nome in codice: whisky

di _happy_04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei ha un altro ***
Capitolo 2: *** Addio, Ai ***
Capitolo 3: *** L'Organizzazione Nera è tra noi ***
Capitolo 4: *** Delitto al centro commerciale ***
Capitolo 5: *** Il delitto perfetto ***
Capitolo 6: *** Il criminale colpisce ancora ***
Capitolo 7: *** La soluzione di tutto ***
Capitolo 8: *** A fuoco! ***
Capitolo 9: *** Whisky ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Lei ha un altro ***


Sto facendo i compiti seduto sul divano. La terza elementare è piuttosto complicata. Avrei invitato qualcuno a studiare con me, ma Ai non è molto disponibile su queste cose. Improvvisamente, Ran entra canticchiando tutta allegra.

“Cosa c'è? Hai convinto tuo padre a non bere più neanche una goccia di birra?”

“Che?”

“Sonoko ti ha invitata a una serata di shopping al centro commerciale?”

“No!”

“Hai finalmente baciato Shinichi?”

“Conan!”

Incrocio le braccia. “Cosa è successo?”

Ran freme dalla voglia di dire quella cosa. “Beh, vedi... In classe mia c'è questo ragazzo italiano, Angelo Chiesini, che ha padre occidentale e madre giapponese...”

Eccome se me lo ricordo. Io odio quel tipo. Non per un aspetto del suo carattere, ma perché faceva sempre il cascamorto con Ran.

“Beh, io e lui... stiamo insieme!”

Mi sento come se un camion mi fosse passato addosso.

“M-ma... è lui che ha baciato te, vero?”

“No, sono io che ho baciato lui”

Lo stesso camion di prima torna indietro per riacchiapparmi. Ran ha davvero dimenticato me, il suo Shinichi, il suo fanatico di gialli? Sono Conan ormai da tre anni, ma Ran non era mai arrivata a tanto. E la pozione per tornare temporaneamente Shinichi è andata perduta. “Okay. Bello.” e, con la scusa di non sentirmi troppo bene, esco dalla stanza e vado a fare una passeggiata. In mezzo alla strada, incontro Ai, come sempre persa nei suoi pensieri cupi. “Ciao Haibara.”

“Edogawa. Cosa è successo?”

“Ran si è fidanzata con un altro.”

Ehi ma... quello è un luccichio di gioia che ha negli occhi Ai? Sì, lo è di certo. Un attimo... e se... “Haibara, da quanto sei innamorata di me?”

Le vedo sul viso un sorriso nascosto. Ho fatto centro. “Da quando ti ho visto per la prima volta. Tu eri così... così... non lo so... avevi quell'atteggiamento da eroe a cui non ho saputo resistere.”

Le prendo la mano. “E allora non resistere”. Ai mi guarda con gli occhi umidi e mi abbraccia. La abbraccio anch'io. È arrivato il momento di dimenticare Ran e andare avanti.

 

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Capitolo 2
*** Addio, Ai ***


Ormai sono passati due anni da quando mi sono messo con Ai. Stiamo bene, e Mitsuhiko e Ayumi l'hanno presa molto meglio di quanto avessi temuto.

È una bella mattina di sole. I suoi raggi mi colpiscono negli occhi, dalla finestra, costringendomi a svegliarmi. Ho passato la notte da Agasa, perché Ran è da Sonoko, e Kogoro non mi sopporta, quindi, approfittando dell'assenza della figlia, non ha aspettato neanche un attimo prima di portarmi dal professore.

Dopo essermi lavato e aver indossato i jeans con la maglia rossa e la camicia di jeans, scendo in cucina a fare colazione. “'giorno”

“Buongiorno, Conan”.

Sussulto. Quella voce che mi ha salutato...

Mi volto, e le mie peggiori paure si realizzano. Quella che ho davanti e che legge una rivista di moda.... è Ai, ma non è lei.

Cioè, è uguale a lei, ma è alta, matura. Indossa una gonna di jeans con una camicetta rosa semitrasparente. Ai piedi calza un paio di scarpe nere con i tacchi a spillo. Ma la cosa più inquietante è lo sguardo. È lo stesso della mia Ai, ma in un volto di donna.

La verità mi colpisce come un pugno in faccia. “Shiho...”

Lei mi sorride, quello stesso sorriso che mi rivolgeva talvolta. È strano vederla così. Mi fa male. “Già, Conan. Non so come sono tornata Shiho. Ma è successo. Io non ho potuto farci niente. Mi sono addormentata come Ai, mi sono svegliata come Shiho.” abbassò lo sguardo. “Scusa, Conan.”

Voglio piangere. Mi bruciano gli occhi. Adesso che sono riuscito ad accettare che Ran stia con un altro, il mio amore scompare.

“Starò con l'FBI. Non mi nasconderò più, e farò tutto quello che posso, e anche di più, per sgominare l'Organizzazione.”

Non la saluto neanche, ed esco di casa. Ho bisogno di stare un po' da solo.

********

Sono seduto sul tetto della mia casa. Cioè, della casa di Shinichi Kudo. Ora che sono Conan sono più leggero, quindi ci vuole meno fatica ad issarmi dalla grondaia. Qui sopra riesco a riflettere meglio, perché non mi arrivano quasi i rumori frenetici di una grande città come Tokyo.

