Lost -La speranza è l' ultima a morire

di Trusciola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Passato e Sogni ***
Capitolo 2: *** Ricordi e Fantasie ***
Capitolo 3: *** Incubi e Speranze ***
Capitolo 4: *** Dubbi e Lotte ***



Capitolo 1
*** Passato e Sogni ***



Cap. 1:  Passato e Sogni
 
Da quando la sfera dei quattro spiriti era stata cancellata, grazie all’ unico desiderio giusto, espresso da Kagome, lei non aveva più potuto rivedere i suoi amici che vivevano dall’ altra parte del pozzo mangia ossa. Non aveva potuto più incrociare lo sguardo con quelle pozze dorate che tanto adorava, che tanto sognava e che più di tutto e tutti le mancavano.

Molte volte sognava di rincontrarli e di vivere tutti insieme nel villaggio di Kaede, in pace e finalmente felici, ognuno con la propria metà e con la nuova famiglia che si erano costruiti. Ma la mattina arrivava fin troppo presto, e il magnifico sogno svaniva, lasciando il posto alla crudele realtà: non avrebbe più rivisto i suoi compagni d’ avventura.

I primi tempi la sua famiglia le era stata molto accanto, confortandola, ma con il passare delle settimane le avevano consigliato di continuare la sua vita nella propria Era. Alla fine la convinsero; così dovette iscriversi al liceo, dove sperava, almeno, di rincontrare le sue vecchie compagne di scuola, e di trovare un po’ di pace dal tormento provocatogli dai suoi stessi pensieri dolorosi, mettendoli a tacere con l’ impegno scolastico.
 
“Kagome” Quella voce. Quella che non sentiva da molto, troppo. Quella della persona che le mancava di più.

“Kagome” La richiamava con dolcezza e amore, ma non riusciva a vederlo.

- Inuyasha!- Disse lei con stupore. Appena parlò, lo vide, in tutta la sua bellezza: quell’ abito rosso fuoco, che all’ inizio trovava bizzarro, ma che con il tempo aveva amato perché lo caratterizzava; l’ amata Tessaiga, che più di una volta l’ aveva protetta, sempre disposta sulla cinta del ragazzo; i suoi capelli argentati e lunghi, così fluenti e belli; quelle morbide orecchie canine  che adorava massaggiare; quegli occhi dorati, dove più di una volta si era immersa, perdendosi nella loro profondità, e che adesso si fondevano con i suoi color cioccolato.

Gli corse incontro abbracciandolo, sperando che fosse reale.

Lui ricambiò l’ affettuoso abbraccio. “Kagome, finalmente sei tornata” Le sussurrò in un orecchio, per poi guardarla di nuovo negli occhi. Lei annuì.

Restarono a guardarsi per interminabili minuti, scambiandosi sguardi carichi di amore, per poi baciarsi sulle labbra con passione.

Ad un tratto, intorno a loro comparve una foresta dove riconobbe immediatamente l’ amato albero, da cui tutto ebbe inizio: il Goshinboku.

In seguito vide sbucare dalla vegetazione alcune figure. -Sango, Miroku, Shippo,  Kirara!- Urlò la ragazza estasiata. Loro l’ andarono ad abbracciare e salutare.

Era finalmente ritornata dai suoi amici e dal proprio amato. Non riusciva a crederci e continuava a sorridere, mentre qualche lacrima le rigava il viso per la troppa felicità.

Proprio nel momento più bello, in cui stava per tornare al villaggio con gli amici, venne disturbata da un rumore fastidioso. Tutto intorno sé tremò. Lei si strinse ad Inuyasha, ma pian piano, tutto sparì: prima i suoi amici, poi il bosco.

-Inuyasha, non te ne andare! Tienimi qui con te per sempre!- Gridò Kagome.

Lui la strinse più forte che poté, e quando iniziava a sparire anche lui, i due giovani innamorati si diedero un lungo bacio, pieno di tristezza e malinconia, ma allo stesso tempo amorevole e puro.

Kagome, triste per la perdita dell’ amato, veniva ancora disturbata da quel rumore che aveva portato via la sua temporanea felicità. All’ improvviso aprì gli occhi, capendo che quel fastidioso suono era la sua sveglia e che tutto ciò che aveva visto era stata solo un sogno. Questo la rendeva ancora più infelice.

Poco dopo, nella sua stanza entrò la madre –Su, Kagome! È ora di alzarsi! Devi andare a scuola!- Il tono era pacato e dolce come sempre.

Kagome si alzò e andò ad abbracciare la madre, mentre le lacrime iniziavano ad uscirle dagli occhi.

-Su, tesoro, non piangere. Hai ancora sognato i tuoi amici?- Le chiese abbracciando con amore la figlia, ormai in preda ai singhiozzi.

-Sì- Confermò lei, mentre altre lacrime continuavano a rigare il suo viso e molteplici singhiozzi la tormentavano.

La madre la tenne stretta a sé, continuando a rassicurarla. Poi appena Kagome si calmò, la staccò lievemente dal suo corpo, chiedendole –Ora và meglio?-

La figlia, ormai calma, annuì con la testa, per paura di ricominciare a piangere.

-Allora inizia a prepararti che la colazione è pronta. Ah, ricordati di accompagnare Sota a scuola. Sai non si ricorda ancora la strada per raggiungere la sua nuova scuola- Detto ciò, attraversò la porta per andare a svegliare il figlio.

Ora Sota andava in prima media e Kagome in prima superiore.

La ragazza dopo essersi guardata allo specchio, che rifletteva un volto molto simile a quello di uno zombie, prese la sua uniforme: giacca azzurrina, camicia bianca a maniche lunghe, gonna a scacchi delle diverse tonalità del blu e un nastrino blu per fare il fiocco sotto il colletto della camicetta. Fatto ciò, entrò in bagno per lavarsi e sistemarsi, poi scese le scale per andare in sala da pranzo e fare colazione insieme alla sua famiglia. Dopo di che, si lavò i denti in bagno.

-Ehi, Sota! Sbrigati o arriveremo tardi!- “come nostro solito” Disse Kagome al fratellino che era in bagno a prepararsi, mentre lei era sull’ uscio della porta a mettersi le scarpe.

-Arrivo sorellona!- Gridò l’ altro

Finalmente anche il fratello si stava mettendo le scarpe. Salutarono il nonno e la madre, scesero le scale del tempio di corsa e dovettero correre per non arrivare tardi a scuola. Per fortuna i due istituti erano vicino a casa.

Kagome dopo aver salutato il fratello, raccomandandogli di aspettarla alla fine delle lezioni per andare a casa insieme, gli diede un bacio sulla guancia e si avviò verso il suo liceo, che non era distante da lì.

