Una vita, un amore

di cloe cullen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Our first night ***
Capitolo 3: *** Port Angeles ***
Capitolo 4: *** Test ***
Capitolo 5: *** Changings ***
Capitolo 6: *** Returns and phone calls ***
Capitolo 7: *** Goodbyes ***
Capitolo 8: *** salvation ***
Capitolo 9: *** I can't stop loving you ***
Capitolo 10: *** Truth be told ***
Capitolo 11: *** Always and forever ***
Capitolo 12: *** Please daddy, don't kill me! ***
Capitolo 13: *** Beating ***
Capitolo 14: *** Two ***
Capitolo 15: *** Never bet against Alice! ***
Capitolo 16: *** Confessions and Christmas decorations ***
Capitolo 17: *** Christmas Eve ***
Capitolo 18: *** The proposal ***
Capitolo 19: *** Back to school ***
Capitolo 20: *** Truth and Lies ***
Capitolo 21: *** Friends ***
Capitolo 22: *** Visions ***
Capitolo 23: *** Movements and...fights? ***
Capitolo 24: *** The get away ***
Capitolo 25: *** What have I done? ***
Capitolo 26: *** Together again ***
Capitolo 27: *** The fight ***
Capitolo 28: *** Love and Flowers ***
Capitolo 29: *** Party and...a problem named Tanya? ***
Capitolo 30: *** Talks in the woods ***
Capitolo 31: *** OMG...I'm getting married today!!! ***
Capitolo 32: *** Wedding day... ***
Capitolo 33: *** ...and wedding night! ***
Capitolo 34: *** A new home ***
Capitolo 35: *** The past ***
Capitolo 36: *** Trust me ***
Capitolo 37: *** Blood ***
Capitolo 38: *** Graduation ***
Capitolo 39: *** Birth ***
Capitolo 40: *** A Family ***
Capitolo 41: *** Anniversary ***
Capitolo 42: *** My lovely jealous husband ***
Capitolo 43: *** Christmas time ***
Capitolo 44: *** Fix you ***
Capitolo 45: *** Ordinary day ***
Capitolo 46: *** Impossible ***
Capitolo 47: *** Against you ***
Capitolo 48: *** Back to life ***
Capitolo 49: *** Dreams ***
Capitolo 50: *** Happy Birthday ***
Capitolo 51: *** Bruise ***
Capitolo 52: *** Baby girl or baby boy? ***
Capitolo 53: *** The end... ***
Capitolo 54: *** ...is just a new beginning ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


prefazione Ciao a tutti!! Volevo solo dirvi che questa è la prima long- fic su Twilight che scrivo anche se ho letto e commentato molte delle vostre! Quindi giungo qui molto umilmente e posto la mia ficcy sperando non sfiguri troppo vicino alle vostre…spero vivamente che vi piaccia e se potete lasciate un commentino!!!   Xo Xo Cloe

PREFAZIONE
Come fai a ritornare alla tua vecchia vita?
Come fai a riprendere la normalità dopo che chi ti ha rapito il cuore e l’anima si dissolve al vento come fumo,come un sogno così bello che ci si sente sciocchi ad aver anche solo potuto pensare che fosse reale ?
Come fai…quando in cuor tuo inizi a capire che neanche mentendo a se stessi si può tornare indietro…

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Capitolo 2
*** Our first night ***


Primo chappy
BELLA
“Edward no!” Mi svegliai di colpo,completamente sudata e con le coperte aggrovigliate intorno alle gambe. Un altro incubo, era stato solo un altro incubo.
Charlie ,ormai neppure si precipitava più terrorizzato in camera mia. Sapeva che ogni notte rivivevo quei terribili momenti nel bosco…quando Edward diceva che non mi voleva più,che si sarebbe distratto facilmente anche senza di me…in fondo lo capivo: era sempre stato assurdo che lui amasse una come me una fragile e debole umana…
Improvvisamente la voragine di dolore che da quasi tre mesi cercavo di respingere si riaprì…mi sembrava di soffocare, di annegare in un oceano di buio da cui non avevo alcuna possibilità di riemergere. Non so dove trovai la forza di correre in bagno ma in qualche modo ci riuscii e,accasciandomi sul wc, vomitai sino a sentirmi completamente svuotata.
Strano. Era già più di due settimane che mi svegliavo con la nausea,forse era un qualche tipo di virus. Accidenti,proprio non ci voleva. Mentre mi guardavo allo specchio constatai che avevo proprio un aspetto orribile:ero pallida,più pallida del solito ed ero dimagrita 3Kg. Anche se ora che ci prestavo un po’ di attenzione il mio ventre era un po’…gonfio? Sì, adesso che ci pensavo era da un po’ che mi sentivo appesantita…mah,probabilmente era solo un segno che indicava che il ciclo stava per tornare:ormai era sparito da tre mesi,probabilmente per lo stress e per la scarsità di cibo che ingerivo.
Mi sedetti stremata sul bordo della vasca…dovevo assolutamente fare qualcosa, darmi una regolata. Avevo già dato troppe preoccupazioni a Charlie: dovevo fingere per lui, fingere che andasse tutto bene.
Strascicando i piedi tornai a letto;  avevo ancora un bel po’ di tempo da ingannare prima che fosse un’ora abbastanza accettabile per alzarmi
“Su Bella ce la puoi fare”pensai”ripassiamo biologia… allora le fasi della mitosi sono…”
Ma che stavo facendo?Biologia? brava…bella pensata…tra tutte le materie dell’universo dovevo scegliere quella che mi ricordava lui? Che mi ricordava quel maledetto 13 settembre e la mia goffaggine che ancora una volta aveva rovinato tutto?
Eppure…eppure non potevo odiare del tutto quel giorno…perché quel giorno Edward mi aveva donato se stesso ,perché quel giorno eravamo stati fisicamente,oltre che spiritualmente,una cosa sola.
E così, anche se sapevo che riportare a galla la dolcezza di quei ricordi avrebbe spalancato di nuovo la voragine di dolore nel mio petto, chiusi gli occhi ed iniziai a ricordare…

INIZIO FLASHBACK
Correvamo veloci nel bosco(o meglio lui correva, io mene stavo avvinghiata al suo forte corpo). Sentivo l’aria fresca di settembre frustarmi il volto e le braccia,ma non mi infastidiva,anzi era quasi un sollievo per la recente ferita…non che avrei mai ammesso con Edward che mi faceva male!
Fui scossa dai miei pensieri quando improvvisamente mi fece toccare terra e spaesata mi ritrovai in un cerchio circondato da alberi:era la nostra radura. Edward si allontanò con un balzo… era arrabbiato, frustrato. Forse con me? Non ne ebbi più dubbi quando afferrò un giovane albero e lo sradicò lanciandolo lontano.
Per qualche istante lo compatii… Perché doveva avere una ragazza così maldestra,che rovinava sempre tutto quando lui era era… beh semplicemente perfetto. Avevo quasi timore a parlare, timore di dire qualcosa di così stupido che l’avrebbe fatto infuriare ancora di più,ma mi feci coraggio e mi avvicinai.
“Edward io…mi dispiace, voglio dire per Jasper. So quanto è dura per lui, è stata tutta colpa mia…magari se mi scusassi lui starebbe meglio e…”
All’improvviso sentii una folata di vento al mio fianco e le sue braccia circondarmi la vita da dietro. Un ringhio sordo gli nasceva dal petto.
“ Bella tu sei ASSURDA”nella sua voce c’era rabbia e…incredulità? “TU sei quasi morta e TU vorresti chiedere scusa al tuo potenziale assassino?”
Mi voltai così da poterlo guardare negli occhi che ormai erano onice. “Tu non li hai sentiti” continuò” tu non hai sentito quanto erano ributtanti i suoi pensieri; non sai i modi in cui ha pensato di avvicinarsi alla tua gola e squarciare la tua pelle…”Rabbrividii mentre mi sfiorava il collo con le dita gelide.
“ Stasera ho capito che ho davvero rischiato di perderti” disse “ogni giorno rischio di perderti, ogni giorno la presenza mia e della mia famiglia potrebbe ucciderti”
“ Edward” lo interruppi
“No Bella lasciami finire…” c’era una nota di isteria nella sua voce “ ma tu per qualche strana ragione continui ad amarci. Ami me, ami Carlisle ed Esme come dei genitori, ami Alice come una sorella e senza mai chiedere nulla in cambio se non che io…”esitò, sembrava incerto, come se la sua anima fosse lacerata in due:ciò che gli suggeriva il cuore e ciò che gli imponeva il cervello.
“…ma stanotte ho deciso di accontentarti…” Il mio respiro accellerò ed il mio cuore inizio a battere a ritmo vertiginoso; non ci potevo credere,stava veramente dicendo ciò che pensavo?Ciò che desideravo?
“Farò l’amore con te Bella” disse in un sussurro. “dopo l’incidente di oggi ho capito che il mio modo di gestire la situazione non funziona…quindi facciamo come vuoi tu, proviamoci” concluse.
Il mio cervello sembrava non credere alle parole di Edward,era troppo surreale,troppo bello;era vero, volevo fare l’amore con lui più di qualunque cosa al mondo ma non era una semplice questione di ormoni. Volevo che i nostri corpi diventassero un tutt’uno, una cosa sola, esattamente come era successo alle nostre anime quando ci eravamo innamorati, quando avevamo aperto l’uno il proprio cuore all’altro.
Prima che me ne rendessi conto era già sdraiato sopra di me, le sue mani rapide sotto la mia camicetta e le sue labbra, le sue labbra gelide premevano con forza sulle mie, quasi con disperazione: come se quelli fossero gli ultimi momenti che avesse per dimostrarmi il suo amore, come se fosse l’ultima occasione per stare insieme così…no Bella, basta! Edward è qui e lo sarà per sempre, lo ha promesso...
All’improvviso le sue labbra si staccarono forzatamente dalle mie, distraendomi dai miei pensieri, mentre con lentezza mi abbassava i jeans.
“se ti faccio male,se non riesco controllare la mia forza basta una tua parola perché io mi fermi…”
Annuii ”Non temere, noi ci apparteniamo” gli risposi mentre riprendevo da dove lui aveva interrotto.
Le nostre bocche si muovevano avide, smaniose…consapevoli che non sarebbero mai state sazie l’una dell’altra. Con una veemenza, che francamente non credevo possibile in Edward, mi strappò la camicetta così forte da far saltare i bottoni ovunque…presto non fù che un pezzo di stoffa sull’erba insieme al mio reggiseno.
Ero nuda sotto di lui, coperta solamente dalle mie mutandine…ma non c’era imbarazzo tra di noi, era solo giusto, perfetto e…beh… bellissimo.Lo guardai negli occhi per un istante interminabile, erano neri come il carbone.
 La cosa avrebbe dovuto preoccuparmi ed invece mi rese ancora più smaniosa di avvicinarlo a me e renderlo mio, solo mio…

Mi avventai sulla sua bocca per respirare il suo dolce profumo mentre con le dita gli percorrevo il ventre scolpito. Fu lui a fermarmi improvvisamente “Bella se vuoi fermarti devi dirmelo ora, credo che tra un po’ non ne sarò più capace…”
Fermarmi? Ma era pazzo…l’unica cosa che volevo era lui.
“Non azzardarti a farlo…l’unico problema è che…” aggiunsi con un gemito “hai decisamente troppi vestiti addosso…”
Edward si mise a ridacchiare  “ Bene Signorina Swann…rimediamo subito”
Si alzò rapidamente e con velocità decisamente non umana si tolse tutti i vestiti. Avevo visto Edward con vestiti costosi, in smoking e lo avevo sempre considerato assolutamente stupendo…ma non c’erano parole per descriverlo nudo..era semplicemente milioni di vilte più splendido della più splendida e perfetta statua greca raffigurante un Dio.
“Abbiamo dato una bella occhiatina?” mi prese in giro lui.
Subito avvampai ed Edward per evitarmi ulteriore imbarazzo si sdraiò su di me e mi sussurrò all’orecchio”…adesso sei solo tu ad avere un indumento di troppo..”.
Con le labbra percorse il mio corpo lasciando scie di fuoco finchè non arrivò ai miei slip;delicatamente li fece scivolare via con i denti e posò un bacio tra le mie gambe.Dire che avevo perso il controllo sarebbe stato riduttivo, ero completamente intossicata e abbagliata da lui, il cuore mi batteva come un tamburo…così veloce che a stento lo sentivo.

Lentamente iniziò a percorrere il mio corpo con piccoli baci…il mio ventre, i mei seni , il mio collo fino a raggiungere le labbra ormai rosse e gonfie.
“Adesso amore mio,adesso…” bisbigliò sulle mie labbra. Sentivo la sua eccitazione premere sulla mia coscia e mi accorsi che non avevo paura…ero terrorizzata!
In fondo era normale pensai;era normale avere timore: bisognava abbandonarsi totalmente a qualcun altro, lanciarsi nel vuoto…ma io sapevo che in quel lancio non mi sarei fatta male…perché a temermi per mano e a saltare insieme a me ci sarebbe stato Edward…

Mentre annuivo col capo lui entrò un poco dentro di me. Sentivo la sua presenza dentro...mi dava una curiosa sensazione di riempimento senza però soddisfare del tutto quella smania bruciante che si annidava dentro di me. Potevo vedere che stava cercando di trattenersi. Di dare tempo al mio corpo di adattarsi alla sua presenza…ma io non volevo più aspettare.
Mossi il bacino e lui si arrese spingendosi in profondità: sentii una acuta fitta di dolore che però si trasformò in un dolce languore che a sua volta divenne qualcosa di estremamente piacevole…oh cavolo se era piacevole. Non riuscivo più dire qualcosa con un po’ di senso compiuto…semplicemente gemevo sotto il suo corpo mentre lui si muoveva sempre più veloce dentro di me finchè non si accasciò , poggiando il viso sul mio petto…ascoltando il battito del mio cuore

“Bella?” fece per scostarsi da me ma io lo bloccai
“No. Resta così, mi piace. Voglio dire…sentirti dentro di me…” biascicai arrossendo.Ma da dove diavolo saltava fuori tutta quell’audacia…dov’era la timida ragazzina impacciata?Quella notte non c’era…forse perché finalmente l’ultimo muro fra di noi era stato abbattuto finalmente…
Edward non sorrise del mio imbarazzo, sembrava serio adesso  “ Ti ho sentito irrigidirti prima…mi dispiace, ti ho fatto male vero?”
“ No, cioè sì…un po’. Ma non importa visto quello che ne è venuto dopo…e poi lo sai che sono…cioè che ero vergine..”gli risposi.
“ Sì..e comunque me ne sarei accorto anche da solo: stai perdendo sangue…sento l’odore” mi disse stringendomi più forte a sé ed avvolgendomi in una coperta.
Oh mio Dio...che figura tremenda, avrei sicuramente dovuto pensarci, doveva essere dura per lui
Edward ovviamente si accorse che la mia faccia si era trasformata in una fiaccola e si affrettò ad aggiungere “Nn ti devi vergognare sciocchina…e comunque non preoccuparti: questa sarà l’ultima volta che ti faccio del male Isabella. Te lo giuro.”

Isabella..strano tono di voce: lui non mi chiamava mai così…sembrava quasi una promessa… quasi un addio.
Ma i miei occhi si stavano già chiudendo per la stanchezza e riuscii solo a bisbigliare “Non preoccuparti Edward. Te l’ho già detto..noi ci apparteniamo”
E lo sapevo, sapevo che era la verità: lo sapevo quando avevo capito che era l’amore che nutriva per me ad impedirgli di uccidermi, lo sapevo quando aveva succhiato via il veleno dal mio corpo senza dissanguarmi e lo sapevo ora che,mentre mi stringeva fra le braccia, mi sussurrava con dolcezza” Ti amo”.
Quello che non sapevo era che quella notte avrebbe cambiato la mia esistenza per sempre.

FINE FLASHBACK
Beh alla fine dopo lunghi ripensamenti e seghe mentali ho postato anche il primo chappy. Beh ditemi voi ...carina, orribile, continua, datti all'ippica che è meglio...il mio futuro è nelle vostre manine quindi se vi piace ditemelo
e se invece non vi piace ditemelo lo stesso (ma non in modo troppo brutale...il mio cuoricino potrebbe non reggere...).
Sono molto curiosa dei vostri commentini quindi recensite se potete e avete un pò di tempo...
Xo Xo Cloe

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Capitolo 3
*** Port Angeles ***


chappy 2 Salve salvino a tutti!!( oddio parlo come Ned Flanders!!!) Per prima cosa voglio scusarmi per non aver postato prima...a mia discolpa devo però dire che ieri ho avuto un esame tostissimo di storia contemporanea (impara ad organizzarti direte voi....lo so, ma non sono proprio capace!!!)Non vi farò più aspettare così a lungo... promesso!! Oh e poi devo assolutamente dirvi una cosa...GRAZIE!! Insomma...23 preferiti...12 recensioni... è sicuramente più di quanto mi aspettassi o sperassi...vi voglio bene!!Un pò di capitoli li ho già scritti(circa 8...) e oggi mi sono venute in mente un sacco di idee mentre guardavo Beautiful( idee che non centrano nulla con Beautiful nn temete XD!!)
Visto che siete stati così buoni rispondo a tutti voi...e...iniziamo!
Xo Xo    Cloe
cesarina89:Grazie per il bellissimo...mi dispiace di non aver postato proprio "presto"...ma alla fine il tempo è un concetto relativo no?? (ok mi sto mandando a quel paese da sola...)
keska: Hai pienamente e totalmente ragione...diciamo licenza letteraria??(patetico tentativo di giustificarsi...)cercherò di spiegare la cosa in seguito magari con un flash-back...grazie di avermelo fatto notare!!
peppolina: Felice di averti incuriosita...lo so che faccio questo effetto alle persone ( scusa ...mi sono drogata  stasera...)
Michelegiolo:Eh Alice avrà presto una parte moooolto importante...ma nn svelo nulla, se vuoi saperlo continua a seguirmi!!!
cullengirl:Mi disp di averti fatto aspettare,,nn accadrà più promesso(promessa da marinaio....)
Losch:Eh sì la famiglia Cullen si allarga...sempre che Ed torni...tu che dici?
darksister: Eh sì, Edward e le sue seghe mentali(e secondo me dopo 100 anni di solitudine nn solo mentali XD!!!)...ma lo amiamo anche per questo no? Beh sai Bella nn crede proprio che possa accadere e poi detto fra noi
nn è la ragazza più sveglia dell'universo( Bella: "Eih guarda che io sono sveglissima!!!"   Sì, sì Bella torna a dormire....)
Vampire93:Beh come dice Bella...Edward sa fare tutto, no?Ma tornerà dalla nostra Bells??   Lo scoprirai solo vivendo...o meglio...leggendo!!!
carolina93:Oh mio Dio.....quanti complimenti...sono arrossita quando ho letto la tua recensione GRAZIE. Sono felice che ti piaccia il mio Ed, continua a seguirmi...scusa per il ritardo!!!
Amigoku:Anche tu ...quanti compliments, sono onorata. Mhhhhh....hai fatto una promessa azzzardata, tutto quello che voglio dici?Beh diciamo che al momento ho prestato la mia copia di Breaking Dawn a una mia amica...se mi servissero alcune delucidazioni potresti mettere la tua copia e la tua casella e-mail a mia completa disposizione 24 ore su 24 ... muaaaaaaahaaaaahhaaaa!!!!

BELLA

Quella stessa mattina scesi a colazione col morale ancora più a terra del solito…decisamente ricordare non era il modo migliore per sopravvivere. Non appena varcai la soglia Charlie si mosse nervoso sulla sedia. “Oh no” pensai “pessimo segnale”. Quando si comportava così c’era sicuramente dietro l’angolo l’ennesima ramanzina o discorsetto a quattr’occhi!
“Eih Bells vieni a fare colazione..Siediti su” mi disse titubante. Avvertivo già la tensione nelle sue parole mentre mi accomodavo sul bordo della sedia, pronta a scappare non appena Charlie avesse palesato l’argomento della situazione: Ed…sì beh insomma ..lui
“Beh hai dormito bene? Mi sembri un po’ stanca “continuò lanciandomi occhiate preoccupate.
“Papà sono in ritardo,arriva al punto per favore!”sbuffai seccata. Lo sapevo,quella giornata che già era iniziata male ovviamente non poteva che peggiorare.
“Bene,ieri ero in banca e ho incontrato la madre di Jessica Stanley…la tua compagna. Hai presente?”
“Papà! La vedo ogni giorno a scuola, so chi è” Lo guardai attonita; insomma d’accordo che da tre mesi a quella parte mi aggiravo per casa come uno zombie, non mangiavo, dormivo poco ma non ero diventata completamente cretina.
“Sì beh ecco “ proseguì evidentemente imbarazzato, senza guardarmi negli occhi “mi ha detto che oggi Jessica e Angela andranno a Port Angeles per lo shopping natalizio e io… le ho detto che tu ti saresti certamente aggregata ecco”
“ Cosa?” Fu tutto quello che riuscii a dire. Ero così…così furiosa. Ma chi si credeva di essere, Dio per disporre così della mia vita?Non capiva che io volevo solo chiudermi nella mia stanzetta e morire lì col mio dolore. Che senso aveva il resto? Che senso aveva il natale per me?
Neppure mi accorsi delle lacrime che mi bagnavano il viso o dello sguardo carico di dolore che mi lanciò Charlie.
“Bells se non vuoi andare disdici. Scusa non mi sarei dovuto immischiare. Sono solo molto preoccupato sai…” la sua voce era carica di angoscia. E fu proprio questo a scuotermi e a rendermi, in qualche modo, consapevole: io glielo dovevo. Erano mesi che sopportava le mie paranoie, le mie urla,i miei pianti e in fondo cosa chiedeva…solo un po’ di normalità. Gliela avrei data anche se era solo una bugia.
“ No papà, hai ragione, forse mi farà bene. E poi il Natale si avvicina,dovrò pure iniziare a pensare ai regali.” gli risposi mentre mi asciugavo veloce le lacrime col dorso della mano.
Abbozzai un sorriso. “Ora vado. Te la cavi da solo per la cena allora?”
“Ma certo tesoro,tu mi vizi troppo. E poi ricorda che me la sono cavata da solo per diciassette anni prima che arrivassi tu con i tuoi manicaretti” borbottò facendomi ridere: non l’avrebbe mai ammesso ma adorava che mi prendessi cura di lui; in fondo avevo un papà proprio tenero!!
Mi voltai e mi avviai veloce verso il pick-up per affrontare quella che si prospettava essere una lunghissima giornata. Mentre guidavo e sbocconcellavo un muffin  (stranamente mi era venuta una gran fame dopo l’attacco di nausea del mattino)pensai che in fondo papà aveva ragione. Lui se l’era cavata senza la donna che amava per diciassette anni, ma io me la sarei cavata senza l’uomo che amavo per l’eternità?

                                ***************
Avevo quasi dimenticato quanto Jessica potesse essere fastidiosa. Quasi. Perché non appena misi piede nella sua macchina me ne ricordai immediatamente. Ma ormai avevo abbastanza esperienza da sapere che con lei bastava fingere interesse, annuire ogni tanto e beh…mettere semplicemente il cervello in stand-by. Stava blaterando qualcosa sull’incapacità di Mike di farle un regalo, ridendo in modo sguaiato. La sua risata era così diversa da quella argentina, limpida e simile al suono di campanelli di Alice, la mia migliore amica. Anzi, la mia ex migliore amica. Basta! Dovevo smetterla di farmi del male in questo modo. Volevano che mi svagassi? Bene, mi sarei svagata e non avrei più pensato ai Cullen.
Una voce mi riscosse dai miei pensieri. “Bella?” era Jessica.
Oh cazzo, da quanto mi chiamava? Sicuramente anche Jess e Angela, come Charlie, pensavano che io fossi pazza…
“ Bella siamo arrivate “ mi disse Angela lanciandomi uno sguardo comprensivo; speravo che almeno lei non credesse che io dovessi essere internata, era sempre così gentile…
“ Bene, che lo shopping abbia inizio. Non vedevo l’ora” mentii mentre ci dirigevamo verso i negozietti sul lungomare…………


Due ore, tre pacchetti e sei vesciche ai piedi dopo ci fermammo davanti ad un negozietto vintage in cui ovviamente Jess ci costrinse ad entrare; il posto era piccolo, buio ed odorava di incenso…bleah, il classico luogo new-age che detestavo! Sperai comunque di poter trovare qualcosa di carino per mia madre: lei, in fondo, era così eccentrica!
Mi diressi al reparto accessori e, spulciando tra le cianfrusaglie, riuscii a trovare un bel bracciale per mamma. Me ne stavo quasi per andare quando la mia attenzione venne catturata da due splendide catenine: a ognuno era attaccata una metà di un cuore spezzato; ma fu ben altro a colpirmi… furono le incisioni…
“Posso aiutarti cara?” chiese una voce alle mie spalle. Mi voltai di scatto: di fronte a me stava una donna che avrà avuto almeno 70 anni…ma vestita in modo decisamente troppo giovanile; cercai di non scoppiarle a ridere in faccia ma,per fortuna, lei non badava a me…guardava le collane che stringevo fra le mani.
“Ti piace? E’ vero argento sai e…”
La interruppi “le incisioni…”
“Oh sì, sono il motivo per cui non le ho ancora vendute” continuò “Su entrambi i ciondoli c’è inciso BFF , significa Best Friend Forever, e fino a qui tutto bene…ma poi, vedi? Su entrambi ci sono anche una B e una A intrecciate. Quindi mi è difficile trovare qualcuno a cui venderle…”
Le mie orecchie percepivano il ciarlare della signora ma il mio cervello non pensava coerentemente…Best friend forever…A e B intrecciate, unite…come eravamo state unite io ed Alice. Cos’era questo? Un sadico scherzo del destino?
“Lo prendo” dissi improvvisamente ad alta voce. Non sapevo nemmeno io perché. Ero forse diventata masochista?
No. Volevo tenerlo come simbolo. Simbolo di ciò che avrei potuto avere, della famiglia che avrei potuto avere…simbolo del fatto che i sogni non diventano mai realtà.
“Ah allora sei qui” mi disse Jessica avvicinandosi “Pensavamo di andare a cena a La Bella Italia. Ti ricordi? Ci eravamo andate anche la scorsa primavera…quando poi tu ti sei persa e hai cenato con Ed…”ma non riuscì a finire la frase perché Angela le pestò accidentalmente un piede.
Feci finta di ignorarle per il resto del pomeriggio. Era incredibile, quasi comico. Charlie aveva architettato quella messa in scena per distrarmi e per tutto il tempo non avevo fatto altro che pensare ad ogni singolo membro della famiglia Cullen.
Tutto in quel luogo mi ricordava Edward:lo shopping, i vicoli bui, la cameriera che mi guardava scocciata e che anche adesso, come mesi prima, mi metteva davanti un piatto di ravioli ai funghi.
 Mi ci ingozzai. Nn avevo fame, ma in qualche modo masticare era un gesto abituale, mi concentravo sul movimento della mandibola per impedire alle lacrime di scendere, per non risultare ancora più patetica agli occhi delle mie compagne.
Ero come in trance.
Non fiatai nemmeno per tutto il viaggio di ritorno, anche se attraverso il velo che mi offuscava gli occhi potevo vedere gli sguardi che le mie amiche si lanciavano…terrorizzate.
Di me ? Per me? Di che avevano paura?Che mi tagliassi le vene lì davanti a loro, forse?
Jessica avrebbe raccontato a tutti del comportamento della povera asociale mollata dal fidanzato?
Improvvisamente un nodo mi strinse lo stomaco, ma non era né vergogna né angoscia…erano i ravioli ai funghi!
Oh no, no, no cazzo! Jess già dubitava della mia sanità mentale, ma se avessi vomitato nella sua macchina come minimo mi avrebbe odiata per l’eternità!
“Bella?” mi chiamò Angela voltandosi a guardarmi “ti senti bene? Hai la faccia verdognola…”
“No. Devo vomitare. Jess accosta!!!!!!” furono le uniche cose che riuscii a dire.
Jess inchiodò e io mi fiondai sul ciglio della strada appena in tempo.
Mi concessero un po’ di privacy, poi mi si avvicinarono, Angela porgendomi una bottiglietta d’acqua.
“Grazie …” dissi flebilmente. Mi sentivo svuotata e avevo le vertigini.
“Forse sono stati i funghi…”azzardò Angela
“Forse sei incinta…”disse Jessica con un tono sarcastico che non mi piacque per niente.
“Jess, ma che razza di battuta”Angie le lanciò uno sguardo omicida.
“Scusa scusa, era solo per alleviare la tensione. Torniamo in macchina dai!”
Aiutata dalle loro braccia mi sdraiai sul sedile posteriore e ripensai alla parole di Jessica…Forse sei incinta. Che strega! Lo aveva detto apposta, altro che alleviare la tensione, eppure…ma no, non poteva essere. Il germe del dubbio, però, ormai aveva messo radici nel mio cervello: la stanchezza, la nausea, il ciclo assente, il ventre leggermente rigonfio…Ma sicuramente l’unico con cui avessi fatto sesso era un vampiro e i vampiri non potevano avere figli, no?
Poi però mi ricordai di una cosa: le leggende che avevo letto su internet quasi un anno prima, quelle che parlavano di donne messe incinte da demoni della notte. E se non fossero state solo favole,fantasie per giustificare tradimenti?
Insomma, io non avevo nessuna esperienza di gravidanze e affini, ma avevo visto abbastanza film e programmi TV da sapere quali fossero i sintomi…ma potevo anche sbagliarmi.
Sì, sicuramente mi sbagliavo.
Probabilmente era una malattia.
Una terribile, strana e rarissima malattia che presentava gli stessi segnali di una gravidanza. Forse…
“Bella, siamo arrivate al tuo pick-up.”mi informò Angela “vuoi che ti accompagni a casa o te la senti di guidare?”
“No, no grazie..ci vediamo domani” risposi un po’ confusa mentre mi precipitavo verso l’auto.
Non avevo intenzione di andare a casa.
Non ancora,almeno.
Mi servivano risposte e l’unica via per trovarle passava per la farmacia di Forks.

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Capitolo 4
*** Test ***


3 capitolo Buongiorno miei prodi lettori di fan-fiction!!! Allora voi direte "Oh che brava ha postato presto"... e invece....no!!!! O meglio sì ma ho deciso di postare solo una parte di ciò che avevo in mente...cioè solo la prima parte di quello che era un capitolo molto più lungo perchè così ve lo posso troncare sul più bello e postare il resto lunedì...
Perchè, dite voi??? Beh perchè oggi mi sento molto molto cattiva e piena di cattivi sentimenti...no dai scherzo, è solo che l'attesa aumenta il desiderio no??
Okai non odiatemi, per l'aggiornamento ci si vede lunedì pome dopo che avrò dato l'esame di linguistica (che nn passerò mai...) e dopo che sarò andata a pagare la multa di cui mio padre non conosce l'esistenza( sempre che racimoli i soldi...)
Xo Xo Cloe

BELLA
Capitavano delle volte in cui mi mancava davvero vivere in una città grande come Phoenix.

Dove nessuno ti conosceva.
Dove nessuno sapeva chi fosse tuo padre. Questa era decisamente una di quelle volte.
“Fa che non incontri nessuno che conosco…ti prego, ti prego, ti prego!!!” era il solo pensiero che invadeva la mia mente mentre varcavo la porta della farmacia.
Ero sicurissima che il farmacista conoscesse Charlie, ma a quest’ora doveva esserci certamente solo la commessa, che io però non avevo mai visto;effettivamente non dovevo esserci mai passata in farmacia…di solito se mi facevo male finivo dritta al pronto soccorso io!!!!
Bingo, pensai, mentre mi infilavo tra due scaffali: alla cassa c’era una donna sui quarant’anni che leggeva attentamente una rivista di moda…bene proprio ciò che mi serviva, una persona concentrata a fare altro che non badasse a me.
Afferrai un cestino e misi in atto il piano che avevo partor…cioè pensato in macchina (la mia mente si rifiutava anche solo a concepirla una parola simile):prendere svariati articoli inutili(tanto per non fare vedere a possibili osservatori che stavo cercando qualcosa) mentre dovevo localizzare lo scaffale dove c’erano quei dannatissimi test.
Feci avanti e indietro per quasi cinque minuti col cestino quasi pieno finchè…TROVATI!!!
Accidenti, però: notai con costernazione che ce n’erano almeno 10 tipi diversi…Forks era una cittadina piccola, sprovvista di un sacco di cose, per me, essenziali ma dovetti ammettere che era molto fornita in quanto a test di gravidanza:svariate forme, colori, uno profumato( ma a che serviva il profumo se poi dovevi immergerli nella pipì???) e addirittura uno che ti diceva il probabile giorno del concepimento. Lo scartai subito…nell’improbabile eventualità che fossi incinta sapevo benissimo la data del concepimento…l’unica volta che avevo fatto l’amore.
Scacciai il pensiero sgradito e, prendendo un lungo sospiro di sollievo, optai per SUPERTEST G: L’UNICO SICURO AL 100%. Il 100% mi sembrava una buona percentuale ma decisi comunque di prenderne due…meglio essere sicuri.
Avevo un groppo in gola; trascinando i piedi raggiunsi la cassa e ci rovesciai sopra i miei acquisti, badando bene ad imboscare i test sotto il mucchio. Quando alzai lo sguardo notai che, effettivamente, la commessa non mi stava affatto guardando…mi stava fissando!!! Non poteva essere vero, io sicuramente non l’avevo mai, mai, mai e poi mai vista o…
“Isabella Swann!!” disse d’un fiato.
Merda, lei aveva visto me evidentemente.
“Come sei cresciuta! E come ti sei fatta carina!” continuò con tono affettato “ti ricordi di me?? Quando avevi otto anni sei venuta qui a comprare i cerottini dei Simpson…”
“Oh sì ehm certo” mentii in fretta. Come diavolo poteva pretendere che mi ricordassi di qualcosa successo praticamente dieci anni fa?
“Allora come stai adesso?” aggiunse.
Non capivo cosa volesse dire “Mi scusi?”
“Oh sai ho saputo che sei stata poco bene in questi mesi…Charlie veniva qui a prendere le pastiglie contro gli attacchi d’ansia che ti aveva prescritto il dott. Gerandy”
Ero allibita. Come diavolo si permetteva? Le lanciai uno sguardo truce “ Meglio…grazie. Avrei una certa fretta, ho il coprifuoco…domani c’è scuola.”
“Oh sicuro. Comunque lasciatelo dire, nessun ragazzo merita tanto dolore…”
Oh mio dio!!!Ma quanto sapeva? Tutta Forks aveva riso alle mie spalle senza che me ne rendessi conto?
“Allora” continuò “Vediamo che hai preso:2 pacchi di kleneex profumati, una confezione di assorbenti super-flusso, una boccetta di disinfettante e due test di grav…” le parole le morirono in gola e mi guardò come se mi fosse spuntata una testa in più.
“Per una mia amica sa….” Mi affrettai ad aggiungere, sperando non avesse notato il semaforo rosso in cui si era appena trasformata la mia faccia.
“Sicuro”rispose lei balbettando “ comunque, di alla tua amica che se sono positivi dovrebbe farsi vedere al più presto da un medico. Beh, sono 59.90$”
Le lasciai i soldi sul bancone,afferrai il sacchetto e corsi fuori nell’aria gelida, sperando ardentemente che anche le commesse delle farmacie fossero tenute al segreto professionale…
                                                ********************
Entrai in casa in punta di piedi, cercando di fare il meno rumore possibile. Charlie era addormentato davanti alla TV; tirai un sospiro di sollievo: non avevo i nervi abbastanza saldi per sopportare un interrogatorio sulla mia gita a Port Angeles.
Silenziosamente salii le scale e mi chiusi in bagno. Piuttosto elementare, pensai, mentre cercavo di decifrare le istruzioni; operazione non troppo facile visto che mi tremavano le mani come se ci fossero stati dieci gradi sotto zero. Feci pipì su tutti e due gli striscini e poi tornai in camera, chiudendo a chiave la porta.
Dopo aver appoggiato con cura i test sul letto andai alla finestra e la spalancai; l’aria fresca era un sollievo, mi aiutava a pensare, mi aiutava a respirare…Due minuti. Erano già quasi scaduti.
Bastava davvero così poco?
Bastavano solo due minuti a cambiarti la vita?
No. Ne bastavano molti meno. Bastava un taglietto su di un dito, un secondo per rovinare tutto…
Ecco, guardai l’orologio: erano passati abbondantemente.
Mi sedetti sul letto con gli occhi chiusi.
“Forza Bella!! Una riga non sei incinta, due righe lo sei. Affronta la realtà, apri gli occhi. Aprili!!”
E lo feci: li aprii. Lottando contro la parte di me che non avrebbe voluto aprirli mai più.
Li aprii e rimasi impietrita di fronte al mio destino.
Bene bene siamo arrivati ad un punto di svolta eh??? Che perfida che sono...muaaaaaahhhaaaaahhha!!!!!! Ci vediamo lunedì. Mi raccomando recensite numerosi,che i vostri commenti mi fanno sempre piacere!!!
Ringrazio inoltre le 43 persone che mi hanno aggiunta ai preferiti, ed anche chi legge solamente....grazie di dedicarmi il vostro tempo!!!!

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Capitolo 5
*** Changings ***


chappy 4 Toc toc. Chi è? Una che aveva detto "Posto lunedì pomeriggio.."..Sì,certo,come no!!!! Lo so, vi devo un milione di scuse: ma l'unico modo per ricompensarvi è donarvi questo chappy lungo lungo...
Comunque non è stata colpa mia per il ritardo, ma di Alice...parlo dell'ADSL non di Alice Cullen XD!!
Ultimamente ho litigato con tanti di quegli operatori telecom e Sky!!! ( che poi non è nemmeno colpa loro Xd!) Va beh vi lascio al capitolo che è ciò che vi preme.
Lo so, lo so devo darvi qualche risposta....sì, no , perchè due non fa tre...AAAAAHHHHHAAAAHHHH! ( Ok sto zitta!!)
Non possso fare commenti quì se no svelo troppo, quindi ci rivediamo in fondo!!!!!!!!!!!!!!!!!


Erano due, due perfette linee rosa.

Lisce, dritte, definite. Non una sbavatura o un’imprecisione che potesse farmi pensare in un errore.
Presi con mano tremante anche l’altro test…identico. Li guardavo con gli occhi spalancati, sembravano urlare”SEI INCINTA, SEI INCINTA”.
Dovevo farli sparire in qualche modo; in trance mi chinai sotto al letto e li nascosi in una vecchia scatola…lì, di sicuro, non correvano il rischio di essere trovati per sbaglio da Charlie.
Mi lasciai scivolare sul letto e, ancora vestita, mi accovacciai sotto le coperte. Quel letto era stato il mio bozzolo caldo, il mio rifugio in cui sentirmi sicura sin dal giorno in cui ero arrivata a Forks e tutto intorno a me mi era sembrato freddo ed ostile.
Quella volta,però, non funzionò.
Mi sentivo malissimo: le lacrime scorrevano a fiumi, così tanto che mi era difficile persino sbattere gli occhi e il mio corpo era scosso da tremiti e brividi.
Era un’altra crisi, simile e allo stesso tempo diversa dalle decine che avevo avuto: era peggio.
Mille, mille, mille volte peggio. Come se il dolore che in quei maledetti mesi avevo cercato di reprimere stesse riemergendo tutto insieme, come una gigantesca onda anomala da cui non avevo speranza di salvarmi.
Affondai i denti nel cuscino per soffocare i singhiozzi, ma la situazione non faceva che peggiorare…quasi non riuscivo più a respirare, era difficile anche solo tentare di pensare con lucidità ormai…ma ci provai, provai a trovare una soluzione.
Ero incinta…di cosa? Di un vampiro o di un bambino? A chi mi sarei rivolta?
A nessuno importava di me… o meglio, sì: importava a Charlie e a Reneè, ma cosa avrebbero potuto fare per me? Che cosa gli avrei detto? “Eih, sono incinta del mio ex-ragazzo vampiro, di una creatura di non-ben-definita natura e potenzialmente assetata di sangue…ma voi non preoccupatevi, sarete dei nonni fantastici”.
 Mi immaginavo già le loro facce, mi avrebbero preso per pazza, mi avrebbero… mi avrebbero…non sapevo nemmeno io  cosa avrebbero fatto.
La verità era che non sapevo niente: non sapevo più niente, non sapevo chi ero, cosa volevo, cosa diavolo avrei fatto adesso della mia vita…
Non sapevo dov’era la me stessa che conoscevo un tempo, non sapevo più dov’era quel cuore che in teoria doveva battermi in petto, ma che, in realtà, non sentivo più…e non sapevo dov’era l’unica cosa di cui mi importava in quel casino, Edward…
“Edward dove sei?” sussurrai, ormai con un sibilo.
Fu in quel momento, mentre i singhiozzi erano sempre più forti e io pensavo che il mio corpo fosse troppo fragile per sopportare altro, che lo sentii per la prima volta.
Una specie di gorgoglio, una specie di brontolio che proveniva dalla mia pancia. Una scossa elettrica mi percorse il corpo e, molto lentamente, trovai la forza di volontà di mettermi supina e abbassare le coperte.
Avevo una paura tremanda di fare quello che stavo per fare, ma sentivo come una necessità, un richiamo provenire da dentro me.
Presi un bel respiro e poi mi decisi: alzai la maglietta fin sotto il seno e allungai la mano per accarezzare la sporgenza che avevo notato quella mattina. Sembrava leggermente  più fredda rispetto al resto del corpo e decisamente più dura, non proprio come quella di un vampiro forse, ma diversa anche dal resto della mia pelle.
Avrei dovuto avere paura, essere terrorizzata, chiunque lo sarebbe stato…ma io non ero chiunque, ero una… madre.
Quasi a rispondere ai miei pensieri lo sentii di nuovo…quel nuovo e sconosciuto rumore che, forse razionalmente non era nulla, o al massimo il mio stomaco in subbuglio per la nausea, ma che per me era molto di più.
Era ciò che aveva cambiato tutto, ciò che mi aveva svegliata, che mi aveva resa consapevole che quello era mio…FIGLIO…
Che io l’avessi voluto o meno, c’era già un legame tra di noi e ovviamente e naturalmente lo riconobbi.
Mi asciugai le lacrime col lenzuolo e,grazie a lunghi respiri, il ritmo del mio cuore iniziò a decelerare. Lentamente ricominciai a respirare e, sempre carezzandomi la pelle nuda,  in pochi minuti mi calmai.
Era stato lui, l’esserino che cresceva nella mia pancia a salvarmi dal baratro; ma non dovevo dimenticare che ero io a doverlo proteggere, che era compito mio far sì che si sentisse al caldo, al sicuro ed amato…sì, amato. Lo sentivo nel mio cuore, che si gonfiava sempre di più, che già lo amavo e che lo avrei amato anche se fosse stato un baby-vampiro, anche se avesse avuto gli occhi rossi e avesse bevuto sangue invece di latte.
Inconsciamente, avevo risposto alla mia domanda di prima: dov’era Edward? Eccolo, pensai, era qui, era un pezzo di lui quello che portavo dentro di me…un piccolo Edward, con i suoi occhi, i suoi capelli e magari anche con quel sorriso sghembo che mi faceva fermare ogni volta il cuore…
Chiusi gli occhi: potevo quasi rivederne la perfezione, attraverso il filtro dei ricordi.
Mi ranicchiai in posizione fetale e, probabilmente stremata dalle troppe emozioni, caddi in un sonno agitato…………………………………………………..

Era buio, notte fonda probabilmente. Ero in mezzo al bosco e faceva tanto, tanto freddo; avevo anche paura, ma non per me. Cercavo disperatamente qualcosa tra le felci del sottobosco, ma neppure io sapevo bene cosa…finchè non sentii piangere.
C’era un bambino che da qualche parte piangeva disperato, volevo davvero aiutarlo, consolarlo, fargli capire che l’avrei protetto io dal freddo, ma non capivo dove fosse.
Poi, all’improvviso,mi accorsi che c’era una luce che proveniva dal fitto della vegetazione: mi ci fiondai.
Emersi in una radura e rimasi paralizzata dall’orrore…al centro si ergeva una pira altissima, circondata da figure incappucciate. Non potevo scorgerne il volto, ma notai che una reggeva qualcosa in braccio.
Mi si bloccò il respiro in gola: era un bambino, il bambino più bello che avessi mai visto. Il riflesso delle fiamme danzava sul suo visino terrorizzato; si protendeva verso di me, voleva il mio aiuto. Ma io non potevo fare nulla, ero circondata.
E poi capii.
Volevano bruciarlo vivo, volevano ucciderlo….dovevo fare qualcosa!!!
Tentai di correre ma caddi a terra, avevo le gambe bloccate, paralizzate….potevo fare solo una cosa, guardarlo morire.
“No!!!” riuscii ad urlare mentre le figure si avvicinavano al falò.
                                    ***************************

“Ahi!!”
Dovevo essere caduta dal letto mentre mi agitavo, perché avevo sbattuto la faccia contro qualcosa di duro: il pavimento. Istintivamente , però, le mie mani corsero sul mio ventre.
“Ti sei fatto male piccolino mio?” sussurrai mentre, con le dita, tracciavo carezze circolari sulla pelle.
Forse era solo la mia immaginazione, ma sentii di nuovo quel gorgoglio, questa volta come a rispondermi “No mamma, sto bene”
Mi scappò un sorriso. Da dove era saltato fuori questo istinto materno? Insomma, solo ieri ero arrivata a preferire una malattia ad un bambino…non che io non li amassi,ma li avevo sempre considerati qualcosa che non faceva parte del mio mondo, qualcuno a cui fare una carezza od un sorriso in fila al supermercato…
Ma adesso era tutto diverso. Lui non era un qualcuno, era il mio bambino, il mio piccolo Edward Junior…
E.J…era bello, suonava bene; dopotutto anche il mio brontolone si meritava un nomignolo buffo, anche se non sapevo di che sesso fosse.

“Allora…” mi sentivo un po’ folle a parlare con la mia pancia “ehm, ti piace E.J.?”
Mi rispose un altro gorgoglio soddisfatto:ero pazza? No, ero sicura di no.
L’avevo sentito chiaramente, era il nostro modo speciale di comunicare…forse avevo una super-intelligenza o un super-potere:in fondo come poteva non essere anche solo un po’ speciale,con un padre come il suo?
Guardai la radiosveglia: erano le cinque e trenta del mattino. Non mi andava di cambiarmi i vestiti con cui avevo dormito, tanto non sarei andata a scuola quel giorno: avevo un piano.
Beh, effettivamente, era un piano un pò buttato per aria…però dovevo tentare.
Prima di giocare la mia ultima carta( chiedere aiuto a Charlie…cosa che francamente mi faceva venire un nodo allo stomaco al solo pensiero)dovevo tentare con i Cullen.
Era vero, non sapevo dove si fossero trasferiti,ma Carlisle era un medico, no?
Ed un medico molto bravo, per giunta…doveva pure esercitare in qualche clinica od ospedale del paese.
Forse facendo una ricerca su internet avrei trovato qualcosae, comunque, non avevo niente da perdere.
LUI non avrebbe dovuto neppure parlarmi o vedermi, l’avrei lasciato alle sue distrazioni.
Ricacciai indietro le lacrime che stavano per spuntare…mi bastava Carlisle, magari avrei rivisto Esme.
Al solo pensiero sentii una stretta al cuore: neppure mi ero resa conto di quanto mi mancassero TUTTI i Cullen, mi sarebbe bastato vedere anche solo Rosalie per essere felice. Scossi la testa per cancellare quei pensieri indesiderati; avevo assoluto bisogno d’aria, quel che mi ci voleva era una passeggiata che mi schiarisse le idee.
Saltai giù dal letto e, senza nemmeno guardarmi allo specchio, scesi piano le scale.
A Charlie lasciai solo un biglietto:
Papà,
sono uscita presto. Mi vedo con Angela  per ripassare la lezione.
Non preoccuparti, ti voglio bene
B.
Uscii nell’aria fredda senza neppure una giacca, dirigendomi rapida alla macchina; mi sembrava una scusa potenzialmente credibile in fondo, certo sempre che Charlie non avesse sentito il rumore del pick up e si fosse accorto di quanto presto in realtà fossi uscita…
Misi in moto e partii,senza pensare comunque troppo al resto. Guidavo senza sapere bene dove andare, in realtà ero così assorta che avrei guidato per ore senza accorgermene…
Solo quando mi ritrovai in una strada sterrata circondata da alberi fitti me ne resi conto effettivamente: ero a La Push..
Accostai la macchina sul lato dello sterrato e proseguii a piedi: sapevo dove portava,alla scogliera che avevo sempre visto dalla spiaggia di First Beach. Percorsi la strada inciampando un paio di volte finchè, col fiatone, non arrivai in cima.
Lo spettacolo che mi si parò di fronte era bellissimo e maestoso ma, a dirla tutta, anche un po’ inquietante. Mi avvicinai al precipizio e, a piccoli passi, ne percorsi il limite: sotto di me le onde sbattevano l’una contro l’altra… il mare era davvero agitato, doveva essere in arrivo brutto tempo.
Fissai l’orizzonte che, effettivamente, era carico di nuvole scure;sarebbe dovuta spuntare l’alba ormai, ma io non l’avrei vista.
Il sole era lì da qualche parte, lì…dietro quello spesso strato di nubi, ma non poteva venire fuori: oggi Forks non avrebbe visto il sole…e io, pensai, non l’avrei rivisto mai più.
E d’un tratto ne fui consapevole… era come la mia vita: mangiavo, dormivo, andavo a scuola, insomma vivevo, però non esistevo. Avrei sempre vissuto in una eterna giornata nuvolosa, ogni mattina mi sarei svegliata sempre con la speranza di rivedere il sole, ma era impossibile per me. Perché il MIO sole se ne era andato per sempre…non avrei mai più rivisto la mia alba.
Mi toccai la guancia e mi accorsi che era bagnata, ma non solo di lacrime; era qualcosa di freddo, di ghiacciato. Alzai gli occhi al cielo, era…la neve.Stava scendendo piano piano inzuppandomi i vestiti
Sorrisi amaramente…era così normale che nevicasse a Forks, la neve era una cosa così normale nella vita delle persone. Normale come il Natale, i regali o i bambini felici la sera della vigilia; la vista di quei fiocchi avrebbe dovuto scatenare solo sentimenti di gioia,ma non a me: tutte queste cose come potevano essere belle senza Edward? Niente era bello senza Edward.
Dicembre doveva essere un tempo di gioia e felicità…cosa avevo io da festeggiare quest’anno? E non solo quest’anno…in cuor mio sapevo che mi sarei sempre sentita così…
“Perché non può essere abitudine Dicembre senza di te…”sussurrai tra le lacrime. Lo so, avevo il mio bambino, il mio piccolo E.J, lui doveva essere la mia forza però… malgrado tutte le speranze che cercassi di nutrire la verità era che eravamo soli. Potevo anche non trovare i Cullen, e allora cosa avrei fatto?
Provavo un dolore al petto così lancinante da non crederlo possibile. Poteva un cuore spezzarsi in milioni di frammenti per il troppo dolore? A me sembrava di sì.
Dovevo fare qualcosa, qualcosa per far finire quel tormento…non era più fisicamente sopportabile.
Mi guardai freneticamente intorno, ma non c’era niente, niente se non acqua.
Già ,l’acqua…
Mi sporsi e la guardai: era quasi nera, così spaventosa…non per me però; sembrava invitarmi, promettendo di far sparire il dolore, quella voragine che non se ne andava mai.
Immaginai la sensazione di libertà che si doveva provare a saltare da lì, in fondo non era poi così alto…e poi secondo me a nuoto si poteva facilmente raggiungere la riva…
In un secondo, avevo preso la mia decisione.
Iniziai a spogliarmi lentamente, fino a rimanere solo in intimo: i denti battevano e certamente avevo le labbra blu per il freddo.
Ritornai vicino al bordo e sporsi un piede nel vuoto…beh era leggermente più alta di quanto avessi pensato e l’acqua doveva essere molto profonda…così profonda che forse avrebbe inghiottito anche il mio dolore.
Chiusi gli occhi e…
“Bella fermati!” disse una voce che io ben conoscevo.
Era il suono più bello e melodioso che un orecchio umano potesse sentire; era come miele, come velluto, anche se il suo tono era arrabbiato , quasi furioso.
Aprii gli occhi e mi guardai attorno…ovviamente lui non c’era; me l’ero immaginato, stavo impazzendo, avevo le allucinazioni…allora perché ero felice?
“Edward…?” sussurrai richiudendoli immediatamente; sapevo che non era reale, che se li avessi tenuti aperti l’allucinazione se ne sarebbe andata. E io non lo volevo, era il momento più bello che ricordassi da mesi…
“Bella non farlo, l’acqua è ghiacciata: Morirai!!” un ringhio gli nacque dal profondo.
Sorrisi: era tornata. “No, ce la farò” sospirai “e, comunque, mi sembrava che non te ne importasse più di me”. Avanzai ancora di qualche millimetro.
“No,fermati, ti prego. Io ti amo”. Anche le fantasie erano bugiarde
“Bella, hai promesso. Hai promesso di non fare sciocchezze” continuò la voce nella mia testa.
“Anche tu avevi promesso” gli urlai di rimando “avevi promesso che non mi avresti mai lasciata e invece?” spalancai le braccia.
“No, ricordati di quello che abbiamo condiviso. Ricordati delle parole che mi dicevi sempre…dicevi: ti amo Edward”
I miei occhi erano inondati di lacrime ”Edward, se manchi tu quelle parole no so ripeterle, non riuscirò a dirle mai più… mi dispiace, davvero.”E, con un balzo, mi lanciai nel vuoto.
L’impatto fu terribile. Come essere trapassate da mille aghi ghiacciati, come essere colpiti al petto da un blocco di cemento…
L’aria mi si era bloccata nei polmoni, non riuscivo a buttarla fuori…mi sentivo soffocare.
Provai a risalire, provai a nuotare. Niente. Le onde erano troppo forti, mi ricacciavano giù, sempre più in basso, sempre più verso l’oscurità.
Non l’avevo previsto :che cosa avevo fatto? Stavo uccidendo il mio bambino…della mia vita non mi importava più nulla, ma la sua era preziosa…era così piccolo, così indifeso.
Cosa avevo fatto?
Cosa mi era passato per la testa?
“Bella, non azzardarti a smettere di lottare!!”. Non fui sorpresa di ritrovare la sua voce lì sotto. Dopotutto stavo morendo,me lo doveva no?
Non riuscivo più a muovere i muscoli, faceva troppo, troppo freddo. Non era una sensazione veramente brutta ,però…un po’ come essere anestetizzati…la morte, in fondo, era piuttosto facile.
Vivere era più difficile, e vivere senza Edward era impossibile, insensato per me.
Una parte di me voleva davvero continuare a lottare…per mio figlio, per dargli la possibilità di un futuro..ma un’altra piccola parte ( e mi sentivo orribile per questo) era felice lo stesso. Perché presto il dolore sarebbe finito per sempre e perché ,lì sotto con me, c’era Edward.
Aprii gli occhi e lo vidi: la mia mente, evidentemente, aveva conservato la sua immagine chiara e nitida per questo momento.
Era furioso, ovviamente. Ma questo non rendeva la sua pelle, i suoi capelli o i suoi occhi ambrati meno perfetti.
Gli sorrisi, poi, mi posai le mani sulla sporgenza della mia pancia.
“Mi dispiace. Vi amo entrambi, ma non riesco più a combattere…”
Fu il mio ultimo pensiero mentre una morsa, ferrea e gelida come le braccia di un vampiro, mi avvolgeva sempre più forte.


Era qualcosa di duro. Ero appoggiata su qualcosa di duro che mi teneva stretta e si muoveva.
Sicuramente ero morta, però ,francamente, l’aldilà me lo immaginavo molto più comodo. L’aria gelida mi frustava la faccia e, benché avessi troppa paura per aprire gli occhi,mi veniva anche da vomitare.
Che fossi finita all’inferno? Tremai.
Stavo veramente iniziando a temere di essere stata condannata a quella dannazione eterna da cui Edward aveva cercato di salvarmi,quando l’ambiente intorno a me divenne improvvisamente caldo e venni adagiata dalla strana creatura , o qualunque cosa fosse ciò che mi trasportava , su qualcosa di morbido. A pensarci bene, aveva un profumo familiare…sapeva di, di, di…ammorbidente?
A quel punto mi feci coraggio e spalancai gli occhi. Il soffitto di camera mia?
Il paradiso( o l’inferno, chi poteva dirlo?) aveva l’aspetto della mia cameretta?
Rimasi immobile finchè…
“Adesso, SIGNORINA, mi spieghi come ti è saltato in mente di fare una cosa tanto STUPIDA!!!!!!”
Voltai immediatamente il viso verso il punto da cui proveniva la voce e, devo dire, il mio cuore perse qualche colpo.
Appollaiata sulla finestra stava una persona che credevo non avrei rivisto mai più.

Complimenti!!!! Siete arrivati in fondo  a questo lungo chappy che in realtà erano due ma visto il MADORNALE ritardo DOVEVO farmi perdonare!!!!!
Allora girls, molte di voi si domandano nella recensione quando tornerà il nostro Eddino...beh sto tentando di convincerlo anche io in ogni modo, ma non smette di farsi seghe mentali!!!
comunque abbiate fede, le cose miglioreranno presto...sono un'inguaribile romantica....sto già preparando nel mio cervellino tanti "Mulino Bianco moments" per la vostra gioia.
Forse vi sembrerà che nei prosssimi 2 cap le cose  peggiorino un tantino, ma vi ripeto fidatevi(ultime parole famose...)
Ci saranno anche POV diversi da quello di Bella, tra cui quello di ED...quindi nn perdetevi il prox cap ,che sarà un pot pourry di POV, e continuate a seguirmi.
Mi raccomando recensite numerose, i vostri commenti sono dei bellissimi stimoli ad andare avanti!!!! Ah, grazie a chi recensisce, a chi mi  ha aggiunta tra i preferiti( 58!!!!!Me mooooolto commossa!) e a chi legge solo.
Aggiornerò presto, davvero. Non dico quando perchè sennò state sicure che non lo faccio per qualche motivo!! Ciao a tutti
Xo Xo Cloe
P.S.= Il primo che indovina chi è il personaggio misterioso che salva la nostra tuffatrice mancata vince...nn so, ci devo pensare. Ma qlcs vince,giuro!!

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Capitolo 6
*** Returns and phone calls ***


chappy 5 Buongiorno, posto finalmente visto che ho un pò di tempo. E' stato un week-end scioccante...ho saputo che la mia sorellona è incinta!!
Cioè lo so che si è sposata e che ha messo la testa a posto però...fatico ad immaginarmela come una madre!!!Insomma fino all'anno scorso ballavamo sui divanetti della disco bevendo Margarita( va beh vi risparmio i dettagli...) e ora ...
Sono troppo giovane e bella ( e modesta) per diventare zia, ho solo 19 anni!!
Parlando d'altro,sono sconvolta anche per le vostre recensioni (14, grazie) e per le 74 persone che mi hanno aggiunta ai preferiti...vi adoro, siete la mia forza!!! continuate così, mi motivate sempre più!!!
Ok, in qst capitolo torna il nostro Ed con le sue pippe mentali e mi sono cimentata anche con il Rosalie Pov...fatemi sapere come è venuto, è stato strano scriverlo, ma è un personaggio che, fondamentalmente, trovo affascinante
quindi boh....ditemi il vostro parere.
Ah ditemi qualcosa anche per il pov di Ed...è verosimile???Spero di sì...attendo con ansia...
Adesso che ho un pò di tempo vi rispondo uno per uno...ee...iniziamo!!

Twilighter001: e brava sì è Alice...non Jacob anche se ti do una news...avrà un ruolo nel futuro. Ma ti avverto, benchè ritenga che alla fine dei conti non sia proprio così inutile...ancora lo odio...quindi non sarà una parte fondamentale.
cullengirl: sempre troppo buona!!!!Spero che anche questo ti piaccia!!!!
fiorella91: Ebbene sì....ma o voi siete tutti veggenti o io sono prevedibile, spero di no!!!
francef80:guarda la speranza per Bells è l'ultima a morire...quello è un estratto di vita vera del mio paese...pensa in che razza di posto vivo....una specie di Forks senza Cullen, cioè uno schifo
darksister: Brava, fai bene a non credermi...non farlo mai neanche se giuro sul mio gatto che posterò presto...però sono dispiaciuta...spero che ti piaccia anche questo chappy
Sharazade: Grazie, pensa che l'idea mi è venuta mentre lavavo i piatti...però quel chappy l'ho scritto alla stazione mentre aspettavo il treno(in ritardo come il solito...)
Lion e Lamb: eh sì è proprio lei.....ma l'avete indovinato tutti???!!! Che bravi
Hikary_a18: Grazie per i compliments....eh già Edward tornerà in un modo più tormentato!!!!
AmyGoku: Come già finito???? Pensavo di aver soddisfatto la vostra brama...spero ti piaccia anche questo!!!
mezzanotte: ma no, dai!!! Solo un pò segaiolo....mentale e non. Continua a seguirmi!!
Keska:Ciao cara!!! Sono molto felice che ti sia piaciuto...beh Eddy torna in qst capitolo...cioè torna nella Ficcy ma non da Bells(me moooooolto perfida!!!) Ricorda la mia minaccia...quindi nn azzardarti ad interrompere The Baby of my dream, capito??? Altrimenti il prossimo capitolo che posterò sarà,,,,,a luglio!!!!
ale03: mio Dio mi ucciderete per l'imbarazzo con tutti qst complimenti...grazie, spero che ti piaccia anche qst Chappy!!
Debby_DG: non scusarti mai!!!!! Fai benissimo, anzi grazie milllissime...apprezzo sempre le critiche costruttive...Hai ragione tu, solo che non avevo riletto(altrimenti non postavo più e mi scuoiavatea viva)
Eh certo che EJ l'ho tradotto così...qnd ho letto che con J Bella si riferiva a Jac...sì insomma al cane...mi sono saltati i nervi...felice che tu condivida i miei stessi sentimenti verso il pulcioso!!!! Brava sei stata la prima ad indovinare...ti contatterò via mail per la ricompensa....che sarà una decisione relativa alla ficcy oppure la possibilità di leggere il capitolo della reunion tra Ed e Bella in Anticipo(sempre che non muoiano tutti ....Muahaaaahhhaaa!!!)

BELLA

Non poteva essere.
O ero morta o stavo sognando.
Eppure…eppure sembrava così vera. I capelli neri, fradici d’acqua le gocciolavano sul viso e sul vestito, zuppo anche quello. Mi stava squadrando torva, ma c’era anche sollievo nei suoi occhi.
Con un gesto fulmineo si mise in piedi senza smettere di fissarmi.
“Allora, pretendo una risposta!!!”
Non sapevo che dire.
Non la ricordavo così bella; anche con i capelli sfatti, il vestito in disordine e bagnata come un pulcino sembrava sempre un angioletto…un angioletto un po’ birichino.
D’un tratto scoppiai a ridere: il mio angelo mi aveva salvato la vita, e non soltanto a me. Anche al mio bambino. Quello in cui avevo sperato soltanto qualche ora prima era lì, di fronte a me, lì… a fissarmi a bocca spalancata.
La sua espressione un po’ confusa e un po’ arrabbiata mi fece ridere ancora più forte.
“Bella, io NON LO TROVO DIVERTENTE!!!!” disse mettendosi le mani sui fianchi “ma tu ce l’hai una vaga idea di cosa avresti fatto a Charlie, a Renee o a mio frat…”
Non la lasciai continuare ed arrivare a toccare quel tasto dolente, non ora perlomeno. Adesso no. Ero troppo felice. Non volevo, non potevo cadere nel baratro di nuovo.
Prima che potesse proseguire scostai il piumone, mi misi in piedi sul letto e, con un balzo, le saltai in braccio.
Fu più o meno come abbracciare una pietra, ma non me ne curai: avrebbero dovuto staccarmi con la forza da lei…non l’avrei mai, mai lasciata andare via.
“Oh Alice, Alice, Alice!!!!” strillai aggrappata spasmodicamente al suo corpo.
Affondai il volto fra i suoi capelli umidi: il sale dell’acqua rendeva il suo profumo ancora più buono, ancora migliore di quanto potessi ricordare…fu come fare un tuffo nel passato:alle serate passate a chiacchierare, a ridere, o a quando si divertiva a truccarmi e ad agghindarmi e insieme giocavamo a fare le top- model con i suoi splendidi vestiti…
D’un tratto mi resi conto che le risa si erano trasformate in singhiozzi; volevo parlare, volevo dire qualcosa di sensato per spiegarle, per farle capire tutto l’amore che provavo per lei, ma riuscivo solo a chiamarla…”Alice, Alice…”
“Sh, Bella calmati. Sono qui.” Mi disse dolcemente mentre mi conduceva al letto; mi fece sdraiare e quando vide che non avevo nessuna intenzione di mollare la presa, si coricò al mio fianco, cingendomi le spalle.
Ogni tanto mi dava qualche bacio sulla fronte e mi carezzava la schiena: era così bello averla vicina… mi sentivo protetta, sicura, come se almeno un pezzo della mia vita avesse di nuovo un senso…
“Scusa,io..” riuscii a bisbigliare dopo qualche minuto “ti lascio se..se mi giuri che appena lo faccio non salti fuori da quella finestra e te ne vai di nuovo…”
Non avrei potuto sopportarlo. Questa volta sarei morta, e lo sapevo.
“Bella ti giuro che se anche mi lasci io…non lo farò.” Rispose Alice “non voglio lasciare la mia sorellina mai più…” E come a sottolineare le sue parole mi strinse ancora di più a sé.
Ma capii che non ce ne sarebbe stato bisogno: nel mio cuore sapevo che era la verità.
Avrei voluto restare così tutto il giorno, così…aggrappata al mio salvagente personale,ma c’erano così tante cose da dire, da rivelare…specialmente da parte mia.
Controvoglia mi sciolsi dal suo abbraccio e mi misi seduta a gambe incrociate sul letto.
Alice si infilò sotto le coperte con me dopo essersi  tolta l’abito bagnato e essersi infilata il mio pigiama; notai che non mi toglieva mai gli occhi di dosso.
Mi prese la mano e sospirò. “Bella sul serio, perché lo hai fatto?”
“Io non volevo davvero morire” risposi “è che…ero solo molto triste e…mi sembrava un buon modo per distrarmi… sul serio, pensavo che ce l’avrei fatta…” Sentii le lacrime pungermi gli occhi al pensiero di quella follia che avrebbe potuto costare la vita al mio bambino.
“Ok ,va bene. Non piangere più.” disse Alice asciugandomi la lacrima con il pollice “Io glielo avevo detto che avresti fatto qualche sciocchezza  o che avresti attirato qualche disgrazia, ma lo conosci, è così testardo!!!”
Sussultai alle sue parole, sapevo benissimo a chi si riferiva.
Cercai di cambiare argomento.
“Voi come state? Insomma, dove vivete ora?”
“A Ithaca. Noi viviamo tutti insieme però….solo  Rosalie sa che sono qui…gli altri erano fuori a caccia…”
Fu un attimo ma vidi il suo viso rabbuiarsi.
“Perché Jasper non era con te? Voglio dire siete inseparabili voi due…”
“Beh ecco, dopo quello che è successo al tuo compleanno…mi serve solo un po’ di tempo per…per perdonarlo.”mi rispose sottovoce.
“Alice, non devi sacrificarti in nome della nostra amicizia. Io so che tu lo ami e…”
“Amo anche te, però…” mi interruppe “e mi sembrava di farti un torto comportandomi come se non fosse successo nulla. Però se tu dici che non ce l’hai con lui…” mi fissò speranzosa.
“Ma certo che no!!! Voi due siete anime gemelle, lo sanno tutti, e poi…” esitai “non è colpa di Jasper se, se LUI non mi vuole più.”
Calò un silenzio di tomba. Nessuno sapeva bene cosa dire, così tentai di riportare la conversazione su un sentiero meno minato.
“Come hai fatto a salvarmi? Voglio dire, mi hai vista?”
Annuì. “Ho cercato di non stare a guardare i fatti tuoi in questi mesi, però…sono una veggente, mica una TV: non puoi accendermi e spegnermi quando vuoi!” entrambe sorridemmo; Alice sapeva far tornare il buon umore a chiunque.
“Poi ieri sera è successo qualcosa.” continuò “Ho iniziato a vederti a sprazzi…tu che guidavi, tu angosciata in questa stanza…era coma se stessi capendo o decidendo qualcosa e il tuo futuro era legato a doppio filo a questa consapevolezza. Non ho esitato un minuto, sono saltata sulla macchina di Carlisle e ho guidato tutta la notte…”
Non riuscivo a guardarla in viso,sentivo che il momento di vuotare il sacco era vicino, ma non sapevo come affrontare l’argomento.
Ma per ora fu Alice a proseguire “Poi stamattina sono arrivata qui, ma tu non c’eri, così mi sono messa a cercarti a piedi finchè…non ho sentito il tuo odore sulla strada per La Push.
Ero dilaniata,non sapevo che fare. Ho provato a chiamare Carlisle ma a casa c’era solo Rosalie e, beh…sai che non è imparziale su di te…”
“Dì pure che mi odia….” Aggiunsi.
“Beh, comunque stavamo discutendo quando ho visto la decisione che avevi preso…ti ho vista saltare: mi hai fatto prendere un infarto( beh metaforicamente parlando ovviamente). Ho sbattuto il telefono in faccia a Rose e sono corsa da te. Il resto poi lo conosci…”concluse.
Sospirai, era il mio momento di raccontare la verità.
“Alice io so il perché dei buchi nelle tue visioni; effettivamente ho scoperto una cosa ieri sera, e solo che…non so bene da dove cominciare…”
“Comincia dall’inizio” suggerì lei.
“Beh, non credo che tu lo sappia, ma le sera del mio compleanno  io e  Edward…abbiamo…Cioè io non me lo aspettavo però, insomma io e..lui..” balbettai.
“Avete fatto l’amore. Lo so, vi ho visto” aggiunse lei tranquilla.
“Oh bene…” iniziai prima di afferrare il senso delle sue parole “TU CI HAI VISTI?”
“Oh dai, non essere imbarazzata. Te la sei cavata bene per essere la prima volta”
Ero fucsia,ovviamente. Ma forse Alice ci era talmente abituata da non farci neppure più caso.
“Sì beh..comunque da un po’ di settimane non mi sentivo molto bene…vomitavo, non avevo il ciclo…” Alice mi interruppe.
“Bella sei malata??!!” mi chiese preoccupata.
“No” risposi fissando i miei occhi nei suoi “sono…sono incinta Alice”.


Non ci potevo credere.
Avevo scioccato un vampiro.
Innaturalmente statica e pallida, la mia migliore amica mi fissava ad occhi sbarrati.
“Sei…sei sicura?” sussurrò.
“Sì. Ho fatto il test due volte…e poi, guarda.” Abbassai le coperte e mi sdraiai, si vedeva chiaramente la sporgenza sul ventre.
Alice chinò il capo fino a posarvelo sopra “In effetti sento un rumore…forse è il cuore, non capisco bene..la tua pelle è molto dura qui. Avrà una specie di protezione vampiresca..il che ci fa capire che è molto intelligente..”
“Che vuoi dire scusa?”
“Beh…avrà capito di doversi proteggere dalla tue cadute in qualche modo…”
Le diedi una spinta e lei tornò a guardare la mia pancia…si vedeva che era senza parole.
“Wow” disse infine “Questo sì che è un bel problema…”
La fissai in cagnesco. “Ehi non offendere. Lui non è un problema!!”
Alice scosse il capo.”Non intendevo questo…non riesco a vedere il suo futuro e non so perché. Quindi non so se è maschio o femmina. Quindi come gliela preparo una cameretta in tinta?”
Ero sconvolta. C’erano enormi problemi in questa gravidanza e lei si preoccupava del colore delle copertine!!!
Era già saltata in piedi: camminava avanti e indietro borbottando qualcosa di indistinto.
“Ehm ehm” tentai di attirare la sua attenzione “non credi che forse dovremmo pensare prima a qualcosa di più…fondamentale? Tipo se è un bambino o un vampiro?”
Mi stoppò con la mano. “Sto già elaborando un piano per questo. Stasera diciamo a Charlie che passi una settimana da me e…”
Storsi il naso “Mhh, non credo che sarà molto d’accordo…”
“Ma dai lo convinco io,lo sai che mi adora. Poi vieni con me a Ithaca, ne parliamo con Carlisle e troviamo una soluzione.”
Sorrisi. “Sai, sono felice che il tuo piano preveda portarmi con te. Temevo mi avresti mollata qui…però” esitai “ci sarà LUI lì”
Alice tornò a sedersi al mio fianco “Prima o poi glielo dovrai dire. Ma non sarò io a farlo. Lo farai tu, quando sarai pronta. Se proprio vuoi potremmo stare in hotel…”
“Sì, forse è meglio…”non volevo rischiare che tornasse da me per obbligo, lui si divertiva così tanto con le sue distrazioni…
Tornai a fissare Alice; era silenziosa, e mi sembrava strana…si tormentava le mani, come presa dall’indecisione.
Mi stava nascondendo qualcosa?
“Bella c’è una cosa che non ti ho detto” iniziò.
Un groppo mi si formo in gola. Non era nulla di buono, me lo sentivo.
“Edward mi aveva detto che tu hai un amico a La Push…”
“Sì, Jacob ma…” non mi lascio finire.
“Bene, allora sai che i Quileute discendono dai lupi.”
“Ma dai è solo una leggenda!!”
Alzò un soppraciglio. “Bella, dovresti aver imparato a credere alle leggende ormai…”
Spalancai la bocca.
“Carlisle mi ha parlato del patto…io non ero ancora con i Cullen all’epoca, ma so che possono trasformarsi in lupi in presenza di …”
“…vampiri…”conclusi io scioccata “mi stai dicendo che Jacob è un…”
“Licantropo? Non so quanti siano o chi siano…ma sono certa che la trasformazione è stata innescata, l’ho capito dall’odore che c’era nella riserva.”sospirò “Il che ci riporta al secondo problema…sono una Cullen, e, per salvarti, ho violato il patto: ho oltrepassato il confine e se mi beccano a Forks per me è la fine. Capisci perché dobbiamo andare via?”
Annuii.
Ma c’era qualcos’altro, qualcosa che continuava a non tornarmi.
“Alice, ma se voi ve ne siete andati da mesi, perche i Quileute continuano a trasformarsi? Voglio dire,non avrebbe senso…”
Alice abbassò lo sguardo…”Bella me lo sono chiesta anche io. Credo che ci sia almeno un altro vampiro, a parte me, in giro per Forks da un po’ di tempo a questa parte.”
Un brivido mi percorse la schiena.

EDWARD
Correvo da solo. Avevo preso una direzione diversa rispetto a quella degli altri.
I loro pensieri di commiserazione mi facevano solo stare peggio…anche se probabilmente me lo meritavo.
Mi meritavo tutto il dolore di questa terra…e in fondo cos’era poi? Una minima anticipazione della dannazione eterna che mi aspettava…
Non mi importava neppure cacciare, lasciavo semplicemente che i suoni prodotti dalle mie prede mi rimbalzassero addosso. Senza senso.
Tutto era senza senso.
Il mondo era senza senso.
Ma dopotutto che cos’era il mio dolore se Bella poteva essere felice?
Lei DOVEVA essere felice.
Doveva  vivere  serena, libera dai pericoli, libera da quel futuro senz’anima che l’avrebbe condotta a marcire all’inferno con me…
E poi avevo fatto una promessa…avevo promesso che non avrei più infestato la sua vita con la mia presenza malsana, soffocante…come l’erbaccia che tenta di uccidere la più bella rosa del giardino.
Però…
Non avrei potuto fare proprio nulla per lei?
Magari…solo controllare da lontano che stesse bene, che non le capitasse nulla…
NO NO NO!!!
Potrei partire, potrei tornare indietro…
NO NO NO, DANNAZIONE….Bella merita di più, Bella merita di più, Bella merita di più.
Lo ripetevo come un mantra ma una parte di me non poteva non pensare…mi avrebbe ancora voluto? Mi avrebbe sorriso se fossi tornato alla sua finestra?
Probabilmente sì…lei aveva tutte le sensazioni sbagliate. Immaginai come sarebbe stato riabbracciare il suo corpo caldo, baciare le sue lacrime salate, respirare il suo dolce profumo.
No, dannazione, no!!
Merita di più, merita di più…
Più di un mostro, più di qualcuno che l’aveva abbandonata dopo averla privata della sua innocenza.
Sorrisi amaramente…l’ultima notte con lei: notte di cui avrei dovuto pentirmi, notte che avrei dovuto odiare, e che, invece, ricordavo con gioia.
Probabilmente perché ero una bestia, e lei meritava di più, di più ,di più…
Il telefono nella mia tasca iniziò a vibrare.
Guardai il display. Rosalie
Cosa diavolo voleva? Tormentarmi con le sue inutili considerazioni? “E’ solo un’umana…che ti importa…la dimenticherai…”
Lei non capiva…non sapeva…NIENTE..
Risposi:”Vaffanculo Rose”.
Riagganciai; Speravo che il messaggio fosse forte e chiaro.
Evidentemente no perché, dopo qualche secondo, ricominciò a suonare.
Perché richiamava? Forse era successo qualcosa a casa..Emmet o Alice..
“Che vuoi” dissi.
“Due cose” rispose lei “Primo. Vaffanculo tu. Secondo: devo dirti qualcosa che dovresti sapere…”
Esitava, strano non era tipico di lei.
“Beh, parla…” se era una scusa per tormentarmi gliel’ avrei fatta pagare cara.
“Pensavo fosse giusto tu sapessi che Alice è a Forks…da LEI” aggiunse d’un fiato.
“Cosa?” Non poteva essere… mi aveva fatto una promessa.
Spezzai un ramo con la mano, desiderando ardentemente fosse il collo di mia sorella.
“Sì, è la verità…”continuò “ho cercato di dirle di no ma lo sai come è fatta. Si è spaventata perché non riusciva più a vedere il futuro di Bella e..”
La interruppi “Certo!!!!! Non doveva neppure stare a guardare il futuro di Bella!! Adesso vado a Forks e riporto Alice a casa, a costo di doverla fare a pezzi arto per arto per riuscirci!!!” strillai
“Senti fratellino, non strillare addosso a me!!!! L’ho sentita stamattina, a quest’ora l’avrà già trovata, a meno che…”
Ebbi un brivido “a meno che cosa???”
“Beh il suo futuro era confuso e Alice stamane ha avuto una visione in cui…si buttava da una scogliera … non so se sia arrivata in tempo, il suo cellulare è sempre spento.”
Tentai di deglutire . Niente.
“Ed…vedi il lato positivo…forse è morta.”
Cosa aveva detto Rosalie?
“Ma come osi piccola stupida??!!”le urlai.
“Senti, lo sapevi che sarebbe successo prima o poi…e non mi pareva ti importasse. Tu l’hai lasciata!! Tu hai permesso che rimanesse una fragile umana…quindi non dare della stupida a me,Ok?????!!!
Piuttosto vai a riprendere quell’impicciona di Alice e tornate a casa dalla vostra  vera famiglia,che di cognome fa Cullen, non Swan e….”
Riagganciai e spensi il telefono. Era come se il tempo si fosse fermato, come se l’universo fosse in stand-by.
No.
No.
NO. Non era vero. Era solo un sadico, perverso e malato gioco di Rosalie.
Alice era a Forks, ma sicuramente solo perché le mancava Bella.
E poi….Bella aveva promesso…niente gesti stupidi; lei era una ragazza di parola.
Sì, era così.
Avrei ripreso Alice con la forza e l’avrei costretta ad andarsene da lì per sempre.
Bella sarebbe tornata alla sua vita e io,…io sarei tornato al mio eterno niente.
Ma allora perché ,mentre correvo velocissimo verso la mia nuova meta ,sentivo una strana sensazione nelle viscere, come una pugnalata….ANGOSCIA?

ROSALIE
Dopo due ore la mia mano era ancora stretta intorno al telefono, chiuso.
Mi aveva sbattuto il telefono in faccia. Come cavolo aveva osato?Come si era permesso?
Come si era permesso di distruggere la mia famiglia per una sciocca ragazzina?
Lui col suo dolore aveva rotto tutti gli equilibri che ci eravamo creati in quegli anni:
Esme era distrutta, Carlisle soffriva per Edward, Emmet non faceva più battute e Alice…
Alice era corsa in aiuto di QUELLA come se fosse stata una sorella, come se avessero condiviso più di qualche mese di amicizia… e tutto per delle visioni un po’ sfocate…
Avrebbe fatto lo stesso per me? Voleva bene anche a me in quel modo?
Mi costava tanto ammetterlo ma, ero gelosa…perché le erano tutti affezionati, perché mancava a tutti, perché c’era solo e sempre lei. Bella qui, Bella lì…
Magari fosse morta. Si sarebbero rassegnati e anche Edward alla fine sarebbe andato avanti…
Però, forse, mi sarebbe dispiaciuto per la sua morte.
In fondo lei amava mio fratello, non era veramente colpa sua…
Forse non odiavo veramente lei…odiavo solo che tutti in questa dannata famiglia stravedessero per lei.
Mi sentivo un po’ in colpa, forse non avrei dovuto dire quelle cose a Edward.
Forse avrei dovuto chiamare Alice e dirle di prepararsi all’arrivo di nostro fratello.
Non l’avrebbe uccisa certo, ma ,conoscendo la sua furia ,avrebbe benissimo potuto farla a pezzi per impedirle di parlare ancora con Bella. Forse…
Riaprii il telefono con uno scatto e composi il numero di Alice.
La segreteria. Beh, le avrei lasciato un messaggio…meglio di niente.
“ Ciao. Sono io. Edward sta venendo lì, anzi starà per arrivare. Gli ho detto tutto. Non perdere tempo e vattene, sembrava veramente arrabbiato.Se fossi in te io..”
Una voce all’altro capo del telefono mi interruppe…una voce di donna che, però, non era quella di Alice.
“Edward viene qui dici?”
Rimasi raggelata “Chi parla?”
“Oh ma dovresti ricordarti di me, biondina! Io mi ricordo di te…molto bene”
Non sapevo che dire, provai una sensazione che non avvertivo da tempo…Terrore…
“Visto che la tua sorellina Alice è qui in mia compagnia, tu devi essere Rosalie…”
“Chi sei?” balbettai
“Sono sicura che se pensi bene riconosci il suono della mia voce. Anzi voglio ringraziarti: stavo proprio per cercare il modo di attirare qui il tuo fratellino solo soletto e, devo dire… tu hai già fatto tutto il lavoro.”
“Lascia stare la mia famiglia hai capito oppure io giuro che…”non mi fece finire.
“Oppure tu farai cosa? Non arriverai mai in tempo…”
La donna rise e io rabbrividii.
“Ora ti devo proprio lasciare…devo preparare una degna accoglienza per il piccolo Edward…Grazie di tutto!”
Il telefono divenne muto. Lo lasciai cadere a terra.
Cosa avevo fatto?
Avevo mandato mio fratello a morire?
Fissai fuori dalla finestra il verde degli alberi…ero sola… che cosa avrei fatto.?
Composi il numero di Edward…nulla, morto.
Lo aveva spento apposta perché non provassimo a fermarlo.
Tipico di lui.
Scagliai il mio cellulare contro la parete. Si frantumò in mezzo secondo.
Guardai di nuovo il bosco. Gli alberi più vicini iniziarono ad ondeggiare in modo innaturale.
Gli altri erano di ritorno dalla caccia.
Mi alzai e corsi loro incontro disperata, per avvertirli di quello che avevo fatto e della voce che, finalmente, avevo riconosciuto…
Bravi, siete di nuovo alla fine di un Chappy che vi lascia sul più bello...Se ci sono errori o ho scritto cazzate(cosa probabile visto che sono le23:00) vi prego, vi prego....ditemelo e io vi risponderò per eventuali chiarimenti
so che non serva che vi dica "posto presto" perchè so che sapete come va a finire....però vi giuro, sto cercando di organizzarmi meglio e farò il possibile
Grazie per l'affetto con cui mi seguite...veramente, recensite numerosi!!!!!

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Capitolo 7
*** Goodbyes ***


Capitolo 6 Cosa sentono le mie orecchie?? "Facciamola a pezzi e bruciamo i resti....fustighiamola sulla pubblica piazza...diamole una morte lenta e dolorosa..."  Mmmm...lo so mi meriterei tutte queste cose per  il mio ritardo: posso solo dirvi sorry. Domani ho l'ultimo esame quindi poi sarò più libera...solo che ho dovuto rifare la tesina sulla guerra civile americana perchè secondo il mio prof era troppo di parte(non è colpa mia....ho chiesto aiuto a Jasper e lui continuava a dire che i nordisti facevano schifo!!!)
Questo capitolo vi lascia di nuovo la povera Bella in una orribile situazione...ed Alice nn se la passa meglio. Avrei voluto metterci anche un altro pezzo ma...ce l'ho scritto su fogli volanti e ormai nn mi sento le dita: non ce la faccio a battervelo... cercherò di postare presto.
A proposito... purtroppo non ho tempo di rispondere alle vostre bellissime recensioni ma permettetemi di dire una cosa a COUGAR: ti adoro x tre motivi...1)ti piace Rose e io stravedo per lei...vedrai in futuro...2)una macchina per lo zucchero filato??? Cioè la seconda cosa che adoro di + al mondo dopo twilight è quello....è la mia droga,ne mangerei a tonnellate...3)tutta questa esperienza di super mamma  DEVE essere messa al servizio della ficcy...quindi sei stata eletta consiliera ufficiale della gravidanza di Bella(certo sempre che non muoia in un modo mooooooolto crudele e doloroso...) Accetti? Ti posso contattare via mail x alcune domandine?? Ehm...veramente ti ho già contattata....quindi controlla le mail!!
Bene...allora ecco il capitolo...ci si vede in fondo...

BELLA

Per la seconda volta in quell’orribile giornata riaprii gli occhi confusa.
Quella volta però non ero nel mio letto caldo.
Faceva freddo ed ero adagiata su un fianco. Sbattei le palpebre un paio di volte e sentii un terribile dolore farmi pulsare la testa.
Ero certamente su un pavimento:potevo vedere le assi sudice a pochi centimetri dal mio naso.
Perché?
La mia mente non riusciva a dare un senso a tutto quello?
Cosa ci facevo lì?
Cercai di ripensare all’ultima cosa certa…a cosa potesse essere accaduto.
Eravamo io ed Alice in camera mia…sì, questo lo ricordavo.
Mi aveva confidato le sue preoccupazioni…un altro vampiro,aveva detto.
E poi…poi era accaduto tutto così in fretta.
Lei era caduta per terra ed aveva iniziato a contorcersi, ma non riuscivo a capire… i vampiri non si sentivano male, cos’era successo?
Nelle mie orecchie risuonavano ancora le sue urla…era in agonia, non sapevo che fare, come aiutarla.
Improvvisamente aveva sgranato gli occhi e si era messa ad urlare “Bella, Bella scappa!!!”
Scappare? Da chi? Non potevo…non volevo lasciarla lì
Ricordavo la disperazione di quegli istanti…mi ero sentita così impotente, così inutile.
Poi avevo notato la sua borsa, il suo cellulare. L’avevo afferrato, avevo fatto scorrere la rubrica, in cerca del numero di Carlisle, finchè…buio…
Dopo quello c’era solo buio, dovevano avermi colpita: ecco il perché del dolore alla testa.
Ma quel dolore non era nulla in confronto all’angoscia che sentivo ora.
Dov’era Alice? Stava ancora soffrendo? Le avevano fatto del male? Era forse…?
La mia mente scacciò quell’orrendo pensiero.
NO,non poteva…
No, no. Non era concepibile. Non era immaginabile un mondo senza la sua risata squillante, senza di lei, senza mia sorella…
La famiglia Cullen sarebbe stata distrutta…di nuovo.
E sarebbe stata tutta colpa mia…di nuovo.
Era sempre colpa mia…ero sempre io a rovinare tutto.
Se Alice non fosse tornata a Forks ora sarebbe stata al sicuro con la sua famiglia, con l’uomo che amava e non da qualche parte agonizzante.
Perché, perché, perché?
Perché non riuscivo mai a proteggere chi amavo…anche il mio bambino, lo amavo più della mia stessa vita eppure, eppure sarebbe morto con me…e io non avrei potuto fare nulla.
Istintivamente tentai di portarmi le mani in grembo, ma non vi riuscii.
Erano legate. Strette. Terribilmente strette. Il compito era stato eseguito con crudele dovizia, a mala pena mi sentivo le dita.
Provai con le gambe. Idem: le caviglie bruciavano terribilmente se provavo a muovere i piedi nudi.
Tremavo in quella posizione innaturale. Portavo soltanto la canottiera e le coulotte con cui mi era gettata in mare quella mattina… sembrava una vita fa ormai…
Per un istante desiderai poter tornare indietro… desiderai che Alice non fosse arrivata in tempo, desiderai essere morta quella mattina.
Lei si sarebbe salvata e io ed il mio bambino ce ne saremmo andati in modo più sereno…sprofondando nell’oblio con Edward…
“Edward…” sussurrai chiudendo gli occhi; quanto avrei voluto poter sentire l’illusione della sua voce ancora con me…
“Oh Edward…” fece eco una voce alle mie spalle.
Avvertii qualcosa di gelido alitarmi sul collo e chiusi gli occhi disperata.
Quella voce.
Quella voce l’avevo già sentita,benché fossero passati dei mesi dall’ultima volta.
“Victoria..”balbettai.
“Sì” rispose “ brava…ma parliamoci occhi negli occhi, vuoi?”
In un lampo mi afferrò il braccio con la mano e mi mise in piedi senza sforzo; le sue unghie si conficcavano nella mia pelle, facendola sanguinare.
Avvicinò un coltello, ma non per uccidermi,era chiaro: sarebbe stato troppo facile… sicuramente voleva un’esecuzione memorabile…proprio come James tanti mesi addietro.
 Tagliò le corde che mi legavano: le gambe erano intorpidite, ma cercai comunque di mantenere l’equilibrio, in un patetico tentativo di dimostrare che non avevo paura di lei, che potevo affrontarla con dignità…
Strinsi i denti e la fissai: era esattamente come la ricordavo, con i lunghi capelli arancioni a circondarle il volto innaturalmente pallido.
Sorridendo mi sfiorò il volto.
“Sai mi dispiace per tutta questa messa in scena…ma dopo tutto quello che avete fatto a James…” La sua voce era tranquilla, quasi cordiale.
“Tecnicamente non ce l’ho proprio con te, ma col tuo innamorato. Cerca di capire…compagna per compagno…anche se forse, ormai, dovrei dire ex-compagna?
Ho passato tutta l’estate a guardarvi fare i piccioncini. Avevo già elaborato un bel piano, sai? E poi…lui ti lascia” esitò “evidentemente non eri poi così importante per lui, ha lasciato che rimanessi una fragile, piccola umana…”
Quelle parole mi trapassarono come una lama. Sapevo di avere problemi ben più gravi al momento, eppure …eppure mi colpirono come uno schiaffo.Perchè sapevo che, anche se erano state dette col solo intento di ferirmi, erano la pura verità.
“Ero indecisa se restare qui o andare a cercare qualcuno della sua famiglia a cui magari tenesse di più” continuò sfilandomi di fronte come su una passerella; si stava godendo quel momento, era ovvio…era la sua vendetta, il suo trionfo.
“Ma poi è arrivata la tua amichetta. E tra tutti i Cullen proprio lei, lei che James aveva bramato…
E allora ho capito. Se vi avessi ucciso entrambe sarebbe stata una vendetta ancora più completa, ancora più piena”
Adesso il suo sguardo era diverso…acceso da una strana follia, quasi da pazza.
“E dopo che vi avrà viste morire sarà così distrutto che ucciderlo sarà uno scherzo…” concluse.
“No, no!!!”urlai con quanto fiato avevo in gola.
Io ero spacciata, lo sapevo, ma Edward, lui no…aveva ancora una speranza, una speranza di andare avanti, di essere felice..
“Non verrà” Le lanciai uno sguardo carico d’odio “Chiederà aiuto, capirà che è una trappola”
“Oh, non lo metto in dubbio…”mi rispose freddamente.
“Lo capirà, ma sai una cosa? Anche io ho capito un po’ il tuo Edward.
Si fionderà qui, DOVRA’ fare l’eroe, è nella sua natura. In più nella tua cameretta gli ho lasciato, chiamiamolo così, un incentivo a venire da solo.
E’ un ottimo cacciatore: sarà facile per lui trovare il nostro rifugio.”
Solo allora prestai attenzione all’ambiente che ci circondava: era una stanza squallida e spoglia…probabilmente una capanna abbandonata. Dovevamo essere in mezzo al bosco: dalle finestre incrostate di sporco intravidi del verde.
“Mi dispiace di non averti dato una location più accogliente per morire ma…dopotutto questo posto ha il suo fascino, no? Da film horror direi…”Rise.
La sua risata era così cattiva, sadica…si vedeva che si stava godendo al massimo la paura che traspariva dal mio viso.
Non volevo dargliela vinta.
“Dov’è Alice?” chiesi nel tono più fermo che mi riuscisse.
“Oh non temere…la festa sta per cominciare. La stanno portando qui gli altri…”
Rabbrividii. “Gli…gli altri?”
“Certo, non pensavi davvero che avessi organizzato tutto questo da sola vero?”
Detto questo si avvicinò alla porta e l’aprì. Trattenni il respiro ed iniziai a tremare veramente…quanti vampiri aveva assoldato Victoria? Chi erano? Ma soprattutto…aveva ragione? Edward sarebbe venuto solo?
Il mio cuore mi diceva di sì:forse di me non gli importava più nulla, ma avrebbe fatto qualunque cosa per salvare sua sorella ed io lo sapevo.
Mi trascinai fino ad un angolo, senza però riuscire a staccare gli occhi dall’ingressso.
Il primo ad entrare fu un vampiro che ben conoscevo: Laurent.
Ma cosa…perché? Io credevo che fosse cambiato, che avesse cambiato vita a Denali.
Evidentemente dovevo essermi sbagliata…non aveva mai avuto intenzione di abbandonare Victoria.
La sua era stata solo una farsa per ingannarci.
Sprofondai sempre di più.
Il secondo era giovane,e, ovviamente, innaturalmente bello, ma non vi prestai molta attenzione, perché quando vidi chi teneva tra le braccia mi si spezzò il cuore.
Alice…
Il vampiro le teneva le braccia dietro la schiena, bloccate. La faceva avanzare a suon di calci, colpendola con violenza.
Per la prima volta da quando l’avevo conosciuta Alice mi sembrò così fragile, così indifesa, bisognosa di protezione. Portava ancora il mio pigiama, ormai strappato e sporco di fango…troppo largo per il suo esile corpo.
Il suo sguardo era strano: sembrava vuota, distrutta…doveva aver sofferto molto.
Malgrado questo ebbe la forza di abbozzare un sorriso e sussurrarmi: “Sto bene.”
Sapevo che era una bugia, lo diceva solo per confortarmi…sempre la solita.
A Victoria non sfuggì il nostro scambio di sguardi desolati.
“Ah sì” disse “Il potere di Riley è estremamente utile.” Si avvicinò al giovane vampiro e gli diede un bacio sul collo. Lui la guardò adorante.
“Può farti provare un dolore fortissimo solo col potere della sua mente…in più è un neonato, quindi la sua forza è al massimo.
Era l’unico a poter fermare una vampira esperta come Alice.”
Alle sue parole mi si bloccò il respiro. Saremmo morte presto e saremmo morte entrambe. Non avevamo scampo: Edward sarebbe venuto solo, e solo avrebbe dovuto combattere…loro erano in tre, tre vampiri forti e ben organizzati.
Mi sentii morire..la disperazione alla fine colse anche me.
Ti amo piccolo mio, ti amo ti amo pensai rivolta al mio bambino…Se solo avessi potuto salvare almeno lui …avrei dato qualsiasi cosa…
Ma ormai non c’era più nulla, nulla a cui aggrapparsi.
Iniziai a respirare male…vedevo tutto offuscato davanti a me a causa delle mie lacrime; mi sembrava di sentire la voce di Alice lo, soffocata dai miei singhiozzi, urlare il mio nome.
Improvvisamente sentii un paio di braccia fredde circondarmi e la sua sussurrarmi all’orecchio “Shh, Bella calmati, respira..”
Alice, la mia salvatrice perenne. Aprii gli occhi e vidi i suo sorriso a pochi centimetri dal mio viso.
Lei era sempre lì, sempre con me.
Saremmo state per sempre unite, anche nella morte.
Sperai, sperai ardentemente, in quel momento, che ci fosse un aldilà, un posto dove saremmo state di nuovo insieme…
Affondai il volto nel suo petto e inspirai, probabilmente per l’ultima volta, il suo profumo.
“Mi dispiace” sussurrai” mi dispiace per tutto…”
“Shh Bella, comunque vada…”
Ci fissammo negli occhi “noi ci ritroveremo…Alla fine noi ci ritroviamo sempre..”
Posò le mani sulle mie e io le strinsi forte…non sapevo che altro fare…non volevo che andasse via..
“Oh ma che bel quadretto…” Victoria ci guardava sprezzante.
“Mi dispiace un po’ separarvi, ma Laurent dice che Edward sta per arrivare quindi…”
Fissai Alice terrorizzata ed iniziai ad urlare quando Riley la strappò via da me: avevo sinceramente sperato che mi avrebbero,almeno,concesso di morire aggrappata all’unica cosa che ancora mi restava.
Mi alzai di scatto per seguirli fuori, ma Victoria fu più rapida di me:mi spinse contro il muro con tutta la forza possibile.
 Scivolai a terra, mentre qualcosa di caldo e viscido mi scendeva lungo la testa ed il collo; avvertii l’odore salato e ferroso del sangue, ma stranamente non sentii nausea né dolore.
Non sentivo quasi più niente.
Vuota, un guscio vuoto…ecco cos’ero diventata ormai.
Victoria mi prese per i capelli e mi trascinò verso l’angolo più lontano dalla porta. Lentamente cercai di riaprire gli occhi, ripulendoli dallo strato di liquido viscido che li ricopriva :il mio sangue.
Fissai la sua sagoma stagliarsi sull’uscio. “Tu resterai qui piccola Bella…con Laurent. Pare che ci sia un’ esperienza che da tempo avrebbe voluto condividere con te, sin da quando ha sentito il tuo buon profumino in realtà..”
Sgranai gli occhi lottando contro la nausea.
“Non fare quella faccia, dopotutto è colpa tua…non dovresti essere così invitante.
Quindi… finisce qui suppongo. La nostra breve conoscenza.”
Rise sommessamente.
“ E’ stato un piacere dopotutto, sai? Certo, tu non puoi proprio dire lo stesso. Porterò i tuoi saluti a Edward.
Addio.”
La porta si chiuse con un tonfo e io strinsi ancora di più le braccia intorno alla mia pancia.
NO;NO;NO!!
Se c’era un Dio, e io non avevo mai dubitato che fosse così, doveva darmi un po’ di pace, un po’ di oblio…qualunque cosa, ma non quello…
Sentii una mano fredda sfiorare la mia schiena e tracciare il profilo della spina dorsale.
No, no, no…la morte poteva quasi essere un sollievo…ma quello no…
Le mani mi afferrarono sotto le braccia e mi sollevarono, sbattendomi senza riguardo contro il muro:ero schiacciata…dietro di me la parete gelida, davanti a me sentivo il corpo del vampiro premere prepotente contro il mio…le sue dita fredde scendere lungo i miei fianchi, giocherellando con l’elastico delle mutandine.
“No ti prego” lo stavo supplicando tra le lacrime ormai, ma non mi importava “Ti prego…finisci…finiscimi”
“Finirti?” sussurrò ridacchiando. Con la lingua raccolse il rivolo di sangue che mi colava lento sul collo.
Rabbrividii.
“Oh no…”aggiunse “io e te abbiamo appena cominciato…”
Oh no ....Laurent, giù le mani da Bella!!! Poverina...che crudeltà...fremo per sapere cosa le succederà...oh che scema io già lo so!!Muaaaaahhaaaa!!
Ok taccio...prima però grazie a tuuuutti quelli che mi hanno messa tra i preferiti( 104!!!!!!) Quando sabato abbiamo toccato quota 100 ho stappato lo spumante x festeggiare!!!
Ovviamente grazie anche a chi recensisce( continuate  in tanti...adoro leggere i vostri commenti!!) e anche a chi legge solamente questo mio modesto lavoretto.... Grazie!!!!
Xo Xo Cloe

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Capitolo 8
*** salvation ***


chappy 7 Allora...lo so sono imperdonabile...Però questa volta sul serio non è colpa mia: purtroppo la mia nonnina la scorsa settimana si è rotta il femore, ha subito un'operazione non facile e abbiamo temuto molto per lei,
quindi spero che mi concederete clemenza. Ho dovuto passare molto tempo in clinica da lei e non avendo un portatile scrivevo su un blocco e non vi dico quanto ci ho messo a battere tutto questo chappy tra i
casini famigliari e la scuola...stupidamente avevo sempre lasciato da parte questo chappy andando avanti con gli altri e poi mi sono ritrovata con l'acqua fino al collo.
Spero vivamente che vi piaccia e che vi faccia emozionare almeno un pochino( io mi sono emozionata scrivendolo...). Ringrazio come al solito tutti quelli che hanno aggiunto la ficcy tre i preferiti e le seguite, chi la legge, e ovviamente chi recensisce....continuate a farlo in molti....adoro leggere le vostre recensioni...
Se recensite in tanti cercherò di postare tre due o tre giorni...il prox chappy è già pronto, devo solo rifinirlo.
Mi dispiace di non poter rispondervi uno per uno ma sto crollando dal sonno...grazie per l'affetto e la costanza con cui mi seguite!!!
Xo Xo Cloe
P.S.= Spero che abbiate passato una Buona Pasqua...la mia è passata tra le corsie dell'ospedale, e ne avrei fatto volentieri a meno XD!!!!!!!


EDWARD

Correvo.
Il bosco che mi circondava correva insieme a me:una massa informe e sfocata di colori, suoni, odori…a cui io non prestavo la benché minima attenzione. Avrebbe potuto essere pieno di prede e io, comunque, non ci avrei badato.
Il mio unico pensiero era lei.
Ogni chilometro che percorrevo,ogni centimetro che mi avvicinavo a Forks mi sembrava di sentirla, di avvertire la sua vicinanza nella pelle e soprattutto nel cuore.
Era una cosa impossibile e me ne rendevo conto: il mio cuore era freddo, morto…era il cuore di un mostro,eppure…
Eppure sembrava scaldarsi di nuovo mentre sentiva l’avvicinarsi dell’unico essere nell’universo che gli aveva ridato la vita, che in qualche modo l’aveva riportato a battere.
Lei…Bella.
Al solo pensiero aumentai ancora di più la mia corsa.
Ma che stavo facendo? Io avrei dovuto lasciarla libera, starle lontano…e questo il mio inconscio lo sapeva.
Ma il mio corpo,lui reagiva in modo totalmente diverso…ogni singolo poro percepiva lei, la mia droga…sembrava chiamarmi, come il canto di una sirena…
Ma io dovevo zittire quel bisogno, quel bisogno potente e malsano di lei. Io non tornavo per restare, tornavo per fare la cosa giusta, per eliminare l’ultima presenza sbagliata dalla sua vita.
“La mente supera l’istinto, la mente supera l’istinto…”pensai…Era il mantra che mi ripetevo da quando lei era entrata nella mia vita: avrei continuato a seguirlo, dovevo continuare a seguirlo.
D’altra parte, se Alice è già tornata…
No. Scacciai via quel pensiero sbagliatissimo, che però era come un balsamo sulle ferite che mi ero auto inferto in quei mesi: un futuro con Bella, un futuro dolce, soave e…impossibile
Imposssibile, impossibile impossibile… Lo sapevo, eppure feci volare di nuovo la fantasia. Per pochi istanti mi invase la potente immagine di Bella che mi sorrideva indulgente, gli occhi colmi di perdono, il suo corpo tiepido stretto contro il mio…
Forse aveva ragione mia sorella, forse le sue visioni erano esatte e io sarei comunque tornato da lei, forse non aveva senso continuare a ferirmi…continuare a distruggermi.
Poi, improvvisamente, un’altra visione di Alice mi invase: Bella, la pelle più bianca del solito, bellissima, gli occhi cremisi…
No, non sarei stato io ad ucciderla, a privarla della sua dolce e pura anima.
No.
Avrei dimostrato che le visioni di Alice erano false e bugiarde, che c’era, c’era sempre un’altra possibilità, un’altra scelta.
E io l’avrei presa, a costo di morire di dolore. Avrei dovuto racimolare tutta la forza di volontà che avevo per farlo.
Per lasciarla di nuovo.
Per fare la cosa giusta.
Per rendere ancora credibile la maschera che mi ero creato; quella bugia che era l’unico modo per permetterle di avere una vita vera, una vita che, una volta conclusasi, le avrebbe dato accesso al paradiso a cui era destinata e non all’inferno a cui io la condannavo.
Iniziai a rallentare: il bosco si stava diradando sempre di più, la luce aumentava e la mia vista poteva scorgere qualcosa di scuro al di là degli alberi. Sbucai su quella che capii essere la strada.
Non una strada qualsiasi, no.
A 100 mt da me un cartello: Benvenuti a Forks.
Forks. Il posto che per anni avevo considerato il mio purgatorio e che , invece, per pochi splendidi mesi, era stato il mio solo paradiso….il solo luogo che, grazie a lei, avevo potuto chiamare casa…
Arretrai di qualche passo: non potevo passare dalla strada principale;Edward Cullen che correva per le strade della città sporco di fango e zuppo di pioggia avrebbe certamente destato qualche sospetto.
Non mi avrebbe comunque rallentato deviare attraverso i boschi…conoscevo ogni strada, ogni sentiero che portava a casa sua…
Smisi di respirare molto prima di arrivare alla mia meta: non potevo arrischiarmi a sentire nemmeno un soffio del suo profumo o tutti i miei propositi avrebbero vacillato. Sarebbe stato già abbastanza terribile risentire i suoi pianti, rivedere le sue lacrime, farla soffrire di nuovo.
Appoggiai sconsolato la fronte contro un ramo….potevo vedere il suo giardino, il vialetto, la macchina di Carlisle…
Provai un odio cocente nei confronti di Alice. Perche ci aveva fatto questo?
Per un capriccio? Perché le mancava la sua amica?
Non era da Alice comportarsi con tanta leggerezza, tradire la promessa che mi aveva fatto, mollare tutto e correre qui…a meno che..
A meno che non avesse avuto ragione Rosalie.
Le parole di mia sorella risuonarono dentro me come una pugnalata:…”si buttava da una scogliera…non so se sia arrivata in tempo…”
No, rifiutavo di pensare ad una cosa simile. Bella ha promesso…Bella ha promesso.
Sì, non avrebbe mai inferto un dolore simile a Charlie…era solo un’invenzione di Alice per giustificare la sua presenza a Forks, per placare la mia rabbia contro di lei..
Stratagemma destinato a fallire visto che, se mi avesse costretto, l’avrei fatta a pezzi e ricomposta a Ithaca.
Dovevo agire in fretta, però. Se fossero arrivati gli altri, Jasper non mi avrebbe mai permesso di avvicinarmi a sua moglie.
Mi misi attentamente in ascolto, ma dalla casa non proveniva nessun suono. Non c’era nessuno.
Strano.
Era pieno pomeriggio e Charlie doveva essere al lavoro. Ma Bella ed Alice? A che pro andarsene in giro per Forks?
“A che gioco stai giocando Alice?” domandai rivolto al vuoto…
Agilmente mi avvicinai alla casa, guardando verso la sua finestra…l’entrata per quello che era e sarebbe stato per sempre il mio unico santuario.
Istintivamente rabbrividii: era spalancata.
Bella era uscita e teneva la finestra spalancata in pieno Dicembre?
Non aveva senso. Senza pensarci due volte scalai la parete e mi accucciai sul davanzale tenendo sotto controllo i pensieri delle persone nelle abitazioni vicine. Nessuno pareva prestare troppa attenzione alla casa dell’ispettore Swan, benché meno alla finestra della figlia…soprattutto vista la pioggia che ormai scrosciava copiosa all’esterno rendendo tutto buio e sfocato.
Entrai.
Era tutto come lo ricordavo:le coperte aggrovigliate, i libri accatastati sul pavimento,i fogli sparsi sulla scrivania…
Sempre la solita disordinata, amore mio…
Esitando raccolsi il lenzuolo: mi ero ripromesso di non farlo, eppure…
Senza rendermene conto lo portai al volto ed inspirai forte. Il suo odore mi colpì potente, come una cannonata allo stomaco, tanto che dovetti aggrapparmi alla testiera del letto per non cadere stordito a terra. Una marea di ricordi mi travolsero e sommersero in quei pochi istanti…
I suoi capelli di fragola…
Il suo respiro dolce sulla mia pelle fredda…
Il suo corpo caldo che si muoveva piano mentre ansimava sotto di me…
No. Basta.
Scacciai lontano le coperte. Dovevo riprendere lucidità, risolvere quel mistero, capire cosa fosse successo, dov’erano andate…
Inspirai nuovamente l’aria intorno a me cercando, questa volta, di isolare i diversi odori che avvertivo: riconobbi immediatamente l’aroma fruttato di mia sorella mischiato a quello floreale di Bella e quello di…
Mi irrigidii: non poteva essere
E allora perché lo avvertivo così forte e potente? Dolce, seducente, sconosciuto, eppure per me, inconfondibile… odore di vampiro…
La sua scia partiva dalla finestra e arrivava alla  scrivania; lì una macchia rossa catturò la mia attenzione: una lettera, ancora sigillata.
Mi avvicinai e, con mano tremante, la afferrai: sulla carta una sola scritta, sinuosa ed elegante…Edward…
Avvertii la stessa sensazione che avevo provato quella mattina: ansia, angoscia… senza sapere il motivo sentii svanire ogni speranza..
Lasciai cadere la busta a terra mentre ne osservavo sgomento il contenuto: una foto, una foto così terribili che credetti di essere precipitato direttamente all’inferno…
Bella ed Alice sdraiate a terra: mia sorella teneva gli occhi spalancati dall’orrore mentre il mio amore era chiaramente svenuta, pallida, mezza nuda…
Chi… chi aveva osato fare una cosa simile?
L’angoscia si diradò, lasciando pian piano spazio alla rabbia più cieca…iniziai a vedere rosso tutt’intorno a me.
Li avrei distrutti. Avrei distrutto chiunque avesse torto loro un capello. Li avrei uccisi, e l’avrei fatto godendo di ogni urlo straziato che avessero emesso…ma prima dovevo trovarle, dovevo fare qualcosa…seguire la scia e..
Il corso dei miei pensieri si interruppe quando vidi una scritta dietro la foto  Segui l’odore, vieni solo. Ti sto aspettando.
E in quel momento capii.
Era colpa mia, solo colpa mia: chiunque ci fosse dietro quella storia cercava me, voleva colpire me…
L’avevo lasciata per proteggerla, per evitare di essere causa della sua morte, e non sarebbe servito a nulla: l’avrei persa comunque…
No.
Strinsi l’immagine tra le mie mani fino ad accartocciarla. Lei…loro non potevano, non dovevano morire.
Se era me che cercavano, se era la mia vita che volevano gliel’ avrei data, l’avrei barattata per le loro…
Sfiorai col dito il cellulare di Bella sul comodino…sarebbe stato bello poter chiedere aiuto alla mia famiglia, consiglio a mio padre, conforto a mia madre, ma in cuor mio sapevo che non era possibile.
Loro mi avrebbero fermato, avremmo perso tempo e Bella ed Alice non avevano tempo…
Saltai fuori dalla finestra buia, atterrando nell’erba fradicia; mi misi subito a cercare la traccia che agognavo, e la trovai: l’umidità la rendeva ancora più forte e nitida; conduceva chiaramente verso il bosco ad est della casa di Bella.
Ancora non sapevo a chi o a cosa stessi andando incontro; solo una cosa era certa per me: avrei combattuto fino alla morte per salvarle perché, se fosse stato troppo tardi, non avrei potuto, né voluto restare a questo mondo.
Mi voltai per l’ultima volta a salutare il posto che più avevo amato su questa terra e poi ricominciai a correre.

BELLA
“Oh no “ aggiunse “io e te abbiamo appena cominciato.”
Sentivo la lingua fredda del vampiro scendere lentamente percorrendo la mia pelle: il viso, la gola, le spalle. Indugiò sulla spallina del mio top poi, con i denti, la abbassò fino a scoprire un seno pallido.
Chiusi gli occhi e sentii le lacrime scorrere sulle mie guance: in quel momento mi sentii davvero persa, e non potei fare a meno di chiedermi perché Dio ci facesse questo, perche lo facesse alla creatura innocente che portavo in grembo, perché non ci facesse morire subito…
Anche sprofondare tra le fiamme dell’inferno sarebbe stato meglio di quello che mi aspettava.
Laurent iniziò a tracciare scie gelate sul mio seno…forte, così forte da farmi quasi male. Edward aveva fatto la stessa cosa tanti mesi prima, ma con lui era stato dolce e bellissimo, mentre ora era sbagliato, orrendo, disgustoso… e il suo alito scendeva sempre più giù, più giù, verso il mio ventre…
Il mio respirò accelerò ancora e fui colta da un improvviso  terrore: e se si fosse accorto del battito del cuoricino del piccolo? Alice l’aveva sentito dopotutto…
Se l’avesse scoperto sapevo che questa tortura sarebbe durata ancora più a lungo, che ci avrebbe messo ancora più tempo ad ucciderci solo per potersi divertire,per godersi la possibilità di spezzare lentamente due vite invece che una soltanto…
Cercai di muovere le braccia ma Laurent mi teneva i polsi inchiodati al muro, avrebbe potuto spezzarli senza sforzo.Il mio cuore perse un battito mentre indugiava col capo sulla mia pancia…
“Ma cosa abbiamo qui???!”sussurò mentre sfiorava la mia pelle.
No.
Avevo aspettato troppo. Lo sapeva, aveva capito…
Iniziai ad urlare e a dibattermi, anche se sapevo che non sarebbe venuto nessuno a salvarmi.
“Lasciami!!! Lasciami!!!!!”
Per tutta risposta il vampiro premette ancora più forte l’orecchio contro il rigonfiamento: non si era quasi accorto del mio patetico tentativo di ribellione.
Tra i singhiozzi guardai in basso verso il suo viso : sembrava un bambino il giorno di Natale, scioccato per aver ricevuto un regalo che andava ben al di là delle sue aspettative.
“Ciao piccolo Edward…” Sentii un brivido nascere dal profondo del mio corpo.
Non avere paura piccolino, la mamma non ti lascia solo…
“Perché è di Edward vero??”bisbigliò Laurent portandosi all’altezza del mio orecchio “Mmmm…direi di sì. Anche perché non credo che tu ti sia intrattenuta con più di uno della nostra specie in questi mesi e questa creatura chiaramente non è…umana…
Sai, avevo sentito di vecchie leggende ma non credevo che….”esitò come a cercare le parole “fosse vero…L’avevo detto io a Victoria che avevi un ottimo potenziale…”
Aveva ricominciato a leccare piano il sangue che colava dalla ferita sulla mia testa e, forse senza rendersene conto, aveva appoggiato le mani sulla parete alle mie spalle staccandole per un attimo dai miei polsi.
Fu in quell’attimo che riacquistai la lucidità necessaria per fare quel che feci: non potevo arrendermi senza combattere, non potevo permettergli di fare di me ciò che voleva senza aver tentato il tutto e per tutto per salvare il mio bimbo.
Non so esattamente come feci, ma riuscii a sgusciare dalle sue braccia e tentai disperatamente di correre verso la porta…ma sembrava così lontana, così impossibile da raggiungere. Finchè era stato Laurent a sorreggermi avrei detto di poter stare in piedi, ma da sola era tutt’altra cosa:le gambe erano stanche ed intorpidite, gli occhi accecati dal rosso del mio stesso sangue…
Inciampai nei miei piedi e caddi a terra.
No.
No. Non poteva, non doveva finire così.
IO NON AVREI MOLLATO.
Raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste ed iniziai a strisciare verso l’uscita, allungando la mano nel tentativo di cercare a tentoni la maniglia, finchè…finchè qualcosa di terribilmente duro non la colpì violentemente: il piede di Laurent.
“Ahhhhhhhh” ci misi qualche istante prima di capire che quell’urlo angosciato l’avevo emesso io. Mi rigirai sulla schiena reggendomi al petto il braccio sinistro…sicuramente un paio di dita erano rotte. Faceva talmente male che altre lacrime calde iniziarono a scendere copiosamente.
Avvertii il bacino del vampiro contro il mio: si era messo a cavalcioni su di me e si stava slacciando i jeans…
Così era davvero finita.
Per me, chiusa lì dentro.
Per il mio bambino, che non ero riuscita proteggere.
Per Edward ed Alice, soli, lì fuori da qualche parte..
Sentivo dei rumori spaventosi provenire dall’esterno della capanna…non sembrava solo una lotta tra vampiri, ma una vera e propria guerra: ringhi, rami spezzati e un suono spaventoso….il suono metallico e cavernoso di qualcosa che veniva lacerato…
Forse Victoria si era sbagliata, forse Edward aveva chiesto aiuto, forse i Cullen erano arrivati ed almeno loro due ce l’avrebbero fatta, forse…
Il ringhio sordo che nacque dalle labbra del vampiro sopra di me mi riscosse dal flusso di pensieri che inondava ogni parte del mio cervello: sembrava preoccupato e, come me, fissava la porta.
“Perché non vai ad aiutare i tuoi amichetti? Sembrano in difficoltà…”azzardai aggrappandomi all’ultimo brandello di speranza che ancora c’era nel mio cuore.
Mi fissò con uno sguardo carico d’odio e desiderio “Oh ci andrò…ma prima finisco qui…”
Afferrò entrambi i miei polsi e con una sola mano li bloccò sopra la mia testa mentre con l’altra si faceva spazio tra le mie gambe…Cercai di stringerle ma fu inutile: con un colpo secco mi spalancò le cosce ed iniziò a percorrerle con gesti sempre più forti, sempre più su, verso la zona più intima del mio corpo…
“No, no!!! Lasciami, aiuto!!!!”
“Sta zitta stupida!!! Per tua fortuna ho fretta…apri le gambe e vedrai che sarai morta prima di rendertene conto…”
Sperai che fosse sincero mentre sentivo il freddo avvicinarsi sempre più.
Era la fine, e per quanto ne avessi paura, la accolsi come un sollievo…addormentarsi e non sentire più nulla: non avrei chiesto altro ormai.
Serrai gli occhi. Non volevo guardare la soddisfazione ed il piacere nei suoi quando mi avesse toccata proprio lì.
Trattenni il respiro pronta a sentirlo quando…
BUUUUUUMM
Fu un attimo.
La porta volò in aria distrutta in decine di schegge taglienti, ma non riuscii a vedere nulla tranne qualcosa di scuro volare sopra la mia testa e…e un secondo dopo Laurent non era più sopra di me.
Ero libera.
Libera sì, ma salva, quella era un’altra storia.
E se la cosa che era entrata da fuori fosse stato qualcosa di ancora più pericoloso?
Cercai di mettermi seduta: dovevo andarmene da lì, cercare Alice, capire…
Tenevo lo sguardo fisso sul pavimento tentando di riordinare le idee quando la vidi:un’ombra, un’enorme ombra scura si stava avvicinando a me.
Lentamente alzai gli occhi pronta ad affrontare nuovamente l’orrore e la paura ma….stranamente questo non avvenne.
Di fronte a me c’era il lupo più grosso che io avessi mai visto, scuro, sembrava feroce, ma stranamente anche…gentile. Mi fissava con i suoi grandi occhi incastonati nel pelo rossiccio: istintivamente non provai paura, ma solamente sollievo.
Quegli occhi io li conoscevo bene: dolci gentili, profondi….erano gli occhi di un amico.
“Jacob…” domandai tendendo la mano verso di lui: sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male, lui mi aveva salvato…
Si avvicinò a me e mi leccò il viso, cercando di ripulirlo dalle lacrime e dal sangue.
“Jacob dov’è Laurent?”mi guardai intorno ma eravamo le uniche due persone lì dentro. Notai però che la finestra sul retro era in mille pezzi: doveva essere fuggito. Codardo.
Jacob guardò con desiderio la finestra poi tornò a fissare me: sapevo che avrebbe voluto correre a cercare Laurent ma aveva paura di lasciarmi da sola.
Per me poteva fare ciò che voleva: io sapevo qual’era il mio destino. Non avrei abbandonato le due persone che più amavo al mondo al tormento e alla morte; forse non avrei potuto fare nulla se non morire con loro…ma a me andava bene anche così…
Non avrei comunque più voluto vivere.
Mi alzai in piedi lottando contro lo stordimento e la nausea e, barcollando, mi diressi verso la porta affiancata dal mio amico.
E meno male.
Perché quando la oltrepassai la scena che mi si parò davanti mi costrinse ad aggrapparmi a lui per non cadere.
Ci trovavamo in uno spiazzo molto grande circondato da alberi: al centro si trovava un grande falò, le fiamme lambivano i rami più bassi e l’aria era impregnata di uno strano odore…un misto tra legna bruciata e qualcosa di dolciastro, disgustoso….
Ma non fu quello ad attirare la mia attenzione. E neppure le grosse figure pelose che tanto somigliavano a Jacob e che correvano verso il fuoco trascinandovi quelli che mi accorsero essere pezzi di braccia, gambe e altre parti corporali.
Certamente una parte della mia mente provava disgusto, orrore,nausea…ma il mio corpo non riusciva a percepire nulla di tutto ciò, perché ogni singolo poro, ogni singolo neurone, ogni singolo frammento del mio essere vedeva solo lui…..
Edward.
Era lui. Questa volta era veramente lui.
Non c’erano parole. Le immagini che mi ero ricreata nella mente, i ricordi e i sogni che avevo fatto su di lui non erano niente rispetto alla bellezza e alla maestosità che irradiava in quel momento. Nessuna mai gli aveva reso minimamente giustizia o avrebbe potuto competere con la realtà.
Proprio in quel momento, da dietro gli alberi, un raggio di sole, l’ultimo raggio di sole, colpì Edward sul suo petto nudo causando l’esplosione di diamanti che ben ricordavo;solo in quell’istante mi accorsi che c’era anche qualcos’altro ad accecarmi: qualcosa che Edward teneva stretto tra le mani…fiamme rosse….
Ma non erano fiamme…erano i capelli di Victoria, anzi, la testa di Victoria…tutto ciò che ormai rimaneva del suo corpo smembrato.
Edward la gettò nel fuoco, e in meno di un istante non c’era più:i suoi capelli si mescolavano alle fiamme sempre più alte della pira…
Era finita.
Finita, finita,finita…
Ma non mi sentivo meglio. Perché sapevo che Victoria non era niente: che cosa avrebbe mai potuto farmi?
Uccidermi?
 Torturarmi?
Non mi importava…perché sapevo che l’unica persona veramente capace di distruggermi, di annientare la mia anima era ancora davanti a me…
Era quella creatura angelica capace di trascinarmi all’inferno.
Caddi a terra in ginocchio e, come scosso da qualcosa, anche il mio angelo si voltò verso di me. E fu un attimo.
Dopo tutti quei mesi, che a me erano sembrati anni, i nostri sguardi si incrociarono di nuovo.
Persa in quell’onice profondo non potevo, non volevo abbassare lo sguardo;temevo che se lo avessi fatto anche solo per un istante si sarebbe dissolto nell’aria come fumo o come una delle mie allucinazioni…
Era forse anche quella un’allucinazione? Non mi importava…se lo era io non volevo risvegliarmi.
Sentivo che eravamo legati come da un filo invisibile che ci attirava uno verso l’altro inesorabilmente… Edward iniziò ad avanzare verso di me molto lentamente, tenendo le mani ben in vista.
Non capivo il significato di quel suo comportamento.
“Bella….sei salva. So che hai paura ma…non preoccuparti, non ti attaccherò. Voglio proteggerti…”
Non ti attaccherò? Certo che quest’allucinazione era proprio strana; temeva che avessi paura di lui? E poi capii…ero completamente ricoperta dal mio sangue…
Senza mai staccare lo sguardo dal suo viso mi alzai, cercando di mantenere l’equilibrio; Edward( o la mia allucinazione…chi poteva dirlo)era sempre più vicino a me…ormai potevo sentire il profumo del suo corpo a pochi centimetri dal mio.
Allungai una mano e le mie dita doloranti si scontrarono contro il suo petto duro, freddo…perfetto.
“Sei vero?”sussurrai in un sibilo:se quello era il prodotto di una mia fantasia allora ero veramente, completamente impazzita.
“Bella stai bene?” Il suo tono di voce era preoccupato, teso, pieno di apprensione….ma era comunque il suono più dolce che il mio orecchio avesse mai percepito, ed era così…così reale…ma allora….
Era possibile che fosse davvero lui? Era possibile che fosse davvero lì?
Con una lentezza esasperante allungò la mano e mi sfiorò gentilmente le labbra, le palpebra, le guancie, ogni centimetro del mio viso…
Potevo capire le allucinazioni visive, uditive, ma tattili…non le avevo mai sentite
Il mio cuore prese a martellarmi nel petto: Edward era lì con me, era vero e per qualche strana ragione mi guardava con dolcezza.
Non mi serviva altro.
Senza esitare un secondo mi gettai tra le sue braccia gelide e feci aderire le mie labbra alle sue. Temevo che mi avrebbe respinto, che sarebbe rimasto fedele alle parole che mi avevano ucciso in quello stesso bosco tanti mesi prima…ma non lo face.
Anzi, reagì sembrando avere lo stesso doloroso mio bisogno: approfondì il bacio in un modo che quasi mai ci eravamo concessi.
Dischiuse piano le labbra cercando la mia lingua con la sua: si intrecciarono insieme, e io non capii più nulla: respiravo il suo profumo e facevo scivolare le mie mani tra i suoi capelli di seta mentre lui mi attirava a sé stringendo convulsamente il suo corpo contro il mio…
Provavo una sensazione strana, che credevo non avrei mai più potuto percepire…ero di nuovo felice.
Non conoscevo i motivi che stavano spingendo Edward a ricambiare con così tanto ardore il mio assalto.
Forse lo intenerivo, forse gli facevo pena, o forse eravamo stati lontani abbastanza a lungo da poter essere di nuovo un po’ interessante ai suoi occhi…
Francamente non mi importava. In quel momento eravamo solo io e lui: il resto del mondo poteva scomparire, non aveva più senso.
Le parole con cui mi aveva lasciata non avevano più senso: non avrei amato mai nessuno all’infuori di lui, per il resto della mia vita, sia che fosse finita tra dieci minuti o tra cent’anni….
La voragine di dolore che mi aveva lacerato l’anima se n’era andata nel nulla, come se non fosse mai esistita; sapevo che sarebbe ricomparsa e che, una volta che Edward se ne fosse andato di nuovo,sarebbe stata ancora più profonda ma…non era un pensiero che volevo elaborare in quel momento.
Decisi che se dovevo perdere ancora un brandello del mio cuore, beh…allora tanto valeva farlo per bene:mi feci più audace e iniziai a percorrere con le dita la pelle fredda del suo torace finchè…
“Ehm ehm…scusate?”
Non volevo, mi rifiutavo di staccarmi da lui ma…quella voce…
Una lampadina si accese nel mio inconscio…Alice!
Mi allontanai dalle sua braccia e guardai nel punto da cui proveniva la voce a pochi metri da noi: Alice, più pallida del solito e sporca di sangue ci fissava con un mezzo sorrisetto sulle labbra.
“Oh allora qualcuno si preoccupa per me finalmente!”
Feci per correre verso di lei ma Edward non mi permise di staccarmi dalla sua presa, mi teneva stretta affondando il volto tra i miei capelli.
Ci dirigemmo così, avvinghiati, verso la nostra sorellina e la abbracciammo: sembravamo tre idioti, ma a noi andava bene…eravamo vivi ed eravamo insieme per ora…al domani non pensavamo.
“Aly stai bene?”domandò Edward con una voce decisamente strana: forse era ancora sconvolto dal mio bacio…
“Beh sai…ho avuto momenti migliori in effetti…”rispose reggendosi il fianco sinistro con entrambe le mani
Edward sbuffò “Puoi essere seria? Ti fa molto male?”
“No…” Ma quando suo fratello la guardò con uno sguardo di disapprovazione aggiunse “Sì ok fa un male cane….quella stronza mi ha morso prima di beh…lo sai. Ma riesco a camminare, davvero.
E poi…non vorrei preoccuparvi, ma abbiamo un altro piccolo scoglio da affrontare prima di dichiararci salvi….”
“Sì lo so…si sono ritrasformati. Vogliono parlare di stasera, del perché ci hanno aiutati…”
Solo allora mi accorsi che i lupi intorno a noi erano spariti e che l’unico rumore era il crepitio del fuoco ancora acceso.
“Edward cosa…”iniziai a parlare ma lui mi bloccò. Tenendomi saldamente per le spalle mi fissò intensamente negli occhi.
“Bella ascoltami bene, resta qui con Alice e ti prego, ti prego, qualunque cosa accada NON fare niente di stupido, intesi??” Sembrava terribilmente serio e preoccupato, ma non ne capivo il motivo. I licantropi, Jacob.. loro ci avevano salvati…sicuramente non ci avrebbero mai fatto del male,… o no?
Annuii col capo incapace di profferire parola e rimasi al bordo della radura abbracciata ad Alice mentre lui si dirigeva al centro, dove rimase immobile, gli occhi fissi tra gli alberi scuri, in attesa di qualcuno che la mia vista umana ancora non riusciva a vedere…
Dopo qualche secondo Alice si irrigidì stringendomi di più  a sé e finalmente anche io riuscii a scorgere delle ombre scure che avanzavano verso di noi; in quel preciso istante Edward si voltò a fissarmi ancora una volta e mi si bloccò il respiro in gola…
In quello sguardo mi sembrava di aver colto decine di sentimenti contrastanti: coraggio, speranza, determinazione e forse anche…amore?
No, quello non poteva proprio essere. Evidentemente dovevo essermi sbagliata
.

