lascia un bacio sul collo, mentre lui ridacchia divertito, nonostante tutto. Si allontana verso l'area fumatori del Marc Jacobs e, dopo essersi appoggiata con la schiena al muro, fa per cercare il suo accendino nelle tasche di jeans. Dopo qualche secondo vede proprio di fronte a lei la fiamma di un Bic verde scuro, sorretto dalla mano di qualcuno. Alza lo sguardo, per incontrare lo sguardo del gentile possessore di quell'accendino o, come l'avrebbe detto Luke, per scoprire quale "pervertito coi soldi", stesse per molestarla. Corinne si lascia sfuggire un sorriso furbo, quando vede quei grandi occhi ridenti.
"Ti ringrazio, Ashton Irwin"
Il ragazzo sorride, vagamente sorpreso, o forse sta solo fingendo.
"Conosci il mio nome? Dovrei sentirmi lusingato, forse?"
"No - fa Corinne, sbuffando un pó di fumo e scuotendo la testa - mi sembra inutile presentarsi, io so qual'è il tuo nome e tu sai qual'è il mio, quindi, sarebbe solo una perdita di tempo"
Ashton annuisce, 'che lui è sempre rimasto colpito da quegli occhi blu e da quella sicurezza che Corinne Butler ostenta così bene. 
"Hai ragione, Corinne Butler"
La mora non sa se ridere oppure no, forse è troppo, 'che lei ed Ashton Irwin non hanno mai realmente parlato perchè Corinne lo sa, che sono troppo diversi.
"Che ci fai qui? Non vi ho mai visti da queste parti" continua poi lui.
"Non lo so - ammette - Luke ci ci ha trascinati senza uno straccio di spiegazione, e quindi, eccoci qui"
Corinne fa dei cerchi con il fumo, ed Ashton rimane incantato sulle sue labbra per un secondo, prima di riprendere il filo del discorso.
"Ma da quanto state insieme tu ed Hemmings? Nessuno ha mai visto uno dei due senza l'altro, cos'è, siete tipo promessi sposi?"
Corinne ride, spegnendo il mozzicone di sigaretta sotto la sua Air force nera, con un'eleganza tale da non passare inosservata. Infatti Ashton la sta fissando con occhi sognanti, quando lei gli posa una mano sul viso ed avvicina le labbra al suo orecchio.
"Nessuno sa niente, Ashton Irwin"
Corinne fa per lasciarlo lì, in balia del suo profumo di mare, sale e rose rosse, ma mentre indietreggia per tornare dentro dai suoi amici, si scontra con qualcuno.
"Scusami, non stavo guardando dove andavo!" si affretta la Butler.
"Ma certo, come l'altro giorno a scuola, giusto?" domanda Lydia.
Corinne ghigna, non appena si rende conto di chi ha incidentalmente colpito. 
"Ritiro le scuse, Payton - fa, incrociando le braccia sotto il seno - tu ed i tuoi modi da stronza non ve le meritate affatto"
"Non m'importa assolutamente nulla di te e di quello che dici, Corinne Butler, le tue scuse valgono meno di zero"
Corinne alza un sopracciglio, con le guance che le ribollono di rabbia ma, per fortuna, Ashton si mette in mezzo prima che possa accadere qualsiasi cosa. 
"Ragazze, basta”
Lydia lancia uno sguardo ad Ashton, che lo intercetta subito e con gli occhi la prega di chiuderla davvero, lì.
"Al diavolo" fa poi la bionda, rientrando, ma neanche a dirlo, va a sbattere contro qualcuno, che prima che possa cadere rovinosamente a terra, l'afferra prontamente.
"Ma che diavolo avete, tutti? - sbotta Lydia, sistemandosi le pieghe del vestito - non vi hanno insegnato a guardare dove mettete i piedi?"
"Oh, bonita, mi dispiace" 
Lydia alza la testa, quando sente quella voce. Gli occhi azzurri di entrambi s'incontrano, e Luke accenna un sorriso.
"Non fa niente" dice allora lei, sbrigativa. 
"Come mai qui? - s'informa lui - Witcher ti permette addirittura di andare al bagno senza di lui?"
Lydia stringe le labbra, risentita, 'che lei con Luke Hemmings Gaviria ci ha parlato solo una volta in vita sua e adesso le sta addirittura facendo la
morale su come la tratta il suo fidanzato.
"E tu? Dovresti assicurarti che la tua ragazza conosca le buone maniere"
Luke inarca le sopracciglia, confuso, 'che sì conosce le voci che girano su lui e Corinne Butler, ma perchè Lydia Payton le sta dicendo una cosa del genere?
"Gelosa, cenerentola?"
"Che c'entra adesso?"
"Non hai detto no, peró"
Lydia sta per perdere le staffe, ed a Luke la sua espressione arrabbiata fa ridere. Le scosta leggermente la frangia dalla fronte, con le dita. La bionda non si sarebbe mai aspettata un tocco così delicato e rimane un pó spiazzata, da quel gesto.
"Hai degli occhi davvero belli, cenerentola, non dovresti coprirli con i capelli"
Lydia boccheggia, davanti al mezzo sorriso di Luke Hemmings.
"Ti ho lasciato ancora senza parole?" continua lui.
"Tesoro? - la voce di Nina Howard si frappone tra i due, ed eccola che compare al fianco della sua migliore amica - ma che fai qui? Joe ti sta cercando, vieni"
"Sì, sì arrivo.."
Luke la guarda andare via, mentre Nina le cinge le spalle con un braccio e: "Ma che facevi con quello? Dio mio, non dovresti farti vedere con gente del genere!".
Ma Lydia non dice nulla, che le dita di Luke Hemmings Gaviria sulla sua fronte sembra abbiano lasciato dei segni permanenti non solo sulla sua pelle.