-Ehi , Sota-kun, ma quella è la tua ragazza?- Gli chiese un suo compagno di classe.

-No, è mia sorella- Rispose il ragazzo

-Bhè, perché non me la presenti uno di questi giorni?-

-Ok…- Sospirò Sota. Non era la prima volta che un suo amico di scuola gli chiedeva qualcosa sulla sorella maggiore.

Kagome arrivata davanti ai cancelli dell’ istituto, si fermò ad aspettare Eri, Ayumi e Mei, insieme a Nodoka e Haruka, delle sue amiche e compagne.

Appena arrivarono tutte, le ragazze entrarono a scuola ed andarono in classe, dove si sedettero in banchi vicini, così da aiutarsi durante lezioni più dure.

Dopo il sogno di quella mattina, Kagome i sentiva molto depressa e svuotata, anche se non lo dava a vedere, per non far preoccupare le sue amiche, a cui voleva molto bene. Infatti durante la giornata scolastica non faceva altro che guardare fuori dalla finestra, fissando il ramo di un albero che arrivava all’ altezza della sua aula. Ad un tratto, proprio su quel ramo, vide il suo amato Inuyasha, con la sua faccia da seccato che muoveva le orecchie convulsamente, come quando litigavano e lui faceva l’ offeso. Lo vide, lì, stravaccato con una gamba piegata e l’ alta a penzoloni. Sgranò gli occhi. “Non posso crederci! Inuyasha è qui!” pensò. Poi, però si ricordò del sogno così reale che aveva fatto poche ore prima. Allora si stropicciò gli occhi, per avere la conferma che non stesse avendo un’ allucinazione, e si mise a guardare lo stesso punto, ma del suo amato mezzo-demone, non c’ era traccia. Quindi, amareggiata e delusa, decise di lasciare perdere l’albero e di ascoltare la lezione del Signor Matsumoto.

Alla fine delle lezioni uscì dal cancello della scuola e salutò Haruka, Eri e Nodoka, mentre andava verso la scuola del fratello con Ayumi e Mei. All’ uscita delle medie le tre ragazze videro Sota con alcuni ragazzi che parlavano, così si avvicinarono al gruppetto. Sota appena vide la sorella e le sue amiche salutò i suoi compagni, ma Keichiro seguì il ragazzo, così da presentarsi alla sorella maggiore del compagno di classe.

-Ciao Sota, come sei cresciuto!- Disse Ayumi, mentre le altre lo salutavano.

-Haru-chan ha ragione! Non sei più il fratellino piccolo e carino di Ka-chan! Ora sei proprio un bel ragazzino!- Continuò Mei.

Le guance del ragazzino divennero rosse, -Hai capito Sota-kun, ora fai colpo anche sulle ragazze più grandi! Non ti bastano tutte le ragazze della nostra scuola! Ora vuoi anche le amiche di tua sorella- Disse Keichiro mentre gli dava un spallata amichevole, facendo avvampare ancora di più il povero Sota, che farfugliò qualcosa tipo: -‘Sta zitto!-

Kagome che era rimasta in disparte a ridere, si avvicinò per soccorrere il fratellino, che era in evidente difficoltà.

-Ok, Ok, abbiamo capito che il mio fratellino è un CBCR! Cresci Bene, Che Ripasso! Però ora possiamo tornare a casa? Si sta facendo tardi.-

Tutti scoppiarono a ridere, mentre Sota ridacchiava ritornando a un colore più naturale, confronto al rosso pomodoro che aveva assunto qualche minuto prima.

-Allora tu devi essere la bellissima sorelle di Sota-kun? Piacere di conoscerti, io sono Keichiro Takano, un compagno di classe di tuo fratello. Comunque potevi dirmi che tua sorella aveva delle così stupende amiche! Mi sarei preparato adeguatamente!- Disse il ragazzo rivolto all’ amico. Tutte le ragazze si imbarazzarono e le loro gote si imporporarono, ma a Kagome quei tipi di complimenti non toccavano più di tanto, anche se divenne un po’ rossa. Quella situazione le fece ricordare delle milioni di volte che Miroku aveva usato parole simili con  lei o con altre ragazze, e ciò la fece un po’ rattristare.

-Oh, grazie Keichiro per i complimenti! Comunque sì, sono Kagome Higurashi, la sorella maggiore di Sota. Piacere di conoscerti- Rispose lei con un leggero sorriso.

Dopo le presentazioni, i cinque ragazzi si avviarono verso le rispettive case. Arrivati ad un bivio, si salutarono e ognuno andò a casa.

I due fratelli parlarono della loro giornata a scuola, in realtà quello che parlava era Sota, mentre la sorella annuiva ogni tanto.

Finalmente arrivarono a casa, lasciarono gli zaini in camera, si cambiarono e uscirono ad aiutare il nonno e la madre a curare il tempio. Kagome prese una scopa e pulì l’ ingresso del tempio e la parte che collegava il tempio stesso con la sua casetta. Così facendo, però, passò vicino all’ amato Goshinboku ed alla costruzione che proteggeva il pozzo dai visitatori del piccolo tempio di famiglia.

Quando passò davanti all’ albero, non poté fare a meno di ammirarlo, di pensare che grazie a lui, lei appena fu trasportata nell’ epoca Sengoku, la prima persona che vide fu Lui, il suo amato mezzo-demone addormentato, che grazie a quell’ albero millenario, aveva potuto conoscere e amare quel testardo e protettivo ragazzo, con due pozze di profondo oro fuso al posto degli occhi.

Quando poi passò vicino al pozzo, racchiuso all’ interno della sua ‘casetta’, pensò che lo avrebbe dovuto ringraziare, perché senza di lui, non avrebbe mai potuto andare in un’altra epoca, non avrebbe fatto amicizia con i contadini del villaggio, Kaede, Shippo, Miroku, Sango, Rin, Sesshomaru, tutti coloro che l’ avevano aiutata, e soprattutto Lui, il suo amato Inuyasha. Lui, sempre vestito di rosso, quel rosso che avrebbe, e che aveva riconosciuto fin da lontano, quel rosso che le ricordava tutte quelle volte, durante quelle notti fredde, in cui Lui le faceva mettere la sua casacca, del colore della passione e del fuoco, cosicché lei non prendesse freddo, quel rosso che amava tanto.