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Capitolo 9
*** I can't stop loving you ***


chappy 8  Ciao a tutti!!!! Eccomi quì con l'aggiornamento finalmente(non ho più il coraggio di aprire la posta dopo tutte le minacce di morte che ho ricevuto). la mia vita è piuttosto frenetica al momento, riesco ad accendere il pc al max ogni 3/4 giorni. I chappy li sto scrivendo praticamente a mano nei pochi tempi morti sul treno ma poi non vi dico per batterli....anche se sto migliorando in velocità!!! Qst chappy si chiama "I can't stop loving you" perchè mi ha ispirato la bellissima canzone di Brian Adams...spero che qualcuno di voi la conosca...
Ho anche una piccola richiesta da farvi...piangete con me la morte del mio amato lettore mp3!! la scorsa settimana, dopo un volo per due rampe di scale, ha definitivamente cessato di vivere...non ti dimenticherò mai!!!!!
Va beh...passando al chappy: finalmente,finalmente Ed rinsavisce e....NO!!!! Non posso parlare o vi rovino tutto. Vi dico solo una cosa: spero vi piaccia come vi è piaciuto l'altro(alcuni di voi mi hanno addirittura scritto che vi ha fatto piangere...cioè non ho parole...VI AMO!!!!!!).
COME AL SOLITO MI SCUSO PER NON POTER RISPONDERE ALLE RECENSIONI: ma come potete notare anche stavolta posto alle 23:30 e se continuo a stare davanti al pc non posto più e io so che è il capitolo la cosa che vi preme di più. Comunque leggo SEMPRE tutti i vostri commenti e mi aiutano SEMPREnel bene e nel male:quindi continuate a recensire nuuuuuuumerosissimi. Grazie a tutti coloro che continuano ad aggiungere la ficcy ai preferiti o alle seguite....o anche solo a chi la legge. Per me è importante che qualcuno pensi che il tempo che passo a scrivere non sia solo tempo perso...VI VOGLIO BENE!!!
Xo Xo Cloe


BELLA
Quando le figure raggiunsero i margini della radura e vennero illuminate dal fuoco fu facile per me identificarle. Una di loro avanzava più avanti rispetto alle altre: riconobbi Sam Uley…il ragazzo che mi aveva trovata nel bosco più di tre mesi prima…il suo volto era una delle poche cose che ricordassi con chiarezza di quella terribile notte.

Dietro di lui altre due persone procedevano a passo spedito: uno era un ragazzo di La Push che non conoscevo e l’altro era… Jacob!!!
Non aveva lo stesso sguardo gentile di quando mi aveva aiutata nella capanna, però. Ora che vi prestavo attenzione nessuno di loro lo aveva: sembravano tutti stranamente guardinghi e feroci.
Improvvisamente fui colta da una strana sensazione di vuoto allo stomaco. Se la cosa fosse sfociata in uno scontro come sarebbe finita? Edward era forte, questo lo sapevo, ma era solo, mentre loro erano in tre e Alice non mi sembrava nelle condizioni di affrontare un combattimento.
Senza pensarci due volte mi staccai dalla mia amica e iniziai a correre verso Edward senza sapere esattamente dove trovavo ancora la forza di muovere un passo; ero certa solo di una cosa: sarei rimasta sempre al suo fianco, anche se sapevo benissimo che non gli sarei stata molto d’aiuto…
Mi accolse tra le sue braccia ma lo sentii irrigidirsi al contatto. “Bella quale parte di non fare niente di stupido non hai capito?”
Le sue parole non erano più di un sussurro al mio orecchio ma sentivo la furia emanare dal suo corpo.
“Non ti lascio da solo.” No, non l’avrei fatto. Sarebbero dovuti passare sul mio cadavere prima di fargli del male.
Edward fu il primo a parlare. “Grazie per averci aiutati stasera”
“Che cosa volevano quei succhiasangue?” La voce di Sam era tesa, rotta dalla rabbia; si vedeva lontano un miglio che conversare con dei vampiri non era il suo passatempo preferito.
“Avevano un conto in sospeso con Bella…”Edward sembrava tranquillo ma capivo che stava semplicemente cercando di contenersi.
“Bene. Visto che chiaramente non erano vostri compagni e ci avete aiutato ad eliminarli tu e la tua amica potete andarvene. Per questa volta non vi faremo nulla. Ma se tornerete nel nostro territorio sarà la guerra. La ragazza può restare qui, ovviamente” disse Sam lanciandomi un’occhiata. Avvertii un ringhio nascere dal petto di Edward “No”.
“Non è una decisione tua. Bella?” Sentivo gli occhi di tutti puntati su di me.
“Io…io ci voglio andare. Voglio andare con loro.” Staccai lo sguardo da Edward per qualche secondo ed incontrai quello di Jacob: una maschera di tristezza e delusione.
Mi si strinse il cuore: sicuramente pensava che lo stessi tradendo dopo che lui mi aveva salvato la vita.
Mi sentivo in dovere di dirgli qualcosa.
“Però Jacob….grazie. Davvero…per tutto”. Non volevo che pensasse che fossi un’ingrata, che non capissi che mi aveva salvata da un destino peggiore della morte. Lo capivo. E gliene sarei stata eternamente debitrice ma…
Ma come facevo io a fare capire a lui che non potevo  sprecare nemmeno un minuto del tempo concessomi a fianco di Edward? In cui potevo guardare i suoi occhi neri, respirare il suo profumo, sentirlo al mio fianco…
Dovevo passare il maggior tempo possibile con lui, dovevo costringere la mia mente ad immagazzinare ricordi, sensazioni…tutto.
Jacob non avrebbe potuto capire. Lui non sapeva. Ma io sì, io sapevo.
Sapevo che presto Edward se ne sarebbe andato; che presto il senso di colpa per me, la paura per sua sorella o qualunque fosse stata la causa che l’aveva spinto a correre lì a salvarci,che ancora lo spingeva a stringermi come se fossi stata la cosa più preziosa al mondo, sarebbe svanita.
E allora a me cosa sarebbe rimasto? Cosa mi sarebbe rimasto una volta che lui fosse tornato alle sue distrazioni?
Un pugno di ricordi…un pugno di fragili ricordi umani. Ecco l’unica cosa a cui avrei potuto aggrapparmi per non  morire,per cercare di sopravvivere per il mio bambino…perché lui aveva solo me, magari anche Alice se avesse deciso di rimanere…
D’un tratto Edward sospirò e per la prima volta allontanò lo sguardo da me per posarlo su Jacob.
“Sì Jacob…ti devo ringraziare: l’hai salvata”
“Non l’ho fatto per te” rispose il mio amico sostenendo il suo sguardo “Però…il vampiro nero…lui mi è scappato…”
Edward mi strinse più forte a sé “Lui è mio..”
“No” intervenne Sam “Possiamo ristabilire la vecchia tregua. Se voi promettete di non entrare più in territorio Quileute noi dimenticheremo questo spiacevole incidente e anche che lei” indicò verso Alice che, senza che me ne fossi accorta, era comparsa al mio fianco “questa mattina è penetrata nel confine.
Probabilmente il vampiro non ritornerà, dobbiamo avergli messo paura: Ma se sarà così e se entrerà nella riserva ce ne occuperemo noi, intesi?”
Edward annuì ma poi aggiunse ”Ma fuori da qui è nostro”. Non suonava come una domanda ma come una constatazione.
Mi aggrappai più forte a lui che sprofondò nuovamente il volto fra i miei capelli.
Il sole , che era spuntato per qualche minuto dopo quella giornata di pioggia, era ormai tramontato, permettendo alla completa oscurità di calare intorno a noi; era così buio che non mi accorsi di un’altra figura che avanzava rapida dagli alberi. Si fermò a pochi passi da noi, al fianco di Sam.
Si trattava di un ragazzino più o meno della stessa età di Jacob: certamente un altro lupo.
“Sono…sono arrivati quelli del loro clan” indicò verso di noi.
”Stanno aspettando sul confine…ho lasciato Quil e gli altri a controllarli…” Parlava in tono concitato e ad occhi bassi…per qualche strana ragione sembrava preoccupato; sentii Edward ridacchiare sotto i baffi.
“Allora noi ce ne andiamo” Senza che neppure me ne rendessi veramente conto avvertii il mio corpo muoversi verso la parte opposta della radura: non dovevo camminare, Edward mi cingeva forte il fianco. Quando, però, la sua mano sfiorò il mio ventre istintivamente mi scostai: non potevo permettere che lo scoprisse così e sicuramente quello non era il momento per una rivelazione simile.
“Riesco a camminare grazie”. Balbettavo: iniziavo a sentire veramente freddo ora che la paura di morire era passata. Solo quella di morire però, tutte le altre mie paure dovevano ancora esplodere…
Separarmi da lui fu un dolore insopportabile ma necessario. Mi accostai ad Alice e le strinsi forte la mano sperando capisse il messaggio subliminale: non dire nulla e soprattutto non pensare nulla.
Lei mi fissò per meno di una frazione di secondo e annuì impercettibilmente: sperai che Edward non ci avesse notate.
“Eddy, perché stavi ridacchiando prima?” gli domandò Alice mentre strappava un pezzo di stoffa dal mio pigiama ormai sbrindellato e me lo legava attorno alla ferita alla testa
“Ho letto i suoi pensieri. Pare che Jasper lo abbia terrorizzato perché non lo lasciavano entrare nella riserva. Penso che se Carlisle non l’avesse fermato si sarebbe mangiato quel povero lupo per cena.”  Edward rispose con un tono di voce così triste che non osai guardarlo negli occhi: era stato il mio comportamento a renderlo tale? Perché? Non era proprio perché non mi voleva più il motivo per cui se n’era andato?
“Ah il mio amore iperprotettivo!” Il suono della risata squillante di Alice mi riscosse dai miei pensieri. “Bella vuoi che ti porti io? Il fianco non mi fa più molto male”
“No” mi avvicinai a Edward che mi fissò con curiosità “Puoi portarmi tu?” Non riuscivo a sopportare quel suo sguardo sofferente, anche se non lo capivo.
Temevo in un rifiuto ma questo non avvenne :sentii le sue braccia stringermi e sollevarmi da terra; poggiai la guancia nell’incavo del suo collo e le mani sulla mia pancia così che non entrasse in contatto con la sua pelle.
In quei momenti non pensavo a niente, non mi importava di niente: né che le mie azioni gli sembrassero confuse e contraddittorie, né che il mio corpo fosse scosso da continui brividi di freddo, né che non riuscissi più a formulare pensieri coerenti…solo una cosa avevo in mente mentre correvamo veloci nel bosco: la promessa che avevo fatto a me stessa…godermi ogni singolo istante che mi rimaneva insieme a lui.
Ci muovevamo così veloci che quando ci fermammo mi sembravano essere passati solo pochi minuti. Voci preoccupate bisbigliavano parole che io non riuscivo a comprendere…tentavo di restare lucida ma i suoni mi scivolavano addosso prima che potessi coglierli veramente. Pensai di stare annegando di nuovo.
L’adrenalina, l’istinto di sopravvivenza o qualunque fosse stata la cosa che mi aveva permesso di mantenere un minimo di lucidità in tutto quel trambusto, stava rapidamente svanendo lasciando il posto ad una serie di ondate di nausea sempre più forti.
Il mio corpo sembrava percepire solo ora tutte le ferite che quella giornata mi aveva inferto: il dolore alle dita e soprattutto il pulsante fastidio alla tempia da cui ancora sentivo uscire sangue. La fasciatura improvvisata da Alice non l’aveva fermato…ne avvertivo l’odore salato e ferroso inondarmi la gola e le narici…
Cercai di ricacciare il vomito che mi assaliva e presi un grosso respiro. Non funzionò: tutto ciò che usci dalle mie labbra fu un gemito…stavo piangendo senza neppure rendermene conto…
“Bella, Bella, rispondimi” La voce di Edward era vicina…eppure così lontana…
Tante voci lontane chiamavano il mio nome ma io non riuscivo a rispondere…
“Bella tesoro sono io. Sono Esme” sì…Esme. Tentai di dire qualcosa ma sentii solo un sibilo fra le labbra. Tutto svaniva lentamente…anche il freddo che avevo provato si stava trasformando in una specie di torpore: la pelle di Edward a contatto con la mia era quasi calda ora…
“Edward dobbiamo muoverci…guarda le sue labbra, sono viola!!” Un’altra voce…un’altra voce che conoscevo…
Avvertii qualcosa di pesante coprirmi la parte superiore del corpo e poi…poi ricominciammo a volare.
Non capivo se era un sogno o la realtà; non capivo neppure se eravamo fermi o se ci stavamo muovendo.D’un tratto avvertii una forte luce da sotto le mie palpebre e cercai di aprire gli occhi, anche se l’unica cosa che davvero volevo era dormire e non svegliarmi più…
Cambiai idea quando vidi ciò che mi aspettava: il volto sfocato del mio angelo mi guardava a pochi centimetri da me. Provai ad avvicinarmi per respirare il suo profumo ma tutto ciò che sentii fu una nuova ondata dell’odore del mio sangue.
Questa volta non riuscii a reprimere la nausea e mi ritrovai la bocca piena di un liquido amarognolo.
“Edward girale la testa o si soffocherà”. Un paio di mani mi fecero voltare mentre il vomito mi colava giù per il mento.
“Portiamola vicino al caminetto…Esme delle coperte presto!!” mi sembrava la voce di Carlisle. Venni adagiata su qualcosa di morbido e sentii una sferzata di calore investirmi il viso:sebbene fosse una sensazione migliore rispetto al freddo di prima preferivo di gran lunga la pelle  di Edward e poi non volevo che lui andasse via. Intrecciai le dita della mia mano alle sue e pochi istanti dopo avvertii il suono della sua voce.
“Bella non mollare capito? Ora ti diamo qualcosa per aiutarti…ma tu resisti!!!!”
Sorrisi…come avrei potuto rifiutare la richiesta di un angelo?
Ma io non ero l’unica che doveva sopravvivere…
Resisti piccolino mio…resisti…ce l’abbiamo quasi fatta…
D’un tratto sentii qualcosa pungermi il braccio e gemetti.
“Shh…sono solo tranquillanti…penseremo noi a te…”
Sentii che il mio cervello stava lentamente perdendo lucidità e non potevo permetterlo. Prima dovevo accertarmi di una cosa: Edward  non mi poteva lasciare così…mentre dormivo…o forse sì? Forse non tollerava già più la mia presenza e stava iniziando a pentirsi di essere tornato..? Dovevo almeno avere il diritto di dirgli addio come volevo io, no?
“Edward…” la mia bocca era impastata e amara “ Non lasciarmi, non andare via”
“Sono qui Bella…sono qui…” furono le ultime parole che percepii prima di sprofondare nel buio dell’incoscienza.
                                         
                                                                                             **************************




Sentivo solo caldo, tanto, tanto caldo: Charlie doveva aver dimenticato il riscaldamento acceso al massimo tutta la notte. Ero avvolta in un bozzolo spessissimo, quasi non riuscivo a muovere le braccia. Tuttavia,con molto sforzo, mi districai da quell’ammasso di coperte e rotolai a pancia in giù…gli occhi, però, non volevano aprirsi: sembravano sigillati con la colla…doveva essere ancora molto presto.

Affondando il volto nel cuscino cercai di capire che giorno della settimana fosse, ma i miei pensieri andavano a rilento, ancora aggrappati al groviglio di sogni che avevo appena lasciato: Victoria, Laurent…le sue mani su di me.
Ricacciai nel mio inconscio quelle immagini tremende che sembravano così vivide, e mi concentrai su qualcos’altro…l’unica cosa che aveva reso l’incubo qualcosa di bellissimo.
Quel bacio…il modo in cui mi aveva stretta a sé…
Ma era stato solo un sogno, un sogno che per quanto meraviglioso  non era la realtà. Sentii i margini della voragine di dolore ricominciare a bruciare e a pulsare sul mio petto: avevo permesso alla mia fantasia di volare troppo in alto ed ora ne pagavo le conseguenze…stavo precipitando e presto mi sarei sfracellata.
Mi voltai e strinsi convulsamente il lenzuolo tra i denti, cercando di ricacciare indietro i goccioloni che avevano iniziato a scendere.
Forse avrei dovuto prendere il diazepam: il dott.Gerandy me l’aveva prescritto, ma io l’avevo utilizzato solo le prime settimane perché non volevo far capire a Charlie quanto in realtà stessi male. In un secondo ricacciai indietro quella possibilità: Charlie non era l’unico a cui dovevo pensare ora…c’era anche qualcun altro, qualcuno che dipendeva totalmente da me, qualcuno che meritava una madre con la testa sulle spalle.
Mi carezzai il ventre sotto le coperte e quando lo sentii duro e freddo tirai inconsapevolmente un respiro di sollievo…dunque E.J era vero, era lì ed era con me.
Qualcosa di freddo mi sfiorò la fronte con delicatezza: dita ghiacciate…troppo ghiacciate per appartenere ad un essere umano.
“Alice!!!” esclamai; allora nemmeno lei era stata solo un sogno! Tracciò il profilo del mio volto col pollice e asciugò la lacrima intrappolata tra le mie ciglia.
Sospirai. “Non preoccuparti, passerà”
Poi avvertii qualcosa che certamente non apparteneva ad Alice… un respiro dolce, buono fresco, mi carezzava il viso. Riconobbi immediatamente a chi apparteneva e, presa in contropiede, spalancai gli occhi.
Edward era seduto al mio fianco, il viso a pochi centimetri dal mio.
“No!” gemetti “Svegliati, svegliati, svegliati!!!”
Istintivamente mi coprii il volto con le braccia ma un paio di mani troppo forti me lo impedirono.
“Beh, in fondo me lo merito. Neppure vuoi parlarmi…” Non potevo resistere a quella voce che mi parlava così triste e disperata…sia che fosse reale o solo una splendida illusione.
Riaprii gli occhi mettendomi seduta. Osservai attentamente la stanza attorno a me: non era camera mia, ma quella di Edward; ero adagiata sul suo divano di pelle sotto quelli che dovevano essere almeno tre piumoni.
Avvertii una potente fitta di dolore alla mano e quando la guardai vidi che due dita erano steccate. Il mio cuore prese ad accelerare…le immagini che avevo scambiato per finzione iniziavano a prendere forma, divenendo via via sempre più reali…ma allora…
Era possibile che lui fosse davvero lì in carne e ossa?
“Come stai?” Il suo viso era una maschera di dolore.
“Abbastanza bene” mentii: in realtà, ora che ci facevo attenzione,  mi sentivo come si mi fosse passato sopra un treno e la testa aveva preso a martellarmi. Non che mi importasse minimamente: mi era ritornata alla mente anche un’altra cosa di quella notte…la promessa che mi ero fatta… passare con Edward ogni istante che lui avesse voluto concedermi al suo fianco. E l’unico modo era farlo parlare.
“Allora non è stato solo un brutto sogno eh?” suonava un po’ ridicola come frase ma non riuscivo a pensare a nulla di meglio.
“ Temo di no…ma ora è finita. Anche se…beh lo sai, Laurent è scappato”.
Sussultai. Il solo sentire pronunciare il suo nome mi provocò un’ondata di vomito.
“Non preoccuparti, lo prenderemo. Non ti farà più del male…te lo prometto. Almeno questo te lo devo…”
“Tu non mi devi niente.”
“ E invece sì” tirò un lungo sospiro “insieme a delle scuse. Ti ho creato un sacco di problemi e di questo sono davvero mortificato. Non avrei mai pensato che James o Victoria potessero essere così legati o che lei sarebbe venuta a cercarti. E anche Laurent…è stato così bravo ad ingannarci la scorsa primavera…” Lo sentii ringhiare “E peggio ancora i licantropi…Sono giovani, non sanno controllarsi e se tu fossi stata sola con Jacob e lui avesse perso il controllo avrebbe potuto ucciderti e…e sarebbe stata solo colpa mia.”
Scuoteva il capo tra le mani, tormentato.
Non c’erano specchi in quella stanza ma ero sicura che la mia espressione fosse una maschera d’orrore.
Era successo.
La cosa a cui non avrei mai voluto assistere era lì davanti ai miei occhi; lui era lì solo perché gli facevo pena, perché mi sentiva come un fastidioso dovere…
Venni scossa da un singhiozzo e Edward mi fissò preoccupato. Dunque era arrivato il mio momento: dovevo lasciarlo andare, dargli la possibilità di vivere la sua vita lontano da me…
Non avrei potuto neppure dirgli di E.J, sicuramente non gli avrei fornito un motivo in più per sentirsi ingiustamente in colpa o per essere costretto a stare dove non voleva…Me la sarei cavata da sola.
“Edward, io volevo il tuo amore. Ma la pietà… quella non la voglio da nessuno.”
Fece per ribattere ma lo zittii “No, ascoltami per favore. Tu mi hai salvata. Ti sei precipitato qui senza pensarci e mi hai salvata;non so se l’hai fatto solo perché anche tua sorella era in pericolo o se perché in qualche modo senti ancora un po’ d’affetto per me ma…ma lo hai fatto. E di questo ti ringrazio con tutto il cuore…” Era come se mi stessi suicidando, ogni parola era un’autopugnalata.
“Ma tu non puoi…anzi non devi fare nient’altro di così stupido, ci siamo capiti? Non devi seguire Laurent, non devi precipitarti a salvarmi…non devi fare niente,e ribadisco niente, per me. Perché so che non è ciò che vuoi…perché so che con me non sei felice”
Le mie parole erano solo sussurri tra le lacrime che avevano iniziato a scendere, ma sapevo che riusciva a sentirmi lo stesso.
“E io voglio solo che tu sia felice,ok? Quindi torna pure da chi riesce a renderti tale…sia che lei sia a Ithaca o in qualunque altra città e…”
Un dito gelido mi chiuse le labbra. “Isabella” la sua voce era spezzata dalla rabbia “credi veramente che abbia trascorso questi mesi con altre donne? Ma non ti ricordi quello che ti ho sempre detto: tu sei l’unica, l’unica che io abbia mai voluto. Capisco che tu non mi creda più, ne hai ogni diritto…in fondo hai ragione: ti ho detto un sacco di bugie..”
Pensai che sicuramente si stesse riferendo a tutte le promesse d’amore che mi aveva fatto e iniziai a piangere più forte.
“Perdonami” disse “Quel giorno nel bosco ti ho detto così tante menzogne…ma è stata l’unica volta che l’ho fatto, te lo giuro…”
Non riuscivo ad afferrare il significato delle sue parole…Quel giorno nel bosco? Quella era stata l’unica volta in cui mi aveva detto la verità, in cui era stato sincero, no?
Lo guardai confusa.
“Quando Jasper ti ha aggredita” spiegò “mi sono odiato. Perché ho capito che ti costringevo a una vita a metà, fatta solo di privazioni,di rischi… e la cosa che più mi faceva arrabbiare era che a te sembrava non importare. Sembravi seriamente felice di rinunciare a tutto per me.
Ovviamente il mostro nascosto dentro di me esultava per questo, perché sapeva che saresti stata per sempre mia, ma la parte migliore di me non poteva ignorare il fatto che una ragazza come te meritasse di più…una famiglia, dei figli, un anima.”
Cosa voleva dirmi? Che l’aveva fatto per il mio bene? Che lui avrebbe preferito stare con me? NO…sicuramente avevo capito male. Non potevo permettere al mio cuore di sperare in qualcosa che  era impossibile.
“Io…non capisco”
“Bella ogni singolo minuto non ho fatto che pensare a te. Al profumo della tua pelle, al tuo sorriso, a cosa stessi facendo o se mi stessi pensando…”
“Perché?” Avevo bisogno di saperlo, di sapere dove voleva andare a parare esattamente.
“Perché…” esitò “Perché non posso smettere di amarti. Mai, nemmeno per un secondo, nemmeno un pochino…”parlò scandendo ogni singola parola.
Sentivo che stavo per cedere, sentivo che stavo per credergli, sentivo che nel mio cuore stava germogliando il seme di qualcosa di pericolosissimo…la speranza.
“Non giocare con me Edward…non giocare”
Sentii le sue dita afferrarmi le guance e sollevarmi il viso fino a far incontrare i miei occhi con i suoi…mi fissavano imploranti, due pozzi neri e profondi…
“Quando tu mi lascerai, e so che lo farai, io morirò….non sopporterò di perderti di nuovo. Quindi per favore, per favore se non sei sincero vattene adesso…” In realtà avrei preferito morire piuttosto che separarmi da lui ma sapevo che era necessario, sapevo che non avrei retto un’altra delusione e doveva saperlo anche lui.
Avvicinò la mia testa alla sua, finchè le nostre fronti non si incontrarono…il suo respiro mi inondava la testa e mi faceva perdere lucidità. Delicatamente, con le labbra, raccolse ogni lacrima che solcava il mio viso lasciando scie gelate sulla mia pelle.
“Come faccio a farti capire che io non posso lasciarti…tu sei l’amore della mia vita, Bella” Le sue labbra erano a meno di un centimetro dalle mie, le avvertivo quasi fremere di impazienza, desiderose del contatto. Si fermò, in attesa di un mio rifiuto che però non venne. Era troppo tardi ormai…io volevo quel bacio anche se era pericoloso, anche se avrebbe potuto uccidermi…
Non attesi oltre e dischiusi la mia bocca sulla sua assaporandone ogni centimetro e,intrecciate le mani ai suoi capelli, lo attirai a me: mi ritrovai sdraiata sopra i cuscini, senza fiato, il corpo di Edward premuto contro il mio…divisi soltanto dalle coperte.
A quel punto non sentii più il mio cuore: per qualche istante smise di battere e poi…poi ricominciò davvero a battere. Ma non come aveva fatto in quei tre mesi…debole e sfinito. No, questa volta era di nuovo vivo…lo sentivo di nuovo pulsare sangue a tutto il corpo, lo sentivo…sentivo che trasportava in ogni fibra del mio essere la speranza, la speranza che Edward fosse lì per restare e che mi avesse lasciata solo per proteggermi.
Semplicemente gli credevo. Ormai ero arrivata ad un punto di non ritorno…ero al largo e il mio unico appiglio ormai era Edward…non sarei più potuta tornare indietro…non avrei più voluto tornare indietro e stare senza di lui.
Troppo presto si staccò dalle mie labbra e iniziò a lasciare scie di baci sul mio collo e sul mio petto fino a posare la fronte nell’incavo tra i miei seni. Avvertivo il suo respiro freddo attraversarmi la canottiera leggera facendomi rabbrividire.
“Non ti lascerò mai più, davvero…”sussurrrò.
Chiusi gli occhi ma non dissi nulla. Non avevo la forza di farlo.
“Non mi credi eh?” Doveva essersi sdraiato al mio fianco perché non sentivo più il suo peso su di me. Mi girai di lato ed incontrai il suo viso dolorante e sofferente a pochi centimetri dal mio, le punte dei nostri nasi si sfioravano.
“No…cioè…sì” cercavo di dare una forma coerente ai miei pensieri, ma non era semplice con lui così vicino.
“Ammettiamo che ora tu sia sincero…”
“Sono sincero.” Mi interruppe.
Gli lanciai un’occhiataccia “Mi fai parlare? Diciamo che sei sincero ora. Tra un mese, un anno o tra dieci io sono sicura che ti guarderai intorno e vedrai la verità” Cercavo, con l’ultimo grammo di lucidità rimastami, di analizzare oggettivamente la situazione e di frenare il mio cuore che ormai aveva preso a ballarmi la ola nel  petto.
“Quale verità?” sembrava seriamente confuso.
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo. Come faceva ad essere così cieco?
“Ma dai…tu sei perfetto” non c’era termine migliore che io potessi usare “e io? Sono goffa, imbranata, a mala pena carina. Te l’ho detto… un giorno ti guarderai intorno e capirai di volere di più e allora io…” mi morirono le parole in gola e tacqui. Non volevo ricominciare a piangere.
Allungo le braccia e mi strinse a se iniziando a baciarmi i capelli .
“Non riesco…” sembrava non trovare le parole “non so come farti capire che l’unica cosa che voglio… l’unica cosa senza cui non posso vivere è tra le mie braccia in questo momento…”
Sembrava veramente sincero.  Affondai il viso nel suo petto incapace di dire alcunché…ma forse non era importante che io parlassi: ci pensava già il mio cuore a cantare felice: perché per qualche ragione, che io non potevo capire, quell’angelo voleva me, amava me!!!!
“Volevo darti…una vita diversa, volevo farti capire che potevi essere felice anche senza di me ma…” esitò, sfiorandomi con le dita le occhiaie e il profilo spigoloso del mio volto “evidentemente mi sbagliavo: sei così pallida e magra…ti ho fatto soffrire così tanto…”
“Che cosa ti ha fatto cambiare idea?” avevo bisogno di qualche risposta “Voglio dire…perché adesso non credi più che stia meglio senza di te?”
“Quando ti ho vista nel bosco…quel legame che ho sentito, beh quando mi hai baciato ho capito che l’hai sentito anche tu…ho capito che noi due ci apparteniamo. Non avrò mai più la forza di dirti addio…so che ne moriremmo entrambi.
Ormai credo che sia davvero troppo tardi per tornare indietro…non possiamo più vivere l’uno senza l’altro…”
“Ce ne hai messo di tempo a capirlo, eh?” sussurrai contro il suo petto. Non volevo staccarmi da lui.
Lo sentii soffocare una risata “Direi di sì…scusami. Mi farò perdonare…te lo prometto.”
Scossi la testa energicamente “Ti ho già perdonato, davvero. Però promettimi che non mi mentirai più, mai, mai, mai più. Neppure se penserai che sia la cosa migliore per me”
Posò due dita sotto il mio mento e lo sollevò, così che i miei occhi incontrassero i suoi “Te lo prometto”
Non mi serviva altro. Avvicinai le labbra alle sue e ricominciammo a baciarci…ma questa volta diversamente: il nostro era un bacio pieno di promesse.
Avrei voluto restare così, per sempre persa nel mio paradiso, ma sapevo che non potevo mentire ancora a me stessa, che non potevo pretendere sincerità da lui quando ero la prima a tenergli nascosto un enorme segreto.
“Edward…devo…devo dirti una cosa.” Applicando tutta la forza di volontà di cui disponevo lo allontanai quel tanto che bastava per poter parlare.
“E’ per caso la cosa a cui Alice sta disperatamente cercando di non pensare? Bella sai che puoi sentirti libera di confidarti anche con me…” Mi fissava preoccupato e ansioso; io davvero non volevo farlo stare in pena ma non sapevo da dove iniziare ad affrontare l’argomento.
“Bella per favore se non me lo dici penserò che sia qualcosa di brutto”
Improvvisamente venni folgorata da un’idea: forse nel luogo dove tutto era iniziato…
Forse lì sarei stata capace di trovare le parole giuste per spiegare anche a lui quel miracolo che portavo in grembo.
Sgusciai dalle sue braccia e scesi dal letto: sentivo tutti gli arti doloranti ed intirizziti ma almeno riuscivo a stare in piedi. Non passò neppure un secondo ed Edward si materializzò al mio fianco,pronto ad afferrarmi nel caso fossi caduta.
“Si può sapere che fai? Torna a letto immediatamente. Devi riposare!”
“Non ho più sonno” risposi “Ma si può sapere quanto ho dormito?”
“Circa 15 ore. Ma hai preso davvero tanto freddo…dovresti startene al caldo tutto il giorno…” mi disse Edward severo.
“Quindici ore?” Un’orribile consapevolezza iniziava a farsi strada in me. “ E Charlie? Avrà chiamato la sezione persone scomparse dell’ FBI, la CIA o…”
Edward mi zittì posando la mano sulla mia bocca. “Ci ha pensato Carlisle. E’ andato a casa tua e ha raccontato a tuo padre che sei caduta mentre passeggiavi con Alice e che avresti passato la notte qui per riprenderti. Ovviamente, non era a conoscenza del fatto che ci fossi anche io…non credo avrebbe approvato.”
Storsi la bocca in una smorfia: Charlie non era la mia preoccupazione principale al momento; mi sarei occupata di lui più avanti.
“Carlisle ti ha anche portato dei vestiti…” indico un paio di scarpe da ginnastica,dei jeans ed una felpa poggiati su una sedia.
Li afferrai e mi voltai verso Edward “Vado a vestirmi, tu aspettami qui!” Gli schioccai un bacio prima che potesse ribattere e volai in bagno.
Ci misi poco a prepararmi: mi ci sarebbe voluto un miracolo per rendrmi passabile quindi ci rinunciai sin da subito.  Carlisle doveva avermi dato dei punti alla ferita sopra la tempia. Notai con disappunto che sembravo Frankestein. L’unica cosa positiva era che la felpa era piuttosto larga e non si vedeva nessun segno della mia pancia; la sfiorai con le dita e venni scossa da un brivido impercettibile.
Sei impaziente di conoscere il papà vero,piccolo mio?
Trovai Edward che mi aspettava seduto sul letto. Mi lanciò anche un giubbotto che riconobbi essere suo; lo indossai e senza farmi vedere ne inspirai il profumo.
“Adesso posso sapere dove andiamo?” sembrava leggermente scocciato.
“Andiamo in un posto speciale.” risposi “Andiamo alla nostra radura.”
Senza che me ne rendessi conto mi ritrovai fra le sue braccia, la finestra spalancata. Sentii l’aria sferzarmi il viso e lo nascosi nell’incavo del suo collo.
“Pronta?”
“Pronta” sussurrai io. Ma non sapevo se stavo rispondendo alla sua domanda o solo cercando di convincere me stessa.
Cavolo l'ho riletto e quasi non volevo postare, non mi convinceva del tutto....mah fatemi sapere voi(non sono brava ad autovalutarmi....pensate che l'altro capitolo nn volevo postarlo perchè ero convinta che voi mi diceste che era una me*** totale...e invece mi avete smentito!!!) chissà come reagirà il nostro Eddy alla paternita? Bella avrà il coraggio di dirglielo? Charlie tenterà di ucciderla? E i Cullen come reagiranno? Lo scoprirete solo vivendo ...o meglio leggendo, quindi continuate a seguirmi!!!!!!!

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Capitolo 10
*** Truth be told ***


chappy 9 Buongiorno o buonanotte…non so neppure io che ora è. Ormai tra lo studio, l’esame impellente di geografia economico-politica(palloso da suicidio…farebbe venire voglia di andare dai volturi  a un vampiro!!!!) e le mie amiche che sembrano volere organizzare tutte milioni di festicciole a cui ovviamente io non posso mancare, dormo più o meno due ore per notte…Comunque oggi ho deciso di bucare ben 4 ore di lezione per battere tutto ciò che ho scritto sul mio famoso blocco per appunti di Hello Kitty(no comment per favore…non si spara sulla croce rossa!!!)
AVVISO IMPORTANTE: come avrete capito la gravidanza della mia ficcy è diversa da quella della Meyer in molti punti. Inanzitutto dura nove mesi e soprattutto non devasta il corpicino della povera gestante(che poi sarebbe Bella…ma va?). Se avessi fatto una gravidanza del genere avrei dovuto creare un Eddino tormentato dal senso di colpa stile Breaking Dawn, e francamente volevo essere originale e creare un sacco di momenti che vi faranno salire la glicemia a picco e che purtroppo mi è un po’ dispiaciuto non vedere in Breaking Dawn. Se siete interessati a vedere L’Edward Breaking Dawn  leggete anche la bellissima ficcy di Keska “The baby of my dream”, scritta DAVVERO magnificamente (Visto che ti faccio anche pubblicità occulta?….minimo dopo le recensioni splendide che mi lasci!!!).
Il parto sarà un’altra cosa ovviamente…ma non vi anticipo nulla,solo…ci sarà un po di sangue e preparate i fazzoletti!!! Me super perfida lo so!!!!
Ringrazio come sempre tutti coloro che recensiscono e che hanno addirittura scritto che il cap vi ha fatto piangere…bene sono riuscita nel mio intento!!! E non preoccupatevi, EJ è solo un nomignolo(in realtà Bella ad Ed avranno presto una sorpresina….AHHHHmi mordo la lingua). Le vostre recensioni mi fanno sempre arrossire sprt perché non brillo in quanto ad autostima, quindi continuate numerosi!!!

Quasi dimenticavo:QUESTO CAPITOLO è DEDICATO A LEDYANG…. Continua a mandarmi mail se non posto, è l’unico modo per farmi sentire in colpa e allora posto…sei autorizzata ad inviarmi insulti se lascio passare troppo tempo tra gli aggiornamenti d'ora in poi!!!!

BELLA
Quando arrivammo alla radura stava iniziando ad imbrunire:l’aria fredda mi investì in pieno facendomi tremare. Mi sedetti a terra stringendomi di più nella giacca di Edward. Sentivo un dolore fortissimo allo stomaco che, però, non era la nausea di prima: questo era, diciamo…puro terrore.

Avevo paura e non sapevo nemmeno perché. L’unica cosa che conoscevo erano le mie domande. Mi avrebbe voluta ancora? Sarebbe stato felice o si sarebbe arrabbiato con me? E soprattutto…se ne sarebbe andato di nuovo?
No. Questo no. Ha promesso, Bella. Ha promesso.
Una mano mi asciugò il sudore freddo che mi colava dalla fronte. Alzai gli occhi ed incontrai quelli preoccupati di Edward che mi squadravano.
“Bella, sei pallidissima. Per favore, per favore…dimmi cosa c’è che non va…”
“Io…io te lo dico ma…giurami che non te ne andrai, che non mi lascerai…”
“Te l’ho gia detto…staremo insieme per l’eternità. Sono qui, non vado da nessuna parte…”. Le sue parole in qualche modo riuscirono a rassicurarmi.
Edward è qui e ti ama. Forza Bella, non essere codarda. Forza.
Presi un lungo respiro ed iniziai a parlare “Vedi…da qualche settimana mi sentivo sempre male e…”
Non mi fece continuare, non mi fece neppure finire la frase: mi ritrovai in piedi con lui che mi teneva saldamente per le spalle.
“Sei malata vero? Lo sapevo, lo sapevo che era qualcosa di grave. Quando Alice ha convinto Carlisle a non visitarti ma a limitarsi a curarti le ferite sapevo che nascondevate qualcosa. Ti senti male ora? Ti porto in ospedale? E…”
Le parole di Edward erano un torrente in piena che non riuscivo neppure a capire totalmente, vista la velocità vampiresca con cui me le rovesciava addosso. Soltanto quando distinsi chiaramente la parola analisi ed esami capii che dovevo assolutamente fermarlo.
Era arrivato il momento della verità: non potevo permettere che si tormentasse così.
“Edward veramente…”
“Cosa? Ti gira la testa? Devi vomitare? Lascia che ti senta il polso…”
“No!!!”La durezza con cui gli risposi ci sorprese entrambi, ma accidenti… stavo cercando di fare un discorso coerente e lui non mi aiutava continuando a dire idiozie.
“No…non sono malata” tentai di deglutire ma la mia gola era completamente asciutta “sono incinta.”
Brava Bella. Complimenti per il tatto. Cazzo, cazzo…dovevo dirglielo in modo più carino.
Lo sentii irrigidirsi e interrompere il contatto tra di noi. Bene, almeno avevo la risposta ad uno dei miei quesiti…l’aveva presa male.
Mi sentii morire e quando alzai lo sguardo vidi che si era allontanato di qualche metro girandomi la schiena.
Non lo sopportavo. Non sopportavo quella freddezza tra di noi. Perché si comportava così?…non l’aveva mai fatto.
“Edward…non…ti prego dì qualcosa. Qualunque cosa…”
“Chi è stato?” La sua voce sembrava ferma e decisa ma io che lo conoscevo bene sentivo la tensione mascherata dietro quella sicurezza.
“Cosa?” non riuscivo a capire cosa volesse dire: Chi era stato a fare che?
“Bella…”misurava ogni singola parola “chi è il padre del bambino?”
Quella frase mi colpì come un macigno dritto al cuore: il padre?
Pensava davvero che il padre fosse…che io avessi…con qualcun altro…che…
Non riuscivo a parlare, a mala pena riuscivo a respirare; lui lo noto e cercò di rassicurarmi “Non sono arrabbiato con te…solo dimmi la verità…”
Cercai di fermare il tremore che mi scuoteva tutta.
“La verità…tu vuoi la verità??! La verità è che avrei voluto morire ogni secondo in questi tre mesi…” Lo vidi fissarmi con dolore “La verità è che quando mi sono buttata da quella maledetta scogliera ho davvero sperato che fosse arrivata la mia ora perché non ce la facevo a vivere senza di te! Ma sai che c’è? C’è che non l’ho fatto…c’è che ho tenuto duro fino alla fine, e lo sai perché l’ho fatto? L’ho fatto solo per il nostro bambino…perché era il frutto del nostro amore e ora…ora tu vieni a chiedermi CHI E’ IL PADRE?”
Ero completamente isterica:urlavo tra le lacrime tutto quello che mi passava per la testa finchè non avvertii le sue mani trattenermi per i polsi.
“Il NOSTRO bambino?” Lo fissai: non sembrava arrabbiato, solo sconvolto.
“Edward…il giorno del mio compleanno proprio quì…” cercai di riacquistare un briciolo di controllo “Sono incinta di tre mesi e tu sei l’unico con cui io…te lo assicuro.”
Staccai le mie braccia dalla sua morsa e mi tolsi la giacca. La gettai a terra.
Mi avvicinai di un passo e malgrado il freddo sollevai la felpa fin sotto al seno. Quando afferrai la sua mano e l’appoggiai sul mio ventre sentii una specie di scossa elettrica attraversarmi e sapevo che l’aveva sentita anche Edward. Non capii cosa stesse facendo finchè non lo vidi inginocchiarsi e posare la guancia sulla pelle della mia pancia:non lo sentivo freddo, a contatto con quella parte del mio corpo sembrava della mia stessa temperatura.
“La tua pelle qui è…”
“…come la tua.”finii per lui.
Le sue braccia mi circondarono mentre si rialzava lasciando scie di baci su ogni lembo di pelle scoperto finchè non raggiunse il lobo del mio orecchio; il suo respiro mi faceva girare la testa ma mi sentivo sicura tra le sue braccia forti.
Riaprii gli occhi quando sentii la sua fronte contro la mia: i suoi occhi dorati mi fissavano pieni di rimorso.
“Il mio comportamento è stato riprovevole. Puoi…” aveva riappoggiato una mano sulla mia pancia ”Potete perdonarmi?”
Che domanda inutile…come se io avessi mai potuto essere infuriata con lui.
“Non preoccuparti…lo so che è, insomma…wow”
“Wow è riduttivo. E’ un miracolo…è nostro figlio.”
Arrossii affondando il volto nel suo petto. “Che c’è?”
“Niente” confessai “E’ solo che mi piace il modo in cui dici nostro figlio. E poi…è bello sapere che mi vuoi,che ci vuoi ancora…”
Sbuffò. “Ora sei di nuovo assurda, lo sai vero?”
“E tu sei un gelosone, lo sai vero?” domandai ridacchiando.”Solo per sapere…ma chi credevi che mi avesse irretita e  sedotta? Mike Newton?”
L’idea mi sembrava ridicola, ma quando non mi rispose capii di aver fatto centro.
“Cosa…Mike Newton?” Non riuscivo a trattenere le risate.
“Ridi, ridi. Tu non sai cosa pensava sempre quell’idiota…e non credo che le cose siano cambiate ultimamente…Per un momento ho davvero vagliato i modi più dolorosi di amputare ogni suo arto…”
“Povero Mike…”
“Già” rispose rimettendomi il giubbotto “Ma ora non parliamo di lui. Torniamo a casa, dobbiamo dirlo agli altri”
“Mhh” per la prima volta in vita mia non ero felice di andare a casa sua “Non possiamo…che ne so…fuggire su un isola deserta solo noi tre?”
“Perché?!” Possibile che si perdesse sempre le cose più ovvie?
“Perché mi vergogno. Così sapranno che abbiamo fatto…capito no…?” tentai di esprimermi gesticolando.
Edward alzò gli occhi al cielo. “Beh, mi sembra ovvio visto che è ancora l’unico modo in cui si fanno i bambini.”
“Bene allora” risposi saltandogli in spalla “affrontiamo i tuoi. Però l’onore di parlare con l’ispettore Swan sarà tutto tuo”
Voltò il capo e mi diede un bacino sul naso.
“Tanto sono a prova di proiettile,ricordi?” sussurrò prima di iniziare a correre.

                                **************************

Capii che eravamo nei pressi di casa Cullen quando sentii il rumore del fiume poco distante. Edward rallentò fino a fermarsi. Feci per scendere dalla sua schiena ma sentivo che le sue braccia non mollavano la presa sul mio corpo.
“Si può sapere perché ti dimeni così?”
”Cerco di mettermi in piedi…” Mi sembrava chiaro ma gli risposi comunque.
Lo sentii ridacchiare sommessamente “Bella credi davvero che ti permetterò di fare qualcosa come camminare nei prossimi sei mesi?”
Cosa? Lo sapevo, lo sapevo…conoscendo lui e il suo maledetto spirito iperprotettivo non mi sarei stupita se mi avesse legata ad un letto.
“E scusa se te lo chiedo” domandai acida “pensi che mi sarà permesso fare qualunque cosa nei prossimi sei mesi o credi che non sarò nemmeno in grado di tenere in mano un libro?”
“Potrai tenere in mano tutti i libri che vorrai….sempre che non siano troppo pesanti!”
Lo sapevo, ero fregata. Ma non ero disposta a cedere così facilmente.
Con la vocina più flebile che mi riuscì sussurrai “Edward, ti prego….mi viene da vomitare, mettimi giù”
Lo sentii irrigidirsi: bene il mio piano stava funzionando. Con estrema delicatezza sentii i miei piedi toccare di nuovo terra mentre Edward mi prendeva il volto fra le mani: era preoccupatissimo.
“Ora ti porto da Carlisle…vedrai, starai bene…resisti”. Le mie capacità di attrice però si frantumarono di fronte alla sua espressione e mi misi a ridere.
Lo sentii irrigidirsi incrociando le braccia al petto “Non è stato divertente…”
“Invece sì” risposi incapace di smettere di ridacchiare. ”Guarda…”feci qualche passo per dimostrargli che le sue paure erano totalmente infondate. “Riesco a camminare beniiii…aahhh”.
Stupida, stupida radice!!!
Non sentii il contatto col terreno, solo due mani fredde che mi afferravano. Quando riaprii gli occhi vedevo il cielo sopra di me. Edward mi teneva stretta fra le braccia; procedeva a passo spedito ma umano verso casa.
Sembrava decisamente compiaciuto. “Dicevi scusa?”
“E’ stato un incidente…solo un’incidente. Poteva capitare a chiunque” sussurrai troppo arrabbiata per accorgermi che la casa distava solo pochi metri ormai. Con un balzo saltò sulla veranda entrando nel salotto dalla porta finestra aperta.
Era tutto esattamente come lo ricordavo: non c’era traccia né di polvere, né di scatoloni o di qualunque altra cosa potesse far pensare ad un recente trasloco.
Sembrava semplicemente che non se ne fossero mai andati via, che quei mesi fossero stati solo un brutto sogno, e forse, in un certo senso, era così.
Non appena mettemmo piede all’interno si precipitarono tutti in salotto ed Esme tentò anche di abbracciarci goffamente visto che Edward mi teneva ancora stretta. Quando gli lanciai un occhiataccia, però, mi mise in piedi sbuffando: evidentemente pensava che non mi sarei potuta fare troppo male con sei vampiri pronti ad agguantarmi nel caso fossi caduta o inciampata nei miei stessi piedi.
Sentii le braccia della vampira circondarmi leggere. “Oh Bella, siamo stati così in pena per te!”
“Grazie Esme…ora sto davvero meglio. Non sapete quanto vi sia grata…mi avete salvata e…” le lacrime iniziare a scorrere sulle mie guance.
Averli di nuovo tutti lì era così, così…non c’erano parole. Era un sogno che si realizzava; persino Rosalie mi fissava cordiale anche se un po’ in imbarazzo.
L’unico che evidentemente la parola imbarazzo non sapeva neppure cosa significasse era Emmet: si avvicinò a grandi passi e dopo avermi afferrata saldamente sotto le ascelle iniziò a farmi roteare come una bambola.
“Eh dai Bellina…su col morale!!! Tu e la nanerottola siete salve no? Meglio festeggiare!!!” La sua allegria ci contagiò tutti…tutti tranne Edward, che ci fissava terrorizzato, e Alice, che lanciava occhiate assassine al mio ragazzo,; ora che la guardavo bene sembrava furibonda, anche se non riuscivo a capirne il perché. Anche gli altri lo notarono: Emmet mi mise a terra e tutti, tranne Jasper,fecero un passo lontano da lei: sembrava una bomba pronta ad esplodere.
“Edward Anthony Masen Cullen” Non credevo che il suo corpicino potesse emettere un suono tanto potente “SEI UN VERO IDIOTA!!! MIKE NEWTON???? MA COSA TI PASSAVA PER IL CERVELLO???”
“Se tu me l’avessi detto subito non ci sarebbero stati malintesi!!!”Edward non sembrava minimamente disposto a dargliela vinta.
“Ah, quindi ora è colpa mia??”
“Esattamente…impara a farti gli affari tuoi” Anche se le sue parole erano solo un ringhio le sentii anche io.
“Gli affari miei?” rispose lei piccata “Innanzitutto Bella è affar mio e poi,carissimo, se avessi dato retta a te a quest’ora tu staresti ancora a piangerti addosso e Bella e il bambino sarebbero morti annegati!!!”
Vidi lo sguardo di Edward incupirsi…Probabilmente Alice gli stava mostrando come mi aveva trovato nelle acque di First Beach.
“Hai ragione…ti sono debitore…” sussurrò triste e poi…poi inaspettatamente sorrise.
“E di che colore la vorresti ?”chiese divertito rivolto alla sorella.
“Direi…gialla!!!! Oh Dio, davvero me la comperi?? Grazie, grazie grazie…” Alice sembrava deliziata da qualcosa che evidentemente solo lei e Edward potevano capire.
“Ehm…ma di che diavolo parlate? E chi sarebbe questo bambino?” Fu Emmett ad interrompere il nostro siparietto.
Senza pensarci strinsi la mano di Edward;poteva sembrare anche stupido ma avevo una stramaledetta paura che mi considerassero male, cioè una ragazza, come dire…facile?
Lo sentii cingermi la vita e poggiare delicatamente una mano sulla mia pancia; le sue labbra sussurrarono tra i miei capelli “Vuole dirlo lei, ti dispiace?”
Feci cenno di no. Se mi dispiaceva? Stavo solo aspettando che chiunque non fossi io parlasse…
“Benissimo” annunciò felice Alice saltellando da un piede all’altro “in quanto futura zia sono felice di annunciare che Bella è in dolce attesa! E prima che me lo chiediate, e so che me lo chiederete, il padre è Edward. Totalmente..cioè biologicamente.”
Tenevo lo sguardo sul pavimento e, anche se nessuno parlava, sentivo la tensione crescere mentre i secondi passavano.
Perché nessuno diceva niente?
L’angoscia mi opprimeva il cuore.
Non ci volevano? Non ci volevano nella loro famiglia?
O peggio…consideravano forse il mio bambino una specie di mostro?
Spaventata mi allacciai le braccia intorno alla pancia; non mi avrebbero chiesto di abortire vero?
Il cuore batteva impazzito e la testa mi girava come su una giostra; prima di rendermene conto mi ritrovai sdraiata sul divano a fissare il soffitto. Voltai il capo e vidi Carlisle al mio fianco: le sue dita fredde mi tastavano il polso.
“Bella, rilassati. E’ una crisi di panico. Cerca di respirare a fondo.”
Ci provai, ma mi sfuggì solo un gemito. Come potevo pensare di calmarmi se loro pensavano di fare del male al mio piccolino?
“Per favore…non…non fategli del male…”
“Bella, hai frainteso.” Disse Edward prendendomi il volto tra le mani e asciugando le lacrime che scorrevano “Nessuno vi farà del male…vi proteggo io, lo sai”
Le sue parole dolci furono come un balsamo per me, perché sapevo che erano vere: lui era lì, e ci avrebbe protetti, ci avrebbe protetti…
Consolata ricominciai a respirare regolarmente e fui contenta di notare che la stanza aveva smesso di ruotare.
Mi misi seduta: tutti i vampiri intorno a me mi fissavano scioccati.
Le mani di Carlisle si posarono di nuovo sul mio polso. “Ecco, non ti agitare più…sei al sicuro…”
Esme si sedette al mio fianco e mi cinse dolcemente le spalle “Tesoro, siamo solo rimasti stupiti..non …non pensavamo fosse possibile…”
“Lo so” sussurrai “quindi non volete che io…abortisca?”
“NO!” Era stata Rosalie a parlare questa volta. Evidentemente le era sfuggito perché sembrava imbarazzata: un’espressione che io non capii in quel momento e che stonava sul suo bel viso.
Esme mi strinse in un abbraccio “Rose ha ragione Bella. Nessuno ti costringerà a fare nulla. Come hai potuto pensarlo? Noi ti amiamo…”
Mi vergognai incredibilmente di me stessa: avevo davvero dubitato della mia famiglia? Avevo davvero creduto che mi avrebbero fatto del male o anche solo giudicata?
“Scusa” sussurrrai. Mi strinsi più forte a lei: era bello sapere di avere qualcuno pronto ad aiutarmi e consigliarmi. Qualcuno come…come una madre.
Ovviamente riuscii a rovinare di nuovo l’atmosfera: il mio stomaco si mise a brontolare facendo ridere tutti.
“Ieri Carlisle ti ha fatto delle flebo, ma tu da quando non fai un pasto decente?” mi rimproverò Esme.
Non lo sapevo nemmeno io. I giorni precedenti erano un groviglio confuso e si confondevano l’uno con l’altro.
In realtà, però, era molto di più: erano mesi che non mangiavo niente di più dello stretto necessario per sopravvivere. Mi sarei dovuta comportare meglio se volevo portare avanti la gravidanza.
“Da un po’” risposi colpevole.
“Malissimo,devi nutrirti,specie nelle tue condizioni. Mentre dormivi ti ho preparato la torta al triplo cioccolato che ti piaceva tanto. Edward vai a prenderne una fetta…”
Notai che anche Carlisle lo seguì in cucina: sicuramente volevano parlare senza che io li sentissi. Stavo per protestare ma la risata di Emmett attirò la mia attenzione.
Stava cercando di trattenersi ma avrebbe avuto le lacrime agli occhi se fosse stato umano.
“Bellina, scusa”Era piegato in due “Posso chiederti una cosa?”
Sentii Edward urlare dalla cucina “Non ti azzardare!!” e tornare in salotto con un enorme fetta di torta; mi ci avventai assaporandone ogni singolo boccone….era davvero, davvero buonissima…mi sentivo in paradiso.
L’unica cosa che rovinava quel momento erano Edward ed Emmet che continuavano a lanciarsi strane occhiatine e a sbuffare; quando non li ressi più sbottai con la bocca ancora piena di torta “Emffett cfe c’è?”
Per tutta risposta lui si fece serio serio, si sedette al mio capezzale e, dopo avermi preso la mano, mi chiese “Bella, dimmi la verità…Il nostro Eddino è stato all’altezza di noi maschi Cullen?”
Per poco non morii strozzata…Ma che razza di domanda era?
Avrei dovuto essere come minimo arrabbiata però…però mi erano mancati troppo quell’orso e le sue battutine, così decisi di stare al gioco.
“Beh” risposi inghiottendo “non conosco gli standard della famiglia ma…se l’e cavata più che egregiamente direi…”
Incontrai il sorriso sghembo di Edward e avvampai al ricordo di quella notte…la più magica e speciale della mia vita.
Emmet gli tirò scherzosamente un pugno sulla spalla “E bravo il mio fratello verginello! Evidentemente in quasi 110 anni ne hai avuto di tempo per fare pratica solitaria eh…”
“Emmet”gli intimò Rosalie “se non la pianti di dire idiozie il prossimo a fare pratica solitaria sarai tu!!”
Dalla faccia che fece il poverino capii che Rosalie non scherzava affatto e scoppiammo tutti a ridere, perfino Esme e Carlisle, che ci avevano guardati scandalizzati fino a quel momento.
Mi sentivo rinata, non sapevo nemmeno io da quanto tempo non avessi più riso veramente circondata dalle persone che amavo. Era tutto perfetto.
Troppo perfetto. Sapevo non sarebbe durata a lungo.
D’un tratto li vidi tutti irrigidirsi e voltarsi verso la porta.
“Sta arrivando” annunciò tetro Edward al resto della famiglia “ed è sul piede di guerra…”.
Il piatto mi cadde sul tappeto.
“Chi?” balbettai terrorizzata anche se temevo di conoscere già la risposta…
Bene...chi sarà l'ospite inatteso? Qualche nuovo vampiro assetato di sangue? No...è molto molto peggio...ma penso che cercherà comunque di uccidere la nostra Bellina!!! Stavo pensando di fare capitoli meno lunghi che mi permettano di aggiornare più frequentemente e con una certa regolarità, che ne dite??? Grazie ancora a tutti per il vostro appoggio, non ce la farei senza di voi...recensite sempre numerosi!!!

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Capitolo 11
*** Always and forever ***


chappy 10 Guardate un pò che brava...dopo solo una settimana sono di nuovo quì( beh per i miei standard nn vi ho neppure fatto aspettare molto). Questo è un capitolo un pò di transizione, spero che vi piaccia comunque. Per un pò i nostri innamorati ritrovati staranno un pò tranquilli...ma solo per un pò XD, altrimenti che gusto c'è mi chiedo io, no??? Al momento ho la febbre da scrittura quindi cerco di scrivere il più possibile in vista dei tempi bui in cui avrò gli esami, ma manca ancora un mese XD, quindi stiamo scialle...
Per quelle che nelle mail mi hanno chiesto l'account di msn è: claudia.malatrasi@live.it
Grazie a chi ha recensito, e a tutti coloro che leggono e mi hanno aggiunta a preferiti, seguite ecc... Mi date tanta soddisfazione...non so come sdebitarmi!!! Ora posto che tra 5 minuti è venerdì e io ho promesso a ledyang che avrei postato entro stasera
Recensite numerosi!!!!
Xo Xo Cloe

“Tuo padre” rispose Edward accigliato “La storia di Carlisle non sembra averlo convinto molto..”

Mio padre? No, no, no…
Avevo immaginato che fossero Laurent, i licantropi o magari qualche altro vampiro impegnato nella missione come uccidere Bella Swan, ma Charlie…Charlie era molto,molto peggio di tutti loro messi assieme!!!
Non ero pronta.
Decisamente, totalmente non ero pronta a dirglielo. In più conoscevo abbastanza Charlie da sapere che non avrebbe gradito per niente una rivelazione pubblica di fronte a tutti i Cullen e specialmente di fronte ad Edward: avrebbe cercato di sparargli e, una volta visto che era indistruttibile, gli sarebbe venuto un infarto. No, decisamente dirlo ora era una pessima idea.
“Non dite niente, per favore…”
“Bella non ti lascio affrontarlo da sola, è veramente arrabbiato” Edward sembrava non avere alcuna intenzione di fare a modo mio.
“Per favore, per favore…per una volta dai retta a me. Gliene parleremo insieme se proprio ci tieni, ma domani. Per favore, per favore!!!”
“Edward, dai ascolto a Bella. Lasciamolo sbollire. Domani affronteremo tutti insieme l’argomento con calma” Carlisle stranamente appoggiò il mio piano: venne accanto a me e sussurrò “Ma tu non devi assolutamente agitarti hai capito?”
Annuii incapace di parlare e presi un respiro profondo mentre Edward si sedeva al mio fianco e mi prendeva la mano “Andrà tutto bene..”
Quanto avrei voluto potergli credere.
Il campanello suonò ripetutamente ed Esme si alzò per andare ad aprire. Sentii la voce concitata di papà nell’ingresso.
Lo sapevo, mi avrebbe uccisa.
Non ne ebbi più alcun dubbio quando lo vidi entrare in salotto:portava ancora la divisa e, notai con rammarico, la pistola. Questo era un pessimo, pessimo segnale; non era venuto solo in veste di padre,ma di ispettore capo Charlie Swan.
Era così arrabbiato che non mi sarei stupita di vedergli uscire dal naso sbuffi di fumo. Il suo sguardo si spostava rapido da me a Edward e quando notò le nostre dita intrecciate divenne paonazzo.
“Tu..tu…tu” balbettò puntando un dito contro Edward “LEVA LE MANI DA MIA FIGLIA IMMEDIATAMENTE!!!”
Tolsi la mano e mi alzai cercando di sembrare il più rilassata possibile “Papà, Edward…lui mi ha aiutata. Non voglio che…”
“TI HA AIUTATA??!” se possibile aveva alzato il tono di almeno due ottave “BELLA QUELLO TI HA LASCIATA SENZA NEPPURE UNA PAROLA E ORA CREDE DI AVERE IL DIRITTO DI…DI…OH MA NON CE L’HA…”
“Charlie, forse è il caso che si sieda e che…” Carlisle tentava di mediare la situazione ma mio padre non poteva davvero essere fermato, né da un umano né da un vampiro.
“No” rispose perentorio “Dott. Cullen io rispetto lei e la sua famiglia, davvero. Mi pare di capire che siete tornati a vivere qui e sono contento che il nostro ospedale possa riaverla ma…ma sarà meglio che Edward” pronunciò il suo nome con sommo disgusto “non si avvicini più alla mia bambina o….o giuro che non risponderò più delle mie azioni”
Detto questo mi afferrò per il braccio e senza troppe cerimonie mi trascinò fuori da casa fin dentro alla macchina; ebbi soltanto il tempo di vedere Emmet che tratteneva Edward per la giacca per impedirgli di reagire.
Tenni gli occhi fissi sul mio amore finchè non lo vidi scomparire dietro la curva.
 Nell’auto c’era solo silenzio, un silenzio opprimente ed assordante. Charlie guidava violando tutti i limiti di velocità e anche se non parlava si vedeva chiaramente che si stava solo preparando per la sfuriata del secolo a casa.
Benissimo.
Che urlasse pure se voleva. Anche io avevo due paroline da dirgli.
Ero davvero arrabbiata, anzi no: ero furiosa!!!
La mia bambina? Ma con chi cavolo credeva di parlare…con una neonata? Forse si era dimenticato che avevo diciotto anni e che della mia vita rispondevo solo a me stessa?
Parcheggiata l’auto nel vialetto scesi sbattendo la porta e mi fiondai in cucina: il teatro del nostro scontro. Mio padre mi raggiunse poco dopo e si servì un bicchiere d’acqua scrutandomi torvo.
“Beh allora…parla”sbottai forse un po’ troppo duramente.
“Sentimi bene signorina” mi rispose diventando  ancora più rosso “non rivolgerti così a tuo padre. Quello che ho fatto,l’ho fatto solo per te, perché ti voglio bene e non voglio vederti soffrire di nuovo…”
Quelle parole mi strinsero il cuore “Papà, anche io te ne voglio, e ti assicuro che non voglio soffrire più nemmeno io”
Sembrò calmarsi un pochino e tirò un sospiro di sollievo; wow da quando ero così convincente? Non ci era voluta molta fatica in fondo…
“Sai sono sollevato…per un attimo ho temuto che tu ti fossi rimessa con Edward…Ovviamente non ti impedirò di frequentare Alice…è così una cara ragazza!”
Eh?
Prego?
Mi stava sfuggendo qualcosa?
“Papà, io e Edward SIAMO tornati insieme” dissi “quello che intendevo è che lui non mi farà più del male…è stato tutto un brutto equivoco e…”
Lo vidi irrigidirsi e fissarmi sconvolto “Bella io non te lo permetterò. No, no, no e poi no”
“No?? Tu non hai alcun diritto di dirmi quello che devo o non devo fare”
“Isabella Marie Swan, questa è casa mia e  tu farai quello che ti verrà detto finchè vivrai qui…”
Questa volta fui io ad urlare “Benissimo, allora vado a fare le valige!!”
Stranamente mio padre non parve sorpreso “Sai, forse è un bene che tu vada per un po’ da tua madre. Potresti finire l’anno a Jacksonville.”
Aha!! Quindi era quello il suo subdolo piano: spedirmi dall’altra parte del paese per farmi stare lontana da Edward! Illuso: non mi avrebbe fatto oltrepassare il confine di Forks neppure usando la forza.
“Non stavo parlando di lasciare la città . Sai, casa Cullen ha un sacco di stanze libere.”risposi gelida.
Lo vidi impallidire e per qualche istante temetti sul serio di aver esagerato, ma sembrò riprendersi quel tanto che bastava a sussurrare “Isabella, vai in camera tua,ora”
Non me lo feci ripetere due volte: corsi in camera e mi chiusi dentro sbattendo la porta. Sprofondai sul letto e inizia a piangere. Perché doveva essere sempre tutto così stramaledettamente difficile? Perché papà non poteva semplicemente lasciarmi vivere la mia vita?
E quando avesse saputo del bambino…
Non osavo neppure immaginare la sua reazione.  Avrebbe come minimo cercato di spedirmi in convento. Ovviamente io ero maggiorenne e non poteva costringermi a fare nulla ma non volevo dover arrivare al punto di rompere i rapporti con mio padre per poter stare con Edward; ovviamente l’avrei fatto…se fosse stato necessario…ma avrei sofferto moltissimo.
Avevo bisogno dell’aiuto di qualcuno, qualcuno che poteva vantare gli stessi diritti di Charlie su di me, qualcuno che era abbastanza folle e romantica da appoggiarmi.
Senza pensarci troppo afferrai il cellulare e composi un numero a me molto familiare.
“Pronto?” rispose una voce femminile al terzo squillo.
“Mamma! Sono Bella”
“Tesoro!! Come stai? Sono iniziate le vacanze di Natale? Hai già fatto i regali? Io ti ho preso una cosa che adorerai e Phill invece…”
“Mamma” la interruppi prima che si lasciasse completamente trasportare dal suo flusso di parole “avrò un bambino.”
Silenzio.
Sentivo solo un vago respiro dall’altro capo dell’apparecchio. Cavolo, forse avevo esagerato un tantino. Come mi era venuto in mente di buttare lì una frase del genere?
“Mamma???” la chiamai preoccupata.
“Sì…” mi rispose “scusa non ho capito, è una specie di compito per scuola?”
“No”
“E’ uno scherzo allora?” sembrava speranzosa.
“No” risposi tutto d’un fiato “Sono incinta di tre mesi mamma”
“Cosa?Eh? No… non è possibile…Perché? Ma ti pare una notizia da dare al telefono?” la sentivo trafficare, mi sembrava in cucina “Ma com’ è  successo? Cioè, insomma, so com’ è successo,ma….Tu, Bella, la mia bambina di mezza età?…Perché non hai preso precauzioni? Bisogna sempre prendere precauzioni. Mi sembrava di avertelo detto mille volte.”
Dovevo cercare di fermarla, era tipico della mamma iniziare a parlare a vanvera quando era agitata. Ma come facevo a spiegarle che nessuno pensava che anche i vampiri dovessero usare il profilattico?
“Ehm” tentai di accampare una scusa in preda all’imbarazzo “si dev’essere rotto…”
La sentii sospirare: era senza parole.
“Mamma, io e Edward vogliamo tenerlo…”
“Edward?” sembrava sorpresa “ E’ Edward il padre? Ma non vi eravate lasciati?”
“Ci siamo rimessi insieme, ma non per il bambino. Edward neppure lo sapeva quando è tornato da me…. Mamma, davvero. Noi ci amiamo e vogliamo stare insieme…”
“Beh, non posso dire che era ciò che mi sarei augurata per te ma…non è neppure una tragedia…” sentivo che stava cedendo.
“Lo so” attaccai con la vocina alla povera figlia incompresa “Ma Charlie…lui non capirà. Non mi lascia neppure vedere Edward…”
“Non glielo hai ancora detto?”
“No” mentre parlavo sentivo di avere davvero bisogno della mia mamma “Ti prego,aiutami. Ho bisogno di te…”
Sapevo di chiederle molto: lei davvero, davvero odiava Forks e tutti i ricordi che le riportava a galla ma…era la mia sola speranza di far ragionare papà.
“Eh va bene…prendo il primo volo. Vedrai che domattina sarò lì con te e parleremo con Charlie insieme….”
“Oh grazie… grazie”.  Reneè era sempre sembrata una madre un po’ snaturata agli occhi degli altri, ma lei mi voleva bene e io sapevo che si sarebbe buttata nel fuoco per me.
La salutai e stavo quasi per riattaccare quando mi fermò.
 “Oh bella. Scusa se te lo chiedo ma non è che adesso voi due…cioè…che…”
“Che?”
“Non è che la prossima che mi combini è sposarti eh? Perché siamo nel ventunesimo secolo e non è davvero necessario…”
Quella domanda mi stupì veramente. Non potevo negare di averci pensato una volta o due…
Ok, va bene, in realtà le volte erano state più o meno un centinaio, ma non l’avevo mai vista come una possibilità reale ed immediata ma solo come il sogno ad occhi aperti di una ragazza innamorata…nulla di più.
Però ora le cose erano cambiate…e in fondo Edward era uno all’antica…
Per qualche secondo contemplai l’immagine di Edward che mi aspettava all’altare, il vestito impeccabile, il suo sorriso da infarto…
“Bella? Bella, ci sei ancora??”
Sussultai “Come?” Che stupida, ero così persa nelle mie fantasie che non mi ero neppure resa conto di essere ancora al telefono “Mamma, non preoccuparti. Il matrimonio non è nei nostri piani più prossimi te lo assicuro… Per il momento voglio solo evitare di essere uccisa da Charlie.”
“Non temere, andrà tutto bene. Ora vado a prendere il biglietto. Ti voglio bene”
“Anche io mamma. A presto”
Riagganciai e mi sdraiai sui cuscini; con le dita iniziai ad accarezzarmi leggermente la pancia e chiusi gli occhi.
Non preoccuparti piccolino, ora c’è il papà a proteggerci.
Sentivo che l’oblio stava quasi per avvolgermi quando improvvisamente delle dita fredde continuarono le carezze sostituendosi alle mie.

Spalancai gli occhi completamente sveglia e vidi Edward a fianco del mio letto. Si adagiò piano su di me facendo attenzione a non pesarmi sulla pancia; i nostri nasi si sfioravano e la sua bocca era a pochi centimetri dalla mia.
“Dove sei stato tutto questo tempo?” gli domandai con finto rimprovero.
“Beh diciamo che non sei stata l’unica ad essere stata sgridata. Anche se io, a differenza tua, me lo sono meritato…”
Lo guardai alzando un sopraciglio. Sgridato? E perché?
“Esme mi ha fatto una bella ramanzina. Non che non sia felice per il bambino. Lo è. Sono tutti estasiati in realtà. Più che altro è arrabbiata…innanzitutto perché ti ho lasciata , e poi perché l’ho fatto dopo averti beh…privata della tua innocenza…”
Tentai di non scoppiare a ridere alle sue parole; a volte si vedeva davvero che i Cullen provenivano da un'altra epoca!!!!
Cercai di inscenare il mio migliore tono arrabbiato “Ha ragione!!! Edward Cullen…approfittare così di una povera ragazza innamorata!! Avrei dovuto dirlo a mio padre e lasciare che ti sparasse…”
Capii di aver fatto un madornale errore quando vidi il dolore attraversare il suo viso come un lampo.
“Lo so” rispose scostandosi da me “Ti prego di provare a perdonarmi se puoi…”
Uff, non lo sopportavo quando faceva così. Si prendeva sempre la colpa di tutto e lo stava facendo anche ora. Accidenti, c’ero anche io in quella radura ed ero consenziente, non mi aveva mica costretta con la forza, anzi… Ero stata proprio io a chiederglielo come unico regalo di compleanno.
Dolcemente gli accarezzai il volto. “Edward sto scherzando. Non mi pento minimamente di quello che è successo anche perché…non avrei il mio bambino altrimenti”
“Hai ragione” Lo vidi rilassarsi mentre posava il capo sul mio ventre “E poi dovrei essere io quello furioso con te. Come diavolo ti è saltato in testa di saltare da quello scoglio?”
Cavolo,cavolo,cavolissimo…La domanda che tanto avevo temuto alla fine era arrivata.
Tentai di nascondere la faccia sotto il cuscino ma Edward me lo impedì bloccandomi le mani.
“Voglio la verità. Perche lo hai fatto?” I suoi occhi seri ora incatenavano di nuovo i miei.
“Edward…” Come facevo a spiegargli l’angoscia e la disperazione di quelle ore senza ferirlo, senza obbligarlo a sentirsi in colpa?
“Io ti giuro che non volevo morire. Pensavo solo di…distrarmi un po’”
Mi fissò scettico “Facendo sport estremi da sola, a dicembre e mezza nuda?”
“Non ho pensato a questo. In effetti non ho pensato a niente, specialmente alla corrente e al freddo…
Sono stata un’irresponsabile, lo so. Cerca di capire: avevo appena saputo di…lui” dicendolo mi carezzai la pancia “e non sapevo a chi chiedere aiuto, dove trovarvi…Speravo solo di poter smettere di pensare a quanto facesse schifo la mia vita senza…di te.”
Ok, sicuramente erano le parole che avrebbe detto una che aveva tentato di suicidarsi. Accidenti.
“Ma io ho visto nei pensieri di Alice che non stavi più lottando, che non stavi neppure provando a nuotare…” la sua voce era sin troppo calma per non pensare che nascondesse ben altro sentimento.
“Ci ho provato all’inizio ma poi ho visto che tu eri lì con me e allora non…”
“Tu hai visto…me??”
“Si beh…” balbettai in preda all’imbarazzo. Ma non potevo mordermi la lingua per una volta invece di lasciarmi scappare sempre tutto? “Sai…quando stavo per buttarmi e mentre annegavo sentivo la tua voce e…e mi sembrava addirittura che tu fossi lì con me;era come se non mi avessi mai lasciata, come se ti importasse ancora di me…”
Neppure mi accorsi che le lacrime erano strabordate al ricordo di quei momenti terribili: certamente Edward mi avrebbe preso per pazza.
Invece non disse nulla, si limitò a stringermi dolcemente e a cullarmi fino a che non mi calmai: le parole dolci che mi sussurrava all’orecchio avevano sempre il potere di scacciare tutti i brutti ricordi.
Mio malgrado dopo qualche minuto dovetti staccarmi da lui…ero un disastro!
Per non parlare del fatto che erano ore che continuavo a sentire un terribile fastidio nell’interno coscia tutte le volte che la stoffa dei pantaloni strusciava sulla pelle.
Avevo assoluto bisogno di qualche minuto umano da sola in bagno.
“Vado a fare una doccia.” Lo informai afferrando il beauty e dirigendomi verso la porta; arrivata lì però mi bloccai e tornai da lui.
“Tu…” mi vergognavo un po’ a chiederglielo “Tu rimani quì, vero?”
Per tutta risposta mi afferrò per il braccio  e mi trascinò su di lui facendomi sedere a cavalcioni. Con la mano percorse gentilmente la mia pancia fino ad arrivare al bottone dei Jeans; trattenni il respiro quando lo slacciò e abbasso la zip.
“Rimango qui a meno che…”la sua voce era roca come non l’avevo mai sentita “tu non abbia bisogno di una mano in bagno.”
Ok, stavo per avere un infarto, questo è certo. Tentai di visualizzare me ed Edward soli sotto l’acqua e l’unica cosa di cui ero certa era che da lui avrei voluto ben altra parte del corpo…altro che la mano!! Anche se con la mano avrebbe sempre potuto farmi…
“Bella” la sua voce mi fece riscuotere dalle mie fantasie ad occhi aperti “fila a farti la doccia e non bagnarti la steccatura. Ti giuro che non vado via…anzi se vuoi mi incateno al letto…”
Mmmm…Edward incatenato al mio lettino era un’immagine intrigante; forse avrei potuto rubare un paio di manette a Charlie e…
No, Bella!!! Smettila, non sei una ninfomane. O forse sì?
Mi alzai e camminai traballante fino al bagno. Decisamente avevo bisogno di una doccia bella fredda o forse di uno psichiatra.
Entrai e mi chiusi a chiave; potevo sentire la tv accesa al piano di sotto: chissà se Charlie sarebbe riuscito a dormire dopo tutto quello che gli avevo fatto passare…
Cercai di non pensare che probabilmente il giorno dopo sarebbe stato anche peggio e finalmente mi sfilai quei jeans che erano diventati un vero tormento. Mi fissai allo specchio e rimasi impietrita.
Oh mio Dio.
L’interno delle mie cosce era ricoperto di lividi bluastri e viola. Erano davvero tantissimi e quando provai a schiacciarne uno sobbalzai per il dolore. La situazione non migliorava per niente nella zona dell’inguine anzi, se era possibile, peggiorava: potevo distinguere chiaramente la forma dei lividi sulla mia pelle…l’impronta delle mani di Laurent.
Solo ora riuscivo a rendermi pienamente conto di quanto fosse stato feroce e brutale o di quanto mi avesse colpita forte.
Al solo pensiero rabbrividii e trattenni un gemito; poi mi spogliai completamente e mi infilai sotto la doccia.
Solo allora lasciai che la lacrime iniziassero a scorrere libere sul mio viso. Avevo un disperato bisogno di sfogarmi, di buttare fuori tutta la tensione che avevo accumulato in quei giorni ma non volevo che Edward mi vedesse in quello stato o che notasse la situazione disastrata delle mie gambe; sarebbe servito solamente a farlo preoccupare o a correre dietro a Laurent.
No, Edward non doveva assolutamente  sapere che Laurent aveva cercato di…
Cercai di scacciare via quei brutti ricordi e di ricompormi mentre mi asciugavo e mi infilavo un vecchio pigiama che notai con rammarico essere delle super chicche…avrei dovuto chiedere a Reneè di portarmi quello di Victoria’s Secret prima o poi…
Non appena mi sentii pronta ritornai in camera. Edward era ancora lì dove lo avevo lasciato ma non sorrideva,sembrava preoccupato.
“Bella che c’è? Hai pianto?!”
“No..” non ero mai stata brava a mentire e lui aveva notato i miei occhi rossi “mi è finito dello shampoo negli occhi. E’…è tutto ok….”
Non rispose nulla ma si avvicinò a me e, dopo avermi afferrata, mi adagiò sul letto così velocemente che neppure me ne accorsi.
“Sicura di stare bene?”
Annuii “Sì, sono solo stanca. Questi giorni sono stati…”
“…terribili?” mi domando lui.
“Veramente stavo per dire strani. Cioè da un lato sono stati terribili ma…” esitai, quello che volevo dire sembrava senza logica anche a me “anche belli in un certo senso perché…tu sei di nuovo con me e ora siamo una specie di…”
“Una specie di…???” Mi incalzò lui.
“No no niente” risposi coprendomi  il volto con il piumone. Ma cosa mi saltava in mente di dirgli? Dovevano essere gli ormoni a farmi pensare e dire cose strane…
“Adesso mi dici”
“No”
“Bella…”
“No, mi vergogno. Buonanotte.”
“Va bene, buonanotte” concluse lui calmo. Mmm…strano, Edward non era un tipo che si arrendeva facilmente. Lentamente riemersi dalle coperte e trovai il suo viso a pochi cm dal mio. Mi si bloccò il respiro e i miei battiti accelerarono: mi fissava col suo sorriso sghembo, bello come un angelo del paradiso…
Quando iniziò a percorrere col naso il tratto tra la mia mandibola e i miei seni iniziai ad andare in iperventilazione.
“Allora…me lo dici?” il suo respiro freddo sul mio petto mi provocò un fremito.
“Nnn…no” risposi in un sibilo;non cedere Bella, non cedere, non…
“Per favore….” Il tono implorante abbattè ogni mia difesa.
“Beh…volevo dire che… siamo una specie di…famiglia?” chiesi tutto d’un fiato.
Non rispose e continuò a fissarmi; poi, improvvisamente, scoppiò a ridermi in faccia.
Bene.
Io gli confidavo i miei dubbi, i miei timori e le mie ansie e lui cosa faceva? Se la rideva…perfetto.
Sentii le lacrime pungermi gli angoli degli occhi: oh no, di nuovo quei maledetti ormoni!!
Mi voltai dandogli la schiena… non volevo sicuramente che mi vedesse piangere. Dopo qualche istante lo sentii abbracciarmi sotto le coperte e avvicinarmi a sé.
“Prego, ridi pure…” sibilai tra le lacrime
“Non rido di te, amore mio…”rispose improvvisamente serio  “E’ solo che hai sempre tanta paura di confidarmi ciò che provi e….”
“Beh sai che non brillo in quanto ad autostima…”lo interruppi.
“Lo so, ed è proprio questo che non capisco. Ti comporti sempre come se fossi tu la fortunata tra noi due ma non riesco a convincerti che in realtà la lotteria l’ho vinta io…”
“Sì certo, come no…” alzai gli occhi al cielo esasperata , ma in fondo quella risposta mi rincuorò.
Lo sentii sbuffare, poi… silenzio.
“Comunque la risposta è sì” mi disse dopo qualche minuto mentre spegneva la luce.
“Sì…cosa?” chiesi perplessa
“Sì, siamo una famiglia sciocchina” Mi fece voltare e poi posò le sue labbra sulle mie.
Quando si staccò sussurrò “Tu sei l’unica famiglia che abbia mai voluto…e adesso siamo in tre. E’ semplicemente meraviglioso….”
Mi fece posare il capo sul suo petto e mi strinse dolcemente avvolgendomi nel piumone così che non avessi freddo.
“Per sempre?” domandai mentre le palpebre si facevano  pesanti.
“Sempre e per sempre, amore mio…”
Non mi importava neppure che il giorno dopo avrei dovuto affrontare Charlie,Forks e l’intero mondo
Per la prima volta da mesi quella notte mi addormentai con la certezza che nulla mi avrebbe fatto del male, che nulla mi avrebbe portato via il mio bambino…perché c’era Edward a proteggerci e, come aveva promesso, lui ci sarebbe stato sempre.
Sempre e per sempre
.

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Capitolo 12
*** Please daddy, don't kill me! ***


cap 12 Cosa? Vi eravate già rivolte a "Chi l'ha visto" preoccupate della mia sparizione??? E invece no...sono tornata. Non molto in forma ma sono quì. Non sto a raccontarvi i miei problemi con la tecnologia al momento...sono mooooolto tentata di commettere un omicidio!!! Ho già scritto anche il prox chappy e se volete posto entro il week-end (fatemi sapere ragazzuole!!). In realtà avrei voluto postare ieri...giorno moooolto importante per me in quanto ho compiuto la veneranda età di 20anni!!! Però c'erano i Cesaroni ed ero troppo presa dal finale super emozionante, in più quella demente di mia sorella si è rotta il polso cadendo dai roller e oggi sono stata sua schiava perchè fa la finta moribonda...che palle xd!!!
mi raccomando recensite numerose perchè ieri era il mio compleanno e perchè voi mi volete bene...anche se nn so se arrivate alla fine del chappy lo penserete ancora XD!! Ci si vede alla fine...buona lettura!!!!
P.S.= Una ragazza che conosco è stata presa a fare la comparsa a Montepulciano...è già lì...forse domani vedrà Rob!!!! AHHHH...vado a mangiarmi il fegato!!


Barbyemarco
:grazie mille!!!! So che vuol dire aggirarsi per la rete praticamente solo di notte…..dovrò iniziare ad usare presto gli occhiali mi sa!!!!! Grazie per i bei commenti!!!
Jessikinacullen: ciao!!!! Eh sì, fai bene ad aspettarti fulmini e saette perché il nostro Charlie è sul piede di guerra, ma nn voglio spoilerare troppo XD!!!Oh Eddino Eddino del mio cuore, perché accipicchia non sei vero???? Beh, è vero nella nostra fantasia, mi sa che ci dovremo accontentare!!!
Ledyang: va beh…noi ormai siamo grandi amiche di mail, vero??? Grazie sempre per i tuoi bellissimi commenti….sei la mia più fidata commentatrice!!!
Goten: Addirittura scioglierti??? Wow grazie!!! Beh diciamo che è l’Eddy che avrei voluto vedere in Breaking Dawn e che fino a un certo punto del libro mi è un po’ mancato!!! Comunque io sti momenti me li sogno di notte…solo che di solito al posto di Bella ci sto io!!!
AmyGoku: Ma ciao…grazie!!! Arrossisco sempre di fronte ai vostri commenti. Sono felice che il cap ti sia piaciuto spero sia lo stesso anche per questo!!!
Stezietta w: eh sì, Charlie è un po’ super mega iper protettivo ma d’altronde lo possiamo capire no???Vedrai che Reneè aiuterà…ma non dico nulla xd!!! Avrei potuto metterla la parte di Esme che sgrida Eddy…e sai fore mi hai dato l’ispirazione!!!
Noe_princi89: wow te la sei letta tutta d’un fiato? Che botta di vita…sono contenta di avere una fan(fan…va beh, sono un po’ gasata)in più, pero che continuerai a seguirmi!!!
Annacullen: davvero? Grazie kiss anche a te, sono contenta che ti piaccia!!!
Keska: Eh lo so!!! Viva il diabete a 4000!!! Io sono un po’ smielata che ci posso fare? Poi a ste scene penso magari sul treno o mentre cammino e mi ritrovo con sta faccia da pesce lesso che secondo me gli altri si chiedono se sono malata mentale!!! Grazie per la costanza con cui recensisci,,,,aggiorna presto Cullen’ love!!! Scusa se rompo ma sei la mia qualità preferita di eroina…tanto per citare uno dei passi di più alta letteratura!!!
Fiorella91: addirittura le lacrime agli occhi…..cavolo!!! Io la maturità l’ho avuta l’anno scorso e….oddio nn mi ci far pensare!!! Che angoscia….poi è andata bene, ho preso 80. Vedrai che andrà bene…l’importante è mantenere il sangue freddo!!!
Nessie93: Sì, avranno ancora un po’ di pace…beh più o meno. Pace da altri vampiri sì…ma da padri molto incazzati no!!!!
1404: new entry??? wow....continua a seguirmi!!!
BELLA
“Bella?”
“Mmm..” Strinsi più forte gli occhi tentando di ignorare la luce che filtrava dalle tende.
“Svegliati dormigliona…”
“No”
“Bella”
“Non voglio alzarmi ora” sussurrai appallottolandomi di più sotto le coperte.
Era davvero troppo presto per lasciare il mio paradiso.
“Sul serio. Tuo padre è in piedi da ore a pensare al modo migliore per uccidermi. Non credo che farlo aspettare sia una buona idea.”
Oh no! Così alla fine era arrivato il mio personale giorno del giudizio: il giudizio di mio padre, di Forks, di tutta la maledetta penisola olimpica!
“Edward vattene” sbottai coprendomi col piumone fin sopra la testa “Sono seria. E’ meglio che tu non sia qui quando Charlie-la bomba scoppierà. Mi verrai a trovare di nascosto in uno di quegli istituti per ragazze madri in cui mi manderà…”
“Non credi di esagerare un tantino?”. Lo sentivo sghignazzare.
“No. Non credo.” ribattei acida “Infatti ho deciso che non voglio svegliarmi”
Improvvisamente vidi le coperte volare per aria e mi ritrovai supina con il corpo di Edward sopra di me. Sentivo la sua bocca fredda lasciare piccoli baci su ogni singolo centimetro di pelle del mio ventre,soffermandosi attentamente sull’ombelico. Poi  iniziò a sbottonare la maglia del pigiama…lentamente, un bottone dopo l’altro finchè le sue mani non furono libere di scostare la stoffa leggera e percorrere la mia pancia tracciando piccole carezze circolari.
Oh mio Dio. Edward voleva…? Cioè adesso? Con mio padre di sotto?
Oh al diavolo!
Il profumo dei suoi respiri mi inondava il cervello facendomi dimenticare perfino il mio nome.
Quando le sue labbra si schiusero sul mio seno gemetti involontariamente inarcando la schiena e aggrappandomi spasmodicamente ai suoi capelli.
Lo sentii risalire e ridacchiare. “Shh…così ci farai scoprire...Che dici, credi di essere sveglia ora?”
Annuii boccheggiando alla ricerca d’aria.
“Bene…”continuò “allora direi che è ora di…”
“Di…?” lo incalzai io in preda all’eccitazione.
“Di alzarci e affrontare tuo padre!” Improvvisamente sentii il vuoto intorno a me e mi ritrovai sul letto sola. Edward mi fissava malizioso appoggiato allo stipite della porta.
Mi ci volle qualche secondo per capire il suo sguardo: la mia maglia era completamante aperta mettendo in mostra tutto il mio…beh, sì insomma tutto…
Tentai di ricompormi mentre avvampavo un po’ per l’imbarazzo un po’ per la frustrazione.
 Uff, tutte le volte riuscivo a farmi fregare da lui come una vera idiota, come una ragazzina che moriva appena la sfiorava.
Il che effettivamente era così, ma non volevo fosse tanto evidente.
Mi alzai di scatto decisa a riservargli il trattamento mutismo assoluto e ovviamente ne combinai un’altra delle mie: i miei piedi rimasero incastrati nel lenzuolo e io tentai inutilmente di mantenermi in equilibrio per qualche istante prima di precipitare verso il pavimento.
Per fortuna le mani di Edward mi afferrarono sotto le ascelle come una bambola prima che la mia testa si frantumasse contro il comodino.
“Bella…cazzo…” sollevai il capo sussultando al suo tono scocciato “vuoi prestare attenzione a quello che fai? Non devi pensare più solo a te stessa ora!”
Mi scostai da lui con le lacrime agli occhi e mi misi a guardare fuori dalla finestra; non volevo litigare ma non volevo neppure che le cose tra noi cambiassero per il bambino…che lui mi trattasse così…
Non Passarono neppure dieci secondi che sentii le sue braccia circondarmi e avvolgermi come in un bozzolo.
“Scusami amore. Sono stato maleducato. E’ che sono così preoccupato per voi… non so come comportarmi.” Le sue mani non si staccavano dalla mia pancia.
Mi voltai e affondai il viso nel suo petto abbracciandolo forte. Mi sentivo terribilmente stupida: continuavo a piangere e non sapevo nemmeno bene il perché.
“Scusa…” biascicai “non, non so nemmeno perché sto…sto piangendo.. io…”
Cercai di spiegarmi ma un’altra ondata di isteria mi colpì facendo aumentare i singhiozzi.
“Sono solo gli ormoni Bella. Tranquilla…”. La sua voce era di nuovo calda e dolce mentre mi massaggiava la schiena e posava piccoli baci sul mio capo.
Mi sfogai per parecchi minuti finchè non sentii di potercela fare. Alzai gli occhi e incontrai il suo sorriso sghembo a pochi centimetri dal viso.
“Passato?” il suo respiro fresco era un balsamo per i miei occhi arrossati.
Annuii solamente: mi sentivo ancora troppo scossa per parlare.
“Bene.” Continuò Edward “Allora ho qualcosa ch ti farà stare anche meglio”
Si avvicinò alla scrivania e mi allungò una busta. Dentro c’era un bellissimo top di lana bianco piuttosto largo, arricciato sotto il seno.
“Ma quando…?” iniziai confusa.
“Alice…” mi interruppe Edward “L’ha portato mentre dormivi. Ha detto solo che non voleva fossi costretta a mettere di nuovo quella felpa che lei pensa non porterebbe neppure la tua trisnonna cieca.”
Una risata spontanea sgorgò dalle mie labbra: non importava quanto le cose potessero andare male…con i Cullen di mezzo mi sentivo sempre rinascere.
“Bella…Alice mi ha detto anche che Carlisle vorrebbe parlarmi al più presto…”
Inghiottii saliva. “E’ per la gravidanza? Ha scoperto qualcosa?”
“ No…non so” rispose stringendomi per le spalle “Ma ti giuro che ti dirò sempre tutto. Però vorrei parlargli, pensi di poter trattenere Charlie e aspettare prima di dirglielo?”
“Ss…sì” presi un bel respiro “Ce la faccio, posso farcela. Poi tra poco arriva mia madre…in due ce la faremo a domarlo…”
Mi prese il mento e lo sollevò così che i miei occhi incontrassero i suoi “Però prometti che mi aspetterai per parlargli. Per lo meno se la prenderà con me e ti lascerà in pace…”
“Ma…”
“E’ meglio così….credimi.” Avvicinò il suo viso al mio e le nostre labbra si sfiorarono “E poi…in due potremmo affrontare qualunque cosa…”
“qualunque cosa…” sussurrai approfondendo il bacio.
Mi ci stavo già perdendo completamente quando improvvisamente Edward si staccò e mi aiutò a infilarmi il top. Poi si inginocchiò di fronte a me,alzò leggermente la stoffa e poggiò le labbra sulla mia pancia; il suo respiro su quella parte del mio corpo sembrava quasi tiepido.
“E tu piccolino non fare arrabbiare la mamma, intesi?” capii che non stava parlando con me e sorrisi.
 Che padre dolcissimo avrebbe avuto il nostro bambino!!


                                ******************



Quando finalmente scesi a colazione(dopo altre centinaia di raccomandazioni da parte di quel paranoico del mio vampiro, tanto che avevo quasi dovuto buttarlo fuori dalla finestra)  capii che Edward non aveva affatto esagerato riguardo all’umore di Charlie. Mio padre se ne stava seduto sulla sedia fissando la sua tazza di caffè e la ciambella ancora intatta. Profonde occhiaie cerchiavano i suoi occhi: non doveva aver chiuso occhio quella notte.
A quella vista mi si strinse lo stomaco: odiavo farlo soffrire, odiavo dargli tutte quelle preoccupazioni, odiavo essere una…una delusione.
E sapevo che per Charlie io lo sarei stata. Sapevo che per me lui aveva sognato qualcosa di più: un buon college, una carriera e una famiglia quando fossi stata più grande e sposata. Sapevo che lui avrebbe fatto di tutto per darmi una vita diversa, lontana dai suoi errori e da quelli della mamma.
Io però volevo solo fargli capire che il mio bambino non era un errore che mi avrebbe rovinato la vita, anzi, paradossalmente, era, insieme ad Edward, l’unica cosa senza cui non avrei più potuto vivere.
Papà l’avrebbe capito. Doveva capirlo.
Sì, ce l’avrei fatta. Ce l’avremmo fatta.
Forse.
Gemetti e mio padre alzò improvvisamente la testa, accorgendosi della mia presenza.
“Bella” balbettò imbarazzato “Vieni…vuoi del caffè?”
Scossi il capo mentre mi sedevo di fronte a lui: avevo sempre letto che le donne incinte non dovevano berne, in più a me la caffeina faceva già un effetto strano di suo…meglio non sperimentare.
“Papà…so che sei arrabbiato…”
“Non sono arrabbiato con te” pronunciò quel con te con molta enfasi “so che tu sei una ragazza responsabile di solito. So che non sei il tipo da fare sciocchezze. E’ tutta colpa sua…è sempre stata tutta colpa sua….”
“Non è stata colpa di Edward” ribattei. Al suono del suo nome lo vidi saltare. “Stavo passeggiando con Alice e sono inciampata in una radice. Sono rotolata per qualche metro e ho sbattuto la testa contro un albero. Davvero, è stata tutta colpa mia. Solo mia. Non prendertela con lui…”
Forse avevo detto le parole sbagliate perché vidi il viso di Charlie farsi rosso. “Non prendermela con lui? Bella ma ti ascolti? Lo stai facendo di nuovo…lo stai di nuovo giustificando! Dopo tutto quello che ti ha fatto passare! Perché Bella, perché?”
“Perché lo amo…” risposi fissandolo “perché non posso vivere senza di lui. Papà…lui è tutta la mia vita ormai. E so che anche per lui è lo stesso e…”
“Ah sì?” mi interruppe mio padre “Ti ama? E dov’era il suo amore negli ultimi tre mesi? Dov’era lui quando passavi i giorni a piangere? Dov’era quando l’unica cosa che ti faceva andare avanti erano le medicine?”
“Papà…pensi che io mi possa dimenticare di come sono stata?” Sentivo di stare per piangere “Ti posso assicurare che non mi farà più del male…gli dispiace. E’ stato tutto un ecquivoco…”
“Gli dispiace certo…” Sembrò pensarci un attimo poi tornò a fissare il tavolo “No, scusa Bella ma no. Non posso crederci. Io…io penso che dovremmo parlarne con tua madre. Forse lei riuscirà a farti aprire gli occhi e” prese un respiro profondo “anche se mi dispiace forse dovresti andare da lei a Jacksonville…”
“Io non andrò a Jacksonville.”
Prima che potesse ribattere o arrabbiarsi aggiunsi “Comunque hai ragione, dobbiamo parlare tutti e tre. Ho chiamato mamma ieri sera, sta venendo qui. Anzi dovrebbe arrivare fra poco…”
Papà cercò di rimanere impassibile ma mi accorsi subito che c’era qualcosa che non andava.
“Ah sì?” balbettò “E con fra poco intendi dire domani…?”
“No, oggi.”
“Oggi?” Era totalmente allibito. “Oggi? Oh mio Dio!!!”
Si precipitò in salotto e ritornò con due scatole di pizza vuote; mi venne quasi da ridere quando le fece cadere cinque volte prima di riuscire a buttarle nella spazzatura.
 Era normale per lui sentirsi nervoso.
Mamma non rimetteva piede in quella casa da anni ormai e Charlie voleva chiaramente dimostrarle che era andato avanti con la sua vita (cosa non proprio vera tra l’altro)e che sapeva badare a me e soprattutto a se stesso(altra cosa non proprio vera viste le schifezze che mangiava senza di me).
“Papà, non devi. E’ solo…beh, è solo mamma. E’ancora la persona più disordinata dell’intero universo…”
Tentò di biascicare una risposta coerente ma tutto ciò che gli riuscì di fare fu arrossire.
Io e Charlie non eravamo mai stati molto bravi ad esprimere i nostri sentimenti a parole così mi alzai e gli presi la mano fissando il pavimento.
 “Andrà bene. Andrà tutto bene” Un po’ volevo tranquillizzare lui, un po’ solo me stessa.
Mi staccai da lui e mi diressi in salotto decisa ad impiegare il tempo in modo utile: due giorni senza di me e quella casa tornava ad essere il campo di battaglia che era sempre stato prima.
Passai i successivi venti minuti a riassettare mentre pensavo ai 200000 modi per dare a Charlie la notizia.
Papà diventerai nonno. Festeggiamo!!! No, infarto garantito.
Papà io e Edward abbiamo fatto sesso e… No,alla parola sesso avrebbe già impugnato il fucile.
Papà, sono incinta. Ma non so come è successo. Forse lo spirito santo? Certo, brava Bella sono certo che si sbellicherà dal ridere…
Persa nelle mie congetture quasi andai a sbattere contro la tv quando sentii il rumore di un clacson nel vialetto di casa.
Col cuore in gola mi affacciai dalla finestra: una donna stava disperatamente tentando di trascinare fuori da un taxi una valigia, o meglio, quello che restava di una valigia. La cerniera era saltata facendo cadere a terra buona parte del suo contenuto: ovvio, se conoscevo almeno un po’ quella donna sapevo che aveva tentato di stiparci dentro mezzo armadio.
“Mamma!” urlai correndo fuori con le lacrime agli occhi. Appena mi vide lasciò perdere i vestiti e mi strinse forte a sé.
La sentii sussultare quando entrò a contatto con la mia pancia.
“Ciao fagiolino, come stai?” disse asciugandomi la guancia con un bacio.
“Mamma!” la rimproverai “Non mi chiami fagiolino da quella volta in quinta elementare!!”
“Oh ma non stavo parlando con te!!!” Posò una mano sulla mia pancia “Parlavo col mio nipotino! Ma ti rendi conto? Diventerò nonna!L’ho realizzato sull’aereo praticamente, e sono rimasta scioccata: sono troppo giovane e bella!! Anche se quando lo porterò in giro potrei sempre dire a tutti che sono la zia super sexi oppure…”
Richiamai la sua attenzione con un colpo di tosse “C’è papà…”
Infatti, mentre mamma sproloquiava, lui aveva fatto in tempo a pagare il tassista, scaricare la valigia e ora si accingeva pure a raccogliere i vestiti; lo vidi arrossire quando si accorse che il pezzo di stoffa che teneva tra le mani era un perizoma in pizzo.
Lo raggiungemmo sulla veranda e i miei si strinsero in un abbraccio piuttosto goffo.
Era davvero strano.
Due persone che avevano condiviso così tanto, seppure per poco tempo, ora erano in totale imbarazzo, come se a mala pena riuscissero a respirare la stessa aria.
“Entriamo?” suggerii guardandomi intorno in ansia. Perché cavolo Edward non era ancora arrivato?
Aveva giurato. Aveva detto che ci sarebbe stato, che mi sarebbe stato vicino mentre glielo dicevamo.
Ok, respira,respira. Andrà tutto bene. Tutto bene.
Ci sedemmo tutti e tre sul divano mentre i minuti passavano.
“Beh? Si può sapere che cosa spettiamo? Volevamo parlare,no?” Sbottò mio padre ad un certo punto
“Edward…Ho detto a Edward di venire”biascicai io.
Lo vidi irrigidirsi. “ Io a quello non ho niente da dire. Reneè, diglielo anche tu. Dille che non deve più vederlo.”
“Beh…” la mamma era chiaramente in difficoltà. Capivo che era stretta tra due fuochi ma avrei almeno voluto che la smettesse di fissarmi la pancia, accidenti.
“Reneè, su…” la incitò papà inviandole un’occhiata eloquente che mi fece saltare i nervi.
“Lei non può costringermi a fare nulla, ok? Così come non puoi fare nulla tu…” sibilai tra i denti
“Sentimi bene signorina…”
“E basta con questo signorina!” Urlavo contro di lui come non avevo mai fatto prima. Sentivo il peso di quella verità che mi schiacciava ormai da troppo tempo.
Pensavo solo: basta, basta, diglielo, diglielo, diglielo…
“Papà, io e Edward siamo legati per sempre, ok?”
Mia madre cercò di interrompermi ”Bella calmati, forse dobbiamo aspettarlo prima di…E poi nelle tue condizioni, non ti fa bene…”
“Quali condizioni?” Papà non riusciva a staccare i suoi occhi dai miei.
Diglielo. “Papà, io…”
Diglielo “sono…”
Diglielo “…sono incinta…”
Fatto. L’avevo detto.
Charlie aveva gli occhi fuori dalle orbite e vidi il suo viso passare dal bianco al rosso acceso.
Perfetto. Sperai che almeno la mia morte fosse rapida e indolore.
“No, non può essere. Tu…tu non fai sesso.” Se ne uscì tutto d’un fiato.
“E’ successo al mio compleanno…solo una volta però…”tentai di giustificarmi, anche se in fondo non era tenuto a sapere della mia vita intima.
Mamma tentò di venirmi in aiuto “In fondo un bambino è una cosa bella…dovremmo festeggiare”
Charlie la fissò con sguardo assassino. Mi sentivo pungere gli occhi per colpa delle lacrime che stavano per sgorgare: lui forse non voleva che lo tenessi?
“Papà io voglio averlo…è il mio bimbo”
Il viso di Charlie si fece più dolce quando incontrò il mio. Si alzò e fece una cosa che sorprese entrambi: mi abbracciò stretta
“Bells, tesoro, certo che avrai questo piccolino, Certo…non ce l’ho affatto con te”
“Oh papino…” scoppiai a piangere sulla sua spalla come una bambina “Vedrai, ce la caveremo…Edward sarà un papà fantastico…”
“A proposito di Edward. Dobbiamo fare un discorsetto io e lui. E non sarà molto piacevole, per lui intendo…Io mi divertirò da morire.”
“Che vuoi dire scusa?” Non mi piaceva per nulla il ghigno che si era formato sul suo viso.
“Bells, a quello interessava solo una cosa e quando l’ha ottenuta ti ha mollata. “ Mi afferrò saldamente per le spalle “Ora che sa del bambino ti rivuole indietro. Ma non ha nessun diritto su di voi. Lascia fare a me.”
Si scostò da me e si diresse a passo spedito verso il corridoio. Lasciare fare a lui? Cioè?
Oh no, no,no… era il fucile quella cosa che aveva afferrato?
Io e Reneè ci scambiammo un’occhiata terrorizzata prima di fiondarci verso la porta che papà stava oltrepassando con fare minaccioso.
“Charlie…non fare idiozie! Torna in casa!” Gridavo disperata con le lacrime agli occhi, ma lui non sembrava badare neppure a me.
“Bella, non ho intenzione di ucciderlo e finire in prigione. Lo spaventerò un po’ e vedrai che girerà alla larga da voi…”
“Ma io lo voglio qui, IO LO AMO!!!” Le parole mi uscirono soffocate, indistinte…quasi ormai mi mancava l’aria nei polmoni. Perché non capiva? Perché non voleva che io fossi felice?
E perché Edward non era venuto? Perché aveva tradito di nuovo la promessa?
Perché ero sola ad affrontare tutto quello?
Perché…perché…?
I pensieri iniziavano a farsi confusi…non stavo respirando, non stavo più respirando…
Frasi senza senso inondavano la mia mente e neppure riuscivo a capire se erano solo lì o se le stavo pronunciando ad alta voce
“Perché…non…capisci…io..amo. Lo..amo,lo…amo,lo…”
Con la coda dell’occhio vidi papà e mamma fissarmi terrorizzati; mi ritrassi da loro camminando all’indietro…volevo stare sola…pensare…
Ma allora perché non riuscivo a pensare….?
Cercai di prendere aria ma riuscii solamente a rantolare…
Respira, bella. Respira…cerca..
Non capii più nulla. Un dolore tremendo mi invase facendomi tremare tutta…un dolore che proveniva dalla pancia.
Sentii qualcuno urlare lontano…forse era Reneè, o forse ero io con l’ultimo soffio d’aria che mi rimaneva in corpo. Disperata cercai di aggrapparmi all’unica cosa che mi sembrava ancora solida mentre tutto il mondo intorno a me girava: la balaustra delle scale del portico.
Mi mancavano pochi centimetri per raggiungerla quando un’ altra fitta di dolore mi investì; istintivamente mi portai le mani in grembo e persi l’equilibrio.
Pensai di stare morendo quando percepii il vuoto sotto di me.
Poi venne il primo colpo.
Poi un altro.
E poi un altro.
Tenevo gli occhi chiusi e le braccia strette attorno al mio busto mentre rotolavo giù per i gradini. Ormai non riuscivo più ad isolare il dolore alla pancia da quello che percorreva tutto il resto del mio corpo.
Solo dolore, paura, confusione…
Le voci continuavano a gridare. Qualcuno mi scostò i capelli dal viso.
“Edward…” sussurrai riuscendo ad inspirare un filo d’aria.
“No amore, sono papà…ora ti porto in ospedale…Reneè, l’auto!!” Aprii lentamente gli occhi e distinsi l’immagine sfocata di mio padre che mi fissava mentre mi sollevava da terra
“Ah” strillai per il male ma mi accorsi di riuscire a respirare un poco meglio.
“Scusa, tesoro, scusa…” Charlie mi depositò sul sedile posteriore e poggiai il capo su quello che, dal profumo, capii essere il petto di mia madre.
“Non deve morire…il bambino non deve morire” Piangendo disperata mi aggrappai alla sua camicetta
Lei mi posò un bacio in fronte “Non morirà…sta tranquilla”
Improvvisamente un’altra fitta mi fece urlare e contorcermi dal dolore.
Non lasciarmi piccolo, resisti…
Sentivo la macchina sfrecciare veloce ma non avevo il coraggio di aprire gli occhi, di affrontare il dolore e la realtà.
Cercai nel mio cuore un ultimo barlume di speranza ma vi  trovai solo paura.
Una paura che mi sommergeva a ondate sempre più potenti.
Ehm ehm ragazze niente minaccie di morte se no non aggiorno eh?? Confidate nel mio buon cuore...anche perchè la vita di Bellina è nelle mie mani ora!!! Muaahhhhaaa...va beh, sì mi drogo lo ammetto ...buona serata!!! Grazie a tutti coloro che recensiscono e che hanno aggiunto il mio modesto lavoretto a preferiti & co.   Vi stramo!!!! Ah...non mi sono dimenticata di aver messo un rating arancione...presto ne vedremo delle belle...insomma, ci provo...nn aspettatevi granchè...ci sto lavorando!!!! Baci girls...
Oh, piccolo sondaggio(scusa se ti copio keskuccia ma ho bisogno di sondare il terreno...)
Quante di voi non amano la coppia Nessie/Jacob? No perchè io sono stata illuminata( sulla via di Damasco? no, di torino...ma va bene uguale) e mi è venuta in mente una storia super contorta che sarebbe una Nessie/personaggio misterioso( personaggio che però è, in quaklche modo, legato ad un membro dei Cullen...). Ho scritto qualcosa, però, se siete tutte fan di Jacob deve amare Nessie per sempre io neppure la posto. Scusate ma a me nn piace troppo Jacob e quando ha avuto l'imprinting con Nessie mi è rimasto un pò sullo stomaco... già prima non è che mi entusiasmasse eh
Boh, fatemi sapere...
Xo Xo Cloe

 

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Capitolo 13
*** Beating ***


cappy 13 Ok, sarò rapida...la mia è una corsa contro il tempo per mantenere la promessa e postare entro la fine del week-end. Scusate il cap nn è molto lungo ma ho eliminato il pov di Eddy perchè lo devo rivedere...nn ero soddisfatta. Mi sa che vorrete uccidermi arrivate alla fine. Solo una cosa, nn fatelo...nel prox si spiegheranno molte cose.
Abbiamo battuto il record recensioni...21 XD!!!! Grazie...continuate così e mi sa che avrete presto una sorpesina...
Grazie di tutto...Xo Xo Cloe
P.S.= Keska, scusa se nn ho aggiornato prima...nn mi mandare mail minatorie...presto il cane lo levo dalle scatole...giuro!!! T voglio bene, bacio!
A prestissimo


Continuavo a rimanere avvinghiata a mia madre troppo terrorizzata  per provare anche solo a parlare.

Un solo pensiero continuava a martellarmi il cervello: il mio bambino.
Le fitte erano passate ormai da qualche minuto lasciando il posto ad un fastidioso indolenzimento.
Io, però, non riuscivo a staccare le mani dalla pancia.
 E se fosse morto…?
Forse era già morto…
No,no,no,no…non era vero. Non poteva essere vero.
Il mio bambino stava bene. Doveva stare bene…doveva essere vivo…
Ripensai per un doloroso istante a come ero stata felice solo poche ore prima immaginando la famiglia che avrei potuto costruire con Edward.
Già Edward…
Edward che non era lì con me.
Edward che aveva giurato di starmi accanto e non era venuto.
Edward che già una volta mi aveva lasciata da sola.
E se anche adesso…?
E se fosse stata tutta un’enorme bugia…?
Forse non aveva mai voluto restare veramente…forse non aveva avuto neppure il coraggio di guardarmi in faccia e dirmelo…
Cercai di cacciare quella possibilità lontano dalla mia mente mentre papà mi prendeva in braccio e mi trasportava dentro il pronto soccorso: non avrei mai avuto né la forza né il coraggio di camminare.
A mala pena riuscii a sussurrare “Papà…non…non perdo sangue vero?”
“No, tesoro…” mi rispose “ non preoccuparti. Vado a parlare con l’infermiera…siediti qui e aspetta con la mamma…”
Mi accasciai su una sedia e rimasi immobile tentando inutilmente di pensare a qualcosa di bello, ma non c’era nulla…nulla di bello che potesse farmi stare meglio.
Quasi senza accorgermene scoppiai a piangere.
Una vocina nella mia testa continuava a punzecchiarmi: L’hai sempre saputo che lui non ti amava…se n’è andato di nuovo…
“Tesoro, tesoro…hai di nuovo male?” La voce sconvolta di mamma era un’eco lontana nelle mie orecchie “Bella, parlami ti prego! Per favore, per favore…qualcuno la aiuti!”
Aiutarmi? Aiutarmi?
L’unica persona che poteva aiutarmi era lontana da lì perché non gli importava niente di me…di noi.
“Piccola…adesso ti porto dal dott. Shepard e ti faccio visitare ok?” Aprii gli occhi e vidi un volto che non conoscevo…probabilmente un’infermiera.
Mi ci vollero pochi secondi per afferrare completamente il senso delle sue parole: il dott. Shepard?
No, no, no, no
Cosa avrebbe detto della mia pelle dura e fredda? Avrebbe subito capito che c’era  qualcosa che non andava, e allora cos’avrebbe fatto?
No, nessuno poteva visitarmi. Nessuno che non fosse Carlisle almeno…
Carlisle…
 Lui sarebbe restato a occuparsi di me anche se Edward se ne fosse andato..
“No” ricacciai indietro le lacrime e cercai di mantenere la voce ferma “No, voglio il dott. Cullen. Lavora di nuovo qui…vero?”
Trattenni il respiro mentre attendevo una risposta.
“Sì ma…” l’infermiera mi guardo confusa “ ma lui lavora in chirurgia…a te serva un ginecologo. E poi…ora è occupato con il primario e…”
“Vuol dire che è qui?”
“Sì, è qui, ma non può essere lui a visitarti quindi…”
“Io voglio il dott. Cullen, lo capisce? Mi farò toccare solo dal dott. Cullen. Quindi me lo vada a chiamare, ora!” La mia ultima intenzione era essere maleducata ma quella donna non poteva capire la gravità della situazione.
Papà mi afferrò saldamente per le spalle scuotendomi leggermente. “Bella…non mi sembra il caso di fare storie. L’importante è il bambino ora, lo capisci? Sono sicura che per una volta potresti…”
“No!” praticamente urlavo “Voglio Carlisle!!”
Mi cinsi le gambe e appoggiai il volto tra le ginocchia. Mi sentivo di nuovo malissimo: la testa girava e la nausea ricominciava a farsi sentire.
Perché non volevano capire?
Sapevo benissimo che ogni istante di ritardo poteva costare la vita a mio figlio ma…ma non potevo neppure andare da un qualsiasi dottore e dirgli che ero incinta di un vampiro…
Mi sentivo persa, completamente sola e senza speranza, finchè…
Finchè non sentii la voce di qualcuno che mai mi sarei aspettata di trovare lì.
“Bella? Che ci fai qui?” Alzai di scatto la testa
“Jacob?” domandai confusa.
“Jacob cosa fai in ospedale?” Charlie si staccò da me avvicinandosigli preoccupato.
“Oh, nulla. Papà si è tagliato in cucina. E’ nell’altra sala a farsi ricucire… Piuttosto tu Bella…hai un aspetto orribile…”
Mamma e papà mi fissavano senza sapere cosa fare o cosa poter dire.
Ma io improvvisamente capii cosa fare.
Jacob era mio amico, mi voleva bene, mi aveva salvato la vita…
In più lui sapeva…
Non sembrava neppure arrabbiato con me per quello che era successo giù a La Push.
Era l’ultima carta che potevo giocarmi…
“Jake sono…sono incinta. Di Edward…” Lo dissi tutto d’un fiato. Non potevo perdere altro tempo, il bambino rischiava la vita…
La faccia di Jake divenne pallida e sconvolta: continuava a fissarmi la pancia con gli occhi spalancati.
“Tu…tu…non è possibile…” La sua voce non era più di un sussurro.
“Jacob falla ragionare almeno tu.” si intromise mio padre  “Non vuole farsi vedere da un medico che non sia Carlisle…”
Quando i suoi occhi si posarono sui miei capii che aveva completamente afferrato il problema.
Aiutami mormorai a voce bassissima mentre continuava a fissarmi sconvolto.
In quel preciso istante le porte dell’ascensore si aprirono e rivelarono la seconda persona che avrei voluto vedere di più in quel momento: Carlisle.
“Bella…che è successo?” mi prese il viso tra le mani e asciugò le lacrime che erano ricominciate a sgorgare.
“Ha avuto delle contrazioni. Meno male che è arrivato lei…non voleva nessun altro…” L’infermiera mi lanciò uno sguardo carico di disapprovazione.
“Bella...ora rilassati, ok? La visito subito. Aiutatela a venire nel mio studio.”
“Ci penso io” Prima che me ne potessi rendere pienamente conto mi ritrovai tra le braccia di Jacob.
I miei ci guardavano scioccati.
“Charlie, Reneè” Carlisle riuscì a non perdere la sua diplomazia “Appena ho finito vengo a darvi notizie, d’accordo?”
Papà e mamma annuirono mentre ci incamminavamo tutti e tre lungo il corridoio; poggiai il capo sulla spalla di Jake e mi lasciai cullare dalle sue braccia come una bambina.
Era caldo e confortevole…mi sentivo al sicuro al suo fianco.

Lo sentii posarmi un bacio sul capo. Allora eravamo ancora amici dopotutto?
La cosa mi riempì di gioia…lui era l’unico appiglio che mi rimaneva…l’unico amico con cui potevo essere totalmente e assolutamente sincera…
Lo studio di Carlisle era piccolo e confortevole: Jake mi adagiò sul lettino con estrema delicatezza e fece per uscire dalla porta.
Non glielo permisi: afferrai forte la sua mano e lo trattenni.
“Non mi lasciare…per favore…” Non poteva andarsene anche lui…io avevo bisogno di lui…avevo bisogno di qualcuno…
“Non preoccuparti…rimango quanto vuoi” mi sorrise e intrecciò la sua mano alla mia.
Era piacevole averlo lì, avere qualcuno che potesse starmi vicino, avere qualcuno a cui non dovevo mentire, però…
Non era sua la mano che avrei dovuto stringere…
Non era sua la voce che avrebbe dovuto tranquillizzarmi…
Non era lui che avrebbe dovuto starmi accanto…
“Edward se n’è andato…vero?” chiesi a Carlisle mentre lui mi slacciava i jeans e sollevava la maglia.
Mi guardò stupito e confuso “Cosa..no, Bella. No. Doveva venire qui a parlarmi ma…non si è presentato…”
"Non mentirmi..." Almeno lui doveva esssere sincero con me...
Mi afferrò il mento e puntò i suoi occhi nei miei "Bella...non ti mento. Non so perchè Edward non è quì, ma so che ama te e questo bambino. Ora calmati per favore..."
Annuii.
Sembrava stranamente sincero.

Ma allora…perché non era lì?…Perché non era con me?
E se…
Mi si bloccò il respiro in gola.
“ Laurent" sussurrai "e se l’avesse preso? E se gli fosse successo qualcosa? Dobbiamo cercarlo, dobbiamo…”
Carlisle mi face sdraiare nuovamente “Bella ora devo controllare il bambino. Sono sicuro che Edward sta bene…ma tu ti devi rilassare. Ce la puoi fare per il bambino?”
 Presi un lungo respiro.
Edward stava bene. Stava bene e presto sarebbe stato con noi; sicuramente c’era una spiegazione per tutto…doveva esserci una spiegazione…
Carlisle afferrò una stetoscopio e mi rivolse un sorriso tirato “La tua pelle qui sembra quella di un vampiro ma Alice mi ha detto che forse era riuscita a sentire il cuore. Dovrei riuscirci anche io…”
Appoggiò lo strumento sulla mia pelle e sobbalzai. Non per il freddo però….avevo solo tanta paura.
Avvertii la stretta di Jacob farsi più forte mentre Carlisle cercava il cuore del mio bambino.
Sentivo dentro di me i secondi passare inesorabili mentre l’espressione di Carlisle rimaneva immutabile; continuava a poggiare lo stetoscopio su vari punti della mia pancia senza dire nulla…
Per impedirmi di ricominciare a piangere mi morsicai il labbro fino a farlo quasi sanguinare…perché non parlava? Doveva pur aver sentito qualcosa no?
A meno che…
 Carlisle sollevò il capo e mi fissò “Bella…”
“Cosa…?” domandai col cuore in gola “Cosa…c’è, c’è il battito, vero…vero??!”
“Sì…” rispose in un sussurro “ma…”
“Ma…?” lo incalzai io.
“Bella…ho scoperto…Devo dirti un’altra cosa….”
In quell’istante terribile un rumore mi fece sobbalzare…un rumore provocato da qualcuno che entrava correndo dalla porta

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Capitolo 14
*** Two ***


cap 14 Oh ragazzuole….ho sentito parlare di eliminazione fisica, trucidazioni e svariate torture…. Ma no, dai su mi volete bene, no? Sì che me ne volete!!!! Pensate che l'altra  sera sono uscita in giardino…c’era una luna bellissima che illuminava tutto e c’erano anche le lucciole…era bellissimo, sembrava di stare in una fiaba. Quasi mi aspettavo di vedere spuntare Edward che mi diceva “Tu nn sai quanto ti ho aspettata”(sì va beh…magari!)
 Beh, il momento era troppo perfetto per essere sprecato quindi ho agguantato l’i-pod, una coperta e un quaderno e mi sono messa a scrivere alla luce della luna mentre ascoltavo Claire de lune…bellissimo…
Davvero in mezzo all’erba e tra le lucciole ho partorito una bellissima scenetta che si svolgerà più avanti…mi facevo piangere da sola( va beh…viva la modestia…).
Vi starete chiedendo perché vi dico certe cose e soprattutto se l’erba me la sono fumata: no vi giuro, è solo per farvi capire che a volte ho bisogno dell’ispirazione per scrivere e se magari ci metto un po’ a postare è solo perché se dei pezzi nn mi convincono pienamente li seziono fino a che nn sono pienamente( o almeno parzialmente) convinta. Voglio sempre darvi il meglio e quando apro e vedo tutti i commenti che mi lasciate mi si apre letteralmente il cuore perché pur nn ritenendomi assolutamente una scrittrice vedo che posso far passare dei momenti felici e piacevoli a tante persone e questo è…beh è bellissimo.
Scusate lo sproloquio ma volevo essere certa che voi capiste quanto davvero siete importanti!!
Non parlo più giuro…vi lascio al capitolo. Fatemi solo ringraziare tutti coloro che hanno recensito…28 persone!!! Cioè davvero…credevo di aver sbagliato e di essere entrata nell’account di qualcun altro…poi ho controllato e stavo per piangere…Le recensioni sono certamente ciò che mi fa continuare a scrivere, quindi nn smettete mai!!!!! Mi diverto troppo a leggerle!!! Purtroppo nn ho tempo di ringraziarvi singolarmente quindi vi dico un globale: GRRAAAZZZIIEEE!!!!!!!!!!
Ovviamente rivolto anche a chi legge solamente e a chi mi ha aggiunta a preferiti & co.
Ok…sto zitta…ci si vede in fondo!!


