Una vita, un amore di cloe cullen (/viewuser.php?uid=63641)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Our first night ***
Capitolo 3: *** Port Angeles ***
Capitolo 4: *** Test ***
Capitolo 5: *** Changings ***
Capitolo 6: *** Returns and phone calls ***
Capitolo 7: *** Goodbyes ***
Capitolo 8: *** salvation ***
Capitolo 9: *** I can't stop loving you ***
Capitolo 10: *** Truth be told ***
Capitolo 11: *** Always and forever ***
Capitolo 12: *** Please daddy, don't kill me! ***
Capitolo 13: *** Beating ***
Capitolo 14: *** Two ***
Capitolo 15: *** Never bet against Alice! ***
Capitolo 16: *** Confessions and Christmas decorations ***
Capitolo 17: *** Christmas Eve ***
Capitolo 18: *** The proposal ***
Capitolo 19: *** Back to school ***
Capitolo 20: *** Truth and Lies ***
Capitolo 21: *** Friends ***
Capitolo 22: *** Visions ***
Capitolo 23: *** Movements and...fights? ***
Capitolo 24: *** The get away ***
Capitolo 25: *** What have I done? ***
Capitolo 26: *** Together again ***
Capitolo 27: *** The fight ***
Capitolo 28: *** Love and Flowers ***
Capitolo 29: *** Party and...a problem named Tanya? ***
Capitolo 30: *** Talks in the woods ***
Capitolo 31: *** OMG...I'm getting married today!!! ***
Capitolo 32: *** Wedding day... ***
Capitolo 33: *** ...and wedding night! ***
Capitolo 34: *** A new home ***
Capitolo 35: *** The past ***
Capitolo 36: *** Trust me ***
Capitolo 37: *** Blood ***
Capitolo 38: *** Graduation ***
Capitolo 39: *** Birth ***
Capitolo 40: *** A Family ***
Capitolo 41: *** Anniversary ***
Capitolo 42: *** My lovely jealous husband ***
Capitolo 43: *** Christmas time ***
Capitolo 44: *** Fix you ***
Capitolo 45: *** Ordinary day ***
Capitolo 46: *** Impossible ***
Capitolo 47: *** Against you ***
Capitolo 48: *** Back to life ***
Capitolo 49: *** Dreams ***
Capitolo 50: *** Happy Birthday ***
Capitolo 51: *** Bruise ***
Capitolo 52: *** Baby girl or baby boy? ***
Capitolo 53: *** The end... ***
Capitolo 54: *** ...is just a new beginning ***
Capitolo 1 *** Prefazione ***
prefazione
Ciao a
tutti!! Volevo solo dirvi che questa è la prima long- fic su
Twilight che scrivo anche se ho letto e commentato molte delle vostre!
Quindi giungo qui molto umilmente e posto la mia ficcy sperando non
sfiguri troppo vicino alle vostre…spero vivamente che vi piaccia
e se potete lasciate un commentino!!! Xo Xo Cloe
PREFAZIONE
Come fai a ritornare alla tua vecchia vita?
Come fai a riprendere la
normalità dopo che chi ti ha rapito il cuore e l’anima si
dissolve al vento come fumo,come un sogno così bello che ci si
sente sciocchi ad aver anche solo potuto pensare che fosse reale ?
Come fai…quando in cuor tuo inizi a capire che neanche mentendo a se stessi si può tornare indietro…
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Our first night ***
Primo chappy
BELLA
“Edward
no!” Mi svegliai di colpo,completamente sudata e con le coperte
aggrovigliate intorno alle gambe. Un altro incubo, era stato solo un
altro incubo.
Charlie ,ormai neppure si
precipitava più terrorizzato in camera mia. Sapeva che ogni
notte rivivevo quei terribili momenti nel bosco…quando Edward
diceva che non mi voleva più,che si sarebbe distratto facilmente
anche senza di me…in fondo lo capivo: era sempre stato assurdo
che lui amasse una come me una fragile e debole umana…
Improvvisamente la voragine
di dolore che da quasi tre mesi cercavo di respingere si
riaprì…mi sembrava di soffocare, di annegare in un oceano
di buio da cui non avevo alcuna possibilità di riemergere. Non
so dove trovai la forza di correre in bagno ma in qualche modo ci
riuscii e,accasciandomi sul wc, vomitai sino a sentirmi completamente
svuotata.
Strano. Era già
più di due settimane che mi svegliavo con la nausea,forse era un
qualche tipo di virus. Accidenti,proprio non ci voleva. Mentre mi
guardavo allo specchio constatai che avevo proprio un aspetto
orribile:ero pallida,più pallida del solito ed ero dimagrita
3Kg. Anche se ora che ci prestavo un po’ di attenzione il mio
ventre era un po’…gonfio? Sì, adesso che ci pensavo
era da un po’ che mi sentivo appesantita…mah,probabilmente
era solo un segno che indicava che il ciclo stava per tornare:ormai era
sparito da tre mesi,probabilmente per lo stress e per la
scarsità di cibo che ingerivo.
Mi sedetti stremata sul bordo
della vasca…dovevo assolutamente fare qualcosa, darmi una
regolata. Avevo già dato troppe preoccupazioni a Charlie: dovevo
fingere per lui, fingere che andasse tutto bene.
Strascicando i piedi tornai a
letto; avevo ancora un bel po’ di tempo da ingannare prima
che fosse un’ora abbastanza accettabile per alzarmi
“Su Bella ce la puoi fare”pensai”ripassiamo biologia… allora le fasi della mitosi sono…”
Ma che stavo
facendo?Biologia? brava…bella pensata…tra tutte le
materie dell’universo dovevo scegliere quella che mi ricordava
lui? Che mi ricordava quel maledetto 13 settembre e la mia goffaggine
che ancora una volta aveva rovinato tutto?
Eppure…eppure non
potevo odiare del tutto quel giorno…perché quel giorno
Edward mi aveva donato se stesso ,perché quel giorno eravamo
stati fisicamente,oltre che spiritualmente,una cosa sola.
E così, anche se
sapevo che riportare a galla la dolcezza di quei ricordi avrebbe
spalancato di nuovo la voragine di dolore nel mio petto, chiusi gli
occhi ed iniziai a ricordare…
INIZIO FLASHBACK
Correvamo veloci nel bosco(o
meglio lui correva, io mene stavo avvinghiata al suo forte corpo).
Sentivo l’aria fresca di settembre frustarmi il volto e le
braccia,ma non mi infastidiva,anzi era quasi un sollievo per la recente
ferita…non che avrei mai ammesso con Edward che mi faceva male!
Fui scossa dai miei pensieri
quando improvvisamente mi fece toccare terra e spaesata mi ritrovai in
un cerchio circondato da alberi:era la nostra radura. Edward si
allontanò con un balzo… era arrabbiato, frustrato. Forse
con me? Non ne ebbi più dubbi quando afferrò un giovane
albero e lo sradicò lanciandolo lontano.
Per qualche istante lo
compatii… Perché doveva avere una ragazza così
maldestra,che rovinava sempre tutto quando lui era era… beh
semplicemente perfetto. Avevo quasi timore a parlare, timore di dire
qualcosa di così stupido che l’avrebbe fatto infuriare
ancora di più,ma mi feci coraggio e mi avvicinai.
“Edward io…mi
dispiace, voglio dire per Jasper. So quanto è dura per lui,
è stata tutta colpa mia…magari se mi scusassi lui
starebbe meglio e…”
All’improvviso sentii
una folata di vento al mio fianco e le sue braccia circondarmi la vita
da dietro. Un ringhio sordo gli nasceva dal petto.
“ Bella tu sei
ASSURDA”nella sua voce c’era rabbia
e…incredulità? “TU sei quasi morta e TU vorresti
chiedere scusa al tuo potenziale assassino?”
Mi voltai così da
poterlo guardare negli occhi che ormai erano onice. “Tu non li
hai sentiti” continuò” tu non hai sentito quanto
erano ributtanti i suoi pensieri; non sai i modi in cui ha pensato di
avvicinarsi alla tua gola e squarciare la tua
pelle…”Rabbrividii mentre mi sfiorava il collo con le dita
gelide.
“ Stasera ho capito che
ho davvero rischiato di perderti” disse “ogni giorno
rischio di perderti, ogni giorno la presenza mia e della mia famiglia
potrebbe ucciderti”
“ Edward” lo interruppi
“No Bella lasciami
finire…” c’era una nota di isteria nella sua voce
“ ma tu per qualche strana ragione continui ad amarci. Ami me,
ami Carlisle ed Esme come dei genitori, ami Alice come una sorella e
senza mai chiedere nulla in cambio se non che
io…”esitò, sembrava incerto, come se la sua anima
fosse lacerata in due:ciò che gli suggeriva il cuore e
ciò che gli imponeva il cervello.
“…ma stanotte ho
deciso di accontentarti…” Il mio respiro accellerò
ed il mio cuore inizio a battere a ritmo vertiginoso; non ci potevo
credere,stava veramente dicendo ciò che pensavo?Ciò che
desideravo?
“Farò
l’amore con te Bella” disse in un sussurro. “dopo
l’incidente di oggi ho capito che il mio modo di gestire la
situazione non funziona…quindi facciamo come vuoi tu,
proviamoci” concluse.
Il mio cervello sembrava non
credere alle parole di Edward,era troppo surreale,troppo bello;era
vero, volevo fare l’amore con lui più di qualunque cosa al
mondo ma non era una semplice questione di ormoni. Volevo che i nostri
corpi diventassero un tutt’uno, una cosa sola, esattamente come
era successo alle nostre anime quando ci eravamo innamorati, quando
avevamo aperto l’uno il proprio cuore all’altro.
Prima che me ne rendessi
conto era già sdraiato sopra di me, le sue mani rapide sotto la
mia camicetta e le sue labbra, le sue labbra gelide premevano con forza
sulle mie, quasi con disperazione: come se quelli fossero gli ultimi
momenti che avesse per dimostrarmi il suo amore, come se fosse
l’ultima occasione per stare insieme così…no Bella,
basta! Edward è qui e lo sarà per sempre, lo ha
promesso...
All’improvviso le sue
labbra si staccarono forzatamente dalle mie, distraendomi dai miei
pensieri, mentre con lentezza mi abbassava i jeans.
“se ti faccio male,se non riesco controllare la mia forza basta una tua parola perché io mi fermi…”
Annuii ”Non temere, noi ci apparteniamo” gli risposi mentre riprendevo da dove lui aveva interrotto.
Le nostre bocche si muovevano
avide, smaniose…consapevoli che non sarebbero mai state sazie
l’una dell’altra. Con una veemenza, che francamente non
credevo possibile in Edward, mi strappò la camicetta così
forte da far saltare i bottoni ovunque…presto non fù che
un pezzo di stoffa sull’erba insieme al mio reggiseno.
Ero nuda sotto di lui,
coperta solamente dalle mie mutandine…ma non c’era
imbarazzo tra di noi, era solo giusto, perfetto e…beh…
bellissimo.Lo guardai negli occhi per un istante interminabile, erano
neri come il carbone.
La cosa avrebbe dovuto preoccuparmi ed invece mi rese ancora
più smaniosa di avvicinarlo a me e renderlo mio, solo mio…
Mi avventai sulla sua bocca
per respirare il suo dolce profumo mentre con le dita gli percorrevo il
ventre scolpito. Fu lui a fermarmi improvvisamente “Bella se vuoi
fermarti devi dirmelo ora, credo che tra un po’ non ne
sarò più capace…”
Fermarmi? Ma era pazzo…l’unica cosa che volevo era lui.
“Non azzardarti a
farlo…l’unico problema è che…”
aggiunsi con un gemito “hai decisamente troppi vestiti
addosso…”
Edward si mise a ridacchiare “ Bene Signorina Swann…rimediamo subito”
Si alzò rapidamente e
con velocità decisamente non umana si tolse tutti i vestiti.
Avevo visto Edward con vestiti costosi, in smoking e lo avevo sempre
considerato assolutamente stupendo…ma non c’erano parole
per descriverlo nudo..era semplicemente milioni di vilte più
splendido della più splendida e perfetta statua greca
raffigurante un Dio.
“Abbiamo dato una bella occhiatina?” mi prese in giro lui.
Subito avvampai ed Edward per
evitarmi ulteriore imbarazzo si sdraiò su di me e mi
sussurrò all’orecchio”…adesso sei solo tu ad
avere un indumento di troppo..”.
Con le labbra percorse il mio corpo lasciando scie di fuoco
finchè non arrivò ai miei slip;delicatamente li fece
scivolare via con i denti e posò un bacio tra le mie gambe.Dire
che avevo perso il controllo sarebbe stato riduttivo, ero completamente
intossicata e abbagliata da lui, il cuore mi batteva come un
tamburo…così veloce che a stento lo sentivo.
Lentamente iniziò a
percorrere il mio corpo con piccoli baci…il mio ventre, i mei
seni , il mio collo fino a raggiungere le labbra ormai rosse e gonfie.
“Adesso amore
mio,adesso…” bisbigliò sulle mie labbra. Sentivo la
sua eccitazione premere sulla mia coscia e mi accorsi che non avevo
paura…ero terrorizzata!
In fondo era normale pensai;era normale avere timore: bisognava
abbandonarsi totalmente a qualcun altro, lanciarsi nel vuoto…ma
io sapevo che in quel lancio non mi sarei fatta
male…perché a temermi per mano e a saltare insieme a me
ci sarebbe stato Edward…
Mentre annuivo col capo lui
entrò un poco dentro di me. Sentivo la sua presenza dentro...mi
dava una curiosa sensazione di riempimento senza però soddisfare
del tutto quella smania bruciante che si annidava dentro di me. Potevo
vedere che stava cercando di trattenersi. Di dare tempo al mio corpo di
adattarsi alla sua presenza…ma io non volevo più
aspettare.
Mossi il bacino e lui si arrese spingendosi in profondità:
sentii una acuta fitta di dolore che però si trasformò in
un dolce languore che a sua volta divenne qualcosa di estremamente
piacevole…oh cavolo se era piacevole. Non riuscivo più
dire qualcosa con un po’ di senso compiuto…semplicemente
gemevo sotto il suo corpo mentre lui si muoveva sempre più
veloce dentro di me finchè non si accasciò ,
poggiando il viso sul mio petto…ascoltando il battito del mio
cuore
“Bella?” fece per scostarsi da me ma io lo bloccai
“No. Resta così,
mi piace. Voglio dire…sentirti dentro di me…”
biascicai arrossendo.Ma da dove diavolo saltava fuori tutta
quell’audacia…dov’era la timida ragazzina
impacciata?Quella notte non c’era…forse perché
finalmente l’ultimo muro fra di noi era stato abbattuto
finalmente…
Edward non sorrise del mio
imbarazzo, sembrava serio adesso “ Ti ho sentito
irrigidirti prima…mi dispiace, ti ho fatto male vero?”
“ No, cioè
sì…un po’. Ma non importa visto quello che ne
è venuto dopo…e poi lo sai che sono…cioè
che ero vergine..”gli risposi.
“ Sì..e comunque
me ne sarei accorto anche da solo: stai perdendo sangue…sento
l’odore” mi disse stringendomi più forte a sé
ed avvolgendomi in una coperta.
Oh mio Dio...che figura tremenda, avrei sicuramente dovuto pensarci, doveva essere dura per lui
Edward ovviamente si accorse che la mia faccia si era trasformata in
una fiaccola e si affrettò ad aggiungere “Nn ti devi
vergognare sciocchina…e comunque non preoccuparti: questa
sarà l’ultima volta che ti faccio del male Isabella. Te lo
giuro.”
Isabella..strano tono di voce: lui non mi chiamava mai così…sembrava quasi una promessa… quasi un addio.
Ma i miei occhi si stavano
già chiudendo per la stanchezza e riuscii solo a bisbigliare
“Non preoccuparti Edward. Te l’ho già detto..noi ci
apparteniamo”
E lo sapevo, sapevo che era
la verità: lo sapevo quando avevo capito che era l’amore
che nutriva per me ad impedirgli di uccidermi, lo sapevo quando aveva
succhiato via il veleno dal mio corpo senza dissanguarmi e lo sapevo
ora che,mentre mi stringeva fra le braccia, mi sussurrava con
dolcezza” Ti amo”.
Quello che non sapevo era che quella notte avrebbe cambiato la mia esistenza per sempre.
FINE FLASHBACK
Beh alla fine
dopo lunghi ripensamenti e seghe mentali ho postato anche il primo
chappy. Beh ditemi voi ...carina, orribile, continua, datti all'ippica
che è meglio...il mio futuro è nelle vostre manine quindi
se vi piace ditemelo
e se invece non vi piace ditemelo lo stesso (ma non in modo troppo brutale...il mio cuoricino potrebbe non reggere...).
Sono molto curiosa dei vostri commentini quindi recensite se potete e avete un pò di tempo...
Xo Xo Cloe
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Port Angeles ***
chappy 2
Salve
salvino a tutti!!( oddio parlo come Ned Flanders!!!) Per prima cosa
voglio scusarmi per non aver postato prima...a mia discolpa devo
però dire che ieri ho avuto un esame tostissimo di storia
contemporanea (impara ad organizzarti direte voi....lo so, ma non sono
proprio capace!!!)Non vi farò più aspettare così a
lungo... promesso!! Oh e poi devo assolutamente dirvi una
cosa...GRAZIE!! Insomma...23 preferiti...12 recensioni... è
sicuramente più di quanto mi aspettassi o sperassi...vi voglio
bene!!Un pò di capitoli li ho già scritti(circa 8...) e
oggi mi sono venute in mente un sacco di idee mentre guardavo
Beautiful( idee che non centrano nulla con Beautiful nn temete XD!!)
Visto che siete stati così buoni rispondo a tutti voi...e...iniziamo!
Xo Xo Cloe
cesarina89:Grazie per il
bellissimo...mi dispiace di non aver postato proprio "presto"...ma alla
fine il tempo è un concetto relativo no?? (ok mi sto mandando a
quel paese da sola...)
keska:
Hai pienamente e totalmente ragione...diciamo licenza
letteraria??(patetico tentativo di giustificarsi...)cercherò di
spiegare la cosa in seguito magari con un flash-back...grazie di
avermelo fatto notare!!
peppolina: Felice di averti incuriosita...lo so che faccio questo effetto alle persone ( scusa ...mi sono drogata stasera...)
Michelegiolo:Eh Alice avrà presto una parte moooolto importante...ma nn svelo nulla, se vuoi saperlo continua a seguirmi!!!
cullengirl:Mi disp di averti fatto aspettare,,nn accadrà più promesso(promessa da marinaio....)
Losch:Eh sì la famiglia Cullen si allarga...sempre che Ed torni...tu che dici?
darksister: Eh sì, Edward e
le sue seghe mentali(e secondo me dopo 100 anni di solitudine nn solo
mentali XD!!!)...ma lo amiamo anche per questo no? Beh sai Bella nn
crede proprio che possa accadere e poi detto fra noi
nn è la ragazza più sveglia dell'universo( Bella: "Eih
guarda che io sono sveglissima!!!" Sì, sì Bella
torna a dormire....)
Vampire93:Beh come dice
Bella...Edward sa fare tutto, no?Ma tornerà dalla nostra Bells??
Lo scoprirai solo vivendo...o meglio...leggendo!!!
carolina93:Oh mio Dio.....quanti
complimenti...sono arrossita quando ho letto la tua recensione GRAZIE.
Sono felice che ti piaccia il mio Ed, continua a seguirmi...scusa per
il ritardo!!!
Amigoku:Anche tu ...quanti
compliments, sono onorata. Mhhhhh....hai fatto una promessa azzzardata,
tutto quello che voglio dici?Beh diciamo che al momento ho prestato la
mia copia di Breaking Dawn a una mia amica...se mi servissero alcune
delucidazioni potresti mettere la tua copia e la tua casella e-mail a
mia completa disposizione 24 ore su 24 ... muaaaaaaahaaaaahhaaaa!!!!
BELLA
Quella stessa mattina scesi a
colazione col morale ancora più a terra del
solito…decisamente ricordare non era il modo migliore per
sopravvivere. Non appena varcai la soglia Charlie si mosse nervoso
sulla sedia. “Oh no” pensai “pessimo segnale”.
Quando si comportava così c’era sicuramente dietro
l’angolo l’ennesima ramanzina o discorsetto a
quattr’occhi!
“Eih Bells vieni a fare
colazione..Siediti su” mi disse titubante. Avvertivo già
la tensione nelle sue parole mentre mi accomodavo sul bordo della
sedia, pronta a scappare non appena Charlie avesse palesato
l’argomento della situazione: Ed…sì beh insomma
..lui
“Beh hai dormito bene? Mi sembri un po’ stanca “continuò lanciandomi occhiate preoccupate.
“Papà sono in
ritardo,arriva al punto per favore!”sbuffai seccata. Lo
sapevo,quella giornata che già era iniziata male ovviamente non
poteva che peggiorare.
“Bene,ieri ero in banca e ho incontrato la madre di Jessica Stanley…la tua compagna. Hai presente?”
“Papà! La vedo
ogni giorno a scuola, so chi è” Lo guardai attonita;
insomma d’accordo che da tre mesi a quella parte mi aggiravo per
casa come uno zombie, non mangiavo, dormivo poco ma non ero diventata
completamente cretina.
“Sì beh ecco
“ proseguì evidentemente imbarazzato, senza guardarmi
negli occhi “mi ha detto che oggi Jessica e Angela andranno a
Port Angeles per lo shopping natalizio e io… le ho detto che tu
ti saresti certamente aggregata ecco”
“ Cosa?” Fu tutto
quello che riuscii a dire. Ero così…così furiosa.
Ma chi si credeva di essere, Dio per disporre così della mia
vita?Non capiva che io volevo solo chiudermi nella mia stanzetta e
morire lì col mio dolore. Che senso aveva il resto? Che senso
aveva il natale per me?
Neppure mi accorsi delle lacrime che mi bagnavano il viso o dello sguardo carico di dolore che mi lanciò Charlie.
“Bells se non vuoi
andare disdici. Scusa non mi sarei dovuto immischiare. Sono solo molto
preoccupato sai…” la sua voce era carica di angoscia. E fu
proprio questo a scuotermi e a rendermi, in qualche modo, consapevole:
io glielo dovevo. Erano mesi che sopportava le mie paranoie, le mie
urla,i miei pianti e in fondo cosa chiedeva…solo un po’ di
normalità. Gliela avrei data anche se era solo una bugia.
“ No papà, hai
ragione, forse mi farà bene. E poi il Natale si
avvicina,dovrò pure iniziare a pensare ai regali.” gli
risposi mentre mi asciugavo veloce le lacrime col dorso della mano.
Abbozzai un sorriso. “Ora vado. Te la cavi da solo per la cena allora?”
“Ma certo tesoro,tu mi
vizi troppo. E poi ricorda che me la sono cavata da solo per
diciassette anni prima che arrivassi tu con i tuoi manicaretti”
borbottò facendomi ridere: non l’avrebbe mai ammesso ma
adorava che mi prendessi cura di lui; in fondo avevo un papà
proprio tenero!!
Mi voltai e mi avviai veloce
verso il pick-up per affrontare quella che si prospettava essere una
lunghissima giornata. Mentre guidavo e sbocconcellavo un muffin
(stranamente mi era venuta una gran fame dopo l’attacco di nausea
del mattino)pensai che in fondo papà aveva ragione. Lui se
l’era cavata senza la donna che amava per diciassette anni, ma io
me la sarei cavata senza l’uomo che amavo per
l’eternità?
***************
Avevo quasi dimenticato
quanto Jessica potesse essere fastidiosa. Quasi. Perché non
appena misi piede nella sua macchina me ne ricordai immediatamente. Ma
ormai avevo abbastanza esperienza da sapere che con lei bastava fingere
interesse, annuire ogni tanto e beh…mettere semplicemente il
cervello in stand-by. Stava blaterando qualcosa
sull’incapacità di Mike di farle un regalo, ridendo in
modo sguaiato. La sua risata era così diversa da quella
argentina, limpida e simile al suono di campanelli di Alice, la mia
migliore amica. Anzi, la mia ex migliore amica. Basta! Dovevo smetterla
di farmi del male in questo modo. Volevano che mi svagassi? Bene, mi
sarei svagata e non avrei più pensato ai Cullen.
Una voce mi riscosse dai miei pensieri. “Bella?” era Jessica.
Oh cazzo, da quanto mi chiamava? Sicuramente anche Jess e Angela, come Charlie, pensavano che io fossi pazza…
“ Bella siamo arrivate
“ mi disse Angela lanciandomi uno sguardo comprensivo; speravo
che almeno lei non credesse che io dovessi essere internata, era sempre
così gentile…
“ Bene, che lo shopping
abbia inizio. Non vedevo l’ora” mentii mentre ci dirigevamo
verso i negozietti sul lungomare…………
Due ore, tre pacchetti e sei
vesciche ai piedi dopo ci fermammo davanti ad un negozietto vintage in
cui ovviamente Jess ci costrinse ad entrare; il posto era piccolo, buio
ed odorava di incenso…bleah, il classico luogo new-age che
detestavo! Sperai comunque di poter trovare qualcosa di carino per mia
madre: lei, in fondo, era così eccentrica!
Mi diressi al reparto
accessori e, spulciando tra le cianfrusaglie, riuscii a trovare un bel
bracciale per mamma. Me ne stavo quasi per andare quando la mia
attenzione venne catturata da due splendide catenine: a ognuno era
attaccata una metà di un cuore spezzato; ma fu ben altro a
colpirmi… furono le incisioni…
“Posso aiutarti
cara?” chiese una voce alle mie spalle. Mi voltai di scatto: di
fronte a me stava una donna che avrà avuto almeno 70
anni…ma vestita in modo decisamente troppo giovanile; cercai di
non scoppiarle a ridere in faccia ma,per fortuna, lei non badava a
me…guardava le collane che stringevo fra le mani.
“Ti piace? E’ vero argento sai e…”
La interruppi “le incisioni…”
“Oh sì, sono il
motivo per cui non le ho ancora vendute” continuò
“Su entrambi i ciondoli c’è inciso BFF , significa
Best Friend Forever, e fino a qui tutto bene…ma poi, vedi? Su
entrambi ci sono anche una B e una A intrecciate. Quindi mi è
difficile trovare qualcuno a cui venderle…”
Le mie orecchie percepivano
il ciarlare della signora ma il mio cervello non pensava
coerentemente…Best friend forever…A e B intrecciate,
unite…come eravamo state unite io ed Alice. Cos’era
questo? Un sadico scherzo del destino?
“Lo prendo” dissi improvvisamente ad alta voce. Non sapevo nemmeno io perché. Ero forse diventata masochista?
No. Volevo tenerlo come
simbolo. Simbolo di ciò che avrei potuto avere, della famiglia
che avrei potuto avere…simbolo del fatto che i sogni non
diventano mai realtà.
“Ah allora sei
qui” mi disse Jessica avvicinandosi “Pensavamo di andare a
cena a La Bella Italia. Ti ricordi? Ci eravamo andate anche la scorsa
primavera…quando poi tu ti sei persa e hai cenato con
Ed…”ma non riuscì a finire la frase perché
Angela le pestò accidentalmente un piede.
Feci finta di ignorarle per
il resto del pomeriggio. Era incredibile, quasi comico. Charlie aveva
architettato quella messa in scena per distrarmi e per tutto il tempo
non avevo fatto altro che pensare ad ogni singolo membro della famiglia
Cullen.
Tutto in quel luogo mi
ricordava Edward:lo shopping, i vicoli bui, la cameriera che mi
guardava scocciata e che anche adesso, come mesi prima, mi metteva
davanti un piatto di ravioli ai funghi.
Mi ci ingozzai. Nn
avevo fame, ma in qualche modo masticare era un gesto abituale, mi
concentravo sul movimento della mandibola per impedire alle lacrime di
scendere, per non risultare ancora più patetica agli occhi delle
mie compagne.
Ero come in trance.
Non fiatai nemmeno per tutto
il viaggio di ritorno, anche se attraverso il velo che mi offuscava gli
occhi potevo vedere gli sguardi che le mie amiche si
lanciavano…terrorizzate.
Di me ? Per me? Di che avevano paura?Che mi tagliassi le vene lì davanti a loro, forse?
Jessica avrebbe raccontato a tutti del comportamento della povera asociale mollata dal fidanzato?
Improvvisamente un nodo mi
strinse lo stomaco, ma non era né vergogna né
angoscia…erano i ravioli ai funghi!
Oh no, no, no cazzo! Jess
già dubitava della mia sanità mentale, ma se avessi
vomitato nella sua macchina come minimo mi avrebbe odiata per
l’eternità!
“Bella?” mi
chiamò Angela voltandosi a guardarmi “ti senti bene? Hai
la faccia verdognola…”
“No. Devo vomitare. Jess accosta!!!!!!” furono le uniche cose che riuscii a dire.
Jess inchiodò e io mi fiondai sul ciglio della strada appena in tempo.
Mi concessero un po’ di privacy, poi mi si avvicinarono, Angela porgendomi una bottiglietta d’acqua.
“Grazie …” dissi flebilmente. Mi sentivo svuotata e avevo le vertigini.
“Forse sono stati i funghi…”azzardò Angela
“Forse sei incinta…”disse Jessica con un tono sarcastico che non mi piacque per niente.
“Jess, ma che razza di battuta”Angie le lanciò uno sguardo omicida.
“Scusa scusa, era solo per alleviare la tensione. Torniamo in macchina dai!”
Aiutata dalle loro braccia mi
sdraiai sul sedile posteriore e ripensai alla parole di
Jessica…Forse sei incinta. Che strega! Lo aveva detto apposta,
altro che alleviare la tensione, eppure…ma no, non poteva
essere. Il germe del dubbio, però, ormai aveva messo radici nel
mio cervello: la stanchezza, la nausea, il ciclo assente, il ventre
leggermente rigonfio…Ma sicuramente l’unico con cui avessi
fatto sesso era un vampiro e i vampiri non potevano avere figli, no?
Poi però mi ricordai
di una cosa: le leggende che avevo letto su internet quasi un anno
prima, quelle che parlavano di donne messe incinte da demoni della
notte. E se non fossero state solo favole,fantasie per giustificare
tradimenti?
Insomma, io non avevo nessuna
esperienza di gravidanze e affini, ma avevo visto abbastanza film e
programmi TV da sapere quali fossero i sintomi…ma potevo anche
sbagliarmi.
Sì, sicuramente mi sbagliavo.
Probabilmente era una malattia.
Una terribile, strana e rarissima malattia che presentava gli stessi segnali di una gravidanza. Forse…
“Bella, siamo arrivate
al tuo pick-up.”mi informò Angela “vuoi che ti
accompagni a casa o te la senti di guidare?”
“No, no grazie..ci vediamo domani” risposi un po’ confusa mentre mi precipitavo verso l’auto.
Non avevo intenzione di andare a casa.
Non ancora,almeno.
Mi servivano risposte e l’unica via per trovarle passava per la farmacia di Forks.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Test ***
3 capitolo
Buongiorno
miei prodi lettori di fan-fiction!!! Allora voi direte "Oh che brava ha
postato presto"... e invece....no!!!! O meglio sì ma ho deciso
di postare solo una parte di ciò che avevo in
mente...cioè solo la prima parte di quello che era un capitolo
molto più lungo perchè così ve lo posso troncare
sul più bello e postare il resto lunedì...
Perchè, dite voi??? Beh perchè oggi mi sento molto molto
cattiva e piena di cattivi sentimenti...no dai scherzo, è solo
che l'attesa aumenta il desiderio no??
Okai non odiatemi, per l'aggiornamento ci si vede lunedì pome
dopo che avrò dato l'esame di linguistica (che nn passerò
mai...) e dopo che sarò andata a pagare la multa di cui mio
padre non conosce l'esistenza( sempre che racimoli i soldi...)
Xo Xo Cloe
BELLA
Capitavano delle volte in cui mi mancava davvero vivere in una città grande come Phoenix.
Dove nessuno ti conosceva.
Dove nessuno sapeva chi fosse tuo padre. Questa era decisamente una di quelle volte.
“Fa che non incontri
nessuno che conosco…ti prego, ti prego, ti prego!!!” era
il solo pensiero che invadeva la mia mente mentre varcavo la porta
della farmacia.
Ero sicurissima che il
farmacista conoscesse Charlie, ma a quest’ora doveva esserci
certamente solo la commessa, che io però non avevo mai
visto;effettivamente non dovevo esserci mai passata in
farmacia…di solito se mi facevo male finivo dritta al pronto
soccorso io!!!!
Bingo, pensai, mentre mi
infilavo tra due scaffali: alla cassa c’era una donna sui
quarant’anni che leggeva attentamente una rivista di
moda…bene proprio ciò che mi serviva, una persona
concentrata a fare altro che non badasse a me.
Afferrai un cestino e misi in
atto il piano che avevo partor…cioè pensato in macchina
(la mia mente si rifiutava anche solo a concepirla una parola
simile):prendere svariati articoli inutili(tanto per non fare vedere a
possibili osservatori che stavo cercando qualcosa) mentre dovevo
localizzare lo scaffale dove c’erano quei dannatissimi test.
Feci avanti e indietro per quasi cinque minuti col cestino quasi pieno finchè…TROVATI!!!
Accidenti, però: notai
con costernazione che ce n’erano almeno 10 tipi
diversi…Forks era una cittadina piccola, sprovvista di un sacco
di cose, per me, essenziali ma dovetti ammettere che era molto fornita
in quanto a test di gravidanza:svariate forme, colori, uno profumato(
ma a che serviva il profumo se poi dovevi immergerli nella
pipì???) e addirittura uno che ti diceva il probabile giorno del
concepimento. Lo scartai subito…nell’improbabile
eventualità che fossi incinta sapevo benissimo la data del
concepimento…l’unica volta che avevo fatto l’amore.
Scacciai il pensiero sgradito
e, prendendo un lungo sospiro di sollievo, optai per SUPERTEST G:
L’UNICO SICURO AL 100%. Il 100% mi sembrava una buona percentuale
ma decisi comunque di prenderne due…meglio essere sicuri.
Avevo un groppo in gola;
trascinando i piedi raggiunsi la cassa e ci rovesciai sopra i miei
acquisti, badando bene ad imboscare i test sotto il mucchio. Quando
alzai lo sguardo notai che, effettivamente, la commessa non mi stava
affatto guardando…mi stava fissando!!! Non poteva essere vero,
io sicuramente non l’avevo mai, mai, mai e poi mai vista o…
“Isabella Swann!!” disse d’un fiato.
Merda, lei aveva visto me evidentemente.
“Come sei cresciuta! E
come ti sei fatta carina!” continuò con tono affettato
“ti ricordi di me?? Quando avevi otto anni sei venuta qui a
comprare i cerottini dei Simpson…”
“Oh sì ehm
certo” mentii in fretta. Come diavolo poteva pretendere che mi
ricordassi di qualcosa successo praticamente dieci anni fa?
“Allora come stai adesso?” aggiunse.
Non capivo cosa volesse dire “Mi scusi?”
“Oh sai ho saputo che
sei stata poco bene in questi mesi…Charlie veniva qui a prendere
le pastiglie contro gli attacchi d’ansia che ti aveva prescritto
il dott. Gerandy”
Ero allibita. Come diavolo si
permetteva? Le lanciai uno sguardo truce “ Meglio…grazie.
Avrei una certa fretta, ho il coprifuoco…domani c’è
scuola.”
“Oh sicuro. Comunque lasciatelo dire, nessun ragazzo merita tanto dolore…”
Oh mio dio!!!Ma quanto sapeva? Tutta Forks aveva riso alle mie spalle senza che me ne rendessi conto?
“Allora”
continuò “Vediamo che hai preso:2 pacchi di kleneex
profumati, una confezione di assorbenti super-flusso, una boccetta di
disinfettante e due test di grav…” le parole le morirono
in gola e mi guardò come se mi fosse spuntata una testa in
più.
“Per una mia amica
sa….” Mi affrettai ad aggiungere, sperando non avesse
notato il semaforo rosso in cui si era appena trasformata la mia faccia.
“Sicuro”rispose
lei balbettando “ comunque, di alla tua amica che se sono
positivi dovrebbe farsi vedere al più presto da un medico. Beh,
sono 59.90$”
Le lasciai i soldi sul
bancone,afferrai il sacchetto e corsi fuori nell’aria gelida,
sperando ardentemente che anche le commesse delle farmacie fossero
tenute al segreto professionale…
********************
Entrai in casa in punta di
piedi, cercando di fare il meno rumore possibile. Charlie era
addormentato davanti alla TV; tirai un sospiro di sollievo: non avevo i
nervi abbastanza saldi per sopportare un interrogatorio sulla mia gita
a Port Angeles.
Silenziosamente salii le
scale e mi chiusi in bagno. Piuttosto elementare, pensai, mentre
cercavo di decifrare le istruzioni; operazione non troppo facile visto
che mi tremavano le mani come se ci fossero stati dieci gradi sotto
zero. Feci pipì su tutti e due gli striscini e poi tornai in
camera, chiudendo a chiave la porta.
Dopo aver appoggiato con cura
i test sul letto andai alla finestra e la spalancai; l’aria
fresca era un sollievo, mi aiutava a pensare, mi aiutava a
respirare…Due minuti. Erano già quasi scaduti.
Bastava davvero così poco?
Bastavano solo due minuti a cambiarti la vita?
No. Ne bastavano molti meno. Bastava un taglietto su di un dito, un secondo per rovinare tutto…
Ecco, guardai l’orologio: erano passati abbondantemente.
Mi sedetti sul letto con gli occhi chiusi.
“Forza Bella!! Una riga non sei incinta, due righe lo sei. Affronta la realtà, apri gli occhi. Aprili!!”
E lo feci: li aprii. Lottando contro la parte di me che non avrebbe voluto aprirli mai più.
Li aprii e rimasi impietrita di fronte al mio destino.
Bene bene
siamo arrivati ad un punto di svolta eh??? Che perfida che
sono...muaaaaaahhhaaaaahhha!!!!!! Ci vediamo lunedì. Mi
raccomando recensite numerosi,che i vostri commenti mi fanno sempre
piacere!!!
Ringrazio inoltre le 43 persone che mi hanno aggiunta ai preferiti, ed
anche chi legge solamente....grazie di dedicarmi il vostro tempo!!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Changings ***
chappy 4
Toc
toc. Chi è? Una che aveva detto "Posto lunedì
pomeriggio.."..Sì,certo,come no!!!! Lo so, vi devo un milione di
scuse: ma l'unico modo per ricompensarvi è donarvi questo chappy
lungo lungo...
Comunque non è stata colpa mia per il ritardo, ma di Alice...parlo dell'ADSL non di Alice Cullen XD!!
Ultimamente
ho litigato con tanti di quegli operatori telecom e Sky!!! ( che poi
non è nemmeno colpa loro Xd!) Va beh vi lascio al capitolo che
è ciò che vi preme.
Lo so, lo so devo darvi qualche risposta....sì, no , perchè due non fa tre...AAAAAHHHHHAAAAHHHH! ( Ok sto zitta!!)
Non possso fare commenti quì se no svelo troppo, quindi ci rivediamo in fondo!!!!!!!!!!!!!!!!!
Erano due, due perfette linee rosa.
Lisce, dritte, definite. Non una sbavatura o un’imprecisione che potesse farmi pensare in un errore.
Presi con mano tremante anche
l’altro test…identico. Li guardavo con gli occhi
spalancati, sembravano urlare”SEI INCINTA, SEI INCINTA”.
Dovevo farli sparire in
qualche modo; in trance mi chinai sotto al letto e li nascosi in una
vecchia scatola…lì, di sicuro, non correvano il rischio
di essere trovati per sbaglio da Charlie.
Mi lasciai scivolare sul
letto e, ancora vestita, mi accovacciai sotto le coperte. Quel letto
era stato il mio bozzolo caldo, il mio rifugio in cui sentirmi sicura
sin dal giorno in cui ero arrivata a Forks e tutto intorno a me mi era
sembrato freddo ed ostile.
Quella volta,però, non funzionò.
Mi sentivo malissimo: le
lacrime scorrevano a fiumi, così tanto che mi era difficile
persino sbattere gli occhi e il mio corpo era scosso da tremiti e
brividi.
Era un’altra crisi, simile e allo stesso tempo diversa dalle decine che avevo avuto: era peggio.
Mille, mille, mille volte
peggio. Come se il dolore che in quei maledetti mesi avevo cercato di
reprimere stesse riemergendo tutto insieme, come una gigantesca onda
anomala da cui non avevo speranza di salvarmi.
Affondai i denti nel cuscino
per soffocare i singhiozzi, ma la situazione non faceva che
peggiorare…quasi non riuscivo più a respirare, era
difficile anche solo tentare di pensare con lucidità
ormai…ma ci provai, provai a trovare una soluzione.
Ero incinta…di cosa? Di un vampiro o di un bambino? A chi mi sarei rivolta?
A nessuno importava di
me… o meglio, sì: importava a Charlie e a Reneè,
ma cosa avrebbero potuto fare per me? Che cosa gli avrei detto?
“Eih, sono incinta del mio ex-ragazzo vampiro, di una creatura di
non-ben-definita natura e potenzialmente assetata di sangue…ma
voi non preoccupatevi, sarete dei nonni fantastici”.
Mi immaginavo
già le loro facce, mi avrebbero preso per pazza, mi
avrebbero… mi avrebbero…non sapevo nemmeno io cosa
avrebbero fatto.
La verità era che non
sapevo niente: non sapevo più niente, non sapevo chi ero, cosa
volevo, cosa diavolo avrei fatto adesso della mia vita…
Non sapevo dov’era la
me stessa che conoscevo un tempo, non sapevo più dov’era
quel cuore che in teoria doveva battermi in petto, ma che, in
realtà, non sentivo più…e non sapevo dov’era
l’unica cosa di cui mi importava in quel casino, Edward…
“Edward dove sei?” sussurrai, ormai con un sibilo.
Fu in quel momento, mentre i
singhiozzi erano sempre più forti e io pensavo che il mio corpo
fosse troppo fragile per sopportare altro, che lo sentii per la prima
volta.
Una specie di gorgoglio, una
specie di brontolio che proveniva dalla mia pancia. Una scossa
elettrica mi percorse il corpo e, molto lentamente, trovai la forza di
volontà di mettermi supina e abbassare le coperte.
Avevo una paura tremanda di
fare quello che stavo per fare, ma sentivo come una necessità,
un richiamo provenire da dentro me.
Presi un bel respiro e poi mi
decisi: alzai la maglietta fin sotto il seno e allungai la mano per
accarezzare la sporgenza che avevo notato quella mattina. Sembrava
leggermente più fredda rispetto al resto del corpo e
decisamente più dura, non proprio come quella di un vampiro
forse, ma diversa anche dal resto della mia pelle.
Avrei dovuto avere paura, essere terrorizzata, chiunque lo sarebbe stato…ma io non ero chiunque, ero una… madre.
Quasi a rispondere ai miei
pensieri lo sentii di nuovo…quel nuovo e sconosciuto rumore che,
forse razionalmente non era nulla, o al massimo il mio stomaco in
subbuglio per la nausea, ma che per me era molto di più.
Era ciò che aveva
cambiato tutto, ciò che mi aveva svegliata, che mi aveva resa
consapevole che quello era mio…FIGLIO…
Che io l’avessi voluto o meno, c’era già un legame tra di noi e ovviamente e naturalmente lo riconobbi.
Mi asciugai le lacrime col
lenzuolo e,grazie a lunghi respiri, il ritmo del mio cuore
iniziò a decelerare. Lentamente ricominciai a respirare e,
sempre carezzandomi la pelle nuda, in pochi minuti mi calmai.
Era stato lui,
l’esserino che cresceva nella mia pancia a salvarmi dal baratro;
ma non dovevo dimenticare che ero io a doverlo proteggere, che era
compito mio far sì che si sentisse al caldo, al sicuro ed
amato…sì, amato. Lo sentivo nel mio cuore, che si
gonfiava sempre di più, che già lo amavo e che lo avrei
amato anche se fosse stato un baby-vampiro, anche se avesse avuto gli
occhi rossi e avesse bevuto sangue invece di latte.
Inconsciamente, avevo
risposto alla mia domanda di prima: dov’era Edward? Eccolo,
pensai, era qui, era un pezzo di lui quello che portavo dentro di
me…un piccolo Edward, con i suoi occhi, i suoi capelli e magari
anche con quel sorriso sghembo che mi faceva fermare ogni volta il
cuore…
Chiusi gli occhi: potevo quasi rivederne la perfezione, attraverso il filtro dei ricordi.
Mi ranicchiai in posizione
fetale e, probabilmente stremata dalle troppe emozioni, caddi in un
sonno
agitato…………………………………………………..
Era buio, notte fonda
probabilmente. Ero in mezzo al bosco e faceva tanto, tanto freddo;
avevo anche paura, ma non per me. Cercavo disperatamente qualcosa tra
le felci del sottobosco, ma neppure io sapevo bene
cosa…finchè non sentii piangere.
C’era un bambino che da
qualche parte piangeva disperato, volevo davvero aiutarlo, consolarlo,
fargli capire che l’avrei protetto io dal freddo, ma non capivo
dove fosse.
Poi, all’improvviso,mi accorsi che c’era una luce che proveniva dal fitto della vegetazione: mi ci fiondai.
Emersi in una radura e rimasi
paralizzata dall’orrore…al centro si ergeva una pira
altissima, circondata da figure incappucciate. Non potevo scorgerne il
volto, ma notai che una reggeva qualcosa in braccio.
Mi si bloccò il
respiro in gola: era un bambino, il bambino più bello che avessi
mai visto. Il riflesso delle fiamme danzava sul suo visino
terrorizzato; si protendeva verso di me, voleva il mio aiuto. Ma io non
potevo fare nulla, ero circondata.
E poi capii.
Volevano bruciarlo vivo, volevano ucciderlo….dovevo fare qualcosa!!!
Tentai di correre ma caddi a terra, avevo le gambe bloccate, paralizzate….potevo fare solo una cosa, guardarlo morire.
“No!!!” riuscii ad urlare mentre le figure si avvicinavano al falò.
***************************
“Ahi!!”
Dovevo essere caduta dal
letto mentre mi agitavo, perché avevo sbattuto la faccia contro
qualcosa di duro: il pavimento. Istintivamente , però, le mie
mani corsero sul mio ventre.
“Ti sei fatto male piccolino mio?” sussurrai mentre, con le dita, tracciavo carezze circolari sulla pelle.
Forse era solo la mia
immaginazione, ma sentii di nuovo quel gorgoglio, questa volta come a
rispondermi “No mamma, sto bene”
Mi scappò un sorriso.
Da dove era saltato fuori questo istinto materno? Insomma, solo ieri
ero arrivata a preferire una malattia ad un bambino…non che io
non li amassi,ma li avevo sempre considerati qualcosa che non faceva
parte del mio mondo, qualcuno a cui fare una carezza od un sorriso in
fila al supermercato…
Ma adesso era tutto diverso. Lui non era un qualcuno, era il mio bambino, il mio piccolo Edward Junior…
E.J…era bello, suonava
bene; dopotutto anche il mio brontolone si meritava un nomignolo buffo,
anche se non sapevo di che sesso fosse.
“Allora…” mi sentivo un po’ folle a parlare con la mia pancia “ehm, ti piace E.J.?”
Mi rispose un altro gorgoglio soddisfatto:ero pazza? No, ero sicura di no.
L’avevo sentito
chiaramente, era il nostro modo speciale di comunicare…forse
avevo una super-intelligenza o un super-potere:in fondo come poteva non
essere anche solo un po’ speciale,con un padre come il suo?
Guardai la radiosveglia:
erano le cinque e trenta del mattino. Non mi andava di cambiarmi i
vestiti con cui avevo dormito, tanto non sarei andata a scuola quel
giorno: avevo un piano.
Beh, effettivamente, era un piano un pò buttato per aria…però dovevo tentare.
Prima di giocare la mia
ultima carta( chiedere aiuto a Charlie…cosa che francamente mi
faceva venire un nodo allo stomaco al solo pensiero)dovevo tentare con
i Cullen.
Era vero, non sapevo dove si fossero trasferiti,ma Carlisle era un medico, no?
Ed un medico molto bravo, per giunta…doveva pure esercitare in qualche clinica od ospedale del paese.
Forse facendo una ricerca su internet avrei trovato qualcosae, comunque, non avevo niente da perdere.
LUI non avrebbe dovuto neppure parlarmi o vedermi, l’avrei lasciato alle sue distrazioni.
Ricacciai indietro le lacrime che stavano per spuntare…mi bastava Carlisle, magari avrei rivisto Esme.
Al solo pensiero sentii una
stretta al cuore: neppure mi ero resa conto di quanto mi mancassero
TUTTI i Cullen, mi sarebbe bastato vedere anche solo Rosalie per essere
felice. Scossi la testa per cancellare quei pensieri indesiderati;
avevo assoluto bisogno d’aria, quel che mi ci voleva era una
passeggiata che mi schiarisse le idee.
Saltai giù dal letto e, senza nemmeno guardarmi allo specchio, scesi piano le scale.
A Charlie lasciai solo un biglietto:
Papà,
sono uscita presto. Mi vedo con Angela per ripassare la lezione.
Non preoccuparti, ti voglio bene
B.
Uscii nell’aria fredda
senza neppure una giacca, dirigendomi rapida alla macchina; mi sembrava
una scusa potenzialmente credibile in fondo, certo sempre che Charlie
non avesse sentito il rumore del pick up e si fosse accorto di quanto
presto in realtà fossi uscita…
Misi in moto e partii,senza
pensare comunque troppo al resto. Guidavo senza sapere bene dove
andare, in realtà ero così assorta che avrei guidato per
ore senza accorgermene…
Solo quando mi ritrovai in una strada sterrata circondata da alberi fitti me ne resi conto effettivamente: ero a La Push..
Accostai la macchina sul lato
dello sterrato e proseguii a piedi: sapevo dove portava,alla scogliera
che avevo sempre visto dalla spiaggia di First Beach. Percorsi la
strada inciampando un paio di volte finchè, col fiatone, non
arrivai in cima.
Lo spettacolo che mi si
parò di fronte era bellissimo e maestoso ma, a dirla tutta,
anche un po’ inquietante. Mi avvicinai al precipizio e, a piccoli
passi, ne percorsi il limite: sotto di me le onde sbattevano
l’una contro l’altra… il mare era davvero agitato,
doveva essere in arrivo brutto tempo.
Fissai l’orizzonte che,
effettivamente, era carico di nuvole scure;sarebbe dovuta spuntare
l’alba ormai, ma io non l’avrei vista.
Il sole era lì da
qualche parte, lì…dietro quello spesso strato di nubi, ma
non poteva venire fuori: oggi Forks non avrebbe visto il sole…e
io, pensai, non l’avrei rivisto mai più.
E d’un tratto ne fui
consapevole… era come la mia vita: mangiavo, dormivo, andavo a
scuola, insomma vivevo, però non esistevo. Avrei sempre vissuto
in una eterna giornata nuvolosa, ogni mattina mi sarei svegliata sempre
con la speranza di rivedere il sole, ma era impossibile per me.
Perché il MIO sole se ne era andato per sempre…non avrei
mai più rivisto la mia alba.
Mi toccai la guancia e mi
accorsi che era bagnata, ma non solo di lacrime; era qualcosa di
freddo, di ghiacciato. Alzai gli occhi al cielo, era…la
neve.Stava scendendo piano piano inzuppandomi i vestiti
Sorrisi amaramente…era
così normale che nevicasse a Forks, la neve era una cosa
così normale nella vita delle persone. Normale come il Natale, i
regali o i bambini felici la sera della vigilia; la vista di quei
fiocchi avrebbe dovuto scatenare solo sentimenti di gioia,ma non a me:
tutte queste cose come potevano essere belle senza Edward? Niente era
bello senza Edward.
Dicembre doveva essere un
tempo di gioia e felicità…cosa avevo io da festeggiare
quest’anno? E non solo quest’anno…in cuor mio sapevo
che mi sarei sempre sentita così…
“Perché non
può essere abitudine Dicembre senza di
te…”sussurrai tra le lacrime. Lo so, avevo il mio bambino,
il mio piccolo E.J, lui doveva essere la mia forza però…
malgrado tutte le speranze che cercassi di nutrire la verità era
che eravamo soli. Potevo anche non trovare i Cullen, e allora cosa
avrei fatto?
Provavo un dolore al petto
così lancinante da non crederlo possibile. Poteva un cuore
spezzarsi in milioni di frammenti per il troppo dolore? A me sembrava
di sì.
Dovevo fare qualcosa, qualcosa per far finire quel tormento…non era più fisicamente sopportabile.
Mi guardai freneticamente intorno, ma non c’era niente, niente se non acqua.
Già ,l’acqua…
Mi sporsi e la guardai: era
quasi nera, così spaventosa…non per me però;
sembrava invitarmi, promettendo di far sparire il dolore, quella
voragine che non se ne andava mai.
Immaginai la sensazione di
libertà che si doveva provare a saltare da lì, in fondo
non era poi così alto…e poi secondo me a nuoto si poteva
facilmente raggiungere la riva…
In un secondo, avevo preso la mia decisione.
Iniziai a spogliarmi
lentamente, fino a rimanere solo in intimo: i denti battevano e
certamente avevo le labbra blu per il freddo.
Ritornai vicino al bordo e
sporsi un piede nel vuoto…beh era leggermente più alta di
quanto avessi pensato e l’acqua doveva essere molto
profonda…così profonda che forse avrebbe inghiottito
anche il mio dolore.
Chiusi gli occhi e…
“Bella fermati!” disse una voce che io ben conoscevo.
Era il suono più bello
e melodioso che un orecchio umano potesse sentire; era come miele, come
velluto, anche se il suo tono era arrabbiato , quasi furioso.
Aprii gli occhi e mi guardai
attorno…ovviamente lui non c’era; me l’ero
immaginato, stavo impazzendo, avevo le allucinazioni…allora
perché ero felice?
“Edward…?”
sussurrai richiudendoli immediatamente; sapevo che non era reale, che
se li avessi tenuti aperti l’allucinazione se ne sarebbe andata.
E io non lo volevo, era il momento più bello che ricordassi da
mesi…
“Bella non farlo, l’acqua è ghiacciata: Morirai!!” un ringhio gli nacque dal profondo.
Sorrisi: era tornata.
“No, ce la farò” sospirai “e, comunque, mi
sembrava che non te ne importasse più di me”. Avanzai
ancora di qualche millimetro.
“No,fermati, ti prego. Io ti amo”. Anche le fantasie erano bugiarde
“Bella, hai promesso. Hai promesso di non fare sciocchezze” continuò la voce nella mia testa.
“Anche tu avevi
promesso” gli urlai di rimando “avevi promesso che non mi
avresti mai lasciata e invece?” spalancai le braccia.
“No, ricordati di
quello che abbiamo condiviso. Ricordati delle parole che mi dicevi
sempre…dicevi: ti amo Edward”
I miei occhi erano inondati
di lacrime ”Edward, se manchi tu quelle parole no so ripeterle,
non riuscirò a dirle mai più… mi dispiace,
davvero.”E, con un balzo, mi lanciai nel vuoto.
L’impatto fu terribile.
Come essere trapassate da mille aghi ghiacciati, come essere colpiti al
petto da un blocco di cemento…
L’aria mi si era bloccata nei polmoni, non riuscivo a buttarla fuori…mi sentivo soffocare.
Provai a risalire, provai a
nuotare. Niente. Le onde erano troppo forti, mi ricacciavano
giù, sempre più in basso, sempre più verso
l’oscurità.
Non l’avevo previsto
:che cosa avevo fatto? Stavo uccidendo il mio bambino…della mia
vita non mi importava più nulla, ma la sua era
preziosa…era così piccolo, così indifeso.
Cosa avevo fatto?
Cosa mi era passato per la testa?
“Bella, non azzardarti
a smettere di lottare!!”. Non fui sorpresa di ritrovare la sua
voce lì sotto. Dopotutto stavo morendo,me lo doveva no?
Non riuscivo più a
muovere i muscoli, faceva troppo, troppo freddo. Non era una sensazione
veramente brutta ,però…un po’ come essere
anestetizzati…la morte, in fondo, era piuttosto facile.
Vivere era più difficile, e vivere senza Edward era impossibile, insensato per me.
Una parte di me voleva
davvero continuare a lottare…per mio figlio, per dargli la
possibilità di un futuro..ma un’altra piccola parte ( e mi
sentivo orribile per questo) era felice lo stesso. Perché presto
il dolore sarebbe finito per sempre e perché ,lì sotto
con me, c’era Edward.
Aprii gli occhi e lo vidi: la mia mente, evidentemente, aveva conservato la sua immagine chiara e nitida per questo momento.
Era furioso, ovviamente. Ma questo non rendeva la sua pelle, i suoi capelli o i suoi occhi ambrati meno perfetti.
Gli sorrisi, poi, mi posai le mani sulla sporgenza della mia pancia.
“Mi dispiace. Vi amo entrambi, ma non riesco più a combattere…”
Fu il mio ultimo pensiero mentre una morsa, ferrea e gelida come le braccia di un vampiro, mi avvolgeva sempre più forte.
Era qualcosa di duro. Ero appoggiata su qualcosa di duro che mi teneva stretta e si muoveva.
Sicuramente ero morta,
però ,francamente, l’aldilà me lo immaginavo molto
più comodo. L’aria gelida mi frustava la faccia e,
benché avessi troppa paura per aprire gli occhi,mi veniva anche
da vomitare.
Che fossi finita all’inferno? Tremai.
Stavo veramente iniziando a
temere di essere stata condannata a quella dannazione eterna da cui
Edward aveva cercato di salvarmi,quando l’ambiente intorno a me
divenne improvvisamente caldo e venni adagiata dalla strana creatura ,
o qualunque cosa fosse ciò che mi trasportava , su qualcosa di
morbido. A pensarci bene, aveva un profumo familiare…sapeva di,
di, di…ammorbidente?
A quel punto mi feci coraggio e spalancai gli occhi. Il soffitto di camera mia?
Il paradiso( o l’inferno, chi poteva dirlo?) aveva l’aspetto della mia cameretta?
Rimasi immobile finchè…
“Adesso, SIGNORINA, mi spieghi come ti è saltato in mente di fare una cosa tanto STUPIDA!!!!!!”
Voltai immediatamente il viso verso il punto da cui proveniva la voce e, devo dire, il mio cuore perse qualche colpo.
Appollaiata sulla finestra stava una persona che credevo non avrei rivisto mai più.
Complimenti!!!!
Siete arrivati in fondo a questo lungo chappy che in
realtà erano due ma visto il MADORNALE ritardo DOVEVO farmi
perdonare!!!!!
Allora
girls, molte di voi si domandano nella recensione quando tornerà
il nostro Eddino...beh sto tentando di convincerlo anche io in ogni
modo, ma non smette di farsi seghe mentali!!!
comunque abbiate fede, le
cose miglioreranno presto...sono un'inguaribile romantica....sto
già preparando nel mio cervellino tanti "Mulino Bianco moments"
per la vostra gioia.
Forse
vi sembrerà che nei prosssimi 2 cap le cose peggiorino un
tantino, ma vi ripeto fidatevi(ultime parole famose...)
Ci saranno anche POV diversi
da quello di Bella, tra cui quello di ED...quindi nn perdetevi il prox
cap ,che sarà un pot pourry di POV, e continuate a seguirmi.
Mi
raccomando recensite numerose, i vostri commenti sono dei bellissimi
stimoli ad andare avanti!!!! Ah, grazie a chi recensisce, a chi mi
ha aggiunta tra i preferiti( 58!!!!!Me mooooolto commossa!) e a
chi legge solo.
Aggiornerò
presto, davvero. Non dico quando perchè sennò state
sicure che non lo faccio per qualche motivo!! Ciao a tutti
Xo Xo Cloe
P.S.=
Il primo che indovina chi è il personaggio misterioso che salva
la nostra tuffatrice mancata vince...nn so, ci devo pensare. Ma qlcs
vince,giuro!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Returns and phone calls ***
chappy 5
Buongiorno,
posto finalmente visto che ho un pò di tempo. E' stato un
week-end scioccante...ho saputo che la mia sorellona è incinta!!
Cioè lo so che si
è sposata e che ha messo la testa a posto però...fatico
ad immaginarmela come una madre!!!Insomma fino all'anno scorso
ballavamo sui divanetti della disco bevendo Margarita( va beh vi
risparmio i dettagli...) e ora ...
Sono troppo giovane e bella ( e modesta) per diventare zia, ho solo 19 anni!!
Parlando d'altro,sono sconvolta
anche per le vostre recensioni (14, grazie) e per le 74 persone che mi
hanno aggiunta ai preferiti...vi adoro, siete la mia forza!!!
continuate così, mi motivate sempre più!!!
Ok, in qst capitolo torna il nostro Ed con le sue pippe mentali e mi
sono cimentata anche con il Rosalie Pov...fatemi sapere come è
venuto, è stato strano scriverlo, ma è un personaggio
che, fondamentalmente, trovo affascinante
quindi boh....ditemi il vostro parere.
Ah ditemi qualcosa anche per il pov di Ed...è verosimile???Spero di sì...attendo con ansia...
Adesso che ho un pò di tempo vi rispondo uno per uno...ee...iniziamo!!
Twilighter001:
e brava sì è Alice...non Jacob anche se ti do una
news...avrà un ruolo nel futuro. Ma ti avverto, benchè
ritenga che alla fine dei conti non sia proprio così
inutile...ancora lo odio...quindi non sarà una parte
fondamentale.
cullengirl: sempre troppo buona!!!!Spero che anche questo ti piaccia!!!!
fiorella91: Ebbene sì....ma o voi siete tutti veggenti o io sono prevedibile, spero di no!!!
francef80:guarda la speranza per Bells è l'ultima a
morire...quello è un estratto di vita vera del mio paese...pensa
in che razza di posto vivo....una specie di Forks senza Cullen,
cioè uno schifo
darksister: Brava, fai bene a non credermi...non farlo mai neanche se
giuro sul mio gatto che posterò presto...però sono
dispiaciuta...spero che ti piaccia anche questo chappy
Sharazade: Grazie, pensa che l'idea mi è venuta mentre lavavo i
piatti...però quel chappy l'ho scritto alla stazione mentre
aspettavo il treno(in ritardo come il solito...)
Lion e Lamb: eh sì è proprio lei.....ma l'avete indovinato tutti???!!! Che bravi
Hikary_a18: Grazie per i compliments....eh già Edward tornerà in un modo più tormentato!!!!
AmyGoku: Come già finito???? Pensavo di aver soddisfatto la vostra brama...spero ti piaccia anche questo!!!
mezzanotte: ma no, dai!!! Solo un pò segaiolo....mentale e non. Continua a seguirmi!!
Keska:Ciao cara!!! Sono molto felice che ti sia piaciuto...beh Eddy
torna in qst capitolo...cioè torna nella Ficcy ma non da
Bells(me moooooolto perfida!!!) Ricorda la mia minaccia...quindi nn
azzardarti ad interrompere The Baby of my dream, capito??? Altrimenti
il prossimo capitolo che posterò sarà,,,,,a luglio!!!!
ale03: mio Dio mi ucciderete per l'imbarazzo con tutti qst complimenti...grazie, spero che ti piaccia anche qst Chappy!!
Debby_DG: non scusarti mai!!!!! Fai benissimo, anzi grazie
milllissime...apprezzo sempre le critiche costruttive...Hai ragione tu,
solo che non avevo riletto(altrimenti non postavo più e mi
scuoiavatea viva)
Eh certo che EJ l'ho tradotto così...qnd ho letto che con J
Bella si riferiva a Jac...sì insomma al cane...mi sono saltati i
nervi...felice che tu condivida i miei stessi sentimenti verso il
pulcioso!!!! Brava sei stata la prima ad indovinare...ti
contatterò via mail per la ricompensa....che sarà una
decisione relativa alla ficcy oppure la possibilità di leggere
il capitolo della reunion tra Ed e Bella in Anticipo(sempre che non
muoiano tutti ....Muahaaaahhhaaa!!!)
BELLA
Non poteva essere.
O ero morta o stavo sognando.
Eppure…eppure sembrava
così vera. I capelli neri, fradici d’acqua le gocciolavano
sul viso e sul vestito, zuppo anche quello. Mi stava squadrando torva,
ma c’era anche sollievo nei suoi occhi.
Con un gesto fulmineo si mise in piedi senza smettere di fissarmi.
“Allora, pretendo una risposta!!!”
Non sapevo che dire.
Non la ricordavo così
bella; anche con i capelli sfatti, il vestito in disordine e bagnata
come un pulcino sembrava sempre un angioletto…un angioletto un
po’ birichino.
D’un tratto scoppiai a
ridere: il mio angelo mi aveva salvato la vita, e non soltanto a me.
Anche al mio bambino. Quello in cui avevo sperato soltanto qualche ora
prima era lì, di fronte a me, lì… a fissarmi a
bocca spalancata.
La sua espressione un po’ confusa e un po’ arrabbiata mi fece ridere ancora più forte.
“Bella, io NON LO TROVO
DIVERTENTE!!!!” disse mettendosi le mani sui fianchi “ma tu
ce l’hai una vaga idea di cosa avresti fatto a Charlie, a Renee o
a mio frat…”
Non la lasciai continuare ed
arrivare a toccare quel tasto dolente, non ora perlomeno. Adesso no.
Ero troppo felice. Non volevo, non potevo cadere nel baratro di nuovo.
Prima che potesse proseguire scostai il piumone, mi misi in piedi sul letto e, con un balzo, le saltai in braccio.
Fu più o meno come
abbracciare una pietra, ma non me ne curai: avrebbero dovuto staccarmi
con la forza da lei…non l’avrei mai, mai lasciata andare
via.
“Oh Alice, Alice, Alice!!!!” strillai aggrappata spasmodicamente al suo corpo.
Affondai il volto fra i suoi
capelli umidi: il sale dell’acqua rendeva il suo profumo ancora
più buono, ancora migliore di quanto potessi ricordare…fu
come fare un tuffo nel passato:alle serate passate a chiacchierare, a
ridere, o a quando si divertiva a truccarmi e ad agghindarmi e insieme
giocavamo a fare le top- model con i suoi splendidi vestiti…
D’un tratto mi resi
conto che le risa si erano trasformate in singhiozzi; volevo parlare,
volevo dire qualcosa di sensato per spiegarle, per farle capire tutto
l’amore che provavo per lei, ma riuscivo solo a
chiamarla…”Alice, Alice…”
“Sh, Bella calmati.
Sono qui.” Mi disse dolcemente mentre mi conduceva al letto; mi
fece sdraiare e quando vide che non avevo nessuna intenzione di mollare
la presa, si coricò al mio fianco, cingendomi le spalle.
Ogni tanto mi dava qualche
bacio sulla fronte e mi carezzava la schiena: era così bello
averla vicina… mi sentivo protetta, sicura, come se almeno un
pezzo della mia vita avesse di nuovo un senso…
“Scusa,io..”
riuscii a bisbigliare dopo qualche minuto “ti lascio se..se mi
giuri che appena lo faccio non salti fuori da quella finestra e te ne
vai di nuovo…”
Non avrei potuto sopportarlo. Questa volta sarei morta, e lo sapevo.
“Bella ti giuro che se
anche mi lasci io…non lo farò.” Rispose Alice
“non voglio lasciare la mia sorellina mai
più…” E come a sottolineare le sue parole mi
strinse ancora di più a sé.
Ma capii che non ce ne sarebbe stato bisogno: nel mio cuore sapevo che era la verità.
Avrei voluto restare
così tutto il giorno, così…aggrappata al mio
salvagente personale,ma c’erano così tante cose da dire,
da rivelare…specialmente da parte mia.
Controvoglia mi sciolsi dal suo abbraccio e mi misi seduta a gambe incrociate sul letto.
Alice si infilò sotto
le coperte con me dopo essersi tolta l’abito bagnato e
essersi infilata il mio pigiama; notai che non mi toglieva mai gli
occhi di dosso.
Mi prese la mano e sospirò. “Bella sul serio, perché lo hai fatto?”
“Io non volevo davvero
morire” risposi “è che…ero solo molto triste
e…mi sembrava un buon modo per distrarmi… sul serio,
pensavo che ce l’avrei fatta…” Sentii le lacrime
pungermi gli occhi al pensiero di quella follia che avrebbe potuto
costare la vita al mio bambino.
“Ok ,va bene. Non
piangere più.” disse Alice asciugandomi la lacrima con il
pollice “Io glielo avevo detto che avresti fatto qualche
sciocchezza o che avresti attirato qualche disgrazia, ma lo
conosci, è così testardo!!!”
Sussultai alle sue parole, sapevo benissimo a chi si riferiva.
Cercai di cambiare argomento.
“Voi come state? Insomma, dove vivete ora?”
“A Ithaca. Noi viviamo
tutti insieme però….solo Rosalie sa che sono
qui…gli altri erano fuori a caccia…”
Fu un attimo ma vidi il suo viso rabbuiarsi.
“Perché Jasper non era con te? Voglio dire siete inseparabili voi due…”
“Beh ecco, dopo quello
che è successo al tuo compleanno…mi serve solo un
po’ di tempo per…per perdonarlo.”mi rispose
sottovoce.
“Alice, non devi sacrificarti in nome della nostra amicizia. Io so che tu lo ami e…”
“Amo anche te,
però…” mi interruppe “e mi sembrava di farti
un torto comportandomi come se non fosse successo nulla. Però se
tu dici che non ce l’hai con lui…” mi fissò
speranzosa.
“Ma certo che no!!! Voi
due siete anime gemelle, lo sanno tutti, e poi…” esitai
“non è colpa di Jasper se, se LUI non mi vuole
più.”
Calò un silenzio di
tomba. Nessuno sapeva bene cosa dire, così tentai di riportare
la conversazione su un sentiero meno minato.
“Come hai fatto a salvarmi? Voglio dire, mi hai vista?”
Annuì. “Ho
cercato di non stare a guardare i fatti tuoi in questi mesi,
però…sono una veggente, mica una TV: non puoi accendermi
e spegnermi quando vuoi!” entrambe sorridemmo; Alice sapeva far
tornare il buon umore a chiunque.
“Poi ieri sera è
successo qualcosa.” continuò “Ho iniziato a vederti
a sprazzi…tu che guidavi, tu angosciata in questa
stanza…era coma se stessi capendo o decidendo qualcosa e il tuo
futuro era legato a doppio filo a questa consapevolezza. Non ho esitato
un minuto, sono saltata sulla macchina di Carlisle e ho guidato tutta
la notte…”
Non riuscivo a guardarla in
viso,sentivo che il momento di vuotare il sacco era vicino, ma non
sapevo come affrontare l’argomento.
Ma per ora fu Alice a
proseguire “Poi stamattina sono arrivata qui, ma tu non
c’eri, così mi sono messa a cercarti a piedi
finchè…non ho sentito il tuo odore sulla strada per La
Push.
Ero dilaniata,non sapevo che
fare. Ho provato a chiamare Carlisle ma a casa c’era solo Rosalie
e, beh…sai che non è imparziale su di te…”
“Dì pure che mi odia….” Aggiunsi.
“Beh, comunque stavamo
discutendo quando ho visto la decisione che avevi preso…ti ho
vista saltare: mi hai fatto prendere un infarto( beh metaforicamente
parlando ovviamente). Ho sbattuto il telefono in faccia a Rose e sono
corsa da te. Il resto poi lo conosci…”concluse.
Sospirai, era il mio momento di raccontare la verità.
“Alice io so il
perché dei buchi nelle tue visioni; effettivamente ho scoperto
una cosa ieri sera, e solo che…non so bene da dove
cominciare…”
“Comincia dall’inizio” suggerì lei.
“Beh, non credo che tu
lo sappia, ma le sera del mio compleanno io e
Edward…abbiamo…Cioè io non me lo aspettavo
però, insomma io e..lui..” balbettai.
“Avete fatto l’amore. Lo so, vi ho visto” aggiunse lei tranquilla.
“Oh bene…” iniziai prima di afferrare il senso delle sue parole “TU CI HAI VISTI?”
“Oh dai, non essere imbarazzata. Te la sei cavata bene per essere la prima volta”
Ero fucsia,ovviamente. Ma forse Alice ci era talmente abituata da non farci neppure più caso.
“Sì
beh..comunque da un po’ di settimane non mi sentivo molto
bene…vomitavo, non avevo il ciclo…” Alice mi
interruppe.
“Bella sei malata??!!” mi chiese preoccupata.
“No” risposi fissando i miei occhi nei suoi “sono…sono incinta Alice”.
Non ci potevo credere.
Avevo scioccato un vampiro.
Innaturalmente statica e pallida, la mia migliore amica mi fissava ad occhi sbarrati.
“Sei…sei sicura?” sussurrò.
“Sì. Ho fatto il
test due volte…e poi, guarda.” Abbassai le coperte e mi
sdraiai, si vedeva chiaramente la sporgenza sul ventre.
Alice chinò il capo
fino a posarvelo sopra “In effetti sento un rumore…forse
è il cuore, non capisco bene..la tua pelle è molto dura
qui. Avrà una specie di protezione vampiresca..il che ci fa
capire che è molto intelligente..”
“Che vuoi dire scusa?”
“Beh…avrà capito di doversi proteggere dalla tue cadute in qualche modo…”
Le diedi una spinta e lei tornò a guardare la mia pancia…si vedeva che era senza parole.
“Wow” disse infine “Questo sì che è un bel problema…”
La fissai in cagnesco. “Ehi non offendere. Lui non è un problema!!”
Alice scosse il
capo.”Non intendevo questo…non riesco a vedere il suo
futuro e non so perché. Quindi non so se è maschio o
femmina. Quindi come gliela preparo una cameretta in tinta?”
Ero sconvolta. C’erano enormi problemi in questa gravidanza e lei si preoccupava del colore delle copertine!!!
Era già saltata in piedi: camminava avanti e indietro borbottando qualcosa di indistinto.
“Ehm ehm” tentai
di attirare la sua attenzione “non credi che forse dovremmo
pensare prima a qualcosa di più…fondamentale? Tipo se
è un bambino o un vampiro?”
Mi stoppò con la mano.
“Sto già elaborando un piano per questo. Stasera diciamo a
Charlie che passi una settimana da me e…”
Storsi il naso “Mhh, non credo che sarà molto d’accordo…”
“Ma dai lo convinco
io,lo sai che mi adora. Poi vieni con me a Ithaca, ne parliamo con
Carlisle e troviamo una soluzione.”
Sorrisi. “Sai, sono
felice che il tuo piano preveda portarmi con te. Temevo mi avresti
mollata qui…però” esitai “ci sarà LUI
lì”
Alice tornò a sedersi
al mio fianco “Prima o poi glielo dovrai dire. Ma non sarò
io a farlo. Lo farai tu, quando sarai pronta. Se proprio vuoi potremmo
stare in hotel…”
“Sì, forse
è meglio…”non volevo rischiare che tornasse da me
per obbligo, lui si divertiva così tanto con le sue
distrazioni…
Tornai a fissare Alice; era silenziosa, e mi sembrava strana…si tormentava le mani, come presa dall’indecisione.
Mi stava nascondendo qualcosa?
“Bella c’è una cosa che non ti ho detto” iniziò.
Un groppo mi si formo in gola. Non era nulla di buono, me lo sentivo.
“Edward mi aveva detto che tu hai un amico a La Push…”
“Sì, Jacob ma…” non mi lascio finire.
“Bene, allora sai che i Quileute discendono dai lupi.”
“Ma dai è solo una leggenda!!”
Alzò un soppraciglio. “Bella, dovresti aver imparato a credere alle leggende ormai…”
Spalancai la bocca.
“Carlisle mi ha parlato
del patto…io non ero ancora con i Cullen all’epoca, ma so
che possono trasformarsi in lupi in presenza di …”
“…vampiri…”conclusi io scioccata “mi stai dicendo che Jacob è un…”
“Licantropo? Non so
quanti siano o chi siano…ma sono certa che la trasformazione
è stata innescata, l’ho capito dall’odore che
c’era nella riserva.”sospirò “Il che ci
riporta al secondo problema…sono una Cullen, e, per salvarti, ho
violato il patto: ho oltrepassato il confine e se mi beccano a Forks
per me è la fine. Capisci perché dobbiamo andare
via?”
Annuii.
Ma c’era qualcos’altro, qualcosa che continuava a non tornarmi.
“Alice, ma se voi ve ne
siete andati da mesi, perche i Quileute continuano a trasformarsi?
Voglio dire,non avrebbe senso…”
Alice abbassò lo
sguardo…”Bella me lo sono chiesta anche io. Credo che ci
sia almeno un altro vampiro, a parte me, in giro per Forks da un
po’ di tempo a questa parte.”
Un brivido mi percorse la schiena.
EDWARD
Correvo da solo. Avevo preso una direzione diversa rispetto a quella degli altri.
I loro pensieri di commiserazione mi facevano solo stare peggio…anche se probabilmente me lo meritavo.
Mi meritavo tutto il dolore
di questa terra…e in fondo cos’era poi? Una minima
anticipazione della dannazione eterna che mi aspettava…
Non mi importava neppure
cacciare, lasciavo semplicemente che i suoni prodotti dalle mie prede
mi rimbalzassero addosso. Senza senso.
Tutto era senza senso.
Il mondo era senza senso.
Ma dopotutto che cos’era il mio dolore se Bella poteva essere felice?
Lei DOVEVA essere felice.
Doveva vivere
serena, libera dai pericoli, libera da quel futuro senz’anima che
l’avrebbe condotta a marcire all’inferno con me…
E poi avevo fatto una
promessa…avevo promesso che non avrei più infestato la
sua vita con la mia presenza malsana, soffocante…come
l’erbaccia che tenta di uccidere la più bella rosa del
giardino.
Però…
Non avrei potuto fare proprio nulla per lei?
Magari…solo controllare da lontano che stesse bene, che non le capitasse nulla…
NO NO NO!!!
Potrei partire, potrei tornare indietro…
NO NO NO, DANNAZIONE….Bella merita di più, Bella merita di più, Bella merita di più.
Lo ripetevo come un mantra ma
una parte di me non poteva non pensare…mi avrebbe ancora voluto?
Mi avrebbe sorriso se fossi tornato alla sua finestra?
Probabilmente
sì…lei aveva tutte le sensazioni sbagliate. Immaginai
come sarebbe stato riabbracciare il suo corpo caldo, baciare le sue
lacrime salate, respirare il suo dolce profumo.
No, dannazione, no!!
Merita di più, merita di più…
Più di un mostro, più di qualcuno che l’aveva abbandonata dopo averla privata della sua innocenza.
Sorrisi
amaramente…l’ultima notte con lei: notte di cui avrei
dovuto pentirmi, notte che avrei dovuto odiare, e che, invece,
ricordavo con gioia.
Probabilmente perché ero una bestia, e lei meritava di più, di più ,di più…
Il telefono nella mia tasca iniziò a vibrare.
Guardai il display. Rosalie
Cosa diavolo voleva?
Tormentarmi con le sue inutili considerazioni? “E’ solo
un’umana…che ti importa…la
dimenticherai…”
Lei non capiva…non sapeva…NIENTE..
Risposi:”Vaffanculo Rose”.
Riagganciai; Speravo che il messaggio fosse forte e chiaro.
Evidentemente no perché, dopo qualche secondo, ricominciò a suonare.
Perché richiamava? Forse era successo qualcosa a casa..Emmet o Alice..
“Che vuoi” dissi.
“Due cose” rispose lei “Primo. Vaffanculo tu. Secondo: devo dirti qualcosa che dovresti sapere…”
Esitava, strano non era tipico di lei.
“Beh, parla…” se era una scusa per tormentarmi gliel’ avrei fatta pagare cara.
“Pensavo fosse giusto tu sapessi che Alice è a Forks…da LEI” aggiunse d’un fiato.
“Cosa?” Non poteva essere… mi aveva fatto una promessa.
Spezzai un ramo con la mano, desiderando ardentemente fosse il collo di mia sorella.
“Sì, è la
verità…”continuò “ho cercato di dirle
di no ma lo sai come è fatta. Si è spaventata
perché non riusciva più a vedere il futuro di Bella
e..”
La interruppi
“Certo!!!!! Non doveva neppure stare a guardare il futuro di
Bella!! Adesso vado a Forks e riporto Alice a casa, a costo di doverla
fare a pezzi arto per arto per riuscirci!!!” strillai
“Senti fratellino, non
strillare addosso a me!!!! L’ho sentita stamattina, a
quest’ora l’avrà già trovata, a meno
che…”
Ebbi un brivido “a meno che cosa???”
“Beh il suo futuro era
confuso e Alice stamane ha avuto una visione in cui…si buttava
da una scogliera … non so se sia arrivata in tempo, il suo
cellulare è sempre spento.”
Tentai di deglutire . Niente.
“Ed…vedi il lato positivo…forse è morta.”
Cosa aveva detto Rosalie?
“Ma come osi piccola stupida??!!”le urlai.
“Senti, lo sapevi che
sarebbe successo prima o poi…e non mi pareva ti importasse. Tu
l’hai lasciata!! Tu hai permesso che rimanesse una fragile
umana…quindi non dare della stupida a me,Ok?????!!!
Piuttosto vai a riprendere
quell’impicciona di Alice e tornate a casa dalla vostra
vera famiglia,che di cognome fa Cullen, non Swan e….”
Riagganciai e spensi il telefono. Era come se il tempo si fosse fermato, come se l’universo fosse in stand-by.
No.
No.
NO. Non era vero. Era solo un sadico, perverso e malato gioco di Rosalie.
Alice era a Forks, ma sicuramente solo perché le mancava Bella.
E poi….Bella aveva promesso…niente gesti stupidi; lei era una ragazza di parola.
Sì, era così.
Avrei ripreso Alice con la forza e l’avrei costretta ad andarsene da lì per sempre.
Bella sarebbe tornata alla sua vita e io,…io sarei tornato al mio eterno niente.
Ma allora perché
,mentre correvo velocissimo verso la mia nuova meta ,sentivo una strana
sensazione nelle viscere, come una pugnalata….ANGOSCIA?
ROSALIE
Dopo due ore la mia mano era ancora stretta intorno al telefono, chiuso.
Mi aveva sbattuto il telefono in faccia. Come cavolo aveva osato?Come si era permesso?
Come si era permesso di distruggere la mia famiglia per una sciocca ragazzina?
Lui col suo dolore aveva rotto tutti gli equilibri che ci eravamo creati in quegli anni:
Esme era distrutta, Carlisle soffriva per Edward, Emmet non faceva più battute e Alice…
Alice era corsa in aiuto di
QUELLA come se fosse stata una sorella, come se avessero condiviso
più di qualche mese di amicizia… e tutto per delle
visioni un po’ sfocate…
Avrebbe fatto lo stesso per me? Voleva bene anche a me in quel modo?
Mi costava tanto ammetterlo
ma, ero gelosa…perché le erano tutti affezionati,
perché mancava a tutti, perché c’era solo e sempre
lei. Bella qui, Bella lì…
Magari fosse morta. Si sarebbero rassegnati e anche Edward alla fine sarebbe andato avanti…
Però, forse, mi sarebbe dispiaciuto per la sua morte.
In fondo lei amava mio fratello, non era veramente colpa sua…
Forse non odiavo veramente lei…odiavo solo che tutti in questa dannata famiglia stravedessero per lei.
Mi sentivo un po’ in colpa, forse non avrei dovuto dire quelle cose a Edward.
Forse avrei dovuto chiamare Alice e dirle di prepararsi all’arrivo di nostro fratello.
Non l’avrebbe uccisa
certo, ma ,conoscendo la sua furia ,avrebbe benissimo potuto farla a
pezzi per impedirle di parlare ancora con Bella. Forse…
Riaprii il telefono con uno scatto e composi il numero di Alice.
La segreteria. Beh, le avrei lasciato un messaggio…meglio di niente.
“ Ciao. Sono io. Edward
sta venendo lì, anzi starà per arrivare. Gli ho detto
tutto. Non perdere tempo e vattene, sembrava veramente arrabbiato.Se
fossi in te io..”
Una voce all’altro capo del telefono mi interruppe…una voce di donna che, però, non era quella di Alice.
“Edward viene qui dici?”
Rimasi raggelata “Chi parla?”
“Oh ma dovresti ricordarti di me, biondina! Io mi ricordo di te…molto bene”
Non sapevo che dire, provai una sensazione che non avvertivo da tempo…Terrore…
“Visto che la tua sorellina Alice è qui in mia compagnia, tu devi essere Rosalie…”
“Chi sei?” balbettai
“Sono sicura che se
pensi bene riconosci il suono della mia voce. Anzi voglio ringraziarti:
stavo proprio per cercare il modo di attirare qui il tuo fratellino
solo soletto e, devo dire… tu hai già fatto tutto il
lavoro.”
“Lascia stare la mia famiglia hai capito oppure io giuro che…”non mi fece finire.
“Oppure tu farai cosa? Non arriverai mai in tempo…”
La donna rise e io rabbrividii.
“Ora ti devo proprio
lasciare…devo preparare una degna accoglienza per il piccolo
Edward…Grazie di tutto!”
Il telefono divenne muto. Lo lasciai cadere a terra.
Cosa avevo fatto?
Avevo mandato mio fratello a morire?
Fissai fuori dalla finestra il verde degli alberi…ero sola… che cosa avrei fatto.?
Composi il numero di Edward…nulla, morto.
Lo aveva spento apposta perché non provassimo a fermarlo.
Tipico di lui.
Scagliai il mio cellulare contro la parete. Si frantumò in mezzo secondo.
Guardai di nuovo il bosco. Gli alberi più vicini iniziarono ad ondeggiare in modo innaturale.
Gli altri erano di ritorno dalla caccia.
Mi alzai e corsi loro
incontro disperata, per avvertirli di quello che avevo fatto e della
voce che, finalmente, avevo riconosciuto…
Bravi, siete di
nuovo alla fine di un Chappy che vi lascia sul più bello...Se ci
sono errori o ho scritto cazzate(cosa probabile visto che sono le23:00)
vi prego, vi prego....ditemelo e io vi risponderò per eventuali
chiarimenti
so che non serva che vi dica "posto presto" perchè so che sapete
come va a finire....però vi giuro, sto cercando di organizzarmi
meglio e farò il possibile
Grazie per l'affetto con cui mi seguite...veramente, recensite numerosi!!!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Goodbyes ***
Capitolo 6
Cosa
sentono le mie orecchie?? "Facciamola a pezzi e bruciamo i
resti....fustighiamola sulla pubblica piazza...diamole una morte lenta
e dolorosa..." Mmmm...lo so mi meriterei tutte queste cose per
il mio ritardo: posso solo dirvi sorry. Domani ho l'ultimo esame
quindi poi sarò più libera...solo che ho dovuto rifare la
tesina sulla guerra civile americana perchè secondo il mio prof
era troppo di parte(non è colpa mia....ho chiesto aiuto a Jasper
e lui continuava a dire che i nordisti facevano schifo!!!)
Questo capitolo vi lascia di nuovo la povera Bella in una orribile
situazione...ed Alice nn se la passa meglio. Avrei voluto metterci
anche un altro pezzo ma...ce l'ho scritto su fogli volanti e ormai nn
mi sento le dita: non ce la faccio a battervelo... cercherò di
postare presto.
A proposito... purtroppo non ho tempo di rispondere alle vostre
bellissime recensioni ma permettetemi di dire una cosa a COUGAR: ti
adoro x tre motivi...1)ti piace Rose e io stravedo per lei...vedrai in
futuro...2)una macchina per lo zucchero filato??? Cioè la
seconda cosa che adoro di + al mondo dopo twilight è
quello....è la mia droga,ne mangerei a tonnellate...3)tutta
questa esperienza di super mamma DEVE essere messa al servizio
della ficcy...quindi sei stata eletta consiliera ufficiale della
gravidanza di Bella(certo sempre che non muoia in un modo mooooooolto
crudele e doloroso...) Accetti? Ti posso contattare via mail x alcune
domandine?? Ehm...veramente ti ho già contattata....quindi
controlla le mail!!
Bene...allora ecco il capitolo...ci si vede in fondo...
BELLA
Per la seconda volta in quell’orribile giornata riaprii gli occhi confusa.
Quella volta però non ero nel mio letto caldo.
Faceva freddo ed ero adagiata
su un fianco. Sbattei le palpebre un paio di volte e sentii un
terribile dolore farmi pulsare la testa.
Ero certamente su un pavimento:potevo vedere le assi sudice a pochi centimetri dal mio naso.
Perché?
La mia mente non riusciva a dare un senso a tutto quello?
Cosa ci facevo lì?
Cercai di ripensare all’ultima cosa certa…a cosa potesse essere accaduto.
Eravamo io ed Alice in camera mia…sì, questo lo ricordavo.
Mi aveva confidato le sue preoccupazioni…un altro vampiro,aveva detto.
E poi…poi era accaduto tutto così in fretta.
Lei era caduta per terra ed
aveva iniziato a contorcersi, ma non riuscivo a capire… i
vampiri non si sentivano male, cos’era successo?
Nelle mie orecchie risuonavano ancora le sue urla…era in agonia, non sapevo che fare, come aiutarla.
Improvvisamente aveva sgranato gli occhi e si era messa ad urlare “Bella, Bella scappa!!!”
Scappare? Da chi? Non potevo…non volevo lasciarla lì
Ricordavo la disperazione di quegli istanti…mi ero sentita così impotente, così inutile.
Poi avevo notato la sua
borsa, il suo cellulare. L’avevo afferrato, avevo fatto scorrere
la rubrica, in cerca del numero di Carlisle,
finchè…buio…
Dopo quello c’era solo buio, dovevano avermi colpita: ecco il perché del dolore alla testa.
Ma quel dolore non era nulla in confronto all’angoscia che sentivo ora.
Dov’era Alice? Stava ancora soffrendo? Le avevano fatto del male? Era forse…?
La mia mente scacciò quell’orrendo pensiero.
NO,non poteva…
No, no. Non era concepibile.
Non era immaginabile un mondo senza la sua risata squillante, senza di
lei, senza mia sorella…
La famiglia Cullen sarebbe stata distrutta…di nuovo.
E sarebbe stata tutta colpa mia…di nuovo.
Era sempre colpa mia…ero sempre io a rovinare tutto.
Se Alice non fosse tornata a
Forks ora sarebbe stata al sicuro con la sua famiglia, con l’uomo
che amava e non da qualche parte agonizzante.
Perché, perché, perché?
Perché non riuscivo
mai a proteggere chi amavo…anche il mio bambino, lo amavo
più della mia stessa vita eppure, eppure sarebbe morto con
me…e io non avrei potuto fare nulla.
Istintivamente tentai di portarmi le mani in grembo, ma non vi riuscii.
Erano legate. Strette. Terribilmente strette. Il compito era stato eseguito con crudele dovizia, a mala pena mi sentivo le dita.
Provai con le gambe. Idem: le caviglie bruciavano terribilmente se provavo a muovere i piedi nudi.
Tremavo in quella posizione
innaturale. Portavo soltanto la canottiera e le coulotte con cui mi era
gettata in mare quella mattina… sembrava una vita fa
ormai…
Per un istante desiderai
poter tornare indietro… desiderai che Alice non fosse arrivata
in tempo, desiderai essere morta quella mattina.
Lei si sarebbe salvata e io
ed il mio bambino ce ne saremmo andati in modo più
sereno…sprofondando nell’oblio con Edward…
“Edward…”
sussurrai chiudendo gli occhi; quanto avrei voluto poter sentire
l’illusione della sua voce ancora con me…
“Oh Edward…” fece eco una voce alle mie spalle.
Avvertii qualcosa di gelido alitarmi sul collo e chiusi gli occhi disperata.
Quella voce.
Quella voce l’avevo già sentita,benché fossero passati dei mesi dall’ultima volta.
“Victoria..”balbettai.
“Sì” rispose “ brava…ma parliamoci occhi negli occhi, vuoi?”
In un lampo mi afferrò
il braccio con la mano e mi mise in piedi senza sforzo; le sue unghie
si conficcavano nella mia pelle, facendola sanguinare.
Avvicinò un coltello,
ma non per uccidermi,era chiaro: sarebbe stato troppo facile…
sicuramente voleva un’esecuzione memorabile…proprio come
James tanti mesi addietro.
Tagliò le corde
che mi legavano: le gambe erano intorpidite, ma cercai comunque di
mantenere l’equilibrio, in un patetico tentativo di dimostrare
che non avevo paura di lei, che potevo affrontarla con
dignità…
Strinsi i denti e la fissai:
era esattamente come la ricordavo, con i lunghi capelli arancioni a
circondarle il volto innaturalmente pallido.
Sorridendo mi sfiorò il volto.
“Sai mi dispiace per
tutta questa messa in scena…ma dopo tutto quello che avete fatto
a James…” La sua voce era tranquilla, quasi cordiale.
“Tecnicamente non ce
l’ho proprio con te, ma col tuo innamorato. Cerca di
capire…compagna per compagno…anche se forse, ormai,
dovrei dire ex-compagna?
Ho passato tutta
l’estate a guardarvi fare i piccioncini. Avevo già
elaborato un bel piano, sai? E poi…lui ti lascia”
esitò “evidentemente non eri poi così importante
per lui, ha lasciato che rimanessi una fragile, piccola
umana…”
Quelle parole mi trapassarono
come una lama. Sapevo di avere problemi ben più gravi al
momento, eppure …eppure mi colpirono come uno
schiaffo.Perchè sapevo che, anche se erano state dette col solo
intento di ferirmi, erano la pura verità.
“Ero indecisa se
restare qui o andare a cercare qualcuno della sua famiglia a cui magari
tenesse di più” continuò sfilandomi di fronte come
su una passerella; si stava godendo quel momento, era ovvio…era
la sua vendetta, il suo trionfo.
“Ma poi è arrivata la tua amichetta. E tra tutti i Cullen proprio lei, lei che James aveva bramato…
E allora ho capito. Se vi
avessi ucciso entrambe sarebbe stata una vendetta ancora più
completa, ancora più piena”
Adesso il suo sguardo era diverso…acceso da una strana follia, quasi da pazza.
“E dopo che vi
avrà viste morire sarà così distrutto che
ucciderlo sarà uno scherzo…” concluse.
“No, no!!!”urlai con quanto fiato avevo in gola.
Io ero spacciata, lo sapevo,
ma Edward, lui no…aveva ancora una speranza, una speranza di
andare avanti, di essere felice..
“Non
verrà” Le lanciai uno sguardo carico d’odio
“Chiederà aiuto, capirà che è una
trappola”
“Oh, non lo metto in dubbio…”mi rispose freddamente.
“Lo capirà, ma sai una cosa? Anche io ho capito un po’ il tuo Edward.
Si fionderà qui,
DOVRA’ fare l’eroe, è nella sua natura. In
più nella tua cameretta gli ho lasciato, chiamiamolo
così, un incentivo a venire da solo.
E’ un ottimo cacciatore: sarà facile per lui trovare il nostro rifugio.”
Solo allora prestai
attenzione all’ambiente che ci circondava: era una stanza
squallida e spoglia…probabilmente una capanna abbandonata.
Dovevamo essere in mezzo al bosco: dalle finestre incrostate di sporco
intravidi del verde.
“Mi dispiace di non
averti dato una location più accogliente per morire
ma…dopotutto questo posto ha il suo fascino, no? Da film horror
direi…”Rise.
La sua risata era così
cattiva, sadica…si vedeva che si stava godendo al massimo la
paura che traspariva dal mio viso.
Non volevo dargliela vinta.
“Dov’è Alice?” chiesi nel tono più fermo che mi riuscisse.
“Oh non temere…la festa sta per cominciare. La stanno portando qui gli altri…”
Rabbrividii. “Gli…gli altri?”
“Certo, non pensavi davvero che avessi organizzato tutto questo da sola vero?”
Detto questo si
avvicinò alla porta e l’aprì. Trattenni il respiro
ed iniziai a tremare veramente…quanti vampiri aveva assoldato
Victoria? Chi erano? Ma soprattutto…aveva ragione? Edward
sarebbe venuto solo?
Il mio cuore mi diceva di
sì:forse di me non gli importava più nulla, ma avrebbe
fatto qualunque cosa per salvare sua sorella ed io lo sapevo.
Mi trascinai fino ad un angolo, senza però riuscire a staccare gli occhi dall’ingressso.
Il primo ad entrare fu un vampiro che ben conoscevo: Laurent.
Ma cosa…perché? Io credevo che fosse cambiato, che avesse cambiato vita a Denali.
Evidentemente dovevo essermi sbagliata…non aveva mai avuto intenzione di abbandonare Victoria.
La sua era stata solo una farsa per ingannarci.
Sprofondai sempre di più.
Il secondo era giovane,e,
ovviamente, innaturalmente bello, ma non vi prestai molta attenzione,
perché quando vidi chi teneva tra le braccia mi si spezzò
il cuore.
Alice…
Il vampiro le teneva le braccia dietro la schiena, bloccate. La faceva avanzare a suon di calci, colpendola con violenza.
Per la prima volta da quando
l’avevo conosciuta Alice mi sembrò così fragile,
così indifesa, bisognosa di protezione. Portava ancora il mio
pigiama, ormai strappato e sporco di fango…troppo largo per il
suo esile corpo.
Il suo sguardo era strano: sembrava vuota, distrutta…doveva aver sofferto molto.
Malgrado questo ebbe la forza di abbozzare un sorriso e sussurrarmi: “Sto bene.”
Sapevo che era una bugia, lo diceva solo per confortarmi…sempre la solita.
A Victoria non sfuggì il nostro scambio di sguardi desolati.
“Ah sì”
disse “Il potere di Riley è estremamente utile.” Si
avvicinò al giovane vampiro e gli diede un bacio sul collo. Lui
la guardò adorante.
“Può farti
provare un dolore fortissimo solo col potere della sua mente…in
più è un neonato, quindi la sua forza è al massimo.
Era l’unico a poter fermare una vampira esperta come Alice.”
Alle sue parole mi si
bloccò il respiro. Saremmo morte presto e saremmo morte
entrambe. Non avevamo scampo: Edward sarebbe venuto solo, e solo
avrebbe dovuto combattere…loro erano in tre, tre vampiri forti e
ben organizzati.
Mi sentii morire..la disperazione alla fine colse anche me.
Ti amo piccolo mio, ti amo ti amo pensai rivolta al mio bambino…Se solo avessi potuto salvare almeno lui …avrei dato qualsiasi cosa…
Ma ormai non c’era più nulla, nulla a cui aggrapparsi.
Iniziai a respirare
male…vedevo tutto offuscato davanti a me a causa delle mie
lacrime; mi sembrava di sentire la voce di Alice lo, soffocata dai miei
singhiozzi, urlare il mio nome.
Improvvisamente sentii un
paio di braccia fredde circondarmi e la sua sussurrarmi
all’orecchio “Shh, Bella calmati, respira..”
Alice, la mia salvatrice perenne. Aprii gli occhi e vidi i suo sorriso a pochi centimetri dal mio viso.
Lei era sempre lì, sempre con me.
Saremmo state per sempre unite, anche nella morte.
Sperai, sperai ardentemente,
in quel momento, che ci fosse un aldilà, un posto dove saremmo
state di nuovo insieme…
Affondai il volto nel suo petto e inspirai, probabilmente per l’ultima volta, il suo profumo.
“Mi dispiace” sussurrai” mi dispiace per tutto…”
“Shh Bella, comunque vada…”
Ci fissammo negli occhi “noi ci ritroveremo…Alla fine noi ci ritroviamo sempre..”
Posò le mani sulle mie e io le strinsi forte…non sapevo che altro fare…non volevo che andasse via..
“Oh ma che bel quadretto…” Victoria ci guardava sprezzante.
“Mi dispiace un po’ separarvi, ma Laurent dice che Edward sta per arrivare quindi…”
Fissai Alice terrorizzata ed
iniziai ad urlare quando Riley la strappò via da me: avevo
sinceramente sperato che mi avrebbero,almeno,concesso di morire
aggrappata all’unica cosa che ancora mi restava.
Mi alzai di scatto per
seguirli fuori, ma Victoria fu più rapida di me:mi spinse contro
il muro con tutta la forza possibile.
Scivolai a terra,
mentre qualcosa di caldo e viscido mi scendeva lungo la testa ed il
collo; avvertii l’odore salato e ferroso del sangue, ma
stranamente non sentii nausea né dolore.
Non sentivo quasi più niente.
Vuota, un guscio vuoto…ecco cos’ero diventata ormai.
Victoria mi prese per i
capelli e mi trascinò verso l’angolo più lontano
dalla porta. Lentamente cercai di riaprire gli occhi, ripulendoli dallo
strato di liquido viscido che li ricopriva :il mio sangue.
Fissai la sua sagoma
stagliarsi sull’uscio. “Tu resterai qui piccola
Bella…con Laurent. Pare che ci sia un’ esperienza che da
tempo avrebbe voluto condividere con te, sin da quando ha sentito il
tuo buon profumino in realtà..”
Sgranai gli occhi lottando contro la nausea.
“Non fare quella faccia, dopotutto è colpa tua…non dovresti essere così invitante.
Quindi… finisce qui suppongo. La nostra breve conoscenza.”
Rise sommessamente.
“ E’ stato un
piacere dopotutto, sai? Certo, tu non puoi proprio dire lo stesso.
Porterò i tuoi saluti a Edward.
Addio.”
La porta si chiuse con un tonfo e io strinsi ancora di più le braccia intorno alla mia pancia.
NO;NO;NO!!
Se c’era un Dio, e io
non avevo mai dubitato che fosse così, doveva darmi un po’
di pace, un po’ di oblio…qualunque cosa, ma non
quello…
Sentii una mano fredda sfiorare la mia schiena e tracciare il profilo della spina dorsale.
No, no, no…la morte poteva quasi essere un sollievo…ma quello no…
Le mani mi afferrarono sotto
le braccia e mi sollevarono, sbattendomi senza riguardo contro il
muro:ero schiacciata…dietro di me la parete gelida, davanti a me
sentivo il corpo del vampiro premere prepotente contro il mio…le
sue dita fredde scendere lungo i miei fianchi, giocherellando con
l’elastico delle mutandine.
“No ti prego” lo
stavo supplicando tra le lacrime ormai, ma non mi importava “Ti
prego…finisci…finiscimi”
“Finirti?” sussurrò ridacchiando. Con la lingua raccolse il rivolo di sangue che mi colava lento sul collo.
Rabbrividii.
“Oh no…”aggiunse “io e te abbiamo appena cominciato…”
Oh
no ....Laurent, giù le mani da Bella!!! Poverina...che
crudeltà...fremo per sapere cosa le succederà...oh che
scema io già lo so!!Muaaaaahhaaaa!!
Ok taccio...prima però grazie a tuuuutti quelli che mi hanno
messa tra i preferiti( 104!!!!!!) Quando sabato abbiamo toccato quota
100 ho stappato lo spumante x festeggiare!!!
Ovviamente grazie anche a chi recensisce( continuate in
tanti...adoro leggere i vostri commenti!!) e anche a chi legge
solamente questo mio modesto lavoretto.... Grazie!!!!
Xo Xo Cloe
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** salvation ***
chappy 7
Allora...lo
so sono imperdonabile...Però questa volta sul serio non è
colpa mia: purtroppo la mia nonnina la scorsa settimana si è
rotta il femore, ha subito un'operazione non facile e abbiamo temuto
molto per lei,
quindi spero che mi concederete clemenza. Ho dovuto passare molto tempo
in clinica da lei e non avendo un portatile scrivevo su un blocco e non
vi dico quanto ci ho messo a battere tutto questo chappy tra i
casini famigliari e la scuola...stupidamente avevo sempre lasciato da
parte questo chappy andando avanti con gli altri e poi mi sono
ritrovata con l'acqua fino al collo.
Spero vivamente che vi piaccia e che vi faccia emozionare almeno un
pochino( io mi sono emozionata scrivendolo...). Ringrazio come al
solito tutti quelli che hanno aggiunto la ficcy tre i preferiti e le
seguite, chi la legge, e ovviamente chi recensisce....continuate a
farlo in molti....adoro leggere le vostre recensioni...
Se recensite in tanti cercherò di postare tre due o tre
giorni...il prox chappy è già pronto, devo solo rifinirlo.
Mi dispiace di non poter rispondervi uno per uno ma sto crollando dal
sonno...grazie per l'affetto e la costanza con cui mi seguite!!!
Xo Xo Cloe
P.S.= Spero che abbiate passato una Buona Pasqua...la mia è
passata tra le corsie dell'ospedale, e ne avrei fatto volentieri a meno
XD!!!!!!!
EDWARD
Correvo.
Il bosco che mi circondava
correva insieme a me:una massa informe e sfocata di colori, suoni,
odori…a cui io non prestavo la benché minima attenzione.
Avrebbe potuto essere pieno di prede e io, comunque, non ci avrei
badato.
Il mio unico pensiero era lei.
Ogni chilometro che
percorrevo,ogni centimetro che mi avvicinavo a Forks mi sembrava di
sentirla, di avvertire la sua vicinanza nella pelle e soprattutto nel
cuore.
Era una cosa impossibile e me ne rendevo conto: il mio cuore era freddo, morto…era il cuore di un mostro,eppure…
Eppure sembrava scaldarsi di
nuovo mentre sentiva l’avvicinarsi dell’unico essere
nell’universo che gli aveva ridato la vita, che in qualche modo
l’aveva riportato a battere.
Lei…Bella.
Al solo pensiero aumentai ancora di più la mia corsa.
Ma che stavo facendo? Io avrei dovuto lasciarla libera, starle lontano…e questo il mio inconscio lo sapeva.
Ma il mio corpo,lui reagiva
in modo totalmente diverso…ogni singolo poro percepiva lei, la
mia droga…sembrava chiamarmi, come il canto di una sirena…
Ma io dovevo zittire quel
bisogno, quel bisogno potente e malsano di lei. Io non tornavo per
restare, tornavo per fare la cosa giusta, per eliminare l’ultima
presenza sbagliata dalla sua vita.
“La mente supera
l’istinto, la mente supera
l’istinto…”pensai…Era il mantra che mi
ripetevo da quando lei era entrata nella mia vita: avrei continuato a
seguirlo, dovevo continuare a seguirlo.
D’altra parte, se Alice è già tornata…
No. Scacciai via quel
pensiero sbagliatissimo, che però era come un balsamo sulle
ferite che mi ero auto inferto in quei mesi: un futuro con Bella, un
futuro dolce, soave e…impossibile
Imposssibile, impossibile
impossibile… Lo sapevo, eppure feci volare di nuovo la fantasia.
Per pochi istanti mi invase la potente immagine di Bella che mi
sorrideva indulgente, gli occhi colmi di perdono, il suo corpo tiepido
stretto contro il mio…
Forse aveva ragione mia
sorella, forse le sue visioni erano esatte e io sarei comunque tornato
da lei, forse non aveva senso continuare a ferirmi…continuare a
distruggermi.
Poi, improvvisamente,
un’altra visione di Alice mi invase: Bella, la pelle più
bianca del solito, bellissima, gli occhi cremisi…
No, non sarei stato io ad ucciderla, a privarla della sua dolce e pura anima.
No.
Avrei dimostrato che le
visioni di Alice erano false e bugiarde, che c’era, c’era
sempre un’altra possibilità, un’altra scelta.
E io l’avrei presa, a
costo di morire di dolore. Avrei dovuto racimolare tutta la forza di
volontà che avevo per farlo.
Per lasciarla di nuovo.
Per fare la cosa giusta.
Per rendere ancora credibile
la maschera che mi ero creato; quella bugia che era l’unico modo
per permetterle di avere una vita vera, una vita che, una volta
conclusasi, le avrebbe dato accesso al paradiso a cui era destinata e
non all’inferno a cui io la condannavo.
Iniziai a rallentare: il
bosco si stava diradando sempre di più, la luce aumentava e la
mia vista poteva scorgere qualcosa di scuro al di là degli
alberi. Sbucai su quella che capii essere la strada.
Non una strada qualsiasi, no.
A 100 mt da me un cartello: Benvenuti a Forks.
Forks. Il posto che per anni
avevo considerato il mio purgatorio e che , invece, per pochi splendidi
mesi, era stato il mio solo paradiso….il solo luogo che, grazie
a lei, avevo potuto chiamare casa…
Arretrai di qualche passo:
non potevo passare dalla strada principale;Edward Cullen che correva
per le strade della città sporco di fango e zuppo di pioggia
avrebbe certamente destato qualche sospetto.
Non mi avrebbe comunque
rallentato deviare attraverso i boschi…conoscevo ogni strada,
ogni sentiero che portava a casa sua…
Smisi di respirare molto
prima di arrivare alla mia meta: non potevo arrischiarmi a sentire
nemmeno un soffio del suo profumo o tutti i miei propositi avrebbero
vacillato. Sarebbe stato già abbastanza terribile risentire i
suoi pianti, rivedere le sue lacrime, farla soffrire di nuovo.
Appoggiai sconsolato la
fronte contro un ramo….potevo vedere il suo giardino, il
vialetto, la macchina di Carlisle…
Provai un odio cocente nei confronti di Alice. Perche ci aveva fatto questo?
Per un capriccio? Perché le mancava la sua amica?
Non era da Alice comportarsi
con tanta leggerezza, tradire la promessa che mi aveva fatto, mollare
tutto e correre qui…a meno che..
A meno che non avesse avuto ragione Rosalie.
Le parole di mia sorella
risuonarono dentro me come una pugnalata:…”si buttava da
una scogliera…non so se sia arrivata in tempo…”
No, rifiutavo di pensare ad una cosa simile. Bella ha promesso…Bella ha promesso.
Sì, non avrebbe mai
inferto un dolore simile a Charlie…era solo un’invenzione
di Alice per giustificare la sua presenza a Forks, per placare la mia
rabbia contro di lei..
Stratagemma destinato a fallire visto che, se mi avesse costretto, l’avrei fatta a pezzi e ricomposta a Ithaca.
Dovevo agire in fretta,
però. Se fossero arrivati gli altri, Jasper non mi avrebbe mai
permesso di avvicinarmi a sua moglie.
Mi misi attentamente in ascolto, ma dalla casa non proveniva nessun suono. Non c’era nessuno.
Strano.
Era pieno pomeriggio e Charlie doveva essere al lavoro. Ma Bella ed Alice? A che pro andarsene in giro per Forks?
“A che gioco stai giocando Alice?” domandai rivolto al vuoto…
Agilmente mi avvicinai alla
casa, guardando verso la sua finestra…l’entrata per quello
che era e sarebbe stato per sempre il mio unico santuario.
Istintivamente rabbrividii: era spalancata.
Bella era uscita e teneva la finestra spalancata in pieno Dicembre?
Non aveva senso. Senza
pensarci due volte scalai la parete e mi accucciai sul davanzale
tenendo sotto controllo i pensieri delle persone nelle abitazioni
vicine. Nessuno pareva prestare troppa attenzione alla casa
dell’ispettore Swan, benché meno alla finestra della
figlia…soprattutto vista la pioggia che ormai scrosciava copiosa
all’esterno rendendo tutto buio e sfocato.
Entrai.
Era tutto come lo ricordavo:le coperte aggrovigliate, i libri accatastati sul pavimento,i fogli sparsi sulla scrivania…
Sempre la solita disordinata, amore mio…
Esitando raccolsi il lenzuolo: mi ero ripromesso di non farlo, eppure…
Senza rendermene conto lo
portai al volto ed inspirai forte. Il suo odore mi colpì
potente, come una cannonata allo stomaco, tanto che dovetti aggrapparmi
alla testiera del letto per non cadere stordito a terra. Una marea di
ricordi mi travolsero e sommersero in quei pochi istanti…
I suoi capelli di fragola…
Il suo respiro dolce sulla mia pelle fredda…
Il suo corpo caldo che si muoveva piano mentre ansimava sotto di me…
No. Basta.
Scacciai lontano le coperte.
Dovevo riprendere lucidità, risolvere quel mistero, capire cosa
fosse successo, dov’erano andate…
Inspirai nuovamente
l’aria intorno a me cercando, questa volta, di isolare i diversi
odori che avvertivo: riconobbi immediatamente l’aroma fruttato di
mia sorella mischiato a quello floreale di Bella e quello di…
Mi irrigidii: non poteva essere
E allora perché lo
avvertivo così forte e potente? Dolce, seducente, sconosciuto,
eppure per me, inconfondibile… odore di vampiro…
La sua scia partiva dalla
finestra e arrivava alla scrivania; lì una macchia rossa
catturò la mia attenzione: una lettera, ancora sigillata.
Mi avvicinai e, con mano tremante, la afferrai: sulla carta una sola scritta, sinuosa ed elegante…Edward…
Avvertii la stessa sensazione
che avevo provato quella mattina: ansia, angoscia… senza sapere
il motivo sentii svanire ogni speranza..
Lasciai cadere la busta a
terra mentre ne osservavo sgomento il contenuto: una foto, una foto
così terribili che credetti di essere precipitato direttamente
all’inferno…
Bella ed Alice sdraiate a
terra: mia sorella teneva gli occhi spalancati dall’orrore mentre
il mio amore era chiaramente svenuta, pallida, mezza nuda…
Chi… chi aveva osato fare una cosa simile?
L’angoscia si
diradò, lasciando pian piano spazio alla rabbia più
cieca…iniziai a vedere rosso tutt’intorno a me.
Li avrei distrutti. Avrei
distrutto chiunque avesse torto loro un capello. Li avrei uccisi, e
l’avrei fatto godendo di ogni urlo straziato che avessero
emesso…ma prima dovevo trovarle, dovevo fare
qualcosa…seguire la scia e..
Il corso dei miei pensieri si
interruppe quando vidi una scritta dietro la foto Segui
l’odore, vieni solo. Ti sto aspettando.
E in quel momento capii.
Era colpa mia, solo colpa mia: chiunque ci fosse dietro quella storia cercava me, voleva colpire me…
L’avevo lasciata per
proteggerla, per evitare di essere causa della sua morte, e non sarebbe
servito a nulla: l’avrei persa comunque…
No.
Strinsi l’immagine tra le mie mani fino ad accartocciarla. Lei…loro non potevano, non dovevano morire.
Se era me che cercavano, se era la mia vita che volevano gliel’ avrei data, l’avrei barattata per le loro…
Sfiorai col dito il cellulare
di Bella sul comodino…sarebbe stato bello poter chiedere aiuto
alla mia famiglia, consiglio a mio padre, conforto a mia madre, ma in
cuor mio sapevo che non era possibile.
Loro mi avrebbero fermato, avremmo perso tempo e Bella ed Alice non avevano tempo…
Saltai fuori dalla finestra
buia, atterrando nell’erba fradicia; mi misi subito a cercare la
traccia che agognavo, e la trovai: l’umidità la rendeva
ancora più forte e nitida; conduceva chiaramente verso il bosco
ad est della casa di Bella.
Ancora non sapevo a chi o a
cosa stessi andando incontro; solo una cosa era certa per me: avrei
combattuto fino alla morte per salvarle perché, se fosse stato
troppo tardi, non avrei potuto, né voluto restare a questo mondo.
Mi voltai per l’ultima volta a salutare il posto che più avevo amato su questa terra e poi ricominciai a correre.
BELLA
“Oh no “ aggiunse “io e te abbiamo appena cominciato.”
Sentivo la lingua fredda del
vampiro scendere lentamente percorrendo la mia pelle: il viso, la gola,
le spalle. Indugiò sulla spallina del mio top poi, con i denti,
la abbassò fino a scoprire un seno pallido.
Chiusi gli occhi e sentii le
lacrime scorrere sulle mie guance: in quel momento mi sentii davvero
persa, e non potei fare a meno di chiedermi perché Dio ci
facesse questo, perche lo facesse alla creatura innocente che portavo
in grembo, perché non ci facesse morire subito…
Anche sprofondare tra le fiamme dell’inferno sarebbe stato meglio di quello che mi aspettava.
Laurent iniziò a
tracciare scie gelate sul mio seno…forte, così forte da
farmi quasi male. Edward aveva fatto la stessa cosa tanti mesi prima,
ma con lui era stato dolce e bellissimo, mentre ora era sbagliato,
orrendo, disgustoso… e il suo alito scendeva sempre più
giù, più giù, verso il mio ventre…
Il mio respirò
accelerò ancora e fui colta da un improvviso terrore: e se
si fosse accorto del battito del cuoricino del piccolo? Alice
l’aveva sentito dopotutto…
Se l’avesse scoperto
sapevo che questa tortura sarebbe durata ancora più a lungo, che
ci avrebbe messo ancora più tempo ad ucciderci solo per potersi
divertire,per godersi la possibilità di spezzare lentamente due
vite invece che una soltanto…
Cercai di muovere le braccia
ma Laurent mi teneva i polsi inchiodati al muro, avrebbe potuto
spezzarli senza sforzo.Il mio cuore perse un battito mentre indugiava
col capo sulla mia pancia…
“Ma cosa abbiamo qui???!”sussurò mentre sfiorava la mia pelle.
No.
Avevo aspettato troppo. Lo sapeva, aveva capito…
Iniziai ad urlare e a dibattermi, anche se sapevo che non sarebbe venuto nessuno a salvarmi.
“Lasciami!!! Lasciami!!!!!”
Per tutta risposta il vampiro
premette ancora più forte l’orecchio contro il
rigonfiamento: non si era quasi accorto del mio patetico tentativo di
ribellione.
Tra i singhiozzi guardai in
basso verso il suo viso : sembrava un bambino il giorno di Natale,
scioccato per aver ricevuto un regalo che andava ben al di là
delle sue aspettative.
“Ciao piccolo Edward…” Sentii un brivido nascere dal profondo del mio corpo.
Non avere paura piccolino, la mamma non ti lascia solo…
“Perché è
di Edward vero??”bisbigliò Laurent portandosi
all’altezza del mio orecchio “Mmmm…direi di
sì. Anche perché non credo che tu ti sia intrattenuta con
più di uno della nostra specie in questi mesi e questa creatura
chiaramente non è…umana…
Sai, avevo sentito di vecchie
leggende ma non credevo che….”esitò come a cercare
le parole “fosse vero…L’avevo detto io a Victoria
che avevi un ottimo potenziale…”
Aveva ricominciato a leccare
piano il sangue che colava dalla ferita sulla mia testa e, forse senza
rendersene conto, aveva appoggiato le mani sulla parete alle mie spalle
staccandole per un attimo dai miei polsi.
Fu in quell’attimo che
riacquistai la lucidità necessaria per fare quel che feci: non
potevo arrendermi senza combattere, non potevo permettergli di fare di
me ciò che voleva senza aver tentato il tutto e per tutto per
salvare il mio bimbo.
Non so esattamente come feci,
ma riuscii a sgusciare dalle sue braccia e tentai disperatamente di
correre verso la porta…ma sembrava così lontana,
così impossibile da raggiungere. Finchè era stato Laurent
a sorreggermi avrei detto di poter stare in piedi, ma da sola era
tutt’altra cosa:le gambe erano stanche ed intorpidite, gli occhi
accecati dal rosso del mio stesso sangue…
Inciampai nei miei piedi e caddi a terra.
No.
No. Non poteva, non doveva finire così.
IO NON AVREI MOLLATO.
Raccolsi tutte le forze che
mi erano rimaste ed iniziai a strisciare verso l’uscita,
allungando la mano nel tentativo di cercare a tentoni la maniglia,
finchè…finchè qualcosa di terribilmente duro non
la colpì violentemente: il piede di Laurent.
“Ahhhhhhhh” ci
misi qualche istante prima di capire che quell’urlo angosciato
l’avevo emesso io. Mi rigirai sulla schiena reggendomi al petto
il braccio sinistro…sicuramente un paio di dita erano rotte.
Faceva talmente male che altre lacrime calde iniziarono a scendere
copiosamente.
Avvertii il bacino del vampiro contro il mio: si era messo a cavalcioni su di me e si stava slacciando i jeans…
Così era davvero finita.
Per me, chiusa lì dentro.
Per il mio bambino, che non ero riuscita proteggere.
Per Edward ed Alice, soli, lì fuori da qualche parte..
Sentivo dei rumori spaventosi
provenire dall’esterno della capanna…non sembrava solo una
lotta tra vampiri, ma una vera e propria guerra: ringhi, rami spezzati
e un suono spaventoso….il suono metallico e cavernoso di
qualcosa che veniva lacerato…
Forse Victoria si era
sbagliata, forse Edward aveva chiesto aiuto, forse i Cullen erano
arrivati ed almeno loro due ce l’avrebbero fatta, forse…
Il ringhio sordo che nacque
dalle labbra del vampiro sopra di me mi riscosse dal flusso di pensieri
che inondava ogni parte del mio cervello: sembrava preoccupato e, come
me, fissava la porta.
“Perché non vai
ad aiutare i tuoi amichetti? Sembrano in
difficoltà…”azzardai aggrappandomi all’ultimo
brandello di speranza che ancora c’era nel mio cuore.
Mi fissò con uno
sguardo carico d’odio e desiderio “Oh ci
andrò…ma prima finisco qui…”
Afferrò entrambi i
miei polsi e con una sola mano li bloccò sopra la mia testa
mentre con l’altra si faceva spazio tra le mie
gambe…Cercai di stringerle ma fu inutile: con un colpo secco mi
spalancò le cosce ed iniziò a percorrerle con gesti
sempre più forti, sempre più su, verso la zona più
intima del mio corpo…
“No, no!!! Lasciami, aiuto!!!!”
“Sta zitta stupida!!!
Per tua fortuna ho fretta…apri le gambe e vedrai che sarai morta
prima di rendertene conto…”
Sperai che fosse sincero mentre sentivo il freddo avvicinarsi sempre più.
Era la fine, e per quanto ne
avessi paura, la accolsi come un sollievo…addormentarsi e non
sentire più nulla: non avrei chiesto altro ormai.
Serrai gli occhi. Non volevo guardare la soddisfazione ed il piacere nei suoi quando mi avesse toccata proprio lì.
Trattenni il respiro pronta a sentirlo quando…
BUUUUUUMM
Fu un attimo.
La porta volò in aria
distrutta in decine di schegge taglienti, ma non riuscii a vedere nulla
tranne qualcosa di scuro volare sopra la mia testa e…e un
secondo dopo Laurent non era più sopra di me.
Ero libera.
Libera sì, ma salva, quella era un’altra storia.
E se la cosa che era entrata da fuori fosse stato qualcosa di ancora più pericoloso?
Cercai di mettermi seduta: dovevo andarmene da lì, cercare Alice, capire…
Tenevo lo sguardo fisso sul
pavimento tentando di riordinare le idee quando la vidi:un’ombra,
un’enorme ombra scura si stava avvicinando a me.
Lentamente alzai gli occhi pronta ad affrontare nuovamente l’orrore e la paura ma….stranamente questo non avvenne.
Di fronte a me c’era il
lupo più grosso che io avessi mai visto, scuro, sembrava feroce,
ma stranamente anche…gentile. Mi fissava con i suoi grandi occhi
incastonati nel pelo rossiccio: istintivamente non provai paura, ma
solamente sollievo.
Quegli occhi io li conoscevo bene: dolci gentili, profondi….erano gli occhi di un amico.
“Jacob…”
domandai tendendo la mano verso di lui: sapevo che non mi avrebbe mai
fatto del male, lui mi aveva salvato…
Si avvicinò a me e mi leccò il viso, cercando di ripulirlo dalle lacrime e dal sangue.
“Jacob
dov’è Laurent?”mi guardai intorno ma eravamo le
uniche due persone lì dentro. Notai però che la finestra
sul retro era in mille pezzi: doveva essere fuggito. Codardo.
Jacob guardò con
desiderio la finestra poi tornò a fissare me: sapevo che avrebbe
voluto correre a cercare Laurent ma aveva paura di lasciarmi da sola.
Per me poteva fare ciò
che voleva: io sapevo qual’era il mio destino. Non avrei
abbandonato le due persone che più amavo al mondo al tormento e
alla morte; forse non avrei potuto fare nulla se non morire con
loro…ma a me andava bene anche così…
Non avrei comunque più voluto vivere.
Mi alzai in piedi lottando contro lo stordimento e la nausea e, barcollando, mi diressi verso la porta affiancata dal mio amico.
E meno male.
Perché quando la oltrepassai la scena che mi si parò davanti mi costrinse ad aggrapparmi a lui per non cadere.
Ci trovavamo in uno spiazzo
molto grande circondato da alberi: al centro si trovava un grande
falò, le fiamme lambivano i rami più bassi e l’aria
era impregnata di uno strano odore…un misto tra legna bruciata e
qualcosa di dolciastro, disgustoso….
Ma non fu quello ad attirare
la mia attenzione. E neppure le grosse figure pelose che tanto
somigliavano a Jacob e che correvano verso il fuoco trascinandovi
quelli che mi accorsero essere pezzi di braccia, gambe e altre parti
corporali.
Certamente una parte della
mia mente provava disgusto, orrore,nausea…ma il mio corpo non
riusciva a percepire nulla di tutto ciò, perché ogni
singolo poro, ogni singolo neurone, ogni singolo frammento del mio
essere vedeva solo lui…..
Edward.
Era lui. Questa volta era veramente lui.
Non c’erano parole. Le
immagini che mi ero ricreata nella mente, i ricordi e i sogni che avevo
fatto su di lui non erano niente rispetto alla bellezza e alla
maestosità che irradiava in quel momento. Nessuna mai gli aveva
reso minimamente giustizia o avrebbe potuto competere con la
realtà.
Proprio in quel momento, da
dietro gli alberi, un raggio di sole, l’ultimo raggio di sole,
colpì Edward sul suo petto nudo causando l’esplosione di
diamanti che ben ricordavo;solo in quell’istante mi accorsi che
c’era anche qualcos’altro ad accecarmi: qualcosa che Edward
teneva stretto tra le mani…fiamme rosse….
Ma non erano
fiamme…erano i capelli di Victoria, anzi, la testa di
Victoria…tutto ciò che ormai rimaneva del suo corpo
smembrato.
Edward la gettò nel
fuoco, e in meno di un istante non c’era più:i suoi
capelli si mescolavano alle fiamme sempre più alte della
pira…
Era finita.
Finita, finita,finita…
Ma non mi sentivo meglio. Perché sapevo che Victoria non era niente: che cosa avrebbe mai potuto farmi?
Uccidermi?
Torturarmi?
Non mi
importava…perché sapevo che l’unica persona
veramente capace di distruggermi, di annientare la mia anima era ancora
davanti a me…
Era quella creatura angelica capace di trascinarmi all’inferno.
Caddi a terra in ginocchio e, come scosso da qualcosa, anche il mio angelo si voltò verso di me. E fu un attimo.
Dopo tutti quei mesi, che a me erano sembrati anni, i nostri sguardi si incrociarono di nuovo.
Persa in quell’onice
profondo non potevo, non volevo abbassare lo sguardo;temevo che se lo
avessi fatto anche solo per un istante si sarebbe dissolto
nell’aria come fumo o come una delle mie allucinazioni…
Era forse anche quella un’allucinazione? Non mi importava…se lo era io non volevo risvegliarmi.
Sentivo che eravamo legati
come da un filo invisibile che ci attirava uno verso l’altro
inesorabilmente… Edward iniziò ad avanzare verso di me
molto lentamente, tenendo le mani ben in vista.
Non capivo il significato di quel suo comportamento.
“Bella….sei
salva. So che hai paura ma…non preoccuparti, non ti
attaccherò. Voglio proteggerti…”
Non ti attaccherò?
Certo che quest’allucinazione era proprio strana; temeva che
avessi paura di lui? E poi capii…ero completamente ricoperta dal
mio sangue…
Senza mai staccare lo sguardo
dal suo viso mi alzai, cercando di mantenere l’equilibrio;
Edward( o la mia allucinazione…chi poteva dirlo)era sempre
più vicino a me…ormai potevo sentire il profumo del suo
corpo a pochi centimetri dal mio.
Allungai una mano e le mie dita doloranti si scontrarono contro il suo petto duro, freddo…perfetto.
“Sei
vero?”sussurrai in un sibilo:se quello era il prodotto di una mia
fantasia allora ero veramente, completamente impazzita.
“Bella stai
bene?” Il suo tono di voce era preoccupato, teso, pieno di
apprensione….ma era comunque il suono più dolce che il
mio orecchio avesse mai percepito, ed era
così…così reale…ma allora….
Era possibile che fosse davvero lui? Era possibile che fosse davvero lì?
Con una lentezza esasperante
allungò la mano e mi sfiorò gentilmente le labbra, le
palpebra, le guancie, ogni centimetro del mio viso…
Potevo capire le allucinazioni visive, uditive, ma tattili…non le avevo mai sentite
Il mio cuore prese a
martellarmi nel petto: Edward era lì con me, era vero e per
qualche strana ragione mi guardava con dolcezza.
Non mi serviva altro.
Senza esitare un secondo mi
gettai tra le sue braccia gelide e feci aderire le mie labbra alle sue.
Temevo che mi avrebbe respinto, che sarebbe rimasto fedele alle parole
che mi avevano ucciso in quello stesso bosco tanti mesi prima…ma
non lo face.
Anzi, reagì sembrando
avere lo stesso doloroso mio bisogno: approfondì il bacio in un
modo che quasi mai ci eravamo concessi.
Dischiuse piano le labbra
cercando la mia lingua con la sua: si intrecciarono insieme, e io non
capii più nulla: respiravo il suo profumo e facevo scivolare le
mie mani tra i suoi capelli di seta mentre lui mi attirava a sé
stringendo convulsamente il suo corpo contro il mio…
Provavo una sensazione strana, che credevo non avrei mai più potuto percepire…ero di nuovo felice.
Non conoscevo i motivi che stavano spingendo Edward a ricambiare con così tanto ardore il mio assalto.
Forse lo intenerivo, forse
gli facevo pena, o forse eravamo stati lontani abbastanza a lungo da
poter essere di nuovo un po’ interessante ai suoi occhi…
Francamente non mi importava.
In quel momento eravamo solo io e lui: il resto del mondo poteva
scomparire, non aveva più senso.
Le parole con cui mi aveva
lasciata non avevano più senso: non avrei amato mai nessuno
all’infuori di lui, per il resto della mia vita, sia che fosse
finita tra dieci minuti o tra cent’anni….
La voragine di dolore che mi
aveva lacerato l’anima se n’era andata nel nulla, come se
non fosse mai esistita; sapevo che sarebbe ricomparsa e che, una volta
che Edward se ne fosse andato di nuovo,sarebbe stata ancora più
profonda ma…non era un pensiero che volevo elaborare in quel
momento.
Decisi che se dovevo perdere
ancora un brandello del mio cuore, beh…allora tanto valeva farlo
per bene:mi feci più audace e iniziai a percorrere con le dita
la pelle fredda del suo torace finchè…
“Ehm ehm…scusate?”
Non volevo, mi rifiutavo di staccarmi da lui ma…quella voce…
Una lampadina si accese nel mio inconscio…Alice!
Mi allontanai dalle sua
braccia e guardai nel punto da cui proveniva la voce a pochi metri da
noi: Alice, più pallida del solito e sporca di sangue ci fissava
con un mezzo sorrisetto sulle labbra.
“Oh allora qualcuno si preoccupa per me finalmente!”
Feci per correre verso di lei
ma Edward non mi permise di staccarmi dalla sua presa, mi teneva
stretta affondando il volto tra i miei capelli.
Ci dirigemmo così,
avvinghiati, verso la nostra sorellina e la abbracciammo: sembravamo
tre idioti, ma a noi andava bene…eravamo vivi ed eravamo insieme
per ora…al domani non pensavamo.
“Aly stai
bene?”domandò Edward con una voce decisamente strana:
forse era ancora sconvolto dal mio bacio…
“Beh sai…ho
avuto momenti migliori in effetti…”rispose reggendosi il
fianco sinistro con entrambe le mani
Edward sbuffò “Puoi essere seria? Ti fa molto male?”
“No…” Ma
quando suo fratello la guardò con uno sguardo di disapprovazione
aggiunse “Sì ok fa un male cane….quella stronza mi
ha morso prima di beh…lo sai. Ma riesco a camminare, davvero.
E poi…non vorrei
preoccuparvi, ma abbiamo un altro piccolo scoglio da affrontare prima
di dichiararci salvi….”
“Sì lo
so…si sono ritrasformati. Vogliono parlare di stasera, del
perché ci hanno aiutati…”
Solo allora mi accorsi che i
lupi intorno a noi erano spariti e che l’unico rumore era il
crepitio del fuoco ancora acceso.
“Edward
cosa…”iniziai a parlare ma lui mi bloccò. Tenendomi
saldamente per le spalle mi fissò intensamente negli occhi.
“Bella ascoltami bene,
resta qui con Alice e ti prego, ti prego, qualunque cosa accada NON
fare niente di stupido, intesi??” Sembrava terribilmente serio e
preoccupato, ma non ne capivo il motivo. I licantropi, Jacob.. loro ci
avevano salvati…sicuramente non ci avrebbero mai fatto del
male,… o no?
Annuii col capo incapace di
profferire parola e rimasi al bordo della radura abbracciata ad Alice
mentre lui si dirigeva al centro, dove rimase immobile, gli occhi fissi
tra gli alberi scuri, in attesa di qualcuno che la mia vista umana
ancora non riusciva a vedere…
Dopo qualche secondo Alice si
irrigidì stringendomi di più a sé e
finalmente anche io riuscii a scorgere delle ombre scure che avanzavano
verso di noi; in quel preciso istante Edward si voltò a fissarmi
ancora una volta e mi si bloccò il respiro in gola…
In quello sguardo mi sembrava
di aver colto decine di sentimenti contrastanti: coraggio, speranza,
determinazione e forse anche…amore?
No, quello non poteva proprio essere. Evidentemente dovevo essermi sbagliata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** I can't stop loving you ***
chappy 8
Ciao
a tutti!!!! Eccomi quì con l'aggiornamento finalmente(non ho
più il coraggio di aprire la posta dopo tutte le minacce di
morte che ho ricevuto). la mia vita è piuttosto frenetica al
momento, riesco ad accendere il pc al max ogni 3/4 giorni. I chappy li
sto scrivendo praticamente a mano nei pochi tempi morti sul treno ma
poi non vi dico per batterli....anche se sto migliorando in
velocità!!! Qst chappy si chiama "I can't stop loving you"
perchè mi ha ispirato la bellissima canzone di Brian
Adams...spero che qualcuno di voi la conosca...
Ho anche una piccola richiesta da farvi...piangete con me la morte del
mio amato lettore mp3!! la scorsa settimana, dopo un volo per due rampe
di scale, ha definitivamente cessato di vivere...non ti
dimenticherò mai!!!!!
Va beh...passando al chappy: finalmente,finalmente Ed rinsavisce
e....NO!!!! Non posso parlare o vi rovino tutto. Vi dico solo una cosa:
spero vi piaccia come vi è piaciuto l'altro(alcuni di voi mi
hanno addirittura scritto che vi ha fatto piangere...cioè non ho
parole...VI AMO!!!!!!).
COME AL SOLITO MI SCUSO PER NON POTER RISPONDERE ALLE RECENSIONI: ma
come potete notare anche stavolta posto alle 23:30 e se continuo a
stare davanti al pc non posto più e io so che è il
capitolo la cosa che vi preme di più. Comunque leggo SEMPRE
tutti i vostri commenti e mi aiutano SEMPREnel bene e nel male:quindi
continuate a recensire nuuuuuuumerosissimi. Grazie a tutti coloro che
continuano ad aggiungere la ficcy ai preferiti o alle seguite....o
anche solo a chi la legge. Per me è importante che qualcuno
pensi che il tempo che passo a scrivere non sia solo tempo perso...VI
VOGLIO BENE!!!
Xo Xo Cloe
BELLA
Quando le figure raggiunsero i margini della radura e vennero
illuminate dal fuoco fu facile per me identificarle. Una di loro
avanzava più avanti rispetto alle altre: riconobbi Sam
Uley…il ragazzo che mi aveva trovata nel bosco più di tre
mesi prima…il suo volto era una delle poche cose che ricordassi
con chiarezza di quella terribile notte.
Dietro di lui altre due
persone procedevano a passo spedito: uno era un ragazzo di La Push che
non conoscevo e l’altro era… Jacob!!!
Non aveva lo stesso sguardo
gentile di quando mi aveva aiutata nella capanna, però. Ora che
vi prestavo attenzione nessuno di loro lo aveva: sembravano tutti
stranamente guardinghi e feroci.
Improvvisamente fui colta da
una strana sensazione di vuoto allo stomaco. Se la cosa fosse sfociata
in uno scontro come sarebbe finita? Edward era forte, questo lo sapevo,
ma era solo, mentre loro erano in tre e Alice non mi sembrava nelle
condizioni di affrontare un combattimento.
Senza pensarci due volte mi
staccai dalla mia amica e iniziai a correre verso Edward senza sapere
esattamente dove trovavo ancora la forza di muovere un passo; ero certa
solo di una cosa: sarei rimasta sempre al suo fianco, anche se sapevo
benissimo che non gli sarei stata molto d’aiuto…
Mi accolse tra le sue braccia
ma lo sentii irrigidirsi al contatto. “Bella quale parte di non
fare niente di stupido non hai capito?”
Le sue parole non erano più di un sussurro al mio orecchio ma sentivo la furia emanare dal suo corpo.
“Non ti lascio da
solo.” No, non l’avrei fatto. Sarebbero dovuti passare sul
mio cadavere prima di fargli del male.
Edward fu il primo a parlare. “Grazie per averci aiutati stasera”
“Che cosa volevano quei
succhiasangue?” La voce di Sam era tesa, rotta dalla rabbia; si
vedeva lontano un miglio che conversare con dei vampiri non era il suo
passatempo preferito.
“Avevano un conto in
sospeso con Bella…”Edward sembrava tranquillo ma capivo
che stava semplicemente cercando di contenersi.
“Bene. Visto che
chiaramente non erano vostri compagni e ci avete aiutato ad eliminarli
tu e la tua amica potete andarvene. Per questa volta non vi faremo
nulla. Ma se tornerete nel nostro territorio sarà la guerra. La
ragazza può restare qui, ovviamente” disse Sam lanciandomi
un’occhiata. Avvertii un ringhio nascere dal petto di Edward
“No”.
“Non è una decisione tua. Bella?” Sentivo gli occhi di tutti puntati su di me.
“Io…io ci voglio
andare. Voglio andare con loro.” Staccai lo sguardo da Edward per
qualche secondo ed incontrai quello di Jacob: una maschera di tristezza
e delusione.
Mi si strinse il cuore: sicuramente pensava che lo stessi tradendo dopo che lui mi aveva salvato la vita.
Mi sentivo in dovere di dirgli qualcosa.
“Però
Jacob….grazie. Davvero…per tutto”. Non volevo che
pensasse che fossi un’ingrata, che non capissi che mi aveva
salvata da un destino peggiore della morte. Lo capivo. E gliene sarei
stata eternamente debitrice ma…
Ma come facevo io a fare
capire a lui che non potevo sprecare nemmeno un minuto del tempo
concessomi a fianco di Edward? In cui potevo guardare i suoi occhi
neri, respirare il suo profumo, sentirlo al mio fianco…
Dovevo passare il maggior
tempo possibile con lui, dovevo costringere la mia mente ad
immagazzinare ricordi, sensazioni…tutto.
Jacob non avrebbe potuto capire. Lui non sapeva. Ma io sì, io sapevo.
Sapevo che presto Edward se
ne sarebbe andato; che presto il senso di colpa per me, la paura per
sua sorella o qualunque fosse stata la causa che l’aveva spinto a
correre lì a salvarci,che ancora lo spingeva a stringermi come
se fossi stata la cosa più preziosa al mondo, sarebbe svanita.
E allora a me cosa sarebbe rimasto? Cosa mi sarebbe rimasto una volta che lui fosse tornato alle sue distrazioni?
Un pugno di ricordi…un
pugno di fragili ricordi umani. Ecco l’unica cosa a cui avrei
potuto aggrapparmi per non morire,per cercare di sopravvivere per
il mio bambino…perché lui aveva solo me, magari anche
Alice se avesse deciso di rimanere…
D’un tratto Edward sospirò e per la prima volta allontanò lo sguardo da me per posarlo su Jacob.
“Sì Jacob…ti devo ringraziare: l’hai salvata”
“Non l’ho fatto
per te” rispose il mio amico sostenendo il suo sguardo
“Però…il vampiro nero…lui mi è
scappato…”
Edward mi strinse più forte a sé “Lui è mio..”
“No” intervenne
Sam “Possiamo ristabilire la vecchia tregua. Se voi promettete di
non entrare più in territorio Quileute noi dimenticheremo questo
spiacevole incidente e anche che lei” indicò verso Alice
che, senza che me ne fossi accorta, era comparsa al mio fianco
“questa mattina è penetrata nel confine.
Probabilmente il vampiro non
ritornerà, dobbiamo avergli messo paura: Ma se sarà
così e se entrerà nella riserva ce ne occuperemo noi,
intesi?”
Edward annuì ma poi
aggiunse ”Ma fuori da qui è nostro”. Non suonava
come una domanda ma come una constatazione.
Mi aggrappai più forte a lui che sprofondò nuovamente il volto fra i miei capelli.
Il sole , che era spuntato
per qualche minuto dopo quella giornata di pioggia, era ormai
tramontato, permettendo alla completa oscurità di calare intorno
a noi; era così buio che non mi accorsi di un’altra figura
che avanzava rapida dagli alberi. Si fermò a pochi passi da noi,
al fianco di Sam.
Si trattava di un ragazzino più o meno della stessa età di Jacob: certamente un altro lupo.
“Sono…sono arrivati quelli del loro clan” indicò verso di noi.
”Stanno aspettando sul
confine…ho lasciato Quil e gli altri a
controllarli…” Parlava in tono concitato e ad occhi
bassi…per qualche strana ragione sembrava preoccupato; sentii
Edward ridacchiare sotto i baffi.
“Allora noi ce ne
andiamo” Senza che neppure me ne rendessi veramente conto
avvertii il mio corpo muoversi verso la parte opposta della radura: non
dovevo camminare, Edward mi cingeva forte il fianco. Quando,
però, la sua mano sfiorò il mio ventre istintivamente mi
scostai: non potevo permettere che lo scoprisse così e
sicuramente quello non era il momento per una rivelazione simile.
“Riesco a camminare
grazie”. Balbettavo: iniziavo a sentire veramente freddo ora che
la paura di morire era passata. Solo quella di morire però,
tutte le altre mie paure dovevano ancora esplodere…
Separarmi da lui fu un dolore
insopportabile ma necessario. Mi accostai ad Alice e le strinsi forte
la mano sperando capisse il messaggio subliminale: non dire nulla e soprattutto non pensare nulla.
Lei mi fissò per meno
di una frazione di secondo e annuì impercettibilmente: sperai
che Edward non ci avesse notate.
“Eddy, perché
stavi ridacchiando prima?” gli domandò Alice mentre
strappava un pezzo di stoffa dal mio pigiama ormai sbrindellato e me lo
legava attorno alla ferita alla testa
“Ho letto i suoi
pensieri. Pare che Jasper lo abbia terrorizzato perché non lo
lasciavano entrare nella riserva. Penso che se Carlisle non
l’avesse fermato si sarebbe mangiato quel povero lupo per
cena.” Edward rispose con un tono di voce così
triste che non osai guardarlo negli occhi: era stato il mio
comportamento a renderlo tale? Perché? Non era proprio
perché non mi voleva più il motivo per cui se n’era
andato?
“Ah il mio amore
iperprotettivo!” Il suono della risata squillante di Alice mi
riscosse dai miei pensieri. “Bella vuoi che ti porti io? Il
fianco non mi fa più molto male”
“No” mi avvicinai
a Edward che mi fissò con curiosità “Puoi portarmi
tu?” Non riuscivo a sopportare quel suo sguardo sofferente, anche
se non lo capivo.
Temevo in un rifiuto ma
questo non avvenne :sentii le sue braccia stringermi e sollevarmi da
terra; poggiai la guancia nell’incavo del suo collo e le mani
sulla mia pancia così che non entrasse in contatto con la sua
pelle.
In quei momenti non pensavo a
niente, non mi importava di niente: né che le mie azioni gli
sembrassero confuse e contraddittorie, né che il mio corpo fosse
scosso da continui brividi di freddo, né che non riuscissi
più a formulare pensieri coerenti…solo una cosa avevo in
mente mentre correvamo veloci nel bosco: la promessa che avevo fatto a
me stessa…godermi ogni singolo istante che mi rimaneva insieme a
lui.
Ci muovevamo così
veloci che quando ci fermammo mi sembravano essere passati solo pochi
minuti. Voci preoccupate bisbigliavano parole che io non riuscivo a
comprendere…tentavo di restare lucida ma i suoni mi scivolavano
addosso prima che potessi coglierli veramente. Pensai di stare
annegando di nuovo.
L’adrenalina,
l’istinto di sopravvivenza o qualunque fosse stata la cosa che mi
aveva permesso di mantenere un minimo di lucidità in tutto quel
trambusto, stava rapidamente svanendo lasciando il posto ad una serie
di ondate di nausea sempre più forti.
Il mio corpo sembrava
percepire solo ora tutte le ferite che quella giornata mi aveva
inferto: il dolore alle dita e soprattutto il pulsante fastidio alla
tempia da cui ancora sentivo uscire sangue. La fasciatura improvvisata
da Alice non l’aveva fermato…ne avvertivo l’odore
salato e ferroso inondarmi la gola e le narici…
Cercai di ricacciare il
vomito che mi assaliva e presi un grosso respiro. Non funzionò:
tutto ciò che usci dalle mie labbra fu un gemito…stavo
piangendo senza neppure rendermene conto…
“Bella, Bella, rispondimi” La voce di Edward era vicina…eppure così lontana…
Tante voci lontane chiamavano il mio nome ma io non riuscivo a rispondere…
“Bella tesoro sono io.
Sono Esme” sì…Esme. Tentai di dire qualcosa ma
sentii solo un sibilo fra le labbra. Tutto svaniva
lentamente…anche il freddo che avevo provato si stava
trasformando in una specie di torpore: la pelle di Edward a contatto
con la mia era quasi calda ora…
“Edward dobbiamo
muoverci…guarda le sue labbra, sono viola!!”
Un’altra voce…un’altra voce che conoscevo…
Avvertii qualcosa di pesante coprirmi la parte superiore del corpo e poi…poi ricominciammo a volare.
Non capivo se era un sogno o
la realtà; non capivo neppure se eravamo fermi o se ci stavamo
muovendo.D’un tratto avvertii una forte luce da sotto le mie
palpebre e cercai di aprire gli occhi, anche se l’unica cosa che
davvero volevo era dormire e non svegliarmi più…
Cambiai idea quando vidi
ciò che mi aspettava: il volto sfocato del mio angelo mi
guardava a pochi centimetri da me. Provai ad avvicinarmi per respirare
il suo profumo ma tutto ciò che sentii fu una nuova ondata
dell’odore del mio sangue.
Questa volta non riuscii a reprimere la nausea e mi ritrovai la bocca piena di un liquido amarognolo.
“Edward girale la testa
o si soffocherà”. Un paio di mani mi fecero voltare mentre
il vomito mi colava giù per il mento.
“Portiamola vicino al
caminetto…Esme delle coperte presto!!” mi sembrava la voce
di Carlisle. Venni adagiata su qualcosa di morbido e sentii una
sferzata di calore investirmi il viso:sebbene fosse una sensazione
migliore rispetto al freddo di prima preferivo di gran lunga la
pelle di Edward e poi non volevo che lui andasse via. Intrecciai
le dita della mia mano alle sue e pochi istanti dopo avvertii il suono
della sua voce.
“Bella non mollare capito? Ora ti diamo qualcosa per aiutarti…ma tu resisti!!!!”
Sorrisi…come avrei potuto rifiutare la richiesta di un angelo?
Ma io non ero l’unica che doveva sopravvivere…
Resisti piccolino mio…resisti…ce l’abbiamo quasi fatta…
D’un tratto sentii qualcosa pungermi il braccio e gemetti.
“Shh…sono solo tranquillanti…penseremo noi a te…”
Sentii che il mio cervello
stava lentamente perdendo lucidità e non potevo permetterlo.
Prima dovevo accertarmi di una cosa: Edward non mi poteva
lasciare così…mentre dormivo…o forse sì?
Forse non tollerava già più la mia presenza e stava
iniziando a pentirsi di essere tornato..? Dovevo almeno avere il
diritto di dirgli addio come volevo io, no?
“Edward…” la mia bocca era impastata e amara “ Non lasciarmi, non andare via”
“Sono qui
Bella…sono qui…” furono le ultime parole che
percepii prima di sprofondare nel buio dell’incoscienza.
**************************
Sentivo solo caldo, tanto, tanto caldo: Charlie doveva aver dimenticato
il riscaldamento acceso al massimo tutta la notte. Ero avvolta in un
bozzolo spessissimo, quasi non riuscivo a muovere le braccia.
Tuttavia,con molto sforzo, mi districai da quell’ammasso di
coperte e rotolai a pancia in giù…gli occhi, però,
non volevano aprirsi: sembravano sigillati con la colla…doveva
essere ancora molto presto.
Affondando il volto nel
cuscino cercai di capire che giorno della settimana fosse, ma i miei
pensieri andavano a rilento, ancora aggrappati al groviglio di sogni
che avevo appena lasciato: Victoria, Laurent…le sue mani su di
me.
Ricacciai nel mio inconscio
quelle immagini tremende che sembravano così vivide, e mi
concentrai su qualcos’altro…l’unica cosa che aveva
reso l’incubo qualcosa di bellissimo.
Quel bacio…il modo in cui mi aveva stretta a sé…
Ma era stato solo un sogno,
un sogno che per quanto meraviglioso non era la realtà.
Sentii i margini della voragine di dolore ricominciare a bruciare e a
pulsare sul mio petto: avevo permesso alla mia fantasia di volare
troppo in alto ed ora ne pagavo le conseguenze…stavo
precipitando e presto mi sarei sfracellata.
Mi voltai e strinsi
convulsamente il lenzuolo tra i denti, cercando di ricacciare indietro
i goccioloni che avevano iniziato a scendere.
Forse avrei dovuto prendere
il diazepam: il dott.Gerandy me l’aveva prescritto, ma io
l’avevo utilizzato solo le prime settimane perché non
volevo far capire a Charlie quanto in realtà stessi male. In un
secondo ricacciai indietro quella possibilità: Charlie non era
l’unico a cui dovevo pensare ora…c’era anche qualcun
altro, qualcuno che dipendeva totalmente da me, qualcuno che meritava
una madre con la testa sulle spalle.
Mi carezzai il ventre sotto
le coperte e quando lo sentii duro e freddo tirai inconsapevolmente un
respiro di sollievo…dunque E.J era vero, era lì ed era
con me.
Qualcosa di freddo mi
sfiorò la fronte con delicatezza: dita ghiacciate…troppo
ghiacciate per appartenere ad un essere umano.
“Alice!!!”
esclamai; allora nemmeno lei era stata solo un sogno! Tracciò il
profilo del mio volto col pollice e asciugò la lacrima
intrappolata tra le mie ciglia.
Sospirai. “Non preoccuparti, passerà”
Poi avvertii qualcosa che
certamente non apparteneva ad Alice… un respiro dolce, buono
fresco, mi carezzava il viso. Riconobbi immediatamente a chi
apparteneva e, presa in contropiede, spalancai gli occhi.
Edward era seduto al mio fianco, il viso a pochi centimetri dal mio.
“No!” gemetti “Svegliati, svegliati, svegliati!!!”
Istintivamente mi coprii il volto con le braccia ma un paio di mani troppo forti me lo impedirono.
“Beh, in fondo me lo
merito. Neppure vuoi parlarmi…” Non potevo resistere a
quella voce che mi parlava così triste e disperata…sia
che fosse reale o solo una splendida illusione.
Riaprii gli occhi mettendomi
seduta. Osservai attentamente la stanza attorno a me: non era camera
mia, ma quella di Edward; ero adagiata sul suo divano di pelle sotto
quelli che dovevano essere almeno tre piumoni.
Avvertii una potente fitta di
dolore alla mano e quando la guardai vidi che due dita erano steccate.
Il mio cuore prese ad accelerare…le immagini che avevo scambiato
per finzione iniziavano a prendere forma, divenendo via via sempre
più reali…ma allora…
Era possibile che lui fosse davvero lì in carne e ossa?
“Come stai?” Il suo viso era una maschera di dolore.
“Abbastanza bene”
mentii: in realtà, ora che ci facevo attenzione, mi
sentivo come si mi fosse passato sopra un treno e la testa aveva preso
a martellarmi. Non che mi importasse minimamente: mi era ritornata alla
mente anche un’altra cosa di quella notte…la promessa che
mi ero fatta… passare con Edward ogni istante che lui avesse
voluto concedermi al suo fianco. E l’unico modo era farlo parlare.
“Allora non è
stato solo un brutto sogno eh?” suonava un po’ ridicola
come frase ma non riuscivo a pensare a nulla di meglio.
“ Temo di no…ma ora è finita. Anche se…beh lo sai, Laurent è scappato”.
Sussultai. Il solo sentire pronunciare il suo nome mi provocò un’ondata di vomito.
“Non preoccuparti, lo
prenderemo. Non ti farà più del male…te lo
prometto. Almeno questo te lo devo…”
“Tu non mi devi niente.”
“ E invece
sì” tirò un lungo sospiro “insieme a delle
scuse. Ti ho creato un sacco di problemi e di questo sono davvero
mortificato. Non avrei mai pensato che James o Victoria potessero
essere così legati o che lei sarebbe venuta a cercarti. E anche
Laurent…è stato così bravo ad ingannarci la scorsa
primavera…” Lo sentii ringhiare “E peggio ancora i
licantropi…Sono giovani, non sanno controllarsi e se tu fossi
stata sola con Jacob e lui avesse perso il controllo avrebbe potuto
ucciderti e…e sarebbe stata solo colpa mia.”
Scuoteva il capo tra le mani, tormentato.
Non c’erano specchi in quella stanza ma ero sicura che la mia espressione fosse una maschera d’orrore.
Era successo.
La cosa a cui non avrei mai
voluto assistere era lì davanti ai miei occhi; lui era lì
solo perché gli facevo pena, perché mi sentiva come un
fastidioso dovere…
Venni scossa da un singhiozzo
e Edward mi fissò preoccupato. Dunque era arrivato il mio
momento: dovevo lasciarlo andare, dargli la possibilità di
vivere la sua vita lontano da me…
Non avrei potuto neppure
dirgli di E.J, sicuramente non gli avrei fornito un motivo in
più per sentirsi ingiustamente in colpa o per essere costretto a
stare dove non voleva…Me la sarei cavata da sola.
“Edward, io volevo il tuo amore. Ma la pietà… quella non la voglio da nessuno.”
Fece per ribattere ma lo
zittii “No, ascoltami per favore. Tu mi hai salvata. Ti sei
precipitato qui senza pensarci e mi hai salvata;non so se l’hai
fatto solo perché anche tua sorella era in pericolo o se
perché in qualche modo senti ancora un po’ d’affetto
per me ma…ma lo hai fatto. E di questo ti ringrazio con tutto il
cuore…” Era come se mi stessi suicidando, ogni parola era
un’autopugnalata.
“Ma tu non
puoi…anzi non devi fare nient’altro di così
stupido, ci siamo capiti? Non devi seguire Laurent, non devi
precipitarti a salvarmi…non devi fare niente,e ribadisco niente,
per me. Perché so che non è ciò che
vuoi…perché so che con me non sei felice”
Le mie parole erano solo sussurri tra le lacrime che avevano iniziato a scendere, ma sapevo che riusciva a sentirmi lo stesso.
“E io voglio solo che
tu sia felice,ok? Quindi torna pure da chi riesce a renderti
tale…sia che lei sia a Ithaca o in qualunque altra città
e…”
Un dito gelido mi chiuse le
labbra. “Isabella” la sua voce era spezzata dalla rabbia
“credi veramente che abbia trascorso questi mesi con altre donne?
Ma non ti ricordi quello che ti ho sempre detto: tu sei l’unica,
l’unica che io abbia mai voluto. Capisco che tu non mi creda
più, ne hai ogni diritto…in fondo hai ragione: ti ho
detto un sacco di bugie..”
Pensai che sicuramente si
stesse riferendo a tutte le promesse d’amore che mi aveva fatto e
iniziai a piangere più forte.
“Perdonami” disse
“Quel giorno nel bosco ti ho detto così tante
menzogne…ma è stata l’unica volta che l’ho
fatto, te lo giuro…”
Non riuscivo ad afferrare il
significato delle sue parole…Quel giorno nel bosco? Quella era
stata l’unica volta in cui mi aveva detto la verità, in
cui era stato sincero, no?
Lo guardai confusa.
“Quando Jasper ti ha
aggredita” spiegò “mi sono odiato. Perché ho
capito che ti costringevo a una vita a metà, fatta solo di
privazioni,di rischi… e la cosa che più mi faceva
arrabbiare era che a te sembrava non importare. Sembravi seriamente
felice di rinunciare a tutto per me.
Ovviamente il mostro nascosto
dentro di me esultava per questo, perché sapeva che saresti
stata per sempre mia, ma la parte migliore di me non poteva ignorare il
fatto che una ragazza come te meritasse di più…una
famiglia, dei figli, un anima.”
Cosa voleva dirmi? Che
l’aveva fatto per il mio bene? Che lui avrebbe preferito stare
con me? NO…sicuramente avevo capito male. Non potevo permettere
al mio cuore di sperare in qualcosa che era impossibile.
“Io…non capisco”
“Bella ogni singolo
minuto non ho fatto che pensare a te. Al profumo della tua pelle, al
tuo sorriso, a cosa stessi facendo o se mi stessi
pensando…”
“Perché?” Avevo bisogno di saperlo, di sapere dove voleva andare a parare esattamente.
“Perché…”
esitò “Perché non posso smettere di amarti. Mai,
nemmeno per un secondo, nemmeno un pochino…”parlò
scandendo ogni singola parola.
Sentivo che stavo per cedere,
sentivo che stavo per credergli, sentivo che nel mio cuore stava
germogliando il seme di qualcosa di pericolosissimo…la speranza.
“Non giocare con me Edward…non giocare”
Sentii le sue dita afferrarmi
le guance e sollevarmi il viso fino a far incontrare i miei occhi con i
suoi…mi fissavano imploranti, due pozzi neri e profondi…
“Quando tu mi lascerai,
e so che lo farai, io morirò….non sopporterò di
perderti di nuovo. Quindi per favore, per favore se non sei sincero
vattene adesso…” In realtà avrei preferito morire
piuttosto che separarmi da lui ma sapevo che era necessario, sapevo che
non avrei retto un’altra delusione e doveva saperlo anche lui.
Avvicinò la mia testa
alla sua, finchè le nostre fronti non si incontrarono…il
suo respiro mi inondava la testa e mi faceva perdere lucidità.
Delicatamente, con le labbra, raccolse ogni lacrima che solcava il mio
viso lasciando scie gelate sulla mia pelle.
“Come faccio a farti
capire che io non posso lasciarti…tu sei l’amore della mia
vita, Bella” Le sue labbra erano a meno di un centimetro dalle
mie, le avvertivo quasi fremere di impazienza, desiderose del contatto.
Si fermò, in attesa di un mio rifiuto che però non venne.
Era troppo tardi ormai…io volevo quel bacio anche se era
pericoloso, anche se avrebbe potuto uccidermi…
Non attesi oltre e dischiusi
la mia bocca sulla sua assaporandone ogni centimetro e,intrecciate le
mani ai suoi capelli, lo attirai a me: mi ritrovai sdraiata sopra i
cuscini, senza fiato, il corpo di Edward premuto contro il
mio…divisi soltanto dalle coperte.
A quel punto non sentii
più il mio cuore: per qualche istante smise di battere e
poi…poi ricominciò davvero a battere. Ma non come aveva
fatto in quei tre mesi…debole e sfinito. No, questa volta era di
nuovo vivo…lo sentivo di nuovo pulsare sangue a tutto il corpo,
lo sentivo…sentivo che trasportava in ogni fibra del mio essere
la speranza, la speranza che Edward fosse lì per restare e che
mi avesse lasciata solo per proteggermi.
Semplicemente gli credevo.
Ormai ero arrivata ad un punto di non ritorno…ero al largo e il
mio unico appiglio ormai era Edward…non sarei più potuta
tornare indietro…non avrei più voluto tornare indietro e
stare senza di lui.
Troppo presto si
staccò dalle mie labbra e iniziò a lasciare scie di baci
sul mio collo e sul mio petto fino a posare la fronte nell’incavo
tra i miei seni. Avvertivo il suo respiro freddo attraversarmi la
canottiera leggera facendomi rabbrividire.
“Non ti lascerò mai più, davvero…”sussurrrò.
Chiusi gli occhi ma non dissi nulla. Non avevo la forza di farlo.
“Non mi credi
eh?” Doveva essersi sdraiato al mio fianco perché non
sentivo più il suo peso su di me. Mi girai di lato ed incontrai
il suo viso dolorante e sofferente a pochi centimetri dal mio, le punte
dei nostri nasi si sfioravano.
“No…cioè…sì”
cercavo di dare una forma coerente ai miei pensieri, ma non era
semplice con lui così vicino.
“Ammettiamo che ora tu sia sincero…”
“Sono sincero.” Mi interruppe.
Gli lanciai
un’occhiataccia “Mi fai parlare? Diciamo che sei sincero
ora. Tra un mese, un anno o tra dieci io sono sicura che ti guarderai
intorno e vedrai la verità” Cercavo, con l’ultimo
grammo di lucidità rimastami, di analizzare oggettivamente la
situazione e di frenare il mio cuore che ormai aveva preso a ballarmi
la ola nel petto.
“Quale verità?” sembrava seriamente confuso.
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo. Come faceva ad essere così cieco?
“Ma dai…tu sei
perfetto” non c’era termine migliore che io potessi usare
“e io? Sono goffa, imbranata, a mala pena carina. Te l’ho
detto… un giorno ti guarderai intorno e capirai di volere di
più e allora io…” mi morirono le parole in gola e
tacqui. Non volevo ricominciare a piangere.
Allungo le braccia e mi strinse a se iniziando a baciarmi i capelli .
“Non
riesco…” sembrava non trovare le parole “non so come
farti capire che l’unica cosa che voglio… l’unica
cosa senza cui non posso vivere è tra le mie braccia in questo
momento…”
Sembrava veramente
sincero. Affondai il viso nel suo petto incapace di dire
alcunché…ma forse non era importante che io parlassi: ci
pensava già il mio cuore a cantare felice: perché per
qualche ragione, che io non potevo capire, quell’angelo voleva
me, amava me!!!!
“Volevo
darti…una vita diversa, volevo farti capire che potevi essere
felice anche senza di me ma…” esitò, sfiorandomi
con le dita le occhiaie e il profilo spigoloso del mio volto
“evidentemente mi sbagliavo: sei così pallida e
magra…ti ho fatto soffrire così tanto…”
“Che cosa ti ha fatto
cambiare idea?” avevo bisogno di qualche risposta “Voglio
dire…perché adesso non credi più che stia meglio
senza di te?”
“Quando ti ho vista nel
bosco…quel legame che ho sentito, beh quando mi hai baciato ho
capito che l’hai sentito anche tu…ho capito che noi due ci
apparteniamo. Non avrò mai più la forza di dirti
addio…so che ne moriremmo entrambi.
Ormai credo che sia davvero
troppo tardi per tornare indietro…non possiamo più vivere
l’uno senza l’altro…”
“Ce ne hai messo di tempo a capirlo, eh?” sussurrai contro il suo petto. Non volevo staccarmi da lui.
Lo sentii soffocare una risata “Direi di sì…scusami. Mi farò perdonare…te lo prometto.”
Scossi la testa energicamente
“Ti ho già perdonato, davvero. Però promettimi che
non mi mentirai più, mai, mai, mai più. Neppure se
penserai che sia la cosa migliore per me”
Posò due dita sotto il
mio mento e lo sollevò, così che i miei occhi
incontrassero i suoi “Te lo prometto”
Non mi serviva altro.
Avvicinai le labbra alle sue e ricominciammo a baciarci…ma
questa volta diversamente: il nostro era un bacio pieno di promesse.
Avrei voluto restare
così, per sempre persa nel mio paradiso, ma sapevo che non
potevo mentire ancora a me stessa, che non potevo pretendere
sincerità da lui quando ero la prima a tenergli nascosto un
enorme segreto.
“Edward…devo…devo
dirti una cosa.” Applicando tutta la forza di volontà di
cui disponevo lo allontanai quel tanto che bastava per poter parlare.
“E’ per caso la
cosa a cui Alice sta disperatamente cercando di non pensare? Bella sai
che puoi sentirti libera di confidarti anche con me…” Mi
fissava preoccupato e ansioso; io davvero non volevo farlo stare in
pena ma non sapevo da dove iniziare ad affrontare l’argomento.
“Bella per favore se non me lo dici penserò che sia qualcosa di brutto”
Improvvisamente venni folgorata da un’idea: forse nel luogo dove tutto era iniziato…
Forse lì sarei stata capace di trovare le parole giuste per spiegare anche a lui quel miracolo che portavo in grembo.
Sgusciai dalle sue braccia e
scesi dal letto: sentivo tutti gli arti doloranti ed intirizziti ma
almeno riuscivo a stare in piedi. Non passò neppure un secondo
ed Edward si materializzò al mio fianco,pronto ad afferrarmi nel
caso fossi caduta.
“Si può sapere che fai? Torna a letto immediatamente. Devi riposare!”
“Non ho più sonno” risposi “Ma si può sapere quanto ho dormito?”
“Circa 15 ore. Ma hai
preso davvero tanto freddo…dovresti startene al caldo tutto il
giorno…” mi disse Edward severo.
“Quindici ore?”
Un’orribile consapevolezza iniziava a farsi strada in me. “
E Charlie? Avrà chiamato la sezione persone scomparse
dell’ FBI, la CIA o…”
Edward mi zittì
posando la mano sulla mia bocca. “Ci ha pensato Carlisle.
E’ andato a casa tua e ha raccontato a tuo padre che sei caduta
mentre passeggiavi con Alice e che avresti passato la notte qui per
riprenderti. Ovviamente, non era a conoscenza del fatto che ci fossi
anche io…non credo avrebbe approvato.”
Storsi la bocca in una
smorfia: Charlie non era la mia preoccupazione principale al momento;
mi sarei occupata di lui più avanti.
“Carlisle ti ha anche
portato dei vestiti…” indico un paio di scarpe da
ginnastica,dei jeans ed una felpa poggiati su una sedia.
Li afferrai e mi voltai verso
Edward “Vado a vestirmi, tu aspettami qui!” Gli schioccai
un bacio prima che potesse ribattere e volai in bagno.
Ci misi poco a prepararmi: mi
ci sarebbe voluto un miracolo per rendrmi passabile quindi ci rinunciai
sin da subito. Carlisle doveva avermi dato dei punti alla ferita
sopra la tempia. Notai con disappunto che sembravo Frankestein.
L’unica cosa positiva era che la felpa era piuttosto larga e non
si vedeva nessun segno della mia pancia; la sfiorai con le dita e venni
scossa da un brivido impercettibile.
Sei impaziente di conoscere il papà vero,piccolo mio?
Trovai Edward che mi
aspettava seduto sul letto. Mi lanciò anche un giubbotto che
riconobbi essere suo; lo indossai e senza farmi vedere ne inspirai il
profumo.
“Adesso posso sapere dove andiamo?” sembrava leggermente scocciato.
“Andiamo in un posto speciale.” risposi “Andiamo alla nostra radura.”
Senza che me ne rendessi
conto mi ritrovai fra le sue braccia, la finestra spalancata. Sentii
l’aria sferzarmi il viso e lo nascosi nell’incavo del suo
collo.
“Pronta?”
“Pronta” sussurrai io. Ma non sapevo se stavo rispondendo alla sua domanda o solo cercando di convincere me stessa.