Qualche lacrima sfuggì al suo controllo, mentre pensava a quei due elementi che avevano fatto sì che la sua vita cambiasse radicalmente: da semplice quindicenne a sacerdotessa e rincarnazione di una miko molto potente. Sorrise amaramente, mentre ripensava alle sue innumerevoli avventure, ai suoi innumerevoli ‘quasi-baci’ tra lei ed Inuyasha, alle loro continue litigate e alle loro continue tregue, agli innumerevoli consigli che le dava la sua più grande amica Sango, alle innumerevoli schiaffi presi da Miroku da parte dell’ amica, le innumerevoli risate, alle innumerevoli volte in cui Kaede, la sua seconda madre e nonna, le rassicurava e le dava la forza di credere in se stessa dandole coraggio, alle innumerevoli volte in cui…. Non riuscì a frenare le lacrime che uscivano prepotenti dai suoi occhi mentre si inginocchiava davanti al pozzo mangia ossa, in quella costruzione vecchia e buia. Qui si lasciò andare ad un pianto pieno di ricordi dolorosi, ma anche divertenti e felici, dove a volte le scappava qualche sorriso un po’ amaro.

Dopo essersi liberata di tutte quelle gocce salate, che ormai le erano così familiari, decise di rimettere a posto la scopa e di farsi un bel bagno caldo per portar via la stanchezza e la pesantezza della giornata. Si addormentò e si abbandonò ad un sonno senza sogni, così finalmente poté rilassarsi e non pensare più all’ amaro e doloroso passato.



Note dell’ autrice:
Ecco il primo capitolo, spero vi piaccia. Non so come sia venuto, ed essendo la prima FanFiction che scrivo, non sono sicura del risultato ottenuto… Bando alle ciance! Spero di scrivere presto il secondo capitolo! ^-^
Non vedo l' ora di leggere le vostre recencioni! Spero mi diate delle dritte per migliorare, sia la trama che il modo di scrivere. Fatemi sapere se i capitoli devono essere più lunghi!   ;)

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Capitolo 2
*** Ricordi e Fantasie ***


Cap. 2:  Ricordi e Fantasie

Erano passati ormai mesi, da quando la loro nuova miko era sparita senza fare più ritorno.

Tutti al villaggio avevano ripreso le loro vite, anche se con molta malinconia.

Quella strana ma dolce ragazza, mancava a chiunque aveva avuto il piacere e l’ onore di conoscerla.

Soprattutto Sango, Miroku, Shippo, Kirara e Inuyasha, sentivano la profonda mancanza della straordinaria ragazzina e potentissima sacerdotessa che aveva colpito e addolcito i loro cuori.

Sango risentiva moltissimo della perdita della sua migliore, se non unica, Vera Amica. Lei, a cui aveva rivelato i suoi segreti e pensieri più reconditi; Lei, con la quale aveva riso e pianto; Lei, con la quale aveva combattuto, proteggendosi a vicenda; Lei, a cui aveva raccontato tutti i miglioramenti della sua relazione con Miroku; Lei, …. Sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma si trattenne. Ora doveva pensare alla sua nuova vita con suo marito. Infatti dopo un po’ di tempo, in cui Kagome non faceva più ritorno al villaggio, il monaco aveva chiesto alla giovane sterminatrice di demoni di sposarlo. La ragazza aveva accettato e ora viveva insieme a Miroku, con il quale avrebbe avuto un figlio.

Il piccolo demone volpe, ora viveva insieme a Kaede e Rin, anche se passava molto tempo nella dei due neo-sposi, visto che la gravidanza di Sango non le permetteva di fare alcune cose.

Miroku, felicissimo dell’ idea di diventare padre, aveva continuato i suoi giri nei villaggi vicini, purificando, curando e, di tanto in tanto, facendo la corte alle belle ragazze.

“Le vecchie abitudini sono dure a morire…” Pensò il giovane bonzo, appena vide una giovane fanciulla che passava di lì, iniziando a corteggiarla, come suo solito.

L’ unico che non era riuscito ad andare avanti era Inuyasha. Anzi, sembrava che fosse regredito a quando non andava d’accordo con nessuno, come all’ inizio della loro avventura alla ricerca dei frammenti della sfera. Stava sempre sul ramo più alto del Goshinboku, facendo finta di dormire, aspettando che la ragazza che tanto amava facesse ritorno. Ma ciò non accadeva mai.

Tutti gli avevano consigliato di andare avanti, impegnarsi in qualche lavoretto per aiutare il villaggio e svuotare la mente, ma lui non voleva dimenticarla. È vero, ogni tanto andava con Miroku nei villaggi vicini o aiutava i contadini nei lavori, ma solo in rari casi.



Al tramonto tutto il villaggio era silenzioso. Tutti erano andati a dormire, compresi Sango, Miroku, Shippo e Inuyasha.


Inuyasha si sentiva un po’ strano. Quel sonno Era Strano. Sentiva un odore particolare, ma ancora non riusciva ad identificarlo. Dopo un paio di secondi riconobbe l’ odore: era il profumo di Lei.

Lei che lo avevo liberato dal sigillo, Lei che all’ inizio trovava strana a causa dei suoi abiti, Lei che in principio non sopportava, ma che con il tempo aveva imparato a conoscere e amare tutto di lei, Lei con la quale aveva avuto brutte liti ma anche molti bei momenti, Lei che aveva protetto come il suo bene più prezioso, Lei lo aveva protetto e curato in varie occasioni diverse, Lei…

-  Kagome- Quel nome che non pronunciava da tanto, fin troppo tempo, gli uscì dalle labbra con infinita dolcezza e amore.

Finalmente la vide. Era ancora più bella di come la ricordava.

Lei continuava a girare la testa, come a cercarlo, senza però guardarlo.

Allora lui la richiamò –Kagome- Mettendoci tutti i sentimenti repressi che sentiva per la ragazza.

A quel punto, la giovane puntò lo sguardo davanti a sé, e lo chiamò a sua volta con molto stupore. “Inuyasha!”

Dopo molto tempo, finalmente i due amati si poterono rincontrare. Kagome gli corse incontro, mentre Inuyasha la aspettava a braccia aperte, pronto a riabbracciarla.

Fu un abbraccio affettuoso, ma dal quale trasparivano tutte le emozioni che uno provava per l’ altra.

Inuyasha sussurrò nell’ orecchio della giovane che teneva tra le braccia -Kagome, finalmente sei tornata- Per poi guardarla negli occhi. Lei annuì.

Restarono a guardarsi per interminabili minuti, scambiandosi sguardi carichi di amore. Poi il mezzo-demone baciò la Sua Kagome sulle labbra con passione.

Appena si staccarono dal bacio, intorno a loro comparve una foresta, dove il giovane riconobbe il loro amato albero: il Goshinboku.

