Di pessime idee, amici impiccioni e chiome dorate

di _Karis
(/viewuser.php?uid=225237)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***



Capitolo 1
*** I. ***


Buongiorno (o buonasera) a tutti! Innanzitutto, vi ringrazio per aver deciso di leggere questa storia. Sono nuova in questo fandom e devo ancora finire Gli dei dell’Olimpo, ma mi sono già innamorata di Will e Nico, quindi. Perdonate se i personaggi sono orribilmente OOC, alcuni non li conosco ancora esattamente – mi baso più che altro sulle fan fiction che ho già letto. In ogni caso, metto l’avvertimento per sicurezza. E niente, spero che la storia vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne pensate. Buona lettura e buone feste ^^



 

 

Di pessime idee, amici impiccioni e chiome dorate

 

 

Una pessima idea, si dice mentalmente, davvero una pessima, pessima idea. Nico continua a ripeterlo a se stesso, quasi fosse un mantra. Non si ricorda nemmeno più il motivo per cui ha accettato - anche se l'insistenza di Percy potrebbe essere una causa plausibile - e ora si odia per aver acconsentito. Tra l'altro, di chi è stata l'idea di portarlo in discoteca per il suo diciottesimo compleanno? Senza contare il fatto che Nico nemmeno voleva festeggiarlo, il suo compleanno, la discoteca è sicuramente la scelta peggiore. Nico può facilmente fare un elenco infinito di motivi per cui la discoteca non gli piace per nulla, tra i quali il fatto che non sa ballare e che odia i luoghi troppo affollati. In più la musica è troppo alta, sta sudando per il caldo - e no, non ha intenzione di svestirsi nemmeno un po' -, le persone continuano ad andargli addosso e gli hanno tirato pacche sul sedere almeno quattro volte.


Se si trattasse solo di questo, okay, Nico potrebbe anche sopportarlo, ma Annabeth e Percy sono scomparsi chissà dove - e, tra l'altro, Annabeth non era compresa nel piano. Percy aveva parlato di una "serata tra uomini", solo lui, Nico e Jason. Probabilmente questo è un ulteriore motivo che ha reso Nico di umore nero - e Jason, dopo essersi scolato una serie infinita di alcolici non meglio definiti a causa del fatto che Piper l'ha lasciato, sta ballando su un tavolino, barcollando come solo un ubriaco barcollerebbe, pronto ad esibirsi in uno spogliarello.


Ora, Nico non è vicino al tavolino di Jason e la distanza che li divide è coperta da diverse persone, che ballano, urlano e si dimenano come pazzi. In più Nico non è come Jason: non è alto e ben piazzato, con una spallata Nico
non può crearsi un varco senza troppa fatica. No, Nico è piuttosto gracilino e pure basso, figurarsi se riesce ad arrivare da Jason prima che si spogli anche delle mutande. E Annabeth doveva essere quella lungimirante, per fortuna. Nico non l'ha mai odiata così tanto come in questo momento. Già non doveva esserci (e no, non è perché ha una cotta di dimensioni titaniche per Percy, quindi vederlo con lei lo fa stare male, assolutamente no), ma fa pure in modo che Percy lo abbandoni con un Jason completamente andato. Un Jason che è già in mutante, tra l'altro.


 « Jason! » urla, alzando più che può il tono della voce e sperando che l'amico lo senta. Speranza vana, perché il ragazzo continua a barcollare sul tavolino, ridendo come un ossesso, mentre una ragazza sale sulla superficie liscia insieme a lui, ballando e incitandolo a scatenarsi.
Nico digrigna i denti, frustrato e arrabbiato per l'intera situazione. Chiude un attimo le palpebre e si ripete mentalmente più volte che non sta succedendo, ma, quando riapre gli occhi, Jason è ancora su quel maledetto tavolo, ubriaco marcio e mezzo nudo, che balla con quella ragazza altrettanto svestita.


« JASON! » ritenta allora, sempre più furioso. Prova a farsi largo tra le persone che gli impediscono di arrivare all'amico, ma queste lo respingono indietro senza troppa fatica. Nico grugnisce ai limiti della frustrazione, giungendo alla conclusione che gli risulterebbe più facile evocare un morto che recuperare Jason. Poi una mano si poggia sulla sua spalla e Nico sobbalza, non aspettandolo. Si gira, mentre scaccia malamente la mano dell'altra persona, e si ritrova di fronte un ragazzo più o meno della sua età. Occhi azzurri, capelli biondi, mossi e uno sguardo curioso. È un po' più alto di Nico e la sua pelle è abbronzata. Nico ha come la sensazione di averlo già visto da qualche parte, ma non riesce a capire dove.


 « Hai bisogno di una mano? » chiede, urlando per sovrastare la musica e il rumore che rimbomba nella sala. Nico boccheggia per qualche secondo, perché sì, ha decisamente bisogno di aiuto, ma di certo non vuole l'intervento di uno sconosciuto dall'aria familiare. In ogni caso, prima che Nico possa effettivamente rispondere qualcosa, l'altro si lascia scappare una risata leggera e poi sguscia agilmente fra i corpi delle altre persone. Nico lo segue con lo sguardo fino a quando non lo rivede sul tavolo vicino a Jason. La ragazza che prima era concentrata su Jason lo invita a ballare con lei, gli si struscia addosso, ma lo sconosciuto fa un gesto veloce di diniego con la mano e sorride – sorride, maledizione, perché sorride sempre?, pensa Nico, furioso, che odia le persone così maledettamente solari. L'attenzione della sconosciuto torna su Jason praticamente subito, gli dice qualcosa all'orecchio, gli prende la mano e lo fa scendere dal tavolino, aiutandolo affinché non caschi. Una serie di lamenti si alzano dalla folla, ma ben presto la loro attenzione si sposta sulla ragazza che ha preso il posto di Jason, un po' indignata per la mancanza di un partner di ballo, ma abbastanza alticcia per passare oltre l'indignazione relativamente in fretta.


Il ragazzo torna pochi secondi dopo con un sorriso di vittoria in volto. Lascia andare la mano di Jason e questo si lancia ad abbracciare Nico come se non lo vedesse da anni. Nico rabbrividisce nell'abbraccio trita ossa di Jason ed emette un lamento funebre, perché ora come ora vorrebbe solo insultarlo, ma si rende conto che non avrebbe senso nelle condizioni in cui si ritrova l'amico.
 « Nicooooo, » biascica Jason, nascondendo il viso nell'incavo del collo del suo interlocutore, mentre si ingobba in maniera imbarazzante per la differenza di altezza « Andiamo a ballare, divertiamociiii! Vuoi da bere? Ti offro da bere! Beviamoooo! » blatera in aggiunta, strascicando la maggior parte delle parole. Nico sbuffa pesantemente, mentre cerca di liberarsi dall'abbraccio di Jason. Sente lo sguardo dello sconosciuto puntato su di loro e questa sensazione non gli piace per nulla.


« Jason, non ti lascerò bere altro. Sei in mutande in un luogo pubblico, non so come ritrovare i tuoi vestiti e sei ubriaco marcio. Domani mattina, come se questa serata non fosse già stata abbastanza, toccherà a me starti vicino, mentre vomiti l'anima e ti lamenti » lo sgrida, dopo essere riuscito a liberarsi dalla presa dell'amico. Jason lo fissa con uno sguardo da cucciolo e Nico lo associa mentalmente ad un gigantesco labrador dorato bisognoso di coccole e affetto.


