The challengers of the Twins

di MissKiddo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Informazioni ***
Capitolo 3: *** Iscrizioni ***
Capitolo 4: *** La scelta: parte I ***
Capitolo 5: *** Le scelte: parte II ***
Capitolo 6: *** La prima prova ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


The challenges of the twins

Prologo

Cosa sono il bene e il male? Non sono forse le due facce di un unica medaglia? Sin dall'alba dei tempi il bene e il male si sono scontrarti per avere la supremazia sulla terra. Nessuna delle due fazioni raggiunse mai il predominio assoluto, ma un giorno il Re degli inferi, stufo di aspettare, decise di fondare un Ordine che avrebbe avuto lo scopo di portare il male nel cuore degli uomini. Il Re decise di affidare l'Ordine ai suoi figli prediletti: i gemelli Blaze e Beulah.
Ogni cento anni i due demoni avrebbero dovuto prelevare cinque giovani dalla terra per far superare loro delle prove. Se la maggioranza dei ragazzi avesse scelto il male sarebbero stati rispediti sulla terra, portatori di caos.

 

***

 

L'inferi: posto freddo e crudele dove le anime venivano straziate per l'eternità. Dimora di demoni e dannati, dimora inospitale e secca.
La porta del Re era chiusa e Blaze, suo figlio, stava aspettando da ore. Se ne stava seduto su una sedia scavata nella roccia, era stanco di aspettare. I lunghi capelli biondo platino gli ricadevano sul viso, coprendo gli occhi completamente neri. Sbuffò e si alzò, era estremamente alto e magro. I pantaloni di pelle nera erano stretti, facevano sembrare ancora più lunghe le gambe. La giacca, che portava aperta, faceva intravedere gli addominali scolpiti. «Voglio entrare!» urlò esasperato. La grande porta di quercia si aprì lentamente, una voce cupa gli disse di entrare.
Nel fondo della stanza vi era un trono fatto di roccia e ossa: il trono di suo padre. Sopra di esso vi era una figura oscura ed evanescente, neanche lui aveva mai visto la vera forma del Re. «Come osi. Stai molto attento a come ti rivolgi a me; la mia predilezione per te potrebbe cambiare» Blaze sorrise lasciando intravedere i canini leggermente allungati. Si inginocchiò e chinò il capo. «Padre, i cento anni sono trascorsi, è arrivato il nostro momento» La figura oscura si mosse, sembrava eccitata. «Bene, non aspettavo altro. Ma devo dirti delle cose...»
«Farò tutto ciò che desideri»
«Sono passati troppi millenni, le prove non funzionano, gli uomini scelgono sempre il bene. Come sai, non possiamo interferire a causa del libero arbitrio, ma stavolta ti chiedo di fare qualcosa» Blaze alzò la testa. «Sai che verrei punito se cercassi di interferire»
«Lo so bene, ma è un rischio che dobbiamo correre. Non desideri il caos?» Blaze ci pensò su, la punizione per chi interferiva sarebbe stato l'esilio sulla terra, senza poteri e senza immortalità, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere la sofferenza, il dolore. «Farò come avete chiesto, mio signore»
«Adesso và, fate il vostro dovere». Blaze uscì dalla stanza del trono e sospirò: aspettava questo momento da cento anni. Si allontanò in fretta in cerca di sua sorella.

 

Spazio autrce:
Ho voluto cimentarmi in una storia interattiva e questo è quello che ne è uscito. Le iscrizioni rimarranno aperte fino all'8 Gennaio.
Come avete appena letto dovrete inventare voi i cinque ragazzi che verranno presi dalla terra. Potrete scegliere un massimo di due personaggi, e potete usare tutta la vostra immaginazione: possono essere sia uomini che donne, possono avere qualsiasi nazionalità e qualsiasi età. Di seguito vi lascerò le schede che dovrete compilare e poi inviarmi tramite messaggio (se non vi spiace preferirei che prima mi lasciaste una recensione in cui mi dite che volete partecipare).

Nome:
Cognome:
Età:
Nazionalità:
Aspetto:
Carattere:
Lavoro/Scuola:
Famiglia:
Particolarità (se volete):
Abiti: ( se volete ):
È fidanzato/a?:
Cosa che non sopporta:
Punto debole:

Detto questo spero che l'idea vi piaccia, ditemi tutto ciò che pensate. Spero partecipiate numerosi! Vi aspetto!

A presto,
MissKiddo  

 

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Capitolo 2
*** Informazioni ***


Informazioni

 

Ciao ragazzi! Vi rinnovo l'invito a partecipare alla storia. Volevo anche informarvi che ci sono già molto personaggi femminili quindi cercate di creare anche dei maschi :)
Per quanto riguarda le coppie vi informo che ci saranno, e che in futuro potrete suggermi su come formarle. Per ultima cosa volevo dirvi che se il vostro personaggio non verrà scelto per interpretare le cinque scelte cercherò comunque di metterli nella storia (sempre se vi fa piacere).

 

Qui di seguito vi lascio un piccolo pezzo di storia per presentarvi Baulah.
A presto,
MissKiddo

 

 

Sorella vanitosa

Baulah si svegliò di soprassalto, negli ultimi mesi stava facendo molti sogni e nessuno era piacevole. Scosse la testa massaggiandosi le tempie. I capelli, che le arrivavano sino alle caviglie, erano dello stesso colore di quelli di suoi fratello ed erano acconciati in una lunga treccia. Si alzò lentamente, e si rimirò allo specchio: i suoi grandi occhi rossi rilucevano nel buio della stanza. Le piaceva guardarsi, Blaze le ripeteva sempre che era troppo vanitosa, ma a lei andava bene così. Teneva molto al suo aspetto fisico.
Decise di indossare un abito molto stretto e corto di colore nero. Infine indossò anche una giacca di pelle che un tempo era di suo fratello. Quando fu soddisfatta si sedette su una sedia di legno e si sciolse i capelli, doveva pettinarli e avrebbe impiegato molto tempo.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Iscrizioni ***


Chiudere le iscrizioni?

Salve care autrici e lettrici,
Dato che ho già diversi OC e sono molto indecisa pensavo di chiudere le iscrizioni in anticipo per non confondermi le idee ancora di più, cosa ne pensate? Magari aspetterò fino a questa sera, per dare tempo a chi magari vedrà soltanto adesso la storia.

 

Quindi vi piace l'idea di aggiungere anche gli OC scartati nella trama? Pensavo che potessero interpretare la parte dei dannati che vivino negli inferi, avendo comunque uno spazio. Tutte le caratteristiche del personaggio rimarrebbero tali e quali ma l'autore dovrà inviarmi un ulteriore informazione, ovvero il motivo per cui il dannato è finito all'inferno. (sempre se all'autore piacerà l'idea)
Grazie a tutti :)

 

Ci vediamo presto con il primo capitolo. Devo ammettere che sono emozionata, tengo davvero molto all'idea di questa storia.
A presto,
MissKiddo

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Capitolo 4
*** La scelta: parte I ***


Ed eccoci arrivati al primo capitolo! Avevo detto che l'avrei caricato domani, ma il capitolo era già pronto e quindi perchè no? :) Potrete scoprire gli OC che sono stati scelti per le cinque scelte. Adesso vi lascio leggere, vi aspetto in fondo al capitolo per vari chiarimenti!

 

Capitolo 1

La scelta: parte I

Blaze era entusiasta, finalmente suo padre si era deciso ad interferire sulle prove, ma era anche dubbioso. Era disgustato all'idea di finire esiliato sulla terra, sapeva di altri demoni a cui era toccata la stessa sorte. Lui stesso aveva esiliato uno dei suoi fratelli, ricordava ancora le urla e la rabbia, ma doveva ammettere che era stato
piacevole. Sorrise a quel ricordo, quando era stato? Cinquecento anni fa? Non ricordava più bene. Finalmente raggiunse la stanza di sua sorella e, senza bussare, entrò come una furia aprendo la grande porta di mogano.