In seguito dalla vegetazione uscirono i loro amici. “Sango, Miroku, Shippo,  Kirara!” Urlò la ragazza estasiata.
Inuyasha accompagnò Kagome dai loro compagni d’ avventura che non smettevano di sorriderle, per farglieli salutare.

Ora era tutto perfetto: poteva vivere tranquillo e felice insieme ai suoi amici e con la donna che amava. Non riusciva a crederci. Continuava a tenere la mano della propria amata e a sorridere, mentre Kagome rideva e qualche lacrima di felicità le rigava il viso.

Proprio nel momento più bello, in cui stavano tornando tutti insieme al villaggio, tutto intorno a loro tremò.
Inuyasha sentì Kagome stringerlo in un abbraccio di terrore e pian piano tutto sparì: prima Sango, Miroku, Shippo e Kirara, poi il bosco.

Il mezzo-demone sentì l’ amata gridare. “Inuyasha, non te ne andare! Tienimi qui con te per sempre!” Così la guardò e la strinse più forte che poté, e quando anche lei iniziava a sparire, i due si diedero un lungo bacio pieno di tristezza e malinconia, ma amorevole e puro.

Inuyasha aprì gli occhi di soprassalto e per poco non cadde dal ramo su cui era solito stare a riposare.

Si guardò intorno alla ricerca di Kagome, ma di lei nessuna traccia.

“Possibile che fosse tutto un sogno? Eppure era così reale: il sapore delle sue labbra, l’ odore dei suoi capelli, il suono della sua voce, il calore e la forza del suo abbraccio…” Troppe domande senza risposta.

Decise di scendere dal Goshinboku per dirigersi da Miroku e Sango.

Li vide mentre stavano per uscire dalla loro dimora.

-Inuyasha!- Lo chiamò il monaco. –Per caso hai sognato Kagome, questa notte?-

-Sì. Ma come fai a saperlo?- Gli chiese il mezzo-demone.

-E per caso, eravate nella foresta vicino al Goshinboku e al pozzo, insieme a noi?- Continuò Miroku con il suo interrogatorio.

-Sì. Ma si può sapere come tu faccia a sapere queste cose?- Rispose Inuyasha spazientito.

-Perché lo abbiamo sognato anche noi!- Disse Sango, rispondendo alla domanda dell’ amico.

-Ma questo è impossibile!? Vero?- Continuò il ragazzo vestito di rosso.

-Non lo so. Rimane il fatto che abbiamo sognato tutti la stessa cosa, nello stesso momento.- Diede libertà ai propri pensieri il giovane codinato.

Inuyasha rimase basito e incredulo da ciò che aveva appena sentito. “Come diamine è possibile una cosa del genere!?”

-Penso che Kaede possa spiegarci quello che è successo.- Concluse Miroku.

Così i tre amici andarono nella capanna della vecchia miko che li accolse benevola.

-Come mai siete qui di prima mattina?- Chiese pacata l’ anziana sacerdotessa.

-Venerabile Kaede, questa notte ci è accaduta una cosa alquanto bizzarra. Per questo motivo ci siamo presentati a quest’ ora, per sapere se tu ci potevi aiutare a comprendere meglio l’ accaduto.- Rispose Miroku.

Kaede annuì con il capo. –Per caso avete sognato il ritorno di Kagome? E poco prima della sua scomparsa, c’è  stato un terremoto?- Continuò lei.

-Come fai a saperlo, Vecchia Strega!?- Disse Inuyasha, con la sua solita gentilezza.

-Perché non siete stati gli unici a fare quel sogno. Sia io che Rin, lo abbiamo vissuto.- Annunciò la miko.

-Ma, Venerabile Kaede, com’ è possibile una cosa del genere?- Riprese il bonzo, mentre gli altri erano rimasti basiti.

-Probabilmente Kagome, sente troppo la mancanza di questo mondo, e con il suo potere spirituale che è in continuo aumento, insieme a quello della sfera dei quattro spiriti che dimora ancora in lei, sta creando un nuovo passaggio. Se esprimerà il desiderio di tornare da questa parte del pozzo mangia ossa, esso si realizzerà. Per far sì che ciò accada, però, il suo cuore, le sue intenzioni e il suo potere spirituale dovranno essere Puri e Molto Potenti. Altrimenti…- Disse la saggia Kaede.

-Parla Vecchia!! “Altrimenti” Cosa!?!?- Sbottò il mezzo-demone ripresosi dal suo precedente stato di shock.

-È una possibilità remotissima, ma, se le sue intenzioni e il suo cuore non saranno puri, o se il suo potere spirituale non sarà abbastanza potente da riuscire a realizzare il suo desiderio, Kagome verrà inglobata nella sfera che risiede in lei, e dovrà combattere contro i demoni che si trovano all’ interno del gioiello per l’ eternità, insieme a Midoriko.-  Concluse la vecchia miko.

I tre compagni d’ avventura rimasero sbigottiti dall’ eventualità che la loro amica venisse inghiottita dalla sfera, che la ragazza stessa si era premurata di far sparire per sempre.

Inuyasha era molto preoccupato per la sorte della sua amata Kagome.

Come avrebbe fatto ad andare avanti con la sua vita, sapendo che lei avrebbe dovuto lottare per l’ eternità contro dei demoni molto potenti, senza di lui?

Come sarebbe potuta continuare la sua esistenza senza vederla, sentire la sua voce e il suo profumo così dolce che adorava?

Come avrebbe fatto a vivere ancora in quel villaggio, dove risiedevano fin troppi ricordi dolorosi?

Come avrebbe fatto a guardare i suoi amici, così felici, sposati e con dei figli, ovvero con tutto ciò che desiderava per lui e Kagome?

“Proprio non lo so. Non ci voglio pensare! Andrà tutto bene! Kagome è una ragazza buona,  pura d’ animo e di cuore. Non si lascerà corrompere!” Pensò il mezzo-demone, con una nota di malinconia e tristezza.

-Kagome non si lascerà ingannare, né corrompere! Il suo animo è il più puro che abbia mai visto! È una persona altruista e buona come il pane! Ce la farà, ne sono convinta!- Disse Sango, con le lacrime agli occhi, mentre pensava all’ eventualità dell’ eterna lotta che avrebbe dovuto subire l’ amica.

-Sango, sono d’accordo con te, però dobbiamo ricordarci che esiste questa possibilità, e anche se le probabilità sono minime, non si può mai dire…- Concluse Kaede.