Lo sconosciuto si schiarisce la voce e Nico lo fulmina con uno sguardo. Forse vuole un ringraziamento, pensa distrattamente.


 « Comunque, io sono- » inizia a parlare il ragazzo, ma viene subito interrotto da Jason che con voce malferma e il volto verde dice che sta per vomitare. Nico, allarmato, sposta subito lo sguardo su di lui e si affretta a liquidare il tipo biondo.


 « Sì, sì. Grazie per l'aiuto, ciao » asserisce in fretta, dopodiché scompare, trascinandosi dietro Jason e lasciando il ragazzo sconosciuto indietro, fermo come un idiota. Non che gli interessi, in ogni caso, la sua maggiore preoccupazione in questo momento è che Jason non vomiti lungo la strada verso il bagno, o, peggio, addosso a lui.


Lo spinge velocemente dentro uno dei bagni e gli tiene la testa, mentre rimette tutto quello che ha in corpo. Fortunatamente Nico non è schizzinoso e la vede un po' come una sorta di vendetta. O giustizia divina, probabilmente. A Nico, dopotutto, non fa molta differenza, anche se preferirebbe essere a casa a leggere, anziché qui a sorreggere la testa di un amico deficiente che sta vomitando. Come se non bastasse, una volta usciti dal bagno, un ragazzo li occhieggia in maniera strana. Nico si affretta a fargli il dito medio e trascina velocemente un Jason delirante verso l'uscita del locale.


Jason è ancora in mutande e Nico scarta immediatamente l'idea di fargli indossare il suo cappotto.
Troppo piccolo, pensa con amarezza.


Chiama un taxi con il cellulare e, non appena arriva, Nico si lancia contro il veicolo, spingendovi dentro Jason il più in fretta possibile.


L'autista li guarda male dallo specchietto centrale per diversi minuti e, non sa bene come, Nico, rosso dall'imbarazzo, si ritrova a spiegare con tono balbettante che no, per la miseria, Jason non è una sorta di gigolò, nonostante sia mezzo nudo e si stia strusciando addosso a Nico nemmeno volesse spogliarlo lì, nel taxi. Jason è un suo amico, molto ubriaco e molto bisognoso di affetto dopo la rottura con la sua ragazza.


Alla fine l'autista sembra accettare la spiegazione di Nico, anche se appare abbastanza riluttante. E, se Nico pensava che la serata non potesse andare peggio di così, se pensava di aver già toccato il fondo da molto, beh, non ha tenuto in conto il fatto che Jason avrebbe
 potuto vomitare di nuovo.


Proprio un bel compleanno. Tanti auguri, Nico.


 

~*~

 


 « Nico, ti giuro che mi dispiace da morire » si scusa ancora Jason. È inginocchiato sul letto dell’amico, le mani giunte in grembo e uno sguardo mortificato in volto. Nico si chiede perché diavolo sia ancora in mutande. Potrebbe andare a cercare qualcosa tra i vestiti di suo padre, magari una vecchia tuta. Probabilmente Ade non ne sarebbe contento, perché tende a disprezzare Jason solo perché non scorre buon sangue con il padre di quest’ultimo, tuttavia Nico non può continuare a trattare con un Jason praticamente nudo.

 « L’hai già detto un migliaio di volte » si lamenta Nico, alzando gli occhi al cielo « Okay, non fa niente. Non preoccuparti » aggiunge per mettere fine a questa sequela di inutili scuse. L’unico risultato che ottiene è un’espressione ancora più mortificata sul volto di Jason.

 « Ma era il tuo compleanno! Dovevi divertirti e invece ti è toccato farmi da balia » spiega Jason, allargando le braccia con fare teatrale. Nico deve assolutamente prendere qualcosa con cui coprire Jason.

 « Senti, non importa. Mi è già toccato sorbirmi le infinite scuse di Percy stamattina, mentre dormivi, quindi lasciamo perdere, va bene? » cerca di tagliare corto « Non è come se mi interessasse qualcosa del mio compleanno, in ogni caso » borbotta. Non è stato mai un grande giorno per lui, almeno non dopo la morte di sua madre e poi anche di Bianca. Persefone prepara un dolce solo per compiacere il marito e Ade è troppo occupato con il lavoro per dedicargli più di un augurio di buon compleanno. Hazel è forse l’unica nota positiva.

Jason apre la bocca per ribattere, ma viene interrotto prontamente: Hazel è entrata nella stanza di Nico come una furia e « Tu! » ha gridato selvaggiamente, puntando con fare minaccioso un dito contro Jason.

Nico inclina il capo, curioso, cercando di capire quale sia il problema di sua sorella.

 « Tu! » continua, avvicinandosi al suo interlocutore « Tu, che ci fai mezzo nudo sul letto di mio fratello? Devo forse ucciderti, Grace? » domanda, digrignando i denti. Nico cerca di non strozzarsi con la propria saliva, mentre Jason mette faticosamente in fila le parole per spiegare la situazione ad Hazel. Nico comincia a pensare che dovrebbe trovare un modo per evitare i contatti tra Reyna e sua sorella – Reyna non è decisamente un’influenza positiva su Hazel.

Nico prende in fretta lo zaino e scatta fuori dalla stanza. Non ci tiene per nulla ad ascoltare una parola di più e l’idea di andare a scuola non gli è mai piaciuta tanto come oggi.

Prende l’autobus, si infila le cuffiette nelle orecchie e alza il volume in modo che non riesca più a sentire i rumori circostanti. Arriva a scuola con mezz’ora di anticipo, ma poco gli importa. Si siede sul penultimo gradino dell’entrata e si perde ad ascoltare la musica nell’attesa. O almeno ci prova, perché un tizio comincia a gracchiare sopra la musica che sta ascoltando e gli sventola la mano davanti agli occhi.

Nico si sfila la cuffietta destra e alza lo sguardo senza nascondere il suo fastidio. In piedi davanti a lui si trova lo sconosciuto biondo della discoteca.

 « Ciao » lo saluta allegramente, inclinando appena il capo. Nico si chiede come faccia ad essere così solare a quest’ora del mattino e soprattutto davanti a scuola.

 « Vieni a scuola qui? » domanda Nico di rimando, ignorando completamente il saluto dell’altro. Il ragazzo assume un’espressione confusa, mentre dà una risposta affermativa.

 « Ecco perché mi sembravi familiare » borbotta distrattamente. Poi abbassa nuovamente lo sguardo e si infila la cuffietta nell’orecchio, ignorando completamente l’altro ragazzo. La musica è tanto alta da fargli male alla testa, ma poco importa. Non vuole pensare e questo è l’unica modo per impedirselo. Non si accorge nemmeno che il ragazzo si è seduto vicino a lui, almeno non fino a quando gli strappa malamente le cuffie dalle orecchie per poi tenerle in ostaggio, strette nel pugno sinistro.

Nico lo guarda come si potrebbe guardare un mostro, mentre una smorfia si fa velocemente largo sul suo viso. Il ragazzo sta ancora sorridendo.

 « Mi chiamo Will » dice allegramente « Will Solace » specifica, porgendogli la mano destra. Nico sbuffa rumorosamente e sposta lo sguardo dalla parte opposta, ignorando palesemente il tentativo di stretta di mano di Will.

