Breath of an angel di TrustInBieber (/viewuser.php?uid=196331)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cuffie ***
Capitolo 2: *** Come and save me ***
Capitolo 3: *** Custode ***
Capitolo 4: *** Chaz e Ryan ***
Capitolo 5: *** A wimoweh ***
Capitolo 6: *** Milwaukee ***
Capitolo 7: *** Milwaukee II ***
Capitolo 8: *** Ciao, mamma ***
Capitolo 9: *** Unica e ultima cosa ***
Capitolo 10: *** Se tu fossi un angelo ***
Capitolo 11: *** Dio ***
Capitolo 12: *** Avviso ***
Capitolo 13: *** Dio II ***
Capitolo 1 *** Cuffie ***
Cuffie.
Justin's
POV.
Se
avessi aspettato solo un secondo di più per entrare in
quella
stanza, ora non sarei qui a seguire una ragazza solo per prevenire un
qualsiasi disastro che potrebbe capitarle.
Se avessi rifiutato e
se mi fossi messo contro Dio, ora non sarei qui a seguire una ragazza
solo perché è troppo imbranata e riesce a
scivolare anche mentre
sta ferma.
Però, mi tocca occuparmene. Non posso allontanarmi da
lei, se non per pochi metri, quindi sono costretto a osservare la sua
giornata senza mettermi in mezzo, rimanendo a debita distanza di
sicurezza perché non possa sentire la mia presenza.
Sospiro e la
guardo tirare fuori l'iPod e infilarsi le cuffie nelle orecchie, per
poi guardare a destra e sinistra prima di attraversare la strada per
raggiungere la sua via di casa.
“Dannazione.” Sibila, cercando
di slegare le cuffie dai soliti nodi che si formano nella sua
borsa.
Okay, lo ammetto: faccio io i nodi. Passo 8 ore al giorno,
cinque giorni a settimana con un solo obiettivo: proteggerla.
Ma
questo mi fa anche perdere di vista tutte le ragazze che fanno la
doccia negli spogliatoi, quindi devo pur vendicarmi su di lei, no?
Sì.
Lux tira fuori le chiavi di casa e ne infila una nella
toppa, girandola prima di aprire la porta e richiuderla subito dopo
essere entrata.
“Non sei affatto ospitale.” Borbotto mentre
oltrepasso il legno e entro in casa. Mi butto sul divano e Lux
sussulta, guardandosi intorno. Bene, l'ho spaventata. Oggi
sarà una
bella giornata.
“Mamma!” Urla, salendo le scale per andare in
camera sua. Mi metto a frugare nella sua borsa e tiro fuori il libro
di matematica, appoggiandolo sul tavolino e aprendolo.
Vediamo se
pensa di essere impazzita di colpo o no.
Mi sdraio di nuovo sul
divano e metto le braccia sotto la testa, aspettando il suo
arrivo.
“E come al solito non c'è.” La sento
sospirare quando
rientra in sala. Lancia un'occhiata al libro di matematica e si
guarda intorno di nuovo. “Sto impazzendo, è
ufficiale.”
“Non
sai quanto.” Ridacchio, mettendomi a sedere e soffiando sui
suoi
capelli.
Fa un salto all'indietro che avrei dovuto registrare, se
solo avessi un telefono o una fotocamera.
“Ma che cazzo...”
Lux si sistema per bene i capelli e muove la mano nel punto dove
prima le ho soffiato contro.
Mi scanso velocemente proprio mentre
la sua mano mi colpisce la guancia; la guardo ritirarla e aggrottare
la fronte.
Cazzo, mi ha dato uno schiaffo! Mi massaggio la
guancia, pur non sentendo dolore, e mi alzo.
“Stronza.”
Borbotto a bassa voce.
“Vivo in una casa infestata.” Sospira,
buttandosi sulla poltrona e accendendo la televisione. Tira fuori una
barretta di cioccolato e ne stacca un pezzetto.
Mi siedo sul
bracciolo della sua poltrona e aspetto che metta la barretta sul
tavolino per cambiare canale, e questo succede qualche secondo
dopo.
Allungo una mano e tiro leggermente l'angolo della carta,
trascinando la barretta sullo spigolo del tavolino.
Lux non se ne
accorge, impegnata com'è a cambiare canale. Bene, la metti
così?
Ora
vediamo se non te ne accorgi.
Mi alzo e raggiungo la TV, premendo
il bottone per spegnerla. Lux sbuffa, alzando gli occhi al
cielo.
“Dannata TV vecchia di un secolo, sarà meglio che
ti
accendi!” Sbotta infine. Caccio una risatina e accendo la TV,
mentre Lux la guarda perplessa, poi annuisce. “Bene,
esattamente.”
Scuoto la testa e vado in camera sua, buttandomi sul suo letto a
due piazze e stiracchiandomi. Ora che è a casa e al sicuro,
posso
anche riposarmi dopo la lunga giornata.
Un urlo mi fa cadere
dal letto. Cazzo. Mi massaggio il braccio sul quale sono crollato
mentre vado al piano di sotto. Cosa ha combinato questa volta?
La
raggiungo in cucina, sbadigliando, e la trovo che gioca con dei
pezzetti di vetro di un bicchiere, probabilmente.
Sì, dai, fatti
un taglio sulla mano così perderai tutto il sangue prima che
i tuoi
genitori tornino a casa! Brava, così si fa.
Sbuffo e la guardo
posare tutti i pezzi di vetro sul bancone per poi gettarli nella
spazzatura con un pezzo di carta.
La porta d'ingresso si apre e
sua madre entra in casa. “Lux!”
“In cucina!” Lux tira
fuori dal frigo una bottiglietta di vetro di coca cola e cerca un
aggeggio per aprirla, mentre io ridacchio e tolgo il tappo con
facilità.
Quando si gira e fa per aprire la bottiglie, inarca un
sopracciglio. “Ho le allucinazioni. Mamma!” Urla,
uscendo dalla
cucina. La seguo. Non posso perdermi questa scena. Guardo i suoi
capelli ondulati muoversi e qualche riflesso del sole fa splendere le
ciocche un po' più chiare del suo biondo normale.
“Che c'è,
Lux?” La donna seduta sul divano alza lo sguardo sulla
figlia. Si
chiama Anne, e tradisce il marito sette giorni su sette con il
lavoro. Chiamatela stacanovista.
“Ho le allucinazioni. Cioè...”
Lux si siede accanto a lei e beve un sorso di coca cola. “Non
è
che sono allucinazioni, ma continuo a vedere cose che si spostano da
sole e roba così. E la TV si è spenta e accesa da
sola.”
Anne
ride, alzando gli occhi al cielo. “Lux, sai che quella TV
è
vecchia di un secolo. É un miracolo che funzioni almeno un
po' e
faccia vedere almeno uno dei 300 canali, ormai.”
Lux ci pensa
un po', poi fa spallucce. “Penso di sì.”
“Hai fatto i
compiti?” Chiede la donna.
“No, non ancora. Non voglio fare
matematica, il libro è maledetto.” Dice
tranquillamente.
“Su,
su. Lo dici ogni volta. Vai, e niente musica!” Le urla quando
Lux è
già sulle scale.
Entra in camera e la seguo velocemente dentro
prima che possa sbattermi ancora la porta in faccia.
“La TV è
vecchia di un secolo, è un miracolo che funzioni almeno un
po' e
faccia vedere almeno 300 canali, ormai.” Imita la voce di sua
madre
e non posso fare a meno di ridere. É buffa.
“Questo cazzo di libro
è davvero maledetto. Tutta la casa lo è.
Specialmente il
bagno.”
Oh, sì. Probabilmente dovrei smettere di girare la
manopola per leva l'acqua da calda a gelida, giusto? Nah, va bene
così. Forse dovrei anche smettere di tirare la tenda della
doccia,
ma non ci riesco. Magari potrei anche evitare di aprire le finestre
di colpo mentre si sta asciugando. Una volta le è venuta la
polmonite e mi sono sentito così in colpa che ho passato una
settimana a letto con lei senza allontanarmi mai per paura che
potesse svenire o cose così.
Lux si siede alla scrivania e fa
cadere la testa sul libro, sbuffando. “Equazioni qui,
equazioni lì.
Non mi serviranno a un cavolo le equazioni.”
Vero.
“E non
ci faccio niente con la teoria di Einstein!” Sbotta ancora,
sedendosi composta.
Doppiamente vero.
La ascolto sfogliare le
pagine lentamente e sottolineare qualche formula prima di mandare a
fanculo la matematica e buttarsi sul letto.
Ovvero, sopra di
me.
Caccio un grugnito e Lux prende il suo telefono, completamente
ignare del fatto che mi sta praticamente addosso, e non in una
posizione molto aggraziata, lasciatemelo dire.
Cerco di sfilarmi
da sotto e per un qualche miracolo ne esco indenne, tirando un
sospiro di sollievo.
Scrive a Michael, il suo migliore amico che
ha una gigantesca cotta per lei ma non trova le palle per
dirglielo.
E comunque fa bene, dato che a Lux non piace. Lei e
Arianna parlano così spesso di ragazzi che ormai mi sento
parte
delle loro vite abbastanza da origliare, seduto accanto a loro
dovunque siano.
“Sai, se quel tipo trova le palle per dirti che
gli piaci, probabilmente ti dovrò rincorrere fino al
Giappone quando
scapperai a gambe levate.” Ridacchio, non ricevendo nessuna
reazione da lei.
Essere l'angelo custode di qualcuno fa schifo,
specialmente quando non ti vedono e non ti sentono.
Sono
praticamente isolato, ecco tutto. Isolato con una ragazza di 17 anni
che ho visto nuda almeno un miliardo di volte e che non sa neanche
della mia esistenza.
Mi sento come uno stalker che spia le sue
vittime prima di rapirle.
Alzo gli occhi al cielo: devo smetterla
di guardare Criminal Intent prima di andare a
dormire.
“Maledizione.” Canticchia Lux mentre fa avanti e
indietro per la stanza, ripassando brevemente Scienze per
l'interrogazione di domani.
“Mi stai facendo incazzare.”
Borbotto, pur consapevole che non può sentirmi, quindi
continua a
camminare.
Afferro un lembo del cuscino e ci gioco, aspettando che
si metta a letto per andare a dormire, così posso divertirmi
un po'.
Mi dovrò svegliare alle 7 come lei, domani, e non ho
intenzione di
perdere ore di sonno solo perché ha deciso di non studiare
tutto il
giorno per farlo alle 11 di notte.
Chiude il libro e lo infila
nella borsa, poi si siede e inizia a togliersi i pantaloni. Oh,
sì.
Questa è la parte migliore della giornata quando sono
appiccicato a
lei.
La sento sbuffare un po' quando non riesce a sfilarsi una
gamba e alzo gli occhi al cielo: che imbranata.
Lancia i jeans
sulla scrivania senza badarci tanta attenzione e si sfila la
maglietta, gettandola sopra i jeans.
Prende una maglia
dall'armadio e se la mette velocemente, poi va in bagno per lavarsi i
denti e la faccia.
Quando ritorna e spegne la luce, mi sposto un
po' nel letto così non mi viene addosso. Si sdraia accanto a
me e
imposta la sveglia sul cellulare, poi lo mette in carica e sospira,
fissando il soffitto.
“Oddio, Musica no.” Si lagna infine,
coprendosi gli occhi con le braccia.
Ha da suonare la chitarra
domani, e non sa perfettamente gli accordi, perciò
c'è una
grandissima probabilità che si inventi che le corde della
chitarra
si sono spezzate e che quindi non poteva esercitarsi.
“Pazienza.
Farà finta che le corde si sono rotte.” Fa
spallucce e io
ridacchio: lo sapevo.
Si gira e si rigira nel sonno più volte,
dandomi qualche sberla di qua e di là. Alla fine decido di
alzarmi
dal letto per evitare un qualsiasi trauma cranico e mi siedo nella
poltrona, guardandola dormire.
É più carina quando dorme perché
non parla e non rompe i coglioni. E specialmente non rischia di farsi
uccidere da un palo quando cammina guardando il telefono.
L'ho già
dovuta salvare tante di quelle volte che mi sorprendo di non avere
avuto una promozione per avere più tempo libero da lei.
“Non
ti lamentare e vedi di fare il tuo lavoro, Justin.”
Cazzo.
Dio deve smetterla di leggermi nel pensiero. Non ha altre cose a cui
pensare? Come la guerra in Iraq e porre un giudizio su Osama Bin
Laden?
“Non adesso.”
Ah,
okay.
Infine Lux si stiracchia nel sonno e sospira, continuando a
dormire senza girarsi neanche una volta.
Nel frattempo io metto in
disordine la sua stanza, gettando roba di qua e di là per
darle un
tocco più spaventoso.
Scommetto che domani mattina le verrà un
colpo quando non riuscirà a trovare il suo quaderno con i
compiti di
Inglese.
Bbbuongiorrrno.
:)
Come state, belle fanciulle?
Ho dovuto fare dei salti
mortali per pubblicare questa storia perché non avevo idee,
quindi
ringrazio Vojceofanangel per essere rimasta al telefono con me.
:)
Ora, le frasi in corsivo sono ciò che dice Dio, non so se
l'avete capito.
Per quanto riguarda la storia, non ho niente da
dire ancora.
Spero vi piaccia.
Sciao, bellesse. :)
|
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Capitolo 2 *** Come and save me ***
Come
and save me.
Justin's
POV.
“What
was it that got broken inside of you? That sent you off searching
down empty avenues?”
Dannatissima
sveglia. Fottutissima sveglia. Maledettissima sveglia.
E la cosa
peggiore è che mi lamento più io che non ho
niente da fare a scuola
che Lux, che invece si alza prontamente e spegne il telefono per poi
sparire in bagno.
Mi stiracchio nella poltrona e mi appendo a
testa in giù, ricontrollando il casino che ho combinato.
Anne
ucciderà Lux quando lo scoprirà, e questa volta
non potrò salvarla
dalle grinfie di una madre arrabbiata.
Sarà divertente.
Lux
esce dopo essersi fatta una doccia, con un asciugamano ben stretto
intorno al gracile corpo. Ha delle tette enormi se paragonate alle
misure del resto del corpo, comunque.
Si guarda intorno,
sbiancando. “Che cazzo è succes- Mamma!”
Urla.
Sono nella
merda. Mi metto a sedere e sbadiglio, poi guardo fuori dalla
finestra. Beh, almeno c'è il sole.
Anne fa il suo ingresso nella
stanza e sbarra gli occhi. “Lux, ma che diamine è
successo qui
dentro? Con chi ti sei data alla pazza gioia?”
Scoppio a ridere
mentre Lux alza gli occhi al cielo. “Mamma, voglio andarmene
da
questa casa. E non sto scherzando. Non vedi che succedono cose
assurde? Prima la TV, ora la mia stanza. Oh, e non parliamo neanche
di quando sono rimasta bloccata nel seminterrato per quattro ore
perché la porta si è chiusa da sola!”
Strilla Lux, agitando le
braccia senza rendersi conto che l'asciugamano stava per
slegarsi.
“Non dire sciocchezze, Lux. Probabilmente avrai
sbattuto la porta e il chiavistello è caduto. Ora, preparati
per
andare a scuola e pulisci la camera quando torni. Tuo padre e io
staremo via fino all'ora di cena.”
“Ma mamma!” Brontola Lux,
sbuffando. “Non capisci che questa casa è
infestata? Per quanto mi
riguarda, io mi trasferisco da Arianna!”
Anne alza gli occhi al
cielo e il suo angelo custode entra in camera, salutandomi con un
cenno della mano. É molto, molto, molto, molto
più vecchio di me.
Avrà almeno 400 anni, per quello che ne so.
“Ne ho 56, Justin.”
Dice Tomas, sedendosi accanto a me. “E li porto anche
bene!”
Aggiunge, gonfiando il petto.
Caccio una risatina e seguo con gli
occhi Anne che lascia la stanza. Tomas si alza e la segue fuori,
mentre Lux sbatte la porta urlando a sua madre che se muore per
qualche attacco di un fantasma, la perseguiterà per sempre.
Si
veste velocemente e controlla ciò che ha nella borsa.
“Cazzo,
dov'è il mio quaderno di inglese?” Sussurra,
passandosi le dita
tra i capelli e guardandosi intorno.
Devo ammettere che come scena
è abbastanza divertente, se non fosse che quando si muove i
suoi
capelli mi arrivano dritti in faccia.
Alla fine decido di alzarmi
e tirare fuori il quaderno da sotto il letto, spingendolo
segretamente sotto la scrivania.
“Ah, eccolo. Grazie a Dio.”
Sospira lei, raccogliendolo e gettandolo nella borsa.
No, grazie
a Justin, tesoro.
La seguo fuori dalla casa e giù per la strada
fino al suo liceo, dove incontra Michael e Arianna sui gradini
dell'ingresso.
“Non ci crederete mai.” Sbotta Lux, sedendosi
accanto a loro. Michael le passa una mela e lei la addenta
voracemente. “La mia casa è infestata! E mia madre
non mi
crede.”
“Metti le telecamere come quelli in Paranormal
Activity.”
Suggerisce Arianna sghignazzando.
“Sì, così poi se è una
specie di poltergeist mi uccide come nel film. Grazie, Ri.”
Lux
sospira e si guarda intorno.
Io vado a sedermi con gli angeli
custodi di Arianna e Michael e ci aggiorniamo sulle ultime cazzate
che i nostri tre idioti sono riusciti a fare in neanche 24 ore.
“Mamma
mia, mamma mia, mamma mia! Guarda quella che bocce!” Strilla
Chaz,
indicando una ragazza con delle tette enormi che si sfila
l'accappatoio prima di fare la doccia. “Arianna non le ha
così
grandi!” Sbuffa infine, facendomi ridere.
“Non penso che
qualcuno le abbia così grandi in tutto il mondo,
Chaz.” Ridacchia
Ryan, alzandosi di più sullo scalino per avere una visuale
migliore.
“Lux le ha abbastanza grandi.” Dico infine, facendo
spallucce prima di posare il mio sguardo su un'altra ragazza che si
spalma la crema sulle gambe. “Però, quella ha
delle gambe
chilometriche.”
“Non ne hai sentito parlare? É quella che
corre per la scuola, che fa tutte quelle gare e roba così.
Le basta
fare tre passi per arrivare alla linea di traguardo.” Chaz
salta
giù dallo scalino mentre io e Ryan continuiamo a fissare le
ragazze.
“Andiamo, pervertiti! Arianna deve andare!”
“Beh, vai. I
nostri sono ancora qui da qualche parte.” Ryan fa spallucce
leggermente.
In quel preciso momento sento delle urla e cado
immediatamente a terra. “Porca puttana!” Urlo,
tenendomi la
pancia.
“Ehi, che sta succedendo? Ti senti bene?” Chaz mi
corre incontro, dimenticandosi completamente di Arianna.
“É...
É successo qualcosa a Lux. Cazzo!” Mi rimetto in
piedi e corriamo
verso la parte da dove proveniva l'urlo.
C'è una folla
interminabile che circonda qualcosa, così ci passiamo
attraverso e
appena vedo la scena davanti a me, mi maledico ripetutamente.
Lux
è sdraiata per terra con Michael, Arianna e qualche
insegnante che
la circondando, il suo sangue è sparso dappertutto e non si
muove.
“Non respira! Qualcuno chiami un'ambulanza, non
respira!”
Urla un insegnante, mentre io mi inginocchio davanti a Lux e le
prendo la mano. É ancora calda.
“Forza, piccola. Non puoi
morire così solo perché mi sono allontanato per
vedere delle tette.
Anche le sue sono belle, prometto che se vivi guarderò solo
le tue.”
Sussurro, accarezzandole il palmo della mano.
Delle sirene
interrompono il mio monologo e mi costringono a lasciare la mano di
Lux, che viene caricata su una barella e infilata nel furgone
dell'ambulanza.
Chaz e Ryan mi guardano dispiaciuti mentre
Arianna e Michael piangono l'uno sulla spalla dell'altro, non sapendo
come consolarsi.
Mi infilo velocemente nell'ambulanza e mi siedo
accanto a Lux, continuando a tenerle la mano mentre i dottori o gli
infermieri o chi cazzo sono, le mettono una maschera d'ossigeno a
coprirle la bocca.
Cazzo. É tutta colpa mia, avrei dovuto fare
più attenzione. Ora chi lo sente Dio? Mi farà un
culo a strisce
quando mi convocherà.
“Ci
puoi scommetere! Porta su quel culo, Bieber!”
Merda.
Lux's
POV.
Mi
sveglio in una stanza con le pareti bianche quando qualcuno mi scuote
violentemente per le spalle, urlando.
“Lux? Lux, svegliati! Non
abbiamo tempo da perdere, vedi di alzarti immediatamente!”
“Mi
lasci stare.” Borbotto, spingendo via la mano dell'uomo della
mia
spalla.
Tira un sospiro di sollievo. “Meno male. Forsa, Lux,
andiamo.” Mi tira su per le braccia e mi fa cenno di
seguirlo.
Mi
guardo intorno: è un ufficio con le pareti biancastre, con
davanti
un corridoio infinitamente lungo. Però, non pensavo che gli
ospedali
fossero così grandi.
A proposito di ospedali.
“Come sto,
dottore? Insomma, non mi sono fatta niente visto che cammino e vedo e
parlo, vero?” Gli chiedo.
L'uomo si gira verso di me e mi porge
un foglio e una penna. “Scrivi lì i tuoi dati
personali, Lux.
Nome, data di nascita, luogo, che scuola frequenti e tutto il
resto.”
Aggrotto la fronte. “Ma sono minorenne, non dovrebbero
farlo i miei genitori?” Chiedo confusa. Non mi è
mai stato detto
di scrivere i miei dati personali, neanche quando ho preso la
patente. Hanno fatto tutto i miei genitori.
“I tuoi genitori non
possono, al momento.” L'uomo fa spallucce tranquillamente e
apre
una porta, incitandomi a entrare.
Lo faccio e lui mi segue, mentre
io guardo le domande, continuando a camminare senza neanche sapere
per dove. É un elenco lunghissimo, pieno di informazioni che
ai
dottori non servirebbero nemmeno, ma preferisco completarlo invece
che chiedere una sola domanda a quell'uomo che mi sta precendendo.
La
prima domanda è sul nome e cognome, perciò scrivo
distrattamente
'Lux
Rivera' prima
di passare alla prossima. Data di nascita. Porca miseria, ma
dovrebbero già averla la mia data di nascita e anche il mio
nome.
Insomma, è un ospedale, no? La mia cartella clinica dovrebbe
aver
girato tra tutti i dottori.
Sento delle voci provenire
dall'interno di una delle stanze e mi blocco, tendendo l'orecchio.
Sono due voci maschili, una più ruvida e l'altra
più delicata.
Probabilmente un dottore e un ragazzo, credo.
“Come hai potuto
farlo, Justin? Avevi un solo incarico, per la miseria! Dovevi solo
proteggerla da un qualsiasi incidente e guarda dove siamo
finiti!”
Urla l'uomo.
Come può urlare contro un ragazzo che è finito in
ospedale? Ma è scemo?
“Giuro che non pensavo sarebbe accaduto!
Cazzo, stavo solo parlando con Ryan e Chaz e un secondo dopo
è
successo! C'era un tale casino, gente ovunque. Non sapevo cosa fare
così sono andato con lei.” Questa volta la voce
è più delicata,
perciò penso appartenga al ragazzo.
“Ma non l'hai salvata!
Justin, come ti ho già detto, avevi solo un compito da fare!
Ti ho
mandato lì per questo, la segui da quando è nata
e ora la fai
finire così? É ancora una bambina,
dannazione!”