Ran sta con un tipo che fino a poco tempo fa lei stessa snobbava perché lui le sbavava dietro dalla prima media. Ero riuscito (apparentemente) a superarlo grazie ad Ai, ma lei era improvvisamente tornata Shiho, lasciandomi di nuovo solo. E poi, perché non ero tornato anche io Shinichi Kudo? Ora che ci penso, non l'ho detto neanche ai ragazzi. Che scusa posso inventare? Lei non sarebbe mai partita senza passare a salutare nessuno. E, qualsiasi cosa avessi detto, Mitsuhiko sarebbe stato distrutto. A lui piace tantissimo Ai. Ci avrei pensato un po' su e poi glielo avrei detto.

Improvvisamente, sento le voci di Genta, Ayumi e Mitsuhiko che si avvicinano. Argh... Li avevo chiamati...

In pochi secondi, mi ritrovai davanti tre ragazzini di prima media, con le fronti imperlate di sudore e delle espressioni curiose sui volti. “Conan!” esclama Ayumi, sorridente come sempre. Già in seconda elementare era piuttosto carina, ma, con i capelli così lunghi e quello sguardo infantile che non aveva mai perso aveva attirato l'attenzione di tutta la scuola, anche ragazzi più grandi.

“Ehi Conan!” saluta Mitsuhiko, che, nel frattempo, era diventato davvero un bel ragazzino. “Siamo andati a cercarti a casa del professore, ma al posto tuo e di Ai c'era una signorina che ci ha detto che non eri a casa.” si ferma un attimo. “e invece... Ai... sai dov'è?”

Mi mordo il labbro, dandomi dell'idiota. E adesso che gli dico?

“Senti, Mitsuhiko, vedi, è che... è che...” Non riesco a parlare, ho la lingua intrecciata. Mi fa troppo male pensare di poter dire la cosa sbagliata, o anche solo pensare ad Ai. “...Mitsuhiko, senti... io... io non so come... cosa...” Ho bisogno di fermarmi un attimo. Mi sento di nuovo pungere gli occhi, mi si stanno riempiendo di lacrime. Faccio del mio meglio per non piangere, ma non è semplice. Ed ecco, infatti, che una goccia di acqua calda mi scivola sulla guancia. Cerco di nascondere sia questa che le altre, ma ad Ayumi non sfugge niente.

“Conan, stai piangendo!” esclama infatti, con il suo atteggiamento da bambina.

Che ovvietà.

“Ma no, sto bene...” ma prima che avessi finito Ayumi mi stringe in un abbraccio che mi lascia spiazzato. “Grazie, Ayumi. Sei un'amica” sussurro. A un certo punto però mi accorgo che c'è qualcosa che non va. Mi libero dalle braccia di Ayumi e mi avvicino a Mitsuhiko. Trema, ma dubito che sia per l'umidità di qua sopra. Improvvisamente, però, lui mi afferra per la maglietta e mi tira a sé, urlandomi in faccia che è tutta colpa mia, che sono io che l'ho tirata in ballo. Sento la rabbia montarmi in corpo, così stringo la sua camicia tra le dita e gli rispondo per le rime. Continuiamo a fare così, ma, in pochi secondi, questo tira-tira si trasforma in un abbraccio, e ci ritroviamo a piangere l'uno sulla spalla dell'altro, a singhiozzare insieme, bagnandoci le spalle di lacrime. Avevamo perso un'amica. Avevamo perso un amore.

 

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Capitolo 3
*** L'Organizzazione Nera è tra noi ***


Dopo quel giorno, Mitsuhiko non stava più venendo a scuola. Le prof continuavano a chiedere di lui a me e ai ragazzi, ma nessuno sapeva niente. Ho saputo però che Shiho è andata a trovarlo. Parte per l'America, per unirsi all'FBI come mi aveva rivelato. Era venuta a scuola per dircelo, ma ci teneva a parlare con Mitsuhiko in particolare. All'inizio lui non ne aveva voluto sapere niente, ma poi l'aveva lasciata entrare e le aveva rivelato del suo amore per Ai Haibara. Non so cosa fosse successo dopo, ma Shiho era tornata a casa piangendo.

Il giorno dopo, alla partenza, eravamo tutti e quattro lì con lei per aspettare il taxi che l'avrebbe portata all'aeroporto. Prima di partire, aveva rivolto una parola ad ognuno di noi (Ah, già: aveva spiegato la situazione quando ci aveva salutati a scuola, quindi sapevamo tutti della sua identità.), ma, al momento di salutare Mitsuhiko gli aveva accarezzato le guance e lo aveva baciato sulla fronte, sussurrandogli “Sei un ragazzino fantastico, ricordalo sempre”. Ed era scomparsa insieme al taxi tra le luci della Tokyo notturna.

 

*********

 

Oggi Ran non è tornata a casa canticchiando tutta allegra. Oggi è tornata a casa parlando a telefono tutta allegra. Tanto per cambiare. E ho paura di sapere anche chi è il suo interlocutore.

“Allora mi vieni a prendere stasera alle otto? (pausa) Ti avverto che dovrà venire anche Conan, perché papà è fuori per lavoro. (altra pausa) Sì, proprio quello di qui ti parlo sempre! Così potrai finalmente conoscerlo! (pausa numero 3) Ciao amore! Ti amo!”