 « Nico di Angelo » sbotta.

 « Lo so, » risponde Will con il suo solito tono felice. Nico si volta di scatto, incuriosito, ma, prima che possa chiedergli come faccia a saperlo – diciamocelo, Nico non è esattamente il ragazzo più popolare della scuola e tende a confondersi con le pareti per la maggior parte del tempo. Tra l’altro si è trasferito da poco, dopo essere stato espulso dalla scuola privata scelta da suo padre e, nonostante abbia detto di aver fatto amicizia … beh, Nico potrebbe aver mentito su questo –, Will l’ha già salutato. Nico lo segue con lo sguardo e pensa che, costi quel che costi, vuole conoscere la risposta a quella domanda non ancora pronunciata. Spera soltanto che Will conosca il suo nome, non perché associato all’appellativo di “quello strano”. 

                                                                                                                       

 

 

Nico ha passato tutti gli intervalli possibili a cercare Will. Peccato che, tutte le volte che è riuscito a scorgere la sua chioma dorata, il ragazzo era circondato da così tante persone che Nico ha sempre deciso che avrebbe riprovato più tardi. Sperava che ad un certo punto sarebbe riuscito a trovarlo da solo, ma Will è sempre circondato da una marea di ragazze e ragazzi. Nico non credeva che cercare una persona per parlare potesse risultare così frustrante. E difficile.

Ovviamente, quando rinuncia all’impresa, Will gli sbuca alle spalle.

 « Nico! » lo chiama Will e Nico si ferma senza davvero pensarci. Sono davanti al parcheggio della scuola, Nico sta aspettando che Jason arrivi con la sua orribile jeep per riaccompagnarlo a casa – perché Jason si sente in colpa e in qualche modo vuole rimediare al fatto di aver rovinato il compleanno di Nico. Il problema di quest’ultimo è che Jason è sempre in ritardo.

 « Solace, » lo saluta distrattamente Nico, ormai dimentico di quello che voleva chiedergli. Will si siede sul muretto, vicino a Nico, dopo aver appoggiato malamente lo zaino per terra.

 « Ho saputo che ieri era il tuo compleanno » asserisce casualmente « Auguri in ritardo » sorride. L’attenzione di Nico viene nuovamente catturata da Will e: « Come fai a sapere queste cose? » chiede, indagatore.

Will sbianca. È chiaramente nervoso, probabilmente anche in imbarazzo perché all’improvviso le sue guance si colorano di rosso.

 « Io- » borbotta, poi il suo sguardo si concentra su un punto fisso davanti a lui « È arrivato il tuo ragazzo, meglio che tu non lo faccia aspettare » dice tanto in fretta da mangiarsi metà delle parole pronunciate, prima di saltare giù dal muretto, prendere in fretta lo zaino e scappare.

 « Il mio ragazzo? » domanda Nico a voce alta, confuso. Guarda il punto su cui era concentrato Will e solo allora vede Jason nella sua jeep mezza scassata che lo saluta con la mano. E diventa dello stesso colore delle fragole mature.

 

 

 

 « Nico ha uno spasimante » annuncia Jason, non appena mette piede nell’appartamento di Percy. Il ragazzo sta cercando di riprodurre i dolcetti azzurri che sua madre fa spesso, il risultato, tuttavia, è piuttosto deludente: i biscotti sono anneriti e hanno un aspetto decisamente poco invitante. Percy li getta subito nel cestino della spazzatura con un sospiro di sconfitta.

 « Nico ha che? » chiede Percy, sbucando dalla cucina con ancora i guanti da forno rosa infilati sulle mani. Ha un sopracciglio inarcato e uno sguardo decisamente confuso.

 « Uno spasimante » ripete Jason, sogghignando « Un biondino più o meno della sua età » aggiunge con fare distratto, mentre si siede sul divano. Nico si chiede perché gli abbia detto quello che è successo poco prima – non che avesse molte possibilità di tenerglielo nascosto: Jason l’ha visto parlare con Will e poco dopo entrare in macchina di una tonalità di rosso che credeva il volto di Nico non potesse assumere.

 « Probabilmente lui è il suo tipo » lo prende in giro Percy, sfilandosi i guanti e gettandoli sul tavolino del salotto per poi prendere posto vicino a Jason sul divano. Nico grugnisce rumorosamente per la frustrazione, mentre Jason e Percy scoppiano a ridere, scambiandosi sguardi complici e occhieggiando Nico scherzosamente. Dichiararsi a Percy per ritrattare subito, spaventato dalle conseguenze delle sue stesse parole, forse non è stata l’idea più brillante di Nico. Probabilmente Percy non è esattamente il suo tipo, ma gli piace ancora, in qualche modo.

Nico incrocia le braccia al petto e: « Io non gli piaccio » asserisce con lo stesso tono di un bambino « Crede che Jason sia il mio ragazzo » borbotta, imbarazzato.

 « Questo non significa che tu non gli piaccia » afferma tranquillamente Jason, sistemandosi gli occhiali sul naso con l’indice « Basta chiarire: gli dici che non sono il tuo ragazzo e che sì, ti farebbe piacere uscire con lui » conclude, facendogli il segno del pollice. Nico vorrebbe strangolarlo.

 « Penso di essermi perso qualche passaggio » si intromette Percy, chiaramente confuso, prima che Nico possa portare a galla i suoi dubbi e, diavolo no! Lui non vuole assolutamente uscire con Will Solace.

 « Tranquillo, bro » si affretta a rispondergli Jason « Tutto nella norma » aggiunge ridacchiando. E potrebbe essere che a quel punto a Nico sia scappato un sorriso.

 


~*~

 


  « Will non mi piace » si dice tra sé e sé Nico, nascosto dietro il suo libro di algebra « Insomma, non lo conosco. Perché dovrebbe piacermi? È carino, okay, e ha un bel sorriso, ma questo non significa necessariamente che mi piaccia e … Jason e Percy sono stupidi, ecco » spiega come a volersi convincere. Le lezioni sono finite da un’eternità e lui si ritrova nel parcheggio ad aspettare Jason, perché la sua macchina si è rotta e ha avvertito Nico troppo tardi affinché riuscisse a prendere il bus della scuola. Percy non ha la patente e – giusto perché alla sfiga non c’è mai fine – Nico non ha soldi con sé per poter pagare il taxi. Così si ritrova ad aspettare Jason che arriverà prima o poi, dopotutto è ancora convinto che la sua jeep non abbia nulla che non vada.

 « Non ti piaccio? ».

Nico sobbalza e sgrana gli occhi, mentre le sue guance si imporporano velocemente. Com’è possibile che Will Solace si materializzi davanti a lui nei momenti meno opportuni? Nico deve essere stato una persona davvero orribile in una vita precedente per meritarsi tutto questo.

 « Io non – io » comincia Nico, balbettando confusamente a causa del crescente imbarazzo « Che ci fai qui? » cambia poi velocemente argomento, sperando che Will lasci cadere la domanda fatta precedentemente.

 « Allenamenti di basket » risponde « Tu? » chiede Will con un sorriso gentile in volto. Nico non sa bene per quale motivo, ma si ritrova a rispondere.