Cavolo
l'ho riletto e quasi non volevo postare, non mi convinceva del
tutto....mah fatemi sapere voi(non sono brava ad
autovalutarmi....pensate che l'altro capitolo nn volevo postarlo
perchè ero convinta che voi mi diceste che era una me***
totale...e invece mi avete smentito!!!) chissà come
reagirà il nostro Eddy alla paternita? Bella avrà il
coraggio di dirglielo? Charlie tenterà di ucciderla? E i Cullen
come reagiranno? Lo scoprirete solo vivendo ...o meglio leggendo,
quindi continuate a seguirmi!!!!!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Truth be told ***
chappy 9
Buongiorno
o buonanotte…non so neppure io che ora è. Ormai tra lo
studio, l’esame impellente di geografia
economico-politica(palloso da suicidio…farebbe venire voglia di
andare dai volturi a un vampiro!!!!) e le mie amiche che sembrano
volere organizzare tutte milioni di festicciole a cui ovviamente io non
posso mancare, dormo più o meno due ore per
notte…Comunque oggi ho deciso di bucare ben 4 ore di lezione per
battere tutto ciò che ho scritto sul mio famoso blocco per
appunti di Hello Kitty(no comment per favore…non si spara sulla
croce rossa!!!)
AVVISO IMPORTANTE: come
avrete capito la gravidanza della mia ficcy è diversa da quella
della Meyer in molti punti. Inanzitutto dura nove mesi e soprattutto
non devasta il corpicino della povera gestante(che poi sarebbe
Bella…ma va?). Se avessi fatto una gravidanza del genere avrei
dovuto creare un Eddino tormentato dal senso di colpa stile Breaking
Dawn, e francamente volevo essere originale e creare un sacco di
momenti che vi faranno salire la glicemia a picco e che purtroppo mi
è un po’ dispiaciuto non vedere in Breaking Dawn. Se siete
interessati a vedere L’Edward Breaking Dawn leggete anche
la bellissima ficcy di Keska “The baby of my dream”,
scritta DAVVERO magnificamente (Visto che ti faccio anche
pubblicità occulta?….minimo dopo le recensioni splendide
che mi lasci!!!).
Il parto sarà
un’altra cosa ovviamente…ma non vi anticipo
nulla,solo…ci sarà un po di sangue e preparate i
fazzoletti!!! Me super perfida lo so!!!!
Ringrazio come sempre tutti
coloro che recensiscono e che hanno addirittura scritto che il cap vi
ha fatto piangere…bene sono riuscita nel mio intento!!! E non
preoccupatevi, EJ è solo un nomignolo(in realtà Bella ad
Ed avranno presto una sorpresina….AHHHHmi mordo la lingua). Le
vostre recensioni mi fanno sempre arrossire sprt perché non
brillo in quanto ad autostima, quindi continuate numerosi!!!
Quasi
dimenticavo:QUESTO CAPITOLO è DEDICATO A LEDYANG….
Continua a mandarmi mail se non posto, è l’unico modo per
farmi sentire in colpa e allora posto…sei autorizzata ad
inviarmi insulti se lascio passare troppo tempo tra gli aggiornamenti
d'ora in poi!!!!
BELLA
Quando arrivammo alla radura stava iniziando ad imbrunire:l’aria
fredda mi investì in pieno facendomi tremare. Mi sedetti a terra
stringendomi di più nella giacca di Edward. Sentivo un dolore
fortissimo allo stomaco che, però, non era la nausea di prima:
questo era, diciamo…puro terrore.
Avevo paura e non sapevo
nemmeno perché. L’unica cosa che conoscevo erano le mie
domande. Mi avrebbe voluta ancora? Sarebbe stato felice o si sarebbe
arrabbiato con me? E soprattutto…se ne sarebbe andato di nuovo?
No. Questo no. Ha promesso, Bella. Ha promesso.
Una mano mi asciugò il
sudore freddo che mi colava dalla fronte. Alzai gli occhi ed incontrai
quelli preoccupati di Edward che mi squadravano.
“Bella, sei pallidissima. Per favore, per favore…dimmi cosa c’è che non va…”
“Io…io te lo dico ma…giurami che non te ne andrai, che non mi lascerai…”
“Te l’ho gia
detto…staremo insieme per l’eternità. Sono qui, non
vado da nessuna parte…”. Le sue parole in qualche modo
riuscirono a rassicurarmi.
Edward è qui e ti ama. Forza Bella, non essere codarda. Forza.
Presi un lungo respiro ed iniziai a parlare “Vedi…da qualche settimana mi sentivo sempre male e…”
Non mi fece continuare, non
mi fece neppure finire la frase: mi ritrovai in piedi con lui che mi
teneva saldamente per le spalle.
“Sei malata vero? Lo
sapevo, lo sapevo che era qualcosa di grave. Quando Alice ha convinto
Carlisle a non visitarti ma a limitarsi a curarti le ferite sapevo che
nascondevate qualcosa. Ti senti male ora? Ti porto in ospedale?
E…”
Le parole di Edward erano un
torrente in piena che non riuscivo neppure a capire totalmente, vista
la velocità vampiresca con cui me le rovesciava addosso.
Soltanto quando distinsi chiaramente la parola analisi ed esami capii che dovevo assolutamente fermarlo.
Era arrivato il momento della verità: non potevo permettere che si tormentasse così.
“Edward veramente…”
“Cosa? Ti gira la testa? Devi vomitare? Lascia che ti senta il polso…”
“No!!!”La durezza
con cui gli risposi ci sorprese entrambi, ma accidenti… stavo
cercando di fare un discorso coerente e lui non mi aiutava continuando
a dire idiozie.
“No…non sono
malata” tentai di deglutire ma la mia gola era completamente
asciutta “sono incinta.”
Brava Bella. Complimenti per il tatto. Cazzo, cazzo…dovevo dirglielo in modo più carino.
Lo sentii irrigidirsi e
interrompere il contatto tra di noi. Bene, almeno avevo la risposta ad
uno dei miei quesiti…l’aveva presa male.
Mi sentii morire e quando alzai lo sguardo vidi che si era allontanato di qualche metro girandomi la schiena.
Non lo sopportavo. Non
sopportavo quella freddezza tra di noi. Perché si comportava
così?…non l’aveva mai fatto.
“Edward…non…ti prego dì qualcosa. Qualunque cosa…”
“Chi è
stato?” La sua voce sembrava ferma e decisa ma io che lo
conoscevo bene sentivo la tensione mascherata dietro quella sicurezza.
“Cosa?” non riuscivo a capire cosa volesse dire: Chi era stato a fare che?
“Bella…”misurava ogni singola parola “chi è il padre del bambino?”
Quella frase mi colpì come un macigno dritto al cuore: il padre?
Pensava davvero che il padre fosse…che io avessi…con qualcun altro…che…
Non riuscivo a parlare, a
mala pena riuscivo a respirare; lui lo noto e cercò di
rassicurarmi “Non sono arrabbiato con te…solo dimmi la
verità…”
Cercai di fermare il tremore che mi scuoteva tutta.
“La
verità…tu vuoi la verità??! La verità
è che avrei voluto morire ogni secondo in questi tre
mesi…” Lo vidi fissarmi con dolore “La verità
è che quando mi sono buttata da quella maledetta scogliera ho
davvero sperato che fosse arrivata la mia ora perché non ce la
facevo a vivere senza di te! Ma sai che c’è?
C’è che non l’ho fatto…c’è che
ho tenuto duro fino alla fine, e lo sai perché l’ho fatto?
L’ho fatto solo per il nostro bambino…perché era il
frutto del nostro amore e ora…ora tu vieni a chiedermi CHI
E’ IL PADRE?”
Ero completamente
isterica:urlavo tra le lacrime tutto quello che mi passava per la testa
finchè non avvertii le sue mani trattenermi per i polsi.
“Il NOSTRO bambino?” Lo fissai: non sembrava arrabbiato, solo sconvolto.
“Edward…il
giorno del mio compleanno proprio quì…” cercai di
riacquistare un briciolo di controllo “Sono incinta di tre mesi e
tu sei l’unico con cui io…te lo assicuro.”
Staccai le mie braccia dalla sua morsa e mi tolsi la giacca. La gettai a terra.
Mi avvicinai di un passo e
malgrado il freddo sollevai la felpa fin sotto al seno. Quando afferrai
la sua mano e l’appoggiai sul mio ventre sentii una specie di
scossa elettrica attraversarmi e sapevo che l’aveva sentita anche
Edward. Non capii cosa stesse facendo finchè non lo vidi
inginocchiarsi e posare la guancia sulla pelle della mia pancia:non lo
sentivo freddo, a contatto con quella parte del mio corpo sembrava
della mia stessa temperatura.
“La tua pelle qui è…”
“…come la tua.”finii per lui.
Le sue braccia mi
circondarono mentre si rialzava lasciando scie di baci su ogni lembo di
pelle scoperto finchè non raggiunse il lobo del mio orecchio; il
suo respiro mi faceva girare la testa ma mi sentivo sicura tra le sue
braccia forti.
Riaprii gli occhi quando sentii la sua fronte contro la mia: i suoi occhi dorati mi fissavano pieni di rimorso.
“Il mio comportamento
è stato riprovevole. Puoi…” aveva riappoggiato una
mano sulla mia pancia ”Potete perdonarmi?”
Che domanda inutile…come se io avessi mai potuto essere infuriata con lui.
“Non preoccuparti…lo so che è, insomma…wow”
“Wow è riduttivo. E’ un miracolo…è nostro figlio.”
Arrossii affondando il volto nel suo petto. “Che c’è?”
“Niente”
confessai “E’ solo che mi piace il modo in cui dici nostro
figlio. E poi…è bello sapere che mi vuoi,che ci vuoi
ancora…”
Sbuffò. “Ora sei di nuovo assurda, lo sai vero?”
“E tu sei un gelosone,
lo sai vero?” domandai ridacchiando.”Solo per
sapere…ma chi credevi che mi avesse irretita e sedotta?
Mike Newton?”
L’idea mi sembrava ridicola, ma quando non mi rispose capii di aver fatto centro.
“Cosa…Mike Newton?” Non riuscivo a trattenere le risate.
“Ridi, ridi. Tu non sai
cosa pensava sempre quell’idiota…e non credo che le cose
siano cambiate ultimamente…Per un momento ho davvero vagliato i
modi più dolorosi di amputare ogni suo arto…”
“Povero Mike…”
“Già”
rispose rimettendomi il giubbotto “Ma ora non parliamo di lui.
Torniamo a casa, dobbiamo dirlo agli altri”
“Mhh” per la
prima volta in vita mia non ero felice di andare a casa sua “Non
possiamo…che ne so…fuggire su un isola deserta solo noi
tre?”
“Perché?!” Possibile che si perdesse sempre le cose più ovvie?
“Perché mi
vergogno. Così sapranno che abbiamo fatto…capito
no…?” tentai di esprimermi gesticolando.
Edward alzò gli occhi
al cielo. “Beh, mi sembra ovvio visto che è ancora
l’unico modo in cui si fanno i bambini.”
“Bene allora”
risposi saltandogli in spalla “affrontiamo i tuoi. Però
l’onore di parlare con l’ispettore Swan sarà tutto
tuo”
Voltò il capo e mi diede un bacino sul naso.
“Tanto sono a prova di proiettile,ricordi?” sussurrò prima di iniziare a correre.
**************************
Capii che eravamo nei pressi
di casa Cullen quando sentii il rumore del fiume poco distante. Edward
rallentò fino a fermarsi. Feci per scendere dalla sua schiena ma
sentivo che le sue braccia non mollavano la presa sul mio corpo.
“Si può sapere perché ti dimeni così?”
”Cerco di mettermi in piedi…” Mi sembrava chiaro ma gli risposi comunque.
Lo sentii ridacchiare
sommessamente “Bella credi davvero che ti permetterò di
fare qualcosa come camminare nei prossimi sei mesi?”
Cosa? Lo sapevo, lo
sapevo…conoscendo lui e il suo maledetto spirito iperprotettivo
non mi sarei stupita se mi avesse legata ad un letto.
“E scusa se te lo
chiedo” domandai acida “pensi che mi sarà permesso
fare qualunque cosa nei prossimi sei mesi o credi che non sarò
nemmeno in grado di tenere in mano un libro?”
“Potrai tenere in mano tutti i libri che vorrai….sempre che non siano troppo pesanti!”
Lo sapevo, ero fregata. Ma non ero disposta a cedere così facilmente.
Con la vocina più
flebile che mi riuscì sussurrai “Edward, ti
prego….mi viene da vomitare, mettimi giù”
Lo sentii irrigidirsi: bene
il mio piano stava funzionando. Con estrema delicatezza sentii i miei
piedi toccare di nuovo terra mentre Edward mi prendeva il volto fra le
mani: era preoccupatissimo.
“Ora ti porto da
Carlisle…vedrai, starai bene…resisti”. Le mie
capacità di attrice però si frantumarono di fronte alla
sua espressione e mi misi a ridere.
Lo sentii irrigidirsi incrociando le braccia al petto “Non è stato divertente…”
“Invece
sì” risposi incapace di smettere di ridacchiare.
”Guarda…”feci qualche passo per dimostrargli che le
sue paure erano totalmente infondate. “Riesco a camminare
beniiii…aahhh”.
Stupida, stupida radice!!!
Non sentii il contatto col
terreno, solo due mani fredde che mi afferravano. Quando riaprii gli
occhi vedevo il cielo sopra di me. Edward mi teneva stretta fra le
braccia; procedeva a passo spedito ma umano verso casa.
Sembrava decisamente compiaciuto. “Dicevi scusa?”
“E’ stato un
incidente…solo un’incidente. Poteva capitare a
chiunque” sussurrai troppo arrabbiata per accorgermi che la casa
distava solo pochi metri ormai. Con un balzo saltò sulla veranda
entrando nel salotto dalla porta finestra aperta.
Era tutto esattamente come lo
ricordavo: non c’era traccia né di polvere, né di
scatoloni o di qualunque altra cosa potesse far pensare ad un recente
trasloco.
Sembrava semplicemente che
non se ne fossero mai andati via, che quei mesi fossero stati solo un
brutto sogno, e forse, in un certo senso, era così.
Non appena mettemmo piede
all’interno si precipitarono tutti in salotto ed Esme
tentò anche di abbracciarci goffamente visto che Edward mi
teneva ancora stretta. Quando gli lanciai un occhiataccia, però,
mi mise in piedi sbuffando: evidentemente pensava che non mi sarei
potuta fare troppo male con sei vampiri pronti ad agguantarmi nel caso
fossi caduta o inciampata nei miei stessi piedi.
Sentii le braccia della vampira circondarmi leggere. “Oh Bella, siamo stati così in pena per te!”
“Grazie Esme…ora
sto davvero meglio. Non sapete quanto vi sia grata…mi avete
salvata e…” le lacrime iniziare a scorrere sulle mie
guance.
Averli di nuovo tutti
lì era così, così…non c’erano parole.
Era un sogno che si realizzava; persino Rosalie mi fissava cordiale
anche se un po’ in imbarazzo.
L’unico che
evidentemente la parola imbarazzo non sapeva neppure cosa significasse
era Emmet: si avvicinò a grandi passi e dopo avermi afferrata
saldamente sotto le ascelle iniziò a farmi roteare come una
bambola.
“Eh dai
Bellina…su col morale!!! Tu e la nanerottola siete salve no?
Meglio festeggiare!!!” La sua allegria ci contagiò
tutti…tutti tranne Edward, che ci fissava terrorizzato, e Alice,
che lanciava occhiate assassine al mio ragazzo,; ora che la guardavo
bene sembrava furibonda, anche se non riuscivo a capirne il
perché. Anche gli altri lo notarono: Emmet mi mise a terra e
tutti, tranne Jasper,fecero un passo lontano da lei: sembrava una bomba
pronta ad esplodere.
“Edward Anthony Masen
Cullen” Non credevo che il suo corpicino potesse emettere un
suono tanto potente “SEI UN VERO IDIOTA!!! MIKE NEWTON???? MA
COSA TI PASSAVA PER IL CERVELLO???”
“Se tu me
l’avessi detto subito non ci sarebbero stati
malintesi!!!”Edward non sembrava minimamente disposto a dargliela
vinta.
“Ah, quindi ora è colpa mia??”
“Esattamente…impara a farti gli affari tuoi” Anche se le sue parole erano solo un ringhio le sentii anche io.
“Gli affari
miei?” rispose lei piccata “Innanzitutto Bella è
affar mio e poi,carissimo, se avessi dato retta a te a quest’ora
tu staresti ancora a piangerti addosso e Bella e il bambino sarebbero
morti annegati!!!”
Vidi lo sguardo di Edward
incupirsi…Probabilmente Alice gli stava mostrando come mi aveva
trovato nelle acque di First Beach.
“Hai ragione…ti sono debitore…” sussurrò triste e poi…poi inaspettatamente sorrise.
“E di che colore la vorresti ?”chiese divertito rivolto alla sorella.
“Direi…gialla!!!!
Oh Dio, davvero me la comperi?? Grazie, grazie grazie…”
Alice sembrava deliziata da qualcosa che evidentemente solo lei e
Edward potevano capire.
“Ehm…ma di che
diavolo parlate? E chi sarebbe questo bambino?” Fu Emmett ad
interrompere il nostro siparietto.
Senza pensarci strinsi la
mano di Edward;poteva sembrare anche stupido ma avevo una stramaledetta
paura che mi considerassero male, cioè una ragazza, come
dire…facile?
Lo sentii cingermi la vita e
poggiare delicatamente una mano sulla mia pancia; le sue labbra
sussurrarono tra i miei capelli “Vuole dirlo lei, ti
dispiace?”
Feci cenno di no. Se mi dispiaceva? Stavo solo aspettando che chiunque non fossi io parlasse…
“Benissimo”
annunciò felice Alice saltellando da un piede all’altro
“in quanto futura zia sono felice di annunciare che Bella
è in dolce attesa! E prima che me lo chiediate, e so che me lo
chiederete, il padre è Edward. Totalmente..cioè
biologicamente.”
Tenevo lo sguardo sul pavimento e, anche se nessuno parlava, sentivo la tensione crescere mentre i secondi passavano.
Perché nessuno diceva niente?
L’angoscia mi opprimeva il cuore.
Non ci volevano? Non ci volevano nella loro famiglia?
O peggio…consideravano forse il mio bambino una specie di mostro?
Spaventata mi allacciai le braccia intorno alla pancia; non mi avrebbero chiesto di abortire vero?
Il cuore batteva impazzito e
la testa mi girava come su una giostra; prima di rendermene conto mi
ritrovai sdraiata sul divano a fissare il soffitto. Voltai il capo e
vidi Carlisle al mio fianco: le sue dita fredde mi tastavano il polso.
“Bella, rilassati. E’ una crisi di panico. Cerca di respirare a fondo.”
Ci provai, ma mi
sfuggì solo un gemito. Come potevo pensare di calmarmi se loro
pensavano di fare del male al mio piccolino?
“Per favore…non…non fategli del male…”
“Bella, hai
frainteso.” Disse Edward prendendomi il volto tra le mani e
asciugando le lacrime che scorrevano “Nessuno vi farà del
male…vi proteggo io, lo sai”
Le sue parole dolci furono
come un balsamo per me, perché sapevo che erano vere: lui era
lì, e ci avrebbe protetti, ci avrebbe protetti…
Consolata ricominciai a respirare regolarmente e fui contenta di notare che la stanza aveva smesso di ruotare.
Mi misi seduta: tutti i vampiri intorno a me mi fissavano scioccati.
Le mani di Carlisle si
posarono di nuovo sul mio polso. “Ecco, non ti agitare
più…sei al sicuro…”
Esme si sedette al mio fianco
e mi cinse dolcemente le spalle “Tesoro, siamo solo rimasti
stupiti..non …non pensavamo fosse possibile…”
“Lo so” sussurrai “quindi non volete che io…abortisca?”
“NO!” Era stata
Rosalie a parlare questa volta. Evidentemente le era sfuggito
perché sembrava imbarazzata: un’espressione che io non
capii in quel momento e che stonava sul suo bel viso.
Esme mi strinse in un
abbraccio “Rose ha ragione Bella. Nessuno ti costringerà a
fare nulla. Come hai potuto pensarlo? Noi ti amiamo…”
Mi vergognai incredibilmente
di me stessa: avevo davvero dubitato della mia famiglia? Avevo davvero
creduto che mi avrebbero fatto del male o anche solo giudicata?
“Scusa”
sussurrrai. Mi strinsi più forte a lei: era bello sapere di
avere qualcuno pronto ad aiutarmi e consigliarmi. Qualcuno
come…come una madre.
Ovviamente riuscii a rovinare di nuovo l’atmosfera: il mio stomaco si mise a brontolare facendo ridere tutti.
“Ieri Carlisle ti ha fatto delle flebo, ma tu da quando non fai un pasto decente?” mi rimproverò Esme.
Non lo sapevo nemmeno io. I giorni precedenti erano un groviglio confuso e si confondevano l’uno con l’altro.
In realtà,
però, era molto di più: erano mesi che non mangiavo
niente di più dello stretto necessario per sopravvivere. Mi
sarei dovuta comportare meglio se volevo portare avanti la gravidanza.
“Da un po’” risposi colpevole.
“Malissimo,devi
nutrirti,specie nelle tue condizioni. Mentre dormivi ti ho preparato la
torta al triplo cioccolato che ti piaceva tanto. Edward vai a prenderne
una fetta…”
Notai che anche Carlisle lo
seguì in cucina: sicuramente volevano parlare senza che io li
sentissi. Stavo per protestare ma la risata di Emmett attirò la
mia attenzione.
Stava cercando di trattenersi ma avrebbe avuto le lacrime agli occhi se fosse stato umano.
“Bellina, scusa”Era piegato in due “Posso chiederti una cosa?”
Sentii Edward urlare dalla
cucina “Non ti azzardare!!” e tornare in salotto con un
enorme fetta di torta; mi ci avventai assaporandone ogni singolo
boccone….era davvero, davvero buonissima…mi sentivo in
paradiso.
L’unica cosa che
rovinava quel momento erano Edward ed Emmet che continuavano a
lanciarsi strane occhiatine e a sbuffare; quando non li ressi
più sbottai con la bocca ancora piena di torta “Emffett
cfe c’è?”
Per tutta risposta lui si
fece serio serio, si sedette al mio capezzale e, dopo avermi preso la
mano, mi chiese “Bella, dimmi la verità…Il nostro
Eddino è stato all’altezza di noi maschi Cullen?”
Per poco non morii strozzata…Ma che razza di domanda era?
Avrei dovuto essere come
minimo arrabbiata però…però mi erano mancati
troppo quell’orso e le sue battutine, così decisi di stare
al gioco.
“Beh” risposi
inghiottendo “non conosco gli standard della famiglia
ma…se l’e cavata più che egregiamente
direi…”
Incontrai il sorriso sghembo
di Edward e avvampai al ricordo di quella notte…la più
magica e speciale della mia vita.
Emmet gli tirò
scherzosamente un pugno sulla spalla “E bravo il mio fratello
verginello! Evidentemente in quasi 110 anni ne hai avuto di tempo per
fare pratica solitaria eh…”
“Emmet”gli
intimò Rosalie “se non la pianti di dire idiozie il
prossimo a fare pratica solitaria sarai tu!!”
Dalla faccia che fece il
poverino capii che Rosalie non scherzava affatto e scoppiammo tutti a
ridere, perfino Esme e Carlisle, che ci avevano guardati scandalizzati
fino a quel momento.
Mi sentivo rinata, non sapevo
nemmeno io da quanto tempo non avessi più riso veramente
circondata dalle persone che amavo. Era tutto perfetto.
Troppo perfetto. Sapevo non sarebbe durata a lungo.
D’un tratto li vidi tutti irrigidirsi e voltarsi verso la porta.
“Sta arrivando”
annunciò tetro Edward al resto della famiglia “ed è
sul piede di guerra…”.
Il piatto mi cadde sul tappeto.
“Chi?” balbettai terrorizzata anche se temevo di conoscere già la risposta…
Bene...chi
sarà l'ospite inatteso? Qualche nuovo vampiro assetato di
sangue? No...è molto molto peggio...ma penso che cercherà
comunque di uccidere la nostra Bellina!!! Stavo pensando di fare
capitoli meno lunghi che mi permettano di aggiornare più
frequentemente e con una certa regolarità, che ne dite??? Grazie
ancora a tutti per il vostro appoggio, non ce la farei senza di
voi...recensite sempre numerosi!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Always and forever ***
chappy 10
Guardate
un pò che brava...dopo solo una settimana sono di nuovo
quì( beh per i miei standard nn vi ho neppure fatto aspettare
molto). Questo è un capitolo un pò di transizione, spero
che vi piaccia comunque. Per un pò i nostri innamorati ritrovati
staranno un pò tranquilli...ma solo per un pò XD,
altrimenti che gusto c'è mi chiedo io, no??? Al momento ho la
febbre da scrittura quindi cerco di scrivere il più possibile in
vista dei tempi bui in cui avrò gli esami, ma manca ancora un
mese XD, quindi stiamo scialle...
Per quelle che nelle mail mi hanno chiesto l'account di msn è: claudia.malatrasi@live.it
Grazie a chi ha recensito, e a tutti coloro che leggono e mi hanno
aggiunta a preferiti, seguite ecc... Mi date tanta soddisfazione...non
so come sdebitarmi!!! Ora posto che tra 5 minuti è
venerdì e io ho promesso a ledyang che avrei postato entro
stasera
Recensite numerosi!!!!
Xo Xo Cloe
“Tuo padre” rispose Edward accigliato “La storia di Carlisle non sembra averlo convinto molto..”
Mio padre? No, no, no…
Avevo immaginato che fossero Laurent, i licantropi o magari qualche altro vampiro impegnato nella missione come uccidere Bella Swan, ma Charlie…Charlie era molto,molto peggio di tutti loro messi assieme!!!
Non ero pronta.
Decisamente, totalmente non
ero pronta a dirglielo. In più conoscevo abbastanza Charlie da
sapere che non avrebbe gradito per niente una rivelazione pubblica di
fronte a tutti i Cullen e specialmente di fronte ad Edward: avrebbe
cercato di sparargli e, una volta visto che era indistruttibile, gli
sarebbe venuto un infarto. No, decisamente dirlo ora era una pessima
idea.
“Non dite niente, per favore…”
“Bella non ti lascio
affrontarlo da sola, è veramente arrabbiato” Edward
sembrava non avere alcuna intenzione di fare a modo mio.
“Per favore, per
favore…per una volta dai retta a me. Gliene parleremo insieme se
proprio ci tieni, ma domani. Per favore, per favore!!!”
“Edward, dai ascolto a
Bella. Lasciamolo sbollire. Domani affronteremo tutti insieme
l’argomento con calma” Carlisle stranamente appoggiò
il mio piano: venne accanto a me e sussurrò “Ma tu non
devi assolutamente agitarti hai capito?”
Annuii incapace di parlare e
presi un respiro profondo mentre Edward si sedeva al mio fianco e mi
prendeva la mano “Andrà tutto bene..”
Quanto avrei voluto potergli credere.
Il campanello suonò
ripetutamente ed Esme si alzò per andare ad aprire. Sentii la
voce concitata di papà nell’ingresso.
Lo sapevo, mi avrebbe uccisa.
Non ne ebbi più alcun
dubbio quando lo vidi entrare in salotto:portava ancora la divisa e,
notai con rammarico, la pistola. Questo era un pessimo, pessimo
segnale; non era venuto solo in veste di padre,ma di ispettore capo
Charlie Swan.
Era così arrabbiato
che non mi sarei stupita di vedergli uscire dal naso sbuffi di fumo. Il
suo sguardo si spostava rapido da me a Edward e quando notò le
nostre dita intrecciate divenne paonazzo.
“Tu..tu…tu”
balbettò puntando un dito contro Edward “LEVA LE MANI DA
MIA FIGLIA IMMEDIATAMENTE!!!”
Tolsi la mano e mi alzai
cercando di sembrare il più rilassata possibile
“Papà, Edward…lui mi ha aiutata. Non voglio
che…”
“TI HA
AIUTATA??!” se possibile aveva alzato il tono di almeno due
ottave “BELLA QUELLO TI HA LASCIATA SENZA NEPPURE UNA PAROLA E
ORA CREDE DI AVERE IL DIRITTO DI…DI…OH MA NON CE
L’HA…”
“Charlie, forse
è il caso che si sieda e che…” Carlisle tentava di
mediare la situazione ma mio padre non poteva davvero essere fermato,
né da un umano né da un vampiro.
“No” rispose
perentorio “Dott. Cullen io rispetto lei e la sua famiglia,
davvero. Mi pare di capire che siete tornati a vivere qui e sono
contento che il nostro ospedale possa riaverla ma…ma sarà
meglio che Edward” pronunciò il suo nome con sommo
disgusto “non si avvicini più alla mia bambina o….o
giuro che non risponderò più delle mie azioni”
Detto questo mi
afferrò per il braccio e senza troppe cerimonie mi
trascinò fuori da casa fin dentro alla macchina; ebbi soltanto
il tempo di vedere Emmet che tratteneva Edward per la giacca per
impedirgli di reagire.
Tenni gli occhi fissi sul mio amore finchè non lo vidi scomparire dietro la curva.
Nell’auto
c’era solo silenzio, un silenzio opprimente ed assordante.
Charlie guidava violando tutti i limiti di velocità e anche se
non parlava si vedeva chiaramente che si stava solo preparando per la
sfuriata del secolo a casa.
Benissimo.
Che urlasse pure se voleva. Anche io avevo due paroline da dirgli.
Ero davvero arrabbiata, anzi no: ero furiosa!!!
La mia bambina? Ma con chi
cavolo credeva di parlare…con una neonata? Forse si era
dimenticato che avevo diciotto anni e che della mia vita rispondevo
solo a me stessa?
Parcheggiata l’auto nel
vialetto scesi sbattendo la porta e mi fiondai in cucina: il teatro del
nostro scontro. Mio padre mi raggiunse poco dopo e si servì un
bicchiere d’acqua scrutandomi torvo.
“Beh allora…parla”sbottai forse un po’ troppo duramente.
“Sentimi bene
signorina” mi rispose diventando ancora più rosso
“non rivolgerti così a tuo padre. Quello che ho
fatto,l’ho fatto solo per te, perché ti voglio bene e non
voglio vederti soffrire di nuovo…”
Quelle parole mi strinsero il
cuore “Papà, anche io te ne voglio, e ti assicuro che non
voglio soffrire più nemmeno io”
Sembrò calmarsi un
pochino e tirò un sospiro di sollievo; wow da quando ero
così convincente? Non ci era voluta molta fatica in fondo…
“Sai sono
sollevato…per un attimo ho temuto che tu ti fossi rimessa con
Edward…Ovviamente non ti impedirò di frequentare
Alice…è così una cara ragazza!”
Eh?
Prego?
Mi stava sfuggendo qualcosa?
“Papà, io e
Edward SIAMO tornati insieme” dissi “quello che intendevo
è che lui non mi farà più del male…è
stato tutto un brutto equivoco e…”
Lo vidi irrigidirsi e fissarmi sconvolto “Bella io non te lo permetterò. No, no, no e poi no”
“No?? Tu non hai alcun diritto di dirmi quello che devo o non devo fare”
“Isabella Marie Swan,
questa è casa mia e tu farai quello che ti verrà
detto finchè vivrai qui…”
Questa volta fui io ad urlare “Benissimo, allora vado a fare le valige!!”
Stranamente mio padre non
parve sorpreso “Sai, forse è un bene che tu vada per un
po’ da tua madre. Potresti finire l’anno a
Jacksonville.”
Aha!! Quindi era quello il
suo subdolo piano: spedirmi dall’altra parte del paese per farmi
stare lontana da Edward! Illuso: non mi avrebbe fatto oltrepassare il
confine di Forks neppure usando la forza.
“Non stavo parlando di lasciare la città . Sai, casa Cullen ha un sacco di stanze libere.”risposi gelida.
Lo vidi impallidire e per
qualche istante temetti sul serio di aver esagerato, ma sembrò
riprendersi quel tanto che bastava a sussurrare “Isabella, vai in
camera tua,ora”
Non me lo feci ripetere due
volte: corsi in camera e mi chiusi dentro sbattendo la porta.
Sprofondai sul letto e inizia a piangere. Perché doveva essere
sempre tutto così stramaledettamente difficile? Perché
papà non poteva semplicemente lasciarmi vivere la mia vita?
E quando avesse saputo del bambino…
Non osavo neppure immaginare
la sua reazione. Avrebbe come minimo cercato di spedirmi in
convento. Ovviamente io ero maggiorenne e non poteva costringermi a
fare nulla ma non volevo dover arrivare al punto di rompere i rapporti
con mio padre per poter stare con Edward; ovviamente l’avrei
fatto…se fosse stato necessario…ma avrei sofferto
moltissimo.
Avevo bisogno
dell’aiuto di qualcuno, qualcuno che poteva vantare gli stessi
diritti di Charlie su di me, qualcuno che era abbastanza folle e
romantica da appoggiarmi.
Senza pensarci troppo afferrai il cellulare e composi un numero a me molto familiare.
“Pronto?” rispose una voce femminile al terzo squillo.
“Mamma! Sono Bella”
“Tesoro!! Come stai?
Sono iniziate le vacanze di Natale? Hai già fatto i regali? Io
ti ho preso una cosa che adorerai e Phill invece…”
“Mamma” la
interruppi prima che si lasciasse completamente trasportare dal suo
flusso di parole “avrò un bambino.”
Silenzio.
Sentivo solo un vago respiro
dall’altro capo dell’apparecchio. Cavolo, forse avevo
esagerato un tantino. Come mi era venuto in mente di buttare lì
una frase del genere?
“Mamma???” la chiamai preoccupata.
“Sì…” mi rispose “scusa non ho capito, è una specie di compito per scuola?”
“No”
“E’ uno scherzo allora?” sembrava speranzosa.
“No” risposi tutto d’un fiato “Sono incinta di tre mesi mamma”
“Cosa?Eh? No…
non è possibile…Perché? Ma ti pare una notizia da
dare al telefono?” la sentivo trafficare, mi sembrava in cucina
“Ma com’ è successo? Cioè, insomma, so
com’ è successo,ma….Tu, Bella, la mia bambina di
mezza età?…Perché non hai preso precauzioni?
Bisogna sempre prendere precauzioni. Mi sembrava di avertelo detto
mille volte.”
Dovevo cercare di fermarla,
era tipico della mamma iniziare a parlare a vanvera quando era agitata.
Ma come facevo a spiegarle che nessuno pensava che anche i vampiri
dovessero usare il profilattico?
“Ehm” tentai di accampare una scusa in preda all’imbarazzo “si dev’essere rotto…”
La sentii sospirare: era senza parole.
“Mamma, io e Edward vogliamo tenerlo…”
“Edward?” sembrava sorpresa “ E’ Edward il padre? Ma non vi eravate lasciati?”
“Ci siamo rimessi
insieme, ma non per il bambino. Edward neppure lo sapeva quando
è tornato da me…. Mamma, davvero. Noi ci amiamo e
vogliamo stare insieme…”
“Beh, non posso dire
che era ciò che mi sarei augurata per te ma…non è
neppure una tragedia…” sentivo che stava cedendo.
“Lo so” attaccai con la vocina alla povera figlia incompresa “Ma Charlie…lui non capirà. Non mi lascia neppure vedere Edward…”
“Non glielo hai ancora detto?”
“No” mentre
parlavo sentivo di avere davvero bisogno della mia mamma “Ti
prego,aiutami. Ho bisogno di te…”
Sapevo di chiederle molto:
lei davvero, davvero odiava Forks e tutti i ricordi che le riportava a
galla ma…era la mia sola speranza di far ragionare papà.
“Eh va
bene…prendo il primo volo. Vedrai che domattina sarò
lì con te e parleremo con Charlie insieme….”
“Oh grazie…
grazie”. Reneè era sempre sembrata una madre un
po’ snaturata agli occhi degli altri, ma lei mi voleva bene e io
sapevo che si sarebbe buttata nel fuoco per me.
La salutai e stavo quasi per riattaccare quando mi fermò.
“Oh bella. Scusa se te lo chiedo ma non è che adesso voi due…cioè…che…”
“Che?”
“Non è che la
prossima che mi combini è sposarti eh? Perché siamo nel
ventunesimo secolo e non è davvero necessario…”
Quella domanda mi stupì veramente. Non potevo negare di averci pensato una volta o due…
Ok, va bene, in realtà
le volte erano state più o meno un centinaio, ma non
l’avevo mai vista come una possibilità reale ed immediata
ma solo come il sogno ad occhi aperti di una ragazza
innamorata…nulla di più.
Però ora le cose erano cambiate…e in fondo Edward era uno all’antica…
Per qualche secondo
contemplai l’immagine di Edward che mi aspettava
all’altare, il vestito impeccabile, il suo sorriso da
infarto…
“Bella? Bella, ci sei ancora??”
Sussultai “Come?”
Che stupida, ero così persa nelle mie fantasie che non mi ero
neppure resa conto di essere ancora al telefono “Mamma, non
preoccuparti. Il matrimonio non è nei nostri piani più
prossimi te lo assicuro… Per il momento voglio solo evitare di
essere uccisa da Charlie.”
“Non temere, andrà tutto bene. Ora vado a prendere il biglietto. Ti voglio bene”
“Anche io mamma. A presto”
Riagganciai e mi sdraiai sui cuscini; con le dita iniziai ad accarezzarmi leggermente la pancia e chiusi gli occhi.
Non preoccuparti piccolino, ora c’è il papà a proteggerci.
Sentivo che l’oblio stava quasi per avvolgermi quando
improvvisamente delle dita fredde continuarono le carezze sostituendosi
alle mie.
Spalancai gli occhi
completamente sveglia e vidi Edward a fianco del mio letto. Si
adagiò piano su di me facendo attenzione a non pesarmi sulla
pancia; i nostri nasi si sfioravano e la sua bocca era a pochi
centimetri dalla mia.
“Dove sei stato tutto questo tempo?” gli domandai con finto rimprovero.
“Beh diciamo che non
sei stata l’unica ad essere stata sgridata. Anche se io, a
differenza tua, me lo sono meritato…”
Lo guardai alzando un sopraciglio. Sgridato? E perché?
“Esme mi ha fatto una
bella ramanzina. Non che non sia felice per il bambino. Lo è.
Sono tutti estasiati in realtà. Più che altro è
arrabbiata…innanzitutto perché ti ho lasciata , e poi
perché l’ho fatto dopo averti beh…privata della tua
innocenza…”
Tentai di non scoppiare a ridere alle sue parole; a volte si vedeva davvero che i Cullen provenivano da un'altra epoca!!!!
Cercai di inscenare il mio
migliore tono arrabbiato “Ha ragione!!! Edward
Cullen…approfittare così di una povera ragazza
innamorata!! Avrei dovuto dirlo a mio padre e lasciare che ti
sparasse…”
Capii di aver fatto un madornale errore quando vidi il dolore attraversare il suo viso come un lampo.
“Lo so” rispose scostandosi da me “Ti prego di provare a perdonarmi se puoi…”
Uff, non lo sopportavo quando
faceva così. Si prendeva sempre la colpa di tutto e lo stava
facendo anche ora. Accidenti, c’ero anche io in quella radura ed
ero consenziente, non mi aveva mica costretta con la forza,
anzi… Ero stata proprio io a chiederglielo come unico regalo di
compleanno.
Dolcemente gli accarezzai il
volto. “Edward sto scherzando. Non mi pento minimamente di quello
che è successo anche perché…non avrei il mio
bambino altrimenti”
“Hai ragione” Lo
vidi rilassarsi mentre posava il capo sul mio ventre “E poi
dovrei essere io quello furioso con te. Come diavolo ti è
saltato in testa di saltare da quello scoglio?”
Cavolo,cavolo,cavolissimo…La domanda che tanto avevo temuto alla fine era arrivata.
Tentai di nascondere la faccia sotto il cuscino ma Edward me lo impedì bloccandomi le mani.
“Voglio la verità. Perche lo hai fatto?” I suoi occhi seri ora incatenavano di nuovo i miei.
“Edward…”
Come facevo a spiegargli l’angoscia e la disperazione di quelle
ore senza ferirlo, senza obbligarlo a sentirsi in colpa?
“Io ti giuro che non volevo morire. Pensavo solo di…distrarmi un po’”
Mi fissò scettico “Facendo sport estremi da sola, a dicembre e mezza nuda?”
“Non ho pensato a questo. In effetti non ho pensato a niente, specialmente alla corrente e al freddo…
Sono stata
un’irresponsabile, lo so. Cerca di capire: avevo appena saputo
di…lui” dicendolo mi carezzai la pancia “e non
sapevo a chi chiedere aiuto, dove trovarvi…Speravo solo di poter
smettere di pensare a quanto facesse schifo la mia vita senza…di
te.”
Ok, sicuramente erano le parole che avrebbe detto una che aveva tentato di suicidarsi. Accidenti.
“Ma io ho visto nei
pensieri di Alice che non stavi più lottando, che non stavi
neppure provando a nuotare…” la sua voce era sin troppo
calma per non pensare che nascondesse ben altro sentimento.
“Ci ho provato all’inizio ma poi ho visto che tu eri lì con me e allora non…”
“Tu hai visto…me??”
“Si beh…”
balbettai in preda all’imbarazzo. Ma non potevo mordermi la
lingua per una volta invece di lasciarmi scappare sempre tutto?
“Sai…quando stavo per buttarmi e mentre annegavo sentivo
la tua voce e…e mi sembrava addirittura che tu fossi lì
con me;era come se non mi avessi mai lasciata, come se ti importasse
ancora di me…”
Neppure mi accorsi che le
lacrime erano strabordate al ricordo di quei momenti terribili:
certamente Edward mi avrebbe preso per pazza.
Invece non disse nulla, si
limitò a stringermi dolcemente e a cullarmi fino a che non mi
calmai: le parole dolci che mi sussurrava all’orecchio avevano
sempre il potere di scacciare tutti i brutti ricordi.
Mio malgrado dopo qualche minuto dovetti staccarmi da lui…ero un disastro!
Per non parlare del fatto che
erano ore che continuavo a sentire un terribile fastidio
nell’interno coscia tutte le volte che la stoffa dei pantaloni
strusciava sulla pelle.
Avevo assoluto bisogno di qualche minuto umano da sola in bagno.
“Vado a fare una
doccia.” Lo informai afferrando il beauty e dirigendomi verso la
porta; arrivata lì però mi bloccai e tornai da lui.
“Tu…” mi vergognavo un po’ a chiederglielo “Tu rimani quì, vero?”
Per tutta risposta mi
afferrò per il braccio e mi trascinò su di lui
facendomi sedere a cavalcioni. Con la mano percorse gentilmente la mia
pancia fino ad arrivare al bottone dei Jeans; trattenni il respiro
quando lo slacciò e abbasso la zip.
“Rimango qui a meno
che…”la sua voce era roca come non l’avevo mai
sentita “tu non abbia bisogno di una mano in bagno.”
Ok, stavo per avere un
infarto, questo è certo. Tentai di visualizzare me ed Edward
soli sotto l’acqua e l’unica cosa di cui ero certa era che
da lui avrei voluto ben altra parte del corpo…altro che la
mano!! Anche se con la mano avrebbe sempre potuto farmi…
“Bella” la sua
voce mi fece riscuotere dalle mie fantasie ad occhi aperti “fila
a farti la doccia e non bagnarti la steccatura. Ti giuro che non vado
via…anzi se vuoi mi incateno al letto…”
Mmmm…Edward incatenato
al mio lettino era un’immagine intrigante; forse avrei potuto
rubare un paio di manette a Charlie e…
No, Bella!!! Smettila, non sei una ninfomane. O forse sì?
Mi alzai e camminai traballante fino al bagno. Decisamente avevo bisogno di una doccia bella fredda o forse di uno psichiatra.
Entrai e mi chiusi a chiave;
potevo sentire la tv accesa al piano di sotto: chissà se Charlie
sarebbe riuscito a dormire dopo tutto quello che gli avevo fatto
passare…
Cercai di non pensare che
probabilmente il giorno dopo sarebbe stato anche peggio e finalmente mi
sfilai quei jeans che erano diventati un vero tormento. Mi fissai allo
specchio e rimasi impietrita.
Oh mio Dio.
L’interno delle mie
cosce era ricoperto di lividi bluastri e viola. Erano davvero
tantissimi e quando provai a schiacciarne uno sobbalzai per il dolore.
La situazione non migliorava per niente nella zona dell’inguine
anzi, se era possibile, peggiorava: potevo distinguere chiaramente la
forma dei lividi sulla mia pelle…l’impronta delle mani di
Laurent.
Solo ora riuscivo a rendermi pienamente conto di quanto fosse stato feroce e brutale o di quanto mi avesse colpita forte.
Al solo pensiero rabbrividii e trattenni un gemito; poi mi spogliai completamente e mi infilai sotto la doccia.
Solo allora lasciai che la
lacrime iniziassero a scorrere libere sul mio viso. Avevo un disperato
bisogno di sfogarmi, di buttare fuori tutta la tensione che avevo
accumulato in quei giorni ma non volevo che Edward mi vedesse in quello
stato o che notasse la situazione disastrata delle mie gambe; sarebbe
servito solamente a farlo preoccupare o a correre dietro a Laurent.
No, Edward non doveva assolutamente sapere che Laurent aveva cercato di…
Cercai di scacciare via quei
brutti ricordi e di ricompormi mentre mi asciugavo e mi infilavo un
vecchio pigiama che notai con rammarico essere delle super
chicche…avrei dovuto chiedere a Reneè di portarmi quello
di Victoria’s Secret prima o poi…
Non appena mi sentii pronta
ritornai in camera. Edward era ancora lì dove lo avevo lasciato
ma non sorrideva,sembrava preoccupato.
“Bella che c’è? Hai pianto?!”
“No..” non ero
mai stata brava a mentire e lui aveva notato i miei occhi rossi
“mi è finito dello shampoo negli occhi.
E’…è tutto ok….”
Non rispose nulla ma si
avvicinò a me e, dopo avermi afferrata, mi adagiò sul
letto così velocemente che neppure me ne accorsi.
“Sicura di stare bene?”
Annuii “Sì, sono solo stanca. Questi giorni sono stati…”
“…terribili?” mi domando lui.
“Veramente stavo per
dire strani. Cioè da un lato sono stati terribili
ma…” esitai, quello che volevo dire sembrava senza logica
anche a me “anche belli in un certo senso perché…tu
sei di nuovo con me e ora siamo una specie di…”
“Una specie di…???” Mi incalzò lui.
“No no niente”
risposi coprendomi il volto con il piumone. Ma cosa mi saltava in
mente di dirgli? Dovevano essere gli ormoni a farmi pensare e dire cose
strane…
“Adesso mi dici”
“No”
“Bella…”
“No, mi vergogno. Buonanotte.”
“Va bene,
buonanotte” concluse lui calmo. Mmm…strano, Edward non era
un tipo che si arrendeva facilmente. Lentamente riemersi dalle coperte
e trovai il suo viso a pochi cm dal mio. Mi si bloccò il respiro
e i miei battiti accelerarono: mi fissava col suo sorriso sghembo,
bello come un angelo del paradiso…
Quando iniziò a percorrere col naso il tratto tra la mia mandibola e i miei seni iniziai ad andare in iperventilazione.
“Allora…me lo dici?” il suo respiro freddo sul mio petto mi provocò un fremito.
“Nnn…no” risposi in un sibilo;non cedere Bella, non cedere, non…
“Per favore….” Il tono implorante abbattè ogni mia difesa.
“Beh…volevo dire che… siamo una specie di…famiglia?” chiesi tutto d’un fiato.
Non rispose e continuò a fissarmi; poi, improvvisamente, scoppiò a ridermi in faccia.
Bene.
Io gli confidavo i miei dubbi, i miei timori e le mie ansie e lui cosa faceva? Se la rideva…perfetto.
Sentii le lacrime pungermi gli angoli degli occhi: oh no, di nuovo quei maledetti ormoni!!
Mi voltai dandogli la
schiena… non volevo sicuramente che mi vedesse piangere. Dopo
qualche istante lo sentii abbracciarmi sotto le coperte e avvicinarmi a
sé.
“Prego, ridi pure…” sibilai tra le lacrime
“Non rido di te, amore
mio…”rispose improvvisamente serio “E’
solo che hai sempre tanta paura di confidarmi ciò che provi
e….”
“Beh sai che non brillo in quanto ad autostima…”lo interruppi.
“Lo so, ed è
proprio questo che non capisco. Ti comporti sempre come se fossi tu la
fortunata tra noi due ma non riesco a convincerti che in realtà
la lotteria l’ho vinta io…”
“Sì certo, come
no…” alzai gli occhi al cielo esasperata , ma in fondo
quella risposta mi rincuorò.
Lo sentii sbuffare, poi… silenzio.
“Comunque la risposta è sì” mi disse dopo qualche minuto mentre spegneva la luce.
“Sì…cosa?” chiesi perplessa
“Sì, siamo una famiglia sciocchina” Mi fece voltare e poi posò le sue labbra sulle mie.
Quando si staccò
sussurrò “Tu sei l’unica famiglia che abbia mai
voluto…e adesso siamo in tre. E’ semplicemente
meraviglioso….”
Mi fece posare il capo sul suo petto e mi strinse dolcemente avvolgendomi nel piumone così che non avessi freddo.
“Per sempre?” domandai mentre le palpebre si facevano pesanti.
“Sempre e per sempre, amore mio…”
Non mi importava neppure che il giorno dopo avrei dovuto affrontare Charlie,Forks e l’intero mondo
Per la prima volta da mesi
quella notte mi addormentai con la certezza che nulla mi avrebbe fatto
del male, che nulla mi avrebbe portato via il mio
bambino…perché c’era Edward a proteggerci e, come
aveva promesso, lui ci sarebbe stato sempre.
Sempre e per sempre.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Please daddy, don't kill me! ***
cap 12
Cosa?
Vi eravate già rivolte a "Chi l'ha visto" preoccupate della mia
sparizione??? E invece no...sono tornata. Non molto in forma ma sono
quì. Non sto a raccontarvi i miei problemi con la tecnologia al
momento...sono mooooolto tentata di commettere un omicidio!!! Ho
già scritto anche il prox chappy e se volete posto entro il
week-end (fatemi sapere ragazzuole!!). In realtà avrei voluto
postare ieri...giorno moooolto importante per me in quanto ho compiuto
la veneranda età di 20anni!!! Però c'erano i Cesaroni ed
ero troppo presa dal finale super emozionante, in più quella
demente di mia sorella si è rotta il polso cadendo dai roller e
oggi sono stata sua schiava perchè fa la finta moribonda...che
palle xd!!!
mi raccomando recensite numerose perchè ieri era il mio
compleanno e perchè voi mi volete bene...anche se nn so se
arrivate alla fine del chappy lo penserete ancora XD!! Ci si vede alla
fine...buona lettura!!!!
P.S.= Una ragazza che conosco è stata presa a fare la comparsa a
Montepulciano...è già lì...forse domani
vedrà Rob!!!! AHHHH...vado a mangiarmi il fegato!!
Barbyemarco:grazie
mille!!!! So che vuol dire aggirarsi per la rete praticamente solo di
notte…..dovrò iniziare ad usare presto gli occhiali mi
sa!!!!! Grazie per i bei commenti!!!
Jessikinacullen:
ciao!!!! Eh sì, fai bene ad aspettarti fulmini e saette
perché il nostro Charlie è sul piede di guerra, ma nn
voglio spoilerare troppo XD!!!Oh Eddino Eddino del mio cuore,
perché accipicchia non sei vero???? Beh, è vero nella
nostra fantasia, mi sa che ci dovremo accontentare!!!
Ledyang:
va beh…noi ormai siamo grandi amiche di mail, vero??? Grazie
sempre per i tuoi bellissimi commenti….sei la mia più
fidata commentatrice!!!
Goten:
Addirittura scioglierti??? Wow grazie!!! Beh diciamo che è
l’Eddy che avrei voluto vedere in Breaking Dawn e che fino a un
certo punto del libro mi è un po’ mancato!!! Comunque io
sti momenti me li sogno di notte…solo che di solito al posto di
Bella ci sto io!!!
AmyGoku:
Ma ciao…grazie!!! Arrossisco sempre di fronte ai vostri
commenti. Sono felice che il cap ti sia piaciuto spero sia lo stesso
anche per questo!!!
Stezietta w:
eh sì, Charlie è un po’ super mega iper protettivo
ma d’altronde lo possiamo capire no???Vedrai che Reneè
aiuterà…ma non dico nulla xd!!! Avrei potuto metterla la
parte di Esme che sgrida Eddy…e sai fore mi hai dato
l’ispirazione!!!
Noe_princi89:
wow te la sei letta tutta d’un fiato? Che botta di
vita…sono contenta di avere una fan(fan…va beh, sono un
po’ gasata)in più, pero che continuerai a seguirmi!!!
Annacullen: davvero? Grazie kiss anche a te, sono contenta che ti piaccia!!!
Keska:
Eh lo so!!! Viva il diabete a 4000!!! Io sono un po’ smielata che
ci posso fare? Poi a ste scene penso magari sul treno o mentre cammino
e mi ritrovo con sta faccia da pesce lesso che secondo me gli altri si
chiedono se sono malata mentale!!! Grazie per la costanza con cui
recensisci,,,,aggiorna presto Cullen’ love!!! Scusa se rompo ma
sei la mia qualità preferita di eroina…tanto per citare
uno dei passi di più alta letteratura!!!
Fiorella91:
addirittura le lacrime agli occhi…..cavolo!!! Io la
maturità l’ho avuta l’anno scorso e….oddio nn
mi ci far pensare!!! Che angoscia….poi è andata bene, ho
preso 80. Vedrai che andrà bene…l’importante
è mantenere il sangue freddo!!!
Nessie93:
Sì, avranno ancora un po’ di pace…beh più o
meno. Pace da altri vampiri sì…ma da padri molto
incazzati no!!!!
1404: new entry??? wow....continua a seguirmi!!!
BELLA
“Bella?”
“Mmm..” Strinsi più forte gli occhi tentando di ignorare la luce che filtrava dalle tende.
“Svegliati dormigliona…”
“No”
“Bella”
“Non voglio alzarmi ora” sussurrai appallottolandomi di più sotto le coperte.
Era davvero troppo presto per lasciare il mio paradiso.
“Sul serio. Tuo padre
è in piedi da ore a pensare al modo migliore per uccidermi. Non
credo che farlo aspettare sia una buona idea.”
Oh no! Così alla fine
era arrivato il mio personale giorno del giudizio: il giudizio di mio
padre, di Forks, di tutta la maledetta penisola olimpica!
“Edward vattene”
sbottai coprendomi col piumone fin sopra la testa “Sono seria.
E’ meglio che tu non sia qui quando Charlie-la bomba
scoppierà. Mi verrai a trovare di nascosto in uno di quegli
istituti per ragazze madri in cui mi manderà…”
“Non credi di esagerare un tantino?”. Lo sentivo sghignazzare.
“No. Non credo.” ribattei acida “Infatti ho deciso che non voglio svegliarmi”
Improvvisamente vidi le
coperte volare per aria e mi ritrovai supina con il corpo di Edward
sopra di me. Sentivo la sua bocca fredda lasciare piccoli baci su ogni
singolo centimetro di pelle del mio ventre,soffermandosi attentamente
sull’ombelico. Poi iniziò a sbottonare la maglia del
pigiama…lentamente, un bottone dopo l’altro finchè
le sue mani non furono libere di scostare la stoffa leggera e
percorrere la mia pancia tracciando piccole carezze circolari.
Oh mio Dio. Edward voleva…? Cioè adesso? Con mio padre di sotto?
Oh al diavolo!
Il profumo dei suoi respiri mi inondava il cervello facendomi dimenticare perfino il mio nome.
Quando le sue labbra si
schiusero sul mio seno gemetti involontariamente inarcando la schiena e
aggrappandomi spasmodicamente ai suoi capelli.
Lo sentii risalire e
ridacchiare. “Shh…così ci farai scoprire...Che
dici, credi di essere sveglia ora?”
Annuii boccheggiando alla ricerca d’aria.
“Bene…”continuò “allora direi che è ora di…”
“Di…?” lo incalzai io in preda all’eccitazione.
“Di alzarci e
affrontare tuo padre!” Improvvisamente sentii il vuoto intorno a
me e mi ritrovai sul letto sola. Edward mi fissava malizioso appoggiato
allo stipite della porta.
Mi ci volle qualche secondo
per capire il suo sguardo: la mia maglia era completamante aperta
mettendo in mostra tutto il mio…beh, sì insomma
tutto…
Tentai di ricompormi mentre avvampavo un po’ per l’imbarazzo un po’ per la frustrazione.
Uff, tutte le volte
riuscivo a farmi fregare da lui come una vera idiota, come una
ragazzina che moriva appena la sfiorava.
Il che effettivamente era così, ma non volevo fosse tanto evidente.
Mi alzai di scatto decisa a
riservargli il trattamento mutismo assoluto e ovviamente ne combinai
un’altra delle mie: i miei piedi rimasero incastrati nel lenzuolo
e io tentai inutilmente di mantenermi in equilibrio per qualche istante
prima di precipitare verso il pavimento.
Per fortuna le mani di Edward
mi afferrarono sotto le ascelle come una bambola prima che la mia testa
si frantumasse contro il comodino.
“Bella…cazzo…”
sollevai il capo sussultando al suo tono scocciato “vuoi prestare
attenzione a quello che fai? Non devi pensare più solo a te
stessa ora!”
Mi scostai da lui con le
lacrime agli occhi e mi misi a guardare fuori dalla finestra; non
volevo litigare ma non volevo neppure che le cose tra noi cambiassero
per il bambino…che lui mi trattasse così…
Non Passarono neppure dieci secondi che sentii le sue braccia circondarmi e avvolgermi come in un bozzolo.
“Scusami amore. Sono
stato maleducato. E’ che sono così preoccupato per
voi… non so come comportarmi.” Le sue mani non si
staccavano dalla mia pancia.
Mi voltai e affondai il viso
nel suo petto abbracciandolo forte. Mi sentivo terribilmente stupida:
continuavo a piangere e non sapevo nemmeno bene il perché.
“Scusa…” biascicai “non, non so nemmeno perché sto…sto piangendo.. io…”
Cercai di spiegarmi ma un’altra ondata di isteria mi colpì facendo aumentare i singhiozzi.
“Sono solo gli ormoni
Bella. Tranquilla…”. La sua voce era di nuovo calda e
dolce mentre mi massaggiava la schiena e posava piccoli baci sul mio
capo.
Mi sfogai per parecchi minuti
finchè non sentii di potercela fare. Alzai gli occhi e incontrai
il suo sorriso sghembo a pochi centimetri dal viso.
“Passato?” il suo respiro fresco era un balsamo per i miei occhi arrossati.
Annuii solamente: mi sentivo ancora troppo scossa per parlare.
“Bene.” Continuò Edward “Allora ho qualcosa ch ti farà stare anche meglio”
Si avvicinò alla
scrivania e mi allungò una busta. Dentro c’era un
bellissimo top di lana bianco piuttosto largo, arricciato sotto il seno.
“Ma quando…?” iniziai confusa.
“Alice…”
mi interruppe Edward “L’ha portato mentre dormivi. Ha detto
solo che non voleva fossi costretta a mettere di nuovo quella felpa che
lei pensa non porterebbe neppure la tua trisnonna cieca.”
Una risata spontanea
sgorgò dalle mie labbra: non importava quanto le cose potessero
andare male…con i Cullen di mezzo mi sentivo sempre rinascere.
“Bella…Alice mi ha detto anche che Carlisle vorrebbe parlarmi al più presto…”
Inghiottii saliva. “E’ per la gravidanza? Ha scoperto qualcosa?”
“ No…non
so” rispose stringendomi per le spalle “Ma ti giuro che ti
dirò sempre tutto. Però vorrei parlargli, pensi di poter
trattenere Charlie e aspettare prima di dirglielo?”
“Ss…sì”
presi un bel respiro “Ce la faccio, posso farcela. Poi tra poco
arriva mia madre…in due ce la faremo a domarlo…”
Mi prese il mento e lo
sollevò così che i miei occhi incontrassero i suoi
“Però prometti che mi aspetterai per parlargli. Per lo
meno se la prenderà con me e ti lascerà in
pace…”
“Ma…”
“E’ meglio
così….credimi.” Avvicinò il suo viso al mio
e le nostre labbra si sfiorarono “E poi…in due potremmo
affrontare qualunque cosa…”
“qualunque cosa…” sussurrai approfondendo il bacio.
Mi ci stavo già
perdendo completamente quando improvvisamente Edward si staccò e
mi aiutò a infilarmi il top. Poi si inginocchiò di fronte
a me,alzò leggermente la stoffa e poggiò le labbra sulla
mia pancia; il suo respiro su quella parte del mio corpo sembrava quasi
tiepido.
“E tu piccolino non fare arrabbiare la mamma, intesi?” capii che non stava parlando con me e sorrisi.
Che padre dolcissimo avrebbe avuto il nostro bambino!!
******************
Quando finalmente scesi a
colazione(dopo altre centinaia di raccomandazioni da parte di quel
paranoico del mio vampiro, tanto che avevo quasi dovuto buttarlo fuori
dalla finestra) capii che Edward non aveva affatto esagerato
riguardo all’umore di Charlie. Mio padre se ne stava seduto sulla
sedia fissando la sua tazza di caffè e la ciambella ancora
intatta. Profonde occhiaie cerchiavano i suoi occhi: non doveva aver
chiuso occhio quella notte.
A quella vista mi si strinse
lo stomaco: odiavo farlo soffrire, odiavo dargli tutte quelle
preoccupazioni, odiavo essere una…una delusione.
E sapevo che per Charlie io
lo sarei stata. Sapevo che per me lui aveva sognato qualcosa di
più: un buon college, una carriera e una famiglia quando fossi
stata più grande e sposata. Sapevo che lui avrebbe fatto di
tutto per darmi una vita diversa, lontana dai suoi errori e da quelli
della mamma.
Io però volevo solo
fargli capire che il mio bambino non era un errore che mi avrebbe
rovinato la vita, anzi, paradossalmente, era, insieme ad Edward,
l’unica cosa senza cui non avrei più potuto vivere.
Papà l’avrebbe capito. Doveva capirlo.
Sì, ce l’avrei fatta. Ce l’avremmo fatta.
Forse.
Gemetti e mio padre alzò improvvisamente la testa, accorgendosi della mia presenza.
“Bella” balbettò imbarazzato “Vieni…vuoi del caffè?”
Scossi il capo mentre mi
sedevo di fronte a lui: avevo sempre letto che le donne incinte non
dovevano berne, in più a me la caffeina faceva già un
effetto strano di suo…meglio non sperimentare.
“Papà…so che sei arrabbiato…”
“Non sono arrabbiato con te” pronunciò quel con te
con molta enfasi “so che tu sei una ragazza responsabile di
solito. So che non sei il tipo da fare sciocchezze. E’ tutta
colpa sua…è sempre stata tutta colpa sua….”
“Non è stata
colpa di Edward” ribattei. Al suono del suo nome lo vidi saltare.
“Stavo passeggiando con Alice e sono inciampata in una radice.
Sono rotolata per qualche metro e ho sbattuto la testa contro un
albero. Davvero, è stata tutta colpa mia. Solo mia. Non
prendertela con lui…”
Forse avevo detto le parole
sbagliate perché vidi il viso di Charlie farsi rosso. “Non
prendermela con lui? Bella ma ti ascolti? Lo stai facendo di
nuovo…lo stai di nuovo giustificando! Dopo tutto quello che ti
ha fatto passare! Perché Bella, perché?”
“Perché lo
amo…” risposi fissandolo “perché non posso
vivere senza di lui. Papà…lui è tutta la mia vita
ormai. E so che anche per lui è lo stesso e…”
“Ah sì?”
mi interruppe mio padre “Ti ama? E dov’era il suo amore
negli ultimi tre mesi? Dov’era lui quando passavi i giorni a
piangere? Dov’era quando l’unica cosa che ti faceva andare
avanti erano le medicine?”
“Papà…pensi
che io mi possa dimenticare di come sono stata?” Sentivo di stare
per piangere “Ti posso assicurare che non mi farà
più del male…gli dispiace. E’ stato tutto un
ecquivoco…”
“Gli dispiace
certo…” Sembrò pensarci un attimo poi tornò
a fissare il tavolo “No, scusa Bella ma no. Non posso crederci.
Io…io penso che dovremmo parlarne con tua madre. Forse lei
riuscirà a farti aprire gli occhi e” prese un respiro
profondo “anche se mi dispiace forse dovresti andare da lei a
Jacksonville…”
“Io non andrò a Jacksonville.”
Prima che potesse ribattere o
arrabbiarsi aggiunsi “Comunque hai ragione, dobbiamo parlare
tutti e tre. Ho chiamato mamma ieri sera, sta venendo qui. Anzi
dovrebbe arrivare fra poco…”
Papà cercò di rimanere impassibile ma mi accorsi subito che c’era qualcosa che non andava.
“Ah sì?” balbettò “E con fra poco intendi dire domani…?”
“No, oggi.”
“Oggi?” Era totalmente allibito. “Oggi? Oh mio Dio!!!”
Si precipitò in
salotto e ritornò con due scatole di pizza vuote; mi venne quasi
da ridere quando le fece cadere cinque volte prima di riuscire a
buttarle nella spazzatura.
Era normale per lui sentirsi nervoso.
Mamma non rimetteva piede in
quella casa da anni ormai e Charlie voleva chiaramente dimostrarle che
era andato avanti con la sua vita (cosa non proprio vera tra
l’altro)e che sapeva badare a me e soprattutto a se stesso(altra
cosa non proprio vera viste le schifezze che mangiava senza di me).
“Papà, non devi.
E’ solo…beh, è solo mamma. E’ancora la
persona più disordinata dell’intero universo…”
Tentò di biascicare una risposta coerente ma tutto ciò che gli riuscì di fare fu arrossire.
Io e Charlie non eravamo mai
stati molto bravi ad esprimere i nostri sentimenti a parole così
mi alzai e gli presi la mano fissando il pavimento.
“Andrà
bene. Andrà tutto bene” Un po’ volevo
tranquillizzare lui, un po’ solo me stessa.
Mi staccai da lui e mi
diressi in salotto decisa ad impiegare il tempo in modo utile: due
giorni senza di me e quella casa tornava ad essere il campo di
battaglia che era sempre stato prima.
Passai i successivi venti minuti a riassettare mentre pensavo ai 200000 modi per dare a Charlie la notizia.
Papà diventerai nonno. Festeggiamo!!! No, infarto garantito.
Papà io e Edward abbiamo fatto sesso e… No,alla parola sesso avrebbe già impugnato il fucile.
Papà, sono incinta. Ma non so come è successo. Forse lo spirito santo? Certo, brava Bella sono certo che si sbellicherà dal ridere…
Persa nelle mie congetture quasi andai a sbattere contro la tv quando sentii il rumore di un clacson nel vialetto di casa.
Col cuore in gola mi
affacciai dalla finestra: una donna stava disperatamente tentando di
trascinare fuori da un taxi una valigia, o meglio, quello che restava
di una valigia. La cerniera era saltata facendo cadere a terra buona
parte del suo contenuto: ovvio, se conoscevo almeno un po’ quella
donna sapevo che aveva tentato di stiparci dentro mezzo armadio.
“Mamma!” urlai
correndo fuori con le lacrime agli occhi. Appena mi vide lasciò
perdere i vestiti e mi strinse forte a sé.
La sentii sussultare quando entrò a contatto con la mia pancia.
“Ciao fagiolino, come stai?” disse asciugandomi la guancia con un bacio.
“Mamma!” la rimproverai “Non mi chiami fagiolino da quella volta in quinta elementare!!”
“Oh ma non stavo
parlando con te!!!” Posò una mano sulla mia pancia
“Parlavo col mio nipotino! Ma ti rendi conto? Diventerò
nonna!L’ho realizzato sull’aereo praticamente, e sono
rimasta scioccata: sono troppo giovane e bella!! Anche se quando lo
porterò in giro potrei sempre dire a tutti che sono la zia super
sexi oppure…”
Richiamai la sua attenzione con un colpo di tosse “C’è papà…”
Infatti, mentre mamma
sproloquiava, lui aveva fatto in tempo a pagare il tassista, scaricare
la valigia e ora si accingeva pure a raccogliere i vestiti; lo vidi
arrossire quando si accorse che il pezzo di stoffa che teneva tra le
mani era un perizoma in pizzo.
Lo raggiungemmo sulla veranda e i miei si strinsero in un abbraccio piuttosto goffo.
Era davvero strano.
Due persone che avevano
condiviso così tanto, seppure per poco tempo, ora erano in
totale imbarazzo, come se a mala pena riuscissero a respirare la stessa
aria.
“Entriamo?” suggerii guardandomi intorno in ansia. Perché cavolo Edward non era ancora arrivato?
Aveva giurato. Aveva detto che ci sarebbe stato, che mi sarebbe stato vicino mentre glielo dicevamo.
Ok, respira,respira. Andrà tutto bene. Tutto bene.
Ci sedemmo tutti e tre sul divano mentre i minuti passavano.
“Beh? Si può sapere che cosa spettiamo? Volevamo parlare,no?” Sbottò mio padre ad un certo punto
“Edward…Ho detto a Edward di venire”biascicai io.
Lo vidi irrigidirsi. “
Io a quello non ho niente da dire. Reneè, diglielo anche tu.
Dille che non deve più vederlo.”
“Beh…” la
mamma era chiaramente in difficoltà. Capivo che era stretta tra
due fuochi ma avrei almeno voluto che la smettesse di fissarmi la
pancia, accidenti.
“Reneè,
su…” la incitò papà inviandole
un’occhiata eloquente che mi fece saltare i nervi.
“Lei non può
costringermi a fare nulla, ok? Così come non puoi fare nulla
tu…” sibilai tra i denti
“Sentimi bene signorina…”
“E basta con questo signorina!”
Urlavo contro di lui come non avevo mai fatto prima. Sentivo il peso di
quella verità che mi schiacciava ormai da troppo tempo.
Pensavo solo: basta, basta, diglielo, diglielo, diglielo…
“Papà, io e Edward siamo legati per sempre, ok?”
Mia madre cercò di
interrompermi ”Bella calmati, forse dobbiamo aspettarlo prima
di…E poi nelle tue condizioni, non ti fa bene…”
“Quali condizioni?” Papà non riusciva a staccare i suoi occhi dai miei.
Diglielo. “Papà, io…”
Diglielo “sono…”
Diglielo “…sono incinta…”
Fatto. L’avevo detto.
Charlie aveva gli occhi fuori dalle orbite e vidi il suo viso passare dal bianco al rosso acceso.
Perfetto. Sperai che almeno la mia morte fosse rapida e indolore.
“No, non può essere. Tu…tu non fai sesso.” Se ne uscì tutto d’un fiato.
“E’ successo al
mio compleanno…solo una volta però…”tentai
di giustificarmi, anche se in fondo non era tenuto a sapere della mia
vita intima.
Mamma tentò di venirmi in aiuto “In fondo un bambino è una cosa bella…dovremmo festeggiare”
Charlie la fissò con
sguardo assassino. Mi sentivo pungere gli occhi per colpa delle lacrime
che stavano per sgorgare: lui forse non voleva che lo tenessi?
“Papà io voglio averlo…è il mio bimbo”
Il viso di Charlie si fece
più dolce quando incontrò il mio. Si alzò e fece
una cosa che sorprese entrambi: mi abbracciò stretta
“Bells, tesoro, certo che avrai questo piccolino, Certo…non ce l’ho affatto con te”
“Oh
papino…” scoppiai a piangere sulla sua spalla come una
bambina “Vedrai, ce la caveremo…Edward sarà un
papà fantastico…”
“A proposito di Edward.
Dobbiamo fare un discorsetto io e lui. E non sarà molto
piacevole, per lui intendo…Io mi divertirò da
morire.”
“Che vuoi dire scusa?” Non mi piaceva per nulla il ghigno che si era formato sul suo viso.
“Bells, a quello
interessava solo una cosa e quando l’ha ottenuta ti ha mollata.
“ Mi afferrò saldamente per le spalle “Ora che sa
del bambino ti rivuole indietro. Ma non ha nessun diritto su di voi.
Lascia fare a me.”
Si scostò da me e si diresse a passo spedito verso il corridoio. Lasciare fare a lui? Cioè?
Oh no, no,no… era il fucile quella cosa che aveva afferrato?
Io e Reneè ci
scambiammo un’occhiata terrorizzata prima di fiondarci verso la
porta che papà stava oltrepassando con fare minaccioso.
“Charlie…non
fare idiozie! Torna in casa!” Gridavo disperata con le lacrime
agli occhi, ma lui non sembrava badare neppure a me.
“Bella, non ho
intenzione di ucciderlo e finire in prigione. Lo spaventerò un
po’ e vedrai che girerà alla larga da voi…”
“Ma io lo voglio qui,
IO LO AMO!!!” Le parole mi uscirono soffocate,
indistinte…quasi ormai mi mancava l’aria nei polmoni.
Perché non capiva? Perché non voleva che io fossi felice?
E perché Edward non era venuto? Perché aveva tradito di nuovo la promessa?
Perché ero sola ad affrontare tutto quello?
Perché…perché…?
I pensieri iniziavano a farsi confusi…non stavo respirando, non stavo più respirando…
Frasi senza senso inondavano
la mia mente e neppure riuscivo a capire se erano solo lì o se
le stavo pronunciando ad alta voce
“Perché…non…capisci…io..amo. Lo..amo,lo…amo,lo…”
Con la coda dell’occhio
vidi papà e mamma fissarmi terrorizzati; mi ritrassi da loro
camminando all’indietro…volevo stare
sola…pensare…
Ma allora perché non riuscivo a pensare….?
Cercai di prendere aria ma riuscii solamente a rantolare…
Respira, bella. Respira…cerca..
Non capii più nulla. Un dolore tremendo mi invase facendomi tremare tutta…un dolore che proveniva dalla pancia.
Sentii qualcuno urlare
lontano…forse era Reneè, o forse ero io con
l’ultimo soffio d’aria che mi rimaneva in corpo. Disperata
cercai di aggrapparmi all’unica cosa che mi sembrava ancora
solida mentre tutto il mondo intorno a me girava: la balaustra delle
scale del portico.
Mi mancavano pochi centimetri
per raggiungerla quando un’ altra fitta di dolore mi
investì; istintivamente mi portai le mani in grembo e persi
l’equilibrio.
Pensai di stare morendo quando percepii il vuoto sotto di me.
Poi venne il primo colpo.
Poi un altro.
E poi un altro.
Tenevo gli occhi chiusi e le
braccia strette attorno al mio busto mentre rotolavo giù per i
gradini. Ormai non riuscivo più ad isolare il dolore alla pancia
da quello che percorreva tutto il resto del mio corpo.
Solo dolore, paura, confusione…
Le voci continuavano a gridare. Qualcuno mi scostò i capelli dal viso.
“Edward…” sussurrai riuscendo ad inspirare un filo d’aria.
“No amore, sono
papà…ora ti porto in ospedale…Reneè,
l’auto!!” Aprii lentamente gli occhi e distinsi
l’immagine sfocata di mio padre che mi fissava mentre mi
sollevava da terra
“Ah” strillai per il male ma mi accorsi di riuscire a respirare un poco meglio.
“Scusa, tesoro,
scusa…” Charlie mi depositò sul sedile posteriore e
poggiai il capo su quello che, dal profumo, capii essere il petto di
mia madre.
“Non deve morire…il bambino non deve morire” Piangendo disperata mi aggrappai alla sua camicetta
Lei mi posò un bacio in fronte “Non morirà…sta tranquilla”
Improvvisamente un’altra fitta mi fece urlare e contorcermi dal dolore.
Non lasciarmi piccolo, resisti…
Sentivo la macchina sfrecciare veloce ma non avevo il coraggio di aprire gli occhi, di affrontare il dolore e la realtà.
Cercai nel mio cuore un ultimo barlume di speranza ma vi trovai solo paura.
Una paura che mi sommergeva a ondate sempre più potenti.
Ehm ehm ragazze
niente minaccie di morte se no non aggiorno eh?? Confidate nel mio buon
cuore...anche perchè la vita di Bellina è nelle mie mani
ora!!! Muaahhhhaaa...va beh, sì mi drogo lo ammetto ...buona
serata!!! Grazie a tutti coloro che recensiscono e che hanno aggiunto
il mio modesto lavoretto a preferiti & co. Vi stramo!!!!
Ah...non mi sono dimenticata di aver messo un rating arancione...presto
ne vedremo delle belle...insomma, ci provo...nn aspettatevi
granchè...ci sto lavorando!!!! Baci girls...
Oh, piccolo sondaggio(scusa se ti copio keskuccia ma ho bisogno di sondare il terreno...)
Quante di voi non amano la coppia Nessie/Jacob? No perchè io
sono stata illuminata( sulla via di Damasco? no, di torino...ma va bene
uguale) e mi è venuta in mente una storia super contorta che
sarebbe una Nessie/personaggio misterioso( personaggio che però
è, in quaklche modo, legato ad un membro dei Cullen...). Ho
scritto qualcosa, però, se siete tutte fan di Jacob deve amare Nessie per sempre io
neppure la posto. Scusate ma a me nn piace troppo Jacob e quando ha
avuto l'imprinting con Nessie mi è rimasto un pò sullo
stomaco... già prima non è che mi entusiasmasse eh
Boh, fatemi sapere...
Xo Xo Cloe
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Beating ***
cappy 13
Ok,
sarò rapida...la mia è una corsa contro il tempo per
mantenere la promessa e postare entro la fine del week-end. Scusate il
cap nn è molto lungo ma ho eliminato il pov di Eddy
perchè lo devo rivedere...nn ero soddisfatta. Mi sa che vorrete
uccidermi arrivate alla fine. Solo una cosa, nn fatelo...nel prox si
spiegheranno molte cose.
Abbiamo battuto il record recensioni...21 XD!!!! Grazie...continuate così e mi sa che avrete presto una sorpesina...
Grazie di tutto...Xo Xo Cloe
P.S.= Keska, scusa se nn ho aggiornato prima...nn mi mandare mail
minatorie...presto il cane lo levo dalle scatole...giuro!!! T voglio
bene, bacio!
A prestissimo
Continuavo a rimanere avvinghiata a mia madre troppo terrorizzata per provare anche solo a parlare.
Un solo pensiero continuava a martellarmi il cervello: il mio bambino.
Le fitte erano passate ormai da qualche minuto lasciando il posto ad un fastidioso indolenzimento.
Io, però, non riuscivo a staccare le mani dalla pancia.
E se fosse morto…?
Forse era già morto…
No,no,no,no…non era vero. Non poteva essere vero.
Il mio bambino stava bene. Doveva stare bene…doveva essere vivo…
Ripensai per un doloroso
istante a come ero stata felice solo poche ore prima immaginando la
famiglia che avrei potuto costruire con Edward.
Già Edward…
Edward che non era lì con me.
Edward che aveva giurato di starmi accanto e non era venuto.
Edward che già una volta mi aveva lasciata da sola.
E se anche adesso…?
E se fosse stata tutta un’enorme bugia…?
Forse non aveva mai voluto
restare veramente…forse non aveva avuto neppure il coraggio di
guardarmi in faccia e dirmelo…
Cercai di cacciare quella
possibilità lontano dalla mia mente mentre papà mi
prendeva in braccio e mi trasportava dentro il pronto soccorso: non
avrei mai avuto né la forza né il coraggio di camminare.
A mala pena riuscii a sussurrare “Papà…non…non perdo sangue vero?”
“No,
tesoro…” mi rispose “ non preoccuparti. Vado a
parlare con l’infermiera…siediti qui e aspetta con la
mamma…”
Mi accasciai su una sedia e
rimasi immobile tentando inutilmente di pensare a qualcosa di bello, ma
non c’era nulla…nulla di bello che potesse farmi stare
meglio.
Quasi senza accorgermene scoppiai a piangere.
Una vocina nella mia testa continuava a punzecchiarmi: L’hai sempre saputo che lui non ti amava…se n’è andato di nuovo…
“Tesoro,
tesoro…hai di nuovo male?” La voce sconvolta di mamma era
un’eco lontana nelle mie orecchie “Bella, parlami ti prego!
Per favore, per favore…qualcuno la aiuti!”
Aiutarmi? Aiutarmi?
L’unica persona che poteva aiutarmi era lontana da lì perché non gli importava niente di me…di noi.
“Piccola…adesso
ti porto dal dott. Shepard e ti faccio visitare ok?” Aprii gli
occhi e vidi un volto che non conoscevo…probabilmente
un’infermiera.
Mi ci vollero pochi secondi per afferrare completamente il senso delle sue parole: il dott. Shepard?
No, no, no, no
Cosa avrebbe detto della mia
pelle dura e fredda? Avrebbe subito capito che c’era
qualcosa che non andava, e allora cos’avrebbe fatto?
No, nessuno poteva visitarmi. Nessuno che non fosse Carlisle almeno…
Carlisle…
Lui sarebbe restato a occuparsi di me anche se Edward se ne fosse andato..
“No” ricacciai
indietro le lacrime e cercai di mantenere la voce ferma “No,
voglio il dott. Cullen. Lavora di nuovo qui…vero?”
Trattenni il respiro mentre attendevo una risposta.
“Sì
ma…” l’infermiera mi guardo confusa “ ma lui
lavora in chirurgia…a te serva un ginecologo. E poi…ora
è occupato con il primario e…”
“Vuol dire che è qui?”
“Sì, è qui, ma non può essere lui a visitarti quindi…”
“Io voglio il dott.
Cullen, lo capisce? Mi farò toccare solo dal dott. Cullen.
Quindi me lo vada a chiamare, ora!” La mia ultima intenzione era
essere maleducata ma quella donna non poteva capire la gravità
della situazione.
Papà mi afferrò
saldamente per le spalle scuotendomi leggermente.
“Bella…non mi sembra il caso di fare storie.
L’importante è il bambino ora, lo capisci? Sono sicura che
per una volta potresti…”
“No!” praticamente urlavo “Voglio Carlisle!!”
Mi cinsi le gambe e appoggiai
il volto tra le ginocchia. Mi sentivo di nuovo malissimo: la testa
girava e la nausea ricominciava a farsi sentire.
Perché non volevano capire?
Sapevo benissimo che ogni
istante di ritardo poteva costare la vita a mio figlio ma…ma non
potevo neppure andare da un qualsiasi dottore e dirgli che ero incinta
di un vampiro…
Mi sentivo persa, completamente sola e senza speranza, finchè…
Finchè non sentii la voce di qualcuno che mai mi sarei aspettata di trovare lì.
“Bella? Che ci fai qui?” Alzai di scatto la testa
“Jacob?” domandai confusa.
“Jacob cosa fai in ospedale?” Charlie si staccò da me avvicinandosigli preoccupato.
“Oh, nulla. Papà
si è tagliato in cucina. E’ nell’altra sala a farsi
ricucire… Piuttosto tu Bella…hai un aspetto
orribile…”
Mamma e papà mi fissavano senza sapere cosa fare o cosa poter dire.
Ma io improvvisamente capii cosa fare.
Jacob era mio amico, mi voleva bene, mi aveva salvato la vita…
In più lui sapeva…
Non sembrava neppure arrabbiato con me per quello che era successo giù a La Push.
Era l’ultima carta che potevo giocarmi…
“Jake sono…sono
incinta. Di Edward…” Lo dissi tutto d’un fiato. Non
potevo perdere altro tempo, il bambino rischiava la vita…
La faccia di Jake divenne pallida e sconvolta: continuava a fissarmi la pancia con gli occhi spalancati.
“Tu…tu…non è possibile…” La sua voce non era più di un sussurro.
“Jacob falla ragionare
almeno tu.” si intromise mio padre “Non vuole farsi
vedere da un medico che non sia Carlisle…”
Quando i suoi occhi si posarono sui miei capii che aveva completamente afferrato il problema.
Aiutami mormorai a voce bassissima mentre continuava a fissarmi sconvolto.
In quel preciso istante le
porte dell’ascensore si aprirono e rivelarono la seconda persona
che avrei voluto vedere di più in quel momento: Carlisle.
“Bella…che
è successo?” mi prese il viso tra le mani e asciugò
le lacrime che erano ricominciate a sgorgare.
“Ha avuto delle
contrazioni. Meno male che è arrivato lei…non voleva
nessun altro…” L’infermiera mi lanciò uno
sguardo carico di disapprovazione.
“Bella...ora rilassati, ok? La visito subito. Aiutatela a venire nel mio studio.”
“Ci penso io” Prima che me ne potessi rendere pienamente conto mi ritrovai tra le braccia di Jacob.
I miei ci guardavano scioccati.
“Charlie,
Reneè” Carlisle riuscì a non perdere la sua
diplomazia “Appena ho finito vengo a darvi notizie,
d’accordo?”
Papà e mamma annuirono
mentre ci incamminavamo tutti e tre lungo il corridoio; poggiai il capo
sulla spalla di Jake e mi lasciai cullare dalle sue braccia come una
bambina.
Era caldo e confortevole…mi sentivo al sicuro al suo fianco.
Lo sentii posarmi un bacio sul capo. Allora eravamo ancora amici dopotutto?
La cosa mi riempì di
gioia…lui era l’unico appiglio che mi
rimaneva…l’unico amico con cui potevo essere totalmente e
assolutamente sincera…
Lo studio di Carlisle era
piccolo e confortevole: Jake mi adagiò sul lettino con estrema
delicatezza e fece per uscire dalla porta.
Non glielo permisi: afferrai forte la sua mano e lo trattenni.
“Non mi
lasciare…per favore…” Non poteva andarsene anche
lui…io avevo bisogno di lui…avevo bisogno di
qualcuno…
“Non preoccuparti…rimango quanto vuoi” mi sorrise e intrecciò la sua mano alla mia.
Era piacevole averlo
lì, avere qualcuno che potesse starmi vicino, avere qualcuno a
cui non dovevo mentire, però…
Non era sua la mano che avrei dovuto stringere…
Non era sua la voce che avrebbe dovuto tranquillizzarmi…
Non era lui che avrebbe dovuto starmi accanto…
“Edward se
n’è andato…vero?” chiesi a Carlisle mentre
lui mi slacciava i jeans e sollevava la maglia.
Mi guardò stupito e
confuso “Cosa..no, Bella. No. Doveva venire qui a parlarmi
ma…non si è presentato…”
"Non mentirmi..." Almeno lui doveva esssere sincero con me...
Mi afferrò il mento e puntò i suoi occhi nei miei
"Bella...non ti mento. Non so perchè Edward non è
quì, ma so che ama te e questo bambino. Ora calmati per
favore..."
Annuii.
Sembrava stranamente sincero.
Ma allora…perché non era lì?…Perché non era con me?
E se…
Mi si bloccò il respiro in gola.
“ Laurent" sussurrai "e
se l’avesse preso? E se gli fosse successo qualcosa? Dobbiamo
cercarlo, dobbiamo…”
Carlisle mi face sdraiare
nuovamente “Bella ora devo controllare il bambino. Sono sicuro
che Edward sta bene…ma tu ti devi rilassare. Ce la puoi fare per
il bambino?”
Presi un lungo respiro.
Edward stava bene. Stava bene
e presto sarebbe stato con noi; sicuramente c’era una spiegazione
per tutto…doveva esserci una spiegazione…
Carlisle afferrò una
stetoscopio e mi rivolse un sorriso tirato “La tua pelle qui
sembra quella di un vampiro ma Alice mi ha detto che forse era riuscita
a sentire il cuore. Dovrei riuscirci anche io…”
Appoggiò lo strumento sulla mia pelle e sobbalzai. Non per il freddo però….avevo solo tanta paura.
Avvertii la stretta di Jacob farsi più forte mentre Carlisle cercava il cuore del mio bambino.
Sentivo dentro di me i
secondi passare inesorabili mentre l’espressione di Carlisle
rimaneva immutabile; continuava a poggiare lo stetoscopio su vari punti
della mia pancia senza dire nulla…
Per impedirmi di ricominciare
a piangere mi morsicai il labbro fino a farlo quasi
sanguinare…perché non parlava? Doveva pur aver sentito
qualcosa no?
A meno che…
Carlisle sollevò il capo e mi fissò “Bella…”
“Cosa…?”
domandai col cuore in gola “Cosa…c’è,
c’è il battito, vero…vero??!”
“Sì…” rispose in un sussurro “ma…”
“Ma…?” lo incalzai io.
“Bella…ho scoperto…Devo dirti un’altra cosa….”
In quell’istante
terribile un rumore mi fece sobbalzare…un rumore provocato da
qualcuno che entrava correndo dalla porta…
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Two ***
cap 14
Oh ragazzuole….ho sentito
parlare di eliminazione fisica, trucidazioni e svariate
torture…. Ma no, dai su mi volete bene, no? Sì che me ne
volete!!!! Pensate che l'altra sera sono uscita in
giardino…c’era una luna bellissima che illuminava tutto e
c’erano anche le lucciole…era bellissimo, sembrava di
stare in una fiaba. Quasi mi aspettavo di vedere spuntare Edward che mi
diceva “Tu nn sai quanto ti ho aspettata”(sì va
beh…magari!)
Beh, il momento era troppo
perfetto per essere sprecato quindi ho agguantato l’i-pod, una
coperta e un quaderno e mi sono messa a scrivere alla luce della luna
mentre ascoltavo Claire de lune…bellissimo…
Davvero in mezzo all’erba
e tra le lucciole ho partorito una bellissima scenetta che si
svolgerà più avanti…mi facevo piangere da sola( va
beh…viva la modestia…).
Vi starete chiedendo
perché vi dico certe cose e soprattutto se l’erba me la
sono fumata: no vi giuro, è solo per farvi capire che a volte ho
bisogno dell’ispirazione per scrivere e se magari ci metto un
po’ a postare è solo perché se dei pezzi nn mi
convincono pienamente li seziono fino a che nn sono pienamente( o
almeno parzialmente) convinta. Voglio sempre darvi il meglio e quando
apro e vedo tutti i commenti che mi lasciate mi si apre letteralmente
il cuore perché pur nn ritenendomi assolutamente una scrittrice
vedo che posso far passare dei momenti felici e piacevoli a tante
persone e questo è…beh è bellissimo.
Scusate lo sproloquio ma volevo essere certa che voi capiste quanto davvero siete importanti!!
Non parlo più
giuro…vi lascio al capitolo. Fatemi solo ringraziare tutti
coloro che hanno recensito…28 persone!!! Cioè
davvero…credevo di aver sbagliato e di essere entrata
nell’account di qualcun altro…poi ho controllato e stavo
per piangere…Le recensioni sono certamente ciò che mi fa
continuare a scrivere, quindi nn smettete mai!!!!! Mi diverto troppo a
leggerle!!! Purtroppo nn ho tempo di ringraziarvi singolarmente quindi
vi dico un globale: GRRAAAZZZIIEEE!!!!!!!!!!
Ovviamente rivolto anche a chi legge solamente e a chi mi ha aggiunta a preferiti & co.
Ok…sto zitta…ci si vede in fondo!!
BELLA
Quando la porta si aprì e lo vidi di fronte a me ancora una volta non capii più nulla.
Ero scioccata, preoccupata e angosciata per il mio bambino ma… ma tutto passava in secondo piano se c’era lui.
Perché lui
c’era…era lì con me. Era lì a fissarmi con
l’aria più preoccupata che gli avessi mai visto e piena di
rimorso.
Mi fissava impalato, troppo sconvolto per parlare; sussurrò soltanto il mio nome “Bella…”
Non appena sentii il
suono della sua voce mi staccai dalla mano di Jake e scesi traballando
dal lettino. Non mi importava niente di essere mezza nuda, di non
riuscire quasi a reggermi in piedi o di Jacob che cercava di
trattenermi…sapevo solo che volevo Edward, che avevo bisogno di
sentirlo di nuovo vicino, perché se fossi stata tra le sue
braccia tutto sarebbe andato di nuovo bene.
Non so dove trovai la forza
di alzarmi in piedi, ma lo feci e corsi verso di lui saltandogli in
braccio. Edward mi afferrò al volo evitando che mi facessi
male scontrandomi con il suo corpo di marmo.
“Oh Edward….” Sussurravo come una pazza il suo nome tra i singhiozzi.
“Scusami...amore mio
scusami…” Non smise per un secondo di asciugare le mie
lacrime salate con le sue labbra fredde, fino a che non le posò
leggere sulle mie. Le nostre bocche si muovevano in sincrono, rapide ma
anche dolci e delicate. Sentivo il suo corpo duro contro il mio cercare
di infondermi tutto l’amore e la protezione di cui avevo bisogno.
Lentamente il mio respiro si
fece più regolare; facendo leva su tutta la mia forza di
volontà mi staccai da lui e lo fissai negli occhi.
Erano dolci, caldi e pieni d’amore.
In quel preciso istante mi
sentii completamente stupida: avevo davvero potuto dubitare che non mi
amasse più? Che mi avesse…no, che ci avesse lasciato soli?
“Ti amo…”sussurrai ancora aggrappata ai suoi capelli.
Era l’unica cosa
importante, l’unica cosa che era davvero necessario che lui
sapesse prima di affrontare la realtà.
“Io invece non ti
amo…” rimasi per un attimo interdetta “io vi
amo…Ma forse ora è il caso che ti sdrai di nuovo,
ok?”
Annuii mentre lui mi trasportava verso il lettino adagiandomici sopra.
Solo in quel momento
sembrò che Edward si accorgesse pienamente della presenza di
Jacob che se ne stava in piedi, tremante in un angolo.
Di rimando Edward si mise a ringhiare fissandolo con odio.
“Jake mi ha aiutata…davvero. Non avercela con me…non avercela con lui..”
“No ce lo affatto con
te amore” mi accarezzò la guancia e lo vidi tirare un
profondo sospiro “Pare che debba nuovamente dirti grazie
Jacob…”
“Pare che debba nuovamente dirti che non l’ho fatto per te sanguisuga…”
Il mio amico avanzò
pericolosamente verso di noi “Io sarò sempre pronto a
salvarla…a differenza di te evidentemente…”
Edward si alzò di scatto fronteggiandolo “Fuori di qui cane..”
“Forse quello che
dovrebbe andarsene sei tu. Se ti importava davvero di lei dov’eri
quando stava male, eh? Dov’eri quando Laurent stava
per…”
“No! Jacob
basta!!” No, no, Edward non doveva sapere quello che voleva
farmi Laurent, non doveva vedere i miei lividi o avrebbe fatto qualche
follia…
Troppo tardi.
Evidentemente doveva avergli letto nella mente ciò che io avevo disperatamente tentato di tenergli nascosto.
Lo vidi sbiancare ancora di più e girarsi a fissarmi. Uno sguardo folle sul viso.
“E’ vero?”
Annuii incapace di parlare e presi a fissarmi le mani.
“Perché…perché non me lo hai detto?” La sua mano si posò sulla mia.
“Non volevo che facessi
qualche sciocchezza…” sussurrai “e poi…non ci
è riuscito…non mi ha fatto male e…”
“Lui non ti ha fatto
male, ma tu invece?” Jake puntò un dito contro Edward
“Guarda che cosa le hai fatto…”
Guardò sprezzante verso la mia pancia e per me quel gesto fu come una pugnalata al cuore…
“Che cosa intendi dire? Lui non mi ha fatto niente…c’è il mio bimbo qui dentro….”
“Il tuo bimbo?”
sembrava che Jacob stesse parlando con una malata mentale “Bella
non c’è un bel bambino lì dentro! C’è
una sanguisuga, un un un…un mostro!!”
In quel momento accaddero
molte cose contemporaneamente che io però non riuscii a vedere;
tutto ciò che colsi fu un movimento improvviso e rapido e un
secondo dopo Jacob era accasciato contro la parete…una profonda
crepa solcava il muro…
Edward era accucciato di fronte a me ringhiando e pronto ad attaccare di nuovo.
“Adesso basta”
Carlisle che fino a quel momento era rimasto impassibile si era alzato
frapponendosi fra Edward e Jake “Smettetela immediatamente di
comportarvi come due ragazzini…state solo facendo agitare Bella.
Jacob, credo che sia meglio che tu vada da tuo padre” Il suo tono
era fermo, non ammetteva repliche.
“Certo dottore, ma lo
faccio solo perché non voglio mettere in pericolo il
branco” rispose Jake “ …e Bella? Pensa a quello che
ti ho detto…”
Non alzai neppure la testa
per guardarlo…lui aveva appena chiamato mostro mio figlio, la
creatura che cresceva dentro di me…
Lui mi aveva esplicitamente e
volontariamente ferita…lui che io consideravo come un
amico…lui che era stato il mio salvatore…
Una lacrima rotolò
giù dalla mia guancia ma dopo qualche secondo Edward era
già al mio fianco pronto a stringermi e a circondarmi con le sue
braccia.
“Non badare a quello che ha detto…non ci pensare…”
Aveva ragione.
Scacciai la lacrima via dalla mia pelle.
Non era su Jacob che dovevo concentrarmi ora. Dovevo pensare a me…a noi.
“Mi hai molto deluso
Edward…da te mi aspettavo un comportamento più
maturo” lo rimproverò Carlisle
Edward non rispose ma abbassò lo sguardo e circondo le mie mani con le sue.
“Scusami”
sussurrò. Sapevo perfettamente che stava parlando con me, ma io
non volevo che si sentisse così.
Alzai la mano per
accarezzargli il volto e dirgli che andava tutto bene quando,
improvvisamente, lui sollevò di scatto la testa e fissò
Carlisle sconcertato.
“Ne sei certo?”Doveva avergli letto qualcosa nel pensiero
“Sì…ascolta tu stesso…”
Edward si infilo lo
stetoscopio e lo poggiò delicato sulla mia pancia, ascoltando
attentamente: stava cercando il battito del bambino.
Per quanto riguardava il mio battito, invece, non riuscivo a sentirlo più nemmeno io.
Perché non mi dicevano
niente? Il bambino stava male? Aveva qualcosa di strano? Se ne stavano
semplicemente lì a fissarsi come se fossero a conoscenza di una
qualche verità superiore.
Io volevo solo sapere se mio figlio stava bene….ne avevo il diritto, no? In fondo ero la madre…
“Che cosa succede?” domandai a voce spezzata “Sta…sta male? Cosa…”
Carlisle si accorse
immediatamente del mio tono preoccupato e si avvicinò
accarezzandomi i capelli “No, non ti preoccupare…è
una cosa bella, davvero.”
Dette una pacca sulla spalla a Edward mentre sussurrava”Congratulazioni figliolo.”
Edward mi fissava la pancia, un mezzo sorriso sul suo volto.
“Bella….ci sono…ci sono due battiti”
Due battiti?
C’erano due battiti e
loro sorridevano? Non mi sembrava affatto normale che un feto avesse
due battiti a meno che non…
Ma non poteva essere.
No.
No poteva accadere una cosa
simile. Già un solo bambino era una cosa fuori dal comune, ma
così sarebbe stato assurdo, sarebbero stati…
“…Due” concluse lui per me: dovevo avere parlato ad alta voce senza rendermene conto.
Quella singola parola penetrò lentamente nel mio cervello: due.
Io, Isabella Swan,
diciottenne a mala pena capace di badare a se stessa e totalmente
inesperta in tutto ciò che riguardava bambini & co., stava
per avere due gemelli. Due gemelli potenzialmente vampiri che avrebbero
avuto dei bisogni che, molto probabilmente, io non avrei saputo
soddisfare.
Conclusione: sarei stata la peggior madre dell’intero universo
“Bella amore, che c’è? stai male?”
“Sarò una pessima madre…la peggiore. Già lo so…”
Entrambi i miei medici ridacchiarono.
“Bella, te la caverai.
Certo, questa gravidanza avrà qualche problema in più
forse ma, alla fine, la supereremo insieme vedrai. Tutta la famiglia
sarà pronta ad aiutarti.” Il tono di Carlisle era dolce e
gentile.
Sì, forse ce l’avrei fatta. Dovevo solo farmi coraggio per tutti e …tre.
Mi faceva ancora strano
pensarci; pensare che piano piano dentro di me stavano crescendo due
vite era una sensazione totalmente inspiegabile…quasi una magia,
un piccolo miracolo.
“E sai cosa puoi fare
per essere sin da ora una buona mamma? Puoi descrivermi esattamente il
dolore che hai provato prima…”
Annuii senza staccare la mia
mano da quella di Edward “Erano come delle fitte…ero molto
agitata per via di mio padre e poi sono caduta dalla scale…non
ricordo bene”
“Tesoro ma che mi combini?” mi interruppe Edward “Te l’avevo detto di non agitarti…”
“Lui…lui non vuole che io ti riveda…mai più e..”
“Vedrai, gli faremo
cambiare idea.” Le sue labbra si avvicinarono pericolosamente
alla mie “Dovrà accettare che io non vi lascerò mai
più,ok?”.
Le sue labbra si posarono
delicate sulle mie per il bacio più dolce e casto che ci fossimo
mai scambiati. Avrei tanto desiderato poter rimanere congelata in
quell’istante perfetto per sempre ma Edward si staccò e mi
sussurrò all’orecchio “Non è molto carino
comportarsi così in presenza d’altri”
Oh accidenti. Mi ero
praticamente scordata di Carlisle! Ovviamente lui era così
discreto da essersi allontanato fingendosi estremamente interessato a
delle cartelle.
Quando però si rese
conto che avevamo finito di “lasciarci trasportare” sorrise
e mi disse che avrei dovuto permettergli di controllare i lividi
che mi ero fatta.
“No …non c’è né bisogno…davvero” avvampai violentemente.
“ Ti imbarazza la mia
presenza? Non devi, sai che sono molto discreto…” Era
evidente che avesse mal interpretato il mio comportamento.
Io mi fidavo ciecamente di
Carlisle e della sua professionalità. Era solo che…che
non volevo che Edward vedesse tutti i lividi ed i graffi che avevo tra
le gambe…era già abbastanza grave che sapesse quello che
era quasi successo…
“Bella, non devi minimizzare. Potrebbe essere importante…” mi rimproverò Edward.
“D’accordo…”fui
costretta a cedere. Mi sfilai completamente i jeans badando bene a
tenere le cosce più strette possibili e mi sdraiai nuovamente.
Carlisle esaminò
attentamente i miei lividi cospargendoli di tanto in tanto con una
pomata. Quando mi sfiorò la coscia sobbalzai involontariamente:
aveva quasi toccato uno dei lividi più esterni.
“Ti ho fatto male?”
“No…”mentii “Posso rivestirmi?”
“Bella che cosa c’è? Che cosa mi nascondi?” Edward mi fissava accigliato.
“”Bella” disse Carlisle “Apri le gambe..credo che tu abbia dei lividi anche lì”
Ero in trappola ormai. Se mi
fossi rifiutata avrebbero certamente capito che nascondevo loro
qualcosa, e io ero stanca di mentire.
Aprii lentamente le cosce e chiusi gli occhi. Non volevo vedere quello scempio.
Li sentii trattenere il respiro.
“Li hai disinfettati ?” Carlisle cercava di rimanere impassibile.
“Ieri sera…li ho lavati….” Non osavo aprire gli occhi.
“Non mi sembra siano
infetti” Carlisle passava rapido il disinfettante; bruciava un
poco così strinsi con forza il lenzuolo.
“Ecco fatto, ora puoi
rivestirti. Vado a palare con i tuoi, per tranquillizzarli Più
tardi a casa ti faccio una visita più approfondita e proviamo a
fare un’ecografia, d’accordo? “ Annuii e dopo pochi
secondi percepii una porta chiudersi.
Non sentivo più il profumo di Edward accanto a me così mi sforzai di aprire gi occhi.
Lo vidi dall’altra parte della stanza. Fissava un punto lontano fuori dalla finestra.
“Edward…”
Non mi lasciò parlare:
sollevò una mano a zittirmi.
“Perché…perché non me lo hai detto?”
Mi voltai dandogli la schiena
“Io…non ci volevo più pensare. Volevo…voglio
solo dimenticare…” sentii il cuscino bagnato e mi accorsi
di stare piangendo.
Un peso si posò sul
letto e percepii le sue braccia fredde stringermi da dietro “Ti
farò dimenticare…te lo giuro. Ma
Laurent…morirà presto. Non lascerò che insozzi
ancora il mondo col suo respiro”
Mi aggrappai più forte a lui, disperata “Non fare sciocchezze…ti prego, non lasciarmi!”
“Shhh, non ti
lascio…” le sue labbra si posarono fra i miei capelli
“ma se solo avessi saputo…prima non lo avrei lasciato
scappare”
“Prima?” mi voltai e lo fissai dritto negli occhi “E’ per colpa sua se non sei venuto?”
Annuì mentre raccoglieva una lacrima tra le mie ciglia.
“Raccontami tutto…” sussurrai
************** inizio flashback**************
EDWARD
Avevo passato tutta la notte a guardarla dormire, a guardare il suo sorriso sereno che rispecchiava i suoi sogni.
Tutta la notte avevo vegliato su di lei, guardando il suo petto alzarsi
e abbassarsi, ascoltando il suo respiro dolce e regolare.
Anzi…il loro respiro…
Non si era nemmeno accorta quando avevo scostato leggermente le coperte
e avevo appoggiato il mio orecchio alla sua pancia…probabilmente
in quel punto non avevo neppure percepito la differenza di temperatura.
Ero rimasto per ore steso così…sentivo distintamente un
rumore provenire da dentro il suo ventre…nostro figlio.
Nostro figlio che cresceva…
Nostro figlio che si muoveva…
Nostro figlio che viveva…
Già…nostro figlio.
Io sarei diventato padre.
Io, che fino a qualche giorno fa pensavo che l’unico futuro che
mi aspettasse fosse quello di sopravvivere fino a che non fossi finito
all’inferno…
Era un prezzo alto da pagare…un prezzo che, però, io
avrei pagato volentieri se questo avesse significato rendere felice
Bella.
Ma più avevo guardato le sue braccia magre, il suo volto pallido
e scarno più avevo capito che ormai per noi due era impossibile
tornare indietro.
Non potevamo più vivere l’uno senza l’altra,
semplicemente perché non esistevamo l’uno senza
l’altra…
E ora che finalmente mi ero arreso al nostro destino sapevo che non
l’avrei più lasciata sola, che non l’avrei mai
più fatta soffrire…
“Ancora a tormentarti?” la voce squillante di Alice mi fece
sobbalzare mentre entravo in salotto
“Smettila…l’importante è che ora tu sei qui e
non ti rimetti a fare l’idiota.”
Rimasi per qualche istante a fissare la stanza: il divano era stato
completamente addossato contro una parete così come tutti gli
altri mobili e la tv che Emmet stava disperatamente tentando di
guardare.
“Alice…cosa diavolo hai fatto stanotte?” Quel
malefico folletto se ne stava sdraiata al centro della stanza
circondata da decine e decine di riviste, ritagli e campioni di stoffa
di ogni singola tonalità pastello.
“Alice dimmi che non stai facendo ciò che penso tu stia
facendo” Purtroppo però avevo già chiaramente letto
nella sua mente il suo scopo.
“Mi sembra chiaramente ovvio quello che faccio!” rispose
“Sto ordinando tutti i cataloghi di accessori per bambini
esistenti sulla faccia della terra! Ma lo sai che ho scoperto che
esiste un’intera linea di passeggini e carrozzine disegnate
da fendi? Devo solo decidermi sul colore…tu Jazz cosa
preferisci? Rosa confetto o rosa baby?”
Jasper aveva il capo appoggiato sul grembo di Alice e percepivo
chiaramente che non pensava a nulla di preciso…soltanto a quanto
l’amasse.
Ero felice che avessero fatto pace…quei mesi erano stati duri anche per il loro rapporto.
Tentai di venirgli in aiuto sostenendo che non c’era alcuna
differenza, ma mi arresi dopo che Alice mi ebbe intimato di chiudere
gentilmente il becco.
“Giusto” concordò improvvisamente Emmet “e
aggiungerei che se tre mesi fa ti fossi tappato anche
qualcos’altro ora io avrei ancora una casa in cui guardare il
football!”
“Emmet Cullen…non usare più un linguaggio simile in
casa mia, ci siamo capiti?” Esme uscì dalla cucina
brandendo un cucchiaio di legno contro Emmet “Oh
Edward…sto preparando qualcosa da mangiare per Bella. Quella
ragazza deve mangiare per due ed è decisamente troppo
magra…bisogna rimediare…”
“Grazie mamma.”Sapevo che adorava quando la chiamavo così.
“Figurati tesoro…” Ma non farla più soffrire per favore.
“Tesoro?” ribattè Emmet “Ma Esme….fino
a ieri non era un traviatore di donzelle? Oggi è di nuovo
S.Edward?”
“Perdonato…” sussurrò lei schioccandomi un bacio sulla guancia e tornando in cucina.
Emmet iniziò a ridere “Eddino è tornato a essere il cocco di mamma!!!”
Gli tirai addosso un cuscino “Sta zitto orso…sai che ti distruggerei se solo volessi…”
“Tu…ma per favore!!!”Sì alzò dal
divano senza levarsi dal viso quel subdolo mezzo sorriso “Ti
sfido…io e te nel bosco adesso”
Sbuffai. Sarebbe stato bello scherzare di nuovo con Emmet dopo tutti quei mesi ma Bella mi aspettava e io avevo promesso.
“Sarà per un’altra volta…Carlisle mi sta
aspettando in ospedale. Sono venuto solo a cambiarmi…”
“Eddai Edward…cosa vuoi che cambi una mezz’ora!
Alice terrà sotto controllo Bellina e poi è una vita che
non cacci…ti farà bene”
Effettivamente erano settimane che non mi nutrivo e stare vicino a Bella così assetato poteva essere rischioso
“Alice tu…”esitai.
Mia sorella capì al volo.
Non preoccuparti stanno aspettando Reneè, ci vorrà ancora un bel po’ mi rispose lei col pensiero, visto che le labbra erano decisamente impegnate in quel momento.
“D’accordo…”cedetti mio malgrado.
Emmet scese dal divano saltellando come un bambino “Sì!!
Muoviamoci allora. Non stare neppure a disturbare i
piccioncini…sono in piena stipulazione di un armistizio di pace.
Dovevi sentirli ieri notte…agghiacciante…mi hanno
traumatizzato”
Le nostre risate si persero mentre iniziavamo a correre nell’aria umida del bosco…
Venti minuti e quattro cervi dopo, Emmett sembrava finalmente essersi
arreso all’evidenza: non sarebbe mai riuscito a battermi…
“Certo che con te non vale combattere…tu e i tuoi super
poteri!” Inutile, non riusciva a perdere con dignità.
“Emmet, muoviamoci a rientrare…non voglio lasciarla sola
troppo a lungo…” La mia piccola e dolce
Bella…in venti minuti poteva esserle successa qualunque cosa,
considerata la sua sfortuna.
“Va bene, va bene…” mio fratello mi circondò
le spalle con il braccio “Sei stato ingabbiato anche tu mio caro
Eddy; le donne possono farci fare qualunque cosa utilizzando le loro
armi di seduzione, eh?! Ormai sei anche tu nel giro, quindi devo
metterti a parte dei miei piccoli precetti su come far felice una
donna….”
“Grazie…ma credo di sapermela cavare da solo”
Purtoppo aveva già iniziato a martellarmi mostrandomi col
pensiero un paio delle “posizioni” preferite da Rose.
Vedere la propria sorella in certi atteggiamenti non era proprio il
massimo quindi cercai di chiuderlo fuori dalla mia testa concentrandomi
attentamente sul bosco attorno a noi.
E fu in quel momento che la sentii.
“Forza…non essere timido. Scommetto che la vostra prima
volta sembrava una scena censurata da High school musical
e…” *
“Zitto...” sbottai improvvisamente “La senti…la scia…”
Ci fermammo scrutando intorno a noi per qualche secondo.
“Credi che sia…?”
“Ne sono certo. La riconoscerei tra mille…”
Non avevo dubbi…era lui.
Il mostro che aveva cercato di fare del male…di uccidere Bella era passato di lì.
E forse era ancora abbastanza vicino per riuscire a prenderlo…
“Bene” Emmet si sfregò le mani “ Ho giusto
bisogno di un po’ di esercizio…Direi di muoverci.”
Annuii pronto a scattare quando il telefono si mise a squillare.
Alice.
Improvvisamente sentii un’ansia terribile invadermi….come
se sapessi che c’era qualcosa che non andava…
“Alice…che c’è?”
“Bella….” La sua voce era spezzata, sconvolta
“Scusami…scusa, non ero concentrata….credevo non le
sarebbe successo nulla…”
No…Bella, no.
“Dov’è…?” fu tutto ciò che riuscii a dire.
“All’ospedale, da Carlisle…”
Riagganciai e mi misi a correre dalla parte opposta.
Forse non avrei più avuto l’occasione di prendere Laurent ma… ma non era lì il mio posto.
Il mio posto era a fianco di Bella. Ora e per sempre.
*************fine flashback****************
BELLA
“Il mio posto era al tuo fianco. Ora e per sempre” il suo respiro freddo fu un sussurro sulle mie labbra.
Mi avvinghiai spasmodicamente a lui.
Laurent.
Era ancora in giro e probabilmente cercava noi…me e i miei bambini.
“Lui…” balbettai tra le lacrime “lui sa che sono incinta…ci troverà…”
Edward capì il mio stato d’animo e mi strinse più
forte “Non lo permetterò. Non ti lascerò mai
più sola, mai mai più. Veglierò su di te giorno e
note…sarò il tuo vampiro-angelo custode, ok?”
Lo abbracciai forte: non sapevo come faceva, ma le sue parole
riuscivano sempre a calmarmi e a farmi sentire in paradiso…anche
se la situazione in cui mi trovavo era peggio dell’inferno.
“Perché sorridi ora “ mi chiese
“Nulla…pensavo solo che ti amo. E che voglio stare con te per sempre…” risposi sincera
“Anche io ti amo. E vedrai che da noi ti troverai bene…”
Lo guardai confusa “Da voi? Edward, mi piacerebbe…ma mio pade non me lo permetterà mai…”
Edward mi fissò col suo sorriso sghembo che si gnificava solo una cosa: stava architettando un piano.
“Che hai in mente?” domandai ridacchiando mentre mi aiutava a rivestirmi.
In quell’istante mi accorsi di essere praticamente solo in intimo
di fronte a lui e tentai di coprirmi il petto con le braccia.
Sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
“Bella sei assurda….” Sussurrò al mio
orecchio mentre mi infilava la maglia “Se non ricordo male ti ho
vista molto più nuda di così….”
“Non…non mi hai risposto” ribattei tentando di mantenere un grammo di lucidità.
“Beh…mettiamola così. Fuori c’è tutta
la mia famiglia a tentare di convincere tuo padre..Pensi che potrebbe
resistere ai musetti tristi di Alice ed Esme??”
“Sei diabolico…” sussurrai prendendogli la mano.
“Tu invece sei un angelo. Il mio angelo.” Intrecciò
la sua mano alla mia e aprì la porta “Pronta a rivelare
tutte le novità?”
Giusto…le novità.
Due bambini= doppio infarto per Charlie.
Speravo che ne sarebbe stato felice e soprattutto che avesse capito che
quello che provavamo io e Edward sarebbe durato per
l’eternità.
“Lo capirà…sta tranquilla “ Non mi
stupì affatto la frase di Edward…a volte riusciva a
capirmi meglio di me stessa: forse non poteva leggere la mia mente, ma
sicuramente riusciva a leggermi l’anima…
Fu la cosa che fece dopo a stupirmi: con un gesto rapido mi prese in braccio e oltrepassò la porta.
“Si può sapere che fai?”
“Mi accerto che le tre persone più importanti della mia vita arrivino vive all’ingresso”
“Mi sembrava di saper camminare…”
Scoppiò a ridere “A me invece sembrava proprio di
no.” Il suo sguardo si fece improvvisamente serio “Ti fidi
di me?”
“Sempre…” come poteva essere altrimenti?
“Allora per favore mentre parliamo con tuo padre non
intervenire…e soprattutto: non ti agitare. Pensa ai
bambini.”
Annuii mentre mi baciava di nuovo con dolcezza.
“andiamo…”
“Andiamo…” risposi aggrappandomi al suo collo.
Mio padre avrebbe dovuto strapparmi a forza da Edward, perché non l’avrei mai, mai lasciato allontanarsi da me.
*Pensate che sta
battuta è stata fatta a me e mi ha fatto morire dal
ridere...anche se in effetti forse è un pò offensiva
vista l'imbranateggine di Troy e Gab(senza offesa...io i film li ho
visti tutti). Scusate per il ritardo ma a me sto capitolo fa schifo. Ma
va? direte voi...Sì..va beh...proprio schifo no, però nn
mi entusiasmaXD. Fatemi sapere perchè siete voi i giudici
imparziali.
A proposito...non è che continuo a raccontare praticamente
ogni giorno di gravidaza da ora in poi...nn temete; anche perchè
sennò tra due anni siamo ancora quì( anche se fosse per
me la scriverei fino all'età di 90 anni). comunque questa ficcy
è stata pensata per essere una long- long- long fiction quindi
non vi libererete di me prima di un milione di altri capitoli!!!!
Comunque se diventassi noiosa ditemelo che metto a punto dei tagli...
Va beh, vado che Keska ha aggiornato cullen's love e devo leggere il cap hot!!!
Xo Xo Cloe
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Never bet against Alice! ***
chappy 15
Vi
scrivo molto, molto demoralizzata...sob...Ieri ho fatto l'esame di
spagnolo più schifoso della storia degli esami di spagnolo...Ma
si può? Voglio dire mi hanno sicuramente bocciata...ma avevo
studiato accidenti!!! Eppure vuoto!!! Ve lo giuro avevo tutti i verbi
irregolari che mi danzavano davanti mescolandosi fra loro(e vi assicuro
che non mi ero fumata niente!)
Va beh...a settembre andrà meglio! Comunque dopo sono tornata a
casina e di notte mi sono messa a scrivere la scenetta che troverete ad
un certo punto di questo cap (che tra l'altro è lunghissimo
XD!!!) e che va beh....Io ve l'avevo detto che la mia mente stava
partorendo qualche capitolo hard...Cioè, calma...hard è
una parola grossa, anzi enorme, diciamo hard per i miei standard di scrittrice.
Niente di che, davvero. Penso che nessuno ne rimarrà sconvolto.
Tranne me: infatti ieri notte devo essermi addormentata sulla scrivania
e quando mi sono svegliata col torcicollo ho chiuso tutto e mi sono
buttata sul letto vestita a dormire. Poi stamane accendo il computer e
mi metto a rileggerla: tra un pò mi strozzavo con il thè;
mi sono detta...ma a che cavolo stavo pensando XD?!
Comunque sul serio non mi sembra il caso di alzare il rating...arancione è più che sufficiente, credo...
Sentite, ditemi voi, ok? Anche perchè tra un pò di capitoli ne ho in mente una che è da vietato ai minori di 21( cloe smettila di dire cavolate...al massimo ai minori di 12!!)
Va beh, comunque adesso vado a dormire (cacchio è
già mezzanotte e e mezza!) che domani (cioè oggi adesso
che ci penso bene...) ho l'esame di letteratura inglese. Poi pausa fino
al 29 per fortuna, quindi ho deciso che quando torno a casa mi piazzo a
scrivere e vi regalo presto un nuovo chappy.
Cerco di dividerli meglio, farli un pò più corti e
postare al max ogni 5 giorni (come una certa persona mi ha giustamente
chiesto...) Perdono!!!
Ringrazio come al solito tutti
voi che continuate a seguirmi e mi raccomando....recensite, che fate
un'opera buona e sollevate il morale di una povera universitaria neo-
bocciata!!!
Ah, metto l'asterisco dove inizia il pezzo zozzo...nel caso qualcuno nn lo voglia leggere almeno sa dov'è!
P.s.= Sono tre giorni che nn accendo il pc e non mi aggiorno con le
vostre ficcy...sono in astinenza. Capita anche a voi o sono malata io?
Xo Xo Cloe
Mentre ci avvicinavamo vedevo i miei genitori circondati
da Carlisle, Esme ed una saltellante ed entusiasta Alice. Mamma
sembrava pendere completamente dalle labbra di Carlisle, probabilmente
stava facendo dei pensieri su cui speravo ardentemente che Edward non
si soffermasse…
Papà invece…
Beh papà sembrava decisamente contrariato dell’imboscata dei Cullen.
Mi sorpresi nel rendermi
conto che la paura, la tensione e l’angoscia che mi avevano
attanagliato sino a pochi momenti prima erano quasi del tutto scomparse.
Forse perché sapevo che i miei bambini stavano bene…
Forse perché avevo una famiglia che mi sarebbe stata vicino…
O forse semplicemente
perché ero certa ormai che il legame tra me e l’uomo che
amavo era così forte che nessuno, tantomeno mio padre, avrebbe
potuto spezzarlo.
Tutta la famiglia Cullen ci
aveva notati e a velocità quasi umana ci vennero incontro
sorridenti seguiti a ruota dai miei genitori.
“Oh Bella…siamo
stati così in pena per te! Non farci mai più prendere uno
spavento simile.” Esme tentò di abbracciarmi ma ci
rinunciò presto visto che Edward non sembrava disposto a
mollarmi.
“Scusate. Mi dispiace
davvero di avervi fatti preoccupare ma io e i bam…cioè,
noi stiamo bene.” Dissi quel noi in modo molto vago:
probabilmente i Cullen avevano sentito tutta la conversazione tra me e
Carlisle…ma i miei genitori no!!
“Sono solo un
po’ stanca…e preferirei sgranchirmi le
gambe…” aggiunsi lanciando un occhiataccia ad Edward.
Lui mi appoggiò
delicatamente a terra senza, però, smettere di circondarmi la
vita con entrambe le braccia. Avrei preferito vivamente che non lo
facesse. Non perché non lo volessi ma avevo visto che la faccia
di mio padre stava letteralmente passando da una debole tonalità
rosata ad una decisamente color vermiglio, e questo era sempre, sempre
preannuncio di catastrofe…
“Bella, sul serio ti
senti bene?” Charlie continuava a lanciare sguardi carichi di
odio a Edward come a sottolineare che la causa di ogni mio male era,
ovviamente, lui.
“Sì
papà…te lo giuro.” Controvoglia mi separai da
Edward e mi strinsi a mio padre “Ed è solo merito tuo. Ci
hai salvati, ci hai portati qui così in fretta…davvero,
ti voglio bene…”
Lo sentii tremare a quelle parole.
“Sì beh…sono un poliziotto. Devo pur mantenere il sangue freddo, no? E poi…ti, no vi voglio bene anche io…” balbettò visibilmente emozionato.
Sentivo chiaramente che stava
facendo il possibile per non piangere di fronte a tutti: quello era un
momento speciale, un momento solo nostro…
Sentii dentro di me la
necessitò di essere totalmente sincera con lui, in fondo glielo
dovevo dopo tutto l’amore e il sostegno che mi aveva dato in quei
mesi.
Già, la verità.
Presi un lungo respiro e dopo aver afferrato di nuovo la mano di Edward mi decisi a parlare.
“Mamma,
papà…forse è il caso che vi sediate” Li
costrinsi a sedersi sulle poltroncine mentre il resto della
famiglia rimaneva in disparte per darci un po’ di intimità.
“Tesoro, è
qualcosa di grave?” Reneè che fino a quel momento era
rimasta stranamente silenziosa ora era visibilmente preoccupata.
“No, no” la
rassicurò Edward lanciandole uno di quei sorrisi che avrebbero
fatto venire un infarto a qualsiasi donna “A proposito, da gran
maleducato non le ho neppure detto quanto mi faccia piacere
rivederla…”
“Fa …fa… piacere anche a me Edward..” Deglutì rumorosamente.
Beh, almeno lei era già capitolata…
Edward mi strinse forte la
mano per infondermi coraggio “Noi…noi aspettiamo due
bambini. Sono due gemelli…”
Le reazioni dei miei furono estremamente diverse.
Mia madre si lanciò su
di noi abbracciandoci forte e poi si precipitò verso Esme ed
Alice con cui iniziò una fitta conversazione su carrozzine e
lettini, mentre mio padre…
Beh, diciamo che lui aveva ancora la bocca leggermente aperta e l’espressione vaga e fissa nel vuoto.
Non dissi nulla aspettando pazientemente che metabolizzasse la notizia e ricominciasse a respirare regolarmente.
Dopo quelli che a me
sembrarono svariati minuti di agonia, sembrò ricomporsi
abbastanza da riuscire a fissare Edward con aria truce e sibilare
“Io e te…nello studio di Carlisle. Dobbiamo fare quattro
chiacchiere noi due…”
Gli strinsi la mano. Avevo
una terribile paura che mio padre facesse qualche sciocchezza, anche
se, per fortuna, il fucile era rimasto a casa.
“Certo Charlie. Anche
io devo parlarle” Edward sembrava tranquillo come al solito. Mi
fece sedere e dopo avermi dato un rapido bacio sussurrò
“Andrà tutto bene. Stai qui tranquilla e aspettami con
Alice. Ti amo”
Annuii mentre lui e mio padre si allontanavano e sparivano alla vista.
Ero così preoccupata
che quasi non mi ero accorta che Alice si era appollaiata sulla sedia
accanto alla mia tenendo gli occhi bassi.
“Alice che c’è?”domandai in ansia.
Alzò il viso e potei
vedere i suoi occhi carichi di rammarico. Mi abbracciò forte e
sapevo che avrebbe pianto se avesse potuto.
“Mi
dispiace…sono stata un’incosciente! Dovevo tenerti
d’occhio, accertarmi che steste bene e invece…”
“Alice! Non è
stata affatto colpa tua. Nessuno pretende che tu sia onnisciente. E poi
sono io che riesco sempre a farmi male…” Le scompigliai i
capelli e lei mi diede un bacio “ Ma si può sapere che
stavi facendo per essere così distratta?”
Sorrise e mi fissò
maliziosa “Ti dico solo una cosa: io, Jasper e la nostra camera
da letto…Non credo vorresti sapere altro”
“Oh capisco”
ridacchiai “Beh in tal caso sono io a dovermi scusare con te per
l’interruzione, non il contrario….”
“Quindi, se non sei arrabbiata, puoi mettere una buona parola con Edward?”
“A proposito di cosa?” domandai curiosa.
“A proposito della
collezione autunno inverno di Vivienne Westwood a cui lui vuole dare
fuoco per punirmi…ti prego!”
Non potei fare a meno di
ridere del suo musetto implorante. Non le avevo neppure risposto che
lei mi saltò in braccio urlando “Grazie,
grazie…sapevo che mi avresti capita!!”
“Alice ma sei pazza! Le
fai male così!” La voce di Edward mi colpì forte
facendomi sobbalzare. Immediatamente mi scrollai da Alice e gli saltai
in braccio.
Arrossii e mi ricomposi quando mi resi conto che mio padre ci fissava a disagio.
“Bene.
Bella…puoi stare dai Cullen finchè non ti rimetti
totalmente” quelle parole sembravano costargli un certo sforzo
“Del resto parleremo poi con calma. Per ora la tua salute
è la sola cosa importante.”
“Grazie papà” Chissà che gli aveva detto Edward, solitamente era così irragionevole …
“Ci prenderemo cura di
lei” Esme era apparsa al mio fianco e mi carezzava gentile i
capelli “Diventerò nonna!!! Ma ci pensa Charlie? Ben due
nipotini in un colpo solo! Non è felice?”
Charlie la fissò
sorridendo debolmente: probabilmente era felice dei nipotini ma non che
il padre fosse Edward, che io avessi solo diciotto anni e che non fossi
sposata… D’altra parte rispondere male a Esme sarebbe
stato come sputare in faccia a Biancaneve , quindi si limitò a
grugnire qualcosa mentre ci dirigevamo verso la macchina.
Salutai i miei genitori
ascoltando tutte le loro raccomandazioni e, malauguratamente, anche i
commenti che mia madre mi fece all’orecchio su quanto, a parer
suo,Carlisle fosse ancora più sexi di Patrick Dempsey in
Grey’s Anatomy.
La zittii soltanto quando la feci promettere di venire a trovarmi il giorno dopo dai Cullen.
Mi dispiaceva veramente
lasciarli nell’imbarazzante situazione di dover passare la notte
soli sotto lo stesso tetto, ma volevo passare un po’ di tempo con
Edward…
Solo noi e i nostri bambini.
Finalmente riuscimmo a salire
in macchina e a partire; io me ne stavo seduta sul sedile posteriore
tra Edward, che mi accarezzava il viso cercando di rilassarmi, e Alice,
che, per qualche strano motivo, non riusciva a stare ferma e a smettere
di battere le mani fissando Edward.
“Alice…ma si può sapere che hai?”sbottai dopo qualche minuto di quella tortura.
“Oh Edward…”sembrava estasiata “Ho sentito e ho anche visto…ma non capisco quando…”
“Un’altra parola
e niente potrà salvare i tuoi vestiti dal diventare
cenere…” la minacciò lui.
Immediatamente si
ammutolì e io chiusi gli occhi. Ero troppo stanca per pensare a
cosa avessero da nascondermi quei due o quale folle nuovo
progetto stesse architettando quella pazza di Alice…
Probabilmente mi addormentai
in quel momento perché, quando mi svegliai ,mi accorsi di essere
sul divano dei Cullen avvolta in una calda coperta. La scarsa luce del
crepuscolo filtrava dalla finestra.
“Ciao..” biascicai assonnata.
“Ben svegliata Bella addormentata” Edward era seduto al mio fianco, la mano intrecciata alla mia.
“Quanto ho dormito?” mi sembrava di aver appena chiuso gli occhi.
“Non molto…solo qualche oretta. Ti ha fatto bene comunque, mi sembri più tranquilla.”
Annuii e mi sporsi verso di lui “E sai cosa mi farebbe stare ancora meglio? Un bel bacio….”
Alzò gli occhi al
cielo ma mi accontentò; dopotutto era utile fare la
malata…si ottenevano un sacco di cose con il minimo sforzo.
Il bacio stava diventando
decisamente più approfondito e interessante quando sentii
qualcuno schiarirsi la voce. Immediatamente mi staccai e vidi Carlisle
in piedi sulla porta con un vassoio in mano; ci guardava sorridendo.
Ovviamente avvampai e lui fu così gentile da tirarmi fuori da quella situazione imbarazzante.
“Bella…Esme ti ha preparato qualcosa prima. Hai fame spero…”
Non ci fu bisogno di
rispondere visto che il mio stomaco parlò per me: si mise a
gorgogliare impaziente facendoci ridere tutti e tre.
“Mi dispiace creare tutto questo disturbo…Non è un problema venire in cucina, davvero”
“Non essere sciocca.” Mi ammonì Edward “E’ anche casa tua questa ora…”
“Edward ha
ragione” Carlisle poggiò il vassoio sul tavolino
“Mentre il cibo si fredda ti spiace se ti visito?”
Scossi il capo “No, figurati”.
In realtà non avevo alcuna voglia di spogliarmi di nuovo ma se era per i bambini…
Carlisle mi misurò la
pressione e riascoltò i battiti dei bimbi; solo quando mi disse
che li sentiva entrambi piuttosto chiaramente riuscii a tirare un lungo
sospiro di sollievo.
Inconsciamente mi
portai le mani alla pancia e sorrisi a Edward che si chinò e
baciò la pelle del mio ventre.
“Ti amo” lo sentii sussurrare.
“Bella…”
Carlisle si schiarì nuovamente la voce “Avrei bisogno di
sapere…sai quando sono stati concepiti?” notai che Edward
fissava Carlisle intensamente; lo vidi scuotere il capo.
“Amore, vado a prenderti qualcosa da bere, ok?”
Annuii; lo conoscevo abbastanza da capire che voleva solo darmi un po’ di privacy
“Tredici
settembre…”balbettai non appena fu uscito “E’
stata l’unica volta, quindi sono sicura…”
Non era facile parlare
così della mia vita sessuale con quello che, praticamente ,era
un padre per Edward però…
Però mi sentivo
comunque a mio agio in un certo senso: Carlisle era sempre così
professionale e discreto che certamente non avrei potuto chiedere un
medico migliore.
“Quindi sei già alla quattordicesima settimana…E non ti eri accorta di nulla prima?”
“No. Non ci avevo
neppure pensato…credevo che fosse impossibile, sai. In effetti
mi sento un po’ sciocca, avrei dovuto capirlo…”
“Non sei sciocca”
mi tranquillizzò lui “Anche io non avevo mai sentito una
cosa simile prima d’ora nei miei trecento anni.Avevi
disturbi?”
“Più o meno i
classici credo” Mi stupivo sempre più di come fosse
facile parlare con lui “Nausea, stanchezza, qualche
capogiro…Ma pensavo fosse perché stavo male
per…beh, lo sai perché” Ora che mi sentivo un
po’ meglio non volevo certamente ritornare a pensare a quel
periodo di buio e disperazione e poi sapevo che Edward stava ascoltando.
Già buio e disperazione…
Mesi così
tremendi che si perdevano nell’oceano di dolore che mi
imprigionava, dove l’unica cosa che mi aveva fatto andare avanti
erano state le medicine…
Le medicine?
Alzai di scatto la testa
terrorizzata “Oh mio Dio Carlisle! Io ho preso…ho preso il
diazepam! Avrà fatto male ai bambini?”
“Aspetta…per quanto lo hai preso?”
Feci un rapido calcolo “Non più di due settimane credo…”
“Beh…non penso
abbia creato problemi, tranquillizzati. Chiaramente questi bambini mi
sembrano ben protetti e devono avere qualcosa dei vampiri”
sfiorò con la mano la mia pelle lì dove era simile alla
sua “E poi…hai oltrepassato il terzo mese, il rischio di
perderli è notevolmente diminuito anche se devi assolutamente
promettermi che non ti agiterai più, d’accordo?”
“Sì…”
le sue parole mi avevano tranquillizzata in parte, anche se non mi
impedivano di sentirmi terribilmente in colpa.
“E c’è
un’altra cosa che vorrei dirti…” sembrava
imbarazzato “Non vorrei che la prendessi male, non voglio farmi
gli affari tuoi ma…forse per un po’…è meglio
niente sesso. Potresti avere delle contrazioni”
Oh…beh, questo era decisamente imbarazzante.
“O..Ok “biascicai mentre mi rivestivo.
“Allora io vado a
caccia con gli altri…se avessi bisogno di me ho il cellulare.
Non esitare a chiamarmi, d’accordo?”
"Perchè..perchè siete andati tutti via?"
Sorrise "Volevamo lasciarvi un pò da soli, dopo tutto quello che è successo..."
“Grazie, grazie di tutto” risposi con sincerità mentre lui mi baciava sulla fronte e usciva dalla stanza.
Dopo qualche minuto sentii la porta d’ingresso richiudersi ed Edward ritornò in salotto come se nulla fosse.
Si comportava
all’apparenza normalmente: mi accompagnò in bagno, mi
aiutò a mangiare e passammo la serata abbracciati a guardare un
vecchio film in tv. Eppure…
Eppure sentivo chiaramente
che c’era qualcosa che non andava; ogni tanto sospirava e lo
sorprendevo a fissarmi amareggiato…
“Sei arrabbiato vero?” domandai mentre scorrevano i titoli di coda.
“Sì…” la sua risposta mi trapassò come una lama.
“Scusa” sussurrai
“Se l’avessi saputo…se solo avessi
immaginato…ti giuro che mai, mai le avrei prese…”
“Bella sei assurda.
Pensi davvero che ce l’abbia con te? Tu avevi tutto il diritto di
soffrire e di stare male…sono io l’unico che ha colpa in
questa storia, l’unico vero mostro…”
La sua risposta mi
lasciò sconcertata. Una parte di me era un po’ sollevata
che lui non fosse arrabbiato, ma l’altra parte era,
era…furiosa. Perché doveva sempre credere che fosse tutta
colpa sua? Avrei preferito che mi urlasse contro, che mi dicesse che
ero stata un’incosciente, che facesse qualunque cosa tranne che
crogiolarsi nel suo dolore, accidenti…
Mi scrollai dalle sue braccia
e mi diressi verso il bagno al piano di sopra “Vado a fare una
doccia” annunciai senza guardarlo.
Non avevo voglia di
litigare l’unica sera che potevamo stare completamente soli e
l’unico modo per far sbollire la rabbia era certamente una bella
doccia rilassante.
Funzionò: l’acqua mi sciolse i muscoli e, uscita, riuscii anche a essere un po’ meno arrabbiata.
Stavo per indossare un pigiama pulito che qualcuno, probabilmente Esme,
mi aveva lasciato sul ripiano, quando notai qualcosa d’altro
appoggiato a fianco.
Lo presi in mano e quasi
smisi di respirare: era un completino di pizzo blu composto da
canottiera e coulotte…un completino che lasciava ben poco
all’immaginazione…
C’era anche un
bigliettino sopra, appiccicato con lo scotch. Come se avessi avuto
bisogno di sapere di chi era stata quella brillante idea…
Comunque lo aprii e lo lessi.
Cara Bella,
Ciao!! Nel caso non
l’avessi capito sono io…Alice. Ti prego non ti arrabbiare.
So che Esme ti ha lasciato qui questo pigiama comodissimo (anche se a
parer mio molto poco fashion) e so che non dovrei sbirciare nel tuo
futuro ma, accidentalmente, mi imbatto sempre nella tua vita "intima"
quando ho una visione ultimamente. Metti questa cosuccia che ti ho
lasciato per andare a letto stasera e ti assicuro che avrai una bella
sorpresa…fidati!!!
Ricordati…mai scommettere contro Alice Cullen!!!
Bacio(ti voglio bene sorellina).
Rimasi per un attimo indecisa sul da farsi. Non mi sembrava che la
serata promettesse molto bene ormai, anche se non avevo comunque nulla
da perdere…
Afferrai il completino e me
lo infilai senza pensarci troppo. Probabilmente Edward avrebbe avuto il
broncio tutta la sera e non se ne sarebbe neppure accorto, ma tanto
valeva provare.
Uscii dal bagno con indosso solamente le coulotte di pizzo e la canottiera coordinata.
La luce era spenta in camera di Edward e mi ci volle qualche secondo perché i miei occhi si abituassero al buio.
Rimasi sulla porta e mi si bloccò il respiro.
Subito non lo avevo notato e, devo dire, mi ero un po’ spaventata…ma poi sì che lo avevo notato…
Edward se ne stava girato: il
suo corpo marmoreo appogiato allo stipite della porta finestra, il suo
sguardo perso nel buio della notte.
Non potei non notare che si
era spogliato e che l’unica cosa che, ormai, fasciava le sue
gambe perfette erano un paio di boxer neri.
Mi avvicinai
silenziosamente, anche se sapevo benissimo che mi aveva sentito, e lo
abbracciai da dietro poggiando le labbra sulla pelle della sua schiena.
“Sei
bellissimo…sembri un angelo” Le parole mi erano sfuggite
senza pensarci, ma erano solo la pura verità…
Rise e lentamente si girò permettendomi di stringermi al suo petto.
“Sei più bella tu. Specialmente stasera…ricordami di ringraziare Alice” sussurrò sul mi viso.
Il suo respiro e la sua voce
roca mi fecero arrossire e, sapendo che lui se n’era sicuramente
accorto anche al buio, mi affrettai a cambiare argomento.
“A cosa stavi pensando?”
“A quanto la mia vita
sia cambiata in così pochi giorni” sospirò
“prima vivevo in una completa oscurità. L’unica cosa
che mi teneva in vita era il tuo ricordo, sapere che senza di me
saresti stata felice…”
A quelle parole mi irrigidii:
non volevo ripensare a quel periodo, ai momenti senza
Edward…faceva ancora tutto troppo male. E non volevo che ci
pensasse nemmeno lui.
Mi strinse più forte
tra le sue braccia “Scusa se sono stato un idiota prima.
Ciò che conta è che ora siamo insieme…e io
diventerò padre e soprattutto…”il suo respiro era
di nuovo ad un centimetro dalle mie labbra “…tu sei di
nuovo mia, solo e soltanto mia…”
Cercai di non farmi stordire
dal suo odore e col tono più serio che mi riuscì
balbettai “Beh…solo tua mi sembra un po’
esagerato…Sono anche un po’ di Mike Newton. Mi
dispiace…ma come faccio a stare senza Mike Newton? Oh
Mike!!” Volevo provocarlo un po’…in fondo mi aveva
fatta arrabbiare!
“Ah sì?”
Le sue labbra si tesero in un sorriso sulle mie “Credo che
dovrò farti cambiare idea…spero solo che i miei metodi di
persuasione ti piacciano….”
*Mi
sentii sollevare da terra; Edward mi aveva preso in braccio come una
bambina facendomi allacciare le gambe dietro la sua schiena e le
braccia dietro il suo collo.
Le sue labbra si muovevano
dolci sulle mie mentre approfondiva il bacio. Un bacio che mi accorsi
presto non avere nulla di casto: era passionale, deciso,
potente…uno di quei baci che mi facevano sempre ribollire il
sangue…
Sentii le lenzuola fresche
sotto di me e aprii gli occhi:Edward si staccò e mi
fissò; anche se era buio il suo volto era così vicino al
mio che, per me, non era difficile osservarne i contorni e la
perfezione.
Glielo sfiorai leggermente con le dita e lui riprese a lasciare una leggera scia di baci sul collo.
Le sue mani percorrevano le
mie braccia, i miei fianchi, finchè si soffermarono sulla mia
pancia iniziando a massaggiarla delicatamente.
“Vi amo…siete tutta la mia vita…”
“Anche
io…” esitai “Anche noi, cioè. Mi prendo la
libertà di parlare per tutti e tre…”
Le sue dita fresche si
insinuarono sotto la canottiera e io trattenni il respiro mentre la sua
mano mi sfiorava delicata il seno.
Sembrava che il mio cuore
avesse preso a fare la ola nel mio petto; probabilmente se ne accorse
anche lui perché mi chiese apprensivo “Bella tutto bene?
Vuoi che mi fermi?”
“No! Ti prego, non ti
fermare…” Arrossi per la mia eccessiva veemenza, ma non
volevo assolutamente che smettesse…era troppo, troppo tempo che
volevo sentirlo di nuovo così vicino…
Lo allontanai per potermi mettere seduta. Lui non capì cosa volevo fare fino a che non mi sfilai la canottiera.
Non sapevo neppure io dove
avevo trovato il coraggio di compiere un gesto simile; tenevo gli occhi
bassi incapace di guardarlo.
D’un tratto le labbra
fredde di Edward si posarono sulle mie guance, cacciando via il rossore
che le aveva catturate e il suo corpo forte mi fece, di nuovo ,adagiare
sui cuscini.
Il suo respiro adesso era contro il mio orecchio.
“ Non ti
imbarazzare mai con me…sei la cosa più pura e bella che
io abbia mai visto, amore…”
Le sue mani ripresero a
tracciare dolci ogni singola possibile via sul mio petto mentre Edward
continuava a baciarmi il viso, le labbra, il collo…sempre
più in basso…
Fino a che non raggiunse un mio seno inturgidito accarezzandolo con la lingua.
Iniziai a tremare, un
po’ per il suo corpo freddo, un po’ per l’eccitazione
che provavo in quel momento. Tenevo gli occhi chiusi e cercavo di
respirare regolarmente…
Tutto inutile, sentivo perfettamente di stare perdendo il contatto con la realtà.
Le sue mani scesero delicate
sui miei fianchi fino ad insinuarsi rapide sotto la stoffa delle
coulotte: mi massaggiava i glutei delicato ma sicuro, attento ad ogni
gemito che usciva dalla mia gola. Le sue labbra intanto continuavano a
tormentare i miei seni lasciando dietro di loro scie gelati sul mio
corpo bollente…
Improvvisamente mi
sollevò di qualche centimetro la schiena e io capii quello che
voleva fare: stava cercando di abbassarmi le mutandine.
Era la cosa che più desideravo al mondo in quell’istante…sentirmi di nuovo parte di Edward ma…
Ma ricordavo anche le parole di Carlisle…
“Edward…Carlisle…i
bambini…” furono le uniche parole sconclusionate che mi
uscirono tra gli ansiti.
“Non
preoccuparti…” le sue labbra erano di nuovo sulla mia
guancia ora, quasi calde per il prolungato contatto col mio corpo
“non rischierò la tua salute o quella dei
bambini…Voglio solo…voglio solo coccolare un po’ la
donna che amo…mi sembra un mio diritto no?..”
Annuii non capendo bene quello che stava dicendo.
“Ti fidi di me?”
“Sì…oh
sì” la mia voce spezzata non era più di un
sussurro, ma sapevo che mi aveva sentito.
Le sue dita completarono il
lavoro che io avevo interrotto e il pezzetto di stoffa finì da
qualche parte sul pavimento…
Non sapevo dove, non mi importava…
L’unica cosa che
percepivo, l’unica cosa che il mio corpo avvertiva ormai era il
tocco delicato del mio uomo che lo faceva fremere per il piacere.
Si era scostato leggermente
da me e aveva infilato un ginocchio tra le mie cosce così da
permettermi di aprirle un po’ di più.
Improvvisamente non sentii
più la sua bocca sul mio viso e stavo quasi per protestare a
quella mancanza di contatto, quando la percepii, tiepida e umida sul
mio ginocchio: Edward stava risalendo lentamente il mio interno coscia
baciando ogni piccolo livido che ricopriva la mia pelle, ogni piccolo
graffio che mi aveva fatto Laurent…
Mi irrigidii per un secondo a
quel pensiero e lui se ne accorse; forzatamente si staccò, anche
se potevo continuare a sentire il suo alito fresco tormentare la pelle
sensibile del mio inguine.
“Bella? Ti fa
male?” cercava di trattenersi anche se lo sentivo benissimo che
anche lui era eccitato come me “Se non vuoi che lo faccia…
se non ti senti pronta…”
Lo afferrai per i capelli e riportai il suo viso all’ altezza del mio.
“Sono pronta. Ti amo…e ti voglio…” sussurrai al suo orecchio.
E sapevo che era vero. Lui non era Laurent.
Con lui non era schifoso, sbagliato…era solo giusto e perfetto, perché noi ci appartenevamo…
La sua mano scese delicata
percorrendo il profilo dei miei seni, il contorno del mio
ombelico…ma quando raggiunse il mio bassoventre si
arrestò.
“Sei…sei
sicura?” Era ancora titubante, ma era ridicolo che si facesse
tanti problemi; ero sicura che percepisse chiaramente
l’eccitazione che dilagava dal mio corpo.
Annuii decisa e incollai impaziente la mia bocca alla sua.
La sua mano si mosse decisa e sicura a cercare me, la parte più nascosta del mio corpo.
Un brivido mi percorse la
spina dorsale facendomi tremare quando percepii quel contatto: le sue
dita che prima mi erano sembrate quasi tiepide ora mi parevano gelate.
O forse ero io che, ormai, stavo letteralmente bruciando…
Le sentivo muoversi delicate e gentili…a momenti più veloci, a momenti più lente…
Mi stava letteralmente facendo impazzire e dovetti staccarmi dalla sua bocca per poter riprendere a respirare.
Edward si accorse della mia
necessità e prese a baciarmi il petto, non prima di avermi
sussurrato “Adesso rilassati…lasciati andare…”
Le sue labbra scesero
baciando con amore tutto il mio corpo fino a che non si schiusero tra
le mie gambe, prendendo il posto delle sue dita; le sue mani salirono,
aggrappandosi saldamente ai miei fianchi.
In un attimo di
lucidità mi resi conto che la mano che mi aveva accarezzato era
completamente bagnata e siccome lui non poteva sudare ero sicuramente
stata io, o meglio, il mio corpo…
In altre circostanze mi sarei
sentita imbarazzata, mi sarebbe sfuggita qualche lacrima o sarei
arrossita, ma non in quel momento…
In quel momento pensavo solo a me, a lui, a noi…
Alla magia dei sentimenti che mi regalava, all’amore che tentava di darmi e di trasmettermi…
Mi accorsi che mentre i miei
ansiti si erano fatti più ravvicinati e spezzati, anche la sua
lingua era diventata ancora più urgente e smaniosa. Si muoveva
rapida ed esperta dentro di me, regalandomi emozioni che mai
avevo provato, esplorando luoghi del mio corpo che, nei miei solitari
mesi di disperazione , pensavo che nessuno avrebbe mai esplorato…
Sentivo il fuoco che mi bruciava dentro crescere fino al punto che non riuscii più a contenerlo.
Mi sembrava che qualcuno gridasse, ma non capivo…sentivo uno strano ronzio nelle orecchie…
Forse ero stata addirittura io…
Mi contorsi sotto il tocco di
Edward mentre il mio corpo si tendeva ed io mi aggrappavo
spasmodicamente ai suoi capelli…il mio ultimo contatto con la
realtà…
Continuavo a respirare
affannata e il mio sangue pompava ancora furioso nelle vene quando
sentii Edward appoggiare il capo sul mio petto, le sue dita avevano
ripreso a scorrere lungo il mio corpo.
Tenendo gli occhi chiusi gli baciai il capo. Sapevo che lui stava ascoltando il battito del mio cuore…
“Ti amo..è stato
bellissimo” fu tutto ciò che potei dire quando
riuscii di nuovo ad emettere fiato.
Lui mi prese e ribaltò le posizioni stringendomi contro il suo petto marmoreo…il mio rifugio preferito…
Afferrò il lenzuolo e mi ci avvolse accuratamente dentro così che non iniziassi a tremare.
Rimasi qualche minuto
ferma in quella posizione a contemplare il suo corpo statuario
finchè non mi decisi ad agire.Con le dita iniziai a percorrere
il suo collo e i suoi addominali, fino a che non incontrai la stoffa
dei suoi boxer: mi misi a giocare con l’elastico non sapendo cosa
fare. La verità è che non sapevo cosa lui si aspettava
che io facessi e poi…
E poi a dirla tutta non ero certa che avrei saputo come farlo..
La mia mano tremò leggermente. Immediatamente Edward la prese e se la portò al viso baciandola con dolcezza.
“Bella…no”
“Io voglio solo renderti felice…come tu hai fatto con me” balbettai avvampando.
Avvicinò il volto al
mio finchè i nostri sguardi non si incontrarono “Io sono
felice, se tu sei felice, ok? E poi mi rendi l’uomo più
fortunato del mondo standomi accanto…te lo giuro”
Sapevo che stava
tentando di tranquillizzarmi, che le mie paure di non essere abbastanza
per lui erano solo una mia fissazione eppure…
Eppure non riuscii ad impedire ad una stupida lacrima di rigarmi la guancia.
“Bella che c’è?” Lo sentivo preoccupato adesso.
“E’ solo che sono
un disastro” sbottai arrossendo “Non…non so come si
fa…Ma come fai a stare con me?” domandai.
Mi sentivo terribilmente inadeguata e anche così stupida e impacciata.
Mi strinse più forte a
sé e scacciò la lacrima con un bacio “Non dirlo
mai…tu sei perfetta. Non devi pensare certe cose, capito? Sono
solo gli ormoni a farti sentire così…e poi è stata
una giornata pesante…” sospirò “Devi
dormire…”
“Non ho sonno” brontolai
“Bella..”mi ammonì
“E va bene, dormo…” mi arresi “Ma tu non andare via…”
“Mai” promise “Te l’ho detto…sempre e per sempre”
“E poi” esitai
vergognandomi un po’ delle mie parole “Prometti che avremo
altre notti così…”
Rise contro i miei capelli “Te lo giuro amore. Tutte quelle che vorrai”
Rassicurata da quelle parole
mi accoccolai meglio sul suo petto e facendomi cullare dalla sua voce
mi addormentai tra le sue braccia, fredde ma accoglienti.
Mentre le palpebre si abbassavano non potei fare ameno di pensare a quanto una certa persona avesse avuto ragione in fin dei conti…
Mai scommettere contro Alice Cullen!!
Fine
pezzo zozzo!! Visto...nulla di sconvolgente no? Mi era venuta una mezza
idea di finire il cap interrompendo la performance dei nostri amici sul
più bello...ma io nn sono così cattiva!!! Bacio e a
presto.
Grazie ancora per il vostro affetto XD!!!!
P.S.= E cosa sarà la cosa che rendeva così eccitata Alice
in macchina? No, non era la seratina piccante di Ed e Bella...è
un'altra cosa....scervellatevi!!!!
E cosa avrà detto Ed per convincere Charlie?!
Lo scoprirete nella prossima puntata...bacio. Stavolta sto zitta e vado davvero a dormire, buonanotte!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Confessions and Christmas decorations ***
cap 15
Ma
buonasera!!! Guardate un pò chi c'è!!! Ebbene sì,
eccomi tornata dopo questa assenza forzata! Vi informo che alla fine
sono riuscita a prendere 23 di spagnolo!!! Mi manca solo più
l'esame del 15 luglio e poi sono finalmente in vacanza!!! Grazie mille
per avermi aspettata e per avermi capita...siete state molto
comprensive XD!! Dovrò ancora studiare per il 15 ma penso di
riuscire ad organizzarmi...anche se devo anche aiutare una mia amica a
studiare per l'orale della maturità (che vi posso dire...bisogna
sempre essere pronti per gli amici!!). Questo capitolo è un
pò così...cioè, volevo fare risolvere un pò
il rapporto tra Rose e Bella quindi se è noioso scusate, ma io
mi riprometto di tagliare delle parti, di provare a fare i cap
più corti, ma ...non ho molta capacità di sintesi e mi
vengono sempre in mente milioni di idee!!!
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato il cap dell'avviso(
grazie,ora lo cancello...speriamo di nn metterne più!) e
...siamo arrivati a duecento preferiti!!!! Wow...non ho parole!!!
Dedico il cap a Letizia
che mi aveva chiesto un aggiornamento pre maturità e che nn ho
potuto accontentare!! Spero che ti porti fortuna per l'orale...mi
raccomando spacca tutto!!!!!
Oh, in fondo c'è una piccola sorpresina...cioè, una cavolata...ma voglio condividerla con voi...
Aprii gli occhi e vidi qualcosa di così abbagliante che quasi
fui costretta a richiuderli. Ma non era la luce del sole…era il
sorriso di Edward.
Col capo poggiato sulla mano mi fissava estasiato e felice.
“Mmmm…che c’è?”domandai ancora confusa seguendo la strada che percorrevano i suoi occhi.
A quel punto mi bloccai e rimasi pietrificata: il mio corpo non era poi molto più coperto del suo!
Immediatamente mi rifugiai sotto le coperte portandomi il lenzuolo fin sopra la testa.
“Smettila di fissarmi così…mi metti in imbarazzo…”
Ok, ero ridicola.
Perché diavolo mi comportavo così? In fondo avevamo
già fatto l’amore, mi aveva già vista nuda e poi,
dopo quello che era successo ieri sera…
Arrossii al solo ricordo:
quello che mi aveva fatto, il modo in cui l’aveva fatto e,
soprattutto, come mi ero sentita bene e a mio agio a stare di nuovo in
intimità con lui.
Mi sentii un po’ stupida così mi avvinghiai a lui iniziando a baciargli il petto; lo sentii ridere.
“Che c’è? Io sono una ragazza molto pudica sai?”
In una frazione di secondo
Edward infilò la testa sotto le coperte come me, schiacciandomi
leggermente contro il materasso.
Allontanò le mani che
avevo portato al viso e catturò le mie labbra con le sue; era un
bacio inizialmente lento e dolce che, però, divenne presto
qualcosa di più audace e profondo, mentre le sue mani mi
carezzavano i fianchi…
Intrecciai le mie gambe alle
sue e lo strinsi più forte a me, smaniosa di avere di più
finchè…finchè lui non si staccò
scoppiando a ridere.
“Questo non mi sembrava
il bacio adatto ad una ragazza pudica… E non mi sembravi molto
pudica neppure ieri sera a dire la verità…”disse
malizioso.
Mi ci volle qualche secondo per potermi riprendere e riuscire a mettere insieme una risposta coerente.
“Forse è tutta colpa di un vampiro dissoluto e lussurioso da cui sono stata traviata…”
“Oh povera fanciulla...”affondo il volto sul mio collo e inspirò forte il mio profumo.
Era davvero una bella
sensazione. Stare lì con lui, sentire il suo corpo contro il
mio….come se tutto il resto del mondo non potesse entrare o
toccarci minimamente.
“Non potremmo restare qui tutto il giorno? Solo io e te…” chiesi giocherellando con i suoi capelli.
“Veramente, quella che
di sicuro deve restarsene a letto sei tu. Carlisle pensa che dopo tutto
lo stress che hai dovuto subire in questi giorni un po’ di riposo
non possa fare che bene…”
“Carlisle è qui?” domandai scioccata
Annuì.
“Quindi anche tutti gli altri sono qui?”
“Sì…” alzò un sopraciglio senza capire “Esme ti sta preparando la colazione”
“Edward, io sono nuda e
tutta la tua famiglia è in casa? E se qualcuno entrasse e se
qualcuno venisse a…”
Mi tappò la bocca
impedendomi di continuare a parlare “Vado a prenderti il pigiama
in bagno. Così starai comoda”
“Grazie”. Mi
apprestai a cercare le mie mutandine e le trovai sotto il letto. Non
avevo idea di come ci fossero finite…effettivamente la notte
precedente la mia attenzione gravitava su ben altro…
Me le infilai e non ebbi neppure il tempo di alzarmi in piedi che lui era già vestito e pronto a sostenermi per la vita.
“Edward…” protestai
“Ah ah
ah…” mi bloccò lui “mi sembrava che avessimo
concordato che io ho il diritto di viziarti, no?”
“Sì ma…”
“Quindi è mio diritto, anzi dovere, fare ciò che è meglio per te, no?”
“Sì, ma…”
“Benissimo”
concluse “quindi se penso che vestirsi sia
un’attività che ti possa affaticare troppo ho il
diritto/dovere di farlo io al posto tuo, no?”
“Bene, bene…come
ti pare. Tanto si fa sempre a modo tuo” sbuffai scocciata mentre
mi vestiva come una bambolina e mi portava di sotto in braccio,
scatenando le risate di Emmet.
“Che c’è
Bellina? La notte di passione con Edward ti ha stancato al punto di non
riuscire più a camminare?Per fortuna che eravamo molto molto
distanti o avrei potuto avere dei danni psicologici
permanenti…”
Per Emmet smettere di fare
l’idiota era praticamente impossibile, ma questa volta non avevo
intenzione di fargliela passare liscia…
“Beh
sì…”risposi “Effettivamente Edward è
insaziabile. E penso che con un po’ di pratica batterà
presto i record della famiglia…”
Il mio fratello-orso mi
guardò per un istante sconvolto e poi scoppiò a ridere
“Eccetto i miei…”
“Soprattutto i tuoi
veramente…” continuai cercando disperatamente di non
arrossire; non potevo credere di stare parlando in quel modo!
”Sai Edward mi ha raccontato un po’ di cose e…sei un po’ ripetitivo in effetti…”
A quel punto scesi dalle
braccia del mio amore e marciai a passo spedito verso la cucina,
lasciandomi dietro lo sproloquio sconclusionato di Emmet
“Bella, stai bluffando.
Lo so…Ed, tu non le hai raccontato niente, vero? Vero? E poi io
non sono per niente ripetitivo…io ho moltissima fantasia in
realtà e …”
Mi richiusi la porta alle spalle e notai Alice che mi fissava sorridente appollaiata su uno sgabello.
“Ciao, ti abbiamo
preparato la colazione: cornetto, succo,uova strapazzate,pancetta e
toast…Spero che tu abbia fame!”
Sopra la tavola era imbandito una specie di banchetto: avrebbe potuto sfamare un’intera squadra di calcio!
“Non riuscirò a mangiare tutto. Spero che Esme non si offenda…” le dissi sorseggiando la spremuta.
“Anche Rosalie l’ha aiutata. La spremuta l’ha fatta lei…”
Immediatamente la risputai nel bicchiere.
“Rosalie? Rosalie Hale mi ha preparato la colazione?”
“Scusa quante altre Rosalie conosci?” mi domandò Alice.
“No…è solo che lei…lei mi odia dai, lo sappiamo entrambe.”
Alice chiuse la rivista che
stava sfogliando e mi prese la mano “Lei non ti odia Bella.
Davvero. E’ solo più difficile per lei…capirai
perché. Prova solo a darle un’altra
possibilità.”
Un’altra possibilità.
Già.
Rosalie da me avrebbe avuto
tutte le possibilità del mondo, avrei fatto qualunque cosa per
piacerle…il problema era che lei probabilmente non avrebbe mai
dato a me una possibilità…
“Niente cianuro nella spremuta quindi?” domandai sospettosa.
“Ma no…figurati.
E comunque non cercare di cambiare discorso, perché voglio dei
ringraziamenti coi fiocchi per il regalino di ieri signorina”
“Grazieeeee” la
abbracciai e le schioccai un bacio sulla pelle fredda “sei la
migliore sorella del mondo…anche se un po’ pervertita e
guardona!”
“Cosa?!” si staccò da me fingendosi indignata “Non è colpa mia se io possiedo la vista.
Anzi dovresti essere grata che la metto al tuo servizio. E poi non ti
conviene provocarmi perché potrei raccontare in giro dettagli
scabrosi su di te…”
“Tipo?” domandai preoccupata…non si sapeva mai cosa poteva fare Alice…
“Tipo, non lo so Oh Edward…Ti amo e ti voglio…” scimmiottò la mia voce così bene che per poco non mi soffocai col succo
“E poi potrei insegnarti a fare una certa cosa che ho visto non sei capace di fare…”
Mi bloccai con mezzo cornetto in bocca e con lo sguardo fisso su di lei; di cosa diavolo stava parlando?
Sicuramente non poteva avermi visto mentre…cioè il mio tentativo fallito di fare a Edward un…
No, sicuramente non si riferiva a quello. No certamente no.
Allora perché stava ridendo a crepapelle?
“Non so di cosa tu stia parlando”bluffai ingurgitando il boccone di cibo.
“Ah no?” continuò a stuzzicarmi lei “E le parole Oh Edward, non so come si fa non ti dicono nulla?”
Oh cavolo, sì che lo
sapeva!!!!!!!! Affondai la faccia nel piatto per cercare di nascondermi
ma non funzionò. Alice si avvicinò a me e mi passò
un braccio attorno alle spalle.
“Scusa…non volevo prenderti in giro. Non ti sei offesa, vero?”
Stava ovviamente facendo gli occhietti dolci e dispiaciuti…gli occhietti a cui non sapevo resistere.
“No” risposi
senza avere il coraggio di guardarla “e solo che mi sono sentita
così ridicola…”
“E’ normale
sai? Voglio dire…essere nervose e agitate…”
Sembrò riflettere intensamente su qualcosa per qualche secondo e
poi si aprì in un sorriso enorme.
Oh oh..quella era la faccia che stava progettando qualcosa.
“Ho un’idea
fantastica!!!! “ esplose ad un tratto facendomi sussultare
“Oggi mandiamo via tutti i ragazzi e facciamo una festicciola
pre-natalizia tra donne ti va? Mettiamo gli addobbi, chiacchieriamo,
mangiamo la cioccolata calda con i marsh mellows. Roba
così”
“Alice…non credo
che esista quella che tu chiami festa pre-natalizia tra donne. E poi tu
la cioccolata nemmeno la puoi bere…”
Lei alzò gli occhi al
cielo e sbuffò come si mi sfuggisse qualcosa di estremamente
ovvio “Bella, la cioccolata la mangi tu, e poi…esiste
sempre un motivo per fare festa!”
In quel momento entrò Edward ridendo insieme a mia madre e a Carlisle.
Lei sembrava completamente pendere dalle labbra di quest’ultimo:
sperai ardentemente che non facesse pensieri troppo poco casti!
“Bella tesoro, come ti
senti oggi?” Praticamente mi stritolò nel suo abbraccio e
mi mollò soltanto quando non avevo più aria.
“Bene davvero…”
“E stanotte stava anche
meglio a dirla tutta…” la voce potente di Emmet giunse
forte e chiara fino in cucina.
Mi sentii arrossire fino alla
radice dei capelli e cercai di sviare l’argomento come meglio
potevo.“E la tua serata come è andata?”
“Oh bene, anche se sai
anche tu che tuo padre beh…Comunque sai che non mi piace molto
Forks in generale…Però ho una brutta notizia: Phill
è tornato prima dalla trasferta e ora mi aspetta a Jacksonville,
e io davvero non so cosa fare perché…”
“Mamma” la
interruppi immediatamente “torna a casa. Davvero…Phill
è la tua famiglia e …”
“Anche tu sei la mia famiglia però…”
“Sì, ma io qui
ho Edward, Alice e tutti i Cullen…sono come una seconda famiglia
per me…E poi ho papà. Starò bene…staremo
bene” dicendolo mi sfiorai la pancia con la mano “Phill
invece a Jacksonville ha solo te…e nessuno dovrebbe stare solo a
Natale…”
“Ha ragione sai. In
fondo tu sei sempre stata così saggia. E tu sai badare a te
stessa…anche se mi dispiace tanto lasciarti…”
“Oh, dispiace anche a
me” la abbracciai di nuovo: non sapevo davvero cosa avrei fatto
se non l’avessi avuta vicina in quei giorni “ma puoi venire
a trovarmi presto…”
“O tu puoi venire a trovare me…”
Non potei fare a meno di ridere di fronte alla palese avversione di mia mamma per Forks.
“Beh…allora
penso che se per te non è un problema potrei prendere il primo
volo…Phill mi manca così tanto e Edward si è
offerto di darmi un passaggio fino all’aeroporto di
Seattle.”
“Non è un
problema…” la rassicurai mentre ci dirigevamo verso
l’ingresso “Starò benissimo e ti scriverò un
milione di mail al giorno…”
La baciai e la accompagnai
fino alla volvo di Edward quando mi accorsi che nessuno degli altri ci
aveva seguito…probabilmente per darci un po’ di privacy.
Tornai in dietro per
avvisarli che mia madre era pronta e li trovai tutti in salotto intenti
ad assistere ad un’animata discussione tra Edward e Alice.
“Edward, ti prego…Bella si divertirà! “
“Bella dovrebbe
essere a letto” ribattè lui fissandola intensamente
“e poi so che stai tramando qualcosa…”
“Io non sto tramando
proprio nulla” disse Alice nella voce più angelica che
avessi mai sentito…troppo angelica per i miei gusti…
“E poi Bella non ha nessuna voglia di stare a letto,caro mio. Diglielo anche tu Bella”
Oh oh.
Mi fissavano entrambi in attesa di una risposta, ma io non sapevo assolutamente che fare…
Insomma, non volevo far
preoccupare Edward, ma l'idea di passare un’intera giornata sotto
le coperte come una malata non mi allettava proprio..
“Ehm…penso che
magari potrei stare un po’ in salotto.” azzardai. Quando,
però, vidi lo sguardo accigliato di Edward mi affrettai ad
aggiungere “…magari seduta sulla poltrona?”
“Ah ah ah” Alice
si mise a saltellare battendo le mani come una pazza “Te
l’avevo detto che era quello che voleva!!!! E ora filate tutti
fuori: oggi la casa è solo nostra. Voi ragazzi fate un bel
giretto a Seattle e tu Edward fai…beh tu sai cosa devi
fare…”
“Carlisle…” Edward non sembrava minimamente disposto a mollare la sua posizione.
“Figliolo, Bella
starà bene. Se promette di non affaticarsi e di stare tranquilla
non c’è motivo per cui debba stare a letto. In più
io sarò soltanto in ospedale…una telefonata e arriverei
in pochi minuti.”
“Bene. Allora è
deciso. E tu…” Alice puntò il dito contro il petto
di Edward con fare minaccioso “Ti voglio fuori di qui in cinque
minuti…giusto il tempo di salutarla”
“Grazie mille per la
concessione…” ribattè lui acido fissando la sorella
che trascinava fuori gli altri tre completamente impotenti.
Edward si appoggiò al ripiano della cucina e inspirò forte. Brutto segno.
Sapevo benissimo che quando
faceva così c’era qualcosa che non andava; mi avvicinai e
gli diedi un leggero bacio sulla guancia.
“Sei arrabbiato?” domandai titubante.
“Non con te” si girò e mi abbracciò forte.
“Edward
senti…” non volevo assolutamente che lui potesse avercela
con Alice o con chiunque altro della sua famiglia a causa mia
“Alice vuole solo stare con un po’ con me. Come una volta.