BELLA
Quando la porta si aprì e lo vidi di fronte a me ancora una volta non capii più nulla.
Ero scioccata, preoccupata e angosciata per il mio bambino ma… ma tutto passava in secondo piano se c’era lui.
Perché lui c’era…era lì con me. Era lì a fissarmi con l’aria più preoccupata che gli avessi mai visto e piena di rimorso.
Mi fissava impalato, troppo sconvolto per parlare; sussurrò soltanto il mio nome “Bella…”
Non appena  sentii il suono della sua voce mi staccai dalla mano di Jake e scesi traballando dal lettino. Non mi importava niente di essere mezza nuda, di non riuscire quasi a reggermi in piedi o di Jacob che cercava di trattenermi…sapevo solo che volevo Edward, che avevo bisogno di sentirlo di nuovo vicino, perché se fossi stata tra le sue braccia tutto sarebbe andato di nuovo bene.
Non so dove trovai la forza di alzarmi in piedi, ma lo feci e corsi verso di lui saltandogli in braccio. Edward mi afferrò al volo evitando che mi facessi  male scontrandomi con il suo corpo di marmo.
“Oh Edward….” Sussurravo come una pazza il suo nome tra i singhiozzi.
“Scusami...amore mio scusami…” Non smise per un secondo di asciugare le mie lacrime salate con le sue labbra fredde, fino a che non le posò leggere sulle mie. Le nostre bocche si muovevano in sincrono, rapide ma anche dolci e delicate. Sentivo il suo corpo duro contro il mio cercare di infondermi tutto l’amore e la protezione di cui avevo bisogno.
Lentamente il mio respiro si fece più regolare; facendo leva su tutta la mia forza di volontà mi staccai da lui e lo fissai negli occhi.
 Erano dolci, caldi e pieni d’amore.
In quel preciso istante mi sentii completamente stupida: avevo davvero potuto dubitare che non mi amasse più? Che mi avesse…no, che ci avesse lasciato soli?
“Ti amo…”sussurrai ancora aggrappata ai suoi capelli.
Era l’unica cosa importante, l’unica cosa che era davvero necessario che lui sapesse prima di affrontare la realtà.
“Io invece non ti amo…” rimasi per un attimo interdetta “io vi amo…Ma forse ora è il caso che ti sdrai di nuovo, ok?”
Annuii mentre lui mi trasportava verso il lettino adagiandomici sopra.
Solo in quel momento sembrò che Edward si accorgesse pienamente della presenza di Jacob che se ne stava in piedi, tremante in un angolo.
Di rimando Edward si mise a ringhiare fissandolo con odio.
“Jake mi ha aiutata…davvero. Non avercela con me…non avercela con lui..”
“No ce lo affatto con te amore” mi accarezzò la guancia e lo vidi tirare un profondo sospiro “Pare che debba nuovamente dirti grazie Jacob…”
“Pare che debba nuovamente dirti che non l’ho fatto per te sanguisuga…”
Il mio amico avanzò pericolosamente verso di noi “Io sarò sempre pronto a salvarla…a differenza di te evidentemente…”
Edward si alzò di scatto fronteggiandolo “Fuori di qui cane..”
“Forse quello che dovrebbe andarsene sei tu. Se ti importava davvero di lei dov’eri quando stava male, eh? Dov’eri quando Laurent stava per…”
“No! Jacob basta!!” No, no, Edward non  doveva sapere quello che voleva farmi Laurent, non doveva vedere i miei lividi o avrebbe fatto qualche follia…
Troppo tardi.
Evidentemente doveva avergli letto nella mente ciò che io avevo disperatamente tentato di tenergli nascosto.
Lo vidi sbiancare ancora di più e girarsi a fissarmi. Uno sguardo folle sul viso.
“E’ vero?”
Annuii incapace di parlare e presi a fissarmi le mani.
“Perché…perché non me lo hai detto?” La sua mano si posò sulla mia.
“Non volevo che facessi qualche sciocchezza…” sussurrai “e poi…non ci è riuscito…non mi ha fatto male e…”
“Lui non ti ha fatto male, ma tu invece?” Jake puntò un dito contro Edward “Guarda che cosa le hai fatto…”
Guardò sprezzante verso la mia pancia e per me quel gesto fu come una pugnalata al cuore…
“Che cosa intendi dire? Lui non mi ha fatto niente…c’è il mio bimbo qui dentro….”
“Il tuo bimbo?” sembrava che Jacob stesse parlando con una malata mentale “Bella non c’è un bel bambino lì dentro! C’è una sanguisuga, un un un…un mostro!!”
In quel momento accaddero molte cose contemporaneamente che io però non riuscii a vedere; tutto ciò che colsi fu un movimento improvviso e rapido e un secondo dopo Jacob era accasciato contro la parete…una profonda crepa solcava il muro…
Edward era accucciato di fronte a me ringhiando e pronto ad attaccare di nuovo.
“Adesso basta” Carlisle che fino a quel momento era rimasto impassibile si era alzato frapponendosi fra Edward e Jake “Smettetela immediatamente di comportarvi come due ragazzini…state solo facendo agitare Bella. Jacob, credo che sia meglio che tu vada da tuo padre” Il suo tono era fermo, non ammetteva repliche.
“Certo dottore, ma lo faccio solo perché non voglio mettere in pericolo il branco” rispose Jake “ …e Bella? Pensa a quello che ti ho detto…”
Non alzai neppure la testa per guardarlo…lui aveva appena chiamato mostro mio figlio, la creatura che cresceva dentro di me…
Lui mi aveva esplicitamente e volontariamente ferita…lui che io consideravo come un amico…lui che era stato il mio salvatore…
Una lacrima rotolò giù dalla mia guancia ma dopo qualche secondo Edward era già al mio fianco pronto a stringermi e a circondarmi con le sue braccia.
“Non badare a quello che ha detto…non ci pensare…”
Aveva ragione.
Scacciai la lacrima via dalla mia pelle.
Non era su Jacob che dovevo concentrarmi ora. Dovevo pensare a me…a noi.
“Mi hai molto deluso Edward…da te mi aspettavo un comportamento più maturo” lo rimproverò Carlisle
Edward non rispose ma abbassò lo sguardo e circondo le mie mani con le sue.
“Scusami” sussurrò. Sapevo perfettamente che stava parlando con me, ma io non volevo che si sentisse così.
Alzai la mano per accarezzargli il volto e dirgli che andava tutto bene quando, improvvisamente, lui sollevò di scatto la testa e fissò Carlisle sconcertato.
“Ne sei certo?”Doveva avergli letto qualcosa nel pensiero
“Sì…ascolta tu stesso…”
Edward si infilo lo stetoscopio e lo poggiò delicato sulla mia pancia, ascoltando attentamente: stava cercando il battito del bambino.
Per quanto riguardava il mio battito, invece, non riuscivo a sentirlo più nemmeno io.
Perché non mi dicevano niente? Il bambino stava male? Aveva qualcosa di strano? Se ne stavano semplicemente lì a fissarsi come se fossero a conoscenza di una qualche verità superiore.
Io volevo solo sapere se mio figlio stava bene….ne avevo il diritto, no? In fondo ero la madre…
“Che cosa succede?” domandai a voce spezzata “Sta…sta male? Cosa…”
Carlisle si accorse immediatamente del mio tono preoccupato e si avvicinò accarezzandomi i capelli “No, non ti preoccupare…è una cosa bella, davvero.”
Dette una pacca sulla spalla a Edward mentre sussurrava”Congratulazioni figliolo.”
Edward mi fissava la pancia, un mezzo sorriso sul suo volto.
“Bella….ci sono…ci sono due battiti”
Due battiti?
C’erano due battiti e loro sorridevano? Non mi sembrava affatto normale che un feto avesse due battiti a meno che non…
Ma non poteva essere.
No.
No poteva accadere una cosa simile. Già un solo bambino era una cosa fuori dal comune, ma così sarebbe stato assurdo, sarebbero stati…
“…Due” concluse lui per me: dovevo avere parlato ad alta voce senza rendermene conto.
Quella singola parola penetrò lentamente nel mio cervello: due.
Io, Isabella Swan, diciottenne a mala pena capace di badare a se stessa e totalmente inesperta in tutto ciò che riguardava bambini & co., stava per avere due gemelli. Due gemelli potenzialmente vampiri che avrebbero avuto dei bisogni che, molto probabilmente, io non avrei saputo soddisfare.
Conclusione: sarei stata la peggior madre dell’intero universo
“Bella amore, che c’è? stai male?”
“Sarò una pessima madre…la peggiore. Già lo so…”
Entrambi i miei medici ridacchiarono.
“Bella, te la caverai. Certo, questa gravidanza avrà qualche problema in più forse ma, alla fine, la supereremo insieme vedrai. Tutta la famiglia sarà pronta ad aiutarti.” Il tono di Carlisle era dolce e gentile.
Sì, forse ce l’avrei fatta. Dovevo solo farmi coraggio per tutti e …tre.
Mi faceva ancora strano pensarci; pensare che piano piano dentro di me stavano crescendo due vite era una sensazione totalmente inspiegabile…quasi una magia, un piccolo miracolo.
“E sai cosa puoi fare per essere sin da ora una buona mamma? Puoi descrivermi esattamente il dolore che hai provato prima…”
Annuii senza staccare la mia mano da quella di Edward “Erano come delle fitte…ero molto agitata per via di mio padre e poi sono caduta dalla scale…non ricordo bene”
“Tesoro ma che mi combini?” mi interruppe Edward “Te l’avevo detto di non agitarti…”
“Lui…lui non vuole che io ti riveda…mai più e..”
“Vedrai, gli faremo cambiare idea.” Le sue labbra si avvicinarono pericolosamente alla mie “Dovrà accettare che io non vi lascerò mai più,ok?”.
Le sue labbra si posarono delicate sulle mie per il bacio più dolce e casto che ci fossimo mai scambiati. Avrei tanto desiderato poter rimanere congelata in quell’istante perfetto per sempre ma Edward si staccò e mi sussurrò all’orecchio “Non è molto carino comportarsi così in presenza d’altri”
Oh accidenti. Mi ero praticamente scordata di Carlisle! Ovviamente lui era così discreto da essersi allontanato fingendosi estremamente interessato a delle cartelle.
Quando però si rese conto che avevamo finito di “lasciarci trasportare” sorrise e mi disse che  avrei dovuto permettergli di controllare i lividi che mi ero fatta.
“No …non c’è né bisogno…davvero” avvampai violentemente.
“ Ti imbarazza la mia presenza? Non devi, sai che sono molto discreto…” Era evidente che avesse mal interpretato il mio comportamento.
Io mi fidavo ciecamente di Carlisle e della sua professionalità. Era solo che…che non volevo che Edward vedesse tutti i lividi ed i graffi che avevo tra le gambe…era già abbastanza grave che sapesse quello che era quasi successo…
“Bella, non devi minimizzare. Potrebbe essere importante…” mi rimproverò Edward.
“D’accordo…”fui costretta a cedere. Mi sfilai completamente i jeans badando bene a tenere le cosce più strette possibili e mi sdraiai nuovamente.
Carlisle esaminò attentamente i miei lividi cospargendoli di tanto in tanto con una pomata. Quando mi sfiorò la coscia sobbalzai involontariamente: aveva quasi toccato uno dei lividi più esterni.
“Ti ho fatto male?”
“No…”mentii “Posso rivestirmi?”
“Bella che cosa c’è? Che cosa mi nascondi?” Edward mi fissava accigliato.
“”Bella” disse Carlisle “Apri le gambe..credo che tu abbia dei lividi anche lì”
Ero in trappola ormai. Se mi fossi rifiutata avrebbero certamente capito che nascondevo loro qualcosa, e io ero stanca di mentire.
Aprii lentamente le cosce e chiusi gli occhi. Non volevo vedere quello scempio.
Li sentii trattenere il respiro.
“Li hai disinfettati ?” Carlisle cercava di rimanere impassibile.
“Ieri sera…li ho lavati….” Non osavo  aprire gli occhi.
“Non mi sembra siano infetti” Carlisle passava rapido il disinfettante; bruciava un poco così strinsi con forza il lenzuolo.
“Ecco fatto, ora puoi rivestirti. Vado a palare con i tuoi, per tranquillizzarli Più tardi a casa ti faccio una visita più approfondita e proviamo a fare un’ecografia, d’accordo? “ Annuii e dopo pochi secondi percepii una porta chiudersi.
Non sentivo più il profumo di Edward accanto a me così mi sforzai di aprire gi occhi.
Lo vidi dall’altra parte della stanza. Fissava un punto lontano fuori dalla finestra.
“Edward…”
Non mi lasciò parlare: sollevò una mano a zittirmi. “Perché…perché non me lo hai detto?”
Mi voltai dandogli la schiena “Io…non ci volevo più pensare. Volevo…voglio solo dimenticare…” sentii il cuscino bagnato e mi accorsi di stare piangendo.
Un peso si posò sul letto e percepii le sue braccia fredde stringermi da dietro “Ti farò dimenticare…te lo giuro. Ma Laurent…morirà presto. Non lascerò che insozzi ancora il mondo col suo respiro”
Mi aggrappai più forte a lui, disperata “Non fare sciocchezze…ti prego, non lasciarmi!”
“Shhh, non ti lascio…” le sue labbra si posarono fra i miei capelli “ma se solo avessi saputo…prima non lo avrei lasciato scappare”
“Prima?” mi voltai e lo fissai dritto negli occhi “E’ per colpa sua se non sei venuto?”
Annuì mentre raccoglieva una lacrima tra le mie ciglia.
“Raccontami tutto…” sussurrai
************** inizio flashback**************
EDWARD
Avevo passato tutta la notte a guardarla dormire, a guardare il suo sorriso sereno che rispecchiava i suoi sogni.
Tutta la notte avevo vegliato su di lei, guardando il suo petto alzarsi e abbassarsi, ascoltando il suo respiro dolce e regolare.
Anzi…il loro respiro…
Non si era nemmeno accorta quando avevo scostato leggermente le coperte e avevo appoggiato il mio orecchio alla sua pancia…probabilmente in quel punto non avevo neppure percepito la differenza di temperatura.
Ero rimasto per ore steso così…sentivo distintamente un rumore provenire da dentro il suo ventre…nostro figlio.
Nostro figlio che cresceva…
Nostro figlio che si muoveva…
Nostro figlio che viveva…
Già…nostro figlio.
Io sarei diventato padre.
Io, che fino a qualche giorno fa pensavo che l’unico futuro che mi aspettasse fosse quello di sopravvivere fino a che non fossi finito all’inferno…
Era un prezzo alto da pagare…un prezzo che, però, io avrei pagato volentieri se questo avesse significato rendere felice Bella.
Ma più avevo guardato le sue braccia magre, il suo volto pallido e scarno più avevo capito che ormai per noi due era impossibile tornare indietro.
 Non potevamo più vivere l’uno senza l’altra, semplicemente perché non esistevamo l’uno senza l’altra…
E ora che finalmente mi ero arreso al nostro destino sapevo che non l’avrei più lasciata sola, che non l’avrei mai più fatta soffrire…
“Ancora a tormentarti?” la voce squillante di Alice mi fece sobbalzare mentre entravo in salotto “Smettila…l’importante è che ora tu sei qui e non ti rimetti a fare l’idiota.”
Rimasi per qualche istante a fissare la stanza: il divano era stato completamente addossato contro una parete così come tutti gli altri mobili e la tv che Emmet stava disperatamente tentando di guardare.
“Alice…cosa diavolo hai fatto stanotte?” Quel malefico folletto se ne stava sdraiata al centro della stanza circondata da decine e decine di riviste, ritagli e campioni di stoffa di ogni singola tonalità pastello.
“Alice dimmi che non stai facendo ciò che penso tu stia facendo” Purtroppo però avevo già chiaramente letto nella sua mente il suo scopo.
“Mi sembra chiaramente ovvio quello che faccio!” rispose “Sto ordinando tutti i cataloghi  di accessori per bambini esistenti sulla faccia della terra! Ma lo sai che ho scoperto che esiste un’intera linea di passeggini e carrozzine disegnate da  fendi? Devo solo decidermi sul colore…tu Jazz cosa preferisci? Rosa confetto o rosa baby?”
Jasper aveva il capo appoggiato sul grembo di Alice e percepivo chiaramente che non pensava a nulla di preciso…soltanto a quanto l’amasse.
Ero felice che avessero fatto pace…quei mesi erano stati duri anche per il loro rapporto.
Tentai di venirgli in aiuto sostenendo che non c’era alcuna differenza, ma mi arresi dopo che Alice mi ebbe intimato di chiudere gentilmente il becco.
“Giusto” concordò improvvisamente Emmet “e aggiungerei che se tre mesi fa ti fossi tappato anche qualcos’altro ora io avrei ancora una casa in cui guardare il football!”
“Emmet Cullen…non usare più un linguaggio simile in casa mia, ci siamo capiti?” Esme uscì dalla cucina brandendo un cucchiaio di legno contro Emmet “Oh Edward…sto preparando qualcosa da mangiare per Bella. Quella ragazza deve mangiare per due ed è decisamente troppo magra…bisogna rimediare…”
“Grazie mamma.”Sapevo che adorava quando la chiamavo così.
“Figurati tesoro…” Ma non farla più soffrire per favore.
“Tesoro?” ribattè Emmet “Ma Esme….fino a ieri non era un traviatore di donzelle? Oggi è di nuovo S.Edward?”
“Perdonato…” sussurrò lei schioccandomi un bacio sulla guancia e tornando in cucina.
Emmet iniziò a ridere “Eddino è tornato a essere il cocco di mamma!!!”
Gli tirai addosso un cuscino “Sta zitto orso…sai che ti distruggerei se solo volessi…”
“Tu…ma per favore!!!”Sì alzò dal divano senza levarsi dal viso quel subdolo mezzo sorriso “Ti sfido…io e te nel bosco adesso”
Sbuffai. Sarebbe stato bello scherzare di nuovo con Emmet dopo tutti quei mesi ma Bella mi aspettava e io avevo promesso.
“Sarà per un’altra volta…Carlisle mi sta aspettando in ospedale. Sono venuto solo a cambiarmi…”
“Eddai Edward…cosa vuoi che cambi una mezz’ora! Alice terrà sotto controllo Bellina e poi è una vita che non cacci…ti farà bene”
Effettivamente erano settimane che non mi nutrivo e stare vicino a Bella così assetato poteva essere rischioso
“Alice tu…”esitai.
Mia sorella capì al volo.
 Non preoccuparti stanno aspettando Reneè, ci vorrà ancora un bel po’ mi rispose lei col pensiero, visto che le labbra erano decisamente impegnate in quel momento.
“D’accordo…”cedetti mio malgrado.
Emmet scese dal divano saltellando come un bambino “Sì!! Muoviamoci allora. Non stare neppure a disturbare i piccioncini…sono in piena stipulazione di un armistizio di pace. Dovevi sentirli ieri notte…agghiacciante…mi hanno traumatizzato”
Le nostre risate si persero mentre iniziavamo a correre nell’aria umida del bosco…
                            

Venti minuti e quattro cervi dopo, Emmett sembrava finalmente essersi arreso all’evidenza: non sarebbe mai riuscito a battermi…
“Certo che con te non vale combattere…tu e i tuoi super poteri!” Inutile, non riusciva a perdere con dignità.
“Emmet, muoviamoci a rientrare…non voglio lasciarla sola troppo a lungo…”  La mia piccola e dolce Bella…in venti minuti poteva esserle successa qualunque cosa, considerata la sua sfortuna.
“Va bene, va bene…” mio fratello mi circondò le spalle con il braccio “Sei stato ingabbiato anche tu mio caro Eddy; le donne possono farci fare qualunque cosa utilizzando le loro armi di seduzione, eh?! Ormai sei anche tu nel giro, quindi devo metterti a parte dei miei piccoli precetti su come far felice una donna….”
“Grazie…ma credo di sapermela cavare da solo” Purtoppo aveva già iniziato a martellarmi mostrandomi col pensiero un paio delle “posizioni” preferite da Rose.
Vedere la propria sorella in certi atteggiamenti non era proprio il massimo quindi cercai di chiuderlo fuori dalla mia testa concentrandomi attentamente sul bosco attorno a noi.
E fu in quel momento che la sentii.
“Forza…non essere timido. Scommetto che la vostra prima volta sembrava una scena censurata da High school musical e…” *
“Zitto...” sbottai improvvisamente “La senti…la scia…”
Ci fermammo scrutando intorno a noi per qualche secondo.
“Credi che sia…?”
“Ne sono certo. La riconoscerei tra mille…”
Non avevo dubbi…era lui.
Il mostro che aveva cercato di fare del male…di uccidere Bella era passato di lì.
E forse era ancora abbastanza vicino per riuscire a prenderlo…
“Bene” Emmet si sfregò le mani “ Ho giusto bisogno di un po’ di esercizio…Direi di muoverci.”
Annuii pronto a scattare quando il telefono si mise a squillare.
Alice.
Improvvisamente sentii un’ansia terribile invadermi….come se sapessi che c’era qualcosa che non andava…
“Alice…che c’è?”
“Bella….” La sua voce era spezzata, sconvolta “Scusami…scusa, non ero concentrata….credevo non le sarebbe successo nulla…”
No…Bella, no.
“Dov’è…?” fu tutto ciò che riuscii a dire.
“All’ospedale, da Carlisle…”
Riagganciai e mi misi a correre dalla parte opposta.
Forse non avrei più avuto l’occasione di prendere Laurent ma… ma non era lì il mio posto.
Il mio posto era a fianco di Bella. Ora e per sempre.
*************fine flashback****************

BELLA

“Il mio posto era al tuo fianco. Ora e per sempre” il suo respiro freddo fu un sussurro sulle mie labbra.
Mi avvinghiai spasmodicamente a  lui.
Laurent.
Era ancora in giro e probabilmente cercava noi…me e i miei bambini.
“Lui…” balbettai tra le lacrime “lui sa che sono incinta…ci troverà…”
Edward capì il mio stato d’animo e mi strinse più forte “Non lo permetterò. Non ti lascerò mai più sola, mai mai più. Veglierò su di te giorno e note…sarò il tuo vampiro-angelo custode, ok?”
Lo abbracciai forte: non sapevo come faceva, ma le sue parole riuscivano sempre a calmarmi e a farmi sentire in paradiso…anche se la situazione in cui mi trovavo era peggio dell’inferno.
“Perché sorridi ora “ mi chiese
“Nulla…pensavo solo che ti amo. E che voglio stare con te per sempre…” risposi sincera
“Anche io ti amo. E vedrai che da noi ti troverai bene…”
Lo guardai confusa “Da voi? Edward, mi piacerebbe…ma mio pade non me lo permetterà mai…”
Edward mi fissò col suo sorriso sghembo che si gnificava solo una cosa: stava architettando un piano.
“Che hai in mente?” domandai ridacchiando mentre mi aiutava a rivestirmi.
In quell’istante mi accorsi di essere praticamente solo in intimo di fronte a lui e tentai di coprirmi il petto con le braccia.
Sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
“Bella sei assurda….” Sussurrò al mio orecchio mentre mi infilava la maglia “Se non ricordo male ti ho vista molto più nuda di così….”
“Non…non mi hai risposto” ribattei tentando di mantenere un grammo di lucidità.
“Beh…mettiamola così. Fuori c’è tutta la mia famiglia a tentare di convincere tuo padre..Pensi che potrebbe resistere ai musetti tristi di Alice ed Esme??”
“Sei diabolico…” sussurrai prendendogli la mano.
“Tu invece sei un angelo. Il mio angelo.” Intrecciò la sua mano alla mia e aprì la porta “Pronta a rivelare tutte le novità?”
Giusto…le novità.
Due bambini= doppio infarto per Charlie.
Speravo che ne sarebbe stato felice e soprattutto che avesse capito che quello che provavamo io e Edward sarebbe durato per l’eternità.
“Lo capirà…sta tranquilla “ Non mi stupì affatto la frase di Edward…a volte riusciva a capirmi meglio di me stessa: forse non poteva leggere la mia mente, ma sicuramente riusciva a leggermi l’anima…
Fu la cosa che fece dopo a stupirmi: con un gesto rapido mi prese in braccio e oltrepassò la porta.
“Si può sapere che fai?”
“Mi accerto che le tre persone più importanti della mia vita arrivino vive all’ingresso”
“Mi sembrava di saper camminare…”
Scoppiò a ridere “A me invece sembrava proprio di no.” Il suo sguardo si fece improvvisamente serio “Ti fidi di me?”
“Sempre…” come poteva essere altrimenti?
“Allora per favore mentre parliamo con tuo padre non intervenire…e soprattutto: non ti agitare. Pensa ai bambini.”
Annuii mentre mi baciava di nuovo con dolcezza.
“andiamo…”
“Andiamo…” risposi aggrappandomi al suo collo.
Mio padre avrebbe dovuto strapparmi a forza da Edward, perché non l’avrei mai, mai lasciato allontanarsi da me.
*Pensate che sta battuta è stata fatta a me e mi ha fatto morire dal ridere...anche se in effetti forse è un pò offensiva vista l'imbranateggine di Troy e Gab(senza offesa...io i film li ho visti tutti). Scusate per il ritardo ma a me sto capitolo fa schifo. Ma va? direte voi...Sì..va beh...proprio schifo no, però nn mi entusiasmaXD. Fatemi sapere perchè siete voi i giudici imparziali.
A proposito...non è che continuo a raccontare praticamente ogni giorno di gravidaza da ora in poi...nn temete; anche perchè sennò tra due anni siamo ancora quì( anche se fosse per me la scriverei fino all'età di 90 anni). comunque questa ficcy è stata pensata per essere una long- long- long fiction quindi non vi libererete di me prima di un milione di altri capitoli!!!! Comunque se diventassi noiosa ditemelo che metto a punto dei tagli...
Va beh, vado che Keska ha aggiornato cullen's love e devo leggere il cap hot!!!
Xo Xo Cloe

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Capitolo 15
*** Never bet against Alice! ***


chappy 15 Vi scrivo molto, molto demoralizzata...sob...Ieri ho fatto l'esame di spagnolo più schifoso della storia degli esami di spagnolo...Ma si può? Voglio dire mi hanno sicuramente bocciata...ma avevo studiato accidenti!!! Eppure vuoto!!! Ve lo giuro avevo tutti i verbi irregolari che mi danzavano davanti mescolandosi fra loro(e vi assicuro che non mi ero fumata niente!)
Va beh...a settembre andrà meglio! Comunque dopo sono tornata a casina e di notte mi sono messa a scrivere la scenetta che troverete ad un certo punto di questo cap (che tra l'altro è lunghissimo XD!!!) e che va beh....Io ve l'avevo detto che la mia mente stava partorendo qualche capitolo hard...Cioè, calma...hard è una parola grossa, anzi enorme, diciamo hard per i miei standard di scrittrice.
Niente di che, davvero. Penso che nessuno ne rimarrà sconvolto. Tranne me: infatti ieri notte devo essermi addormentata sulla scrivania e quando mi sono svegliata col torcicollo ho chiuso tutto e mi sono buttata sul letto vestita a dormire. Poi stamane accendo il computer e mi metto a rileggerla: tra un pò mi strozzavo con il thè; mi sono detta...ma a che cavolo stavo pensando XD?!
Comunque sul serio non mi sembra il caso di alzare il rating...arancione è più che sufficiente, credo...
Sentite, ditemi voi, ok? Anche perchè tra un pò di capitoli ne ho in mente una che è da vietato ai minori di 21( cloe smettila di dire cavolate...al massimo ai minori di 12!!)
Va beh, comunque adesso vado a dormire (cacchio è già mezzanotte e e mezza!) che domani (cioè oggi adesso che ci penso bene...) ho l'esame di letteratura inglese. Poi pausa fino al 29 per fortuna, quindi ho deciso che quando torno a casa mi piazzo a scrivere e vi regalo presto un nuovo chappy.
Cerco di dividerli meglio, farli un pò più corti e postare al max ogni 5 giorni (come una certa persona mi ha giustamente chiesto...) Perdono!!!
Ringrazio come al solito tutti voi che continuate a seguirmi e mi raccomando....recensite, che fate un'opera buona e sollevate il morale di una povera universitaria neo- bocciata!!!
Ah, metto l'asterisco dove inizia il pezzo zozzo...nel caso qualcuno nn lo voglia leggere almeno sa dov'è!
P.s.= Sono tre giorni che nn accendo il pc e non mi aggiorno con le vostre ficcy...sono in astinenza. Capita anche a voi o sono malata io?
Xo Xo Cloe
Mentre ci avvicinavamo vedevo i miei genitori circondati da Carlisle, Esme ed una saltellante ed entusiasta Alice. Mamma sembrava pendere completamente dalle labbra di Carlisle, probabilmente stava facendo dei pensieri su cui speravo ardentemente che Edward non si soffermasse…

Papà invece…
Beh papà sembrava decisamente contrariato dell’imboscata dei Cullen.
Mi sorpresi nel rendermi conto  che la paura, la tensione e l’angoscia che mi avevano attanagliato sino a pochi momenti prima erano quasi del tutto scomparse.
Forse perché sapevo che i miei bambini stavano bene…
Forse perché avevo una famiglia che mi sarebbe stata vicino…
O forse semplicemente perché ero certa ormai che il legame tra me e l’uomo che amavo era così forte che nessuno, tantomeno mio padre, avrebbe potuto spezzarlo.
Tutta la famiglia Cullen ci aveva notati e a velocità quasi umana ci vennero incontro sorridenti seguiti a ruota dai miei genitori.
“Oh Bella…siamo stati così in pena per te! Non farci mai più prendere uno spavento simile.” Esme tentò di abbracciarmi ma ci rinunciò presto visto che Edward non sembrava disposto a mollarmi.
“Scusate. Mi dispiace davvero di avervi fatti preoccupare ma io e i bam…cioè, noi stiamo bene.” Dissi quel noi in modo molto vago: probabilmente i Cullen avevano sentito tutta la conversazione tra me e Carlisle…ma i miei genitori no!!
 “Sono solo un po’ stanca…e preferirei sgranchirmi le gambe…” aggiunsi lanciando un occhiataccia ad Edward.
Lui mi appoggiò delicatamente a terra senza, però, smettere di circondarmi la vita con entrambe le braccia. Avrei preferito vivamente che non lo facesse. Non perché non lo volessi ma avevo visto che la faccia di mio padre stava letteralmente passando da una debole tonalità rosata ad una decisamente color vermiglio, e questo era sempre, sempre preannuncio di catastrofe…
“Bella, sul serio ti senti bene?” Charlie continuava a lanciare sguardi carichi di odio a Edward come a sottolineare che la causa di ogni mio male era, ovviamente, lui.
“Sì papà…te lo giuro.” Controvoglia mi separai da Edward e mi strinsi a mio padre “Ed è solo merito tuo. Ci hai salvati, ci hai portati qui così in fretta…davvero, ti voglio bene…”
Lo sentii tremare a quelle parole.
“Sì beh…sono un poliziotto. Devo pur mantenere il sangue freddo, no? E poi…ti, no vi voglio bene anche io…” balbettò visibilmente emozionato.
Sentivo chiaramente che stava facendo il possibile per non piangere di fronte a tutti: quello era un momento speciale, un momento solo nostro…
Sentii dentro di me la necessitò di essere totalmente sincera con lui, in fondo glielo dovevo dopo tutto l’amore e il sostegno che mi aveva dato in quei mesi.
Già, la verità.
Presi un lungo respiro e dopo aver afferrato di nuovo la mano di Edward mi decisi a parlare.

“Mamma, papà…forse è il caso che vi sediate” Li costrinsi  a sedersi sulle poltroncine mentre il resto della famiglia rimaneva in disparte per darci un po’ di intimità.
“Tesoro, è qualcosa di grave?” Reneè che fino a quel momento era rimasta stranamente silenziosa ora era visibilmente preoccupata.
“No, no” la rassicurò Edward lanciandole uno di quei sorrisi che avrebbero fatto venire un infarto a qualsiasi donna “A proposito, da gran maleducato non le ho neppure detto quanto mi faccia piacere rivederla…”
“Fa …fa… piacere anche a me Edward..” Deglutì rumorosamente.
Beh, almeno lei era già capitolata…
Edward mi strinse forte la mano per infondermi coraggio “Noi…noi aspettiamo due bambini. Sono due gemelli…”
Le reazioni dei miei furono estremamente diverse.
Mia madre si lanciò su di noi abbracciandoci forte e poi si precipitò verso Esme ed Alice con cui iniziò una fitta conversazione su carrozzine e lettini, mentre mio padre…
Beh, diciamo che lui aveva ancora la bocca leggermente aperta e l’espressione vaga e fissa nel vuoto.
Non dissi nulla aspettando pazientemente che metabolizzasse la notizia e ricominciasse a respirare regolarmente.
Dopo quelli che a me sembrarono svariati minuti di agonia, sembrò ricomporsi abbastanza da riuscire a fissare Edward con aria truce e sibilare “Io e te…nello studio di Carlisle. Dobbiamo fare quattro chiacchiere noi due…”
Gli strinsi la mano. Avevo una terribile paura che mio padre facesse qualche sciocchezza, anche se, per fortuna, il fucile era rimasto a casa.
“Certo Charlie. Anche io devo parlarle” Edward sembrava tranquillo come al solito. Mi fece sedere e dopo avermi dato un rapido bacio sussurrò “Andrà tutto bene. Stai qui tranquilla e aspettami con Alice. Ti amo”
Annuii mentre lui e mio padre si allontanavano e sparivano alla vista.
Ero così preoccupata che quasi non mi ero accorta che Alice si era appollaiata sulla sedia accanto alla mia tenendo gli occhi bassi.
“Alice che c’è?”domandai in ansia.
Alzò il viso e potei vedere i suoi occhi carichi di rammarico. Mi abbracciò forte e sapevo che avrebbe pianto se avesse potuto.
“Mi dispiace…sono stata un’incosciente! Dovevo tenerti d’occhio, accertarmi che steste bene e invece…”
“Alice! Non è stata affatto colpa tua. Nessuno pretende che tu sia onnisciente. E poi sono io che riesco sempre a farmi male…” Le scompigliai i capelli e lei mi diede un bacio “ Ma si può sapere che stavi facendo per essere così distratta?”
Sorrise e mi fissò maliziosa “Ti dico solo una cosa: io, Jasper e la nostra camera da letto…Non credo vorresti sapere altro”
“Oh capisco” ridacchiai “Beh in tal caso sono io a dovermi scusare con te per l’interruzione, non il contrario….”
“Quindi, se non sei arrabbiata, puoi mettere una buona parola con Edward?”
“A proposito di cosa?” domandai curiosa.
“A proposito della collezione autunno inverno di Vivienne Westwood a cui lui vuole dare fuoco per punirmi…ti prego!”
Non potei fare a meno di ridere del suo musetto implorante. Non le avevo neppure risposto che lei mi saltò in braccio urlando “Grazie, grazie…sapevo che mi avresti capita!!”
“Alice ma sei pazza! Le fai male così!” La voce di Edward mi colpì forte facendomi sobbalzare. Immediatamente mi scrollai da Alice e gli saltai in braccio.
Arrossii e mi ricomposi quando mi resi conto che mio padre ci fissava a disagio.
“Bene. Bella…puoi stare dai Cullen finchè non ti rimetti totalmente” quelle parole sembravano costargli un certo sforzo “Del resto parleremo poi con calma. Per ora la tua salute è la sola cosa importante.”
“Grazie papà” Chissà che gli aveva detto Edward, solitamente era così irragionevole …
“Ci prenderemo cura di lei” Esme era apparsa al mio fianco e mi carezzava gentile i capelli “Diventerò nonna!!! Ma ci pensa Charlie? Ben due nipotini in un colpo solo! Non è felice?”
Charlie la fissò sorridendo debolmente: probabilmente era felice dei nipotini ma non che il padre fosse Edward, che io avessi solo diciotto anni e che non fossi sposata… D’altra parte rispondere male a Esme sarebbe stato come sputare in faccia a Biancaneve , quindi si limitò a grugnire qualcosa mentre ci dirigevamo verso la macchina.
Salutai i miei genitori ascoltando tutte le loro raccomandazioni e, malauguratamente, anche i commenti che mia madre mi fece all’orecchio su quanto, a parer suo,Carlisle fosse ancora più sexi di Patrick Dempsey in Grey’s Anatomy.
La zittii soltanto quando la feci promettere di venire a trovarmi il giorno dopo dai Cullen.
Mi dispiaceva veramente lasciarli nell’imbarazzante situazione di dover passare la notte soli sotto lo stesso tetto, ma volevo passare un po’ di tempo con Edward…
Solo noi e i nostri bambini.
Finalmente riuscimmo a salire in macchina e a partire; io me ne stavo seduta sul sedile posteriore tra Edward, che mi accarezzava il viso cercando di rilassarmi, e Alice, che, per qualche strano motivo, non riusciva a stare ferma e a smettere di battere le mani fissando Edward.
“Alice…ma si può sapere che hai?”sbottai dopo qualche minuto di quella tortura.
“Oh Edward…”sembrava estasiata “Ho sentito e ho anche visto…ma non capisco quando…”
“Un’altra parola e niente potrà salvare i tuoi vestiti dal diventare cenere…” la minacciò lui.
Immediatamente si ammutolì e io chiusi gli occhi. Ero troppo stanca per pensare a cosa avessero da nascondermi quei due  o quale folle nuovo progetto stesse architettando quella pazza di Alice…
Probabilmente mi addormentai in quel momento perché, quando mi svegliai ,mi accorsi di essere sul divano dei Cullen avvolta in una calda coperta. La scarsa luce del crepuscolo filtrava dalla finestra.
“Ciao..” biascicai assonnata.
“Ben svegliata Bella addormentata” Edward era seduto al mio fianco, la mano intrecciata alla mia.
“Quanto ho dormito?” mi sembrava di aver appena chiuso gli occhi.
“Non molto…solo qualche oretta. Ti ha fatto bene comunque, mi sembri più tranquilla.”
Annuii e mi sporsi verso di lui “E sai cosa mi farebbe stare ancora meglio? Un bel bacio….”
Alzò gli occhi al cielo ma mi accontentò; dopotutto era utile fare la malata…si ottenevano un sacco di cose con il minimo sforzo.
Il bacio stava diventando decisamente più approfondito e interessante quando sentii qualcuno schiarirsi la voce. Immediatamente mi staccai e vidi Carlisle in piedi sulla porta con un vassoio in mano; ci guardava sorridendo.
Ovviamente avvampai e lui fu così gentile da tirarmi fuori da quella situazione imbarazzante.
“Bella…Esme ti ha preparato qualcosa prima. Hai fame spero…”
Non ci fu bisogno di rispondere visto che il mio stomaco parlò per me: si mise a gorgogliare impaziente facendoci ridere tutti e tre.
“Mi dispiace creare tutto questo disturbo…Non è un problema venire in cucina, davvero”
“Non essere sciocca.” Mi ammonì Edward “E’ anche casa tua questa ora…”
“Edward ha ragione” Carlisle poggiò il vassoio sul tavolino “Mentre il cibo si fredda ti spiace se ti visito?”
Scossi il capo “No, figurati”.
 In realtà non avevo alcuna voglia di spogliarmi di nuovo ma se era per i bambini…

Carlisle mi misurò la pressione e riascoltò i battiti dei bimbi; solo quando mi disse che li sentiva entrambi piuttosto chiaramente riuscii a tirare un lungo sospiro di sollievo.
Inconsciamente  mi portai le mani alla pancia e sorrisi a Edward che si chinò e baciò la pelle del mio ventre.
“Ti amo” lo sentii sussurrare.
“Bella…” Carlisle si schiarì nuovamente la voce “Avrei bisogno di sapere…sai quando sono stati concepiti?” notai che Edward fissava Carlisle intensamente; lo vidi scuotere il capo.
“Amore, vado a prenderti qualcosa da bere, ok?”
Annuii; lo conoscevo abbastanza da capire che voleva solo darmi un po’ di privacy
“Tredici settembre…”balbettai non appena fu uscito “E’ stata l’unica volta, quindi sono sicura…”
Non era facile parlare così della mia vita sessuale con quello che, praticamente ,era un padre per Edward però…
Però mi sentivo comunque a mio agio in un certo senso: Carlisle era sempre così professionale e discreto che certamente non avrei potuto chiedere un medico migliore.
“Quindi sei già alla quattordicesima settimana…E non ti eri accorta di nulla prima?”
“No. Non ci avevo neppure pensato…credevo che fosse impossibile, sai. In effetti mi sento un po’ sciocca, avrei dovuto capirlo…”
“Non sei sciocca” mi tranquillizzò lui “Anche io non avevo mai sentito una cosa simile prima d’ora nei miei trecento anni.Avevi disturbi?”
“Più o meno i classici credo” Mi stupivo sempre  più di come fosse facile parlare con lui “Nausea, stanchezza, qualche capogiro…Ma pensavo fosse perché stavo male per…beh, lo sai perché” Ora che mi sentivo un po’ meglio non volevo certamente ritornare a pensare a quel periodo di buio e disperazione e poi sapevo che Edward stava ascoltando.
Già buio e disperazione…
Mesi così tremendi  che si perdevano nell’oceano di dolore che mi imprigionava, dove l’unica cosa che mi aveva fatto andare avanti erano state le medicine…
Le medicine?
Alzai di scatto la testa terrorizzata “Oh mio Dio Carlisle! Io ho preso…ho preso il diazepam! Avrà fatto male ai bambini?”
“Aspetta…per quanto lo hai preso?”
Feci un rapido calcolo “Non più di due settimane credo…”
“Beh…non penso abbia creato problemi, tranquillizzati. Chiaramente questi bambini mi sembrano ben protetti e devono avere qualcosa dei vampiri” sfiorò con la mano la mia pelle lì dove era simile alla sua “E poi…hai oltrepassato il terzo mese, il rischio di perderli è notevolmente diminuito anche se devi assolutamente promettermi che non ti agiterai più, d’accordo?”
“Sì…” le sue parole mi avevano tranquillizzata in parte, anche se non mi impedivano di sentirmi terribilmente in colpa.
“E c’è un’altra cosa che vorrei dirti…” sembrava imbarazzato “Non vorrei che la prendessi male, non voglio farmi gli affari tuoi ma…forse per un po’…è meglio niente sesso. Potresti avere delle contrazioni”
Oh…beh, questo era decisamente imbarazzante.
“O..Ok “biascicai mentre mi rivestivo.
“Allora io vado a caccia con gli altri…se avessi bisogno di me ho il cellulare. Non esitare a chiamarmi, d’accordo?”
"Perchè..perchè siete andati tutti via?"
Sorrise "Volevamo lasciarvi un pò da soli, dopo tutto quello che è successo..."
“Grazie, grazie di tutto” risposi con sincerità mentre lui mi baciava sulla fronte e usciva dalla stanza.
Dopo qualche minuto sentii la porta d’ingresso richiudersi ed Edward ritornò in salotto come se nulla fosse.
Si comportava all’apparenza normalmente: mi accompagnò in bagno, mi aiutò a mangiare e passammo la serata abbracciati a guardare un vecchio film in tv. Eppure…
Eppure sentivo chiaramente che c’era qualcosa che non andava; ogni tanto sospirava e lo sorprendevo a fissarmi amareggiato…
“Sei arrabbiato vero?” domandai mentre scorrevano i titoli di coda.
“Sì…” la sua risposta mi trapassò come una lama.
“Scusa” sussurrai “Se l’avessi saputo…se solo avessi immaginato…ti giuro che mai, mai le avrei prese…”
“Bella sei assurda. Pensi davvero che ce l’abbia con te? Tu avevi tutto il diritto di soffrire e di stare male…sono io l’unico che ha colpa in questa storia, l’unico vero mostro…”
La sua risposta mi lasciò sconcertata. Una parte di me era un po’ sollevata che lui non fosse arrabbiato, ma l’altra parte era, era…furiosa. Perché doveva sempre credere che fosse tutta colpa sua? Avrei preferito che mi urlasse contro, che mi dicesse che ero stata un’incosciente, che facesse qualunque cosa tranne che crogiolarsi nel suo dolore, accidenti…
Mi scrollai dalle sue braccia e mi diressi verso il bagno al piano di sopra “Vado a fare una doccia” annunciai senza guardarlo.
 Non avevo voglia di litigare l’unica sera che potevamo stare completamente soli e l’unico modo per far sbollire la rabbia era certamente una bella doccia rilassante.
Funzionò: l’acqua mi sciolse i muscoli e, uscita, riuscii anche a essere un po’ meno arrabbiata.
Stavo per indossare un pigiama pulito che qualcuno, probabilmente Esme, mi aveva lasciato sul ripiano, quando notai qualcosa d’altro appoggiato a fianco.

Lo presi in mano e quasi smisi di respirare: era un completino di pizzo blu composto da canottiera e coulotte…un completino che lasciava ben poco all’immaginazione…
C’era anche un bigliettino sopra, appiccicato con lo scotch. Come se avessi avuto bisogno di sapere di chi era stata quella brillante idea…
Comunque lo aprii e lo lessi.

Cara Bella,

Ciao!! Nel caso non l’avessi capito sono io…Alice. Ti prego non ti arrabbiare. So che Esme ti ha lasciato qui questo pigiama comodissimo (anche se a parer mio molto poco fashion) e so che non dovrei sbirciare nel tuo futuro ma, accidentalmente, mi imbatto sempre nella tua vita "intima" quando ho una visione ultimamente. Metti questa cosuccia che ti ho lasciato per andare a letto stasera e ti assicuro che avrai una bella sorpresa…fidati!!!
Ricordati…mai scommettere contro Alice Cullen!!!
Bacio(ti voglio bene sorellina).

Rimasi per un attimo indecisa sul da farsi. Non mi sembrava che la serata promettesse molto bene ormai, anche se non avevo comunque nulla da perdere…

Afferrai il completino e me lo infilai senza pensarci troppo. Probabilmente Edward avrebbe avuto il broncio tutta la sera e non se ne sarebbe neppure accorto, ma tanto valeva provare.
Uscii dal bagno con indosso solamente le coulotte di pizzo e la canottiera coordinata.
La luce era spenta in camera di Edward e mi ci volle qualche secondo perché i miei occhi si abituassero al buio.
Rimasi sulla porta e mi si bloccò il respiro.
Subito non lo avevo notato e, devo dire, mi ero un po’ spaventata…ma poi sì che lo avevo notato…
Edward se ne stava girato: il suo corpo marmoreo appogiato allo stipite della porta finestra, il suo sguardo perso nel buio della notte.
Non potei non notare che si era spogliato e che l’unica cosa che, ormai, fasciava le sue gambe perfette erano un paio di boxer neri.
Mi avvicinai  silenziosamente, anche se sapevo benissimo che mi aveva sentito, e lo abbracciai da dietro poggiando le labbra sulla pelle della sua schiena.
“Sei bellissimo…sembri un angelo” Le parole mi erano sfuggite senza pensarci, ma erano solo la pura verità…
Rise e lentamente si girò permettendomi di stringermi al suo petto.
“Sei più bella tu. Specialmente stasera…ricordami di ringraziare Alice” sussurrò sul mi viso.
Il suo respiro e la sua voce roca mi fecero arrossire e, sapendo che lui se n’era sicuramente accorto anche al buio, mi affrettai a cambiare argomento.
“A cosa stavi pensando?”
“A quanto la mia vita sia cambiata in così pochi giorni” sospirò “prima vivevo in una completa oscurità. L’unica cosa che mi teneva in vita era il tuo ricordo, sapere che senza di me saresti stata felice…”
A quelle parole mi irrigidii: non volevo ripensare a quel periodo, ai momenti senza Edward…faceva ancora tutto troppo male. E non volevo che ci pensasse nemmeno lui.
Mi strinse più forte tra le sue braccia “Scusa se sono stato un idiota prima. Ciò che conta è che ora siamo insieme…e io diventerò padre e soprattutto…”il suo respiro era di nuovo ad un centimetro dalle mie labbra “…tu sei di nuovo mia, solo e soltanto mia…”
Cercai di non farmi stordire dal suo odore e col tono più serio che mi riuscì balbettai “Beh…solo tua mi sembra un po’ esagerato…Sono anche un po’ di Mike Newton. Mi dispiace…ma come faccio a stare senza Mike Newton? Oh Mike!!” Volevo provocarlo un po’…in fondo mi aveva fatta arrabbiare!
“Ah sì?” Le sue labbra si tesero in un sorriso sulle mie “Credo che dovrò farti cambiare idea…spero solo che i miei metodi di persuasione ti piacciano….”
*Mi sentii sollevare da terra; Edward mi aveva preso in braccio come una bambina facendomi allacciare le gambe dietro la sua schiena e le braccia dietro il suo collo.
Le sue labbra si muovevano dolci sulle mie mentre approfondiva il bacio. Un bacio che mi accorsi presto non avere nulla di casto: era passionale, deciso, potente…uno di quei baci che mi facevano sempre ribollire il sangue…
Sentii le lenzuola fresche sotto di me e aprii gli occhi:Edward si staccò  e mi fissò; anche se era buio il suo volto era così vicino al mio che, per me, non era difficile osservarne i contorni e la perfezione.
Glielo sfiorai leggermente con le dita e lui riprese a lasciare una leggera scia di baci sul collo.
Le sue mani percorrevano le mie braccia, i miei fianchi, finchè si soffermarono sulla mia pancia iniziando a massaggiarla delicatamente.
“Vi amo…siete tutta la mia vita…”
“Anche io…” esitai “Anche noi, cioè. Mi prendo la libertà di parlare per tutti e tre…”
Le sue dita fresche si insinuarono sotto la canottiera e io trattenni il respiro mentre la sua mano mi sfiorava delicata il seno.
Sembrava che il mio cuore avesse preso a fare la ola nel mio petto; probabilmente se ne accorse anche lui perché mi chiese apprensivo “Bella tutto bene? Vuoi che mi fermi?”
“No! Ti prego, non ti fermare…” Arrossi per la mia eccessiva veemenza, ma non volevo assolutamente che smettesse…era troppo, troppo tempo che volevo sentirlo di nuovo così vicino…
Lo allontanai per potermi mettere seduta. Lui non capì cosa volevo fare fino a che non mi sfilai la canottiera.
Non sapevo neppure io dove avevo trovato il coraggio di compiere un gesto simile; tenevo gli occhi bassi incapace di  guardarlo.
D’un tratto le labbra fredde di Edward si posarono sulle mie guance, cacciando via il rossore che le aveva catturate e il suo corpo forte mi fece, di nuovo ,adagiare sui cuscini.
Il suo respiro adesso era contro il mio orecchio.
 “ Non ti imbarazzare mai con me…sei la cosa più pura e bella che io abbia mai visto, amore…”
Le sue mani ripresero a tracciare dolci ogni singola possibile via sul mio petto mentre Edward continuava a baciarmi il viso, le labbra, il collo…sempre più in basso…
Fino a che non raggiunse un mio seno inturgidito accarezzandolo con la lingua.
Iniziai a tremare, un po’ per il suo corpo freddo, un po’ per l’eccitazione che provavo in quel momento. Tenevo gli occhi chiusi e cercavo di respirare regolarmente…
Tutto inutile, sentivo perfettamente di stare perdendo il contatto con la realtà.
Le sue mani scesero delicate sui miei fianchi fino ad insinuarsi rapide sotto la stoffa delle coulotte: mi massaggiava i glutei delicato ma sicuro, attento ad ogni gemito che usciva dalla mia gola. Le sue labbra intanto continuavano a tormentare i miei seni lasciando dietro di loro scie gelati sul mio corpo bollente…
Improvvisamente mi sollevò di qualche centimetro la schiena e io capii quello che voleva fare: stava cercando di abbassarmi le mutandine.
Era la cosa che più desideravo al mondo in quell’istante…sentirmi di nuovo parte di Edward ma…
Ma ricordavo anche le parole di Carlisle…
“Edward…Carlisle…i bambini…” furono le uniche parole sconclusionate che mi uscirono tra gli ansiti.
“Non preoccuparti…” le sue labbra erano di nuovo sulla mia guancia ora, quasi calde per il prolungato contatto col mio corpo “non rischierò la tua salute o quella dei bambini…Voglio solo…voglio solo coccolare un po’ la donna che amo…mi sembra un mio diritto no?..”
Annuii non capendo bene quello che stava dicendo.
“Ti fidi di me?”
“Sì…oh sì” la mia voce spezzata non era più di un sussurro, ma sapevo che mi aveva sentito.
Le sue dita completarono il lavoro che io avevo interrotto e il pezzetto di stoffa finì da qualche parte sul pavimento…
Non sapevo dove, non mi importava…
L’unica cosa che percepivo, l’unica cosa che il mio corpo avvertiva ormai era il tocco delicato del mio uomo che lo faceva fremere per il piacere.
Si era scostato leggermente da me e aveva infilato un ginocchio tra le mie cosce così da permettermi di aprirle  un po’ di più.
Improvvisamente non sentii più la sua bocca sul mio viso e stavo quasi per protestare a quella mancanza di contatto, quando la percepii, tiepida e umida sul mio ginocchio: Edward stava risalendo lentamente il mio interno coscia baciando ogni piccolo livido che ricopriva la mia pelle, ogni piccolo graffio che mi aveva fatto Laurent…
Mi irrigidii per un secondo a quel pensiero e lui se ne accorse; forzatamente si staccò, anche se potevo continuare a sentire il suo alito fresco tormentare la pelle sensibile del mio inguine.
“Bella? Ti fa male?” cercava di trattenersi anche se lo sentivo benissimo che anche lui era eccitato come me “Se non vuoi che lo faccia… se non ti senti pronta…”
Lo afferrai per i capelli e riportai il suo viso all’ altezza del mio.
“Sono pronta. Ti amo…e ti voglio…” sussurrai al suo orecchio.
E sapevo che era vero. Lui non era Laurent.
 Con lui non era schifoso, sbagliato…era solo giusto e perfetto, perché noi ci appartenevamo…
La sua mano scese delicata percorrendo il profilo dei miei seni, il contorno del mio ombelico…ma quando raggiunse il mio bassoventre si arrestò.
“Sei…sei sicura?” Era ancora titubante, ma era ridicolo che si facesse tanti problemi; ero sicura che percepisse chiaramente l’eccitazione che dilagava dal mio corpo.
Annuii decisa e incollai impaziente la mia bocca alla sua.
La sua mano si mosse decisa e sicura a cercare me, la parte più nascosta del mio corpo.
Un brivido mi percorse la spina dorsale facendomi tremare quando percepii quel contatto: le sue dita che prima mi erano sembrate quasi tiepide ora mi parevano gelate.
O forse ero io che, ormai, stavo letteralmente bruciando…
Le sentivo muoversi delicate e gentili…a momenti più veloci, a momenti più lente…
Mi stava letteralmente facendo impazzire e dovetti staccarmi dalla sua bocca per poter riprendere a respirare.
Edward si accorse della mia necessità e prese a baciarmi il petto, non prima di avermi sussurrato “Adesso rilassati…lasciati andare…”
Le sue labbra scesero baciando con amore tutto il mio corpo fino a che non si schiusero tra le mie gambe, prendendo il posto delle sue dita; le sue mani salirono, aggrappandosi saldamente ai miei fianchi.
In un attimo di lucidità mi resi conto che la mano che mi aveva accarezzato era completamente bagnata e siccome lui non poteva sudare ero sicuramente stata io, o meglio, il mio corpo…
In altre circostanze mi sarei sentita imbarazzata, mi sarebbe sfuggita qualche lacrima o sarei arrossita, ma non in quel momento…
In quel momento pensavo solo a me, a lui, a noi…
Alla magia dei sentimenti che mi regalava, all’amore che tentava di darmi e di trasmettermi…
Mi accorsi che mentre i miei ansiti si erano fatti più ravvicinati e spezzati, anche la sua lingua era diventata ancora più urgente e smaniosa. Si muoveva rapida  ed esperta dentro di me, regalandomi emozioni che mai avevo provato, esplorando luoghi del mio corpo che, nei miei solitari mesi di disperazione , pensavo che nessuno avrebbe mai esplorato…
Sentivo il fuoco che mi bruciava dentro crescere fino al punto che non riuscii più a contenerlo.
Mi sembrava che qualcuno gridasse, ma non capivo…sentivo uno strano ronzio nelle orecchie…
Forse ero stata addirittura io…
Mi contorsi sotto il tocco di Edward mentre il mio corpo si tendeva ed io mi aggrappavo spasmodicamente ai suoi capelli…il mio ultimo contatto con la realtà…
Continuavo a respirare affannata e il mio sangue pompava ancora furioso nelle vene quando sentii Edward appoggiare il capo sul mio petto, le sue dita avevano ripreso a scorrere lungo il mio corpo.
Tenendo gli occhi chiusi gli baciai il capo. Sapevo che lui stava ascoltando il battito del mio cuore…
“Ti amo..è stato bellissimo” fu tutto ciò che potei  dire quando riuscii di nuovo ad emettere fiato.
Lui mi prese e ribaltò le posizioni stringendomi contro il suo petto marmoreo…il mio rifugio preferito…
Afferrò il lenzuolo e mi ci avvolse accuratamente dentro così che non iniziassi a tremare.
 Rimasi qualche minuto ferma in quella posizione a contemplare il suo corpo statuario finchè non mi decisi ad agire.Con le dita iniziai a percorrere il suo collo e i suoi addominali, fino a che non incontrai la stoffa dei suoi boxer: mi misi a giocare con l’elastico non sapendo cosa fare. La verità è che non sapevo cosa lui si aspettava che io facessi e poi…
E poi a dirla tutta non ero certa che avrei saputo come farlo..
La mia mano tremò leggermente. Immediatamente Edward la prese e se la portò al viso baciandola con dolcezza.
“Bella…no”
“Io voglio solo renderti felice…come tu hai fatto con me” balbettai avvampando.
Avvicinò il volto al mio finchè i nostri sguardi non si incontrarono “Io sono felice, se tu sei felice, ok? E poi mi rendi l’uomo più fortunato del mondo standomi accanto…te lo giuro”
Sapevo che  stava tentando di tranquillizzarmi, che le mie paure di non essere abbastanza per lui erano solo una mia fissazione eppure…
Eppure non riuscii ad impedire ad una stupida lacrima di rigarmi la guancia.
“Bella che c’è?” Lo sentivo preoccupato adesso.
“E’ solo che sono un disastro” sbottai arrossendo “Non…non so come si fa…Ma come fai a stare con me?” domandai.
Mi sentivo terribilmente inadeguata e anche così stupida e impacciata.
Mi strinse più forte a sé e scacciò la lacrima con un bacio “Non dirlo mai…tu sei perfetta. Non devi pensare certe cose, capito? Sono solo gli ormoni a farti sentire così…e poi è stata una giornata pesante…” sospirò “Devi dormire…”
“Non ho sonno” brontolai
“Bella..”mi ammonì
“E va bene, dormo…” mi arresi “Ma tu non andare via…”
“Mai” promise “Te l’ho detto…sempre e per sempre”
“E poi” esitai vergognandomi un po’ delle mie parole “Prometti che avremo altre notti così…”
Rise contro i miei capelli “Te lo giuro amore. Tutte quelle che vorrai”
Rassicurata da quelle parole mi accoccolai meglio sul suo petto e facendomi cullare dalla sua voce mi addormentai tra le sue braccia, fredde ma accoglienti.
Mentre le palpebre si abbassavano non potei fare ameno di pensare a quanto una certa persona avesse avuto  ragione in fin dei conti…
Mai scommettere contro Alice Cullen!!
Fine pezzo zozzo!! Visto...nulla di sconvolgente no? Mi era venuta una mezza idea di finire il cap interrompendo la performance dei nostri amici sul più bello...ma io nn sono così cattiva!!! Bacio e a presto.
Grazie ancora per il vostro affetto XD!!!!
P.S.= E cosa sarà la cosa che rendeva così eccitata Alice in macchina? No, non era la seratina piccante di Ed e Bella...è un'altra cosa....scervellatevi!!!!
E cosa avrà detto Ed per convincere Charlie?!
Lo scoprirete nella prossima puntata...bacio. Stavolta sto zitta e vado davvero a dormire, buonanotte!!!

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Capitolo 16
*** Confessions and Christmas decorations ***


cap 15 Ma buonasera!!! Guardate un pò chi c'è!!! Ebbene sì, eccomi tornata dopo questa assenza forzata! Vi informo che alla fine sono riuscita a prendere 23 di spagnolo!!! Mi manca solo più l'esame del 15 luglio e poi sono finalmente in vacanza!!! Grazie mille per avermi aspettata e per avermi capita...siete state molto comprensive XD!! Dovrò ancora studiare per il 15 ma penso di riuscire ad organizzarmi...anche se devo anche aiutare una mia amica a studiare per l'orale della maturità (che vi posso dire...bisogna sempre essere pronti per gli amici!!). Questo capitolo è un pò così...cioè, volevo fare risolvere un pò il rapporto tra Rose e Bella quindi se è noioso scusate, ma io mi riprometto di tagliare delle parti, di provare a fare i cap più corti, ma ...non ho molta capacità di sintesi e mi vengono sempre in mente milioni di idee!!!
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato il cap dell'avviso( grazie,ora lo cancello...speriamo di nn metterne più!) e ...siamo arrivati a duecento preferiti!!!! Wow...non ho parole!!!
Dedico il cap a Letizia che mi aveva chiesto un aggiornamento pre maturità e che nn ho potuto accontentare!! Spero che ti porti fortuna per l'orale...mi raccomando spacca tutto!!!!!
Oh, in fondo c'è una piccola sorpresina...cioè, una cavolata...ma voglio condividerla con voi...

Aprii gli occhi e vidi qualcosa di così abbagliante che quasi fui costretta a richiuderli. Ma non era la luce del sole…era il sorriso di Edward.

Col capo poggiato sulla mano mi fissava estasiato e felice.
“Mmmm…che c’è?”domandai ancora confusa seguendo la strada che percorrevano i suoi occhi.
A quel punto mi bloccai e rimasi pietrificata: il mio corpo non era poi molto più coperto del suo!
Immediatamente mi rifugiai sotto le coperte portandomi il lenzuolo fin sopra la testa.
“Smettila di fissarmi così…mi metti in imbarazzo…”
Ok, ero ridicola. Perché diavolo mi comportavo così? In fondo avevamo già fatto l’amore, mi aveva già vista nuda e poi, dopo quello che era successo ieri sera…
Arrossii al solo ricordo: quello che mi aveva fatto, il modo in cui l’aveva fatto e, soprattutto, come mi ero sentita bene e a mio agio a stare di nuovo in intimità con lui.
Mi sentii un po’ stupida così mi avvinghiai a lui iniziando a baciargli il petto; lo sentii ridere.
“Che c’è? Io sono una ragazza molto pudica sai?”
In una frazione di secondo Edward infilò la testa sotto le coperte come me, schiacciandomi leggermente contro il materasso.
Allontanò le mani che avevo portato al viso e catturò le mie labbra con le sue; era un bacio inizialmente lento e dolce che, però, divenne presto qualcosa di più audace e profondo, mentre le sue mani mi carezzavano i fianchi…
Intrecciai le mie gambe alle sue e lo strinsi più forte a me, smaniosa di avere di più finchè…finchè lui non si staccò  scoppiando a ridere.
“Questo non mi sembrava il bacio adatto ad una ragazza pudica… E non mi sembravi molto pudica neppure ieri sera a dire la verità…”disse malizioso.
Mi ci volle qualche secondo per potermi riprendere e riuscire a mettere insieme una risposta coerente.
“Forse è tutta colpa di un vampiro dissoluto e lussurioso da cui sono stata traviata…”
“Oh povera fanciulla...”affondo il volto sul mio collo e inspirò forte il mio profumo.
Era davvero una bella sensazione. Stare lì con lui, sentire il suo corpo contro il mio….come se tutto il resto del mondo non potesse entrare o toccarci minimamente.
“Non potremmo restare qui tutto il giorno? Solo io e te…” chiesi giocherellando con i suoi capelli.
“Veramente, quella che di sicuro deve restarsene a letto sei tu. Carlisle pensa che dopo tutto lo stress che hai dovuto subire in questi giorni un po’ di riposo non possa fare che bene…”
“Carlisle è qui?” domandai scioccata
Annuì.
“Quindi anche tutti gli altri sono qui?”
“Sì…” alzò un sopraciglio senza capire “Esme ti sta preparando la colazione”
“Edward, io sono nuda e tutta la tua famiglia è in casa? E se qualcuno entrasse e se qualcuno venisse a…”
Mi tappò la bocca impedendomi di continuare a parlare “Vado a prenderti il pigiama in bagno. Così starai comoda”
“Grazie”. Mi apprestai a cercare le mie mutandine e le trovai sotto il letto. Non avevo idea di come ci fossero finite…effettivamente la notte precedente la mia attenzione gravitava su ben altro…
Me le infilai e non ebbi neppure il tempo di alzarmi in piedi che lui era già vestito e pronto a sostenermi per la vita.
“Edward…” protestai
“Ah ah ah…” mi bloccò lui “mi sembrava che avessimo concordato che io ho il diritto di viziarti, no?”
“Sì ma…”
“Quindi è mio diritto, anzi dovere, fare ciò che è meglio per te, no?”
“Sì, ma…”
“Benissimo” concluse “quindi se penso che vestirsi sia un’attività che ti possa affaticare troppo ho il diritto/dovere di farlo io al posto tuo, no?”
“Bene, bene…come ti pare. Tanto si fa sempre a modo tuo” sbuffai scocciata mentre mi vestiva come una bambolina e mi portava di sotto in braccio, scatenando le risate di Emmet.
“Che c’è Bellina? La notte di passione con Edward ti ha stancato al punto di non riuscire più a camminare?Per fortuna che eravamo molto molto distanti o avrei potuto avere dei danni psicologici permanenti…”
Per Emmet smettere di fare l’idiota era praticamente impossibile, ma questa volta non avevo intenzione di fargliela passare liscia…
“Beh sì…”risposi “Effettivamente Edward è insaziabile. E penso che con un po’ di pratica batterà presto i record della famiglia…”
Il mio fratello-orso mi guardò per un istante sconvolto e poi scoppiò a ridere “Eccetto i miei…”
“Soprattutto i tuoi veramente…” continuai cercando disperatamente di non arrossire; non potevo credere di stare parlando in quel modo!
”Sai Edward mi ha raccontato un po’ di cose e…sei un po’ ripetitivo in effetti…”
A quel punto scesi dalle braccia del mio amore  e marciai a passo spedito verso la cucina, lasciandomi dietro lo sproloquio sconclusionato di Emmet
“Bella, stai bluffando. Lo so…Ed, tu non le hai raccontato niente, vero? Vero? E poi io non sono per niente ripetitivo…io ho moltissima fantasia in realtà e …”
Mi richiusi la porta alle spalle e notai Alice che mi fissava sorridente appollaiata su uno sgabello.
“Ciao, ti abbiamo preparato la colazione: cornetto, succo,uova strapazzate,pancetta e toast…Spero che tu abbia fame!”
Sopra la tavola era imbandito una specie di banchetto: avrebbe potuto sfamare un’intera squadra di calcio!
“Non riuscirò a mangiare tutto. Spero che Esme non si offenda…” le dissi sorseggiando la spremuta.
“Anche Rosalie l’ha aiutata. La spremuta l’ha fatta lei…”
Immediatamente la risputai nel bicchiere.
“Rosalie? Rosalie Hale mi ha preparato la colazione?”
“Scusa quante altre Rosalie conosci?” mi domandò Alice.
“No…è solo che lei…lei mi odia dai, lo sappiamo entrambe.”
Alice chiuse la rivista che stava sfogliando e mi prese la mano “Lei non ti odia Bella. Davvero. E’ solo più difficile per lei…capirai perché. Prova solo a darle un’altra possibilità.”
Un’altra possibilità.
Già.
Rosalie da me avrebbe avuto tutte le possibilità del mondo, avrei fatto qualunque cosa per piacerle…il problema era che lei probabilmente non avrebbe mai dato a me una  possibilità…
“Niente cianuro nella spremuta quindi?” domandai sospettosa.
“Ma no…figurati. E comunque non cercare di cambiare discorso, perché voglio dei ringraziamenti coi fiocchi per il regalino di ieri signorina”
“Grazieeeee” la abbracciai e le schioccai un bacio sulla pelle fredda “sei la migliore sorella del mondo…anche se un po’ pervertita e guardona!”
“Cosa?!” si staccò da me fingendosi indignata “Non è colpa mia se io possiedo la vista. Anzi dovresti essere grata che la metto al tuo servizio. E poi non ti conviene provocarmi perché potrei raccontare in giro dettagli scabrosi su di te…”
“Tipo?” domandai preoccupata…non si sapeva mai cosa poteva fare Alice…
“Tipo, non lo so Oh Edward…Ti amo e ti voglio…” scimmiottò la mia voce così bene che per poco non mi soffocai col succo
“E poi potrei insegnarti a fare una certa cosa che ho visto non sei capace di fare…”
Mi bloccai con mezzo cornetto in bocca e con lo sguardo fisso su di lei; di cosa diavolo stava parlando?
Sicuramente non poteva avermi visto mentre…cioè il mio tentativo fallito di fare a Edward un…
No, sicuramente non si riferiva a quello. No certamente no.
Allora perché stava ridendo a crepapelle?
“Non so di cosa tu stia parlando”bluffai ingurgitando il boccone di cibo.
“Ah no?” continuò a stuzzicarmi lei “E le parole Oh Edward, non so come si fa non ti dicono nulla?”
Oh cavolo, sì che lo sapeva!!!!!!!! Affondai la faccia nel piatto per cercare di nascondermi ma non funzionò. Alice si avvicinò a me e mi passò un braccio attorno alle spalle.
“Scusa…non volevo prenderti in giro. Non ti sei offesa, vero?”
Stava ovviamente  facendo gli occhietti dolci e dispiaciuti…gli occhietti a cui non sapevo resistere.
“No” risposi senza avere il coraggio di guardarla “e solo che mi sono sentita così ridicola…”
“E’  normale sai? Voglio dire…essere nervose e agitate…” Sembrò riflettere intensamente su qualcosa per qualche secondo e poi si aprì in un sorriso enorme.
Oh oh..quella era la faccia che stava progettando qualcosa.
“Ho un’idea fantastica!!!! “ esplose ad un tratto facendomi sussultare “Oggi mandiamo via tutti i ragazzi e facciamo una festicciola pre-natalizia tra donne ti va? Mettiamo gli addobbi, chiacchieriamo, mangiamo la cioccolata calda con i marsh mellows. Roba così”
“Alice…non credo che esista quella che tu chiami festa pre-natalizia tra donne. E poi tu la cioccolata nemmeno la puoi bere…”
Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò come si mi sfuggisse qualcosa di estremamente ovvio “Bella, la cioccolata la mangi tu, e poi…esiste sempre un motivo per fare festa!”

In quel momento entrò Edward ridendo insieme a mia madre e a Carlisle.
Lei sembrava completamente pendere dalle labbra di quest’ultimo: sperai ardentemente che non facesse pensieri troppo poco casti!

“Bella tesoro, come ti senti oggi?” Praticamente mi stritolò nel suo abbraccio e mi mollò soltanto quando non avevo più aria.
“Bene davvero…”
“E stanotte stava anche meglio a dirla tutta…” la voce potente di Emmet giunse forte e chiara fino in cucina.
Mi sentii arrossire fino alla radice dei capelli e cercai di sviare l’argomento come meglio potevo.“E la tua serata come è andata?”
“Oh bene, anche se sai anche tu che tuo padre beh…Comunque sai che non mi piace molto Forks in generale…Però ho una brutta notizia: Phill è tornato prima dalla trasferta e ora mi aspetta a Jacksonville, e io davvero non so cosa fare perché…”
“Mamma” la interruppi immediatamente “torna a casa. Davvero…Phill è la tua famiglia e …”
“Anche tu sei la mia famiglia però…”
“Sì, ma io qui ho Edward, Alice e tutti i Cullen…sono come una seconda famiglia per me…E poi ho papà. Starò bene…staremo bene” dicendolo mi sfiorai la pancia con la mano “Phill invece a Jacksonville ha solo te…e nessuno dovrebbe stare solo a Natale…”
“Ha ragione sai. In fondo tu sei sempre stata così saggia. E tu sai badare a te stessa…anche se mi dispiace tanto lasciarti…”
“Oh, dispiace anche a me” la abbracciai di nuovo: non sapevo davvero cosa avrei fatto se non l’avessi avuta vicina in quei giorni “ma puoi venire a trovarmi presto…”
“O tu puoi venire a trovare me…”
Non potei fare a meno di ridere di fronte alla palese avversione di mia mamma per Forks.
“Beh…allora penso che se per te non è un problema potrei prendere il primo volo…Phill mi manca così tanto e Edward si è offerto di darmi un passaggio fino all’aeroporto di Seattle.”
“Non è un problema…” la rassicurai mentre ci dirigevamo verso l’ingresso “Starò benissimo e ti scriverò un milione di mail al giorno…”
La baciai e la accompagnai fino alla volvo di Edward quando mi accorsi che nessuno degli altri ci aveva seguito…probabilmente per darci un po’ di privacy.
Tornai in dietro per avvisarli che mia madre era pronta e li trovai tutti in salotto intenti ad assistere ad un’animata discussione tra Edward e Alice.
“Edward, ti prego…Bella si divertirà! “
“Bella dovrebbe essere  a letto” ribattè lui fissandola intensamente “e poi so che stai tramando qualcosa…”
“Io non sto tramando proprio nulla” disse Alice nella voce più angelica che avessi mai sentito…troppo angelica per i miei gusti…
“E poi Bella non ha nessuna voglia di stare a letto,caro mio. Diglielo anche tu Bella”
Oh oh.
Mi fissavano entrambi in attesa di una risposta, ma io non sapevo assolutamente che fare…
Insomma, non volevo far preoccupare Edward, ma l'idea di passare un’intera giornata sotto le coperte come una malata non mi allettava proprio..
“Ehm…penso che magari potrei stare un po’ in salotto.” azzardai. Quando, però, vidi lo sguardo accigliato di Edward mi affrettai ad aggiungere “…magari seduta sulla poltrona?”
“Ah ah ah” Alice si mise a saltellare battendo le mani come una pazza “Te l’avevo detto che era quello che voleva!!!! E ora filate tutti fuori: oggi la casa è solo nostra. Voi ragazzi fate un bel giretto a Seattle e tu Edward fai…beh tu sai cosa devi fare…”
“Carlisle…” Edward non sembrava minimamente disposto a mollare la sua posizione.
“Figliolo, Bella starà bene. Se promette di non affaticarsi e di stare tranquilla non c’è motivo per cui debba stare a letto. In più io sarò soltanto in ospedale…una telefonata e arriverei in pochi minuti.”
“Bene. Allora è deciso. E tu…” Alice puntò il dito contro il petto di Edward con fare minaccioso “Ti voglio fuori di qui in cinque minuti…giusto il tempo di salutarla”
“Grazie mille per la concessione…” ribattè lui acido fissando la sorella che trascinava fuori gli altri tre completamente impotenti.
Edward si appoggiò al ripiano della cucina e inspirò forte. Brutto segno.
Sapevo benissimo che quando faceva così c’era qualcosa che non andava; mi avvicinai e gli diedi un leggero bacio sulla guancia.
“Sei arrabbiato?” domandai titubante.
“Non con te” si girò e mi abbracciò forte.
“Edward senti…” non volevo assolutamente che lui potesse avercela con Alice o con chiunque altro della sua famiglia a causa mia “Alice vuole solo stare con un po’ con me. Come una volta. Le sono mancata tanto e francamente è mancata anche a me e…e mi piacerebbe passare di nuovo del tempo con lei. E ti giuro, ti giuro che me ne starò buona:voglio dire, il massimo che farò oggi sarà costruire qualche ghirlanda con i pop-corn o appendere qualche festone sui corrimani delle scale o…”
“No ti prego! Sta lontana dalle scale, dalle finestre e da qualunque oggetto contundente”
Sbuffai alzando gli occhi al cielo e poi gli lanciai un’occhiataccia.
“Scusa…” disse lui prendendomi il volto fra le mani ed incatenando i miei occhi ai suoi “penserai che io sia soffocante.”
“Penso che tu sia dolce in realtà…” risposi sincera avvicinando le mie labbra alle sue “…e penso che mi mancherai tantissimo. E penso anche che avrò bisogno di un super mega ultra bacio per resistere tutte queste ore senza di te…”
“La accontento subito signorina…”
Poi non sentii altro che le sue mani sotto la mia maglietta e le sue labbra che si muovevano esperte sulla mia bocca, sul mio collo, sul mio petto per poi posarsi leggere sul mio ventre leggermente rigonfio.
“Voi due fate i bravi capito? E prendetevi cura della mamma mentre non ci sono…” Sorrisi a quelle parole…anche se io fossi stata un completo fallimento come madre lui sicuramente sarebbe stato il padre migliore del mondo…
“E ora vattene…ma torna presto!” gli intimai ridendo mentre lui oltrepassava la porta.
“Ti amo” sussurrò mentre usciva lasciandosi dentro di me un strana sensazione di vuoto. Era sempre così. Ogni volta che se ne andava era come se anche un pezzo della mia anima se ne andasse via con lui e per un po’ io non mi sentissi più completa.
Ma in fondo si trattava solo di qualche ora, sarei stata bene con Alice.
Come richiamata dalle mie parole la mia sorellina entrò in cucina volteggiando come una ballerina…solo molto molto più aggraziata.
“Benissimo…ora possiamo metterci al lavoro. Vedrai che quando avremo finito questo posto sembrerà la casa di Babbo Natale!”
In quell’istante mi ritornò in mente la domanda che avrei voluto porre a Alice sin da quando mi aveva proposto l’idea della festicciola “Ehm…scusa, ma i vampiri festeggiano il Natale?”
Lei mi fissò e poi si sbellicò in una fragorosa risata “Bella, a volte ha proprio ragione Edward…sei totalmente assurda! Andiamo in salotto, non sai che magie  riesce a fare Esme, e anche Rosalie con un po’ di impegno…”
A quelle parole sentii una fitta allo stomaco.
Benissimo: Rosalie.
Grandioso, davvero davvero grandioso…sicuramente sarebbe stata una giornata indimenticabile!

                            *************************

“Alice, non riesco a finire queste cavolo di ghirlande di pop-corn!!” urlai ad un certo punto esasperata dalla situazione: erano le due di pomeriggio e io non ero ancora riuscita a finire neppure una di quelle stupide decorazioni!
Il resto però era filato liscio come l’olio:la casa sembrava veramente uscita da una cartolina. Alice si era occupata di decorare la facciata e il giardino e insieme a Esme e Rosalie avevamo addobbato l’albero di Natale e appeso le calze al camino…e tutto senza neppure un mio piccolissimo incidente quasi mortale.
Beh, più o meno.
In realtà ad un certo punto avevo fatto cadere una pallina rompendola e, nel tentativo di raccogliere i cocci, mi ero tagliata un dito. Visti i precedenti mi ero sentita morire e avevo chiesto scusa per dieci minuti fino a che Esme non mi aveva tranquillizzata dicendo che con un po’ di ammoniaca non si sarebbe sentito più nulla.
Speravo solamente che Edward non si accorgesse del cerotto!
La voce squillante di Alice mi riscosse dai miei pensieri “Bella, le finiresti se non ti mangiassi tutti i pop-corn continuamente!!”
“Non è vero, ne avrò mangiati al massimo una decina” ribattei facendole la linguaccia “ e poi non è colpa mia se ho fame e se sono nervosa: tu non vuoi dirmi che cosa  doveva fare Edward a Seattle...ti ho sentita prima in cucina, sai?”
“ Allora. Primo, non te lo dico perchè sarà una sorpresa. Secondo,non puoi avere fame perchè ti sei appena finita un’intera pizza tonno e cipolle…e lasciatelo dire: aveva un odore nauseabondo!”
“E’ perché tu non capisci la poesia e la bontà del tonno miscelato alle cipolle!! Io e i bambini invece la capiamo…”
Risi insieme ad Alice e dovetti ammettere che mi stavo davvero divertendo; insomma, pensavo sempre a Edward, a cosa stesse facendo o se mi stesse pensando però, tutto sommato, Alice aveva avuto davvero una bella idea…mi era mancata tantissimo la mia sorellina.
Era davvero tutto perfetto…tranne per Rosalie.
Già,perché Rosalie era stata con noi, ci aveva aiutate,aveva tagliato fiocchi, appeso palline e… e non mi aveva rivolto la parola neppure una volta.
Mai.
 Neppure per chiedermi “Ehi, mi passi le forbici?” o qualcosa del genere.

Semplicemente mi ignorava del tutto  o, peggio, mi fissva in modo strano per qualche secondo salvo poi ricominciare a ignorarmi quando io mi giravo a guardarla.
Sapevo benissimo che lei non mi sopportava, che pensava che io fossi una minaccia per la sua famiglia e per la sua felicità però…
Però quella situazione mi feriva. Anche se non avevo il coraggio di ammetterlo con Edward o con chiunque altro,mi feriva.
Mi feriva il fatto che quella che sarebbe stata la zia dei miei bambini quasi non riuscisse a respirare la mia stessa aria.
Mi feriva il fatto che non mi avesse mai dato neppure una possibilità…
Dovevo assolutamente parlarci.
Era da ore che ci pensavo ormai, ma racimolare il coraggio era tutta un’altra storia; eppure sapevo che quella sarebbe stata l’unica occasione in cui avrei potuto dirle tutto quanto e, probabilmente, anche lei si sarebbe sentita libera di fare lo stesso visto che non c’era Edward pronto a difendermi.
“Ali, sai dov’è Rose?” domandai titubante ad un certo punto.
“In camera sua…”lei mi lanciò un’occhiata carica di significato e mi indicò le scale: probabilmente aveva già visto tutto.
“Allora vado un attimo in bagno. Chiamami quando Esme ha finito i biscotti”
Mi avviai al piano superiore e mi fermai di fronte alla sua stanza; esitai svariati minuti,poi, presi un lungo respiro e bussai.
“Entra…” la voce melodiosa di Rosalie mi colpì e, girata la maniglia entrai.
 Non ero mai stata nella sua stanza: era molto ampia e luminosa e al centro torreggiava un grande letto matrimoniale su cui vi era sdraiata Rosalie, intenta a guardare distrattamente la tv.
Sembrava una modella su un set fotografico: accigliata, mi fissava aspettando che dicessi qualcosa.
“Possiamo…”esitai “possiamo parlare un attimo?”
“Certo…” sembrava sorpresa della mia richiesta,ma spense la tv e si sedette pronta ad ascoltarmi “siediti”
Presi posto accanto a lei col cuore in gola e, non sapendo come iniziare, dissi la prima cosa che mi passava per la mente “Rosalie, so che io non ti piaccio.”
Accidenti, complimenti per il tatto Bella! Riuscivo sempre a dire la cosa sbagliata al momento sbagliato…
“Bella, io non…” mi interruppe lei.
“No ti prego, lasciami parlare. Ho una specie di discorso in mente  e se mi fermi credo che non ce la farò a dirlo , quindi per favore, per favore..”
Annuì e io potei continuare. “So di non piacerti. E non ti voglio fare una colpa per questo. Vi ho incasinato la vita in così tanti modi e così tante volte che…che, beh, ti capisco. Senza contare che io non sono spiritosa e brillante come Alice o dolce come Esme né…né tantomeno bella e perfetta come te o Edward…Anzi, ti chiederai sicuramente come uno come lui faccia a stare con una come me….e, e la cosa strana è che me lo chiedo anche io ogni santo giorno. Ma per qualche strana ragione lui ha scelto di stare con me e…e questo mi rende così fortunata. In più ora ho scoperto che diventerò madre e anche se sono emozionata e felice…sono anche spaventata da morire…” presi un lungo respiro e ricacciai indietro una lacrima “Sono spaventata perché penso che non sarò all’altezza e che dovrò tornare a scuola col pancione e che tutti mi guarderanno e mi giudicheranno… E l’unica cosa che mi fa andare avanti sai qual è? E’ sapere che ho questa famiglia che mi appoggerà e che mi aiuterà…perché io avrò davvero bisogno di tutto l’aiuto possibile…anche del tuo se puoi. E io non ti voglio costringere ad accettarmi, solo…solo ti chiedo di darmi una possibilità, magari…ti assicuro che non sono così antipatica...”
Mi zittii, improvvisamente conscia del flusso di parole senza senso che era fuoriuscito dalla mia bocca. Le avevo parlato col cuore in mano di cose che non avevo avuto il coraggio di confidare neppure a Edward o ad Alice e ora mene stavo lì…lì ad aspettare che lei dicesse qualcosa o, più probabilmente, mi mandasse fuori a calci.
Ed effettivamente qualcosa disse…qualcosa che mi lasciò senza parole.
“Sono stata una vera stronza, eh?”
“Come…?” balbettai senza capire
“Senti…non sono esattamente abituata a chiedere scusa, quindi credo che ti dovrai accontentare di queste. Io mi sono comportata da vera stronza con te…ma se l’ho fatto era perché…perché ti vedevo come una minaccia per la mia famiglia e in più…” esitò come se si vergognasse ad andare avanti “e in più…credo di essere stata davvero davvero gelosa di te…”
Rimasi a fissarla con la bocca spalancata “Di me?!”
Cercavo seriamente di pensare ad un universo parallelo in cui una ragazza come Rosalie potesse essere gelosa di qualcuno come  me e…e francamente non ci riuscii.
“Sì, perché tu piacevi a tutti. Davvero, tutti ti hanno adorata sin da subito e Edward addirittura ti amava…Edward che invece non mi ha mai rivolto neppure uno sguardo in quel senso. E questa cosa mi faceva morire di gelosia.”
Mi si gelò il sangue nelle vene. Rosalie era… se lei era innamorata di Edward io non avevo neppure una speranza; insomma era come se una cornacchia si fosse messa a competere con un cigno…
“Tu ami Edward?” sussurrai cercando di trattenermi dal piangere.
“Cosa?” lei mi fissò allibita per un istante e poi scoppiò a ridere “No, Bella no. Per me Edward è come un fratello e ti assicuro che sono totalmente innamorata di Emmet. E’ solo che io ho sempre puntato troppo sulla mia bellezza e ho sempre pensato di poter avere tutti gli uomini ai miei piedi e, invece, a lui non sono mai interessata. All’inizio la cosa non mi infastidiva perché a Edward non interessava nessuna in realtà…ma poi sei arrivata tu e hai sconvolto tutte le mie certezze. Io non riuscivo a capire che cosa avessi tu più di me e, come una sciocca, mi sforzavo di non vedere tutti i lati positivi che hai…e ti assicuro che se anche tu non li riesci a vedere sono tanti. Sei una persona così buona, gentile, disinteressata e coraggiosa. Hai lottato contro quei vampiri praticamente da sola per salvare te e i tuoi bambini e …e sei venuta qui a parlare con me anche se io sono stata  sempre davvero perfida. Quella che dovrebbe chiederti una possibilità sono io…non tu…”
“Ma se non ce l’hai con me…allora perché continui a ignorarmi? insomma, a essere così fredda  con me…”
“La verità è che ti invidio ancora molto per una cosa”
Alzai un sopraciglio in modo interrogativo e lei mi sfiorò la pancia con le dita.
“Oh…” Avrei pensato a qualunque cosa, ma mai che il desiderio più profondo di Rosalie fosse quello di diventare madre…
Restò in silenzio per qualche minuto e poi mi domandò “Cosa sai della mia storia, Bella?”
“Non molto in realtà…” ammisi sincera, Edward non aveva mai voluto entrare troppo nei dettagli su tutto quanto riguardava sua sorella.
Rosalie prese un profondo respiro e poi iniziò a raccontare  “Era il 1933, io avevo diciotto anni ed ero bella. Non mi curavo di nient’altro che non fosse divertirmi o trovare un marito ricco….”
Non ci mise molto a raccontarmi tutta la sua storia, la sua vita umana, la sua trasformazione. Le sue parole mi colpivano penetrando dentro di me lentamente ma indelebilmente…
Rosalie, che io avevo sempre considerato così fredda e ostile, si stava aprendo con me per la prima volta veramente. E la cosa più strana era che non sembrava infastidita o scocciata, sembrava sinceramente a suo agio, proprio come me…
Quando ebbe terminato con il suo racconto rimasi a lungo in silenzio, incapace quasi di fissarla senza nascondere il dispiacere che provavo per lei e per tutto ciò che aveva dovuto affrontare nella sua vita.
Dopo svariati minuti presi coraggio e le afferrai la mano sperando ardentemente che non mi respingesse. Non lo fece, così mi azzardai a parlare.
“Mi dispiace…per tutto. Ma sono contenta che tu ti sia aperta con me…mi sembra di conoscerti un po’ meglio.”
“Fa piacere anche a me” rispose lei stringendomi la mano “ma adesso dimmi tu una cosa…davvero hai paura? Voglio dire..di quello che ti dirà la gente…”
Sospirai e, sentendo la sua domanda, mi si formò un groppo in gola. Se avevo paura? No, in effetti ero solo terrorizzata...
Ma non volevo esagerare o Edward l’avrebbe sicuramente letto nei suoi pensieri.
“Beh…solo un po’…” mentii “ma so che ho voi. Di quello che dicono gli altri non mi importa.”
“Fai bene. E ricorda: adesso hai anche me..” si avvicinò titubante “Sarebbe ancora strano un abbraccio tra di noi?”
“No” risposi ridendo “non c’è nulla che vorrei di più…”
Mi avvicinai e mi strinsi a lei.
L’unica cosa davvero strana fu che in realtà…non fu strano per niente!
 La stretta di Rose era forte e decisa ma delicata, mi sentivo al sicuro con lei, e in quell’istante capii che al mondo adesso c’era una persona in più su cui i miei figli avrebbero potuto contare…

Eravamo ancora in quella posizione quando un turbinio di capelli neri ci piombò addosso, trasformando il nostro abbraccio in un groviglio a tre.
“Oh lo sapevo che vi sareste chiarite!!! L’avevo visto io ma non volevo affrettare i tempi!!! E così ora possiamo passare, finalmente, al vero motivo per cui ho organizzato questa riunione tra donne!!!”
Immediatamente mi staccai e la squadrai sospettosa “Io…io lo sapevo che avevi in mente qualcosa! Ma sappi che qualunque cosa sia io non ne farò parte…”
Mi fiondai verso la porta ma, ovviamente, Alice fu più veloce: non feci neppure in tempo a raggiungerla che lei l’aveva già chiusa a chiave.
“Bella non fare così…è per il tuo bene. Rose tu mi darai una mano”
“Di che si tratta?” domandò la bionda.
“Beh…” rispose fissandola maliziosa “diciamo che ieri notte Edward ha fatto una certa cosa con la lingua a Bella e ora lei ha bisogno che noi le spieghiamo come ricambiare il favore…”
Rosalie scoppiò a ridere tenendosi la pancia..aveva capito.
E purtroppo avevo capito anche io!!
“No ti prego Alice” iniziai ad implorarla “per favore non farlo…sono sicura che quando sarà il momento mi verrà naturale!!”
“Assolutamente no. Ti verrà pure naturale ma qualche dritta viene sempre utile…un giorno mi ringrazierai. E poi ho portato tutto il necessario ormai:penna, blocco per prendere appunti e…due Calippi
*. Perché secondo me la pratica è meglio che la teoria…Il tuo è al limone, invece il mio è solo ghiaccio…”
Esasperata mi gettai sul letto completamente fucsia “Ti odio…”
“Dai Bella…” intervenne Rose “Alice è molto brava in certe cose credimi!!”
Scoppiammo tutte e tre a ridere e Alice ne approfittò per ficcarmi in mano il ghiacciolo.
“Allora” iniziò parlando come un’esperta professoressa “Partiamo con le regole di base….”
Sospirai e mi arresi al mio destino: qualcosa mi diceva che quello sarebbe stato un lunghissimo pomeriggio!

*Per chi non lo sapesse il calippo è una specie di ghiacciolo che una volta la mia migliore amica ha appunto usato per cercare di insegnarmi a fare...beh, la stessa cosa di Alice. Inutile dire che mi sono rifiutata, ma la forma si presta bene devo dire...
Eccovi la sorpresina...l'immagine del mio nipotino!!! Scusate se ve la ficco quì, ma io ne vado così fiera che la mando a chiunque!!! Spero vi piaccia...non è molto carino?Va beh, forse sono di parte...vi bacio e a prestissimo
Xo Xo Cloe          





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Capitolo 17
*** Christmas Eve ***


cap 16 Allora belle fanciulle...già vi dico che vorrete uccidermi arrivate alla fine. Scusate se tronco così,ma avevo scritto tipo 28 pagine di word e mica potevo postare tutto o mi morivate...E poi ci vuole un pò di suspense, sennò nn c'è divertimento e io vi voglio vedere trepidanti in attesa!!! Sono molto felice che lo scorso chappy non abbia annoiato...penso che presto la nostra allieva avrà occasione di mettere in pratica ciò che ha appreso...ehm...sempre se viene una cosa non troppo oscena!!!
Che palle, è sabato e io nn posso uscire perchè devo fare la baby sitter. Posto mentre i mostri giocano...praticamente mi sento come imprigionata in un episodio di SOS TATA senza la tata...cioè, la tata sono io, però nn mi obbediscono neppure lontanamente...sob!!!
Va beh, vi ringrazio perchè abbiamo superato i 210 preferiti e i 100 seguiti...wow!!! Recensite numerosi che se siete buoni domani vado a finire il prox cap e svelo il finale...e magari mi ci metto d'impegno e vi rispondo!!! Tanto ho deciso che il 15 nn do l'esame perchè nn ce la faccio più a studiare...apro il libro e preferirei spararmi su un piede, quindi ho deciso di lasciare perdere...
Vi saluto e vi bacio
Xo Xo Cloe

BELLA
“Bella…questo è perfetto!!”
Alice saltellava da una parte all’altra del negozio senza darmi tregua neppure per un secondo. Beh d’altronde dovevo immaginarmelo quando avevo accettato stupidamente di accompagnarla…per quella vampira la più grande passione iniziava con la s, ma non era il sangue…era lo shopping!
“Alice, lo hai già detto per gli ultimi tre vestiti!”
“Non è mica colpa mia se a te non va mai bene nulla!! Uno è troppo corto, uno è troppo lungo, uno è troppo scollato…fidati di me. Su questo non ci saranno obiezioni!”
Alice sparì di nuovo tra gli scaffali per andare a recuperare il vestito mentre io me ne stavo costretta su una comoda poltrona fuori dai camerini.
Già, perché una delle condizioni necessarie per permettermi di uscire poste dal mio ragazzo, era che io camminassi il meno possibile, che non mi affaticassi e, cosa ancora più fondamentale, che ci fosse sempre una vampira a supervisionarmi.
Alice era partita alla ricerca dell’abito perfetto per me, Rosalie invece, alla ricerca dell’abito perfetto per lei che, conoscendola, non avrebbe fatto fatica a trovare: qualunque abito diventava perfetto se indossato da lei!
“Bella, adesso chiudi gli occhi.” Il folletto malefico era appena tornato nascondendo qualcosa dietro la schiena.
“Alice…” sbuffai scocciata “Dammi quel vestito e non parliamone più…”
“Ho detto chiudi gli occhi…”
“Ok, ok…” li chiusi e, quasi mi spaventai quando sentii che mi stava bendando con un nastro.
“Alice…” protestai inutilmente.
Mi fece alzare e sentii che mi portava in un’altra stanza chiudendo la porta: dovevamo essere entrate nel camerino.
“Ok adesso ti spoglio e ti metto il vestito. Fai la brava..”
“Ma perché? Scusa ma so vestirmi da sola!”
La sentii chiaramente sbuffare “Perché così ci sarà un maggior effetto sorpresa quando te lo vedrai addosso, no?! E poi, lasciami divertire…lo sai che io non ho memoria della mia infanzia; non mi ricordo di aver mai giocato con le bambole,di essermi divertita a cambiarle d’abito…Bella, fallo per me…cosa ti costa essere per un paio d’ore la mia bambola formato gigante”
“Certo certo…” Tanto Alice sapeva benissimo che non avevo il coraggio di dirle di no se tirava fuori la sua storia triste o se faceva la vocina addolorata…accidenti!
Però dovevo ammettere che era quasi divertente anche se essere completamente al buio non aiutava le persone con scarso senso dell’equilibrio: almeno un paio di volte dovetti aggrapparmi a lei per evitare di cadere.
Per fortuna che Rosalie non era entrata in camerino con noi. Non che lei non fosse gentile con me, anzi, il nostro rapporto era migliorato sensibilmente. Ancora non eravamo grandi amiche come me ed Alice ma sentivo che lo saremmo diventate…
Solamente… lei era così perfetta…e io invece,  beh…
“Alice…” domandai mentre mi allacciava l’abito sulla schiena “si vede già un po’ la pancia? Mi avrete fatta ingrassare di tre chili in questi due giorni. Di questo passo Esme mi farà diventare un pallone…”
“Sì…si vede un po’. Ma non dire idiozie. Anche se stai leggermente meglio di quando ti ho ripescata come un gattino mezzo annegato a La Push ancora devi rimetterti. E poi…sei autorizzata a mangiare e ad ingrassare un po’: sei incinta!”
“Ma tu credi…” esitai un attimo “credi che a Edward piacerò ancora? Voglio dire, col pancione e tutto il resto…”
“Bella!” mi abbracciò e sentii che posò le sue mani sulla mia pancia “Edward ti amerebbe anche se ti spuntasse una testa in più o una verruca sul naso…figurati se gli importa qualcosa di qualche chilo. L’unica cosa pallosa sarà che il pancione vi sarà un po’ d’intralcio durante le vostre seratine piccanti!”
“Alice!” Cercai di colpirla ma non toccai altro che l’aria intorno a me.
“Scusa…ma dopo quello che ti ho insegnato mi aspetto grandi cose da te! E ora fuori da qui: vediamo se ti piace il vestito.”
Detto questo mi trascinò con grazia fuori dal camerino e mi immobilizzò, probabilmente davanti ad uno specchio.
“Wow ti sta benissimo!” la voce di Rose giunse dalle mie spalle: doveva essere tornata dalla sua battuta di “caccia”.
“Allora, Bella…sei pronta?” Alice sembrava eccitata come una bambina a Natale.
Annuii e lei mi tolse la benda scura dagli occhi. Ci misi qualche secondo a riabituarmi alla luce ma poi fissai lo specchio e…
Wow…
Avevano ragione: quel vestito era semplicemente perfetto!
Blu notte, scendeva morbido fino al ginocchio; una fila sottile di strass lo arricciava leggermente sotto il seno donandogli luminosità: sembrava fatto apposta per me!
“Alice è splendido…davvero, non so cosa dire. A parte il fatto che hai il gusto migliore dell’intero universo!”
“Lo so…” mi osservò compiaciuta “Allora lo prendiamo?”
Stavo per annuire e correre a pagarlo quando mi ricordai di una cosa fondamentale: il prezzo.
Presi il cartellino e quasi mi venne un infarto. Avremmo dovuto optare per qualcosa di diverso perché quel vestito era assolutamente al di là di ogni mia possibilità economica. Quasi mi dispiaceva un po’ dirglielo: sembravano contente e felici almeno quanto me.
“Alice. No, non posso prenderlo.” Risposi “Costa 480 dollari. Non posso assolutamente permettermelo….”
Le due ragazze si fissarono per qualche secondo e poi scoppiarono a ridere abbracciandomi. “Bella. Era implicito che l’avremmo pagato noi. Ormai fai parte della famiglia, sciocchina!”
“Ma io, non voglio.” Protestai “Sicuramente farete già tanti regali ai bambini. E poi dove diavolo lo metterei io un vestito così bello ed elegante?”
Alice lanciò una strana occhiata a Rose e poi mi disse con nonchalance “Beh…stasera è la vigilia di Natale e Edward varrà darti…beh, vorrà darti il suo regalo e festeggiare. E poi mettila così: questo è il nostro regalo di Natale, e un regalo non si rifiuta…sennò ci offendiamo!”
“E va bene…” mi arresi “lo prendo. Ma poi basta regali così costosi e che io non posso assolutamente ricambiare. Anzi, spero che Edward non abbia speso troppo….”
“Oh…non ha speso neppure un centesimo, te lo giuro.” rispose Rosalie beccandosi una gomitata nelle costole da parte di Alice.
Mmm…quelle due mi stavano sicuramente nascondendo qualcosa. E visto il loro grado di eccitazione doveva essere qualcosa di grosso: di solito sapevano mentire molto meglio.
Uscite dal negozio mi costrinsero a comprare anche un coprispalle e un paio di ballerine molto carine ma, per mia fortuna, anche molto comode.
il centro commerciale stava per chiudere; ormai si aggiravano soltanto gli ultimi ritardatari alla ricerca di qualche regalo dell’ultimo minuto(quello che faccio sempre io cioè) e anche le mie due personali aguzzine si erano rassegnate a tornare a casa.
Stavamo camminando verso l’uscita quando, improvvisamente ,Rose ci trascinò verso la vetrina di uno degli ultimi negozietti ancora aperti: notai che vendeva splendidi abitini per bambini cuciti a mano…sicuramente costavano un occhio della testa!
“Rose, no. Hai promesso…basta regali” la ammonii.
“No, io ho promesso basta regali a te. Non ho mai promesso basta regali ai nipotini. Alice…guarda quella tutina rosa!! E’ bellissima…sembrerà una principessina!!”
“Hai ragione!” esultò felice Alice “Compriamola!”
“Ma sì certo…Perché non la prendiamo anche azzurra già che ci siamo, visto che non conosciamo il sesso?”. Ovviamente io lo avevo detto in tono sarcastico, ma loro non sembrarono averlo capito perché mi portarono dentro di peso sostenendo che fosse un’ottima idea. Mannaggia a me e alla mia linguaccia!
Mi allontanai dalla cassa e, mentre aspettavo che loro pagassero, mi misi a gironzolare tra gli scaffali: dovevo ammettere che quei vestitini erano davvero piccini…Chissà se anche i miei bambini sarebbero stati così piccoli e delicati, se avrei saputo tenerli in braccio senza fargli male, se…
“Bella…ma tu cosa ci fai qui?” una voce super eccitata mi riscosse dai miei pensieri.
Mi voltai e mi ritrovai di fronte…oh, no!
Era evidente che quella giornata era stata troppo bella per poter durare.
“Ciao Jessica…” balbettai presa in contro piede.
“Ciao! Ti ho chiamata ieri ma tuo padre mi ha detto che non eri a casa perchè avevi dormito da un’amica. Sai, io e Angela eravamo preoccupate: non ti sei più fatta viva dalla sera che siamo uscite…”
“Oh…ehm sì…scusa” cercai di accampare una scusa che non fosse proprio una bugia “sono stata poco bene e….ma come mai ancora in giro a quest’ora?”
“Cerco un regalo dell’ultimo minuto per mia cugina. Ha partorito questa mattina e non so che prenderle. Ma tu? Come mai in un negozio per bambini?”
Forse era stata tutta una mia impressione, ma avevo avuto la netta sensazione che mi avesse fissato la pancia mentre me lo chiedeva.
“Oh…ehm…anche io…regalo…” accidenti, sicuramente ero arrosita!
“Sai…” continuò lei “per un attimo mi è venuta in mente una cosa assurda che ho sentito…Mia madre ieri è passata in farmacia e la ragazza che sta al banco le ha detto che…cioè,le ha detto che tu sei andata lì a comprare un test di gravidanza. Allora io le ho detto che era impossibile perché tu non hai il ragazzo al momento visto che Cullen ti ha lasciata….ops, scusa…so che ti da fastidio parlarne. Insomma, dovresti dire a quella tipa di smetterla di dire idiozie sul tuo conte perché….OH MIO DIO!”
Sobbalzai alla vista della faccia sconvolta di Jessica: fissava a occhi spalancati un punto vicino a me. Mi voltai e vidi che Alice e Rose ci avevano raggiunte.
“Ciao” Alice sembrava allegra come sempre mentre Rose era distaccata e in disparte….non penso avesse mai sopportato molto Jessica.
“Ciao…” Si vedeva chiaramente che era un po’ intimidita e totalmente sorpresa che loro fossero a Forks…chiaramente con me. “Ma se voi siete tornate…allora….”
Improvvisamente strabuzzò gli occhi e mi fissò come se avesse finalmente compreso una profonda e assoluta verità.
Oh cavolo...no!!
“Ma allora è vero!! Tu sei…tu sei…” Non volevo che lo pensasse, non volevo che lo sapesse…perché sapevo che nel momento in cui lei lo avesse detto sarebbe diventato di dominio pubblico.
“…sei incinta!!!!! Ma allora avevo ragione l’altro giorno; e pensare che io volevo solo scherzare…”
“Shhh” ero disperata, perché doveva urlare a quel modo?! “Jessica, ti prego cerca di tenertelo per te. Io e Edward non vorremmo ancora proprio dirlo in giro,sai…”
“Aspetta” mi interruppe “Tu e Edward? Vuoi dire che vi siete rimessi insieme? Beh…mi sembra giusto:anche se lui non ti ama più deve prendersi le sue responsabilità…”
Mi sentii pervadere da una strana irritazione: ma cosa diavolo ne sapeva lei di quello che provava Edward per me? Non ci aveva neppure mai parlato…
“Senti tesoro” mi sorprese il fatto che fosse Rosalie a prendere le mie difese “Non che questi siano affari tuoi…comunque loro stanno insieme perché si amano e vogliono costruire una famiglia, intesi? Quindi tieni per te i tuoi stupidi commenti inappropriati e fuori luogo.”
Si vedeva chiaramente che Jess stava morendo di paura “Ehm..sì. Beh, sarà meglio che vada. Bella, auguri allora…”
La ringraziai e mentre usciva dal negozio ridacchiando notai che digitava frenetica un messaggio sul telefonino: perfetto, nel giro di un’ora tutta la scuola superiore di Forks avrebbe saputo che Isabella Swan era incinta…
Alice mi circondò le spalle con il braccio “Scusa…ma non tenevo d’occhio il futuro della Stanley. Deve aver deciso di entrare nel negozio all’ultimo minuto.”
“Non fa niente” risposi stringendomi di più nel cappotto: l’aria nel parcheggio era davvero fredda…non mi sarei stupita se avesse iniziato a nevicare “Tanto prima o poi lo avrebbero scoperto tutti: almeno così mi risparmierò la fatica di dirlo io…”
Camminavamo veloci tra le auto; l’unica cosa che mi interessava ormai era tornare a casa e rifugiarmi lì…lì dove non dovevo avere paura di incontrare la gente, dove non dovevo nascondermi, dove le persone mi amavano davvero…
E pensandoci improvvisamente mi sentii un pò stupida ed ingrata: io ero incredibilmente fortunata e neppure me ne rendevo conto. Avevo una, anzi due famiglie che mi amavano incondizionatamente, due bambini in arrivo e soprattutto lui…Edward. La settimana scorsa non avevo nulla, mentre ora ero la persona più ricca e fortunata dell’intero pianeta…di quello che diceva la gente non mi importava… non doveva importarmi nulla.
“Tutto bene?” Alice e Rosalie mi fissavano un po’ preoccupate; non mi ero neppure accorta che eravamo già alla macchina.
“Sì…” annuii “solo…no, niente.” Non volevo raccontarle le paure che avevo…un solo pensiero non controllato e Edward avrebbe passato i prossimi mesi a sentirsi in colpa per qualcosa che riguardava solo me e le mie stupide fissazioni…
Salii in macchina sfoderando il mio migliore sorriso “Allora…sbrighiamoci a tornare a casa, o non farete in tempo ad agghindarmi per stasera. Potrei sapere che cos’è il grande segreto che non volete dirmi?”
“Grande segreto? Io non so di cosa tu stia parlando…”Alice aveva messo in moto e sfrecciavamo per le strade a super velocità.
Non fiatammo più per quasi tutto il viaggio…probabilmente avevano capito che l’incontro con Jessica mi aveva un po’ sconvolta ma non volevano mettermi pressioni e obbligarmi a parlare per forza.
Le ringraziai mentalmente per quello: sentivo che per qualche motivo quella serata sarebbe stata memorabile e volevo restare concentrata sull’unica cosa importante: divertirmi.


Le due pazze mi portarono direttamente nell’enorme bagno di Alice senza neppure permettermi di dare un bacio a Edward, anzi, a dirla tutta,senza neppure permettermi di poterlo vedere. Che crudeltà: in fondo a Natale bisogna essere tutti più buoni!
“Bella, non lamentarti” Rosalie aveva ormai quasi finito di arricciarmi i capelli e anche la tortura trucco, ormai si era conclusa “In fondo l’attesa aumenta il desiderio, no?”
“Sì sì…però…” bonfochiai
“Però adesso sei perfetta!” intervenne il folletto; mi fece alzare in piedi e mi portò di fronte ad uno specchio.
“Accidenti siete state fantastiche. Ma sono veramente io?” Non potei fare a meno di chiederlo…la ragazza nello specchio che mi sorrideva era veramente…veramente bellissima:i boccoli scuri ricadevano morbidi sulle spalle, perfettamente acconciati e il trucco c’era ma era così leggero da non notarsi quasi.
Semplice ed elegante…come piaceva a me insomma.
“Ma certo che sei tu. E ora scendiamo di sotto che il tuo amato ti aspetta e poi anche io devo preparare il mio regalino per Jazz” mi guardò allusiva facendomi l’occhiolino “Hai presente il completino rosso che ho comprato oggi?”
“Ma io credevo che fosse per te…”
Alice alzò gli occhi al cielo “Il completino in sé era per me…il regalo di Jasper sarà…togliermelo…”
Sentii vagamente Rosalie ridere ma già non badavo più a loro.
Guardavo solo lui: mi aspettava in fondo alla rampa di scale sorridente, felice come non mai, e mi fissava come se fossi stata la cosa più bella che avesse mai visto.
Indossava un bellissimo smoking nero che lo fasciava perfettamente e metteva in risalto i suoi muscoli:Sembrava appena uscito da una pubblicità o da uno di quei film degli anni quaranta…e invece per qualche strana ragione era vicino a me!
Senza rendermi bene conto di quello che stavo facendo mi precipitai giù dalle scale e mi fiondai tra le sue braccia.
“Sono carina?”
“Tu sei sempre carina” sospirò “Ma stasera lo sei ancora di più, e non credevo fosse possibile…”
Arrossii “Beh, la stessa cosa vale per te” Mi avvicinai al suo viso e dischiusi lentamente le labbra sulle sue…
Non l’avessi mai fatto! Immediatamente mi sentii strattonare da una Alice urlante “Bella, ti ho dato il mio rossetto edizione limitata di Dior! A questa velocità mi consumi tutto lo stick in una serata!!!”
“Ignorala”  Edward continuava a baciarmi e sembrava incurante delle proteste della sorella.
“Ehi Bellina…” Uff adesso ci si metteva pure Emmet “capisco che hai gli ormoni a palla…ma cerca di contenerti almeno davanti a Carlisle ed Esme”
A quelle parole mi staccai immediatamente avvampando e mi accorsi che tutta la famiglia ci stava fissando sorridendo…
No, che figura.
“Va beh…” biascicai “Magari è meglio se andiamo…”
Esme mi abbracciò stretta e mi accorsi che era così emozionata che se avesse potuto avrebbe certamente pianto…chissà perché poi, andavamo solo a cena fuori…
Edward mi condusse per mano fino in garage, accertandosi così che non cadessi giù dalle scale rompendomi l’osso del collo. Mi diressi verso la Volvo e mi sorpresi quando lui invece mi tirò verso il fondo della stanza: davanti a me stava l’auto più bella e scintillante che avessi mai visto…anche più della Volvo che tanto amavo!
“Ma questa non è la tua Volvo…”
“No, quella è la macchina di tutti i giorni. Questa” e battè piano sulla carrozzeria nera “Beh, diciamo che la Aston Martin è solo per le occasioni molto speciali…”
Mi aiutò a salire e dovetti ammettere che, anche se non mi intendevo minimamente di auto, questa era davvero stupenda e soprattutto comodissima.
Edward guidava veloce con una mano sola, l’altra, posata sulla mia pancia, era stretta tra le mie.
“Quindi hai detto che questa è un’occasione speciale? E potrei sapere dove stiamo andando?”
“Sì…pensavo che visto che è il primo Natale che passiamo insieme dovremmo trascorrerlo in grande…”
Lo vidi chiaramente sorridere…mmm, sicuramente stava tramando qualcos’altro.
“Non hai risposta all’altra mia domanda…”
“No” continuò imperterrito “ e non ho intenzione di farlo…è una sorpresa”
Incrociai le braccia sul petto “Io odio le sorprese…non mi starai mica portando a qualche altro ballo scolastico di cui io non sono a conoscenza, vero?”
“No…ma ti devo chiedere un favore. Puoi metterti la benda che cè lì per terra sugli occhi. Scusa, ma sennò la sorpresa non riesce al 100% e ormai siamo quasi arrivati”
“Uffa” sbuffai “Anche tu con questa storia delle bende. Ma è un vizio di famiglia allora!” La indossai comunque: tanto otteneva sempre ciò che voleva da me…
Dopo pochi minuti sentii l’auto fermarsi e qualcuno che mi prendeva in braccio e mi portava sicuro camminando nell’aria fredda.
Poi entrammo in un posto caldo, sicuramente un luogo interno.
“Edward…mi sto spazientendo…”
“Bella, fai la brava su” rispose lui depositandomi su una sedia; ovviamente mi fidavo di lui ma io…davvero odiavo le sorprese.
“Ancora qualche secondo di pazienza e…voilà” Improvvisamente mi sentii accecata dalla luce e, guardandomi intorno, capii che eravamo…no, non ci potevo credere!
L’avrei riconosciuto tra mille quel posto…
Port Angeles
Era lo stesso ristorante dove avevamo cenato la prima sera in cui eravamo usciti, la sera in cui lui mi aveva rivelato la verità, la sera in cui era cambiato tutto tra noi…
E adesso quel posto era anche più magico: il nostrpo tavolo, lo stesso tavolo a cui già avevamo cenato allora, era cosparso di petali di rosa e qua e là qualche candela donava magia e atmosfera all’ambiente.
“Ti piace?”
“E me lo chiedi…” domandai emozionata “E’ lo stesso posto…lo stesso tavolo. Spero solo che non ci sia la stessa cameriera”
Come attratto dalle nostre parole arrivò un ragazzo piuttosto giovane a prendere le nostre, cioè le mie ordinazioni.
Non avevo neppure bisogno di prendere il menù, sapevo già cosa avrei scelto “Allora” esordii sorridendo a Edward “due coche e un piatto di ravioli ai funghi…più grande che può, sto morendo di fame…”
“Solo se i funghi sono freschi però” intervenne Edward “Sa, la mia ragazza è incinta…”
Il cameriere annuì e, stranamente un po’ sconsolato, se ne tornò in cucina.
“Perché glielo hai detto?” Insomma, non ne capivo il motivo…a cosa interessava al cameriere poi..
“Diciamo solo che stava facendo dei pensieri inappropriati…”
“Ma dai” risposi arrossendo “ti sarai sbagliato… Piuttosto, come mai non c’è nessuno?”
Il ristorante era completamente vuoto e silenzioso; solo ora mi accorgevo che era molto strano.
“Diciamo che per stare più tranquilli….” Si avvicinò di più a me “Ho prenotato tutti i tavoli…”
Solo l’arrivo del cibo e il fatto che fossi davvero affamata mi impedirono di rimproverarlo: chissà quanto gli era costato…e doveva ancora darmi il suo regalo!
Quel pensiero però mi fece ricordare una cosa importante: anche io dovevo ancora dargli il mio.
Inghiottii l’ultimo boccone e presi un pacco dalla borsa.
“Questo è per te…” dissi titubante “Non è nulla di che…spero che ti piaccia.”
Era una fotografia di noi due: Edward mi teneva stretta mentre io bevevo la cioccolata.  Una cosa semplice insomma,eppure mi era piaciuta sin da subito...mi dava una bella sensazione di famiglia...
Finii di mangiare mentre lui scartava il pacco con delicatezza: come poteva essere altrimenti? Io di solito li distruggevo, mentre quando lui ebbe finito la carta giaceva abilmente ripiegata sul tavolo.
“Bella…è il più bel regalo che mi abbiano mai fatto. Ma non dovevi. Lo sai perfettamente che siete voi il mio regalo più grande….”
“Sono contenta che ti piaccia” sorrisi felice “Ce l'ha scattata Alice l’altro giorno…In realtà io non ho fatto altro che comprare la cornice ma…”
“Lo terrò sempre con me” si avvicinò  e mi strinse forte a sé “Ti amo….”
Lo abbracciai più forte e affondai il volto nell’incavo del suo collo.
“E ora tocca a te…per il regalo e per la seconda parte della sorpresa…”
Lo fissai sospettosa.
“Ti giuro che non ho speso altri soldi, se è quello che ti preoccupa. Allora, pronta per andare?”
“Sono pronta per andare via di qui” Lo vidi sorridere ricordando il momento in cui avevo già pronunciato quella frase, quasi un anno prima.
“Che fai, ora citi te stessa?” mi chiese mentre lasciava una banconota sul tavolo e mi sosteneva per la vita conducendomi fuori dal locale.
“Beh…era una frase davvero d’effetto…” ribattei; ora fuori era davvero buio, non si vedeva quasi nessuno ormai per le strade.
 Notai che Edward però non mi stava conducendo verso l’auto, ma fuori dal centro, vicino ad un piccolo boschetto.
“Ehm…"domandai titubante " Dove andiamo scusa?”
“In un posto che raggiungeremo molto più facilmente se ti porto a piedi…o meglio, correndo”
Mi sentii annodare lo stomaco “No, ti prego. Non voglio vomitarti addosso!”
“Sciocchina, faremo in un attimo. E poi basterà che tu tenga la bocca e gli occhi sigillati. Ti fidi di me?” Stava facendo il sorriso che abbatteva ogni mia difesa…quello sghembo e sensuale.
“Va bene” capitolai “Andiamo…”
Mi aggrappai forte a lui stringendomi nel cappotto e chiudendo gli occhi.
Lo sentii iniziare a muoversi e correre velocissimo: non l’avevo mai sentito andare così veloce, doveva avere molta fretta e molta energia.
Chissà qual’era la sorpresa, e soprattutto dove…
Avrei tanto voluto aprire gli occhi e dare una sbirciatina, ma rinunciai: concludere la serata dipingendo un quadro astratto di ravioli ai funghi sulla camicia di Edward non era proprio il mio obbiettivo principale.
Stavo per iniziare a protestare sulla durata di quel viaggio quando lo sentii improvvisamente rallentare.
“Non guardare finchè non te lo dico io!” Mi sentii depositare a terra; il pavimento però non era duro, sembrava quasi di stare su un prato.
“Adesso puoi guardare!” La sua voce veniva da un pò distante.
Aprii gli occhi e rimasi abbagliata.
Era la nostra radura ma…era totalmente diversa…
Sugli alberi che la circondavano erano state appese centinaia di lucine gialle che creavano un atmosfera stupenda…sembrava di stare al centro esatto di una fiaba.
La mia fiaba.
Mi voltai e lo vidi appoggiato vicino ad un tavolino basso su cui troneggiava uno stereo.
Premette un pulsante e le note di una canzone che conoscevo benissimo iniziarono a diffondersi nell’aria.
“E’ la canzone che abbiamo ballato al ballo di fine anno” sussurrai. Una lacrima riuscì a scappare dalle mie ciglia rigandomi il viso.
In meno di un istante Edward fu al mio fianco e l’asciugò con il pollice. Poi mi attirò delicatamente a sé e mi fece salire sui suoi piedi…esattamente come quella sera.
Ma adesso era ancora più perfetto…perché non eravamo solo io e lui…c’erano anche le due piccole vite che crescevano dentro di me…
Avvicinandomi ancora di più a lui sentii che la mia pancia entrava in contatto con la sua.
“E’ incredibile…ti ricordi ancora della canzone…”
“Mi ricordo di ogni istante passato con te….” Sentivo il suo respiro fresco sulle mie labbra. Presi io l’iniziativa e lo baciai con passione…avrei voluto che quel momento perfetto non finisse mai, che potessimo essere felici così, per sempre.
Quando lui si staccò da me potei ricominciare a respirare e lo fissai dritta negli occhi.
“Ti amo…” speravo mi riuscisse a sentire anche se stavo singhiozzando.
“Anche io ti amo…sei tutta la mia vita…”
Appoggiai il volto sulla sua camicia e mi resi conto che in pochi secondi era diventata zuppa; cercai di ricompormi e sollevai il viso
Mi accarezzò leggermente la guancia “ E' grazie a te che ho ricominciato a vivere Bella. Io…io non so dove sarei senza di te…non so come sarei potuto andare avanti se non fossi riuscito a salvarti…”
“Edward…”lo interruppi.
“No, ti prego lasciami finire. Bella, tu sei entrata nella mia vita come un uragano, come una meteora che ha incendiato il cielo per la prima volta. Prima vedevo solo buio e…disperazione, stavo attento a non amare,a non legarmi più di quanto fosse necessario. Confondevo la mia vita con quella degli altri e niente, niente aveva veramente senso per me. Poi tu hai rischiarato tutto con la tua luce, con la tua forza, con la tua bellezza. Per la prima volta in quasi cento anni ho sentito che forse c’era una speranza per me…per noi…”
Annuii leggermente….sapevo perfettamente come si sentiva.
Esattamente come me: la mia vita poteva avere un senso solo se lui la divideva con me…
Stranamente però lo vidi esitare, quasi titubante…c’era qualcosa che ancora non mi aveva detto…
“Edward, che c’è?”
Si scostò un poco da me e…
e????? Eh, lo saprete solo continuando a seguirmi, no??? Vi giuro, non venite a prendermi a bastonate, vado a scrivere....
Ma secondo voi cosa sarà mai???? Forza su aguzzate l'ingegno!!! A prestissimo....

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Capitolo 18
*** The proposal ***


cap 17 Alloora, qualunque cosa io scriverò ora è data dalla mia follia…che ieri e oggi è all’ennesima potenza e non so perché. Allora, vi racconto la giornatina di ieri. E chissene direte voi, ma io ve la racconto lo stesso. Sono andata alla giornata di orientamento dell’uni di torino perché diciamo che vorrei fare giurisprudenza quest’anno. Ma io e la mia amica eravamo fuori completamente…boh sarà il caldo. Allora già per arrivare a Grugliasco ci abbiamo messo duecento ore e trecento mezzi …ma alla fine siamo lì…dopo due ore e mezza…ma va beh.
Va beh…la cosa di giurisprudenza la ascoltiamo ancora attente, poi lei è interessata a scienze della formazione e allora andiamo anche lì…e lì inizia lo sclero di gruppo. Cioè io avevo tipo un vecchio numero di Big, un giornale che praticamente leggono le ragazze dai dieci ai17 anni e già dovrei vergognarmi. Cmq c’era un intervista a Kellan Lutz e iniziamo a scrivere sui margini tutte le sconcezze che gli avremmo fatto se l’intervista l’avesssimo fatta noi…e vi censuro le porcate scritte e le risate dove si giravano tutti…
Poi ad un certo punto lei fa tutta eccitata “Guarda c’è Rob, c’è Rob!!!”, ovviamente lei intendeva sulla rivista mentre io mi sono messsa ad urlare “Dove, dove???” urlando perl’aula…
Non so che mi succede, davvero…sembro ubriaca da un po’ di ore…boh  nn ho bevuto niente…
Non so che cosa sto per postare perché non sono nel pieno delle mie facoltà mentali…quindi vi lascio…
Bye bye… Cloe


BELLA

Si scostò un poco da me e…
E poi fece qualcosa che mi lasciò completamente senza fiato.
Lentamente si inginocchiò davanti a me; una mano teneva stretta la mia mentre nell’altra c’era…
No…non poteva essere vero…
Questo era qualcosa che non avrei mai, mai immaginato…qualcosa che andava aldilà di ogni mio sogno...
Eppure non era un sogno…
Era la realtà: una bellissima realtà.
Nell’altra mano Edward teneva un piccolo astuccio di velluto blu con dentro l’anello più bello che io avessi mai visto: i piccoli diamanti che lo incastonavano risplendevano luminosi nella notte.
“Bella…” ero così persa nei miei pensieri che la voce di Edward sembrò arrivare da molto, molto lontano
“Sai, la notte ti guardo dormire e a volte mi sento quasi sopraffatto da quanto ti amo, perché tu…tu sei meravigliosa. E francamente ancora non mi rendo conto di come io faccia ad essere così fortunato da averti nella mia vita. Ma tu ci sei…sei qui con me. Io so di non essere perfetto e… non sai quante cose  vorrei non aver fatto nella vita, per poter essere anche solo lontanamente degno di te. Ma sai qual è la cosa che mi tormenta di più? E’ quello che ho fatto a te. Tutto il dolore che hai provato a causa mia… è qualcosa con cui dovrò convivere per sempre.
L’unica mia certezza è che voglio passare il resto dell’ eternità con te…e ti giuro che mi farò perdonare. Ti giuro che  farò di tutto per renderti felice anche solo la metà di quanto tu rendi felice me. Isabella Swan…vorresti farmi l’onore di diventare mia moglie?”
Strinsi più forte la mia mano tra la sua e presi un bel respiro, cercando di capire se quel momento fosse vero…
“Edward “ sussurrai “Io…io non so cosa dire…”
“Devi solo dire sì….” Lo vidi sorridere tra le lacrime che in parte mi accecavano.
 E in quel momento capii.
Che niente era davvero importante.
Né i commenti di Jessica, né le critiche della gente, né nessun’altra cosa che mi aveva così tanto preoccupata…
L’unica cosa importante eravamo io, lui, e i nostri bambini.
Per sempre.
“Sì…sì, voglio sposarti” Quasi urlai buttandogli le braccia al collo.
Piangevo avvinghiata al suo collo senza sapere cos’altro fare.
“Ti amo…” fu l’unica cosa che ebbi la forza di dire.
“Ti amo anche io. Mi hai reso l’uomo più felice del mondo stanotte. Ma…” mi prese il volto tra le mani “Adesso mi permetti di mettertelo al dito?”
Annuii e mi allontanai il minimo indispensabile da lui; con delicatezza estrasse l’anello dalla scatolina e lo fece scivolare sul mio anulare sinistro, dove sarebbe rimasto…probabilmente per l’eternità.
L’eternità…
Quella parola mi fece rabbrividire per un momento.
Mi aveva riportato alla memoria brutti ricordi…era proprio ciò da cui lui aveva sempre voluto salvarmi: l’eternità di una vita dannata, l’eternità di una vita a metà…
Che cosa era cambiato ora?
“Amore…” Edward mi riportò al mondo reale “Cosa c’è? Ti senti male?”
Scossi il capo “No, è solo che…Mi chiedevo solo…tu hai detto l’eternità? Voglio dire, hai intenzione di…trasformarmi?” Dissi quell’ultima parola con grande cautela, sapendo come avesse sempre odiato parlare dell’argomento.
Ma io avevo bisogno di risposte, avevo bisogno di sapere se con quella parola intendeva semplicemente una  lunga e felice vita insieme o…o l’immortalità.
In quel momento una folata di aria gelida mi investì e io mi avvicinai a lui, cercando riparo.
Mi strinse e mi prese in braccio “Ne parliamo in macchina al caldo, vuoi?”
“Sì…” risposi col cuore in gola.
Mentre correva una miriade di pensieri mi frullavano nella testa: e se non mi avesse voluta per sempre con lui? Insomma, l’eternità era lunga e forse io avevo frainteso. Forse credeva ancora che il meglio per me fosse restare umana in fin dei conti, forse…

Basta.
Tentai di cacciare tutte le mie paranoie fuori dalla testa e di pensare con lucidità alla situazione, ma non fu facile. Sentivo il cuore battere impazzito e sapevo perfettamente che lo poteva sentire anche lui.
Quando finalmente potei salire in macchina mi sentii anche peggio: ormai dovevo affrontarlo, dovevo affrontare la realtà. Dovevo farmi coraggio.
Edward mise in moto e la macchina iniziò a scorrere silenziosa per le strade.
Io guardavo fuori dal finestrino gli alberi che sfrecciavano. Piena di domande, piena di perché.