 « Aspetto Jason » asserisce con semplicità. E il sorriso di Will scompare velocemente. Nello stesso tempo la voce di Jason comincia a rimbombare fastidiosa nella testa di Nico: gli piaci, chiarisci, gli piaci, chiarisci, gli piaci, chiarisci, chiarisci, chiarisci, CHIARISCI, ché gli piaci. Nico decide di ignorare volutamente la parte del piacere a Will, ma si ritrova d’accordo sul renderlo partecipe del fatto che Jason non è assolutamente il suo ragazzo. Oh per favore, no, nemmeno morto.

 « Senti, ieri ti sei riferito a Jason come al mio ragazzo » cerca di spiegarsi Nico. La voce gli trema un po’ a causa della vergogna e vorrebbe sotterrarsi, ma si costringe a concludere quello che vuole dire « Beh, Jason non è il mio ragazzo. È solo un amico, un buon amico » specifica, azzardandosi ad incrociare lo sguardo di Will e incontrando in questo modo due vivaci e nuovamente allegri occhi azzurri.

 « Ti piacerebbe venire alla mia partita di basket? » chiede Will, senza alcun tipo di preavviso. Nico si perde a fissare il suo sorriso e i suoi occhi, e inaspettatamente dice di sì.


 

~*~

 


Jason avrà mosso allusivamente le sue dannate sopracciglia almeno un migliaio di volte, mentre accompagnava Nico alla partita di basket di Will. Non ha detto nulla a riguardo, giusto il minimo sindacale, ma le sue ridicole espressioni parlavano abbastanza da sole. Il fatto che Nico avesse impiegato molto più del tempo necessario per prepararsi ha scatenato la fantasia di Jason. Forse è per questo – o forse no – che non ha voluto che Jason venisse con lui. Nonostante cerchi in tutti i modi di convincersi che non sia affatto così, una piccola parte di lui crede che questa sia una sorta di – non lo sa nemmeno lui che cosa. L’unica cosa di cui è certo è che Jason e Percy hanno rotto a lungo sul fatto che fosse un modo per stare insieme.

Nico si sta torturando il pollice destro, seduto su una delle gradinate più basse. Non pensava che la palestra sarebbe stata tanto affollata per una partita scolastica e, ad essere sinceri, tutta questa gente lo mette un po’ in ansia.

 « Will si è apparentemente preso un’altra sbandata ».

Nico alza lo sguardo dalle sue dita e, senza volerlo davvero, la sua attenzione si sposta sulle ragazze davanti a lui. Non dovrebbe ascoltare, né tanto meno essere così interessato a quello che stanno dicendo, dopotutto non sono certamente affari suoi, ma non riesce a impedirselo.

 « Non è che sia una novità. Voglio dire, Will crede di innamorarsi un giorno sì e l’altro pure, per di più di persone che generalmente nemmeno conosce » dice sconsolatamente la ragazza con i capelli scuri, giocando con fare distratto con la lunga treccia.

 « Penso che questa volta sia diverso » asserisce l’amica « Hai presente il tipo nuovo? » chiede, abbassando appena il tono della voce.

 « Intendi Nico di Angelo, quello strano? ». Nico digrigna i denti, ma si costringe a rimanere in silenzio.

L’amica annuisce. « Pensa a Will e poi a … lui. Insomma, non è esattamente il tipo di Will. Credo lo faccia più che altro per attirare l’attenzione dei suoi genitori. Tra il divorzio e il fatto che ha molti fratelli e sorelle … » afferma con una certa convinzione. A quel punto entrano le squadre e Nico vede Will, lo vede cercare in mezzo alla gente con lo sguardo e vede il suo maledetto sorriso non appena lo trova. Alza una mano per salutarlo e Nico cerca di nascondere quanto si senta ferito, muovendo appena il capo.

Le ragazze si girano e Nico vorrebbe davvero fare finta di non aver sentito, ma non riesce a impedirsi di rivolgere loro uno sguardo ostile. Le ragazze si alzano per spostarsi lontane da lui, incuranti di quello che potrebbero aver fatto. Poco dopo anche Nico se ne va.

Quando torna a casa, si tiene tutto per sé. Non dice nulla né ad Hazel, né a Jason, né tantomeno a Percy.

 « Tutto bene » è quello che concede a sua sorella, dopodiché si chiude in camera sua.

 



Il giorno dopo, Will compare all’improvviso dietro l’anta dell’armadietto di Nico. Quest’ultimo sobbalza appena, quando la chiude e si ritrova il sorriso di Will davanti agli occhi.

 « Ho visto che sei andato via poco dopo l’inizio della partita » dice Will con tono deluso. Sembra pensare un attimo a quello che ha appena detto, dopodiché ritratta « Abbiamo perso, forse è stato meglio così, non hai visto che terribile figura abbiamo fatto » aggiunge, sorridendo, forse un po’ in imbarazzo. Nico alza lo sguardo svogliatamente, cercando di non digrignare i denti con fare minaccioso o di non tirargli un pugno dritto in faccia, per cancellargli quello stupido sorriso. Ora come ora gli risulta parecchio difficile.

 « Okay, » borbotta. Si sistema meglio lo zaino e poi volta le spalle a Will senza tante cerimonie. Will rimane per qualche secondo interdetto dalla reazione del ragazzo, ma si riprende in fretta e lo raggiunge.

 « Potremmo fare qualcosa insieme oggi pomeriggio » propone Will con la sua voce solare e allegra « Noi due, insieme, nel senso - » inizia, inciampando nelle sue stesse parole probabilmente a causa dell’imbarazzo, ma Nico lo interrompe presto.

 « No » dice soltanto, poi entra in classe. La campanella suona, annunciando l’inizio delle lezioni e Nico non si preoccupa nemmeno di guardare Will. È giusto così, continua a ripetersi mentalmente, lo fa finché non gli fa male la testa. Ma allora perché si sente così male?





Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II. ***


Ta-daan! Eccomi qui con la seconda parte – conclusiva – di questa breve storia. Non ho molto da dire, in realtà, quindi sarò breve. Ringrazio moltissimo le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e un grazie va anche a chi ha inserito questa storia in una delle categorie proposte da EFP. Spero che questa conclusione possa piacervi – ero molto indecisa su come finirla. Se … non dirò nulla per evitare spoiler ;) – e che, in caso, vogliate farmi sapere il vostro parere, per me è davvero importante. Okay, allora. Buona lettura! ^^


 

 

 

 

 

 

 

Di pessime idee, amici impiccioni e chiome dorate

 

 

 

 

 

Nico legge distrattamente le righe sottolineate del suo manuale di letteratura, stringendo tra le labbra l’evidenziatore giallo. È stravaccato malamente sul divano, nell’appartamento di Percy, perché sì, si vuole male e, quando è triste, finisce sempre da lui in un modo o nell’altro. Non che faccia molta differenza se si trova lì, in realtà, dopotutto si sarebbero comunque trovati per una pizza – Nico ha come la sensazione che Hazel abbia detto ai suoi amici che si è rintanato in camera sua e ha fatto vita da eremita per giorni. Jason allora ha sentito il bisogno di organizzare qualcosa a casa di Percy. Che stupidaggine, poi, sembra quasi che Nico non possa essere un po’ giù di morale. Aveva bisogno di stare tranquillo, da solo, per un po’. Niente di così scioccante da richiedere l’intervento della squadra speciale facciamo-felice-Nico, maledizione.