Le sono mancata tanto e francamente è mancata anche a me
e…e mi piacerebbe passare di nuovo del tempo con lei. E ti
giuro, ti giuro che me ne starò buona:voglio dire, il massimo
che farò oggi sarà costruire qualche ghirlanda con i
pop-corn o appendere qualche festone sui corrimani delle scale
o…”
“No ti prego! Sta lontana dalle scale, dalle finestre e da qualunque oggetto contundente”
Sbuffai alzando gli occhi al cielo e poi gli lanciai un’occhiataccia.
“Scusa…”
disse lui prendendomi il volto fra le mani ed incatenando i miei occhi
ai suoi “penserai che io sia soffocante.”
“Penso che tu sia dolce
in realtà…” risposi sincera avvicinando le mie
labbra alle sue “…e penso che mi mancherai tantissimo. E
penso anche che avrò bisogno di un super mega ultra bacio per
resistere tutte queste ore senza di te…”
“La accontento subito signorina…”
Poi non sentii altro che le
sue mani sotto la mia maglietta e le sue labbra che si muovevano
esperte sulla mia bocca, sul mio collo, sul mio petto per poi posarsi
leggere sul mio ventre leggermente rigonfio.
“Voi due fate i bravi
capito? E prendetevi cura della mamma mentre non ci sono…”
Sorrisi a quelle parole…anche se io fossi stata un completo
fallimento come madre lui sicuramente sarebbe stato il padre migliore
del mondo…
“E ora vattene…ma torna presto!” gli intimai ridendo mentre lui oltrepassava la porta.
“Ti amo”
sussurrò mentre usciva lasciandosi dentro di me un strana
sensazione di vuoto. Era sempre così. Ogni volta che se ne
andava era come se anche un pezzo della mia anima se ne andasse via con
lui e per un po’ io non mi sentissi più completa.
Ma in fondo si trattava solo di qualche ora, sarei stata bene con Alice.
Come richiamata dalle mie
parole la mia sorellina entrò in cucina volteggiando come una
ballerina…solo molto molto più aggraziata.
“Benissimo…ora
possiamo metterci al lavoro. Vedrai che quando avremo finito questo
posto sembrerà la casa di Babbo Natale!”
In quell’istante mi
ritornò in mente la domanda che avrei voluto porre a Alice sin
da quando mi aveva proposto l’idea della festicciola
“Ehm…scusa, ma i vampiri festeggiano il Natale?”
Lei mi fissò e poi si
sbellicò in una fragorosa risata “Bella, a volte ha
proprio ragione Edward…sei totalmente assurda! Andiamo in
salotto, non sai che magie riesce a fare Esme, e anche Rosalie
con un po’ di impegno…”
A quelle parole sentii una fitta allo stomaco.
Benissimo: Rosalie.
Grandioso, davvero davvero grandioso…sicuramente sarebbe stata una giornata indimenticabile!
*************************
“Alice, non riesco a
finire queste cavolo di ghirlande di pop-corn!!” urlai ad un
certo punto esasperata dalla situazione: erano le due di pomeriggio e
io non ero ancora riuscita a finire neppure una di quelle stupide
decorazioni!
Il resto però era
filato liscio come l’olio:la casa sembrava veramente uscita da
una cartolina. Alice si era occupata di decorare la facciata e il
giardino e insieme a Esme e Rosalie avevamo addobbato l’albero di
Natale e appeso le calze al camino…e tutto senza neppure un mio
piccolissimo incidente quasi mortale.
Beh, più o meno.
In realtà ad un certo
punto avevo fatto cadere una pallina rompendola e, nel tentativo di
raccogliere i cocci, mi ero tagliata un dito. Visti i precedenti mi ero
sentita morire e avevo chiesto scusa per dieci minuti fino a che Esme
non mi aveva tranquillizzata dicendo che con un po’ di ammoniaca
non si sarebbe sentito più nulla.
Speravo solamente che Edward non si accorgesse del cerotto!
La voce squillante di Alice
mi riscosse dai miei pensieri “Bella, le finiresti se non ti
mangiassi tutti i pop-corn continuamente!!”
“Non è vero, ne
avrò mangiati al massimo una decina” ribattei facendole la
linguaccia “ e poi non è colpa mia se ho fame e se sono
nervosa: tu non vuoi dirmi che cosa doveva fare Edward a
Seattle...ti ho sentita prima in cucina, sai?”
“ Allora. Primo, non te
lo dico perchè sarà una sorpresa. Secondo,non puoi avere
fame perchè ti sei appena finita un’intera pizza tonno e
cipolle…e lasciatelo dire: aveva un odore nauseabondo!”
“E’ perché
tu non capisci la poesia e la bontà del tonno miscelato alle
cipolle!! Io e i bambini invece la capiamo…”
Risi insieme ad Alice e
dovetti ammettere che mi stavo davvero divertendo; insomma, pensavo
sempre a Edward, a cosa stesse facendo o se mi stesse pensando
però, tutto sommato, Alice aveva avuto davvero una bella
idea…mi era mancata tantissimo la mia sorellina.
Era davvero tutto perfetto…tranne per Rosalie.
Già,perché
Rosalie era stata con noi, ci aveva aiutate,aveva tagliato fiocchi,
appeso palline e… e non mi aveva rivolto la parola neppure una
volta.
Mai.
Neppure per chiedermi “Ehi, mi passi le forbici?” o qualcosa del genere.
Semplicemente mi ignorava del
tutto o, peggio, mi fissva in modo strano per qualche secondo
salvo poi ricominciare a ignorarmi quando io mi giravo a guardarla.
Sapevo benissimo che lei non
mi sopportava, che pensava che io fossi una minaccia per la sua
famiglia e per la sua felicità però…
Però quella situazione mi feriva. Anche se non avevo il coraggio di ammetterlo con Edward o con chiunque altro,mi feriva.
Mi feriva il fatto che quella che sarebbe stata la zia dei miei bambini quasi non riuscisse a respirare la mia stessa aria.
Mi feriva il fatto che non mi avesse mai dato neppure una possibilità…
Dovevo assolutamente parlarci.
Era da ore che ci pensavo
ormai, ma racimolare il coraggio era tutta un’altra storia;
eppure sapevo che quella sarebbe stata l’unica occasione in cui
avrei potuto dirle tutto quanto e, probabilmente, anche lei si sarebbe
sentita libera di fare lo stesso visto che non c’era Edward
pronto a difendermi.
“Ali, sai dov’è Rose?” domandai titubante ad un certo punto.
“In camera
sua…”lei mi lanciò un’occhiata carica di
significato e mi indicò le scale: probabilmente aveva già
visto tutto.
“Allora vado un attimo in bagno. Chiamami quando Esme ha finito i biscotti”
Mi avviai al piano superiore e mi fermai di fronte alla sua stanza; esitai svariati minuti,poi, presi un lungo respiro e bussai.
“Entra…” la voce melodiosa di Rosalie mi colpì e, girata la maniglia entrai.
Non ero mai stata nella
sua stanza: era molto ampia e luminosa e al centro torreggiava un
grande letto matrimoniale su cui vi era sdraiata Rosalie, intenta a
guardare distrattamente la tv.
Sembrava una modella su un set fotografico: accigliata, mi fissava aspettando che dicessi qualcosa.
“Possiamo…”esitai “possiamo parlare un attimo?”
“Certo…”
sembrava sorpresa della mia richiesta,ma spense la tv e si sedette
pronta ad ascoltarmi “siediti”
Presi posto accanto a lei col
cuore in gola e, non sapendo come iniziare, dissi la prima cosa che mi
passava per la mente “Rosalie, so che io non ti piaccio.”
Accidenti, complimenti per il tatto Bella! Riuscivo sempre a dire la cosa sbagliata al momento sbagliato…
“Bella, io non…” mi interruppe lei.
“No ti prego, lasciami
parlare. Ho una specie di discorso in mente e se mi fermi credo
che non ce la farò a dirlo , quindi per favore, per
favore..”
Annuì e io potei
continuare. “So di non piacerti. E non ti voglio fare una colpa
per questo. Vi ho incasinato la vita in così tanti modi e
così tante volte che…che, beh, ti capisco. Senza contare
che io non sono spiritosa e brillante come Alice o dolce come Esme
né…né tantomeno bella e perfetta come te o
Edward…Anzi, ti chiederai sicuramente come uno come lui faccia a
stare con una come me….e, e la cosa strana è che me lo
chiedo anche io ogni santo giorno. Ma per qualche strana ragione lui ha
scelto di stare con me e…e questo mi rende così
fortunata. In più ora ho scoperto che diventerò madre e
anche se sono emozionata e felice…sono anche spaventata da
morire…” presi un lungo respiro e ricacciai indietro una
lacrima “Sono spaventata perché penso che non sarò
all’altezza e che dovrò tornare a scuola col pancione e
che tutti mi guarderanno e mi giudicheranno… E l’unica
cosa che mi fa andare avanti sai qual è? E’ sapere che ho
questa famiglia che mi appoggerà e che mi
aiuterà…perché io avrò davvero bisogno di
tutto l’aiuto possibile…anche del tuo se puoi. E io non ti
voglio costringere ad accettarmi, solo…solo ti chiedo di darmi
una possibilità, magari…ti assicuro che non sono
così antipatica...”
Mi zittii, improvvisamente
conscia del flusso di parole senza senso che era fuoriuscito dalla mia
bocca. Le avevo parlato col cuore in mano di cose che non avevo avuto
il coraggio di confidare neppure a Edward o ad Alice e ora mene stavo
lì…lì ad aspettare che lei dicesse qualcosa o,
più probabilmente, mi mandasse fuori a calci.
Ed effettivamente qualcosa disse…qualcosa che mi lasciò senza parole.
“Sono stata una vera stronza, eh?”
“Come…?” balbettai senza capire
“Senti…non sono
esattamente abituata a chiedere scusa, quindi credo che ti dovrai
accontentare di queste. Io mi sono comportata da vera stronza con
te…ma se l’ho fatto era perché…perché
ti vedevo come una minaccia per la mia famiglia e in
più…” esitò come se si vergognasse ad andare
avanti “e in più…credo di essere stata davvero
davvero gelosa di te…”
Rimasi a fissarla con la bocca spalancata “Di me?!”
Cercavo seriamente di pensare
ad un universo parallelo in cui una ragazza come Rosalie potesse essere
gelosa di qualcuno come me e…e francamente non ci riuscii.
“Sì,
perché tu piacevi a tutti. Davvero, tutti ti hanno adorata sin
da subito e Edward addirittura ti amava…Edward che invece non mi
ha mai rivolto neppure uno sguardo in quel senso. E questa cosa mi
faceva morire di gelosia.”
Mi si gelò il sangue
nelle vene. Rosalie era… se lei era innamorata di Edward io non
avevo neppure una speranza; insomma era come se una cornacchia si fosse
messa a competere con un cigno…
“Tu ami Edward?” sussurrai cercando di trattenermi dal piangere.
“Cosa?” lei mi
fissò allibita per un istante e poi scoppiò a ridere
“No, Bella no. Per me Edward è come un fratello e ti
assicuro che sono totalmente innamorata di Emmet. E’ solo che io
ho sempre puntato troppo sulla mia bellezza e ho sempre pensato di
poter avere tutti gli uomini ai miei piedi e, invece, a lui non sono
mai interessata. All’inizio la cosa non mi infastidiva
perché a Edward non interessava nessuna in
realtà…ma poi sei arrivata tu e hai sconvolto tutte le
mie certezze. Io non riuscivo a capire che cosa avessi tu più di
me e, come una sciocca, mi sforzavo di non vedere tutti i lati positivi
che hai…e ti assicuro che se anche tu non li riesci a vedere
sono tanti. Sei una persona così buona, gentile, disinteressata
e coraggiosa. Hai lottato contro quei vampiri praticamente da sola per
salvare te e i tuoi bambini e …e sei venuta qui a parlare con me
anche se io sono stata sempre davvero perfida. Quella che
dovrebbe chiederti una possibilità sono io…non
tu…”
“Ma se non ce
l’hai con me…allora perché continui a ignorarmi?
insomma, a essere così fredda con me…”
“La verità è che ti invidio ancora molto per una cosa”
Alzai un sopraciglio in modo interrogativo e lei mi sfiorò la pancia con le dita.
“Oh…”
Avrei pensato a qualunque cosa, ma mai che il desiderio più
profondo di Rosalie fosse quello di diventare madre…
Restò in silenzio per qualche minuto e poi mi domandò “Cosa sai della mia storia, Bella?”
“Non molto in
realtà…” ammisi sincera, Edward non aveva mai
voluto entrare troppo nei dettagli su tutto quanto riguardava sua
sorella.
Rosalie prese un profondo
respiro e poi iniziò a raccontare “Era il 1933, io
avevo diciotto anni ed ero bella. Non mi curavo di nient’altro
che non fosse divertirmi o trovare un marito ricco….”
Non ci mise molto a
raccontarmi tutta la sua storia, la sua vita umana, la sua
trasformazione. Le sue parole mi colpivano penetrando dentro di me
lentamente ma indelebilmente…
Rosalie, che io avevo sempre
considerato così fredda e ostile, si stava aprendo con me per la
prima volta veramente. E la cosa più strana era che non sembrava
infastidita o scocciata, sembrava sinceramente a suo agio, proprio come
me…
Quando ebbe terminato con il
suo racconto rimasi a lungo in silenzio, incapace quasi di fissarla
senza nascondere il dispiacere che provavo per lei e per tutto
ciò che aveva dovuto affrontare nella sua vita.
Dopo svariati minuti presi
coraggio e le afferrai la mano sperando ardentemente che non mi
respingesse. Non lo fece, così mi azzardai a parlare.
“Mi dispiace…per
tutto. Ma sono contenta che tu ti sia aperta con me…mi sembra di
conoscerti un po’ meglio.”
“Fa piacere anche a
me” rispose lei stringendomi la mano “ma adesso dimmi tu
una cosa…davvero hai paura? Voglio dire..di quello che ti
dirà la gente…”
Sospirai e, sentendo la sua
domanda, mi si formò un groppo in gola. Se avevo paura? No, in
effetti ero solo terrorizzata...
Ma non volevo esagerare o Edward l’avrebbe sicuramente letto nei suoi pensieri.
“Beh…solo un
po’…” mentii “ma so che ho voi. Di quello che
dicono gli altri non mi importa.”
“Fai bene. E ricorda:
adesso hai anche me..” si avvicinò titubante
“Sarebbe ancora strano un abbraccio tra di noi?”
“No” risposi ridendo “non c’è nulla che vorrei di più…”
Mi avvicinai e mi strinsi a lei.
L’unica cosa davvero strana fu che in realtà…non fu strano per niente!
La stretta di Rose era forte e decisa ma delicata, mi sentivo al
sicuro con lei, e in quell’istante capii che al mondo adesso
c’era una persona in più su cui i miei figli avrebbero
potuto contare…
Eravamo ancora in quella
posizione quando un turbinio di capelli neri ci piombò addosso,
trasformando il nostro abbraccio in un groviglio a tre.
“Oh lo sapevo che vi
sareste chiarite!!! L’avevo visto io ma non volevo affrettare i
tempi!!! E così ora possiamo passare, finalmente, al vero motivo
per cui ho organizzato questa riunione tra donne!!!”
Immediatamente mi staccai e
la squadrai sospettosa “Io…io lo sapevo che avevi in mente
qualcosa! Ma sappi che qualunque cosa sia io non ne farò
parte…”
Mi fiondai verso la porta ma,
ovviamente, Alice fu più veloce: non feci neppure in tempo a
raggiungerla che lei l’aveva già chiusa a chiave.
“Bella non fare così…è per il tuo bene. Rose tu mi darai una mano”
“Di che si tratta?” domandò la bionda.
“Beh…”
rispose fissandola maliziosa “diciamo che ieri notte Edward ha
fatto una certa cosa con la lingua a Bella e ora lei ha bisogno che noi
le spieghiamo come ricambiare il favore…”
Rosalie scoppiò a ridere tenendosi la pancia..aveva capito.
E purtroppo avevo capito anche io!!
“No ti prego
Alice” iniziai ad implorarla “per favore non
farlo…sono sicura che quando sarà il momento mi
verrà naturale!!”
“Assolutamente no. Ti
verrà pure naturale ma qualche dritta viene sempre
utile…un giorno mi ringrazierai. E poi ho portato tutto il
necessario ormai:penna, blocco per prendere appunti e…due Calippi*.
Perché secondo me la pratica è meglio che la
teoria…Il tuo è al limone, invece il mio è solo
ghiaccio…”
Esasperata mi gettai sul letto completamente fucsia “Ti odio…”
“Dai Bella…” intervenne Rose “Alice è molto brava in certe cose credimi!!”
Scoppiammo tutte e tre a ridere e Alice ne approfittò per ficcarmi in mano il ghiacciolo.
“Allora”
iniziò parlando come un’esperta professoressa
“Partiamo con le regole di base….”
Sospirai e mi arresi al mio destino: qualcosa mi diceva che quello sarebbe stato un lunghissimo pomeriggio!
*Per
chi non lo sapesse il calippo è una specie di ghiacciolo che una
volta la mia migliore amica ha appunto usato per cercare di insegnarmi
a fare...beh, la stessa cosa di Alice. Inutile dire che mi sono
rifiutata, ma la forma si presta bene devo dire...
Eccovi la
sorpresina...l'immagine del mio nipotino!!! Scusate se ve la ficco
quì, ma io ne vado così fiera che la mando a chiunque!!!
Spero vi piaccia...non è molto carino?Va beh, forse sono di
parte...vi bacio e a prestissimo
Xo Xo Cloe
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Christmas Eve ***
cap 16
Allora
belle fanciulle...già vi dico che vorrete uccidermi arrivate
alla fine. Scusate se tronco così,ma avevo scritto tipo 28
pagine di word e mica potevo postare tutto o mi morivate...E poi ci
vuole un pò di suspense, sennò nn c'è divertimento
e io vi voglio vedere trepidanti in attesa!!! Sono molto felice che lo
scorso chappy non abbia annoiato...penso che presto la nostra allieva
avrà occasione di mettere in pratica ciò che ha
appreso...ehm...sempre se viene una cosa non troppo oscena!!!
Che palle, è sabato e io nn posso uscire perchè devo fare
la baby sitter. Posto mentre i mostri giocano...praticamente mi sento
come imprigionata in un episodio di SOS TATA senza la
tata...cioè, la tata sono io, però nn mi obbediscono
neppure lontanamente...sob!!!
Va beh, vi ringrazio perchè abbiamo superato i 210 preferiti e i
100 seguiti...wow!!! Recensite numerosi che se siete buoni domani vado
a finire il prox cap e svelo il finale...e magari mi ci metto d'impegno
e vi rispondo!!! Tanto ho deciso che il 15 nn do l'esame perchè
nn ce la faccio più a studiare...apro il libro e preferirei
spararmi su un piede, quindi ho deciso di lasciare perdere...
Vi saluto e vi bacio
Xo Xo Cloe
BELLA
“Bella…questo è perfetto!!”
Alice saltellava da una parte all’altra del negozio senza darmi
tregua neppure per un secondo. Beh d’altronde dovevo
immaginarmelo quando avevo accettato stupidamente di
accompagnarla…per quella vampira la più grande passione
iniziava con la s, ma non era il sangue…era lo shopping!
“Alice, lo hai già detto per gli ultimi tre vestiti!”
“Non è mica colpa mia se a te non va mai bene nulla!! Uno
è troppo corto, uno è troppo lungo, uno è troppo
scollato…fidati di me. Su questo non ci saranno obiezioni!”
Alice sparì di nuovo tra gli scaffali per andare a recuperare il
vestito mentre io me ne stavo costretta su una comoda poltrona fuori
dai camerini.
Già, perché una delle condizioni necessarie per
permettermi di uscire poste dal mio ragazzo, era che io camminassi il
meno possibile, che non mi affaticassi e, cosa ancora più
fondamentale, che ci fosse sempre una vampira a supervisionarmi.
Alice era partita alla ricerca dell’abito perfetto per me,
Rosalie invece, alla ricerca dell’abito perfetto per lei che,
conoscendola, non avrebbe fatto fatica a trovare: qualunque abito
diventava perfetto se indossato da lei!
“Bella, adesso chiudi gli occhi.” Il folletto malefico era appena tornato nascondendo qualcosa dietro la schiena.
“Alice…” sbuffai scocciata “Dammi quel vestito e non parliamone più…”
“Ho detto chiudi gli occhi…”
“Ok, ok…” li chiusi e, quasi mi spaventai quando sentii che mi stava bendando con un nastro.
“Alice…” protestai inutilmente.
Mi fece alzare e sentii che mi portava in un’altra stanza chiudendo la porta: dovevamo essere entrate nel camerino.
“Ok adesso ti spoglio e ti metto il vestito. Fai la brava..”
“Ma perché? Scusa ma so vestirmi da sola!”
La sentii chiaramente sbuffare “Perché così ci
sarà un maggior effetto sorpresa quando te lo vedrai addosso,
no?! E poi, lasciami divertire…lo sai che io non ho memoria
della mia infanzia; non mi ricordo di aver mai giocato con le
bambole,di essermi divertita a cambiarle d’abito…Bella,
fallo per me…cosa ti costa essere per un paio d’ore la mia
bambola formato gigante”
“Certo certo…” Tanto Alice sapeva benissimo che non
avevo il coraggio di dirle di no se tirava fuori la sua storia triste o
se faceva la vocina addolorata…accidenti!
Però dovevo ammettere che era quasi divertente anche se essere
completamente al buio non aiutava le persone con scarso senso
dell’equilibrio: almeno un paio di volte dovetti aggrapparmi a
lei per evitare di cadere.
Per fortuna che Rosalie non era entrata in camerino con noi. Non che
lei non fosse gentile con me, anzi, il nostro rapporto era migliorato
sensibilmente. Ancora non eravamo grandi amiche come me ed Alice ma
sentivo che lo saremmo diventate…
Solamente… lei era così perfetta…e io invece, beh…
“Alice…” domandai mentre mi allacciava l’abito
sulla schiena “si vede già un po’ la pancia? Mi
avrete fatta ingrassare di tre chili in questi due giorni. Di questo
passo Esme mi farà diventare un pallone…”
“Sì…si vede un po’. Ma non dire idiozie.
Anche se stai leggermente meglio di quando ti ho ripescata come un
gattino mezzo annegato a La Push ancora devi rimetterti. E
poi…sei autorizzata a mangiare e ad ingrassare un po’: sei
incinta!”
“Ma tu credi…” esitai un attimo “credi che a
Edward piacerò ancora? Voglio dire, col pancione e tutto il
resto…”
“Bella!” mi abbracciò e sentii che posò le
sue mani sulla mia pancia “Edward ti amerebbe anche se ti
spuntasse una testa in più o una verruca sul
naso…figurati se gli importa qualcosa di qualche chilo.
L’unica cosa pallosa sarà che il pancione vi sarà
un po’ d’intralcio durante le vostre seratine
piccanti!”
“Alice!” Cercai di colpirla ma non toccai altro che l’aria intorno a me.
“Scusa…ma dopo quello che ti ho insegnato mi aspetto
grandi cose da te! E ora fuori da qui: vediamo se ti piace il
vestito.”
Detto questo mi trascinò con grazia fuori dal camerino e mi immobilizzò, probabilmente davanti ad uno specchio.
“Wow ti sta benissimo!” la voce di Rose giunse dalle mie
spalle: doveva essere tornata dalla sua battuta di “caccia”.
“Allora, Bella…sei pronta?” Alice sembrava eccitata come una bambina a Natale.
Annuii e lei mi tolse la benda scura dagli occhi. Ci misi qualche
secondo a riabituarmi alla luce ma poi fissai lo specchio e…
Wow…
Avevano ragione: quel vestito era semplicemente perfetto!
Blu notte, scendeva morbido fino al ginocchio; una fila sottile di
strass lo arricciava leggermente sotto il seno donandogli
luminosità: sembrava fatto apposta per me!
“Alice è splendido…davvero, non so cosa dire. A
parte il fatto che hai il gusto migliore dell’intero
universo!”
“Lo so…” mi osservò compiaciuta “Allora lo prendiamo?”
Stavo per annuire e correre a pagarlo quando mi ricordai di una cosa fondamentale: il prezzo.
Presi il cartellino e quasi mi venne un infarto. Avremmo dovuto optare
per qualcosa di diverso perché quel vestito era assolutamente al
di là di ogni mia possibilità economica. Quasi mi
dispiaceva un po’ dirglielo: sembravano contente e felici almeno
quanto me.
“Alice. No, non posso prenderlo.” Risposi “Costa 480
dollari. Non posso assolutamente permettermelo….”
Le due ragazze si fissarono per qualche secondo e poi scoppiarono a
ridere abbracciandomi. “Bella. Era implicito che l’avremmo
pagato noi. Ormai fai parte della famiglia, sciocchina!”
“Ma io, non voglio.” Protestai “Sicuramente farete
già tanti regali ai bambini. E poi dove diavolo lo metterei io
un vestito così bello ed elegante?”
Alice lanciò una strana occhiata a Rose e poi mi disse con
nonchalance “Beh…stasera è la vigilia di Natale e
Edward varrà darti…beh, vorrà darti il suo regalo
e festeggiare. E poi mettila così: questo è il nostro
regalo di Natale, e un regalo non si rifiuta…sennò ci
offendiamo!”
“E va bene…” mi arresi “lo prendo. Ma poi
basta regali così costosi e che io non posso assolutamente
ricambiare. Anzi, spero che Edward non abbia speso
troppo….”
“Oh…non ha speso neppure un centesimo, te lo giuro.”
rispose Rosalie beccandosi una gomitata nelle costole da parte di Alice.
Mmm…quelle due mi stavano sicuramente nascondendo qualcosa. E
visto il loro grado di eccitazione doveva essere qualcosa di grosso: di
solito sapevano mentire molto meglio.
Uscite dal negozio mi costrinsero a comprare anche un coprispalle e un
paio di ballerine molto carine ma, per mia fortuna, anche molto comode.
il centro commerciale stava per chiudere; ormai si aggiravano soltanto
gli ultimi ritardatari alla ricerca di qualche regalo dell’ultimo
minuto(quello che faccio sempre io cioè) e anche le mie due personali aguzzine si erano rassegnate a tornare a casa.
Stavamo camminando verso l’uscita quando, improvvisamente ,Rose
ci trascinò verso la vetrina di uno degli ultimi negozietti
ancora aperti: notai che vendeva splendidi abitini per bambini cuciti a
mano…sicuramente costavano un occhio della testa!
“Rose, no. Hai promesso…basta regali” la ammonii.
“No, io ho promesso basta regali a te. Non ho mai promesso basta
regali ai nipotini. Alice…guarda quella tutina rosa!! E’
bellissima…sembrerà una principessina!!”
“Hai ragione!” esultò felice Alice “Compriamola!”
“Ma sì certo…Perché non la prendiamo anche
azzurra già che ci siamo, visto che non conosciamo il
sesso?”. Ovviamente io lo avevo detto in tono sarcastico, ma loro
non sembrarono averlo capito perché mi portarono dentro di peso
sostenendo che fosse un’ottima idea. Mannaggia a me e alla mia
linguaccia!
Mi allontanai dalla cassa e, mentre aspettavo che loro pagassero, mi
misi a gironzolare tra gli scaffali: dovevo ammettere che quei
vestitini erano davvero piccini…Chissà se anche i miei
bambini sarebbero stati così piccoli e delicati, se avrei saputo
tenerli in braccio senza fargli male, se…
“Bella…ma tu cosa ci fai qui?” una voce super eccitata mi riscosse dai miei pensieri.
Mi voltai e mi ritrovai di fronte…oh, no!
Era evidente che quella giornata era stata troppo bella per poter durare.
“Ciao Jessica…” balbettai presa in contro piede.
“Ciao! Ti ho chiamata ieri ma tuo padre mi ha detto che non eri a
casa perchè avevi dormito da un’amica. Sai, io e Angela
eravamo preoccupate: non ti sei più fatta viva dalla sera che
siamo uscite…”
“Oh…ehm sì…scusa” cercai di accampare
una scusa che non fosse proprio una bugia “sono stata poco bene
e….ma come mai ancora in giro a quest’ora?”
“Cerco un regalo dell’ultimo minuto per mia cugina. Ha
partorito questa mattina e non so che prenderle. Ma tu? Come mai in un
negozio per bambini?”
Forse era stata tutta una mia impressione, ma avevo avuto la netta
sensazione che mi avesse fissato la pancia mentre me lo chiedeva.
“Oh…ehm…anche io…regalo…” accidenti, sicuramente ero arrosita!
“Sai…” continuò lei “per un attimo mi
è venuta in mente una cosa assurda che ho sentito…Mia
madre ieri è passata in farmacia e la ragazza che sta al banco
le ha detto che…cioè,le ha detto che tu sei andata
lì a comprare un test di gravidanza. Allora io le ho detto che
era impossibile perché tu non hai il ragazzo al momento visto
che Cullen ti ha lasciata….ops, scusa…so che ti da
fastidio parlarne. Insomma, dovresti dire a quella tipa di smetterla di
dire idiozie sul tuo conte perché….OH MIO DIO!”
Sobbalzai alla vista della faccia sconvolta di Jessica: fissava a occhi
spalancati un punto vicino a me. Mi voltai e vidi che Alice e Rose ci
avevano raggiunte.
“Ciao” Alice sembrava allegra come sempre mentre Rose era
distaccata e in disparte….non penso avesse mai sopportato molto
Jessica.
“Ciao…” Si vedeva chiaramente che era un po’
intimidita e totalmente sorpresa che loro fossero a
Forks…chiaramente con me. “Ma se voi siete
tornate…allora….”
Improvvisamente strabuzzò gli occhi e mi fissò come se
avesse finalmente compreso una profonda e assoluta verità.
Oh cavolo...no!!
“Ma allora è vero!! Tu sei…tu sei…”
Non volevo che lo pensasse, non volevo che lo
sapesse…perché sapevo che nel momento in cui lei lo
avesse detto sarebbe diventato di dominio pubblico.
“…sei incinta!!!!! Ma allora avevo ragione l’altro
giorno; e pensare che io volevo solo scherzare…”
“Shhh” ero disperata, perché doveva urlare a quel
modo?! “Jessica, ti prego cerca di tenertelo per te. Io e Edward
non vorremmo ancora proprio dirlo in giro,sai…”
“Aspetta” mi interruppe “Tu e Edward? Vuoi dire che
vi siete rimessi insieme? Beh…mi sembra giusto:anche se lui non
ti ama più deve prendersi le sue
responsabilità…”
Mi sentii pervadere da una strana irritazione: ma cosa diavolo ne
sapeva lei di quello che provava Edward per me? Non ci aveva neppure
mai parlato…
“Senti tesoro” mi sorprese il fatto che fosse Rosalie a
prendere le mie difese “Non che questi siano affari
tuoi…comunque loro stanno insieme perché si amano e
vogliono costruire una famiglia, intesi? Quindi tieni per te i tuoi
stupidi commenti inappropriati e fuori luogo.”
Si vedeva chiaramente che Jess stava morendo di paura
“Ehm..sì. Beh, sarà meglio che vada. Bella, auguri
allora…”
La ringraziai e mentre usciva dal negozio ridacchiando notai che
digitava frenetica un messaggio sul telefonino: perfetto, nel giro di
un’ora tutta la scuola superiore di Forks avrebbe saputo che
Isabella Swan era incinta…
Alice mi circondò le spalle con il braccio
“Scusa…ma non tenevo d’occhio il futuro della
Stanley. Deve aver deciso di entrare nel negozio all’ultimo
minuto.”
“Non fa niente” risposi stringendomi di più nel
cappotto: l’aria nel parcheggio era davvero fredda…non mi
sarei stupita se avesse iniziato a nevicare “Tanto prima o poi lo
avrebbero scoperto tutti: almeno così mi risparmierò la
fatica di dirlo io…”
Camminavamo veloci tra le auto; l’unica cosa che mi interessava
ormai era tornare a casa e rifugiarmi lì…lì dove
non dovevo avere paura di incontrare la gente, dove non dovevo
nascondermi, dove le persone mi amavano davvero…
E pensandoci improvvisamente mi sentii un pò stupida ed ingrata:
io ero incredibilmente fortunata e neppure me ne rendevo conto. Avevo
una, anzi due famiglie che mi amavano incondizionatamente, due bambini
in arrivo e soprattutto lui…Edward. La settimana scorsa non
avevo nulla, mentre ora ero la persona più ricca e fortunata
dell’intero pianeta…di quello che diceva la gente non mi
importava… non doveva importarmi nulla.
“Tutto bene?” Alice e Rosalie mi fissavano un po’
preoccupate; non mi ero neppure accorta che eravamo già alla
macchina.
“Sì…” annuii “solo…no,
niente.” Non volevo raccontarle le paure che avevo…un solo
pensiero non controllato e Edward avrebbe passato i prossimi mesi a
sentirsi in colpa per qualcosa che riguardava solo me e le mie stupide
fissazioni…
Salii in macchina sfoderando il mio migliore sorriso
“Allora…sbrighiamoci a tornare a casa, o non farete in
tempo ad agghindarmi per stasera. Potrei sapere che cos’è
il grande segreto che non volete dirmi?”
“Grande segreto? Io non so di cosa tu stia
parlando…”Alice aveva messo in moto e sfrecciavamo per le
strade a super velocità.
Non fiatammo più per quasi tutto il viaggio…probabilmente
avevano capito che l’incontro con Jessica mi aveva un po’
sconvolta ma non volevano mettermi pressioni e obbligarmi a parlare per
forza.
Le ringraziai mentalmente per quello: sentivo che per qualche motivo
quella serata sarebbe stata memorabile e volevo restare concentrata
sull’unica cosa importante: divertirmi.
Le due pazze mi portarono direttamente nell’enorme bagno di Alice
senza neppure permettermi di dare un bacio a Edward, anzi, a dirla
tutta,senza neppure permettermi di poterlo vedere. Che crudeltà:
in fondo a Natale bisogna essere tutti più buoni!
“Bella, non lamentarti” Rosalie aveva ormai quasi finito di
arricciarmi i capelli e anche la tortura trucco, ormai si era conclusa
“In fondo l’attesa aumenta il desiderio, no?”
“Sì sì…però…” bonfochiai
“Però adesso sei perfetta!” intervenne il folletto;
mi fece alzare in piedi e mi portò di fronte ad uno specchio.
“Accidenti siete state fantastiche. Ma sono veramente io?”
Non potei fare a meno di chiederlo…la ragazza nello specchio che
mi sorrideva era veramente…veramente bellissima:i boccoli scuri
ricadevano morbidi sulle spalle, perfettamente acconciati e il trucco
c’era ma era così leggero da non notarsi quasi.
Semplice ed elegante…come piaceva a me insomma.
“Ma certo che sei tu. E ora scendiamo di sotto che il tuo amato
ti aspetta e poi anche io devo preparare il mio regalino per
Jazz” mi guardò allusiva facendomi l’occhiolino
“Hai presente il completino rosso che ho comprato oggi?”
“Ma io credevo che fosse per te…”
Alice alzò gli occhi al cielo “Il completino in sé
era per me…il regalo di Jasper
sarà…togliermelo…”
Sentii vagamente Rosalie ridere ma già non badavo più a loro.
Guardavo solo lui: mi aspettava in fondo alla rampa di scale
sorridente, felice come non mai, e mi fissava come se fossi stata la
cosa più bella che avesse mai visto.
Indossava un bellissimo smoking nero che lo fasciava perfettamente e
metteva in risalto i suoi muscoli:Sembrava appena uscito da una
pubblicità o da uno di quei film degli anni quaranta…e
invece per qualche strana ragione era vicino a me!
Senza rendermi bene conto di quello che stavo facendo mi precipitai giù dalle scale e mi fiondai tra le sue braccia.
“Sono carina?”
“Tu sei sempre carina” sospirò “Ma stasera lo
sei ancora di più, e non credevo fosse possibile…”
Arrossii “Beh, la stessa cosa vale per te” Mi avvicinai al
suo viso e dischiusi lentamente le labbra sulle sue…
Non l’avessi mai fatto! Immediatamente mi sentii strattonare da
una Alice urlante “Bella, ti ho dato il mio rossetto edizione
limitata di Dior! A questa velocità mi consumi tutto lo stick in
una serata!!!”
“Ignorala” Edward continuava a baciarmi e sembrava incurante delle proteste della sorella.
“Ehi Bellina…” Uff adesso ci si metteva pure Emmet
“capisco che hai gli ormoni a palla…ma cerca di contenerti
almeno davanti a Carlisle ed Esme”
A quelle parole mi staccai immediatamente avvampando e mi accorsi che tutta la famiglia ci stava fissando sorridendo…
No, che figura.
“Va beh…” biascicai “Magari è meglio se andiamo…”
Esme mi abbracciò stretta e mi accorsi che era così
emozionata che se avesse potuto avrebbe certamente
pianto…chissà perché poi, andavamo solo a cena
fuori…
Edward mi condusse per mano fino in garage, accertandosi così
che non cadessi giù dalle scale rompendomi l’osso del
collo. Mi diressi verso la Volvo e mi sorpresi quando lui invece mi
tirò verso il fondo della stanza: davanti a me stava
l’auto più bella e scintillante che avessi mai
visto…anche più della Volvo che tanto amavo!
“Ma questa non è la tua Volvo…”
“No, quella è la macchina di tutti i giorni. Questa”
e battè piano sulla carrozzeria nera “Beh, diciamo che la
Aston Martin è solo per le occasioni molto
speciali…”
Mi aiutò a salire e dovetti ammettere che, anche se non mi
intendevo minimamente di auto, questa era davvero stupenda e
soprattutto comodissima.
Edward guidava veloce con una mano sola, l’altra, posata sulla mia pancia, era stretta tra le mie.
“Quindi hai detto che questa è un’occasione speciale? E potrei sapere dove stiamo andando?”
“Sì…pensavo che visto che è il primo Natale
che passiamo insieme dovremmo trascorrerlo in grande…”
Lo vidi chiaramente sorridere…mmm, sicuramente stava tramando qualcos’altro.
“Non hai risposta all’altra mia domanda…”
“No” continuò imperterrito “ e non ho intenzione di farlo…è una sorpresa”
Incrociai le braccia sul petto “Io odio le sorprese…non mi
starai mica portando a qualche altro ballo scolastico di cui io non
sono a conoscenza, vero?”
“No…ma ti devo chiedere un favore. Puoi metterti la benda
che cè lì per terra sugli occhi. Scusa, ma sennò
la sorpresa non riesce al 100% e ormai siamo quasi arrivati”
“Uffa” sbuffai “Anche tu con questa storia delle
bende. Ma è un vizio di famiglia allora!” La indossai
comunque: tanto otteneva sempre ciò che voleva da me…
Dopo pochi minuti sentii l’auto fermarsi e qualcuno che mi
prendeva in braccio e mi portava sicuro camminando nell’aria
fredda.
Poi entrammo in un posto caldo, sicuramente un luogo interno.
“Edward…mi sto spazientendo…”
“Bella, fai la brava su” rispose lui depositandomi su una
sedia; ovviamente mi fidavo di lui ma io…davvero odiavo le
sorprese.
“Ancora qualche secondo di pazienza e…voilà”
Improvvisamente mi sentii accecata dalla luce e, guardandomi intorno,
capii che eravamo…no, non ci potevo credere!
L’avrei riconosciuto tra mille quel posto…
Port Angeles
Era lo stesso ristorante dove avevamo cenato la prima sera in cui
eravamo usciti, la sera in cui lui mi aveva rivelato la verità,
la sera in cui era cambiato tutto tra noi…
E adesso quel posto era anche più magico: il nostrpo tavolo, lo
stesso tavolo a cui già avevamo cenato allora, era cosparso di
petali di rosa e qua e là qualche candela donava magia e
atmosfera all’ambiente.
“Ti piace?”
“E me lo chiedi…” domandai emozionata
“E’ lo stesso posto…lo stesso tavolo. Spero solo che
non ci sia la stessa cameriera”
Come attratto dalle nostre parole arrivò un ragazzo piuttosto
giovane a prendere le nostre, cioè le mie ordinazioni.
Non avevo neppure bisogno di prendere il menù, sapevo già
cosa avrei scelto “Allora” esordii sorridendo a Edward
“due coche e un piatto di ravioli ai funghi…più
grande che può, sto morendo di fame…”
“Solo se i funghi sono freschi però” intervenne
Edward “Sa, la mia ragazza è incinta…”
Il cameriere annuì e, stranamente un po’ sconsolato, se ne tornò in cucina.
“Perché glielo hai detto?” Insomma, non ne capivo il motivo…a cosa interessava al cameriere poi..
“Diciamo solo che stava facendo dei pensieri inappropriati…”
“Ma dai” risposi arrossendo “ti sarai
sbagliato… Piuttosto, come mai non c’è
nessuno?”
Il ristorante era completamente vuoto e silenzioso; solo ora mi accorgevo che era molto strano.
“Diciamo che per stare più tranquilli….” Si
avvicinò di più a me “Ho prenotato tutti i
tavoli…”
Solo l’arrivo del cibo e il fatto che fossi davvero affamata mi
impedirono di rimproverarlo: chissà quanto gli era
costato…e doveva ancora darmi il suo regalo!
Quel pensiero però mi fece ricordare una cosa importante: anche io dovevo ancora dargli il mio.
Inghiottii l’ultimo boccone e presi un pacco dalla borsa.
“Questo è per te…” dissi titubante “Non
è nulla di che…spero che ti piaccia.”
Era una fotografia di noi due: Edward mi teneva stretta mentre io
bevevo la cioccolata. Una cosa semplice insomma,eppure mi era
piaciuta sin da subito...mi dava una bella sensazione di famiglia...
Finii di mangiare mentre lui scartava il pacco con delicatezza: come
poteva essere altrimenti? Io di solito li distruggevo, mentre quando
lui ebbe finito la carta giaceva abilmente ripiegata sul tavolo.
“Bella…è il più bel regalo che mi abbiano
mai fatto. Ma non dovevi. Lo sai perfettamente che siete voi il mio
regalo più grande….”
“Sono contenta che ti piaccia” sorrisi felice “Ce
l'ha scattata Alice l’altro giorno…In realtà io non
ho fatto altro che comprare la cornice ma…”
“Lo terrò sempre con me” si avvicinò e
mi strinse forte a sé “Ti amo….”
Lo abbracciai più forte e affondai il volto nell’incavo del suo collo.
“E ora tocca a te…per il regalo e per la seconda parte della sorpresa…”
Lo fissai sospettosa.
“Ti giuro che non ho speso altri soldi, se è quello che ti preoccupa. Allora, pronta per andare?”
“Sono pronta per andare via di qui” Lo vidi sorridere
ricordando il momento in cui avevo già pronunciato quella frase,
quasi un anno prima.
“Che fai, ora citi te stessa?” mi chiese mentre lasciava
una banconota sul tavolo e mi sosteneva per la vita conducendomi fuori
dal locale.
“Beh…era una frase davvero d’effetto…”
ribattei; ora fuori era davvero buio, non si vedeva quasi nessuno ormai
per le strade.
Notai che Edward però non mi stava conducendo verso
l’auto, ma fuori dal centro, vicino ad un piccolo boschetto.
“Ehm…"domandai titubante " Dove andiamo scusa?”
“In un posto che raggiungeremo molto più facilmente se ti porto a piedi…o meglio, correndo”
Mi sentii annodare lo stomaco “No, ti prego. Non voglio vomitarti addosso!”
“Sciocchina, faremo in un attimo. E poi basterà che tu
tenga la bocca e gli occhi sigillati. Ti fidi di me?” Stava
facendo il sorriso che abbatteva ogni mia difesa…quello sghembo
e sensuale.
“Va bene” capitolai “Andiamo…”
Mi aggrappai forte a lui stringendomi nel cappotto e chiudendo gli occhi.
Lo sentii iniziare a muoversi e correre velocissimo: non l’avevo
mai sentito andare così veloce, doveva avere molta fretta e
molta energia.
Chissà qual’era la sorpresa, e soprattutto dove…
Avrei tanto voluto aprire gli occhi e dare una sbirciatina, ma
rinunciai: concludere la serata dipingendo un quadro astratto di
ravioli ai funghi sulla camicia di Edward non era proprio il mio
obbiettivo principale.
Stavo per iniziare a protestare sulla durata di quel viaggio quando lo sentii improvvisamente rallentare.
“Non guardare finchè non te lo dico io!” Mi sentii
depositare a terra; il pavimento però non era duro, sembrava
quasi di stare su un prato.
“Adesso puoi guardare!” La sua voce veniva da un pò distante.
Aprii gli occhi e rimasi abbagliata.
Era la nostra radura ma…era totalmente diversa…
Sugli alberi che la circondavano erano state appese centinaia di lucine
gialle che creavano un atmosfera stupenda…sembrava di stare al
centro esatto di una fiaba.
La mia fiaba.
Mi voltai e lo vidi appoggiato vicino ad un tavolino basso su cui troneggiava uno stereo.
Premette un pulsante e le note di una canzone che conoscevo benissimo iniziarono a diffondersi nell’aria.
“E’ la canzone che abbiamo ballato al ballo di fine
anno” sussurrai. Una lacrima riuscì a scappare dalle mie
ciglia rigandomi il viso.
In meno di un istante Edward fu al mio fianco e l’asciugò
con il pollice. Poi mi attirò delicatamente a sé e mi
fece salire sui suoi piedi…esattamente come quella sera.
Ma adesso era ancora più perfetto…perché non
eravamo solo io e lui…c’erano anche le due piccole vite
che crescevano dentro di me…
Avvicinandomi ancora di più a lui sentii che la mia pancia entrava in contatto con la sua.
“E’ incredibile…ti ricordi ancora della canzone…”
“Mi ricordo di ogni istante passato con te….”
Sentivo il suo respiro fresco sulle mie labbra. Presi io
l’iniziativa e lo baciai con passione…avrei voluto che
quel momento perfetto non finisse mai, che potessimo essere felici
così, per sempre.
Quando lui si staccò da me potei ricominciare a respirare e lo fissai dritta negli occhi.
“Ti amo…” speravo mi riuscisse a sentire anche se stavo singhiozzando.
“Anche io ti amo…sei tutta la mia vita…”
Appoggiai il volto sulla sua camicia e mi resi conto che in pochi
secondi era diventata zuppa; cercai di ricompormi e sollevai il viso
Mi accarezzò leggermente la guancia “ E' grazie a te che
ho ricominciato a vivere Bella. Io…io non so dove sarei senza di
te…non so come sarei potuto andare avanti se non fossi riuscito
a salvarti…”
“Edward…”lo interruppi.
“No, ti prego lasciami finire. Bella, tu sei entrata nella mia
vita come un uragano, come una meteora che ha incendiato il cielo per
la prima volta. Prima vedevo solo buio e…disperazione, stavo
attento a non amare,a non legarmi più di quanto fosse
necessario. Confondevo la mia vita con quella degli altri e niente,
niente aveva veramente senso per me. Poi tu hai rischiarato tutto con
la tua luce, con la tua forza, con la tua bellezza. Per la prima volta
in quasi cento anni ho sentito che forse c’era una speranza per
me…per noi…”
Annuii leggermente….sapevo perfettamente come si sentiva.
Esattamente come me: la mia vita poteva avere un senso solo se lui la divideva con me…
Stranamente però lo vidi esitare, quasi titubante…c’era qualcosa che ancora non mi aveva detto…
“Edward, che c’è?”
Si scostò un poco da me e…
e????? Eh, lo saprete solo continuando a seguirmi, no??? Vi giuro, non venite a prendermi a bastonate, vado a scrivere....
Ma secondo voi cosa sarà mai???? Forza su aguzzate l'ingegno!!! A prestissimo....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** The proposal ***
cap 17
Alloora,
qualunque cosa io scriverò ora è data dalla mia
follia…che ieri e oggi è all’ennesima potenza e non
so perché. Allora, vi racconto la giornatina di ieri. E chissene
direte voi, ma io ve la racconto lo stesso. Sono andata alla giornata
di orientamento dell’uni di torino perché diciamo che
vorrei fare giurisprudenza quest’anno. Ma io e la mia amica
eravamo fuori completamente…boh sarà il caldo. Allora
già per arrivare a Grugliasco ci abbiamo messo duecento ore e
trecento mezzi …ma alla fine siamo lì…dopo due ore
e mezza…ma va beh.
Va beh…la cosa di
giurisprudenza la ascoltiamo ancora attente, poi lei è
interessata a scienze della formazione e allora andiamo anche
lì…e lì inizia lo sclero di gruppo. Cioè io
avevo tipo un vecchio numero di Big, un giornale che praticamente
leggono le ragazze dai dieci ai17 anni e già dovrei vergognarmi.
Cmq c’era un intervista a Kellan Lutz e iniziamo a
scrivere sui margini tutte le sconcezze che gli avremmo fatto se
l’intervista l’avesssimo fatta noi…e vi censuro le
porcate scritte e le risate dove si giravano tutti…
Poi ad un certo punto lei fa
tutta eccitata “Guarda c’è Rob, c’è
Rob!!!”, ovviamente lei intendeva sulla rivista mentre io mi sono
messsa ad urlare “Dove, dove???” urlando
perl’aula…
Non so che mi succede, davvero…sembro ubriaca da un po’ di ore…boh nn ho bevuto niente…
Non so che cosa sto per
postare perché non sono nel pieno delle mie facoltà
mentali…quindi vi lascio…
Bye bye… Cloe
BELLA
Si scostò un poco da me e…
E poi fece qualcosa che mi lasciò completamente senza fiato.
Lentamente si inginocchiò davanti a me; una mano teneva stretta la mia mentre nell’altra c’era…
No…non poteva essere vero…
Questo era qualcosa che non avrei mai, mai immaginato…qualcosa che andava aldilà di ogni mio sogno...
Eppure non era un sogno…
Era la realtà: una bellissima realtà.
Nell’altra mano Edward
teneva un piccolo astuccio di velluto blu con dentro l’anello
più bello che io avessi mai visto: i piccoli diamanti che lo
incastonavano risplendevano luminosi nella notte.
“Bella…”
ero così persa nei miei pensieri che la voce di Edward
sembrò arrivare da molto, molto lontano
“Sai, la notte ti
guardo dormire e a volte mi sento quasi sopraffatto da quanto ti amo,
perché tu…tu sei meravigliosa. E francamente ancora non
mi rendo conto di come io faccia ad essere così fortunato da
averti nella mia vita. Ma tu ci sei…sei qui con me. Io so di non
essere perfetto e… non sai quante cose vorrei non aver
fatto nella vita, per poter essere anche solo lontanamente degno di te.
Ma sai qual è la cosa che mi tormenta di più? E’
quello che ho fatto a te. Tutto il dolore che hai provato a causa
mia… è qualcosa con cui dovrò convivere per
sempre.
L’unica mia certezza
è che voglio passare il resto dell’ eternità con
te…e ti giuro che mi farò perdonare. Ti giuro che
farò di tutto per renderti felice anche solo la metà di
quanto tu rendi felice me. Isabella Swan…vorresti farmi
l’onore di diventare mia moglie?”
Strinsi più forte la mia mano tra la sua e presi un bel respiro, cercando di capire se quel momento fosse vero…
“Edward “ sussurrai “Io…io non so cosa dire…”
“Devi solo dire sì….” Lo vidi sorridere tra le lacrime che in parte mi accecavano.
E in quel momento capii.
Che niente era davvero importante.
Né i commenti di
Jessica, né le critiche della gente, né
nessun’altra cosa che mi aveva così tanto
preoccupata…
L’unica cosa importante eravamo io, lui, e i nostri bambini.
Per sempre.
“Sì…sì, voglio sposarti” Quasi urlai buttandogli le braccia al collo.
Piangevo avvinghiata al suo collo senza sapere cos’altro fare.
“Ti amo…” fu l’unica cosa che ebbi la forza di dire.
“Ti amo anche io. Mi
hai reso l’uomo più felice del mondo stanotte.
Ma…” mi prese il volto tra le mani “Adesso mi
permetti di mettertelo al dito?”
Annuii e mi allontanai il
minimo indispensabile da lui; con delicatezza estrasse l’anello
dalla scatolina e lo fece scivolare sul mio anulare sinistro, dove
sarebbe rimasto…probabilmente per l’eternità.
L’eternità…
Quella parola mi fece rabbrividire per un momento.
Mi aveva riportato alla
memoria brutti ricordi…era proprio ciò da cui lui aveva
sempre voluto salvarmi: l’eternità di una vita dannata,
l’eternità di una vita a metà…
Che cosa era cambiato ora?
“Amore…” Edward mi riportò al mondo reale “Cosa c’è? Ti senti male?”
Scossi il capo “No,
è solo che…Mi chiedevo solo…tu hai detto
l’eternità? Voglio dire, hai intenzione
di…trasformarmi?” Dissi quell’ultima parola con
grande cautela, sapendo come avesse sempre odiato parlare
dell’argomento.
Ma io avevo bisogno di
risposte, avevo bisogno di sapere se con quella parola intendeva
semplicemente una lunga e felice vita insieme o…o
l’immortalità.
In quel momento una folata di aria gelida mi investì e io mi avvicinai a lui, cercando riparo.
Mi strinse e mi prese in braccio “Ne parliamo in macchina al caldo, vuoi?”
“Sì…” risposi col cuore in gola.
Mentre correva una miriade di pensieri mi frullavano nella testa: e se
non mi avesse voluta per sempre con lui? Insomma,
l’eternità era lunga e forse io avevo frainteso. Forse
credeva ancora che il meglio per me fosse restare umana in fin dei
conti, forse…
Basta.
Tentai di cacciare tutte le
mie paranoie fuori dalla testa e di pensare con lucidità alla
situazione, ma non fu facile. Sentivo il cuore battere impazzito e
sapevo perfettamente che lo poteva sentire anche lui.
Quando finalmente potei
salire in macchina mi sentii anche peggio: ormai dovevo affrontarlo,
dovevo affrontare la realtà. Dovevo farmi coraggio.
Edward mise in moto e la macchina iniziò a scorrere silenziosa per le strade.
Io guardavo fuori dal finestrino gli alberi che sfrecciavano. Piena di domande, piena di perché.
Mi portai una mano alla
pancia; magari i miei bambini sarebbero stati più simili a dei
vampiri…e allora sarebbero stati immortali, e avrebbero avuto
bisogno di me, della loro mamma. E se invece io fossi…morta?
“Piangi…?”
Edward mi sfiorò dolcemente il viso. Mi guardai intorno e mi
accorsi che ci eravamo fermati, probabilmente in uno spiazzo.
Sentii che mi slacciava la cintura e mi sollevava, sedendomi in bracciò a lui.
Mi cullò dolcemente massaggiandomi le braccia fino a chè non riuscii a ricompormi.
“Bella…”
lo fissai in viso e notai che sembrava disperato “Lo so
cos’hai. Tu hai paura. E ti capisco…la trasformazione
è davvero dolorosa; ma ne parleremo con Carlisle. Forse dandoti
tanta morfina non sentirai dolore. E comunque se tu non vorrai io non
ti costringerò mai a fare nulla. Non dovrai mai preoccupartene,
davvero. A me importa solo che tu sia felice….”
Lo fissai con gli occhi
sbarrati. Stava veramente dicendo ciò che pensavo? Che lui era
d’accordo a...a trasformarmi?
“Bella calmati non
devi…” Lo zittii baciandolo con passione. Lui
assecondò il mio bacio, ma sentivo che era sconvolto,
probabilmente pensava che fossi in piena crisi ormonale.
Iniziai a ridere e fui costretta a staccarmi per poter respirare.
“Tu…”
dissi asciugandomi le lacrime rimaste tra le mie ciglia “Mi vuoi
per sempre? Vuoi trasformarmi davvero? Oh…grazie Edward
grazie…”
Prese il mio viso tra le mani
e incastrò i miei occhi ai suoi “Pensavi…pensavi
veramante che io non ti volessi con me per sempre? Bella sei
assurda…non finirò mai di dirtelo. Sai benissimo che i
miei problemi con la tua trasformazione hanno ben altra natura.”
“Edward” lo
interruppi scoccandogli un’occhiataccia “Se è per la
storia dell’anima io…io credo che in fondo al tuo cuore
non ci creda neppure tu. Altrimenti non rinnegheresti la tua natura,
non ti rifiuteresti di uccidere esseri umani innocenti.Tu hai una
speranza, ammettilo…” Ritornai sul mio sedile e incrociai
le braccia al petto: non l’avrebbe avuta vinta con me, non questa
volta.
Lo sentii riavviare il motore e ripartire veloce nella notte.
“E’ solo una speranza…non una certezza. Te la senti di voler rischiare?”
“Sì” risposi senza pensarci neppure un secondo.
“sei disposta a rischiare di finire all’inferno?”
“Sì” ribadii ostinata.
“D’accordo allora…”
La sua risposta quasi mi fece cadere dal sedile “Scusa?”
“D’accordo…quando
i bambini saranno cresciuti, tra qualche anno ne riparleremo.E se sarai
ancora della stessa opinione….lo faremo.”
Quasi non potevo credere alle
mie parole. Stare con Edward per sempre, era l’unica cosa che
avessi mai desiderato davvero.Non c’era altro che avrei potuto
chiedere.
Forse solo…
“Vorrei che fossi tu a farlo. A cambiarmi, voglio dire…” Le parole mi erano uscite di getto, senza pensarci.
Lo vidi esitare per qualche
istante “Ok….facciamo così. Sarò io a
trasformarti a patto che tu mi prometta che ci penserai seriamente e a
fondo. E che tu faccia nel frattempo più esperienze umane
possibile.” Allungò la mano sorridendo
“Affare fatto socio.
Basta che un altro ballo scolastico non faccia parte delle esperienze a
cui ti riferisci” risposi stringendogliela
“e…penso che un patto vada sancito con un bacio”
Cercai di essere seducente ed
ammiccante ma in quel momento la mia performance venne rovinata da un
enorme sbadiglio che non riuscii a contenere.
Edward ridacchiò
mentre mi dava un fin troppo casto bacino sulla fronte “Adesso ti
porto a letto piccola. E’ veramente tardi…”
“Non ho sonno”
protestai guardando l’ora e sbadigliando nuovamente
“accidenti…quasi le due…è già
Natale”
Mi appoggiai sullo schienale
guardando gli alberi scorrere veloci nell’oscurità: non
volevo addormentarmi, ma il loro era un movimento ritmico e il sedile
era così comodo…
Mi accoccolai stringendomi
meglio nel cappotto e prima di rendermene conto mi addormentai con il
mio fidanzato che mi carezzava i capelli…
Strinsi la mano sul corpo
duro e freddo di Edward. Non volevo aprire gli occhi: ero ancora
decisamente assonnata e sapevo che l’unico antidoto alla
stanchezza era un bacio del buongiorno…bacio che oltretutto mi
doveva dalla sera prima.
“Allora “ mugugnai ad occhi chiusi “Pretendo un bacio
come immediato regalo di Natale. E questa volta sulla
bocca…non mi accontenterò di uno sulla
fronte.”
“Bella scusami ma ancora prediligo il genere maschile. Ma se
cambiassi idea…sarai la prima a cui mi rivolgerò”
Quella non era la voce di Edward…era la voce di…
“Alice” urlai sussultando “Ma sei impazzita. Dov’è Edward?”
Mi guardai attorno e notai che c’eravamo solamente noi due sdraiate sul letto.
“Dov’è Edward?” chiesi scocciata. Non ero più abituata a risvegliarmi senza lui al mio fianco.
“Non temere, il tuo fidanzato è di sotto a preparare una
splendida e nutriente colazione per te…” mi fissò
intensamente “A proposito…non hai nulla da raccontarmi
tu?”
“Io” domandai innocente “Proprio no….”
Ovviamente sapevo benissimo a cosa si riferiva, ma mi divertivo a
stuzzicarla un po’.
Riuscii a trattenere solo per pochi secondi le risate e poi la abbracciai con impeto urlando “Sono fidanzata!!!”
Ero così felice che avrei voluto gridarlo all’intero universo.
Alice ricambiò il mio entusiasmo e rotolammo insieme sulle
coperte ridendo come delle bambine. Quando alla fine ci calmammo lei mi
sussurrò “Lo sapevo, sai?”
Alzai gli occhi al cielo “Alice…certo che sapevo che lo
sapevi! Tutto quel terribile giro di shopping e i vostri discorsi
misteriosi…ero sicura che ci fosse in ballo qualcosa!”
“Beh sì…ma non sapevo come avresti reagito
finchè non hai detto sì. Quando l’ho visto e ho
fatto il resoconto agli altri erano tutti entusiasti!!!! Ho
passato il resto della nottata a riflettere sull’organizzazione.
Penso che dovreste farlo in primavera, magari qui a casa. Oh, e deve
essere certamente la sera così andiamo sul sicuro e per i
fiori…”
“Alice, Alice. Calma” scesi dal letto iniziando a mettermi
dei vestiti puliti che ,molto probabilmente, mi aveva preparato lei
“Non è il caso di pensare a tutto ora. Comunque, ti nomino
organizzatrice capo dell’evento. A patto che rispetti due
condizioni fondamentali: uno, voglio una cosa sobria e semplice,
e due, prometti che mi troverai un vestito che non mi faccia sembrare
enorme!”
Alice saltò in piedi battendo le mani contenta “Ma certo,
certo. Grazie, davvero. E’ importante per me organizzare il
matrimonio della mia sorellina.”
Mi avvicinai a lei e le schioccai un bacio tra i capelli corvini.
“Sono certa che farai una cosa magnifica…”
In quell’istante capii che era arrivato il momento di dirle
quello a cui avevo pensato sin dalla sera prima “ E poi, mi
sembrava scontato che la mia damigella si sarebbe occupata di tutto,
no?”
“Oh Bella…” mi fissava sconvolta.
La zittii con una mano ed estrassi un pacchetto dal comodino vicino a
me. Sembrava passata una vita da quando gliel’avevo comprato.
In quel momento avevo creduto che rappresentasse solo qualcosa che mi
avrebbe dovuto ricordar il suo tradimento, il suo abbandono…
Forse anche allora, inconsapevolmente, una parte di me sapeva il vero rapporto che c’era tra noi…
Le porsi il piccolo pacchetto e lei mi fissò stupita “Quando lo hai comprato? Non ti ho vista…”
“Beh, diciamo che in quel periodo non eri autorizzata a frugare
nel mio futuro” mi rabbuiai per qualche istante a quel pensiero
“ma forse nel mio cuore sapevo che ci saremmo ritrovate lo
stesso. Aprilo su”
Alice scartò lentamente il pacchettino e ne estrasse i ciondoli
che avevo acquistato a Port Angeles quasi una settimana prima.
“BFF significa Best Friends Forever. Ci sono incise le nostre
iniziali su ognuno dei ciondoli. Sai…non sono nulla di che. Ma
li ho visti e ho pensato a te. Anche se ti odiavo in parte,
perché te ne eri andata e mi avevi lasciata…”
ricacciai le lacrime date da quei brutti ricordi “Anche se
beh…io non ti ho mai odiata veramente. Perché sei stata
la prima persona nella mia vita che mi ha capita come una vera amica,
come una sorella. Perché è questo che tu sei per me
Alice…dalla prima volta che mi hai abbracciata tu mi hai fatto
capire che eri mia alleata. Sei una sorella Alice e lo sarai per
sempre….”
In quel momento sentii le braccia di Alice circondarmi e stringermi
forte; mi accorsi che era scossa, come da dei singhiozzi.
“Ma che fai, piangi?” la canzonai.
“No, ma se potessi lo farei. Perché è la stessa cosa che ho provato io con te…sorellina.”
Sapevo che non c’era bisogno di dire nient’altro,
così ci limitammo a restare abbracciate per alcuni
minuti…sapendo benissimo quello che sentivamo l’una per
l’altra.
Alla fine lei si staccò sorridendo “Ti porto di sotto ora.
Non vorrei che Edward pensasse che ci sposiamo noi due…”
Entrambe scoppiammo a ridere e scendemmo in salotto con i nostri ciondoli che dondolavano appesi al collo.
Tutti i membri della famiglia erano ai piedi della scala entusiasti ed eccitati.
Il primo a farsi avanti fu Emmet che, senza pensarci troppo, mi
afferrò come una bambola facendosi urlare dietro da Edward ed
Esme.
“Scusate, mi felicitavo solo con la mia futura sorellina.
Finalmente anche tu sarai una donna onesta e sposata…e non
vivrai più nel peccato!”
Arrossi e nascosi il volto sul petto di Edward…in fondo il mio
fratello orso era perfetto anche così, e io non avrei mai voluto
cambiarlo!
Le felicitazioni degli altri furono decisamente più sobrie e
delicate ma comunque estremamente dolci: sentivo di essere davvero
già parte della famiglia!
“E ora” annunciò ad un tratto Esme “la sorpresa per Bella!”
“Avevo detto niente regali, davvero” Mi sentivo un
po’ in imbarazzo a dire la verità: l’unica a cui
avevo fatto il regalo era Alice!
Non essere sciocca. E’ una sorpresa per i bambini!” Esme ed
Alice mi presero per mano e mi portarono in una stanza che non avevo
mai visto prima.
Rose aprì piano piano la porta e così potei vedere quello che conteneva: due bellissime culle lavorate in legno.
Dovevano essere state fatte sicuramente a mano perché erano davvero rifinite in modo perfetto.
“Grazie…” dissi tra le lacrime “Sono
splendide…ma dove le avete ordinate in così poco
tempo?”
“Veramente ci ha pensato Emmet…è molto bravo quando si mette d’impegno” rispose Rose.
“Davvero?” mi voltai commossa “Non l’avrei mai
detto che un orsetto come te sapesse intagliare il legno!”
“Orsetto a chi?” prima che me ne potessi accorgere mi
ritrovai stretta tra le sue braccia d’acciaio e sdraiata sul
divano.
Ma come diavolo ci eravamo arrivati?…Nemmeno mi ero resa conto che fossimo tornati in salotto.
“Battaglia a palle di neve io e te…vedrai che ti
distruggo…” sussurrò con fare minaccioso. Poi,
però, mi bacio i capelli facendomi scoppiare a ridere.
“Va bene….” Tanto sapevamo entrambi che io non avevo
schances “Ma sul serio ha nevicato?” domandai eccitata.
“Sì” rispose Edward che, intanto, era tornato porgendomi un cornetto “Ma tu non odiavi la neve?”
“Sì…”risposi sincera “Prima..beh, prima
dell’ultima volta che ha nevicato a Forks…”
Tutti la famiglia mi fissava senza capire.
“Beh…” tentai di spiegare “E’ stato il
giorno in cui Edward mi ha salvata dal furgoncino. E’stato un
giorno importante…”
“Perché sei quasi morta?” domandò lui accigliato
“No, perché ho capito che eri il mio angelo custode…” Si avvicinò per darmi un bacio.
“E su…muovetevi” protestò Emmet “Voglio
andare a giocare e…” si avvicinò con fare
misterioso a me “Ti consiglio di non stare in squadra con Jazz e
Rose. Loro ti volevano accoppare quel giorno…”
Li fissai allibita per qualche secondo stringendomi a Edward.
“Ma che centra?” domandò Rosalie stizzita
“E’ stato molto tempo fa. Adesso andiamo a giocare.”
Venni imbacuccata per bene da Edward, tanto che quando misi piede fuori di casa sembravo un eschimese ciccione.
Non avevo neppure fatto un passo che già Emmet mi aveva colpita
in faccia con la neve…lo sapevo che non avevo speranze!!!!!
**************************************************
Era sera ormai.
Io ed Edward ci stavamo dirigendo verso la sua Volvo, pronti per tornare da Charlie.
Già, perché una delle condizioni che a quanto pareva
papà aveva posto a Edward per concedergli la mia mano era che io
vivessi a casa con lui fino al matrimonio. E su questo non transigeva.
Sbuffai.
“Tesoro” mi rimproverò mettendo in moto
“Dovresti essere felice che tuo padre ci permetta di stare
insieme e sposarci. Non pretendere troppo da lui…”
“Lo so. E’ che avete fatto tutto alle mie spalle” era
la verità: Edward gli aveva chiesto la mia mano e gli aveva
praticamente detto tutti i dettagli del modo in cui me lo avrebbe
chiesto e di come si sarebbe occupato di me. Ma cos’ero, un pacco
postale?
Rise stringendomi la mano “Ma se te lo avesse detto avrebbe
rovinato la sorpresa…e ti è piaciuta la sorpresa,
no?”
Adesso le sue labbra solleticavano gentili la mia guancia….ma come faceva ad avere un profumo sempre così buono?
“Sì, hai ragione…” mi arresi.
“Ah” sembrò ricordarsi improvvisamente di qualcosa “Alice ha detto di dartelo…”
Si sporse sul sedile posteriore e mi mise tra le mani un pacchettino…sopra c’era un biglietto chiuso.
Lo aprii terrorizzata di ciò che avrei potuto leggere.
E infatti…
Ciao!
Questo è un piccolo regalino da parte mia e di Rose. Stasera
è la volta buona per mettere in pratica i nostri
insegnamenti…capito, no?
Il regalo aiuterà…è pure a tema.
Bacio e buona “seratina”
La tua insegnante.
Avvampai visibilmente ma ormai eravamo arrivati davanti a casa. Edawrd
mi salutò con un bacio e promise di tornare a piedi di lì
a poco.
Scesi ed entrai in casa tenendo il regalo dietro la schiena…chissà cosa ci aveva messo quella pazza?
Mio padre si materializzo davanti a me dalla cucina facendomi sussultare spaventata.
“Tesoro…come sono felice di vederti! Allora”
sembrava titubante “Ehm…è andata bene?”
Sapevo che fremeva per sapere la risposta che avevo dato a Edward.
“Sì…” balbettai “Ho detto sì…”
Vidi che era chiaramente rimasto scosso…forse non credeva fino in fondo che il matrimonio fosse un mio desiderio.
O forse ci sperava.
“Sono contento …” sospirò rumorosamente
“Davvero sei felice per me papà?”
“Bells…”sapevo che quelle parole gli costavano molto
sforzo “Se pensi che Edward saprà davvero renderti felice
e che si occuperà di voi…allora sì. Sono felice
per te”
Aveva gli occhi lucidi per l’emozione “Anche se mi mancherai da morire”
Lo abbracciai forte “Anche tu. E poi dovrai cucinare di nuovo da solo…praticamente un delitto.”
Lo sentii ridacchiare…
Meno male, ero riuscita a stemperare un po’ la tensione.
“Ma non preoccuparti” aggiunsi “Andrò solo
dall’altra parte della città. Potrò ancora venire a
prepararti il pranzo molto spesso o avrò la tua vita sulla
coscienza!”
Charlie sbuffò “Figurati, sono sopravvissuto per
diciassette anni. E ora fila a dormire signorina o farai stancare
troppo i miei nipotini…”
Saltai di scatto in piedi:chissà se Edward mi stava già aspettando in camera?
“Buona notte papà”sussurrai
“Buonanotte Bells…”
Salii le scale ma non mi diressi in camera, bensì in bagno. Mi chiusi a chiave e aprii il pacchettino di Alice e Rose.
Quasi mi venne un infarto. Io non avrei mai messo quella cosa.
No.
Assolutamente. Sarei sembrata un idiota.
In quell’istante sentii il cellulare vibrare nella tasca. Un messaggio.
Lo aprii e vidi che proveniva da Alice.
Non ti azzardare a non metterlo. Fidati andrai benissimo. Se non sei sicura riguardati gli appunti.
Gli appunti, certo.
Dio, era peggio di un interrogazione in cui mi sentivo totalmente impreparata.
Però Alice mi aveva detto che me la sarei cavata alla grande, quindi…
Presi un bel respiro e mi infilai il completino. Effettivamente non mi
stava male, anche se sembravo un Babbo Natale versione...meglio lasciar
perdere…
Già, perché il completino era costituito da mutandine e
baby doll rosso fuoco entrambi bordati di pelo bianco…
Oh Dio.
In quel momento mi accorsi che nel pacchetto era rimasto qualcos’altro. Un rossetto…rosso fuoco.
Ma sì, se dovevo osare, tanto valeva andare fino in fondo.
Lo misi accuratamente, sciolsi i capelli e…
E dovetti ammettere che l’effetto finale era davvero provocante e molto sexi.
Rassicurata da quel pensiero uscii dal bagno facendo attenzione a non
imbattermi in mio padre. Non volevo di certo vederlo morto il giorno di
Natale!
Piano piano sgattaiolai fino alla mia camera ed esitai di fronte alla porta. Poi presi un bel respiro.
A noi due Edward Cullen!
Entrai e lo vidi appoggiato sul davanzale della finestra; non appena mi
sentì però si accinse a chiuderla e si girò verso
di me.
“Te l’avevo detto che Charlie era d’accordo. Ora
però mettiti a dormire che…” Il respiro gli si
mozzò in gola non appena mi vide.
Approfittai del suo momento di esitazione e mi avvicinai a lui nel modo
più sensuale possibile. In realtà mi sentivo
terribilmente ridicola, ma lui questo non doveva capirlo o sarebbe
stata la fine del mio…
“Che fai?” balbettò.
“Io?” chiesi innocente passandogli le braccia dietro il
collo “Nulla, voglio solo che mi porti a letto..”
Sperai di non essere arrossita mentre pronunciavo quella frase dal significato decisamente ambiguo.
“Vestita così?...” Edward sembrava decisamente senza parole “Non non avrai freddo?”
“Veramente…sono piuttosto accaldata…” Lo sentii deglutire rumorosamente.
Perfetto, la fase uno dell’insegnamento di Alice mi sembrava
essere riuscita: cercare un approccio molto sensuale ed esplicito.
Ero chiaramente pronta per la fase due: cercare un contatto…più ravvicinato.
Finsi di sbadigliare e avvicinai le labbra al suo orecchio “E ora a letto…”
Mi staccai da lui e mi sedetti sul letto scuotendo leggermente i capelli lunghi che mi ricadevano sulle spalle.
Edward sembrava incantato, non riusciva a smettere di fissarmi.
“Non vieni…?” domandai ammiccante.
Notai che portava già i pantaloni della tuta che doveva aver preso da casa.
“Sì…” Si sdraiò al mio fianco sopra le coperte coprendo, invece, soltanto me.
Eh,no…non così mio caro.
“Per favore…te l’ho detto che ho davvero
caldo” mugugnai imbronciata “Levati la maglietta e vieni
dentro con me. Almeno così mi rinfreschi….”
“Prenderai freddo….”
Lo guardai con il mio migliore faccino supplicante. Lui cedette
sbuffando un “Come preferisci…” e si infilo a torso
nudo sotto le coperte con me. Notai che rimaneva rigido, ben attento a
non toccarmi.
Decisa come non mai mi accostai a lui e strusciai la gamba
leggermente contro la sua coscia mentre iniziavo a posare piccoli
bacetti sul suo collo.
Si irrigidì ancora di più. Bene.
“Bella…smettila di fare così…o non
riuscirò a….” le sue parole si bloccarono quando
posai il braccio sotto il suo ombelico. Decisamente sotto il suo
ombelico.
Smetterla di fare così? Oh, Edward, non avevo ancora fatto nulla…
La serata era appena cominciata!
Bene..mi
sto leggermente riprendendo...merito del Mc Chicken e delle patatine
Vertigo...20000 calorie circa, ma va bene così. Nel prox ci
sarà finalmente un salto temporale ma nn temete girls, in
qualche modo vi ficcherò il pezzo con le performance di
Bella...nn sono crudele io...mica come voi!!! Ma che, siete tt al mare
che nessuna posta più? Sto cadendo in depressione...a parte la
keskuccia e la noemix nessuno aggiorna.....AGGIORNATE!!!!
Piccolo sondaggio: qualcuna di voi è di Torino per caso? Forse ve l'avevo già chiesto ma nn mi ricordo...
Io sn di Biella ma visto che vengo all'uni lì e qst anno prendo l'appartamento ...sono curiosa!!!
Bacio e grazie...pref e seguiti sempre in aumento XD!!!! Mi raccomando recensite numerosi!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Back to school ***
cap 18
Allora...visto, una settimana e sono tornata con un nuovo chappy!! Devo
avvertirvi...c'è un altro pezzo hot. Vi chiederete...ma che, sei
fissata te e sti pezzi hot? Boh, mi vengono così...ultimamente
mi vengono di getto...volevo che Bella mettesse in pratica gli
insegnamenti delle due sue maestrine....spero nn sia spinto...Comunque
è la parte del flashback...quindi se nn voleste leggerlo sapete
dove fermarvi e ricominciare...
Vi lascio al cap..Oh, avete visto i due Sneak Peak che hanno fatto
vedere al comic con del 23?...madonna che ansia il pezzo di Volterra,
vero? Stavo urlando quando l'ho visto xd!! Non vedo l'ora che sia
novembre!!
Bacio a tutte!
BELLA
“Bella mangia qualcosa” Mio padre mi fissava accigliato
dall’altra parte del tavolo, mentre masticava lentamente le uova
che gli avevo cucinato quella mattina.
Mi ero praticamente svegliata
alle sei, dopo aver fatto un sogno angosciante in cui io partorivo al
centro esatto della mensa e tutti i miei compagni guardavano e ridevano.
Non riuscendo più a
dormire senza Edward ,che era andato a caccia presto ,ero scesa e avevo
preparato una monumentale colazione per mio padre.
Almeno lui poteva mangiare.
Io, no di certo.
Avevo passato quelle due
settimane di vacanza come dentro ad una piccola e indistruttibile bolla
di sapone: io, Edward, i Cullen, mio padre….persino lui sembrava
aver capito che combattere il nostro amore era una battaglia persa in
partenza.
Il problema era che sapevo
benissimo che quella bolla si sarebbe rotta prima o poi, perché
c’era un mondo fuori che bisognava affrontare…
E quel giorno era…oggi.
Ricacciai indietro il mio piatto ancora intatto scuotendo il capo.
“Bells…” mi rimproverò lui.
“Papà, non posso toccare cibo o vomiterò…”
“Ancora nausee mattutine?”
“Sì…”
ma visto che non sapevo mentire stupidamente aggiunsi “e, sono
nervosa…sai…la gente, i commenti…”
Papà rimase silenzioso
per qualche secondo “Sei riuscita ad affrontare me, no? Se hai
avuto il coraggio di dirlo ai tuoi iperprotettivi
genitori…”
“Ma tu” lo
interruppi “Tu mi vuoi bene. La gente…le persone possono
essere cattive, lo sai. Andiamo, non dirmi che in queste due settimane
non ti sei imbattuto in bisbigli e occhiatine strane in giro per
Forks….sono certa che jessica lo ha già raccontato a
tutti quanti”
Charlie non ebbe il coraggio di dirmelo ma vidi che abbassò lo sguardo arrossendo.
Perfetto, era esattamente come avevo immaginato.
Tutti ormai sapevano e mi avrebbero fissata come un fenomeno da circo…
Guardai sconsolata
l’orologio: le 7 e 40. Non potevo rimandare ancora o sarei stata
in ritardo per la prima ora di lezione.
“Vado…” borbottai prendendo la giacca e le chiavi del pick up.
“Ripetimi perché non posso accompagnarti…”
“Perché il mio
obiettivo per oggi è passare inosservata, e già ho
faticato terribilmente a convincere Edward a non passare a prendermi,
quindi…non ti ci mettere anche tu…”
Senza neppure salutare uscii
nell’aria fredda e montai sul pick up sbattendo la porta. Il
rombo del motore mi fece sussultare: non ero quasi più abituata
a sentirlo…Edward mi portava sempre in giro dappertutto.
Ma a me piaceva guidare, mi aiutava a riflettere.
Per tutto il viaggio
cercai disperatamente di rilassarmi e pensare che alla fine sarebbe
andato tutto bene…ma con decisamente scarsi risultati.
Quando raggiunsi il parcheggio e intravidi la sua volvo metallizzata, però, mi sentii un po’ meglio…
C’erano loro con me.
Edward ed Alice sarebbero stati al mio fianco.
Presi un lungo e profondo respiro e scesi andando loro incontro.
Tentai di focalizzarmi sul
sorriso di Edward cercando, disperatamente, di ignorare gli sguardi
attoniti di tutti gli altri ragazzi intorno a me.
Nessuno ti sta guardando, nessuno ti sta guardando…
Praticamente mi fiondai
contro il petto del mio fidanzato; sapevo che non era l’idea
migliore per evitare di attirare l’attenzione ma ne avevo
assolutamente bisogno.
Inspirai forte il suo odore nascondendo il capo dentro il suo giubbotto.
“Bella, che
c’è?” mi domandò apprensivo “i bambini?
Ti fa male la pancia? Hai avuto delle perdite? Hai…”
“Edward, sta benissimo.
E’ solo un po’ nervosa” lo interruppe Alice “Ma
non deve. Sai, ho cambiato il corso di letteratura inglese così
staremo insieme…”
“Grazie
Alice…” Non avevo parole per spiegarle quanto mi facesse
piacere poterla avere accanto almeno per le prime due spaventose ore di
scuola.
Alice mi prese per mano
“Bene, direi che è meglio avviarci. Ci sarà un
video noioso sulla vita di Shakespeare comunque, quindi Edward
resta fuori dalla mia testa…”
“E perché scusa?” domandò lui sospettoso.
“Perché io e Bella dobbiamo parlare. Roba di donne….non puoi capire…Forza muoviamoci”
Roba di donne? Rabbrividii a quelle parole…chissà che voleva.
Feci appena in tempo a schioccare a Edward un fugace bacio che lei mi stava già trascinando verso l’aula.
Quando entrammo vidi che la
lezione non era ancora cominciata ma il professore stava già
predisponendo il videoregistratore: ovviamente Alice aveva avuto
ragione…
Non appena avevamo messo
piede dentro l’aula tutti i presenti erano ammutoliti di colpo.
Mi sembrava peggio del mio primo giorno di scuola a Forks.
Quella volta in fin dei conti
ero solo la nuova arrivata, ora invece ero la figlia ragazza-madre
dell’ispettore capo Swan…un pettegolezzo ben più
ghiotto…
Ci dirigemmo verso il banco libero in fondo all’aula, per fortuna c’erano ancora due posti vicini.
Notai Jessica seduta due file
davanti a me, mi sorrise cordiale, ma non appena abbassai lo sguardo
per posare i libri la sentii sghignazzare con la sua vicina di
banco…quella simpaticona di Lauren mallory.
Fui colta da un improvvisa
voglia di tirare un pugno a entrambe. Fortunatamente per loro in quel
preciso istante il professor Baker spense la luce, così mi
limitai a sedermi al fianco di Alice sbattendo rumorosamente il libro
sul tavolo.
“Rilassati. Meno male che ti ho trascinata via da Edward o avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava”
“Beh nel caso tu non
l’abbia notato” ribattei acida contro di lei
“c’è qualcosa che non va!Parleranno tutti alle mia
spalle…possibile che non…”
Non riuscii ad andare avanti
perché avvertii un forte groppo in gola e una piccola lacrima
che non riuscii a ricacciare bagnò il foglio bianco del mio
quaderno. Mi asciugai gli occhi e, dopo aver afferrato la matita,
scarabocchiai
Scusa, non ce l’ho con te. Tu sei l’unica che mi capisce. Ancora amiche?
Le passai il foglio e lei me lo restituì dopo pochi secondi. L’aula era buia, ma riuscii comunque a leggere
Per sempre,
scema! Ma mi offendo se non userai questa lezione super noiosa per
raccontaermi i dettagli della tua “seratina”!
Scoppiai a ridere…lo sapevo, ecco cos’era la roba da donne di cui voleva parlare…
Perché, scusa? Tanto sai già tutto…
Sì, ma
non da te! E poi quella sera ero impegnata con Jazz e Rose con Emmet
quindi vogliamo i dettagli piccanti….anche se mi sembra che te
la sia cavata! Forza su…hai un’intera ora: prendi la penna
e inizia a raccontarmi!
Eh va beh…mi pareva di
capire che chiaramente non avevo scelta. Così afferrai un foglio
molto lungo e mi accinsi a ricordare i dettagli di quella magnifica
serata…
********************************** inizio flashback********************************
Edward prese con gentilezza la mia mano e se la portò alle
labbra, baciando ogni singolo dito, e soffermandosi, poi,
sull’anulare e sull’anello che, ormai, era mio.
“Sono così
felice stasera…” sussurrò piano “Ma penso che
tu sia stanca. Forse Emmet non avrebbe dovuto insistere a
giocare…”
“Mi sono divertita
e” faticai un po’ a trovare il coraggio di dire quelle
parole “Penso che mi divertirò più tra un
po’…”
Spensi la luce e rimanemmo al buio.
Ok Bella. Questo è il momento…ricorda il piano.
Avvicinai le labbra al suo orecchio e iniziai a baciarglielo piano; sapevo che adorava quando lo facevo…
“Bella” rabbrividì mentre mi parlava “ che fai…?”
“Mi sembra ovvio. Ti do il bacio della buona notte” poi fui colta da un’improvvisa folgorazione.
“Ti dispiace se mi
sdraio su di te. Te l’ho detto…Charlie deve aver lasciato
il riscaldamento al massimo….”
“A me non sembra che faccia così caldo.”
“Ma tu sei un
vampiro…non hai la mia percezione del caldo e del freddo”
senza aspettare la sua risposta mi strusciai sul suo petto e posizionai
la mia gamba sinistra in modo che si trovasse esatta mente fra le sue.
“Ti amo” alitai sulla sua pelle.
Colpito.
La sua mente di vampiro
iperprotettivo poteva anche gridargli di trattarmi come una bambolina
da proteggere…ma il suo corpo di adolescente gridava ben altro
sulla mia gamba.
Incoraggiata dalla sua
reazione ricominciai a baciarlo;prima sul collo e poi scesi giù,
sul suo petto, ed infine sulla sua pancia. Nel frattempo le mie
mani lo carezzavano sulle cosce ancora così fastidiosamente
avvolte nei pantaloni.
Quando però mi issai a
cavalcioni sedendomi sulla sua pancia lui mi afferrò il viso e
lo portò all’altezza del suo.
Vedevo che cercava di
controllarsi disperatamente: Non voleva farmi male, non voleva che la
sua forza prendesse il sopravvento su di lui.
“Bella” quasi la
sua voce mi sembrava diversa dal solito “Non devi farlo solo
per…per l’altra sera e…”
“Shhh” lo zittii
“Lo so che è meglio aspettare per fare l’amore. E
non voglio fare del male ai bambini. Ma io voglio te.
Sempre….anche
fisicamente intendo” abbassai lo sguardo arrossendo ma lui me lo
riportò alla sua altezza “Io ti amo, e non è per
l’altra sera. Io voglio amare ogni singola parte di
te…perché ho bisogno di ogni singola parte di
te….”
Mi riappropriai delle sue labbra prima che lui potesse ribattere e mossi leggermente il bacino.
Lo sentii premere forte contro il mio.
Visto che Edward non si era
stranamente ribellato al mio discorso iniziai a sfiorargli piano il
petto seguendo le linee dei pettorali. Ricominciai a scendere con le
mie labbra fino a trovarmi a succhiare il suo capezzolo come aveva
fatto lui a me soltanto poche sere prima.
Una sua mano intanto mi
carezzava i capelli mentre l’altra correva audace sulla mia
schiena e sull’elastico delle mie mutandine.
Potevo sentire chiaramente che stava tremando…era difficile per lui continuare questa tortura..
Forse era il caso di aiutarlo…
Ero pronta per l’ultima fase del mio piano.
Portai le dita sul bordo dei
suoi pantaloni e ci giocherellai per qualche istante. Dovevo impedire
che mi tremassero ma nn fu facile.
Lo volevo. Dio, se lo volevo.
Ma avevo anche paura.
Malgrado i consigli sin troppo espliciti di Alice era la prima volta
che facevo una cosa simile. Non sapevo che cosa avrebbe provato lui, le
sensazioni che gli avrei regalato, sempre che fossi riuscita a
regalargliele…
Lo fissai un po’ timorosa negli occhi.
Dovette capire che non sapevo esattamente come muovermi perché alzò le anche e mi aiutò a sfilarglieli.
“Ti amo…” fu la sola cosa che disse, ma mi tranquillizzò parecchio.
Edward era di una bellezza
sconvolgente in boxer neri. Gli fasciavano perfettamente i muscoli
delle gambe esaltandone la forza. Dovetti restare in quella posizione,
con lo sguardo fisso per parecchi istanti, perché ad un tratto
lui disse “Ti piace quello che vedi?”
Arrossi di botto e cercai di ricompormi…in fondo quello era il mio gioco, lui non aveva diritto di prendermi in giro!
“Oh sì…”risposi maliziosa “Ma a te piacerà di più…”
Detto questo le dita della
mia mano iniziarono a risalire la sua coscia, questa volta più
decise, puntando all’oggetto dei miei desideri.
Dalla sua pelle che nella
notte riluceva come una perla passai a toccare la stoffa dei suoi
boxer, finchè non mi ritrovai ad accarezzare ciò che li
riempiva.
Edward inarcò la schiena improvvisamente e chiuse gli occhi scuotendo leggermente i capelli.
Ero terribilmente affascinata
da lui: sembrava un angelo del paradiso….terribilmente forte
eppure, in quel momento, anche così vulnerabile…
Decisi di osare e infilai la mano dentro la stoffa, e stavolta potei sentirlo crescere direttamente tra le mie dita.
Lo massaggiavo piano,
malgrado i consigli delle mie "insegnanti" non sapevo esattamente cosa
provasse lui o se gli piacesse davvero…
“Ti…ti piace così?” azzardai muovendomi un po’ più veloce. Lui gemette più forte.
Lo interpretai come un sì.
Era strano vederlo
così….per una volta mi sentivo io quella forte, quella
che era in grado di regalargli tutte quelle emozioni.
Mi coricai nuovamente su di
lui e mentre continuavo a massaggiarlo portai le mia labbra sulla pelle
diafana della sua pancia. Ridiscesi baciandone ogni centimetro,
finchè…finchè lui capì che cosa volevo fare.
“Bella…non devi…”
“Shhh…” io sapevo quello che dovevo fare. Quello che volevo fare.
Respirai forte il suo profumo…era troppo perfetto ed inebriante, riusciva sempre ad eccitarmi e a confondermi.
Persi ogni paura ed
insicurezza che mi avevano colta….era giusto e bello stare
insieme così, e io sapevo come muovermi col suo corpo ormai.
Piano sostituii le dita con
le mie labbra e sentii le anche di edward scattare. Le sue dita mi
percorrevano gentili i capelli disegnando forme immaginarie su di esse
mentre io mi muovevo decisa.
Iniziai a muovermi più veloce quando lo sentii rompere il lenzuolo stringendolo troppo forte tra le mani.
Sentii che il suo corpo
cominciava a tremare e che lui andava incontro alle mie spinte con
più foga fino a chè non si irrigidì e mi
scostò da lui stringendomi contro il so petto.
Capii perché lo aveva
fatto e non potei fare a meno di sorridere….sempre a
preoccuparsi che non mi sentissi a disagio!
Eravamo rimasti intrecciati a lungo così, persi l’uno nel profumo dell’altra.
“Sei davvero sexi, sai. Vestita così, intendo…” Mi ero messa a ridacchiare arrossendo.
“Alice…”
spiegai cercando di contenere i sospiri, perché in quel momento
le sue mani avevano cominciato a vagare su tutto il mio corpo,
accarezzandomi in posti che mi facevano rabbrividire per il
piacere…
********************************fine flashback****************************
“Signorina Swan?” una voce un po’ scocciata mi interruppe mentre ero persa fra le mie fantasie.
“Eh?”alzai di scatto la testa.
Il professor Baker mi fissava
accigliato “Vorrebbe farmi vedere i suoi appunti? L’ho
vista scrivere con foga…”
Cosa? No…
Non avevo preso neppure un appunto…stavo scrivendo ben altro io…
Abbassai il capo pronta a
nascondere le mie confessioni quando vidi che erano sparite: al loro
posto c’era una fitta pila di fogli pieni di appunti su
“L’Otello”.
Glieli consegnai e il professore sembrò soddisfatto.
“Bene…ci vediamo domani ragazzi. Mi raccomando, non dimenticatevi il saggio sulle figure femminili…”
Si allontanò da noi e
sospirai mentre tutti i nostri compagni iniziavano ad
alzarsi….c’era mancato poco…davvero poco..
Sentii Alice soffocare una risata.
“Per fortuna che
c’ero io pronta” mi sussurrò mentre camminavamo nel
corridoio “Quando ho visto che cosa aveva intenzione di fare ho
scambiato i miei fogli col tuo. Nemmeno te ne sei accorta…stavi
sbavando…”
“Non è vero” controbattei “E il mio foglio dov’è?”
“Al sicuro nella mia borsa…ovvio. Penso che avrò una divertentissima lezione di spagnolo!”
Vero…Alice aveva spagnolo, mentre io avevo trigonometria.
Il che significava solo una cosa…Jessica come compagna di banco!
Mi diede un bacino prima di
zampettare via verso la sua classe…almeno lei avrebbe avuto un
paio d’ore piene di letture interessanti.
Col morale a terra entrai
nell’aula e mi bastarono due secondi per avvistare la mia
“amica” che si sbracciava facendomi segnali piuttosto
evidenti.
“Ciao …”
“Bella ciao!”
sembrava essersi preparata quel discorso da giorni “Come stai?
Come ti senti? Ti ho vista abbracciata a Edward, devi dirmi tutto tutto
tutto!!! State di nuovo insieme? Vivi da lui adesso? Tuo padre come
l’ha presa? Oh, il mio mi avrebbe uccissa…anche se i
Cullen, insomma, lui è davvero ricco..”
La fissai sprezzante. Ma davvero pensava che fossi rimasta incinta per i suoi…per i suoi soldi?
“Mio padre ha accettato
la cosa e io sto bene grazie.” Tanto valeva dirle il minimo
indispensabile o mi avrebbe tormentato per sempre “E vivo a casa
mia per ora, anche se quando ci spo…”
Oh no, perché lo avevo detto…io non volevo…lei non doveva..
Ma era troppo tardi.
maledetta la mia sbadataggine!
Jessica spalancò i suoi occhietti da pesce lesso come se avesse appena avuto una visione celestiale.
“Voi due…oh mio
dio!!!!” quasi cadde per l’emozione “Wow…sai
lo avevo immaginato. Edward deve prendersi le sue responsabilità
con voi….è giusto”
“Veramente ci sposiamo
perché mi ama, sai…” ribattei soffocando il
desiderio di interrompere la conversazione pugnalandola con la matita.
“Va beh…ma te l’ha chiesto dopo aver saputo del bambino, no?”
“Sì…” balbettai.
“Perché non ne avevate mai parlato prima, vero?”
“Beh…” dovetti ammettere soffocando l’angoscia “Effettivamente no ma…”
“Visto…è
per quello allora. Ma sono sicura che non è così
importante…voglio dire lui è Edward Cullen…che
cosa potresti chiedere di più? Oh, c’è il
professore…ne riparliamo dopo..”
Rimasi lì immobile per non so quanto: Quello che aveva detto Jessica era assurdo…assurdo e cattivo.
Eppure non aveva tutti i torti: noi non avevamo mai affrontato l’argomento “matrimonio” prima…
Era solo dopo aver
scoperto che ero incinta che me lo aveva chiesto e mi aveva proposto di
passare l’eternità insieme…
Forse perché lui, con la sua moralità vecchio stampo, si sentiva in colpa…
E allora forse non era sicuro di voler stare per sempre con me…forse sarei stata una spina nel fianco per lui..
“Bella…andiamo? Perché piangi?”Jessica mi fissava sconvolta.
Eravamo, orami, quasi sole nell’aula.
La lezione….c’era stata una lezione.
Non avevo sentito neppure una parola.
Mi alzai, afferrai i libri e senza degnarla di uno sguardo mi precipitai verso il bagno.
mi barricai dentro un gabinetto e mi chinai rimettendo un pò di bile.
Ero scossa da singhiozzi e mi sentivo malissimo.
Perché non avevo pensato a quelle cose?…forse era la verità.
Un singhiozzo più forte mi colse a quel pensiero e rimisi ancora.
E sicuramente lo pensavano tutti…magari anche i Cullen.
Magari erano stati loro…magari Esme ad obbligarlo…
Mi rifiutavo di andare a mensa…no.
Sarei rimasta in quel bagno tutto il giorno. Tutta l’eternità se fosse stato necessario…
In quel momento sentii bussare alla porta.
“Bella? Bella aprimi per favore..”
Siate
clementi...doveva nella sua versione originale finire beh, diciamo
meglio....ma me ne sn successe così tante che....il mio stato d'animo
rispecchia quello di Bella alla fine purtoppo...Ma non temete, sono un
inguaribile romantica....
ah, grazie ai ben 230 preferiti, 122
seguiti e a tutti quelli che recensiscono anche se magari siete in
vacanza e nn avete molto tempo....grazie, nn scriverei senza i vostri
meravigliosi commenti!!
Vi bacio....a prestissimo!
Xo Xo Cloe
P.S.=
Quasi dimenticavo...dedicato a Letizia che come sempre lo ha letto per
prima e a Francesca...spero di risollevarti il morale....scrivi mi
raccomando!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Truth and Lies ***
cap 19
No,
non sono morta, annegata, caduta nella lavatrice o dispersa in
Burundi...semplicemente ho una famiglia che ha deciso di farmi
impazzire. In più sono stata via per qualche giorno senza pc e
quindi capirete bene che nn ho potuto connettermi e ho scoperto di
avere la googolite, come l'ho ribattezzata: impazzisco per pochi
giorni senza pc. Devo procurarmi un portatile xd.
In più ieri ho accompagnato la mia dolce sorellina a comprarsi
un paio di Converse...facile direte voi...e invece no se vostra sorella
è mia sorella. Lei le voleva blu come quelle con cui Bella va al
ballo con Edward in Twilight. Nel primo negozio blu erano finite, nel
secondo non c'era più il suo numero, nel terzo avevano delle
specie di disegnini e mia sorella ha iniziato a dire"No, no, no. Io le
voglio come quelle di Bella!!!" Al che la commessa mi guarda e fa "Ma
chi diavolo è questa Bella?" Finalmente nel quarto troviamo le
converse blu basse come quelle di Bella...e mia sorella è
finalmente felice. ... Comunque, giusto per farvi capire che tt si
coalizzano a farmi perdere tempo in cose inutili...
Vabbè, mi servite come valvola di sfogo...vi lascio al cap.
Ovviamente ringrazio chiunque mi abbia aggiunto a preferiti seguiti ecc
e a tutti i prodi lettori che recensiscono e mi stimolano a
continuare...bacioni e ....ci si vede in fondo
“Bella, Bella aprimi per favore”
La voce di Alice arrivava forte e decisa dall’altra parte della porta.
Non avevo voglia di aprirle.
Non avevo voglia di parlarle.
Mi aveva mentito anche lei? Sapeva anche lei che Edward mi aveva fatto la proposta solo per scaricarsi la coscienza?
Se sì…questa volta non l’avrei perdonata perché…
“Bella, lo so che sei lì.Apri”
Non risposi.
“Bella, butto giù la porta se non apri entro cinque secondi…”
“No Alice. Per favore vai via…” sussurrai ricacciando indietro le lacrime.
“Non vado da nessuna parte. Cinque, quattro, tre…”
Sapevo che sarebbe entrata comunque, anche senza il mio permesso, così tirai il chiavistello.
Entrò in silenzio e si richiuse la porta alle spalle.
Anche tenendo fisso lo sguardo sulle piastrelle del pavimento, avevo capito che si era seduta al mio fianco.
Non sapevo neppure io
perché mi stavo comportando così. Con Alice poi. Lei mi
era sempre stata accanto. Sempre. Mi aveva salvato la vita, era una
sorella…
Improvvisamente scoppiai in lacrime sulla sua spalla. “Oh Alice…”
“Ssshh Bella, calmati.
Calmati e vedrai che andrà tutto bene…” Mi
carezzava gentile i capelli mentre venivo scossa dai singhiozzi e le
lacrime mi accecavano. Mi sentii subito un poco meglio stretta a lei:
le sue braccia mi avvolgevano gentili e il suo profumo era buono,
familiare, rassicurante…
Dopo quelli che mi parvero
svariati minuti riuscii a riprendermi un poco, ma non volevo staccarmi
da lei. La sentivo come l’ancora che mi teneva ancora a galla in
quel marasma…
“Tu non sai come
è stato…” Le sue parole mi colsero alla sprovvista
e mi allontanai leggermente, per poterla guardare negli occhi.
“Quando ti ha
lasciata…non sai come è stato..” Prese un lungo
respiro “Lui non viveva più. Era come se…come se
fosse morto di nuovo; non voleva andare a caccia, non voleva stare con
noi, non voleva più nulla. Perché l’unica cosa di
cui aveva veramente bisogno era l’unica cosa a cui aveva
rinunciato per sempre…tu. E non sai quante volte ho dovuto
parlargli per impedirgli di fare qualche sciocchezza…”
Rabbrividii a quelle parole…Edward aveva davvero pensato di, di mettere fine alla sua vita?
“Vuoi dire..i Volturi?” sussurrai in preda al panico.
Alice annuì sorpresa. Forse non si aspettava che suo fratello me ne avesse parlato.
“Per lui i mesi senza
di te sono stati un vero inferno. Ma un inferno che avrebbe sopportato
volentieri se avesse saputo che tu stavi bene…”
“Ma io non stavo bene
Alice” la interruppi “e quei brutti pensieri..li ho avuti
anche io. Mi vergogno ad ammetterlo. Non penso che avrei davvero
tentato alla fine, però…anche quando stavo
annegando…anche se sapevo del bambino…non credo di aver
lottato veramente…”
Alice mi abbracciò di
nuovo e mi fece di posare il capo sulla sua spalla “Voi due siete
proprio due scemi. Sempre a farvi troppi problemi per tutto.”
Non potei fare a meno di sorridere. Forse un po’ aveva ragione.
“E’ che Jessica
ha detto quella cosa e…” mi vergognavo un po’ a
spiegare le mie paure “Insomma, so che Edward mi ama. Però
mi chiedevo: se io non fossi incinta…lui me lo avrebbe chiesto o
lo fa solo per…beh, hai capito…”
“Isabella Marie
Swan!” il suo rimprovero improvviso mi fece sobbalzare
“Edward vorrebbe sposarti credo dal giorno in cui ha capito di
amarti, dal giorno in cui ha capito di non poter stare senza di te. Ma
lui pensava di non essere la cosa migliore per te, pensava di doverti
salvare da se stesso. Ma ora che ha davvero capito quello che in fondo
al suo cuore ha sempre saputo, vuole che voi due siate legati in tutti
i modi possibili. Bella, voi due vi appartenete…è per
questo che vuole sposarti…”
Fissai i suoi profondi e sinceri occhi dorati per qualche istante.
“Sono proprio sciocca…” balbettai
“Direi di sì. Ma
so che in fondo hai solo un po’ paura di dover affrontare il
mondo. E’ normale.” Alice mi porse un fazzolettino e mi
tamponai gli occhi.
“Ehm…adesso non è che posso farlo entrare? Sta impazzendo qua fuori…”
Annuii convinta. Avevo bisogno di parlargli, di spiegarmi, di chiedergli scusa.
Prima che potessi formulare
una sola parola sentimmo bussare forte alla porta.
“Alice…apri o la butto giù, non scherzo.”
“Edward” cominciai.
“Bella, amore ti senti bene? Ti prego parlami…Alice, accidenti apri questa porta!”
Alice alzò gli occhi
al cielo esasperata e tirò il chiavistello. Mi fece una carezza
e sgusciò fuori dalla porta. In quel preciso istante Edward
entrò.
Mi fissava preoccupato, l’espressione contratta in una smorfia di dolore.
“Scusami…”le sue parole furono solo un sussurro.
“Scusarti…Edward
di cosa?” Sinceramente non capivo di cosa stesse parlando. Ero io
quella che doveva scusarsi, che doveva dargli una spiegazione.
“Io…ne avremmo
dovuto parlare prima, avrei dovuto tranquillizzarti, avrei
dovuto…” Non gli permisi di continuare e lo zittii posando
le mie labbra sulle sue. Era ridicolo.
Si stava davvero scusando per qualcosa che non aveva fatto, e io non avevo intenzione di permetterglielo.
“Sono io a dovermi
scusare” dissi a pochi centimetri dalle sua bocca “Credimi,
io so che mi ami. E non ho mai dubitato dei tuoi sentimenti,
ma…quando Jessica ha detto quelle cose…Per un attimo ho
pensato che magari ti fossi sentito costretto. E beh, sappi che non mi
devi nulla, e se tu non vuoi sposarmi…troveremo un altro modo
per convincere mio padre,vedrai.”
Avevo sinceramente paura della sua risposta.
Volevo, anzi, avevo bisogno
che lui fosse sincero con me…ma se avesse detto che avevo
ragione, che non voleva davvero sposarmi…
Alice in fondo non conosceva i suoi veri pensieri. Poteva anche essersi sbagliata..
“Isabella…”
Il fatto che mi chiamasse con il mio nome per intero non era un buon
segno “Mi guardi per favore?”
Non mi ero neppure accorta di avere gli occhi chiusi.
Scossi la testa
energicamente: sapevo che se li avessi aperti avrei certamente pianto e
non volevo farlo. Non volevo mostrarmi fragile e dargli un altro motivo
di sentirsi in obbligo…
“Bella….ti prego. Guardami”
Non riuscivo mai a resistere alla sua voce di velluto, così molto lentamente li riaprii.
“Edward che fai?”
non potei fare a meno di chiederglielo perché se ne stava
davanti a me, fissandomi in ginocchio.
“Bella…io ti
voglio sposare perché da quando sei con me è come se
avessi di nuovo un’anima… E io non posso vivere senza
l’anima mia…senza la vita mia. Questo è
l’unico vero motivo. E adesso la sola cosa che conta siamo tu, io
e i nostri bambini. Per sempre. E te lo chiedo di nuovo qui, ora, in
questo bagno. Ma se ce ne sarà bisogno sappi che sono disposto a
richiedertelo ogni giorno per tutta l’eternità. Mi vuoi
sposare?”
Le sue parole erano dolci, buone e soprattutto sincere.
Il mio cuore lo sentiva.
Annuii velocemente e gli gettai le braccia al collo.
Come potevo aver anche
per un solo secondo dato retta a Jessica? Come potevo aver creduto alle
sue parole e non a quelle della persona che amavo di più al
mondo?
Come avevo potuto dubitare di Edward, del suo amore, della sua sincerità…?
Lui mi amava nello stesso
assoluto, totale, incommensurabile modo in cui lo amavo io. E anche se
ancora mi sembrava assurdo che qualcuno come lui potesse provare questi
sentimenti per me…era così.
Eravamo insieme e ci amavamo.
E ci saremmo sposati perché ci amavamo.
Edward mi fece rialzare e mi cullò gentilmente al suo petto baciandomi i capelli.
“Ma come faccio con te?
Come faccio a farti smettere di dubitare di…insomma, dovrei
essere io a chiedermi come una ragazza meravigliosa e pura faccia a
stare con me…e voglia addirittura diventare mia
moglie…”
Mi strinsi nelle
spalle…forse non ci sarebbe mai riuscito. Lo fissavo e tutto
ciò che vedevo era un angelo che per qualche strana inspiegabile
ragione mi amava…
“Ragazza meravigliosa e
pura…che aspetta due gemelli ed è digiuna da ieri
sera…”continuò accigliato “Visto che se ti
conosco bene stamattina sarai stata troppo preoccupata per
mangiare…”
Mugugnai una specie di giustificazione come risposta ma lasciai subito perdere…riusciva sempre ad incastrarmi.
“Allora direi che
abbiamo ancora quindici minuti per mangiare qualcosa. Anche se essere
chiuso nel bagno delle ragazze con te è piuttosto eccitante
direi…”
Ridacchiai arrossendo.
“Stupido…” biascicai mentre mi prendeva per mano e mi trascinava fuori dal bagno.
Davanti alla porta della mensa me la strinse forte.
“Pronta?” sussurrò
“Prontissima…Non mi importa nulla degli altri. Solo noi due…”
Mi sorrise radioso mentre
entravamo. La maggior parte dei tavoli era ancora piena di studenti; le
lezioni del pomeriggio non erano ancora iniziate, e faceva davvero
troppo freddo per stare fuori.
Comprammo del cibo alla cassa e io notai Jessica che seduta al suo tavolo dava una gomitata a Lauren.
Non ci pensare, non ci pensare…ignorale, ignorale..
Dovevo solo limitarmi a passare sopra alle varie occhiatine,ai bisbigli, alle gomitate che le persone si scambiavano…
Io, in fondo, non dovevo
vergognarmi di nulla…tanto meno della mia pancia. Che si
vergognassero loro, semmai, di essere così infantili…
“Bella, ti fidi di me?” Edward mi domandò ammiccante.
Eravamo a metà strada tra la cassa e il tavolo dove Alice sfogliava una rivista di moda, fingendo di mangiare.
Praticamente davanti a Jessica e le altre…quasi potevo sentirle sghignazzare.
“Si…ma per cosa?” azzardai.
“Per questo…”
Non capii le sue intenzioni finchè non fece la cosa che meno mi sarei immaginata in quel momento.
Mentre con una mano teneva
stretto il vassoio con il mio cibo, con l’altra mi afferrò
e mi strinse a sé e…e in meno di un secondo sentii le sue
labbra sulle mie e nient’altro.
Approfondii istintivamente il bacio, ignorando il fatto che mezza scuola ci stesse fissando scioccata e a bocca spalancata.
Edward mi stava davvero
baciando appassionatamente in mezzo alla mensa, davanti a tutti i
ragazzi di Forks…e a me non interessava.
Non mi importava affatto di
loro…l’unica cosa che potevo e volevo sentire erano la sua
pelle contro la mia, le sue mani sulla mia vita…il suo respiro
sulla mia bocca.
Intrecciai le mie dita ai
suoi capelli e rimanemmo incollati fino a che non fui costretta a
staccarmi per poter respirare. Rimasi leggermente instupidita a fissare
il vuoto, cercando di dare un senso a quello che era appena successo.
“Ti amo” lo sentii dire a voce abbastanza alta…sicuramente Jessica e le altre erano riuscite a sentirlo.
Mi fissai a guardarle, sfoggiando ancora il sorrisetto da scema con cui Edward mi aveva lasciata.
Jessica era sconvolta, mentre Lauren semplicemente era…livida di rabbia.
Improvvisamente mi sentii
felice e, dopo averle salutate con la mano, mi diressi con Edward da
Alice che cercava disperatamente di non ridere a crepapelle.
“Scusate. Se volete mettervi a fare sesso davanti a tutta la scuola vi cedo il tavolo…”
“Bella deve mangiare ora…” Edward mi spinse davanti il vassoio con la pizza e le patatine.
“Come se potessi
mangiare…”Mi sentivo ancora piuttosto scossa dopo il
nostro exploit al centro della sala. Cercai, tuttavia, di ingurgitare
un po’ di pizza sotto lo sguardo vigile di Edward.
“Bella ti sposerai il 27 marzo. Contenta?” esordì Alice ad un tratto facendomi andare di traverso il cibo.
“Che…???” trangugiai un po’ d’acqua per riprendermi “Marzo? E di quale anno?”
“Di quest’anno.
Ovvio. E’ perfetto: cade proprio durante le vacanze di primavera.
Così potrete fare una piccola luna di miele. In più quel
giorno il tempo sarà meraviglioso…nuvoloso al punto
giusto ma senza pioggia.”
La ascoltavo con ancora metà pizza in bocca e metà in mano.
Marzo.
Aveva detto marzo.
Tra due mesi mi sarei sposata.
Oddio.
“Alice…ma come
faremo ad organizzare tutto? Cioè…non c’è
tempo…Non ho un vestito…”
“Oh per quello non
c’è alcun problema…Ti ho già più o
meno preso una cosa. Insomma, andrà modificato ma...ti
piacerà di certo. E per il resto io ed Esme saremo
bravissime…non ti dovrai preoccupare di nulla”
Continuai a rimanere interdetta.
“Ok…allora va bene.Se dici che ve ne occupate voi…”
Alzai il capo e incontrai gli occhi raggianti di Edward che mi scrutavano.
In fondo ero con lui a dovermi sposare…qualunque tipo di ansia
pre matrimoniale era assolutamente inutile con uno sposo così.
Sarebbe stato il giorno più bello della mia vita.
Il giorno in cui Edward sarebbe diventato solo e soltanto mio. Per l'eternità.
“Va bene…ci sto.” Aggiunsi decisa.
“Perfetto.” In quello stesso istante suonò la campanella” Tu allora te ne vai a casa…”
“Sì…” esclamai raggiante.
Doppia ora di ginnastica per
me ormai significava doppia ora di libertà. Avrei soltanto
dovuto portare una ricerca sul badminton e farmi valutare su
quella.
Uno dei vantaggi di essere incinta.
Ci alzammo tutti e tre dal tavolo mentre la folla iniziava a disperdersi fuori dalla sala.
“Mi raccomando riposati
oggi…” mi sussurrò Edward baciandomi la fronte
“E non ti stancare troppo. Vorrei poter stare con te…ma
temo che la mia assenza risulterebbe un po’
sospetta…”
“Non temere…non
mi capiterà nulla” Mi faceva male separarmi da lui anche
se per poche ore soltanto “Vieni stasera dopo cena ok? Ho
promesso a Charlie che saremmo andati insieme a fare la spesa e che
avrei cucinato per lui… Sai, gli fa piacere che stiamo un
pò insieme anche se non me lo dice”
Sperai ardentemente che non notasse il rossore che mi accese le guance quando dissi quella frase.
Mi fissò leggermente sospettoso.
“D’accordo. A stasera allora. Ti amo…” E con un ultima carezza se ne andò.
Li guardai allontanarsi. Chissà se Alice sapeva che non sarei andata a casa.
Mi sentivo un po’ in colpa…
Gli avevo mentito. Avevo appena mentito a Edward. Il mio futuro marito
Io non volevo farlo, ma…
Ma se gli avessi detto la verità sapevo che non mi avrebbe lasciata andare quindi…
Mi diressi rapida alla
macchina e misi in moto sperando di aver appena detto la prima bugia
decente e credibile di tutta la mia vita.
Allora...che
vi posso dire...Gara: chi indovina dove è andata Bella?
Scommetto che non ci azzeccate nemmeno...scommetto ciò che
volete. Oh...ho scritto abbastanza in sti giorni...anche il capitolo
del parto...ero ispirata a scriverlo quindi mi sono appuntata tutto sul
mio blocco. Ragazzi vi bacio e vi voglio un mondo di bene
Xo Xo Cloe
P.S= E n dovrete aspettare molto per il prox....davvero!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Friends ***
cap 20
Ciao...sarò
rapida e concisa. Volevo postare ieri sera ma mi sono
addormentata..sorry. A mia discolpa devo dire che sono malaticcia e
febbricitante...mi sento la testa come se i Cullen l'avessero usata per
giocare a baseball. Allora in qst cap c'è poco
Edward...uff...sì...e molto Jacob...purtroppo! Sì, sono
scema perchè io odio Jacob però è necesssario. E
sapete perchè? Perchè se c'è una cosa che io adoro
di Eclipse è l'Edward geloso di alcuni pezzi...penso che sia da
infarto quando tipo dice a Jacob "se ti azzardi un'altra volta a
baciarla ti spezzo la mascella"...o qualcosa del genere. Secondo me
è super hot, voi che dite? Comunque nn temete, il cane
resterà sempre e solo un amico per Bella. Non come certi pezzi
in Eclipse dove mi sono venuti i capelli bianchi e volevo scrivere una
lettera di protesta a Stephenie Meyer...grrrr.
Va bè...vi lascio al capitolo...ci si vede in fondo...
Xo Xo Cloe
BELLA
“Ciao Bella” mi fissò un po’ confuso “Mmm… dimmi”
“Mike, oggi è
lunedì” Sembrò non capire le mie parole così
aggiunsi “lavoro qui, te lo ricordi, no?”
“Oh è solo che
pensavo che…” cercò di non farsi notare mentre mi
fissava la pancia, ma con scarsi risultati “vista la
situazione…voglio dire…Tu e Cullen che.. beh sì,
insomma…”
“Hai pensato che visto che sposo quel super ricco di Edward Cullen io non voglia più lavorare qui?”
“No, beh…pensavo solo che magari non dovresti stancarti troppo ecco.”
Sembrava sinceramente
dispiaciuto e mi sentii subito in colpa per avergli risposto
male…in fondo Mike era sempre stato carino con me.
“Scusa…pensavo
che Jessica ti avesse già raccontato tutti i
dettagli.” Mi scusai mentre mi allacciavo il grembiule della
divisa. Notai con disappunto che mi stava leggermente stretto e metteva
in risalto la pancia in modo vistoso.
“No, sai. Non ci frequentiamo molto da quando ci siamo lasciati”
“Oh…mi dispiace. Non lo sapevo…”
“Non mi sorprende. In questi mesi sei stata davvero a pezzi..”
“Già…”
lo sentivo in imbarazzo a parlare di Jessica, così mi affrettai
a cambiare argomento “Ma per i tuoi va bene? Voglio dire, che io
continui a lavorare qui?”
“Sì, certo. Insomma, se tu stai bene non vedo perchè no.”
Tirai un sospiro di sollievo; avevo davvero temuto che avrei dovuto lasciare il lavoro.
“Grazie Mike…davvero”
“Figurati. Senti allora
io resto alla cassa. Tu, se vuoi, puoi andare a sistemare fuori le
nuove canadesi che ci sono arrivate…”
“Certo.” Risposi entusiasta.
Mi dispiaceva non aver detto
a Edward del mio desiderio di tornare al lavoro. Ma sapevo che lui
avrebbe trovato mille scuse per impedirmelo: ti stancherai, non hai
mica bisogno di soldi, potresti farti male, ecc…
Non volevo che la mia vita
cambiasse solo perché ero incinta…insomma, io stavo
benissimo…non c’era davvero nulla di cui
preoccuparsi…
Ancora però non sapevo quanto mi stessi sbagliando.
Ormai fuori era buio.
Guardai l’orologio e mi
accorsi che erano quasi le sei. Accidenti, il turno stava per finire e
ancora non ero riuscita a montare il barbecue da campeggio come mi
aveva chiesto Mike. Inoltre, essere avviluppata nel giaccone per non
rischiare di morire di freddo non aiutava di certo.
Mi sedetti a terra sconsolata: avrei dovuto riprovarci Mercoledì oppure chiedere aiuto al sig. Newton.
Fu in quel momento che sentii un rumore.
Qualcosa nel boschetto che si stendeva dal retro del negozio si era mosso.
Mi alzai di scatto e fissai le ombre scure col cuore che martellava.
“Mike…Mike, sei
t…sei tu?” cercai di scandire bene le parole anche se
avevo il cuore che pompava furioso nel mio petto togliendomi il fiato.
Nessuno rispose.
In compenso, però,
ricominciò lo stesso rumore: rumore di foglie che
scricchiolavano e… venivano calpestate.
Ma da chi?
Era troppo buio per vedere qualcosa, ma inconsciamente arretrai di un passo e…
E finii contro qualcosa, anzi qualcuno.
“Ahahah” non potei fare a meno di gridare, ma una grande mano mi zittì tappandomi la bocca.
Mi fece voltare verso di sé e mi accorsi che si trattava di Jacob.
Aspetta…Jacob?
“Bella…scusa,
non volevo spaventarti. Ma smettila di urlare o penseranno che ti abbia
aggredita…” sussurrò prima di lasciarmi andare.
Mi appoggiai con le
mani alle ginocchia, tremante. Non era facile ricominciare a respirare,
avevo avuto una paura tremenda.
“Ma tu” balbettai con la voce che ancora tremava “Tu che ci fai qui?”
Non avevo accennato a nessuno
la mia idea di tornare al lavoro, tantomeno a mio padre, e
allora come diavolo faceva Jacob a sapere che…
A meno che…
“Tu mi stavi seguendo!”esclamai stizzita.
“No…cioè ti aspettavo fuori da scuola e ho visto che per una volta eri sola e allora…”
“Mi aspettavi fuori
da…cosa?” Ero incapace di parlare ancora. Tutta la paura e
l’ansia dei precedenti minuti sembravano scomparse per lasciare
spazio a una crescente ed enorme irritazione.
Come aveva osato…come
si era permesso? Dopo il modo in cui mi aveva ferita deliberatamente
dicendo che quello che portavo dentro di me era solo un mostro…
“Bells…”
“Non chiamarmi Bells” sottolineai acida.
“Isabella scusa. Non volevo pedinarti, volevo solo parlarti.Te lo giuro.”
“Non abbiamo nulla da
dirci.” Risposi ricominciando a montare il barbecue “hai
già espresso le tue opinioni molto chiaramente l’ultima
volta che ci siamo visti, o sbaglio?”
“Sì beh”
lo vidi arrossire “Ma vedi insomma… Scusa se te lo chiedo,
ma che accidenti fai qui, con questo barbecue, nelle tue
condizioni?”
“Lavoro
qui” esclamai tentando di infilare uno dei sostegni dentro
la fessura giusta “Non che comunque siano affari tuoi”
Jake incurante delle mie
parole si chinò al mio fianco, infilò perfettamente i
quattro supporti e in pochi istanti il barbecue era dritto, solido e in
piedi. Dovetti ammettere con me stessa che io, da sola, non ce
l’avrei mai fatta.
“Grazie..” sussurrai sperando che non mi sentisse.
Mi alzai e notai che si guardava la punta delle scarpe visibilmente imbarazzato.
“Jake…”
“Bella..”
Parlammo contemporaneamente e
non potei fare a meno di scoppiare a ridere. Jake, con quel faccino
imbarazzato, sembrava ancora un ragazzino, nonostante i muscoli che
scolpivano le sue braccia e il suo torace nudo.
Aspetta…nudo?
Non mi ero accorta che
non portava neppure una maglietta. Anzi avrebbe dovuto avere almeno un
giubbotto: fuori ci saranno stati si e no dieci gradi.
Indicai sconvolta il suo torace scoperto.
“Oh non preoccuparti.
Non sento freddo e, a dire la verità, la mia maglia non è
sopravvissuta alla trasformazione”
Poi, evidentemente,
notò il sangue che mi imporporava le guancie e aggiunse
“Eih, ma che c’è? Non hai mai visto un ragazzo mezzo
nudo?”
“Sì…no…senti
Jacob io ora stacco il turno ma mio padre mi aspetta a casa. Non
è il momento migliore per parlare…”
“Lo so” mi
rispose lui tranquillo “Charlie ha invitato me e Billy a cena da
voi, a mangiare il tuo fantastico ragù. E’ per questo che
volevo chiarirmi con te prima. Eddai su, ti do un passaggio”
“Ho la macchina”
Non sapevo se restare sola con Jacob era davvero ciò che volevo
in quel momento, anche se quello che avevo sentito nel bosco
prima…
Rabbrividii al pensiero. Forse erano stati solo la mia immaginazione e il buio a giocarmi un brutto scherzo..
“Bella, tutto bene?” Jacob si avvicinò e mi accarezzò un braccio.
“Sì” presi
un bel respiro “Sì, è tutto ok. Senti, facciamo
così: ora vado a dire a Mike che stacco e poi andiamo da me con
il pick up, ok?”
Sul suo volto si aprì
un bel sorriso “Perfetto. Anche perché, a dirla tutta,
anche se ti ho offerto un passaggio non ho la macchina. E di correre
non mi andava proprio.”
Alzai gli occhi al cielo.”Aspettami in auto” dissi lanciandogli le chiavi che avevo in tasca.
Tornai in negozio e vidi che Mike stava ormai chiudendo la cassa.
“Mike, io ho finito fuori. Vado a casa”
“D’accordo.
Accidenti Bella, ti avevo sottovalutata. A montare quel tipo di
barbecue io ci avevo messo tre giorni”
Sorrisi ripensando al piccolo aiuto che avevo ricevuto. “Oh beh, sai…Ci si vede mercoledì allora?”
“Certo, vai pure.”
Mi tolsi in fretta il
grembiule e mi diressi a passo spedito fuori dal negozio. L’aria
gelida mi segava in due il viso mentre attraversavo veloce il
parcheggio già buio.
Mi guardai attorno
preoccupata ma non vidi nessuno. Cercai di prendere un bel respiro e di
calmarmi. Non era stato nulla prima, solo una mia
impressione…solo una mia impressione.
Probabilmente il vento…
Per fortuna Jake aveva avuto
la buona idea di accendere il riscaldamento; un bel tepore si
diffondeva e avvertii chiaramente la piacevole sensazione di calore che
contrastava col freddo dell’esterno.
“Jacob” iniziai senza sapere bene cosa dire mentre mettevo in moto e partivo.
“Bella, devo chiederti
scusa” Lo guardai scioccata: non avevo certo pensato che fosse
quello la cosa che aveva così urgentemente bisogno di dirmi
“Io ho detto quelle cose e… e tu non le meritavi. Non le
pensavo davvero, è che mi hai colta alla sprovvista e …E
poi è arrivato quello…”
Strinse i pugni e
iniziò a tremare…sembrava che stesse per avere un
attacco. Non sapevo cosa stesse succedendo e così gli presi la
mano sinistra nella mia.
Sembrò calmarsi
all’istante. ”Scusa. A volte è ancora un po’
dura controllarsi. Comunque…tu piangevi, ti disperavi e io ti
vedevo e non sapevo come fare ad aiutarti…tutto ciò che
sapevo è che era colpa sua. E a volte non aziono il cervello
prima di parlare…”
“Perché, hai un cervello?”
“Ahah” rise e poi
indicò la pancia “Beh, in fondo la cosa che hai lì
dentro… Voglio dire, se ti somiglia almeno un
briciolo…quanto meno deve essere magnifica…”
Non ebbi la forza di
ricambiare il suo sguardo. Jake era dolce e carino e poteva essere un
buon amico, ma evidentemente l’incomprensibile infatuazione che
aveva per me non gli era del tutto passata.
“Senti…”
continuò “Io ti ho ferita, e non sai quanto ci sono stato
male. Voglio solo che tu sappia che non accadrà mai più e
che io ci sarò sempre d’ora in poi…e non ti
giudicherò. Te lo giuro. Allora, mi perdoni adesso?”
Continuò a fissarmi
per svariati secondi con la faccia da cucciolotto bastonato. Cercai di
mantenermi seria e composta ma alla fine scoppiai a ridere…era
davvero troppo comico!
“Sì…ok…ok” risposi “ma solo se chiedi scusa anche a loro.”
Jacob sembrava disorientato, così aggiunsi “Ai bambini …”
“Bambini?”
“Gemelli….” Sussurrai
“Wow…” era
sconvolto “Cavolo…cioè, due sanguisughe al prezzo
di una. Però…”
Gli tirai un pugno sul petto
per vendicare la sua insolenza, ma non fu davvero una buona idea; mi
feci male solamente io e rischiai di perdere il controllo del pick
up mentre entravo nel vialetto.
Per fortuna Jacob
afferrò il volante e io riuscii ad inchiodare proprio un istante
prima di dire addio per sempre alla cassetta della posta.
Scesi e mi accorsi che lui
era appoggiato alla staccionata piegato in due dalle risate
“Sicura di avermi perdonato? No, perché mi sembrava che tu
volessi uccidermi con la tua abile guida…”
“Puoi restare fuori se vuoi” ribattei acida.
“E perdermi le tue performance di cuoca?no…”
Accesi la luce nel corridoio buio e gettai il giaccone e la borsa con i libri nel ripostiglio.
Presi anche una vecchia camicia di papà…non mi sembrava opportuno che se ne stesse mezzo nudo in casa mia.
Mi sorprese il fatto che
Charlie non fosse ancora rientrato, ma Jacob mi spiegò che era
andato a La Push a prendere Billy.
“Ti fa male la
mano?” mi domandò preoccupato e un po’ in colpa
“Avrei dovuto avvisarti di non metterti contro un
licantropo”
“Ma figurati”
bluffai ignorando il dolore “Sono assolutamente capace di tenere
a bada un cagnolino…”
“Un cagnolino
eh?” Sì sì…metti questo sulla mano. Non mi
sembra che tu abbia delle dita rotte. E riposati un attimo; io,
intanto, posso fare l’aiuto chef. Tu mi dici quello che devo fare
e io lo faccio…”
“D’accordo”
non ero molto convinta a lasciare cucinare Jake visto che non credevo
proprio fosse in grado. “Allora prendi la pentola grossa
lì sotto e mettici dell’acqua e del sale. Per fortuna il
ragù l’ho cucinato ieri, bisogna solo
scaldarlo…”
Si mise all’opera e non
potei fare a meno di notare quanto fosse grosso e occupasse,
praticamente, tutta la mia cucina. Sembrava cresciuto ancora
dall’ultima volta che l’avevo visto.
“Jake…” azzardai “ Come è successo? Voglio dire, come è stato diventare lupo?”
“Beh” alzò
il viso e mi sorrise “E’ successo dopo il tuo
compleanno…verso ottobre. Era da un po’ che mi sentivo
strano e poi…Poi un giorno ho iniziato a stare
peggio…avevo una febbre altissima, ma mio padre non sembrava
preoccupato. Sembrava che si aspettase tutto quello. E poi quando mi
sono ripreso…lui e Sam mi hanno raccontato tutto.
Ti ricordi di Sam vero?”
Annuii…il ricordo del
ragazzo che ci aveva salvati da Victoria era ancora ben vivido. E poi,
improvvisamente, mi ricordai anche un’altra cosa.
Era un ricordo sfocato e confuso di una notte buia di tanti mesi addietro.
Le foglie umide appiccicate
al mio viso, la pioggia gelata che mi penetrava fin nelle
ossa…le voci che chiamavano il mio nome nel bosco…
Per un istante rabbrividii
“Jake, potresti ringraziare Sam da parte mia? Quella sera nel bosco, quando mi sono persa e sono svenuta…”
“Non ti sei
persa…” mi interruppe “Lui…lui ti aveva
distrutta. Sembravi sconvolta…morta. L’ho visto nei suoi
pensieri.”
Lo guardai sbigottita e lui
aggiunse “Pro e contro di appartenere ad un branco: quando siamo
in forma di lupi possiamo comunicare telepaticamente. E’ molto
utile…ma anche tremendo se vuoi avere un po’ di privacy.
Comunque, sai che non devi ringraziare nessuno. E’ il nostro
compito proteggere la gente…certo che se alcune persone si
lasciassero proteggere sarebbe tutto più semplice…”
“Che vuoi dire?” domandai.
“Dai Bells. Tu…i
Cullen. Ma ti diverti a cacciarti nei guai? Lo sai quanto potrebbe
essere pericoloso per te? Se uno di loro perdesse il controllo per un
istante, ti ucciderebbe.”
Poi aggiunse sottovoce
“Sempre che non ci pensi lui da solo ad ucciderti la prossima
volta che se ne andrà, fregandosene di te”
“Non lo
farà… Lui mi ama” protestai alzandomi per buttare
gli spaghetti. L’acqua aveva iniziato a bollire.
“Certo certo…Ma
che razza di mostro è uno che abbandona la donna che dice di
amare sola, nel bosco, di notte, spezzandole il cuore?”
Gli lanciai un occhiata truce
“Jake, non voglio litigare con te. So che parli così solo
perché mi vuoi bene e vuoi proteggermi…ma non
c’è n’è bisogno. Io so badare a me
stessa.”
Ritenendo chiuso l’argomento gli passai i piatti e iniziammo ad apparecchiare la tavola.
“Allora” volevo
disperatamente cambiare argomento “Che fai di bello ultimamente?
Voglio dire, a parte andare in giro mezzo nudo col tuo branco?”
Jake rise smorzando la
tensione “Messa così sembra una cosa da
gay…Comunque sto cercando di costruirmi una macchina.
Cioè, di resuscitare un vecchio catorcio e farlo
partire…”
“Fico…”
Jacob iniziò a
raccontarmi tutto il suo progetto nei minimi dettagli. Non ci capii
molto, a parte che era un lavoro lungo e che richiedeva una spesa non
indifferente, ma stare a parlare con lui era davvero divertente.
Riusciva sempre a mettere una battuta da qualche parte, oppure a fare
l’imitazione di Billy che lo rincorreva sulla sedia a rotelle
cercando di convincerlo a studiare, facendomi ridere a crepapelle.
Scoprii che con Jacob era
semplice e facile essere me stessa, non preoccuparmi di nulla, pensare
solo a cose belle e divertenti. Sembrava un normale ragazzo di
sedici anni, nonostante tutto le sofferenze che aveva già dovuto
passare nella vita.
Mio padre e Billy ci
trovarono così, a ridere spensierati mentre io quasi mi
bruciavo la mano scolando la pasta e Jacob se la rideva,
maledicendo la mia cattiva sorte.
Ci sedemmo a tavola soltanto
noi due perché scoprii che il motivo principale della visita era
che Charlie e Billy potessero godersi in pace la partita dei Mariners
in tv, senza essere disturbati.
“Eih…” mi
accorsi in quel momento “Forse ho fatto troppa pasta. Ne avremo
circa 250 gr a testa…”
“Guarda che io sono un
lupo famelico. Piuttosto tu…sei magra e gracilina..non penso che
ce la farai. Te la posso finire io…”
“Ah sì?” domandai “Vedremo. Propongo una gara di spaghetti. Al mio via: uno, due…via!”
“Non vale” protestò “Sei partita prima…dovevi contare fino a tre!”
Nonostante la sua lamentela non mi fermai e mi accorsi di avere davvero fame e che quei 250gr non erano poi tanti.
Avevo quasi finito il mio piatto quando fui interrotta dalla risata e dall’esultazione del mio amico.
“Ho ffvintfo”
aveva ancora la bocca piena e, dopo avere ingoiato l’ultimo
boccone, emise un suono davvero volgare.
“Jake…fai
schifo” lo rimproverai “Tieni chiusa la bocca per piacere.
E poi sei tutto sporco di sugo.”
“Anche tu” rispose. Poi afferrò il mio tovagliolo e iniziò a pulirmi le labbra.
Mi fece sentire un po’ a disagio. Era un gesto intimo…troppo intimo.
E se Jake avesse pensato che magari tra noi…
Ma no…
Mi sentii un po’
sciocca a quell’idea. Jake sapeva benissimo che amavo solo
Edward, che aspettavo dei bambini da lui…sicuramente non si
sarebbe messo in testa nulla di strano, no?
Comunque preferii alzarmi e lavare i piatti. Jake si offrì di aiutarmi ad asciugarli.
Accendemmo la piccola tv che
Charlie si era comperato nei mesi in cui non scendevo ai pasti e
rimanevo sempre chiusa in camera. Probabilmente per lui quel silenzio
era stato davvero troppo assordante.
Mi bloccai quando mi resi conto che, sul canale 101, davano un vecchio film che io adoravo.
“Dirty dancing!”
esclamai felice “Io lo adoro. Oh lascio qui. E’ quasi
finito ma ce il pezzo che mi piace di più. Quando lei sta
guardando sconsolata lo spettacolo finale insieme ai genitori
perché crede che lui se ne sia andato, e, invece, poi arriva e
le dice…”
“Nessuno può mettere Baby in un angolo” Jacob terminò la mia frase e lo guardai sbalordita.
Alzò gli occhi al
cielo e sbuffò “Bella, ho due sorelle. Mi hanno fatto
vedere queste cose da donne per anni…”
“Io lo guardavo sempre
con mia mamma quando ero piccola. Facevamo sempre il balletto finale e
lei mi prendeva in braccio e mi faceva fare quella presa che
fanno…hai presente?”
“Intendi
così?” Prima che potessi accorgermene Jacob mi aveva
già afferrato sotto le ascelle come se pesassi un kilo e mi
aveva alzata per aria.
“Jacob”mi fidavo
della sua forza, ma avevo anche un po’ di vertigini “Dai
mettimi giù…dai, tanto io non sono capace…”
“Bella…su, stendi le gambe. Altrimenti la presa non viene”
Ci provai ma con scarsissimi risultati. Sembrava che mi stessi contorcendo per il dolore.
“Dai,” lo implorai “Metti mi giù! Dai, Jake….”
“Ha detto di metterla giù. Non hai capito o sei sordo?”
Appena sentii il suono di
quella voce girai di scatto la testa e Jacob mi poggiò a terra
immediatamente. Forse con un po’ troppa forza ,perché
persi leggermente l’equilibrio e, in meno di un secondo, mi
ritrovai col sedere per terra.
Mi stupì il fatto che
Edward non mi avesse afferrato in tempo, ma, poi, mi accorsi che nel
punto dove si trovava prima lui, ora c’erano Billy e mio padre
che ci fissava sospettoso.
“Scusa…ti sei fatta male?” mi sussurrò Edward all’orecchio.
Scossi il capo mentre mi rialzavo.
“Forse è il caso
che andiamo via Jacob. Si è fatto tardi.” Billy
parlò in tono calmo, ma si vedeva che era a disagio.
“Saluta Bella. Charlie ci puoi riaccompagnare?”
“Certo
certo…” mio padre ci guardava ancora storto. Lui e Billy
uscirono di casa e rimanemmo solo noi tre in cucina.
Jake fece per avvicinarsi ma Edward si parò davanti a me ringhiando.
“Tesoro…” gli toccai il braccio “Non fa niente..”
Sapevo che Jacob mai mi avrebbe fatto del male volontariamente.
Mi avvicinai e lui mi tese un pacchettino che aveva nella tasca dei jeans.
“Era il tuo regalo di
Natale. Una sciocchezza…spero che ti piaccia. Non avevo fatto in
tempo a dartelo…”mi spiegò.
“Grazie mille. E grazie per la compagnia…ci vediamo presto.”
Fece per andarsene quando
sembrò ricordarsi di qualcosa e ritornò sui suoi passi.
Trattenni il fiato quando si levò la camicia e me la
restituì.
“Non fa niente…Potevi tenerla. Sul serio…” biascicai arrossendo.
“Non fa niente Bells” rispose sporgendosi e dandomi un bacio sulla fronte “Buona notte”
Uscì dalla porta e io
rimasi mezza imbambolata finchè non sentii il rumore della
macchina di papà allontanarsi.
Quando mi voltai vidi che Edward aveva finito i piatti e mi fissava accigliato.
“Io…non sapevo
che sarebbero venuti. Lui voleva parlarmi e…E tu sei arrabbiato
con me.” Notai che non mi guardava.
Scosse il capo sconsolato “Non sono arrabbiato. Non con te almeno…”
“Tu…tu aspettami in camera” sussurrai abbracciandolo “Faccio una doccia e parliamo”
Mi precipitai in bagno e
cercai di metterci il meno tempo possibile. Volevo chiarire con Edward
e Charlie non ci avrebbe messo molto a tornare e a venire a controllare
che il mio ragazzo se ne fosse andato sul serio.
In meno di dieci minuti ero pronta e tornai in camera piena di ansia.
Edward mi fissava sdraiato sul mio letto.
“Scusa…” sussurrai con un groppo in gola.
Lui mi sorrise e apri le braccia per accogliermi “Piccola…amore, vieni qui…”
Mi fiondai al caldo sotto le
coperte e mi accoccolai sul suo petto. “Non pensavo di fare
qualcosa di male. Lui voleva scusarsi e…”
“Ssshh. Lo so…tu
sei unica amore mio. Sei buona e gentile e vedi sempre il meglio nelle
persone. Ma devi capire che è pericoloso. E’ un licantropo
giovane, potrebbe perdere il controllo e… Lo sai che tu sei
tutta la mia vita…”
Incredibile. Erano le stesse
paure che aveva Jacob. Entrambi pensavano che l’altro sarebbe
stato la causa della mia morte. Certi pregiudizi erano duri a
morire…
“Scusa. Starò più attenta. Prometto.”
Evidentemente Jacob, in quei
pochi minuti, non doveva aver pensato al luogo in cui era venuto a
cercarmi…o la ramanzina Bella-non-è-necessario-che-tu-lavori sarebbe già arrivata.
“Adesso perché
non apri il regalo?” mi fissò con un mezzo sorriso
“Andiamo, so che vuoi aprirlo per vedere
cos’è…”
Era vero. Presi il pacchetto
e lo scartai: dentro c’era un piccolo acchiappasogni indiano. Era
viola e si intonava alle lenzuola del mio letto.
Mi piaceva molto.
Notai che attaccato c’era anche un bigliettino.
E’
un acchiappasogni. Serve a tenere lontani gli incubi ed i mostri di
ogni genere. Penso che tu ne abbia proprio bisogno..
Jake
“Simpatico il tuo amico” Evidentemente aveva colto il riferimento non troppo velato ai mostri.
Mi sporsi e lo attaccai alla lampada.
“Sai” mi disse
Edward “ la cosa più assurda è che Jacob Black
può farti un regalo, senza che tu sollevi obiezioni, mentre il
tuo fidanzato no.”
“Semplicemente
perché quello sarà costato dieci dollari, mentre tu per
regalo intenderesti come minimo un Audi da 50000 dollari.
“Non è vero “ borbottò “Ma comunque se vuoi un Audi non hai che da chiederlo…”
“No!” sussultai facendolo scoppiare a ridere.
“Ora dormi…” mi disse baciandomi la fronte “e fai bei sogni”
Mi addormentai sperando ardentemente di riuscirci.
Mi addormentai tenendo stretta la mano di Edward e osservando il piccolo acchiappasogni dondolare.
Mi addormentai
desiderando vivere in una realtà in cui poter amare per
sempre Edward ed essere anche amica di Jacob.
Forse con un po’ di impegno sarebbe stato possibile.
Forse.
brave brave...eccovi alla
fine...nessuna aveva indovinato dove andava Bellina!!! Eh, lo
sapevo...a presto per i nuovi sviluppi della storia.
Ah...l'acchiappasogni indiano viola ce l'ho anche io...me l'aveva
portato qualcuno che era andato in una riserva negli states...spero che
anche i Quileute li facesssero...altrimenti ho scritto una vaccata, ma
passatemela...please!! Vedo che preferiti & co. continuano ad
aumentare...grazie...e recensite. A presto!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Visions ***
cap 22
Eccomi
qua....spero di farvi felici!! Eccovi il cap...tanto Eddy, niente
jake!! Wow! Ok, lo so finisce in modo un pò
così...cioè facendovi venire un colpo...sorry, o
tagliavo lì o lo facevo lungo il doppio e dovevate attendere.
Avrei anche potuto farlo lungo due righe di più e magari dirvi
cosa stava succedendo, ma così si attua la mia vendetta nei
confronti di una certa persona (sì, francesca parlo con te) che
mi fa prendere un infarto alla fine di ogni singolo capitolo...ma
io non so. Tenere col fiato sospeso una povera fanciulla come
me...brava e sempre puntuale con i postaggi...EHM EHM
Tutto il sito di efp si sta rivoltando contro questa mia ultima affermazione mandandomi minacce di morte...
Vado...mi raccomando recensite e grazie a tutti coloro che mi seguono!!!
Xo Xo Cloe
BELLA
Aprii gli occhi e subito venni colpita da una strana luce.
Dorata, luminosa, avvolgente…una luce quasi impossibile da vedere a Forks.
Mi ci volle qualche secondo per capire che non stavo sognando.
C’era il sole…c’era veramente il sole!
Erano settimane ormai che non si faceva vedere. Quasi non riuscivo più a ricordare neppure che aspetto avesse.
Immediatamente cercai di districarmi dal piumone e di correre a
spalancare la finestra, per fare entrare un po’ d’aria
pura. Ovviamente, fallii miseramente nel mio proposito:un mio piede
rimase incastrato tra le coperte e sbattei violentemente l’alluce
contro il comodino.
“Ah cazzo!” strillai fra le lacrime.
Faceva davvero malissimo; con la fortuna che, di solito, non stava
proprio schierata dalla mia parte potevo contare in una quasi
certa frattura.
Iniziai a saltellare sul piede sano quando, prima che me ne rendessi
conto, qualcosa di duro mi cinse la vita e mi ritrascinò sul
letto.
“Buongiorno pasticciona… belle parole da sentire in bocca
a una futura mamma” sussurrò una dolcissima voce al mio
orecchio.
Sorrisi a quel suono…l’avevo riconosciuta benissimo…
“Sai” continuò “La tua capacità di
riuscire a farti male già dal momento in cui metti piede fuori
dal letto è impressionante…quasi inumana. Forse dovrei
consegnarti alla CIA e lasciare che facciano degli esperimenti su di
te”
“Ahah” risposi sorridendo. Edward aveva sempre il potere di
calmarmi e di farmi sentire meglio…quasi mi ero già
scordata del dolore “Forse invece sarei io a dover consegnare te.
Dopotutto TU sei la creatura mostruosa…”
“Ah sì?”
Immediatamente sentii le sue mani fredde sotto la canottiera iniziare a farmi il solletico.
Non riuscii ad evitare di scoppiare a ridere in modo piuttosto rumoroso
e, contorcendomi nel tentativo di liberarmi, feci cadere la sveglia sul
pavimento.
“Bella?” sentii mio padre chiamarmi dal piano di sotto “Bella sei tu?”
“Shh” Edward smise subito di torturarmi “Digli che va
tutto bene…vuole venire di sopra a controllare..”
“Papà..sì.” cercai di rimanere seria e di
smettere di ridere “Sto bene. Scendo subito, ho…”
decisi di optare per una mezza verità “Ho solo sbattuto un
piede”
Avvertii distintamente il rumore dei passi di Charlie che riscendevano le scale.
“Ci è mancato poco” mi prese in giro Edward “Per colpa tua ci stava per scoprire”
“Colpa mia? Sei tu che mi provochi…sai che non sopporto il
solletico. E poi l’unico motivo per cui sono inciampata è
che ho la pancia che mi sbilancia in avanti…”
In parte era solo una scusa, in parte no.
Ormai avevo quasi finito la ventiduesima settimana e il mio ventre era cresciuto parecchio.
Ormai si vedeva chiaramente che ero incinta, ma a me piaceva così.
Ne ero, anzi, ne eravamo molto orgogliosi.
“Certo certo” trattenne a stento una risata mentre mi
faceva muovere con delicatezza l’alluce.”Ti fa male?”
“No. Anzi col freddo della tua mano non sento nulla”
“Non credo che sia rotto. Ma stai più attenta la prossima volta”
“Va bene dottore…” sospirai alzando gli occhi al cielo.
“Bella, sul serio” improvvisamente sentii che non scherzava
“Sei al quinto mese ormai. Man mano diventerà sempre
più difficile mantenere l’equilibrio. E ricorda che ora
devi…”
“Pensare a tutti e tre..” conclusi per lui. Me lo ripeteva
sempre da due mesi a quella parte. Ormai era diventata la sua frase
più utilizzata.
“Non prendertela…ma voi siete la mia vita, ed è
normale che io mi preoccupi della mia vita, no?” Avvicinò
pericolosamente il suo viso al mio, regalandomi il sorriso sghembo che
tanto amavo.
E che, lui lo sapeva benissimo, riusciva sempre ad incastrarmi.
“Va bene, va bene.” Mi arresi ridacchiando
Stavo per sporgermi e pretendere un bacio quando sentii di nuovo Charlie dal piano di sotto.
“Mmmm…ma che ha stamattina?” mugolai attaccandomi alle sue labbra.
“Credo che inizi a pensare che nella tua cameretta avvengano attività…come dire…illecite?”
Alzai un sopraciglio, non riuscendo a capire le sue parole.
“Ha sentito un po’ troppi rumori notturni
recentemente” Arrossii a quelle parole. Io e Edward non avevamo
più fatto l’amore da quella lontana notte del mio
compleanno, però, diciamo che da quando eravamo tornati
insieme…
Beh, avevamo passato la maggior parte delle serate a coccolarci
e…e forse io ero vocalmente un po’ troppo espansiva.
“E’ meglio che tu scenda ora” mi disse Edward
posandomi un bacio sulla fronte “Io vado a casa, prendo la volvo
e torno qui, fingendo che non ci vediamo da ieri sera…”
“Va bene” risposi infilandomi la tuta in ciniglia che mi
aveva regalato Alice “E ti prometto che tenterò di non
precipitare dalle scale”
Sentii solamente l’eco della sua risata e, quando mi gira,i era già sparito dalla finestra.
La richiusi e mi affrettai di sotto.
A metà scala mi resi conto che papà stava parlando con
qualcuno, ma non capii con chi finchè non lo sentii apostrofare
la sconosciuta col nomignolo “angelo”.
Sorrisi.
Alice.
Mio padre aveva una totale e assoluta venerazione per lei sin da
quando, la primavera precedente, si era presa cura di me e della mia
gamba ingessata. Ormai la considerava come una seconda figlia.
Quando entrai in cucina, infatti,trovai Alice in piedi su una sedia di
fronte a papà. Gli stava allacciando in modo impeccabile un
cravattino.
“Ecco fatto Charlie!” esultò lei “Così sei davvero perfetto”
“Papà” mi avvicinai per abbracciarlo “sei davvero…insomma sembri proprio…”
“Un pinguino?” concluse lui per me
“Veramente volevo dire molto molto attraente” risposi trattenendo una risata mentre mi versavo una tazza di te.
“Sì sì” borbottò finendo il suo
caffè “Ma tu che facevi di sopra? Eri sola vero?”
Il the mi andò di traverso e ne sputacchiai un po’ in giro
“Come…cosa? Ma certo che ero sola…”
Mi voltai fingendo di ripulire il ripiano dai miei schizzi.
Ok, ok Bella. Devi solo dire una bugia decente. Non è così difficile in fondo.
“Bene, perché sai che non tollererei che” anche lui
era piuttosto rosso in faccia “che…beh, insomma…non
in questa casa. “
Alice venne in mio soccorso “Charlie, ti posso assicurare che
Edward è rimasto tutta la notte in camera sua. E poi come
farebbe ad entrare? Dalla finestra? Non ha mica i super
poteri…” Rise alla sua stessa battuta e io la guardai
male, affondando il naso nella tazza.
“Mmm” Charlie grugnì qualcosa lamentandosi di essere di nuovo in ritardo per la sua battuta di pesca.
Sentii la porta della sua stanza sbattere e mi voltai cercando di
tirare uno scappellotto a Alice che, prontamente, lo schivò.
“Bella, ti saresti fatta male solo tu, credimi. E a me serve una
sposa tutta intera oggi. Visto che come avevamo concordato ti
mostrerò il vestito che ti avevo preso. Certo, se non ti
piacesse o se ti sembrasse non adatto…beh, si può
cambiare tutto. Ho un sacco di agganci…potremmo ancora trovare
qualcosa di Vera Wang o…”
“Alice” la interruppi sentendo la tensione nella sua voce
“Tu mi conosci, sai come sono. Sono certa che sarà
perfetto. E poi è solo un vestito. Anzi, con te e Rose in giro
sarò quella che verrà notata di meno…”
“Non essere assurda. Credo che, anche se indossassi un sacco di
iuta, quel giorno dovrò chiudere fuori i pensieri di tanti
uomini invidiosi della mia bella moglie…”
Trattenni a stento un sorriso mentre le braccia forti del mio fidanzato
mi stringevano e le sue labbra si posavano dolci sulle mie.
Era tornato. E ci aveva anche messo pochissimo.
Poteva essere sciocco, ma, tutte le volte che stavamo lontani anche solo per poco, mi prendeva una strana ansia.
Forse una piccola parte del mio cervello doveva ancora superare lo shock del suo abbandono.
“Forza piccioncini” ci rimproverò il folletto
staccandoci con la forza “Oggi è una giornata molto
impegnativa. Non possiamo mica stare qui a perdere tempo. Andiamo a
casa.”
Malgrado tutto dovetti dare mentalmente ragione a Alice: era un giorno speciale, e io ero davvero eccitata.
Non per i preparativi.
Non per il vestito.
Sì, erano tutte cose belle ed importanti ma…
Ma Carlisle era finalmente riuscito a procurarsi una macchina per le
ecografie, perché ovviamente non potevamo farne una in ospedale,
e…
E forse avrei davvero potuto vederli, sentire anche io il suono del cuore dei miei bambini.
Istintivamente mi portai una mano alla pancia, subito seguita da quella
di Edward. Intrecciando le sue dita fredde alle mie mi aiutò ad
alzarmi e mi condusse fin nell’ingresso.
“Andrà tutto bene vedrai” sussurrò solamente.
“Lo so”
Lanciai un saluto a mio padre e poi uscii fuori nel portico.
E lì rimasi impalata.
Vicino alla macchina della polizia di Charlie ce n’era una che non avevo mai visto prima in vita mia.
Gialla, decappottabile, probabilmente cara come lo stipendio di tre interi anni dei miei genitori…
Mi sentii sprofondare.
“Ti prego…dimmi che quella roba non è per me” gemetti.
Edward scoppiò a ridere, praticamente tenendosi la pancia, mentre Alice mi fissò risentita.
“Quella roba” sottolineò la parola roba
con un tono che non mi sfuggì “E’ mia. Me l’ha
regalata Edward per averti salvata. Anzi, nel caso volessi di nuovo
fare un po’ di Bungee Jumping avvisami…mi serve un armadio
nuovo. Quello che ho ora è troppo piccolo ormai.”
“Non credo che lo farò. Ma ho in mente il paracadutismo…”
Edward mi fissò accigliato mentre entravo nella mia cara e adorata volvo.
Forse più sobria ma piena di ricordi.
“Scherzavo…” A volte era davvero esagerato: in quale
universo parallelo io avrei mai potuto pensare di praticare
un’attività del genere senza spezzarmi l’osso del
collo in tre secondi netti?
Il viaggio fino a casa (ormai stavo iniziando a considerarla davvero
così e la cosa mi piaceva parecchio)durò pochissimo,
anche perché i due pazzi si misero ad improvvisare una piccola
gara di velocità per le strade di Forks.
Non fu un'ottima idea, visto che non appena misi piede nell'enorme
cucina di casa Cullen dovetti sedermi per non rischiare di vomitare il
thè.
Se non che, dopo appena dieci minuti, mi venne una terribile fame ed Esme fu costretta a prepararmi una cioccolata calda.
"Tieni tesoro" mi disse porgendomela "L'ho tenuta in mano, non
dovrebbe essere ancora molto calda. Ci vuoi della panna? L'ho preparata
fresca questa mattina."
Annuii e mi misi a trangugiarla di gusto.
"Grazie" biascicai. "Spero solo di non ingrassare troppo"
Se non mi muovevo troppo e non mi agitavo le nausee erano solo un brutto ricordo,ormai.
Anzi ultimamente mangiavo davvero per tre.
Edward alzò gli occhi al cielo "Bella non dirlo neppure per
scherzo. Mangia tutte le volte che ne senti la necessità. E poi
tu partivi piuttosto sottopeso, quindi non ti voglio più sentire
dire certe sciocchezze"
"Va bene, Va bene. A proposito, c'è Carlisle? Aveva detto che
avremmo fatto la visita di controllo e magari l'ecografia" Ero molto
ansiosa di sentire i miei piccolini.
"Dovrebbe arrivare tra poco. Ha fatto il turno di notte" mi
spiegò dolce Esme "perchè intanto non vai con Alice
a vedere il vestito. Non smetterà di tormentarci tutti
finchè non lo avrai approvato"
Alice infatti era rimasta seduta sulle scale sbuffando impaziente. Alle
parole di Esme, però, si riprese subito e dopo avermi afferrata
per la manica mi trascinò su per le scale.
Edward fece per seguirci.
"Che fai?" gli intimò Alice
"Vengo con voi. Non voglio lasciare Bella da sola. Potrebbe sentirsi male, avere un capogiro o..."
"O venire travolta da un tornado nel mio armadio, o magari prendere la
peste bubbonica. Chi lo sa?" lo prese in giro lei "Edward Cullen, tu
sei lo sposo. E lo sposo non può vedere il vestito, intesi?
Quindi vai a cogliere dei fiori, aiuta Esme, strimpella un pò
qualche canzoncina, fai quello che vuoi ma STAI FUORI DALLA MIA TESTA E
DALLA MIA STANZA!!"
Detto questo mi prese in braccio e in un battibaleno ci ritrovammo di fronte alla camera.
Accidenti.
Dovetti ammettere che ci voleva coraggio a contraddire Alice Cullen quando si arrabbiava.
Alice mi portò dentro e richiuse svelta la porta alle sue spalle.
Accese la luce e, devo essere sincera, probabilmente non avrei
riconosciuto la sua stanza se non avessi saputo esattamente che era
quella.
Non era più una camera da letto.
Era diventata una specie di ufficio super organizzato. Sul pavimento
c’erano mucchi di fogli dai diversi colori. Evidentemente, doveva
aver dato a ogni cosa di cui occuparsi un colore diverso: il rosa
doveva essere la torta, il verde i centrotavola, il blu…
Venni interrotta nelle mie supposizioni da Alice che mi trascinò
nella cabina armadio, che, praticamente, era grande tre volte camera
mia.
Tirò fuori una custodia bianca e aspettò titubante di fronte a me.
“Allora. Non parlarne e non descrivere nulla a Edward. O a
chiunque altro, ci siamo capite? Lo sai che nessuno è bravo
quanto me a tenere i segreti con lui e io voglio che si rispettino le
tradizioni ok?”
Sembrava categorica mentre mi sventolava il suo ditino davanti alla faccia.
“D’accordo. Promesso. E adesso posso guardare?”
Abbassò lentamente la zip e lo fece uscire con delicatezza stendendomelo davanti agli occhi.
“Oh Alice…” Ebbi solo la forza di dire questo.
Allungai tremante la mano fino a che non sentii la stoffa fresca e
leggera fluire sotto le mie dita. Era così delicata da sembrare
inconsistente al mio tocco.
Era stile impero, con un fiocco sulla schiena che scendeva e formare lo strascico fino ai piedi.
Non c’era nulla da dire, se non che era perfetto.
Bello, semplice e non troppo appariscente.
Proprio come me.
“Ti piace?” domandò lei
Scossi il capo incapace di parlare.
“Di più?”
Annuii convinta prima di abbracciarla.
“Grazie..grazie, grazie. E un milione di altri grazie! E’
perfetto.” Esultai “Sai che non so cosa farei senza di
te?!”
“Sono felice speravo ti piacesse. Non è necessario
provarlo ora. L’importante è che lo facciamo prima del
matrimonio così te lo sistemo in base a quanto ti sarà
cresciuta la pancia.”
Già, la pancia.
La sfiorai e pensai subito a Carlisle che mi aspettava di sotto.
“Vai ora…lo so come ti senti. Anche io sono curiosa di vedere i miei nipotini, lo sai, no?”
La abbracciai di nuovo e , dopo averla aiutata a riporre il vestito,
tornammo al centro della stanza da letto ormai invasa.
“Non vorrei che Jazz mi odiasse ora, visto che non ha più una stanza” domandai ridendo.
“Ma figurati. E poi quello che facevamo qui lo possiamo sempre
fare….” Improvvisamente si immobilizzò e si
ammutolì.
Lo sguardo vitreo, fisso nel vuoto.
O meglio, nella visione che io non potevo conoscere.
“Alice…” la scossi leggermente.
Non sapevo cosa fare, di solito c’era Jasper con lei in questi momenti.
“Alice…” riprovai.
Nulla, non si riprendeva.
Stavo per chiamare qualcuno quando, improvvisamente, si riscosse fissandomi con ansia, anzi con…
Terrore.
“Bella….Bella” balbettò
“Alice” la guardai apprensiva “Cosa? I bambini? Cosa hai visto? Alice…”
“Io non so…c’eri tu e ti tenevi la
pancia…stavi male credo…io, non so quando. Ma avevi gli
stessi vestiti di adesso e…”
In quell’istante la porta si spalancò e Edward si materializzò al mio fianco.
Subito mi sostenne tra le sue braccia.
“Alice, quando, quando?” la incalzò preoccupato.
“Non…non lo so Edward. Tu vedi quello che vedo io. Non so, era confusa…”
“Edward, calma” cercai di prendere un bel respiro “Forse si è sbagliata. Forse…”
Mi interruppi di colpo portandomi le mani in grembo.
E immediatamente capii che Alice non si era sbagliata.
Anzi, la sua visione si stava appena avverando.
Ok, forse sono stata punita dal
karma per la mia cattiveria verso di voi, visto che mi sono appena resa
conto che il mio gatto ha vomitato sul terrazzo e ora devo pulire.
Grrrr....scusate, vi lascio. Devo impiccare un certo animale....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Movements and...fights? ***
cap22
Ok..eccomi.
poche chiacchiere e vi lascio al capitolo...sapete,ho paura della folla
inferocita. Francesca, spero che tu ti metta subito a scrivere!
allora...vorrete linciarmi..lo so. Ma non sono io...è bella che
è un pò scema..però cercate di capirla. Ci si vede
in fondo.
Xo Xo Cloe.
P.S.= Dedicato alla mia
più grande e insostituibile lettrice. Letizia...con cui passo
ore a parlare divertendomi un mondo, a dire cavolate e a fare
speculazioni su presunte gravidanze di nostra invenzione!!! Grazie di
leggere sempre e grazie di condividere la tua follia con me!! In bocca
a Jake per domani. Sperando che crepi...iihihihi
BELLA
Continuavo a tenere le mani sul mio grembo.
Edward cercava di scostarle con gentilezza.
Alzai lo sguardo ed incontrai il suo. Era preoccupato.
Sentivo la bocca priva di saliva. Volevo parlargli, spiegargli quello che sentivo in quel momento ma…non ci riuscivo.
Perché non sapevo neppure io quello che stavo provando in quel momento.
Ancora piegata vidi accorrere
anche Carlisle e Jasper. Il primo venne da noi, mentre il secondo si
avvicinò di corsa ad Alice tenendola tra le braccia.
Edward mi scostò i capelli sudati dalla fronte mentre Carlisle cercava di scostare le mie mani.
Glielo impedii.
Non volevo che quel momento terminasse…non ancora.
Ero emozionata.
E felice. Felice dentro.
Più di quando avevo rivisto Edward dopo mesi.
Più di quando mi aveva detto che non aveva mai smesso di amarmi.
Più di quando mi aveva
fatto la proposta e avevo capito che, in un modo o nell’altro, lo
avrei avuto per sempre…
Niente, niente valeva quanto quegli istanti.
Pensai per un attimo di non poter quasi contenere tutta la gioia e l’emozione che avevo in corpo.
“Bella…tu…tu non stai male..”
Mi sorpresi nel capire che quello che aveva parlato altri non era se non Jasper.
Tutti lo fissarono accigliati, specialmente Edward.
“Voglio dire, stai
provando un groviglio di emozioni ma… Sei…felice. Stai
mettendo di buon’umore anche me…”
In quell’istante
scoppiai a ridere, senza rendermi conto delle lacrime silenziose che,
allo stesso tempo, mi rigavano il volto.
Piangevo e ridevo come una cretina…ma non riuscivo ad evitarlo.
“Io …scusate…” riuscii solamente a dire.
Edward, anche se confuso, riuscì a farmi sedere sul letto di Alice.
“Tesoro…ti prego. Dimmi cosa c’è. Se non stai male, non capisco io…”
Senza permettergli di
continuare, gli presi entrambe le mani e le portai contro di me,
così da poter sfiorare la stoffa della mia maglietta.
Per qualche secondo mi fissò senza capire, poi…poi lo sentì anche lui.
Vidi i suoi occhi raggianti. Emozionati.
Sapevo che sarebbero diventati lucidi se solo fosse stato possibile per lui.
“I…li senti? “ sussurrai “E’ la prima volta…E’, è…”
“E’ bellissimo…unico” concluse lui per me.
Lo sentii rilassarsi. Si avvicinò per baciarmi le guance e le labbra.
Le mani ancora posate tra le mie, sul mio ventre.
Poi mi fece sdraiare e, dopo avermi alzato la maglietta fin sotto il seno, vi posò il capo.
Dopo alcuni secondi sentii di nuovo un piccolo movimento dentro di me ed Edward sospirò, emozionato.
Cercai di concentrarmi sulla
consistenza della pelle del suo volto contro la mia. Era davvero
tiepida e soffice…quasi umana.
Forse era così che l’avrei percepito, una volta che anche io fossi diventata vampira.
“A cosa pensi?” Notai che Edward aveva alzato gli occhi e che mi osservava assorto.
“A te. A come sei caldo
adesso”risposi mettendomi seduta “E che ti amo. Ed è
bellissimo sentire la tua pelle contro la mia e i bambini che si
muovono….E’ come se fossimo una cosa sola noi
quattro.”
“Noi siamo una cosa sola” soffiò sul mio viso baciandomi.
Quando si staccò,
troppo presto per i miei gusti, mi accorsi che nella stanza non
c’era più nessuno ormai, oltre a noi due.
Edward capì il mio sguardo. “Sono andati di sotto. Pensavano volessimo un po’ di privacy, sai…”
“Abbiamo sfrattato Alice dalla sua stanza…”
“Impresa notevole. Nessuno era mai riuscita a cacciarla dal suo armadio. Questi bimbi hanno compiuto il miracolo!”
Risi mentre riuscivo, aiutata dal mio fidanzato, a rimettermi in piedi e a sistemarmi.
“Ce la fai a scendere
di sotto e a fare la visita? Se preferisci puoi riposare un
po’…” mi domandò apprensivo.
Sempre il solito!
“No…davvero. E poi ora non si muovono più. Sto bene”
Per dimostrarglielo lo superai e corsi fino al corridoio dove, con un solo rapido gesto, mi riportò tra le sue braccia.
“Ti prego. Per oggi ho
avuto abbastanza attacchi cardiaci mancati. Se fossi umano saresti
sicuramente la causa della mia morte…” mi prese in giro.
Sbuffai ma, poi, vidi Esme ai piedi delle scale. Sembrava davvero radiosa.
Edward mi depositò a terra e lei gentilmente mi abbracciò.
“Tesoro. Sono così felice per te…per voi. Ero certa che presto li avresti sentiti, i tuoi bambini.”
“Sì…è stato bellissimo.”
“Lo so.” Rispose
“E’ la sensazione più unica che proverai mai
credimi. Sentire che dentro di te c’è tuo figlio che
cresce, che vive…”
Per un attimo i suoi occhi si fecero vacui, quasi come quelli di Alice durante la sua visione.
Sapevo cosa stava ricordando.
Un passato nebuloso, confuso, tipico dei ricordi umani, da quello che mi aveva detto Edward.
Il passato con suo figlio.
Probabilmente senza
rendersene conto si sfiorò il ventre. Un ventre destinato a non
crescere più, a non essere più il nido e la protezione
per una nuova vita che si sviluppa.
Per un istante mi sentii un
briciolo in colpa. Perché io avevo avuto una fortuna ed una
possibilità così grande mentre ad Esme era stata
strappata via dalle mani?
Perché lei non poteva
realizzare l’unico desiderio che l’avrebbe appagata
totalmente, che l’avrebbe resa di nuovo…viva?
Trovai estremamente ingiusto
che qualcuno dolce e buono come lei non ottenesse l’unica cosa
che l’avrebbe resa di nuovo felice.
Accadde tutto in pochissimi secondi; Esme si riscosse e sembrò dispiaciuta, dopo aver notato la tristezza sul mio viso.
“Scusa tesoro. Non
volevo rattristarti.” Mi carezzò la guancia “Vai
nello studio di Carlisle. Io ti preparo qualcosa di buono per il
pranzo.”
“Grazie ..”
balbettai mentre Edward mi conduceva lungo il corridoio. Non disse
nulla, ma sapeva certamente quanto mi avesse turbata la tristezza di
Esme. In fondo anche per me, come per il resto dei Cullen, era come una
seconda mamma.
Cercai di essere un poco più positiva mentre bussavamo alla porta del suo studio.
La voce di Carlisle era melodiosa e gentile. “Entrate”
Quando varcammo la soglia
riconobbi subito il posto che già avevo visto quasi un anno
prima. I quadri alle pareti, la pesante scrivania di legno, i libri che
avrebbero fatto invidia a qualunque biblioteca universitaria.
Tutto era esattamente come lo ricordavo.
Mi sentii subito al sicuro e tranquilla in un luogo familiare e sereno come quello.
L’unica cosa che si era
aggiunta era un lettino ginecologico al centro della stanza e una
grossa apparecchiatura che ipotizzai essere la macchina per le
ecografie.
Carlisle si avvicinò silenzioso e rilassato.
“Allora come ti senti?”
“Bene” risposi un poco imbarazzata “Ma potevate restare, prima intendo. In fondo è casa vostra”
Scosse il capo sorridendo
“No…era un momento solo vostro. E’ giusto
così. E poi” aggiunse “E’ anche casa tua
adesso. Anzi, credo lo sia stato a dal primo momento in cui sei
entrata…”
Quelle parole mi toccarono
profondamente. Erano sempre tutti così buoni e gentili con me.