Come la segue
da quando è nata? Cos'è, uno stalker? Dovrei
chiamare la polizia?
“Ci ho provato! Le ho parlato tutto il tempo, e credevo che
mi
sentisse perchè ogni tanto mi stringeva la mano. Ma poi
siamo
arrivati all'ospedale ed è morta. Sulla barella. Non ha
fatto
neanche in tempo ad arrivare alla sala operatoria!”
“Avresti
dovuto essere lì con lei per salvarla! Non mi interessa cosa
facevate tu, Chaz e Ryan! Pensavo di avertelo già ripetuto
duemila
volte durante i nostri incontri precedenti, Justin! Non fai mai
attenzione a quello che ti dico e continui a commettere gli stessi
sbagli! Dovevi fare solo una cosa! Una! E quella cosa era proteggere
Lux, non passare il tuo tempo con Chaz e Ryan!”
Proteggere Lux?
Proteggere me? Che cosa vuol dire? Che sono morta? Potrebbe esserci
un'altra Lux, ma non è un nome così comune.
Appoggio la mano
sulla maniglia della porta e l'uomo che mi precedeva si volta.
“No!
Lux, non aprire quella porta, non c'è niente per
te!”
Lo ignoro
e la spingo, aprendola. Mi ritrovo davanti un uomo e un ragazzo sulla
mia età che si girano verso di me, sconvolti.
“Cazzo, Lux.”
Sussurra il ragazzo, guardandomi tristemente. “Mi dispiace
tanto.”
Dice ancora.
Aggrotto la fronte? “Chi sei?”
L'uomo si mette
in mezzo e mi guarda, accennando un sorriso. “Patrick ti
porterà
nella tua stanza, Lux. Devi riposare, adesso.”
“No, no,
aspettate un momento. Avete detto che sono morta! Vi ho sentiti da
lì
fuori. Cosa significa che sono morta? E non ti ho mai visto prima
d'ora, sappilo. E ti denuncerò per stalking!”
Indico il ragazzo
che caccia una risatina, ma viene subito guardato male
dall'uomo.
“Patrick!” Lo chiama, e l'uomo che mi stava facendo
da guida appare dietro di me. “Porta la signorina Lux nella
sua
stanza, per favore.”
“Sì, signore.” Annuisce questo,
prendendomi delicatamente per un braccio e cominciando a tirarmi
fuori dalla stanza.
Vedo solo la porta chiudersi prima di
ritrovarmi nel lungo corridoio. “Che cosa significa che sono
morta?
Sono qui, insomma!”
“Cerca di calmarti, ora devi riposare.
Passerò più tardi per vedere come stai, va
bene?” Dice,
lasciandomi all'interno di un'altra stanza con un letto e qualche
fiore qua e là.
“No che non va bene! Che sta succedendo?”
Mi
prende di mano il foglio e la penna e guarda a quante domande ho
risposto, poi scuote la testa. “Dovrò fare le mie
ricerche, Lux.
Non sei stata molto d'aiuto con le tue risposte.”
“Ma-”
Mi
interrompe. “Dormi bene.” Sorride, chiudendosi la
porta alle
spalle. Mi butto ad aprirla ma sento solo la serratura che si
blocca.
Dove cazzo sono finita?
Justin's
POV.
“Allora
siamo d'accordo. Prova solo a farle capitare un'altra disgrazia e sei
ufficialmente fuori, Justin.” Dio mi guarda severamente e io
sospiro.
“Non può darle un altro angelo? Ormai mi ha visto,
e
sa cosa succede quando i morti vedono i proprio angeli
custodi.”
Borbotto, giocherellando con le dita.
Dio incrocia le braccia e
sbuffa. “Sì, so cosa succede. E non intendo darle
un altro angelo,
Justin. Andrai tu personalmente a scusarti con lei quando
scoprirà
ciò che le è successo per colpa tua, hai capito?
Nessun altro si
prenderà le tue colpe per te. Ora sparisci, e vedi di non
capitare
qui ancora una volta se non per dirmi che hai completato il tuo
lavoro tra 70 anni.”
Annuisco e mi rimanda sulla terra,
precisamente nella stanza d'ospedale di Lux. É sdraiata sul
lettino
con vari tubi che le escono da tutte le parti del corpo e un ago
infilato nel braccio.
Anne e Robert sono seduti sul divano, mentre
Arianna e Michael continuando a fissare Lux senza battere
ciglio.
Chaz e Ryan mi rivolgono un saluto veloce e io sospiro,
sedendomi accanto a Lux. Le passo le dita sul braccio, evitando
accuratamente i tubi e gli aghi, e sperando che si svegli presto.
Non
posso saperla in queste condizioni solo perché mi sono messo
a
fissare un paio di tette e un paio di gambe.
Evidentemente l'hanno
salvata. Tiro un sospiro di sollievo e appoggio la schiena alla
sedia.
“Come stai?” Chaz e Ryan si avvicinando a me e io
faccio spallucce.
“Non lo so.” Borbotto infine, tornando a
guardare Lux.
“Ci dispiace. Non avremmo dovuto trattenerti lì.
Insomma, sappiamo che un po' è stata anche colpa nostra,
sai?”
Ryan si dondola sui talloni e guarda per terra, evitando il mio
sguardo.
“Non importa, Ryan. Lei è salva ed è
l'unica cosa che
conta. Ora non avrò più motivo per allontanarmi
da lei.” Sospiro,
stringendo la mano della ragazza nella mia.
Buuuuuuuuuuongiorno.
:)
Beh, sono contenta che il primo capitolo vi sia piaciuto.
Ygudhhkjhdksh.
Ah, sappiate che Lux si legge Lax, okay? :)
Beh,
tutto qui. Scoprirete il seguito presto.
Sciao, bellesse.
|
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Capitolo 3 *** Custode ***
Custode.
Justin's
POV.
Mi
sdraio sul letto e sento Lux arrancare su per le scale.
Fortunatamente i suoi genitori non le hanno portato nessuna valigia
all'ospedale, e Michael e Arianna non sono riusciti a convincerli di
venire a casa con loro.
Lux apre la porta della sua stanza e
sospira, richiudendola dietro di sé. Cammina piano fino alla
finestra e la apre, lasciando l'aria fresca entrare in camera.
“Ciao.”
Dico infine io, vedendola fare un salto di almeno un metro indietro.
Ridacchio.
Mi fissa con gli occhi sgranati e allunga la mano per
prendere la lampada dal comodino.
“Chi sei e cosa ci fai in
camera mia? E come sei entrato?” Chiede a bassa voce,
adocchiando
la porta della stanza per scappare.
Come se riuscisse a
raggiungerla con l'andatura che ha. “Sono Justin.”
Mi metto a
sedere e lei alza un sopracciglio.
“Ti ho già visto da qualche
parte.” Annuncia infine, posando la lampada sulla scrivania.
Si
tocca la fronte e sospira. “Devo aver preso una bella
botta.”
“Non
è stata delle migliori.” Ridacchio, alzandomi dal
letto e
andandole davanti. Penso che si chieda quante probabilità ci
siano
che io sia un maniaco e che la voglia stuprare. “Sono... Beh,
non
so come dirlo delicatamente quindi te lo dirò e basta. Sono
il tuo
angelo custode.”
Lux sbuffa, alzando gli occhi al cielo. “Non
hai fatto un buon lavoro finora, eh?” Chiede scettica,
andando a
sdraiarsi sul letto.
Mi aspettavo una reazione diversa,
sinceramente. “Sì, mi dispiace per...
L'incidente.”
“Si può
sapere cosa facevi quando sono stata investita? Probabilmente stavi
dietro a Cindy, vero? Insomma, quella parrucca bionda può
attirare
chiunque.” Alza gli occhi al cielo e passa la mano sulla
coperta.
“Aspetta, ecco dove ti ho visto!” Si mette a sedere
di colpo e fa
una smorfia di dolore, sdraiandosi di nuovo.
“Stai calma, Lux.
Devi riposare. Ne riparleremo dopo, va bene?” Sospiro,
andando a
sedermi nella poltrona.
Lux mi segue con lo sguardo, esaminandomi
per bene. “Come fai a essere un angelo custode se ti vedo? E
perché
ti vedo, ora?”
Faccio spallucce. “Sei morta e mi hai visto
nell'ufficio di collocamento. Una volta che i mortali vedono i propri
angeli, diventiamo visibili per loro.”
“Quindi sono morta...”
Borbotta, mangiucchiandosi il labbro.
“Già, per un paio di
minuti.” Annuisco. Spero che non le prenda un infarto, in
quel caso
non saprei neanche come salvarla anche se sono qui accanto a lei.
“Mi
sembravano ore. Con chi parlavi in quella stanza? Era Dio? O... Non
so, un altro angelo?” Mi guarda di nuovo.
“Era Dio. Mi ha
fatto un culo così perché non ero accanto a te
per salvarti,
sappilo. Cerca di stare più attenta, hai capito?”
Annuisce
velocemente, poi mi lancia un'occhiataccia. “Eri tu a
incasinare la
mia camera mentre dormivo!”
Rido. “Forse.” Faccio
spallucce.
“Tu non dormi mai? Posso vederti solo io? Ci sono
altri angeli custodi? Come si chiamano quelli di Arianna e Michael?
Esiste davvero il Paradiso? Sarei andata lì se fossi morta o
mi
avreste sbattuta giù all'Inferno?”
Wow. “Okay, piano con le
domande.” Mi metto a sedere composto e la guardo per un po'.
“Dormo, per prima cosa. E odio la tua sveglia.”
Ride. “Puoi
vedermi solo tu, e gli angeli custodi di altra gente. Quello di tua
madre è simpatico. Chaz e Ryan sono i custodi di Arianna e
Michael.
Il Paradiso esiste, e penso che tu saresti andata
lì.” Le spiego
piano.
Ci pensa un po' su e sospira. “Devo aver preso proprio
una bella botta per credere a tutto ciò che mi stai
dicendo.” Dice
infine.
Sbuffo. Lo sapevo che non mi avrebbe creduto. “Penso che
tu debba dormire un po', Lux. Ne riparleremo dopo.”
“Okay.
Però non incasinarmi la stanza.” Dice, voltandosi
dall'altra parte
e aggiustandosi il cuscino sotto la testa.
Beh, è andata meglio
di quello che pensavo.
“Quindi
tu mi segui ovunque?” Chiede, leccando il gelato sul
cucchiaino.
Annuisco e lei sbianca. “Ovunque, ovunque?”
“Ovunque,
ovunque.” Confermo, giocherellando con l'altro cucchiaino sul
tavolo.
“Anche... Anche nel bagno? Perché in quel caso
è
davvero molto imbarazzante.” Borbotta, guardando da un'altra
parte.
Ridacchio e faccio spallucce. “Tanto a chi vuoi che possa
dirlo, Lux?”
“Oh, mio Dio. Tu, Chaz e l'altro angelo parlate
di noi quando vi vedete? Insomma, dite cose su quanto siamo stupidi e
imbranati?” Chiede.
Annuisco di nuovo. “Sì, molto spesso.
Diciamo che tu vinci. Nessuno è imbranato come te.”
Mi da un
leggero pugno e io sbarro gli occhi, massaggiandomi il braccio.
“Cazzo. Non sapevo che potessi toccarmi, ora.”
“Ben ti sta.”
Annuisce, raccogliendo altro gelato dalla scatola. “Insomma,
tu mi
sei stato accanto da quando sono nata?”
“Sì.”
“Wow.
Chiamala fedeltà. Saresti un ragazzo perfetto se solo tu
fossi
umano.” Ride, appoggiando la schiena alla sedia.
Mi sembra che
alla fine l'abbia presa bene. Insomma, non sta ancora urlando, non mi
sta picchiando, non mi sta lanciando varia roba contro, quindi
è un
buon inizio.
“Mi dici com'è il Paradiso?” Chiede
infine,
inarcando un sopracciglio. “É vera tutta quella
roba sui buoni e
sui cattivi e tutto il resto?”
“É vera. Ma non c'è
l'Inferno. C'è solo una porzione di Paradiso che
è riservata alle
anime crudeli, quelli che non hanno seguito le leggi di Dio e si sono
imposti come uomini con potere superiore al suo.” Faccio
spallucce
leggermente. “E il Paradiso è un bel posto.
Sicuramente meglio
della Terra. Non ci sono macchine, quindi non rischieresti di essere
investita, lì. Per lo più camminano, altri usano
le biciclette.”
“E
se un bambino muore? Avete delle scuole o cosa così? O il
bambino sa
automaticamente tutto quando arriva là sopra?”
Rido, alzando
gli occhi al cielo. “Abbiamo un istituto dove i bambini
rimangono
finché i genitori non li raggiungono. Potrebbero passare
anni come
giorni. É una specie di collegio. Dormono lì,
mangiano lì, giocano
lì.”
“Wow.” Annuisce. “E tu come mai sei qui?
Hai dovuto
fare un corso speciale per diventare il mio angelo custode? Hai
peccato, vero? E seguire un'idiota come me è la tua
punizione.”
“Sei
molto ottimista nei tuoi confronti, eh?” Ride.
“Sono morto nel
1990. Ho studiato al collegio con altri ragazzi, e nel 1995 sei nata
tu, e io avevo già finito il mio corso di studi. Tutti i
bambini che
adesso sono nell'istituto, saranno un giorno angeli di
qualcuno.”
“Come sei morto?” Spara, poi si copre la bocca
con la mano. “Scusa, non volevo. Puoi anche non
dirmelo.”
Faccio
spallucce e passo il dito sul contorno della scatola di gelato.
“Incidente in macchina.”
“Come me.”
“Come te.”
Annuisco.
“Oh. Mi dispiace. I tuoi genitori?”
Sospiro.
“Vivono a Milwaukee. Non li vedo dal 1990.”
“E non puoi
andare a trovarli? Cioè, a vedere come stanno? Se ti serve,
ti do il
permesso.” Fa spallucce.
Scoppio a ridere. “Lux, non l'hai
ancora capito, vero? Non posso allontanarmi da te. Sono eternamente
legato a te.”
“Suona male, Justin. Peggio di una proposta di
matrimonio.” Ridacchia, alzandosi dalla sedia per prendere
una
bottiglia d'acqua dal frigo. “E comunque, a quanti metri puoi
arrivare lontano da me?”
“Massimo venti.” Si siede di nuovo
accanto a me. “Ma solitamente dipende. Quando ti è
venuta la
polmonite, non mi sono allontanato un attimo.”
“Sei rimasto
con me?” Chiede incredula. “Per tutta la
settimana?”
“Per
tutta la settimana. Ti ho sentita lamentarti giorno e notte, ogni
dannatissimo secondo. Dovrei avere un premio come migliore angelo del
mondo.” Aggiungo.
Ride e alza gli occhi al cielo. “Non mi hai
salvata, ieri. Dovrei ricordartelo?”
“No, sto bene così.”
Ridacchio. “Come va la testa?”
“Così così.” Fa
spallucce. “Avrei preferito avere una gamba rotta piuttosto
che il
male alla testa. Non lo sopporto.”
“Lo so.” Annuisco,
appoggiando le braccia sul tavolo e la mia testa su di esse.
“Anche
quando avevi due anni lo odiavi. É stato divertente vederti
crescere. Sai che quando eri più piccola mi
parlavi?”
Sbarra
gli occhi e allontana il gelato. “Ti parlavo?”
Annuisco. “I
bambini vedono cose che gli adulti ignorano. Mi parlavi, mi hai
chiesto come mi chiamo, e la tua prima parola è stata
'Justin'.”
“Oddio, che cosa imbarazzante.” Crolla sul tavolo e
io
rido.
“I tuoi genitori si sono arrabbiati un casino quando non
hai detto 'Mamma' o 'Papà'. Avresti dovuto vedere le loro
facce,
Lux. Erano indescrivibili.”
“Tu non invecchi?” Chiede di
punto in bianco, inarcando un sopracciglio.
“No, non più.”
Annuisce.
“Quanti anni hai?”
“18.”
“Quindi sei morto a 18
anni?” Annuisco. “Wow. Mi dispiace. Dici che i tuoi
genitori
vivono ancora nella vecchia casa?”
“Penso di sì.
Perché?”
Sorride e si rimette a sedere. “Ho le vacanze di Pasqua
tra pochi giorni. Pensavo che potremmo andare a vedere come
stanno.”
Aggrotto la fronte. “Vuoi andare a vedere... I miei
genitori?”
“No, voglio che tu vada a vedere i tuoi genitori.
Ho una zia a Milwaukee, quindi potremmo- Potrei- Potremmo?”
Rido.
“Insomma, staremo da lei.”
“Lo faresti?”
“Beh, tu mi
sei rimasto accanto per 17 anni. E mi hai anche vista quando ho avuto
le prime mestrua-”
La interrompo velocemente, coprendomi le
orecchie con le mani. “Basta così! Non voglio
sapere altro.”
Ride.
“Tu
dormi sulla poltrona?” Chiede Lux mentre si sdraia sul letto.
Questa volta si è cambiata in bagno e mi ha chiuso la porta
in
faccia.
Faccio spallucce. “Sì. Mi stritoli la notte. Non
te ne
accorgi, ma mi togli il respiro.”
“Che cosa carina da dire.”
Ride, alzando gli occhi al cielo. “Dai, sdraiati. Prometto
che se
ti stritolo, puoi darmi una gomitata o qualcosa del genere.”
“Se
fosse così facile.” Ridacchio, sdraiandomi accanto
a lei.
“Ti
mancano i tuoi genitori?” Chiede di colpo, guardandomi per un
istante prima di spegnere il telefono. Niente scuola per due giorni.
Ha esultato come una pazza.
“Un po'. Sono passati 24 anni, ormai
ci ho fatto l'abitudine.” Mi stringo nelle spalle e sistemo
il
cuscino. “Hai i cuscini duri.”
“Grazie. Quindi se tu non
fossi morto, ora avresti.. Quarant'anni. Porca miseria, sei quasi
vecchio come mio padre.”
Sbarro gli occhi e le tiro una
gomitata. “Non chiamarmi vecchio! Ho 18 anni, per l'amor di
Dio.”
Ride
e scuote la testa. “Ci vediamo domani. E non
palparmi.”
“Non
me lo potresti impedire.” Ridacchio, girandomi dall'altra
parte.
Bbbbbbbbuongiorno!
:)
Okay,
passiamo alla spiegazione del capitolo precedente: Lux ha avuto un
arresto cardiaco, il che equivale a una breve morte. É
finita
nell'ufficio di collocamento del Paradiso. Sente Justin e Dio
litigare sulla sua morte, li scopre e Patrick la porta via.
In
questo capitolo si spiega il tutto, comunque.
Spero vi sia
piaciuto :)
Sciao, bellesse.
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Capitolo 4 *** Chaz e Ryan ***
Justin's
POV.
Lux si
siede davanti a Michael e Arianna e io mi siedo accanto a lei,
salutando Chaz e Ryan con la testa.
“Ragazzi, non ci crederete
mai. Promettete di non prendermi per pazza e ve lo dico.”
Comincia
Lux, guardando i suoi amici. Annuiscono, confusi. “Avete due
angeli
custodi. Probabilmente sono seduti accanto a voi adesso.”
“Sì.”
Confermo. “Chaz è alla sinistra di Arianna. Ryan
è dietro
Michael.” La informo.
Lux annuisce leggermente. “Chaz è alla
tua sinistra, Ri. E Ryan è dietro di te, Mike.”
Sgranano gli
occhi, guardandosi intorno. Arianna inizia a muovere le braccia da
una parte all'altra, colpendo Chaz sulla fronte.
“Ahia, cazzo!”
Sbotta questo, tenendosi la fronte e spostandosi da Arianna.
Ridacchio.
“Dille di smetterla, l'ha appena colpito in
fronte.”
Dico a Lux, appoggiando la schiena alla poltrona.
“Dici che le
crederanno o che dovrai passare il resto della tua vita in un
ospedale psichiatrico?” Chiede Ryan ridacchiando e sedendosi
sul
tavolino accanto al divano.
Faccio spallucce. “Probabilmente la
rinchiuderanno da qualche parte.”
Lux mi da una gomitata e io
faccio una smorfia, tenendomi il fianco. “Smettila di
parlare, mi
distrai.”
“Con chi stai parlando?” Michael inarca un
sopracciglio, guardando Lux confuso.
“Con Justin. É... Il mio
angelo.” Lux fa spallucce leggermente, guardandosi intorno.
“I
vostri non li vedo. Riesco a vedere solo il mio perché l'ho
visto in
Paradiso quando sono morta, diciamo.”
“Quindi tu riesci a
vedere il tuo angelo? Che figata assurda!” Strilla Arianna,
battendo le mani come una foca.
Chaz ridacchia. “Di' a Lux di
ringraziare Arianna da parte mia.” Mi fa l'occhiolino.
“Chaz
dice di ringraziare Arianna da parte sua.” Sospiro. Sono
diventato
una specie di messaggero o cosa, ora?
“Comunque, fermi tutti.”
Michael si mette a sedere diritto e incrocia le braccia.
“Quanti
anni ha questo Justin?”
“Questo Justin...” Lux mima le
virgolette. “Ne ha 18. É morto nel 1990. Incidente
in macchina.”
“Quindi ora non invecchia? Porca miseria, vorrei essere un
angelo anche io.” Sussurra Arianna, poi si guarda intorno.
“Chaz
è ancora qui?”
“Non può allontanarsi a più di 20 metri
da
te. Siete eternamente legati, come dice Justin.” Lux gioca un
po'
con un bottone dei suoi jeans.
“Ehi, ma Justin è carino?” Le
chiede Arianna. Alzo gli occhi al cielo. Le ragazze pensano solo a
questo?
“Sai che mi può sentire? E sente anche
voi.”
Ridacchia Lux, facendo spallucce. “Non è
male.”
“Oh,
ragazzo! Non sei male!” Chaz mi fa l'occhiolino di nuovo e io
rido.
“Insomma, voi mi credete, vero? Non pensate che sia
pazza.” Lux guarda prima Arianna e poi Michael.
“Ti dirò cosa
penso: secondo me hai sbattuto forte la testa e ora stai avendo delle
allucinazioni. Gli angeli custodi non esistono. Sarebbe come dire che
il nostro destino è nelle loro mani. Se non stanno attenti,
siamo
morti.” Dice Michael, facendo spallucce incurante.
Ryan alza gli
occhi al cielo e sbuffa. “Nasconderò i suoi
fottuti fumetti mentre
dorme. Diglielo a Lux, così magari Mike la
smetterà di negare la
mia esistenza.”
“Ryan ha detto che nasconderà i suoi fumetti
mentre dorme.” Dico a Lux, che ride e guarda Michael.
“Hai dei
fumetti? Mike, hai 18 anni, cresci.”
Michael avvampa e guarda in
giù. “Mi piacciono quelli di Spiderman.”
“Oh, cielo.”
Arianna scuote la testa energicamente. “Quindi anche io ho un
angelo custode, giusto? Può fare qualcosa per farsi
vedere?”
Lux
si stringe nelle spalle. “Justin mi incasinava la stanza e mi
nascondeva le cose. Puoi chiedere a Chaz di fare qualcosa?”
Mi
guarda.
“Sono ufficialmente il messaggero, ora.” Alzo gli
occhi al cielo. “Chaz, fai qualcosa.”
“Tipo cosa?” Chiede
il biondo, inarcando un sopracciglio.
Faccio spallucce. “Non so,
toccale i capelli, soffiale contro.”
Chaz ci pensa un po' su e
solleva una teiera dal tavolino, facendo urlare Arianna.
“Porca
puttana, è vero! É vicino a me in questo istante?
Guarda,
aspetta...” Allunga una mano e la posa sul braccio di Chaz,
che
aggrotta la fronte. “Lo sto toccando?”