Percy entra nella stanza con due grosse buste delle spesa in mano. Chiude la porta di ingresso con un calcio, mentre chiede a Nico cosa stia leggendo. Il ragazzo mostra la copertina del testo scolastico e Percy fa una smorfia, disgustato. Nico si trova involontariamente a sorridere.

 « Cosa ci fai con tutta quella roba? » chiede poco dopo, accennando alle due grosse buste della spesa. L’evidenziatore gli è caduto a terra, ma poco gli importa. Lo fissa per alcuni secondi e, senza un vero collegamento logico, pensa che ci sono volute tre settimane prima che Will lo lasciasse in pace. Tre settimane in cui Nico l’ha evitato come la peste e, poi, a casa, si è rintanato in camera sua, ascoltando musica ad alto volume e cercando di auto-convincersi che non gli importasse nulla di Will.

 « Preparo la pizza per la cena – afferma allegramente Percy. Nico assume un’espressione terrorizzata, ma fortunatamente l’amico non se ne accorge – e tu mi darai una mano » aggiunge minacciosamente, dopo essere scomparso in cucina. Nico emette un lamento funebre, ma Percy lo chiama con un tono più autoritario di prima e il ragazzo si vede costretto a raggiungerlo.

Stanno sistemando la spesa, quando Percy lo informa che Reyna vuole venire a trovarli. Nico alza lo sguardo con fare indagatore. Ha quasi paura di chiederne il motivo, ma alla fine la curiosità prevale e: « Perché? » domanda, fissando Percy intensamente. Percy si prende tutto il tempo per rispondere, forse decide che mettere via le acciughe in scatola sia più importante della vita di Nico, perché la curiosità e un leggero terrore dovuto alle possibili intenzioni dell’amica lo stanno lacerando internamente in maniera lenta e dolorosa. Nico potrebbe o non potrebbe avere una leggera vena drammatica.

 « Vuole, uhm, incontrare Will » asserisce poi con un’alzata di spalle. Nico si irrigidisce improvvisamente, il pacco di farina stretto tra le dita con forse un po’ troppa forza. In testa ha una cantilena di nononono, mentre Percy continua. « Credo che Jason le abbia parlato. E lei vuole uccidere Will, a quanto pare ».

 « Uccidere? » gracchia Nico. Ovviamente la cosa non è realizzabile, Nico ne è perfettamente consapevole: Reyna è leggermente protettiva nei suoi confronti, ma certamente non stupida. Tuttavia, un rivolo di ansia si impossessa comunque di Nico.

 « Va bene, ho esagerato un pochino per aggiungere drammaticità – scherza Percy, ridacchiando per l’espressione scandalizzata dell’amico – Vuole solo fargli molto male. Non sono le esatte parole, ma il concetto è quello » aggiunge, scuotendo appena il capo.

Nico deve decisamente uccidere Jason.

 

 

 

~*~

 

 

 

Il giorno seguente, a scuola, durante l’intervallo Nico vede Will. Sta per svoltare l’angolo, come d’abitudine, ma poi nota che ha uno zigomo violaceo e si blocca in mezzo al corridoio. Sa che è stupido pensare che sia stata Reyna a prenderlo a pugni. Reyna non è nemmeno arrivata da loro, altrimenti l’avrebbe avvertito, no? La ragazza non può davvero aver messo in pratica la sua minaccia, eppure Nico sa che Reyna è quel tipo di persona che potrebbe realmente farlo. Prima ancora che riesca a rendersi effettivamente conto di quello che sta facendo, si ritrova a camminare verso il ragazzo dai capelli biondi.

Will sorride e brilla. Nico potrebbe odiarlo per questo, perché non riesce a capacitarsi di come una persona possa spruzzare gioia fuori da ogni poro come fa Will, ma Nico non ci riesce. Ci prova con tutto se stesso, ma si vede sempre costretto a rinunciare. Uno come Will è impossibile da odiare.

Vicino a lui ci sono le ragazze della partita. Scherzano insieme a lui, una, quella dai capelli biondi, si arriccia distrattamente una ciocca tra le dita. Quando Nico si ferma davanti a loro, la mora abbassa lo sguardo a terra, sembra quasi colpevole, mentre la bionda lo fulmina con lo sguardo, quasi a volerlo sfidare ad aprire bocca. Il sorriso di Will, se possibile, si fa più ampio non appena vede Nico. A quel punto Nico si rende conto di non sapere cosa voglia fare.

Will saluta velocemente le ragazze, che si allontanano di malavoglia, e: « Ehi » lo saluta allegramente. Il fatto che Will si comporti come se non lo avesse evitato per tre maledette settimane rende tutto ancora più difficile.

Nico ci mette qualche secondo per rispondere e, quando finalmente riesce a mettere in fila le parole, quello che lascia le sue labbra non è esattamente quello che avrebbe voluto dire.

 « Reyna ti ha picchiato? ».

L’espressione di Will si fa confusa e Nico vorrebbe solo che una gigantesca voragine si aprisse sotto di lui e lo inghiottisse. Per un po’, giusto il tempo che Will si dimentichi di lui. Basterebbe anche che qualcuno lo tramortisse. Subito. Perché deve essere tanto stupido?

 « Uhm, no. Mi sono distratto durante gli allenamenti, stavo pensando ad altro e mi è arrivato un pallone in faccia – risponde Will, grattandosi il retro del collo con fare distratto – perché una ragazza dovrebbe picchiarmi? » domanda poi in un sorriso. Nico si morde nervosamente il labbro inferiore, mentre si chiede ancora il motivo della sua incredibile stupidità. A quel punto decide di voltare le spalle a Will per scappare. Sta per andarsene, quando Will lo blocca, stringendo il polso destro di Nico tra le dita sottili.

 « Stavo pensando a te ». Forse è la semplicità, o forse la sincerità, con cui lo dice a colpire Nico con tanta violenza. L’unica cosa che sa con certezza è che a quelle parole il suo cuore ha saltato un battito e le sue gambe si sono fatte improvvisamente molli. Vorrebbe voltarsi per vedere Will in viso, per leggerci qualcosa, ma sa di essere arrossito. Non vuole assolutamente che lo veda in quello stato, ma Will lo costringe a girarsi poco dopo e Nico deve costringersi a respirare regolarmente e a non trattenere il respito. Si sente ridicolo e ancora più stupido di poco prima, non riesce nemmeno a guardare Will dritto negli occhi, ma sa che ha perso il suo sorriso. Will lo sta guardando con uno sguardo tanto serio da sembrare innaturale su di lui e da farlo sentire quasi fuori posto.

Le dita di Will gli stringono ancora il polso e sotto di esse la pelle di Nico brucia. Non può essere che Will gli piaccia, né tantomeno che gli sia mancato in qualche modo. Non hanno nulla da rimpiangere, dopotutto, e per questo prova a convincersi che si tratti solo di umiliazione.

 « Tu mi piaci » dice all’improvviso Will. Il cuore di Nico perde un altro battito. È la prima volta che qualcuno gli dice una cosa del genere, procurandogli quella piacevole sensazione di calore allo stomaco, eppure Nico sente come se qualcosa non fosse al suo posto. Le parole delle ragazze gli rimbombano ancora nella testa e, se anche Will per un qualche strano motivo lo pensa che sia carino e vorrebbe provarci con lui non solo per attirare l’attenzione dei suoi, Nico si trova a concordare almeno su una cosa con quelle due ragazze: non si sente la persona giusta per Will.