Facevano così tanto….Ricacciai indietro le lacrime ma una
mi sfuggì scivolando e rigandomi il volto.
Carlisle mi cinse con un braccio e mi fece accomodare sul lettino.
“E’ normale se ti
senti un po’ giù a volte. O se ti emozioni con
facilità. E’ molto comune in gravidanza.
L’importante è che, se sei preoccupata per qualcosa, ne
parli con me o con Edward, ok?”
“Promesso” risposi.
Carlisle mi misurò la pressione e la trovò leggermente alta.
“Sei preoccupata?”
“No” mentii
arrossendo “Beh…in effetti sono solo eccitata. Per
l’ecografia. La possiamo fare?”
Non volevo essere scortese o frettolosa…ma aspettavo quel momento da mesi!
Entrambi risero alla mia impazienza.
“Non dovrai più
aspettare. La facciamo subito. Purtroppo devi accontentarti di me che
non sono ginecologo. Ma mi sono riletto tutti i manuali di ostetricia
in mio possesso”
Non ero affatto preoccupata
della competenza di Carlisle. Probabilmente i manuali di cui parlava
erano “tutti i manuali mai stati scritti dal 1700 a oggi”
quindi ero molto tranquilla.
Gli sorrisi sdraiandomi completamente e sollevando la maglietta.
“In teoria il gel è freddo. Ma non so se tu lo percepirai tale.”
Infatti non fu così.
E neppure mi aspettavo che lo fosse.
Non appena la sostanza entrò a contatto con la mia pelle potei sentire che era quasi tiepida.
Carlisle iniziò la visita
Entrambi si fissarono
“Come temevo” sussurrò il dottore.
“Cosa?” domandai subito preoccupata “Cosa? Per favore voglio sapere cosa c’è?”
“Guarda lo schermo Bella”
Feci come mi avevano detto ma tutto ciò che vidi fu…nulla.
“Io non vedo niente”
“Già”
rispose Carlisle “E’ evidente che la membrana che li
protegge non l’ha ereditata dal tuo lato umano. E’ troppo
spessa e dura per poter vedere qualcosa. Purtroppo lo temevo.”
“E’ una cosa così grave?”
Ero piuttosto preoccupata. Non sapevo se potesse compromettere la gravidanza o la salute dei piccoli.
“No. Insomma,
l’unico problema è che non serviranno a nulla le
ecografie. Ma forse dovremmo essere contenti di questa protezione:
molto probabilmente lo stress e i farmaci che hai dovuto sopportare
all’inizio sarebbero stati fatali per una gravidanza
normale…”
“Oh…” Mi
sentivo allo stesso tempo felice e delusa. Felice perché sapevo
che, grazie al loro essere un po’ speciali adesso erano ancor con
me.
Delusa perché…beh, avrei dato qualunque cosa per poterli vedere. Anche solo sullo schermo di un ecografo…
Sentii la mano di Edward
stringermi forte e le sue labbra sussurrarmi all’orecchio
“Concentrati sul suono amore. Non senti un rumore?”
Lo guardai confusa. Ero stata
così presa dalle immagini che avrei voluto vedere che non avevo
neppure pensato al rumore…
“Ascolta…forse li riesci a sentire anche tu…”
Presi un respiro e rimasi immobile.
Subito non sentii nulla e pensai che Edward si stesse sbagliando ma poi…
Sentii qualcosa anche io.
Un rumore.
Piuttosto flebile per le mie deboli orecchie umane, ma si sentiva.
Non riuscii immediatamente a
distinguere che tipo di rumore fosse ma, poi, mi accorsi che sembrava
un leggerissimo tambureggiare e …
“Oh mio Dio!” esclamai “ma quelli…quello era..è..”
“Sì Bella. Sono
i cuori dei tuoi bambini. Tu probabilmente non ci riesci, ma io ne
distinguo chiaramente due. Sono forti e sani…credimi”
Carlisle mi sorrise gentile.
Senza pensarci, mi voltai verso Edward. Lo fissai per un secondo sconvolta.
E poi gli gettai le braccia al collo.
“Oh…Edward…” era tutto quello che riuscivo a dire.
Mi strinse forte a sé e, per svariati minuti, dimenticai tutto il resto.
Non sentii neppure Carlisle uscire dalla stanza.
Quando finalmente mi staccai da lui, vidi che gli avevo impiastricciato tutta la camicia col gel per l’ecografia.
Non sembrò curarsene minimamente. Si limitò a levarsela rimanendo a torso nudo.
Una visione che, malgrado avessi avuto tante volte, ancora mi levava il fiato.
Mi pulì gentilmente il ventre e mi abbassò la maglietta, dopo avervi posato un piccolo bacio.
“Bella” mi disse guardandomi serio “Carlisle vuole che tu non faccia sforzi inutili ok?”
“Ma certo” risposi un po’ scocciata “Mi dici sempre le stesse cose.”
“Perché tu non
mi ascolti mai..” mi fissò dritta negli occhi “Per
esempio riguardo il lavoro dai Newton…”
Spalancai la bocca…
Oh cavolo.
“Lo…lo sai?” Non sentivo più un filo di saliva.
“Sì…sì
lo so. Da un mese ormai. Ti sei forse dimenticata che leggo la mente? E
quella di Newton la tengo sempre d’occhio…”
Stupida…certo. Era ovvio che lo avrebbe scoperto.
E io gli avevo mentito spudoratamente. E lui lo aveva sempre saputo.
Mi sentii uno schifo.
“Mi dispiace di averti
mentito” dissi sincera “Non volevo…te lo avrei
detto. Solo sapevo che non me lo avresti permesso…”
“Infatti non te lo
posso permettere. Non più Bella. E’ rischioso. Per te, per
i bambini…credimi. Potresti chiedermi qualunque cosa lo sai, ma
non questo”
Ci rimasi male. In fondo era
la mia vita. E per quanto riguardava i bambini….ero
perfettamente in grado di badare a me stessa e a loro!
“E’ solo un
lavoro.” Cercavo di restare calma “Ma per me è
importante. Quindi no. Scusa, ma non lo voglio lasciare…”
“Bella…”
prese un lungo respiro “Anche se continuassi a restare fuori dal
negozio per assicurarmi che tu stia bene, potrebbe sempre sfuggirmi
qualcosa.”
Lo fissai allibita
“Tu…tu stavi fuori dal negozio! Tu…ma cosa sono io
per te? Una bambina? Che ha bisogno di sorveglianza costante?”
Ero furiosa…mi aveva tenuta d’occhio per tutte quelle
settimane a mia insaputa.
Perché non si fidava di me.
“Edward. Io non sono
tua figlia! A lei potrai impartire ordini e imporre cose, ok? Ma io
sono la tua ragazza…tua moglie!”
Avevo gli occhi lucidi ma non volevo piangere di fronte a lui.
Cercai di calmarmi e respirare normalmente.
“Edward non mi succederà nulla. Ci sono tantissime persone: i Newton, Mike,…”
“Jake??” mi interruppe sprezzante
All’inizio non capii la sua domanda.
Cosa diavolo c’entrava
Jacob in tutta quella storia? Ok, forse era venuto un paio di volte a
trovarmi al lavoro, a parlarmi della macchina che stava costruendo.
Ma nulla di più. Era piacevole parlare con lui. Eravamo diventati buoni amici.
“Bella. Viene ogni singola volta che tu lavori lì!”
Feci un rapido conto a mente. Beh…forse dovevo ammettere che era venuto più di un paio di volte…
“Oh Edward” sbottai “Forse mi verrà a trovare…beh, non vedo il problema..”
“Il problema è
che è un licantropo Bella. Un licantropo a cui è molto
facile perdere il controllo. Io faccio di tutto per cercare di
proteggerti e tu…a volte mi sembra che non ti importi!”
“Cosa!”
probabilmente urlavo così forte che anche un umano ci avrebbe
sentiti perfettamente…figurarsi i Cullen “Jacob non mi
farebbe del male…mai. Ne sono certa, vuole bene alla mia
famiglia: a Charlie, a me…”
Mi bloccai. Forse era quello il problema.
“Sei geloso?” chiesi senza pensarci
“Dovrei?”
La sua risposta mi spiazzò. Non poteva davvero pensare che…che Jacob potesse..
La porta si aprì facendomi sobbalzare ed entrò Rosalie.
Sembrava imbarazzata.
“Ehm…state urlando ragazzi. Bella è pronto il pranzo”
Poi guardò Edward “Perché non andiamo a caccia intanto noi due?”
Edward era immobile come una statua.
“Sì…è meglio” rispose glaciale “Bella vai a mangiare”
Uscii prima che mi dicesse altro.
Non volevo parare con quell’Edward scostante e freddo che, francamente, mi spaventava un po’.
Entrai in cucina e mi sedetti al tavolo.
Esme si avvicinò e mi porse un piatto stracolmo di lasagne fumanti.
Non volevo deluderla
dicendole che non avevo più neppure un po’ di fame,
così mi sforzai di inghiottire un boccone.
Tremendo errore.
Il boccone era così caldo che mi fece lacrimare gli occhi.
E sapevo benissimo che, in quel periodo, se iniziavo a piangere era impossibile per me fermarmi.
“Amore stai bene?” mi domandò Esme.
“Sì…Era..solo…era
solo caldo” finii la frase e senza rendermene conto scoppiai e
iniziai a singhiozzare.
“Tesoro..”
immediatamente mi fu vicina “tesoro. Ho sentito quello che ti ha
detto Edward. Lo so che ci stai male, ma non ti devi
agitare….pensa ai bambini…”
Con quel pensiero in testa cercai di ricompormi.
“Non, non
c’è Alice?” domandai speranzosa. Avevo
disperatamente bisogno di parlare e di sfogarmi con la mia migliore
amica.
Lei sapeva sempre cosa fare o dire per farmi sentire un po’ meglio.
“No…è a
caccia col suo Jazz. Ma che te ne fai della nana quando
c’è qui il tuo fratello orso?”
Emmet era appena entrato dalla finestra sporcando il pavimento della cucina di fango.
Esme lo guardò male e
lo stesso feci io quando afferrò il mio piatto e
contemporaneamente me…come se pesassi solamente un paio di kili.
“Emmet riportala in cucina!” strillò Esme.
“Mamma, scusa ma Bella
ha bisogno di un paio di sedute con il qui presente maestro
nell’arte della psicologia femminile”
Mi depositò sul divano e mi mise in grembo il piatto.
Non volevo offendere Emmet ma
non ero proprio in vena di battutine e frecciatine varie,
così mi sistemai incrociando le braccia e fissando il vuoto
davanti a me.
“Allora…dove sarebbe questo maestro?” domandai acida.
“Ma sono io no? Allora…perché tu e Eddino avete litigato?”
“Perché io
voglio continuare a lavorare dai Newton. Io sto bene…mi sento
bene! Non so come farglielo capire. Invece lui mi tratta come se
fossi…come una bambina, accidenti!”
Neppure mi ero accorta che avevo urlato e le mie lasagne erano solamente una poltiglia ormai.
“Bella…ma scusa.
Perché vuoi lavorare? Insomma, non so se lo sai ma con Edward ti
sei aggiudicata uno degli scapoli più ambiti e facoltosi di
Forks”
Risi…Emmet era davvero comico.
“Lo so…ma non è per questo. A me piaceva lavorare lì. Lo facevo per me, non per i soldi.”
“Ok, ti capisco.”
Ammise “Ma capisco anche Edward. Insomma…lui ti ama e ha
solo paura per te. Non vuole che tu soffra ancora. E poi magari
è anche un po’ geloso?”
Sbuffai accigliata “Di Mike…ma andiamo…lo sa che…insomma!”
“Pensaci dai. Io un
po’ lo capisco: se la mia Rose lavorasse dove c’è
anche solo una persona che mette gli occhi su di lei io…vorrei
ucciderlo.”
“Allora mi sa che dovresti uccidere tutta la scuola” gli feci notare.
“Non è lo
stesso” mi rispose scuotendo il capo “Lei adesso è
forte. Ma se fosse come te…penso che impazzirei. La terrei sotto
una campana di vetro. Perché senza di lei non potrei
vivere…”
Sospirai. Mi aveva fregata.
Provai ad immaginare le nostre posizioni invertite: un Edward fragile e una me forte e in grado di proteggerlo.
Lo avrei fatto costantemente, e lo sapevo.
Ma non gli avrei mai imposto di fare o non fare qualcosa.
Ero certa anche di questo.
“E poi non sottovalutare il fattore Jacob…”
“E’
ridicolo!” sbottai frustrata “siamo amici. E’
divertente e mi fa ridere. Tutto qui. Io amo Edward cazzo.”
Improvvisamente mi dovetti fermare e, malgrado la rabbia, non potei evitare di sorridere.
“Che c’è?” mi domandò Emmet
“Nulla”indicai la pancia “Qualcuno si muove qui dentro.”
I suoi occhi si illuminarono.
“Vuoi sentire? Dammi la mano”
Gliela prasi fra le mie e la posai sulla mia pelle, al di sotto della maglietta.
Dopo un paio di secondi qualcuno si mosse di nuovo, e questa volta lo sentimmo entrambi.
“Che forza!”
Emmet avvicinò il suo volto alla pancia “Eih piccoli
giocatori di baseball…venite fuori belli grossi, sani e robusti.
Mi raccomando”
Alzai gli occhi al cielo. “Come fai a sapere che non sono due bimbe?”
“Eh no…almeno un maschietto me lo devi scodellare sorella!!”
Ridemmo entrambi.
Poi lui si fece serio.
Cosa strana per Emmet.
“Sai…ci pensavo
da un po’. Voglio dire…diventare padre e tutto il resto.
Cioè è un’idea che non mi aveva mai sfiorato prima.
Però da quando ho saputo che io avrei questa
possibilità…Insomma, non che mi importi avere un figlio
che non sia di Rose.
Penso solo che me la caverei con un bambino, ecco.”
Emmet era davvero tenero quando ci si metteva!
“Saresti un ottimo padre” risposi sincera.
“Beh, sarò un ottimo zio per il piccolo E.J”
Aspetta…E.J.?
“Come facevi a sapere che lo chiamavo così anche io” domandai curiosa.
“E.J. facile…sta per Emmet Junior no?”
“No!” risposi
“Sì! Vero emmettino Junior”
Un calcetto seguì alle sue parole.
“Visto?? Gli piace” mi prese in giro “Bravo Emmettino…”
“Ehm ehm..”
Entrambi alzammo di scatto la
testa. Eravamo così concentrati a scherzare tra di noi che
neppure ci eravamo accorti che due persone erano entrate nella stanza.
Edward e…Rosalie.
Oh no…
Ci fissava, e sul viso aveva
l’espressione più triste che le avessi mai visto. Sembrava
che stesse per scoppiare a piangere.
E io sapevo perché.
Dopo tutto quello che mi aveva detto sul suo desiderio di diventare madre…e se aveva sentito Emmet dire quelle cose.
“Rose…” Emmet immediatamente si alzò in piedi.
Lei lo zittì con la mano. “No…scusatemi. Non volevo interrompervi. Resta pure qui..mi sembravi felice.
Me ne vado via io visto che con me non hai questa possibilità…”
La sentii singhiozzare e poi, dopo un istante, sbattere la porta d’ingresso.
“Em valle dietro…”
Lui non se lo fece ripetere due volte e corse via.
“Mi spiace…” tentai di scusarmi.
“Non è stata
colpa tua. E’ Rosalie non ce l’ha con te. Ma è stata
dura per lei sentire quelle cose da Emmet…insomma..” Si
avvicinò e mi carezzo il viso “Non avercela con te stessa.
“
Anche se sembrava gentile sentivo la sua voce ancora scostante e fredda.
E anche io, dopotutto, non l’avevo perdonato.
“Mi…mi porti a casa?”domandai.
Forse lontani da orecchie indiscrete saremmo riusciti a parlare e Edward avrebbe alla fine accettato il mio modo di pensare..
“Vado a prendere la macchina” rispose senza guardarmi.
******************************************************
Non ci rivolgemmo la parola per tutto il viaggio fino a casa mia.
Vedevo che Edward mi fissava di tanto in tanto. Sembrava molto triste.
Ad un certo punto la sua mano rimase sospesa a mezz’aria, forse voleva farmi una carezza.
Ma non lo fece.
Mi stavo sentendo in colpa e terribilmente triste.
Litigare, e far litigate Em e Rose,era l’ultima cosa che avrei pensato di fare quel giorno.
Che avrei voluto fare.
Quando mi accorsi che aveva parcheggiato nel vialetto non seppi che fare.
Edward sospirò e si voltò verso di me.
Forse, dopotutto, aveva capito di avermi ferita e mi avrebbe chiesto scusa.
Lo fissai di rimando, speranzosa.
“Bella. Scusa…”
Stavo per abbracciarlo quando mi resi conto che non aveva finito.
“Scusa ma non cambio
idea. E sappi che sono disposto anche a toglierti le batterie dal pick
up. Farò qualunque cosa per tenerti al sicuro…”
Mi ritrassi immediatamente sul sedile.
Lui…lui non voleva scusarsi.
Non voleva lasciarmi fare a modo mio.
Non voleva fidarsi di me.
Mi sentivo tradita e umiliata.
Nel profondo. Mai avrei pensato che lui mi avrebbe ferita così.
“Se non vuoi che venga stasera tieni la finestra chiusa. Capirò…”
Non volevo più sentirlo. Uscii dall’auto sbattendo la portiera e mi precipitai in casa.
Borbottai un semplice “Vado su. Sono stanca.” a mio padre e mi chiusi a chiave in camera.
Mi gettai sul letto ancora vestita e fissai la finestra.
Una parte di me, quella che sapeva che non avrei retto a lungo senza Edward, voleva alzarsi e correre ad aprirla.
Ma l’altra, quella più forte e determinata, stava prendendo il sopravvento ormai…
Con tutta la forza che riuscii a racimolare mi voltai dall’altra parte, desiderando solo di poter dormire e dimenticare.
Ma tutto ciò che feci fu piangere.
Allora...mettete giù le
lance e i forconi...please. Parliamo civilmente...ok??? Ma scusate..lo
so, non li faccio mai stare tranquilli questi due poracci...ma se nella
mia mente bacata il loro destino è già segnato
così io che ci posso fare?? Capite pure Bella... eh, poverina..
certo c'è un motivo se Eddy è un pò apprensivo...ricordate chi c'è ancora la fuori??
Vabbè...vado a nannna...penso che nel prox cap ci sarà il pov di Eddy...nn mi ricordo ora..
Beh...vedrete. Grazie a chi
recensisce e a chi incredibilmente continua ad aggiungere la mia storia
in pref & co. Bacio!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** The get away ***
cap 24
Allora...scusate
il ritardo ma ho dovuto scrivere questi capitoli tutti insieme prima di
postare altrimenti poi mi veniva un casino assurdo. Comunque, ho visto
che molte di voi hanno preso le parti di Bella...brave , mi piace la
solidarietà femminile. Continuerete in questo...perchè
Edward farà ancora un pò di cavolate...sorry.
E non linciatemi arrivate alla fine...ricordate Bella ama Ed..non il cane...tanto x essere chiare...state tranquille..
Vi lascio che c'è il temporale e mi si sconnette tutto....bacio!!
BELLA
“Bells” papà si sedette titubante sul divano
“Edward ha chiamato,di nuovo. Sarà la settima volta
oggi..”
Alzai le spalle fingendo indifferenza.
Un’indifferenza che in realtà non avevo.
Erano quasi venti ore, ormai.
Venti ore da quando avevo voltato le spalle a quella finestra. Contavo ogni minuto, ogni secondo senza di lui…
Ma…ma non volevo
chiamarlo e dargliela vinta. Anche se sapevo che mi amava alla follia,
anche se sapevo che voleva solo tenermi al sicuro.
Doveva capire che non poteva sempre vegliare su di me,che non poteva passare la sua intera esistenza a cercare di proteggermi.
Potevo badare a me stessa. E soprattutto potevo badare ai miei figli.
“A volte mi sembra che non ti importi…” quelle erano state le parole che mi avevano ferita di più.
“Papà…non
ne voglio parlare. Se richiama digli che dormo perché sono
stanca. Dovrebe essere contento: a letto non rischierò di farmi
male almeno…”
Guardai fuori dalla finestra. Il sole filtrava dalle tendine.
Era pallido ed emetteva una
luce tenue e malaticcia. Ma era pur sempre sole e probabilmente non si
sarebbe arrischiato a venire fin dopo il crepuscolo.
“Ma avete litigato?” incalzò mio padre.
“Sì”
risposi sbuffando “Per via del mio lavoro dai
Newton…Edward non mi ritiene in grado di farlo..”
“Non mi avevi detto che lavoravi lì. Sai, forse ha ragione. Dopotutto Bells…sei incinta…”
A quelle parole scattai “Anche tu! Incinta non vuol dire malata”
“Ok, ok. Ma mandagli almeno un messaggio”
Non risposi, ma accesi la tv. Sperai che capisse che non volevo parlare.
“Va bene” si
arrese “Ma sappi che quando fai così sei più
testarda di me. Ti preparo un sandwich…almeno mangi
qualcosa”
Sì, aveva ragione. Dovevo nutrirmi.
Era dal giorno precedente che non toccavo cibo. Potevo anche stare male io…ma i miei bambini no.
Dovevo farmi coraggio per loro.
Charlie andò in cucina
e tornò poco dopo con il pranzo. Accese la tv e ci mettemmo a
guardare una noiosissima partita di football.
Ci misi quasi un’ora a finire di mangiare: ogni boccone era come un macigno sullo stomaco.
Rimasi lì,
così, su quel divano tutto il pomeriggio. Scrutando fuori dalla
finestra, contando il tempo che mancava al tramonto,aspettando di
sentire un piccolo ma, per me, significativo rumore al piano di sopra.
Il cellulare rimase spento
sul tavolino. Non osavo accenderlo e vedere le chiamate ricevute. Se lo
conoscevo bene ce ne sarebbero state almeno cinquanta.
E se conoscevo bene me stessa e il bisogno incontenibile che avevo di lui sapevo che gli avrei risposto,alla fine.
Sapevo che avrei ceduto alle sue preghiere.
Ma non sarebbe stata la cosa
giusta per me. Io volevo solo continuare ad essere normale, continuare
con la mia quotidianità.
Perché era così difficile per lui capirlo?
Ero così arrabbiata che feci anche cadere il bicchiere, rovesciando tutto il contenuto sul pavimento.
Fissai il latte che si
espandeva a macchia, lentamente…e neppure mi resi conto che le
mie lacrime avevano iniziato a fare lo stesso.
“Papà…papà, scusa…”balbettai
“Bells” mi
fissava allarmato “Credo che sia meglio che tu vada in camera a
riposare. Sei sicura di stare bene?”
Annuii poco convinta.
“Magari potrei chiamare Carlisle…”
“No!” strillai “No…devo…devo solo dormire.”
Mi voltai dandogli le spalle, mentre sentivo le guance sempre più bagnate.
Strascicando i piedi raggiunsi la mia stanza e mi chiusi dentro a chiave, poggiando la fronte contro il legno della porta.
“Bella…”
Mi girai di scatto, cercando al buio di focalizzare la figura che stava seduta sul mio letto.
Alice.
A velocità vampiresca si avvicinò e mi strinse in un abbraccio.
Mi lasciai andare, sfogandomi
completamente sulla sua spalla. Stavo provando centinaia di emozioni
diverse e sentivo che al momento lei era l’unica che avrebbe
potuto capirmi.
“Shh Bella. Vieni,
sediamoci sul letto” mi trascinò gentile con sé e
mi asciugò le lacrime con la maglietta.
“Scusa..ti ho bagnata tutta”
Sbuffò alzando gli
occhi a l cielo e facendomi ridere “Figurati, sai che per me i
vestiti sono usa e getta..puoi usarla come fazzolettino, se vuoi.”
“Ho convinto Edward a
non venire.” Continuò “Pensavo che avessi bisogno di
stare un po’ sola. Anche se…sta impazzendo, Bella. E non
parlo metaforicamente. Tu non rispondi a casa, il cellulare sempre
staccato…Mi vuoi dire che succede?”
“Abbiamo litigato” sussurrai. Sembrava impossibile anche alle mie stesse orecchie.
“Per Jake,per il lavoro dai Newton e…perché non si fida di me.”
“Bella, sono certa che
non è per quello. Te lo assicuro. Lui ti ama. Ama te più
di se stesso…morirebbe sapendo di aver permesso che qualcuno ti
facesse del male.”
“Alice” le sue
parole mi resero ancora più frustrata “Lo so. So tutto
questo. Ma io mi sono sempre fidata di lui…e lui non fa lo
stesso con me. Non gli sto chiedendo tanto…solo di lavorare
ancora un po’. E ammetto di non essermi comportata bene non
dicendoglielo subito…ma lui…mi ha deluso ecco.
Cioè…anche se lo ha fatto per me. Pedinarmi…te ne
rendi conto?”
Alice si staccò leggermente da me e mi fissò imbarazzata.
“Beh…ecco, io lo sapevo. Insomma sapevo che di pomeriggio se ne stava fuori dal negozio…”
Mi staccai e la fissai allucinata.
Lei sapeva.
Lei…la mia migliore amica.
E non me lo aveva detto.
“Tu…tu…E
non ti è venuto in mente di dirmelo? Mi hai fatto fare la figura
dell’idiota davanti a Edward! Eri la mia migliora amica!”
Mi alzai iniziando a camminare per la stanza.
“Bella…dai calmati..”
“NON DIRMI CHE DEVO STARE CALMA! NON LO DIRE!” urlai.
Alice sembrò presa in contropiede.
“Ti ho portato della
crostata di mele. L’ha fatta Esme…” Probabilmente
cercava solo di cambiare argomento e distrarmi.
Ma io ero troppo arrabbiata.
Con lei. Con Edward…con il mondo intero.
Improvvisamente notai il piatto con il dolce sulla scrivania. Non ci pensai troppo. Fu un istante.
Lo afferrai e un minuto dopo la torta era completamente spiaccicata sulla sua maglia.
I suoi occhi mi fissavano, ingigantiti dallo stupore.
“Vai via Alice. Adesso” Non volevo parlarle. Ero arrabbiata con lei.
Ma anche con me stessa per quello che avevo appena fatto.
Alice si alzò e si avvicino alla finestra “Ti lascio dormire. Ti passiamo a prendere domani…”
“No” replicai secca accoccolandomi sul letto.
“Ma domani nevicherà…l’ho visto.”
“Vorrà dire che monterò le catene” aggiunsi “Davvero. Voglio stare da sola.
“Ok” la sua voce non fu più di un sussurro “Ma…scusa. Scusami se puoi”
Chiusi gli occhi e, con un ultimo alito di vento, se ne era andata.
Stavo per ricominciare a piangere quando mio padre bussò alla porta.
“Bella cosa è stato quel rumore?”
“Nulla. Ho rotto una cosa” risposi soffocando il magone “Ora dormo”
Sapevo come doveva suonare la mia voce: tremolante, spezzata…
“Sicura di stare bene?”
“Sì. Buonanotte.” Stava certamente pensando che stessi impazzendo.
Che fossi una pazza, isterica ragazzina incinta che non capiva cosa fosse meglio per lei.
Mi gettai sotto le coperte, nel disperato tentativo di non pensare, di respirare con regolarità.
Nessuna delle persone che dicevano di fidarsi di me, lo faceva sul serio.
Nessuna mi diceva la verità.
Alice, Edward, tutti i Cullen…
Non riuscii a prendere sonno
quella notte. Mi rigiravo continuamente fra le lenzuola, tentando di
soffocare i singhiozzi tutte le volte che Charlie passava
“casualmente” fuori dalla porta della mia stanza.
Non volevo farlo preoccupare ancora di più, e, soprattutto, non volevo che telefonasse a Carlisle.
Non volevo che tutti…che lui, sapesse quanto stessi male…
Fissavo il soffitto scuro, vuota.
Ecco come mi faceva stare lontana da Edward.
Lui era tutta la mia vita.
E ora ero tornata ad essere lo stesso guscio vuoto di quando mi aveva lasciata…
Però questa volta non era così.
Lui non mi aveva lasciata.
Lui era semplicemente troppo preoccupato.
Forse se avessimo parlato, avremmo potuto raggiungere un compromesso…
Improvvisamente rianimata da quel pensiero, scacciai via le lacrime e provai a riflettere.
Forse avrei potuto chiedere a Mike di lavorare meno, di fare i lavori meno faticosi o stancanti.
Certamente Carlisle non avrebbe avuto nulla da obiettare…e neppure Edward.
In fondo io e lui avevamo sempre trovato un punto d’incontro.
Sarebbe andato tutto bene. Sì, si sarebbe risolto tutto.
Come avevo potuto non pensarci prima?
Cercai di farmi forza e di rilassarmi un po’. Dovevo assolutamente dormire, almeno per i bambini.
Ci provai, e dovetti anche riuscirci per qualche ora, perché quando riaprii gli occhi mi accorsi di qualcosa di diverso.
La stanza era ancora decisamente buia ma…
Dall’esterno proveniva uno strano chiarore, sembrava quasi…
Oh no!
Mi alzai dalle coperte calde e , titubante, guardai fuori dalla finestra. In fondo, Alice l’aveva previsto.
Rabbrividii disgustata. La neve!
E neppure poca. Anzi, mano a mano che i miei occhi si abituavano, mi resi conto che ne era venuta davvero parecchia.
Sarebbe stato un incubo andare a scuola quella mattina. Ma io non vedevo comunque l’ora.
Volevo, dovevo chiarire con Edward.
Era ancora molto presto, le 6 e 15, ma iniziai comunque a prepararmi.
Avevo un piano: sapevo che
Mike doveva arrivare a scuola prima perché era in punizione,
quindi ci sarei arrivata prima anche io. Poi gli avrei esposto il
problema e avremmo trovato una soluzione. Sì, sarebbe andata
così.
E Edward mi avrebbe capita di sicuro, questa volta.
Lasciai un bigliettino per
mio padre sperando che non si preoccupasse e mi misi al volante. Cercai
di guidare piano perché le strade erano davvero pessime per via
del ghiaccio.
Il parcheggio della scuola,
per fortuna, era già stato spazzato. Parcheggiai lentamente,
evitando con cura di demolire le poche macchine che erano già
arrivate.
Scesi e vidi Mike seduto sulla panchina di fronte alla caffetteria.
Come avevo immaginato. Perfetto, la sorte era dalla mia.
Mi avvicinai con cautela evitando il ghiaccio. Per fortuna che Alice mi aveva convinta a comprare quegli stivali il mese scorso.
“Ciao Mike” sorrisi mentre mi sedevo vicino a lui. “Come stai?”
“Bene…Un po’ preoccupato per il test di trigo. Tu hai studiato?”
Cazzo, cazzo, cazzo.
Trigo.
No, non avevo studiato.
Non avevo neppure aperto il libro.
Neppure mi ero ricordata dell’esistenza del test di trigo!!
Dovetti essere sbiancata perché Mike mi fissò preoccupato “Ti senti bene?”
“Sì…sì”
dovevo riprendermi. In fondo era solo uno stupido test. L’avrei
recuperato. Quello che dovevo assolutamente recuperare ora era il mio
rapporto con Edward.
“senti, ti dovrei parlare un secondo del mio lavoro al negozio”
“Ah quello” mi
sorrise amichevole “Non ti preoccupare. Mia madre mi ha detto
tutto. Troveremo qualcun’altra per sostituirti.”
Lo fissai confusa. Non riuscivo a capire le sue parole.
“Il papà di
Edward ha telefonato ai miei e ha detto che dovresti riposare per
questi mesi, che la scuola ti stanca già
abbastanza…Pensavo lo sapessi…”
Sentii il mio cuore spezzarsi in milioni di piccoli pezzi.
E io che avevo sperato di poterne parlare insieme, di trovare un compromesso…
A loro interessava solamente che portassi a termine la gravidanza. Non si curavano dei miei sentimenti.
A NESSUNO di loro importava come stavo io.
Fissando la strada con le lacrime agli occhi intravidi la volvo di Edward sopraggiungere lungo la strada.
Distolsi lo sguardo e saltai in piedi.
“Bella, sei certa di stare bene? Sei pallida…”
“Sì, grazie. A dopo.” Salutai Mike e mi avviai rapida verso l’ingresso.
Non volevo guardarli, non volevo nemmeno parlargli.
Troppo tardi. Sentii chiaramente una mano trattenermi il polso alle mie spalle.
Alzai gli occhi e incontrai i suoi. Erano dolci, caldi, dorati…pieni d’amore avrei potuto dire.
E allora perché continuava a ferirmi, perché continuava a non fidarsi di me, a non dirmi le cose??
“Perché?”
chiesi spezzandomi la voce. Cercai di non piangere “Perché
non parli con me? Perché fai le cose senza dirmi niente? Se non
pensi che io non sia una buona madre allora…”
“Bella, tu sarai
un’ottima madre. Non penso questo di te è solo
che…” esitò. Si guardò intorno, sembrava
nervoso. Come se volesse dirmi qualcosa non sapendo come.
“Dobbiamo parlare, ma
non qui.Perchè non resti a casa oggi? Alice dice che non hai
mangiato quasi nulla e mi sembri pallida…”
Cosa?
Le sue parole mi mandarono in bestia.
“Basta! Io non vado da
nessuna parte. Sto bene Edward…BENE” Non mi riconoscevo
quasi più. Mai avevo urlato così contro di lui.
“Sig Cullen? Ci farebbe
la cortesia di raggiungere sua sorella e il resto del gruppo
così possiamo andare…” il prof.di ginnastica ci
fissava scocciato.
Già, la sua nuova
brillante idea era l’hockey. Aveva anche prenotato per qualche
ora il campo appena fuori città. Per fortuna, essendo incinta,
potevo evitarmi quella tortura e restare a scuola
“Non ci vado. Mi fingo malato e resto con te, ok?” sussurrò Edward
“No” risposi perentoria “Vacci. Parleremo quando torni.”
“Ma”
“Edward! Starò in biblioteca…starò bene…”
Mi staccai dalla sua presa e gli voltai le spalle. Sentivo le lacrime pronte a cadere e non volevo che lui vedesse.
Mi incamminai frettolosa
finche non raggiunsi l’edificio 5, la biblioteca. Le mie guance
umide erano praticamente ghiacciate per via del freddo, così le
ripulii velocemente prima di entrare.
La prima cosa che mi colpì quando varcai la soglia fu il tepore.
Si stava davvero bene
lì dentro; era confortevole, accogliente e, cosa ancora
più importante, tutt’intorno aleggiava l’odore delle
carta, dell’inchiostro e dei libri.
Un profumo che aveva sempre avuto il poter di calmarmi.
Ignorando l’occhiata
sorpresa che mi rivolse la bibliotecaria cercai un posto appartato,
vicino alla finestra che dava sul parcheggio.
Avrei dovuto concentrarmi.
Tentare almeno di dare una ripassata a trigonometria ma…non ce la facevo.
Non riuscivo a pensare a
nulla che non fosse Edward, alle sue parole. Volevo solo che mi
stringesse, che mi chiedesse scusa e che mi desse un buon motivo per
quello che lui e la sua famiglia avevano fatto.
Sempre che ci fosse un buon motivo.
D’un tratto sentii un
forte rumore provenire dalla finestra. Sobbalzai e , istintivamente,mi
voltai a vedere cosa fosse successo.
Neve fresca stava colando fuori dal vetro. Qualche idiota si divertiva a tirare palle di neve contro la facciata, evidentemente.
Mi alzai, per guardare chi fosse, e quasi mi prese un colpo.
“Jake!” esclamai ad alta voce beccandomi l’occhiataccia della bibliotecaria.
Con la mano mi fece segno di raggiungerlo.
Mi misi il giubbotto e andai fuori, pronta a sentire cosa volesse e, soprattutto, a fargli una bella ramanzina.
Era lunedì e non era a scuola. Certamente aveva marinato.
Corsi fino a lui e mi accorsi
che aveva ricominciato a nevicare copiosamente. I fiocchi bianchi mi si
attaccavano alle ciglia impedendomi quasi di vedere.
“Eih Bells!” sembrava raggiante
“Jake…dimmi che non stai saltando la scuola!”
“No…l’hanno chiusa per via della neve. Ci pensi, due giorni di vacanza!”
“Wow. Beh, beato te. Ma scusa perché non sei a casa a poltrire allora?”
Un ghigno si formò sul suo viso “Ti rapisco, ovvio”
Lo guardai confusa “Ma che dici? Non so se te ne sei accorto ma io ho lezione.”
“Dai! Ho finito la
macchina e tu sei la prima persona a cui voglio farla vedere e che
voglio con me quando la accenderò per la prima
volta…dai”
Sbuffai “Jake. Sei davvero gentile ma…non posso. Ho un test di trigo e…”
E Edward si preoccuperebbe a morte se sparissi così, pensai.
“E scommetto che non
hai studiato” mi sorrise malizioso “Dai si vede lontano un
miglio che non hai passato un bel week end…sembri il mostro
della palude. In più Charlie ha chiamato Billy…sai sono
due comari quelli.”
Mio malgrado scoppiai a ridere. Jake aveva sempre quell’effetto su di me….era come una medicina!
Mi fissò con gli occhi da cucciolo “Un paio d’ore e ti riporto a scuola, parola di scout!”
“Non so…”
Mi dondolavo indecisa sui piedi. Non sapevo cosa fare. Edward ed Alice
si sarebbero preoccupai terribilmente, però…un giretto
con Jake.
In fondo si trattava solo di un paio d’ore.
“Bells” mi
incitò lui “A volte nella vita bisogna dire vaffanculo. Su
ripeti con me Vaffanculo test di trigo..”
“Vaffanculo test di trigo” ripetei sorridendo.
Il viso di Jacob si illuminò “Lo prendo come un sì?”
Forse stavo sbagliando ma…
“Sì..sì
ci vengo. Ma poco…davvero poi torniamo.” Balbettai
“Aspetta un secondo. Torno subito”
Ritornai in biblioteca. Avevo
visto Angela insieme a Ben seduti ad un tavolo in fondo alla sala.
Scarabocchiai un biglietto per Edward. In fondo non potevo andarmene
senza spiegazioni, anche se per poco.
Scusa, torno presto. Sono con Jake, non ti preoccupare per me.
“Angela lo puoi dare a Edward? Dovreste avere spagnolo insieme dopo…”
“Sì ma…” mi fissò preoccupata “stai bene? Tu dove vai?”
“Devo andare” le sorrisi“Grazie..”
Afferrai i libri e la borsa e tornai fuori.
“Allora, il mio pick up è parcheggiato là in fondo.”iniziai
“Figurati. Non sarebbe una vera fuga su quel catorcio. Andiamo su questa!”
Si spostò e indicò la cosa su cui si era appoggiato.
Una moto.
Non sembrava proprio nuova ma era bella e tirata a lucido.
“E’ di Sam…gliel’ho rifatta completamente e lui me l’ha prestata. Forte no?”
“Ma…la sai guidare?” Non che non mi fidassi di lui ma…avevo un po’ paura.
“Eih Bells, fidati di me. Non farei nulla che potesse mettere in pericolo te e i bambini.”
Mi passò uno dei due caschi che ora reggeva in mano e mi aiutò ad allacciarlo.
Salì e anche io, sebbene titubante, mi sedetti dietro di lui.
Mi aggrappai strettissima.
Jake emanava un confortevole tepore. Stare aggrappata a lui era come stare vicino a una stufa. Davvero piacevole.
Mise in moto.
“Allora, pronta per un po’ di adrenalina?” domandò.
“Pronta” risposi mentre sfrecciavamo via.
O almeno credo, pensai.
Lo
so....Ed ma sei scemo??? Bella ma sei stupida?? Starete pensando tutte
così. E io vi dico solo: c'è un motivo x il comportamento
di Edward, ricordate che voleva anche spiegarle tutto. ma Bella
no...lei deve sempre fare di testa sua. E dico solo questo...chi
è causa del suo mal pianga se stesso! Eh sì...adesso sono
guai per Bella...iniziate a pregare per lei perchè ne
avrà mooolto bisogno. E dopo queste criptiche osservazioni per
togliervi il sonno vi lascio.
Ringraziandovi sempre per recensioni e tutto quanto...grazie!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** What have I done? ***
cap 24
Ok,
scusate per due cose. Prima cosa..Questo è solo metà di
un mio ipotetico capitolo: ma se lo finivo diventava
lunghisssissssiimo. Quindi pazientate.
Io lo volevo postare....ma avreste dovuto aspettare e nn volevo!
Seconda cosa...io non ho
mai guidato una moto in vita mia...quindi nn so di cosa parlo. Mi sono
basata su ciò che ha scritto la meyer in new moon...nel capitolo
che si chiama credo "Adrenalina". Se ho scritto cose assurde
beh..passatemele ho dovuto prendere spunto da lei in quella parte...
arrabbiatevi con lei
E mi raccomando non disperatevi per la povera Bella...che le cose si aggiustano nel prox capitolo..parola d'onore...forse...
Comunque per farvi sopravvivere vi metto lo spoiler (visto che nn sono tanto cattiva???)
Xo Xo Cloe
P.S= una signorina che pretende
"poco" mi dice che devo postare il continuo domenica...vabbè
tenterò per farvi stare con l'animo in pace...forse..
E ridaie...forse è la parola che descrive la mia vita...
BELLA
Non mi sentivo più le dita. Ogni mio arto era completamente congelato ed intirizzito per il freddo.
Ma perché non avevo messo un paio di guanti quella mattina?
Non riuscivo a capire quanta
strada mancasse ancora prima di raggiungere casa di Jake, visto che la
visiera del mio casco era completamente ricoperta di neve.
Malgrado tutto questo,
però, dovetti ammettere che andare in moto era una bella
sensazione: l’aria sulla pelle, la velocità,
l’adrenalina…
Era forte, eccitante, ti faceva sentire…libera…
Se quella era la sensazione di un passeggero, chissà come sarebbe stato guidarla…
Dopo qualche minuto jake arrestò la moto e scese, dopo avermi aiutata a mantenermi di nuovo salda sulle mie gambe.
“Allora, piaciuto?” domandò mentre mi aiutava a slacciare il casco.
“Sì…è
stato figo” esclamai entusiasta scuotendo i capelli ora liberi e
godendomi la neve fresca sul viso. Di solito la odiavo, invece
ora…non so, aumentava ancora di più lo stato di euforia
ed eccitazione in cui mi trovavo.
“Ma sarebbe ancora
più figo se…” non sapevo come avrebbe reagito alla
mia richiesta “se mi facesi provare di persona”
“Provare cosa??” mi fissò confuso
Lanciai un’occhiata alla moto e poi ammiccai verso di lui.
“Ti preeeego” implorai “Per favore…”
“Bella…No. Ti ha dato di volta il cervello forse?”
“Dai…solo
qualche metro. Tu puoi stare dietro. Insomma, avevi o non avevi detto
che questa era una specie di nostra giornata spericolata?”
“Avevo anche detto che ti avrei riaccompagnata viva…non raccogliendoti con un cucchiaio…”
Ok…beh, avrei tentato in un altro modo.
“D’accordo…”
abbozzai il mio miglior sguardo depresso “Fa nulla…pensavo
che tu mi avresti aiutata, ma se non vuoi…”
“Non è che non
voglio “aggiunse immediatamente “E’ solo
che…oh e va bene. Ma non da sola. E solo qualche
metro…”
“Grazie grazie grazie!!” strillai abbracciandolo e poi avvicinandomi di nuovo alla moto.
Salii e Jake si
posizionò dietro di me. Sembrava nervoso: il suo torace era a
contatto con la mia schiena e riuscivo a sentire il suo cuore battere
forsennato.
Accellerò ancora
quando mi strinse di più a sé, circondandomi con
una delle braccia sotto il seno. Forse non era stato delicato da parte
mia chiedergli tutto quel contatto. Insomma, anche io avevo capito che
Jake provava qualcosa per me.
Certamente nulla di serio,
una sbandata adolescenziale. Ma non volevo comunque che lui soffrisse
neppure un pochino per causa mia.
“Ok” ero eccitata ma anche nervosa “cosa devo fare?”
“Tieni stretta la frizione ok?? Questa qui… E quando dico stretta intendo stretta. Non la mollare.”
La strinsi con tutte le mie forze. Ok, con Jacob non mi sarebbe accaduto nulla. Potevo farcela.
Jake affondò un colpo di pedale e la moto vibrò e brontolo sotto di me. Sorrisi…stava funzionando.
“Ok” prese la mia
mano destra e insieme demmo un po’ di gas;il motore ruggì
ancora “Perfetto adesso mettiamo la marcia..piede
sinistro..così..”
Feci come mi diceva cercando di scacciare il nodo allo stomaco.
“Brava..brava, sei portata!” mi incoraggiò baciandomi la guancia.
Arrossii di botto, ma non
ebbi il tempo di dire nulla perché lui aggiunse “Adesso
lasci la frizione piano. Molto piano. Come la frizione della macchina
ok? Altimenti il motore si spegne…”
La lasciai piano e
immediatamente iniziammo a muoverci. Già solo con la prima ci
muovevamo abbastanza velocì, e senza casco a schiacciarmi la
faccia era anche meglio di prima.
Tuttavia non era facile tenerla.
La moto era grossa e, anche con l’aiuto di Jake, non era facile controllarla sulla strada ghiacciata.
Sbandai un poco e, improvvisamente, mi sentii presa dal panico.
“Bella…cerca di tenerla dritta. Per favore…Bella!”
Ci stavo provando disperatamente, ma non credevo che la strada fosse così scivolosa e…
La moto sbandò di più.
Sentii il cuore pomparmi furioso sangue al cervello…Oh mio dio!
“Bella…Bella frena!”
“Non..non..non lo so fare…” le mie parole uscirono strozzate “Non me l’hai insegnato!”
Jake si sporse di più
verso di me e fece qualcosa con la leva vicino all’acceleratore.
Immediatamente la moto inchiodo e si spense ma, per via del ghiaccio le
ruote continuarono a slittare verso l’erba del prato. Jake
riuscì a controllarla prima che ci schiantassimo contro un
albero ma io, istintivamente, poggiai male il piede destro a terra e
sentii un forte dolore alla caviglia.
In quell’istante però non ci badai. Non badai a nient’altro.
Il mio cuore quasi si era fermato per la paura.
Jake mi fece scendere e mise il cavalletto alla moto, poi mi fissò in colpa.
“Ti sei fatta male. Scusa è stato…”
“E’ stato
forte..” ora che la paura stava scemando sentivo un mix di
adrenalina ed eccitazione mai provato “Una scarica di
adrenalina…”
Era allibito “Tu sei
pazza… Non chiedermi mai più una cosa
simile…E non farlo mai, mai da sola…”
“Non temere” lo
rassicurai “L’ho fatto solo perché con te so di
essere al sicuro…Sempre”
Mi venne vicino e mi scompigliò i capelli.
Solo allora si accorse che non appoggiavo un piede a terra.
“Devo aver preso una storta…” spiegai.
“Dai, ci mettiamo del
ghiaccio. Per la macchina possiamo rimandare. Hai già avuto
troppe emoziono oggi…”
“No, voglio vederla adesso. Dai, il ghiaccio lo mettiamo dopo…” strinsi i denti per contrastare il dolore.
“Sicura? Perché la puoi vedere anche la prossima volta…”
“No” non volevo deluderlo “Andiamo ora. Siamo venuti qui per un motivo e lo rispetteremo.”
Mi aggrappai a Jake e,
saltellando su un piede solo, riuscimmo ad arrivare fino al garage
dietro casa dove era parcheggiata la sua macchina.
La sua futura nuova macchina.
Beh, nuova per lui per lo meno. In realtà mi sembrava più dei primi anni ottanta.
Mi sedetti nel sedile del
passeggero e notai che era stata pulita e tirata il più a lucido
possibile per il grande momento.
Sperai davvero che non fosse una delusione per Jacob.
“Allora…pronta
per il momento catartico?” Jake era eccitato al massimo. Sembrava
un bambino la vigilia di Natale.
“Certo. Forza, sono qui con te!” lo incitai
Il mio amico prese in mano la chiave e l’avvicinò al quadro di accensione. Era titubante…quasi tremava.
Con gentilezza gliela presi tra le mie così da infilare la chiave, ma non la girai.
“Pronto?” chiesi.
Annuì e insieme la ruotammo.
Per un terribile secondo temetti che l’auto non si accendesse, poi invece…funzionò.
Il motore partì e non si spense.
“Jake!! Ce l’hai fatta!”strillai.
“No Bells…ce
l’abbiamo fatta!!” mi fissò raggiante “Oh Dio
ci pensi? Ho un’auto!!”
Prima che me ne rendessi conto mi gettò le braccia al collo e mi strinse a sé.
Jacob era sempre così: dolce, impulsivo, istintivo.
Ma l’abbraccio che mi
diede mi ferì, perché per quanto lui fosse importante e
speciale come amico, era chiaro al mio cuore che erano altre le braccia
che agognavo intorno a me.
Sentivo il suo respiro caldo sfiorarmi i capelli. Improvvisamente le sue labbra si posarono sul mio collo e io rabbrividii.
Che accidenti stava facendo?
Le sentii percorrere la mia pelle sino ad arrivare alla guancia, all’estremo angolo della mia bocca.
“Jake no…” rimasi immobile “Ti fai solo del male così. Io…lo sai che non ti amo.”
“Non mi importa. Lo
so...forse sono autolesionista, ma non ce la faccio.Ho bisogno di
te” sussurrò roco “Adesso…”
E poi spostò le sue labbra sulle mie, mentre le sue mani mi tenevano strette a sé.
Perché…perché lo stava facendo?
Perché distruggere tutta la nostra amicizia? Tutto il rapporto che avevamo costruito in quei mesi?
Sentivo le sue labbra
muoversi sulle mie mentre io ero immobile. Non riuscivo a spostare un
muscolo, paralizzata dal freddo e dallo schock.
Non …non stava succedendo realmente..non..
D’improvviso si staccò. E capii perché.
Aveva sentito le mie guance farsi umide. Neppure mi ero accorta che erano sgorgate le lacrime.
“Bella..” mi fissò sconvolto “Scusa…non..non…”
Scesi dall’auto cercando di ignorare il dolore alla caviglia slogata, e poi mi girai.
“Hai…hai rovinato tutto Jake” balbettai.
Sbattei la portiere e uscii dal garage senza voltarmi.
Mi muovevo più velocemente possibile. Non era facile visto che sentivo parecchio dolre, ma, al momento, non mi importava.
Jake mi aveva baciata. Mi aveva baciata. Baciata.
Le sue labbra sulle mie…era tutto così sbagliato..
Tutto…
Prima che potessi arrivare alla porta una mano calda mi fermò il braccio.
“Scusa…ti prego
scusami. Lo so, avrei dovuto chiederti il permesso…non saltarti
addosso così…”
Tentai di divincolarmi
“Jake, ma ti ascolti? Non capisci che non avresti mai ottenuto
alcun permesso da me! Io amo Edward e lui ama me…stiamo per
avere dei bambino…Io…non so che ti è passato per
la testa!”
Mi fissò dritta negli
occhi. Sembrava quasi disperato quando parlò “Io…lo
so. Credimi: per quanto io sappia che è assurdo che tu ami la
sanguisuga..so che è così. Solo…solo vorrei che tu
amassi me. E non posso farci niente. Credi che non preferirei guardare
un’altra ragazza invece che te? Credi che non preferirei pensare
incessantemente a qualcun’altra? Sarebbe tutto più
semplice.” Prese un lungo respiro “Ma non è
così. Ci sei solo tu nel mio cuore…Io ti amo.”
Abbassai lo sguardo sul terreno coperto di neve.
Avevo sempre pensato, sospettato, che Jacob provasse qualcosa per me ma…
Ma doveva essere solo una semplice infatuazione, una cotta leggera. Questa era…era una dichiarazione in piena regola.
Mi sentivo uno schifo.
Era stata colpa mia? Ero stata io a fargli credere che potessimo avere qualcosa di più?
Era tutta colpa mia se ora lui soffriva così?
Lo costringevo ad avere la mia amicizia quando per lui era una tortura stere con me solo in quel senso?
“Scusa” ebbi
infine la forza di dire alzando gli occhi. “Scusami per tutto. Se
ho fatto qualcosa di sbagliato. Se ti costringo ad un’amicizia in
cui soffri solamente. ..”
Jacob mi prese il volto tra le mani e, coi pollici, asciugò le lacrime dai miei occhi.
“No..non dire
così. Non è colpa tua. Non è colpa di nessuno.
E’ capitato. Sopravvverò…me ne farò una
ragione. Ma non smettiamo di essere amici..non sopporterei di perderti,
di non vederti più…”
Mi strinse forte al suo petto caldo e mi commossi di nuovo.
“Dimentica quel bacio Bells…dimenticalo. Ma non lasciarmi…non lasciarmi per favore…”
Annuii staccandomi da lui e cercando di mantenere l’equilibrio su una gamba sola.
Jake se ne accorse e tentò di smorzare la tensione.
“Eih zoppetta..Vieni
dentro. Ci mettiamo del ghiaccio, o il tuo vampiro mi fa a pezzi quando
ti riporto a casa.” Mi sollevò delicatamente e mi
portò dentro, facendomi stendere sul divano.
Billy evidentemente non era
in casa perché le luci erano tutte spente. Jake sparì in
cucina e ritornò pochi secondi dopo con una borsa del ghiaccio
che posò sulla mia caviglia.
“Aih” mi lamentai.
“Eh dai…tra poco dovrai partorire e ti lamenti per questo?”
“Ti prego…non accennare alla cosa. Già sono abbastanza terrorizzata per conto mio”
Ridemmo entrambi e fui
contenta di sentire che non c’era tensione tra noi, malgrado
ciò che era appena accaduto.
Scherzammo ancora un
po’ facendo zapping davanti alla tv. Jake continuava a lasciare
un terribile programma in cui si vedevano parti in diretta nonostante
io urlassi e mi tappassi gli occhi continuamente.
Alla fine optammo per guardare Spongebob.
Più innocuo e molto meno traumatizzante.
La caviglia era meno sgonfia ma mi faceva ancora parecchio male se cercavo di muoverla.
Tuttavia sul divano stavo
bene. L’ambiente era accogliente e jake vicino a me emanava
un piacevole tepore. Forse a causa della nottata insonne mi prese un
improvviso torpore.
Guardai l’ora appesa alla parete. Le undici.
Sbadigliai.
“Bella” sussurrò Jacob “Io…ancora scusa per prima.siamo ancora amici vero?”
“Certo
Jake…” sentii ancora quella tremanda stanchezza
“Vedrai troverai la ragazza per te presto. Molto presto. Te lo
meriti.”
“Già…” Non sembrava molto convinto..
Improvvisamente si riscosse e mi fissò preoccupato.
“Bella sei stanca?”
“Mmmm” biascicai
“Non ho dormito questa notte… Faccio un
sonnellino…ok?Devo tornare a scuola per le tre…”
“D’accordo. Dormi un po’. Ti sveglio io, non temere”
E poi fu tutto confuso. Non ricordo bene.
Appoggiai il capo sul cuscino e sentii qualcosa di caldo avvolgermi. Probabilmente Jake mi aveva avvolta in una coperta.
Mi accoccolai su me stessa e, prima che me ne rendessi conto, dormivo.
Quando riaprii gli occhi mi sentivo ancora parecchio confusa e, a dirle tutta, la stanchezza non mi aveva abbandonata del tutto.
Con gli occhi pesanti lanciai
una rapida occhiata alla parete e all’orologio a cucù, poi
li richiusi e mi voltai dall’altra parte.
Era ancora presto….le sei.
Io dovevo essere a scuola alle tre, quindi…
Era ancora presto, no?
No?
No….
In una frazione d secondo il
mio cervello ricominciò a funzionare completamente. Mi
misi a sedere e guardai fuori dalla finestra: il cielo era scuro,
nessuna luce filtrava all’interno.
La tv, bassa in sottofondo, si fondeva ad un altro rumore: il russare regolare e lento di Jacob.
Si era addormentato.
Oh mio Dio…si era addormentato!!
Cercai di scrollare i suoi enormi muscoli e svegliarlo, malgrado mi sentissi parecchio debole ed indolenzita.
“Cosa…cosa c’è mamma?” Jacob mi fissò confuso e mezzo addormentato.
“Jake, sono le
sei!!” mi sembrava di essere sull’orlo di una crisi di
nervi “Le sei capisci che significa?”
Mi fissò turbato “Scusa…mi sono addormentato…ti riporto a casa..”
“Sì…sì. Subito, subito!!” Non volevo urlare, né arrabbiarmi ma…
Oh mio Dio. Quanto ero stata sciocca e stupida?
Edward stava sicuramente impazzendo. Chissà cosa credeva che mi avesse fatto Jacob…
Avrebbe anche potuto arrivare a rompere il patto e venire qui a fare qualche pazzia.
Oh mio Dio!
Mi ritrovai a girovagare per il salotto cercando confusamente le mie scarpe.
Mi sentivo peggio di quando
mi ero addormentata: la stanchezza non era passata e adesso sentivo
anche dolere tutte quante le ossa. Inoltre, probabilmente per
l’agitazione, strani brividi mi percorrevano la schiena.
Dovevo telefonare a Edward e fermarlo. Sì, fermare qualunque sua follia e dirgli che stavo bene.
Il cellulare…
Con un tuffo al cuore mi ricordai di dove fosse. A casa, sul tavolino dell’ingresso ancora spento.
Mi maledii mentalmente ma cercai di ricompormi.
Jake aveva un telefono a
parte il cellulare che avevampo distrutto. Traballante arrivai in
cucina e alzai la cornetta pronta a comporre il numero di casa Cullen.
Ma rimasi immobile…bloccata.
Era muto. Eppure la spina era attaccata. E allora perché diavolo non funzionava?
“Jake! Perché il tuo telefono è muto?!” strillai isterica.
Nessuno mi rispose e tornai in soggiorno.
Il mio amico se ne stava
impalato davanti alla porta. La sua mole la occupava quasi
completamente e non mi permetteva di vedere fuori.
“Ecco perché…” sussurrò indicando l’esterno.
Seguii il suo sguardo e, dopo qualche secondo, mi accasciai a terra.
C’era neve.
Ma non come qualche ora fa. C’era tanta, tantissima neve.
Perlomeno…
“Un metro” Jake
diede voce ai miei pensieri “E continua a scendere. Deve aver
tranciato i fili del telefono. Per questo siamo isolati.Senti vado un
secondo dai vicini a chiedere se sanno qualcosa ok?”
Annuii senza badare a quello
che faceva. Come avevo potuto rovinare tutto? Se ci fosse statto uno
scontro tra licantropi e vampiri sarebbe stato a causa mia.
E se…se qualcuno si fosse ferito o morto o…
La porta d’igresso sbattè di nuovo rivelando un Jake coperto di neve.
“Come pensavo
io.” Annunciò “Inoltre anche la strada per Forks
è impraticabile…sono caduti un paio d’alberi anche
lì. Probabilmente non potranno far nulla sino a domani. Ora
è troppo buio.”
Domani???
“No..No..” mi presi il capo fra le mani, disperata.
Jake si sedette per terra vicino a me, chiudendo la porta.
“Bells…sai che
facciamo? Ce ne stiamo qui al caldo. Vedrai che appena smette di
nevicare troveremo un modo per…”
“Appena smette di
nevicare? Jake ma ti rendi conto? Edward…non sai quello che
potrebbe succedere..Il patto…” non avevo neppure la forza
di parlare, mi sentivo debole persino per urlare.
“Non lo farà” ringhiò improvvisamente serio “quella sanguisuga non oserà..”
“Io devo andare a casa…adesso.” Mi alzai in piedi e mi resi conto che la stanza intorno a me girava veloce.
Molto veloce.
Per un soffio Jake riuscì ad agguantarmi e a farmi restare in equilibrio.
“Bells…non
andiamo da nessuna parte. Sei pallida…” mi sfiorò
la fronte e sgranò gli occhi “E bollente. Tu hai la
febbre!”
Mi toccai anche io e dovetti
ammettere che aveva ragione. Ero calda. In più i brividi, il
freddo, l’indolenzimento non lasciavano spazio a dubbi.
Ma questo mi avrebbe fermata dal tornare a qualunque costo dall’uomo che amavo?
Avevo già fatto tanti stupidi erori in quei giorni…
No…dovevo andare.
“Posso andare a piedi e…”
“Non dire
assurdità!” mi rimproverò “Non malata e sotto
una bufera. In più per arrivare a Forks ci metteresti tutta la
notte e dovresti attraversare il bosco. E’ una follia!”
“Non ti ho chiesto di venire con me..”ribattei secca, mentre mi mettevo la giacca e raccoglievo la borsa dei libri.
“Scusami Jake” Poi lo oltrepassai e uscii in mezzo alla neve.
Non avevo fatto neppure dieci passi che sentii una mano sfilarmi la borsa e mettermi sulle spalle un’altra giacca.
Non potei fare a meno di sorridere.
“Grazie…” non riuscii a dire altro accecata dalle lacrime.
“Figurati se ti
permetto di diventare un ghiacciolo…” rispose stringendomi
al suo fianco caldo “Almeno ti farò da stufa
personale.”
Arrancammo ancora un
po’ nella neve finchè non raggiungemmo il limite del
bosco. Lì era molto meno bassa: i folti abeti formavano quasi un
tetto, impedendo alla neve di entrare copiosa.
“Tuo…tttuo padre si pppreoccuperà…” balbettai.
“No..è a Seattle
da mia sorella. Io piuttosto sono preoccupato per te. “ mi
squadrò ansioso “Non hai una bella cera…”
“Ce la faccio…”
“No. Non è vero.
Senti che facciamo. Io mi trasformo e ti porto; correndo saremo
più veloci e da lupo potrò tenermi in contatto con il
resto del gruppo.”
“Nnnon ti pessseerò?” azzardai
“Di tutte le cose di
cui preoccuparti, pensi al tuo peso ora.” Sbuffò “Vi
porto tutti e tre, non temere. Aspettami qui.”
Si infilò rapido
dietro un grosso cespuglio e dopo alcuni secondi ne riemerse un grosso
lupo rossiccio con in bocca dei vestiti.
Li presi e li infilai nella mia borsa.
Il lupo si avvicinò e
si accucciò al mio fianco, riuscendo comunque a strofinare il
suo naso umidiccio contro la mia guancia. (che schifo....nota dell'autrice. Stupida visto che la storia è sua)
Salii su di lui e mi aggrappai forte.
“Grazie” sussurrai al suo orecchio “Ti voglio bene anche io…”
Poi il lupo si alzò e inizio a correre nel folto della foresta.
Avete rovato molti errori???? Spero di no ma temo di sì...scusate, nn l'ho ricontrollato bene!!
Eh...ecco lo spoiler:
"Edward...io" anche tra le
lacrime riuscivo a vedere i suoi occhi neri che mi scrutavano
l'anima "Io..sono stata assurda e stupida e...tu volevi solo
proteggermi.
E io non mi sono fidata di te..e io..."
Le sue dita mi sfiorarono le labbra impedendomi di proseguire
"Amore, io ho sbagliato. Dovresti odiarmi. Io vi ho messi in pericolo,
io avevo giurato di dirti sempre tutto, io..."
"Eih ragazzi" il vocione di Emmet ci fece sussultare "Eh basta...datevi un bel bacio e fate la pace ,no?"
Aveva ragione "Ti amo" sussurrai col cuore in gola "Ti amo..."
" Anche io ti amo. Per l'eternità..."aggiunse Edward prima di chinarsi e prendermi fra le sue braccia.
Finalmente ero di nuovo a casa.
Sì...se avete il diabete nn leggete i prox capitoli...cioè leggeteli ma fate scorta di insulina!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Together again ***
kiik
Allora...toc
toc? Io arrivo col capo cosparso di cenere...pentita dei miei peccati.
Giuro, mi dispiace IMMENSAMENTE. QUESTO è IL RITARDO
PIù RITARDO CHE ABBIA MAI FATTO, ma ho davvero avuto dei buoni
motivi...Grazie a tutte quante mi seguono ancora...vi voglio bene.
Lasciatemi tante recensioncine che ho già scritto il prox cap e
magari lo posto presto se volete. E se volete che Jacob soffra un
pò...aahaah sarete accontentate!!
Xo Xo Cloe
BELLA
Mi sentivo male.
Nonostante Jacob emanasse parecchio calore e il suo pelo fosse folto e morbido, non mi sentivo affatto bene.
La testa girava, e tanto.
Il vento gelido mi sferzava il viso e mi faceva rabbrividire.
Ma niente, niente era
orribile come sapere che adesso Edward era, con molta
probabilità, da qualche parte in giro a cercarmi.
Pensando che mi fosse capitato chissà cosa. Pensando, magari, di rompere il patto e…e…
No, non ci potevo neppure pensare.
Cercai di pensare ad altro, ma mi resi conto che Jake stava rallentando.
Improvvisamente ed
inspiegabilmente si fermò in mezzo ad una piccola radura;non
sapevo dove ci trovavamo: era troppo buio, ormai, per pensare di poter
scorgere anche solo qualche dettaglio famigliare e, a dire la
verità, non sapevo se comunque ci sarei riuscita: non avevo mai
preso troppa confidenza con i boschi di Forks.
Scesi dall’enorme corpo
del mio amico e lui, con il muso, mi fece segno di ridargli i vestiti.
Lo feci e scomparve per pochi secondi dietro un cespuglio.
Per fortuna fu molto rapido
nel rivestirsi: mi sentivo scoperta, in pericolo lontana da lui e,
senza sapere perché, fui colta da uno strano
presentimento…
Perché ci eravamo fermati proprio lì?
“Bella” Jake si
posizionò al mio fianco e prese le mie mani tra le sue
“Bella adesso tu farai esattamente come ti dico, ok? Adesso noi
torniamo indietro, a casa mia e…”
“Cosa?” domandai
isterica “No….tu adesso mi riporti a casa; a casa mia, a
casa di Edward…non importa. Ma andiamo a Forks, ok?”
“No…no”
rispose perentorio “Torniamo indietro e…e Sam dice che
dobbiamo stare lontani e aspettare che sia tutto finito.”
Deglutii rumorosamente “Cosa? Io…non capisco…finito cosa?”
“Bella fidati di me e…scusami. E’ stata tutta colpa mia…”
“Ma di cosa
parli?” domandai col cuore in gola “Ti prego dimmi che
Edward non sta facendo qualche pazzia e che il branco non centra niente
e…Ti prego Jake dimmelo!”
“Io…io…non
sapevo dell’accordo tra i Cullen e Sam. Erano giorni che non mi
trasformavo perché sapevo che Sam non voleva che noi ci
vedessimo. Continuava a dirmi che era una pessima idea, che tu avevi
scelto lui…ma io non lo volevo ascoltare e…ti assicuro che non lo sapevo…”
“Jake” presi un profondo respiro “Non so di cosa parli, quindi per favore spiegati…”
“Io…quando prima
mi sono trasformato sono riuscito a sentire i pensieri di Sam e del
branco. Sono con i Cullen per …per fermare…Ti spiego
tutto quando saremo a casa mia al sicuro.”
“No” risposi ferma “No…non mentirmi. C’entra, c’entra Laurent..vero?”
Sentivo che era così, sentivo che c’era qualcosa che non andava da giorni.
Annuì e il sangue mi si ghiacciò nelle vene.
“Sono settimane che ti
segue Bella. Ha creato altri vampiri che gli coprano le spalle e Edward
ha parlato con Sam alcuni giorni fa. So che si sono messi
d’accordo per unire le forze quando avesse deciso di agire.
Edward ha detto che l’avremmo saputo prima grazie alla sua
sorella veggente…”
“Alice..” sussurrai
“Sì, lei.
Beh…io ti giuro che non sapevo che fosse oggi, altrimenti mai ti
avrei messa in pericolo…”
Lo guardai negli occhi, accecata in parte dal buio e dalla neve che continuava a cadere fitta.
Ad un tratto il comportamento
iper protettivo di Edward acquistò subito un senso. Lo strano
modo in cui tutta la famiglia mi aveva trattato. I rumori che avevo
sentito dietro al negozio il primo giorno dai Newton.
Le sue parole quella stessa mattina “Dobbiamo parlare. Perché non resti a casa oggi?”
Ma certo, adesso capivo…
Voleva tenere me e i bambini al sicuro da Laurent e dagli altri vampiri. Aveva fatto tutto per me…per noi.
“Bella? Andiamo?” Tornai a fissare Jake “Mi ritrasformo e andiamo.”
“No” la mia voce fu un debole sibilo.
“Come?”
“Io…io non lo
lascio solo…Non lo lascio. Non li lascio…” Mi
aggrappai al braccio di Jake, in parte per sottolineare le mie parole,
in parte perchè la testa continuava a girare vorticosamente.
Lui mi afferrò
saldamente per le spalle “Bella…Ho sentito i pensieri del
branco prima. Questi vampiri sono forti sì, ma non sanno
combattere. Non hanno chance contro di noi…nessuno si
farà male. Andrà tutto bene.”
“Tu…tu non
capisci” lo fissai attraverso il velo di lacrime “Lui
è tutta la mia vita…Il modo in cui l’ho
trattato…Oddio, non posso permettere che le ultime parole che
gli ho detto fossero piene solo di risentimento e rabbia…Neppure
gli ho detto quanto lo amo…”
“Lui lo sa Bella, lo sa…”
“No” strillai piangendo
“Bella, non farmi arrabbiare. Adesso noi…”
“No!” sentii la sua stretta farsi più salda “No! Lasciami, lasciami!”
“Bella…”
“No”
“Bella” urlò ancora “Stai zitta. Stai zitta adesso. Shh”
Mi scosse fino a farmi sbattere i denti e io lo fissai sconvolta.
“Shh…Bella.”
La sua voce non era più di un sibilo
“Shhh…c’è qualcuno. Vicino. Sta seguendo le
nostre tracce.”
Mi paralizzai all’istante.
Jacob mi strinse a sé
e avvicinò le sue labbra al mio orecchio.”Adesso io mi
ritrasformo e tu sali e scappiamo. Forse ce la facciamo, credo sia solo
uno….deve essere sfuggito agli altri. Ma tu fai esattamente come
ti dico…”
Annuii a stento consapevole
delle sue parole. Sentii lontano dei rami spezzarsi: l’unico
suono che percepivo insieme ai battiti forsennati del mio cuore.
“Al tre. Uno,
due…tre.” Fu un secondo, un battito di ciglia e al posto
di Jake c’era il lupo rossiccio a me così caro.
Salii su di lui ed
iniziò a correre velocissimo nella stessa direzione da cui
eravamo venuti ma, non avevamo fatto nemmeno pochi metri, che si
immobilizzò.
Mi diede una leggera ma
decisa scossa, come ad indicarmi di scendere, e io lo feci. Mi strinsi
al suo fianco, tentando di respirare regolarmente.
Jacob ringhiava a qualcosa davanti a me. O meglio, a qualcuno, che i miei occhi umani non riuscivano a scorgere.
Sentii un leggero calcetto provenire da dentro me.
Andrà tutto bene, ripetei mentalmente. Andrà tutto bene.
In realtà era solo la più grande bugia che mi fossi mai detta. Come poteva andare tutto bene, questa volta?
Avevo superato tante volte la morte, ma solo perché con me c’era sempre stato Edward.
E ora invece? Lui era a
rischiare la vita per me…senza neppure sapere quanto lo amassi
davvero…lontano da lì…
I ringhi di Jake aumentarono mentre si posizionava davanti a me.
E poi lo vidi. E fu come vedere i miei incubi peggiori divenire realtà tutti insieme.
Fu come tornare alla stessa terribile situazione in cui ero stata due mesi prima.
“Ciao Bella”
Laurent mi sorrise affabile “Ti è cresciuto il pancino,
vedo. Ti farei le congratulazioni…ma non penso che vivrai
abbastanza per metterli al mondo
perciò…evito…”
“Quello che non vivrà a lungo temo sia tu, invece” rispose una voce dal bosco.
Mi si bloccò il respiro. Non poteva essere vero.
Era una mia allucinazione. Era..
“Edward…”la mia voce e quella di Laurent parlarono all’unisono.
Ed era così. Non l’avevo immaginato solo io.
Non era un’allucinazione.
Era lì.
Non staccava gli occhi da Laurent.
Inconsciamente azzardai un
passo verso di lui. Jacob ringhiò e mi si parò di fronte
e Edward spalancò gli occhi terrorizzato. “Amore, no.
Resta ferma…”
“Sì amore”
mi schernì “Resta ferma. E goditi lo spettacolo di me che
uccido Edward” Lo fissò “Adesso basta giochi. Solo
io e te…”
“Non chiedo
altro…da mesi “ rispose Edward accucciandosi in posizione
d’attacco. Entrambi iniziarono a ringhiare.
Stavano per attaccarsi quando un rumore sopraggiunse dal punto in cui era sbucato Edward, e apparve una ragazza.
Tutti puntammo gli occhi su di lei.
Era certamente una vampira: i
capelli biondi sporchi di sangue le si erano appiccicati al
viso,coprendoglielo in parte. Tuttavia non potei non notare quanto
fosse assolutamente ed innaturalmente bella. Dovetti bloccare un conato
di vomito quando mi resi conto che non aveva più un braccio.
“Io…non sono riuscita a fermarlo” indicò Edward “Era…era troppo bravo e…”
“Sei patetica”
Laurent rispose senza neppure guardarla “Vedi se almeno riesci ad
uccidere un cane…”
La ragazza fissò Jacob, la sua enorme mole e sembrò terrorizzata.
Sapeva che, malgrado la sua forza, non aveva la benché minima idea di come si combattesse.
Prima che me ne rendessi
conto spiccò un balzo nella nostra direzione; Jake mi spinse via
appena prima che la vampira lo colpisse al fianco e lo facesse rotolare
di parecchi metri.
Sentii un rumore spaventoso
provenire dalle mie spalle e una morsa mi strinse lo stomaco: anche
Laurent ed Edward avevano iniziato a scontrarsi.
Lo loro sembrava quasi una
danza. Una danza letale certo, ma i loro movimenti erano, per quanto
strano ed assurdo felini, quasi eleganti.
Non riuscivo a smettere di
spostare lo sguardo a destra e a sinistra. Da una parte c’era
l’uomo che amavo, dall’altra un amico che stava di nuovo
rischiando la vita per salvare la mia.
Mi concentrai su Jacob,
però, quando la vampira gli assestò un potente calcio
sulla pancia facendolo sbattere violentemente contro un albero.
“No, no…Jake” strillai. Ma lui non si rialzava…non si muoveva neppure.
In quell’istante sentii
l’urlo lancinante di Laurent dall’altra parte della radura.
Voltai il capo ma non capii nulla: erano troppo veloci per me, troppo
veloci per riuscire a capire cosa stesse accadendo.
Mentre invece vedevo benissimo cosa stava per accadere a Jacob.
Stava per morire.
La ragazza avanzava verso di lui, piano, assaporando una vittoria che non aveva previsto.
Tentai disperatamente di pensare a qualcosa, ad un modo per fermarla; raccolsi dei sassi da terra e glieli lanciai contro.
Era ridicolo, e lo sapevo. Le
rimbalzavano addosso come se fossero stati delicati petali di fiore.
Neppure si era voltata a guardarmi.
Ma non sapevo che altro fare:
non avevo nessun’arma per fermare una vampira assetata di sangue
dall’uccidere il mio amico.
E poi capii: assetata di sangue.
E tutto fu improvvisamente
chiaro: Edward me lo aveva detto tante volte. I vampiri appena
trasformati non sapevano controllarsi, non sapevano resistere, per loro
niente era più potente e necessario del…
“Sangue..” sussurrai.
Fu come se tutto fosse diventato silenzioso; come se avessi tolto l’audio al mondo che mi circondava.
Guardai la pietra che
stringevo ancora in mano e poi Jacob, inerme, esanime a terra.
Avrei lasciato che morisse lì? Senza fare nulla per aiutarlo?
Aveva solo sedici anni….e stava morendo per salvare me e i miei bambini.
Mi portai una mano alla
pancia. Non avevano smesso un minuto di muoversi: chissà se
sentivano quello che sentivo io, se vivevano attraverso me, tutto
l’orrore che vedevo io in quel momento.
Sperai vivamente di no.
E mi sentii un mostro mentre facevo quello che ormai avevo deciso.
Strinsi saldamente la pietra
in una mano e con tutta la forza che mi restava mi avventai contro il
palmo dell’altra, finche non lo sentii bruciare e qualcosa
gocciolarmi tra le dita.
Immediatamente la ragazza si fermò, a pochi passi da Jake.
Lentamente si girò, fino a puntare i suoi occhi cremisi nei miei. Fece scorrere lo sguardo su di me.
Lo alternava: passava in
pochi secondi dalla mia mano gocciolante al mio ventre rigonfio. Il suo
sguardo era assetato, da folle; ma, allo stesso tempo, pareva
esitante…quasi riluttante ad attaccarmi.
Forse era rimasta ancora un briciolo d’umanità dentro di lei da non voler uccidere una donna incinta.
“Scusa” sussurrò “Ma non dovevi farlo…non dovevi farlo”
Saltò, pronta ad
uccidermi, ma, qualcosa, attaccò lei prima che vi riuscisse.
Vidi una macchia scura passarmi davanti e poi la vidi ai miei piedi.
La testa della vampira.
La cosa più
agghiacciante era che continuava ad aprire e a chiudere le palpebre. Mi
allontanai con un balzo e vidi Jacob fare a pezzi quello che restava
del suo corpo, ormai menomato.
Stava bene…almeno Jake stava bene
Volevo alzare lo sguardo e
guardare come stesse Edward, accertarmi che anche lui ce l’avesse
fatta ma mi accasciai a terra presa da un improvviso conato di vomito.
Non riuscivo a smettere: le
immagini di Laurent, del corpo smembrato di quella vampira, del sangue
che sentivo ancora colare dalla mia mano continuavano a rimbalzare
nella mia mente.
Mi bagnai la fronte bollente,
poggiandola nel terreno coperto di neve. Mi sembrava che il mondo
fosse tornato ad essere la camera insonorizzata di prima. Ormai tutto
svaniva.
Volevo solo chiudere gli occhi e non vedere, non sentire più quell’’orrore intorno a me.
E poi accadde qualcosa in cui non avevo più sperato.
Sentii delle dita fredde
sfiorarmi, le dita di una mano che avrei riconosciuto tra mille; mi
carezzavano le guance, la mano ferita, la pancia.
Piano piano aprii gli occhi e lo vidi davanti a me.
Edward.
Davanti a me, vivo.
Non riuscii ad impedire alle
lacrime di uscire dirompenti dai miei occhi, specchio del mio cuore che
scoppiava di felicità.
Lentamente ritornai
consapevole del mondo attorno a me: c’erano suoni,
rumori…ma niente riuscì ad impedirmi di sentire solamente
ciò che disse lui.
“Bella…”
La sua voce era come il suono di centinaia di campane dorate, come la
più splendida melodia mai suonata.
“Dillo di nuovo…” sussurrai tra le lacrime.
“Bella, Bella, Bella..Ti amo”
Mi misi seduta e lo strinsi a
me: baciavo ogni piccola parte di lui, ogni piccola parte del suo corpo
che, miracolosamente, era ancora con me.
“E’ finita,
amore. Questa volta è davvero finita….E’ morto. Non
ti farà più del male” dolce mi aiutò a
mettermi in piedi.
Lanciai una rapida occhiata
allo spiazzo ed intravidi Jacob in forma umana raccogliere della legna.
Vicino a lui c’era anche Emmet che teneva tra le braccia quella
che mi sembrò essere la testa della giovane vampira.
Non volevo ricominciare a
vomitare e distolsi immediatamente lo sguardo . Edward capendo il mio
malessere raccolse della neve e me ne fece succhiare un po’; mi
sentii leggermente meglio, tanto da reggermi in piedi.
“Ti fa male la mano?” domandò premuroso.
“No” Mi
fissò poco convinto. Ma non era una bugia. Il dolore alla mano
non era niente se paragonato a cosa avevo sentito sapendolo in
pericolo, sapendo che avrei potuto perderlo per sempre.
Appoggiai la fronte al suo
petto e altre calde lacrime mi rigarono il viso e lui mi strinse
più forte, senza dire una parola.
Come se sapesse benissimo cosa sentissi in quel momento e, probabilmente, era proprio così.
Dopo qualche secondo qualcosa di bollente mi sfiorò la guancia. Voltai il capo e riconobbi Jacob.
Gli sorrisi incapace di esprimere la mia gioia nel vederlo ancora vivo con me.
“Bells” scherzava
per alleggerire la tensione “Ma si può sapere a che
pensavi?” Indicò la mia mano “Era un bluff per farla
avvicinare e riuscire ad attaccarla di sorpresa. E tu che fai? Rovini
il mio ingegnoso piano squarciandoti la mano?”
Mi sentii incredibilmente stupida, ma gli confessai la verità “Non…non volevo vederti morire…”
“Lo so” era serio ora “Ma l’avrei fatto per te…”
Si sporse e mi baciò
leggero la guancia. La presa di Edward si fece più stretta
attorno al mio fianco, ma non disse né fece nulla.
Si allontanò e fissai timorosa Edward “Gli altri…”
“Stanno tutti bene.
Tutti bene” mi tranquillizzò “Ma andiamo via adesso.
Non voglio che tu sia costretta a guardare mentre…andiamo
via.”
Io restai immobile.
C’era una cosa che doveva sapere prima. Che doveva sapere a
prescindere da tutto e che doveva sapere subito
"Edward...io" anche tra le
lacrime riuscivo a vedere i suoi occhi neri che mi scrutavano
l'anima "Io..sono stata assurda e stupida e...tu volevi solo
proteggermi.
E io non mi sono fidata di te…e io..."
Le sue dita mi sfiorarono le
labbra impedendomi di proseguire "Amore, io ho sbagliato.
Dovresti odiarmi. Io vi ho messi in pericolo, io avevo giurato di dirti
sempre tutto, io..."
"Eih ragazzi" il vocione di Emmet ci fece sussultare "Eh basta...datevi un bel bacio e fate la pace ,no?"
Aveva ragione
"Ti amo" sussurrai col cuore in gola "Ti amo..."
" Anche io ti amo. Per l'eternità..."aggiunse Edward prima di chinarsi e prendermi fra le sue braccia.
Finalmente ero di nuovo a casa.
Lo strinsi più forte a
me, come a impedirgli di andare via; ero stata così vicina a
perderlo per sempre, a perdere tutti quanti per sempre.
“Potevate morire” singhiozzai.
“Ma non è
successo amore.” Rispose baciandomi il capo. Lo sentii
irrigidirsi e scostarsi per guardarmi negli occhi.
“Bella scotti. Hai la febbre altissima. Devo portarti a casa subito”
“Sì…anche prima non mi sentivo molto bene…”
“E …”
cercò di contenere la rabbia “E il cane ti ha portato
fuori lo stesso? Io lo uccido…”
“No. No, sono stata io.
Avevo paura che potessi fare qualcosa di stupido, venirmi a cercare,
rompere il patto. Lascialo stare,per favore…” implorai
“Voglio solo andare a casa con te…”
“Ma certo tesoro, scusami. Ti porto a casa nostra”
Abilmente mi prese in braccio
e lo sentii iniziare a muoversi. Casa nostra…mi piaceva come
suonava…mi piaceva il modo in cui lo diceva…
In fondo a casa Cullen mi
sentivo davvero in famiglia, ma chissà se un giorno ne avremmo
avuta una tutta nostra davvero…
Mi sarebbe piaciuta con la staccionata bianca, e i bambini che giocavano in giardino…
E magari un portico con un dondolo…
I miei pensieri iniziavano a
farsi leggermente confusi e, visto che tenevo gli occhi chiusi, non
riuscivo a capire se stavo fantasticando o sognando…
Un groviglio di sensazioni mi
sconvolgeva: ero stanca eppure non volevo dormire, avevo freddo eppure
mi sembrava di grondare sudore.
D’un tratto avvertii l’ambiente attorno a me più caldo e mi ritrovai seduta su qualcosa di morbido.
“Tesoro…Bella, apri gli nocchi. Devi prendere questa pastiglia…”
Cercai di aprire le palpebre pesanti come macigni ma le richiusi subito.
Una fitta terribile alla testa.
“Edward…” biascicai “La luce ti prego…”
In un istante fu di nuovo
buio e, questa volta, riuscii a tenere gli occhi aperti il tempo
necessario a ingoiare la medicina e a bere un sorso d’acqua.
Edward mi fece sdraiare sul
letto e iniziò a togliermi con delicatezza i vestiti: le sue
mani erano fredde ma gentili mentre mi spogliava .
Ad un certo punto sentii le sue labbra baciare la mia pelle sotto l’ombelico, facendomi sospirare.
Mi sentivo così
intontita da non rendermi conto se era l’Edward reale a farmi
quelle cose o l’Edward di un mio sogno a luci rosse.
“Edward…ho sonno…ma se vuoi possiamo…”
Lo sentii ridacchiare
“Bella veramente le mie intenzioni sarebbero solo quelle di
infilarti il pigiama. Non di approfittare di una ragazza incapace di
intendere e di volere…”
“Ma quale incapace..” borbottai, anche se, effettivamente, capii che mi stava infilando una camicia da notte.
Lo lasciai fare, facendomi vestire come se fossi una bambola: ero troppo stanca per protestare.
Poi mi sentii avvolgere da una nuvola di coperte calde.
“Ora dormi amore mio…”
“Resta…” ebbi solo la forza di dire.
Intrecciò le dita della sua mano alle mie per rassicurarmi “Resto. Resto con voi.”
Mi sentivo protetta e sicura
ad averlo lì, vicino a me di nuovo. Per un attimo mi
ritornò alla mente l’immagine che avevo avuto poco prima:
io e lui, una casa tutta nostra insieme ai nostri bambini…
E con quell’immagine ancora davanti agli occhi sprofondai felice nell’incoscienza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** The fight ***
cap 27
Eih
girls...come ve la passate?? Io bene perchè...sono diventata
zia!!! Sono molto felice, anche se molto presa. In primo luogo
perchè il bimbo è adorabile. E poi è nato il
18 ottobre...praticamente un mese esatto prima dell'uscita di New
Moon!! cioè, ok sono scema...ma la mia follia me la fa vedere
come una coincidenza mistica!! Spero che il capitolo vi piaccia come
è piaciuto a me scriverlo...e adesso lo posso dire. Finalmente
ci sarà un pò di pace per i nostri piccioncini =) Per un
pò almeno...che vi posso dire, a me far soffrire bella mi
diverte un pò...sì sn cattiva e sadica, ma adoro anche la
dolcezza, quindi preparatevi a un pò di zucchero e...siete tutte
invitate ad un matrimonio e alla relativa prima notte di nozze...Mica
vi lascio a bocca sciutta xd!!
Vabbè...grazie ancora a chi recensisce e a chi mi aggiunge a
preferiti & co. Grazie davvero!!! Specialmente a Letizia
perchè so che avrebbe tanto voluto fare lei quello che fa Edward
a Jacob =)
A presto Xo Xo Cloe
P.S= Il capitolo è davvero lungo...spero vi piaccia...a me piacciono quelli molto lunghi!!!
BELLA
Le labbra di Edward scivolavano gelide sulla mia gola, facendomi
tremare. Aprii gli occhi e rimasi scioccata…non ero nello stesso
posto in cui mi ero addormentata; o meglio, ero in camera di Edward ma
era…diversa.
C’erano
candele ovunque: sul comodino, sui mobili, anche sul pavimento da
quello che potevo vedere. Toccai le lenzuola sotto di me: erano fresche
e scivolose….seta. Seta rossa come il sangue, mi resi conto
scioccata. Anche il mio abbigliamento non era per nulla casto, anzi,
rispecchiava l’atmosfera della stanza: una semplice sottoveste in
pizzo nero.
Non potei non meravigliarmi: ma cosa mi aveva messo addosso Edward?
Già, Edward…
Voltai il capo e lo trovai adagiato al mio fianco: si sorreggeva la testa con la mano e mi fissava, gli occhi neri come la pece.
Era eccitato e, mi resi immediatamente conto, lo ero anche io.
“Edward…” azzardai.
“Sshhh…”
mi interruppe “Stanotte non voglio sentirti parlare…Voglio
sentirti gridare…”
Rabbrividii alle sue parole; la sua voce era diversa, sexi, così sensuale…
Prima che
potessi controbattere si posò a cavalcioni su di me e notai che
era a torso nudo. Il pallore della sua pelle risaltava ancora di
più alla fioca luce delle candele.
“Baciami…” domandai senza pensare a quello che dicevo.
Sentii le
sue labbra e il suo respiro per pochi istanti sulla mia bocca, ma prima
di approfondire il contatto lui si staccò e iniziò a
percorrere il mio collo e le mie spalle.
Con i
denti afferrò una spallina dell’’indumento e la fece
scivolare giù, scoprendo un mio seno e facendomi ansimare.
Vedevo il
mio petto alzarsi e abbassarsi velocissimo sotto le carezze che le
labbra di Edward mi regalavano. Respiravo male: una mano stritolava il
lenzuolo sotto di me, l’altra era stretta ai capelli di
Edward…il mio ultimo appiglio alla realtà.
Sentii le sue labbra scendere, trascinando con sé la sottoveste.
“Adoro il tuo sapore…”
Gemetti mentre le sue mani si intrufolavano sotto la stoffa leggera, accarezzandomi le cosce.
“Ho…ho
caldo…” Stavo iniziando a perdere lucidità: la sua
lingua, le sue mani…non riuscivo a capire dove quel momento ci
avrebbe condotti.
Anzi, forse lo sapevo benissimo.
“Lo
so. Sei tutta calda…” rispose, la sua voce a pochi
millimetri dal mio orecchio “Non sai quanto ti
desidero…”
“E
allora prendimi…adesso.” Non mi importava di nulla,
non pensavo a nulla, tantomeno a quello che dicevo.
“Edward…ti
prego prendimi, adesso.” Non ero quasi mai stata così
sfacciata con lui “Voglio…voglio sentirti dentro di
me…”
Era un
bisogno ormai, una necessità primaria. Sentirlo di nuovo parte
di me, sentirmi di nuovo parte di lui…non potevo più
aspettare. Neppure sapevo perché ancora aspettavo.
“Oh Bella…”
“Edward…facciamo l’amore..” ansimai
“Bella…Bella”
Improvvisamente la sua voce si era fatta diversa, sempre roca, ma cauta ed esitante.
Presi la sua mano e la poggiai di nuovo sulla mia coscia.
“Bella…no, basta” suonava frustrato.
Perché si comportava così? Fino a pochi istanti prima mi voleva anche lui…lo aveva ammesso.
“Edward”
lo incoraggiai gemendo a occhi chiusi “Dai…l’hai
detto anche tu che sono tutta calda…”
“Bella”
“Edward…oh Edward…”
“Bella…amore, svegliati”
Svegliarmi?
Io ero perfettamente sveglia, era lui che si comportava in modo assurdo.
“Bella…apri gli occhi” mi chiese più dolce.
Lo feci, sbuffando, e una luce calda mi ferì gli occhi. Li
riaprii più lentamente e capii che c’era qualcosa che non
andava.
Niente candele, niente lenzuola color porpora e niente lingerie in
pizzo. La camera di Edward era inondata dalla luce del giorno e lui mi
sorrideva gentile, seduto sul bordo del letto.
Scattai a sedere rapida; i capelli erano completamente appiccicati alla
fronte e sentivo le braccia e le gambe umide. Dovevo essere in un bagno
di sudore.
Toccai le lenzuola aggrovigliate fra le mie gambe: cotone. Esattamente
come la camicia da notte che portavo. Anzi, che praticamente non
portavo più: le spalline erano scese lasciando libero il mio
seno.
Mi ricomposi avvampando.
Edward mi sfiorò la fronte con le labbra, ma non sembrava preoccupato, piuttosto divertito.
Dio, era stato un sogno.
Un sogno.
E io certamente avevo parlato, avevo gridato e….oh mio Dio: avevo anche detto sono tutta calda?
“Mi sembra che la febbre sia scesa. Anche se sei ancora agitata e
molto…calda” si mordeva il labbro per non ridere.
“Mmm” azzardai “Ho parlato molto?”
“ Diciamo abbastanza da sperare che il protagonista del tuo sogno fossi io…”
Oh no! Imbarazzatissima presi un cuscino e nascosi la faccia sotto.
Ero patetica. Completamente e assolutamente patetica.
Edward avrebbe riso di me…stava già ridendo di me. E se i
Cullen erano di sotto sicuramente avevano sentito tutto e…
Non riuscii a impedire alle lacrime di strabordare: mi sentivo
ridicola, e , allo stesso tempo, il desiderio bruciante per Edward non
sembrava affievolirsi. Anzi, era così forte da farmi male.
“Amore” Edward scostò piano, ma con fermezza, il
cuscino “Non volevo offenderti. Scusami, perdonami.”
Ancora accecata dalle lacrime gli gettai le braccia al collo e,come una stupida, continuai a piangere.
“Lo so…lo so che dovrei pensare ad altro. Al rischio che
abbiamo corso ieri e….Ma non ce la faccio, ho voglia di stare
con te…”
Presa da uno strano impulso mi incollai alle sue labbra e mi mossi
frenetica su di lui. Lo sentii irrigidirsi e, dopo avermi afferrato i
polsi, scostarmi delicatamente da lui.
“Bella…no”
Suonò come una condanna: lui non mi voleva. Perfetto.
Feci per alzarmi e correre in bagno, ma lui mi trattenne. “Non andare via. Adesso parliamo.”
“Non mi vuoi. Non mi sembra che ci sia molto da dire”
“Tu…” lo sentii tremare “Credi che io non ti
voglia? Credi che mentre ti guardavo ansimare e chiamare il mio nome
non avrei voluto svegliarti e fare l’amore con te?Credi che non
vorrei farlo adesso…?”
“Ma allora perché?” domandai abbassando lo sguardo.
Lui mi afferrò il mento e mi obbligò a guardarlo dritto
negli occhi. “Vorrei che fosse speciale…vorrei darti di
più” sospirò “La nostra prima volta è
stata unica e bellissima ma…vorrei che la seconda fosse anche
meglio.”
“Non capisco…”
“La verità è che nella mia vita ho commesso
così tanti errori e, vorrei fare tutto secondo le regole. Vorrei
darti la prima notte di nozze più incredibile di tutte. Vorrei
che fosse magica, unica e…perfetta. E non credere che per me sia
facile resisterti…perché non è così,
fidati”
“Quindi” mi sentivo rossa per la vergogna “Non è perché non mi vuoi…”
Mi strinse più forte al suo petto “Sciocca irresistibile
ragazzina…Tu non hai idea di quanto sei terribilmente bella e
sexi”
Mi sentii immediatamente più sollevata, anche se ancora tanto
stupida: Edward era sempre così perfetto e incredibilmente dolce.
Sorrisi.
“Che c’è?” domandò “Ridi del mio moralismo da prima guerra mondiale?”
Scossi il capo “No…Tu, tu non sai quanto sei perfetto.
Vuoi che la nostra prima volta da marito e moglie sia speciale…e
lo sarà. Penso che aspettare sia una bella idea. Solo che”
sentivo la faccia scottare, rossa come un pomodoro “Ho…ho
tanta voglia di….Ho ancora tanta voglia di te…”
ammisi.
Edward non rise delle mie parole. Mi accarezzò i capelli e mi baciò la fronte.
“Perché non fai una bella doccia? Ti rilasserà…”
Annuii. Sì, forse una bella doccia fredda era quello che ci voleva.
“Non gelata però” aggiunse come se avesse letto nei
miei pensieri “Ricorda che hai ancora la febbre. Temo che tu ti
sia presa un po’ di influenza”
Annuii. Edward mi accompagnò fino alla porta del bagno ma rimase fuori.
“Non vorrei cedere alla tentazione” mi spiegò.
“Ah Bella? Tieni bene in mente quel sogno per la nostra prima
notte. Vorrei trasformarlo in realtà”
Mi tremavano leggermente le ginocchia mentre chiudevo la porta alle mie spalle
Effettivamente l’acqua tiepida mi rilassò i muscoli e mi
fece riacquistare un po’ di lucidità. Abbastanza da
permettermi di pensare, perlomeno. Pensare e capire che avevamo molte
cose di cui parlare.
Di quello che era successo. Di come entrambi avevamo sbagliato nei giorni precedenti.
E io…
E io avevo anche qualcosa da confessare.
Specialmente una che non volevo tenermi dentro: quello che era successo con Jake.
Mi asciugai accuratamente i capelli, misi un pigiama pulito e tornai da
lui. Aveva cambiato le lenzuola e mi aspettava a braccia aperte,
sdraiato sul letto.
Camminando come meglio potevo per via della caviglia, che mi resi conto
essere fasciata adesso, lo raggiunsi e mi accoccolai sul suo petto.
Edward mi misurò la febbre e scoprì che era scesa,
sebbene non completamente. Mi fece prendere un’altra pastiglia e
mi porse un cornetto alla marmellata.
“Devi mangiare”
Inghiotti qualche boccone e poi sospirai.
“C’è qualcosa che non va?” domandò “Hai il cuore che va a mille”
“Dobbiamo parlare. Io…ti devo dire delle cose.”
“Sei ancora molto arrabbiata con me? Me lo merito”
Cercai di ribattere ma me lo impedì. “Avevo giurato che ti
avrei detto tutto, sempre. E non l’ho fatto: ti ho mentito per
settimane, anche quando sapevo che ti stavo ferendo non ti ho detto la
verità. Ma pensavo che fosse comunque meglio che farti vivere
nel costante terrore di Laurent”
A quelle parole mi strinsi di più al suo petto “Sono stati
dei giorni tremendi. Pensare che tu non avessi fiducia in me, che non
mi ritenessi una buona madre….”
“Non potrei mai pensarlo…” rispose subito.
“Lo so” aggiunsi “Adesso. Ma in futuro
parliamo…diciamoci sempre la verità ti prego. Anche per
quanto riguardava l’accordo con i licantropi…”
“E’ stata un’idea di Carlisle. E devo dire che ha
funzionato. Ci sono stati di grande aiuto contro i neonati. Anche se
penso che Jacob dovrebbe essere più responsabile…portarti
via proprio nel giorno previsto per…”
“Non lo sapeva. Lui…” cercai le parole giuste per affrontare il discorso Jacob mi ha baciata, ma l’aria mi morì in gola.
Presi coraggio e mi allontanai da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
“Edward” iniziai “A proposito di
Jacob…Io…tu non hai letto i suoi pensieri vero?
Intendo…approfonditamente?”
“No… Ero più concentrato su di te, sui bambini…”
“Beh…io penso…anzi lo so. Lui…lui è
innamorato di me, per qualche strana e assurda ragione…”
“Questo lo avevo capito” il tono di Edward era misurato e
freddo “Dal giorno in cui ti ha portato
l’acchiappasogni…”
“Ah” inghiottii saliva “Beh, quello che non sai è che…”
“Bella” mi prese il viso tra le mani “Puoi dirmi qualunque cosa, sempre …”
“Lui” presi un profondo respiro “Mi ha baciata”
“Cosa ha fatto?” scandì perfettamente ogni parola. Sentivo il gelo intorno a noi.
“Ca…calmati” balbettai “Non ha significato
niente. Gli ho spiegato che non può esserci nulla…e.
Edward è stato solo niente…solo niente.”
“Niente?” si alzò dal letto e si avvicinò
alla parete “Quel cane ti ha ficcato la lingua in bocca contro la
tua volontà e non è successo niente?”
Sferrò un pugno contro la parete così improvvisamente che lanciai un grido e lo fissai terrorizzata.
“Scusa” si avvicinò a me e mi prese la mano
“Non…non volevo essere volgare ma…Ma il pensiero
che quel cane ti abbia messo le mani addosso è…”
Lo abbracciai cercando di trasmettergli tutto il mio amore, cercando di
rassicurarlo su quella che sarebbe stata sempre l’unica e sola
verità.
“Io sono tua” gli carezzai il viso “Sono solo tua”
Annuì e si abbassò, catturando le mie labbra fra le sue.
Iniziavo a sentirlo rilassarsi mentre il nostro bacio si approfondiva,
quando si scostò e fissò adirato la porta.
“Ma come ha osato… Venire qui…” non l’avevo mai visto così arrabbiato.
“Che..che c’è?” domandai confusa
“E’ venuto qui…a vedere come stai. Come se fossero affari suoi…”
“Jake…Jacob è …” le parole mi morirono vedendo Edward avventarsi contro la porta della camera.
“No” lo bloccai mettendomi davanti a lui
“No…possiamo parlare. Ti prego…fallo per me, resta
calmo.”
Sembrò costargli un terribile sforzo non spostarmi con la forza
e correre di sotto “Solo perché non ti voglio vedere
agitata cercherò di…”
“Pensa a ciò che ti ho detto…Contiamo solo noi due Edward..” aggiunsi mentre mi infilavo la vestaglia.
Annuì e uscimmo in corridoio.
Lo guardai e lui mi sorrise, apparentemente tranquillo. Ma io lo
conoscevo troppo bene per sapere che non lo era, e non riuscì a
mascherarmi il lampo d’odio che gli attraversò il viso
quando si sentì il suono del campanello.
Scesi le scale mano nella mano con Edward e mi ritrovai di fronte tutta quanta la famiglia.
La mia famiglia.
Tirai un sospiro di sollievo quando mi resi conto che stavano davvero
tutti quanti bene. Avevo corso il rischio di distruggerla, di perdere
quella famiglia di cui mi ero sentita parte sin da subito, e il solo
pensare che qualche giorno prima avevo nutrito risentimento e astio nei
loro confronti mi faceva…
Sentii solamente una forte stretta allo stomaco e un’incredibile voglia di stringerli tutti quanti.
Mi sorridevano calorosi e riuscivo a percepire tutto il loro amore e
tutta la loro gioia nel vedermi sana. Anche se erano visibilmente
preoccupati per quello che stava per accadere.
“E’ solo” disse Edward probabilmente rispondendo alla domanda mentale di qualcuno.
Esme si avvicinò alla porta e la spalancò.
Jacob fece un paio di passi all’interno del corridoio.
Era vero, era venuto solo.
Certamente era andato contro il branco. E per venire a vedere me…come stavo.
“Jacob.” Iniziò Carlisle “Vorremmo che
ringraziassi ancora Sam per l’aiuto. E grazie anche a te per aver
salvato la nostra Bella e…”
“Sì sì…dottore di niente” Si vedeva
che Jacob non era attento. Il suo sguardo vagava per la stanza, alla
ricerca di qualcosa.
Alla mia ricerca.
Non appena si posò su di me, ancora stretta ad Edward ai piedi delle scale, si illuminò e mi sorrise.
Avanzò di un passo e immediatamente sei vampiri mi si pararono di fronte, pronti a difendermi.
Edward dal canto suo mi strinse ancora più forte.
“No” li bloccai. Sapevo che per loro era istintivo, naturale proteggermi.
Ma sapevo anche che Jake non mi avrebbe mai fatto male…
Non dopo tutto ciò che aveva fatto per me…per me ed i bambini.
“No.” Continuai “Io…io voglio parlare sola con Jake, Edward…ti prego”
“No…”
“Edward…fidati di me…” lo implorai
“Non è di te che non mi fido” mi baciò il capo.
“Non sapevo che dovessi chiedere il permesso per fare qualcosa Bella…” disse Jacob sprezzante.
“Lei non deve chiedere il permesso. E solo che io la voglio al sicuro…mentre con te non lo è.”
“Oh” Jacob scoppiò a ridere “Perché con
te lo è? Sbaglio o è per colpa tua che ha rischiato di
morire talmente tante volte che ormai non si contano”
“Basta” all’improvviso mi misi tra i due “Adesso basta. Tutti e due.”
Presi un profondo respiro e fissai Edward “Adesso vado in cucina a parlare con Jake”
Stava per ribattere ma lo fermai “Per favore, per favore. Voi
starete qui, e poi sentirete tutto. Non mi accadrà nulla di
male.”
Sbuffò. “Va bene…ma stai attenta…” mi carezzò la pancia “Per tutti e tre..”
Gli sorrisi e feci segno al mio amico di seguirmi.
“Toccala e sei morto” sibilò Edward.
“Non farò niente che lei non voglia…sempre ammesso che non voglia…”
Furiosa lo trascinai in cucina prima che la situazione si scaldasse troppo.
“Perché fai così” gli domandai “perché lo devi sempre provocare? Ti diverti?”
“In effetti sì…” Sorrideva sfacciato e mi
sentii prudere la mano sana, presa da un’irrefrenabile voglia di
mollargli un ceffone.
Lui lo capì e scoppiò a ridere “Non lo farei fossi in te…”
“Sei odioso quando ti comporti così” sibilai.
“Mi piace l’odio. E’ un sentimento potente,
passionale…quasi come l’amore. Forse ho ancora qualche
speranza con te…”
Sembrava sereno e scanzonato, ma sapevo che in fondo soffriva e io speravo davvero che ancora non nutrisse false speranze.
“Mmm, lo sai che amo lui” risposi “e sai quello che
ti ho detto:amici. A proposito…Edward sa del bacio. Volevo
essere totalmente sincera con lui..”
“Bene, anche perchè ho pensato a ogni singolo dettaglio di quel moment da quando sono entrato”
Lo fissai sconvolta.
“Te l’ho detto che mi diverto ad irritarlo, no?”
scoppiò a ridere “Ma a parte Edward, io sono venuto per
te. Per sapere come stai.”
“Bene” risposi “Ancora un po’ di febbre ma sono viva grazie ai Cullen e…a te.”
“Bells” mi bloccò “Ho solo fatto il mio dovere
di amico. Avevo giurato che ti avrei protetto, no?”
Annuii commossa e inspirai per trovare il coraggio di chiedergli una cosa. Una cosa che sentivo di volere in fondo al cuore.
“Jake…io mi chiedevo se…magari tu potessi, o forse dovrei dire volessi venire al mio matrimonio…Tra un mese più o meno.”
Vidi il dolore attraversargli il volto in un lampo, salvo poi sparire veloce com’era venuto.
“Certo, a dire la verità Charlie l’aveva detto a mio
padre. Verrò…e prenderò la mia auto, così
ci sarà posto anche per te quando vorrai scappare…”
“Io non scapperò” ribattei.
“Certo certo. In realtà già mi immagino la faccia della sanguisuga mollata all’altare..”
“Jake!!” lo rimproverai “Ma non hai ritegno…..lo sai che Edward ti sente benissimo!”
“Certo che lo so” sorrise “Anzi, forse è
meglio che vada visto che i miei pensieri stanno deviando su come ti
stia bene quella camicia sbottonata sul davanti….”
“Jake” strillai, mentre dal salotto sentii un rumore molto chiaro: vetro che si rompeva.
“Jake, vai a casa. E smettila di pensare a certe cose” lo implorai.
“Va bene, va bene” alzò le mani in aria “Vado…ma per i pensieri non ti prometto nulla eh?”
“Sei…sei…” non mi veniva in mente niente di
abbastanza brutto da dirgli “sei davvero
impossibile…”
“Ma mi vuoi bene” ribattè.
“Sì” sospirai “Ti voglio bene…come amico”
“Per ora”
Alzai gli occhi al cielo e lui si alzò.
“D’accordo, ho capito vado.”
Uscimmo dalla cucina e trovammo tutti ancora in salotto.
Notai subito la fonte del rumore che avevo sentito: il grosso vaso di
cristallo che, di solito, troneggiava sul pianoforte ormai era
solamente un mucchio di cocci rotti sul pavimento.
Edward era livido, seduto sulla poltrona; vidi che Emmet e Jasper lo tenevano fermo con la forza.
Oh no…la situazione si stava mettendo davvero male..
“Jake…” iniziai
Ma lui mi interruppe parlando prima. “Forse dovresti fare un po’ di yoga…per rilassare i nervi”
“Forse dovresti sparire…” La voce del mio fidanzato era fredda, ostile, tagliente.
Rabbrividii anche io e mi affrettai a fare qualcosa.
“Ti accompagno alla porta…” balbettai.
“No Bells” rispose “ E’ pieno di vetri e ti taglierai e…”
Si bloccò e mi fissò in mondo strano. Un mezzo sorriso gli era spuntato improvvisamente sul viso.
Edward ringhiò e scattò in piedi “Non osare…
Non osare toccarla di nuovo senza il suo permesso…”
“Sennò?” lo incalzò Jake “il vampiro
cattivo mi farà male? Io non ho paura di te…”
Prima che potessi capire qualcosa delle sue intenzioni Jacob mi prese
in braccio e, con un balzo, ci ritrovammo lontano dai vetri.
Il mio amico mi riposò a terra, facendo indugiare un po’ troppo la mano sul mio fianco.
Trattenendo il respiro mi voltai verso Edward e rimasi basita.
La sua espressione era…era qualcosa che mi fece rizzare i capelli sulla nuca.
Non tremava più ora; ma il suo sguardo era ancora più
scuro e minaccioso di prima. Ma la cosa più inquietante era che,
in qualche modo, sembrava calmo e…risoluto.
Qualunque cosa stesse per fare, ormai aveva deciso.
Anche Emmet e Jasper indietreggiarono di un passo.
“Edward…” iniziai veloce, ma lui mi bloccò.
“E’ tra me e lui adesso… Allontanati”
Lo feci. Una parte di me, quella più coraggiosa, voleva fare qualcosa, calmare la situazione ma…
Quell’Edward così ostile mi spaventava troppo. Per la
prima volta da che ricordassi mi apparve davvero letale…
minaccioso.
Alice mi circondò tra le sue braccia e mi fece avvicinare al divano, lontano da loro.
“Vi prego, non fate pazzie” la voce mi si incrinò e
Edward per un attimo sembrò riacquistare lucidità.
Poi però ritornò a fissare Jacob. “Questo non lo dovevi pensare…” sussurrò.
E poi fu un attimo.
Edward agì così velocemente che quasi non mi accorsi subito quando si mosse. Ma lo fece.
Colpì Jacob alla mascella in un modo così forte e
violento da farlo volare fuori dalla vetrata, mandandola in frantumi.
Scattai in piedi e vidi Jacob fuori che si stava rialzando; con orrore
mi resi perfettamente conto quando sputò a terra del sangue e,
mi parve, qualcosa di bianco: alcuni denti.
Ma Jake non sembrava badare al dolore: stava iniziando a tremare in maniera convulsa.
Presto si sarebbe trasformato e…oh no…
Edward e Jacob..erano così folli da essere capaci di battersi fino alla morte per …me??
In cuor mio sapevo che era così, ma prima che avessi il tempo di fare qualcosa, qualsiasi cosa, Alice mi trattenne.
“Ferma…” mi ordinò “Sta arrivando Sam…”
Effettivamente non passò neppure un secondo che vidi il giovane sbucare dagli alberi. Era a dorso nudo ma in forma umana.
Si avvicinò a Jacob e disse qualcosa che non riuscii a capire.
Anche Carlisle in quel momento si avvicinò a Edward: lui non
aveva bisogno di parlare, sicuramente comunicavano col pensiero.
Vidi Edward rilassarsi un po’ e lanciarmi una rapida occhiata;
poi il suo pugno si distese e annuì impercettibilmente a
Carlisle.
Anche Jacob sembrava più calmo adesso: fissava ancora Sam contrariato, ma aveva smesso di tremare.
Lentamente ricominciai a respirare e mi accorsi di non averlo fatto per
davvero troppi secondi: l’aria entrò potente provocandomi
dolore al fianco.
“Stai bene?” mi chiese Alice.
Ebbi solo la forza di annuire e a malapena quella per risponderle “Mi porteresti in braccio fino alle scale?”
Il pavimento era tutto cosparso di schegge e l’ultima cosa che volevo succedesse era ricominciare a sanguinare.
Mi posò sul primo gradino e iniziai a salire. Ora che sapevo che
non si sarebbero più ammazzati a vicenda volevo solo andarmene
da lì, via da quella follia…
Mi chiusi in camera e andai dritta al davanzale della finestra. Mi ci
accoccolai stendendo le gambe e iniziai a fissare fuori; gli alberi
leggermente scossi dal vento…
Volevo solo riacquistare un po’ di lucidità e riuscire a sentirmi meno…meno…meno arrabbiata.
Sì, adesso ero arrabbiata, anzi furiosa.
Con Jacob e Edward, che continuavano con quella faida assurda di cui io
ero l’oggetto e che mi faceva sentire così in colpa e
così sbagliata!!
Jacob doveva finire di provocarlo così e Edward beh lui…
Dei colpi alla porta ruppero i filo dei miei pensieri.
“Bella…” la voce di Edward suonava diversa adesso. Di nuovo dolce, vellutata e …preoccupata.
“Bella…posso entrare?”
“Come ti pare..” sussurrai.
Volevo continuare ad essere furiosa, ne avevo tutto il diritto accidenti!
“Sei arrabbiata….”
“Sì” sbottai sorpresa dalla mia stessa veemenza
“Anzi no. Non sono arrabbiata…sono incazzata
nera…con te!!!!!”
Edward sussultò, di solito non mi piaceva alzare la voce o
essere volgare, ma quella volta non ci vedevo davvero più.
“Perché sei stato uno stupido. E un irresponsabile! E
perché avete rischiato di battervi, e di morire davanti ai miei
occhi! E perché forse tu non ce l’hai una vaga idea di
cosa sei per me o quanto ti ami! Potevi morire Edward…poteva
farti a pezzi, poteva ferirti e” iniziai a singhiozzare forte
mentre mi aggrappavo al colletto della sua camicia “e…tu
lo sai che morirei senza di te…”
Cercai di divincolarmi ma lui mi trattenne e mi avvicinò al suo petto finchè non mi calmai un po’.
Odiavo il fatto di non riuscire a trattenere le lacrime quando ero
arrabbiata ma, forse era utile dopotutto…una specie di valvola
di sfogo.
Mi staccai da lui e appoggiai di nuovo la schiena al muro.
“Come sta Jacob?” domandai dopo qualche minuto di silenzio.
“Bene…insomma, Carlisle l’ha portato nel suo
studio…Ma credo di avergli solo spaccato la mascella…Si
meritava ben altro”
Lo guardai storto
“Non voglio farti arrabbiare, ma tu non sai quello a cui stava
pensando e…Mi dispiace di averti fatta preoccupare, ma non mi
dispiace di averlo colpito…”
Sbuffai rassegnata “Edward, lui lo farà sempre. Provocarti
intendo. Ma è solo un ragazzo che crede di amare me adesso. In
più è un licantropo e questo lo fa sentire forte e
spavaldo e…”
“…e insopportabilmente arrogante” concluse Edward.
“Sì” gli concessi “forse anche quello. Ma
è un amico, e mi ha aiutata tante volte e…e vorrei che lo
ignorassi. Che ignorassi i suoi pensieri e non ci fossero più
liti fra voi. Mi ferite se vi comportate così…”
“Io non voglio ferirti” sospirò e prese il mio viso
tra le mani “Quindi…prometto che non lo toccherò
mai più…”
“Grazie…” Mi avvicinai e mi sedetti in braccio a lui “Grazie, ti amo da morire.”
Mi strinse forte e avvicinò le labbra al mio orecchio “Scusami per tutto. Sono perdonato?”
“Sì…ma ci hai fatti spaventare da morire”
posai la sua mano sulla mia pancia “Voglio un padre intero per i
miei bambini e un marito intero ad aspettarmi
all’altare…”
Inaspettatamente mi prese in braccio e mi adagiò sul letto,
posizionandosi tra le mie gambe e alzandomi la camicia da notte.
Risi quando capii cosa voleva fare. Iniziò a baciarmi la pelle nuda e a parlare con la mia pancia.
Appoggiò l’orecchio e lo tenne premuto.
“Cosa dicono?” domandai ridendo
“Che sono perdonato, ma non devo più far arrabbiare la mamma”
Alternava le parole ai baci e io mi rilassai sui cuscini: erano belli
quei momenti tra noi. Così intimi, così nostri…
Toc toc.
Uff…troppo bello per poter durare, ovviamente.
Edward non si mosse di un centimetro “E’ solo Alice, ignorala”
“Edward, fammi entrare. E comunque non avevi chiaramente espresso
i tuoi propositi di castità fino al matrimonio meno di
un’ora fa?? Non mi sembra che la tua posizione attuale sia molto
casta”
Scostai Edward delicatamente e dissi ad Alice di entrare.
Adoravo stare sola con lui ma…ad Alice dovevo delle scuse, ed enormi.
Lei entrò e si sedette sul letto vicino ad Edward.
Sembrava sorridente e spensierata come sempre.
“Alice..io…per la torta che ti ho tirato addosso…”
“Non farlo” mi interruppe “Non azzardarti a chiedermi
scusa. Siamo una famiglia…non c’è bisogno né
di parole né di scuse. E poi è stata colpa nostra: noi
volevamo proteggerti e invece ti abbiamo ferita di più. Quindi
non dire che ti dispiace…”
Mi sorrise calorosa e mi abbracciò. Era davvero la sorella migliore del mondo.
“Ti voglio bene sorellina…voglio bene a tutti voi” sussurrai
“Anche noi. E poi a dirla tutta quella maglietta era
orrenda…” la sua risata sembrava simile a campanelli
“E ora abbiamo cose più importanti a cui pensare”
Prese un enorme fascicolo che aveva portato con sé.
“Questo è il book organizzativo del matrimonio. Ci sono
tutte le opzioni che ho selezionato…voi dovete solo
scegliere”
“Scusa…ma tu in questi giorni hai trovato il tempo di organizzare il matrimonio??” esclamai sorpresa.
“Certo, mai restare indietro con i dettagli.” Mi
fissò un poco storta “ E vedo che tu hai trovato il modo
di azzopparti. Guarda che io non voglio che arrivi all’altare su
una sedia a rotelle…e il matrimonio è tra un mese!”
“Alice è solo una storta…in un mese sarò super guarita”
“A proposito” Edward mi guardò curioso “Questa non ho capito come te la sei fatta…”
Avvampai e lo fissai con uno sguardo che doveva sembrare totalmente e palesemente colpevole.
“Ehm…non so se lo vorresti sapere. Ma ti assicuro che
è qualcosa che non proverò mai più a fare in tutta
la mia vita…”
Sembrò per un attimo pensieroso e preoccupato ma poi si
avvicinò e mi baciò la fronte “Mi fido di
te…”
“Ok, ok basta smancerie. Iniziamo con i centrotavola” Alice
aveva il cipiglio di un generale al comando del suo plotone.
Alzai gli occhi al cielo ma, in fondo, non riuscii a trattenere una risata.
Perché ero a casa, con la mia famiglia, ed ero viva.
E finalmente potevo concentrarmi senza pensieri e senza paure
sull’unica cosa importante…il giorno che, ero sicura,
sarebbe stato il più bello della mia vita.
Lanciai un’occhiata fuori dalla finestra e vidi che il cielo si stava rasserenando.
Forse sarebbe spuntato il sole in cielo. O forse no.
Non mi importava.
Alla fine, dopo tanto dolore, era spuntato di nuovo nella mia vita.
Ed era tutto ciò che contava.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Love and Flowers ***
cap boh
Bonjour!!!
Scusate il ritardo =(...oddio...mi sento tremendamente in colpa!!!
Spero di farmi perdonare...in questo capitolo c'è
taaaaaaaantissimo zucchero...lavatevi i denti dopo averlo letto...nn
rispondo di eventuali carie!!! E mi raccomando...tirate fuori un bel
vestito che tra un pò a Forks c'è il matrimonio
dell'anno...finalmente direte voi xd!!!
Grazie a tutti quelli che commentano, e mi hanno aggiunta a preferiti e seguiti...grazie, scrivo solo grazie a voi...
Bacioni!! xo Xo Cloe
“Uffa…non ce la posso fare!” sbottai chiudendo nervosamente il libro di trigonometria.
Il giorno dopo avrei dovuto
recuperare il compito che avevo saltato il giorno in cui…beh, in
cui ero andata via con Jacob in moto e…e non ero affatto
preparata!
Rabbrividii ripensando a quel
giorno terribile che quasi mi aveva strappato via tutto ciò a
cui tenevo di più: Edward, i Cullen, Jake, la mia stessa vita
addirittura…
E il fatto che fossero
già passate tre settimane mi sembrava impossibile: adesso che
eravamo insieme e di nuovo felici, i giorni scorrevano luminosi,
veloci, sereni e rapidi come l’acqua di un fiume.
Forse anche troppo.
Una parte di me sapeva che non sarebbe sempre stato così: presto avrei dovuto affrontare tanti ed enormi cambiamenti.
La fine del liceo, il matrimonio, il parto…
Sentii un calcetto provenire da dentro di me e, inconsapevolmente, sfiorai il punto sotto la stoffa della maglietta.
Una parte di me era super
entusiasta e avrebbe voluto tenere tra le braccia quei bambini sin da
ora, poterli vedere, baciare, stringere al petto. Poi, però,
c’era ancora una piccola parte che aveva un po’ di paura,
che si sentiva inadeguata, che si chiedeva se mai io, Isabella Swan,
sarei stata una buona madre. E quella parte avrebbe tanto voluto poter
cristallizzare questi giorni. Questi giorni in cui era ancora tutto
uguale, in cui ero ancora a casa con papà, in cui niente era
ancora cambiato.
Uff…Non potei trattenere una lacrima solitaria dal cadere lungo la mia guancia. Stupidi ormoni.
O, forse, era solo
l’effetto che mi faceva stare lontana da Edward, anche se per
poco. Il tempo era sensibilmente migliorato nelle ultime settimane,
anche se, per gli standard di Forks questo significava che invece di
nevicare pioveva semplicemente a dirotto. A me però non
importava: niente sole uguale presenza assicurata di Edward ed Alice a
scuola.
Guardai fuori le goccioline
di pioggia disegnare figure immaginarie sul vetro della cucina,
desiderando stranamente che il tempo scorresse più veloce
questa volta: Edward era andato a caccia con Emmet e Jasper sul monte
Rainier e sarebbe tornato solo dopo cena.
E, probabilmente, era un bene
che non mangiasse con me e Charlie: diciamo solo che mio padre avrebbe
iniziato ad insospettirsi se, per l’ennesima volta, Edward avesse
passato la cena a fissare me senza toccare cibo.
Per non parlare di quella
volta che, per coprire la cosa ,aveva sopportato di mangiare un intero
piatto delle mie lasagne, facendo, mentre papà non guardava,
delle facce disgustate e causandomi una ridarella che mi aveva fatta
sembrare pazza…
Mi alzai e iniziai a tagliare
il pollo a dadini per preparare le enchilladas che piacevano tanto a
Charlie, senza, però, smettere di pensare al mio fidanzato.
Chissà che cosa stava
facendo ora? Avrei potuto chiamarlo, chiedergli che cosa aveva mangiato
di buono, se lui e gli altri si stavano divertendo.
No, sospirai, no non potevo farlo. Si sarebbe solamente preoccupato e avrebbe pensato che non ero capace di stare senza di lui.
Il che, effettivamente, era
la pura verità, ma non volevo che lui si sentisse in colpa o,
peggio, obbligato a rinunciare ad ogni attività, ad ogni partita
di baseball solo per stare con me.
Già era stato
particolarmente difficile convincerlo ad andare a caccia. Nelle
settimane precedenti aveva trovato una miriade di scuse diverse per non
farlo e, alla fine, ero stata io a convincere i suoi fratelli a
trascinarlo a caccia di grizzly…sapevo quanto adorasse il fatto
che fossero irritabili appena usciti dal letargo.
E poi…lo facevo anche
per me stessa. Quello che era successo tre settimane prima mi aveva
sconvolta; quello che avevo visto non era stato bello, né
tantomeno facile da superare, ma ci stavo provando.
Sentivo il bisogno di provare
a me stessa che potevo stare in casa da sola qualche ora, anche se
c’era silenzio e se era buio. Non avevo mica cinque anni,
accidenti.
E poi Edward era stato
così dolce e premuroso con noi tre in quelle settimane: non ci
lasciava mai soli, cosa che stava facendo saltare i nervi a Charlie.
Per non parlare di quando mi aveva riportata a casa, dopo quel
terribile week-end.
Mio padre era veramente arrabbiato con Edward e gli aveva rinfacciato cose terribili.
Che mi aveva fatto solo
soffrire, che per colpa sua passavo metà delle mie giornate a
piangere e che mi metteva sempre in pericolo. Ovviamente non
sapeva il tipo di pericolo, ma aveva notato la mia mano ferita e il mio
polso slogato.
Sapevo che Edward ci era
rimasto davvero male, perché ,in cuor suo, pensava esattamente
le stesse cose: si riteneva sempre responsabile di tutto ciò che
mi accadeva, anche quando la colpa era solamente mia.
L’avevo visto turbato
per tutta la sera, tanto che, quando al mattino non l’avevo
più trovato al mio fianco avevo subito temuto il peggio. Che se
ne fosse andato, che avesse ricominciato a rimuginare sulla sua
esistenza sbagliata e da mostro….
Finchè non avevo sentito mio padre urlare dal piano di sotto.
Non potei fare a meno di ridere ricordando quel giorno.
“Isabella Marie Swan! Vieni immediatamente di sotto!!”
Uscii dal letto di corsa: al
momento il mio bisogno più impellente era trovare Edward,
chiamarlo, dirgli che le parole di Charlie non significavano nulla per
me, ma papà sembrava arrabbiato.
Chissà che cos’era successo adesso…
Appena uscita dalla mia
stanza venni investita da un insieme di strani profumi: sembravano
fiori di diversi tipi il cui aroma, però, si mescolava creando
un’armonia olfattiva perfetta.
Non riuscivo a dare un senso
a quel profumo che aleggiava in casa. Almeno finchè non arrivai
in cima alle scale e guardai di sotto.
Rimasi sconvolta. Il
corrimano delle scale era completamente avvolto da decine di rose
bianche, intrecciate al legno da nastri di raso. Anche ogni singolo
gradino era cosparso da petali della medesima tonalità candida.
Ma cosa diavolo…??
Scesi rapidamente le scale e quasi mi scontrai con mio padre che usciva dal salotto.
“Isabella. Mi vuoi
spiegare che cosa accidenti fate tu ed Edward? Prima sparisci per
giorni, poi mi dici che sei incinta e che ti sposi, poi sembra che vada
tutto bene ed invece un giorno torni a casa in lacrime e non vuoi
più parlare col tuo fidanzato. Poi sparisci di nuovo e ritorni
con un polso ferito e la caviglia slogata e …e adesso tutto
questo! Ma tu ce l’hai una vaga idea di come tu e quel pazzo mi
stiate facendo preoccupare? E poi non ti sembra esagerato??? Sai quanti
soldi avrà speso per fare questo? Avrà svaligiato tutti i
fiorai di Forks…”
“Papà…” balbettai arrossendo “Non esagerare. Per qualche rosa bianca..”
“Qualche
rosa…” sbottò papà “Ma tu hai visto il
resto della casa?Ah..prima di andare di là leggi il biglietto
lì per terra.”
Mi chinai e raccolsi il fogliettino ai miei piedi.
Con mani tremanti lo aprii.
“Il
bianco simboleggia la tua purezza, la tua dolcezza, la tua perfezione.
Il bianco è il colore degli angeli…ciò che tu sei
per me…”
Col cuore in gola superai mio padre e mi fiondai in salotto.
Lì tutto era blu:
centinaia e centinaia di rose blu legate alle tende, alla tv, adagiate
sul divano e i cui petali formavano un morbido tappeto blu che faceva
sembrare la stanza un oceano.
Notai attaccato al televisore un cartoncino dello stesso colore. Lo staccai e lessi
“Il
blu è il colore che più adoro indosso a te. Il colore che
più ti illumina il viso, il colore che accende il tuo
sorriso…Il colore del cielo sopra la nostra radura la notte che
mi hai detto “sì”…”
Mi sentii un groppo in gola e
gli occhi pungere. Edward aveva passato tutta la notte ad organizzarmi
questa sorpesa, a farmi sentire quanto fossi speciale per lui…
“Anche in cucina..” brontolò Charlie.
Afferrai una rosa blu e la
strinsi insieme a quella bianca che avevo preso prima: neppure
rischiavo di ferirmi visto che tutte le spine erano state tolte una a
una…che dolce e premuroso!
Riattraversai veloce il
corridoio stringendo i fiori al petto ed entrai in cucina. E quasi
rimasi abbagliata dal colore che mi colpì gli occhi: giallo,
giallo dappertutto.
Sbattei le palpebre e
osservai sbigottita i girasoli che occupavano ogni centimetro di ogni
superficie liscia della cucina. Erano splendidi, grandi e lucenti. Mi
diedero un’improvvisa felicità e scoppiai a ridere.
Al centro del tavolo da pranzo ce n’era uno enorme a cui vi era attaccato un biglietto, anch’esso giallo.
Questa volta diceva “Il
mio sole…il mio sole sei tu amore mio. Il sole che ha illuminato
la mia eterna mezzanotte. Il sole che ha riscaldato la mia esistenza
congelata e cristallizzata.
Il
sole…così come gli uomini non possono vivere senza di
esso, così io non sopravvivo lontano da te…”
“Oh Edward..”
sussurrai. Il cuore mi stava per scoppiare dalla felicità nel
petto: non credevo possibile provare tanta gioia e tanto amore in
un solo istante..
“Fuori c’è
dell’altro” La frase di papà mi fece scattare in
piedi e correre a spalancare la porta d’ingresso.
E quasi mi spaventai per il contrasto che quel nuovo colore provocava con la neve.
Rosso. Rose rosse come il sangue.
Ricoprivano il vialetto,
facendo scomparire il cemento e le ultime tracce di nevischio ancora
presenti, fino ad arrivare al mio pick- up.
Percorsi con attenzione la
strada che mi separava dalla meta, rabbrividendo al contatto dei miei
piedi nudi con il terreno gelido.
Arrivai ed aprii il cartoncino color porpora. Questo biglietto era più lungo degli altri.
“Rosso…Per
anni ho odiato questo colore. Rappresentava il mostro che ero,
ciò che ero costretto a fare per continuare ad esistere ma
ora…ora mi ricorda solo te. E’ il colore che imporpora le
tue gote quando ti stringo, quando la nostra pelle si sfiora,quando i
nostri respiri si incontrano all’unisono, quando i nostri corpi
si uniscono.
Annusa la rosa rossa che tieni in mano.
Il suo
profumo ti cattura, ti stordisce, ti inebria, ti rapisce in un vortice
di passione e desiderio che quasi ti fa male. E’ ciò che
sento ogni volta che sei con me, ogni volta che affondo il viso nei
tuoi capelli o assaporo la dolcezza del tuo corpo.
All’apparenza quella rosa è fragile, ma al suo interno ha una forza e un potere che non ti immagini.
Quella rosa sei tu Isabella.
Io ti ho
creduta fragile e bisognosa di essere protetta…ma la
realtà è che quella davvero forte tra noi due sei tu.
Quella che non molla mai, quella che mi ha dimostrato decine di volte,
ormai, la coraggiosa ragazza che è stata, la meravigliosa donna
che è, la perfetta moglie e madre che sarà.
Scusa se
non ho riposto piena fiducia in te…spero che in fondo al cuore
tu troverai la forza di capirmi e di perdonarmi, se puoi.
Ti amo…Tuo per sempre.
Edward”
“Oh Edward” ormai
mi sentivo scossa completamente dai singhiozzi e le lacrime mi facevano
congelare il viso “Edward…anche io ti amo…”
“Speravo di sentirtelo dire, sai?” La voce vellutata che più amavo al mondo mi fece voltare.
Era davanti alla porta di casa, a meno di cinque metri da me e mi fissava col suo sorriso sghembo.
Non mi importò più che mio padre ci stesse vedendo, che i vicini o le auto in strada ci stessero vedendo.
Eravamo io e lui. Di nuovo insieme.
All’unisono percorremmo
la distanza che ci separava e incollai le mie labbra alle sue, gelate
tanto quanto le mie. Mi prese in braccio e ridendo mi strinse a
sé, accarezzando i miei fianchi e asciugando le la crime con il
pollice.
Era un bacio carico di
significato, forse quello più importante che mai ci fossimo
scambiati…perché, finalmente era davvero finita.
I problemi, gli attriti, le incomprensioni.
Tutto aveva riacquistato un
senso, come i pezzi di un puzzle che, alla fine, trovano il loro posto,
creando un’opera talmente bella e unica da togliere il respiro.
Esattamente come il nostro amore…
Sentii la porta di casa sbattere: papà era tornato. Bene, giusto in tempo per la cena.
“Eih Bells” sembrava esausto e nervoso “Che buon profumino…sembra delizioso”
Ci accomodammo a tavola e tentai di imbastire una conversazione decente, nel vano tentativo di non pensare a Edward.
“Come è andata oggi?”
“Bene. Sono stato a La Push…purtroppo ultimamente Harry Clearwater non è stato molto bene”
“Mi dispiace” si vedeva che Charlie era preoccupato.
“Si beh…Ah, ho visto Jake. Ha detto che verrà al
matrimonio. E poi mi ha detto anche di chiederti se sei pronta alla
fuga? Di che parlava”
Tossicchiai ripensando alla nostra ultima conversazione disastrosa.
“Nulla” risposi borbottando “Fa l’idiota…”
“A proposito. Edward non c’è?” si guardo
intorno come se si aspettasse di vederlo sbucare fuori dal frigorifero.
“No…viene dopo cena per aiutarmi a studiare.”
“Strano…di solito è sempre qui.”
In quel momento, però, si sentì il suono del campanello e
mi scaraventai nell’ingresso spalancando la porta, quasi con
timore che non fosse lui.
Era ancora presto…non dovevo illudermi, probabilmente non era lui…
Ma era lui.
L’angelo più perfetto del paradiso mi fissava sulla porta grondando acqua.
Cercando di controllarmi lo feci entrare e corsi un secondo in cucina
urlando un velocissimo “Papà…noi andiamo a studiare
di sopra ciao!!”
Lo sentii solamente borbottare un “Niente fiori oggi?” che
mi fece arrossire: chissà tutti i commenti cattivi che Edward
doveva sentirsi!
Presi Edward per mano e lo trascinai ridendo in camera mia e, non
appena ebbi chiuso la porta alle mie spalle lo bloccai contro al muro e
mi fiondai sulle sue labbra.
All’inizio non rispose al bacio: probabilmente non si aspettava
un mio assalto. Poi, però, si lasciò andare e
assecondò i miei movimenti, alzandomi e facendomi sedere sulla
scrivania.
Avevo bisogno di lui. Per tutto il pomeriggio non avevo fatto altro che pensarlo.
Volevo sentirlo sulla mia pelle; il suo respiro, le sue labbra, le goccioline bagnate che gli ricadevano sulle ciglia…
Troppo presto dovetti staccarmi per prendere aria e lo sentii ridere.
“A cosa devo tutto questo?”
“Mmmmm” optai per la verità “Mi sei mancato da morire!”
“Anche tu amore” Mi strinse a sé dopo essersi levato la giacca ormai zuppa.
“Mi dispiace per papà” gli dissi “Non sopporto quando ti tratta così”
“Non fa niente. Sai in fondo lo capisco: sei la sua bambina, ce
l’avrebbe con chiunque ti rapisse e ti portasse
via…Dopotutto condivido la sua opinione.”
“Cioè?” domandai senza capire.
Si chinò e alzò la mia maglietta fin sotto il seno, iniziando a baciare la pelle nuda.
“Beh…diciamo che se qui dentro c’è una
piccola principessa, papà non permetterà a nessun
ragazzaccio cattivo e malintenzionato di avvicinarsi a lei”
Come a risposta delle sue parole sentii dei calcetti molto forti
provenire da dentro me e Edward appoggiò la guancia, felice.
“Direi che lì dentro c’è una
bimba…già cerca di fare la ruffiana con te.” E poi
aggiunsi carezzandomi la pancia “Ma non preoccuparti piccola. Ci
penserà la mamma a fare entrare qualche bel vampiro figo dalla
finestra della tua stanza quando papà non
c’è…”
Edward alzò gli occhi al cielo e sussurrò “Non
darle retta amore di papà…” e poi prese a baciarmi
il ventre in modo molto dolce , giocherellando con i denti con
l’elastico della tuta.
Quello che era iniziato come un innocente gioco con nostro figlio si
era trasformato in qualcosa di più sensuale e…carnale,
tanto che mi aggrappai con le dita al bordo della scrivania per
contenere quell’ondata di emozioni.
Improvvisamente non sentii più le sue labbra e mi ritrovai,
invece, seduta in braccio ad Edward sulla sedia davanti al pc.
“Non spingiamoci troppo oltre, non vorrei avere di nuovo bisogno di una battuta di caccia…”
“D’accordo” sbuffai “Ma sappi che tra poco
più di una settimane ti ritroverai nelle mani una donna incinta
con gli ormoni in subbuglio…”
“Non vedo l’ora” rispose roco, facendomi rabbrividire.
“Bene…direi trigo” biascicai cercando di ricompormi.
Edward fu molto paziente e chiaro: mi rispiegò tutti i teoremi
che non avevo capito bene e corresse con me tutti gli esercizi che
avevo fatto da sola nel pomeriggio e che scoprii, con rammarico, essere
sbagliati nella maggior parte dei casi.
Quando però la testa iniziò a ciondolarmi per il sonno fu irremovibile e mi costrinse a mettermi a dormire.
“Il riposo è importante nelle tue condizioni, Bella”
mi aiutò a svestirmi e ad indossare la sua camicia, con cui
ormai dormivo da parecchie notti: il suo profumo mi faceva fare bei
sogni.
Di solito mi accoccolavo sempre sul suo petto quando riposavo ma questa volta non fu così.
“Ti spiace se provo una cosa?” domandò, dopo che mi fui sdraiata.
“No” risposi confusa.
Edward si avvicinò a me e mi slacciò completamente la camicia, aprendola.
Poi poggiò il capo sotto il mio seno, esattamente dove iniziava la collina in cui ormai si era trasformata la mia pancia.
La sua guancia sfiorava la mia pelle, ma visto che in quel punto erano
uguali non avvertivo il freddo, anzi lo percepivo di un piacevole
tepore.
“Sento i cuori di tutti e tre sai?” sussurrò poco dopo “Vuoi che mi sposti?”
“No” esclamai: era splendido sentirlo così vicino e
così parte di noi. Ero certa che anche i bimbi lo percepissero.
Pian piano cullata da quelle emozioni scivolai nel sonno, ma prima
sentii un’ultima volta la voce di Edward parlare con la mia
pancia.
“Amore…niente vampiri in camera, ok?”
Sorrisi.
Rallentai
non appena mi ritrovai davanti la porta della caffetteria: sapevo che
Edward mi avrebbe rimproverata se avesse saputo che avevo corso per il
corridoio.
Entrai e mi avvicinai al loro tavolo: entrambi sfoderavano un enorme sorriso…sapevano già tutto.
“B+” esclamai prendendo posto sulle gambe di Edward.
“Brava amore.” Mi sussurrò all’orecchio “Sono molto orgoglioso di te”
“Grazie… e pensa un po’” lo guardai
socchiudendo gli occhi “Mi ha chiesto gli stessi esercizi che mi
hai fatto fare ieri sera tu…guarda che casualità”
“Ma che fortuna, guarda un po’…”
Sfoderò i suoi meravigliosi occhioni innocenti e zittì la
mia protesta sul nascere con un bacio.
Ero certa che Edward conoscesse gli esercizi del test grazie ad Alice,
ma non ebbi la forza di rimproverarlo. In fondo voleva solo aiutarmi e
poi le sue labbra…erano così dolci…
“Ehm Bella scusa..”
Mi staccai immediatamente e mi voltai arrossendo: Angela era in piedi, forse ancora più imbarazzata di me.
“Ehm…moi padre ha detto di darti questo: è il testo
con tutta la funzione del matrimonio. Pensava che la volessi
leggere”
“Grazie..” Angela era sempre buona e gentile: insieme ad
Alice e a Rosalie era praticamente l’unica vera amica che avessi.
“Tu verrai al matrimonio, vero?”
“Certo” rispose radiosa “Nessuno se lo
perderebbe:è l’evento mondano dell’anno,
dicono…”
“Ah” mi rabbuiai all’istante. L’evento mondano dell’anno.
Wow, che bello!!
Per me, che adoravo stare al centro dell’attenzione, sarebbe stata una vera pacchia.
Lanciai uno sguardo omicida alla mia quasi sorellina che Angela intercettò.
“Ehm…forse è il caso che vada ora. Ci si vede stasera”
Con l’umore a terra mi rimisi a mangiare le patatine,pensando a quello che aveva detto Angela sul matrimonio e…
Aspetta, aveva detto ci vediamo stasera??
“Che cosa c’è stasera?” domandai di getto, puntando il dito contro Alice.
“Non so di cosa parli” Sembrava la calma e l’incredulità fatta a persona.
“Alice” volendo essere più truce mi armai di una
patatina come arma “Non mentirmi, ho sentito cosa ha detto
Angela…Forse se me lo dici subito non ti uccido”
Sbuffò e fisso Edward con gli occhioni da cerbiatto.
Lui alzò le mani in aria e sogghignò “Te
l’avevo detto che non sarebbe stata d’accordo, quindi ora
non chiedere il mio aiuto”
Ok, adesso ero arrabbiata.
“Alice…”
“E va bene!” sbottò “Bella: noi siamo sorelle, vero?”
“Certo” risposi. Un secondo dopo avrei voluto mordermi la lingua, visto che Alice aveva imbastito lo sguardo da cucciolo abbandonato sul ciglio della strada ad agosto.
“E le sorelle condividono tutto. E fanno dei sacrifici l’una per l’altra. E si vogliono bene e…”
“Sì, sì.” La interruppi “Vai al dunque”
“Beh, è possibile che io, pensando che fosse la cosa
migliore per te, abbia invitato a casa nostra un po’ di
persone…ragazze a dire la verità per…beh,
c’è il tuo matrimonio la prossima settimana
quindi…”
Oh no.
Era molto peggio di qualunque cosa pensassi…era una…
“Festa!” sussurrai, quasi strozzandomi con il cibo.
“Oh dai! Adesso non fare il melodramma per niente. Sì
ok…è una festa. E’ sia una festa per il bimbo sia
una specie di addio al nubilato.”
Sgranai gli occhi allarmata.
“Sì…ma una cosa semplice e tranquilla, giuro! Ci
sarà la torta, i regali…e ti giuro:un solo
spogliarellista…uno solo.”
A quelle parole sentii Edward ringhiare e stringermi più forte a
sé. Un ragazzino del primo anno seduto nel tavolo accanto al
nostro lo fissò sconvolto.
“Uff…scherzavo, no?” rispose pronta Alice
“Anche se al terzo matrimonio di Rose avevo conosciuto un vampiro
che secondo me ci sarebbe stato…forse sono ancora in tempo a
chiamarlo…”
“Scordatelo” Edward era scuro in viso “Non ti
azzardare! Non voglio un tipo del genere a meno di cento metri da lei,
chiaro?”
“Edward…scherzavo, dai!!” poi si rivolse di nuovo a
me “Tanto alla fine accetterai, l’ho visto”
Le lanciai un’occhiataccia “Per forza accetterò: lo
hai già detto a tutti…come faccio ormai?”
“Evviva” trillò Alice, il rumore della sua voce
coperto solo in parte dal suono della campanella. “Festa!!”
“Festa…” le feci eco con tutto un altro umore, nascondendo il volto sul petto di Edward.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** Party and...a problem named Tanya? ***
cap boh,,
Allora,
premetto che mi dispiace di non aver postato prima. La settimana
scorsa è stata un delirio, mia mamma è stata in ospedale
e...francamente solo ora che sta bene sono riuscita a scrivere di
nuovo. Ho provato...ma sinceramente non riuscivo proprio a pensare alla
storia neppure per un secondo, specialmente a capitoli come questi che
sono piuttosto divertenti e felici. Spero che possiate capirmi. In
compenso oggi sono molto felice e ispirata a scrivere quindi spero di
postare presto.
Ringrazio davvero tutte le
persone che recensiscono e che ancora seguono questa storia che se
continuo ad aggiornare così finirà tra un decennio. =)
*In particolare c'è una
persona che devo ringraziare. Una persona che è davvero una
colonna portante per questa storia: ovviamente lei dirà che sono
io a scrivere e che lei non fa nulla a parte rompermi le scatole,
ma non è così. Grazie perchè è sempre
sincera nelle sue opinioni con me ma molto gentile, grazie
perchè la settimana scorsa è stata l'unica che è
riuscita a farmi smettere di piangere quando ero giù e a
riuscire a farmi ridere. Grazie perchè...beh, semplicemente
perchè sei la nostra "queen"
Allora...vi lascio al capitolo e...divertitevi, spero vi piaccia
BELLA
“Bella!” sentii la voce di Jessica chiamarmi per quella che
doveva essere la milionesima volta “Bella te l’ho
già detto che questa casa è fantastica?!”
“Sì Jessica. Lo
hai già detto…ma grazie. Esme è un architetto
davvero in gamba, l’ha ristrutturata lei..”
“Oh Bella sei così fortunata!” continuò facendomi arrossire.
“Già…davvero
fortunata” sussurrò Lauren Mallory in piedi al suo fianco,
appena mi fui girata per andarmene. “Ed è un caso anche
che si sia fatta mettere incinta dal ragazzo più ricco della
città?”
Continuai a camminare, anche
se il mio primario bisogno al momento era girarmi e rovesciarle in
testa la torta che reggevo in mano.
Perché Alice aveva dovuto invitarla poi?
Perché Alice aveva dovuto invitare tutta quella gente?
Beh, in parte lo sapevo il perché. A Forks era così.
Tutti si conoscevano e se invitavi qualcuno, dovevi invitare tutti.
Ma se Alice non avesse
organizzato nulla, come le avevo chiesto, a quest’ora non avrei
avuto problemi…perché non ci sarebbe stata alcuna festa.
Venni fermata da alcune
ragazze mentre mi aggiravo per il salone, alla ricerca di quella pazza
di mia sorella. Alcune di quelle ragazze le conoscevo a malapena.
Frequentavamo tutte l’ultimo anno ma con la maggior parte avevo
parlato sì e no un paio di volte.
Per fortuna la maggior parte
delle persone ormai se n’era quasi andata, a parte Jessica,
Angela, quella simpatica di Lauren e qualcun’altra.
Avevamo aperto i regali,
chiacchierato e mangiato i dolcini e la torta di Esme; e qui mi ero
presa la mia rivincita contro Alice. Le avevo dato una fetta di torta
davanti a tutte e lei non aveva proprio potuto rifiutarsi di mangiarla!
Sorrisi al pensiero della sua faccia disgustata, mentre entravo in cucina a posare il piattino sporco.
E il sorriso mi morì sulle labbra.
Rose se ne stava appoggiata alla finestra: una mano sul vetro, lo sguardo perso a fissare il vuoto.
Non avevamo più
parlato molto da un sacco di tempo. In effetti dal giorno in cui lei se
n’era andata via sconvolta dopo aver visto Emmet scherzare con me
e la mia pancia.
So che aveva fatto pace con Emmet e anche con me aveva liquidato la cosa, però…però era diversa da allora.
Mi sembrava più triste e…rassegnata.
“Ciao” mi salutò senza smettere di fissare il bosco.
Non mi piaceva vederla così. Avevamo fatto così tanti progressi nel nostro rapporto in quei mesi e ora…
“Tutto bene?” domandai cauta. Non volevo che pensasse che fossi in qualche modo invadente.
“Sì”
finalmente mi fissò, rivolgendomi un sorriso tirato.
“E’ stata una bella festa, ma forse dovresti andare a
salutare Jessica e Angela. Credo stiano per andarsene.”
“Le saluterà
Alice per me” risposi decisa, sedendomi sul davanzale al suo
fianco. Non volevo lasciarla , non così sola e depressa
perlomeno.
“Io…”
iniziai “Non ti ho chiesto scusa per quella volta con Emmet.
Insomma, sono stata una stupida e anche insensibile”
Scosse il capo e sorrise
mesta “La stupida sono solo io qui. Dovrei smetterla di sognare,
dovrei mettermi il cuore in pace,è che…E’ che non
ce la faccio. E’ più forte di me a volte. So che non ha
senso. E che così facendo faccio soffrire anche Emmet
ma….ma a volte questo dolore è così forte che non
passa…”
La fissai e non potei impedire ad una lacrima di scendere.
“E’ così
ingiusto” sussurrai “Tu saresti una madre perfetta. E anche
Esme. E se potessi fare qualcosa per cambiare le cose credimi, lo
farei. Ma l’unica cosa che posso fare è prometterti che
avrai una parte importantissima nella vita di questi bambini, Rosalie.
Questo te lo giuro”
Presi la sua mano e la
poggiai sotto la mia maglietta e, dopo qualche secondo, anche lei
potè sentire un piccolo calcetto.
La vidi sgranare gli occhi estasiata.
“Sentono la zia Rose…e sono felici” le dissi.
“Io…io..” sembrava emozionata “grazie Bella. Davvero, grazie di tutto”
Continuò ad accarezzarmi la pancia felice e incitai mentalmente i bimbi a continuare a muoversi.
“Rose” le
domandai ad un certo punto “Tu sai perché il colore dei
palloncini di questa festa è rosso?”
La vidi alzare gli occhi al
cielo “Alice ha detto che visto che non si sa il sesso e vista la
loro particolare natura…era il colore migliore. Esme aveva
proposto il verde acqua ma la pazza ha obbiettato che non erano mica
alieni, quindi”
Scoppiammo entrambe in una risata “Alice…”
Come chiamata dalle mie
parole il folletto schizzò in cucina “Allora, venite di
là che le altre se ne sono andate e Bella deve…beh, tu
Rose sai cosa deve fare”
Ci prese per mano e ci trascinò nell’altra stanza, dove c’era anche Esme
Vidi che Alice saltellava vicino ad un mucchietto di regali che stranamente non avevo aperto prima.
Strano…ero certa di averli scartati tutti quanti. Ma allora di chi erano?
Esme mi fissò imbarazzata. “Ecco sapevamo che tu non volevi niente da noi ma…”
“Questi sono regali speciali, quindi non contano” finì Alice per lei.
Stavo per ribattere quando
anche Rosalie al mio fianco parlò “E’ vero Bella.
Queste sono cose speciali che vogliamo darti…”
Le guardai confusa mentre mi
accomodavo sul divano tra Rose ed Esme. Alice si sedette sul tappeto
passandomi il primo pacco, il più voluminoso.
Lo scartai piano, attenta a
non rompere la carta. Era piuttosto grosso, ma anche leggero. Sembrava
che dentro ci fosse della stoffa o qualcosa di simile.
Mi ritrovai tra le mani del
leggerissimo e delicato tulle bianco; lo sfiorai con estrema
delicatezza, presa dalla paura di rovinarlo.
All’inizio non capii
subito che cosa fosse ma, poi, notai l’orlo di raso
bianco e quello che mi accorsi essere un fermaglio per appuntarlo
ai capelli.
“E’ un…” sussurrai
“E’ il mio velo
da sposa.” Rispose Esme “Lo indossavo al mio matrimonio e
pensavo che ti farebbe piacere…insomma, so che è vecchio
ma è ben conservato. E’ tuo se vuoi”
“Esme” non sapevo cosa dire “E’ splendido…lo metterò sicuramente…grazie”
Ci abbracciammo e mi carezzò i capelli con fare materno. In fondo era davvero come una seconda madre per me.
“E così hai
qualcosa di vecchio” mi informò Alice “ma ti serve
anche qualcosa di prestato. E per questo ci ho pensato io”
Prese una scatola piccolina e me la passò.
La aprii piano e vidi nuovamente qualcosa di bianco, questa volta però, in pizzo.
“E’ una …” iniziai
“E’ la mia
giarrettiera!” trillò lei “L’ho messa al mio
matrimonio con Jazz. Anche se quella volta non è rimasta al suo
posto per molto. L’ho risistemata…Jasper l’aveva
strappata nella foga quella volta…”
“Sì Alice,
abbiamo capito. La storia la sappiamo già” la interruppe
Rosalie porgendomi una scatola piuttosto grande. La più grande
dopo quella di Esme, a dire la verità.
“Rose…se questa è la cosa nuova…beh, non era il caso che spendessi altri soldi per me.”
Scosse il capo risoluta.
“Non voglio assolutamente obiezioni. E’ una cosa che
…beh, ti sarà utile credimi!”
Sia lei che Alice iniziarono a ridacchiare, cosa che non mi faceva prevedere nulla di buono.
Infatti, non appena lo ebbi aperto avrei voluto sprofondare nel divano.
Davanti ad Esme dovevano darmi una cosa del genere, accidenti!
Mi sentivo le guance bruciare
come se ci avessi spalmato sopra del peperoncino. Io non lo avrei
messo…era…era troppo, ecco.
“Alice…lo so che questa è opera tua…” la fulminai con gli occhi.
“Mia?” mi
fissò innocente “Ma se è stata un’idea di
Rose! E comunque ti starà benissimo….l’ho
già visto”
“Alice. Ti avevo detto di smettere di spiare la mia vita intima!” sbottai.
“Io non spio…vedo…non posso farci nulla!” protestò.
“Va bene ragazze” Esme interruppe il nostro battibecco “Fatemi vedere l’oggetto della discordia.”
Le passai il pacco in preda
all’imbarazzo e lei tirò fuori il contenuto : un
completino intimo in pizzo bianco, composto da un paio di coulotte
piene di laccetti e un reggiseno che sostanzialmente si poteva definire
inesistente.
“Beh Bella. E’
molto carino…e quella sarà una serata speciale.”
Commentò Esme cercando di essere delicata.
“Lo so…che
sarà speciale” balbettai “Insomma..sarà come
una specie di nuova prima volta…”
“Ma perché…non l’avete più fatto?” domandò Rose curiosa, sgranando gli occhi.
Scossi il capo “No…ehm. Volevamo aspettare…volevamo che fosse unico…”
“Oh…che cosa
romantica” Rose sospirò estasiata “Quasi quasi
chiedo a Emmet se gli va di risposarci un’altra volta! E potrei
proporgli anche un periodo di castità prima della
cerimonia…per dare peso alla cosa!”
Alice scoppiò a ridere “Oh Rose, solo tu puoi credere che Emm resisterebbe!!”
Entrambe scoppiammo e ridere con lei “Non resisterebbe!” esclamammo all’unisono.
“Bella” Rose si ricompose e mi fissò mezza seria, mezza sorridente.
“E’ una vita che
volevo chiedertelo” sembrava in imbarazzo,e se avesse potuto
sarebbe arrossita di certo “Ma Edward, in certe
situazioni…insomma, com’è?”
“Ok ragazze” Esme
si alzò dal divano ridacchiando “Questi non sono discorsi
da mamme…e poi ho del lavoro da finire per domani. Vado di
sopra…e per favore. Se ci tenete alla mia sanità mentale
fate in modo che non riesca a sentirvi…”
Esme mi diede un bacio e indicando il completino di pizzo sussurrò “Sarai bellissima, vedrai.”
Poi uscì dalla stanza lasciandomi con le due pazze.
Avrei voluto urlarle di salvarmi e portarmi con lei, ma sapevo che le mie due aguzzine non me lo avrebbero mai permesso.
Mi fissavano ad occhi spalancati, come se aspettassero la rivelazione di chissà quale verità.
“Ehm..prima voi”dissi. Se proprio volevano che rivelassi qualcosa avremmo dovuto giocare ad armi pari.
“Ah…ok”
Alice ci pensò un po’ su poi disse “A Jazz piace
quando sono un po’ aggressiva…sapete..”
“Emmet invece adora quando gli succhio il c….”
“Rose…” strillai interrompendola. Non volevo sapere certi dettagli così intimi.
“Bella, ma che hai capito! Volevo dire che adora quando gli bacio il collo!”
“Ah…” sospirai rossa di vergogna.
“E adesso tu signorina” esplosero entrambe.
“Mmmm…ok.”
Presi un bel respiro e cercai di combattere contro l’imbarazzo
“Beh…la prima volta è stata splendida e Edward mi
ha stupita…”
Mi fissarono confuse,
così continuai “Beh. Diciamo che si è lasciato
andare in un modo che non mi aspettavo. Lui…lui mi ha spogliata
delicatamente, con i denti e…beh, mi ha strappato la camicetta
così forte da far saltare via i bottoni. Ecco, è stato
terribilmente eccitante!”
Nascosi la faccia sul cuscino, incapace di guardarle. Ma che mi avevano fatto dire!
“Wow” Rose era
allibita “Mr Perfezione e controllo ha un lato selvaggio e
animale dopotutto! Bella, devo dire che tu l’hai veramente
salvato!!”
Riemersi dal cuscino e
ridemmo così forte che quasi non ci accorgemmo del ritorno dei
ragazzi. Perlomeno finchè non avvertii il profumo di Edward alle
mie spalle e le sue braccia circondarmi la vita e stringermi.
Mi fece volteggiare e si
fermò solamente quando le sue labbra si posarono sulle mie, per
un dolcissimo bacio di bentornato.
Dio quanto mi era mancato!
Ogni secondo lontana da lui era peggio che stare in apnea per ore ed
ore…non potevo mai respirare veramente.
Non potevo mai vivere veramente.
“Eih…due marmocchi sono più che sufficienti! Non ce ne fate un terzo per favore” ci disse Emmet.
Edward lo ignorò e mi chiese “Ti sei divertita?”
“Sì” risposi in parte sincera “Mi hanno fatto un sacco di regali. Per i bimbi e …per me.”
“Già”
alice si staccò da Jasper e prese tutto il mucchio fra le
braccia “Quelli per i bimbi li porto nella cameretta. Gli
altri…beh, li nascondo finchè non sarà il momento
Non mi fido di Edward”
Edward alzò gli occhi al cielo e mi fece infilare il cappotto.
“E’ meglio che ti riporti a casa, prima che Charlie faccia irruzione e ti porti via da me”
“Perché” lo guardai fintamente accigliata “Non mi verresti a riprendere?”
“Ti verrei a riprendere anche in capo al mondo…futura signora Cullen!”
****************************************************
Me ne stavo nella cucina dei
Cullen accigliata. Alice si era “rubata” il mio fidanzato
da ore ormai. Proprio oggi che potevamo stare insieme tutto il giorno
visto che Charlie era andato via per un intero week end di pesca e non
aveva voluto che rimanessi a casa da sola, permettendomi così di
stare a casa Cullen.
Ovviamente lui credeva che
anche Edward non fosse in casa, ma in campeggio con Emmet e Jasper.
Altrimenti non mi avrebbe mai lasciata passare la notte lì.
Non che comunque sarebbe successo davvero qualcosa tra me ed Edward visto il nostro accordo, però…
Insomma…potevamo stare più o meno insieme fisicamente anche senza arrivare fino in fondo…
Avvertii le guance bruciare e il sangue ribollirmi nelle vene a quel pensiero.
Ok, dovevo darmi una calmata.
Controllai l’ora e vidi
che ormai era sera inoltrata. Mi sentii ancora più irritata con
Alice. Fosse stato qualcosa di essenziale ma…i fiori..
Già, Alice mi aveva privata di Edward per ore solo per i fiori delle decorazioni per il matrimonio.
Una cosa che per me aveva un’importanza zero e che per lei era invece ..vitale.
Uffa.
Finii di affondare
l’ennesimo biscotto nella tazza di thè che Esme mi aveva
preparato quando Emmet entrò in cucina.
“Eih sorellina”
si avvicinò e mi scompigliò i capelli “se continui
così sabato prossimo sembrerai una meringa gigante”
“Guarda che sono i
piccoli a voler mangiare così tanto!” ribattei “Non
è colpa mia… sono alla ventottesima settimana”
Emmet si inginocchiò e
iniziò a parlare con la mia pancia, cercando di individuare con
il dito il punto in cui si sentiva un movimento.
“Visto piccolini?
Vostra madre già vi da la colpa di ogni cosa. Dovrei chiamare
gli assistenti sociali, anche per le performance notturne dei vostri
genitori…vi traumatizzeranno!”
Scoppiò a ridere mentre io diventavo tutta rossa.
“Emmet, continuerai a
fare l’idiota anche quando arriverà il clan di Denali o la
smetterai?” domandai sarcastica.
Il clan di Denali sarebbe arrivato l’indomani e si sarebbe trattenuto fino al matrimonio.
Ero molto curiosa di conoscerli.
Per Edward e per tutti gli
altri Cullen erano praticamente parte della famiglia. Per non parlare
del fatto che Carlisle me ne aveva parlato molto bene ed ero
sinceramente curiosa di conoscere altri vampiri vegetariani.
Finalmente vampiri che non avrebbero voluto uccidermi. Era una bella novità per me.
“Scherzi vero? Mi
divertirò il doppio: tu, Edward e Tanya sarete i soggetti
preferiti delle mie frecciatine.” Rispose. Poi però
si fece più serio “Però ti devo fare i miei
complimenti: insomma, è molto maturo da parte tua accettare che
Tanya sia qui senza battere ciglio”
Lo fissai confusa “Certo. Perché dovrei avere qualcosa contro questa Tanya? Neppure la conosco…”
“Ok, ma dopo quello che c’è stato tra lei e Edward…”
Il cucchiaino mi cadde dalla mano rimbalzando sul pavimento.
Per un attimo il rumore mi distrasse dai miei pensieri, ma, dopo qualche secondo, questi si rovesciarono come un fiume in piena.
Quello che c’era stato tra lei e chi??????
Emmet raccolse il cucchiaio e lo posò sul tavolo “Bella stai bene? Sei impallidita…”
Lo fissai stralunata per un momento, prima di avere la forza di emettere qualche suono.
Sicuramente avevo capito male.
Dovevo aver capito male.
“Siediti…dimmi …di Tanya..e…Edward…” balbettai alla fine.
“No, Bella…mi
sono espresso male…cioè, non che tra loro sia successo
qualcosa…cioè…”
“Emmet Cullen..voglio che mi spieghi con esattezza ora!” sbottai.
“Ecco” si sedette
accanto a me “Insomma tanya era innamorata di Edward da un sacco
di anni e…beh, lei non è quello che si può
definire una ragazza timida di certo. Ci ha provato spudoratamente con
Edward, ma ti assicuro che lui non ha mai mostrato il minimo interesse
per nessuna tranne te. Lui la vede come una sorella…”
“Ah..certo”
C’era una bellissima
vampira che sarebbe arrivata qui il giorno dopo e che probabilmente
avrebbe cercato di soffiarmi il marito…ma tanto lui la vedeva
solo come una sorella.
“Ed è carina?” sussurrai.
Domanda idiota, Bella. Certo che è carina…è una vampira.
Cioè una divinità sulla terra.
“Beh” sembrava
nervoso mentre cercava la risposta migliore da darmi
“Sì…insomma. E’ alta, bionda, magra…ma
Bella, anche tu sei molto carina e…”
“Patetico tentativo di arrampicarti sugli specchi, ma grazie” gli dissi.
Emmet si avvicinò e mi
fece sedere sulle sue ginocchia “Bella,lui ama te, vede solo te.
Tu sei la ragazza giusta per lui. Quella che ama e con cui vuole
passare la sua eternità. Ti assicuro che Tanya potrebbe anche
farsi trovare di nuovo nuda nel suo letto e lui la caccerebbe come
l’ultima volta che…”
Rimase immobile, probabilmente avendo appena capito l’enorme errore che aveva fatto.
“Nuda nel suo letto?” chiesi strozzata.
Nuda nel suo letto??????
“E’ successo un
milione di anni fa” rispose in pieno imbarazzo “E lui le ha
subito fatto capire che non era interessato e che potevano essere solo
amici e…beh, da allora ti assicuro che lei si è sempre
comportata in modo molto più discreto.”
“Discreto? Nel senso che invece di nuda era in lingerie?”
Si passò una mano tra
i capelli “Lo sapevo…cavolo non dovevo dirti nulla! Adesso
ti agiterai e farà male ai bambini e…Carlisle ed Edward
mi uccideranno.”
“Invece hai fatto bene.
“ lo bloccai “Insomma, so che Edward vuole me e…so
che non mi farebbe mai del male. Mi fido di lui. E’ di questa
Tanya che non mi fido per niente”
“Sei gelosa…” mi prese in giro lui.
“Beh…sì’”
ammisi arrossendo “Insomma. Se uno che è innamorato di
Rose e che si è infilato nel suo letto venisse qui tu che
faresti?”
Ringhiò facendomi tremare, ancora prima che avessi il tempo di finire la frase.
“Vedi…appunto. Io odio già questa Tanya.”
Mi alzai e mi
incamminai verso il piano di sopra, mentre Rosalie entrava in casa. Era
stata in garage probabilmente, visto l’abbigliamento sportivo.
“Bella” mi chiamò.
Non avevo la minima voglia di girarmi e di farle vedere la mia faccia.
Mi stavo torturando il labbro
nel tentativo di sfogare l’ansia che le parole di Emmet mi
avevano instillato in tutto il corpo.
“Va tutto bene” risposi “Davvero…sono solo stanca. Di a Edward che sono andata a dormire.”
Salii le scale in fretta e mi chiusi in camera.
Mi coricai sul letto e mi
carezzai il ventre: i bambini avevano iniziato a muoversi. Lo facevano
sempre quando mi innervosivo per qualcosa.
Era come se capissero, come se provassero le stesse emozioni negative che provavo io.
Non volevo questo. Loro dovevano stare bene e preoccuparsi solo di crescere.
“E’ tutto ok. E’ tutto ok” sussurrai massaggiandomi la pelle e chiudendo gli occhi.
Il vero problema è che non era affatto tutto ok.
Una bellissima, bionda,
affascinante vampira stava venendo qui. Una vampira innamorata del mio
Edward e pronta a chissà quali gesti per…
Cercai di scacciare quella
terribile immagine dalla mente. In fondo era passato molto
tempo…poteva anche essersi arresa nel frattempo.
Forse mi facevo troppi problemi per nulla.
Forse.
“Bella” sussultai al buio e mi premetti una mano sul cuore “Amore tutto bene?”
Edward.
Era tornato.
“Sì sì” risposi cercando di ricacciare il groppo che mi si era formato in gola.
“Sicura?” continuò apprensivo.
“Sì”
“Hai cenato?” mi
sfiorò la fronte premuroso “sicura che sia tutto ok? Mi
sembri un po’ pallida..”
“Tutto bene”
sfoderai la mia migliore faccia da poker “Tu piuttosto. Alice ti
avrà stressato tutto il pomeriggio dal fioraio e…”
“Stai cercando di cambiare argomento per caso?”
Beccata. Forse la mia faccia da poker non era poi un granchè.
“Mmmm..tutto ok
cioè, una sciocchezza. Lascia perdere.” Cercai di
minimizzare sfoderando un sorriso che dovette sembrargli più una
smorfia di dolore visto che si sedette al mio fianco e mi strinse
a sè.
Mi aggrappai alla sua camicia come se fosse il mio porto sicuro.
“Amore…Così
mi fai morire di paura. Ti prego…dimmi solo se c’entra col
fatto che Emmet mi sta mentalmente pregando di non
attaccarlo…”
Sbuffai e mi scostai per
guardarlo negli occhi “Non arrabbiarti con lui. Credeva sapessi
tutto di…te e Tanya.” Conclusi fissando intensamente il
copriletto.
Per alcuni secondi Edward rimase rigido e silenzioso, probabilmente maledicendo Emmet e la sua boccaccia.
“Bella?” mi chiamò dolcemente abbassando il viso per sfiorare il mio naso con il suo.
Mi voltai. Mi sentivo terribilmente in imbarazzo.
Una stupida, emotiva ragazza
con gli ormoni impazziti che faceva una sceneggiata al suo fidanzato
per qualcosa che neppure esisteva.
Edward non mi lasciò
via di scampo; mi fece sdraiare sul letto e mi avvolse nelle
coperte. Poi scostò con gentilezza i capelli dal mio volto
in fiamme.
“Non voglio che ti
agiti per una cosa simile. Non fa bene ne a te né ai
bimbi” disse carezzandomi piano il ventre.
“Non sono agitata. Cioè, un po’ sì. Non mi avevi mai detto che lei…insomma.”
“Bella”
puntò i suoi occhi nei miei “Sì, è vero.
Tanya aveva dell’interesse per me…tempo fa. Ma ti
assicuro: non era poi così forte. Ha manifestato i suoi
sentimenti e quando l’ho rifiutata ci ha messo una bella pietra
sopra. Ha capito che per me sarà sempre e solo come una
sorella.”