“Sì.”
“Sì.”
Conferma Lux, annuendo.
“Sei così fortunata! Vorrei vedere
anche io Chaz. Mike, non sei curioso di sapere com'è
Ryan?”
Michael sbuffa. “Io non credo a tutta questa
storia.”
“Idiota,
la teiera si è appena alzata da sola, Mike.”
Arianna alza gli
occhi al cielo. “Quindi basta solo morire per vedere gli
angeli?”
“Solo morire.” Sbuffo. “Se muori non te
ne
fregherà più niente di vedere gli
angeli.”
Lux ridacchia.
“Justin è arrabbiato.”
Arianna sporge in fuori il labbro e si
guarda intorno. “Scusa, Justin!”
“É seduto accanto a me.
Sulla poltrona.” La informa Lux, ridacchiando.
“Oh.” Arianna
guarda nella mia direzione e sembra quasi che riesca a vedermi.
Pazzesco. “Scusa, Justin. Aspetta, voglio vedere una cosa.
Seguimi
fuori, ti dico un segreto e poi voglio vedere se Lux lo sa.
Andiamo!”
Mi fa cenno di alzarmi e io ubbidisco. Mi sta sperimentando.
É
peggio di Lux, a quanto pare. “Okay.” Dice appena
arriviamo in
cucina. “Puoi sollevare qualcosa così so dove
guardare?”
Chiede.
Ridacchio e do un colpo al frigo, appoggiandomici contro.
Arianna mi avanza incontro e mi sbatte quasi addosso, costringendomi
a spostarmi un po'.
“Allora, vediamo. Cosa potrei dirti?” Si
lecca le labbra e passa in rassegna le scatole di biscotti nella
credenza. “Oh, ecco! Una volta Lux ha mangiato dei biscotti
per
cani! Ora vai a dirglielo, così vedo se sei vero.”
Alzo gli
occhi al cielo e mi segue in sala, sedendosi con un grande sorriso.
Lux mi guarda confusa e io faccio spallucce.
“Dille che mi ha
detto che hai mangiato dei biscotti per cani.” Dico soltanto.
Lux
sbianca e si gira verso Arianna. “Arianna! Cazzo, non erano
biscotti per cani, erano biscotti normali!”
“No, no. Erano
biscotti per cani.” Ridacchio io.
Mi lancia un'occhiataccia.
“Zitto, tu.” Alzo le mani in segno di resa.
“Porca miseria,
allora è vero. Lo vedi davvero. Mamma mia, che figata. Puoi
toccarlo?” Chiede la ragazza, guardando da Lux a me.
“Sì,
posso toccarlo.” Annuisce.
“Dille di dire a Mike che mi
dispiace di aver strappato il suo compito di Francese questa
mattina.” Dice Ryan, guardandomi. “C'era
un'ape.”
Scoppio a
ridere e alzo gli occhi al cielo, mentre Lux mi guarda.
“Perché
stai ridendo?”
“Di' a Michael che Ryan gli ha strappato il
compito di Francese questa mattina perché c'era
un'ape.” Continuo
a ridere.
“Wow, ragazzi. Vi divertite un sacco, eh.” Lux
scuote la testa e Anne entra in sala.
“Allora, le visite sono
finite, ragazzi. Ora di tornare a casa e lasciare che Lux si
riposi.”
Annuncia, guardando Michael e Arianna.
Annuiscono e si alzano dal
divano, mentre Anne esce dalla sala. “Mi raccomando, non dite
niente a nessuno, va bene?” Dice Lux mentre io, Ryan e Chaz
li
seguiamo alla porta.
“Va bene. Basta che ti rimetti in fretta,
così ci dici cosa fanno. Pensi che posso parlare con Chaz se
voglio?” Chiede Arianna, aggrottando la fronte.
“Basta che
scrive qualcosa, Chaz risponderà sulla carta.”
Dico.
“Justin
dice che basta scrivere qualcosa e Chaz risponderà.
Perchè non c'ho
pensato prima?” Lux sbuffa e io ridacchio.
“Ci vediamo
domani!” Strilla Arianna, stringendola in un abbraccio.
“Ciao,
Justin.” Dice al vento. Ridacchio.
“Beh, riprenditi.”
Borbotta Michael, aprendo la porta. “E fai finire le
allucinazioni,
okay?” Esce di casa e Arianna alza gli occhi al cielo,
seguendolo.
“Beh, non è andata tanto male.” Dice
Lux,
chiudendo la porta.
Anne ci raggiunge giusto in tempo. “Con chi
stai parlando, tesoro?”
“Oh, con me stessa. Mi stavo
rassicurando da sola. Che c'è per cena?” Chiede.
La madre fa
spallucce. “Pasta. Ma dovrai cenare da sola, Lux. Ci vediamo
dopo.”
Le da un bacio in fronte e esce di casa.
Lux mi guarda. “Davvero
rispondete se scriviamo?”
“Dipende se la cosa è importante.
Se è per chiederci se il rosso sta bene con il blu, vi
mandiamo
delicatamente a quel paese.” Ride.
“Ma tu
non mangi mai?” Chiede di colpo, guardandomi stranita.
“Insomma,
va bene che sei un angelo e tutto il resto, ma devi pur mangiare
qualcosa. Cosa mangi? La luce? La mia aura? L'energia interiore che
propago?”
Scoppio a ridere. “Sì, Lux. Mi nutro della tua
energia interiore.”
Mi da un
colpo sul braccio. “Sono seria, Justin. Cosa mangi?”
“Non
mangio niente, non ne ho bisogno.” Faccio spallucce.
“Quindi
non bevi neanche? E allora perché dormi?” Inarca
un sopracciglio,
confusa.
“Perché sono stanco.” Ridacchio,
passandomi il
bicchiere da una mano all'altra.
Annuisce, pensierosa. “Dimmi,
cosa facevi quando sono stata investita?”
Mi rabbuio e poso il
bicchiere. “Niente di importante.” Mugugno.
“Dai, dimmelo.
Voglio saperlo.” Continua, prendendo un'altra forchettata di
pasta
e portandosela alle labbra. “Oppure ti faccio dormire in
poltrona.”
Ridacchio e alzo gli occhi al cielo. “Stavo con
Chaz e Ryan.”
“E cosa facevate? Ti prego, dimmi che non ti
piace Cindy. Ti preeego!” Canticchia, guardandomi.
“Non mi
piace Cindy. Sai che si è fatta tutta la scuola? Ogni volta
che la
vedo da qualche parte, ha un ragazzo nuovo.” Borbotto,
scuotendo la
testa. “Patetica.”
“Almeno c'è qualcuno che la pensa come
me. Allora cosa facevi?” Chiede ancora.
Sbuffo. “Perché lo
vuoi sapere? Tanto non lo farò più.”
“Voglio saperlo e
basta. Dai, dimmelo.”
“No.”
“Dimmelo.”
“No.”
“Dimmelo,
Justin! Oppure mi butto sotto un'altra macchina e avrai un altro
discorsetto con Dio.” Incrocia le braccia e alzo gli occhi al
cielo.
“Ricattatrice. Stavamo guardando le ragazze nello
spogliatoio.”
Lux alza gli occhi al cielo e si alza, mettendo il
piatto nella lavastoviglie. “Wow, Justin. Pensavo che almeno
voi
aveste un minimo di cervello.” Dice, andando in sala.
La seguo.
“Tanto non potrò più farlo comunque. La
mia distanza si è
accorciata.”
“Che vuoi dire?” Inarca un sopracciglio e si
butta a capofitto sul divano, facendomi un po' di spazio.
“Voglio
dire che dei 20 metri che avevo, ora me ne sono rimasti 15. Non posso
allontanarmi da te.” Faccio spallucce. “Quindi mi
devi lasciar
entrare nel bagno.”
Mi lancia un cuscino addosso e io rido.
“Idiota.” Borbotta, cambiando canale.
“L'avevi spenta tu la TV
quando non funzionava?”
“Un paio di volte. Ma tua madre ha
ragione, è davvero vecchia di un secolo. Dovreste
cambiarla.” Dico
infine.
“E l'angelo custode di mio padre? Quanti anni ha?”
Mi
guarda curiosa.
“Um... 56, penso. Non ne sono sicuro. É
simpatico, e gli assomiglia un casino. Legge il giornale con lui la
mattina e guarda con lui le partite di hockey.”
Lux ride. “Sul
serio? Almeno ha compagnia. Che altri angeli ci sono? Anche gli
animali hanno gli angeli?”
“No, solo le persone.” Annuisce.
“Però gli animali ci sentono. Ecco
perché cerchiamo di non farvi
andare dove ci sono gli animali. Alcuni impazziscono
letteralmente.”
“Mhm...” Pensa. “Hai una
ragazza?”
“Sono
occupato con te. Mettila come vuoi, ma la nostra è
praticamente una
relazione.” Faccio spallucce.
“Okay,
inquietante. Quindi non hai una ragazza.” Deduce. Scuoto la
testa.
“E non l'avrai mai? Gli angeli possono stare solo con gli
angeli?”
“Considerando il fatto che non ci vedete, sì. Ma
abbiamo troppo da fare con voi, e solitamente gli angeli custodi sono
uomini.”
“Davvero? Perché?”
“Non lo so.” Ridacchio.
“Siamo più forti e abbiamo più
possibilità di proteggervi.”
Alza
gli occhi al cielo e si butta sul letto, fissando il soffitto e
giocherellando con il lembo della maglietta. “Ma gli angeli
non
hanno le ali? Puoi volare? Oppure, non so, sparire da un posto per
andartene in un altro?”
“Luxxx.” Brontolo. “Ne abbiamo
già
parlato. Non posso allontanarmi da te. Domani dovrò stare
seduto con
te in classe, oltretutto.”
Si mette a sedere di colpo e mi
sorride raggiante. Oddio. Oddio, no. So cosa sta pensando.
“Mi
aiuterai con il compito di Fisica? Ti prego! Ti prego, ti
prego!”
“Non rientra esattamente nei miei compiti.”
Mugugno,
aprendo una finestra per far entrare un po' d'aria.
“Sì,
invece!” Saltella sul letto e quasi sbatte la testa contro il
soffitto. “Se prendo un'insufficienza mia madre mi uccide. E,
credimi, non c'è niente e nessuno che può
salvarmi da lei.” Rido.
OKAY LO
SO CHE NON HO AGGIORNATO DA AGOSTO E NON HO NEANCHE UNA SCUSA
SEMPLICEMENTE NON VOLEVO RIENTRARE NEL SITO.
Comunque.
Ecco il
quarto capitolo, se a qualcuno questa storia interessa ancora,
altrimenti ciao :(
Grazie
per le recensioni, dfkjyfhksdfh.
Il
prossimo capitolo sarà postato Mercoledì :)
Xo.
|
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Capitolo 5 *** A wimoweh ***
Justin's
POV.
«Puoi
evitare di ricordarmi quante volte mi sono addormentata in classe?
Grazie.» Borbotta Lux mentre ci avviciniamo alla sua classe
di Fisica.
«Non ci penso neanche.» Ridacchio, guardandomi
intorno. «Non ti preoccupi che qualcuno ti prenda per pazza
visto che parli da sola?»
Lux fa spallucce e tira fuori il telefono, controllando l'ora.
«Allora, hai studiato le pagine che ti ho dato per stanotte?
Insomma, sai le cose fondamentali?»
Arriccio il naso. «Alla mia epoca le cose fondamentali erano
ben diverse, ma sì. Mi devi otto ore di sonno.»
«Vedrò cosa posso fare.» Ride e getta la
borsa sul banco accanto a quello di Arianna. «Ehi.»
Arianna alza lo sguardo dal libro e accenna un saluto con la testa, poi
si guarda intorno. «Justin?»
«Accanto a me. L'hai capito l'ultimo capitolo? Ci sono stata
sopra per due ore senza capire niente e alla fine ho fatto studiare
Justin.»
Mi siedo in fondo all'aula con Chaz e sbuffiamo allo stesso tempo.
«Ieri Arianna mi ha fatto scrivere così tanto che
per poco non le ho ficcato la penna nell'occhio. Ero anche pronto a
subire l'ira di Dio.»
«Beh, Lux mi ha fatto studiare trenta pagine di Fisica.
Mentre lei dormiva.» Gli lancio un'occhiata e lui alza le
mani in segno di resa.
«Hai vinto, amico. Allora, i suoi genitori lo sanno che hanno
gli angeli custodi? Lux gliel'ha detto?»
Faccio spallucce. «Non c'erano. Vederli in casa è
più raro che vedere Lady Gaga vestita o Rihanna che non
canta di sesso.»
«Sono d'accordo." Chaz annuisce e la professoressa di
Fisica entra in classe, lanciando la sua roba sulla cattedra.
«Spero davvero che tutti voi siate pronti e non mi facciate
mettere un'altra insufficienza. State per finire l'anno, è
ora di darsi una svegliata.» Dice infine, raccogliendo un
blocco di fogli e iniziando a distruibuirli.
Sospiro e mi alzo. «Augurami buona fortuna.»
«Ci vediamo all'inferno.» Ride Chaz mentre mi
inginocchio accanto a Lux e sistemo il mento sull'angolo del
suo banco. «Pronta?»
«Vorrei morire.» Brontola appena riceve il testo.
«Dio mio! Chi cazzo le fa ste formule?» Lascia
cadere la testa sul banco e Arianna ride.
«Non è così male. Semmai ti
aiuto.» Suggerisce prima di prendere la penna e iniziare a
scrivere.
«Dai, cominciamo.» Sospiro infine, alzandomi e
appoggiando le mani sul banco.
La professoressa mi passa attraverso e si blocca, voltandosi con le
sopracciglia inarcate. «C'è corrente, qualcuno
chiuda la porta, per favore.»
«Ma si muore di caldo!» Si lamenta uno dalla prima
fila, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«Allora fatti una corsa fino alla porta, così ti
rinfreschi.» La donna gli lancia un'occhiataccia e continua a
camminare tra i banchi per controllare.
«La odio! La odio e vorrei che... Che...» Lux mi
lancia un'occhiata. «Perché sei così
contento?»
«Ho scoperto di essere un mago in Fisica!» Gongolo,
seguendola per la strada. «Insomma, dai, non puoi dirmi che
non ho fatto la migliore verifica di tutta la classe.»
Lux alza gli occhi al cielo e apre la porta di casa, entrando e
laciandola aperta per me. Prima volta in assoluto. La richiudo e quasi
le sbatto contro quando me la ritrovo davanti.
«Se hai sparato le risposte a casa, considerati
morto.» Sibila prima di inoltrarsi verso camera sua. La seguo
e mi siedo sulla scrivania, guardandola armeggiare con la cerniera
della maglietta.
«Ma io sono già morto.» Ridacchio e lei
mi lancia un'occhiataccia. «Ti serve una mano?»
«No, grazie! So ancora come si fa a slacci-
Sì.» Si arrende in fine. Scuoto la testa e salto
giù, slacciandole la cerniera velocemente prima di sedermi
sul letto. «Allora...» Inizia mentre si infila
nell'armadio e chiude le ante per cambiarsi. «Voi non state
mai male, giusto? Tipo, non vi beccate l'influenza o cose
così?»
«Nah.» Prendo il suo telefono e inizio a leggere i
messaggi sdolcinati di Mike, fermandomi su uno che cita, letteralmente,
sei la luce della mia
vita, grazie!.
Voglio vomitare. Arriccio il naso e poso il telefono. «Sai
una cosa?» Le chiedo appena esce dall'armadio e getta i
vestiti sulla poltrona.
Mi guarda mentre si pettina i capelli. «Cosa?»
«Mike ha una cotta per te. Da un bel po' di anni, oltretutto.
Non vorrei dirtelo, ma sei davvero sfigata con i ragazzi.»
Rido appena ricevo la spazzola sulla spalla. «Scherzo. Ma
davvero: dimmi che non ti metteresti mai con uno che legge
ancora i fumetti. Insomma, quanti anni ha?»
«Non penso siano affari tuoi con chi io decida di mettermi. E
comunque non con Mike di sicuro. Sei sicuro che gli piaccio?»
Inarca un sopracciglio appena le lancio indietro la spazzola.
«Sono poche le cose di cui sono sicuro. Ma direi che se un
ragazzo riempie pagine e pagine di quaderno con il tuo nome e ogni
ragazza che è protagonista di un qualsiasi suo racconto si
chiama come te, allora sì. Ne sono sicuro.» Faccio
spallucce.
Lux fa una faccia schifata e si siede di fronte a me. «Pagine
e pagine? Come le ragazze?»
«Peggio delle ragazze. Voi ragazze mettete il cognome del
ragazzo che vi piace con il vostro nome per vedere come suonano
insieme. Mike ha scelto i nomi dei vostri figli, in quale
città vivrete, che lavoro farete, le mete per le vacanze e
non parliamo nemmeno di quando fare sesso per la prima volta. A quel
punto ho dovuto smettere di leggere e ho dovuto guardare un film di
Stallone per sentirmi uomo.»
Lux scoppia a ridere e alza gli occhi al cielo, colpendomi con un
cuscino. «Non ho mai scritto il cognome di un ragazzo con il
mio nome! E comunque penso sia dolce. Inquietante, ma dolce.»
«Sicuro. Se ti piacciono degli smidollati che ti vanno dietro
da quattro anni e ancora non te l'hanno detto, allora direi che Mike
è il tipo giusto per te. Ma solo dopo che sarò
morto, sepolto e portato via da qui. Insomma, non in senso letterale ma
ci siamo.»
«Sei antipatico. Mike non ti ha fatto niente.»
Faccio una smorfia e la guardo. «Sei proprio sicura? Mi ha
fregato il cucchiaio una delle poche volte che avevo voglia di gelato,
si è seduto sopra di me quando guardavate quel film di cani
qualche anno fa, mi ha preso il posto sull'autobus quando siete andati
in gita a San Diego-»
Mi interrompe, coprendomi la bocca con la mano. «Va bene, ho
capito. Ma comunque non sapeva della tua esistenza.»
«E anche ora stenta a crederci. Oggi ha ignorato te e Arianna
tutto il tempo. Insomma, non mi sembra un comportamento da migliore
amico, barra, smidollato cotto.»
Mi da una sberla sul braccio e si alza dal letto. «Dimmi la
verità. Tu ci crederesti se qualcuno di dicesse che hai un
angelo custode? Voglio dire, se fossi ancora in vita.»
Faccio spallucce. «Probabilmente no. Ma questo non mi darebbe
il diritto di accusare una persona di essere pazza. Come ha fatto Mike
con te e Arianna stamattina. Ha detto a John Patrowski che entrambe vi
siete date alla caccia ai fantasmi.»
Lux si gira verso di me e aggrotta la fronte. «Ma
davvero?»
«Davverissimo.» Confermo.
Ride. «Quella parole non esiste.»
«Fino a tre giorni fa non esistevano gli angeli
custodi.» Mi lancia un cuscino addosso.
«Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa
guardare ed ascoltare.» Canticchia Lux mentre giocherella con
il telecomando. Stiamo guardando un cartone per bambini.
E non per bambini al di sopra dei 9 anni. Stiamo guardando quelle
stupide idiozie che ti fanno ripensare all'evoluzione del genere umano,
perché probabilmente le scimmie erano più
intelligenti.
«Per fare un tavolo, ci vuole il legno; per fare il legno, ci
vuole l'albero; per fare l'albero ci vuole il seme! Per fare il seme,
ci vuole il frutto; per fare il frutto, ci vuole un fiore; per fare un
fiore ci vuole un fiore, ci vuole un fiore, ci vuole un
fiore!»
Mi passo un dito sul naso e appoggio la testa sulla sua spalla,
chiudendo gli occhi e assaporandomi la tranquillità che
regna in casa una volta che Lux non si fissa con CSI e non alza il
volume a palla.
«Oddio, oddio!» Balza in piedi e io crollo sul
divano, guardandola alzare il volume appena un cane e una specie di
ippopotamo appaiono sullo scherzo della televisione.
«É la canzone del leone! La canzone del
leone!» Strilla.
«Lux, hai 17 anni, per l'amor del cielo. Siediti e fai la
persona matura.» Borbotto.
Mi guarda male. «Disse quello che mi metteva in disordine la
stanza per divertirsi e mi spegneva la TV.»
«Questa è esattamente la ragione per cui la
spegnevo!»
Mi fa segno di stare zitto e inizia a saltellare da destra a sinistra
come quei due animali. «A wimoweh! A wimoweh! A wimoweh! A
wimoweh! A wiiiii!»
Mi alzo dal divano e le copro la bocca con la mano, tirandola
giù a sedersi. «Ti prego, ti prego, ti prego,
smettila di lagnarti così oppure ti porto al
manicomio.»
Mi da una sberla e si rialza, ricominciando a saltare. Sbuffo e
incrocio le braccia, pregando che la canzone finisca presto. Quando
finalmente quei due spariscono dallo schermo, Lux si siede e mi
sorride, poi mi da una leggera gomitata.
«Hai 18 anni, Justin! Goditi un po' la vita, non tenere
sempre il muso.» Fa spallucce e abbassa il volume di nuovo.
«Hai la possibilità di vivere la tua vita di nuovo
e di rimanere giovane per sempre. Non sprecarla.»
La guardo e la canzone della
Sirenetta inizia a suonare di sottofondo. «Che
cosa?»
«Justin, ascoltami. Il mondo degli umani è un
pasticcio.» Canticchia Lux mentre mi guarda, poi ride della
mia espressione. «La vita sotto il mare è meglio
di qualsiasi cosa abbiano lassù!» Fa una pausa.
«No, ti prego, non-»
«Le alghe del tuo vicino ti sembran più verdi,
sai? Vorresti andar sulla terra, non sai che gran sbaglio fai! Se poi
ti guardassi intorno, vedresti che il nostro mar è pieno di
meraviglie, che altro tu vuoi di più? In fondo al
mar!»
«Lux-»
«In fondo al mar! Tutto bagnato, è molto meglio,
credi a meee!»
Rido. «Lo so bene.»
Mi lancia un'occhiataccia. «Pervertito.»
«L'hai detto tu che ho 18 anni e di comportarmi da
tale.» Rido mentre continua a darmi leggere gomitate.
«Mamma! Non riesco a arricciare i capelli, mi-» Si
blocca quando vede sua madre raccogliere le sue cose per uscire.
«Dove vai?»
«Al lavoro, tesoro. Clienti importanti. Ci vediamo domani
mattina, non scottarti con la piastra.» Anne corre fuori di
casa e si sbatte la porta dietro, mentre Lux sospira e torna al piano
di sopra.
Getta la piastra sulla scrivania, poi si sdraia sul letto e raccoglie
il libro di Francese da terra, iniziando a sfogliare le pagine.
Faccio una smorfia. Sua madre è una stronza. Mi sdraio
accanto a lei e leggo quello che legge, perdendo il filo ogni volta.
«Tutto bene?» Chiedo infine.
«Sicuro. Niente che non sia già successo. Ma
questo già lo sai.» Fa spallucce tranquillamente e
la guardo per un po'.
«Beh, ma ora sono qui, perciò puoi parlarne con
qualcuno che non dirà a tutta la scuola che sei
pazza.»
Lux arriccia il naso e gira un'altra pagina. «Devo
studiare.»
«Va bene. Come vuoi.» Prendo il suo iPod e mi
infilo le cuffie nelle orecchie, scegliendo una canzone che non sia dei
Tokio Hotel.
Michael Jackson va benone.
RAGAZZE RAGAZZE
RAGAZZE PER FAVORE NOTATE CHE HO MESSO IL CAPITOLO IN TEMPO KDYSDKH.
IN OGNI CASO.