 « Mi piaci molto, – ripete Will con una serietà che non sembra sua – e mi dispiace averti messo a disagio con … Non è stato molto intelligente da parte mia dare per scontato che io potessi piacerti solo perché hai accettato di venire alla mia partita, no? » si interrompe un attimo e accenna un sorriso. Non è come il sorriso che piace a Nico, allegro e spensierato, ma triste e, forse, anche un po’ distante. Probabilmente Will sta aspettando una qualche reazione di Nico – un assenso, forse, o qualcosa del genere –, ma Nico non riesce nemmeno ad aprire bocca figurarsi ad articolare delle parole di senso compiuto.

 « Okay, – asserisce Will solo per interrompere quel silenzio imbarazzante tra loro. Intorno ai due ragazzi c’è un vociferare confuso, ma nessuno presta loro reale attenzione – possiamo essere amici però, giusto? » domanda poi con tono speranzoso. Nico fa un cenno di assenso e, forse, potrebbe essere spaventato da quello che accadrà dopo.

 

 

 

~*~

 

 

 

Nico quasi si sorprende di come sia facile passare del tempo con Will, nonostante non abbiano praticamente nulla in comune. A ben pensarci, Will e Nico sono diametralmente opposti. E non solo da un punto di vista fisico. Will non è solare solo all’apparenza, Nico ha imparato che l’intera persona di Will – l’aspetto e la personalità – ruotano intorno a questo particolare aggettivo. Nico, d’altra parte, è ombroso e schivo, e ha un po’ l’aspetto di un principe delle ombre.

Will, poi, si comporta come se tra loro non fosse successo nulla, come se non avesse mai detto a Nico che gli piace, e Nico non riesce a capire se essere sollevato da questo oppure deluso. Arriva a chiedersi se sia mai realmente piaciuto a Will, ogni tanto, ma scaccia subito il pensiero, rimproverandosi per la propria stupidità.

 « Non pensavo che fosse possibile mettere tanto nero in una sola stanza » borbotta Will sovrappensiero, sistemandosi meglio sul letto di Nico. Le lenzuola sono nere, così come il cuscino. A Nico il nero piace. Scrolla le spalle in risposta a Will, mentre spegne il computer e volta la sedia verso l’amico. Will è una macchia di colore dentro alla sua stanza: i capelli biondi, la maglia arancione e i jeans chiari.

Will ridacchia senza un motivo apparente, dopodiché batte la mano sul materasso di Nico per invitarlo a sedersi vicino a lui. Nico si perde ancora nel suo sorriso e questo lo porta ad essere prudente. Non gli piace che le persone invadano il suo spazio personale, c’è sempre una certa distanza tra lui e chiunque altro e sedersi sul letto significa essere terribilmente vicino al corpo di Will, steso sul letto. Ma è Will che gli sta chiedendo di avvicinarsi e Nico si è semplicemente reso conto che non riesce a negargli molte cose. Forse è il suo sorriso, o l’espressione dolce, o … forse è solo che, nonostante non voglia ammetterlo a nessuno, Will un po’ gli piace. In un modo diverso rispetto a come gli piaceva Percy, certo, ma il sentimento è lì: le farfalle nello stomaco prendono il volo ogni volta che Will sorride a lui. E lo sa che Will sorride a tutti, ma, quando lo fa per lui, il sorriso di Will è diverso, più dolce e ampio. Nico ogni tanto teme che il sorriso speciale che Will gli rivolge sia solo frutto della sua immaginazione.

 « Mamma vuole trasferirsi lontano, non ha ancora detto dove, ma vuole farlo il prima possibile. Lei è … è così triste, Nico » dice sconsolatamente Will, solo quando Nico si è seduto vicino a lui. Prende una mano di Nico tra le sue e inizia a giocare con fare distratto con le dita dell’amico. Sembra che non si sia accorto dell’irrigidimento nelle spalle dell’altro. Il cuore di Nico batte in maniera accelerata contro il suo petto con tanta violenza che quasi teme che Will possa sentirlo, ma il ragazzo è completamente assorbito dalla mano di Nico. La fissa e percorre il contorno dell’indice con una lentezza che sembra quasi calcolata.

 « Andrai con lei? » domanda Nico, cercando di evitare il tremolio nella propria voce. Ora che Will fa parte della sua vita, non può pensare che ne uscirà così presto. È un pensiero egoistico: i genitori di Will stanno divorziando, sua madre ne soffre e sicuramente lo stesso Will, eppure l’unica cosa che riesce a pensare è che non vuole che Will segua sua madre. È questo il problema per lui: si affeziona e poi le persone a cui tiene se ne vanno.

 « Non lo so, – risponde sinceramente – qui ci sono gli amici, c’è papà e ci sei tu – spiega e Nico intravede l’accenno di un sorriso, ma scompare subito dal volto di Will – ma tengo molto alla mamma e con lei vanno tutti i miei fratelli e le mie sorelle. Papà ha detto che posso stare con lui. Non voglio che rimanga solo, ma so anche che la mamma ha bisogno di me » continua con un grosso sospiro. E Nico non sa come rispondere. Probabilmente dovrebbe essere un buon amico – perché è questo per Will, un amico, ed è stato Nico a porre questo confine tra loro – e dirgli di fare quello che crede sia più giusto, ma una parte di lui gli urla prepotentemente di non farlo andare via. Si morde un labbro per paura di dire qualcosa di sbagliato e abbassa lo sguardo, mentre Will lo alza su di lui.

 « Ma non continuiamo con queste cose deprimenti, – cerca di riprendersi Will – la tua camera è già abbastanza depressa da sola, non peggioriamo la situazione » scherza, lasciandosi sfuggire una risata. E prima ancora che Nico possa elaborare il concetto o capire quello che sta succedendo, il cuscino con cui dorme gli è stato brutalmente sbattuto contro la schiena. Poi cade a terra e ci sono le risate rumorose di Will, cuscinate forse un po’ troppo forti ed un insolito sorriso sul volto di Nico.

 

 

 

~*~

 

 

 

 « È del colore quello che hai addosso? » chiede Jason, strabuzzando gli occhi in un’espressione di sorpresa esageratamente enfatizzata, non appena Nico sale in macchina. Il ragazzo indossa una maglietta azzurra. Anonima, certo, da questo punto di vista perfettamente in linea con lo stile di Nico, ma … azzurra? Da che ne ha memoria, Jason non ha mai visto Nico con addosso qualcosa che non fosse nero, o comunque di un colore neutro.

Nico sbuffa, roteando gli occhi al cielo. E a quel punto Jason ha un lampo di realizzazione. La maglietta è da parte di Will. Senza ombra di dubbio. Decide, comunque, di non stuzzicare Nico, non adesso che sembra essere di un umore non meglio definito. O almeno non ha intenzione di continuare sulla strada dell’abbigliamento.

Preme la frizione, inserisce la prima e poi si mette in strada. Nell’abitacolo della jeep per qualche minuto si sente solo la musica proveniente dalla radio, poi Jason emette una specie di innaturale gorgheggio, che fa correre un brivido lungo la schiena di Nico, e introduce un nuovo argomento di conversazione.