Cercando di ignorare l'effetto che mi avevano fatto le sue ultime parole, le chiedo di cosa stesse parlando con quel creti... ehm... adorabile ragazzo. Ma me ne pento pochi istanti dopo. Perché tocca anche a me venire al centro commerciale con quel bellimbusto?

Improvvisamente, una notizia alla televisione attira la mia attenzione: sopra ai titoli 'ARRESTATO UN PERICOLOSO CRIMINALE. FORSE PARTE DI UN GIRO MOLTO PIÙ GRANDE' scorrono le immagini di un uomo dai lunghi capelli biondi, completa

mente vestito di nero. Quando lo riconosco ho un tuffo al cuore. È lui! È Gin, quell'uomo che quattro anni fa mi aveva messo in bocca a forza quella dannata Apoptixin4869 e mi aveva fatto tornare un bambino! Quasi mio malgrado, faccio un sorriso che mi va da un orecchio all'altro. Ma i titoli che continuano a scorrere sono preoccupanti: 'MENTRE I POLIZIOTTI LO TRASCINAVANO VIA, CONTINUAVA A URLARE CHE UN TALE WHISKY LO AVREBBE TIRATO FUORI DI PRIGIONE. LA POLIZIA È IN ALLERTA'. Rifletto velocemente. Al telegiornale aggiungono che questo Whisky dovrebbe avere diciassette anni, capelli neri e residenza a Beika-Cho.

Sono paralizzato. Non riesco a muovermi. Possibile che...

“Ran, cosa sai di Angelo?”

“Perché, Conan? Cosa è successo?”

“Ran, cosa sai di Angelo?”

“So che suo padre è di Milano e sua madre di Hiroshima, che è vissuto fino a dieci anni in Italia, a Roma, e che...” Ran riflette un attimo e fa spallucce. “... e poi basta.”

Sbatto le palpebre. “Basta cosa?”

“Basta basta. Non so nient'altro di lui.”

Mi mordo la lingua per impedirmi di imprecare. Allora è proprio così.

Angelo Chiesini, alias Whisky, è un membro dell'Organizzazione. E ora è fidanzato con Ran, probabilmente con l'unico obiettivo di uccidere Shinichi Kudo. Con l'obiettivo di uccidermi.

 

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Capitolo 4
*** Delitto al centro commerciale ***


“Tanto per sapere, ripetimi perché ci siamo portati questo marmocchio con noi” continua a ripetere Angelo. Forse è convinto che sussurrando all'orecchio di Ran io non riesca a sentirlo, ma si sbaglia di grosso. E non sono felice di ciò che dice.

“Eddai” sbuffa Ran, seccata. “Dovevamo per forza, non può stare da solo a casa. E poi, è così carino!”

Uffa, ma come devo dirvelo che ormai ho undici anni e, anzi, tra un mese ne compio dodici?!

Ran vuole fare un ultimo giro in un negozio, che, a quanto pare, si chiama Fashion o qualcosa del genere.

Né io né Angelo riesce a trattenersi e sbuffiamo sonoramente, alzando gli occhi al cielo. È dalle otto di stamattina che giriamo per negozi, e le buste erano così tante che Angelo ne porta sei, io ne porto sette e Ran ne porta una più la borsetta. Angelo sospetta addirittura di farcele entrare tutte nell'automobile.

Ran però non ci dà retta ed entra. Lei gira arzilla da uno scaffale all'altro (che bello questo vestito!, questi jeans sono favolosi!...), mentre Angelo ed io ce ne stiamo in disparte a cincischiare con whatsapp. Fin quando Ran non richiede la presenza del fidanzato in camerino, e rimango da solo. Vengo improvvisamente distratto dallo strillo di Ran, e naturalmente non posso rimanere qui a chattare con Mitsuhiko. Quando arrivo in camerino, tutti fissano allibiti l'interno di uno degli spogliatoi: dentro c'è una ragazza in jeans e canottiera intima, con un coltello piantato nel petto.

“Ran, chiama un'ambulanza e una squadra di polizia!”

Lei annuisce ed esce subito, seguita a ruota da Angelo, che però è subito bloccato da me. “Eh no, signor Chiesini... noi qui abbiamo bisogno di te.”

Esita, ma si ferma lì dov'è.

Sorrido appena. È il momento di iniziare le indagini.

 

***********

 

“La vittima è Tatsumi Yokohashi, ventuno anni, studentessa di economia.” legge Takagi.

“Io sono Reiko Todoashi” si presenta l'occupante del terzo spogliatoio tra le lacrime. “Io e Tatsumi ci conosciamo da quando eravamo all'asilo, non capisco chi possa aver desiderato la sua morte. Lei era una ragazza così solare e simpatica...”

“Io sono Yukiko Akeshi, sono una commessa” spiega l'ultima persona presente nell'area camerini. Anche lei piange disperata. “Tatsumi era la mia cuginetta, facevamo sempre tutto insieme...” e riprende a piangere come una fontana. E così siamo a tre sospettati: Reiko, Yukiko e Angelo.

L'ispettore Megure chiede invece a Ran e ad Angelo:”E voi conoscevate la vittima?”

Ran scuote la testa, decisa, ma Angelo annuisce. “Eravamo vicini di casa da piccoli, stavamo addirittura insieme, ma poi lei si è messa con un altro.”

Sorrido: per Angelo abbiamo trovato un movente plausibile. Ah, cosa darei per levarmelo da davanti agli occhi...

“Insomma abbiamo tracciato il cerchio dei sospettati” fa il punto Megure.

