Breath of an angel

di TrustInBieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cuffie ***
Capitolo 2: *** Come and save me ***
Capitolo 3: *** Custode ***
Capitolo 4: *** Chaz e Ryan ***
Capitolo 5: *** A wimoweh ***
Capitolo 6: *** Milwaukee ***
Capitolo 7: *** Milwaukee II ***
Capitolo 8: *** Ciao, mamma ***
Capitolo 9: *** Unica e ultima cosa ***
Capitolo 10: *** Se tu fossi un angelo ***
Capitolo 11: *** Dio ***
Capitolo 12: *** Avviso ***
Capitolo 13: *** Dio II ***



Capitolo 1
*** Cuffie ***


Cuffie.

Justin's POV.


Se avessi aspettato solo un secondo di più per entrare in quella stanza, ora non sarei qui a seguire una ragazza solo per prevenire un qualsiasi disastro che potrebbe capitarle.
Se avessi rifiutato e se mi fossi messo contro Dio, ora non sarei qui a seguire una ragazza solo perché è troppo imbranata e riesce a scivolare anche mentre sta ferma.
Però, mi tocca occuparmene. Non posso allontanarmi da lei, se non per pochi metri, quindi sono costretto a osservare la sua giornata senza mettermi in mezzo, rimanendo a debita distanza di sicurezza perché non possa sentire la mia presenza.
Sospiro e la guardo tirare fuori l'iPod e infilarsi le cuffie nelle orecchie, per poi guardare a destra e sinistra prima di attraversare la strada per raggiungere la sua via di casa.
“Dannazione.” Sibila, cercando di slegare le cuffie dai soliti nodi che si formano nella sua borsa.
Okay, lo ammetto: faccio io i nodi. Passo 8 ore al giorno, cinque giorni a settimana con un solo obiettivo: proteggerla.
Ma questo mi fa anche perdere di vista tutte le ragazze che fanno la doccia negli spogliatoi, quindi devo pur vendicarmi su di lei, no? Sì.
Lux tira fuori le chiavi di casa e ne infila una nella toppa, girandola prima di aprire la porta e richiuderla subito dopo essere entrata.
“Non sei affatto ospitale.” Borbotto mentre oltrepasso il legno e entro in casa. Mi butto sul divano e Lux sussulta, guardandosi intorno. Bene, l'ho spaventata. Oggi sarà una bella giornata.
“Mamma!” Urla, salendo le scale per andare in camera sua. Mi metto a frugare nella sua borsa e tiro fuori il libro di matematica, appoggiandolo sul tavolino e aprendolo.
Vediamo se pensa di essere impazzita di colpo o no.
Mi sdraio di nuovo sul divano e metto le braccia sotto la testa, aspettando il suo arrivo.
“E come al solito non c'è.” La sento sospirare quando rientra in sala. Lancia un'occhiata al libro di matematica e si guarda intorno di nuovo. “Sto impazzendo, è ufficiale.”
“Non sai quanto.” Ridacchio, mettendomi a sedere e soffiando sui suoi capelli.
Fa un salto all'indietro che avrei dovuto registrare, se solo avessi un telefono o una fotocamera.
“Ma che cazzo...” Lux si sistema per bene i capelli e muove la mano nel punto dove prima le ho soffiato contro.
Mi scanso velocemente proprio mentre la sua mano mi colpisce la guancia; la guardo ritirarla e aggrottare la fronte.
Cazzo, mi ha dato uno schiaffo! Mi massaggio la guancia, pur non sentendo dolore, e mi alzo.
“Stronza.” Borbotto a bassa voce.
“Vivo in una casa infestata.” Sospira, buttandosi sulla poltrona e accendendo la televisione. Tira fuori una barretta di cioccolato e ne stacca un pezzetto.
Mi siedo sul bracciolo della sua poltrona e aspetto che metta la barretta sul tavolino per cambiare canale, e questo succede qualche secondo dopo.
Allungo una mano e tiro leggermente l'angolo della carta, trascinando la barretta sullo spigolo del tavolino.
Lux non se ne accorge, impegnata com'è a cambiare canale. Bene, la metti così?
Ora vediamo se non te ne accorgi.
Mi alzo e raggiungo la TV, premendo il bottone per spegnerla. Lux sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
“Dannata TV vecchia di un secolo, sarà meglio che ti accendi!” Sbotta infine. Caccio una risatina e accendo la TV, mentre Lux la guarda perplessa, poi annuisce. “Bene, esattamente.”
Scuoto la testa e vado in camera sua, buttandomi sul suo letto a due piazze e stiracchiandomi. Ora che è a casa e al sicuro, posso anche riposarmi dopo la lunga giornata.

Un urlo mi fa cadere dal letto. Cazzo. Mi massaggio il braccio sul quale sono crollato mentre vado al piano di sotto. Cosa ha combinato questa volta?
La raggiungo in cucina, sbadigliando, e la trovo che gioca con dei pezzetti di vetro di un bicchiere, probabilmente.
Sì, dai, fatti un taglio sulla mano così perderai tutto il sangue prima che i tuoi genitori tornino a casa! Brava, così si fa.
Sbuffo e la guardo posare tutti i pezzi di vetro sul bancone per poi gettarli nella spazzatura con un pezzo di carta.
La porta d'ingresso si apre e sua madre entra in casa. “Lux!”
“In cucina!” Lux tira fuori dal frigo una bottiglietta di vetro di coca cola e cerca un aggeggio per aprirla, mentre io ridacchio e tolgo il tappo con facilità.
Quando si gira e fa per aprire la bottiglie, inarca un sopracciglio. “Ho le allucinazioni. Mamma!” Urla, uscendo dalla cucina. La seguo. Non posso perdermi questa scena. Guardo i suoi capelli ondulati muoversi e qualche riflesso del sole fa splendere le ciocche un po' più chiare del suo biondo normale.
“Che c'è, Lux?” La donna seduta sul divano alza lo sguardo sulla figlia. Si chiama Anne, e tradisce il marito sette giorni su sette con il lavoro. Chiamatela stacanovista.
“Ho le allucinazioni. Cioè...” Lux si siede accanto a lei e beve un sorso di coca cola. “Non è che sono allucinazioni, ma continuo a vedere cose che si spostano da sole e roba così. E la TV si è spenta e accesa da sola.”
Anne ride, alzando gli occhi al cielo. “Lux, sai che quella TV è vecchia di un secolo. É un miracolo che funzioni almeno un po' e faccia vedere almeno uno dei 300 canali, ormai.”
Lux ci pensa un po', poi fa spallucce. “Penso di sì.”
“Hai fatto i compiti?” Chiede la donna.
“No, non ancora. Non voglio fare matematica, il libro è maledetto.” Dice tranquillamente.
“Su, su. Lo dici ogni volta. Vai, e niente musica!” Le urla quando Lux è già sulle scale.
Entra in camera e la seguo velocemente dentro prima che possa sbattermi ancora la porta in faccia.
“La TV è vecchia di un secolo, è un miracolo che funzioni almeno un po' e faccia vedere almeno 300 canali, ormai.” Imita la voce di sua madre e non posso fare a meno di ridere. É buffa. “Questo cazzo di libro è davvero maledetto. Tutta la casa lo è. Specialmente il bagno.”
Oh, sì. Probabilmente dovrei smettere di girare la manopola per leva l'acqua da calda a gelida, giusto? Nah, va bene così. Forse dovrei anche smettere di tirare la tenda della doccia, ma non ci riesco. Magari potrei anche evitare di aprire le finestre di colpo mentre si sta asciugando. Una volta le è venuta la polmonite e mi sono sentito così in colpa che ho passato una settimana a letto con lei senza allontanarmi mai per paura che potesse svenire o cose così.
Lux si siede alla scrivania e fa cadere la testa sul libro, sbuffando. “Equazioni qui, equazioni lì. Non mi serviranno a un cavolo le equazioni.”
Vero.
“E non ci faccio niente con la teoria di Einstein!” Sbotta ancora, sedendosi composta.
Doppiamente vero.
La ascolto sfogliare le pagine lentamente e sottolineare qualche formula prima di mandare a fanculo la matematica e buttarsi sul letto.
Ovvero, sopra di me.
Caccio un grugnito e Lux prende il suo telefono, completamente ignare del fatto che mi sta praticamente addosso, e non in una posizione molto aggraziata, lasciatemelo dire.
Cerco di sfilarmi da sotto e per un qualche miracolo ne esco indenne, tirando un sospiro di sollievo.
Scrive a Michael, il suo migliore amico che ha una gigantesca cotta per lei ma non trova le palle per dirglielo.
E comunque fa bene, dato che a Lux non piace. Lei e Arianna parlano così spesso di ragazzi che ormai mi sento parte delle loro vite abbastanza da origliare, seduto accanto a loro dovunque siano.
“Sai, se quel tipo trova le palle per dirti che gli piaci, probabilmente ti dovrò rincorrere fino al Giappone quando scapperai a gambe levate.” Ridacchio, non ricevendo nessuna reazione da lei.
Essere l'angelo custode di qualcuno fa schifo, specialmente quando non ti vedono e non ti sentono.
Sono praticamente isolato, ecco tutto. Isolato con una ragazza di 17 anni che ho visto nuda almeno un miliardo di volte e che non sa neanche della mia esistenza.
Mi sento come uno stalker che spia le sue vittime prima di rapirle.
Alzo gli occhi al cielo: devo smetterla di guardare Criminal Intent prima di andare a dormire.

“Maledizione.” Canticchia Lux mentre fa avanti e indietro per la stanza, ripassando brevemente Scienze per l'interrogazione di domani.
“Mi stai facendo incazzare.” Borbotto, pur consapevole che non può sentirmi, quindi continua a camminare.
Afferro un lembo del cuscino e ci gioco, aspettando che si metta a letto per andare a dormire, così posso divertirmi un po'. Mi dovrò svegliare alle 7 come lei, domani, e non ho intenzione di perdere ore di sonno solo perché ha deciso di non studiare tutto il giorno per farlo alle 11 di notte.
Chiude il libro e lo infila nella borsa, poi si siede e inizia a togliersi i pantaloni. Oh, sì. Questa è la parte migliore della giornata quando sono appiccicato a lei.
La sento sbuffare un po' quando non riesce a sfilarsi una gamba e alzo gli occhi al cielo: che imbranata.
Lancia i jeans sulla scrivania senza badarci tanta attenzione e si sfila la maglietta, gettandola sopra i jeans.
Prende una maglia dall'armadio e se la mette velocemente, poi va in bagno per lavarsi i denti e la faccia.
Quando ritorna e spegne la luce, mi sposto un po' nel letto così non mi viene addosso. Si sdraia accanto a me e imposta la sveglia sul cellulare, poi lo mette in carica e sospira, fissando il soffitto.
“Oddio, Musica no.” Si lagna infine, coprendosi gli occhi con le braccia.
Ha da suonare la chitarra domani, e non sa perfettamente gli accordi, perciò c'è una grandissima probabilità che si inventi che le corde della chitarra si sono spezzate e che quindi non poteva esercitarsi.
“Pazienza. Farà finta che le corde si sono rotte.” Fa spallucce e io ridacchio: lo sapevo.
Si gira e si rigira nel sonno più volte, dandomi qualche sberla di qua e di là. Alla fine decido di alzarmi dal letto per evitare un qualsiasi trauma cranico e mi siedo nella poltrona, guardandola dormire.
É più carina quando dorme perché non parla e non rompe i coglioni. E specialmente non rischia di farsi uccidere da un palo quando cammina guardando il telefono.
L'ho già dovuta salvare tante di quelle volte che mi sorprendo di non avere avuto una promozione per avere più tempo libero da lei.
“Non ti lamentare e vedi di fare il tuo lavoro, Justin.”
Cazzo. Dio deve smetterla di leggermi nel pensiero. Non ha altre cose a cui pensare? Come la guerra in Iraq e porre un giudizio su Osama Bin Laden?
“Non adesso.”
Ah, okay.
Infine Lux si stiracchia nel sonno e sospira, continuando a dormire senza girarsi neanche una volta.
Nel frattempo io metto in disordine la sua stanza, gettando roba di qua e di là per darle un tocco più spaventoso.
Scommetto che domani mattina le verrà un colpo quando non riuscirà a trovare il suo quaderno con i compiti di Inglese.


Bbbuongiorrrno. :)
Come state, belle fanciulle?
Ho dovuto fare dei salti mortali per pubblicare questa storia perché non avevo idee, quindi ringrazio Vojceofanangel per essere rimasta al telefono con me. :)
Ora, le frasi in corsivo sono ciò che dice Dio, non so se l'avete capito.
Per quanto riguarda la storia, non ho niente da dire ancora.
Spero vi piaccia.
Sciao, bellesse. :)

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Capitolo 2
*** Come and save me ***


Come and save me.


Justin's POV.


What was it that got broken inside of you? That sent you off searching down empty avenues?”
Dannatissima sveglia. Fottutissima sveglia. Maledettissima sveglia.
E la cosa peggiore è che mi lamento più io che non ho niente da fare a scuola che Lux, che invece si alza prontamente e spegne il telefono per poi sparire in bagno.
Mi stiracchio nella poltrona e mi appendo a testa in giù, ricontrollando il casino che ho combinato.
Anne ucciderà Lux quando lo scoprirà, e questa volta non potrò salvarla dalle grinfie di una madre arrabbiata.
Sarà divertente.
Lux esce dopo essersi fatta una doccia, con un asciugamano ben stretto intorno al gracile corpo. Ha delle tette enormi se paragonate alle misure del resto del corpo, comunque.
Si guarda intorno, sbiancando. “Che cazzo è succes- Mamma!” Urla.
Sono nella merda. Mi metto a sedere e sbadiglio, poi guardo fuori dalla finestra. Beh, almeno c'è il sole.
Anne fa il suo ingresso nella stanza e sbarra gli occhi. “Lux, ma che diamine è successo qui dentro? Con chi ti sei data alla pazza gioia?”
Scoppio a ridere mentre Lux alza gli occhi al cielo. “Mamma, voglio andarmene da questa casa. E non sto scherzando. Non vedi che succedono cose assurde? Prima la TV, ora la mia stanza. Oh, e non parliamo neanche di quando sono rimasta bloccata nel seminterrato per quattro ore perché la porta si è chiusa da sola!” Strilla Lux, agitando le braccia senza rendersi conto che l'asciugamano stava per slegarsi.
“Non dire sciocchezze, Lux. Probabilmente avrai sbattuto la porta e il chiavistello è caduto. Ora, preparati per andare a scuola e pulisci la camera quando torni. Tuo padre e io staremo via fino all'ora di cena.”
“Ma mamma!” Brontola Lux, sbuffando. “Non capisci che questa casa è infestata? Per quanto mi riguarda, io mi trasferisco da Arianna!”
Anne alza gli occhi al cielo e il suo angelo custode entra in camera, salutandomi con un cenno della mano. É molto, molto, molto, molto più vecchio di me. Avrà almeno 400 anni, per quello che ne so.
“Ne ho 56, Justin.” Dice Tomas, sedendosi accanto a me. “E li porto anche bene!” Aggiunge, gonfiando il petto.
Caccio una risatina e seguo con gli occhi Anne che lascia la stanza. Tomas si alza e la segue fuori, mentre Lux sbatte la porta urlando a sua madre che se muore per qualche attacco di un fantasma, la perseguiterà per sempre.
Si veste velocemente e controlla ciò che ha nella borsa. “Cazzo, dov'è il mio quaderno di inglese?” Sussurra, passandosi le dita tra i capelli e guardandosi intorno.
Devo ammettere che come scena è abbastanza divertente, se non fosse che quando si muove i suoi capelli mi arrivano dritti in faccia.
Alla fine decido di alzarmi e tirare fuori il quaderno da sotto il letto, spingendolo segretamente sotto la scrivania.
“Ah, eccolo. Grazie a Dio.” Sospira lei, raccogliendolo e gettandolo nella borsa.
No, grazie a Justin, tesoro.
La seguo fuori dalla casa e giù per la strada fino al suo liceo, dove incontra Michael e Arianna sui gradini dell'ingresso.
“Non ci crederete mai.” Sbotta Lux, sedendosi accanto a loro. Michael le passa una mela e lei la addenta voracemente. “La mia casa è infestata! E mia madre non mi crede.”
“Metti le telecamere come quelli in
Paranormal Activity.” Suggerisce Arianna sghignazzando.
“Sì, così poi se è una specie di poltergeist mi uccide come nel film. Grazie, Ri.” Lux sospira e si guarda intorno.
Io vado a sedermi con gli angeli custodi di Arianna e Michael e ci aggiorniamo sulle ultime cazzate che i nostri tre idioti sono riusciti a fare in neanche 24 ore.


Mamma mia, mamma mia, mamma mia! Guarda quella che bocce!” Strilla Chaz, indicando una ragazza con delle tette enormi che si sfila l'accappatoio prima di fare la doccia. “Arianna non le ha così grandi!” Sbuffa infine, facendomi ridere.
“Non penso che qualcuno le abbia così grandi in tutto il mondo, Chaz.” Ridacchia Ryan, alzandosi di più sullo scalino per avere una visuale migliore.
“Lux le ha abbastanza grandi.” Dico infine, facendo spallucce prima di posare il mio sguardo su un'altra ragazza che si spalma la crema sulle gambe. “Però, quella ha delle gambe chilometriche.”
“Non ne hai sentito parlare? É quella che corre per la scuola, che fa tutte quelle gare e roba così. Le basta fare tre passi per arrivare alla linea di traguardo.” Chaz salta giù dallo scalino mentre io e Ryan continuiamo a fissare le ragazze. “Andiamo, pervertiti! Arianna deve andare!”
“Beh, vai. I nostri sono ancora qui da qualche parte.” Ryan fa spallucce leggermente.
In quel preciso momento sento delle urla e cado immediatamente a terra. “Porca puttana!” Urlo, tenendomi la pancia.
“Ehi, che sta succedendo? Ti senti bene?” Chaz mi corre incontro, dimenticandosi completamente di Arianna.
“É... É successo qualcosa a Lux. Cazzo!” Mi rimetto in piedi e corriamo verso la parte da dove proveniva l'urlo.
C'è una folla interminabile che circonda qualcosa, così ci passiamo attraverso e appena vedo la scena davanti a me, mi maledico ripetutamente.
Lux è sdraiata per terra con Michael, Arianna e qualche insegnante che la circondando, il suo sangue è sparso dappertutto e non si muove.
“Non respira! Qualcuno chiami un'ambulanza, non respira!” Urla un insegnante, mentre io mi inginocchio davanti a Lux e le prendo la mano. É ancora calda.
“Forza, piccola. Non puoi morire così solo perché mi sono allontanato per vedere delle tette. Anche le sue sono belle, prometto che se vivi guarderò solo le tue.” Sussurro, accarezzandole il palmo della mano.
Delle sirene interrompono il mio monologo e mi costringono a lasciare la mano di Lux, che viene caricata su una barella e infilata nel furgone dell'ambulanza.
Chaz e Ryan mi guardano dispiaciuti mentre Arianna e Michael piangono l'uno sulla spalla dell'altro, non sapendo come consolarsi.
Mi infilo velocemente nell'ambulanza e mi siedo accanto a Lux, continuando a tenerle la mano mentre i dottori o gli infermieri o chi cazzo sono, le mettono una maschera d'ossigeno a coprirle la bocca.
Cazzo. É tutta colpa mia, avrei dovuto fare più attenzione. Ora chi lo sente Dio? Mi farà un culo a strisce quando mi convocherà.
“Ci puoi scommetere! Porta su quel culo, Bieber!”
Merda.


Lux's POV.


Mi sveglio in una stanza con le pareti bianche quando qualcuno mi scuote violentemente per le spalle, urlando.
“Lux? Lux, svegliati! Non abbiamo tempo da perdere, vedi di alzarti immediatamente!”
“Mi lasci stare.” Borbotto, spingendo via la mano dell'uomo della mia spalla.
Tira un sospiro di sollievo. “Meno male. Forsa, Lux, andiamo.” Mi tira su per le braccia e mi fa cenno di seguirlo.
Mi guardo intorno: è un ufficio con le pareti biancastre, con davanti un corridoio infinitamente lungo. Però, non pensavo che gli ospedali fossero così grandi.
A proposito di ospedali.
“Come sto, dottore? Insomma, non mi sono fatta niente visto che cammino e vedo e parlo, vero?” Gli chiedo.
L'uomo si gira verso di me e mi porge un foglio e una penna. “Scrivi lì i tuoi dati personali, Lux. Nome, data di nascita, luogo, che scuola frequenti e tutto il resto.”
Aggrotto la fronte. “Ma sono minorenne, non dovrebbero farlo i miei genitori?” Chiedo confusa. Non mi è mai stato detto di scrivere i miei dati personali, neanche quando ho preso la patente. Hanno fatto tutto i miei genitori.
“I tuoi genitori non possono, al momento.” L'uomo fa spallucce tranquillamente e apre una porta, incitandomi a entrare.
Lo faccio e lui mi segue, mentre io guardo le domande, continuando a camminare senza neanche sapere per dove. É un elenco lunghissimo, pieno di informazioni che ai dottori non servirebbero nemmeno, ma preferisco completarlo invece che chiedere una sola domanda a quell'uomo che mi sta precendendo.
La prima domanda è sul nome e cognome, perciò scrivo distrattamente
'Lux Rivera' prima di passare alla prossima. Data di nascita. Porca miseria, ma dovrebbero già averla la mia data di nascita e anche il mio nome. Insomma, è un ospedale, no? La mia cartella clinica dovrebbe aver girato tra tutti i dottori.
Sento delle voci provenire dall'interno di una delle stanze e mi blocco, tendendo l'orecchio. Sono due voci maschili, una più ruvida e l'altra più delicata. Probabilmente un dottore e un ragazzo, credo.
“Come hai potuto farlo, Justin? Avevi un solo incarico, per la miseria! Dovevi solo proteggerla da un qualsiasi incidente e guarda dove siamo finiti!” Urla l'uomo.
Come può urlare contro un ragazzo che è finito in ospedale? Ma è scemo?
“Giuro che non pensavo sarebbe accaduto! Cazzo, stavo solo parlando con Ryan e Chaz e un secondo dopo è successo! C'era un tale casino, gente ovunque. Non sapevo cosa fare così sono andato con lei.” Questa volta la voce è più delicata, perciò penso appartenga al ragazzo.
“Ma non l'hai salvata! Justin, come ti ho già detto, avevi solo un compito da fare! Ti ho mandato lì per questo, la segui da quando è nata e ora la fai finire così? É ancora una bambina, dannazione!”
Come la segue da quando è nata? Cos'è, uno stalker? Dovrei chiamare la polizia?
“Ci ho provato! Le ho parlato tutto il tempo, e credevo che mi sentisse perchè ogni tanto mi stringeva la mano. Ma poi siamo arrivati all'ospedale ed è morta. Sulla barella. Non ha fatto neanche in tempo ad arrivare alla sala operatoria!”
“Avresti dovuto essere lì con lei per salvarla! Non mi interessa cosa facevate tu, Chaz e Ryan! Pensavo di avertelo già ripetuto duemila volte durante i nostri incontri precedenti, Justin! Non fai mai attenzione a quello che ti dico e continui a commettere gli stessi sbagli! Dovevi fare solo una cosa! Una! E quella cosa era proteggere Lux, non passare il tuo tempo con Chaz e Ryan!”
Proteggere Lux? Proteggere me? Che cosa vuol dire? Che sono morta? Potrebbe esserci un'altra Lux, ma non è un nome così comune.
Appoggio la mano sulla maniglia della porta e l'uomo che mi precedeva si volta. “No! Lux, non aprire quella porta, non c'è niente per te!”
Lo ignoro e la spingo, aprendola. Mi ritrovo davanti un uomo e un ragazzo sulla mia età che si girano verso di me, sconvolti.
“Cazzo, Lux.” Sussurra il ragazzo, guardandomi tristemente. “Mi dispiace tanto.” Dice ancora.
Aggrotto la fronte? “Chi sei?”
L'uomo si mette in mezzo e mi guarda, accennando un sorriso. “Patrick ti porterà nella tua stanza, Lux. Devi riposare, adesso.”
“No, no, aspettate un momento. Avete detto che sono morta! Vi ho sentiti da lì fuori. Cosa significa che sono morta? E non ti ho mai visto prima d'ora, sappilo. E ti denuncerò per stalking!” Indico il ragazzo che caccia una risatina, ma viene subito guardato male dall'uomo.
“Patrick!” Lo chiama, e l'uomo che mi stava facendo da guida appare dietro di me. “Porta la signorina Lux nella sua stanza, per favore.”
“Sì, signore.” Annuisce questo, prendendomi delicatamente per un braccio e cominciando a tirarmi fuori dalla stanza.
Vedo solo la porta chiudersi prima di ritrovarmi nel lungo corridoio. “Che cosa significa che sono morta? Sono qui, insomma!”
“Cerca di calmarti, ora devi riposare. Passerò più tardi per vedere come stai, va bene?” Dice, lasciandomi all'interno di un'altra stanza con un letto e qualche fiore qua e là.
“No che non va bene! Che sta succedendo?”
Mi prende di mano il foglio e la penna e guarda a quante domande ho risposto, poi scuote la testa. “Dovrò fare le mie ricerche, Lux. Non sei stata molto d'aiuto con le tue risposte.”
“Ma-”
Mi interrompe. “Dormi bene.” Sorride, chiudendosi la porta alle spalle. Mi butto ad aprirla ma sento solo la serratura che si blocca.
Dove cazzo sono finita?