Mi portai una mano alla pancia; magari i miei bambini sarebbero stati più simili a dei vampiri…e allora sarebbero stati immortali, e avrebbero avuto bisogno di me, della loro mamma. E se invece io fossi…morta?
“Piangi…?” Edward mi sfiorò dolcemente il viso. Mi guardai intorno e mi accorsi che ci eravamo fermati, probabilmente in uno spiazzo.
Sentii che mi slacciava la cintura e mi sollevava, sedendomi in bracciò a lui.
Mi cullò dolcemente massaggiandomi le braccia fino a chè non riuscii a ricompormi.
“Bella…” lo fissai in viso e notai che sembrava disperato “Lo so cos’hai. Tu hai paura. E ti capisco…la trasformazione è davvero dolorosa; ma ne parleremo con Carlisle. Forse dandoti tanta morfina non sentirai dolore. E comunque se tu non vorrai io non ti costringerò mai a fare nulla. Non dovrai mai preoccupartene, davvero. A me importa solo che tu sia felice….”
Lo fissai con gli occhi sbarrati. Stava veramente dicendo ciò che pensavo? Che lui era d’accordo a...a trasformarmi?
“Bella calmati non devi…” Lo zittii baciandolo con passione. Lui assecondò il mio bacio, ma sentivo che era sconvolto, probabilmente pensava che fossi in piena crisi ormonale.
Iniziai a ridere e fui costretta a staccarmi  per poter respirare.
“Tu…” dissi asciugandomi le lacrime rimaste tra le mie ciglia “Mi vuoi per sempre? Vuoi trasformarmi davvero? Oh…grazie Edward grazie…”
Prese il mio viso tra le mani e incastrò i miei occhi ai suoi “Pensavi…pensavi veramante che io non ti volessi con me per sempre? Bella sei assurda…non finirò mai di dirtelo. Sai benissimo che i miei problemi con la tua trasformazione hanno ben altra natura.”
“Edward” lo interruppi scoccandogli un’occhiataccia “Se è per la storia dell’anima io…io credo che in fondo al tuo cuore non ci creda neppure tu. Altrimenti non rinnegheresti la tua natura, non ti rifiuteresti di uccidere esseri umani innocenti.Tu hai una speranza, ammettilo…” Ritornai sul mio sedile e incrociai le braccia al petto: non l’avrebbe avuta vinta con me, non questa volta.
Lo sentii riavviare il motore e ripartire veloce nella notte.
“E’ solo una speranza…non una certezza. Te la senti di voler rischiare?”
“Sì” risposi senza pensarci neppure un secondo.
“sei disposta a rischiare di finire all’inferno?”
“Sì” ribadii ostinata.
“D’accordo allora…”
La sua risposta quasi mi fece cadere dal sedile “Scusa?”
“D’accordo…quando i bambini saranno cresciuti, tra qualche anno ne riparleremo.E se sarai ancora della stessa opinione….lo faremo.”
Quasi non potevo credere alle mie parole. Stare con Edward per sempre, era l’unica cosa che avessi mai desiderato davvero.Non c’era altro che avrei potuto chiedere.
Forse solo…
“Vorrei che fossi tu a farlo. A cambiarmi, voglio dire…” Le parole mi erano uscite di getto, senza pensarci.
Lo vidi esitare per qualche istante “Ok….facciamo così. Sarò io a trasformarti a patto che tu mi prometta che ci penserai seriamente e a fondo. E che tu faccia nel frattempo più esperienze umane possibile.” Allungò la mano sorridendo
“Affare fatto socio. Basta che un altro ballo scolastico non faccia parte delle esperienze a cui ti riferisci” risposi stringendogliela  “e…penso che un patto vada sancito con un bacio”
Cercai di essere seducente ed ammiccante ma in quel momento la mia performance venne rovinata da un enorme sbadiglio che non riuscii a contenere.
Edward ridacchiò mentre mi dava un fin troppo casto bacino sulla fronte “Adesso ti porto a letto piccola. E’ veramente tardi…”
“Non ho sonno” protestai guardando l’ora e sbadigliando nuovamente “accidenti…quasi le due…è già Natale”
Mi appoggiai sullo schienale guardando gli alberi scorrere veloci nell’oscurità: non volevo addormentarmi, ma il loro era un movimento ritmico e il sedile era così comodo…
Mi accoccolai stringendomi meglio nel cappotto e prima di rendermene conto mi addormentai con il mio fidanzato che mi carezzava i capelli…
Strinsi la mano sul corpo duro e freddo di Edward. Non volevo aprire gli occhi: ero ancora decisamente assonnata e sapevo che l’unico antidoto alla stanchezza era un bacio del buongiorno…bacio che oltretutto mi doveva dalla sera prima.
“Allora “ mugugnai ad occhi chiusi “Pretendo un bacio come immediato regalo di Natale. E questa volta sulla bocca…non  mi accontenterò di uno sulla fronte.”
“Bella scusami ma ancora prediligo il genere maschile. Ma se cambiassi idea…sarai la prima a cui mi rivolgerò”
Quella non era la voce di Edward…era la voce di…
“Alice” urlai sussultando “Ma sei impazzita. Dov’è Edward?”
Mi guardai attorno e notai che c’eravamo solamente noi due sdraiate sul letto.
“Dov’è Edward?” chiesi scocciata. Non ero più abituata a risvegliarmi senza lui al mio fianco.
“Non temere, il tuo fidanzato è di sotto a preparare una splendida e nutriente colazione per te…” mi fissò intensamente “A proposito…non hai nulla da raccontarmi tu?”
“Io” domandai innocente “Proprio no….” Ovviamente sapevo benissimo a cosa si riferiva, ma mi divertivo a stuzzicarla un po’.
Riuscii a trattenere solo per pochi secondi le risate e poi la abbracciai con impeto urlando “Sono fidanzata!!!”
Ero così felice che avrei voluto gridarlo all’intero universo.
Alice ricambiò il mio entusiasmo e rotolammo insieme sulle coperte ridendo come delle bambine. Quando alla fine ci calmammo lei mi sussurrò “Lo sapevo, sai?”
Alzai gli occhi al cielo “Alice…certo che sapevo che lo sapevi! Tutto quel terribile giro di shopping e i vostri discorsi misteriosi…ero sicura che ci fosse in ballo qualcosa!”
“Beh sì…ma non sapevo come avresti reagito finchè non hai detto sì. Quando l’ho visto e ho fatto il resoconto agli altri erano tutti entusiasti!!!!  Ho passato il resto della nottata a riflettere sull’organizzazione. Penso che dovreste farlo in primavera, magari qui a casa. Oh, e deve essere certamente la sera così andiamo sul sicuro e per i fiori…”
“Alice, Alice. Calma” scesi dal letto iniziando a mettermi dei vestiti puliti che ,molto probabilmente, mi aveva preparato lei “Non è il caso di pensare a tutto ora. Comunque, ti nomino organizzatrice capo dell’evento. A patto che rispetti due condizioni fondamentali: uno, voglio una cosa sobria  e semplice, e due, prometti che mi troverai un vestito che non mi faccia sembrare enorme!”
Alice saltò in piedi battendo le mani contenta “Ma certo, certo. Grazie, davvero. E’ importante per me organizzare il matrimonio della mia sorellina.”
Mi avvicinai a lei e le schioccai un bacio tra i capelli corvini.
“Sono certa che farai una cosa magnifica…”
In quell’istante capii che era arrivato il momento di dirle quello a cui avevo pensato sin dalla sera prima “ E poi, mi sembrava scontato che la mia damigella si sarebbe occupata di tutto, no?”
“Oh Bella…” mi fissava sconvolta.
La zittii con una mano ed estrassi un pacchetto dal comodino vicino a me. Sembrava passata una vita da quando gliel’avevo comprato.
In quel momento avevo creduto che rappresentasse solo qualcosa che mi avrebbe dovuto ricordar il suo tradimento, il suo abbandono…
Forse anche allora, inconsapevolmente, una parte di me sapeva il vero rapporto che c’era tra noi…
Le porsi il piccolo pacchetto e lei mi fissò stupita “Quando lo hai comprato? Non ti ho vista…”
“Beh, diciamo che in quel periodo non eri autorizzata a frugare nel mio futuro” mi rabbuiai per qualche istante a quel pensiero “ma forse nel mio cuore sapevo che ci saremmo ritrovate lo stesso. Aprilo su”
Alice scartò lentamente il pacchettino e ne estrasse i ciondoli che avevo acquistato a Port Angeles quasi una settimana prima.
“BFF significa Best Friends Forever. Ci sono incise le nostre iniziali su ognuno dei ciondoli. Sai…non sono nulla di che. Ma li ho visti e ho pensato a te. Anche se ti odiavo in parte, perché te ne eri andata e mi avevi lasciata…” ricacciai le lacrime date da quei brutti ricordi “Anche se beh…io non ti ho mai odiata veramente. Perché sei stata la prima persona nella mia vita che mi ha capita come una vera amica, come una sorella. Perché è questo che tu sei per me Alice…dalla prima volta che mi hai abbracciata tu mi hai fatto capire che eri mia alleata. Sei una sorella Alice e lo sarai per sempre….”
In quel momento sentii le braccia di Alice circondarmi e stringermi forte; mi accorsi che era scossa, come da  dei singhiozzi.
“Ma che fai, piangi?” la canzonai.
“No, ma se potessi lo farei. Perché è la stessa cosa che ho provato io con te…sorellina.”
Sapevo che non c’era bisogno di dire nient’altro, così ci limitammo a restare abbracciate per alcuni minuti…sapendo benissimo quello che sentivamo l’una per l’altra.
Alla fine lei si staccò sorridendo “Ti porto di sotto ora. Non vorrei che Edward pensasse che ci sposiamo noi due…”
Entrambe scoppiammo a ridere e scendemmo in salotto con i nostri ciondoli che dondolavano appesi al collo.
Tutti i membri della famiglia erano ai piedi della scala entusiasti ed eccitati.
Il primo a farsi avanti fu Emmet che, senza pensarci troppo, mi afferrò come una bambola facendosi urlare dietro da Edward ed Esme.
“Scusate, mi felicitavo solo con la mia futura sorellina. Finalmente anche tu sarai una donna onesta e sposata…e non vivrai più nel peccato!”
Arrossi e nascosi il volto sul petto di Edward…in fondo il mio fratello orso era perfetto anche così, e io non avrei mai voluto cambiarlo!
Le felicitazioni degli altri furono decisamente più sobrie e delicate ma comunque estremamente dolci: sentivo di essere davvero già parte della famiglia!
“E ora” annunciò ad un tratto Esme “la sorpresa per Bella!”
“Avevo detto niente regali, davvero” Mi sentivo un po’ in imbarazzo a dire la verità: l’unica a cui avevo fatto il regalo era Alice!
Non essere sciocca. E’ una sorpresa per i bambini!” Esme ed Alice mi presero per mano e mi portarono in una stanza che non avevo mai visto prima.
Rose aprì piano piano la porta e così potei vedere quello che conteneva: due bellissime culle lavorate in legno.
Dovevano essere state fatte sicuramente a mano perché erano davvero rifinite in modo perfetto.
“Grazie…” dissi tra le lacrime “Sono splendide…ma dove le avete ordinate in così poco tempo?”
“Veramente ci ha pensato Emmet…è molto bravo quando si mette d’impegno” rispose Rose.
“Davvero?” mi voltai commossa “Non l’avrei mai detto che un orsetto come te sapesse intagliare il legno!”
“Orsetto a chi?” prima che me ne potessi accorgere mi ritrovai stretta tra le sue braccia d’acciaio e sdraiata sul divano.
Ma come diavolo ci eravamo arrivati?…Nemmeno mi ero resa conto che fossimo tornati in salotto.
“Battaglia a palle di neve io e te…vedrai che ti distruggo…” sussurrò con fare minaccioso. Poi, però, mi bacio i capelli facendomi scoppiare a ridere.
“Va bene….” Tanto sapevamo entrambi che io non avevo schances “Ma sul serio ha nevicato?” domandai eccitata.
“Sì” rispose Edward che, intanto, era tornato porgendomi un cornetto “Ma tu non odiavi la neve?”
“Sì…”risposi sincera “Prima..beh, prima dell’ultima volta che ha nevicato a Forks…”
Tutti la famiglia mi fissava senza capire.
“Beh…” tentai di spiegare “E’ stato il giorno in cui Edward mi ha salvata dal furgoncino. E’stato un giorno importante…”
“Perché sei quasi morta?” domandò lui accigliato
“No, perché ho capito che eri il mio angelo custode…” Si avvicinò per darmi un bacio.
“E su…muovetevi” protestò Emmet “Voglio andare a giocare e…” si avvicinò con fare misterioso a me “Ti consiglio di non stare in squadra con Jazz e Rose. Loro ti volevano accoppare quel giorno…”
Li fissai allibita per qualche secondo stringendomi a Edward.
“Ma che centra?” domandò Rosalie stizzita “E’ stato molto tempo fa. Adesso andiamo a giocare.”
Venni imbacuccata per bene da Edward, tanto che quando misi piede fuori di casa sembravo un eschimese ciccione.
Non avevo neppure fatto un passo che già Emmet mi aveva colpita in faccia con la neve…lo sapevo che non avevo speranze!!!!!

                                                              **************************************************
Era sera ormai.
Io ed Edward ci stavamo dirigendo verso la sua Volvo, pronti per tornare da Charlie.
Già, perché una delle condizioni che a quanto pareva papà aveva posto a Edward per concedergli la mia mano era che io vivessi a casa con lui fino al matrimonio. E su questo non transigeva.
Sbuffai.
“Tesoro” mi rimproverò mettendo in moto “Dovresti essere felice che tuo padre ci permetta di stare insieme e sposarci. Non pretendere troppo da lui…”
“Lo so. E’ che avete fatto tutto alle mie spalle” era la verità: Edward gli aveva chiesto la mia mano e gli aveva praticamente detto tutti i dettagli del modo in cui me lo avrebbe chiesto e di come si sarebbe occupato di me. Ma cos’ero, un pacco postale?
Rise stringendomi la mano “Ma se te lo avesse detto avrebbe rovinato la sorpresa…e ti è piaciuta la sorpresa, no?”
Adesso le sue labbra solleticavano gentili la mia guancia….ma come faceva ad avere un profumo sempre così buono?
“Sì, hai ragione…” mi arresi.
“Ah” sembrò ricordarsi improvvisamente di qualcosa “Alice ha detto di dartelo…”
Si sporse sul sedile posteriore e mi mise tra le mani un pacchettino…sopra c’era un biglietto chiuso.
Lo aprii terrorizzata di ciò che avrei potuto leggere.
E infatti…
Ciao! Questo è un piccolo regalino da parte mia e di Rose. Stasera è la volta buona per mettere in pratica i nostri insegnamenti…capito, no?
Il regalo aiuterà…è pure a tema.
Bacio e buona “seratina”
La tua insegnante.

Avvampai visibilmente ma ormai eravamo arrivati davanti a casa. Edawrd mi salutò con un bacio e promise di tornare a piedi di lì a poco.
Scesi ed entrai in casa tenendo il regalo dietro la schiena…chissà cosa ci aveva messo quella pazza?
Mio padre si materializzo davanti a me dalla cucina facendomi sussultare spaventata.
“Tesoro…come sono felice di vederti! Allora” sembrava titubante “Ehm…è andata bene?”
Sapevo che fremeva per sapere la risposta che avevo dato a Edward.
“Sì…” balbettai “Ho detto sì…”
Vidi che era chiaramente rimasto scosso…forse non credeva fino in fondo che il matrimonio fosse un mio desiderio.
O forse ci sperava.
“Sono contento …” sospirò rumorosamente
“Davvero sei felice per me papà?”
“Bells…”sapevo che quelle parole gli costavano molto sforzo “Se pensi che Edward saprà davvero renderti felice e che si occuperà di voi…allora sì. Sono felice per te”
Aveva gli occhi lucidi per l’emozione “Anche se mi mancherai da morire”
Lo abbracciai forte “Anche tu. E poi dovrai cucinare di nuovo da solo…praticamente un delitto.”
Lo sentii ridacchiare…
Meno male, ero riuscita a stemperare un po’ la tensione.
“Ma non preoccuparti” aggiunsi “Andrò solo dall’altra parte della città. Potrò ancora venire a prepararti il pranzo molto spesso o avrò la tua vita sulla coscienza!”
Charlie sbuffò “Figurati, sono sopravvissuto per diciassette anni. E ora fila a dormire signorina o farai stancare troppo i miei nipotini…”
Saltai di scatto in piedi:chissà se Edward mi stava già aspettando in camera?
“Buona notte papà”sussurrai
“Buonanotte Bells…”
Salii le scale ma non mi diressi in camera, bensì in bagno. Mi chiusi a chiave e aprii il pacchettino di Alice e Rose.
Quasi mi venne un infarto. Io non avrei mai messo quella cosa.
No.
Assolutamente. Sarei sembrata un idiota.
In quell’istante sentii il cellulare vibrare nella tasca. Un messaggio.
Lo aprii e vidi che proveniva da Alice.
Non ti azzardare a non metterlo. Fidati andrai benissimo. Se non sei sicura riguardati gli appunti.
Gli appunti, certo.
Dio, era peggio di un interrogazione in cui mi sentivo totalmente impreparata.
Però Alice mi aveva detto che me la sarei cavata alla grande, quindi…
Presi un bel respiro e mi infilai il completino. Effettivamente non mi stava male, anche se sembravo un Babbo Natale versione...meglio lasciar perdere…
Già, perché il completino era costituito da mutandine e baby doll rosso fuoco entrambi bordati di pelo bianco…
Oh Dio.
In quel momento mi accorsi che nel pacchetto era rimasto qualcos’altro. Un rossetto…rosso fuoco.
Ma sì, se dovevo osare, tanto valeva andare fino in fondo.
Lo misi accuratamente, sciolsi i capelli e…
E dovetti ammettere che l’effetto finale era davvero provocante e molto sexi.
Rassicurata da quel pensiero uscii dal bagno facendo attenzione a non imbattermi in mio padre. Non volevo di certo vederlo morto il giorno di Natale!
Piano piano sgattaiolai fino alla mia camera ed esitai di fronte alla porta. Poi presi un bel respiro.
A noi due Edward Cullen!
Entrai e lo vidi appoggiato sul davanzale della finestra; non appena mi sentì però si accinse a chiuderla e si girò verso di me.
“Te l’avevo detto che Charlie era d’accordo. Ora però mettiti a dormire che…” Il respiro gli si mozzò in gola non appena mi vide.
Approfittai del suo momento di esitazione e mi avvicinai a lui nel modo più sensuale possibile. In realtà mi sentivo terribilmente ridicola, ma lui questo non doveva capirlo o sarebbe stata la fine del mio…
“Che fai?” balbettò.
“Io?” chiesi innocente passandogli le braccia dietro il collo “Nulla, voglio solo che mi porti a letto..”
Sperai di non essere arrossita mentre pronunciavo quella frase dal significato decisamente ambiguo.
“Vestita così?...” Edward sembrava decisamente senza parole “Non non avrai freddo?”
“Veramente…sono piuttosto accaldata…” Lo sentii deglutire rumorosamente.
Perfetto, la fase uno dell’insegnamento di Alice mi sembrava essere riuscita: cercare un approccio molto sensuale ed esplicito.
Ero chiaramente pronta per la fase due: cercare un contatto…più ravvicinato.
Finsi di sbadigliare e avvicinai le labbra al suo orecchio “E ora a letto…”
Mi staccai da lui e mi sedetti sul letto scuotendo leggermente i capelli lunghi che mi ricadevano sulle spalle.
Edward sembrava incantato, non riusciva a smettere di fissarmi.
“Non vieni…?” domandai ammiccante.
Notai che portava già i pantaloni della tuta che doveva aver preso da casa.
“Sì…” Si sdraiò al mio fianco sopra le coperte coprendo, invece, soltanto me.
Eh,no…non così mio caro.
“Per favore…te l’ho detto che ho davvero caldo” mugugnai imbronciata “Levati la maglietta e vieni dentro con me. Almeno così mi rinfreschi….”
“Prenderai freddo….”
Lo guardai con il mio migliore faccino supplicante. Lui cedette sbuffando un “Come preferisci…” e si infilo a torso nudo sotto le coperte con me. Notai che rimaneva rigido, ben attento a non toccarmi.
Decisa come non  mai mi accostai a lui e strusciai la gamba leggermente contro la sua coscia mentre iniziavo a posare piccoli bacetti sul suo collo.
Si irrigidì ancora di più. Bene.
“Bella…smettila di fare così…o non riuscirò a….” le sue parole si bloccarono quando posai il braccio sotto il suo ombelico. Decisamente sotto il suo ombelico.
Smetterla di fare così? Oh, Edward, non avevo ancora fatto nulla…
La serata era appena cominciata!

Bene..mi sto leggermente riprendendo...merito del Mc Chicken e delle patatine Vertigo...20000 calorie circa, ma va bene così. Nel prox ci sarà finalmente un salto temporale ma nn temete girls, in qualche modo vi ficcherò il pezzo con le performance di Bella...nn sono crudele io...mica come voi!!! Ma che, siete tt al mare che nessuna posta più? Sto cadendo in depressione...a parte la keskuccia e la noemix nessuno aggiorna.....AGGIORNATE!!!!
Piccolo sondaggio: qualcuna di voi è di Torino per caso? Forse ve l'avevo già chiesto ma nn mi ricordo...
Io sn di Biella ma visto che vengo all'uni lì e qst anno prendo l'appartamento ...sono curiosa!!!
Bacio e grazie...pref e seguiti sempre in aumento XD!!!! Mi raccomando recensite numerosi!!

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Capitolo 19
*** Back to school ***


cap 18 Allora...visto, una settimana e sono tornata con un nuovo chappy!! Devo avvertirvi...c'è un altro pezzo hot. Vi chiederete...ma che, sei fissata te e sti pezzi hot? Boh, mi vengono così...ultimamente mi vengono di getto...volevo che Bella mettesse in pratica gli insegnamenti delle due sue maestrine....spero nn sia spinto...Comunque è la parte del flashback...quindi se nn voleste leggerlo sapete dove fermarvi e ricominciare...
Vi lascio al cap..Oh, avete visto i due Sneak Peak che hanno fatto vedere al comic con del 23?...madonna che ansia il pezzo di Volterra, vero? Stavo urlando quando l'ho visto xd!! Non vedo l'ora che sia novembre!!
Bacio a tutte!

BELLA
“Bella mangia qualcosa” Mio padre mi fissava accigliato dall’altra parte del tavolo, mentre masticava lentamente le uova che gli avevo cucinato quella mattina.

Mi ero praticamente svegliata alle sei, dopo aver fatto un sogno angosciante in cui io partorivo al centro esatto della mensa e tutti i miei compagni guardavano e ridevano.
Non riuscendo più a dormire senza Edward ,che era andato a caccia presto ,ero scesa e avevo preparato una monumentale colazione per mio padre.
Almeno lui poteva mangiare.
Io, no di certo.
Avevo passato quelle due settimane di vacanza come dentro ad una piccola e indistruttibile bolla di sapone: io, Edward, i Cullen, mio padre….persino lui sembrava aver capito che combattere il nostro amore era una battaglia persa in partenza.
Il problema era che sapevo benissimo che quella bolla si sarebbe rotta prima o poi, perché c’era un mondo fuori che bisognava affrontare…
E quel giorno era…oggi.
Ricacciai indietro il mio piatto ancora intatto scuotendo il capo.
“Bells…” mi rimproverò lui.
“Papà, non posso toccare cibo o vomiterò…”
“Ancora nausee mattutine?”
“Sì…” ma visto che non sapevo mentire stupidamente aggiunsi “e, sono nervosa…sai…la gente, i commenti…”
Papà rimase silenzioso per qualche secondo “Sei riuscita ad affrontare me, no? Se hai avuto il coraggio di dirlo ai tuoi iperprotettivi genitori…”
“Ma tu” lo interruppi “Tu mi vuoi bene. La gente…le persone possono essere cattive, lo sai. Andiamo, non dirmi che in queste due settimane non ti sei imbattuto in bisbigli e occhiatine strane in giro per Forks….sono certa che jessica lo ha già raccontato a tutti quanti”
Charlie non ebbe il coraggio di dirmelo ma vidi che abbassò lo sguardo arrossendo.
Perfetto, era esattamente come avevo immaginato.
Tutti ormai sapevano e mi avrebbero fissata come un fenomeno da circo…
Guardai sconsolata l’orologio: le 7 e 40. Non potevo rimandare ancora o sarei stata in ritardo per la prima ora di lezione.
“Vado…” borbottai prendendo la giacca e le chiavi del pick up.
“Ripetimi perché non posso accompagnarti…”
“Perché il mio obiettivo per oggi è passare inosservata, e già ho faticato terribilmente a convincere Edward a non passare a prendermi, quindi…non ti ci mettere anche tu…”
Senza neppure salutare uscii nell’aria fredda e montai sul pick up sbattendo la porta. Il rombo del motore mi fece sussultare: non ero quasi più abituata a sentirlo…Edward mi portava sempre in giro dappertutto.
Ma a me piaceva guidare, mi aiutava a riflettere.
 Per tutto il viaggio cercai disperatamente di rilassarmi e pensare che alla fine sarebbe andato tutto bene…ma con decisamente scarsi risultati.
Quando raggiunsi il parcheggio e intravidi la sua volvo metallizzata, però, mi sentii un po’ meglio…
C’erano loro con me.
Edward ed Alice sarebbero stati al mio fianco.
Presi un lungo e profondo respiro e scesi andando loro incontro.
Tentai di focalizzarmi sul sorriso di Edward cercando, disperatamente, di ignorare gli sguardi attoniti di tutti gli altri ragazzi intorno a me.
Nessuno ti sta guardando, nessuno ti sta guardando…
Praticamente mi fiondai contro il petto del mio fidanzato; sapevo che non era l’idea migliore per evitare di attirare l’attenzione ma ne avevo assolutamente bisogno.
Inspirai forte il suo odore nascondendo il capo dentro il suo giubbotto.
“Bella, che c’è?” mi domandò apprensivo “i bambini? Ti fa male la pancia? Hai avuto delle perdite? Hai…”
“Edward, sta benissimo. E’ solo un po’ nervosa” lo interruppe Alice “Ma non deve. Sai, ho cambiato il corso di letteratura inglese così staremo insieme…”
“Grazie Alice…” Non avevo parole per spiegarle quanto mi facesse piacere poterla avere accanto almeno per le prime due spaventose ore di scuola.
Alice mi prese per mano “Bene, direi che è meglio avviarci. Ci sarà un video noioso sulla vita  di Shakespeare comunque, quindi Edward resta fuori dalla mia testa…”
“E perché scusa?” domandò lui sospettoso.
“Perché io e Bella dobbiamo parlare. Roba di donne….non puoi capire…Forza muoviamoci”
Roba di donne? Rabbrividii a quelle parole…chissà che voleva.
Feci appena in tempo a schioccare a Edward un fugace bacio che lei mi stava già trascinando verso l’aula.
Quando entrammo vidi che la lezione non era ancora cominciata ma il professore stava già predisponendo il videoregistratore: ovviamente Alice aveva avuto ragione…
Non appena avevamo messo piede dentro l’aula tutti i presenti erano ammutoliti di colpo. Mi sembrava peggio del mio primo giorno di scuola a Forks.
Quella volta in fin dei conti ero solo la nuova arrivata, ora invece ero la figlia ragazza-madre dell’ispettore capo Swan…un pettegolezzo ben più ghiotto…
Ci dirigemmo verso il banco libero in fondo all’aula, per fortuna c’erano ancora due posti vicini.
Notai Jessica seduta due file davanti a me, mi sorrise cordiale, ma non appena abbassai lo sguardo per posare i libri la sentii sghignazzare con la sua vicina di banco…quella simpaticona di Lauren mallory.
Fui colta da un improvvisa voglia di tirare un pugno a entrambe. Fortunatamente per loro in quel preciso istante il professor Baker spense la luce, così mi limitai a sedermi al fianco di Alice sbattendo rumorosamente il libro sul tavolo.
“Rilassati. Meno male che ti ho trascinata via da Edward o avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava”
“Beh nel caso tu non l’abbia notato” ribattei acida contro di lei “c’è qualcosa che non va!Parleranno tutti alle mia spalle…possibile che non…”
Non riuscii ad andare avanti perché avvertii un forte groppo in gola e una piccola lacrima che non riuscii a ricacciare bagnò il foglio bianco del mio quaderno. Mi asciugai gli occhi e, dopo aver afferrato la matita, scarabocchiai
Scusa, non ce l’ho con te. Tu sei l’unica che mi capisce. Ancora amiche?
Le passai il foglio e lei me lo restituì dopo pochi secondi. L’aula era buia, ma riuscii comunque a leggere
Per sempre, scema! Ma mi offendo se non userai questa lezione super noiosa per raccontaermi i dettagli  della tua “seratina”!
Scoppiai a ridere…lo sapevo, ecco cos’era la roba da donne di cui voleva parlare…
Perché, scusa? Tanto sai già tutto…
Sì, ma non da te! E poi quella sera ero impegnata con Jazz e Rose con Emmet quindi vogliamo i dettagli piccanti….anche se mi sembra che te la sia cavata! Forza su…hai un’intera ora: prendi la penna e inizia a raccontarmi!
Eh va beh…mi pareva di capire che chiaramente non avevo scelta. Così afferrai un foglio molto lungo e mi accinsi a ricordare i dettagli di quella magnifica serata…
********************************** inizio flashback********************************

Edward prese con gentilezza la mia mano e se la portò alle labbra, baciando ogni singolo dito, e soffermandosi, poi, sull’anulare e sull’anello che, ormai, era mio.

“Sono così felice stasera…” sussurrò piano “Ma penso che tu sia stanca. Forse Emmet non avrebbe dovuto insistere a giocare…”
“Mi sono divertita e” faticai un po’ a trovare il coraggio di dire quelle parole “Penso che mi divertirò più tra un po’…”
Spensi la luce e rimanemmo al buio.
Ok Bella. Questo è il momento…ricorda il piano.
Avvicinai le labbra al suo orecchio e iniziai a baciarglielo piano; sapevo che adorava quando lo facevo…
“Bella” rabbrividì mentre mi parlava “ che fai…?”
“Mi sembra ovvio. Ti do il bacio della buona notte” poi fui colta da un’improvvisa folgorazione.
“Ti dispiace se mi sdraio su di te. Te l’ho detto…Charlie deve aver lasciato il riscaldamento al massimo….”
“A me non sembra che faccia così caldo.”
“Ma tu sei un vampiro…non hai la mia percezione del caldo e del freddo” senza aspettare la sua risposta mi strusciai sul suo petto e posizionai la mia gamba sinistra in modo che si trovasse esatta mente fra le sue.
“Ti amo” alitai sulla sua pelle.
Colpito.
La sua mente di vampiro iperprotettivo poteva anche gridargli di trattarmi come una bambolina da proteggere…ma il suo corpo di adolescente gridava ben altro sulla mia gamba.
Incoraggiata dalla sua reazione ricominciai a baciarlo;prima sul collo e poi scesi giù, sul suo petto, ed infine sulla sua pancia.  Nel frattempo le mie mani lo carezzavano sulle cosce ancora così fastidiosamente avvolte nei pantaloni.
Quando però mi issai a cavalcioni sedendomi sulla sua pancia lui mi afferrò il viso e lo portò all’altezza del suo.
Vedevo che cercava di controllarsi disperatamente: Non voleva farmi male, non voleva che la sua forza prendesse il sopravvento su di lui.
“Bella” quasi la sua voce mi sembrava diversa dal solito “Non devi farlo solo per…per l’altra sera e…”
“Shhh” lo zittii “Lo so che è meglio aspettare per fare l’amore. E non voglio fare del male ai bambini. Ma io voglio te.
Sempre….anche fisicamente intendo” abbassai lo sguardo arrossendo ma lui me lo riportò alla sua altezza “Io ti amo, e non è per l’altra sera. Io voglio amare ogni singola parte di te…perché ho bisogno di ogni singola parte di te….”
Mi riappropriai delle sue labbra prima che lui potesse ribattere e mossi leggermente il bacino.
Lo sentii premere forte contro il mio.
Visto che Edward non si era stranamente ribellato al mio discorso iniziai a sfiorargli piano il petto seguendo le linee dei pettorali. Ricominciai a scendere con le mie labbra fino a trovarmi a succhiare il suo capezzolo come aveva fatto lui a me soltanto poche sere prima.
 Una sua mano intanto mi carezzava i capelli mentre l’altra correva audace sulla mia schiena  e sull’elastico delle mie mutandine.
Potevo sentire chiaramente che stava tremando…era difficile per lui continuare questa tortura..
Forse era il caso di aiutarlo…
Ero pronta per l’ultima fase del mio piano.
Portai le dita sul bordo dei suoi pantaloni e ci giocherellai per qualche istante. Dovevo impedire che mi tremassero ma nn fu facile.
Lo volevo. Dio, se lo volevo.
Ma avevo anche paura. Malgrado i consigli sin troppo espliciti di Alice era la prima volta che facevo una cosa simile. Non sapevo che cosa avrebbe provato lui, le sensazioni che gli avrei regalato, sempre che fossi riuscita a regalargliele…
Lo fissai un po’ timorosa negli occhi.
Dovette capire che non sapevo esattamente come muovermi perché alzò le anche e mi aiutò a sfilarglieli.
“Ti amo…” fu la sola cosa che disse, ma mi tranquillizzò parecchio.
Edward era di una bellezza sconvolgente in boxer neri. Gli fasciavano perfettamente i muscoli delle gambe esaltandone la forza. Dovetti restare in quella posizione, con lo sguardo fisso per parecchi istanti, perché ad un tratto lui disse “Ti piace quello che vedi?”
Arrossi di botto e cercai di ricompormi…in fondo quello era il mio gioco, lui non aveva diritto di prendermi in giro!
“Oh sì…”risposi maliziosa “Ma a te piacerà di più…”
Detto questo le dita della mia mano iniziarono a risalire la sua coscia, questa volta più decise, puntando all’oggetto dei miei desideri.
Dalla sua pelle che nella notte riluceva come una perla passai a toccare la stoffa dei suoi boxer, finchè non mi ritrovai ad accarezzare ciò che li riempiva.
Edward inarcò la schiena improvvisamente e chiuse gli occhi scuotendo leggermente i capelli.
Ero terribilmente affascinata da lui: sembrava un angelo del paradiso….terribilmente forte eppure, in quel momento, anche così vulnerabile…
Decisi di osare e infilai la mano dentro la stoffa, e stavolta potei sentirlo crescere direttamente tra le mie dita.
Lo massaggiavo piano, malgrado i consigli delle mie "insegnanti" non sapevo esattamente cosa provasse lui o se gli piacesse davvero…
“Ti…ti piace così?” azzardai muovendomi un po’ più veloce. Lui gemette più forte.
Lo interpretai come un sì.

Era strano vederlo così….per una volta mi sentivo io quella forte, quella che era in grado di regalargli tutte quelle emozioni.
Mi coricai nuovamente su di lui e mentre continuavo a massaggiarlo portai le mia labbra sulla pelle diafana della sua pancia. Ridiscesi baciandone ogni centimetro, finchè…finchè lui capì che cosa volevo fare.
“Bella…non devi…”
“Shhh…” io sapevo quello che dovevo fare. Quello che volevo fare.
Respirai forte il suo profumo…era  troppo perfetto ed inebriante, riusciva sempre ad eccitarmi e a confondermi.
Persi ogni paura ed insicurezza che mi avevano colta….era giusto e bello stare insieme così, e io sapevo come muovermi col suo corpo ormai.
Piano sostituii le dita con le mie labbra e sentii le anche di edward scattare. Le sue dita mi percorrevano gentili i capelli disegnando forme immaginarie su di esse mentre io mi muovevo decisa.
Iniziai a muovermi più veloce quando lo sentii rompere il lenzuolo stringendolo troppo forte  tra le mani.
Sentii che il suo corpo cominciava a tremare e che lui andava incontro alle mie spinte con più foga fino a chè non si irrigidì e mi scostò da lui stringendomi contro il so petto.
Capii perché lo aveva fatto e non potei fare a meno di sorridere….sempre a preoccuparsi che non mi sentissi a disagio!
Eravamo rimasti intrecciati a lungo così, persi l’uno nel profumo dell’altra.
“Sei davvero sexi, sai. Vestita così, intendo…” Mi ero messa a ridacchiare arrossendo.
“Alice…” spiegai cercando di contenere i sospiri, perché in quel momento le sue mani avevano cominciato a vagare su tutto il mio corpo, accarezzandomi in posti che mi facevano rabbrividire per il piacere…

********************************fine flashback****************************

“Signorina Swan?” una voce un po’ scocciata mi interruppe mentre ero persa fra le mie fantasie.

“Eh?”alzai di scatto la testa.
Il professor Baker mi fissava accigliato “Vorrebbe farmi vedere i suoi appunti? L’ho vista scrivere con foga…”
Cosa? No…
Non avevo preso neppure un appunto…stavo scrivendo ben altro io…
Abbassai il capo pronta a nascondere le mie confessioni quando vidi che erano sparite: al loro posto c’era una fitta pila di fogli pieni di appunti su “L’Otello”.
Glieli consegnai e il professore sembrò soddisfatto.
“Bene…ci vediamo domani ragazzi. Mi raccomando, non dimenticatevi il saggio sulle figure femminili…”
Si allontanò da noi e sospirai mentre tutti i nostri compagni iniziavano ad alzarsi….c’era mancato poco…davvero poco..
Sentii Alice soffocare una risata.
“Per fortuna che c’ero io pronta” mi sussurrò mentre camminavamo nel corridoio “Quando ho visto che cosa aveva intenzione di fare ho scambiato i miei fogli col tuo. Nemmeno te ne sei accorta…stavi sbavando…”
“Non è vero” controbattei “E il mio foglio dov’è?”
“Al sicuro nella mia borsa…ovvio. Penso che avrò una divertentissima lezione di spagnolo!”
Vero…Alice aveva spagnolo, mentre io avevo trigonometria.
 Il che significava solo una cosa…Jessica come compagna di banco!
Mi diede un bacino prima di zampettare via verso la sua classe…almeno lei avrebbe avuto un paio d’ore piene di letture interessanti.
Col morale a terra entrai nell’aula e mi bastarono due secondi per avvistare la mia “amica” che si sbracciava facendomi segnali piuttosto evidenti.
“Ciao …”
“Bella ciao!” sembrava essersi preparata quel discorso da giorni “Come stai? Come ti senti? Ti ho vista abbracciata a Edward, devi dirmi tutto tutto tutto!!! State di nuovo insieme? Vivi da lui adesso? Tuo padre come l’ha presa? Oh, il mio mi avrebbe uccissa…anche se i Cullen, insomma, lui è davvero ricco..”
La fissai sprezzante. Ma davvero pensava che fossi rimasta incinta per i suoi…per i suoi soldi?
“Mio padre ha accettato la cosa e io sto bene grazie.” Tanto valeva dirle il minimo indispensabile o mi avrebbe tormentato per sempre “E vivo a casa mia per ora, anche se quando ci spo…”
Oh no, perché lo avevo detto…io non volevo…lei non doveva..
Ma era troppo tardi.
maledetta la mia sbadataggine!
Jessica spalancò i suoi occhietti da pesce lesso come se avesse appena avuto una visione celestiale.
“Voi due…oh mio dio!!!!” quasi cadde per l’emozione “Wow…sai lo avevo immaginato. Edward deve prendersi le sue responsabilità con voi….è giusto”
“Veramente ci sposiamo perché mi ama, sai…” ribattei soffocando il desiderio di interrompere la conversazione pugnalandola con la matita.
“Va beh…ma te l’ha chiesto dopo aver saputo del bambino, no?”
“Sì…” balbettai.
“Perché non ne avevate mai parlato prima, vero?”
“Beh…” dovetti ammettere soffocando l’angoscia “Effettivamente no ma…”
“Visto…è per quello allora. Ma sono sicura che non è così importante…voglio dire lui è Edward Cullen…che cosa potresti chiedere di più? Oh, c’è il professore…ne riparliamo dopo..”
Rimasi lì immobile per non so quanto: Quello che aveva detto Jessica era assurdo…assurdo e cattivo.
Eppure non aveva tutti i torti: noi non avevamo mai affrontato l’argomento “matrimonio” prima…
 Era solo dopo aver scoperto che ero incinta che me lo aveva chiesto e mi aveva proposto di passare l’eternità insieme…
Forse perché lui, con la sua moralità vecchio stampo, si sentiva in colpa…
E allora forse non era sicuro di voler stare per sempre con me…forse sarei stata una spina nel fianco per lui..
“Bella…andiamo? Perché piangi?”Jessica mi fissava sconvolta.
Eravamo, orami, quasi sole nell’aula.
La lezione….c’era stata una lezione.

Non avevo sentito neppure una parola.
Mi alzai, afferrai i libri e senza degnarla di uno sguardo mi precipitai verso il bagno.
mi barricai dentro un gabinetto e mi chinai rimettendo un pò di bile.
Ero scossa da singhiozzi e mi sentivo malissimo.
Perché non avevo pensato a quelle cose?…forse era la verità.
Un singhiozzo più forte mi colse a quel pensiero e rimisi ancora.
E sicuramente lo pensavano tutti…magari anche i Cullen.
Magari erano stati loro…magari Esme ad obbligarlo…
Mi rifiutavo di andare a mensa…no.
Sarei rimasta in quel bagno tutto il giorno. Tutta l’eternità se fosse stato necessario…
In quel momento sentii bussare alla porta.
“Bella? Bella aprimi per favore..”
Siate clementi...doveva nella sua versione originale finire beh, diciamo meglio....ma me ne sn successe così tante che....il mio stato d'animo rispecchia quello di Bella alla fine purtoppo...Ma non temete, sono un inguaribile romantica....
ah, grazie ai ben 230 preferiti, 122 seguiti e a tutti quelli che recensiscono anche se magari siete in vacanza e nn avete molto tempo....grazie, nn scriverei senza i vostri meravigliosi commenti!!
Vi bacio....a prestissimo!
Xo Xo Cloe
P.S.= Quasi dimenticavo...dedicato a Letizia che come sempre lo ha letto per prima e a Francesca...spero di risollevarti il morale....scrivi mi raccomando!

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Capitolo 20
*** Truth and Lies ***


cap 19 No, non sono morta, annegata, caduta nella lavatrice o dispersa in Burundi...semplicemente ho una famiglia che ha deciso di farmi impazzire. In più sono stata via per qualche giorno senza pc e quindi capirete bene che nn ho potuto connettermi e ho scoperto di avere la googolite, come l'ho ribattezzata:  impazzisco per pochi giorni senza pc. Devo procurarmi un portatile xd.
In più ieri ho accompagnato la mia dolce sorellina a comprarsi un paio di Converse...facile direte voi...e invece no se vostra sorella è mia sorella. Lei le voleva blu come quelle con cui Bella va al ballo con Edward in Twilight. Nel primo negozio blu erano finite, nel secondo non c'era più il suo numero, nel terzo avevano delle specie di disegnini e mia sorella ha iniziato a dire"No, no, no. Io le voglio come quelle di Bella!!!" Al che la commessa mi guarda e fa "Ma chi diavolo è questa Bella?" Finalmente nel quarto troviamo le converse blu basse come quelle di Bella...e mia sorella è finalmente felice. ... Comunque, giusto per farvi capire che tt si coalizzano a farmi perdere tempo in cose inutili...
Vabbè, mi servite come valvola di sfogo...vi lascio al cap. Ovviamente ringrazio chiunque mi abbia aggiunto a preferiti seguiti ecc e a tutti i prodi lettori che recensiscono e mi stimolano a continuare...bacioni e ....ci si vede in fondo


“Bella, Bella aprimi per favore”

La voce di Alice arrivava forte e decisa dall’altra parte della porta.
Non avevo voglia di aprirle.

Non avevo voglia di parlarle.
Mi aveva mentito anche lei? Sapeva anche lei che Edward mi aveva fatto la proposta solo per scaricarsi la coscienza?
Se sì…questa volta non l’avrei perdonata perché…
“Bella, lo so che sei lì.Apri”
Non risposi.
“Bella, butto giù la porta se non apri entro cinque secondi…”
“No Alice. Per favore vai via…” sussurrai ricacciando indietro le lacrime.
“Non vado da nessuna parte. Cinque, quattro, tre…”
Sapevo che sarebbe entrata comunque, anche senza il mio permesso, così tirai il chiavistello.
Entrò in silenzio e si richiuse la porta alle spalle.
Anche tenendo fisso lo sguardo sulle piastrelle del pavimento,  avevo capito che si era seduta al mio fianco.
Non sapevo neppure io perché mi stavo comportando così. Con Alice poi. Lei mi era sempre stata accanto. Sempre. Mi aveva salvato la vita, era una sorella…
Improvvisamente scoppiai in lacrime sulla sua spalla. “Oh Alice…”
“Ssshh Bella, calmati. Calmati e vedrai che andrà tutto bene…” Mi carezzava gentile i capelli mentre venivo scossa dai singhiozzi e le lacrime mi accecavano. Mi sentii subito un poco meglio stretta a lei: le sue braccia mi avvolgevano gentili e il suo profumo era buono, familiare, rassicurante…
Dopo quelli che mi parvero svariati minuti riuscii a riprendermi un poco, ma non volevo staccarmi da lei. La sentivo come l’ancora che mi teneva ancora a galla in quel marasma…
“Tu non sai come è stato…” Le sue parole mi colsero alla sprovvista e mi allontanai leggermente, per poterla guardare negli occhi.
“Quando ti ha lasciata…non sai come è stato..” Prese un lungo respiro “Lui non viveva più. Era come se…come se fosse morto di nuovo; non voleva andare a caccia, non voleva stare con noi, non voleva più nulla. Perché l’unica cosa di cui aveva veramente bisogno era l’unica cosa a cui aveva rinunciato per sempre…tu. E non sai quante volte ho dovuto parlargli per impedirgli di fare qualche sciocchezza…”
Rabbrividii a quelle parole…Edward aveva davvero pensato di, di mettere fine alla sua vita?
“Vuoi dire..i Volturi?” sussurrai in preda al panico.
Alice annuì sorpresa. Forse non si aspettava che suo fratello me ne avesse parlato.
“Per lui i mesi senza di te sono stati un vero inferno. Ma un inferno che avrebbe sopportato volentieri se avesse saputo che tu stavi bene…”
“Ma io non stavo bene Alice” la interruppi “e quei brutti pensieri..li ho avuti anche io. Mi vergogno ad ammetterlo. Non penso che avrei davvero tentato alla fine, però…anche quando stavo annegando…anche se sapevo del bambino…non credo di aver lottato veramente…”
Alice mi abbracciò di nuovo e mi fece di posare il capo sulla sua spalla “Voi due siete proprio due scemi. Sempre a farvi troppi problemi per tutto.”
Non potei fare a meno di sorridere. Forse un po’ aveva ragione.
“E’ che Jessica ha detto quella cosa e…” mi vergognavo un po’ a spiegare le mie paure “Insomma, so che Edward mi ama. Però mi chiedevo: se io non fossi incinta…lui me lo avrebbe chiesto o lo fa solo per…beh, hai capito…”
“Isabella Marie Swan!” il suo rimprovero improvviso mi fece sobbalzare “Edward vorrebbe sposarti credo dal giorno in cui ha capito di amarti, dal giorno in cui ha capito di non poter stare senza di te. Ma lui pensava di non essere la cosa migliore per te, pensava di doverti salvare da se stesso. Ma ora che ha davvero capito quello che in fondo al suo cuore ha sempre saputo, vuole che voi due siate legati in tutti i modi possibili. Bella, voi due vi appartenete…è per questo che vuole sposarti…”
Fissai i suoi profondi e sinceri occhi dorati per qualche istante.
 “Sono proprio sciocca…” balbettai
“Direi di sì. Ma so che in fondo hai solo un po’ paura di dover affrontare il mondo. E’ normale.” Alice mi porse un fazzolettino e mi tamponai gli occhi.
“Ehm…adesso non è che posso farlo entrare? Sta impazzendo qua fuori…”
Annuii convinta. Avevo bisogno di parlargli, di spiegarmi, di chiedergli scusa.
Prima che potessi formulare una sola parola sentimmo bussare forte alla porta. “Alice…apri o la butto giù, non scherzo.”
“Edward” cominciai.
“Bella, amore ti senti bene? Ti prego parlami…Alice, accidenti apri questa porta!”
Alice alzò gli occhi al cielo esasperata e tirò il chiavistello. Mi fece una carezza e sgusciò fuori dalla porta. In quel preciso istante Edward entrò.
Mi fissava preoccupato, l’espressione contratta in una smorfia di dolore.
“Scusami…”le sue parole furono solo un sussurro.
“Scusarti…Edward di cosa?” Sinceramente non capivo di cosa stesse parlando. Ero io quella che doveva scusarsi, che doveva dargli una spiegazione.
“Io…ne avremmo dovuto parlare prima, avrei dovuto tranquillizzarti, avrei dovuto…” Non gli permisi di continuare e lo zittii posando le mie labbra sulle sue. Era ridicolo.
Si stava davvero scusando per qualcosa che non aveva fatto, e io non avevo intenzione di permetterglielo.
“Sono io a dovermi scusare” dissi a pochi centimetri dalle sua bocca “Credimi, io so che mi ami. E non ho mai dubitato dei tuoi sentimenti, ma…quando Jessica ha detto quelle cose…Per un attimo ho pensato che magari ti fossi sentito costretto. E beh, sappi che non mi devi nulla, e se tu non vuoi sposarmi…troveremo un altro modo per convincere mio padre,vedrai.”
Avevo sinceramente paura della sua risposta.
Volevo, anzi, avevo bisogno che lui fosse sincero con me…ma se avesse detto che avevo ragione, che non voleva davvero sposarmi…
 Alice in fondo non conosceva i suoi veri pensieri. Poteva anche essersi sbagliata..
“Isabella…” Il fatto che mi chiamasse con il mio nome per intero non era un buon segno “Mi guardi per favore?”
Non mi ero neppure accorta di avere gli occhi chiusi.
Scossi la testa energicamente: sapevo che se li avessi aperti avrei certamente pianto e non volevo farlo. Non volevo mostrarmi fragile e dargli un altro motivo di sentirsi in obbligo…
“Bella….ti prego. Guardami”
Non riuscivo mai a resistere alla sua voce di velluto, così molto lentamente li riaprii.
“Edward che fai?” non potei fare a meno di chiederglielo perché se ne stava davanti a me, fissandomi in ginocchio.
“Bella…io ti voglio sposare perché da quando sei con me è come se avessi di nuovo un’anima… E io non posso vivere senza l’anima mia…senza la vita mia. Questo è l’unico vero motivo. E adesso la sola cosa che conta siamo tu, io e i nostri bambini. Per sempre. E te lo chiedo di nuovo qui, ora, in questo bagno. Ma se ce ne sarà bisogno sappi che sono disposto a richiedertelo ogni giorno per tutta l’eternità. Mi vuoi sposare?”
Le sue parole erano dolci, buone e soprattutto sincere.
Il mio cuore lo sentiva.
Annuii velocemente e gli gettai le braccia al collo.
 Come potevo aver anche per un solo secondo dato retta a Jessica? Come potevo aver creduto alle sue parole e non a quelle della persona che amavo di più al mondo?
Come avevo potuto dubitare di Edward, del suo amore, della sua sincerità…?
Lui mi amava nello stesso assoluto, totale, incommensurabile modo in cui lo amavo io. E anche se ancora mi sembrava assurdo che qualcuno come lui potesse provare questi sentimenti per me…era così.
Eravamo insieme e ci amavamo.
E ci saremmo sposati perché ci amavamo.
Edward mi fece rialzare e mi cullò gentilmente al suo petto baciandomi i capelli.
“Ma come faccio con te? Come faccio a farti smettere di dubitare di…insomma, dovrei essere io a chiedermi come una ragazza meravigliosa e pura faccia a stare con me…e voglia addirittura diventare mia moglie…”
Mi strinsi nelle spalle…forse non ci sarebbe mai riuscito. Lo fissavo e tutto ciò che vedevo era un angelo che per qualche strana inspiegabile ragione mi amava…
“Ragazza meravigliosa e pura…che aspetta due gemelli ed è digiuna da ieri sera…”continuò accigliato “Visto che se ti conosco bene stamattina sarai stata troppo preoccupata per mangiare…”
Mugugnai una specie di giustificazione come risposta ma lasciai subito perdere…riusciva sempre ad incastrarmi.
“Allora direi che abbiamo ancora quindici minuti per mangiare qualcosa. Anche se essere chiuso nel bagno delle ragazze con te è piuttosto eccitante direi…”
Ridacchiai arrossendo.
“Stupido…” biascicai mentre mi prendeva per mano e mi trascinava fuori dal bagno.
Davanti alla porta della mensa me la strinse forte.
“Pronta?” sussurrò
“Prontissima…Non mi importa nulla degli altri. Solo noi due…”
Mi sorrise radioso mentre entravamo. La maggior parte dei tavoli era ancora piena di studenti; le lezioni del pomeriggio non erano ancora iniziate, e faceva davvero troppo freddo per stare fuori.
Comprammo del cibo alla cassa e io notai Jessica che seduta al suo tavolo dava una gomitata a Lauren.
Non ci pensare, non ci pensare…ignorale, ignorale..
Dovevo solo limitarmi a passare sopra alle varie occhiatine,ai bisbigli, alle gomitate che le persone si scambiavano…
Io, in fondo, non dovevo vergognarmi di nulla…tanto meno della mia pancia. Che si vergognassero loro, semmai, di essere così infantili…
“Bella, ti fidi di me?” Edward mi domandò ammiccante.
Eravamo a metà strada tra la cassa e il tavolo dove Alice sfogliava una rivista di moda, fingendo di mangiare.
Praticamente davanti a Jessica e le altre…quasi potevo sentirle sghignazzare.
“Si…ma per cosa?” azzardai.
“Per questo…”
Non capii le sue intenzioni finchè non fece la cosa che meno mi sarei immaginata in quel momento.
Mentre con una mano teneva stretto il vassoio con il mio cibo, con l’altra mi afferrò e mi strinse a sé e…e in meno di un secondo sentii le sue labbra sulle mie e nient’altro.
Approfondii istintivamente il bacio, ignorando il fatto che mezza scuola ci stesse fissando scioccata e a bocca spalancata.
Edward mi stava davvero baciando appassionatamente in mezzo alla mensa, davanti a tutti i ragazzi di Forks…e a me non interessava.
Non mi importava affatto di loro…l’unica cosa che potevo e volevo sentire erano la sua pelle contro la mia, le sue mani sulla mia vita…il suo respiro sulla mia bocca.
Intrecciai le mie dita ai suoi capelli e rimanemmo incollati fino a che non fui costretta a staccarmi per poter respirare. Rimasi leggermente instupidita a fissare il vuoto, cercando di dare un senso a quello che era appena successo.
“Ti amo” lo sentii dire a voce abbastanza alta…sicuramente Jessica e le altre erano riuscite a sentirlo.
Mi fissai a guardarle,  sfoggiando ancora il sorrisetto da scema con cui Edward mi aveva lasciata.
Jessica era sconvolta, mentre Lauren semplicemente era…livida di rabbia.
Improvvisamente mi sentii felice e, dopo averle salutate con la mano, mi diressi con Edward da Alice che cercava disperatamente di non ridere a crepapelle.
“Scusate. Se volete mettervi a fare sesso davanti a tutta la scuola vi cedo il tavolo…”
“Bella deve mangiare ora…” Edward mi spinse davanti il vassoio con la pizza e le patatine.
“Come se potessi mangiare…”Mi sentivo ancora piuttosto scossa dopo il nostro exploit al centro della sala. Cercai, tuttavia, di ingurgitare un po’ di pizza sotto lo sguardo vigile di Edward.
“Bella ti sposerai il 27 marzo. Contenta?” esordì Alice ad un tratto facendomi andare di traverso il cibo.
“Che…???” trangugiai un po’ d’acqua per riprendermi “Marzo? E di quale anno?”
“Di quest’anno. Ovvio. E’ perfetto: cade proprio durante le vacanze di primavera. Così potrete fare una piccola luna di miele. In più quel giorno il tempo sarà meraviglioso…nuvoloso al punto giusto ma senza pioggia.”
La ascoltavo con ancora metà pizza in bocca e metà in mano.
Marzo.
Aveva detto marzo.
Tra due mesi mi sarei sposata.
Oddio.
“Alice…ma come faremo ad organizzare tutto? Cioè…non c’è tempo…Non ho un vestito…”
“Oh per quello non c’è alcun problema…Ti ho già più o meno preso una cosa. Insomma, andrà modificato ma...ti piacerà di certo. E per il resto io ed Esme saremo bravissime…non ti dovrai preoccupare di nulla”
Continuai a rimanere interdetta.
“Ok…allora va bene.Se dici che ve ne occupate voi…”
 Alzai il capo e incontrai gli occhi raggianti di Edward che mi scrutavano.
In fondo ero con lui a dovermi sposare…qualunque tipo di ansia pre matrimoniale era assolutamente inutile con uno sposo così.
Sarebbe stato il giorno più bello della mia vita.
Il giorno in cui Edward sarebbe diventato solo e soltanto mio. Per l'eternità.

“Va bene…ci sto.” Aggiunsi decisa.
“Perfetto.” In quello stesso istante suonò la campanella” Tu allora te ne vai a casa…”
“Sì…” esclamai raggiante.
Doppia ora di ginnastica per me ormai significava doppia ora di libertà. Avrei soltanto dovuto portare una ricerca sul badminton  e farmi valutare su quella.
Uno dei vantaggi di essere incinta.

Ci alzammo tutti e tre dal tavolo mentre la folla iniziava a disperdersi fuori dalla sala.
“Mi raccomando riposati oggi…” mi sussurrò Edward baciandomi la fronte “E non ti stancare troppo. Vorrei poter stare con te…ma temo che la mia assenza risulterebbe un po’ sospetta…”
“Non temere…non mi capiterà nulla” Mi faceva male separarmi da lui anche se per poche ore soltanto “Vieni stasera dopo cena ok? Ho promesso a Charlie che saremmo andati insieme a fare la spesa e che avrei cucinato per lui… Sai, gli fa piacere che stiamo un pò insieme anche se non me lo dice”
Sperai ardentemente che non notasse il rossore che mi accese le guance quando dissi quella frase.
Mi fissò leggermente sospettoso.
“D’accordo. A stasera allora. Ti amo…” E  con un ultima carezza
se ne andò
Li guardai allontanarsi. Chissà se Alice sapeva che non sarei andata a casa.
Mi sentivo un po’ in colpa…

Gli avevo mentito. Avevo appena mentito a Edward. Il mio futuro marito
Io non volevo farlo, ma…
Ma se gli avessi detto la verità sapevo che non mi avrebbe lasciata andare quindi…
Mi diressi rapida alla macchina e misi in moto sperando di aver appena detto la prima bugia decente e credibile di tutta la mia vita.
Allora...che vi posso dire...Gara: chi indovina dove è andata Bella? Scommetto che non ci azzeccate nemmeno...scommetto ciò che volete. Oh...ho scritto abbastanza in sti giorni...anche il capitolo del parto...ero ispirata a scriverlo quindi mi sono appuntata tutto sul mio blocco. Ragazzi vi bacio e vi voglio un mondo di bene
Xo Xo Cloe
P.S= E n dovrete aspettare molto per il prox....davvero!

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Capitolo 21
*** Friends ***


cap 20 Ciao...sarò rapida e concisa. Volevo postare ieri sera ma mi sono addormentata..sorry. A mia discolpa devo dire che sono malaticcia e febbricitante...mi sento la testa come se i Cullen l'avessero usata per giocare a baseball. Allora in qst cap c'è poco Edward...uff...sì...e molto Jacob...purtroppo! Sì, sono scema perchè io odio Jacob però è necesssario. E sapete perchè? Perchè se c'è una cosa che io adoro di Eclipse è l'Edward geloso di alcuni pezzi...penso che sia da infarto quando tipo dice a Jacob "se ti azzardi un'altra volta a baciarla ti spezzo la mascella"...o qualcosa del genere. Secondo me è super hot, voi che dite? Comunque nn temete, il cane resterà sempre e solo un amico per Bella. Non come certi pezzi in Eclipse dove mi sono venuti i capelli bianchi e volevo scrivere una lettera di protesta a Stephenie Meyer...grrrr.
Va bè...vi lascio al capitolo...ci si vede in fondo...
Xo Xo Cloe

BELLA
“Ciao Bella” mi fissò un po’ confuso “Mmm… dimmi”

“Mike, oggi è lunedì” Sembrò non capire le mie parole così aggiunsi “lavoro qui, te lo ricordi, no?”
“Oh è solo che pensavo che…” cercò di non farsi notare mentre mi fissava la pancia, ma con scarsi risultati “vista la situazione…voglio dire…Tu e Cullen che.. beh sì, insomma…”
“Hai pensato che visto che sposo quel super ricco di Edward Cullen io non voglia più lavorare qui?”
“No, beh…pensavo solo che magari non dovresti stancarti troppo ecco.”
Sembrava sinceramente dispiaciuto e mi sentii subito in colpa per avergli risposto male…in fondo Mike era sempre stato carino con me.
“Scusa…pensavo che Jessica ti avesse  già raccontato tutti i dettagli.” Mi scusai mentre mi allacciavo il grembiule della divisa. Notai con disappunto che mi stava leggermente stretto e metteva in risalto la pancia in modo vistoso.
“No, sai. Non ci frequentiamo molto da quando ci siamo lasciati”
“Oh…mi dispiace. Non lo sapevo…”
“Non mi sorprende. In questi mesi sei stata davvero a pezzi..”
“Già…” lo sentivo in imbarazzo a parlare di Jessica, così mi affrettai a cambiare argomento “Ma per i tuoi va bene? Voglio dire, che io continui a lavorare qui?”
“Sì, certo. Insomma, se tu stai bene non vedo perchè no.”
Tirai un sospiro di sollievo; avevo davvero temuto che avrei dovuto lasciare il lavoro.
“Grazie Mike…davvero”
“Figurati. Senti allora io resto alla cassa. Tu, se vuoi, puoi andare a sistemare fuori le nuove canadesi che ci sono arrivate…”
“Certo.” Risposi entusiasta.
Mi dispiaceva non aver detto a Edward del mio desiderio di tornare al lavoro. Ma sapevo che lui avrebbe trovato mille scuse per impedirmelo: ti stancherai, non hai mica bisogno di soldi, potresti farti male, ecc…
Non volevo che la mia vita cambiasse solo perché ero incinta…insomma, io stavo benissimo…non c’era davvero nulla di cui preoccuparsi…
Ancora però non sapevo quanto mi stessi sbagliando.

Ormai fuori era buio.
Guardai l’orologio e mi accorsi che erano quasi le sei. Accidenti, il turno stava per finire e ancora non ero riuscita a montare il barbecue da campeggio come mi aveva chiesto Mike. Inoltre, essere avviluppata nel giaccone per non rischiare di morire di freddo non aiutava di certo.
Mi sedetti a terra sconsolata: avrei dovuto riprovarci Mercoledì oppure chiedere aiuto al sig. Newton.
Fu in quel momento che sentii un rumore.
Qualcosa nel boschetto che si stendeva dal retro del negozio si era mosso.
Mi alzai di scatto e fissai le ombre scure col cuore che martellava.
“Mike…Mike, sei t…sei tu?” cercai di scandire bene le parole anche se avevo il cuore che pompava furioso nel mio petto togliendomi il fiato.
Nessuno rispose.
In compenso, però, ricominciò lo stesso rumore: rumore di foglie che scricchiolavano e… venivano calpestate.
Ma da chi?
Era troppo buio per vedere qualcosa, ma inconsciamente arretrai di un passo e…
E finii contro qualcosa, anzi qualcuno.
“Ahahah” non potei fare a meno di gridare, ma una grande mano mi zittì tappandomi la bocca.
Mi fece voltare verso di sé e mi accorsi che si trattava di Jacob.
Aspetta…Jacob?
“Bella…scusa, non volevo spaventarti. Ma smettila di urlare o penseranno che ti abbia aggredita…” sussurrò prima di lasciarmi andare.
 Mi appoggiai con le mani alle ginocchia, tremante. Non era facile ricominciare a respirare, avevo avuto una paura tremenda.
“Ma tu” balbettai con la voce che ancora tremava “Tu che ci fai qui?”
Non avevo accennato a nessuno la mia idea di tornare al   lavoro, tantomeno a mio padre, e allora come diavolo faceva Jacob a sapere che…
A meno che…
“Tu mi stavi seguendo!”esclamai stizzita.
“No…cioè ti aspettavo fuori da scuola e ho visto che per una volta eri sola e allora…”
“Mi aspettavi fuori da…cosa?” Ero incapace di parlare ancora. Tutta la paura e l’ansia dei precedenti minuti sembravano scomparse per lasciare spazio a una crescente ed enorme irritazione.
Come aveva osato…come si era permesso? Dopo il modo in cui mi aveva ferita deliberatamente dicendo che quello che portavo dentro di me era solo un mostro…
“Bells…”
“Non chiamarmi Bells” sottolineai acida.
“Isabella scusa. Non volevo pedinarti, volevo solo parlarti.Te lo giuro.”
“Non abbiamo nulla da dirci.” Risposi ricominciando a montare il barbecue “hai già espresso le tue opinioni molto chiaramente l’ultima volta che ci siamo visti, o sbaglio?”
“Sì beh” lo vidi arrossire “Ma vedi insomma… Scusa se te lo chiedo, ma che accidenti fai qui, con questo barbecue, nelle tue condizioni?”
“Lavoro qui”  esclamai tentando di infilare uno dei sostegni dentro la fessura giusta “Non che comunque siano affari tuoi”
Jake incurante delle mie parole si chinò al mio fianco, infilò perfettamente i quattro supporti e in pochi istanti il barbecue era dritto, solido e in piedi. Dovetti ammettere con me stessa che io, da sola, non ce l’avrei mai fatta.
“Grazie..” sussurrai sperando che non mi sentisse.
Mi alzai e notai che si guardava la punta delle scarpe visibilmente imbarazzato.
“Jake…”
“Bella..”
Parlammo contemporaneamente e non potei fare a meno di scoppiare a ridere. Jake, con quel faccino imbarazzato, sembrava ancora un ragazzino, nonostante i muscoli che scolpivano le sue braccia e il suo torace nudo.
Aspetta…nudo?
Non mi ero  accorta che non portava neppure una maglietta. Anzi avrebbe dovuto avere almeno un giubbotto: fuori ci saranno stati si e no dieci gradi.
Indicai sconvolta il suo torace scoperto.
“Oh non preoccuparti. Non sento freddo e, a dire la verità, la mia maglia non è sopravvissuta alla trasformazione”
Poi, evidentemente, notò il sangue che mi imporporava le guancie e aggiunse “Eih, ma che c’è? Non hai mai visto un ragazzo mezzo nudo?”
“Sì…no…senti Jacob io ora stacco il turno ma mio padre mi aspetta a casa. Non è il momento migliore per parlare…”
“Lo so” mi rispose lui tranquillo “Charlie ha invitato me e Billy a cena da voi, a mangiare il tuo fantastico ragù. E’ per questo che volevo chiarirmi con te prima. Eddai su, ti do un passaggio”
“Ho la macchina” Non sapevo se restare sola con Jacob era davvero ciò che volevo in quel momento, anche se quello che avevo sentito nel bosco prima…
Rabbrividii al pensiero. Forse erano stati solo la mia immaginazione e il buio a giocarmi un brutto scherzo..
“Bella, tutto bene?” Jacob si avvicinò e mi accarezzò un braccio.
“Sì” presi un bel respiro “Sì, è tutto ok. Senti, facciamo così: ora vado a dire a Mike che stacco e poi andiamo da me con il pick up, ok?”
Sul suo volto si aprì un bel sorriso “Perfetto. Anche perché, a dirla tutta, anche se ti ho offerto un passaggio non ho la macchina. E di correre non mi andava proprio.”
Alzai gli occhi al cielo.”Aspettami in auto” dissi lanciandogli le chiavi che avevo in tasca.
Tornai in negozio e vidi che Mike stava ormai chiudendo la cassa.
“Mike, io ho finito fuori. Vado a casa”
“D’accordo. Accidenti Bella, ti avevo sottovalutata. A montare quel tipo di barbecue io ci avevo messo tre giorni”
Sorrisi ripensando al piccolo aiuto che avevo ricevuto. “Oh beh, sai…Ci si vede mercoledì allora?”
“Certo, vai pure.”
Mi tolsi in fretta il grembiule e mi diressi a passo spedito fuori dal negozio. L’aria gelida mi segava in due il viso mentre attraversavo veloce il parcheggio già buio.
Mi guardai attorno preoccupata ma non vidi nessuno. Cercai di prendere un bel respiro e di calmarmi. Non era stato nulla prima, solo una mia impressione…solo una mia impressione.
Probabilmente il vento…
Per fortuna Jake aveva avuto la buona idea di accendere il riscaldamento; un bel tepore si diffondeva e avvertii chiaramente la piacevole sensazione di calore che contrastava col freddo dell’esterno.
“Jacob” iniziai senza sapere bene cosa dire mentre mettevo in moto e partivo.
“Bella, devo chiederti scusa” Lo guardai scioccata: non avevo certo pensato che fosse quello la cosa che aveva così urgentemente bisogno di dirmi “Io ho detto quelle cose e… e tu non le meritavi. Non le pensavo davvero, è che mi hai colta alla sprovvista e …E poi è arrivato quello…”
Strinse i pugni e iniziò a tremare…sembrava che stesse per avere un attacco. Non sapevo cosa stesse succedendo e così gli presi la mano sinistra nella mia.
Sembrò calmarsi all’istante. ”Scusa. A volte è ancora un po’ dura controllarsi. Comunque…tu piangevi, ti disperavi e io ti vedevo e non sapevo come fare ad aiutarti…tutto ciò che sapevo è che era colpa sua. E a volte non aziono il cervello prima di parlare…”
“Perché, hai un cervello?”
“Ahah” rise e poi indicò la pancia “Beh, in fondo la cosa che hai lì dentro… Voglio dire, se ti somiglia almeno un briciolo…quanto meno deve essere magnifica…”
Non ebbi la forza di ricambiare il suo sguardo. Jake era dolce e carino e poteva essere un buon amico, ma evidentemente l’incomprensibile infatuazione che aveva per me non gli era del tutto passata.
“Senti…” continuò “Io ti ho ferita, e non sai quanto ci sono stato male. Voglio solo che tu sappia che non accadrà mai più e che io ci sarò sempre d’ora in poi…e non ti giudicherò. Te lo giuro. Allora, mi perdoni adesso?”
Continuò a fissarmi per svariati secondi con la faccia da cucciolotto bastonato. Cercai di mantenermi seria e composta ma alla fine scoppiai a ridere…era davvero troppo comico!
“Sì…ok…ok” risposi “ma solo se chiedi scusa anche a loro.”
Jacob sembrava disorientato, così aggiunsi “Ai bambini …”
“Bambini?”
“Gemelli….” Sussurrai
“Wow…” era sconvolto “Cavolo…cioè, due sanguisughe al prezzo di una. Però…”
Gli tirai un pugno sul petto per vendicare la sua insolenza, ma non fu davvero una buona idea; mi feci male solamente io e rischiai di perdere il controllo del pick up  mentre entravo nel vialetto.
Per fortuna Jacob afferrò il volante e io riuscii ad inchiodare proprio un istante prima di dire addio per sempre alla cassetta della posta.
Scesi e mi accorsi che lui era appoggiato alla staccionata piegato in due dalle risate “Sicura di avermi perdonato? No, perché mi sembrava che tu volessi uccidermi con la tua abile guida…”
“Puoi restare fuori se vuoi” ribattei acida.
“E perdermi le tue performance di cuoca?no…”
Accesi la luce nel corridoio buio e gettai il giaccone e la borsa con i libri nel ripostiglio.
Presi anche una vecchia camicia di papà…non mi sembrava opportuno che se ne stesse mezzo nudo in casa mia.
Mi sorprese il fatto che Charlie non fosse ancora rientrato, ma Jacob mi spiegò che era andato a La Push a prendere Billy.
“Ti fa male la mano?” mi domandò preoccupato e un po’ in colpa “Avrei dovuto avvisarti di non metterti contro un licantropo”
“Ma figurati” bluffai ignorando il dolore “Sono assolutamente capace di tenere a bada un cagnolino…”
“Un cagnolino eh?” Sì sì…metti questo sulla mano. Non mi sembra che tu abbia delle dita rotte. E riposati un attimo; io, intanto, posso fare l’aiuto chef. Tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio…”
“D’accordo” non ero molto convinta a lasciare cucinare Jake visto che non credevo proprio fosse in grado. “Allora prendi la pentola grossa lì sotto e mettici dell’acqua e del sale. Per fortuna il ragù l’ho cucinato ieri, bisogna solo scaldarlo…”
Si mise all’opera e non potei fare a meno di notare quanto fosse grosso  e occupasse, praticamente, tutta la mia cucina. Sembrava cresciuto ancora dall’ultima volta che l’avevo visto.
“Jake…” azzardai “ Come è successo? Voglio dire, come è stato diventare lupo?”
“Beh” alzò il viso e mi sorrise “E’ successo dopo il tuo compleanno…verso ottobre. Era da un po’ che mi sentivo strano e poi…Poi un giorno ho iniziato a stare peggio…avevo una febbre altissima, ma mio padre non sembrava preoccupato. Sembrava che si aspettase tutto quello. E poi quando mi sono ripreso…lui e Sam mi hanno raccontato tutto.
Ti ricordi di Sam vero?”
Annuii…il ricordo del ragazzo che ci aveva salvati da Victoria era ancora ben vivido. E poi, improvvisamente, mi ricordai anche un’altra cosa.
Era un ricordo sfocato e confuso di una notte buia di tanti mesi addietro.
Le foglie umide appiccicate al mio viso, la pioggia gelata che mi penetrava fin nelle ossa…le voci che chiamavano il mio nome nel bosco…
Per un istante rabbrividii
“Jake, potresti ringraziare Sam da parte mia? Quella sera nel bosco, quando mi sono persa e sono svenuta…”
“Non ti sei persa…” mi interruppe “Lui…lui ti aveva distrutta. Sembravi sconvolta…morta. L’ho visto nei suoi pensieri.”
Lo guardai sbigottita e lui aggiunse “Pro e contro di appartenere ad un branco: quando siamo in forma di lupi possiamo comunicare telepaticamente. E’ molto utile…ma anche tremendo se vuoi avere un po’ di privacy. Comunque, sai che non devi ringraziare nessuno. E’ il nostro compito proteggere la gente…certo che se alcune persone si lasciassero proteggere sarebbe tutto più semplice…”
“Che vuoi dire?” domandai.
“Dai Bells. Tu…i Cullen. Ma ti diverti a cacciarti nei guai? Lo sai quanto potrebbe essere pericoloso per te? Se uno di loro perdesse il controllo per un istante, ti ucciderebbe.”
Poi aggiunse sottovoce “Sempre che non ci pensi lui da solo ad ucciderti la prossima volta che se ne andrà, fregandosene di te”
“Non lo farà… Lui mi ama” protestai alzandomi per buttare gli spaghetti. L’acqua aveva iniziato a bollire.
“Certo certo…Ma che razza di mostro è uno che abbandona la donna che dice di amare sola, nel bosco, di notte, spezzandole il cuore?”
Gli lanciai un occhiata truce “Jake, non voglio litigare con te. So che parli così solo perché mi vuoi bene e vuoi proteggermi…ma non c’è n’è bisogno. Io so badare a me stessa.”
Ritenendo chiuso l’argomento gli passai i piatti e iniziammo ad apparecchiare la tavola.
“Allora” volevo disperatamente cambiare argomento “Che fai di bello ultimamente? Voglio dire, a parte andare in giro mezzo nudo col tuo branco?”
Jake rise smorzando la tensione “Messa così sembra una cosa da gay…Comunque sto cercando di costruirmi una macchina. Cioè, di resuscitare un vecchio catorcio e farlo partire…”
“Fico…”
Jacob iniziò a raccontarmi tutto il suo progetto nei minimi dettagli. Non ci capii molto, a parte che era un lavoro lungo e che richiedeva una spesa non indifferente, ma stare a parlare con lui era davvero divertente. Riusciva sempre a mettere una battuta da qualche parte, oppure a fare l’imitazione di Billy che lo rincorreva sulla sedia a rotelle cercando di convincerlo a studiare, facendomi ridere a crepapelle.
Scoprii che con Jacob era semplice e facile essere me stessa, non preoccuparmi di nulla, pensare solo a cose belle e divertenti. Sembrava un  normale ragazzo di sedici anni, nonostante tutto le sofferenze che aveva già dovuto passare nella vita.
Mio padre e Billy ci trovarono  così, a ridere spensierati mentre io quasi mi bruciavo la mano scolando la pasta  e Jacob se la rideva, maledicendo la mia cattiva sorte.
Ci sedemmo a tavola soltanto noi due perché scoprii che il motivo principale della visita era che Charlie e Billy potessero godersi in pace la partita dei Mariners in tv, senza essere disturbati.
“Eih…” mi accorsi in quel momento “Forse ho fatto troppa pasta. Ne avremo circa 250 gr a testa…”
“Guarda che io sono un lupo famelico. Piuttosto tu…sei magra e gracilina..non penso che ce la farai. Te la posso finire io…”
“Ah sì?” domandai “Vedremo. Propongo una gara di spaghetti. Al mio via: uno, due…via!”
“Non vale” protestò “Sei partita prima…dovevi contare fino a tre!”
Nonostante la sua lamentela non mi fermai e mi accorsi di avere davvero fame e che quei 250gr non erano poi tanti.
Avevo quasi finito il mio piatto quando fui interrotta dalla risata e dall’esultazione del mio amico.
“Ho ffvintfo” aveva ancora la bocca piena e, dopo avere ingoiato l’ultimo boccone, emise un suono davvero volgare.
“Jake…fai schifo” lo rimproverai “Tieni chiusa la bocca per piacere. E poi sei tutto sporco di sugo.”
“Anche tu” rispose. Poi afferrò il mio tovagliolo e iniziò a pulirmi le labbra.
Mi fece sentire un po’ a disagio. Era un gesto intimo…troppo intimo.
E se Jake avesse pensato che magari tra noi…
Ma no…
Mi sentii un po’ sciocca a quell’idea. Jake sapeva benissimo che amavo solo Edward, che aspettavo dei bambini da lui…sicuramente non si sarebbe messo in testa nulla di strano, no?
Comunque preferii alzarmi e lavare i piatti. Jake si offrì di aiutarmi ad asciugarli.
Accendemmo la piccola tv che Charlie si era comperato nei mesi in cui non scendevo ai pasti e rimanevo sempre chiusa in camera. Probabilmente per lui quel silenzio era stato davvero troppo assordante.
Mi bloccai quando mi resi conto che, sul canale 101, davano un vecchio film che io adoravo.
“Dirty dancing!” esclamai felice “Io lo adoro. Oh lascio qui. E’ quasi finito ma ce il pezzo che mi piace di più. Quando lei sta guardando sconsolata lo spettacolo finale insieme ai genitori perché crede che lui se ne sia andato, e, invece, poi arriva e le dice…”
“Nessuno può mettere Baby in un angolo” Jacob terminò la mia frase e lo guardai sbalordita.
Alzò gli occhi al cielo e sbuffò “Bella, ho due sorelle. Mi hanno fatto vedere queste cose da donne per anni…”
“Io lo guardavo sempre con mia mamma quando ero piccola. Facevamo sempre il balletto finale e lei mi prendeva in braccio e mi faceva fare quella presa che fanno…hai presente?”
“Intendi così?” Prima che potessi accorgermene Jacob mi aveva già afferrato sotto le ascelle come se pesassi un kilo e mi aveva alzata per aria.
“Jacob”mi fidavo della sua forza, ma avevo anche un po’ di vertigini “Dai mettimi giù…dai, tanto io non sono capace…”
“Bella…su, stendi le gambe. Altrimenti la presa non viene”
Ci provai ma con scarsissimi risultati. Sembrava che mi stessi contorcendo per il dolore.
“Dai,” lo implorai “Metti mi giù! Dai, Jake….”
“Ha detto di metterla giù. Non hai capito o sei sordo?”
Appena sentii il suono di quella voce girai di scatto la testa e Jacob mi poggiò a terra immediatamente. Forse con un po’ troppa forza ,perché persi leggermente l’equilibrio e, in meno di un secondo, mi ritrovai col sedere per terra.
Mi stupì il fatto che Edward non mi avesse afferrato in tempo, ma, poi, mi accorsi che nel punto dove si trovava prima lui, ora c’erano Billy e mio padre che ci fissava sospettoso.
“Scusa…ti sei fatta male?” mi sussurrò Edward all’orecchio.
Scossi il capo mentre mi rialzavo.
“Forse è il caso che andiamo via Jacob. Si è fatto tardi.” Billy parlò in tono calmo, ma si vedeva che era a disagio. “Saluta Bella. Charlie ci puoi riaccompagnare?”
“Certo certo…” mio padre ci guardava ancora storto. Lui e Billy uscirono di casa e rimanemmo solo noi tre in cucina.
Jake fece per avvicinarsi ma Edward si parò davanti a me ringhiando.
“Tesoro…” gli toccai il braccio “Non fa niente..”
Sapevo che Jacob mai mi avrebbe fatto del male volontariamente.
Mi avvicinai e lui mi tese un pacchettino che aveva nella tasca dei jeans.
“Era il tuo regalo di Natale. Una sciocchezza…spero che ti piaccia. Non avevo fatto in tempo a dartelo…”mi spiegò.
“Grazie mille. E grazie per la compagnia…ci vediamo presto.”
Fece per andarsene quando sembrò ricordarsi di qualcosa e ritornò sui suoi passi. Trattenni il fiato quando si levò la camicia e me la restituì.
“Non fa niente…Potevi tenerla. Sul serio…” biascicai arrossendo.
“Non fa niente Bells” rispose sporgendosi e dandomi un bacio sulla fronte “Buona notte”
Uscì dalla porta e io rimasi mezza imbambolata finchè non sentii il rumore della macchina di papà allontanarsi.
Quando mi voltai vidi che Edward aveva finito i piatti e mi fissava accigliato.
“Io…non sapevo che sarebbero venuti. Lui voleva parlarmi e…E tu sei arrabbiato con me.” Notai che non mi guardava.
Scosse il capo sconsolato “Non sono arrabbiato. Non con te almeno…”
“Tu…tu aspettami in camera” sussurrai abbracciandolo “Faccio una doccia e parliamo”
Mi precipitai in bagno e cercai di metterci il meno tempo possibile. Volevo chiarire con Edward e Charlie non ci avrebbe messo molto a tornare e a venire a controllare che il mio ragazzo se ne fosse andato sul serio.
In meno di dieci minuti ero pronta e tornai in camera piena di ansia.
Edward mi fissava sdraiato sul mio letto.
“Scusa…” sussurrai con un groppo in gola.
Lui mi sorrise e apri le braccia per accogliermi “Piccola…amore, vieni qui…”
Mi fiondai al caldo sotto le coperte e mi accoccolai sul suo petto. “Non pensavo di fare qualcosa di male. Lui voleva scusarsi e…”
“Ssshh. Lo so…tu sei unica amore mio. Sei buona e gentile e vedi sempre il meglio nelle persone. Ma devi capire che è pericoloso. E’ un licantropo giovane, potrebbe perdere il controllo e… Lo sai che tu sei tutta la mia vita…”
Incredibile. Erano le stesse paure che aveva Jacob. Entrambi pensavano che l’altro sarebbe stato la causa della mia morte. Certi pregiudizi erano duri a morire…
“Scusa. Starò più attenta. Prometto.”
Evidentemente Jacob, in quei pochi minuti, non doveva aver pensato al luogo in cui era venuto a cercarmi…o la ramanzina Bella-non-è-necessario-che-tu-lavori sarebbe già arrivata.
“Adesso perché non apri il regalo?” mi fissò con un mezzo sorriso “Andiamo, so che vuoi aprirlo per vedere cos’è…”
Era vero. Presi il pacchetto e lo scartai: dentro c’era un piccolo acchiappasogni indiano. Era viola e si intonava alle lenzuola del mio letto.
Mi piaceva molto.
Notai che attaccato c’era anche un bigliettino.
E’ un acchiappasogni. Serve a tenere lontani gli incubi ed i mostri di ogni genere. Penso che tu ne abbia proprio bisogno..
Jake

“Simpatico il tuo amico” Evidentemente aveva colto il riferimento non troppo velato ai mostri.
Mi sporsi e lo attaccai alla lampada.
“Sai” mi disse Edward “ la cosa più assurda è che Jacob Black può farti un regalo, senza che tu sollevi obiezioni, mentre il tuo fidanzato no.”
“Semplicemente perché quello sarà costato dieci dollari, mentre tu per regalo intenderesti come minimo un Audi da 50000 dollari.
“Non è vero “ borbottò “Ma comunque se vuoi un Audi non hai che da chiederlo…”
“No!” sussultai facendolo scoppiare a ridere.
“Ora dormi…” mi disse baciandomi la fronte “e fai bei sogni”
Mi addormentai sperando ardentemente di riuscirci.
Mi addormentai tenendo stretta la mano di Edward  e osservando il piccolo acchiappasogni dondolare.
Mi addormentai desiderando  vivere in una realtà in cui poter amare per sempre Edward  ed essere anche amica di Jacob.
Forse con un po’ di impegno sarebbe stato possibile.
Forse.
brave brave...eccovi alla fine...nessuna aveva indovinato dove andava Bellina!!! Eh, lo sapevo...a presto per i nuovi sviluppi della storia. Ah...l'acchiappasogni indiano viola ce l'ho anche io...me l'aveva portato qualcuno che era andato in una riserva negli states...spero che anche i Quileute li facesssero...altrimenti ho scritto una vaccata, ma passatemela...please!! Vedo che preferiti & co. continuano ad aumentare...grazie...e recensite. A presto!!!

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Capitolo 22
*** Visions ***


cap 22 Eccomi qua....spero di farvi felici!! Eccovi il cap...tanto Eddy, niente jake!! Wow! Ok, lo so finisce in modo un pò così...cioè facendovi venire un colpo...sorry, o tagliavo lì o lo facevo lungo il doppio e dovevate attendere. Avrei anche potuto farlo lungo due righe di più e magari dirvi cosa stava succedendo, ma così si attua la mia vendetta nei confronti di una certa persona (sì, francesca parlo con te) che mi fa prendere un infarto alla fine di ogni singolo capitolo...ma io non so. Tenere col fiato sospeso una povera fanciulla come me...brava e sempre puntuale con i postaggi...EHM EHM
Tutto il sito di efp si sta rivoltando contro questa mia ultima affermazione mandandomi minacce di morte...
Vado...mi raccomando recensite e grazie a tutti coloro che mi seguono!!!
Xo Xo Cloe


BELLA
Aprii gli occhi e subito venni colpita da una strana luce.

Dorata, luminosa, avvolgente…una luce quasi impossibile da vedere a Forks.
Mi ci volle qualche secondo per capire che non stavo sognando.
C’era il sole…c’era veramente il sole!
Erano settimane ormai che non si faceva vedere. Quasi non riuscivo più a ricordare neppure che aspetto avesse.
Immediatamente cercai di districarmi dal piumone e di correre a spalancare la finestra, per fare entrare un po’ d’aria pura. Ovviamente, fallii miseramente nel mio proposito:un mio piede rimase incastrato tra le coperte e sbattei violentemente l’alluce contro il comodino.
“Ah cazzo!” strillai fra le lacrime.
Faceva davvero malissimo; con la fortuna che, di solito, non stava proprio schierata dalla  mia parte potevo contare in una quasi certa frattura.
Iniziai a saltellare sul piede sano quando, prima che me ne rendessi conto, qualcosa di duro mi cinse la vita e mi ritrascinò sul letto.
“Buongiorno pasticciona… belle parole da sentire in bocca a una futura mamma” sussurrò una dolcissima voce al mio orecchio.
Sorrisi a quel suono…l’avevo riconosciuta benissimo…
“Sai” continuò “La tua capacità di riuscire a farti male già dal momento in cui metti piede fuori dal letto è impressionante…quasi inumana. Forse dovrei consegnarti alla CIA e lasciare che facciano degli esperimenti su di te”
“Ahah” risposi sorridendo. Edward aveva sempre il potere di calmarmi e di farmi sentire meglio…quasi mi ero già scordata del dolore “Forse invece sarei io a dover consegnare te. Dopotutto TU sei la creatura mostruosa…”
“Ah sì?”
Immediatamente sentii le sue mani fredde sotto la canottiera iniziare a farmi il solletico.
Non riuscii ad evitare di scoppiare a ridere in modo piuttosto rumoroso e, contorcendomi nel tentativo di liberarmi, feci cadere la sveglia sul pavimento.
“Bella?” sentii mio padre chiamarmi dal piano di sotto “Bella sei tu?”
“Shh” Edward smise subito di torturarmi “Digli che va tutto bene…vuole venire di sopra a controllare..”
“Papà..sì.” cercai di rimanere seria e di smettere di ridere “Sto bene. Scendo subito, ho…” decisi di optare per una mezza verità “Ho solo sbattuto un piede”
Avvertii distintamente il rumore dei passi di Charlie che riscendevano le scale.
“Ci è mancato poco” mi prese in giro Edward “Per colpa tua ci stava per scoprire”
“Colpa mia? Sei tu che mi provochi…sai che non sopporto il solletico. E poi l’unico motivo per cui sono inciampata è che ho la pancia che mi sbilancia in avanti…”
In parte era solo una scusa, in parte no.
Ormai avevo quasi finito la ventiduesima settimana e il mio ventre era cresciuto parecchio.
Ormai si vedeva chiaramente che ero incinta, ma a me piaceva così.
Ne ero, anzi, ne eravamo molto orgogliosi.
“Certo certo” trattenne a stento una risata mentre mi faceva muovere con delicatezza l’alluce.”Ti fa male?”
“No. Anzi col freddo della tua mano non sento nulla”
“Non credo che sia rotto. Ma stai più attenta la prossima volta”
“Va bene dottore…” sospirai alzando gli occhi al cielo.
“Bella, sul serio” improvvisamente sentii che non scherzava “Sei al quinto mese ormai. Man mano diventerà sempre più difficile mantenere l’equilibrio. E ricorda che ora devi…”
“Pensare a tutti e tre..” conclusi per lui. Me lo ripeteva sempre da due mesi a quella parte. Ormai era diventata la sua frase più utilizzata.
“Non prendertela…ma voi siete la mia vita, ed è normale che io mi preoccupi della mia vita, no?” Avvicinò pericolosamente il suo viso al mio, regalandomi il sorriso sghembo che tanto amavo.
E che, lui lo sapeva benissimo, riusciva sempre ad incastrarmi.
“Va bene, va bene.” Mi arresi ridacchiando
Stavo per sporgermi e pretendere un bacio quando sentii di nuovo Charlie dal piano di sotto.
“Mmmm…ma che ha stamattina?” mugolai attaccandomi alle sue labbra.
“Credo che inizi a pensare che nella tua cameretta avvengano attività…come dire…illecite?”
Alzai un sopraciglio, non riuscendo a capire le sue parole.
“Ha sentito un po’ troppi rumori notturni recentemente” Arrossii a quelle parole. Io e Edward non avevamo più fatto l’amore da quella lontana notte del mio compleanno, però, diciamo che da quando eravamo tornati insieme…
Beh, avevamo passato la maggior parte delle serate a coccolarci e…e forse io ero vocalmente un po’ troppo espansiva.
“E’ meglio che tu scenda ora” mi disse Edward posandomi un bacio sulla fronte “Io vado a casa, prendo la volvo e torno qui, fingendo che non ci vediamo da ieri sera…”
“Va bene” risposi infilandomi la tuta in ciniglia che mi aveva regalato Alice “E ti prometto che tenterò di non precipitare dalle scale”
Sentii solamente l’eco della sua risata e, quando mi gira,i era già sparito dalla finestra.
La richiusi e mi affrettai di sotto.
A metà scala mi resi conto che papà stava parlando con qualcuno, ma non capii con chi finchè non lo sentii apostrofare la sconosciuta col nomignolo “angelo”.
Sorrisi.
 Alice.
Mio padre aveva una totale e assoluta venerazione per lei sin da quando, la primavera precedente, si era presa cura di me e della mia gamba ingessata. Ormai la considerava come una seconda figlia.
Quando entrai in cucina, infatti,trovai Alice in piedi su una sedia di fronte a papà. Gli stava allacciando in modo impeccabile un cravattino.
“Ecco fatto Charlie!” esultò lei “Così sei davvero perfetto”
“Papà” mi avvicinai per abbracciarlo “sei davvero…insomma sembri proprio…”
“Un pinguino?” concluse lui per me
“Veramente volevo dire molto molto attraente” risposi trattenendo una risata mentre mi versavo una tazza di te.
“Sì sì” borbottò finendo il suo caffè “Ma tu che facevi di sopra? Eri sola vero?”
Il the mi andò di traverso e ne sputacchiai un po’ in giro “Come…cosa? Ma certo che ero sola…”
Mi voltai fingendo di ripulire il ripiano dai miei schizzi.
 Ok, ok Bella. Devi solo dire una bugia decente. Non è così difficile in fondo.
“Bene, perché sai che non tollererei che” anche lui era piuttosto rosso in faccia “che…beh, insomma…non in questa casa. “
Alice venne in mio soccorso “Charlie, ti posso assicurare che Edward è rimasto tutta la notte in camera sua. E poi come farebbe ad entrare? Dalla finestra? Non ha mica i super poteri…” Rise alla sua stessa battuta e io la guardai male, affondando il naso nella tazza.
“Mmm” Charlie grugnì qualcosa lamentandosi di essere di nuovo in ritardo per la sua battuta di pesca.
Sentii la porta della sua stanza sbattere e mi voltai cercando di tirare uno scappellotto a Alice che, prontamente, lo schivò.
“Bella, ti saresti fatta male solo tu, credimi. E a me serve una sposa tutta intera oggi. Visto che come avevamo concordato ti mostrerò il vestito che ti avevo preso. Certo, se non ti piacesse o se ti sembrasse non adatto…beh, si può cambiare tutto. Ho un sacco di agganci…potremmo ancora trovare qualcosa di Vera Wang o…”
“Alice” la interruppi sentendo la tensione nella sua voce “Tu mi conosci, sai come sono. Sono certa che sarà perfetto. E poi è solo un vestito. Anzi, con te e Rose in giro sarò quella che verrà notata di meno…”
“Non essere assurda. Credo che, anche se indossassi un sacco di iuta, quel giorno dovrò chiudere fuori i pensieri di tanti uomini invidiosi della mia bella moglie…”
Trattenni a stento un sorriso mentre le braccia forti del mio fidanzato mi stringevano e le sue labbra si posavano dolci sulle mie.
Era tornato. E ci aveva anche messo pochissimo.
Poteva essere sciocco, ma, tutte le volte che stavamo lontani anche solo per poco, mi prendeva una strana ansia.
Forse una piccola parte del mio cervello doveva ancora superare lo shock del suo abbandono.
“Forza piccioncini” ci rimproverò il folletto staccandoci con la forza “Oggi è una giornata molto impegnativa. Non possiamo mica stare qui a perdere tempo. Andiamo a casa.”
Malgrado tutto dovetti dare mentalmente ragione a Alice: era un giorno speciale, e io ero davvero eccitata.
Non per i preparativi.
Non per il vestito.
Sì, erano tutte cose belle ed importanti ma…
Ma Carlisle era finalmente riuscito a procurarsi una macchina per le ecografie, perché ovviamente non potevamo farne una in ospedale, e…
E forse avrei davvero potuto vederli, sentire anche io il suono del cuore dei miei bambini.
Istintivamente mi portai una mano alla pancia, subito seguita da quella di Edward. Intrecciando le sue dita fredde alle mie mi aiutò ad alzarmi e mi condusse fin nell’ingresso.
“Andrà tutto bene vedrai”  sussurrò solamente.
“Lo so”
Lanciai un saluto a mio padre e poi uscii fuori nel portico.
E lì rimasi impalata.
Vicino alla macchina della polizia di Charlie ce n’era una che non avevo mai visto prima in vita mia.
Gialla, decappottabile, probabilmente cara come lo stipendio di tre interi anni dei miei genitori…
Mi sentii sprofondare.
“Ti prego…dimmi che quella roba non è per me” gemetti.
Edward scoppiò a ridere, praticamente tenendosi la pancia, mentre Alice mi fissò risentita.
“Quella roba” sottolineò la parola roba con un tono che non mi sfuggì “E’ mia. Me l’ha regalata Edward per averti salvata. Anzi, nel caso volessi di nuovo fare un po’ di Bungee Jumping avvisami…mi serve un armadio nuovo. Quello che ho ora è troppo piccolo ormai.”
“Non credo che lo farò. Ma ho in mente il paracadutismo…”
Edward mi fissò accigliato mentre entravo nella mia cara e adorata volvo.
Forse più sobria ma piena di ricordi.
“Scherzavo…” A volte era davvero esagerato: in quale universo parallelo io avrei mai potuto pensare di praticare un’attività del genere senza spezzarmi l’osso del collo in tre secondi netti?
Il viaggio fino a casa (ormai stavo iniziando a considerarla davvero così e la cosa mi piaceva parecchio)durò pochissimo, anche perché i due pazzi si misero ad improvvisare una piccola gara di velocità per le strade di Forks.
Non fu un'ottima idea, visto che non appena misi piede nell'enorme cucina di casa Cullen dovetti sedermi per non rischiare di vomitare il thè.
Se non che, dopo appena dieci minuti, mi venne una terribile fame ed Esme fu costretta a prepararmi una cioccolata calda.
"Tieni  tesoro" mi disse porgendomela "L'ho tenuta in mano, non dovrebbe essere ancora molto calda. Ci vuoi della panna? L'ho preparata fresca questa mattina."
Annuii e mi misi a trangugiarla di gusto.
"Grazie" biascicai. "Spero solo di non ingrassare troppo"
Se non mi muovevo troppo e non mi agitavo  le nausee erano solo un brutto ricordo,ormai.
Anzi ultimamente mangiavo davvero per tre.
Edward alzò gli occhi al cielo "Bella non dirlo neppure per scherzo. Mangia tutte le volte che ne senti la necessità. E poi tu partivi piuttosto sottopeso, quindi non ti voglio più sentire dire certe sciocchezze"
"Va bene, Va bene. A proposito, c'è Carlisle? Aveva detto che avremmo fatto la visita di controllo e magari l'ecografia" Ero molto ansiosa di sentire i miei piccolini.
"Dovrebbe arrivare tra poco. Ha fatto il turno di notte" mi spiegò dolce Esme "perchè intanto non vai con Alice a  vedere il vestito. Non smetterà di tormentarci tutti finchè non lo avrai approvato"
Alice infatti era rimasta seduta sulle scale sbuffando impaziente. Alle parole di Esme, però, si riprese subito e dopo avermi afferrata per la manica mi trascinò su per le scale.
Edward fece per seguirci.
"Che fai?" gli intimò Alice
"Vengo con voi. Non voglio lasciare Bella da sola. Potrebbe sentirsi male, avere un capogiro o..."
"O venire travolta da un tornado nel mio armadio, o magari prendere la peste bubbonica. Chi lo sa?" lo prese in giro lei "Edward Cullen, tu sei lo sposo. E lo sposo non può vedere il vestito, intesi? Quindi vai a cogliere dei fiori, aiuta Esme, strimpella un pò qualche canzoncina, fai quello che vuoi ma STAI FUORI DALLA MIA TESTA E DALLA MIA STANZA!!"
Detto questo mi prese in braccio e in un battibaleno ci ritrovammo di fronte alla camera.
Accidenti.
Dovetti ammettere che ci voleva coraggio a contraddire Alice Cullen quando si arrabbiava.
Alice mi portò dentro  e richiuse svelta la porta alle sue spalle.
Accese la luce e, devo essere sincera, probabilmente non avrei riconosciuto la sua stanza se non avessi saputo esattamente che era quella.
Non era più una camera da letto.
Era diventata una specie di ufficio super organizzato. Sul pavimento c’erano mucchi di fogli dai diversi colori. Evidentemente, doveva aver dato a ogni cosa di cui occuparsi un colore diverso: il rosa doveva essere la torta, il verde i centrotavola, il blu…
Venni interrotta nelle mie supposizioni da Alice che mi trascinò nella cabina armadio, che, praticamente, era grande tre volte camera mia.
Tirò fuori una custodia bianca e aspettò titubante di fronte a me.
“Allora. Non parlarne e non descrivere nulla a Edward. O a chiunque altro, ci siamo capite? Lo sai che nessuno è bravo quanto me a tenere i segreti con lui e io voglio che si rispettino le tradizioni ok?”
Sembrava categorica mentre mi sventolava il suo ditino davanti alla faccia.
“D’accordo. Promesso. E adesso posso guardare?”
Abbassò lentamente la zip e lo fece uscire con delicatezza stendendomelo davanti agli occhi.
“Oh Alice…” Ebbi solo la forza di dire questo.
Allungai tremante la mano fino a che non sentii la stoffa fresca e leggera fluire sotto le mie dita. Era così delicata da sembrare inconsistente al mio tocco.
Era stile impero, con un fiocco sulla schiena che scendeva e formare lo strascico fino ai piedi.
Non c’era nulla da dire, se non che era perfetto.
Bello, semplice e non troppo appariscente.
Proprio come me.
“Ti piace?” domandò lei
Scossi il capo incapace di parlare.
“Di più?”
Annuii convinta prima di abbracciarla.
“Grazie..grazie, grazie. E un milione di altri grazie! E’ perfetto.” Esultai “Sai che non so cosa farei senza di te?!”
“Sono felice speravo ti piacesse. Non è necessario provarlo ora. L’importante è che lo facciamo prima del matrimonio così te lo sistemo in base a quanto ti sarà cresciuta la pancia.”
Già, la pancia.
La sfiorai e pensai subito a Carlisle che mi aspettava di sotto.
“Vai ora…lo so come ti senti. Anche io sono curiosa di vedere i miei nipotini, lo sai, no?”
La abbracciai di nuovo e , dopo averla aiutata a riporre il vestito, tornammo al centro della stanza da letto ormai  invasa.
“Non vorrei che Jazz  mi odiasse ora, visto che non ha più una stanza” domandai ridendo.
“Ma figurati. E poi quello che facevamo qui lo possiamo sempre fare….” Improvvisamente si immobilizzò e si ammutolì.
Lo sguardo vitreo, fisso nel vuoto.
 O meglio, nella visione che io non potevo  conoscere.
“Alice…” la scossi leggermente.
Non sapevo cosa fare, di solito c’era Jasper con lei in questi momenti.
“Alice…” riprovai.
Nulla, non si riprendeva.
Stavo per chiamare qualcuno quando, improvvisamente, si riscosse fissandomi con ansia, anzi con…
Terrore.
“Bella….Bella” balbettò
“Alice” la guardai apprensiva “Cosa? I bambini? Cosa hai visto? Alice…”
“Io non so…c’eri tu e ti tenevi la pancia…stavi male credo…io, non so quando. Ma avevi gli stessi vestiti di adesso e…”
In quell’istante la porta si spalancò e Edward si materializzò al mio fianco.
Subito mi sostenne tra le sue braccia.
“Alice, quando, quando?” la incalzò preoccupato.
“Non…non lo so Edward. Tu vedi quello che vedo io. Non so, era confusa…”
“Edward, calma” cercai di prendere un bel respiro “Forse si è sbagliata. Forse…”
Mi interruppi di colpo portandomi le mani in grembo.
E immediatamente capii che Alice non si era sbagliata.
Anzi, la sua visione si stava appena avverando.
Ok, forse sono stata punita dal karma per la mia cattiveria verso di voi, visto che mi sono appena resa conto che il mio gatto ha vomitato sul terrazzo e ora devo pulire. Grrrr....scusate, vi lascio. Devo impiccare un certo animale....

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Capitolo 23
*** Movements and...fights? ***


cap22 Ok..eccomi. poche chiacchiere e vi lascio al capitolo...sapete,ho paura della folla inferocita. Francesca, spero che tu ti metta subito a scrivere! allora...vorrete linciarmi..lo so. Ma non sono io...è bella che è un pò scema..però cercate di capirla. Ci si vede in fondo.
Xo Xo Cloe.
P.S.= Dedicato alla mia più grande e insostituibile lettrice. Letizia...con cui passo ore a parlare divertendomi un mondo, a dire cavolate e a fare speculazioni su presunte gravidanze di nostra invenzione!!! Grazie di leggere sempre e grazie di condividere la tua follia con me!! In bocca a Jake per domani. Sperando che crepi...iihihihi


BELLA

Continuavo a tenere le mani sul mio grembo.    

Edward cercava di scostarle con gentilezza.
Alzai lo sguardo ed incontrai il suo. Era preoccupato.
Sentivo la bocca priva di saliva. Volevo parlargli, spiegargli quello che sentivo in quel momento ma…non ci riuscivo.
Perché non  sapevo neppure io quello che stavo provando in quel momento.
Ancora piegata vidi accorrere anche Carlisle e Jasper. Il primo venne da noi, mentre il secondo si avvicinò di corsa ad Alice tenendola tra le braccia.
Edward mi scostò i capelli sudati dalla fronte mentre Carlisle cercava di scostare le mie mani.
Glielo impedii.
Non volevo che quel momento terminasse…non ancora.
Ero emozionata.
E felice. Felice dentro.
Più di quando avevo rivisto Edward dopo mesi.
Più di quando mi aveva detto che non aveva mai smesso di amarmi.
Più di quando mi aveva fatto la proposta e avevo capito che, in un modo o nell’altro, lo avrei avuto per sempre…
Niente, niente valeva quanto quegli istanti.
Pensai per un attimo di non poter quasi contenere tutta la gioia e l’emozione che avevo in corpo.
“Bella…tu…tu non stai male..”
Mi sorpresi nel capire che quello che aveva parlato altri non era se non Jasper.
Tutti lo fissarono accigliati, specialmente Edward.
“Voglio dire, stai provando un groviglio di emozioni ma… Sei…felice. Stai mettendo di buon’umore anche me…”
In quell’istante scoppiai a ridere, senza rendermi conto delle lacrime silenziose che, allo stesso tempo, mi rigavano il volto.
Piangevo e ridevo come una cretina…ma non riuscivo ad evitarlo.
“Io …scusate…” riuscii solamente a dire.
Edward, anche se confuso, riuscì a farmi sedere sul letto di Alice.
“Tesoro…ti prego. Dimmi cosa c’è. Se non stai male, non capisco io…”
Senza permettergli di continuare, gli presi entrambe le mani e le portai contro di me, così da poter sfiorare la stoffa della mia maglietta.
Per qualche secondo mi fissò senza capire, poi…poi lo sentì anche lui.
Vidi i suoi occhi raggianti. Emozionati.
Sapevo che sarebbero diventati lucidi se solo fosse stato possibile per lui.
“I…li senti? “ sussurrai “E’ la prima volta…E’, è…”
“E’ bellissimo…unico” concluse lui per me.
Lo sentii rilassarsi. Si avvicinò per baciarmi le guance e le labbra.
Le mani ancora posate tra le mie, sul mio ventre.
Poi mi fece sdraiare e, dopo avermi alzato la maglietta fin sotto il seno, vi posò il capo.
Dopo alcuni secondi sentii di nuovo un piccolo movimento dentro di me ed Edward sospirò, emozionato.
Cercai di concentrarmi sulla consistenza della pelle del suo volto contro la mia. Era davvero tiepida e soffice…quasi umana.
Forse era così che l’avrei percepito, una volta che anche io fossi diventata vampira.
“A cosa pensi?” Notai che Edward aveva alzato gli occhi e che mi osservava assorto.
“A te. A come sei caldo adesso”risposi mettendomi seduta “E che ti amo. Ed è bellissimo sentire la tua pelle contro la mia e i bambini che si muovono….E’ come se fossimo una cosa sola noi quattro.”
“Noi siamo una cosa sola” soffiò sul mio viso baciandomi.
Quando si staccò, troppo presto per i miei gusti, mi accorsi che nella stanza non c’era più nessuno ormai, oltre a noi due.
Edward capì il mio sguardo. “Sono andati di sotto. Pensavano volessimo un po’ di privacy, sai…”
“Abbiamo sfrattato Alice dalla sua stanza…”
“Impresa notevole. Nessuno era mai riuscita a cacciarla dal suo armadio. Questi bimbi hanno compiuto il miracolo!”
Risi mentre riuscivo, aiutata dal mio fidanzato, a rimettermi in piedi e a sistemarmi.
“Ce la fai a scendere di sotto e a fare la visita? Se preferisci puoi riposare un po’…” mi domandò apprensivo.
Sempre il solito!
“No…davvero. E poi ora non si muovono più. Sto bene”
Per dimostrarglielo lo superai e corsi fino al corridoio dove, con un solo rapido gesto, mi riportò tra le sue braccia.
“Ti prego. Per oggi ho avuto abbastanza attacchi cardiaci mancati. Se fossi umano saresti sicuramente la causa della mia morte…” mi prese in giro.
Sbuffai ma, poi, vidi Esme ai piedi delle scale. Sembrava davvero radiosa.
Edward mi depositò a terra e lei gentilmente mi abbracciò.
“Tesoro. Sono così felice per te…per voi. Ero certa che presto li avresti sentiti, i tuoi bambini.”
“Sì…è stato bellissimo.”
“Lo so.” Rispose “E’ la sensazione più unica che proverai mai credimi. Sentire che dentro di te c’è tuo figlio che cresce, che vive…”
Per un attimo i suoi occhi si fecero vacui, quasi come quelli di Alice durante la sua visione.
Sapevo cosa stava ricordando.
Un passato nebuloso, confuso, tipico dei ricordi umani, da quello che mi aveva detto Edward.
Il passato con suo figlio.
Probabilmente senza rendersene conto si sfiorò il ventre. Un ventre destinato a non crescere più, a non essere più il nido e la protezione per una nuova vita che si sviluppa.
Per un istante mi sentii un briciolo in colpa. Perché io avevo avuto una fortuna ed una possibilità così grande mentre ad Esme era stata strappata via dalle mani?
Perché lei non poteva realizzare l’unico desiderio che l’avrebbe appagata totalmente, che l’avrebbe resa di nuovo…viva?
Trovai estremamente ingiusto che qualcuno dolce e buono come lei non ottenesse l’unica cosa che l’avrebbe resa di nuovo felice.
Accadde tutto in pochissimi secondi; Esme si riscosse e sembrò dispiaciuta, dopo aver notato la tristezza sul mio viso.
“Scusa tesoro. Non volevo rattristarti.” Mi carezzò la guancia “Vai nello studio di Carlisle. Io ti preparo qualcosa di buono per il pranzo.”
“Grazie ..” balbettai mentre Edward mi conduceva lungo il corridoio. Non disse nulla, ma sapeva certamente quanto mi avesse turbata la tristezza di Esme. In fondo anche per me, come per il resto dei Cullen, era come una seconda mamma.
Cercai di essere un poco più positiva mentre bussavamo alla porta del suo studio.
La voce di Carlisle era melodiosa e gentile. “Entrate”
Quando varcammo la soglia riconobbi subito il posto che già avevo visto quasi un anno prima. I quadri alle pareti, la pesante scrivania di legno, i libri che avrebbero fatto invidia a qualunque biblioteca universitaria.
Tutto era esattamente come lo ricordavo.
Mi sentii subito al sicuro e tranquilla in un luogo familiare e sereno come quello.
L’unica cosa che si era aggiunta era un lettino ginecologico al centro della stanza e una grossa apparecchiatura che ipotizzai essere la macchina per le ecografie.
Carlisle si avvicinò silenzioso e rilassato.
“Allora come ti senti?”
“Bene” risposi un poco imbarazzata “Ma potevate restare, prima intendo. In fondo è casa vostra”
Scosse il capo sorridendo “No…era un momento solo vostro. E’ giusto così. E poi” aggiunse “E’ anche casa tua adesso. Anzi, credo lo sia stato a dal primo momento in cui sei entrata…”
Quelle parole mi toccarono profondamente. Erano sempre tutti così buoni e gentili con me. Facevano così tanto….Ricacciai indietro le lacrime ma una mi sfuggì scivolando e rigandomi il volto.
Carlisle mi cinse con un braccio e mi fece accomodare sul lettino.
“E’ normale se ti senti un po’ giù a volte. O se ti emozioni con facilità. E’ molto comune in gravidanza. L’importante è che, se sei preoccupata per qualcosa, ne parli con me o con Edward, ok?”
“Promesso” risposi.
Carlisle mi misurò la pressione e la trovò leggermente alta.
“Sei preoccupata?”
“No” mentii arrossendo “Beh…in effetti sono solo eccitata. Per l’ecografia. La possiamo fare?”
Non volevo essere scortese o frettolosa…ma aspettavo quel momento da mesi!
Entrambi risero alla mia impazienza.
“Non dovrai più aspettare. La facciamo subito. Purtroppo devi accontentarti di me che non sono ginecologo. Ma mi sono riletto tutti i manuali di ostetricia in mio possesso”
Non ero affatto preoccupata della competenza di Carlisle. Probabilmente i manuali di cui parlava erano “tutti i manuali mai stati scritti dal 1700 a oggi” quindi ero molto tranquilla.
Gli sorrisi sdraiandomi completamente e sollevando la maglietta.
“In teoria il gel è freddo. Ma non so se tu lo percepirai tale.”
Infatti non fu così.
E neppure mi aspettavo che lo fosse.
Non appena la sostanza  entrò a contatto con la mia pelle potei sentire che era quasi tiepida.
Carlisle iniziò la visita
Entrambi si fissarono
“Come temevo” sussurrò il dottore.
“Cosa?” domandai subito preoccupata “Cosa? Per favore voglio sapere cosa c’è?”
“Guarda lo schermo Bella”
Feci come mi avevano detto ma tutto ciò che vidi fu…nulla.
“Io non vedo niente”
“Già” rispose Carlisle “E’ evidente che la membrana che li protegge non l’ha ereditata dal tuo lato umano. E’ troppo spessa e dura per poter vedere qualcosa. Purtroppo lo temevo.”
“E’ una cosa così grave?”
Ero piuttosto preoccupata. Non sapevo se potesse compromettere la gravidanza o la salute dei piccoli.
“No. Insomma, l’unico problema è che non serviranno a nulla le ecografie. Ma forse dovremmo essere contenti di questa protezione: molto probabilmente lo stress e i farmaci che hai dovuto sopportare all’inizio sarebbero stati fatali per una gravidanza normale…”
“Oh…” Mi sentivo allo stesso tempo felice e delusa. Felice perché sapevo che, grazie al loro essere un po’ speciali adesso erano ancor con me.
Delusa perché…beh, avrei dato qualunque cosa per poterli vedere. Anche solo sullo schermo di un ecografo…
Sentii la mano di Edward stringermi forte e le sue labbra sussurrarmi all’orecchio “Concentrati sul suono amore. Non senti un rumore?”
Lo guardai confusa. Ero stata così presa dalle immagini che avrei voluto vedere che non avevo neppure pensato al rumore…
“Ascolta…forse li riesci a sentire anche tu…”
Presi un respiro e rimasi immobile.
Subito non sentii nulla e pensai che Edward si stesse sbagliando ma poi…
Sentii qualcosa anche io.
Un rumore.
Piuttosto flebile per le mie deboli orecchie umane, ma si sentiva.
Non riuscii immediatamente a distinguere che tipo di rumore fosse ma, poi, mi accorsi che sembrava un leggerissimo tambureggiare e …
“Oh mio Dio!” esclamai “ma quelli…quello era..è..”
“Sì Bella. Sono i cuori dei tuoi bambini. Tu probabilmente non ci riesci, ma io ne distinguo chiaramente due. Sono forti e sani…credimi”
Carlisle mi sorrise gentile.
Senza pensarci, mi voltai verso Edward. Lo fissai per un secondo sconvolta.
E poi gli gettai le braccia al collo.
“Oh…Edward…” era tutto quello che riuscivo a dire.
Mi strinse forte a sé e, per svariati minuti, dimenticai tutto il resto.
Non sentii neppure Carlisle uscire dalla stanza.
Quando finalmente mi staccai da lui, vidi che gli avevo impiastricciato tutta la camicia col gel per l’ecografia.
Non sembrò  curarsene minimamente. Si limitò a levarsela rimanendo a torso nudo.
Una visione che, malgrado avessi avuto tante volte, ancora mi levava il fiato.
Mi pulì gentilmente il ventre e mi abbassò la maglietta, dopo avervi posato un piccolo bacio.
“Bella” mi disse guardandomi serio “Carlisle vuole che tu non faccia sforzi inutili ok?”
“Ma certo” risposi un po’ scocciata “Mi dici sempre le stesse cose.”
“Perché tu non mi ascolti mai..” mi fissò dritta negli occhi “Per esempio riguardo il lavoro dai Newton…”
Spalancai la bocca…
Oh cavolo.
“Lo…lo sai?” Non sentivo più un filo di saliva.
“Sì…sì lo so. Da un mese ormai. Ti sei forse dimenticata che leggo la mente? E quella di Newton la tengo sempre d’occhio…”
Stupida…certo. Era ovvio che lo avrebbe scoperto.
E io gli avevo mentito spudoratamente. E lui lo aveva sempre saputo.
Mi sentii uno schifo.
“Mi dispiace di averti mentito” dissi sincera “Non volevo…te lo avrei detto. Solo sapevo che non me lo avresti permesso…”
“Infatti non te lo posso permettere. Non più Bella. E’ rischioso. Per te, per i bambini…credimi. Potresti chiedermi qualunque cosa lo sai, ma non questo”
Ci rimasi male. In fondo era la mia vita. E per quanto riguardava i bambini….ero perfettamente in grado di badare a me stessa e a loro!
“E’ solo un lavoro.” Cercavo di restare calma “Ma per me è importante. Quindi no. Scusa, ma non lo voglio lasciare…”
“Bella…” prese un lungo respiro “Anche se continuassi a restare fuori dal negozio per assicurarmi che tu stia bene, potrebbe sempre sfuggirmi qualcosa.”
Lo fissai allibita “Tu…tu stavi fuori dal negozio! Tu…ma cosa sono io per te? Una bambina? Che ha bisogno di sorveglianza costante?” Ero furiosa…mi aveva tenuta d’occhio per tutte quelle settimane a mia insaputa.
Perché non si fidava di me.
“Edward. Io non sono tua figlia! A lei potrai impartire ordini e imporre cose, ok? Ma io sono la tua ragazza…tua moglie!”
Avevo gli occhi lucidi ma non volevo piangere di fronte a lui.
Cercai di calmarmi e respirare normalmente.
“Edward non mi succederà nulla. Ci sono tantissime persone: i Newton, Mike,…”
“Jake??” mi interruppe sprezzante
All’inizio non capii la sua domanda.
Cosa diavolo c’entrava Jacob in tutta quella storia? Ok, forse era venuto un paio di volte a trovarmi al lavoro, a parlarmi della macchina che stava costruendo.
Ma nulla di più. Era piacevole parlare con lui. Eravamo diventati buoni amici.
“Bella. Viene ogni singola volta che tu lavori lì!”
Feci un rapido conto a mente. Beh…forse dovevo ammettere che era venuto più di un paio di volte…
“Oh Edward” sbottai “Forse mi verrà a trovare…beh, non vedo il problema..”
“Il problema è che è un licantropo Bella. Un licantropo a cui è molto facile perdere il controllo. Io faccio di tutto per cercare di proteggerti e tu…a volte mi sembra che non ti importi!”
“Cosa!” probabilmente urlavo così forte che anche un umano ci avrebbe sentiti perfettamente…figurarsi i Cullen “Jacob non mi farebbe del male…mai. Ne sono certa, vuole bene alla mia famiglia: a Charlie, a me…”
Mi bloccai. Forse era quello il problema.
“Sei geloso?” chiesi senza pensarci
“Dovrei?”
La sua risposta mi spiazzò. Non poteva davvero pensare che…che Jacob potesse..
La porta si aprì facendomi sobbalzare ed entrò Rosalie.
Sembrava imbarazzata.
“Ehm…state urlando ragazzi. Bella è pronto il pranzo”
Poi guardò Edward “Perché non andiamo a caccia intanto noi due?”
Edward era immobile come una statua.
“Sì…è meglio” rispose glaciale “Bella vai a mangiare”
Uscii prima che mi dicesse altro.
Non volevo parare con quell’Edward scostante e freddo che, francamente, mi spaventava un po’.
Entrai in cucina e mi sedetti al tavolo.
Esme si avvicinò e mi porse un piatto stracolmo di lasagne fumanti.
Non volevo deluderla dicendole che non avevo più neppure un po’ di fame, così mi sforzai di inghiottire un boccone.
Tremendo errore.
Il boccone era così caldo che mi fece lacrimare gli occhi.
E sapevo benissimo che, in quel periodo, se iniziavo a piangere era impossibile per me fermarmi.
“Amore stai bene?” mi domandò Esme.
“Sì…Era..solo…era solo caldo” finii la frase e senza rendermene conto scoppiai e iniziai a singhiozzare.
“Tesoro..” immediatamente mi fu vicina “tesoro. Ho sentito quello che ti ha detto Edward. Lo so che ci stai male, ma non ti devi agitare….pensa ai bambini…”
Con quel pensiero in testa cercai di ricompormi.
“Non, non c’è Alice?” domandai speranzosa. Avevo disperatamente bisogno di parlare e di sfogarmi con la mia migliore amica.
Lei sapeva sempre cosa fare o dire per farmi sentire un po’ meglio.
“No…è a caccia col suo Jazz. Ma che te ne fai della nana quando c’è qui il tuo fratello orso?”
Emmet era appena entrato dalla finestra sporcando il pavimento della cucina di fango.
Esme lo guardò male e lo stesso feci io quando afferrò il mio piatto e contemporaneamente me…come se pesassi solamente un paio di kili.
“Emmet riportala in cucina!” strillò Esme.
“Mamma, scusa ma Bella ha bisogno di un paio di sedute con il qui presente maestro nell’arte della psicologia femminile”
Mi depositò sul divano e mi mise in grembo il piatto.
Non volevo offendere Emmet ma non ero proprio in vena di battutine e  frecciatine varie, così mi sistemai incrociando le braccia e fissando il vuoto davanti a me.
“Allora…dove sarebbe questo maestro?” domandai acida.
“Ma sono io no? Allora…perché tu e Eddino avete litigato?”
“Perché io voglio continuare a lavorare dai Newton. Io sto bene…mi sento bene! Non so come farglielo capire. Invece lui mi tratta come se fossi…come una bambina, accidenti!”
Neppure mi ero accorta che avevo urlato e le mie lasagne erano solamente una poltiglia ormai.
“Bella…ma scusa. Perché vuoi lavorare? Insomma, non so se lo sai ma con Edward ti sei aggiudicata uno degli scapoli più ambiti e facoltosi di Forks”
Risi…Emmet era davvero comico.
“Lo so…ma non è per questo. A me piaceva lavorare lì. Lo facevo per me, non per i soldi.”
“Ok, ti capisco.” Ammise “Ma capisco anche Edward. Insomma…lui ti ama e ha solo paura per te. Non vuole che tu soffra ancora. E poi magari è anche un po’ geloso?”
Sbuffai accigliata “Di Mike…ma andiamo…lo sa che…insomma!”
“Pensaci dai. Io un po’ lo capisco: se la mia Rose lavorasse dove c’è anche solo una persona che mette gli occhi su di lei io…vorrei ucciderlo.”
“Allora mi sa che dovresti uccidere tutta la scuola” gli feci notare.
“Non è lo stesso” mi rispose scuotendo il capo “Lei adesso è forte. Ma se fosse come te…penso che impazzirei. La terrei sotto una campana di vetro. Perché senza di lei non potrei vivere…”
Sospirai. Mi aveva fregata.
Provai ad immaginare le nostre posizioni invertite: un Edward fragile e una me forte e in grado di proteggerlo.
Lo avrei fatto costantemente, e lo sapevo.
Ma non gli avrei mai imposto di fare o non fare qualcosa.
Ero certa anche di questo.
“E poi non sottovalutare il fattore Jacob…”
“E’ ridicolo!” sbottai frustrata “siamo amici. E’ divertente e mi fa ridere. Tutto qui. Io amo Edward cazzo.”
Improvvisamente mi dovetti fermare e, malgrado la rabbia, non potei evitare di sorridere.
“Che c’è?” mi domandò Emmet
“Nulla”indicai la pancia “Qualcuno si muove qui dentro.”
I suoi occhi si illuminarono.
“Vuoi sentire? Dammi la mano”
Gliela prasi fra le mie e la posai sulla mia pelle, al di sotto della maglietta.
Dopo un paio di secondi qualcuno si mosse di nuovo, e questa volta lo sentimmo entrambi.
“Che forza!” Emmet avvicinò il suo volto alla pancia “Eih piccoli giocatori di baseball…venite fuori belli grossi, sani e robusti. Mi raccomando”
Alzai gli occhi al cielo. “Come fai a sapere che non sono due bimbe?”
“Eh no…almeno un maschietto me lo devi scodellare sorella!!”
Ridemmo entrambi.
Poi lui si fece serio.
Cosa strana per Emmet.
“Sai…ci pensavo da un po’. Voglio dire…diventare padre e tutto il resto. Cioè è un’idea che non mi aveva mai sfiorato prima. Però da quando ho saputo che io avrei questa possibilità…Insomma, non che mi importi avere un figlio che non sia di Rose.
Penso solo che me la caverei con un bambino, ecco.”
Emmet era davvero tenero quando ci si metteva!
“Saresti un ottimo padre” risposi sincera.
“Beh, sarò un ottimo zio per il piccolo E.J”
Aspetta…E.J.?
“Come facevi a sapere che lo chiamavo così anche io” domandai curiosa.
“E.J. facile…sta per Emmet Junior no?”
“No!” risposi
“Sì! Vero emmettino Junior”
Un calcetto seguì alle sue parole.
“Visto?? Gli piace” mi prese in giro “Bravo Emmettino…”
“Ehm ehm..”
Entrambi alzammo di scatto la testa. Eravamo così concentrati a scherzare tra di noi che neppure ci eravamo accorti che due persone erano entrate nella stanza.
Edward e…Rosalie.
Oh no…
Ci fissava, e sul viso aveva l’espressione più triste che le avessi mai visto. Sembrava che stesse per scoppiare a piangere.
E io sapevo perché.
Dopo tutto quello che mi aveva detto sul suo desiderio di diventare madre…e se aveva sentito Emmet dire quelle cose.
“Rose…” Emmet immediatamente si alzò in piedi.
Lei lo zittì con la mano. “No…scusatemi. Non volevo interrompervi. Resta pure qui..mi sembravi felice.
Me ne vado via io visto che con me non hai questa possibilità…”
La sentii singhiozzare e poi, dopo un istante, sbattere la porta d’ingresso.
“Em valle dietro…”
Lui non se lo fece ripetere due volte e corse via.
“Mi spiace…” tentai di scusarmi.
“Non è stata colpa tua. E’ Rosalie non ce l’ha con te. Ma è stata dura per lei sentire quelle cose da Emmet…insomma..” Si avvicinò e mi carezzo il viso “Non avercela con te stessa. “
Anche se sembrava gentile sentivo la sua voce ancora scostante e fredda.
E anche io, dopotutto, non l’avevo perdonato.
“Mi…mi porti a casa?”domandai.
Forse lontani da orecchie indiscrete saremmo riusciti a parlare e Edward avrebbe alla fine accettato il mio modo di pensare..
“Vado a prendere la macchina” rispose senza guardarmi.

                                                     ******************************************************


Non ci rivolgemmo la parola per tutto il viaggio fino a casa mia.
Vedevo che Edward mi fissava di tanto in tanto. Sembrava molto triste.
Ad un certo punto la sua mano rimase sospesa a mezz’aria, forse voleva farmi una carezza.
Ma non lo fece.
Mi stavo sentendo in colpa e terribilmente triste.
 Litigare, e far litigate Em e Rose,era l’ultima cosa che avrei pensato di fare quel giorno.
Che avrei voluto fare.
Quando mi accorsi che aveva parcheggiato nel vialetto non seppi che fare.
Edward sospirò e si voltò verso di me.
Forse, dopotutto, aveva capito di avermi ferita e mi avrebbe chiesto scusa.
Lo fissai di rimando, speranzosa.
“Bella. Scusa…”
Stavo per abbracciarlo quando mi resi conto che non aveva finito.
“Scusa ma non cambio idea. E sappi che sono disposto anche a toglierti le batterie dal pick up. Farò qualunque cosa per tenerti al sicuro…”
Mi ritrassi immediatamente sul sedile.
Lui…lui non voleva scusarsi.
Non voleva lasciarmi fare a modo mio.
Non voleva fidarsi di me.
Mi sentivo tradita e umiliata.
Nel profondo. Mai avrei pensato che lui mi avrebbe ferita così.
“Se non vuoi che venga stasera tieni la finestra chiusa. Capirò…”
Non volevo più sentirlo. Uscii dall’auto sbattendo la portiera e mi precipitai in casa.
Borbottai un semplice “Vado su. Sono stanca.” a mio padre e mi chiusi a chiave in camera.
Mi gettai sul letto ancora vestita e fissai la finestra.
Una parte di me, quella che sapeva che non avrei retto a lungo senza Edward, voleva alzarsi e correre ad  aprirla.
Ma l’altra, quella più forte e determinata, stava prendendo il sopravvento ormai…
Con tutta la forza che riuscii a racimolare mi voltai dall’altra parte, desiderando solo di poter dormire e dimenticare.
Ma tutto ciò che feci fu piangere.
Allora...mettete giù le lance e i forconi...please. Parliamo civilmente...ok??? Ma scusate..lo so, non li faccio mai stare tranquilli questi due poracci...ma se nella mia mente bacata il loro destino è già segnato così io che ci posso fare?? Capite pure Bella... eh, poverina..
certo c'è un motivo se Eddy è un pò apprensivo...ricordate chi c'è ancora la fuori??
Vabbè...vado a nannna...penso che nel prox cap ci sarà il pov di Eddy...nn mi ricordo ora..
Beh...vedrete. Grazie a chi recensisce e a chi incredibilmente continua ad aggiungere la mia storia in pref & co.   Bacio!!!

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Capitolo 24
*** The get away ***


cap 24 Allora...scusate il ritardo ma ho dovuto scrivere questi capitoli tutti insieme prima di postare altrimenti poi mi veniva un casino assurdo. Comunque, ho visto che molte di voi hanno preso le parti di Bella...brave , mi piace la solidarietà femminile. Continuerete in questo...perchè Edward farà ancora un pò di cavolate...sorry.
E non linciatemi arrivate alla fine...ricordate Bella ama Ed..non il cane...tanto x essere chiare...state tranquille..
Vi lascio che c'è il temporale e mi si sconnette tutto....bacio!!
BELLA
“Bells” papà si sedette titubante sul divano “Edward ha chiamato,di nuovo. Sarà la settima volta oggi..”