“Ma come facciamo a sapere che che non si tratta di un assassino venuto da fuori?” chiede Reiko, allarmata.

“Non è possibile” la smentisco io. “Come potete vedere, i camerini sono accessibili solo dall'entrata interna del negozio, e poi, dalla rigidità della mascella si può capire che è morta tra quindici e venti minuti fa, e in quell'arco di tempo nei camerini erano presenti solo le persone individuate.” spiego, toccando con dei guanti la mascella della donna per accertarmi di non aver sbagliato.

Reiko sembra sorpresa. “E tu chi sei?”

Mi alzo in piedi, guardandola con un sorriso storto. “Conan Edogawa, detective.”

La ragazza sembra perplessa. “Detective? Ma quanti anni hai?”

“Dodici.” ma mi correggo, sotto lo sguardo di rimprovero di Ran. “Cioè... quasi dodici.”

Lasciando Reiko ai suoi dubbi, torno all'indagine, ma., a quanto pare, non ci sono novità. L'assassino ha toccato il coltello con dei guanti, quindi non abbiamo le impronte come prova. In pratica, ha commesso il crimine perfetto. Neanche la vittima ha lasciato dei messaggi, probabilmente è morta sul colpo. Ho un idea, che renderebbe vana qualunque indagine ma è l'unica arma a nostra disposizione.

“Ehi, Yukiko, non è che potremmo guardare le riprese delle videocamere di sicurezza?”

La commessa, che si era appena riuscita a calmarsi, scoppia di nuovo in lacrime. “Non-non ci sono... non le abbiamo messe perché questi sono gli spogliatoi, e le donne hanno bisogno di privacy...”

Impreco. Ma come è possibile che non ci siano indizi? Torno sul posto a riguardare la situazione, ma non ci sono segni, oggetti sospetti o dettagli particolari.

 

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Capitolo 5
*** Il delitto perfetto ***


Sono depresso. Cammino con le mani nelle tasche, Angelo e Ran che tentano di tirarmi su di morale, ma sono a pezzi. Per la prima volta nella mia lunga vita non sono riuscito a risolvere un caso.

Siamo fermi, seduti su una panchina a riposare con un buon gelato in mano, ma non riesco ad avere pensieri felici, così lecco svogliatamente il gelato a fragola e a cioccolato che mi è sempre piaciuto tanto. Ran abbassa lo sguardo sul mio viso, preoccupata. “Conan, va tutto bene?”

Alzo a fatica gli occhi, e annuisco appena.

“Non me la racconti giusta, Conan” insistette Ran. “Dai, cosa è successo?”

“Non lo so, Ran, è la prima volta che non riesco a trovare neanche un indizio semplice semplice... È che qui non c'è proprio niente di niente, sembra il delitto perfetto...”

Ran assente con la testa. “Lo so, è difficile. Ma vedrai che alla fine troverai qualcosa.”

Annuisco ma senza convinzione, perdendo di nuovo lo sguardo nel vuoto.

“Sai, anche Shinichi, quando non trovava niente si deprimeva così, passando il tempo a palleggiare guardando l'orizzonte...” Ran scuote la testa. “Ma Shinichi è passato ormai, ormai ho Angelo e lui è il ragazzo che amo, quello giusto per me.” dice, forse più a se stessa che a me.

Fiuu. Falso allarme. Il punto è che ogni volta che Ran mi paragona a Shinichi ho paura che mi riconosca, visto che sto crescendo e non sono più un bambino.

“Ehi, giovanotto, che ti prende?” chiede Angelo uscendo dalla gelateria con un bel cono alla vaniglia e al mirtillo in mano. Ran gli spiega a gesti la faccenda, e lui si siede accanto a me. “Senti... ehm... Doyle...”

“Mi chiamo Conan.”

“Già. Conan. Comunque... senti, Ran mi parla in continuazione di te e delle tue intuizioni brillanti. Ricordo persino l'articolo di cinque anni fa di te che sgominavi il ladro Kaito Kid tutto da solo. E poi, già il fatto che tu ci provi ti fa onore. Il punto è che tu puoi fare tanto, e puoi arrivare più in alto di quanto chiunque possa desiderare.”

Però. È il fidanzato di Ran, ma non è male con i discorsi di incoraggiamento.

Lo ammetto, sto già un po' meglio. Però questa faccenda del delitto perfetto continua a rodermi dentro. Come è possibile che non abbia lasciato neanche un piccolo indizio, tanto per rendere la cosa divertente? La polizia brancola nel buio, l'indagine è a un punto morto e, come se tutto questo non bastasse, c'è pure la caccia all'agente Whisky, (molto probabilmente) alias Angelo Chiesini. Può andare peggio di così? Ah, già: l'antidoto all'APTX e la sua formula sono andati perduti, e quindi non posso neanche tornare Shinichi. Ora sono proprio sistemato.

Sospiro rassegnato. A quanto pare, questo è davvero il mo primo caso fallito.

Forse per tirarmi su di morale, ma Ran insiste per andare a pranzo dal Tokoyoma's Dinner (il proprietario non si chiama davvero Tokoyoma, ma bisogna ammettere che è un nome decisamente forte). Nel saperlo, riesco a ricostruire un sorriso accennato. Ran sapeva che quello è il mio locale preferito.