Justin's POV.


Allora siamo d'accordo. Prova solo a farle capitare un'altra disgrazia e sei ufficialmente fuori, Justin.” Dio mi guarda severamente e io sospiro.
“Non può darle un altro angelo? Ormai mi ha visto, e sa cosa succede quando i morti vedono i proprio angeli custodi.” Borbotto, giocherellando con le dita.
Dio incrocia le braccia e sbuffa. “Sì, so cosa succede. E non intendo darle un altro angelo, Justin. Andrai tu personalmente a scusarti con lei quando scoprirà ciò che le è successo per colpa tua, hai capito? Nessun altro si prenderà le tue colpe per te. Ora sparisci, e vedi di non capitare qui ancora una volta se non per dirmi che hai completato il tuo lavoro tra 70 anni.”
Annuisco e mi rimanda sulla terra, precisamente nella stanza d'ospedale di Lux. É sdraiata sul lettino con vari tubi che le escono da tutte le parti del corpo e un ago infilato nel braccio.
Anne e Robert sono seduti sul divano, mentre Arianna e Michael continuando a fissare Lux senza battere ciglio.
Chaz e Ryan mi rivolgono un saluto veloce e io sospiro, sedendomi accanto a Lux. Le passo le dita sul braccio, evitando accuratamente i tubi e gli aghi, e sperando che si svegli presto.
Non posso saperla in queste condizioni solo perché mi sono messo a fissare un paio di tette e un paio di gambe.
Evidentemente l'hanno salvata. Tiro un sospiro di sollievo e appoggio la schiena alla sedia.
“Come stai?” Chaz e Ryan si avvicinando a me e io faccio spallucce.
“Non lo so.” Borbotto infine, tornando a guardare Lux.
“Ci dispiace. Non avremmo dovuto trattenerti lì. Insomma, sappiamo che un po' è stata anche colpa nostra, sai?” Ryan si dondola sui talloni e guarda per terra, evitando il mio sguardo.
“Non importa, Ryan. Lei è salva ed è l'unica cosa che conta. Ora non avrò più motivo per allontanarmi da lei.” Sospiro, stringendo la mano della ragazza nella mia.


Buuuuuuuuuuongiorno. :)
Beh, sono contenta che il primo capitolo vi sia piaciuto. Ygudhhkjhdksh.
Ah, sappiate che Lux si legge Lax, okay? :)
Beh, tutto qui. Scoprirete il seguito presto.
Sciao, bellesse.

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Capitolo 3
*** Custode ***


Custode.


Justin's POV.


Mi sdraio sul letto e sento Lux arrancare su per le scale. Fortunatamente i suoi genitori non le hanno portato nessuna valigia all'ospedale, e Michael e Arianna non sono riusciti a convincerli di venire a casa con loro.
Lux apre la porta della sua stanza e sospira, richiudendola dietro di sé. Cammina piano fino alla finestra e la apre, lasciando l'aria fresca entrare in camera.

Ciao.” Dico infine io, vedendola fare un salto di almeno un metro indietro. Ridacchio.
Mi fissa con gli occhi sgranati e allunga la mano per prendere la lampada dal comodino.
“Chi sei e cosa ci fai in camera mia? E come sei entrato?” Chiede a bassa voce, adocchiando la porta della stanza per scappare.
Come se riuscisse a raggiungerla con l'andatura che ha. “Sono Justin.” Mi metto a sedere e lei alza un sopracciglio.
“Ti ho già visto da qualche parte.” Annuncia infine, posando la lampada sulla scrivania. Si tocca la fronte e sospira. “Devo aver preso una bella botta.”
“Non è stata delle migliori.” Ridacchio, alzandomi dal letto e andandole davanti. Penso che si chieda quante probabilità ci siano che io sia un maniaco e che la voglia stuprare. “Sono... Beh, non so come dirlo delicatamente quindi te lo dirò e basta. Sono il tuo angelo custode.”
Lux sbuffa, alzando gli occhi al cielo. “Non hai fatto un buon lavoro finora, eh?” Chiede scettica, andando a sdraiarsi sul letto.
Mi aspettavo una reazione diversa, sinceramente. “Sì, mi dispiace per... L'incidente.”
“Si può sapere cosa facevi quando sono stata investita? Probabilmente stavi dietro a Cindy, vero? Insomma, quella parrucca bionda può attirare chiunque.” Alza gli occhi al cielo e passa la mano sulla coperta. “Aspetta, ecco dove ti ho visto!” Si mette a sedere di colpo e fa una smorfia di dolore, sdraiandosi di nuovo.
“Stai calma, Lux. Devi riposare. Ne riparleremo dopo, va bene?” Sospiro, andando a sedermi nella poltrona.
Lux mi segue con lo sguardo, esaminandomi per bene. “Come fai a essere un angelo custode se ti vedo? E perché ti vedo, ora?”
Faccio spallucce. “Sei morta e mi hai visto nell'ufficio di collocamento. Una volta che i mortali vedono i propri angeli, diventiamo visibili per loro.”
“Quindi sono morta...” Borbotta, mangiucchiandosi il labbro.
“Già, per un paio di minuti.” Annuisco. Spero che non le prenda un infarto, in quel caso non saprei neanche come salvarla anche se sono qui accanto a lei.
“Mi sembravano ore. Con chi parlavi in quella stanza? Era Dio? O... Non so, un altro angelo?” Mi guarda di nuovo.
“Era Dio. Mi ha fatto un culo così perché non ero accanto a te per salvarti, sappilo. Cerca di stare più attenta, hai capito?”
Annuisce velocemente, poi mi lancia un'occhiataccia. “Eri tu a incasinare la mia camera mentre dormivo!”
Rido. “Forse.” Faccio spallucce.
“Tu non dormi mai? Posso vederti solo io? Ci sono altri angeli custodi? Come si chiamano quelli di Arianna e Michael? Esiste davvero il Paradiso? Sarei andata lì se fossi morta o mi avreste sbattuta giù all'Inferno?”
Wow. “Okay, piano con le domande.” Mi metto a sedere composto e la guardo per un po'. “Dormo, per prima cosa. E odio la tua sveglia.” Ride. “Puoi vedermi solo tu, e gli angeli custodi di altra gente. Quello di tua madre è simpatico. Chaz e Ryan sono i custodi di Arianna e Michael. Il Paradiso esiste, e penso che tu saresti andata lì.” Le spiego piano.
Ci pensa un po' su e sospira. “Devo aver preso proprio una bella botta per credere a tutto ciò che mi stai dicendo.” Dice infine.
Sbuffo. Lo sapevo che non mi avrebbe creduto. “Penso che tu debba dormire un po', Lux. Ne riparleremo dopo.”
“Okay. Però non incasinarmi la stanza.” Dice, voltandosi dall'altra parte e aggiustandosi il cuscino sotto la testa.
Beh, è andata meglio di quello che pensavo.


Quindi tu mi segui ovunque?” Chiede, leccando il gelato sul cucchiaino. Annuisco e lei sbianca. “Ovunque, ovunque?”
“Ovunque, ovunque.” Confermo, giocherellando con l'altro cucchiaino sul tavolo.
“Anche... Anche nel bagno? Perché in quel caso è davvero molto imbarazzante.” Borbotta, guardando da un'altra parte.
Ridacchio e faccio spallucce. “Tanto a chi vuoi che possa dirlo, Lux?”
“Oh, mio Dio. Tu, Chaz e l'altro angelo parlate di noi quando vi vedete? Insomma, dite cose su quanto siamo stupidi e imbranati?” Chiede.
Annuisco di nuovo. “Sì, molto spesso. Diciamo che tu vinci. Nessuno è imbranato come te.”
Mi da un leggero pugno e io sbarro gli occhi, massaggiandomi il braccio. “Cazzo. Non sapevo che potessi toccarmi, ora.”
“Ben ti sta.” Annuisce, raccogliendo altro gelato dalla scatola. “Insomma, tu mi sei stato accanto da quando sono nata?”
“Sì.”
“Wow. Chiamala fedeltà. Saresti un ragazzo perfetto se solo tu fossi umano.” Ride, appoggiando la schiena alla sedia.
Mi sembra che alla fine l'abbia presa bene. Insomma, non sta ancora urlando, non mi sta picchiando, non mi sta lanciando varia roba contro, quindi è un buon inizio.
“Mi dici com'è il Paradiso?” Chiede infine, inarcando un sopracciglio. “É vera tutta quella roba sui buoni e sui cattivi e tutto il resto?”
“É vera. Ma non c'è l'Inferno. C'è solo una porzione di Paradiso che è riservata alle anime crudeli, quelli che non hanno seguito le leggi di Dio e si sono imposti come uomini con potere superiore al suo.” Faccio spallucce leggermente. “E il Paradiso è un bel posto. Sicuramente meglio della Terra. Non ci sono macchine, quindi non rischieresti di essere investita, lì. Per lo più camminano, altri usano le biciclette.”
“E se un bambino muore? Avete delle scuole o cosa così? O il bambino sa automaticamente tutto quando arriva là sopra?”
Rido, alzando gli occhi al cielo. “Abbiamo un istituto dove i bambini rimangono finché i genitori non li raggiungono. Potrebbero passare anni come giorni. É una specie di collegio. Dormono lì, mangiano lì, giocano lì.”
“Wow.” Annuisce. “E tu come mai sei qui? Hai dovuto fare un corso speciale per diventare il mio angelo custode? Hai peccato, vero? E seguire un'idiota come me è la tua punizione.”
“Sei molto ottimista nei tuoi confronti, eh?” Ride. “Sono morto nel 1990. Ho studiato al collegio con altri ragazzi, e nel 1995 sei nata tu, e io avevo già finito il mio corso di studi. Tutti i bambini che adesso sono nell'istituto, saranno un giorno angeli di qualcuno.”
“Come sei morto?” Spara, poi si copre la bocca con la mano. “Scusa, non volevo. Puoi anche non dirmelo.”
Faccio spallucce e passo il dito sul contorno della scatola di gelato. “Incidente in macchina.”
“Come me.”
“Come te.” Annuisco.
“Oh. Mi dispiace. I tuoi genitori?”
Sospiro. “Vivono a Milwaukee. Non li vedo dal 1990.”
“E non puoi andare a trovarli? Cioè, a vedere come stanno? Se ti serve, ti do il permesso.” Fa spallucce.
Scoppio a ridere. “Lux, non l'hai ancora capito, vero? Non posso allontanarmi da te. Sono eternamente legato a te.”
“Suona male, Justin. Peggio di una proposta di matrimonio.” Ridacchia, alzandosi dalla sedia per prendere una bottiglia d'acqua dal frigo. “E comunque, a quanti metri puoi arrivare lontano da me?”
“Massimo venti.” Si siede di nuovo accanto a me. “Ma solitamente dipende. Quando ti è venuta la polmonite, non mi sono allontanato un attimo.”
“Sei rimasto con me?” Chiede incredula. “Per tutta la settimana?”
“Per tutta la settimana. Ti ho sentita lamentarti giorno e notte, ogni dannatissimo secondo. Dovrei avere un premio come migliore angelo del mondo.” Aggiungo.
Ride e alza gli occhi al cielo. “Non mi hai salvata, ieri. Dovrei ricordartelo?”
“No, sto bene così.” Ridacchio. “Come va la testa?”
“Così così.” Fa spallucce. “Avrei preferito avere una gamba rotta piuttosto che il male alla testa. Non lo sopporto.”
“Lo so.” Annuisco, appoggiando le braccia sul tavolo e la mia testa su di esse. “Anche quando avevi due anni lo odiavi. É stato divertente vederti crescere. Sai che quando eri più piccola mi parlavi?”
Sbarra gli occhi e allontana il gelato. “Ti parlavo?”
Annuisco. “I bambini vedono cose che gli adulti ignorano. Mi parlavi, mi hai chiesto come mi chiamo, e la tua prima parola è stata 'Justin'.”
“Oddio, che cosa imbarazzante.” Crolla sul tavolo e io rido.
“I tuoi genitori si sono arrabbiati un casino quando non hai detto 'Mamma' o 'Papà'. Avresti dovuto vedere le loro facce, Lux. Erano indescrivibili.”
“Tu non invecchi?” Chiede di punto in bianco, inarcando un sopracciglio.
“No, non più.”
Annuisce. “Quanti anni hai?”
“18.”
“Quindi sei morto a 18 anni?” Annuisco. “Wow. Mi dispiace. Dici che i tuoi genitori vivono ancora nella vecchia casa?”
“Penso di sì. Perché?”
Sorride e si rimette a sedere. “Ho le vacanze di Pasqua tra pochi giorni. Pensavo che potremmo andare a vedere come stanno.”
Aggrotto la fronte. “Vuoi andare a vedere... I miei genitori?”
“No, voglio che tu vada a vedere i tuoi genitori. Ho una zia a Milwaukee, quindi potremmo- Potrei- Potremmo?” Rido. “Insomma, staremo da lei.”
“Lo faresti?”
“Beh, tu mi sei rimasto accanto per 17 anni. E mi hai anche vista quando ho avuto le prime mestrua-”
La interrompo velocemente, coprendomi le orecchie con le mani. “Basta così! Non voglio sapere altro.” Ride.


Tu dormi sulla poltrona?” Chiede Lux mentre si sdraia sul letto. Questa volta si è cambiata in bagno e mi ha chiuso la porta in faccia.
Faccio spallucce. “Sì. Mi stritoli la notte. Non te ne accorgi, ma mi togli il respiro.”
“Che cosa carina da dire.” Ride, alzando gli occhi al cielo. “Dai, sdraiati. Prometto che se ti stritolo, puoi darmi una gomitata o qualcosa del genere.”
“Se fosse così facile.” Ridacchio, sdraiandomi accanto a lei.
“Ti mancano i tuoi genitori?” Chiede di colpo, guardandomi per un istante prima di spegnere il telefono. Niente scuola per due giorni. Ha esultato come una pazza.
“Un po'. Sono passati 24 anni, ormai ci ho fatto l'abitudine.” Mi stringo nelle spalle e sistemo il cuscino. “Hai i cuscini duri.”
“Grazie. Quindi se tu non fossi morto, ora avresti.. Quarant'anni. Porca miseria, sei quasi vecchio come mio padre.”
Sbarro gli occhi e le tiro una gomitata. “Non chiamarmi vecchio! Ho 18 anni, per l'amor di Dio.”
Ride e scuote la testa. “Ci vediamo domani. E non palparmi.”
“Non me lo potresti impedire.” Ridacchio, girandomi dall'altra parte.


Bbbbbbbbuongiorno! :)
Okay, passiamo alla spiegazione del capitolo precedente: Lux ha avuto un arresto cardiaco, il che equivale a una breve morte. É finita nell'ufficio di collocamento del Paradiso. Sente Justin e Dio litigare sulla sua morte, li scopre e Patrick la porta via.
In questo capitolo si spiega il tutto, comunque.
Spero vi sia piaciuto :)
Sciao, bellesse.

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Capitolo 4
*** Chaz e Ryan ***


Justin's POV.


Lux si siede davanti a Michael e Arianna e io mi siedo accanto a lei, salutando Chaz e Ryan con la testa.
“Ragazzi, non ci crederete mai. Promettete di non prendermi per pazza e ve lo dico.” Comincia Lux, guardando i suoi amici. Annuiscono, confusi. “Avete due angeli custodi. Probabilmente sono seduti accanto a voi adesso.”
“Sì.” Confermo. “Chaz è alla sinistra di Arianna. Ryan è dietro Michael.” La informo.
Lux annuisce leggermente. “Chaz è alla tua sinistra, Ri. E Ryan è dietro di te, Mike.”
Sgranano gli occhi, guardandosi intorno. Arianna inizia a muovere le braccia da una parte all'altra, colpendo Chaz sulla fronte.
“Ahia, cazzo!” Sbotta questo, tenendosi la fronte e spostandosi da Arianna. Ridacchio.
“Dille di smetterla, l'ha appena colpito in fronte.” Dico a Lux, appoggiando la schiena alla poltrona.
“Dici che le crederanno o che dovrai passare il resto della tua vita in un ospedale psichiatrico?” Chiede Ryan ridacchiando e sedendosi sul tavolino accanto al divano.
Faccio spallucce. “Probabilmente la rinchiuderanno da qualche parte.”
Lux mi da una gomitata e io faccio una smorfia, tenendomi il fianco. “Smettila di parlare, mi distrai.”
“Con chi stai parlando?” Michael inarca un sopracciglio, guardando Lux confuso.
“Con Justin. É... Il mio angelo.” Lux fa spallucce leggermente, guardandosi intorno. “I vostri non li vedo. Riesco a vedere solo il mio perché l'ho visto in Paradiso quando sono morta, diciamo.”
“Quindi tu riesci a vedere il tuo angelo? Che figata assurda!” Strilla Arianna, battendo le mani come una foca.
Chaz ridacchia. “Di' a Lux di ringraziare Arianna da parte mia.” Mi fa l'occhiolino.
“Chaz dice di ringraziare Arianna da parte sua.” Sospiro. Sono diventato una specie di messaggero o cosa, ora?
“Comunque, fermi tutti.” Michael si mette a sedere diritto e incrocia le braccia. “Quanti anni ha questo Justin?”
“Questo Justin...” Lux mima le virgolette. “Ne ha 18. É morto nel 1990. Incidente in macchina.”
“Quindi ora non invecchia? Porca miseria, vorrei essere un angelo anche io.” Sussurra Arianna, poi si guarda intorno. “Chaz è ancora qui?”
“Non può allontanarsi a più di 20 metri da te. Siete eternamente legati, come dice Justin.” Lux gioca un po' con un bottone dei suoi jeans.
“Ehi, ma Justin è carino?” Le chiede Arianna. Alzo gli occhi al cielo. Le ragazze pensano solo a questo?
“Sai che mi può sentire? E sente anche voi.” Ridacchia Lux, facendo spallucce. “Non è male.”
“Oh, ragazzo! Non sei male!” Chaz mi fa l'occhiolino di nuovo e io rido.
“Insomma, voi mi credete, vero? Non pensate che sia pazza.” Lux guarda prima Arianna e poi Michael.
“Ti dirò cosa penso: secondo me hai sbattuto forte la testa e ora stai avendo delle allucinazioni. Gli angeli custodi non esistono. Sarebbe come dire che il nostro destino è nelle loro mani. Se non stanno attenti, siamo morti.” Dice Michael, facendo spallucce incurante.
Ryan alza gli occhi al cielo e sbuffa. “Nasconderò i suoi fottuti fumetti mentre dorme. Diglielo a Lux, così magari Mike la smetterà di negare la mia esistenza.”
“Ryan ha detto che nasconderà i suoi fumetti mentre dorme.” Dico a Lux, che ride e guarda Michael.
“Hai dei fumetti? Mike, hai 18 anni, cresci.”
Michael avvampa e guarda in giù. “Mi piacciono quelli di Spiderman.”
“Oh, cielo.” Arianna scuote la testa energicamente. “Quindi anche io ho un angelo custode, giusto? Può fare qualcosa per farsi vedere?”
Lux si stringe nelle spalle. “Justin mi incasinava la stanza e mi nascondeva le cose. Puoi chiedere a Chaz di fare qualcosa?” Mi guarda.
“Sono ufficialmente il messaggero, ora.” Alzo gli occhi al cielo. “Chaz, fai qualcosa.”
“Tipo cosa?” Chiede il biondo, inarcando un sopracciglio.
Faccio spallucce. “Non so, toccale i capelli, soffiale contro.”
Chaz ci pensa un po' su e solleva una teiera dal tavolino, facendo urlare Arianna.
“Porca puttana, è vero! É vicino a me in questo istante? Guarda, aspetta...” Allunga una mano e la posa sul braccio di Chaz, che aggrotta la fronte. “Lo sto toccando?”
“Sì.”
“Sì.” Conferma Lux, annuendo.
“Sei così fortunata! Vorrei vedere anche io Chaz. Mike, non sei curioso di sapere com'è Ryan?”
Michael sbuffa. “Io non credo a tutta questa storia.”
“Idiota, la teiera si è appena alzata da sola, Mike.” Arianna alza gli occhi al cielo. “Quindi basta solo morire per vedere gli angeli?”
“Solo morire.” Sbuffo. “Se muori non te ne fregherà più niente di vedere gli angeli.”
Lux ridacchia. “Justin è arrabbiato.”
Arianna sporge in fuori il labbro e si guarda intorno. “Scusa, Justin!”
“É seduto accanto a me. Sulla poltrona.” La informa Lux, ridacchiando.
“Oh.” Arianna guarda nella mia direzione e sembra quasi che riesca a vedermi. Pazzesco. “Scusa, Justin. Aspetta, voglio vedere una cosa. Seguimi fuori, ti dico un segreto e poi voglio vedere se Lux lo sa. Andiamo!” Mi fa cenno di alzarmi e io ubbidisco. Mi sta sperimentando. É peggio di Lux, a quanto pare. “Okay.” Dice appena arriviamo in cucina. “Puoi sollevare qualcosa così so dove guardare?” Chiede.
Ridacchio e do un colpo al frigo, appoggiandomici contro. Arianna mi avanza incontro e mi sbatte quasi addosso, costringendomi a spostarmi un po'.
“Allora, vediamo. Cosa potrei dirti?” Si lecca le labbra e passa in rassegna le scatole di biscotti nella credenza. “Oh, ecco! Una volta Lux ha mangiato dei biscotti per cani! Ora vai a dirglielo, così vedo se sei vero.”
Alzo gli occhi al cielo e mi segue in sala, sedendosi con un grande sorriso. Lux mi guarda confusa e io faccio spallucce.
“Dille che mi ha detto che hai mangiato dei biscotti per cani.” Dico soltanto.
Lux sbianca e si gira verso Arianna. “Arianna! Cazzo, non erano biscotti per cani, erano biscotti normali!”
“No, no. Erano biscotti per cani.” Ridacchio io.
Mi lancia un'occhiataccia. “Zitto, tu.” Alzo le mani in segno di resa.
“Porca miseria, allora è vero. Lo vedi davvero. Mamma mia, che figata. Puoi toccarlo?” Chiede la ragazza, guardando da Lux a me.
“Sì, posso toccarlo.” Annuisce.
“Dille di dire a Mike che mi dispiace di aver strappato il suo compito di Francese questa mattina.” Dice Ryan, guardandomi. “C'era un'ape.”
Scoppio a ridere e alzo gli occhi al cielo, mentre Lux mi guarda. “Perché stai ridendo?”
“Di' a Michael che Ryan gli ha strappato il compito di Francese questa mattina perché c'era un'ape.” Continuo a ridere.
“Wow, ragazzi. Vi divertite un sacco, eh.” Lux scuote la testa e Anne entra in sala.
“Allora, le visite sono finite, ragazzi. Ora di tornare a casa e lasciare che Lux si riposi.” Annuncia, guardando Michael e Arianna.
Annuiscono e si alzano dal divano, mentre Anne esce dalla sala. “Mi raccomando, non dite niente a nessuno, va bene?” Dice Lux mentre io, Ryan e Chaz li seguiamo alla porta.
“Va bene. Basta che ti rimetti in fretta, così ci dici cosa fanno. Pensi che posso parlare con Chaz se voglio?” Chiede Arianna, aggrottando la fronte.
“Basta che scrive qualcosa, Chaz risponderà sulla carta.” Dico.
“Justin dice che basta scrivere qualcosa e Chaz risponderà. Perchè non c'ho pensato prima?” Lux sbuffa e io ridacchio.
“Ci vediamo domani!” Strilla Arianna, stringendola in un abbraccio. “Ciao, Justin.” Dice al vento. Ridacchio.
“Beh, riprenditi.” Borbotta Michael, aprendo la porta. “E fai finire le allucinazioni, okay?” Esce di casa e Arianna alza gli occhi al cielo, seguendolo.
“Beh, non è andata tanto male.” Dice Lux, chiudendo la porta.
Anne ci raggiunge giusto in tempo. “Con chi stai parlando, tesoro?”
“Oh, con me stessa. Mi stavo rassicurando da sola. Che c'è per cena?” Chiede.
La madre fa spallucce. “Pasta. Ma dovrai cenare da sola, Lux. Ci vediamo dopo.” Le da un bacio in fronte e esce di casa.
Lux mi guarda. “Davvero rispondete se scriviamo?”
“Dipende se la cosa è importante. Se è per chiederci se il rosso sta bene con il blu, vi mandiamo delicatamente a quel paese.” Ride.