 « Quindi Reyna approva Will » dice con fare distratto, simulando disinteresse. Nico guarda fuori dal finestrino e non risponde. Per un secondo Jason crede quasi che non l’abbia sentito, ma la musica non è abbastanza alta da giustificarlo e Jason ha sicuramente un timbro che può sovrastarla. Si schiarisce la voce per attirare l’attenzione. Nico sospira pesantemente.

 « Perché me lo chiedi, se lo sai già? » domanda caustico.

 « Quanto sei acido » borbotta Jason in risposta, mentre ferma la macchina al semaforo rosso. Mette la freccia a destra. Senza rendersene conto comincia a sbattere l’indice contro il volante al ritmo del ticchettio dell’indicatore di direzione.

 « Perché non mi hai detto che te ne vai? » chiede all’improvviso Nico. Jason ringrazia di essere già fermo, qualcosa gli dice che avrebbe inchiodato in maniere decisamente brusca e sicuramente poco sicura, se così non fosse stato.

 « Come fai a saperlo? ». Sa di non aver risposto alla domanda di Nico e sa che probabilmente questo lo farà arrabbiare ancora di più, ma non è che ora come ora abbia un reale controllo di sé.

 « Percy. Credeva che tu me l’avessi già detto. Si sbagliava. – risponde Nico con tono tagliente senza mai guardare l’amico – Pensavi di mettermi a parte dei tuoi piani una volta partito? » domanda retoricamente. Jason sospira. Ha bisogno di cambiare aria e di fare qualcosa della sua vita. Non ha intenzione di continuare a vivere con sua madre per quanto le voglia bene, né tantomeno vuole continuare a dipendere da suo padre. Il suo anno sabbatico si è trasformato in un periodo decisamente più lungo. Per Piper. Ma ora lei ha voltato pagina e anche Jason vuole farlo. Vuole studiare e conoscere persone nuove, in un posto diverso da casa.

 « Cercavo il momento giusto, Neeks. So che le distanze sono difficili per te, ti ci sono voluti mesi per accettare la partenza di Reyna – prova a rabbonirlo Jason – Voglio iniziare l’università e … non è che parto subito. Devo iscrivermi, aspettare che i corsi inizino » continua. E Jason si sarebbe aspettato tutto da Nico, ma non delle scuse. Non in quel momento almeno, non subito.

 « Mi dispiace, – borbotta Nico – non dovrei comportarmi come un bambino. Non è che tu debba rendere conto della tua vita a me. Forse ci sono rimasto male, ché tu non me l’abbia detto » conclude, spostando lo sguardo sulla strada davanti a sé. Si sistema a disagio sul sedile del passeggero.

 « Te l’avrei detto » lo rassicura Jason. Nico annuisce. Per il resto del pomeriggio, però, tra loro aleggia una certa tensione. Jason sa che Nico ha bisogno di un po’ di tempo. E glielo concederà, non ha intenzione di mettergli fretta.

 

 

 

~*~

 

 

 

Alcuni mesi dopo, Annabeth organizza un cena in onore di Jason e della sua nuova avventura nell’appartamento di Percy. Tutti portano qualcosa da mangiare per festeggiare la prossima partenza di Jason. Pochi giorni e inizierà l’università. A quanto pare Annabeth ha vietato il consumo di alcolici e Reyna ha convinto Nico a portare Will. A fine cena, Annabeth, Jason e Percy si ritrovano a pulire i piatti in cucina, mentre Will, Nico e Reyna sistemano il salotto, dove hanno mangiato.

 « Si muoiono dietro, – sospira con tono trasognato ad un tratto Annabeth, mantenendo la voce abbastanza bassa affinché possano sentirla solo Percy e Jason – credo di non aver mai visto Nico sorridere così tanto. È un po’ inquietante alle volte, ad essere sinceri, ma è bello sapere che ha trovato qualcuno di speciale » aggiunge distrattamente, sciacquando con energia un piatto fondo.

 « Lo dici come se stessero insieme » sbuffa Percy, relegato all’asciugatura stoviglie. Annabeth si blocca di colpo, inarcando un sopracciglio.

 « Non stanno insieme? » chiede, scandalizzata. Jason fa un cenno di diniego con il capo. Annabeth sembra distrutta dalla notizia, continua a borbottare un “ma” continuo, quasi fosse una litania. Ad un tratto tira un sberla dietro la nuca di Percy, domandando il motivo per cui il suo ragazzo si sia tenuto per sé un’informazione tanto importante. Percy impreca tra i denti e Jason si lascia scappare una risata.

 « Perché non stanno insieme? – domanda più rivolta a se stessa che a qualcuno in particolare con tono lamentoso, ma si interrompe presto. Comincia mordicchiarsi il labbro inferiore, pensierosa – devo fare qualcosa. Se valutiamo le possibilità che Nico-» comincia imperterrita, ma Jason la blocca con tono bonario.

 « Lasciamo tempo al tempo, mh? » propone gentilmente con un sorriso. Annabeth assume un’espressione corrucciata, ma alla fine cede. Solo perché c’è un’alta probabilità che Nico e Will riescano a farcela da soli, sia chiaro.

 

 

 

~*~

 

 

 

 « Will, dai, smettila » lo rimprovera bonariamente Nico, cercando di scacciarlo con una mano. Will è decisamente troppo vicino per permettergli di concentrarsi realmente sullo studio, se poi si mette a soffiargli sul collo per infastidirlo giocosamente, studiare diventa praticamente un’impresa. Tra l’altro, Nico deve ancora capire perché Will sia voluto venire: quando gli ha detto che avrebbe studiato – manca poco ad un test importante e lui è mostruosamente indietro –, Will ha semplicemente risposto che è carino da concentrato. Nico, in ogni caso, ha fatto finta di non sentire.

 « Solace » grugnisce Nico, quando Will nasconde il volto nell’incavo del suo collo. Questo non sta davvero succedendo a lui. Will Solace sta cercando di ucciderlo e nemmeno se ne accorge. Come ha fatto a diventare amico di una persona tanto estroversa e … Will abbraccia davvero troppo per gli standard di Nico e necessita di un continuo contatto fisico. Se fosse chiunque altro, Nico probabilmente gli tirerebbe un pugno in faccia. Peccato che Will non sia chiunque altro e, a quanto pare, Nico a Will fa concessioni che prima ha fatto a pochissimi e solo dopo diversi anni.

Will, comunque, non sembra intenzionato a smettere di infastidire Nico. E poi Nico non sa bene come, ma il viso di Will è a pochi centimetri dal suo e si avvicina piano. Will ha gli occhi chiusi e il cuore di Nico comincia a martellargli nel petto, quando la consapevolezza che Will potrebbe essere sul punto di baciarlo lo colpisce. Quando le labbra di Will sono tanto vicine che Nico può percepire il fiato caldo del ragazzo sulle proprie, la paura lo prende e decide di bloccarlo.

 « Cosa diavolo stai facendo? » domanda con un tono che risulta più duro di quanto volesse. Will spalanca gli occhi di colpo e si allontana velocemente. Raccatta in fretta le sue cose e scappa via. Nico non lo ferma.

 

 

 

 

Il giorno dopo Nico arriva a scuola con un aspetto più cadaverico del normale. Non ha chiuso occhio tutta la notte, troppo preso a pensare a quello che sarebbe potuto succedere: Will stava per baciarlo. Baciare lui. Le parole si affollano disordinatamente nella sua testa e non riesce più a ricordare cosa sia realmente successo. Ad un tratto averlo bloccato non sembra più una buona idea.