 

#thebeginning

ciao donne! come va? io sempre bene
ho appena passato la serata sul divano, con mia mamma, la coperta, il the caldo e masterchef. dicesi la vita mondana di una diciannovenne milanese.
comunque, vi ringrazio per essere passati dalla mia storia, tanto per dire, ci tengo molto. sembrerà una cosa scontata, ma voglio metterci davvero anima e cuore.
"should envy us" è una canzone che io amo e adoro immensamente, mi ha dato l'ispirazione per il titolo e credo sia davvero un capolavoro.
detto questo, come vi sembrano i miei personaggi? il divario tra i due gruppi è sempre più evidente, anche se, vivendo nell'upper east side, Luke e compagnia non sono di certo dei poveracci. il fatto è che Lydia e Brian, Ash e Joe amano questa loro condizione e ci sguazzano dentro, mentre gli altri no, per motivi diversi che scoprirete andando avanti con la storia.
i due mondi vengono a contatto, ma non corre di certo buon sangue. bene, io mi sto facendo paura da sola ed ho anche un sacco di sonno. approfitto per dire a Giulia che mi ha abbandonato e per andarmene, qui vi lascio Lydia, Corinne, Brian, Nina ed anche Joe. vi amo già immensamente.
alla prossima.
Alaskha

 
 



Image and video hosting by TinyPic




Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


Image and video hosting by TinyPic

 


3.



"Ehi, Lyd - Brian Payton porta i pantaloni del pigiama ed una maglietta a mezze maniche blu, mentre gira i cereali con un cucchiaio - ho fatto caso ad una cosa"
La gemella si lega velocemente i capelli in un perfetto chignon, mentre riempie attenta un bicchiere di succo al mango e kiwi.
"Dimmi, Einstein"
Brian accenna un sorriso, mentre Lydia, con il croptop che le lascia scoperto un lembo di pelle, si accomoda sullo sgabello di fronte al fratello, dal lato opposto del piano della cucina.
"Tutti quelli che conosciamo non vogliono niente di serio, pensaci"
"Non è vero - ribatte subito Lydia - se ti stai riferendo alle relazioni, non è così"
"Come no? - continua Brian, convinto di se stesso - Ashton vuole solo scopare, Nina se li fa tutti, io sono uno spirito libero e.."
"E?" lo invita a continuare lei, con il bicchiere appoggiato alle labbra.
"E tu e Joe state insieme da un anno, colpito e affondato"
"Credevi fossimo la generazione del "niente di serio"? - domanda, rubando un mirtillo da una ciotola che doveva aver usato la madre per fare colazione prima di loro - beh, mi dispiace deluderti ma siamo molto meno interessati di così"
"Cioè?" chiede il suo gemello, curioso, con le braccia conserte sul tavolo e le sopracciglia aggrottate.
Lydia si inumidisce le labbra, mentre si sporge un pó verso il fratello, con lo sguardo di una che la sa lunga.
"Ashton scopa a caso perchè sta aspettando che arrivi quella giusta, Nina non se li fa tutti, lei sta solo testando il territorio, dopodichè sceglierà, e tu, fratellino, non sei uno spirito libero, sei un incontentabile"
"Ovvero?" chiede lui, divertito.
"Ovvero - comincia Lydia, mentre con un piccolo salto scende dallo sgabello - non ti va bene nulla e credi che le ragazze dell'Upper East Side siano tutte delle superficiali oche da giardino" sentenzia infine, appoggiandosi ad un mobile della cucina.
Brian si alza a sua volta, per raggiungere la sorella e scoccarle un bacio sulla guancia.
"Presenti escluse, ovviamente"
Lydia ride, 'che sente di poter essere se stessa solo ed esclusivamente con lui, la persona più importante della sua vita. Forse è perchè sono gemelli o forse non c'entra ed è solo perchè Brian Payton è una persona stupenda, che Lydia sente una sintonia quasi magica, con lui.
"Ovviamente"
“Prendiamo la tua macchina?” fa Brian, sistemando la ciotola di latte nel lavandino.
Lydia lo squadra da capo a piedi, con la Stella McCartney che già le pende dal braccio.
“Magari prima togliti il pigiama, però – gli fa notare, divertita – non è che io abbia tutta questa voglia di farmi vedere in giro con uno che porta ancora pantaloni a stampo scozzese!”
“Ehi! – s’indigna Brian, già sulle scale per raggiungere camera sua – questi pantaloni sono i miei preferiti, e in più, sono molto comodi” si difende.
“Mh – mh – acconsente Lydia, senza neache ascoltarlo, mentre guarda distratta lo schermo del suo blackberry – forza Brian, Joe mi sta aspettando, ha una notizia per me e non vedo l’ora di scoprire di cosa si tratta!”.
 
 
 
 
I gemelli Payton scendono dalla Spider rossa fiammeggiante di Lydia come due fotomodelli di Givenchy, chiudendo con noncuranza le rispettive portiere. Brian affianca sua sorella, porgendole il braccio come ogni volta.
“La ringrazio, mr. Payton” scherza Lyd.
“Si figuri, miss Payton”
I due ridono insieme e raggiungono Ashton e Joe al muretto. Stanno parlando animatamente di qualcosa che, Lydia ci scommette, c’entra assolutamente con il campionato di basket.
“Ecco il nostro tweener!” esclama Joe, non appena li vede arrivare.
Le circonda le spalle con un braccio e se l'arpiona al suo corpo come a dire: “Roba mia!”. Lydia sorride, nonostante tutto e, con la coda dell’occhio intravede i jeans strappati di Luke Hemmings, il suo piercing al labbro e le sue dita intrecciate a quelle di Corinne Butler. Sente il suo pesante sguardo addosso e vorrebbe quasi andare lì e chiedergli che diavolo abbia da fissare, una volta per tutte. Ma le labbra di Joe sono improvvisamente sulle sue e, una volta terminato il bacio, gli occhi di Luke non sono più su di lei.
“Certo, come se essere il tweener dei Lizards fosse motivo di vanto” si lamenta Brian.
Lydia torna sul pianeta terra, alla Dalton High School, insieme a tutti gli altri. Scompiglia i capelli di suo fratello e ride di gusto, lasciandosi andare alle braccia del suo fidanzato.
“Sei il solito, Brian!”
“Ha ragione tua sorella, Payton – interviene Ashton – prendila con filosofia, sei un grandissimo giocatore di basket ed il tweener è un ruolo più che rispettoso, sei il nostro jolly”
“Facile per te, no Irwin? – continua Brian, rimettendosi in spalla lo zaino – sei il playmaker della squadra! In ogni caso vado in classe, a dopo”
Tutti e tre guardano le spalle di Brian Payton allontanarsi all’interno della Dalton. Joe Witcher scrolla le spalle, scoccando un bacio sulla guancia della sua fidanzata.
“Che mi devi dire?” fa Lydia, felice.
“Oh, ma certo! – fa Joseph – è una grande notizia Lyd, sarai molto orgogliosa di me!”
“Prima che tu dica altro – dice Ash – io me ne vado, mi sento fastidiosamente di troppo, ci vediamo dopo bambina”
Saluta Lydia con un bacio sulla fronte e se ne va, lasciando soli Joe e la sua migliore amica.
“Allora?” continua la Payton, con un sorriso enorme ad illuminarle il viso.
“Sono stato contattato dalla Berkley – inizia – mi vogliono lì, questo weekend, per farmi fare un giro del campus e per vedere come gioco a basket”
“Oh, wow! – commenta entusiasta Lydia – ma il coach Montoya non aveva detto alla squadra che gli osservatori della Berkley e degli altri college sarebbero venuti alla Dalton entro la fine dell’anno?”
“Certo, piccola, ma questo è un progetto per i migliori”
Le scocca un occhiolino e lei non può che essere contenta, per il suo ragazzo. Pensa però immediatamente a suo fratello, ma non ha tempo, la campanella sta suonando, però qualcosa continua a non quadrarle.
 