Ma tu non mangi mai?” Chiede di colpo, guardandomi stranita. “Insomma, va bene che sei un angelo e tutto il resto, ma devi pur mangiare qualcosa. Cosa mangi? La luce? La mia aura? L'energia interiore che propago?”
Scoppio a ridere. “Sì, Lux. Mi nutro della tua energia interiore.”
Mi da un colpo sul braccio. “Sono seria, Justin. Cosa mangi?”
“Non mangio niente, non ne ho bisogno.” Faccio spallucce.
“Quindi non bevi neanche? E allora perché dormi?” Inarca un sopracciglio, confusa.
“Perché sono stanco.” Ridacchio, passandomi il bicchiere da una mano all'altra.
Annuisce, pensierosa. “Dimmi, cosa facevi quando sono stata investita?”
Mi rabbuio e poso il bicchiere. “Niente di importante.” Mugugno.
“Dai, dimmelo. Voglio saperlo.” Continua, prendendo un'altra forchettata di pasta e portandosela alle labbra. “Oppure ti faccio dormire in poltrona.”
Ridacchio e alzo gli occhi al cielo. “Stavo con Chaz e Ryan.”
“E cosa facevate? Ti prego, dimmi che non ti piace Cindy. Ti preeego!” Canticchia, guardandomi.
“Non mi piace Cindy. Sai che si è fatta tutta la scuola? Ogni volta che la vedo da qualche parte, ha un ragazzo nuovo.” Borbotto, scuotendo la testa. “Patetica.”
“Almeno c'è qualcuno che la pensa come me. Allora cosa facevi?” Chiede ancora.
Sbuffo. “Perché lo vuoi sapere? Tanto non lo farò più.”
“Voglio saperlo e basta. Dai, dimmelo.”
“No.”
“Dimmelo.”
“No.”
“Dimmelo, Justin! Oppure mi butto sotto un'altra macchina e avrai un altro discorsetto con Dio.” Incrocia le braccia e alzo gli occhi al cielo.
“Ricattatrice. Stavamo guardando le ragazze nello spogliatoio.”
Lux alza gli occhi al cielo e si alza, mettendo il piatto nella lavastoviglie. “Wow, Justin. Pensavo che almeno voi aveste un minimo di cervello.” Dice, andando in sala.
La seguo. “Tanto non potrò più farlo comunque. La mia distanza si è accorciata.”
“Che vuoi dire?” Inarca un sopracciglio e si butta a capofitto sul divano, facendomi un po' di spazio.
“Voglio dire che dei 20 metri che avevo, ora me ne sono rimasti 15. Non posso allontanarmi da te.” Faccio spallucce. “Quindi mi devi lasciar entrare nel bagno.”
Mi lancia un cuscino addosso e io rido. “Idiota.” Borbotta, cambiando canale. “L'avevi spenta tu la TV quando non funzionava?”
“Un paio di volte. Ma tua madre ha ragione, è davvero vecchia di un secolo. Dovreste cambiarla.” Dico infine.
“E l'angelo custode di mio padre? Quanti anni ha?” Mi guarda curiosa.
“Um... 56, penso. Non ne sono sicuro. É simpatico, e gli assomiglia un casino. Legge il giornale con lui la mattina e guarda con lui le partite di hockey.”
Lux ride. “Sul serio? Almeno ha compagnia. Che altri angeli ci sono? Anche gli animali hanno gli angeli?”
“No, solo le persone.” Annuisce. “Però gli animali ci sentono. Ecco perché cerchiamo di non farvi andare dove ci sono gli animali. Alcuni impazziscono letteralmente.”
“Mhm...” Pensa. “Hai una ragazza?”
“Sono occupato con te. Mettila come vuoi, ma la nostra è praticamente una relazione.” Faccio spallucce.

Okay, inquietante. Quindi non hai una ragazza.” Deduce. Scuoto la testa. “E non l'avrai mai? Gli angeli possono stare solo con gli angeli?”
“Considerando il fatto che non ci vedete, sì. Ma abbiamo troppo da fare con voi, e solitamente gli angeli custodi sono uomini.”
“Davvero? Perché?”
“Non lo so.” Ridacchio. “Siamo più forti e abbiamo più possibilità di proteggervi.”
Alza gli occhi al cielo e si butta sul letto, fissando il soffitto e giocherellando con il lembo della maglietta. “Ma gli angeli non hanno le ali? Puoi volare? Oppure, non so, sparire da un posto per andartene in un altro?”
“Luxxx.” Brontolo. “Ne abbiamo già parlato. Non posso allontanarmi da te. Domani dovrò stare seduto con te in classe, oltretutto.”
Si mette a sedere di colpo e mi sorride raggiante. Oddio. Oddio, no. So cosa sta pensando.
“Mi aiuterai con il compito di Fisica? Ti prego! Ti prego, ti prego!”
“Non rientra esattamente nei miei compiti.” Mugugno, aprendo una finestra per far entrare un po' d'aria.
“Sì, invece!” Saltella sul letto e quasi sbatte la testa contro il soffitto. “Se prendo un'insufficienza mia madre mi uccide. E, credimi, non c'è niente e nessuno che può salvarmi da lei.” Rido.


OKAY LO SO CHE NON HO AGGIORNATO DA AGOSTO E NON HO NEANCHE UNA SCUSA SEMPLICEMENTE NON VOLEVO RIENTRARE NEL SITO.
Comunque.
Ecco il quarto capitolo, se a qualcuno questa storia interessa ancora, altrimenti ciao :(
Grazie per le recensioni, dfkjyfhksdfh.
Il prossimo capitolo sarà postato Mercoledì :)
Xo.

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Capitolo 5
*** A wimoweh ***


Justin's POV.

«Puoi evitare di ricordarmi quante volte mi sono addormentata in classe? Grazie.» Borbotta Lux mentre ci avviciniamo alla sua classe di Fisica.
«Non ci penso neanche.» Ridacchio, guardandomi intorno. «Non ti preoccupi che qualcuno ti prenda per pazza visto che parli da sola?»
Lux fa spallucce e tira fuori il telefono, controllando l'ora. «Allora, hai studiato le pagine che ti ho dato per stanotte? Insomma, sai le cose fondamentali?»
Arriccio il naso. «Alla mia epoca le cose fondamentali erano ben diverse, ma sì. Mi devi otto ore di sonno.»
«Vedrò cosa posso fare.» Ride e getta la borsa sul banco accanto a quello di Arianna. «Ehi.»
Arianna alza lo sguardo dal libro e accenna un saluto con la testa, poi si guarda intorno. «Justin?»
«Accanto a me. L'hai capito l'ultimo capitolo? Ci sono stata sopra per due ore senza capire niente e alla fine ho fatto studiare Justin.»
Mi siedo in fondo all'aula con Chaz e sbuffiamo allo stesso tempo. «Ieri Arianna mi ha fatto scrivere così tanto che per poco non le ho ficcato la penna nell'occhio. Ero anche pronto a subire l'ira di Dio.»
«Beh, Lux mi ha fatto studiare trenta pagine di Fisica. Mentre lei dormiva.» Gli lancio un'occhiata e lui alza le mani in segno di resa. 
«Hai vinto, amico. Allora, i suoi genitori lo sanno che hanno gli angeli custodi? Lux gliel'ha detto?»
Faccio spallucce. «Non c'erano. Vederli in casa è più raro che vedere Lady Gaga vestita o Rihanna che non canta di sesso.»
«Sono d'accordo." Chaz annuisce e la professoressa di Fisica entra in classe, lanciando la sua roba sulla cattedra.
«Spero davvero che tutti voi siate pronti e non mi facciate mettere un'altra insufficienza. State per finire l'anno, è ora di darsi una svegliata.» Dice infine, raccogliendo un blocco di fogli e iniziando a distruibuirli.
Sospiro e mi alzo. «Augurami buona fortuna.»
«Ci vediamo all'inferno.» Ride Chaz mentre mi inginocchio accanto a Lux e sistemo il mento sull'angolo del suo banco. «Pronta?»
«Vorrei morire.» Brontola appena riceve il testo. «Dio mio! Chi cazzo le fa ste formule?» Lascia cadere la testa sul banco e Arianna ride.
«Non è così male. Semmai ti aiuto.» Suggerisce prima di prendere la penna e iniziare a scrivere.
«Dai, cominciamo.» Sospiro infine, alzandomi e appoggiando le mani sul banco.
La professoressa mi passa attraverso e si blocca, voltandosi con le sopracciglia inarcate. «C'è corrente, qualcuno chiuda la porta, per favore.»
«Ma si muore di caldo!» Si lamenta uno dalla prima fila, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«Allora fatti una corsa fino alla porta, così ti rinfreschi.» La donna gli lancia un'occhiataccia e continua a camminare tra i banchi per controllare.

«La odio! La odio e vorrei che... Che...» Lux mi lancia un'occhiata. «Perché sei così contento?»
«Ho scoperto di essere un mago in Fisica!» Gongolo, seguendola per la strada. «Insomma, dai, non puoi dirmi che non ho fatto la migliore verifica di tutta la classe.»
Lux alza gli occhi al cielo e apre la porta di casa, entrando e laciandola aperta per me. Prima volta in assoluto. La richiudo e quasi le sbatto contro quando me la ritrovo davanti.
«Se hai sparato le risposte a casa, considerati morto.» Sibila prima di inoltrarsi verso camera sua. La seguo e mi siedo sulla scrivania, guardandola armeggiare con la cerniera della maglietta.
«Ma io sono già morto.» Ridacchio e lei mi lancia un'occhiataccia. «Ti serve una mano?»
«No, grazie! So ancora come si fa a slacci- Sì.» Si arrende in fine. Scuoto la testa e salto giù, slacciandole la cerniera velocemente prima di sedermi sul letto. «Allora...» Inizia mentre si infila nell'armadio e chiude le ante per cambiarsi. «Voi non state mai male, giusto? Tipo, non vi beccate l'influenza o cose così?»
«Nah.» Prendo il suo telefono e inizio a leggere i messaggi sdolcinati di Mike, fermandomi su uno che cita, letteralmente, sei la luce della mia vita, grazie!.
Voglio vomitare. Arriccio il naso e poso il telefono. «Sai una cosa?» Le chiedo appena esce dall'armadio e getta i vestiti sulla poltrona.
Mi guarda mentre si pettina i capelli. «Cosa?»
«Mike ha una cotta per te. Da un bel po' di anni, oltretutto. Non vorrei dirtelo, ma sei davvero sfigata con i ragazzi.» Rido appena ricevo la spazzola sulla spalla. «Scherzo. Ma davvero: dimmi che non ti metteresti mai con uno che legge ancora i fumetti. Insomma, quanti anni ha?»
«Non penso siano affari tuoi con chi io decida di mettermi. E comunque non con Mike di sicuro. Sei sicuro che gli piaccio?» Inarca un sopracciglio appena le lancio indietro la spazzola.
«Sono poche le cose di cui sono sicuro. Ma direi che se un ragazzo riempie pagine e pagine di quaderno con il tuo nome e ogni ragazza che è protagonista di un qualsiasi suo racconto si chiama come te, allora sì. Ne sono sicuro.» Faccio spallucce.
Lux fa una faccia schifata e si siede di fronte a me. «Pagine e pagine? Come le ragazze?»
«Peggio delle ragazze. Voi ragazze mettete il cognome del ragazzo che vi piace con il vostro nome per vedere come suonano insieme. Mike ha scelto i nomi dei vostri figli, in quale città vivrete, che lavoro farete, le mete per le vacanze e non parliamo nemmeno di quando fare sesso per la prima volta. A quel punto ho dovuto smettere di leggere e ho dovuto guardare un film di Stallone per sentirmi uomo.»
Lux scoppia a ridere e alza gli occhi al cielo, colpendomi con un cuscino. «Non ho mai scritto il cognome di un ragazzo con il mio nome! E comunque penso sia dolce. Inquietante, ma dolce.»
«Sicuro. Se ti piacciono degli smidollati che ti vanno dietro da quattro anni e ancora non te l'hanno detto, allora direi che Mike è il tipo giusto per te. Ma solo dopo che sarò morto, sepolto e portato via da qui. Insomma, non in senso letterale ma ci siamo.»
«Sei antipatico. Mike non ti ha fatto niente.»
Faccio una smorfia e la guardo. «Sei proprio sicura? Mi ha fregato il cucchiaio una delle poche volte che avevo voglia di gelato, si è seduto sopra di me quando guardavate quel film di cani qualche anno fa, mi ha preso il posto sull'autobus quando siete andati in gita a San Diego-»
Mi interrompe, coprendomi la bocca con la mano. «Va bene, ho capito. Ma comunque non sapeva della tua esistenza.»
«E anche ora stenta a crederci. Oggi ha ignorato te e Arianna tutto il tempo. Insomma, non mi sembra un comportamento da migliore amico, barra, smidollato cotto.»
Mi da una sberla sul braccio e si alza dal letto. «Dimmi la verità. Tu ci crederesti se qualcuno di dicesse che hai un angelo custode? Voglio dire, se fossi ancora in vita.»
Faccio spallucce. «Probabilmente no. Ma questo non mi darebbe il diritto di accusare una persona di essere pazza. Come ha fatto Mike con te e Arianna stamattina. Ha detto a John Patrowski che entrambe vi siete date alla caccia ai fantasmi.»
Lux si gira verso di me e aggrotta la fronte. «Ma davvero?»
«Davverissimo.» Confermo.
Ride. «Quella parole non esiste.»
«Fino a tre giorni fa non esistevano gli angeli custodi.» Mi lancia un cuscino addosso.

«Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare ed ascoltare.» Canticchia Lux mentre giocherella con il telecomando. Stiamo guardando un cartone per bambini.
E non per bambini al di sopra dei 9 anni. Stiamo guardando quelle stupide idiozie che ti fanno ripensare all'evoluzione del genere umano, perché probabilmente le scimmie erano più intelligenti.
«Per fare un tavolo, ci vuole il legno; per fare il legno, ci vuole l'albero; per fare l'albero ci vuole il seme! Per fare il seme, ci vuole il frutto; per fare il frutto, ci vuole un fiore; per fare un fiore ci vuole un fiore, ci vuole un fiore, ci vuole un fiore!»
Mi passo un dito sul naso e appoggio la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e assaporandomi la tranquillità che regna in casa una volta che Lux non si fissa con CSI e non alza il volume a palla.
«Oddio, oddio!» Balza in piedi e io crollo sul divano, guardandola alzare il volume appena un cane e una specie di ippopotamo appaiono sullo scherzo della televisione. «É la canzone del leone! La canzone del leone!» Strilla.
«Lux, hai 17 anni, per l'amor del cielo. Siediti e fai la persona matura.» Borbotto.
Mi guarda male. «Disse quello che mi metteva in disordine la stanza per divertirsi e mi spegneva la TV.»
«Questa è esattamente la ragione per cui la spegnevo!»
Mi fa segno di stare zitto e inizia a saltellare da destra a sinistra come quei due animali. «A wimoweh! A wimoweh! A wimoweh! A wimoweh! A wiiiii!»
Mi alzo dal divano e le copro la bocca con la mano, tirandola giù a sedersi. «Ti prego, ti prego, ti prego, smettila di lagnarti così oppure ti porto al manicomio.»
Mi da una sberla e si rialza, ricominciando a saltare. Sbuffo e incrocio le braccia, pregando che la canzone finisca presto. Quando finalmente quei due spariscono dallo schermo, Lux si siede e mi sorride, poi mi da una leggera gomitata.
«Hai 18 anni, Justin! Goditi un po' la vita, non tenere sempre il muso.» Fa spallucce e abbassa il volume di nuovo. «Hai la possibilità di vivere la tua vita di nuovo e di rimanere giovane per sempre. Non sprecarla.»
La guardo e la canzone della Sirenetta inizia a suonare di sottofondo. «Che cosa?»
«Justin, ascoltami. Il mondo degli umani è un pasticcio.» Canticchia Lux mentre mi guarda, poi ride della mia espressione. «La vita sotto il mare è meglio di qualsiasi cosa abbiano lassù!» Fa una pausa.
«No, ti prego, non-»
«Le alghe del tuo vicino ti sembran più verdi, sai? Vorresti andar sulla terra, non sai che gran sbaglio fai! Se poi ti guardassi intorno, vedresti che il nostro mar è pieno di meraviglie, che altro tu vuoi di più? In fondo al mar!»
«Lux-»
«In fondo al mar! Tutto bagnato, è molto meglio, credi a meee!»
Rido. «Lo so bene.»
Mi lancia un'occhiataccia. «Pervertito.»
«L'hai detto tu che ho 18 anni e di comportarmi da tale.» Rido mentre continua a darmi leggere gomitate.

«Mamma! Non riesco a arricciare i capelli, mi-» Si blocca quando vede sua madre raccogliere le sue cose per uscire. «Dove vai?»
«Al lavoro, tesoro. Clienti importanti. Ci vediamo domani mattina, non scottarti con la piastra.» Anne corre fuori di casa e si sbatte la porta dietro, mentre Lux sospira e torna al piano di sopra.
Getta la piastra sulla scrivania, poi si sdraia sul letto e raccoglie il libro di Francese da terra, iniziando a sfogliare le pagine.
Faccio una smorfia. Sua madre è una stronza. Mi sdraio accanto a lei e leggo quello che legge, perdendo il filo ogni volta. «Tutto bene?» Chiedo infine.
«Sicuro. Niente che non sia già successo. Ma questo già lo sai.» Fa spallucce tranquillamente e la guardo per un po'.
«Beh, ma ora sono qui, perciò puoi parlarne con qualcuno che non dirà a tutta la scuola che sei pazza.»
Lux arriccia il naso e gira un'altra pagina. «Devo studiare.»
«Va bene. Come vuoi.» Prendo il suo iPod e mi infilo le cuffie nelle orecchie, scegliendo una canzone che non sia dei Tokio Hotel. 
Michael Jackson va benone.


RAGAZZE RAGAZZE RAGAZZE PER FAVORE NOTATE CHE HO MESSO IL CAPITOLO IN TEMPO KDYSDKH.
IN OGNI CASO.
Stavo guardando vari cartoni della Disney mentre scrivevo il capitolo perciò perdonate le varie citazioni, ok? Okay.
Spero il capitolo vi sia piaciuto iudsydj.
Il prossimo dovrebbe esserci o domani o Venerdì, vedo cos'ho da fare c:
Sciao, bellesse.