Alzai le spalle fingendo indifferenza.    
Un’indifferenza che in realtà non avevo.
Erano quasi venti ore, ormai.
Venti ore da quando avevo voltato le spalle a quella finestra. Contavo ogni minuto, ogni secondo senza di lui…
Ma…ma non volevo chiamarlo e dargliela vinta. Anche se sapevo che mi amava alla follia, anche se sapevo che voleva solo tenermi al sicuro.
Doveva capire che non poteva sempre vegliare su di me,che non poteva passare la sua intera esistenza a cercare di proteggermi.
Potevo badare a me stessa. E soprattutto potevo badare ai miei figli.
“A volte mi sembra che non ti importi…” quelle erano state le parole che mi avevano ferita di più.
“Papà…non ne voglio parlare. Se richiama digli che dormo perché sono stanca. Dovrebe essere contento: a letto non rischierò di farmi male almeno…”
Guardai fuori dalla finestra. Il sole filtrava dalle tendine.
Era pallido ed emetteva una luce tenue e malaticcia. Ma era pur sempre sole e probabilmente non si sarebbe arrischiato a venire fin dopo il crepuscolo.
“Ma avete litigato?” incalzò mio padre.
“Sì” risposi sbuffando “Per via del mio lavoro dai Newton…Edward non mi ritiene in grado di farlo..”
“Non mi avevi detto che lavoravi lì. Sai, forse ha ragione. Dopotutto Bells…sei incinta…”
A quelle parole scattai “Anche tu! Incinta non vuol dire malata”
“Ok, ok. Ma mandagli almeno un messaggio”
Non risposi, ma accesi la tv. Sperai che capisse che non volevo parlare.
“Va bene” si arrese “Ma sappi che quando fai così sei più testarda di me. Ti preparo un sandwich…almeno mangi qualcosa”
Sì, aveva ragione. Dovevo nutrirmi.
Era dal giorno precedente che non toccavo cibo. Potevo anche stare male io…ma i miei bambini no.
Dovevo farmi coraggio per loro.
Charlie andò in cucina e tornò poco dopo con il pranzo. Accese la tv e ci mettemmo a guardare una noiosissima partita di football.
Ci misi quasi un’ora a finire di mangiare: ogni boccone era come un macigno sullo stomaco.
Rimasi lì, così, su quel divano tutto il pomeriggio. Scrutando fuori dalla finestra, contando il tempo che mancava al tramonto,aspettando di sentire un piccolo ma, per me, significativo rumore al piano di sopra.
Il cellulare rimase spento sul tavolino. Non osavo accenderlo e vedere le chiamate ricevute. Se lo conoscevo bene ce ne sarebbero state almeno cinquanta.
E se conoscevo bene me stessa e il bisogno incontenibile che avevo di lui sapevo che gli avrei risposto,alla fine.
Sapevo che avrei ceduto alle sue preghiere.
Ma non sarebbe stata la cosa giusta per me. Io volevo solo continuare ad essere normale, continuare con la mia quotidianità.
Perché era così difficile per lui capirlo?
Ero così arrabbiata che feci anche cadere il bicchiere, rovesciando tutto il contenuto sul pavimento.
Fissai il latte che si espandeva a macchia, lentamente…e neppure mi resi conto che le mie lacrime avevano iniziato a fare lo stesso.
“Papà…papà, scusa…”balbettai
“Bells” mi fissava allarmato “Credo che sia meglio che tu vada in camera a riposare. Sei sicura di stare bene?”
Annuii poco convinta.
“Magari potrei chiamare Carlisle…”
“No!” strillai “No…devo…devo solo dormire.”
Mi voltai dandogli le spalle, mentre sentivo le guance sempre più bagnate.
Strascicando i piedi raggiunsi la mia stanza e mi chiusi dentro a chiave, poggiando la fronte contro il legno della porta.
“Bella…”
Mi girai di scatto, cercando al buio di focalizzare la figura che stava seduta sul mio letto.
Alice.
A velocità vampiresca si avvicinò e mi strinse in un abbraccio.
Mi lasciai andare, sfogandomi completamente sulla sua spalla. Stavo provando centinaia di emozioni diverse e sentivo che al momento lei era l’unica che avrebbe potuto capirmi.
“Shh Bella. Vieni, sediamoci sul letto” mi trascinò gentile con sé e mi asciugò le lacrime con la maglietta.
“Scusa..ti ho bagnata tutta”
Sbuffò alzando gli occhi a l cielo e facendomi ridere “Figurati, sai che per me i vestiti sono usa e getta..puoi usarla come fazzolettino, se vuoi.”
“Ho convinto Edward a non venire.” Continuò “Pensavo che avessi bisogno di stare un po’ sola. Anche se…sta impazzendo, Bella. E non parlo metaforicamente. Tu non rispondi a casa, il cellulare sempre staccato…Mi vuoi dire che succede?”
“Abbiamo litigato” sussurrai. Sembrava impossibile anche alle mie stesse orecchie.
“Per Jake,per il lavoro dai Newton e…perché non si fida di me.”
“Bella, sono certa che non è per quello. Te lo assicuro. Lui ti ama. Ama te più di se stesso…morirebbe sapendo di aver permesso che qualcuno ti facesse del male.”
“Alice” le sue parole mi resero ancora più frustrata “Lo so. So tutto questo. Ma io mi sono sempre fidata di lui…e lui non fa lo stesso con me. Non gli sto chiedendo tanto…solo di lavorare ancora un po’. E ammetto di non essermi comportata bene non dicendoglielo subito…ma lui…mi ha deluso ecco. Cioè…anche se lo ha fatto per me. Pedinarmi…te ne rendi conto?”
Alice si staccò leggermente da me e mi fissò imbarazzata.
“Beh…ecco, io lo sapevo. Insomma sapevo che di pomeriggio se ne stava fuori dal negozio…”
Mi staccai e la fissai allucinata.
Lei sapeva.
Lei…la mia migliore amica.
E non me lo aveva detto.
“Tu…tu…E non ti è venuto in mente di dirmelo? Mi hai fatto fare la figura dell’idiota davanti a Edward! Eri la mia migliora amica!” Mi alzai iniziando a camminare per la stanza.
“Bella…dai calmati..”
“NON DIRMI CHE DEVO STARE CALMA! NON LO DIRE!” urlai.
Alice sembrò presa in contropiede.
“Ti ho portato della crostata di mele. L’ha fatta Esme…” Probabilmente cercava solo di cambiare argomento e distrarmi.
Ma io ero troppo arrabbiata.
Con lei. Con Edward…con il mondo intero.
Improvvisamente notai il piatto con il dolce sulla scrivania. Non ci pensai troppo. Fu un istante.
Lo afferrai e un minuto dopo la torta era completamente spiaccicata sulla sua maglia.
I suoi occhi mi fissavano, ingigantiti dallo stupore.
“Vai via Alice. Adesso” Non volevo parlarle. Ero arrabbiata con lei.
Ma anche con me stessa per quello che avevo appena fatto.
Alice si alzò e si avvicino alla finestra “Ti lascio dormire. Ti passiamo a prendere domani…”
“No” replicai secca accoccolandomi sul letto.
“Ma domani nevicherà…l’ho visto.”
“Vorrà dire che monterò le catene” aggiunsi “Davvero. Voglio stare da sola.
“Ok” la sua voce non fu più di un sussurro “Ma…scusa. Scusami se puoi”
Chiusi gli occhi e, con un ultimo alito di vento, se ne era andata.
Stavo per ricominciare a piangere quando mio padre bussò alla porta.
“Bella cosa è stato quel rumore?”
“Nulla. Ho rotto una cosa” risposi soffocando il magone “Ora dormo”
Sapevo come doveva suonare la mia voce: tremolante, spezzata…
“Sicura di stare bene?”
“Sì. Buonanotte.” Stava certamente pensando che stessi impazzendo.
Che fossi una pazza, isterica ragazzina incinta che non capiva cosa fosse meglio per lei.
Mi gettai sotto le coperte, nel disperato tentativo di non pensare, di respirare con regolarità.
Nessuna delle persone che dicevano di fidarsi di me, lo faceva sul serio.
Nessuna mi diceva la verità.
Alice, Edward, tutti i Cullen…
Non riuscii a prendere sonno quella notte. Mi rigiravo continuamente fra le lenzuola, tentando di soffocare i singhiozzi tutte le volte che Charlie passava “casualmente” fuori dalla porta della mia stanza.
Non volevo farlo preoccupare ancora di più, e, soprattutto, non volevo che telefonasse a Carlisle.
Non volevo che tutti…che lui, sapesse quanto stessi male…
Fissavo il soffitto scuro, vuota.
Ecco come mi faceva stare lontana da Edward.
Lui era tutta la mia vita.
E ora ero tornata ad essere lo stesso guscio vuoto di quando mi aveva lasciata…
Però questa volta non era così.
Lui non mi aveva lasciata.
Lui era semplicemente troppo preoccupato.
Forse se avessimo parlato, avremmo potuto raggiungere un compromesso…
Improvvisamente rianimata da quel pensiero, scacciai via le lacrime e provai a riflettere.
Forse avrei potuto chiedere a Mike di lavorare meno, di fare i lavori meno faticosi o stancanti.
Certamente Carlisle non avrebbe avuto nulla da obiettare…e neppure Edward.
In fondo io e lui avevamo sempre trovato un punto d’incontro.
Sarebbe andato tutto bene. Sì, si sarebbe risolto tutto.
Come avevo potuto non pensarci prima?
Cercai di farmi forza e di rilassarmi un po’. Dovevo assolutamente dormire, almeno per i bambini.
Ci provai, e dovetti anche riuscirci per qualche ora, perché quando riaprii gli occhi mi accorsi di qualcosa di diverso.
La stanza era ancora decisamente buia ma…
Dall’esterno proveniva uno strano chiarore, sembrava quasi…
Oh no!
Mi alzai dalle coperte calde e , titubante, guardai fuori dalla finestra. In fondo, Alice l’aveva previsto.
Rabbrividii disgustata. La neve!
E neppure poca. Anzi, mano a mano che i miei occhi si abituavano, mi resi conto che ne era venuta davvero parecchia.
Sarebbe stato un incubo andare a scuola quella mattina. Ma io non vedevo comunque l’ora.
Volevo, dovevo chiarire con Edward.
Era ancora molto presto, le 6 e 15, ma iniziai comunque a prepararmi.
Avevo un piano: sapevo che Mike doveva arrivare a scuola prima perché era in punizione, quindi ci sarei arrivata prima anche io. Poi gli avrei esposto il problema e avremmo trovato una soluzione. Sì, sarebbe andata così.
E Edward mi avrebbe capita di sicuro, questa volta.
Lasciai un bigliettino per mio padre sperando che non si preoccupasse e mi misi al volante. Cercai di guidare piano perché le strade erano davvero pessime per via del ghiaccio.
Il parcheggio della scuola, per fortuna, era già stato spazzato. Parcheggiai lentamente, evitando con cura di demolire le poche macchine che erano già arrivate.
Scesi  e vidi Mike seduto sulla panchina di fronte alla caffetteria.
Come avevo immaginato. Perfetto, la sorte era dalla mia.
Mi avvicinai con cautela evitando il ghiaccio. Per fortuna che Alice mi aveva convinta a comprare quegli stivali il mese scorso.
“Ciao Mike” sorrisi mentre mi sedevo vicino a lui. “Come stai?”
“Bene…Un po’ preoccupato per il test di trigo. Tu hai studiato?”
Cazzo, cazzo, cazzo.
Trigo.
No, non avevo studiato.
Non avevo neppure aperto il libro.
Neppure mi ero ricordata dell’esistenza del test di trigo!!
Dovetti essere sbiancata perché Mike mi fissò preoccupato “Ti senti bene?”
“Sì…sì” dovevo riprendermi. In fondo era solo uno stupido test. L’avrei recuperato. Quello che dovevo assolutamente recuperare ora era il mio rapporto con Edward.
“senti, ti dovrei parlare un secondo del mio lavoro al negozio”
“Ah quello” mi sorrise amichevole “Non ti preoccupare. Mia madre mi ha detto tutto. Troveremo qualcun’altra per sostituirti.”
Lo fissai confusa. Non riuscivo a capire le sue parole.
“Il papà di Edward ha telefonato ai miei e ha detto che dovresti riposare per questi mesi, che la scuola ti stanca già abbastanza…Pensavo lo sapessi…”
Sentii il mio cuore spezzarsi in milioni di piccoli pezzi.
E io che avevo sperato di poterne parlare insieme, di trovare un compromesso…
A loro interessava solamente che portassi a termine la gravidanza. Non si curavano dei miei sentimenti.
A NESSUNO di loro importava come stavo io.
Fissando la strada con le lacrime agli occhi intravidi la volvo di Edward sopraggiungere lungo la strada.
Distolsi lo sguardo e saltai in piedi.
“Bella, sei certa di stare bene? Sei pallida…”
“Sì, grazie. A dopo.” Salutai Mike e mi avviai rapida verso l’ingresso.
Non volevo guardarli, non volevo nemmeno parlargli.
Troppo tardi. Sentii chiaramente una mano trattenermi il polso alle mie spalle.
Alzai gli occhi e incontrai i suoi. Erano dolci, caldi, dorati…pieni d’amore avrei potuto dire.
E allora perché continuava a ferirmi, perché continuava a non fidarsi di me, a non dirmi le cose??
“Perché?” chiesi spezzandomi la voce. Cercai di non piangere “Perché non parli con me? Perché fai le cose senza dirmi niente? Se non pensi che io non sia una buona madre allora…”
“Bella, tu sarai un’ottima madre. Non penso questo di te è solo che…” esitò. Si guardò intorno, sembrava nervoso. Come se volesse dirmi qualcosa non sapendo come.
“Dobbiamo parlare, ma non qui.Perchè non resti a casa oggi? Alice dice che non hai mangiato quasi nulla e mi sembri pallida…”
Cosa?
Le sue parole mi mandarono in bestia.
“Basta! Io non vado da nessuna parte. Sto bene Edward…BENE” Non mi riconoscevo quasi più. Mai avevo urlato così contro di lui.
“Sig Cullen? Ci farebbe la cortesia di raggiungere sua sorella e il resto del gruppo così possiamo andare…” il prof.di ginnastica ci fissava scocciato.
Già, la sua nuova brillante idea era l’hockey. Aveva anche prenotato per qualche ora il campo appena fuori città. Per fortuna, essendo incinta, potevo evitarmi quella tortura e restare a scuola
“Non ci vado. Mi fingo malato e resto con te, ok?” sussurrò Edward
“No” risposi perentoria “Vacci. Parleremo quando torni.”
“Ma”
“Edward! Starò in biblioteca…starò bene…”
Mi staccai dalla sua presa e gli voltai le spalle. Sentivo le lacrime pronte a cadere e non volevo che lui vedesse.
Mi incamminai frettolosa finche non raggiunsi l’edificio 5, la biblioteca. Le mie guance umide erano praticamente ghiacciate per via del freddo, così le ripulii velocemente prima di entrare.
La prima cosa che mi colpì quando varcai la soglia fu il tepore.
Si stava davvero bene lì dentro; era confortevole, accogliente e, cosa ancora più importante, tutt’intorno aleggiava l’odore delle carta, dell’inchiostro e dei libri.
Un profumo che aveva sempre avuto il poter di calmarmi.
Ignorando l’occhiata sorpresa che mi rivolse la bibliotecaria cercai un posto appartato, vicino alla finestra che dava sul parcheggio.
Avrei dovuto concentrarmi.
Tentare almeno di dare una ripassata a trigonometria ma…non ce la facevo.
Non riuscivo a pensare a nulla che non fosse Edward, alle sue parole. Volevo solo che mi stringesse, che mi chiedesse scusa e che mi desse un buon motivo per quello che lui e la sua famiglia avevano fatto.
Sempre che ci fosse un buon motivo.
D’un tratto sentii un forte rumore provenire dalla finestra. Sobbalzai e , istintivamente,mi voltai a vedere cosa fosse successo.
Neve fresca stava colando fuori dal vetro. Qualche idiota si divertiva a tirare palle di neve contro la facciata, evidentemente.
Mi alzai, per guardare chi fosse, e quasi mi prese un colpo.
“Jake!” esclamai ad alta voce beccandomi l’occhiataccia della bibliotecaria.
Con la mano mi fece segno di raggiungerlo.
Mi misi il giubbotto e andai fuori, pronta a sentire cosa volesse e, soprattutto, a fargli una bella ramanzina.
Era lunedì e non era a scuola. Certamente aveva marinato.
Corsi fino a lui e mi accorsi che aveva ricominciato a nevicare copiosamente. I fiocchi bianchi mi si attaccavano alle ciglia impedendomi quasi di vedere.
“Eih Bells!” sembrava raggiante
“Jake…dimmi che non stai saltando la scuola!”
“No…l’hanno chiusa per via della neve. Ci pensi, due giorni di vacanza!”
“Wow. Beh, beato te. Ma scusa perché non sei a casa a poltrire allora?”
Un ghigno si formò sul suo viso “Ti rapisco, ovvio”
Lo guardai confusa “Ma che dici? Non so se te ne sei accorto ma io ho lezione.”
“Dai! Ho finito la macchina e tu sei la prima persona a cui voglio farla vedere e che voglio con me quando la accenderò per la prima volta…dai”
Sbuffai “Jake. Sei davvero gentile ma…non posso. Ho un test di trigo e…”
E Edward si preoccuperebbe a morte se sparissi così, pensai.
“E scommetto che non hai studiato” mi sorrise malizioso “Dai si vede lontano un miglio che non hai passato un bel week end…sembri il mostro della palude. In più Charlie ha chiamato Billy…sai sono due comari quelli.”
Mio malgrado scoppiai a ridere. Jake aveva sempre quell’effetto su di me….era come una medicina!
Mi fissò con gli occhi da cucciolo “Un paio d’ore e ti riporto a scuola, parola di scout!”
“Non so…” Mi dondolavo indecisa sui piedi. Non sapevo cosa fare. Edward ed Alice si sarebbero preoccupai terribilmente, però…un giretto con Jake.
In fondo si trattava solo di un paio d’ore.
“Bells” mi incitò lui “A volte nella vita bisogna dire vaffanculo. Su ripeti con me Vaffanculo test di trigo..”
“Vaffanculo test di trigo” ripetei sorridendo.
Il viso di Jacob si illuminò “Lo prendo come un sì?”
Forse stavo sbagliando ma…
“Sì..sì ci vengo. Ma poco…davvero poi torniamo.” Balbettai “Aspetta un secondo. Torno subito”
Ritornai in biblioteca. Avevo visto Angela insieme a Ben seduti ad un tavolo in fondo alla sala. Scarabocchiai un biglietto per Edward. In fondo non potevo andarmene senza spiegazioni, anche se per poco.
Scusa, torno presto. Sono con Jake, non ti preoccupare per me.
“Angela lo puoi dare a Edward? Dovreste avere spagnolo insieme dopo…”
“Sì ma…” mi fissò preoccupata “stai bene? Tu dove vai?”
“Devo andare” le sorrisi“Grazie..”
Afferrai i libri e la borsa e tornai fuori.
“Allora, il mio pick up è parcheggiato là in fondo.”iniziai
“Figurati. Non sarebbe una vera fuga su quel catorcio. Andiamo su questa!”
Si spostò e indicò la cosa su cui si era appoggiato.
Una moto.
Non sembrava proprio nuova ma era bella e tirata a lucido.
“E’ di Sam…gliel’ho rifatta completamente e lui me l’ha prestata. Forte  no?”
“Ma…la sai guidare?” Non che non mi fidassi di lui ma…avevo un po’ paura.
“Eih Bells, fidati di me. Non farei nulla che potesse mettere in pericolo te e i bambini.”
Mi passò uno dei due caschi che ora reggeva in mano e mi aiutò ad allacciarlo.
Salì e anche io, sebbene titubante, mi sedetti dietro di lui.
Mi aggrappai strettissima.
Jake emanava un confortevole tepore. Stare aggrappata a lui era come stare vicino a una stufa. Davvero piacevole.
Mise in moto.
“Allora, pronta per un po’ di adrenalina?” domandò.
“Pronta” risposi mentre sfrecciavamo via.
O almeno credo, pensai
.
Lo so....Ed ma sei scemo??? Bella ma sei stupida?? Starete pensando tutte così. E io vi dico solo: c'è un motivo x il comportamento di Edward, ricordate che voleva anche spiegarle tutto. ma Bella no...lei deve sempre fare di testa sua. E dico solo questo...chi è causa del suo mal pianga se stesso! Eh sì...adesso sono guai per Bella...iniziate a pregare per lei perchè ne avrà mooolto bisogno. E dopo queste criptiche osservazioni per togliervi il sonno vi lascio.
Ringraziandovi sempre per recensioni e tutto quanto...grazie!!!

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Capitolo 25
*** What have I done? ***


cap 24 Ok, scusate per due cose. Prima cosa..Questo è solo metà di un mio ipotetico capitolo: ma se lo finivo diventava lunghisssissssiimo. Quindi pazientate.
Io lo volevo postare....ma avreste dovuto aspettare e nn volevo!
Seconda cosa...io non ho mai guidato una moto in vita mia...quindi nn so di cosa parlo. Mi sono basata su ciò che ha scritto la meyer in new moon...nel capitolo che si chiama credo "Adrenalina". Se ho scritto cose assurde beh..passatemele ho dovuto prendere spunto da lei in quella parte... arrabbiatevi con lei
E mi raccomando non disperatevi per la povera Bella...che le cose si aggiustano nel prox capitolo..parola d'onore...forse...
Comunque per farvi sopravvivere vi metto lo spoiler (visto che nn sono tanto cattiva???)
Xo Xo Cloe
P.S= una signorina che pretende "poco" mi dice che devo postare il continuo domenica...vabbè tenterò per farvi stare con l'animo in pace...forse..
E ridaie...forse è la parola che descrive la mia vita...


BELLA
Non mi sentivo più le dita. Ogni mio arto era completamente congelato ed intirizzito per il freddo.

Ma perché non avevo messo un paio di guanti quella mattina?
Non riuscivo a capire quanta strada mancasse ancora prima di raggiungere casa di Jake, visto che la visiera del mio casco era completamente ricoperta di neve.
Malgrado tutto questo, però, dovetti ammettere che andare in moto era una bella sensazione: l’aria sulla pelle, la velocità, l’adrenalina…
Era forte, eccitante, ti faceva sentire…libera…
Se quella era la sensazione di un passeggero, chissà come sarebbe stato guidarla…
Dopo qualche minuto jake arrestò la moto e scese, dopo avermi aiutata a mantenermi di nuovo salda sulle mie gambe.
“Allora, piaciuto?” domandò mentre mi aiutava a slacciare il casco.
“Sì…è stato figo” esclamai entusiasta scuotendo i capelli ora liberi e godendomi la neve fresca sul viso. Di solito la odiavo, invece ora…non so, aumentava ancora di più lo stato di euforia ed eccitazione in cui mi trovavo.
“Ma sarebbe ancora più figo se…” non sapevo come avrebbe reagito alla mia richiesta “se mi facesi provare di persona”
“Provare cosa??” mi fissò confuso
Lanciai un’occhiata alla moto e poi ammiccai verso di lui.
“Ti preeeego” implorai “Per favore…”
“Bella…No. Ti ha dato di volta il cervello forse?”
“Dai…solo qualche metro. Tu puoi stare dietro. Insomma, avevi o non avevi detto che questa era una specie di nostra giornata spericolata?”
“Avevo anche detto che ti avrei riaccompagnata viva…non raccogliendoti con un cucchiaio…”
Ok…beh, avrei tentato in un altro modo.
“D’accordo…” abbozzai il mio miglior sguardo depresso “Fa nulla…pensavo che tu mi avresti aiutata, ma se non vuoi…”
“Non è che non voglio “aggiunse immediatamente “E’ solo che…oh e va bene. Ma non da sola. E solo qualche metro…”
“Grazie grazie grazie!!” strillai abbracciandolo  e poi avvicinandomi di nuovo alla moto.
Salii e Jake si posizionò dietro di me. Sembrava nervoso: il suo torace era a contatto con la mia schiena e riuscivo a sentire il suo cuore battere forsennato.
Accellerò ancora quando mi strinse  di più a sé, circondandomi con una delle braccia sotto il seno. Forse non era stato delicato da parte mia chiedergli tutto quel contatto. Insomma, anche io avevo capito che Jake provava qualcosa per me.
Certamente nulla di serio, una sbandata adolescenziale. Ma non volevo comunque che lui soffrisse neppure un pochino per causa mia.
“Ok” ero eccitata ma anche nervosa “cosa devo fare?”
“Tieni stretta la frizione ok?? Questa qui… E quando dico stretta intendo stretta. Non la mollare.”
La strinsi con tutte le mie forze. Ok, con Jacob non mi sarebbe accaduto nulla. Potevo farcela.
Jake affondò un colpo di pedale e la moto vibrò e brontolo sotto di me. Sorrisi…stava funzionando.
“Ok” prese la mia mano destra e insieme demmo un po’ di gas;il motore ruggì ancora “Perfetto adesso mettiamo la marcia..piede sinistro..così..”
Feci come mi diceva cercando di scacciare il nodo allo stomaco.
“Brava..brava, sei portata!” mi incoraggiò baciandomi la guancia.
Arrossii di botto, ma non ebbi il tempo di dire nulla perché lui aggiunse “Adesso lasci la frizione piano. Molto piano. Come la frizione della macchina ok? Altimenti il motore si spegne…”
La lasciai piano e immediatamente iniziammo a muoverci. Già solo con la prima ci muovevamo abbastanza velocì, e senza casco a schiacciarmi la faccia era anche meglio di prima.
Tuttavia non era facile tenerla.
La moto era grossa e, anche con l’aiuto di Jake, non era facile controllarla sulla strada ghiacciata.
Sbandai un poco e, improvvisamente, mi sentii presa dal panico.
“Bella…cerca di tenerla dritta. Per favore…Bella!”
Ci stavo provando disperatamente, ma non credevo che la strada fosse così scivolosa e…
La moto sbandò di più.
Sentii il cuore pomparmi furioso sangue al cervello…Oh mio dio!
“Bella…Bella frena!”
“Non..non..non lo so fare…” le mie parole uscirono strozzate “Non me l’hai insegnato!”
Jake si sporse di più verso di me e fece qualcosa con la leva vicino all’acceleratore. Immediatamente la moto inchiodo e si spense ma, per via del ghiaccio le ruote continuarono a slittare verso l’erba del prato. Jake riuscì a controllarla prima che ci schiantassimo contro un albero ma io, istintivamente, poggiai male il piede destro a terra e sentii un forte dolore alla caviglia.
In quell’istante però non ci badai. Non badai a nient’altro.
Il mio cuore quasi si era fermato per la paura.
Jake mi fece scendere e mise il cavalletto alla moto, poi mi fissò in colpa.
“Ti sei fatta male. Scusa è stato…”
“E’ stato forte..” ora che la paura stava scemando sentivo un mix di adrenalina ed eccitazione mai provato “Una scarica di adrenalina…”
Era allibito “Tu sei pazza… Non  chiedermi mai più una cosa simile…E non farlo mai, mai da sola…”
“Non temere” lo rassicurai “L’ho fatto solo perché con te so di essere al sicuro…Sempre”
Mi venne vicino e mi scompigliò i capelli.
Solo allora si accorse che non appoggiavo un piede a terra.
“Devo aver preso una storta…” spiegai.
“Dai, ci mettiamo del ghiaccio. Per la macchina possiamo rimandare. Hai già avuto troppe emoziono oggi…”
“No, voglio vederla adesso. Dai, il ghiaccio lo mettiamo dopo…” strinsi i denti per contrastare il dolore.
“Sicura? Perché la puoi vedere anche la prossima volta…”
“No” non volevo deluderlo “Andiamo ora. Siamo venuti qui per un motivo e lo rispetteremo.”
Mi aggrappai a Jake e, saltellando su un piede solo, riuscimmo ad arrivare fino al garage dietro casa dove era parcheggiata la sua macchina.
La sua futura nuova macchina.
Beh, nuova per lui per lo meno. In realtà mi sembrava più dei primi anni ottanta.
Mi sedetti nel sedile del passeggero e notai che era stata pulita e tirata il più a lucido possibile per il grande momento.
Sperai davvero che non fosse una delusione per Jacob.
“Allora…pronta per il momento catartico?” Jake era eccitato al massimo. Sembrava un bambino la vigilia di Natale.
“Certo. Forza, sono qui con te!” lo incitai
Il mio amico prese in mano la chiave e l’avvicinò al quadro di accensione. Era titubante…quasi tremava.
Con gentilezza gliela presi tra le mie così da infilare la chiave, ma non la girai.
“Pronto?” chiesi.
Annuì e insieme la ruotammo.
Per un terribile secondo temetti che l’auto non si accendesse, poi invece…funzionò.
Il motore partì e non si spense.
“Jake!! Ce l’hai fatta!”strillai.
“No Bells…ce l’abbiamo fatta!!” mi fissò raggiante “Oh Dio ci pensi? Ho un’auto!!”
Prima che me ne rendessi conto mi gettò le braccia al collo e mi strinse a sé.
Jacob era sempre così: dolce, impulsivo, istintivo.
Ma l’abbraccio che mi diede mi ferì, perché per quanto lui fosse importante e speciale come amico, era chiaro al mio cuore che erano altre le braccia che agognavo intorno a me.
Sentivo il suo respiro caldo sfiorarmi i capelli. Improvvisamente le sue labbra si posarono sul mio collo e io rabbrividii.
Che accidenti stava facendo?
Le sentii percorrere la mia pelle sino ad arrivare alla guancia, all’estremo angolo della mia bocca.
“Jake no…” rimasi immobile “Ti fai solo del male così. Io…lo sai che non ti amo.”
“Non mi importa. Lo so...forse sono autolesionista, ma non ce la faccio.Ho bisogno di te” sussurrò roco “Adesso…”
E poi spostò le sue labbra sulle mie, mentre le sue mani mi tenevano strette a sé.
Perché…perché lo stava facendo?
Perché distruggere tutta la nostra amicizia? Tutto il rapporto che avevamo costruito in quei mesi?
Sentivo le sue labbra muoversi sulle mie mentre io ero immobile. Non riuscivo a spostare un muscolo, paralizzata dal freddo e dallo schock.
Non …non stava succedendo realmente..non..
D’improvviso si staccò. E capii perché.
Aveva sentito le mie guance farsi umide. Neppure mi ero accorta che erano sgorgate le lacrime.
“Bella..” mi fissò sconvolto “Scusa…non..non…”
Scesi dall’auto cercando di ignorare il dolore alla caviglia slogata, e poi mi girai.
“Hai…hai rovinato tutto Jake” balbettai.
Sbattei la portiere e uscii dal garage senza voltarmi.
Mi muovevo più velocemente possibile. Non era facile visto che sentivo parecchio dolre, ma, al momento, non mi importava.
Jake mi aveva baciata. Mi aveva baciata. Baciata.
Le sue labbra sulle mie…era tutto così sbagliato..
Tutto…
Prima che potessi arrivare alla porta una mano calda  mi fermò il braccio.
“Scusa…ti prego scusami. Lo so, avrei dovuto chiederti il permesso…non saltarti addosso così…”
Tentai di divincolarmi “Jake, ma ti ascolti? Non capisci che non avresti mai ottenuto alcun permesso da me! Io amo Edward e lui ama me…stiamo per avere dei bambino…Io…non so che ti è passato per la testa!”
Mi fissò dritta negli occhi. Sembrava quasi disperato quando parlò “Io…lo so. Credimi: per quanto io sappia che è assurdo che tu ami la sanguisuga..so che è così. Solo…solo vorrei che tu amassi me. E non posso farci niente. Credi che non preferirei guardare un’altra ragazza invece che te? Credi che non preferirei pensare incessantemente a qualcun’altra? Sarebbe tutto più semplice.” Prese un lungo respiro “Ma non è così. Ci sei solo tu nel mio cuore…Io ti amo.”
Abbassai lo sguardo sul terreno coperto di neve.
Avevo sempre pensato, sospettato, che Jacob provasse qualcosa per me ma…
Ma doveva essere solo una semplice infatuazione, una cotta leggera. Questa era…era una dichiarazione in piena regola.
Mi sentivo uno schifo.
Era stata colpa mia? Ero stata io a fargli credere che potessimo avere qualcosa di più?
Era tutta colpa mia se ora lui soffriva così?
Lo costringevo ad avere la mia amicizia quando per lui era una tortura stere con me solo in quel senso?
“Scusa” ebbi infine la forza di dire alzando gli occhi. “Scusami per tutto. Se ho fatto qualcosa di sbagliato. Se ti costringo ad un’amicizia in cui soffri solamente. ..”
Jacob mi prese il volto tra le mani e, coi pollici, asciugò le lacrime dai miei occhi.
“No..non dire così. Non è colpa tua. Non è colpa di nessuno. E’ capitato. Sopravvverò…me ne farò una ragione. Ma non smettiamo di essere amici..non sopporterei di perderti, di non vederti più…”
Mi strinse forte al suo petto caldo e mi commossi di nuovo.
“Dimentica quel bacio Bells…dimenticalo. Ma non lasciarmi…non lasciarmi per favore…”
Annuii staccandomi da lui e cercando di mantenere l’equilibrio su una gamba sola.
Jake se ne accorse e tentò di smorzare la tensione.
“Eih zoppetta..Vieni dentro. Ci mettiamo del ghiaccio, o il tuo vampiro mi fa a pezzi quando ti riporto a casa.” Mi sollevò delicatamente e mi portò dentro, facendomi stendere sul divano.
Billy evidentemente non era in casa perché le luci erano tutte spente. Jake sparì in cucina e ritornò pochi secondi dopo con una borsa del ghiaccio che posò sulla mia caviglia.
“Aih” mi lamentai.
“Eh dai…tra poco dovrai partorire e ti lamenti per questo?”
“Ti prego…non accennare alla cosa. Già sono abbastanza terrorizzata per conto mio”
 Ridemmo entrambi e fui contenta di sentire che non c’era tensione tra noi, malgrado ciò che era appena accaduto.
Scherzammo ancora un po’ facendo zapping davanti alla tv. Jake continuava a lasciare un terribile programma in cui si vedevano parti in diretta nonostante io urlassi e mi tappassi gli occhi continuamente.
Alla fine optammo per guardare Spongebob.
Più innocuo e molto meno traumatizzante.
La caviglia era meno sgonfia ma mi faceva ancora parecchio male se cercavo di muoverla.
Tuttavia sul divano stavo bene. L’ambiente era accogliente  e jake vicino a me emanava un piacevole tepore. Forse a causa della nottata insonne mi prese un improvviso torpore.
Guardai l’ora appesa alla parete. Le undici.
Sbadigliai.
“Bella” sussurrò Jacob “Io…ancora scusa per prima.siamo ancora amici vero?”
“Certo Jake…” sentii ancora quella tremanda stanchezza “Vedrai troverai la ragazza per te presto. Molto presto. Te lo meriti.”
“Già…” Non sembrava molto convinto..
Improvvisamente si riscosse e mi fissò preoccupato.
“Bella sei stanca?”
“Mmmm” biascicai “Non ho dormito questa notte… Faccio un sonnellino…ok?Devo tornare a scuola per le tre…”
“D’accordo. Dormi un po’. Ti sveglio io, non temere”
E poi fu tutto confuso. Non ricordo bene.
Appoggiai il capo sul cuscino e sentii qualcosa di caldo avvolgermi. Probabilmente Jake mi aveva avvolta in una coperta.
Mi accoccolai su me stessa e, prima che me ne rendessi conto, dormivo.


Quando riaprii gli occhi mi sentivo ancora parecchio confusa e, a dirle tutta, la stanchezza non mi aveva abbandonata del tutto.
Con gli occhi pesanti lanciai una rapida occhiata alla parete e all’orologio a cucù, poi li richiusi e mi voltai dall’altra parte.
Era ancora presto….le sei.
Io dovevo essere a scuola alle tre, quindi…
Era ancora presto, no?
No?
No….
In una frazione d secondo il mio cervello ricominciò a funzionare completamente.  Mi misi  a sedere e guardai fuori dalla finestra: il cielo era scuro, nessuna luce filtrava all’interno.
La tv, bassa in sottofondo, si fondeva ad un altro rumore: il russare regolare e lento di Jacob.
Si era addormentato.
Oh mio Dio…si era addormentato!!
Cercai di scrollare i suoi enormi muscoli e svegliarlo, malgrado mi sentissi parecchio debole ed indolenzita.
“Cosa…cosa c’è mamma?” Jacob mi fissò confuso e mezzo addormentato.
“Jake, sono le sei!!” mi sembrava di essere sull’orlo di una crisi di nervi “Le sei capisci che significa?”
Mi fissò turbato “Scusa…mi sono addormentato…ti riporto a casa..”
“Sì…sì. Subito, subito!!” Non volevo urlare, né arrabbiarmi ma…
Oh mio Dio. Quanto ero stata sciocca e stupida?
Edward stava sicuramente impazzendo. Chissà cosa credeva che mi avesse fatto Jacob…
Avrebbe anche potuto arrivare a rompere il patto e venire qui a fare qualche pazzia.
Oh mio Dio!
Mi ritrovai a girovagare per il salotto cercando confusamente le mie scarpe.
Mi sentivo peggio di quando mi ero addormentata: la stanchezza non era passata e adesso sentivo anche dolere tutte quante le ossa. Inoltre, probabilmente per l’agitazione, strani brividi mi percorrevano la schiena.
Dovevo telefonare a Edward e fermarlo. Sì, fermare qualunque sua follia e dirgli che stavo bene.
Il cellulare…
Con un tuffo al cuore mi ricordai di dove fosse. A casa, sul tavolino dell’ingresso ancora spento.
Mi maledii mentalmente ma cercai di ricompormi.
Jake aveva un telefono a parte il cellulare che avevampo distrutto. Traballante arrivai in cucina e alzai la cornetta pronta a comporre il numero di casa Cullen.
Ma rimasi immobile…bloccata.
Era muto. Eppure la spina era attaccata. E allora perché diavolo non funzionava?
“Jake! Perché il tuo telefono è muto?!” strillai isterica.
Nessuno mi rispose e tornai in soggiorno.
Il mio amico se ne stava impalato davanti alla porta. La sua mole la occupava quasi completamente e non mi permetteva di vedere fuori.
“Ecco perché…” sussurrò indicando l’esterno.
Seguii il suo sguardo e, dopo qualche secondo, mi accasciai a terra.
C’era neve.
Ma non come qualche ora fa. C’era tanta, tantissima neve.
Perlomeno…
“Un metro” Jake diede voce ai miei pensieri “E continua a scendere. Deve aver tranciato i fili del telefono. Per questo siamo isolati.Senti vado un secondo dai vicini a chiedere se sanno qualcosa ok?”
Annuii senza badare a quello che faceva. Come avevo potuto rovinare tutto? Se ci fosse statto uno scontro tra licantropi e vampiri sarebbe stato a causa mia.
E se…se qualcuno si fosse ferito o morto o…
La porta d’igresso sbattè di nuovo rivelando un Jake coperto di neve.
“Come pensavo io.” Annunciò “Inoltre anche la strada per Forks è impraticabile…sono caduti un paio d’alberi anche lì. Probabilmente non potranno far nulla sino a domani. Ora è troppo buio.”
Domani???
“No..No..” mi presi il capo fra le mani, disperata.
Jake si sedette per terra vicino a me, chiudendo la porta.
“Bells…sai che facciamo? Ce ne stiamo qui al caldo. Vedrai che appena smette di nevicare troveremo un modo per…”
“Appena smette di nevicare? Jake ma ti rendi conto? Edward…non sai quello che potrebbe succedere..Il patto…” non avevo neppure la forza di parlare, mi sentivo debole persino per urlare.
“Non lo farà” ringhiò improvvisamente serio “quella sanguisuga non oserà..”
“Io devo andare a casa…adesso.” Mi alzai in piedi e mi resi conto che la stanza intorno a me girava veloce.
Molto veloce.
Per un soffio Jake riuscì ad agguantarmi e a farmi restare in equilibrio.
“Bells…non andiamo da nessuna parte. Sei pallida…” mi sfiorò la fronte e sgranò gli occhi “E bollente. Tu hai la febbre!”
Mi toccai anche io e dovetti ammettere che aveva ragione. Ero calda. In più i brividi, il freddo, l’indolenzimento non lasciavano spazio a dubbi.
Ma questo mi avrebbe fermata dal tornare a qualunque costo dall’uomo che amavo?
Avevo già fatto tanti stupidi erori in quei giorni…
No…dovevo andare.
“Posso andare a piedi e…”
“Non dire assurdità!” mi rimproverò “Non malata e sotto una bufera. In più per arrivare a Forks ci metteresti tutta la notte e dovresti attraversare il bosco. E’ una follia!”
“Non ti ho chiesto di venire con me..”ribattei secca, mentre mi mettevo la giacca e raccoglievo la borsa dei libri.
“Scusami Jake” Poi lo oltrepassai e uscii in mezzo alla neve.
Non avevo fatto neppure dieci passi che sentii una mano sfilarmi la borsa e mettermi sulle spalle un’altra giacca.
Non potei fare a meno di sorridere.
“Grazie…” non riuscii a dire altro accecata dalle lacrime.
“Figurati se ti permetto di diventare un ghiacciolo…” rispose stringendomi al suo fianco caldo “Almeno ti farò da stufa personale.”
Arrancammo ancora un po’ nella neve finchè non raggiungemmo il limite del bosco. Lì era molto meno bassa: i folti abeti formavano quasi un tetto, impedendo alla neve di entrare copiosa.
“Tuo…tttuo padre si pppreoccuperà…” balbettai.
“No..è a Seattle da mia sorella. Io piuttosto sono preoccupato per te. “ mi squadrò ansioso “Non hai una bella cera…”
“Ce la faccio…”
“No. Non è vero. Senti che facciamo. Io mi trasformo e ti porto; correndo saremo più veloci e da lupo potrò tenermi in contatto con il resto del gruppo.”
“Nnnon ti pessseerò?” azzardai
“Di tutte le cose di cui preoccuparti, pensi al tuo peso ora.” Sbuffò “Vi porto tutti e tre, non temere. Aspettami qui.”
Si infilò rapido dietro un grosso cespuglio e dopo alcuni secondi ne riemerse un grosso lupo rossiccio con in bocca dei vestiti.
Li presi e li infilai nella mia borsa.
Il lupo si avvicinò e si accucciò al mio fianco, riuscendo comunque a strofinare il suo naso umidiccio contro la mia guancia. (che schifo....nota dell'autrice. Stupida visto che la storia è sua)
Salii su di lui e mi aggrappai forte.
“Grazie” sussurrai al suo orecchio “Ti voglio bene anche io…”
Poi il lupo si alzò e inizio a correre nel folto della foresta.
Avete rovato molti errori???? Spero di no ma temo di sì...scusate, nn l'ho ricontrollato bene!!
Eh...ecco lo spoiler:
"Edward...io" anche tra le lacrime riuscivo a vedere i suoi occhi neri che mi scrutavano l'anima  "Io..sono stata assurda e stupida e...tu volevi solo proteggermi.
E io non mi sono fidata di te..e io..."
Le sue dita mi sfiorarono le labbra  impedendomi di proseguire "Amore, io ho sbagliato. Dovresti odiarmi. Io vi ho messi in pericolo, io avevo giurato di dirti sempre tutto, io..."
"Eih ragazzi" il vocione di Emmet ci fece sussultare "Eh basta...datevi un bel bacio e fate la pace ,no?"
Aveva ragione "Ti amo" sussurrai col cuore in gola "Ti amo..."
" Anche io ti amo. Per l'eternità..."aggiunse Edward prima di chinarsi e prendermi fra le sue braccia.
Finalmente ero di nuovo a casa.

Sì...se avete il diabete nn leggete i prox capitoli...cioè leggeteli ma fate scorta di insulina!!!

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Capitolo 26
*** Together again ***


kiik Allora...toc toc? Io arrivo col capo cosparso di cenere...pentita dei miei peccati. Giuro, mi dispiace  IMMENSAMENTE. QUESTO è IL RITARDO PIù RITARDO CHE ABBIA MAI FATTO, ma ho davvero avuto dei buoni motivi...Grazie a tutte quante mi seguono ancora...vi voglio bene. Lasciatemi tante recensioncine che ho già scritto il prox cap e magari lo posto presto se volete. E se volete che Jacob soffra un pò...aahaah sarete accontentate!!
Xo Xo Cloe
BELLA
Mi sentivo male.

Nonostante Jacob emanasse parecchio calore e il suo pelo fosse folto e morbido, non mi sentivo affatto bene.
La testa girava, e tanto.
Il vento gelido mi sferzava il viso e mi faceva rabbrividire.
Ma niente, niente era orribile come sapere che adesso Edward era, con molta probabilità, da qualche parte in giro a cercarmi.
Pensando che mi fosse capitato chissà cosa. Pensando, magari, di rompere il patto e…e…
No, non ci potevo neppure pensare.
Cercai di pensare ad altro, ma mi resi conto che Jake stava rallentando.
Improvvisamente ed inspiegabilmente si fermò in mezzo ad una piccola radura;non sapevo dove ci trovavamo: era troppo buio, ormai, per pensare di poter scorgere anche solo qualche dettaglio famigliare e, a dire la verità, non sapevo se comunque ci sarei riuscita: non avevo mai preso troppa confidenza con i boschi di Forks.
Scesi dall’enorme corpo del mio amico e lui, con il muso, mi fece segno di ridargli i vestiti. Lo feci e scomparve per pochi secondi dietro un cespuglio.
Per fortuna fu molto rapido nel rivestirsi: mi sentivo scoperta, in pericolo lontana da lui e, senza sapere perché, fui colta da uno strano presentimento…
Perché ci eravamo fermati proprio lì?
“Bella” Jake si posizionò al mio fianco e prese le mie mani tra le sue “Bella adesso tu farai esattamente come ti dico, ok? Adesso noi torniamo indietro, a casa mia e…”
“Cosa?” domandai isterica “No….tu adesso mi riporti a casa; a casa mia, a casa di Edward…non importa. Ma andiamo a Forks, ok?”
“No…no” rispose perentorio “Torniamo indietro e…e Sam dice che dobbiamo stare lontani e aspettare che sia tutto finito.”
Deglutii rumorosamente “Cosa? Io…non capisco…finito cosa?”
“Bella fidati di me e…scusami. E’ stata tutta colpa mia…”
“Ma di cosa parli?” domandai col cuore in gola “Ti prego dimmi che Edward non sta facendo qualche pazzia e che il branco non centra niente e…Ti prego Jake dimmelo!”
“Io…io…non sapevo dell’accordo tra i Cullen e Sam. Erano giorni che non mi trasformavo perché sapevo che Sam non voleva che noi ci vedessimo. Continuava a dirmi che era una pessima idea, che tu avevi scelto lui…ma io non lo volevo ascoltare e…ti assicuro che non lo sapevo…”
“Jake” presi un profondo respiro “Non so di cosa parli, quindi per favore spiegati…”
“Io…quando prima mi sono trasformato sono riuscito a sentire i pensieri di Sam e del branco. Sono con i Cullen per …per fermare…Ti spiego tutto quando saremo a casa mia al sicuro.”
“No” risposi ferma “No…non mentirmi. C’entra, c’entra Laurent..vero?”
Sentivo che era così, sentivo che c’era qualcosa che non andava da giorni.
Annuì e il sangue mi si ghiacciò nelle vene.
“Sono settimane che ti segue Bella. Ha creato altri vampiri che gli coprano le spalle e Edward ha parlato con Sam alcuni giorni fa. So che si sono messi d’accordo per unire le forze quando avesse deciso di agire. Edward ha detto che l’avremmo saputo prima grazie alla sua sorella veggente…”
“Alice..” sussurrai
“Sì, lei. Beh…io ti giuro che non sapevo che fosse oggi, altrimenti mai ti avrei messa in pericolo…”
Lo guardai negli occhi, accecata in parte dal buio e dalla neve che continuava a cadere fitta.
Ad un tratto il comportamento iper protettivo di Edward acquistò subito un senso. Lo strano modo in cui tutta la famiglia mi aveva trattato. I rumori che avevo sentito dietro al negozio il primo giorno dai Newton.
Le sue parole quella stessa mattina  “Dobbiamo parlare. Perché non resti a casa oggi?”
Ma certo, adesso capivo…
 Voleva tenere me e i bambini al sicuro da Laurent e dagli altri vampiri. Aveva fatto tutto per me…per noi.
“Bella? Andiamo?” Tornai a fissare Jake “Mi ritrasformo e andiamo.”
“No” la mia voce fu un debole sibilo.
“Come?”
“Io…io non lo lascio solo…Non lo lascio. Non li lascio…” Mi aggrappai al braccio di Jake, in parte per sottolineare le mie parole, in parte perchè la testa continuava a girare vorticosamente.
Lui mi afferrò saldamente per le spalle “Bella…Ho sentito i pensieri del branco prima. Questi vampiri sono forti sì, ma non sanno combattere. Non hanno chance contro di noi…nessuno si farà male. Andrà tutto bene.”
“Tu…tu non capisci” lo fissai attraverso il velo di lacrime “Lui è tutta la mia vita…Il modo in cui l’ho trattato…Oddio, non posso permettere che le ultime parole che gli ho detto fossero piene solo di risentimento e rabbia…Neppure gli ho detto quanto lo amo…”
“Lui lo sa Bella, lo sa…”
“No” strillai piangendo
“Bella, non farmi arrabbiare. Adesso noi…”
“No!” sentii la sua stretta farsi più salda “No! Lasciami, lasciami!”
“Bella…”
“No”
“Bella” urlò ancora “Stai zitta. Stai zitta adesso. Shh”
Mi scosse fino a farmi sbattere i denti e io lo fissai sconvolta.
“Shh…Bella.” La sua voce non era più di un sibilo “Shhh…c’è qualcuno. Vicino. Sta seguendo le nostre tracce.”
Mi paralizzai all’istante.
Jacob mi strinse a sé e avvicinò le sue labbra al mio orecchio.”Adesso io mi ritrasformo e tu sali e scappiamo. Forse ce la facciamo, credo sia solo uno….deve essere sfuggito agli altri. Ma tu fai esattamente come ti dico…”
Annuii a stento consapevole delle sue parole. Sentii lontano dei rami spezzarsi: l’unico suono che percepivo insieme ai battiti forsennati del mio cuore.
“Al tre. Uno, due…tre.” Fu un secondo, un battito di ciglia e al posto di Jake c’era il lupo rossiccio a me così caro.
Salii su di lui ed iniziò a correre velocissimo nella stessa direzione da cui eravamo venuti ma, non avevamo fatto nemmeno pochi metri, che si immobilizzò.
Mi diede una leggera ma decisa scossa, come ad indicarmi di scendere, e io lo feci. Mi strinsi al suo fianco, tentando di respirare regolarmente.
Jacob ringhiava a qualcosa davanti a me. O meglio, a qualcuno, che i miei occhi umani non riuscivano a scorgere.
Sentii un leggero calcetto provenire da dentro  me.
Andrà tutto bene, ripetei mentalmente. Andrà tutto bene.
In realtà era solo la più grande bugia che mi fossi mai detta. Come poteva andare tutto bene, questa volta?
Avevo superato tante volte la morte, ma solo perché con me c’era sempre stato Edward.
E ora invece? Lui era a rischiare la vita per me…senza neppure sapere quanto lo amassi davvero…lontano da lì…
I ringhi di Jake aumentarono mentre si posizionava davanti a me.
E poi lo vidi. E fu come vedere i miei incubi peggiori divenire realtà tutti insieme.
Fu come tornare alla stessa terribile situazione in cui ero stata due mesi prima.
“Ciao Bella” Laurent mi sorrise affabile “Ti è cresciuto il pancino, vedo. Ti farei le congratulazioni…ma non penso che vivrai abbastanza per metterli al mondo perciò…evito…”
“Quello che non vivrà a lungo temo sia tu, invece” rispose una voce dal bosco.
Mi si bloccò il respiro. Non poteva essere vero.
Era una mia allucinazione. Era..
“Edward…”la mia voce e quella di Laurent parlarono all’unisono.
Ed era così. Non l’avevo immaginato solo io.
Non era un’allucinazione.
Era lì.
Non staccava gli occhi da Laurent.
Inconsciamente azzardai un passo verso di lui. Jacob ringhiò e mi si parò di fronte e Edward spalancò gli occhi terrorizzato. “Amore, no. Resta ferma…”
“Sì amore” mi schernì “Resta ferma. E goditi lo spettacolo di me che uccido Edward” Lo fissò “Adesso basta giochi. Solo io e te…”
“Non chiedo altro…da mesi “ rispose Edward accucciandosi in posizione d’attacco. Entrambi  iniziarono a ringhiare.
Stavano per attaccarsi quando un rumore sopraggiunse dal punto in cui era sbucato Edward, e apparve una ragazza.
Tutti puntammo gli occhi su di lei.
Era certamente una vampira: i capelli biondi sporchi di sangue le si erano appiccicati al viso,coprendoglielo in parte. Tuttavia non potei non notare quanto fosse assolutamente ed innaturalmente bella. Dovetti bloccare un conato di vomito quando mi resi conto che non aveva più un braccio.
“Io…non sono riuscita a fermarlo” indicò Edward “Era…era troppo bravo e…”
“Sei patetica” Laurent rispose senza neppure guardarla “Vedi se almeno riesci ad uccidere un cane…”
La ragazza fissò Jacob, la sua enorme mole e sembrò terrorizzata.
Sapeva che, malgrado la sua forza, non aveva la benché minima idea di come si combattesse.
Prima che me ne rendessi conto spiccò un balzo nella nostra direzione; Jake mi spinse via appena prima che la vampira lo colpisse al fianco e lo facesse rotolare di parecchi metri.
Sentii un rumore spaventoso provenire dalle mie spalle e una morsa mi strinse lo stomaco: anche Laurent ed Edward avevano iniziato a scontrarsi.
Lo loro sembrava quasi una danza. Una danza letale certo, ma i loro movimenti erano, per quanto strano ed assurdo felini, quasi eleganti.
Non riuscivo a smettere di spostare lo sguardo a destra e a sinistra. Da una parte c’era l’uomo che amavo, dall’altra un amico che stava di nuovo rischiando la vita per salvare la mia.
Mi concentrai su Jacob, però, quando la vampira gli assestò un potente calcio sulla pancia facendolo sbattere violentemente contro un albero.
“No, no…Jake” strillai. Ma lui non si rialzava…non si muoveva neppure.
In quell’istante sentii l’urlo lancinante di Laurent dall’altra parte della radura. Voltai il capo ma non capii nulla: erano troppo veloci per me, troppo veloci per riuscire a capire cosa stesse accadendo.
Mentre invece vedevo benissimo cosa stava per accadere a Jacob.
Stava per morire.
La ragazza avanzava verso di lui, piano, assaporando una vittoria che non aveva previsto.
Tentai disperatamente di pensare a qualcosa, ad un modo per fermarla; raccolsi dei sassi da terra e glieli lanciai contro.
Era ridicolo, e lo sapevo. Le rimbalzavano addosso come se fossero stati delicati petali di fiore. Neppure si era voltata a guardarmi.
Ma non sapevo che altro fare: non avevo nessun’arma per fermare una vampira assetata di sangue dall’uccidere   il mio amico.
E poi capii: assetata di sangue.
E tutto fu improvvisamente chiaro: Edward me lo aveva detto tante volte. I vampiri appena trasformati non sapevano controllarsi, non sapevano resistere, per loro niente era più potente e necessario del…
“Sangue..” sussurrai.
Fu come se tutto fosse diventato silenzioso; come se avessi tolto l’audio al mondo che mi circondava.
Guardai la pietra che stringevo  ancora in mano e poi Jacob, inerme, esanime a terra. Avrei lasciato che morisse lì? Senza fare nulla per aiutarlo?
Aveva solo sedici anni….e stava morendo per salvare me e i miei bambini.
Mi portai una mano alla pancia. Non avevano smesso un minuto di muoversi: chissà se sentivano quello che sentivo io, se vivevano attraverso me, tutto l’orrore  che vedevo io in quel momento.
Sperai vivamente di no.
E mi sentii un mostro mentre facevo quello che ormai avevo deciso.
Strinsi saldamente la pietra in una mano e con tutta la forza che mi restava mi avventai contro il palmo dell’altra, finche non lo sentii bruciare e qualcosa gocciolarmi tra le dita.
Immediatamente la ragazza si fermò, a pochi passi da Jake.
Lentamente si girò, fino a puntare i suoi occhi cremisi nei miei. Fece scorrere lo sguardo su di me.
Lo alternava: passava in pochi secondi dalla mia mano gocciolante al mio ventre rigonfio. Il suo sguardo era assetato, da folle; ma, allo stesso tempo, pareva esitante…quasi riluttante ad attaccarmi.
Forse era rimasta ancora un briciolo d’umanità dentro di lei da non voler uccidere una donna incinta.
“Scusa” sussurrò “Ma non dovevi farlo…non dovevi farlo”
Saltò, pronta ad uccidermi, ma, qualcosa, attaccò lei prima che vi riuscisse. Vidi una macchia scura passarmi davanti e poi la vidi ai miei piedi.
La testa della vampira.
La cosa più agghiacciante era che continuava ad aprire e a chiudere le palpebre. Mi allontanai con un balzo e vidi Jacob fare a pezzi quello che restava del suo corpo, ormai menomato.
Stava bene…almeno Jake stava bene
Volevo alzare lo sguardo e guardare come stesse Edward, accertarmi che anche lui ce l’avesse fatta ma mi accasciai a terra presa da un improvviso conato di vomito.
Non riuscivo a smettere: le immagini di Laurent, del corpo smembrato di quella vampira, del sangue che sentivo ancora colare dalla mia mano continuavano a rimbalzare nella mia mente.
Mi bagnai la fronte bollente, poggiandola nel terreno coperto di neve.  Mi sembrava che il mondo fosse tornato ad essere la camera insonorizzata di prima. Ormai tutto svaniva.
Volevo solo chiudere gli occhi e non vedere, non sentire più quell’’orrore intorno a me.
E poi accadde qualcosa in cui non avevo più sperato.
Sentii delle dita fredde sfiorarmi, le dita di una mano che avrei riconosciuto tra mille; mi carezzavano le guance, la mano ferita, la pancia.
Piano piano aprii gli occhi e lo vidi davanti a me.
Edward.
Davanti a me, vivo.
Non riuscii ad impedire alle lacrime di uscire dirompenti dai miei occhi, specchio del mio cuore che scoppiava di felicità.
Lentamente ritornai consapevole del mondo attorno a me: c’erano suoni, rumori…ma niente riuscì ad impedirmi di sentire solamente ciò che disse lui.
“Bella…” La sua voce era come il suono di centinaia di campane dorate, come la più splendida melodia mai suonata.
“Dillo di nuovo…” sussurrai tra le lacrime.
“Bella, Bella, Bella..Ti amo”
Mi misi seduta e lo strinsi a me: baciavo ogni piccola parte di lui, ogni piccola parte del suo corpo che, miracolosamente, era ancora con me.
“E’ finita, amore. Questa volta è davvero finita….E’ morto. Non ti farà più del male” dolce mi aiutò a mettermi in piedi.
Lanciai una rapida occhiata allo spiazzo ed intravidi Jacob in forma umana raccogliere della legna. Vicino a lui c’era anche Emmet che teneva tra le braccia quella che mi sembrò essere la testa della giovane vampira.
Non volevo ricominciare a vomitare e distolsi immediatamente lo sguardo . Edward capendo il mio malessere raccolse della neve e me ne fece succhiare un po’; mi sentii leggermente meglio, tanto da reggermi in piedi.
“Ti fa male la mano?” domandò premuroso.
“No” Mi fissò poco convinto. Ma non era una bugia. Il dolore alla mano non era niente se paragonato a cosa avevo sentito sapendolo in pericolo, sapendo che avrei potuto perderlo per sempre.
Appoggiai la fronte al suo petto e altre calde lacrime mi rigarono il viso e lui mi strinse più forte, senza dire una parola.
Come se sapesse benissimo cosa sentissi in quel momento e, probabilmente, era proprio così.
Dopo qualche secondo qualcosa di bollente mi sfiorò la guancia. Voltai il capo e riconobbi Jacob.
Gli sorrisi incapace di esprimere la mia gioia nel vederlo ancora vivo con me.
“Bells” scherzava per alleggerire la tensione “Ma si può sapere a che pensavi?” Indicò la mia mano “Era un bluff per farla avvicinare e riuscire ad attaccarla di sorpresa. E tu che fai? Rovini il mio ingegnoso piano squarciandoti la mano?”
Mi sentii incredibilmente stupida, ma gli confessai la verità “Non…non volevo vederti morire…”
“Lo so” era serio ora “Ma l’avrei fatto per te…”
Si sporse e mi baciò leggero la guancia. La presa di Edward si fece più stretta attorno al mio fianco, ma non disse né fece nulla.
Si allontanò e fissai timorosa Edward “Gli altri…”
“Stanno tutti bene. Tutti bene” mi tranquillizzò “Ma andiamo via adesso. Non voglio che tu sia costretta a guardare mentre…andiamo via.”
Io restai immobile. C’era una cosa che doveva sapere prima. Che doveva sapere a prescindere da tutto e che doveva sapere subito
"Edward...io" anche tra le lacrime riuscivo a vedere i suoi occhi neri che mi scrutavano l'anima  "Io..sono stata assurda e stupida e...tu volevi solo proteggermi.
E io non mi sono fidata di te…e io..."
Le sue dita mi sfiorarono le labbra  impedendomi di proseguire "Amore, io ho sbagliato. Dovresti odiarmi. Io vi ho messi in pericolo, io avevo giurato di dirti sempre tutto, io..."
"Eih ragazzi" il vocione di Emmet ci fece sussultare "Eh basta...datevi un bel bacio e fate la pace ,no?"
Aveva ragione
"Ti amo" sussurrai col cuore in gola "Ti amo..."
" Anche io ti amo. Per l'eternità..."aggiunse Edward prima di chinarsi e prendermi fra le sue braccia.
Finalmente ero di nuovo a casa.
Lo strinsi più forte a me, come a impedirgli di andare via; ero stata così vicina a perderlo per sempre, a perdere tutti quanti per sempre.
“Potevate morire” singhiozzai.
“Ma non è successo amore.” Rispose baciandomi il capo. Lo sentii irrigidirsi e scostarsi per guardarmi negli occhi.
“Bella scotti. Hai la febbre altissima. Devo portarti a casa subito”
“Sì…anche prima non  mi sentivo molto bene…”
“E …” cercò di contenere la rabbia “E il cane ti ha portato fuori lo stesso? Io lo uccido…”
“No. No, sono stata io. Avevo paura che potessi fare qualcosa di stupido, venirmi a cercare, rompere il patto. Lascialo stare,per favore…” implorai “Voglio solo andare a casa con te…”
“Ma certo tesoro, scusami. Ti porto a casa nostra”
Abilmente mi prese in braccio e lo sentii iniziare a muoversi. Casa nostra…mi piaceva come suonava…mi piaceva il modo in cui lo diceva…
In fondo a casa Cullen mi sentivo davvero in famiglia, ma chissà se un giorno ne avremmo avuta una tutta nostra davvero…
Mi sarebbe piaciuta con la staccionata bianca, e i bambini che giocavano in giardino…
E magari un portico con un dondolo…
I miei pensieri iniziavano a farsi leggermente confusi e, visto che tenevo gli occhi chiusi, non riuscivo a capire se stavo fantasticando o sognando…
Un groviglio di sensazioni mi sconvolgeva: ero stanca eppure non volevo dormire, avevo freddo eppure mi sembrava di grondare sudore.
D’un tratto avvertii l’ambiente attorno a me più caldo e mi ritrovai seduta su qualcosa di morbido.
“Tesoro…Bella, apri gli nocchi. Devi prendere questa pastiglia…”
Cercai di aprire le palpebre pesanti come macigni ma le richiusi subito.
Una fitta terribile alla testa.
“Edward…” biascicai “La luce ti prego…”
In un istante fu di nuovo buio e, questa volta, riuscii a tenere gli occhi aperti il tempo necessario a ingoiare la medicina e a bere un sorso d’acqua.
Edward mi fece sdraiare sul letto e iniziò a togliermi con delicatezza i vestiti: le sue mani erano fredde ma gentili mentre mi spogliava .
Ad un certo punto sentii le sue labbra baciare la mia pelle sotto l’ombelico, facendomi sospirare.
Mi sentivo così intontita da non rendermi conto se era l’Edward reale a farmi quelle cose o l’Edward di un mio sogno a luci rosse.
“Edward…ho sonno…ma se vuoi possiamo…”
Lo sentii ridacchiare “Bella veramente le mie intenzioni sarebbero solo quelle di infilarti il pigiama. Non di approfittare di una ragazza incapace di intendere e di volere…”
“Ma quale incapace..” borbottai, anche se, effettivamente, capii che mi stava infilando una camicia da notte.
Lo lasciai fare, facendomi vestire come se fossi una bambola: ero troppo stanca per protestare.
Poi mi sentii avvolgere da una nuvola di coperte calde.
“Ora dormi amore mio…”
“Resta…” ebbi solo la forza di dire.
Intrecciò le dita della sua mano alle mie per rassicurarmi “Resto. Resto con voi.”
Mi sentivo protetta e sicura ad averlo lì, vicino a me di nuovo. Per un attimo mi ritornò alla mente l’immagine che avevo avuto poco prima: io e lui, una casa tutta nostra insieme ai nostri bambini…
E con quell’immagine ancora davanti agli occhi sprofondai felice nell’incoscienza.

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Capitolo 27
*** The fight ***


cap 27 Eih girls...come ve la passate?? Io bene perchè...sono diventata zia!!! Sono molto felice, anche se molto presa. In primo luogo perchè il bimbo è adorabile. E poi è nato il  18 ottobre...praticamente un mese esatto prima dell'uscita di New Moon!! cioè, ok sono scema...ma la mia follia me la fa vedere come una coincidenza mistica!! Spero che il capitolo vi piaccia come è piaciuto a me scriverlo...e adesso lo posso dire. Finalmente ci sarà un pò di pace per i nostri piccioncini =) Per un pò almeno...che vi posso dire, a me far soffrire bella mi diverte un pò...sì sn cattiva e sadica, ma adoro anche la dolcezza, quindi preparatevi a un pò di zucchero e...siete tutte invitate ad un matrimonio e alla relativa prima notte di nozze...Mica vi lascio a bocca sciutta xd!!
Vabbè...grazie ancora a chi recensisce e a chi mi aggiunge a preferiti & co. Grazie davvero!!!  Specialmente a Letizia perchè so che avrebbe tanto voluto fare lei quello che fa Edward a Jacob =)
A presto Xo Xo Cloe
P.S= Il capitolo è davvero lungo...spero vi piaccia...a me piacciono quelli molto lunghi!!!
BELLA
Le labbra di Edward scivolavano gelide sulla mia gola, facendomi tremare. Aprii gli occhi e rimasi scioccata…non ero nello stesso posto in cui mi ero addormentata; o meglio, ero in camera di Edward ma era…diversa.

C’erano candele ovunque: sul comodino, sui mobili, anche sul pavimento da quello che potevo vedere. Toccai le lenzuola sotto di me: erano fresche e scivolose….seta. Seta rossa come il sangue, mi resi conto scioccata. Anche il mio abbigliamento non era per nulla casto, anzi, rispecchiava l’atmosfera della stanza: una semplice sottoveste in pizzo nero.
Non potei non meravigliarmi: ma cosa mi aveva messo addosso Edward?
Già, Edward…
Voltai il capo e lo trovai adagiato al mio fianco: si sorreggeva la testa con la mano e mi fissava, gli occhi neri come la pece.
Era eccitato e, mi resi immediatamente conto, lo ero anche io.
“Edward…” azzardai.
“Sshhh…” mi interruppe “Stanotte non voglio sentirti parlare…Voglio sentirti gridare…”
Rabbrividii alle sue parole; la sua voce era diversa, sexi, così sensuale…
Prima che potessi controbattere si posò a cavalcioni su di me e notai che era a torso nudo. Il pallore della sua pelle risaltava ancora di più alla fioca luce delle candele.
“Baciami…” domandai senza pensare a quello che dicevo.
Sentii le sue labbra e il suo respiro per pochi istanti sulla mia bocca, ma prima di approfondire il contatto lui si staccò e iniziò a percorrere il mio collo e le mie spalle.
Con i denti afferrò una spallina dell’’indumento e la fece scivolare giù, scoprendo un mio seno e facendomi ansimare.
Vedevo il mio petto alzarsi e abbassarsi velocissimo sotto le carezze che le labbra di Edward mi regalavano. Respiravo male: una mano stritolava il lenzuolo sotto di me, l’altra era stretta ai capelli di Edward…il mio ultimo appiglio alla realtà.
Sentii le sue labbra scendere, trascinando con sé la sottoveste.
“Adoro il tuo sapore…”
Gemetti mentre le sue mani si intrufolavano sotto la stoffa leggera, accarezzandomi le cosce.
“Ho…ho caldo…” Stavo iniziando a perdere lucidità: la sua lingua, le sue mani…non riuscivo a capire dove quel momento ci avrebbe condotti.
Anzi, forse lo sapevo benissimo.
“Lo so. Sei tutta calda…” rispose, la sua voce a pochi millimetri dal mio orecchio “Non sai quanto ti desidero…”
“E allora prendimi…adesso.” Non  mi importava di nulla, non pensavo a nulla, tantomeno a quello che dicevo.
“Edward…ti prego prendimi, adesso.” Non ero quasi mai stata così sfacciata con lui “Voglio…voglio sentirti dentro di me…”
Era un bisogno ormai, una necessità primaria. Sentirlo di nuovo parte di me, sentirmi di nuovo parte di lui…non potevo più aspettare. Neppure sapevo perché ancora aspettavo.
“Oh Bella…”
“Edward…facciamo l’amore..” ansimai
“Bella…Bella”
Improvvisamente la sua voce si era fatta diversa, sempre roca, ma cauta ed esitante.
Presi la sua mano e la poggiai di nuovo sulla mia coscia.
“Bella…no, basta” suonava frustrato.
Perché si comportava così? Fino a pochi istanti prima mi voleva anche lui…lo aveva ammesso.
“Edward” lo incoraggiai gemendo a occhi chiusi “Dai…l’hai detto anche tu che sono tutta calda…”
“Bella”
“Edward…oh Edward…”
“Bella…amore, svegliati”
Svegliarmi?
Io ero perfettamente sveglia, era lui che si comportava in modo assurdo.
“Bella…apri gli occhi” mi chiese più dolce.
Lo feci, sbuffando, e una luce calda mi ferì gli occhi. Li riaprii più lentamente e capii che c’era qualcosa che non andava.
Niente candele, niente lenzuola color porpora e niente lingerie in pizzo. La camera di Edward era inondata dalla luce del giorno e lui mi sorrideva gentile, seduto sul bordo del letto.
Scattai a sedere rapida; i capelli erano completamente appiccicati alla fronte e sentivo le braccia e le gambe umide. Dovevo essere in un bagno di sudore.
Toccai le lenzuola aggrovigliate fra le mie gambe: cotone. Esattamente come la camicia da notte che portavo. Anzi, che praticamente non portavo più: le spalline erano scese lasciando libero il mio seno.
Mi ricomposi avvampando.
Edward mi sfiorò la fronte con le labbra, ma non sembrava preoccupato, piuttosto divertito.
Dio, era stato un sogno.
Un sogno.
E io certamente avevo parlato, avevo gridato e….oh mio Dio: avevo anche detto sono tutta calda?
“Mi sembra che la febbre sia scesa. Anche se sei ancora agitata e molto…calda” si mordeva il labbro per non ridere.
“Mmm” azzardai “Ho parlato molto?”
“ Diciamo abbastanza da sperare che il protagonista del tuo sogno fossi io…”
Oh no! Imbarazzatissima presi un cuscino e nascosi la faccia sotto.
Ero patetica. Completamente e assolutamente patetica.
Edward avrebbe riso di me…stava già ridendo di me. E se i Cullen erano di sotto sicuramente avevano sentito tutto e…
Non riuscii a impedire alle lacrime di strabordare: mi sentivo ridicola, e , allo stesso tempo, il desiderio bruciante per Edward non sembrava affievolirsi. Anzi, era così forte da farmi male.
“Amore” Edward scostò piano, ma con fermezza, il cuscino “Non volevo offenderti. Scusami, perdonami.”
Ancora accecata dalle lacrime gli gettai le braccia al collo e,come una stupida, continuai a piangere.
“Lo so…lo so che dovrei pensare ad altro. Al rischio che abbiamo corso ieri e….Ma non ce la faccio, ho voglia di stare con te…”
Presa da uno strano impulso mi incollai alle sue labbra e mi mossi frenetica su di lui. Lo sentii irrigidirsi e, dopo avermi afferrato i polsi, scostarmi delicatamente da lui.
“Bella…no”
Suonò come una condanna: lui non mi voleva. Perfetto.
Feci per alzarmi e correre in bagno, ma lui mi trattenne. “Non andare via. Adesso parliamo.”
“Non mi vuoi. Non mi sembra che ci sia molto da dire”
“Tu…” lo sentii tremare “Credi che io non ti voglia? Credi che mentre ti guardavo ansimare e chiamare il mio nome non avrei voluto svegliarti e fare l’amore con te?Credi che non vorrei farlo adesso…?”
“Ma allora perché?” domandai abbassando lo sguardo.
Lui mi afferrò il mento e mi obbligò a guardarlo dritto negli occhi. “Vorrei che fosse speciale…vorrei darti di più” sospirò “La nostra prima volta è stata unica e bellissima ma…vorrei che la seconda fosse anche meglio.”
“Non capisco…”
“La verità è che nella mia vita ho commesso così tanti errori e, vorrei fare tutto secondo le regole. Vorrei darti la prima notte di nozze più incredibile di tutte. Vorrei che fosse magica, unica e…perfetta. E non credere che per me sia facile resisterti…perché non è così, fidati”
“Quindi” mi sentivo rossa per la vergogna “Non è perché non mi vuoi…”
Mi strinse più forte al suo petto “Sciocca irresistibile ragazzina…Tu non hai idea di quanto sei terribilmente bella e sexi”
Mi sentii immediatamente più sollevata, anche se ancora tanto stupida: Edward era sempre così perfetto e incredibilmente dolce.
Sorrisi. 
“Che c’è?” domandò “Ridi del mio moralismo da prima guerra mondiale?”
Scossi il capo “No…Tu, tu non sai quanto sei perfetto. Vuoi che la nostra prima volta da marito e moglie sia speciale…e lo sarà. Penso che aspettare sia una bella idea. Solo che” sentivo la faccia scottare, rossa come un pomodoro “Ho…ho tanta voglia di….Ho ancora tanta voglia di te…” ammisi.
Edward non rise delle mie parole. Mi accarezzò i capelli e mi baciò la fronte.
“Perché non fai una bella doccia? Ti rilasserà…”
Annuii. Sì, forse una bella doccia fredda era quello che ci voleva.
“Non gelata però” aggiunse come se avesse letto nei miei pensieri “Ricorda che hai ancora la febbre. Temo che tu ti sia presa un po’ di influenza”
Annuii. Edward mi accompagnò fino alla porta del bagno ma rimase fuori.
“Non vorrei cedere alla tentazione” mi spiegò. “Ah Bella? Tieni bene in mente quel sogno per la nostra prima notte. Vorrei trasformarlo in realtà”
Mi tremavano leggermente le ginocchia mentre chiudevo la porta alle mie spalle
Effettivamente l’acqua tiepida mi rilassò i muscoli e mi fece riacquistare un po’ di lucidità. Abbastanza da permettermi di pensare, perlomeno. Pensare e capire che avevamo molte cose di cui parlare.
Di quello che era successo. Di come entrambi avevamo sbagliato nei giorni precedenti.
E io…
E io avevo anche qualcosa da confessare.
Specialmente una che non volevo tenermi dentro: quello che era successo con Jake.
Mi asciugai accuratamente i capelli, misi un pigiama pulito e tornai da lui. Aveva cambiato le lenzuola e mi aspettava a braccia aperte, sdraiato sul letto.
Camminando come meglio potevo per via della caviglia, che mi resi conto essere fasciata adesso, lo raggiunsi e mi accoccolai sul suo petto.
Edward mi misurò la febbre e scoprì che era scesa, sebbene non completamente. Mi fece prendere un’altra pastiglia e mi porse un cornetto alla marmellata.
“Devi mangiare”
Inghiotti qualche boccone e poi sospirai.
“C’è qualcosa che non va?” domandò “Hai il cuore che va a mille”
“Dobbiamo parlare. Io…ti devo dire delle cose.”
“Sei ancora molto arrabbiata con me? Me lo merito”
Cercai di ribattere ma me lo impedì. “Avevo giurato che ti avrei detto tutto, sempre. E non l’ho fatto: ti ho mentito per settimane, anche quando sapevo che ti stavo ferendo non ti ho detto la verità. Ma pensavo che fosse comunque meglio che farti vivere nel costante terrore di Laurent”
A quelle parole mi strinsi di più al suo petto “Sono stati dei giorni tremendi. Pensare che tu non avessi fiducia in me, che non mi ritenessi una buona madre….”
“Non potrei mai pensarlo…” rispose subito.
“Lo so” aggiunsi “Adesso. Ma in futuro parliamo…diciamoci sempre la verità ti prego. Anche per quanto riguardava l’accordo con i licantropi…”
“E’ stata un’idea di Carlisle. E devo dire che ha funzionato. Ci sono stati di grande aiuto contro i neonati. Anche se penso che Jacob dovrebbe essere più responsabile…portarti via proprio nel giorno previsto per…”
“Non lo sapeva. Lui…” cercai le parole giuste per affrontare il discorso Jacob mi ha baciata, ma l’aria mi morì in gola.
Presi coraggio e mi allontanai da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
“Edward” iniziai “A proposito di Jacob…Io…tu non hai letto i suoi pensieri vero? Intendo…approfonditamente?”
“No… Ero più concentrato su di te, sui bambini…”
“Beh…io penso…anzi lo so. Lui…lui è innamorato di me, per qualche strana e assurda ragione…”
“Questo lo avevo capito” il tono di Edward era misurato e freddo “Dal giorno in cui ti ha portato l’acchiappasogni…”
“Ah” inghiottii saliva “Beh, quello che non sai è che…”
“Bella” mi prese il viso tra le mani “Puoi dirmi qualunque cosa, sempre …”
“Lui” presi un profondo respiro “Mi ha baciata”
“Cosa ha fatto?” scandì perfettamente ogni parola. Sentivo il gelo intorno a noi.
“Ca…calmati” balbettai “Non ha significato niente. Gli ho spiegato che non può esserci nulla…e. Edward  è stato solo niente…solo niente.”
“Niente?” si alzò dal letto e si avvicinò alla parete “Quel cane ti ha ficcato la lingua in bocca contro la tua volontà e non è successo niente?”
Sferrò un pugno contro la parete così improvvisamente che lanciai un grido e lo fissai terrorizzata.
“Scusa” si avvicinò a me e mi prese la mano “Non…non volevo essere volgare ma…Ma il pensiero che quel cane ti abbia messo le mani addosso è…”
Lo abbracciai cercando di trasmettergli tutto il mio amore, cercando di rassicurarlo su quella che sarebbe stata sempre l’unica e sola verità.
“Io sono tua” gli carezzai il viso “Sono solo tua”
Annuì e si abbassò, catturando le mie labbra fra le sue. Iniziavo a sentirlo rilassarsi mentre il nostro bacio si approfondiva, quando si scostò e fissò adirato la porta.
“Ma come ha osato… Venire qui…” non l’avevo mai visto così arrabbiato.
“Che..che c’è?” domandai confusa
“E’ venuto qui…a vedere come stai. Come se fossero affari suoi…”
“Jake…Jacob è …” le parole mi morirono vedendo Edward avventarsi contro la porta della camera.
“No” lo bloccai mettendomi davanti a lui “No…possiamo parlare. Ti prego…fallo per me, resta calmo.”
Sembrò costargli un terribile sforzo non spostarmi con la forza e correre di sotto “Solo perché non ti voglio vedere agitata cercherò di…”
“Pensa a ciò che ti ho detto…Contiamo solo noi due Edward..” aggiunsi mentre mi infilavo la vestaglia.
Annuì e uscimmo in corridoio.
Lo guardai e lui mi sorrise, apparentemente tranquillo. Ma io lo conoscevo troppo bene per sapere che non lo era, e non riuscì a mascherarmi il lampo d’odio che gli attraversò il viso quando si sentì il suono del campanello.
Scesi le scale mano nella mano con Edward e mi ritrovai di fronte tutta quanta la famiglia.
La mia famiglia.
Tirai un sospiro di sollievo quando mi resi conto che stavano davvero tutti quanti bene. Avevo corso il rischio di distruggerla, di perdere quella famiglia di cui mi ero sentita parte sin da subito, e il solo pensare che qualche giorno prima avevo nutrito risentimento e astio nei loro confronti mi faceva…
Sentii solamente una forte stretta allo stomaco e un’incredibile voglia di stringerli tutti quanti.
Mi sorridevano calorosi e riuscivo a percepire tutto il loro amore e tutta la loro gioia nel vedermi sana. Anche se erano visibilmente preoccupati per quello che stava per accadere.
“E’ solo” disse Edward probabilmente rispondendo alla domanda mentale di qualcuno.
Esme si avvicinò alla porta e la spalancò.

Jacob fece un paio di passi all’interno del corridoio.
Era vero, era venuto solo.
Certamente era andato contro il branco. E per venire a vedere me…come stavo.
“Jacob.” Iniziò Carlisle “Vorremmo che ringraziassi ancora Sam per l’aiuto. E grazie anche a te per aver salvato la nostra Bella e…”
“Sì sì…dottore di niente” Si vedeva che Jacob non era attento. Il suo sguardo vagava per la stanza, alla ricerca di qualcosa.
Alla mia ricerca.
Non appena si posò su di me, ancora stretta ad Edward ai piedi delle scale, si illuminò e mi sorrise.
Avanzò di un passo e immediatamente sei vampiri mi si pararono di fronte, pronti a difendermi.
Edward dal canto suo mi strinse ancora più forte.
“No” li bloccai. Sapevo che per loro era istintivo, naturale proteggermi.
Ma sapevo anche che Jake non mi avrebbe mai fatto male…
Non dopo tutto ciò che aveva fatto per me…per me ed i bambini.
“No.” Continuai “Io…io voglio parlare sola con Jake, Edward…ti prego”
“No…”
“Edward…fidati di me…” lo implorai
“Non è di te che non mi fido” mi baciò il capo.
“Non sapevo che dovessi chiedere il permesso per fare qualcosa Bella…” disse Jacob sprezzante.
“Lei non deve chiedere il permesso. E solo che io la voglio al sicuro…mentre con te non lo è.”
“Oh” Jacob scoppiò a ridere “Perché con te lo è? Sbaglio o è per colpa tua che ha rischiato di morire talmente tante volte che ormai non si contano”
“Basta” all’improvviso mi misi tra i due “Adesso basta. Tutti e due.”
 Presi un profondo respiro e fissai Edward “Adesso vado in cucina a parlare con Jake”
Stava per ribattere ma lo fermai “Per favore, per favore. Voi starete qui, e poi sentirete tutto. Non mi accadrà nulla di male.”
Sbuffò. “Va bene…ma stai attenta…” mi carezzò la pancia “Per tutti e tre..”
Gli sorrisi e feci segno al mio amico di seguirmi.
“Toccala e sei morto” sibilò Edward.
“Non farò  niente che lei non voglia…sempre ammesso che non  voglia…
Furiosa lo trascinai in cucina prima che la situazione si scaldasse troppo.
“Perché fai così” gli domandai “perché lo devi sempre provocare? Ti diverti?”
“In effetti sì…” Sorrideva sfacciato e mi sentii prudere la mano sana, presa da un’irrefrenabile voglia di mollargli un ceffone.
Lui lo capì e scoppiò a ridere “Non lo farei fossi in te…”
“Sei odioso quando ti comporti così” sibilai.
“Mi piace l’odio. E’ un sentimento potente, passionale…quasi come l’amore. Forse ho ancora qualche speranza con te…”
Sembrava sereno e scanzonato, ma sapevo che in fondo soffriva e io speravo davvero che ancora non nutrisse false speranze.
“Mmm, lo sai che amo lui” risposi “e sai quello che ti ho detto:amici. A proposito…Edward sa del bacio. Volevo essere totalmente sincera con lui..”
“Bene, anche perchè ho pensato a ogni singolo dettaglio di quel moment da quando sono entrato”
Lo fissai sconvolta.
“Te l’ho detto che mi diverto ad irritarlo, no?” scoppiò a ridere “Ma a parte Edward, io sono venuto per te. Per sapere come stai.”
“Bene” risposi “Ancora un po’ di febbre ma sono viva grazie ai Cullen e…a te.”
“Bells” mi bloccò “Ho solo fatto il mio dovere di amico. Avevo giurato che ti avrei protetto, no?”
Annuii commossa e inspirai per trovare il coraggio di chiedergli una cosa. Una cosa che sentivo di volere in fondo al cuore.
“Jake…io mi chiedevo se…magari tu potessi, o forse dovrei dire volessi venire al mio matrimonio…Tra un mese più o meno.”
Vidi il dolore attraversargli il volto in un lampo, salvo poi sparire veloce com’era venuto.
“Certo, a dire la verità Charlie l’aveva detto a mio padre. Verrò…e prenderò la mia auto, così ci sarà posto anche per te quando vorrai scappare…”
“Io non scapperò” ribattei.
“Certo certo. In realtà già mi immagino la faccia della sanguisuga mollata all’altare..”
“Jake!!” lo rimproverai “Ma non hai ritegno…..lo sai che Edward ti sente benissimo!”
“Certo che lo so” sorrise “Anzi, forse è meglio che vada visto che i miei pensieri stanno deviando su come ti stia bene quella camicia sbottonata sul davanti….”
“Jake” strillai, mentre dal salotto sentii un rumore molto chiaro: vetro che si rompeva.
“Jake, vai a casa. E smettila di pensare a certe cose” lo implorai.
“Va bene, va bene” alzò le mani in aria “Vado…ma per i pensieri non ti prometto nulla eh?”
“Sei…sei…” non mi veniva in mente niente di abbastanza brutto da dirgli “sei davvero impossibile…”
“Ma mi vuoi bene” ribattè.
“Sì” sospirai “Ti voglio bene…come amico”
“Per ora”
Alzai gli occhi al cielo e lui si alzò.
“D’accordo, ho capito vado.”
Uscimmo dalla cucina e trovammo tutti ancora in salotto.
Notai subito la fonte del rumore che avevo sentito: il grosso vaso di cristallo che, di solito, troneggiava sul pianoforte ormai era solamente un mucchio di cocci rotti sul pavimento.
Edward era livido, seduto sulla poltrona; vidi che Emmet e Jasper lo tenevano fermo con la forza.
Oh no…la situazione si stava mettendo davvero male..
“Jake…” iniziai
Ma lui mi interruppe parlando prima. “Forse dovresti fare un po’ di yoga…per rilassare i nervi”
“Forse dovresti sparire…” La voce del mio fidanzato era fredda, ostile, tagliente.
Rabbrividii anche io e mi affrettai a fare qualcosa.
“Ti accompagno alla porta…” balbettai.
“No Bells” rispose “ E’ pieno di vetri e ti taglierai e…”
Si bloccò e mi fissò in mondo strano. Un mezzo sorriso gli era spuntato improvvisamente sul viso.
Edward ringhiò e scattò in piedi “Non osare… Non osare toccarla di nuovo senza il suo permesso…”
“Sennò?” lo incalzò Jake “il vampiro cattivo mi farà male? Io non ho paura di te…”
Prima che potessi capire qualcosa delle sue intenzioni Jacob mi prese in braccio e, con un balzo, ci ritrovammo lontano dai vetri.
Il mio amico mi riposò a terra, facendo indugiare un po’ troppo la mano sul mio fianco.
Trattenendo il respiro mi voltai verso Edward e rimasi basita.
La sua espressione era…era qualcosa che mi fece rizzare i capelli sulla nuca.
Non tremava più ora; ma il suo sguardo era ancora più scuro e minaccioso di prima. Ma la cosa più inquietante era che, in qualche modo, sembrava calmo e…risoluto.
Qualunque cosa stesse per fare, ormai aveva deciso.
Anche Emmet e Jasper indietreggiarono di un passo.
“Edward…” iniziai veloce, ma lui mi bloccò.
“E’ tra me e lui adesso… Allontanati”
Lo feci. Una parte di me, quella più coraggiosa, voleva fare qualcosa, calmare la situazione ma…
Quell’Edward così ostile mi spaventava troppo. Per la prima volta da che ricordassi mi apparve davvero letale… minaccioso.
Alice mi circondò tra le sue braccia e mi fece avvicinare al divano, lontano da loro.
“Vi prego, non fate pazzie” la voce mi si incrinò e Edward per un attimo sembrò riacquistare lucidità.
Poi però ritornò a fissare Jacob. “Questo non lo dovevi pensare…” sussurrò.
E poi fu un attimo.
Edward agì così velocemente che quasi non mi accorsi subito quando si mosse. Ma lo fece.
Colpì Jacob alla mascella in un modo così forte e violento da farlo volare fuori dalla vetrata, mandandola in frantumi.
Scattai in piedi e vidi Jacob fuori che si stava rialzando; con orrore mi resi perfettamente conto quando sputò a terra del sangue e, mi parve, qualcosa di bianco: alcuni denti.
Ma Jake non sembrava badare al dolore: stava iniziando a tremare in maniera convulsa.
Presto si sarebbe trasformato e…oh no…
Edward e Jacob..erano così folli da essere capaci di battersi fino alla morte per …me??
In cuor mio sapevo che era così, ma prima che avessi il tempo di fare qualcosa, qualsiasi cosa, Alice mi trattenne.
“Ferma…” mi ordinò “Sta arrivando Sam…”
Effettivamente non passò neppure un secondo che vidi il giovane sbucare dagli alberi. Era a dorso nudo ma in forma umana.
Si avvicinò a Jacob e disse qualcosa che non riuscii a capire.
Anche Carlisle in quel momento si avvicinò a Edward: lui non aveva bisogno di parlare, sicuramente comunicavano col pensiero.
Vidi Edward rilassarsi un po’ e lanciarmi una rapida occhiata; poi il suo pugno si distese e annuì impercettibilmente a Carlisle.
Anche Jacob sembrava più calmo adesso: fissava ancora Sam contrariato, ma aveva smesso di tremare.
Lentamente ricominciai a respirare e mi accorsi di non averlo fatto per davvero troppi secondi: l’aria entrò potente provocandomi dolore al fianco.
“Stai bene?” mi chiese Alice.
Ebbi solo la forza di annuire e a malapena quella per risponderle “Mi porteresti in braccio fino alle scale?”
Il pavimento era tutto cosparso di schegge e l’ultima cosa che volevo succedesse era ricominciare a sanguinare.
Mi posò sul primo gradino e iniziai a salire. Ora che sapevo che non si sarebbero più ammazzati a vicenda volevo solo andarmene da lì, via da quella follia…
Mi chiusi in camera e andai dritta al davanzale della finestra. Mi ci accoccolai stendendo le gambe e iniziai a fissare fuori; gli alberi leggermente scossi dal vento…
Volevo solo riacquistare un po’ di lucidità e riuscire a sentirmi meno…meno…meno arrabbiata.
Sì, adesso ero arrabbiata, anzi furiosa.
Con Jacob e Edward, che continuavano con quella faida assurda di cui io ero l’oggetto e che mi faceva sentire così in colpa e così sbagliata!!
Jacob doveva finire di provocarlo così e  Edward beh lui…
Dei colpi alla porta ruppero i filo dei miei pensieri.
“Bella…” la voce di Edward suonava diversa adesso. Di nuovo dolce, vellutata e …preoccupata.
“Bella…posso entrare?”
“Come ti pare..” sussurrai.
Volevo continuare ad essere furiosa, ne avevo tutto il diritto accidenti!
“Sei arrabbiata….”
“Sì” sbottai sorpresa dalla mia stessa veemenza “Anzi no. Non sono arrabbiata…sono incazzata nera…con te!!!!!”
Edward sussultò, di solito non mi piaceva alzare la voce o essere volgare, ma quella volta non ci vedevo davvero più.
“Perché sei stato uno stupido. E un irresponsabile! E perché avete rischiato di battervi, e di morire davanti ai miei occhi! E perché forse tu non ce l’hai una vaga idea di cosa sei per me o quanto ti ami! Potevi morire Edward…poteva farti a pezzi, poteva ferirti e” iniziai a singhiozzare forte mentre mi aggrappavo al colletto della sua camicia “e…tu lo sai che morirei senza di te…”
Cercai di divincolarmi ma lui mi trattenne e mi avvicinò al suo petto finchè non mi calmai un po’.
Odiavo il fatto di non riuscire a trattenere le lacrime quando ero arrabbiata ma, forse era utile dopotutto…una specie di valvola di sfogo.
Mi staccai da lui e appoggiai di nuovo la schiena al muro.
“Come sta Jacob?” domandai dopo qualche minuto di silenzio.
“Bene…insomma, Carlisle l’ha portato nel suo studio…Ma credo di avergli solo spaccato la mascella…Si meritava ben altro”
Lo guardai storto
“Non voglio farti arrabbiare, ma tu non sai quello a cui stava pensando e…Mi dispiace di averti fatta preoccupare, ma non mi dispiace di averlo colpito…”
Sbuffai rassegnata “Edward, lui lo farà sempre. Provocarti intendo. Ma è solo un ragazzo che crede di amare me adesso. In più è un licantropo e questo lo fa sentire forte e spavaldo e…”
“…e insopportabilmente arrogante” concluse Edward.
“Sì” gli concessi “forse anche quello. Ma è un amico, e mi ha aiutata tante volte e…e vorrei che lo ignorassi. Che ignorassi i suoi pensieri e non ci fossero più liti fra voi. Mi ferite se vi comportate così…”
“Io non voglio ferirti” sospirò e prese il mio viso tra le mani “Quindi…prometto che non lo toccherò mai più…”
“Grazie…” Mi avvicinai e mi sedetti in braccio a lui “Grazie, ti amo da morire.”
Mi strinse forte e avvicinò le labbra  al mio orecchio “Scusami per tutto. Sono perdonato?”
“Sì…ma ci hai fatti spaventare da morire” posai la sua mano sulla mia pancia “Voglio un padre intero per i miei bambini e un marito intero ad aspettarmi all’altare…”
Inaspettatamente mi prese in braccio e mi adagiò sul letto, posizionandosi tra le mie gambe e alzandomi la camicia da notte.
Risi quando capii cosa voleva fare. Iniziò a baciarmi la pelle nuda e a parlare con la mia pancia.
Appoggiò l’orecchio e lo tenne premuto.
“Cosa dicono?” domandai ridendo
“Che sono perdonato, ma non devo più far arrabbiare la mamma”
Alternava le parole ai baci e io mi rilassai sui cuscini: erano belli quei momenti tra noi. Così intimi, così nostri…
Toc toc.
Uff…troppo bello per poter durare, ovviamente.
Edward non si mosse di un centimetro “E’ solo Alice, ignorala”
“Edward, fammi entrare. E comunque non avevi chiaramente espresso i tuoi propositi di castità fino al matrimonio meno di un’ora fa?? Non mi sembra che la tua posizione attuale sia molto casta”
Scostai Edward delicatamente e dissi ad Alice di entrare.
Adoravo stare sola con lui ma…ad Alice dovevo delle scuse, ed enormi.
Lei entrò e si sedette sul letto vicino ad Edward.
Sembrava sorridente e spensierata come sempre.
“Alice..io…per la torta che ti ho tirato addosso…”
“Non farlo” mi interruppe “Non azzardarti a chiedermi scusa. Siamo una famiglia…non c’è bisogno né di parole né di scuse. E poi è stata colpa nostra: noi volevamo proteggerti e invece ti abbiamo ferita di più. Quindi non dire che ti dispiace…”
Mi sorrise calorosa e mi abbracciò. Era davvero la sorella migliore del mondo.
“Ti voglio bene sorellina…voglio bene a tutti voi” sussurrai
“Anche noi. E poi a dirla tutta quella maglietta era orrenda…” la sua risata sembrava simile a campanelli “E ora abbiamo cose più importanti a cui pensare”
Prese un enorme fascicolo che aveva portato con sé. “Questo è il book organizzativo del matrimonio. Ci sono tutte le opzioni che ho selezionato…voi dovete solo scegliere”
“Scusa…ma tu in questi giorni hai trovato il tempo di organizzare il matrimonio??” esclamai sorpresa.
“Certo, mai restare indietro con i dettagli.” Mi fissò un poco storta “ E vedo che tu hai trovato il modo di azzopparti. Guarda che io non voglio che arrivi all’altare su una sedia a rotelle…e il matrimonio è tra un mese!”
“Alice è solo una storta…in un mese sarò super guarita”
“A proposito” Edward mi guardò curioso “Questa non ho capito come te la sei fatta…”
Avvampai e lo fissai con uno sguardo che doveva sembrare totalmente e palesemente colpevole.
“Ehm…non so se lo vorresti sapere. Ma ti assicuro che è qualcosa che non proverò mai più a fare in tutta la mia vita…”
Sembrò per un attimo pensieroso e preoccupato ma poi si avvicinò e mi baciò la fronte “Mi fido di te…”
“Ok, ok basta smancerie. Iniziamo con i centrotavola” Alice aveva il cipiglio di un generale al comando del suo plotone.
Alzai gli occhi al cielo ma, in fondo, non riuscii a trattenere una risata.
Perché ero a casa, con la mia famiglia, ed ero viva.
E finalmente potevo concentrarmi senza pensieri e senza paure sull’unica cosa importante…il giorno che, ero sicura, sarebbe stato il più bello della mia vita.
Lanciai un’occhiata fuori dalla finestra e vidi che il cielo si stava rasserenando.
Forse sarebbe spuntato il sole in cielo. O forse no.
Non mi importava.
Alla fine, dopo tanto dolore, era spuntato di nuovo nella mia vita.
Ed era tutto ciò che contava.

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Capitolo 28
*** Love and Flowers ***


cap boh

Bonjour!!! Scusate il ritardo =(...oddio...mi sento tremendamente in colpa!!! Spero di farmi perdonare...in questo capitolo c'è taaaaaaaantissimo zucchero...lavatevi i denti dopo averlo letto...nn rispondo di eventuali carie!!! E mi raccomando...tirate fuori un bel vestito che tra un pò a Forks c'è il matrimonio dell'anno...finalmente direte voi xd!!!

Grazie a tutti quelli che commentano, e mi hanno aggiunta a preferiti e seguiti...grazie, scrivo solo grazie a voi...

Bacioni!! xo Xo Cloe

“Uffa…non ce la posso fare!” sbottai chiudendo nervosamente il libro di trigonometria.
Il giorno dopo avrei dovuto recuperare il compito che avevo saltato il giorno in cui…beh, in cui ero andata via con Jacob in moto e…e non ero affatto preparata!
Rabbrividii ripensando a quel giorno terribile che quasi mi aveva strappato via tutto ciò a cui tenevo di più: Edward, i Cullen, Jake, la mia stessa vita addirittura…
E il fatto che fossero già passate tre settimane mi sembrava impossibile: adesso che eravamo insieme e di nuovo felici, i giorni scorrevano luminosi, veloci, sereni e rapidi come l’acqua di un fiume.
Forse anche troppo.
Una parte di me sapeva che non sarebbe sempre stato così: presto avrei dovuto affrontare tanti ed enormi cambiamenti.
La fine del liceo, il matrimonio, il parto…
Sentii un calcetto provenire da dentro di me e, inconsapevolmente, sfiorai il punto sotto la stoffa della maglietta.
Una parte di me era super entusiasta e avrebbe voluto tenere tra le braccia quei bambini sin da ora, poterli vedere, baciare, stringere al petto. Poi, però, c’era ancora una piccola parte che aveva un po’ di paura, che si sentiva inadeguata, che si chiedeva se mai io, Isabella Swan, sarei stata una buona madre. E quella parte avrebbe tanto voluto poter cristallizzare questi giorni. Questi giorni in cui era ancora tutto uguale, in cui ero ancora a casa con papà, in cui niente era ancora cambiato.
Uff…Non potei trattenere una lacrima solitaria dal cadere lungo la mia guancia. Stupidi ormoni.
O, forse, era solo l’effetto che mi faceva stare lontana da Edward, anche se per poco. Il tempo era sensibilmente migliorato nelle ultime settimane, anche se, per gli standard di Forks questo significava che invece di nevicare pioveva semplicemente a dirotto. A me però non importava: niente sole uguale presenza assicurata di Edward ed Alice a scuola.
Guardai fuori le goccioline di pioggia disegnare figure immaginarie sul vetro della cucina, desiderando stranamente che il tempo scorresse più veloce  questa volta: Edward era andato a caccia con Emmet e Jasper sul monte Rainier e sarebbe tornato solo dopo cena.
E, probabilmente, era un bene che non mangiasse con me e Charlie: diciamo solo che mio padre avrebbe iniziato ad insospettirsi se, per l’ennesima volta, Edward avesse passato la cena a fissare me senza toccare cibo.
Per non parlare di quella volta che, per coprire la cosa ,aveva sopportato di mangiare un intero piatto delle mie lasagne, facendo, mentre papà non guardava, delle facce disgustate e causandomi una ridarella che mi aveva fatta sembrare pazza…
Mi alzai e iniziai a tagliare il pollo a dadini per preparare le enchilladas che piacevano tanto a Charlie, senza, però, smettere di pensare al mio fidanzato.
Chissà che cosa stava facendo ora? Avrei potuto chiamarlo, chiedergli che cosa aveva mangiato di buono, se lui e gli altri si stavano divertendo.
No, sospirai, no non potevo farlo. Si sarebbe solamente preoccupato e avrebbe pensato che non ero capace di stare senza di lui.
Il che, effettivamente, era la pura verità, ma non volevo che lui si sentisse in colpa o, peggio, obbligato a rinunciare ad ogni attività, ad ogni partita di baseball solo per stare con me.
Già era stato particolarmente difficile convincerlo ad andare a caccia. Nelle settimane precedenti aveva trovato una miriade di scuse diverse per non farlo e, alla fine, ero stata io a convincere i suoi fratelli a trascinarlo a caccia di grizzly…sapevo quanto adorasse il fatto che fossero irritabili appena usciti dal letargo.
E poi…lo facevo anche per me stessa. Quello che era successo tre settimane prima mi aveva sconvolta; quello che avevo visto non era stato bello, né tantomeno facile da superare, ma ci stavo provando.
Sentivo il bisogno di provare a me stessa che potevo stare in casa da sola qualche ora, anche se c’era silenzio e se era buio. Non avevo mica cinque anni, accidenti.
E poi Edward era stato così dolce e premuroso con noi tre in quelle settimane: non ci lasciava mai soli, cosa che stava facendo saltare i nervi a Charlie. Per non parlare di quando mi aveva riportata a casa, dopo quel terribile week-end.
Mio padre era veramente arrabbiato con Edward e gli aveva rinfacciato cose terribili.
Che mi aveva fatto solo soffrire, che per colpa sua passavo metà delle mie giornate a piangere e che mi metteva sempre  in pericolo. Ovviamente non sapeva il tipo di pericolo, ma aveva notato la mia mano ferita e il mio polso slogato.
Sapevo che Edward ci era rimasto davvero male, perché ,in cuor suo, pensava esattamente le stesse cose: si riteneva sempre responsabile di tutto ciò che mi accadeva, anche quando la colpa era solamente mia.
L’avevo visto turbato per tutta la sera, tanto che, quando al mattino non l’avevo più trovato al mio fianco avevo subito temuto il peggio. Che se ne fosse andato, che avesse ricominciato a rimuginare sulla sua esistenza sbagliata e da mostro….
Finchè non avevo sentito mio padre urlare dal piano di sotto.
Non potei fare a meno di ridere ricordando quel giorno.

“Isabella Marie Swan! Vieni immediatamente di sotto!!”
Uscii dal letto di corsa: al momento il mio bisogno più impellente era trovare Edward, chiamarlo, dirgli che le parole di Charlie non significavano nulla per me, ma papà sembrava arrabbiato.
Chissà che cos’era successo adesso…
Appena uscita dalla mia stanza venni investita da un insieme di strani profumi: sembravano fiori di diversi tipi il cui aroma, però, si mescolava creando un’armonia olfattiva perfetta.
Non riuscivo a dare un senso a quel profumo che aleggiava in casa. Almeno finchè non arrivai in cima alle scale e guardai di sotto.
Rimasi sconvolta. Il corrimano delle scale era completamente avvolto da decine di rose bianche, intrecciate al legno da nastri di raso. Anche ogni singolo gradino era cosparso da petali della medesima tonalità candida.
Ma cosa diavolo…??
Scesi rapidamente le scale e quasi mi scontrai con mio padre che usciva dal salotto.
“Isabella. Mi vuoi spiegare che cosa accidenti fate tu ed Edward? Prima sparisci per giorni, poi mi dici che sei incinta e che ti sposi, poi sembra che vada tutto bene ed invece un giorno torni a casa in lacrime e non vuoi più parlare col tuo fidanzato. Poi sparisci di nuovo e ritorni con un polso ferito e la caviglia slogata e …e adesso tutto questo! Ma tu ce l’hai una vaga idea di come tu e quel pazzo mi stiate facendo preoccupare? E poi non ti sembra esagerato??? Sai quanti soldi avrà speso per fare questo? Avrà svaligiato tutti i fiorai di Forks…”
“Papà…” balbettai arrossendo “Non esagerare. Per qualche rosa bianca..”
“Qualche rosa…” sbottò papà “Ma tu hai visto il resto della casa?Ah..prima di andare di là leggi il biglietto lì per terra.”
Mi chinai e raccolsi il fogliettino ai miei piedi.
Con mani tremanti lo aprii.
“Il bianco simboleggia la tua purezza, la tua dolcezza, la tua perfezione. Il bianco è il colore degli angeli…ciò che tu sei per me…”
Col cuore in gola superai mio padre e mi fiondai in salotto.
Lì tutto era blu: centinaia e centinaia di rose blu legate alle tende, alla tv, adagiate sul divano e i cui petali formavano un morbido tappeto blu che faceva sembrare la stanza un oceano.
Notai attaccato al televisore un cartoncino dello stesso colore. Lo staccai e lessi
“Il blu è il colore che più adoro indosso a te. Il colore che più ti illumina il viso, il colore che accende il tuo sorriso…Il colore del cielo sopra la nostra radura la notte che mi hai detto “sì”…”
Mi sentii un groppo in gola e gli occhi pungere. Edward aveva passato tutta la notte ad organizzarmi questa sorpesa, a farmi sentire quanto fossi speciale per lui…
“Anche in cucina..” brontolò Charlie.
Afferrai una rosa blu e la strinsi insieme a quella bianca che avevo preso prima: neppure rischiavo di ferirmi visto che tutte le spine erano state tolte una a una…che dolce e premuroso!
Riattraversai veloce il corridoio stringendo i fiori al petto ed entrai in cucina. E quasi rimasi abbagliata dal colore che mi colpì gli occhi: giallo, giallo dappertutto.
Sbattei le palpebre e osservai sbigottita i girasoli che occupavano ogni centimetro di ogni superficie liscia della cucina. Erano splendidi, grandi e lucenti. Mi diedero un’improvvisa felicità e scoppiai a ridere.
Al centro del tavolo da pranzo ce n’era uno enorme a cui vi era attaccato un biglietto, anch’esso giallo.
Questa volta diceva “Il mio sole…il mio sole sei tu amore mio. Il sole che ha illuminato la mia eterna mezzanotte. Il sole che ha riscaldato la mia esistenza congelata e cristallizzata.
Il sole…così come gli uomini non possono vivere senza di esso, così io non sopravvivo lontano da te…”
“Oh Edward..” sussurrai. Il cuore mi stava per scoppiare dalla felicità nel petto: non credevo possibile  provare tanta gioia e tanto amore in un solo istante..
“Fuori c’è dell’altro” La frase di papà mi fece scattare in piedi e correre a spalancare la porta d’ingresso.
E quasi mi spaventai per il contrasto che quel nuovo colore provocava con la neve.
Rosso. Rose rosse come il sangue.
Ricoprivano il vialetto, facendo scomparire il cemento e le ultime tracce di nevischio ancora presenti, fino ad arrivare al mio pick- up.
Percorsi con attenzione la strada che mi separava dalla meta, rabbrividendo al contatto dei miei piedi nudi con il terreno gelido.
Arrivai ed aprii il cartoncino color porpora. Questo biglietto era più lungo degli altri.
“Rosso…Per anni ho odiato questo colore. Rappresentava il mostro che ero, ciò che ero costretto a fare per continuare ad esistere ma ora…ora mi ricorda solo te. E’ il colore che imporpora le tue gote quando ti stringo, quando la nostra pelle si sfiora,quando i nostri respiri si incontrano all’unisono, quando i nostri corpi si uniscono.
Annusa la rosa rossa che tieni in mano.
Il suo profumo ti cattura, ti stordisce, ti inebria, ti rapisce in un vortice di passione e desiderio che quasi ti fa male. E’ ciò che sento ogni volta che sei con me, ogni volta che affondo il viso nei tuoi capelli o assaporo la dolcezza del tuo corpo.
All’apparenza quella rosa è fragile, ma al suo interno ha una forza e un potere che non ti immagini.
Quella rosa sei tu Isabella.
Io ti ho creduta fragile e bisognosa di essere protetta…ma la realtà è che quella davvero forte tra noi due sei tu. Quella che non molla mai, quella che mi ha dimostrato decine di volte, ormai, la coraggiosa ragazza che è stata, la meravigliosa donna che è, la perfetta moglie e madre che sarà.
Scusa se non ho riposto piena fiducia in te…spero che in fondo al cuore tu troverai la forza di capirmi e di perdonarmi, se puoi.
Ti amo…Tuo per sempre.
Edward”
“Oh Edward” ormai mi sentivo scossa completamente dai singhiozzi e le lacrime mi facevano congelare il viso “Edward…anche io ti amo…”
“Speravo di sentirtelo dire, sai?” La voce vellutata che più amavo al mondo mi fece voltare.
Era davanti alla porta di casa, a meno di cinque metri da me e mi fissava col suo sorriso sghembo.
Non mi importò più che mio padre ci stesse vedendo, che i vicini o le auto in strada ci stessero vedendo.
Eravamo io e lui. Di nuovo insieme.
All’unisono percorremmo la distanza che ci separava e incollai le mie labbra alle sue, gelate tanto quanto le mie. Mi prese in braccio e ridendo mi strinse a sé, accarezzando i miei fianchi e asciugando le la crime con il pollice.
Era un bacio carico di significato, forse quello più importante che mai ci fossimo scambiati…perché, finalmente era davvero finita.
I problemi, gli attriti, le incomprensioni.
Tutto aveva riacquistato un senso, come i pezzi di un puzzle che, alla fine, trovano il loro posto, creando un’opera talmente bella e unica da togliere il respiro.
Esattamente come il nostro amore…
Sentii la porta di casa sbattere: papà era tornato. Bene, giusto in tempo per la cena.
“Eih Bells” sembrava esausto e nervoso “Che buon profumino…sembra delizioso”
Ci accomodammo a tavola e tentai di imbastire una conversazione decente, nel vano tentativo di non pensare a Edward.
“Come è andata oggi?”
“Bene. Sono stato a La Push…purtroppo ultimamente Harry Clearwater non è stato molto bene”
“Mi dispiace” si vedeva che Charlie era preoccupato.
“Si beh…Ah, ho visto Jake. Ha detto che verrà al matrimonio. E poi mi ha detto anche di chiederti se sei pronta alla fuga? Di che parlava”
Tossicchiai ripensando alla nostra ultima conversazione disastrosa.
“Nulla” risposi borbottando “Fa l’idiota…”
“A proposito. Edward non c’è?” si guardo intorno come se si aspettasse di vederlo sbucare fuori dal frigorifero.
“No…viene dopo cena per aiutarmi a studiare.”
“Strano…di solito è sempre qui.”
In quel momento, però, si sentì il suono del campanello e mi scaraventai nell’ingresso spalancando la porta, quasi con timore che non fosse lui.
Era ancora presto…non dovevo illudermi, probabilmente non era lui…
Ma era lui.
L’angelo più perfetto del paradiso mi fissava sulla porta grondando acqua.
Cercando di controllarmi lo feci entrare e corsi un secondo in cucina urlando un velocissimo “Papà…noi andiamo a studiare di sopra ciao!!”
Lo sentii solamente borbottare un “Niente fiori oggi?” che mi fece arrossire: chissà tutti i commenti cattivi che Edward doveva sentirsi!
Presi Edward per mano e lo trascinai ridendo in camera mia e, non appena ebbi chiuso la porta alle mie spalle lo bloccai contro al muro e mi fiondai sulle sue labbra.
All’inizio non rispose al bacio: probabilmente non si aspettava un mio assalto. Poi, però, si lasciò andare e assecondò i miei movimenti, alzandomi e facendomi sedere sulla scrivania.
Avevo bisogno di lui. Per tutto il pomeriggio non avevo fatto altro che pensarlo.
Volevo sentirlo sulla mia pelle; il suo respiro, le sue labbra, le goccioline bagnate che gli ricadevano sulle ciglia…
Troppo presto dovetti staccarmi per prendere aria e lo sentii ridere.
“A cosa devo tutto questo?”
“Mmmmm” optai per la verità “Mi sei mancato da morire!”
“Anche tu amore” Mi strinse a sé dopo essersi levato la giacca ormai zuppa.
“Mi dispiace per papà” gli dissi “Non sopporto quando ti tratta così”
“Non fa niente. Sai in fondo lo capisco: sei la sua bambina, ce l’avrebbe con chiunque ti rapisse e ti portasse via…Dopotutto condivido la sua opinione.”
“Cioè?” domandai senza capire.
Si chinò e alzò la mia maglietta fin sotto il seno, iniziando a baciare la pelle nuda.
“Beh…diciamo che se qui dentro c’è una piccola principessa, papà non permetterà a nessun ragazzaccio cattivo e malintenzionato di avvicinarsi a lei”
Come a risposta delle sue parole sentii dei calcetti molto forti provenire da dentro me e Edward appoggiò la guancia, felice.
“Direi che lì dentro c’è una bimba…già cerca di fare la ruffiana con te.” E poi aggiunsi carezzandomi la pancia “Ma non preoccuparti piccola. Ci penserà la mamma a fare entrare qualche bel vampiro figo dalla finestra della tua stanza quando papà non c’è…”
Edward alzò gli occhi al cielo e sussurrò “Non darle retta amore di papà…” e poi prese a baciarmi il ventre in modo molto dolce , giocherellando con i denti con l’elastico della tuta.
Quello che era iniziato come un innocente gioco con nostro figlio si era trasformato in qualcosa di più sensuale e…carnale, tanto che mi aggrappai con le dita al bordo della scrivania per contenere quell’ondata di emozioni.
Improvvisamente non sentii più le sue labbra e mi ritrovai, invece, seduta in braccio ad Edward sulla sedia davanti al pc.
“Non spingiamoci troppo oltre, non vorrei avere di nuovo bisogno di una battuta di caccia…”
“D’accordo” sbuffai “Ma sappi che tra poco più di una settimane ti ritroverai nelle mani una donna incinta con gli ormoni in subbuglio…”
“Non vedo l’ora” rispose roco, facendomi rabbrividire.
“Bene…direi trigo” biascicai cercando di ricompormi.
Edward fu molto paziente e chiaro: mi rispiegò tutti i teoremi che non avevo capito bene e corresse con me tutti gli esercizi che avevo fatto da sola nel pomeriggio e che scoprii, con rammarico, essere sbagliati nella maggior parte dei casi.
Quando però la testa iniziò a ciondolarmi per il sonno fu irremovibile e mi costrinse a mettermi a dormire.
“Il riposo è importante nelle tue condizioni, Bella” mi aiutò a svestirmi e ad indossare la sua camicia, con cui ormai dormivo da parecchie notti: il suo profumo mi faceva fare bei sogni.
Di solito mi accoccolavo sempre sul suo petto quando riposavo ma questa volta non fu così.
“Ti spiace se provo una cosa?” domandò, dopo che mi fui sdraiata.
“No” risposi confusa.
Edward si avvicinò a me e mi slacciò completamente la camicia, aprendola.
Poi poggiò il capo sotto il mio seno, esattamente dove iniziava la collina in cui ormai si era trasformata la mia pancia.
La sua guancia sfiorava la mia pelle, ma visto che in quel punto erano uguali non avvertivo il freddo, anzi lo percepivo di un piacevole tepore.
“Sento i cuori di tutti e tre sai?” sussurrò poco dopo “Vuoi che mi sposti?”
“No” esclamai: era splendido sentirlo così vicino e così parte di noi. Ero certa che anche i bimbi lo percepissero.
Pian piano cullata da quelle emozioni scivolai nel sonno, ma prima sentii un’ultima volta la voce di Edward parlare con la mia pancia.
“Amore…niente vampiri in camera, ok?”
Sorrisi.


Rallentai non appena mi ritrovai davanti la porta della caffetteria: sapevo che Edward mi avrebbe rimproverata se avesse saputo che avevo corso per il corridoio.
Entrai e mi avvicinai al loro tavolo: entrambi sfoderavano un enorme sorriso…sapevano già tutto.
“B+” esclamai prendendo posto sulle gambe di Edward.
“Brava amore.” Mi sussurrò all’orecchio “Sono molto orgoglioso di te”
“Grazie… e pensa un po’” lo guardai socchiudendo gli occhi “Mi ha chiesto gli stessi esercizi che mi hai fatto fare ieri sera tu…guarda che casualità”
“Ma che fortuna, guarda un po’…” Sfoderò i suoi meravigliosi occhioni innocenti e zittì la mia protesta sul nascere con un bacio.
Ero certa che Edward conoscesse gli esercizi del test grazie ad Alice, ma non ebbi la forza di rimproverarlo. In fondo voleva solo aiutarmi e poi le sue labbra…erano così dolci…
“Ehm   Bella scusa..”
Mi staccai immediatamente e mi voltai arrossendo: Angela era in piedi, forse ancora più imbarazzata di me.
“Ehm…moi padre ha detto di darti questo: è il testo con tutta la funzione del matrimonio. Pensava che la volessi leggere”
“Grazie..” Angela era sempre buona e gentile: insieme ad Alice e a Rosalie era praticamente l’unica vera amica che avessi. “Tu verrai al matrimonio, vero?”
“Certo” rispose radiosa “Nessuno se lo perderebbe:è l’evento mondano dell’anno, dicono…”
“Ah” mi rabbuiai all’istante. L’evento mondano dell’anno.
Wow, che bello!!
Per me, che adoravo stare al centro dell’attenzione, sarebbe stata una vera pacchia.
Lanciai uno sguardo omicida alla mia quasi sorellina che Angela intercettò.
“Ehm…forse è il caso che vada ora. Ci si vede stasera”
Con l’umore a terra mi rimisi a mangiare le patatine,pensando a quello che aveva detto Angela sul matrimonio e…
Aspetta, aveva detto ci vediamo stasera??
“Che cosa c’è stasera?” domandai di getto, puntando il dito contro Alice.
“Non so di cosa parli” Sembrava la calma e l’incredulità fatta a persona.
“Alice” volendo essere più truce mi armai di una patatina come arma “Non mentirmi, ho sentito cosa ha detto Angela…Forse se me lo dici subito non ti uccido”
Sbuffò e fisso Edward con gli occhioni da cerbiatto.
Lui alzò le mani in aria e sogghignò “Te l’avevo detto che non sarebbe stata d’accordo, quindi ora non chiedere il mio aiuto”
Ok, adesso ero arrabbiata.
“Alice…”
“E va bene!” sbottò “Bella: noi siamo sorelle, vero?”
“Certo” risposi. Un secondo dopo avrei voluto mordermi la lingua, visto che Alice aveva imbastito lo sguardo da cucciolo abbandonato sul ciglio della strada ad agosto.
“E le sorelle condividono tutto. E fanno dei sacrifici l’una per l’altra. E si vogliono bene e…”
“Sì, sì.” La interruppi “Vai al dunque”
“Beh, è possibile che io, pensando che fosse la cosa migliore per te, abbia invitato a casa nostra un po’ di persone…ragazze a dire la verità per…beh, c’è il tuo matrimonio la prossima settimana quindi…”
Oh no.
Era molto peggio di qualunque cosa pensassi…era una…
“Festa!” sussurrai, quasi strozzandomi con il cibo.
“Oh dai! Adesso non fare il melodramma per niente. Sì ok…è una festa. E’ sia una festa per il bimbo sia una specie di addio al nubilato.”
Sgranai gli occhi allarmata.
“Sì…ma una cosa semplice e tranquilla, giuro! Ci sarà la torta, i regali…e ti giuro:un solo spogliarellista…uno solo.”
A quelle parole sentii Edward ringhiare e stringermi più forte a sé. Un ragazzino del primo anno seduto nel tavolo accanto al nostro lo fissò sconvolto.
“Uff…scherzavo, no?” rispose pronta Alice “Anche se al terzo matrimonio di Rose avevo conosciuto un vampiro che secondo me ci sarebbe stato…forse sono ancora in tempo a chiamarlo…”
“Scordatelo” Edward era scuro in viso “Non ti azzardare! Non voglio un tipo del genere a meno di cento metri da lei, chiaro?”
“Edward…scherzavo, dai!!” poi si rivolse di nuovo a me “Tanto alla fine accetterai, l’ho visto”
Le lanciai un’occhiataccia “Per forza accetterò: lo hai già detto a tutti…come faccio ormai?”
“Evviva” trillò Alice, il rumore della sua voce coperto solo in parte dal suono della campanella. “Festa!!”
“Festa…” le feci eco con tutto un altro umore, nascondendo il volto sul petto di Edward.

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Capitolo 29
*** Party and...a problem named Tanya? ***


cap boh,, Allora, premetto che mi dispiace di non aver postato prima. La settimana scorsa è stata un delirio, mia mamma è stata in ospedale e...francamente solo ora che sta bene sono riuscita a scrivere di nuovo. Ho provato...ma sinceramente non riuscivo proprio a pensare alla storia neppure per un secondo, specialmente a capitoli come questi che sono piuttosto divertenti e felici. Spero che possiate capirmi. In compenso oggi sono molto felice e ispirata a scrivere quindi spero di postare presto.
Ringrazio davvero tutte le persone che recensiscono e che ancora seguono questa storia che se continuo ad aggiornare così finirà tra un decennio. =)
*In particolare c'è una persona che devo ringraziare. Una persona che è davvero una colonna portante per questa storia: ovviamente lei dirà che sono io a scrivere e che lei non fa nulla a parte rompermi le scatole, ma non è così. Grazie perchè è sempre sincera nelle sue opinioni con me ma molto gentile, grazie perchè la settimana scorsa è stata l'unica che è riuscita a farmi smettere di piangere quando ero giù e a riuscire a farmi ridere. Grazie perchè...beh, semplicemente perchè sei la nostra "queen"
Allora...vi lascio al capitolo e...divertitevi, spero vi piaccia



BELLA

“Bella!” sentii la voce di Jessica chiamarmi per quella che doveva essere la milionesima volta “Bella te l’ho già detto che questa casa è fantastica?!”