 
 
 
 
 
Nina Howard si sta facendo largo tra gli studenti della Dalton High School, perché ha riconosciuto la chioma bionda della sua migliore amica e gli occhi scuri del suo inseparabile compagno Ashton Irwin e deve assolutamente parlarle.
“Spostatevi, dannazione!”
Arriva a destinazione sbuffando, con la Chanel ben sistemata sulla spalla e gli occhiali grandi da diva a coprirle il viso.
“Oh, tesoro, finalmente! Eccoti qui! Ti cerco da stamattina, ma dove sei stata?”
Lydia la guarda, con un mezzo sorriso, ‘che il cappello enorme che porta sulla testa è davvero molto eccentrico.
“Nina, ma che hai in testa? – le chiede – ero a lezione, con Ash” dice poi.
Nina annuisce e si sistema la borsa, guardando Ashton che è letteralmente scoppiato a ridere.
“Che hai da ridere, Irwin?”
“Scusa Nina, sei bellissima, ma quel cappello proprio non ce la faccio a guardarlo! – dice tra le risate – vado agli allenamenti, a stasera ragazze”
Lydia lo saluta con la mano, mentre Nina lo guarda quasi schifata. La Howard odia essere derisa e, soprattutto, che tutti quelli che le stanno intorno non le facciano complimenti su cosa indossa e sul profumo che porta.
“Come mai mi cercavi?” le chiede la bionda.
Le labbra di Nina si aprono in un grande sorriso.
“Non puoi capire quanto sia felice! – fa, battendo le mani, su di giri – mio padre mi porta a Cayo Largo, per il weekend!”
“Cuba? - domanda Lydia, perplessa – e perché non Las Vegas?”
“Già vista, già sentita.. – sostiene Nina, liquidando la faccenda con un gesto della mano – papà crede di avermi un po’ trascurata, ultimamente”
“E ti porta a Cuba, certo – conclude la sua amica, al posto suo – beh, vorrei tanto essere al tuo posto! Io passerò il sabato con Brian ed Ashton al Boulevard, se tanto mi dà tanto”
Nina scoppia a ridere, e Lydia sorride vagamente.
“E Joe?”
“Joe è stato chiamato dalla Berkley..” la informa.
“Ma dai! – fa Nina, forse con troppo entusiasmo – non ne sapevo nulla, sarai molto fiera di lui!”
“Sì, infatti..”
“Beh tesoro, ho io un’idea per te”
“Che tipo di idea?”
“Per movimentare il tuo weekend – spiega – conosci il bar in cui lavora Corinne Butler?”
Lydia annuisce, ‘che il Club Soho lo conoscono tutti lì nell’Upper East Side, nonostante in pochi di quell’ambiente lo frequentino.
“Certo, ma che c’entra con il mio weekend?”
Nina sorride diabolica e: “Ho saputo del vostro incontro – scontro dell’altra sera, secondo me dovresti rimetterla al suo posto”.
 
 
 
 
Luke Hemmings spegne la sigaretta ormai finita con forza, sotto la suola della sua Vans. Il cortile della Dalton High School sta iniziando a diventare davvero troppo restrittivo, per lui, che ha sempre voglia di muoversi e mai di stare fermo. E poi non ne può più, gli occhi chiari di quella principessa lo stanno perseguitando. È da qualche tempo a questa parte che non fa altro che intravederla e, se prima non ci faceva caso, adesso è più forte di lui incantarsi ad osservare quelle labbra piene che si curvano in sorrisi tanto belli, per lui.
Sono le 04:56 PM, è ora di andarsene dal liceo. Estrae le chiavi della sua Ashton Martin dalla tasca dei jeans e s’incammina verso il grande parcheggio della scuola. Corinne è al lavoro e Calum chissà dove a combinare uno dei suoi mille casini. Lui ha solo voglia di andarsene a casa e magari rollarsi una canna, sparare Jay-z a palla e mandare affanculo tutto e tutti.
La sua macchina emette quel suono quasi rassicurante, quando la apre e, nonostante Luke ami farsi i cazzi suoi in qualsiasi occasione, non può evitare di fare caso a due voci troppo vicine a lui. Rimane a fissare quei due ragazzi, che riconosce come Nina Howard e Joseph Witcher, rispettivamente la migliore amica ed il fidanzato di Lydia Payton. Sono vicini al Range Rover del ragazzo e, decisamente, non si stanno comportando in modo consono al ruolo che hanno nella vita della Payton.
Luke vorrebbe trovare la forza d’infilarsi in macchina e sfrecciare verso casa, dimenticare l’accaduto e fare come se non fosse successo nulla. Ma le labbra rosse di Nina sono su quelle di Joseph e, mentre salgono sorridenti in macchina, diretti chissà dove alle spalle di Lydia, Luke rotea gli occhi al cielo e: “Vaffanculo, maledizione”, sussurra, tra i denti, mentre ha già all’orecchio il suo Iphone.
“Devi venire qui, subito”.
 