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Capitolo 6
*** Milwaukee ***


Justin's POV.

«Oh, ma andiamo! Che cosa ti ho fatto?» Borbotto mentre seguo Lux su e giù per le scale, impedendole di rompersi anche la testa quando inciampa.
«Sei entrato nel bagno mentre mi facevo la doccia!» Mi strilla contro, girando su se stessa e iniziando a camminare giù. «La vuoi smettere di seguirmi?!»
«Se potessi, anche subito!» Incrocio le braccia e mi siedo in cima alle scale, perché tanto ritornerà su in qualche secondo.
«Insomma, è da maleducati! Non puoi farlo, è violazione della privacy!» Mi urla di nuovo, ritorando su.
«Beh, denunciami. Mi piacerebbe entrare in tribulane, deve essere una figata.»
Mi da una sberla sul braccio e sbuffa. «Sei un coglione.»
«Senti, ti ho vista nuda più dei tuoi genitori, una volta in più non mi ucciderà. E non ucciderà sicuramente te.» Sbotto, alzandomi per sovrastarla. É bassa e piccola, il che è una fortuna.
«Invece potrebbe! Se entri e non ti sento, mi viene un attacco e potrei scivolare e morire. Cosa dirai a Dio, eh? Eh? Eh? Eh? Eh?» Mi punzecchia finché non le afferro i polsi.
«Senti, zitta un attimo. Che differenza fa? Non ti ho neanche vista, mio Dio! Sono entrato solo per prendere il pettine, okay?»
«A che cavolo ti serve il pettine?!» Cerca di allentare la mia presa ma fallisce, sospirando. «Lasciami andare e io lascio perdere.»
Faccio come dice e mi da un'altra sberla, poi ritorna a camminare su e giù. «Stai facendo ginnastica?»
«Il dottore ha detto che devo camminare tanto e non voglio uscire con questa pioggia.» Si stringe nelle spalle e riprende fiato prima di risalire, due gradini alla volta. «Allora, parliamo di cose serie.»
«Del tipo?» Le lancio un'occhiata e la vedo scendere di nuovo. «Puoi fermarti un momento? Mi stai facendo venire mal di testa.»
«Beh, se tu fossi stato più attento, adesso non dovrei fare ginnastica e tu potresti vedermi nuda ogni volta che vuoi!» Ribatte seccamente e si ferma, ansimando.
«Non sarebbe stata una cattiva idea, già.» Borbotto mentre mi passo le mani tra i capelli, sbadigliando. É una cosa impossibile dormire con i suoi che fanno sesso nella stanza accanto, lo giuro. Non so come ci riesca, lei.
Lux si ferma davanti a me e si inginocchia, posandomi le braccia sulle gambe. «Allora, i tuoi genitori. Parliamo un po' di loro.»
«Parliamo un po' di loro. Cosa vuoi sapere?»
«Allora, so che vivono a Milwaukee e so anche che non gli hai visti dal 1990. Non ti mancano?»
Faccio spallucce leggermente e lei mi tira un dito. «Non più, direi. Lux, è stato tanto tempo fa, non ha senso parlarne.»
«Invece sì. Devi vederli, Justin. Sono convinta che ti sentiresti meglio.» Annuncia. Questa ragazza è fuori di testa.
«E perché mai? Non potrei salutarli e non potrebbero salutare me. Come ho detto, non ha senso.» Cerco di alzarmi ma mi tiene giù, mettendo tutto il suo peso sulle mie gambe. Buon Dio.
«Perché non vuoi andare? Vederli è meglio che non vederli. Almeno saprai come stanno.»
Sospiro e mi lecco le labbra. «Come ben sai, non posso allontanarmi da di te e-»
Scatta in piedi, probabilmente colta da un'illuminazione improvvisa, e mi da varie sberle sulle gambe. «Justin! Justin, Justin, Justin! So cosa dobbiamo fare!»
«Che cosa dobbiamo fare? Perché devo farlo anche io- Lux!» Sbuffo mentre mi alzo in piedi e la seguo fino in camera, osservandola mentre prende il telefono e digita un numero.
«Zia! Ciao! Senti, sai che ci sono le vacanze di Pasqua tra poco, vero?» Annuncia, e poi ascolta. «Sì, esatto, pensavo di venire un po' da te a Milwaukee!»
Che cosa?
«Sì, ne parlerò con mamma e papà stasera quando arrivano. Per te va bene?» Silenzio. «Okay, perfetto, ti chiamo domani. Ciao!» Riaggancia e mi sorride di nuovo.
«Indovina che cosa faremo?» Saltella su e giù finché non prende una storta e si siede sul letto, continuando a fissarmi.
«Oh, non so, dammi qualche indizio.» Borbotto sarcasticamente mentre mi siedo sulla scrivania. «Ascolta, Lux, apprezzo quello che stai cercando di fare ma i miei genitori si sono abituati alla mia assenza, tornare lì non farebbe alcuna differenza e inoltre non potrebbero vedermi.»
«Io non stavo parlando di loro che vedono te. Parlavo di te che vedi loro. Insomma, sono anni che non li vedi, no? Hai un'occasione, adesso. Sfruttala!» Mi incoraggia, muovendo le braccia da tutte le parti mentre mi spiega dove vivono i suoi zii.
In che razza di posto sono andato a finire?

Lux corre dentro la camera da letto e si getta a capofitto sul materasso, così poso la rivista che stavo leggendo e la guardo mentre mi sorride beatamente.
Oh, no.
«Che cosa hai combinato?» Mi nascondo il viso tra le mani e la sento ridere mentre si siede.
«Indovina chi va a Milwaukee tra due giorni? Indovina, dai! Dai, indovina!»
«Tu mi farai diventare pazzo, Lux. Lo sai, vero?» Borbotto mentre alzo lo sguardo su di lei. Fa spallucce e salta giù, afferrando la valigia da sotto il letto e aprendola per poi andare verso l'armadio.
«Allora, allora. Cosa potrei portare? Fa freddo a Milwaukee in Aprile?» Mi chiede mentre passa in rassegna i vestiti che sono appesi nell'armadio.
«Lux, io-»
Mi interrompe di nuovo. «Non voglio sentire scuse, Justin. In ogni caso non potresti dirmi di no visto che è deciso e io ci vado. Tu devi venire con me. Rassegnati.»
Sospiro e appoggio la testa sulla poltrona, chiudendo gli occhi e sentendola armeggiare con le varie ante. Non voglio tornare a vedere i miei genitori. Mi sono finalmente abituato al fatto che non potrò rivederli per altri quarant'anni come minimo e adesso Lux mi porta da loro.
«Dobbiamo proprio andarci?» Chiedo infine, riaprendo gli occhi e vedendola annuire.
«Dobbiamo proprio andarci. Justin, ti prometto che andrà tutto bene. Insomma, tu mi salvi la vita tutte queste volte e io voglio fare qualcosa per te. Sono sicura che vederli ti farà bene. Almeno saprai se stanno bene o no, giusto?» Mi lancia un'occhiata inquisitoria e io faccio spallucce.
Che posso dire? In parte ha ragione, in parte vorrei darle qualcosa in testa così non si potrà muovere per un po' e dovremo rimanere qui. «Lux, non voglio vederli.»
«C'è una grande differenza tra il non voler vederli e l'avere paura di vederli. Tu a quale parte appartiene, Justin?» Chiede mentre tira i vestiti nella valigia e si guarda intorno.
Dio, quanto odio questa ragazza. Non nel senso letterale della parola ma si capisce. «Alla prima.»
«No, alla seconda. Ascolta...» Oh, no. Ora arriva il discorsetto. Si inginocchia davanti a me e mi prende le mani come se fossi un bambino a cui stanno per dire che devono trasferirsi. In parte è così. «So che morire è una brutta cosa, sia per te che per quelli che rimangono qui e che ti volevano bene, ma fai finta per un secondo che sono i tuoi genitori quelli che sono morti. Vorresti che ogni tanto venissero a trovarti? Non importa se non li vedi e non li senti, ma semplicemente non vorresti mai pensare che siano lì con te?»
Mi lecco le labbra e guardo fuori dalla finestra, mentre Lux continua a fissarmi in silenzio. Alla fine mi stringo nelle spalle. «Suppongo di sì.»
«La stessa cosa vale per loro, allora. Sono sicura che ti pensano e anche se si sono abituati alla tua assenza, non vuol dire che non gli manchi. Va bene? Dai, smettila di rimuginarci sopra. Andrà tutto bene.» Si alza e torna alla sua valigia. «Hai visto la mia piastra?»
«Sì, è nella spazzatura. L'ho rotta stamattina.» Mi lancia un'occhiataccia e io sorrido velocemente. «Non urlarmi contro, sto per vedere i miei genitori dopo 24 anni.»
Scuote la testa e chiude velocemente la zip, lanciano la valigia a terra e crollando sul letto. «Dio mio, il volo sarà lungo. Tu dove ti siedi?»
«Tu dove ti siedi. Io mi siedo sul tuo posto e tu ti siedi sopra di me.»
«Perfetto, e se ti addormento le gambe?» Si tira su sui gomiti e mi lancia un'occhiata perplessa. «Le gambe ti si addormentano ancora?»
«No.»
«Fico!»
Rido.
Non ci credo che mi sta costringendo a fare queste cazzate.


Mi dispiace tanto per l'assenza. Ma proprio tanto, tanto, tanto.
Ma sapete com'è: si cresce e la vita va avanti e non posso scrivere a 19 anni così come facevo a 17, ovvero quando mi sono iscritta.
Prima scrivevo storie perchè mi piaceva farlo, ma con il tempo le recensioni sono passate da 'Amo la tua storia, non vedo l'ora che continui!' a 'Aggiorna subito, cazzo! Aggiorna, aggiorna, aggiorna!', e sinceramente questa fretta mi ha stancata, perciò ho deciso di prendere un periodo di pausa da tutta questa roba.
Come avrete notato le storie belle su EFP stanno diventando sempre meno, e la maggior parte di quelle belle sono una copia di altre.
Non volevo diventare un'autrice che deve copiare altre storie per scrivere,
anche perché so bene quanto questo dia fastidio visto che anche quando non scrivo più, c'è gente che copia le mie storie sperando che io non lo noti.
Comunque, nonostante tutto, sono tornata perché controllavo il sito almeno una volta al mese mentre non scrivevo,
e non sopportavo di avere queste due storie incomplete (e da cogliona che sono, ne ho iniziata un'altra).
Per finire;
Spero che la storia vi piaccia ancora! Vorrei solo avvertire tutti quelli che seguiranno le mie ultime tre storie, che con queste ho chiuso. Non scriverò più e non entrerò più nel sito, perciò spero che la fine vi piaccia.
Fatemi sapere e seguitemi su

TUMBLR.
Okay, sciao, bellesse. :)

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Capitolo 7
*** Milwaukee II ***


Justin's POV.


Non finirà bene. Non finirà bene per niente. Non finirà bene proprio per niente. Lux si sposta leggermente cosicché mi possa sedere, e si siede su di me, evitando gli sguardi della gente che la osservano siccome fino a pochi secondi fa sussurrava parolacce a non finire perché non danno le noccioline sull'aereo.
«Come faccio a parlare con te se qualcuno si siede accanto?» Sussurra mentre si allaccia la cintura e appoggia la borsa sul sedile di fianco.
Faccio spallucce tranquillamente e infilo le dita nei suoi fianchi appena l'aereo si muove, solo per fermarsi due secondi dopo. Dio, ti prego, fai che non capiti nessun incidente. Non farebbe differenza visto che sono già morto ma non potrei sopportare di cadere da 20.000 e schiantarmi al suolo.
E anche perché perderei Lux.
«Hai paura di volare?» Mi chiede piano, tirando fuori l'iPod e un libro e appoggiandoli sulle gambe. Non può aprire il tavolino finché l'aereo non sarà stabile in aria.
«Non ho mai volato con un aereo prima.» Bofonchio mentre guardo i passeggeri farsi strada verso i loro posti. Sento vari mormorii intorno a noi, qualche anta che sbatte e qualche tizio imprecare perché non può bere finché non decolliamo.
«Cosa vuol dire che non posso prendere dell'acqua? É solo acqua, per l'amor di Dio! Non farà crollare un aereo che sta fermo!» Sbraita.
«L'aereo non cadrà, vero?» Chiedo a Lux, e lei scuote la testa mentre gira qualche pagina. «Che ne sai?»
«L'aereo è il mezzo più sicuro. C'è più gente che muore andando in balcone che sull'aereo, stai tranquillo. E poi non sei già morto? Che ti frega?» Un passeggero le lancia un'occhiata perplessa e lei gli sorride velocemente. «Sto leggendo. Leggere mi calma.» L'uomo annuisce lentamente e torna a guardare fuori dal finestrino.
Oddio mio, so già che finirà molto male. O per me o per Lux. Potrei anche farle dei buchi nel corpo che continuo a infilarci dentro le dita. Allento un po' la presa e mi schiarisco la voce, sporgendomi per leggere con lei. 
In circa un quarto d'ora tutti i passeggeri sono seduti e le porte dell'aereo si chiudono, poi le hostess iniziano a mostrare le uscite di sicurezza e le varie cose da fare in caso di pericolo. Non mi rilassano e non mi fanno sentire più sicuro, e sicuramente mi dimenticherò anche come si cammina semmai l'aereo stesse per cadere. Le misure di sicurezza sono completamente inutili se paragonate al panico che scoppierebbe tra i passeggeri.
L'aereo inizia la sua corsa e Lux mette giù il libro, gustandosi il fatto che il sedile accanto a noi è vuoto.
«Posso sedermi lì?»
«No, non mentre siamo in fase di decollo. Quando saremo su puoi spostarti.» Annuncia allegramente, poi guarda fuori dal finestrino. «Allora, sei emozionato? Spaventato?»
«Sono schiacciato.» Borbotto e lei mi da una sberla senza farsi vedere. «Lux, te l'ho già ripetuto che è una pessima idea, vero?»
«Sì, mi hai tenuta sveglia tutta la notte per ripetermelo. E io ti ho già ripetuto che è un'ottima idea. Ti divertirai, vedrai quanto è cambiata Milwaukee nel corso degli anni. A me piacerebbe.»
Alzo gli occhi al cielo e appoggio la testa al sedile, respirando profondamente e ignorando la spinta che arriva quando l'aereo si stacca da terra. In pochi minuti siamo in volo, e l'allarme per le cinture di sicurezza si spegne, così metà dei passeggeri si alzano e così fa anche Lux per farmi sedere accanto a lei. Fa finta di prendere qualcosa dalla borsa e si rimette a sedere, sospirando.
«Vengono a prenderti all'aeroporto?» Le chiedo, e lei annuisce. «Quanti anni hanno?»
«Mia zia 38, mio zio 42. Ti piaceranno. Anche perché mia zia crede nei fantasmi.»
«Non sono un fantasma!» Le lancio un'occhiataccia e lei fa spallucce.
«É la stessa roba, Justin. In ogni caso sono sicura che ti piaceranno anche i loro angeli. E potrai vedere quelli dei tuoi genitori e chiedere cose! Oh, mio Dio! Non ci avevo pensato!» Scatta a sedere e qualche passeggero borbotta del fastidio.
«Lux-»
Mi interrompe, alzando una mano. «Non dire niente, Justin. Non dire niente. É una cosa assolutamente bellissima. Potrei andare a trovare i tuoi genitori con te. Potrei dire che sono tua figlia.»
«Mia cosa?!»
Ride piano per non farsi sentire e mi fa segno di non urlare. «Zitto.»
«Mia figlia? Ma sei fuori di testa? E se i miei genitori parlano ancora con Michaela?»
«Oh, avevi una ragazza, eh?» Mi fa l'occhiolino e le lancio un'occhiataccia.
«Zitta, Lux. Sì, ovviamente avevo una ragazza.» Mugugno, appoggiando la schiena al sedile e chiudendo gli occhi. Il carrello delle bevande mi attraversa il gomito e oscilla leggermente prima di fermarsi.
«Avete rotto o... Sai...»
Sospiro e mi passo le mani sulla faccia. «Sono morto, Lux.»
«Quindi non posso dire di essere tua figlia. Che cosa suggerisci? Oh! Ho un'idea. Potrei dire di aver avuto un sogno con te che mi dicevi di andare a trovarli. Che ne dici?»
La guardo confuso e lei fa spallucce. «Senti, ne parliamo quando avremo i piedi per terra, va bene? Ora non sono dell'umore giusto.» Annuisce.


Sua zia è una grossa, bassa donna dai capelli biondo platino e occhi verdi, palesemente ossessionata con il blu e con i chiuaua. Ne ha quattro al guinzaglio quando ci raggiunge di fronte all'aeroporto e stringe Lux in un abbraccio. Parlano del più e del meno e Lux si ferma appena in tempo prima di presentarmi, e infine suo zio parcheggia davanti a noi e saliamo in auto per raggiungere casa loro.
«Allora, tesoro, com'è stato il volo? C'erano turbolenze?» Le chiede Naya, girandosi verso di lei e ignorando i lamenti dei suoi quattro topi.
Troppe turbolenze. «Non è stato così male. Sono solo stanca, è stato molto lungo e c'era gente che russava.» Lux fa spallucce e controlla il telefono, rispondendo ad eventuali messaggi. «Devo chiamare papà quando arriviamo. Posso usare il telefono di casa?»
«Certo, Lux. Come va la scuola?»
«Benone.»
«Sono contenta che tu stia bene. Tua madre mi ha parlato dell'incidente che hai avuto. I dottori pensavano che non ce l'avresti fatta ed eccoti qui. Deve essere stato un angelo.» Sorride, stringendo la mano di sua nipote.
«Oh, sì.» Lux tossisce leggermente e si passa le dita sugli occhi. «Un angelo che tremava per la paura sull'aereo.»
«Stai zitta!» Sussurro, alzando gli occhi al cielo.
«Come dici, Lux?» Chiede Naya di nuovo, rivolgendole uno sguardo confuso.
«Niente, zia. Parlavo da sola.»
Non tremavo, comunque. C'era solo troppa gente che andava avanti e indietro e si nascondeva nei bagni per ore e ore e ore. Non voglio neanche sapere che cosa stavano facendo, non penso che sopporterei anche quello oltre ai vecchi che si lamentavano del caldo, del freddo, dei sedili scomodi, della musica troppo alta, della TV che non smetteva di parlare, delle cinture, delle scarpe, della gente, dei finestrino, delle luci e di tutto il resto.
Grazie a Dio sono morto prima di diventare così.
Circa un'ora e tanto traffico dopo riusciamo a parcheggiare davanti a una grande casa dalle mura gialle e varie finestre sparse qua e là, incorniciate da spessi pezzi di legno nero. Carina. Mark, suo zio, afferra la valigia e la porta in casa, mentre Naya circonda Lux con un braccio e segue il marito.
«Per quanto vuoi rimanere?» Le chiede quando arrivano alle scale. «Oh, andiamo, Mark. Porta su quella valigia, non fare lo stronzo.»
Caspita. Il marito fa quache smorfia mentre trascina la valigia al piano di sopra.
«Per un paio di giorni. Vorrei visitare la città, zia.» La informa Lux, poi si guarda intorno. «Avete ridipinto i muri?»
«Sì. Tuo cugino è un idiota che non sa stare fermo e spruzza aranciata dappertutto.» Naya alza gli occhi al cielo e il marito torna di sotto.
«Sai dov'è la tua stanza, Lux. Facciamo un po' di spesa e torniamo, dovremmo essere qui prima di cena. Oh, e Carter dovrebbe tornare tra poco, sa che sei qui e non vede l'ora di vederti.»
«Va bene, zio.» Lux mi fa cenno di seguirla e andiamo in camera sua. 
Oddio. Oddio. Rosa. Rosa dappertutto. Tendine rosa, muri rosa, letto rosa, armadio rosa, scrivania rosa. «Che cosa diavolo...»
«Non fare commenti, ti prego. Mia zia ha dovuto ospitare la figlia di un'amica e questo è il risultato.» Borbotta mentre tira la valigia sul letto e la apre, iniziando a tirare fuori le sue cose.
«Ma quanti anni aveva? Due?» Scosto una tendina e guardo fuori dalla finestra. Hanno un bel giardino curato pieno di vari fiori che non ho mai visto prima.
«In realtà 19. Lasciamo perdere, per favore. Ora!» Si volta verso di me e sorride. «Sei pronto ad andare a vedere i tuoi genitori? Ti ricordi l'indirizzo di casa?»
Sbuffo e mi appoggio al muro, incrociando le braccia. «Lux, ti prego.»
«Non ho fatto un viaggio di sei ore per sentirmi dire questo, Justin. Forza, spara l'indirizz-»
«Luxienne!» Urla un tipo con lunghi capelli biondi, correndo in camera e sollevando Lux tra le braccia. Non ci pensare neanche, lei è mia. La mette giù e la abbraccia. «Sono contento che sei qui! Devi per forza venire a vedere il nostro concerto stasera. É in un bar, ci sarà tanta gente. Ti piacerà. Allora, vieni?»
«Ehm...» Lux mi lancia un'occhiata e io alzo le mani in segno di resa. Più tempo è occupata, meno saranno le probabilità di vedere i miei genitori. «Non so, Carter-»
«Dai, Lux, per favore? Non ti vedo mai, non sei mai stata a Milwaukee e io ti seguo sempre quando vengo a trovarti. Forza, devi essere pronta per le 9. Andiamo subito dopo cena. Vado a farmi una doccia, tu intanto cerca qualcosa da metterti.» Esce velocemente dalla stanza e io ridacchio, mentre Lux sbuffa.
«Scommetto che sei stato tu.» Borbotta infine mentre fruga tra le sue cose.
«Se solo potessi far accadere certe cose.» Sorrido e mi sdraio sul letto, fissando il soffitto.



Va bene, lo ammetto. Sono un disastro!
Avevo in programma di aggiornare mooolto prima ma per vari impegni, ovviamente...
In ogni caso.
Il prossimo capitolo sarà postao entro Domenica (Si spera!), perciò spero vi piaccia questo. :)
Seguitemi su Tumblr se vi va, qui c'è il link. Tumblr
Ho decisoanche di farmi un ask.fm ma chi mi caga? Haha.
Comunque vi metto anche il link di questo: Ask.fm
É tutto! :)

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Capitolo 8
*** Ciao, mamma ***


Justin's POV.