Dopo questo colloquio, Inuyasha e i due sposini, uscirono dalla capanna della miko per tornare a casa di Sango e Miroku. Qui fecero stendere la ragazza, visto la gravidanza e lo stress provocato dalla notizia sul possibile futuro di Kagome, doveva riposare, per il bene suo e del bambino.

Appena la sterminatrice si addormentò, i due ragazzi si sedettero sulla panca posizionata subito fuori dall’ abitazione. Iniziarono a parlare, interrogandosi su come togliere a Kagome quel grosso peso che non poteva condividere con nessuno.

In quell’esatto momento Inuyasha si sentì inutile e con una scusa si dileguò. Corse in mezzo al bosco per tornare a sdraiarsi sui rami del Goshinboku, che era diventato la sua casa. Balzò su uno dei rami e si mise comodo, cercando di liberare la mente, chiudendo gli occhi.

Un attimo dopo si ritrovò di fronte a una strana “cosa”.

“Ma che diavolo è questa cosa!?” Pensò. Guardando meglio notò una chioma corvina e riconobbe il profumo di Kagome. Poco dopo anche lei lo vide e strabuzzò gli occhi, con fare incredulo. Si guardarono negli occhi per in attimo, perché in seguito, la ragazza si sfregò gli occhi e tutto intorno al ragazzo tornò normale: ricomparve la foresta.

Il mezzo-demone rimase per un istante frastornato, poi corse ad avvisare Miroku su ciò che era appena accaduto.

-Miroku! Miroku!- Urlò Inuyasha mentre correva nella direzione della casa dell’ amico.

-Inuyasha non urlare! Sango sta riposando!- Sussurrò il monaco.

-Ah, scusa. Solo che quello che mi è appena successo è assurdo!- Rispose il ragazzo dai capelli argentati.

-Cosa ti è capitato?- Chiese il bonzo preoccupato.

-Penso di essere andato nel mondo di Kagome! Non so come, né perché, ma ci siamo visti, per pochi istanti.- Continuò il mezzo-demone estasiato.

-Bhè, se riesce a collegarsi con questa parte del pozzo, anche al di fuori dei sogni, vuol dire che i suoi poteri spirituali sono cresciuti parecchio! Probabilmente non dovremo aspettare molto, prima di rivederla girovagare per il villaggio, con quello strano kimono bianco e verde che la caratterizza.- Rifletté il giovane codinato.

A quelle parole, il cuore di Inuyasha riprese vita. “Finalmente! Tra non molto ci potremo riabbracciare. E questa volta sarà tutto REALE!” pensò, mentre un sorriso appena accennato si disegnava sul suo viso, che oramai da tempo non ne vedeva uno.
 
Note dell’ autrice:
Grazie a tutti per i complimenti e i consigli che mi avete dato. Spero di non avervi fatto aspettare troppo!
Mi auguro che anche questo capitolo vi piaccia, e prometto che cercherò di essere altrettanto veloce nello scrivere il prossimo.
.. chissà come continuerà la vita di Kagome nella sua Era, ancora all’ oscuro della possibilità di tornare dal suo amato Inuyasha, e delle sue conseguenze…
♦   Riuscirà Kagome a tornare nell’ epoca Sengoku?
   Riuscirà Inuyasha ad avvisarla sui pericoli che corre?
    Riuscirà la nostra giovane miko, ad aprire il passaggio che collega i due mondi, senza rimanere intrappolata nella sfera?

… LO SCOPRIRETE NEL PROSSIMO CAPITOLO …   xP   :D

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Capitolo 3
*** Incubi e Speranze ***


Cap. 3: Incubi e Speranze


Kagome non sapeva più cosa pensare. Stava forse impazzendo? A lei sembrava di sì! Ormai l’unica cosa certa era la scuola. Già… la scuola… I suoi pessimi voti e il suo aspetto da zombie, causati dalle ripetute notti insonni e piene di incubi, inspiegabili e molto realistici, avevano fatto preoccupare non poco sia i famigliari che i professori della giovane. 

Tutti erano in pensiero per la sua salute. 

Tutti tranne la diretta interessata, che cercava di vivere al meglio, e sempre con il sorriso, la sua vita da adolescente: usciva con le amiche a fare shopping, studiava con loro per gli esami, parlavano di ragazzi e di piccole cotte... Insomma, viveva la vita di qualunque liceale. 

Solo quando rientrava a casa e varcava la soglia della propria camera, la sua vita cambiava in peggio. 

Si fermava davanti a quella porta, almeno per 5 minuti, così da prepararsi psicologicamente a ciò che le aspettava: demoni e incubi provenienti dal suo passato, e in qualche modo anche dal suo futuro.

“Dai, Kagome! Ce la puoi fare. Ce la DEVI fare!” pensò la ragazza davanti all’ entrata del suo Inferno Privato.

Dopo un lungo respiro, entrò.

La sua stanza era illuminata da una strana luce rosata, di cui non capiva la provenienza, ed era piena di demoni: alti, bassi, magri, robusti, con corna o artigli affilati, ecc…

Non riusciva a capire più nulla. Sentiva solo le urla di quei demoni e le grida di una donna che combatteva, ma non la vedeva.

Così girò per la stanza, cercando di evitare i mostri che volevano colpirla, continuando la ricerca della signora misteriosa.

Ad un tratto la vide. Era una donna molto bella, vestita da guerriera, aveva alcune armi che appartenevano agli sterminatori di demoni, ma aveva anche arco e frecce che emanavano un potentissimo potere spirituale.

Continuò a fissare quella figura che combatteva contro un’infinità di demoni.

All’improvviso la donna la guardò negli occhi e la chiamò.

“Kagome! Kagome!”

La ragazza rimase pietrificata. Chi era quella signora? E come faceva a sapere il suo nome?

“Kagome, corri! Vieni ad aiutarmi!” continuò la guerriera.

Vedendola in difficoltà, Kagome corse ad aiutarla, raccogliendo da terra un arco e alcune frecce, con le quali, cercò di eliminare più nemici possibili.

Dopo un po’, i demoni diminuirono fino a scomparire del tutto. Rimasero solo Kagome e la donna, della quale non conosceva ancora l’identità.

La signora, dopo essersi ripresa dalla dura lotta appena vinta, guardò la giovane.

“Ciao Kagome. Io sono Midoriko, la sacerdotessa che ha dato vita alla sfera dei quattro spiriti.” Disse.

“Quindi tu sei la Suprema custode della sfera, colei che, con il suo animo puro, purifica e protegge il gioiello da millenni!” continuò confusa ed esaltata Kagome.

“Sì. Ciò che hai appena visto è quello che faccio sin dalla notte dei tempi e forse, sarà anche il tuo destino.” Concluse rammaricata la suprema sacerdotessa.