“Ok…” sussurrai
“Che c’è? Non ti fidi di me?” domandò ridacchiando
“Ma no.” Risi
anche io “Io lo so quanto ci ami. E’ di lei che non mi
fido. Dopotutto è pur sempre un’aitante vampira
bionda…”
“Preferisco le brune” mi interruppe “credevo si fosse capito ormai”
Mi strinse più forte e affondò il viso tra i miei capelli e le labbra vicino al mio orecchio.
“Io ti appartengo. Da
sempre. Ancora prima che nascessi…sapevo che saresti venuta a
salvarmi un giorno. Tanya è una brava ragazza, un’amica.
Ma tu sei il mio tutto. Tu ed i nostri bambini siete la mia
esistenza…la mia anima”
Le sue parole erano così dolci che mi si strinse il cuore. Il modo in cui mi parlava, in cui mi guardava.
Traspariva tutto l’amore che provava per me e in un secondo tutte le piccole paure si volatilizzarono all’istante.
“Ti amo”mi strinsi più forte e appoggiai il capo al suo petto, inspirando il suo odore.
“Amore mio…dormi è tardi. E non voglio più vederti agitata in questo modo”
Sorrisi mentre mi rilassavo
sul suo corpo freddo “Però…tienila comunque a
debita distanza. Non voglio dover organizzare un bel falò”
“Ok…se vedrò che passerà il limite le parlerò.. Ora riposa. E fai bei sogni.”
Sorrisi. Sapevo quale sarebbe stato il mio bel sogno.
Quello che ormai facevo tutte le notti.
Noi quattro insieme a giocare nel portico della nostra casetta.
E non avrei permesso a nessuna Tanya di rovinarmelo.
Tremate tremate...Tanya sta arrivando...No, scherzo, dai!!! Non tremate...forse...xd...a presto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** Talks in the woods ***
capitolino
Allora...eccomi
qua. Ho pensato di fare così. ho diviso tutta la roba che ho
scritto in qst giorni in tre pezzi e vi sto che è già
tutta pronta posterò ogni tre giorni...contente??? Spero di
sì..beh, se ho scritto così tanto lo dovete solo alla
mirabolante queen che mi tormenta giorno e notte ormai. Scherzo eh???
Sei the best!!!
Allora ringrazio tuuutte coloro
che sono ancora quì con me in questo progettino che va avanti da
ormai non so quanto ma tanto e che ..non finirà mai!!! No,
scherzo...non preoccupatevi..prima o poi finirà..xd.
Vabbè, avete visto new moon?? Piaciuto..beh io l'ho adorato e sn
morta all'ingresso in scena di Ed con la musica nel parcheggio..
Vabbè nn voglio essere volgare ma...wwooooooww qnt era figo???
troppo. la mollo di dire scemate e vi dico...enjoy..e...odiate tanya
almeno qnt me!!!!
BELLA
Facevo su e giù per camera mia sbattendo ogni tanto il piede a
terra pesantemente. Ma che accidenti di ora era? E perché
accidenti ancora non erano tornati?
E perché accidenti io lo avevo lasciato andare a caccia con loro? Con lei a dire il vero…
Con Tanya. Che poi che accidenti di nome era Tanya?
Ok, dovevo smetterla.
Dovevo calmarmi e smettere di farneticare idiozie.
Domani mi sposavo con l’uomo che amavo, e soprattutto, che amava me e i nostri bimbi.
Mentre Tanya per lui era solo e soltanto un’amica. Tuttalpiù una specie di sorella ecco.
E io non avevo alcun motivo logico o razionale per essere gelosa. Però, da quando l’amore era logico e razionale? Da mai…pensai sconsolata.
Sin da quando erano arrivati
a Forks i vampiri di Denali mi erano sembrati simpatici. Sul serio: mi
avevano accolta sostenendo che adesso, essendo una Cullen, sarei
diventata anche io parte della famiglia.
E Carmen ed Eleazar passavano
ore a parlare con me, ad ascoltare rapiti il rumore del cuore dei miei
bimbi e si emozionavano quando li sentivano scalciare dentro di me. Si
vedeva che il loro affetto era vero e sincero.
Lo stesso si poteva dire per Irina, Kate e Tanya.
Non avevo nessun reale
appiglio per avercela con lei. Beh, forse aveva stretto Edward in un
abbraccio leggermente troppo possessivo quando si erano incontrati, ma,
a parte questo, non era successo altro.
“Che tu sappia” sussurrò una vocina nella mia testa “Adesso sono a caccia. Potrebbero facilmente staccarsi dal resto del gruppo e…”
Scossi il capo infastidita. Ci mancava solo che mi mettessi a parlare da sola e poi sarei stata da manicomio.
Sussultai quando mio padre fece capolino dalla porta della mia camera.
“Tutto bene Bells?”
“Sì sì” confermai “Solo un po’ nervosa”
“Sai è strano che Edward non sia qui. Di solito non ce ne liberiamo mai.”
Bene, perfetto. Ci si metteva anche lui ora.
“E’ fuori a
pranzo con gli amici di Carlisle” In fondo non era una vera
bugia…stavano mangiando sul serio.
“Ahhh beh. Senti io faccio un salto in centrale e..”
Le sue parole furono interrotte dal campanello, seguite da un mio immediato sospiro di sollievo.
Era tornato.
Finalmente.
E non ci aveva poi messo così tanto. In fondo erano soltanto le tre.
Mi fiondai giù per le scale verso la porta d’ingresso.
Avevo esagerato come mio solito. Era tipico di me, farmi tanti problemi per cose che non esistevano e..
Mi bloccai dopo aver aperto la porta.
Non era Edward. Decisamente non era lui.
Davanti a me si stagliava
l’immagine di una perfetta e pallida ragazza. I ricci chiari le
ricadevano morbidi sulle spalle nude, esaltando i suoi occhi dorati.
“Ciao Bella..” mi sorrise.
Io, probabilmente, le risposi
con una specie di smorfia. Cosa ci faceva lei lì. E
soprattutto…dov’era Edward?
“Tanya” ero
così sconvolta dall’assurdità di quella situazione
che non riuscivo francamente a formulare una frase coerente.
Avvertii un rumore alle mie
spalle e notai mio padre fissare sconvolto la nostra ospite. Beh,
più che altro fissava il suo corpo perfetto fasciato in un
abitino nero e coordinato con un paio di vertiginosi tacchi.
Lei era andata a caccia vestita così???
“Papà, lei è Tanya” dissi.
“L’amica di Edward” precisò abbacinando mio padre col suo sguardo.
“L'’amica dei Cullen” sottolineai senza riflettere. Quel l’amica di Edward non mi piaceva per niente.
“Salve”
continuò lei tornando a guardare me “Volevo solo chiederti
se ti andava di fare due passi con me. Per parlare un
po’…da sole intendo”
“O..ok” risposi ancora più confusa. Parlare con me? Che cosa mai voleva dirmi di così importante?
Presi il cappotto e lo
allacciai, seguendola fuori. Ovviamente il tempo era nuvoloso, ma
alcune gemme iniziavano già a spuntare sugli alberi del nostro
piccolo giardino.
Ci incamminammo sul bordo
della strada senza parlare. Continuava a muoversi, e io non riuscivo
francamente a capire dove mi stesse portando, finchè non vidi il
bosco che c’era dietro casa mia.
Mi bloccai.
“Non..Edward non vuole che io vada nel bosco da sola” dissi in fretta.
“Ma non sei sola. Sei con me” disse lei calma continuando a camminare.
La verità era
un'altra. Io odiavo quel posto. Ogni volta riportava a galla
l’unico ricordo che non avrei mai voluto avere, l’unico che
probabilmente non sarei mai riuscita a dimenticare .
Il bosco..il buio..l’addio di Edward.
Cercai di ricompormi e la seguii.
Era tremendo, ancora peggio di quanto pensassi. Mi sentivo in trappola, come se gli alberi cercassero di schiacciarmi.
“Ma..ma dov’è Edward?” domandai cercando di distrarmi.
“A casa a farsi la
doccia e a cambiarsi” la sentii ridere “Edward è
impeccabile a cacciare. Ma io mi diverto a giocare invece e l’ho
sporcato un po’…”
Si fermò in un piccolo
spazio libero da alberi. “Scusa..a volte provoco le persone senza
neppure accorgermene. Non dovrei farti saltare i nervi, anche
perché ti sposi domani e sarai nervosa di tuo”
“Già…”
“E tu ne sei certa. Intendo sei certa di sposarti?”
“Cosa vuoi dire?” domandai gelida.
“Sei certa che sia la
cosa giusta? Sei certa che sarà per sempre?” iniziò
a passeggiare per il prato, giocherellando con una margheritina.
“Perché Bella,
sul serio, tu mi sei simpatica. Penso che tu sia una ragazza dolce e
gentile anche con noi che beh…siamo tecnicamente dei mostri. E
lasciati dire una cosa: io penso che tra voi due non
funzionerà”
“Co..come ?”
l’ansia stava lentamente lasciando spazio ad un sentimento ben
diverso…rabbia ed irritazione.
“Bella. So di che
parlo: ho avuto parecchie storielle con degli umani e…possono
essere divertenti, anche coinvolgenti a volte ma…alla fine per
noi passano. Tu sei umana e non credo che tu capisca esattamente. Siamo
vampiri..e dopo un po’ la novità non è più
interessante e noi ci distraiamo con qualcosa d’altro. Ecco non
voglio che tu soffra. Perché succederà se tu domani lo
sposerai, credimi.”
“Tu pensi che io non sia alla sua altezza?”
“No…non sei tu.
Siete solo troppo diversi. Edward ha bisogno di qualcosa di più.
E prima o poi lo capirà”
“Qualcosa di
più…cioè qualcuno come te?” Sapevo
esattamente dove stava cercando di andare a parare.
Rimasi stupita quando
annuì senza ritegno“Forse.O forse sarà
qualcun’altra. Quello che dico lo dico solo perché
è successo anche con me. Ho illuso così tanti ragazzi.
Per me erano solo un divertimento e lasciarli dopo averli distrutti non
mi importava,ma…Poi ho capito che era sbagliato. Che non potevo
sconvolgere la loro breve vita umana per i miei giochi, per i miei
capricci. Edward crede di amarti ora…io lo vedo ma…mi
chiedo solo se sarà per sempre, ecco”
Concluse e calò il silenzio tra noi.
Si sentiva solo la leggera brezza e il rumore di qualche animale nel sottobosco.
Non…non sapevo se sarei riuscita a esprimere a parole quello che sentivo.
“Io..io me lo sono
chiesta tante volte. Come qualcuno come Edward potesse amare me. Come
potesse voler passare tutta l’eternità con me.
Lui…così perfetto e io…beh, lo sappiamo tutti che
paragonata a lui sono…niente. Sono solo un’umana,
un’umana e basta. Ma per qualche strano miracolo lui è
è …innamorato di me. E io so che sarà
così…per l’eternità. Lo vedo quando mi
guarda, quando mi stringe, quando mi accarezza il pancione. Scusa se te
lo dico ma tu non sai niente di quello che c’è stato tra
noi. Né tantomeno di quello che significhiamo l’una per
l’altro”
Tutti i discorsi che lei
aveva fatto erano…erano paure che avevo avuto per così
tanto. Paure che avevo messo mesi a scacciare e a reprimere e, ora, lei
entrava nella mia vita e le faceva riaffiorare in un secondo.
Come si permetteva? Come…
“Forse sei solo
invidiosa” sbottai ad un certo punto “Forse solo
perché tu non hai mai provato davvero amore per qualcuno credi
che nessuno possa farlo. Edward non è te…mi dispiace.
Sono consapevole del fatto che avrebbe molto più senso che lui
stesse con qualcuna come te ma…Se c’è una cosa che
ho capito è che l’amore non ha molto senso. O per lo meno
ce l’ha solo per chi lo prova”
La fissai a disagio: in fondo
non eravamo neppure così intime per fare discorsi del genere e
io non intendevo assolutamente offenderla. Ma non avevo neppure
intenzione di lasciarmi dire da una perfetta sconosciuta come gestire o
non gestire la mia vita.
“Forse hai
ragione” le sue parole mi stupirono “forse sono un
po’ gelosa. Perché non ho trovato nessuno . O forse
perché lui non ama me…ancora. La verità è
che lui non era aperto all’amore e non mi ha mai dato una
possibilità”
Che cosa volevano dire quelle
parole? Che avrebbe cercato di mandare a monte il mio matrimonio? Che
avrebbe cercato do prendersi Edward o…
“Non rovinare il mio
matrimonio” dissi improvvisamente “Non ti azzardare a
farlo. Sai che i Cullen starebbero dalla mia parte e arriverebbero a
rompere con la tua famiglia. Vuoi questo?”
“No, non sono
così sciocca. Il tempo dimostrerà chi delle due ha
ragione. Tu probabilmente domani sposerai Edward e va bene così.
Ma sai una cosa? Io ho un sacco di tempo…tutta
l’eternità. E so aspettare.” Si avvicinò e mi
tese la mano “Al primo passo falso che farai io sarò
lì, pronta. Che vinca la migliore”
“Non tratterrei il
respiro se fossi in te. Tra me e lui non finirà mai”
ribattei acida, cercando di assumere il miglior tono cattivo che mi
riuscisse.
“Lo spero per te” rispose girandosi “Se vuoi ti riaccompagno a casa.”
“So la strada,grazie.” Non volevo di certo il suo aiuto.
Sbattei le palpebre ed era sparita. Intorno a me soltanto i rumori delle foglie sugli alberi.
Quello che aveva detto era…era assurdo. Capivo il fatto che amasse Edward ma…parlarmi in quel modo era…era.
Mi salirono le lacrime agli
occhi come ogni singola volta in cui ero arrabbiata. Una reazione
umiliante che non riuscivo mai a evitare.
Presi a camminare a caso
lungo il sentiero per cercare di sbollire la miriade di sensazioni che
facevano a botte dentro di me: rabbia, paura, indignazione, paura,
paura, paura e…paura.
Quella era la sensazione che bene o male uccideva e soffocava tutte le altre.
Paura che lei in fondo avesse ragione.
Quella stupida paura di non essere mai abbastanza.
Come a conferma dei miei
pensieri sbucai tra due alberi e mi ritrovai nel posto in cui non sarei
mai voluta essere. Sfiorai l’acero adesso spoglio che si ergeva
alla mia destra con le dita.
Duro, freddo…esattamente come sei mesi prima. Avanzai di due passi,
Era quello il punto esatto in cui Edward mi aveva portato.
Il punto in cui mi aveva detto addio.
Mi sedetti su un tronco caduto e fissai il verde del muschio per terra, ripensando alle sue parole.
Io non sono la persona giusta per te Bella.
La nostra specie si distrae facilmente…
All’incirca le stesse cose che aveva detto Tanya.
Portai il capo alle ginocchia
e sospirai. Era ridicolo che il giorno prima del mio matrimonio quella
ragazza riuscisse a rovinare tutto.
Il mio umore.
La mia felicità.
La gioia che fino a qualche ora prima provavo.
“Bella?” sobbalzai sentendo Edward.
“Edward” mi portai una mano al cuore “Mi hai fatto morire di paura”
“Ma tu che ci fai qui?
Ho seguito il tuo odore per trovarti. Quando non ti ho vista in camera
mi hai fatto morire di paura” si avvicinò e mi prese per
mano “E tardi oltretutto.”
Aveva ragione. Dovevo aver perso la cognizione del tempo per non essermi accorta di quanto fosse già buio.
“Scusa…volevo solo riflettere.”
“Qui?” domandò incredulo. Anche lui aveva riconosciuto il luogo.
“Beh” sbuffai
“ non so mentire quindi tanto vale che te lo dica. Mi ha portato
qui Tanya: voleva parlare. E giusto perché tu lo
sappia…non credo che rinuncerà a te così
facilmente.”
Lo sentii ringhiare “Fammi capire: lei ti ha portato qui per minacciarti?”
Non mi lasciò il tempo di rispondere che lo vidi muoversi “Dove vai ora?”
“A sbatterla fuori di casa.”
“No” lo trattenni
per il braccio e lo costrinsi a guardarmi “No. Edward...no.
Così sai anche tu che distruggeresti il rapporto fra le vostre
famiglie. E poi non mi ha minacciata. Ha detto solo che quando tu ti
accorgerai che io non sono abbastanza per te lei sarà
pronta.”
“Ha detto che tu…” non l’avevo mai visto così furioso.
“Me lo ha fatto
capire” sussurrai “Ma non…lascia stare. Non fatico
ad immaginare come abbia potuto pensarlo”
“Cosa? Tu…pensi
che un giorno mi stancherò di te?” prese delicato il mio
volto tra le dita “Pensi che potrei vivere o anche solo respirare
senza di te.? Beh…non posso. Mai. Mi credi?”
Lo guardai nei suoi brillanti occhi dorati e separai lo spazio che ci divideva. Come facevo a non credergli?
quando mi parlava così. mi guardava così. Come potevo dubitare dei suoi occhi colmi d'amore.
In un secondo sentti le parole di Tanya scivolarmi via dal cuore.
Annuii piano e lui strofinò il naso contro il mio.
“Scusa…ogni tanto mi faccio prendere dall’insicurezza”
"Perche sei la mia piccola assurda quasi mogliettina”.
Ridemmo entrambi.
“Ti riporto a casa, ok?” disse “chiudi gli occhi”
Dopo neanche trenta secondi,
grazie alla super velocità di Edward ,mi ritrovai sul letto di
camera mia con in mano un mega panino farcito.
Lo divorai in un battibaleno.
“Scusa” mi giustificai “Non ero riuscita a pranzare sapendo che eri con lei”
Edward non commentò ma
lo vidi rabbuiarsi. Forse era meglio che io non la nominassi
più. Cosa che, oltretutto, aiutava anche il mio umore.
Poi mia aiutò ad
infilare la camicia da notte e mi accoccolai su di lui. Edward
giocherellava con una ciocca dei miei capelli mentre io ero sdraiata
sulle sue gambe, il capo poggiato sul suo petto.
“Ancora preoccupata per Tanya?” domandò ad un certo punto lui.
“No” non mentivo.
Mi fidavo di Edward, di ciò che lui provava per me e soprattutto
della forza del nostro rapporto “Davvero no. Voglio solo
concentrarmi su di noi e su quanto sarà speciale domani.”
Mi strinse più forte a sé “Non merito che mi ami così tanto.”
“Sì invece” obiettai “Solo vorrei che mi stringessi tutta la notte”
“Posso farlo”
ribattè rapido “Posso dire a Emmet e Jasper che non vado.
Chiudiamo Alice fuori casa e minacciamo di bruciarla se prova ad
entrare”
Non potei fare a meno di
ridere “Per quanto l’idea sia allettante, e ti giuro che lo
è, penso che non ci perdonerebbero mai”
“Forse hai ragione. Beh, vorrà dire che sopporterò ancora Emmet per una notte.”
“Sì…beh…comunque siete solo tu e loro due vero?” domandai un po’ apprensiva.
“Che vuoi dire?”
Mi sedetti sulle sue gambe in
modo da guardarlo negli occhi. “Cioè…voglio dire,
cosa fanno i vampiri per l’addio al celibato?
E’…è come quello umano o…”
Cercò di trattenersi
ma, alla fine scoppiò in un fragorosa risata “Fammi
capire. Tu hai paura che quei due mi portino in uno strip club o roba
simile??!”
Annuii un po’ in imbarazzo.
“Amore mio no. Solo una
caccia un po’ più ricca del solito: un cervo, un paio di
puma…nulla di che. Non voglio correre rischi domani.”
Sapevo benissimo quanto la
vicinanza col mio corpo e col mio sangue fosse difficile per lui in
ogni situazione, ma quando facevamo l’amore doveva essere anche
peggio.
“Mi
dispiace”dissi e lui mi fissò confuso “Che per te
sia dura starmi vicino…così tanto. Io vorrei fosse
piacevole anche per te invece…”
“Bella. Guarda che
anche io non vedo l’ora di stare con te” mi
rimproverò “E non è così difficile. Niente
che non possa e voglia gestire. Niente che non valga il nostro
amore”
Mi sposi su di lui e lo baciai con passione prima che arrivasse qualcuno ad interromperci.
Troppo tardi.
La porta di camera mia si spalancò velocemente rivelando una Alice stracarica di cose .
“Chi è che
volevi chiudere fuori scusa?” Notai che tra le braccia
reggeva la custodia bianca dentro cui sapevo esserci il mio abito
e…un sacco a pelo.
“Alice che ci fai tu con un sacco a pelo?” domandai curiosa.
“Beh visto che
passerò la notte qui perché di voi due non mi fido
affatto, ho pensato che fosse utile. Sai per Charlie…bisogna
essere bravi attori attenti ai dettagli..”
Edward sbuffò e mi fece alzare sistemandomi la camicia che si era sbottonata sul davanti.
Dopo un paio di secondi capii il perché.
Sentii un rumore
agghiacciante provenire dalla finestra e, quando mi voltai, vidi il
viso di Emmet, che si teneva a penzoloni sul bordo.
“Tanto sembra che comunque non si ammettano defezioni quindi…” sbottò Edward.
Aprii la finestra e sia Emmet che Jazz entrarono, rendendo la mia stanza sovraffollata leggermente claustrofobica.
“Bellina, mi dispiace
ma per stasera lui è nostro. Carlisle ha anche detto che
possiamo fare uno strappo alla regola…sai pensavo che potremmo
mangiarci qualche bella giovane ragazza”
“Stai scherzando spero?” scattai decisa, prima di rendermi conto che ovviamente stava scherzando.
“Sì. Bella...scherza” Jasper rideva e mi sentii subito pervadere da una certa calma e serenità.
“Eddino…muoviti.
Una lunga notte ci attende. Dopo la caccia potremmo passare da quelle
spogliarelliste che…”
“Smettila o ti picchio!” mi lamentai.
Edward venne al mio fianco e mi circondò tra le sue braccia. “Amore..mi dispiace lasciarti qui”
“Non fa nulla dai.” Lo tranquillizzai “Da domani non ti libererai più di me”
“Mmmm” avvicinò le labbra alle mie.
“Spero che sia una promessa.” Continuò con un bacio.
Era così bello sentire
il suo sapore, il suo respiro profumato che dischiusi le labbra senza
pensare al fatto che non fossimo soli.
“Eddai basta!”
Emmet lo strappò con forza da me “per queste cose avrete
tempo domani notte accidenti!”
Ebbi solo il tempo di vedere i tre balzare fuori dalla finestra.
Mi affacciai “Ti amo”
“Anche io ti amo…quasi signora Cullen” le sue parole furono solo un sussurro portato dal vento.
Mi voltai un po’ sconsolata
E guardai Alice che si
era tolta il cappotto rivelando ciò che portava sotto: un
fantastico pigiama viola scuro con vestaglia coordinata.
“Che
vuoi…” sospirò “Ogni scusa è buona per
fare shopping…anche se non dormo tecnicamente.”
Poi guardò l’ora e sembrò sconvolta dal vedere quanto fosse tardi.
“Bella…le dieci
e trenta!!” mi fissò urlando “Tu devi dormire o mi
rovinerai tutta la materia prima su cui io domani dovrò lavorare!”
Mi costrinse a infilarmi a letto e spense la luce.
“Alice…non ce la farò mai a dormire. Sono..nervosa”
La sentii armeggiare con
qualcosa e poi mi passò un bicchiere che, dall’odore
,capii essere pieno di camomilla “Bevi..avevo previsto
tutto.”
La sorseggiai sperando che sortisse un buon effetto e notai che, seppur buona, aveva un sapore leggermente strano.
“Ma tu che fai mentre
dormo?” chiesi curiosa. Sapevo che Edward trovava affascinante
guardarmi ma…Alice probabilmente si sarebbe annoiata a morte.
“Ho delle riviste…ascolto i sogni sconci che farai su mio fratello…roba così”
“Alice” iniziai ma lei mi zittì.
“Adesso basta. Dormi…è un ordine!!”
“Ok..ok” Effettivamente, e anche stranamente, aggiungerei, le palpebre mi si stavano piano piano abbassando.
Strano.... mi sentivo esausta ora, quasi intorpidita.
“Notte…” biascicai prima di essere colta definitivamente dal sonno.
Piccolo spoiler
“Bella” mi chiamò mio padre “Ti
prego, ricordati di non morire ora”
“E..e..” balbettai “Tu ricordati
di non farmi cadere.”
“Non cadrai” sembrava deciso e
sicuro e io mi aggrappai a lui.
“Pronta?”
“Pronta” confermai.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** OMG...I'm getting married today!!! ***
uhhhhh
Allora..visto
chi per una volta sta mantenendo la sua promessa? ebbene sì:
siete sempre così buone da lasciarmi commentini e da aggiungermi
a preferiti e c. Abbiamo superato i 300 preferiti e me ne sono accorta
solo ora. Beh, grazie per continuare a seguirmi così tanto.
Quindi mi sono detta "Hai fatto una promessa, mantienila!" lo so che
tecnicamente sono passati 4 giorni ma comunque per i miei standard
è un passo avanti. Allora, purtroppo non vi risp
singolarmente sennò posto tra una settimana e...beh, ci si sente
tra 3/4 giorni. Grazie ancora a tutte..
Xo Xo Cloe =) =)
BELLA
“Ma porca miseria, Alice!”
Sussultai assonnata rigirandomi su un fianco.
Ma chi accidenti faceva tutto
quel rumore la mattina presto? Per di più era sabato ed erano
iniziate le vacanze di primavera, perciò che diamine c’era
da urlare tanto??
Mah…probabilmente
papà si stava soltanto preparando per una delle sue solite
battute di pesca dall’alba al tramonto.
“Scusa, scusa Charlie. Ma neppure sanguina te lo giuro”
Aspetta. Quella era la voce di Alice.
Che cosa ci faceva a casa mia a quell’ora?
Ah già. Era venuta a dormire da me per assicurarsi che Edward stesse lontano visto che oggi ci saremmo dovuti sposare.
Chiusi gli occhi ma li spalancai all’istante, colpita dalla verità dei miei stessi pensieri.
Oh mio dio. Era il giorno del mio matrimonio con Edward.
E io stavo ancora a letto a
farneticare come una pazza sui rumori presenti in casa mia e a poltrire
mentre avevo milioni di cose da fare.
Guardai la sveglia inorridita e quasi fui stroncata da un mezzo infarto. Le 10 e 15.
Le 10 e 15????
Scalciai via le coperte il più in fretta possibile e mi misi in piedi di scatto.
Wow…forse troppo di scatto.
Mi girava la testa in una maniera terribile.
Ok, dovevo darmi decisamente una calmata.
Ma perché diavolo
nessuno mi aveva svegliata? Anzi, perché diavolo la sveglia che
io avevo puntato alle sei non era suonata?
Mi precipitai di sotto non appena fui certa di reggermi sulle gambe ed entrai in cucina come un tornado.
Charlie era già nel
suo vestito da cerimonia e conversava amabilmente con la mia amica che,
in pigiama, fingeva di sorseggiare una tazza di caffè.
“Bella amore, vuoi mangiare qualcosa?”
Sembravano il ritratto della serenità.
No, ma che era successo? Si
erano bevuti il cervello o improvvisamente avevano perso la memoria e
non si ricordavano più che giorno fosse quello?
“Ehm” ero
consapevole di avere uno sguardo da folle “mmm scusate..ma come
è possibile che nessuno mi abbia svegliata???”
Alice controllò
l’ora sulla mensola e mi sorrise “Bella sono solo le
dieci…E’ prestissimo. Ti avrei lasciata riposare anche
fino alle undici”
“Allora. Primo non sono
le dieci ma le dieci e quindici. Secondo: le undici? Alice ma che sei
scema? Io oggi mi sposo.!!”
“Bella me ne rendo
conto. Ma ti sposi alle cinque di pomeriggio. Cioè tra sette
ore. Senza contare che è tutto pronto ormai”
“Beh…sì..ok..” balbettai.
Era vero, forse mi stavo facendo prendere un po’ troppo dal panico.
Era presto. Avevamo tutto il tempo.
“Ti ho preparato la
colazione” continuò “Pane tostato con un leggero
strato di marmellata e succo d’arancia come piace a te. E non
azzardarti a dire che non hai fame perché non voglio svenimenti
teatrali a rovinare la mia tabella di marcia ok?”
“Ok” mi arresi
sprofondando sulla sedia “sai…non riesco neppure a capire
come ho fatto a dormire così tanto. Cioè: ero tesissima
finchè non ho bevuto la tua camomilla e poi…”
Mi bloccai di botto fissandola. Alice guardava il soffitto molto interessata ad una crepa.
“Alice Cullen tu…tu…”
“Eh dai “ si
scusò “Non avresti dormito e saresti stata uno straccio. E
poi che facevamo ..La sposa cadavere? Ma non preoccuparti: era tutta
roba naturale, me l’ha data Carlisle. Estratto di valeriana e
altre cose con nomi strani…”
“Questa me la
pagherai” ribattei “Un giorno…quando sarò
più forte” mi bloccai prima di dire quando sarò una vampira proprio davanti a mio padre “Beh…ti picchierò”
“Sarai anche più
forte…ma io sarò sempre più veloce.” Mi
zittì infilandomi una fetta di pane tostato in bocca.
La odiavo quando faceva
così: prepotente e saccente sottutto io. Ma, poi, mi soffermai a
guardarla sistemare il vestito a papà e a lavare le tazze della
colazione e capii che non la odiavo per niente.
Lei era mia sorella.
A volte era una gran rompiscatole ma era mia sorella
“Allora….adesso
sono le undici” esordì qualche minuto dopo “E quindi
possiamo iniziare con la preparazione della sposa”
La sposa, cioè io.
Mi alzai in piedi pronta a seguire i suoi ordini “Ok, che cosa devo fare?”
“La doccia” Beh,
era semplice fin qui. Potevo farcela da sola. “E mi raccomando
usa l’esfoliante. E’ fatto con i Sali del mar
morto…tonifica la pelle. Ah, e poi usa la crema idratante
e…”
Mi chiusi in bagno bloccando
fuori la sua scia di parole. Una bella doccia rilassante era proprio
quello che mi ci voleva per dimenticare ciò che mi aspettava,
per non parlare del pensiero di quanto potesse costare un esfoliante ai
Sali del mar morto.
Mi lavai usando ogni singolo
prodotto che Alice mi aveva dato: non era una buona idea farla irritare
in un giorno come quello…
“Eccomi Alice sono pronta per…” mi bloccai di fronte alla mia camera.
No…perché, quella era ancora la mia camera?
Il letto era stato addossato
totalmente alla parete per fare posto al centro della stanza al mio
abito, poggiato su di un piedistallo. E poi, di fronte allo specchio
c’era un salone da parrucchiera.
O in pratica una sua fedele riproduzione.
Aveva portato decine e decine di botticini, lozioni, scatoline di ogni sorta di forma e colore.
“Eih ma quello è uno strumento di tortura?” domandai apprensiva indicando una cosa sulla mensola.
“Bella”
sbuffò trascinandomi a sedere “E’ un piega ciglia.
Sul serio, ma tu da dove salti fuori? Beh, comunque non è
importante. Quello che conta ora è renderti la sposa più
stratosfericamente affascinante della storia. Quindi stai ferma, stai
zitta e rilassati.”
Alice mi ficcò qualcosa nelle orecchie e poi sentii partire la mia ninna nanna.
Sorrisi all’istante, cullata da quelle dolci note.
Intanto la mia carnefice
continuò la sua opera: la sentii passarmi sul viso creme,
polverine strane e infine iniziò a truccarmi.
Fortunatamente ci mise molto poco, visto che avevo optato per un trucco leggero.
Quando riaprii gli occhi sfilandomi le cuffie, desiderosa di vedermi, non trovai più alcuno specchio.
“Voglio l’effetto
sorpresa finale” mi spiegò prima che parlassi “E ora
i capelli.” Ma prima che potesse dire qualsiasi altra cosa sentii
una voce familiare, ma che non sentivo da decisamente troppo tempo,
provenire dal piano inferiore e risalire le scale.
“Mamma …” sussurrai.
Pochi istanti dopo la porta si aprì, mostrando mia madre che mi fissava in lacrime.
Colmò la distanza che
ci separava con un paio di rapidi passi e mi abbracciò stretta.
Era emozionata…quasi più di me.
Forse io sapevo contenerla leggermente meglio ma…lei era fatta così, e l’amavo per questo.
“Oh tesoro mio
sei…sei splendida e ancora non sei vestita. Immaginati dopo. La
mia piccola bambina di mezza età si sposa. Mi sembra ieri che ti
tenevo tra le braccia appena nata e adesso…Dio non ci posso
credere.”
Sembrò riprendersi
quel tanto che bastava per tirare fuori una piccola scatoletta di
velluto e passarmela. Dentro c’era un fermaglio con delle pietre
blu
“Era della mamma di
Charlie.” Mi spiegò “Alice ha detto che ancora non
avevi nulla di blu e così…”
“Grazie…grazie di tutto, davvero”
“Beh…per te questo ed altro, lo sai. Ora è meglio che scenda di sotto con Phil e lasci Alice lavorare”
La salutai stringendola
ancora più forte e lei mi carezzò la pancia da sopra la
stoffa dell’accappatoio. Quando fu scesa mi voltai di nuovo verso
Alice, che mi sorrideva diabolica brandendo tra le mani un arriccia
capelli.
Oh mio Dio…la mia tortura era appena cominciata.
Esattamente tre ore e
quindici minuti dopo Alice poteva dire di essere soddisfatta del suo
lavoro. Non che io potessi accertarmene, visto che non avevo ancora
avuto il diritto di vedermi ad uno specchio ma…beh, diciamo che
avevo imparato a fidarmi dei suoi gusti estetici.
Tornai in camera, dopo
essermi infilata l’intimo e le autoreggenti. Almeno quello mi era
stato permesso di farlo da sola, anche se la pazza era rimasta fuori
dalla porta ben attenta ad ogni mio movimento e pronta ad entrare nel
caso avessi cercato di guardarmi allo specchio che lei aveva provveduto
a ricoprire con svariati strati di carta da giornali e scotch.
Rosalie mi sorrideva seduta sul letto mentre chiacchierava con Alice. Le guardai e mi fece quasi male da quanto erano stupende.
Portavano entrambe un
identico abito da damigella: lungo poco sotto il ginocchio, dorato e
con una scollatura che metteva in risalto la loro pelle diafana e
perfetta.
E se Alice poteva essere tranquillamente definita molto bella, Rose era…era una visione.
Per un attimo credetti che Afrodite fosse caduta al centro esatto della mia stanza.
Cercai di coprirmi, imbarazzata dal mio essere in intimo di fronte a quelle creature perfette e divine.
“Siete
wow…cioè..” presi un bel respiro e alla fine parlai
“Io l’avevo detto che con voi non capiranno neppure che
sono io la sposa.”
“Bella tu sei
magnifica. Aspetta ancora un po’ e vedrai anche tu” Rosalie
si avvicinò e mi abbracciò “Forza
Alice…facciamola entrare nel vestito così se ne
renderà conto”
Entrambe con enorme
delicatezza, mi fecero scivolare dentro l’abito e avvertii le
dita sottili e gelate di Alice abbottonarmelo sulla schiena.
Poi Rose prese il velo e lo
agganciò ai capelli grazie al fermaglio di mamma. Mi
sistemò i boccoli ed entrambe fecero un passo indietro,
guardandomi orgogliose.
“Una visione” mormorarono all’unisono.
“Ok…adesso possiamo farglielo vedere…”
Alice mi condusse di fronte all’armadio e aprì la porta.
E l’immagine che vidi riflessa era…una sconosciuta.
Una ragazza davvero, davvero
bella mi fissava basita e sconvolta dall’altra parte dello
specchio. Portava un vestito bianco che esaltava la sua pelle chiara e
i suoi capelli ondulati ricadevano morbidi sulle spalle, delicatamente
raccolti sul capo.
“Quella” biascicai rendendomi conto di sembrare stupida “Sono sono…”
“Sì” alice
si avvicinò e mi baciò la guancia “Quella sei
tu…la ragazza che tra meno di un ora sposerà mio fratello
e lo renderà il vampiro più fortunato della
galassia.”
Aspettate? La fissai sconvolta e poi guardai l’orologio.
“Meno di un’ora…oddio!!!”
La mia rinnovata crisi di
panico fu interrotta dal rumore di un auto nel vialetto. Guardai fuori
e vidi Emmet scendere dalla Aston Martin di Edward e salutare mio padre.
“Allora” Alice mi
prese le mani e mi fissò seria “Adesso io vado a casa con
la mia porsche. Reneè e Phil andranno con Rose e, quando
sarà il momento, Emmet porterà te e Charlie con la Aston
ok?”
“Sì” annuii ma mi sembrò di non aver capito nemmeno mezza parola.
“Ma tu ce la puoi fare? Hai una faccia che mi fa paura.”
“Sì…sì…ce
la faccio” dissi più per convincere me che loro.
“andiamo di sotto allora”
Scesi le scale ostentando la
mia migliore aria spavalda. Ma visto che non ero per nulla brava a
mentire Alice mi sostenne per tutto il tempo il braccio.
Anche se lo trovavo esagerato.
Insomma. Non è che stessi per svenire, no???
No….Forse.
Oddio.
“Eih! Quasi sorellina!” Emmet mi sollevò quando arrivai ai piedi delle scale facendomi roteare.
“Ma sei uno schianto, accidenti”
“Sì sì” obbiettai poco convinta, lanciando una rapidissima occhiata a Rosalie, perfetta al suo fianco.
“No”
continuò lui “Guarda che non scherzo. Parli con uno che ha
avuto un sacco di ragazze...e ti assicuro che con te ci avrei
provato all’istante …”
Iniziò a ridere ma smise non appena incontrò lo sguardo gelido della moglie.
“Tu cosa????” balbettò
“Cioè” si
scusò subito Emmet “Dicevo ragazze umane…quando ero
umano…Di vampire ne ho sempre voluta solo e soltanto una. La mia
splendida unica fantastica bellissima mo…aih..Rose..”
La suddetta fantastica
mogliettina lo aveva appena preso per l’orecchio destro e lo
stava trascinando fuori verso la macchina che doveva portarci dai
Cullen, dove, tra meno di un ora mi sarei sposata.
Io.
Oddio.
Pensa a Edward pensa a Edward, ripetevo il mio mantra.
Salutai Alice, Rose, Phil e
mamma. Ascoltavo le loro congratulazioni, i loro commenti entusiasti
sul vestito, i loro complimenti perfino.
Ma non riuscivo a capire veramente cosa mi stessero dicendo. Suonava tutto confuso, tutto ovattato…quasi irreale.
L’unica cosa di cui avevo bisogno era Edward. Essere sua moglie. Tutto il resto erano solo parole.
“Eih Bellina”
Emmet rientrò in soggiorno massaggiandosi l’orecchio
“Mancano venti minuti alle cinque…direi che è
ora.”
Presi un bel respiro e lui mi
afferrò a braccetto “nel caso svenissi o
inciampassi…non si sa mai con te.”
Mi condusse fuori e non mi mollò finchè non fui al sicuro sul sedile posteriore vicino a papà.
All’inizio mio padre
non parlò, esattamente come me. Cercavo di pensare solo
all’uomo che mi aspettava all’altare, e non alle foto, alle
decine di invitati e a tutte le cose che francamente avrei voluto
evitare.
Ma quando ormai eravamo entrati nella stradina sterrata che conoscevo così bene lo sentii prendermi la mano.
“Sei…sei
bellissima Bells..” disse piano “Solo…solo volevo
che lo sapessi. Ecco sì..”
Mi sentivo un magone tremendo
all’altezza del cuore. Dio …gli volevo così bene
anche se non ce lo dicevamo mai.
“Eih” Emmet cercò di spezzare la tensione “se vuoi scappare …adesso o mai più”
Abbozzai un mezzo sorriso.
“Credo che andrò fino in fondo, ma grazie dell’offerta”.
Scesi dall’auto e
aggrappata a papà mi diressi all’interno di casa. Al
momento notai solo di sfuggita le decorazioni floreali che addobbavano
l’ingresso e mentalmente mi domandai come fossero il giardino, le
scale, il salotto o..
Mi distrassi quando avvertii le note che si diffondevano nell’aria dal salone centrale.
Dio, ma era già il momento?
Le cinque e dieci. Sì, era il momento
“Ok. Bella io ora entro. Quando sentirai la marcia…”
“Sì sì” lo interruppi “Lo so…è il segnale. Me lo ricordo”
“Bene. Allora in bocca
al lupo. “ Disse, poi rise della sua battuta “No, meglio
niente lupi. Beh…pensa solo che stanotte sarai ricompensata
per aver sopportato tutto questo casino..”
Lo fulminai avvampando .
“Ok..ok…me ne vado”
“Meglio “ ringhiai mentre lottavo contro i crampi che l’ansia mi faceva venire allo stomaco.
Uscì e rimanemmo soli.
Aspettai con ansia i secondi
che mi separavano dal mio ingresso in scena e, quando la musica
mutò nella marcia nuziale, smisi di respirare.
“Bella” mi chiamò mio padre “Ti prego, ricordati di non morire ora”
“E..e..” balbettai “Tu ricordati di non farmi cadere.”
“Non cadrai” sembrava deciso e sicuro e io mi aggrappai a lui.
“Pronta?”
“Pronta” confermai.
P.S= Domanda da un milione di
dollari...Secondo voi tanya farà vedere la sua brutta faccia al
matrimonio? Oppure Edward lo permetterà??? mmmm..lo scoprirete
presto...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** Wedding day... ***
lol
Allora...salve!!!
eccomi quì col capitolo. Mi ha fatto penare parecchio: l'ho
scritto letto e cancellato almeno quattro volte in questi giorni, ma
ancora non mi convince totalmente. Vabbè...non poteva più
aspettare anche perchè il prox è già pronto e
scalpita per essere postato =)
Vi piacciono questi
aggiornamenti più o meno regolari? spero di riuscire sempre a
farli e prometto che cercherò con tutto il cuore. Vi lovvo
troppo.Inoltre nel prox cap risponderò singolarmente alle
recensioni, cosa che non faccio da un secolo e di cui mi dispiace.
Quindi se avete dubbi domandeparticolari o semplicemente volete
mandarmi a stendere questa è l'occasione giusta!!! =) beh che
dire...scappo che a voi interessa il capitolo...bacioni
Xo Xo Cloe
"Pronta" sussurrai, chiudendo gli occhi.
Avvertii una folata d'aria e,
quando li riaprii, la porta del salone era spalancata. Il mio sguardo
colse solo per qualche secondo le persone sedute ai lati del percorso
che dovevo fare.
Sapevo che mi guardavano, ma io non le guardavo.
Non le potevo guardare.
Non se di fronte a me, a meno
di venti miseri metri c'era l'uomo che amavo. L'uomo che mi amava. E
con cui stavo per compiere il passo più importante della mia
vita.
Tante volte avevo
fantasticato su come potesse essere il giorno che ora stavo realmente
vivendo. Mi ero immaginata Edward, me e lui insieme all'altare ma...ma
nessun sogno mi aveva preparata a questo.
Edward che mi aspettava; sul
volto lo sguardo di qualcuno che sembrava davvero convinto di aver
appena vinto la lotteria. Sorrise e mi fece l'occhiolino, per darmi
coraggio.
Presi un bel respiro e, con papà, iniziai ad avanzare.
Avrei tanto voluto correre e
fiondarmi immediatamente tra le sue braccia. E, probabilmente, l'avrei
già fatto se fossimo stati soli e lui avesse potuto ripescarmi
in caso di caduta. Ma ora non era decisamente il momento migliore per
mettersi a correre e rompersi il naso di fronte a tutti.
Cercai di camminare lentamente, alzando il vestito per non inciampare, proprio come mi aveva suggerito Alice durante le prove.
Quei venti metri furono per
me un'agonia e, quando finalmente lo ebbi raggiunto e ebbi
intrecciatole dita della mia mano con quelle della sua, mi sentii
davvero a casa.
Con Edward sarebbe stato sempre così, e io lo sapevo. Non importava quanti problemi avremmo dovuto affrontare.
Per quanto le cose sarebbero andate male noi saremmo stati insieme. Per sempre.
Non riuscivamo a smettere di
guardarci tanta era l'emozione fra noi in quel momento. E sarebbe
potuto quasi essere imbarazzante il fatto che a malapena riuscissi a
sentire le parole del padre di Angela e riuscissi a dire lo voglio al momento giusto. O il fatto che scoppiai a piangere quando lo disse lui.
Ma io, in realtà,
quell'imbarazzo non lo sentii. Sentii solamente la sua pelle fredda
contro la mia mano, i suoi occhi nei miei e, infine, le sue labbra
gelide che si posavano contro le mie, bollenti, mentre gli invitati
ridevano del nostro bacio decisamente poco casto o contenuto.
"Ti amo" soffiai sulle sue labbra quando si fu staccato leggermente.
"Anche io. Ma mai lo avevo avvertito come ora" rispose. "Ti amo da sempre...Ti amo per sempre Bella..."
Poi sentii, di nuovo, solamente le sue labbra e il loro dolce sapore.
*****************************
"Alice...è...è tutto magnifico" la baciai sulla guancia "Sei la sorella migliore dell'intero universo"
Guardai estasiata il giardino
di casa Cullen, praticamente irriconoscibile. Insomma, era un giardino
bello e curato sempre ma quella sera era...era magico.
Nastri di raso bianco
decoravano gli alberi insieme a delle splendide lanterne. In ogni
cespuglio risplendevano centinaia e centinaia di lucine, simili a
piccole lucciole. Per non parlare del gazebo, al centro esatto del
prato, in cui vi era la pista da ballo e il palco dove suonava
l'orchestra.
Mi sembrava di stare al centro esatto di una fiaba. La mia fiaba personale.
"Lo so..lo so. E' un gran bel matrimonio..."
"Perchè la sposa
è meravigliosa" Edward mi raggiunse e mi abbracciò da
dietro, carezzandomi la pancia dove qualcuno aveva iniziato a muoversi
parecchio.
"Approvano anche loro" sorrisi.
"Lo sento” Mi baciò la guancia trascinandomi sulla pista da ballo.
Mi affidai alle sue braccia e poggiai il capo sulla sua spalla.
“Sei stanca?” domandò apprensivo.
“Noo” lo assicurai “tu piuttosto. Non ti viene il vomito per aver dovuto mangiare tutta quella torta?”
Era stato davvero bravissimo e anche assolutamente credibile.
Scoppiò a ridere
“Ehm no. Ci sono abituato. Ci penserò più tardi.
Emmet sta peggio di me: Rose l’ha costretto a finire tutto il
piatto di arrosto”
Mi si congelò il sorriso quando vidi Tanya che ci fissava.
Mi veniva in mente solo ora, per la prima volta in tutta la giornata.
Edward ringhiò e mi strinse più forte.
“La volevo sbattere
fuori ieri ma…Alice ha detto che avrebbe procurato solo tensioni
inutili e che comunque si comporterà bene. Ma se ti da
fastidio…”
“No” lo
interruppi sincera, smettendo di guardarla “peggio per lei.
E’ lei ad avere un problema, non di certo io. Piuttosto…mi
preoccupa papà”
Edward mi fissò confuso.
“Edward
è..è un crimine. Lasciarlo solo. Lui non è in
grado di far da mangiare…penso che neppure si ricordi come si
attacca una lavatrice. Sono una pessima figlia.”
“Bella” mi
rimproverò “sei una figlia fantastica ma è normale
che ora tu viva la tua vita. Lui questo lo sa e non ce l’ha
affatto con te.”
Annuii un po’
sconsolata e presi a fissare un’altra persona che avevo
già visto durante la cena e con cui volevo assolutamente parlare
un po’.
Ma sapevo anche che cosa avrebbe detto Edward al riguardo.
“Senti” cercai di
un diversivo“Non è che andresti a parlare un po’ con
mio papà…Non so…per accertarti che vada tutto
bene…”
“Va bene tesoro.” Mi sorrise un po’ preoccupato e io mi sentii uno schifo.
Edward si allontanò e, non appena lo vidi intento a parlare con mio padre, mi fiondai dritta dal mio obiettivo.
Il mio migliore amico
“Bells!!”si alzò in piedi e mi abbracciò “sei..sei magnifica!!”
Non avevo il coraggio di
girarmi e guardare la faccia di Edward. Gli avevo promesso che avrei
cercato di stare tranquilla e lontana da Jake perché ancora,
assurdamente, lui lo riteneva un pericolo per me.
“Grazie Jake” risposi” tu sei…beh, sei sempre più grosso. Ti fai di steroidi?”
“Ahhh” mi alzò come se fossi una piuma “in quanto ad essere grossa tu mi batti di certo”
Gli diedi uno scappellotto e
lo guardai male mentre mi posava a terra “Allora hai deciso eh?
Sanguisuga per l’eternità?? E io che mi ero tenuto libero
per la fuga…
Mi accorsi solo in quel momento di Billy seduto al suo fianco.
“Bella ti trovo davvero bene” sembrava piuttosto nervoso e non smetteva di fissare il clan di Denali.
“Sì” confermai “E’ tutto quello che ho sempre voluto”
“Se lo dici tu” borbottò.
Non volevo mettermi a
discutere con lui; conoscevo il suo punto di vista e non lo biasimavo.
Credeva in troppe verità sbagliate, in troppi pregiudizi per
poter davvero essere obiettivo.
Presi Jake per mano e, non sapendo cos’altro fare, lo trascinai sulla pista da ballo.
“Bells..davvero vuoi ballare con me?”chiese ridendo.
“Beh sì, o
Almeno possiamo provarci: io faccio pena e non credi che il walzer sia
una tua segreta passione, quindi…”
Sorridemmo entrambi e, quando
appoggiai il mento sulla sua spalla, incrociai lo sguardo di Edward.
Non era arrabbiato piuttosto sembrava guardingo e preoccupato che il
mio amico mi fosse così vicino.
E’ tutto ok, mimai con le labbra, Cinque minuti.
Alzò gli occhi al
cielo e vidi che mi faceva vedere le cinque dita della mano. Bene,
cinque minuti era davvero tutto ciò che mi permetteva con Jake.
“Eih, che c’è?” mi domandò Jacob “Ti cronometra il tempo?”
“No, è solo che non voglio che si preoccupi.”
A quelle parole mi strinse più forte e poggiò la mano sulla mia vita.
“Che fai?” domandai scioccata, arrossendo.
“Gli do qualcosa di cui preoccuparsi” rispose sogghignando.
Lo guardai male e lui mi
carezzò la guancia “Scusa. Ho qualcosa per te che non ti
farà più essere arrabbiata.”
Infilò una mano in
tasca e ne estrasse un piccolo sacchettino di tela. Lo aprì e
posò qualcosa tra le mie mani.
Un braccialettino, a cui era attaccato un ciondolo di legno intagliato. Rappresentava un piccolo lupo.
“Lo so che mio padre ti
ha fatto una specie di regalo ma…Beh, questo è il mio
regalo. Prendilo come una specie di portafortuna: anche se non saremo
più molto insieme o se non ci vedremo molto beh…tu sarai
sempre la ragazza che a…voglio dire, a cui voglio bene”
“E’ perfetto.
Grazie mille” Me lo allacciò al polso “Ma…non
voglio che tu sia triste. Verrò a trovarti appena
potrò”
“Certo, sempre che tu non sia troppo grossa per entrare nel tuo pick up.”
Ridemmo mentre mi faceva fare una giravolta a tempo di musica.
“Ahh molto divertente.
Non appena sarà finita la luna di miele ti verrò a
trovare. Troveremo il modo per essere amici, vedrai Jake”
Gli volevo bene. Non nel modo
in cui lui ne voleva a me. Io lo amavo come un fratello minore, come un
amico, come un compagno di bravate. E non appena lui avesse trovato la
ragazza giusta sapevo che avrebbe visto tutto nella corretta
prospettiva.
“E poi voglio provare
la tua auto e voglio vedere se hai risistemato il garage.
L’ultima volta era un porcile” lo presi in giro.
“Sì, beh, forse
dovrei tenerlo meglio. Dopotutto è un posto importante:
lì ho dato il bacio migliore della mia vita”
Arrossii di nuovo e tentai di
dire qualcosa di sensato che sciogliesse l’imbarazzo ma sentii
qualcosa che scivolava sulle mie spalle.
Mi voltai e incontrai gli occhi dorati di Edward; stava sistemando uno scialle bianco intorno alle mie braccia.
“Fa freddo amore”
Mi staccai da Jake e Edward ne approfittò per stringermi un po’ troppo possessivamente.
“Beh, Jake…Allora ci si vede” lo salutai scompigliandogli i capelli.
“Certo appena vuoi fare
qualche giretto in moto o roba spericolata chiamami pure.”
Sembrava sereno ma lo conoscevo troppo bene da rendermi conto del
fastidio che gli procurava la vicinanza con Edward. “Allora io
vado a fare un giro. Ho visto una tua compagna che mi sembra simpatica
e anche molto carina. Mi pare si chiami Angelica o qualcosa del
genere…”
“Angela” lo corressi scoppiando a ridere “Ed è già fidanzata, felicemente per giunta.”
Sbuffò mentre si
allontanava “accidenti come sono sfortunato. Tutte le migliori
sono già prese. A dopo allora”
Mi voltai verso Edward e lo vidi serio, mentre fissava il mio amico che si allontanava.
“Me l’hai fatta prima eh?” la sua voce però non pareva arrabbiata.
"Scusa scusa. Ma pensavo
meritasse due parole, insomma...So che voi non siete in buoni rapporti
ma, glielo dovevo" sospirai "Sei arrabbiato con me?"
Sbattei le palpebre cercando di mettere su il miglior sguardo da cucciolotto che potessi.
Mi strinse a se "No, ovviamente no. Io non posso essere arrabbiato con te, lo sai..."
Sorrisi compiaciuta.
"Ma questo non mi impedirà di vendicarmi come si deve"
Non capii le sue parole finchè non mi prese teatralmente in
braccio e, facendosi strada tra gli invitati, mi portò sul palco
dove suonava l'orchestra.
Mi posò delicatamente a terra e io mi accorsi che la musica si era fermata e che tutti fissavano...noi.
Oh no, probabilmente si chiedevano tutti che cosa stesse succedendo.
In effetti era proprio ciò che mi stavo chiedendo anche io.
Edward si schiarì la gola, gesto tanto umano quanto inutile per
lui, e mi afferrò la mano. Io, a dire il vero, avrei preferito
sprofondare o eclissarmi in disparte ma mio marito non me lo permise.
Sempre tenendomi al suo fianco parlò. "Io vi volevo
semplicemente ringraziare. Ringraziare per essere qui, oggi. Qui a
condividere con noi la gioia del nostro matrimonio. La gioia che questa
donna mi regala stando al mio fianco e che è...inspiegabile a
parole" Mi fissò e io lo guardai di rimando, commossa.
"Ed è per questo che, per spiegarglielo, ho deciso di farle una
piccola sorpresa." Con gentilezza mi invitò a seguirlo ed
entrambi ci accomodammo davanti ad uno splendido pianoforte a coda.
"Questa è per te amore mio" disse "Anzi per tutti e tre. Le tre persone senza cui non posso vivere"
Senza staccare lo sguardo dal mio posò le dita sui tasti e iniziò a suonare.
Una melodia dolcissima. Partiva lenta e gentile e continuava, a tratti
più rapida ed impetuosa, a tratti così dolce che mi
toccava il cuore.
Lo sentivo.
Riuscivo a sentire tutto l'amore che Edward provava per noi mentre
l'aveva scritta. Ogni nota, ogni suo dito che la suonava era un omaggio
al nostro amore, alla famiglia che stavamo formando insieme.
C’era completo silenzio intorno a noi. Mi sentivo in una bolla
privata; come se fossimo entrambi in un'altra dimensione, estranea a
chiunque fuorchè noi due.
Dimentica di tutto il resto, appoggiai il capo sulla sua spalla.
Avvertii il suo profumo buonissimo e poi le sue labbra baciarmi
delicatamente i capelli.
D'un tratto sentii le sua voce che, bassa, quasi un sussurro, mi parlava così che solo io potessi sentirla.
“Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
O freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure
segretamente, tra l’ombra e l’anima.
T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
Dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T’amo senza sapere né come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente, senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i miei occhi col tuo sonno.”
Le sue mani portarono la melodia alle ultime note, che risuonarono
nell'aria proprio mentre Edward concludeva la sua poesia. Col suo dito
gelido raccolse una piccola lacrima che non potei fermare. Sentivo solo
una grandissima voglia di piangere.
Improvvisamente venni riportata alla realtà dal rumore di
sporadici applausi che, molto presto, divennero tantissimi. Mi voltai e
incrociai lo sguardo di parecchie persone, emozionate almeno tanto
quanto me. Vidi mia madre, per la prima volta senza parole,con le
lacrime agli occhi stringere la mano di Esme.
Ci guardavano ancora tutti, mentre la musica dell'orchestra riprendeva ed Edward mi conduceva al nostro tavolo.
Ero troppo sconvolta da tutte le emozioni che avevo provato per riuscire davvero a dire qualcosa.
"Bella, amore tutto bene?"
Annuii. Poi presi un lungo e profondo respiro “Edward..grazie"
balbettai "E' stato...è stato...” non riuscii a dire altro
e scoppiai a piangere. Lui mi abbracciò e mi fece nascondere il
volto nell'incavo del suo collo, così che gli altri non mi
vedessero.
"Amore shh...Calmati. Non volevo farti agitare io..."
Scossi il capo e, quando mi fui calmata un poco, riuscii a esprimere
ciò che sentivo. "Io sto bene Edward. Non sono mai stata
più felice di così. Questa canzone...è stato
semplicemente il momento più perfetto di tutta la mia vita."
Mi baciò la punta del naso e poi scese fino a posare il capo sul mio ventre rigonfio.
"L'ho scritta mentre sentivo il suono dei vostri cuori" disse "Quando
dormite siete praticamente tutti e tre in sincrono. E' qualcosa di
splendido e incredibilmente ispiratore."
Quando ritornò all'altezza del mio viso fui colta dall'improvviso bisogno di baciarlo. E lo feci.
Anche se eravamo di fronte a tutti. Non mi importava più, non mi
interessava nulla. Sentivo soltanto la felicità schizzare fuori
da ogni mio poro.
"A cosa devo tutto questo?!" domandò sorpreso e compiaciuto. "Prima sei in lacrime e poi mi salti addosso..."
"Oh beh" sorrisi "Non sai che le donne incinte sono volubili?"
Rise con me carezzandomi la guancia accaldata.
"No..." continuai seria "La verità è che è bellissimo essere tua moglie."
"Ti amo Bella" rispose serio "T'amo
senza sapere come, ne quando, ne da dove. T'amo direttamente, senza
problemi e orgoglio: così ti amo, perchè non so amare
altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei."
Prese la mia mano e, dopo avermi baciato l'anulare su cui portavo la
fede, la portò a contatto con la stoffa della sua camicia
leggermente sbottonata.
"Così vicino che la tua mano sul mio petto diventa la mia " continuò.
"Così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno" conclusi io per lui "E' una poesia magnifica"
"Già. Quando la lessi la prima volta anni fa non la capii, ma
ora...non appena l'ho risentita ho…non so se posso spiegarti.
Parla di noi, del nostro amore e di come, quando siamo insieme,
diventiamo una cosa sola io e te..."
“Sai una cosa signor Cullen?” presi un lungo sospiro
“Voglio ballare. Voglio volteggiare tra le tue braccia. Sentirmi
una cosa sola con te…”
Edward mi fissò sconvolto “Tu cosa???”
“Lo so. Lo so” sorrisi “So che è strano detto
da me ma voglio ballare ancora con te. Mi sento al sicuro se mi
stringi..”
Con un gesto fulmineo e fluido mi prese dalla sedia e mi fece accomodare sulle sue gambe, cingendomi il pancione con le braccia.
“Voglio ballare ancora Edward” continuai ostinata.
“Non puoi stare qui tranquilla un po’?”
domandò apprensivo “Già quelle pazze delle mie
sorelle ti hanno sballottata come una bambolina. E Carlisle ha detto di
non strafare…”
“Carlisle ha detto non esagerare. Non di stare seduta se sto bene”
“Bella…”
“Edward” Quello era il giorno del mio matrimonio e io
volevo ballare. Era strano, lo sapevo. Io detestavo ballare
ma…ero talmente euforica e felice che stare ferma non era
un’opzione contemplata.
“Ok” dissi sorridendo e alzandomi “Se tu non
vuoi..Mmmm, ho visto Mike Newton là tutto solo. Oppure
Jake….lui sarà felice di stringermi ancora un
po’…”
Era un colpo basso, lo sapevo.
Non passò neppure un secondo che mi ritrovai a volteggiare tra le sue braccia in mezzo alla pista.
Avvicinò le sue labbra al mio orecchio “Diciamo che io non
ho intenzione di dividerti con nessuno oggi. Anzi…mai”
Purtroppo, invece, mi dovette dividere con parecchie altre persone.
Ballai anche con Carlisle e mio padre. Se col primo potevo dire che
fosse quasi “facile” come con Edward col secondo
fu…esilarante. Beh per lo meno per gli altri, per me fu tremendo.
Ci muovevamo in modo assurdamente comico e scoordinato, ma poi mi
ritrovai a pensare che, in fondo,era l’ultima volta in cui sarei
stata solo la sua bambina , l’ultima volta in cui potevo
abbracciare il mio papà, e le cose migliorarono molto.
Niente fu divertente come ballare con Emmet; insomma, io in
realtà non mi muovevo visto che i miei piedi neppure toccavano
terra.
Niente fu stranamente piacevole come ballare con Jasper. Ovviamente
,grazie al suo potere, mi sentivo calma e a mio agio cosa di cui
beneficiarono anche i bambini visto che smisero subito di scalciare.
Ad un tratto Alice interruppe il mio ballo con suo marito sfoderando il suo migliore sorriso.
"E' ora, è ora!!" strillò saltellando "E' ora per un altro viaggetto sul palco per te."
"Cosa?" mi aggrappai a Jasper "No, ti prego Jazz. impedisciglielo."
"Bella! Non essere cattiva e rispetta le tradizioni! E' l'ora del
lancio del bouquet!". Sbuffai sconsolata: sapevo che Alice voleva che
fosse tutto assolutamente perfetto ed in linea con la tradizione, e che
non mi avrebbe mai permesso di sgarrare.
Avrei potuto sopportare ancora un pò di attenzione; dopotutto si trattava solamente di lanciare un mazzolino di fiori.
Chissà chi lo avrebbe preso? Forse avrei potuto lanciarlo verso Angela. A Ben sarebbe venuto un colpo ma...
E poi d'improvviso mi bloccai....forse avevo avuto un'idea migliore...
Solo...avrei davvero avuto il coraggio e la sfacciataggine di farlo?
Non sarebbe stato per nulla un gesto da me. Bella Swan non faceva certe
cose ma...Ma forse anche lei non avrebbe dovuto parlarmi così.
Non ne aveva alcun diritto eppure lo aveva fatto...
Ripresi a camminare con Alice al mio fianco. Improvvisamente
scoppiò a ridere: doveva aver avuto una visione nell'istante in
cui avevo deciso.
"Pensi che sia pazza?" domandai.
"No" rispose soffocando le risate "Penso che morirò dal ridere.
Non preoccuparti, tu lancialo verso destra...io farò in modo che
lo prenda lei."
Le feci l'occhiolino e le sussurrai un grazie tra i denti.
Salii sul palco e chiamai tutte le ragazze nubili. Ero così
carica di adrenalina e nervosismo che neppure sentii l'imbarazzo degli
occhi dei presenti puntati addosso a me.
Mi voltai stringendo il bouquet di fiori tra le dita e dando un'ultima
occhiata al punto in cui si trovavano Alice e una Tanya un pò
confusa.
E poi lo lanciai.
Non sentii quasi alcun rumore. Poi, però, partì qualche
applauso rivolto, evidentemente, alla ragazza che l'aveva afferrato.
Tenendo le dita incrociate ritornai a fissare il pubblico e vidi che la fortunata era stata proprio...Tanya.
Mi avvicinai al microfono e, prima che la razionalità si
impossessasse di nuovo di me e mi facesse desistere dal mio proposito,
esclamai "Beh...sono davvero felice che l'abbia preso tu Tanya"
Distolsi lo sguardo quando vidi che i suoi occhi mandavano praticamente
fiamme "Perchè spero che tu possa trovare qualcuno che ti faccia
cambiare idea sull'amore e soprattutto che...beh faccia sì che
tu non diventi una zitella inacidita per l'eternità..."
Qualcuno rise e qualcuno esclamò una serie di apprezzamenti nei confronti di Tanya.
Io ne approfittai per scendere e, mentre mi dirigevo da Edward, lanciai
uno sguardo al tavolo del clan di Denali: Carmen ed Eleazar
sogghignavano, mentre Irina e Kate erano praticamente piegate in due
senza controllo. Se avessero potuto avrebbero pianto per le risate.
Bene, evidentemente non avevano visto nulla di più malizioso di
un'innocente frecciatina. Solo Tanya sapeva che era una piccola
vendetta per la sua sfacciataggine del giorno prima..
Mi diressi rapida vero il nostro tavolo e mi fiondai tra le braccia di Edward, seduto a sghignazzare insieme a Emmet e Jasper.
"Eih Bellina!" mi disse il mio fratellone "sei stata grandiosa! primo
perchè la faccia di Tanya era impagabile e secondo perchè
non l'hai lanciato a Rose...non l'avrei retto un altro matrimonio."
Edward mi carezzò i capelli con le sue lunghe dita "Ma quella donna sul palco era davvero mia moglie?"
"Mah...non ho detto nulla di che" mi scusai "Forse avevo bevuto un bicchiere di vino di troppo."
"Bella, non ti ho fatto bere vino. Sei incinta" obiettò.
"Ah ok" risposi "allora volevo solo farle capire che non deve
permettersi di toccare quello che è mio." Affondai il viso sul
suo collo e posai le labbra sulla sua pelle dura.
Lo sentii rabbrividire.
"Emmmt" Jasper si alzò seguito a ruota dal fratello "E' meglio
che ce ne andiamo. Ci sono sensazioni strane nell'aria...non so se ci
capiamo"
"Ci capiamo eccome" Emmet mi fece l'occhiolino ed io arrossii " a dopo piccioncini"
Si allontanarono e ripresi a sfregare il mio naso contro il suo collo.
Edward passo una mano fra i miei capelli sciogliendo delicatamente le
forcine con cui erano puntati. Sentii i boccoli ricadere sulle spalle e
arrivare a coprirmi più di metà schiena.
"Li adoro sai? I tuoi capelli. Il loro profumo...è qualcosa di
unico." Abbassò il capo e mi baciò delicato la scapola
"Adoro tutto il tuo sapore...."
Sospirai "Così tanto che avresti voglia di mangiarmi?"
Mi guardò serio ma poi sorrise "Ma come siamo spiritose questa sera"
Con la mano libera prese a carezzarmi il volto scendendo lungo il
profilo del mio viso, delle spalle e infine, dolcemente, il ventre.
Pensavo si sarebbe fermato, invece le sue dita si infilarono sotto il
tavolo e lo sentii alzare piano piano la stoffa dell'abito.
Avvertii il freddo della sua pelle sfiorarmi piano la coscia risalendo lentamente.
"Che...che fai?" boccheggiai in cerca d'aria "Edward se ci vede qualcuno..."
Lanciai uno sguardo al giardino intorno a noi. Ormai doveva essere
molto tardi: la luce della luna e delle lanterne creava un'atmosfera
magica e quasi surreale.
"A meno che non abbiano la vista a raggi x non possono vedere cosa succede sotto la tovaglia" sussurrò al mio orecchio.
"Sì...sì..." biascicai "ma vedranno la mia faccia se continui a fare così..."
"Così...cioè così??" inizio a giocherellare con le
calze e si fermò quando incontrò la giarrettiera.
"mmmm...interessante..."
"Edward..." sussurrai stringendogli le dita dell'altra mano.
"Bella..." la sua voce era roca e bassa.
"Ragazzi....ma che fate??"
Sussultai spaventata e mi allontanai di scatto dal corpo di Edward, mettendomi in piedi. Alice ci guardava ridendo.
"Noi non stavamo facendo niente" balbettai "Mi...mi stavo solo rilassando..."
"Ahhhh. Certo, certo. Volevo solo dirvi che gli invitati se ne stanno
andando e forse è il caso che veniate a salutare. Per certe cose
avrete il tempo dopo."
Rossa come un pomodoro mi avviai spedita verso i Cullen che avevo visto
vicino ai miei genitori per fare, insieme a mio marito, gli onori di
casa.
Salutai tutti, ringraziai per i regali, strinsi mani e baciai persone
che a malapena conoscevo, guardando continuamente l'orologio. Volevo
soltanto andare via con Edward e...iniziare con lui la luna di
miele. Quasi scoppiai a ridere quando Mike Newton mi venne di nuovo
vicino e dovetti ribaciarlo un'altra volta. Per un attimo mi
sembrò di essere Bancaneve con il nanetto cucciolo. Jessica non
sembrò gradire molto la cosa.
Finalmente, dopo quegli estenuanti minuti,mi accasciai su una poltrona
del salotto sfregandomi la schiena. Iniziava a farmi un po male dopo
quella giornata così pesante.
"Tutto ok?" Edward si avvicinò porgendomi un bicchiere d'acqua.
"Sì" confermai "Solo un pò stanca e curiosa....Non ho la
più pallida idea di che cosa faremo ora e qualcosa mi dice che
tu non me lo dirai"
"Bellina!" Emmet si spaparanzò sul bracciolo "Non ho la più pallida idea di che cosa faremo ora? Pensavo che visto il tuo pancione sapessi quali sono i tuoi doveri coniugali.."
Arrossii anche perchè i miei genitori e Phil erano li vicino e l'avevano certamente sentito.
"Non intendevo questo" obiettai "Intendo che non so dove...andremo..."
"Sì" rispose Edward "Non lo sai e non lo saprai..." Tirò fuori una benda.
Alzai le braccia in segno di resa "D'accordo. Ho capito...sorpresa"
Mi alzai e salutai tutta la famiglia. Mia madre pianse stringendo Phill
e ribadendo nuovamente il fatto che non fossi più una bambina
ormai. I Cullen, invece, furono gentili ma sobri come sempre, anche
perchè Rose impedì a suo marito di dire altre
sciocchezze.
La persona più difficile da salutare fu ovviamente mio padre.
“Era il momento che avevo temuto di più per tutta la
giornata. Sapevo che mi somigliava troppo per permettere a se stesso un
pianto o una qualsiasi debolezza davanti a tutti, così lo
trascinai un po in disparte.
"Allora beh...Bells...ancora auguri. Mi mancherai, lo sai?"
"Papà...certo che lo so!!" risposi cercando di sconfiggere il
magone che mi pesava sul cuore "Ma non vado mica a stare lontano.
Insomma, sarò sempre qui, a Forks. Ti verrò a trovare
tutti i giorni. Il pomeriggio dopo scuola potrei venire a cucinarti
qualcosa e nei week-end potrei farti la lavatrice e passare a dare una
pulita o.."
Papà mi bloccò con un gesto "Bella...avrai la tua
famiglia, le tu e nuove responsabilità. Io me la
caverò...sul serio...Solo..ti voglio bene.."
"Te ne voglio anche io papà" Lo abbracciai e quando mi staccai
da lui vidi che ave va gli occhi rossi. Distolsi lo sguardo per dargli
il tempo di ricomporsi poi, ritornammo dagli altri.
Edward mi afferrò e, dopo avermi fatta volteggiare per un attimo mi coprì gli occhi con la benda.
Tenendomi fra le braccia mi scortò fino alla sua macchina.
"Eccoci qui...Non c'è molta strada da fare. E non sbirciare"
"Promesso. Croce sul cuore..."
Sentii il suo respiro sulla mia bocca per un breve bacio
"Che la luna di miele abbia inizio.."disse mettendo in moto.
Ed ora....vi aspetta un capitolo
completamente dedicato alla wedding night...quindi mandate a letto i
bambini e....PREPARATEVI. Vabbè...non è nulla di
terribile giuro, il mio lato pervertito è molto poco sviluppato
visto che sono una ragazza innocente e pura...ihihihihi...seeee...ti
piacerebbe cloe.ok, mi eclisso =)
LOL
p.s= La poesia è di Pablo Neruda, precisamente il sonetto 17
dell'opera "Cento sonetti d'amore". Io adoro le sue poesie, e questa
è tra tutte la più azzeccata secondo me. Quando parla
del come ama certe cose oscure...beh, mi ricorda un pò il loro amore tormentato..sì va beh, fatemi sapere se vi piace l'idea.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** ...and wedding night! ***
cap 33
Eccomi eccomi sono quì. Dopo soli quattro
giorni, come promesso. Spero che il capitolo non sia volgare ma dolce e
sentito come avevo sperato e spero ancora. Comunque se non vi piacesse
non esitate a dirlo. =) Non è esageratamente spinto quindi non
mi sento in dovere di avvertirvi che potreste rimanerne scioccate
xd..ahahahahah. Allora...per il resto nulla di nuovo a parte il fatto
che vi ringrazio per le recensioni e l'aggiunta a preferiti e seguiti.
Grazie tante. Come vi avevo promesso vi rispondo alle recensioni.
Xo Xo Cloe
P:S= io comunque corro a nascondermi. Spero davvero che vi piaccia. In caso contrario non lanciatemi i pomodori...please!!!
Saretta_Trilly_: ciao…ho visto la tua prima
recensione dal capitolo 28. Mi fa tantissimo piacere che la storia ti piaccia e
ti apprezzo per lo sforzo di averla letta tutta nonostante avessi parecchi
capitoli. Comunque neppure io sopporto tanya e mi dispiace,…al matrimonio come
puoi vedere ci è venuta. Ma ha avuto ciò che si meritava, no???Per il resto
spero che ti piaccia anche questo capitolo e…beh, grazie per l’affetto con cui
mi segui.
KatyCullen: ciao!!! Sono
felice che ti piaccia la mia versione della storia. Lo so è molto bella
modestamente..ahahah scherzo ovvio. Comunque per la luna di miele non potendo
farli andare lontano viste le condizioni di Bella e la scuola che
ricomincia…beh, spero ti piaccia l’idea che ho avuto. Vedrai…
Theangelsee69: ahaahh grazie, spero
continuerai a seguirmi. Sono felice che ti sia piaciuto…
Ila_cullen: spero di non averti fatta
aspettare troppo! Grazie per la costanza con cui mi segui. Senza di voi la
storia non esisterebbe…bacio!!!
Ledyang: ahahaha…scusa, non ti ho citata
per la poesia. Me si inchina. La queen mi è anche poetessa accidenti!!!!!!Grazie
per tutti i complimenti e non preoccuparti dolce queen dall’animo buono…senza di
te questa storia forse nemmeno sarebbe dove è ora o forse si sarebbe arenata su
uno dei miei scleri assurdi quindi, sono io che ringrazio te semmai!!!!
Little lamb in love95: ahahah già ti ho
chiesto scusa per il ritardo nel recensire…lo so, sono imperdonabile. Ma tu con
tutti i tuoi commenti mi fai arrossire. Musa ispiratrice…addirittura!!! Sono
super mega rossa….ma grazie, non merito tanto. Per il fatto che non ti deluderò
mai beh…oddio lo spero tanto ma non si sa mai. Dimmelo nel caso. Kiss
kiss
Ed4e: Ciao!!!! Beh grazie…sei
davvero gentile. Seeee alice è davvero rompi a volte. Se avesse interrotto me
con Edward l’avrei presa a sberle penso ma…vabbè, la amiamo così, no? Comunque
per la notte lussuriosa spero di non deluderti e spero che sia anche dolce e
coinvolgente xd. A presto
Only:
davvero sei una girl innocente e pura come me?!!! Ah che bello…chissà allora
come mai partoriamo simili capitoli lussuriosi accidenti!!??? AHHH spero ti
piaccia dolce ed innocente fanciulla e che non ti abbia
sconvolta!!!Ahhahah.
Renesmee_Carlie_Cullen:anche io adoro le
sue poesie accidenti sono così coinvolgenti e piene di passione!!!! Però come”
neppure quando dormo!!!” Io sono super mega innocente…ok, forse non lo sono poi
così tanto xd…. Ma tu che aspetti trepidante la wedding night nemmeno aahahha
spero di non deluderti!!!
Eva17:
ciao!!! Tutti questi complimenti mi faranno andare a fuoco. Grazie di
tutto…siete troppo brave, non vi merito, davvero. Kiss kiss
Dindy80:grazie…perfetto non penso ma io
faccio del mio meglio sempre e comunque per voi. Sperp che la wedding night ti
piaccia. E’ difficile scrivere certe cose senza essere troppo espliciti ma io ci
provo..morsetti anche a te!!!
Ila74cullen: Non dirlo a me…io verserò
fiumi, anzi torrenti di lacrime xd!!!! E’ come una parte di me ormai, come un
bimbo che cresce un po’ ogni giorno …sarà tremendo. Grazie per i complimenti e
per tutto. Ahhh piaciuta la frecciatina a Tanya. Ho pensato che per bella fosse
ora di smettere di piangersi addosso e di agire. Ne ha passate così tante che si
è fortificata, no? Spero ti piaccia il cap…
Morgan le fay: figurati!!! Per me è
importante ogni recensione e la tua andava benissimo. E sono felice che malgrado
tu non sia una twilighter sfegatata legga la mia storia. E’ sempre utile
l’opinione di qualcuno di nuovo…quindi spero che continui ad
emozionarti!
renesmeeBlack:grazie…sono contenta di averti regalato una bella
risata!! Mi fa piacere saperlo. Spero tu possa trovare coinvolgente anche
questo!!
Keska: ahahah è anche la
mia rovina, già lo sai! Sai che anche io adoro jazz e anche Charlie, penso che
anche se non sono molto espansivi loro siano davvero molto molto legati ed è
molto dolce il loro rapporto. Anche io odio Jake ed è la mia storia…sì lo so…è
sempre tra i piedi. Salta fuori come il prezzemolo xd..
serve:Allooora...wow che recensione
lunga!!! inanzitutto voglio dirti che apprezzo sempre le lunghe e dettagliate
recensioni che mi lasci, anche se non ti posso rispondere sempre purtroppo. =)
Partiamo dal gesto di Bella. Io temevo fosse un pò OOC. Mi dicevo...Bella non lo
farebbe dai.. Però mi sono detta, cavolo. Ma dopo tutto quello che ha passato il
tempo di piangere è finito, deve reagire. Per Edward sììì beh, voleva solo
provocarla un pò e comunque non ha fatto niente di così terribile; alla fine le
ha solo accarezzato la coscia. Niente di più scandaloso del fatto che le sfila
la giarrettiera con i denti come dice la meyer penso, no? Per Jacob hai ragione:
non si conoscevano molto quando lui l'ha salvata. Ma il loro rapporto si è
fortificato dopo che lui l'ha salvata. Lei in qualche odo si sente legata a lui
perchè gli deve non solo la proprio vita, ma anche quella dei suoi figli. poi
hanno legato molto quando lui andava a trovarla al lavoro dai Newton , ricordi?
lei gli vuole bene perchè sono molto in sintonia e allo stesso tempo gli deve
tutto..non so ma ho pensato che ciò che hanno vissuto insieme li abbia legati a
fondo. Beh, ora scappo..per altri chiarimenti chiedi
pure...bacio!!
BELLA
Di solito odiavo le
sorprese.
Beh, di solito odiavo anche essere bendata e
non sapere dove stessi andando.
Di
solito…sì.
Ma adesso niente era più come
prima.
Adesso era tutto…tutto diverso.
Adesso ero la signora Cullen , e Edward
era..mio marito.
Strinsi più forte la sua mano intrecciata con
la mia. Mio marito…mio, mio,mio…solo e soltanto mio.
“Perché ridi?” la sua voce non era più di un
sussurro che si mescolava alle fusa dolci della volvo. “Di solito odi le
sorprese”
“Oggi non posso odiare niente. Non oggi che è
il primo giorno della nostra eternità insieme” risposi.
Dopo
un secondo sentii la macchina fermarsi e le sue labbra sfiorare le mie,
leggere.
“Aspetta qui” soffiò.
Passarono pochi istanti e avvertii la
portiera aprirsi e le sue braccia cingermi e sollevarmi come se fossi una piuma.
L’aria fredda della sera mi sfiorava il viso ma non me ne curai.
Presto sarei stata sola con Edward…di
nuovo.
Lo sentii salire un paio di gradini poi,
sempre tenendomi in braccio, mi sciolse la benda.
“Tienili chiusi ancora un attimo…”
Obbedii e colsi il leggerissimo rumore di una
porta che cigolava aprendosi.
“Adesso puoi aprirli amore mio”
Sollevai piano le palpebre e mi ritrovai di
fronte l’ingresso di una casa. Il portico in cui stavamo mi sembrava famigliare
ma non riuscivo a ricordare dove..
“E’
la casa in Maple street. Esme ha finito da poco di ristrutturarla.” Rispose
sorridendo “L’anno scorso mi hai detto che la adoravi quando eri bambina e
così…ho pensato che ti sarebbe piaciuta..per stanotte.”
Edward fece un passo in casa tenendomi
teatralmente tra le braccia..
“Fammi scendere un secondo” dissi senza
fiato. Lui mi depositò a terra e io mi diressi sulla prima porta a destra,
affacciandomi su quello che doveva essere il salone.
Era
lei…era davvero lei.
La casa dei miei sogni di bambina. Ogni
volta che venivo a trovare Charlie prendevo la bici e venivo qui; immaginavo che
un giorno mamma e papà sarebbero tornati insieme, che ci saremmo trasferiti e
che avremmo vissuto per sempre insieme felici e contenti.
Feci
un passo nel salone e mi guardai attorno: i divani bianchi risaltavano alla
pallida luce che si irradiava dal caminetto acceso e che emanava un forte calore
.
Sul pavimento petali di rose bianche sparsi
ovunque.
La donna che avrebbe abitato lì sarebbe stata
molto fortunata.
Ma per quella notte era mia…soltanto
mia.
La mia prima notte di nozze…con
Edward.
Avvertii la sua presenza al mio fianco
improvvisamente.
“Bella…se non ti piace possiamo
sempre..”
Non gli permisi di continuare
oltre.
La mia mano scivolò tra i suoi morbidi
capelli e lo attrassi a me.
Era un bacio nuovo tra di noi.
Per
la prima volta eravamo davvero soli…come marito e moglie. E non c’era niente di
sbagliato, niente di affrettato a lasciarci andare adesso.
Mi
staccai leggermente solo per poterlo guardare meglio negli occhi “E’ perfetta
signor Cullen...perfetta come te”.
Portai le dita della mano libera al mio petto
e slacciai lo scialle che avevo indossato prima.
Edward mi guardava in un modo che avevo
visto solo una volta…più di sei mesi prima.
Si
abbassò leggermente e respirò il mio profumo sul mio collo e lungo la mia
scollatura. Chiusi gli occhi aggrappandomi alle sue spalle.
Mi
baciò delicato la pelle e mi fissò dritta negli occhi. Le fiamme del camino li
facevano sembrare ancora più dolci e innamorati.
“Se
sei stanca. Se vuoi possiamo aspettare ancora un po’…”
Sostenni decisa il suo sguardo “Abbiamo
aspettato anche troppo. Io non voglio aspettare più. Voglio te…adesso”
Edward posò la sua fronte contro la mia e i
nostri nasi si sfiorarono.
“L’altra volta è andata bene…ma se perdo per
un secondo il controllo, se ti stringo troppo forte… Tu prometti che mi
fermerai”
“Shhh” lo zittii slacciandogli decisa il
primo bottone della sua camicia e sfiorandogli il petto con le mie labbra
bollenti “Tu non mi faresti mai del male. Andrà tutto bene…lasciati
andare…”
Lo sentii rilassarsi mentre le mie dita
completavano decise il lavoro con la sua camicia e la mia bocca percorreva il
suo petto.
Non mi sorpresi della mia audacia.
Finalmente eravamo io e lui:legati anima e
corpo per l’eternità. Amarci era giusto, bello… lo sentivo naturale come
respirare.
Arrossi quando le sue mani mi strinsero di
più contro il suo torace e iniziò a slacciare l’abito sulla mia schiena: le
dita di Edward scorrevano gelate, ma lasciavano scie di fuoco sulla mia
pelle.
Si staccò leggermente per potermi guardare e
cercare il consenso nei miei occhi prima di far scorrere l’abito dalle mie
braccia.
Annuii col capo e il mio vestito fu solamente
una nuvola bianca ai miei piedi insieme alla camicia di Edward.
Edward affondò il naso tra i miei capelli e
mi aggrappai forte al suo corpo gelido, anche se i brividi che mi trasmetteva
non erano decisamente di freddo.
“Bella” la sua voce roca mi fece tremare
ancora di più “Di sopra…”
Di sopra cosa?
C’era una stanza? C’era un letto?
Non
mi interessava…non era importante ora…
Distolsi un attimo lo sguardo da quello di
Edward: davanti al camino c’erano decine e decine di cuscini che coprivano il
tappeto e alcune coperte.
Era perfetto così…non volevo spezzare
quell’atmosfera quasi surreale che si era creata li dentro.
Edward seguì il mio sguardo e tornò a
guardarmi.
“Qui…” dicemmo all’unisono.
Sorrisi sulle sua bocca.
Probabilmente quelle coperte le aveva
preparate Alice: doveva aver visto che non saremmo mai arrivati alla camera da
letto.
E quando Edward mi sollevò da terra e
allacciai le mie gambe alla sua vita lo capii anche io: non ci saremmo mai e poi
mai arrivati.
Con me ancora aggrappata a lui, si
inginocchiò sul tappeto e mi fece sdraiare sui cuscini. Mi carezzò la guancia e
poi il suo sguardo si posò sul resto del mio corpo, indugiando sul completino
intimo che portavo.
“Edward” lo rimproverai socchiudendo gli
occhi e arrossendo.
Non mi sentivo di certo la ragazza più bella
del mondo quella sera, né di certo la più sexi ma…ma lui mi guardava come se lo
fossi.
Come se non avesse mai più potuto vedere
nessun’altra.
“Non è il completo” rispose come se davvero
avesse potuto leggermi i pensieri “Sei tu…sei solo tu.”
Abbassò il capo e lo portò sul miov entre
così da poter sentire il cuore dei bambini che battevano all’unisono col
mio.
Sarebbe stato un padre dolcissimo e perfetto
per loro…e un marito magnifico per me, sempre.
Risalì lasciando una scia di baci fino a
portare il suo petto contro il mio e annusò il mio collo, proprio dove il sangue
pompava più forte. Avvertii le sue mani che, senza fatica, si intrufolarono
sotto la mia schiena e abilmente fecero scattare il gancetto del
reggiseno.
Arrossii sentendomi improvvisamente libera.
Edward si scostò e tornò a guardarmi, scostando le mani che avevo portato al
petto.
Non mi imbarazzava stare nuda davanti a lui,
solo che…prima sapevo che ci saremmo sempre fermati ad un certo punto, mentre
ora…beh, ora stava per succedere davvero…di nuovo…
“Non
ti coprire” scherzò “Voglio poter ammirare il mio più grande tesoro..”
Poi,
notando i miei occhi lucidi domandò “Bella tutto bene?”
“Sì”
annuii “Sono solo emozionata. Tanto emozionata..”
“Anche io…”
Ad
un certo punto, mentre con la lingua giocava con il mio seno, decisi di agire
anche io. Volevo che capisse che ero a mio agio…che andava tutto davvero
bene.
Gli carezzai la schiena liscia e dura finchè
non raggiunsi il bordo dei suoi pantaloni; spostai le dita sul davanti e mi
bloccai.
“Perché ti fermi signora Cullen? Puoi fare
ciò che vuoi con quello che è tuo di diritto”
“Oh…lo so” risposi ridendo “Infatti non mi
fermo signor Cullen”
Ero, tuttavia, un po’ impacciata
nell’armeggiare con la sua cintura e lui mi venne in aiuto.
Si
alzò in piedi e completò il mio lavoro, spogliandosi completamente. Quando anche
i boxer scesero lungo le sue gambe muscolose spostai lo sguardo, improvvisamente
molto interessata al soffitto.
Non
che mi imbarazzasse guardarlo…più che altro mi imbarazzava la faccia che lui mi
avrebbe sicuramente visto. Leggermente assatanata.
Chiusi gli occhi e lo sentii nuovamente su di
me: era leggero, si sosteneva con i gomiti per non pesare né a me né al
pancione.
Lo stringevo contro il mio corpo, desiderosa
di un contatto sempre più profondo, mentre le sue dita e le sue labbra
scorrevano lambendo ogni centimetro di pelle
Era
dolce, attento, scrupoloso…sapeva mandare in estasi ogni piccola zona del mio
corpo.
Il modo in cui lui mi amava, in cui mi
toccava…per un attimo mi ricordò il modo in cui suonava il pianoforte. Lo stesso
modo delicato con cui sfiorava i tasti lo usava ora per sfiorare me e anche la
sua espressione. Era concentrato ed in estasi come quando suonava rapito la mia
ninna nanna.
Scontato dire come il mio corpo stesse
reagendo.
Mi ritrovai ad ansimare forte mentre le sue
mani mi stuzzicavano la pelle sensibile dell’inguine e la sua lingua si occupava
del mio collo.
Certamente il giorno dopo avrei avuto un
vistoso segno rosso…
Mi carezzava con discrezione, attento ad ogni
mio sospiro, ad ogni mio gemito. Non voleva anticiparmi, mettermi fretta o
obbligarmi a fare qualcosa per cui non mi sentissi pronta.
Il
problema principale era che io mi sentivo totalmente pronta e…sentivo che anche
lui lo era.
Ormai solamente il mio intimo ci separava
dall’essere di nuovo una cosa sola, e potevo sentire tutto il suo corpo premere
contro il mio.
Mi voleva, ma cercava di trattenersi…di
aspettarmi. Si preoccupava sempre prima di me, dei miei bisogni.
Era
tenero vederlo così… ma capii che non avrebbe retto ancora molto, e,
francamente, neppure io.
Presa da un improvviso moto di audacia
allacciai la mia coscia contro il suo bacino e mi strusciai un poco.
Avvertii il suo ringhio mentre affondava il
volto tra i miei capelli ormai totalmente sparsi sul cuscino.
Quel
suono mi eccitò ancora di più.
“Dio
Bella…se fai così…non mi trattengo..” sospirò
“Non
trattenerti allora” Gli feci alzare il capo in modo da poterlo
guardare.
Incatenò i suoi occhi ai miei “Edward…non
resisto più. Ho bisogno di te. Ho bisogno di sentirti.”
Per
dare più peso alle mie parole presi la sua mano e la portai sul mio fianco,
propio dove c’era l’elastico dei miei slip.
Edward ci giocò per qualche secondo poi, dopo
aver visto la decisione nei miei occhi, li abbassò lentamente.
Finirono da qualche parte insieme al resto
dei nostri abiti.
Solo in quell’istante mi resi conto di
portare ancora le autoreggenti. Cercai di sfilarle ma la mano gelida di Edward
mi bloccò il polso.
“Tienile indossate” sussurrò roco,
provocandomi un brivido che mi percorse tutta la spina dorsale.
Mi
incatenò l’anima con i suoi occhi scuri, quasi neri. In parte sapevo che stava
soffrendo per il mio sangue: lo sentivo pompare furioso nelle mie vene. Avrei
voluto poter fare qualcosa per alleviare la sua sofferenza, ma non riuscivo a
controllarmi, a fa scemare la voglia bruciante che avevo di lui.
In
parte, però, capivo che la sua eccitazione dipendeva anche dalla voglia che lui
aveva di me…come donna. E questo mi faceva sentire bene. Appagata.
Si
accomodò meglio fra le mie gambe mentre la sua mano scendeva a carezzarmi il
ventre, la coscia, la pelle sensibile del mio inguine poi, infine, trovava me,
la parte più nascosta e calda del mio corpo.
Un
gemito che cercai di reprimere mi uscì dalle labbra.
“Non
trattenerti amore” Anche lui sembrava faticare a mantenere il controllo “Mi
piace sentirti…lasciati andare. Qui non ci sente nessuno”
E
così feci.
Mi lasciai andare.
Chiusi fuori tutto ciò che non era la sua
bocca sulla mia, la sua pelle contro la mia, il suo respiro che si mescolava col
mio.
Ad un tratto sentii le sue mani posarsi a
fianco delle mie braccia e le nostre dita intrecciarsi in una presa solida e
potente.
Aprii gli occhi. Sapevo che cosa
cercava.
Il mio consenso. Il mio permesso a
continuare.
Sorrisi e i nostri bacini entrarono più
profondamente a contatto.
Sospirai.
“Amore…farò pianissimo.” Mi tranquillizzò
“Non farò male né a te né ai bimbi te lo prometto”
“Lo
so” ebbi solo la forza di dire.
Ero
nelle sue mani, e mi sentivo sicura, protetta, a casa.
Lo
sentii unirsi a me piano per la seconda volta in tutta la nostra vita. Misurava
ogni gesto in modo cauto e delicato, timoroso che potessi sentire
dolore.
E un po’ di paura ad essere sincera l’avevo
anche io.
Paura che si dimostrò immediatamente inutile;
non avvertii nulla se non un leggero fastidio che passò quasi subito mentre il
mio corpo si adattava nuovamente alla sua presenza.
Lui
però si era fermato, pronto ad aspettarmi, attento ad ogni mia
reazione.
Incapace di parlare strinsi di più le gambe
attorno ai suoi fianchi e mi mossi leggermente.
Lo
sentii rilassarsi, mentre iniziava a muoversi piano dentro di me.
E in
quel momento, mi resi pienamente conto di una cosa.
Eravamo io ed Edward, insieme.
E
stavamo facendo l’amore, insieme. Come marito e moglie.
Lo
stesso gesto d’amore grazie al quale adesso portavo dentro di me quelle piccole
vite che lentamente crescevano.
Non
potei impedire ad una piccolissima lacrima di scivolare lungo la mia guancia ed
Edward se ne accorse immediatamente.
“Bella? E’ ..cosa…” si fermò
all’istante.
“No” lo incitai mentre le sue labbra si
posavano sulla mia guancia bollente per catturare la gocciolina salata “Edward
non ti fermare…ti prego” ansimai.
Mi
strinse più forte e si unì ancora più profondamente a me, strappandomi un altro
gemito.
Sentii le sue labbra spostarsi dalla guancia
fino a catturare le mie in un languido bacio. Tracciò piano il loro profilo con
la lingua e poi le dischiuse sulle mie, permettendomi di assaporarlo pienamente.
Amare Edward mi faceva stare bene. Mi rendeva
felice, felice come mai potevo dire di essere stata.
Di
solito mi sentivo sempre fuori posto, mentre con lui non ero né in imbarazzo né
agitata.
Sentivo di essere esattamente dove
dovevo.
Insieme al mio destino.
Anima e ora…anche corpo.
Ci
fondevamo e univamo l’una con l’altro in maniera perfetta. Eravamo fatti per
essere una sola cosa anche fisicamente.
Mi
scoprii molto più audace di quanto avessi mai pensato mentre assecondavo i suoi
movimenti e le sue spinte.
Nel mio corpo si faceva strada la stessa
sensazione che ci aveva già travolto sei mesi prima. Qualcosa di bellissimo,
puro…travolgente.
La stanza era piena degli ansiti di entrambi
ma, a differenza mia, Edward riusciva a parlare. Mi sussurrava continuamente il
mio nome all’orecchio con un tono basso e roco che mi mandava in
estasi.
Mi stava regalando sensazioni uniche,
magiche, ma riusciva comunque a controllarsi, a non mettermi fretta, a cercare
di aspettarmi.
O perlomeno ci provava.
Lo
sentii stringermi più forte a sé mentre i suoi movimenti si fecero più rapidi e
incalzanti; mi mossi leggermente e percepii il suo corpo tendersi e poi
rilassarsi.
Era strano vederlo così…quasi vulnerabile
sotto il mio tocco.
Gli carezzai il viso e lui lo sollevò,
sorridendomi.
Si spinse ancora più a fondo dentro di me e
questa volta il gemito che mi scappò non lo riuscii a controllare.
I
suoi gesti delicati ma decisi, dolci ma sicuri mi facevano perdere il controllo
dl mio corpo.
Ormai non rispondeva più a me…solo a
Edward.
Alle sue dita gelide.
Alla
leggera brezza del suo fiato.
Al suo profumo che mi inondava il
cervello.
Brividi sempre più forti scuotevano il mio
corpo e, quando capii di essere giunta al limite, strinsi più forte le sue
mani.
Lui parve non accorgersene neppure mentre i
miei muscoli si rilassavano sottodi lui.
In
men che non si dica si spostò su un fianco tenendomi stretta sé; i nostri corpi
ancora completamente allacciati.
Prese una delle coperte che giacevano sul
pavimento e mi coprì.
Mi cullò a lungo fra le sue braccia. Poi,
posò un bacio fra i miei capelli e prese ad accarezzarli con le sue lunghe
dita.
“A cosa pensi?” mi domandò poco
dopo.
Affondai il viso sul suo petto. “A te…mmm
veramente pensavo a te e a me..cioè a noi, insieme.”
Rise
del mio imbarazzo “Anche io pensavo a noi…insieme”
“Edward è stato…è stato splendido. Grazie…di
avermi fatta aspettare, grazie di questa casa…grazie per stanotte”
“Grazie a te” disse lui “Di
esistere…”
Non c’era nulla da aggiungere. Quel momento
era perfetto così. Senza sprecare parole.
Mi
tenne stretta ma, ad un certo punto capii che stava cercando di staccarsi da
me.
Glielo impedii aggrappandomi più
saldamente.
“Amore. E’ tardissimo. Ti porto di sopra.” Mi
rimproverò.
“No..” protestai “Lo sai che mi piace
sentirti de…così..” Mi morsi la lingua visto che stavo per dire dentro di me.
“Bella…così tra un po’ morirai di
freddo”
“No” risposi audace “No…se ci penserai tu a
scaldarmi”
“Be…”
“Shhh” lo interruppi. Sorprendendolo ribaltai
le posizioni e mi misi a cavalcioni su di lui.
Mi
lasciò fare.
“Stanotte è tutta per noi.” Obbiettai “Lo hai
detto tu.E io non ho sonno”
La coperta mi scese dalle spalle scoprendo il
mio petto.
Sentii Edward ansimare mentre mi
fissava.
Scesi con le labbra a baciargli gli
addominali scolpiti e immediatamente il suo corpo reagì al mio tocco.
“Signora Cullen…lei è una creatura
estremamente pericolosa, lo sa?”
“Sì”
risposi con la poca aria rimastami “Ma solo per lei signor Cullen.”
Mentre iniziavo a muovermi sopra di lui capii
di aver abbattuto ogni sua protesta. Incatenai il mio sguardo al suo e non parlò
più.
Avevo vinto.
E
qualcosa mi diceva che quella sarebbe stata una lunga notte.
Una
notte estremamente divertente
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** A new home ***
cap 34
Allora,
ciao a tutti!!! Passato un Buon natale?? Spero proprio di sì..il
mio è stato piuttosto ok. Anche se Babbo è stato
generoso, diciamo che non mi ha portato l’unico regalino che mi
avrebbe fatta davvero felice. In fondo era solo una misera
foto…ma, vabbè. Lasciamo stare xd. Ho visto che la serata
tra Ed e Bella vi è piaciuta…ne sono mooolto felice.
Questo è un capitolo un po’ di passaggio ma…beh,
sono stata veloce a postare vero???
Sìììì..che brava ragazza sono diventata.. =)
Vi ringrazio per continuare a seguirmi e ad aggiungermi a preferiti
&co.. A tutte voi un augurio di un felicissimo anno pieno di
…tutto ciò che desiderate di più.
Kiss kiss Cloe
BELLA
Qualcosa di freddo mi sfiorò il viso. Dolce, delicato, quasi impercettibile.
Pensai di stare ancora
sognando. Non avevo aperto gli occhi e le immagini del sogno che stavo
facendo mi rimbombavano ancora nella testa.
C’era la neve ed io ero
nel bosco. Camminavo a piedi scalzi ma non avevo freddo; sembrava che
la neve avesse la stessa temperatura del mio corpo. Camminavo e
camminavo senza una reale meta. Mi sembrava di stare cercando
qualcosa…qualcosa di importante ma…Aprii gli occhi e mi
resi conto che quello che stavo cercando era proprio lì.
“Ciao” sussurrò il mio angelo personale.
“Buongiorno” biascicai sbadigliando.
Se ne stava sdraiato sul letto…aspetta, sul letto?
Io non mi ero addormentata su un letto. Beh, tecnicamente non ricordavo nemmeno di essermi addormentata.
Dovevo essere veramente esausta, dopo tutto quello che era successo tra me ed Edward.
Arrossii al solo pensiero della nostra notte magica. Era stato tutto così perfetto e…passionale.
“Che c’è
piccola?” le sue dita rinfrescarono la mia guancia “A che
pensi?Alla nostra bella serata?”
Mi fissò in modo scandaloso e io mi rifugiai contro il suo petto.
“No” risposi cambiando argomento “Sono arrabbiata perché tu sei vestito e io no!”
Percorse la mia spina dorsale
con le dita e annusò i miei capelli “Amore. In cucina non
ci sono le tende. Volevi che qualche vicino mi vedesse prepararti la
colazione nudo?”
Non potei trattenermi dal
ridere. “Beh, se quel qualcuno era una donna le avrei fatto un
favore credo…Comunque mi hai preparato la colazione oggi?”
“Oggi e tutti i giorni
della tua vita…” Avvicinò il viso al mio
finchè le nostre bocche si unirono in un bacio che mi tolse ogni
capacità di respirare.
Quando si staccò mi fissò compiaciuto “Allora scendiamo a mangiare?”
“Mmmm” mugolai
“Preferisco soddisfare i miei appetiti qui, ma grazie
dell’offerta” Tuttavia non potei impedire al mio stomaco di
brontolare forte.
Edward rise e mi sollevò dal letto, completamente nuda.
“Mettimi giù” urlai “se ci vede qualcuno”
Fortunatamente a questa finestra c’erano le tende: lunghe, bianche e svolazzanti.
Edward non mi obbedì.
Sempre tenendomi saldamente tra le braccia riuscì in qualche
modo a farmi indossare una vestaglia e in men che non si dica ci
ritrovammo in cucina.
Era grande e spaziosa e dalla finestra entrava molta luce, anche se il cielo era nuvoloso come sempre.
Al centro della stanza
c’era una grande isola su cui era allestito un vero banchetto:
succo di frutta, latte, bacon, uova…
“Edward” lo rimproverai “esageri come al solito. Sfamerebbe una squadra di football”
“Mangia” ordinò imperterrito “ieri al matrimonio quasi non hai toccato cibo”
“Perché ero
troppo emozionata di essere appena diventata tua moglie” sospirai
“E’ stato il giorno più perfetto della mia vita.
Forse non te l’avevo ancora detto”
“Anche per
me…” avvicinò la mano come per accarezzarmi ma, a
tradimento, mi infilò un cornetto in bocca.
Lo guardai truce per un
momento ma poi sorrisi divertita. Se quello era il trattamento che mi
avrebbe riservato per l’eternità ero la donna più
fortunata del mondo.
Distolsi lo sguardo e mi guardai intorno, concentrandomi su una lavagnetta magnetica appesa vicino al frigorifero.
“Ehi” esclamai
sorpresa “Quella…quella lavagnetta è identica a
quella che c’è nella mia cucina. Sul serio…Sei
sicuro che non ci abiti nessuno?”
“Sì”
sembrava fosse divertito per qualcosa che non capivo “Esme
l’ha finita per questi due che si sono appena sposati. I
mobili ci sono già tutti ma mancano ancora le tende e
altre cose…Ci verranno a vivere tra poco. Forse la lavagnetta
l’hanno già lasciata qui…”
“E’ magnifica.
Devo complimentarmi con Esme. Ha fatto un lavoro grandioso. E poi
permetterci di venire qui ieri sera. E’ stato un regalo
meraviglioso.” Gli carezzai i capelli “E meraviglioso sei
stato tu a ricordartene…”
“Sapevo quanto fosse
importante per te” rispose baciando la fede al mio dito
“posso solo immaginare quanto hai sofferto da piccola senza una
vera famiglia”
Annuii.”Beh…volevo
solo che sapessi che adesso ne hai una. Hai noi” posò la
mano sul mio ventre “E non sarai mai più sola.Te lo
giuro.”
“Grazie” lo
abbracciai commossa “Sono così fortunata ad averti. E
anche la ragazza che vivrà qui lo è. Questo posto
è davvero splendido, ribadisco.”
“Beh”
sussurrò al mio orecchio “E’ il ragazzo che
l’ha sposata ad essere veramente fortunato…”
Mi scostai, colpita dalle sue parole. “Che vuoi dire. La conosci?”
“Oh sì…in un certo senso sì” sorrise.
“E
com’è?” domandai colpita da una piccola fitta di
gelosia. Forse era andata dai Cullen per parlare con Esme della casa e
aveva fatto amicizia con Edward…
“E’ una ragazza molto simpatica e carina. E anche tanto dolce” Si manteneva sul vago, ma sorrideva.
“Devo essere
gelosa?” domandai, in parte scherzando. In realtà mi
infastidiva un po’ il tono gentile con cui parlava di lei.
“Assurda…sei assurda…”
Finii di mangiucchiare la mia
brioche continuando a pensare alle sue parole. Chi mai poteva essere
quella ragazza? Io non ne avevo idea. Non l’avevo mai vista a
casa di Edward. Nessuno ne aveva mai parlato e allora….
“Vuoi fare un giro delle altre stanze?” Edward allungò una mano e interruppe il flusso dei miei pensieri.
Annuii e lui mi mostrò il resto della casa. E il mio fastidio crebbe ad ogni passo che percorrevamo.
In parte perché Edward
sembrava sapere praticamente ogni cosa di quel progetto; mi
spiegò minuziosamente ogni dettaglio, dal tipo di legno
utilizzato per le assi del parquet al colore scelto per le pareti. Lui
non si era mai interessato di architettura o di arredamento
d’interni per quanto ne sapessi, e allora perché per quel
progetto sì? E in parte perché in ogni singola camera
sembrava esserci un dettaglio che io avrei voluto nella mia ipotetica
casa; dal caminetto del salotto fino al tipo di tende della camera da
letto padronale.
Mi bloccai quando arrivai sulla soglia della camera proprio adiacente a quella dove avevamo dormito la notte precedente.
Non ci potevo credere.
Era una nursery. Le pareti erano dipinte di un color indaco estremamente pallido e decorate con dei piccoli orsacchiotti.
Ehi, io volevo mettere gli adesivi con gli orsacchiotti nella mia nursery!
“Alla ragazza è piaciuta molto la fantasia degli orsetti.”
“Immagino” borbottai “Ma è incinta?”
“Già” rispose Edward “Andiamo di sotto?Così vedi l’esterno”
Lo seguii giù per le scale ma arrivata davanti alla porta d’ingresso non ce la feci più.
“Edward chi è questa ragazza?” sbottai
“Come?” rispose ridendo. Ci mancava solo che facesse il finto tonto per farmi arrabbiare ancora di più.
“Hai capito. Di chi è questa casa?Chi è la famiglia che l’ha comprata?”
“Si chiama Cullen …” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo e lasciandomi basita.
Cosa?
Come?
Eh???
“Cioè…è
di Esme e Carlisle?” domandai sconvolta. Ma se era loro…la
storia della ragazza non…non aveva senso…
“No” rispose “Non di Esme e Carlisle. Non sono più l’unica famiglia Cullen a Forks.”
Ero sempre più
sconvolta. C’era qualcun altro con quel cognome in città?
Io non me n’ero mai accorta, eppure c’erano pochi abitanti.
“Da ieri sera c’è una nuova famiglia Cullen, Bella.” Continuò “la nostra…”
Sbattei le palpebre e la verità mi piombò addosso in un secondo.
E capii tutto…
Tutti i dettagli che non avevo colto…
La lavagnetta.
La nursery con gli orsetti.
Il caminetto.
Le tende.
E la ragazza che si era appena sposata ero ero…io…
“Edward
hai…” con fatica riuscii a parlare “Hai comprato..?
cioè, questa diventerà casa nostra..??”
“Tecnicamente è
un regalo di tutti per il nostro matrimonio ma…beh, sì
è casa nostra. Sempre che tu voglia..”
“Stai scherzando?” la voce mi uscì strozzata mentre le prime lacrime cominciavano a scendere.
“Aspetta” mi asciugò il viso coi pollici “Non piangere. Devi ancora vedere la cosa migliore.”
Mi strinse per un fianco e aprì la porta, trascinandomi nel portico.
“Girati” sussurrò.
Lo feci e malgrado le lacrime che scivolavano senza cosa lo vidi.
Un dondolo.
Un dondolo nel portico.
Il mio dondolo nel mio portico.
Per un istante riuscii a visualizzare l’immagine di me ed Edward che cullavamo i nostri bimbi appena nati.
Che li rincorrevamo mentre facevano i primi passi.
Io che osservavo apprensiva mentre Edward insegnava loro ad andare in bici.
Noi due abbracciati a guardare il tramonto…
Tutto ciò che avevo sempre sognato.
Ed ora avevo tutto.
“Ma come…come..?” non riuscii a terminare la frase.
“Diciamo che di notte
parli molto , questo lo sai. Ma forse non sapevi che io ti ascolto
sempre, amore.” Mi strinse più forte “Ascolto
tutti i tuoi sogni e li faccio diventare realtà”.
Mi voltai così da trovarmi faccia a faccia con lui.
"I...i miei sogni diventano tutti realtà quando siamo insieme..."
Non gli diedi il tempo di replicare e lo spinsi all'interno, chiudendomi la porta alle spalle.
Volevo lui...avevo bisogno solo di lui.
Di sentirlo parte di me, la sua pelle contro la mia...di nuovo.
All'inizio mi guardò
confuso ma, quando con mano leggermente tremante mi slacciai la
vestaglia e la lasciai scivolare ai miei piedi, capì.
Mi sorrise e si
slacciò lentamente i bottoni della camicia finchè fece la
stessa fine del mio indumento. Si avvicinò e mi carezzò
il fianco nudo, risalendo fino alle mie spalle, al mio collo ed alle
mie labbra. Baciai le sue dita una per una, senza smettere di fissarlo.
Lo stesso faceva lui, e l'eccitazione dei suoi occhi doveva rispecchiare la mia.
Con un balzo veloce si avvicino di più e mi prese in braccio.
Mi aggrappai alle sue forti spalle e avvinghiai le mie gambe al suo bacino.
Gli mordicchiai l'orecchio "Sai in camera nostra fin ora io ci ho solo dormito..."
"Ohhh. E' qualcosa a cui mi sento in dovere di porre immediatamente rimedio" ribatte roco.
Chiusi gli occhi ed in meno di due secondi mi sentii adagiare su qualcosa di morbido e riconobbi la stanza. La nostra stanza.
Ritrovai il suo viso esattamente sopra il mio.
"Vuole battezzare la camera da letto come il salotto, signora Cullen?" domandò ridacchiando.
"Mmmm" mugolai mentre cercavo di slacciare i fastidiosissimi jeans che ancora indossava "La camera, la cucina...il bagno..."
"Il ripostiglio..." mi prese in giro lui aiutando le mie mani a completare il lavoro e rimanendo nudo come me.
Arrossi un poco a quella
visuale. Anche se avrei dovuto abituarmici ormai, era sempre qualcosa
di sconvolgente la perfezione del suo corpo.
"Adoro quando fai un
pò la pudica" La mia pelle era così calda che nemmeno il
freddo di quella di Edward poteva spegnerla.
Scoppiai a ridere e lo guardai innocentemente "Io non faccio la pudica...Sono una ragazza pudica..."
"Non mi sembrava..."
"Che ci vuoi fare..."
"Ti adoro così, comunque sia...."
"Così come..??" domandai curiosa, anche se le sue dita sulla mia coscia mi stavano facendo perdere la ragione.
"Così come sei..." soffiò sulle mie labbra mentre lo accoglievo di nuovo dentro di me.
Naturale.
Giusto.
Perfetto.
E per me essenziale.
Come respirare. Come mangiare. Come bere.
Fare l'amore con mio marito
era qualcosa che andava al di là dell'amore fisico o delle
sensazioni che provava il mio corpo.
Certo, quelle erano meravigliose e stravolgenti. Ma non erano nulla se paragonate a quelle che sentiva la mia anima.
Una parte di lei tornava a casa. La parte che avevo donato ad Edward. La parte che ormai gli apparteneva, per sempre.
Era come se il mio cuore battesse anche per lui, il mio respiro fosse anche il suo, le mie lacrime fossero anche le sue.
Ci fondevamo sino a diventare qualcosa di unico, inscindibile.
Lo strinsi più forte al mio petto, come a volerlo trattenere per sempre dentro di me.
Lui sembrò capirlo "Ti amo piccola...sono quì, con te"
Le mie labbra si curvarono in
un sorriso. "Ti amo anche io" sussurrai mentre la musica dei nostri
sospiri all'unisono inondava l'aria.
"Dormi?" Le dita fredde di Edward mi percorrevano la pelle nuda della schiena, tracciando disegni immaginari.
Scossi il capo e lo sollevai.
La luce della tarda mattinata filtrava dalle tende.
"Pensavo...Come avete fatto a
fare tutto questo senza che io me ne accorgessi?" domandai "Insomma tu
stai sempre con me eppure conosci questa casa, questo progetto come se
ci avessi lavorato personalmente..."
"Segreti da vampiri..." rispose ammiccando.
"Ok" sbuffai baciandogli il
petto e poggiandoci sopra il mento."Sai sarà
bellissimo...renderla nostra. Portare le mie cose quì, sistemare
tutto, andare a fare la spesa."
"Beh, a dire la verità ho già comprato qualcosa io"
"Sei andato a fare la spesa
?" domandai scoppiando a ridere. Tentai di visualizzare Edward intento
a comprare i broccoli abbagliando come minimo l'intero plotone di
commesse.
"Veramente ti ho preso solo quei croccantini disgustosi che mangi la mattina" rispose ridendo con me.
Lo colpii piano, fintamente offesa. "Ehi, non insultare i miei golosi croccantini al gusto di miele. Il grande amore della mia vita.."
"Ah sì?" Le sue dita
si insinuarono sotto le coperte iniziando a solleticarmi il fianco.
Tentai di divincolarmi ma lui fu più veloce ovviamente e mi
caricò sulle spalle prima che potessi obiettare.
Chiusi gli occhi automaticamente spaventata dalla velocità e mi ritrovai sotto un getto di acqua tiepida.
La doccia.
Le sue mani tornarono a solleticarmi mentre io mi ritrovavo schiacciata tra la parete del box e il corpo di mio marito.
"Chi è il grande amore della tua vita allora?"
"Tu" urlai fra le lacrime e il riso "Tu tu tu tu tu e solo tu...giuro..."
"Mmmm Bene...molto meglio."
le sue mani lasciarono i miei fianchi e andarono ad accarezzare posti
molto più piacevoli, facendomi sospirare.
Edward inizio a succhiare piano il mio collo e mi aggrappai a lui sotto il getto caldo per non cadere.
Era sconvolgente il modo in cui perdevo il controllo non appena mi sfiorava.
D'un tratto però si staccò lasciandomi boccheggiante.
"Devo scendere un secondo di sotto,amore scusa" Mi posò un bacio sulla fronte.
"Nooooo" mi lamentai "Dai fai
la doccia con me...ti prego...L'acqua è una risorsa
importantissima. Non vorremo sprecarla facendo due docce separati??"
"Non vorrei fare un simile
affronto all'umanità, ma...devo accogliere tuo padre vestito con
qualcosa di più di un semplice asciugamano..."
"Mio padre?" chiesi stupita.
"Gli avevo chiesto io di passare...doveva portarmi una cosa..." rispose restando sul vago.
Che cosa accidenti era venuto a fare Charlie a casa mia durante la luna di miele?
"Sospetto qualche complotto contro di me..." urlai mentre usciva dalla doccia.
Io invece vi rimasi parecchio a lungo,beandomi del calore del vapore tiepido,
Quando uscii trovai biancheria e vestiti puliti adagiati sul letto.
Mi sorpresi ad osservare quegli indumenti. Avrebbero dovuto essere a casa di papà, nell'armadio della mia stanza.
Forse Charlie era venuto solo per questo dopotutto. A portarmi dei vestiti di ricambio.
Presa dalle mie congetture
scesi di sotto e seguii la scia di un profumo così buono ed
invitante che avrei riconosciuto ovunque...pizza.
Entrai in cucina in estasi e vidi Edward con in mano un cartone di pizza e dei tovaglioli e nell'altra le chiavi della volvo.
"Ho ordinato la pizza per te. Spero di aver azzeccato...salsiccia e peperoni?"
"Mi leggi nel pensiero ora?"
domandai artigliando il cartone dal soave profumo "Proprio quella che
volevo oggi...Ma perchè tutti quei tovaglioli?"
"Perchè dobbiamo
assolutamente muoverci a partire e non voglio che tu unga tutta la mia
volvo. Sai, il grande amore della mia vita.."
"AHhahhah" obiettai prima di
rendermi conto delle sue parole "Aspetta..partire??? Quindi avevo
ragione. Stavi tramando alle mie spalle..."
"Ebbene sì...tuo padre mi ha portato dei vestiti che ti serviranno...dove andremo..."
Mi prese per mano e mi condusse fuori ,davanti alla macchina parcheggiata sul bordo della strada.
Mi aprì la portiera ma io non entrai.
"Edward io" lo guardai seria
"Non dovevi organizzare un viaggio. Insomma, io sono al settimo cielo
se sto con te. Mi bastava stare qui a mangiare pizza per essere felice,
io..."
"Bella" mi sfiorò la
guancia "Lo so che non dovevo. Volevo. Non posso offrirti un vero
viaggio da luna di miele ora, non nelle tue condizioni ma...c'è
un posto speciale che voglio condividere con te..."
“Davvero?” domandai emozionata.
“Sì. Andiamo?” Mi sorrise con il suo sorriso sghembo da infarto e mi aiutò a salire.
Non potei fare a meno di
notare il modo premuroso in cui mi allacciò la cintura in modo
che non desse fastidio al pancione e mi sistemò i tovaglioli per
non farmi sporcare.
“Davvero è la
volvo il tuo grande amore?” mormorai mettendo il broncio mentre
la macchina si allontanava dalla città.
“Sciocchina” mi
prese la mano ed intrecciò le dita alle mie “Siete solo
voi tre i miei grandi amori”.
Si sporse per un rapido bacio e poi si chinò a baciarmi la pancia proprio dove uno dei bimbi aveva scalciato.
“Ok, ok.” Esclamai all’improvviso “Ti amiamo anche noi ma guarda la strada per favore!”
Rise e ritornò a guardare quella che mi accorsi essere diventata la statale 101.
“Quanto ci vuole per arrivarci?” domandai curiosa mordendo la pizza.
“Arriveremo prima di sera…al tramonto credo.”
“Ma è nello stato di Washington?”
“Sì”
“E’ nella penisola olimpica?”
“Sì”
“Mi dirai qualcosa di più a parte dei monosillabi?” domandai scocciata.
“No” si voltò per abbagliarmi col suo sorriso.
Sapendo benissimo di non avere speranze contro il suo mutismo da Bella non ti rovinerò la sorpresa, mi slacciai la cintura e mi accomodai in modo da poggiare il capo sulla sua spalla.
Chiusi gli occhi e cullata dal ronzio della macchina e dal suo dolce profumo mi addormentai.
…
…
…
“Bella…amore siamo arrivati” la sua voce mi riportò alla realtà.
Mi sorrise e mi carezzò la guancia.
Mi rimisi seduta e a aprii
gli occhi giusto in tempo per poter vedere il cartello che dava accesso
ad un luogo che non avevo mai visto prima.
Benvenuti a Port Townsend
Ma che razza di posto sconosciuto è direte voi...Vedrete nel prox capitolo...ancora tanti baci e tanti auguri...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** The past ***
capitolo foto
Ragazze..scusate
per il leggero ritardo rispetto agli altri capitoli ma..è
stato faticoso scrivere questo. Non so nemmeno io perchè ma
è stato peggio di un travaglio l'ho finito solo ora ed è
comunque un pò..boh, temo sia un pò confuso. Se vi lascia
dei dubbi nn esitate a chiedere. =)
Ah, cosa importante..dal punto
in cui metto l'asterisco si passa a rating rosso..nulla di che ma se nn
volete leggere lo sapete xd...
Vi lascio delle piccole immagini
(spero che si vedano, se è così grazie mille Fra!) che
rappresentano i posti che ho descritto. Che sono reali...certo, poi io
li ho romanzati un pò xd!
Vi bacio e vi lascio la capitolo!
Xo Xo Cloe
BELLA
“Port...Port
Townsend?” domandai confusa. Non ricordavo di aver mai sentito
Edward nominare quel luogo, né recentemente né in passato.
Era un posto magnifico, avrei quasi detto…diverso. Diverso dalla
penisola Olimpica che conoscevo e che, anche se non sottolineavo la
cosa troppo spesso, amavo solo per avermi fatto incontrare Edward.
Avevo imparato ad immaginarmi ogni singolo luogo di questo posto verde
e umido esattamente come Forks.
Le strade in cui ora, invece, Edward guidava erano perfette per godersi lo scenario di un panorama…incantevole.
A dir poco.
Ero estasiata, lo sguardo perso fuori dal finestrino. Lo abbassai
leggermente permettendo, così, alla brezza e al profumo del sale
di inondarmi il viso. Ormai era quasi sera, perché un
piccolissimo raggio del sole ormai all’orizzonte riuscì a
filtrare la spessa coltre di nubi e a far scintillare l’acqua del
mare.
Il mare…
Solo ora che lo rivedevo per la prima volta dopo tanto tempo mi
accorgevo davvero di quanto mi fosse mancato. Erano mesi che non
respiravo il suo profumo o non sentivo il suo mormorio.
Andare a La Push sarebbe stato impensabile e…e a dirla tutta non era proprio quello il tipo di mare che mi mancava.
A La Push l’acqua era fredda, spaventosa; si abbatteva sugli
scogli così violentemente che, a volte, mi sembrava quasi
cercasse di distruggerli.
Io cercavo qualcosa di diverso. Qualcosa che potesse infondermi calma e serenità.
E il mare che avevo di fronte ora sembrava proprio il mio luogo ideale.
Edward guidava sicuro tra le strade della cittadina. Sembrava quasi che la conoscesse molto bene.
Nei pressi del porto lo vidi svoltare in una strada laterale che si
dirigeva un poco verso l'entroterra. Riuscii, tuttavia, a notare una
strada sterrata che si dirigeva dalla parte opposta e saliva verso
l'alto.
Forse conduceva a qualche luogo ormai fuorimano.
Stavo per domandare a Edward quando mi concentrai sulla sua espressione.
Guidava tenendo gli occhi puntati sulla strada, apparentemente normale.
Apparentemente, appunto.
C'era qualcosa che non andava nella sua espressione. Sembrava assorto...quasi perso.
Lontano.
Stavo quasi per sfiorare il suo braccio e domandargli cosa non andasse quando fu lui a voltarsi e a guardarmi.
"Sei stanca amore mio?" il suo tono dolce e premuroso mi fece desistere dal domandargli che cosa avesse.
Forse...forse non era nulla dopotutto. Potevo anche essermelo semplicemente immaginato.
Negai col capo e il suo sorriso mi abbagliò "Bene perchè
penso che il posto dove andremo ora ti piacerà tantissimo..."
Non fece in tempo a finire quelle parole e a svoltare l'angolo che capii il perchè.
Quello era un...
"Un castello?" domandai sgranando gli occhi.
Completamente bianco ed imponente, circondato da un enorme giardino. Più che altro un parco.
Ma…ma stavo ancora sognando?
Mi diedi un pizzicotto e sentii dolore. No, decisamente ero sveglia.
"Non è un vero e proprio castello. Era la dimora di
un'importante famiglia agli inizi dell'ottocento. Ora è
diventato un'albergo…insomma è un posto piuttosto intimo
e romantico...un pò fuori mano a dire la verità. Pensavo
ti sarebbe piaciuto..."
"Infatti mi piace!" esclamai entusiasta uscendo dalla macchina e guardandomi attorno.
Sembrava davvero un castello di discrete dimensioni.
Era...era un sogno. Anche io, pur non essendo mai stata una bambina
particolarmente romantica, avevo sognato di poter essere una
principessa e dormire in un posto del genere: esattamente dentro ad una
fiaba.
Edward era già al mio fianco con i nostri bagagli, che teneva tranquillamente con una sola mano.
Mi porse l'altra e,dopo aver attraversato il giardino, mi condusse all'interno dell'edificio.
E le mie aspettative non vennero affatto deluse. Insomma, anche se era un hotel...non lo sembrava affatto.
Tutto era così...realistico e vero che capii solo all'ultimo
momento che la donna a cui si rivolgeva Edward era l’addetta
della reception. Ero troppo abbagliata dall'atmosfera che mi circondava.
"Il signore e la signora Cullen?" domandò cortese.
Edward annuì e io mi persi ascoltando il modo in cui suonavano.
Signora Cullen...ancora non ci potevo credere.
Ci accompagnò personalmente alla nostra camera, mentre un fattorino ci seguiva con i bagagli.
"Mi dispiace...ci sono parecchie scale da fare. Non ci sono ascensori
per preservare la struttura originale del complesso e lei sig. Cullen
ha richiesto espressamente la suite sulla torre più alta"
"Non importa" Edward sorrise compiaciuto e mi afferrò sotto le
gambe senza alcuno sforzo "Posso portare mia moglie in braccio."
Avvampai ma evitai di protestare: avrei sprecato solamente del fiato e lo sapevo benissimo.
Per fortuna nei corridoi non incontrammo nessuno: non era alta stagione quindi l'hotel era praticamente vuoto.
Finalmente arrivammo di fronte a quella che doveva essere la porta
della nostra stanza. Era in legno scuro, con una spessa maniglia di
ferro. Esattamente come un castello fiabesco.
Entrammo, e la visuale che mi apparve di fronte mi lasciò senza fiato.
Era...era più o meno come avevo sempre immaginato la camera da letto di Giulietta.
I mobili di legno, le sedie foderate di velluto, il letto a baldacchino con splendide lenzuola rosse...
Sbattei le palpebre e mi resi conto di essere ancora in braccio ad Edward.
"Edward..mettimi giù" ebbi solo la forza di sussurrare.
"Tutto bene?" domandò accigliato
Annuii e mi misi in piedi.
C'era una cosa che avevo sempre desiderato fare.
Feci una piccola corsetta e mi lanciai saltando sul letto. Rimbalzai
sul materasso morbido e sprofondai ridendo tra le decine di cuscini che
mi circondavano.
"Bella" Edward mi rimproverò bonariamente "Ti prego...sei al sesto mese.."
"Uff" risposi scherzando "Bambini..il vostro paparino è così noioso..."
In meno di un secondo fu nel letto, sopra di me. Le sue mani solleticavano i miei fianchi.
"No...ti prego..Mi arrendo, mi arrendo.." strillai tra le risa
Smise di torturarmi, ridendo insieme a me.
"Edward, scusa ma mi sembrava doveroso testare la solidità del letto"
"E perchè mai?"
"Beh..." iniziai maliziosa "Siamo in luna di miele e con un vampiro come marito...Non vorrai ripagare un letto rotto vero?"
"Ho mai rotto qualcosa?"
"No...se eccettui la mia preziosa biancheria di pizzo. Penso che quando torneremo Alice vorrà staccarti la testa.."
"Beh" continuò posando le sue labbra sul mio collo "E' colpa tua...sei una tentazione continua"
La sua bocca si mosse veloce, assaggiando le mie scapole.
Ma, quando sospirai rumorosamente, Edward si staccò sogghignando.
"Signora Cullen, ho organizzato un programma per la serata che voglio
assolutamente rispettare e lei non riuscirà a sedurmi.."
Arrossii. In effetti le sue parole avevano un fondo di verità.
Ultimamente ogni volta che il suo sguardo mi sfiorava o mi dava un
bacio un pò meno casto del solito i miei pensieri e la mia
fantasia prendeva il volo. Una conseguenza degli ormoni impazziti,
probabilmente.
"Che serata?" domandai curiosa.
"Avevo pensato a una passeggiata in riva al mare con cena a pic-nic sotto le stelle. Sempre che tu non voglia riposare, ovvio."
"No, no" risposi entusiasta "Non vedo l'ora..."
E comunque anche se fossimo rimasti a letto sarei riuscita a fare tutto fuorchè riposare.
"Eih" mi carezzò il viso in fiamme, capendo il mio imbarazzo
"Abbiamo tutta la notte...e anche domani. Il meteo dice che
splenderà il sole quindi...dovremo restare chiusi in camera. E
poi non ho mica fatto mettere le lenzuola rosse per niente..."
Lo fissai confusa "Che vuoi dire?"
"Beh...ricordi il sogno che avevi fatto una volta? Con me e te e un letto con lenzuola color porpora?"
Annuii.
"Avevi promesso che lo avremmo realizzato" sussurrò sulle mie labbra
"Io mantengo sempre le promesse" risposi finalmente baciandolo.
Sì...quelli sarebbero stati due giorni decisamente interessanti.
************************************************************
Mi svegliai perchè sentii uno dei bimbi scalciare.
Aprii gli occhi piano, cercando il viso di Edward. Fissava il soffitto.
Strano, di solito la prima cosa che vedevo aprendo gli occhi era il suo
sorriso.
Ora che ci facevo caso era lo stesso sguardo perso che aveva il giorno precedente.
Lo scossi e lui mi guardò.
"Scusa tesoro. Ero soprapensiero"
Non sapevo cosa avesse e la cosa mi angosciava un pò.
Ma non volevo neppure forzarlo a parlare. Lo avrebbe fatto quando si fosse sentito pronto.
Anche la sera precedente mi era sembrato diverso,
assente…pensieroso. Salvo poi riprendersi e comportarsi in
modo del tutto normale.
E allora credevo di essermi immaginata tutto. Ma c’era qualcosa
che mi diceva che non era così. Era più che altro una
semplice sensazione ma…non mi faceva stare tranquilla.
E anche quando avevamo fatto l’amore…
Mi aveva chiesto di dirgli che ero con lui, che lo amavo…che saremmo stati sempre insieme.
Mi aveva stupito; mentre mi stringeva sembrava quasi che si aggrappasse
a me, che cercasse in me la forza per…beh, a dire la
verità non sapevo neppure io per cosa.
“Ti va di venire in un posto?” mi domandò
all’improvviso “E’ un posto speciale…”
“Sì..certo..ma” lanciai un’occhiata alla
finestra. Le nuvole che coprivano il sole sembravano soltanto
passeggere ed ero certa che entro il tramonto sarebbe tornato a
splendere
“Non temere…è un posto dove non ci vedrà
nessuno…Non ci va più nessuno” Edward disse le
ultime parole con una tristezza e un tono così flebile che
credetti di essermele quasi sognate.
Per tutto il tempo fino a che non fummo saliti in auto non riuscii a pensare ad altro.
Che dovesse parlarmi di qualcosa di importante?
E se c’erano dei problemi con la gravidanza?
Forse cercava il modo giusto di dirmi tutto, forse…
Ritornai alla realtà quando vidi che avevamo imboccato una
piccola salita. Dovevamo stare salendo su un promontorio. Anzi, ora che
ci prestavo attenzione mi sembrava proprio che fosse la strada che
avevo visto appena eravamo giunti in città.
Mi soffermai a fissare lo sguardo di Edward.
Non sembrava triste, piuttosto...malinconico.
Guardava la strada e il paesaggio intorno a sè come se ricordasse qualcosa o meglio, cercasse di ricordare qualcosa.
Gli sfiorai la mano che era sul cambio e lui si voltò per
sorridermi. Ma non era il sorriso sghembo che mi riservava tutti i
giorni.
Era il sorriso un pò mesto che gli avevo visto ormai troppe volte da quando eravamo lì.
Ma forse ora, finalmente, stavo per capirne il perchè.
"Siamo arrivati" la sua voce mi colse di sorpresa, quasi non mi ero accorta che avesse arrestato l'auto.
Smisi di guardare lui e mi concentrai sul paesaggio che si stagliava di fronte a me.
Il sole, tornato a splendere, stava tramontando, ormai non era altro che una palla infuocata che si gettava nel mare.
Presa da una strana curiosità scesi dall'auto e mi appoggiai al cofano, rapita dallo scenario che mi circondava.
Mi accorsi che Edward aveva parcheggiato in una zona all'ombra, e
che ciò che faceva ombra era... un faro: alto, possente.
Bianco e maestoso si stagliava al mio fianco rendendo lo scenario, già magico di per sè, simile ad una fiaba.
Mi avvicinai al promontorio, proprio lì dove la terra finiva e
lasciava spazio al vuoto; fissai di sotto l'acqua rossa come il sangue.
Era un immagine strana: da un lato quasi poetica e surreale, dall'altro...leggermente inquietante.
Fui scossa da un leggero brivido quando, per un istante, rividi me
stessa sulla cima di un altro promontorio. Una ragazza sola e disperata
pronta a fare la più grande sciocchezza della sua vita.
Automaticamente feci un passo indietro e la mia schiena si
scontrò contro qualcosa di duro, e due braccia fredde mi
strinsero facendomi voltare.
Rimasi paralizzata dalla sua bellezza.
Ora eravamo entrambi esposti alla luce e gli ultimi raggi del sole
morente colpivano il volto di Edward facendolo risplendere come se
milioni di piccoli diamanti fossero incastonati nella sua pelle.
"Sei bellissimo..." non riuscii proprio a trattenermi di fronte alla sua immagine.
Tentai di abbozzare un sorriso a cui lui rispose forzatamente.
"Edward che c'è?" Non riuscii più a trattenermi " E' da
ieri che sei...sei strano e..E' per colpa mia? Ho fatto qualcosa di
sbagliato per caso?"
Lui mi guardò sconvolto "No! Tu...tu sei perfetta come sempre, davvero..."
Si scostò da me e si sedette su una roccia lì vicino, gli occhi fissi sul mare.
Lo seguii e mi accomodai al suo fianco.
"Scusa è...è questo posto..." iniziò "E' una vita
che non ci venivo. L'ultima volta è stato con mia madre..."
"Con Esme?" domandai curiosa.
Scosse il capo "Quando dico una vita fa intendo letteralmente, Bella."
"Allora" balbettai "Intendi con la tua madre naturale?"
Annuì.
"Mi ci portava sempre durante l'estate. Mio padre rimaneva a Chicago
per lavoro mentre noi passavano un sacco di settimane quì. Solo
noi due"
Gli tremò leggermente la voce e senza riflettere intreccia le dita della mia mano con le sue.
"Affittavamo una casetta nella baia ma ogni pomeriggio venivamo
quì. Lei adorava questo posto, diceva che la faceva sentire
libera, felice".
Lo ascoltavo rapita. Il modo in cui parlava di lei era carico d'amore,
quasi venerazione. Avevo sempre dato per scontato che i genitori di
Edward fossero Esme e Carlisle e non mi ero mai soffermata troppo a
chiedermi cosa provasse al ricordo dei suoi veri genitori.
"Non ho mai avuto il coraggio di tornarci da quando sono un..beh, lo
sai. Ho sempre creduto che mi sarei sentito solo al mondo, che mi
sarebbe mancata troppo..."
"E ora cos'è cambiato?" azzardai.
"Adesso ho te...ho voi" rispose poggiando il capo sul mio grembo "E non ho più paura di sentirmi solo..."
"E sarà così sempre" Gli carezzai i capelli, commossa da quel momento.
Una ventata d'aria fredda mi fece rabbrividire, ora che il sole era scomparso definitivamente.
Insieme, tenendoci per mano, rientrammo in auto.
Lui fece per avviare il motore ma io lo fermai.
Su una cosa aveva ragione. Quel luogo era magico, davvero.
Anche ora che l'atmosfera del tramonto era finita c'era qualcosa nell'aria.
Qualcosa di indefinito, di impalpabile...ma c'era.
Non volevo ancora lasciarlo. Ed ero certa che anche Edward non volesse.
Per tutto il tempo in cui eravamo stati insieme lui non aveva fatto altro che aiutarmi quando avevo bisogno di aiuto.
Consolarmi quando ero triste o avevo paura.
Proteggermi da ciò che mi minacciava.
Amarmi quando questa era l'unica cosa di cui avevo realmente bisogno.
E ora sentivo che Edward aveva bisogno di me. Di sfogarsi...di parlare...
Ma sapevo anche che non me l'avrebbe mai confessato apertamente per paura di accollarmi i suoi problemi.
"Parlaci di lei.." gli chiesi prendendogli la mano e posandola sul mio pancione.
Si volse a guardarmi sorridendo "Non voglio annoiarti..."
"Non lo fai" mi accomodai meglio contro il sedile "A me e ai bambini fa piacere ascoltarti. Voglio sapere tutto di te..."
Prendendomi in braccio fece aderire la mia schiena al suo torace e,
mentre mi carezzava piano la pancia, iniziò a raccontarmi.
Di lui.
Della sua infanzia.
Di come sua madre gli cantasse una ninna nanna ogni sera prima di
addormentarsi o di come adorasse correre a comprare le mele caramellate
ad Halloween.
Non sapevo che era stata proprio Elisabeth Masen ad insegnargli a suonare il pianoforte.
Scoppiai a ridere a diversi suoi aneddoti.
"Sai" dissi ad un certo punto "E' difficile immaginarti ricoperto di
cioccolata con tua madre che ti correva dietro cercando di costringerti
a fare il bagno. E' un lato di te che non avrei mai immaginato. Spero
che i nostri bimbi non siano così monelli. E soprattutto spero
di essere una madre brava anche solo metà della tua"
Mi fece voltare il capo per guardarmi negli occhi.
"Eih...tu già hai dimostrato di essere la miglior madre del
mondo. Hai lottato per i nostri piccolini e li hai protetti a costo
della tua vita. Sono molto orgoglioso di te"
"Grazie" risposi sospirando "Per dimostrarmi sempre tutta questa fiducia"
Poi risi quando un pensier mi colpì improvvisamente
"Sai...chissà se ti sarei piaciuta se fossi vissuta nel 1918?
Magari non sarei stata il tuo tipo di ragazza..."
"Io penso che ti avrei amato sempre...certo le cose sarebbero andate
diversamente. Magari ci saremmo incontrati al tuo ballo delle
debuttanti. Ci saremmo guardati per tutta la sera e alla fine sarei
riuscito a chiederti un ballo. Poi sarei venuto a trovarti a casa con
un mazzo di fiori e ti avrei corteggiata come avresti meritato
finchè non fosse giunto il giorno in cui mi sarei inginocchiato
di fronte a te e ti avrei chiesta in moglie..."
"Molto romantico" sogghignai "Ma conoscendoti probabilmente avresti
provato a strapparmi qualche bacio fugace irretendo questa povera
fanciulla..."
"Veramente" ribattè "Conoscendo la povera fanciulla penso che sarebbe stata lei a strapparmi un bacio con la forza..."
Mi voltai mettendomi a cavalcioni su di lui e tentando di colpirlo scherzosamente.
Mi prese la mano e ne baciò il palmo mentre mi sorrideva.
D'improvviso la staccai dalla sua stretta e la portai al ventre.
Uno dei bimbi aveva scalciato. Forte. Davvero davvero forte.
Non mi aveva fatto male ma...evidentemente iniziavano ad essere stretti lì dentro.
"Bella tutto bene?" domandò Edward apprensivo.
Annuii carezzandogli il viso "Si fanno sentire...penso che vogliano essere resi partecipi del momento.."
Edward mi sollevò il vestito, scoprendomi la pelle della pancia e posandovi le labbra.
*I suoi baci mi causarono una piacevole sensazione di solletico e...non solo.
Arrossi leggermente tentando, inutilmente, di scacciare certi pensieri.
Era solo un gesto d'amore per i suoi figli il suo. E io mi mettevo a pensare a certe cose.
Anche se eravamo soli, nella sua auto.
Un'auto con dei sedili molto molto comodi.
No Bella, no. Ma cos'ero diventata? Dovevo calmarmi. Dovevo...
I miei buoni propositi andarono a farsi benedire quando lo sentii infilare la lingua dentro il mio ombelico.
"Edward.." non riuscii a fare a meno di mugolare affondando le dita fra i suoi capelli.
Le sue labbra continuavano a lambire la pelle della mia pancia, ora in
modo per niente casto. Ansimai sentendo la stoffa dei suoi jens
sfregare sulle mie cosce.
Stavo letteralmente perdendo il controllo e riuscivo a sentire chiaramente che anche per lui la situazione era sfuggita di mano.
Edward alzò la testa e mi fissò.
"Credi che smetterò mai?" mormorai in imbarazzo.
"A fare cosa?"
"A perdere il controllo ogni volta che mi sfiori o..o anche solo mi guardi..."
"Spero di no" rispose catturando le mie labbra in un bacio sempre più passionale.
Quando si staccò per farmi riprendere aria i suoi occhi erano
neri, ormai. "Bella...non riuscirò a fermarmi se non smettiamo
adesso..."
"Non fermarti" mugugnai mordicchiandogli il lobo dell'orecchio "Facciamo l'amore quì...adesso..."
Più che dalla ragione le mie parole erano guidate dall'istinto
"C'è qualcuno nei paraggi? Senti il pensiero di qualcuno che
potrebbe scoprirci?"
Scosse il capo ipnotizzato dai miei occhi, ora fissi nei suoi.
Le mie mani approfittarono di quell'attimo di esitazione per slacciare
uno per uno i bottoni della sua camicia e percorrergli il petto.
Mossi un poco il bacino sul suo e lo vidi cedere, meno di un secondo dopo.
Fameliche le sue labbra si impossessarono della mia gola, scendendo
più in basso fino a posarsi sul mio seno coperto solo dalla
stoffa del vestito.
Rabbrividii. Quel lasciarsi andare in segreto era davvero eccitante..mi sentivo scoppiare dentro.
Lo volevo. Volevo essere una sola cosa con lui in un luogo così importante e speciale.
Le sue lunghe dita gelide mi carezzarono le cosce facendo risalire la stoffa del vestito e scoprendomi completamente le gambe.
Risi quando sentii la stoffa delle mie coulotte di pizzo lacerarsi sotto la forza delle sue mani.
Meglio, pensai. Non avrei davvero saputo come fare a toglierle senza essere una contorsionista.
Sapevo che non era il caso a rendere Edward un amante così
perfetto e attento. Forse la sua natura di vampiro in questo lo giovava.
Riusciva sempre a capire tutti i segnali del mio corpo: quando continuare, come muoversi, quando ero pronta...
E beh...ero pronta da un bel pò ormai e lui doveva averlo capito.
"Che c'è?" domandò sorridendo a sua volta
"Niente..." scossi il capo "Solo...sei fantastico. Ti voglio...ora"
"Ai suoi ordini" bisbigliò roco.
Si sollevò leggermente dal sedile per far scivolare i pantaloni ed i boxer.
Ora nulla divideva più i nostri corpi, desiderosi di unirsi nuovamente.
Tenendomi saldamente per la vita mi sollevo l.
Mi guardò cercando il mio consenso e io annuii.
Con un gesto deciso ma delicato scivolò dentro di me, facendomi gemere.
Con l'altra mano slacciò la molletta che raccoglieva miei capelli, che ricaddero sulla mia schiena.
Con le dita percorse tutta la loro lunghezza e attirò il mio viso così che fosse a pochi centimetri dal suo.
Mi teneva stretta a sè mentre accoglieva ed assecondava i miei movimenti.
Mi sembrava di essere in paradiso; i nostri nasi si sfioravano e gli
occhi si perdevano gli un nella profondità degli altri.
Di solito in un momento così intimo era spontaneo chiudere gli occhi, ma non questa volta.
Volevo condividere l'amore, la passione e la dolcezza di quegli istanti con lui.
Mio marito. L'amore della mia vita.
Edward non smetteva mai di accarezzarmi, di baciarmi la punta del naso, di dirmi quanto fossi perfetta.
La sua voce che mi chiamava era l'unica cosa che mi permetteva di
restare ancorata alla realtà, di non dimenticare il mio nome,
specialmente quando sentii ogni fibra del suo corpo irrigidirsi e anche
io mi accasciai stremata su di lui.
Mi tenne stretta a sè mentre la sua lingua assaggiava il sapore delle mie labbra, i nostri corpi ancora allacciati
Lo sapeva che mi piaceva che restasse dentro di me ancora un pò
dopo che avevamo smesso di fare l'amore. Mi faceva sentire
bene...felice.
Appoggia la fronte nell'incavo del suo collo, beata.
In quell'istante un bimbo scalciò di nuovo provocando una vibrazione che dal mio corpo si diffuse al suo.
"Ti amo" sussurrò "Ti va...ti va di tornare a casa?"
Alzai il volto per guardarlo meglio.
"Voglio tornare a casa. Voglio che ci portiamo le tue cose, le mie cose. Voglio renderla nostra...solo nostra..."
"Casa nostra..." Ancora non mi sembrava vero.
"Sarà il posto dove cresceremo i nostri figli, dove giocheremo
con loro, dove li aiuteremo a fare i compiti...Ci pensi?"
continuò lui , facendomi commuovere.
Annuii mentre una piccola lacrima scivolava sulla mia guancia.
"Voglio iniziare a vivere le piccole cose di tutti i giorni con te.
Prepararti la colazione, vederti mangiare, aiutarti con
l'algebra...voglio esserti accanto sempre."
Le sue dita si posarono sulla mia guancia "Ti renderò felice Bella" promise "Saprò rendervi felici..."
"Lo so" risposi prima di posare le labbra sulle sue "L'ho sempre saputo"
Lui mi aveva sempre resa felice. Anche quando aveva sbagliato, anche
quando eravamo stati distanti avevo sempre saputo che l'unica cosa
capace di rendermi felice davvero era lui. Lui e me, insieme.
E ora eravamo pronti ad iniziare la nostra vita. Una vita trascorsa a essere l'uno la forza dell'altra.
"Portami a casa. A casa nostra." dissi decisa perdendomi nel suo sorriso
Questo è il Manresa Castle a port townsend! Dove Bella e Edward soggiornano
Questo è il faro dove eddy porta Bella..al tramonto =)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ragazze....kissoni a presto!!!!! =)))
|
Ritorna all'indice
Capitolo 36 *** Trust me ***
capppppy
Allora
lo so. Ritardo. Scusate. Vi dico solo una cosa...ESAMI. So che mi
capite. Bene o mele siamo tutte prese con esami o la fine del
quadrimestre xd. Spero di aggiornare prima ragazze. Vi vorrei
ringraziare tutte per i bellissimi commentini ma sono distrutta...
Comunque vi invio un bacio
collettivo. Il cap nn è dei più lunghi ma ho pensato di
dividerlo quì perchè non centrava molto con il resto che
avevo scritto. A presto se sopravvivo e non mi bocciano in tutto..in
tal caso addio che mi suicido.. No scherzo, dai, mi restate sempre
voi... =)
Ahhh..presto conoscerete i bimbi..contente????
BELLA
"Più a destra...no, più a sinistra" Guardai la parete
poco convinta "Sai che c'è? Penso che forse dovresti metterlo un
pò più in alto"
Emmet sbuffò dall'alto della scaletta. "E io penso che forse non cambi nulla..."
Tutti i Cullen erano stati
così gentili da venirci a dare una mano nel trasloco e Emmet si
era offerto di occuparsi con me della nurserie dei bimbi.
Ma avevamo delle piccole divergenze di opinione.
"Io continuo a ripetere che
preferisco di più Tigro...dovremmo mettere lui al centro della
parete" protestò come un bimbo.
"Emmet il protagonista è Pooh, deve stare lui al centro" obiettai
"E chi lo dice?"
"Il fatto che il cartone si chiami Winnie the Pooh e i suoi amici e non Tigro e i suoi amici!"
"Io però volevo Tigro...è più simpatico.." borbottò bisbigliando, facendomi ridere.
"E nell'altra parete che immagini vuoi appiccicarci?" continuò.
"I personaggi di Spongebob" risposi tranquillamente.
"Spongebob?Cioè, fammi
capire. Tu vuoi fare una parete che ha come soggetto un bosco e una che
ha come soggetto l'oceano?"
"Colgo una vena polemica...". Assottigliai gli occhi.
Ok, sapevo di non essere completamente normale ma...a me piaceva Spongebob. Lo trovavo adorabile: ingenuo, sognatore, romantico.
"No..nulla, solo viva la coerenza!"
"Senti da bambina erano i due
cartoni che amavo di più e non ho saputo scegliere" ribattei "E
poi ricordo benissimo di averti visto guardare Spongebob in tv l'anno
scorso..."
Rise "Sì
beh..forse..non è così orribile. Sai ho sempre pensato
che alla fine lui e quella scoiattolina si sarebbero messi insieme.."
Lo guardai sbalordita.
"Sandyyyyy" strillai
"sì..insomma lo so che sono due creature lontane e che non
possono stare insieme perchè lui vive nell'oceano e lei non
sopravviverebbe ma..insomma...sono così carini...No Em..lo
voglio più in alto. Senti sollevami , lo metto io."
Mi alzai con un pò di fatica dalla sedia a dondolo e mi accostai a lui.
Mi prese in braccio con estrema delicatezza e riuscii finalmente a posizionare Pimpi esattamente dove volevo.
"Adesso puoi farmi scendere"
Abbassai lo sguardo e mi
spuntò il sorriso quando vidi Emmet con il viso estasiato
poggiato sul mio pancione, evidentemente attratto da un movimento che
aveva percepito all'interno.
Mi mise a terra e si inginocchio di fronte a me.
Iniziò a picchiettare leggermente, finchè un calcetto gli rispose dal mio interno.
Un calcione a dire la verità.
Mi ritrovai piegata prima di rendermene conto. Mi aveva colto alla sprovvista.
Subito le braccia di Em mi circondarono la vita, pronte a sorreggermi.
In men che non si dica un altro paio di braccia mi avvolsero.
"Bella, piccola che c'è? Come ti senti? Hai dolore?" Edward era il ritratto della preoccupazione.
Presi un lungo respiro carezzandogli il viso. "No, devo solo...devo solo stendermi un attimo..."
In pochi secondi raggiungemmo
il letto nella nostra camera. Era la prima stanza di cui mi ero
occupata con Esme ed era ormai completamente arredata. Avevamo deciso
di optare per il bianco. Non sapevo perchè ma era diventata uno
dei luoghi che preferivo: grande, ariosa, luminosa...riusciva a darmi
tanta serenità.
"Prendi dei lunghi respiri"
"Edward" sorrisi per
rassicurarlo "davvero io sto bene. E' stato solo un momento, solo un
calcetto più forte degli altri...tutto quì"
Stava per ribattere qualcosa quando sentii bussare alla porta.
"Entra Carlisle" Edward ovviamente già sapeva chi era.
Mio suocero (ancora mi faceva
un certo effetto vederlo sotto questo aspetto, visto e considerato che
assomigliava molto di più a una star di Hollywood) entrò
dalla porta sfoggiando uno dei suoi soliti e rassicuranti sorrisi.
"Bella...ho sentito che non ti senti troppo bene..." iniziò con cautela.
Scossi il capo decisa "No. E'
tutto ok. Insomma, sono piuttosto energici i miei bimbi questo
è vero ma...non è stato niente."
Edward lanciò un'occhiata allarmata a Carlisle.
"Perchè non me ne hai parlato prima?" domandò quasi..arrabbiato.
"Edward sono solo congetture, non volevo allarmarvi per nulla."
Il mio sguardo saettava
dall'uno all'altro. Ovviamente non capivo nulla della loro
conversazione privata e la cosa stava diventando piuttosto frustrante
visto e considerato il fatto che molto probabilmente il soggetto
eravamo io e la mia gravidanza.
"Ehm..." mi schiarii la voce "Rendete partecipe anche me per favore..."
"Perdonaci Bella...la forza
dell'abitudine." si scusò Carlisle abbozzando un sorriso che
notai però essere alquanto tirato.
I miei occhi volarono
immediatamente a cercare quelli di mio marito. Mi fissava la pancia ma
spostò subito lo sguardo non appena si accorse che lo guardavo.
C'era qualcosa che non andava.
"Ok ditemi che c'è.." sussurrai presa da uno strano presentimento.
"Non è nulla di certo
Bella, solo supposizioni. Ma voglio essere sincero con te."
continuò Carlisle sedendosi sulla poltroncina a fianco del letto.
Edward mi carezzò piano il dorso della mano.
"Da quando abbiamo saputo di
questa gravidanza ovviamente ho cercato il più possibile di
documentarmi. Di scoprire se c'erano stati altri eventi simili prima
d'ora. Purtroppo non ho trovato molto, devo essere sincero. Soltanto
alcune leggende in sudamerica ma...nulla di sicuro."
Annuii. Lo avevo immaginato anche io. In fondo avevo sempre saputo che i rapporti d'amore fra vampiri e umani non erano comuni.
Anzi mi veniva in mente solo un vampiro che riuscisse a sopportare la sete grazie all'amore che provava.
Edward.
"Però ho notato che
c'era una cosa che accomunava tutte queste leggende. Una cosa a cui
avevo pensato anche io quando abbiamo sentito la pelle della tua pancia
dura e fredda. Il fatto che questi bambini non siano completamente
umani..."
"Non mi importa.." lo
interruppi "Cioè, era una cosa a cui avevo pensato anche io
quando ho scoperto di essere incinta ma non mi importa, davvero. Io li
amerò lo stesso"
"Bella amore" Edward mi
strinse più forte la mano e io mi voltai verso di lui "Non lo
mettiamo in dubbio. Anche io li amerò lo stesso ma...non
è questo. Lasciamo parlare Carlisle.."
Ritornai a fissare mio suocero.
"Sì...beh, la caratteristica che io temo maggiormente per la tua salute è..la forza Bella. La loro
forza. Ora sono cresciuti e si sono rafforzati come tutti i bimbi
normali… ma loro sono più forti dei bimbi normali. Prima
saresti caduta se Emmet non ti avesse sorretta. E' la prima volta che
ti capita?"
"Beh" risposi cercando di
ricordare tutte le volte in cui i bambini, ultimamente, avevano
scalciato "Negli ultimi giorni ho notato che si sono fatti più
decisi i colpetti che mi danno. Ieri in bagno ne ho sentiti due di
seguito e mi sono dovuta aggrappare al lavandino per non cadere..."
ammisi titubante.
Sentii Edward irrigidirsi.
Sicuramente si rimproverava
mentalmente per non essersi accorto di nulla prima e io non lo volevo
assolutamente. Intrecciai le mie dita alle sue.
"Ora ho bisogno che tu sia completamente sincera con me." continuò Carlisle "Senti dolore quando lo fanno?"
"No" risposi immediatamente
"Non è dolore. Sono solo...molto forti. E questo a volte mi fa
perdere leggermente l'equilibrio. Specie se non me li aspetto."
"Bene" annuì lui
pensieroso "Bella ricordi che non abbiamo mai potuto fare una vera
ecografia perchè la tua placenta deve essere uguale alla pelle
dei vampiri?"
"Certo" confermai, ripensando
a tutte le volte in cui avevamo tentato inutilmente di vedere i piccoli
giungendo, perciò, a quella conclusione.
"Beh, io penso che questo sia
un bene. Credo che in qualche modo la placenta funga da barriera, da
protezione per te. Per quanto i bimbi siano forti la placenta lo
è altrettanto e così gli impedisce di farti male."
"Quindi...è una cosa buona?" domandai senza capire bene.
"Per ora..." Questa volta fu Edward a parlare.
Il mio sguardo saettava da Carlisle a Edward.
"Bella, devi capire che per
il parto le cose si complicano. Non voglio rischiare la tua salute in
nessun modo e per questo penso che sarebbe più appropriato fare
un cesareo. Vedi in condizioni normali la placenta viene espulsa circa
quindici minuti dopo il parto ma…questa placenta e diversa come
ti ho spiegato."
"Ma...è proprio
necessario? Insomma..io avevo pensato che li avrei messi al mondo da
sola" Avevo sentito una fitta di dolore al petto alle parole di
Carlisle. Non sapevo come spiegarlo. L'idea del parto in un certo senso
mi faceva paura ma...ero anche convinta che mi avrebbe fatta sentire
realizzata come donna.
"Beh Bella..devi capire che
è solo per essere più sicuri. Per evitarti complicazioni
inutili. Se il tuo corpo non riuscisse ad espellerla dovrei intervenire
chirurgicamente e se avessi già perso molto sangue durante il
parto sarebbe un rischio per te"
"Penso che tu Carlisle abbia ragione. Dobbiamo prima di tutto pensare a Bella e…"
"Io vorrei pensarci un
pò se non ti dispiace" Le parole mi scivolarono fuori
senza che potessi fermarle. Non sapevo perchè ma l'idea che
mettere al mondo i miei bambini potesse essere rischioso mi
sembrava..strana.
Una parte di me sentiva che
non era così. Che sarebbe stato giusto andare fino in fondo
naturalmente e che sarebbe andato tutto bene.
"Ma certo Bella" Carlisle mi
sorrise alzandosi e lanciando un'occhiata a Edward "C'è ancora
un pò di tempo. Io ora devo andare al lavoro ma se avessi altri
dubbi chiamami a qualunque ora."
Ringraziai Carlisle e lo accompagnai alla porta, ancora presa dai miei pensieri.
Appena la richiusi e mi fui voltata però sussultai. Mi ritrovai Edward di fronte, lo sguardo fisso al pavimento.
"Scusa Bella" sussurrò
"E' stata tutta colpa mia. Io...io ero così preso dal
matrimonio, dalla gioia di diventare padre che...non ho minimamente
pensato a te, o ai rischi che si potevano correre..."
"Non lo dire Edward" lo
bloccai prima che continuasse "Tu ti occupi di me e di questi bimbi
meravigliosamente. E sento nel cuore che alla fine le cose si
sistemeranno e andrà tutto bene."
Tentai di sorridergli e di infondergli un pò della fiducia che io avevo.
Sospirò "Sì con il cesareo..."
"Non so" dissi io entrando in
cucina e servendomi dell'acqua "Io vorrei che fosse proprio un'ultima
spiaggia. Insomma, da quello che ha detto tuo padre non sono i bambini
a rischiare con un parto naturale..."
In un baleno mi ritrovai con lui a fianco "Non voglio che nessuno di voi tre corra dei rischi..."
"Edward" tentai di spiegargli
"E’…è un rischio che forse potrei correre. Insomma
se espellessi la placenta normalmente, se..”
“Se?” adesso mi
guardava fissò negli occhi “Se? Vuoi rischiare la tua
salute, la tua vita basandoti su dei se?Bella cerca di riflettere. Io
non voglio privarti del tuo diventare madre ma..”
“E allora non
farlo.” Sbottai. Non mi piaceva la piega che stava prendendo la
discussione. Stavamo litigando, e io non volevo questo…
Non sapevo come spiegargli quello che sentivo. Che era giusto aspettare, che era giusto avere …fede.
Ecco, io avevo fede che alla
fine sarebbe andato tutto bene. Non sapevo nè come , né
perché, ma ero certa che i miei bambini non mi avrebbero mai
fatto del male. Ero sicura di essere abbastanza forte per poter andare
fino in fondo.
Forse era il caso di dargli un po’ di tempo per calmarsi.
“Non comportarti da
egoista” disse tutto ad un tratto, lasciandomi basita. “Tu
sai che se ti capitasse qualcosa io…io non vivrei. Il discorso
che fai ora è da egoisti Bella.”
Non avevo neppure il fiato per rispondergli. Mi sentivo il cuore completamente a pezzi per quello che mi aveva appena detto.
Iniziai semplicemente a camminare e mi ritrovai chiusa nella nurserie, con le lacrime agli occhi.
Mi accoccolai sulla sedia a dondolo.
Un’egoista. Per lui ero un’egoista.
E forse aveva ragione.
Volevo che si fidasse di me, che avesse fiducia in me ma…
Se le situazioni fossero state ribaltate io mai, mai avrei potuto rischiare la sua vita e…
Aveva ragione…in un certo senso..
Forse stavo sbagliando tutto.
Non so quanto tempo rimasi
lì a guardare il vuoto e a pensare a come sistemare la
situazione, ma ad un certo punto sentii la porta aprirsi
"Ehi piccola..." Edward entrò piano nella nursery con un vassoio in mano
Immediatamente cercai di scacciare via le lacrime con il dorso della mano. Era un gesto inutile e lo sapevo.
In un batter d'occhio lo trovai inginocchiato di fronte a me, le mie mani tra le sue.
"Scusa.." mormorammo entrambi contemporaneamente.
Scivolai piano dal dondolo e mi accoccolai al suo fianco, poggiando il capo sul suo petto.
“Scusa..continuo a sbagliare nel tentativo di proteggerti…” continuò.
Scossi il capo “Lo so
che lo fai perché mi ami. E poi ho riflettuto su quello che mi
hai detto. Sul fatto che sono un’egoista a non pensare a
te.”
“Ho sbagliato” si
scusò immediatamente “Non..non era quello che intendevo,
sul serio. L’ho detto perché ero arrabbiato.”
“Ma avevi
ragione” sussurrai mesta “Avevi ragione. E la cosa
più assurda è che so come ci si sente quando la persona
che ami se ne va via per sempre e..e io non potrei mai farti
questo.”
Mi strinse più forte baciandomi i capelli “Intendi quando…quando ti sei buttata dalla scogliera.?”
Annuii.
Non mi piaceva parlare di
quel momento, o anche solo ricordare il modo in cui mi ero sentita sola
e disperata ma…era necessario per riuscire a spiegarmi.
“Anche se amavo le
creaturine nella mia pancia io…tu non c’eri Edward e
conosco la disperazione nel sentirsi abbandonati e…soli. Io non
ti lascerò mai da solo. Fidati di me…”
Lo sentii tremare leggermente e poi annuire piano. “Io mi fido di te…”
Mi staccai così da poterlo guardare negli occhi.
“Possiamo non
programmare il cesareo per ora” disse deciso “Carlisle
può allestire una sala operatoria a casa…ha le conoscenze
giuste per procurarsi tutto il necessario. Possiamo provare, ma alla
prima difficoltà, alla prima complicazione…”
“Te lo prometto”
lo interruppi capendo dove volesse arrivare “Ti prometto che al
primo segno che le cose non vanno come devono ti giuro che farò
tutto quello che mi direte”
Gi gettai le braccia al collo senza riuscire a fermare qualche lacrima.
“Adesso basta piangere, amore” rispose raccogliendo i rivoletti salati tra le labbra, assaporandoli.
Sorrisi di quel gesto così intimo e mi accoccolai meglio su di lui.
“Avrai freddo” si scusò “Le mie braccia sono così fredde…”
“A me danno tutto il calore di cui ho bisogno” lo rassicurai sincera..
Rimanemmo così,
stretti su quella moquette per svariati minuti, a contemplare le
immagini che solo poche ore prima avevo attaccato con Emmet.
“Sai…spero che
non ti stuferai di me queste ultime settimane di scuola” disse
improvvisamente, lasciandomi stupita.
“E perché dovrei stufarmi di te?”
“Beh, diciamo che se i
movimenti dei bimbi possono portarti dei problemi non ho intenzione di
perderti di vista neppure per un secondo. Anzi potrei chiedere un
permesso e starti vicino anche durante gli esami finali.
Risi forte “Per quanto
riguarda il test di trigonometria potrei anche accettare. Mi farebbe
comodo un po’ della tua super intelligenza vampira”
“Sarai bravissima. Devi solo avere un po’ più di fiducia in te stessa.”
“Comunque sia non
c’è bisogno che ti preoccupi! Lo tranquillizzai
carezzandogli il braccio “Quando sono seduta è tutto ok. E
per il resto del tempo...beh, ti voglio al mio fianco sempre”
Chinò leggermente il capo e posò le sue labbra fresche sulle mie.
“E comunque so che E.J1 ed E.J2 si comporteranno bene”
Edward si staccò e mi fissò confuso “Come li hai chiamati, scusa?”
“Ehm..no
niente..” biascicai arrossendo “Cioè è da
quando sono incinta..ehm gli ho dato una specie di soprannome. Insomma
anche tuo padre si chiamava Edward… ed è l’unico
nome che francamente riesco ad immaginare per un maschietto”
“Non merito una moglie dolce come te…” disse. “Ma E.J.2 per cosa sta?”
“Beh, è una cosa
di cui comunque volevo parlarti” continuai titubante “Per i
nomi. Io avevo pensato che se uno fosse una bimba…sarebbe stato
bello chiamarla Elisabeth, come tua madre.”
Era da un po’ che
quella idea mi frullava in testa. Esattamente dal giorno in cui mi
aveva portato al faro e avevo capito tutto quello che quella donna
aveva rappresentato per lui.
Mi fissò intensamente
“Grazie amore…grazie. Sussurrò sui miei
capelli “Solo a patto che però come secondo nome si chiami
Marie, come te. Lo trovo bellissimo”
“D’accordo…” risposi non riuscendo a contenere uno sbadiglio.
Mio marito mi prese in
braccio e mi portò in camera nostra. Mi aiutò ad
infilarmi il pigiama e poi mi accoccolai nell’unico luogo
in cui, ormai, riuscivo ad addormentarmi.
Fra le sue braccia.
Edward iniziò a
cantare piano la mia ninna nanna, quando stavo quasi per addormentarmi
mi riscossi, pensando ad una cosa ovvia e che però prima mi era
sfuggita.
“Edward, ma se sono due maschi o due femmine invece..che si fa?”
Mi baciò la fronte “Penso che ci inventeremo qualcosa quando li..o le vedremo”
“Hai ragione”
risposi sistemandomi meglio “ma io penso che non avremo problemi.
Sento che sono un maschietto e una femminuccia. Me lo
sento…”
“E io mi fido di te
amore mio…lo sai” rispose lui accarezzandomi piano i
capelli mentre venivo colta inesorabilmente e definitivamente dal
sonno.
Grazie a tutte voi che continuate ad aggiungermi a preferiti & co. Vo lovvvvvvvvvvo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 37 *** Blood ***
cpitolino
Ragazze
scusate..vado di frettissima. E' mezzanotte e ho un sonno micidiale.
Dovrei essere un vampiro e non avere bisogno di dormire per riuscire a
fare tutto. Vi devo ringraziare per tutti gli splendidi commenti dello
scorso capitolo...grazie mille a tutte. scusate ma sti esami mi
distruggono ragazze..spero che ricomincino presto i corsi e che finisca
tutto. Il prox cap sarà ..beh diciamo che avrà un colpo
di scena xd.hihihihi. Commentate in tante perchè rileggerei le
vostre recensione 1000 volte. Vi bacio e me ne vado a letto xd. Grazie
a tutte di seguirmi con così tanto affetto ancora. =)
BELLA
Faceva caldo e c’era il sole. Guardai sconsolata fuori dalla
finestra dell’aula di educazione civica, aspettando con mal
celata impazienza che quel tormento finisse. Lanciando
un’occhiata al resto dei miei compagni capii di non essere la
sola ad avere quei pensieri.
Con gli esami che sarebbero
iniziati di lì a pochi giorni volevamo tutti andare a casa a
studiare qualcosa di veramente utile.
Qualcosa che sarebbe stato materia di esame, non una cosa inutile come educazione civica…
Sbuffai. Se almeno ci fosse stato Edward lì con me, o anche solamente Alice.
Invece erano a casa a causa del sole.
Stupido, stupido sole. Fino a
un anno fa avrei benedetto qualunque tiepido raggio che fosse spuntato
a Forks, ma ora non era più così. Non se significava
stare lontana da Edward.
In più ci si metteva
anche la più grande ondata di caldo che avesse mai attraversato
la città negli ultimi 100 anni.
Il maggio più caldo dello stato di Washington.
Così titolava oggi il Seattle Post.
Se solo non fossi stata
incinta, sudata e perennemente esausta per lo studio per esami avrei
anche gioito di quella possibilità di restare chiusa in casa con
mio marito per giorni, ma ora era solo un’enorme scocciatura in
più e…
Driiiiiin.