Stavo guardando vari
cartoni della Disney mentre scrivevo il capitolo perciò
perdonate le varie citazioni, ok? Okay.
Spero il capitolo vi
sia piaciuto iudsydj.
Il prossimo dovrebbe
esserci o domani o Venerdì, vedo cos'ho da fare c:
Sciao, bellesse.
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Capitolo 6 *** Milwaukee ***
Justin's POV.
«Oh, ma andiamo! Che
cosa ti ho fatto?» Borbotto mentre seguo Lux su e
giù per le scale, impedendole di rompersi anche la testa
quando inciampa.
«Sei entrato nel bagno mentre mi facevo la doccia!»
Mi strilla contro, girando su se stessa e iniziando a camminare
giù. «La vuoi smettere di seguirmi?!»
«Se potessi, anche subito!» Incrocio le braccia e
mi siedo in cima alle scale, perché tanto
ritornerà su in qualche secondo.
«Insomma, è da maleducati! Non puoi farlo,
è violazione della privacy!» Mi urla di nuovo,
ritorando su.
«Beh, denunciami. Mi piacerebbe entrare in tribulane, deve
essere una figata.»
Mi da una sberla sul braccio e sbuffa. «Sei un
coglione.»
«Senti, ti ho vista nuda più dei tuoi genitori,
una volta in più non mi ucciderà. E non
ucciderà sicuramente te.» Sbotto, alzandomi per
sovrastarla. É bassa e piccola, il che è una
fortuna.
«Invece potrebbe! Se entri e non ti sento, mi viene un
attacco e potrei scivolare e morire. Cosa dirai a Dio, eh? Eh? Eh? Eh?
Eh?» Mi punzecchia finché non le afferro i polsi.
«Senti, zitta un attimo. Che differenza fa? Non ti ho neanche
vista, mio Dio! Sono entrato solo per prendere il pettine,
okay?»
«A che cavolo ti serve il pettine?!» Cerca di
allentare la mia presa ma fallisce, sospirando. «Lasciami
andare e io lascio perdere.»
Faccio come dice e mi da un'altra sberla, poi ritorna a camminare su e
giù. «Stai facendo ginnastica?»
«Il dottore ha detto che devo camminare tanto e non voglio
uscire con questa pioggia.» Si stringe nelle spalle e
riprende fiato prima di risalire, due gradini alla volta.
«Allora, parliamo di cose serie.»
«Del tipo?» Le lancio un'occhiata e la vedo
scendere di nuovo. «Puoi fermarti un momento? Mi stai facendo
venire mal di testa.»
«Beh, se tu fossi stato più attento, adesso non
dovrei fare ginnastica e tu potresti vedermi nuda ogni volta che
vuoi!» Ribatte seccamente e si ferma, ansimando.
«Non sarebbe stata una cattiva idea,
già.» Borbotto mentre mi passo le mani tra i
capelli, sbadigliando. É una cosa impossibile dormire con i
suoi che fanno sesso nella stanza accanto, lo giuro. Non so come ci
riesca, lei.
Lux si ferma davanti a me e si inginocchia, posandomi le braccia sulle
gambe. «Allora, i tuoi genitori. Parliamo un po' di
loro.»
«Parliamo un po' di loro. Cosa vuoi sapere?»
«Allora, so che vivono a Milwaukee e so anche che non gli hai
visti dal 1990. Non ti mancano?»
Faccio spallucce leggermente e lei mi tira un dito. «Non
più, direi. Lux, è stato tanto tempo fa, non ha
senso parlarne.»
«Invece sì. Devi vederli, Justin. Sono convinta
che ti sentiresti meglio.» Annuncia. Questa ragazza
è fuori di testa.
«E perché mai? Non potrei salutarli e non
potrebbero salutare me. Come ho detto, non ha senso.» Cerco
di alzarmi ma mi tiene giù, mettendo tutto il suo peso sulle
mie gambe. Buon Dio.
«Perché non vuoi andare? Vederli è
meglio che non vederli. Almeno saprai come stanno.»
Sospiro e mi lecco le labbra. «Come ben sai, non posso
allontanarmi da di te e-»
Scatta in piedi, probabilmente colta da un'illuminazione improvvisa, e
mi da varie sberle sulle gambe. «Justin! Justin, Justin,
Justin! So cosa dobbiamo fare!»
«Che cosa dobbiamo fare? Perché devo farlo anche
io- Lux!» Sbuffo mentre mi alzo in piedi e la seguo fino in
camera, osservandola mentre prende il telefono e digita un numero.
«Zia! Ciao! Senti, sai che ci sono le vacanze di Pasqua tra
poco, vero?» Annuncia, e poi ascolta.
«Sì, esatto, pensavo di venire un po' da te a
Milwaukee!»
Che cosa?
«Sì, ne parlerò con mamma e
papà stasera quando arrivano. Per te va bene?»
Silenzio. «Okay, perfetto, ti chiamo domani. Ciao!»
Riaggancia e mi sorride di nuovo.
«Indovina che cosa faremo?» Saltella su e
giù finché non prende una storta e si siede sul
letto, continuando a fissarmi.
«Oh, non so, dammi qualche indizio.» Borbotto
sarcasticamente mentre mi siedo sulla scrivania. «Ascolta,
Lux, apprezzo quello che stai cercando di fare ma i miei genitori si
sono abituati alla mia assenza, tornare lì non farebbe
alcuna differenza e inoltre non potrebbero vedermi.»
«Io non stavo parlando di loro che vedono te. Parlavo di te
che vedi loro. Insomma, sono anni che non li vedi, no? Hai
un'occasione, adesso. Sfruttala!» Mi incoraggia, muovendo le
braccia da tutte le parti mentre mi spiega dove vivono i suoi zii.
In che razza di posto sono andato a finire?
Lux corre dentro la camera da letto e si getta a capofitto sul
materasso, così poso la rivista che stavo leggendo e la
guardo mentre mi sorride beatamente.
Oh, no.
«Che cosa hai combinato?» Mi nascondo il viso tra
le mani e la sento ridere mentre si siede.
«Indovina chi va a Milwaukee tra due giorni? Indovina, dai!
Dai, indovina!»
«Tu mi farai diventare pazzo, Lux. Lo sai, vero?»
Borbotto mentre alzo lo sguardo su di lei. Fa spallucce e salta
giù, afferrando la valigia da sotto il letto e aprendola per
poi andare verso l'armadio.
«Allora, allora. Cosa potrei portare? Fa freddo a Milwaukee
in Aprile?» Mi chiede mentre passa in rassegna i vestiti che
sono appesi nell'armadio.
«Lux, io-»
Mi interrompe di nuovo. «Non voglio sentire scuse, Justin. In
ogni caso non potresti dirmi di no visto che è deciso e io
ci vado. Tu devi venire con me. Rassegnati.»
Sospiro e appoggio la testa sulla poltrona, chiudendo gli occhi e
sentendola armeggiare con le varie ante. Non voglio tornare a vedere i
miei genitori. Mi sono finalmente abituato al fatto che non
potrò rivederli per altri quarant'anni come minimo e adesso
Lux mi porta da loro.
«Dobbiamo proprio andarci?» Chiedo infine,
riaprendo gli occhi e vedendola annuire.
«Dobbiamo proprio andarci. Justin, ti prometto che
andrà tutto bene. Insomma, tu mi salvi la vita tutte queste
volte e io voglio fare qualcosa per te. Sono sicura che vederli ti
farà bene. Almeno saprai se stanno bene o no,
giusto?» Mi lancia un'occhiata inquisitoria e io faccio
spallucce.
Che posso dire? In parte ha ragione, in parte vorrei darle qualcosa in
testa così non si potrà muovere per un po' e
dovremo rimanere qui. «Lux, non voglio vederli.»
«C'è una grande differenza tra il non voler
vederli e l'avere paura di vederli. Tu a quale parte appartiene,
Justin?» Chiede mentre tira i vestiti nella valigia e si
guarda intorno.
Dio, quanto odio questa ragazza. Non nel senso letterale della parola
ma si capisce. «Alla prima.»
«No, alla seconda. Ascolta...» Oh, no. Ora arriva
il discorsetto. Si inginocchia davanti a me e mi prende le mani come se
fossi un bambino a cui stanno per dire che devono trasferirsi. In parte
è così. «So che morire è una
brutta cosa, sia per te che per quelli che rimangono qui e che ti
volevano bene, ma fai finta per un secondo che sono i tuoi genitori
quelli che sono morti. Vorresti che ogni tanto venissero a trovarti?
Non importa se non li vedi e non li senti, ma semplicemente non
vorresti mai pensare che siano lì con te?»
Mi lecco le labbra e guardo fuori dalla finestra, mentre Lux continua a
fissarmi in silenzio. Alla fine mi stringo nelle spalle.
«Suppongo di sì.»
«La stessa cosa vale per loro, allora. Sono sicura che ti
pensano e anche se si sono abituati alla tua assenza, non vuol dire che
non gli manchi. Va bene? Dai, smettila di rimuginarci sopra.
Andrà tutto bene.» Si alza e torna alla sua
valigia. «Hai visto la mia piastra?»
«Sì, è nella spazzatura. L'ho rotta
stamattina.» Mi lancia un'occhiataccia e io sorrido
velocemente. «Non urlarmi contro, sto per vedere i miei
genitori dopo 24 anni.»
Scuote la testa e chiude velocemente la zip, lanciano la valigia a
terra e crollando sul letto. «Dio mio, il volo
sarà lungo. Tu dove ti siedi?»
«Tu dove ti siedi. Io mi siedo sul tuo posto e tu ti siedi
sopra di me.»
«Perfetto, e se ti addormento le gambe?» Si tira su
sui gomiti e mi lancia un'occhiata perplessa. «Le gambe ti si
addormentano ancora?»
«No.»
«Fico!»
Rido.
Non ci credo che mi sta costringendo a fare queste cazzate.
Mi dispiace tanto per
l'assenza. Ma proprio tanto, tanto, tanto.
Ma sapete
com'è: si cresce e la vita va avanti e non posso scrivere a
19 anni così come facevo a 17, ovvero quando mi sono
iscritta.
Prima scrivevo storie perchè mi piaceva farlo, ma con il
tempo le recensioni sono passate da 'Amo la tua storia, non vedo l'ora
che continui!' a 'Aggiorna subito, cazzo! Aggiorna, aggiorna,
aggiorna!', e sinceramente questa fretta mi ha stancata,
perciò ho deciso di prendere un periodo di pausa da tutta
questa roba.
Come avrete notato le storie belle su EFP stanno diventando sempre
meno, e la maggior parte di quelle belle sono una copia di altre.
Non volevo diventare un'autrice che deve copiare altre storie per
scrivere,
anche perché so bene quanto questo dia fastidio visto che
anche quando non scrivo più, c'è gente che copia
le mie storie sperando che io non lo noti.
Comunque, nonostante tutto, sono tornata perché controllavo
il sito almeno una volta al mese mentre non scrivevo,
e non sopportavo di avere queste due storie incomplete (e da cogliona
che sono, ne ho iniziata un'altra).
Per finire;
Spero che
la storia vi piaccia ancora! Vorrei solo avvertire tutti quelli che
seguiranno le mie ultime tre storie, che con queste ho chiuso. Non
scriverò più e non entrerò
più nel sito, perciò spero che la fine vi piaccia.
Fatemi sapere e seguitemi su
TUMBLR.
Okay, sciao, bellesse.
:)
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Capitolo 7 *** Milwaukee II ***
Justin's POV.
Non
finirà bene. Non finirà bene per niente. Non
finirà bene proprio per niente. Lux si sposta leggermente
cosicché mi possa sedere, e si siede su di me, evitando gli
sguardi della gente che la osservano siccome fino a pochi secondi fa
sussurrava parolacce a non finire perché non danno le
noccioline sull'aereo.
«Come faccio a parlare con te se qualcuno si siede
accanto?» Sussurra mentre si allaccia la cintura e appoggia
la borsa sul sedile di fianco.
Faccio spallucce tranquillamente e infilo le dita nei suoi fianchi
appena l'aereo si muove, solo per fermarsi due secondi dopo. Dio, ti
prego, fai che non capiti nessun incidente. Non farebbe differenza
visto che sono già morto ma non potrei sopportare di cadere
da 20.000 e schiantarmi al suolo.
E anche perché perderei Lux.
«Hai paura di volare?» Mi chiede piano, tirando
fuori l'iPod e un libro e appoggiandoli sulle gambe. Non può
aprire il tavolino finché l'aereo non sarà
stabile in aria.
«Non ho mai volato con un aereo prima.» Bofonchio
mentre guardo i passeggeri farsi strada verso i loro posti. Sento vari
mormorii intorno a noi, qualche anta che sbatte e qualche tizio
imprecare perché non può bere finché
non decolliamo.
«Cosa vuol dire che non posso prendere dell'acqua?
É solo acqua, per l'amor di Dio! Non farà
crollare un aereo che sta fermo!» Sbraita.
«L'aereo non cadrà, vero?» Chiedo a Lux,
e lei scuote la testa mentre gira qualche pagina. «Che ne
sai?»
«L'aereo è il mezzo più sicuro.
C'è più gente che muore andando in balcone che
sull'aereo, stai tranquillo. E poi non sei già morto? Che ti
frega?» Un passeggero le lancia un'occhiata perplessa e lei
gli sorride velocemente. «Sto leggendo. Leggere mi
calma.» L'uomo annuisce lentamente e torna a guardare fuori
dal finestrino.
Oddio mio, so già che finirà molto male. O per me
o per Lux. Potrei anche farle dei buchi nel corpo che continuo a
infilarci dentro le dita. Allento un po' la presa e mi schiarisco la
voce, sporgendomi per leggere con lei.
In circa un quarto d'ora tutti i passeggeri sono seduti e le porte
dell'aereo si chiudono, poi le hostess iniziano a mostrare le uscite di
sicurezza e le varie cose da fare in caso di pericolo. Non mi rilassano
e non mi fanno sentire più sicuro, e sicuramente mi
dimenticherò anche come si cammina semmai l'aereo stesse per
cadere. Le misure di sicurezza sono completamente inutili se paragonate
al panico che scoppierebbe tra i passeggeri.
L'aereo inizia la sua corsa e Lux mette giù il libro,
gustandosi il fatto che il sedile accanto a noi è vuoto.
«Posso sedermi lì?»
«No, non mentre siamo in fase di decollo. Quando saremo su
puoi spostarti.» Annuncia allegramente, poi guarda fuori dal
finestrino. «Allora, sei emozionato? Spaventato?»
«Sono schiacciato.» Borbotto e lei mi da una sberla
senza farsi vedere. «Lux, te l'ho già ripetuto che
è una pessima idea, vero?»
«Sì, mi hai tenuta sveglia tutta la notte per
ripetermelo. E io ti ho già ripetuto che è
un'ottima idea. Ti divertirai, vedrai quanto è cambiata
Milwaukee nel corso degli anni. A me piacerebbe.»
Alzo gli occhi al cielo e appoggio la testa al sedile, respirando
profondamente e ignorando la spinta che arriva quando l'aereo si stacca
da terra. In pochi minuti siamo in volo, e l'allarme per le cinture di
sicurezza si spegne, così metà dei passeggeri si
alzano e così fa anche Lux per farmi sedere accanto a lei.
Fa finta di prendere qualcosa dalla borsa e si rimette a sedere,
sospirando.
«Vengono a prenderti all'aeroporto?» Le chiedo, e
lei annuisce. «Quanti anni hanno?»
«Mia zia 38, mio zio 42. Ti piaceranno. Anche
perché mia zia crede nei fantasmi.»
«Non sono un fantasma!» Le lancio un'occhiataccia e
lei fa spallucce.
«É la stessa roba, Justin. In ogni caso sono
sicura che ti piaceranno anche i loro angeli. E potrai vedere quelli
dei tuoi genitori e chiedere cose! Oh, mio Dio! Non ci avevo
pensato!» Scatta a sedere e qualche passeggero borbotta del
fastidio.
«Lux-»
Mi interrompe, alzando una mano. «Non dire niente, Justin.
Non dire niente. É una cosa assolutamente bellissima. Potrei
andare a trovare i tuoi genitori con te. Potrei dire che sono tua
figlia.»
«Mia cosa?!»
Ride piano per non farsi sentire e mi fa segno di non urlare.
«Zitto.»
«Mia figlia? Ma sei fuori di testa? E se i miei genitori
parlano ancora con Michaela?»
«Oh, avevi una ragazza, eh?» Mi fa l'occhiolino e
le lancio un'occhiataccia.
«Zitta, Lux. Sì, ovviamente avevo una
ragazza.» Mugugno, appoggiando la schiena al sedile e
chiudendo gli occhi. Il carrello delle bevande mi attraversa il gomito
e oscilla leggermente prima di fermarsi.
«Avete rotto o... Sai...»
Sospiro e mi passo le mani sulla faccia. «Sono morto,
Lux.»
«Quindi non posso dire di essere tua figlia. Che cosa
suggerisci? Oh! Ho un'idea. Potrei dire di aver avuto un sogno con te
che mi dicevi di andare a trovarli. Che ne dici?»
La guardo confuso e lei fa spallucce. «Senti, ne parliamo
quando avremo i piedi per terra, va bene? Ora non sono dell'umore
giusto.» Annuisce.
Sua zia è una grossa, bassa donna dai capelli biondo platino
e occhi verdi, palesemente ossessionata con il blu e con i chiuaua. Ne
ha quattro al guinzaglio quando ci raggiunge di fronte all'aeroporto e
stringe Lux in un abbraccio. Parlano del più e del meno e
Lux si ferma appena in tempo prima di presentarmi, e infine suo zio
parcheggia davanti a noi e saliamo in auto per raggiungere casa loro.
«Allora, tesoro, com'è stato il volo? C'erano
turbolenze?» Le chiede Naya, girandosi verso di lei e
ignorando i lamenti dei suoi quattro topi.
Troppe turbolenze. «Non è stato così
male. Sono solo stanca, è stato molto lungo e c'era gente
che russava.» Lux fa spallucce e controlla il telefono,
rispondendo ad eventuali messaggi. «Devo chiamare
papà quando arriviamo. Posso usare il telefono di
casa?»
«Certo, Lux. Come va la scuola?»
«Benone.»
«Sono contenta che tu stia bene. Tua madre mi ha parlato
dell'incidente che hai avuto. I dottori pensavano che non ce l'avresti
fatta ed eccoti qui. Deve essere stato un angelo.» Sorride,
stringendo la mano di sua nipote.
«Oh, sì.» Lux tossisce leggermente e si
passa le dita sugli occhi. «Un angelo che tremava per la
paura sull'aereo.»
«Stai zitta!» Sussurro, alzando gli occhi al cielo.
«Come dici, Lux?» Chiede Naya di nuovo,
rivolgendole uno sguardo confuso.
«Niente, zia. Parlavo da sola.»
Non tremavo, comunque. C'era solo troppa gente che andava avanti e
indietro e si nascondeva nei bagni per ore e ore e ore. Non voglio
neanche sapere che cosa stavano facendo, non penso che sopporterei
anche quello oltre ai vecchi che si lamentavano del caldo, del freddo,
dei sedili scomodi, della musica troppo alta, della TV che non smetteva
di parlare, delle cinture, delle scarpe, della gente, dei finestrino,
delle luci e di tutto il resto.
Grazie a Dio sono morto prima di diventare così.
Circa un'ora e tanto traffico dopo riusciamo a parcheggiare davanti a
una grande casa dalle mura gialle e varie finestre sparse qua e
là, incorniciate da spessi pezzi di legno nero. Carina.
Mark, suo zio, afferra la valigia e la porta in casa, mentre Naya
circonda Lux con un braccio e segue il marito.
«Per quanto vuoi rimanere?» Le chiede quando
arrivano alle scale. «Oh, andiamo, Mark. Porta su quella
valigia, non fare lo stronzo.»
Caspita. Il marito fa quache smorfia mentre trascina la valigia al
piano di sopra.
«Per un paio di giorni. Vorrei visitare la città,
zia.» La informa Lux, poi si guarda intorno. «Avete
ridipinto i muri?»
«Sì. Tuo cugino è un idiota che non sa
stare fermo e spruzza aranciata dappertutto.» Naya alza gli
occhi al cielo e il marito torna di sotto.
«Sai dov'è la tua stanza, Lux. Facciamo un po' di
spesa e torniamo, dovremmo essere qui prima di cena. Oh, e Carter
dovrebbe tornare tra poco, sa che sei qui e non vede l'ora di
vederti.»
«Va bene, zio.» Lux mi fa cenno di seguirla e
andiamo in camera sua.
Oddio. Oddio. Rosa. Rosa dappertutto. Tendine rosa, muri rosa, letto
rosa, armadio rosa, scrivania rosa. «Che cosa
diavolo...»
«Non fare commenti, ti prego. Mia zia ha dovuto ospitare la
figlia di un'amica e questo è il risultato.»
Borbotta mentre tira la valigia sul letto e la apre, iniziando a tirare
fuori le sue cose.
«Ma quanti anni aveva? Due?» Scosto una tendina e
guardo fuori dalla finestra. Hanno un bel giardino curato pieno di vari
fiori che non ho mai visto prima.
«In realtà 19. Lasciamo perdere, per favore.
Ora!» Si volta verso di me e sorride. «Sei pronto
ad andare a vedere i tuoi genitori? Ti ricordi l'indirizzo di
casa?»
Sbuffo e mi appoggio al muro, incrociando le braccia. «Lux,
ti prego.»
«Non ho fatto un viaggio di sei ore per sentirmi dire questo,
Justin. Forza, spara l'indirizz-»
«Luxienne!» Urla un tipo con lunghi capelli biondi,
correndo in camera e sollevando Lux tra le braccia. Non ci pensare
neanche, lei è mia. La mette giù e la abbraccia.
«Sono contento che sei qui! Devi per forza venire a vedere il
nostro concerto stasera. É in un bar, ci sarà
tanta gente. Ti piacerà. Allora, vieni?»
«Ehm...» Lux mi lancia un'occhiata e io alzo le
mani in segno di resa. Più tempo è occupata, meno
saranno le probabilità di vedere i miei genitori.
«Non so, Carter-»
«Dai, Lux, per favore? Non ti vedo mai, non sei mai stata a
Milwaukee e io ti seguo sempre quando vengo a trovarti. Forza, devi
essere pronta per le 9. Andiamo subito dopo cena. Vado a farmi una
doccia, tu intanto cerca qualcosa da metterti.» Esce
velocemente dalla stanza e io ridacchio, mentre Lux sbuffa.
«Scommetto che sei stato tu.» Borbotta infine
mentre fruga tra le sue cose.
«Se solo potessi far accadere certe cose.» Sorrido
e mi sdraio sul letto, fissando il soffitto.
Va bene, lo ammetto. Sono un disastro!
Avevo in programma di aggiornare mooolto prima ma per vari impegni,
ovviamente...
In ogni caso.
Il prossimo capitolo sarà postao entro Domenica (Si spera!),
perciò spero vi piaccia questo. :)
Seguitemi su Tumblr se vi va, qui c'è il link. Tumblr
Ho decisoanche di farmi un ask.fm ma chi mi caga? Haha.
Comunque vi metto anche il link di questo: Ask.fm
É tutto! :)
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Capitolo 8 *** Ciao, mamma ***
Justin's
POV.
Se qualcuno mi avesse
detto che dopo 24 anni dalla mia morte sarei diventato un angelo
custode, mi sarei trovato una bionda fuori di testa che mi trascina con
sè per tutta l'America, che avrei visto un tipo di 20 anni
ballare accerchiato da cinque ragazze - e qualche ragazzo, anche - e
che sarei stato costretto a rivedere i miei genitori, probabilmente
avrei riso e poi sarei morto sul colpo.