Qualche minuto dopo, la moto di Calum Hood è nel parcheggio della Dalton High School, ancora.
“Si può sapere perché mi hai fatto tornare qui? E sappi che deve essere successo qualcosa di molto grosso e di davvero interessante, per far sì che io non ti prenda a pugni”
“Vuoi tacere?” fa Luke, scocciato.
Calum guarda il suo migliore amico, aggrottando le sopracciglia, ‘che così forse non l’aveva mai visto. Sembra davvero preoccupato, ed in quelle vesti se lo ricorda solo una volta, ma non ha voglia di pensarci.
“Allora?” lo esorta.
Luke punta i suoi occhi di ghiaccio sul suo amico, che è seduto sulla sella della sua moto e si sta rollando una sigaretta.
“Non guardarmi così – fa – mi fai sentire con la coscienza sporca e giuro di non aver fatto nulla di male, le vergini di Manhattan sono ancora tutte tali”
Il biondo rotea gli occhi al cielo, ‘che ci manca poco e lo prende a pugni.
“Ho visto Nina Howard e Joseph Witcher”
“E sti cazzi?”
“Fammi finire, cazzo! – sbotta – si stavano baciando e sono spariti nella macchina di quel coglione di Witcher”
Calum lo fissa per qualche istante, ‘che davvero non sa cosa dire e, soprattutto, non sa perché al suo migliore amico quella storia importi così tanto.
“E allora, Luke? – si accende la sigaretta e si alza dalla moto, per raggiungerlo – che t’importa? Lydia Payton non è amica tua, né nessuno di loro, te lo devo ricordare?”
Luke lo guarda, improvvisamente serio.
“Lo so che non sono amici miei – ribatte – ma avrei reagito così per chiunque, la gente che tradisce mi sta sul cazzo, lo sai”
Calum lo sta guardando di sottecchi e: “Davvero?”.
“Certo che sì – fa Luke, convinto, annuendo – cosa credi? Che m’importi qualcosa?”
“Non si sa mai - risponde Hood, stringendosi nelle spalle – hai intenzione di fare qualcosa?”
Luke ragiona, lo si vede dai suoi occhi seri e concentrati e dalla piccola ruga che si crea sulla sua fronte, quando Luke Hemmings Gaviria ragiona. Ma gli manca qualcosa di fondamentale, per arrivare ad una conclusione davvero ragionevole.
“Certo – dice infine – vado a farmi una birra da Corinne, vieni?”.
 
 
 
Lydia Payton parcheggia la sua spider rossa a Soho, uno dei quartieri che lei non ama particolarmente frequentare, ma è lì per un motivo. Si sistema gli occhiali da vista sul naso ed entra al Club Soho, guardandosi un po’ intorno. Il locale le sembra subito sudicio e adatto ad una bevuta di birra tra degenerati, come avrebbe detto Nina. Si muove a passo spedito verso il bancone, riconoscendo subito i lunghi capelli neri di Corinne Butler, che oscillano a destra e sinistra, seguendo i movimenti della ragazza.
Prende posto su uno degli alti sgabelli ed estrae il suo blackberry dalla Stella McCartney, trovando due messaggi. Uno di Brian ed uno di Ashton. “Lil brother” dice di passarlo a prendere quando gli allenamenti saranno finiti ed il suo migliore amico le manda una foto del campo da basket, giusto per essere in contatto 24 ore su 24. Appoggia il telefono sul bancone e si schiarisce la voce.
“Arrivo tra un minuto!”
Trilla la voce di Corinne, allegra, che sicuramente non si è accorta di chi sarà la sua prossima cliente.
“Che servizio scadente..” commenta tra sé e sé, Lydia.
Al che, la mora, si volta immediatamente nella sua direzione. Porta una mano sul fianco ed inclina lievemente la testa, stringendo poi le labbra.
“Che piacere, Payton, a cosa devo la tua visita?”
Lydia ride, a gran voce, ma pur sempre falsamente.
“Passavo di qui”
“Tu? A Soho? Ma sì, certo!, come ho fatto a non pensarci?” fa, ironica.
La bionda inarca un sopracciglio, ma non cadrà nelle sue provocazioni, è lì con uno scopo preciso e non ha intenzione di lasciarsi distrarre.
“Il tuo lavoro è prendere in giro i clienti, Corinne?”
Adesso è lei, ad inarcare un sopracciglio, ma la pensa allo stesso modo, sul posto di lavoro poi, non può più sgarrare. Ha già un richiamo per quella volta che ha pestato un tipo che le aveva palpato il culo: il suo capo le aveva diminuito lo stipendio, Luke le aveva regalato un biglietto per la partita dei Lakers, la sua squadra del cuore.
“Cosa ti porto?” le chiede allora, scocciata.
“Una coppa di champagne”
Corinne legge la parola sfida nello sguardo di Lydia, è evidente che si trova lì solo ed unicamente per farla sfigurare e far sì che lei si senta inferiore. Si era sentita sconfitta, quella sera, al Marc Jacobs, ed ora vuole la sua rivincita.
“In questo locale non abbiamo champagne”
“Oh, okay, allora mi accontento di.. – Lydia fa finta di pensarci su – un bel bicchiere d’acqua”
Corinne la guarda per qualche istante, con astio, dopodiché afferra un bicchiere con fare esperto e ne versa dentro dell’acqua, per poi sbatterlo sul bancone davanti alla bionda.
“Sai, Corinne – inizia lei, avvicinando le labbra al suo bicchiere – Luke è un ragazzo davvero fortunato”
“In che senso?” le chiede, già scocciata, mentre taglia un lime a fette.
“Beh, andate a letto insieme, no? – chiede, retoricamente, con malizia – non so se sia l’unico con cui vai a letto ma, sai, lui è davvero molto sexy”
“Gelosa, Payton?” fa allora, con una mano sul fianco, leccandosi le labbra.
Lydia sembra momentaneamente colpita sul vivo, ‘che forse una risposta così piccata non se l’aspettava.
“È così? Andate a letto insieme?” domanda, animandosi sullo sgabello.
Corinne è contenta, di aver trovato qualcosa che faccia vacillare la sicurezza della Payton. Si avvicina al bancone e posa le mani su di esso, chinandosi un po’ su di lei.
“Così si dice in giro, non è vero?”
“Sì, ma..”
“Ma cosa? – chiede, con fare furbo – credevo che la regina del gossip fosse la prima, a credere alle voci di corridoio”
Lydia non sa cosa rispondere, e Corinne prende la palla al balzo.
“O forse credi solo alle voci che vuoi tu, Lydia Payton?”
La bionda sta per replicare, ma ci pensa un po’ su e distende le labbra in un sorrisino furbo, rilassandosi poi sul suo sgabello.
“Se io dovessi credere a tutte le voci che girano sul tuo conto, Butler, credimi, l’unico uomo con cui tu non saresti andata a letto, è il preside Burton”
Lydia è soddisfatta, dell’espressione che adesso Corinne ha sul volto. Sente di avere la vittoria in tasca, anche se nessuna delle due sa più che battaglia stanno combattendo. Ad interrompere quell’intenso scambio di sguardi è la suoneria del blackberry di Lydia, e sul display lampeggia la scritta “Lil brother”, ad informarla che Brian la sta chiamando. La Payton fa per rispondere, quando però nota lo sguardo fisso di Corinne proprio sul suo telefono.
“Che hai da guardare?”
“No, nulla..”
La mora scuote la testa, velocemente, tornando subito al suo lavoro. Sembra che qualcosa l’abbia davvero turbata, e neanche Lydia riesce a passarci su.
“Butler, ma che hai?”
“Lil brother – dice allora lei, sbrigativa – è così che chiamavo Thomas”
Il silenzio gelido cala su entrambe, nessuna ha più voglia di discutere. Lydia non sa cosa dire, gli occhi blu di Corinne la stanno evitando in tutti i modi possibili e allora lei si alza, facendo strisciare rumorosamente lo sgabello sul pavimento del Club Soho.
“Ci vediamo a scuola” dice sbrigativa, prima di muoversi velocemente verso l’uscita del locale.
Cammina spedita verso la sua macchina, con le mani nella borsa a cercare le chiavi, ed è totalmente assorta nei suoi pensieri, quando: “Ehi, bonita!”.
Luke Hemmings è davanti a lei, con le mani nelle tasche dei jeans ed un sorriso davvero molto forzato sul viso.
“Non ho tempo, devo andare”
“No, Lydia, aspetta – la ferma lui – devo parlarti”
“Ma non mi hai sentito? Non ho tempo per te, Hemmings, devo andare”.
 