La ragazza strabuzzò gli occhi. “Cosa?!”

Dopo una piccola pausa in cui Kagome ripensava a quello che aveva appena sentito, Midoriko continuò il suo racconto.

“Kagome, ti ricordi quei sogni così realistici e quelle visioni che hai quando sei a scuola o in compagnia delle tue amiche?”

“Sì, ma non capisco cosa centrano con il mio futuro”

La donna la guardò con affetto e proseguì.

“Kagome, quelli non erano sogni o visioni ma erano dei portali spazio-temporali che hai aperto involontariamente grazie ai tuoi poteri da sacerdotessa. Essi, senza che tu li allenassi e senza che te ne accorgessi, sono cresciuti e ti hanno permesso di rivedere ed abbracciare i tuoi amici, anche se per pochi attimi. Forse non lo sai, ma la sfera è ritornata dentro il tuo corpo ed è anche grazie a lei che hai potuto aprire questi portali.”

“Ma io… Avevo espresso il giusto desiderio… La sfera sarebbe dovuta sparire per sempre... Non è così?” chiese la giovane ancora più confusa.

“Sarebbe dovuta sparire, ma tu sei una Suprema custode, come me, e quindi la sfera è tornata all’interno del tuo corpo, così da essere al sicuro. Se riuscirai ad aprire dei portali, durante il giorno e per almeno mezz’ora, vuol dire che sei quasi al massimo dei tuoi poteri. Quando ci riuscirai, potrai esprimere il desiderio di tornare nell’epoca Sengoku dai tuoi amici. Fino ad allora, io ti addestrerò e mi prenderò cura di te.” Concluse Midoriko prima di sparire.

Kagome aprì la bocca per chiedere altre spiegazioni, ma la donna non era più lì e la sua stanza era tornata normale: niente più demoni né quella strana luce rosa.

La ragazza ancora un po’ scossa, si buttò sul letto. Guardando il soffitto ripensò a quello che Midoriko le aveva appena detto: doveva allenarsi e quando sarebbe riuscita ad aprire un portale di sua volontà, per almeno mezz’ora e in pieno giorno, allora avrebbe potuto desiderare di tornare al villaggio della vecchia Kaede, da Sango e Miroku, il piccolo Shippo e la solare Rin, ma soprattutto da Lui: il suo amato Inuyasha.

Al solo pensiero un dolce sorriso spuntò sulle sue labbra e alcune lacrime le sfuggirono.

-Inuyasha…- disse con in filo di voce.

Mentre pensava al suo amato mezzo demone, la ragazza si addormentò.

Complici la stanchezza e la lieta notizia, la giovane dormì per molto tempo e in modo sereno, come non le succedeva da parecchio, ormai.




Quando si svegliò si sentì riposata e piena di forze. Si domandò da quando tempo non si sentiva così bene: da troppo.

Dopo essersi alzata si mise a fare i compiti. Visto che aveva perso un po’ di tempo con la sua dormita ristoratrice, almeno per un paio d’ore avrebbe fatto qualcosa di produttivo.

Si impegnò al massimo con i suoi compiti di matematica, chiedendo, di tanto in tanto, aiuto al fratello.

Finalmente arrivò l’ora di cena, così andò a chiamare Sota in camera sua e scesero per aiutare la madre con la tavola.

Tutti videro che Kagome aveva un aspetto migliore e che le era tornato il sorriso.

La sua famiglia era molto felice per la sua ritrovata serenità.

Dopo aver mangiato insieme ai suoi cari, Kagome andò a fare una passeggiata nel tempio.

Camminando arrivò fino all’amato Goshinboku e si sedette tra le sue radici. 

Alzò lo sguardo e vide il cielo che si preparava ad accogliere la notte. 

Vide alcune stelle e dopo poco ne vide sempre di più, rimanendone stupefatta. Non ricordava che nel suo mondo le stelle si vedessero così bene.

Mentre guardava il cielo notturno, la ragazza si sentì chiamare.

-Kagome…- 

Strabuzzò gli occhi nel sentire quella voce. Possibile che fosse ritornata nel Sengoku?

Si alzò e cercò la persona che l’aveva appena chiamata, ma non vide nessuno. Fece qualche passo in avanti ma niente.

Poi sentì una presenza dietro di lei, così si girò e vide Inuyasha. Quanto era bello, e quanto le era mancato. Alcune lacrime le rigarono le gote e un sorriso dolce le increspò le labbra.

-Inuyasha…-

Il ragazzo le sorrise e le asciugò le guance. A quel tocco Kagome si lanciò tra le sue braccia e pianse tanto. Lui la lasciò fare e la strinse forte a sé accarezzandole la testa.

-Kagome mi sei mancata.- 

-Anche tu Inuyasha. Non sai quanto.- rispose la ragazza.

Appena si calmò, Inuyasha la scostò un po’, così da poterla guardare. Lei gli sorrise e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo.

Si diedero un bacio appena accennato ma carico di amore e sicurezza.

-Kagome, devo dirti una cosa molto importante.- disse Inuyasha

-Sì, anche io.- rispose lei.

-Va bene, inizia tu.- la incoraggiò lui.

-Ok. Ti ricordi di Midoriko? La Suprema custode della sfera?-

-Sì, ma non capisco… Cosa centra lei?-

-Ora te lo spiego. Midoriko mi è apparsa e mi ha detto che sono anche io una suprema custode e che mi allenerà, cosicché io possa ritornare da voi. Da te.- continuò Kagome.

Inuyasha rimase stupito. Kagome era una Suprema? Ecco perché rischiava di finire a combattere nella sfera con Midoriko. Ma forse lei ancora non lo sapeva.

-Aspetta, quindi tu e Midoriko vi allenerete, ma in che modo? E ti ha detto come farai a tornare al villaggio?-

-Non mi ha detto che tipo di allenamento faremo. Mi ha detto che la sfera è tornata all’interno del mio corpo e che quando riuscirò ad aprire dei portali spazio-temporali, come questo, per almeno mezz’ora e in pieno giorno, allora potrò esprimere il desiderio di tornare da voi.- concluse la ragazza.

Quindi lei non sapeva cosa le sarebbe accaduto se i suoi poteri non fossero stati abbastanza forti e se le sue intenzione e il suo animo non fossero stati sufficientemente puri. Doveva avvisarla.

-Kagome, Midoriko non ti ha detto tutto… Se…-

In un attimo, Inuyasha era sparito.

Non poteva crederci… Lui le stava parlando e sembrava anche qualcosa di veramente importante! Accidenti! Si doveva allenare!