Eppure eccoci qui,
sull'autobus che viaggia a circa quaranta chilometri orari verso la
casa dei miei genitori. Lux ha comprato tredici mappe diverse per
essere sicura di raggiungere il posto giusto, e ora ce le siamo divise
per controllare.
«Ma sei
proprio sicuro che non ti ricordi come ci si arriva? Perché
tanto ci andremo comunque, Justin. Solo che tu mi dicessi direttamente
dov'è, sarebbe molto più facile e
veloce.» Borbotta mentre scorre a la carta con lo
sguardo e segue col dito le varie stradine.
«Non me lo
ricordo, no.» Sbuffo piano e sposto la carta sulle sue gambe.
«Lux, è una pessima idea, perché
dobbiamo farlo? In fondo non potrò parlarci o toccarli, che
senso ha?»
«Ha senso.
Non vuoi davvero rivedere i tuoi genitori?» Mi lancia
un'occhiata stranita e infile le mappe nella sua borsa, guardando fuori
dal finestrino. «La panettiera ha detto che è da
qualche parte vicino a un Walmart. Vedi un Walmart?»
«Signorina,
con chi sta parlando?» Chiede un vecchietto, girandosi verso
di lei e guardandola storto. Ridacchio piano e Lux si schiarisce la
voce.
«Con me
stessa. La disturbo?»
«No, ma
faccia attenzione, la gente potrebbe pensare che è
pazza.» Le sorride prima di girarsi. Lux mi da una leggera
gomitata nelle costole e io faccio spallucce.
«Non sono
stato io.»
«Quello
è un Walmart!» Sbotta di colpo, indicando una
specie di enorme magazzino con varie auto parcheggiate davanti. No, no,
no. Non è un Walmart. Quello non deve e non può
essere un Walmart. Se è un Walmart, significa che siamo
arrivati e siamo molto più vicini ai miei genitori di quello
che dovremmo essere.
«No, no. Non
è un Walmart. Quello non è un Walmart.»
Dico velocemente, coprendo il finestrino con la mano
cosicché non possa vedere fuori. Ti prego, ti prego, ti
prego, fai che non si accorga di nulla.
«Ma
sì che è un Walmart! Guarda, ha il tipico simbolo
sul tetto, una specia di sole con i raggi. Justin, siamo
arrivati!» Applaude piano mentre mi sorride raggiante, poi
raccoglie la borsa dal sedile accanto al suo e si alza.
«Lux, no, ti
prego, torniamo dai tuoi zii e stiamo lì. Carter sta male,
no? Dobbiamo curarlo!»
«Carter si
curerà da solo. Dai, andiamo!» Mi fa cenno di
alzarmi prima di premere il tastino rosso per fermare l'autobus. In
circa due secondi ci fermiamo e Lux scende, costringendomi a fare lo
stesso. Si sta decisamente approfittando del fatto che non posso
allontanarmi da lei e questa cosa non mi piace perché
potrebbe decidere di andare in un club per gay e io dovrei seguirla.
Ma perché
dovrebbe andare in un club per gay se è una ragazza?
Scuoto la testa e Lux
si guarda intorno, poi tira fuori la carta e la apre.
«Allora, noi siamo...» Alza lo sguardo e scorge il
nome della via, poi lo abbassa di nuovo sul foglio. «Quindi
dobbiamo girare a destra appena oltrepassiamo il Walmart e la stradina
che parte da lì è la via dei tuoi.»
«Perfetto!
Non mi bastava passare il mio tempo insieme a una che riesce a rompersi
la testa con il phon! Ora devo anche seguirla dai miei genitori! Ti sei
inventata una scusa, almeno? Fai finta di essere la
giardiniera?» Mi lamento mentre attraverso la strada dietro
di lei, facendo attenzione alle macchine visto che lei non ci bada
minimamente. Di questo passo saremo in due a dover andare a trovare i
genitori dell'altro.
«In
realtà pensavo di entrare e chiedere indicazioni.»
Fa spallucce e io la guardo.
«Indicazioni
per cosa? Hai tredici carte, Lux. Neanche la Nasa potrebbe darti
indicazioni più dettagliate. Ne hai di tutti i gusti.
Topografica, corografica, fisica, politica, tematica-»
«Justin, non
rompere i coglioni e tappati la bocca.» Sbotta, passando
accanto al Walmart con me dietro. Ma perché capitano sempre
a me? Non potevo trovarmi una ragazza normale che ama andare alle feste
e scoparsi mezzo mondo. No, io dovevo trovarmene una fissata con il
rimediare rapporti familiari perduti da tempo.
«Se muoio che
fai?» Le chiedo infine solo per guadagnarmi un'occhiataccia.
«Come fai a
morire se sei già morto? Ci vogliono un bel paio di palle
per riuscirci.» Non ha tutti i torti, in effetti.
«Eccoci! Va bene, questa è la via. Ti ricordi-
Justin?» Mi da una leggera spinta quando mi blocco.
«Che hai?» Segue il mio sguardo verso una casa con
una BMW parcheggiata nel vialetto. «Quella era casa
tua?»
«Sì.»
Dico piano, guardando attentamente tutti i dettagli che sono cambiati
nel corso degli anni. Le mura si sono ingiallite un pochino, le
finestre hanno tende rosse invece che bianche, e la porta non
è più di legno nero ma marrone.
«Andiamocene.»
Lux mi trascina
indietro appena mi incammino verso dove siamo venuti. «No.
Abbiamo fatto tutta questa strada e l'abbiamo trovata. Io non torno
indietro finchè non li vedi.» Perfetto.
Lux sbuffa mentre
è seduta accanto a me sull'erba. «Justin, non ti
possono vedere, è inutile che ti nascondi dietro i cespugli
dei loro vicini. Andiamo! Sei stato qui mezz'ora, ti sei
calmato?»
«No.»
«Smettila di
rovinare i fiori!» Mi strappa dalle mani una piccola rosa e
mi tira su. «Forza, fatti coraggio.» Sì,
è una parola. «Andiamo. Non succederà
niente, non morirai e sicuramente non ti daranno la pala in testa.
Forza.»
Sospiro e mi metto a
seguirla verso la casa dei miei genitori, ignorando il fastidio che ho
allo stomaco e le unghie conficcate nelle mani. «Lux, per
favore, andiamocene.»
Ma sta già
suonando il campanello. «Andrà tutto bene. Ci sono
io con te, okay?» Non mi calma.
La porta si apre e
trattengo il fiato quando mia madre si presenta alla soglia con un
grembiule intorno alla vita e le mani sporche di farina. Dio,
com'è cambiata. I capelli biondo cenere hanno dato posto a
quelli biancastri, e gli occhi castani sono stati sostituiti da ombre
più scure, ma è sempre la stessa. Ha sempre
quelle piccole rughe ai lati degli occhi e la collana che mio padre le
aveva dato per il loro primo anniversario di nozze.
«Come posso
aiutarti, cara?» Chiede a Lux. Quanti anni ha adesso?
Sessantadue, penso.
Lux la guarda per un
attimo e penso che stia cercando di individuare dei tratti comuni con i
miei, e alla fine parla. «Ecco, io... Sono nuova in
città e penso di essermi persa e...»
Mia madre sorride.
«Dove abiti?»
«Montrose
Streeet.»
«Oh,
è da tutt'altra parte. Come sei finita qui? Aspetta, dovei
avere una cartina per fa-»
Lux la interrompe
velocemente e tira fuori la sua cartina, dandola a mia madre.
«Ce l'ho io.»
«Oh,
perfetto. Ora ti spiego.» Mia madre prende la cartina da Lux
e la apre, iniziando a cercare con lo sguardo la via di casa di Mark e
Naya. «Allora, prima di tutto devi prendere un po' di
autobus. Davanti al Walmart c'è una fermata dove passa
quello che ti porta verso la stazione, e da lì devi prendere
il 32. Hai capito?» Lux annuisce. «Quando arrivi al
parco Maddox devi prendere il 40, che ti porterà a cinque
minuti da casa tua. Dovrai seguire questa-»
«Lei si
chiama Pattie?» Chiede Lux di colpo, facendomi cadere la
mascella fino a terra. Che cosa sta facendo? Che cosa sta facendo?!
Perché lo sta facendo?
Mia mamma inarca un
sopracciglio e la guarda confusa. «Sì. Ci
conosciamo?»
«Io... Ecco,
io conosco suo figlio.»
«Ah! Jaxon!
Perché non l'hai detto subito che sei venuta per
lui?» Mia madre ride e le fa cenno di entrare. Chi diavolo
è Jaxon?
«No, l'altro
figlio.» Dice Lux piano, prendendo la cartina dalla mano di
mia mamma e rimettendola in borsa.
«Mi dispiace,
cara, ma non ho altri figli.» Mia madre fa spallucce
leggermente e io la fisso sconcertato. Cosa cazzo vuol dire che non ha
altri figli? Ora non ne ha! Ma ne aveva. E sono davanti a lei.
«Neanche uno
che si chiamava Justin?»
Mia madre sbianca di
colpo e si appoggia leggermente allo stipite della porta, guardando
Lux. «Justin è... Morto tanto tempo fa. E tu sei
troppo giovane per conoscerlo. Penso che tu mi abbia scambiata con
qualcun altro, cara.»
«No, no.
Justin Bieber, vero? Occhi castani, capelli biondi-»
«Lux,
andiamocene, ti prego.» Riesco a borbottare.
«Zitto.»
Mi lancia un'occhiataccia e mia madre aggrotta la fronte. «Io
lo conosco. Cioè, più o meno. Lui conosce me e ci
conosciamo un po'.»
«Ascolta...»
Sospira mia madre. «Mio figlio è morto nel 1990.
Non c'è alcuna possibilità che tu lo conosca o
che lui conosca te. Mi dispiace, ma penso che tu abbia sbagliato
persona.»
«Posso
provarglielo!» Dice Lux velocemente prima che mia madre
chiuda la porta.
«Non
c'è bisogno di provarmi niente. So quando è morto
mio figlio e tu avrai all'incirca 17 anni, giusto? Mi dispiace. Ora
sarà meglio che tu vada, perderai l'autobus per
casa.»
«Svelto,
dimmi qualcosa!» Lux si gira verso di me e mia mamma fa il
meglio per ignorarla. «Justin!»
«Tipo
cosa?»
«Qualsiasi
cosa!»
Mi lecco le labbra e
guardo la collana di mia madre di nuovo. Un piccolo smeraldo
incorniciato d'oro. «La collana. Dille che mio padre le ha
comprato la collana per il loro primo anniversario di nozze.»
«La
collana!»
«Come,
prego?» Mia madre la guarda male e si tocca automaticamente
la catenella, torcendosela tra le dita.
«Gliel'ha
comprata il padre di Justin per il vostro primo anniversario di nozze.
Vero? O almeno è questo che dice lui.»
«Dice
chi?»
«Suo figlio!
É qui accanto a me.» Lux mi tocca il braccio e mia
madre mi guarda attraverso, vedendo solo la mano di Lux volteggiare in
aria. «La prego, ho fatto un viaggio molto lungo per
trovarla, sono esausta e sarebbe un peccato se mi mandasse via senza
ascoltarmi. Per favore?»
Gli occhi di mia madre
si riempiono di lacrime e tira su con il naso. «Mi
dispiace.» Cerca di chiudere la porta di nuovo ma Lux la
ferma.
«Mi dica che
non mi crede neanche un po' e andrò via. Davvero non vuole
darmi neanche una possibilità? Ha l'occasione di parlare con
suo figlio e chiedergli come sta e che cosa sta facendo e la vuole
sprecare così solo perché pensa che io sia
pazza?»
Siamo seduti sul divano
del soggiorno con mia madre davanti a una tazza di te sul tavolino che
ci separa. Non ha più detto una parola da quando ci ha
lasciati entrare, e io sono troppo sconvolto per alzarmi e guardarmi in
giro per vedere se è cambiato ancora qualcosa.
Lux prende lentamente
la tazza di tè e beve un sorso, guardandosi in giro.
«Ha una bella casa.»
«Grazie.»
Risponde mia madre con voce roca prima di alzarsi dalla poltrona e
camminare per la sala. «Insomma tu mi stai dicendo che Justin
è il tuo angelo custode da quando sei nata?»
«Sì.
É quello che dice lui, insomma. Mi sta accanto giorno e
notte e fa tutte quelle cose... Angiolesche.» Lux fa
spallucce leggermente e mia madre si lecca le labbra, passandosi le
dita tra i capelli. «Ascolti, so che è difficile
da credere e a essere sincera avrei reagito come lei se una ragazza di
17 anni fosse venuta a casa mia con questa notizia. La capisco.
Però, ecco, può farmi delle domande. O delle
domande a lui.»
Tipo cosa, Lux? Cosa
potrebbe chiedermi? Se c'è vita dopo la morte? Se
c'è l'Inferno o il Paradiso? Se sto bene? Se ho incontrato
Dio? Cosa diavolo potrebbe mai chiedermi che la farà stare
meglio dopo questo?
«É
cresciuto? Quando è morto aveva 18 anni, non so
se...» La voce di mia madre si spegne e lei si siede
nuovamente, tenendosi la testa fra le mani. «Non so cosa sto
dicendo. Devo essere pazza. Mio marito e mio figlio saranno qui tra
poco.»
«Non
è cresciuto. Ha sempre 18 anni e sempre i soliti occhi
castani e tutto il resto.» Risponde Lux, posando la tazza sul
tavolino e guardandomi.
«Cosa
c'è?» Borbotto, fissando la parete davanti a me e
cercando di ignorare i deboli singhiozzi di mia madre. «Te
l'avevo detto che era una pessima idea, Lux. Mia madre non sta meglio
sapendo che sto bene, cosa diavolo siamo venuti a fare?»
«Justin non
voleva venire, sa? Ha detto che non ne vale la pena visto che non
potete parlarvi personalmente però l'ho trascinato qui. Non
so se è una buona idea visto quello che sta succedendo,
però pensavo che valesse la pena provarci. Insomma, pensavo
che le avrebbe fatto piacere sapere che suo figlio sta bene e si
ricorda di lei e di suo marito.»
Mia madre annuisce
lentamente. «Ovviamente mi fa piacere sapere che sta bene,
Lux. Sono stati anni molto duri dopo la sua morte. Mio marito non ha
parlato per molto tempo, finché non è arrivato
Jaxon. Ha portato un po' di felicità in famiglia.»
Lux sorride.
«Sono sicura che Justin vorrà
incontrarlo.» Cosa? Perchè? «Vuole...
Fargli qualche domanda? Magari qualcosa che vorrebbe sapere sul
Paradiso o... Non so, qualsiasi cosa?»
«Non posso
vederlo o toccarlo, vero?» Lux scuote la testa.
«Dov'è adesso? É qui con noi?»
«É
seduto accanto a me.» Lux mi indica con un dito.
«Però se volete posso lasciarvi soli. Justin
può scrivere le risposte alle sue domande, se vuole. Magari
così avrà modo di sentirlo più vicino,
non so.»
«Non lo
so.» Mia madre sospira e mi fissa insistemente senza riuscire
a vedermi davvero. «Porta ancora il braccialetto?
É una piccola cinghia di pelle marrone che gli abbiamo
regalato per il tredicesimo compleanno, la porta sempre al polso
sinistro.»
Lux guarda il mio polso
e annuisce. «La porta ancora, sì. Ha anche
l'orecchino.»
Mia madre ridacchia
leggermente. «Io e mio marito l'abbiamo messo in punizione
quando si è fatto quell'orrore. Aveva 16 anni e voleva
essere un ribelle per conquistare una ragazza che gli
piaceva.»
«Michaela?
Justin me ne ha parlato mentre venivamo qui.» Mia mamma
annuisce. «Mi dispiace.»
«Sono cose
che succedono. É passato molto tempo, ormai ci eravamo...
Abituati alla sua assenza, sai? É una cosa brutta da dire di
un figlio ma siamo riusciti a superarlo e siamo andati avanti. Non
pensavo che questo potesse succedere dopo 24 anni.»
«Capisco.»
Lux annuisce piano. «Vuole sapere altro? Coraggio, ha suo
figlio davanti, può anche guardare lui e ignorare me. Io
dirò solo quello che risponde lui.»
Mia madre mi guarda di
nuovo e io mi lecco le labbra. Vorrei abbracciarla, dirle che sto bene,
che lei sta bene, che andrà tutto bene. Ma non posso farlo e
non penso neanche che lei lo voglia. Poi dovrebbe lasciarmi andare di
nuovo, e non penso che lo sopporterebbe un'altra volta.
«Anche a tuo
fratello piace quella musica che urla sempre, sai? La ascolta tutto il
giorno, tuo padre impazzisce quando torna dal lavoro e sente quella
roba per casa.» Ridacchio. Bene. «Ama anche il
basketball. Ci gioca sempre. L'anno scorso è entrato nella
squadra del liceo. Ora ha una ragazza, si chiama Georgia. Lui- Tu hai
una... Ragazza o qualcosa del genere?»
Guardo Lux e lei
sospira. «Non ha tempo, deve stare sempre con me e non
può allontanarsi dopo i quindici metri.»
«Oh.»
Mia madre annuisce. «Quindi cosa fai nel tempo
libero?»
«Controllo
te.»
Lux ridacchia.
«Controlla me.» Mia mamma accenna un sorriso.
«Senta, se non si sente bene ora potremmo passare a trovarvi
domani o quando vuole lei. Io devo tornare a casa tra un paio di giorni
per la scuola, però... Non so, potrebbe darmi il numero di
telefono o Skype o qualcosa del genere, e...»
«Perché
non...» Mia mamma si schiarisce la voce. «Domani
Jaxon ha una partita. Perché non venite?»
Lux mi guarda e io
faccio spallucce. «Va bene.»
«Perfetto,
allora. A che ora?» Chiede Lux.
«Alle 8 di
sera. Potete venire direttamente qui o possiamo passare a prendervi.
Dirò a mio marito che sei la figlia di un'amica e devo
tenerti d'occhio per un po'.»
«Non
dirà a mio padre di me?» Chiedo velocemente a Lux
e lei lo chiede a mia madre.
«Lo
farò. Solo che ho... Bisogno di un po' di tempo per digerire
tutto questo. Magari domani potremmo dirglielo insieme. E tu potresti
provare che è vero come hai appena fatto con me.»
«Va bene, lo
farò.» Lux si alza e io faccio lo stesso.
«Grazie del suo tempo.»
«Figurati,
cara. Dammi pure del tu. Mio figlio è...» Si
guarda intorno e io sollevo la lampada che era accanto a me, facendola
sussultare. «Oh. Ciao, tesoro.» Ciao, mamma.
SI HO AGGIORNATO IN TEMPO COME
AVEVO PROMESSO.
:)
Il prossimo capitolo sarà dyjfhskhvslkdhfk, vi avverto. c:
Perciò non cambiate canale. (Quanto odio questa frase)
Comunque, spero vi piaccia e spero sia lungo abbastanza da perdonarmi
perché non penso riuscirò a postare fino a
Mercoledì o Giovedì.
Mia nonna ha una connessione a Internet penosa, sarebbe più
facile pubblicare un capitolo nel 1300 senza computer.
In ogni caso, sayonare c:
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Capitolo 9 *** Unica e ultima cosa ***
Justin's
POV.
«Dici
che questo andrebbe bene? O forse non dovrei mettere la giacca.
Insomma, fa caldo, no? É primavera. Non posso mica vestirmi
da
Eschimese. Dici che dovrei mettere la sciarpa?» Chiedo a Lux
mentre
cammino avanti e indietro per la sua stanza. La guardo male quando
noto che sta tranquillamente leggendo un giornale invece di
ascoltarmi. Prima mi costringe ad andare alla partita del mio
presunto fratello - ancora non ne ho confermato l'esistenza su questo
pianeta -, e poi passa il suo tempo a ignorarmi beatamente invece che
aiutarmi. «Lux!» Sbotto, facendola sussultare.
«Che
cosa vuoi?!» Dice mentre si china a raccogliere il giornale
da terra
e lo appoggia sul letto. «Justin, quante volte te lo devo
ripetere?
Loro non ti possono vedere, va bene? Puoi anche andare nudo, non
farebbe alcuna differenza!»
«Così
vuoi che venga nudo?» Ridacchio e mi sposto appena in tempo
per
evitare il giornale che mi ha lanciato contro. «Sul serio,
Lux. Cosa
diavolo mi metto? Insomma, so che non mi vedranno e non fa differenza
però voglio avere un aspetto... Presentabile.
Umano.»
Mi
guarda per un po' e infine si alza da letto. «Va bene, forza.
Andiamo da Carter. A questo punto dovrò dirgli che sono
pazza e che
vedo angeli che vogliono vestirsi da umani.» Dice prima di
afferrare
la mia mano e trascinarmi fuori dalla sua camera. Entriamo in quella
di Carter, che ha un termometro infilato in bocca e fazzoletti sparsi
per tutto il pavimento. «Come ti senti?»
«Oh,
benissimo, Luxienne. Davvero bene. Come pensi che mi senta?!»
Grugnisce mentre si gira e affonda la faccia nel cuscino. Tira su con
il naso mentre Lux apre le ante del suo armadio e inizia a frugarci
dentro. «Che cosa stai facendo?» Le chiede lui.
«Sto
cercando qualcosa di decente tra tutta questa roba che hai. Si
può
sapere perché hai conservato i leggings che hai usato in
quinta
elementare per la recita?» Chiede Lux, tirando fuori un paio
di
jeans blu scuro e tirandomeli. Li afferro velocemente appena Carter
si gira.
«Perché
son- Perché i miei pantaloni stanno volando?»
Chiede, aggrottando
la fronte quando vede i suoi jeans in aria.
«Oh,
quello è Justin. Justin ti conosce già. Justin
è il mio angelo
custode. Justin ha circa 18 anni, è morto nel 1990 e ora
dobbiamo
trovargli qualcosa da mettere perché stasera andiamo a
trovare i
suoi genitori.» Spiega brevemente Lux prima di lanciarmi
anche una
camicia rossa a quadri. Sul serio?
«Pure
i genitori sono morti?» Chiede suo cugino mentre si mette a
sedere e
guarda i suoi vestiti volare da tutte le parti.
«No,
solo lui è morto. Posso prendere questa?» Tira
fuori una maglietta
con la faccia del cantante degli Aerosmith e Carter annuisce, poi si
alza dal letto.
«Va
bene, vediamo cosa possiamo dargli.» Sbadiglia mentre
raggiunge Lux
davanti all'armadio. Perché non sta impazzendo?
Perché non sta
cercando di... Non so, spargere del sale sul pavimento e proteggersi
dall'entità malvagia che sarei?
«Quindi
mi credi?» Gli chiede Lux mentre continuano a cercare e
buttare la
roba fuori dall'armadio.
Carter
fa spallucce leggermente e tira fuori una giacca di pelle,
tirandomela. «Vivendo con mia madre, ormai credo a tutto. E
in ogni
caso, potrebbe essere un'allucinazione, quindi non importa. Questi
gli piacciono?» Chiede mentre tiene in mano un paio di Supra
nere.
«Sì,
sì, sì, sì, sì!»
Gli strappo di mano le scarpe e Lux ridacchia,
mentre Carter rituffa la testa nell'armadio.
«Credo
che possa bastare, Carter. Non voglio che si abitui troppo a questa
accoglienza. Ora dobbiamo cambiarlo. Forza, Justin, vamos.»
Va che?
Lux mi afferra di nuovo la mano e Carter ci segue in camera,
sdraiandosi sul letto di Lux.
«Come
è morto?» Chiede infine mentre Lux posa i vestiti
accanto a lui e
mi fa cenno di andare a fare la doccia.