 
 
 
 
 
 
  #thebeginning
okay, scusatemi per il ritardo ma sono sotto esami e sono presissima.
ecco il terzo capitolo, che ve ne pare? 
scusate anche se non sono di molte parole, ma sono davvero stanchissima.
odio l'università odio tutti 
voi no però, vi amo un sacco e nel prossimo capitolo farò uno spazio autrice meraviglioso.
mi è stato detto che la foto di Corinne non si vedeva, ve la lascio qui sotto.
ditemi cosa ne pensate.
always love.

simona, giulia, benj e genn.

 
 
 

 
 
 
 
Image and video hosting by TinyPic


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 ***





Image and video hosting by TinyPic




 




4.


Brian Payton non è mai stato come sua sorella Lydia, la sua migliore amica Nina, il playmakers dei Lizards Ashton Irwin e, soprattutto, non è mai stato come, lo ripete, quel coglione di Joe Witcher. Brian è un tweener, anche nella vita. L’Upper East Side è solo il luogo in cui vive, non è il suo biglietto da visita. Si è sempre sentito diverso e fino a due anni fa, poteva anche dirsi felice di ciò, quando insieme a lui c’era il suo inseparabile migliore amico: Thomas Butler.
Thomas era il fratellino più piccolo di Corinne: 17 anni, bello da fare male, Diana rosse sempre nella tasca dei jeans a vita bassa che amava portare ed allegria negli occhi blu. Thomas sorrideva alla vita, era la cosa che gli riusciva meglio in assoluto. Lui e sua sorella Corinne vivevano in serenità, in una comune villa dell’Upper East Side, con i loro genitori: erano la classica famiglia felice. Fino a quel giorno, che cambiò le vite di tutti quanti. Della famiglia Butler e, forse non di più, ma sicuramente in maniera più brutale, di Brian Payton.
“Mi manca, Luke”
Corinne Butler è sdraiata sul suo letto, con le lenzuola bianche e fresche. Luke Hemmings è affianco a lei, con le dita che delicate le accarezzano i fianchi, sotto il lembo del suo top blu scuro.
“Lo so, piccola”
La ragazza gli si stringe addosso ancora di più, ‘che Luke, da quando Thomas è morto, è diventato la sua più totale ancora di salvezza. Non le importano tutti quei pettegolezzi che le ragazzine amano dire in giro, Luke per lei è importante e non lo molla, non di certo per qualche stupida voce di corridoio.
“Ieri, al locale, vedere quella scritta, non so.. Io.. non me lo aspettavo, tutto qui” balbetta Corinne.
“Aspetta – fa Luke – quale scritta? Di che parli Corinne?”
Il ragazzo si alza con il busto, costringendo così anche la sua migliore amica a seguire i suoi movimenti. Corinne sbuffa ed incontra i suoi occhi azzurri, confusi.
“Lydia Payton è venuta a “trovarmi”, diciamo così – comincia, virgolettando il termine – Brian l’ha chiamata e sul suo blackberry lampeggiava la scritta “Lil bro”, capisci?”
“Capisco – dice poi Luke, annuendo, piano – non ne hai mai parlato con lei, nemmeno con Brian, non gli rivolgi parola dal funerale”
“E di cosa dovremmo parlare? – domanda Corinne, sull’orlo della rabbia – Lydia pensa che io dia la colpa a suo fratello, della morte di Thomas”
“Questo non lo puoi sapere” ribatte Luke, prontamente.
“Ma perché la difendi? – sbotta, alzandosi dal letto – lo sanno tutti che la pensa così”
“Tu non hai mai fatto nulla per smentire queste voci, però”
“Perché non me ne frega niente, delle voci”
“Non si direbbe”
Luke la sta guardando in quel modo che Corinne un po’ odia e un po’ adora: lo odia perché la fa sentire vulnerabile e fragile, ma lo adora perché si vede, che ci tiene da morire, quando la guarda così.
“Io non do la colpa a nessuno – sostiene poi – è successo e basta”
Thomas Butler e Brian Payton amavano viaggiare e vedere posti nuovi, come quel giorno che volevano andare in Canada, per vedere le cascate del Niagara. I Payton possiedono tutt’oggi un jet privato e Brian ebbe quella tragica idea di prenderlo, di nascosto, per raggiungere il Canada. Thomas, che aveva uno spirito avventuriero all’esatto livello del suo migliore amico, non aveva esitato neanche per un momento. Il pilota aveva creduto ai ragazzi, quando gli avevano detto che le loro famiglie erano d’accordo con quel viaggio lampo ma, purtroppo, ci fu un problema. Brian si salvò, Thomas no.
“Lo so, Corinne, non c’è bisogno che tu lo dica a me – comincia Luke, avvicinandosi alla sua amica – forse dovresti dirlo a lei”
“Non m’importa, io sono consapevole di ciò che penso, se lei vuole continuare ad odiarmi per una sua totale invenzione, è libera di farlo”
“Questa guerra che c’è tra di voi è una stronzata” le fa notare, sedendosi affianco alla finestra, per accendersi una sigaretta.
“Si può sapere perché t’importa così tanto della Payton?” si fa curiosa Corinne.
Si siede affianco a lui, sul pavimento, mentre mette mano alla sua scorta di erba, nel secondo cassetto del comodino accanto al letto.
“Non lo so – comincia Luke, scuotendo la testa, fissando il fumo che esce dalle sue labbra – non credo sia come vuole far credere a tutti”
“E quindi?”
“E quindi lo trovo interessante”.
 