Così accarezzò il tronco del Goshinboku, ringraziandolo per quel fugace incontro che gli aveva donato, e ritornò in camera sua per cercare un modo di contattare Midoriko.

Doveva e Voleva assolutamente tornare da Inuyasha il prima possibile!



Note dell’autrice:
Scusate per il ritardo… ma tra la scuola, gli impegni extrascolastici, i compiti e qualche uscita con gli amici che non vedo mai, se non nei week-end, non ho avuto molto tempo libero da dedicare a scrivere il capitolo… Con i prossimi, cercherò di metterci meno.
Speriamo bene, e mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto.
Fatemi sapere! :)

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Capitolo 4
*** Dubbi e Lotte ***



Cap. 4: Dubbi e Lotte





Inuyasha non poteva crederci, era riuscito a rivedere Kagome. Dopo tutte le giornate passate a pensare e ripensare a Lei, finalmente il suo sogno si era avverato.

Solo che non tutto era andato come sperava: Kagome non era a conoscenza dei rischi che correva, visto che quella Strega di Midoriko non gliene aveva parlato.

Ed ora?... Come avrebbe potuto aiutarla ed avvisarla?

Chiedere a Kaede?  Forse era troppo, visto che neanche lei sapeva come contattare la giovane.

Parlarne con Miroku e Sango?  No… Li avrebbe fatti preoccupare inutilmente. E poi Sango doveva riposare, vista la sua gravidanza, e Miroku non poteva certo dare retta a lui, con tutto quello che aveva da fare: accontentare le assurde e stravaganti voglie della moglie e badare alle sue esuberanti bambine.

Troppi dubbi vorticavano e nascevano nella mente del mezzo-demone.

Solo di una cosa era sicuro: Doveva rivedere Kagome ed avvisarla!









Kagome era tornata in camera sua, per cercare un modo con cui contattare Midoriko. Ma senza successo.

Ad un tratto, mentre era sdraiata sul suo letto a guardare il soffitto, ricomparve la luce abbagliante e rosata che aveva visto la prima volta in cui si era incontrata con la Suprema custode della sfera.

Così si alzò, e davanti a lei, comparve la donna.

“Ciao, Kagome.” Disse la Suprema con voce solenne.

La giovane ricambiò il saluto con un sorriso. Poi le annunciò: -Suprema Midoriko, sono pronta per l’allenamento!-

Midoriko le sorrise e la stanza intorno a loro mutò, diventando la radura dell’epoca Sengoku, in cui vi era, proprio nel centro, il pozzo mangia ossa.

-Cosa ci facciamo qui?- domandò Kagome un po’ frastornata.

“Kagome, ti devo addestrare o sbaglio?” chiese la donna.

-Certo, ma non capisco perché ci dobbiamo esercitare proprio qui!?-

“Perché tutto è iniziato in questo luogo, e mi sembrava il posto ideale per trovare la calma e la pace che ti serve.” Concluse la Suprema.

La giovane annuì, anche se un po’ confusa, e si preparò al suo allenamento.

“Kagome, concentrati. Devi sentire il tuo potere spirituale scorrerti nel corpo. Riesci a sentirlo?”

Kagome chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. Non fu molto facile, ma un po’ riusciva a sentire qualcosa di caldo e avvolgente espandersi e muoversi nel suo corpo. Così annuì alla domanda della sua allenatrice.

“Bene. Ora cerca di canalizzarlo affinché arrivi alla tua mano. Per rendere tutto più facile, cerca di capire il colore, la forma e il tragitto che deve percorrere il tuo potere spirituale, per arrivare dove ti ho indicato.”

-Ok.-

Kagome si concentrò ancora di più, e riuscì a vedere una strana luce rosa che si irradiava dal suo fianco.

-Dal mio fianco si diffonde una luce rosa. A cosa è dovuta?- chiese la giovane sacerdotessa.

“Quello è il punto in cui si trova la sfera. È da lì che provengono parte dei tuoi poteri. Se sei già riuscita ad identificare il posto in cui è collocata la sfera dei quattro spiriti, vuol dire che sei già conscia del tuo corpo e del tuo spirito.” Disse la Suprema.

-Quindi sono a buon punto?- domandò Kagome un po’ speranzosa, e sempre con gli occhi chiusi, per mantenersi concentrata.

“Diciamo che ti avevo un po’ sottovalutata.” Aggiunse la donna con un lieve sorriso.  “Comunque continuiamo!”

L’addestramento durò quattro ora, e Kagome fece grandi progressi: riuscì a creare delle sfere d’energia spirituale con cui riuscì a purificare molti demoni, anche se dopo aver utilizzato questa mossa, rimaneva senza forze; riuscì a comprendere meglio il suo ruolo e il suo compito; studiò le varie specie di demoni che potevano attaccarla; dovette ricordare le proprietà di alcune piante mediche e velenose; ecc…

Dopo l’esercitazione, Midoriko si congratulò con la giovane per i suoi progressi, e prima di sparire, le sorrise, dicendole di riposare e che si sarebbero incontrate presto.

Kagome seguì il suo consiglio ed andò a dormire, non prima di aver mangiato un pezzetto di cioccolato fondente, per riacquistare le energie spese durante il suo duro allenamento.

Guardò la sveglia sul suo comodino che indicava le 22.15. Strano, a lei era sembrato di essere stata molto più tempo con la Suprema custode ad allenarsi. Comunque decise di coricarsi, visto che il giorno dopo sarebbe dovuta andare a scuola.

-Speriamo che la professoressa Toriyama non mi interroghi in matematica…- pregò Kagome.
 


La notte passò lenta e serena, mentre Kagome sognò di volare e di essere leggera come l’aria.

Il giorno seguente, la giovane, si alzò presto, così scese ad aiutare sua madre nella preparazione della colazione.

Dopo 10 minuti arrivò anche Sota, che ancora mezzo addormentato, salutò la madre e la sorella con uno sbadiglio.

-Mamma, ma il nonno? Non scende a fare colazione con noi?- chiese Kagome.

-Tesoro non preoccuparti, il nonno è andato a fare una passeggiata per il tempio. Tra poco dovrebbe tornare per la colazione.- rispose la madre con tono affettuoso.

-Ok, allora io mi vado a preparare per la scuola.- annunciò la ragazza.

Così andò in bagno a lavarsi, ma mentre stava tornando in camera per prendere la divisa scolastica, Kagome sentì un forte dolore al fianco destro e si accasciò a terra.

“Perché la sfera sta pulsando?! Che mi sta succedendo?!” si domandò.

Non riusciva ad alzarsi e non capiva il motivo di quel malessere.