«Non
mi serve una doccia, l'acqua mi passerà
attraverso.» Faccio
spallucce e lei si mangiucchia il labbro.
«Bene,
allora usa la spugna. La spugna ti passa attraverso?» Credo
di no.
Prende il mio silenzio per un consenso e mi spinge verso il bagno.
«Divertiti. E non usare il bagnoschiuma alla ciliegia! Quello
è
mio.» Dice prima di chiudere la porta.
Come
se volessi profumare di ciliegia. Apro l'acqua e esco dai vestiti,
infilandomi nella doccia e non sentendo niente scorrermi sulla pelle.
Lo dicevo che la doccia non serve a niente. Prendo la spugna e ci
verso sopra qualsiasi bagnoschiuma ho preso, poi incomincio a
strofinarmi. Mi ci vuole un'ora per riuscire a togliermi la schiuma
di dosso e infine riesco a tornare nella stanza da letto.
«Hai
finito? Bene.» Dice Lux prima di lanciarmi i jeans.
«Dovrebbero
starti, Carter ha la tua stessa taglia. E non pensare neanche che il
modo giusto di portare i jeans sia appenderli alle caviglia e lasciar
scoperto... Il resto.»
Carter
ride e io faccio spallucce, iniziando a infilarmi i pantaloni.
«Perché andate dai suoi genitori se non riescono a
vederli? Non mi
sembra una cosa intelligente da fare. Non ti hanno presa per
pazza?»
Le chiede.
Lux
fa spallucce tranquillamente mentre mi fa cenno di girarmi su me
stesso. «Tu non mi hai presa per pazza.»
«Sì,
ma io sono tuo cugino e vivo con tua zia. Il che spiega tutto. E
comunque...» Dice Carter, indicando un punto imprecisato
della
stanza per indicare me. «Può anche
tenerseli.»
«Va
bene, allora, indossa questa e vediamo se ti serve anche la camicia.
Scommetto che staresti benissimo con la camicia ma vediamo.
Dai!»
Lux mi lancia una canottiera bianca e si siede sulla scrivania.
«Guarda come stai bene. Ma in Paradiso non avete vestiti
normali?»
Mi dice mentre mi spinge verso lo specchio. Ah, però. Mica
male. Lux
sorride raggiante. «Mettiamo anche la giacca!» E
mettiamocela,
questa giacca. «Oh, prima la camicia.» E vada per
la camicia. Per
la cronaca, quella camicia mi fa cagare.
«Smettila.»
Lux mi lancia un'occhiataccia appena vede che fisso le varie ragazze
che si allenano sul campo. Belle gonne. E bello anche quello sotto le
gonne. «Ho detto smettila.»
«Sei
gelosa?» Ridacchio mentre la seguo verso la tribuna piena di
gente.
Sicuramente dopo 24 anni alla gente piace ancora il basket. Questa
cosa mi rasserena, per un qualche motivo.
«Non
sono gelosa, ma tu sei qui per un motivo. E inoltre fa male guardare
senza avere, no?» Mi lancia un sorrisino sarcastico che
ricambio
prima di raggiungere i miei genitori. «Ciao,
Pattie.»
Mia
madre sorride e si sposta, lasciando sedere Lux. Mi fa cenno di
sedermi e si siede sulle mie gambe. «É stato
facile arrivare?»
«Per
il percorso, sì. Ma tuo figlio ha continuato a lamentarsi
tutto il
tempo e ora sta guardando il culo delle cheerleader.» Lux fa
spallucce e io spalanco gli occhi, dandole una leggera gomitata.
«Ahia! E smettila, che ti ho fatto?» Ma dimmi tu!
Mio
padre ci sta ancora fissando con la fronte aggrottata. «Mio
figlio è
sempre stato qui. Anzi, è nello spogliatoio che si sta
cambiando per
la partita.»
Merda.
Cazzo. Porca miseria. Oddio. Ora Lux dovrà spiegargli tutto.
Non
sono pronto a una cosa del genere che ricapita ancora una volta. Mia
madre sospira leggermente e mette giù la sua bottiglia
d'acqua prima
di parlare.
«Caro,
c'è una cosa che dobbiamo dirti. Ecco, su Lux. E su...
Justin.»
Mio
padre scuote la testa ferocemente. «Justin è un
argomento chiuso.
Non ne parliamo, Pattie. Non c'è niente da dire al
riguardo.» Oh,
perfetto.
«Jeremy,
Justin è qui.» Annuncia mia madre, facendo
spallucce leggermente e
aspettando la reazione di mio papà.
«Cosa
vorrebbe dire che è qui? Sei fuori di testa? Hai
bevuto?» Sempre il
solito stronzo, vedo.
«Non
ho bevuto e non mi sembra che sia una cosa da urlare ai quattro
venti. Justin è diventato l'angelo custode di Lux, ed
è qui
adesso.» Ribatte mia madre, leggermente offesa, prima di
incrociare
le braccia e voltarsi verso il campo da basket.
«Come
no. E io sono Dio. Smettila un po', Pattie. Almeno non davanti alla
ragazza.» Borbotta papà, appoggiando la schiena
alla sedia e
sbuffando piano.
Lux
mi lancia un'occhiata e io faccio spallucce. «Mi
dispiace.»
«Non
è niente che non abbia vissuto prima. Succedeva spesso. Mio
padre
tornava a casa, urlava per un'ora, mangiava la cena e andava nel suo
studio. Quando usciva erano le 3 di mattina, non lo vedevo
mai.»
«Deve
essere stata dura. Insomma, crescere con un padre
così.» Dice piano
prima di stringermi la mano e fissare le persone che cercano i loro
posti.
«Cosa
vorrebbe dire con un padre così? Che padrei sarei? Che ne
sai tu di
come sono?» Le domanda mio padre, lanciandole
un'occhiataccia. «Sei
qui da due minuti e pretendi di sapere tutto di me?»
«Assolutamente
no. So solo che tornava a casa, urlava, mangiava e se ne stava nel
suo studio fino alle 3 di mattina. E questo mi basta per sapere che
non è stato esattamente un padre esemplare.» Lux
fa spallucce e io
appoggio il mento sulla sua scapola, spostando lo sguardo da un neo
all'altro.
«Te
le ha dette mia moglie queste cose? Perché mia moglie non
è
esattamente il tipo che racconta la verità tutte le volte
che apre
bocca.» Che stronzo, Cristo Santo. Non ci credo che mia madre
non
l'ha ancora mollato.
«Smettila,
Jeremy. Non sono affari tuoi cosa faccio e cosa dico nel mio tempo
libero, e sicuramente non parlo della nostra vita privata a una
sconosciuta. Fatto sta che Justin adesso è qui, anche se non
lo
possiamo vedere, e loro due parlano. Sai com'è, quando sei
accanto a
un angelo custode, ti capita di parlare con lui.» Sbotta mia
madre
prima di alzarsi e scendere le scale, uscendo dalla palestra.
«Fammi
alzare.» Lux si alza per un attimo e io seguo mia madre
fuori,
raggiungendola appena in tempo per vederla scoppiare in lacrime
mentre entra nel bagno. Coglione. Spero che affoghi da qualche parte.
Mi infilo nel bagno e chiudo piano la porta, sedendomi accanto ai
lavandini e guardando mia madre mentre si sistema il trucco e si
soffia il naso.
Sospiro
e tiro fuori dalla sua borsa la sua agenda e la penna, facendola
sussultare leggermente. Tira su con il naso. «Questo
è un bagno per
donne, Justin. Non per angeli.» Ridacchia infine prima di
tirare il
fazzoletto nel cestino.
Apro
la penna e inizio a scrivere sulla pagina dell'agenda prima di
tenerla su e mostrargliela. Annuisce piano e fa spallucce.
«Ormai
non ha senso divorziare, Justin. Ho sessantadue anni, non sono
esattamente nell'età per iniziare una nuova storia. E poi
abbiamo un
figlio. Non voglio che si ritrovi con due genitori che vivono in due
case diverse.» Scrivo di nuovo e glielo mostro. «Lo
pensi davvero?
Tu saresti stato più felice se io e tuo padre avessimo
divorziato o
avresti iniziato a incolparci?»
Ovvio
che non avrei iniziato a incolparvi, mamma. Che razza di figlio sarei
stato? I matrimoni non sono una garanzia, alcuni vanno avanti e altri
finiscono. Certi addirittura neanche iniziano. Glielo scrivo e lei
sospira, poi si siede accanto a me.
«Mi
manchi tanto, sai? Insomma, sono passati 24 anni e pensavo che col
tempo la cosa avrebbe iniziato a sparire, e magari mi sarei sentita
meglio. Però non è così. Tuo padre non
vuole parlarne, non ha mai
voluto parlarne. Tuo fratello ovviamente non può capire, e
io non so
più a chi rivolgermi.» Mi lecco le labbra e lei
guarda giù. «Ogni
tanto penso a come sarebbe stato adesso se tu fossi... Sai,
sopravvissuto. Magari non avremmo Jaxon. Magari io e tuo padre
saremmo felici. Beh, ovviamente avresti una famiglia, magari ora
sarei una nonna se tutto ciò che è successo non
fosse successo.»
Fa spallucce e sospira di nuovo, e così faccio anche io.
«É
davvero dura perdere un figlio. Specialmente alla tua età.
Avevi
tutta la vita davanti e te l'hanno portata via. La cosa ingiusta
è
che l'uomo che si è schiantato contro la tua macchina
è
sopravvissuto. Ed era lui l'ubriaco, non tu. Non doveva andare
così.»
Comincia a singhiozzare e io la abbraccio, pur sapendo che non
riuscirà a sentirlo.
Vorrei
tornare indietro a quel giorno e riuscire a chiamarla per dirle che
le voglio bene, perché le ultime parole che le avevo detto
erano
"Torno a casa domani, non aspettarmi sveglia", e forse è
questa la cosa che rimpiango di più in assoluto. O forse non
avrei
neanche avuto la forza per prendere il telefono. Le cose vanno come
vanno, comunque.
Si
soffia il naso di nuovo e sospira, saltando giù.
«Non ho
disattivato il tuo numero. Ogni tanto lo chiamo e c'è ancora
la tua
voce sulla segreteria. E quando ascolto i messaggi che i tuoi amici
ti avevano lasciato, è orribile. Sono tutti programmi per
l'estate,
il campeggio, il giro per l'America che avresti voluto fare.»
Si
lecca le labbra e scuote la testa. «É meglio
andare, adesso. Jaxon
starà per cominciare. Dai.» Dice prima di uscire
dal bagno. Rimango
ancora un po' seduto prima di seguirla in silenzio e attraversare la
gente per raggiungere di nuovo i nostri posti.
«Come è
andata?» Mi chiede Lux appena si risiede sulle mie gambe.
Appoggio
il mento sulla sua spalla e la premo contro di me, affondandole il
viso nei capelli e avvolgendole le braccia intorno alla vita.
«Sei
sicuro che non ne vuoi parlare?» Mi chiede Lux mentre si
pettina i
capelli e mi guarda nel riflesso dello specchio. Continuo a
giocherellare con il suo iPod in silenzio, torcendo le cuffie e
lasciandole cadere sul mio petto. Sento il letto che si muove e Lux
si sdraia accanto a me. «Di cosa avete parlato?»
«Niente.»
Dico infine, dandole l'iPod e stendendomi sul fianco verso di lei,
fissando insistentemente il muro dall'altra parte della stanza.
«Non
ha disattivato il mio numero di telefono.»
«Ah,
no?» Chiede confusa, e io scuoto la testa.
«Ogni
tanto lo chiama e ascolta la segreteria. C'è la mia voce
registrata.
Non penso che... Sai, non penso che la faccia sentire meglio, alla
fine.» Faccio spallucce leggermente e prendo a torturare il
suo
braccialetto, ruotandolo intorno al suo polso. «Insomma, come
può
pretendere di andare avanti se ascolta ancora la segreteria che
avevo? É una voce, non sono io. Non mi riporterà
indietro, non le
dirà niente di nuovo, ripete sempre le solite tre parole e
finisce
lì. Non capisco.»
«Ogni
tanto le persone si attaccano a un minimo di speranza. Qualsiasi cosa
sia. Anche solo un foglio appallottolato che ti aveva chiesto di
gettare e tu non l'hai fatto alla fine inizia ad avere importanza.
Sai, l'ultima cosa che hai toccato, qualcosa che anni fa non aveva la
minima importanza ma ora la aiuta ad andare avanti.» Spiega
brevemente.
«Non
la aiuta ad andare avanti, la aiuta a rimanere bloccata a 24 anni fa.
La mia morte non deve fermare la sua vita, Lux. Sono passati troppi
anni, non è... Non sono uno psichiatra ma penso che alla
fine si
debba lasciare andare tutto questo, non fare una ricarica ogni
settimana sul numero di uno che è morto 24 anni fa solo per
sentire
la segreteria. Non è una cosa che aiuta ad andare
avanti.»
Sospira
leggermente e fa spallucce prima di infilare un braccio sotto il
cuscino, mentre io mollo il suo braccialetto e mi sdraio sulla
schiena, fissando il soffitto. Domani pomeriggio partiamo, torniamo a
casa e le cose torneranno come prima. Almeno per Lux. Non per me, non
per mia madre. Jaxon non sa di me, mia madre ha preferito non
dirglielo, e mio padre continua a negare con insistenza che tutto
ciò
sia possibile, e continua a dare a mia madre
dell'alcolista.
«Dobbiamo
fare una cosa prima di partire.» Dico infine, lanciandole
un'occhiata e vedendola annuire. «Dobbiamo tornare a casa dei
miei e
cancellare la registrazione della segreteria.»
«Justin,
non penso che-»
«Non
importa. Magari dopodomani si sveglierà e penserà
che si è sognata
tutto. Questa potrebbe essere l'unica e ultima cosa che posso fare
per lei, Lux. Voglio che stia bene e continuando così
rischia solo
di peggiorare la situazione.»
Sospira.
«Justin, non puoi farlo. Non è più una
tua scelta, non è più una
tua vita, non è più una tua decisione cosa fa e
non fa tua madre.
Non hai più diritto di cambiare il corso dei suoi
eventi.»
«Invece
sì. Tu non lo faresti per tua madre se fossi nella mia
posizione?»
Mi giro di nuovo verso di lei e fa spallucce di nuovo. «So
che lo
faresti. E so che sembra una cosa stupida ma sono sicuro che la
aiuterà ad andare avanti. Ha sessantadue anni, è
ora che cominci a
pensare che la sua morte è più vicina di quanto
la mia sia
lontana.» Spengo la luce e la sento sospirare di nuovo, poi
chiudo
gli occhi e cerco di addormentarmi.
MA
CHE CAPITOLO DI MERDA.
Scusatemi,
va. Non avevo proprio intenzione di postarlo,
però
c'è qualcosa di tutto questo punto che mi attira, forse
perché
spero che
se
capitasse a me e se io dovessi morire e mia madre ascoltasse ancora
la segreteria del mio telefono,
probabilmente
farei lo stesso.
In
ogni caso.
Spero
il capitolo vi sia piaciuto, spero di riuscire ad aggiornare entro
Martedì.
Sayonara,
bellesse.
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Capitolo 10 *** Se tu fossi un angelo ***
Justin's
POV.
Lux ha
cercato di impedirmi in tutti i modi di cancellare il messaggio
vocale del telefono, e ovviamente non ha avuto buoni risultati. Siamo
passati da casa dei miei genitori questa mattina, verso le 8, mentre
dormivano tutti. Sono entrato solo io, mentre Lux è rimasta
fuori ed
è quasi stata sbranata da un chiuaua. Non ho idea di come ci
riesca,
a far infuriare i cani. Dopo circa sei ore di volo e altrettante ore
di traffico, siamo finalmente a casa. Lux entra nella camera da letto
e tira la valigia sul pavimento, collassando sul letto.
«Preferirei
passare due settimane scalando l'Everest invece che passare tre
giorni a Milwaukee.» Dice prima di tirarsi su e tenersi sui
gomiti.
«Come ti senti?»
Faccio
spallucce. «Come uno che è riuscito a rovinare la
vita della
propria famiglia senza neanche essere fisicamente presente.»
Ride e mi
fa cenno di sdraiarsi accanto a lei, e così faccio.
«Secondo me hai
fatto la scelta giusta. E non parlo del cancellare il messaggio della
segreteria. Parlo di come hai affrontato la cosa. Ora che è
tutto
finito e posso essere sincera, probabilmente se fosse toccato a me,
sarei scappata in Spagna pur di non farlo.»
Le do una
leggera gomitata e afferro un cuscino, sistemandolo sotto la mia
testa. «Spero solo che le cose tra mio padre e mia madre
vadano
meglio. Jaxon sembra a posto, non voglio che tra vent'anni diventi un
padre di merda solo perché ha avuto il nostro come
esempio.»
«Sono
sicura che sarà un buon padre. Anche Georgia sembra carina,
vero?»
Annuisco. «Assomiglia un po' a Lea Michele. Davvero carina.
Capisco
perché gli piace.» Si stiracchia e si mette a
sedere, guardandosi
intorno. Il suo telefono suona e Lux fruga nella sua borsa prima di
tirarlo fuori, sbloccandolo e portandoselo all'orecchio.
«Sì?»
Silenzio per un po', poi sbianca e mi guarda, posando la mano sul
display per attutire la sua voce. «Oddio, oddio! É
tua madre!»
«Che
cosa?!» Sbotto e balzo a sedere, fissando il numero sul suo
telefono
e spalancando gli occhi. «Cazzo! Cazzo, dille che ha
sbagliato
numero, ti prego.»
Lux mette
il vivavoce e posa il telefono sulla coscia. «Come posso
aiutarla?»
Dice infine.
«Lux, so
che sei tu, riconosco la voce. Siete già arrivati a
casa?» Chiede
mia madre.
«Sì.»
Sospira infine lei. «Di cosa hai bisogno?»
«Siete
passati da casa mia questa mattina? Io... Ho provato... Ecco,
è
sparita una cosa.» Dice mia madre confusa, e riesco a sentire
i suoi
passi dall'altra parte del telefono. «Era davvero importante,
non so
come- Insomma, solo Justin lo sapeva e non può essere stato
nessun
altro.»
«Dille
di che non ci siamo.» Dico velocemente, guardando Lux che
apre la
bocca ma viene interrotta da mia madre.
«Justin?»
«Mamma?»
Sobbalzo e afferro il telefono. «Mamma?»
«Justin!
Oh, mio Dio! Justin, non è una- Non è una
registrazione! Non è la
seg- Oh, mio Dio, tesoro, mi manchi tanto. É così
bello sentire la
tua voce. Oh, mio Dio.» Inizia a piangere di nuovo e Lux esce
fuori
dalla stanza per lasciarmi da solo.
«Mamma,
smettila di piangere.» Mi passo la mano sugli occhi e cammino
avanti
e indietro per la camera. «Mi manchi tanto anche
tu.»
«Sono
così contenta di sentirti, è... É
passato così tanto tempo,
non... Non mi sembra vero. Penso che sto diventando pazza.»
Rido.
«Anche io.»
«Hai
cancellato tu il messaggio, vero? Questa mattina?» Chiede
infine,
sospirando. «Era l'unica cosa che mi teneva compagnia,
Justin.»
«A
quanto pare ora puoi avere la versione originale. Ti giuro che non
sapevo che potessi sentirmi al telefono, ti avrei chiamata molto
tempo fa, mamma.»
«Lo so,
tesoro. Sono così contenta, non riesco a crederci.
Probabilmente ora
assillerò Lux a forza di chiamarla ma è
così bello sentirti. É
davvero così bello. E non è sempre la solita
frase. Non riesco a
crederci. Come stai, tesoro? Ti senti bene?»
«Sì,
sto bene. Sono solo scombussolato. Non pensavo potesse accadere. Tu
come stai?»
«Oh, io
sto bene. Sai, vado avanti. Funziona così, a quanto
pare.» Ride
piano. «Beh, raccontami tutto! Com'è il Paradiso?
Hai avuto qualche
ragazza lassù? Scommetto che farai dei figli. Oh, e Lux! Che
ragazza, tesoro! Dovresti proprio chiederle di uscire.»
«Mamma!»
Grugnisco mentre apro la finestra e mi siedo sul davanzale.
«Sono un
angelo, non sono umano. Non funzionerebbe. Tu devi lasciare
papà.»
«Ti
prego, non torniamo su questo discorso.» Sospira.
«Invece
ci torniamo. Non puoi continuare a farti trattare così.
É uno
stronzo, ti ho detto di mollarlo... Beh, un centinaio d'anni fa,
più
o meno.»
Ride. «Ho
sessantadue anni, tesoro. Chi pensi mi voglia?»
«Chiunque
sarebbe fortunato ad averti.» La sento sospirare.
«Ti voglio bene.»
E piangere.
«Ti
voglio bene anche io, tesoro. Tanto. Pensi che Lux ci
lascerà
parlare al telefono?» Chiede infine, e io ridacchio.
«Probabilmente
me lo regalerà. Non dire a papà che riesci a
sentirmi, va bene? Non
si merita neanche una mia parola, quel bastardo.»
«Vedo
che usi sempre lo stesso linguaggio da scaricatore di porto,
eh?» La
immagino alzare gli occhi al cielo.
«Eh,
già. Indovina da chi ho preso?» Salto
giù dal davanzale e Lux
rientra in camera, chiudendo piano la porta. «Ora devo
andare, ci
sentiamo domani. Va bene?»
«Certo,
tesoro. Comportati bene e tieni su i pantaloni. Li tieni ancora
giù,
vero? Quante volte ti devo dire che la cintura esiste per un
motivo?»
Sbotta infine, facendomi ridere.
«Un paio
di volte. A domani.»
«A
domani, tesoro.»
Blocco il
telefono e Lux mi guarda per un po', infine la stritolo in un
abbraccio, facendola ridere quando inizio a muoverla da destra a
sinistra e avanti e indietro. «Grazie. Grazie, grazie,
grazie,
grazie, grazie. É il più bel giorno della mia
vita. Non penso di
essere stato così felice da anni, Lux. Grazie.»
«E di
che? Non ho fatto niente.» Fa spallucce e si stacca da me.
«Penso
che mi dovrai un bel po' di soldi se inizierete a parlare al telefono
ogni sera. Ricordati solo di caricare la batteria.» Ride,
prendendomi il telefono di mano e infilando il caricabatterie nella
presa. «Allora, di cosa avete parlato?»
«Niente.
Non abbiamo parlato di niente. Le solite cose. Dio santo,
perché non
ci abbiamo pensato prima? Avremmo dovuto pensarci prima. Avremmo
fatto molto meglio a provare così, Lux. Non ci credo. Non ci
credo
ancora.»
Mi
continua a guardare sorridendo e incrocia le braccia. «Mi
merito un
grazie, no? Se non ti avessi trascinato lì con me, ora tutto
questo
non starebbe accadendo. Voglio qualcosa in cambio.»
«Qualsiasi
cosa.» La guardo tirare fuori i libri di Matematica e
sistemarli sul
tavolo prima di indicarli. «Se mi lasci parlare con mia madre
ogni
sera, probabilmente mi laureo al posto tuo. Vai, fai quello che ti
pare. Io sto qua.» Dico prima di sedermi. Ne vale la pena,
non
importa.
«Sei
sveglia?» Mi infilo nel letto accanto a Lux e lei mugugna
qualcosa
prima di aprire gli occhi. «Bene. Ho voglia di
parlare.»
«Ma
domani c'è scuola.» Dice, afferrando il lembo
delle lenzuola e
tirandosele sopra la testa. Le tiro giù di nuovo e lei
ridacchia.
«Di cosa vuoi parlare? Che ore sono?»
«Le 2.