Se qualcuno mi avesse detto che dopo 24 anni dalla mia morte sarei diventato un angelo custode, mi sarei trovato una bionda fuori di testa che mi trascina con sè per tutta l'America, che avrei visto un tipo di 20 anni ballare accerchiato da cinque ragazze - e qualche ragazzo, anche - e che sarei stato costretto a rivedere i miei genitori, probabilmente avrei riso e poi sarei morto sul colpo.
Eppure eccoci qui, sull'autobus che viaggia a circa quaranta chilometri orari verso la casa dei miei genitori. Lux ha comprato tredici mappe diverse per essere sicura di raggiungere il posto giusto, e ora ce le siamo divise per controllare.
«Ma sei proprio sicuro che non ti ricordi come ci si arriva? Perché tanto ci andremo comunque, Justin. Solo che tu mi dicessi direttamente dov'è, sarebbe molto più facile e veloce.» Borbotta mentre scorre a la carta con lo sguardo  e segue col dito le varie stradine.
«Non me lo ricordo, no.» Sbuffo piano e sposto la carta sulle sue gambe. «Lux, è una pessima idea, perché dobbiamo farlo? In fondo non potrò parlarci o toccarli, che senso ha?»
«Ha senso. Non vuoi davvero rivedere i tuoi genitori?» Mi lancia un'occhiata stranita e infile le mappe nella sua borsa, guardando fuori dal finestrino. «La panettiera ha detto che è da qualche parte vicino a un Walmart. Vedi un Walmart?»
«Signorina, con chi sta parlando?» Chiede un vecchietto, girandosi verso di lei e guardandola storto. Ridacchio piano e Lux si schiarisce la voce.
«Con me stessa. La disturbo?»
«No, ma faccia attenzione, la gente potrebbe pensare che è pazza.» Le sorride prima di girarsi. Lux mi da una leggera gomitata nelle costole e io faccio spallucce.
«Non sono stato io.»
«Quello è un Walmart!» Sbotta di colpo, indicando una specie di enorme magazzino con varie auto parcheggiate davanti. No, no, no. Non è un Walmart. Quello non deve e non può essere un Walmart. Se è un Walmart, significa che siamo arrivati e siamo molto più vicini ai miei genitori di quello che dovremmo essere.
«No, no. Non è un Walmart. Quello non è un Walmart.» Dico velocemente, coprendo il finestrino con la mano cosicché non possa vedere fuori. Ti prego, ti prego, ti prego, fai che non si accorga di nulla.
«Ma sì che è un Walmart! Guarda, ha il tipico simbolo sul tetto, una specia di sole con i raggi. Justin, siamo arrivati!» Applaude piano mentre mi sorride raggiante, poi raccoglie la borsa dal sedile accanto al suo e si alza.
«Lux, no, ti prego, torniamo dai tuoi zii e stiamo lì. Carter sta male, no? Dobbiamo curarlo!»
«Carter si curerà da solo. Dai, andiamo!» Mi fa cenno di alzarmi prima di premere il tastino rosso per fermare l'autobus. In circa due secondi ci fermiamo e Lux scende, costringendomi a fare lo stesso. Si sta decisamente approfittando del fatto che non posso allontanarmi da lei e questa cosa non mi piace perché potrebbe decidere di andare in un club per gay e io dovrei seguirla.
Ma perché dovrebbe andare in un club per gay se è una ragazza?
Scuoto la testa e Lux si guarda intorno, poi tira fuori la carta e la apre. «Allora, noi siamo...» Alza lo sguardo e scorge il nome della via, poi lo abbassa di nuovo sul foglio. «Quindi dobbiamo girare a destra appena oltrepassiamo il Walmart e la stradina che parte da lì è la via dei tuoi.»
«Perfetto! Non mi bastava passare il mio tempo insieme a una che riesce a rompersi la testa con il phon! Ora devo anche seguirla dai miei genitori! Ti sei inventata una scusa, almeno? Fai finta di essere la giardiniera?» Mi lamento mentre attraverso la strada dietro di lei, facendo attenzione alle macchine visto che lei non ci bada minimamente. Di questo passo saremo in due a dover andare a trovare i genitori dell'altro.
«In realtà pensavo di entrare e chiedere indicazioni.» Fa spallucce e io la guardo.
«Indicazioni per cosa? Hai tredici carte, Lux. Neanche la Nasa potrebbe darti indicazioni più dettagliate. Ne hai di tutti i gusti. Topografica, corografica, fisica, politica, tematica-»
«Justin, non rompere i coglioni e tappati la bocca.» Sbotta, passando accanto al Walmart con me dietro. Ma perché capitano sempre a me? Non potevo trovarmi una ragazza normale che ama andare alle feste e scoparsi mezzo mondo. No, io dovevo trovarmene una fissata con il rimediare rapporti familiari perduti da tempo.
«Se muoio che fai?» Le chiedo infine solo per guadagnarmi un'occhiataccia.
«Come fai a morire se sei già morto? Ci vogliono un bel paio di palle per riuscirci.» Non ha tutti i torti, in effetti. «Eccoci! Va bene, questa è la via. Ti ricordi- Justin?» Mi da una leggera spinta quando mi blocco. «Che hai?» Segue il mio sguardo verso una casa con una BMW parcheggiata nel vialetto. «Quella era casa tua?»
«Sì.» Dico piano, guardando attentamente tutti i dettagli che sono cambiati nel corso degli anni. Le mura si sono ingiallite un pochino, le finestre hanno tende rosse invece che bianche, e la porta non è più di legno nero ma marrone. «Andiamocene.»
Lux mi trascina indietro appena mi incammino verso dove siamo venuti. «No. Abbiamo fatto tutta questa strada e l'abbiamo trovata. Io non torno indietro finchè non li vedi.» Perfetto.

Lux sbuffa mentre è seduta accanto a me sull'erba. «Justin, non ti possono vedere, è inutile che ti nascondi dietro i cespugli dei loro vicini. Andiamo! Sei stato qui mezz'ora, ti sei calmato?»
«No.»
«Smettila di rovinare i fiori!» Mi strappa dalle mani una piccola rosa e mi tira su. «Forza, fatti coraggio.» Sì, è una parola. «Andiamo. Non succederà niente, non morirai e sicuramente non ti daranno la pala in testa. Forza.»
Sospiro e mi metto a seguirla verso la casa dei miei genitori, ignorando il fastidio che ho allo stomaco e le unghie conficcate nelle mani. «Lux, per favore, andiamocene.»
Ma sta già suonando il campanello. «Andrà tutto bene. Ci sono io con te, okay?» Non mi calma.
La porta si apre e trattengo il fiato quando mia madre si presenta alla soglia con un grembiule intorno alla vita e le mani sporche di farina. Dio, com'è cambiata. I capelli biondo cenere hanno dato posto a quelli biancastri, e gli occhi castani sono stati sostituiti da ombre più scure, ma è sempre la stessa. Ha sempre quelle piccole rughe ai lati degli occhi e la collana che mio padre le aveva dato per il loro primo anniversario di nozze.
«Come posso aiutarti, cara?» Chiede a Lux. Quanti anni ha adesso? Sessantadue, penso.
Lux la guarda per un attimo e penso che stia cercando di individuare dei tratti comuni con i miei, e alla fine parla. «Ecco, io... Sono nuova in città e penso di essermi persa e...»
Mia madre sorride. «Dove abiti?»
«Montrose Streeet.»
«Oh, è da tutt'altra parte. Come sei finita qui? Aspetta, dovei avere una cartina per fa-»
Lux la interrompe velocemente e tira fuori la sua cartina, dandola a mia madre. «Ce l'ho io.»
«Oh, perfetto. Ora ti spiego.» Mia madre prende la cartina da Lux e la apre, iniziando a cercare con lo sguardo la via di casa di Mark e Naya. «Allora, prima di tutto devi prendere un po' di autobus. Davanti al Walmart c'è una fermata dove passa quello che ti porta verso la stazione, e da lì devi prendere il 32. Hai capito?» Lux annuisce. «Quando arrivi al parco Maddox devi prendere il 40, che ti porterà a cinque minuti da casa tua. Dovrai seguire questa-»
«Lei si chiama Pattie?» Chiede Lux di colpo, facendomi cadere la mascella fino a terra. Che cosa sta facendo? Che cosa sta facendo?! Perché lo sta facendo?
Mia mamma inarca un sopracciglio e la guarda confusa. «Sì. Ci conosciamo?»
«Io... Ecco, io conosco suo figlio.»
«Ah! Jaxon! Perché non l'hai detto subito che sei venuta per lui?» Mia madre ride e le fa cenno di entrare. Chi diavolo è Jaxon?
«No, l'altro figlio.» Dice Lux piano, prendendo la cartina dalla mano di mia mamma e rimettendola in borsa.
«Mi dispiace, cara, ma non ho altri figli.» Mia madre fa spallucce leggermente e io la fisso sconcertato. Cosa cazzo vuol dire che non ha altri figli? Ora non ne ha! Ma ne aveva. E sono davanti a lei.
«Neanche uno che si chiamava Justin?»
Mia madre sbianca di colpo e si appoggia leggermente allo stipite della porta, guardando Lux. «Justin è... Morto tanto tempo fa. E tu sei troppo giovane per conoscerlo. Penso che tu mi abbia scambiata con qualcun altro, cara.»
«No, no. Justin Bieber, vero? Occhi castani, capelli biondi-»
«Lux, andiamocene, ti prego.» Riesco a borbottare.
«Zitto.» Mi lancia un'occhiataccia e mia madre aggrotta la fronte. «Io lo conosco. Cioè, più o meno. Lui conosce me e ci conosciamo un po'.»
«Ascolta...» Sospira mia madre. «Mio figlio è morto nel 1990. Non c'è alcuna possibilità che tu lo conosca o che lui conosca te. Mi dispiace, ma penso che tu abbia sbagliato persona.»
«Posso provarglielo!» Dice Lux velocemente prima che mia madre chiuda la porta.
«Non c'è bisogno di provarmi niente. So quando è morto mio figlio e tu avrai all'incirca 17 anni, giusto? Mi dispiace. Ora sarà meglio che tu vada, perderai l'autobus per casa.»
«Svelto, dimmi qualcosa!» Lux si gira verso di me e mia mamma fa il meglio per ignorarla. «Justin!»
«Tipo cosa?»
«Qualsiasi cosa!»
Mi lecco le labbra e guardo la collana di mia madre di nuovo. Un piccolo smeraldo incorniciato d'oro. «La collana. Dille che mio padre le ha comprato la collana per il loro primo anniversario di nozze.»
«La collana!»
«Come, prego?» Mia madre la guarda male e si tocca automaticamente la catenella, torcendosela tra le dita.
«Gliel'ha comprata il padre di Justin per il vostro primo anniversario di nozze. Vero? O almeno è questo che dice lui.»
«Dice chi?»
«Suo figlio! É qui accanto a me.» Lux mi tocca il braccio e mia madre mi guarda attraverso, vedendo solo la mano di Lux volteggiare in aria. «La prego, ho fatto un viaggio molto lungo per trovarla, sono esausta e sarebbe un peccato se mi mandasse via senza ascoltarmi. Per favore?»
Gli occhi di mia madre si riempiono di lacrime e tira su con il naso. «Mi dispiace.» Cerca di chiudere la porta di nuovo ma Lux la ferma.
«Mi dica che non mi crede neanche un po' e andrò via. Davvero non vuole darmi neanche una possibilità? Ha l'occasione di parlare con suo figlio e chiedergli come sta e che cosa sta facendo e la vuole sprecare così solo perché pensa che io sia pazza?»

Siamo seduti sul divano del soggiorno con mia madre davanti a una tazza di te sul tavolino che ci separa. Non ha più detto una parola da quando ci ha lasciati entrare, e io sono troppo sconvolto per alzarmi e guardarmi in giro per vedere se è cambiato ancora qualcosa.
Lux prende lentamente la tazza di tè e beve un sorso, guardandosi in giro. «Ha una bella casa.»
«Grazie.» Risponde mia madre con voce roca prima di alzarsi dalla poltrona e camminare per la sala. «Insomma tu mi stai dicendo che Justin è il tuo angelo custode da quando sei nata?»
«Sì. É quello che dice lui, insomma. Mi sta accanto giorno e notte e fa tutte quelle cose... Angiolesche.» Lux fa spallucce leggermente e mia madre si lecca le labbra, passandosi le dita tra i capelli. «Ascolti, so che è difficile da credere e a essere sincera avrei reagito come lei se una ragazza di 17 anni fosse venuta a casa mia con questa notizia. La capisco. Però, ecco, può farmi delle domande. O delle domande a lui.»
Tipo cosa, Lux? Cosa potrebbe chiedermi? Se c'è vita dopo la morte? Se c'è l'Inferno o il Paradiso? Se sto bene? Se ho incontrato Dio? Cosa diavolo potrebbe mai chiedermi che la farà stare meglio dopo questo?
«É cresciuto? Quando è morto aveva 18 anni, non so se...» La voce di mia madre si spegne e lei si siede nuovamente, tenendosi la testa fra le mani. «Non so cosa sto dicendo. Devo essere pazza. Mio marito e mio figlio saranno qui tra poco.»
«Non è cresciuto. Ha sempre 18 anni e sempre i soliti occhi castani e tutto il resto.» Risponde Lux, posando la tazza sul tavolino e guardandomi.
«Cosa c'è?» Borbotto, fissando la parete davanti a me e cercando di ignorare i deboli singhiozzi di mia madre. «Te l'avevo detto che era una pessima idea, Lux. Mia madre non sta meglio sapendo che sto bene, cosa diavolo siamo venuti a fare?»
«Justin non voleva venire, sa? Ha detto che non ne vale la pena visto che non potete parlarvi personalmente però l'ho trascinato qui. Non so se è una buona idea visto quello che sta succedendo, però pensavo che valesse la pena provarci. Insomma, pensavo che le avrebbe fatto piacere sapere che suo figlio sta bene e si ricorda di lei e di suo marito.»
Mia madre annuisce lentamente. «Ovviamente mi fa piacere sapere che sta bene, Lux. Sono stati anni molto duri dopo la sua morte. Mio marito non ha parlato per molto tempo, finché non è arrivato Jaxon. Ha portato un po' di felicità in famiglia.»
Lux sorride. «Sono sicura che Justin vorrà incontrarlo.» Cosa? Perchè? «Vuole... Fargli qualche domanda? Magari qualcosa che vorrebbe sapere sul Paradiso o... Non so, qualsiasi cosa?»
«Non posso vederlo o toccarlo, vero?» Lux scuote la testa. «Dov'è adesso? É qui con noi?»
«É seduto accanto a me.» Lux mi indica con un dito. «Però se volete posso lasciarvi soli. Justin può scrivere le risposte alle sue domande, se vuole. Magari così avrà modo di sentirlo più vicino, non so.»
«Non lo so.» Mia madre sospira e mi fissa insistemente senza riuscire a vedermi davvero. «Porta ancora il braccialetto? É una piccola cinghia di pelle marrone che gli abbiamo regalato per il tredicesimo compleanno, la porta sempre al polso sinistro.»
Lux guarda il mio polso e annuisce. «La porta ancora, sì. Ha anche l'orecchino.»
Mia madre ridacchia leggermente. «Io e mio marito l'abbiamo messo in punizione quando si è fatto quell'orrore. Aveva 16 anni e voleva essere un ribelle per conquistare una ragazza che gli piaceva.»
«Michaela? Justin me ne ha parlato mentre venivamo qui.» Mia mamma annuisce. «Mi dispiace.»
«Sono cose che succedono. É passato molto tempo, ormai ci eravamo... Abituati alla sua assenza, sai? É una cosa brutta da dire di un figlio ma siamo riusciti a superarlo e siamo andati avanti. Non pensavo che questo potesse succedere dopo 24 anni.»
«Capisco.» Lux annuisce piano. «Vuole sapere altro? Coraggio, ha suo figlio davanti, può anche guardare lui e ignorare me. Io dirò solo quello che risponde lui.»
Mia madre mi guarda di nuovo e io mi lecco le labbra. Vorrei abbracciarla, dirle che sto bene, che lei sta bene, che andrà tutto bene. Ma non posso farlo e non penso neanche che lei lo voglia. Poi dovrebbe lasciarmi andare di nuovo, e non penso che lo sopporterebbe un'altra volta.
«Anche a tuo fratello piace quella musica che urla sempre, sai? La ascolta tutto il giorno, tuo padre impazzisce quando torna dal lavoro e sente quella roba per casa.» Ridacchio. Bene. «Ama anche il basketball. Ci gioca sempre. L'anno scorso è entrato nella squadra del liceo. Ora ha una ragazza, si chiama Georgia. Lui- Tu hai una... Ragazza o qualcosa del genere?»
Guardo Lux e lei sospira. «Non ha tempo, deve stare sempre con me e non può allontanarsi dopo i quindici metri.»
«Oh.» Mia madre annuisce. «Quindi cosa fai nel tempo libero?»
«Controllo te.»
Lux ridacchia. «Controlla me.» Mia mamma accenna un sorriso. «Senta, se non si sente bene ora potremmo passare a trovarvi domani o quando vuole lei. Io devo tornare a casa tra un paio di giorni per la scuola, però... Non so, potrebbe darmi il numero di telefono o Skype o qualcosa del genere, e...»
«Perché non...» Mia mamma si schiarisce la voce. «Domani Jaxon ha una partita. Perché non venite?»
Lux mi guarda e io faccio spallucce. «Va bene.»
«Perfetto, allora. A che ora?» Chiede Lux.
«Alle 8 di sera. Potete venire direttamente qui o possiamo passare a prendervi. Dirò a mio marito che sei la figlia di un'amica e devo tenerti d'occhio per un po'.»
«Non dirà a mio padre di me?» Chiedo velocemente a Lux e lei lo chiede a mia madre.
«Lo farò. Solo che ho... Bisogno di un po' di tempo per digerire tutto questo. Magari domani potremmo dirglielo insieme. E tu potresti provare che è vero come hai appena fatto con me.»
«Va bene, lo farò.» Lux si alza e io faccio lo stesso. «Grazie del suo tempo.»
«Figurati, cara. Dammi pure del tu. Mio figlio è...» Si guarda intorno e io sollevo la lampada che era accanto a me, facendola sussultare. «Oh. Ciao, tesoro.» Ciao, mamma.


SI HO AGGIORNATO IN TEMPO COME AVEVO PROMESSO.
:)
Il prossimo capitolo sarà dyjfhskhvslkdhfk, vi avverto. c:
Perciò non cambiate canale. (Quanto odio questa frase)
Comunque, spero vi piaccia e spero sia lungo abbastanza da perdonarmi perché non penso riuscirò a postare fino a Mercoledì o Giovedì.
Mia nonna ha una connessione a Internet penosa, sarebbe più facile pubblicare un capitolo nel 1300 senza computer.
In ogni caso, sayonare c:



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Capitolo 9
*** Unica e ultima cosa ***


Justin's POV.



«Dici che questo andrebbe bene? O forse non dovrei mettere la giacca. Insomma, fa caldo, no? É primavera. Non posso mica vestirmi da Eschimese. Dici che dovrei mettere la sciarpa?» Chiedo a Lux mentre cammino avanti e indietro per la sua stanza. La guardo male quando noto che sta tranquillamente leggendo un giornale invece di ascoltarmi. Prima mi costringe ad andare alla partita del mio presunto fratello - ancora non ne ho confermato l'esistenza su questo pianeta -, e poi passa il suo tempo a ignorarmi beatamente invece che aiutarmi. «Lux!» Sbotto, facendola sussultare.
«Che cosa vuoi?!» Dice mentre si china a raccogliere il giornale da terra e lo appoggia sul letto. «Justin, quante volte te lo devo ripetere? Loro non ti possono vedere, va bene? Puoi anche andare nudo, non farebbe alcuna differenza!»
«Così vuoi che venga nudo?» Ridacchio e mi sposto appena in tempo per evitare il giornale che mi ha lanciato contro. «Sul serio, Lux. Cosa diavolo mi metto? Insomma, so che non mi vedranno e non fa differenza però voglio avere un aspetto... Presentabile. Umano.»
Mi guarda per un po' e infine si alza da letto. «Va bene, forza. Andiamo da Carter. A questo punto dovrò dirgli che sono pazza e che vedo angeli che vogliono vestirsi da umani.» Dice prima di afferrare la mia mano e trascinarmi fuori dalla sua camera. Entriamo in quella di Carter, che ha un termometro infilato in bocca e fazzoletti sparsi per tutto il pavimento. «Come ti senti?»
«Oh, benissimo, Luxienne. Davvero bene. Come pensi che mi senta?!» Grugnisce mentre si gira e affonda la faccia nel cuscino. Tira su con il naso mentre Lux apre le ante del suo armadio e inizia a frugarci dentro. «Che cosa stai facendo?» Le chiede lui.
«Sto cercando qualcosa di decente tra tutta questa roba che hai. Si può sapere perché hai conservato i leggings che hai usato in quinta elementare per la recita?» Chiede Lux, tirando fuori un paio di jeans blu scuro e tirandomeli. Li afferro velocemente appena Carter si gira.
«Perché son- Perché i miei pantaloni stanno volando?» Chiede, aggrottando la fronte quando vede i suoi jeans in aria.
«Oh, quello è Justin. Justin ti conosce già. Justin è il mio angelo custode. Justin ha circa 18 anni, è morto nel 1990 e ora dobbiamo trovargli qualcosa da mettere perché stasera andiamo a trovare i suoi genitori.» Spiega brevemente Lux prima di lanciarmi anche una camicia rossa a quadri. Sul serio?
«Pure i genitori sono morti?» Chiede suo cugino mentre si mette a sedere e guarda i suoi vestiti volare da tutte le parti.
«No, solo lui è morto. Posso prendere questa?» Tira fuori una maglietta con la faccia del cantante degli Aerosmith e Carter annuisce, poi si alza dal letto.
«Va bene, vediamo cosa possiamo dargli.» Sbadiglia mentre raggiunge Lux davanti all'armadio. Perché non sta impazzendo? Perché non sta cercando di... Non so, spargere del sale sul pavimento e proteggersi dall'entità malvagia che sarei?
«Quindi mi credi?» Gli chiede Lux mentre continuano a cercare e buttare la roba fuori dall'armadio.
Carter fa spallucce leggermente e tira fuori una giacca di pelle, tirandomela. «Vivendo con mia madre, ormai credo a tutto. E in ogni caso, potrebbe essere un'allucinazione, quindi non importa. Questi gli piacciono?» Chiede mentre tiene in mano un paio di Supra nere.
«Sì, sì, sì, sì, sì!» Gli strappo di mano le scarpe e Lux ridacchia, mentre Carter rituffa la testa nell'armadio.
«Credo che possa bastare, Carter. Non voglio che si abitui troppo a questa accoglienza. Ora dobbiamo cambiarlo. Forza, Justin, vamos.» Va che? Lux mi afferra di nuovo la mano e Carter ci segue in camera, sdraiandosi sul letto di Lux.
«Come è morto?» Chiede infine mentre Lux posa i vestiti accanto a lui e mi fa cenno di andare a fare la doccia.
«Non mi serve una doccia, l'acqua mi passerà attraverso.» Faccio spallucce e lei si mangiucchia il labbro.
«Bene, allora usa la spugna. La spugna ti passa attraverso?» Credo di no. Prende il mio silenzio per un consenso e mi spinge verso il bagno. «Divertiti. E non usare il bagnoschiuma alla ciliegia! Quello è mio.» Dice prima di chiudere la porta.
Come se volessi profumare di ciliegia. Apro l'acqua e esco dai vestiti, infilandomi nella doccia e non sentendo niente scorrermi sulla pelle. Lo dicevo che la doccia non serve a niente. Prendo la spugna e ci verso sopra qualsiasi bagnoschiuma ho preso, poi incomincio a strofinarmi. Mi ci vuole un'ora per riuscire a togliermi la schiuma di dosso e infine riesco a tornare nella stanza da letto.
«Hai finito? Bene.» Dice Lux prima di lanciarmi i jeans. «Dovrebbero starti, Carter ha la tua stessa taglia. E non pensare neanche che il modo giusto di portare i jeans sia appenderli alle caviglia e lasciar scoperto... Il resto.»
Carter ride e io faccio spallucce, iniziando a infilarmi i pantaloni. «Perché andate dai suoi genitori se non riescono a vederli? Non mi sembra una cosa intelligente da fare. Non ti hanno presa per pazza?» Le chiede.
Lux fa spallucce tranquillamente mentre mi fa cenno di girarmi su me stesso. «Tu non mi hai presa per pazza.»
«Sì, ma io sono tuo cugino e vivo con tua zia. Il che spiega tutto. E comunque...» Dice Carter, indicando un punto imprecisato della stanza per indicare me. «Può anche tenerseli.»
«Va bene, allora, indossa questa e vediamo se ti serve anche la camicia. Scommetto che staresti benissimo con la camicia ma vediamo. Dai!» Lux mi lancia una canottiera bianca e si siede sulla scrivania. «Guarda come stai bene. Ma in Paradiso non avete vestiti normali?» Mi dice mentre mi spinge verso lo specchio. Ah, però. Mica male. Lux sorride raggiante. «Mettiamo anche la giacca!» E mettiamocela, questa giacca. «Oh, prima la camicia.» E vada per la camicia. Per la cronaca, quella camicia mi fa cagare.