Ringraziai mentalmente Dio
per aver fatto finire quell’ora eterna e mi accinsi a raccattare
i miei libri. Non appena mi girai, però, vidi le due figure che
mi avevano tampinata tutto il giorno materializzarsi al mio fianco.
Angela e Ben.
A quanto pareva Edward aveva
informato la mia amica che non ci sarebbe stato quel giorno, chiedendo
esplicitamente a lei e al suo muscoloso ragazzo di starmi accanto nel
caso fossi svenuta per il troppo caldo. Ovviamente la sua reale paura
erano i calcetti un po’ troppo “potenti” dei bambini
ma, qualunque fosse il motivo, Angela e Ben si erano dimostrati
più che felici di assolvere il loro compito.
“Ragazzi” li
assicurai “sono stata bene tutto il giorno, sul serio. Non
è necessario che mi accompagniate alla macchina”
“E invece sì” protestarono in coro. Oddio, Edward li aveva addestrati per bene.
“Ho fatto una promessa.
E Ben Cheney le mantiene sempre. Specialmente quando si tratta di
aiutare una fanciulla in difficoltà” scherzò lui.
Ridemmo tutti e tre. Ero
davvero felice che Angela lo avesse incontrato. Era una ragazza dolce e
speciale e si meritava una persona altrettanto buona.
Stavamo parlando di quanto
stessimo studiando tutti in quei giorni quando, improvvisamente, la mia
amica si fermò sulla porta d’ingresso.
Vidi che si era portata una mano al volto, l’altra cercava freneticamente qualcosa nella borsa.
Tirò fuori un
fazzoletto e se lo tamponò sul volto. Non abbastanza
velocemente, però,da impedirmi di scorgere il luccichio di
qualcosa di rosso tra le sue dita.
Sangue.
“Mi mi dispiace
ragazzi” balbettò “Mi capita spesso che mi sanguini
il naso ultimamente…sarà il caldo. Torno subito, vado un
secondo in bagno”
Fece dietrofront e ritornò all’interno dell’edificio.
Fui estremamente felice di
non soffrire di epistassi. Mi era capitato qualche volta da bambina
e…l’avevo sempre trovato disgustoso.
Sentire l’odore ed il
sapore ferroso del sangue era…era orribile. Specialmente per me
che non ne sopportavo nemmeno una goccia.
Mi sedetti sui gradini dell’ingresso e iniziai a parlare un po’ con Ben, ma i minuti passavano e Angela non tornava.
Che le fosse successo qualcosa? Magari le girava la testa o…
“Ben” dissi rimettendomi in piedi “Vado a vedere come sta, ok?”
Mi fissò sospettoso “Sicura che te la senti?”
Sbuffai “Sì. E
poi non penso che ti farebbero entrare nel bagno delle donne”
Rientrai nella scuola ormai praticamente deserta e mi avviai nel bagno
più vicino. Doveva per forza essere entrata lì.
Man mano che percorrevo il
corridoio però sentivo una strana sensazione. No, non era una
sensazione…era più un..profumo.
Era tenue, ma mi colpì improvvisamente. Perché mi attirava. Sembrava qualcosa di dolce e caldo…
Un immediato crampo mi fece contrarre lo stomaco. Avevo fame?
Eppure avevo pranzato..e anche molto. Ma quell’aroma aveva un non so che di…speciale.
E la cosa più strana è che ero certa di non averlo mai sentito prima in tutta la mia vita.
Cercai di ignorarlo. Io dovevo trovare Angela, non mettermi a fantasticare su strani profumi.
Accelerai il passo ma, mentre procedevo, anche l’odore si faceva sempre più forte.
E quando aprii la porta capii perché.
Era dal bagno che proveniva.
L’aria ne era satura, lo sentivo penetrarmi dentro dal naso, dalla bocca.
Dovetti aggrapparmi alla
porta per sopportare quella bomba improvvisa che mi dava quasi al
cervello. Solo allora notai la mia amica china sul lavello.
La ceramica bianca macchiata di goccioline rosse, esattamente come i fazzolettini che vi erano posati sopra.
Stava tentando di dare una ripulita.
“Scusa…è che questa volta non smetteva più. Non volevo farvi preoccupare”
Non risposi immediatamente. Il mio sguardo era fisso sulla carta sporca che aveva appena gettato nel cestino.
“Bella, tutto bene?”.
Annuii. “Allora ti dispiace aspettarmi ancora un secondo? Faccio pipì e poi andiamo fuori “
Si chiuse dentro ad uno dei bagni e sentii il rumore del chiavistello.
Mi avvicinai molto lentamente alla spazzatura, prendendo in mano la carta sporca.
Non poteva essere. Non volevo credere all’unica conclusione logica a cui ero arrivata.
Era il sangue che aveva quel buon…quel buon profumo.
Lo portai al volto e, racimolando tutto il mio coraggio residuo, inspirai forte.
Immediatamente lo gettai di nuovo nel cestino, come se fosse un ragno velenoso pronto a mordermi.
Era il sangue.
E io lo volevo…lo desideravo e..
“Bella?” Angela mi guardava preoccupata “Sei pallida”
“Sto bene” risposi meccanicamente “Andiamo via di qui”
Camminai in silenzio fino
alla macchina e, a mala pena, mi ricordai di salutare i miei amici. Non
volevo essere maleducata ma…
Non riuscivo a pensare a niente che non fosse quello che era appena successo.
Avevo sempre detestato il
sangue. Mi faceva ribrezzo, rischiavo di svenire semplicemente alla sua
vista e ora invece…quello che avevo provato vedendo, anzi
sentendo quello di Angela era..era inspiegabile.
Mi era venuta fame, mi era venuta voglia di assaggiarlo, di…berlo.
E poi ripensai alle parole di Carlisle “E’ possibile che questi bimbi non siano completamente umani”
Erano i bambini a volerlo?Ad averne bisogno?
Avevamo sospettato che
potessero avere delle caratteristiche vampire ma…ma questa cosa
non mi aveva mai sfiorata neppure per un secondo.
Bere sangue.
Lo avrei fatto se fosse stato necessario?
Scossi il capo mentre entravo
nel vialetto con la volvo di Edward. Sapevo già la risposta. Io
avrei fatto qualunque cosa per loro, anche questo.
Ero così presa nei miei pensieri cha a mala pena mi accorsi della presenza di mio marito nell’ingresso.
“Ciao”
sussurrò abbracciandomi. “Come mai così in ritardo?
Stavo iniziando a preoccuparmi…”
“Angela non si è
sentita molto bene, tutto qui. Tu che hai fatto invece?” risposi
tentando di cambiare argomento.
Mi guardò confuso “Non noti nulla?”
Mi guardai attorno e capii a cosa si riferisse. Era tutto perfetto.
Non c’erano più
scatoloni, né teli, né scartoffie in giro. Tutto era in
ordine. Tutta la nostra casa era perfetta.
Aveva finito i lavori che
ancora mancavano. Fosse stato per lui, ovviamente, avrebbe portato
tutto a termine settimane prima, ma io avevo insistito per aiutarlo.
Per andare a velocità umana.
E adesso aveva finito. Era davvero pronta per noi, per accogliere i nostri bimbi.
Sentii le lacrime nascere dai miei occhi, senza nessun apparente motivo.
Subito mi strinse più forte cercando di consolarmi. “Dimmi che c’è piccola. Sei strana..”
Scossi il capo.
“Niente, è che non finirò mai di stupirmi per
quanto tu sia perfetto. E poi…poi sono solo stanca e..e oggi
è successa una cosa a scuola…”
In quel momento, però, suonò il campanello.
Edward sbuffò “E’ solo il postino. Ignoralo”
“No vai” Mi tamponai gli occhi “ne parliamo tra un attimo, davvero”
Mi staccai da lui e andai in cucina. Avevo bisogno di bere un po’ d’acqua, prima di dirgli…tutto quanto.
Aprii il frigo e…
Rimasi improvvisamente pietrificata.
Una.
Due.
Tre.
Tre sacche di sangue stavano in bella mostra nel mio frigorifero.
Per un attimo fui troppo
scioccata per fare qualunque cosa. Poi, molto lentamente ne presi una,
cercando di arrestare il tremore alla mano.
Non ..non riuscivo a
capire che cosa ci facessero lì dentro, né tanto meno
perché proprio oggi dovessi imbattermi continuamente in del
sangue.
Me la rigirai tra le mani. Riportava la dicitura di un ospedale di Vancouver e il gruppo sanguigno: A+
Soppesavo il pacchetto, i miei occhi puntati sul liquido rosso che vorticava dentro la plastica trasparente.
Forse quello era un segno.
Forse era arrivato il momento della verità.
Agii d’impulso. Se
quello era ciò che dovevo fare per i miei bimbi lo avrei fatto.
Presi le forbici dal cassetto e un bicchiere dalla credenza.
Feci una piccola incisione
sulla plastica e, contrariamente alle mie speranze, lo stesso odore che
mi aveva ipnotizzata neppure un ‘ora prima mi investì
nuovamente.
Rovesciai il liquido dentro
il bicchiere e prima di pensare veramente a ciò che stavo per
fare lo portai alle labbra assaggiandone qualche goccia.
Non ero preparata a quello che accadde dopo.
La sensazione che provai quando quelle poche gocce toccarono la mia lingua fu…indescrivibile.
Più potente del
semplice odore,più potente di qualunque cosa avessi mai gustato
o anche solo immaginato di gustare.
Ingoiai piano il liquido
fresco, incapace di smettere. Ero come un’assetata nel deserto.
Più bevevo e più ne volevo.
Era il mio unico pensiero fisso.
“Che stai facendo?”
Solo la voce di Edward fu capace di penetrare la bolla in cui mi trovavo.
Mi staccai e girai il capo guardandolo. Il suo sguardo sconvolto andava dal mio viso al bicchiere.
“Che fai Bella?” le sue parole non erano più di un sussurro.
Sentii la presa della mia
mano affievolirsi sul bicchiere. E poi soltanto il rumore del vetro che
si infrangeva sul pavimento e del sangue che schizzava ovunque.
"Grazie Carlisle. Grazie di
tutto" Sentii la voce di Edward avvicinarsi e poi lo vidi uscire nel
portico. Prese posto sul dondolo al mio fianco.
"Va un pò meglio ora?"
domandò preoccupato "Dio, Bella. Quando ti ho vista
pallida lasciare cadere il bicchiere...mi sono sentito morire.
Pensavo...non so, non riuscivo a pensare a niente...Poi sei svenuta
e..."
"Scusa" sussurrai "Carlisle…Carlisle ti ha detto altro?"
Scosse il capo "Le stesse
cose che ha detto prima anche a te. Probabilmente ora che i bambini
sono cresciuti molto il nutrimento che prendono da te non gli bastava
più ed è per questo che..beh quando hai sentito l'odore
del sangue di Angela..."
"Lui ...lui crede che dovrei
berlo per i piccoli?" domandai titubante. Da quando mi ero ripresa e
avevo raccontato a Edward e a Carlisle la mia disastrosa giornata e
quello che era successo nel bagno della scuola, quella era la cosa che
mi premeva maggiormente sapere.
"Bella probabilmente li
aiuterebbe a crescere ancora un pò ma mancano solo tre settimane
al parto e...Nessuno ti farà fare qualcosa di cui non ti senti
pronta o che ti disgusta"
"Io..io voglio aiutarli."
Affermai decisa. I miei bimbi e le loro esigenze venivano sempre al
primo posto. Anche se erano un pò speciali. "E poi berlo non mi
disgusta per niente…è questo il problema. Mi sono sentita
strana a bere qualcosa che prima era...era una vita umana." Gli strinsi
la mano "Credo di capire come tu ti sia sempre sentito e poi..."
"E poi..?" mi incitò Edward "Dimmi tutto quello che provi amore. Per favore."
"Beh" soffiai "Mi vergognavo e...pensavo che..che ti avrei fatto ribrezzo"
"Bella" prese il mio volto
tra le mani, costringendomi a guardarlo "Non dire mai mai una cosa
simile. Qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa tu dica tu resterai
sempre la mia Bella. I problemi che abbiamo li condividiamo lo sai"
Annuii seria
"E poi piccola. Stai parlando con un vampiro. Perchè ti vergognavi?" continuò
"E' che io...io sono umana
Edward ed era un pensiero così assurdo..così
inconcepibile" Lui mi carezzò gentile i capelli. "Ma te lo stavo
per dire. Solo che poi tu sei andato alla porta e io ho aperto il frigo
e..."
"Quello è stato un
imperdonabile errore. Era una scorta per me. Non voglio andare a caccia
e lasciarti sola neppure per un momento ora che manca così poco
e... avrei dovuto pensare che..."
"Non potevi saperlo" lo
bloccai subito "E' poi questa cosa si è sommata a tutto il
resto: gli esami , il caldo…”
“Tu sarai bravissima e sarà presto tutto finito, te lo prometto” mi assicurò.
Passai un suo braccio
dietro il mio collo e appoggiai la guancia sul suo petto, nudo
lì dove la sua camicia era sbottonata. “Mmm...sai quando
è estate sei molto rinfrescante” sussurrai.
“Mmmm rinfrescante? E io che avrei preferito scaldarti stasera…” rispose malizioso.
Gli lanciai un occhiata,arrossendo. “Edward”
“Era un sorriso quello
sul tuo viso?” chiese baciandomi la punta del naso e scendendo
sul collo, provocandomi il solletico.
“Sì” risposi sogghignando “credo di sì…E c’era solo grazie a te.”
Mi accoccolai sul suo petto, beandomi del suo profumo che si mescolava a quello dell’aria ancora tiepida della sera.
D’un tratto mi ricordai di un particolare assurdo che prima mi era sfuggito di mente.
“Che voleva il postino?”
“Finalmente anche le tue lettere arrivano all’indirizzo giusto”
“Oh” risposi “Bene. Ti dispiace prendermele. Gli do un’ occhiata”
“No. Puoi tranquillamente farlo domani. Ora sarai stanca” Mi sorrise abbagliante e si sporse a darmi un bacio.
Mmmm. Avrebbe incantato chiunque…chiunque tranne sua moglie.
“Vammi a prendere quelle lettere” assottigliai gli occhi.
“Bella che fretta c’è? Perché non domani?”
“Perché non oggi?” replicai pronta. Sentivo che c’era qualcosa che non mi diceva.
Sbuffando si alzò e in un soffio d’aria fu di nuovo accanto a me. “Ecco a te”
Mi aspettavo un paio di buste, al massimo qualche cartolina di mia madre e invece..
Invece mi ritrovai tra le
mani svariate buste gialle e spesse. La cosa che mi colpì di
più fu la carta estremamente pregiata e la calligrafia elegante.
E soprattutto il fatto che su ognuna fosse stampata la sigla
di…di un’università?
E che università!
Georgetown, Harvard, Yale, Dartmouth…
Ci doveva essere un errore.
Io molti mesi prima avevo fatto domanda soltanto per alcuni college
decisamente più piccoli. Non che pensassi realmente di andarci
ora che i bambini stavano per arrivare. Avrei rimandato di un paio
d’anni e poi…beh, avrei avuto tutta
l’eternità per frequentare il college. L’infanzia
dei miei figli era qualcosa che si sarebbe ripetuta una volta sola.
Ma questi college…io non li avevo mai neppure considerati realmente. Erano…erano troppo.
Troppo esclusivi. Troppo cari. Troppo distanti.
Ricontrollai l’indirizzo sulle buste e, malgrado tutto, il destinatario ero proprio io:
Isabella Cullen,56 Maple Street
Forks (WA)
Forse…forse
c’era un’altra Isabella Cullen negli USA e per sbaglio
avevano messo il mio indirizzo o forse…
Puntai gli occhi in quelli di Edward.
Non poteva. Non l’aveva fatto.
Vero? Vero?
“Edward” presi un
lungo respiro “ti prego dimmi che non è vero. Dimmi che
non hai fatto domanda in questi college a mio nome, ti
prego…”
“Ok..” rispose tranquillo “Non l’ho fatto.”
“Ed è la verità??”
“No”
“Edward!” sbottai
“Cioè..adesso non mi avrà presa nessuna di queste e
io mi sentirò una fallita!”
Mi sorrise baciandomi la mano
“Oh, non so. Le buste sono grosse e spesse. Di solito significa
una risposta positiva..”
Mi mancò il respiro
“Ti prego dimmi che in ognuna di questi college adesso non
c’è una biblioteca nuova intitolata ad Isabella
Cullen..”
“Non so di cosa tu stia parlando” Sembrava un angelo con lo sguardo innocente. Troppo innocente per i miei gusti.
“Non le apro” decretai alla fine “Tanto non andrò al college.”
Sbuffò rumorosamente
“Bella avevamo detto che se volevi che ti trasformassi avresti
dovuto fare delle esperienze umane e…Io voglio che tu abbia il
meglio di tutto, e non venirmi a dire che non ti interessava andare al
college perché è sempre stato uno dei tuoi
obiettivi…uno dei tuoi sogni”
“Lo era..” confermai “ma ora il mio sogno siete voi..la nostra famiglia”
“Però prometti che ci penserai almeno…”
Sospirai riappoggiando il
capo sulla sua spalla. Passai in rassegna tutte le buste soppesando le
sue parole, finchè non ne vidi una che forse…
“La Washington
State” dissi stracciando la carta “la Washington state mi
ha ammessa! Potrei frequentare qualche corso lì…non
è distante e mi continuerei ad occupare dei bambini a tempo
pieno e tu saresti felice perché io vado al college!”
“Non è proprio Harvard..” mugugnò.
“Edward, è una
buona università. Ed è il massimo che ti
concederò. Voglio fare la mamma..prima di tutto”
Sorrise a quelle parole “Una perfetta e bellissima mamma”
In quel momento un bimbo scalciò. Portai la mano di Edward a contatto con la mia pelle.
“E un bravissimo papà…” sussurrai.
Si sporse fino a posare le labbra sulle mie.
“Andrà tutto bene” soffiò sulla mia pelle “Te lo assicuro”
Annuii. Lo sapevo anche io.
Sentivo che tutto sarebbe andato al suo posto, che le fatiche o le cose
strane che avessi dovuto incontrare ancora sarebbero apparse solo
sciocchezze quando avessi tenuto in braccio i miei figli.
“So che sarà
così Edward” dissi “Lo so perché siamo
insieme. E quando siamo insieme possiamo affrontare tutto.”
Che fossero università costose, strane voglie o enormi montagne di libri da studiare.
Insieme eravamo una squadra. Una squadra invincibile.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 38 *** Graduation ***
capitolino hihi
Ciao!!
Ehm ehm ehm...giù i forconi please!! =) Lo so merito..merito
..la dannazione eterna! Su questo siamo d'accordo. Hhihihihi. Ho avuto
un pò da fare con l'uni e con una bimba di nome Joy in questi
giorni e così...sono in ritardo. Scusate. Mi prostro implorando
pietà... ma voi mi perdonate perchè mi amate tanto.
Hhihihi..vero? Ok forse dovrei aspettare a chiedervelo perchè
arrivate in fondo..ehm ehm..forse vorrete di nuovo fucilarmi..
ovviamente vi ringrazio per le numerosissime recensioni come sempre *.*
*.* me commossa, davvero. Ogni volta vi mando benedizioni a
bizzeffe per la gioia che mi date recensendo! LOL. Al prossimo rispondo
singolarmente! Allora adesso vi parlo di 1 cosa molto importante.
Sto scrivendo un'altra ff a 4
mani con una mia amica. E' sulla coppia Robsten e ne siamo davvero
davvero entusiaste. Se a qualcuna di voi piace qst splendida coppia
(*.*) vi invito a farci un salto e dare un'occhiata. Ne vale la pena ve
lo posso assicurare!!!!! Vi lascio il link, o comunque se guardate tra
le mie storie la trovate. Il titolo è "Qui dove batte il cuore". Vi ringrazio in anticipo girls.
altra cosa. La ragazza con cui
scrivo la storia ne pubblica anche un'altra sempre Robsten. Magari la
conoscete ma vi metto comunque il suo link, perchè è
fantastica e amerete il suo modo di scrivere. Trasmette le emozioni dal
cuore..e secondo me caratterizza i personaggi davvero bene. passate a
farci un salto!
"Nothing like you and I"
BELLA
Quella mattina aprii gli occhi con una strana sensazione. Era un
qualcosa allo stomaco...non sapevo neppure io come definirla. Forse era
solo perché anche oggi, come il giorno del mio
matrimonio,stavo per dire addio a qualcosa.
Il giorno del mio diploma.
Oggi era il giorno del mio diploma.
Del nostro diploma, adire la verità. Mio, di Edward e di Alice.
Ma per loro era diverso. Non era veramente la prima volta.
Per me invece era...era il
momento che aspettavo da tutta la vita. La scuola era sempre stata una
cosa importantissima per me: i libri erano...l'unico luogo in cui mi
fossi sempre sentita me stessa, a mio agio prima di incontrare Edward e
ora...
Forse era un ragionamento
stupido. In fondo in autunno avrei continuato dei corsi
all'università ma...ma era come se quel giorno rappresentasse
una nuova ennesima svolta nella mia vita.
Non che non fossi felice del
corso che aveva preso la mia esistenza: presto sarei stata una mamma e
tutto sarebbe stato nuovo e diverso. Ed ero contenta ed emozionata di
questo. Quello che invece davvero non amavo erano gli addii, le cose
che si concludevano. Non ero mai stata una grande fan del liceo e di
gran parte della popolazione studentesca ma...potevo essere felice di
aver trovato dei buoni amici, in fondo.
Mi alzai prendendo un bel
respiro e sedendomi sul davanzale della finestra. La aprii per far
entrare un pò del venticello del mattino. Per fortuna il sole
oggi non si vedeva in cielo e, a detta della mia sorellina veggente,
avrebbe continuato così per tutta la giornata. Era una vera e
propria benedizione, o avremmo dovuto trovare il modo di giustificare
l'assenza di tutti i Cullen dalla cerimonia a scuola.
Mi sventolai con la mano
cercando, inutilmente, un pò di sollievo. L'afa era ancora
opprimente e se non fosse stato per le braccia fresche di Edward non
credo che sarei stata mai capace di prendere sonno la notte.
D'un tratto sentii il cellulare vibrare e lo afferrai, prima che cadesse dal comodino.
Sorrisi vedendo il numero.
"Ciao mamma"
"Bella amore mio! Sei
emozionata? Oh sicuramente sì ma se ti conosco abbastanza non lo
darai mai a vedere. Chissà come sarai carina con quella tunica!
A proposito devi fare tantissime foto o mi sentirò ancora
più in colpa di non essere lì con te. Proprio non me la
sono sentita di lasciare solo Phil e devo essere la peggiore madre del
mondo credo e.."
"Mamma. Mamma, per favore
rilassati" Cercai di bloccare il suo flusso senza senso prima che fosse
troppo tardi. Purtroppo mia madre era dovuta rimanere a Jacksonville
insieme a Phil che si era rotto una gamba in una partita di campionato.
L'avevo convinta a restare a casa con lui a forza. Conoscendola sapevo
che avrebbe sentito terribilmente la sua mancanza e si sarebbe
preoccupata per tutto il tempo.
"Mamma. E' tutto ok.
Sarà una semplicissima cerimonia. Sul serio. E papà
farà milioni di foto. Sarà come se tu fossi quì"
Borbottò qualcosa di
indistinto mentre sentii Edward entrare in camera con un vassoio in
mano. "Mamma, ora scappo. C'è Edward con la colazione. La
cerimonia è alle dieci, non voglio fare tardi"
"Sì sì, tesoro vai" rispose "E non stancarti troppo."
La salutai rassicurandola e chiusi la conversazione.
"Ti ho portato da mangiare" sussurrò Edward avvicinandosi a me con un cornetto caldo.
Gli feci spazio tra le mie gambe attirandolo di più al mio corpo. "Non ho fame..."
"Bella.." protestò "Per i bambini..."
Provai ad assaggiarne un
morso ma non andai avanti oltre. La sensazione che avevo da quando mi
ero svegliata non accennava a sparire.
Avevo lo stomaco chiuso in una morsa.
"Sicura di sentirti bene?" domandò lui sfiorandomi il viso.
Sbuffai, improvvisamente infastidita. Proprio quella mattina non avevo voglia di sorbirmi prediche o paranoie assillanti.
"Edward..che palle!" sbottai
senza controllarmi. Vidi un lampo di sorpresa attraversargli il volto e
mi sentii in colpa. Lui voleva solo aiutarmi ed essere carino e io...
"Scusa scusa amore" balbettai "Io..io non volevo..tu sei perfetto e io..io"
Mi prese il volto tra le mani
e mi impedì di proseguire. "Bella non devi mai chiedermi scusa
per qualcosa. Mai. Non me la sono mica presa. Io voglio solo che tu sia
serena e felice. Mi importa solo di questo, amore mio"
Annuii, ipnotizzata dai suoi
occhi fissi nei miei e dalle sue labbra che sia avvicinavano con una
lentezza estenuante alle mie. Quando finalmente si posarono gelate
sulla mia pelle mi sentii ribollire il sangue in ogni parte del corpo.
Avevo una voglia spasmodica di lui. Di sentire la sua pelle contro la mia.
Erano almeno due
settimane che non facevamo l'amore; un pò il pancione, un
pò la stanchezza e lo stress per gli esami, un pò Edward
che sosteneva che non dovessimo esagerare ora che il parto era vicino.
Approfondii languida il bacio giocando con la sua lingua, mentre le mie dita si impossessavano dei suoi capelli.
Mi strusciai leggermente su
di lui allentandogli il nodo della cravatta. Aveva fatto male a
vestirsi già quella mattina..molto presto non avrebbe avuto
più nulla addosso. Eccetto me, ovvio.
All'improvviso, però, sentii il vuoto tra me e lui e mi resi conto che si era staccato, il respiro affannato.
"Bella" sospirò "Non..non fare così..non adesso"
Sentii qualcosa incrinarsi dentro di me. Mi stava rifiutando. Mi stava dicendo no. Di nuovo.
Mi scostai da lui e mi diressi verso il bagno. Avevo bisogno di una doccia e di stargli lontana per qualche minuto.
Ovviamente non me lo permise. La sua mano fu sul mio braccio in meno di mezzo secondo.
"Bella...sai che vorrei.."
"Sì sì, come
no" tagliai corto levandomi velocemente il pigiama e gettandolo a terra
"Vado a fare la doccia e sono pronta."
Mi infilai sotto il getto di
acqua potente, massaggiandomi il ventre nel tentativo di calmare i
piccoli, anche loro piuttosto nervosi oggi. Cercai di non pensare a
quello che era appena successo.
Ma non vi riuscii quando, indossando l'intimo, mi ritrovai a fissarmi nell'enorme specchio.
Certo il pancione era davvero enorme ma...per il resto non ero cambiata molto.
Forse mi si erano ingrossati un pò i fianchi e il seno.
Sì, il seno decisamente sì. Ero passata da una seconda a praticamente una quarta, ma non pensavo fosse un male.
Però...forse...forse a mio marito così non piacevo.
Sentii le lacrime pungermi gli angoli degli occhi.
Forse era per questo che mi respingeva...
Mi sentii umiliata come mai
prima. Sapevo di non essere mai stata bellissima ma avevo sempre
creduto di piacere a Edward così com'ero. Invece probabilmente
ora non era così e non aveva il coraggio di dirmelo.
Uscii dal bagno prendendo
molto coraggio e maledicendomi per non aver portato i vestiti
dentro con me. Adesso mi toccava stare davanti a lui mezza nuda
e...grassa.
Una grassona che non piaceva a suo marito. Ecco cos'ero.
Mi ritrovai a camminare
spedita verso la cabina armadio con gli occhi bassi. Ovviamente aveva
capito le mie intenzioni e se ne stava appoggiato allo stipite,
impedendomi di entrare.
"Bella ti prego. Che succede oggi?" domandò accarezzandomi i capelli.
Mi ritrassi e, improvvisamente imbarazzata davanti a lui, mi coprii il petto con le braccia.
"Ti vergogni di me?" mi fissò sconvolto "Perchè?"
Mi torturai il labbro con i
denti nel tentativo di non scoppiare a piangere. "Non..non ti piaccio?
Non ..non..non mi trovi attraente..o..non…"
Benissimo, tentativo fallito.
Sentii le lacrime calde scorrere giù dalle guance senza poterle fermare.
Edward mi attirò a
sè e portò il suo viso a diretto contatto col mio, tanto
che i nostri nasi si sfioravano.
"Bella ..guardami" chiese mentre con i pollici allontanava le gocce dal mio viso.
Aprii gli occhi e mi ritrovai persa nell'oro liquido dei suoi.
"Tu sei bellissima. Sempre. E
da quando porti dentro di te i nostri bimbi lo sei ancora di
più. E' come se risplendessi...costantemente."
"Davvero? Non pensi che sia grassa?" mugugnai
Borbottò qualcosa di
indistinto anche se riuscii a carpire la parola assurda prima di posare
le sue labbra sulle mie in un bacio decisamente poco casto. Le nostre
lingue si incontrarono nuovamente e come ogni volta il suo sapore
mi diede al cervello finche non fui costretta a staccarmi un poco per
respirare.
"Credimi è solo per i
bimbi che non ti faccio mia contro questa porta adesso" sussurrò
roco facendomi rabbrividire.
"Scusa...scusami tanto. Oggi, non so che mi prende" biascicai.
"Ti ho detto di non chiedermi mai scusa. Mai. I tuoi problemi sono anche miei..lo sai."
Gli baciai la mano con cui mi aveva carezzata la guancia e il mio sguardo si posò sul suo orologio.
"Merda Edward!" urlai
fiondandomi sull'abito rosa pallido che Alice aveva scelto il giorno
prima "Sono le nove! E devo ancora vestirmi. E la cerimonia inizia alle
dieci!!"
Mi infilai il vestito dai
piedi, saltellando per sistemarlo, cosa che quasi mi provocò un
volo dritta sul pavimento se le braccia di mio marito non mi avessero
afferrata in tempo.
"Bella rilassati." disse sorridendo “Abbiamo tutto il tempo del mondo.”
Non sapevo come faceva a
restare così tranquillo. Io ero un fascio di nervi. Forse
perchè continuavo a sentire qualcosa di strano allo stomaco, la
sensazione che sarebbe successo qualcosa a breve...
Edward mi abbracciò da
dietro mentre mi sistemavo i capelli davanti allo specchio. Vidi la sua
espressione accigliata riflessa nel vetro.
"Che c'è?" domandai
"Il vestito." rispose fissandomi serio.
"No!!!" mi sentii
sbiancare disperata "Ti prego non dirmi che l'ho sporcato. Alice mi
uccide e non ne ho un altro pronto ora! C'è una macchia?"
"No Bella. Intendevo la scollatura. Non ti faccio uscire vestita così."
Lo fissai confusa. Che
diavolo aveva la scollatura? Cioè, era effettivamente un
po’.. scollato, ma era uno tra i più comodi che mi aveva
proposto Alice e potevo abbinarlo con un paio di sandali bassi e non
con i trampolini che mi aveva consigliato lei.
"Hai idea dei pensieri di
Mike Newton?" domandò. "L'altro giorno quando ti sei rovesciata
l'acqua sulla camicetta aveva certe fantasie che..beh gliela avrei
staccata a morsi la testa"
"Edward" risposi trattenendo
a stento le risa "Avrò la toga sopra. Non si vedrà niente
comunque. Anche se prima pensavo proprio a quanto mi mancherà
Mike quando andrà in Florida per il college. Mike..o Mike!"
sospirai teatralmente.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo e ringhiare piano.
"Tu sei solo mia...solo
mia..." Le sue labbra mordicchiarono il lobo del mio orecchio e
poi scesero lentamente fin sul collo, iniziando a succhiare piano e ad
assaporare la mia pelle.
Chiusi gli occhi abbandonandomi al suo tocco.
"Mmmm…sono morta e questo è il paradiso?" domandai dopo alcuni minuti di quella dolce tortura.
"No" rispose facendomi sentire il suo fiato fresco sul collo "ma ti posso dire con sicurezza che sono le 9 e 20"
Le sue parole mi traversarono
il cervello in un istante. Schizzai nell'armadio e mi infilai la toga
prendendo la borsetta. Quando tornai in camera anche lui era pronto.
Lo fissai sconsolata. Non
c'era neppure bisogno di dire che lui sembrava un angelo illuminato dal
sole e io...beh, più che altro una papera che aveva mangiato
troppo.
"Sei.." iniziò ma lo zittii con una mano.
"Ti prego, se ci tieni alla mia salute mentale non dire che sono bellissima"
Sbuffò sogghignando mentre lo trascinavo, o meglio, mentre si faceva trascinare fuori di casa.
E devo dire che la guida super veloce di Edward fu davvero utile. Alle 9 e 30 eravamo nel parcheggio.
Intravidi subito i Cullen
vestiti di tutto punto venirci incontro. Erano bellissimi. Ancora
più belli del solito. Anche Alice, malgrado indossasse la nostra
orribile toga gialla, era…perfetta.
L’unica papera ero io..bene.
“Alla buon ora!”
strillò Alice “Bella, metti questo fermaglio nei capelli o
morirai di caldo. Sono lunghissimi, dovresti tagliarli un
po’”
Mi agguantò e li sollevò prima che potessi capire che si era davvero mossa.
“Ops…forse è meglio sciolti” disse scoppiando a ridere “Edward potevi essere meno focoso!”
Tutti quanti ridacchiarono guardandomi il collo, persino Carlisle.
E allora capii.
Il punto dove Edward mi aveva baciato davanti allo specchio…
Sentii la faccia andarmi a fuoco come se stessi bruciando.
“Oh, smettetela”
Esme interruppe qualsiasi commento inopportuno avvicinandosi e
sistemandomi il cappello “sei splendida tesoro. E appena
arriviamo a casa lo attacchiamo insieme a tutti gli altri per la
collezione.”
“Davvero?” chiesi
emozionata senza pensarci. Quella era una loro tradizione da decenni ed
esserne partecipe mi faceva sentire così…così in
famiglia “Grazie Esme. Grazie tante.”
Mentre camminavamo nel
parcheggio vidi tutti i miei compagni. Angela, Ben, Mike, Jessica..beh,
non li avevo di certo amati tutti ma ora…non so mi sentivo
emozionata in un certo senso.
“Bella!” Mi voltai quando sentii una voce chiamarmi.
“Papà!” Lo
abbraccia forte. Mi era mancato tantissimo in quelle ultime settimane.
Era proprio vero: non ci accorgiamo di ciò che abbiamo
finchè non lo perdiamo.
“Sei splendida Bells”
“Ah…figurati” borbottai in imbarazzo.
“Hai visto chi è venuto?” domandò indicando alle sue spalle.
“Jake!!!”
strillai avvicinandomi. Era enorme, esattamente come l’ultima
volta che l’avevo visto. Se ne stava in piedi vicino alla
carrozzella di suo padre e mi sorrideva.
Lanciai una rapida occhiata a Edward e lo vidi fissare truce il mio amico.
“Ehi” disse Jacob “Bells sei..una balenottera ormai!”
“Hahahaah” protestai “Sempre gentile. Anche tu mi sei mancato eh!”
“Scusa, lo sai che è così”
“Sì” annuii “Mi sei mancato anche tu. Le nostre chiacchierate…davvero.”
“E i nostri spericolati giri in moto, non dimenticarlo.” Continuò.
Non potei trattenere un risolino. Sembrava una vita fa.
In quel momento Edward mi strinse la mano e disse “Bella dobbiamo prendere posto.”
Notai che non smettevano di guardarsi. Sembrava stessero facendo una gara a chi cedeva prima.
“Ok..ok..andiamo”
presi Edward e lo portai lontano dal mio amico, prima che accadesse
qualcosa di male. Ricordavo perfettamente lo scontro che c’era
stato a casa Cullen e non volevo di certo che si ripetesse.
“Voleva solo salutarmi” sussurrai mentre mi aiutava a sedermi in fila.
“Non mi piacciono i suoi pensieri”
“E allora non li ascoltare, per favore.”
Annuì, prendendomi la mano e baciandone il dorso.
Rimanemmo così, con la
mano intrecciata mentre il preside Turner e Eric facevano i loro
discorsi un po’ retorici sul futuro che ci si apriva davanti e
sulle nostre possibilità di successo.
Io ero tranquilla. Avevo
già la più grande felicità che potessi desiderare.
Anzi…addirittura c’era una doppia dose in arrivo.
Mi carezzai la pancia.
Andava tutto bene.
Anche se…quella strana sensazione non si decideva a sparire. E non sapevo perché.
EDWARD POV
Bella si alzò
prendendo un lungo respiro e io la aiutai ad uscire dalla fila in cui
eravamo seduti. Non mi sentivo affatto tranquillo a lasciarla andare da
sola.
Vedevo che il pancione la
sbilanciava in avanti ma, sapevo anche che non mi avrebbe mai permesso
di scortarla fin sul palco al sicuro tra le mie braccia.
Voleva farcela da sola.
“Stai attenta”
Mi sorrise alzando gli occhi al cielo”Sei paranoico. Non penso che partorirò sul palco”
Era costretta a stare dietro
di me mentre ci avviavamo a ritirare il diploma, ma, almeno, era vicina
ora che anche lei faceva Cullen di cognome.
Cercai di non
immaginare le tragedie che sarebbero potute capitare se fosse
stata lontana da me…in fondo alla fila. Avrebbe potuto perdere
l’equilibrio, inciampare nella toga, scivolare sul gradino…
“Edward” sentii Alice chiamarmi mentalmente “Scusa. Non riesco a vedere nulla con loro…”
Mi girai e fissai Jacob, seduto nelle ultime file.
Non si accorse neppure del mio sguardo: contemplava Bella in un modo che non mi piacque affatto.
Come se fosse il suo sole.
Come se fosse sua moglie.
Come se fosse sua..
Strinsi i pugni e mi
costrinsi a non leggere i suoi pensieri. Era già
abbastanza difficile trattenere l’istinto di spaccargli di nuovo
la mascella…
Tornai a concentrarmi su
Bella. Era arrivata sana e salva a destinazione. Ormai era quasi il
nostro turno. Il preside Turner aveva già iniziato a chiamare la
lettera “C”.
Quando venne fatto il suo
nome, Alice si alzò e volteggiò sul palco con leggiadria,
a piccoli passetti, come una ballerina.
Ammiccò sorridente ai nostri genitori, abbagliando tutta la platea…
Sorrisi. Non poteva evitare di mettersi in mostra a un evento mondano.
Quando fu il mio turno me la
sbrigai piuttosto velocemente. Volevo fare presto e arrivare
dall’altra parte del palco così da poter accogliere la mia
piccolina al sicuro contro il mio petto, una volta che avesse finito.
Il preside rabbrividì al contatto gelato della mia mano, ma ignorai la sua mente.
Ridiscesi dall’altra
parte e osservai mia moglie avanzare per ritirare il suo diploma. Era
un traguardo importante per lei. Doveva godersi la giornata ed essere
felice.
Sperai che apprezzasse anche la piccola festicciola che la spettava a casa. Dopotutto fermare Alice era impossibile.
La osservai attentamente mentre avanzava: era splendida. E la toga gialla che indossava la faceva assomigliare ad un sole.
Il mio sole.
La luce che avrebbe riscaldato la mia eternità.
Si muoveva lentamente, a passi misurati.
Strinse la mano del preside Turner leggermente rossa in viso e , con l’altra, ritirò la sua pergamena.
In quell’istante qualcosa cambiò.
L’espressione sul suo viso cambiò.
Impallidì di colpo, il respiro le si fermò in gola, gli occhi sgranati.
Non capivo cosa stesse accadendo. Ero paralizzato.
Sentii Alice irrigidirsi al mio fianco.
Bella, allora, alzò lo
sguardo, cercando il mio, mentre il preside e i ragazzi attorno a lei
la fissavano confusi, inconsapevoli.
La musica che aveva
accompagnato la cerimonia si fermò. Tutta la platea la fissava,
senza capire il motivo dell’interruzione.
Mi riscossi immediatamente e
cercai di avvicinarmi a lei cercando di scansare tutti quanti,
costretto a muovermi ad una odiosissima velocità umana.
Quando la raggiunsi le sfiorai delicatamente il braccio. Avevo paura di toccarla,di farle male
“Isabella…si sente bene?” domandò il preside confuso.
Bella strinse la manica della
mia toga con forza e mi fissò sconvolta. Le labbra tremanti, le
guance di nuovo color porpora.
“Bella…”
“Edward “ mi interruppe lei “E’ ora. Mi…mi…mi si sono rotte le acque…”
Ehm ehm ehm...niente forconi ricordate il bene che mi volete. Okokkokok ...inizio a correre!!!!!!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 39 *** Birth ***
sadic
Ciao!!!!
Ehm....mi volete bene!!! Ricordatevelo! Lo so sembra che io stia
mettendo le mani avanti, perchè in effetti è così.
Mi sa che vi aspettavate tutt'altro da questo capitolo e invece...beh,
vi dico solo che se avrete un trauma psicologico non rispondo di
richieste di risarcimento. La mia lettrice number one di fiducia che
l'ha letto oggi ha dato inizio alla caccia alla mia testa. Non credo
che rimarrà a lungo attaccata al collo. -.- -.-
Cooooooooomunque......abbiate fede in me, nella bontà del mio
cuore in...boh, abbiate fede e basta, che secondo me ne avrete bisogno.
dopo questa premessa in cui starete friggendo nelle vostre sedioline vi
lascio ringraziandovi per le 21 recensioni... e per il sempre crescente
numero di preferiti e co. E mi raccomando ricordate che le minacce di
morte sono considerate come stalking....quindi...=))
Vi bacio tutte e scappo a nascondermi!!! LOL
ledyang: ehm..nello scorso mi hai
lodata troppo..mi sa. Beh mi dispiace ma ti tocca patire un pò
di sofferenza con questo capitolo!! Beh, però ti sei vendicata,
oggi mi hai demolita xd.ahahahahahah. sì ricordo il titolo del
file che ti mandai "regalo di Natale anticipato" ahahahah era
agosto..mamma mia qnt tempo..lol teso grazie dei complimenti.
garakame :oddio, sto gia correndo, meglio non farmi beccare
ahah, scherzi a parte alla fine hai avuto il tuo capitolo, bella
che partorisce, ma poi che scrittrice sarei senza un po di suspence??
ok corro piu veloce, alla prossima.
Lorena1992:grazie a te
che mi segui, per una scrittrice è gratificante leggere i i
vostri commenti, è una spinta in piu che mi da la forza per
scrivere, grazie ancora.
Nessie93 : veramente !!bella dovrebbe diventare una veggente ahah grazie ancora.
Elfa sognatrice : oh beh
io adoro i colpi di scena, quindi mi sembrava molto divertente la
rottura delle acque sul palco, ricordiamo che è bella, colei che
attira disgrazie aahah.. vabbe alla fine andra tutto per il meglio
ehm..., grazie ancora per il sostegno.
KatyCullen:infatti il
momento è arrivato, dopo tante avventure nasceranno questi
bimbi...più o meno..., sono contenta che leggerai anche le altre
ff.. grazie ancora..
Roxisnotdied: ross cess ti faccio morire bella... ok scherzo, non voglio farti venire un infarto ahah..
beh dai ci saranno tanti bei capitoli futuri con i gemelli e edward papà..forse
grazie tesoro per il commento!!!
chi61 :mi fai emozionare con il tuo commento, grazie..
mi raccomando continua a leggere anche l'altra.. grazie ancora.
RenEsmee_Carlie_Cullen: ops mi dispiace per me jacob è siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii... non morire ahahah, naturalmente scherzo, almeno credo ahah..
beh dai sti bimbi nasceranno finalmente dirai ah. Dirai...e invece...
Spider Monkey :capitolo
arrivato finalmente, spero che ti piaccia, è stato un po
difficile scriverlo.. ma alla fine sti bimbi sono venuti alla luce ehm
più o meno.., grazie a te che segui la mia storia.
erika1975 :hai detto una cosa giusta, quando odio jacob?? non sai quanto lo detesti io, è cosi irrilevante ah..
tralasciando il fattore jacob, si bella è sfortunata, ma che
vogliamo farci, è la sfortuna di bella che ha portato al
fantastico mondo dei cullen, quindi del nostro adorato edward, dopo
questa breve parentisi di lode a edward.. ritornando alla storia volevo
ringraziarti per il tuo sostegno, alla prossima.
annalie : wow hai mischiato spagnolo e italiano .. complimenti ahah..
grazie a te che mi segui, grazie che odi jacob, vale lo stesso
per me, e fidati di me tutto andra per il meglio, almeno credo ahah,
alla prossima.
Saretta__Trilly__:vuoi
piangere?? quindi dovrei scrivere qualcosa di sadico ahah, non
preoccuparti non lo faro(bugia bugia bugia), anche perche non voglio
essere fatta a pezzi con il tuo coltello ahah.. grazie come sempre.
scusa per la sadicità...ma metti via il coltello...pleaseee!!!
Vampiretta333: sono cosi prevedibile ?? ahah
eccoti i gemelli tesoro, alla prossima
ila74cullen: oh non preoccuparti, fidati ahah..
alla fine i gemelli sono arrivati, contenta?? credo di si...arrivati...uno sì..l'altro...mah chissà...
dindy80: fudat du me, io non deludo mai, tutto andra per il meglio ahah..
loulou72 :grazie mille..
beh l'uomo perfetto è edward peccato che lui non esisti, che vogliamo farci mondo infame !! depress!!
ancora grazie per i tuoi complimenti, alla prossima.
keska: alla fine carlisle è qui ahah...contenta??
grazie tesoro, grazie mille, mi raccomando fatti forza, sei una grande..
Noemix: grazie a te che leggi e recensisci questa storia..
alla fine il capitolo è arrivato, contenta?? ahah
Ed4e: grazie a te, eccoti il capitolo, alla prossima.
ila_cullen :oh devo preoccuparmi, vuoi uccidermi, ma poi come faresti senza di me?? ahah meglio tenermi ancora viva ahah...
eccoti il capitolo alla prossima..
BELLA
“Edward” lo interruppi “Mi si sono appena rotte le acque…”
Mi fissò di rimando sconvolto.
Gli occhi ambrati sgranati persi nel vuoto.
“Edward…” lo chiamai
“Edward…”riprovai flebile.
Sembrò riscuotersi
“Sì…Carlisle. Adesso…Carlisle…” sussurrò sorreggendomi gentilmente un fianco.
Non feci in tempo a voltarmi
che mi accorsi che il posto dall’altro lato era già stato
occupato da Carlisle ed Esme.
“Andrà tutto
bene vedrai tesoro. Tutto bene. Ora ti portiamo a casa. Riesci a
camminare?” chiese il dottore accarezzandomi il viso.
Azzardai un passo e, dopo aver visto che riuscivo a non crollare, annuii col capo.
Iniziammo a muoverci tra la gente che ci fissava a bocca aperta.
Per quanto mi riguardava potevano essere spuntate due teste in più a tutti quanti ed io non mi sarei accorta di nessuno.
Stavo per partorire.
Io…entro poche ore sarei stata madre.
Anzi doppia madre.
Presi un bel respiro lungo e accelerai il passo. Volevo solo arrivare al parcheggio, salire in macchina e arrivare a casa.
Volevo andare in un posto tranquillo, sdraiarmi e riuscire a pensare per un attimo, a riflettere, metabolizzare…
“Bells…Bells tesoro mio. Come stai?”
Mi fermai sentendo la voce
che mi parlava. “Oh papà…”cercai di
rassicurarlo, non volevo si preoccupasse per me “E’
ora…ma andrà bene. Per ora sto bene”
“Lo so” rispose sorridendomi “Io aspetto a casa se non ti dispiace…”
“No…no. Ti
telefonerà Esme e ti terrà aggiornato. “ Non
sapevamo nulla della natura esatta dei bimbi, quindi non potevamo
rischiare comunque di far restare Charlie.
“Grazie Bells”
sembrò sollevato “Sai anche quando sei nata
tu…Insomma io il sangue, il dolore, le urla…proprio non
le sopporto. Mi terrò in contatto con Esme comunque, non ti
preoccupare.”
Mi diede un bacio e si avviò verso l’auto della polizia.
Notai che avevamo ricominciato a muoverci.
Sentii Alice parlare, Rosalie ridacchiare…
Ma io pensavo alle ultime parole di papà …io il sangue, il dolore, le urla, proprio non le sopporto…
Ingoiai cercando un po’ di sollievo.
Neppure io. Neppure io li sopportavo.
Specialmente se erano il mio sangue…
Specialmente se erano le mie urla…
Specialmente se era il mio dolore…
Avevo sempre creduto di
essere calma riguardo al parto. Carlisle aveva la mia piena fiducia, e
questo era scontato ma...ero in me stessa a non provare fiducia.
Sarei stata in grado di
farlo? Sarei stata in grado di metterli al mondo? Loro erano i miei
bimbi un pò speciali e io...io ero solo un'umana.
Però ero la loro madre e...e avrei fatto di tutto per aiutarli a nascere. Di tutto.
Solo, speravo che bastasse.
"Bella amore.." sentii la
voce dolce di Edward chiamarmi e ridestarmi dai miei sogni...o meglio,
incubi. Dovevo essere un mostro: mi sentivo sudata e la testa mi girava
anche se ero seduta dentro alla macchina.
Voltai il capo fuori dal
finestrino e vidi con stupore casa Cullen. Ma come...come avevamo fatto
ad essere già lì? Possibile che avessimo fatto tutta
quella strada e io neppure me ne fossi resa conto?
In meno di mezzo secondo
Edward aprì la portiera al mio fianco e mi aiutò
gentilmente a scendere. Lanciai un'occhiata veloce in giro e notai
già le macchine degli altri parcheggiate di fronte alla villa:
dovevano aver guidato velocissimi per arrivare addirittura prima di noi.
Edward cercò di
prendermi in braccio ma io lo fermai. "No..no.." balbettai "Ho..ho
bisogno..di camminare un …pò"
"Bella, sicura?" mi domandò preoccupato, accarezzandomi il volto pallido.
"Sì…sssì"
risposi. Annuì alla mia richiesta ma continuò comunque a
sostenermi un fianco mentre salivamo le scale del portico ed entravamo
in casa.
Tutti erano riuniti in salone.
Ognuno di loro si comportava
in modo totalmente diverso. Esme e Rosalie sussurravano emozionate,
Jasper ed Emmet ridacchiavano ma si capiva che erano quasi più
agitati di Edward, Alice...Alice saltellava senza riuscire a contenere
l'eccitazione che la pervadeva.
Erano tutti lì...tutti lì per me.
La mia famiglia.
Sentii le lacrime pungermi gli occhi mentre mio marito e suo padre mi aiutavano a stendermi sul divano del salone.
"Bella, riprendi fiato qui e rilassati un attimo, poi andremo di sopra." disse Carlisle "Come ti senti?"
"Bene..ho male quì"
indicai la zona dei reni con la mano "Ma non è terribile, come
quando hai il ciclo all'incirca"
Carlisle annuì,
levandosi la giacca elegante che ancora indossava. "Bella vado a vedere
che sopra sia tutto a posto. Tu cerca di respirare, ok?"
Annuii e vidi Esme, Rosalie ed Aliceseguirlo. Fissai Edward confusa.
"Sono andate a mettersi qualcosa di più comodo" mi spiegò massaggiandomi la mano.
Emmet e Jasper invece mi si avvicinarono sorridendo.
"Ehi sorellina...vedi di
scodellarmi i giocatori di baseball che mi hai promesso, chiaro? Quando
torniamo li pretendo.." disse l'orso.
Abbozzai un mezzo sorriso. Mi
ero quasi scordata che loro due non ci sarebbero stati. Avevamo pensato
che...vista la presenza massiccia di sangue sarebbe stato più
prudente per Jasper non restare nei paraggi e Emmet si era offerto di
andare con lui.
"Mi dispiace mandarvi via di casa.." sussurrai.
"Non dire assurdità Bella" mi interruppe Jasper "Per i nostri nipotini questo ed altro..."
Mi limitai a sorridere,
incoraggiata dalle loro parole. Li osservai mentre uscivano di casa
verso l'auto, pronosticando una divertente caccia al grizzly. I miei
bambini avrebbero avuto una famiglia magnifica. Erano molto, molto
fortunati.
"Bella, andiamo di sopra. E'
tutto pronto." Le labbra di Edward si posarono sulla mia fronte mentre
mi sollevava stringendomi tra le braccia, volando su per le scale.
Entrammo in quella che era
stata la stanza di Edward fino a pochi mesi fa. Era tutto diverso ora,
a parte il letto che tante volte avevamo condiviso. Mancavano le sue
cose:i suoi libri, i suoi cd, i suoi vestiti. Certo, ora erano a casa.
E presto ci saremmo tornati anche noi. Solo che non saremmo più stati solo in due ma...in quattro.
Cercai di trovare un pò di conforto grazie a quel pensiero. E in parte ci riuscii.
In parte..
C'era qualcosa..qualcosa
dentro di me che mi impediva di smettere di avere paura. Non sapevo
neppure io che cos'era. Sapevo che la sensazione di
ineluttabilità che avevo percepito sin dalla mattina non era
andata via. Anzi, si era rafforzata. Quando mi ero ritrovata sul palco
con le acque rotte avevo pensato che fosse quello. Che in qualche modo
la mia mente avesse cercato di prepararmi a quello che il mio corpo
stava per sperimentare ma...
Ma più i minuti
passavano, più qualcosa mi diceva che c'era dell'altro. Che
stava per accadere qualcosa a cui non ero pronta. A cui nessuno di noi
era pronto.
Cercai di ricacciare dentro
di me quei brutti pensieri e mi concentrai sul presente. Per ora stava
andando tutto bene e, in caso di necessità, tutto era pronto
nella stanza accanto...
Presi un profondo respiro mentre le mie labbra si piegavano in una smorfia. Il dolore stava piano piano aumentando.
"Bella, tesoro" Edward mi
posò delicatamente sul pavimento, abbassando la zip del vestito
"Adesso ti aiuto ad infilare la camicia" Non era ancora entrato nessuno
nella stanza, neppure Carlisle. Probabilmente volevano lasciarci un
pò di privacy, qualche minuto da soli.
Lasciai cadere l'abito a terra e le braccia di Edward mi circondarono, protettive.
Si chinò per potermi baciare il pancione. Poi risalì posando le sue labbra fresche sulle mie.
"Ti fa male amore mio?"
"Insomma" mugugnai lasciandomi cullare dal suo respiro.
Sospirò "Vorrei poter dividere con te il dolore. Vorrei che fosse possibile..."
"Lo so" cercai di
tranquillizzarlo "Ma non stare in pena. Vedrai che andrà tutto
bene" Lo dissi per convincere lui…o forse anche me stessa. Non
lo sapevo neppure io.
Indossai la camicia da notte
larga e comoda che avevo comprato con Alice, sfilando l'intimo. Iniziai
a passeggiare su e giù per la camera, sorretta attentamente
dalle braccia di mio marito che temeva che io cadessi. Stare ferma per
ora era impensabile. Mi sarei concentrata solamente sulle fitte che,
mana mano che il tempo passava, diventavano inesorabilmente più
intense e sull'ansia che non mi abbandonava.
Dopo quelle che a me parvero
ore Carlisle entrò in camera, sorridendo tranquillo. Ora avrebbe
dovuto visitarmi, lo sapevo.
Avevamo parlato in modo
specifico di tutte le fasi del parto e, a dirla tutta, mi aveva
già fatto visite complete durante la gravidanza. Le volte
precedenti ero stata piuttosto in imbarazzo ma...in quel momento
francamente il fatto di stare nuda davanti a mio suocero era il mio
ultimo pensiero.
Tenni gli occhi chiusi prendendo dei profondi respiri con Edward che mi frizionava le spalle.
"Sei di 4 cm. La dilatazione procede normalmente e le contrazioni mi sembrano stabili a.."
Non riuscii a trattenere un gemito quando una fitta mi sconvolse il ventre per svariati secondi.
"..sette minuti l'una dall'altra" finì.
Mi riaccasciai contro il muro
di cuscini dietro la mia schiena, respirando a fondo. Per altri sette
minuti avevo un pò di pace.
Sentii la porta richiudersi e
quando riaprii gli occhi c'era solo il viso di Edward accanto al mio.
Mi baciava la guancia e la fronte accaldata, dandomi un pò di
sollievo. Notai che aveva ancora lo stesso abito del diploma.
"Edward…perchè non vai a mettere qualcosa di più comodo.."biascicai.
Scosse il capo "Non esiste che io ti lasci sola. Non vi lascio..."
"Edward" cercai di
convincerlo "Potresti andare un attimo a casa nostra, cambiarti veloce
e magari passare a rassicurare mio padre che va tutto bene. Lo conosco,
starà dando di matto."
In realtà separarmi da
lui era l'ultima cosa che volevo. Avrei dato un braccio pur di non
essere costretta a farlo ma... Ma avevo bisogno di fare una cosa. E
Edward non doveva saperlo.
"Per favore” lo implorai "Mi farebbe sentire meglio. Per favore."
Si rabbuiò un istante
ma poi annuì, cercando di sorridere "Se è quello che
vuoi...Farò prestissimo, dieci minuti al massimo."
"Grazie.." risposi baciandolo e osservandolo dirigersi alla porta.
"Ti chiamo Alice.." disse uscendo.
Aspettai qualche secondo col
cuore in gola e mentre avvertivo il rumore della volvo che partiva la
porta si aprì, rivelando una Alice contenta ed entusiasta come
l'avevo lasciata.
"Ciao sorellina" esclamò entrando. Indossava una tuta di ciniglia e reggeva una pila di asciugamani immacolati.
Le sorrisi debolmente e battei la mano al mio fianco, facendole segno di accomodarsi.
Lei mi guardò un pò accigliata e si sedette al mio fianco.
"Che succede?"
"Io" non sapevo neppure bene
come spiegarmi..come fare a chiederle quello che volevo "Tu..tu riesci
a vedere qualcosa? Intendo sui bambini o...o su di me..."
Scosse il capo dispiaciuta
"Sai che non riesco ad avere visioni su di loro. E anche le tue da
quando sei incinta...sono più vaghe, meno frequenti. Ma questo
non significa nulla..."
Annuii mesta "Sì, sì ..lo so"
Cercai di scacciare le lacrime agli angoli degli occhi e sbuffai rumorosamente.
"Bella che c’è? Dimmi la verità.."
"Non..non lo so nemmeno io,
Alice. So solo che sento che..che ...non so..ho paura. Ho..ho paura che
capiti qualcosa di male ai bambini..."
Mi bloccai, portando improvvisamente le mani al ventre e gemendo debolmente.
Sentii delle dita fredde tastarmi la fronte mentre la contrazione faceva il suo corso.
Quando ritornai in me mi resi conto che quelle erano le mani di Carlisle. Mi guardava serio.
"Bella. Ho bisogno che tu ti rilassi. Se sei così nervosa sentirai tutto più forte"
Si sedette al fianco di Alice e prese le mie mani fra le sue.
"Se hai un problema..o qualche paura vorrei che me ne parlassi."
Fissai i miei occhi in quelli
di quell'uomo che era francamente come un padre per me e decisi di
aprirgli completamente il mio cuore.
"Ho...ho paura. Per i bambini. Da stamattina ho una sensazione strana e...so che può sembrare stupido ma..."
"Non è stupido" mi
tranquillizzò con un sorriso "Credimi, tante donne sono
spaventate come te in un momento simile. E' assolutamente normale"
Probabilmente aveva ragione,
probabilmente erano solo gli ormoni impazziti che parlavano per me
però...avevo bisogno che mi tranquillizzasse su una cosa. E solo
lui poteva farlo.
"Ho...ho bisogno che tu mi faccia una promessa" sussurrai
"Tutto quello che vuoi."
"Devi..devi giurarmi che
qualunque cosa accada..farai di tutto per i miei bambini. Per far
sì che stiano bene. Che siano sani."
Sorrise, guardandomi di rimando tranquillo. "Bella non hai nemmeno bisogno di dire una cosa del genere."
Scossi il capo "Non hai..non
hai capito cosa intendevo. Voglio dire...se qualcosa ..se qualcosa
dovesse andare storto, se mai...se mai dovessi scegliere tra loro
e..me...tu mi devi giurare che..."
Le parole mi morirono in gola
mentre il suo sorriso si spegneva lentamente. "Bella, non
accadrà nulla a nessuno dei tre..."
"Giuramelo" implorai "So che
Edward non capirebbe le mie parole ma…tu, Carlisle io mi fido di
te e ho bisogno di sentirtelo dire. Devi giurarmi che la loro vita
verrà prima della mia se..Per favore.."
"Bella.." cercò di bloccare le mie parole.
"No" Avevo bisogno di
sentirmelo dire. Avevo bisogno che promettesse per potere essere
tranquilla. L'unico modo per scacciare via la paura era essere certa
che i miei figli non avrebbero corso rischi. Perchè avrei potuto
perdere tutto...tutto. Anche la mia stessa vita. Ma perdere uno di loro
no…non era una possibilità contemplata.
"Carlisle…giuramelo"
"Io..non.."
"Giuramelo" sibilai fra le lacrime.
Sbattè un paio di volte le palpebre preoccupato, poi si concentrò nelle nostre mani intrecciate.
"Te…te lo prometto"
disse alla fine "Non ti accadrà nulla di male ma...se serve a
farti stare più tranquilla...te lo prometto. E non ne
parlerò ad Edward se è quello che vuoi."
Sospirai sollevata e mi concentrai su Alice "Ti prego...non ne parlare con lui.."
Scosse il capo fissandomi
sconvolta. Probabilmente, se avesse potuto, avrebbe pianto.
"No..ma..Bella sono assurdità quelle che dici. Domani quando
avrai i bambini tra le braccia rideremo sopra a queste tue parole.."
"Sì" sussurrai solamente "Sì..probabilmente..."
Proprio in quell'istante
sentii nuovamente il rumore della macchina all'esterno e dopo alcuni
istanti Edward entrò in camera sorridendo. Indossava un paio di
semplici jeans ed una maglietta.
Sorrideva ma pareva teso.
"Amore..tutto bene?" si avvicinò di corsa e io mi aggrappai a lui mentre un nuovo spasmo mi faceva contorcere.
Annuii solamente. Sì,
ora andava meglio. Ero sicura che qualunque cosa fosse successa..loro
sarebbero stati bene. Ora potevo affrontare tutto più
serenamente.
Edward non mi lasciò
mai. Mentre il tempo passava e le contrazioni diventavano sempre
più lunghe, dolorose e ravvicinate lui era lì. A bagnarmi
le labbra quando ero troppo stanca anche solo per bere, a sorreggermi
quando tentavo di camminare per lenire il dolore, ad asciugarmi la
fronte imperlata di sudore...
"E' di 8 cm..Manca
poco.."disse Carlisle ad un certo punto. Guardai stremata fuori dalla
finestra. Il cielo era coperto, ma dalla luce che filtrava all'interno
doveva essere tardo pomeriggio come minimo.
avevo perso completamente la
cognizione di tutto ciò che mi circondava. Mi ero sempre chiesta
come chi stesse partorendo potesse non provare imbarazzo a stare a
gambe aperte davanti a svariate persone o addirittura, come accadeva in
tv, ad una telecamera per esempio. In quel momento capivo.
Niente contava più
Il resto dell'universo
scompariva e l'unica cosa su cui poteva concentrarsi la tua mente
era...la vita che stavi per creare. E, malgrado il dolore, malgrado la
fatica...tuo figlio era tutto ciò che contava.
Ogni volta che il dolore
sopraggiungeva cercavo di concentrarmi sulle creaturine che presto
avrei tenuto fra le braccia, isolando in un angolo i brutti pensieri.
Ma arrivò un momento in cui il male fu così forte che non
distinsi più neppure quando una contrazione finiva e quando ne
arrivava una nuova.
E non potei più trattenere le urla.
Era ..era qualcosa che non
avevo mai..mai provato prima...Strinsi il lenzuolo tra le dita con
tutta la forza che avevo in corpo e la mano di Edward si posò
dolce sulla mia. Non disse nulla..ma solo il fatto di avvertire la sua
pelle a contatto con la mia mi dava tanta forza. Tutta la forza di cui
avevo bisogno.
Passò un altra
quantità di tempo non ben definita quando finalmente sentii la
voce di Carlisle dire "Vedo la testa"
Sospirai esausta accasciandomi sui cuscini.
"Bella quando arriva la prossima e io te lo dico tu devi spingere, ok?"
Ebbi a mala pena il tempo di annuire che un dolore assurdo mi squarciò il ventre, facendomi urlare come un' ossessa.
"Adesso, spingi"
Tentai di metterci tutta la mia forza. Tutta la forza che mi era rimasta in corpo.
"Ok..ok Bella. Brava" disse
Carlisle posando una mano sul mio ginocchio"Sei bravissima. Qualche
spianta così e fra poche contrazioni sarai una mamma."
annuii e in pochi secondi mi ritrovai scossa da un'altra contrazione.
"Spingi di nuovo amore mio.." sussurrò Edward al mio fianco
Lo feci. Lo feci urlando e
con tutta la forza che riuscii a metterci. Ad ogni contrazione facevo
del mio meglio e poi mi accasciavo qualche secondo per riprendere
fiato, finchè non ne arrivò una che mi fece strillare
più forte di quanto avessi mai fatto prima. Sentivo le lacrime
che rotolavano giù dalle mie guance mentre Carlisle mi incitava
e le labbra di Edward erano posate sulla mia spalla nuda.
"Bella..devi spingere molto forte..più forte che puoi...ora."
Mi aggrappai a mio marito e feci come mi era stato detto.
"AAAAAAAHHH" quasi non mi capacitavo che quelle urla fossero mie.
E poi...finalmente...successe
qualcosa. Qualcosa che annullò tutto il resto e che era
più forte anche delle mie urla.
Un pianto...
Spalancai gli occhi nonostante il dolore al mio ventre fosse ancora presente. Era...era..il..mio..
Non riuscivo a frenare le
lacrime. Continuavano a scendere, chiamate da quel pianto disperato che
la creaturina che mio suocero aveva passato ad Esme continuava ad
emettere.
"Voglio...voglio vederlo.." biascicai, ignorando il dolore al ventre che non mi aveva abbandonata.
Esme passò il fagottino avvolto nell'asciugamano bianco a Edward che lo poggiò sul mio petto
"E' un maschietto..." bisbigliò dolcemente, pieno di orgoglio.
Le braccia di mio marito si
chiusero intorno alle mie spalle, cullando me e nostro figlio appena
nato. Continuava a piangere e la cosa mi riempiva di una gioia enorme.
"Ciao..ciao piccolo Eddy...sei bellissimo"
Non riuscivo a vederlo chiaramente a causa dello spesso strato di lacrime ma notai che era...piccolo..era così piccolo...
Edward mi prese il viso tra le mani, asciugando i rivoletti salati con i pollici. "E' bellissimo..somiglia alla sua mamma..."
"Da..davvero?" balbettai sorridendo.
Lui annuì felice, facendomi sciogliere il cuore.
E poi...poi accadde tutto.
Capii subito che c'era qualcosa che non andava.
La voce di Edward si fece
improvvisamente indistinta..solo un ronzio strano nelle orecchie.
Sbattei le palpebre...provando a riacquistare lucidità ma..tutto
mi sembrava confuso e la testa girava.
Alzai lo sguardo per incontrare quello di Edward. Saettava sconvolto dal mio volto alle lenzuola rosse..
Ma le lenzuola erano bianche
solo fino a pochi minuti prima...probabilmente le avevo sporcate
durante il travaglio ma...non così tanto...non era
possibile..non era...
Tutto...tutto stava precipitando. Il paradiso in cui credevo di essere era invece...l'inferno ora..
Perché…?
Avvertii le dita gelide di
Edward scuotermi piano e la sua voce fu abbastanza forte che anche io
riuscii a sentirla. Chiamava ....chiamava me..invocava il mio nome...
Delle mani portarono via il fagotto dal mio petto. Voltai il capo e, seppure sfocato, vidi il viso sconvolto di mio marito.
"Bella..Bella.."
"Edward" chiamai mentre le
palpebre si facevano pesanti. C'era qualcosa che dovevo dirgli..che
doveva sapere "Qua..qualunque cosa succeda..ti amo..."
"Edward!" Questa era
certamente la voce di Carlisle "Edward ha un'emorragia. La placenta del
secondo gemello si è staccata. Devo tirarlo fuori prima che non
abbia più ossigeno! Edward...portala di là!"
Posai una mano sul ventre,
improvvisamente conscia che non potevo mollare senza aver salvato mio
figlio "Carlisle" balbettai con le ultime forze che avevo in corpo
"Carlisle..hai...hai..hai promesso..."
Lui aveva..aveva promesso che avrebbe fatto tutto per i bambini...tutto
Qualcuno mi sollevò da
quelle lenzuola fradice e improvvisamente, anche attraverso le
palpebre chiuse, avvertii una forte luce sul viso.
E poi fu il nulla.
Solo il buio e l'odore di sangue che aleggiava intorno a me.
Cloe è emigrata in Australia. Se avete messaggi di morte nei suoi confronti siete pregati di lasciare una recensione.
Aahahahaah a presto tesore....abbiate fede!!!!!!!
Oh..dimenticavo. devo ringraziare Letizia C. per l'aiutino. Grazie, sei la mia consulente scientifica!!! LOL
|
Ritorna all'indice
Capitolo 40 *** A Family ***
capitolo 40
Ohhhhhhh...sono
sopravvissuta a tutte le minacce di morte e maledizioni che mi avete
mandato questa settimana, visto?? No dai ragazze, lo so che voi
scherzate quando lo dite..vero?? O.o * il gelo di tomba si
diffonde su efp* Oooooook....lasciamo stare, meglio non sapere la
verità a volte xd. Anche perchè in questo capitolo mi
sono fatta perdonare..davvero, sul serio, credetemi. E poi sono
quì dopo solo sei giorni...che brava...sese. vi dico la cruda
verità. questo capitolo mi ha fatto piangere mentre lo scrivevo.
Stamattina in biblioteca stavo a pezzi, singhiozzavo... per la gioia di
chi cercava di fare qualcosa di più proficuo tipo
studiare...mmmm vabbè, immaginate. =)
Solo che non so...spero vi trasmetta le stesse cose che ho provato io scrivendolo, che vi emozioniate. =)
Tra l'altro mi sono resa conto
che questo è il capitolo 40. 40?? Accidenti wow...vi stresso da
40 capitoli..cavolo ci credo che volete uccidermi a volte..hihihihi.
cioè ho fatto una gravidanza di 40 capitoli?? OMG...
Parlando di cose più
serie vi devo dire che il prox cap non so ancora quando potrò
iniziare a scriverlo perchè vado a Parigi da venerdì a
lunedì e domani devo scrivere una lode celebrativa ad un
mio..ehm.."amico". Quindi penso posterò giovedì o
venerdì prossimo.
Mi sembra di avervi detto tutto. Ah, no, non vi ho ringraziato per le 30 meravigliose recensioni. *.* *.*
Ora vi rispondo singolarmente.
*.* So che sarete sconvolte...io che rispondo alle recensioni per due
capitoli di fila?? Sì è un miracolo...sono stata aiutata
dalla fatina buona in realtà..=)
Twilighterina: grazie a te che segui la mia storia, si il secondo bimbo è una femmina, contenta??? penso di si lol.
frate87
: il capitolo precedente ha creato una certa devastazione, mi dispiace
per sta cosa, piu che altro ero preoccupata per la mia sicurezza
fisica, molte minaccie di morte ahah, ma come vedrai in questo nuovo
capitolo tutto finisce bene almeno per ora aha,
inoltre grazie a te che mi segui.
cullenpersempre: grazie a te, scusa per l'ansia, ma eccoti il capitolo che sono sicura ti fara sorridere.
LadySile : non preoccuparti tesoro, tutto finisce bene, leggi e vedrai,alla prossima.
dindy80 : tu devi avere fede tesoro, abbi fede in me, te lo sto dimostrando in questo capitolo ahah, alla prossima.
Eva17 : grazie a te, ecco un nuovo capitolo!!
ila_cullen
infatti hai fatto bene a non minacciarmi, visto ?? alla fine
tutto va per il meglio.. una sola cosa bella vampira nella mia
storia non arrivera molto presto lol.
lovelgirl96:
non sono piu scappata in australia, sono andata direttamente in
antartide ahah, beh alla fine sono riuscita a postare anche in mezzo al
pinguini, eccoti il nuovo capitolo, sono sicura che dopo di questo non
mi vorrai piu uccidere per ora.. alla prossima, e grazie di tutto.
lenacullen : grazie a te che mi segui, alla prossima.
rasonier non ti lascio cosi non preoccuparti, ecco il nuovo capitolo ahaha.
Lorena1992 :
tesoro non preoccuparti, respira piano... e adesso incomincia a
leggere, sono sicura che sarai felice alla fine.. alla prossima.
Saretta__Trilly__ :o.o
sono spaventata dalle tue minaccie, l'unica cosa che mi evita di
fuggire è questo capitolo, sono sicura che mi fara perdonare,
alla prossima e grazie di tutto ahah.
loulou72: si povera bella, poveri bimbi, me sadica lo so U.U... dai mi faro perdonare con questo nuovo capitolo , alla prossima .
Nessie93: mi dispiace, ma nella mia storia per ora a bella non accadra niente di brutto, sempre per ora ahaha..
goditi questo capitolo, sono certa che ti fara star meglio, almeno credo!! grazie di tutto.
Vampiretta333 :cosa?? non sono prevedibile?? ahah si lo sapevo ah, eccoti il nuovo capitolo, alla prossima..
keska : tu non puoi mandarmi minaccie, perche io faro di peggio con te ahaha..
non preoccuparti bella non muore, per ora ahaha..
ti lascio questo nuovo capitolo sperando che ti piaccia, alla prossima tesoro!!
ila74cullen:
o.o non voglio avere nessuno sulla coscienza ahah, eccoti il nuovo
capitolo, spero di calmare le tue mire omicidie, spero!! alla prossima
e grazie.
Elfa sognatrice
:hai un immaginazione molto forte ahah, non sono cosi sadica, u_u forse
se ci avessi pensato, mi sa che l'avrei fatto ah, scherzo ovviamente.
ultima cosa, sei davvero convinta della trasformazione?? sei molto lontana dalla verita ah
eccoti il capitolo alla prossima.
ariel7 :grazie dolce lety futura mamma di isabella, grazie anche per i tuoi consigli scientifici ah.
eccoti il nuovo capitolo spero che ti piaccia, alla prossima.
RenEsmee_Carlie_Cullen : sicura che non morira?? ahahha
eccoti il capitolo sono sicura che non mi ucciderai ahaha.
chi61 : non preoccuparti ci sono e ci saranno solo danni lievi, almeno per ora ah.
eccoti il capitolo!!
ledyang
avevamo detto niente casini e io sono una donna di parola.
ahahahahahh...vero????? Grazie di tutto fatina buona. sono certa che
questo capitolo non ti deluderà e non ti farà venire
l'ansia. lol
Crazyangel84: grazie a te che mi segui, eccoti il nuovo capitolo.
Noemix: ho cercato di postare quanto piu in fretta potessi, non sei la sola che vuole farmi a pezzi ahah
eccoti il capitolo, puoi deporre la tua ascia di guerra aha.
KatyCullen :grazie tesoro, eccoti il capitolo, spero che plachi la tua ansia ah.
RenesmeeBlack
: o________o mi sento in colpa !! ahah no dai bella non muore almeno
per ora, voglio scrivere sulla sua famiglia ancora ah, eccoti il
capitolo.
Ed4e : grazie a te tesoro, non preoccuparti, fidati di me, eccoti il chappy appena sfornato dalla mia testa ahah.
Fiorels
*.* *.* grazie millissimeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee..io...io
sono..ero senza parole qnd l'ho letta, sconvolta. ti giuro le cose che
hai detto sono bellissime e grazie per aver letto tutta la storia. Non
sei affatto pessima...sei fantastica. e..beh, sai esattamente quello
che penso su ogni fronte quindi non spreco parole inutili. LOL
bella_josephine: grazie a te, eccoti il capitolo , sono certa che ti piacera ah
EDWARD POV
Tic tic tic..
Sentivo il rintocco di ogni secondo.
Ogni singolo ticchettio di
ogni singolo orologio presente in quella casa. Cercavo disperatamente
di ignorarli, di isolarmi da tutto, specialmente dal tempo che passava
inesorabile. Secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora.
Tutto mi sembrava immutato, malgrado il tempo volasse sotto ai miei occhi.
Sorrisi amaramente a quel
pensiero. Avevo passato anni, decenni ad annoiarmi, a pregare
perchè le ore tutte uguali passassero in fretta e adesso...
E adesso non sopportavo più che il tempo passasse perchè...perchè comunque le cose non cambiavano.
Malgrado fossero trascorsi quasi due giorni, io ero ancora fermo lì, a fianco di quel letto, e nulla...nulla era mutato.
Continuavo a fissare il corpo
di Bella adagiato su quelle lenzuola bianche. I capelli scuri sparsi
sul cuscino che risaltavano come ebano sul suo viso pallido e sciupato.
Le braccia delicate dentro cui era infilato l'ago della flebo.
Non potei pensare per un assurdo istante a quante storie avrebbe fatto
se fosse stata sveglia e avesse visto quel piccolo aghetto. Mentre non
aveva esitato un attimo a...a sacrificare la sua vita, a..a chiedere a
Carlisle di...
Scacciai quel brutto pensiero che mi faceva sentire un pessimo marito, un pessimo uomo.
Lei aveva avuto paura.
Erano giorni che era strana,
che non stava bene e io...io non avevo capito nulla. Pensavo che
fossero solamente gli ormoni, che fosse stanca per la scuola e invece..
Invece lei sapeva, lei si
sentiva che c'era qualcosa che non andava. Ma non ne aveva parlato con
me per non farmi preoccupare. Aveva preferito caricarsi del peso di
tutto per aiutarmi..
Lei..aiutare me.
Era sempre stata così
la mia Bella. Metteva sempre gli altri, le persone che amava, prima di
qualsiasi cosa, prima di lei. Lei...così fragile, così
delicata...voleva proteggere me...
Presi delicatamente la sua
mano e la racchiusi nella mia. Avevo bisogno di quel contatto. Avevo
bisogno di accarezzarla,di sentirla vicina, anche se era così
lontana. Più lontana di quanto avessi mai osato immaginare.
Scrutai attentamente il suo
profilo, scendendo sul suo petto che si abbassava e sia alzava in un
respiro così lieve che a mala pena potevo percepirlo io stesso.
E poi più giù, lungo la linea ora quasi completamente
piatta del suo ventre che io avevo...avevo visto così..
Le immagini del corpo
martoriato di mia moglie stesa su quel tavolo operatorio mi colpirono
come un'ennesima pugnalata al mio cuore morto.
Lei, con cui avevo condiviso
pochi istanti della più pura e totale gioia che avessi mai
provato prima che...prima che tutto precipitasse in quell'abisso che
era la mia esistenza da due giorni a quella parte.
Due giorni che non apriva i
suoi occhi. Due giorni che non sentivo il suono della sua risata. Due
giorni che non vedevo le sue labbra curvarsi nei suoi dolci sorrisi.
Dicevano che non si capiva
ciò che si aveva finchè non si rischiava di perderlo. Io
avevo rischiato di perdere Bella tante e tante volte...e ogni volta era
stato come morire di nuovo, come bruciare all'inferno. Ma questa volta
era mille volte peggio. Era un fulmine a ciel sereno che ci aveva
colpiti senza preavviso, proprio mentre tenevamo in braccio nostro
figlio.
Portai la sua mano alle mie labbra e baciai una per una le sue dita.
E non potei fare a meno di
pensare a noi. A lei...a tutto quello che rappresentava. A tutti i
dettagli anche apparentemente più sciocchi della sua
personalità senza cui non avrei più potuto vivere,
neppure volendo. Neppure provando.
Il modo in cui aggrottava le
sopracciglia di fronte ad un problema di matematica che non riusciva a
risolvere. Il modo in cui si aggrappava a me durante la notte, dopo
aver fatto un incubo, bisognosa di protezione. Il modo in cui sorrideva
arrossendo, vergognandosi appena dopo aver fatto l'amore ed ero ancora
dentro di lei.Il modo in cui mi diceva "basta"ma io sentivo che il
flusso delle sue parole non corrispondeva al battito del cuore. Il modo
quasi sacro con cui aveva sfiorato il piccolo Eddy quando l'aveva
tenuto in braccio per quei pochi meravigliosi istanti. I suoi occhi
avevano irradiato amore, l'amore più puro e totale che avessi
mai visto. Lei sarebbe stata un'ottima madre perchè sapeva dare
amore. Sapeva amare incondizionatamente. Perchè guardava al di
là delle apparenze. Guardava l'anima delle persone e
vedeva la luce anche lì dove gli altri vedevano solo buio e
ombre.
Anche in me.
Lei mi aveva salvato, mi aveva ridato la vita e ora...avrei fatto qualunque cosa per essere al suo posto su quel letto.
Avevo pregato. Per la prima
volta da quando ero morto avevo pregato. Avevo chiesto a Dio, o a
qualunque entità reggesse le fila della vita della donna che
amavo, perdono. Perdono per averla portata a rischiare la vita. Perdono
per gli errori che avevo fatto, perdono per l'assassino che ero stato.
Perdono per qualunque cosa avessi fatto...tutto purchè lei
potesse salvarsi, purchè lei potesse aprire gli occhi.
"Edward..." la voce di Alice
mi riscosse dai miei pensieri. Mi girai di scatto ed incontrai la sua
figura esile ai piedi del letto di Bella.
"Si sveglierà Edward,
lo sai. Si sveglierà..." Soffriva anche lei, quasi quanto me se
fosse stato possibile. Sapevo quanto Bella rappresentasse per lei e per
la sua vita.
"Lo vedi?" domandai alla
disperata ricerca di una certezza a cui aggrapparmi, anche se la mia
mente conosceva già la risposta.
Si rabbuiò all'istante. Non vedeva nulla.
"Mi dispiace" si scusò
come se fosse colpa sua "Mi dispiace. Non riesco a vedere i piccoli e
questo lo avevo sempre saputo ma lei...non riesco a vedere nemmeno lei.
Ma questo non significa nulla, non vedo tante cose Edward, io..."
"Non devi giustificarti con
me Alice. Non..non devi." la bloccai cercando di contenere la
disperazione e aggrappandomi ancora di più alla mano di mia
moglie. Avrei tanto desiderato urlare, rompere qualcosa, chiedere
perchè non potesse avere una visione, una sola, così da
avere un briciolo di aiuto. Un briciolo di speranza.
Avvertii le dita di Alice farsi strada fra i miei capelli e accarezzarmi.
"Dovresti uscire per qualche minuto da qui" sussurrò.
Scattai, inorridito al solo suono di quelle parole "No"
"Ma...lei si sveglierà. E quando lo farà vuoi che ti veda con...con quei vestiti?"
Fissai la mia camicia e capii
le sue parole in un istante. Le chiazza ormai rosse scure del sangue di
Bella ricoprivano ancora la stoffa e, notai con raccapriccio, anche le
mie mani. Vi era un contrasto pazzesco tra il candore mortale della mia
pelle e quegli schizzi quasi marroni.
Aveva ragione lei. Non potevo accogliere il ritorno di mia moglie in quello stato.
"Resto con lei." si
offrì indovinando i miei pensieri "Resto con lei per tutto il
tempo che ti serve per..fare quello che devi fare."
"Ci metterò pochi minuti." risposi confuso dalla sua affermazione.
"Potresti...potresti.." Prese un lungo respiro "Potresti andare a vedere...lei..."
Capii immediatamente a chi si riferisse. "Alice, ti prego. Non ora..."
"Lei ha bisogno di te"
"Bella ha bisogno di me."
risposi alzando il tono della voce involontariamente. Non volevo
litigare. Non con lei e certamente non lì, ma non avevo i nervi
saldi per reggere una conversazione simile.
"Ce..ce l'hai con lei per
quello che è successo? Non è stata colpa sua ..." La
frase di mia sorella mi spiazzò, tanto che ci misi parecchi
secondi per riuscire a dire qualcosa. Per riuscire anche solo a
formulare un a risposta coerente.
"Alice, certo che no! E' mia figlia accidenti, non dire sciocchezze"
"E allora aiutala!" esclamò "Aiutala, ha bisogno di suo padre."
Improvvisamente fui colto da
un pensiero agghiacciante e frugai nella mente di Alice alla ricerca di
un dettaglio o un immagine che potessero rafforzare il mio improvviso
timore. Non vi riuscii, ormai sapeva troppo bene come chiudermi fuori.
"Alice se i bambini stanno
male devi dirmelo, risparmiati gli indovinelli" Non avrei voluto
risponderle a male parole, ma non riuscii a contenere la rabbia che
avevo in corpo. Più verso me stesso che verso di lei.
Ero davvero stato così
cieco? Così accecato dalla paura, da non rendermi conto di
quello che succedeva fuori dalle mura di quella stanza? Avevo davvero
ignorato i pensieri della mia famiglia focalizzando l'attenzione
solamente su mia moglie in quel letto?Sì...lo avevo fatto.
"Eddy sta bene."
sussurrò in un sorriso "Mangia tantissimo ed è splendido
e, ti giuro, sembra che capisca. Sembra che ci riconosca e ci sorride
quando gli diamo la pappa. Forse è perchè sono mezzi
vampiri e la loro intelligenza è più sviluppata. Carlisle
sta cercando di scoprire qualcosa..."
"E...ed Elizabeth?" domandai con il cuore in gola
Le labbra di Alice si
arcuarono verso il basso, facendomi morire. "Non...non riusciamo a
farla mangiare un granchè. Piange..ed è piccolina..."
Mi massaggiai le tempie, come se davvero avessi potuto avere un'emicrania.
Alice sospirò
"Scusa..scusa, so che sei preoccupato per Bella e..Vai a fare una
doccia, vedrai che Carlisle si occuperà di Lizzie.."
Mi alzai e mi diressi fuori
dalla stanza, barcollante. Tolsi velocemente quagli abiti sporchi che
ancora mi legavano alla tragedia delle precedenti ore e sperai che
l'acqua avesse anche il potere di lavare via almeno una parte delle mie
paure e dei miei sensi di colpa che, dopo aver parlato con Alice, si
erano raddoppiati.
Poggiai la fronte sulla pianella fredda, emettendo un lungo sospiro.
Stavo davvero facendo la cosa
giusta? Bella era tutto per me, tutto. Era l'amore della mia vita, la
mia anima, era ciò che dava senso a tutto il resto ma...
Ma era anche, e soprattutto, la madre dei miei figli.
I nostri figli.
E, se conoscevo Bella come
credevo, il mio cuore sapeva cosa lei avrebbe voluto che facessi. Dove
e con chi avrebbe voluto che fossi.
E io non volevo deludere lei, e nemmeno me stesso.
Mi rivestii veloce, indossando i primi abiti puliti che riuscii a trovare.
Uscii nel corridoio e
camminai per alcuni metri, finche non mi ritrovai diviso, esattamente
come il mio cuore. Alla mia destra la stanza in cui Bella giaceva
addormentata e alla mia sinistra le scale che portavano al piano di
sotto, verso l'ignoto. Verso ciò, o meglio, chi ancora non
conoscevo.
Azzardai un passo verso la
stanza per dare un ultimo bacio a mia moglie ma, improvvisamente, il
mio orecchio, o forse il mio cuore, si concentrò sui suoni del
resto della casa.
Isolai i brusii e i mormorii
dei miei famigliari e mi concentrai su altro: un piccolo cuore che
batteva veloce,agitato e sconvolto dalla paura e dalle lacrime che la
sua proprietaria non riusciva a smettere di versare.
E in quel momento mi fu tutto chiaro.
Per quanto mi sembrasse
assurdo, ora Bella non aveva bisogno di me. Non potevo aiutarla. Doveva
farcela da sola. Doveva combattere e tornare da me contando solo
sulle sue forze e io non potevo fare nulla. Ma...ma c'era qualcos'altro
che potevo fare. Qualcuno che sì, io potevo e dovevo aiutare.
"Torno presto amore mio" sussurrai voltando le spalle alla porta della camera.
Scesi lentamente i gradini e
mi ritrovai nel salone. Tutti i miei fratelli eccetto Alice erano
lì, stretti intorno a Rosalie che, seduta sul divano, teneva tra
le braccia il mio piccolo Eddy cullandolo dolcemente.
Mi avvicinai, anche se il
suono che mi aveva attratto prima proveniva dall'altra parte della
casa. In poche falcate fui davanti a mio figlio e mi inginocchiai per
poterlo osservare meglio. Sorrisi impercettibilmente quando mi resi
conto di aver avuto ragione sin dall'inizio: assomigliava a Bella in
tante cose. I tratti del viso, il nasino, le labbra leggermente
socchiuse nel sonno, i capelli scuri...
"Però ha gli occhi
chiari, credo verdi. Come i tuoi..." sussurrò Rosalie,
indovinando i miei pensieri. Rimasi stupito a quell'affermazione.
Aveva gli occhi come i
miei...come i miei da umano. Una parte di umanità in me doveva
essere sopravvissuta, dopotutto. E malgrado tutte le cose turpi che
avevo fatto, malgrado la creatura mostruosa che ero diventato, quella
parte era sopravvissuta nel corso dei decenni, fino a radicarsi dentro
mio figlio e sbocciare in lui.
Forse aveva sempre avuto ragione Bella, forse c'era davvero una speranza anche per noi alla fine...
Accostai le mie labbra al suo
orecchio minuscolo. Glielo sfiorai piano e poi sussurrai: "Ti affido
alla zia perchè devo occuparmi della tua sorellina ora. Ma non
scordare che ti amo da morire..."
Rose mi sorrise dolce e mi
accennò col capo lo studio di Carlisle. Non disse nulla,
esattamente come gli altri. Non c'era bisogno di alcuna parola:a volte
il silenzio aveva molto più valore di tante frasi inutili.
Sapevo quanto amavano Bella e quanto stessero soffrendo in quegli
istanti.
Mi rimisi in piedi e,
tremante e leggermente impaurito, mi diressi verso lo studio di mio
padre. Solo in quegli istanti mi resi conto esattamente di quanta paura
avessi.
Avevo il terrore che forse
non avrei potuto conquistarla, che forse non avremmo trovato
un'intesa...o peggio: temevo che mi avrebbe respinto come,
apparentemente, stava facendo con tutti gli altri.
Mio padre usci nel corridoio
e, nell'attimo in cui la porta si aprì e si richiuse alle sue
spalle, sentii nuovamente quei vagiti disperati e sofferenti. Fu come
se una lama avesse trapassato il mio cuore.
Carlisle si avvicinò piano.
"Edward, stai calmo.
L'intervento è andato bene e Bella e giovane e forte. Si
riprenderà a breve, devi solo avere fede." probabilmente pensava
che il mio sguardo terrorizzato fosse dovuto soltanto alla mia paura
per Bella.
Scossi il capo "Elizabeth.." sussurrai solamente col cuore in gola.
Mio padre si intristì.
Malgrado la paura, alla sua
espressione, cercai di concentrarmi solo sulle sue parole, ignorando
volutamente i suoi pensieri. Lui l'aveva vista ovviamente e non volevo
rischiare di carpire l'immagine della mia piccina nella sua mente.
Non avevo alcun ricordo di
lei. Nessun dettaglio per descriverla o immaginarla. Avevo giusto
adocchiato il suo corpicino sporco di sangue e liquido amniotico per un
paio di istanti prima che la concitazione di due giorni prima mi
avesse completamente fatto catturare dal terrore per la sorte di mia
moglie. In qualche modo volevo che la prima volta tra me e mia figlia
fosse speciale, non un immagine sbiadita nella mente di chiunque.
"Era la più piccola
dei due e ho dovuto metterla in una culla termica" iniziò a
spiegare Carlisle "E era in sofferenza fetale avanzata quando l'abbiamo
tirata fuori. Abbiamo agito appena in tempo, non te lo nascondo..."
Mi passai una mano tra i
capelli, sconvolto. Ero stao ad un passo dal perdere due delle tre
persone più importanti della mia vita in pochi istanti. E ancora
non era finita...
"Alice..dice che non riuscite a farla mangiare"
"All'inizio non sapevo cosa
aspettarmi dalla loro alimentazione" rispose sincero "specialmente
viste le voglie di Bella ma..Eddy non ha avuto problemi. Si è
attaccato subito al biberon e sta bene. Elisabeth invece, lo rifiuta.
Rifiuta qualunque cosa. Qualunque tipo di latte. Se continua
così...nelle prossime ore dovrò attaccarle una flebo. La
loro pelle per fortuna è simile a quella umana per adesso e
quindi sarebbe fattibile..."
Rabbrividii al pensiero di un ago infilato nel braccino delicato e fragile di Elisabeth. Doveva esserci un altro modo, doveva.
"Voglio...voglio vederla" balbettai. Ormai era una necessità, un bisogno impellente e quasi fisico.
Carlisle annuì e
insieme entrammo nello studio. Vidi subito Esme seduta sulla
poltroncina con un biberon colmo di latte in una mano e un fagottino
avvolto in un plaid rosa pallido sistemato contro il suo petto. Non
potei scorgere il visino della bimba, solamente le manine che agitava
convulsamente mentre piangeva.
Mi bloccai improvvisamente. Forse era meglio così.
Non volevo che fosse
lì il momento in cui i nostri occhi si sarebbero incontrati per
la prima volta. Volevo che fosse come con Eddy: qualcosa da condividere
con l'altra persona che aveva reso possibile questo miracolo.
Bella.
Mia madre si alzò e mi
diede un bacio sulla guancia, come a volermi rincuorare.
Depositò il fagottino leggero tra le mie braccia tese e il
biberon nella mia mano, capendo senza che parlassi il mio bisogno.
"Fa..fa provare me.." sussurrai a Carlisle uscendo e dirigendomi al piano superiore con la mia piccola in lacrime.
Resistetti a fatica alla
tentazione di guardarla e riempirla di baci nel tentativo di
consolarla. Quella era la nostra bambina e Bella doveva condividere
quel momento con noi, come era successo con nostro figlio anche se solo
per brevi istanti. Io sapevo, dentro di me, che anche se era
addormentata una parte di lei sarebbe riuscita a capire, a percepire il
contatto fra noi tre.
Entrai in camera e mi accorsi
che Alice non c'era più. Doveva aver sentito tutto e capito i
miei sentimenti e i miei bisogni.
Mi accomodai sulla sedia che
avevo usato per vegliare Bella fino a pochi minuti prima e, dopo un
ultimo tentennamento, abbassai lo sguardo.
E...e il mio mondo si frantumò per ricompattarsi in pochi secondi completamente mutato.
Quando avevo guardato E.J per
la prima volta ero stato soprafatto dalla gioia, dall'amore completo,
totale e sconvolgente che avevo provato sin da subito per lui. Ma
quello che sentivo in quel momento era...era totalmente diverso...era
impossibile.
Stava succedendo qualcosa che avrei ritenuto impossibile fino a poche ore prima
Mi stavo innamorando di nuovo.
Stavo fissando la seconda donna che avrei amato per tutta la mia eternità.
Quell'angioletto che...che
era così uguale a me. Sfiorai rapito con un dito un suo piccolo
ricciolo ramato, scendendo poi sulla fronte soffice e sulla guanciotta
umida.
Non appena avvertì il
contatto con la mia pelle i suoi gemiti cessarono, diventando un
semplice respiro affannato. Scostai leggermente la copertina che
manteneva il suo corpo al caldo e la accostai meglio al mio petto. Il
suo cuore batteva frenetico, tanto che per un minuto mi sembrò
in grado di risvegliare il mio, morto. Sapevo che non era possibile,
ovviamente. Ma qualcosa dentro di me mi disse che se avesse potuto
emettere un altro battito sarebbe stato all'unisono con quello di mia
figlia.
"Elisabeth.." sussurrai rapito dalla magia di quel momento. "Elisabeth..ti amo.."
Come a voler rispondere alla
mia dichiarazione la piccola strinse un pugnetto intorno alla mia
camicia e l'altro intorno al mio dito che l'aveva accarezzata.
Automaticamente lo avvicinò alle labbra e, lasciandomi stupito,
iniziò a succhiare piano.
Era questo quello di cui
aveva bisogno. Quello per cui aveva pianto disperata. Voleva sentire
me, il mio odore, il mio sapore... Voleva sicurezza, sapere che i suoi
genitori erano lì per lei, che non l'avevano abbandonata.
"Sono qui amore..sono qui e non ti lascerò mai più sola." dissi.
Presi nella mano libera il
biberon e, dopo aver tolto velocemente il dito dalle sue labbra, vi
accostai la tettarella. Lizzie aggrottò le sopraciglia mentre il
sapore del latte le inondava la bocca. Assaggiò per alcuni
istanti, prendendo velocemente coscienza del nuovo sapore.
Emisi un sospiro di puro
sollievo quando vidi le sue guanciotte succhiare con voracità e
il liquido caldo iniziò a scorrere dentro di lei.
Povera piccina, stava morendo di fame...
"Mangia amore mio" la incitai con parole appena percettibili "Papà è qui con te e ti proteggerà da tutto.."
A quelle parole Elisabeth fece una cosa estremamente naturale, ma che mi fece quasi prendere il volo per l'emozione.
Aprì gli occhi.
Quegli occhi color cioccolato fuso che avrei riconosciuto tra migliaia.
Era incredibile.
Entrambi i miei angioletti
avevano qualcosa di me e di Bella. Anche se io e mia moglie eravamo due
creature opposte in tutto, apparentemente impossibili da unire, eravamo
stati in grado di fonderci perfettamente in un'unica entità che
quella notte nel bosco aveva creato loro...i nostri figli. Che erano
allo stesso tempo me e Bella...
Fu in quell'istante che, come
quando avevo stretto E.J, sentii davvero di avere una speranza. Sentii
che le parole di Carlisle, a cui non avevo mai creduto, erano reali.
C'era una speranza.
C'era un paradiso dopotutto.
C'era una possibilità di redenzione.
Ed erano loro, ora lo capivo.
Stavo ancora guardando i suoi occhietti vispi quando fini di mangiare.
Appoggia il biberon sul
comodino e ritornai a contemplare il mio angelo, non prima
però,di aver preso la mano tiepida di Bella nella mia. La portai
a contatto del petto della nostra bambina, così che anche lei
potesse sentire il suo dolce respiro.
"Lei è la tua mamma
Elisabeth" sospirai "Anche se non te lo può dire ora ...lei ti
ama tantissimo e presto tornerà da noi tre. Te lo giuro." In
qualche modo prometterglielo rafforzava la mia fiducia nel futuro.
Elisabeth a quelle parole sbattè le sue lunghe ciglia e
spalancò la boccuccia. Sembrava che riuscisse quasi a capire
quello che le stavo dicendo e, forse, era proprio così. Non
potevo verificarlo:notai che i suoi pensieri mi erano preclusi, almeno
per adesso.
Intrecciai le dita della mano
di Bella con le mie e mi chinai sulla piccola. Presi a baciarle
le gote e il nasino, beandomi del suo profumo assolutamente unico.
Simile a quello del fratellino e diverso sia da quello dei vampiri che
da quello degli umani.Odorava...di sole, di aria fresca,di... Odorava
di felicità. Sì, il suo era il profumo della
felicità più pura per me.
Fu in quel momento, perso
nella totale adorazione del mio tesoro, che avvertii un movimento. Il
dito di Bella si era leggermente piegato ed ero certo di non essere
stato io.
Strinsi un poco la sua mano e avvertii la sua fare lo stesso gesto.
Emozionato mi sedetti sul bordo del letto, tenendo Elisabeth contro di me.
Presi a carezzare il volto di mia moglie.
"Bella.." sussurrai.
Le sue palpebre tremolarono
per quelli che furono i secondi più lunghi della mia vita e,
infine, si alzarono rivelando lo stesso sguardo che condivideva con mia
figlia.
Aprì la bocca, tentando di dire qualcosa.
"E..edward.." mi chiamò.
""Amore..." risposi senza poter contenere un enorme sorriso "Amore mio.."
Portò la mano libera sul ventre piatto e i suoi occhi parvero allarmati per un attimo.
"Dov'è...E.J...?" chiese in preda al panico
"E' di sotto...e sta bene.
Benissimo." risposi nel tentativo di tranquillizzarla "E qui con me
c'è una persona che non conosci ancora.."
I suoi occhi si spostarono in una frazione dal mio viso al mio petto su cui si trovava la bimba.
Fece per alzarsi e sistemarsi
ma una fitta di dolore la fece desistere. Non poteva ancora farlo:
aveva subito un cesareo d'urgenza ed era necessario che restasse
coricata.
"Aspetta..."
Sistemai Elisabeth in modo
che fosse al suo fianco sul cuscino. Bella voltò appena il capo
e incontrò il visino della piccola: le loro labbra e i loro nasi
si sfiorarono in un gesto carico d'amore.
Vidi gli occhi di mia moglie
farsi umidi e le lacrime scivolare sul cuscino, mentre dava un bacio
alla nostra creatura, compiendo il primo vero gesto da mamma nei suoi
confronti.
Asciugai le sue lacrime, rendendomi conto solamente in quel momento che Bella era davvero lì, di nuovo con me.
Viva e felice di essere mamma.
Fu come se un enorme macigno
si togliesse dal mio petto e potessi tornare veramente di nuovo a
respirare. Bella si accorse del mio sguardo e tornò a fissarmi.
"Non...non farmi più spaventare così, ti prego..." ebbi solo la forza di dire.
"Te l'avevo detto" rispose
abbozzando un sorriso "Te l'avevo detto che non ti avrei mai lasciato.
E io sono una donna di parola..."
Non c'era bisogno di dire
altro. Mi chinai sulle sue labbra e finalmente le ricongiunsi alle mie
in un bacio lungo e profondo...carico di promesse per il futuro, mentre
nostra figlia ci fissava gorgogliando qualcosa di incomprensibile ma,
che per noi, era pura musica.
Ero così preso da noi
che quasi non sentii i passi leggeri di qualcuno che entrava in camera.
Mi voltai e vidi Alice con in braccio il piccolo E.J.
"Pensavo che voleste stare un pò soli..."
Si avvicinò al letto e
appoggiò il piccolo al fianco di Bella ed Elisabeth, prima di
dare un bacio a mia moglie ed uscire dalla porta. Le fui grata per
averlo fatto. Era esattamente ciò di cui avevamo bisogno in quel
momento.
Essere davvero tutti insieme per la prima volta.
"Ti amo.." I suoi occhi erano più luminosi di quanto li avessi mai visti mentre vagavano da me ai nostri cuccioli.
"Più della mia stessa
vita.." conclusi per lei. Mi stesi al suo fianco e riuscii a circondare
tutti e tre col mio braccio, come a volerli proteggere.
E sapevo che lo avrei fatto. Sempre. A qualunque costo.
Bella poggiò il capo sul mio petto e affondai il volto nei suoi capelli.
"E' davvero bella la nostra famiglia ..perfetta, direi"
Annuii e risi divertito per la prima vera volta da giorni. "Lo è ora che tu sei di nuovo con noi..."
La sentii gemere un istante e
iniziare a piangere di gioia. La strinsi forte mentre lei carezzava i
capelli sottilissimi dei nostri bimbi, ma non tentai di fermare le sue
lacrime.
Se avessi potuto lo avrei fatto anche io.
Aveva rischiato di morire e di perdere tutto e io avevo quasi perso lei.
Erano dei pensieri insopportabili da affrontare
"Shhh" la consolai "Andrà tutto bene adesso.."
Girò leggermente il capo, così da potermi guardare. "Per sempre.." sussurrò.
Soffiai sul suo viso e posai le mie labbra sulle sue.
"Per sempre" giurai
Era una promessa e la stavo suggellando con quel bacio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 41 *** Anniversary ***
c 41
Allooooooora
ragazze!!!! questo capitolo si chiama così per una ragione
speciale. Indovinate chi è che stava postando più o meno
a qst ora il primo capitolo di qst storia esattamente un anno fa??? =)
Ebbene
sììììììììì....io!!!
Non avete neppure idea di qnt la mia vita sia cambiata da allora.
Questa storia mi ha fatta crescere, cambiare, avere più fiducia
in me stessa e soprattutto conoscere delle persone che dire fantastiche
è riduttivo. Quindi per me oggi è un giorno specialissimo
ed importante. *.* *.*
Inoltre qst cap è
ambientato esattamente un anno dopo il primo manco a farlo apposta. I
casi della vita hihihihihihii. Ragazze, sono sconvolta per le
recensioni dello scorso capitolo. tantissime...dire che siete le
migliori è poco. Purtroppo ci tenevo a postare oggi a un anno di
distanza da qnd tutto è cominciato e nn sono riuscita a
rispondere. Cioè ma vi rendete conto??? Un anno....un anno che
siamo qui insieme...sono quasi sconvolta. Ricordo che ci misi dieci
giorni per trovare il coraggio di postare quel capitolo. Avevo una
paura che avrebbe fatto schifo...
Ragazze...vi bacio immensamente
e vi invito a continuare a sostenermi come avete fatto fino ad ora. Qst
storia nn è nulla senza di voi. =))
BELLA
"Bella mi raccomando devi mangiare per riprenderti. Non vorrei che tu soffrissi di depressione post partum.."
Alzai gli occhi al cielo: mia
madre non era mai stata una donna paranoica. Mai. E allora
perchè doveva iniziare proprio ora?
"Mamma" risposi cercando di
farla stare tranquilla "Ti assicuro che mangio. Tanto, tantissimo. Al
momento è Lizzie che non ne vuole sapere."
Tenendo il telefono tra
l'orecchio e la spalla cercavo di cullare mia figlia e di infilarle a
tradimento il biberon fra le labbra.
Il tutto con scarsi , scarsissimi risultati
"Forse dovresti provare ad accarezzarle il pancino. Magari si rilassa..."
Ci provai, contorcendo la mano che reggeva il biberon.
Lizzie si aprì in un sorriso e io le riaccostai il biberon alla bocca.
Per un piccolo istante sembrò accettarlo. Sì...illusa...
Emise un piccolo gridolino e
con la linguetta lo risputò fuori. Piccola, infida, splendida,
meravigliosa bambolina. Non riuscii a trattenermi dal ridacchiare anche
io nonostante fossi sull'orlo dell'esasperazione.
Era impossibile avercela con
lei, con i suoi riccioli sottili come la seta, con i suoi occhietti
vispi che vagavano per tutta la cucina.
"Bella..ora ti devo lasciare. Devo andare al lavoro" mi salutò mia madre "Tu a che ora inizi le lezioni?"
"Alle nove"
"Ma sei sicura di sentirti pronta? Insomma, è stata un estate difficile per te..."
"Mamma ti prego" sbuffai "credi davvero che Edward mi lascerebbe mettere piede fuori casa se non fosse così?"
"No, no. Hai ragione" sospirò "E' che ci hai fatto spaventare così tanto che...Voglio solo che tu stia bene."
"Sto bene" la tranquillizzai
"Carlisle dice che mi sono rimessa completamente ora. Lo so che hai
avuto paura, ma ora va tutto completamente bene."
"D'accordo. D'accordo. Lascio a te il ruolo di mamma apprensiva" concluse "adesso vado sul serio. E divertiti stasera"
La salutai velocemente prima che potesse tirare fuori l'argomento del giorno. Quello che assolutamente volevo evitare.
E che, già lo sapevo, non sarei assolutamente riuscita ad evitare.
D'un tratto sentii un paio di
braccia circondarmi la vita. Edward poggiò il mento sulla mia
spalla e fissò adorante le nostra piccola peste.
Mia figlia, dal canto su,o non appena lo vide si aprì in un sorriso pieno di entusiasmo.
"Ci provo io a farla mangiare" sussurrò mio marito all'orecchio.
La prese delicatamente fra le
sue forti braccia e non appena le ebbe introdotto la tettarella nella
boccuccia, lei iniziò a tirare e a mangiare di gusto.
Hai capito? Tutti quei capricci perchè non c'era il suo papà...
Mi avvicinai a loro due e Edward, prendendomi svelto, per un braccio mi fece sedere sulle sue gambe.
Mi chinai a sfiorare con le labbra la fronte di nostra figlia.
"Ma che gli fai tu alle donne?" mormorai ridendo.
Il rapporto che lui aveva con
i bimbi era...splendido a dire poco. Era un padre attento, presente e
tremendamente dolce con i piccoli. Con Lizzie poi sembrava avere un
legame speciale: come se fossero due anime affini e vicine. Ma la cosa
che più mi rendeva felice era il fatto che fosse qualcosa di
nuovo per entrambi.
Diventare genitori era un esperienza che ci aveva sconvolto l'esistenza, e non solamente a me che ero umana.
Edward, pur essendo agevolato
dalla sua natura vampira in certe situazioni, aveva le stesse
preoccupazioni di un qualunque neo papà. Molto speso lo
sorprendevo a telefonare a Carlisle se uno dei bimbi non aveva fatto il
ruttino o semplicemente piangeva un pò più forte del
normale.
Sorrise, ma poi
ritornò immediatamente serio. "Ho ascoltato un pò della
conversazione con tua madre. Scusami, non volevo ma...io penso che
potrebbe avere ragione...Forse dovresti rimandare il college"
"Ma sei stato tu ad insistere che ci andassi"
"Lo so" rispose "Ma era prima
di..di questo" La sua mano libera percorse il mio ventre, sollevando la
maglietta e sfiorando la cicatrice che sarebbe rimasta per sempre.
Raccolsi le sue dita nella
mia mano e le portai alle labbra baciandole. "Io...io lo so che ti ho
fatto spaventare ma...Adesso mi sento pronta per ricominciare a fare
una vita completamente attiva"
"A me sembri anche fin troppo attiva"
Risi per la sua apprensione.
Aveva passato tutta l'estate a cercare di farmi fare il meno possibile,
così che io potessi riprendermi completamente da tutto quello
che era successo. Il parto era stato un evento traumatico sia
fisicamente sia psicologicamente soprattutto quando mi ero svegliata e
avevo capito quello che avevo davvero rischiato. Carlisle mi aveva
detto che la placenta di Elisabeth si era staccata per le contrazioni
dell'utero e avevo avuto un emorragia. Sarei potuta morire...e
soprattutto avrei potuto perdere la mia piccola.
Capivo le paure di Edward. Anche solo il pensiero di perdere qualcuno che amavi così tanto era una cosa insopportabile.
"Edward, fidati di me. Se non mi sentissi bene saresti il primo a saperlo. Te lo giuro."
"D'accordo" sospirò "ma se ti sentissi stanca o anche solo.."
"Mano sul cuore " lo interruppi "Ti chiamo e mi faccio venire a prendere."
"Dimmi perchè oggi non vuoi che venga con te."
"Ne abbiamo già
parlato. E' il primo giorno che lascio soli i bambini e...starei
tranquilla solo se fossero con te. E poi non ti cambierà nulla
perdere qualche ora di lezione Mister sto per prendere la terza laurea in medicina".
Edward era entrato,
ovviamente senza alcuno sforzo, alla facoltà di medicina della
Washington State. Io invece frequentavo i corsi della facoltà di
Letteratura: meno impegnativa e decisamente più flessibile sulla
frequenza.
Posò le labbra sul mio collo facendomi rabbrividire. "L'ho fatto apposta. Così posso giocare al dottore con te..."
Sperai vivamente che le sue
parole corrispondessero alla verità. Io e Edward non avevamo
più fatto l'amore da quando i bimbi erano nati. Ci avevo messo
parecchio tempo a ristabilirmi del tutto e, comunque, anche da quando
stavo bene avevo pochissimo tempo. Ci tenevo a comportarmi come una
qualsiasi neo mamma: a svegliarmi in piena notte, a dar loro da
mangiare o a cullarli se semplicemente non riuscivano a dormire. Edward
avrebbe potuto farlo senza alcuno sforzo visto che per lui la notte era
solo un susseguirsi di ore inutilizzate, ma io ci tenevo troppo.
Ero una mamma e quello era il mio dovere. Lo sentivo nel profondo del cuore.
"Comunque vedi di tornare presto a casa" sussurrò "Perchè oggi è un giorno importante in tutti i sensi"
"Non so di che cosa parli" risposi improvvisamente a disagio. Ti prego, ti prego, ti prego....tutto ma quello no.
"Mi sembra che Eddy stia piangendo" tentai di cambiare argomento.
"Io credo di no"
replicò senza neppure provare a contenere le risa. "Ricordi:
marito vampiro, super udito vampiro. Per cui non riuscirai a impedirmi
di dirti..."
"Ti prego, ti prego, ti prego...non lo fare non dire quelle parole" lo implorai
Tutto inutile, le disse comunque.
"Buon diciannovesimo compleanno amore mio..."
Gli tirai un leggero schiaffo sulla testa e mi alzai dalle sue gambe, prendendo con me la piccola e facendole fare il ruttino.
"Sei cattivo. Ti odio" Protestai
"Non è vero. Mi hai sposato...mi ami" ribattè divertito.
"Oh non significa nulla.
C'è sempre il divorzio" ribattei, dirigendomi verso le scale.
Presi la mano di mia figlia e la agitai leggermente, come se stesse
salutando.
"Fai ciao con la manina a
papà Lizzie. Quel crudele vampiro diciassettenne che ricorda a
sua moglie la vecchiaia che avanza, quando lei lo aveva implorato
di dimenticarsi del suo compleanno."
Avvertii la sua risata fin
dal piano di sopra, solo in parte coperta dal rumore dell'acqua del
lavandino in cui stava lavando i piatti della colazione.
Adagiai Lizzie nella sua
culla, accoccolandola vicino al suo coniglietto di pezza. Nel giro di
un paio di minuti si addormentò serena così come il
fratellino che riposava al suo fianco.
Posai un delicato bacio sulla
testolina di entrambi e mi diressi in bagno per lavarmi i denti e darmi
un'ultima sistemata ai capelli. Dovevo muovermi o avrei certamente
fatto tardi. Per fortuna alcuni corsi avevano luogo in una sede
staccata a Port Angeles o mi sarebbe toccato andare fino a Seattle un
sacco di volte a settimana.
All'improvviso, mentre
sputacchiavo il dentifricio nel lavandino, sentii qualcosa di duro alle
mie spalle e le braccia di Edward avvolgermi la vita. Alzai lo sguardo
incontrando il suo riflesso nello specchio.
"Sono ancora molto arrabbiata" dissi assottigliando gli occhi.
"No, non è vero" rispose mentre mi mordicchiava la spalla.
"Sì invece"
"No, invece". Le sue parole
roche al mio orecchio mi stavano facendo perdere lucidità e,
quando la sua mano si infilò sotto la mia maglietta leggera,
dovetti aggrapparmi al lavabo.
Sfiorò lenta il mio
stomaco, risalendo a carezzare ad avvolgere un mio seno. Lo massaggiava
piano ma con decisione e il fatto di vedere tutto riflesso allo
specchio mi stava facendo eccitare ancora di più.
"Edward..." mugugnai
"Farò...farò tardi..." Il mio cervello sapeva che non era
il momento migliore per fare certe cose con mio marito e che,
oltretutto, avrei voluto rifare l'amore con lui in un posto leggermente
più romantico del lavandino del bagno.
Anche se era piuttosto eccitante.
Il suo tocco si fece più lieve. "Tu però dimmi che non sei più arrabbiata"
"Non..non sono arrabbiata" cedetti travolta da tutte quelle emozioni.
Lui sorrise riabbassandomi la maglietta "Lo sapevo..."
"Sbruffone" replicai
sbuffando e tentando di regolarizzare il respiro "Adesso mi dite
perchè il mio compleanno deve sempre essere ricordato,quando
è ovvio che sarà un disastro"
"Che vuoi dire?"
"Oh andiamo. Lo sai
benissimo: mi taglierò, cadrò, qualcuno cercherà
di mordermi ..o qualcosa di simile. Devo ricordarti l'anno scorso?"
Lo vidi rabbuiarsi e mi sarei volentieri morsa la lingua "No, ricordo perfettamente.."
"Senti Edward" mi voltai
così da poterlo guardare negli occhi "la mia vita è
perfetta con voi ora. Non mi serve nulla. Nè feste, nè
torta, nè regali"
"E se ti giuro che quello che avevo in mente non prevede feste, torte e regali?" domandò.
Lo fissai dubbiosa per un istante.
"Lo giuro" disse posando la mano destra sul cuore.
Roteai gli occhi "Allora ok...hai carta bianca" risposi afferrando la borsa con dentro i libri.
Mano nella mano ci dirigemmo alla porta.
"Sicura che non vuoi la volvo?" domandò sfiorando la mia fronte con le labbra.
"No..voglio il mio adorato pick up. E' una vita che non lo guido." sospirai.
Mi sentivo un pò triste ora che era arrivato davvero il momento di lasciarli, anche se solo per poche ore.
Edward ovviamente se ne
accorse. Mi strinse in un ultimo abbraccio sussurrando "Andrà
tutto bene. E se hai bisogno di me, ti basterà telefonarmi e io
correrò a salvare la mia principessa"
Ridacchiai rassicurata dalle sue parole.
In fondo si trattava solo di abituarmi a star loro lontana per qualche ora al giorno. Potevo farcela.
Percorsi il vialetto diretta al mio vecchio amico arrugginito quando la voce di mio marito mi fece voltare.
"Bella...non sperare che domani ti lasci uscire ancora vestita in questo modo"
Lo guardai confusa.
"Sei senza reggiseno" sussurrò "e ti assicuro che sei una tentazione irresistibile"
"Anche per te?" domandai provocandolo
"Non ne hai idea" rispose
leccandosi le labbra "Ti terrei qui tutto il giorno e non hai la
più pallida idea di cosa non ti farei..."
Sentii le ginocchia tremarmi
"Buona giornata amore" Furono le ultime parole che pronunciò prima di chiudersi la porta alle spalle.
Tentai di riconnettere i pochi neuroni che non erano andati a fuoco insieme al mio corpo.
Io..io..dovevo andare.. all'università..
Sì.
Salii in auto, certa che
probabilmente sarei riuscita solo a pensare alle parole sensuali che
mio marito mi aveva detto e non di certo alla letteratura americana.
"No...non ci credo. Davvero sei sposata?" La ragazza che camminava al mio fianco si fermò incredula, fissandomi.
"Sì" risposi prendendo una foto dalla borsa "E ho anche due bambini...Sono nati da poco"
Mi strappò letteralmente la foto dalle mani e la fissò estasiata, saltellando ed emettendo strani gridolini.
Quella ragazza che avevo conosciuto a lezione di letteratura americana era davvero un pò strana.
Si chiamava Ashley e in certi
suoi atteggiamenti mi ricordava terribilmente Alice. Forse era per
questo che avevamo iniziato a parlare
"Oh Bella sono splendidi! sai
che anche io ho un fratello?" disse spalancando i suoi enormi
occhi blu "E' un gran rompiscatole, ma è ok. Insomma senza di
lui sarei veramente persa."
Sorrisi osservandola meglio.
Sì, decisamente avrebbe potuto essere Alice da umana. Era
piccola, ma molto magra e quando si muoveva pareva quasi danzasse.
Aveva anche un pò la testa tra le nuvole, cosa che mi era parsa
subito chiara quando era quasi andata a sbattere contro un palo della
luce perchè era persa a contemplare un uccellino.
Lavorava part time nella caffetteria del campus e avevamo parecchi corsi insieme.
"Oh eccolo lì!"
strillò mentre mi prendeva per mano e mi trascinava verso un
ragazzo seduto su una panchina "Tay...Taylor!!"
Il ragazzo non alzò il
volto, probabilmente stava volutamente ignorando la sorella. Solo
quando ci ritrovammo a pochi centimetri da lui si decise a guardarci.
Fissò per un secondo, scocciato, la ragazza al mio fianco e poi i suoi occhi si posarono curiosi su di me.
Notai che somigliava molto ad
Ashley. Nel colore castano dei capelli, negli occhi blu e profondi
ma....aveva anche qualcosa di completamente diverso. Aveva un profilo
più serio, quasi altero avrei detto.
Arrossii imbarazzata quando mi resi conto che lui non smetteva di fissarmi
Abbassai gli occhi al pavimento.
"Tay lei è Bella. Una compagna di corso"
Mi sorrise e ci scambiammo una rapida stretta di mano
"Uffa...devo scappare. Inizia
la galera del lavoro!" disse la mia nuova amica facendo roteare gli
occhi. "Allora Bella ci si vede mercoledì. Domani non ho lezione"
"Nemmeno io” confermai "Adesso corro a casa. Non vorrei fare tardi per cena..."
Salutai velocemente suo
fratello che, mettendomi molto a disagio, in quei minuti non mi aveva
tolto gli occhi di dosso. Chissà perchè poi...
Senza pensarci troppo su mi
diressi rapida al parcheggio e montai sul pick up, pronta per
tornarmene dai miei amori. Infilai la chiave nel quadro e girai per
mettere in moto.
Nulla.
Il motore emise un rumore strano e poi si spense del tutto
Riprovai.
Questa volta niente rumore strano. Non c'era stato proprio alcun rumore. Punto.
Niente. Nessun segno di vita.
"No no no no" sbottai. Non
poteva succedere proprio quella sera. Edward teneva tanto a quel
compleanno e io avevo promesso che gli avrei dedicato la serata e..
Sbuffando frugai nella borsa
alla ricerca del cellulare. Lo tirai fuori e con sorpresa notai
che era spento. Strano, ero certa di averlo sempre lasciato acceso. A
meno che...No, anche quello no! Tentai di riaccenderlo ma non ottenni
nulla: lo schermo continuava a rimanere scuro. La batteria era andata.
Era tardi, la macchina era
rotta, il cellulare scarico, mio marito mi aspettava a casa
probabilmente preoccupato e io non sapevo se i miei bambini stavano
bene. Posai la testa sul volante, maledicendo la mia inadeguatezza per
ogni ruolo che ricoprivo nella vita:moglie, madre o..
In quel momento sentii qualcuno bussare al finestrino.
Quasi sobbalzai quando mi resi conto che si trattava di quel ragazzo, Taylor.
Abbassai il vetro e accennai un debole sorriso
"Tu sei Bella vero?" domandò "Ehm...va tutto bene?"
"Veramente no..." risposi "La macchina proprio non parte e..non è serata"
"Dove abiti?"
La sua domanda mi colse di sorpresa "A..a Forks"
"Posso darti un passaggio
fino a casa e poi domani chiami il carro attrezzi e fai venire a
prendere la macchina" disse come se offrire passaggi a quella che in
pratica era una perfetta sconosciuta fosse normalissimo.
"Ehm.." biascicai "Ma dista un'ora da qui"
Alzò le spalle
tranquillo "Abitiamo a Sail's Point. E' circa a metà strada. Non
farei tanta strada in più. E poi non ho impegni per la serata,
quindi..."
"Beh..io non voglio proprio " balbettai "Cioè..mi dispiace che tu debba...Non sei obbligato o.."
Sorrise alle mie parole sconnesse. "Stai tranquilla. Le amiche di Ashley sono anche mie amiche. Accetta per favore"
"Oookk" risposi. Mi
imbarazzava accettare quell'aiuto, anche se era proprio una manna dal
cielo. E poi non avevo motivo per rifiutare: sia lui che sua sorella
sembravano due persone molto gentili e affidabili.
Lo seguii alla sua auto: una
vecchia gip un pò sgangherata di cui ignoravo il modello.
All'inizio ci fu un pò di silenzio imbarazzato che, però,
svanì subito quando notai il libro che stava leggendo prima
poggiato sul cruscotto.
"Noooo" esclamai "Cime tempestose!"
"Ti piace?" domandò curioso
"Scherzi! Lo adoro.
Quell'amore tormentato tra Catherine ed Heathcliff...la forza di una
passione che durerà anche dopo la morte. E'...l'ho letto almeno
20 volte" spiegai arrossendo. Non gli confessai che le ultime dieci
erano state proprio nell'ultimo anno: quel libro mi piaceva
perchè alcuni dei temi principali che sfiorava mi ricordavano
Edward e il nostro amore.
"Scusa" iniziai "Quando parlo di libri parto in quarta.."
"Non ti scusare. Lo stesso vale per me" rispose "Solo… di quel libro odio Catherine. E' una ragazza senza cuore"
Annuii e iniziammo a parlare
di diverse cose: libri, musica, interessi comuni.. Quasi mi dispiacque
molto di aver pensato che fosse un pò strano all'inizio: in
realtà conoscendolo meglio sembrava un ragazza simpatico e
profondo.
Con lui al mio fianco il tempo volò e arrivammo davanti a casa mia molto presto. Andava veloce in macchina.
"Allora grazie di tutto" dissi grata "Non so come avrei fatto senza di te..."
Scosse il capo "Non mi
ringraziare. Sono io che dovrei farlo. Mi hai tenuto compagnia e...e
sei una ragazza davvero in gamba Bella"
Arrossii di botto a quel complimento totalmente inaspettato "Ah...nno. Sono normalissima credimi. Allora ci vediamo in giro."
Scesi dall'auto salutandolo con la mano e mi diressi verso casa.
Vidi Edward in piedi sul portico e io mi fiondai fra le sue braccia.
"Chi era quello?"domandò.
"Un amico. O più che
altro un compagno di corso" spiegai "Si è offerto di
riaccompagnarmi a casa visto che il mio pick up è morto”
“Perché non mi hai telefonato?” Era un poco…accigliato.
“Cellulare morto” confessai entrando in casa “I bambini?”
“Sono dai miei genitori” rispose “Ma quel ragazzo come lo hai conosciuto?”
Lo fissai confusa. D’un tratto scoppiai a ridere “Sei geloso?”
“Beh, ha pensato che mia moglie fosse molto carina e dolce” sussurrò abbracciandomi
“Ah beh…Ero certa che lo pensassi anche tu…” obiettai
“Infatti. Ma io sono tuo marito. Sono l’unico che ha il diritto di pensarlo.”
Risi ma mi bloccai notando qualcosa sul bancone della cucina:una coperta, una bottiglia di champagne e due calici.
“Fanno parte della sorpresa e del posto dove ti porto” mi spiegò lui ammiccando
“Allora mi vado a vestire” risposi sorpresa
“Non serve…vai
bene così” sussurrò prendendo tra le braccia gli
oggetti e contemporaneamente prendendomi a spalle. “saremo solo
noi due. E si va piedi.”
Prima che me ne rendessi
conto iniziammo a correre e presto capii il luogo in cui eravamo
diretti e il perché no avessi bisogno di vestiti più
graziosi. Avrei riconosciuto quella strada tra migliaia.
La nostra radura.
In pochi minuti fummo nel centro esatto.
Edward stese a terra la
coperta che aveva portato insieme a noi e vi ci accomodammo. Non potei
fare a meno di notare le stelle che risplendevano come diamanti sopra
di noi. Era una notte perfetta di fine estate: limpida, serena...magica.
Una notte che avevo già vissuto: era questo il motivo per cui mi aveva portato proprio lì.
Edward tirò fuori la bottiglia di champagne e, dopo averla stappata, riempì i due calici fino all'orlo.
Me ne porse uno, tenendo per lui l'altro.
"Brindiamo..."Propose
Feci scontrare il mio bicchiere col suo. "A noi allora...a Elisabeth e Eddy, il nostro futuro"
Felice portai il vetro alle
labbra gustando il liquido fresco che si sposava perfettamente con
l'atmosfera che si era creata intorno a noi. Mi concentrai sul volto di
mio marito e non potei trattenere una risata: aveva appena ingoiato un
sorso di champagne e sembrava fosse sull'orla di vomitare.
"Direi che questa l'ultima
volta che lo assaggerò per tutta la mia eternità" disse
avvicinandosi e facendo sì che la mia schiena si scontrasse col
suo petto. Mi ci accoccolai, voltando leggermente il capo per poterlo
baciare.
"Quella roba ha un sapore
decisamente migliore sulle tue labbra.." sussurrò staccandosi
per farmi respirare. "Hai visto come sono stato bravo? Niente feste,
niente torte..niente regali. Solo una serata speciale. Solo noi due.."
Annuii emozionata "Lo so perchè mi hai portata qui...Lo so perchè oggi..."
"E' stato un anno fa. Abbiamo
fatto l'amore per la prima volta...abbiamo fatto i nostri bambini
qui"disse. La sua voce leggera era l'unico suono intorno a noi. "La mia
vita è cambiata quel giorno. Ancora di più che durante
quella prima lezione di biologia. Oltre al tuo amore mi hai regalato
dei figli, la possibilità di riscattare gli errori che ho
commesso. Mi hai dato la speranza di salvare la mia anima se
...se ne possiedo davvero una..."
"Tu ce l'hai Edward" lo
interruppi voltandomi e inginocchiandomi di fronte a lui "Tu non puoi
non avere un'anima. Lo so. E lo so perchè ne hai regalata una
parte ai nostri figli. Io riesco a vederla riflessa nei loro occhi ogni
singola volta che mi guardano.."
Avvicinai le mie labbra alle
sue " e se anche non fosse così, non cambierebbe nulla.
Rinuncerei volentieri alla mia per poterla dividere con te. Anche a
costo di finire all'inferno. Perchè l'unica cosa che voglio sei
tu. E stare con te" Presi a posare piccoli baci sulla sua bocca,
assaggiando il suo sapore. "Io ho un bisogno folle di te. Ogni secondo
la mia anima è legata a te, il mio corpo è legato al tuo.
E la voglia di fare l'amore con te sempre, continuamente a volte
è così forte da farmi male..."
Lasciai cadere il bicchiere sull'erba e le mie mani corsero alla sua camicia, sbottonandogliela.
Mi bloccò all'istante. "Bella..non possiamo, dobbiamo stare attenti adesso..."
Capii subito che cosa
intendeva: ora che non ero più incinta non potevamo fare
liberamente l'amore. Non potevo correre il rischio di un'altra
gravidanza. Non adesso, comunque.
Ma io avevo già pensato a questo e ne avevo discusso con Carlisle proprio la settimana precedente.
"Prendo la pillola Edward"
dissi tutto d'un fiato arrossendo. "Ne ho parlato con tuo padre e...ha
detto che adesso che sto bene non ci sono problemi e..Io volevo
dirtelo, te lo assicuro però.."
Le sue labbra improvvisamente sulle mie bloccarono il mio flusso di parole.
quando mi scostai giusto per respirare, sorrisi. "Non mi vuoi respingere"
Non era una domanda. Solo una constatazione.
"Bella io non ti posso resistere neppure volendo" rispose
"Ti voglio Edward" sussurrai
levandomi la maglietta e schiacciando il mio seno contro il suo petto
"Ti voglio da così tanto..."
Prima che me ne accorgessi mi
ritrovai stesa sulla coperta. Il suo petto completamente nudo su di me,
i suoi occhi neri fissi nei miei.
"Hai preso la pillola perchè speravi che accadesse, di la verità" mi provocò.
"Sì" risposi seria, senza imbarazzo. Non era più un gioco adesso. Non era più una provocazione.
I nostri corpi bruciavano l'uno contro l'altro, desiderosi di appartenersi di nuovo.
Le mie dita si intrufolarono
tra di noi, slacciando i suoi pantaloni e facendoli cadere, dopo
qualche minuto di lenta agonia, da qualche parte nella notte..
Tremai mentre sentivo le sue
labbra lambire ogni centimetro della mia pelle, scendendo sul mio petto
e sulla mia pancia. Mi slacciò i jeans e li fece scorrere lungo
le mie gambe mentre continuava a venerare la piccola cicatrice che ci
aveva costato tanto dolore ma anche tanta gioia.
Riportai le sue labbra contro
le mie non appena potei: era un bisogno fisico il mio. Sentire il suo
profumo, il suo respiro che si mescolava col mio, il mio cuore che,
battendo, pareva quasi fare riecheggiare anche il suo.
Non c'era bisogno di dire
parole inutili mentre ci amavamo ancora una volta. Ancora un a volta
lì, in quel posto speciale che era solo nostro. In cui il resto
del mondo scompariva.
"Ti amo.." dicemmo insieme
quando lo sentii entrare dentro di me. Sorrisi tra gli ansiti, mentre
mi aggrappavo alle sue spalle travolta dalle emozioni.
Ero così felice che mi
sentii esplodere dentro: ero completa, ero perfetta quando ero con
Edward. Aprii gli occhi ed incontrai i suoi, carichi delle mie stesse
emozioni.
E in quel momento capii che
era quello il solo regalo che volessi : sentirlo vicino...sentirlo mio.
Sorrisi felice al cielo scuro trapuntato di stelle, l'unica cornice
alla nostra passione.
E mentre raggiungevo l'apice del piacere insieme a Edward un pensiero assurdo attraversò la mia mente.
Festeggiare i diciannove anni non era stato così male, dopotutto.
No...ma io mi dico. Ma chi
diavolo è qst Taylor?? Arggg. Vi giuro fino a tre giorni fa non
era stato contemplato nella ff ..poi si è presentato
così.e...non ho potuto cacciarlo. Indovinate un pò da chi
ho preso il nome? Il primo che indovina vince una confezione di
zucchero filato. Anzi no...da un ora lo odio..arggg stupido zucchero.
(ahahahah fiorelluccia mia sto scherzando...sei the best.) Ok comunque
non temete...credete mica che Bella si farà prendere da qst
scemo che va in giro a offrire passaggi alle ragazze qnd ha Edward???
Ehm...no..ehm....io non lo so...non credo...mah...chi lo sa????
Non odiatemiii....=)))))))
|
Ritorna all'indice
Capitolo 42 *** My lovely jealous husband ***
cappy 42
Buongiorno
buongiorno buongiorno!! Come va?? Eh sì lo so. Sono in ritardo:
11 giorni..scusate ultimamente ero diventata più brava. Ma
credetemi, faccio di tutto per stare al passo con i tempi. Ho dormito
il meno possibile in questi due giorni per postarvi il capitolo e spero
sia valido.
In realtà non mi piace tantissimo. No, ok questa frase non la posso dire. Ho fatto un patto con una persona e se non lo rispetto mi dissangua peggio di Jasper.
Perciò riformulo. E' un
capitolo abbastanza leggero, diciamo famigliare, divertente, un
pò così..tranquillo.^-^
E c'è anche il
vostro Tay che ho visto avete amato sin da subito...ehm ehm
sorvoliamo.. però ragazze...cioè ma avete già
tutte temuto che Bella avrà una relazione o strano truschino con
qst Taylor..ma dico io..datele il beneficio del dubbio...poverina -.-
Vorrei tanto poter rispondere
alle vostre magnifiche e stupende recensioni ma...non ho proprio il
tempo e la mia fatina buona è già carica di lavoro. Non
posso sfruttarla troppo o mi entra in sciopero *.* Perciò mi
limito ad abbracciarvi tutte e a dirvi un enormissimo
GRAZIEEEEEEE!!!
Con questo vi lascio ...un bacio e alla prossima!! LOL
Xo Xo Cloe
BELLA
"Allora..va tutto bene, vero?" domandai titubante tenendo la mano di
mio marito nella mia. "Intendo..fisicamente è tutto ok?"
Carlisle mi sorrise tranquillo "Ma certo. Sono sanissimi Bella"
Tirai inconsapevolmente un sospiro di sollievo mentre Edward mi baciava i capelli.
Eravamo nello studio di mio
suocero, anche se chiamarlo con quell'appellativo mi faceva ancora uno
strano effetto, per la visita di controllo ai bimbi.
"Come vi ho già detto
mi sembra che nei piccoli prevalgano le caratteristiche umane piuttosto
che quelle vampire per adesso" spiegò accomodandosi sulla sua
sedia mentre io rivestivo Lizzie "Certo alcune cose sono evidenti sin
da ora. La loro pelle è più fredda rispetto alla
temperatura normale e mi pare anche più resistente,sebbene non
ai livelli della nostra. Per vedere cambiamenti nella loro
alimentazione o nella loro forza..beh, penso che dovremo aspettare.
Probabilmente sarà qualcosa di graduale...ne sapremo di
più mentre cresceranno"
Sorrisi contenta. Per me
contava solo che fossero sani e in salute, delle piccole
particolarità che li avrebbero resi speciali in futuro
sinceramente ora non mi importava molto.
Mordicchiai la manina di
Lizzie con cui stava tentando di arpionarmi i capelli e carezzai il
pancino di Ed addormentato tra le braccia di Edward. Quel bambino aveva
l'innata capacità di addormentarsi praticamente ovunque ed in
qualsiasi momento, al contrario della sorellina che, in quanto a nanna
e poppata tendeva sempre a fare un pò i capricci. Capricci che,
ovviamente, si placavano all'istante non appena il suo papino la
prendeva in braccio e se la coccolava facendole qualche moina.
E immediatamente Elisabeth
diventava un angioletto. Che Edward incantasse le donne l'avevo sempre
saputo..ma non credevo di certo anche quelle al di sotto dell'anno di
vita.
"A proposito, parlando di
alimentazione" continuò Carlisle "Penso che potresti iniziare a
dargli qualche pappetta. Per esempio la crema di riso o quella di mais.
In fondo hanno quasi cinque mesi ormai"
"E posso iniziare sin da oggi?" chiesi emozionata e felice per quella novità.
"Certo" rispose "Solo una
volta al giorno per ora. Ti conviene intorno al primo pomeriggio
così che li sostenga fino alla poppata della sera."
Annuii e fissai gli occhietti cioccolato di mia figlia "Hai sentito Liz. La vuoi assaggiare la pappa col cucchiaino?"
La piccola per tutta risposta mi guardò un pò confusa e poi si aprì in un largo sorriso.
"Ti consiglio di non farti
troppe illusioni idilliache Bella" sogghignò Carlisle "Abituarsi
a mangiare dal cucchiaino non è sempre ...facile. A volte
all'inizio ce ne sarà molta più sul pavimento che nel
loro stomaco.."
Non sentii veramente molto il
resto della conversazione che seguì tra Carlisle ed Edward. Ero
troppo...troppo emozionata. La loro prima pappa, la loro prima volta
seduti nel seggiolone...
Forse ero diventata un
pò fissata con queste storie de "il loro primo..". Cercavo di
documentare tutto, di scattare loro decine e decine di foto per non
perdermi neppure un momento della loro crescita. Ma in fondo al cuore
ne sentivo il completo e totale bisogno: quei momenti non sarebbero mai
più ritornati e non potevo permettere che si dissolvessero senza
avere un ricordo tangibile fra le mani.
Edward era molto più
rilassato di me su questa cosa, ma sapevo anche che lui aveva una
infallibile e fotografica memoria vampira che gli avrebbe permesso di
ricordarsi tutto per l'eternità, mentre io sapevo che, una volta
trasformata, i ricordi umani potevano tendere ad affievolirsi e...e non
ero disposta a rischiare che accadesse.
"Terra chiama Bella.."
sussurrò ad un certo punto mentre le sue labbra fredde si
posavano sulla mia guancia. Sbattei gli occhi guardandomi attorno.
Eravamo in macchina e Edward mi sorrideva a pochi centimetri dalle mie
labbra.
Arrossii. Ero così
eccitata e sopprapensiero che quasi non avevo prestato attenzione al
fatto che eravamo usciti dall'ospedale. Beh almeno avevo salutato
Carlisle...credo.
Dio che figura! Alle volte la mia sbadataggine rasentava il ridicolo.
"Pensavo che potremmo andare a comprare piattini e forchettine.." sussurrò ammiccando.
Ormai Edward mi conosceva
come le mie tasche, anche se non poteva leggermi nel pensiero. Riusciva
a capire quello che volevo o di cui avevo bisogno ancora prima che lo
capissi io.
Annuii e intrecciai la mano con la sua sul cambio, beandomi di quel momento perfetto con la mia famiglia.
In poco tempo arrivammo al
negozio di articoli per bambini poco fuori città. Mi stupivo
sempre di come Forks fosse una cittadina carente di tante cosa ma poi
finisse sempre con l'avere enormi negozi di cose che beh...non
consideravo di prima necessità. Non aveva un cinema ma c'era un
negozio per bambini che avrebbe soddisfatto le esigenze di una
metropoli.
Era così grande che
quasi dava alla testa. C'erano decine e decine di scaffali pieni di
pannolini, ninnoli e vestitini. Ovviamente ci ero già venuta
parecchie volte, ma ogni singola volta mi ritrovavo a fissare quel
posto un pò spaesata, quasi fossi Alice nel paese delle
meraviglie.
"Allora" dissi subito mentre
mi sistemavo meglio Eddy tra le braccia "Direi che ci servono dei
bavaglini da pappa, quindi più grandi rispetto agli altri, poi
due piattini, due cucchiaini a testa. Meglio abbondare, non si sa mai.
Prendiamoli di colori diversi, così ognuno avrà il suo e
li riconosceremo quando.."
Mi fermai quando mi resi conto che mi ero messa a camminare spedita verso la mia meta e Edward non stava dicendo una parola.
Mi fissava con un sorriso divertito sulle labbra.
"Che c'è?"
"Nulla..è che..sei così brava..molto più di me." ammise guardandomi orgoglioso.
Arrossii di botto. "Non essere assurdo"
"Non lo sono. Non te l'ho mai
detto ma...sei davvero una mamma eccellente. Non ti agiti se i bimbi
piangono, sai mantenere il controllo con loro, sei organizzata,
sei...credo che tu sia davvero tagliata per questo ruolo."
"Dai Edward" bonfochiai
gettando delle piccole posate arancioni di Winnie Pooh dentro il
cestino "Non..non è vero. Anche tu sei..sei perfetto.."
"Sì..me la cavo
ma..sono decisamente meno controllato di te. Mi preoccupo per ogni
sciocchezza a volte. E se non avessi te correrei da Carlisle ad ogni
colichina." ammise baciandomi i capelli "Bella sei la persona con
più istinto materno che abbia mai conosciuto.."
Rimasi piuttosto colpita
dalle sue parole. Insomma, sapevo di cavarmela come madre, o più
che altro lo speravo ma...essere particolarmente brava, quella era
tutta un'altra storia.
Ero sempre stata una persona
mediocre nella mia vita praticamente in tutto e..ora lui
sosteneva che forse la cosa in cui brillavo era essere madre.
"Non..non lo dici solo perchè mi ami?" domandai titubante.
Scosse il capo cingendomi la vita "E' proprio perchè ti amo che riesco a vedere così bene come sei, credimi"
Posai un bacino alla delicata
testolina di Liz, accoccolata tra le braccia del padre. Non importava
che fosse vero o che fosse soltanto una visione distorta di me
dell'uomo che mi amava. C'era una cosa sola importante. Ed era che
avrei dato ai miei figli tutto l'amore possibile.
In quell'istante sentii il cellulare vibrare in tasca. Lo tirai fuori e osservai il numero sul display.
Ashley.
Lo guardai interrogativa per un secondo. Che cose voleva Ashley? Oggi non avevamo lezione.
Convinta che probabilmente volesse semplicemente chiedermi aiuto per qualche appunto risposi senza pensarci troppo.
"Ash..dimmi."
"Non sono Ash..."
sussurrò una voce maschile. Una voce che avevo imparato a
conoscere da qualche settimana a quella parte.
"Taylor.." borbottai "Ciao.."
Non sapevo bene cosa dire. Quel ragazzo riusciva a mettermi sempre un
pò di ansia addosso: ogni tanto lo sorprendevo a guardarmi o a
lanciarmi strani mezzi sorrisi durante le lezioni. E poi le parole che
aveva letto Edward nella sua mente il giorno in cui mi aveva
riaccompagnata a casa.."molto dolce e carina..."
Sospettavo,
anzi temevo, che i pensieri di Taylor nei miei confronti non fossero
completamente innocenti da allora. Edward ci aveva parlato soltanto un
paio di volte e...beh ogni singola volta mi era parso di capire che non
gli andasse completamente a genio quello che sentiva. Lui non me ne
aveva fatto parola ovviamente ma ero diventata brava ad osservare i
rapidi ed impercettibili cambiamenti di umore presenti sul suo viso.
Le stesse piccole contrazioni che potevo vedergli con la coda dell'occhio anche in quel momento.
"Volevo solo dirti che hai lasciato i tuoi appunti su il mercante di Venezia nella mia macchina ieri.." disse.
Scossi il capo, scioccata. La sua macchina? Veramente quella era la macchina sua e di sua sorella. E io ci ero salita con lui e con sua
sorella, precisiamolo. Sapendo che Edward sentiva ogni istante della
nostra conversazione non avrei mai voluto che fraintendesse qualcosa.
"Sì.." borbottai
cercando di chiudere la conversazione il prima possibile "Ma non avrei
comunque studiato oggi, quindi Ash me li può dare domani"
"Ah...divertiti domani con mia sorella..."
Già...la mia amica mi
aveva convinta a passare il sabato con lei in un nuovo centro benessere
che avevano appena aperto a Sail's point tra massaggi, palestra e cure
per il corpo. Non che fosse esattamente il mio genere di svago
ma...sembrava tenerci parecchio e non mi era proprio andato di
deluderla.
"Ah, a proposito...ha detto
di dirti che se non ti va di usare la doccia del centro dopo puoi
venire a farla qui...prima di tornare a casa."
Ci misi un attimo a
registrare le sue parole e ad arrossire. Stava veramente parlando di me
nuda sotto una doccia nella sua casa? Ok, ok Bella probabilmente è tutta un'idea di Ashley e nelle sue parole non c'è assolutamente nessun doppio senso.
"Non ti imbarazzerebbe vero?"
continuò lui ridacchiando "Insomma ci sarà solo Ashley
e..beh e io..Ma per te non sarebbe un problema vero?"
Ok...forse c'era un doppio senso. E neppure tanto velato.
Sentii Edward cacciare un
colpo di tosse e in quel momento fui seriamente felice che tenesse la
bimba fra le braccia o avremmo dovuto ripagare certamente un intero
scaffale di abitini per neonati stracciati.
Avrei volentieri preso a testate la parete.
Ma che cosa diavolo avevo che
non andava? Perchè non riuscivo ad instaurare una relazione
amichevole con un ragazzo carino e simpatico senza che questo per
qualche strana ragione pensasse di avere una possibilità con me?
Che poi in fondo era una cosa
che non aveva nemmeno senso. Non ero bella, nè speciale,
nè in qualche modo...attraente. Eppure mi ritrovavo sempre in
queste cavolo di situazioni. Prima Jacob e ora Taylor.
"Senti..di a tua sorella che decidiamo domani" cercai di tagliare corto "Ora sono con i miei figli e mio marito"
Cercai di calcare l'accento sulle parole figli e marito.
"Ah, capito" ridacchiò provocandomi "Non puoi parlare ora.."
Spalancai gli occhi allucinata. No!!!
Detta così sembrava
quasi che non parlassi solo perchè c'era Edward e che invece, se
fossimo stati soli...invece non era affatto così.
"Taylor, ora devo riattaccare. Ciao" sbottai chiudendo il cellulare violentemente e avvicinandomi a Edward.
"Abbiamo ehm..preso tutto..?" domandai titubante cercando di saggiare quanta tensione aleggiasse nell'aria.
"Certo..possiamo andare, direi" rispose tranquillo mentre ci dirigevamo alla cassa per pagare. Era calmo...apparentemente.
Che cosa avevo detto prima? Che conoscevo mio marito...
Sapeva controllarsi
perfettamente ma io sapevo un'altra cosa. Che lui era un tipo molto
molto geloso. Soprattutto di me. E non perchè non si
fidasse o altro.
Eravamo certi di che cosa
provavamo l'uno per l'altra da tantissimo tempo che ormai nulla avrebbe
potuto farcene dubitare. Lui era semplicemente...protettivo e
infastidito dai pensieri che potevano avere gli altri nei miei
confronti.
Perchè la nostra
relazione era amore vero e puro ma...non solo. C'era anche
passione..tanta passione. In ogni nostro gesto, in ogni nostro
accidentale sfioramento. In tutte le volte che mi sussurrava roco
all'orecchio "Tu sei solo mia" mentre facevamo l'amore.
E se da un lato mi dispiaceva
vederlo nervoso dall'altro...una parte di me si sentiva compiaciuta. E
non mi vergognavo di ammetterlo.
Ogni donna era in fondo un
pò felice del fatto che il proprio marito la trovasse attraente
e la desiderasse come Edward desiderava me.
Mentre ero seduta in macchina
al suo fianco mi ritrovai a carezzargli il dorso della mano posata sul
cambio con la punta delle dita.
Si voltò a guardarmi.
"Ti amo " sussurai mentre
sfrecciavamo verso casa. Mi sporsi per baciarlo ma, proprio in quel
momento, Eddy iniziò a frignare svegliando la sorella che
ovviamente si mise a fare la stessa cosa. Dovevano avere fame ormai:
era tutta la mattina che eravamo in giro.
Edward guidò il
più velocemente possibile e in pochi minuti arrivammo a casa. Mi
fiondai di sopra per togliermi la sciarpa e il cappotto mentre le due
piccole pesti venivano sistemate nei seggioloni dal padre.
Mi spogliai rapidamente
gettando gli abiti a casaccio sul letto ma mi bloccai quando notai una
busta . Ero sicura che non ci fosse quella mattina. La aprii e dentro
trovai un bikini: verde, con delle minuscole conchigliette bianche alle
estremità dei lacci. C'era solo una persona che poteva aver
visto che il giorno dopo ne avrei avuto bisogno.
Sorrisi quando, in effetti, trovai appiccicato un bigliettino.
.Sei sempre la solita. Che faresti senza di me. La misura è perfetta, anche se non te lo meriti.
Vai in un centro benessere
senza di me? Sono mortalmente offesa.Per sdebitarti mi accompagnerai in
giro per shopping per l'eternità.
Sbuffai ridendo e me lo provai velocemente tanto per essere sicura che mi stesse bene sul serio.
Mi fissai allo specchio e dovetti ammettere che Alice aveva ragione: mi
donava. Donava al mio fisico sottile, al mio incarnato pallido, al mio
seno non proprio prosperoso..mi faceva sembrare davvero bella.
Certo...avrebbe potuto prendere anche qualcosa di leggermente
più coprente, ma d'altronde Alice era Alice...non ci potevo fare
nulla.
Smisi di perdere tempo di fronte al vetro quando avvertii il rumore dei capricci dei miei figli.
Scesi di sotto infilandomi soltanto un paio di shorts e tenendo la
parte sopra del costume. I piccoli avevano fame e non volevo che Edward
iniziasse senza di me. Volevo esserci assolutamente una volta che i
miei bambini avessero gustato il loro primo cucchiaio di pappetta.
Entrai in cucina. Edward sgranò gli occhi quando mi vide vestita in quel modo ma non fece commenti.
Si limitò a deglutire rumorosamente.
"Allora" esultai vedendo i due piattini colmi di crema bianca "Iniziamo...non sarà poi così terribile."
Illusi. Io e Edward eravamo due illusi.
Mangiare era istintivo, mangiare era elementare, mangiare era....una tragedia.
Aveva ragione Carlisle. La maggior parte di quella pappetta era finita
ovunque: sul pavimento, sul muro e tra le dita delle mani dei
piccoli. Per fortuna ne avevano anche mangiata una discreta
quantità e, dopo averli ripuliti, Edward li aveva portati a fare
il sonnellino di metà pomeriggio.
Malgrado quell'ora fosse stata estenuante mi ritrovai a sorridere.
C'erano anche stati dei momenti esilaranti in tutto quel caos,
soprattutto quando avevamo veramente creduto che Liz avesse ingoiato la
pappa e poi, invece, l'aveva sputata tutta in faccia al suo
papà. Non che a me le cose fossero andate meglio visto che, ad
un certo punto, Eddy aveva cacciato la mano dentro il piatto facendo
volare un ingente quantità di quella cosa molliccia sulla mia
testa.
Stavo ancora cercando di levarmi la pappetta dai capelli quando sentii
il corpo duro di Edward avvolgermi da dietro e il suo torace gelido
modellarsi sulla mia schiena.
Fremetti.Si appoggiò al ripiano al mio fianco e non potei impedire ai miei occhi di posarsi sul suo petto nudo
"La camicia era tutta sporca di pappetta.." spiegò sorridendo.
"Anche i miei capelli.." ridacchiai "Fortuna che il costume lo lavo e si asciuga subito"
"Perchè ti sei messa il costume?"
"Oh. Lo volevo solo provare. Non ne avevo uno carino e ho chiesto ad
Alice di andarmelo a comprare. L'ho trovato prima in camera" spiegai.
Mi guardò confuso, come se non capisse le mie parole.
Scoppiai a ridere "Edward ma che razza di memoria da vampiro hai?
Domani devo andare con Ashley al centro benessere e...non posso andare
di certo con i jeans..."
Mi voltai a guardarlo e rimasi un attimo divertita a fissare la sua espressione leggermente dura e accigliata.
"Domani ne metti un altro..." disse seccamente. Poi, forse accorgendosi
di non essere riuscito a frenare le parole, aggiunse :"Per favore"
Mi concentrai sui suoi occhi scuri che mi scrutavano, capendo immediatamente quale fosse il problema.
Era geloso....
Non so dove trovai la forza di impedire alle mie labbra di arcuarsi in un sorriso.
Forse ero cattiva ma ci avrei giocato un pò.
"No.." risposi tranquilla "E' carino"
"Te lo chiedo per favore"
"Non ne ho un altro..."
"Lo andiamo a comprare. Magari uno intero." la sua voce sembrava tranquilla.
Presi un bel respiro nel tentativo di non ridere e lo fissai "Ma perchè, scusa? Non ti piace? Non mi sta bene?"
Sbuffò sonoramente "Ti sta bene...anche troppo. E' proprio questo il problema"
Quasi avevo i crampi allo stomaco per la voglia matta di voltarmi e
carezzargli il volto e confessargli quanto fosse tenero ma..ma
resistetti.
Sfoderando la mia migliore faccia da poker chiusi gli occhi e misi su
un'espressione pensierosa e abbattuta "Edward..che c'è, non ti
fidi di me ora?"
Immediatamente lo sentii irrigidirsi e le sue dita mi sfiorarono la
guancia "Bella amore io..lo sai che non ti mancherei mai di rispetto e
che..."
La sua voce dispiaciuta abbattè ogni mio contegno e scoppiai in
una fragorosa e sonora risata. "Scusa Edward...stavo..stavo solo
scherzando..Non..non mi sono offesa..e' che sei carino quando fai il
geloso..."ebbi appena la forza di dire mentre mi riprendevo e alzavo lo
sguardo fino ad incontrare il suo.
"Ah sono carino?" domandò serio.
Mi avvicinai cercando di farmi perdonare, con ancora un enorme sorriso stampato sulla faccia. Posai i palmi sul suo petto nudo.
"E anche molto sexi.." confessai arrossendo.
Con un dito raccolse una ciocca dei miei capelli portandosela sotto il
naso e inspirando forte. Il suo respiro così vicino alle mie
labbra mi diede alla testa.
"E tu sei..così..così..." iniziò.
Ma poi accadde tutto molto in fretta. In un istante mi ritrovai il
miscelatore del lavandino a pochi centimetri dal viso e poi l'acqua mi
venne sparata dritta in faccia.
"Ahhhh" lanciai un piccolo strillo cercando di allontanarmi e scuotendo i capelli umidi.
Lanciai un'occhiata sconvolta a Edward che se la rideva di gusto con
ancora il miscelatore stretto in mano. "E tu...beh direi che sei
così..bagnata..." mi prese in giro ridacchiando.
E così si era vendicato eh? Beh se era la guerra che voleva...
I miei occhi saettarono rapidi dentro il lavello che conteneva il
piatto di Lizzie pieno d'acqua e di residui di pappetta di mais.
"Non lo faresti mai..." sussurrò sorridendomi sghembo "Anche perchè poi me la pagheresti, sappilo..."
Senza un attimo di esitazione afferrai il piatto e gli versai il
contenuto addosso, poi, temendo la sua vendetta scattai e mi
precipitai verso il corridoio.
Appena prima di raggiungere le scale sentii un soffio d'aria dietro di me e le sue braccia afferrarmi per la vita.
"Lasciami" strillai cercando di contenere le risa per non svegliare i piccoli.
Un piccolo grido mi scappò dalle labbra quando mi caricò senza sforzo sulle spalle.
"Edward!" mi dibattevo cercando di liberarmi "Edward non t'azzardare!"
Eravamo al piano di sopra e avevo capito perfettamente dove si stava
dirigendo. Nel bagno.
"Chiedimi scusa e forse ti risparmierò" mi concesse davanti alla porta.
"Mai..nemmeno morta" lo provocai.
"Perfetto" rispose ridendo "Ma è stata una tua scelta"
Prima che me ne rendessi conto eravamo entrambi dentro la doccia:
l'acqua tiepida scorreva sui nostri pochi vestiti ormai fradici
rendendoli in pratica una seconda pelle.
Mi dibattevo come un'anguilla, ridendo felice tra le sue braccia.
"Se continui così però non riesco più a controllare le mie azioni.." sussurrò roco.
Smisi di lottare. Adesso che mi ero fermata potevo sentire il suo corpo
teso dietro di me, le sue mani che scorrevano sulla mia pancia e sul
mio petto.Mi girai, incontrando i suoi occhi accesi dalla stessa
passione dei miei.
Edward si abbassò e le sue labbra sfiorarono le mie prima
piano, appena impercettibilmente, poi in un bacio che crebbe
d'intensità. Sentii la mia schiena contro il marmo freddo e il
suo torace schiacciare contro il mio. L'unico pezzo di stoffa che ci
divideva era la parte sopra del mio piccolo bikini.
Stretti l'uno contro l'altra il mondo piano piano spariva e quando lui
si staccò di pochi millimetri, per permettermi di respirare, per
me sarebbero potuti passare dei minuti oppure degli anni interi senza
che me ne fossi resa conto.
"Questo per farti capire che la doccia la fai a casa tua...con tuo marito possibilmente".
Risi sulla sua bocca. Ovviamente si riferiva alla telefonata di Taylor di quella mattina.
Gli lanciai un'occhiata divertita da sotto le ciglia imperlate d'acqua. "Sei geloso.."
"Scusa" mi sussurrò all'orecchio "Io..non voglio che pensi che
sono asfissiante o...che ti impongo le cose. Non mi permetterei mai, lo
sai."
Annuii baciandogli leggera la guancia
"Però sì...di te sono geloso. Sempre" mi confidò mentre le sue labbra si posavano sul mio collo.
Dio..ero così felice tra le sue braccia. Mi sentivo amata,
protetta, al sicuro...avevo tutto, tutto quello che mi serviva.
Tanto che fui io la prima ad arrendermi alla passione che mi divorava
da dentro. Affondai le dita nei suoi capelli bagnati e lo attirai a me,
reclamando la sua bocca.
Mi prese in braccio e allacciai le gambe al suo bacino. Ebbi appena il
tempo di sbattere le palpebre e, come in sogno, mi resi conto che
eravamo già in camera, adagiati tra i cuscini del letto che
creavano una nuvola attorno a noi. Il bikini finì da qualche
parte sul pavimento e io mi ritrovai nuda fra le sue braccia. Lo
desideravo tanto da dimenticare il mondo intero
Era così bello..di una bellezza incredibile. Affascinata fissai
la sua mascella, il mento con quella piccola fossetta che mi ricordava
tanto Liz e che mi faceva così tenerezza e gli occhi...che mi
stregavano sempre e che in quel preciso istante mi fissavano maliziosi
mentre mi baciava le dita della mano facendomi fremere.
"Sono l'uomo più felice del mondo sai? Ed è solo grazie a te.." mormorò.
"Anche tu mi rendi tanto felice"balbettai con un filo di voce "E ti amo da morire però..."
"Però?" mi incalzò preoccupato irrigidendosi.
Intrecciai le mani dietro la sua nuca così da portare il suo orecchio contro le mie labbra.
"Però...Però il costume lo metto lo stesso"
p.s.= Se andate a vedere il film
di Rob Pattinson "Remember Me" capirete che mi sono ispirata per
una certa scena hihihhihii. Consiglio da amica: andate a vederlo. Ne
vale certamente la pena. E farete felice anche me...e se sono felice
scrivo di più. E se scrivo di più...posto prima.
Quindiiiiiii....andate a vederlo, mi raccomando...LOL
|
Ritorna all'indice
Capitolo 43 *** Christmas time ***
cap 43
Ragazze!!!!!!!!!Buon
Natale!!! Ah no, scusate.. Buon lunedì dell'angelo,sono ancora
troppo nello spirito del capitolo. Quando leggerete
capirete..hhiihihhiih. Cooomunque sto peggiorando di nuovo
incredibilmente vero? Lo so...vi faccio sempre aspettare troppo e voi
non ve lo meritate, non dopo le fantasmagoriche e bellissime recensioni
che mi lasciate sempre. (continuate mi raccomando..riceverle e sapere
che ne pensate è sempre bellissimo ed importante). Scusate
tanto..davvero. Ma voglio che sappiate una cosa. Faccio davvero i salti
mortali per gestire tutto e se sono in ritardo è perchè
sono seriamente incasinata nel gestire tutto quello che devo fare a
volte.
Ma con questo capitolo mi
perdonerete, specialmente voi che volevate un bel cap "formato
famiglia" senza stupidi Taylora tra i piedi... E qui cito le parole di
una di voi.ahahah.
E' molto tranquillo e dolce
secondo me, quindi godetevelo perchè si sa..i tempi difficili
nella vita sono sempre in agguato!!!
Ok vi lascio al capitolo ma
prima devo ringraziare le fantastiche amiche della mia piccola
"famigliola" che sono sempre pronte a sostenermi e a consigliarmi
quando sono in crisi da idee o da pagina bianca. Che si tratti di una
parola, di una telefonata o solo di un "forza cloe" sappiate che senza
di voi impazzirei..quindi un bacio enorme ragazze!!!!!!!
Ed ora ecco il capitolo
Xo Xo Cloe.
BELLA
"We wish you a merry Christmas ..We wish you a merry Christmas , we
wish you a merry Christmas and a happy New Year..." canticchiai
sistemando tutte le palline che avevamo comprato sul tappeto vicino a
mia figlia.
Era seduta a terra, la
schiena poggiata contro il divano per evitare sbilanciamenti. Anche se
ormai i bimbi avevano sei mesi e mezzo e riuscivano a stare seduti da
soli non volevo rischiare.
Ora in casa c'eravamo solo io e Liz.
I nostri due "ragazzi" erano
usciti a comprare l'ultima cosa che mancava per addobbare la nostra
casetta per le feste: l'albero di Natale. Che poi, a volerla dire
proprio tutta , era il dettaglio principale, la prima cosa a cui
avremmo dovuto pensare.
E invece eravamo sempre
talmente pieni di impegni che non eravamo seriamente riusciti ad
andarlo a comprare prima. Anche Edward era piuttosto impegnato
ultimamente: la scuola di medicina lo occupava molto. Non che lui si
stancasse anzi, probabilmente, avrebbe passato tutti gli esami
senza neppure frequentare , ma la presenza alle lezioni era
obbligatoria e così era spesso all'università.
Lontano da me..da noi.
Uff, dovevo smetterla di lamentarmi. In fondo vivevo una vita perfetta, la vita che avevo sempre sognato.
"Gll..lll" i gorgoglii di Lizzie mi fecero ritrovare immediatamente il buon umore.
"Ma ciao.." la presi sotto le
braccia e mi sedetti con lei sul tappeto, tenendola accoccolata tra le
mie gambe. "Ma dove sono andati quei due? A disboscare la foresta?"
Rabbrividii al solo pensiero.
Secondo Emmet, infatti,
sarebbe stato molto più divertente sradicare uno dei pini
secolari del bosco e creare il più gigantesco albero di Natale
della storia, invece che accontentarsi di un modesto alberello di un
paio di metri.
Ovviamente mi ero opposta
vivacemente a quello scempio della natura e speravo che ,alla fine,
Edward non si fosse fatto convincere.
Fortunatamente pochi minuti
dopo sentii il rumore della volvo nel vialetto e la porta di casa
aprirsi, rivelando mio marito che reggeva tra le braccia sia Eddy
sia il famoso albero.
Tirai un sospiro di sollievo quando mi accorsi che era sì bello e grande ma non…troppo grande.
Posò l'abete sul pavimento e ci venne incontro sorridendo.
Mi mancò il respiro
guardando negli occhi il mio angelo personale. Poteva anche essere
stupida come cosa ma..ma ancora Edward mi faceva quell'effetto.
Nonostante stessimo insieme da quasi due anni, nonostante il suo viso
fosse la prima cosa che vedevo ogni mattina..nonostante tutto.
Ogni singola volta che i miei
occhi si specchiavano nei suoi il mio cervello smetteva di funzionare,
il cuore perdeva un paio (o forse una decina) di battiti e i miei
ormoni impazzivano completamente.
Mi alzai in piedi, rifugiandomi tra le sue braccia come se fossero un porto sicuro e posando dolcemente le mie labbra sulle sue.
"A cosa devo questa accoglienza?" ridacchiò.
"Mi sei mancato..tutto quì.." risposi arrossendo.
"Anche a noi sono mancate le
nostre principesse, credimi" rispose sfiorando la testolina di Liz con
le labbra. "E ora vediamo se approvi il mio acquisto"
Mi passò Eddy mentre
lui trascinava l'abete dentro il salotto e io ne approfittai per
mordicchiare le guanciotte del mio bimbo.
"Accidenti..piccolo. Hai il
patatino gelato e anche le orecchie" esclamai mentre lui rideva di
gusto per le mie coccole "Ma papà te l'ha messo il cappellino di
lana?"
Guardai Edward sospettosa e lui, di rimando, mi rivolse uno dei suoi accecanti sorrisi senza rispondermi.
"Edward, non tentare di abbagliarmi" lo rimproverai mentre distoglievo lo sguardo "Lo sai che senza cappello poi prende freddo"
Posai i nostri due cuccioli nel loro box vicino al caminetto, così che stessero al caldo.
Mio marito si avvicinò e mi cinse la vita con le braccia facendo scorrere il naso lungo il mio collo.
"Lo sai che non li sopporta.."
"Ah..ecco" risi "Ho capito:
io sarò la mamma cattiva e rompiscatole e tu il papà
buono. Fa ridere come cosa visto che tu in teoria saresti il vampiro
crudele..."
Alzò il soppraciglio, fintamente offeso. "Stai dicendo che non ti faccio paura se faccio così?"
Ringhiò piano vicino al mio orecchio.
"Veramente..se fai così mi ecciti.." sussurrai languida.
"Ancora meglio..."
Sfuggiii alla sua presa
"Ma non è il momento. Dobbiamo fare l'albero visto che ci siamo
ridotti la sera della vigilia... Quindi niente pensieri sconci e
lavoriamo."
"Come vuole lei signora.."
In quel momento sentii uno scoppiettio provenire dalla cucina. "Sono i pop corn per fare le ghirlande. Torno subito"
Corsi nell'altra stanza e, dopo aver preso dello spago e aver versato i pop corn in una ciotola, ritornai da mio marito.
Edward aveva sistemato
l'albero esattamente vicino alla finestra, dove gli avevo detto quella
mattina. Volevo che dall'esterno si potessero vedere le decorazioni e
le lucine colorate. Volevo poter trasmettere al mondo intero tutta la
gioia e l'amore che aleggiavano nella nostra famiglia.
"Allora...sono ai tuoi ordini" disse teatralmente.
"Sbizzarrisciti" esultai.
Mi guardò sorpreso. "Che vuoi dire?"
"Che voglio che
sia..naturale, allegro. L'anno scorso Alice me ne ha fatto fare uno
tutto argentato. Era bello, non fraintendermi ma..preferisco che ognuno
di noi ci metta qualcosa della propria personalità. Andiamo a
braccio ecco.."
Afferrai la scatola delle palline colorate e iniziammo a metterci al lavoro.
Non avevamo una vera linea cromatica da seguire e fu meglio così. Ci divertimmo davvero un mondo.
Soprattuto io, quando
costrinsi Edward a mangiare uno dei pop corn e ci mise venti minuti a
sputarlo tutto fuori. Nonostante tutti i rallentamenti, quando ormai il
cielo si era fatto scuro da parecchio, la nostra opera fu completa.
Mancava solo una cosa ora: l'angioletto da mettere sulla cima.
Lo presi con delicatezza
dalla scatolina che lo conteneva. Era particolarmente prezioso per me:
era l'angioletto che usavo ogni anno a Phoenix. Me l'aveva regalato
Charlie quando ero molto piccola e utilizzarlo mi faceva sentire
papà vicino, anche se in realtà era lontano migliaia di
chilometri.