Pensi che i piccioni hanno paura di volare? Forse è per
questo che
camminano tra gli umani quando possono benissimo allontanarsi il
più
possibile. Chi vorrebbe mai stare sulla Terra potendo volare ovunque?
Secondo me hanno paura di volare. É l'unica
spiegazione.» Non la
lascio neanche aprir bocca. «Oppure si divertono a spaventare
i
passanti. Ma anche in quel caso, sono piccioni. Non sono leoni. Non
penso che li spaventino poi tanto. Non ha senso. Forse atterrano solo
per mangiare. Perché a Venezia i piccioni atterravano sulla
gente e
negli altri posti no?»
«Fai sul
serio?»
«Certo
che faccio sul serio. Se fossi un piccione, volerei tutto il
giorno.»
Faccio spallucce e inzio a torturare un pezzo del cuscino.
«Sai di
cosa ho veramente voglia adesso?»
«Di
dormire?» Chiede mentre richiude gli occhi e tuffa il viso
nel
materasso.
«No, di
McDonald's. Un bel Big Mac e patatine fritte. E una coca cola.
Sarebbe perfetto. Andiamo a prenderli?» Mi volto verso di lei
e la
vedo scuotere la testa.
«É
tardi.» Mugugna. «E poi non penso che McDonald's
sia aperto alle 2
di notte. E poi non so guidare, e non ho voglia di andare fino in
centro per prendere delle patatine fritte.»
«Dai, ti
prego? Almeno me le puoi cucinare?» Chiedo piano, sentendola
ridere.
«Justin,
ti prego, vai a dormire. É tardi, domani c'è
scuola, mi fa male la
testa e per oggi penso che basti così. Probabilmente sei
già troppo
euforico dopo tutto ciò che è successo. E
aggiungici anche le
patatine. Sarà un inferno.»
«Lux,
Lux, Lux, Lux, Lux, dai! Ti prego! Solo patatine? Per favore? Dai, ti
prego? Dieci minuti, poi torni a dormire.» La scuoto
leggermente e
lei cerca di darmi qualche schiaffo prima di far ricadere la mano sul
letto.
«Va
bene.» Sospira infine, alzandosi dal letto e uscendo dalla
camera
con me dietro. «Però sia chiaro che questa
è l'unica volta. Non ho
intenzione di mettermi a cucinare per un angelo custode che alle 2 di
notte ha voglia di McDonald's.»
Le lancio
un ampio sorriso e mi metto a sedere sul bancone di marmo,
guardandola armeggiare con le varie padelle e le bottiglie di olio.
«Allora che ne pensi dei piccioni?»
«Penso
che stiano dormendo, ciò che dovremmo fare anche
noi.» Dice prima
di accendere il fuoco e spargere l'olio sulla padella. «Sai
dove
sono le patate?»
«Nell'armadietto
accanto al frigo.» Le tira fuori e inizia a tagliarle.
«Ma io
dicevo dei piccioni che non volano. Perché non
volano?»
«Non lo
so, probabilmente hanno le ali stanche.» Sbadiglia e lancia
la prima
parte delle patatine sulla padella. «Perché ti
interessano tanto i
piccioni?»
«Non
capisco come uno abbia la possibilità di andare ovunque
voglia ma
rimane qui. Tutto qua.» Faccio spallucce e le prendo una
patata di
mano, tirando fuori un coltello e iniziando a tagliare insieme a lei.
«Dopotutto questa città fa schifo e c'è
spazzatura ovunque.»
«É
proprio per questo che stanno a terra. Mangiano e se ne vanno. Non
tagliarle così spesse, poi ci vorrano due ore per
friggerle.» Mi
dice, dandomi un colpetto sulla mano con il coltello. «Cerca
di
farle tutte dello stesso spessore. Sei sicuro che non vuoi
dormire?»
«Sì,
sono sicuro.» Le passo le patatine tagliate e le circondo il
collo
con le braccia, guardandola mentre prende un cucchiaio di legno.
«Non
pensi mai a cosa sarebbe potuto accadere se tu fossi morta?»
«Dovrei?
Ringrazio Dio che non lo sono. Non voglio neanche pensare a cosa
sarebbe accaduto.» Fa spallucce e abbassa il fuoco prima di
coprire
la padella con un coperchio, infine si gira verso di me.
«Perché lo
chiedi?»
«Se tu
ora fossi un angelo, probabilmente ti bacerei.» Dice,
stringendomi
nelle spalle.
Ride e
annuisce. «Sì, questa è davvero bella.
Forza, prendi i piatti. A
questo punto mangio anche io. Però poi mi racconti una
storia per
farmi andare a dormire.»
«D'accordo,
affare fatto.» Sorrido e tiro fuori due piatti dalla
credenza,
porgendoglieli e sedendomi al bancone. «Non sono crude,
vero?»
Chiedo appena mi mette il piatto davanti.
«Spero
di no. Ma tanto che differenza fa? Non puoi morire.» Si siede
davanti a me e posa la maionese in mezzo.
«Perché,
si può morire se mangi patatine crude?» Inarco un
sopracciglio e
prendo una patatina, infilandomela in bocca. «No, va
benone.»
«In ogni
caso non te le avrei rifatte.» Rido.
Cammino
avanti e indietro per la stanza nel tentativo di svegliare Lux di
nuovo. Ho voglia di parlare, sono di buon umore, e lei dorme come al
solito. Capisco che c'è scuola tra circa un'ora e che ha
tutto il
diritto di avere 8 ore di sonno, ma non quando voglio parlare.
Dovremmo fare delle regole. Io la aiuto con i compiti, e lei sta
sveglia con me quando voglio parlare con qualcuno. Anche
perché non
c'è suo cugino qui che praticamente ha giurato su qualsiasi
cosa che
non dirà a nessuno degli angeli custodi, né di
me. Beh, meno male.
Non penso che qualcuno gli crederebbe, in ogni caso, e probabilmente
lo manderebbero al manicomio.
La
sveglia di Lux inizia a suonare e io salto sul letto.
«Buongiorno!»
«Buongiorno.»
Muove la mano da tutte le parti prima di dare un colpo al telefono,
spegnendo la sveglia. «Che anno è?»
«Sempre
lo stesso. Come hai dormito?» Chiedo mentre raccolgo una
ciocca dei
suoi capelli dal cuscino e inzio ad attorcigliarla intorno al dito.
«Come un
gatto. Non ho dormito un bel niente perché qualcuno ha
voluto delle
patatine nel bel mezzo della notte.» Borbotta mentre si tira
fuori
dal letto e va in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Dannazione.
Perché deve andare a scuola? Dobbiamo davvero parlare. Di
qualsiasi
cosa. Magari potrà farmi rivedere il mio gatto morto. Non
sarebbe
una cattiva idea. Qualche minuto dopo esce vestita e spazzolata e
raccoglie la borsa da terra, soffocando uno sbadiglio.
«La
prossima volta che mi svegli alle 2 per parlare di piccioni davanti a
un bel piatto di patatine fritte, sarà meglio che convinci
mia madre
che sto male e non posso andare a scuola. Forza, dobbiamo andare
ora.»
«Non
puoi saltare? In fondo, teoricamente, sei rimasta in coma per un po'.
Non dovrebbero lasciarti tornare a scuola così
presto.»
Mi lancia
un'occhiata stranita. «Si può sapere che hai?
Forza, staremo
insieme tutto il giorno quando torniamo a casa. Magari questa volta
ti accompagno anche fino al McDonald's e ti prendo sei porzioni di
patatine.»
«Buona
idea!» Salto giù dal letto e la seguo fuori di
casa.
«Ma sei
rimasto sveglio tutta la notte?» Mi chiede mentre ci
incamminiamo
verso la sua scuola.
«Presumo
di aver dormito tra le 6 e le 7.» Mi stringo nelle spalle.
«Tu hai
dormito tutta la notte, però.»
«Semmai
ho cucinato tutta la notte.» Borbotta, legandosi i capelli in
una
coda e sistemandosi la borsa sulla spalla. «Gli angeli si
sposano
mai?»
Mhm.
«Alcuni sì, altri no. Il Paradiso è
solo una versiona parallela
della Terra, Lux. Questa è la terra dei vivi, il Paradiso
è la
terra dei morti, in poche parole. I morti vivono lì e i vivi
vivono
qui.»
«Quindi
siete un po' come gli zombie? Morti viventi?» Mi lancia
un'occhiata
confusa e io rido.
«Qualcosa
del genere.»
«E Dio
che ruolo ha in tutto questo? Insomma, cosa fa? Se ne leggono tante
di storie su Dio.» Dice, poi sorride velocemente a un
passante che
la guardava stranito.
«Beh,
lui è quello che giudica tutto. Sai, le azioni, la vita
della gente.
Decide chi si merita una cosa e chi si merita un'altra. Compila i
vari moduli di entrata e uscita-»
«Entrata
e uscita? Come a scuola?»
«Più o
meno. Le entrate sono i nuovi morti, le uscite sono gli angeli
custodi che devono rimanere qui sulla Terra. Quando torniamo su,
diventiamo entrate anche noi.»
Annuisce
leggermente. «Quindi non siete tutti angeli custodi.
C'è gente che
fa dell'altro?»
«Ovvio.
É come se io ti dicessi che sulla Terra ci sono solo
agricoltori. Ci
sono angeli addetti a un lavoro, altri a un altro. La gente che sulla
Terra ha studiato una specifica cosa, solitamente finirà per
lavorare a quello.»
Rimane in
silenzio per un po'. «Tu che cosa studiavi?»
«Psicologia.»
«E
perchè sei finito a fare l'angelo custode?»
«Perchè
qualcuno doveva pur capire perchè cerchi di ammazzarti
mentre ti fai
la piega ai capelli.” Rido e lei mi lancia un'occhiataccia.
“Stai
zitto, sono sicura che ti sei divertito questi 17 anni. E mi hai pure
vista nuda. Dio mio, come farò a guardarti in
faccia'” Alza gli
occhi al cielo.
“Come hai fatto fino ad ora.” Faccio
spallucce. “Per me puoi stare nuda tutto il tempo.”
“Senti,
ma gli angeli non fanno voto di castità prima di diventare
custodi?”
Mi guarda male.
“No. Facciamo voto di trombità.
Però
siamo tipo i nerd che vengono a scuola con te. Guardare ma non
toccare.”
“Che idiota.” Ride. “Quando muoio dove
andrai?”
Chiede ancora.
Ci penso su. “Probabilmente mi daranno a
qualcun'altro.”
Rimane in silenzio per un po'. “Non ci penso
neanche, tu sei mio.”
Rido. “Mi piace come suona.”
Giuro
che il prossimo capitolo è più interessante.
O almeno lo sarà
quando lo scriverò, dai.
Ho due storie da finire e devo trovare
idee originali e diverse per ognuna D:
É più difficile di quello
che sembra, sappiatelo.
In ogni caso, spero il capitolo vi sia
piaciuto.
Cercherò di aggiornare entro il 6.
:)
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Capitolo 11 *** Dio ***
Justin's
POV.
Sono
rimasto a fissare Lux mentre scriveva gli appunti di Matematica per
due ore senza toglierle gli occhi di dosso.
E questa volta non
perchè ero preoccupato che potesse cadere dalla sedia e
spezzarsi
l'osso del collo, ma perchè è bella. Davvero
bella. E l'ho notato
solo adesso. Ho passato 17 anni seguendola da tutte le parti e
cercando di divertirmi allo stesso tempo quando potevo semplicemente
rimanere a guardarla dormire per ore e non stancarmi mai.
Sospiro
piano mentre la seguo fino a casa, entrando e lasciandola chiudere la
porta. «Che cos'hai?» Mi chiede, lanciando la borsa
accanto
all'appendiabiti.
«Assolutamente niente. Sono stanco.» Mi
stringo nelle spalle.
Lux mi lancia un'occhiata divertita. «Ma
davvero? Non è una scusa da ragazze? Dai, che
hai?» Rimango in
silenzio e lei sbuffa. «Se ti do un po' di gelato me lo
dici?»
Rido.
«Tu dammelo e poi vediamo.»
Alza gli occhi al cielo e io la
seguo in cucina, sedendomi al bancone e guardandola infilare la testa
nel frigo. «Panna o cioccolato?»
«Nocciola.»
Tira fuori la
testa e si gira verso di me. «Non ho nocciola.»
Mi stringo nelle
spalle. «Allora niente rivelazioni.»
«Dai, Justin!» Si lagna
piano e io rido. «Quello al cioccolato è quasi
uguale alla
nocciola. Ti va bene?» Annuisco e lei lo tira fuori prima di
posarlo
sul bancone davanti a me, porgendomi il cucchiaio. «Allora.
Che cosa
c'è?»
Mi metto il cucchiaio in bocca e mi guardo intorno in
silenzio finchè non mi da una sberla. «D'accordo,
va bene. Ti
preferivo quando non potevi toccarmi.»
«Io ti preferivo quando
facevi meno il sarcastico. Che cosa c'è, Justin?»
Sospiro e mi
passo la lingua sulle labbra. «Cosa faresti se ti accorgessi
di
essere innamorata di una persona con cui non puoi stare?»
Lux
inarca un sopracciglio. «Mamma mia, serve del gelato anche a
me per
parlarne.» Dice prima di alzarsi e afferrare un altro
cucchiaio,
sedendosi di nuovo. «Okay, vai avanti.»
Mhm. Speravo se ne
dimenticasse con il gelato. «Penso di essermi innamorato di
una
ragazza. Ma non potrei stare con lei neanche volendo.»
«E perchè
no? Sei carino, sei giovane, sei un genio di Matematica. Sono tutte
ottime qualità.»
Rido piano e prendo un altro cucchiaio pieno di
gelato. «Perchè non sarebbe fisicamente possibile.
Te l'ho già
detto qualche giorno fa, Lux. Non posso fidanzarmi. Con
nessuno.»
«Hmm.» Pensa. «Dimmi chi è la
ragazza.»
«Non
penso sia una buona idea, Lux.»
«É Barbara, vero?» Chi diavolo
è Barbara? «Accidenti, lo sapevo che te ne saresti
innamorato.
Insomma, è carina, va bene, ma non è tutta quella
bellezza. Non
capisco cosa ci trovino i ragazzi in lei.»
Chi diavolo è
Barbara? «Sì, beh, non penso che sia lei,
comunque.»
«Dimmi il
nome. L'hai vista nei corridoi?»
«Anche.»
«In
classe?»
«Sicuramente.»
«Viene in classe con me?»
Mhm.
«Non proprio.»
«É mora?» Continua.
«No.»
«Alta?»
Rido.
«Non tanto, no.»
Rimane in silenzio per un po' e gioca con il
gelato, poi mi guarda. L'ha capito. «É Alana
Stanford?»
Non
l'ha capito. «No.»
Sbuffa. «Dai, dimmi chi è. Non andrò a
raccontarlo in giro.»
«Non ci sarebbero molte persone a cui
dovresti dirlo.»
«Appunto. Dai, chi è? Se mi dici che è
Camilla, ti picchio. Te lo giuro.»
«Chi è Camilla?» Inarco un
sopracciglio. Non me la ricordo proprio questa.
«Quella stronza
che mi ha rubato la coperta all'asilo.»
«Ah, la Thailandese!»
Mi
lancia un'occhiataccia. «Sono contenta che te la ricordi.
Allora è
lei?«
«No, non è lei.»
«Senti, dimmelo e basta. Va bene?
Oppure scrivilo. Lo vuoi scrivere? Ti do carta e penna se lo
vuoi-»
«Penso di essermi innamorato di te, Lux.» Dico
piano,
sperando che non mi senta. Ma lo fa.
Lascia cadere il cucchiaio
sul bancone e mi fissa per qualche minuto.
«Stai parlando con me
o qualche altro angelo immaginario?»
Alzo gli occhi al cielo e
poso il cucchiaio. «Sto parlando con te in questo preciso
momento.»
«Porca miseria.» Sussurra. «E ti
è venuta
l'illuminazione da un giorno all'altro? É solo
perchè ti ho
cucinato le patate, vero?»
«Forse. Forse perchè mi hai
riportato a Milwaukee, forse perchè posso parlare con mia
madre di
nuovo, forse perchè mi tratti come se fossi una persona
reale, forse
perchè non ti sei arresa quando ti continuavo a dire di no,
forse
perchè mi parli come se io conoscessi tutto. Forse
perchè
semplicemente è così e non c'è un
altro motivo oltre a
questo.»
«Caspita.» Annuisce piano. «Questa si
è che una
dichiarazione. Io pensavo mi dicessi perchè ti faccio
ridere.»
«Anche quello. Inseriscilo nell'elenco dove più ti
piace.» Mi stringo nelle spalle e Lux sposta lo sguardo da
una parte
all'altra della cucina.
«Sono riuscita a far innamorare di me un
angelo ma non quel ragazzo che mi piaceva in prima media?»
Chiede
poi, e infine scuote la testa. «Scusa, pensavo ad alta voce.
E
quindi che vuoi fare?»
«Cosa vuoi che faccia? Ti ho già detto
che non c'è niente da fare.»
«Sì, beh, insomma, qualcosa ci
deve essere. Magari un accordo. Un contratto. Venditi l'anima, che ne
so.»
«Io sono già un'anima, genio.» La guardo
male e lei ride.
«Sì, beh, non hai tutti i torti. Ho voglia di
guardare la TV.
Poi mi aiuti con Matematica? Ho delle equazioni che non
capisco.»
Dice prima di alzarsi dalla sua sedia e mettere il cucchiaio nel
lavandino.
«Non vuoi parlare di come sono fottuto per essermi
innamorato di te?» Le chiedo, inarcando un sopracciglio.
Si
stringe nelle spalle. «Penso che lo sappiamo entrambi.
Comunque
possiamo parlarne dopo, tanto abbiamo tempo. Magari mentre mi fai i
compiti di Matematica. Sono sicura che troveremo una soluzione per il
tuo cuoricino disubbidiente.» Da due pacche leggere sul mio
petto e
torna in sala, mentre io rimango a fissare il muro.
Ha davvero
detto cuoricino disubbidiente?
«Oh,
tesoro, io lo sapevo che sarebbe successo! Sì, ricordi che
te
l'avevo detto? Avevo detto che è proprio una bella ragazza!
Te
l'avevo detto, sì. Sono così contenta per voi!
Quindi cosa avete
deciso di fare? State già insieme? Come sono
contenta!» Blatera mia
madre mentre io continuo a finire gli esercizi di Matematica per
Lux.
«Mamma, puoi stare a sentirmi un secondo? Ti ho
già detto
che non possiamo. Anche perchè Lux se ne sta beatamente
fregando al
piano di sotto.» Dico prima di chiudere il quaderno e
lanciarlo
nella sua borsa.
«É solo timida, Justin! Sai come sono le
ragazze alla sua età, no? Ora vai da lei e confessale i tuoi
sentimenti, tesoro!» Mi incita.
Alzo gli occhi al cielo. «Certo,
mamma. Farò proprio così. Senti, parliamo
d'altro. Tu come
stai?»
«Io? Io sto bene. Non sono io
quella che è innamorata di qualcuno, tesoro.»
Ride. «Forza, vai.
Possiamo parlare dopo al telefono. Vai da lei e cercate insieme una
soluzione.»
«Mamma, non c'è una soluzione. Perchè
stiamo
parlando di questo, in ogni caso? Non vuoi sapere nient'altro sulla
vita dopo la morte, cosa si vede prima di morire, come è
fatto Dio?»
Le chiedo mentre scendo le
scale ed entro in
cucina.
«Non mi interessa tanto, tra poco lo scoprirò da
sola,
comunque. Ora l'unica cosa che conta è che tu riesca a
trovare un
modo per stare con la ragazza che ami. Oh, che cosa bella da dire.
Pensavo che non te l'avrei mai più detto, è bello
ricominciare a
dirti come vivere la tua vita, tesoro.» Ride.
Mi lascio scappare
un sorriso. «Sì, lo vedo. Senti, devo andare o Lux
mi romperà il
collo se spendiamo tutti i soldi.»
«Sì, certo, me ne sono
dimenticata. La prossima volta chiamo io. Sei sicuro che non la
disturbiamo se parliamo così tanto?»
«Non gliene frega proprio
niente finchè non deve spendere soldi per ricaricarlo. Ci
sentiamo
domani, ti voglio bene.» Concludo.
«Anche io, tesoro.»
Stacco
la chiamata e poso il telefono sul bancone prima di prendere una
bottiglia d'acqua dal frigo e tornare in sala.
Lux alza lo sguardo
e abbassa il volume della televisione quando mi siedo accanto a lei.
«Pensavo parlaste più a lungo.»
«L'avremmo fatto se non
avesse iniziato a dirmi come ti devo conquistare.» Borbotto e
lei
scoppia a ridere.
«Te l'ho già detto che amo tua madre? Quindi
come hai intenzione di conquistarmi? Voglio essere avvertita prima
del tempo.» Dice tranquillamente prima di spegnere la TV.
«Non
ne ho idea.» Mi stringo nelle spalle.
Annuisce. «Sai cosa ti
dico? Che dobbiamo baciarci. Insomma, secondo me pensi di esserti
innamorato di me perchè sono una delle poche ragazze che hai
visto
nuda, e quindi suppongo anche che tu sia vergine e teoricamente, in
questo momento, sei nell'età dei problemi ormonali e tutta
quella
roba lì. Perciò forza, baciami e lo
scopriremo.»
La guardo a
bocca aperta quando si siede di fronte a me e mi fa cenno di
baciarla. «Lux, non posso farlo.»
«Tranquillo, ti do il
permesso, non mi sentirò usata dopo e non
inizierò a reclamare
buoni pasto per i nostri figli. Forza.» Ripete.
Rido e alzo gli
occhi al cielo. «Non posso, Lux. Voglio
baciarti. Ma non posso. Ci saranno delle conseguenze per entrambi. E
saranno pesanti.»
Alza
lo sguardo su di me. «he
tipo di conseguenze?»
Sospiro.
«ualsiasi contatto tra entità divina e umano
comporterà
l'allontanamento dell'entità e l'Inferno per l'umano.»
Apre
la bocca. «Oh.»
Si lecca le labbra. «Inferno...
Quello Dantesco?»
Annuisco. «Che
tipo di allontanamento?»
«Permanente.
Nessuno lo sa con certezza, la gente che ci va non ritorna. Si dice
che sia una parte del Paradiso che cambia forma ogni giorno ma non ha
una fine, e si vaga all'infinito. Non c'è una via d'uscita.»
Rimane
in silenzio e si passa le dita sul braccio. «Perchè?»
«É
come quando gli uomini cercarono di costruire la Torre di Babele.
Qualsiasi contatto con un angelo o un abitante del Paradiso non
è
concesso agli umani, ed è considerato un avvicinamento
proibito a
Dio.»
«Quindi
se ti bacio, finirò all'Inferno.»
Dice infine, e io annuisco. «Per
sempre?»
«Per
sempre.»
Confermo.
«E
non c'è un'eccezione?»
ֿ«No.»
«Ma
l'angelo cosa c'entra? Voglio dire, l'angelo non può
avvicinarsi a
Dio più di così, giusto? Sei già
lì. Non ha senso.»
Mi guarda confusa.
Già,
questa vagliela a spiegare. «Facciamo
finta che io ti lasciassi baciarmi.»
Annuisce. «Commetterei
un peccato contro Dio. Ti lascerei avvicinarti a lui senza il suo
permesso, in poche parole ti darei la grazia senza che tu venga prima
giudicata per le azioni che hai commesso durante la tua vita. E come
se tu fossi purificata, o rinata, e i peccati vengono
cancellati.»
«Quindi
se io avessi- É solo un'ipotesi, non l'ho fatto veramente.