«Smettila.» Lux mi lancia un'occhiataccia appena vede che fisso le varie ragazze che si allenano sul campo. Belle gonne. E bello anche quello sotto le gonne. «Ho detto smettila.»
«Sei gelosa?» Ridacchio mentre la seguo verso la tribuna piena di gente. Sicuramente dopo 24 anni alla gente piace ancora il basket. Questa cosa mi rasserena, per un qualche motivo.
«Non sono gelosa, ma tu sei qui per un motivo. E inoltre fa male guardare senza avere, no?» Mi lancia un sorrisino sarcastico che ricambio prima di raggiungere i miei genitori. «Ciao, Pattie.»
Mia madre sorride e si sposta, lasciando sedere Lux. Mi fa cenno di sedermi e si siede sulle mie gambe. «É stato facile arrivare?»
«Per il percorso, sì. Ma tuo figlio ha continuato a lamentarsi tutto il tempo e ora sta guardando il culo delle cheerleader.» Lux fa spallucce e io spalanco gli occhi, dandole una leggera gomitata. «Ahia! E smettila, che ti ho fatto?» Ma dimmi tu!
Mio padre ci sta ancora fissando con la fronte aggrottata. «Mio figlio è sempre stato qui. Anzi, è nello spogliatoio che si sta cambiando per la partita.»
Merda. Cazzo. Porca miseria. Oddio. Ora Lux dovrà spiegargli tutto. Non sono pronto a una cosa del genere che ricapita ancora una volta. Mia madre sospira leggermente e mette giù la sua bottiglia d'acqua prima di parlare.
«Caro, c'è una cosa che dobbiamo dirti. Ecco, su Lux. E su... Justin.»
Mio padre scuote la testa ferocemente. «Justin è un argomento chiuso. Non ne parliamo, Pattie. Non c'è niente da dire al riguardo.» Oh, perfetto.
«Jeremy, Justin è qui.» Annuncia mia madre, facendo spallucce leggermente e aspettando la reazione di mio papà.
«Cosa vorrebbe dire che è qui? Sei fuori di testa? Hai bevuto?» Sempre il solito stronzo, vedo.
«Non ho bevuto e non mi sembra che sia una cosa da urlare ai quattro venti. Justin è diventato l'angelo custode di Lux, ed è qui adesso.» Ribatte mia madre, leggermente offesa, prima di incrociare le braccia e voltarsi verso il campo da basket.
«Come no. E io sono Dio. Smettila un po', Pattie. Almeno non davanti alla ragazza.» Borbotta papà, appoggiando la schiena alla sedia e sbuffando piano.
Lux mi lancia un'occhiata e io faccio spallucce. «Mi dispiace.»
«Non è niente che non abbia vissuto prima. Succedeva spesso. Mio padre tornava a casa, urlava per un'ora, mangiava la cena e andava nel suo studio. Quando usciva erano le 3 di mattina, non lo vedevo mai.»
«Deve essere stata dura. Insomma, crescere con un padre così.» Dice piano prima di stringermi la mano e fissare le persone che cercano i loro posti.
«Cosa vorrebbe dire con un padre così? Che padrei sarei? Che ne sai tu di come sono?» Le domanda mio padre, lanciandole un'occhiataccia. «Sei qui da due minuti e pretendi di sapere tutto di me?»
«Assolutamente no. So solo che tornava a casa, urlava, mangiava e se ne stava nel suo studio fino alle 3 di mattina. E questo mi basta per sapere che non è stato esattamente un padre esemplare.» Lux fa spallucce e io appoggio il mento sulla sua scapola, spostando lo sguardo da un neo all'altro.
«Te le ha dette mia moglie queste cose? Perché mia moglie non è esattamente il tipo che racconta la verità tutte le volte che apre bocca.» Che stronzo, Cristo Santo. Non ci credo che mia madre non l'ha ancora mollato.
«Smettila, Jeremy. Non sono affari tuoi cosa faccio e cosa dico nel mio tempo libero, e sicuramente non parlo della nostra vita privata a una sconosciuta. Fatto sta che Justin adesso è qui, anche se non lo possiamo vedere, e loro due parlano. Sai com'è, quando sei accanto a un angelo custode, ti capita di parlare con lui.» Sbotta mia madre prima di alzarsi e scendere le scale, uscendo dalla palestra.
«Fammi alzare.» Lux si alza per un attimo e io seguo mia madre fuori, raggiungendola appena in tempo per vederla scoppiare in lacrime mentre entra nel bagno. Coglione. Spero che affoghi da qualche parte. Mi infilo nel bagno e chiudo piano la porta, sedendomi accanto ai lavandini e guardando mia madre mentre si sistema il trucco e si soffia il naso.
Sospiro e tiro fuori dalla sua borsa la sua agenda e la penna, facendola sussultare leggermente. Tira su con il naso. «Questo è un bagno per donne, Justin. Non per angeli.» Ridacchia infine prima di tirare il fazzoletto nel cestino.
Apro la penna e inizio a scrivere sulla pagina dell'agenda prima di tenerla su e mostrargliela. Annuisce piano e fa spallucce. «Ormai non ha senso divorziare, Justin. Ho sessantadue anni, non sono esattamente nell'età per iniziare una nuova storia. E poi abbiamo un figlio. Non voglio che si ritrovi con due genitori che vivono in due case diverse.» Scrivo di nuovo e glielo mostro. «Lo pensi davvero? Tu saresti stato più felice se io e tuo padre avessimo divorziato o avresti iniziato a incolparci?»
Ovvio che non avrei iniziato a incolparvi, mamma. Che razza di figlio sarei stato? I matrimoni non sono una garanzia, alcuni vanno avanti e altri finiscono. Certi addirittura neanche iniziano. Glielo scrivo e lei sospira, poi si siede accanto a me.
«Mi manchi tanto, sai? Insomma, sono passati 24 anni e pensavo che col tempo la cosa avrebbe iniziato a sparire, e magari mi sarei sentita meglio. Però non è così. Tuo padre non vuole parlarne, non ha mai voluto parlarne. Tuo fratello ovviamente non può capire, e io non so più a chi rivolgermi.» Mi lecco le labbra e lei guarda giù. «Ogni tanto penso a come sarebbe stato adesso se tu fossi... Sai, sopravvissuto. Magari non avremmo Jaxon. Magari io e tuo padre saremmo felici. Beh, ovviamente avresti una famiglia, magari ora sarei una nonna se tutto ciò che è successo non fosse successo.» Fa spallucce e sospira di nuovo, e così faccio anche io. «É davvero dura perdere un figlio. Specialmente alla tua età. Avevi tutta la vita davanti e te l'hanno portata via. La cosa ingiusta è che l'uomo che si è schiantato contro la tua macchina è sopravvissuto. Ed era lui l'ubriaco, non tu. Non doveva andare così.» Comincia a singhiozzare e io la abbraccio, pur sapendo che non riuscirà a sentirlo.
Vorrei tornare indietro a quel giorno e riuscire a chiamarla per dirle che le voglio bene, perché le ultime parole che le avevo detto erano "Torno a casa domani, non aspettarmi sveglia", e forse è questa la cosa che rimpiango di più in assoluto. O forse non avrei neanche avuto la forza per prendere il telefono. Le cose vanno come vanno, comunque.
Si soffia il naso di nuovo e sospira, saltando giù. «Non ho disattivato il tuo numero. Ogni tanto lo chiamo e c'è ancora la tua voce sulla segreteria. E quando ascolto i messaggi che i tuoi amici ti avevano lasciato, è orribile. Sono tutti programmi per l'estate, il campeggio, il giro per l'America che avresti voluto fare.» Si lecca le labbra e scuote la testa. «É meglio andare, adesso. Jaxon starà per cominciare. Dai.» Dice prima di uscire dal bagno. Rimango ancora un po' seduto prima di seguirla in silenzio e attraversare la gente per raggiungere di nuovo i nostri posti.



«Come è andata?» Mi chiede Lux appena si risiede sulle mie gambe. Appoggio il mento sulla sua spalla e la premo contro di me, affondandole il viso nei capelli e avvolgendole le braccia intorno alla vita.
«Sei sicuro che non ne vuoi parlare?» Mi chiede Lux mentre si pettina i capelli e mi guarda nel riflesso dello specchio. Continuo a giocherellare con il suo iPod in silenzio, torcendo le cuffie e lasciandole cadere sul mio petto. Sento il letto che si muove e Lux si sdraia accanto a me. «Di cosa avete parlato?»
«Niente.» Dico infine, dandole l'iPod e stendendomi sul fianco verso di lei, fissando insistentemente il muro dall'altra parte della stanza. «Non ha disattivato il mio numero di telefono.»
«Ah, no?» Chiede confusa, e io scuoto la testa.
«Ogni tanto lo chiama e ascolta la segreteria. C'è la mia voce registrata. Non penso che... Sai, non penso che la faccia sentire meglio, alla fine.» Faccio spallucce leggermente e prendo a torturare il suo braccialetto, ruotandolo intorno al suo polso. «Insomma, come può pretendere di andare avanti se ascolta ancora la segreteria che avevo? É una voce, non sono io. Non mi riporterà indietro, non le dirà niente di nuovo, ripete sempre le solite tre parole e finisce lì. Non capisco.»
«Ogni tanto le persone si attaccano a un minimo di speranza. Qualsiasi cosa sia. Anche solo un foglio appallottolato che ti aveva chiesto di gettare e tu non l'hai fatto alla fine inizia ad avere importanza. Sai, l'ultima cosa che hai toccato, qualcosa che anni fa non aveva la minima importanza ma ora la aiuta ad andare avanti.» Spiega brevemente.
«Non la aiuta ad andare avanti, la aiuta a rimanere bloccata a 24 anni fa. La mia morte non deve fermare la sua vita, Lux. Sono passati troppi anni, non è... Non sono uno psichiatra ma penso che alla fine si debba lasciare andare tutto questo, non fare una ricarica ogni settimana sul numero di uno che è morto 24 anni fa solo per sentire la segreteria. Non è una cosa che aiuta ad andare avanti.»
Sospira leggermente e fa spallucce prima di infilare un braccio sotto il cuscino, mentre io mollo il suo braccialetto e mi sdraio sulla schiena, fissando il soffitto. Domani pomeriggio partiamo, torniamo a casa e le cose torneranno come prima. Almeno per Lux. Non per me, non per mia madre. Jaxon non sa di me, mia madre ha preferito non dirglielo, e mio padre continua a negare con insistenza che tutto ciò sia possibile, e continua a dare a mia madre dell'alcolista.
«Dobbiamo fare una cosa prima di partire.» Dico infine, lanciandole un'occhiata e vedendola annuire. «Dobbiamo tornare a casa dei miei e cancellare la registrazione della segreteria.»
«Justin, non penso che-»
«Non importa. Magari dopodomani si sveglierà e penserà che si è sognata tutto. Questa potrebbe essere l'unica e ultima cosa che posso fare per lei, Lux. Voglio che stia bene e continuando così rischia solo di peggiorare la situazione.»
Sospira. «Justin, non puoi farlo. Non è più una tua scelta, non è più una tua vita, non è più una tua decisione cosa fa e non fa tua madre. Non hai più diritto di cambiare il corso dei suoi eventi.»
«Invece sì. Tu non lo faresti per tua madre se fossi nella mia posizione?» Mi giro di nuovo verso di lei e fa spallucce di nuovo. «So che lo faresti. E so che sembra una cosa stupida ma sono sicuro che la aiuterà ad andare avanti. Ha sessantadue anni, è ora che cominci a pensare che la sua morte è più vicina di quanto la mia sia lontana.» Spengo la luce e la sento sospirare di nuovo, poi chiudo gli occhi e cerco di addormentarmi.



MA CHE CAPITOLO DI MERDA.
Scusatemi, va. Non avevo proprio intenzione di postarlo,
però c'è qualcosa di tutto questo punto che mi attira, forse perché spero che
se capitasse a me e se io dovessi morire e mia madre ascoltasse ancora la segreteria del mio telefono,
probabilmente farei lo stesso.
In ogni caso.
Spero il capitolo vi sia piaciuto, spero di riuscire ad aggiornare entro Martedì.
Sayonara, bellesse.

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Capitolo 10
*** Se tu fossi un angelo ***


Justin's POV.



Lux ha cercato di impedirmi in tutti i modi di cancellare il messaggio vocale del telefono, e ovviamente non ha avuto buoni risultati. Siamo passati da casa dei miei genitori questa mattina, verso le 8, mentre dormivano tutti. Sono entrato solo io, mentre Lux è rimasta fuori ed è quasi stata sbranata da un chiuaua. Non ho idea di come ci riesca, a far infuriare i cani. Dopo circa sei ore di volo e altrettante ore di traffico, siamo finalmente a casa. Lux entra nella camera da letto e tira la valigia sul pavimento, collassando sul letto.
«Preferirei passare due settimane scalando l'Everest invece che passare tre giorni a Milwaukee.» Dice prima di tirarsi su e tenersi sui gomiti. «Come ti senti?»
Faccio spallucce. «Come uno che è riuscito a rovinare la vita della propria famiglia senza neanche essere fisicamente presente.»
Ride e mi fa cenno di sdraiarsi accanto a lei, e così faccio. «Secondo me hai fatto la scelta giusta. E non parlo del cancellare il messaggio della segreteria. Parlo di come hai affrontato la cosa. Ora che è tutto finito e posso essere sincera, probabilmente se fosse toccato a me, sarei scappata in Spagna pur di non farlo.»
Le do una leggera gomitata e afferro un cuscino, sistemandolo sotto la mia testa. «Spero solo che le cose tra mio padre e mia madre vadano meglio. Jaxon sembra a posto, non voglio che tra vent'anni diventi un padre di merda solo perché ha avuto il nostro come esempio.»
«Sono sicura che sarà un buon padre. Anche Georgia sembra carina, vero?» Annuisco. «Assomiglia un po' a Lea Michele. Davvero carina. Capisco perché gli piace.» Si stiracchia e si mette a sedere, guardandosi intorno. Il suo telefono suona e Lux fruga nella sua borsa prima di tirarlo fuori, sbloccandolo e portandoselo all'orecchio. «Sì?» Silenzio per un po', poi sbianca e mi guarda, posando la mano sul display per attutire la sua voce. «Oddio, oddio! É tua madre!»
«Che cosa?!» Sbotto e balzo a sedere, fissando il numero sul suo telefono e spalancando gli occhi. «Cazzo! Cazzo, dille che ha sbagliato numero, ti prego.»
Lux mette il vivavoce e posa il telefono sulla coscia. «Come posso aiutarla?» Dice infine.
«Lux, so che sei tu, riconosco la voce. Siete già arrivati a casa?» Chiede mia madre.
«Sì.» Sospira infine lei. «Di cosa hai bisogno?»
«Siete passati da casa mia questa mattina? Io... Ho provato... Ecco, è sparita una cosa.» Dice mia madre confusa, e riesco a sentire i suoi passi dall'altra parte del telefono. «Era davvero importante, non so come- Insomma, solo Justin lo sapeva e non può essere stato nessun altro.»
«Dille di che non ci siamo.» Dico velocemente, guardando Lux che apre la bocca ma viene interrotta da mia madre.
«Justin?»
«Mamma?» Sobbalzo e afferro il telefono. «Mamma?»
«Justin! Oh, mio Dio! Justin, non è una- Non è una registrazione! Non è la seg- Oh, mio Dio, tesoro, mi manchi tanto. É così bello sentire la tua voce. Oh, mio Dio.» Inizia a piangere di nuovo e Lux esce fuori dalla stanza per lasciarmi da solo.
«Mamma, smettila di piangere.» Mi passo la mano sugli occhi e cammino avanti e indietro per la camera. «Mi manchi tanto anche tu.»
«Sono così contenta di sentirti, è... É passato così tanto tempo, non... Non mi sembra vero. Penso che sto diventando pazza.»
Rido. «Anche io.»
«Hai cancellato tu il messaggio, vero? Questa mattina?» Chiede infine, sospirando. «Era l'unica cosa che mi teneva compagnia, Justin.»
«A quanto pare ora puoi avere la versione originale. Ti giuro che non sapevo che potessi sentirmi al telefono, ti avrei chiamata molto tempo fa, mamma.»
«Lo so, tesoro. Sono così contenta, non riesco a crederci. Probabilmente ora assillerò Lux a forza di chiamarla ma è così bello sentirti. É davvero così bello. E non è sempre la solita frase. Non riesco a crederci. Come stai, tesoro? Ti senti bene?»
«Sì, sto bene. Sono solo scombussolato. Non pensavo potesse accadere. Tu come stai?»
«Oh, io sto bene. Sai, vado avanti. Funziona così, a quanto pare.» Ride piano. «Beh, raccontami tutto! Com'è il Paradiso? Hai avuto qualche ragazza lassù? Scommetto che farai dei figli. Oh, e Lux! Che ragazza, tesoro! Dovresti proprio chiederle di uscire.»
«Mamma!» Grugnisco mentre apro la finestra e mi siedo sul davanzale. «Sono un angelo, non sono umano. Non funzionerebbe. Tu devi lasciare papà.»
«Ti prego, non torniamo su questo discorso.» Sospira.
«Invece ci torniamo. Non puoi continuare a farti trattare così. É uno stronzo, ti ho detto di mollarlo... Beh, un centinaio d'anni fa, più o meno.»
Ride. «Ho sessantadue anni, tesoro. Chi pensi mi voglia?»
«Chiunque sarebbe fortunato ad averti.» La sento sospirare. «Ti voglio bene.» E piangere.
«Ti voglio bene anche io, tesoro. Tanto. Pensi che Lux ci lascerà parlare al telefono?» Chiede infine, e io ridacchio.
«Probabilmente me lo regalerà. Non dire a papà che riesci a sentirmi, va bene? Non si merita neanche una mia parola, quel bastardo.»
«Vedo che usi sempre lo stesso linguaggio da scaricatore di porto, eh?» La immagino alzare gli occhi al cielo.
«Eh, già. Indovina da chi ho preso?» Salto giù dal davanzale e Lux rientra in camera, chiudendo piano la porta. «Ora devo andare, ci sentiamo domani. Va bene?»
«Certo, tesoro. Comportati bene e tieni su i pantaloni. Li tieni ancora giù, vero? Quante volte ti devo dire che la cintura esiste per un motivo?» Sbotta infine, facendomi ridere.
«Un paio di volte. A domani.»
«A domani, tesoro.»
Blocco il telefono e Lux mi guarda per un po', infine la stritolo in un abbraccio, facendola ridere quando inizio a muoverla da destra a sinistra e avanti e indietro. «Grazie. Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie. É il più bel giorno della mia vita. Non penso di essere stato così felice da anni, Lux. Grazie.»
«E di che? Non ho fatto niente.» Fa spallucce e si stacca da me. «Penso che mi dovrai un bel po' di soldi se inizierete a parlare al telefono ogni sera. Ricordati solo di caricare la batteria.» Ride, prendendomi il telefono di mano e infilando il caricabatterie nella presa. «Allora, di cosa avete parlato?»
«Niente. Non abbiamo parlato di niente. Le solite cose. Dio santo, perché non ci abbiamo pensato prima? Avremmo dovuto pensarci prima. Avremmo fatto molto meglio a provare così, Lux. Non ci credo. Non ci credo ancora.»
Mi continua a guardare sorridendo e incrocia le braccia. «Mi merito un grazie, no? Se non ti avessi trascinato lì con me, ora tutto questo non starebbe accadendo. Voglio qualcosa in cambio.»
«Qualsiasi cosa.» La guardo tirare fuori i libri di Matematica e sistemarli sul tavolo prima di indicarli. «Se mi lasci parlare con mia madre ogni sera, probabilmente mi laureo al posto tuo. Vai, fai quello che ti pare. Io sto qua.» Dico prima di sedermi. Ne vale la pena, non importa.