Baulah si stava pettinando i lunghi capelli, era assorta sei suoi pensieri. «Ti sembra questo il modo di entrare?» disse lei gelida. Blaze si avvicinò, e la fissò negli occhi rossi. «Sai che giorno è oggi?»
«So bene che giorno è! E non sono affatto felice» Blaze divenne serio. «Cosa stai dicendo? Se ti sentisse nostro padre...» Baulah posò la spazzola e si alzò. Non era alta quanto il fratello, era almeno dieci centimetri più bassa di lui. «Sta diventando tutto noioso, gli umani scelgono sempre il bene e noi non possiamo farci niente»
«E se invece noi potessimo fare qualcosa?» disse Blaze sedendosi sul letto della sorella. Baulah si voltò di scatto, sul suo viso vi era un sorriso raggiante. «Ti ha dato il permesso?» Blaze annuì compiaciuto. Baulah urlò per la gioia, ma subito dopo si rabbuiò. «E se il grande consiglio dovesse scoprirlo?» chiese infine a bassa voce.
Il grande consiglio era formato dai demoni più antichi del mondo, nessuno sapeva bene quando e dove fossero nati. Nonostante il Re comandasse sugli inferi non poteva contraddire le decisioni del consiglio, erano i patti che furono stipulati per evitare guerre nel loro mondo. «Non lo scopriranno mai» rispose Blaze corrucciato. «Se ti esiliassero... io verrei con te»
«Non dire certe cose, adesso non ha importanza. Affronteremo questo argomento se sarà necessario» Baulah sospirò e cercò di sorridere nuovamente. «Quindi è arrivato il momento della scelta?»
«Esatto. Andiamo nella stanza delle rune e vediamo cosa succede» Blaze si alzò ed uscì dalla stanza seguito dalla sorella.

 

La stanza delle rune si trovava al centro dell'austero castello in cui dimorava il Re degli inferi. Le rune, grandi pietre posizionate a formare un cerchio, servivano ai demoni per osservare gli umani. A guardia della stanza vi era un dannato.
La maggioranza dei dannati veniva spedita nelle grandi cave ai lavori forzati, ma in casi eccezionali potevano essere scelti dal Re in persona per lavorare al suo servizio. Venivano scelti tramite un'accurata ricerca sulla loro vita terrena: se il dannato aveva portato distruzione e morte sulla terra poteva venire preso in considerazione. «Ottavius, vecchio mio!» esclamò Blaze dando una pacca vigorosa sulla spalla gracile dell'uomo. Ottavius il sanguinario era morto durante l'epoca dei Romani, viveva a palazzo da centinaia di anni e si era dimostrato un ottimo alleato. In vita aveva partecipato a molte guerre e aveva ucciso molti uomini, il suo problema era che provava piacere nell'uccidere persone e questo, di conseguenza, piaceva molto al Re. «Blaze, Baulah che onore vedervi» rispose lui mesto. «Apri pure la porta, oggi è il giorno delle scelte» disse Baulah. Ottavius sorrise mostrando l'unico dente che aveva ancora in bocca. «Questo sarà l'anno decisivo» rispose il dannato aprendo la porta. «Lo speriamo tutti. Gli umani mi fanno venire l'orticaria» disse lei chiudendo la porta lasciando fuori Ottavius.
«È qui da millenni e ancora puzza di umano» disse Blaze con il viso disgustato. «Non me ne parlare, non capisco perchè nostro padre si ostini a tenere i dannati a palazzo». I due demoni si portano al centro della stanza ed entrarono nel cerchio delle rune. Si presero per mano e sorrisero. «Pronta?» chiese Blaze rivolto alla sorella. L'altra annuì. Entrambi chiusero gli occhi per alcuni minuti, quando li riaprirono erano di un colore blu elettrico, quasi luminoso. I loro corpi erano perfettamente immobili, irrigiditi dallo sforzo. Sotto di loro si aprì una voragine da essa di poteva scorgere la terra come se fossero nello spazio. In quel momento il loro potere era totalmente concentrato sull'intero pianeta e non avevano le forze di parlare, così per comunicare dovevano usare la mente. “Da cosa partiamo stavolta?” chiese Baulah comunicando telepaticamente. “Dall'Europa, sai che l'adoro”
L'ultima volta l'Europa era distrutta dalla guerra, non era deliziosa?” Blaze iniziò a raccogliere tutte le sue forze e strinse le mani di sua sorella. Poco dopo i due demoni sparirono dalla stanza delle rune e si ritrovarono sulla terra.

 

Louise Laurent viveva nella città di Marsiglia da quando era nata. Il pomeriggio era appena iniziato e un vento freddo iniziava a sollevare le foglie cadute sui marciapiedi.
Per fortuna Louise si trovava nella sua piccola camera da letto. Se ne stava seduta alla scrivania cercando di studiare. I lunghi capelli biondo cenere erano legati in una coda per evitare che le ricadessero sugli occhi verdi che erano estremamente concentrati sul testo che stava leggendo. Frequentava il liceo linguistico e l'indomani avrebbe dovuto affrontare un test molto difficile perciò aveva bisogno di silenzio, ma una musica proveniente dalla stanza accanto alla sua iniziava ad infastidirla. Alzò la testa di scatto, il viso dai lineamenti dolci era teso e il naso all'insù, ricoperto da leggere lentiggini, si torse a causa della smorfia che prese possesso del suo viso. «Ora basta!» esclamò. Si alzò raggiungendo la porta come una furia.
Arrivata di fronte alla camera da dove proveniva quel frastuono bussò aspettando di ricevere una risposta. Attese qualche secondo e finalmente Clarisse, sua sorella, aprì. «Sto cercando di studiare» disse Louise simulando un tono di voce calmo. L'altra che aveva quindici anni – due anni in meno della sorella – e che era in perenne lotta contro il mondo, socchiuse gli occhi e fissò la sorella maggiore. «Perché in questa casa mi odiano tutti?» Louise roteò gli occhi esasperata. «Non ti odia nessuna. Ma rimane il fatto che io devo studiare» Clarisse ci pensò su e poi sorrise. «Se dici alla mamma di darmi il permesso per il concerto, io abbasserò il volume!» Louise non riuscì a trattenere un sorriso. «E va bene, ma non voglio sentire rumori» Clarisse annuì facendo muovere i capelli ricci e castani. «D'accordo. Buono studio» rispose infine chiudendo la porta.
Louise sospirò e scosse la testa. Adorava sua sorella, come adorava anche i suoi due fratelli maggiori, ma a volte si comportava da bambina. Tornò in camera e richiuse la porta, avviandosi nuovamente verso la scrivania. Appena fu seduta il cellulare iniziò a squillare. «Ecco, ci manca anche il telefono» Louise rispose immediatamente appena vide chi la stava chiamando. «Joanne? Sto studiando e dovresti farlo anche tu» Joanne era la sua migliore amica da sempre, sin dall'infanzia. «Grazie, io sto bene e tu?» rispose ironicamente l'amica. Louise rise. «E va bene. Ciao, come stai?»
«Molto bene, grazie per l'interessamento. So che dovrei studiare ma non ho voglia»
«Come al solito! Non devi comportarti in questo modo. Sai che è importante studiare, servirà per il nostro futuro e per un lavoro decente, sai che al giorno d'oggi è difficile trovare un lavor...» Louise fu interrotta dall'amica. «Louise, lo stai facendo di nuovo!»
«Sto facendo di nuovo “la-so-tutto-io”?» chiese lei imbarazzata. «Si! Ma ti perdono, anche se sei molto irritante. Comunque hai ragione, studierò anch'io» rispose Joanne con voce teatralmente malinconica. «Così ti voglio! Ci vediamo domani a scuola» le due ragazze chiusero la chiamata.
Louise studiò per altre due ore, finalmente in casa regnava il silenzio. I suoi genitori erano entrambi al lavoro: sua madre era un medico, mentre suo padre un professore universitario di filosofia. Li vedeva poco, ma aveva un buon rapporto con entrambi.
Sfinita dall'enorme libro che stava leggendo, decise di fare una piccola pausa per mettere qualcosa sotto ai denti. Scese al piano di sotto dove andò dritta verso il frigorifero. Trovò un po' di torta avanzata dal giorno precedente così decise di mangiarla. Prendendo una forchetta si sedette su uno degli sgabelli della cucina.
Mentre mangiava pensò alla scuola, era sempre stata molto brava e non aveva mai avuto problemi. Ma la nuova insegnante di inglese la stava facendo impazzire, era come se l'avesse presa di mira. Cosa avrebbe dovuto fare? Mentre masticava l'ultimo pezzo di torta decise che l'indomani avrebbe superato il test con il massimo dei voti per dimostrare quanto valeva.
Dopo poco scese dallo sgabello e ripose il piatto sporco nella lavastoviglie. Con la pancia piena e determinata a studiare per tutta la sera salì le scale con decisione: quando Louise Laurent prendeva una decisione nulla avrebbe potuto dissuaderla.