Se io
avessi ucciso un uomo e ti baciassi, è come se il delitto
non fosse
mai accaduto?»
«Esatto.
Come ti ho detto, i peccati vengono cancellati. Siamo fatti della
luce di Dio, e Dio è indulgente. Possiamo cambiare alcuni
eventi.
Per così dire, potrei assicurarmi che tu arrivi in tempo
alla
fermata dell'autobus. Ma non è compito nostro garantire
l'accesso al
Paradiso.»
«Hai
detto qualsiasi contatto, però mi hai abbracciata.»
«Un
contatto più... Contattoso.»
Ride.
«Non so
scherzando, Lux. É una cosa seria. L'ho già
rischiato una volta
quando hai cercato di baciarmi a due anni, non vorrei rischiarlo di
nuovo.»
«Non
ho cercato di baciarti!»
Sbotta, incrociando le braccia.
«Invece
sì.» Rido e
afferro il cuscino prima che me lo possa lanciare addosso. «Quindi
dovrai trovare un altro modo per baciarmi.»
«Senti, non sono io
quella che ha deciso di andare contro le regole e innamorarmi di un
angelo, sai? Dio non può mandarmi all'inferno solo
perchè cerco di
aiutarti a capire che non sei davvero innamorato di me ma sei solo
innamorato dell'idea dell'amore.» Annuisco
piano e faccio per parlare ma mi interrompe di nuovo. «Vai da
Dio e
chiediglielo.»
La guardo confuso. «Chiedergli
cosa?»
«Se possiamo stare insieme, genio!» Alza gli occhi
al
cielo.
Inarco un sopracciglio. «Perchè, vuoi stare con
me?»
Fa
spallucce. «Non mi dispiacerebbe stare con qualcuno che mi ha
vista
crescere e invece di provare a uccidermi prova a tenermi in
vita.»
Dice tranquillamente e io rido. «Specialmente se quel
qualcuno è un
angelo dai capelli perfetti e un bel sorriso di cui alla fine potrei
essere innamorata anche io. Dai, sul serio. Vai a chiedergielo. Io
vado a farmi una doccia, ci vediamo dopo.»
Entro
nell'ufficio di Dio e lo vedo compilare i vari moduli per le entrate
e le uscite del Paradiso. Speriamo che sia di buon umore, oggi.
«Supponiamo
che io mi sia innamorato di una ragazza umana.»
Comincio, e Dio posa la sua penna per darmi tutta la sua
attenzione.
«Ti
sei innamorato di una ragazza umana?»
«Ho
detto supponiamo. So bene che le regole vietano un qualsiasi rapporto
o contatto, ma non c'è un modo per... Ecco, ignorarle?»
Rimane
in silenzio per qualche minuto, contemplando la mia domanda.
«Ignorarle?»
«Sì.
Non lo so, tipo fare qualche ora extra o prendere due persone da
tenere d'occhio.»
«Solo
per stare con una ragazza?»
Annuisco. «Sarebbe
Lux, questa ragazza?»
Mhm.
«No. Forse. Sì.
Perchè me lo chiedi se lo sai già?»
Borbotto infine, e lui ride.
«C'è
un'eccezione, uno strappo alla regola. Chiamalo contratto permanente.
Siediti.» Mi
indica la sedia e mi ci lascio cadere sopra.
«Che
genere di accordo?»
Chiedo, sospirando.
«In
realtà sono due possibilità per una sola
eccezione, ma alla fine
vale lo stesso accordo per ognuno. Nel primo caso, se l'umano accetta
liberamente di rinunciare alla propria vita per un angelo, gli
sarà
garantito l'accesso al Paradiso, vita eterna in cielo, ma la morte
sarà molto dolorosa e lunga. Nel secondo caso – e
quello che
personalmente preferisco – l'angelo può tornare in
Terra e
riprendere le sembianze umane, ritornando all'età che aveva
quando è
morto.»
«Potrei
tornare in Terra?»
Annuisce.
«Ma c'è sempre
un tranello in ogni accordo, Justin. L'angelo tornerà in
Terra, ma i
ricordi della sua vita passata saranno andati, compreso il Paradiso e
la conoscenza che gli è stata data quando è
arrivato qui. Non
saprai niente di Dio, solo ciò in cui gli umani credono, e
ti
sembrerà abbastanza. La ragazza che ami non si
ricorderà di te e
avrà un altro angelo custode, che ovviamente non
vedrà. Vivrai
soltanto 70 anni, morirai in un incendio e la tua cenere non
potrà
essere distinta da quella dei mobili. Perciò ora ti chiedo,
Justin:
sei sicuro dei tuoi sentimenti per lei e dei suoi sentimenti per te?
C'è sempre la possibilità che Lux non si innamori
di te ancora una
volta, ma il tuo destino si avvererà così come
promesso.»
Rimango
in silenzio e mi passo una mano tra i capelli. «Quanto
dolorosa sarebbe la sua morte?»
Dio
appoggia la schiena alla sedia e congiunge le mani sulla scrivania.
“Dovrebbe impiccarsi.”
«Potrei
salvarla.» Gli
ricordo.
«Non
potresti. Lux verrebbe a sapere in anticipo della sua morte:
può
accettare oppure no. Nel caso in cui accettasse, non potrebbe tirarsi
indietro, e tu non potresti salvarla: andresti contro un mio ordine.»
Mi
lecco le labbra e mi passo una mano tra i capelli. «Ma
non eri contro il suicidio e tutto il resto?»
«Sacrificio,
Justin. Ma l'hai letta la Bibbia che ti ho dato quando sei arrivato
qui o no? Si parla solo di sacrifici sui vari monti.»
Mi lancia un'occhiataccia.
Non mi sembra la situazione ideale per
parlare di Bibbia. «Se
decido di ricominciare da umano...»
Annuisce. «Potrei
finire all'Inferno?»
«Dipende
tutto da come ti comporti nel corso della tua vita, Justin. Ti dico
solo che i tuoi peccati precedenti sono già stati annullati,
perciò
torneresti sulla Terra purificato, secondo il mio ordine. Ma come ti
ho già detto, ogni persona che conosci in questo momento non
ti
ricorderà, e tu non ti ricorderai di questo posto.»
Dannazione.
«Dove finirei?
Voglio dire, tornerei dai miei genitori?»
«No.
Andresti da una famiglia... Affidataria, diciamo. Parecchi anni fa un
angelo ha deciso di scendere in Terra per sposarsi con un umano, ma
il mio accordo con lei era diverso. Non avrebbe mai potuto avere
figli – per quanto li volesse il marito – oppure
l'uomo sarebbe
morto a 40 anni. Ha optato per la prima scelta.»
«Perchè
non cambi accordo con me, allora? Qualsiasi altra
cosa.»
«Qualsiasi?»
Mhm.
«Prima elencami
le varie possibilità.»
Ride.
«Non funziona
così, Justin. Sai quella famosa citazione di Forrest
Gump?
La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai
quello che
ti capita. É come un'estrazione al lotto. Potrei cambiare il
mio
accordo con te, ma potrebbe essere meno piacevole di questo.»
«C'è
qualcosa di meno piacevole che vedere la ragazza che ami suicidarsi
per te?»
Inarco
un sopracciglio.
Dio sospira e appoggia i gomiti sulla scrivania,
fissandomi insistentemente. «Queste
sono le scelte, Justin. Puoi scegliere adesso, puoi parlarne con Lux,
oppure puoi aprire la scatola di cioccolatini e sperare per il
meglio. Non posso fare altro.»
Mi
premo le mani sul viso e rimango in silenzio. Cosa devo fare? Non
voglio vederla morire per me. Ma non voglio neanche ricominciare
tutto da zero.
«Hai
fiducia in lei, Justin? Hai così tanta fiducia nei
sentimenti che
prova per te da voler provare tutto dall'inizio? Entrambi sono dei
sacrifici enormi, e capisco che nessuno dei due è piacevole.
Ma devi
scegliere, oppure lasciare le cose come stanno. Le staresti accanto
per sempre, ma non potrai essere altro che il suo angelo custode. Per
sempre.»
Ripete.
«Se
non si innamora di me, cosa succede?»
Alzo lo sguardo e Dio si stringe nelle spalle.
«Te
ne cerchi un'altra, ragazzo.»
«Non
potrò tornare qui?»
Ride.
«Ma
cosa pensi che sia io, Dio?»
Sorride
sornione. «Non
potresti, Justin. Come ti ho già detto, dimenticherai questo
luogo e
gli angeli che hai conosciuto finora. Tutto ciò che hai
fatto fino a
questo punto della tua vita verrà cancellato.»
«Non
c'è un eccezione?»
Sospiro.
«Non
in questo caso. Allora, cosa scegli? Suicidio o Smemorina?»
«Non
mi pare proprio il momento di scherzare, Dio.»
«Non
sto scherzando, Justin. Sono serio. La scelta sta a te. Ti do dieci
un giorno di tempo e entro la fine devi dirmi la tua decisione.»
Batte
una mano sulla scrivania. «Probabilmente
ti dovrei dire un'altra piccola cosa.»
«Che
cosa?»
Cosa
potrebbe mai andare peggio?
«Se
deciderai di scendere in Terra, Lux andrà all'Inferno quando
morirà.»
«Ma
stai scherzando?!»
Sbotto, alzandomi dalla sedia e camminando per la stanza. «Prima
la vuoi impiccare, poi la vuoi mandare in Paradiso, poi la vuoi
rincoglionire con le tue varie magie e tutto il resto, e ora mi dici
che se io decido di andare giù, la mia punizione
sarà
automaticamente riversata su lei?»
«Justin-»
«Justin
un bel niente! Cosa cazzo è questo? Un gioco a chi riesce a
ferire
di più l'altro? Perchè sicuramente vincerei,
visto che Lux non se
la passerebbe tanto bene in ogni caso. Cosa accidenti stai facendo?
Vuoi ammazzarla o cosa?»
«In
un certo senso, Lux ti avrà convinto –
inconsciamente o no – a
rinunciare alla tua vita qui. Per lei. E di questo avrà
colpa.»
Spiega piano.
Tra poco rompo qualcosa. «Allora.
Fammi capire bene: Lux si ammazza e va in Paradiso, però
questo va
bene visto che l'ordine viene da te, giusto? Perchè tu
comandi
tutto. Tu decidi il destino della gente e tutto il resto. Se decido
di scendere io per salvarla, finirà all'Inferno,
perchè ovviamente
tu non hai mai deciso che io mi debba innamorare di lei. É
così?
Giochi a tuo vantaggio o cosa stiamo facendo?»
«Chiunque
allontani una creatura da Dio verrà punito-»
«Ma
fammi il piacere! Concentrati un po' sulla fame nel mondo e un po'
meno su chi si innamora di chi, perchè ti garantisco che
innamorarsi
di qualcuno è molto meglio che morire di fame. E non
è un dannato
peccato.»
Sputo.
«Parlane
con Lux, Justin. Decidete insieme cosa fare, e quale scelta
è meglio
per voi. Ma ricordati: in una Lux muore ma avrà accesso al
Paradiso,
e potrete stare insieme per sempre. Nell'altra morirete entrambi, e
lei andrà all'Inferno. Ora vai, devo finire di compilare
questa
roba. Mi sento come se fossi il preside di una scuola.»
Sì,
bel paragone. Oppure il tristo mietitore, a questo punto. «Ma
vaffanculo.»
Esco e mi sbatto la porta alle spalle.
GRAZIE
PER LE
RECENSIONI.
Non ho internet perciò dovrà rispondervi alle
recensioni una mia amica.
Aka Biebersbreathe.
Spero il
capitolo vi piaccia :)
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Capitolo 12 *** Avviso ***
Avviso.
Vorrei scusarmi prima di tutto
per il ritardo nel pubblicare. Ultimamente ho sempre meno tempo tra
casini che non sto a raccontarvi, e ci tenevo davvero a completare
questa storia prima di Natale.
Con questo detto, voglio anche avvertirvi che da questo momento in poi
la storia sarà sospesa a tempo indeterminato
finchè non risolviamo i problemi che abbiamo in famiglia,
che sono davvero troppi per stare qui a elencarveli.
Sono sicura che capirete che il mio ultimo pensiero in questo momento
va a quel coglione viziato che ha le palle di zittirci quando gli
diciamo che lo amiamo, e ultimamente riesco a tollerarlo sempre meno -
insieme a quella sua fidanzata insignificante che sparirà
l'11 Ottobre per andare a promuovere il suo film del cazzo, e
ciò finirà con un altro bellissimo Journals che non
prenderei neanche se Justin cominciasse a lanciarlo in giro gratis -, e
non vorrei finire questa storia facendolo morire dissanguato in un
impeto di rabbia.
In ogni caso, alcuni di voi sanno già della situazione di
mio nonno, perciò spero che nessuno di voi pensi che io
abbia deciso di lasciar perdere la storia perchè non ho
più voglia di continuarla.
Spero davvero di riuscire a tornare sul sito presto e finire questa
maledetta storia insieme a quella della guardia del corpo, ma vi
avverto anche che sarà la mia ultima presenza sul sito.
Non entrerò più e non scriverò
più niente a meno che non sia assolutamente fondamentale per
la mia sanità mentale buttare giù qualche riga.
Ma, come scritto su, l'ultima cosa che voglio fare adesso è
mettermi a sparare cazzate random su un tizio che non conosco.
Ricordatevi soltanto che a volte ci sono cose più importanti
nella vita reale di un ragazzo che abita a migliaia di chilometri da
noi e - sfortunamente - mi sono trovata in questa situazione.
Ho apprezzato / amato / sorriso / riso / pianto con tutte le vostre
recensioni, con gli scleri, con i suggerimenti, con ogni minima parola
che mi abbiate mai mandato, e vi ringrazio ancora per il vostro
supporto e per le preghiere che avete mandato a mio nonno.
Ci vediamo presto - si spera -.
Julia.
|
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Capitolo 13 *** Dio II ***
Justin's POV.
“Se non la smetti di tenere quel muso ti do il cucchiaio sul naso, Justin.” Dice Lux mentre mangia il suo gelato, seduta sul suo letto con trenta libri diversi attorno a lei. “Dai, cos'è quella faccia? É tutto il giorno che pensi a qualcosa, che cos'è?”
Continuo a passarmi la pena da un dito all'altro della mano, poi la poso sulla scrivania e mi alzo dalla sedia. “Dobbiamo parlare.”
“Sai, quella è una frase che nessuno vorrebbe sentirsi dire. Mai.” Dice prima di appoggiare la vaschetta del gelato sul comodino. “Di che cosa?”
“Ho parlato con Dio-”
“Che figata!”
“Lux.” Le lancio un'occhiata. “Non è una figata.” Mimo il suo tono e lei ride. “Ci sono due scelte. Beh, tre, se contiamo quella che alla fine non cambia niente.”
“Tre scelte per cosa?”
“Ci sono due possibilità per una sola eccezione, e dobbiamo sceglierne una entro sei ore. Nella prima possibilità, posso tornare sulla Terra sotto forma umana, avere 18 anni e vivere come qualsiasi altra persona intorno a te. In questo caso, però, tu non ti ricorderesti di me. Morirei a 70 anni in un incendio, potrei andare all'Inferno, ma tu ci andresti sicuramente per avermi...” Faccio una smorfia. “Convinto ad allontanarmi dal Paradiso per te.”
“Stai scherzando?”
“No.”
Si lecca le labbra. “La seconda?”
“É quella che odiavo all'inizio ma che adesso preferisco. Ascoltami fino in fondo e non interrompermi.” Annuisce e le prendo le mani. “Dovrai impiccarti.” Apre la bocca e gliela copro velocemente. “Ho detto ascolta.” La lascio libera e lei aggrotta la fronte. “Sarebbe considerato come un sacrificio a Dio, perciò entreresti in Paradiso, e potremmo stare insieme.”
Rimane in silenzio per un po'. “Perchè preferiresti che mi suicidassi?”
“Perchè il dolore che proveresti impiccandoti non è niente in confronto a ciò che proveresti se andassi all'Inferno, Lux. Te lo garantisco. Gli umani sanno sì e no tre cose su come è fatto quel posto, e le cose che sapete sono già orribili. Immagina come sono le altre. Entrambe le scelte fanno schifo, specialmente chiederti di rinunciare alla tua vita per me, perciò c'è sempre la terza scelta.”
“Quale sarebbe?”
“Rimanere così. Io continuerò a essere il tuo angelo custode, e nulla più.”
Mi passa un dito sulla mano e lo segue in silenzio con gli occhi. “Tu quale preferisci tra le tre?”
“Per moralità e probabilmente intelligenza e pietà, la terza. Per puro egoismo, la seconda. Ma la scelta spetta a te, considerando il fatto che in entrambi i casi sei fottuta.”
Annuisce lentamente e si gratta una spalla. “Quindi dovrei morire per te o bruciare per te.” Dice infine. “Non c'è altro?”
“Sì, ma non voglio rischiare. Dovrei accettarlo senza sapere cos'è e potrebbe essere peggio. Lux-”
“La seconda.”
“Che cosa?!” Sbotto. Si stringe nelle spalle. “Lux, hai sentito tutto quello che ti ho detto? Ogni parola? Compreso il modo in cui dovresti...”
“Sì, ho sentito tutto. Penso che se mi ami davvero e vuoi stare con me dopo aver passato 17 anni con me e avermi apparentemente salvata da tutto, è il minimo che posso fare per ricambiarti.”
“Lux, non si ricambia una cosa così impiccandosi. Insomma, ti ho tenuta in vita per 17 anni solo per vederti suicidarti per me? Non funziona così, lo sai bene.” Sospiro.
Si stringe nelle spalle ancora una volta. “Mi ami davvero? Insomma, hai capito se è solo una cosa passeggera o una di quelle cotte che ti prendi per chiunque quando stai per avere le mestruazioni?”
Inarco un sopracciglio e lei ride. “Lux, per favore.”
“Per favore cosa? Tu vuoi stare con me e io non voglio che tu abbia una possibilità di andare all'Inferno dopo aver passato così tanto tempo a servire Dio. E non voglio assolutamente che tu muoia bruciato. E non voglio andare all'Inferno neanche io. Alla fine la seconda possibilità è la migliore. Giusto?”
“Quasi.” Bofonchio. Non può fare sul serio, andiamo.
“Penso che il minimo che possa fare adesso è salvare te in cambio.” Ripete, battendo le dita sul libro. “Insomma. Sei un angelo. É veramente il colmo per un angelo andare all'Inferno. Non voglio che tu diventi come Lucifero. Sei un po' come l'Arcangelo Gabriele in Supernatural. Ti comporti da stronzo ma alla fine appari. Non so più cosa sto dicendo.” Collassa tra le mie braccia e io sospiro. “Quando devo farlo?”
“Non lo so.”
“Farà male?”
Che diamine le dico ora? La verità, probabilmente. “Sì. E sarà lunga. Ma poi finirà e non sentirai più niente, te lo prometto.” Le bacio i capelli e la sento sospirare piano.
Giuro che se Dio non la manda in Paradiso per questo, scatenerò una guerra che neanche una bomba atomica potrebbe causare.
Continuo ad accarezzarle i capelli mentre dorme, pregando che domani mattina Dio mi richiami su e mi dica che è stato tutto uno scherzo, che possiamo stare insieme qui o che Lux può venire in Paradiso senza togliersi la vita.
Come fai a chiedere a una ragazza di 17 anni di uccidersi per te e farla passare come una scelta migliore dell'altra?
Ma l'Inferno è peggio. É l'ultima cosa che si vorrebbe per la persona che detesti di più al mondo, figuriamoci per quella che ami.
Cinque giorni. Le ha dato cinque giorni per dire addio alla sua famiglia, ai suoi amici, ai suoi progetti per il futuro, alla sua casa. E meno male che si dice che Dio sia così indulgente e caritatevole.
L'ho dovuta mandare a letto con la forza dopo che aveva passato due ore a cercare su Internet come si fa il cappio con una corda.
Si rigira nel letto per la quarta volta e seppellisce il viso nel mio collo, sospirando piano.
Non ci credo che lo farà davvero. Probabilmente scapperà, o mi dirà che non può rinunciare alla sua vita per me.
E lo capirei benissimo.
Avrebbe più senso se anche lei mi amasse, ma non ha un motivo per togliersi la vita solo perchè io amo lei e solo perchè non vuole che io abbia una possibilità di andare all'Inferno.
Non cambierebbe niente per lei.
Mi sono comportato da egoista. Dovevo dirle che la scelta migliore era la prima, ma in quel caso sarebbe finita all'Inferno lei.
Penso davvero che questa sia la scelta migliore, anche se, come ho detto prima, è assurdamente egoista. Non puoi chiedere alla persona che ami di rinunciare alla propria vita solo per te.
Lux apre gli occhi e si sposta leggermente. “La tua ansia mi sta facendo fare brutti sogni, Justin.” Mi comunica piano e io rido.
“Mi dispiace.” Sussurro e lei si mette a sedere, accendendo la lampada e guardando l'ora.
“Sono le tre di mattina, perchè non stai dormendo?” Mi chiede.
“Perchè tu sei una cogliona e io probabilmente lo sono più di te. Dio in ogni caso ci supera in questo momento, il che non succede sempre.” Sospiro e lei sorride.
“Non mi hai costretta a fare niente. Insomma, è il minimo che posso fare per te dopo tutto ciò che hai fatto per me.” Dice tranquillamente.
Mi metto a sedere anche io e mi lecco le labbra. “Io non ho mai rinunciato alla mia vita per te, Lux.”
“Sì che l'hai fatto.” Inarca un sopracciglio.
“No, ero già morto. Non ho dovuto suicidarmi per prendermi cura di te.” Le ricordo.
Alza gli occhi al cielo. “Stai rinunciando comunque alla tua vita. Da angelo custode potresti fare qualsiasi cosa. Potresti intrufolarti nei bagni delle ragazze, potresti andare in giro a spaventare le vecchiette coi cani, potresti andare a fare le immersioni e vedere i pesci senza doverti preoccupare di respirare, potresti arrampicarti sugli alberi e vedere gli uccelli che fanno le uova. Non lo so, potresti fare un casino di cose e sei bloccato con una di 17 anni per cui il massimo del divertimento è guardare film Disney sul divano con un panino e una coca cola. Rinunciare alla tua vita non significa solo ammazzarti, significa anche non fare quello che vuoi fare perchè hai delle responsabilità più grandi, come prenderti cura di me.”
Prima che possa rispondere, comunque, lei crolla di nuovo sul letto e si tira le lenzuola fino al mento prima di scomparirci sotto.
“Ora spegni la lampada e vai a dormire. Ho un casino di roba da fare domani, tra le quali programmare il mio suicidio con una corda che dovrò anche comprare.” Mi dice tranquillamente e io la fisso per qualche secondo.
Non sono sicuro che lei sia in sè.
Non sono neanche sicuro io di essere in me.
Ma nonostante ciò, spengo la lampada e mi sdraio accanto a lei prima di crollare in un sonno profondo.
Quanto è passato? Un anno? Due? Non ne ho idea.
Mi dispiace tantissimo per il ritardo che ormai non è neanche ritardo ma una semplice presa per il culo.
Ho avuto così tanto da fare, con mio nonno, e i viaggi e tutto ciò che c'era da organizzare nella mia vita che scrivere era, sfortunatamente, l'ultimo dei miei pensieri.
Chiunque mi conosce sa quanto amo scrivere e leggere storie e inventarne di nuove, ma purtroppo non ho sempre il tempo o la voglia di pensarci.
In ogni caso, spero ci sia ancora qualcuno con me dopo questo lungo periodo di attesa.
Buona giornata a tutte, ragazze. E buon Anno Nuovo.
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