Nico continua a pensare a cosa avrebbe provato a toccare le labbra di Will con le proprie. Continua a chiedersi come sarebbe stato morderle e saggiarle e … scuote la testa con violenza, deve smettere di pensarci per il semplice fatto che non accadrà.

Non sa perché Will abbia provato a baciarlo, ma è sicuro di non essere quello che vuole veramente. Will è quello che tutti potrebbero desiderare e Nico è così … così Nico. Il pensiero fa quasi male. In più, non sa ancora se Will rimarrà. Magari voleva solo provare prima di partire. Impossibile, si dice subito, Will non è quel genere di persona. Non ti ruba il cuore per farlo a pezzi. Non volontariamente almeno, pensa con amarezza.

 « Ciao » lo saluta Drew. Nico alza lo sguardo su di lei. Non l’ha mai degnato di uno sguardo, se non per fulminarlo, quando era in compagna di Will.

Drew si siede vicino a lui senza aspettare che Nico la inviti a farlo – non che avesse intenzione di farlo, comunque. Drew sorride e rimane con lui per la durata di un battito di ciglia. Giusto il tempo di dirgli che Will lo stesso pomeriggio uscirà con Alistair.

 

 

 

~*~

 

 

 

Nico non dovrebbe essere arrabbiato. Non dovrebbe nemmeno sentirsi deluso, perché dovrebbe arrivare persino alla rabbia? Eppure ha evitato di incontrare Will per due giorni ormai. Non che Will stia facendo molto per trovarlo, a dirla tutta. O almeno questa è l’impressione che ha Nico. È un po’ fuori di sé ora come ora e non è abbastanza lucido per pensare con chiarezza. L’unica cosa positiva della partenza di Jason è che non lo può vedere in questo momento.

Una parte di Nico gli dice che fa bene ad essere arrabbiato: Will prova a baciarlo e poi esce con un altro senza farsi troppi problemi. Forse Nico avrebbe davvero voluto ci fosse qualcosa di più, per un millesimo di secondo ha pensato di piacere realmente a Will e il suo cuore potrebbe avere battuto un po’ più forte alla sola idea. Ma non c’è più nulla a cui pensare e Nico si ritrova involontariamente ad accettare il fatto che Alistair sia più giusto per Will rispetto a quello che avrebbe potuto essere Nico. Alistair fa parte della squadra di football. È bello e popolare, non è esattamente il ragazzo più intelligente della scuola, ma ... Will si potrebbe trovare bene con lui, pensa Nico con amarezza.

Mastica con ferocia la matita, poi la lancia contro il muro, mandando a quel paese i compiti per casa. Si lancia sul letto e decide che potrebbe rimanere là sopra a compiangersi per il resto della sua vita. E no, non sta facendo il drammatico, per la miseria. Il suo problema è Will Solace. Quando si era involontariamente trovato innamorato di Percy, beh, lui aveva già una ragazza e, per giunta, è etero. Non ha avuto molte possibilità di illudersi, certo, ci è stato male e tutte le pene d’amore annesse, ma. Per Will sta molto peggio. Non è solo il fatto che abbia creduto di essere ricambiato, ma anche il sentimento che prova nei suoi confronti è più forte di quello che provava verso Percy.

Sta svuotando la testa, quando qualcuno bussa alla porta. Nico potrebbe riconoscere quel bussare ovunque: sua sorella ha un modo tutto suo per annunciarsi. È questo il motivo che lo spinge a rimanere con la testa immersa nel cuscino, anche quando sente la porta aprirsi e poi venire richiusa gentilmente. Non ha davvero voglia di parlare con Hazel, non ha voglia di parlare con nessuno, in realtà.

 « Va’ via, Hazel » mugugna contro il cuscino. È uscito più come un lamento che altro, ma è perfettamente in linea con il suo umore, quindi.

 « Non sono Hazel ».

Nico si alza di scatto, cercando di assumere un po’ di dignità. Punta in fretta lo sguardo negli occhi azzurri di Will e lo fissa in maniera astiosa. Will ha un sorriso appena accennato e si gratta nervosamente il retro del collo.

 « Ciao, Nico – lo saluta gentilmente. Nico continua a guardarlo astiosamente. Che diavolo ci fa qui? – perché mi eviti? » domanda poi innocentemente. E il suo sguardo ferito fa quasi sentire Nico in colpa. Quasi.

 « Com’è andato l’appuntamento? » chiede con tono acido. Will lo guarda con aria confusa, ma alla fine non gli chiede come faccia a saperlo, nonostante non glielo abbia detto, e: « Non ci sono andato –  dice soltanto, abbassando lo sguardo – ho qualcun altro per la testa » aggiunge con un sorriso.

Nico sbuffa, spazientito. Vorrebbe davvero non essere sollevato per il fatto che Will non sia uscito con quello, ma non sarebbe vero. Non appena gliel’ha riferito, Nico ha sentito come un peso sciogliersi nel suo stomaco.

 « Okay, – dice soltanto Nico – ora, se non ti dispiace, dovrei studiare » lo invita ad uscire con fare maleducato. Will si lascia scappare una risata e: « Con la faccia spalmata contro il cuscino? » domanda allegramente. Nico prova disperatamente a non arrossire. Non ci riesce e vorrebbe solo grugnire per la frustrazione.

Sbuffa di nuovo e volta le spalle a Will.

 « Non vuoi sapere chi ho per la testa? » chiede poi. Nico rotea gli occhi al cielo e: « No, Will. Non tutti sono interessati alla tua vita sentimentale » nega con fermezza. Ha quasi paura di quale potrebbe essere il nome di questa fantomatica persona. E se poi non è il suo? Nico non è pronto a ricevere un’altra delusione. Vuole fingere per un po’ che sia il suo, di nome, quello che riempie la mente di Will.

Il ragazzo dai capelli biondi, comunque, non sembra prestare troppa attenzione alla risposta data dall’amico. Si posiziona in modo tale da avere Nico davanti e si abbassa per poterlo guardare negli occhi, mentre impedisce che Nico sgusci via, tenendolo fermo per le spalle. Sorride ampiamente e: « Tu » dice semplicemente.

Nico spalanca gli occhi e inizia a balbettare confusamente. Lui non è minimamente interessato a Will, prova a spiegare a causa del suo stupido orgoglio, e forse Will potrebbe anche crederci, se Nico non fosse arrossito all’inverosimile e la sua parlata non si fosse fatta tremolante. In più, quando Will si sporge per baciarlo, Nico non si ritrae e non lo fa nemmeno quando le loro labbra si scontrano. A quel punto, Nico racimola tutto il proprio coraggio e allaccia le braccia dietro il collo di Will. Si alza appena sulle punte per poter ricambiare meglio il bacio e chiude le palpebre. Will sta sorridendo sulle sue labbra e lo stringe come se fosse la persona più importante del mondo.

Solo molti minuti dopo, Will si allontana di poco da Nico. Lo guarda dritto negli occhi con un sorriso appena accennato.

 « Resto qui, – dice piano, in un sussurro appena udibile – con te » aggiunge prima di baciarlo ancora e ancora. Sorride e Nico si accorge che, nonostante non lo ammetterà mai a voce alta, non potrebbe mai amare nulla più del sorriso di Will.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3345752