 

Arrivata in camera tutto sembrava normale, ma quando chiuse la porta e si voltò lo vide. Non aveva mai visto un uomo così alto, doveva essere almeno due metri. Aveva degli strani occhi neri e le palpebre erano ricoperte di un trucco pesante e scuro. Le labbra, anch'esse nere, erano sollevate da un ghigno inquietante. Louise rimase immobile, non sapeva cosa fare. Chi era quell'uomo? Dopo pochi secondi aprì la bocca carnosa per urlare, ma l'altro, con uno scatto sovrumano, la raggiunse in pochi istanti, chiudendole la bocca con una mano. «Amo le urla di orrore, ma in questo momento mi sarebbero di intralcio» bisbigliò Blaze all'orecchio della ragazza. Louise iniziò a sentire il suo cuore battere all'impazzata. Deglutì faticosamente e guardò dritto negli occhi dell'uomo misterioso, era come cadere in un pozzo nero e senza fine.
Blaze continuò a sorridere. «Non scavare troppo dentro ai miei occhi, non ti piacerebbe ciò che vi è dentro» lei distolse subito lo sguardo. Poi Blaze continuò: «Adesso toglierò la mano e tu non urlerai, intesi?» Louise iniziò a tremare, ma annuì lentamente. Quando Blaze si fu allontanato, il suo cuore iniziò a diminuire i battiti. «Chi sei?» chiese lei con voce tremante. «Non è importante in questo momento. Devi solo sapere che dovrò portarti via da qui...» Louise sgranò gli occhi. «Cosa? Dove vorresti portarmi? Ti prego non stuprarmi, non farmi del male, ti prego, davvero!» Blaze la zittì con un gesto della mano. «Ehi, vedo che siamo logorroici» l'altra rimase in silenzio, non riusciva a credere a ciò che le stava accadendo.
Blaze la osservò, compiaciuto per aver ottenuto del silenzio. Gli piaceva vedere il terrore negli occhi di quella ragazza. Poi il suo sguardo si soffermò sulle orecchie di lei, così si avvicinò nuovamente.
Per un momento Louise pensò che volesse baciarla, ma l'attenzione dell'uomo era per le sue orecchie. «Quindi esistono...» disse piano Blaze. Louise arrossì vistosamente, odiava arrossire così spesso. Con un gesto della mano si tolse l'elastico che teneva i capelli e ricoprì le orecchie. «Esistono cosa?» chiese lei nonostante sapesse perfettamente la risposta. «Gli elfi!» ripose Blaze iniziando a ridere a crepapelle. Louise rimase impassibile, sapeva che le sue orecchie erano leggermente appuntite. Ma quell'uomo aveva le rotelle fuori posto. «Ti prego, adesso puoi andartene?» chiese lei titubante. Blaze divenne immediatamente serio. «Certo, ma tu verrai con me, sei molto speciale, sai?»
«No, ti prego...» Louise si sentì mancare, era come se il suo corpo la obbligasse a dormire. Cercò di tenere gli occhi aperti ma non ci riuscì, stava già dormendo.
Blaze la prese tra le braccia e la osservò meglio, era così delicata e piccola, avrebbe potuto farle tutto ciò che voleva. Cercò di smetterla, non era il momento di perdere tempo. Richiamò a se i suoi poteri e, in un turbinio di fumo, scomparo entrambi.

 

Il ventiseienne David Pendragon stava dormendo beatamente nel suo letto. Il piccolo appartamento in cui viveva si trovava nella zona militare scozzese. Lavorava come ingegnere per il governo da ormai quattro anni, ma ancora non si era abituato agli orari estenuanti. Si mosse nel sonno e dopo poco si svegliò passandosi una mano sulla faccia. I capelli rossi e ricci erano scompigliati e gli occhi castani erano ancora appannati a causa del sonno.
Si alzò dal letto e si diresse in cucina, dove prese un bicchiere di latte freddo. Si spostò poi nel salotto prendendo il libro che aveva lasciato aperto la sera precedente. Quando si sedette sul divano provò una fitta di dolore al petto, posando una mano sullo sterno poté sentire la cicatrice frastagliata. Erano passati quattro anni ma ancora la ferita lo infastidiva, soprattutto se pioveva come quel giorno.
Lavorava per il governo da appena un mese, era ancora un pivello inesperto. Aveva insistito per lavorare vicino al serbatoio del cacciabombardiere che stavano progettando e l'errore fu quasi fatale. Il serbatoio esplose lasciandogli una cicatrice e molto bruciature sul corpo. David scosse la testa, non voleva pensare all'incidente, lo rendeva nervoso ma allo stesso tempo nervoso. Iniziò a leggere il libro e prese un sorso di latte, ma qualcosa lo distrasse, sentì una folata di vento gelido nonostante la finestra fosse chiusa. «Cosa stai leggendo?» quella voce improvvisa lo fece sobbalzare e quasi sbatté la testa al muro. Voltandosi vide una donna, una donna entrata nel suo appartamento. La cosa che lo sconvolse di più furono gli occhi rosso rubino della ragazza, non poteva essere una cosa normale. «Chi sei?» balbettò David esterrefatto. Baulah, che si era seduta con le gambe accavallate sul tavolo, rise di gusto portandosi una mano sulla bocca. «Voi umani siete così divertenti... ma anche così sciocchi» David pensò che fosse un sogno, tutto ciò non era possibile, presto si sarebbe svegliato nel suo letto, ne era sicuro. «È uno scherzo, vero? Quanto ti hanno pagata?» Baulah piegò leggermente la testa da un lato e lo osservò continuando a sorridere. Davide continuò, non voleva essere preso in giro. «E quelle lenti? Sono davvero realistiche» Baulah si alzò in piedi e si avvicinò al ragazzo. David calcò che dovesse essere alta almeno un metro e ottanta, più o meno quanto lui. «Credi che io mi sia travestita?» chiese lei con voce melliflua. David rimase perfettamente immobile sul divano, i suoi muscoli non volevano ubbidire al suo cervello. «Si, i miei colleghi ti hanno pagata per farmi uno scherzo» Beulah rise di nuovo. «Ti farò vedere una cosa...» si voltò e dalla mano le uscì un getto di fuoco che incenerì all'istante il tavolo e le sedie dell'appartamento. David non aspettò oltre, si alzò si scatto e raggiunse la porta. Lei continuava a fissarlo con un espressione felice sul volto. «Adoro quando cercano di liberarsi!» disse Beulah battendo lentamente le mani.
David non fece neanche caso a cosa stesse dicendo quella donna, spalancò la porta e quasi la sradicò dai cardini, ma quando cercò di uscire nel corridoio non ci riuscì, si ritrovò di fronte la ragazza che aveva appena visto. Cosa stava succedendo? Pensò che fosse impazzito. «No, no e poi no. Non si scappa da me, dovrai impararlo molto bene» disse Beulah afferrandolo per un braccio e facendolo cadere sul tappeto. «Lasciami andare!» esclamò David teso. «Tranquillo piccolo umano, non ti farò del male»
«Chi diavolo sei?» urlò David ormai certo di essere finito in un manicomio. «Diavolo? Ci sei quasi, io sono la figlia» David rimase a bocca aperta, davvero esistevano le creature di quel tipo? «Almeno dimmi cosa vuoi da me...» Baulah alzò una mano e lo indicò. La cicatrice di David iniziò a bruciare, lasciandolo senza fiato per il dolore. «Voglio proprio questo, voglio il dolore di voi piccoli esseri insignificanti» David gemette, non riusciva neanche a parlare. Baulah abbassò la mano e si avvicinò al ragazzo, facendolo addormentare con i suoi poteri, dopodiché sparì in una nuvola di fumo.