“Sì Jessica. Lo hai già detto…ma grazie. Esme è un architetto davvero in gamba, l’ha ristrutturata lei..”
“Oh Bella sei così fortunata!” continuò facendomi arrossire.
“Già…davvero fortunata” sussurrò Lauren Mallory in piedi al suo fianco, appena mi fui girata per andarmene. “Ed è un caso anche che si sia fatta mettere incinta dal ragazzo più ricco della città?”
Continuai a camminare, anche se il mio primario bisogno al momento era girarmi e rovesciarle in testa la torta che reggevo in mano.
Perché Alice aveva dovuto invitarla poi?
Perché Alice aveva dovuto invitare tutta quella gente?
Beh, in parte lo sapevo il perché. A Forks era così.
Tutti si conoscevano e se invitavi qualcuno, dovevi invitare tutti.
Ma se Alice non avesse organizzato nulla, come le avevo chiesto, a quest’ora non avrei avuto problemi…perché non ci sarebbe stata alcuna festa.
Venni fermata da alcune ragazze mentre mi aggiravo per il salone, alla ricerca di quella pazza di mia sorella. Alcune di quelle ragazze le conoscevo a malapena. Frequentavamo tutte l’ultimo anno ma con la maggior parte avevo parlato sì e no un paio di volte.
Per fortuna la maggior parte delle persone ormai se n’era quasi andata, a parte Jessica, Angela, quella simpatica di Lauren e qualcun’altra.
Avevamo aperto i regali, chiacchierato e mangiato i dolcini e la torta di Esme; e qui mi ero presa la mia rivincita contro Alice. Le avevo dato una fetta di torta davanti a tutte e lei non aveva proprio potuto rifiutarsi di mangiarla!
Sorrisi al pensiero della sua faccia disgustata, mentre entravo in cucina a posare il piattino  sporco.
E il sorriso mi morì sulle labbra.
Rose se ne stava appoggiata alla finestra: una mano sul vetro, lo sguardo perso a fissare il vuoto.
Non avevamo più parlato molto da un sacco di tempo. In effetti dal giorno in cui lei se n’era andata via sconvolta dopo aver visto Emmet scherzare con me e la mia pancia.
So che aveva fatto pace con Emmet e anche con me aveva liquidato la cosa, però…però era diversa da allora.
Mi sembrava più triste e…rassegnata.
“Ciao” mi salutò senza smettere di fissare il bosco.
Non mi piaceva vederla così. Avevamo fatto così tanti progressi nel nostro rapporto in quei mesi e ora…
“Tutto bene?” domandai cauta. Non volevo che pensasse che fossi in qualche modo invadente.
“Sì” finalmente mi fissò, rivolgendomi un sorriso tirato. “E’ stata una bella festa, ma forse dovresti andare a salutare Jessica e Angela. Credo stiano per andarsene.”
“Le saluterà Alice per me” risposi decisa, sedendomi sul davanzale al suo fianco. Non volevo lasciarla , non così sola e depressa perlomeno.
“Io…” iniziai “Non ti ho chiesto scusa per quella volta con Emmet. Insomma, sono stata una stupida e anche insensibile”
Scosse il capo e sorrise mesta “La stupida sono solo io qui. Dovrei smetterla di sognare, dovrei mettermi il cuore in pace,è che…E’ che non ce la faccio. E’ più forte di me a volte. So che non ha senso. E che così facendo faccio soffrire anche Emmet ma….ma a volte questo dolore è così forte che non passa…”
La fissai e non potei impedire ad una lacrima di scendere.
“E’ così ingiusto” sussurrai “Tu saresti una madre perfetta. E anche Esme. E se potessi fare qualcosa per cambiare le cose credimi, lo farei. Ma l’unica cosa che posso fare è prometterti che avrai una parte importantissima nella vita di questi bambini, Rosalie. Questo te lo giuro”
Presi la sua mano e la poggiai sotto la mia maglietta e, dopo qualche secondo, anche lei potè sentire un piccolo calcetto.
La vidi sgranare gli occhi estasiata.
“Sentono la zia Rose…e sono felici” le dissi.
“Io…io..” sembrava emozionata “grazie Bella. Davvero, grazie di tutto”
Continuò ad accarezzarmi la pancia felice e incitai mentalmente i bimbi a continuare a muoversi.
“Rose” le domandai ad un certo punto “Tu sai perché il colore dei palloncini di questa festa è rosso?”
La vidi alzare gli occhi al cielo “Alice ha detto che visto che non si sa il sesso e vista la loro particolare natura…era il colore migliore. Esme aveva proposto il verde acqua ma la pazza ha obbiettato che non erano mica alieni, quindi”
Scoppiammo entrambe in una risata “Alice…”
Come chiamata dalle mie parole il folletto schizzò in cucina “Allora, venite di là che le altre se ne sono andate e Bella deve…beh, tu Rose sai cosa deve fare”
Ci prese per mano e ci trascinò nell’altra stanza, dove c’era anche Esme
Vidi che Alice saltellava vicino ad un mucchietto di regali che stranamente non avevo aperto prima.
Strano…ero certa di averli scartati tutti quanti. Ma allora di chi erano?
Esme mi fissò imbarazzata. “Ecco sapevamo che tu non volevi niente da noi ma…”
“Questi sono regali speciali, quindi non contano” finì Alice per lei.
Stavo per ribattere quando anche Rosalie al mio fianco parlò “E’ vero Bella. Queste sono cose speciali che vogliamo darti…”
Le guardai confusa mentre mi accomodavo sul divano tra Rose ed Esme. Alice si sedette sul tappeto passandomi il primo pacco, il più voluminoso.
Lo scartai piano, attenta a non rompere la carta. Era piuttosto grosso, ma anche leggero. Sembrava che dentro ci fosse della stoffa o qualcosa di simile.
Mi ritrovai tra le mani del leggerissimo e delicato tulle bianco; lo sfiorai con estrema delicatezza, presa dalla paura di rovinarlo.
All’inizio non capii subito che cosa fosse  ma, poi, notai l’orlo di raso bianco  e quello che mi accorsi essere un fermaglio per appuntarlo ai capelli.
“E’ un…” sussurrai
“E’ il mio velo da sposa.” Rispose Esme “Lo indossavo al mio matrimonio e pensavo che ti farebbe piacere…insomma, so che è vecchio ma è ben conservato. E’ tuo se vuoi”
“Esme” non sapevo cosa dire “E’ splendido…lo metterò sicuramente…grazie”
Ci abbracciammo e mi carezzò i capelli con fare materno. In fondo era davvero come una seconda madre per me.
“E così hai qualcosa di vecchio” mi informò Alice “ma ti serve anche qualcosa di prestato. E per questo ci ho pensato io”
Prese una scatola piccolina e me la passò.
La aprii piano e vidi nuovamente qualcosa di bianco, questa volta però, in pizzo.
“E’ una …” iniziai
“E’ la mia giarrettiera!” trillò lei “L’ho messa al mio matrimonio con Jazz. Anche se quella volta non è rimasta al suo posto per molto. L’ho risistemata…Jasper l’aveva strappata nella foga quella volta…”
“Sì Alice, abbiamo capito. La storia la sappiamo già” la interruppe Rosalie porgendomi una scatola piuttosto grande. La più grande dopo quella di Esme, a dire la verità.
“Rose…se questa è la cosa nuova…beh, non era il caso che spendessi altri soldi per me.”
Scosse il capo risoluta. “Non voglio assolutamente obiezioni. E’ una cosa che …beh, ti sarà utile credimi!”
Sia lei che Alice iniziarono a ridacchiare, cosa che non mi faceva prevedere nulla di buono.
Infatti, non appena lo ebbi aperto avrei voluto sprofondare nel divano.
Davanti ad Esme dovevano darmi una cosa del genere, accidenti!
Mi sentivo le guance bruciare come se ci avessi spalmato sopra del peperoncino. Io non lo avrei messo…era…era troppo, ecco.
“Alice…lo so che questa è opera tua…” la fulminai con gli occhi.
“Mia?” mi fissò innocente “Ma se è stata un’idea di Rose! E comunque ti starà benissimo….l’ho già visto”
“Alice. Ti avevo detto di smettere di spiare la mia vita intima!” sbottai.
“Io non spio…vedo…non posso farci nulla!” protestò.
“Va bene ragazze” Esme interruppe il nostro battibecco “Fatemi vedere l’oggetto della discordia.”
Le passai il pacco in preda all’imbarazzo e lei tirò fuori il contenuto : un completino intimo in pizzo bianco, composto da un paio di coulotte piene di laccetti e un reggiseno che sostanzialmente si poteva definire inesistente.
“Beh Bella. E’ molto carino…e quella sarà una serata speciale.” Commentò Esme cercando di essere delicata.
“Lo so…che sarà speciale” balbettai “Insomma..sarà come una specie di nuova prima volta…”
“Ma perché…non l’avete più fatto?” domandò Rose curiosa, sgranando gli occhi.
Scossi il capo “No…ehm. Volevamo aspettare…volevamo che fosse unico…”
“Oh…che cosa romantica” Rose sospirò estasiata “Quasi quasi chiedo a Emmet se gli va di risposarci un’altra volta! E potrei proporgli anche un periodo di castità prima della cerimonia…per dare peso alla cosa!”
Alice scoppiò a ridere “Oh Rose, solo tu puoi credere che Emm resisterebbe!!”
Entrambe scoppiammo e ridere con lei “Non resisterebbe!” esclamammo all’unisono.
“Bella” Rose si ricompose e mi fissò mezza seria, mezza sorridente.
“E’ una vita che volevo chiedertelo” sembrava in imbarazzo,e se avesse potuto sarebbe arrossita di certo “Ma Edward, in certe situazioni…insomma, com’è?”
“Ok ragazze” Esme si alzò dal divano ridacchiando “Questi non sono discorsi da mamme…e poi ho del lavoro da finire per domani. Vado di sopra…e per favore. Se ci tenete alla mia sanità mentale fate in modo che non riesca a sentirvi…”
Esme mi diede un bacio e indicando il completino di pizzo sussurrò “Sarai bellissima, vedrai.”
Poi uscì dalla stanza lasciandomi con le due pazze.
Avrei voluto urlarle di salvarmi e portarmi con lei, ma sapevo che le mie due aguzzine non me lo avrebbero mai permesso.
Mi fissavano ad occhi spalancati, come se aspettassero la rivelazione di chissà quale verità.
“Ehm..prima voi”dissi. Se proprio volevano che rivelassi qualcosa avremmo dovuto giocare ad armi pari.
“Ah…ok” Alice ci pensò un po’ su poi disse “A Jazz piace quando sono un po’ aggressiva…sapete..”
“Emmet invece adora quando gli succhio il c….”
“Rose…” strillai interrompendola. Non volevo sapere certi dettagli così intimi.
“Bella, ma che hai capito! Volevo dire che adora quando gli bacio il collo!”
“Ah…” sospirai rossa di vergogna.
“E adesso tu signorina” esplosero entrambe.
“Mmmm…ok.” Presi un bel respiro e cercai di combattere contro l’imbarazzo “Beh…la prima volta è stata splendida e Edward mi ha stupita…”
Mi fissarono confuse, così continuai “Beh. Diciamo che si è lasciato andare in un modo che non mi aspettavo. Lui…lui mi ha spogliata delicatamente, con i denti e…beh, mi ha strappato la camicetta così forte da far saltare via i bottoni. Ecco, è stato terribilmente eccitante!”
Nascosi la faccia sul cuscino, incapace di guardarle. Ma che mi avevano fatto dire!
“Wow” Rose era allibita “Mr Perfezione e controllo ha un lato selvaggio e animale dopotutto! Bella, devo dire che tu l’hai veramente salvato!!”
Riemersi dal cuscino e ridemmo così forte che quasi non ci accorgemmo del ritorno dei ragazzi. Perlomeno finchè non avvertii il profumo di Edward alle mie spalle e le sue braccia circondarmi la vita e stringermi.
Mi fece volteggiare e si fermò solamente quando le sue labbra si posarono sulle mie, per un dolcissimo bacio di bentornato.
Dio quanto mi era mancato! Ogni secondo lontana da lui era peggio che stare in apnea per ore ed ore…non potevo mai respirare veramente.
Non potevo mai vivere veramente.
“Eih…due marmocchi sono più che sufficienti! Non ce ne fate un terzo per favore” ci disse Emmet.
Edward lo ignorò e mi chiese “Ti sei divertita?”
“Sì” risposi in parte sincera “Mi hanno fatto un sacco di regali. Per i bimbi e …per me.”
“Già” alice si staccò da Jasper e prese tutto il mucchio fra le braccia “Quelli per i bimbi li porto nella cameretta. Gli altri…beh, li nascondo finchè non sarà il momento Non mi fido di Edward”
Edward alzò gli occhi al cielo e mi fece infilare il cappotto.
“E’ meglio che ti riporti a casa, prima che Charlie faccia irruzione e ti porti via da me”
“Perché” lo guardai fintamente accigliata “Non mi verresti a riprendere?”
“Ti verrei a riprendere anche in capo al mondo…futura signora Cullen!”

****************************************************


Me ne stavo nella cucina dei Cullen accigliata. Alice si era “rubata” il mio fidanzato da ore ormai. Proprio oggi che potevamo stare insieme tutto il giorno visto che Charlie era andato via per un intero week end di pesca e non aveva voluto che rimanessi a casa da sola, permettendomi così di stare a casa Cullen.
Ovviamente lui credeva che anche Edward non fosse in casa, ma in campeggio con Emmet e Jasper. Altrimenti non mi avrebbe mai lasciata passare la notte lì.
Non che comunque sarebbe successo davvero qualcosa tra me ed Edward visto il nostro accordo, però…
Insomma…potevamo stare più o meno insieme fisicamente anche senza arrivare fino in fondo…
Avvertii le guance bruciare e il sangue ribollirmi nelle vene a quel pensiero.
Ok, dovevo darmi una calmata.
Controllai l’ora e vidi che ormai era sera inoltrata. Mi sentii ancora più irritata con Alice. Fosse stato qualcosa di essenziale ma…i fiori..
Già, Alice mi aveva privata di Edward per ore solo per i fiori delle decorazioni per il matrimonio.
Una cosa che per me aveva un’importanza zero e che per lei era invece ..vitale.
Uffa.
Finii di affondare l’ennesimo biscotto nella tazza di thè che Esme mi aveva preparato quando Emmet entrò in cucina.
“Eih sorellina” si avvicinò e mi scompigliò i capelli “se continui così sabato prossimo sembrerai una meringa gigante”
“Guarda che sono i piccoli a voler mangiare così tanto!” ribattei “Non è colpa mia… sono alla ventottesima settimana”
Emmet si inginocchiò e iniziò a parlare con la mia pancia, cercando di individuare con il dito il punto in cui si sentiva un movimento.
“Visto piccolini? Vostra madre già vi da la colpa di ogni cosa. Dovrei chiamare gli assistenti sociali, anche per le performance notturne dei vostri genitori…vi traumatizzeranno!”
Scoppiò a ridere mentre io diventavo tutta rossa.
“Emmet, continuerai a fare l’idiota anche quando arriverà il clan di Denali o la smetterai?” domandai sarcastica.
Il clan di Denali sarebbe arrivato l’indomani e si sarebbe trattenuto fino al matrimonio.
Ero molto curiosa di conoscerli.
Per Edward e per tutti gli altri Cullen erano praticamente parte della famiglia. Per non parlare del fatto che Carlisle me ne aveva parlato molto bene ed ero sinceramente curiosa di conoscere altri vampiri vegetariani.
Finalmente vampiri che non avrebbero voluto uccidermi. Era una bella novità per me.
“Scherzi vero? Mi divertirò il doppio: tu, Edward e Tanya sarete i soggetti preferiti delle mie frecciatine.” Rispose.  Poi però si fece più serio “Però ti devo fare i miei complimenti: insomma, è molto maturo da parte tua accettare che Tanya sia qui senza battere ciglio”
Lo fissai confusa “Certo. Perché dovrei avere qualcosa contro questa Tanya? Neppure la conosco…”
“Ok, ma dopo quello che c’è stato tra lei e Edward…”
Il cucchiaino mi cadde dalla mano rimbalzando sul pavimento.
Per un attimo il rumore mi distrasse dai miei pensieri, ma, dopo qualche secondo, questi si rovesciarono come un fiume in piena.
Quello che c’era stato tra lei e chi??????
Emmet raccolse il cucchiaio e lo posò sul tavolo “Bella stai bene? Sei impallidita…”
Lo fissai stralunata per un momento, prima di avere la forza di emettere qualche suono.
Sicuramente avevo capito male.
Dovevo aver capito male.
“Siediti…dimmi …di Tanya..e…Edward…” balbettai alla fine.
“No, Bella…mi sono espresso male…cioè, non che tra loro sia successo qualcosa…cioè…”
“Emmet Cullen..voglio che mi spieghi con esattezza ora!” sbottai.
“Ecco” si sedette accanto a me “Insomma tanya era innamorata di Edward da un sacco di anni e…beh, lei non è quello che si può definire una ragazza timida di certo. Ci ha provato spudoratamente con Edward, ma ti assicuro che lui non ha mai mostrato il minimo interesse per nessuna tranne te. Lui la vede come una sorella…”
“Ah..certo”
C’era una bellissima vampira che sarebbe arrivata qui il giorno dopo e che probabilmente avrebbe cercato di soffiarmi il marito…ma tanto lui la vedeva solo come una sorella.
“Ed è carina?” sussurrai.
Domanda idiota, Bella. Certo che è carina…è una vampira.
Cioè una divinità sulla terra.
“Beh” sembrava nervoso mentre cercava la risposta migliore da darmi “Sì…insomma. E’ alta, bionda, magra…ma Bella, anche tu sei molto carina e…”
“Patetico tentativo di arrampicarti sugli specchi, ma grazie” gli dissi.
Emmet si avvicinò e mi fece sedere sulle sue ginocchia “Bella,lui ama te, vede solo te. Tu sei la ragazza giusta per lui. Quella che ama e con cui vuole passare la sua eternità. Ti assicuro che Tanya potrebbe anche farsi trovare di nuovo nuda nel suo letto e lui la caccerebbe come l’ultima volta che…”
Rimase immobile, probabilmente avendo appena capito l’enorme errore che aveva fatto.
“Nuda nel suo letto?” chiesi strozzata.
Nuda nel suo letto??????
“E’ successo un milione di anni fa” rispose in pieno imbarazzo “E lui le ha subito fatto capire che non era interessato e che potevano essere solo amici e…beh, da allora ti assicuro che lei si è sempre comportata in modo molto più discreto.”
“Discreto? Nel senso che invece di nuda era in lingerie?”
Si passò una mano tra i capelli “Lo sapevo…cavolo non dovevo dirti nulla! Adesso ti agiterai e farà male ai bambini e…Carlisle ed Edward mi uccideranno.”
“Invece hai fatto bene. “ lo bloccai “Insomma, so che Edward vuole me e…so che non mi farebbe mai del male. Mi fido di lui. E’ di questa Tanya che non mi fido per niente”
“Sei gelosa…” mi prese in giro lui.
“Beh…sì’” ammisi arrossendo “Insomma. Se uno che è innamorato di Rose e che si è infilato nel suo letto venisse qui tu che faresti?”
Ringhiò facendomi tremare, ancora prima che avessi il tempo di finire la frase.
“Vedi…appunto. Io odio già questa Tanya.”
 Mi alzai e mi incamminai verso il piano di sopra, mentre Rosalie entrava in casa. Era stata in garage probabilmente, visto l’abbigliamento sportivo.
“Bella” mi chiamò.
Non avevo la minima voglia di girarmi e di farle vedere la mia faccia.
Mi stavo torturando il labbro nel tentativo di sfogare l’ansia che le parole di Emmet mi avevano instillato in tutto il corpo.
“Va tutto bene” risposi “Davvero…sono solo stanca. Di a Edward che sono andata a dormire.”
Salii le scale in fretta e mi chiusi in camera.
Mi coricai sul letto e mi carezzai il ventre: i bambini avevano iniziato a muoversi. Lo facevano sempre quando mi innervosivo per qualcosa.
Era come se capissero, come se provassero le stesse emozioni negative che provavo io.
Non volevo questo. Loro dovevano stare bene e preoccuparsi solo di crescere.
“E’ tutto ok. E’ tutto ok” sussurrai massaggiandomi la pelle e chiudendo gli occhi.
Il vero problema è che non era affatto tutto ok.
Una bellissima, bionda, affascinante vampira stava venendo qui. Una vampira innamorata del mio Edward e pronta a chissà quali gesti per…
Cercai di scacciare quella terribile immagine dalla mente. In fondo era passato molto tempo…poteva anche essersi arresa nel frattempo.
Forse mi facevo troppi problemi per nulla.
Forse.
“Bella” sussultai al buio e mi premetti una mano sul cuore “Amore tutto bene?”
Edward.
Era tornato.
“Sì sì” risposi cercando di ricacciare il groppo che mi si era formato in gola.
“Sicura?” continuò apprensivo.
“Sì”
“Hai cenato?” mi sfiorò la fronte premuroso “sicura che sia tutto ok? Mi sembri un po’ pallida..”
“Tutto bene” sfoderai la mia migliore faccia da poker “Tu piuttosto. Alice ti avrà stressato tutto il pomeriggio dal fioraio e…”
“Stai cercando di cambiare argomento per caso?”
Beccata. Forse la mia faccia da poker non era poi un granchè.
“Mmmm..tutto ok cioè, una sciocchezza. Lascia perdere.” Cercai di minimizzare sfoderando un sorriso che dovette sembrargli più una smorfia di dolore visto che  si sedette al mio fianco e mi strinse a sè.
Mi aggrappai alla sua camicia come se fosse il mio porto sicuro.
“Amore…Così mi fai morire di paura. Ti prego…dimmi solo se c’entra col fatto che Emmet mi sta mentalmente pregando di non attaccarlo…”
Sbuffai e mi scostai per guardarlo negli occhi “Non arrabbiarti con lui. Credeva sapessi tutto di…te e Tanya.” Conclusi fissando intensamente il copriletto.
Per alcuni secondi Edward rimase rigido e silenzioso, probabilmente maledicendo Emmet e la sua boccaccia.
“Bella?” mi chiamò dolcemente abbassando il viso per sfiorare il mio naso con il suo.
Mi voltai. Mi sentivo terribilmente in imbarazzo.
Una stupida, emotiva ragazza con gli ormoni impazziti che faceva una sceneggiata al suo fidanzato per qualcosa che neppure esisteva.
Edward non mi lasciò via di scampo; mi fece sdraiare sul letto  e mi avvolse nelle coperte. Poi scostò con gentilezza  i capelli dal mio volto in fiamme.
“Non voglio che ti agiti per una cosa simile. Non fa bene ne a te né ai bimbi” disse carezzandomi piano il ventre.
“Non sono agitata. Cioè, un po’ sì. Non mi avevi mai detto che lei…insomma.”
“Bella” puntò i suoi occhi nei miei “Sì, è vero. Tanya aveva dell’interesse per me…tempo fa. Ma ti assicuro: non era poi così forte. Ha manifestato i suoi sentimenti e quando l’ho rifiutata ci ha messo una bella pietra sopra. Ha capito che per me sarà sempre e solo come una sorella.”
“Ok…” sussurrai
“Che c’è? Non ti fidi di me?” domandò ridacchiando
“Ma no.” Risi anche io “Io lo so quanto ci ami. E’ di lei che non mi fido. Dopotutto è pur sempre un’aitante vampira bionda…”
“Preferisco le brune” mi interruppe “credevo si fosse capito ormai”
Mi strinse più forte e affondò il viso tra i miei capelli e le labbra vicino al mio orecchio.
“Io ti appartengo. Da sempre. Ancora prima che nascessi…sapevo che saresti venuta a salvarmi un giorno. Tanya è una brava ragazza, un’amica. Ma tu sei il mio tutto. Tu ed i nostri bambini siete la mia esistenza…la mia anima”
Le sue parole erano così dolci che mi si strinse il cuore. Il modo in cui mi parlava, in cui mi guardava.
Traspariva tutto l’amore che provava per me e in un secondo tutte le piccole paure si volatilizzarono all’istante.
“Ti amo”mi strinsi più forte e appoggiai il capo al suo petto, inspirando il suo odore.
“Amore mio…dormi è tardi. E non voglio più vederti agitata in questo modo”
Sorrisi mentre mi rilassavo sul suo corpo freddo “Però…tienila comunque a debita distanza. Non voglio dover organizzare un bel falò”
“Ok…se vedrò che passerà il limite le parlerò.. Ora riposa. E fai bei sogni.”
Sorrisi. Sapevo quale sarebbe stato il mio bel sogno.
Quello che ormai facevo tutte le notti.
Noi quattro insieme a giocare nel portico della nostra casetta.
E non avrei permesso a nessuna Tanya di rovinarmelo.
Tremate tremate...Tanya sta arrivando...No, scherzo, dai!!! Non tremate...forse...xd...a presto.

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Capitolo 30
*** Talks in the woods ***


capitolino Allora...eccomi qua. Ho pensato di fare così. ho diviso tutta la roba che ho scritto in qst giorni in tre pezzi e vi sto che è già tutta pronta posterò ogni tre giorni...contente??? Spero di sì..beh, se ho scritto così tanto lo dovete solo alla mirabolante queen che mi tormenta giorno e notte ormai. Scherzo eh??? Sei the best!!!
Allora ringrazio tuuutte coloro che sono ancora quì con me in questo progettino che va avanti da ormai non so quanto ma tanto e che ..non finirà mai!!! No, scherzo...non preoccupatevi..prima o poi finirà..xd. Vabbè, avete visto new moon?? Piaciuto..beh io l'ho adorato e sn morta all'ingresso in scena di Ed con la musica nel parcheggio.. Vabbè nn voglio essere volgare ma...wwooooooww qnt era figo??? troppo. la mollo di dire scemate e vi dico...enjoy..e...odiate tanya almeno qnt me!!!!
BELLA

Facevo su e giù per camera mia sbattendo ogni tanto il piede a terra pesantemente. Ma che accidenti di ora era? E perché accidenti ancora non erano tornati?

E perché accidenti io lo avevo lasciato andare a caccia con loro? Con lei a dire il vero…
Con Tanya. Che poi che accidenti di nome era Tanya?
Ok, dovevo smetterla.
Dovevo calmarmi e smettere di farneticare idiozie.
Domani mi sposavo con l’uomo che amavo, e soprattutto, che amava me e i nostri bimbi.
Mentre Tanya per lui era solo e soltanto un’amica. Tuttalpiù una specie di sorella ecco.
E io non avevo alcun motivo logico o razionale per essere gelosa. Però, da quando l’amore era logico e razionale? Da mai…pensai sconsolata.
Sin da quando erano arrivati a Forks i vampiri di Denali mi erano sembrati simpatici. Sul serio: mi avevano accolta sostenendo che adesso, essendo una Cullen, sarei diventata anche io parte della famiglia.
E Carmen ed Eleazar passavano ore a parlare con me, ad ascoltare rapiti il rumore del cuore dei miei bimbi e si emozionavano quando li sentivano scalciare dentro di me. Si vedeva che il loro affetto  era vero e sincero.
Lo stesso si poteva dire per Irina, Kate e Tanya.
Non avevo nessun reale appiglio per avercela con lei. Beh, forse aveva stretto Edward in un abbraccio leggermente troppo possessivo quando si erano incontrati, ma, a parte questo, non era successo altro.
“Che tu sappia” sussurrò una vocina nella mia testa “Adesso sono a caccia. Potrebbero facilmente staccarsi dal resto del gruppo e…”
Scossi il capo infastidita. Ci mancava solo che mi mettessi a parlare da sola e poi sarei stata da manicomio.
Sussultai quando mio padre fece capolino dalla porta della mia camera.
“Tutto bene Bells?”
“Sì sì” confermai “Solo un po’ nervosa”
“Sai è strano che Edward non sia qui. Di solito non ce ne liberiamo mai.”
Bene, perfetto. Ci si metteva anche lui ora.
“E’ fuori a pranzo con gli amici di Carlisle” In fondo non era una vera bugia…stavano mangiando sul serio.
“Ahhh beh. Senti io faccio un salto in centrale e..”
Le sue parole furono interrotte dal campanello, seguite da un mio immediato sospiro di sollievo.
Era tornato.
Finalmente.
E non ci aveva poi messo così tanto. In fondo erano soltanto le tre.
Mi fiondai giù per le scale verso la porta d’ingresso.
Avevo esagerato come mio solito. Era tipico di me, farmi tanti problemi per cose che non esistevano e..
Mi bloccai dopo aver aperto la porta.
Non era Edward. Decisamente non era lui.
Davanti a me si stagliava l’immagine di una perfetta e pallida ragazza. I ricci chiari le ricadevano morbidi sulle spalle nude, esaltando i suoi occhi dorati.
“Ciao Bella..” mi sorrise.
Io, probabilmente, le risposi con una specie di smorfia. Cosa ci faceva lei lì. E soprattutto…dov’era Edward?
“Tanya” ero così sconvolta dall’assurdità di quella situazione che non riuscivo francamente a formulare una frase coerente.
Avvertii un rumore alle mie spalle e notai mio padre fissare sconvolto la nostra ospite. Beh, più che altro fissava il suo corpo perfetto fasciato in un abitino nero e coordinato con un paio di vertiginosi tacchi.
Lei era andata a caccia vestita così???
“Papà, lei è Tanya” dissi.
“L’amica di Edward” precisò abbacinando mio padre col suo sguardo.
“L'’amica dei Cullen” sottolineai senza riflettere. Quel l’amica di Edward non mi piaceva per niente.
“Salve” continuò lei tornando a guardare me “Volevo solo chiederti se ti andava di fare due passi con me. Per parlare un po’…da sole intendo”
“O..ok” risposi ancora più confusa. Parlare con me? Che cosa mai voleva dirmi di così importante?
Presi il cappotto e lo allacciai, seguendola fuori. Ovviamente il tempo era nuvoloso, ma alcune gemme iniziavano già a spuntare sugli alberi del nostro piccolo giardino.
Ci incamminammo sul bordo della strada senza parlare. Continuava a muoversi, e io non riuscivo francamente a capire dove mi stesse portando, finchè non vidi il bosco che c’era dietro casa mia.
Mi bloccai.
“Non..Edward non vuole che io vada nel bosco da sola” dissi in fretta.
“Ma non sei sola. Sei con me” disse lei calma continuando a camminare.
La verità era un'altra. Io odiavo quel posto. Ogni volta riportava a galla l’unico ricordo che non avrei mai voluto avere, l’unico che probabilmente non sarei mai riuscita a dimenticare .
Il bosco..il buio..l’addio di Edward.
Cercai di ricompormi e la seguii.
Era tremendo, ancora peggio di quanto pensassi. Mi sentivo in trappola, come se gli alberi cercassero di schiacciarmi.
“Ma..ma dov’è Edward?” domandai cercando di distrarmi.
“A casa a farsi la doccia e a cambiarsi” la sentii ridere “Edward è impeccabile a cacciare. Ma io mi diverto a giocare invece e l’ho sporcato un po’…”
Si fermò in un piccolo spazio libero da alberi. “Scusa..a volte provoco le persone senza neppure accorgermene. Non dovrei farti saltare i nervi, anche perché ti sposi domani e sarai nervosa di tuo”
“Già…”
“E tu ne sei certa. Intendo sei certa di sposarti?”
“Cosa vuoi dire?” domandai gelida.
“Sei certa che sia la cosa giusta? Sei certa che sarà per sempre?” iniziò a passeggiare per il prato, giocherellando con una margheritina.
“Perché Bella, sul serio, tu mi sei simpatica. Penso che tu sia una ragazza dolce e gentile anche con noi che beh…siamo tecnicamente dei mostri. E lasciati dire una cosa: io penso che tra voi due non funzionerà”
“Co..come ?” l’ansia stava lentamente lasciando spazio ad un sentimento ben diverso…rabbia ed irritazione.
“Bella. So di che parlo: ho avuto parecchie storielle con degli umani e…possono essere divertenti, anche coinvolgenti a volte ma…alla fine per noi passano. Tu sei umana e non credo che tu capisca esattamente. Siamo vampiri..e dopo un po’ la novità non è più interessante e noi ci distraiamo con qualcosa d’altro. Ecco non voglio che tu soffra. Perché succederà se tu domani lo sposerai, credimi.”
“Tu pensi che io non sia alla sua altezza?”
“No…non sei tu. Siete solo troppo diversi. Edward ha bisogno di qualcosa di più. E prima o poi lo capirà”
“Qualcosa di più…cioè qualcuno come te?” Sapevo esattamente dove stava cercando di andare a parare.
Rimasi stupita quando annuì senza ritegno“Forse.O forse sarà qualcun’altra. Quello che dico lo dico solo perché è successo anche con me. Ho illuso così tanti ragazzi. Per me erano solo un divertimento e lasciarli dopo averli distrutti non mi importava,ma…Poi ho capito che era sbagliato. Che non potevo sconvolgere la loro breve vita umana per i miei giochi, per i miei capricci. Edward crede di amarti ora…io lo vedo ma…mi chiedo solo se sarà per sempre, ecco”
Concluse e calò il silenzio tra noi.
Si sentiva solo la leggera brezza e il rumore di qualche animale nel sottobosco.
Non…non sapevo se sarei riuscita a esprimere a parole quello che sentivo.
“Io..io me lo sono chiesta tante volte. Come qualcuno come Edward potesse amare me. Come potesse voler passare tutta l’eternità con me. Lui…così perfetto e io…beh, lo sappiamo tutti che paragonata a lui sono…niente. Sono solo un’umana, un’umana e basta. Ma per qualche strano miracolo lui è è …innamorato di me. E io so che sarà così…per l’eternità. Lo vedo quando mi guarda, quando mi stringe, quando mi accarezza il pancione. Scusa se te lo dico ma tu non sai niente di quello che c’è stato tra noi. Né tantomeno di quello che significhiamo l’una per l’altro”
Tutti i discorsi che lei aveva fatto erano…erano paure che avevo avuto per così tanto. Paure che avevo messo mesi a scacciare e a reprimere e, ora, lei entrava nella mia vita e le faceva riaffiorare in un secondo.
Come si permetteva? Come…
“Forse sei solo invidiosa” sbottai ad un certo punto “Forse solo perché tu non hai mai provato davvero amore per qualcuno credi che nessuno possa farlo. Edward non è te…mi dispiace. Sono consapevole del fatto che avrebbe molto più senso che lui stesse con qualcuna come te ma…Se c’è una cosa che ho capito è che l’amore non ha molto senso. O per lo meno ce l’ha solo per chi lo prova”
La fissai a disagio: in fondo non eravamo neppure così intime per fare discorsi del genere e io non intendevo assolutamente offenderla. Ma non avevo neppure intenzione di lasciarmi dire da una perfetta sconosciuta come gestire o non gestire la mia vita.
“Forse hai ragione” le sue parole mi stupirono “forse sono un po’ gelosa. Perché non ho trovato nessuno . O forse perché lui non ama me…ancora. La verità è che lui non era aperto all’amore e non mi ha mai dato una possibilità”
Che cosa volevano dire quelle parole? Che avrebbe cercato di mandare a monte il mio matrimonio? Che avrebbe cercato do prendersi Edward o…
“Non rovinare il mio matrimonio” dissi improvvisamente “Non ti azzardare a farlo. Sai che i Cullen starebbero dalla mia parte e arriverebbero a rompere con la tua famiglia. Vuoi questo?”
“No, non sono così sciocca. Il tempo dimostrerà chi delle due ha ragione. Tu probabilmente domani sposerai Edward e va bene così. Ma sai una cosa? Io ho un sacco di tempo…tutta l’eternità. E so aspettare.” Si avvicinò e mi tese la mano “Al primo passo falso che farai io sarò lì, pronta. Che vinca la migliore”
“Non tratterrei il respiro se fossi in te. Tra me e lui non finirà mai” ribattei acida, cercando di assumere il miglior tono cattivo che mi riuscisse.
“Lo spero per te” rispose girandosi “Se vuoi ti riaccompagno a casa.”
“So la strada,grazie.” Non volevo di certo il suo aiuto.
Sbattei le palpebre ed era sparita. Intorno a me soltanto i rumori delle foglie sugli alberi.
Quello che aveva detto era…era assurdo. Capivo il fatto che amasse Edward ma…parlarmi in quel modo era…era.
Mi salirono le lacrime agli occhi come ogni singola volta in cui ero arrabbiata. Una reazione umiliante che non riuscivo mai a evitare.
Presi a camminare a caso lungo il sentiero per cercare di sbollire la miriade di sensazioni che facevano a botte dentro di me: rabbia, paura, indignazione, paura, paura, paura e…paura.
Quella era la sensazione che bene o male uccideva e soffocava tutte le altre.
Paura che lei in fondo avesse ragione.
Quella stupida paura di non essere mai abbastanza.
Come a conferma dei miei pensieri sbucai tra due alberi e mi ritrovai nel posto in cui non sarei mai voluta essere. Sfiorai l’acero adesso spoglio che si ergeva alla mia destra con le dita.
Duro, freddo…esattamente come sei mesi prima. Avanzai di due passi,
Era quello il punto esatto in cui Edward mi aveva portato.
Il punto in cui mi aveva detto addio.
Mi sedetti su un tronco caduto e fissai il verde del muschio per terra, ripensando alle sue parole.
Io non sono la persona giusta per te Bella.
La nostra specie si distrae facilmente…
All’incirca le stesse cose che aveva detto Tanya.
Portai il capo alle ginocchia e sospirai. Era ridicolo che il giorno prima del mio matrimonio quella ragazza riuscisse a rovinare tutto.
Il mio umore.
La mia felicità.
La gioia che fino a qualche ora prima provavo.
“Bella?” sobbalzai sentendo Edward.
“Edward” mi portai una mano al cuore “Mi hai fatto morire di paura”
“Ma tu che ci fai qui? Ho seguito il tuo odore per trovarti. Quando non ti ho vista in camera mi hai fatto morire di paura” si avvicinò e mi prese per mano “E tardi oltretutto.”
Aveva ragione. Dovevo aver perso la cognizione del tempo per non essermi accorta di quanto fosse già buio.
“Scusa…volevo solo riflettere.”
“Qui?” domandò incredulo. Anche lui aveva riconosciuto il luogo.
“Beh” sbuffai “ non so mentire quindi tanto vale che te lo dica. Mi ha portato qui Tanya: voleva parlare. E giusto perché tu lo sappia…non credo che rinuncerà a te così facilmente.”
Lo sentii ringhiare “Fammi capire: lei ti ha portato qui per minacciarti?”
Non mi lasciò il tempo di rispondere che lo vidi muoversi “Dove vai ora?”
“A sbatterla fuori di casa.”
“No” lo trattenni per il braccio e lo costrinsi a guardarmi “No. Edward...no. Così sai anche tu che distruggeresti il rapporto fra le vostre famiglie. E poi non mi ha minacciata. Ha detto solo che quando tu ti accorgerai che io non sono abbastanza per te lei sarà pronta.”
“Ha detto che tu…” non l’avevo mai visto così furioso.
“Me lo ha fatto capire” sussurrai “Ma non…lascia stare. Non fatico ad immaginare come abbia potuto pensarlo”
“Cosa? Tu…pensi che un giorno mi stancherò di te?” prese delicato il mio volto tra le dita “Pensi che potrei vivere o anche solo respirare senza di te.? Beh…non posso. Mai. Mi credi?”
Lo guardai nei suoi brillanti occhi dorati e separai lo spazio che ci divideva. Come facevo a non credergli?
quando mi parlava così. mi guardava così. Come potevo dubitare dei suoi occhi colmi d'amore.
In un secondo sentti le parole di Tanya scivolarmi via dal cuore.
Annuii piano e lui strofinò il naso contro il mio.
“Scusa…ogni tanto mi faccio prendere dall’insicurezza”
"Perche sei la mia piccola assurda quasi mogliettina”.
Ridemmo entrambi.
“Ti riporto a casa, ok?” disse “chiudi gli occhi”
Dopo neanche trenta secondi, grazie alla super velocità di Edward ,mi ritrovai sul letto di camera mia con in mano un mega panino farcito.
Lo divorai in un battibaleno.
“Scusa” mi giustificai “Non ero riuscita a pranzare sapendo che eri con lei”
Edward non commentò ma lo vidi rabbuiarsi. Forse era meglio che io non la nominassi più. Cosa che, oltretutto,  aiutava anche il mio umore.
Poi mia aiutò ad infilare la camicia da notte e mi accoccolai su di lui. Edward giocherellava con una ciocca dei miei capelli mentre io ero sdraiata sulle sue gambe, il capo poggiato sul suo petto.
“Ancora preoccupata per Tanya?” domandò ad un certo punto lui.
“No” non mentivo. Mi fidavo di Edward, di ciò che lui provava per me e soprattutto della forza del nostro rapporto “Davvero no. Voglio solo concentrarmi su di noi e su quanto sarà speciale domani.”
Mi strinse più forte a sé “Non merito che mi ami così tanto.”
“Sì invece” obiettai “Solo vorrei che mi stringessi tutta la notte”
“Posso farlo” ribattè rapido “Posso dire a Emmet e Jasper che non vado. Chiudiamo Alice fuori casa e minacciamo di bruciarla se prova ad entrare”
Non potei fare a meno di ridere “Per quanto l’idea sia allettante, e ti giuro che lo è, penso che non ci perdonerebbero mai”
“Forse hai ragione. Beh, vorrà dire che sopporterò ancora Emmet per una notte.”
“Sì…beh…comunque siete solo tu e loro due vero?” domandai un po’ apprensiva.
“Che vuoi dire?”
Mi sedetti sulle sue gambe in modo da guardarlo negli occhi. “Cioè…voglio dire, cosa fanno i vampiri per l’addio al celibato? E’…è come quello umano o…”
Cercò di trattenersi ma, alla fine scoppiò in un fragorosa risata “Fammi capire. Tu hai paura che quei due mi portino in uno strip club o roba simile??!”
Annuii un po’ in imbarazzo.
“Amore mio no. Solo una caccia un po’ più ricca del solito: un cervo, un paio di puma…nulla di che. Non voglio correre rischi domani.”
Sapevo benissimo quanto la vicinanza col mio corpo e col mio sangue fosse difficile per lui in ogni situazione, ma quando facevamo l’amore doveva essere anche peggio.
“Mi dispiace”dissi e lui mi fissò confuso “Che per te sia  dura starmi vicino…così tanto. Io vorrei fosse piacevole anche per te invece…”
“Bella. Guarda che anche io non vedo l’ora di stare con te” mi rimproverò “E non è così difficile. Niente che non possa e voglia gestire. Niente che non valga il nostro amore”
Mi sposi su di lui e lo baciai con passione prima che arrivasse qualcuno ad interromperci.
Troppo tardi.
La porta di camera mia si spalancò velocemente rivelando una Alice stracarica di cose .
“Chi è che volevi chiudere fuori scusa?” Notai che tra le braccia reggeva  la custodia bianca dentro cui sapevo esserci il mio abito e…un sacco a pelo.
“Alice che ci fai tu con un sacco a pelo?” domandai curiosa.
“Beh visto che passerò la notte qui perché di voi due non mi fido affatto, ho pensato che fosse utile. Sai per Charlie…bisogna essere bravi attori attenti ai dettagli..”
Edward sbuffò e mi fece alzare sistemandomi la camicia che si era sbottonata sul davanti.
Dopo un paio di secondi capii il perché.
Sentii un rumore agghiacciante provenire dalla finestra e, quando mi voltai, vidi il viso di Emmet, che si teneva a penzoloni sul bordo.
“Tanto sembra che comunque non si ammettano defezioni quindi…” sbottò Edward.
Aprii la finestra e sia Emmet che Jazz entrarono, rendendo la mia stanza sovraffollata leggermente claustrofobica.
“Bellina, mi dispiace ma per stasera lui è nostro. Carlisle ha anche detto che possiamo fare uno strappo alla regola…sai pensavo che potremmo mangiarci qualche bella giovane ragazza”
“Stai scherzando spero?” scattai decisa, prima di rendermi conto che ovviamente stava scherzando.
“Sì. Bella...scherza” Jasper rideva e mi sentii subito pervadere da una certa calma e serenità.
“Eddino…muoviti. Una lunga notte ci attende. Dopo la caccia potremmo passare da quelle spogliarelliste che…”
“Smettila o ti picchio!” mi lamentai.
Edward venne al mio fianco e mi circondò tra le sue braccia. “Amore..mi dispiace lasciarti qui”
“Non fa nulla dai.” Lo tranquillizzai “Da domani non ti libererai più di me”
“Mmmm” avvicinò le labbra alle mie.
“Spero che sia una promessa.” Continuò con un bacio.
Era così bello sentire il suo sapore, il suo respiro profumato che dischiusi le labbra senza pensare al fatto che non fossimo soli.
“Eddai basta!” Emmet lo strappò con forza da me “per queste cose avrete tempo domani notte accidenti!”
Ebbi solo il tempo di vedere i tre balzare fuori dalla finestra.
Mi affacciai “Ti amo”
“Anche io ti amo…quasi signora Cullen” le sue parole furono solo un sussurro portato dal vento.
Mi voltai un po’ sconsolata
  E guardai Alice che si era tolta il cappotto rivelando ciò che portava sotto: un fantastico pigiama viola scuro con vestaglia coordinata.
“Che vuoi…” sospirò “Ogni scusa è buona per fare shopping…anche se non dormo tecnicamente.”
Poi guardò l’ora e sembrò sconvolta dal vedere quanto fosse tardi.
“Bella…le dieci e trenta!!” mi fissò urlando “Tu devi dormire o mi rovinerai tutta la materia prima su cui io domani dovrò lavorare!”
Mi costrinse a infilarmi a letto e spense la luce.
“Alice…non ce la farò mai a dormire. Sono..nervosa”
La sentii armeggiare con qualcosa e poi mi passò un bicchiere che, dall’odore ,capii essere pieno di camomilla “Bevi..avevo previsto tutto.”
La sorseggiai sperando che sortisse un buon effetto e notai che, seppur buona, aveva un sapore leggermente strano.
“Ma tu che fai mentre dormo?” chiesi curiosa. Sapevo che Edward trovava affascinante guardarmi ma…Alice probabilmente si sarebbe annoiata a morte.
“Ho delle riviste…ascolto i sogni sconci che farai su mio fratello…roba così”
“Alice” iniziai ma lei mi zittì.
“Adesso basta. Dormi…è un ordine!!”
“Ok..ok” Effettivamente, e anche stranamente, aggiungerei, le palpebre mi si stavano piano piano abbassando.
Strano.... mi sentivo esausta ora, quasi intorpidita.

“Notte…” biascicai prima di essere colta definitivamente dal sonno.

Piccolo spoiler

“Bella” mi chiamò mio padre “Ti prego, ricordati di non morire ora”

“E..e..” balbettai “Tu ricordati di non farmi cadere.”

“Non cadrai” sembrava deciso e sicuro e io mi aggrappai a lui.

“Pronta?”

“Pronta” confermai.

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Capitolo 31
*** OMG...I'm getting married today!!! ***


uhhhhh Allora..visto chi per una volta sta mantenendo la sua promessa? ebbene sì: siete sempre così buone da lasciarmi commentini e da aggiungermi a preferiti e c. Abbiamo superato i 300 preferiti e me ne sono accorta solo ora. Beh, grazie per continuare a seguirmi così tanto. Quindi mi sono detta "Hai fatto una promessa, mantienila!" lo so che tecnicamente sono passati 4 giorni ma comunque per i miei standard  è un passo avanti. Allora, purtroppo non vi risp singolarmente sennò posto tra una settimana e...beh, ci si sente tra 3/4 giorni. Grazie ancora a tutte..
Xo Xo Cloe =)  =)

BELLA
“Ma porca miseria, Alice!”

Sussultai assonnata rigirandomi su un fianco.
Ma chi accidenti faceva tutto quel rumore la mattina presto? Per di più era sabato ed erano iniziate le vacanze di primavera, perciò che diamine c’era da urlare tanto??
Mah…probabilmente papà si stava soltanto preparando per una delle sue solite battute di pesca dall’alba al tramonto.
“Scusa, scusa Charlie. Ma neppure sanguina te lo giuro”
Aspetta. Quella era la voce di Alice.
Che cosa ci faceva a casa mia a quell’ora?
Ah già. Era venuta a dormire da me per assicurarsi che Edward stesse lontano visto che oggi ci saremmo dovuti sposare.
Chiusi gli occhi ma li spalancai all’istante, colpita dalla verità dei miei stessi pensieri.
Oh mio dio. Era il giorno del mio matrimonio con Edward.
E io stavo ancora a letto a farneticare come una pazza sui rumori presenti in casa mia e a poltrire mentre avevo milioni di cose da fare.
Guardai la sveglia inorridita e quasi fui stroncata da un mezzo infarto. Le 10 e 15.
Le 10 e 15????
Scalciai via le coperte il più in fretta possibile e mi misi in piedi di scatto.
Wow…forse troppo di scatto.
Mi girava la testa in una maniera terribile.
Ok, dovevo darmi decisamente una calmata.
Ma perché diavolo nessuno mi aveva svegliata? Anzi, perché diavolo la sveglia che io avevo puntato alle sei non era suonata?
Mi precipitai di sotto non appena fui certa di reggermi sulle gambe ed entrai in cucina come un tornado.
Charlie era già nel suo vestito da cerimonia e conversava amabilmente con la mia amica che, in pigiama, fingeva di sorseggiare una tazza di caffè.
“Bella amore, vuoi mangiare qualcosa?”
Sembravano il ritratto della serenità.
No, ma che era successo? Si erano bevuti il cervello o improvvisamente avevano perso la memoria e non si ricordavano più che giorno fosse quello?
“Ehm” ero consapevole di avere uno sguardo da folle “mmm scusate..ma come è possibile che nessuno mi abbia svegliata???”
Alice controllò l’ora sulla mensola e mi sorrise “Bella sono solo le dieci…E’ prestissimo. Ti avrei lasciata riposare anche fino alle undici”
“Allora. Primo non sono le dieci ma le dieci e quindici. Secondo: le undici? Alice ma che sei scema? Io oggi mi sposo.!!”
“Bella me ne rendo conto. Ma ti sposi alle cinque di pomeriggio. Cioè tra sette ore. Senza contare che è tutto pronto ormai”
“Beh…sì..ok..” balbettai.
Era vero, forse mi stavo facendo prendere un po’ troppo dal panico.
Era presto. Avevamo tutto il tempo.
“Ti ho preparato la colazione” continuò “Pane tostato con un leggero strato di marmellata e succo d’arancia come piace a te. E non azzardarti a dire che non hai fame perché non voglio svenimenti teatrali a rovinare la mia tabella di marcia ok?”
“Ok” mi arresi sprofondando sulla sedia “sai…non riesco neppure a capire come ho fatto a dormire così tanto. Cioè: ero tesissima finchè non ho bevuto la tua camomilla e poi…”
Mi bloccai di botto fissandola. Alice guardava il soffitto molto interessata ad una crepa.
“Alice Cullen tu…tu…”
“Eh dai “ si scusò “Non avresti dormito e saresti stata uno straccio. E poi che facevamo ..La sposa cadavere? Ma non preoccuparti: era tutta roba naturale, me l’ha data Carlisle. Estratto di valeriana e altre cose con nomi strani…”
“Questa me la pagherai” ribattei “Un giorno…quando sarò più forte” mi bloccai prima di dire quando sarò una vampira proprio davanti a mio padre “Beh…ti picchierò”
“Sarai anche più forte…ma io sarò sempre più veloce.” Mi zittì infilandomi una fetta di pane tostato in bocca.
La odiavo quando faceva così: prepotente e saccente sottutto io. Ma, poi, mi soffermai a guardarla sistemare il vestito a papà e a lavare le tazze della colazione e capii che non la odiavo per niente.
Lei era mia sorella.
A volte era una gran rompiscatole ma era mia sorella
“Allora….adesso sono le undici” esordì qualche minuto dopo “E quindi possiamo iniziare con la preparazione della sposa”
La sposa, cioè io.
Mi alzai in piedi pronta a seguire i suoi ordini “Ok, che cosa devo fare?”
“La doccia” Beh, era semplice fin qui. Potevo farcela da sola. “E mi raccomando usa l’esfoliante. E’ fatto con i Sali del mar morto…tonifica la pelle. Ah, e poi usa la crema idratante e…”
Mi chiusi in bagno bloccando fuori la sua scia di parole. Una bella doccia rilassante era proprio quello che mi ci voleva per dimenticare ciò che mi aspettava, per non parlare del pensiero di quanto potesse costare un esfoliante ai Sali del mar morto.
Mi lavai usando ogni singolo prodotto che Alice mi aveva dato: non era una buona idea farla irritare in un giorno come quello…
“Eccomi Alice sono pronta per…” mi bloccai di fronte alla  mia camera.
No…perché, quella era ancora la mia camera?
Il letto era stato addossato totalmente alla parete per fare posto al centro della stanza al mio abito, poggiato su di un piedistallo. E poi, di fronte allo specchio c’era un salone da parrucchiera.
O in pratica una sua fedele riproduzione.
Aveva portato decine e decine di botticini, lozioni, scatoline di ogni sorta di forma e colore.
“Eih ma quello è uno strumento di tortura?” domandai apprensiva indicando una cosa sulla mensola.
“Bella” sbuffò trascinandomi a sedere “E’ un piega ciglia. Sul serio, ma tu da dove salti fuori? Beh, comunque non è importante. Quello che conta ora è renderti la sposa più stratosfericamente affascinante della storia. Quindi stai ferma, stai zitta e rilassati.”
Alice mi ficcò qualcosa nelle orecchie e poi sentii partire la mia ninna nanna.
Sorrisi all’istante, cullata da quelle dolci note.
Intanto la mia carnefice continuò la sua opera: la sentii passarmi sul viso creme, polverine strane e infine iniziò a truccarmi.
Fortunatamente ci mise molto poco, visto che avevo optato per un trucco leggero.
Quando riaprii gli occhi sfilandomi le cuffie, desiderosa di vedermi, non trovai più alcuno specchio.
“Voglio l’effetto sorpresa finale” mi spiegò prima che parlassi “E ora i capelli.” Ma prima che potesse dire qualsiasi altra cosa sentii una voce familiare, ma che non sentivo da decisamente troppo tempo, provenire dal piano inferiore e risalire le scale.
“Mamma …” sussurrai.
Pochi istanti dopo la porta si aprì, mostrando mia madre che mi fissava in lacrime.
Colmò la distanza che ci separava con un paio di rapidi passi e mi abbracciò stretta. Era emozionata…quasi più di me.
Forse io sapevo contenerla leggermente meglio ma…lei era fatta così, e l’amavo per questo.
“Oh tesoro mio sei…sei splendida e ancora non sei vestita. Immaginati dopo. La mia piccola bambina di mezza età si sposa. Mi sembra ieri che ti tenevo tra le braccia appena nata e adesso…Dio non ci posso credere.”
Sembrò riprendersi quel tanto che bastava  per tirare fuori una piccola scatoletta di velluto e passarmela. Dentro c’era un fermaglio con delle pietre blu
“Era della mamma di Charlie.” Mi spiegò “Alice ha detto che ancora non avevi nulla di blu e così…”
“Grazie…grazie di tutto, davvero”
“Beh…per te questo ed altro, lo sai. Ora è meglio che scenda di sotto con Phil e lasci Alice lavorare”
La salutai stringendola ancora più forte e lei mi carezzò la pancia da sopra la stoffa dell’accappatoio. Quando fu scesa mi voltai di nuovo verso Alice, che mi sorrideva diabolica brandendo tra le mani un arriccia capelli.
Oh mio Dio…la mia tortura era appena cominciata.

Esattamente tre ore e quindici minuti dopo Alice poteva dire di essere soddisfatta del suo lavoro. Non che io potessi accertarmene, visto che non avevo ancora avuto il diritto di vedermi ad uno specchio ma…beh, diciamo che avevo imparato a fidarmi dei suoi gusti estetici.
Tornai in camera, dopo essermi infilata l’intimo e le autoreggenti. Almeno quello mi era stato permesso di farlo da sola, anche se la pazza era rimasta fuori dalla porta ben attenta ad ogni mio movimento e pronta ad entrare nel caso avessi cercato di guardarmi allo specchio che lei aveva provveduto a ricoprire con svariati strati di carta da giornali e scotch.
Rosalie mi sorrideva seduta sul letto mentre chiacchierava con Alice. Le guardai e mi fece quasi male da quanto erano stupende.
Portavano entrambe un identico abito da damigella: lungo poco sotto il ginocchio, dorato e con una scollatura che metteva in risalto la loro pelle diafana e perfetta.
E se Alice poteva essere tranquillamente definita molto bella, Rose era…era una visione.
Per un attimo credetti che Afrodite fosse caduta al centro esatto della mia stanza.
Cercai di coprirmi, imbarazzata dal mio essere in intimo di fronte a quelle creature perfette e divine.
“Siete wow…cioè..” presi un bel respiro e alla fine parlai “Io l’avevo detto che con voi non capiranno neppure che sono io la sposa.”
“Bella tu sei magnifica. Aspetta ancora un po’ e vedrai anche tu” Rosalie si avvicinò e mi abbracciò “Forza Alice…facciamola  entrare nel vestito così se ne renderà conto”
 Entrambe con enorme delicatezza, mi fecero scivolare dentro l’abito e avvertii le dita sottili e gelate di Alice abbottonarmelo sulla schiena.
Poi Rose prese il velo e lo agganciò ai capelli grazie al fermaglio di mamma. Mi sistemò i boccoli ed entrambe fecero un passo indietro, guardandomi orgogliose.
“Una visione” mormorarono all’unisono.
“Ok…adesso possiamo farglielo vedere…”
Alice mi condusse di fronte all’armadio e aprì la porta.
E l’immagine che vidi riflessa era…una sconosciuta.
Una ragazza davvero, davvero bella mi fissava basita e sconvolta dall’altra parte dello specchio. Portava un vestito bianco che esaltava la sua pelle chiara e i suoi capelli ondulati ricadevano morbidi sulle spalle, delicatamente raccolti sul capo.
“Quella” biascicai rendendomi conto di sembrare stupida “Sono sono…”
“Sì” alice si avvicinò e mi baciò la guancia “Quella sei tu…la ragazza che tra meno di un ora sposerà mio fratello e lo renderà il vampiro più fortunato della galassia.”
Aspettate? La fissai sconvolta e poi guardai l’orologio.
“Meno di un’ora…oddio!!!”
La mia rinnovata crisi di panico fu interrotta dal rumore di un auto nel vialetto. Guardai fuori e vidi Emmet scendere dalla Aston Martin di Edward e salutare mio padre.
“Allora” Alice mi prese le mani e mi fissò seria “Adesso io vado a casa con la mia porsche. Reneè e Phil andranno con Rose e, quando sarà il momento, Emmet porterà te e Charlie con la Aston ok?”
“Sì” annuii ma mi sembrò di non aver capito nemmeno mezza parola.
“Ma tu ce la puoi fare? Hai una faccia che mi fa paura.”
“Sì…sì…ce la faccio” dissi più per convincere me che loro. “andiamo di sotto allora”
Scesi le scale ostentando la mia migliore aria spavalda. Ma visto che non ero per nulla brava a mentire Alice mi sostenne per tutto il tempo il braccio.
Anche se lo trovavo esagerato.
Insomma. Non è che stessi per svenire, no???
No….Forse.
Oddio.
“Eih! Quasi sorellina!” Emmet mi sollevò quando arrivai ai piedi delle scale facendomi roteare.
“Ma sei uno schianto, accidenti”
“Sì sì” obbiettai poco convinta, lanciando una rapidissima occhiata a Rosalie, perfetta al suo fianco.
“No” continuò lui “Guarda che non scherzo. Parli con uno che ha avuto un sacco di ragazze...e ti assicuro che con te ci avrei  provato all’istante …”
Iniziò a ridere ma smise non appena incontrò lo sguardo gelido della moglie.
“Tu cosa????” balbettò
“Cioè” si scusò subito Emmet “Dicevo ragazze umane…quando ero umano…Di vampire ne ho sempre voluta solo e soltanto una. La mia splendida unica fantastica bellissima mo…aih..Rose..”
La suddetta fantastica mogliettina lo aveva appena preso per l’orecchio destro e lo stava trascinando fuori verso la macchina che doveva portarci dai Cullen, dove, tra meno di un ora mi sarei sposata.
Io.
Oddio.
Pensa a Edward pensa a Edward, ripetevo il mio mantra.
Salutai Alice, Rose, Phil e mamma. Ascoltavo le loro congratulazioni, i loro commenti entusiasti sul vestito, i loro complimenti perfino.
Ma non riuscivo a capire veramente cosa mi stessero dicendo. Suonava tutto confuso, tutto ovattato…quasi irreale.
L’unica cosa di cui avevo bisogno era  Edward. Essere sua moglie. Tutto il resto erano solo parole.
“Eih Bellina” Emmet rientrò in soggiorno massaggiandosi l’orecchio “Mancano venti minuti alle cinque…direi che è ora.”
Presi un bel respiro e lui mi afferrò a braccetto “nel caso svenissi o inciampassi…non si sa mai con te.”
Mi condusse fuori e non mi mollò finchè non fui al sicuro sul sedile posteriore vicino a papà.
All’inizio mio padre non parlò, esattamente come me. Cercavo di pensare solo all’uomo che mi aspettava all’altare, e non alle foto, alle decine di invitati e a tutte le cose che francamente avrei voluto evitare.
Ma quando ormai eravamo entrati nella stradina sterrata che conoscevo così bene lo sentii prendermi la mano.
“Sei…sei bellissima Bells..” disse piano “Solo…solo volevo che lo sapessi. Ecco sì..”
Mi sentivo un magone tremendo all’altezza del cuore. Dio …gli volevo così bene anche se non ce lo dicevamo mai.
“Eih” Emmet cercò di spezzare la tensione “se vuoi scappare …adesso o mai più”
Abbozzai un mezzo sorriso.
“Credo che andrò fino in fondo, ma grazie dell’offerta”.
Scesi dall’auto e aggrappata a papà mi diressi all’interno di casa. Al momento notai solo di sfuggita le decorazioni floreali che addobbavano l’ingresso e mentalmente mi domandai come fossero il giardino, le scale, il salotto o..
Mi distrassi quando avvertii le note che si diffondevano nell’aria dal salone centrale.
Dio, ma era già il momento?
Le cinque e dieci. Sì, era il momento
“Ok. Bella io ora entro. Quando sentirai la marcia…”
“Sì sì” lo interruppi “Lo so…è il segnale. Me lo ricordo”
“Bene. Allora in bocca al lupo. “ Disse, poi rise della sua battuta “No, meglio niente lupi. Beh…pensa solo che stanotte sarai ricompensata per  aver sopportato tutto  questo casino..”
Lo fulminai avvampando .
“Ok..ok…me ne vado”
“Meglio “ ringhiai mentre lottavo contro i crampi che l’ansia mi faceva venire allo stomaco.
Uscì e rimanemmo soli.
Aspettai con ansia i secondi che mi separavano dal mio ingresso in scena e, quando la musica mutò nella marcia nuziale, smisi di respirare.
“Bella” mi chiamò mio padre “Ti prego, ricordati di non morire ora”
“E..e..” balbettai “Tu ricordati di non farmi cadere.”
“Non cadrai” sembrava deciso e sicuro e io mi aggrappai a lui.
“Pronta?”
“Pronta” confermai.
P.S= Domanda da un milione di dollari...Secondo voi tanya farà vedere la sua brutta faccia al matrimonio? Oppure Edward lo permetterà??? mmmm..lo scoprirete presto...

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Capitolo 32
*** Wedding day... ***


lol Allora...salve!!! eccomi quì col capitolo. Mi ha fatto penare parecchio: l'ho scritto letto e cancellato almeno quattro volte in questi giorni, ma ancora non mi convince totalmente. Vabbè...non poteva più aspettare anche perchè il prox è già pronto e scalpita per essere postato   =)
Vi piacciono questi aggiornamenti più o meno regolari? spero di riuscire sempre a farli e prometto che cercherò con tutto il cuore. Vi lovvo troppo.Inoltre nel prox cap risponderò singolarmente alle recensioni, cosa che non faccio da un secolo e di cui mi dispiace. Quindi se avete dubbi domandeparticolari o semplicemente volete mandarmi a stendere questa è l'occasione giusta!!! =) beh che dire...scappo che a voi interessa il capitolo...bacioni
Xo Xo Cloe


"Pronta" sussurrai, chiudendo gli occhi.

Avvertii una folata d'aria e, quando li riaprii, la porta del salone era spalancata. Il mio sguardo colse solo per qualche secondo le persone sedute ai lati del percorso che dovevo fare.
Sapevo che mi guardavano, ma io non le guardavo.
Non le potevo guardare.
Non se di fronte a me, a meno di venti miseri metri c'era l'uomo che amavo. L'uomo che mi amava. E con cui stavo per compiere il passo più importante della mia vita.
Tante volte avevo fantasticato su come potesse essere il giorno che ora stavo realmente vivendo. Mi ero immaginata Edward, me e lui insieme all'altare ma...ma nessun sogno mi aveva preparata a questo.
Edward che mi aspettava; sul volto lo sguardo di qualcuno che sembrava davvero convinto di aver appena vinto la lotteria. Sorrise e mi fece l'occhiolino, per darmi coraggio.
Presi un bel respiro e, con papà, iniziai ad avanzare.
Avrei tanto voluto correre e fiondarmi immediatamente tra le sue braccia. E, probabilmente, l'avrei già fatto se fossimo stati soli e lui avesse potuto ripescarmi in caso di caduta. Ma ora non era decisamente il momento migliore per mettersi a correre e rompersi il naso di fronte a tutti.
Cercai di camminare lentamente, alzando il vestito per non inciampare, proprio come mi aveva suggerito Alice durante le prove.
Quei venti metri furono per me un'agonia e, quando finalmente lo ebbi raggiunto e ebbi intrecciatole dita della mia mano con quelle della sua, mi sentii davvero a casa.
Con Edward sarebbe stato sempre così, e io lo sapevo. Non importava quanti problemi avremmo dovuto affrontare.
Per quanto le cose sarebbero andate male noi saremmo stati insieme. Per sempre.
Non riuscivamo a smettere di guardarci tanta era l'emozione fra noi in quel momento. E sarebbe potuto quasi essere imbarazzante il fatto che a malapena riuscissi a sentire le parole del padre di Angela e riuscissi a dire lo voglio al momento giusto. O il fatto che scoppiai a piangere quando lo disse lui.
Ma io, in realtà, quell'imbarazzo non lo sentii. Sentii solamente la sua pelle fredda contro la mia mano, i suoi occhi nei miei e, infine, le sue labbra gelide che si posavano contro le mie, bollenti, mentre gli invitati ridevano del nostro bacio decisamente poco casto o contenuto.
"Ti amo" soffiai sulle sue labbra quando si fu staccato leggermente.
"Anche io. Ma mai lo avevo avvertito come ora" rispose. "Ti amo da sempre...Ti amo per sempre Bella..."
 Poi sentii, di nuovo, solamente le sue labbra e il loro dolce sapore.

                                                                                *****************************

"Alice...è...è tutto magnifico" la baciai sulla guancia "Sei la sorella migliore dell'intero universo"
Guardai estasiata il giardino di casa Cullen, praticamente irriconoscibile. Insomma, era un giardino bello e curato sempre ma quella sera era...era magico.
Nastri di raso bianco decoravano gli alberi insieme a delle splendide lanterne. In ogni cespuglio risplendevano centinaia e centinaia di lucine, simili a piccole lucciole. Per non parlare del gazebo, al centro esatto del prato, in cui vi era la pista da ballo e il palco dove suonava l'orchestra.
Mi sembrava di stare al centro esatto di una fiaba. La mia fiaba personale.
"Lo so..lo so. E' un gran bel matrimonio..."
"Perchè la sposa è meravigliosa" Edward mi raggiunse e mi abbracciò da dietro, carezzandomi la pancia dove qualcuno aveva iniziato a muoversi parecchio.
"Approvano anche loro" sorrisi.
"Lo sento” Mi baciò la guancia trascinandomi sulla pista da ballo.
Mi affidai alle sue braccia e poggiai il capo sulla sua spalla.
“Sei stanca?” domandò apprensivo.
“Noo” lo assicurai “tu piuttosto. Non ti viene il vomito per aver dovuto mangiare tutta quella torta?”
Era stato davvero bravissimo e anche assolutamente credibile.
Scoppiò a ridere “Ehm no. Ci sono abituato. Ci penserò più tardi. Emmet sta peggio di me: Rose l’ha costretto a finire tutto il piatto di arrosto”
Mi si congelò il sorriso quando vidi Tanya che ci fissava.
Mi veniva in mente solo  ora, per la prima volta in tutta la giornata.
Edward ringhiò e mi strinse più forte.
“La volevo sbattere fuori ieri ma…Alice ha detto che avrebbe procurato solo tensioni inutili e che comunque si comporterà bene. Ma se ti da fastidio…”
“No” lo interruppi sincera, smettendo di guardarla “peggio per lei. E’ lei ad avere un problema, non di certo io. Piuttosto…mi preoccupa papà”
Edward mi fissò confuso.
“Edward è..è un crimine. Lasciarlo solo. Lui non è in grado di far da mangiare…penso che neppure si ricordi come si attacca una lavatrice. Sono una pessima figlia.”
“Bella” mi rimproverò “sei una figlia fantastica ma è normale che ora tu viva la tua vita. Lui questo lo sa e non ce l’ha affatto con te.”
Annuii un po’ sconsolata e presi a fissare un’altra persona che avevo già visto durante la cena e con cui volevo assolutamente parlare un po’.
Ma sapevo anche che cosa avrebbe detto Edward al riguardo.
“Senti” cercai di un diversivo“Non è che andresti a parlare un po’ con mio papà…Non so…per accertarti che vada tutto bene…”
“Va bene tesoro.” Mi sorrise un po’ preoccupato e io mi sentii uno schifo.
Edward si allontanò e, non appena lo vidi intento a parlare con mio padre, mi fiondai dritta dal mio obiettivo.
Il mio migliore amico
“Bells!!”si alzò in piedi e mi abbracciò “sei..sei magnifica!!”
Non avevo il coraggio di girarmi e guardare la faccia di Edward. Gli avevo promesso che avrei cercato di stare tranquilla e lontana da Jake perché ancora, assurdamente, lui lo riteneva un pericolo per me.
“Grazie Jake” risposi” tu sei…beh, sei sempre più grosso. Ti fai di steroidi?”
“Ahhh” mi alzò come se fossi una piuma “in quanto ad essere grossa tu mi batti di certo”
Gli diedi uno scappellotto e lo guardai male mentre mi posava a terra “Allora hai deciso eh? Sanguisuga per l’eternità?? E io che mi ero tenuto libero per la fuga…
Mi accorsi solo in quel momento di Billy seduto al suo fianco.
“Bella ti trovo davvero bene” sembrava piuttosto nervoso e non smetteva di fissare il clan di Denali.
“Sì” confermai “E’ tutto quello che ho sempre voluto”
“Se lo dici tu” borbottò.
Non volevo mettermi a discutere con lui; conoscevo il suo punto di vista e non lo biasimavo. Credeva in troppe verità sbagliate, in troppi pregiudizi per poter davvero essere obiettivo.
Presi Jake per mano e, non sapendo cos’altro fare, lo trascinai sulla pista da ballo.
“Bells..davvero vuoi ballare con me?”chiese ridendo.
“Beh sì, o Almeno possiamo provarci: io faccio pena e non credi che il walzer sia una tua segreta passione, quindi…”
Sorridemmo entrambi e, quando appoggiai il mento sulla sua spalla, incrociai lo sguardo di Edward. Non era arrabbiato piuttosto sembrava guardingo e preoccupato che il mio amico mi fosse così vicino.
E’ tutto ok, mimai con le labbra, Cinque minuti.
Alzò gli occhi al cielo e vidi che mi faceva vedere le cinque dita della mano. Bene, cinque minuti era davvero tutto ciò che mi permetteva con Jake.
“Eih, che c’è?” mi domandò Jacob “Ti cronometra il tempo?”
“No, è solo che non voglio che si preoccupi.”
A quelle parole mi strinse più forte e poggiò la mano sulla mia vita.
“Che fai?” domandai scioccata, arrossendo.
“Gli do qualcosa di cui preoccuparsi” rispose sogghignando.
Lo guardai male e lui mi carezzò la guancia “Scusa. Ho qualcosa per te che non ti farà più essere arrabbiata.”
Infilò una mano in tasca e ne estrasse un piccolo sacchettino di tela. Lo aprì e posò qualcosa tra le mie mani.
Un braccialettino, a cui era attaccato un ciondolo di legno intagliato. Rappresentava un piccolo lupo.
“Lo so che mio padre ti ha fatto una specie di regalo ma…Beh, questo è il mio regalo. Prendilo come una specie di portafortuna: anche se non saremo più molto insieme o se non ci vedremo molto beh…tu sarai sempre la ragazza che a…voglio dire, a cui voglio bene”
“E’ perfetto. Grazie mille” Me lo allacciò al polso “Ma…non voglio che tu sia triste. Verrò a trovarti appena potrò”
“Certo, sempre che tu non sia troppo grossa per entrare nel tuo pick up.”
Ridemmo mentre mi faceva fare una giravolta a tempo di musica.
“Ahh molto divertente. Non appena sarà finita la luna di miele ti verrò a trovare. Troveremo il modo per essere amici, vedrai Jake”
Gli volevo bene. Non nel modo in cui lui ne voleva a me. Io lo amavo come un fratello minore, come un amico, come un compagno di bravate. E non appena lui avesse trovato la ragazza giusta sapevo che avrebbe visto tutto nella corretta prospettiva.
“E poi voglio provare la tua auto e voglio vedere se hai risistemato il garage. L’ultima volta era un porcile” lo presi in giro.
“Sì, beh, forse dovrei tenerlo meglio. Dopotutto è un posto importante: lì ho dato il bacio migliore della mia vita”
Arrossii di nuovo e tentai di dire qualcosa di sensato che sciogliesse l’imbarazzo ma sentii qualcosa che scivolava sulle mie spalle.
Mi voltai e incontrai gli occhi dorati di Edward; stava sistemando uno scialle bianco intorno alle mie braccia.
“Fa freddo amore”
Mi staccai da Jake e Edward ne approfittò per stringermi un po’ troppo possessivamente.
“Beh, Jake…Allora ci si vede” lo salutai scompigliandogli i capelli.
“Certo appena vuoi fare qualche giretto in moto o roba spericolata chiamami pure.” Sembrava sereno ma lo conoscevo troppo bene da rendermi conto del fastidio che gli procurava la vicinanza con Edward. “Allora io vado a fare un giro. Ho visto una tua compagna che mi sembra simpatica e anche molto carina. Mi pare si chiami Angelica o qualcosa del genere…”
“Angela” lo corressi scoppiando a ridere “Ed è già fidanzata, felicemente per giunta.”
Sbuffò mentre si allontanava “accidenti come sono sfortunato. Tutte le migliori sono già prese. A dopo allora”
Mi voltai verso Edward e lo vidi serio, mentre fissava il mio amico che si allontanava.
“Me l’hai fatta prima eh?” la sua voce però non pareva arrabbiata.
"Scusa scusa. Ma pensavo meritasse due parole, insomma...So che voi non siete in buoni rapporti ma, glielo dovevo" sospirai "Sei arrabbiato con me?"
Sbattei le palpebre cercando di mettere su il miglior sguardo da cucciolotto che potessi.
Mi strinse a se "No, ovviamente no. Io non posso essere arrabbiato con te, lo sai..."
Sorrisi compiaciuta.
"Ma questo non mi impedirà di vendicarmi come si deve"
Non capii le sue parole finchè non mi prese teatralmente in braccio e, facendosi strada tra gli invitati, mi portò sul palco dove suonava l'orchestra.
Mi posò delicatamente a terra e io mi accorsi che la musica si era fermata e che tutti fissavano...noi.
Oh no, probabilmente si chiedevano tutti che cosa stesse succedendo.
In effetti era proprio ciò che mi stavo chiedendo anche io.
Edward si schiarì la gola, gesto tanto umano quanto inutile per lui, e mi afferrò la mano. Io, a dire il vero, avrei preferito sprofondare o eclissarmi in disparte ma mio marito non me lo permise.
Sempre tenendomi al suo fianco parlò. "Io vi volevo semplicemente ringraziare. Ringraziare per essere qui, oggi. Qui a condividere con noi la gioia del nostro matrimonio. La gioia che questa donna mi regala stando al mio fianco e che è...inspiegabile a parole" Mi fissò e io lo guardai di rimando, commossa.
"Ed è per questo che, per spiegarglielo, ho deciso di farle una piccola sorpresa." Con gentilezza mi invitò a seguirlo ed entrambi ci accomodammo davanti ad uno splendido pianoforte a coda.
"Questa è per te amore mio" disse "Anzi per tutti e tre. Le tre persone senza cui non posso vivere"
Senza staccare lo sguardo dal mio posò le dita sui tasti e iniziò a suonare.
Una melodia dolcissima. Partiva lenta e gentile e continuava, a tratti più rapida ed impetuosa, a tratti così dolce che mi toccava il cuore.
Lo sentivo.
Riuscivo a sentire tutto l'amore che Edward provava per noi mentre l'aveva scritta. Ogni nota, ogni suo dito che la suonava era un omaggio al nostro amore, alla famiglia che stavamo formando insieme.
C’era completo silenzio intorno a noi. Mi sentivo in una bolla privata; come se fossimo entrambi in un'altra dimensione, estranea a chiunque fuorchè noi due.
 Dimentica di tutto il resto, appoggiai il capo sulla sua spalla. Avvertii il suo profumo buonissimo e poi le sue labbra baciarmi  delicatamente i capelli.
D'un tratto sentii le sua voce che, bassa, quasi un sussurro, mi parlava così che solo io potessi sentirla.

“Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
O freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure
segretamente, tra l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
Dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere né come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente, senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i miei occhi col tuo sonno.”

Le sue mani portarono la melodia alle ultime note, che risuonarono nell'aria proprio mentre Edward concludeva la sua poesia. Col suo dito gelido raccolse una piccola lacrima che non potei fermare. Sentivo solo una grandissima voglia di piangere.
Improvvisamente venni riportata alla realtà dal rumore di sporadici applausi che, molto presto, divennero tantissimi. Mi voltai e incrociai lo sguardo di parecchie persone, emozionate almeno tanto quanto me. Vidi mia madre, per la prima volta senza parole,con le lacrime agli occhi stringere la mano di Esme.
 Ci guardavano ancora tutti, mentre la musica dell'orchestra riprendeva ed Edward mi conduceva al nostro tavolo.
Ero troppo sconvolta da tutte le emozioni che avevo provato per riuscire davvero  a dire qualcosa.
"Bella, amore tutto bene?"
Annuii. Poi presi un lungo e profondo respiro “Edward..grazie" balbettai "E' stato...è stato...” non riuscii a dire altro e scoppiai a piangere. Lui mi abbracciò e mi fece nascondere il volto nell'incavo del suo collo, così che gli altri non mi vedessero.
"Amore shh...Calmati. Non volevo farti agitare io..."
Scossi il capo e, quando mi fui calmata un poco, riuscii a esprimere ciò che sentivo. "Io sto bene Edward. Non sono mai stata più felice di così. Questa canzone...è stato semplicemente il momento più perfetto di tutta la mia vita."
Mi baciò la punta del naso e poi scese fino a posare il capo sul mio ventre rigonfio.
"L'ho scritta mentre sentivo il suono dei vostri cuori" disse "Quando dormite siete praticamente tutti e tre in sincrono. E' qualcosa di splendido e incredibilmente ispiratore."
Quando ritornò all'altezza del mio viso fui colta dall'improvviso bisogno di baciarlo. E lo feci.
Anche se eravamo di fronte a tutti. Non mi importava più, non mi interessava nulla. Sentivo soltanto la felicità schizzare fuori da ogni mio poro.
"A cosa devo tutto questo?!" domandò sorpreso e compiaciuto. "Prima sei in lacrime e poi mi salti addosso..."
"Oh beh" sorrisi "Non sai che le donne incinte sono volubili?"
Rise con me carezzandomi la guancia accaldata.
"No..." continuai seria "La verità è che è bellissimo essere tua moglie."
"Ti amo Bella" rispose serio "T'amo senza sapere come, ne quando, ne da dove. T'amo direttamente, senza problemi e orgoglio: così ti amo, perchè non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei."
Prese la mia mano e, dopo avermi baciato l'anulare su cui portavo la fede, la portò a contatto con la stoffa della sua camicia leggermente sbottonata.
"Così vicino che la tua mano sul mio petto diventa la mia " continuò.
"Così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno" conclusi io per lui "E' una poesia magnifica"
"Già. Quando la lessi la prima volta anni fa non la capii, ma ora...non appena l'ho risentita ho…non so se posso spiegarti. Parla di noi, del nostro amore e di come, quando siamo insieme, diventiamo una cosa sola io e te..."
“Sai una cosa signor Cullen?” presi un lungo sospiro “Voglio ballare. Voglio volteggiare tra le tue braccia. Sentirmi una cosa sola con te…”
Edward mi fissò sconvolto “Tu cosa???”
“Lo so. Lo so” sorrisi “So che è strano detto da me ma voglio ballare ancora con te. Mi sento al sicuro se mi stringi..”
Con un gesto fulmineo e fluido mi prese dalla sedia e mi fece accomodare sulle sue gambe, cingendomi il pancione con le braccia.
“Voglio ballare ancora Edward” continuai ostinata.
“Non puoi stare qui tranquilla un po’?” domandò apprensivo “Già quelle pazze delle mie sorelle ti hanno sballottata come una bambolina. E Carlisle ha detto di non strafare…”
“Carlisle ha detto non esagerare. Non di stare seduta se sto bene”
“Bella…”
“Edward” Quello era il giorno del mio matrimonio e io volevo ballare. Era strano, lo sapevo. Io detestavo ballare ma…ero talmente euforica e felice che stare ferma non era un’opzione contemplata.
“Ok” dissi sorridendo e alzandomi “Se tu non vuoi..Mmmm, ho visto Mike Newton là tutto solo. Oppure Jake….lui sarà felice di stringermi ancora  un po’…”
Era un colpo basso, lo sapevo.
Non passò neppure un secondo che mi ritrovai a volteggiare tra le sue braccia in mezzo alla pista.
Avvicinò le sue labbra al mio orecchio “Diciamo che io non ho intenzione di dividerti con nessuno oggi. Anzi…mai”
Purtroppo, invece, mi dovette dividere con parecchie altre persone.
Ballai anche con Carlisle e mio padre. Se col primo potevo dire che fosse quasi “facile” come con Edward col secondo fu…esilarante. Beh per lo meno per gli altri, per me fu tremendo.
Ci muovevamo in modo assurdamente comico e scoordinato, ma poi mi ritrovai a pensare che, in fondo,era l’ultima volta in cui sarei stata solo la sua bambina , l’ultima volta in cui potevo abbracciare il mio papà, e le cose migliorarono molto.
Niente fu divertente come ballare con Emmet; insomma, io in realtà non mi muovevo visto che i miei piedi neppure toccavano terra.
Niente fu stranamente piacevole come ballare con Jasper. Ovviamente ,grazie al suo potere, mi sentivo calma e a mio agio cosa di cui beneficiarono anche i bambini visto che smisero subito di scalciare.
Ad un tratto Alice interruppe il mio ballo con suo marito sfoderando il suo migliore sorriso.
"E' ora, è ora!!" strillò saltellando "E' ora per un altro viaggetto sul palco per te."
"Cosa?" mi aggrappai a Jasper "No, ti prego Jazz. impedisciglielo."
"Bella! Non essere cattiva e rispetta le tradizioni! E' l'ora del lancio del bouquet!". Sbuffai sconsolata: sapevo che Alice voleva che fosse tutto assolutamente perfetto ed in linea con la tradizione, e che non mi avrebbe mai permesso di sgarrare.
Avrei potuto sopportare ancora un pò di attenzione; dopotutto si trattava solamente di lanciare un mazzolino di fiori.
Chissà chi lo avrebbe preso? Forse avrei potuto lanciarlo verso Angela. A Ben sarebbe venuto un colpo ma...
E poi d'improvviso mi bloccai....forse avevo avuto un'idea migliore...
Solo...avrei davvero avuto il coraggio e la sfacciataggine di farlo? Non sarebbe stato per nulla un gesto da me. Bella Swan non faceva certe cose ma...Ma forse anche lei non avrebbe dovuto parlarmi così. Non ne aveva alcun diritto eppure lo aveva fatto...
Ripresi a camminare con Alice al mio fianco. Improvvisamente scoppiò a ridere: doveva aver avuto una visione nell'istante in cui avevo deciso.
"Pensi che sia pazza?" domandai.
"No" rispose soffocando le risate "Penso che morirò dal ridere. Non preoccuparti, tu lancialo verso destra...io farò in modo che lo prenda lei."
Le feci l'occhiolino e le sussurrai un grazie tra i denti.
Salii sul palco e chiamai tutte le ragazze nubili. Ero così carica di adrenalina e nervosismo che neppure sentii l'imbarazzo degli occhi dei presenti puntati addosso a me.
Mi voltai stringendo il bouquet di fiori tra le dita e dando un'ultima occhiata al punto in cui si trovavano Alice e una Tanya un pò confusa.
E poi lo lanciai.
Non sentii quasi alcun rumore. Poi, però, partì qualche applauso rivolto, evidentemente, alla ragazza che l'aveva afferrato.
Tenendo le dita incrociate ritornai a fissare il pubblico e vidi che la fortunata era stata proprio...Tanya.
Mi avvicinai al microfono e, prima che la razionalità si impossessasse di nuovo di me e mi facesse desistere dal mio proposito, esclamai "Beh...sono davvero felice che l'abbia preso tu Tanya" Distolsi lo sguardo quando vidi che i suoi occhi mandavano praticamente fiamme "Perchè spero che tu possa trovare qualcuno che ti faccia cambiare idea sull'amore e soprattutto che...beh faccia sì che tu non diventi una zitella inacidita per l'eternità..."
Qualcuno rise e qualcuno esclamò una serie di apprezzamenti nei confronti di Tanya.
Io ne approfittai per scendere e, mentre mi dirigevo da Edward, lanciai uno sguardo al tavolo del clan di Denali: Carmen ed Eleazar sogghignavano, mentre Irina e Kate erano praticamente piegate in due senza controllo. Se avessero potuto avrebbero pianto per le risate.
Bene, evidentemente non avevano visto nulla di più malizioso di un'innocente frecciatina. Solo Tanya sapeva che era una piccola vendetta per la sua sfacciataggine del giorno prima..
Mi diressi rapida vero il nostro tavolo e mi fiondai tra le braccia di Edward, seduto a sghignazzare insieme a Emmet e Jasper.
"Eih Bellina!" mi disse il mio fratellone "sei stata grandiosa! primo perchè la faccia di Tanya era impagabile e secondo perchè non l'hai lanciato a Rose...non l'avrei retto un altro matrimonio."
Edward mi carezzò i capelli con le sue lunghe dita "Ma quella donna sul palco era davvero mia moglie?"
"Mah...non ho detto  nulla di che" mi scusai "Forse avevo bevuto un bicchiere di vino di troppo."
"Bella, non ti ho fatto bere vino. Sei incinta" obiettò.
"Ah ok" risposi "allora volevo solo farle capire che non deve permettersi di toccare quello che è mio." Affondai il viso sul suo collo e posai le labbra sulla sua pelle dura.
Lo sentii rabbrividire.
"Emmmt" Jasper si alzò seguito a ruota dal fratello "E' meglio che ce ne andiamo. Ci sono sensazioni strane nell'aria...non so se ci capiamo"
"Ci capiamo eccome" Emmet mi fece l'occhiolino ed io arrossii " a dopo piccioncini"
 Si allontanarono e ripresi a sfregare il mio naso contro il suo collo.
Edward passo una mano fra i miei capelli sciogliendo delicatamente le forcine con cui erano puntati. Sentii i boccoli ricadere sulle spalle e arrivare a coprirmi più di metà schiena.
"Li adoro sai? I tuoi capelli. Il loro profumo...è qualcosa di unico." Abbassò il capo e mi baciò delicato la scapola "Adoro tutto il tuo sapore...."
Sospirai "Così tanto che avresti voglia di mangiarmi?"
Mi guardò serio ma poi sorrise "Ma come siamo spiritose questa sera"
Con la mano libera prese a carezzarmi il volto scendendo lungo il profilo del mio viso, delle spalle e infine, dolcemente, il ventre. Pensavo si sarebbe fermato, invece le sue dita si infilarono sotto il tavolo e lo sentii alzare piano piano la stoffa dell'abito.
Avvertii il freddo della sua pelle sfiorarmi piano la coscia risalendo lentamente.
"Che...che fai?" boccheggiai in cerca d'aria "Edward se ci vede qualcuno..."
Lanciai uno sguardo al giardino intorno a noi. Ormai doveva essere molto tardi: la luce della luna e delle lanterne creava un'atmosfera magica e quasi surreale.
"A meno che non abbiano la vista a raggi x non possono vedere cosa succede sotto la tovaglia" sussurrò al mio orecchio.
"Sì...sì..." biascicai "ma vedranno la mia faccia se continui a fare così..."
"Così...cioè così??" inizio a giocherellare con le calze e si fermò quando incontrò la giarrettiera.
"mmmm...interessante..."
"Edward..." sussurrai stringendogli le dita dell'altra mano.
"Bella..." la sua voce era roca e bassa.
"Ragazzi....ma che fate??"
Sussultai spaventata e mi allontanai di scatto dal corpo di Edward, mettendomi in piedi. Alice ci guardava ridendo.
"Noi non stavamo facendo niente" balbettai "Mi...mi stavo solo rilassando..."
"Ahhhh. Certo, certo. Volevo solo dirvi che gli invitati se ne stanno andando e forse è il caso che veniate a salutare. Per certe cose avrete il tempo dopo."
Rossa come un pomodoro mi avviai spedita verso i Cullen che avevo visto vicino ai miei genitori per fare, insieme a mio marito, gli onori di casa.
Salutai tutti, ringraziai per i regali, strinsi mani e baciai persone che a malapena conoscevo, guardando continuamente l'orologio. Volevo soltanto andare via con Edward e...iniziare con lui la luna di
miele. Quasi scoppiai a ridere quando Mike Newton mi venne di nuovo vicino e dovetti ribaciarlo un'altra volta. Per un attimo mi sembrò di essere Bancaneve con il nanetto cucciolo. Jessica non sembrò gradire molto la cosa.
Finalmente, dopo quegli estenuanti minuti,mi accasciai su una poltrona del salotto sfregandomi la schiena. Iniziava a farmi un po male dopo quella giornata così pesante.
"Tutto ok?" Edward si avvicinò porgendomi un bicchiere d'acqua.
"Sì" confermai "Solo un pò stanca e curiosa....Non ho la più pallida idea di che cosa faremo ora e qualcosa mi dice che tu non me lo dirai"
"Bellina!" Emmet si spaparanzò sul bracciolo "Non ho la più pallida idea di che cosa faremo ora? Pensavo che visto il tuo pancione sapessi quali sono i tuoi doveri coniugali.."
Arrossii anche perchè i miei genitori e Phil erano li vicino e l'avevano certamente sentito.
"Non intendevo questo" obiettai "Intendo che non so dove...andremo..."
"Sì" rispose Edward "Non lo sai e non lo saprai..." Tirò fuori una benda.
Alzai le braccia in segno di resa "D'accordo. Ho capito...sorpresa"
Mi alzai e salutai tutta la famiglia. Mia madre pianse stringendo Phill e ribadendo nuovamente il fatto che non fossi più una bambina ormai. I Cullen, invece, furono gentili ma sobri come sempre, anche perchè Rose impedì a suo marito di dire altre sciocchezze.
La persona più difficile da salutare fu ovviamente mio padre.
“Era il momento che avevo temuto di più per tutta la giornata. Sapevo che mi somigliava troppo per permettere a se stesso un pianto o una qualsiasi debolezza davanti a tutti, così lo trascinai un po in disparte.
"Allora beh...Bells...ancora auguri. Mi mancherai, lo sai?"
"Papà...certo che lo so!!" risposi cercando di sconfiggere il magone che mi pesava sul cuore "Ma non vado mica a stare lontano. Insomma, sarò sempre qui, a Forks. Ti verrò a trovare tutti i giorni. Il pomeriggio dopo scuola potrei venire a cucinarti qualcosa e nei week-end potrei farti la lavatrice e passare a dare una pulita o.."
Papà mi bloccò con un gesto "Bella...avrai la tua famiglia, le tu e nuove responsabilità. Io me la caverò...sul serio...Solo..ti voglio bene.."
"Te ne voglio anche io papà" Lo abbracciai e quando mi staccai da lui vidi che ave va gli occhi rossi. Distolsi lo sguardo per dargli il tempo di ricomporsi poi, ritornammo dagli altri.
Edward mi afferrò e, dopo avermi fatta volteggiare per un attimo mi coprì gli occhi con la benda.
Tenendomi fra le braccia mi scortò fino alla sua macchina.
"Eccoci qui...Non c'è molta strada da fare. E non sbirciare"
"Promesso. Croce sul cuore..."
Sentii il suo respiro sulla mia bocca per un breve bacio
"Che la luna di miele abbia inizio.."disse mettendo in moto.
Ed ora....vi aspetta un capitolo completamente dedicato alla wedding night...quindi mandate a letto i bambini e....PREPARATEVI. Vabbè...non è nulla di terribile giuro, il mio lato pervertito è molto poco sviluppato visto che sono una ragazza innocente e pura...ihihihihi...seeee...ti piacerebbe cloe.ok, mi eclisso =)
LOL
p.s= La poesia è di Pablo Neruda, precisamente il sonetto 17 dell'opera "Cento sonetti d'amore". Io adoro le sue poesie, e questa è tra tutte la più azzeccata secondo me. Quando parla  del come ama certe cose oscure...beh, mi ricorda un pò il loro amore tormentato..sì va beh, fatemi sapere se vi piace l'idea.




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Capitolo 33
*** ...and wedding night! ***


cap 33
Eccomi eccomi sono quì. Dopo soli quattro giorni, come promesso. Spero che il capitolo non sia volgare ma dolce e sentito come avevo sperato e spero ancora. Comunque se non vi piacesse non esitate a dirlo. =) Non è esageratamente spinto quindi non mi sento in dovere di avvertirvi che potreste rimanerne scioccate xd..ahahahahah. Allora...per il resto nulla di nuovo a parte il fatto che vi ringrazio per le recensioni e l'aggiunta a preferiti e seguiti. Grazie tante. Come vi avevo promesso vi rispondo alle recensioni.
Xo Xo Cloe
P:S= io comunque corro a nascondermi. Spero davvero che vi piaccia. In caso contrario non lanciatemi i pomodori...please!!!


Saretta_Trilly_
: ciao…ho visto la tua prima recensione dal capitolo 28. Mi fa tantissimo piacere che la storia ti piaccia e ti apprezzo per lo sforzo di averla letta tutta nonostante avessi parecchi capitoli. Comunque neppure io sopporto tanya e mi dispiace,…al matrimonio come puoi vedere ci è venuta. Ma ha avuto ciò che si meritava, no???Per il resto spero che ti piaccia anche questo capitolo e…beh, grazie per l’affetto con cui mi segui.
KatyCullen: ciao!!! Sono felice che ti piaccia la mia versione della storia. Lo so è molto bella modestamente..ahahah scherzo ovvio. Comunque per la luna di miele non potendo farli andare lontano viste le condizioni di Bella e la scuola che ricomincia…beh, spero ti piaccia l’idea che ho avuto. Vedrai…
Theangelsee69: ahaahh grazie, spero continuerai a seguirmi. Sono felice che ti sia piaciuto…
Ila_cullen: spero di non averti fatta aspettare troppo! Grazie per la costanza con cui mi segui. Senza di voi la storia non esisterebbe…bacio!!!
Ledyang: ahahaha…scusa, non ti ho citata per la poesia. Me si inchina. La queen mi è anche poetessa accidenti!!!!!!Grazie per tutti i complimenti e non preoccuparti dolce queen dall’animo buono…senza di te questa storia forse nemmeno sarebbe dove è ora o forse si sarebbe arenata su uno dei miei scleri assurdi quindi, sono io che ringrazio te semmai!!!!
Little lamb in love95: ahahah già ti ho chiesto scusa per il ritardo nel recensire…lo so, sono imperdonabile. Ma tu con tutti i tuoi commenti mi fai arrossire. Musa ispiratrice…addirittura!!! Sono super mega rossa….ma grazie, non merito tanto. Per il fatto che non ti deluderò mai beh…oddio lo spero tanto ma non si sa mai. Dimmelo nel caso. Kiss kiss
Ed4e: Ciao!!!! Beh grazie…sei davvero gentile. Seeee alice è davvero rompi a volte. Se avesse interrotto me con Edward l’avrei presa a sberle penso ma…vabbè, la amiamo così, no? Comunque per la notte lussuriosa spero di non deluderti e spero che sia anche dolce e coinvolgente xd. A presto
Only: davvero sei una girl innocente e pura come me?!!! Ah che bello…chissà allora come mai partoriamo simili capitoli lussuriosi accidenti!!??? AHHH spero ti piaccia dolce ed innocente fanciulla e che non ti abbia sconvolta!!!Ahhahah.
Renesmee_Carlie_Cullen:anche io adoro le sue poesie accidenti sono così coinvolgenti e piene di passione!!!! Però come” neppure quando dormo!!!” Io sono super mega innocente…ok, forse non lo sono poi così tanto xd…. Ma tu che aspetti trepidante la wedding night nemmeno aahahha spero di non deluderti!!!
Eva17: ciao!!! Tutti questi complimenti mi faranno andare a fuoco. Grazie di tutto…siete troppo brave, non vi merito, davvero. Kiss kiss
Dindy80:grazie…perfetto non penso ma io faccio del mio meglio sempre e comunque per voi. Sperp che la wedding night ti piaccia. E’ difficile scrivere certe cose senza essere troppo espliciti ma io ci provo..morsetti anche a te!!!
Ila74cullen: Non dirlo a me…io verserò fiumi, anzi torrenti di lacrime xd!!!! E’ come una parte di me ormai, come un bimbo che cresce un po’ ogni giorno …sarà tremendo. Grazie per i complimenti e per tutto. Ahhh piaciuta la frecciatina a Tanya. Ho pensato che per bella fosse ora di smettere di piangersi addosso e di agire. Ne ha passate così tante che si è fortificata, no? Spero ti piaccia il cap…
Morgan le fay: figurati!!! Per me è importante ogni recensione e la tua andava benissimo. E sono felice che malgrado tu non sia una twilighter sfegatata legga la mia storia. E’ sempre utile l’opinione di qualcuno di nuovo…quindi spero che continui ad emozionarti!
renesmeeBlack:grazie…sono contenta di averti regalato una bella risata!! Mi fa piacere saperlo. Spero tu possa trovare coinvolgente anche questo!!
Keska: ahahah è anche la mia rovina, già lo sai! Sai che anche io adoro jazz e anche Charlie, penso che anche se non sono molto espansivi loro siano davvero molto molto legati ed è molto dolce il loro rapporto. Anche io odio Jake ed è la mia storia…sì lo so…è sempre tra i piedi. Salta fuori come il prezzemolo xd..
serve:Allooora...wow che recensione lunga!!! inanzitutto voglio dirti che apprezzo sempre le lunghe e dettagliate recensioni che mi lasci, anche se non ti posso rispondere sempre purtroppo. =) Partiamo dal gesto di Bella. Io temevo fosse un pò OOC. Mi dicevo...Bella non lo farebbe dai.. Però mi sono detta, cavolo. Ma dopo tutto quello che ha passato il tempo di piangere è finito, deve reagire. Per Edward sììì beh, voleva solo provocarla un pò e comunque non ha fatto niente di così terribile; alla fine le ha solo accarezzato la coscia. Niente di più scandaloso del fatto che le sfila la giarrettiera con i denti come dice la meyer penso, no? Per Jacob hai ragione: non si conoscevano molto quando lui l'ha salvata. Ma il loro rapporto si è fortificato dopo che lui l'ha salvata. Lei in qualche odo si sente legata a lui perchè gli deve non solo la proprio vita, ma anche quella dei suoi figli.  poi hanno legato molto quando lui andava a trovarla al lavoro dai Newton , ricordi? lei gli vuole bene perchè sono molto in sintonia e allo stesso tempo gli deve tutto..non so ma ho pensato che ciò che hanno vissuto insieme li abbia legati a fondo. Beh, ora scappo..per altri chiarimenti chiedi pure...bacio!!


BELLA

Di solito odiavo le sorprese.

Beh, di solito odiavo anche essere bendata e non sapere dove stessi andando.
Di solito…sì.
Ma adesso niente era più come prima.
Adesso era tutto…tutto diverso.
Adesso ero la signora Cullen , e Edward era..mio marito.
Strinsi più forte la sua mano intrecciata con la mia. Mio marito…mio, mio,mio…solo e soltanto mio.
“Perché ridi?” la sua voce non era più di un sussurro che si mescolava alle fusa dolci della volvo. “Di solito odi le sorprese”
“Oggi non posso odiare niente. Non oggi che è il primo giorno della nostra eternità insieme” risposi.
Dopo un secondo sentii la macchina fermarsi e le sue labbra sfiorare le mie, leggere.
“Aspetta qui” soffiò.
Passarono pochi istanti e avvertii la portiera aprirsi e le sue braccia cingermi e sollevarmi come se fossi una piuma. L’aria fredda della sera mi sfiorava il viso ma non me ne curai.
Presto sarei stata sola con Edward…di nuovo.
Lo sentii salire un paio di gradini poi, sempre tenendomi in braccio, mi sciolse la benda.
“Tienili chiusi ancora un attimo…”
Obbedii e colsi il leggerissimo rumore di una porta che cigolava aprendosi.
“Adesso puoi aprirli amore mio”
Sollevai piano le palpebre  e mi ritrovai di fronte l’ingresso di una casa. Il portico in cui stavamo mi sembrava famigliare ma non riuscivo a ricordare dove..
“E’ la casa in Maple street. Esme ha finito da poco di ristrutturarla.” Rispose sorridendo “L’anno scorso mi hai detto che la adoravi  quando eri bambina e così…ho pensato che ti sarebbe piaciuta..per stanotte.”
Edward fece un passo in casa tenendomi teatralmente tra le braccia..
“Fammi scendere un secondo” dissi senza fiato. Lui mi depositò a terra e io mi diressi sulla prima porta a destra, affacciandomi su quello che doveva essere il salone.
Era lei…era davvero lei.
 La casa dei miei sogni di bambina. Ogni volta che venivo a trovare Charlie prendevo la bici e venivo qui; immaginavo che un giorno mamma e papà sarebbero tornati insieme, che ci saremmo trasferiti e che avremmo vissuto per sempre insieme felici e contenti.
Feci un passo nel salone e mi guardai attorno: i divani bianchi risaltavano alla pallida luce che si irradiava dal caminetto acceso e che emanava un forte calore .
Sul pavimento petali di rose bianche sparsi ovunque.
La donna che avrebbe abitato lì sarebbe stata molto fortunata.
Ma per quella notte era mia…soltanto mia.
La mia prima notte di nozze…con Edward.
Avvertii la sua presenza al mio fianco improvvisamente.
“Bella…se non ti piace possiamo sempre..”
Non gli permisi di continuare oltre.
La mia mano scivolò tra i suoi morbidi capelli e lo attrassi a me.
 Era un bacio nuovo tra di  noi.
Per la prima volta eravamo davvero soli…come marito e moglie. E non c’era niente di sbagliato, niente di affrettato a lasciarci andare adesso.
Mi staccai leggermente solo per poterlo guardare meglio negli occhi “E’ perfetta signor Cullen...perfetta come te”.
Portai le dita della mano libera al mio petto e slacciai lo scialle che avevo indossato prima.
Edward mi guardava  in un modo che avevo visto solo una volta…più di sei mesi prima.
Si abbassò leggermente e respirò il mio profumo sul mio collo e lungo la mia scollatura. Chiusi gli occhi aggrappandomi alle sue spalle.
Mi baciò delicato la pelle e mi fissò dritta negli occhi. Le fiamme del camino li facevano sembrare ancora più dolci e innamorati.
“Se sei stanca. Se vuoi possiamo aspettare ancora un po’…”
Sostenni decisa il suo sguardo “Abbiamo aspettato anche troppo. Io non voglio aspettare più. Voglio te…adesso”
Edward posò la sua fronte contro la mia e i nostri nasi si sfiorarono.
“L’altra volta è andata bene…ma se perdo per un secondo il controllo, se ti stringo troppo forte… Tu prometti che mi fermerai”
“Shhh” lo zittii slacciandogli decisa il primo bottone della sua camicia e sfiorandogli il petto con le mie labbra bollenti “Tu non mi faresti mai del male. Andrà tutto bene…lasciati andare…”
Lo sentii rilassarsi mentre le mie dita completavano  decise il lavoro con la sua camicia e la mia bocca percorreva il suo petto.
Non mi sorpresi della mia audacia.
Finalmente eravamo io e lui:legati anima e corpo per l’eternità. Amarci era giusto, bello… lo sentivo naturale come respirare.
Arrossi quando le sue mani mi strinsero di più contro il suo torace e iniziò a slacciare l’abito sulla  mia schiena: le dita di Edward scorrevano gelate, ma lasciavano scie di fuoco sulla mia pelle.
Si staccò leggermente per potermi guardare e cercare il consenso nei miei occhi prima di far scorrere l’abito dalle mie braccia.
Annuii col capo e il mio vestito fu solamente una nuvola bianca ai miei piedi insieme alla camicia di Edward.
Edward affondò il naso tra i miei capelli e mi aggrappai forte al suo corpo gelido, anche se i brividi che mi trasmetteva non erano decisamente di freddo.
“Bella” la sua voce roca  mi fece tremare ancora di più “Di sopra…”
Di sopra cosa?
C’era una stanza? C’era un letto?
Non mi interessava…non era importante ora…
Distolsi un attimo lo sguardo da quello di Edward: davanti al camino c’erano decine e decine di cuscini che coprivano il tappeto e alcune coperte.
Era perfetto così…non volevo spezzare quell’atmosfera quasi surreale che si era creata li dentro.
Edward seguì il mio sguardo e tornò a guardarmi.
“Qui…” dicemmo all’unisono.
Sorrisi sulle sua bocca.
Probabilmente quelle coperte le aveva preparate Alice: doveva aver visto che non saremmo mai arrivati alla camera da letto.
E quando Edward mi sollevò da terra e allacciai le mie gambe alla sua vita lo capii anche io: non ci saremmo mai e poi mai arrivati.
Con me ancora aggrappata a lui, si inginocchiò sul tappeto e mi fece sdraiare sui cuscini. Mi carezzò la guancia e poi il suo sguardo si posò sul resto del mio corpo, indugiando sul completino intimo che portavo.
“Edward” lo rimproverai socchiudendo gli occhi e arrossendo.
Non mi sentivo di certo la ragazza più bella del mondo quella sera, né di certo la più sexi ma…ma lui mi guardava come se lo fossi.
Come se non avesse mai più potuto vedere nessun’altra.
“Non è il completo” rispose come se davvero avesse potuto leggermi i pensieri “Sei tu…sei solo tu.”
Abbassò il capo e lo portò sul miov entre così da poter sentire il cuore dei bambini che battevano all’unisono col mio.
Sarebbe stato un padre dolcissimo e perfetto per loro…e un marito magnifico per me, sempre.
Risalì lasciando una scia di baci fino a portare il suo petto contro il mio e annusò il mio collo, proprio dove il sangue pompava più forte. Avvertii le sue mani che, senza fatica, si intrufolarono sotto la mia schiena e abilmente fecero scattare il gancetto del reggiseno.
Arrossii sentendomi improvvisamente libera. Edward si scostò e tornò a guardarmi, scostando le mani che avevo portato al petto.
Non mi imbarazzava stare nuda davanti a lui, solo che…prima sapevo che ci saremmo sempre fermati ad un certo punto, mentre ora…beh, ora stava per succedere davvero…di nuovo…
“Non ti coprire” scherzò “Voglio poter ammirare il mio più grande tesoro..”
Poi, notando i miei occhi lucidi domandò “Bella tutto bene?”
“Sì” annuii “Sono solo emozionata. Tanto emozionata..”
“Anche io…”
Ad un certo punto, mentre con la lingua giocava con il mio seno, decisi di agire anche io. Volevo che capisse che ero a mio agio…che andava tutto davvero bene.
Gli carezzai la schiena liscia e dura finchè non raggiunsi il bordo dei suoi pantaloni; spostai le dita sul davanti e mi bloccai.
“Perché ti fermi signora Cullen? Puoi fare ciò che vuoi con quello che è tuo di diritto”
“Oh…lo so” risposi ridendo “Infatti non mi fermo signor Cullen”
Ero, tuttavia, un po’ impacciata nell’armeggiare con la sua cintura e lui mi venne in aiuto.
Si alzò in piedi e completò il mio lavoro, spogliandosi completamente. Quando anche i boxer scesero lungo le sue gambe muscolose spostai lo sguardo, improvvisamente molto interessata al soffitto.
Non che mi imbarazzasse guardarlo…più che altro mi imbarazzava la faccia che lui mi avrebbe sicuramente visto. Leggermente assatanata.
Chiusi gli occhi e lo sentii nuovamente su di me: era leggero, si sosteneva con i gomiti per non pesare né a me né al pancione.
Lo stringevo contro il mio corpo, desiderosa di un contatto sempre più profondo, mentre le sue dita e le sue labbra scorrevano lambendo ogni centimetro di pelle
Era dolce, attento, scrupoloso…sapeva mandare in estasi ogni piccola zona del mio corpo.
Il modo in cui lui mi amava, in cui mi toccava…per un attimo mi ricordò il modo in cui suonava il pianoforte. Lo stesso modo delicato con cui sfiorava i tasti lo usava ora per sfiorare me e anche la sua espressione. Era concentrato ed in estasi come quando suonava rapito la mia ninna nanna.
Scontato dire come il mio corpo stesse reagendo.
Mi ritrovai ad ansimare forte mentre le sue mani mi stuzzicavano la pelle sensibile dell’inguine e la sua lingua si occupava del mio collo.
Certamente il giorno dopo avrei avuto un vistoso segno rosso…
Mi carezzava con discrezione, attento ad ogni mio sospiro, ad ogni mio gemito. Non voleva anticiparmi, mettermi fretta o obbligarmi a fare qualcosa per cui non mi sentissi pronta.
Il problema principale era che io mi sentivo totalmente pronta e…sentivo che anche lui lo era.
Ormai solamente il mio intimo ci separava dall’essere di nuovo una cosa sola, e potevo sentire tutto il suo corpo premere contro il mio.
Mi voleva, ma cercava di trattenersi…di aspettarmi. Si preoccupava sempre prima di me, dei miei bisogni.
Era tenero vederlo così… ma capii che non avrebbe retto ancora molto, e, francamente, neppure io.
Presa da un improvviso moto di audacia allacciai la mia coscia contro il suo bacino e mi strusciai un poco.
Avvertii il suo ringhio mentre affondava il volto tra i miei capelli ormai totalmente sparsi sul cuscino.
Quel suono mi eccitò ancora di più.
“Dio Bella…se fai così…non mi trattengo..” sospirò
“Non trattenerti allora” Gli feci alzare il capo in modo da poterlo guardare.
Incatenò i suoi occhi ai miei “Edward…non resisto più. Ho bisogno di te. Ho bisogno di sentirti.”
Per dare più peso alle mie parole presi la sua mano e la portai sul mio fianco, propio dove c’era l’elastico dei miei slip.
Edward ci giocò per qualche secondo poi, dopo aver visto la decisione nei miei occhi, li abbassò lentamente.
Finirono da qualche parte insieme al resto dei nostri abiti.
Solo in quell’istante mi resi conto di portare ancora le autoreggenti. Cercai di sfilarle ma la mano gelida di Edward mi bloccò il polso.
“Tienile indossate” sussurrò roco, provocandomi un brivido che mi percorse tutta la spina dorsale.
Mi incatenò l’anima con i suoi occhi scuri, quasi neri. In parte sapevo che stava soffrendo per il mio sangue: lo sentivo pompare furioso nelle mie vene. Avrei voluto poter fare qualcosa per alleviare la sua sofferenza, ma non riuscivo a controllarmi, a fa scemare la voglia bruciante che avevo di lui.
In parte, però, capivo che la sua eccitazione dipendeva anche dalla voglia che lui aveva di me…come donna. E questo mi faceva sentire bene. Appagata.
Si accomodò meglio fra le mie gambe mentre la sua mano scendeva a carezzarmi il ventre, la coscia, la pelle sensibile del mio inguine poi, infine, trovava me, la parte più nascosta e calda del mio corpo.
Un gemito che cercai di reprimere mi uscì dalle labbra.
“Non trattenerti amore” Anche lui sembrava faticare a mantenere il controllo “Mi piace sentirti…lasciati andare. Qui non ci sente nessuno”
E così feci.
Mi lasciai andare.
Chiusi fuori tutto ciò che non era la sua bocca sulla mia, la sua pelle contro la mia, il suo respiro che si mescolava col mio.
Ad un tratto sentii le sue mani posarsi a fianco delle mie braccia e le nostre dita intrecciarsi in una presa solida e potente.
Aprii gli occhi. Sapevo che cosa cercava.
Il mio consenso. Il mio permesso a continuare.
Sorrisi e i nostri bacini entrarono più profondamente a contatto.
Sospirai.
“Amore…farò pianissimo.” Mi tranquillizzò “Non farò male né a te né ai bimbi te lo prometto”
“Lo so” ebbi solo la forza di dire.
Ero nelle sue mani, e mi sentivo sicura, protetta, a casa.
Lo sentii unirsi a me piano per la seconda volta in tutta la nostra vita. Misurava ogni gesto in modo cauto e delicato, timoroso che potessi sentire dolore.
E un po’ di paura ad essere sincera l’avevo anche io.
Paura che si dimostrò immediatamente inutile; non avvertii nulla se non un leggero fastidio che passò quasi subito mentre il mio corpo si adattava nuovamente alla sua presenza.
Lui però si era fermato, pronto ad aspettarmi, attento ad ogni mia reazione.
Incapace di parlare strinsi di più le gambe attorno ai suoi fianchi e mi mossi leggermente.
Lo sentii rilassarsi, mentre iniziava a muoversi piano dentro di me.
E in quel momento, mi resi pienamente conto di una cosa.
Eravamo io ed Edward, insieme.
E stavamo facendo l’amore, insieme. Come marito e moglie.
Lo stesso gesto d’amore  grazie al quale adesso portavo dentro di me quelle piccole vite che lentamente crescevano.
Non potei impedire ad una piccolissima lacrima di scivolare lungo la mia guancia ed Edward se ne accorse immediatamente.
“Bella? E’ ..cosa…” si fermò all’istante.
“No” lo incitai mentre le sue labbra si posavano sulla mia guancia bollente per catturare la gocciolina salata “Edward non ti fermare…ti prego” ansimai.
Mi strinse più forte e si unì ancora più profondamente a me, strappandomi un altro gemito.
Sentii le sue labbra spostarsi dalla guancia fino a catturare le mie in un languido bacio. Tracciò piano il loro profilo con la lingua e poi le dischiuse sulle mie, permettendomi di assaporarlo pienamente.
Amare Edward mi faceva stare bene. Mi rendeva felice, felice come mai potevo dire di essere stata.
Di solito mi sentivo sempre fuori posto, mentre con lui non ero né in imbarazzo né agitata.
Sentivo di essere esattamente dove dovevo.
Insieme al mio destino.
Anima e ora…anche corpo.
Ci fondevamo e univamo l’una con l’altro in maniera perfetta. Eravamo fatti per essere una sola cosa anche fisicamente.
Mi scoprii molto più audace di quanto avessi mai pensato mentre assecondavo i suoi movimenti e le sue spinte.
Nel mio corpo si faceva strada la stessa sensazione che ci aveva già travolto sei mesi prima. Qualcosa di bellissimo, puro…travolgente.
La stanza era piena degli ansiti di entrambi ma, a differenza mia, Edward riusciva a parlare. Mi sussurrava continuamente il mio nome all’orecchio con un tono basso e roco che mi mandava in estasi.
Mi stava regalando sensazioni uniche, magiche, ma riusciva comunque a controllarsi, a non mettermi fretta, a cercare di aspettarmi.
O perlomeno ci provava.
Lo sentii stringermi più forte a sé mentre i suoi movimenti si fecero più rapidi e incalzanti; mi mossi leggermente e  percepii il suo corpo tendersi e poi rilassarsi.
Era strano vederlo così…quasi vulnerabile sotto il mio tocco.
Gli carezzai il viso e lui lo sollevò, sorridendomi.
Si spinse ancora più a fondo dentro di me e questa volta il gemito che mi scappò non lo riuscii a controllare.
I suoi gesti delicati ma decisi, dolci ma sicuri mi facevano perdere il controllo dl mio corpo.
Ormai non rispondeva più a me…solo a Edward.
Alle sue dita gelide.
Alla leggera brezza del suo fiato.
Al suo profumo che  mi inondava il cervello.
Brividi sempre più forti scuotevano il mio corpo e, quando capii di essere giunta al limite, strinsi più forte le sue mani.
Lui parve non accorgersene neppure mentre i miei muscoli si rilassavano sottodi lui.
In men che non si dica si spostò su un fianco tenendomi stretta sé; i nostri corpi ancora completamente allacciati.
Prese una delle coperte che giacevano sul pavimento e mi coprì.
Mi cullò a lungo fra le sue braccia. Poi, posò un bacio fra i miei capelli e prese ad accarezzarli con le sue lunghe dita.
“A cosa pensi?” mi domandò poco dopo.
Affondai il viso sul suo petto. “A te…mmm veramente pensavo a te e a me..cioè a noi,  insieme.”
Rise del mio imbarazzo “Anche io pensavo a noi…insieme”
“Edward è stato…è stato splendido. Grazie…di avermi fatta aspettare, grazie di questa casa…grazie per stanotte”
“Grazie a te” disse lui “Di esistere…”
Non c’era nulla da aggiungere. Quel momento era perfetto così. Senza sprecare parole.
Mi tenne stretta ma, ad un certo punto capii che stava cercando di staccarsi da me.
Glielo impedii aggrappandomi più saldamente.
“Amore. E’ tardissimo. Ti porto di sopra.” Mi rimproverò.
“No..” protestai “Lo sai che mi piace sentirti de…così..” Mi morsi la lingua visto che stavo per dire dentro di me.
“Bella…così tra un po’ morirai di freddo”
“No” risposi audace “No…se ci penserai tu a scaldarmi”
“Be…”
“Shhh” lo interruppi. Sorprendendolo ribaltai le posizioni e mi misi a cavalcioni su di lui.
Mi lasciò fare.
“Stanotte è tutta per noi.” Obbiettai “Lo hai detto tu.E io non ho sonno”
La coperta mi scese dalle spalle scoprendo il mio petto.
Sentii Edward ansimare mentre mi fissava.
Scesi con le labbra a baciargli gli addominali  scolpiti e immediatamente il suo corpo reagì al mio tocco.
“Signora Cullen…lei è una creatura estremamente pericolosa, lo sa?”
“Sì” risposi con la poca aria rimastami “Ma solo per lei signor Cullen.”
Mentre iniziavo a muovermi sopra di lui capii di aver abbattuto ogni sua protesta. Incatenai il mio sguardo al suo e non parlò più.
Avevo vinto.
E qualcosa mi diceva che quella sarebbe stata una lunga notte.
Una notte estremamente divertente

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Capitolo 34
*** A new home ***


cap 34 Allora, ciao a tutti!!! Passato un Buon natale?? Spero proprio di sì..il mio è stato piuttosto ok. Anche se Babbo è stato generoso, diciamo che non mi ha portato l’unico regalino che mi avrebbe fatta davvero felice. In fondo era solo una misera foto…ma, vabbè. Lasciamo stare xd. Ho visto che la serata tra Ed e Bella vi è piaciuta…ne sono mooolto felice. Questo è un capitolo un po’ di passaggio ma…beh, sono stata veloce a postare vero??? Sìììì..che brava ragazza sono diventata.. =)
Vi ringrazio per continuare a seguirmi e ad aggiungermi a preferiti &co.. A tutte voi un augurio di un felicissimo anno pieno di …tutto ciò che desiderate di più.
Kiss kiss Cloe



BELLA

Qualcosa di freddo mi sfiorò il viso. Dolce, delicato, quasi impercettibile.

Pensai di stare ancora sognando. Non avevo aperto gli occhi e le immagini del sogno che stavo facendo mi rimbombavano ancora nella testa.
C’era la neve ed io ero nel bosco. Camminavo a piedi scalzi ma non avevo freddo; sembrava che la neve avesse la stessa temperatura del mio corpo. Camminavo e camminavo senza una reale meta. Mi sembrava di stare cercando qualcosa…qualcosa di importante ma…Aprii gli occhi e mi resi conto che quello che stavo cercando era proprio lì.
“Ciao” sussurrò il mio angelo personale.
“Buongiorno” biascicai sbadigliando.
Se ne stava sdraiato sul letto…aspetta, sul letto?
Io non mi ero addormentata su un letto. Beh, tecnicamente non  ricordavo nemmeno di essermi addormentata.
Dovevo essere veramente esausta, dopo tutto quello che era successo tra me ed Edward.
Arrossii al solo pensiero della nostra notte magica. Era stato tutto così perfetto e…passionale.
“Che c’è piccola?” le sue dita rinfrescarono la mia guancia “A che pensi?Alla nostra bella serata?”
Mi fissò in modo scandaloso e io mi rifugiai contro il suo petto.
“No” risposi cambiando argomento “Sono arrabbiata perché tu sei vestito e io no!”
Percorse la mia spina dorsale con le dita e annusò i miei capelli “Amore. In cucina non ci sono le tende. Volevi che qualche vicino mi vedesse prepararti la colazione nudo?”
Non potei trattenermi dal ridere. “Beh, se quel qualcuno era una donna le avrei fatto un favore credo…Comunque mi hai preparato la colazione oggi?”
“Oggi e tutti i giorni della tua vita…” Avvicinò il viso al mio finchè le nostre bocche si unirono in un bacio che mi tolse ogni capacità di respirare.
Quando si staccò mi fissò compiaciuto “Allora scendiamo a mangiare?”
“Mmmm” mugolai “Preferisco soddisfare i miei appetiti qui, ma grazie dell’offerta” Tuttavia non potei impedire al mio stomaco di brontolare forte.
Edward rise e mi sollevò dal letto, completamente nuda.
“Mettimi giù” urlai “se ci vede qualcuno”
Fortunatamente a questa finestra c’erano le tende: lunghe, bianche e svolazzanti.
Edward non mi obbedì. Sempre tenendomi saldamente tra le braccia riuscì in qualche modo a farmi indossare una vestaglia e in men che non si dica ci ritrovammo in cucina.
Era grande e spaziosa e dalla finestra entrava molta luce, anche se il cielo era nuvoloso come sempre.
Al centro della stanza c’era una grande isola su cui era allestito un vero banchetto: succo di frutta, latte, bacon, uova…
“Edward” lo rimproverai “esageri come al solito. Sfamerebbe una squadra di football”
“Mangia” ordinò imperterrito “ieri al matrimonio quasi non hai toccato cibo”
“Perché ero troppo emozionata di essere appena diventata tua moglie” sospirai “E’ stato il giorno più perfetto della mia vita. Forse non te l’avevo ancora detto”
“Anche per me…” avvicinò la mano come per accarezzarmi ma, a tradimento, mi infilò un cornetto in bocca.
Lo guardai truce per un momento ma poi sorrisi divertita. Se quello era il trattamento che mi avrebbe riservato per l’eternità ero la donna più fortunata del mondo.
Distolsi lo sguardo e mi guardai intorno, concentrandomi su una lavagnetta magnetica appesa vicino al frigorifero.
“Ehi” esclamai sorpresa “Quella…quella lavagnetta è identica a quella che c’è nella mia cucina. Sul serio…Sei sicuro che non ci abiti nessuno?”
“Sì” sembrava fosse divertito per qualcosa che non capivo “Esme l’ha finita per questi due che si sono appena sposati. I  mobili ci sono già tutti ma mancano ancora le tende e  altre cose…Ci verranno a vivere tra poco. Forse la lavagnetta l’hanno già lasciata qui…”
“E’ magnifica. Devo complimentarmi con Esme. Ha fatto un lavoro grandioso. E poi permetterci di venire qui ieri sera. E’ stato un regalo meraviglioso.” Gli carezzai i capelli “E meraviglioso sei stato tu a ricordartene…”
“Sapevo quanto fosse importante per te” rispose baciando la fede al mio dito “posso solo immaginare quanto hai sofferto da piccola senza una vera famiglia”
Annuii.”Beh…volevo solo che sapessi che adesso ne hai una. Hai noi” posò la mano sul mio ventre “E non sarai mai più sola.Te lo giuro.”
“Grazie” lo abbracciai commossa “Sono così fortunata ad averti. E anche la ragazza che vivrà qui lo è. Questo posto è davvero splendido, ribadisco.”
“Beh” sussurrò al mio orecchio “E’ il ragazzo che l’ha sposata ad essere veramente fortunato…”
Mi scostai, colpita dalle sue parole. “Che vuoi dire. La conosci?”
“Oh sì…in un certo senso sì” sorrise.
“E com’è?” domandai colpita da una piccola fitta di gelosia. Forse era andata dai Cullen per parlare con Esme della casa e aveva fatto amicizia con Edward…
“E’ una ragazza molto simpatica e carina. E anche tanto dolce” Si manteneva sul vago, ma sorrideva.
“Devo essere gelosa?” domandai, in parte scherzando. In realtà mi infastidiva un po’ il tono gentile con cui parlava di lei.
“Assurda…sei assurda…”
Finii di mangiucchiare la mia brioche continuando a pensare alle sue parole. Chi mai poteva essere quella ragazza? Io non ne avevo idea. Non l’avevo mai vista a casa di Edward. Nessuno ne aveva mai parlato e allora….
“Vuoi fare un giro delle altre stanze?” Edward allungò una mano e interruppe il flusso dei miei pensieri.
Annuii e lui mi mostrò il resto della casa. E il mio fastidio crebbe ad ogni passo che percorrevamo.
In parte perché Edward sembrava sapere praticamente ogni cosa di quel progetto; mi spiegò minuziosamente ogni dettaglio, dal tipo di legno utilizzato per le assi del parquet al colore scelto per le pareti. Lui non si era mai interessato di architettura o di arredamento d’interni per quanto ne sapessi, e allora perché per quel progetto sì? E in parte perché in ogni singola camera sembrava esserci un dettaglio che io avrei voluto nella mia ipotetica casa; dal caminetto del salotto fino al tipo di tende della camera da letto padronale.
Mi bloccai quando arrivai sulla soglia della camera proprio adiacente a quella dove avevamo dormito la notte precedente.
Non ci potevo credere.
Era una nursery. Le pareti erano dipinte di un color indaco estremamente pallido e decorate con dei piccoli orsacchiotti.
Ehi, io volevo mettere gli adesivi con gli orsacchiotti nella mia nursery!
“Alla ragazza è piaciuta molto la fantasia degli orsetti.”
“Immagino” borbottai “Ma è incinta?”
“Già” rispose Edward “Andiamo di sotto?Così vedi l’esterno”
Lo seguii giù per le scale ma arrivata davanti alla porta d’ingresso non ce la feci più.
“Edward chi è questa ragazza?” sbottai
“Come?” rispose ridendo. Ci mancava solo che facesse il finto tonto per farmi arrabbiare ancora di più.
“Hai capito. Di chi è questa casa?Chi è la famiglia che l’ha comprata?”
“Si chiama Cullen …” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo e lasciandomi basita.
Cosa?
Come?
Eh???
“Cioè…è di Esme e Carlisle?” domandai sconvolta. Ma se era loro…la storia della ragazza non…non aveva senso…
“No” rispose “Non di Esme e Carlisle. Non sono più l’unica famiglia Cullen a Forks.”
Ero sempre più sconvolta. C’era qualcun altro con quel cognome in città? Io non me n’ero mai accorta, eppure c’erano pochi abitanti.
“Da ieri sera c’è una nuova famiglia Cullen, Bella.” Continuò “la nostra…”
Sbattei le palpebre e la verità mi piombò addosso in un secondo.
E capii tutto…
Tutti i dettagli che non avevo colto…
La lavagnetta.
La nursery con gli orsetti.
Il caminetto.
Le tende.
E la ragazza che si era appena sposata ero ero…io…
“Edward hai…” con fatica riuscii a parlare “Hai comprato..? cioè, questa diventerà casa nostra..??”
“Tecnicamente è un regalo di tutti per il nostro matrimonio ma…beh, sì è casa nostra. Sempre che tu voglia..”
“Stai scherzando?” la voce mi uscì strozzata mentre le prime lacrime cominciavano a scendere.
“Aspetta” mi asciugò il viso coi pollici “Non piangere. Devi ancora vedere la cosa migliore.”
Mi strinse per un fianco e aprì la porta, trascinandomi nel portico.
“Girati” sussurrò.
Lo feci e malgrado le lacrime che scivolavano senza cosa lo vidi.
Un dondolo.
Un dondolo nel portico.
Il mio dondolo nel mio portico.
Per un istante riuscii a visualizzare l’immagine di  me ed Edward che cullavamo i nostri bimbi appena nati.
Che li rincorrevamo mentre facevano i primi passi.
Io che osservavo apprensiva mentre Edward insegnava loro ad andare in bici.
Noi due abbracciati a guardare il tramonto…
Tutto ciò che avevo sempre sognato.
Ed ora avevo tutto.
“Ma come…come..?” non riuscii a terminare la frase.
“Diciamo che di notte parli molto , questo lo sai. Ma forse non sapevi che io ti ascolto sempre, amore.” Mi strinse più forte  “Ascolto tutti i tuoi sogni e li faccio diventare realtà”.
Mi voltai così da trovarmi faccia a faccia con lui.
"I...i miei sogni diventano tutti realtà quando siamo insieme..."
Non gli diedi il tempo di replicare e lo spinsi all'interno, chiudendomi la porta alle spalle.
Volevo lui...avevo bisogno solo di lui.
Di sentirlo parte di me, la sua pelle contro la mia...di nuovo.
All'inizio mi guardò confuso ma, quando con mano leggermente tremante mi slacciai la vestaglia e la lasciai scivolare ai miei piedi, capì.
Mi sorrise e si slacciò lentamente i bottoni della camicia finchè fece la stessa fine del mio indumento. Si avvicinò e mi carezzò il fianco nudo, risalendo fino alle mie spalle, al mio collo ed alle mie labbra. Baciai le sue dita una per una, senza smettere di fissarlo.
Lo stesso faceva lui, e l'eccitazione dei suoi occhi doveva rispecchiare la mia.
Con un balzo veloce si avvicino di più e mi prese in braccio.
Mi aggrappai alle sue forti spalle e avvinghiai le mie gambe al suo bacino.
Gli mordicchiai l'orecchio "Sai in camera nostra fin ora io ci ho  solo dormito..."
"Ohhh. E' qualcosa a cui mi sento in dovere di porre immediatamente rimedio" ribatte roco.
Chiusi gli occhi ed in meno di due secondi mi sentii adagiare su qualcosa di morbido e riconobbi la stanza. La nostra stanza.
Ritrovai il suo viso esattamente sopra il mio.
"Vuole battezzare la camera da letto come il salotto, signora Cullen?" domandò ridacchiando.
"Mmmm" mugolai mentre cercavo di slacciare i fastidiosissimi jeans che ancora indossava "La camera, la cucina...il bagno..."
"Il ripostiglio..." mi prese in giro lui aiutando le mie mani a completare il lavoro e rimanendo nudo come me.
Arrossi un poco a quella visuale. Anche se avrei dovuto abituarmici ormai, era sempre qualcosa di sconvolgente la perfezione del suo corpo.
"Adoro quando fai un pò la pudica" La mia pelle era così calda che nemmeno il freddo di quella di Edward poteva spegnerla.
Scoppiai a ridere e lo guardai innocentemente "Io non faccio la pudica...Sono una ragazza pudica..."
"Non mi sembrava..."
"Che ci vuoi fare..."
"Ti adoro così, comunque sia...."
"Così come..??" domandai curiosa, anche se le sue dita sulla mia coscia mi stavano facendo perdere la ragione.
"Così come sei..." soffiò sulle mie labbra mentre lo accoglievo di nuovo dentro di me.
Naturale.
Giusto.
Perfetto.
E per me essenziale.
Come respirare. Come mangiare. Come bere.
Fare l'amore con mio marito era qualcosa che andava al di là dell'amore fisico o delle sensazioni che provava il mio corpo.
Certo, quelle erano meravigliose e stravolgenti. Ma non erano nulla se paragonate a quelle che sentiva la mia anima.
Una parte di lei tornava a casa. La parte che avevo donato ad Edward. La parte che ormai gli apparteneva, per sempre.
Era come se il mio cuore battesse anche per lui, il mio respiro fosse anche il suo, le mie lacrime fossero anche le sue.
Ci fondevamo sino a diventare qualcosa di unico, inscindibile.
Lo strinsi più forte al mio petto, come a volerlo trattenere per sempre dentro di me.
Lui sembrò capirlo "Ti amo piccola...sono quì, con te"
Le mie labbra si curvarono in un sorriso. "Ti amo anche io" sussurrai mentre la musica dei nostri sospiri all'unisono inondava l'aria.