Ero così emozionata che mi tremava la mano.
"Aspetta.." mi sussurrò Edward all'orecchio.
Prese i bambini dal box e ritornò al mio fianco di fronte all'abete.
Osservai i miei due piccoli miracoli e mi resi conto che si erano addormentati.
"Poverini..dovevano essere esausti..." dissi a voce bassissima baciandoli entrambi sulla fronte.
"Non fa nulla" rispose mio marito "L'importante è che siamo qui tutti e quattro insieme."
“E' vero. Il nostro primo Natale insieme..come una famiglia.."
"Lo eravamo anche l'anno
scorso" disse Edward carezzandomi il ventre "Erano dentro di te e io li
amavo già immensamente.."
"Anche io ma.." continuai "Ora che sono qui..che li posso stringere davvero fra le braccia. E' tutto così reale ora.."
Annuì baciandomi la guancia "Metti l'angelo?"
"Sì" risposi entusiasta salendo sulla scaletta "sì..sono la donna di casa, lo devo fare io..."
Edward non disse nulla, si limitò a sorridermi felice.
Posai la statuetta sulla cima
e...e mi sentii completa. Avevo tutto, tutto quanto. E per la prima
volta nella mia vita facevo parte di una famiglia vera, di una famiglia
unita.
Di una famiglia in cui ognuno si prendeva cura dell'altro: una specie di squadra.
Eravamo una squadra io ed Edward che cullavamo i nostri piccolini e che mettevamo loro il pigiama.
Eravamo una squadra io e Edward che rimboccavamo loro le coperte.
Ed eravamo una squadra noi due che uscivamo fuori dalla cameretta di Liz e Ed in punta di piedi per non svegliarli.
Quando ci ritrovammo in piedi nel corridoio Edward mi strinse forte e io allacciai le braccia attorno al suo collo.
"E..è così
sciocco che mi venga quasi da piangere per quanto sono felice di
avervi? Di far parte di questa famiglia?" domandai sfiorandogli le
labbra.
Scosse il capo "Se potessi..piangerei anche io. Non hai idea di quanto vi amo.."
Appoggiai il capo sulla sua spalla, inspirando il suo odore e lasciandomi cullare.
Dopo alcuni minuti
sussurrò fra i miei capelli "E' il caso che ti porti a fare la
nanna piccolina...o Babbo Natale non arriva, non lo sai?"
Ridacchiai "Ah sì? E'
strano perchè..ho intravisto un pacchetto dorato con su scritto
BELLA sotto l'albero, mentre io avevo espressamente richiesto nessun
regalo."
Alzò gli occhi al cielo "Bella, è Natale...il nostro patto non vale"
Sospirai teatralmente "Beh, suppongo che tu abbia ragione. Visto che anche io te ne ho fatto uno"
"Stai bluffando..lo avrei trovato.." rispose ridendo.
"Nooo" esclamai posando la mano destra sul cuore "Te l'ho fatto. Ed è qui in questa casa.."
Mi fissò sospettoso.
"Ok, visto che a Natale siamo tutti più buoni ti do un altro indizio..E' tra le tue braccia in questo momento"
"Cioè..fammi capire..il regalo saresti tu?" domandò sorpreso "di solito sei più modesta"
Scossi il capo divertita
vedendolo in difficoltà "No..diciamo che il regalo...è
quello che nascondo addosso." sussurrai tentando di fissarlo maliziosa
ma, in realtà, arrossendo come un pomodoro.
Non riuscivo a guardare la sua espressione..probabilmente stava tentando di non ridermi in faccia,
"In realtà..credo di passare troppo tempo con Alice. Forse dovrei seriamente iniziare a.."
Non feci in tempo a terminare
la frase che mi ritrovai stretta fra le sue braccia, speditamente
diretti verso la camera da letto.
"Che fai?" domandai col cuore a mille
"Quello che tutti vogliono fare a Natale, sciocchina.."
"E cioè?"
Si adagiò con me sui cuscini, mentre emetteva un ringhio basso e sordo dal petto, facendomi rabbrividire.
"Scarto il mio regalo, ovvio"
"Ueeee..ueee"
Avevo il viso affondato completamente nel cuscino quando sentii il pianto dei bambini.
"I bimbi..."Mugolai qualcosa troppo stanca per sollevare le palpebre.
Delle dita fredde mi percorsero la schiena.
"Lascia stare amore..vado io, dormi..."
Mi rilassai nuovamente sotto il suo tocco. Potevo dormire ancora un pò...c'era Edward con loro.
Sprofondai nuovamente nell'incoscienza.
..........
..........
..........
..........
Sentii qualcosa di caldo muoversi lento sulla mia schiena.
Aprii lentamente gli occhi e dalle tende tirate riuscii a intravedere la luce chiara che proveniva dall'esterno.
La 'cosa' che si muoveva mi arpionò i capelli e li tirò leggermente.
Sorrisi:l'avevo perfettamente riconosciuta.
Mi girai e afferrai la piccola peste che si divertiva a giocare e a mordere i miei capelli:Liz.
"Lo sapevo che eri tu!" dissi ridendo e stringendola al mio petto, liberando le mie ciocche dalle sue dita.
Girai il capo e vidi
l'immagine più dolce che avrei potuto immaginare. Edward se ne
stava appoggiato alla testiera del letto e tra le sue braccia, avvolto
in una copertina, c'era Eddy serenamente addormentato. Mi si strinse il
cuore dall'emozione mentre li guardavo.
Notai che Edward indossava i
jeans ed una maglietta e che anche io, stranamente, portavo una sua
camicia. Ricordavo perfettamente di essermi addormentata..beh ecco
senza niente addosso visto che Edward aveva mantenuto la parola ed
aveva scartato il suo regalo di Natale alla fine.
Arrossi a quel pensiero e,
dopo aver adagiato Liz fra i cuscini, gattonai verso di lui per un
bacio. Sentii le sue labbra curvarsi in un sorriso mentre la mia bocca
sfiorava la sua.
"Come mai sono vestita?"domandai con la voce ancora arrochita per il sonno.
"Beh, vestita è una parola grossa" rispose "Non volevo che prendessi freddo.."
"Grazie.." Strusciai il naso sulla sua guancia "E Buon Natale.."
"Buon Natale anche a te, amore mio.." sussurrò.
"E Buon Natale al mio
scricciolo!" esclamai riempiendo di baci il visino addormentato di
Eddy. Al suono della mia voce aprì gli occhietti verdi e si
sciolse in un sorriso.
"Amore della mamma.." lo presi in braccio cullandolo e sistemandomi al fianco di mio marito.
"Come mai sono qui?" domandai.
Edward scoppiò a ridere "Beh, stanotte si sono svegliati e..li ho portati nel lettone.."
Lo guardai alzando gli occhi al cielo "Bravo iniziamo a dar loro pessime abitudini.."
"Su Bella..è Natale, e
non potevo mica lasciarli soli e abbandonati nel loro lettino, no?"
Avvicinò nuovamente il suo viso al mio e mi inebriai del suo
profumo.
"Mmm..vabbè..per questa volta passi..." cedetti sorridendo mentre ricominciavamo a baciarci.
Bacio che, però, fu interrotto dagli strilli acuti di Lizzie.
"E' gelosa mi sa..." dissi ridacchiando.
Edward non se lo fece
ripetere due volte e prese la nostra piccola facendola volteggiare in
aria. Subito Liz smise di piangere, anzi scoppiò a ridere
divertita da quel gioco che faceva sempre col suo papà e che lei
adorava immensamente.
"Non piangere..tu sei la piccola principessa di papà. La sola e unica.."
Lo guardai truce, fintamente arrabbiata.
"..insieme alla mamma" aggiunse in fretta.
"Sarà meglio per te.." lo rimproverai ridendo.
Improvvisamente mi strinse di più a sè e mi disse : "Guarda davanti a te e sorridi"
Lo feci, non capendo le sue
parole finchè non vidi un flash abbagliarmi e notai la macchina
fotografica posata sul comò di fronte al letto.
"Sapevo che volevi immortalare il nostro primo Natale così.."
"Grazie" risposi felice "e' tutto perfetto. Vorrei poter restare qui con voi tutto il giorno"
Sbuffò "Avremmo potuto se tu non avessi invitato la mia famiglia dopo pranzo"
Controllai l'ora e mi accorsi
che era già molto tardi. Sarebbero arrivati tra poche ore e io
dovevo ancora lavarmi e far pranzare i piccoli. Oltretutto con un nuovo
tipo di pappa: brodino di verdure con liofilizzato di carne.
Sperai si abituassero
più facilmente che con la crema di riso..o davvero avremmo avuto
dei seri problemi tempisticamente parlando.
Feci una doccia velocissima e, non appena fui presentabile, volai al piano di sotto. E rimasi sbalordita.
Stavano mangiando bravissimi e compostissimi con il loro papà.
Sorrisi baciando i capelli di mio marito. "Se come medico fallisci potrai sempre fare il papà a tempo pieno.."
"Non so se sono altrettanto bravo come marito però. Non faccio mangiare abbastanza te.."
"Ah non preoccuparti"
minimizzai anche se sapevo che aveva ragione. Ultimamente ero
così impegnata che mi capitava di saltare i pasti a volte ed,
effettivamente, avevo perso qualche chilo.
"Bella è normale che io mi preoccupi..prendi qualche chilo per favore..Per esempio, ora puoi mangiare qualcosa anche tu"
Sentii il cuore farmi le capriole nel petto:era così tenero quando si preoccupava per me e faceva l'apprensivo.
"Va bene.." lo accontentai prendendo la quiche agli spinaci che il mio maritino mi aveva cucinato ieri.
"Avresti potuto invitare Charlie per pranzo.." disse ad un certo punto
Scossi il capo ingoiando il
boccone di cibo "In realtà andava a pranzo da Sue Clearwater"
risposi "Io penso che possa esserci qualcosa tra loro due..Non potresti
leggere nel pensiero e scoprire qualcosa?"
Mi guardò male "Sarebbe violare la sua privacy..."
"Mmmm" sbuffai "Non ti sei mai fatto problemi prima.."
"Perchè prima mi serviva per scoprire cose su di te..."rispose
Tentai di dargli uno scappellotto ma lui mi bloccò afferrandomi il polso e baciando il dorso della mia mano.
"Cattivo.." mi lamentai.
In quell'istante sentii il campanello e corsi ad aprire la porta.
Di fronte a me l'intera famiglia Cullen.
Con almeno...con almeno venti pacchetti di svariate dimensioni.
Mi feci da parte, facendoli entrare, troppo scioccata per parlare.
I miei propositi di non far crescere i miei bambini viziati sarebbero presto, molto presto, andati in fumo.
A parte questo piccolo dettaglio però, fu una giornata indimenticabile.
Stare tutti insieme a
scartare le decine e decine di pacchetti colorati di fronte agli
sguardi curiosi e felici dei miei piccoli fu qualcosa di unico e
veramente emozionante.
Certo, in alcuni momenti avrei voluto sprofondare.
Soltanto in uno in effetti.
"E questo pacchettino..non si apre?" aveva chiesto Emmet a gran voce, afferrando l'ultima scatolina dorata sotto l'albero.
Edward lo aveva bloccato e aveva afferrato il mio regalo "E' di Bella.. lo apre in privato"
Ovviamente quelle parole
avevano scatenato l'ilarità generale, soprattutto di quello
scemo di un orso "Ah, in privato..capito..beh, non traumatizzate i miei
nipotini"
Ovviamente ero diventata un pomodoro.
"E col tuo nuovo spasimante del college? Eddino non l'ha ancora fatto fuori?"
"Non ho nessuno spasimante" avevo obiettato.
"Invece ce l'ha" si era intromessa Alice "Si chiama Taylor..."
"Ah ecco perchè Eddino le fa regali hot. Per tenersela stretta..."
Avevano continuato
così quei due idioti finchè Rosalie aveva smesso di
coccolare Liz e aveva afferrato per un orecchio il marito facendolo
zittire.
Risi al solo pensiero di quella scena.
Avevo davvero una famiglia di pazzi. Di vampiri pazzi, per giunta.
E li amavo tutti esattamente così com'erano.
Guardai la notte scura fuori
dalla finestra. I Cullen se n’erano andati da circa un'ora,
quando i bambini si erano addormentati sul divano, stremati dalla
giornata.
Ora Edward li aveva portati a letto.
Decisi di approfittare
di quei minuti per dare una sistemata al salotto e attaccare la
lavastoviglie. E visto che mi sentivo ancora pervasa dallo spirito
natalizio, feci partire il cd con le canzoni di Natale.
Jingle Bells rock..
Risi di gusto, ripensando a come io e mamma la cantassimo tutti gli
anni incessantemente durante il periodo delle feste. Insomma lei
era molto più ..teatrale di me nel farlo, addirittura si metteva
a ballare.
Prima che me ne rendessi conto mi misi a canticchiarla, ricordando gli
avvenimenti e i disastri culinari e domestici della mia infanzia legati
a quella canzone.
"Jingle Bells, jingle bells, jingle bells rock..jingle bells swing and
jingle bells ring.." In pochi minuti caricai i piatti e ripulii
velocemente anche la cucina, persa nelle mie fantasie.
Così tanto che non mi resi neppure conto della figura che se ne
stava appoggiata allo stipite della porta mentre io esordivo con il
finale della canzone. "That's the jingle bells...that's the jingle
bells, that's the jingle bells rooooock"
Quando mi voltai, praticamente senza fiato in gola,rimasi di sasso.
Avvertii il viso andarmi a fuoco.
"Io...io..ehm..io.." balbettai.
"Sei brava a cantare.."
Alzai gli occhi al cielo troppo imbarazzata per guardarlo "Dai, non prendermi in giro!"
"Non ti prendo in giro... sei brava!"
"No."
"Sì"
"No"
"Sì"
"No"
"Sì"
"Ok, quando mi dai il tuo regalo?" cercai disperatamente di sviare l'argomento aggrappandomi ad un altro.
Rise di gusto "Addirittura vuoi il regalo pur di non parlare della tua voce.."
Si mosse così rapidamente che rimasi sorpresa quando mi ritrovai schiacciata tra il ripiano della cucina e il suo corpo.
"Perchè non mi hai detto che ti piacciono le canzoni di Natale?"
"Ehm...perchè sennò avresti fatto venire qui un'intera
squadra di cantori natalizi per tutto il periodo delle feste" risposi
ridendo "tendi a non avere il senso della misura alle volte, sai?"
"Forse un tantino.."ammise "e forse lo penserai dopo aver visto il regalo.."
"Andiamo bene" sbottai "Eppure è un pacchetto piccolo..no ti
prego, non dirmi che sono le chiavi di una costosissima macchina nuova
tipo Porsche, Ferrari o qualcosa di simile.."
Scosse il capo divertito. "No ma per scoprire che cos'è devi metterti il giubbotto e venire fuori.."
Lo guardai confusa ma feci comunque come mi aveva detto. Mi infilai la
giacca pesante mentre lui recuperava il pacchettino sotto l'albero.
Edward aprì piano la porta e rimasi di stucco a fissare l'esterno.
Nevicava. Nevicava tantissimo.
E le lucine che addobbavano la casa e il portico illuminavano
vivacemente il tutto, donando al bianco mille splendide tonalità
diverse.
Era magnifico.
Edward mi prese la mano e mi accompagnò dolcemente fino al
dondolo. Ci sedemmo e io mi accoccolai contro di lui, stringendomi di
più nella giacca mentre ammiravo la notte innevata intorno a noi.
"Hai freddo?" domandò apprensivo.
Scossi il capo "No, Edward è..è bellissimo. E' Natale e nevica..è un sogno..."
Lui mi fece scivolare il piccolo pacchettino in grembo.
"Grazie amore. Ma davvero..non dovevi, a me basti tu..mi basta essere felice con te.."
"Lo so" annuì "Ma..per favore, aprilo. Per me ha un significato speciale...e vorrei che lo accettassi"
Con mani tremanti, un pò per il freddo un pò per
l'emozione, stracciai la carta e mi ritrovai tra le mani una scatolina
rossa di pelle.
Feci scattare il bottoncino e il coperchio si aprì, rivelando
uno splendido braccialetto d'oro bianco, tempestato da quelli che
indubbiamente erano svariati diamanti.
Rimasi a fissare quella meraviglia per alcuni secondi e mi ripresi
solamente quando mi accorsi che, all'interno della scatola, c'era anche
una catenina con uno strano pendente.
"Vedi questo pendente?" mi domandò Edward
Annuii.
"E' una piccola vite d'oro" mi spiegò "Ogni bracciale si chiude
e si apre solo con la propria vite e..beh me ne sono innamorato appena
l'ho visto."
Mi girai verso di lui. I nostri nasi erano così vicini che si sfioravano.
Prese delicatamente il mio polso fra le sue mani, facendovi scivolare il bracciale.
Lo chiuse facendolo scattare grazie al pendente.
"E'..una specie di simbolo" continuò "Se tu terrai sempre il
braccialetto..io terrò sempre al collo il pendente. L'unico
pendente che può aprirlo. Significa che ci apparteniamo...sempre
e comunque."
Ero senza parole, letteralmente.
"Edward..questo è il regalo più..perfetto
che..non..grazie.." tentai di esprimermi "E io..il mio regalo era
così..così sciocco a confronto che.."
"Non dirlo" ribattè convinto prendendo il mio viso tra le mani
"Era splendido, tu sei splendida, la nostra famiglia e splendida.."
"Lo so. E' che a volte..mi sembra di non riuscire a darti tutto quello che tu dai a me.."
Scosse il capo sorridendo "Sciocca."
Tornò a guardarmi coi suoi occhi magnetici "Bella, tu mi dai tutto. Anche solo respirando...Non dubitarne mai.."
Appoggiai la fronte sulla sua "Ti amo..da impazzire"
"Ti amo ti amo ti amo ti amo..." continuò a sussurrarmi mentre mi stringeva.
E continuò a dirmelo tutta la sera, mentre ci baciavamo, ci accarezzavamo, mentre facevamo l'amore.
Era bellissimo sentirglielo dire. Le mie orecchie non si sarebbero mai
stancate di quelle due semplici parole pronunciate dalle sue labbra.
Quella notte rimiravo il mio bracciale stesa nel letto. La schiena
poggiata contro il petto di Edward, le sue mani allacciate attorno alla
mia vita.
"Non lo leverò mai.." dissi sottovoce.
"Meno male..Anche perchè senza questo" e indicò la catenina che portava intorno al collo "Non potresti comunque"
"Ed è giusto così" risposi "Hai la chiave del mio
braccialetto come hai la chiave del mio cuore" Portai la sua mano sul
mio petto così che lo potesse sentire.
"Vedi? Impazzisce solo per te.."
Sentii le sue labbra gelide sfiorare l'incavo del mio collo. "Sono
felice che ti piaccia. In realtà, temevo ti saresti arrabbiata
una volta vista la marca.."
Mi girai confusa per guardarlo negli occhi: riuscivo a malapena a farlo al buio.
"Che vuoi dire?"
"Beh..una volta vista la scritta Cartier..pensavo avresti puntato i piedi e mi avresti costretto a riportarlo al negozio.."
"Ma..non capisco.."continuai.
"No..niente..lascia stare" disse trattenendo a stento le risa.
"No ora lo voglio sapere" esclamai sedendomi sul letto e accendendo la luce.
Immediatamente fummo di nuovo al buio, il corpo di Edward schiacciato contro il mio sul materasso.
Sfiorò le mie labbra con le dita. "Shhh..o sveglierai i bambini.."
"Allora dimmelo, dai!!" sussurrai a bassissima voce "Ti prego!"
"Beh..diciamo che forse..." iniziò
"Forse?" lo incitai.
"Forse avrei risparmiato comprandoti una macchina nuova.."
Mi sentii mancare mentre registravo le sue parole.
Mi stava dicendo che io, Bella Swan, sarei andata in giro d'ora
in avanti con l'equivalente dello stipendio annuale di mio padre al
polso?
Fantastico.
Davvero davvero fantastico.
Ragazze,
ancora grazie a tutte. Siete le migliori. Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e....al prossimo. Cercherò, tenterò di essere più veloce e di
nn essere trp sadica prometto! Fin'ora sono sempre stata buona, vero?
Ehm..certo , come no...
Un beso gigante a tutte quante!! E non mangiate troppa cioccolata
Vi lascio la foto del bracciale di cartier. Non me lo sono inventata,
la trovo una cosa molto romantica... in realtà Ed le regala la
versione con i diamnti..ancora più bella...ma nn ho trovato la
foto..sorry
Scusate se rubo
dello spazio qui, ma..ci tengo a ricordare una cosa ad una persona che
praticamente ama questa storia tanto quanto me(spero che lei capisca
con chi sto parlando), perciò mi sembra giusto farlo qui. Anzi
devo solo ringraziare questo mio piccolo lavoretto se è
iniziato...tutto tra noi.
Esattamente
un anno fa...me ne sono resa conto l'altro giorno controllando per caso
vecchie mail che nn ho mai cestinato e non volevo lasciare passare qst
giorni senza ricordarlo.
"quando posti per favore..."
Quattro semplici parole, la nostra prima mail. La prima mail che
qualcuno mi abbia mai scritto per la mia storia. Non hai neppure la
più vaga idea di quanto mi abbia dato fiducia sapere che c'era
qualcuno che mi apprezzava come hai fatto tu.
"grazie mille troppo bello il pezzo ke mi hai inviato..posta presto..." Pian piano...iniziavo a darti fiducia, sul serio. E mi aprivo con te e sai che nn è semplice per me.
"spero ke
posterai nn dico subito ma verso la fine della settimana spero di si...
vabbe ti saluto scusa per il disturbo...ma sai mi piace darti
fastidio...no dai scherzo..beh alla prox email...
ps:guarda sono capace di scrivertele tutti i giorni ahahah
ps: ti lascio il mio contatto msn ...ti do fastidio la, ciao dalla tua commentatrice preferita"
E poi c'è stato twitter, facebook, msn...mille conversazioni,
mille parole, mille racconti... E poi è arrivato il giorno in
cui sei partita per la tua lunga vacanza e io sapevo che non ci saremmo
più potute sentire ogni singolo pomeriggio per almeno due o tre
ore e...ed è stato il giorno in cui ho realizzato davvero quanto
mi saresti mancata, quanto mi sarei sentita triste. Perchè non
eri più solo "la mia commentatrice preferita" da parecchio
ormai. Eri un'amica. Un'amica irrinunciabile.
Ci
sarebbero decine di altre mail che potrei citare, decine di altre cose
che potrei dire ma...sento che ormai non è più
necessario. So che tutte le cose che vorrei dirti già le sai,
per cui mi basta che tu sappia che ti voglio bene.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 44 *** Fix you ***
Fix you
Allora
ragazze. Vorrei dirvi quanto sono felice entusiasta, assolutamente
totalmente e completamente per tutte le vostre recensioni. Siete
ancora attaccate a questa storia in un modo che...mi fa commuovere.
Davvero, vorrei poter avere il tempo di rispondere a tutte ma..veramnte
già la scorsa notte ho battuto il record mondiale di poche
ore di sonno per finirvi il capitolo . ahahahaha. Che oltretutto
è davvero una schifezzuola..cioè, ce ne sono stati di
migliori ma..spero che possa prendervi ed emozionarvi ugualmente. La
canzone che mi ha ispirata sicuramente è "Fix you" dei
Coldplay specialmente per un pezzo...per me molto importante. E infatti
dedico questo capitolo e in particolar modo quel pezzo(credo capirete
quale) alle mie due amiche specialissime, che mi stanno vicino sempre,
nonostante tutto, nonostante la distanza. GRAZIE. Se ascoltate o
conoscete la canzone...beh quando la sento vi penso sempre. Lol
Bene...detto questo, che posso aggiungere se non un enorme ringraziamento a tutte quante voi.
Vi voglio tanto tanto bene.
Un bacione Cloe.
P.S=Questo è un capitolo very very very important anche se non sembra. Occhi aperti.
Xo Xo
BELLA
Il suo corpo teso sopra il mio, le sue mani sui miei fianchi...le sue labbra leggere che modellavano le mie.
Cercai di regolarizzare il respiro mentre i miei occhi non lasciavano i suoi, ancora completamente neri.
"Ti amo.." sussurrò abbandonandosi in un bacio profondo e, allo stesso tempo, delicato.
Sorrisi felice.
"Ridi?"domandò con la voce ancora roca per l'eccitazione.
Riuscii a rispondere solo con un' altra risatina "Rido" confermai.
"Spero non della mia performance.." commentò "Ma tenderei ad escluderlo, visto che non mi lasci ..ehm uscire"
Arrossii di botto accorgendomi solo in quel momento delle mie gambe ancora strettamente intrecciate al suo bacino.
"Mi piace..lo sai " borbottai affondando il viso nel suo petto.
"Lo so.." rispose "e piace anche a me..passerei l'eternità a perdermi dentro il tuo corpo..."
Sfregai la sua guancia contro la mia.
"Hai una vaga idea di quanto ti amo?" sussurrò e io, senza riuscire a fermarmi, scoppiai nuovamente a ridere.
"Se è almeno la metà di quanto io amo te...allora è tantissimo.." risposi fra le risa.
"Mi spieghi perchè continui a sghignazzare?" Mi fissò confuso.
Risi ancora, incapace di spiegare il motivo anche a me stessa.
Ero..felice.
Totalmente. Pienamente. Incondizionatamente felice.
E l'unica cosa che riuscivo a
fare, l'unico modo per riuscire a gestire tutta quella gioia senza
scoppiare in qualche modo era..ridere
"Ti amo e..sono felice!" esclamai "Ti basta come spiegazione? Ho dei figli splendidi e un marito che rasenta la perfezione.."
Lui mi fissò radioso
ma anche un pò preoccupato "Ok..sei felice..ma sei sicura di non
essere anche ..ehm..ubriaca? Sei un pò troppo euforica e sono
solo le sei del mattino.."
Era vero, quella mattina mi
sentivo un pò ..strana. Insomma, come se avessi potuto correre
la maratona di New York senza alcuno sforzo.
E non sapevo neppure io come spiegarmelo.
Era assurdo ma..l'unica cosa che avevo seriamente voglia di fare era..ridere.
Ricominciai.
E non credo che avrei mai
smesso se non avessi sentito le labbra gelide di Edward lambirmi la
clavicola. Piano piano mi calmai sotto il suo tocco, iniziando ad
emettere degli ansiti che non avevano nulla a che fare con le risate.
"Ah.." sussurrò lui "Abbiamo trovato il modo per farla smettere signora Cullen.."
"Mmmm. Però io credevo che ti piacesse sentirmi ridere" lo provocai apposta.
"Mi piace" Le sue mani
scesero accarezzandomi le cosce e sospirai rumorosamente "Ma al momento
credo che siano questi i suoni che voglio sentirti emettere o in
alternativa.."
"In alternativa?" domandai chiudendo gli occhi e assaporando il suo tocco.
"In alternativa..anche sentirti urlare il mio nome non sarebbe male..." aggiunse.
Lo guardai con una finta aria sorpresa "Già pronto per il secondo round signor Cullen?"
Le sue labbra furono a un centimetro dalle mie.
"Un vampiro è sempre pronto per il secondo round signora Cullen..."
Posai per qualche secondo la
fronte sul vetro freddo dello specchio del bagno, cercando di cogliere
un rapido quanto impossibile sollievo.
Ricacciai indietro l'ondata di vertigini e fui estremamente felice che Edward fosse dovuto uscire.
Sbuffai rumorosamente, inghiottendo la pillola anticoncezionale con un piccolissimo sorso d'acqua.
Sembrava comunque troppo per le ristrette capacità del mio stomaco.
Non ci potevo credere: stavo di nuovo male. Di nuovo quella maledettissima influenza che tornava a tormentarmi.
Doveva certamente essere una
ricaduta. Due settimane prima avevo avuto una terribile influenza
intestinale e avevo passatol'intero week end in bagno a vomitare
l'anima. Edward ancora adesso non ne sapeva nulla: era andato a caccia
con Emmet e Jasper e io mi ero guardata bene dal raccontargli qualcosa.
Si sarebbe soltanto preoccupato e, per giunta, per una sciocchezza.
Il lunedì mattina
stavo meglio, talmente meglio che Edward non si era accorto
assolutamente di nulla e io avevo finto di aver passato due splendidi
giorni a giocare con i bimbi invece che chiusa nel bagno di casa.
Solo Alice lo sapeva: ero
stata costretta a chiamarla per venire a darmi una mano con i bambini e
sapevo che lei era la sola a riuscire a tenere la mente chiusa a mio
marito.
Scossi il capo, tentando di
riacquistare un pò di lucidità e , a piccoli passi, mi
diressi giù dalle scale, in cucina.
Potevo anche avere la nausea, ma di certo i miei figli non l'avevano.
Anzi, si sarebbero svegliati di li a poco affamati.
Strascicando i piedi mi misi
a preparare loro il biberon ma, non appena il latte in polvere si
mischiò all'acqua tiepida e l'odore si diffuse nell'ambiente,
avvertii una potente fitta alla bocca dello stomaco.
Oh, no no no.
Capii immediatamente che non
sarei mai arrivata al bagno e mi chinai sul lavello della cucina,
rigettando la tazza di tè e i pochi biscotti che mi ero
costretta a mangiare quella mattina.
Cazzo, mi sentivo davvero uno schifo.
Forse non sarebbe stata una pessima idea parlarne a Carlisle, dopotutto.
Anche solo per farmi prescrivere qualcosa: un antiacido o qualche sciroppo contro il vomito o..
Dlin dlon.
Il suono del campanello mi fece sussultare.
Ma chi diavolo poteva essere a quell'ora del mattino? Non erano neppure le otto e Edward non sarebbe tornato fino a mezzogiorno.
Presi un lungo respiro,
sperando ardentemente che chiunque fosse se ne asndasse presto.
Indossavo ancora il pigiama e non azzardavo neppure ad avvicinarmi ad
una superficie riflettente per paura dell'aspetto che dovevo avere,
figurarsi farmi vedere da qualche sconosciuto.
Ma, dopo qualche secondo, il campanello riprese a suonare con insistenza.
Mi sciacquai la bocca
cercando di lavare via il saporaccio amaro che la invadeva, maledicendo
mentalmente lo sconosciuto nel portico.
Se continuava a suonare avrebbe svegliato i bambini e io volevo così tanto poter sdraiarmi ancora qualche secondo...
Dlin dlon.
"Arrivo..arrivo.." sbottai esasperata quando capii che ignorare la cosa non avrebbe portato a nulla.
Aprii la porta certamente con
un cipiglio piuttosto nervoso ma....ma immediatamente sentii svanire
ogni singolo grammo di questa sensazione quando capii chi c'era di
fronte a me.
Mi sorrideva, guardandosi intorno leggermente in imbarazzo.
I capelli neri, corti. Il suo sguardo gentile. I suoi occhi scuri e dolci.
Era davvero lui.
Sentii il mio cuore scaldarsi.
"Jake..." mormorai incredula di vederlo. "Sei...sei tu..."
Jacob alzò gli occhi al cielo "Beh Bells, visto che non ho un gemello..direi che non ci sono dubbi su chi io sia, no?"
Prima che potessi impedirmelo sentii i miei occhi pungere ed una lacrima rotolarmi sulla guancia.
Era proprio lui. Erano mesi..mesi che non lo vedevo e ora lui era sul mio portico. Era venuto lì..per me.
E io invece non l'avevo
praticamente più rivisto o chiamato. Non mi ero interessata alla
sua vita, così presa dalle immense novità che avevano
sconvolto la mia.
Ma che razza di amica ero?
Le lacrime rotolarono giù prepotenti.
"Ehi" mi prese in giro lui
"Piccola non piangere. Se è questa la reazione che suscito nelle
ragazze ..beh, mi stai facendo preoccupare.."
Prima che me ne accorgessi mi ero gettata tra le sue braccia, troppo felice di avere il mio amico lì con me.
"Oh Jake..sono felice..così felice di vederti.." sussurrai "Non hai idea di quanto mi sei mancato.."
Scacciando le lacrime con la mano lo trascinai dentro casa, fino in salotto.
Lui rise forte sbattendosi senza troppe cerimonie sul divano.
"Mi sei mancata anche tu
Bells, non ne hai idea." sospirò "Non è che se ci
vedessimo più spesso sarebbe una tragedia, lo sai?"
Una fitta di senso di colpa mi trapassò lo stomaco "Lo so, è tutta colpa mia..."
Lui scosse il capo "lascia stare. hai avuto il tuo bel da fare, ne sono sicuro..."
Annuii desiderosa di cambiare
argomento e interessarmi a lui, solo a lui "E che mi dici di
te?Insomma, come ti vanno le cose? La scuola? Il branco? Chissà
a quante ragazze avrai fatto perdere la testa..ormai sei..wow Jake hai
un fisico pazzesco.."
Sorrise mesto e avrei tanto voluto mordermi la lingua. Visti i notri precedenti, forse non era il caso di toccare l'argomento.
"Beh, " rispose "tutto ok.
Insomma nessuna novità. La scuola continua a farmi schifo e
col branco stiamo piuttosto tranquilli ora. Sai, potrà
sembrarti strano ma...negli ultimi mesi non è arrivato nemmeno
un vampiro pronto a farti la pelle in città"
Risi forte "Praticamente un miracolo.."
Lui rise con me ma poi mi
fissò un pò preoccupato "Bells, vorrei poterti dire che
ti trovo bene ma..sembra che più che andare a letto con una
sanguisuga, beh sembra che tu la sanguisuga l'abbia appena ingoiata.
Hai la faccia tendente al verde."
Presi un lungo respiro "Lo
so, due settimane fa ho avuto questa influenza e..sembravo guarita
ma..invece adesso mi sento uno schifo di nuovo."
In quello stesso istante
fummo interrotti da un rumore proveniente dal babyphone sul tavolino
del salotto. I bimbi si erano svegliati.
Subito scattai in piedi ma
un'ondata di vertigini mi investì facendomi vacillare e, se le
braccia di Jacob non mi avessero sostenuta, sarei certsmente caduta.
"Oddio Bells, stai bene?"
Annuii ricomponendomi e
cercando di riacquistare lucidità , mentre il pianto dei bambini
si intensificava "Devo..andare a prenderli.."
"Ci vado io.." si
offrì Jake "Tu stenditi sul divano, per favore. Non vorrei che
cadessi per le scale con loro in braccio"
Annuii e mi accascia tra i cuscini prendendo dei lunghi respiri.
Passarono appena un paio di
minuti e Jake ritornò con i miei due angioletti fra le braccia.
Sembravano soltanto curiosi di quel simpatico sconosciuto che, ma
assolutamente non spaventati.
Tuttavia, non appena mi
videro, si sporsero prepotentemente verso di me e, dopo essermi
messa seduta, li strinsi entrambi contro il mipo petto. Cercai di
tenere la bocca il più possibile lontana dal loro viso. Non
volevo di certo rischiare di attaccargli quel terribile virus,visto che
non sapevamo con certezza se fossero o meno immuni alle malattie.
"Jake..avrei bisogno che tu
mi faccia un favore. In cucina ci sono i loro biberon. Potresti
scaldarglieli venti secondi nel microonde?"
Jacob sorrise e in un paio di minuti tornò da noi in salotto con la colazione.
E qui veniva il vero problema.
Dare da mngiare a entrambi senza Edward. A meno che..
"Credi di essere in grado di sfamare uno di loro?" domandai abbozzando un sorriso nonostante i crampi allo stomaco.
Jake sembrò un attimo incerto ma, poi, sorrise e annuì.
Gli passai un biberon ed Eddy che , tra i due, era certamente il più calmo e accondiscendente.
Io inizia a sfamare Liz,
evitando accuratamente di concentrarmi sul latte che entrava nella sua
boccuccia. Benchè la nausea stesse lentamente scemando sentii
che l'idea del cibo mi dava ancora parecchi problemi.
Spostai lo sguardo a Jake
che, cavandosela piuttosto egregiamente, stava dando il latte a Eddy.
Mio figlio guardava il mio muscoloso amico con un sorriso stampato in
faccia. Pensai che, probabilmente, la mole di Jake gli ricordasse in
qualche modo lo zio Emmet.
Dopo circa dieci minuti entrambi i miei figli erano felici e appagati a giocare nel loro box.
Jacob li fissava adorante. "Sai, sono bellissimi. Anche se Liz assomiglia alla sanguisuga è...stupenda."
Annuii dandogli però uno scappellotto "Smettila di chiamare Edward così."
Lui alzò gli occhi al
cielo "Bella è la legge della natura. I licantropi odiano i
vampiri. Lui è un vampiro e io sono un licantropo."
Sbuffai, bevendo un sorso di acqua con disciolto dello zucchero. "Io lo trovo ancora ssurdo.."
Jacob sospirò
guardando l'orologio "Devo proprio andare, ora. Però..non
lasciamo più passare così tanto tempo prima di vederci.
Prendiamoci un caffè...magari la prossima settimana.."
"La prossima settimana sarebbe perfetto.." sorrisi.
Ci alzammo entrambi in
piedi, dirigendoci verso l'ingresso e, proprio in quell'esatto secondo,
la porta principale si aprì rivelando Edward.
E capii subito che qualcosa non andava.
Sembrava serio, freddo. Anche se apparentemente non arrabbiato. Apparentemente certo...ma io lo conoscevo bene..
"Sanguisuga" disse Jacob sogghignando.
"Cane" ribatte Edward e il suo tono di voce mi fece letteralmente ghiacciare il sangue nelle vene.
Jake si sporse e mi diede un bacio sulla guancia. I pugni di Edward si strinsero. Oh, no...
"Ci sentiamo Bells" mormorò.
Annuii in imbarazzo mentre lui oltrepassava la porta chiudendola alle sue spalle.
Rimanemmo entrambi immobili
per qualche secondo, finchè Edward non passò al mio
fianco, dirigendosi in salotto senza guardarmi.
Ecco, non l'aveva presa bene. E avrei dovuto aspettarmelo: sapevo esattamente qual'era la sua opinione su Jacob.
Lo seguii in salotto e lo vidi dare un bacio a entrambi i piccoli.
"Stavi male , non me lo hai detto" disse duro, senza guardarmi.
Doveva avere letto la mente a Jake.
"Non..deve essere solo una specie di influenza.." risposi " Nulla di cui preoccuparsi"
"Potevi chiamarmi. Sarei rimasto con te, a darti una mano coi piccoli"
"Edward, quando sei uscito stavo bene poi..non lo so, non volevo esagerare per una sciocchezza"
"La tua salute non è una sciocchezza.." mi rimproverò.
Sbuffai scocciata, sentendo
il nervosismo iniziare a diffondersi sempre di più "questo
è l'esatto motivo per cui non ti ho detto nulla" borbottai
afferrando i biberon e andando in cucina.
Mi seguì.
"Forse è il caso di andare da Carlisle"
"Non ci voglio venire da
Carlisle" sbottai "Edward sto bene. E stai rasentando il ridicolo. Fai
prima a dire che sei arrabbiato con me perchè hai trovato Jacob
qui..."
"Io non sono arabbiato con te" rispose serio "Ma certo..sai che penso che Jacob sia pericoloso per te e per i piccoli.."
Alzai gli occhi a lcielo,
sentendo qualcosa scattare dentro. Non era possibile..non ce la potevo
fare a ritornare ancora su questo argomento, non oggi.
"Certo..pensala come ti pare.." mormorai.
"Bella ti rendi conto che
loro sono mezzi vampiri e Jacob un licantropo?E se I suoi istinti si
fossero risvegliati contro di loro. Bella tu non lo avresti potuto
prevedere. E se..."
"E se..per una volta provassi
a fidarti di me e a stare zitto?" praticamente urlai zittendolo "Cazzo
Edward..lasciami in pace! Voglio solo essere lasciata in pace!"
Calò un silenzio di tomba in tutta la casa.
Gelo... Ecco, il gelo era l'unica cosa che aleggiava fra noi in quel momento.
Non avevo mai, mai alzato la
voce in questo modo nè tantomeno usato parole volgari contro di
lui ma...non sapevo che mi stesse succedendo. Mi sentivo arrabbiata,
furiosa, come se avessi qualcosa dentro che non potessi contenere.
Quel momento orrendo venne
spezzato da dei passi nel corridoio e, solo quando vidi la testa di
Alice e Rosalie affiorare in cucina, mi ricordai che sarebbero dovute
passare a portare i bimbi al parco.
"E'..è un momento
sbagliato..." Alice abbozzò un risolino per tentare di
alleggerire l'atmosfera ma la cosa non servì a molto.
Edward sembrò riscuotersi e, evitando di guardarmi, passò oltre le sue sorelle.
Lo seguii "Edward..per favore
io non.." tentai di giustificarmi, ma cosa avrei potuto dire? Che non
volevo dirlo... invece lo avevo fatto. E avevo voluto dirlo.
"Dove vai?" ebbi appena la forza di sussurrare.
Non si voltò mentre ruotava la maniglia "Ti lascio in pace..Mi sembrava fosse quello che volevi"
E uscì, sbattendo la porta con violenza alle sue spalle, lasciandomi lì...
"Edward io..." sussurrai al vuoto di fronte a me.
Nel giro di pochi secondi fui
scossa dai singhiozzi. L'avevo praticamente cacciato da casa nostra,
trattandolo malissimo come...come se..non avesse il diritto di
esprimere la sua opinione.
Avevo sbagliato tutto quanto.
In fondo erano figli suoi tanto quanto miei e se..se a lui non andava
bene Jacob avremmo dovuto sederci e parlarne invece io
..avevo..rovinato tutto quanto.
E adesso lui era andato via..
"Bella.." Scacciai il tocco freddo delle dita di Alice che si erano posate sul mio braccio, probabilmente per confortarmi.
"Puoi..bada ai bambini per favore." mormorai dirigendomi al piano di sopra.
Cosa diavolo mi stava succedendo?
Cosa diavolo...Non ero
padrona delle mie emozioni, delle mie parole, del mio corpo. Sentivo un
uragano di emozioni e sensazioni contrastanti dentro di me. Collidevano
una contro l'altra e non sapevo nemmeno io cosa fare, cosa provare. Non
sapevo se essere triste, arrabbiata, confusa.
Solo una cosa spevo. Che avevo cacciato via Edward.
Bastò quel semplice
pensiero a far si che qualcosa mi si spezzasse dentro e a farmi deviare
prepotentemente dentro il bagno.
Mi accasciai nuovamente sul gabinetto, scossa dai conati misti ai sighiozzi.
Dopotutto, però, erano quasi un sollievo.
Se mi concentravo sul dolore allo stomaco riuscivo quasi a non sentire quello che avevo più in alto, nel petto.
Riuscii a malapena ad
avvertire l'impercettibile tocco di dita fresche sulla fronte che,
amorevolmente, mi tenevano i capelli.Non appena smisi di tossire alzai
il capo e, tra le lacrime, riuscii ad intravedere sia Alice sia Rosalie
seduta sul bordo della vasca da bagno.
Bevvi un pò dell'acqua che mi porgevano e mi appoggiai con le spalle contro le gambe di Rose.
"Come va?" domandò Alice seduta di fronte a me.
"Bene.." mentii "Influenza.."
"Non intendevo quello"
rispose ovvia "Ti va di parlarne? I piccoli sono nei loro lettini,
giocano con i peluche, stai tranquilla..."
Non avevo una gran voglia di parlare di quello che era successo ma...ma forse in qualche modo mi avrebbe aiutata.
Iniziai a raccontare
lentamente, prendendo dei lunghi sospiri e cercando di trattenere le
lacrime che, ogni tanto, cercavano di uscire prepotentemente.
"Lo sapevo che c'entrava il pulcioso!" sbottò Rosalie ad un certo punto.Scossi il capo, convinta.
"Non è stata colpa
sua.E'...è quello che glio ho detto che l'ha fatto andare
via..ho ..ho trattato Edward in modo assurdo e cattivo.."
Rose sbuffò "Senti
Bella, per quanto nemmeno io ami il cane..beh devo dire che Edward ha
esagerato. E l'hai rimesso in riga, ok. Forse sei stata un pò
dura ma...ma agli uomini serve a volte. Sono creature con un cervello
molto semplice..come dei bambini se vuoi. Bisogna parlar loro in modo
chiaro e essere ferma nelle tue decisioni."
Alice annuì "E
poi scusa ma dopo una bellla litigata..niente è più
intenso del sesso riappacificatore, credimi"
Lo disse in modo talmente serio che, nonostante l'ansia, non riuscii a trattenere un risolino.
Scossi il capo, riuscendo finalmente ad arrestare il flusso prepotente di lacrime.
"Ragazze, voi
siete..incredibili." sussurrai "Siete..siete davvero delle vere
amiche..non so che farei senza di voi con cui parlare, con cui
confidarmi. Sarei persa se non avessi il vostro sostegno... E, mi
dispiace di essere un peso per voi.."
Alice si avvicinò
prendendomi la mano "Tu non sei un peso, Bella. Quando dici sciocchezze
del genere..beh, sappi che mi viene una gran voglia di tirarti i
capelli fino a farti sanguinare il naso"
La guardai male.
"Beh, ovviamente in senso metaforico..Perchè poi mi verrebbe voglia di mangiarti e sarebbe un gran casino"
Sia io che Rosalie scoppiammo a ridere.
"Però Alice ha ragione Bella. Tu non sei un peso, sei nostra amica..sei la nostra famiglia."
"Grazie" mormorai, sentendomi in qualche modo meglio grazie alle loro semplice parole di conforto.
"Sai" disse Alice
carezzandomi la guancia "Quando ti dicevo che siamo sorelle non lo
dicevo tanto per dire. Noi tre lo siamo. E non serve avere lo stesso
sangue. Sono le esperienze che facciamo, le emozioni che condividiamo a
renderci tali. E nulla..nulla potrà cambiare questa cosa.."
E io sapevo che Alice aveva
ragione. Sapevo che eravamo una vera famiglia e che loro due erano
davvero le mie "sorelline". Perchè mi amavano, perchè mi
sostenevano, perchè...perchè erano loro due e basta.
Ed erano perfette semplicemente così.
Improvvisamente Alice
spalancò gli occhi, preda di una visione e, pochi istanti dopo,
un grosso sorriso le si formò sul viso.
"Ti va ancora bene se io e
Rose teniamo i bimbi oggi?" domandò saltando in piedi e
costringendo la bionda a fare lo stesso.
Annuii "Ma non voglio stare a casa da sola"
Alice sogghignò. "Non resti mica sola..Te l'ho detto... Sesso riappacificatore..."
Non ebbi il tempo di meditare sulle sue parole che, improvvisamente, sentii sbattere la porta d'ingresso.
Alice e Rose uscirono fuori dalla stanza e pochi secondi dopo Edward entrò come un tornado.
Non ebbi neppure il tempo di alzarmi dal pavimento che me lo ritrovai in ginocchio di fronte a me.
"Edward.."
"Bella..."
Mi zittii, arrossendo di botto al ricordo delle parole che avevo pronunciato.
"Bella..io..perdonami. Sono stato un idiota, un vero...io non avrei dovuto andare via. Io sono.."
Non gli diedi il tempo di continuare che gli saltai al collo, accoccolandomi contro di lui.
"Sono stata un'idiota.." dissi
"Io lo sono stato di più. Non dovevo..andare..Hai ragione..devo avere fiducia in te"
Portai il mio viso a pochi
centimetri dal suo: i nostri nasi quasi si sfioravano "Possiamo dire
che siamo due idioti e..e non litigare mai più..per favore."
Annuì catturando le mie labbra tra le sue per un dolce bacio.
"Non lasciarmi mai più, ti prego." sussurrai.
Scosse il capo sospirando "Mai..mai più.."
Mi prese tra le braccia e mi portò in camera, adagiandomi sul letto.
Sussultai un poco quando la sua mano fredda coprì il mio ventre.
"Ancora fastidio alla pancia?" domandò apprensivo.
"No" scossi il capo "Ora va meglio, davvero.."
"Io comunque sono stato in
farmacia. E ti ho preso dell'antiacido. Ho parlato con Carlisle e,
probabilmente hai ragione. E' solo una banale influenza." disse.
Lo fissai commossa. Anche se
avevamo litigato e io lo avevo trattato malissimo lui...lui era corso a
comprarmi le medicine. Tutto ciò a cui era riuscito a pensare
comunque ero..ero io.
"Edward scusa.." dissi "Per quello che ti ho detto.."
"Non dirlo nemmeno per
scherzo." mi baciò e poi alzò un soppraciglio,
prendendomi in giro "Però non sapevo che lei conoscesse un tale
linguaggio scurrile signora Cullen.."
"Oh...conosco un sacco di cose che nemmeno immagini" ridacchiai avvinghiando il mio corpo al suo marmoreo.
"Per esempio..?"
"Beh.." risposi al suo
orecchio "Per esempio visto che ora mi sento meglio...magari potremmo
mettere in atto la teoria del sesso riappacificatore delle tue sorelle"
Mi portò sotto di sè. "Non chiedo di meglio, credimi.."
"Alice..è troppo
leggero. Si prenderanno un malanno" sbottai di fronte all'ennesimo
leggerissimo vestitino indossato da mia figlia.
"Ma scusa, Carlisle dice che
essendo beh..mezzi vampiri..sono più forti .." ribattè la
mia sorellina "Che cosa accidenti vuoi che si prendano?"
"Non è questo il
punto..fa freddo fuori. E solo perchè non si sono ammalati per
tutto l'inverno non significa che..."
"Ma fuori c'è il sole!"
"Ma tirerà vento, Alice..."
"Ma.." stava per sollevare
l'ennesima protesta quando la fermai esasperata "Ok, le puoi mettere il
vestito rosa. Ma sopra mettile la maglia bianca. E non si discute"
Le labbra di Alice si
curvarono impercettibilmente verso il basso a quella mia richiesta. Si
voltò, dandomi le spalle e concentrando nuovamente tutta
l'attenzione su mia figlia, borbottando qualcosa su quanto fosse
"immettibile" quella maglia.
Trattenni a stento le risate mentre riempivo la borsa che avremmo portato con noi.
Sentii il mio cuore scaldarsi di gioia non appena pensai a quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
Io, Edward e i bimbi.
Solo noi quattro e la nostra prima gita al mare.
Controllai il tempo
fuori dalla finestra leggermente aperta e, dovetti ammettere, che Alice
aveva ragione: era una giornata magnifica per essere solamente aprile.
E soprattutto visti gli standard di Forks, la città più piovosa d'America.
"Eccoti qua, amore mio"
esordì Alice reggendo tra le braccia la piccola Liz e aiutandomi
a sistemarmi la borsa sulla spalla. "Sei bellissima..nonostante la tua
mamma abbia pessimi gusti estetici.."
Alzai gli occhi al cielo,
uscendo dalla stanza e dirigendomi al piano di sotto dove mio marito mi
aspettava già con Eddy tra le braccia.
Entrambi ci fissavano e sorridevano felici.
E non riuscii a trattenermi.
Accellerai il passo e, dopo
pochi metri, io e Lizzie ci ritrovammo avvinghiate ad Edward, protette
dal suo solido abbraccio. Era come una neccessità per noi tre.
Io, Liz ed Eddy dipendevamo
totalmente e incondizionatamente da Edward. Era la nostra roccia, il
nostro porto sicuro, la nostra ancora...
Avevamo un muto quanto indissolubile legame che ci univa, ovunque fossimo. Anche lontani.
Inspirai il profumo dal suo petto, inondandomi di esso e perdendomici.
Probabilmente Lizzie fece la
stessa cosa, perchè la sentii rilassarsi tra le mie braccia non
appena la sua pelle era entrata a contatto con quella del suo
papà.
"Ehi principesse..come siamo belle" sussurrò dolce al mio orecchio.
Arrossii e Liz
ridacchiò, affondado il volto nella sua camicia. Il modo in cui
ci amava era...unico. Ci faceva davvero sentire uniche. Ci faceva
davvero sentire delle principesse.
"Anche voi siete bellissimi..ometti.." risposi schioccando un bacio sia a lui, sia al mio piccolo frugoletto.
"Tu però ti senti bene ora, vero?" domandò pensieroso "Se pensi di stare ancora male possiamo stare a casa"
Scossi il capo roteando gli occhi "Amore saliamo su quella macchina. Ora."
Erano passati un paio di giorni dalla nostra litigata e stavo..meglio.
Beh, forse meglio era una
parola grossa ma il vomito era diminuito notevolmente e anche le
vertigini e la stanchezza. Tutto merito del ricostituente di Carlisle
supposi.
Edward sistemò i piccoli sui sedili posteriori della volvo e poi partimmo, le nostre mani intrecciate sul cambio.
Il tempo era stranamente mite e sereno..ma dove avevamo intenzione di andare questo non sarebbe stato un problema per Edward.
Durante una delle sue battute
di caccia aveva trovato per caso questa piccola spiaggetta sulla costa
, poco a sud di Port Angeles.Era perfetta per noi: la strada di accesso
era chiusa, e non vi si poteva accedere se non scendendo una ripida
parete rocciosa. Praticamente impossibile.
Beh, per tutti tranne che per un vampiro.
E infatti circa un ora dopo ci ritrovammo tutti e tre avvinghiati al nostro dolce vampiro su quel delizioso angolo di paradiso.
La sabbia chiara e fine, il vento tiepido e profumato di sale e..e il sole.
Il sole che rendeva Edward qualcosa di etereo..bellissimo.
Un angelo che mi fissava. Splendido e luminoso, circondato dai mille riflessi dell'arcobaleno.
Lasciai i piccoli alle cure
del loro papà, approfittando di quella giornata di Aprile
così calda e inusuale per la penisola Olimpica, per affondare i
piedi nella sabbia e poi nell'acqua spumeggiante dell'oceano.
Mi voltai e li guardai
estasiata: Edward seduto sulla coperta con i piccoli a giocare con le
formine e la sabbia bagnata. Presi la macchina fotografica dalla borsa
e feci alcuni scatti, desiderosa di immortalare quel momento.
Edward si voltò e, dopo aver sistemato meglio Lizzie, mi raggiunse stringendomi da dietro per la vita.
"E' un momento magico..." sussurrai.
Avvertii le sue labbra che
lasciavano picoli baci sul mio collo. "Sembra ieri che sono nati e
invece ora...dieci mesi, lo credi possibile?"
Scossi il capo ricacciando a fatica le lacrime "Bella amore stai bene? Piangi.."
"Sì è che...niente sono solo felice.."
"Anche io..vieni ora" mi prese la mano e gentilmente mi condusse dai bimbi.
Mi accomodai sulla coperta, frugando nel borsone alla ricerca dell'omogenizzato di frutta.
"Allora adesso pappa..." mormorai.
"Maaaa..." iniziò a lamentarsi Liz
"Si amore" dissi continuando a frugare, senza trovare ciò che cercavo "Ora mamma te lo prende ..aspetta.."
"Maaa..mma. Maaamma.." continuò Lizzie.
"Sì, ho capito Liz aspetta.." mi bloccai, incapace di credere a ciò che avevo sentito.
Lei aveva..aveva..aveva detto..
Alzai la testa di scatto, gli occhi persi in quelli di mio marito, che mi fissava sconvolto almeno quanto me.
"Ha detto...cioè.." mormorai
"Ti ha chiamata mamma. Ha
detto la sua prima parola" Le labbra di Edward si tesero in un sorriso
e io...non potei fare altro che gettarmi su mia figlia, iniziando a
riempirla di bacini.
La sentii ridere felice per quelle attenzioni che probabilmente neppure capiva.
"Hai detto mamma..hai detto mamma.. Oh amore mio.." continuavo a blaterare stringendola al mio petto.
Aveva chiamato me. Aveva scelto me per la sua prima parola, me...la sua mamma.
Afferrai anche Eddy e lo resi
partecipe del nostro abbraccio "Oh piccolo, sono certo che presto lo
dirai anche tu. E allora sarò davvero la donna più felice
del mondo.."
Continuavo a ridere insieme ai bimbi finchè non sentii il braccio di Edward circondaci.
"Scusate e io chi sono?" chiese fintamente offeso.
Gli carezzai il viso sogghignando "Oh scusa amore mio.., ma ha detto mamma, non papà.."
Edward si chinò su Liz mordicchiandole il pancino "Piccola traditrice.."
Lei rise più forte per il solletico.
"Dai può darsi che Ed per solidarietà maschile dica papà.." lo presi in giro.
Alzò gli occhi al cielo e poi ci fece stendere sulla coperta, i piccoli tra i nostri due corpi, come a proteggerli.
"Sei bellissima quando sei felice. Quando ridi..." disse carezzandomi la guancia.
Arrossii "Vorrei poter restare qui per sempre. Vorrei essere felice così per sempre.."
"E lo saremo, te lo giuro.." I suoi occhi erano fermi, decisi.
Gli sorrisi, rimirando ancora una volta gli splendidi riflessi che il sole creava sulla sua pelle di diamante.
E volli credergli.
Volli credere che sarebbe stato sempre tutto facile, che sarebbe stato sempre tutto come in un sogno.
Ma avrei dovuto immaginare
che i sogni non durano in eterno. Che arriva sempre, per tutti, il
secondo in cui si apre gli occhi e ci si risveglia e che, quel secondo,
è destinato a cambiare tutto.
Tutto.
Vi posso dire solo una cosa. Nulla è ciò che sembra.
Detto questo...alla prossima!!!!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 45 *** Ordinary day ***
cap 45
Ragazze,
avevate già chiamato la sezione persone scomparse
dell’FBI, dite la verità!!!! Avete ragione a volermi
minacciare di morte..lasciarvi per due settimane dopo aver scritto
quelle frasi subdole ..non si fa. Nono..ehm…ma ormai dopo
più di un anno mi conoscete..^-^ quindi…perdono please!!!
Volevo dirvi una cosina imprortante: diciamo pure che da ora inizia in
qualche modo quella che io considero l’ultima grande tranche
della storia. Questo non significa che finirà a breve. Mi
conosco potrei scrivere ancora altri dieci come trenta capitoli (la mia
capacità di sintesi rasenta lo zero-.-). Vuol dire solamente che
ci sarà una concatenazione di eventi che porteranno delle
conseguenze, che porteranno ..ehm la fine. Prima o poi.
Ok,
se non avete capito niente non vi biasimo. Era un discorso contorto.
Hahahaah. Vi dico solamente che ora cercherò di fare dei
capitoli magari leggermente meno lunghi per postare a intervalli
più brevi. Questo perché non voglio morire uccisa da
folle inferocite U_______U
Farò
del mio meglio, anche perché siete le lettrici più
uniche, speciali ed affezionate a questa storia che io abbia mai
visto. Un grazie dal profondo del cuore per le meravigliose recensioni.
41!!!!
Vi adoro, grazie.
Xo Xo Cloe
P.S=
Il titolo rimanda ad una gran bella canzone di Vanessa Carlton che mi
ha ispirata a scrivere il cap. Se volete ecco il LINK
^-^
BELLA
“Io penso che Catherine
sia un personaggio insopportabile. Insomma amava Heathcliff, ma non ha
saputo rinunciare a Linton..era un’egoista. Li voleva entrambi.
Ma nella vita bisogna sapere scegliere. Cosa vuoi o cosa no. Cosa
è importante e cosa no..”
Ashley raccattò i libri dalla borsa continuando a demolire la protagonista di Cime Tempestose in ogni modo possibile.
E se fossi stata in qualunque
altra condizione, probabilmente, avrei preso parte al suo monologo
ma…ma davvero non ce la facevo.
Andavo avanti in pratica per
pura forza di volontà, o forse, era solo testardaggine la mia.
Avevo dormito 12 ore quella notte e mi ero svegliata.. peggio di quando
ero andata a letto. Come se non avessi riposato affatto.
Avevo aperto gli occhi e
l’unica cosa di cui ero certa era che mi sarei volentieri
rituffata al fresco tra le braccia di Edward a dormire probabilmente
per il resto della giornata.
Ed Edward, alla fine, era il
solo motivo per cui non l’avevo fatto. Vederlo preoccuparsi, il
suo sguardo allarmato ogni volta che mi scopriva addormentata sul
divano anche di giorno, o osservava il mio sforzo nell’ingoiare
anche solo un biscotto la mattina, mi distruggeva.
Era passata una settimana dal
giorno in cui Jacob era venuto a trovarmi e la mia salute
era…beh, non era migliorata molto.
La spossatezza, la nausea
altalenante, i capogiri…Non si decidevano ad abbandonarmi. Non
erano continui, andavano più che altro a momenti e io cercavo in
ogni modo di sminuire la cosa, di nasconderla a Edward ma, ovviamente,
era stato impossibile.
Tre giorni prima mi aveva
portato in ospedale da Carlisle e mi aveva costretto a sottopormi ad un
prelievo di sangue, soffocando tutte le mie proteste con un occhiata
preoccupata.
Ed era questo l’unico
motivo per cui avevo accettato che quell’agaccio entrasse nel mio
braccio:far stare più tranquillo Edward. Personalmente ritenevo
che i miei fossero ancora i postumi di qualche potentissima influenza e
non di qualche strana malattia, l’idea della quale certamente
tormentava Edward giorno e notte. Per fortuna l’indomani mattina
avremmo avuto i risultati e tutto si sarebbe aggiustato. Già
potevo immaginare la voce di Carlisle dirmi che andava tutto bene e che
mi sarebbe servito solamente un po’ di riposo.
Magari avremmo potuto tornare qualche giorno a Port Townsened, questa volta anche con Ed e Lizzie.
Il pensiero mi fece sorridere per un istante. Sarebbe stato davvero speciale andare tutti insieme al faro.
Controllai veloce il telefono
per accertarmi che non ci fossero chiamate di Esme che, quella mattina,
si occupava dei bambini. Ovviamente non ce n’erano: lei era una
nonna fantastica ed estremamente attenta e i miei figli la adoravano. E
lei ricambiava viziandoli in ogni modo possibile…beh, come tutti
i Cullen d’altronde.
“Bella, sicura che vada tutto bene davvero?”
Improvvisamente mi accorsi che Ashley stava parlando con me.
“Come?” chiesi in imbarazzo, conscia di non aver colto il filo del discorso.
“Ti ho chiesto se stai bene. Mi sembri sempre così pallida ultimamente..” rispose vaga
“Sì Ash,
davvero. E so che Edward ieri mattina ti ha detto di tenermi
d’occhio ma..è solo paranoico, credimi”
“Io però penso che…”
La mia amica fu interrotta
dall’arrivo di suo fratello Taylor e di un altro nostro compagno,
Bill, che mi ricordava in modo incredibile Emmet per il suo modo
scanzonato e divertente di porsi.
“Ragazze…ciao Bella..” mormorò Taylor sorridendomi felice.
Non potei fare a meno di
ricambiare sinceramente il gesto, di fronte ai suoi grandi occhi blu,
anche se sapere che lui aveva una qualche sorta di assurda cotta per me
mi faceva sentire ancora di più ..a disagio.
Con Bill era tutta un'altra storia.
Mi scompigliò
leggermente i capelli e tentò di fare la stessa cosa con Ashley
che, però, gli lanciò un occhiata talmente truce da avere
il potere di farlo desistere. Mai toccare i capelli di Ashley o cercare
di spettinarla: era una regola che avevo intuito sin dal giorno in cui
l’avevo conosciuta.
“Allora”
domandò “Qualche idea sull’analisi di Cime
Tempestose? Visto che bisogna presentarla a gruppi di quattro pensavo
che potremmo lavorarci insieme, che ne dite?”
Entrambe annuimmo.
“Penso che potremmo
analizzare quanto sia egoista ed insensibile il personaggio di
Catherine. Quella ragazza..uff..mi manda in bestia..”
Sorrisi “Per quanto non
sia estremamente simpatica dovrai analizzarla da un punto di vista
obbiettivo Ash. Un saggio in cui ci limitiamo ad insultarla ci
sortirebbe un pessimo voto.”
“Oh beh.”
ribattè Bill “Abbiamo un bel po per lavorarci. Non
dobbiamo presentarla fino alla fine di giugno, perciò..ci
penseremo poi. Volete una patatina?”
Allungò il sacchettino
che teneva in mano verso di noi, invitandoci a favorire. Ash ne prese
una manciata mentre io scossi energicamente il capo.
Tuttavia riuscii chiaramente
a cogliere l’odore delle patatine al formaggio sotto il mio naso
e.. e dovetti reprimere seriamente l’urgenza di vomitare in mezzo
al corridoio.
Era strano..per quanto avessi
perennemente una leggera nausea, di solito riuscivo a tollerare
l’odore del cibo. Ma quell’odore… era troppo forte,
troppo acre, troppo pungente.
Avvertii un altro forte crampo allo stomaco e smisi immediatamente di respirare.
“Ash..vieni..vieni in
bagno un secondo ti prego..” sussurrai iniziando a camminare
speditamente verso il fondo del corridoio. Entrai nel bagno delle donne
e mi appoggiai coi palmi sul lavello di ceramica bianca, prendendo dei
lunghi e profondi respiri dell’aria finalmente pulita che entrava
dalla finestra aperta.
Pochi secondi dopo sentii
Ashley precipitarsi all’interno e fermarsi ansante al mio fianco.
“Bella, che..che succede…?”
Sospirai. “Nulla..solo..l’odore delle patatine al formaggio mi ha..disgustata ecco.”
“Ma io credevo ti piacessero” obbiettò.
“Beh, lo credevo anche io. Ma..beh era prima..”
“Prima di che, scusa?”
Mi spruzzai un po’ d’acqua sul viso e, in qualche modo, le goccioline fredde riuscirono a farmi stare meglio.
“Ash, ma..non lo so.
Prima di stamattina. Devo avere ancora un po’ lo stomaco in
subbuglio…” risposi cercando di tranquillizzarla.
“Sicura?Credi di farcela ad andare a lezione? Vuoi che ti accompagni?” domandò premurosa.
Scossi il capo “Ash,
davvero tranquilla. So che hai quel seminario a cui tenevi parecchio.
Io..penso che per una volta lascerò perdere le lezioni e magari
resto un po’ fuori a leggere. Tanto erano comunque le ultime due
ore di lezione..”
“Mmmm”
mugugnò poco convinta “non mi fido a lasciarti da sola. Ci
penso mentre faccio pipì. Che noia, ho il vago presentimento che
siano arrivate le mie amichette a farmi visita..”
Alzò gli occhi al cielo ed entrò in una delle toilette.
“E chi sarebbero le tue
amichette?” chiesi alzando un sopracciglio anche se lei,
tecnicamente, non era in grado di vedermi.
“Le mie cose Bella. Il tormento mensile dell’esistenza di ogni donna sulla faccia della terra.”
La sentii sospirare
pesantemente dall’interno del cubicolo e poi lanciare alcuni
epiteti impronunciabili di cui il più fine era cazzo.
“Che succede
Ash?” domandai soffocando le risa. In parte perché sapevo
per certo che non si rideva mai in faccia ad una ragazza in piena fase
ormonale e in parte perché il farlo mi procurava ancora dei
fastidi alla pancia.
“Non ho preso nemmeno
un tampone, ti rendi conto? Mi sono arrivate con due giorni di anticipo
queste grandissime…uffa!E dietro ho solo questi cosi senza
ali..non li sopporto!”
“Ash tranquilla. Io
sono piena” Dissi passandogli la scatolina blu da sotto la porta.
“Tieni pure la scatolina intera..a me non..”
A me non servono… era questo che stavo per dire?
Rimasi per un attimo interdetta di fronte alle parole che stavano per sfuggirmi di bocca.
Perché…perché non erano vere.
Mi servivano.
Dovevano servirmi da…da almeno un paio di giorni.
Credo.
Oddio.
Inghiottii saliva cercando di visualizzare mentalmente un calendario di fronte ai miei occhi.
Oggi era il…
Che accidenti di giorno è oggi?, non riuscii ad impedirmi di pensare.
Presi un lungo respiro. Mi stavo sbagliando. Ricordavo male, certamente. Mi stavo confondendo con qualche altro mese..
Eppure…eppure dovevano arrivarmi due giorni fa. Una parte del mio cervello lo sapeva. Una parte se lo ricordava..
Lo scatto del chiavistello mi fece sobbalzare spaventata.
“Tutto ok?” mi chiese Ashley “Sembra..sembra che tu abbia appena visto un fantasma.”
Scossi il capo meccanicamente “No, no..ehm..”
“Bella..resto con te?”
“No” esclamai
energicamente. Non volevo essere maleducata o altro ma, in
quell’istante riuscivo a malapena a capire le sue parole. Era
tutto…surreale.
Volevo stare sola. Volevo controllare. Volevo..contare.
Perché non era..non era possibile.
“Ash davvero” mentii “mi sento meglio. Molto meglio. Mi sono solo ricordata che devo..devo andare..”
“Ok” sembrava sospettosa “Allora io faccio un salto a quel seminario.”
“Sì, sì
vai..devi andarci assolutamente..” balbettai afferrando la borsa
“Ci vediamo domani”
Uscii a rotta di collo nel
corridoio dimenticandomi per un attimo perfino della nausea, della
stanchezza . Arrivai davanti alla volvo e feci scattare la sicurezza,
sedendomi sul sedile completamente senza fiato.
Posai le mani sul volante. Tremavano.
Perché?
Non aveva senso.
Perché accidenti non riuscivo a smettere di farle tremare?
Perché non riuscivo a far smettere al mio cuore di battere impazzito?
Perché?
Svuotai l’intero
contenuto della borsa sul sedile del passeggero, concentrandomi
sull’unica cosa che poteva darmi delle risposte: la mia agenda.
Tornai velocemente indietro al mese di aprile.
Vidi il segno rosso sulla data del 1. Lo ricordavo perfettamente: il mio ultimo ciclo mi era venuto quel giorno, ne ero certa.
Contai velocemente mentre percorrevo i con la mente i giorni del mese passato.
Avevo ricominciato a prendere la pillola l’8 aprile.
Era segnato su quel cavolo di
quadratino di carta per la miseria. E 21 giorni di pillola significava
che ..che il ciclo si sarebbe dovuto far rivedere…il 30 Aprile.
Cioè tre giorni fa.
Avevo smesso di prendere la pillola e non mi era arrivato comunque.
E io non me n’ero accorta.
Co..come? Co..come era possibile?
Ero stata così
impegnata che..che me l’ero scordata. Sì, erano successe
tante cose in quei giorni: gli esami, la preoccupazione costante di mio
marito, il fatto che anche Ed piano piano iniziasse a pronunciare la
parola “mamma”…
Tutto era passato in secondo piano, compresa una cosa fondamentale come quella.
E fu un secondo.
Come in un epifania
improvvisa iniziai a mettere insieme i pezzi del puzzle che era la mia
salute da qualche settimana a quella parte.
La nausea, i crampi, i giramenti di testa, gli sbalzi d’umore..
E tutto sommato al ciclo assente.
A me tutto questo era già successo.
Io ero già stata così, quasi un anno e mezzo prima.
Ma….ma era assurdo.
Io..io prendevo la pillola.
Ed ero sempre stata attenta, sempre. Mi ricordavo ogni mattina alle 8
in punto di ogni singolo giorno, anche senza l’aiuto di Edward.
Era una cosa che volevo fare da sola e che facevo da sola.
Perché quello era il mio corpo e io lo sapevo gestire. Ero una
ragazza responsabile e avevo avuto…
“..hai avuto l’influenza..”.
Trattenni il respiro per
alcuni secondi, mentre la frase che mi era appena balzata alla mente si
irradiava in ogni centimetro del mio corpo dandomi una nuova improvvisa
consapevolezza.
Ritornai con la memoria alla
prima volta in cui avevo tenuto in mano quel maledetto foglietto
illustrativo. Ero certa che dicesse qualcosa a proposito
dell’assunzione scorretta durante episodi di vomito ..o qualcosa
di simile.
Ma non riuscivo a ricordare con esattezza.
Infilai velocemente la chiave
e misi in moto. Ero certa che a dieci minuti dal campus ci fosse una
farmacia e, infatti, dopo poco intravidi il segnale lampeggiante.
Parcheggiai di fronte all’entrata e scesi, risoluta ad andare
fino in fondo a quella storia.
Percorsi i passi che mi
portarono fino davanti all’entrata e…e mi immobilizzai.Una
parte di me aveva una strana voglia di ridere, tornare indietro e
ridere di quei pensieri assurdi che mi giravano per la testa .
Ma c’era l’altra
parte…una parte che per quanto sapesse che era tutto assurdo,
impossibile e..inconcepibile..sentiva che c’era qualcosa che non
andava.
E poi c’era il mio
cuore. Quel cuore che continuava a battere frenetico, come a ricordarmi
che anche l’altra volta avevo creduto che fosse una cosa strana,
assurda, impossibile. E poi….poi invece si era rivelato tutto
vero.
I miei bambini si erano rivelati veri.
Fremetti anche solo al pensiero di quella parola.
Scossi il capo, cercando di
riacquistare lucidità ed entrai all’interno del locale. Le
luci e le pareti tinteggiate di bianco davano all’ambiente un
atmosfera piuttosto fredda e asettica. Fortunatamente c’erano
parecchi clienti, nessuno dei quali interessato a me o a cosa stessi
prendendo dagli scaffali.
Afferrai velocemente i due prodotti di cui avevo bisogno e mi diressi alla cassa, aspettando con impazienza il mio turno.
“Salve” la commessa era distratta dal programma che un piccolo televisore trasmetteva di fianco a lei.
Le porsi i miei acquisti e lei mi fissò storto, probabilmente dubitando della mia salute mentale.
Ok, in effetti erano due
prodotti che raramente venivano acquistati insieme e soprattutto dalla
stessa persona ma…ma uno mi serviva per controllare la
validità della mia teoria sul foglietto illustrativo e
l’altro…beh l’altro avrebbe fatto la vera differenza.
“Un test di gravidanza e una confezione di pillole anticoncezionali?” domandò confusa.
Sbuffai annuendo e controllando l’orologio, nervosa, il viso in fiamme.
Perché le persone non potevano semplicemente farsi gli affari propri?
“Per la seconda mi serve la ricetta medica”
Le passai il foglietto che ogni mese mi preparava Carlisle.
“Sono 39.90$”
“C’è…potrei
usare il bagno per i clienti per favore?” domandai mentre pagavo.
Era una cosa che avrei di gran lunga preferito fare a casa, nel mio
bagno, senza la paura che qualcuno potesse disturbarmi, ma sapevo
perfettamente che non sarei stata in grado di affrontare un intera ora
di viaggio per avere una risposta alle mie domande.
“In fondo al corridoio, prima porta a destra”
“Gr..grazie” balbettai afferrando le due piccole scatoline ed entrando nella stanza che mi aveva indicato.
Presi un profondo respiro chiudendomi dentro uno dei bagni e tirando il chiavistello.
E’ il momento della verità Bella.
Anche se, probabilmente, era solo frutto della mia immaginazione era necessario…andare fino in fondo.
Non ebbi neppure bisogno di
leggere le istruzioni su come fare il test. Il ricordo della prima
volta che ne avevo comprato e fatto uno era uno dei momenti della vita
che avevo ancora chiaramente stampato in testa in ogni piccolo
dettaglio e che, con grande probabilità, non avrei mai, mai
scordato.
Due minuti.
Di nuovo dovevo aspettare quei dannatissimi due minuti.
Sapendo che sarei impazzita
chiusa li dentro senza fare nulla, decisi di controllare il foglietto
illustrativo della pillola anticoncezionale. Lessi veloce
l’indice, finchè non trovai la pagina in cui veniva
descritto ciò che mi interessava.
Lessi attentamente.
Se a causa
di diarrea o vomito nelle ore successive all’assunzione, la
pillola anticoncezionale è stata assunta ma non assorbita,
è come averla dimenticata. Per questo motivo potrebbe essersi
instaurata una gravidanza...
Avevo il cuore in gola, letteralmente. Potevo quasi sentirlo pulsare, impazzito.
Un altro indizio. Un altro indizio che si aggiungeva alla lista già piuttosto lunga che avevo.
Mancava solo….lanciai una rapida occhiata all’orologio.
Di minuti ne erano passati ben cinque ormai. I giochi erano fatti.
Inghiottii saliva e scoprii che era rimasto ben poco da inghiottire: la mia bocca era più arida del Sahara.
Con un improvviso moto di
coraggio afferrai lo stick e, prima di permettere al mio cervello di
temporeggiare o di avere paura, lo fissai.
Lo fissai e, nel piccolo infinitesimo istante in cui i miei occhi fissarono quel punto, tutto quanto cambiò.
+
Positivo.
Trattenni il respiro per non so quanto tempo finchè non fui costretta a riprendere ad utilizzare i polmoni.
“No…non…impossibile..” mormorai al vuoto che mi circondava.
Se anche la mia teoria fosse
stata esatta e davvero la pillola non avesse fatto effetto per via
dell’influenza e del vomito, era comunque troppo…troppo
presto.
Quel bimbo sarebbe stato concepito soltanto da, al massimo, tre settimane. E tre settimane..non erano abbastanza.
Abbastanza per la nausea, per gli sbalzi d’umore, per …tutto.
Io avevo due figli. Avevo
già passato una gravidanza, sapevo che ci sarebbe voluto
più tempo al mio corpo per accorgersi di quella nuova vita e per
manifestare i primi sintomi chiaramente.
E allora perché me ne
stavo davanti allo specchio completamente in lacrime, incapace di
emettere alcun suono che non fossero i singhiozzi che mi scuotevano,con
una mano sul ventre?
Alzai la maglia fino all’ombelico, mettendomi di lato, per esaminare meglio la mia pelle.
La sfiorai piano con le dita,
tastando e schiacciando leggermente finchè…finchè
non avvertii un punto leggermente più duro e, avrei giurato,
freddo.
Smisi di respirare di nuovo.
Era piccolo, quasi
impercettibile ed ero praticamente certa che fino a un paio di giorni
prima non ci fosse e invece ora era lì..ed era..era mio figlio?
Alzai immediatamente il dito a quel pensiero. Forse lo stavo schiacciando, forse gli stavo facendo male …
Un bambino. Un altro figlio, mio e ..di Edward.
Era totalmente inatteso, inaspettato ma…voluto?
Sì, questo sicuramente sì. E lui ne sarebbe stato entusiasta.
Dovevo ancora
assicurarmene facendomi visitare da Carlisle ma,a quel punto, non avevo
quasi più alcun dubbio. A quel pensiero sentii il mio cuore
scaldarsi e, per un attimo, dimenticai tutti i dettagli che fino a
pochi secondi prima mi avevano tormentato di quella gravidanza
così palese e fuori dal comune ad uno stadio tanto precoce.
Ritornai a sfiorarmi il
ventre, questa volta più delicatamente, cercando di mettere
insieme le migliaia di emozioni diverse che sembravano fare a pugni
dentro di me.
Terrore?Paura? Preoccupazione?
No…o meglio, forse sì.
C’erano, ma erano lontane, piccole, quasi….superflue.
Provai a riflettere meglio
regolarizzando il battito del mio cuore. Chiusi gli occhi per qualche
secondo e, quando li riaprii, mi resi conto che la ragazza in lacrime
che si accarezzava la pancia davanti allo specchio non aveva
paura.
Non era terrorizzata né tantomeno preoccupata.
Era emozionata.
Era felice.
“Ciao…piccolino” sussurrai a mezza voce, l’ombra di un sorriso sul viso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 46 *** Impossible ***
cap 46
Imperdonabile?
Crudele? si, si lo so..sono tutte queste cose insieme..perdonoooo.
Comuuuunque scusate. Tra lostudio, la scrittura, mille casini personali
sto davvero con l'acqua alla gola e tengo trp alla mia bimba (che
sarebbe la ff) per nn scrivere capitoli buoni e postare tanto per
postare. Scusate farò del mio meglio per metterne uno a
settimana o ogni dieci giorni, ma nn prometto nulla al 100 %. Scusatemi
tantissimo :((
Grazie a tutte voi che recensite con così tanto affetto..grazie millissimeeeee.
Sono di poche parole stasera,
ma sono le 23 e oggi è stata una giornata che definire assurda
è poco...per cui..enjoy the chapter my lil girls!!!
Xo Xo Cloe
P.S: Prima o poi rispondo alle rec. Sn favoloseeee *.* *.* nn so se ve lo dico spesso. Vi voglio un mondo di bene.!!!
BELLA
Accesi l’ultima candela e la poggiai sul tavolino davanti al
divano, mentre reggevo il telefono tra l’orecchio e la spalla.
“Esme?” domandai non appena mia suocera sollevò la cornetta dall’altro capo.
“Bella tesoro..tutto bene?Sei già tornata dalle lezioni?”
“Sì..in effetti
sono a casa ma..volevo chiederti un favore enorme” azzardai
“Vorrei…se tu potessi tenere i bambini a dormire lì
questa notte..”
“Ma certo, non lo devi
neppure chiedere…” Sospirai sollevata, grata a quella
donna che era sinceramente come una madre per me.
“Grazie..non sai ..grazie..”
“Per noi è un
piacere e poi Carlisle lavora fino a tardi questa sera perciò
non ci sono problemi” disse “Non c’è nulla di
grave spero..”
“No, no, tranquilla.
Devo solo parlare con Edward di una cosa” spiegai mentre mi
accoccolavo sul divano avvolgendomi in un plaid.
D’un tratto sentii il
silenzio dall’altra parte e poi, la voce tonante di Emmet
“Bellina non devi trovare scuse. Se vuoi passare una notte di
fuoco col tuo maritino basta dirlo.”
Sbuffai “Emmet…non è questo il motivo. Non che comunque siano affari tuoi”
“Ah, allora ho
ragione!” continuò con la presa in giro “Bene
i marmocchi restano con noi: non vorrei mai che sentissero qualcosa che
potesse traumatizzarli a vita.”
“Si, beh…non che voi siate dei santi..meno male che c’è Esme” ribattei.
Lui rise forte
“Ahahhaha, mia cara Bella. Tu non conosci mammina e papino ma
io…aia mamma no, dai stavo scherzando, lasciami..Bella mi sa che
devo riattaccare”
“Vai vai..” dissi
soffocando le risa “E mi raccomando, non farli stare alzati a
giocare fino a tardi. Al massimo le nove e mezzo e poi…”
La mia voce venne interrotta dal ritmico bip del telefono. Aveva riattaccato.
Appoggiai l’apparecchio
sul tavolo e mi coprii bene, osservando la fiammella della candela,
soprapensiero. Cercai di ripensare con più calma a tutto quello
che avevo vissuto quel pomeriggio ma, più ci pensavo, più
mi sembrava assurdo.
Ogni cosa..sembrava semplicemente impossibile ai miei occhi.
Ma, poi, strinsi le braccia
intorno alla mia vita e con le dita tracciai la piccola sporgenza sotto
la stoffa della maglia e…e tutto l’impossibile divenne di
nuovo possibile.
Ero incinta.
E non lo pensavo soltanto per
il risultato del test o per quello che riuscivo a sentire sotto la mia
pelle. Lo sentivo. Anche se suonava strano, anche se non era una valida
spiegazione scientifica io sapevo che era così. Da quando ero
diventata madre avevo sviluppato un certo sesto senso che..che mi
faceva cogliere delle cose, piccole cose che prima non avrei mai visto,
che non avrei mai capito.
Certo, ancora non mi spiegavo alcune particolarità. Una sola cosa ad essere sincera.
Ed era come potessi essere già così incinta.
A quello proprio non riuscivo
a darmi una spiegazione ragionevole, neppure…neppure provando.
Ci avevo pensato e ripensato per ore e l’unica cosa di cui ero
certa era che quel piccolo esserino poteva avere al massimo tre
settimane eppure sembrava che, per qualche ragione, fossi incinta da
molto più tempo.
Tirai un lungo sospiro.
Forse avrei dovuto…essere preoccupata..un po’..
E lo ero, per il bimbo. Avevo
mille pensieri che continuavano a frullarmi in testa, rimbalzando e
facendomi immaginare migliaia di ipotesi differenti.
Ma avevo deciso di almeno
provare a restare calma: la mia fiducia in Carlisle era piena e totale
ed ero certa che lui avrebbe saputo come fare, come aiutare nostro
figlio…
Nostro figlio..wow
Sentii il cuore vibrare e le
farfalle che mi inondavano lo stomaco svolazzare impazzite, al solo
pensiero che di li a pochi minuti l’avrei detto a Edward.
Ripensai alla volta precedente, al terrore che avevo provato nel
raccontargli tutto, presa dallo stupido timore che lui non mi volesse,
che lui non ci volesse, e che avremmo dovuto affrontare tutto quanto da
soli.
Ora non…ora era tutto diverso.
Edward sarebbe stato con me
sin dall’inizio, avrebbe passato ogni singolo momento della
gravidanza con me..e sarebbe andato tutto per il meglio.
Sì.
“Bella..amore che fai?”
Sobbalzai al suono della voce
dolce, anche se leggermente preoccupata, di Edward. Mi voltai di scatto
e lo vidi lì, in piedi sull’uscio della porta del salotto.
Ci misi qualche secondo per accorgermi che i suoi vestiti erano quasi
completamente fradici, così come i suoi capelli: piccole
goccioline passavano dalle ciocche fin sulla pelle chiara del suo viso.
Doveva aver iniziato a piovere, e lui aveva dovuto correre dall’università fino a casa
“Scusa..avevo io la
macchina e ti sei bagnato tutto..” sussurrai scattando in piedi
prima di riuscire a formulare un pensiero coerente.
Abbozzò una mezza risata che, però, non arrivò ai suoi occhi.
“Amore..di certo non mi
prenderò un raffreddore. Ma direi che forse è ora che tu
ammetta la morte del tuo adorato pick up e ti decida a prendere
un’altra auto.”
Ridacchiai nervosamente “Si..forse si..”
Non sapevo neppure io il
perché ma…ma improvvisamente mi sentivo ansiosa. Ansiosa
di parlare con mio marito, di spiegargli l’assurdità e
allo stesso tempo la gioia di quel pomeriggio e…
Lanciai una rapida occhiata
al pacchettino incartato al mio fianco e alle candele sul tavolino,
sperando ardentemente che quella che avevo avuto non fosse
un’idea troppo stupida o scontata.
Il suo sguardo seguì immediatamente il mio. Vidi le sue sopraciglia arcuarsi per la sorpresa per un paio di istanti.
“Che succede?” domandò curioso.
“Io..” balbettai “Aspetta, prima..”
Mi avvicinai lentamente e
dopo avergli sfiorato le labbra con le mie in un leggero bacio iniziai
a sbottonargli la camicia. Piano, dedicando ad ogni bottone ogni
più piccola attenzione, e beandomi della consistenza dura e allo
stesso tempo soffice ed invitante della sua pelle sotto le mie dita.
Posai un altro languido bacio
sulla sua bocca quando fece per protestare. Volevo prendermi cura di
lui. Volevo che tutto fosse perfetto prima di..parlargli apertamente.
Uscii dalla stanza e, pochi
secondi dopo, ritornai con in mano un asciugamano pulito. Iniziai a
frizionare i suoi capelli umidi, mentre le mie braccia sfioravano di
tanto in tanto le sue spalle.
“Stai tentando di sedurmi signora Cullen?” mormorò curioso.
“Beh…sei mio marito e mi sembri consenziente. Non sarebbe un reato capitale”
“Non lo sarebbe
infatti..” Improvvisamente le sue dita furono sui miei polsi e,
prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai seduta sulle sue gambe sul
divano bianco.
Ridacchiai sempre un po tesa, affondando il volto nell’incavo del suo collo e inspirando il suo profumo.
“Comunque non avevo
intenzione di sedurti..non ora perlomeno..” dissi “Solo, mi
sei mancato oggi. Tu mi manchi sempre..ma oggi avrei voluto averti con
me.”
Scostò una ciocca di
capelli che copriva il mio viso. “Isabella sei stata di nuovo
male?Dimmi la verità”
La sua voce era ferma e seria
ora, lo capivo anche senza fissarlo negli occhi. Le sue dita si
posizionarono sotto il mio mento, costringendo i miei occhi a
specchiarsi nei suoi, spalancati e impauriti.
Gli carezzai la guancia,
desiderosa di tranquillizzarlo. “No..o meglio sì. Ma
pochino. Insomma nulla di grave…”
“Spiegami come
può non essere nulla di grave” borbottò passandosi
le dita fra i capelli “Bella ho paura per te, tu sei..sei tutto
per me, lo sai”
Annuii, avvicinando il volto al suo e sentendo il suo respiro mescolarsi al mio.
“Non vedo l’ora
che domani Carlisle veda le tue analisi. Sono sicura che qualsiasi cosa
sia..la troveremo e..la sistemeremo vedrai”
Mi massaggiò le braccia arcuando le labbra in un sorriso per darmi sicurezza e fiducia.
Ma io non ne avevo bisogno. Avevo già tutte le certezze che mi servivano. Dovevo solo spiegarglielo.
Presi un lungo e profondo respiro prima di continuare a parlare.
“Io non credo che sia
necessario aspettare domani” spiegai “Credo..credo di
sapere cosa c’è che non va..”
Mi fissò dubbioso “Hai capito qual è il problema?”
Le sue parole mi
infastidirono leggermente: il mio bambino non era un problema. Scacciai
quell’improvviso e inatteso senso di fastidio e tornai a
concentrarmi sul volto di mio marito.
“Non è un vero e
proprio problema, è solo che… Non so da dove
cominciare… E so che ti sembrerà tutto quanto
assurdo..”
“Bella, amore ti prego mi stai facendo preoccupare..” Sentivo il tormento nella sua voce.
Non sapendo come fare per
parlare direttamente dell’argomento decisi di agire. Mi sporsi
leggermente e, dopo aver afferrato la piccola scatolina bianca al
nostro fianco, gliela misi in mano.
Sperai vivamente che capisse al volo quello che volevo dirgli con quel piccolo pacchetto.
“Festeggiamo qualcosa?”
“In un certo senso..” risposi flebile “Per favore, Edward aprilo e..aprilo solamente”
Mi aggrappai più stretta al suo collo mentre le dita bianche e affusolate di mio marito strappavano la carta.
“Bella, il tuo cuore
sta impazzendo” si fermò un attimo prima di aprirlo
completamente. “Sai che a me puoi dire tutto…”
Annui veloce, indicando col capo ciò che reggeva tra le mani, nervosa di..di neppure sapevo bene che cosa.
Lui era Edward. Solo Edward, e mi amava.
Il pollice passò sotto la carta che cadde a terra con un fruscio.
Ora finalmente ce l’aveva in mano.
Aveva in mano il pacchetto
viola e bianco che quello stesso pomeriggio mi aveva fatto quasi
impazzire di gioia e…e non diceva assolutamente nulla.
Immobile come una roccia, gli
occhi bloccati su ciò che le sue mani reggevano. Sfioravo ancora
il suo collo con le mani e sentivo i muscoli completamente tesi sotto
la pelle gelida.
“Edward…” mormorai
Niente.
“Edward..” riprovai.
Niente.
Passai le dita fra i suoi
capelli, alla disperata ricerca di una parola, di un segno che mi
facesse capire che cosa pensasse o provasse in quel momento.
Niente.
Passarono alcuni minuti e
stavo quasi per alzarmi e accucciarmi davanti a lui per poter guardare
la sua espressione quando, finalmente, si riscosse.
La sua mano si posò sul mio polso, impedendomi di muovermi.
“Bella cosa..cosa significa?”
Abbozzai un sorriso teso “Edward sei un medico, pensavo lo capissi da solo”
Vedevo chiaramente che era
scioccato: i suoi occhi saettavano ininterrottamente dalla scatolina al
mio viso, pieni di..non capivo neppure quale fosse l’emozione che
li predominava.
Erano scuri e..pieni di perché.
Avrei dovuto aspettarmelo in
fondo, mi resi conto improvvisamente. C’erano così tanti
punti oscuri di cui dovevo parlargli, che dovevamo analizzare insieme.
Dopotutto mi aveva vista col ciclo solo un mese prima e ora gli stavo sbattendo in faccia un test di gravidanza positivo.
Stupida, stupida Bella.
“Sono incinta
amore..” sussurrai posandogli un bacio leggero sulla guancia
“Aspetto un bambino..o una bambina, chissà…”
Prese un lungo respiro “Non è vero, Bella è impossibile.”
“Edward, guarda il
test” mormorai convinta “E’ positivo. E la nausea, i
giramenti di testa e…”
“Bella, è impossibile” disse di nuovo, deciso
“Edward” mi
agitai nervosamente sulle sue gambe e, senza sapere bene il
perché mi ritrovai in piedi, lontana da un contatto con la sua
pelle “E’..è stata colpa mia..io quando ho avuto
quell’influenza ho vomitato e la pillola non deve aver fatto
effetto…Edward non ho avuto il ciclo. E doveva arrivarmi tre
giorni fa…”
“E’
impossibile…” Sempre la stessa frase ma, questa volta il
suo tono era meno deciso di prima, meno sicuro.
“Edward..”
“No, amore..” mi
interruppe “Anche se..se fosse così..lo avremmo concepito
tre settimane fa. E’..non puoi avere la nausea o qualunque altro
sintomo. Non te ne saresti nemmeno dovuta accorgere , non..”
La sua voce si spezzò, come se per lui parlare fosse troppo in quel momento.
Si alzò dal divano,
iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza. Sembrava stare
contando qualcosa velocemente. Non capivo le sue parole troppo rapide
per le mie deboli orecchie umane, ne tantomeno i suoi gesti.
Rimasi immobile, scioccata dal suo comportamento.
Probabilmente eravamo entrambi scioccati.
E non gliene facevo di certo una colpa. Io ero stata la prima ad essere preoccupata, la prima a non capire, però…
Però avevo immaginato
quel momento totalmente diverso per noi. Avrei voluto solo che mi
credesse, che si avvicinasse e che mi stringesse.
Ti credo Bella, vedrai che andrà tutto bene. Era così difficile per lui capire che ora come ora era tutto quello di cui avevo bisogno?
“No…no…impossibile…”.
Alla fine riuscii ad afferrare qualcosa del suo mormorio indistinto.
Impossibile.
L’aveva detto di nuovo.
In quasi dieci minuti era praticamente l’unica parola di senso
compiuto che non aveva mai smesso di ripetere.
“E’ possibile Edward” Il mio tono era quasi..irriconoscibile. Al limite della supplica.
Lo stavo quasi supplicando di credermi.
“Ti
prego..credimi. So che è assurdo, so che è
incredibile, so che è” dissi “So che non lo riesci a
concepire ma..Vieni qui, per favore vieni qui…”
Allungai la mano tremante verso di lui: un appiglio che non avrebbe potuto rifiutare
Strinsi e intrecciai le sue dita tra le mie.
“Non sai cosa
aspettarti e..forse sei sotto shock” abbozzai una mezza risata
isterica mentre cercavo disperatamente di non scoppiare a piangere
“Ma ti prego, fidati di me. Io lo so. Ci sono già passata
e ti giuro che so come si sta, cosa si sente quando si capisce che..che
dentro di te c’è qualcuno. Quando ti accorgi che
c’è una vita che cresce e…E’ così
Edward. Per quanto sembri impossibile come hai detto tu, è la
verità. E…sentilo..”
I suoi occhi che, per tutto
il mio discorso erano rimasti posati sulle nostre mani intrecciate, si
alzarono di scatto incontrando i miei .
Mi avvicinai a lui di qualche passo, le gambe tremanti, gli occhi lucidi, il respiro affrettato.
Giocherellai con le sue dita,
portandole alle mie labbra e baciando con amore la piccola fede
d’ora che era il nostro simbolo.
Il simbolo delle nostra famiglia.
Lentamente feci scorrere la
sua mano sul mio petto, lasciandola indugiare solo per qualche istante
sul battito impazzito del mio cuore. Scese sempre più in basso,
oltre i miei seni, sino al bordo della camicia.
Edward non perdeva di vista
il viaggio che stavo facendo percorrere alle sue dita sul mio corpo e,
quando si ritrovò a sfiorare la pelle nuda col pollice lo sentii
tremare per un attimo.
Come se anche lui finalmente sapesse che la verità era lì, proprio davanti a lui.
Ed era così.
Quando anche lui finalmente
entrò in contatto col piccolo punto gelido che io stessa avevo
sentito solo poche ore prima, Edward trattenne il respiro.
“Sentilo..sentilo anche
tu…è il nostro bambino.” Scandii piano le parole
“E dimmi se pensi ancora che sia impossibile..”
Piano, senza staccare gli occhi dalla mia pancia per un attimo lo vidi cadere in ginocchio davanti a me.
Aveva lasciato la mia mano e,
ora con entrambe, accarezzava piano quel punto. Lo sfiorava, lo
tastava, come a convincersi che sì, era tutto vero.
Che non era..impossibile
Non riuscii a trattenere una lacrima quando avvertii il suo respiro freddo scontrarsi con la pelle del mio ventre.
“Oddio…” mormorò, alzandosi improvvisamente, come colto da una profonda verità.
Non ebbi neppure il tempo di capire quello che stava facendo quando lo vidi scomparire e ricomparire in una manciata di secondi.
Non era più a petto nudo e teneva tra le dita le chiavi della volvo.
“Non..cosa facciamo?” domandai tirando su col naso “Dove vuoi andare?”
Edward sembrò solo in quel momento capace di smettere di fissare la mia pancia e tornare a concentrarsi su di me.
Con un movimento fluido scacciò la lacrima che ancora mi solcava il viso.
“Non piangere…” sussurrò.
“Ma dove andiamo..?” ribadii.
Prese un lungo respiro e,
dopo aver lanciato l’ennesimo sguardo indecifrabile alla mia
pancia, disse solamente : “Andiamo in ospedale. Ti porto da
Carlisle.”
La macchina scorreva veloce
sotto di noi. Fuori dal finestrino,la notte scura interrotta solamente
di tanto in tanto dalla macchia veloce di qualche albero sul ciglio
della strada.
Guardavo fuori, guardavo il
vetro, guardavo l’autoradio, guardavo il cruscotto, guardavo
qualunque cosa pur di non dover fissare lui.
Malgrado tenesse un mano nella mia era come se non lo sentissi.
Malgrado fosse a pochi centimetri da me era come se non lo vedessi.
Era lì…ma era allo stesso tempo così assurdamente lontano.
Teneva lo sguardo fisso sulla strada davanti a se.
Intorno a noi solo il
silenzio. Quel silenzio che, però, è così forte da
rischiare di spaccarti i timpani fino a farti sanguinare.
Da quando eravamo saliti su
quella dannata macchina non era stata pronunciata una sola parola. E,
alla fine, ne capivo il motivo.
Edward ce l’aveva con me.
Lo conoscevo da troppo tempo per non capire i singoli segnali del suo volto e del suo corpo.
Era arrabbiato.
Con me.
Probabilmente pensava che fossi un’irresponsabile o, peggio, che non mi fosse importato nulla della sua opinione.
Che avessi voluto un altro
bambino senza interpellarlo, senza curarmi del fatto che lui mi aveva
sempre detto che era troppo presto anche solo per parlarne. Che mi
sarei dovuta riprendere completamente dallo stress del primo, che non
mi sarei dovuta affaticare, che non avrei mai potuto gestire i gemelli,
la scuola e anche un’ altra gravidanza.
O forse..forse aveva ormai
perso tutta la fiducia che aveva in me. Quale razza di donna
responsabile non avrebbe prestato attenzione all’effetto che
un’influenza intestinale avrebbe potuto avere sui contraccettivi?
Solo io.
Stupida, stupida, stupida.
Ero una stupida.
Una stupida..anche un po’ felice, però.
Posai la mano libera sulla stoffa della mia giacca, proprio sopra la mia pancia.
Forse era presto, forse era avventato, forse era imprevisto…ma era mio figlio.
E io lo amavo, con tutta me stessa.
Anche se Edward era così serio e ..strano..
Mi morsi con forza il labbro
inferiore, nel tentativo di non fare scappare le lacrime che sarebbero
state l’unica valvola di sfogo al nodo che da quasi un ora mi
chiudeva lo stomaco.
E ovviamente non ci riuscii.
“Bella siamo..” la voce di Edward si interruppe non appena il primo singhiozzo proruppe dalle mie labbra.
Subito le sue mani mi
circondarono il viso e, tra le gocce che mi imperlavano le ciglia notai
le luci brillanti dell’ospedale davanti a noi. Eravamo nel
parcheggio e non me n’ero neppure accorta.
“Bella…”
I miei occhi incrociarono i
suoi “Non avercela con me” sussurrai “Non essere
arrabbiato. So che è inaspettato, so che non ne abbiamo parlato
e.. Ma so anche che..che sei strano e non mi rivolgi la
parola...” Le mie parole furono interrotte da un altro flusso di
lacrime.
Edward non disse nulla, si
limitò a slacciarmi la cintura e a stringermi forte contro il
suo petto finchè il mio respiro non raggiunse un ritmo
più o meno regolare.
“E’ stata una mia dimenticanza ..Edward scusa..” riuscii a dire alla fine.
Sentii le sue labbra
sfiorarmi i capelli “Come puoi anche solo pensare che..che creda
che sia colpa tua? Quando è più che evidente che..che
è solo colpa mia?”
Lo fissai stupita e lui
continuò “Non ho visto nulla… Non mi sono reso
conto del tuo ritardo, non…Ero così preso da te, dal tuo
malessere dal pensare a tutte le malattie che potessi avere che..che
non ho visto la cosa più ovvia. Non ho capito i sintomi e..e ti
ho lasciata stare male per settimane senza muovere un dito..”
“Non potevi..” lo
bloccai “E’ tutto così strano, così
assurdo..nemmeno io lo avrei pensato… Ma adesso siamo qui. Io,
te e il nostro bambino e..e si aggiusterà tutto. Vero?”
Lo fissai, alla disperata ricerca di una sola parola che avrebbe potuto confortarmi.
Edward scese dall’auto e mi aiutò a rimettermi in piedi, nell’aria fresca della sera .
“Carlisle risolverà tutto, vedrai amore mio..”
Ebbi un brivido.
Per qualche strana ragione sapevo che non erano quelle le parole che avrei voluto sentire.
Tenendomi per mano mi
condusse attraverso i corridoi bianchi del piccolo ospedale di Forks,
destreggiandosi tra i tanti infermieri che si fermavano semplicemente
per salutarlo o per domandargli che cosa ci facesse li a
quell’ora della sera. Edward rispondeva tranquillo, cordiale con
tutti quanti finchè, finalmente, non ci ritrovammo davanti allo
studio di Carlisle.
Ricordavo esattamente quella
stanza dove mio suocero mi aveva accolto quando ero spaventata e avevo
avuto il terrore di aver perso i miei figli.
Era proprio li dove Carlisle mi aveva detto che erano due gemellini…
“Bella, Edward..”
mi riscossi quando sentii la voce di Carlisle accoglierci. Si
alzò dalla sedia di fronte alla scrivania e ci venne incontro,
facendoci cenno di entrare.
“Bella… stai di nuovo male?” domandò.
Scossi il capo, guardando
Edward. Ancora quell’espressione indecifrabile sul viso, non
faceva altro che stringermi forte la mano.
“Pensiamo che Bella sia
incinta..” mormorò flebile estraendo dalla tasca il
piccolo stick che nemmeno un ora prima era stato il suo regalo.
Non mi ero neppure accorta che l’aveva preso con se…
“Raccontatemi tutto..” rispose accigliandosi.
Fu Edward a parlare, a dirgli tutto quanto. Del ritardo, del test positivo, di come fossi già così incinta…
Io mi limitavo a stare li
ferma, annuendo ogni tanto a qualcosa di quello che mio marito diceva.
Fino a poco tempo prima ero stata piena di speranze, di fiducia che
sarebbe andato tutto bene, che Edward sarebbe stato al mio fianco
sempre..Eppure adesso non potevo fare a meno di sentire che c’era
qualcosa che non andava, che c’era una strana e terribile
tensione nell’aria.
“Avrei dovuto
controllare subito le analisi” disse ad un tratto Carlisle
alzandosi e prendendo una pila di fogli dalla scrivania in noce
“Sono arrivate mezz’ora fa ma sono appena rientrato dalla
sala operatoria”
Li sfogliò velocemente
accigliandosi sempre di più, mentre sembrava intento a rileggere
lo stesso punto più e più volte.
“Bella quando hai avuto il tuo ultimo ciclo?” domandò serio ma visibilmente scosso.
“Il primo aprile..” balbettai
“E’ tutto
sballato” disse guardando me ed Edward “Sei
indubbiamente incinta Bella, è chiaro come il sole dagli esami
ma..i valori sono tutti sballati…”
“Non capisco” mormorai. Sentii la mano di Edward stringere la mia con più forza.
“Vedi Bella la presenza
delle beta hcg indica la presenza di una gravidanza e le tue sono alte.
Troppo alte. Visto che il feto dovrebbe avere circa tre
settimane dovrebbero aggirarsi al massimo sulle 10000. I tuoi
valori segnano 221000…è come se fossi alla nona o
decima settimana…”
“Ma..io” presi un
lungo respiro cercando di tradurre le sue parole “E’
..è una specie di..gravidanza accelerata ..o..che cosa..come
è possibile?”
Alzai lo sguardo fino ad incontrare quelli dei due uomini insieme a me nella stanza, uniti in un muto dialogo.
“Per favore non
fatelo” obbiettai decisa “Carlisle per favore ho bisogno di
sapere che succede…per favore, adesso.”
Mi aggrappai al braccio di
mio marito, spaventata dall’improvviso aspetto che i suoi occhi
avevano assunto: neri e…vuoti.
“Edward..” la mia voce uscì in un lieve sibilo
“Bella” Carlisle
interruppe il mio infruttuoso appello a Edward “Bella ricordi
quando ti dissi che per la tua precedente gravidanza avevo fatto
qualche ricerca su..su casi simili al tuo? Che avevo trovato qualche
leggenda..niente di sicuro ovviamente”
Annuii.
“Ecco”
continuò “Molte di quelle leggende descrivevano i feti di
questi bambini…diversi da come poi si sono rivelati i gemelli.
Alcuni di questi feti presentavano ..molte più caratteristiche
vampire… La tua precedente gravidanza è stata
relativamente semplice e normale. Non Erano poi molte le
caratteristiche che Liz e Ed sembravano aver ereditato dal lato vampiro
di Edward..”
“Carlisle” lo
bloccai, cercando di organizzare la confusione dei miei pensieri
“Mi stai dicendo che..questo bambino..” mi portai
inconsciamente le mani al ventre “ha ereditato molte più
caratteristiche vampire da Edward che mie umane? E che la crescita
accelerata è una di queste?”
“Sono solo supposizioni Bella..”
Sospirai, cercando di metabolizzare le sue parole.
Che cosa stava cercando di dirmi?
Che avrei dovuto bere più sangue?
Che il bimbo aveva bisogni diversi?
Che..che…?
Qualunque cosa fosse stata necessaria l’avrei fatta per lui o lei. Non mi sarei tirata indietro, mai.
“Bella” Carlisle
si avvicinò si no ad inginocchiarsi di fronte a me. Come un
padre che stava per dire a una figlia una verità molto , molto
dolorosa.
“Bella, io non sono..sicuro che il tuo corpo sia adatto ad ospitare questo tipo di feto…”
Sgranai gli occhi.
No. Cosa?
Spostai lo sguardo da
Carlisle a Edward diverse volte, finchè non capii le loro
occhiate, l’espressione mesta di mio suocero e, soprattutto, gli
occhi vuoti di Edward che fissavano davanti a sè.
E compresi in quell’istante che, molto probabilmente, quella gravidanza non sarebbe stata solo diversa dalla precedente.
Sarebbe stata peggio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 47 *** Against you ***
cap 47
Buongiorno
ragazze!!!! Spero che da voi il sole splenda alto nel cielo e stiate
passando una bella giornata di festa, in vacanza da esami, scuola,
lavoro e altre schifezze varie che tormentano la nostra esistenza XD.
Come al solito non riesco ad aggiornare come vorrei ma veramente faccio
tutto quello che posso. Sappiate che appena ho un capitolo pronto
aggiorno, ma sono capitoli delicati e quindi non voglio affrettare
troppo le cose e posto solo quando sono super mega sicura. Questo cap
è un pò tristino :(( mi dispiace ma è
necessario per la storia in questo momento. ma se mi conoscete sapete
che se avrete un pò di fiducia in me alla fine le cose evolvono
sempre nella direzione più rosea!!!
Ora vi lascio al capitolo ma ci rivediamo alla fine per due piccole
precisazioni :) una più seria ed una un pò meno diciamo.
Enjoy
Xo Xo Cloe
P.S= Ragazze grazie per le fantastiche, splendide e bellissime recensioni!! siete le migliori *.* *.* *.*
BELLA POV
“No, infatti non mi sembra abbastanza. Non mi sembra affatto abbastanza!”
Sbattei le palpebre un paio
di volte, confusa da quella voce che mai, mai avevo sentito così
infuriata. Il cuore accelerò i battiti, come impazzito, come se
stesse cercando di volare fuori da me. Lontano da quella orribile
sensazione di disagio.
Forse era un sogno. Forse stavo ancora sognando, dopotutto.
“Edward, non essere ingiusto ora. Stanno facendo del loro meglio e potrebbe volerci altro tempo…”
“Tempo? Tempo? Carlisle il tempo è l’unica cosa che non abbiamo. NON C’E’ TEMPO!”
Carlisle? Che ci faceva
Carlisle a casa nostra?Doveva essere ancora molto presto ed ero..ero
quasi sicura che fosse domenica…
“Stanno facendo del
loro meglio” ribadì la voce che ora mi ero resa conto
appartenere a mio suocero “So che hai paura ma non è
comportandosi così che risolveremo la questione, e lo sai
bene.”
“Forse c’è una sola soluzione…”
“Non gliene abbiamo nemmeno parlato” ora Carlisle sembrava titubante “Credi che..”
Improvvisamente le voci
tacquero o, perlomeno, così parve al mio udito umano. Comunque
avevano di certo abbassato il tono in modo che io non sentissi.
Mi voltai, prendendo a
fissare la porta semiaperta da cui solo pochi istanti prima avevo
sentito le voci dei due uomini provenire dal piano inferiore. Carlisle
mi era sembrato …nervoso. Quasi non riuscivo a concepire anche
solamente un’idea simile. Carlisle: sempre così pacato,
controllato, l’unico che riusciva a controllare le proprie
emozioni in ogni situazione.
E Edward…era
chiaramente infuriato, deluso, scosso. E lo conoscevo troppo bene per
non aver colto la preoccupazione che il suo tono celava.
L’Edward del sogno da
cui ero appena stata strappata era così diverso invece…
Eravamo nella nostra radura ed in lontananza riuscivo a sentire le
risate spensierate dei miei figli, anche se non potevo scorgerli,
troppo abbagliata a contemplare il profilo di Edward, mentre le sue
mani mi stringevano a se e mi carezzavano il pancione.
Un pancione che non avevo.
Ancora.
Ma che presto…
Sorrisi al solo pensiero che
se la gravidanza avesse proceduto così velocemente in poco tempo
sarei stata perfettamente capace di iniziare a sentirlo muoversi e
vedere il mio ventre rigonfio. Certo..non potevo ignorare i problemi.
Non potevo chiudere gli occhi e fingere di non vedere che quella
gravidanza non era..beh, normale.
Era passata poco più
di una settimana da quando era cambiato tutto, da quando io e gli altri
avevamo scoperto la verità sul mio strano malessere.Da quando
Carlisle mi aveva detto che…che sarebbe stato difficile.
Difficile, ma comunque non
impossibile, ne ero certa. Qualunque cosa fosse successa io ce
l’avrei potuta fare, io l’avrei potuta sopportare per il
mio bambino.
Avremmo combattuto insieme e, alla fine…alla fine tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Portai le mani sotto le
coperte e immediatamente si chiusero sul mio ventre ancora poco gonfio.
Lo tastai piano: era cresciuto decisamente rispetto alla settimana
scorsa anche se, in teoria, dovevo essere incinta di solo quattro
settimane aveva le stesse dimensioni di quando avevo scoperto di
aspettare Liz e Eddy. E lì ero già al terzo mese…
“Amore..”
Voltai il capo e incontrai gli occhi di Edward. Due pozze scure che mi scrutavano con attenzione e paura.
Si avvicinò in un baleno a me e racchiuse il mio viso tra le sue dita e io sfregai la guancia contro il suo palmo fresco.
“Hai le occhiaie…Ti sei agitata tutta la notte”
“Stavo facendo degli
strani sogni” spiegai, ma poi sorrisi per placare i suoi timori
“ma l’ultimo era un bel sogno..”
Tentò anche lui di
abbozzare un sorriso, ma si capiva chiaramente che non era vero. I suoi
occhi non lo sentivano, i suoi occhi non rispecchiavano le sue labbra.
Ed era così da quel giorno…
Edward era sempre…era
sempre Edward. Ma vedevo che aveva paura, anzi era terrorizzato. Non mi
lasciava mai, mi faceva stare in piedi il meno possibile e soprattutto
evitava quasi completamente di guardarmi. O meglio…di guardare
la mia pancia.
Non lo faceva mai e ogni
volta che parlava della mia gravidanza era sempre freddo,
quasi…quasi come se fosse estraneo alla cosa. O come se non gli
riguardasse.
E questo mi feriva
terribilmente, perché vivevo nella costante paura che lui non
volesse quel figlio e che, peggio, non provasse quello che io
già provavo per lui.
Che non lo amasse come lo amavo io.
“Che cosa faceva qui tuo padre?” chiesi, cercando inutilmente di scacciare quei pensieri e mettendomi seduta.
“Voleva parlare di..” prese un profondo respiro “Beh, doveva dirmi alcune cose”
“Cose che riguardano il
bambino? Sembravi arrabbiato” notai sentendo il cuore perdere
qualche battito vedendo Edward trasalire alla parola bambino, senza rispondere.
“Non è colpa loro. Fanno quello che possono e lo sai” sussurrai giocherellando col bordo del lenzuolo.
Ovviamente appena avevo
aperto gli occhi avevo capito chi erano quelli che per Edward non
“facevano abbastanza..”: Rosalie, Emmet e Jasper.
Non appena avevamo detto ai
Cullen della strana gravidanza loro tre si erano offerti di partire per
il sud America, l’unico luogo dove Carlisle aveva scoperto alcune
leggende, alla ricerca di qualcosa. Di qualche dettaglio, di qualche
appiglio in più. Oltretutto i Cullen mi avevano parlato di
alcune loro amiche amazzoni: vampire che vivevano nel folto della
foresta e che, certamente, sarebbero state disponibili ad aiutarci
nelle ricerche.
Non che le speranze di trovare qualcosa fossero davvero molte in realtà, ma..ma dovevamo tentare ogni strada.
“Dopotutto è passata solo una settimana” rispose “ma Bella io vorrei che iniziassi a…”
La sua voce venne interrotta dallo squillo del telefono.
Edward rispose immediatamente
alzandosi dal letto e avvicinandosi alla finestra. Parlava veloce e mi
era praticamente impossibile cogliere il flusso delle sue parole.
Scesi dal letto ma, prima che potessi raggiungerlo, aveva riagganciato.
Mi aggrappai al suo braccio,
guardandolo in viso. Edward teneva gli occhi chiusi, la mascella
tesa…le braccia abbandonate lungo i fianchi.
“Chi..chi era?” domandai quasi spaventata di ricevere una risposta.
“Carlisle. Pare che,
dopotutto, abbiano trovato qualcosa…” mormorò.
Aprì gli occhi e mi guardò fissa “vestiti Bella.
Dobbiamo…dobbiamo parlare con lui”
“Ora?”
“Sì ora” ribadì. Si scostò e prese alcuni vestiti dall’armadio, passandomeli.
“Ma che …che
succede. Che ti ha detto?” Sentii improvvisamente una morsa
stringermi lo stomaco, impedendomi quasi di respirare. Cosa diavolo
dovevano dirmi? Cosa diavolo..
“Edward..per favore..”
“Bella non lo so”
tagliò corto alzando la voce. Sussultai, spaventata: lui non
alzava mai, mai la voce con me.
“Scusa” si
passò una mano tra i capelli e mi strinse a sé,
baciandomi i capelli “Scusa..ma ti assicuro che non mi ha
spiegato nulla. Vuole parlare con tutti e due. Ok?”
Annuii, senza sentire comunque svanire l’apprensione nel mio cuore. “Vado..vado a vestirmi allora…”
Come in trance entrai nel bagno e mi chiusi la porta alle spalle, poggiandomi contro.
Deglutii e, mentre mi spogliavo, lanciai una rapida occhiata alla nostra immagine riflessa.
Mia e di mio figlio.
E in qualche modo mi diede la minima forza per non scoppiare a piangere.
Era lì, e lo sentivo e lo vedevo crescere.
Tutto il resto lo avrei sopportato.
“Edward..puoi..puoi per
favore non leggergli nella mente?” domandai con voce flebile
“A Carlisle intendo. Vorrei..odio quando fate quelle
conversazioni mute e..e io non capisco niente e..”
Non sapevo nemmeno se stavo
articolando una frase di senso compiuto o no o, tantomeno, se Edward
stesse davvero prestando attenzione alle mie parole.
Era li con me, in quello
studio, in quello stupido ospedale ma…ma non sembrava esserci
davvero. I suoi occhi erano spenti, vuoti, come se la sua mente vagasse
lontana, a mille miglia di distanza.
Lontana da me.
Voltò il capo e forse
dopo aver notato la mia espressione terrorizzata, allungò una
mano, fino a sfiorarmi la guancia. “Te lo prometto…”
“Grazie” risposi debole, abbassando lo sguardo sulle mie dita intrecciate
Parevamo due estranei: non ci guadavamo, non ci toccavamo quasi…
Non ce la facevo. Potevo
affrontare qualunque parola che fosse uscita dalla bocca di Carlisle ma
non di sentirmi sola. Io non ero sola accidenti, non dovevo esserlo.
“Dove sei Edward” le parole mi uscirono dalle labbra prima ancora che potessi controllarle “Dove sei..”
“Sono qui, con
te” Continuavo a non guardarlo ma mi bastò sentire quelle
poche parole per leggere la bugia nella sua voce.
“Non è
vero” ribattei tentando di trattenere le lacrime “Non
è vero e lo sai meglio di me. La tua mente non è qui con
me. Non è qui con noi. Hai detto di non essere
arrabbiato..”
“Non con te, lo sai. Ce l’ho solo con me stesso. Ti ho messa io in questo pasticcio e..”
Non sentii niente di quello
che disse dopo. Vedevo le sue labbra muoversi. Sapevo che stava
parlando ma…ma non sentivo nulla davvero.
Pasticcio.
Aveva detto pasticcio.
Nostro figlio per lui era..era solo un pasticcio.
Un indesiderato problema da risolvere al più presto?
Sarei scoppiata a piangere in
quel preciso istante se la porta non si fosse aperta e Carlisle non
fosse entrato con un’aria seria sul viso.
“Carlisle che hai
scoperto?” domandò Edward focalizzando la sua completa
attenzione sul padre. Sospirai. Dopotutto se parlava ad alta voce
significava che non gli stava leggendo la mente come gli avevo chiesto.
“I tuoi fratelli forse
hanno trovato qualcosa, grazie soprattutto all’aiuto di Zafrina e
delle altre amazzoni. O meglio, dovrei dire qualcuno. Un altro mezzo
vampiro”
“Intendi dire..” iniziai col cuore che accelerava.
“Sì.
Un’altra creatura nata dall’unione tra un vampiro ed
un’umana..” concluse. Mi concentrai sulla sua espressione,
aspettandomi che ne fosse felice o, quantomeno, sollevato per quella
scoperta.
Invece sembrava più nervoso e agitato di prima.
“La gravidanza che ha
portato alla sua nascita sembra molto più simile a ..questa,
rispetto che a quella dei gemelli”
“Beh allora ci
può aiutare a capire di più ciò a cui andiamo
incontro” dissi ansiosa di saperne di più immediatamente.
“Vi ha raccontato quello che gli è successo o come sono
andate le cose o..”
“Sì” mi
interruppe “Sì. A quanto pare ha sempre vissuto con la zia
nel folto della foresta: appena nato l’ha morsa accidentalmente
ed è riuscito a trasformarla. Da quello che ho capito per lui
è la sola famiglia che ha…”
“Ma quindi ..non ha mai conosciuto i suoi genitori?” chiesi confusa.
“Vedi Bella..i suoi
genitori non avevano quello che avete tu ed Edward. Quel vampiro ha
solo usato quella povera ragazza per divertimento. Non c’era
alcun tipo di amore. L’ha abbandonata incinta e lei…lei si
è rifugiata nella foresta con la sorella, vivendo e cacciando
come potevano…”
Lanciò uno sguardo
rapido a Edward che aveva preso a massaggiarsi le tempie, come se
quello che sentisse fosse troppo anche solo per essere ascoltato.
Il cuore prese ad
accelerarmi. Carlisle stava girando intorno alla questione che premeva
di più a tutti quanti. “E la gravidanza come è
stata?”
“E’ stata
difficile. Il bambino era forte, troppo forte e il suo corpo umano non
si è adattato bene alla crescita così veloce di un feto.
E quando è nato”
Si bloccò e sentii Edward gemere piano, le mani ora a coprirgli il viso.
“Quando è nato quella donna è morta Bella. L’ha uccisa…”
Sentii le mani crollarmi lungo le braccia mentre le sue parole mi trapassavano da parte a parte.
E’ morta..
L’ha uccisa…
No, no, no. Doveva esserci un altro modo, un altro finale, un’altra soluzione..doveva.
Presi un profondo respiro quando mi resi conto che avevo smesso di farlo per troppi secondi.
Per me sarebbe stato diverso.
Insomma quella povera ragazza viveva in condizioni precarie, io no.
Avevo i Cullen, avevamo tutti gli strumenti medici necessari, avevo
Edward che mi amava
“Non non è detto
che..che debba andare per forza così” sussurrai cercando
di aggrapparmi con forza a quel poco di speranza sorta dentro me.
“Insomma lei era sola e..e.. ovviamente non aveva nessun medico
che si prendesse cura di lei e.. la aiutasse e vivevano in una foresta,
è ovvio che...”
A quelle mie parole Edward
alzò il capo quel tanto che bastava per potermi guardare in
faccia e..e quasi non lo riconobbi.
Il suo volto era una maschera
di dolore e incredulità. Mi fissava come se fossi pazza, come se
le cose che stavo dicendo fossero solo un mucchio di assurdità.
Di terribili e mostruose assurdità.
“Bella, non dico che
non sia vero. Magari con le attenzioni giuste, somministrando molto
sangue, monitorandoti costantemente, facendo un cesareo prima del
termine o” si bloccò, come incerto se continuare o meno
“magari ..magari sarebbe possibile ma, Bella devi capire che ci
sarebbero troppe incognite, troppi rischi, troppi…Bella le cose
potrebbero sfuggirci di mano, potresti…non farcela. Il tuo corpo
potrebbe cedere in qualsiasi momento…Il bambino potrebbe essere
davvero troppo forte per te questa volta”
Perché..perchè
cercava in tutti i modi di distruggere le mie speranze, perché
mentre io cercavo di vedere la luce loro..loro notavano solo il buio?
“Ma potrebbe non essere così. Potrei farcela…per lui o..o per lei” obiettai accarezzandomi il ventre.
“Bella. Quello che sto
cercando di farti capire è che tu hai già due splendidi
bambini e…e i rischi sono troppi. Nessuno ti giudicherebbe Bella
..anzi forse l’altra opzione è la sola cosa sensata da
fare.”
Lo guardai confusa.
L’altra opzione? Di quale altra opzione stava parlando?
Non c’era nessuna altra
opzione, potevo solo lottare e sperare che tutto sarebbe andato per il
meglio. Ormai il mio bambino c’era, era lì, viveva e
cresceva dentro di me. Non si poteva tornare indietro, non si poteva
cambiare le cose, non lo si poteva far sparire a meno che non si
volesse…
Spalancai gli occhi, terrorizzata.
Era quella l’altra opzione?
Pensavano che avrei davvero dovuto, che avrei davvero potuto…
Guardai Carlisle negli occhi
e mi sentii morire quando lessi nel suo sguardo la conferma ai miei
pensieri. Non mi ero sbagliata: non mi ero sbagliata affatto.
E improvvisamente le loro parole di quella mattina acquistarono un loro senso.
“Forse c’è una sola soluzione…”
“Non gliene abbiamo nemmeno parlato”
Una sola soluzione.
Una soluzione drastica, definitiva.
Una soluzione da cui non si tornava più indietro.
“Un…un..aborto?”
Riuscii infine a dire con un filo di voce quelle parole che risuonarono nella stanza simili ad una condanna a morte.
Una condanna per il mio bambino.
Non sentii neppure il rumore
delle chiavi che Edward posò sul tavolino dell’ingresso.
Non sentii niente. Né la voce di mio marito, né quella di
Esme che si era occupata dei miei figli in quelle ore che eravamo stati
fuori.
Avrebbero potuto incendiare la casa, urlare, fare qualsiasi altra cosa e comunque non me ne sarei accorta.
Entrai in casa e come un
automa mi diressi verso le scale, al piano di sopra. La porta della
cameretta dei bimbi era leggermente socchiusa e senza fare rumore
scivolai all’interno avvicinandomi ai loro lettini. Esme li aveva
messi in un unico letto per il sonnellino pomeridiano e guardarli
dormire insieme abbracciati era qualcosa che avrebbe commosso chiunque.
Eddy era avvinghiato a Liz, come se, grazie al corpo della sorella,
sapesse di essere al sicuro da qualunque pericolo.
Mi guardai attorno e, prima
che potessi impedire a me stessa di farmi del male, iniziai a ripensare
a tutto quello che mi aveva portato lì, in quella stanza con i
miei figli che in nemmeno un mese avrebbero compiuto un anno.
Ripensai all’inizio. Al
giorno in cui avevo scoperto della loro esistenza silenziosa dentro di
me. A quando li avevo sentiti muoversi, sotto la mano gelata di Edward
che mi carezzava il ventre. A quando li avevo messi al mondo e li avevo
guardati per la prima volta e avevo capito, avevo..sentito che niente
sarebbe stato più come prima. E tutti i dubbi, tutte le paure
erano svanite nel infinitesimo istante in cui i miei occhi avevano
incontrato i loro.
E poi mi chiesi come sarebbe
stata la mia vita se avessi scelto diversamente. Se davanti a quel test
positivo avessi deciso che avevo troppa paura, che non me la sentivo,
che non ce la potevo fare…ora sarei stata sola. Senza Edward,
senza i miei figli..senza nulla.
Al solo pensiero sentii gli
occhi pungermi e scossa dai singhiozzi uscii, dirigendomi a passo
spedito in camera mia e non appena richiusi la porta alle spalle
scoppiai in lacrime. Riuscii, anche se con gli occhi appannati, ad
arrivare al letto. Mi ci stesi e quando allungai la mano sentii uno dei
pupazzi di Lizzie vicino a me: lo strinsi al petto e ci affondai il
viso avvertendo l’inconfondibile aroma di mia figlia.
Le lacrime continuarono ancora più prepotenti.
Carlisle mi aveva detto di pensare ai miei figli.
E io lo stavo facendo. Non
facevo altro da quando avevo messo piede in casa. Pensavo a loro, a
tutto quello che avevo scoperto quando ero diventata madre, a quanto li
amassi, ma..ma non riuscivo anche a evitare di pensare a quello che era
successo all’ospedale e..e al fatto che nella loro cameretta
c’era posto anche per un’altra culla e per un altro
fratellino.
Così come c’era posto nel mio cuore.
Avvertii un peso sul materasso alle mie spalle e due braccia fredde cingermi da dietro.
“Esme è tornata a casa..”
Tirai su col naso senza riuscire a dire nulla.
“Bella amore mio. E’ un momento orribile e…”
Lo fermai prima che potesse
continuare “Perché non possiamo essere felici?
Perché deve sempre succedere qualcosa a distruggere tutto?
Perché..perchè..perchè..” sussurrai
“Perché..”
“Non lo so Bella” rispose “Non lo so. Ma insieme risolveremo tutto. Sistemeremo tutto, vedrai.”
Mi raggelai alle sue parole. Sistemeremo tutto…
Lo sapevo come lui voleva sistemare le cose. Cosa lui voleva che io facessi.
Ma io..ma io cosa volevo?
Mi alzai dal letto, scostandomi da Edward.
“Perché non ami
questo bambino?” domandai flebile, avvertendo gli ultimi raggi di
sole entrare dalla finestra.
Ci fu silenzio per una
manciata di secondi, poi la sua risposta. “Non è
così…se solo ci fosse speranza che tu..”
Mi girai di scatto, sconvolta. “Edward c’è speranza. Sei tu che non la vuoi vedere.”
“Speranza? Bella”
prese un profondo respiro avvicinandosi a me. Mi sfiorò le
braccia e per la prima volta sentii davvero il gelo della sua pelle
“Bella ascoltami. Se davvero questa gravidanza fosse come quella
di Liz e Edward credi che non sarei felice? Credi che non vorrei
diventare padre? Credi che..Bella io ti amo e..e tu sei tutto per me e
per i bambini..”
Sapevo che se in quel momento
avesse potuto piangere lo avrebbe fatto. “Oh Edward, io lo so. La
nostra famiglia è tutto anche per me…ma questo
bambino” mi sfiorai la pancia con le dita “questo bambino
ne fa parte ormai in un modo o nell’altro…”
“Bella lo so che..che
è una decisione difficile da prendere per te. E se ti
serve..abbiamo ancora un po’ di tempo per..”
“Per un aborto” mormorai scrollandomi dalle sue mani “Per uccidere nostro figlio.”
“Bella nessuno la penserebbe in questo modo. La tua salute viene prima. La tua vita viene prima” disse deciso.
“No, non è vero. Come fai a capire che per me non è così. Non è così Edward!”
Mi allontanai e percorsi la
stanza avanti e indietro, cercando di pensare a come fargli capire
che..che doveva avere fede. In me. Che eravamo una famiglia e che quel
bambino ne era parte integrante. Una parte fondamentale…
“Edward io lo so che
hai paura. Ho paura anche io ma..sento che davvero ce la potrei fare.
Ho te, ho Carlisle…siamo attrezzati. Forse dobbiamo solo
aspettare e avere fede..”
“Bella quel poco che
abbiamo scoperto..sono notizie orribili. Quella donna non aveva cure
mediche, questo è vero, ma le cose non cambiano. Il tuo corpo
potrebbe cedere…potresti morire.”
Sentii il cuore pulsare forte
all’altezza della gola, completamente secca.”Lo
so…” dissi piano, cosciente che le mie parole avrebbero
cambiato tutto “Lo so, ma non posso farlo. Non posso uccidere mio
figlio..”
“Non sarebbe così..”
“Lo sarebbe
invece” strillai portandomi le dita fra i capelli “Lo
sarebbe, e io non posso! Come non posso fare del male a te o..o andare
di la e uccidere Elisabeth e Edward. Per me sarebbe la stessa cosa, non
lo capisci?”
“Bella io capisco solo
che se davvero tu dovessi…ma non ti immagini cosa proveremmo?
Come sarebbe la vita dei bambini senza la loro madre?”
Avrei voluto tanto strillare.
Urlargli contro che sì, certo che ci avevo pensato. Che erano
ore che non riuscivo a pensare a nient’altro, che avrei voluto
essere felice e non dover prendere decisioni simili che…
“Edward dammi la mano.” Sussurrai colta da un’idea improvvisa. “dammi la mano”
Lui mi guardò confuso, gli occhi dilatati per lo stupore.
Afferrai la sua mano e, prima
che potesse capire quello che volevo fare, la infilai sotto la mia
maglietta leggera. Edward sussultò non appena entrò in
contatto con il piccolo rigonfiamento freddo nel mio ventre.
“Anche lui è
nostro figlio. E non dirmi che non riesci a sentirlo, non dirmi che non
lo senti sotto le tue dita, non dirmi che..”
Ritirò la mano, come scottato “Smettila Bella…”
“No! NO, non la smetto,
d’accordo?” risposi quasi urlando “Non la smetto,
perché mi stai chiedendo di ucciderlo. Non la smetto
perché mi stai dicendo di pensare ai nostri figli e io lo sto
facendo. L’ho sempre fatto. Avrei dato la vita per Lizzie e Ed e
ora sono pronta a farlo per questo piccolino. Perché non riesci
a capire questo?”
Mi ritrovai a fissarlo, senza
quasi più fiato in gola, finchè non sentii un pianto
disperato provenire dall’altra stanza.
Edward teneva gli occhi fissi
sul pavimento ma, non appena sentì il rumore alzò lo
sguardo e lo inchiodò nel mio.
E in quel momento vidi la ferrea determinazione sul suo viso e capii.
Che non avrebbe ceduto. Che non avrebbe rinunciato.
Ma non l’avrei fatto nemmeno io.
“Non ti arrenderai vero?” La mia non era nemmeno una domanda.
“Non posso Bella..non chiedermelo..”
“Edward..”
“No, ascoltami”
rispose freddo “Forse mi odierai ma…ma no me ne
resterò qui a guardarti morire. Non lo farò. Puoi
chiamarlo aborto o come diavolo vuoi ma se portare avanti questa
gravidanza significa rischiare di perderti allora…allora non la
porteremo fino alla fine…. Io farò qualunque cosa per
tenerti in vita.”
Mi avvicinai alla porta. Non
potevo stare un minuto di più in quella stanza con
quell’uomo che..che mi sembrava di non conoscere affatto.
“Ed io farò qualunque cosa per tenere in vita lui…” sussurrai senza voltarmi.
Allora eccomi. Volevo dirvi un
paio di cosine. La prima è che le opinioni di Bella sull'aborto
sono assolutamente sue personali e private e non mi permetto in alcun
modo di dare giudizi attraverso queste su un argomento tanto delicato,
soggettivo e doloroso. Tantè che sono le opinioni di un
personaggio inventato e non rispecchiano necessariamente le mie. Volevo
solo dirvelo, non vorrei mai che qualcuna di voi potesse sentirsi
offesa :))
Seconda cosa che,
assolutamente non c'entra nulla con la prima, è un piccolo
appello che faccio e che ho messo anche nell'altra mia storia che
scrivo con Fiorels. Voi sapete tutte che domenica sera si terranno gli
MTV movie Awards e che Twilight è in gara per un bel pò
di premi. Beh, vorrei tanto ricordarvi di votare quando potete e avete
un pò di tempo libero. E' importante dare tutto il nostro
supporto di fans. In particolar modo vi vorrei chiedere di concentrarvi
sul best kiss. Sarebbe davvero fantastico se lo vincessero di nuovo
loro due come l'anno scorso. E magari alcune di voi non sono fan
sfegatate di Rob e Kris come coppia come, invece, lo sono io, ma
sarebbe comunque bello dare il vostro sostegno perchè alla fine
loro SONO e saranno sempre anche Edward e Bella... perciò, date
il vostro contributo *.* *.* *.*
E poi non volete mica rischiare di vedere il bacio tra Taylor Launtner e taylor Swift, vero?? Bleah...
Vi lascio il LINK
|
Ritorna all'indice
Capitolo 48 *** Back to life ***
cap 48
Ehm..ehm..ehm.
Ok, mi vergogno, mi sento super ultra mega assolutamente
mortificatissima per questo madornale ed epico ritardo. T_____T vi
giuro mi è spiaciuto da morire ma proprio sono rimasta
incastrata con gli esami all'università e vi assicuro che ci
provavo a scrivere ma ogni volta mi ritrovavo a pensare "Cloe, devi
studiare, hai poco tempo.." ed entravo in panico e se non sono serena
non riesco a scrivere e..beh lo so sono giustificazioni ma vi assicuro
che mi dispiace tantissimo. Cmq adesso sono libera e dovrei riuscire a
postare un capitolo a settimana fino alla fine della storia (che
comunque entro l'estate dovrebbe proprio concludersi). Solo mi
piacerebbe tanto sapere che la seguite ancora anche se ho fatto passare
tutto questo tempo =(( Mi seguite ancora vero? quindi me la lasciate
una recensioncina anche solo per dirmi che non mi avete abbandonata?
*_____*
Prometto niente più ritardi e sparizioni lunghe un mese. :)
Vi mando un mega bacione
prostrata a implorare il vostro perdono col capo cosparso di cenere
(Ok...vabbè tendo ad eccedere col melodramma alle volte hihi).
Xo Xo Cloe
P.S= Spero che il capitolo vi
piaccia ;) e grazie per le vostre numerose e bellissime
recensioni allo scorso capitolo anche se era un pò triste.
Questo migliora lo giuro :)
P.P.S= Se non sapete che fare e siete alla ricerca di qualche ff Ed/Bella leggete questa e questa entrambe di KStewLover.
Sono entrambe assolutamente splendide e dolci e scritte in modo
coinvolgente e appassionante. Mi raccomandooo..io le adoro entrambe!!!
POV BELLA
“Isabella Marie Swan. Non ti azzardare a prendermi per stupido
perché sai che non lo sono” sbottò mio padre,
imporporandosi considerevolmente.
Era arrivato da dieci minuti,
proprio durante l’ora della pappa dei piccoli e aveva iniziato
con un terzo grado che, francamente, non mi aspettavo.
“Non c’è niente che non va” mentii, raccogliendo la crema di verdure col cucchiaino.
“Certo certo. Sono
giorni che non mi chiami, e le poche volte che hai risposto a Renee
sembravi uno zombie. E ora vengo qui e .. e vedo che ne hai anche
l’aspetto. Sei pallida, stanca e..e si può sapere dove
diavolo è tuo marito?”
Sussultai a quella domanda “Dai suoi” risposi.
“Avete litigato?” disse accigliandosi.
“Papà gli serve
un motivo per andare a trovare i suoi? In fondo è casa
sua..”. sapevo che mio padre mi conosceva troppo bene per bersi
una storia simile.
“No, questa è casa sua.” Obiettò.
Sospirai rumorosamente,
desiderando scacciare il nodo che mi opprimeva la gola. Cosa avrei
potuto dirgli? Che cosa accidenti voleva? La verità?
Bene eccola la verità.
Papà
Edward vive qui ma ci passa il minor tempo possibile da qualche giorno
a questa parte perché ogni singola volta che cerca di parlarmi o
anche solo guardarmi io mi allontano. E lo vuoi sapere perché?
Perché vorrebbe convincermi ad uccidere mio figlio…
perché sai probabilmente questo bambino e troppo
‘vampiro’ per una fragile madre umana come me.
Era questo che voleva sentirsi dire?
No…decisamente no.
“Va tutto bene”
“Bella non dirmi che va
tutto bene. Avete una specie di crisi..matrimoniale?”
azzardò, probabilmente in pieno imbarazzo.
“Papà ti prego rilassati. Si risolverà tutto”
“Ah ah” esplose
“allora è vero che c’è qualcosa da sistemare.
Lo sapevo, io me lo sentivo!”
Alle sue parole Eddy si
spaventò e sussultò così che la pappa gli
finì tutta spiaccicata sulla guancia. Lizzie sembrò
divertirsi molto della cosa e scoppiò a ridere mentre vedevo le
lacrime iniziare a racogliersi agli angoli dei suoi occhi.
“No…no amore di mamma non piangere” sussurrai prendendolo sotto le ascelle e portandolo verso il lavandino.
“Elisabeth Cullen non
ridere di tuo fratello. Non è carino” la rimproverai.
Forse era troppo piccola per capire davvero un rimprovero ma avrebbe
dovuto accorgersi del tono della mia voce. E comunque avevamo notato
che l’intelligenza dei gemelli si sviluppava più
rapidamente di quella dei bambini normali. Se anche il bimbo nella mia
pancia avesse avuto uno sviluppo simile al loro…
Scossi il capo scacciando quel pensiero.
Portai la mano libera ad
accarezzarmi il ventre. Il mio bambino era perfetto così..era
unico e speciale , proprio come Liz e Eddy.
Presi una spugnetta e ripulii
il visino del mio bambino finchè non ci fu più alcuna
traccia di sporco e gli stampai un grosso bacio sulla boccuccia.
Lui si aprì in un enorme sorriso.
“Ancora pappa?”chiesi
Edward continuò a ridere “Tì”
Lo riposizionai sul seggiolone.
“Bella sai che non è nella mia natura essere invadente in particolar modo con te ma…”
Sospirai profondamente. Lo
sapevo benissimo, voleva delle spiegazioni, voleva delle risposte. Solo
che… a me veniva solo da piangere o da urlare, a seconda dei
momenti.
E quello era decisamente un momento.
“Papà scusa
devo..devo andare un secondo in bagno e..” non terminai la frase
e corsi fuori dalla cucina, rifugiandomi in salotto.
Scacciai con prepotenza le lacrime che piano piano avevano iniziato a scendere bloccandone il flusso.
Non dovevo farmi vedere
debole da papà, non dovevo farlo preoccupare. Presi dei lunghi
respiri, tentando di contenere il dolore che mi scuoteva quando sentii
il suono del campanello.
Dlin dlon.
Probabilmente era Alice o
Esme o Carlisle. Non venivo mai lasciata sola, per paura che potessi
stare male, specialmente adesso che tra me e Edward..beh, specialmente
adesso.
Nessuno mi aveva ancora
parlato apertamente della mia situazione. Alice mi consolava quando
piangevo, Esme si occupava di me e Carlisle mi visitava e controllava
la gravidanza. Ormai ero di poco più di quattro settimane ma era
come se avessi già passato il primo trimestre, anzi, riuscivo a
sentire e a vedere ormai un rigonfiamento nel mio ventre. Ma nessuno
aveva più affrontato l’argomento …abo…
Deglutii al solo pensiero.
Forse si aspettavano che cambiassi idea..o forse no. Non lo sapevo..ma vivevamo in un limbo.
Tornai sui miei passi e, malgrado tutto ciò che volessi fosse stare da sola, aprii la porta.
E rimasi estremamente sorpresa quando davanti a me ritrovai…
“Taylor..” sussurrai.
“Bella..”
abbozzò un vago sorriso ma non mi fu difficile notare i suoi
occhi posarsi per svariati secondi sui miei capelli in disordine, sui
miei vestiti stropicciati e soprattutto sulle mie guance bagnate.
Le strofinai col dorso della mano, come se quel gesto avrebbe potuto far sparire il dolore che era palese io stessi provando.
“Che succede?” domandai.
“Credo di poterti fare
la stessa domanda”. Mi fissò serio “Sono giorni che
non ti vediamo all’università. E non hai risposto a
nessuna delle chiamate di mia sorella.”
Abbassai inconsapevolmente il
viso al pavimento. Lo sapevo di essermi comportata male: Ashley era una
ragazza dolce e eravamo davvero diventate buone amiche in quei mesi e
certamente non si meritava un trattamento del genere da parte mia. Ma
cosa avrei potuto dirle? Come avrei potuto spiegarle cosa stava
succedendo?
E forse…forse non avrei nemmeno avuto la forza di spiegarle, di raccontarle l’agonia dei giorni senza Edward.
Tutto ciò che volevo
fare e accoccolarmi a letto e immaginare di avere le braccia fredde di
mio marito che mi circondavano, pronte a proteggermi.
E alle volte quasi mi
capitava di credere quasi che fossero vere. Mi svegliavo nel cuore
della notte e ancora nel limbo della semi incoscienza potevo quasi
giurare di sentirle protettive intorno a me
Ma poi la mattina la realtà piombava su di me come un macigno.
Io ero sola…
A quel pensiero non riuscii a trattenere una lacrima.
“Se …” mi
schiarii la voce “Se è per il saggio su Cime Tempestose
non ti preoccupare..ehm, sto lavorando alla mia parte..”
balbettai nel disperato tentativo di aggrapparmi ad un argomento che
non mi facesse scoppiare a piangere.
“Bella, cosa accidenti stai blaterando?”
“Io..il saggio..ci sto lavorando ecco..anche se non sono venuta..”
“Credi davvero che sia
qui per quello stupido saggio? Bella non dire assurdità.”
Mi bloccò immediatamente “Bella sono venuto qui prima che
lo facesse Ashley e ti assillasse con le sue domande. E credimi era
questione di giorni e lo avrebbe fatto. Perché è
terribilmente preoccupata. E se proprio vuoi saperlo lo sono anche
io…”
Alzai lo sguardo e incontrai i suoi profondi occhi blu scrutarmi con sincera preoccupazione.
Ero consapevole di starli
facendo soffrire. Stavo facendo soffrire tutti quanti, ma io..io non
sapevo come fare altrimenti…
“Scusami..” mormorai solamente scacciando l’ennesima lacrima.
“Bella io non voglio le
tue scuse. Voglio solo che mi spieghi cosa c’è che non va.
Voglio che ti fidi di noi..siamo tuoi amici. Qualunque cosa non
vada..magari ti possiamo aiutare..”
Allungò la mano e mi
carezzò la guancia, bagnandosi le dita. Era bello sentire il suo
tocco gentile sulla guancia e indugiai avvertendo il calore della sua
pelle contro la mia che mi trasmetteva un minimo di conforto.
Quanto avrei voluto che fosse
vero. Quanto avrei voluto che davvero lui o sua sorella avessero potuto
fare qualcosa per sistemare la mia vita…ma era impossibile.
“Non c’è niente che puoi fare..”
“Lascialo decidere a
me” mi spronò “Vieni a fare due passi, dai. Poi
giuro che ti lascerò in pace se è davvero quello che
vuoi…”
“Taylor, davvero io vi
voglio bene ma..ma questa cosa è più grossa delle vostre
possibilità” dissi in un soffio “E’ più
grossa anche delle mie in realtà…”
“Per favore”
Taylor era determinato, glielo leggevo negli occhi. Non si sarebbe
arreso, non se ne sarebbe andato senza una spiegazione…
E sapevo anche che la sua non
era né invadenza né curiosità data
dall’interesse che aveva sempre manifestato nei miei confronti.
Lui ed Ashley mi volevano bene, e lo sapevo perché era la stessa
cosa che provavo io per entrambi.
Lanciai un’occhiata al corridoio. Sentivo le voci di papà e dei bambini provenire dalla cucina.
“Lo so che non sto molto simpatico a Edward, ma se è solo questo il problema…”
Scossi il capo, zittendolo all’istante.
Sentirlo pronunciare il suo nome riportò soltanto un’altra ondata di lacrime all’angolo dei miei occhi.
“No, lui non
c’è. Non c’è..” spiegai “senti
Taylor..dammi dammi solo un paio di minuti, ok?”
Annuì e io tornai in cucina.
Liz e Edward ridevano tirando i baffi di Charlie mentre lui tentava di convincerli a mangiare la pappa.
Erano così dolci
insieme che, per un attimo, un breve sorriso spuntò sulle mie
labbra. Ma immediatamente l’immagine di mio marito che tutte le
sere dava la cena ai piccoli mi invase la mente e mi trapassò il
cuore come una coltellata.
Inghiottii il magone.
“Papà senti devo uscire qualche minuto. Puoi..?”
“Certo tesoro, non
preoccuparti.” Disse serio “Ma sappi che non
accetterò più misteri Isabella. Voglio la verità
su cosa sta succedendo e non accetto bugie..”
Sospirai. Era ciò che tutti continuavano a chiedermi.
Che cosa sta succedendo?
Ed era davvero la sola domanda a cui anche io avrei voluto dare una risposta sincera…
Infilai le scarpe e mi
ritrovai di nuovo davanti alla porta d’ingresso. Taylor stava
appoggiato allo stipite, le mani in tasca, lo sguardo serio rivolto al
giardino dove i fiori che aveva piantato Esme facevano bella mostra di
sé.
Non appena sentì il rumore dei miei passi si girò e mi rivolse un sorriso di incoraggiamento.
“Ok, sono tutta tua adesso..” sospirai.
Scendemmo gli scalini del portico e ci avviammo, percorrendo il marciapiede di Maple street.
Per alcuni minuti nessuno dei
due fiatò, anzi ci muovevamo piano godendo dell’aria
fresca della sera e per un attimo desiderai tanto restare semplicemente
così, senza parlare, senza dover dare spiegazioni.
Ma sapevo che era impossibile visto che lui era venuto da me proprio con quello scopo.
E infatti…
“Allora..” iniziò.
“Allora..” replicai.
“Bella, ti prego voglio
solo aiutarti” mi diede una piccola spinta e quando alzai gli
occhi incontra i suoi li vidi brillanti e sinceri. Vidi gli occhi di un
amico.
Ma come facevo a dirgli la
verità senza che lui pensasse che fosse uno scherzo o che mi
inventassi storie assurde per levarmelo di torno? Non potevo che
mentire, anche se…forse…
Forse potevo modificare la realtà e raccontargli una sorta di mezza verità…
Mi prese per mano e mi
condusse un paio di centinaia di metri più avanti, in un piccolo
parco giochi dove di tanto in tanto io e Edward portavamo i bambini.
Ora era vuoto, mentre ormai la luce della sera iniziava a scemare
lasciando spazio all’oscurità e tutte le famiglie del
quartiere dovevano essere a casa a cenare.
Mi accoccolai su un’altalena e Taylor fece lo stesso con quella al mio fianco.
Presi un profondo respiro.
“Sai che non ti giudicherei mai” mormorò.
Annuii. “Sono incinta Taylor” dissi tutto d’un fiato.
Mi voltai e vidi chiaramente
la sorpresa farsi largo sul suo viso mentre il suo sguardo si posava
sulla mia pancia, coperta da una camicia piuttosto larga.
“Ma..ma…oddio..”
“Sono al quinto
mese” lo anticipai dandogli qualche spiegazione prima che me le
chiedesse lui. In fondo se secondo i calcoli di Carlisle la gravidanza
sarebbe durata altri due mesi al massimo dovevo fingere di essere
più in la coi tempi. E poi una sporgenza c’era e coi
vestiti larghi che portavo molte donne sarebbero potute passare
inosservate fino a gravidanza avanzata.
“Ti ho scioccato?” sogghignai.
“No..beh insomma..forse
un po’. Sei cosi’ giovane e hai già due
bimbi”balbettò “beh..ma se tu sei felice…se
vuoi essere di nuovo madre sono contento per te…”
“Sì..beh non ce l’aspettavamo. E’ stata una sorpresa enorme..” sussurrai.
“Sai, io però
penso che le sorprese siano le cose migliori nella vita. Insomma se tu
sei felice e Edward è felice…”
A quelle parole non riuscii a trattenere un gemito.
Se Edward è felice.. Lui non lo sapeva ma aveva centrato il punto.
“Ah” capì “Edward non vuole un altro bambino?”
“E’ più
complicato di così” tentai di spiegarmi senza scendere in
impossibili dettagli “Ci sono dei problemi con la gravidanza.
Diciamo che..non va tutto secondo i piani”
“Aspetta aspetta.
Frena” mi intimò alzando la voce “cioè stai
dicendo che potrebbe capitare qualcosa a te o al bambino?”
“Direi più che
altro a me. E’..complicato Tay, ti prego non posso spiegarti
ora.” Dissi “ma io e Edward abbiamo..due visioni opposti di
come affrontare la situazione. Lui dice che rischierei la mia salute
per…per niente in pratica e vorrebbe che..beh hai capito..”
“Vorrebbe che tu abortissi” sussurrò mentre io rabbrividii al suono di quella orribile parola.
Rimanemmo così, in silenzio mentre la notizia si faceva pian piano strada in Taylor.
“Beh,”
sospirò “Non posso dire di non capire il punto di vista di
Edward. Lui ti ama e ha paura di perderti ma..”
“Non ho bisogno di
questo” lo bloccai gelida “Non ho bisogno di un'altra
persona pronta a dirmi che non vale la pena lottare per mio
figlio.”
“Ma..”
continuò ignorandomi “se mi lasciavi finire stavo per
dirti che capisco anche te e perché non
vuoi…perché non puoi fare del male al tuo bambino.
Credimi, lo capisco meglio di chiunque altro.”
Lo fissai e vidi che teneva
gli occhi bassi, fissi sulle sue mani intrecciate. “Lo so
perché ci sono passato…” mormorò.
“In che senso?” chiesi in un sussurro, confusa e interessata da quell’uscita improvvisa.
Prese un lungo respiro e poi parlò. “Avevo sei anni quando mia madre è morta”
Lo fissai scioccata. “O mio Dio..io non..Taylor mi dispiace io..se non ne vuoi parlare…”
Scosse il capo “No, va
tutto bene. E’ successo molto tempo fa, ma tu ascoltami ti prego.
Mia madre scoprì di essere incinta ed era
così..così felice. Lo eravamo tutti: mio padre e io poi,
non vedevo l’ora di avere un fratellino o una sorellina. Era il
mio sogno”
Sorrise piano perso in quei ricordi di bambino che molto probabilmente gli erano un po’ confusi.
“Ma durante la
gravidanza mia madre scoprì di avere un cancro al fegato. Era ad
uno stadio avanzato e per poter avere qualche speranza di salvarsi
avrebbe dovuto fare la chemioterapia e quindi..”
“Abortire..” finii io per lui in un sussurro.
“Già”
confermò “Ma non lo fece. Io allora ero troppo piccolo per
capire davvero cosa stesse succedendo. Ma li sentivo litigare ogni sera
e papà urlare e..vedevo che nessuno era più felice. Mia
madre si stava spegnendo piano piano davanti ai nostri occhi e lui non
poteva fare nulla per fermarla. E un giorno..lo ricordo perfettamente
perché era estate ed eravamo in casa solo io e lei. Eravamo
stesi sul lettone e io..sentii il bambino tirare un calcetto e..”
si fermò prendendo un respiro profondo e pulendosi
velocemente la guancia, sempre senza guardarmi. Intrecciai la mia mano
nella sua.
“..e ricordo che lei mi disse Taylor,
non so se papà riuscirà ad amare questo bambino quando io
non ci sarò più. Devi promettermi che tu lo amerai e lo
aiuterai a crescere. E glielo promisi e..e in tutti questi anni
ho cercato di mantenere al meglio la promessa. Fu dura soprattutto
all’inizio. Mamma..lei morì quando Ashley aveva pochi
giorni di vita e..papà..fu molto dura per lui. Rimanemmo con i
nonni e lui..per mesi non riuscì a guardare mia sorella negli
occhi o a tenerla in braccio perché..assomigliava troppo alla
mamma..”
Strinsi la sua mano
più forte, per dargli il coraggio di continuare e mi resi conto
che anche i miei occhi erano inondati di lacrime.
“Ma poi un
giorno..Ashley aveva circa un anno e si fece male e ricordo che perse
molto sangue e la portammo in ospedale. Papà non la
lasciò mai da sola e..beh da quel momento cambiò
tutto quanto. Credo che alla fine papà imparò ad amarla
proprio perché lei assomigliava tanto alla mamma. Perché
in qualche modo una parte di lei vivrà per sempre in
Ashley… Però per mia sorella non è semplice. Lei
è sempre allegra e solare, ma è una maschera: lei sa che
sua madre è morta per lei, per farla nascere.”
“E’ terribile” gemetti “Si..si sentirà così in colpa..”
Annuì
“Sì..ma io cerco di farle capire che la mamma lo ha fatto
perché …quello di mamma è stato il più
grande gesto di amore che abbia mai visto. E io cerco ancora oggi di
mantenere la promessa: cerco di farle capire che è amata.E che
se mamma potesse rifarebbe tutto allo stesso modo..”
Appoggiai il capo sulla sua spalla “Mi dispiace..averti fatto ricordare tutto questo..”
“Non fa nulla”
rispose “Spero possa aiutarti a capire che..che non è
facile per lui, per Edward, che tu corra dei rischi. Ora capisco
papà..e come deve essersi sentito, il tempo che gli ci è
voluto per accettare la perdita della donna che amava. Non litigate,
non trinceratevi dietro dei muri senza capire le ragioni l’uno
dell’altra. Cercate di parlarvi…di comprendervi, è
importante”
Mi scaccia veloce le lacrime che mi imperlavano le ciglia. “Dio, hai ragione..”
Avevo passato giorni
rifiutandomi di parlargli, di ascoltarlo, arroccata nella convinzione
che lui odiasse il bambino e..senza pensare o valutare realmente le sue
paure. Avremmo dovuto parlare, confrontarci, aprirci, discuterne e
invece…
Ed ero stata io la prima a fare l’errore di chiudermi in me stessa.
Mi alzai si scatto. Forse non era troppo tardi
Forse avevo pensato ad alta voce perché sentii Taylor
rispondermi “Non è mai troppo tardi se ci credi
veramente…”
“Tay..io forse dovrei..andare..”
Mi sorrise “Vai..però Bella, sii sincera con me. Tu..tu
…quello che hai non è così grave vero?”
“Non posso..entrare nei dettagli ma…”
“Dimmi solo che non morirai”
“No” risposi decisa “No, assolutamente no. Ci sono
dei rischi ma..con Edward so che posso superare tutto”
Abbozzò un sorriso. “Mi fido di te. E ora vai da lui.”
Camminai a passo spedito fino a casa e non appena arrivata notai che i
bimbi dormivano nei loro seggiolini sorvegliati dallo sguardo
vigile di papà.
Mi precipitai immediatamente verso di loro e iniziai a staccare i
seggiolini dalle basi per caricarli in macchina senza doverli svegliare.
“Bella ma si può sapere che accidenti fai?”
“Io” biascicai “Devo..devo sistemare le cose con Edward papà”
“Ma ma..i bambini..”
“Li porto con me “ risposi convinta “siamo una
famiglia tutti insieme e… e i problemi li risolviamo
insieme.”
“Bella…”
“Papà, ti prego fidati di me. Prometto che domani ti
spiegherò tutto ma fammi..fammi parlare con mio marito
adesso” implorai.
Lui annuì e io mi precipitai fuori casa e, dopo averli posizionati sul sedile posteriore, partii.
Edward doveva essere dai Cullen certamente.
E se non mi avesse ascoltato?
No..lui doveva ascoltarmi. E io..io dovevo ascoltare lui. Perché
eravamo una famiglia. E le famiglie restano unite, sempre. Non vengono
spezzate dai problemi..semmai fortificate. E io ed Edward avremmo
trovato il modo di superare anche questo momento.
Dovevamo trovare il modo.
Guidai veloce e in pochi minuti parcheggiai nel vialetto.
Vidi che Liz e Edward erano ancora addormentati e, non volendo
svegliarli, estrassi direttamente i loro seggiolini portatili e mi
avviai verso la casa ma, una volta percorsi pochi metri, sentii delle
voci provenire dal boschetto che costeggiava il giardino.
Cauta cambiai la mia meta e mi avvicinai, attratta da quei tono che ben conoscevo.
Erano Esme e ..Edward.
Mi accostai ad un albero e quando li vidi…sentii il mio cuore spezzarsi in mille pezzi.
Edward stava…stava piangendo
No, ovviamente no. Lui non poteva piangere. Non tecnicamente almeno.
Eppure teneva le mani contro il viso e il suo corpo era scosso dai
singhiozzi mentre Esme gli carezzava la schiena.
“Io non posso perderla mamma.. non posso” disse Edward.
“Lo so tesoro. Ma prova a metterti nei suoi panni. E’ lo
stesso motivo per cui lei non può fare..quello che le avete
detto..lei non può Edward. Non può..”
“Lei crede che non ami questo bambino. Crede che non lo voglia.
Ma io lo voglio. Ma lei..lei è il mio tutto e io..”
A quelle parole avanzai inconsapevolmente di un passo e spezzai un
ramoscello. Entrambi si girarono verso di me: probabilmente erano
così presi da non essersi accorti della mia presenza silenziosa.
“Bella?” Esme mi fu subito vicina “Che succede?”
“Niente..” risposi “io..io devo parlare con Edward..”
Esme mi sorrise debole “Vuoi che porti dentro casa i bambini?” lanciò un occhiata ai piccoli addormentati.
“No” scossi il capo “Li voglio qui..”
Esme mi carezzò la guancia e sparì, allontanandosi velocemente.
Immediatamente Edward fu al mio fianco e accarezzò la testolina di Lizzie, visibilmente preoccupato.
“Stanno male? E’ successo qualcosa?”
“No, avevamo..avevamo bisogno di te” mormorai, tentando di
frenare le lacrime. Era così bello averlo lì, guardare il
suo viso, perdermi nei suoi occhi. Anche se ritornava ai miei occhi
l’immagine di prima..lui distrutto e in singhiozzi…
Alzò una mano per accarezzarmi ma, prima che lo facesse,
inconsciamente un mio bracciò si parò davanti al mio
ventre e rabbrividii. Era stato più forte di me..probabilmente
un istintivo gesto di proteggere mio figlio.
Lo vidi congelarsi e il suo braccio cadde nuovamente lungo il suo fianco.
Stupida, stupida Bella! Lo sai che non vi avrebbe fatto del male! Che diavolo fai!
Trattenni il respiro quando Edward arretrò di un passo e si voltò.
Andava via.
Se ne andava via da me.
Sentii il panico invadere ogni poro del mio corpo, mentre ero paralizzata dalla paura.
No no no no. Non poteva..non poteva andare via..nooo.
Io avevo bisogno di lui.
Io..io lo amavo.
Io…
Improvvisamente si girò verso di me e mi guardò fisso per qualche strano motivo che io non riuscivo a capire.
“Cosa..cosa hai detto?”La sua voce era così flebile che a mala pena riuscii a sentire la sua domanda.
“Non ho detto nulla” balbettai confusa tentando
disperatamente di far decelerare il mio cuore vedendo che l’unico
motivo per cui Edward si era allontanato di qualche metro era prendermi
una felpa che era posata sul tronco li vicino. E io che avevo creduto
che se ne volesse andare via…
La posò sulle mie spalle ma vedevo che il suo sguardo era perso
chissà dove “A cosa hai pensato un minuto fa?”
“Non..non so” risposi sempre più confusa dal suo comportamento
“Pensa a qualcos’altro. Un pensiero chiaro. Definito”
Anche se non capivo il suo comportamento tentai di mantenermi lucida e
focalizzarmi su qualcosa di preciso e il mio istinto di mamma mi
portò immediatamente a pensare ai miei bimbi addormentati li al
nostro fianco.
Edward non smise mai di fissarmi, nemmeno quando la sua espressione
divenne via via più frustrata. “No..non riesco a sentire i
tuoi pensieri”
“Pensavo che ormai ti fossi rassegnato da anni” osservai.
“Eppure prima... ti ho sentita..” disse “Posso
giurare di averti sentita per un istante… O forse, forse non ho
sentito te…”
“Ma qui..qui ci siamo solo io e te”
Non riuscivo a capire che cosa volesse dimostrare. Era ovvio che non
potesse avere sentito me: non ci era mai riuscito, mai. Mi concentrai
di nuovo sul suo viso e vidi che il suo sguardo ora non era più
puntato su di me. O meglio sì ma precisamente ..sulla mia pancia.
E all’improvviso capii.
“Credi che..fosse un suo pensiero?”
“Non so” balbettò “Non era un vero e proprio
pensiero. Era più che altro un’emozione. Un’emozione
che urlava Non andare via. Tu e il ..bambino siete legati..ha le percezioni del mondo grazie a te e tu..”
“E io prima ho avuto paura” ammisi abbassando lo sguardo
“credevo che te ne stessi andando via, che ci lasciassi soli e..e
ho avuto paura”
“E l’ha avuta anche lui” sussurrò
“Perché ti ama. Come ti amo io” dissi piano senza
più riuscire a contenere le lacrime che iniziarono a rigarmi il
viso. “Perché non ce la facciamo senza di te…”
Sentii le sue dita fredde sfiorarmi le guance bagnate “Ho paura..ho solo paura di perderti…”
“Anche io ho paura” sospirai “ma ho anche fede
che..che le cose capitino per un motivo. E che c’è un
motivo se ci troviamo in questa situazione e..e ho fede. Edward
ho fede che le cose si sistemeranno. E so..so che questo bambino
è un miracolo per noi..”
“Io non voglio che pensi che non amo questo bambino”
sussurrò “Perché lo amo…lo amo ma..”
“Ma ti senti in colpa perché hai paura per me”
continuai carezzandogli il viso “ma è giusto che tu lo
ami. E’ giusto Edward. E non significa che non ami me o che non
ti importa di me solo perché..perchè ami anche lui. Io
voglio che tu lo ami..lo voglio così
disperatamente…”
Lo attirai a me, finchè le nostre fronti non si sfiorarono “Ti prego, ho bisogno di averti dalla mia parte”
“Io sono dalla tua parte. Ma non chiedermi di vivere ..o anche
solo di immaginare di vivere una vita senza di te. Perché non
posso…non ce la faccio…” mormorò.
“Non dovrai..non dovrai” tentai disperatamente di
rassicurarlo “Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme
niente, niente mi porterà via da te. Tantomeno nostro figlio.
Lui ci ama..lo so che ci ama.” Sussurrai ferrea, le mie labbra a
un centimetro dalle sue.
In quell’istante sentii un versetto e vidi che i bimbi si erano
svegliati e ci guardavano sorridenti, senza capire cosa stesse
succedendo.
In un battibaleno Edward li prese in braccio e li strinse forte al suo petto, baciando il capo di entrambi.
Li reggeva con facilità con un braccio e con l’altro cinse
la mia vita e attirò anche me contro di lui. La sua mano libera
però mi sfiorava la pancia a malapena.
E sapevo perché.
Intrecciai le mie dita alle sue e premetti la sua mano fresca contro la
sporgenza del mio ventre. Ecco, ora eravamo davvero uniti tutti quanti.
“Edward.. ti prego, amalo” implorai.
“Io..io non posso amarlo..” disse.
Raggelai, ma prima che potessi dire alcunché continuò.
“Non posso amarlo semplicemente perché lo amo già.
Lo amo dal primo istante in cui ho saputo che eri incinta ma..avevo
solo paura di ammetterlo con me stesso..”
“Andrà tutto bene” lo rassicurai affondando il capo e premendo le labbra contro il suo collo
“Non lasciarmi mai però.. “ mormorò
sospirando “ ti prego giura che non ci lascerai mai perché
io..io non posso immaginare che la nostra storia non avrà un
lieto fine”
“Ce l’avrà. Ce l’avremo insieme.” Risposi convinta.
“Tutti e cinque insieme” disse dolcemente, sfiorando le mie labbra con le sue.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 49 *** Dreams ***
cap 49
Giiiiiiirls...buonasera
a tutte!!! o buonanotte vista l'ora..ok, si sto riprendendo la mia vita
notturna da vampiro. Scusate se ho saltato a postare la settimana
scorsa ma sono stat a casa di amiche ed ero troppo presa nel mio folle
divertimento anche se avevo il pc dietro. voi mi perdonate vero?? ^__^
ovvio che sì..mi volete troppo bene.
Comunque sappiate che ho
delineato bene tutto ciò che manca per concludere la storia e ci
sono ancora sei o sette capitoli al massimo. (Beh...ok massimo massimo
8..) Comunque entro settembre dovrebbe proprio concludersi, ma
non parliamo di cose tristi proprio ora..Siamo allegre!! e quindi io vi
parlo di ciò che mi rende sempre super felice...le vostre
recensioni!! MERAVIGLIOSE e anche dopo più di un anno mi
lasciate sempre a bocca aperta T__T grazie del supporto ragazze..siete
le migliori.
Ok vi lascio al capitolo senza altri indugi..un bacio super mega enorme!!
Xo Xo Cloe
EDWARD POV
Sfiorai piano la sua fronte, spostando la ciocca di capelli che le
ricadeva sugli occhi, preoccupato che qualcosa potesse disturbare il
suo sonno.
Ma non potei impedire a me
stesso di continuare ad accarezzarla. Le mie dita percorsero lente il
profilo dei suoi occhi, del naso, fino ad arrivare alla sporgenza
leggermente umida che erano le sue labbra.Si schiusero a contatto con
la mia pelle ed avvertii il suo respiro fresco e profumato.
Le mie mani continuarono a scendere: il suo collo delicato, il suo petto che si alzava e si abbassava, il suo cuore…
Quel cuore che adesso batteva piano, regolare, sereno…
Nelle notti precedenti invece
non aveva fatto altro che muoversi frenetico, impazzito, terrorizzato.
E non potevo fare altro che accettare la piena responsabilità
per questo. Accettare il fatto che avevo paura: ero totalmente,
incondizionatamente terrorizzato.
Mai, mai nei miei oltre 100
anni di vita mi ero sentito tanto spaventato, tanto impotente. Nemmeno
quando avevo già rischiato di perdere Bella, nemmeno quando
avevamo già rischiato la morte.
Ora mi sentivo come in una gabbia…come diviso a metà.