 

Blaze si trovava nella stanza delle rune, tra le braccia teneva ancora Louise. Si chiese dove fosse sua sorella e perchè ci mettesse così tanto, ma i le sue preoccupazioni si dissiparono quando, dopo pochi secondi, Beulah comparve nel cerchio. «Ehi, avuto problemi?» chiese Blaze. «No, ma questo tipo è pesante» rispose lei lasciando finalmente il braccio di David. Blaze lasciò sul terreno la ragazza e si avvicinò al ragazzo, osservandolo dall'alto. «Chi è?»
«Un ingegnere scozzese. Amo i capelli rossi...» Blaze accarezzò i capelli della gemella e la baciò delicatamente sulla fronte. «Lo so. Io invece sono stato...» Beulah lo interruppe a metà della frase. «In Francia, sei stato in Francia, ci vai ogni volta»
«Qu'est-ce que je peux faire, mon amour?» Beulah sospirò roteando gli occhi. «Simpatico! Ma adesso finiscila» Blaze rise. Poi si voltò verso la porta e chiamò a gran voce Ottavius.
Il dannato entrò nella stanza ed osservò i due umani privi di sensi sul pavimento. «Le scelte?» chiese a bassa voce. «E chi dovrebbero essere? Portali nelle celle. Ma fai attenzione, conosco la tua predilezione per la tortura, ci servono interi e in salute» disse Beulah in cagnesco. Ottavius abbassò il capo e trascinò i due corpi fuori. Blaze si voltò verso la sorella. «Lo odi, vero?»
«Come tutti gli umani» rispose lei sbrigativa. «Torniamo sulla terra, ne mancano ancora tre» disse Blaze posizionandosi nuovamente in mezzo al cerchio. Beulah lo seguì e, come avevano fatto la prima volta, si ritrovarono sulla terra.

 

Il grande consiglio era riunito alla “Bocca del Male” la caverna situata nelle profondità degli inferi, da dove i demoni ricavavano il loro immenso potere. Bazar era scontento, camminava avanti e indietro tra le rocce, la sua aura vibrava di fiamme rosse. «Cosa ti inquieta?» chiese Midor il più giovane dei demoni antichi. «Il Re! Credo stia progettando qualcosa tenendoci all'oscuro»
«Non lo farebbe mai...»
«I suoi figli... non mi piacciono. Convochiamo il Re, voglio sapere cosa c'è sotto. Riesco a percepire i suoi pensieri, ma lui sta celando la verità» Midor annuì portandosi le lunghe mani dietro alla schiena. «Farò come chiedi».

 

Spazio autrice:
Eccomi di nuovo! Cosa ne pensate del primo capitolo? Fatemelo sapere tramite una recensione, mi raccomando :)
Per quanto riguarda gli OC vorrei dire che erano tutti degli ottimi personaggi, ma come si sa, dovevo scartarne alcuni mio malgrado.

Le scelte” saranno:
Louise Laurent
David Pendragon
Ellen Madson
Aaron Black
Amelia Sullivan

 

Sono molto dispiaciuta per i personaggi che non ho scelto, era davvero combattuta, soprattutto tra Ellen e Janelle, che erano molto simili! Spero non vi offendiate.
Ma ricordate: se volete posso comunque far partecipare il vostro OC nella storia, non come protagonista ma come dannato. Chi non è stato scelto può inviarmi un messaggio in cui mi deve scrivere un motivo per il quale il suo personaggio è finito negli inferi. Es: assassinio, suicidio ecc.

Grazie a tutti quelli che hanno partecipato e mi scuso di nuovo con gli autori i cui personaggi non sono stati scelti.
A presto,
MissKiddo

 

 

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Capitolo 5
*** Le scelte: parte II ***


Capitolo 2

La scelta: parte II

Intorno a lei c'era soltanto oscurità, sentiva dei rumori in lontananza ma i suoi occhi rifiutavano di aprirsi. Sentiva un dolore sordo ma costante alla testa. Cosa era successo? Stava studiando in camera sua e poi, cos'altro? Aprì immediatamente gli occhi quando si ricordò dell'uomo che era entrato in camera sua. Si ritrovò distesa su un pavimento freddo e duro, le pareti erano di roccia e nell'aria aleggiava puzza di zolfo. Louise cercò di tirarsi su ma non ci riuscì, la testa le girava vorticosamente. Si guardò intorno lentamente, capì di essere in una cella. Improvvisamente si sentì osservata, voltandosi vide un ragazzo seduto con la schiena appoggiata alla parete. «Cos... chi sei?» David era sveglio da molto tempo, ma non voleva disturbare la ragazza, nonostante fosse pieno di domande, così era rimasto per ore in quella posizione. «David Pendragon» rispose lui avvicinandosi all'altra. «Io sono Louise... ma cosa ci facciamo qui?» disse lei massaggiandosi le tempie. «Lavori per il governo?» chiese David incuriosito. «Il governo? Ho diciassette anni e studio ancora» lo scozzese parve sorpreso. «Secondo me è un esperimento, mi stanno mettendo alla prova, ne sono sicuro» Louise lo osservò senza capire cosa stesse dicendo. «Tu lavori per il governo?»
«Si, per il governo scozzese»
«Scozzese? Io vengo da Marsiglia... ma aspetta parli il francese?» David sgranò gli occhi, forse le sue idee sul governo erano sbagliate. «No...» rispose David incredulo. Entrambi si accorsero che stavano parlando una lingua diversa da quella che usavano normalmente. Tutto iniziava a divenire strano e inquietante. «Qual'è l'ultimo ricordo che hai?» chiese David sempre più allarmato. «Stavo studiando in camera mia e dopo aver mangiato una fetta di torta ho trovato un ragazzo in casa. Alto, con gli addominali di fuori. E beh... non so cosa mi ha fatto, so solo che mi sono ritrovata qui con te. Penso che ci sia qualcosa di grosso dietro» Louise si stava innervosendo dando sfogo alla sua logorroicità.
David ascoltò con molta attenzione, come facevano ad essere nello stesso posto se venivano da due città completamente diverse? Che fossero passati molti giorni? «Molto strano» disse sconsolato, non aveva la più pallida idea di cosa significasse tutto ciò. Louise si sfregò le braccia con le mani, iniziava a sentire freddo, iniziava a sentire la mancanza di casa sua e della sua famiglia. Li avrebbe mai rivisti? Iniziò a sentire un magone alla gola, ma non voleva piangere, odiava farsi vedere debole. Deglutì e cercò di pensare ad altro, doveva trovare il modo di uscire da quel posto. «Come facciamo a fuggire?» David si alzò e afferrò le gelide sbarre di metallo. «Ci sono delle guardie e queste sbarre sembrano molto robuste».
Louise sospirò e si sedette nuovamente, prima di pensare ad un piano voleva calmarsi e capire bene cosa fosse successo. Si guardò il polso destro e sfiorò il bracciale di cuoio che portava sempre con se. “Stammi vicino Valerie”.

