Tante cose

di madamN
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno - Angoscia ***
Capitolo 2: *** Due - Empatia ***
Capitolo 3: *** Tre - Orgoglio ***
Capitolo 4: *** Quattro - Abbandono ***



Capitolo 1
*** Uno - Angoscia ***


 


 

E se invece non ci fosse nessuno? D'altronde non c'è mai stato nessuno
 Sei diverso dagli altri e chi te lo dice che diverso è buono; diverso è incompatibile e tu non sei adatto a questo mondo. Cogli il perché questo possa essere positivo, l'occasione che da vita a qualcosa di speciale, capisci l'importanza di differenziarsi e ami chi lo fa intorno a te. Ma tu ti escludi, certamente non è il tuo caso.
 Non sono irrazionalità, plasmo le mie parole sulle certezze del passato e capisco la tua voglia di affidarti al probabile e al possibile, ma sono io che ti rimbombo nel cervello. 
 Tu mi hai creato e dato la forza di crescere, quindi ora perché, io, che sono la tua creazione più riuscita, merito di essere gettata via, come fossi una delle tante?
 Sono poco più di un pensiero e non ho radici profonde, dici di odiarmi eppure mi annaffi. 
 Sai che è difficile lottare e non ti biasimo se vuoi farlo, so del buio in cui ti ho sepolto ma la luce la vedi, non sei qui giù per tua volontà eppure non ti ho levato la scala. 
 Ma sarebbe sbagliato dire che non ti ostacolo: ti abbraccio in silenzio quando pensi di esser solo, ed è questo il tuo terrore, di non essere mai solo, ma più mi dai cibo più io resto qui. 


 

 
Risposta scritta di getto allo stato di facebook di una mia amica. Sono uscita fuori tema, ma se voleste leggere lo stato, posso chiedere. 

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Capitolo 2
*** Due - Empatia ***


 



Mi svegliò nel bel mezzo della notte con Sbrigati e altre mille parole in bocca. Sbrigati, che dobbiamo andare a vedere le stelle! Mi ha detto Prendi la macchina fotografica e andiamo sulle stelle.
Io non capivo, ero ancora nella stretta di Morfeo.
Continuava a dirmi Sbrigati che andiamo al telescopio e se facciamo in tempo, prendiamo il treno giusto per le stelle.
Ma io non volevo staccarmi dal letto, non volevo staccarmi dal mondo, dal sonno. Ma cosa te ne fai, le risposi, di andare sulle stelle con tutto quello che hai qui? 
Ma io voglio andare sulle stelle, piagnucolò, stendendosi accigliata. 
La finestra era aperta e un fresco soffio estivo bastò a risvegliarmi i sensi, farmi aprir le palpebre, stringere le dita. Mi girai da lei, imbronciata sul cuscino, con qualche ciocca miele sulla faccia. E i raggi della Luna sbucavano dalle tende investendole il volto. 

Pensavo che la conobbi di notte ed aveva la stessa luce brillante della Luna, che le piaceva uscire di notte perché si sentiva più bella, che il buio le da fiducia. Che è come essere in una stanza piena di gente senza conoscere nessuno, il buio è un abbraccio. 
E quando abbiamo iniziato ad uscire la luce pian piano si spegneva. Sempre più opaca, sempre più triste. Pensavo fosse perché non mangia. Ne ho parlato con qualche dottore, ho chiesto, Scusi signor specialista, perché la mia bella sta male? E loro mi proponevano tac e controlli e appuntamenti, ma nessuno mi ha poi detto cos'avesse, e lei continuava a spegnersi.

Perché non vuoi andare sulle stelle? mi chiese sbuffando. E ora stava brillando, stava splendendo.

Come sempre, quella notte, la guardai;
Come mai, quella notte, la osservai: non ricordavo quanto fosse bella. 
Come sempre, quella notte, la sentii;
Come mai, quella notte, l'ascoltai: tutti prima o poi hanno nostalgia di casa.
 

Presi lo zaino e l'accompagnai sulle stelle. 

 


Titolo: La faccia della Luna - Tre Allegri Ragazzi Morti

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Capitolo 3
*** Tre - Orgoglio ***




Che, insomma, diciamocelo: c'è sempre una via di fuga, c'è sempre l'uccellino che ti cinguetta la soluzione all'orecchio, è tutto chiaro e limpido. Ma gli umani, oltre che macchine perfettamente funzionanti, sono anche profondamente complesse; non è quindi il farsi salvare, ma piuttosto il lasciarsi abbandonare nella merda, è mozzare le mani di chi ti porge aiuto nel momento in cui ti è offerto senza che tu lo abbia chiesto. 
Questo vittimismo, questo egocentrismo sadico. Arriverà il punto in cui apriremo gli occhi e non ce ne saranno altri a guardarci, e allora sì che saremo sul ciglio del burrone, e il vento non avrà pietà

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Capitolo 4
*** Quattro - Abbandono ***


«L'alito della morte profuma di rosa.

Ho passato le giornate a curare il giardino, a spuntare i rami troppo alti, a levare le erbacce. 
Seppellivo i miei problemi sotto qualche centimetro di terriccio, e pochi giorni dopo vedevo già i primi fili verdi.
Le orchidee, le dalie.
I cespugli di margherite.
L'albero di ciliege. 
Un perfetto ciclo, una vita bellissima: mi coloravo le giornate e l'animo, stando in giardino.
Per tutta la vita ho piantato fiori, poi un giorno mi sono svegliata e i fiori non mi piacevano più. 
Sono rimasta a letto tutto il giorno, dalla vetrata vedevo le farfalle sulle viole e vedevo i gatti giocare all'ombra del fico, ho visto il ciclo solare che aprì chiuse tutti i boccioli, tutte le camelie, tutti i boccioli. 
Ho visto i rami allungarsi, il cancello sparire dietro i cespugli di more.
Le ombre degli alberi che raggiungevano il tappeto, e io sono rimasta a letto. Non so per quanto tempo, non so se sia stata una vita passata in un attimo o un attimo durato una vita, ma il bianco delle pareti mi cullava come mai tutto il Sole aveva fatto. Fuori sembrava così caotico, rumoroso, ingestibile.
Guardavo con terrore i rimasugli di terra sotto le unghie, le foglie portate dal vento qui e lì. 
Avrei voluto un gran lenzuolo nero che coprisse tutto, tutto fuori, tutti i fiori.

Poi, invece, un giorno sono uscita, e li ho strappati tutti, i fiori. Ho levato i petali, e li ho riposti in un grandissimo vaso riempito di terra. Ho spellato le rose, le viole, ho tolto i petali ai tulipani e ai gelsomini, ho spogliato anche le mimose, gli asfodeli. Ho strappato le foglie e mi sono punta con le spine.
Il giardino era spoglio, ma avevo un grande, bellissimo vaso in legno pieno di colori. 
Poi ho preso la pala e ho iniziato a scavare al centro del giardino, mi sono messa dentro il vaso e l'ho fatto rotolare nella buca e, da lì, ho aspettato la Notte.

La morte profuma di rosa, figlio mio, e se da me sono nate altre rose, non regalarle mai a nessuno: queste spine sono velenose.»

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