«Sei sveglia?» Mi infilo nel letto accanto a Lux e lei mugugna qualcosa prima di aprire gli occhi. «Bene. Ho voglia di parlare.»
«Ma domani c'è scuola.» Dice, afferrando il lembo delle lenzuola e tirandosele sopra la testa. Le tiro giù di nuovo e lei ridacchia. «Di cosa vuoi parlare? Che ore sono?»
«Le 2. Pensi che i piccioni hanno paura di volare? Forse è per questo che camminano tra gli umani quando possono benissimo allontanarsi il più possibile. Chi vorrebbe mai stare sulla Terra potendo volare ovunque? Secondo me hanno paura di volare. É l'unica spiegazione.» Non la lascio neanche aprir bocca. «Oppure si divertono a spaventare i passanti. Ma anche in quel caso, sono piccioni. Non sono leoni. Non penso che li spaventino poi tanto. Non ha senso. Forse atterrano solo per mangiare. Perché a Venezia i piccioni atterravano sulla gente e negli altri posti no?»
«Fai sul serio?»
«Certo che faccio sul serio. Se fossi un piccione, volerei tutto il giorno.» Faccio spallucce e inzio a torturare un pezzo del cuscino. «Sai di cosa ho veramente voglia adesso?»
«Di dormire?» Chiede mentre richiude gli occhi e tuffa il viso nel materasso.
«No, di McDonald's. Un bel Big Mac e patatine fritte. E una coca cola. Sarebbe perfetto. Andiamo a prenderli?» Mi volto verso di lei e la vedo scuotere la testa.
«É tardi.» Mugugna. «E poi non penso che McDonald's sia aperto alle 2 di notte. E poi non so guidare, e non ho voglia di andare fino in centro per prendere delle patatine fritte.»
«Dai, ti prego? Almeno me le puoi cucinare?» Chiedo piano, sentendola ridere.
«Justin, ti prego, vai a dormire. É tardi, domani c'è scuola, mi fa male la testa e per oggi penso che basti così. Probabilmente sei già troppo euforico dopo tutto ciò che è successo. E aggiungici anche le patatine. Sarà un inferno.»
«Lux, Lux, Lux, Lux, Lux, dai! Ti prego! Solo patatine? Per favore? Dai, ti prego? Dieci minuti, poi torni a dormire.» La scuoto leggermente e lei cerca di darmi qualche schiaffo prima di far ricadere la mano sul letto.
«Va bene.» Sospira infine, alzandosi dal letto e uscendo dalla camera con me dietro. «Però sia chiaro che questa è l'unica volta. Non ho intenzione di mettermi a cucinare per un angelo custode che alle 2 di notte ha voglia di McDonald's.»
Le lancio un ampio sorriso e mi metto a sedere sul bancone di marmo, guardandola armeggiare con le varie padelle e le bottiglie di olio. «Allora che ne pensi dei piccioni?»
«Penso che stiano dormendo, ciò che dovremmo fare anche noi.» Dice prima di accendere il fuoco e spargere l'olio sulla padella. «Sai dove sono le patate?»
«Nell'armadietto accanto al frigo.» Le tira fuori e inizia a tagliarle. «Ma io dicevo dei piccioni che non volano. Perché non volano?»
«Non lo so, probabilmente hanno le ali stanche.» Sbadiglia e lancia la prima parte delle patatine sulla padella. «Perché ti interessano tanto i piccioni?»
«Non capisco come uno abbia la possibilità di andare ovunque voglia ma rimane qui. Tutto qua.» Faccio spallucce e le prendo una patata di mano, tirando fuori un coltello e iniziando a tagliare insieme a lei. «Dopotutto questa città fa schifo e c'è spazzatura ovunque.»
«É proprio per questo che stanno a terra. Mangiano e se ne vanno. Non tagliarle così spesse, poi ci vorrano due ore per friggerle.» Mi dice, dandomi un colpetto sulla mano con il coltello. «Cerca di farle tutte dello stesso spessore. Sei sicuro che non vuoi dormire?»
«Sì, sono sicuro.» Le passo le patatine tagliate e le circondo il collo con le braccia, guardandola mentre prende un cucchiaio di legno. «Non pensi mai a cosa sarebbe potuto accadere se tu fossi morta?»
«Dovrei? Ringrazio Dio che non lo sono. Non voglio neanche pensare a cosa sarebbe accaduto.» Fa spallucce e abbassa il fuoco prima di coprire la padella con un coperchio, infine si gira verso di me. «Perché lo chiedi?»
«Se tu ora fossi un angelo, probabilmente ti bacerei.» Dice, stringendomi nelle spalle.
Ride e annuisce. «Sì, questa è davvero bella. Forza, prendi i piatti. A questo punto mangio anche io. Però poi mi racconti una storia per farmi andare a dormire.»
«D'accordo, affare fatto.» Sorrido e tiro fuori due piatti dalla credenza, porgendoglieli e sedendomi al bancone. «Non sono crude, vero?» Chiedo appena mi mette il piatto davanti.
«Spero di no. Ma tanto che differenza fa? Non puoi morire.» Si siede davanti a me e posa la maionese in mezzo.
«Perché, si può morire se mangi patatine crude?» Inarco un sopracciglio e prendo una patatina, infilandomela in bocca. «No, va benone.»
«In ogni caso non te le avrei rifatte.» Rido.


Cammino avanti e indietro per la stanza nel tentativo di svegliare Lux di nuovo. Ho voglia di parlare, sono di buon umore, e lei dorme come al solito. Capisco che c'è scuola tra circa un'ora e che ha tutto il diritto di avere 8 ore di sonno, ma non quando voglio parlare. Dovremmo fare delle regole. Io la aiuto con i compiti, e lei sta sveglia con me quando voglio parlare con qualcuno. Anche perché non c'è suo cugino qui che praticamente ha giurato su qualsiasi cosa che non dirà a nessuno degli angeli custodi, né di me. Beh, meno male. Non penso che qualcuno gli crederebbe, in ogni caso, e probabilmente lo manderebbero al manicomio.
La sveglia di Lux inizia a suonare e io salto sul letto. «Buongiorno!»
«Buongiorno.» Muove la mano da tutte le parti prima di dare un colpo al telefono, spegnendo la sveglia. «Che anno è?»
«Sempre lo stesso. Come hai dormito?» Chiedo mentre raccolgo una ciocca dei suoi capelli dal cuscino e inzio ad attorcigliarla intorno al dito.
«Come un gatto. Non ho dormito un bel niente perché qualcuno ha voluto delle patatine nel bel mezzo della notte.» Borbotta mentre si tira fuori dal letto e va in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Dannazione. Perché deve andare a scuola? Dobbiamo davvero parlare. Di qualsiasi cosa. Magari potrà farmi rivedere il mio gatto morto. Non sarebbe una cattiva idea. Qualche minuto dopo esce vestita e spazzolata e raccoglie la borsa da terra, soffocando uno sbadiglio.
«La prossima volta che mi svegli alle 2 per parlare di piccioni davanti a un bel piatto di patatine fritte, sarà meglio che convinci mia madre che sto male e non posso andare a scuola. Forza, dobbiamo andare ora.»
«Non puoi saltare? In fondo, teoricamente, sei rimasta in coma per un po'. Non dovrebbero lasciarti tornare a scuola così presto.»
Mi lancia un'occhiata stranita. «Si può sapere che hai? Forza, staremo insieme tutto il giorno quando torniamo a casa. Magari questa volta ti accompagno anche fino al McDonald's e ti prendo sei porzioni di patatine.»
«Buona idea!» Salto giù dal letto e la seguo fuori di casa.
«Ma sei rimasto sveglio tutta la notte?» Mi chiede mentre ci incamminiamo verso la sua scuola.
«Presumo di aver dormito tra le 6 e le 7.» Mi stringo nelle spalle. «Tu hai dormito tutta la notte, però.»
«Semmai ho cucinato tutta la notte.» Borbotta, legandosi i capelli in una coda e sistemandosi la borsa sulla spalla. «Gli angeli si sposano mai?»
Mhm. «Alcuni sì, altri no. Il Paradiso è solo una versiona parallela della Terra, Lux. Questa è la terra dei vivi, il Paradiso è la terra dei morti, in poche parole. I morti vivono lì e i vivi vivono qui.»
«Quindi siete un po' come gli zombie? Morti viventi?» Mi lancia un'occhiata confusa e io rido.
«Qualcosa del genere.»
«E Dio che ruolo ha in tutto questo? Insomma, cosa fa? Se ne leggono tante di storie su Dio.» Dice, poi sorride velocemente a un passante che la guardava stranito.
«Beh, lui è quello che giudica tutto. Sai, le azioni, la vita della gente. Decide chi si merita una cosa e chi si merita un'altra. Compila i vari moduli di entrata e uscita-»
«Entrata e uscita? Come a scuola?»
«Più o meno. Le entrate sono i nuovi morti, le uscite sono gli angeli custodi che devono rimanere qui sulla Terra. Quando torniamo su, diventiamo entrate anche noi.»
Annuisce leggermente. «Quindi non siete tutti angeli custodi. C'è gente che fa dell'altro?»
«Ovvio. É come se io ti dicessi che sulla Terra ci sono solo agricoltori. Ci sono angeli addetti a un lavoro, altri a un altro. La gente che sulla Terra ha studiato una specifica cosa, solitamente finirà per lavorare a quello.»
Rimane in silenzio per un po'. «Tu che cosa studiavi?»
«Psicologia.»
«E perchè sei finito a fare l'angelo custode?»
«Perchè qualcuno doveva pur capire perchè cerchi di ammazzarti mentre ti fai la piega ai capelli.” Rido e lei mi lancia un'occhiataccia.
“Stai zitto, sono sicura che ti sei divertito questi 17 anni. E mi hai pure vista nuda. Dio mio, come farò a guardarti in faccia'” Alza gli occhi al cielo.
“Come hai fatto fino ad ora.” Faccio spallucce. “Per me puoi stare nuda tutto il tempo.”
“Senti, ma gli angeli non fanno voto di castità prima di diventare custodi?” Mi guarda male.
“No. Facciamo voto di trombità. Però siamo tipo i nerd che vengono a scuola con te. Guardare ma non toccare.”
“Che idiota.” Ride. “Quando muoio dove andrai?” Chiede ancora.
Ci penso su. “Probabilmente mi daranno a qualcun'altro.”
Rimane in silenzio per un po'. “Non ci penso neanche, tu sei mio.”
Rido. “Mi piace come suona.”



Giuro che il prossimo capitolo è più interessante.
O almeno lo sarà quando lo scriverò, dai.
Ho due storie da finire e devo trovare idee originali e diverse per ognuna D:
É più difficile di quello che sembra, sappiatelo.
In ogni caso, spero il capitolo vi sia piaciuto.
Cercherò di aggiornare entro il 6.
:)

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Capitolo 11
*** Dio ***


Justin's POV.



Sono rimasto a fissare Lux mentre scriveva gli appunti di Matematica per due ore senza toglierle gli occhi di dosso.
E questa volta non perchè ero preoccupato che potesse cadere dalla sedia e spezzarsi l'osso del collo, ma perchè è bella. Davvero bella. E l'ho notato solo adesso. Ho passato 17 anni seguendola da tutte le parti e cercando di divertirmi allo stesso tempo quando potevo semplicemente rimanere a guardarla dormire per ore e non stancarmi mai.
Sospiro piano mentre la seguo fino a casa, entrando e lasciandola chiudere la porta. «Che cos'hai?» Mi chiede, lanciando la borsa accanto all'appendiabiti.
«Assolutamente niente. Sono stanco.» Mi stringo nelle spalle.
Lux mi lancia un'occhiata divertita. «Ma davvero? Non è una scusa da ragazze? Dai, che hai?» Rimango in silenzio e lei sbuffa. «Se ti do un po' di gelato me lo dici?»
Rido. «Tu dammelo e poi vediamo.»
Alza gli occhi al cielo e io la seguo in cucina, sedendomi al bancone e guardandola infilare la testa nel frigo. «Panna o cioccolato?»
«Nocciola.»
Tira fuori la testa e si gira verso di me. «Non ho nocciola.»
Mi stringo nelle spalle. «Allora niente rivelazioni.»
«Dai, Justin!» Si lagna piano e io rido. «Quello al cioccolato è quasi uguale alla nocciola. Ti va bene?» Annuisco e lei lo tira fuori prima di posarlo sul bancone davanti a me, porgendomi il cucchiaio. «Allora. Che cosa c'è?»
Mi metto il cucchiaio in bocca e mi guardo intorno in silenzio finchè non mi da una sberla. «D'accordo, va bene. Ti preferivo quando non potevi toccarmi.»
«Io ti preferivo quando facevi meno il sarcastico. Che cosa c'è, Justin?»
Sospiro e mi passo la lingua sulle labbra. «Cosa faresti se ti accorgessi di essere innamorata di una persona con cui non puoi stare?»
Lux inarca un sopracciglio. «Mamma mia, serve del gelato anche a me per parlarne.» Dice prima di alzarsi e afferrare un altro cucchiaio, sedendosi di nuovo. «Okay, vai avanti.»
Mhm. Speravo se ne dimenticasse con il gelato. «Penso di essermi innamorato di una ragazza. Ma non potrei stare con lei neanche volendo.»
«E perchè no? Sei carino, sei giovane, sei un genio di Matematica. Sono tutte ottime qualità.»
Rido piano e prendo un altro cucchiaio pieno di gelato. «Perchè non sarebbe fisicamente possibile. Te l'ho già detto qualche giorno fa, Lux. Non posso fidanzarmi. Con nessuno.»
«Hmm.» Pensa. «Dimmi chi è la ragazza.»
«Non penso sia una buona idea, Lux.»
«É Barbara, vero?» Chi diavolo è Barbara? «Accidenti, lo sapevo che te ne saresti innamorato. Insomma, è carina, va bene, ma non è tutta quella bellezza. Non capisco cosa ci trovino i ragazzi in lei.»
Chi diavolo è Barbara? «Sì, beh, non penso che sia lei, comunque.»
«Dimmi il nome. L'hai vista nei corridoi?»
«Anche.»
«In classe?»
«Sicuramente.»
«Viene in classe con me?»
Mhm. «Non proprio.»
«É mora?» Continua.
«No.»
«Alta?»
Rido. «Non tanto, no.»
Rimane in silenzio per un po' e gioca con il gelato, poi mi guarda. L'ha capito. «É Alana Stanford?»
Non l'ha capito. «No.»
Sbuffa. «Dai, dimmi chi è. Non andrò a raccontarlo in giro.»
«Non ci sarebbero molte persone a cui dovresti dirlo.»
«Appunto. Dai, chi è? Se mi dici che è Camilla, ti picchio. Te lo giuro.»
«Chi è Camilla?» Inarco un sopracciglio. Non me la ricordo proprio questa.
«Quella stronza che mi ha rubato la coperta all'asilo.»
«Ah, la Thailandese!»
Mi lancia un'occhiataccia. «Sono contenta che te la ricordi. Allora è lei?«
«No, non è lei.»
«Senti, dimmelo e basta. Va bene? Oppure scrivilo. Lo vuoi scrivere? Ti do carta e penna se lo vuoi-»
«Penso di essermi innamorato di te, Lux.» Dico piano, sperando che non mi senta. Ma lo fa.
Lascia cadere il cucchiaio sul bancone e mi fissa per qualche minuto.
«Stai parlando con me o qualche altro angelo immaginario?»
Alzo gli occhi al cielo e poso il cucchiaio. «Sto parlando con te in questo preciso momento.»
«Porca miseria.» Sussurra. «E ti è venuta l'illuminazione da un giorno all'altro? É solo perchè ti ho cucinato le patate, vero?»
«Forse. Forse perchè mi hai riportato a Milwaukee, forse perchè posso parlare con mia madre di nuovo, forse perchè mi tratti come se fossi una persona reale, forse perchè non ti sei arresa quando ti continuavo a dire di no, forse perchè mi parli come se io conoscessi tutto. Forse perchè semplicemente è così e non c'è un altro motivo oltre a questo.»
«Caspita.» Annuisce piano. «Questa si è che una dichiarazione. Io pensavo mi dicessi perchè ti faccio ridere.»
«Anche quello. Inseriscilo nell'elenco dove più ti piace.» Mi stringo nelle spalle e Lux sposta lo sguardo da una parte all'altra della cucina.
«Sono riuscita a far innamorare di me un angelo ma non quel ragazzo che mi piaceva in prima media?» Chiede poi, e infine scuote la testa. «Scusa, pensavo ad alta voce. E quindi che vuoi fare?»
«Cosa vuoi che faccia? Ti ho già detto che non c'è niente da fare.»
«Sì, beh, insomma, qualcosa ci deve essere. Magari un accordo. Un contratto. Venditi l'anima, che ne so.»
«Io sono già un'anima, genio.» La guardo male e lei ride.
«Sì, beh, non hai tutti i torti. Ho voglia di guardare la TV. Poi mi aiuti con Matematica? Ho delle equazioni che non capisco.» Dice prima di alzarsi dalla sua sedia e mettere il cucchiaio nel lavandino.
«Non vuoi parlare di come sono fottuto per essermi innamorato di te?» Le chiedo, inarcando un sopracciglio.
Si stringe nelle spalle. «Penso che lo sappiamo entrambi. Comunque possiamo parlarne dopo, tanto abbiamo tempo. Magari mentre mi fai i compiti di Matematica. Sono sicura che troveremo una soluzione per il tuo cuoricino disubbidiente.» Da due pacche leggere sul mio petto e torna in sala, mentre io rimango a fissare il muro.
Ha davvero detto cuoricino disubbidiente?



«Oh, tesoro, io lo sapevo che sarebbe successo! Sì, ricordi che te l'avevo detto? Avevo detto che è proprio una bella ragazza! Te l'avevo detto, sì. Sono così contenta per voi! Quindi cosa avete deciso di fare? State già insieme? Come sono contenta!» Blatera mia madre mentre io continuo a finire gli esercizi di Matematica per Lux.
«Mamma, puoi stare a sentirmi un secondo? Ti ho già detto che non possiamo. Anche perchè Lux se ne sta beatamente fregando al piano di sotto.» Dico prima di chiudere il quaderno e lanciarlo nella sua borsa.
«É solo timida, Justin! Sai come sono le ragazze alla sua età, no? Ora vai da lei e confessale i tuoi sentimenti, tesoro!» Mi incita.
Alzo gli occhi al cielo. «Certo, mamma. Farò proprio così. Senti, parliamo d'altro. Tu come stai?
»
«Io? Io sto bene. Non sono io quella che è innamorata di qualcuno, tesoro.» Ride. «Forza, vai. Possiamo parlare dopo al telefono. Vai da lei e cercate insieme una soluzione.»
«Mamma, non c'è una soluzione. Perchè stiamo parlando di questo, in ogni caso? Non vuoi sapere nient'altro sulla vita dopo la morte, cosa si vede prima di morire, come è fatto Dio?» Le chiedo mentre sc
endo le scale ed entro in cucina.
«Non mi interessa tanto, tra poco lo scoprirò da sola, comunque. Ora l'unica cosa che conta è che tu riesca a trovare un modo per stare con la ragazza che ami. Oh, che cosa bella da dire. Pensavo che non te l'avrei mai più detto, è bello ricominciare a dirti come vivere la tua vita, tesoro.» Ride.
Mi lascio scappare un sorriso. «Sì, lo vedo. Senti, devo andare o Lux mi romperà il collo se spendiamo tutti i soldi.»
«Sì, certo, me ne sono dimenticata. La prossima volta chiamo io. Sei sicuro che non la disturbiamo se parliamo così tanto?»
«Non gliene frega proprio niente finchè non deve spendere soldi per ricaricarlo. Ci sentiamo domani, ti voglio bene.» Concludo.
«Anche io, tesoro.»
Stacco la chiamata e poso il telefono sul bancone prima di prendere una bottiglia d'acqua dal frigo e tornare in sala.
Lux alza lo sguardo e abbassa il volume della televisione quando mi siedo accanto a lei. «Pensavo parlaste più a lungo.»
«L'avremmo fatto se non avesse iniziato a dirmi come ti devo conquistare.» Borbotto e lei scoppia a ridere.
«Te l'ho già detto che amo tua madre? Quindi come hai intenzione di conquistarmi? Voglio essere avvertita prima del tempo.» Dice tranquillamente prima di spegnere la TV.
«Non ne ho idea.» Mi stringo nelle spalle.
Annuisce. «Sai cosa ti dico? Che dobbiamo baciarci. Insomma, secondo me pensi di esserti innamorato di me perchè sono una delle poche ragazze che hai visto nuda, e quindi suppongo anche che tu sia vergine e teoricamente, in questo momento, sei nell'età dei problemi ormonali e tutta quella roba lì. Perciò forza, baciami e lo scopriremo.»
La guardo a bocca aperta quando si siede di fronte a me e mi fa cenno di baciarla. «Lux, non posso farlo.»
«Tranquillo, ti do il permesso, non mi sentirò usata dopo e non inizierò a reclamare buoni pasto per i nostri figli. Forza.» Ripete.
Rido e alzo gli occhi al cielo. «Non posso, Lux.
Voglio baciarti. Ma non posso. Ci saranno delle conseguenze per entrambi. E saranno pesanti.»
Alza lo sguardo su di me. «he tipo di conseguenze?»
Sospiro. «ualsiasi contatto tra entità divina e umano comporterà l'allontanamento dell'entità e l'Inferno per l'umano.
»
Apre la bocca.
«Oh.» Si lecca le labbra. «Inferno... Quello Dantesco?» Annuisco. «Che tipo di allontanamento?»
«Permanente. Nessuno lo sa con certezza, la gente che ci va non ritorna. Si dice che sia una parte del Paradiso che cambia forma ogni giorno ma non ha una fine, e si vaga all'infinito. Non c'è una via d'uscita.»
Rimane in silenzio e si passa le dita sul braccio.
«Perchè?»
«É come quando gli uomini cercarono di costruire la Torre di Babele. Qualsiasi contatto con un angelo o un abitante del Paradiso non è concesso agli umani, ed è considerato un avvicinamento proibito a Dio.»
«Quindi se ti bacio, finirò all'Inferno.» Dice infine, e io annuisco. «Per sempre?»
«Per sempre.» Confermo.
«E non c'è un'eccezione?»
ֿ«No.»
«Ma l'angelo cosa c'entra? Voglio dire, l'angelo non può avvicinarsi a Dio più di così, giusto? Sei già lì. Non ha senso.» Mi guarda confusa.
Già, questa vagliela a spiegare.
«Facciamo finta che io ti lasciassi baciarmi.» Annuisce. «Commetterei un peccato contro Dio. Ti lascerei avvicinarti a lui senza il suo permesso, in poche parole ti darei la grazia senza che tu venga prima giudicata per le azioni che hai commesso durante la tua vita. E come se tu fossi purificata, o rinata, e i peccati vengono cancellati.»
«Quindi se io avessi- É solo un'ipotesi, non l'ho fatto veramente. Se io avessi ucciso un uomo e ti baciassi, è come se il delitto non fosse mai accaduto?»
«Esatto. Come ti ho detto, i peccati vengono cancellati. Siamo fatti della luce di Dio, e Dio è indulgente. Possiamo cambiare alcuni eventi. Per così dire, potrei assicurarmi che tu arrivi in tempo alla fermata dell'autobus. Ma non è compito nostro garantire l'accesso al Paradiso.»
«Hai detto qualsiasi contatto, però mi hai abbracciata.»
«Un contatto più... Contattoso.
» Ride. «Non so scherzando, Lux. É una cosa seria. L'ho già rischiato una volta quando hai cercato di baciarmi a due anni, non vorrei rischiarlo di nuovo.»
«Non ho cercato di baciarti!» Sbotta, incrociando le braccia.
«Invece sì.» Rido e afferro il cuscino prima che me lo possa lanciare addosso. «Quindi dovrai trovare un altro modo per baciarmi.»
«Senti, non sono io quella che ha deciso di andare contro le regole e innamorarmi di un angelo, sai? Dio non può mandarmi all'inferno solo perchè cerco di aiutarti a capire che non sei davvero innamorato di me ma sei solo innamorato dell'idea dell'amore.»
Annuisco piano e faccio per parlare ma mi interrompe di nuovo. «Vai da Dio e chiediglielo.»
La guardo confuso.
«Chiedergli cosa?»
«Se possiamo stare insieme, genio!» Alza gli occhi al cielo.
Inarco un sopracciglio. «Perchè, vuoi stare con me?»
Fa spallucce. «Non mi dispiacerebbe stare con qualcuno che mi ha vista crescere e invece di provare a uccidermi prova a tenermi in vita.» Dice tranquillamente e io rido. «Specialmente se quel qualcuno è un angelo dai capelli perfetti e un bel sorriso di cui alla fine potrei essere innamorata anche io. Dai, sul serio. Vai a chiedergielo. Io vado a farmi una doccia, ci vediamo dopo.»