 

A Londra era notte fonda, il cielo era senza stelle e senza luna a causa delle nuvole minacciose e colme d'acqua. La diciottenne Ellen Madson stava camminando in una strada delle periferia della città. Maledì se stessa per aver indossato soltanto una felpa, dei jeans neri strappati e delle converse, sicuramente avrebbe piovuto e lei si sarebbe inzuppata dalla testa ai piedi. Tirò su il cappuccio e, mettendosi le mani in tasca, allungò il passo.
L'unico suono che sentiva era il rumore dei suoi passi, ma poco dopo sentì un rumore dietro di se. Voltandosi notò due ragazzi che la stavano raggiungendo. «Ehi, baby!» esclamò uno dei due. Ellen sospirò «Baby? Stai dicendo a me?» disse lei portando una ciocca dei suoi capelli bordeaux dietro l'orecchio pieno di orecchini. «Ma che bella ragazza, mi piacciono le rosse» Ellen rimase immobile. «Buon per te! Ma adesso torno a casa, piacere di avervi conosciuto!» la ragazza voltò le spalle e continuò per la sua strada lasciando perplessi i due giovani.
Uno dei due la raggiunse e le afferrò una spalla. «Forse non hai capito...» Ellen gli spedì un occhiataccia che lo fece tacere. «No, forse sei tu che non hai capito. Se non mi lasci andare dovrò prenderti a pugni» l'altro rise di gusto. «Tu? Ma se sei alta la metà di me. E poi sei una ragazza...» Ellen non lo lasciò continuare, prese la mira e sferrò un pugno sulla mascella dello sconosciuto. L'altro grugnì per la sorpresa e il dolore. «Brutta troia! Adesso me la paghi» il ragazzo stava per darle uno schiaffo ma qualcosa si mise tra i due. Ellen notò la schiena dell'uomo appena arrivato e dovette alzare la testa per vederlo per intero. Blaze aveva afferrato la mano del ragazzo e la stava stringendo. «Ma chi cazzo sei!» urlò il giovane in preda al panico, iniziava a sentire bruciare la mano. «Ti sembra questo il modo di trattare una signorina? Vattene immediatamente» disse Blaze lasciando la presa e scaraventandolo sull'asfalto. I due sconosciuti si guardarono e dopo aver annuito fuggirono nella notte.
«Non dovresti andare in giro di notte» Blaze stava ancora dando le spalle alla ragazza. «Avrei potuto cavarmela da sola» rispose Ellen indifferente. «Coraggiosa: mi piace!» Blaze si voltò ed Ellen si irrigidì. Quell'uomo aveva degli occhi veramente strani. «Comunque si è fatto tardi, devo andare...» Ellen indietreggiò ma Blaze le prese per un braccio. «Non così in fretta»
«Avete deciso di prendervela con me stasera? Che scocciatura!» dopo aver parlato, Ellen, sferrò un calcio a Blaze che rimase impassibile. «Che male! Pietà!» disse lui alzando le mani ironicamente in segno di resa. «Ma chi cazzo sei?» chiese Ellen sentendosi minacciata dal sorriso dell'uomo. «Lo scoprirai molto presto, ma adesso vieni con me» prima che lei potesse ribattere cadde in un sonno profondo.

 


Il campo di rugby, del liceo linguistico di New York, su cui si stava allenando Aaron Black era bagnato a causa della pioggia. Era solo, tutti gli altri erano andati a cambiarsi, ma lui voleva continuare l'allenamento, aveva bisogno di sfogarsi. Quel giorno era nervoso, la notte precedente aveva sognato di nuovo i suoi genitori biologici. Non li aveva mai conosciuti, quando l'avevano abbandonato era soltanto un neonato, ma lui se li immaginava nei sogni. Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri. Doveva pensare a suo padre, Alexander, l'uomo che l'aveva adottato e che gli aveva donato serenità.
Corse intorno al campo per mezz'ora, i capelli castani erano ormai gocciolanti e gli occhi color del ghiaccio erano socchiusi per evitare che la pioggia lo accecasse. Posò il suo sguardo al centro del campo, attratto da un movimento, ma quando si voltò non vide niente. «Aaron, ti prenderai una broncopolmonite!» esclamò uno dei suoi compagni uscito dallo spogliatoio. Aaron alzò una mano e si avvicinò all'amico. «Hai ragione, stavo per rientrare» disse continuando a guardare nel buio, era convinto di aver visto una ragazza. «Sai che sei il migliore della squadra, se ti ammali, possiamo dire addio al campionato» Aaron lo sapeva bene e sapeva anche che la squadra contava su di lui, tutti i suoi compagni lo ammiravano. «Vado a farmi una doccia, mi raccomando, ci vediamo domani» disse entrando nello spogliatoio.
L'acqua calda gli riscaldò il corpo freddo. Rimase sotto la doccia per molto tempo, riflettendo sul suo passato. L'avrebbe mai lasciato stare? O sarebbe sempre tornato a tormentarlo? Quando si sentì pulito e corroborato uscì, legandosi un asciugamano sui fianchi, rimanendo con il petto nudo. «Davvero sexy!» esclamò una voce di donna. Aaron serrò la mascella. In mezzo allo spogliatoio vi era una ragazza, ma non l'aveva mai vista prima d'ora. «Come sei entrata?» chiese lui tenendosi l'asciugamano. Beulah curiosò negli armadietti e poi posò il suo sguardo di fuoco su di lui. «Dalla porta? Sei molto bravo, ti osservavo fuori»
«Allora eri tu! Sapevo di aver visto qualcosa» Beulah rimase in silenzio. Era stupita da quel ragazzo: non sembrava spaventato e poi l'aveva vista, ma come aveva fatto?
Sul campo si era resa invisibile agli occhi umani. Si avvicinò a lui e passò un dito sugli addominali scolpiti. «Che peccato, se non fossi un umano potrei farci un pensierino...» Aaron notò i canini allungati della ragazza, la faccenda si stava facendo strana. «Umano? Tu non sei umana?» Beulah rise. «Ti sembro umana?» Aaron deglutì, sentì un macigno sullo stomaco. «Sei strana...» Beulah gli spedì un'occhiataccia, cosa voleva dire strana? Si avvicinò al ragazzo e sfiorò l'angolo della sua bocca con le sue labbra. Aaron si sentì bruciare il viso, sentì una malinconia inspiegabile e troppo forte da sopportare. «Fa male?» chiese lei con voce roca. Aaron annuì, sembrava ipnotizzato dalla bellezza della donna misteriosa. Beulah si staccò da lui, sul viso aveva un'espressione delusa. «Per un attimo ho pensato che fossi...» scosse la testa, non poteva accadere. Aveva imparato la lezione centinai d'anni fa e non voleva ripetere quell'esperienza dolorosa. «Che fossi cosa?» chiese Aaron con voce atona. «Abbandonati al sonno, vieni via con me» rispose Beulah afferrando la mano di Aaron.

 

I due demoni si incontrarono nuovamente nella stanza delle rune dopo aver consegnato i due nuovi ragazzi ad Ottavius. Beulah sembrava affaticata, aveva il respiro affannato. «Cosa c'è?» chiese Blaze allarmato. «Niente... mi sento debole» Blaze l'afferrò per la vita e la fece sedere. «Forse dovrei tornare soltanto io sulla terra»
«No! È un compito che spetta ad entrambi» rispose prontamente lei. «Quel ragazzo, assomiglia molto a...» Beulah si alzò di scatto. «Non dire sciocchezze! Torniamo sulla terra e finiamo questa cosa, okay?» Blaze nn voleva addolorare sua sorella così, senza aggiungere altro, tornarono sulla terra per la terza volta.