 

*********

 

Oggi il panino è davvero buono. All'improvviso, però, sento lo strillo di Ran tipico di quando trova un cadavere. Corro subito, lasciando a metà i panini, e vedo, nel terzo bagno delle donne, che ha la porta bucata, Reiko, le braccia strette sulla pancia e la fronte sudata. Urlo ad Angelo, che è appena entrato dopo aver fatto una telefonata, di chiamare la polizia e un'ambulanza, mentre io entro e provo qualcosa per rallentare la fuoriuscita del sangue. “È... è stata quella persona...”

Le sue parole mi colpiscono come un pugno in faccia. “Che?”

“C'e... c'era... quel... quel giorno...”

“Nei camerini di Fashion?”

Reiko annuisce, ma non riesce a dire altro perché ha perso i sensi.

Nel frattempo ho finito l'impacco, e rimango lì, a fissarla e a riflettere su quelle parole. 'Quella persona c'era quel giorno'... quindi era stato uno dei sospettati di quel giorno... Cerco di fare mente locale: Reiko è qui, quindi rimangono Yukiko e Angelo. L'assassino è uno di loro.

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Capitolo 6
*** Il criminale colpisce ancora ***


“Reiko Todoashi, ventuno anni, studentessa di economia nonché migliore amica d'infanzia di Tatsumi Yokohashi, vittima di omicidio in questo stesso centro commerciale, stamattina.” legge Takagi.

“Due omicidi in una sola giornata. Un record!” commenta l'ispettore Megure. “E così ci ritroviamo a indagare su due omicidi in contemporanea!”

“Io direi che è necessaria un'unica indagine da svolgere su entrambi i casi.”

“Cosa?” L'ispettore cerca il proprietario della voce che ha appena parlato.

“Sì, perché è un unico assassino che ha commesso entrambi i delitti.”

Stavolta Megure riesce a trovarmi prima che finisca la frase. “Conan! Anche tu qui?” “Comincio a pensare che sia il ragazzino a portare sfortuna...” borbotta.

“Sì, beh...” Spiego ai poliziotti l'affermazione di Reiko e il mio ragionamento, e loro già cominciano a farsi idee, ma non prima di aver convocato Yukiko.

“Ispettore” chiama l'agente Sato a un certo punto. In mano stringe una bustina con una pistola dentro. “L'abbiamo trovata incastrata tra dei tubi. Riteniamo che possa essere questa l'arma del delitto.” Megure la osservò e poi la lasciò alla poliziotta. “Portalo alla scientifica. Vedi cosa trovano.”

Proprio in quel momento nei bagni entra Yukiko, accompagnata da due poliziotti, tutta trafelata, con un grembiule da cucina macchiato di sugo e dei guanti. Aveva le lacrime già sugli occhi, pronte a scendere. “Ispettore, cosa è successo? È mica vero che hanno sparato a Reiko?”

“Sì, per il momento è in osservazione, ma secondo i medici se la caverà con un paio di semplici operazioni.”

“Sia ringraziato il cielo!” esclama Yukiko, sollevata.

“Yukiko, che ci fai in tenuta da cucina?” le chiedo a bruciapelo. Lei si guarda il corpo, come se si fosse accorta solo allora del suo abbigliamento. Arrossisce, imbarazzata. “Oh, sì, è che stavo preparando il pranzo, e quando mi hanno detto di Reiko sono corsa qui così in fretta che mi sono dimenticata di cambiarmi... Sai, da piccole io, Reiko e Tatsumi eravamo inseparabili...” Yukiko fa un sorriso malinconico, come se si trattasse di tempi passati e mai più ritornati. Quel sorriso mi ricordava molto Ai quando parlava di sua sorella. Ai, la mia bella Ai. La mia Ai che ho perso per sempre.

Proprio in quel momento, però, la luce si spegne, e non si vede più niente. Non faccio in tempo ad accendere la torcia che si sente un zip, uno sparo... e poi un gemito. Silenzio. Altro zip, altro sparo, altro gemito, ma stavolta è diverso. E ho paura di sapere di chi si tratta.

Le luci si riaccendono. Yukiko si tiene un braccio, che già comincia a sanguinare. E a terra... a terra c'è Ran, che si stringe la pancia ansimando e piangendo per il dolore. Questa visione mi lascia sconvolto. Senza neanche pensarci urlo ad Angelo di chiamare polizia, ambulanza o chi vuole lui, ma di sbrigarsi, mentre io fascio rapidamente il braccio di Yukiko e corro da Ran, inginocchiandomi accanto a lei. Sono così sconvolto che quasi non riesco a guardarla, ma mi costringo a cercare di sistemare un po' la ferita.

“Co... Conan...”

Alzo gli occhi. Sto piangendo. “Sì?”

“Se... se dovesse finire male...”

“Non dirlo neanche per scherzo!”

“... di'... di' a Shinichi che io gli ho sempre voluto bene...”

Sento il suo respiro indebolirsi. Cerco di finire la fasciatura, ma Ran sta già perdendo i sensi, spero non per sempre.

“Ti voglio bene anch'io, Ran” sussurro, singhiozzando.

 

**********

 

Quando è arrivata l'ambulanza, Yukiko stava già quasi bene, ma Ran era svenuta, pallida e sudata. Spero solo che se la cavi.