 
 
Il professor Wilson entra in classe con qualche minuto di ritardo, ma ai suoi studenti della classe di chimica non dispiace affatto. Lydia ripone il suo blackberry nella Stella McCartney, sempre quella blu cobalto, sbuffando sonoramente. Sta per prestare attenzione a quello che di lì a poco dirà il signor Wilson, ma la porta dell’aula si spalanca ed una cascata di riccioli neri, fanno capolino dall’uscio.
“Mi scusi, professore” dice, la voce di Corinne Butler.
“Non ti preoccupare Corinne, siediti”
La mora cammina verso l’unico posto rimasto, quello accanto a Lydia, che lei aveva scelto proprio per non condividere il banco con nessuno. Corinne le lancia un’occhiata che la bionda non sa decifrare, non è la solita occhiata di fuoco, ma non vuole darci peso.
“Okay ragazzi – inizia il professore, battendo le mani con un gesto secco – questa settimana movimentiamo le cose: progetto di chimica a coppie!”
Si leva un coretto ironico, che fa sorridere il signor Wilson.
“Su, forza, credo che vi divertirete – continua – si tratta di reazioni chimiche, ed ora vi comunicherò i gruppi di lavoro”
Lydia si guarda le unghie, smaltate di nero, mentre affianco a lei, Corinne, le sembra davvero troppo pensierosa. Di solito la Butler scarabocchia sui fogli, o si fa una sigaretta o ancora scrive a Luke o Calum, di certo non se ne sta lì a pensare.
“Payton e Butler, siete la terza coppia”
Lydia smette di pensare quando sente la voce del professore comunicare quella notizia. Sbatte un paio di volte le palpebre, lentamente, ma il signor Wilson sta già elencando gli altri gruppi di lavoro. Corinne si volta verso di lei e: “Fantastico, lavoreremo insieme”.
“Così sembra” ribatte.
Le due ragazze rimangono a guardarsi per qualche istante, dopodiché Corinne sbotta e: “Beh? Ci fissiamo ancora o iniziamo?”.
“Prima mi dici che hai, sei diversa dal solito – dice Lydia – non che tu sia sempre così allegra e spumeggiante, ma oggi sei più spenta e ricurva sul banco del solito e non mi hai ancora insultata”
Corinne inarca le sopracciglia, quasi divertita.
“Stai cercando di farmi confidare con te? – domanda la Butler, stranita – Payton, non siamo amiche e queste stronzate da ragazze le odio, davvero, quindi piantala”
“Butler, per l’amor del cielo, cosa ti fa pensare che io voglia esserti amica? – chiede retorica Lydia – voglio solo che il tuo umore non intralci il nostro lavoro”
Corinne la guarda, non è convinta, Lydia vuole solo sapere cos’abbia per spettegolare e sapere tutto di tutti quelli che la circondano, lei lo sa bene com’è fatta.
“Fatti i cazzi tuoi”
Lydia sbuffa, davvero infastidita. Raccoglie tutte le sue forze e cerca di non essere scortese.
“Senti, Corinne – si sforza anche di chiamarla per nome – io volevo davvero chiederti.. insomma, io volevo.. sai..”
“Payton? Stai per chiedermi di sposarti? Non credevo professassi il libero amore, Witcher che ne pensa?”
“Sei davvero impossibile, Butler! – sbotta – volevo solo chiederti come stavi, quel pomeriggio al Club Soho mi sembravi abbastanza scossa e non ho avuto modo di parlarti, in questi giorni”
Corinne è davvero sorpresa, sa che a Lydia quello sforzo è costato molto, che alla fine quelle due hanno in comune molto più di quello che sono disposte ad ammettere.
“Sto bene – dice poi Corinne – grazie per avermelo chiesto”
Lydia crede di aver visto un accenno di sorriso, ma la campanella è suonata e le lezioni sono finite. Forse lo scoprirà la prossima volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Tesoro, che ne diresti di indossare quel magnifico vestito di Valentino, per la cena di stasera?”
“Quale cena, mamma?”
Lydia sta scarabocchiando qualche numero sul suo quaderno di algebra, in vista del compito del giorno dopo. Sua madre Sally sta bevendo una tazza di caffè, mentre legge un giornale di moda. Suo padre è ancora al lavoro e Brian è agli allenamenti di basket, tutto scorre in perfetta normalità.
“Tuo padre ha organizzato una cena con gli Irwin”
“Oh, forte – fa Lydia – e dove andiamo?”
“Al “Me Encanta”, contenta?”
“Cosa? – sbotta Lydia, che contenta non lo è proprio – ancora? Ma ci siamo stati appena la settimana scorsa!”
“Tesoro, non urlare – le fa presente sua madre, con un sorriso – tuo padre si è così innamorato del figlio di Benjamin Hemmings, ha trovato il vino che ci ha consigliato l’altra sera il migliore che lui abbia mai provato in vita sua!” conclude, felice.
Lydia fa una smorfia, continuando a scrivere, ‘che davvero, non vede l’ora di passare un’altra serata nel ristorante di Hemmings. Semplicemente non ha voglia di vederlo, non ha voglia di parlarci e non ha voglia di far finta che lo adori, solo per suo padre.
“Che bello” borbotta poi.
“Viene alla Dalton, vero?” chiede poi Sally Payton.
“Già”
“E siete amici?”
“Per la pelle” finge Lydia.
Sally rotea gli occhi al cielo, ed un’altra voce maschile si fa largo tra le due donne: “Chi è amico per la pelle di chi?”.
“Nessuno, papà” si affretta a dire Lydia, chiudendo il suo quaderno ed aprendo lo sportello del frigorifero.
Ha bisogno di rigenerarsi, dopo una notizia del genere. Afferra una bottiglietta di succo al mirtillo e torna alla sua postazione, mentre anche Brian fa il suo ingresso in casa Payton.
“Io e Lydia stavamo parlando del figlio di Benjamin Hemmings, Luke mi pare che si chiami, è così?” domanda poi Sally.
“Beh, Luke e Lydia non sono affatto amici per la pelle, anzi – comincia Brian, prendendo profondi sorsi di una bottiglia d’acqua fredda – se Lyd potesse, lo eliminerebbe totalmente dalla faccia della terra”
Sua sorella lo fulmina con lo sguardo, ‘che una cosa del genere avrebbe fatto meglio a non dirla, davanti ai suoi genitori.
“Lydia! – esclama Andrew Payton – Luke è un ragazzo molto a modo e s’intende di vini, cosa dovrei cercare di più in un ragazzo di diciannove anni?”
“Venti – lo corregge lei – ha perso un anno”
“Questi sono dettagli irrilevanti, tesoro” la corregge suo padre.
“Certo, perché si tratta di Luke, se però fosse stato Brian a perdere un anno, non sarebbero di certo stati “dettagli irrilevanti”, ci scommetto”
“Ehi! – s’indigna Brian – perché io? Sono uno studente modello!”
Sally ridacchia, mentre Lydia lo guarda male ed Andrew liquida la faccenda con: “Non vedo l’ora di parlare del campionato di basket, stasera”.
“Ma come? – chiede confuso Brian – quando ne parlo io cambi sempre discorso” gli fa notare.
Andrew guarda suo figlio, e cerca qualcosa da dire ma, ovviamente, Sally è più veloce.
“Tuo padre non vuole sfinirti, tesoro – lo rassicura – con tutte quelle domande, ti darebbe il tormento!” finge una risatina, insieme suo marito.
Lydia nota lo sguardo un po’ affranto di suo fratello e, davvero, non sopporta vedere quegli occhi tristi. Quindi cambia lei, argomento, quella volta.
“Mamma? Intendevi l’abito rosso, di Valentino, prima?”.
 