 

Il Re era stato convocato dal grande consiglio e non era affatto felice. Sapeva bene che i demoni antichi potevano leggere il pensiero, doveva assolutamente cercare di chiudere la sua mente. Arrivato alla “Bocca del Male” i demoni lo fecero entrare nel cerchio. «Come procedono le scelte?» chiese il consiglio fondendo le loro voci in un unica cantilena. «I miei figli fanno sempre il loro dovere con cura» rispose lui spavaldo. «Cos'hai in mente?» il Re rimase in silenzio, forse avevano già capito qualcosa, ma lui cercò di chiudere ancora di più i suoi pensieri. «Vuoi far interferire tuo figlio?»
«Non potrei mai, lo sapete! So quale sarebbe la punizione!» gli antichi confabularono tra di loro. Il Re sentì un'energia crescere intorno a lui e dopo poco si ritrovò nella sua forma originaria. Si coprì il viso con le mani, una luce bianca scaturì dal suo corpo, facendolo vergognare. «Non potete fare questo!» urlò lui. «Ricorda, Lucifero, ricorda che eri un angelo».

 


Blaze e Beulah si catapultarono in un ospedale di Los Angeles, attirati dalla tristezza di una donna. «Morte! È triste per la morte di sua madre» disse Beulah incamminandosi lungo un corridoio bianco ed asettico. «Ehi, non è divertente? Siamo nella città degli angeli!» Beulah inarcò un sopracciglio e scoppiò a ridere. «Il colmo!».
Amelia Sullivan lavorava come infermiera nonostante i suoi ventitre anni. Aveva seguito un corso tre anni prima, quando suo madre era morta per un infezione. Stava facendo il turno di notte perchè aveva bisogno di soldi, aveva un fratello di tredici anni da mantenere e non era semplice.
Il reparto era tranquillo e lei se ne stava seduta su una poltrona a leggere uno dei suoi romanzi gialli, era l'idea per passare le lunghe notti. Aveva legato i suoi lunghi capelli castani in uno chignon e iniziava a sentire mal di testa, così decise di alzarsi e fare il giro delle stanze per controllare che i suoi paziente stessero dormendo. Si incamminò lungo il corridoio che era in penombra per non disturbare i degenti, quando voltò l'angolo pensò che il suo cuore stesse per cedere. I suoi grandi occhi verdi si spalancarono: vide due figure oscure e minacciose, la stavano guardando dritta negli occhi. Voleva gridare ma la voce non usciva. «Non urlare, cara» sussurrò Beulah giocando con i capelli dell'infermiera. «È giunta la mia ora?» chiese lei titubante. Aveva sempre creduto agli spiriti, e lavorando in un ospedale aveva assistito a molte morti. Ogni volta credeva di vedere figure oscure che portavano via le anime dei suoi pazienti. Blaze iniziò a ridere, una risata cupa. «Non meriti l'inferno, signorina. A quanto pare fai una vita molto noiosa» gli occhi di Amelia si spostavano da Beulah e Blaze in un movimento impazzito. «Inferno? Dio ti prego, aiutami!» Beulah fece una smorfia di disgusto. «Dio? Dio non ti servirà» disse sprezzante. Blaze posò una mano sugli occhi di lei, facendole vedere le distese desolate degli inferi. Amelia credette di impazzire, sentì tristezza e dolore. «Basta, ti prego!» urlò. Beulah non disse niente, l'addormentò con i suoi poteri e tornarono all'inferno con l'ultima delle cinque Scelte.

 

«Cos'è quel bracciale che stai accarezzando da ore?» chiese David stufo di rimanere in silenzio. «Il mio porta fortuna» rispose Louise secca. Non amava parlare di Valerie. Sua sorella era morta cinque anni prima e lei non era ancora riuscita a farsene una ragione. «Inizio ad avere fame e questa umidità mi sta uccidendo!»
«Anch'io, cosa credi che vogliano ottenere?» Louise stava per rispondere ma si bloccò quando sentì la voce di una ragazza. «Lasciatemi andare! So camminare da sola». David si avvicinò alle sbarre e poté vedere una ragazza con dei capelli rossi che si stava avvicinando, scortata da due energumeni.
Il più grosso delle due guardie la prese per un braccio e la spinse nella cella dove si trovavano David e Louise che erano rimasti impietriti. «Cazzo, mi hai fatto male!» urlò Ellen. «Se non taci ti strapperò un orecchio!» ruggì una delle guardie. Ellen capì che stavano facendo sul serio e così rimase in silenzio fino a quando le due strane creature scomparvero dietro all'angolo. Ellen si guardò intorno e scrutò i due ragazzi rinchiusi. «Anche voi siete stati rapiti?» Louise annuì e David si avvicinò alla ragazza. «Da dove vieni?»
«Da Londra... ma che lingua stiamo parlando?» chiese lei nervosa. «Non lo sappiamo neanche noi» rispose Louise sedendosi nuovamente. «Avete visto anche voi quell'uomo alto due metri con i capelli platino?» 
«Si! È stato lui a rapirmi!» rispose prontamente Louise. David invece scosse la testa. «Io ho incontrato una donna... anche lei aveva i capelli biondi»
«Quindi sono in due! Bastardi!» urlò Ellen. Dopo i primi momenti di smarrimento Ellen si presentò agli altri due e raccontò cosa le fosse successo. «Quindi siamo fottuti?» chiese infine lei sedendosi sulla pietra fredda. «A quanto pare è così. Ancora non mi spiego come possano spostarsi così velocemente» disse Louise alzando le spalle. David rimase in silenzio, la sua mente elaborava mille teorie, una più assurda dell'altra. «Ma non capite? La donna che ho visto io non poteva essere umana!»
«E cosa dovrebbe essere?» chiese Louise scettica. «Non lo so, ma sono sicuro che quei due tipi non sono degli esseri umani comuni. Si spostano troppo velocemente e la ragazza ha praticamente carbonizzato il mio tavolo da pranzo!» Ellen e Louise si guardarono e poi si voltarono nuovamente verso il ragazzo. «Cosa vorresti dire?» chiese Ellen. «Sto dicendo che le è uscito del fuoco dalla mano, capite? Dalla mano!» a David iniziò a tremare la voce, raccontare cosa era successo gli faceva rivivere quei momento spaventosi. Le due ragazze rimasero in silenzio, era tutto troppo assurdo per poter dire qualsiasi cosa.

 