Nel frattempo, abbiamo ricevuto i risultati della scientifica: neanche sulla pistola sono presenti impronte digitali di alcun tipo, quindi l'assassino ha di nuovo usato dei guanti. E poi, ho un altro dubbio: cos'era quello zip che abbiamo sentito prima dello sparo?

“Le vittime sono Yukiko Akeshi, ventuno anni, commessa del Fashion, e Ran Mori, ventuno anni anche lei, studentessa all'Università di Beika-Cho.” legge Takagi.

“Secondo me è da dire che Yukiko era anche la migliore amica di Reiko e Tatsumi, le precedenti vittime” specifico. Takagi appunta anche questo dettaglio sul suo blocchetto.

“E con questo siamo a quattro casi di tentato omicidio. Di bene in meglio” borbotta l'ispettore Megure.

Io, nel frattempo, comincio a darmi un'occhiata in giro: mi accorgo di un dettaglio, da uno degli armadietti pensili, così mi avvicino e provo a guardare meglio. Sullo sportello c'è un buco, e, visto che i bordi sporgono all'esterno, il colpo è stato sparato dall'interno. Cerco di forzare lo sportello, e all'interno trovo una cosa piuttosto interessante. Si tratta di una piccola balestra, due freccette con la punta di gomma e un cordoncino all'estremità e una pistola.

“Ispettore, guardi qui!”

Megure si avvicina e guarda interessato. Tendendo le mani verso l'arma, mi chiede se può portarlo alla scientifica prima di lasciarlo a me. Io, naturalmente, acconsento, ma c'è ancora una cosa che non mi torna: come ha fatto il colpevole ad attivare la balestra?

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Capitolo 7
*** La soluzione di tutto ***


Ho trovato quello che mi serve, e forse anche il colpevole, ma devo raccogliere un po' di prove per incastrarlo.

“Ispettore! Che ci faceva una pistola nell'armadietto?”

“È l'arma del delitto, signorina.” spiega Takagi a Yukiko, che è appena arrivata dall'ospedale.

La ragazza è scioccata per il fatto che ci siano stati, in un giorno solo, quattro tentati omicidi, di cui uno anche riuscito.

“Yukiko, posso farti qualche domanda?”

Yukiko si guarda intorno, e quando mi vede mi sorride e acconsente.

“Casa tua dov'è?”

La ragazza ride divertita. “Ma perché ti dovrebbe interessare?”

“Tanto per curiosità. Allora?”

“Beh, io vivo piuttosto in periferia, ancora più in là di Beika-Cho”

“E quali sono gli orari dei tuoi turni di lavoro?”

“Sì, vediamo un po'... dalle nove del mattino all'una, e poi dalle tre alle sette. Ma perché mi fai queste domande?”

Faccio spallucce. “Boh, così. Grazie!”

Adesso ho tutte le prove. Posso passare all'azione. Ehi, ma... un attimo.... dov'è finita Yukiko? Era qui fino a un minuto fa! Riporto alla mente la piantina del centro commerciale. Temo di sapere dove è andata.

 

************

 

L'assassino si aggirava per la cantina del centro, cercando la polvere da sparo.

“Calmati, assassino... o forse dovrei chiamarti Yukiko?”

La ragazza si gira, cercando di individuare la fonte della voce che l'ha appena accusata. Il locale è buio, quindi non vede granché, ma vorrebbe almeno capire da dove parla quella persona.

“Cercavi questa?”

Yukiko alza gli occhi e vede una mano da cui penzola la sua pistola all'interno di una bustina. “Chi sei tu? Mostrati, codardo!” urla, sollevando la candela.

“È presto fatto.”

Era impagabile la sorpresa di Yukiko quando vide che la voce apparteneva a un dodicenne occhialuto (che sarei io). Mi ero seduto proprio sulle casse della polvere da sparo tra cui aveva nascosto la pistola. “Tu... tu...”

“Partiamo dall'inizio. L'assassino di Tatsumi eri tu ma non avevi testimoni, perché Angelo ed io eravamo subito fuori e Reiko e Ran erano negli altri due spogliatoi. Neanche il tentato omicidio di Reiko era difficile: per evitare schizzi di sangue troppo evidenti, hai sparato tenendo la porta chiusa, e quelle poche gocce si sono mimetizzate come tracce di sugo. Ma non è possibile che stessi preparando il pranzo a casa tua, perché già da Beika a qui sono circa tre quarti d'ora, ma ti abbiamo convocata dopo solo mezz'ora dalla fine del tuo turno in negozio. Quindi non potevi essere tornata a casa, ma eri rimasta all'interno del centro, dove avevi nascosto guanti e grembiule. Oltretutto, quando sei arrivata nel bagno hai chiesto se avessero sparato a Reiko, ma la pistola è stata ritrovata dopo che ti chiamassimo e prima del tuo arrivo, e i poliziotti ti avevano chiamata dicendo solo 'Reiko è ferita'. Quindi se non fossi stata tu non avresti potuto conoscere lo svolgimento dei fatti.”

“Supposizioni, ragazzino. Ricordi che l'assassino ha attentato anche alla mia vita?”

“Lo hai fatto per depistare gli investigatori. Se vuoi ti spiego anche il trucco. La freccia caricata nella balestra aveva legata all'estremità una corda di pianoforte fatta girare attorno al manico della pistola, di modo che, quando la balestra viene fatta scattare, la corda di pianoforte preme il grilletto. E, per far scattare la balestra, hai usato un telecomando, che al buio hai potuto utilizzare senza farlo notare a nessuno. Quanto al movente, immagino che tra te, Reiko, Tatsumi e Sonoko Suzuki sia successo qualcosa riguardo alla vostra amicizia...”