"Dormi?" Le dita fredde di Edward mi percorrevano la pelle nuda della schiena, tracciando disegni immaginari.
Scossi il capo e lo sollevai.
La luce della tarda mattinata filtrava dalle tende.
"Pensavo...Come avete fatto a fare tutto questo senza che io me ne accorgessi?" domandai "Insomma tu stai sempre con me eppure conosci questa casa, questo progetto come se ci avessi lavorato personalmente..."
"Segreti da vampiri..." rispose ammiccando.
"Ok" sbuffai baciandogli il petto e poggiandoci sopra il mento."Sai sarà bellissimo...renderla nostra. Portare le mie cose quì, sistemare tutto, andare a fare la spesa."
"Beh, a dire la verità ho già comprato qualcosa io"
"Sei andato a fare la spesa ?" domandai scoppiando a ridere. Tentai di visualizzare Edward intento a comprare i broccoli abbagliando come minimo l'intero plotone di commesse.
"Veramente ti ho preso solo quei croccantini disgustosi che mangi la mattina" rispose ridendo con me.
Lo colpii piano, fintamente offesa. "Ehi, non insultare i miei golosi croccantini al gusto di miele. Il grande amore della mia vita.."
"Ah sì?" Le sue dita si insinuarono sotto le coperte iniziando a solleticarmi il fianco. Tentai di divincolarmi ma lui fu più veloce ovviamente e mi caricò sulle spalle prima che potessi obiettare.
Chiusi gli occhi automaticamente spaventata dalla velocità e mi ritrovai sotto un getto di acqua tiepida.
La doccia.
Le sue mani tornarono a solleticarmi mentre io mi ritrovavo schiacciata tra la parete del box e il corpo di mio marito.
"Chi è il grande amore della tua vita allora?"
"Tu" urlai fra le lacrime e il riso "Tu tu tu tu tu e solo tu...giuro..."
"Mmmm Bene...molto meglio." le sue mani lasciarono i miei fianchi e andarono ad accarezzare posti molto più piacevoli, facendomi sospirare.
Edward inizio a succhiare piano il mio collo e mi aggrappai a lui sotto il getto caldo per non cadere.
Era sconvolgente il modo in cui perdevo il controllo non appena mi sfiorava.
D'un tratto però si staccò lasciandomi boccheggiante.
"Devo scendere un secondo di sotto,amore scusa" Mi posò un bacio sulla fronte.
"Nooooo" mi lamentai "Dai fai la doccia con me...ti prego...L'acqua è una risorsa importantissima. Non vorremo sprecarla facendo due docce separati??"
"Non vorrei fare un simile affronto all'umanità, ma...devo accogliere tuo padre vestito con qualcosa di più di un semplice asciugamano..."
"Mio padre?" chiesi stupita.
"Gli avevo chiesto io di passare...doveva portarmi una cosa..." rispose restando sul vago.
Che cosa accidenti era venuto a fare Charlie a casa mia durante la luna di miele?
"Sospetto qualche complotto contro di me..." urlai mentre usciva dalla doccia.
Io invece vi rimasi parecchio a lungo,beandomi del calore del vapore tiepido,
Quando uscii trovai biancheria e vestiti puliti adagiati sul letto.
Mi sorpresi ad osservare quegli indumenti. Avrebbero dovuto essere a casa di papà, nell'armadio della mia stanza.
Forse Charlie era venuto solo per questo dopotutto. A portarmi dei vestiti di ricambio.
Presa dalle mie congetture scesi di sotto e seguii la scia di un profumo così buono ed invitante che avrei riconosciuto ovunque...pizza.
Entrai in cucina in estasi e vidi Edward con in mano un cartone di pizza e dei tovaglioli e nell'altra le chiavi della volvo.
"Ho ordinato la pizza per te. Spero di aver azzeccato...salsiccia e peperoni?"
"Mi leggi nel pensiero ora?" domandai artigliando il cartone dal soave profumo "Proprio quella che volevo oggi...Ma perchè tutti quei tovaglioli?"
"Perchè dobbiamo assolutamente muoverci a partire e non voglio che tu unga tutta la mia volvo. Sai, il grande amore della mia vita.."
"AHhahhah" obiettai prima di rendermi conto delle sue parole "Aspetta..partire??? Quindi avevo ragione. Stavi tramando alle mie spalle..."
"Ebbene sì...tuo padre mi ha portato dei vestiti che ti serviranno...dove andremo..."
Mi prese per mano e mi condusse fuori ,davanti alla macchina parcheggiata sul bordo della strada.
Mi aprì la portiera ma io non entrai.
"Edward io" lo guardai seria "Non dovevi organizzare un viaggio. Insomma, io sono al settimo cielo se sto con te. Mi bastava stare qui a mangiare pizza per essere felice, io..."
"Bella" mi sfiorò la guancia "Lo so che non dovevo. Volevo. Non posso offrirti un vero viaggio da luna di miele ora, non nelle tue condizioni ma...c'è un posto speciale che voglio condividere con te..."
“Davvero?” domandai emozionata.
“Sì. Andiamo?” Mi sorrise con il suo sorriso sghembo da infarto e mi aiutò a salire.
Non potei fare a meno di notare il modo premuroso in cui mi allacciò la cintura in modo che non desse fastidio al pancione e mi sistemò i tovaglioli per non farmi sporcare.
“Davvero è la volvo il tuo grande amore?” mormorai mettendo il broncio mentre la macchina si allontanava dalla città.
“Sciocchina” mi prese la mano ed intrecciò le dita alle mie “Siete solo voi tre i miei grandi amori”.
Si sporse per un rapido bacio e poi si chinò a baciarmi la pancia proprio dove uno dei bimbi aveva scalciato.
“Ok, ok.” Esclamai all’improvviso “Ti amiamo anche noi ma guarda la strada per favore!”
Rise e ritornò a guardare quella che mi accorsi essere diventata la statale 101.
“Quanto ci vuole per arrivarci?” domandai curiosa mordendo la pizza.
“Arriveremo prima di sera…al tramonto credo.”
“Ma è nello stato di Washington?”
“Sì”
“E’ nella penisola olimpica?”
“Sì”
“Mi dirai qualcosa di più a parte dei monosillabi?” domandai scocciata.
“No” si voltò per abbagliarmi col suo sorriso.
Sapendo benissimo di non avere speranze contro il suo mutismo da Bella non ti rovinerò la sorpresa, mi slacciai la cintura e mi accomodai in modo da poggiare il capo sulla sua spalla.
Chiusi gli occhi e cullata dal ronzio della macchina e dal suo dolce profumo mi addormentai.



“Bella…amore siamo arrivati” la sua voce mi riportò alla realtà.
Mi sorrise e mi carezzò la guancia.
Mi rimisi seduta e a aprii gli occhi giusto in tempo per poter vedere il cartello che dava accesso ad un luogo che non avevo mai visto prima.
Benvenuti a Port Townsend
Ma che razza di posto sconosciuto è direte voi...Vedrete nel prox capitolo...ancora tanti baci e tanti auguri...

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Capitolo 35
*** The past ***


capitolo foto Ragazze..scusate per il leggero ritardo rispetto agli altri capitoli ma..è stato faticoso scrivere questo. Non so nemmeno io perchè ma è stato peggio di un travaglio l'ho finito solo ora ed è comunque un pò..boh, temo sia un pò confuso. Se vi lascia dei dubbi nn esitate a chiedere. =)
Ah, cosa importante..dal punto in cui metto l'asterisco si passa a rating rosso..nulla di che ma se nn volete leggere lo sapete xd...
Vi lascio delle piccole immagini (spero che si vedano, se è così grazie mille Fra!) che rappresentano i posti che ho descritto. Che sono reali...certo, poi io li ho romanzati un pò xd!
Vi bacio e vi lascio la capitolo!
Xo Xo Cloe
BELLA
“P
ort...Port Townsend?” domandai confusa. Non ricordavo di aver mai sentito Edward nominare quel luogo, né recentemente né in passato.
Era un posto magnifico, avrei quasi detto…diverso. Diverso dalla penisola Olimpica che conoscevo e che, anche se non sottolineavo la cosa troppo spesso, amavo solo per avermi fatto incontrare Edward. Avevo imparato ad immaginarmi ogni singolo luogo di questo posto verde e umido esattamente come Forks.
Le strade in cui ora, invece, Edward guidava erano perfette per godersi lo scenario di un panorama…incantevole.
A dir poco.
Ero estasiata, lo sguardo perso fuori dal finestrino. Lo abbassai leggermente permettendo, così, alla brezza e al profumo del sale di inondarmi il viso. Ormai era quasi sera, perché un piccolissimo raggio del sole ormai all’orizzonte riuscì a filtrare la spessa coltre di nubi e a far scintillare l’acqua del mare.
Il mare…
Solo ora che lo rivedevo per la prima volta dopo tanto tempo mi accorgevo davvero di quanto mi fosse mancato. Erano mesi che non respiravo il suo profumo  o non sentivo il suo mormorio.
Andare a La Push sarebbe stato impensabile e…e a dirla tutta non era proprio quello il tipo di mare che mi mancava.
A La Push l’acqua era fredda, spaventosa; si abbatteva sugli scogli così violentemente che, a volte, mi sembrava quasi cercasse di distruggerli.
Io cercavo qualcosa di diverso. Qualcosa che potesse infondermi calma e serenità.
E il mare che avevo di fronte ora sembrava proprio il mio luogo ideale.
Edward guidava sicuro tra le strade della cittadina. Sembrava quasi che la conoscesse molto bene.
Nei pressi del porto lo vidi svoltare in una strada laterale che si dirigeva un poco verso l'entroterra. Riuscii, tuttavia, a notare una strada sterrata che si dirigeva dalla parte opposta e saliva verso l'alto.
Forse conduceva a qualche luogo ormai fuorimano.
Stavo per domandare a Edward quando mi concentrai sulla sua espressione.
Guidava tenendo gli occhi puntati sulla strada, apparentemente normale.
Apparentemente, appunto.
C'era qualcosa che non andava nella sua espressione. Sembrava assorto...quasi perso.
Lontano.
Stavo quasi per sfiorare il suo braccio e domandargli cosa non andasse quando fu lui a voltarsi e a guardarmi.
"Sei stanca amore mio?" il suo tono dolce e premuroso mi fece desistere dal domandargli che cosa avesse.
Forse...forse non era nulla dopotutto. Potevo anche essermelo semplicemente immaginato.
Negai col capo e il suo sorriso mi abbagliò "Bene perchè penso che il posto dove andremo ora ti piacerà tantissimo..."
Non fece in tempo a finire quelle parole e a svoltare l'angolo che capii il perchè.
Quello era un...
"Un castello?" domandai sgranando gli occhi.
Completamente bianco ed imponente, circondato da un enorme giardino. Più che altro un parco.
Ma…ma stavo ancora sognando?
Mi diedi un pizzicotto e sentii dolore. No, decisamente ero sveglia.
"Non è un vero e proprio castello. Era la dimora di un'importante famiglia agli inizi dell'ottocento. Ora è diventato un'albergo…insomma è un posto piuttosto intimo e romantico...un pò fuori mano a dire la verità. Pensavo ti sarebbe piaciuto..."
"Infatti mi piace!" esclamai entusiasta uscendo dalla macchina e guardandomi attorno.
Sembrava davvero un castello di discrete dimensioni.
Era...era un sogno. Anche io, pur non essendo mai stata una bambina particolarmente romantica, avevo sognato di poter essere una principessa e dormire in un posto del genere: esattamente dentro ad una fiaba.
Edward era già al mio fianco con i nostri bagagli, che teneva tranquillamente con una sola mano.
Mi porse l'altra e,dopo aver attraversato il giardino, mi condusse all'interno dell'edificio.
E le mie aspettative non vennero affatto deluse. Insomma, anche se era un hotel...non lo sembrava affatto.
Tutto era così...realistico e vero che capii solo all'ultimo momento che la donna a cui si rivolgeva Edward era l’addetta della reception. Ero troppo abbagliata dall'atmosfera che mi circondava.
"Il signore e la signora Cullen?" domandò cortese.
Edward annuì e io mi persi ascoltando il modo in cui suonavano.
Signora Cullen...ancora non ci potevo credere.
Ci accompagnò personalmente alla nostra camera, mentre un fattorino ci seguiva con i bagagli.
"Mi dispiace...ci sono parecchie scale da fare. Non ci sono ascensori per preservare la struttura originale del complesso e lei sig. Cullen ha richiesto espressamente la suite sulla torre più alta"
"Non importa" Edward sorrise compiaciuto e mi afferrò sotto le gambe senza alcuno sforzo "Posso portare mia moglie in braccio."
Avvampai ma evitai di protestare: avrei sprecato solamente del fiato e lo sapevo benissimo.
Per fortuna nei corridoi non incontrammo nessuno: non era alta stagione quindi l'hotel era praticamente vuoto.
Finalmente arrivammo di fronte a quella che doveva essere la porta della nostra stanza. Era in legno scuro, con una spessa maniglia di ferro. Esattamente come un castello fiabesco.
Entrammo, e la visuale che mi apparve di fronte mi lasciò senza fiato.
Era...era più o meno come avevo sempre immaginato la camera da letto di Giulietta.
I mobili di legno, le sedie foderate di velluto, il letto a baldacchino con splendide lenzuola rosse...
Sbattei le palpebre e mi resi conto di essere ancora in braccio ad Edward.
"Edward..mettimi giù" ebbi solo la forza di sussurrare.
"Tutto bene?" domandò accigliato
Annuii e mi misi in piedi.
C'era una cosa che avevo sempre desiderato fare.
Feci una piccola corsetta e mi lanciai saltando sul letto. Rimbalzai sul materasso morbido e sprofondai ridendo tra le decine di cuscini che mi circondavano.
"Bella" Edward mi rimproverò bonariamente "Ti prego...sei al sesto mese.."
"Uff" risposi scherzando "Bambini..il vostro paparino è così noioso..."
In meno di un secondo fu nel letto, sopra di me. Le sue mani solleticavano i miei fianchi.
"No...ti prego..Mi arrendo, mi arrendo.." strillai tra le risa
Smise di torturarmi, ridendo insieme a me.
"Edward, scusa ma mi sembrava doveroso testare la solidità del letto"
"E perchè mai?"
"Beh..." iniziai maliziosa "Siamo in luna di miele e con un vampiro come marito...Non vorrai ripagare un letto rotto vero?"
"Ho mai rotto qualcosa?"
"No...se eccettui la mia preziosa biancheria di pizzo. Penso che quando torneremo Alice vorrà staccarti la testa.."
"Beh" continuò posando le sue labbra sul mio collo "E' colpa tua...sei una tentazione continua"
La sua bocca si mosse veloce, assaggiando le mie scapole.
Ma, quando sospirai rumorosamente, Edward si staccò sogghignando.
"Signora Cullen, ho organizzato un programma per la serata che voglio assolutamente rispettare e lei non riuscirà a sedurmi.."
Arrossii. In effetti le sue parole avevano un fondo di verità.
Ultimamente ogni volta che il suo sguardo mi sfiorava o mi dava un bacio un pò meno casto del solito i miei pensieri e la mia fantasia prendeva il volo. Una conseguenza degli ormoni impazziti, probabilmente.
"Che serata?" domandai curiosa.
"Avevo pensato a una passeggiata in riva al mare con cena a pic-nic sotto le stelle. Sempre che tu non voglia riposare, ovvio."
"No, no" risposi entusiasta "Non vedo l'ora..."
E comunque anche se fossimo rimasti a letto sarei riuscita a fare tutto fuorchè riposare.
"Eih" mi carezzò il viso in fiamme, capendo il mio imbarazzo "Abbiamo tutta la notte...e anche domani. Il meteo dice che  splenderà il sole quindi...dovremo restare chiusi in camera. E poi non ho mica fatto mettere le lenzuola rosse per niente..."
Lo fissai confusa "Che vuoi dire?"
"Beh...ricordi il sogno che avevi fatto una volta? Con me e te e un letto con lenzuola color porpora?"
Annuii.
"Avevi promesso che lo avremmo realizzato" sussurrò sulle mie labbra
"Io mantengo sempre le promesse" risposi finalmente baciandolo.
Sì...quelli sarebbero stati due giorni decisamente interessanti.

                                                                              ************************************************************



Mi svegliai perchè sentii uno dei bimbi scalciare.
Aprii gli occhi piano, cercando il viso di Edward. Fissava il soffitto. Strano, di solito la prima cosa che vedevo aprendo gli occhi era il suo sorriso.
Ora che ci facevo caso era lo stesso sguardo perso che aveva il giorno precedente.
Lo scossi e lui mi guardò.
"Scusa tesoro. Ero soprapensiero"
Non sapevo cosa avesse e la cosa mi angosciava un pò.
Ma non volevo neppure forzarlo a parlare. Lo avrebbe fatto quando si fosse sentito pronto.
Anche la sera precedente mi era sembrato diverso, assente…pensieroso. Salvo poi riprendersi e  comportarsi in modo del tutto normale.
E allora credevo di essermi immaginata tutto. Ma c’era qualcosa che mi diceva che non era così. Era più che altro una semplice sensazione ma…non mi faceva stare tranquilla.
E anche quando avevamo fatto l’amore…
Mi aveva chiesto di dirgli che ero con lui, che lo amavo…che saremmo stati sempre insieme.
Mi aveva stupito; mentre mi stringeva sembrava quasi che si aggrappasse a me, che cercasse in me la forza per…beh, a dire la verità non sapevo neppure io per cosa.
“Ti va di venire in un posto?” mi domandò all’improvviso “E’ un posto speciale…”
“Sì..certo..ma” lanciai un’occhiata alla finestra. Le nuvole che coprivano il sole sembravano soltanto passeggere ed ero certa che entro il tramonto sarebbe tornato a splendere
“Non temere…è un posto dove non ci vedrà nessuno…Non ci va più nessuno” Edward disse le ultime parole con una tristezza e un tono così flebile che credetti di essermele quasi sognate.
Per tutto il tempo fino a che non fummo saliti in auto  non riuscii a pensare ad altro.
Che dovesse parlarmi di qualcosa di importante?
 E se c’erano dei problemi con la gravidanza?
Forse cercava il modo giusto di dirmi tutto, forse…
Ritornai alla realtà quando vidi che avevamo  imboccato una piccola salita. Dovevamo stare salendo su un promontorio. Anzi, ora che ci prestavo attenzione mi sembrava proprio che fosse la strada che avevo visto appena eravamo giunti in città.
Mi soffermai a fissare lo sguardo di Edward.
Non sembrava triste, piuttosto...malinconico.
Guardava la strada e il paesaggio intorno a sè come se ricordasse qualcosa o meglio, cercasse di ricordare qualcosa.
Gli sfiorai la mano che era sul cambio e lui si voltò per sorridermi. Ma non era il sorriso sghembo che mi riservava tutti i giorni.
Era il sorriso un pò mesto che gli avevo visto ormai troppe volte da quando eravamo lì.
Ma forse ora, finalmente, stavo per capirne il perchè.
"Siamo arrivati" la sua voce mi colse di sorpresa, quasi non mi ero accorta che avesse arrestato l'auto.
Smisi di guardare lui e mi concentrai sul paesaggio che si stagliava di fronte a me.
Il sole, tornato a splendere, stava tramontando, ormai non era altro che una palla infuocata che si gettava nel mare.
Presa da una strana curiosità scesi dall'auto e mi appoggiai al cofano, rapita dallo scenario che mi circondava.
Mi accorsi che Edward aveva parcheggiato  in una zona all'ombra, e che ciò che faceva ombra era... un faro: alto, possente.
Bianco e maestoso si stagliava al mio fianco rendendo lo scenario, già magico di per sè, simile ad una fiaba.
Mi avvicinai al promontorio, proprio lì dove la terra finiva e lasciava spazio al vuoto; fissai di sotto l'acqua rossa come il sangue.
Era un immagine strana: da un lato quasi poetica e surreale, dall'altro...leggermente inquietante.
Fui scossa da un leggero brivido quando, per un istante, rividi me stessa sulla cima di un altro promontorio. Una ragazza sola e disperata pronta a fare la più grande sciocchezza della sua vita.
Automaticamente feci un passo indietro e la mia schiena si scontrò contro qualcosa di duro, e due braccia fredde mi strinsero facendomi voltare.
Rimasi paralizzata dalla sua bellezza.
Ora eravamo entrambi esposti alla luce e gli ultimi raggi del sole morente colpivano il volto di Edward facendolo risplendere come se milioni di piccoli diamanti fossero incastonati nella sua pelle.
"Sei bellissimo..." non riuscii proprio a trattenermi di fronte alla sua immagine.
Tentai di abbozzare un sorriso a cui lui rispose forzatamente.
"Edward che c'è?" Non riuscii più a trattenermi " E' da ieri che sei...sei strano e..E' per colpa mia? Ho fatto qualcosa di sbagliato per caso?"
Lui mi guardò sconvolto "No! Tu...tu sei perfetta come sempre, davvero..."
Si scostò da me e si sedette su una roccia lì vicino, gli occhi fissi sul mare.
Lo seguii e mi accomodai al suo fianco.
"Scusa è...è questo posto..." iniziò "E' una vita che non ci venivo. L'ultima volta è stato con mia madre..."
"Con Esme?" domandai curiosa.
Scosse il capo "Quando dico una vita fa intendo letteralmente, Bella."
"Allora" balbettai "Intendi con la tua madre naturale?"
Annuì.
"Mi ci portava sempre durante l'estate. Mio padre rimaneva a Chicago per lavoro mentre noi passavano un sacco di settimane quì. Solo noi due"
Gli tremò leggermente la voce e senza riflettere intreccia le dita della mia mano con le sue.
"Affittavamo una casetta nella baia ma ogni pomeriggio venivamo quì. Lei adorava questo posto, diceva che la faceva sentire libera, felice".
Lo ascoltavo rapita. Il modo in cui parlava di lei era carico d'amore, quasi venerazione. Avevo sempre dato per scontato che i genitori di Edward fossero Esme e Carlisle e non mi ero mai soffermata troppo a chiedermi cosa provasse al ricordo dei suoi veri genitori.
"Non ho mai avuto il coraggio di tornarci da quando sono un..beh, lo sai. Ho sempre creduto che mi sarei sentito solo al mondo, che mi sarebbe mancata troppo..."
"E ora cos'è cambiato?" azzardai.
"Adesso ho te...ho voi" rispose poggiando il capo sul mio grembo "E non ho più paura di sentirmi solo..."
"E sarà così sempre" Gli carezzai i capelli, commossa da quel momento.
Una ventata d'aria fredda mi fece rabbrividire, ora che il sole era scomparso definitivamente.
Insieme, tenendoci per mano, rientrammo in auto.
Lui fece per avviare il motore ma io lo fermai.
Su una cosa aveva ragione. Quel luogo era magico, davvero.
Anche ora che l'atmosfera del tramonto era finita c'era qualcosa nell'aria.
Qualcosa di indefinito, di impalpabile...ma c'era.
Non volevo ancora lasciarlo. Ed ero certa che anche Edward non volesse.
Per tutto il tempo in cui eravamo stati insieme lui non aveva fatto altro che aiutarmi quando avevo bisogno di aiuto.
Consolarmi quando ero triste o avevo paura.
Proteggermi da ciò che mi minacciava.
Amarmi quando questa era l'unica cosa di cui avevo realmente bisogno.
E ora sentivo che Edward aveva bisogno di me. Di sfogarsi...di parlare...
Ma sapevo anche che non me l'avrebbe mai confessato apertamente per paura di accollarmi i suoi problemi.
"Parlaci di lei.." gli chiesi prendendogli la mano e posandola sul mio pancione.
Si volse a guardarmi sorridendo "Non voglio annoiarti..."
"Non lo fai" mi accomodai meglio contro il sedile "A me e ai bambini fa piacere ascoltarti. Voglio sapere tutto di te..."
Prendendomi in braccio fece aderire la mia schiena al suo torace e, mentre mi carezzava piano la pancia, iniziò a raccontarmi.
Di lui.
Della sua infanzia.
Di come sua madre gli cantasse una ninna nanna ogni sera prima di addormentarsi o di come adorasse correre a comprare le mele caramellate ad Halloween.
Non sapevo che era stata proprio Elisabeth Masen ad insegnargli a suonare il pianoforte.
Scoppiai a ridere a diversi  suoi aneddoti.
"Sai" dissi ad un certo punto "E' difficile immaginarti ricoperto di cioccolata con tua madre che ti correva dietro cercando di costringerti a fare il bagno. E' un lato di te che non avrei mai immaginato. Spero che i nostri bimbi non siano così monelli. E soprattutto spero di essere una madre brava anche solo metà della tua"
Mi fece voltare il capo per guardarmi negli occhi.
"Eih...tu già hai dimostrato di essere la miglior madre del mondo. Hai lottato per i nostri piccolini e li hai protetti a costo della tua vita. Sono molto orgoglioso di te"
"Grazie" risposi sospirando "Per dimostrarmi sempre tutta questa fiducia"
Poi risi quando un pensier mi colpì improvvisamente "Sai...chissà se ti sarei piaciuta se fossi vissuta nel 1918? Magari non sarei stata il tuo tipo di ragazza..."
"Io penso che ti avrei amato sempre...certo le cose sarebbero andate diversamente. Magari ci saremmo incontrati al tuo ballo delle debuttanti. Ci saremmo guardati per tutta la sera e alla fine sarei riuscito a chiederti un ballo. Poi sarei venuto a trovarti a casa con un mazzo di fiori e ti avrei corteggiata come avresti meritato finchè non fosse giunto il giorno in cui mi sarei inginocchiato di fronte a te e ti avrei chiesta in moglie..."
"Molto romantico" sogghignai "Ma conoscendoti probabilmente avresti provato a strapparmi qualche bacio fugace irretendo questa povera fanciulla..."
"Veramente" ribattè "Conoscendo la povera fanciulla penso che sarebbe stata lei a strapparmi un bacio con la forza..."
Mi voltai mettendomi  a cavalcioni su di lui e tentando di colpirlo scherzosamente.
Mi prese la mano e ne baciò il palmo mentre mi sorrideva.
D'improvviso la staccai dalla sua stretta  e la portai al ventre.
Uno dei bimbi aveva scalciato. Forte. Davvero davvero forte.
Non mi aveva fatto male ma...evidentemente iniziavano ad essere stretti lì dentro.
"Bella tutto bene?" domandò Edward apprensivo.
Annuii carezzandogli il viso "Si fanno sentire...penso che vogliano essere resi partecipi del momento.."
Edward mi sollevò il vestito, scoprendomi la pelle della pancia e posandovi le labbra.
*I suoi baci mi causarono una piacevole sensazione di solletico e...non solo.
Arrossi leggermente tentando, inutilmente, di scacciare certi pensieri.
Era solo un gesto d'amore per i suoi figli il suo. E io mi mettevo a pensare a certe cose.
Anche se eravamo soli, nella sua auto.
Un'auto con dei sedili molto molto comodi.
No Bella, no. Ma cos'ero diventata? Dovevo calmarmi. Dovevo...
I miei buoni propositi andarono a farsi benedire quando lo sentii infilare la lingua dentro il mio ombelico.
"Edward.." non riuscii a fare a meno di mugolare affondando le dita fra i suoi capelli.
Le sue labbra continuavano a lambire la pelle della mia pancia, ora in modo per niente casto. Ansimai sentendo la stoffa dei suoi jens sfregare sulle mie cosce.
Stavo letteralmente perdendo il controllo e riuscivo a sentire chiaramente che anche per lui la situazione era sfuggita di mano.
Edward alzò la testa e mi fissò.
"Credi che smetterò mai?" mormorai in imbarazzo.
"A fare cosa?"
"A perdere il controllo ogni volta che mi sfiori o..o anche solo mi guardi..."
"Spero di no" rispose catturando le mie labbra in un bacio sempre più passionale.
Quando si staccò per farmi riprendere aria i suoi occhi erano neri, ormai. "Bella...non riuscirò a fermarmi se non smettiamo adesso..."
"Non fermarti" mugugnai mordicchiandogli il lobo dell'orecchio "Facciamo l'amore quì...adesso..."
Più che dalla ragione le mie parole erano guidate dall'istinto "C'è qualcuno nei paraggi? Senti il pensiero di qualcuno che potrebbe scoprirci?"
Scosse il capo ipnotizzato dai miei occhi, ora fissi nei suoi.
Le mie mani approfittarono di quell'attimo di esitazione per slacciare uno per uno i bottoni della sua camicia e percorrergli il petto.
Mossi un poco il bacino sul suo e lo vidi cedere, meno di un secondo dopo.
Fameliche le sue labbra si impossessarono della mia gola, scendendo più in basso fino a posarsi sul mio seno coperto solo dalla stoffa del vestito.
Rabbrividii. Quel lasciarsi andare in segreto era davvero eccitante..mi sentivo scoppiare dentro.
Lo volevo. Volevo essere una sola cosa con lui in un luogo così importante e speciale.
Le sue lunghe dita gelide mi carezzarono le cosce facendo risalire la stoffa del vestito e scoprendomi completamente le gambe.
Risi quando sentii la stoffa delle mie coulotte di pizzo lacerarsi sotto la forza delle sue mani.
Meglio, pensai. Non avrei davvero saputo come fare a toglierle senza essere una contorsionista.
Sapevo che non era il caso a rendere Edward un amante così perfetto e attento. Forse la sua natura di vampiro in questo lo giovava.
Riusciva sempre a capire tutti i segnali del mio corpo: quando continuare, come muoversi, quando ero pronta...
E beh...ero pronta da un bel pò ormai e lui doveva averlo capito.
"Che c'è?" domandò sorridendo a sua volta
"Niente..." scossi il capo "Solo...sei fantastico. Ti voglio...ora"
"Ai suoi ordini" bisbigliò roco.
Si sollevò leggermente dal sedile per far scivolare i pantaloni ed i boxer.
Ora nulla divideva più i nostri corpi, desiderosi di unirsi nuovamente.
Tenendomi saldamente per la vita mi sollevo l.
Mi guardò cercando il mio consenso e io annuii.
Con un gesto deciso ma delicato scivolò dentro di me, facendomi gemere.
Con l'altra mano slacciò la molletta che raccoglieva miei capelli, che ricaddero sulla mia schiena.
Con le dita percorse tutta la loro lunghezza e attirò il mio viso  così che fosse a pochi centimetri dal suo.
Mi teneva stretta a sè mentre accoglieva ed assecondava i miei movimenti.
Mi sembrava di essere in paradiso; i nostri nasi si sfioravano e gli occhi si perdevano gli un nella profondità degli altri.
Di solito in un momento così intimo era spontaneo chiudere gli occhi, ma non questa volta.
Volevo condividere l'amore, la passione e la dolcezza di quegli istanti con lui.
Mio marito. L'amore della mia vita.
Edward non smetteva mai di accarezzarmi, di baciarmi la punta del naso, di dirmi quanto fossi perfetta.
La sua voce che mi chiamava era l'unica cosa che mi permetteva di restare ancorata alla realtà, di non dimenticare il mio nome, specialmente quando sentii ogni fibra del suo corpo irrigidirsi e anche io mi accasciai stremata su di lui.
Mi tenne stretta a sè mentre la sua lingua assaggiava il sapore delle mie labbra, i nostri corpi ancora allacciati
Lo sapeva che mi piaceva che restasse dentro di me ancora un pò dopo che avevamo smesso di fare l'amore. Mi faceva sentire bene...felice.
Appoggia la fronte nell'incavo del suo collo, beata.
In quell'istante un bimbo scalciò di nuovo provocando una vibrazione che dal mio corpo si diffuse al suo.
"Ti amo" sussurrò "Ti va...ti va di tornare a casa?"
Alzai il volto per guardarlo meglio.
"Voglio tornare a casa. Voglio che ci portiamo le tue cose, le mie cose. Voglio renderla nostra...solo nostra..."
"Casa nostra..." Ancora non mi sembrava vero.
"Sarà il posto dove cresceremo i nostri figli, dove giocheremo con loro, dove li aiuteremo a fare i compiti...Ci pensi?" continuò lui , facendomi commuovere.
Annuii mentre una piccola lacrima scivolava sulla mia guancia.
"Voglio iniziare a vivere le piccole cose di tutti i giorni con te. Prepararti la colazione, vederti mangiare, aiutarti con l'algebra...voglio esserti accanto sempre."
Le sue dita si posarono sulla mia guancia "Ti renderò felice Bella" promise "Saprò rendervi felici..."
"Lo so" risposi prima di posare le labbra sulle sue "L'ho sempre saputo"
Lui mi aveva sempre resa felice. Anche quando aveva sbagliato, anche quando eravamo stati distanti avevo sempre saputo che l'unica cosa capace di rendermi felice davvero era lui. Lui e me, insieme.
E ora eravamo pronti ad iniziare la nostra vita. Una vita trascorsa a essere l'uno la forza dell'altra.
"Portami a casa. A casa nostra." dissi decisa perdendomi nel suo sorriso

Questo è il Manresa Castle a port townsend! Dove Bella e Edward soggiornano

http://stronghold.heavengames.com/history/cw/pix/manresa1

Questo è il faro dove eddy porta Bella..al tramonto  =)

http://gallery.photo.net/photo/6700020-lg.jpg


Spero che il capitolo vi sia piaciuto ragazze....kissoni a presto!!!!! =)))

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Capitolo 36
*** Trust me ***


capppppy Allora lo so. Ritardo. Scusate. Vi dico solo una cosa...ESAMI. So che mi capite. Bene o mele siamo tutte prese con esami o la fine del quadrimestre xd. Spero di aggiornare prima ragazze. Vi vorrei ringraziare tutte per i bellissimi commentini ma sono distrutta...
Comunque vi invio un bacio collettivo. Il cap nn è dei più lunghi ma ho pensato di dividerlo quì perchè non centrava molto con il resto che avevo scritto. A presto se sopravvivo e non mi bocciano in tutto..in tal caso addio che mi suicido.. No scherzo, dai, mi restate sempre voi... =)
Ahhh..presto conoscerete i bimbi..contente????


BELLA

"Più a destra...no, più a sinistra" Guardai la parete poco convinta "Sai che c'è? Penso che forse dovresti metterlo un pò più in alto"

Emmet sbuffò dall'alto della scaletta. "E io penso che forse non cambi nulla..."
Tutti i Cullen erano stati così gentili da venirci a dare una mano nel trasloco e Emmet si era offerto di occuparsi con me della nurserie dei bimbi.
Ma avevamo delle piccole divergenze di opinione.
"Io continuo a ripetere che preferisco di più Tigro...dovremmo mettere lui al centro della parete" protestò come un bimbo.
"Emmet il protagonista è Pooh, deve stare lui al centro" obiettai
"E chi lo dice?"
"Il fatto che il cartone si chiami Winnie the Pooh e i suoi amici e non Tigro e i suoi amici!"
"Io però volevo Tigro...è più simpatico.." borbottò bisbigliando, facendomi ridere.
"E nell'altra parete che immagini vuoi appiccicarci?" continuò.
"I personaggi di Spongebob" risposi tranquillamente.
"Spongebob?Cioè, fammi capire. Tu vuoi fare una parete che ha come soggetto un bosco e una che ha come soggetto l'oceano?"
"Colgo una vena polemica...". Assottigliai gli occhi.
Ok, sapevo di non essere completamente normale ma...a me piaceva Spongebob. Lo trovavo adorabile: ingenuo, sognatore, romantico.
"No..nulla, solo viva la coerenza!"
"Senti da bambina erano i due cartoni che amavo di più e non ho saputo scegliere" ribattei "E poi ricordo benissimo di averti visto guardare Spongebob in tv l'anno scorso..."
Rise "Sì beh..forse..non è così orribile. Sai ho sempre pensato che alla fine lui e quella scoiattolina si sarebbero messi insieme.."
Lo guardai sbalordita.
 "Sandyyyyy" strillai "sì..insomma lo so che sono due creature lontane e che non possono stare insieme perchè lui vive nell'oceano e lei non sopravviverebbe ma..insomma...sono così carini...No Em..lo voglio più in alto. Senti sollevami , lo metto io."
Mi alzai con un pò di fatica dalla sedia a dondolo e mi accostai a lui.
Mi prese in braccio con estrema delicatezza e riuscii finalmente a posizionare Pimpi esattamente dove volevo.
"Adesso puoi farmi scendere"
Abbassai lo sguardo e mi spuntò il sorriso quando vidi Emmet con il viso estasiato poggiato sul mio pancione, evidentemente attratto da un movimento che aveva percepito all'interno.
Mi mise a terra e si inginocchio di fronte a me.
Iniziò a picchiettare leggermente, finchè un calcetto gli rispose dal mio interno.
Un calcione a dire la verità.
Mi ritrovai piegata prima di rendermene conto. Mi aveva colto alla sprovvista.
Subito le braccia di Em mi circondarono la vita, pronte a sorreggermi.
In men che non si dica un altro paio di braccia mi avvolsero.
"Bella, piccola che c'è? Come ti senti? Hai dolore?" Edward era il ritratto della preoccupazione.
Presi un lungo respiro carezzandogli il viso. "No, devo solo...devo solo stendermi un attimo..."
In pochi secondi raggiungemmo il letto nella nostra camera. Era la prima stanza di cui mi ero occupata con Esme ed era ormai completamente arredata. Avevamo deciso di optare per il bianco. Non sapevo perchè ma era diventata uno dei luoghi che preferivo: grande, ariosa, luminosa...riusciva a darmi tanta serenità.
"Prendi dei lunghi respiri"
"Edward" sorrisi per rassicurarlo "davvero io sto bene. E' stato solo un momento, solo un calcetto più forte degli altri...tutto quì"
Stava per ribattere qualcosa quando sentii bussare alla porta.
"Entra Carlisle" Edward ovviamente già sapeva chi era.
Mio suocero (ancora mi faceva un certo effetto vederlo sotto questo aspetto, visto e considerato che assomigliava molto di più a una star di Hollywood) entrò dalla porta sfoggiando uno dei suoi soliti e rassicuranti sorrisi.
"Bella...ho sentito che non ti senti troppo bene..." iniziò con cautela.
Scossi il capo decisa "No. E' tutto ok. Insomma, sono piuttosto energici i miei bimbi  questo è vero ma...non è stato niente."
Edward lanciò un'occhiata allarmata a Carlisle.
"Perchè non me ne hai parlato prima?" domandò quasi..arrabbiato.
"Edward sono solo congetture, non volevo allarmarvi per nulla."
Il mio sguardo saettava dall'uno all'altro. Ovviamente non capivo nulla della loro conversazione privata e la cosa stava diventando piuttosto frustrante visto e considerato il fatto che molto probabilmente il soggetto eravamo io e la mia gravidanza.
"Ehm..." mi schiarii la voce "Rendete partecipe anche me per favore..."
"Perdonaci Bella...la forza dell'abitudine." si scusò Carlisle abbozzando un sorriso che notai però essere alquanto tirato.
I miei occhi volarono immediatamente a cercare quelli di mio marito. Mi fissava la pancia ma spostò subito lo sguardo non appena si accorse che lo guardavo.
C'era qualcosa che non andava.
"Ok ditemi che c'è.." sussurrai presa da uno strano presentimento.
"Non è nulla di certo Bella, solo supposizioni. Ma voglio essere sincero con te." continuò Carlisle sedendosi sulla poltroncina a fianco del letto.
Edward mi carezzò piano il dorso della mano.
"Da quando abbiamo saputo di questa gravidanza ovviamente ho cercato il più possibile di documentarmi. Di scoprire se c'erano stati altri eventi simili prima d'ora. Purtroppo non ho trovato molto, devo essere sincero. Soltanto alcune leggende in sudamerica ma...nulla di sicuro."
Annuii. Lo avevo immaginato anche io. In fondo avevo sempre saputo che i rapporti d'amore fra vampiri e umani non erano comuni.
Anzi mi veniva in mente solo un vampiro che riuscisse a sopportare la sete grazie all'amore che provava.
Edward.
"Però ho notato che c'era una cosa che accomunava tutte queste leggende. Una cosa a cui avevo pensato anche io quando abbiamo sentito la pelle della tua pancia dura e fredda. Il fatto che questi bambini non siano completamente umani..."
"Non mi importa.." lo interruppi "Cioè, era una cosa a cui avevo pensato anche io quando ho scoperto di essere incinta ma non mi importa, davvero. Io li amerò lo stesso"
"Bella amore" Edward mi strinse più forte la mano e io mi voltai verso di lui "Non lo mettiamo in dubbio. Anche io li amerò lo stesso ma...non è questo. Lasciamo parlare Carlisle.."
Ritornai a fissare mio suocero.
"Sì...beh, la caratteristica che io temo maggiormente per la tua salute è..la forza Bella. La loro forza. Ora sono cresciuti e si sono rafforzati come tutti i bimbi normali… ma loro sono più forti dei bimbi normali. Prima saresti caduta se Emmet non ti avesse sorretta. E' la prima volta che ti capita?"
"Beh" risposi cercando di ricordare tutte le volte in cui i bambini, ultimamente, avevano scalciato "Negli ultimi giorni ho notato che si sono fatti più decisi i colpetti che mi danno. Ieri in bagno ne ho sentiti due di seguito e mi sono dovuta aggrappare al lavandino per non cadere..." ammisi titubante.
Sentii Edward irrigidirsi.
Sicuramente si rimproverava mentalmente per non essersi accorto di nulla prima e io non lo volevo assolutamente. Intrecciai le mie dita alle sue.
"Ora ho bisogno che tu sia completamente sincera con me." continuò Carlisle "Senti dolore quando lo fanno?"
"No" risposi immediatamente "Non è dolore. Sono solo...molto forti. E questo a volte mi fa perdere leggermente l'equilibrio. Specie se non me li aspetto."
"Bene" annuì lui pensieroso "Bella ricordi che non abbiamo mai potuto fare una vera ecografia perchè la tua placenta deve essere uguale alla pelle dei vampiri?"
"Certo" confermai, ripensando a tutte le volte in cui avevamo tentato inutilmente di vedere i piccoli giungendo, perciò, a quella conclusione.
"Beh, io penso che questo sia un bene. Credo che in qualche modo la placenta funga da barriera, da protezione per te. Per quanto i bimbi siano forti la placenta lo è altrettanto e così gli impedisce di farti male."
"Quindi...è una cosa buona?" domandai senza capire bene.
"Per ora..." Questa volta fu Edward a parlare.
Il mio sguardo saettava da Carlisle a Edward.
"Bella, devi capire che per il parto le cose si complicano. Non voglio rischiare la tua salute in nessun modo e per questo penso che sarebbe più appropriato fare un cesareo. Vedi in condizioni normali la placenta viene espulsa circa quindici minuti dopo il parto ma…questa placenta e diversa come ti ho spiegato."
"Ma...è proprio necessario? Insomma..io avevo pensato che li avrei messi al mondo da sola" Avevo sentito una fitta di dolore al petto alle parole di Carlisle. Non sapevo come spiegarlo. L'idea del parto in un certo senso mi faceva paura ma...ero anche convinta che mi avrebbe fatta sentire realizzata come donna.
"Beh Bella..devi capire che è solo per essere più sicuri. Per evitarti complicazioni inutili. Se il tuo corpo non riuscisse ad espellerla dovrei intervenire chirurgicamente e se avessi già perso molto sangue durante il parto sarebbe un rischio per te"
"Penso che tu Carlisle abbia ragione. Dobbiamo prima di tutto pensare a Bella e…"
"Io vorrei pensarci un pò se non ti dispiace"  Le parole mi scivolarono fuori senza che potessi fermarle. Non sapevo perchè ma l'idea che mettere al mondo i miei bambini potesse essere rischioso mi sembrava..strana.
Una parte di me sentiva che non era così. Che sarebbe stato giusto andare fino in fondo naturalmente e che sarebbe andato tutto bene.
"Ma certo Bella" Carlisle mi sorrise alzandosi e lanciando un'occhiata a Edward "C'è ancora un pò di tempo. Io ora devo andare al lavoro ma se avessi altri dubbi chiamami a qualunque ora."
Ringraziai Carlisle e lo accompagnai alla porta, ancora presa dai miei pensieri.
Appena la richiusi e mi fui voltata però sussultai. Mi ritrovai Edward di fronte, lo sguardo fisso al pavimento.
"Scusa Bella" sussurrò "E' stata tutta colpa mia. Io...io ero così preso dal matrimonio, dalla gioia di diventare padre che...non ho minimamente pensato a te, o ai rischi che si potevano correre..."
"Non lo dire Edward" lo bloccai prima che continuasse "Tu ti occupi di me e di questi bimbi meravigliosamente. E sento nel cuore che alla fine le cose si sistemeranno e andrà tutto bene."
Tentai di sorridergli e di infondergli un pò della fiducia che io avevo.
Sospirò "Sì con il cesareo..."
"Non so" dissi io entrando in cucina e servendomi dell'acqua "Io vorrei che fosse proprio un'ultima spiaggia. Insomma, da quello che ha detto tuo padre non sono i bambini a rischiare con un parto naturale..."
In un baleno mi ritrovai con lui a fianco "Non voglio che nessuno di voi tre corra dei rischi..."
"Edward" tentai di spiegargli "E’…è un rischio che forse potrei correre. Insomma se espellessi la placenta normalmente, se..”
“Se?” adesso mi guardava fissò negli occhi “Se? Vuoi rischiare la tua salute, la tua vita basandoti su dei se?Bella cerca di riflettere. Io non voglio privarti del tuo diventare madre ma..”
“E allora non farlo.” Sbottai. Non mi piaceva la piega che stava prendendo la discussione. Stavamo litigando, e io non volevo questo…
Non sapevo come spiegargli quello che sentivo. Che era giusto aspettare, che era giusto avere …fede.
Ecco, io avevo fede che alla fine sarebbe andato tutto bene. Non sapevo nè come , né perché, ma ero certa che i miei bambini non mi avrebbero mai fatto del male. Ero sicura di essere abbastanza forte per poter andare fino in fondo.
Forse era il caso di dargli un po’ di tempo per calmarsi.
“Non comportarti da egoista” disse tutto ad un tratto, lasciandomi basita. “Tu sai che se ti capitasse qualcosa io…io non vivrei. Il discorso che fai ora è da egoisti Bella.”
Non avevo neppure il fiato per rispondergli. Mi sentivo il cuore completamente a pezzi per quello che mi aveva appena detto.
Iniziai semplicemente a camminare e mi ritrovai chiusa nella nurserie, con le lacrime agli occhi.
Mi accoccolai sulla sedia a dondolo.
Un’egoista. Per lui ero un’egoista.
E forse aveva ragione.
Volevo che si fidasse di me, che avesse fiducia in me ma…
Se le situazioni fossero state ribaltate io mai, mai avrei potuto rischiare la sua vita e…
Aveva ragione…in un certo senso..
Forse stavo sbagliando tutto.
Non so quanto tempo rimasi lì a guardare il vuoto e a pensare a come sistemare la situazione, ma ad un certo punto sentii la porta aprirsi
"Ehi piccola..." Edward entrò piano nella nursery con un vassoio in mano
Immediatamente cercai di scacciare via le lacrime con il dorso della mano. Era un gesto inutile e lo sapevo.
In un batter d'occhio lo trovai inginocchiato  di fronte a me, le mie mani tra le sue.
"Scusa.." mormorammo entrambi contemporaneamente.
Scivolai piano dal dondolo e mi accoccolai al suo fianco, poggiando il capo sul suo petto.
“Scusa..continuo a sbagliare nel tentativo di proteggerti…” continuò.
Scossi il capo “Lo so che lo fai perché mi ami. E poi ho riflettuto su quello che mi hai detto. Sul fatto che sono un’egoista a non pensare a te.”
“Ho sbagliato” si scusò immediatamente “Non..non era quello che intendevo, sul serio. L’ho detto perché ero arrabbiato.”
“Ma avevi ragione” sussurrai mesta “Avevi ragione. E la cosa più assurda è che so come ci si sente quando la persona che ami se ne va via per sempre e..e io non potrei mai farti questo.”
Mi strinse più forte baciandomi i capelli “Intendi quando…quando ti sei buttata dalla scogliera.?”
Annuii.
Non mi piaceva parlare di quel momento, o anche solo ricordare il modo in cui mi ero sentita sola e disperata ma…era necessario per riuscire a spiegarmi.
“Anche se amavo le creaturine nella mia pancia io…tu non c’eri Edward e conosco la disperazione nel sentirsi abbandonati e…soli. Io non ti lascerò mai da solo. Fidati di me…”
Lo sentii tremare leggermente e poi annuire piano. “Io mi fido di te…”
Mi staccai così da poterlo guardare negli occhi.
“Possiamo non programmare il cesareo per ora” disse deciso “Carlisle può allestire una sala operatoria a casa…ha le conoscenze giuste per procurarsi tutto il necessario. Possiamo provare, ma alla prima difficoltà, alla prima complicazione…”
“Te lo prometto” lo interruppi capendo dove volesse arrivare “Ti prometto che al primo segno che le cose non vanno come devono ti giuro che farò tutto quello che mi direte”
Gi gettai le braccia al collo senza riuscire a fermare qualche lacrima.
“Adesso basta piangere, amore” rispose raccogliendo i rivoletti salati tra le labbra, assaporandoli.
Sorrisi di quel gesto così intimo e mi accoccolai meglio su di lui.
“Avrai freddo” si scusò “Le mie braccia sono così fredde…”
“A me danno tutto il calore di cui ho bisogno” lo rassicurai sincera..
Rimanemmo così, stretti su quella moquette per svariati minuti, a contemplare le immagini che solo poche ore prima avevo attaccato con Emmet.
“Sai…spero che non ti stuferai di me queste ultime settimane di scuola” disse improvvisamente, lasciandomi stupita.
“E perché dovrei stufarmi di te?”
“Beh, diciamo che se i movimenti dei bimbi possono portarti dei problemi non ho intenzione di perderti di vista neppure per un secondo. Anzi potrei chiedere un permesso e starti vicino anche durante gli esami finali.
Risi forte “Per quanto riguarda il test di trigonometria potrei anche accettare. Mi farebbe comodo un po’ della tua super intelligenza vampira”
“Sarai bravissima. Devi solo avere un po’ più di fiducia in te stessa.”
“Comunque sia non c’è bisogno che ti preoccupi! Lo tranquillizzai carezzandogli il braccio “Quando sono seduta è tutto ok. E per il resto del tempo...beh, ti voglio al mio fianco sempre”
Chinò leggermente il capo e posò le sue labbra fresche sulle mie.
“E comunque so che E.J1 ed E.J2 si comporteranno bene”
Edward si staccò e mi fissò confuso “Come li hai chiamati, scusa?”
“Ehm..no niente..” biascicai arrossendo “Cioè è da quando sono incinta..ehm gli ho dato una specie di soprannome. Insomma anche tuo padre si chiamava Edward… ed è l’unico nome che francamente riesco ad immaginare per un maschietto”
“Non merito una moglie dolce come te…” disse. “Ma E.J.2 per cosa sta?”
“Beh, è una cosa di cui comunque volevo parlarti” continuai titubante “Per i nomi. Io avevo pensato che se uno fosse una bimba…sarebbe stato bello chiamarla Elisabeth, come tua madre.”
Era da un po’ che quella idea mi frullava in testa. Esattamente dal giorno in cui mi aveva portato al faro e avevo capito tutto quello che quella donna aveva rappresentato per lui.
Mi fissò intensamente “Grazie amore…grazie.  Sussurrò sui miei capelli “Solo a patto che però come secondo nome si chiami Marie, come te. Lo trovo bellissimo”
“D’accordo…” risposi non riuscendo a contenere uno sbadiglio.
Mio marito mi prese in braccio e mi portò in camera nostra. Mi aiutò ad infilarmi il pigiama e poi  mi accoccolai nell’unico luogo in cui, ormai, riuscivo ad addormentarmi.
Fra le sue braccia.
Edward iniziò a cantare piano la mia ninna nanna, quando stavo quasi per addormentarmi mi riscossi, pensando ad una cosa ovvia e che però prima mi era sfuggita.
“Edward, ma se sono due maschi o due femmine invece..che si fa?”
Mi baciò la fronte “Penso che ci inventeremo qualcosa quando li..o le vedremo”
“Hai ragione” risposi sistemandomi meglio “ma io penso che non avremo problemi. Sento che sono un maschietto e una femminuccia. Me lo sento…”
“E io mi fido di te amore mio…lo sai” rispose lui accarezzandomi piano i capelli mentre venivo colta inesorabilmente e definitivamente  dal sonno.
Grazie  a tutte voi che continuate ad aggiungermi a preferiti & co. Vo lovvvvvvvvvvo.

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Capitolo 37
*** Blood ***


cpitolino Ragazze scusate..vado di frettissima. E' mezzanotte e ho un sonno micidiale. Dovrei essere un vampiro e non avere bisogno di dormire per riuscire a fare tutto. Vi devo ringraziare per tutti gli splendidi commenti dello scorso capitolo...grazie mille a tutte. scusate ma sti esami mi distruggono ragazze..spero che ricomincino presto i corsi e che finisca tutto. Il prox cap sarà ..beh diciamo che avrà un colpo di scena xd.hihihihi. Commentate in tante perchè rileggerei le vostre recensione 1000 volte. Vi bacio e me ne vado a letto xd. Grazie a tutte di seguirmi con così tanto affetto ancora. =)


BELLA
Faceva caldo e c’era il sole. Guardai sconsolata fuori dalla finestra dell’aula di educazione civica, aspettando con mal celata impazienza che quel tormento finisse. Lanciando un’occhiata al resto dei miei compagni capii di non essere la sola ad avere quei pensieri.

Con gli esami che sarebbero iniziati di lì a pochi giorni volevamo tutti andare a casa a studiare qualcosa di veramente utile.
Qualcosa che sarebbe stato materia di esame, non una cosa inutile come educazione civica…
Sbuffai. Se almeno ci fosse stato Edward lì con me, o anche solamente Alice.
Invece erano a casa a causa del sole.
Stupido, stupido sole. Fino a un anno fa avrei benedetto qualunque tiepido raggio che fosse spuntato a Forks, ma ora non era più così. Non se significava stare lontana da Edward.
In più ci si metteva anche la più grande ondata di caldo che avesse mai attraversato la città negli ultimi 100 anni.
Il maggio più caldo dello stato di Washington.
Così titolava oggi il Seattle Post.
Se solo non fossi stata incinta, sudata e perennemente esausta per lo studio per esami avrei anche gioito di quella possibilità di restare chiusa in casa con mio marito per giorni, ma ora era solo un’enorme scocciatura in più e…
Driiiiiin.
Ringraziai mentalmente Dio per aver fatto finire quell’ora eterna e mi accinsi a raccattare i miei libri. Non appena mi girai, però, vidi le due figure che mi avevano tampinata tutto il giorno materializzarsi al mio fianco.
Angela e Ben.
A quanto pareva Edward aveva informato la mia amica che non ci sarebbe stato quel giorno, chiedendo esplicitamente a lei e al suo muscoloso ragazzo di starmi accanto nel caso fossi svenuta per il troppo caldo. Ovviamente la sua reale paura erano i calcetti un po’ troppo “potenti” dei bambini ma, qualunque fosse il motivo, Angela e Ben si erano dimostrati più che felici di assolvere il loro compito.
“Ragazzi” li assicurai “sono stata bene tutto il giorno, sul serio. Non è necessario che mi accompagniate alla macchina”
“E invece sì” protestarono in coro. Oddio, Edward li aveva addestrati per bene.
“Ho fatto una promessa. E Ben Cheney le mantiene sempre. Specialmente quando si tratta di aiutare una fanciulla in difficoltà” scherzò lui.
Ridemmo tutti e tre. Ero davvero felice che Angela lo avesse incontrato. Era una ragazza dolce e speciale e si meritava una persona altrettanto buona.
Stavamo parlando di quanto stessimo studiando tutti in quei giorni quando, improvvisamente, la mia amica si fermò sulla porta d’ingresso.
Vidi che si era portata una mano al volto, l’altra cercava freneticamente qualcosa nella borsa.
Tirò fuori un fazzoletto e se lo tamponò sul volto. Non abbastanza velocemente, però,da impedirmi di scorgere il luccichio di qualcosa di rosso tra le sue dita.
Sangue.
“Mi mi dispiace ragazzi” balbettò “Mi capita spesso che mi sanguini il naso ultimamente…sarà il caldo. Torno subito, vado un secondo in bagno”
Fece dietrofront e ritornò all’interno dell’edificio.
Fui estremamente felice di non soffrire di epistassi. Mi era capitato qualche volta da bambina e…l’avevo sempre trovato disgustoso.
Sentire l’odore ed il sapore ferroso del sangue era…era orribile. Specialmente per me che non ne sopportavo nemmeno una goccia.
Mi sedetti sui gradini dell’ingresso e iniziai a parlare un po’ con Ben, ma i minuti passavano e Angela non tornava.
Che le fosse successo qualcosa? Magari le girava la testa o…
“Ben” dissi rimettendomi in piedi “Vado a vedere come sta, ok?”
Mi fissò sospettoso “Sicura che te la senti?”
Sbuffai “Sì. E poi non penso che ti farebbero entrare nel bagno delle donne” Rientrai nella scuola ormai praticamente deserta e mi avviai nel bagno più vicino. Doveva per forza essere entrata lì.
Man mano che percorrevo il corridoio però sentivo una strana sensazione. No, non era una sensazione…era più un..profumo.
Era tenue, ma mi colpì improvvisamente. Perché  mi attirava. Sembrava qualcosa di dolce e caldo…
Un immediato crampo mi fece contrarre lo stomaco. Avevo fame?
Eppure avevo pranzato..e anche molto. Ma quell’aroma aveva un non so che di…speciale.
E la cosa più strana è che ero certa di non averlo mai sentito prima in tutta la mia vita.
Cercai di ignorarlo. Io dovevo trovare Angela, non mettermi a fantasticare su strani profumi.
Accelerai il passo ma, mentre procedevo, anche l’odore si faceva sempre più forte.
E quando aprii la porta capii perché.
Era dal bagno che proveniva.
L’aria ne era satura, lo sentivo penetrarmi dentro dal naso, dalla bocca.
Dovetti aggrapparmi alla porta per sopportare quella bomba improvvisa che mi dava quasi al cervello. Solo allora notai la mia amica china sul lavello.
La ceramica bianca macchiata di goccioline rosse, esattamente come i fazzolettini che vi erano posati sopra.
Stava tentando di dare una ripulita.
“Scusa…è che questa volta non smetteva più. Non volevo farvi preoccupare”
Non risposi immediatamente. Il mio sguardo era fisso sulla carta sporca che aveva appena gettato nel cestino.
“Bella, tutto bene?”.
Annuii. “Allora ti dispiace aspettarmi ancora un secondo? Faccio pipì e poi andiamo fuori “
Si chiuse dentro ad uno dei bagni e sentii il rumore del chiavistello.
Mi avvicinai molto lentamente alla spazzatura, prendendo in mano la carta sporca.
Non poteva essere. Non volevo credere all’unica conclusione logica a cui ero arrivata.
Era il sangue che aveva quel buon…quel buon profumo.
Lo portai al volto e, racimolando tutto il mio coraggio residuo, inspirai forte.
Immediatamente lo gettai di nuovo nel cestino, come se fosse un ragno velenoso pronto a mordermi.
Era il sangue.
E io lo volevo…lo desideravo e..
“Bella?” Angela mi guardava preoccupata “Sei pallida”
“Sto bene” risposi meccanicamente “Andiamo via di qui”
Camminai in silenzio fino alla macchina e, a mala pena, mi ricordai di salutare i miei amici. Non volevo essere maleducata ma…
Non riuscivo a pensare a niente che non fosse quello che era appena successo.
Avevo sempre detestato il sangue. Mi faceva ribrezzo, rischiavo di svenire semplicemente alla sua vista e ora invece…quello che avevo provato vedendo, anzi sentendo quello di Angela era..era inspiegabile.
Mi era venuta fame, mi era venuta voglia di assaggiarlo, di…berlo.
E poi ripensai alle parole di Carlisle “E’ possibile che questi bimbi non siano completamente umani”
Erano i bambini a volerlo?Ad averne bisogno?
Avevamo sospettato che potessero avere delle caratteristiche vampire ma…ma questa cosa non mi aveva mai sfiorata neppure per un secondo.
Bere sangue.
Lo avrei fatto se fosse stato necessario?
Scossi il capo mentre entravo nel vialetto con la volvo di Edward. Sapevo già la risposta. Io avrei fatto qualunque cosa per loro, anche questo.
Ero così presa nei miei pensieri cha a mala pena mi accorsi della presenza di mio marito nell’ingresso.
“Ciao” sussurrò abbracciandomi. “Come mai così in ritardo? Stavo iniziando a preoccuparmi…”
“Angela non si è sentita molto bene, tutto qui. Tu che hai fatto invece?” risposi tentando di cambiare argomento.
Mi guardò confuso “Non noti nulla?”
Mi guardai attorno e capii a cosa si riferisse. Era tutto perfetto.
Non c’erano più scatoloni, né teli, né scartoffie in giro. Tutto era in ordine. Tutta la nostra casa era perfetta.
Aveva finito i lavori che ancora mancavano. Fosse stato per lui, ovviamente, avrebbe portato tutto a termine settimane prima, ma io avevo insistito per aiutarlo. Per andare a velocità umana.
E adesso aveva finito. Era davvero pronta per noi, per accogliere i nostri bimbi.
Sentii le lacrime nascere dai miei occhi, senza nessun apparente motivo.
Subito mi strinse più forte cercando di consolarmi. “Dimmi che c’è piccola. Sei strana..”
Scossi il capo. “Niente, è che non finirò mai di stupirmi per quanto tu sia perfetto. E poi…poi sono solo stanca e..e oggi è successa una cosa a scuola…”
In quel momento, però, suonò il campanello.
Edward sbuffò “E’ solo il postino. Ignoralo”
“No vai” Mi tamponai gli occhi “ne parliamo tra un attimo, davvero”
Mi staccai da lui e andai in cucina. Avevo bisogno di bere un po’ d’acqua, prima di dirgli…tutto quanto.
Aprii il frigo e…
Rimasi improvvisamente pietrificata.
Una.
Due.
Tre.
Tre sacche di sangue stavano in bella mostra nel mio frigorifero.
Per un attimo fui troppo scioccata per fare qualunque cosa. Poi, molto lentamente ne presi una, cercando di arrestare il tremore alla mano.
Non ..non riuscivo a  capire che cosa ci facessero lì dentro, né tanto meno perché proprio oggi dovessi imbattermi continuamente in del sangue.
Me la rigirai tra le mani. Riportava la dicitura di un ospedale di Vancouver e il gruppo sanguigno: A+
Soppesavo il pacchetto, i miei occhi puntati sul liquido rosso che vorticava dentro la plastica trasparente.
Forse quello era un segno.
Forse era arrivato il momento della verità.
Agii d’impulso. Se quello era ciò che dovevo fare per i miei bimbi lo avrei fatto. Presi le forbici dal cassetto e un bicchiere dalla credenza.
Feci una piccola incisione sulla plastica e, contrariamente alle mie speranze, lo stesso odore che mi aveva ipnotizzata neppure un ‘ora prima mi investì nuovamente.
Rovesciai il liquido dentro il bicchiere e prima di pensare veramente a ciò che stavo per fare lo portai alle labbra assaggiandone qualche goccia.
Non ero preparata a quello che accadde dopo.
La sensazione che provai quando quelle poche gocce toccarono la mia lingua fu…indescrivibile.
Più potente del semplice odore,più potente di qualunque cosa avessi mai gustato o anche solo immaginato di gustare.
Ingoiai piano il liquido fresco, incapace di smettere. Ero come un’assetata nel deserto. Più bevevo e più ne volevo.
Era il mio unico pensiero fisso.
“Che stai facendo?”
Solo la voce di Edward fu capace di penetrare la bolla in cui mi trovavo.
Mi staccai e girai il capo guardandolo. Il suo sguardo sconvolto andava dal mio viso al bicchiere.
“Che fai Bella?” le sue parole non erano più di un sussurro.
Sentii la presa della mia mano affievolirsi sul bicchiere. E poi soltanto il rumore del vetro che si infrangeva sul pavimento e del sangue che schizzava ovunque.


"Grazie Carlisle. Grazie di tutto" Sentii la voce di Edward avvicinarsi e poi lo vidi uscire nel portico. Prese posto sul dondolo al mio fianco.
"Va un pò meglio ora?" domandò preoccupato "Dio, Bella. Quando ti ho vista pallida  lasciare cadere il bicchiere...mi sono sentito morire. Pensavo...non so, non riuscivo a pensare a niente...Poi sei svenuta e..."
"Scusa" sussurrai "Carlisle…Carlisle ti ha detto altro?"
Scosse il capo "Le stesse cose che ha detto prima anche a te. Probabilmente ora che i bambini sono cresciuti molto il nutrimento che prendono da te non gli bastava più ed è per questo che..beh quando hai sentito l'odore del sangue di Angela..."
"Lui ...lui crede che dovrei berlo per i piccoli?" domandai titubante. Da quando mi ero ripresa e avevo raccontato a Edward e a Carlisle la mia disastrosa giornata e quello che era successo nel bagno della scuola, quella era la cosa che mi premeva maggiormente sapere.
"Bella probabilmente li aiuterebbe a crescere ancora un pò ma mancano solo tre settimane al parto e...Nessuno ti farà fare qualcosa di cui non ti senti pronta o che ti disgusta"
"Io..io voglio aiutarli." Affermai decisa. I miei bimbi e le loro esigenze venivano sempre al primo posto. Anche se erano un pò speciali. "E poi berlo non mi disgusta per niente…è questo il problema. Mi sono sentita strana a bere qualcosa che prima era...era una vita umana." Gli strinsi la mano "Credo di capire come tu ti sia sempre sentito e poi..."
"E poi..?" mi incitò Edward "Dimmi tutto quello che provi amore. Per favore."
"Beh" soffiai "Mi vergognavo e...pensavo che..che ti avrei fatto ribrezzo"
"Bella" prese il mio volto tra le mani, costringendomi a guardarlo "Non dire mai mai una cosa simile. Qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa tu dica tu resterai sempre la mia Bella. I problemi che abbiamo li condividiamo lo sai"
Annuii seria
"E poi piccola. Stai parlando con un vampiro. Perchè ti vergognavi?" continuò
"E' che io...io sono umana Edward ed era un pensiero così assurdo..così inconcepibile" Lui mi carezzò gentile i capelli. "Ma te lo stavo per dire. Solo che poi tu sei andato alla porta e io ho aperto il frigo e..."
"Quello è stato un imperdonabile errore. Era una scorta per me. Non voglio andare a caccia e lasciarti sola neppure per un momento ora che manca così poco e... avrei dovuto pensare che..."
"Non potevi saperlo" lo bloccai subito "E' poi questa cosa si è sommata a tutto il resto: gli esami , il caldo…”
“Tu sarai bravissima e sarà presto tutto finito, te lo prometto” mi assicurò.
 Passai un suo braccio dietro il mio collo e appoggiai la guancia sul suo petto, nudo lì dove la sua camicia era sbottonata. “Mmm...sai quando è estate sei molto rinfrescante” sussurrai.
“Mmmm rinfrescante? E io che avrei preferito scaldarti stasera…” rispose malizioso.
Gli lanciai un occhiata,arrossendo. “Edward”
“Era un sorriso quello sul tuo viso?” chiese baciandomi la punta del naso e scendendo sul collo, provocandomi il solletico.
“Sì” risposi sogghignando “credo di sì…E c’era solo grazie a te.”
Mi accoccolai sul suo petto, beandomi del suo profumo che si mescolava a quello dell’aria ancora tiepida della sera.
D’un tratto mi ricordai di un particolare assurdo che prima mi era sfuggito di mente.
“Che voleva il postino?”
“Finalmente anche le tue lettere arrivano all’indirizzo giusto”
“Oh” risposi “Bene. Ti dispiace prendermele. Gli do un’ occhiata”
“No. Puoi tranquillamente farlo domani. Ora sarai stanca” Mi sorrise abbagliante e si sporse a darmi un bacio.
Mmmm. Avrebbe incantato chiunque…chiunque tranne sua moglie.
“Vammi a prendere quelle lettere” assottigliai gli occhi.
“Bella che fretta c’è? Perché non domani?”
“Perché non oggi?” replicai pronta. Sentivo che c’era qualcosa che non mi diceva.
Sbuffando si alzò e in un soffio d’aria fu di nuovo accanto a me. “Ecco a te”
Mi aspettavo un paio di buste, al massimo qualche cartolina di mia madre e invece..
Invece mi ritrovai tra le mani svariate buste gialle e spesse. La cosa che mi colpì di più fu la carta estremamente pregiata e la calligrafia elegante. E soprattutto il fatto che su ognuna fosse stampata la sigla di…di un’università?
E che università!
Georgetown, Harvard, Yale, Dartmouth…
Ci doveva essere un errore. Io molti mesi prima avevo fatto domanda soltanto per alcuni college decisamente più piccoli. Non che pensassi realmente di andarci ora che i bambini stavano per arrivare. Avrei rimandato di un paio d’anni e poi…beh, avrei avuto tutta l’eternità per frequentare il college. L’infanzia dei miei figli era qualcosa che si sarebbe ripetuta una volta sola.
Ma questi college…io non li avevo mai neppure considerati realmente. Erano…erano troppo.
Troppo esclusivi. Troppo cari. Troppo distanti.
Ricontrollai l’indirizzo sulle buste e, malgrado tutto, il destinatario ero proprio io:
Isabella Cullen,56 Maple Street
Forks (WA)
Forse…forse c’era un’altra Isabella Cullen negli USA e per sbaglio avevano messo il mio indirizzo o forse…
Puntai gli occhi in quelli di Edward.
Non poteva. Non l’aveva fatto.
Vero? Vero?
“Edward” presi un lungo respiro “ti prego dimmi che non è vero. Dimmi che non hai fatto domanda in questi college a mio nome, ti prego…”
“Ok..” rispose tranquillo “Non l’ho fatto.”
“Ed è la verità??”
“No”
“Edward!” sbottai “Cioè..adesso non mi avrà presa nessuna di queste e io mi sentirò una fallita!”
Mi sorrise baciandomi la mano “Oh, non so. Le buste sono grosse e spesse. Di solito significa una risposta positiva..”
Mi mancò il respiro “Ti prego dimmi che in ognuna di questi college adesso non c’è una biblioteca nuova intitolata ad Isabella Cullen..”
“Non so di cosa tu stia parlando” Sembrava un angelo con lo sguardo innocente. Troppo innocente per i miei gusti.
“Non le apro” decretai alla fine “Tanto non andrò al college.”
Sbuffò rumorosamente “Bella avevamo detto che se volevi che ti trasformassi avresti dovuto fare delle esperienze umane e…Io voglio che tu abbia il meglio di tutto, e non venirmi a dire che non ti interessava andare al college perché è sempre stato uno dei tuoi obiettivi…uno dei tuoi sogni”
“Lo era..” confermai “ma ora il mio sogno siete voi..la nostra famiglia”
“Però prometti che ci penserai almeno…”
Sospirai riappoggiando il capo sulla sua spalla. Passai in rassegna tutte le buste soppesando le sue parole, finchè non ne vidi una che forse…
“La Washington State” dissi stracciando la carta “la Washington state mi ha ammessa! Potrei frequentare qualche corso lì…non è distante e mi continuerei ad occupare dei bambini a tempo pieno e tu saresti felice perché io vado al college!”
“Non è proprio Harvard..” mugugnò.
“Edward, è una buona università. Ed è il massimo che ti concederò. Voglio fare la mamma..prima di tutto”
Sorrise a quelle parole “Una perfetta e bellissima mamma”
In quel momento un bimbo scalciò. Portai la mano di Edward a contatto con la mia pelle.
“E un bravissimo papà…” sussurrai.
Si sporse fino a posare le labbra sulle mie.
“Andrà tutto bene” soffiò sulla mia pelle “Te lo assicuro”
Annuii. Lo sapevo anche io. Sentivo che tutto sarebbe andato al suo posto, che le fatiche o le cose strane che avessi dovuto incontrare ancora sarebbero apparse solo sciocchezze quando avessi tenuto in braccio i miei figli.
“So che sarà così Edward” dissi “Lo so perché siamo insieme. E quando siamo insieme possiamo affrontare tutto.”
Che fossero università costose, strane voglie o enormi montagne di libri da studiare.
Insieme eravamo una squadra. Una squadra invincibile.

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Capitolo 38
*** Graduation ***


capitolino hihi Ciao!! Ehm ehm ehm...giù i forconi please!! =) Lo so merito..merito ..la dannazione eterna! Su questo siamo d'accordo. Hhihihihi. Ho avuto un pò da fare con l'uni e con una bimba di nome Joy in questi giorni e così...sono in ritardo. Scusate. Mi prostro implorando pietà... ma voi mi perdonate perchè mi amate tanto. Hhihihi..vero? Ok forse dovrei aspettare a chiedervelo perchè arrivate in fondo..ehm ehm..forse vorrete di nuovo fucilarmi.. ovviamente vi ringrazio per le numerosissime recensioni come sempre *.*  *.* me commossa, davvero. Ogni volta vi mando benedizioni a bizzeffe per la gioia che mi date recensendo! LOL. Al prossimo rispondo singolarmente!  Allora adesso vi parlo di 1 cosa molto importante.
Sto scrivendo un'altra ff a 4 mani con una mia amica. E' sulla coppia Robsten e ne siamo davvero davvero entusiaste. Se a qualcuna di voi piace qst splendida coppia (*.*) vi invito a farci un salto e dare un'occhiata. Ne vale la pena ve lo posso assicurare!!!!! Vi lascio il link, o comunque se guardate tra le mie storie la trovate. Il titolo è "Qui dove batte il cuore". Vi ringrazio in anticipo girls.
altra cosa. La ragazza con cui scrivo la storia ne pubblica anche un'altra sempre Robsten. Magari la conoscete ma vi metto comunque il suo link, perchè è fantastica e amerete il suo modo di scrivere. Trasmette le emozioni dal cuore..e secondo me caratterizza i personaggi davvero bene. passate a farci un salto! 
"Nothing like you and I"


BELLA

Quella mattina aprii gli occhi con una strana sensazione. Era un qualcosa allo stomaco...non sapevo neppure io come definirla. Forse era solo  perché anche oggi, come il giorno del mio matrimonio,stavo per dire addio a qualcosa.

Il giorno del mio diploma.
Oggi era il giorno del mio diploma.
Del nostro diploma, adire la verità. Mio, di Edward e di Alice.
Ma per loro era diverso. Non era veramente la prima volta.
Per me invece era...era il momento che aspettavo da tutta la vita. La scuola era sempre stata una cosa importantissima per me: i libri erano...l'unico luogo in cui mi fossi sempre sentita me stessa, a mio agio prima di incontrare Edward e ora...
Forse era un ragionamento stupido. In fondo in autunno avrei continuato dei corsi all'università ma...ma era come se quel giorno rappresentasse una nuova ennesima svolta nella mia vita.
Non che non fossi felice del corso che aveva preso la mia esistenza: presto sarei stata una mamma e tutto sarebbe stato nuovo e diverso. Ed ero contenta ed emozionata di questo. Quello che invece davvero non amavo erano gli addii, le cose che si concludevano. Non ero mai stata una grande fan del liceo e di gran parte della popolazione studentesca ma...potevo essere felice di aver trovato dei buoni amici, in fondo.
Mi alzai prendendo un bel respiro e sedendomi sul davanzale della finestra. La aprii per far entrare un pò del venticello del mattino. Per fortuna il sole oggi non si vedeva in cielo e, a detta della mia sorellina veggente, avrebbe continuato così per tutta la giornata. Era una vera e propria benedizione, o avremmo dovuto trovare il modo di giustificare l'assenza di tutti i Cullen dalla cerimonia a scuola.
Mi sventolai con la mano cercando, inutilmente, un pò di sollievo. L'afa era ancora opprimente e se non fosse stato per le braccia fresche di Edward non credo che sarei stata mai capace di prendere sonno la notte.
D'un tratto sentii il cellulare vibrare e lo afferrai, prima che cadesse dal comodino.
Sorrisi vedendo il numero.
"Ciao mamma"
"Bella amore mio! Sei emozionata? Oh sicuramente sì ma se ti conosco abbastanza non lo darai mai a vedere. Chissà come sarai carina con quella tunica! A proposito devi fare tantissime foto o mi sentirò ancora più in colpa di non essere lì con te. Proprio non me la sono sentita di lasciare solo Phil e devo essere la peggiore madre del mondo credo e.."
"Mamma. Mamma, per favore rilassati" Cercai di bloccare il suo flusso senza senso prima che fosse troppo tardi. Purtroppo mia madre era dovuta rimanere a Jacksonville insieme a Phil che si era rotto una gamba in una partita di campionato. L'avevo convinta a restare a casa con lui a forza. Conoscendola sapevo che avrebbe sentito terribilmente la sua mancanza e si sarebbe preoccupata per tutto il tempo.
"Mamma. E' tutto ok. Sarà una semplicissima cerimonia. Sul serio. E papà farà milioni di foto. Sarà come se tu fossi quì"
Borbottò qualcosa di indistinto mentre sentii Edward entrare in camera con un vassoio in mano. "Mamma, ora scappo. C'è Edward con la colazione. La cerimonia è alle dieci, non voglio fare tardi"
"Sì sì, tesoro vai" rispose  "E non stancarti troppo."
La salutai rassicurandola e chiusi la conversazione.
"Ti ho portato da mangiare" sussurrò Edward avvicinandosi a me con un cornetto caldo.
Gli feci spazio tra le mie gambe attirandolo di più al mio corpo. "Non ho fame..."
"Bella.." protestò "Per i bambini..."
Provai ad assaggiarne un morso ma non andai avanti oltre. La sensazione che avevo da quando mi ero svegliata non accennava a sparire.
Avevo lo stomaco chiuso in una morsa.
"Sicura di sentirti bene?" domandò lui sfiorandomi il viso.
Sbuffai, improvvisamente infastidita. Proprio quella mattina non avevo voglia di sorbirmi prediche o paranoie assillanti.
"Edward..che palle!" sbottai senza controllarmi. Vidi un lampo di sorpresa attraversargli il volto e mi sentii in colpa. Lui voleva solo aiutarmi ed essere carino e io...
"Scusa scusa amore" balbettai "Io..io non volevo..tu sei perfetto e io..io"
Mi prese il volto tra le mani e mi impedì di proseguire. "Bella non devi mai chiedermi scusa per qualcosa. Mai. Non me la sono mica presa. Io voglio solo che tu sia serena e felice. Mi importa solo di questo, amore mio"
Annuii, ipnotizzata dai suoi occhi fissi nei miei e dalle sue labbra che sia avvicinavano con una lentezza estenuante alle mie. Quando finalmente si posarono gelate sulla mia pelle mi sentii ribollire il sangue in ogni parte del corpo.
Avevo una voglia spasmodica di lui. Di sentire la sua pelle contro la mia.
 Erano almeno due settimane che non facevamo l'amore; un pò il pancione, un pò la stanchezza e lo stress per gli esami, un pò Edward che sosteneva che non dovessimo esagerare ora che il parto era vicino.
Approfondii languida il bacio giocando con la sua lingua, mentre le mie dita si impossessavano dei suoi capelli.
Mi strusciai leggermente su di lui allentandogli il nodo della cravatta. Aveva fatto male a vestirsi già quella mattina..molto presto non avrebbe avuto più nulla addosso. Eccetto me, ovvio.
All'improvviso, però, sentii il vuoto tra me e lui e mi resi conto che si era staccato, il respiro affannato.
"Bella" sospirò "Non..non fare così..non adesso"
Sentii qualcosa incrinarsi dentro di me. Mi stava rifiutando. Mi stava dicendo no. Di nuovo.
Mi scostai da lui e mi diressi verso il bagno. Avevo bisogno di una doccia e di stargli lontana  per qualche minuto.
Ovviamente non me lo permise. La sua mano fu sul mio braccio in meno di mezzo secondo.
"Bella...sai che vorrei.."
"Sì sì, come no" tagliai corto levandomi velocemente il pigiama e gettandolo a terra "Vado a fare la doccia e sono pronta."
Mi infilai sotto il getto di acqua potente, massaggiandomi il ventre nel tentativo di calmare i piccoli, anche loro piuttosto nervosi oggi. Cercai di non pensare a quello che era appena successo.
Ma non vi riuscii quando, indossando l'intimo, mi ritrovai a fissarmi nell'enorme specchio.
Certo il pancione era davvero enorme ma...per il resto non ero cambiata molto.
Forse mi si erano ingrossati un pò i fianchi e il seno.
Sì, il seno decisamente sì. Ero passata da una seconda a praticamente una quarta, ma non pensavo fosse un male.
Però...forse...forse a mio marito così non piacevo.
Sentii le lacrime pungermi gli angoli degli occhi.
Forse era per questo che mi respingeva...
Mi sentii umiliata come mai prima. Sapevo di non essere mai stata bellissima ma avevo sempre creduto di piacere a Edward così com'ero. Invece probabilmente ora non era così e non aveva il coraggio di dirmelo.
Uscii dal bagno prendendo molto coraggio e maledicendomi per non aver portato i vestiti dentro  con me. Adesso mi toccava stare davanti a lui mezza nuda e...grassa.
Una grassona che non piaceva a suo marito. Ecco cos'ero.
Mi ritrovai a camminare spedita verso la cabina armadio con gli occhi bassi. Ovviamente aveva capito le mie intenzioni e se ne stava appoggiato allo stipite, impedendomi di entrare.
"Bella ti prego. Che succede oggi?" domandò accarezzandomi i capelli.
Mi ritrassi e, improvvisamente imbarazzata davanti a lui, mi coprii il petto con le braccia.
"Ti vergogni di me?" mi fissò sconvolto "Perchè?"
Mi torturai il labbro con i denti nel tentativo di non scoppiare a piangere. "Non..non ti piaccio? Non ..non..non mi trovi attraente..o..non…"
Benissimo, tentativo fallito.
Sentii le lacrime calde scorrere giù dalle guance senza poterle fermare.
Edward mi attirò a sè e portò il suo viso a diretto contatto col mio, tanto che i nostri nasi si sfioravano.
"Bella ..guardami" chiese mentre con i pollici allontanava le gocce dal mio viso.
Aprii gli occhi e mi ritrovai persa nell'oro liquido dei suoi.
"Tu sei bellissima. Sempre. E da quando porti dentro di te i nostri bimbi lo sei ancora di più. E' come se risplendessi...costantemente."
"Davvero? Non pensi che sia grassa?" mugugnai
Borbottò qualcosa di indistinto anche se riuscii a carpire la parola assurda prima di posare le sue labbra sulle mie in un bacio decisamente poco casto. Le nostre lingue si incontrarono nuovamente e come ogni volta il suo sapore  mi diede al cervello finche non fui costretta a staccarmi un poco per respirare.
"Credimi è solo per i bimbi che non ti faccio mia contro questa porta adesso" sussurrò roco facendomi rabbrividire.
"Scusa...scusami tanto. Oggi, non  so che mi prende" biascicai.
"Ti ho detto di non  chiedermi mai scusa. Mai. I tuoi problemi sono anche miei..lo sai."
Gli baciai la mano con cui mi aveva carezzata la guancia e il mio sguardo si posò sul suo orologio.
"Merda Edward!" urlai fiondandomi sull'abito rosa pallido che Alice aveva scelto il giorno prima "Sono le nove! E devo ancora vestirmi. E la cerimonia inizia alle dieci!!"
Mi infilai il vestito dai piedi, saltellando per sistemarlo, cosa che quasi mi provocò un volo dritta sul pavimento se le braccia di mio marito non mi avessero afferrata in tempo.
"Bella rilassati." disse sorridendo “Abbiamo tutto il tempo del mondo.”
Non sapevo come faceva a restare così tranquillo. Io ero un fascio di nervi. Forse perchè continuavo a sentire qualcosa di strano allo stomaco, la sensazione che sarebbe successo qualcosa a breve...
Edward mi abbracciò da dietro mentre mi sistemavo i capelli davanti allo specchio. Vidi la sua espressione accigliata riflessa nel vetro.
"Che c'è?" domandai
"Il vestito." rispose fissandomi serio.
"No!!!"  mi sentii sbiancare disperata "Ti prego non dirmi che l'ho sporcato. Alice mi uccide e non ne ho un altro pronto ora! C'è una macchia?"
"No Bella. Intendevo la scollatura. Non ti faccio uscire vestita così."
Lo fissai confusa. Che diavolo aveva la scollatura? Cioè, era effettivamente un po’.. scollato, ma era uno tra i più comodi che mi aveva proposto Alice e potevo abbinarlo con un paio di sandali bassi e non con i trampolini che mi aveva consigliato lei.
"Hai idea dei pensieri di Mike Newton?" domandò. "L'altro giorno quando ti sei rovesciata l'acqua sulla camicetta aveva certe fantasie che..beh gliela avrei staccata a morsi la testa"
"Edward" risposi trattenendo a stento le risa "Avrò la toga sopra. Non si vedrà niente comunque. Anche se prima pensavo proprio a quanto mi mancherà Mike quando andrà in Florida per il college. Mike..o Mike!" sospirai teatralmente.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo e ringhiare piano.
"Tu sei solo mia...solo mia..."  Le sue labbra mordicchiarono il lobo del mio orecchio e poi scesero lentamente fin sul collo, iniziando a succhiare piano e ad assaporare la mia pelle.
Chiusi gli occhi abbandonandomi al suo tocco.
"Mmmm…sono morta e questo è il paradiso?" domandai dopo alcuni minuti di quella dolce tortura.
"No" rispose facendomi sentire il suo fiato fresco sul collo "ma ti posso dire con sicurezza che sono le 9 e 20"
Le sue parole mi traversarono il cervello in un istante. Schizzai nell'armadio e mi infilai la toga prendendo la borsetta. Quando tornai in camera anche lui era pronto.
Lo fissai sconsolata. Non c'era neppure bisogno di dire che lui sembrava un angelo illuminato dal sole e io...beh, più che altro una papera che aveva mangiato troppo.
"Sei.." iniziò ma lo zittii con una mano.
"Ti prego, se ci tieni alla mia salute mentale non dire che sono bellissima"
Sbuffò sogghignando mentre lo trascinavo, o meglio, mentre si faceva trascinare fuori di casa.
E devo dire che la guida super veloce di Edward fu davvero utile. Alle 9 e 30 eravamo nel parcheggio.
Intravidi subito i Cullen vestiti di tutto punto venirci incontro. Erano bellissimi. Ancora più belli del solito. Anche Alice, malgrado indossasse la nostra orribile toga gialla, era…perfetta.
L’unica papera ero io..bene.
“Alla buon ora!” strillò Alice “Bella, metti questo fermaglio nei capelli o morirai di caldo. Sono lunghissimi, dovresti tagliarli un po’”
Mi agguantò e li sollevò prima che potessi capire che si era davvero mossa.
“Ops…forse è meglio sciolti” disse scoppiando a ridere “Edward potevi essere meno focoso!”
Tutti quanti ridacchiarono guardandomi il collo, persino Carlisle.
E allora capii.
Il punto dove Edward mi aveva baciato davanti allo specchio…
Sentii la faccia andarmi a fuoco come se stessi bruciando.
“Oh, smettetela” Esme interruppe qualsiasi commento inopportuno avvicinandosi e sistemandomi il cappello “sei splendida tesoro. E appena arriviamo a casa lo attacchiamo insieme a tutti gli altri per la collezione.”
“Davvero?” chiesi emozionata senza pensarci. Quella era una loro tradizione da decenni ed esserne partecipe mi faceva sentire così…così in famiglia “Grazie Esme. Grazie tante.”
Mentre camminavamo nel parcheggio vidi tutti i miei compagni. Angela, Ben, Mike, Jessica..beh, non li avevo di certo amati tutti ma ora…non so mi sentivo emozionata in un certo senso.
“Bella!” Mi voltai quando sentii una voce chiamarmi.
“Papà!” Lo abbraccia forte. Mi era mancato tantissimo in quelle ultime settimane. Era proprio vero: non ci accorgiamo di ciò che abbiamo finchè non lo perdiamo.
“Sei splendida Bells”
“Ah…figurati” borbottai in imbarazzo.
“Hai visto chi è venuto?” domandò indicando alle sue spalle.
“Jake!!!” strillai avvicinandomi. Era enorme, esattamente come l’ultima volta che l’avevo visto. Se ne stava in piedi vicino alla carrozzella di suo padre e mi sorrideva.
Lanciai una rapida occhiata a Edward e lo vidi fissare truce il mio amico.
“Ehi” disse Jacob “Bells sei..una balenottera ormai!”
“Hahahaah” protestai “Sempre gentile. Anche tu mi sei mancato eh!”
“Scusa, lo sai che è così”
“Sì” annuii “Mi sei mancato anche tu. Le nostre chiacchierate…davvero.”
“E i nostri spericolati giri in moto, non dimenticarlo.” Continuò.
Non potei trattenere un risolino. Sembrava una vita fa.
In quel momento Edward mi strinse la mano e  disse “Bella dobbiamo prendere posto.”
Notai che non smettevano di guardarsi. Sembrava stessero facendo una gara a chi cedeva prima.
“Ok..ok..andiamo” presi Edward e lo portai lontano dal mio amico, prima che accadesse qualcosa di male. Ricordavo perfettamente lo scontro che c’era stato a casa Cullen e non volevo di certo che si ripetesse.
“Voleva solo salutarmi” sussurrai mentre mi aiutava a sedermi in fila.
“Non mi piacciono i suoi pensieri”
“E allora non li ascoltare, per favore.”
Annuì, prendendomi la mano e baciandone il dorso.
Rimanemmo così, con la mano intrecciata mentre il preside Turner  e Eric facevano i loro discorsi un po’ retorici sul futuro che ci si apriva davanti e sulle nostre possibilità di successo.
Io ero tranquilla. Avevo già la più grande felicità che potessi desiderare. Anzi…addirittura c’era una doppia dose in arrivo.
Mi carezzai la pancia.
Andava tutto bene.
Anche se…quella strana sensazione non si decideva a sparire. E non sapevo perché.


EDWARD POV
Bella si alzò prendendo un lungo respiro e io la aiutai ad uscire dalla fila in cui eravamo seduti. Non mi sentivo affatto tranquillo a lasciarla andare da sola.
Vedevo che il pancione la sbilanciava in avanti ma, sapevo anche che non mi avrebbe mai permesso di scortarla fin sul palco al sicuro tra le mie braccia.
Voleva farcela da sola.
“Stai attenta”
Mi sorrise alzando gli occhi al cielo”Sei paranoico. Non penso che partorirò sul palco”
Era costretta a stare dietro di me mentre ci avviavamo a ritirare il diploma, ma, almeno, era vicina ora che anche lei faceva Cullen di cognome.
Cercai di non immaginare  le tragedie che sarebbero potute capitare se fosse stata lontana da me…in fondo alla fila. Avrebbe potuto perdere l’equilibrio, inciampare nella toga, scivolare sul gradino…
“Edward” sentii Alice chiamarmi mentalmente “Scusa. Non riesco a vedere nulla con loro…”
Mi girai e fissai Jacob, seduto nelle ultime file.
Non si accorse neppure del mio sguardo: contemplava Bella in un modo che non mi piacque affatto.
Come se fosse il suo sole.
Come se fosse sua moglie.
Come se fosse sua..
Strinsi i pugni e mi costrinsi a non leggere i suoi pensieri.  Era già abbastanza difficile trattenere l’istinto di spaccargli di nuovo la mascella…
Tornai a concentrarmi su Bella. Era arrivata sana e salva a destinazione. Ormai era quasi il nostro turno. Il preside Turner aveva già iniziato a chiamare la lettera “C”.
Quando venne fatto il suo nome, Alice si alzò e volteggiò sul palco con leggiadria, a piccoli passetti, come una ballerina.
Ammiccò sorridente ai nostri genitori, abbagliando tutta la platea…
Sorrisi. Non poteva evitare di mettersi in mostra a un evento mondano.
Quando fu il mio turno me la sbrigai piuttosto velocemente. Volevo fare presto e arrivare dall’altra parte del palco così da poter accogliere la mia piccolina al sicuro contro il mio petto, una volta che avesse finito.
Il preside rabbrividì al contatto gelato della mia mano, ma ignorai la sua mente.
Ridiscesi dall’altra parte e osservai mia moglie avanzare per ritirare il suo diploma. Era un traguardo importante per lei. Doveva godersi la giornata ed essere felice.
Sperai che apprezzasse anche la piccola festicciola che la spettava a casa. Dopotutto fermare Alice era impossibile.
La osservai attentamente mentre avanzava: era splendida. E la toga gialla che indossava la faceva assomigliare ad un sole.
Il mio sole.
La luce che avrebbe riscaldato la mia eternità.
Si muoveva lentamente, a passi misurati.
Strinse la mano del preside Turner leggermente rossa in viso e , con l’altra, ritirò la sua pergamena.
In quell’istante qualcosa cambiò.
L’espressione sul suo viso cambiò.
Impallidì di colpo, il respiro le si fermò in gola, gli occhi sgranati.
Non capivo cosa stesse accadendo. Ero paralizzato.
Sentii Alice irrigidirsi al mio fianco.
Bella, allora, alzò lo sguardo, cercando il mio, mentre il preside e i ragazzi attorno a lei la fissavano confusi, inconsapevoli.
La musica che aveva accompagnato la cerimonia si fermò. Tutta la platea la fissava, senza capire il motivo dell’interruzione.
Mi riscossi immediatamente e cercai di avvicinarmi a lei cercando di scansare tutti quanti, costretto a muovermi ad una odiosissima velocità umana.
Quando la raggiunsi le sfiorai delicatamente il braccio. Avevo paura di toccarla,di farle male
“Isabella…si sente bene?” domandò il preside confuso.
Bella strinse la manica della mia toga con forza e mi fissò sconvolta. Le labbra tremanti, le guance di nuovo color porpora.
“Bella…”
“Edward “ mi interruppe lei “E’ ora. Mi…mi…mi si sono rotte le acque…”
Ehm ehm ehm...niente forconi ricordate il bene che mi volete. Okokkokok ...inizio a correre!!!!!!!!

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Capitolo 39
*** Birth ***


sadic Ciao!!!! Ehm....mi volete bene!!! Ricordatevelo! Lo so sembra che io stia mettendo le mani avanti, perchè in effetti è così. Mi sa che vi aspettavate tutt'altro da questo capitolo e invece...beh, vi dico solo che se avrete un trauma psicologico non rispondo di richieste di risarcimento. La mia lettrice number one di fiducia che l'ha letto oggi ha dato inizio alla caccia alla mia testa. Non credo che rimarrà a lungo attaccata al collo. -.-  -.- Cooooooooomunque......abbiate fede in me, nella bontà del mio cuore in...boh, abbiate fede e basta, che secondo me ne avrete bisogno. dopo questa premessa in cui starete friggendo nelle vostre sedioline vi lascio ringraziandovi per le 21 recensioni... e per il sempre crescente numero di preferiti e co. E mi raccomando ricordate che le minacce di morte sono considerate come stalking....quindi...=))
Vi bacio tutte e scappo a nascondermi!!! LOL


ledyang: ehm..nello scorso mi hai lodata troppo..mi sa. Beh mi dispiace ma ti tocca patire un pò di sofferenza con questo capitolo!! Beh, però ti sei vendicata, oggi mi hai demolita xd.ahahahahahah. sì ricordo il titolo del file che ti mandai "regalo di Natale anticipato" ahahahah era agosto..mamma mia qnt tempo..lol teso grazie dei complimenti.
garakame
:oddio, sto gia correndo, meglio non farmi beccare ahah, scherzi a parte alla fine  hai avuto il tuo capitolo, bella che partorisce, ma poi che scrittrice sarei senza un po di suspence?? ok corro piu veloce, alla prossima.
Lorena1992:grazie a te che mi segui, per una scrittrice è gratificante leggere i i vostri commenti, è una spinta in piu che mi da la forza per scrivere, grazie ancora.
Nessie93 : veramente !!bella dovrebbe diventare una veggente ahah grazie ancora.
Elfa sognatrice : oh beh io adoro i colpi di scena, quindi mi sembrava molto divertente la rottura delle acque sul palco, ricordiamo che è bella, colei che attira disgrazie aahah.. vabbe alla fine andra tutto per il meglio ehm..., grazie ancora per il sostegno.
KatyCullen:infatti il momento è arrivato, dopo tante avventure nasceranno questi bimbi...più o meno..., sono contenta che leggerai anche le altre ff.. grazie ancora..
Roxisnotdied: ross cess ti faccio morire bella... ok scherzo, non voglio farti venire un infarto ahah..
beh dai ci saranno tanti bei capitoli futuri con i gemelli e edward papà..forse
grazie tesoro per il commento!!!
chi61 :mi fai emozionare con il tuo commento, grazie..
mi raccomando continua a leggere anche l'altra.. grazie ancora.
RenEsmee_Carlie_Cullen: ops mi dispiace per me jacob è siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii... non morire ahahah, naturalmente scherzo, almeno credo ahah..
beh dai sti bimbi nasceranno finalmente dirai ah. Dirai...e invece...
Spider Monkey :capitolo arrivato finalmente, spero che ti piaccia, è stato un po difficile scriverlo.. ma alla fine sti bimbi sono venuti alla luce ehm più o meno.., grazie  a te che segui la mia storia.
erika1975 :hai detto una cosa giusta, quando odio jacob?? non sai quanto lo detesti io, è cosi irrilevante ah..
tralasciando il fattore jacob, si bella è sfortunata, ma che vogliamo farci, è la sfortuna di bella che ha portato al fantastico mondo dei cullen, quindi del nostro adorato edward, dopo questa breve parentisi di lode a edward.. ritornando alla storia volevo ringraziarti per il tuo sostegno, alla prossima.
annalie : wow hai mischiato spagnolo e italiano .. complimenti ahah..
grazie a te che mi segui,  grazie che odi jacob, vale lo stesso per me, e fidati di me tutto andra per il meglio, almeno credo ahah, alla prossima.
Saretta__Trilly__:vuoi piangere?? quindi dovrei scrivere qualcosa di sadico ahah, non preoccuparti non lo faro(bugia bugia bugia), anche perche non voglio essere fatta a pezzi con il tuo coltello ahah.. grazie come sempre. scusa per la sadicità...ma metti via il coltello...pleaseee!!!
Vampiretta333: sono cosi prevedibile ?? ahah
 eccoti i gemelli tesoro, alla prossima
ila74cullen: oh non preoccuparti, fidati ahah..
alla fine i gemelli sono arrivati, contenta?? credo di si...arrivati...uno sì..l'altro...mah chissà...
dindy80:  fudat du me, io non deludo mai, tutto andra  per il meglio ahah..
loulou72 :grazie mille..
beh l'uomo perfetto è edward peccato che lui non esisti,  che vogliamo farci mondo infame !! depress!!
ancora grazie per i tuoi complimenti, alla prossima.
keska: alla fine carlisle è qui ahah...contenta??
grazie tesoro, grazie mille, mi raccomando fatti forza, sei una grande..
Noemix: grazie  a te che leggi e recensisci questa storia..
alla fine il capitolo è arrivato, contenta?? ahah
Ed4e: grazie  a  te, eccoti il capitolo, alla prossima.
ila_cullen :oh devo preoccuparmi, vuoi uccidermi, ma poi come faresti senza di me?? ahah meglio tenermi ancora viva ahah...
eccoti il capitolo alla prossima..



BELLA
“Edward” lo interruppi “Mi si sono appena rotte le acque…”

Mi fissò di rimando sconvolto.
Gli occhi ambrati sgranati persi nel vuoto.
“Edward…” lo chiamai
“Edward…”riprovai flebile.
Sembrò riscuotersi
“Sì…Carlisle. Adesso…Carlisle…” sussurrò sorreggendomi gentilmente un fianco.
Non feci in tempo a voltarmi che mi accorsi che il posto dall’altro lato era già stato occupato da Carlisle ed Esme.
“Andrà tutto bene vedrai tesoro. Tutto bene. Ora ti portiamo a casa. Riesci a camminare?” chiese il dottore accarezzandomi il viso.
Azzardai un passo e, dopo aver visto che riuscivo a non crollare, annuii col capo.
Iniziammo a muoverci tra la gente che ci fissava a bocca aperta.
Per quanto mi riguardava potevano essere spuntate due teste in più a tutti quanti ed io non mi sarei accorta di nessuno.
Stavo per partorire.
Io…entro poche ore sarei stata madre.
Anzi doppia madre.
Presi un bel respiro lungo  e accelerai il passo. Volevo solo arrivare al parcheggio, salire in macchina e arrivare a casa.
Volevo andare in un posto tranquillo, sdraiarmi e riuscire a pensare per un attimo, a riflettere, metabolizzare…
“Bells…Bells tesoro mio. Come stai?”
Mi fermai sentendo la voce che mi parlava. “Oh papà…”cercai di rassicurarlo, non volevo si preoccupasse per me “E’ ora…ma andrà bene. Per ora sto bene”
“Lo so” rispose sorridendomi “Io aspetto a casa se non ti dispiace…”
“No…no. Ti telefonerà Esme e ti terrà aggiornato. “ Non sapevamo nulla della natura esatta dei bimbi, quindi non potevamo rischiare comunque di far restare Charlie.
“Grazie Bells” sembrò sollevato “Sai anche quando sei nata tu…Insomma io il sangue, il dolore, le urla…proprio non le sopporto. Mi terrò in contatto con Esme comunque, non ti preoccupare.”
Mi diede un bacio e si avviò verso l’auto della polizia.
Notai che avevamo ricominciato a muoverci.
Sentii Alice parlare, Rosalie ridacchiare…
Ma io pensavo alle ultime parole di papà …io il sangue, il dolore, le urla, proprio non le sopporto…
Ingoiai cercando un po’ di sollievo.
Neppure io. Neppure io li sopportavo.
Specialmente se erano il mio sangue…
Specialmente  se erano le mie urla…
Specialmente se era il mio dolore…
Avevo sempre creduto di essere calma riguardo al parto. Carlisle aveva la mia piena fiducia, e questo era scontato ma...ero in me stessa a non provare fiducia.
Sarei stata in grado di farlo? Sarei stata in grado di metterli al mondo? Loro erano i miei bimbi un pò speciali e io...io ero solo un'umana.
Però ero la loro madre e...e avrei fatto di tutto per aiutarli a nascere. Di tutto.
Solo, speravo che bastasse.
"Bella amore.." sentii la voce dolce di Edward chiamarmi e ridestarmi dai miei sogni...o meglio, incubi. Dovevo essere un mostro: mi sentivo sudata e la testa mi girava anche se ero seduta dentro alla macchina.
Voltai il capo fuori dal finestrino e vidi con stupore casa Cullen. Ma come...come avevamo fatto ad essere già lì? Possibile che avessimo fatto tutta quella strada e io neppure me ne fossi resa conto?
In meno di mezzo secondo Edward aprì la portiera al mio fianco e mi aiutò gentilmente a scendere. Lanciai un'occhiata veloce in giro e notai già le macchine degli altri parcheggiate di fronte alla villa: dovevano aver guidato velocissimi per arrivare addirittura prima di noi.
Edward cercò di prendermi in braccio ma io lo fermai. "No..no.." balbettai "Ho..ho bisogno..di camminare un …pò"
"Bella, sicura?" mi domandò preoccupato, accarezzandomi il volto pallido.
"Sì…sssì" risposi. Annuì alla mia richiesta ma continuò comunque a sostenermi un fianco mentre salivamo le scale del portico ed entravamo in casa.
Tutti erano riuniti in salone.
Ognuno di loro si comportava in modo totalmente diverso. Esme e Rosalie sussurravano emozionate, Jasper ed Emmet ridacchiavano ma si capiva che erano quasi più agitati di Edward, Alice...Alice saltellava senza riuscire a contenere l'eccitazione che la pervadeva.
Erano tutti lì...tutti lì per me.
La mia famiglia.
Sentii le lacrime pungermi gli occhi mentre mio marito e suo padre mi aiutavano a stendermi sul divano del salone.
"Bella, riprendi fiato qui e rilassati un attimo, poi andremo di sopra." disse Carlisle "Come ti senti?"
"Bene..ho male quì" indicai la zona dei reni con la mano "Ma non è terribile, come quando hai il ciclo all'incirca"
Carlisle annuì, levandosi la giacca elegante che ancora indossava. "Bella vado a vedere che sopra sia tutto a posto. Tu cerca di respirare, ok?"
Annuii e vidi Esme, Rosalie ed Aliceseguirlo. Fissai Edward confusa.
"Sono andate a mettersi qualcosa di più comodo" mi spiegò massaggiandomi la mano.
Emmet e Jasper invece mi si avvicinarono sorridendo.
"Ehi sorellina...vedi di scodellarmi i giocatori di baseball che mi hai promesso, chiaro? Quando torniamo li pretendo.." disse l'orso.
Abbozzai un mezzo sorriso. Mi ero quasi scordata che loro due non ci sarebbero stati. Avevamo pensato che...vista la presenza massiccia di sangue sarebbe stato più prudente per Jasper non restare nei paraggi e Emmet si era offerto di andare con lui.
"Mi dispiace mandarvi via di casa.." sussurrai.
"Non dire assurdità Bella" mi interruppe Jasper "Per i nostri nipotini questo ed altro..."
Mi limitai a sorridere, incoraggiata dalle loro parole. Li osservai mentre uscivano di casa verso l'auto, pronosticando una divertente caccia al grizzly. I miei bambini avrebbero avuto una famiglia magnifica. Erano molto, molto fortunati.
"Bella, andiamo di sopra. E' tutto pronto." Le labbra di Edward si posarono sulla mia fronte mentre mi sollevava stringendomi tra le braccia, volando su per le scale.
Entrammo in quella che era stata la stanza di Edward fino a pochi mesi fa. Era tutto diverso ora, a parte il letto che tante volte avevamo condiviso. Mancavano le sue cose:i suoi libri, i suoi cd, i suoi vestiti. Certo, ora erano a casa.
E presto ci saremmo tornati anche noi. Solo che non saremmo più stati solo in due ma...in quattro.
Cercai di trovare un pò di conforto grazie a quel pensiero. E in parte ci riuscii.
In parte..
C'era qualcosa..qualcosa dentro di me che mi impediva di smettere di avere paura. Non sapevo neppure io che cos'era. Sapevo che la sensazione di ineluttabilità che avevo percepito sin dalla mattina non era andata via. Anzi, si era rafforzata. Quando mi ero ritrovata sul palco con le acque rotte avevo pensato che fosse quello. Che in qualche modo la mia mente avesse cercato di prepararmi a quello che il mio corpo stava per sperimentare ma...
Ma più i minuti passavano, più qualcosa mi diceva che c'era dell'altro. Che stava per accadere qualcosa a cui non ero pronta. A cui nessuno di noi era pronto.
Cercai di ricacciare dentro di me quei brutti pensieri e mi concentrai sul presente. Per ora stava andando tutto bene e, in caso di necessità, tutto era pronto nella stanza accanto...
Presi un profondo respiro mentre le mie labbra si piegavano in una smorfia. Il dolore stava piano piano aumentando.
"Bella, tesoro" Edward mi posò delicatamente sul pavimento, abbassando la zip del vestito "Adesso ti aiuto ad infilare la camicia" Non era ancora entrato nessuno nella stanza, neppure Carlisle. Probabilmente volevano lasciarci un pò di privacy, qualche minuto da soli.
Lasciai cadere l'abito a terra e le braccia di Edward mi circondarono, protettive.
Si chinò per potermi baciare il pancione. Poi risalì posando le sue labbra fresche sulle mie.
"Ti fa male amore mio?"
"Insomma" mugugnai lasciandomi cullare dal suo respiro.
Sospirò "Vorrei poter dividere con te il dolore. Vorrei che fosse possibile..."
"Lo so" cercai di tranquillizzarlo "Ma non stare in pena. Vedrai che andrà tutto bene" Lo dissi per convincere lui…o forse anche me stessa. Non lo sapevo neppure io.
Indossai la camicia da notte larga e comoda che avevo comprato con Alice, sfilando l'intimo. Iniziai a passeggiare su e giù per la camera, sorretta attentamente dalle braccia di mio marito che temeva che io cadessi. Stare ferma per ora era impensabile. Mi sarei concentrata solamente sulle fitte che, mana mano che il tempo passava, diventavano inesorabilmente più intense e sull'ansia che non mi abbandonava.
Dopo quelle che a me parvero ore Carlisle entrò in camera, sorridendo tranquillo. Ora avrebbe dovuto visitarmi, lo sapevo.
Avevamo parlato in modo specifico di tutte le fasi del parto e, a dirla tutta, mi aveva già fatto visite complete durante la gravidanza. Le volte precedenti ero stata piuttosto in imbarazzo ma...in quel momento francamente il fatto di stare nuda davanti a mio suocero era il mio ultimo pensiero.
Tenni gli occhi chiusi prendendo dei profondi respiri con Edward che mi frizionava le spalle.
"Sei di 4 cm. La dilatazione procede normalmente e le contrazioni mi sembrano stabili a.."
Non riuscii a trattenere un gemito quando una fitta mi sconvolse il ventre per svariati secondi.
"..sette minuti l'una dall'altra" finì.
Mi riaccasciai contro il muro di cuscini dietro la mia schiena, respirando a fondo. Per altri sette minuti avevo un pò di pace.
Sentii la porta richiudersi e quando riaprii gli occhi c'era solo il viso di Edward accanto al mio. Mi baciava la guancia e la fronte accaldata, dandomi un pò di sollievo. Notai che aveva ancora lo stesso abito del diploma.
"Edward…perchè non vai a mettere qualcosa di più comodo.."biascicai.
Scosse il capo "Non esiste che io ti lasci sola. Non vi lascio..."
"Edward" cercai di convincerlo "Potresti andare un attimo a casa nostra, cambiarti veloce e magari passare a rassicurare mio padre che va tutto bene. Lo conosco, starà dando di matto."
In realtà separarmi da lui era l'ultima cosa che volevo. Avrei dato un braccio pur di non essere costretta a farlo ma... Ma avevo bisogno di fare una cosa. E Edward non doveva saperlo.
"Per favore” lo implorai "Mi farebbe sentire meglio. Per favore."
Si rabbuiò un istante ma poi annuì, cercando di sorridere "Se è quello che vuoi...Farò prestissimo, dieci minuti al massimo."
"Grazie.." risposi baciandolo e osservandolo dirigersi alla porta.
"Ti chiamo Alice.." disse uscendo.
Aspettai qualche secondo col cuore in gola e mentre avvertivo il rumore della volvo che partiva la porta si aprì, rivelando una Alice contenta ed entusiasta come l'avevo lasciata.
"Ciao sorellina" esclamò entrando. Indossava una tuta di ciniglia e reggeva una pila di asciugamani immacolati.
Le sorrisi debolmente e battei la mano al mio fianco, facendole segno di accomodarsi.
Lei mi guardò un pò accigliata e si sedette al mio fianco.
"Che succede?"
"Io" non sapevo neppure bene come spiegarmi..come fare a chiederle quello che volevo "Tu..tu riesci a vedere qualcosa? Intendo sui bambini o...o su di me..."
Scosse il capo dispiaciuta "Sai che non riesco ad avere visioni su di loro. E anche le tue da quando sei incinta...sono più vaghe, meno frequenti. Ma questo non significa nulla..."
Annuii mesta "Sì, sì ..lo so"
Cercai di scacciare le lacrime agli angoli degli occhi e sbuffai rumorosamente.
"Bella che c’è? Dimmi la verità.."
"Non..non lo so nemmeno io, Alice. So solo che sento che..che ...non so..ho paura. Ho..ho paura che capiti qualcosa di male ai bambini..."
Mi bloccai, portando improvvisamente le mani al ventre e gemendo debolmente.
Sentii delle dita fredde tastarmi la fronte mentre la contrazione faceva il suo corso.
Quando ritornai in me mi resi conto che quelle erano le mani di Carlisle. Mi guardava serio.
"Bella. Ho bisogno che tu ti rilassi. Se sei così nervosa sentirai tutto più forte"
Si sedette al fianco di Alice e prese le mie mani fra le sue.
"Se hai un problema..o qualche paura vorrei che me ne parlassi."
Fissai i miei occhi in quelli di quell'uomo che era francamente come un padre per me e decisi di aprirgli completamente il mio cuore.
"Ho...ho paura. Per i bambini. Da stamattina ho una sensazione strana e...so che può sembrare stupido ma..."
"Non è stupido" mi tranquillizzò con un sorriso "Credimi, tante donne sono spaventate come te in un momento simile. E' assolutamente normale"
Probabilmente aveva ragione, probabilmente erano solo gli ormoni impazziti che parlavano per me però...avevo bisogno che mi tranquillizzasse su una cosa. E solo lui poteva farlo.
"Ho...ho bisogno che tu mi faccia una promessa" sussurrai
"Tutto quello che vuoi."
"Devi..devi giurarmi che qualunque cosa accada..farai di tutto per i miei bambini. Per far sì che stiano bene. Che siano sani."
Sorrise, guardandomi di rimando tranquillo. "Bella non hai nemmeno bisogno di dire una cosa del genere."
Scossi il capo "Non hai..non hai capito cosa intendevo. Voglio dire...se qualcosa ..se qualcosa dovesse andare storto, se mai...se mai dovessi scegliere tra loro e..me...tu mi devi giurare che..."
Le parole mi morirono in gola mentre il suo sorriso si spegneva lentamente. "Bella, non accadrà nulla a nessuno dei tre..."
"Giuramelo" implorai "So che Edward non capirebbe le mie parole ma…tu, Carlisle io mi fido di te e ho bisogno di sentirtelo dire. Devi giurarmi che la loro vita verrà prima della mia se..Per favore.."
"Bella.." cercò di bloccare le mie parole.
"No" Avevo bisogno di sentirmelo dire. Avevo bisogno che promettesse per potere essere tranquilla. L'unico modo per scacciare via la paura era essere certa che i miei figli non avrebbero corso rischi. Perchè avrei potuto perdere tutto...tutto. Anche la mia stessa vita. Ma perdere uno di loro no…non era una possibilità contemplata.
"Carlisle…giuramelo"
"Io..non.."
"Giuramelo" sibilai fra le lacrime.
Sbattè un paio di volte le palpebre preoccupato, poi si concentrò nelle nostre mani intrecciate.
"Te…te lo prometto" disse alla fine "Non ti accadrà nulla di male ma...se serve a farti stare più tranquilla...te lo prometto. E non ne parlerò ad Edward se è quello che vuoi."
Sospirai sollevata e mi concentrai su Alice "Ti prego...non ne parlare con lui.."
Scosse il capo fissandomi sconvolta. Probabilmente, se avesse potuto, avrebbe pianto. "No..ma..Bella sono assurdità quelle che dici. Domani quando avrai i bambini tra le braccia rideremo sopra a queste tue parole.."
"Sì" sussurrai solamente "Sì..probabilmente..."
Proprio in quell'istante sentii nuovamente il rumore della macchina all'esterno e dopo alcuni istanti Edward entrò in camera sorridendo. Indossava un paio di semplici jeans ed una maglietta.
Sorrideva ma pareva teso.
"Amore..tutto bene?" si avvicinò di corsa e io mi aggrappai a lui mentre un nuovo spasmo mi faceva contorcere.
Annuii solamente. Sì, ora andava meglio. Ero sicura che qualunque cosa fosse successa..loro sarebbero stati bene. Ora potevo affrontare tutto più serenamente.
Edward non mi lasciò mai. Mentre il tempo passava e le contrazioni diventavano sempre più lunghe, dolorose e ravvicinate lui era lì. A bagnarmi le labbra quando ero troppo stanca anche solo per bere, a sorreggermi quando tentavo di camminare per lenire il dolore, ad asciugarmi la fronte imperlata di sudore...
"E' di 8 cm..Manca poco.."disse Carlisle ad un certo punto. Guardai stremata fuori dalla finestra. Il cielo era coperto, ma dalla luce che filtrava all'interno doveva essere tardo pomeriggio come minimo.
avevo perso completamente la cognizione di tutto ciò che mi circondava. Mi ero sempre chiesta come chi stesse partorendo potesse non provare imbarazzo a stare a gambe aperte davanti a svariate persone o addirittura, come accadeva in tv, ad una telecamera per esempio. In quel momento capivo.
Niente contava più
Il resto dell'universo scompariva e  l'unica cosa su cui poteva concentrarsi la tua mente era...la vita che stavi per creare. E, malgrado il dolore, malgrado la fatica...tuo figlio era tutto ciò che contava.
Ogni volta che il dolore sopraggiungeva cercavo di concentrarmi sulle creaturine che presto avrei tenuto fra le braccia, isolando in un angolo i brutti pensieri. Ma arrivò un momento in cui il male fu così forte che non distinsi più neppure quando una contrazione finiva e quando ne arrivava una nuova.
E non potei più trattenere le urla.
Era ..era qualcosa che non avevo mai..mai provato prima...Strinsi il lenzuolo tra le dita con tutta la forza che avevo in corpo e la mano di Edward si posò dolce sulla mia. Non disse nulla..ma solo il fatto di avvertire la sua pelle a contatto con la mia mi dava tanta forza. Tutta la forza di cui avevo bisogno.
Passò un altra quantità di tempo non ben definita quando finalmente sentii la voce di Carlisle dire "Vedo la testa"
Sospirai esausta accasciandomi sui cuscini.
"Bella quando arriva la prossima e io te lo dico tu devi spingere, ok?"
Ebbi a mala pena il tempo di annuire che un dolore assurdo mi squarciò il ventre, facendomi urlare come un' ossessa.
"Adesso, spingi"
Tentai di metterci tutta la mia forza. Tutta la forza che mi era rimasta in corpo.
"Ok..ok Bella. Brava" disse Carlisle posando una mano sul mio ginocchio"Sei bravissima. Qualche spianta così e fra poche contrazioni sarai una mamma."
annuii e in pochi secondi mi ritrovai scossa da un'altra contrazione.
"Spingi di nuovo amore mio.." sussurrò Edward al mio fianco
Lo feci. Lo feci urlando e con tutta la forza che riuscii a metterci. Ad ogni contrazione facevo del mio meglio e poi mi accasciavo qualche secondo per riprendere fiato, finchè non ne arrivò una che mi fece strillare più forte di quanto avessi mai fatto prima. Sentivo le lacrime che rotolavano giù dalle mie guance mentre Carlisle mi incitava e le labbra di Edward erano posate sulla mia spalla nuda.
"Bella..devi spingere molto forte..più forte che puoi...ora."
Mi aggrappai a mio marito e feci come mi era stato detto.
"AAAAAAAHHH" quasi non mi capacitavo che quelle urla fossero mie.
E poi...finalmente...successe qualcosa. Qualcosa che annullò tutto il resto e che era più forte anche delle mie urla.
Un pianto...
Spalancai gli occhi nonostante il dolore al mio ventre fosse ancora presente. Era...era..il..mio..
Non riuscivo a frenare le lacrime. Continuavano a scendere, chiamate da quel pianto disperato che la creaturina che mio suocero aveva passato ad Esme continuava ad emettere.
"Voglio...voglio vederlo.." biascicai, ignorando il dolore al ventre che non mi aveva abbandonata.
Esme passò il fagottino avvolto nell'asciugamano bianco a Edward che lo poggiò sul mio petto
"E' un maschietto..." bisbigliò dolcemente, pieno di orgoglio.
Le braccia di mio marito si chiusero intorno alle mie spalle, cullando me e nostro figlio appena nato. Continuava a piangere e la cosa mi riempiva di una gioia enorme.
"Ciao..ciao piccolo Eddy...sei bellissimo"
Non riuscivo a vederlo chiaramente a causa dello spesso strato di lacrime ma notai che era...piccolo..era così piccolo...
Edward mi prese il viso tra le mani, asciugando i rivoletti salati con i pollici. "E' bellissimo..somiglia alla sua mamma..."
"Da..davvero?" balbettai sorridendo.
Lui annuì felice, facendomi sciogliere il cuore.
E poi...poi accadde tutto.
Capii subito che c'era qualcosa che non andava.
La voce di Edward si fece improvvisamente indistinta..solo un ronzio strano nelle orecchie. Sbattei le palpebre...provando a riacquistare lucidità ma..tutto mi sembrava confuso e la testa girava.
Alzai lo sguardo per incontrare quello di Edward. Saettava sconvolto dal mio volto alle lenzuola rosse..
Ma le lenzuola erano bianche solo fino a pochi minuti prima...probabilmente le avevo sporcate durante il travaglio ma...non così tanto...non era possibile..non era...
Tutto...tutto stava precipitando. Il paradiso in cui credevo di essere era invece...l'inferno ora..
Perché…?
Avvertii le dita gelide di Edward scuotermi piano e la sua voce fu abbastanza forte che anche io riuscii a sentirla. Chiamava ....chiamava me..invocava il mio nome...
Delle mani portarono via il fagotto dal mio petto. Voltai il capo e, seppure sfocato, vidi il viso sconvolto di mio marito.
"Bella..Bella.."
"Edward" chiamai mentre le palpebre si facevano pesanti. C'era qualcosa che dovevo dirgli..che doveva sapere "Qua..qualunque cosa succeda..ti amo..."
"Edward!" Questa era certamente la voce di Carlisle "Edward ha un'emorragia. La placenta del secondo gemello si è staccata. Devo tirarlo fuori prima che non abbia più ossigeno! Edward...portala di là!"
Posai una mano sul ventre, improvvisamente conscia che non potevo mollare senza aver salvato mio figlio "Carlisle" balbettai con le ultime forze che avevo in corpo "Carlisle..hai...hai..hai promesso..."
Lui aveva..aveva promesso che avrebbe fatto tutto per i bambini...tutto
Qualcuno mi sollevò da quelle lenzuola fradice  e improvvisamente, anche attraverso le palpebre chiuse, avvertii una forte luce sul viso.
E poi fu il nulla.
Solo il buio e l'odore di sangue che aleggiava intorno a me
.
Cloe è emigrata in Australia. Se avete messaggi di morte nei suoi confronti siete pregati di lasciare una recensione.
Aahahahaah a presto tesore....abbiate fede!!!!!!!
Oh..dimenticavo. devo ringraziare Letizia C. per l'aiutino. Grazie, sei la mia consulente scientifica!!! LOL

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Capitolo 40
*** A Family ***


capitolo 40 Ohhhhhhh...sono sopravvissuta a tutte le minacce di morte e maledizioni che mi avete mandato questa settimana, visto?? No dai ragazze, lo so che voi scherzate quando lo dite..vero?? O.o  * il gelo di tomba si diffonde su efp* Oooooook....lasciamo stare, meglio non sapere la verità a volte xd. Anche perchè in questo capitolo mi sono fatta perdonare..davvero, sul serio, credetemi. E poi sono quì dopo solo sei giorni...che brava...sese. vi dico la cruda verità. questo capitolo mi ha fatto piangere mentre lo scrivevo. Stamattina in biblioteca stavo a pezzi, singhiozzavo... per la gioia di chi cercava di fare qualcosa di più proficuo tipo studiare...mmmm vabbè, immaginate. =)
Solo che non so...spero vi trasmetta le stesse cose che ho provato io scrivendolo, che vi emozioniate. =)
Tra l'altro mi sono resa conto che questo è il capitolo 40. 40?? Accidenti wow...vi stresso da 40 capitoli..cavolo ci credo che volete uccidermi a volte..hihihihi. cioè ho fatto una gravidanza di 40 capitoli?? OMG...
Parlando di cose più serie vi devo dire che il prox cap non so ancora quando potrò iniziare a scriverlo perchè vado a Parigi da venerdì a lunedì e domani devo scrivere una lode celebrativa ad un mio..ehm.."amico". Quindi penso posterò giovedì o venerdì prossimo.
Mi sembra di avervi detto tutto. Ah, no, non vi ho ringraziato per le 30 meravigliose recensioni. *.*  *.*
Ora vi rispondo singolarmente. *.* So che sarete sconvolte...io che rispondo alle recensioni per due capitoli di fila?? Sì è un miracolo...sono stata aiutata dalla fatina buona in realtà..=)

Twilighterina:  grazie  a te che segui la mia storia, si il secondo bimbo è una femmina, contenta??? penso di si lol.
frate87 : il capitolo precedente ha creato una certa devastazione, mi dispiace per sta cosa, piu che altro ero preoccupata per la mia sicurezza fisica, molte minaccie di morte ahah, ma come vedrai in questo nuovo capitolo tutto finisce bene almeno per ora aha,
 inoltre  grazie a te che mi segui.
cullenpersempre: grazie a te, scusa per l'ansia, ma eccoti il capitolo che sono sicura ti fara sorridere.
LadySile : non preoccuparti tesoro, tutto finisce bene, leggi e vedrai,alla prossima.
dindy80 : tu devi avere fede tesoro, abbi fede in me, te lo sto dimostrando in questo capitolo ahah, alla prossima.
Eva17 : grazie  a te, ecco un nuovo capitolo!!
ila_cullen  infatti hai fatto bene a non minacciarmi, visto ?? alla fine  tutto va per il meglio..  una sola cosa bella vampira nella mia storia non arrivera molto presto lol.
lovelgirl96: non sono piu scappata in australia, sono andata direttamente in antartide ahah, beh alla fine sono riuscita a postare anche in mezzo al pinguini, eccoti il nuovo capitolo, sono sicura che dopo di questo non mi vorrai piu uccidere per ora.. alla prossima, e grazie di tutto.
lenacullen : grazie  a te che mi segui, alla prossima.
rasonier non ti lascio cosi non preoccuparti, ecco il nuovo capitolo ahaha.
Lorena1992 : tesoro non preoccuparti, respira piano... e adesso incomincia a leggere, sono sicura che sarai felice alla fine.. alla prossima.
Saretta__Trilly__ :o.o sono spaventata dalle tue minaccie, l'unica cosa che mi evita di fuggire è questo capitolo, sono sicura che mi fara perdonare, alla prossima e grazie di tutto ahah.
loulou72: si povera bella, poveri bimbi, me sadica lo so U.U... dai mi faro perdonare con questo nuovo capitolo , alla prossima .
Nessie93: mi dispiace, ma nella mia storia per ora a bella non accadra niente di brutto, sempre per ora ahaha..
goditi questo capitolo, sono certa che ti fara star meglio, almeno credo!! grazie di tutto.
Vampiretta333 :cosa?? non sono prevedibile?? ahah si lo sapevo ah, eccoti il nuovo capitolo, alla prossima..
keska : tu non puoi mandarmi minaccie, perche io faro di peggio con te ahaha..
non preoccuparti bella non muore, per ora ahaha..
ti lascio questo nuovo capitolo sperando che ti piaccia, alla prossima tesoro!!
ila74cullen: o.o non voglio avere nessuno sulla coscienza ahah, eccoti il nuovo capitolo, spero di calmare le tue mire omicidie, spero!! alla prossima e grazie.
Elfa sognatrice :hai un immaginazione molto forte ahah, non sono cosi sadica, u_u forse se ci avessi pensato, mi sa che l'avrei fatto ah, scherzo ovviamente.
ultima cosa, sei davvero convinta della trasformazione?? sei molto lontana dalla verita ah
eccoti il capitolo alla prossima.
ariel7 :grazie dolce lety futura mamma di isabella, grazie anche per i tuoi consigli scientifici ah.
eccoti il nuovo capitolo spero che ti piaccia, alla prossima.
RenEsmee_Carlie_Cullen : sicura che non morira?? ahahha
eccoti il capitolo sono sicura che non mi ucciderai ahaha.
chi61 : non preoccuparti ci sono e ci saranno solo danni lievi, almeno per ora ah.
eccoti il capitolo!!
ledyang avevamo detto niente casini e io sono una donna di parola. ahahahahahh...vero????? Grazie di tutto fatina buona. sono certa che questo capitolo non ti deluderà e non ti farà venire l'ansia. lol
Crazyangel84: grazie a te che mi segui, eccoti il nuovo capitolo.
Noemix: ho cercato di postare quanto piu in fretta potessi, non sei la sola che vuole farmi a pezzi ahah
eccoti il capitolo, puoi deporre la tua ascia di guerra aha.
KatyCullen :grazie tesoro, eccoti il capitolo, spero che plachi la tua ansia ah.
RenesmeeBlack : o________o mi sento in colpa !! ahah no dai bella non muore almeno per ora, voglio scrivere sulla sua famiglia ancora ah, eccoti il capitolo.
Ed4e : grazie a te tesoro, non preoccuparti, fidati di me, eccoti il chappy appena sfornato dalla mia testa ahah.
Fiorels *.*  *.*  grazie millissimeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee..io...io sono..ero senza parole qnd l'ho letta, sconvolta. ti giuro le cose che hai detto sono bellissime e grazie per aver letto tutta la storia. Non sei affatto pessima...sei fantastica. e..beh, sai esattamente quello che penso su ogni fronte quindi non spreco parole inutili. LOL
bella_josephine: grazie  a te, eccoti il capitolo , sono certa che ti piacera ah


EDWARD POV

Tic tic tic..