Aaron era stato rinchiuso in una cella simile a quella dove si trovavano gli altri ragazzi ma lui non sapeva della loro presenza. Se ne stava in piedi, appoggiatocon le spalle sulla pietra umida. Non voleva urlare, non avrebbe dato quella soddisfazione ai suo aguzzini. Si soffermò a pensare a suo padre e alla sua sorellina: cosa avrebbero pensato? Stavano soffrendo? Pensò di si, sentì una fitta dolorosa al cuore. Chiuse gli occhi e rimase a riflettere su tutto quello che stava accadendo. Un rumore lo distolse dai suoi pensieri. Un essere grosso e con la faccia ricoperta di pustole arrivò di fretta di fronte alla sua cella, tra le braccia teneva una ragazza priva di sensi. «Chi siete? E cosa volete da noi?» chiese Aaron avvicinandosi alle sbarre. L'altro grugnì senza dire una parola, posò la ragazza sul pavimento e dopo aver richiuso la cella se ne andò. «Dannazione!» imprecò lui sottovoce.
Si abbassò per osservare meglio la ragazza, respirava ancora. «Svegliati, ehi, sveglia...» iniziò a darle dei buffetti sulla guancia. L'altra gemette e poco dopo aprì gli occhi. Quando lo vide si ritirò improvvisamente, era spaventata. «Cosa è successo? Sono morta?» chiese lei portandosi le ginocchia al petto. «Respiri e il tuo cuore sta battendo, non sei morta» Amelia trasse un respiro di sollievo. «Cosa ci facciamo qui? E chi sono quelle persone?» Aaron scosse la testa. «Non so niente e la cosa mi sta facendo impazzire, cristo!»
«Da dove vieni? Sei di Los Angeles?»
«New York... hai notato anche tu?» Amelia era troppo spaventata per notare qualsiasi cosa. Aaron continuò: «Non stiamo parlando nella nostra lingua» lei rimase in silenzio perplessa. «Hai ragione, ma come è possibile? Lo sapevo che quei due sono dei demoni!» Aaron si voltò di scatto. «Demoni?» chiese lui con un mezzo sorriso. «Non l'hai capito? Siamo all'inferno!» Aaron si accasciò per terra, non voleva neanche ascoltare quelle cose, sembrava tutto troppo vero e preferiva non ascoltare.
Amelia lo fissò e l'infermiera che era in lei notò la tumefazione che aveva l'altro vicino alla bocca. «Ti hanno picchiato?» chiese infine avvicinandosi per controllare. «No... è stato un bacio, credo»
«Un bacio?» Amelia lo osservò meglio. Il livido era di un color verdastro al centro e viola sui bordi. «Sei un medico?» chiese lui vedendo il camice della donna. «L'infermiera Amelia Sullivan, piacere di conoscerti» Aaron si presentò a sua volta. «Ho una pomata per gli ematomi in tasca, se stai fermo te ne spalmo un po' sulla tumefazione» Aaron annuì e si fece medicare.

 

Blaze era sdraiato sull'enorme letto a baldacchino di sua sorella, era stanco ma felice. Beulah si sistemò accanto a lui. «Come interferirai?» chiese lei. «Ci sto pensando, non sarà facile» Beulah si voltò verso suo fratello e gli accarezzo una guancia. «È così simile...» disse lei in un sussurrò. Blaze la fissò negli occhi, vedeva troppa sofferenza e dolore. «Se è successo una volta, potrebbe riaccadere» rispose lui cercando di aver un tono di voce calmo. «No! Impossibile Sai quanto ha sofferto... lo sai! Keaton non c'è più!» Beulah si bloccò, non pronunciava quel nome da centinaia di anni. «Blaze, ho tanta paura» disse lei in un sussurro. Suo fratello l'abbracciò, accarezzandole i capelli. Rimasero abbracciati per molto tempo, Blaze vedeva cosa stava pensando sua sorella le immagini di quando erano più giovani lo colpirono come un pugno allo stomaco.

 

Spazio autrice:
Ecco a voi il secondo capitolo! Cosa ne pensate? Per adesso abbiamo solo conosciuto le “Scelte” ma presto inizieremo ad entrare nel vivo della storia.
Come avete letto vi sono già alcuni misteri che svelerò nei prossimi capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate e spero che vi piaccia il modo in cui ho presentato i vostri OC!
A presto,
MissKiddo

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Capitolo 6
*** La prima prova ***


Capitolo 3

La prima prova

Inghilterra 1837

Il conte Keaton Gladstone stava camminando tra i roseti del suo giardino, amava il profumo delle rose. Sua moglie era morta due anni prima lasciandolo senza un erede. I suoi parenti e i suoi consiglieri dicevano che avrebbe dovuto trovare immediatamente una nuova sposa, ma lui rifiutava. Non voleva più soffrire per amore. Arrivato ad una grande panchina di ferro battuto si sedette e sospirò. Gli occhi color del ghiaccio erano pensierosi e tristi.
Beulah se ne stava in disparte, osservando ogni suo movimento. Si era resa invisibile e quindi, quando lui si voltò, si stupì nel capire che l'aveva vista. «Chi siete? Palesatevi» ordinò lui costernato. Beulah sapeva che sulla terra vi erano degli umani capaci di sentire o addirittura vedere i demoni, ma non ne aveva mai incontrato uno. Così uscì dall'oscurità che l'avvolgeva e guardandolo negli occhi parlò: «Mediti il suicidio da molto tempo... » rispose lei avvicinandosi. «Come fate a saperlo?» disse lui incredulo. «So molte cose, giovane conte» l'altro la osservò ancora, non sapendo cosa dire. Erano vere le storie sull'inferno e i demoni? Quelle storie che raccontavano i suoi nonni davanti al camino? «Venite da un altro mondo, non è cosi?»
«Sei perspicace. Permettete che io vi prenda per mano» disse lei allungano il braccio. Keaton era titubante ma poi afferrò la mano della donna. Beulah sgranò gli occhi, il suo tocco non lo stava facendo il soffrire, il suo tocco mortale non faceva effetto su di lui...

 

Beulah si svegliò di soprassalto, di nuovo quei sogni, di nuovo il suo passato che la tormentava. Blaze non era più in camera sua e questo la consolò, almeno non l'avrebbe vista in quelle condizioni. Ricordava perfettamente il primo incontro con Keaton, ma non traeva piacere nel ricordarlo. Si alzò, quasi correndo, voleva pensare ad altro ed era giunto il momento di conoscere meglio le “Scelte”.

 