-Suprema Midoriko…- disse Kagome con un filo di voce

-Midoriko… Che mi sta succedendo?...- disse ancora, ma la donna non si fece vedere; e così, a causa del troppo dolore, Kagome svenne.


Ad un tratto, la ragazza, si ritrovò nella sfera con la sua insegnante che stava ancora combattendo, come al loro primo incontro, ed era molto in difficoltà.

Kagome non ci pensò due volte, e anche se ancora dolorante, lanciò un paio di sfere di potere spirituale contro dei demoni che stavano per colpire la donna alle spalle.

“Grazie, Kagome.” la ringraziò Midoriko, senza distogliere lo sguardo dai suoi nemici.

La giovane le sorrise e lanciò ancora un paio di sfere.

Dopo tutte quelle sfere d’energia spirituale, però, Kagome si sentì esausta, così si sdraiò supina.

-Almeno i demoni sono spariti.- commentò a bassa voce e con un piccolo sorriso.

La Suprema sacerdotessa si avvicinò, e le mise le mani sopra il petto, infondendole un po’ dei suoi poteri spirituali, cosicché la ragazza potesse rimettersi in forze.

Erano passati un paio di minuti e grazie alle cure della Suprema custode, Kagome si sentiva meglio, così si mise seduta e Midoriko fece lo stesso, mettendosi di fronte alla sua allieva.

“Kagome, come mai mi stavi chiamando?” domandò la donna.

-La cercavo perché la sfera aveva iniziato a pulsare e a farmi stare male. Lei per caso, ne conosce il motivo?-

“Sinceramente non saprei… La sfera è come se vivesse di vita propria… Infatti molti dei suoi aspetti sono sconosciuti anche a me, che ne sono la creatrice e la Prima Suprema custode. Però se tu ricordassi la tua vita precedente, potresti comprendere meglio l’attività del gioiello. Quindi il mio consiglio è: mettiti in contatto con Kikyo, e cerca di ricordarti cosa lei ha imparato sulla sfera dei quattro spiriti, quando ne era la protettrice, ed aggiungi le tue esperienze, in questo modo potrai rispondere alla tua domanda.”

-Ma come posso comunicare con Kikyo? Lei è morta ormai da secoli…- disse Kagome.

“Hai ragione, ma tu ne sei la reincarnazione. Solo tu poi sapere come fare. Purtroppo, io non posso esserti utile…” concluse Midoriko.

-In realtà mi hai insegnato molto, e per questo te ne sono molto grata, però ora io dovrei andare a scuola. Quindi… come si esce da qui?- domandò la ragazza, guardandosi intorno.

“Tranquilla. Ora ti faccio ritornare a casa. Mi raccomando, ricorda di metterti in comunicazione con Kikyo e di non utilizzare i tuoi poteri spirituali. Per oggi ne hai usati a sufficienza.” Annunciò la Suprema, prima che tutto ritornasse normale.

Kagome era ancora sdraiata sul pavimento, ma subito si rialzò e si andò a finire di preparare per la scuola.

Dopo altri 15 minuti, in cui dovette anche aspettare il fratello, si incamminò verso la scuola, con Sota al seguito.

Per strada, Kagome e il fratello, incontrarono Keichiro che ci provò ancora con la ragazza. Fortunatamente dopo un po’ arrivarono anche Eri, Ayumi, Mei, Haruka e Nodoka, così Kagome poté parlare con loro, invece di stare a sentire le sviolinate dell’amico di Sota.
 


La giornata scolastica passò abbastanza in fretta e piacevolmente, anche se la professoressa Toriyama fece un compito a sorpresa su un sacco di argomenti, uno più complicato dell’altro.

Al solo pensare alla verifica, Kagome sospirò affranta.

-Kagome, che succede? Come mai sospiri?- chiese Mei.

-Oh, niente… stavo ripensando al compito a sorpresa. Ragazze è andato malissimo! Tutti quei simboli e quelle formule complicate… sembrava Aramaico… non ci capivo niente…-

-Concordo con te. Anche per me è stato un compito difficile ed incomprensibile!- si lamentò Haruka.

-Ma dai… a me non è sembrato così tanto complicato…- disse Ayumi.

-Anche per me è stato semplice.- aggiunse Nodoka.

Kagome, Eri e Mei fissarono le altre due come se fossero due alieni.

-Ma come è possibile?! Voi due siete proprio pazze…- continuò Eri, mentre Kagome e Mei annuivano.

Ayumi e Nodoka si guardarono domandarono all’unisono –Perché?-
 

Kagome e le amiche, per risollevarsi il morale dalla verifica di matematica, decisero di andare a fare un giro in centro, e magari fare un po’ di shopping.
 

Così passò anche un’altra giornata e la ragazza non pensò ad Inuyasha e a i suoi amici, finché non arrivò a casa e si avvicinò al Goshimboku, per salutarlo, come ormai faceva da una settimana.

Così appoggiò una mano alla corteccia dell’albero sacro e iniziò a parlargli -Ciao, caro Goshimboku. Cosa succede nell’ epoca Sengoku? Stanno tutti bene? Sango e Miroku, alla fine si sono sposati, come avevano promesso o continuano a litigare? Come sta Kaede? I suoi dolori sono diminuiti? Rin e Shippo l’aiutano con i suoi doveri di sacerdotessa? E dimmi, nel frattempo sono cresciuti? Uff… quanto vorrei rivederli e riabbracciarli…-

Proprio in quel momento, mentre guardava la cima dell’albero, fu condotta al villaggio di Kaede. Fu come una visione. Lei poteva vedere e sentire tutto, ma i suoi amici non potevano vederla, tanto meno sentirla.

Riuscì a vedere Sango con il pancione affiancata da Miroku, con le loro gemelline che correvano e giocavano spensierate nel giardino della loro piccola, ma accogliente casa. Vide Rin e Shippo aiutare la vecchia Kaede, e ogni tanto scambiarsi qualche battuta. Tutti erano felici. Tutto era cambiato, in meglio.

Le sfuggì una lacrima. Era da tanto che non rivedeva i suoi amici che abitavano dall’altra parte del pozzo.

-Caro Goshimboku, grazie per avermi accontentata. Ti ringrazio per avermi concesso di rivedere i miei amici. Ora so che stanno tutti bene. Però avrei ancora un favore da chiederti…- continuò la giovane sacerdotessa.

 
 






Note dell’autrice:
Sì, lo so, sono in ritardo… Scusate…
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
So che lo ripeto tutte le volte, ma cercherò di fare in fretta a “sfornare” il prossimo capitolo.   ^-^

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