Yukiko ha la testa bassa. Non riesco a vederle gli occhi, ma le labbra si piegano in un ghigno perfido. “Quelle streghe... da piccole stavamo sempre insieme, un quartetto fantastico... poi è arrivata Mori, e ha rubato la nostra Sonoko. E poi, forse per il fatto che Seiji si era innamorato di me e loro due erano innamorate di lui, mi tagliarono fuori dal gruppo. Ho pianto per tre giorni di seguito, non riuscivo neanche ad alzarmi in piedi. È per questo che volevo togliermele dai piedi...” Yukiko alza la testa. Negli occhi ha uno sguardo folle. “Ma tu sai troppo, ragazzino.” e, senza alcun preavviso, tira fuori dalla tasca una pistola e spara.

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Capitolo 8
*** A fuoco! ***


Riesco a percepire la pallottola che mi vola incontro una frazione di secondo prima, ma è troppo poco. Il proiettile mi prende di striscio alla gamba. Lato positivo: è una ferita di circa tre millimetri, quindi non fa tanto male. Lato negativo: il proiettile ha preso in pieno le casse di polvere da sparo, e le fiamme si stanno spandendo per la cantina. Cerco di trascinare Yukiko verso la scala, ma è completamente bloccata. “Dannazione...” impreco, con la lingua tra i denti. Nel frattempo, però, l'aria si è riempita di fumo, così dico a Yukiko di mettersi la maglietta sulla bocca e sul naso. Nessuna risposta. La ragazza ha perso i sensi. Ci penso io a sollevarle il colletto della maglia, ma così io mi ritrovo a dover respirare il fumo. Sapete che c'è? Nessun problema. Basta che mi dò una mossa a trovare un modo per uscire da questa dannata cantina.

Ehi, e quello? Lì c'è una finestrella! E a quanto pare è abbastanza grande per passare. E all'improvviso, lì fuori ci sono anche i poliziotti, che mi ordinano di passare Yukiko dalla finestra. E ora tocca a me. I poliziotti mi tendono le mani, ma c'è un imprevisto: una trave in fiamme si frappone tra me e la mia salvezza. Gli agenti mi urlano di cercare un'altra finestra,ma ho fatto il giro del locale almeno cinque volte.

Non ci sono altre uscite.

Cavolo. Mi sa che stavolta è proprio finita. Non rivedrò Ran. Non tornerò Shinichi. Non andrò a trovare Shiho in America. Morirò qui, in questa stramaledetta cantina, divorato dalle fiamme e asfissiato nel fumo. Posso solo pregare che Ran se la cavi e che cacci a calci nel sedere Angelo. E che si ricordi per sempre di me, sia di Conan che di Shinichi.

L'aria sta diventando irrespirabile. Sono seduto appoggiato con la schiena a delle casse di non so che cosa. Non riesco neanche a tenermi in piedi, mi gira la testa. Ho i polmoni pieni di fumo.

Mi sento mancare. Va bene. Adesso è tutto finito.

La vista si appanna. E io scivolo nel buio.

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Capitolo 9
*** Whisky ***


Mi hanno raccontato solo dopo di ciò che è successo quando ho perso i sensi. Angelo, che aveva casualmente saputo dell'incendio, non ci aveva pensato due volte ed era sceso con un estintore strappato a forza dalla sua postazione, si era fatto strada tra le fiamme e aveva trovato me, svenuto, ricoperto di fuliggine, quasi senza respiro. Mi aveva tirato la maglietta sulla bocca ed era risalito, per portarmi in ospedale e per tranquillizzare la gente, a cui era stato detto che ero morto schiacciato sotto una trave in fiamme.

Forse lo avevo giudicato male. Se non fosse stato lì, a quest'ora sarei morto per davvero. Però sono sempre convinto che lui sia Whisky. Non so come faccio, è una sensazione. E basta. E Angelo mi dà quella sensazione. Sì, non ho alcun dubbio: lui fa parte dell'Organizzazione Nera, e il suo nome in codice è Whisky.

 

*******

 

Mentre sono in ospedale, mi arriva una lettera del professore. Dice che l'antidoto all'APTX4869 è pronto. Proprio in questo momento, arriva un medico che mi dà il permesso di uscire. Mi rimetto in fetta la felpa, indosso gli occhiali e parto a razzo con lo skateboard verso la casa del dottore.

Quando arrivo, Agasa mi accoglie, sollevato del fatto che io sia vivo. Io però vado dritto al punto: ho bisogno di quell'antidoto. Non appena me lo ritrovo in mano, riparto alla volta della casa di Shinichi Kudo, per mettere qualcosa della taglia adatta ad un ventunenne.

 

***********

 

Sono di nuovo davanti all'ospedale, ma non per me. Appena entro, faccio un attimo mente locale e vado spedito verso il terzo piano, camera 15. Ma non mi piace per niente quello che vedo.

Angelo è seduto sul bordo del letto, e punta una pistola alla tempia di Ran. “...mi dispiace, ma avresti dovuto portarmi Shinichi Kudo, che a quanto pare non è arrivato. Spiacente milady, ma quando qualcosa non mi serve più sono abituato a buttarla”.