Blaze era seduto sul suo trono, mentre Beulah, che era al suo fianco, stava in piedi con la mano appoggiata sulla spalla del gemello. «Fateli entrare!» tuonò Blaze. Dopo pochi istanti la porta si aprì lentamente ed entrarono Louise, David e Ellen. Tutti e tre sembravano spaventati e spaesati, ma riuscirono ad arrivare sino al centro della stanza. «Benvenuti umani» disse Beulah sorridendo. «Volete dirci dove caspita siamo?» chiese Ellen guardandosi intorno. I due fratelli risero facendo innervosire ancora di più i tre ragazzi.
Blaze si alzò con calma e, con le mani dietro la schiena, si avvicinò ai tre. «Voi umani siete molto importanti, sulle vostre spalle giace un fardello molto pesante» David deglutì e prendendo coraggio guardò negli occhi neri dell'altro. «E quale sarebbe questo fardello?» chiese cercando di simulare calma. Blaze iniziò a camminare intorno ai giovani. «La rossa ha chiesto di sapere il nome di questo luogo, siete sicuri di volerlo sapere?» chiese Blaze fermandosi di fronte ad Ellen. «Si, ce lo dovete!» esclamò lei. «Questo è l'inferno» disse Beluah mentre raggiungeva gli altri. Louise quasi sobbalzò al suono di quella parola, si sentiva smarrita. Così senza pensarci afferrò nuovamente il bracciale di cuoio e lo strinse. Blaze captò il movimento e si avvicinò a lei. La fissò intensamente negli occhi e poggiò una mano sulla fronte della ragazza. «Bene, bene. È morta, non è cosi?» l'altra sgranò gli occhi. Come faceva quell'essere a sapere di sua sorella? «Si, una macchina l'ha investita» sussurrò lei.
Blaze sorrise beffardo. «Sento il tuo dolore ed è... piacevole» Louise ne aveva abbastanza, si allontanò da lui e calde lacrime iniziarono a rigarle il viso. Era furiosa: odiava piangere davanti ad altre persone e non voleva che quel pazzo parlasse di Valerie e del suo dolore. «Piacevole? Sei un bastardo!» urlò. Gli altri la guardarono con dispiacere. Ellen le si avvicinò e le afferrò una spalla. «Smettila di darle fastidio!»
«E tu smettila di rivolgerti a me in questo modo, inizi a darmi suoi nervi» concluse Blaze allontanandosi. «Basta con queste sciocchezze, è ora di fare sul serio» disse Beulah. Tutti si voltarono verso di lei ed aspettarono cosa avesse da dire. Ellen teneva ancora la mano di Louise, cercò di darle coraggio. Beulah sistemò i suoi lunghi capelli e si sedette con calma. Quando fu comoda iniziò a parlare con voce calma e decisa: «Voi, cari umani, siete stati scelti per un compito molto importante. Non vi sarà detto come e cosa dovrete fare, ma dovrete lasciar lavorare il vostro istinto. So che siete confusi e spaventati, vi prometto che non vi accadrà niente di male se fate i bravi. Come vi ha già detto il mio gemello; questo è l'inferno e noi siamo demoni» i tra giovani si guardarono l'un l'altro. «Pensate davvero che siamo così stupidi?» chiese David. Beulah si alzò velocemente e si catapultò davanti a lui. «Non ti è bastato quello che ti ho fatto vedere?»
«Può essere un trucco» rispose lui stringendo i pugni. Beulah socchiuse gli occhi e la gola di David sembrò chiudersi. Il ragazzo si portò le mani al collo e si accasciò per terra. Louise ed Ellen si avvicinarono ma Blaze le bloccò con uno sguardo. Beulah si abbassò e fissò gli occhi di David. «Mi credi adesso?» David rimase immobile. «Si...» gracchiò lui. «Più forte!» tuonò lei stringendo ancora di più la gola con la forza del pensiero. «SI!»
«Bene» Beulah mollò la presa e David prese una grande boccata d'aria. «Tirati su e non osare mai più contraddire ciò che dico». Blaze poggiò le mani sulle spalle della sorella e la avvicinò a se. «Fate entrare i sacrifici!» urlò lui. Dopo poco nella grande sala entrarono due guardie. Accanto a loro vi erano due ragazzi legati. Beulah cercò di evitare lo sguardo di Aaron. «Cosa vogliono farci?» sussurrò Amelia. «Non lo so, stammi vicino» disse Aaron vedendo gli altri tre. Blaze si rivolse ad Ellen, David e Louise. «Se volete andare via da qui, dovrete dare ordine di uccidere questi due innocenti!» Aaron strinse la mascella, mentre Amelia iniziò a piangere.
«Cosa?» chiese Louise incredula. «Hai sentito bene. Vi daremo qualche minuto per ragionare» disse Blaze scomparendo in un fumo nero. Beulah lo imitò e lasciò i ragazzi da soli con le due guardie.
«Vi prego, non lo fate!» urlò Amelia. La guardia più alta le ordinò di stare zitta, lei ubbidì ma con lo sguardo implorò gli altri. David osservò la scena e poi si rivolse alle altre due. «Cosa dobbiamo fare?»
«Mi manca la mia famiglia e voglio tornare a casa, ma...» sussurrò Louise. «Siamo nella merda!» esclamò Ellen. «Avete sentito cosa ha detto la ragazza bionda. Dobbiamo affrontare un compito importante e credo che sia proprio questo»
«Si, hai ragione. Ma siamo fottuti in entrambi i casi: se accettiamo quei due moriranno, e comunque non avremo la certezza che ci lasceranno andare. Se non accettiamo chissà cosa ci faranno» disse Ellen sprezzante. «Non potrei più vivere sapendo che ho fatto uccidere due innocenti» rispose David chiudendo gli occhi. «Forse è proprio questo il loro gioco! Vogliono confonderci, non dobbiamo accettare e vediamo cosa succede. Se noi fossimo al loro posto vorremmo questo» disse Louise voltandosi verso Aaron e Amelia. «Hai ragione, tanto non può andare peggio di così» rispose Ellen portandosi le braccia sul petto. «Avete capito? Rifiutiamo la vostra offerta!» urlò David verso il soffitto. Aaron ed Amelia fecero un sospiro di sollievo.
Blaze e Beulah che li stavano ascoltando si guardarono negli occhi e scossero la testa. «Maledizione!» disse Beulah piena di sconforto. «Calma, questa era soltanto la prima prova ed è la più semplice» rispose lui. I due gemelli riapparvero nella sala, battendo lievemente le mani. «Avete superato la prima prova» disse Beulah a denti stretti. «Lo sapevo!» esclamò Louise esultante. «Non cantare vittoria signorina. Questa era soltanto la prima di tre prove che dovrete superare» rispose Blaze.
I ragazzi furono di nuovo travolti dalla tristezza, non erano ancora salvi. Beulah si voltò verso Aaron e gli sorrise, dopodiché i cinque ragazzi caddero in un sonno profondo. «Non avrei sopportato altre chicchere, spediscili dove vuoi» disse Beulah secca. Blaze annuì lentamente e, con la forza del pensiero, catapultò i cinque ragazzi in mezzo alla terra arida e inospitale degli inferi. «Nella prossima prova interferiremo» disse Blaze sicuro.

 

Il Re era sul suo trono, amareggiato e confuso. Cosa aveva detto al consiglio? Ricordava che gli avevano fatto ricordare il suo passato da angelo e se ne vergognava. La sua parte buona e candida era uscita dal guscio e sapeva che avrebbe potuto dire qualsiasi cosa.

 

Beulah stava osservando il cielo sempre coperto da nuvole grigiastre. Pensò al quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio, gli stessi occhi che aveva fissato per così tanto tempo...

 

Inghilterra 1837

«Beulah, sei tu?» chiese Keaton rivolto al buio della sua stanza da letto. Beulah continuò a fissarlo, ormai erano molte notti che scendeva sulla terra per guardarlo mentre dormiva. Lo affascinava, era un umano raro e prezioso. I demoni non potevano toccare gli umani se non per provocare del male, ma lui riusciva a sopportare il suo tocco. «Sono io» rispose lei rimanendo nell'ombra. «Porta via la mia anima...» sussurrò lui. Beulah si avvicinò al letto....

 

«Beulah, cosa stai facendo?» chiese Blaze. «Pensavo» rispose lei senza voltarsi. «Non sopporterei di vederti ancora star male» lei sospirò rumorsamente. Doveva smetterla con tutti quei sentimentalismi. «Neanch'io sopporterei di nuovo quel dolore. Cosa stanno facendo gli umani» Blaze la raggiunse adagio. «Guardiamo insieme...»

 

Amelia aprì lentamente gli occhi, il suo corpo chiedeva pietà. Il suo era ruvido e la puzza di zolfo penetrava nelle sua narici. Alzandosi lentamente vide gli altri tre ragazzi, anche loro sdraiata sul terreno, ma di Aaron non vi era traccia. Guardandosi intorno notò l'orizzonte e un fremito le percorse lungo la schiena: quel posto era orribile. «Svegliatevi, presto!» urlò lei. Il primo che si alzò fu David. «Cazzo, che gran casino» disse lui aiutando Louise ed Ellen ad alzarsi. «Io sono Amelia, grazie per averci salvato»
«Non avremmo mai fatto uccidere due innocenti. Ma il ragazzo che era con te dov'è?» chiese Louise cercando di togliersi la polvere di dosso. Amelia si voltò nuovamente e scrutò la collina che vi era poco distante. «Eccolo! Raggiungiamolo» i quattro ragazzi la seguirono e finalmente raggiunsero l'altro. Aaron stava fissando qualcosa, si potevano sentire le urla e i lamenti delle anime. Le cave erano i posti in cui venivano relegati i dannati. «E così siamo davvero all'inferno» sussurrò Aaron continuando a mantenere lo sguardo fisso.
Gli altri si sporsero ancora di più e fissarono la grande voragine nel terreno in cui camminavano delle sagome piccole come formiche. Non c'erano parole, rimasero tutti in silenzio, avevano visto e sentito troppe cose in un giorno. Ognuno di loro pensò alla propria famiglia. Cosa ne sarebbe stato di loro?

 

 

Spazio autrice:
Ciao ragazze! Ecco il terzo capitolo e la prima prova, cosa ne pensate? Come ha già detto Blaze questa era la più semplice, presto le cose si faranno più complicate.
Abbiamo scoperto chi era Keaton, ma ancora non sappiamo cosa successe fra Beulah e il giovane conte. Avete qualche idea, ditemi le vostre supposizioni! :)
A presto,
MissKiddo

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