Da un lato c’era
l’amore totale e completo per Bella, mia moglie, la sola ed unica
creatura che avrei mai potuto amare in tutta la mia eternità:
l’ idea che potesse esserci anche solo una piccola
possibilità che la sua vita fosse in pericolo senza alzare un
dito era…era inconcepibile. Rischiavo di impazzire lentamente
ogni volta che qual pensiero colpiva la mia mente.
Dall’altra parte però…
Dall’altra parte c’erano i nostri bambini…tutti e tre.
Abbassai ancora un po’
la mano finchè non mi ritrovai a toccare piano il ventre di
Bella. Secondo i calcoli di Carlisle doveva essere incinta di circa sei
settimane ormai ma sembrava che fosse almeno al quarto mese
inoltrato di gravidanza. Non che si notasse eccessivamente, anche
perché Bella era molto magra…troppo magra.
A quel pensiero avvertii
l’ennesima fitta di dolore al petto. Dovevo occuparmi meglio di
lei e della sua salute. E anche di quella del bambino ovviamente.
Il bambino…
Tracciai leggermente con le
dita la sua piccola curva, giocherellando con la stoffa leggera
della sua camicia da notte. Anche così riuscivo a sentire la
temperatura più fredda del ventre di mia moglie. Ma questa era
l’unica cosa che riuscivo a sentire ora. Non come quel giorno nel
bosco…quel giorno era cambiato tutto. O, forse, non era cambiato
proprio nulla: in qualche modo…nostro figlio mi aveva fatto
semplicemente aprire gli occhi e a affrontare il problema. Mi aveva
messo davanti alla realtà in cui io e Bella ci trovavamo.
Lui c’era. Era lì, proprio sotto la mia mano, proprio sotto le mie dita, proprio sotto la mia pelle.
E quando avevo sentito il suo
pensiero, la sua paura, il suo amore e la muta richiesta a non
abbandonarlo che in qualche modo rispecchiava quella di Bella…Mi
ero sentito così solo quando avevo tenuto in braccio per la
prima volta Lizzie ed Edward.
In totale
sintonia…quasi una specie di comunione, come se fossimo legati
da un filo invisibile che prima non potevo vedere.
Ma adesso sì, adesso lo vedevo.
Adesso lo sentivo. E, in quel
preciso istante, avevo capito Bella. Avevo capito quello che prima non
capivo…o meglio, che prima mi rifiutavo anche solo di concepire.
Ed ora stavo lì e,
malgrado la paura e l’apprensione per la salute di mia moglie non
mi abbandonassero mai, non potevo fare a meno di amare anche mio figlio.
Nostro figlio.
Sorrisi leggermente. Ora però doveva essere tranquillo…
Magari dormiva, pensai mentre continuavo a giocherellare con la punta del dito contro la stoffa.
Improvvisamente avvertii il
cuore di Bella battere più velocemente e il suo respiro farsi
più rapido mentre le sue palpebre tremolavano leggermente.
Aprì piano gli occhi, guardandosi intorno confusa, indugiando soprattutto sulla mia mano posata su di lei.
“Ciao” sussurrò.
“Ciao” soffiai abbassando il viso sulle sue labbra.
Si stiracchiò leggermente, contenendo a stento uno sbadiglio.
“Dormi ancora un po’” dissi “E’ molto presto. I piccoli dormono ancora”
Rise un poco. “Non so se riesco a riaddormentarmi..”
“E perché?”
“Mmmm..non so. Non con un vampiro maniaco che mi guarda dormire… E’ piuttosto inquietante”
Scossi il capo, divertito
dalle sue parole. Era sempre stato così: più mi sforzavo
di capire cosa passava in quella sua testolina
più…più la maggior parte delle volte la sua
risposta era tutto tranne quello che mi aspettavo di sentire.
“Però ehm..sono..con..” cercò di borbottare qualcosa ma scosse il capo, arrossendo.
“Amore, ho anche
l’udito da vampiro, ma credimi se ti dico che neppure un vampiro
ti avrebbe capita” risposi chinandomi su di lei e sfiorandole la
guancia con le labbra.
“Niente..sono..felice
che, che tu lo..” si accarezzò la pancia.
“Capito..solo che.. che sei qui con noi ecco”
Le presi il volto tra le
mani. Davvero aveva creduto questo? Davvero ero arrivato ad
allontanarmi da lei al punto da farle pensare che…
“Bella guardami..”
Alzò il viso arrossato e i suoi occhi velati di imbarazzo si specchiarono nei miei.
“Io non ti avrei mai
mai lasciata da sola. Non ci ho pensato neppure per un momento. Non
dubitare mai di questo…non dubitare di me..”
Scosse il capo con forza,
aggrappandosi al mio petto “Io non ho dubitato di te. Io,
inconsciamente sapevo che mi amavi e che non..ma mi sentivo disperata
senza di te. Non respiro quando io e te siamo lontani e sapere che tu
eri arrabbiato..”
“Io non ero arrabbiato” cercai di spiegarmi tenendola forte “Avevo..ho ancora paura. Tanta.”
“Anche io” disse
piano “Un po’. Ma poi penso che..che le cose per ora vanno
bene e che qualunque sacrificio debba fare per mio figlio..beh ne vale
la pena. E poi lui non mi farà del male”
Sospirai. Per ora le cose andavano bene..per ora..
Certo dovevamo sforzarsi di pensare positivo, io per primo, per poter sostenere Bella. Solo..
Mi sfregai le tempie.
Davvero i vampiri non potevano avere mal di testa?
“Ehi” sussurrò passando le dita sulla mia fronte corrugata “Abbi fede”
Abbozzai un sorriso. “Sei tu che mi dai la fede. Da quando ti ho conosciuta..”
Le carezzai lieve la pancia leggermente rigonfia.
“Sai una volta ho
sognato che lo facevi. Che mi carezzavi la pancia e mi abbracciavi
mentre Liz e Edward giocavano insieme e..”
Sentii la sua voce incrinarsi
un po’. “Ti giuro Edward, non volevo…non volevo
dubitare di te. E il mio cuore non l’ha mai fatto, la mia mente
però..stavo impazzendo”
“Shhh” la cullai
“ Non fa niente amore mio..va tutto bene. E’ stata colpa
mia. Ma ora ho bisogno che tu sappia. Che mi giuri che sai che io ti
amo e che sono qui. Per sempre. Non importa che discutiamo, che
litighiamo, che..che abbiamo opinioni diverse. Io non vi lascerò
mai, non me ne andrò mai..Mai..”
Annuì e avvertii una lacrima calda bagnarmi la camicia.
Affondai il volto fra i suoi capelli, inspirando forte il suo profumo di fiori.
"A volte” presi a sussurrarle all’orecchio “ho
una strana sensazione nei vostri riguardi... specialmente quando mi
siete vicina come adesso: è come se avessi un laccio in qualche
parte del mio petto, vicino al cuore, annodato stretto e in modo
indistricabile a un laccio eguale situato nella parte corrispondente
della vostra piccola persona. E se anche duecento miglia di terra si
frapporranno fra di noi, temo che questo legame che ci unisce si
spezzerà; e ho l'intima convinzione che comincerò a
sanguinare qui dentro.”
La sentii sogghignare un po’, leggermente rilassata, al sentire le mie parole.
Sollevò il viso
così che i suoi occhi incontrassero i miei e continuò con
la seguente battuta, reggendomi il gioco.
"Parlate con sincerità? È vero amore il vostro?”
"Sì; e se è necessario un giuramento per rassicurarvi, lo giuro".mormorai
"Allora, signore, sarò vostra".
"Edward devi dire... mia piccola sposa!"
"Edward mio caro".
"Vieni qui... vieni qui, ora", terminai abbassandomi a sussurrarle all’orecchio "Fai la mia felicità... io farò la tua".
Sentii le sue mani
avvinghiarsi ai miei capelli mentre molto lentamente la mia bocca si
spostava sulla pelle della sua guancia, fino ad arrivare a raggiungere
la sua.
La schiuse appena,
lasciandomi entrare e respirare il suo profumo con facilità. Le
mie dita giocavano con le sue ciocche ancora umide dalla sera
precedente: riuscivo ancora ad avvertire l’odore del suo shampoo
alla fragola che, mischiato a quello del suo sangue, creavano una
combinazione inconfondibile. La stessa che avevo sentito più di
due anni prima in quell’aula di biologia…
Mi scostai un pòco, così da poterla guardare fissa.
I suoi occhi erano limpidi, forse ancora leggermente arrossati a causa delle lacrime di prima.
Ne baciai le palpebre e la sentii chiaramente alzarli al cielo.
“Stai cercando di
sedurmi?” domandò ironica “Perché usare
queste alte citazioni letterarie con me non attacca caro. Ormai sono
immune al fascino di Edward Cullen”
Alzai un sopraciglio. “Ah sì?”
Posai tanti piccoli baci
lungo la sua mascella e nell’incavo del collo, finchè non
la sentii chiaramente rabbrividire.
“Quindi mi stai dicendo
che..” soffiai sulla sua pelle “..che quando a lezione
leggete Jane Eyre e tu leggi e rileggi il mio nome scritto tra quelle
pagine, non pensi a noi…non pensi a me?”
Trattenne il fiato. “Nnno. No” disse poco convinta, arrossendo colpevole.
“Ah no? Eppure sei arrossita..” la provocai.
Incrociò le braccia sbuffando e fissando il soffitto.
La fissai incantato.
Dio come mi era mancato tutto
questo quando non eravamo insieme. Non essere più in grado di
vedere le sue guance imporporarsi al sentire una battuta maliziosa,
cogliere la scintilla di fastidio quando si rendeva conto che la stavo
prendendo in giro e, arrabbiata, girava il volto dall’altra parte
evitando il mio sguardo.
Era qualcosa di irrinunciabile per me..anche solo per poche ore, non vederla mi distruggeva.
Le carezzai il braccio alla ricerca di quel perdono che, ero certo, non sarebbe tardato ad arrivare.
La sentii rilassarsi sotto il mio tocco, finchè fu chiaro che non riusciva più a contenere le risate.
La riavvicinai a me, ricominciando a posarle lievi baci.
“Sbruffone” mormorò piano “Sei un grandissimo sbruf..”
“Ma..mammaaa..ueueue..”
Le proteste di Bella furono interrotte dalla chiara voce di mia figlia che arrivava dalla cameretta dei gemelli.
“E’ Lizzie”
Bella si sedette immediatamente preoccupata “Le è capitato
di avere incubi quando non..”
Fece per alzarsi ma immediatamente la bloccai.
“Resta ancora a letto.Vado io” la rassicurai posandole un bacio in fronte.
Mi alzai e mi diressi verso la cameretta dei piccoli di fianco alla nostra, seguendo i gemiti di mia figlia.
Entrai.
La stanza era illuminata da
una piccola lucina a forma di fantasmino che non lasciava mai
completamente al buio la camera.In meno di qualche secondo fui in piedi
a fianco dei lettini. Lizzie si era alzata quasi completamente in
piedi, il viso rigato di lacrime, disperata.
Doveva avere avuto davvero un incubo terribile per essere così terrorizzata.
La presi immediatamente fra le braccia, cullandola piano e massaggiandole la schiena.
“Shhh” mormorai “Shhh..papà è qui con te..va tutto bene..”
Come calmata da quelle parole
il suo respiro si regolarizzò e il pianto scemò, fino a
trasformarsi in violenti singhiozzi.
“Pa..paapààà..” Un’altra vocina mi colpì.
Abbassai gli occhi e vidi che
anche mio figlio si era svegliato, probabilmente per il pianto della
sorella, e mi fissava seduto sotto la copertina, spaventato.
Gli scostai la coperta e
presi anche lui, stringendolo al mio petto con l’altro braccio,
mentre entrambi posavano il capo sulle mie spalle.
“Ehi ometto..è tutto ok, or andiamo dalla mamma..”
Spensi la piccola luce e tornai sui miei passi con i miei bimbi fra le braccia.
Bella ci aspettava seduta contro lo schienale del letto, fissando la porta con apprensione.
Non appena ci vide un enorme sorriso le si dipinse sul volto.
Adagiai i bimbi sul materasso
e, non appena lo feci, Edward gattonò velocemente da Bella,
finchè non affondò il visino contro il seno di mia
moglie. Lei lo strinse forte, coprendolo e baciandogli la testolina.
Eddy era l’unico dei
due che amava gattonare. Da un paio di mesi aveva iniziato a imparare a
farlo e, da allora, non ci dava tregua sgattaiolando in giro per casa
non appena poteva. Lizzie invece..sembrava non apprezzare la cosa. Lei
aveva saltato quella fase buttandosi direttamente nel tentativo di
alzarsi in piedi.
Era fatta così la mia piccolina…o tutto o niente.
Entrai sotto le coperte e fui
sorpreso di vedere che Liz non faceva alcun tentativo per andare da
Bella. Invece si aggrappò alla mia camicia e col ditino
iniziò a giocherellare col bottone mentre il suo viso inspirava
il mio odore.
Bella ci sorrise,
carezzandole i capelli e sistemandosi meglio sotto le coperte,mentre
gli occhietti del piccolo Ed già stavano iniziando a chiudersi
nuovamente, cullato dal profumo e dal battito del cuore regolare di
Bella.
“Ha fatto degli incubi
quando non c’eri. E cercava sempre te..probabilmente sentiva che
mancava la tua presenza”
Sospirai, alternando lo sguardo a entrambe, mortificato.
“Shhh” Bella
sembrò leggermi nel pensiero “Ora sei qui Edward. E lei lo
sa…lo sa. E’ questo che conta..”
Non risposi, tornando a concentrami su mia figlia.
Lei aveva avuto paura perché io non c’ero, perché avevo messo in secondo piano i loro bisogni..
Il solo pensiero mi provocò una terribile fitta al cuore.
Abbracciai meglio Lizzie dopo
averla avvolta bene nella coperta. Baciai la sua testolina morbida e
presi a giocherellare con uno dei suoi riccioli ramati finchè il
suo respiro non si tranquillizzò e le sue palpebre iniziarono ad
abbassarsi piano piano.
“Pa..papà..” mormorò piano sprofondando in un sonno, questa volta sereno.
“Ti amo amore
mio..” risposi e presi a canticchiar la ninna nanna di Bella,
finchè i respiri quieti di tutti e tre non riempirono la stanza.
Mi soffermai a guardare i
loro profili rilassati, cercando di immaginare quello che avrebbero
potuto sognare. Erano così belli, così in pace…
Avrei fatto qualsiasi cosa, qualunque cosa per poter realizzare i loro sogni.
Anche se…
Improvvisamente mi ricordai di una cosa.
Forse potevo almeno realizzare uno dei sogni di Bella.
BELLA POV
Riagganciai il telefono
sospirando. Era ovvio che Charlie fosse preoccupato. E il fatto che non
potesse venire a casa mia per controllare di persona come stessi era
ancora peggio per lui.
Certo per lui…per me era meglio così.
Mio padre si trovava a
Seattle per lavorare ad un caso di droga che purtroppo aveva coinvolto
alcune scuole dello stato di Washington tra cui, appunto, anche il
liceo di Forks.
Malgrado avrei tanto tanto
voluto poterlo tranquillizzare di persona sentivo che era più
facile così. Non che volessimo o potessimo nascondergli la
gravidanza. Ma avevamo deciso di parlarne insieme, sia a mio padre che
a mia madre.
Il ritorno di Charlie a Forks
coincideva infatti con l’arrivo di mia madre a farmi visita
insieme a Phil. Un caso? No, affatto..
L’occasione era il primo compleanno di Lizzie e Edward, il cinque giugno.
Sospirai. Non ci potevo neppure credere che i miei bambini avrebbero davvero compiuto un anno. Wow..era già un anno.
Mi sembrava ieri che li tenevo tra le braccia per la prima volta, che li baciavo, che li allattavo..
E ora, prima che potessi
davvero accorgermene,muovevano i primi passetti, litigavano per i
giochi e mi sputavano addosso omogeneizzanti dagli svariati colori..
Non potei contenere una risata mentre mi carezzavo il pancione. Ed ora…ora un altro in arrivo.
Quel pensiero per quanto mi
riempisse di gioia fece nascere di nuovo un po’ di
preoccupazione. Avremmo cercato di dire ai miei meno bugie possibile
ma…
Ma comunque la storia che gli
avremmo raccontato non sarebbe stata la verità. E io avrei tanto
voluto essere sincera…
Sentii due braccia circondarmi da dietro e stringermi proprio sotto l’ombelico.
“A che pensi mormorò Edward.
“Ai miei” risposi sincera “A quello che dovremo dirgli.
“Rilassati”
sussurrò accarezzandomi il ventre rigonfio sotto la sua larga
camicia. “vedrai che troveremo il modo. Per quando arriveranno
dovresti sembrare di circa sei mesi”
“Si ma secondo i
calcoli di Carlisle con questa gravidanza accelerata partorirò a
luglio..tra poco più di un mese..”
“Bella calmati. Io e Carlisle abbiamo già pensato a tutto. Vedrai che in qualche modo gli faremo capire..”
“Quello che io temo che
non capiranno” dissi interrompendolo “E’..insomma
crederanno che io sapessi di questa gravidanza da sei mesi senza aver
detto loro nulla… Non voglio deluderli e non posso essere
sincera e…”
Sentii una lacrima scendere sulla mia guancia. Mi voltai e affondai il viso nel petto di Edward.
“Ehi” mi
carezzò la schiena “ehi..vedrai che capiranno. Gli diremo
che questa gravidanza ha qualche problema e che volevamo evitare di
farli preoccupare..”
“Come se non si preoccuperanno comunque. Specialmente Charlie..”
Edward mi scostò
leggermente prendendo il mio volto fra le mani “Loro ti amano,
completamente. Non c’è niente che potresti fare o dire per
deluderli. Niente. Vedrai che le cose si sistemeranno..siamo insieme e
li affronteremo insieme..”
Abbozzai un sorriso.
“Così mi piaci.Sorridente…specialmente oggi.” Sussurrò sfiorando le mie labbra con le sue.
Stavo già per perdermi nella profondità del suo bacio quando recepii le sue parole. Oggi?
Alzai un sopraciglio.
“Non dirmi che è…” inizia.
“..una
sorpresa..” continuò Edward ridacchiando “Mmmm
diciamo che è più la realizzazione di un tuo sogno. Vieni
dai, i bimbi sono già nel passeggino”
Mi prese la mano e mi
tirò leggermente verso l’ingresso dove, davanti la porta
aperta, si trovavano già i miei piccolini, vestiti e seduti
comodi e sorridenti.
“Andiamo a
piedi?” domandai confusa. Non ricordavo di aver sognato qualcosa
che riguardasse un luogo particolare nel vicinato.
“Sì”
confermò stringendomi il fianco mentre ci avviavamo nella
stradina, cullati dalla leggera brezza della sera “Ma non
preoccuparti è molto vicino. Dobbiamo camminare poco.O
altrimenti mi sarei premunito di prenderti in braccio”
Lo colpii scherzosamente nel
petto. “Guarda che mi sento bene quante altre volte dovrei
dirtelo? E comunque questa volta sono davvero sorpresa perché
seriamente non riesco ad immaginare un luogo in tutta Forks dove io
..”
“Arrivati…” mi zittì bloccando le mie labbra con un bacio.
Mi guardai attorno e..e improvvisamente capii ed un enorme sorriso si formò sulle mie labbra.
Il parco.
“Ah..te ne sei ricordato..” mormorai.
“Certo”
confermò “Ricordo che una certa signora mi ha detto
qualche giorno fa di aver fatto un sogno..”
Con una mano spinse il
passeggino mentre con l’altra mi trascinava dentro, verso una
parte di prato libera, proprio sotto un enorme ippocastano.
Ne baciò il palmo e poi si chinò, estraendo una coperta dal porta oggetti del passeggino.
“E in questo sogno
c’eravamo io e lei seduti in un prato…”
sussurrò al mio orecchio facendomi sedere sulla coperta.
“..e i bimbi giocavano
intorno a noi..” continuò sorridendomi ed estraendo i
bimbi dal passeggino, li fece sedere al mio fianco insieme ai loro
pupazzetti.
“E cosa fondamentale tu mi tenevi stretta a te..” dissi arrossendo e sorridendo maliziosa.
Rispose al mio sorriso e io
potei finalmente accoccolarmi con la schiena contro il suo petto,
mentre lui mi posava dolci baci sul collo.
Io aiutai Lizzie ad alzarsi
in piedi e, senza mai staccare la presa da sotto le ascelle, la aiutai
a muovere qualche passo, finchè non si lasciò andare
contro il mio petto e io la strinsi forte, cullandola mentre lei
mordeva l’orecchio al suo coniglietto di pezza.
“E’ un momento perfetto” dissi.
“No” obiettò e io mi voltai a guardarlo confusa.
Lui mi sorrise. “Dimentichiamo una parte molto importante del sogno..”
Non capii di che parlava
finchè non vidi le sue mani intrufolarsi sotto la mia camicia e
posarsi lievi ma sicure sulla mia pancia. Tracciò movimenti
circolari con le dita, come sapeva che io amavo, e immediatamente mi
rilassai contro di lui.
“Dio…è
una sensazione bellissima..Ti amo” dissi e battei la mia mano
contro la sua sul mio ventre. “E parlo a nome di entrambi. E hai
ragione. Solo adesso è davvero tutto perfetto.”
Ok, tutta la citazione in
corsivo di quando Bella e Edward parlano sul letto e tratta ovviamente
da "Jane Eyre". Awwwww..lo so, lo so un uomo che reciti frasi d'amore
letterarie è in pratica solo un sogno ma voi lasciatemi sognare
:) In più trovo che sia una delle dichiarazioni d'amore
più belle di tutta la letteratura..e poi io sono un pò
ossessionata dai libri, specialmente da certi libri che rileggo e
rileggo e..rileggo -_-" ma non ditelo in giro ;) E io adoro la
letteratura inglese e ho riletto qst libro almeno ..ehm (no mi
imbarazza dirlo) e ho guardato ogni singola versione cinematografica
(anche qui..sorvoliamo sui numeri..). Ok vabbè sorvoliamo e a
presto girls..alla settimana prossima..credo ..spero..farò del
mio meglio..
*____* mega bacio!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 50 *** Happy Birthday ***
cap 50
Sera
ragazzeeeee!!! Ed eccoci qui..al capitolo 50. Mamma mia..non avrei
davvero mai creduto di raggiungere questo numero quando ho iniziato a
scrivere questa storia. Mi sembra davvero incredibile, così come
mi sembra incredibile il supporto costante e fantastico che continuate
a darmi tramite le vostre recensioni...non sapete che cosa significhino
per me. Anzi, se siete scrittrici anche voi sono sicura che lo sapete.
=) Non finirò mai di ringraziarvi abbastanza. ma comunque ci
provo...dandovi un capitolo hot. ;) ahahah che poi hot..bah, sapete
come al solito che i miei standard di hot non sono nulla di esagerato. Però
ci tengo a dirvi che che inizia dall'asterisco sino alla fine. Tanto
perchè lo sappiate e se ci sono orecchie e occhi puri tra voi (
come me ahahahah) sapete dove fermarvi a leggere prima di bloccarvi la
crescita U___U
Aahahahh a parte gli scherzi..enjoy the chap e fatemi sapere come sempre con una bella recensione ;)
Xo Xo Cloe
BELLA
“Allora…direi che abbiamo preso tutto il necessario”
esordì Alice, portando dentro casa delle enormi buste con una
grazia e leggerezza sovraumana.
Richiusi la porta alle mie
spalle con facilità visto che io non ero autorizzata a portare
nulla. I Cullen e le loro mille paranoie..
“Ora facciamo un piccolo inventario con tutto quello che abbiamo comprato e vediamo se non manca nulla” dissi.
Alice alzò gli occhi
al cielo e mi lanciò un’occhiata eloquente “Bella,
sono una vampira. Ho una memoria da vampira e niente niente niente
riguardante l’organizzazione di una festa potrebbe mai sfuggirmi
di mente anche se fossi una semplice umana”
“D’accordo..allora svuotiamo le buste” risi.
“Sì sì
sì sì!!” Alice strillò come una bimba,
battendo le mani e iniziando a svuotare i pacchetti. Avrei dovuto
immaginare che le cose sarebbero finite in questo modo: con Alice che
era più eccitata dei veri festeggiati.
Come chiamati dalle mie
parole sentii dei passi in cima alle scale e, quando alzai lo sguardo,
vidi i miei tre miracoli venirmi incontro.
Liz era tra le braccia di
Edward mentre Ed stava gattonando a velocità spaventosa verso le
scale. Ma, ovviamente, prima che la situazione potesse diventare anche
solo lontanamente pericolosa per lui, mio maritò lo
afferrò sotto il pancino e lo fece volteggiare in aria con
facilità.
Sentii la risata felice di
mio figlio vibrare per tutto l’ingresso e il suo sorriso
illuminargli il visino mentre Edward lo baciava ripetutamente.
“Guarda un po’
chi è tornato. La mamma e zia Alice” esultò mio
marito e non appena i bimbi ci videro iniziarono a sbracciarsi verso la
loro zietta preferita. Beh, forse la vera preferita era Rose
perché li viziava in modo assurdo, ma di certo Alice era quella
più…giocherellona. Passava ore ed ore a pettinare le
bambole con Elisabeth o a volteggiare a ritmo di musica mentre Ed la
guardava estasiato e completamente incantato.
In pochi secondi Edward
scese le scale e i piccoli si buttarono tra le braccia aperte di Alice
che li afferrò facendoli volteggiare.
“I miei nipotini..TANTI AUGURI!!!!” strillò lei quasi spaccandomi i timpani, saltellando come una pazza.
“Tia tia” esclamò Liz “Co..compeanno! Mio!!”
“E mio!” aggiunse il mio bambino.
Spalancai la bocca. Rimanevo
sorpresa sempre di più, man mano che il tempo passava, alla
velocità con cui i bambini apprendevano le cose. Erano
incredibilmente precoci…beh, forse avrei dovuto dire vampiricamente precoci.
Io non avevo mai avuto molti
contatti con bambini prima di avere i miei figli ma sia Carlisle che
Edward mi avevano confermato che erano molto intelligenti. Parlavano e
si muovevano e capivano molto più dei loro coetanei normali.
Normali.
Non mi piaceva usare quella
parola, ma non ci voleva di certo uno scienziato per capire che i miei
piccoli erano speciali. E anche a livello fisico si poteva vedere a
occhio attento.
Sembravano leggermente
più grandi di bimbi di un anno e poi avevano alcune
particolarità: non si erano mai fatti male praticamente dalla
loro nascita. Nemmeno un graffietto accidentale causato da un unghietta
troppo lunga o un livido dovuto a un tonfo sul pavimento. Quando erano
venuti al mondo la loro pelle era fragile, delicata come quella di
qualunque altro neonato, ma man mano che il tempo era passato si era
come ..rafforzata.
La sentivo diversa dalla mia, più dura, più resistente.
E ad essere sincera dentro di
me ero sollevata di questa cosa. Per ora i lati vampiri che stavano
prendendo corpo in loro sembravano essere solo quelli positivi, che li
rendevano più forti, che li proteggevano dal mondo esterno che
tanto mi faceva paura. Certo, ancora la loro dieta era normale.Niente
gusti..sanguinolenti per fortuna. Anche se ricordavo perfettamente la
mia voglia di sangue durante la gravidanza e questo mi faceva presumere
che probabilmente anche loro un giorno…
Scacciai quel pensiero
leggermente fastidioso. Non che li avrei amati di meno, o che ci avrei
trovato qualcosa di male però…io da umana non sarei stata
capace di occuparmi del loro bisogno in un eventualità simile. A
meno che non fossi stata una vampira anche io, ma di
qust’eventualità io ed Edward non avevamo ancora davvero
parlato. L’avevo accennata solo io vagamente in caso che le cose
in questa gravidanza fossero mai andate storte o..
“Ehi signora Cullen, un penny per i suoi pensieri”
Sussultai quando la voce di mio marito e le sue braccia mi avvolsero.
Sospirai, abbozzando un
sorriso. “Pensavo solo a quanto sono..cresciuti. A quanto erano
picccoli e adesso sono così intelligenti e bellissimi”
“Beh per forza” rispose in un sussurro al mio orecchio “Con una mamma come la loro”
Ridacchiai quando sentii le
sue labbra fredde solleticarmi il collo, risalendo piano, spostandosi
sulla mia guancia, fino a raggiungere l’angolo della mia bocca.
Ci stampò un piccolo bacio e poi poggiò la fronte contro la mia.
“Non ti sei stancata troppo vero con Alice?” domandò accigliato.
“Edward non essere
paranoico. Siamo state solo al supermercato a prendere gli addobbi. Non
ho fatto praticamente niente..”
Edward lanciò una veloce occhiata alla sorella. “Ma ti ha fatto spingere il carrello”
Alzai gli occhi al cielo, tirandogli un leggero pugno sul petto e allontanandomi fintamente arrabbiata.
Prima che potessi fare un
solo passo però lui mi agguantò per la vita e mi strinse
di nuovo a sé. “Scusa…”
Tirai un lungo sospiro.
“Edward, ho bisogno che tu sia rilassato. Mi sento bene..e se
qualcosa non andasse te lo direi”
Alzò un sopraciglio, leggermente insicuro. “Non mi nasconderesti nulla? Nemmeno per non farmi preoccupare?”
Gli lanciai un’occhiata
sorpresa. “Cosa? No! Insomma, c’è di mezzo la mia
salute. La vita di nostro figlio..non nasconderei niente né a te
né a Carlisle” lo rassicurai.
In fondo capivo il suo punto
di vista. Era successo tante volte che, preoccupati di proteggere
l’altro, avevamo finito per nasconderci cose importanti. Ma,
ormai, potevo dire che avevamo imparato dai nostri errori.
Mi sorrise annuendo e riavvicinò il viso al mio, finchè i nostri nasi non si sfiorarono.
“Io mi fido di te amore mio” disse.
Sorrisi di rimando e poggiai
il viso sulla sua spalla. Lo sentii stringermi più forte a
sé e infilare le mani sotto la leggera giacchetta che portavo.
Nonostante fosse giugno, il tempo fuori era nuvoloso ed essendo solo le
dieci di mattina tirava ancora un aria piuttosto fredda.
Sentii le sue dita incontrare la stoffa che mi copriva.
“Indossi la mia
camicia..” constatò con uno sorrisino sul viso. “Che
c’è..vuoi avere sempre un pezzo del tuo maritino con te
signora Cullen?”
Roteai gli occhi. La
verità era proprio quella…ma non volevo dargliela vinta e
così dissi: “Veramente mi serviva qualcosa di abbastanza
largo da coprire..beh, hai capito. Vorrei essere io a dirlo a
papà oggi..ed evitare che qualcuno gli dia la notizia appena
tornato a Forks.”
“Andrà tutto
bene vedrai” mi tranquillizzò. “ E poi..”
continuò con un sorrisino massaggiandomi il ventre. “Avevo
quasi dimenticato quanto sei ancora più bella e sexi quando hai
il pancione. Anche se in realtà hai un pancino così
piccolino…”
Sfregò piano le sue
labbra contro le mie e prima che me ne potessi rendere conto risposi al
bacio con una specie di assalto. Chiesi accesso alla sua bocca con
prepotenza, finchè non potei finalmente assaporare a fondo quel
bacio. Dio..quanto mi era mancato. Anche solo per poche ore. E
fisicamente non eravamo stati insieme molto negli ultimi due
mesi..anzi, per nulla dopo aver scoperto della gravidanza. E io lo
volevo…Dio se lo volevo con tutta me stessa.
Quando però le mie
dita arrivarono al bordo della sua maglietta Edward mi fermò e
mi allontanò, tossendo leggermente.
Mi guardai attorno e arrossii
di botto notando Alice fissarci fintamente sconvolta mentre tentava con
fare teatrale di tappare gli occhi ai gemelli.
“Oddio..per favore
basta, sembra l’inizio di un film porno a cui io non voglio
assistere” sussurrò senza farsi sentire dai piccoli. Ma
facendosi chiaramente sentire da me. “Anzi..in effetti forse vi
assisterò comunque in una mia visione, perciò..”
“Alice” quasi strillai dall’imbarazzo diventando scarlatta.
Lei rise, liberando gli occhi dei bimbi, che la fissarono confusi,probabilmente senza capire.
“Alloooora”
iniziò a dir loro riacquistando la loro attenzione “Oggi
è il compleanno, quindi ci saranno regali, torta e…”
Vidi i suoi occhi illuminarsi
e brillare eccitati in un modo che le accadeva solamente quando
guardava suo marito oppure organizzava una..
“Festa, festa, festa!!!” strillò estasiata danzando verso il salotto.
“Fetta! Fetta!” sentii delle vocine rispondere in coro.
Appoggiai il capo contro il petto di Edward “Direi che sarà una giornata molto molto movimentata.”
“Legaliiiiiii!!!!”
Le vocine eccitate dei miei
piccoli aleggiavano in tutta la casa. Erano entrambi estasiati da tutte
le attenzioni che stavano ricevendo e dai colori, dai suoni e dalle
immagine vivide tutto intorno a loro.
Festoni, regali, musica…
Dlin dlon
Sussultai, afferrando immediatamente la mano di mio marito e iniziando a respirare affannosamente.
I Cullen erano già tutti arrivati quindi doveva essere papà.
Edward mi strinse forte la
mano: sapeva che era inutile parlare in quel momento, mentre ci
avviavamo verso la porta. Lasciando una mamma letteralmente sconvolta
in cucina. Era arrivata con Phil una mezz’oretta prima e, quando
le avevo aperto la porta e mi aveva visto col mio bel pancione
apparentemente di sei mesi, era rimasta..beh scioccata era un eufemismo.
Dopo trenta minuti ancora la
sua mascella rischiava seriamente di cadere a terra e, cosa ancora
più strana per lei, non era riuscita ad emettere una frase di
senso compiuto.
Forse era meglio così.
Almeno non era riuscita a chiedere spiegazioni e avremmo potuto parlare una volta sola sia a lei che a Charlie.
Presi un profondissimo respiro e aprii.
Mi trovai immediatamente
faccia a faccia con un sorridente Charlie. Ma, non appena il suo
sguardo si posò sul mio ventre esaltato dall’abitino che
avevo indossato, si irrigidì.
“Mi sei mancato papà..” dissi.
“Mi…mi..mi
sei..” deglutì rumorosamente “Oddio Bells
ma…ma..ma tu sei e sei anche di un sacco di..”
Sembrava avere una notevole
difficoltà a trovare le parole e per un brevissimo istante
temetti che si sentisse male. Oddio forse avrei dovuto telefonargli o..
Ma prima che me ne rendessi conto lui aveva deglutito ed era tornato a osservarmi attentamente.
“Bells vorrei avere una..una delucidazione..”
“Vieni di la
papà” sussurrai, conducendolo verso la cucina dove
trovammo mamma e Carlisle seduti attorno al tavolo. Fortunatamente
Renee aveva ripreso un po’ di colore.
Edward si sedette su una sedia, e io mi accoccolai sulle sue gambe, desiderosa di stare al suo fianco.
Papà e mamma si
scambiarono un saluto veloce e appena accennato, probabilmente ancora
abbastanza scioccati dall’avermi vista in quello stato. Notai che
non riuscivano a staccare gli occhi dal mio ventre.
Visto che nessuno parlava decisi di prendere in mano la situazione.
“Beh..aspetto un bambino. Questo mi sembra ovvio..” enunciai cercando di alleggerire l’atmosfera.
“Ma..ma” Charlie sembrava ancora sconvolto “Di quanto sei?”
“Sei mesi”
“Sei mesi”
Renee sussultò “Oh Bella amore ma avresti potuto dircelo.
Perché non l’hai fatto? Noi siamo felicissimi di avere un
altro nipotino. Certo non pensavamo così presto ma..”
“Grazie mamma..per me è importante..” mormorai.
“Bella voleva
dirvelo” disse Edward venendomi incontro. “ma abbiamo
preferito aspettare perché ci sono state delle
complicazioni”
Vidi il volto di papà sbiancare. Ecco la parte della storia che odiavo di più: mentire e farlo preoccupare.
“Come..come delle complicazioni?” domandò stringendo la mano di mamma senza nemmeno accorgersene.
In quel momento intervenne
Carlisle, esponendo con calma e maestria la storia che avevamo deciso
di dire ai miei genitori. Avevo avuto un considerevole distacco di
placenta e avevamo seriamente rischiato di perdere il bambino: per
questo motivo avevamo deciso di aspettare che stessi meglio prima di
dare la notizia.
“Oddio tesoro” disse mamma “ ma è terribile. Ora come ti senti.”
“Molto meglio”
risposi sorridendo “Ora il distacco è diminuito e..basta
che stia a riposo fino al parto, davvero..”
Mamma sospirò sollevata mentre, invece, vidi il viso di papà passare dal bianco a uno acceso color rosso.
“Tu!”
esordì puntando il dito contro Edward. “Tu! Ti ho affidato
mia figlia..potevi..potevi essere più responsabile..potevi
prendere delle precauzioni”
“Oddio
papà!!” cercai di difendere Edward “Se proprio vuoi
dare la colpa a qualcuno dalla a me..è stata una mia
dimenticanza.”
“Charlie” disse piano mia madre “dai non sono affari tuoi..”
“Non sono.. Bella è affar mio”
“Charlie” disse
piano Edward “E’ vero questo bambino non era programmato.
Ma non è stato un errore di nessuno. Noi lo amiamo e..e le
assicuro che mi prenderò cura di Bella e dei nostri figli come
ho sempre fatto fin’ora..”
“Sarà meglio..” mormorò papà a denti stretti.
“Ok” dissi
desiderosa di concludere quel momento imbarazzante “Perché
non andate tutti di là coi bimbi. Iniziate a tagliare la torta.
Io e Charlie portiamo i piattini.”
Lanciai a Edward un’ occhiata eloquente e lui uscì insieme agli altri, dopo avermi dato un bacio.
“Papà non voglio che tu sia preoccupato” sospirai.
“E’ ovvio che sono preoccupato” rispose, passandosi una mano fra i capelli “Sei la mia bambina.”
Sorrisi. “E questo è il mio bambino e io..io l’ho amato sin da subito..” mi battei piano la pancia.
“Ma si Bells questo lo
capisco e..e lo condivido. E non saresti la mia Bella se non fosse
così. Però ho bisogno che tu mi prometta che andrà
tutto bene. E soprattutto che non farai di testa tua come al solito e
ti farai aiutare e starai a riposo..”
“Mi sembri quasi Edward” ridacchiai alzando gli occhi al cielo.
“Sì, beh”
grugnì “con quel ragazzo devo scambiare un paio di
paroline. Pensavo avesse più buon senso..”
“Papà” lo
ammonii “per fare un bambino bisogna essere in due e ti assicuro
che io ero presente. Quindi lascia stare Edward..”
Arrossii appena mi resi conto delle mie parole. Dio che imbarazzo!
“Sì beh..”
borbottò “Comunque..non voglio che pensi che non sia
felice..perchè lo sono”
“Lo so” confermai “E’ una benedizione. Esattamente come Liz e Edward”
Annuì. “Però ora basta. Tre nipotini sono sufficienti per ora..”
Risi, mentre sentivo gli altri che, in salotto iniziavano a cantare tanti auguri ai piccoli.
“Eh Bella”
continuò Charlie ora un po’ in imbarazzo “Io non
smetterò mai di preoccuparmi per te. Perché anche se sei
moglie e madre tu..tu sarai sempre la mia bambina. Per
sempre.”
Sentii le lacrime pungermi
gli angoli degli occhi. Amavo entrambi i miei genitori in ugual modo ma
papà..lui era così simile a me. Così riservato,
così chiuso..ma così presente, così vicino quando
avevi bisogno di lui.
E, prima che potessi pensarci, le parole mi uscirono fuori da sole.
“Facciamo qualcosa insieme un giorno di questi. Andiamo a pesca..” dissi sbalordendo anche me stessa.
“A pesca?” Mi
guardò sconvolto. Non avevo mai fatto mistero della mia scarsa
abilità, e anche interesse a dire il vero,
nell’acchiappare pesci.
“E poi ceniamo insieme”
“Tavola calda?” domandò lui.
“Ovvio” risposi “Bistecca e dessert. Come quando mi sono trasferita qui”
Mi fissò radioso e anche un po’..emozionato. Era così felice da farmi stringere il cuore.
“Ora andiamo di là..o non mangeranno la torta” annunciò radioso.
Annuii prendendo il vassoio coi piattini, ma mi arrestai sulla porta, desiderosa di dirgli una verità fondamentale.
“Papà?”
“Si Bella?” domandò.
“Ti voglio bene.”
Mi infilai il pigiama e uscii
dal bagno. Era ancora molto presto, solo le 8 e 45, ma visto che le 9
erano l’ora della nanna per i piccoli era meglio parlare tutti
insieme ora. Io e Edward avevamo deciso che, anche se i bimbi erano
molto molto piccoli vista la loro maggior capacità di
comprendere ciò che succedeva loro attorno, sarebbe stato meglio
cercare di spiegar loro l’arrivo imminente di un nuovo
fratellino..o sorellina.
O almeno provarci.
Vidi che entrambi i piccoli
indossavano già i loro pigiamini e, seduti sul lettone,
giocavano con Edward insieme alle bambole che Alice aveva regalato ad
Elisabeth quel pomeriggio.
Saltai sul letto, beccandomi un’occhiataccia allarmata al mio ventre da parte di mio marito.
Gliene lanciai una io stavolta, pregandolo di rilassarsi e di non preoccuparsi così assolutamente tanto.
Gli presi la mano e lui la strinse piano.
“Allora..” iniziai “Amori miei..festa!”
Loro batterono forte le mani, lanciando piccoli strilli eccitati in un modo che mi ricordava tanto la loro zia.
“Fetta!” strillò Eddy.
“Legali!” disse invece Liz e io e mio marito scoppiammo entrambi a ridere.
“Sì..” confermò Edward “E abbiamo un altro regalo per voi..”
Lizzie lo guardò stupita, mentre Ed spalancò gli occhioni.
“Un fratellino” sussurrai io piano avvicinandomi e carezzando la testolina di entrambi.
Elisabeth sembrò ancora più confusa dalle mie parole. Allungò la manina e sfiorò il braccio di Ed.
“Fatellino..” disse.
“Sì”
confermai “Ed è il tuo fratellino. Ma presto ce ne
sarà un altro..o una sorellina”
Edward prese tra le braccia i
piccoli e sussurrò “E lo sapete dov’è adesso
questo piccolo bambino?”
Entrambi scossero il capo.
Mi poggiai meglio contro lo
schienale del letto e aprii la larga maglia del pigiama finchè
non mostrò il mio ventre piuttosto prominente.
Vidi i piccoli spalancare gli
occhietti, in un espressione talmente sbalordita che avrei voluto avere
la macchina fotografica solo per immortalare il momento.
Ed allungò la mano e, quasi con timore, mi sfiorò la pelle dura. “Totta”
Edward ridacchiò. “Si..ha la pancia gonfia anche perché ha mangiato troppa torta” mi prese in giro.
Gli lanciai scherzosamente il cuscino facendogli la linguaccia.
“Ma..” continuò “Li dentro c’è un bambino. Il vostro fratellino..o sorellina..”
“Sì” continuai io “E potrete giocare, dormire insieme,fare il bagnetto insieme..”
Loro continuarono a fissarmi un po’ confusi finche anche Lizzie non si mise a giocherellare con il mio ombelico sporgente.
“Fatellino!” strillò
Entrambi si misero a ridere e Edward li afferrò portandoli sotto di sé e iniziando a far loro il solletico.
“E ora piccoli mostri andiamo a dormire!” disse facendo un vocione fintamente spaventoso.
“Noooo” si lamentarono all’unisono.
“Sì” confermai io ridendo.
Li avvolsi in un enorme
abbraccio e diedi a ciascuno tanti bacini prima di lasciarli di nuovo
alle braccia sicure di mio marito che li portò nella loro
cameretta.
Mi sistemai meglio sul letto,
facendo silenzio e ascoltando la leggera melodia che proveniva dalla
stanza vicino e che, mano a mano che i piccoli cadevano nel sonno, si
affievoliva.
Finchè, dopo soltanto
pochi minuti, non avvertii completo silenzio. Poveri tesori, era stata
davvero una giornata piena e pesante per loro e dovevano essere
crollati in un batter d’occhio. Infatti vidi Edward rientrare in
camera e chiudersi silenziosamente la porta alle spalle.
*Avanzò verso il letto e si lasciò cadere con grazia al mio fianco, stringendomi per il fianco.
Finsi di scostarmi. “Ah che c’è, adesso vuoi abbracciare la tua mogliettina ripiena di troppa torta?”
Mi strinse ancora di più, portandomi sotto di sé e iniziando a baciarmi piano il collo.
“A me piaci
sempre..ripiena di qualsiasi cosa..” mormorò piano,
continuando a sfiorarmi il collo con le labbra, soffermandosi su un
punto che lui sapeva piacermi particolarmente.
“Mmmm” mugolai dimenticandomi completamente di qualunque cosa stessimo parlando, scossa dai brividi.
Prima che potessi rendermene conto le mie mani volarono al bordo della sua maglietta, cercando di sollevargliela.
Mi bloccò un polso
prima ancora che potessi portarla a metà della sua schiena.
Aprii piano gli occhi nello stesso momento in cui lui puntava i suoi
nei miei.
“Bella. Non lo so…”
“Io lo so invece”
sospirai cercando di riportare le mie labbra sulle sue “So che il
mio corpo vuole te. So che io voglio te..”
Sospirò mentre le sue
mani continuavano a massaggiarmi i fianchi. Avvertii le sue labbra
ritornare sul mio collo e poi scendere lente, sfiorare il mio seno
coperto dalla stoffa, fino ad arrivare alla pelle tesa del mio ventre.
Si fermò proprio sul mio ombelico iniziando a tracciare una
piccola scia di baci lungo tutto il cerchio.
Sorrisi un po’ per la
dolcezza del suo gesto, un po’ per il solletico che sentivo. Gli
carezzai i capelli, avvolgendo le sue ciocche tra le mie dita.
“Lo so che mi dirai che
sei preoccupato per il bambino… Ma onestamente Edward, abbiamo
fatto l’amore tante volte quando aspettavo i gemelli..”
“Ma questa gravidanza…”
Lo interruppi ancora prima
che potesse continuare, consapevole di tutti i suoi singoli dubbi.
“Questa gravidanza è diversa…non sappiamo tante
cose…Edward lo so. So quello che mi vuoi dire. Ma seriamente
pensi che potresti mai farmi male? O al bambino? Sembra piuttosto
resistente..ehm..anche per i tuoi standard..”
Arrossii di botto quando vidi il sorrisetto compiaciuto farsi largo sul suo viso.
Mi strinse più forte a se. “Ah sì.. e precisamente quali sono i miei standard?”
Cercai di non andare a fuoco
ancora di più e, invece, feci scorrere i palmi delle mani sul
suo petto e, quando le mie dita arrivarono di nuovo al bordo della
stoffa non mi fermò.
Sfilai la maglietta e la
gettai sul pavimento tornando a percorrere il suo petto con le dita,
fino a depositare un bacio sul suo cuore. Le mie labbra continuarono la
loro corsa, risalendo la sua pelle e avvicinandosi al suo orecchio.
“Non mi respingere ti prego..” mormorai.
“Sai che non hai
bisogno di pregare. Mai..” sentivo la sua incertezza vacillare
sempre di più. Avevo solo bisogno di farlo crollare
definitivamente.
E sapevo come.
Le mie dita corsero sempre
più verso il basso, fino al bordo dei pantaloni della tuta.
Esitai un attimo, ma quando vidi che non mi fermava mi feci più
audace finchè la mia mano non si chiuse sulla sua carne.
“Santo cielo
Bella..” sospirò e, prima che me ne rendessi conto il mio
corpo era schiacciato contro il materasso e le mie mani erano tra le
sue, strette in una morsa sopra la mia testa.
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, il suo corpo tra le mie gambe.
“Mi hai fermato..”
“Se continuavi
così sarebbe finito tutto troppo troppo presto. E io voglio
prendermi cura di te..” soffiò sulla mia bocca prima
unirla alla sua.
Il bacio iniziò lento,
dolce, quasi appena accennato, come se Edward volesse godersi ogni
singolo istante di me…del mio sapore. Ma il modo in cui
continuò..fu potente, passionale, come se mi stesse baciando per
la prima volta. Lo ruppe solo alcuni minuti dopo, per permettermi di
respirare, ma invece di riconnettere le nostre bocche sentii le sue
labbra scendere: Il mio mento, il mio collo, la mia gola… Si
soffermò a lungo, succhiando piano mentre la sua mano risaliva
aprendo facilmente tutto i bottone della giacchetta del pigiama,
sfilandomela con facilità.
Gettai il capo
all’indietro quando avvertii le sue labbra tracciare i contorni
del mio seno piuttosto sensibile e poi continuare la loro discesa verso
la mia pancia. La percorreva con amore, quasi con venerazione, quasi
come se, insieme a me stesse amando anche suo figlio.
La sua stretta si
rafforzò sui miei fianchi quando le sue labbra arrivarono al
laccio che chiudeva i miei pantaloncini. Mi lanciò un occhiata
penetrante, come a chiedere il permesso per continuare. Come se ce ne
fosse bisogno…
Vedendo il mio sorriso
continuò nella sua opera e le sue dita mi sfilarono con
rapidità gli short e gli slip. Mentre li faceva scorrere lungo
le mie gambe alternava baci e carezze che mi facevano fremere sempre di
più. Arrivò alle caviglie e dopo aver fatto volare gli
indumenti a terra la sua bocca iniziò a risalire al contrario la
strada appena percorsa.
I miei polpacci, le mie ginocchia, le mie cosce e poi…
Tremai tutta quando avvertii il suo respiro e la sua lingua gelata sfiorarmi nella carne sensibile.
“Oddio..Ed..Edward, non ce la faccio..non resisto più..”
In meno di un secondo mi ritrovai il suo viso contro il mio.
“Meglio
così” mi sussurrò all’orecchio
“perché voglio essere dentro di te mentre ti faccio
venire..”
Spalancai gli occhi, stupita
solo in parte dalle sue parole. A lui piaceva parlarmi mentre facevamo
l’amore..chi l’avrebbe mai detto: il mio puritano maritino
della prima guerra mondiale..
“Che hai da ridere?” sussurrò lui.
“Niente.” Risposi ansimando “Ti voglio. Adesso. E sei ancora troppo vestito… Spogliati”
Mise subito in atto il mio
consiglio e in pochi minuti ci ritrovammo abbracciati, nudi, stretti
l’uno all’altra, senza alcun imbarazzo fra noi.
Ci amavamo e stavamo insieme. Solo questo contava.
“Non voglio pesarti sul pancione..” mormorò tra un bacio e l’altro.
Senza allontanami da lui nemmeno di un centimetro ribaltai le nostre posizioni, finchè no mi posizionai su di lui.
“Fammi stare sopra” mormorai.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo. “Bella tu mi ucciderai un giorno di questi…”
“Tecnicamente sei già morto” sospirai senza fiato.
Lo sentivo premere contro di
me e la cosa mi stava letteralmente facendo impazzire. Lo volevo,
volevo sentirlo, volevo essere unita a lui…volevo..
Alzai leggermente il bacino finchè non lo accolsi in me con un gemito.
“Ti amo”
sussurrò, alzando una mano e intrecciandola con la mia
all’altezza del suo petto “Tu sei il mio cuore”
Chiusi gli occhi, muovendomi
prima piano e poi più velocemente, cercando di assaporare ogni
istante di quei minuti dove io ero lui e lui era me.
Uniti in una cosa sola.
Lo sentivo crescere dentro di
me e catturai la sua bocca nella mia, muovendomi con lui sempre
più velocemente come a non volerlo lasciare mai mai andare via.
Come a voler restare sempre così.
Edward mi afferrò con
decisione i fianchi, imprimendo un movimento nuovo e seppi in quel
momento che non avrei resistito a lungo.
Volevo esplodere con lui, volevo morire di passione con lui, allacciata al suo corpo, fusa nella sua anima.
E le sue parole mi diedero l’ultima spinta necessaria ad abbandonarmi all’abisso su cui camminavo.
“Vieni..vieni con me Bella”.
O_____O
ancora tutte vive? Ahahahha spero di sì ;) D'altronde io
(ragazza pura e casta U__U) non scrivo ff super hot come invece
l'autrice di QUESTA FF
. No, a parte gli scherzi ragazze, se potete leggere ff a rating rosso
leggetela perchè è la più bella e coinvolgente che
io abbia letto ultimamente. Sul serio. Alla prossima settimana
girls..un beso enorme!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 51 *** Bruise ***
cap boccy
Ehm..ehm..salve..!!!
^^ ok sì ritardo. Ahahahah scusate girls devo dare questi tre
esami (che non passerò mai ma sorvoliamo) e quindi sono un
pò (cioè un casino) incasinata. Un casino
incasinata...mmmm che italiano mamma mia ahahah. Ok vi lascio al cap
senza altri indugi...scusate per l'avviso che ho dovuto mettere,
cercherò di fare in modo che non ce ne siano altri fino alla
fine della storia che, se mi do una mossa, dovrei riuscire a finire
entro fine settembre.
^^
Vi invio un mega bacione SMACK
Xo Xo Cloe
P.S= Grazie delle meravigliose recensioni *____* Continuate pure così!! LOL
P.PS.= Qst capitolo lo dedico a una persona molto speciale, una ragazza
simpaticissima e una scrittrice super dotata di talento che la
settimana scorsa ha avuto una piccola crisi. C ti vogliamo un
fantastilione di bene e ti veneriamo perchè le tue storie sono
F.A.N.T.A.S.T.I.C.H.E!!!! COSA CHE ORMAI HANNO APPURATO TUTTI TRANNE TE
-_-" ahahahah ;)
BELLA
Mi guardai attorno, sentendo chiaramente un fruscio nel bosco che mi
circondava, ma il rumore proveniva proprio da un punto alle mie spalle.
“Tranquilla Bells,
sarà un semplice cervo. Qui è pieno” Charlie mi
rivolse un sorriso sincero e ritornò a concentrarsi sulla
superficie chiara dell’acqua.
“Un cervo, certo. Come
no..” borbottai. Evitai, però, di aggiungere che
probabilmente il cervo in questione era stato la merenda di mio marito.
Marito che ero certa al 500% che fosse li intorno a tenermi
d’occhio.
Si sentì un altro
fruscio rapido di foglie, quasi come se qualcosa fosse passato
così velocemente da sollevarle o ci fosse appena stato un forte
colpo di vento.
Ma di vento io non ne vedevo neppure l’ombra.
Ci avrei scommesso che,
paranoico com’era, avrebbe subito pensato che la mia decisione di
andare a pesca con Charlie avrebbe comportato per forza qualche
tragedia: una mia caduta in acqua, oppure che l’amo si infilasse
in un mio occhio per sbaglio o…
Beh, non che conoscendo il
mio passato (e presente a dirla tutta) di sfortune non sarebbe potuto
succedere qualcosa di simile, però sentirmi osservata era una
strana sensazione. Un po’ mi faceva sempre piacere quando lui si
preoccupava per me..e un po’ mi sentivo a disagio anche se sapevo
benissimo che, corretto com’era, non si sarebbe mai messo ad
ascoltare le mie conversazioni con papà.
Mi lasciai comunque sfuggire
un grugnito di disapprovazione mentre la barca su cui eravamo seduti
galleggiava tranquilla nel pomeriggio assolato (stranamente) di Forks.
“Bell..ma che hai?
Continui a girarti? Hai davvero paura dei rumori? Sei diventata
fifona..” sogghignò Charlie.
Incrocia le braccia sopra la pancia. “Non ho affatto paura.”
“Sarà ma ti comporti come se ti aspettassi di vedere spuntare qualcosa dagli alberi”
Perché in effetti mi
aspettavo che succedesse esattamente una cosa simile: magari Edward,
tutto sbrilluccicante a torso nudo mentre cacciava…
Scossi il capo, arrossendo.
Che ti prende Bella? Pensare certe cose con tuo padre a pochi centimetri..
“Sai sono davvero
contento che tu sia potuta venire. L’ultima volta che sono
riuscito a trascinarti a pesca avevi sì e no..10 anni”
Sì, e chissà perché?
“Beh sai..la
scuola..” deviai l’argomento, per niente desiderosa di
rivelargli che stare in equilibrio precario su una barchetta ad
aspettare ore ed ore di prendere un pesce puzzolente per niente felice
di farsi prendere, non era quello che io consideravo puro divertimento.
Ma glielo avevo promesso
pochi giorni prima e ci tenevo ad essere di parola. Oltretutto non mi
dispiaceva passare del tempo con papà, anche se avrei optato di
più per guardare un film seduti sul divano.
Stavo appunto per proporgli
di lasciar perdere e andare a cena quando, improvvisamente, sentii
qualcosa tirare con forza la canna da pesca che reggevo tra le mani.
“Uhm..credo che si sia
impigliata in qualcosa..” mugugnai prima di capire che non si era
affatto impigliata in qualcosa.
“Cavolo, cavolo papà.. papà aiuto non riesco a tenerla..”
Prima ancora che finissi la
frase sentii le mani di Charlie sostituirsi con le mie, cercando di
trascinare dentro la barca un…un pesce?
Cioè io avevo preso un pesce? Un pesce era davvero stato così stupido da abboccare alla mia canna da pesca?
Evidentemente sì, visto che ora una specie di enorme pesciolone viscido si dibatteva come un pazzo davanti a me.
Oddio…poverino.
Io l’avevo preso e io l’avevo condannato a morte. A finire la sua esistenza in un forno contornato da patate..
Oh no no no..cercai di
concentrarmi su pensieri più positivi perché sapevo
perfettamente che se avessi continuato a pensare così in
negativo i miei ormoni mi avrebbero certamente condotta al pianto.
E non volevo farlo.
Insomma…non di certo per un pesce.
Evitai di guardare la povera
creatura finchè non fu chiusa al sicuro nel contenitore pieno di
ghiaccio e Charlie decise che era ora di avviarci a cena.
Per fortuna non mi chiese di
cucinare il pesce ma, come era nei piani, ci ritrovammo a mangiare una
grossa bistecca alla tavola calda giù in città. Era
certamente una vita che non mangiavo lì con papà e fu
piuttosto piacevole anche se, ovviamente, tutti ci conoscevano e tutti
gettavano occhiate sin troppo casuali alla mia pancia.
Ma quando, dopo aver finito
il pasto papà chiese a Nancy, la cameriera, di portarmi il succo
di mora che prendevo sempre da bambina, sentii il sorriso nascermi
spontaneamente dalle labbra.
Erano anni eppure…eppure ancora se lo ricordava.
Probabilmente se fossi stata
una ragazza diversa l’avrei abbracciato li davanti a tutti, ma
questa non ero io e preferii invece prenderlo sotto braccio quando,
dieci minuti dopo, ci ritrovammo nel parcheggio, diretti verso le
nostre auto.
“E’ stata una bella serata” mormorai
“Già, è stato bello fare qualcosa insieme. Mi sono sentito felice” confessò
Annuii.
“A proposito di
felicità. Quando dovrebbe arrivare questo nuovo
piccolino?” Mi sfiorò leggermente la pancia.
“Uhm..beh settembre in
teoria..” borbottai. In realtà vista la gravidanza
accelerata il parto sarebbe dovuto essere a luglio..ma Charlie e mamma
avrebbero dovuto credere che avessi avuto un improvisso parto
prematuro, come io e i Cullen avevamo stabilito.
“Beh, hai ancora un po’ di tempo per prepararti, e poi ormai hai fatto pratica coi gemelli”
“Sì infatti..direi tanta pratica..” ridacchiai facendo scattare la serratura della volvo.
Papà mi diede un
ultimo bacio prima di allontanarsi verso l’auto della polizia e,
quando mi ritrovai a guidare quasi mi scese una lacrima per il
dispiacere di averlo lasciato. Stupidi ormoni: non era mica come se
abitasse lontano. Potevo vederlo ogni giorno se volevo…
Parcheggiai l’auto nel vialetto, notando che l’unica luce ancora accesa era quella in camera nostra.
Entrai facendo molto piano ma
non sentii nessuno scendere al piano di sotto. Forse Edward stava
avendo dei problemi a mettere i piccoli a letto..
Afferrai un pigiama ancora da
stirare in lavanderia e optai per una rapida ma necessaria doccia nel
bagno del piano inferiore, non volendo disturbare il probabile sonno
dei bimbi. Constatai con rammarico che i costosi vestiti che Alice mi
aveva costretto a indossare per una cosa come andare a pesca erano
ormai impregnati dell’odore di pesce. Totalmente assurda quella
ragazza…. E ancora più assurdo che esistessero degli
stivali di gomma di marca di tutte le tonalità della scala
cromatica, che costavano più di 200 dollari e che avevo dovuto
mettere.
Mah..
Mi ripulii del fastidioso
odore e, quando mi sentii soddisfatta, mi infilai il pigiama di cotone
e mi diressi al piano di sopra desiderosa solo di sprofondare a letto,
possibilmente dopo aver ricevuto qualche bacio da mio marito.
Quando aprii la porta della
nostra stanza, però, capii subito perché lui non era
corso al piano di sotto ad accogliermi.
Era sdraiato sul nostro
letto, con la scena leggermente posata sulla tastiera e i
bimbi…Non riuscii trattenere il sorriso quando vidi la posizione
in cui erano messi.
Eddy era sdraiato vicino a
Edward e teneva il visino premuto contro il fianco del padre mentre
Lizzie dormiva con il capo poggiato sulla pancia di Edward, i capelli
completamente sparsi ovunque. Entrambi erano avvolti in copertine di
lana.
“Ciao”
sussurrò dolce “Alla buon ora. Sicura di aver passato la
giornata con Charlie e non con un tuo amante?”
Risi. “Come se non mi avessi spiata”
Gattonai fino a raggiungere
il suo petto e vi posai un leggero bacio, prendendo a giocherellare coi
capelli dei bambini. Sembravano due angioletti così presi dal
loro riposo, completamente immersi nel sonno. Le loro boccucce fini, i
loro capelli sottili. Sfiorai il loro profilo e mi resi conto che , per
quanto fossi stata felice con papà, non era come quando ero con
loro. Con Edward ed i bimbi…nella nostra casa.
“Ho lasciato i bimbi
con Esme solo qualche oretta” si giustificò “Giuro
che ti ho guardata solo quando eri..sulla barca. Conoscendoti pensavo a
qualche tragedia imminente..”
Ridacchiò ma quando
non risposi mi fece sollevare il viso e le nostre labbra si sfiorarono.
“Voglio solo che le mie principesse siano al sicuro..”
Mmmm… quando faceva il
marito così dolce non riuscivo proprio a resistergli.
Aspetta…aveva detto principesse?
“Ti ho detto che per me è un maschio…” gli ricordai.
“E io ribadisco che
secondo me è una bimba..”. Ah, era così ostinato!
Tutte le volte che pensavo al bambino mi immaginavo un piccolo Edward
in miniatura magari coi suoi occhi verdi e i suoi capelli di bronzo ma
lui invece…continuava a dire che sarebbe stata una bimba.
Ne era certo ormai.
E infatti..
“…sarà una bimba bella come la mamma…”
“Mmmm” lo fissai
sospettosa “non è che tutti questi complimenti sono una
tattica per convincermi a restare a casa domani vero?
“Funzionerebbe?”
“No”
“Bella…”
“Edward…”
lo bloccai prima che potesse iniziare con una predica. “Ti prego
ne abbiamo già discusso. Devo vedermi con gli altri in
biblioteca per un paio d’ore. Un paio d’ore
Edward…non ti fidi di me?”
Ok, usare la tattica degli occhioni tristi era una cosa da non fare ma…a mali estremi.
Edward alzò gli occhi al cielo.”Così non giochi pulito però..”
“Ok ok” mi scusai
“ma per favore devi capire che devo parlare con gli altri della
presentazione di cime tempestose per l’esame.”
“Ho controllato prima la tua parte. E’ molto buona.”
“Ma devo integrarla con
quella degli altri. Non possiamo presentarci quel giorno senza averne
mai parlato insieme…ahia..”
Immediatamente mi portai le mani allo stomaco, prendendo un lungo respiro.
“Bella..” Edward si raddrizzò leggermente dai cuscini su cui era poggiato.
Elisabeth si stiracchiò leggermente. Mi poggiai al suo fianco, posandomi un dito sulle labbra.
“Si sta solo
muovendo..” sospirai battendomi una mano sulla pancia. Avevamo
iniziato a sentirlo muoversi dentro di me da quasi una settimana e,
come i suoi fratellini, sembrava piuttosto…impetuoso.
Riuscivo a gestire la cosa ma oggi era stato molto tranquillo e ora mi aveva colta semplicemente alla sprovvista.
Mi stesi meglio al fianco di
mio marito e lui posò la mano sul mio pancione carezzandolo
piano. “Ehi piccolina..fai stare tranquilla la
mamma…”
“O piccolino..”
sorrisi scuotendo il capo. Non avevo intenzione di ricominciare a
discutere, tanto avrebbe vinto lui,
“Riesci a sentire che ..pensa?”
“Te l’ho detto,
non sono veri e propri pensieri coerenti..più che altro
sensazioni. Adesso mi sembra che..voglia muoversi ma non abbia
abbastanza spazio”
Aggrottai le sopraciglia. “Scusa piccolino…”
“Ehi piccolina. Cerca
di fare la brava. Quando verrai fuori avrai un sacco di spazio
per muoverti e giocare. Papà te lo promette…”
Mi voltai e posai le labbra sulla sua guancia, mentre trattenevo a stento uno sbadiglio.
“Ora dormi amore..”
“Mmm giusto e poi domani devo svegliarmi presto per venire all’università con te..” aggiunsi io.
Lo sentii ringhiare e quasi mi venne da ridere. A volte era vero..lo mandavo fuori di testa.
“Notte” borbottò.
“Notte” sussurrai
accoccolandomi contro il suo fianco e posando un capo sulla testolina
dei bimbi. “E..Edward”
“Sì?”
“Non azzardarti a disattivarmi la sveglia o ti uccido”
“Direi che una A non ce
la leva nessuno” Ashley battè le mani entusiasta, nel
solito modo che la caratterizzava e che la faceva assomigliare
terribilmente ad Alice.
Ci alzammo dal tavolo e
avvertii l’orologio del complesso centrale battere le dodici in
punto. Cavolo il tempo era volato e non mi ero neppure accorta che
ormai era ora di tornare a casa.
“Ormai abbiamo
abbastanza materiale” disse Taylor, lanciandomi un’occhiata
veloce “Quindi penso che non sia più necessario
incontrarci. Specialmente tu Bella..”
Gli lanciai un’occhiataccia. “Mi sembri Edward..”
“Beh aveva ragione. Saremmo anche potuti venire noi a casa tua.”
“Ragazzi per favore.
Ora sto bene. Per cui non c’era alcun motivo che non
venissi” replicai “e con questo l’argomento è
chiuso.”
Bill mi prese sotto braccio.
“Ehi piccola B già siamo arrabbiati perché non ci
avevi detto che ne avresti scodellato un altro.” Diede un leggero
colpetto alla pancia “Ma ti perdoniamo. Però se ti diciamo
che non devi fare sforzi e non ti devi preoccupare, tu non farai
sforzi, intesi? O ti dobbiamo legare al letto?”
Improvvisamente scoppiò a ridere come se avesse pensato a qualcosa di estremamente divertente.
“Ah, ora che ci penso probabilmente a legarti al letto ci pensa già il tuo maritino. Ahahaah”
“Bill!”
strillammo insieme io e Ash ma scossi il capo divertita mentre uscivamo
dalla biblioteca. Tutta la loro allegria mi metteva di buon’umore.
“Non parlerò
della mia vita sessuale con te” borbottai “e poi, se
comunque vogliamo dirla tutta, siamo sposati, non ci sarebbe nulla di
male..”
“Ah allora è vero..coda di paglia B?” esultò Bill ridendo come un pazzo.
“Bella ti prego, non
parlare, ti stai scavando la fossa da sola” Ora anche
Ashley stava praticamente morendo dal ridere. Oddio, avevo quasi detto
che Edward mi aveva legata al letto…che imbarazzo..
Non che non fosse vero ma…
Lanciai un occhiata al cielo grigio piombo, quando oltrepassammo le porte centrali.
Gemetti..no, aveva iniziato a
piovere e io dovevo aspettare Edward per quasi un’ora. Questo
significava che non mi restava altro da fare che chiudermi in
biblioteca a leggere. Forse dopotutto avrei dovuto affrontare il dolore
della morte del mio adorato pick up e accettare una macchina nuova.
Respirai l’aria umida e afosa, …avrei tanto preferito un po’ di sole.
“Sicura che non vuoi un
passaggio a casa?” Taylor stava aprendo l’ombrello per la
sorella e per lui mentre io rimanevo sotto la tettoia coperta.
Scossi il capo. “No, preferisco tornare a casa con Edward”
Bill mi lanciò un’occhiata eloquente. “Preferisce essere legata alla macchina con Edward..”
Mi fece una linguaccia e
corse sotto la pioggia, verso la sua auto salutandoci con la mano,
prima che potessi pensare a qualcosa da replicare.
Diventai ancora più
rossa mentre mi avvicinavo ad abbracciare i miei altri due amici che,
notai, avevano iniziato a litigare.
Questione: i capelli di Ashley.
“Ash non è colpa mia se l’ombrello si è rotto. Facciamo una corsa. Non è una tragedia”
“Non è una tragedia? Dico io ma sai che sono andata ieri dal parrucchiere?” esclamò lei sconvolta
Scossi il capo: quella era una battaglia che Tay non avrebbe mai vinto e, ormai, avrebbe dovuto saperlo.
Proprio in quel momento,
mentre ero intenta ad osservare i miei amici la mia attenzione fu
catturata da un bambino. Era vicino ad una ragazza e stava piangendo.
Subito mi accorsi del perché: la sua palla rossa stava rotolando
via da lui, verso i gradini sotto la pioggia.
Non era molto lontano da me
e, inconsciamente, percorsi quei pochi passi sotto l’acqua per
afferrarla prima che iniziasse a rimbalzare giù dalle scale.
Era a pochi centimetri da me, l’avevo quasi presa…
E proprio in quell’istante successe qualcosa. Il bambino, dentro di me, scalciò, forte.
Mi posai una mano nel punto che aveva colpito, esattamente sotto il seno sinistro.
Immediatamente un ondata di vertigini seguita dal buio fu l’unica cosa che riuscii a percepire.
Qualcosa di freddo mi
sfiorava la pelle della fronte. In un punto in cui sentivo dolore: un
dolore non molto forte ma insistente e pulsante.
Ahia..
Tentai di aprire gli occhi e, nonostante, la forte luce li tenni aperti.
Questo grazie solamente a chi vidi al mio capezzale: Edward.
“Ciao..” mormorai.
Lui prese un profondo respiro
come se un grosso peso gli si fosse tolto dalle spalle e, in un
secondo, le sue labbra furono sulla mia fronte.
“Dio, stai bene, stai
bene…” cantilenò e sapevo che, se fosse stato
umano, sarebbe scoppiato in lacrime.
Si allontanò solo lo spazio necessario per poter parlare guardandomi negli occhi. “Cosa ricordi?”
“Mmm” sussurrai
sforzandomi “C’era la palla di un bambino, io volevo
prenderla, poi ho…perso l’equilibrio e…e
basta..”
“Hai sbattuto la testa
contro il corrimano delle scale” mi spiegò “ E ti
hanno dato sei punti sopra il sopraciglio.”
“Ormai ho perso il
conto di quante volte mi hanno ricucita” ridacchiai nonostante il
dolore ma il mio sorriso non si rispecchiò sulle labbra di
Edward.
Le sfiorai con le mie dita.
“Non sai..Dio credevo
di morire quando ti ho vista li a terra. Tenevo sotto controllo i
pensieri dei tuoi amici ma, comunque per uscire dall’aula mi ci
sono voluti alcuni minuti e poi ti ho vista lì con tutto quel
sangue..”
“Scusa” risposi senza pensare “Ti ha dato molto fastidio?
Lui mi guardò come se
avessi detto una cosa totalmente incomprensibile e non sapesse se
ridere o prendere a testate la parete.
“Ovviamente quella era
l’ultima cosa a cui pensavo amore mio” Mi baciò
nuovamente la fronte. “Ma ero terrorizzato per te e il
bambino..”
Le mie mani corsero subito alla mia pancia, dove sentivo chiaramente il bimbo muoversi.
Quindi stava bene, vero? Non avevo sbattuto o..
Le mani di Edward corsero a coprire le mie.
“Sta bene, credimi..tu
hai perso un po’ di sangue però perciò voglio che
stai sdraiata e non ti agiti”
Annuii, felice di sentirlo
muoversi dentro di me. “E’’ è stato tranquillo
tutta la mattina e poi quando mi sono chinata ha scalciato e…mi
sono sporta troppo. Mi ha colto alla sprovvista, ecco..”
Edward mi fissò pensieroso ma, prima che potesse parlare, lanciò un’occhiata alla porta.
“E’ il medico,
vuole scambiare due parole con me. Visto che è amico di Carlisle
sono riuscito a convincerlo che è stato solo un calo di
pressione e che non c’era bisogno di una visita
ginecologica..”
“Ok..”
“Torno subito.”
Edward mi diede un altro
bacio, questa volta più profondo, sulle labbra e dopo avermi
sorriso uscì, lasciando però la porta aperta.
Riuscivo a vederlo mentre parlava nel corridoio con un uomo di mezza età.
Ero concentrata su loro due e quasi non mi accorsi di Ashley che entrava e si gettava su di me abbracciandomi.
“Ash..ma cosa..?”
“Oddio Bella mi hai
fatto morire!” Sentii il suo volto bagnato sulla mia spalla
“Ma cosa ti salta in mente?Prima stai bene e poi mi giro e ti
vedo stesa per terra. Oddio perché non me lo hai detto? Ti avrei
tenuta d’occhio, ti avrei aiutata..”
“Ashley, ma di cosa parli?”
“Taylor mi ha detto
tutto” mi spiegò lei, sollevando il volto e fissandomi con
gli occhi carichi di lacrime “Del fatto che hai avuto
un’inizio di gravidanza difficile, che hai avuto dei problemi con
Edward e..e che ti ha detto della mia famiglia..”
Annuii. “Mi dispiace tanto per tua madre. Avrei voluto parlartene ma non volevo turbarti.”
“Oh Bella!” le
sue braccia furono di nuovo attorno al mio collo “Avresti dovuto
dirmelo invece. Ormai il passato è passato e anche se ancora ci
sto male ma…ma tu sei mia amica e puoi, anzi, devi dirmi
tutto.
La vidi fregarsi gli occhi per ricomporsi.”Adesso come procede la gravidanza?”
“Bene” cercai di
tranquillizzarla. “Davvero, è stato un calo di pressione.
Non centra nulla coi miei problemi di salute. Ma comunque ora le cose
vanno molto meglio. E’ tutto sotto controllo Ash”
Le sfiorai il viso. “Ti prego fammi un bel sorriso e non angosciarti per me.”
Avrei voluto poterle dire di più ma visto che non era così cercai velocemente di cambiare argomento.
“Alla fine te li sei bagnati i capelli”
Entrambe scoppiammo a ridere.
“Grazie per essere rimasta qui finchè non mi sono svegliata”
“Stai scherzando? Non
sarei riuscita ad andare da nessuna parte” rispose baciandomi la
guancia “Ma ora c’è il tuo maritino e so che con lui
sei in ottime mani. Dovevi vedere com’era preoccupato…
quanto ti ama.”
“Lo so”
Ashley si alzò in
piedi e si sistemo i capelli umidi in una coda. “Adesso è
meglio che vada. Taylor vorrà sapere come stai e per mia
disgrazia devo andare al lavoro.”
“Ok..”
“Ma prima un ultimo
abbraccio” si buttò di nuovo su di me stritolandomi e,
prima di spostarsi e permettermi di respirare di nuovo sentii le sue
labbra posarsi sul mio orecchio “Bella, solo perché tu lo
sappia…a volte soffro per la mamma ma…ma sono molto
orgogliosa di lei. E sono molto orgogliosa anche di te..”
“Grazie..”
balbettai stringendola e sentendo gli occhi pungermi fastidiosamente
“Sono certa che lei è orgogliosa di te”
Annuì e dopo avermi
dato altri baci e avermi fatto promettere di chiamarla almeno una volta
al giorno uscì dalla stanza.
Subito Edward rientrò.
All’apparenza era tranquillo ma io capivo che la tensione che
aveva accumulato in quel giorno lo distruggeva ancora. Abbozzai un
sorriso stentato, ricacciando le lacrime che erano spuntate durante la
mia conversazione con Ashley.
Presi un lungo respiro. “Quanto male me la sto ancora passando?”
“Non essere
assurda” si avvicinò e si sedette al mio fianco e, senza
che dovessi chiederglielo, strinse il mio capo contro il suo petto.
Scoppiai in lacrime prima ancora di rendermene conto.
“Sono una..una stupida.”
“Non è vero”
Mi pulii con rabbia il viso.
“Una stupida frignona con gli ormoni impazziti oltretutto. Una
stupida che non riesce nemmeno a fare uno scalino senza rischiare di
ammazzarsi”
“Bella, ora forse sei
troppo dura. Entrambi sappiamo che hai la stessa coordinazione di
Eddy..” Avvertii le sue labbra arcuarsi in un sorriso contro la
mia guancia, cercando di risollevarmi un po’ l’umore.
“Ma prima mi hai detto che hai perso l’equilibrio anche per
un altro motivo.”
Scossi le spalle. “Te
l’ho già detto. E’ come per i gemelli. Quando si
muove…mi destabilizza..”
“Sicura che..magari non è anche leggermente più forte?”
Aveva lanciato la domanda molto casualmente e cercai di non leggere nella sua voce la benché minima traccia di accusa.
“Ok..forse è..è anche un po’ più forte”
Edward sospirò e immediatamente mi sentii morire, mentre una nuova ondata di lacrime premeva contro i miei occhi.
“Per favore no..non
è colpa sua non…”. Non sapevo neppure bene cosa
stavo per dire. Non smettere di amarlo? Non prendertela con lui?
“Bella no” Edward
si alzò dal mio fianco e si inginocchiò di fronte a me,
prendendo il mio viso nelle sue mani. “Lo so che non è
colpa di nostro figlio.”
Abbassò il capo,
posandolo sulle mie gambe. La sua bocca fredda a contatto col mio
pancione. “Bella lo amo. Fidati di me..”
Annuii, sentendomi in colpa e ancora più stupida per aver frainteso le sue parole.
“Voglio solo che siate
entrambe al sicuro fino al parto” continuò “E questo
significa solo una cosa: che per questo periodo dovrai cercare
di…”
“..stare il più
possibile a letto o seduta. Non vogliamo altri incidenti”
mormorai “lo so, lo so.”
“Vorrei prendere su di me tutto questo..fastidi..se potessi farti stare meglio..”
Scossi il capo. “No,
è per il nostro bambino. O bambina” aggiunsi per
risollevare l’umore della stanza “Sono piccoli sacrifici.
Mi limiterò a venire all’università per
l’esame e a sistemare il nostro progetto via telefono.”
Edward si alzò in piedi e iniziò a baciarmi il viso. Strinsi le braccia attorno al suo collo, avvicinandolo.
“Ti amo perché
sei la donna più forte che abbia mai conosciuto”
Strofinò il naso contro il mio. “ma ora sei anche la donna
più stanca che abbia mai visto. E quindi senza proteste ti porto
dritta a casa..”
“Proteste?” domandai “Scherzi? Voglio uscire da qui il più in fretta possibile”
Aiutata da Edward mi rivestii
velocemente e riuscii anche a convincerlo a farmi arrivare alla nostra
auto su una sedia a rotelle, decisamente meno esagerata rispetto alla
sua idea: portarmi in braccio fin nel parcheggio. Cosa che, però
non riuscii a impedirgli di fare una volta arrivati a casa.
Riuscì ad aprire la porta e a depositarmi con facilità
nell’ingresso. Ma, anche se ero sulle mie gambe, un braccio di
Edward non lasciava mai la mia vita.
Esme scese dalle scale e mi
abbracciò. Le raccontai in breve quello che era successo e le
chiesi dei bambini. Con un sorriso mi disse che era riuscita a farli
addormentare solamente lasciandoli nel nostro lettone.
Non potei fare a meno di ridere. Lo sapevo che alla fine avrebbero preso il vizio grazie a Edward.
Dopo averla salutata e
ringraziata per tutto, io e Edward ci dirigemmo al piano di sopra ed
entrammo piano piano in camera. I miei due angioletti erano
addormentati abbracciati nel mezzo del grande letto.
“Vuoi che li porti di là?” Edward sussurrò al mio orecchio.
Scossi il capo. “No, voglio abbracciarli stanotte. Voglio sentirli vicino..”
Edward mi carezzò la guancia e mi baciò dolce. “Ora spogliati..”
“Pensieri sconci Mr Cullen?”
“Noo” ridacchiò “Voglio solo vederti sdraiata ,sei distrutta.”
Annuii sciogliendomi dalla sua stretta.
Lui mi riagguantò in un nano secondo.
“Amore lo so che sei
preoccupato ma per nessuna ragione al mondo ti lascerò entrare
in bagno con me mentre faccio pipì..” borbottai.
“Non sarebbe nulla che non ho mai visto..”
“Edward, no” ribadii imbarazzata.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo ma mi lasciò libera dalla sua morsa.
“Non preoccuparti” dissi posando entrambe le mani sul pancione “Ora è tranquillo. Credi che..”
Annuì ancora prima che io finissi la frase “Sì, sta dormendo penso..”
Abbassò il capo e diede una carezza e un bacio al mio ventre.”Buonanotte piccola..”
“Torno subito “ sussurrai sorridendo e chiudendomi la porta del bagno alle mie spalle.
Iniziai a spogliarmi velocemente, desiderosa solo di immergermi nel confortevole tepore del nostro letto.
Ripensai alla giornata appena
trascorsa e a tutto quello che aveva portato. Ora dovevo stare davvero
più attenta. Il bambino cresceva, era forte e non potevo
rischiare di far male a me o a lui anche solo accidentalmente e…
Mentre mi sfilavo il top,
rimanendo nuda dalla vita in su i miei occhi scorsero qualcosa nel
riflesso sullo specchio davanti a me.
Qualcosa che non ci sarebbe
dovuto essere, sul pancione, proprio sotto il mio seno sinistro.
Qualcosa che stonava contro la mia pelle pallida.
Trattenni il respiro.
Una grossa e scura macchia violacea
|
Ritorna all'indice
Capitolo 52 *** Baby girl or baby boy? ***
penultimo cap
Allora
ragazze...eccomi qui. Sono anche stata abbastanza puntuale non trovate?
;) Beh sì...questo capitolo è uscito abbastanza
velocemente. Comunque volevo ricordarvi che alla conclusione della
storia mancano solo due capitoli: il prossimo più l'epilogo. Che
non si chiamerà epilogo perchè la parola epilogo mi mette
ansia..ok vabbè scusate il gioco di parole ahahahah. Comunque
..oddio non ci credo che manca così poco ueueue. T____T Ok
stiamo su e leggete il capitolo e godetevelo, che è la sola cosa
che conta. Spero di darvi il prossimo il prima possibile ma ve lo dico,
il prossimo voglio scriverlo bene quindi non vi so dare tempi precisi
anche perchè devo studiare purtroppo.
Beh che dire...have fun e... alla prossima..
Un bacio dalla vostra Cloe
Xo Xo
BELLA
“Alice..non lo so. Davvero”
“Bella ti
pregooooo!Andrà tutto bene, fidati delle mie qualità di
veggente. Ti prego ti prego, ti pregooo”
“Credi non è
solo per far stare tranquillo Edward, anche io non voglio fare qualcosa
di stupido. Come cadere, inciampare e..e se il bambino tirasse una
calcio o si muovesse troppo. Non posso finire di nuovo in ospedale, non
posso Al..”
“Bella ma ci siamo io e
Rosalie. Non so se te l’hanno detto ma siamo V.A.M.P.I.R.E, il
che significa che con noi accanto sei al sicuro. Se rischiassi di
cadere ti agguanteremmo ancora prima che tu te ne renda conto. E
comunque tanto per farti stare tranquilla sappi che andrà tutto
bene. Ho mai sbagliato nelle mie previsioni?”
“No..in effetti no..”
“Quindi accetti? Per favore, io non ti chiedo mai nulla, solo questo piccolo minuscolo favore”
Tentennai qualche secondo di
troppo e, nell’esatto istante in cui sentii le sue mani battere
contente dall’altro capo dell’apparecchio, seppi per certo
di aver perso.
“Perfetto. Siamo li per
le 10. Tu fai mangiare Liz e Eddy, vestili e preparati anche tu. E per
favore lavati i capelli…stare a casa ti fa diventare
sciatta.”
Prima ancora che ebbi il
tempo di risponderle a tono, aveva già riagganciato. Mi sistemai
meglio sui cuscini e chiusi la rivista che stavo leggendo.
In effetti forse prendere un po’ d’aria era davvero quello di cui avevo bisogno…nonostante il dolore.
Fastidio Bella, fastidio. Non esagerare.
In quel momento Carlisle entrò dalla porta con Edward, sorridendo.
“Allora, come sta la mia paziente preferita?”
Storsi la bocca. “Preferirebbe tanto non essere una paziente”
Carlisle rise e si sedette al mio fianco sul bordo del letto.
“Come mai sei qui così presto?” domandai.
Era normale che venisse a visitarmi. Lo faceva tutti i giorni, specie da quando erano comparsi i lividi sul mio ventre.
Mi lanciò un occhiata
eloquente e capii all’istante: Alice. Doveva avergli detto che
più tardi non ci sarei stata. Evitai di guardare Edward e
rivolsi direttamente la mia attenzione su Carlisle.
Mi alzò la maglietta e
tastò il mio ventre su cui alcune macchie violacee facevano
bella mostra di sé. Beh..in realtà ora non erano
più davvero viola. Ormai il loro colore era tendente al verde
giallognolo..il che le rendeva anche più inquietanti.
“Fanno male?” chiese.
“No..non più
molto. Solo il primo paio di giorni. E mi sono spaventata quando ho
visto la prima.A proposito..mi dispiace per averti chiamato così
tardi quella sera..”
La sera in cui ero tornata a
casa dal mio piccolo incidente all’università, qualche
giorno prima, e avevo visto quel livido mi era quasi preso un infarto.
Avevamo chiamato Carlisle e lui ci aveva detto che il bambino
era..forte. Cosa che inconsciamente già sapevamo benissimo
ma..ma quello ci aveva davvero preso alla sprovvista.
Sorrise. “Tranquilla, non è come se avessi interrotto il mio sonno, no?”
Scossi il capo, divertita. No, in effetti di certo non avevo disturbato il suo riposo..
“Questi lividi ormai sono vecchi di qualche giorno. Niente di nuovo?”
“No” risposi con
un punta di orgoglio. “Quella sera si muoveva molto ma..ma poi
quando Edward si è concentrato a sentire i suoi pensieri ha
capito che l’unico motivo per cui era così irrequieto era
perché inizia a non avere spazio li dentro. Ma con Edward si
calma molto.”
Mio marito si avvicinò e prese posto al mio fianco sul letto.
“Quando lui è
vicino..e gli parla..forse è il suono della sua voce, non lo so.
Ma è molto più tranquillo. Sembra quasi che abbia capito
che se si muoveva mi faceva male perché adesso lo fa decisamente
più piano.”
Edward si chinò e mi baciò uno dei lividi.
“Brava la mia bambina che da già retta al papà”
Carlisle mi guardò curioso.
Alzai gli occhi al cielo. “E’ convinto che sia femmina. Ovviamente la mia opinione non conta..”
“Bene
Bella…direi che non c’è molto altro che ora come
ora possiamo fare. Basta che stai a riposo e rilassata e se ci sono dei
problemi mi chiami immediatamente d’accordo?”
“Certo…non che comunque debba fare molto. Esme resta sempre qui a pulire e a cucinare per me”
Quella donna era davvero una santa, non sapevo come avrei fatto senza di lei.
“Noi lo facciamo con
piacere. E poi vedrai che quando il bambino sarà nato staremo
tutti col cuore più leggero. In fondo non manca molto..”
Il cuore mi battè un po’ più forte nel petto. “Allora è sicuro? Il 26 giugno..”
Edward prese la mia mano nella mia e ne baciò il palmo.
“Andrà tutto bene vedrai..”
“Lo so, lo so..” sussurrai.
Avevamo ovviamente deciso
che, per il bene sia mio che del piccolo, avremmo fatto un cesareo il
26 giugno, una settimana circa prima della possibile data del mio
parto. Il bambino sarebbe stato completamente pronto a venire al mondo
secondo Carlisle e, inoltre, avremmo evitato inutili rischi.
“E’ che mancano solo 8 giorni..è passato tutto così in fretta..”
In quella gravidanza era
davvero successo tutto così rapidamente che quasi avevo fatto
fatica a rendermi razionalmente conto di ciò che stava
accadendo. Presto sarei stata di nuovo mamma…
Mi sembrava ancora così strano. Strano sì, ma bellissimo.
Sorrisi. “Sono pronta e
felice di vedere questo piccolino. Ma c’è una cosa che
devo chiederti. Anche se probabilmente la saprai
già…”
Mi morsi il labbro mentre mormoravo “Alice..”
Carlisle rise e, con mia grande sorpresa, anche Edward emise una specie di risata/grugnito.
“Ah sì…ho
sentito. Oggi vorrebbe una maratona di shopping. Bella se vuoi essere
salvata da questa cosa posso dire a Alice che non se ne fa niente. Ma
se ci vuoi andare..penso che in fondo non ti farebbe male. Sei chiusa
in casa da cinque giorni e poi devo ammettere che mi fido di loro due,
specialmente di Rose, se succedesse qualcosa..”
Che potevo dire. La
prospettiva di passare ore a comprare vestiti non era delle più
rosee per me. Dall’altro canto però poter finalmente
prendere una boccata d’aria era invitante.
Lanciai una rapida occhiata a Edward.
Mi sorrideva e, anche se capivo che era un po’ nervoso all’idea, non diceva nulla.
Mmmm, sospetto.
“Come mai ancora non mi hai ammanettata al letto?” domandai.
“Pensavo che la
decisione spettasse a te. E poi la mia principessina ha bisogno di
qualche vestitino nuovo.” Rispose innocente.
“Sì beh
d’accordo. Penso che in fondo ci andrò” decisi
“anche se temo tu mi voglia fuori dalle scatole per un
motivo.”
“Ah credimi” sia
alzò dal letto e sia lui che Carlisle si diressero verso la
porta ridacchiando. “Non sono io quello che trama alle tue
spalle…”
“E con questo cosa..”
“Bella vestiti o farai tardi e alla fine sarà Alice a decidere i tuoi vestiti.” Disse lui allontanandosi.
Sbuffai affrettandomi a scendere dal letto.
No, giocare a ‘vestiamo Bella come una bambola’ non era contemplato.
Tutto il resto…dovevo solo aspettare e vedere che cosa avrebbe portato quella giornata.
Il centro commerciale di Seattle. No, dico, non bastava andare fino a Port Angeles o, che ne so, ad Olimpya.
No, ovviamente no..Alice
doveva andare fino a Seattle. Anche se, grazie alla guida spericolata
di Rose sulla sua BMW truccata le quattro ore che, normalmente ed
umanamente, ci sarebbero volute si erano trasformate in due.
Ci trascinavamo da un negozio
all’altro da ore visto che Alice era fermamente intenzionata a
considerare degno di ‘farci un giro dentro’ ogni singolo
negozio di quel centro. L’unico posto in cui ancora non eravamo
entrate in pratica era il supermercato.
“Bella che ne dici di questo?”
“Carino..”
commentai senza prestarci troppa attenzione, spingendo il passeggino di
Liz mentre Rosalie si occupava di quello con E.J.
“Mio?” Lizzie
guardava il vestitino che Alice aveva appena approvato e gettato nel
portaoggetti sotto le gambine di mia figlia.
“No questo è per la tua sorellina amore della zia. Ma a te prendo qualcos’altro.”
Ahia. Qualcosa mi diceva che quella era la risposta sbagliata.
E infatti nel giro di pochi
secondi vidi le labbra della piccola arcuarsi verso il basso e
tremolare. Oh no.. conoscevo quello sguardo.
Feci il giro finchè
non mi ritrovai di fronte a lei e riuscii a prenderla in braccio,
sistemandomela sul fianco a causa del pancione.
“Ehi amore di mamma, non piangere…”
Affondò il suo visino
contro il mio petto e respirò il mio profumo. Immediatamente
sentii la mia maglietta bagnata.
Oh no..
Lanciai un’occhiata
veloce a Rose e lei annui’, capendo. Notai delle panchine in cui
sederci proprio fuori dal negozio e mi accomodai, sistemando la piccola
sulle mie gambe.
C’era una cosa che sapevo faceva sempre ridere Liz..il solletico.
Iniziai a baciarle i capelli.
Poi arrivai all’orecchio e glielo mordicchiai leggermente,
finchè non affondai il naso sul suo collo e le mie labbra
arrivarono a sfiorare la sua pelle sensibile mentre le mie dita
facevano altrettanto con quella del suo pancino.
Immediatamente la sentii
cedere e la sua risata squillante si propagò nel corridoio,
tanto che anche qualche passante si voltò a guardarci, attirato
dalle risa della mia bambina.
“Ah allora me lo fai vedere il tuo faccino!!”
Continuai a baciarle il volto
finchè l’unica cosa che vidi furono i suoi dentini e
nemmeno più una lacrima. Scostai l’ultimo residuo col
pollice.
“Sei molto più bella senza lacrimucce..” sussurrai.
Lei mi fissò e col visino arrossato disse: “Tito.. Anche io tito”
“Vuoi il vestito anche tu?” domandai cullandola.
Annuì facendo muovere i suoi ricci da ogni parte.
“Ma hai tanti vestiti..” dissi.
Si accigliò e il suo labbro ricominciò a tremolare.
Oh no…c’era di
certo qualcosa che potevo fare per fermare questo primo attacco di
gelosia. Completamente legittimo tra l’altro. I gemelli potevano
anche essere più intelligenti ma erano comunque bambini piccoli
e avevo detto ad Alice che non era prudente portarli a fare shopping
per il futuro fratellino.
Maledetto il giorno in cui avevo iniziato a darle retta.
“Questo bambino..il tuo
fratellino, o sorellina non ha ancora nemmeno un vestito. Per questo
zia Alice sta comprando così tanta roba..”dissi
I suoi occhietti si spalancarono dallo stupore. “Nettun tito??”
“No, nessuno..”
“Ma allola..fleddo..” rispose in un espressione talmente seria che quasi scoppiai a ridere.
Annuii. “Eh sì..senza vestitini prenderà taaanto freddo..”
“Pelò..pelò io voio tito..”
Alzai gli occhi al cielo: di certo mia figlia era una che non demordeva mai.
“Va bene..però quello è un vestitino per bimbi piccoli piccoli. E tu non sei piccola vero?”
Lei scosse la testa. “Glande!”
“Giusto. Sei grande!!
Tanto grande e quindi hai bisogno di un vestito per bimbe grandi. Un
vestito tutto per te…”
I suoi occhi si illuminarono,
elettrizzati. “Per esempio in quel negozio..vendono vestiti per
le principesse. Che ne dici se ne prendiamo uno così lo fai
vedere alle tue amichette del parco?”
Annuì felice, gettandomi le braccia al collo e ci dirigemmo verso un negozio dove vendevano vestiti per mascherarsi.
Superfluo dire che, dieci minuti dopo, uscivamo da lì dentro con ben due costumi: uno di Belle e uno di trilli.
Trovammo le altre fuori ad
aspettarci e mi premurai di lanciare un’occhiata ammonitrice ad
Alice. Notai che Eddy stava giocando con un nuovo enorme peluche a
forma di panda gigante..probabilmente anche lui aveva preteso la sua
parte.
“Alice…ti prego dimmi che ora andiamo a casa” mormorai “sono davvero stanca”
Rosalie mi prese la bimba
dalle braccia e la mise sul passeggino e, con mia somma gioia, vidi che
ci stavamo dirigendo verso l’uscita.
“Sì andiamo a casa…ormai è ora..” commentò.
“Ora per cosa?”
“Ora per andare a casa..”
Sistemò le buste con i
nostri acquisti e si mise al volante sfoggiando un sorrisino
estremamente innocente. Troppo innocente per pensare che davvero non
stesse tramando qualcosa.
L’unica cosa che mi fece distrarre dal porle qualche domanda fu l’osservare tutto quello che aveva comprato Alice.
Non era la quantità a
farmi indispettire (anche se comunque era tutto troppo..contando il
fatto che i vestiti di liz e Ed di quando erano più piccoli
sarebbero stati più che sufficienti)era il colore.
Tutto..o quasi rosa.
“E se è un maschio?” sbottai finalmente quando eravamo quasi a Forks.
“Mi fido di Edward..” borbottò Alice.
“Ma tu non riesci a vedere il bambino o la bambina, giusto?”
“Giusto” confermò.
“E allora come ne sei sicura?” borbottai “Io sento che è femmina..”
“Bella senza offesa..ma di solito la realtà è sempre l’opposto di quello che senti..”
Sia lei che Rose scoppiarono
a ridere e dovetti ammettere che anche a me venne un po’. Forse
un po’ avevano ragione…
Comunque a me non
importava..la sola vera cosa che contava era che stesse bene, che
crescesse sano, che fossimo una famiglia felice. Questo era
davvero l’importante.
Mi riscossi dai miei pensieri
quando entrammo nel vialetto e Rose mi aiutò a uscire dalla
macchina mentre Alice si occupava dei bimbi.
Allungai la mano per aprire
la porta e sentii la mia ‘cara’ sorellina sussurrarmi
all’orecchio “Ora non ti arrabbiare”.
E poi..
Poi …
“Sorpresa!!”
Ashley ed Esme erano sedute
sul divano, circondate da palloncini, festoni e..regali. Inoltre sul
tavolino da caffè al centro del salotto stava in bella mostra
una torta a forma di biberon..
Oddio questa era un’esperienza che avevo già vissuto.
Una festa per il bebè, ecco cosa mi avevano organizzato.
Mi ritrovai ore dopo, quella
stessa sera, a rimboccare le copertine ai gemelli nei loro letti,
posando un bacio sue entrambe le loro fronti delicate. Ero davvero
stanca, ma ne era valsa la pena. Sia il viaggio con le ragazze, sia la
festa per il bambino che questa volta era stata di gran lunga migliore
della precedente visto che non erano presenti persone della mia scuola
che non conoscevo neppure. Era stato molto dolce da parte loro invitare
anche Ashley…
Risi ricordando come era andata subito d’accordo con Alice. La cosa non mi sorprendeva affatto.
Raggiunsi Edward al piano di
sotto. Mi aspettava seduto sul tappeto davanti al caminetto che aveva
acceso, tenendo però il fuoco poco alimentato.
Probabilmente, visto che eravamo a giugno, solo per l’atmosfera.
Mi accoccolai sul petto di
Edward, ispirando il suo profumo. Lui fece passare un braccio proprio
sotto il mio pancione per farmi accomodare meglio sui cuscini.
“Sono enorme..”
“Non essere ridicola.” Rise “Sei sempre bella come una dea per me”
“Scemo” Affondai il volto nel suo maglione e posai un bacio sul suo cuore. “Mi sei mancato oggi.”
“Anche tu..”
Prese ad accarezzarmi i
capelli lentamente e rimanemmo in silenzio così, a godere
l’uno dell’abbraccio dell’altra. Mi ritrovai
improvvisamente a fissare il fuoco del caminetto, perdendomi nei miei
pensieri mentre nostro figlio si muoveva un po’ dentro di me.
Chissà se davvero sarebbe stato femmina?
Chissà come sarebbe stato?
Chissà se avrebbe avuto i ricci e gli occhi verdi? Oppure marroni…
Chissà se sarebbe assomigliato ai gemelli?
Sospirai.
“Che c’è?”
“Niente” risposi “Pensavo al piccolo. Chissà come sarà?”
Voltai leggermente il capo e lo vidi sorridere.
Alzai gli occhi al
cielo.”Ok, non mi dire di nuovo che hai la certezza che è
una bimba perché ti uccido”
Rise.
“Posso almeno sapere perché ne sei così sicuro?”
Rimase in silenzio qualche
minuto prima di rispondermi. “Lo sento…non lo so, quando
riesco a sentire quello che prova attraverso te..”
“Ora la senti?” chiesi emozionata.
Lui annuì. “Le
piace stare dentro di te anche se non ha molto spazio. Le piace..le
piace il calore. E sentirsi al sicuro.”
Mi massaggiai la pancia. “Ti farò stare al sicuro anche quando sarai fuori, non preoccuparti…”
Le mani di Edward si unirono
alle mie. “Non ho la certezza matematica che sia una femmina ma
ti giuro se anche tu potessi sentire…il modo in cui cercava di
muoversi piano quando ha capito di non volerti fare del male. Non
so..ha qualcosa che mi ricorda tanto te..la tua tenerezza.”
Arrossi alle sue parole. Come si faceva a rimanere irritati con Edward? Insomma riusciva sempre a ..a..
Invece di parlare le mie
labbra si incollarono alle sue e immediatamente ci ritrovammo
stesi sul tappeto, in un bacio decisamente più caldo del
caminetto.
Edward si staccò solo qualche minuto dopo, per farmi respirare.
“A cosa devo tutto questo?” domandò
“Oh sai..” scrollai le spalle “per essere il marito perfetto..”
Riprese a carezzarmi i capelli e a lasciarmi piccoli baci sul collo.
“Sai pensavo ad una
cosa” dissi ad un certo punto. “Visto che manca
poco…è il caso che parliamo un po’ di nomi.”
Poggiò il capo sulla sua mano per guardarmi meglio.
“Perché quel tuo sorrisetto mi dice che hai già qualcosa in mente?” chiese.
“Perché in effetti ho pensato parecchio alla cosa”.
Presi un bel respiro e
continuai. “Ok forse è un ragionamento un po’
contorto ma per favore aspetta che io finisca prima di dire qualcosa.
Allora possiamo dire che i gemelli hanno avuto il nome per…per
avere diciamo un pezzetto di noi o di qualcuno che amiamo. Voglio dire
Elizabeth nei suoi nomi ha sia una parte di tua madre, sia una parte di
me e Eddy ha una parte di te. E così ora…”
“Vuoi che abbiano qualcosa anche dei nostri genitori, giusto?” domandò lui iniziando a capire.
Annuii. “Ieri ci
pensavo. Cercavo di fare delle sorta di combinazioni..e poi alla tv
c’era quello show su Disney Channel..mmm i-Carly? E ho
pensato..cavolo Carlie è perfetto perché è una
combinazione di Charlie e Carlisle..”
“Mi piace
Carlie..è molto bello”. Edward sorrise e mi diede un bacio
“Ma qualcosa mi dice che c’è un
‘ma’..”
Risi. Mi conosceva troppo bene.
“In effetti sì. Vorrei Carlie come secondo nome. Ma come primo…vorrei che ricordasse Renee ed Esme..”
Ci pensò per un attimo. “Resmè? Resmee..mmm..”
“Veramente io pensavo
Renesmee.” Buttai lì. “Ok, lo so che è un
po’ strano e particolare ma insomma…lei è una bimba
speciale perciò..”
“Mi piace..” rispose col sorriso.
“Davvero?” chiesi cauta “Cioè non lo dici solo per farmi contenta? Insomma se non ti piace..”
“Mi piace. E’
vero non è un nome molto comune..anzi per niente, ma sarà
comunque speciale perché le ricorderà delle persone della
sua famiglia che la amano. Così come Liz e Ed….”
“Hai ragione” sospirai.
Edward si stese di nuovo a terra e io mi appoggiai col capo contro la sua spalla. Le sue mani corsero di nuovo sulla mia pancia.
“Spero solo che piacerà a lei..” borbottai.
“Oh, le piacerà,
credimi. E sennò vorrà dire che a scuola sarà
‘Quella col nome strano’” rise.
Gli diedi un leggero pugno sul petto. “Non c’è niente da ridere. In quel caso ci odierà.”
“Non ci odierà
vedrai” mi tranquillizzò carezzandomi. “ma posso
farti una domanda? Tu, quella che sperava tanto in un maschietto, non
hai pensato a nomi da bimbo?”
Alzai gli occhi al cielo.
“Che ti devo dire? Ormai mi hai contagiato con la tua fissazione
della femmina.Però Edward, posso dirti una cosa?”
“Cosa?”
Questa volta fui io a
sollevarmi leggermente e prima di baciargli le labbra dissi:”Se
non è una femmina e ci ritroviamo senza un nome decente…
ti uccido!”
Ah ragazze dimenticava una
cosa...abbiamo raggiunto quota 1000 recensioni
ueueueueueueue...sappiate che quasi mi mettevo a piangere. Non scherzo.
Un grazie a tutte voi e in particolare a chi mi ha lasciato la numero
1000 O___+
Kiss
|
Ritorna all'indice
Capitolo 53 *** The end... ***
laaaaaaaaaaaaaast cap
Buon pomeriggio a tutte quante!! Avete visto? Sono
qui a postare. Devo essere sincera...credevo fermamente che avrei impiegato
molto più tempo a scrivere questo capitolo, invece, inspiegabilmente si è
scritto da solo in pratica. Mi sono messa davanti al pc ieri e poi anche la
scorsa notte e non ho avuto neppure un attimo di esitazione, cosa che mi capita
davvero di rado. Beh, che dire...questo è diciamo l'ultimo vero capitolo della
storia in quanto il prossimo sarà abbastanza corto, una sorta di epilogo (anche
se sapete quanto io non ami questa parola :D). Sappiate che ora che sto postando
ho una certa morsa allo stomaco...mi mancherà questa storia, mi mancheranno
questi personaggi perchè anche se non li ho creati io...beh ho dato loro molto
di me. Ma ora tratteniamoci e riserviamo lacrime e considerazioni per il
prossimo capitolo conclusivo. Cosa che mi porta a chiedervi....visto che il
prossimo è già concluso (lo so, lo so state urlando al miracolo) tra quanto
tempo volete che lo posti? Tre, quattro giorni? Ci terrei a non far passare
molto tempo fra questo e l'epilogo. E poi mi sembra corretto non farvi aspettare
almeno per il finale...è un anno e mezzo che sopportate i miei ritardi :P
Bene, fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi voglio un
sacco di bene :)
Xo Xo Cloe
P.S =Col prossimo avrete una
sorpresa...spero gradita se amate il mio modo di scrivere
:)
P.P.S= Lo so che il titolo è un pò deprimente ma..ahahah
è così perchè si ricollega a quello del prossimo
capitolo. E allora non sarà più triste ahahah giuro :)
BELLA
Dunque era così
che finiva tutto quanto…
Avevo sempre pensato che
avrei avuto più tempo: mesi, anni, l’eternità addirittura. E invece finiva
tutto oggi.
Ma non potevo essere
triste: sentivo il suo pianto forte e questo mi confermava che stava bene. Avrei
solo voluto avere la forza di aprire gli occhi e vederla almeno una volta. Ma
forse…forse era così che doveva andare.
“Bella..”
Sentii la sua voce e
avrei voluto rispondere.
Ero troppo, troppo
stanca.
Chiusi gli occhi e mi
lasciai andare.
Ma invece della pace….fu
solo dolore.
“Non
ci credo, non ci credo, non ci credo!!” esclamò Ashley abbracciandomi “E’ la
prima A+ della mia intera esistenza! Ed è tutto merito tuo Bella!”
“Non
esagerare Ash!” ribattei “Abbiamo lavorato tutti allo stesso modo.”
“Sì,
ma tu hai fatto colpo sul prof saltandotene fuori con quel discorso sulle anime
gemelle e la filosofia e..bla bla bla..” Alzò gli occhi al cielo in un modo che
mi fece scoppiare a ridere.
“Ti voglio come compagna per tutti i futuri
lavori di gruppo che avremo da fare il prossimo semestre!” continuò.
“Ah
grazie quindi è solo per questo che sei mia amica?” la punzecchiai.
“Certo che sì!” Rise e mi diede un bacio
sulla guancia “Vero Taylor?”
Mi girai a guardare il mio amico e lo vidi
sorridere di rimando. “Assolutamente.”
Scoppiammo a ridere tutti e tre,
stupidamente. Probabilmente per scaricare la tensione, ora che finalmente il
nostro esame era finito.
“Ah sìììì” esclamò Ash “Finalmente vacanze!!
Non che io e Taylor ci divertiremo poi un granchè visto che ci tocca andare a
lavorare nella fattoria dei nostri nonni in Tennessee. Una vera noia…a meno che
raccogliere mele non sia una tua segreta passione e sfido chiunque ad avere una
passione simile!”
“Tu invece che farai Bella?” chiese
Taylor.
“Mmmm. Niente di che. Starò a casa a
diventare grossa come una balena credo..” mentii, stupendomi di come ero
diventata brava a farlo.
Mi dispiaceva farlo ma ormai era diventata
una necessaria abitudine. Non potevo di certo dirgli che in realtà il mio
bambino sarebbe nato…domani.
Al solo pensiero sentii un improvviso groppo
alla gola.
Già domani…
“Mi
raccomando se per qualche motivo dovesse nascere prima di settembre voglio che
mi chiami immediatamente. O mi mandi un sms o una mail…Ah no, lascia stare la
mail, non so neppure se in quel posto sperduto avrò internet.Comunque fatti
sentire assolutamente!” mi intimò. “O ti verrò a prendere a calci.”
Risi
forte.
“Ma certo” promisi.
L’avrei chiamata tra un mese dicendole che
avevamo dovuto far nascere il bimbo perché c’erano state delle complicazioni
improvvise. La stessa cosa che avremmo detto a Chalie e a Renee.
Ashley sbuffò guardando l’orologio. “Non
voglio andare al lavoro..”
“Dai Ash, oggi è l’ultimo giorno..poi
vacanze!”
“Sì certo” protestò sconsolata “A raccogliere
mele. Io poi odio le mele”
Si avvicinò e mi abbracciò stretta. “Mi
raccomando,ripeto, fatti sentire! E pensami ogni tanto.”
“Ti
penserò spessissimo!” promisi.
Si
staccò da me. “Ora devo proprio scappare o arriverò tardi.Mi mancherai
Bella”
“Mi mancherai anche tu. Ma ci telefoneremo
spesso.” Promisi.
Mi mandò un ultimo bacio con la mano e poi si
mise a correre per il corridoio, verso l’uscita, lasciando me e Taylor da
soli.
Ridemmo e scherzammo ancora un po’, finche
non raggiungemmo l’atrio principale.
Notai che arrossì quando una ragazza dai
lunghi capelli biondi e ondulati ci passò a fianco.
La
riconobbi subito: si chiamava Taylor ed era nel mio stesso corso di economia
politica.
Lanciai al mio amico un’occhiata
eloquente.
Alzò gli occhi al cielo. “Beh…siamo usciti un
paio di volte e l’altra sera beh..è successo.”
“Ci
sei andato a letto?” ridacchiai “E’ che mi sembra una ragazza un po’ timida. Non
di certo da una botta e via.”
Scosse il capo, arrossendo di nuovo. “Non lo
è…è meravigliosa..”
Wow. Mi sembrava davvero preso. Il modo in
cui continuava a guardarla, il modo in cui arrossiva continuamente….Taylor si
stava innamorando.
“Ti piace davvero..” lo stuzzicai.
“Beh..sì” ammise.
D’un
tratto però un pensiero mi balenò in testa e scoppiai a ridere, facendo girare
molte persone a guardarmi. “Avete lo stesso nome…è un tantino
agghiacciante.Ahahahah”
Taylor mi tirò scherzosamente i capelli.
“Scema, piantala di ridere..”
Cercai di fare la seria. “Ok ok..la smetto.
Comunque trattala bene. E’ una brava ragazza. E usate precauzioni. Ashley
rimarrebbe traumatizzata a sentirsi chiamare zia così giovane.”
Alzò
gli occhi al cielo. “Questo detto da una che non ha neppure 20 anni e tre
figli..”
“Ok ok, touchè..” risposi. Guardai fuori
dalla finestra e vidi la volvo di Edward parcheggiata sul bordo del
marciapiede.
“Vai ti aspetta” mormorò Taylor.
Annuii. “Passa una bella estate. Qualcosa mi
dice che forse a raccogliere le mele ci andrà solo Ash..”
“Chissà…” buttò lì.
Mi
diede un bacio sulla fronte. “Riguardati Bella…”
“Anche tu..e grazie” gli feci l’occhiolino.
“Grazie per tutto..”
Non c’era bisogno di dire altro. Gli sarei
per sempre stata grata per l’aiuto che mi aveva dato quando mi ero sentita sola
e abbandonata da tutti.
Con un ultimo sorriso uscii dal portone e mi
precipitai dentro la mia adorata Volvo.
Mi
accolse col suo inconfondibile sorriso sghembo. “Congratulazioni!”
“Lo
sai già”
“Beh…i pensieri della tua amica erano
difficili da ignorare” rispose.
“Sì”
confermai “Era piuttosto eccitata.”
“Sono molto orgoglioso di te.” Disse prima di
posare un bacio lieve sulle mie labbra.
Arrossiii. “Non era poi così
difficile..”
“Difficile abbastanza da meritarti una
ricompensa..” mormorò ammiccando.
Non
sapevo cosa aveva in mente, ma evitai di chiedere visto che tanto ero certa che
mai mi avrebbe rivelato in anticipo una sorpresa.
Il
viaggio fino a casa fu tranquillo. Edward mi teneva la mano nella sua mentre il
vetro iniziava a bagnarsi di pioggia. Ormai mi ero rassegnata al fatto che
questa estate non fosse calda come la precedente.
Uscimmo dalla macchina tenendoci per mano e
ridendo mentre le gocce di pioggia continuavano a cadere ininterrotte. Ma il
tragitto era breve e ci bagnammo pochissimo.
Comunque, una volta arrivati sul portico, mi
fermai a guardare Edward. Non mi sarei mai stancata di farlo…anche se una volta
vampira avrei vissuto l’eternità al suo fianco.
Per
sempre non sarebbe mai, mai stato troppo per noi due. Per la nostra famiglia,
per il nostro amore..
Mi incantai a osservare le goccioline di
pioggia che dai suoi capelli scorrevano lungo il profilo del suo volto, fino a
raggiungere il collo per terminare la loro corsa…assorbite dal tessuto della
maglietta.
“Cosa guardi?” chiese abbozzando un mezzo
sorriso.
Scossi il capo, leggermente
imbarazzata.
“Guardo te..” risposi sincera “Sei così
bello..”
“Mai quanto te..mia intelligentissima
moglie”
Alzai gli occhi al cielo mentre le braccia di
Edward mi circondavano proprio sotto la vita e mi facevano girare in
aria.
Risi forte, sentendomi libera.
“E
non finirò mai, mai di dirtelo e dirtelo e dirtelo…”cantilenò
“Ok
ahahah ok ora mettimi giù però!” Le mie parole erano spezzate dalle risa che mi
nascevano dal petto.
Lui obbedì, senza però allontanarmi dal suo
corpo.
“E non finirò mai di dimostrarti quanto ti
amo, ogni singolo giorno” Mormorò serio “Per esempio stasera…”
“Stasera?” chiesi maliziosa “Hai organizzato
qualcosa?”
La sua mano volò a carezzarmi la
guancia.
“Non preoccuparti…una cosa intima, ma avremo
la casa solo per noi. Voglio che tu sia rilassata e serena…e non nervosa per
domani.”
“Non sono nervosa, solo…”
Mi
fermai e presi un lungo respiro ma, prima che potessi parlare la porta si aprì,
rivelando una sorridente Esme.
“Bella…sono così orgogliosa di te”
Le
sue braccia mi strapparono da quelle di Edward e mi circondarono in un
abbraccio.
Arrossii. “In fondo era solo un semplice
esame..”
Lei scosse il capo, convinta, facendoci
entrare. “Ah, non voglio che tu ti sminuisca. Se la mia bambina è stata brava, è
stata brava..”
A quelle parole mi sentii stringere il cuore.
Quella donna mi aveva accolta, mi aveva amata e mi aveva aiutato come una madre,
forse anche più di quella vera. Reneee mi amava, e io amavo lei. Ma non avevo
mai completamente potuto essere tranquilla con lei. In un certo senso era come
avere una sorella maggiore un po’ sbadata: l’amore c’era, ed era assoluto ed
incondizionato ma…ma non ero mai stata totalmente rilassata. Non ero mai tornata
a casa da scuola con la certezza di trovare la cena in forno, la tavola
apparecchiata e il letto fatto.
Erano piccole cose forse…ma piccole cose che
ti facevano sentire amata e coccolata. E quando sei una ragazzina in fondo
queste sono le sole cose di cui hai davvero bisogno.
Entrammo in cucina e, immediatamente, sentii
un delizioso profumino raggiungermi le narici. Infatti notai immediatamente che
svariate pentole si trovavano sul piano cottura, certamente contenenti la
cena.
“Fa tutto parte della sorpresa di Edward”
Esme mi strizzò l’occhiolino “I bambini questa sera staranno con me, tu non
preoccuparti di nulla”
Presi la sua mano nella mia, quasi
commossa.
“Grazie Esme..grazie e..non parlo solo della
cena, lo sai..” dissi piano.
Lei mi sorrise. “Tesoro, per me sei una
figlia dal primo momento in cui hai messo piede in casa nostra. Hai reso felici
tutti noi..credimi, nessuno escluso. Ma soprattutto hai fatto felice Edward.
L’hai cambiato…l’hai reso l’uomo che è ora. Il marito e il padre che è ora
grazie a te…”
Annuii, commossa dalle sue parole, mordendomi
il labbro per non scoppiare a piangere.
“Ma
su, adesso basta pesantezza” mi intimò cercando di risollevarmi l’umore. “Perché
non vai di sopra a salutare i bambini. C’è anche Edward..penso che stia mettendo
a punto i dettagli del resto della serata.”
Mi
guardai attorno spaesata e notai che, in effetti, Edward non c’era. Uscii dalla
cucina e mi diressi al piano superiore, lanciando un’occhiata alla porta chiusa
del salone mentre salivo le scale.
Non
potei trattenere un sorriso. Probabilmente li c’era un altro pezzo della
magnifica serata che mi aveva organizzato.
Chissà che avevo fatto per
meritarlo?
Arrivai al primo piano e mi diressi
immediatamente nella cameretta dei bambini.
Subito li vidi: erano seduti nel loro box
insieme ai loro peluche e giocavano tranquilli, fortunatamente, senza
litigare.
“Ehi…” sussurrai.
Non
appena sentirono la mia voce i loro occhietti scattarono verso la porta e
iniziarono a ridere felici.
“Ma mammmmmaaaaaaaaaaaa” Eddy battè le
manine e io, felice, mi gettai su di loro. Percorsi i pochi metri che ci
separavano e, facendo attenzione al pancione, mi inginocchiai a fianco del box.
Li presi in braccio tutti e due insieme e li strinsi al mio petto,
sistemandomeli sulle gambe.
“Maaaaamma…Eddy.. bene!” strillò ancora il
mio piccolo.
Sentii il mio cuore fremere. “Oh amore, anche
la mamma ti vuole bene. Tanto tanto tanto bene. E anche a te amore
mio…”
Presi a baciare il visino di entrambi,
probabilmente provocandogli il solletico, visto che iniziarono a ridere come dei
pazzi.
“Vi amo vi amo vi amo..”
cantilenai.
Quando alzai il viso notai i loro capelli
spettinati e i loro visini arrossati per le risa.
“Stanotte starete con la nonna e gli ziii?
D’accordo?” domandai.
Loro mi fissarono seri, senza
rispondere.
“E sapete perché? Perché domani è un giorno
importante…molto importante.”
“Fatellino” disse Liz.
“Sìì
brava amore di mamma” confermai “Domani arriva il fratellino o la sorellina. E
quando sarà qui….vi vengo a prendere e tutti insieme torniamo a
casa..”
“Voio te..” mormorò Eddy sporgendo il labbro
inferiore.
“Oh tesoro, anche io vorrei stare con te. Ma
vi prometto…è solo per poco pochissimo tempo. E poi vi divertite con gli zii
vero?” aggiunsi per convincerli, sapendo quanto i bimbi adorassero tutti i
Cullen.
“Sìììììì!” urlarono entrambi aprendosi in un
bel sorriso.
“Dochi dochi dochi!!” disse Lizzie.
“Oh
sì..vedrete che lo zio Emmet avrà tanti giochi. E la zia Alice ti farà mettere i
suoi vestiti” esclamai.
Forse Alice mi avrebbe uccisa per questo
ma…ma non avrebbe mai detto no ai suoi nipotini.
“Piccoli…” La voce di Edward appoggiato allo
stipite della porta mi fece alzare il capo.
Ci
sorrideva e, in pochi secondi, fu al nostro fianco, seduto con noi sul tappeto
della cameretta.
Prese Liz e la poggiò delicatamente con la
schiene a terra e iniziò a fingere di mangiarle il pancino.
“Papàààààààààààà
batta batta..ahahah” Lizzie ricominciò a ridere riempiendo
la stanza di quel suono così musicale.
Edward smise e la poggiò con delicatezza
sulle sue gambe, sporgendosi e baciando anche il collo di Eddy che, per sfuggire
al solletico, nascose il volto sul mio petto, ridacchiando.
In
quel momento il piccolino dentro di me scalciò un poco e gli occhioni di Eddy si
spalancarono mentre le sue manine si posavano veloci nel punto dove aveva
sentito qualcosa muoversi.
“Fatellinooo!!” esclamò
Annuii e immediatamente anche Liz sporse le
manine per toccare quel punto. Afferrai anche la mano di Edward e, proprio
quando tutte le nostre quattro mani erano posate sul mio pancione, il bimbo si
mosse un poco facendoci chiaramente sentire la sua presenza.
“E’
il vostro fratellino..” sussurrai “Non vede l’ora di conoscervi anche lui..o
lei..”
I bambini rimasero così, con le bocchine
spalancate dallo stupore di aver sentito la prova tangibile che c’era davvero
qualcuno dentro il grosso pancione della mamma.
Edward mi sorrise e io feci una fatica enorme
a cercare di contenere le lacrime di fronte ai loro visini stupefatti. Lacrime
che, però, non riuscii a fermare quando me li ritrovai davanti, tra le braccia
di Edward, pronti per andare a casa dei nonni.
Li
strinsi ancora a me, ispirando il loro profumo e bagnando le loro piccole
testoline con le mie lacrime. Sapevo che con Esme e gli altri sarebbero stati
bene,sarebbero stati al sicuro. La parte razionale di me lo sapeva…ma c’era una
parte irrazionale che, per qualche strana ragione, non ce la faceva a lasciarli,
anche solo perun giorno o due.
Il
giorno dopo sarebbe cambiato tutto e il mio cuore voleva solo poterli stringere
e, in qualche modo, lasciare che ancora per qualche minuto fossero gli unici a
godere delle mie attenzioni.
“Vi amo tanto..” mormorai, cercando di non
mostrare loro le mie lacrime.
“Tatto bene” dissero entrambi con le loro
vocine squillanti, stringendomi con forza.
La
mano di Edward mi carezzò il viso e io annuii, consegnandoli alle sue braccia
sicure. Mi pulii veloce gli occhi.
“Faranno i bravi con i nonni…vero piccoli?”
gli chiese lui.
Loro risero.
“Ma
certo che faranno i bravi. Loro lo sono sempre” dissi piano “Sono i miei
angeli…”
Edward si sporse e posò un bacio sulla mia
fronte. “Perché non vai in bagno e ti rilassi. Troverai lì le prime
sorprese…”
Il suo tono allegro servì a risollevarmi e
gli sorrisi. Sentii i suoi passi scendere le scale e, con un sospiro, mi avviai
in bagno. Trovai la vasca già piena di acqua tiepida, calda al punto giusto e
con tanto bagnoschiuma, come piaceva a me.
Mi
rilassai tra le bollicine. Avrei voluto che ci fosse Edward a farmi compagnia ma
sapevo che probabilmente era di sotto ad allestire alla perfezione la cenetta
che aveva cucinato Esme. E forse era meglio così: un po’ di solitudine mi dava
il tempo per riflettere e pensare all’indomani.
Mi
carezzai il pancione coperto dalla schiuma.
“Ehi..ciao..la mamma non vede l’ora di
tenerti fra le braccia sai?” iniziai a parlare. “Hai paura per
domani?”
Sentii un leggero movimento.
“Anche io sono un po’ nervosa” ammisi per la
prima volta ad alta voce. Ovviamente il ricordo dello scorso parto mi tormentava
ancora un po’: non che ricordassi molto di quello che era successo dopo la
nascita di Eddy ma comunque Edward e Carlisle mi avevano raccontato e…
Rabbrividii per un attimo.
“Comunque sia, tu non devi essere
preoccupata” continuai “Perché io ti proteggerò sempre”
La
bimba si mosse un po’ più forte e immediatamente sentii dolore. Non un dolore
forte ma un’indolenzimento fastidioso.
“Sei
attiva stasera” dissi aggrappandomi al bordo di ceramica “Che c’è? Hai fame?
Andiamo a vedere che cose ha preparato il papà…”
Con
molta cautela uscii dalla vasca e, facendo attenzione a non scivolare, mi
asciugai, lasciando però i capelli ricadermi umidi sulle spalle.
Quando entrai in camera vestita solamente col
mio intimo trovai la mia sorpresa:un bellissimo vestito bianco era adagiato sul
letto. In cotone, si arricciava sotto al seno e cadeva morbido lungo le mie
gambe, arrivando alle ginocchia.
Lo
indossai ma decisi di restare a piedi nudi, beandomi del contatto fresco del
pavimento.
Quando arrivai in cima alle scale non potai
fare a meno di sorridere. Edward se ne stava appoggiato al corrimano e mi
tendeva la mano.
“Sembri un angelo così” mormorò
“Ahahah un angelo un po’ enorme” risposi
gettandomi fra le sue braccia.
“Non
essere assurda”
I nostri nasi si sfiorarono e con facilità mi
prese tra le braccia, mentre io allacciavo mani dietro il suo collo.
Aprì
piano la porta del salotto e rimasi abbagliata da come l’aveva trasformato in
così poco tempo.
Il caminetto era leggermente acceso in modo
da non dare fastidio ma scaldare a sufficienza e intiepidire l’aria fresca della
sera che entrava dalla finestra; davanti a l fuoco Edward aveva steso una
coperta spessa e su di essa si trovavano adagiati diversi piatti con la mia
cena.
“Wow…Edward è bellissimo” sussurrai contro la
pelle della sua guancia.
Lo sentii sorridere. “Sono felice che ti
piaccia. Per te qualunque cosa amore mio.”
Mi
morsi il labbro nel tentativo di trattenere le lacrime. Non sapevo neppure io
perché avevo voglia di piangere in quel momento: nemmeno c’era un vero
motivo…
Edward si sedette a terra, sempre tenendomi
tra le braccia e mi ritrovai così comodamente seduta sulle sue gambe.
“Bella amore tutto bene?” chiese
apprensivo.
Annuii ma una lacrima traditrice sfuggì
comunque al mio controllo e scivolò lungo la mia guancia.
La
scacciai con rabbia e sbuffai. “Scusa..non voglio rovinare la serata. E’ tutto
perfetto…”
“Bella ti prego, puoi paralre con me” disse
carezzandomi il viso e obbligandomi a fissarlo. “Sei nervosa per
domani?”
“Non so..” risposi sincera, cercando di
frenare le lacrime. “Dici che la piccola starà bene? Dici che sia pronta per
venire al mondo? Lo so che Carlisle ci ha rassicurati però…”
Lui
si limitò a stringermi, posando leggeri baci sui miei capelli. Io mi sistemai
meglio con la schiena contro il suo petto e le sue mani si posarono sul mio
pancione, intrecciate alle mie.
“Ti
assicuro Bella. Carlisle ha ragione. La crescita del bambino è chiaramente
normale. Anche se ovviamente non abbiamo avuto altri parametri con cui
valutarla…credimi, vista la velocità della gravidanza è pronto per
nascere.”
“Quindi dici che questi 10 giorni di anticipo
non saranno un problema?” Inconsciamente sapevo che la mia era una domanda
stupida, che Edward non avrebbe mai fatto qualcosa che avrebbe potuto mettere a
rischio la vita di nostro figlio ma….ma avevo bisogno di essere
rassicurata.
“Te lo giuro. Non sono un problema..fidati di
me. E’ pronta per conoscerci..”
Improvvisamente ridacchiai.
“Che
cosa ti fa tanto ridere adesso?” chiese curioso.
“Continui a parlare al femminile. Sei
incredibile…” mormorai.
“Anche tu lo fai ultimamente. Parlare al
femminile intendo..” rise.
“Per forza” replicai “Mi hai contagiata. E
poi ormai ci spero anche io. O dovremo dare un sacco di abitini rosa in
beneficienza”
Rimanemmo ancora un po’ così, accoccolati
l’uno contro l’altra, mentre io mangiucchiavo qualcosa, senza però troppo
appetito.
In qualche modo mi si era completamente
chiuso lo stomaco. In realtà sentivo un altro tipo di fame: una fame che non
proveniva da me, ma dalla bambina.
E io
sapevo cosa voleva.
“Ha sete vero?” chiese Edward, probabilmente
leggendo l’umore della piccola.
“Sì…e sai di cosa.” Risposi.
“Aspettami qui” mi sussurrò all’orecchio,
prima di alzarsi.
Meno di trenta secondi dopo ero di nuovo tra
le sue braccia, succhiando da una cannuccia il liquido rosso e denso.Il sapore
era buono, leggermente salato…
Non
mi faceva schifo, esattamente come era successo per i gemelli anche questo nuovo
piccolino da qualche settimana aveva iniziato a pretendere un supplemento
‘speciale’ alla mia alimentazione. Ma per me non era un problema: avrei fatto
qualsiasi cosa per i miei figli.
Bevvi l’intero contenuto del bicchiere che mi
aveva portato Edward e, immediatamente, mi sentii più forte di prima.
“Mmmmm che ne dici di ballare?”
proposi.
Sentii Edward ridere forte. “Bella Swan che
mi propone di ballare.Quando mi ricapiterà un’occasione simile?”
“Meglio che ne approfitti allora.”
“Vero..” Si alzò in piedi e mi pose la mano,
a cui io mi aggrappai con entrambe le mie.
Vidi
Edward premere il pulsante di un telecomando e le note di Claire de Lune si
diffusero nell’aria. Mi prese tra le braccia e sollevandomi con delicatezza,
fece scivolare i miei piedi sotto i suoi.
“Sto
avendo un dejà-vu” ridacchiai “Hai fatto la stessa cosa al ballo di fine
anno..due anni fa..”
“Sì, ricordo. Non volevo che inciampassi nei
tuoi stessi piedi, sai com’è..” disse.
Gli
tirai scherzosamente un pugno sul petto. “Ci pensi..due anni.Sembra successo due
giorni fa.”
“E l’avresti mai detto che saremmo stati qui
ora, sposati, con due splendidi bambini e un terzo in arrivo, a cenare per
festeggiare il tuo esame brillantemente superato?”
Scossi il capo. “No, decisamente no”. Alzai
gli occhi al cielo. “Comunque davvero…non esagerare. E’ stato solo un
esame…oltretutto di gruppo, perciò il merito non è interamente mio,
no?”
Mi baciò la fronte. “Sei stata bravissima,
anche se penso che il fatto che tu abbia letto quel libro centinaia di volte sia
giocato a tuo favore”
“Sai perché l’ho riletto così tante volte?
Specialmente quando ancora non ti conoscevo?” chiesi seria.
Scosse il capo.
“Perché prima di conoscere te…in realtà non
conoscevo nulla. L’amore, la passione….non sapevo che volesse dire desiderare
qualcuno così intensamente da star male. Non sapevo che volesse dire essere
disposti a morire per qualcuno. Ma da quando ci sei tu…tu sei tutta la mia vita
Edward.” Sussurrai flebile.
Edward mi sollevò il volto con le dita.”Ti
amo..”
“Ti amo..” risposi. “Grazie per avere
organizzato tutto questo…”
Poggiai il capo contro il suo petto e
rimanemmo così, stretti l’uno contro l’altro a volteggiare in salotto, mentre la
melodia ci cullava dolcemente.
Inspirai il suo profumo e mi strinsi a
lui,come a non volerlo lasciare andare mai.
Fu
in quel momento che la bimba iniziò a muoversi.
A
muoversi molto. E molto velocemente
Le
mani lasciarono la presa stretta sulla camicia di Edward e immediatamente
volarono al mio ventre. Presi un lungo respiro ma un calcio fortissimo mi fece
piegare in due dal dolore, annebbiandomi la vista.
“Bella..Bella!” la voce di Edward mi sembro
ovattata come se mi stesse parlando sott’acqua e non riuscissi a capirlo
veramente. Probabilmente le sue mani erano la sola cosa che mi aveva impedito di
cadere a terra.
Cercai di fare qualche respiro debole ma non
ce la feci.
Non quando il dolore arrivò.
Un
dolore al ventre, di fronte al quale i lividi o i calcetti non erano stati
nulla. Un dolore così forte da bloccarmi il respiro nel petto.
Come
se mi stessero squarciando il ventre con un pugnale.
Volevo chiamare Edward, implorarlo di fare
qualcosa, implorarlo di aiutarmi, ma dalla mia bocca non uscì alcun
suono.
Solo il dolore era vero. Era l’unica cosa che
il mio corpo ancora percepiva. E, anche se consideravo impossibile la cosa,
aumentava ad ogni secondo. In quel momento fui certa di stare per morire. Mi
sentivo bloccata, chiusa in un inferno in cui non potevo nemmeno urlare per dare
sfogo a quello che stavo provando finchè…
Finchè non sentii la pressione sul mio petto
aumentare e qualcosa in bocca. Lo stesso sapore che pochi minuti prima avevo
bevuto.
Sangue.
Solo
che, ora, era il mio sangue.
Avvertii appena qualcosa di duro sotto di me
e poi la mia bocca venne liberata da quel liquido. Probabilmente Edward mi aveva
voltato il capo.
E fu nell’infinitesimo istante in cui riuscii
a prendere un minimo d’aria che iniziai ad urlare.
Non
sapevo nemmeno se lo stavo facendo davvero o se non stesse uscendo alcun rumore
dalla mia bocca.
“Bella..Bella..”
Era
la voce di Edward, la riconoscevo anche se mescolata e coperta dalla mia.
L’avrei riconosciuta tra mille, per sempre.
E
poi la sentii…la sua bocca sulla mia.
Com’ero abituata a sentirla da
sempre.
Fredda, liscia…ma anche così calda.
Tentai, in un estremo sforzo, di aprire gli
occhi per poterlo osservare ancora una volta. E attraverso le lacrime lo vidi:
vidi il suo volto, il suo profilo, le sue labbra…nell’esatto modo in cui avrei
sempre voluto ricordarlo. Perché niente, niente al mondo era più bello di
Edward.
“No..no, non respira. Io credo..credo che
stia cercando di uscire..da sola..”
Le
parole di Edward mi arrivavano spezzate, incomprensibili quasi. Non capivo con
chi stesse parlando, non capivo niente, finchè non penetrarono nella mia
coscienza.
E allora compresi quello che stava
succedendo.
E le sue parole chiarirono tutto.
Il
bambino…il bambino stava cercando di uscire. E se io non respiravo…allora
nemmeno lui riusciva a respirare.
“Edward..”
“Bella Bella resisti”
“No
Edward..no deve..deve uscire..adesso!”
“Bella non..”
“NO”
Cercai di sovrastare la sua voce con la mia. “Tiralo fuori! Non respira…tiralo
fuori!!”
Urlavo e urlavo soltanto quelle parole. Non
capivo nemmeno se Edward mi stesse ascoltando, se stesse rispondendo. Ma sapevo
che mio figlio doveva uscire per respirare…per vivere.
Premetti ancora di più gli occhi, riuscendo
solamente ad avvertire le nuove ondate di dolore che si focalizzavano sul mio
ventre.
Una più forte dell’altra.
Sempre di più.
Sempre di più.
Finchè quasi il dolore non divenne un
elemento esterno, talmente potente che non potevo, non potevo essere io a stare
provarlo.
Non potevo, perché io ero fragile e debole e
non ce l’avrei mai mai fatta.
E forse se avessi chiuso gli occhi tutto
quanto sarebbe sparito e io avrei potuto dormire.
E
poi lo sentii, in lontananza. Confuso, coperto da tanti altri rumori…ma
c’era.
Un pianto.
Il
pianto.
Qualcosa mi sfiorò il viso.
E
poi lui chiamò ancora il mio nome.
E
come potevo, come potevo deluderlo?
Aprii gli occhi quel tanto che bastava per
vedere la sua immagine sfocata e sentire le sue labbra tornare a posarsi sul
mio viso, ovunque.
“Renesmee” sussurrò la sua voce.
Le
mia bocca si arcuò in un sorriso..
Allora era come aveva sempre detto
lui….ovvio. Lui sapeva, aveva sempre saputo meglio di me.
Ma
ora anche io sapevo: potevo mollare. Potevo lasciarmi andare.
Dunque era così che finiva tutto
quanto…
Avevo sempre pensato che avrei avuto più
tempo: mesi, anni, l’eternità addirittura. E invece finiva tutto
oggi.
Ma non potevo essere triste: sentivo il suo
pianto forte e questo mi confermava che stava bene. Avrei solo voluto avere la
forza di aprire gli occhi e vederla almeno una volta. Ma forse…forse era così
che doveva andare.
“Bella!”
Sentii la sua voce e avrei voluto
rispondere.
Ero troppo, troppo stanca.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare.
Ma invece della pace….fu solo nuovo
dolore.
EDWARD
Che cosa avevo appena fatto?
Lasciai cadere sul pavimento al mio fianco il
bisturi sporco di sangue. Del sangue di mia moglie.
Ma
avevo dovuto…avevo dovuto o la bambina…
La
guardai, prendendomi quei pochi secondi che potevo strappare al tempo. Avevo
avuto ragione io…era una bimba.
Ma
aveva avuto ragione Bella…mi somigliava. Proprio come mi somigliava
Elizabeth.
Urlava a pieni polmoni ma, per me, questo era
il suono più dolce del mondo. Era lì,respirava e..viveva…
Avrei voluto avere più tempo, avrei voluto
poterla tenere tra le braccia. Avrei voluto poterla cullare, poter essere sin da
subito suo padre ma..
Ma non potevo. Non ora.
La
avvolsi velocemente nella mia camicia e la adagiai sul tappeto morbido al mio
fianco.
Ora c’era un’altra persona che dovevo
aiutare, che dovevo salvare.
Tornai a focalizzarmi su Bella, cercando
disperatamente di ignorare la vista del suo ventre squarciato.
Respirava male, sempre più piano.
Avvicinai il mio volto al suo e chiamai il
suo nome finchè le sue palpebre non si alzarono leggermente.
Iniziai a baciarla piano, cercando di
infonderle con la mia bocca la forza di non mollare.
“Renesmee” sussurrai. Volevo che sapesse che
nostra figlia stava bene, che era riuscita a farla venire al mondo.
Le
sue labbra si arcuarono: mi aveva sentito.
E,
improvvisamente, capii che stava mollando.
Che
mi stava lasciando.
Il suo sorriso si era cristallizzato sul suo
volto ma il suo cuore…il suo cuore ogni secondo perdeva un battito.
Sapevo che cosa dovevo fare.
Le
mie labbra si posarono sul suo collo, per compiere un gesto che un tempo mai
avrei pensato sarei arrivato a fare.
E,
prima di pensare a qualcosa, i miei denti lacerarono la sua pelle.
Non
succhiavo, mi limitavo a tagliare e far entrare quanto più veleno
possibile.
Il collo, i polsi, la piega dei
gomiti..
Ma il suo cuore pompava piano e non sapevo se
ce l’avrebbe fatta a fare arrivare il veleno prima di…
Avrei voluto poter piangere. Poter piangere
davvero. Invece tutto quello che potei fare fu stringere la pelle del suo corpo
sporca di sangue sotto le mie dita.
Avvertire il calore abbandonarla lentamente,
secondo dopo secondo.
“NO NO..Non ci lasciare Bella,
Bella….”
Iniziai a massaggiare il suo petto nel punto
esatto dove, sotto la mia mano, il cuore si stava lentamente fermando.
Una
parte del mio cervello registrava dei movimenti al mio fianco. Forse Carlisle,
forse i miei fratelli…
“BELLA…Bella..Bella..”cantilenai.
Non
mi importava del mondo attorno a me. Era lei il mio mondo e se…
Improvvisamente, però, ci fu un rumore che,
benché minimo, distrusse tutti gli altri.
Un
rumore debole dapprima, quasi flebile.
E
poi…sempre più forte, sempre più veloce.
Il
rumore del suo cuore. Un cuore in trasformazione.
Pleaseeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee....I don't
wanna die..ricordate, c'è ancora il prossimo!! LOL
|
Ritorna all'indice
Capitolo 54 *** ...is just a new beginning ***
VERO EPILOGO
Ok, allora. Solo
due parole, poi ci vediamo alla fine. Ho postato una nuova storia qui su efp =)
Ci tengo davvero molto e mi piacerebbe che passaste a farci un salto...si chiama "Wish upon a star". Grazie mille ragazze...per tutto...
Ok, tratteniamo
le lacrime per la fine...
Enjoy the chap!!! ^_^
Xo Xo
Cloe
BELLA
“Maaaaaaaaaaaaaaaaaaaamma!!!!!”
Eddy
entrò correndo di corsa in cucina e allacciò le sue braccine intorno alle mie
gambe.
“Mamma no, no, no…io non la voglio!”
continuò.
Sbuffai, immaginando quale fosse il motivo
dell’ennesima litigata. Ormai da una settimana a quella parte non facevano altro
tutti e tre.
Comunque, per sicurezza, mi rassegnai a
chiedere.
“Che succede ora?”
“Io
non la voglio la torta della Sirenetta!” disse Eddy
Ecco, come avevo immaginato. Sempre lo stesso
problema.
Presi Ed tra le braccia e lo feci sedere sul
ripiano della cucina. Ok, potevamo sistemare questa ennesima tragedia
pre-festa.
“Ragazzi per favore, vi dovete decidere…la
festa è domani..” dissi tentando di riportare la pace..
“Lo
so, ma io sono un maschio….la Sirenetta è per le femmine” Incrociò ostinato le
braccia al petto e quasi mi misi a ridere per la sua buffa
espressione.
Mi voltai verso le mie altre due piccole
pesti, in piedi e con un altrettanto cipiglio ostinato sul viso.
“Allora…non possiamo raggiungere un
compromesso?” domandai.
Liz sbattè il piede a terra beccandosi una
mia occhiataccia mentre Nes iniziò a sbuffare.
“Noooo…papà ci ha compato i vetitini di
Ariel. Abbiamo anche la coda!!” esclamò, quasi con le lacrime agli
occhi.
Mi voltai di nuovo verso mio figlio,
guardandolo con aria supplicante.
“Ma
mamma, vogliono che mi vesta da Sebastian. Ho 5 anni, non mi vesto come
un’aragosta!”
Beh…su questo lo potevo capire.
“D’accordo” iniziai cauta “Allora…la festa
sarà a tema ‘La sirenetta’ ma…ma non vestirete vostro fratello come un’aragosta.
E’ anche il suo compleanno ed è giusto che si diverta…”
“Ma
allora da che cosa si può vestire?” esclamò Liz sconsolata.
“Bambine. A voi due perché piace tanto
Ariel?” chiesi, sapendo dove volevo andare a parare.
“Perché ha i capelli rossi e le piace la
musica..proprio come a noi” disse Liz entusiasta.
Nes
battè le mani e iniziò a saltellare felice.
“E
allora Ed, che è bello, ha i capelli scuri e gli occhi verdi..potrebbe fare il
principe Eric no?” proposi speranzosa di risolvere la cosa.
“Ma
Eric è il principe azzurro di Ariel. E’ forte e coraggioso..” iniziò
Elizabeth.
“Papà è il mio pincipe azzullo!!” strillò
felice Renesmee e, se non fossi stata sull’orlo dell’esasperazione,
probabilmente avrei riso.
Proprio in quel momento il nostro ‘principe
azzurro ’ entrò dalla porta della cucina, venendoci incontro con il suo
inconfondibile sorriso sghembo.
E
dovetti ammettere che mia figlia aveva ragione. Lui era davvero il principe
azzurro per noi.
Prima che potessi rendermene conto le mie
gambe si erano mosse, le mie braccia l’avevano stretto e la mia bocca si muoveva
famelica sulla sua. E il mondo al di fuori della nostra bolla era
scomparso.
“Bella…” Sentii le sue labbra arcuarsi sotto
le mie e tendersi in un sorriso, prima di staccarsi quel tanto che bastava per
poter sussurrare “Ci guardano..”
Oh..
A
volte la mia capacità di controllo lasciava ancora un po’ a
desiderare.
Mi staccai e mi voltai a vedere i nostri tre
piccoli che ci fissavano: Ed e Liz divertiti mentre Ness imbronciata.
“Anche io voio bacino!”
Edward ridendo la prese in braccio e la fece
volteggiare in aria. In pochi secondi non ci fu più solo lei, ma anche Liz e
Edward erano stati caricati sulle sue spalle.
E
ora ridevano e ridevano mentre mio marito li faceva volteggiare.
“Ehi
mamma vieni qui”
Edward mi attirò contro di lui e mi ritrovai
stretta nel nostro collettivo abbraccio famigliare.
“Ehi
a me non date nessun bacio?” domandai fintamente indispettita. Immediatamente
Nes passò le braccia intorno al mio collo e iniziò a riempirmi il viso di tanti
baci. La strinsi a me, felice.
“Ah
il mio pulcino..” sospirai
Era quella che ancora, più di tutti e tre,
amava farsi sbaciucchiare, probabilmente perché era la più piccolina. Liz e Ed
invece avrebbero compiuto 5 anni il giorno seguente e questo, a loro avviso, li
faceva entrare di diritto nella schiera dei bambini grandi.
“Allora avete deciso?” chiede Edward “Vada
per il principe Eric? A me sembra perfetto. In fondo ed è così coraggioso…chi
guarda tutte le sere sotto i vostri letti che non ci siano mostri? E chi ha
aiutato papà a cacciare dall’armadio l’uomo nero?”
Liz
e Nes si guardarono e risero. “Okkkkkk…” dissero insieme.
Tirai inconsciamente un sospiro di sollievo
perché sapevo che, alla fine, Ed avrebbe anche accettato di mettersi un costume
da aragosta solo per fare felici le sorelle. Era sempre stato così…per loro due
avrebbe fatto qualsiasi cosa sin da quando erano piccolissimi.
Ricordavo ancora la volta in cui a soli due
anni aveva dato tutta la sua razione di biscotti a Liz che era in
punizione.
Gli feci l’occhiolino: si meritava di essere
il principe Eric..perchè in fin dei conti lo era. Era l’angelo custode delle mie
due piccole Ariel.
Sistemai Nes seduta sul tavolo e, mentre
Edward era impegnato in un accesa discussione con Liz su chi dei due avesse i
capelli più ramati (di cui io non capivo il punto visto che erano,
oggettivamente, dello stesso identico colore), Eddy saltò tra le mie
braccia.
“Grazie” sussurrò al mio orecchio.
Lo
strinsi al mio petto e feci finta di dargli un bacio ma, invece, mi fermai prima
che le mie labbra fredde raggiungessero la sua pelle tiepida. “Oh già…niente
baci. I baci sono solo per le ragazze…”
“Ma
tu non sei una ragazza…tu sei la mia mamma!”
Risi
della sua logica. “Sono una mamma ma sono anche una ragazza..”
Vidi
le sue sopraciglia corrugarsi mentre rifletteva serio sulle mie parole finchè
non si stesero e ritornò a guardarmi sereno.
“Allora sei la ragazza più bella del mondo
per me…” sussurrò
E furono le sue labbra, ora, a posarsi
sorridenti sulla mia guancia.
Salii piano le scale, facendo il meno rumore
possibile. Non volevo svegliarli proprio ora che sapevo si erano addormentati.
Sarebbero stati già abbastanza attivi l’indomani alla festa.
Entrai dentro camera mia e di Edward e li
trovai lì, abbracciati nel lettone, stretti l’uno all’altra sotto le
coperte.
In sottofondo c’era ancora “la
Sirenetta”.
Spensi la tv e rimasi ferma ai piedi del
letto a guardarli. I miei bambini…i miei tre preziosi angioletti. Non potevo
immaginare, ora come ora, la mia vita senza di loro.
Senza l’istinto protettivo di Eddy.
Senza la testardaggine e la creatività di
Liz.
Senza la dolcezza della piccola
Nes.
Ricordavo la prima volta che l’avevo presa
tra le braccia, dopo la mia trasformazione. Ero terrorizzata di poterle fare del
male, terrorizzata di poter essere attratta dal suo sangue. Terrorizzata di non
poterla conoscere e di non poter rivedere Liz e Eddy per anni…
Invece le cose non erano andate così. L’avevo
stretta tra le braccia e anche se sì, sentivo che sotto la sua pelle chiara
scorreva del sangue, non ne era mai stata attratta. E così era stato per tutti i
miei bimbi. Per me il loro profumo era il migliore del mondo questo sì ma…ma lo
era in modo positivo. Risvegliava in me solo amore e ricordi felici e nessun
altro istinto se non quello di stringerli a me.
Lanciai un occhiata fuori dalla finestra,
dove le foglie del grosso melo del giardino si muovevano scosse dalla brezza.
Era arrivata l’estate ormai, non che li in Alaska lo si notasse poi così
tanto.
Ma avevamo dovuto trasferirci lì. Era uno dei
pochi posti dove potevamo condurre una vita in pratica normale e, di certo, non
eravamo potuti rimanere a Forks.
Non
dopo la mia…morte.
La trasformazione aveva funzionato ma, quando
mi ero svegliata tre giorni dopo, era ovvio che non potessi farmi
vedere.
Non ero più io.
O
meglio, non ero più la Isabella che gli altri umani conoscevano.
Ricordai per un attimo lo strazio di aver
dovuto fingere di essere davvero morta al mio funerale mentre tutto quello che
avrei voluto fare era aprire gli occhi e dire alle persone che amavo di non
piangere perché stavo bene, perché ero felice…
Ma
non avevo potuto farlo…
L’unico che sapeva la verità era Charlie. Era
stato Jacob a dirgliela. Ma mio padre era forte, aveva accettato la cosa.
Sapendo meno dettagli possibili ovviamente, ma l’aveva accettata. La mamma
invece…sapevo che non ce l’avrebbe fatta.Sapevo che avrei sconvolto il suo mondo
e che non si sarebbe più ripresa. Certo anche la mia morte l’aveva buttata a
terra ma, ora, grazie a Phil e soprattutto grazie alle visite dei bambini si
stava riprendendo. E, forse, anche quelle che io avevo sempre chiamato
‘sciocchezze new-age’ l’avevano aiutata. Era convinta che certamente la mia
anima fosse in qualche dimensione superiore e che, anche se non sapeva come, io
fossi felice.
E non poteva neppure immaginare quanto avesse
ragione.
Lanciai un ultimo sguardo fuori e sperai
intensamente che tutti, tutti coloro a cui avevo dovuto dire addio avessero
anche solo metà della mia completa e pura felicità.
Perché io lo ero. Ero felice. Felice come mai
prima.
Sentii Nes borbottare qualcosa nel sonno e mi
avvicinai al letto. Aprì un poco gli occhietti assonnati e mi fissò confusa.
Probabilmente era ancora mezza addormentata.
“Mamma…la casetta di Biancaneve è vicina?”
domandò all’improvviso.
Mi avvicinai al suo viso e sfiorai il naso
con il mio. Chissà cosa stava sognando…
“Non
lo so..” sussurrai piano per non svegliare gli altri “Ma ti prometto che la
possiamo cercare insieme. Ora dormi..è tardi..”
I
suoi occhietti si richiusero ancora prima che ebbi terminato di parlare.
“Notte..”
Carezzai qualche minuto i suoi riccioli
ramati, uguali a quelli della sorella, e la sentii respirare profondamente,
catturata nuovamente dal mondo dei sogni.
La
mia cucciola…ci aveva dato tante preoccupazioni quando ancora era dentro di me,
invece ora era la bimba più dolce e tranquilla del mondo. Così legata alla
sorella. Condividevano tutto: la camera, i giochi, i vestiti se
potevano.
Posai un bacio sulle fronti di tutti e tre e
piano tornai al piano di sotto, lasciandoli a dormire nel nostro
letto.
Vidi Edward sistemare l’ultimo festone
colorato e gli circondai la vita, poggiando il mio petto sulla sua
schiena.
“Sai..sei davvero un uomo da sposare” dissi
“Opss..già fatto.”
Lui si girò e i suoi occhi scintillanti si
specchiarono nei miei.
“Sì…direi che sei davvero una donna
fortunata.”
Annuii. “Come i nostri figli” risposi
lanciando un’occhiata intorno a me “Avranno una festa per i loro 5 anni
assolutamente strepitosa. E poi ci sarà Emmet a intrattenere tutti i bambini. Si
divertirà con più di venti pesti che giocano in giardino…”
Non
potei fare a meno di ridere insieme a lui. Liz e Edward avevano iniziato l’asilo
il settembre precedente e, ovviamente, tutti i loro compagni erano stati
invitati alla festa. Tra qualche mese sarebbe toccato anche a Nes.
“Sai
sono felice che possano fare queste esperienze. Che possano stare normalmente in
mezzo alla gente..E’ importante per loro..” dissi sincera.
“Sì,
è bello che abbiano così tanti amici..”
Fortunatamente la crescita dei gemelli era
continuata in modo normale. Certo erano molto più svegli ed intelligenti per la
loro età e anche parecchio più forti, ma riuscivano a controllare la cosa,
specie di fronte a persone che non facevano parte della famiglia. Avevano capito
di essere in qualche modo diversi e che questa cosa non doveva essere rivelata a
nessuno. Con nostro grande stupore anche la crescita di Nes era rallentata dopo
la sua nascita, procedendo esattamente come quella di Liz e Eddy. L’unica cosa
che la differenziava dai suoi fratelli è che aveva ‘sete’ molto più spesso di
loro e non aveva una gran passione per il cibo umano. Ma la cosa che mi rendeva
felice sopra ogni altra era che sarebbero vissuti per sempre, proprio come me e
Edward: Nahuel, il mezzo-vampiro che Rose Emmet e Jasper avevano travato in sud
america, aveva 150 anni ormai e dimostrava l’aspetto di un ventenne. La sua
crescita si era arrestata in quel punto e, da allora, non aveva dimostrato alcun
cambiamento.
Mi aprii in un sorriso. “Lo sai che tra meno
di tre settimane sarà anche il compleanno di Renesmee e dovrai organizzare
un’altra festa del genere, vero?”
Mi
baciò la fronte, avvicinando il mio corpo al suo ancora di più. “Tutto per le
mie principesse. Anzi ho già una mezza idea: penso che voglia qualcosa che
richiami Biancaneve. La stava sognando prima”
“Sai, dovresti imparare a farti gli affari
tuoi.” lo presi in giro. Per fortuna non riusciva a leggere la mente di Nes come
quella degli altri umani. Diceva che era come cercare di ascoltare una radio
sintonizzata male ma, comunque, riusciva quasi sempre a percepire l’umore o
vagamente i pensieri di nostra figlia.
“Ehi” rispose fintamente offeso “Io la lascio
in pace. Per adesso…”
Alzai un sopraciglio.
“Quando inizieranno ad avere troppi ragazzi
in giro controllerò la mente di Nessie ogni tanto” rispose ovvio “E visto che di
certo Liz si confiderà con lei conoscerò anche chi gira intorno a
Liz…semplice.”
Presi a spingere contro il suo petto finchè
non lo feci finire coricato sul divano. Mi sedetti a cavalcioni su di
lui.
“No…invece non lo farai” risposi ridendo “Non
ti lascerò rovinar loro l’adolescenza. E poi voglio ricordarti che sono mezze
vampire…vorrei proprio vedere un umano che cerca di far loro del male che fine
farebbe..”
“Ma potrebbe spezzar loro il cuore…”
ribattè.
Alzai gli occhi al cielo. Sapevo benissimo
cosa stava succedendo: Edward aveva l’ansia da compleanno. Durante tutti i
compleanni era malinconico perché li vedeva crescere e avrebbe voluto che
restassero bambini per sempre. Specialmente le piccole.
Era
un po’ esasperante ma io adoravo il mio vampiro geloso.
Presi a massaggiargli il petto e mi coricai
su di lui.
“Guarda il lato positivo Edward” sussurrai
“Potrebbero sempre innamorarsi di un vampiro..”
Avvertii le sue mani sui fianchi e, in un
battito di ciglia, le nostre posizioni furono invertite e io mi ritrovai
schiacciata sotto di lui.
Lo sentii ringhiare piano e risi alla sua
reazione.
“A me è successo e non rimpiango neanche un
secondo…” sussurrai, ora seria.
I
suoi occhi si posarono nei miei. “Davvero?”
Annuii. “Certo. E lo sai bene che non potremo
proteggerli per sempre ma saremo qui se avranno bisogno di noi. E’ la cosa più
importante…”
Le sue labbra sfiorarono le mie in un bacio
dolcissimo. “E davvero non rimpiangi nulla? Nessuna cosa che avresti voluto fare
e che non hai fatto da umana?”
Scossi il capo e catturai il suo viso tra le
mie mani avvicinandolo al mio. I miei occhi lo fissavano serio. E, frugando tra
i miei sbiaditi ricordi da umana, trovai la frase perfetta per quel
momento.
“Stammi a sentire. Ti amo più di qualsiasi
altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?”
Socchiuse gli occhi e, in quell’istante, fui
certa che aveva capito e ricordava perfettamente le parole che ci eravamo detti
quella sera al ballo di fine anno di quasi sei anni prima.
Le
sue labbra catturarono le mie ma, dopo qualche secondo, si staccò e mi
fissò
“Sì, mi basta” rispose, sorridendo “Mi basta
per sempre”
“Per sempre..” mormorai
THE END
ANGOLO DELL'AUTRICE.
Ragazze, sapete
che non ho mai lasciato lunghissimi commenti ai capitoli perchè preferivo farvi
leggere, ma...ma mi ero riproposta di dirvi qualche parola che avrei sempre
voluto fare e..e diciamo che mi è sfuggita la mano. Mi sono messa davanti al
foglio bianco e le parole mi sono uscite da sole e non si sono più fermate.
Non siete obbligate a leggere ovviamente ma, non vi nascondo, che per me
sarebbe importante.
Grazie mille!! ^^
"C’è
qualcosa di eccitante nello scrivere le prime parole di un racconto. Non puoi
mai, mai prevedere dove ti porteranno. Le mie mi hanno portata qui…nel luogo a
cui appartengo”
Miss
Potter
E’ vero, c’è qualcosa di quasi
magico a scrivere le prime parole di un racconto. C’è quell’eccitazione,
quell’impazienza di mettere nero su bianco le emozioni che provi, così forti
alle volte che sembrano scoppiarti dentro. Ci sono i piccoli dettagli, che
possono apparire quasi sciocchi, ma che tu non dimenticherai mai. Ricordo il
primo istante in cui ho avuto l’idea per questa storia mentre lavavo i piatti e
i primi tasselli del racconto iniziavano a prendere forma nella mia mente.
Ricordo ancora meglio il giorno dopo, il giorno in cui ho davvero scritto le
prime parole su un foglio di carta seduta al tavolo della caffetteria
all’università, durante la pausa pranzo. Ricordo che avevo appena fatto una
passeggiata, ricordo che aveva appena smesso di piovere e posso giurare di
riuscire quasi a sentire ancora l’odore dell’asfalto bagnato. Ma soprattutto
ricordo che allora mai, mai avrei detto che quella prima frase scarabocchiata di
getto mi avrebbe portato qui. Mi avrebbe portata ad avere così tanto.
Non sono una madre quindi
magari il paragone può suonare stupido a qualcuno ma questa storia è stata
davvero quasi come una specie di bambino per me. Le ho dedicato pomeriggi
interi, notti insonni, crisi isteriche, pianti e mentirei se dicessi che non ho
mai pensato “Ma chi me l’ha fatto fare?” almeno una volta. Ma che fossi
arrabbiata o felice o triste non ho mai, mai smesso di amarla neppure per un
istante. Ed è proprio per questo motivo che ho capito, o meglio ho sentito,
esattamente il momento in cui era ora di scrivere la parola fine. E’ venuto in
modo naturale, forse perché questa storia è cresciuta e maturata insieme a me.
Ripenso a me quando l’ho iniziata un anno e mezzo fa e…e mi vedo diversa. Mi
sento diversa. Certo, una parte di me sarà sempre timida e introversa e insicura
ma grazie a questa storia, grazie a voi, ho imparato a buttarmi. Ricordo l’ansia
e la paura quando postai il primo capitolo e il fatto che non ebbi il coraggio
di aprire efp per giorni per paura di trovare recensioni cattivissime o, peggio,
nessuna recensione. E ora invece ho imparato a non avere più così paura di
provarci. Ed è un consiglio che mi sento di dare a tutte voi, se qualcuna magari
ha un’idea in testa ma non ha il coraggio di postarla. Non lasciate che la paura
vi impedisca di provarci: magari avrete successo, magari no. In tal caso vi
farete un bel pianto e la vita andrà avanti ma, almeno, non vivrete di
rimpianti. E, magari, se sarete fortunate come me, la scrittura vi porterà a
qualcosa di meraviglioso. E vi giuro che benedirò sempre il giorno in cui ho
pensato “Cloe dai buttai”perché ora ho delle cose a cui non potrei più fare a
meno, nemmeno volendo.
Ho un mondo in cui posso
sfogare la mia fantasia, in cui posso essere chi voglio, in cui posso,
attraverso i miei personaggi, sfogare tutti i miei sogni. E ho conosciuto delle
amiche che, credetemi, non passa giorno che non mi rendano la ragazza più
fortunata del mondo ad averle al mio fianco. E poi ho voi che mi avete
sostenuta, incoraggiata e apprezzata con una costanza che..che ancora mi lascia
senza parole. Grazie, grazie grazie. Chi scrive sa che sapere di far emozionare,
piangere o sorridere le altre persone è qualcosa che scalda il cuore come poche
cose al mondo. Siete state tutte una parte fondamentale di questa storia, sia
che abbiate recensito, commentato, aggiunto a preferiti o seguiti oppure
semplicemente letto.
Una vita, un amore è dedicato
interamente a ognuna di voi.
Spero che non vi dispiaccia,
però, se ringrazio qualcuna di voi in particolar modo.
Francesca
(Keska) per essere
stata sempre un aiuto, sia che avessi bisogno di un’opinione sincera o di un
aiuto con l’html, sapevo che lei ci sarebbe stata. E sappi che il fatto che tu,
che per me eri e sei davvero bravissima, abbia davvero deciso di leggere la mia
storia è stato fantastico. E’ stato un onore.
Noemi
(Noemix), che è
stata sempre super dolcissima con me e ha sopportato alcune mie paranoie
l’estate scorsa, senza mai e ribadisco mai mandarmi a quel paese. Grazie
tesoro.
Cristina
(KStewLover), che
non mi manda a quel paese nemmeno quando la tormento per sapere dettagli sulle
sue storie fino allo sfinimento. Aahahhaha è dolce, brillante e piena di
talento. Passate a leggere le sue storie e ricordateglielo perché tende a
dimenticarselo U___U Non fa niente, mi impegnerò a dirtelo io ogni singolo
giorno dell’eternità se serve. Un bacio teso…grazie di tutto!!!
Tutte le
ragazze della mia ‘famigliola virtuale’ che per me non è affatto
virtuale ma reale e vera. Vorrei nominarvi una ad una ma sicuramente
dimenticherei qualcuno e voi siete tutte ugualmente importanti. E poi di certo,
voi sapete di chi sto parlando quindi i nomi non sono la cosa più importante.Mi
sento onorata di conoscere persone come voi e di dividere la mia follia e
passione con voi. Ci sopportiamo e viviamo i nostri scleri insieme. Senza di voi
sarei già finita al manicomio!! Grazie ragazze
Fio
(Fiorels)…beh, che
dire? Avete mai avuto quell’amica che dal primo secondo è stata come una sorella
per voi? Quell’amica con cui avete seriamente pensato ‘Sicura che non
condividiamo lo stesso patrimonio genetico?’ Quell’amica che, anche se
conoscevate si e no da un mese, era come se la conosceste da tutta la vita?
Quell’amica che finisce le frasi per voi, come se sapesse esattamente cosa state
pensando? Ecco..lei è quel genere di amica. Lo è stata credo dal primo secondo.
E io credo di averle voluto bene dal primo secondo. Credo che non ci sia nulla
che potrei dire ora che lei non sappia già. Se non che scrivere con lei è un
onore, che le voglio bene e che è la persona con più talento che conosca (molto
più di me, controllate la sua storia e i suoi video su u tube se non l’avete mai
fatto ) Ma sono tutte cose che in fondo sono sicura che già sa e che, spero, non
dimenticherà mai.
Beh che dire…credo di avere
finito coi ringraziamenti…
…
…
Muahahahhahaha
Scherzo, ovviamente. C’è ancora
una persona a cui devo dire grazie e l’ho tenuta alla fine apposta (Dulcis in
fundo, no?)
Quindi….un grazie enorme a
Letizia
(ledyang). Oddio,
non so nemmeno da dove cominciare esattamente. Ci sarebbero così tante cose da
dire…ma forse la cosa principale è che lei, per questa storia, è importante
tanto quanto lo sono io. Perché è l’unica persona al mondo che so con sicurezza
che ha amato Una vita, un amore almeno quanto l’ho amata io, se non di più. E
posso dire che ci sono stati dei momenti in cui lei è stata la sola cosa a farmi
scrivere e a non farmi cestinare interi capitoli senza riflettere. E’ stata la
sola a farmi andare avanti, e ora non parlo soltanto più della fan fiction.
Abbiamo condiviso così tanto in un anno e mezzo che mi sembra impossibile, e non
solo momenti felici. Mi è stata vicino quando avevo bisogno di parlare, di
piangere, quando mi sembrava di non avere nessuno che lo facesse. Lei c’era. E
magari non sapevo quanto mi ci sarebbe voluto a stare ancora bene, ma sapevo che
durante tutto l’arco di quella telefonata o conversazione con lei sarei stata
felice e avrei riso. E vi assicuro, non sono molte le persone che fanno questo
per gli altri. Ma lei lo fa,perché è speciale, e nemmeno se ne rende conto.
Certo, è anche testarda, impulsiva, minacciatrice di scrittrici di ffs U______U
ma…ma non cambierei niente di lei. Neanche la più piccola cosa…perché forse, se
non fosse così com’è, non ci saremmo mai conosciute e non mi avrebbe mai
cambiato la vita.
Ti voglio bene tesoro e, come
mi hai detto una volta tu,’sei la mia migliore amica…sei il mio primo’. Con
nessuno ho avuto quello che ho con te e con te e Fio ho passato la più bella
estate della mia vita. Ti voglio bene.
Bene…ragazze anche se,
credetemi, sono in lacrime è davvero il momento di salutare questa storia. Sento
che ha detto tutto quello che aveva da dire, sento che ha dato tutto quello che
aveva da dare. Spero davvero che vi abbia aiutate, fatte ridere, fatte piangere
o che comunque abbiate provato qualcosa leggendola. Sono un po’ triste
ovviamente, ma anche tanto orgogliosa e, come mi ha detto una volta una persona
quando ero molto triste (Aahahah di nuovo Letizia…quella ragazza è un pozzo di
saggezza U__U) la fine è sempre l’inizio di qualcosa di nuovo. Qualcosa che
durerà in eterno.
Come il mio affetto per
voi.
Ora concludo veramente anche
perché ho paura che questo commento sia quasi più lungo del capitolo. Ahahha non
sorprendetevi…sapete che la capacità di sintesi non fa parte del mio
DNA.
Spero che vorrete seguirmi
nella nuova storia che ho postato. Mi farebbe davvero piacere ritrovarvi lì,
passate a vedere se può interessarvi, mi raccomando.
Vi bacio ancora
tutte.
Xo Xo Cloe
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=335538
|