 
 
 
Lydia Payton quasi non riesce a muoversi, costretta in quell’elegantissimo vestito rosso di brillanti di Valentino. È lungo e con i suoi tacchi vertiginosi ha paura di calpestarne gli orli. Sta scrivendo un messaggino a Nina, l’ennesimo, dato che né lei né Joe le hanno risposto per tutto il giorno. La bionda sbuffa, pensando a dove possano essersi cacciati.
“Lydia, metti via quel telefono!” tuona sua madre.
L’ennesimo sbuffo viene esalato dalle labbra della Payton, mentre anche suo fratello Brian sembra piuttosto annoiato. Gli Irwin sono appena arrivati: Ashton è in forma smagliante, come al solito, e Jennifer e Bart Irwin assomigliano davvero molto ai loro genitori.
“Scusami? – inizia Ashton, avvicinandosi alla sua migliore amica – posso avere il tuo numero? Sei davvero uno schianto!”
“E tu sei davvero un idiota”
“Ah, Lyd, sei tu! - scherza – scusami, non ti avevo riconosciuta, sei ancora più bella del solito”
“Okay, hai recuperato alla grande” dice Lydia, sorridendo.
“Voi due – s’intromette Brian – avete finito di fare finta di flirtare?”
“E chi ti dice che io stia facendo finta, Payton?” chiede Ash.
“I vostri dieci anni e passa di amicizia? – continua Brian – o forse il fatto che Lydia sia venuta a piangere da te, quando la sua prima volta fu un fiasco? O ancora, quando tu hai chiesto a tutte le ragazze del Boulevard se avessero un assorbente, quando mia sorella ne era sprovvista e stava andando nel panico? Scegli tu il motivo, per il quale la vostra amicizia non potrà mai trasformarsi in nient’altro”
Sua sorella ed il capitano dei Lizards lo guardano un po’ sconcertati, ma poi Ashton scuote la testa e: “Sei acido, stasera, Payton”, conviene.
“Già – aggiunge Lydia – o forse sei geloso, fratellino?”
Brian sorride falsamente, ma non fa in tempo a dire nulla, che la figura di Luke Hemmings si palesa davanti a loro.
“Buonasera signori Payton, signori Irwin – inizia, con un cenno del capo alla famiglia di Ashton – mio padre è felice di avervi ancora come suoi ospiti, volete seguirmi al vostro solito tavolo?”
“Siamo venuti qui solo due volte ed abbiamo anche un nostro solito tavolo?” commenta Lydia malignamente, rivolta a suo fratello ed il suo migliore amico.
“Mio padre è solito trattare molto bene dei clienti generosi come i tuoi genitori, ceneretola” si affretta a dire Luke, dopo averla sentita, ma senza guardarla.
Lydia si blocca, mentre Brian ride sotto i baffi. Luke l’affianca, alzando un braccio nella sua direzione e: “Posso accompagnarti al tavolo?”.
“Posso arrivarci anche da sola”
“Avanti, Payton, non fare la stronza”
Lydia strabuzza gli occhi, sconvolta da quella risposta che non si sarebbe mai aspettata.
“Mio padre crede che tu sia un ragazzo molto a modo – inizia, accettando il braccio di Luke – cosa direbbe se sapesse che mi hai appena chiamata in quel modo?”
“Come? Stronza? – chiede, ingenuamente – che problema avete voi snob con le parolacce?”
“Io non sono snob”
“Ah no?”
Lydia rotea gli occhi al cielo, una volta arrivati al tavolo.
“Il punto non è questo” gli fa notare, lei.
“E qual è?”
Luke ha assunto un’espressione compiaciuta ed arrogante, e Lydia odia da morire quell’espressione. Si sta mordendo il labbro inferiore, perché quando lavora nel ristorante di suo padre non lo indossa il piercing.
“Mio padre non ama particolarmente chi insulta sua figlia”
“Ma se sapesse che quell’insulto è assolutamente meritato, forse sarebbe d’accordo con me, che ne dici?”
“Io non credo”
Lydia cerca di tenergli testa, quando Andrew si schiarisce la voce. La bionda si volta di scatto nella sua direzione e, con suo grande stupore, si accorge che sono tutti seduti. Allora Luke sorride e scosta la sedia di Lydia, facendo sì che possa accomodarsi anche lei, tra Brian ed Ashton.
“Volete la lista dei vini?” chiede Luke, cortese.
“In realtà sarei curioso di provare il Malbec argentino – fa Bart Irwin – Andrew me ne ha parlato molto bene e so che gli è stato consigliato proprio da te, dico bene?”
Luke annuisce, sorridendo quasi compiaciuto. Si vede che non gli piace fare quel lavoro, ma lo fa bene comunque. Probabilmente per suo padre o forse perché in fondo è un perfezionista, Lydia non lo sa, ma si scopre molto curiosa di volerlo sapere.
“Sì, signore”
“Luke ha un gusto impeccabile” conviene il signor Payton.
Il biondo intercetta lo sguardo di Lydia e, con un sorriso sghembo, prima di allontanarsi, non si fa scrupoli a dire: “Ci può giurare, signor Payton”.
 