Il mio cuore decide al posto mio. Urlo “Fermo!”, e lui, stranamente, si ferma davvero. “Io sono qui. Lei ti è servita davvero. Quindi lasciala vivere, Angelo. O forse dovrei chiamarti Whisky?”

Lui mi guarda, strabuzza gli occhi. Poi però piega le labbra in un ghigno contorto. “A quanto pare mi hai scoperto, Shinichi Kudo. Complimenti. Ma riuscirai a salvare Ran?”

Sgrano gli occhi. Cosa significa?

Lo capisco una frazione di secondo troppo tardi. Whisky ha il dito sul grilletto, e la canna preme sulla guancia di Ran. “No!”

Mi lancio contro di lui, e la pistola spara una decina di colpi a caso. Sette vanno a vuoto, ma gli altri tre mi colpiscono nella mano, nella gamba e sul lato della pancia. Sto male, mi sento cascare quelle parti del corpo, ma devo impedire a Whisky di far del male a Ran. Anche a costo della vita. Whisky si rialza e riafferra la pistola. “Meno male che ho ancora un colpo, allora...”

Lo aggredisco di nuovo, facendo cadere la pistola dalla finestra. Spero solo che nessuno si sia fatto male... Nella colluttazione, Whisky mi sbatte contro un mobile... ed è qui che mi viene un'idea. Lo spingo di nuovo, ma lui mi sbatte di nuovo su una parete, proprio accanto al telefono. Errore fatale. Approfittando del suo impegno per tenermi fermo, faccio sul telefono il numero della polizia locale. È il telefono fisso, quindi è concesso.

Ma Whisky si accorge dello scherzetto, e mi stringe quelle sue luride manacce di assassino attorno al collo. Mi sento mancare il respiro, mi volano puntini gialli davanti agli occhi.

Grazie al cielo, in quel momento arriva la prima squadra investigativa, che mi stacca Whisky di dosso liberandomi dalla sua stretta di ferro. Io cado a terra, cercando di soddisfare la mia fame d'aria. Ma il caso è risolto, e mi faccio curare docilmente, ma a una condizione: non mi voglio spostare dalla camera di Ran.

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Proprio cinque minuti dopo, Ran si sveglia, come se fosse stata richiamata dal trambusto.

Non aspettavo altro.

Ero stato seduto al suo fianco da quando avevano finito di sistemare le mie ferite fino a quel momento. Le prendo la mano, nonostante la mia sia fasciata. Quando Ran apre gli occhi, quei bellissimi occhi azzurri come il cielo, sento il cuore esplodermi di gioia. “Shin... Shinichi...”

“Sshhhh...”le stringo la mano. “Stai tranquilla, è tutto a posto. Sono qui.”

Ran sembra accorgersi solo ora delle mie bende e del cerotto che ho sulla tempia. “Shinichi... stai bene?”

“Tu come ti senti?”

“Un po' confusa ma bene.”

“Allora sto bene anch'io.”

Ran sorride, anche se ha uno sguardo stanco ha sempre un sorriso meraviglioso. Poi però un lampo attraversa il suo viso e perde il coraggio di guardarmi negli occhi. “Non ho il coraggio di chiedertelo, ma... Angelo?”

Sento una fitta al cuore al pensiero che sia ancora preoccupata per lui. “Era lui il Whisky di cui parlavano alla televisione. Ti stava usando per avere me.”

Gli occhi di Ran si riempiono di lacrime, ma io gliele asciugo delicatamente. La conosco troppo bene, so cosa sta per dire. “Stai tranquilla, non è colpa tua. Non potevi saperlo.”

Lei sorride ancora. “Grazie, Shin. Ti voglio bene.”

“Te ne voglio tanto anch'io, Ran.”

 

*********

 

Due giorni dopo Ran è uscita dall'ospedale, e io ho preso per l'occasione (di nuovo) l'antidoto all'APTX.

L'emozione nel vederla uscire di là è troppo forte, sento il cuore che minaccia di uscire dalla cassa toracica. Eccola, con il suo vestitino lilla e la felpa azzurra che le ho regalato io per il suo compleanno. Barcolla un po', ma riesce a camminare senza troppi problemi. Mi guarda, e ride di felicità, ferma nel vialetto. Rido anch'io.

Non riesco a trattenermi. Lei non si muove, ma io le corro incontro. E la bacio. Lei sembra sorpresa all'inizio, ma poi sorride e ricambia.

Stacchiamo le labbra, e poi scoppiamo a ridere insieme, arrivando a lacrimare. Ancora tremanti ci avviamo a casa sua, tenendoci per mano, anche se ogni tanto continuano a scapparci attacchi di ridarella.

Quando arriviamo sotto l'insegna di 'MORI INVESTIGAZIONI' e Ran fa per chiudersi la porta alle spalle, la fermo: “Aspetta, Ran! Ma allora stiamo insieme?”

Ran sorride. “Chiedilo.”

Mi viene da ridere, ma glielo chiedo: “Ran, vuoi stare con me?”

Ran ride di nuovo e mi si butta addosso per abbracciarmi. “Se ci tieni, Kudo...!”

A furia di ridere cadiamo a terra, ma rimaniamo lì, a lacrimare insieme tenendoci per mano. Le persone ci guardano male, ma a me non importa. A me importa solo di lei. Perché sono con Ran, ed è l'unica cosa che voglio e a cui penso. Io la amo troppo.

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