Entro nell'ufficio di Dio e lo vedo compilare i vari moduli per le entrate e le uscite del Paradiso. Speriamo che sia di buon umore, oggi.
«Supponiamo che io mi sia innamorato di una ragazza umana.» Comincio, e Dio posa la sua penna per darmi tutta la sua attenzione.
«Ti sei innamorato di una ragazza umana?»
«Ho detto supponiamo. So bene che le regole vietano un qualsiasi rapporto o contatto, ma non c'è un modo per... Ecco, ignorarle?»
Rimane in silenzio per qualche minuto, contemplando la mia domanda.
«Ignorarle?»
«Sì. Non lo so, tipo fare qualche ora extra o prendere due persone da tenere d'occhio.»
«Solo per stare con una ragazza?» Annuisco. «Sarebbe Lux, questa ragazza?»
Mhm.
«No. Forse. Sì. Perchè me lo chiedi se lo sai già?» Borbotto infine, e lui ride.
«
C'è un'eccezione, uno strappo alla regola. Chiamalo contratto permanente. Siediti.» Mi indica la sedia e mi ci lascio cadere sopra.
«Che genere di accordo?» Chiedo, sospirando.
«In realtà sono due possibilità per una sola eccezione, ma alla fine vale lo stesso accordo per ognuno. Nel primo caso, se l'umano accetta liberamente di rinunciare alla propria vita per un angelo, gli sarà garantito l'accesso al Paradiso, vita eterna in cielo, ma la morte sarà molto dolorosa e lunga. Nel secondo caso – e quello che personalmente preferisco – l'angelo può tornare in Terra e riprendere le sembianze umane, ritornando all'età che aveva quando è morto.»
«Potrei tornare in Terra?»
Annuisce.
«Ma c'è sempre un tranello in ogni accordo, Justin. L'angelo tornerà in Terra, ma i ricordi della sua vita passata saranno andati, compreso il Paradiso e la conoscenza che gli è stata data quando è arrivato qui. Non saprai niente di Dio, solo ciò in cui gli umani credono, e ti sembrerà abbastanza. La ragazza che ami non si ricorderà di te e avrà un altro angelo custode, che ovviamente non vedrà. Vivrai soltanto 70 anni, morirai in un incendio e la tua cenere non potrà essere distinta da quella dei mobili. Perciò ora ti chiedo, Justin: sei sicuro dei tuoi sentimenti per lei e dei suoi sentimenti per te? C'è sempre la possibilità che Lux non si innamori di te ancora una volta, ma il tuo destino si avvererà così come promesso.»
Rimango in silenzio e mi passo una mano tra i capelli.
«Quanto dolorosa sarebbe la sua morte?»
Dio appoggia la schiena alla sedia e congiunge le mani sulla scrivania. “Dovrebbe impiccarsi.”
«Potrei salvarla.» Gli ricordo.
«Non potresti. Lux verrebbe a sapere in anticipo della sua morte: può accettare oppure no. Nel caso in cui accettasse, non potrebbe tirarsi indietro, e tu non potresti salvarla: andresti contro un mio ordine.»
Mi lecco le labbra e mi passo una mano tra i capelli.
«Ma non eri contro il suicidio e tutto il resto?»
«Sacrificio, Justin. Ma l'hai letta la Bibbia che ti ho dato quando sei arrivato qui o no? Si parla solo di sacrifici sui vari monti.» Mi lancia un'occhiataccia.
Non mi sembra la situazione ideale per parlare di Bibbia.
«Se decido di ricominciare da umano...» Annuisce. «Potrei finire all'Inferno?»
«Dipende tutto da come ti comporti nel corso della tua vita, Justin. Ti dico solo che i tuoi peccati precedenti sono già stati annullati, perciò torneresti sulla Terra purificato, secondo il mio ordine. Ma come ti ho già detto, ogni persona che conosci in questo momento non ti ricorderà, e tu non ti ricorderai di questo posto.»
Dannazione.
«Dove finirei? Voglio dire, tornerei dai miei genitori?»
«No. Andresti da una famiglia... Affidataria, diciamo. Parecchi anni fa un angelo ha deciso di scendere in Terra per sposarsi con un umano, ma il mio accordo con lei era diverso. Non avrebbe mai potuto avere figli – per quanto li volesse il marito – oppure l'uomo sarebbe morto a 40 anni. Ha optato per la prima scelta.»
«Perchè non cambi accordo con me, allora? Qualsiasi altra cosa.»
«Qualsiasi?»
Mhm.
«Prima elencami le varie possibilità.»
Ride.
«Non funziona così, Justin. Sai quella famosa citazione di Forrest Gump? La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita. É come un'estrazione al lotto. Potrei cambiare il mio accordo con te, ma potrebbe essere meno piacevole di questo.»
«C'è qualcosa di meno piacevole che vedere la ragazza che ami suicidarsi per te?» Inarco un sopracciglio.
Dio sospira e appoggia i gomiti sulla scrivania, fissandomi insistentemente.
«Queste sono le scelte, Justin. Puoi scegliere adesso, puoi parlarne con Lux, oppure puoi aprire la scatola di cioccolatini e sperare per il meglio. Non posso fare altro.»
Mi premo le mani sul viso e rimango in silenzio. Cosa devo fare? Non voglio vederla morire per me. Ma non voglio neanche ricominciare tutto da zero.
«Hai fiducia in lei, Justin? Hai così tanta fiducia nei sentimenti che prova per te da voler provare tutto dall'inizio? Entrambi sono dei sacrifici enormi, e capisco che nessuno dei due è piacevole. Ma devi scegliere, oppure lasciare le cose come stanno. Le staresti accanto per sempre, ma non potrai essere altro che il suo angelo custode. Per sempre.» Ripete.
«Se non si innamora di me, cosa succede?» Alzo lo sguardo e Dio si stringe nelle spalle.
«Te ne cerchi un'altra, ragazzo.»
«Non potrò tornare qui?»
Ride.
«Ma cosa pensi che sia io, Dio?» Sorride sornione. «Non potresti, Justin. Come ti ho già detto, dimenticherai questo luogo e gli angeli che hai conosciuto finora. Tutto ciò che hai fatto fino a questo punto della tua vita verrà cancellato.»
«Non c'è un eccezione?» Sospiro.
«Non in questo caso. Allora, cosa scegli? Suicidio o Smemorina?»
«Non mi pare proprio il momento di scherzare, Dio.»
«Non sto scherzando, Justin. Sono serio. La scelta sta a te. Ti do dieci un giorno di tempo e entro la fine devi dirmi la tua decisione.» Batte una mano sulla scrivania. «Probabilmente ti dovrei dire un'altra piccola cosa.»
«Che cosa?» Cosa potrebbe mai andare peggio?
«
Se deciderai di scendere in Terra, Lux andrà all'Inferno quando morirà.»
«Ma stai scherzando?!» Sbotto, alzandomi dalla sedia e camminando per la stanza. «Prima la vuoi impiccare, poi la vuoi mandare in Paradiso, poi la vuoi rincoglionire con le tue varie magie e tutto il resto, e ora mi dici che se io decido di andare giù, la mia punizione sarà automaticamente riversata su lei?»
«
Justin-»
«Justin un bel niente! Cosa cazzo è questo? Un gioco a chi riesce a ferire di più l'altro? Perchè sicuramente vincerei, visto che Lux non se la passerebbe tanto bene in ogni caso. Cosa accidenti stai facendo? Vuoi ammazzarla o cosa?»
«In un certo senso, Lux ti avrà convinto – inconsciamente o no – a rinunciare alla tua vita qui. Per lei. E di questo avrà colpa.» Spiega piano.
Tra poco rompo qualcosa.
«Allora. Fammi capire bene: Lux si ammazza e va in Paradiso, però questo va bene visto che l'ordine viene da te, giusto? Perchè tu comandi tutto. Tu decidi il destino della gente e tutto il resto. Se decido di scendere io per salvarla, finirà all'Inferno, perchè ovviamente tu non hai mai deciso che io mi debba innamorare di lei. É così? Giochi a tuo vantaggio o cosa stiamo facendo?»
«
Chiunque allontani una creatura da Dio verrà punito-»
«Ma fammi il piacere! Concentrati un po' sulla fame nel mondo e un po' meno su chi si innamora di chi, perchè ti garantisco che innamorarsi di qualcuno è molto meglio che morire di fame. E non è un dannato peccato.» Sputo.
«
Parlane con Lux, Justin. Decidete insieme cosa fare, e quale scelta è meglio per voi. Ma ricordati: in una Lux muore ma avrà accesso al Paradiso, e potrete stare insieme per sempre. Nell'altra morirete entrambi, e lei andrà all'Inferno. Ora vai, devo finire di compilare questa roba. Mi sento come se fossi il preside di una scuola.»
Sì, bel paragone. Oppure il tristo mietitore, a questo punto.
«Ma vaffanculo.» Esco e mi sbatto la porta alle spalle.





GRAZIE PER LE RECENSIONI.
Non ho internet perciò dovrà rispondervi alle recensioni una mia amica.
Aka Biebersbreathe.
Spero il capitolo vi piaccia :)



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Capitolo 12
*** Avviso ***


Avviso.

Vorrei scusarmi prima di tutto per il ritardo nel pubblicare. Ultimamente ho sempre meno tempo tra casini che non sto a raccontarvi, e ci tenevo davvero a completare questa storia prima di Natale.
Con questo detto, voglio anche avvertirvi che da questo momento in poi la storia sarà sospesa a tempo indeterminato finchè non risolviamo i problemi che abbiamo in famiglia, che sono davvero troppi per stare qui a elencarveli.
Sono sicura che capirete che il mio ultimo pensiero in questo momento va a quel coglione viziato che ha le palle di zittirci quando gli diciamo che lo amiamo, e ultimamente riesco a tollerarlo sempre meno - insieme a quella sua fidanzata insignificante che sparirà l'11 Ottobre per andare a promuovere il suo film del cazzo, e ciò finirà con un altro bellissimo Journals che non prenderei neanche se Justin cominciasse a lanciarlo in giro gratis -, e non vorrei finire questa storia facendolo morire dissanguato in un impeto di rabbia.
In ogni caso, alcuni di voi sanno già della situazione di mio nonno, perciò spero che nessuno di voi pensi che io abbia deciso di lasciar perdere la storia perchè non ho più voglia di continuarla.
Spero davvero di riuscire a tornare sul sito presto e finire questa maledetta storia insieme a quella della guardia del corpo, ma vi avverto anche che sarà la mia ultima presenza sul sito.
Non entrerò più e non scriverò più niente a meno che non sia assolutamente fondamentale per la mia sanità mentale buttare giù qualche riga.
Ma, come scritto su, l'ultima cosa che voglio fare adesso è mettermi a sparare cazzate random su un tizio che non conosco.
Ricordatevi soltanto che a volte ci sono cose più importanti nella vita reale di un ragazzo che abita a migliaia di chilometri da noi e - sfortunamente - mi sono trovata in questa situazione.
Ho apprezzato / amato / sorriso / riso / pianto con tutte le vostre recensioni, con gli scleri, con i suggerimenti, con ogni minima parola che mi abbiate mai mandato, e vi ringrazio ancora per il vostro supporto e per le preghiere che avete mandato a mio nonno.
Ci vediamo presto - si spera -.

Julia.


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Capitolo 13
*** Dio II ***


Justin's POV.

 

 

 

“Se non la smetti di tenere quel muso ti do il cucchiaio sul naso, Justin.” Dice Lux mentre mangia il suo gelato, seduta sul suo letto con trenta libri diversi attorno a lei. “Dai, cos'è quella faccia? É tutto il giorno che pensi a qualcosa, che cos'è?”
Continuo a passarmi la pena da un dito all'altro della mano, poi la poso sulla scrivania e mi alzo dalla sedia. “Dobbiamo parlare.”
“Sai, quella è una frase che nessuno vorrebbe sentirsi dire. Mai.” Dice prima di appoggiare la vaschetta del gelato sul comodino. “Di che cosa?”
“Ho parlato con Dio-”
“Che figata!”
“Lux.” Le lancio un'occhiata. “Non è una figata.” Mimo il suo tono e lei ride. “Ci sono due scelte. Beh, tre, se contiamo quella che alla fine non cambia niente.”
“Tre scelte per cosa?”
“Ci sono due possibilità per una sola eccezione, e dobbiamo sceglierne una entro sei ore. Nella prima possibilità, posso tornare sulla Terra sotto forma umana, avere 18 anni e vivere come qualsiasi altra persona intorno a te. In questo caso, però, tu non ti ricorderesti di me. Morirei a 70 anni in un incendio, potrei andare all'Inferno, ma tu ci andresti sicuramente per avermi...” Faccio una smorfia. “Convinto ad allontanarmi dal Paradiso per te.”
“Stai scherzando?”
“No.”
Si lecca le labbra. “La seconda?”
“É quella che odiavo all'inizio ma che adesso preferisco. Ascoltami fino in fondo e non interrompermi.” Annuisce e le prendo le mani. “Dovrai impiccarti.” Apre la bocca e gliela copro velocemente. “Ho detto ascolta.” La lascio libera e lei aggrotta la fronte. “Sarebbe considerato come un sacrificio a Dio, perciò entreresti in Paradiso, e potremmo stare insieme.”
Rimane in silenzio per un po'. “Perchè preferiresti che mi suicidassi?”
“Perchè il dolore che proveresti impiccandoti non è niente in confronto a ciò che proveresti se andassi all'Inferno, Lux. Te lo garantisco. Gli umani sanno sì e no tre cose su come è fatto quel posto, e le cose che sapete sono già orribili. Immagina come sono le altre. Entrambe le scelte fanno schifo, specialmente chiederti di rinunciare alla tua vita per me, perciò c'è sempre la terza scelta.”
“Quale sarebbe?”
“Rimanere così. Io continuerò a essere il tuo angelo custode, e nulla più.”
Mi passa un dito sulla mano e lo segue in silenzio con gli occhi. “Tu quale preferisci tra le tre?”
“Per moralità e probabilmente intelligenza e pietà, la terza. Per puro egoismo, la seconda. Ma la scelta spetta a te, considerando il fatto che in entrambi i casi sei fottuta.”
Annuisce lentamente e si gratta una spalla. “Quindi dovrei morire per te o bruciare per te.” Dice infine. “Non c'è altro?”
“Sì, ma non voglio rischiare. Dovrei accettarlo senza sapere cos'è e potrebbe essere peggio. Lux-”
“La seconda.”
“Che cosa?!” Sbotto. Si stringe nelle spalle. “Lux, hai sentito tutto quello che ti ho detto? Ogni parola? Compreso il modo in cui dovresti...”
“Sì, ho sentito tutto. Penso che se mi ami davvero e vuoi stare con me dopo aver passato 17 anni con me e avermi apparentemente salvata da tutto, è il minimo che posso fare per ricambiarti.”
“Lux, non si ricambia una cosa così impiccandosi. Insomma, ti ho tenuta in vita per 17 anni solo per vederti suicidarti per me? Non funziona così, lo sai bene.” Sospiro.
Si stringe nelle spalle ancora una volta. “Mi ami davvero? Insomma, hai capito se è solo una cosa passeggera o una di quelle cotte che ti prendi per chiunque quando stai per avere le mestruazioni?”
Inarco un sopracciglio e lei ride. “Lux, per favore.”
“Per favore cosa? Tu vuoi stare con me e io non voglio che tu abbia una possibilità di andare all'Inferno dopo aver passato così tanto tempo a servire Dio. E non voglio assolutamente che tu muoia bruciato. E non voglio andare all'Inferno neanche io. Alla fine la seconda possibilità è la migliore. Giusto?”
“Quasi.” Bofonchio. Non può fare sul serio, andiamo.
“Penso che il minimo che possa fare adesso è salvare te in cambio.” Ripete, battendo le dita sul libro. “Insomma. Sei un angelo. É veramente il colmo per un angelo andare all'Inferno. Non voglio che tu diventi come Lucifero. Sei un po' come l'Arcangelo Gabriele in Supernatural. Ti comporti da stronzo ma alla fine appari. Non so più cosa sto dicendo.” Collassa tra le mie braccia e io sospiro. “Quando devo farlo?”
“Non lo so.”
“Farà male?”
Che diamine le dico ora? La verità, probabilmente. “Sì. E sarà lunga. Ma poi finirà e non sentirai più niente, te lo prometto.” Le bacio i capelli e la sento sospirare piano.
Giuro che se Dio non la manda in Paradiso per questo, scatenerò una guerra che neanche una bomba atomica potrebbe causare.

 

 

Continuo ad accarezzarle i capelli mentre dorme, pregando che domani mattina Dio mi richiami su e mi dica che è stato tutto uno scherzo, che possiamo stare insieme qui o che Lux può venire in Paradiso senza togliersi la vita.
Come fai a chiedere a una ragazza di 17 anni di uccidersi per te e farla passare come una scelta migliore dell'altra?
Ma l'Inferno è peggio. É l'ultima cosa che si vorrebbe per la persona che detesti di più al mondo, figuriamoci per quella che ami.
Cinque giorni. Le ha dato cinque giorni per dire addio alla sua famiglia, ai suoi amici, ai suoi progetti per il futuro, alla sua casa. E meno male che si dice che Dio sia così indulgente e caritatevole.
L'ho dovuta mandare a letto con la forza dopo che aveva passato due ore a cercare su Internet come si fa il cappio con una corda.
Si rigira nel letto per la quarta volta e seppellisce il viso nel mio collo, sospirando piano.
Non ci credo che lo farà davvero. Probabilmente scapperà, o mi dirà che non può rinunciare alla sua vita per me.
E lo capirei benissimo.
Avrebbe più senso se anche lei mi amasse, ma non ha un motivo per togliersi la vita solo perchè io amo lei e solo perchè non vuole che io abbia una possibilità di andare all'Inferno.
Non cambierebbe niente per lei.
Mi sono comportato da egoista. Dovevo dirle che la scelta migliore era la prima, ma in quel caso sarebbe finita all'Inferno lei.
Penso davvero che questa sia la scelta migliore, anche se, come ho detto prima, è assurdamente egoista. Non puoi chiedere alla persona che ami di rinunciare alla propria vita solo per te.
Lux apre gli occhi e si sposta leggermente. “La tua ansia mi sta facendo fare brutti sogni, Justin.” Mi comunica piano e io rido.
“Mi dispiace.” Sussurro e lei si mette a sedere, accendendo la lampada e guardando l'ora.
“Sono le tre di mattina, perchè non stai dormendo?” Mi chiede.
“Perchè tu sei una cogliona e io probabilmente lo sono più di te. Dio in ogni caso ci supera in questo momento, il che non succede sempre.” Sospiro e lei sorride.
“Non mi hai costretta a fare niente. Insomma, è il minimo che posso fare per te dopo tutto ciò che hai fatto per me.” Dice tranquillamente.
Mi metto a sedere anche io e mi lecco le labbra. “Io non ho mai rinunciato alla mia vita per te, Lux.”
“Sì che l'hai fatto.” Inarca un sopracciglio.
“No, ero già morto. Non ho dovuto suicidarmi per prendermi cura di te.” Le ricordo.
Alza gli occhi al cielo. “Stai rinunciando comunque alla tua vita. Da angelo custode potresti fare qualsiasi cosa. Potresti intrufolarti nei bagni delle ragazze, potresti andare in giro a spaventare le vecchiette coi cani, potresti andare a fare le immersioni e vedere i pesci senza doverti preoccupare di respirare, potresti arrampicarti sugli alberi e vedere gli uccelli che fanno le uova. Non lo so, potresti fare un casino di cose e sei bloccato con una di 17 anni per cui il massimo del divertimento è guardare film Disney sul divano con un panino e una coca cola. Rinunciare alla tua vita non significa solo ammazzarti, significa anche non fare quello che vuoi fare perchè hai delle responsabilità più grandi, come prenderti cura di me.”
Prima che possa rispondere, comunque, lei crolla di nuovo sul letto e si tira le lenzuola fino al mento prima di scomparirci sotto.
“Ora spegni la lampada e vai a dormire. Ho un casino di roba da fare domani, tra le quali programmare il mio suicidio con una corda che dovrò anche comprare.” Mi dice tranquillamente e io la fisso per qualche secondo.
Non sono sicuro che lei sia in sè.
Non sono neanche sicuro io di essere in me.
Ma nonostante ciò, spengo la lampada e mi sdraio accanto a lei prima di crollare in un sonno profondo.

 

 

 

Quanto è passato? Un anno? Due? Non ne ho idea.
Mi dispiace tantissimo per il ritardo che ormai non è neanche ritardo ma una semplice presa per il culo.
Ho avuto così tanto da fare, con mio nonno, e i viaggi e tutto ciò che c'era da organizzare nella mia vita che scrivere era, sfortunatamente, l'ultimo dei miei pensieri.
Chiunque mi conosce sa quanto amo scrivere e leggere storie e inventarne di nuove, ma purtroppo non ho sempre il tempo o la voglia di pensarci.
In ogni caso, spero ci sia ancora qualcuno con me dopo questo lungo periodo di attesa.
Buona giornata a tutte, ragazze. E buon Anno Nuovo.

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