 
La cena prosegue tranquillamente, gli uomini stanno parlando di basket, adesso, e Brian non potrebbe essere più scocciato di così.
“Allora, playmaker, lo vinciamo il campionato quest’anno?” chiede Andrew, prendendo un sorso di vino.
Ashton si pulisce la bocca con il tovagliolo bianco e sfodera un grande sorriso.
“Spero di sì, signor Payton, anche se le aspettative sono davvero molto alte, quest’anno”
Andrew sorride, soddisfatto. Ha sempre avuto un occhio di riguardo per Ashton Irwin, playmaker e capitano della squadra di basket del liceo, dei Lizards. Ai suoi tempi anche lui aveva rivestito esattamente quel ruolo e, non lo ammetterà mai, ma avrebbe voluto che spettasse a suo figlio. E Brian se n’è sempre accorto, ma non ha mai voluto dire nulla, a lui non importa niente del basket.
“E con Joe? – chiede poi Jenny Irwin, a Lydia – come vanno le cose?”
Sul viso di Lydia compare un bel sorriso e: “Va tutto a gonfie vele, Joe è fantastico e lo scorso weekend è stato chiamato dalla Berkley, per una visita preliminare del campus”.
Ashton si volta verso la sua migliore amica, un po’ stranito.
“Davvero?”
“Certo, perché? – chiede Lydia – non ti ha detto nulla?”
“In realtà no”
“Beh, se ne sarà dimenticato”
“No, Lyd – sostiene Ash – la Berkley non offre nessun servizio di questo tipo, se no avrebbero chiamato anche me, non credi? Anche io voglio frequentare quell’università ed io e Joe abbiamo gli stessi voti”
Lydia adesso è più confusa di lui. Aggrotta le sopracciglia e boccheggia per un po’, chiedendosi perché Joe, il suo fidanzato perfetto Joe, avrebbe dovuto dirle una bugia.
“Ma non può essere..” dice, più a se stessa che a qualcuno.
Ashton non sa che dire, e Lydia sta iniziando a sentire davvero troppi occhi su di lei. Così fa strisciare la sedia sul pavimento e, mascherandosi di un sorriso, si sistema le pieghe del vestito.
“Scusatemi solo un secondo, vado a prendere una boccata d’aria”
“Lyd? – la ferma Brian, per il polso – vuoi che venga con te?”
“No, sto bene”
Si divincola dalla presa di suo fratello e, socchiudendo per un secondo gli occhi, si dirige verso l’uscita del ristorante. Spalanca la porta e si appoggia con la schiena al muro del “Me Encanta”, prendendo un lungo respiro.
“Tutto apposto, cenerentola?”
Si stava riprendendo, quando quella voce le entra nelle orecchie. Si volta impercettibilmente nella sua direzione, alzando lo sguardo nei suoi occhi azzurri.
“Sì” biascica.
“Non si direbbe – replica, Luke, buttando la sigaretta ormai finita sulla strada davanti a lui – sembri parecchio sconvolta”
“Allora lasciami in pace, no?”
Lydia fa per andarsene, ma si ferma, quando sente le dita di Luke sul suo polso. Si volta nuovamente verso di lui, tenendo lo sguardo fisso sulla mano di lui a contatto con la sua pelle. Luke non la lascia, l’avvicina di più a sé.
“Devo parlarti, Lydia, seriamente”
Luke Hemmings Gaviria la chiama raramente con il suo nome di battesimo, ma davvero, in quel momento non ha voglia di ascoltare nessuno. Tanto meno lui.
“Ma io no”.

 
 




 
#thebeginning
rieccomi con il quarto capitolo
questa storia non sta avendo il successo che avrei voluto, ma sia chiaro, non mi sto lamentando o altro. solo avrei preferito più recensioni per sapere cosa ne pensate, ma non importa, il motivo principale per cui sto aggiornando è perchè qualcuno aspettava impaziente questo capitolo.
quindi sì, 
itslukeshat (twitter), questo capitolo lo dedico interamente a te.
e nulla, spero vi piaccia.
baci

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3351892