Sentivo il rintocco di ogni secondo.
Ogni singolo ticchettio di ogni singolo orologio presente in quella casa. Cercavo disperatamente di ignorarli, di isolarmi da tutto, specialmente dal tempo che passava inesorabile. Secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora.
Tutto mi sembrava immutato, malgrado il tempo volasse sotto ai miei occhi.
Sorrisi amaramente a quel pensiero. Avevo passato anni, decenni ad annoiarmi, a pregare perchè le ore tutte uguali passassero in fretta e adesso...
E adesso non sopportavo più che il tempo passasse perchè...perchè comunque le cose non cambiavano.
Malgrado fossero trascorsi quasi due giorni, io ero ancora fermo lì, a fianco di quel letto, e nulla...nulla era mutato.
Continuavo a fissare il corpo di Bella adagiato su quelle lenzuola bianche. I capelli scuri sparsi sul cuscino che risaltavano come ebano sul suo viso pallido e sciupato. Le braccia  delicate dentro cui era infilato l'ago della flebo. Non potei pensare per un assurdo istante a quante storie avrebbe fatto se fosse stata sveglia e avesse visto quel piccolo aghetto. Mentre non aveva esitato un attimo a...a sacrificare la sua vita, a..a chiedere a Carlisle di...
Scacciai quel brutto pensiero che mi faceva sentire un pessimo marito, un pessimo uomo.
Lei aveva avuto paura.
Erano giorni che era strana, che non stava bene e io...io non avevo capito nulla. Pensavo che fossero solamente gli ormoni, che fosse stanca per la scuola e invece..
Invece lei sapeva, lei si sentiva che c'era qualcosa che non andava. Ma non ne aveva parlato con me per non farmi preoccupare. Aveva preferito caricarsi del peso di tutto per aiutarmi..
Lei..aiutare me.
Era sempre stata così la mia Bella. Metteva sempre gli altri, le persone che amava, prima di qualsiasi cosa, prima di lei. Lei...così fragile, così delicata...voleva proteggere me...
Presi delicatamente la sua mano e la racchiusi nella mia. Avevo bisogno di quel contatto. Avevo bisogno di accarezzarla,di sentirla vicina, anche se era così lontana. Più lontana di quanto avessi mai osato immaginare.
Scrutai attentamente il suo profilo, scendendo sul suo petto che si abbassava e sia alzava in un respiro così lieve che a mala pena potevo percepirlo io stesso. E poi più giù, lungo la linea ora quasi completamente piatta del suo ventre che io avevo...avevo visto così..
Le immagini del corpo martoriato di mia moglie stesa su quel tavolo operatorio mi colpirono come un'ennesima pugnalata al mio cuore morto.
Lei, con cui avevo condiviso pochi istanti della più pura e totale gioia che avessi mai provato prima che...prima che tutto precipitasse in quell'abisso che era la mia esistenza da due giorni a quella parte.
Due giorni che non apriva i suoi occhi. Due giorni che non sentivo il suono della sua risata. Due giorni che non vedevo le sue labbra curvarsi nei suoi dolci sorrisi.
Dicevano che non si capiva ciò che si aveva finchè non si rischiava di perderlo. Io avevo rischiato di perdere Bella tante e tante volte...e ogni volta era stato come morire di nuovo, come bruciare all'inferno. Ma questa volta era mille volte peggio. Era un fulmine a ciel sereno che ci aveva colpiti senza preavviso, proprio mentre tenevamo in braccio nostro figlio.
Portai la sua mano alle mie labbra e baciai una per una le sue dita.
E non potei fare a meno di pensare a noi. A lei...a tutto quello che rappresentava. A tutti i dettagli anche apparentemente più sciocchi della sua personalità senza cui non avrei più potuto vivere, neppure volendo. Neppure provando.
Il modo in cui aggrottava le sopracciglia di fronte ad un problema di matematica che non riusciva a risolvere. Il modo in cui si aggrappava a me durante la notte, dopo aver fatto un incubo, bisognosa di protezione. Il modo in cui sorrideva arrossendo, vergognandosi appena dopo aver fatto l'amore ed ero ancora dentro di lei.Il modo in cui mi diceva "basta"ma io sentivo che il flusso delle sue parole non corrispondeva al battito del cuore. Il modo quasi sacro con cui aveva sfiorato il piccolo Eddy quando l'aveva tenuto in braccio per quei pochi meravigliosi istanti. I suoi occhi avevano irradiato amore, l'amore più puro e totale che avessi mai visto. Lei sarebbe stata un'ottima madre perchè sapeva dare amore. Sapeva amare incondizionatamente. Perchè guardava al di là delle apparenze. Guardava l'anima delle persone  e vedeva la luce anche lì dove gli altri vedevano solo buio e ombre.
Anche in me.
Lei mi aveva salvato, mi aveva ridato la vita e ora...avrei fatto qualunque cosa per essere al suo posto su quel letto.
Avevo pregato. Per la prima volta da quando ero morto avevo pregato. Avevo chiesto a Dio, o a qualunque entità reggesse le fila della vita della donna che amavo, perdono. Perdono per averla portata a rischiare la vita. Perdono per gli errori che avevo fatto, perdono per l'assassino che ero stato. Perdono per qualunque cosa avessi fatto...tutto purchè lei potesse salvarsi, purchè lei potesse aprire gli occhi.
"Edward..." la voce di Alice mi riscosse dai miei pensieri. Mi girai di scatto ed incontrai la sua figura esile ai piedi del letto di Bella.
"Si sveglierà Edward, lo sai. Si sveglierà..." Soffriva anche lei, quasi quanto me se fosse stato possibile. Sapevo quanto Bella rappresentasse per lei e per la sua vita.
"Lo vedi?" domandai alla disperata ricerca di una certezza a cui aggrapparmi, anche se la mia mente conosceva già la risposta.
Si rabbuiò all'istante. Non vedeva nulla.
"Mi dispiace" si scusò come se fosse colpa sua "Mi dispiace. Non riesco a vedere i piccoli e questo lo avevo sempre saputo ma lei...non riesco a vedere nemmeno lei. Ma questo non significa nulla, non vedo tante cose Edward, io..."
"Non devi giustificarti con me Alice. Non..non devi." la bloccai cercando di contenere la disperazione e aggrappandomi ancora di più alla mano di mia moglie. Avrei tanto desiderato urlare, rompere qualcosa, chiedere perchè non potesse avere una visione, una sola, così da avere un briciolo di aiuto. Un briciolo di speranza.
Avvertii le dita di Alice farsi strada fra i miei capelli e accarezzarmi.
"Dovresti uscire per qualche minuto da qui" sussurrò.
Scattai, inorridito al solo suono di quelle parole "No"
"Ma...lei si sveglierà. E quando lo farà vuoi che ti veda con...con quei vestiti?"
Fissai la mia camicia e capii le sue parole in un istante. Le chiazza ormai rosse scure del sangue di Bella ricoprivano ancora la stoffa e, notai con raccapriccio, anche le mie mani. Vi era un contrasto pazzesco tra il candore mortale della mia pelle e quegli schizzi quasi marroni.
Aveva ragione lei. Non potevo accogliere il ritorno di mia moglie in quello stato.
"Resto con lei." si offrì indovinando i miei pensieri "Resto con lei per tutto il tempo che ti serve per..fare quello che devi fare."
"Ci metterò pochi minuti." risposi confuso dalla sua affermazione.
"Potresti...potresti.." Prese un lungo respiro "Potresti andare a vedere...lei..."
Capii immediatamente a chi si riferisse. "Alice, ti prego. Non ora..."
"Lei ha bisogno di te"
"Bella ha bisogno di me." risposi alzando il tono della voce involontariamente. Non volevo litigare. Non con lei e certamente non lì, ma non avevo i nervi saldi per reggere una conversazione simile.
"Ce..ce l'hai con lei per quello che è successo? Non è stata colpa sua ..." La frase di mia sorella mi spiazzò, tanto che ci misi parecchi secondi per riuscire a dire qualcosa. Per riuscire anche solo a formulare un a risposta coerente.
"Alice, certo che no! E' mia figlia accidenti, non dire sciocchezze"
"E allora aiutala!" esclamò "Aiutala, ha bisogno di suo padre."
Improvvisamente fui colto da un pensiero agghiacciante e frugai nella mente di Alice alla ricerca di un dettaglio o un immagine che potessero rafforzare il mio improvviso timore. Non vi riuscii, ormai sapeva troppo bene come chiudermi fuori.
"Alice se i bambini stanno male devi dirmelo, risparmiati gli indovinelli" Non avrei voluto risponderle a male parole, ma non riuscii a contenere la rabbia che avevo in corpo. Più verso me stesso che verso di lei.
Ero davvero stato così cieco? Così accecato dalla paura, da non rendermi conto di quello che succedeva fuori dalle mura di quella stanza? Avevo davvero ignorato i pensieri della mia famiglia focalizzando l'attenzione solamente su mia moglie in quel letto?Sì...lo avevo fatto.
"Eddy sta bene." sussurrò in un sorriso "Mangia tantissimo ed è splendido e, ti giuro, sembra che capisca. Sembra che ci riconosca e ci sorride quando gli diamo la pappa. Forse è perchè sono mezzi vampiri e la loro intelligenza è più sviluppata. Carlisle sta cercando di scoprire qualcosa..."
"E...ed Elizabeth?" domandai con il cuore in gola
Le labbra di Alice si arcuarono verso il basso, facendomi morire. "Non...non riusciamo a farla mangiare un granchè. Piange..ed è piccolina..."
Mi massaggiai le tempie, come se davvero avessi potuto avere un'emicrania.
Alice sospirò "Scusa..scusa, so che sei preoccupato per Bella e..Vai a fare una doccia, vedrai che Carlisle si occuperà di Lizzie.."
Mi alzai e mi diressi fuori dalla stanza, barcollante. Tolsi velocemente quagli abiti sporchi che ancora mi legavano alla tragedia delle precedenti ore e sperai che l'acqua avesse anche il potere di lavare via almeno una parte delle mie paure e dei miei sensi di colpa che, dopo aver parlato con Alice, si erano raddoppiati.
Poggiai la fronte sulla pianella fredda, emettendo un lungo sospiro.
Stavo davvero facendo la cosa giusta? Bella era tutto per me, tutto. Era l'amore della mia vita, la mia anima, era ciò che dava senso a tutto il resto ma...
Ma era anche, e soprattutto, la madre dei miei figli.
I nostri figli.
E, se conoscevo Bella come credevo, il mio cuore sapeva cosa lei avrebbe voluto che facessi. Dove e con chi avrebbe voluto che fossi.
E io non volevo deludere lei, e nemmeno me stesso.
Mi rivestii veloce, indossando i primi abiti puliti che riuscii a trovare.
Uscii nel corridoio e camminai per alcuni metri, finche non mi ritrovai diviso, esattamente come il mio cuore. Alla mia destra la stanza in cui Bella giaceva addormentata e alla mia sinistra le scale che portavano al piano di sotto, verso l'ignoto. Verso ciò, o meglio, chi ancora non conoscevo.
Azzardai un passo verso la stanza per dare un ultimo bacio a mia moglie ma, improvvisamente, il mio orecchio, o forse il mio cuore, si concentrò sui suoni del resto della casa.
Isolai i brusii e i mormorii dei miei famigliari e mi concentrai su altro: un piccolo cuore che batteva veloce,agitato e sconvolto dalla paura e dalle lacrime che la sua proprietaria non riusciva a smettere di versare.
E in quel momento mi fu tutto chiaro.
Per quanto mi sembrasse assurdo, ora Bella non aveva bisogno di me. Non potevo aiutarla. Doveva farcela da sola. Doveva combattere  e tornare da me contando solo sulle sue forze e io non potevo fare nulla. Ma...ma c'era qualcos'altro che potevo fare. Qualcuno che sì, io potevo e dovevo aiutare.
"Torno presto amore mio" sussurrai voltando le spalle alla porta della camera.
Scesi lentamente i gradini e mi ritrovai nel salone. Tutti i miei fratelli eccetto Alice erano lì, stretti intorno a Rosalie che, seduta sul divano, teneva tra le braccia il mio piccolo Eddy cullandolo dolcemente.
Mi avvicinai, anche se il suono che mi aveva attratto prima proveniva dall'altra parte della casa. In poche falcate fui davanti a mio figlio e mi inginocchiai per poterlo osservare meglio. Sorrisi impercettibilmente quando mi resi conto di aver avuto ragione sin dall'inizio: assomigliava a Bella in tante cose. I tratti del viso, il nasino, le labbra leggermente socchiuse nel sonno, i capelli scuri...
"Però ha gli occhi chiari, credo verdi. Come i tuoi..." sussurrò Rosalie, indovinando i miei pensieri. Rimasi stupito a quell'affermazione.
Aveva gli occhi come i miei...come i miei da umano. Una parte di umanità in me doveva essere sopravvissuta, dopotutto. E malgrado tutte le cose turpi che avevo fatto, malgrado la creatura mostruosa che ero diventato, quella parte era sopravvissuta nel corso dei decenni, fino a radicarsi dentro mio figlio e sbocciare in lui.
Forse aveva sempre avuto ragione Bella, forse c'era davvero una speranza anche per noi alla fine...
Accostai le mie labbra al suo orecchio minuscolo. Glielo sfiorai piano e poi sussurrai: "Ti affido alla zia perchè devo occuparmi della tua sorellina ora. Ma non scordare che ti amo da morire..."
Rose mi sorrise dolce e mi accennò col capo lo studio di Carlisle. Non disse nulla, esattamente come gli altri. Non c'era bisogno di alcuna parola:a volte il silenzio aveva molto più valore di tante frasi inutili. Sapevo quanto amavano Bella e quanto stessero soffrendo in quegli istanti.
Mi rimisi in piedi e, tremante e leggermente impaurito, mi diressi verso lo studio di mio padre. Solo in quegli istanti mi resi conto esattamente di quanta paura avessi.
Avevo il terrore che forse non avrei potuto conquistarla, che forse non avremmo trovato un'intesa...o peggio: temevo che mi avrebbe respinto come, apparentemente, stava facendo con tutti gli altri.
Mio padre usci nel corridoio e, nell'attimo in cui la porta si aprì e si richiuse alle sue spalle, sentii nuovamente quei vagiti disperati e sofferenti. Fu come se una lama avesse trapassato il mio cuore.
Carlisle si avvicinò piano.
"Edward, stai calmo. L'intervento è andato bene e Bella e giovane e forte. Si riprenderà a breve, devi solo avere fede." probabilmente pensava che il mio sguardo terrorizzato fosse dovuto soltanto alla mia paura per Bella.
Scossi il capo "Elizabeth.." sussurrai solamente col cuore in gola.
Mio padre si intristì.
Malgrado la paura, alla sua espressione, cercai di concentrarmi solo sulle sue parole, ignorando volutamente i suoi pensieri. Lui l'aveva vista ovviamente e non volevo rischiare di carpire l'immagine della mia piccina nella sua mente.
Non avevo alcun ricordo di lei. Nessun dettaglio per descriverla o immaginarla. Avevo giusto adocchiato il suo corpicino sporco di sangue e liquido amniotico per un paio di istanti prima che la concitazione di due giorni prima  mi avesse completamente fatto catturare dal terrore per la sorte di mia moglie. In qualche modo volevo che la prima volta tra me e mia figlia fosse speciale, non un immagine sbiadita nella mente di chiunque.
"Era la più piccola dei due e ho dovuto metterla in una culla termica" iniziò a spiegare Carlisle "E era in sofferenza fetale avanzata quando l'abbiamo tirata fuori. Abbiamo agito appena in tempo, non te lo nascondo..."
Mi passai una mano tra i capelli, sconvolto. Ero stao ad un passo dal perdere due delle tre persone più importanti della mia vita in pochi istanti. E ancora non era finita...
"Alice..dice che non riuscite a farla mangiare"
"All'inizio non sapevo cosa aspettarmi dalla loro alimentazione" rispose sincero "specialmente viste le voglie di Bella ma..Eddy non ha avuto problemi. Si è attaccato subito al biberon e sta bene. Elisabeth invece, lo rifiuta. Rifiuta qualunque cosa. Qualunque tipo di latte. Se continua così...nelle prossime ore dovrò attaccarle una flebo. La loro pelle per fortuna è simile a quella umana per adesso e quindi sarebbe fattibile..."
Rabbrividii al pensiero di un ago infilato nel braccino delicato e fragile di Elisabeth. Doveva esserci un altro modo, doveva.
"Voglio...voglio vederla" balbettai. Ormai era una necessità, un bisogno impellente e quasi fisico.
Carlisle annuì e insieme entrammo nello studio. Vidi subito Esme seduta sulla poltroncina con un biberon colmo di latte in una mano e un fagottino avvolto in un plaid rosa pallido sistemato contro il suo petto. Non potei scorgere il visino della bimba, solamente le manine che agitava convulsamente mentre piangeva.
Mi bloccai improvvisamente. Forse era meglio così.
Non volevo che fosse lì il momento in cui i nostri occhi si sarebbero incontrati per la prima volta. Volevo che fosse come con Eddy: qualcosa da condividere con l'altra persona che aveva reso possibile questo miracolo.
Bella.
Mia madre si alzò e mi diede un bacio sulla guancia, come a volermi rincuorare. Depositò il fagottino leggero tra le mie braccia tese e il biberon nella mia mano, capendo senza che parlassi il mio bisogno.
"Fa..fa provare me.." sussurrai a Carlisle uscendo e dirigendomi al piano superiore con la mia piccola in lacrime.
Resistetti a fatica alla tentazione di guardarla e riempirla di baci nel tentativo di consolarla. Quella era la nostra bambina e Bella doveva condividere quel momento con noi, come era successo con nostro figlio anche se solo per brevi istanti. Io sapevo, dentro di me, che anche se era addormentata una parte di lei sarebbe riuscita a capire, a percepire il contatto fra noi tre.
Entrai in camera e mi accorsi che Alice non c'era più. Doveva aver sentito tutto e capito i miei sentimenti e i miei bisogni.
Mi accomodai sulla sedia che avevo usato per vegliare Bella fino a pochi minuti prima e, dopo un ultimo tentennamento, abbassai lo sguardo.
E...e il mio mondo si frantumò per ricompattarsi in pochi secondi completamente mutato.
Quando avevo guardato E.J per la prima volta ero stato soprafatto dalla gioia, dall'amore completo, totale e sconvolgente che avevo provato sin da subito per lui. Ma quello che sentivo in quel momento era...era totalmente diverso...era impossibile.
Stava succedendo qualcosa che avrei ritenuto impossibile fino a poche ore prima
Mi stavo innamorando di nuovo.
Stavo fissando la seconda donna che avrei amato per tutta la mia eternità.
Quell'angioletto che...che era così uguale a me. Sfiorai rapito con un dito un suo piccolo ricciolo ramato, scendendo poi sulla fronte soffice e sulla guanciotta umida.
Non appena avvertì il contatto con la mia pelle i suoi gemiti cessarono, diventando un semplice respiro affannato. Scostai leggermente la copertina che manteneva il suo corpo al caldo e la accostai meglio al mio petto. Il suo cuore batteva frenetico, tanto che per un minuto mi sembrò in grado di risvegliare il mio, morto. Sapevo che non era possibile, ovviamente. Ma qualcosa dentro di me mi disse che se avesse potuto emettere un altro battito sarebbe stato all'unisono con quello di mia figlia.
"Elisabeth.." sussurrai rapito dalla magia di quel momento. "Elisabeth..ti amo.."
Come a voler rispondere alla mia dichiarazione la piccola strinse un pugnetto intorno alla mia camicia e l'altro intorno al mio dito che l'aveva accarezzata. Automaticamente lo avvicinò alle labbra e, lasciandomi stupito, iniziò a succhiare piano.
Era questo quello di cui aveva bisogno. Quello per cui aveva pianto disperata. Voleva sentire me, il mio odore, il mio sapore... Voleva sicurezza, sapere che i suoi genitori erano lì per lei, che non l'avevano abbandonata.
"Sono qui amore..sono qui e non ti lascerò mai più sola." dissi.
Presi nella mano libera il biberon e, dopo aver tolto velocemente il dito dalle sue labbra, vi accostai la tettarella. Lizzie aggrottò le sopraciglia mentre il sapore del latte le inondava la bocca. Assaggiò per alcuni istanti, prendendo velocemente coscienza del nuovo sapore.
Emisi un sospiro di puro sollievo quando vidi le sue guanciotte succhiare con voracità e il liquido caldo iniziò a scorrere dentro di lei.
Povera piccina, stava morendo di fame...
"Mangia amore mio" la incitai con parole appena percettibili "Papà è qui con te e ti proteggerà da tutto.."
A quelle parole Elisabeth fece una cosa estremamente naturale, ma che mi fece quasi prendere il volo per l'emozione.
Aprì gli occhi.
Quegli occhi color cioccolato fuso che avrei riconosciuto tra migliaia.
Era incredibile.
Entrambi i miei angioletti avevano qualcosa di me e di Bella. Anche se io e mia moglie eravamo due creature opposte in tutto, apparentemente impossibili da unire, eravamo stati in grado di fonderci perfettamente in un'unica entità che quella notte nel bosco aveva creato loro...i nostri figli. Che erano allo stesso tempo me e Bella...
Fu in quell'istante che, come quando avevo stretto E.J, sentii davvero di avere una speranza. Sentii che le parole di Carlisle, a cui non avevo mai creduto, erano reali.
C'era una speranza.
C'era un paradiso dopotutto.
C'era una possibilità di redenzione.
Ed erano loro, ora lo capivo.
Stavo ancora guardando i suoi occhietti vispi quando fini di mangiare.
Appoggia il biberon sul comodino e ritornai a contemplare il mio angelo, non prima però,di aver preso la mano tiepida di Bella nella mia. La portai a contatto del petto della nostra bambina, così che anche lei potesse sentire il suo dolce respiro.
"Lei è la tua mamma Elisabeth" sospirai "Anche se non te lo può dire ora ...lei ti ama tantissimo e presto tornerà da noi tre. Te lo giuro." In qualche modo prometterglielo rafforzava la mia fiducia nel futuro. Elisabeth a quelle parole sbattè le sue lunghe ciglia e spalancò la boccuccia. Sembrava che riuscisse quasi a capire quello che le stavo dicendo e, forse, era proprio così. Non potevo verificarlo:notai che i suoi pensieri mi erano preclusi, almeno per adesso.
Intrecciai le dita della mano di Bella con le mie  e mi chinai sulla piccola. Presi a baciarle le gote e il nasino, beandomi del suo profumo assolutamente unico. Simile a quello del fratellino e diverso sia da quello dei vampiri che da quello degli umani.Odorava...di sole, di aria fresca,di... Odorava di felicità. Sì, il suo era il profumo della felicità più pura per me.
Fu in quel momento, perso nella totale adorazione del mio tesoro, che avvertii un movimento. Il dito di Bella si era leggermente piegato ed ero certo di non essere stato io.
Strinsi un poco la sua mano e avvertii la sua fare lo stesso gesto.
Emozionato mi sedetti sul bordo del letto, tenendo Elisabeth contro di me.
Presi a carezzare il volto di mia moglie.
"Bella.." sussurrai.
Le sue palpebre tremolarono per quelli che furono i secondi più lunghi della mia vita e, infine, si alzarono rivelando lo stesso sguardo che condivideva con mia figlia.
Aprì la bocca, tentando di dire qualcosa.
"E..edward.." mi chiamò.
""Amore..." risposi senza poter contenere un enorme sorriso "Amore mio.."
Portò la mano libera sul ventre piatto e i suoi occhi parvero allarmati per un attimo.
"Dov'è...E.J...?" chiese in preda al panico
"E' di sotto...e sta bene. Benissimo." risposi nel tentativo di tranquillizzarla "E qui con me c'è una persona che non conosci ancora.."
I suoi occhi si spostarono in una frazione dal mio viso al mio petto su cui si trovava la bimba.
Fece per alzarsi e sistemarsi ma una fitta di dolore la fece desistere. Non poteva ancora farlo: aveva subito un cesareo d'urgenza ed era necessario che restasse coricata.
"Aspetta..."
Sistemai Elisabeth in modo che fosse al suo fianco sul cuscino. Bella voltò appena il capo e incontrò il visino della piccola: le loro labbra e i loro nasi si sfiorarono in un  gesto carico d'amore.
Vidi gli occhi di mia moglie farsi umidi e le lacrime scivolare sul cuscino, mentre dava un bacio alla nostra creatura, compiendo il primo vero gesto da mamma nei suoi confronti.
Asciugai le sue lacrime, rendendomi conto solamente in quel momento che Bella era davvero lì, di nuovo con me.
Viva e felice di essere mamma.
Fu come se un enorme macigno si togliesse dal mio petto e potessi tornare veramente di nuovo a respirare. Bella si accorse del mio sguardo e tornò a fissarmi.
"Non...non farmi più spaventare così, ti prego..." ebbi solo la forza di dire.
"Te l'avevo detto" rispose abbozzando un sorriso "Te l'avevo detto che non ti avrei mai lasciato. E io sono una donna di parola..."
Non c'era bisogno di dire altro. Mi chinai sulle sue labbra e finalmente le ricongiunsi alle mie in un bacio lungo e profondo...carico di promesse per il futuro, mentre nostra figlia ci fissava gorgogliando qualcosa di incomprensibile ma, che per noi, era pura musica.
Ero così preso da noi che quasi non sentii i passi leggeri di qualcuno che entrava in camera. Mi voltai e vidi Alice con in braccio il piccolo E.J.
"Pensavo che voleste stare un pò soli..."
Si avvicinò al letto e appoggiò il piccolo al fianco di Bella ed Elisabeth, prima di dare un bacio a mia moglie ed uscire dalla porta. Le fui grata per averlo fatto. Era esattamente ciò di cui avevamo bisogno in quel momento.
Essere davvero tutti insieme per la prima volta.
"Ti amo.." I suoi occhi erano più luminosi di quanto li avessi mai visti mentre vagavano da me ai nostri cuccioli.
"Più della mia stessa vita.." conclusi per lei. Mi stesi al suo fianco e riuscii a circondare tutti e tre col mio braccio, come a volerli proteggere.
E sapevo che lo avrei fatto. Sempre. A qualunque costo.
Bella poggiò il capo sul mio petto e affondai il volto nei suoi capelli.
"E' davvero bella la nostra famiglia ..perfetta, direi"
Annuii e risi divertito per la prima vera volta da giorni. "Lo è ora che tu sei di nuovo con noi..."
La sentii gemere un istante e iniziare a piangere di gioia. La strinsi forte mentre lei carezzava i capelli sottilissimi dei nostri bimbi, ma non tentai di fermare le sue lacrime.
Se avessi potuto lo avrei fatto anche io.
Aveva rischiato di morire e di perdere tutto e io avevo quasi perso lei.
Erano dei pensieri insopportabili da affrontare
"Shhh" la consolai "Andrà tutto bene adesso.."
Girò leggermente il capo, così da potermi guardare. "Per sempre.." sussurrò.
Soffiai sul suo viso e posai le mie labbra sulle sue.
"Per sempre" giurai
Era una promessa e la stavo suggellando con quel bacio
.

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Capitolo 41
*** Anniversary ***


c 41 Allooooooora ragazze!!!! questo capitolo si chiama così per una ragione speciale. Indovinate chi è che stava postando più o meno a qst ora il primo capitolo di qst storia esattamente un anno fa??? =) Ebbene sììììììììì....io!!! Non avete neppure idea di qnt la mia vita sia cambiata da allora. Questa storia mi ha fatta crescere, cambiare, avere più fiducia in me stessa e soprattutto conoscere delle persone che dire fantastiche è riduttivo. Quindi per me oggi è un giorno specialissimo ed importante. *.*  *.*  
Inoltre qst cap è ambientato esattamente un anno dopo il primo manco a farlo apposta. I casi della vita hihihihihihii. Ragazze, sono sconvolta per le recensioni dello scorso capitolo. tantissime...dire che siete le migliori è poco. Purtroppo ci tenevo a postare oggi a un anno di distanza da qnd tutto è cominciato e nn sono riuscita a rispondere. Cioè ma vi rendete conto??? Un anno....un anno che siamo qui insieme...sono quasi sconvolta. Ricordo che ci misi dieci giorni per trovare il coraggio di postare quel capitolo. Avevo una paura che avrebbe fatto schifo...
Ragazze...vi bacio immensamente e vi invito a continuare a sostenermi come avete fatto fino ad ora. Qst storia nn è nulla senza di voi. =))


BELLA

"Bella mi raccomando devi mangiare per riprenderti. Non vorrei che tu soffrissi di depressione post partum.."

Alzai gli occhi al cielo: mia madre non era mai stata una donna paranoica. Mai. E allora perchè doveva iniziare proprio ora?
"Mamma" risposi cercando di farla stare tranquilla "Ti assicuro che mangio. Tanto, tantissimo. Al momento è Lizzie che non ne vuole sapere."
Tenendo il telefono tra l'orecchio e la spalla cercavo di cullare mia figlia e di infilarle a tradimento il biberon fra le labbra.
Il tutto con scarsi , scarsissimi risultati
"Forse dovresti provare ad accarezzarle il pancino. Magari si rilassa..."
Ci provai, contorcendo la mano che reggeva il biberon.
Lizzie si aprì in un sorriso e io le riaccostai il biberon alla bocca.
Per un piccolo istante sembrò accettarlo. Sì...illusa...
Emise un piccolo gridolino e con la linguetta lo risputò fuori. Piccola, infida, splendida, meravigliosa bambolina. Non riuscii a trattenermi dal ridacchiare anche io nonostante fossi sull'orlo dell'esasperazione.
Era impossibile avercela con lei, con i suoi riccioli sottili come la seta, con i suoi occhietti vispi che vagavano per tutta la cucina.
"Bella..ora ti devo lasciare. Devo andare al lavoro" mi salutò mia madre "Tu a che ora inizi le lezioni?"
"Alle nove"
"Ma sei sicura di sentirti pronta? Insomma, è stata un estate difficile per te..."
"Mamma ti prego" sbuffai "credi davvero che Edward mi lascerebbe mettere piede fuori casa se non fosse così?"
"No, no. Hai ragione" sospirò "E' che ci hai fatto spaventare così tanto che...Voglio solo che tu stia bene."
"Sto bene" la tranquillizzai "Carlisle dice che mi sono rimessa completamente ora. Lo so che hai avuto paura, ma ora va tutto completamente bene."
"D'accordo. D'accordo. Lascio a te il ruolo di mamma apprensiva" concluse "adesso vado sul serio. E divertiti stasera"
La salutai velocemente prima che potesse tirare fuori l'argomento del giorno. Quello che assolutamente volevo evitare.
E che, già lo sapevo, non sarei assolutamente riuscita ad evitare.
D'un tratto sentii un paio di braccia circondarmi la vita. Edward poggiò il mento sulla mia spalla e fissò adorante le nostra piccola peste.
Mia figlia, dal canto su,o non appena lo vide si aprì in un sorriso pieno di entusiasmo.
"Ci provo io a farla mangiare" sussurrò mio marito all'orecchio.
La prese delicatamente fra le sue forti braccia e non appena le ebbe introdotto la tettarella nella boccuccia, lei iniziò a tirare e a mangiare di gusto.
Hai capito? Tutti quei capricci perchè non c'era il suo papà...
Mi avvicinai a loro due e Edward, prendendomi svelto, per un braccio mi fece sedere sulle sue gambe.
Mi chinai a sfiorare con le labbra la fronte di nostra figlia.
"Ma che gli fai tu alle donne?" mormorai ridendo.
Il rapporto che lui aveva con i bimbi era...splendido a dire poco. Era un padre attento, presente e tremendamente dolce con i piccoli. Con Lizzie poi sembrava avere un legame speciale: come se fossero due anime affini e vicine. Ma la cosa che più mi rendeva felice era il fatto che fosse qualcosa di nuovo per entrambi.
Diventare genitori era un esperienza che ci aveva sconvolto l'esistenza, e non solamente a me che ero umana.
Edward, pur essendo agevolato dalla sua natura vampira in certe situazioni, aveva le stesse preoccupazioni di un qualunque neo papà. Molto speso lo sorprendevo a telefonare a Carlisle se uno dei bimbi non aveva fatto il ruttino o semplicemente piangeva un pò più forte del normale.
Sorrise, ma poi ritornò immediatamente serio. "Ho ascoltato un pò della conversazione con tua madre. Scusami, non volevo ma...io penso che potrebbe avere ragione...Forse dovresti rimandare il college"
"Ma sei stato tu ad insistere che ci andassi"
"Lo so" rispose "Ma era prima di..di questo" La sua mano libera percorse il mio ventre, sollevando la maglietta e sfiorando la cicatrice che sarebbe rimasta per sempre.
Raccolsi le sue dita nella mia mano e le portai alle labbra baciandole. "Io...io lo so che ti ho fatto spaventare ma...Adesso mi sento pronta per ricominciare a fare una vita completamente attiva"
"A me sembri anche fin troppo attiva"
Risi per la sua apprensione. Aveva passato tutta l'estate a cercare di farmi fare il meno possibile, così che io potessi riprendermi completamente da tutto quello che era successo. Il parto era stato un evento traumatico sia fisicamente sia psicologicamente soprattutto quando mi ero svegliata e avevo capito quello che avevo davvero rischiato. Carlisle mi aveva detto che la placenta di Elisabeth si era staccata per le contrazioni dell'utero e avevo avuto un emorragia. Sarei potuta morire...e soprattutto avrei potuto perdere la mia piccola.
Capivo le paure di Edward. Anche solo il pensiero di perdere qualcuno che amavi così tanto era una cosa insopportabile.
"Edward, fidati di me. Se non mi sentissi bene saresti il primo a saperlo. Te lo giuro."
"D'accordo" sospirò "ma se ti sentissi stanca o anche solo.."
"Mano sul cuore " lo interruppi "Ti chiamo e mi faccio venire a prendere."
"Dimmi perchè oggi non vuoi che venga con te."
"Ne abbiamo già parlato. E' il primo giorno che lascio soli i bambini e...starei tranquilla solo se fossero con te. E poi non ti cambierà nulla perdere qualche ora di lezione Mister sto per prendere la terza laurea in medicina".
Edward era entrato, ovviamente senza alcuno sforzo, alla facoltà di medicina della Washington State. Io invece frequentavo i corsi della facoltà di Letteratura: meno impegnativa e decisamente più flessibile sulla frequenza.
Posò le labbra sul mio collo facendomi rabbrividire. "L'ho fatto apposta. Così posso giocare al dottore con te..."
Sperai vivamente che le sue parole corrispondessero alla verità. Io e Edward non avevamo più fatto l'amore da quando i bimbi erano nati. Ci avevo messo parecchio tempo a ristabilirmi del tutto e, comunque, anche da quando stavo bene avevo pochissimo tempo. Ci tenevo a comportarmi come una qualsiasi neo mamma: a svegliarmi in piena notte, a dar loro da mangiare o a cullarli se semplicemente non riuscivano a dormire. Edward avrebbe potuto farlo senza alcuno sforzo visto che per lui la notte era solo un susseguirsi di ore inutilizzate, ma io ci tenevo troppo.
Ero una mamma e quello era il mio dovere. Lo sentivo nel profondo del cuore.
"Comunque vedi di tornare presto a casa" sussurrò "Perchè oggi è un giorno importante in tutti i sensi"
"Non so di che cosa parli" risposi improvvisamente a disagio. Ti prego, ti prego, ti prego....tutto ma quello no.
"Mi sembra che Eddy stia piangendo" tentai di cambiare argomento.
"Io credo di no" replicò senza neppure provare a contenere le risa. "Ricordi: marito vampiro, super udito vampiro. Per cui non riuscirai a impedirmi di dirti..."
"Ti prego, ti prego, ti prego...non lo fare non dire quelle parole" lo implorai
Tutto inutile, le disse comunque.
"Buon diciannovesimo compleanno amore mio..."
Gli tirai un leggero schiaffo sulla testa e mi alzai dalle sue gambe, prendendo con me la piccola e facendole fare il ruttino.
"Sei cattivo. Ti odio" Protestai
"Non è vero. Mi hai sposato...mi ami" ribattè divertito.
"Oh non significa nulla. C'è sempre il divorzio" ribattei, dirigendomi verso le scale. Presi la mano di mia figlia e la agitai leggermente, come se stesse salutando.
"Fai ciao con la manina a papà Lizzie. Quel crudele vampiro diciassettenne che ricorda a sua moglie la vecchiaia che avanza, quando  lei lo aveva implorato di dimenticarsi del suo compleanno."
Avvertii la sua risata fin dal piano di sopra, solo in parte coperta dal rumore dell'acqua del lavandino in cui stava lavando i piatti della colazione.
Adagiai Lizzie nella sua culla, accoccolandola vicino al suo coniglietto di pezza. Nel giro di un paio di minuti si addormentò serena così come il fratellino che riposava al suo fianco.
Posai un delicato bacio sulla testolina di entrambi e mi diressi in bagno per lavarmi i denti e darmi un'ultima sistemata ai capelli. Dovevo muovermi o avrei certamente fatto tardi. Per fortuna alcuni corsi avevano luogo in una sede staccata a Port Angeles o mi sarebbe toccato andare fino a Seattle un sacco di volte a settimana.
All'improvviso, mentre sputacchiavo il dentifricio nel lavandino, sentii qualcosa di duro alle mie spalle e le braccia di Edward avvolgermi la vita. Alzai lo sguardo incontrando il suo riflesso nello specchio.
"Sono ancora molto arrabbiata" dissi assottigliando gli occhi.
"No, non è vero" rispose mentre mi mordicchiava la spalla.
"Sì invece"
"No, invece". Le sue parole roche al mio orecchio mi stavano facendo perdere lucidità e, quando la sua mano si infilò sotto la mia maglietta leggera, dovetti aggrapparmi al lavabo.
Sfiorò lenta il mio stomaco, risalendo a carezzare ad avvolgere un mio seno. Lo massaggiava piano ma con decisione e il fatto di vedere tutto riflesso allo specchio mi stava facendo eccitare ancora di più.
"Edward..." mugugnai "Farò...farò tardi..." Il mio cervello sapeva che non era il momento migliore per fare certe cose con mio marito e che, oltretutto, avrei voluto rifare l'amore con lui in un posto leggermente più romantico del lavandino del  bagno.
Anche se era piuttosto eccitante.
Il suo tocco si fece più lieve. "Tu però dimmi che non sei più arrabbiata"
"Non..non sono arrabbiata" cedetti travolta da tutte quelle emozioni.
Lui sorrise riabbassandomi la maglietta "Lo sapevo..."
"Sbruffone" replicai sbuffando e tentando di regolarizzare il respiro "Adesso mi dite perchè il mio compleanno deve sempre essere ricordato,quando è ovvio che sarà un disastro"
"Che vuoi dire?"
"Oh andiamo. Lo sai benissimo: mi taglierò, cadrò, qualcuno cercherà di mordermi ..o qualcosa di simile. Devo ricordarti l'anno scorso?"
Lo vidi rabbuiarsi e mi sarei volentieri morsa la lingua "No, ricordo perfettamente.."
"Senti Edward" mi voltai così da poterlo guardare negli occhi "la mia vita è perfetta con voi ora. Non mi serve nulla. Nè feste, nè torta, nè regali"
"E se ti giuro che quello che avevo in mente non prevede feste, torte e regali?" domandò.
Lo fissai dubbiosa per un istante.
"Lo giuro" disse posando la mano destra sul cuore.
Roteai gli occhi "Allora ok...hai carta bianca" risposi afferrando la borsa con dentro i libri.
Mano nella mano ci dirigemmo alla porta.
"Sicura che non vuoi la volvo?" domandò sfiorando la mia fronte con le labbra.
"No..voglio il mio adorato pick up. E' una vita che non lo guido." sospirai.
Mi sentivo un pò triste ora che era arrivato davvero il momento di lasciarli, anche se solo per poche ore.
Edward ovviamente se ne accorse. Mi strinse in un ultimo abbraccio sussurrando "Andrà tutto bene. E se hai bisogno di me, ti basterà telefonarmi e io correrò a salvare la mia principessa"
Ridacchiai rassicurata dalle sue parole.
In fondo si trattava solo di abituarmi a star loro lontana per qualche ora al giorno. Potevo farcela.
Percorsi il vialetto diretta al mio vecchio amico arrugginito quando la voce di mio marito mi fece voltare.
"Bella...non sperare che domani ti lasci uscire ancora vestita in questo modo"
Lo guardai confusa.
"Sei senza reggiseno" sussurrò "e ti assicuro che sei una tentazione irresistibile"
"Anche per te?" domandai provocandolo
"Non ne hai idea" rispose leccandosi le labbra "Ti terrei qui tutto il giorno e non hai la più pallida idea di cosa non ti farei..."
Sentii le ginocchia tremarmi
"Buona giornata amore" Furono le ultime parole che pronunciò prima di chiudersi la porta alle spalle.
Tentai di riconnettere i pochi neuroni che non erano andati a fuoco insieme al mio corpo.
Io..io..dovevo andare.. all'università..
Sì.
Salii in auto, certa che probabilmente sarei riuscita solo a pensare alle parole sensuali che mio marito mi aveva detto e non di certo alla letteratura americana.



"No...non ci credo. Davvero sei sposata?" La ragazza che camminava al mio fianco si fermò incredula, fissandomi.

"Sì" risposi prendendo una foto dalla borsa "E ho anche due bambini...Sono nati da poco"
Mi strappò letteralmente la foto dalle mani e la fissò estasiata, saltellando ed emettendo strani gridolini.
Quella ragazza che avevo conosciuto a lezione di letteratura americana era davvero un pò strana.
Si chiamava Ashley e in certi suoi atteggiamenti mi ricordava terribilmente Alice. Forse era per questo che avevamo iniziato a parlare
"Oh Bella sono splendidi! sai che anche io ho un fratello?" disse spalancando i suoi enormi occhi blu "E' un gran rompiscatole, ma è ok. Insomma senza di lui sarei veramente persa."
Sorrisi osservandola meglio. Sì, decisamente avrebbe potuto essere Alice da umana. Era piccola, ma molto magra e quando si muoveva pareva quasi danzasse. Aveva anche un pò la testa tra le nuvole, cosa che mi era parsa subito chiara quando era quasi andata a sbattere contro un palo della luce perchè era persa a contemplare un uccellino.
Lavorava part time nella caffetteria del campus e avevamo parecchi corsi insieme.
"Oh eccolo lì!" strillò mentre mi prendeva per mano e mi trascinava verso un ragazzo seduto su una panchina "Tay...Taylor!!"
Il ragazzo non alzò il volto, probabilmente stava volutamente ignorando la sorella. Solo quando ci ritrovammo a pochi centimetri da lui si decise a guardarci.
Fissò per un secondo, scocciato, la ragazza al mio fianco e poi i suoi occhi si posarono curiosi su di me.
Notai che somigliava molto ad Ashley. Nel colore castano dei capelli, negli occhi blu e profondi ma....aveva anche qualcosa di completamente diverso. Aveva un profilo più serio, quasi altero avrei detto.
Arrossii imbarazzata quando mi resi conto che lui non smetteva di fissarmi
Abbassai gli occhi al pavimento.
"Tay lei è Bella. Una compagna di corso"
Mi sorrise e ci scambiammo una rapida stretta di mano
"Uffa...devo scappare. Inizia la galera del lavoro!" disse la mia nuova amica facendo roteare gli occhi. "Allora Bella ci si vede mercoledì. Domani non ho lezione"
"Nemmeno io” confermai "Adesso corro a casa. Non vorrei fare tardi per cena..."
Salutai velocemente suo fratello che, mettendomi molto a disagio, in quei minuti non mi aveva tolto gli occhi di dosso. Chissà perchè poi...
Senza pensarci troppo su mi diressi rapida al parcheggio e montai sul pick up, pronta per tornarmene dai miei amori. Infilai la chiave nel quadro e girai per mettere in moto.
Nulla.
Il motore emise un rumore strano e poi si spense del tutto
Riprovai.
Questa volta niente rumore strano. Non c'era stato proprio alcun rumore. Punto.
Niente. Nessun segno di vita.
"No no no no" sbottai. Non poteva succedere proprio quella sera. Edward teneva tanto a quel compleanno e io avevo promesso che gli avrei dedicato la serata e..
Sbuffando frugai nella borsa alla ricerca del cellulare.  Lo tirai fuori e con sorpresa notai che era spento. Strano, ero certa di averlo sempre lasciato acceso. A meno che...No, anche quello no! Tentai di riaccenderlo ma non ottenni nulla: lo schermo continuava a rimanere scuro. La batteria era andata.
Era tardi, la macchina era rotta, il cellulare scarico, mio marito mi aspettava a casa probabilmente preoccupato e io non sapevo se i miei bambini stavano bene. Posai la testa sul volante, maledicendo la mia inadeguatezza per ogni ruolo che ricoprivo nella vita:moglie, madre o..
In quel momento sentii qualcuno bussare al finestrino.
Quasi sobbalzai quando mi resi conto che si trattava di quel ragazzo, Taylor.
Abbassai il vetro e accennai un debole sorriso
"Tu sei Bella vero?" domandò "Ehm...va tutto bene?"
"Veramente no..." risposi "La macchina proprio non parte e..non è serata"
"Dove abiti?"
La sua domanda mi colse di sorpresa "A..a Forks"
"Posso darti un passaggio fino a casa e poi domani chiami il carro attrezzi e fai venire a prendere la macchina" disse come se offrire passaggi a quella che in pratica era una perfetta sconosciuta fosse normalissimo.
"Ehm.." biascicai "Ma dista un'ora da qui"
Alzò le spalle tranquillo "Abitiamo a Sail's Point. E' circa a metà strada. Non farei tanta strada in più. E poi non ho impegni per la serata, quindi..."
"Beh..io non voglio proprio " balbettai "Cioè..mi dispiace che tu debba...Non sei obbligato o.."
Sorrise alle mie parole sconnesse. "Stai tranquilla. Le amiche di Ashley sono anche mie amiche. Accetta per favore"
"Oookk" risposi. Mi imbarazzava accettare quell'aiuto, anche se era proprio una manna dal cielo. E poi non avevo motivo per rifiutare: sia lui che sua sorella sembravano due persone molto gentili e affidabili.
Lo seguii alla sua auto: una vecchia gip un pò sgangherata di cui ignoravo il modello. All'inizio ci fu un pò di silenzio imbarazzato che, però, svanì subito quando notai il libro che stava leggendo prima poggiato sul cruscotto.
"Noooo" esclamai "Cime tempestose!"
"Ti piace?" domandò curioso
"Scherzi! Lo adoro. Quell'amore tormentato tra Catherine ed Heathcliff...la forza di una passione che durerà anche dopo la morte. E'...l'ho letto almeno 20 volte" spiegai arrossendo. Non gli confessai che le ultime dieci erano state proprio nell'ultimo anno: quel libro mi piaceva perchè alcuni dei temi principali che sfiorava mi ricordavano Edward e il nostro amore.
"Scusa" iniziai "Quando parlo di libri parto in quarta.."
"Non ti scusare. Lo stesso vale per me" rispose "Solo… di quel libro odio Catherine. E' una ragazza senza cuore"
Annuii e iniziammo a parlare di diverse cose: libri, musica, interessi comuni.. Quasi mi dispiacque molto di aver pensato che fosse un pò strano all'inizio: in realtà conoscendolo meglio sembrava un ragazza simpatico e profondo.
Con lui al mio fianco il tempo volò e arrivammo davanti a casa mia molto presto. Andava veloce in macchina.
"Allora grazie di tutto" dissi grata "Non so come avrei fatto senza di te..."
Scosse il capo "Non mi ringraziare. Sono io che dovrei farlo. Mi hai tenuto compagnia e...e sei una ragazza davvero in gamba Bella"
Arrossii di botto a quel complimento totalmente inaspettato "Ah...nno. Sono normalissima credimi. Allora ci vediamo in giro."
Scesi dall'auto salutandolo con la mano e mi diressi verso casa.
Vidi Edward in piedi sul portico e io mi fiondai fra le sue braccia.
"Chi era quello?"domandò.
"Un amico. O più che altro un compagno di corso" spiegai "Si è offerto di riaccompagnarmi a casa visto che il mio pick up è morto”
“Perché non mi hai telefonato?” Era un poco…accigliato.
“Cellulare morto” confessai entrando in casa “I bambini?”
“Sono dai miei genitori” rispose “Ma quel ragazzo come lo hai conosciuto?”
Lo fissai confusa. D’un tratto scoppiai a ridere “Sei geloso?”
“Beh, ha pensato che mia moglie fosse molto carina e dolce” sussurrò abbracciandomi
“Ah beh…Ero certa che lo pensassi anche tu…” obiettai
“Infatti. Ma io sono tuo marito. Sono l’unico che ha il diritto di pensarlo.”
Risi ma mi bloccai notando qualcosa sul bancone della cucina:una coperta, una bottiglia di champagne e due calici.
“Fanno parte della sorpresa e del posto dove ti porto” mi spiegò lui ammiccando
“Allora mi vado a vestire” risposi sorpresa
“Non serve…vai bene così” sussurrò prendendo tra le braccia gli oggetti e contemporaneamente prendendomi a spalle. “saremo solo noi due. E si va piedi.”
Prima che me ne rendessi conto iniziammo a correre e presto capii il luogo in cui eravamo diretti e il perché no avessi bisogno di vestiti più graziosi. Avrei riconosciuto quella strada tra migliaia.
La nostra radura.
In pochi minuti fummo nel centro esatto.
Edward stese a terra la coperta che aveva portato insieme a noi e vi ci accomodammo. Non potei fare a meno di notare le stelle che risplendevano come diamanti sopra di noi. Era una notte perfetta di fine estate: limpida, serena...magica.
Una notte che avevo già vissuto: era questo il motivo per cui mi aveva portato proprio lì.
Edward tirò fuori la bottiglia di champagne e, dopo averla stappata, riempì i due calici fino all'orlo.
Me ne porse uno, tenendo per lui l'altro.
"Brindiamo..."Propose
Feci scontrare il mio bicchiere col suo. "A noi allora...a Elisabeth e Eddy, il nostro futuro"
Felice portai il vetro alle labbra gustando il liquido fresco che si sposava perfettamente con l'atmosfera che si era creata intorno a noi. Mi concentrai sul volto di mio marito e non potei trattenere una risata: aveva appena ingoiato un sorso di champagne e sembrava fosse sull'orla di vomitare.
"Direi che questa l'ultima volta che lo assaggerò per tutta la mia eternità" disse avvicinandosi e facendo sì che la mia schiena si scontrasse col suo petto. Mi ci accoccolai, voltando leggermente il capo per poterlo baciare.
"Quella roba ha un sapore decisamente migliore sulle tue labbra.." sussurrò staccandosi per farmi respirare. "Hai visto come sono stato bravo? Niente feste, niente torte..niente regali. Solo una serata speciale. Solo noi due.."
Annuii emozionata "Lo so perchè mi hai portata qui...Lo so perchè oggi..."
"E' stato un anno fa. Abbiamo fatto l'amore per la prima volta...abbiamo fatto i nostri bambini qui"disse. La sua voce leggera era l'unico suono intorno a noi. "La mia vita è cambiata quel giorno. Ancora di più che durante quella prima lezione di biologia. Oltre al tuo amore mi hai regalato dei figli, la possibilità di riscattare gli errori che ho commesso. Mi hai dato la speranza di salvare la mia anima  se ...se ne possiedo davvero una..."
"Tu ce l'hai Edward" lo interruppi voltandomi e inginocchiandomi di fronte a lui "Tu non puoi non avere un'anima. Lo so. E lo so perchè ne hai regalata una parte ai nostri figli. Io riesco a vederla riflessa nei loro occhi ogni singola volta che mi guardano.."
Avvicinai le mie labbra alle sue " e se anche non fosse così, non cambierebbe nulla. Rinuncerei volentieri alla mia per poterla dividere con te. Anche a costo di finire all'inferno. Perchè l'unica cosa che voglio sei tu. E stare con te" Presi a posare piccoli baci sulla sua bocca, assaggiando il suo sapore. "Io ho un bisogno folle di te. Ogni secondo la mia anima è legata a te, il mio corpo è legato al tuo. E la voglia di fare l'amore con te sempre, continuamente a volte è così forte da farmi male..."
Lasciai cadere il bicchiere sull'erba e le mie mani corsero alla sua camicia, sbottonandogliela.
Mi bloccò all'istante. "Bella..non possiamo, dobbiamo stare attenti adesso..."
Capii subito che cosa intendeva: ora che non ero più incinta non potevamo fare liberamente l'amore. Non potevo correre il rischio di un'altra gravidanza. Non adesso, comunque.
Ma io avevo già pensato a questo e ne avevo discusso con Carlisle proprio la settimana precedente.
"Prendo la pillola Edward" dissi tutto d'un fiato arrossendo. "Ne ho parlato con tuo padre e...ha detto che adesso che sto bene non ci sono problemi e..Io volevo dirtelo, te lo assicuro però.."
Le sue labbra improvvisamente sulle mie bloccarono il mio flusso di parole.
quando mi scostai giusto per respirare, sorrisi. "Non mi vuoi respingere"
Non era una domanda. Solo una constatazione.
"Bella io non ti posso resistere neppure volendo" rispose
"Ti voglio Edward" sussurrai levandomi la maglietta e schiacciando il mio seno contro il suo petto "Ti voglio da così tanto..."
Prima che me ne accorgessi mi ritrovai stesa sulla coperta. Il suo petto completamente nudo su di me, i suoi occhi neri fissi nei miei.
"Hai preso la pillola perchè speravi che accadesse, di la verità" mi provocò.
"Sì" risposi seria, senza imbarazzo. Non era più un gioco adesso. Non era più una provocazione.
I nostri corpi bruciavano l'uno contro l'altro, desiderosi di appartenersi di nuovo.
Le mie dita si intrufolarono tra di noi, slacciando i suoi pantaloni e facendoli cadere, dopo qualche minuto di lenta agonia, da qualche parte nella notte..
Tremai mentre sentivo le sue labbra lambire ogni centimetro della mia pelle, scendendo sul mio petto e sulla mia pancia. Mi slacciò i jeans e li fece scorrere lungo le mie gambe mentre continuava a venerare la piccola cicatrice che ci aveva costato tanto dolore ma anche tanta gioia.
Riportai le sue labbra contro le mie non appena potei: era un bisogno fisico il mio. Sentire il suo profumo, il suo respiro che si mescolava col mio, il mio cuore che, battendo, pareva quasi fare riecheggiare anche il suo.
Non c'era bisogno di dire parole inutili mentre ci amavamo ancora una volta. Ancora un a volta lì, in quel posto speciale che era solo nostro. In cui il resto del mondo scompariva.
"Ti amo.." dicemmo insieme quando lo sentii entrare dentro di me. Sorrisi tra gli ansiti, mentre mi aggrappavo alle sue spalle travolta dalle emozioni.
Ero così felice che mi sentii esplodere dentro: ero completa, ero perfetta quando ero con Edward. Aprii gli occhi ed incontrai i suoi, carichi delle mie stesse emozioni.
E in quel momento capii che era quello il solo regalo che volessi : sentirlo vicino...sentirlo mio. Sorrisi felice al cielo scuro trapuntato di stelle, l'unica cornice alla nostra passione.
E mentre raggiungevo l'apice del piacere insieme a Edward un pensiero assurdo attraversò la mia mente.
Festeggiare i diciannove anni non era stato  così male, dopotutto.
No...ma io mi dico. Ma chi diavolo è qst Taylor?? Arggg. Vi giuro fino a tre giorni fa non era stato contemplato nella ff ..poi si è presentato così.e...non ho potuto cacciarlo. Indovinate un pò da chi ho preso il nome? Il primo che indovina vince una confezione di zucchero filato. Anzi no...da un ora lo odio..arggg stupido zucchero. (ahahahah fiorelluccia mia sto scherzando...sei the best.) Ok comunque non temete...credete mica che Bella si farà prendere da qst scemo che va in giro a offrire passaggi alle ragazze qnd ha Edward??? Ehm...no..ehm....io non lo so...non credo...mah...chi lo sa????
Non odiatemiii....=)))))))

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Capitolo 42
*** My lovely jealous husband ***


cappy 42 Buongiorno buongiorno buongiorno!! Come va?? Eh sì lo so. Sono in ritardo: 11 giorni..scusate ultimamente ero diventata più brava. Ma credetemi, faccio di tutto per stare al passo con i tempi. Ho dormito il meno possibile in questi due giorni per postarvi il capitolo e spero sia valido.
In realtà non mi piace tantissimo. No, ok questa frase non la posso dire. Ho fatto un patto con una persona e se non lo rispetto mi dissangua peggio di Jasper.
Perciò riformulo. E' un capitolo abbastanza leggero, diciamo famigliare, divertente, un pò così..tranquillo.^-^
E c'è anche il vostro Tay che ho visto avete amato sin da subito...ehm ehm sorvoliamo.. però ragazze...cioè ma avete già tutte temuto che Bella avrà una relazione o strano truschino con qst Taylor..ma dico io..datele il beneficio del dubbio...poverina -.-
Vorrei tanto poter rispondere alle vostre magnifiche e stupende recensioni ma...non ho proprio il tempo e la mia fatina buona è già carica di lavoro. Non posso sfruttarla troppo o mi entra in sciopero *.* Perciò mi limito ad abbracciarvi tutte e a dirvi un enormissimo     GRAZIEEEEEEE!!!
Con questo vi lascio ...un bacio e alla prossima!! LOL
Xo Xo Cloe


BELLA
"Allora..va tutto bene, vero?" domandai titubante tenendo la mano di mio marito nella mia. "Intendo..fisicamente è tutto ok?"

Carlisle mi sorrise tranquillo "Ma certo. Sono sanissimi Bella"
Tirai inconsapevolmente un sospiro di sollievo mentre Edward mi baciava i capelli.
Eravamo nello studio di mio suocero, anche se chiamarlo con quell'appellativo mi faceva ancora uno strano effetto, per la visita di controllo ai bimbi.
"Come vi ho già detto mi sembra che nei piccoli prevalgano le caratteristiche umane piuttosto che quelle vampire per adesso" spiegò accomodandosi sulla sua sedia mentre io rivestivo Lizzie "Certo alcune cose sono evidenti sin da ora. La loro pelle è più fredda rispetto alla temperatura normale e mi pare anche più resistente,sebbene non ai livelli della nostra. Per vedere cambiamenti nella loro alimentazione o nella loro forza..beh, penso che dovremo aspettare. Probabilmente sarà qualcosa di graduale...ne sapremo di più mentre cresceranno"
Sorrisi contenta. Per me contava solo che fossero sani e in salute, delle piccole particolarità che li avrebbero resi speciali in futuro sinceramente ora non mi importava molto.
Mordicchiai la manina di Lizzie con cui stava tentando di arpionarmi i capelli e carezzai il pancino di Ed addormentato tra le braccia di Edward. Quel bambino aveva l'innata capacità di addormentarsi praticamente ovunque ed in qualsiasi momento, al contrario della sorellina che, in quanto a nanna e poppata tendeva sempre a fare un pò i capricci. Capricci che, ovviamente, si placavano all'istante non appena il suo papino la prendeva in braccio e se la coccolava facendole qualche moina.
E immediatamente Elisabeth diventava un angioletto. Che Edward incantasse le donne l'avevo sempre saputo..ma non credevo di certo anche quelle al di sotto dell'anno di vita.
"A proposito, parlando di alimentazione" continuò Carlisle "Penso che potresti iniziare a dargli qualche pappetta. Per esempio la crema di riso o quella di mais. In fondo hanno quasi cinque mesi ormai"
"E posso iniziare sin da oggi?" chiesi emozionata e felice per quella novità.
"Certo" rispose "Solo una volta al giorno per ora. Ti conviene intorno al primo pomeriggio così che li sostenga fino alla poppata della sera."
Annuii e fissai gli  occhietti cioccolato di mia figlia "Hai sentito Liz. La vuoi assaggiare la pappa col cucchiaino?"
La piccola per tutta risposta mi guardò un pò confusa e poi si aprì in un largo sorriso.
"Ti consiglio di non farti troppe illusioni idilliache Bella" sogghignò Carlisle "Abituarsi a mangiare dal cucchiaino non è sempre ...facile. A volte all'inizio ce ne sarà molta più sul pavimento che nel loro stomaco.."
Non sentii veramente molto il resto della conversazione che seguì tra Carlisle ed Edward. Ero troppo...troppo emozionata. La loro prima pappa, la loro prima volta seduti nel seggiolone...
Forse ero diventata un pò fissata con queste storie de "il loro primo..". Cercavo di documentare tutto, di scattare loro decine e decine di foto per non perdermi neppure un momento della loro crescita. Ma in fondo al cuore ne sentivo il completo e totale bisogno: quei momenti non sarebbero mai più ritornati e non potevo permettere che si dissolvessero senza avere un ricordo tangibile fra le mani.
Edward era molto più rilassato di me su questa cosa, ma sapevo anche che lui aveva una infallibile e fotografica memoria vampira che gli avrebbe permesso di ricordarsi tutto per l'eternità, mentre io sapevo che, una volta trasformata, i ricordi umani potevano tendere ad affievolirsi e...e non ero disposta a rischiare che accadesse.
"Terra chiama Bella.." sussurrò ad un certo punto mentre le sue labbra fredde si posavano sulla mia guancia. Sbattei gli occhi guardandomi attorno. Eravamo in macchina e Edward mi sorrideva a pochi centimetri dalle mie labbra.
Arrossii. Ero così eccitata e sopprapensiero che quasi non avevo prestato attenzione al fatto che eravamo usciti dall'ospedale. Beh almeno avevo salutato Carlisle...credo.
Dio che figura! Alle volte la mia sbadataggine rasentava il ridicolo.
"Pensavo che potremmo andare a comprare piattini e forchettine.." sussurrò ammiccando.
Ormai Edward mi conosceva come le mie tasche, anche se non poteva leggermi nel pensiero. Riusciva a capire quello che volevo o di cui avevo bisogno ancora prima che lo capissi io.
Annuii e intrecciai la mano con la sua sul cambio, beandomi di quel momento perfetto con la mia famiglia.
In poco tempo arrivammo al negozio di articoli per bambini poco fuori città. Mi stupivo sempre di come Forks fosse una cittadina carente di tante cosa ma poi finisse sempre con l'avere enormi negozi di cose che beh...non consideravo di prima necessità. Non aveva un cinema ma c'era un negozio per bambini che avrebbe soddisfatto le esigenze di una metropoli.
Era così grande che quasi dava alla testa. C'erano decine e decine di scaffali pieni di pannolini, ninnoli e vestitini. Ovviamente ci ero già venuta parecchie volte, ma ogni singola volta mi ritrovavo a fissare quel posto un pò spaesata, quasi fossi Alice nel paese delle meraviglie.
"Allora" dissi subito mentre mi sistemavo meglio Eddy tra le braccia "Direi che ci servono dei bavaglini da pappa, quindi più grandi rispetto agli altri, poi due piattini, due cucchiaini a testa. Meglio abbondare, non si sa mai. Prendiamoli di colori diversi, così ognuno avrà il suo e li riconosceremo quando.."
Mi fermai quando mi resi conto che mi ero messa a camminare spedita verso la mia meta e Edward non stava dicendo una parola.
Mi fissava con un sorriso divertito sulle labbra.
"Che c'è?"
"Nulla..è che..sei così brava..molto più di me." ammise guardandomi orgoglioso.
Arrossii di botto. "Non essere assurdo"
"Non lo sono. Non te l'ho mai detto ma...sei davvero una mamma eccellente. Non ti agiti se i bimbi piangono, sai mantenere il controllo con loro, sei organizzata, sei...credo che tu sia davvero tagliata per questo ruolo."
"Dai Edward" bonfochiai gettando delle piccole posate arancioni di Winnie Pooh dentro il cestino "Non..non è vero. Anche tu sei..sei perfetto.."
"Sì..me la cavo ma..sono decisamente meno controllato di te. Mi preoccupo per ogni sciocchezza a volte. E se non avessi te correrei da Carlisle ad ogni colichina." ammise baciandomi i capelli "Bella sei la persona con più istinto materno che abbia mai conosciuto.."
Rimasi piuttosto colpita dalle sue parole. Insomma, sapevo di cavarmela come madre, o più che altro lo speravo ma...essere particolarmente brava, quella era tutta un'altra storia.
Ero sempre stata una persona mediocre nella mia vita praticamente in tutto  e..ora lui sosteneva che forse la cosa in cui brillavo era essere madre.
"Non..non lo dici solo perchè mi ami?" domandai titubante.
Scosse il capo cingendomi la vita "E' proprio perchè ti amo che riesco a vedere così bene come sei, credimi"
Posai un bacino alla delicata testolina di Liz, accoccolata tra le braccia del padre. Non importava che fosse vero o che fosse soltanto una visione distorta di me dell'uomo che mi amava. C'era una cosa sola importante. Ed era che avrei dato ai miei figli tutto l'amore possibile.
In quell'istante sentii il cellulare vibrare in tasca. Lo tirai fuori e osservai il numero sul display.
Ashley.
Lo guardai interrogativa per un secondo. Che cose voleva Ashley? Oggi non avevamo lezione.
Convinta che probabilmente volesse semplicemente chiedermi aiuto per qualche appunto risposi senza pensarci troppo.
"Ash..dimmi."
"Non sono Ash..." sussurrò una voce maschile. Una voce che avevo imparato a conoscere da qualche settimana a quella parte.
"Taylor.." borbottai "Ciao.." Non sapevo bene cosa dire. Quel ragazzo riusciva a mettermi sempre un pò di ansia addosso: ogni tanto lo sorprendevo a guardarmi o a lanciarmi strani mezzi sorrisi durante le lezioni. E poi le parole che aveva letto Edward nella sua mente il giorno in cui mi aveva riaccompagnata a casa.."molto dolce e carina...
"
Sospettavo, anzi temevo, che i pensieri di Taylor nei miei confronti non fossero completamente innocenti da allora. Edward ci aveva parlato soltanto un paio di volte e...beh ogni singola volta mi era parso di capire che non gli andasse completamente a genio quello che sentiva. Lui non me ne aveva fatto parola ovviamente ma ero diventata brava ad osservare i rapidi ed impercettibili cambiamenti di umore presenti sul suo viso.
Le stesse piccole contrazioni che potevo vedergli con la coda dell'occhio anche in quel momento.
"Volevo solo dirti che hai lasciato i tuoi appunti su il mercante di Venezia nella mia macchina ieri.." disse.
Scossi il capo, scioccata. La sua macchina? Veramente quella era la macchina sua e di sua sorella. E io ci ero salita con lui e con sua sorella, precisiamolo. Sapendo che Edward sentiva ogni istante della nostra conversazione non avrei mai voluto che fraintendesse qualcosa.
"Sì.." borbottai cercando di chiudere la conversazione il prima possibile "Ma non avrei comunque studiato oggi, quindi Ash me li può dare domani"
"Ah...divertiti domani con mia sorella..."
Già...la mia amica mi aveva convinta a passare il sabato con lei in un nuovo centro benessere che avevano appena aperto a Sail's point tra massaggi, palestra e cure per il corpo. Non che fosse esattamente il mio genere di svago ma...sembrava tenerci parecchio e non mi era proprio andato di deluderla.
"Ah, a proposito...ha detto di dirti che se non ti va di usare la doccia del centro dopo puoi venire a farla qui...prima di tornare a casa."
Ci misi un attimo a registrare le sue parole e ad arrossire. Stava veramente parlando di me nuda sotto una doccia nella sua casa? Ok, ok Bella probabilmente è tutta un'idea di Ashley e nelle sue parole non c'è assolutamente nessun doppio senso.
"Non ti imbarazzerebbe vero?" continuò lui ridacchiando "Insomma ci sarà solo Ashley e..beh e io..Ma per te non sarebbe un problema vero?"
Ok...forse c'era un doppio senso. E neppure tanto velato.
Sentii Edward cacciare un colpo di tosse e in quel momento fui seriamente felice che tenesse la bimba fra le braccia o avremmo dovuto ripagare certamente un intero scaffale di abitini per neonati stracciati.
Avrei volentieri preso a testate la parete.
Ma che cosa diavolo avevo che non andava? Perchè non riuscivo ad instaurare una relazione amichevole con un ragazzo carino e simpatico senza che questo per qualche strana ragione pensasse di avere una possibilità con me?
Che poi in fondo era una cosa che non aveva nemmeno senso. Non ero bella, nè speciale, nè in qualche modo...attraente. Eppure mi ritrovavo sempre in queste cavolo di situazioni. Prima Jacob e ora Taylor.
"Senti..di a tua sorella che decidiamo domani" cercai di tagliare corto "Ora sono con i miei figli e mio marito"
Cercai di calcare l'accento sulle parole figli e marito.
"Ah, capito" ridacchiò provocandomi "Non puoi parlare ora.."
Spalancai gli occhi allucinata. No!!!
Detta così sembrava quasi che non parlassi solo perchè c'era Edward e che invece, se fossimo stati soli...invece non era affatto così.
"Taylor, ora devo riattaccare. Ciao" sbottai chiudendo il cellulare violentemente e avvicinandomi a Edward.
"Abbiamo ehm..preso tutto..?" domandai titubante cercando di saggiare quanta tensione aleggiasse nell'aria.
"Certo..possiamo andare, direi" rispose tranquillo mentre ci dirigevamo alla cassa per pagare. Era calmo...apparentemente.
Che cosa avevo detto prima? Che conoscevo mio marito...
Sapeva controllarsi perfettamente ma io sapevo un'altra cosa. Che lui era un tipo molto molto geloso. Soprattutto di me. E non perchè non si fidasse  o altro.
Eravamo certi di che cosa provavamo l'uno per l'altra da tantissimo tempo che ormai nulla avrebbe potuto farcene dubitare. Lui era semplicemente...protettivo e infastidito dai pensieri che potevano avere gli altri nei miei confronti.
Perchè la nostra relazione era amore vero e puro ma...non solo.  C'era anche passione..tanta passione. In ogni nostro gesto, in ogni nostro accidentale sfioramento. In tutte le volte che mi sussurrava roco all'orecchio "Tu sei solo mia" mentre facevamo l'amore.
E se da un lato mi dispiaceva vederlo nervoso dall'altro...una parte di me si sentiva compiaciuta. E non mi vergognavo di ammetterlo.
Ogni donna era in fondo un pò felice del fatto che il proprio marito la trovasse attraente e la desiderasse come Edward desiderava me.
Mentre ero seduta in macchina al suo fianco mi ritrovai a carezzargli il dorso della mano posata sul cambio con la punta delle dita.
Si voltò a guardarmi.
"Ti amo " sussurai mentre sfrecciavamo verso casa. Mi sporsi per baciarlo ma, proprio in quel momento, Eddy iniziò a frignare svegliando la sorella che ovviamente si mise a fare la stessa cosa. Dovevano avere fame ormai: era tutta la mattina che eravamo in giro.
Edward guidò il più velocemente possibile e in pochi minuti arrivammo a casa. Mi fiondai di sopra per togliermi la sciarpa e il cappotto mentre le due piccole pesti venivano sistemate nei seggioloni dal padre.
Mi spogliai rapidamente gettando gli abiti a casaccio sul letto ma mi bloccai quando notai una busta . Ero sicura che non ci fosse quella mattina. La aprii e dentro trovai un bikini: verde, con delle minuscole conchigliette bianche alle estremità dei lacci. C'era solo una persona che poteva aver visto che il giorno dopo ne avrei avuto bisogno.
Sorrisi quando, in effetti, trovai appiccicato un bigliettino.
.Sei sempre la solita. Che faresti senza di me. La misura è perfetta, anche se non te lo meriti.
Vai in un centro benessere senza di me? Sono mortalmente offesa.Per sdebitarti mi accompagnerai in giro per shopping per l'eternità.
Sbuffai ridendo e me lo provai velocemente tanto per essere sicura che mi stesse bene sul serio.
Mi fissai allo specchio e dovetti ammettere che Alice aveva ragione: mi donava. Donava al mio fisico sottile, al mio incarnato pallido, al mio seno non proprio prosperoso..mi faceva sembrare davvero bella.
Certo...avrebbe potuto prendere anche qualcosa di leggermente più coprente, ma d'altronde Alice era Alice...non ci potevo fare nulla.
Smisi di perdere tempo di fronte al vetro quando avvertii il rumore dei capricci dei miei figli.
Scesi di sotto infilandomi soltanto un paio di shorts e tenendo la parte sopra del costume. I piccoli avevano fame e non volevo che Edward iniziasse senza di me. Volevo esserci assolutamente una volta che i miei bambini avessero gustato il loro primo cucchiaio di pappetta.
Entrai in cucina. Edward sgranò gli occhi quando mi vide vestita in quel modo ma non fece commenti.
Si limitò a deglutire rumorosamente.
"Allora" esultai vedendo i due piattini colmi di crema bianca "Iniziamo...non sarà poi così terribile."



Illusi. Io e Edward eravamo due illusi.
Mangiare era istintivo, mangiare era elementare, mangiare era....una tragedia.
Aveva ragione Carlisle. La maggior parte di quella pappetta era finita ovunque: sul pavimento, sul muro e tra le dita delle mani dei piccoli.  Per fortuna ne avevano anche mangiata una discreta quantità e, dopo averli ripuliti, Edward li aveva portati a fare il sonnellino di metà pomeriggio.
Malgrado quell'ora fosse stata estenuante mi ritrovai a sorridere. C'erano anche stati dei momenti esilaranti in tutto quel caos, soprattutto quando avevamo veramente creduto che Liz avesse ingoiato la pappa e poi, invece, l'aveva sputata tutta in faccia al suo papà. Non che a me le cose fossero andate meglio visto che, ad un certo punto, Eddy aveva cacciato la mano dentro il piatto facendo volare un ingente quantità di quella cosa molliccia sulla mia testa.
Stavo ancora cercando di levarmi la pappetta dai capelli quando sentii il corpo duro di Edward avvolgermi da dietro e il suo torace gelido modellarsi sulla mia schiena.
Fremetti.Si appoggiò al ripiano al mio fianco e non potei impedire ai miei occhi di posarsi sul suo petto nudo
"La camicia era tutta sporca di pappetta.." spiegò sorridendo.
"Anche i miei capelli.." ridacchiai "Fortuna che il costume lo lavo e si asciuga subito"
"Perchè ti sei messa il costume?"
"Oh. Lo volevo solo provare. Non ne avevo uno carino e ho chiesto ad Alice di andarmelo a comprare. L'ho trovato prima in camera" spiegai.
Mi guardò confuso, come se non capisse le mie parole.
Scoppiai a ridere "Edward ma che razza di memoria da vampiro hai? Domani devo andare con Ashley al centro benessere e...non posso andare di certo con i jeans..."
Mi voltai a guardarlo e rimasi un attimo divertita a fissare la sua espressione leggermente dura e accigliata.
"Domani ne metti un altro..." disse seccamente. Poi, forse accorgendosi di non essere riuscito a frenare le parole, aggiunse :"Per favore"
Mi concentrai sui suoi occhi scuri che mi scrutavano, capendo immediatamente quale fosse il problema.
Era geloso....
Non so dove trovai la forza di impedire alle mie labbra di arcuarsi in un sorriso.
Forse ero cattiva ma ci avrei giocato un pò.
"No.." risposi tranquilla "E' carino"
"Te lo chiedo per favore"
"Non ne ho un altro..."
"Lo andiamo a comprare. Magari uno intero." la sua voce sembrava tranquilla.
Presi un bel respiro nel tentativo di non ridere e lo fissai "Ma perchè, scusa? Non ti piace? Non mi sta bene?"
Sbuffò sonoramente "Ti sta bene...anche troppo. E' proprio questo il problema"
Quasi avevo i crampi allo stomaco per la voglia matta di voltarmi e carezzargli il volto e confessargli quanto fosse tenero ma..ma resistetti.
Sfoderando la mia migliore faccia da poker chiusi gli occhi e misi su un'espressione pensierosa e abbattuta "Edward..che c'è, non ti fidi di me ora?"
Immediatamente lo sentii irrigidirsi e le sue dita mi sfiorarono la guancia "Bella amore io..lo sai che non ti mancherei mai di rispetto e che..."
La sua voce dispiaciuta abbattè ogni mio contegno e scoppiai in una fragorosa e sonora risata. "Scusa Edward...stavo..stavo solo scherzando..Non..non mi sono offesa..e' che sei carino quando fai il geloso..."ebbi appena la forza di dire mentre mi riprendevo e alzavo lo sguardo fino ad incontrare il suo.
"Ah sono carino?" domandò serio.
Mi avvicinai cercando di farmi perdonare, con ancora un enorme sorriso stampato sulla faccia. Posai i palmi sul suo petto nudo.
"E anche molto sexi.." confessai arrossendo.
Con un dito raccolse una ciocca dei miei capelli portandosela sotto il naso e inspirando forte. Il suo respiro così vicino alle mie labbra mi diede alla testa.
"E tu sei..così..così..." iniziò.
Ma poi accadde tutto molto in fretta. In un istante mi ritrovai il miscelatore del lavandino a pochi centimetri dal viso e poi l'acqua mi venne sparata dritta in faccia.
"Ahhhh" lanciai un piccolo strillo cercando di allontanarmi e scuotendo i capelli umidi.
Lanciai un'occhiata sconvolta a Edward che se la rideva di gusto con ancora il miscelatore stretto in mano. "E tu...beh direi che sei così..bagnata..." mi prese in giro ridacchiando.
E così si era vendicato eh? Beh se era la guerra che voleva...
I miei occhi saettarono rapidi dentro il lavello che conteneva il piatto di Lizzie pieno d'acqua e di residui di pappetta di mais.
"Non lo faresti mai..." sussurrò sorridendomi sghembo "Anche perchè poi me la pagheresti, sappilo..."
Senza un attimo di esitazione afferrai il piatto e gli versai il contenuto addosso, poi,  temendo la sua vendetta scattai e mi precipitai verso il corridoio.
Appena prima di raggiungere le scale sentii un soffio d'aria dietro di me e le sue braccia afferrarmi per la vita.
"Lasciami" strillai cercando di contenere le risa per non svegliare i piccoli.
Un piccolo grido mi scappò dalle labbra quando mi caricò senza sforzo sulle spalle.
"Edward!" mi dibattevo cercando di liberarmi "Edward non t'azzardare!" Eravamo al piano di sopra e avevo capito perfettamente dove si stava dirigendo. Nel bagno.
"Chiedimi scusa e forse ti risparmierò" mi concesse davanti alla porta.
"Mai..nemmeno morta" lo provocai.
"Perfetto" rispose ridendo "Ma è stata una tua scelta"
Prima che me ne rendessi conto eravamo entrambi dentro la doccia: l'acqua tiepida scorreva sui nostri pochi vestiti ormai fradici rendendoli in pratica una seconda pelle.
Mi dibattevo come un'anguilla, ridendo felice tra le sue braccia.
"Se continui così però non riesco più a controllare le mie azioni.." sussurrò roco.
Smisi di lottare. Adesso che mi ero fermata potevo sentire il suo corpo teso dietro di me, le sue mani che scorrevano sulla mia pancia e sul mio petto.Mi girai, incontrando i suoi occhi accesi dalla stessa passione dei miei.
Edward si  abbassò e le sue labbra sfiorarono le mie prima piano, appena impercettibilmente, poi in un bacio che crebbe d'intensità. Sentii la mia schiena contro il marmo freddo e il suo torace schiacciare contro il mio. L'unico pezzo di stoffa che ci divideva era la parte sopra del mio piccolo bikini.
Stretti l'uno contro l'altra il mondo piano piano spariva e quando lui si staccò di pochi millimetri, per permettermi di respirare, per me sarebbero potuti passare dei minuti oppure degli anni interi senza che me ne fossi resa conto.
"Questo per farti capire che la doccia la fai a casa tua...con tuo marito possibilmente".
Risi sulla sua bocca. Ovviamente si riferiva alla telefonata di Taylor di quella mattina.
Gli lanciai un'occhiata divertita da sotto le ciglia imperlate d'acqua. "Sei geloso.."
"Scusa" mi sussurrò all'orecchio "Io..non voglio che pensi che sono asfissiante o...che ti impongo le cose. Non mi permetterei mai, lo sai."
Annuii baciandogli leggera la guancia
"Però sì...di te sono geloso. Sempre" mi confidò mentre le sue labbra si posavano sul mio collo.
Dio..ero così felice tra le sue braccia. Mi sentivo amata, protetta, al sicuro...avevo  tutto, tutto quello che mi serviva. Tanto che fui io la prima ad arrendermi alla passione che mi divorava da dentro. Affondai le dita nei suoi capelli bagnati e lo attirai a me, reclamando la sua bocca.
Mi prese in braccio e allacciai le gambe al suo bacino. Ebbi appena il tempo di sbattere le palpebre e, come in sogno, mi resi conto che eravamo già in camera, adagiati tra i cuscini del letto che creavano una nuvola attorno a noi. Il bikini finì da qualche parte sul pavimento e io mi ritrovai nuda fra le sue braccia. Lo desideravo tanto da dimenticare il mondo intero
Era così bello..di una bellezza incredibile. Affascinata fissai la sua mascella, il mento con quella piccola fossetta che mi ricordava tanto Liz e che mi faceva così tenerezza e gli occhi...che mi stregavano sempre e che in quel preciso istante mi fissavano maliziosi mentre mi baciava le dita della mano facendomi fremere.
"Sono l'uomo più felice del mondo sai? Ed è solo grazie a te.." mormorò.
"Anche tu mi rendi tanto felice"balbettai con un filo di voce "E ti amo da morire però..."
"Però?" mi incalzò preoccupato irrigidendosi.
Intrecciai le mani dietro la sua nuca così da portare il suo orecchio contro le mie labbra.
"Però...Però il costume lo metto lo stesso"
p.s.= Se andate a vedere il film di Rob Pattinson  "Remember Me" capirete che mi sono ispirata per una certa scena hihihhihii. Consiglio da amica: andate a vederlo. Ne vale certamente la pena. E farete felice anche me...e se sono felice scrivo di più. E se scrivo di più...posto prima. Quindiiiiiii....andate a vederlo, mi raccomando...LOL

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Capitolo 43
*** Christmas time ***


cap 43 Ragazze!!!!!!!!!Buon Natale!!! Ah no, scusate.. Buon lunedì dell'angelo,sono ancora troppo nello spirito del capitolo. Quando  leggerete capirete..hhiihihhiih. Cooomunque sto peggiorando di nuovo incredibilmente vero? Lo so...vi faccio sempre aspettare troppo e voi non ve lo meritate, non dopo le fantasmagoriche e bellissime recensioni che mi lasciate sempre. (continuate mi raccomando..riceverle e sapere che ne pensate è sempre bellissimo ed importante). Scusate tanto..davvero. Ma voglio che sappiate una cosa. Faccio davvero i salti mortali per gestire tutto e se sono in ritardo è perchè sono seriamente incasinata nel gestire tutto quello che devo fare a volte.
Ma con questo capitolo mi perdonerete, specialmente voi che volevate un bel cap "formato famiglia" senza stupidi Taylora tra i piedi... E qui cito le parole di una di voi.ahahah.
E' molto tranquillo e dolce secondo me, quindi godetevelo perchè si sa..i tempi difficili nella vita sono sempre in agguato!!!
Ok vi lascio al capitolo ma prima devo ringraziare le fantastiche amiche della mia piccola "famigliola" che sono sempre pronte a sostenermi e a consigliarmi quando sono in crisi da idee o da pagina bianca. Che si tratti di una parola, di una telefonata o solo di un "forza cloe" sappiate che senza di voi impazzirei..quindi un bacio enorme ragazze!!!!!!!
Ed ora ecco il capitolo
Xo Xo Cloe.
BELLA
"We wish you a merry Christmas ..We wish you a merry Christmas , we wish you a merry Christmas and a happy New Year..." canticchiai sistemando tutte le palline che avevamo comprato sul tappeto vicino a mia figlia.

Era seduta a terra, la schiena poggiata contro il divano per evitare sbilanciamenti. Anche se ormai i bimbi avevano sei mesi e mezzo e riuscivano a stare seduti da soli non volevo rischiare.
Ora in casa c'eravamo solo io e Liz.
I nostri due "ragazzi" erano usciti a comprare l'ultima cosa che mancava per addobbare la nostra casetta per le feste: l'albero di Natale. Che poi, a volerla dire proprio tutta , era il dettaglio principale, la prima cosa a cui avremmo dovuto pensare.
E invece eravamo sempre talmente pieni di impegni che non eravamo seriamente riusciti ad andarlo a comprare prima. Anche Edward era piuttosto impegnato ultimamente: la scuola di medicina lo occupava molto. Non che lui si stancasse  anzi, probabilmente, avrebbe passato tutti gli esami senza neppure frequentare , ma la presenza alle lezioni era obbligatoria e così era spesso all'università.
Lontano da me..da noi.
Uff, dovevo smetterla di lamentarmi. In fondo vivevo una vita perfetta, la vita che avevo sempre sognato.
"Gll..lll" i gorgoglii di Lizzie mi fecero ritrovare immediatamente il buon umore.
"Ma ciao.." la presi sotto le braccia e mi sedetti con lei sul tappeto, tenendola accoccolata tra le mie gambe. "Ma dove sono andati quei due? A disboscare la foresta?"
Rabbrividii al solo pensiero.
Secondo Emmet, infatti, sarebbe stato molto più divertente sradicare uno dei pini secolari del bosco e creare il più gigantesco albero di Natale della storia, invece che accontentarsi di un modesto alberello di un paio di metri.
Ovviamente mi ero opposta vivacemente a quello scempio della natura e speravo che ,alla fine, Edward non si fosse fatto convincere.
Fortunatamente pochi minuti dopo sentii il rumore della volvo nel vialetto e la porta di casa aprirsi, rivelando mio marito che reggeva tra le braccia sia  Eddy sia il famoso albero.
Tirai un sospiro di sollievo quando mi accorsi che era sì bello e grande ma non…troppo grande.
Posò l'abete sul pavimento e ci venne incontro sorridendo.
Mi mancò il respiro guardando negli occhi il mio angelo personale. Poteva anche essere stupida come cosa ma..ma ancora Edward mi faceva quell'effetto. Nonostante stessimo insieme da quasi due anni, nonostante il suo viso fosse la prima cosa che vedevo ogni mattina..nonostante tutto.
Ogni singola volta che i miei occhi si specchiavano nei suoi il mio cervello smetteva di funzionare, il cuore perdeva un paio (o forse una decina) di battiti e i miei ormoni impazzivano completamente.
Mi alzai in piedi, rifugiandomi tra le sue braccia come se fossero un porto sicuro e posando dolcemente le mie labbra sulle sue.
"A cosa devo questa accoglienza?" ridacchiò.
"Mi sei mancato..tutto quì.." risposi arrossendo.
"Anche a noi sono mancate le nostre principesse, credimi" rispose sfiorando la testolina di Liz con le labbra. "E ora vediamo se approvi il mio acquisto"
Mi passò Eddy mentre lui trascinava l'abete dentro il salotto e io ne approfittai per mordicchiare le guanciotte del mio bimbo.
"Accidenti..piccolo. Hai il patatino gelato e anche le orecchie" esclamai mentre lui rideva di gusto per le mie coccole "Ma papà te l'ha messo il cappellino di lana?"
Guardai Edward sospettosa e lui, di rimando, mi rivolse uno dei suoi accecanti sorrisi senza rispondermi.
"Edward, non tentare di abbagliarmi" lo rimproverai mentre distoglievo lo sguardo "Lo sai che senza cappello poi prende freddo"
Posai i nostri due cuccioli nel loro box vicino al caminetto, così che stessero al caldo.
Mio marito si avvicinò e mi cinse la vita con le braccia facendo scorrere il naso lungo il mio collo.
"Lo sai che non li sopporta.."
"Ah..ecco" risi "Ho capito: io sarò la mamma cattiva e rompiscatole e tu il papà buono. Fa ridere come cosa visto che tu in teoria saresti il vampiro crudele..."
Alzò il soppraciglio, fintamente offeso. "Stai dicendo che non ti faccio paura se faccio così?"
Ringhiò piano vicino al mio orecchio.
"Veramente..se fai così mi ecciti.." sussurrai languida.
"Ancora meglio..."
 Sfuggiii alla sua presa "Ma non è il momento. Dobbiamo fare l'albero visto che ci siamo ridotti la sera della vigilia... Quindi niente pensieri sconci e lavoriamo."
"Come vuole lei signora.."
In quel momento sentii uno scoppiettio provenire dalla cucina. "Sono i pop corn per fare le ghirlande. Torno subito"
Corsi nell'altra stanza e, dopo aver preso dello spago e aver versato i pop corn in una ciotola, ritornai da mio marito.
Edward aveva sistemato l'albero esattamente vicino alla finestra, dove gli avevo detto quella mattina. Volevo che dall'esterno si potessero vedere le decorazioni e le lucine colorate. Volevo poter trasmettere al mondo intero tutta la gioia e l'amore che aleggiavano nella nostra famiglia.
"Allora...sono ai tuoi ordini" disse teatralmente.
"Sbizzarrisciti" esultai.
Mi guardò sorpreso. "Che vuoi dire?"
"Che voglio che sia..naturale, allegro. L'anno scorso Alice me ne ha fatto fare uno tutto argentato. Era bello, non fraintendermi ma..preferisco che ognuno di noi ci metta qualcosa della propria personalità. Andiamo a braccio ecco.."
Afferrai la scatola delle palline colorate e iniziammo a metterci al lavoro.
Non avevamo una vera linea cromatica da seguire e fu meglio così. Ci divertimmo davvero un mondo.
Soprattuto io, quando costrinsi Edward a mangiare uno dei pop corn e ci mise venti minuti a sputarlo tutto fuori. Nonostante tutti i rallentamenti, quando ormai il cielo si era fatto scuro da parecchio, la nostra opera fu completa.
Mancava solo una cosa ora: l'angioletto da mettere sulla cima.
Lo presi con delicatezza dalla scatolina che lo conteneva. Era particolarmente prezioso per me: era l'angioletto che usavo ogni anno a Phoenix. Me l'aveva regalato Charlie quando ero molto piccola e utilizzarlo mi faceva sentire papà vicino, anche se in realtà era lontano migliaia di chilometri.
Ero così emozionata che mi tremava la mano.
"Aspetta.." mi sussurrò Edward all'orecchio.
Prese i bambini dal box e ritornò al mio fianco di fronte all'abete.
Osservai i miei due piccoli miracoli e mi resi conto che si erano addormentati.
"Poverini..dovevano essere esausti..." dissi a voce bassissima baciandoli entrambi sulla fronte.
"Non fa nulla" rispose mio marito "L'importante è che siamo qui tutti e quattro insieme."
“E' vero. Il nostro primo Natale insieme..come una famiglia.."
"Lo eravamo anche l'anno scorso" disse Edward carezzandomi il ventre "Erano dentro di te e io li amavo già immensamente.."
"Anche io ma.." continuai "Ora che sono qui..che li posso stringere davvero fra le braccia. E' tutto così reale ora.."
Annuì baciandomi la guancia "Metti l'angelo?"
"Sì" risposi entusiasta salendo sulla scaletta "sì..sono la donna di casa, lo devo fare io..."
Edward non disse nulla, si limitò a sorridermi felice.
Posai la statuetta sulla cima e...e mi sentii completa. Avevo tutto, tutto quanto. E per la prima volta nella mia vita facevo parte di una famiglia vera, di una famiglia unita.
Di una famiglia in cui ognuno si prendeva cura dell'altro: una specie di squadra.
Eravamo una squadra io ed Edward che cullavamo i nostri piccolini e che mettevamo loro il pigiama.
Eravamo una squadra io e Edward che rimboccavamo loro le coperte.
Ed eravamo una squadra noi due che uscivamo fuori dalla cameretta di Liz e Ed in punta di piedi per non svegliarli.
Quando ci ritrovammo in piedi nel corridoio Edward mi strinse forte e io allacciai le braccia attorno al suo collo.
"E..è così sciocco che mi venga quasi da piangere per quanto sono felice di avervi? Di far parte di questa famiglia?" domandai sfiorandogli le labbra.
Scosse il capo "Se potessi..piangerei anche io. Non hai idea di quanto vi amo.."
Appoggiai il capo sulla sua spalla, inspirando il suo odore e lasciandomi cullare.
Dopo alcuni minuti sussurrò fra i miei capelli "E' il caso che ti porti a fare la nanna piccolina...o Babbo Natale non arriva, non lo sai?"
Ridacchiai "Ah sì? E' strano perchè..ho intravisto un pacchetto dorato con su scritto BELLA sotto l'albero, mentre io avevo espressamente richiesto nessun regalo."
Alzò gli occhi al cielo "Bella, è Natale...il nostro patto non vale"
Sospirai teatralmente "Beh, suppongo che tu abbia ragione. Visto che anche io te ne ho fatto uno"
"Stai bluffando..lo avrei trovato.." rispose ridendo.
"Nooo" esclamai posando la mano destra sul cuore "Te l'ho fatto. Ed è qui in questa casa.."
Mi fissò sospettoso.
"Ok, visto che a Natale siamo tutti più buoni ti do un altro indizio..E' tra le tue braccia in questo momento"
"Cioè..fammi capire..il regalo saresti tu?" domandò sorpreso "di solito sei più modesta"
Scossi il capo divertita vedendolo in difficoltà "No..diciamo che il regalo...è quello che nascondo addosso." sussurrai tentando di fissarlo maliziosa ma, in realtà, arrossendo come un pomodoro.
Non riuscivo a guardare la sua espressione..probabilmente stava tentando di non ridermi in faccia,
"In realtà..credo di passare troppo tempo con Alice. Forse dovrei seriamente iniziare a.."
Non feci in tempo a terminare la frase che mi ritrovai stretta fra le sue braccia, speditamente diretti verso la camera da letto.
"Che fai?" domandai col cuore a mille
"Quello che tutti vogliono fare a Natale, sciocchina.."
"E cioè?"
Si adagiò con me sui cuscini, mentre emetteva un ringhio basso e sordo dal petto, facendomi rabbrividire.
"Scarto il mio regalo, ovvio"

"Ueeee..ueee"
Avevo il viso affondato completamente nel cuscino quando sentii il pianto dei bambini.
"I bimbi..."Mugolai qualcosa troppo stanca per sollevare le palpebre.
Delle dita fredde mi percorsero la schiena.
"Lascia stare amore..vado io, dormi..."
Mi rilassai nuovamente sotto il suo tocco. Potevo dormire ancora un pò...c'era Edward con loro.
Sprofondai nuovamente nell'incoscienza.
..........
..........
..........
..........
Sentii qualcosa di caldo muoversi lento sulla mia schiena.
Aprii lentamente gli occhi e dalle tende tirate riuscii a intravedere la luce chiara che proveniva dall'esterno.
La 'cosa' che si muoveva mi arpionò i capelli e li tirò leggermente.
Sorrisi:l'avevo perfettamente riconosciuta.
Mi girai e afferrai la piccola peste che si divertiva a giocare e a mordere i miei capelli:Liz.
"Lo sapevo che eri tu!" dissi ridendo e stringendola al mio petto, liberando le mie ciocche dalle sue dita.
Girai il capo e vidi l'immagine più dolce che avrei potuto immaginare. Edward se ne stava appoggiato alla testiera del letto e tra le sue braccia, avvolto in una copertina, c'era Eddy serenamente addormentato. Mi si strinse il cuore dall'emozione mentre li guardavo.
Notai che Edward indossava i jeans ed una maglietta e che anche io, stranamente, portavo una sua camicia. Ricordavo perfettamente di essermi addormentata..beh ecco senza niente addosso visto che Edward aveva mantenuto la parola ed aveva scartato il suo regalo di Natale alla fine.
Arrossi a quel pensiero e, dopo aver adagiato Liz fra i cuscini, gattonai verso di lui per un bacio. Sentii le sue labbra curvarsi in un sorriso mentre la mia bocca sfiorava la sua.
"Come mai sono vestita?"domandai con la voce ancora arrochita per il sonno.
"Beh, vestita è una parola grossa" rispose "Non volevo che prendessi freddo.."
"Grazie.." Strusciai il naso sulla sua guancia "E Buon Natale.."
"Buon Natale anche a te, amore mio.." sussurrò.
"E Buon Natale al mio scricciolo!" esclamai riempiendo di baci il visino addormentato di Eddy. Al suono della mia voce aprì gli occhietti verdi e si sciolse in un sorriso.
"Amore della mamma.." lo presi in braccio cullandolo e sistemandomi al fianco di mio marito.
"Come mai sono qui?" domandai.
Edward scoppiò a ridere "Beh, stanotte si sono svegliati e..li ho portati nel lettone.."
Lo guardai alzando gli occhi al cielo "Bravo iniziamo a dar loro pessime abitudini.."
"Su Bella..è Natale, e non potevo mica lasciarli soli e abbandonati nel loro lettino, no?" Avvicinò nuovamente il suo viso al mio e mi inebriai del suo profumo.
"Mmm..vabbè..per questa volta passi..." cedetti sorridendo mentre ricominciavamo a baciarci.
Bacio che, però, fu interrotto dagli strilli acuti di Lizzie.
"E' gelosa mi sa..." dissi ridacchiando.
Edward non se lo fece ripetere due volte e prese la nostra piccola facendola volteggiare in aria. Subito Liz smise di piangere, anzi scoppiò a ridere divertita da quel gioco che faceva sempre col suo papà e che lei adorava immensamente.
"Non piangere..tu sei la piccola principessa di papà. La sola e unica.."
Lo guardai truce, fintamente arrabbiata.
"..insieme alla mamma" aggiunse in fretta.
"Sarà meglio per te.." lo rimproverai ridendo.
Improvvisamente mi strinse di più a sè e mi disse : "Guarda davanti a te e sorridi"
Lo feci, non capendo le sue parole finchè non vidi un flash abbagliarmi e notai la macchina fotografica posata sul comò di fronte al letto.
"Sapevo che volevi immortalare il nostro primo Natale così.."
"Grazie" risposi felice "e' tutto perfetto. Vorrei poter restare qui con voi tutto il giorno"
Sbuffò "Avremmo potuto se tu non avessi invitato la mia famiglia  dopo pranzo"
Controllai l'ora e mi accorsi che era già molto tardi. Sarebbero arrivati tra poche ore e io dovevo ancora lavarmi e far pranzare i piccoli. Oltretutto con un nuovo tipo di pappa: brodino di verdure con liofilizzato di carne.
Sperai si abituassero più facilmente che con la crema di riso..o davvero avremmo avuto dei seri problemi tempisticamente parlando.
Feci una doccia velocissima e, non appena fui presentabile, volai al piano di sotto. E rimasi sbalordita.
Stavano mangiando bravissimi e compostissimi con il loro papà.
Sorrisi baciando i capelli di mio marito. "Se come medico fallisci potrai sempre fare il papà a tempo pieno.."
"Non so se sono altrettanto bravo come marito però. Non faccio mangiare abbastanza te.."
"Ah non preoccuparti" minimizzai anche se sapevo che aveva ragione. Ultimamente ero così impegnata che mi capitava di saltare i pasti a volte ed, effettivamente, avevo perso qualche chilo.
"Bella è normale che io mi preoccupi..prendi qualche chilo per favore..Per esempio, ora puoi mangiare qualcosa anche tu"
Sentii il cuore farmi le capriole nel petto:era così tenero quando si preoccupava per me e faceva l'apprensivo.
"Va bene.." lo accontentai prendendo la quiche agli spinaci che il mio maritino mi aveva cucinato ieri.
"Avresti potuto invitare Charlie per pranzo.." disse ad un certo punto
Scossi il capo ingoiando il boccone di cibo "In realtà andava a pranzo da Sue Clearwater" risposi "Io penso che possa esserci qualcosa tra loro due..Non potresti leggere nel pensiero e scoprire qualcosa?"
Mi guardò male "Sarebbe violare la sua privacy..."
"Mmmm" sbuffai "Non ti sei mai fatto problemi prima.."
"Perchè prima mi serviva per scoprire cose su di te..."rispose
Tentai di dargli uno scappellotto ma lui mi bloccò afferrandomi il polso e baciando il dorso della mia mano.
"Cattivo.." mi lamentai.
In quell'istante sentii il campanello e corsi ad aprire la porta.
Di fronte a me l'intera famiglia Cullen.
Con almeno...con almeno venti pacchetti di svariate dimensioni.
Mi feci da parte, facendoli entrare, troppo scioccata per parlare.
I miei propositi di non far crescere i miei bambini viziati sarebbero presto, molto presto, andati in fumo.
A parte questo piccolo dettaglio però, fu una giornata indimenticabile.
Stare tutti insieme a scartare le decine e decine di pacchetti colorati di fronte agli sguardi curiosi e felici dei miei piccoli fu qualcosa di unico e veramente emozionante.
Certo, in alcuni momenti avrei voluto sprofondare.
Soltanto in uno in effetti.
"E questo pacchettino..non si apre?" aveva chiesto Emmet a gran voce, afferrando l'ultima scatolina dorata sotto l'albero.
Edward lo aveva bloccato e aveva afferrato il mio regalo "E' di Bella.. lo apre in privato"
Ovviamente quelle parole avevano scatenato l'ilarità generale, soprattutto di quello scemo di un orso "Ah, in privato..capito..beh, non traumatizzate i miei nipotini"
Ovviamente ero diventata un pomodoro.
"E col tuo nuovo spasimante del college? Eddino non l'ha ancora fatto fuori?"
"Non ho nessuno spasimante" avevo obiettato.
"Invece ce l'ha" si era intromessa Alice "Si chiama Taylor..."
"Ah ecco perchè Eddino le fa regali hot. Per tenersela stretta..."
Avevano continuato così quei due idioti finchè Rosalie aveva smesso di coccolare Liz e aveva afferrato per un orecchio il marito facendolo zittire.
Risi al solo pensiero di quella scena.
Avevo davvero una famiglia di pazzi. Di vampiri pazzi, per giunta.
E li amavo tutti esattamente così com'erano.
Guardai la notte scura fuori dalla finestra. I Cullen se n’erano andati da circa un'ora, quando i bambini si erano addormentati sul divano, stremati dalla giornata.
Ora Edward li aveva portati a letto.
 Decisi di approfittare di quei minuti per dare una sistemata al salotto e attaccare la lavastoviglie. E visto che mi sentivo ancora pervasa dallo spirito natalizio, feci partire il cd con le canzoni di Natale.

Jingle Bells rock..
Risi di gusto, ripensando a come io e mamma la cantassimo tutti gli anni  incessantemente durante il periodo delle feste. Insomma lei era molto più ..teatrale di me nel farlo, addirittura si metteva a ballare.
Prima che me ne rendessi conto mi misi a canticchiarla, ricordando gli avvenimenti e i disastri culinari e domestici della mia infanzia legati a quella canzone.
"Jingle Bells, jingle bells, jingle bells rock..jingle bells swing and jingle bells ring.." In pochi minuti caricai i piatti e  ripulii velocemente anche la cucina, persa nelle mie fantasie.
Così tanto che non mi resi neppure conto della figura che se ne stava appoggiata allo stipite della porta mentre io esordivo con il finale della canzone. "That's the jingle bells...that's the jingle bells, that's the jingle bells rooooock"
Quando mi voltai, praticamente senza fiato in gola,rimasi di sasso.
Avvertii il viso andarmi a fuoco.
"Io...io..ehm..io.." balbettai.
"Sei brava a cantare.."
Alzai gli occhi al cielo troppo imbarazzata per guardarlo "Dai, non prendermi in giro!"
"Non ti prendo in giro... sei brava!"
"No."
"Sì"
"No"
"Sì"
"No"
"Sì"
"Ok, quando mi dai il tuo regalo?" cercai disperatamente di sviare l'argomento aggrappandomi ad un altro.
Rise di gusto "Addirittura vuoi il regalo pur di non parlare della tua voce.."
Si mosse così rapidamente che rimasi sorpresa quando mi ritrovai schiacciata tra il ripiano della cucina e il suo corpo.
"Perchè non mi hai detto che ti piacciono le canzoni di Natale?"
"Ehm...perchè sennò avresti fatto venire qui un'intera squadra di cantori natalizi per tutto il periodo delle feste" risposi ridendo "tendi a non avere il senso della misura alle volte, sai?"
"Forse un tantino.."ammise "e forse lo penserai dopo aver visto il regalo.."
"Andiamo bene" sbottai "Eppure è un pacchetto piccolo..no ti prego, non dirmi che sono le chiavi di una costosissima macchina nuova tipo Porsche, Ferrari o qualcosa di simile.."
Scosse il capo divertito. "No ma per scoprire che cos'è devi metterti il giubbotto e venire fuori.."
Lo guardai confusa ma feci comunque come mi aveva detto. Mi infilai la giacca pesante mentre lui recuperava il pacchettino sotto l'albero.
Edward aprì piano la porta e rimasi di stucco a fissare l'esterno.
Nevicava. Nevicava tantissimo.
E le lucine che addobbavano la casa e il portico illuminavano vivacemente il tutto, donando al bianco mille splendide tonalità diverse.
Era magnifico.
Edward mi prese la mano e mi accompagnò dolcemente fino al dondolo. Ci sedemmo e io mi accoccolai contro di lui, stringendomi di più nella giacca mentre ammiravo la notte innevata intorno a noi.
"Hai freddo?" domandò apprensivo.
Scossi il capo "No, Edward è..è bellissimo. E' Natale e nevica..è un sogno..."
Lui mi fece scivolare il piccolo pacchettino in grembo.
"Grazie amore. Ma davvero..non dovevi, a me basti tu..mi basta essere felice con te.."
"Lo so" annuì "Ma..per favore, aprilo. Per me ha un significato speciale...e vorrei che lo accettassi"
Con mani tremanti, un pò per il freddo un pò per l'emozione, stracciai la carta e mi ritrovai tra le mani una scatolina rossa di pelle.
Feci scattare il bottoncino e il coperchio si aprì, rivelando uno splendido braccialetto d'oro bianco, tempestato da quelli che indubbiamente erano svariati diamanti.
Rimasi a fissare quella meraviglia per alcuni secondi e mi ripresi solamente quando mi accorsi che, all'interno della scatola, c'era anche una catenina con uno strano pendente.
"Vedi questo pendente?" mi domandò Edward
Annuii.
"E' una piccola vite d'oro" mi spiegò "Ogni bracciale si chiude e si apre solo con la propria vite e..beh me ne sono innamorato appena l'ho visto."
Mi girai verso di lui. I nostri nasi erano così vicini che si sfioravano.
Prese delicatamente il mio polso fra le sue mani, facendovi scivolare il bracciale.
Lo chiuse facendolo scattare grazie al pendente.
"E'..una specie di simbolo" continuò "Se tu terrai sempre il braccialetto..io terrò sempre al collo il pendente. L'unico pendente che può aprirlo. Significa che ci apparteniamo...sempre e comunque."
Ero senza parole, letteralmente.
"Edward..questo è il regalo più..perfetto che..non..grazie.." tentai di esprimermi "E io..il mio regalo era così..così sciocco a confronto che.."
"Non dirlo" ribattè convinto prendendo il mio viso tra le mani "Era splendido, tu sei splendida, la nostra famiglia e splendida.."
"Lo so. E' che a volte..mi sembra di non riuscire a darti tutto quello che tu dai a me.."
Scosse il capo sorridendo "Sciocca."
Tornò a guardarmi coi suoi occhi magnetici "Bella, tu mi dai tutto. Anche solo respirando...Non dubitarne mai.."
Appoggiai la fronte sulla sua "Ti amo..da impazzire"
"Ti amo ti amo ti amo ti amo..." continuò a sussurrarmi mentre mi stringeva.
E continuò a dirmelo tutta la sera, mentre ci baciavamo, ci accarezzavamo, mentre facevamo l'amore.
Era bellissimo sentirglielo dire. Le mie orecchie non si sarebbero mai stancate di quelle due semplici parole pronunciate dalle sue labbra.
Quella notte rimiravo il mio bracciale stesa nel letto. La schiena poggiata contro il petto di Edward, le sue mani allacciate attorno alla mia vita.
"Non lo leverò mai.." dissi sottovoce.
"Meno male..Anche perchè senza questo" e indicò la catenina che portava intorno al collo "Non potresti comunque"
"Ed è giusto così" risposi "Hai la chiave del mio braccialetto come hai la chiave del mio cuore" Portai la sua mano sul mio petto così che lo potesse sentire.
"Vedi? Impazzisce solo per te.."
Sentii le sue labbra gelide sfiorare l'incavo del mio collo. "Sono felice che ti piaccia. In realtà, temevo ti saresti arrabbiata una volta vista la marca.."
Mi girai confusa per guardarlo negli occhi: riuscivo a malapena a farlo al buio.
"Che vuoi dire?"
"Beh..una volta vista la scritta Cartier..pensavo avresti puntato i piedi e mi avresti costretto a riportarlo al negozio.."
"Ma..non capisco.."continuai.
"No..niente..lascia stare" disse trattenendo a stento le risa.
"No ora lo voglio sapere" esclamai sedendomi sul letto e accendendo la luce.
Immediatamente fummo di nuovo al buio, il corpo di Edward schiacciato contro il mio sul materasso.
Sfiorò le mie labbra con le dita. "Shhh..o sveglierai i bambini.."
"Allora dimmelo, dai!!" sussurrai a bassissima voce "Ti prego!"
"Beh..diciamo che forse..." iniziò
"Forse?" lo incitai.
"Forse avrei risparmiato comprandoti una macchina nuova.."
Mi sentii mancare mentre registravo le sue parole.
Mi stava dicendo che  io, Bella Swan, sarei andata in giro d'ora in avanti con l'equivalente dello stipendio annuale di mio padre al polso?
Fantastico.
Davvero davvero fantastico.



Ragazze, ancora grazie  a tutte. Siete le migliori. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e....al prossimo. Cercherò, tenterò di essere più veloce e di nn essere trp sadica prometto! Fin'ora sono sempre stata buona, vero? Ehm..certo , come no...
Un beso gigante a tutte quante!! E non mangiate troppa cioccolata
Vi lascio la foto del bracciale di cartier. Non me lo sono inventata, la trovo una cosa molto romantica... in realtà Ed le regala la versione con i diamnti..ancora più bella...ma nn ho trovato la foto..sorry
http://i42.tinypic.com/fxea9k.jpg





Scusate se rubo dello spazio qui, ma..ci tengo a ricordare una cosa ad una persona che praticamente ama questa storia tanto quanto me(spero che lei capisca con chi sto parlando), perciò mi sembra giusto farlo qui. Anzi devo solo ringraziare questo mio piccolo lavoretto se è iniziato...tutto tra noi.

Esattamente un anno fa...me ne sono resa conto l'altro giorno controllando per caso vecchie mail che nn ho mai cestinato e non volevo lasciare passare qst giorni senza ricordarlo.
"quando posti per favore..."  Quattro semplici parole, la nostra prima mail. La prima mail che qualcuno mi abbia mai scritto per la mia storia. Non hai neppure la più vaga idea di quanto mi abbia dato fiducia sapere che c'era qualcuno che mi apprezzava come hai fatto tu.
"grazie mille troppo bello il pezzo ke mi hai inviato..posta presto..." Pian piano...iniziavo a darti fiducia, sul serio. E mi aprivo con te e sai che nn è semplice per me.
"spero ke posterai nn dico subito ma verso la fine della settimana spero di si... vabbe ti saluto scusa per il disturbo...ma sai mi piace darti fastidio...no dai scherzo..beh alla prox email...
ps:guarda sono capace di scrivertele tutti i giorni ahahah
ps: ti lascio il mio contatto msn ...ti do fastidio la, ciao dalla tua commentatrice preferita"  E poi c'è stato twitter, facebook, msn...mille conversazioni, mille parole, mille racconti... E poi è arrivato il giorno in cui sei partita per la tua lunga vacanza e io sapevo che non ci saremmo più potute sentire ogni singolo pomeriggio per almeno due o tre ore e...ed è stato il giorno in cui ho realizzato davvero quanto mi saresti mancata, quanto mi sarei sentita triste. Perchè non eri più solo "la mia commentatrice preferita" da parecchio ormai. Eri un'amica. Un'amica irrinunciabile.
Ci sarebbero decine di altre mail che potrei citare, decine di altre cose che potrei dire ma...sento che ormai non è più necessario. So che tutte le cose che vorrei dirti già le sai, per cui mi basta che tu sappia che ti voglio bene.







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Capitolo 44
*** Fix you ***


Fix you Allora ragazze. Vorrei dirvi quanto sono felice entusiasta, assolutamente totalmente e completamente  per tutte le vostre recensioni. Siete ancora attaccate a questa storia in un modo che...mi fa commuovere. Davvero, vorrei poter avere il tempo di rispondere a tutte ma..veramnte già la scorsa notte ho battuto il record mondiale  di poche ore di sonno per finirvi il capitolo . ahahahaha. Che oltretutto è davvero una schifezzuola..cioè, ce ne sono stati di migliori ma..spero che possa prendervi ed emozionarvi ugualmente. La canzone che mi ha ispirata sicuramente  è "Fix you" dei Coldplay specialmente per un pezzo...per me molto importante. E infatti dedico questo capitolo e in particolar modo quel pezzo(credo capirete quale) alle mie due amiche specialissime, che mi stanno vicino sempre, nonostante tutto, nonostante la distanza. GRAZIE. Se ascoltate o conoscete la canzone...beh quando la sento vi penso sempre. Lol
Bene...detto questo, che posso aggiungere se non un enorme ringraziamento a tutte quante voi.
Vi voglio tanto tanto bene.
Un bacione Cloe.
P.S=Questo è un capitolo very very very important anche se non sembra. Occhi aperti.
Xo Xo



BELLA
Il suo corpo teso sopra il mio, le sue mani sui miei fianchi...le sue labbra leggere che modellavano le mie.
Cercai di regolarizzare il respiro mentre i miei occhi non lasciavano i suoi, ancora completamente neri.
"Ti amo.." sussurrò abbandonandosi in un bacio profondo e, allo stesso tempo, delicato.
Sorrisi felice.
"Ridi?"domandò con la voce ancora roca per l'eccitazione.
Riuscii a rispondere solo con un' altra risatina "Rido" confermai.
"Spero non della mia performance.." commentò "Ma tenderei ad escluderlo, visto che non mi lasci ..ehm uscire"
Arrossii di botto accorgendomi solo in quel momento  delle mie gambe ancora strettamente intrecciate al suo bacino.
"Mi piace..lo sai " borbottai affondando il viso nel suo petto.
"Lo so.." rispose "e piace anche a me..passerei l'eternità a perdermi dentro il tuo corpo..."
Sfregai la sua guancia contro la mia.
"Hai una vaga idea di quanto ti amo?" sussurrò e io, senza riuscire a fermarmi, scoppiai nuovamente a ridere.
"Se è almeno la metà di quanto io amo te...allora è tantissimo.." risposi fra le risa.
"Mi spieghi perchè continui a sghignazzare?" Mi fissò confuso.
Risi ancora, incapace di spiegare il motivo anche a me stessa.
Ero..felice.
Totalmente. Pienamente. Incondizionatamente felice.
E l'unica cosa che riuscivo a fare, l'unico modo per riuscire a gestire tutta quella gioia senza scoppiare in qualche modo era..ridere
"Ti amo e..sono felice!" esclamai "Ti basta come spiegazione? Ho dei figli splendidi e un marito che rasenta la perfezione.."
Lui mi fissò radioso ma anche un pò preoccupato "Ok..sei felice..ma sei sicura di non essere anche ..ehm..ubriaca? Sei un pò troppo euforica e sono solo le sei del mattino.."
Era vero, quella mattina mi sentivo un pò ..strana. Insomma, come se avessi potuto correre la maratona di New York senza alcuno sforzo.
E non sapevo neppure io come spiegarmelo.
Era assurdo ma..l'unica cosa che avevo seriamente voglia di fare era..ridere.
Ricominciai.
E non credo che avrei mai smesso se non avessi sentito le labbra gelide di Edward lambirmi la clavicola. Piano piano mi calmai sotto il suo tocco, iniziando ad emettere degli ansiti che non avevano nulla a che fare con le risate.
"Ah.." sussurrò lui "Abbiamo trovato il modo per farla smettere signora Cullen.."
"Mmmm. Però io credevo che ti piacesse sentirmi ridere" lo provocai apposta.
"Mi piace" Le sue mani scesero accarezzandomi le cosce e sospirai rumorosamente "Ma al momento credo che siano questi i suoni che voglio sentirti emettere o in alternativa.."
"In alternativa?" domandai chiudendo gli occhi e assaporando il suo tocco.
"In alternativa..anche sentirti urlare il mio nome non sarebbe male..." aggiunse.
Lo guardai con una finta aria sorpresa "Già pronto per il secondo round signor Cullen?"
Le sue labbra furono a un centimetro dalle mie.
"Un vampiro è sempre pronto per il secondo round signora Cullen..."


Posai per qualche secondo la fronte sul vetro freddo dello specchio del bagno, cercando di cogliere un rapido quanto impossibile sollievo.
Ricacciai indietro l'ondata di vertigini e fui estremamente felice che Edward fosse dovuto uscire.
Sbuffai rumorosamente, inghiottendo la pillola anticoncezionale con un piccolissimo sorso d'acqua.
Sembrava comunque  troppo per le ristrette capacità del mio stomaco.
Non ci potevo credere: stavo di nuovo male. Di nuovo quella maledettissima influenza che tornava a tormentarmi.
Doveva certamente essere una ricaduta. Due settimane prima avevo avuto una terribile influenza intestinale e avevo passatol'intero week end in bagno a vomitare l'anima. Edward ancora adesso non ne sapeva nulla: era andato a caccia con Emmet e Jasper e io mi ero guardata bene dal raccontargli qualcosa. Si sarebbe soltanto preoccupato e, per giunta, per una sciocchezza.
Il lunedì mattina stavo meglio, talmente meglio che Edward non si era accorto assolutamente di nulla e io avevo finto di aver passato due splendidi giorni a giocare con i bimbi invece che chiusa nel bagno di casa.
Solo Alice lo sapeva: ero stata costretta a chiamarla per venire a darmi una mano con i bambini e sapevo che lei era la sola a riuscire a tenere la mente chiusa a mio marito.
Scossi il capo, tentando di riacquistare un pò di lucidità e , a piccoli passi, mi diressi giù dalle scale, in cucina.
Potevo anche avere la nausea, ma di certo i miei figli non l'avevano.
Anzi, si sarebbero svegliati di li a poco affamati.
Strascicando i piedi mi misi a preparare loro il biberon ma, non appena il latte in polvere si mischiò all'acqua tiepida e l'odore si diffuse nell'ambiente, avvertii una potente fitta alla bocca dello stomaco.
Oh, no no no.
Capii immediatamente che non sarei mai arrivata al bagno e mi chinai sul lavello della cucina, rigettando la tazza di tè e i pochi biscotti che mi ero costretta a mangiare quella mattina.
Cazzo, mi sentivo davvero uno schifo.
Forse non sarebbe stata una pessima idea parlarne a Carlisle, dopotutto.
Anche solo per farmi prescrivere qualcosa: un antiacido o qualche sciroppo contro il vomito o..
Dlin dlon.
Il suono del campanello mi fece sussultare.
Ma chi diavolo poteva essere a quell'ora del mattino? Non erano neppure le otto e Edward non sarebbe tornato fino a mezzogiorno.
Presi un lungo respiro, sperando ardentemente che chiunque fosse se ne asndasse presto. Indossavo ancora il pigiama e non azzardavo neppure ad avvicinarmi ad una superficie riflettente per paura dell'aspetto che dovevo avere, figurarsi farmi vedere da qualche sconosciuto.
Ma, dopo qualche secondo, il campanello riprese a suonare con insistenza.
Mi sciacquai la bocca cercando di lavare via il saporaccio amaro che la invadeva, maledicendo mentalmente lo sconosciuto nel portico.
Se continuava a suonare avrebbe svegliato i bambini e io volevo così tanto poter sdraiarmi ancora qualche secondo...
Dlin dlon.
"Arrivo..arrivo.." sbottai esasperata quando capii che ignorare la cosa non avrebbe portato a nulla.
Aprii la porta certamente con un cipiglio piuttosto nervoso ma....ma immediatamente sentii svanire ogni singolo grammo di questa sensazione quando capii chi c'era di fronte a me.
Mi sorrideva, guardandosi intorno leggermente in imbarazzo.
I capelli neri, corti. Il suo sguardo gentile. I suoi occhi scuri e dolci.
Era davvero lui.
Sentii il mio cuore scaldarsi.
"Jake..." mormorai incredula di vederlo. "Sei...sei tu..."
Jacob alzò gli occhi al cielo "Beh Bells, visto che non ho un gemello..direi che non ci sono dubbi su chi io sia, no?"
Prima che potessi impedirmelo sentii i miei occhi pungere ed una lacrima rotolarmi sulla guancia.
Era proprio lui. Erano mesi..mesi che non lo vedevo e ora lui era sul mio portico. Era venuto lì..per me.
E io invece non l'avevo praticamente più rivisto o chiamato. Non mi ero interessata alla sua vita, così presa dalle immense novità che avevano sconvolto la mia.
Ma che razza di amica ero?
Le lacrime rotolarono giù prepotenti.
"Ehi" mi prese in giro lui "Piccola non piangere. Se è questa la reazione che suscito nelle ragazze ..beh, mi stai facendo preoccupare.."
Prima che me ne accorgessi mi ero gettata tra le sue braccia, troppo felice di avere il mio amico lì con me.
"Oh Jake..sono felice..così felice di vederti.." sussurrai "Non hai idea di quanto mi sei mancato.."
Scacciando le lacrime con la mano lo trascinai dentro casa, fino in salotto.
Lui rise forte sbattendosi senza troppe cerimonie sul divano.
"Mi sei mancata anche tu Bells, non ne hai idea." sospirò "Non è che se ci vedessimo più spesso sarebbe una tragedia, lo sai?"
Una fitta di senso di colpa mi trapassò lo stomaco "Lo so, è tutta colpa mia..."
Lui scosse il capo "lascia stare. hai avuto il tuo bel da fare, ne sono sicuro..."
Annuii desiderosa di cambiare argomento e interessarmi a lui, solo a lui "E che mi dici di te?Insomma, come ti vanno le cose? La scuola? Il branco? Chissà a quante ragazze avrai fatto perdere la testa..ormai sei..wow Jake hai un fisico pazzesco.."
Sorrise mesto e avrei tanto voluto mordermi la lingua. Visti i notri precedenti, forse non era il caso di toccare l'argomento.
"Beh, " rispose "tutto ok. Insomma nessuna novità. La scuola continua a farmi schifo e col  branco stiamo piuttosto tranquilli ora. Sai, potrà sembrarti strano ma...negli ultimi mesi non è arrivato nemmeno un vampiro pronto a farti la pelle in città"
Risi forte "Praticamente un miracolo.."
Lui rise con me ma poi mi fissò un pò preoccupato "Bells, vorrei poterti dire che ti trovo bene ma..sembra che più che andare a letto con una sanguisuga, beh sembra che tu la sanguisuga l'abbia appena ingoiata. Hai la faccia tendente al verde."
Presi un lungo respiro "Lo so, due settimane fa ho avuto questa influenza e..sembravo guarita ma..invece adesso mi sento uno schifo di nuovo."
In quello stesso istante fummo interrotti da un rumore proveniente dal babyphone sul tavolino del salotto. I bimbi si erano svegliati.
Subito scattai in piedi ma un'ondata di vertigini mi investì facendomi vacillare e, se le braccia di Jacob non mi avessero sostenuta, sarei certsmente caduta.
"Oddio Bells, stai bene?"
Annuii ricomponendomi e cercando di riacquistare lucidità , mentre il pianto dei bambini si intensificava "Devo..andare a prenderli.."
"Ci vado io.." si offrì Jake "Tu stenditi sul divano, per favore. Non vorrei che cadessi per le scale con loro in braccio"
Annuii e mi accascia tra i cuscini prendendo dei lunghi respiri.
Passarono appena un paio di minuti e Jake ritornò con i miei due angioletti fra le braccia. Sembravano soltanto curiosi di quel simpatico sconosciuto che, ma assolutamente non spaventati.
Tuttavia, non appena mi videro, si sporsero  prepotentemente verso di me e, dopo essermi messa seduta, li strinsi entrambi contro il mipo petto. Cercai di tenere la bocca il più possibile lontana dal loro viso. Non volevo di certo rischiare di attaccargli quel terribile virus,visto che non sapevamo con certezza se fossero o meno immuni alle malattie.
"Jake..avrei bisogno che tu mi faccia un favore. In cucina ci sono i loro biberon. Potresti scaldarglieli venti  secondi nel microonde?"
Jacob sorrise e in un paio di minuti tornò da noi in salotto con la colazione.
E qui veniva il vero problema.
Dare da mngiare a entrambi senza Edward. A meno che..
"Credi di essere in grado di sfamare uno di loro?" domandai abbozzando un sorriso nonostante i crampi allo stomaco.
Jake sembrò un attimo incerto ma, poi, sorrise e annuì.
Gli passai un biberon ed Eddy che , tra i due, era certamente il più calmo e accondiscendente.
Io inizia a sfamare Liz, evitando accuratamente di concentrarmi sul latte che entrava nella sua boccuccia. Benchè la nausea stesse lentamente scemando sentii che l'idea del cibo mi dava ancora parecchi problemi.
Spostai lo sguardo a Jake che, cavandosela piuttosto egregiamente, stava dando il latte a Eddy. Mio figlio guardava il mio muscoloso amico con un sorriso stampato in faccia. Pensai che, probabilmente, la mole di Jake gli ricordasse in qualche modo lo zio Emmet.
Dopo circa dieci minuti entrambi i miei figli erano felici e appagati a giocare nel loro box.
Jacob li fissava adorante. "Sai, sono bellissimi. Anche se Liz assomiglia alla sanguisuga è...stupenda."
Annuii dandogli però uno scappellotto "Smettila di chiamare Edward così."
Lui alzò gli occhi al cielo "Bella è la legge della natura. I licantropi odiano i vampiri. Lui è un vampiro e io sono un licantropo."
Sbuffai, bevendo un sorso di acqua con disciolto dello zucchero. "Io lo trovo ancora ssurdo.."
Jacob sospirò guardando l'orologio "Devo proprio andare, ora. Però..non lasciamo più passare così tanto tempo prima di vederci. Prendiamoci un caffè...magari la prossima settimana.."
"La prossima settimana sarebbe perfetto.." sorrisi.
Ci alzammo  entrambi in piedi, dirigendoci verso l'ingresso e, proprio in quell'esatto secondo, la porta principale si aprì rivelando Edward.
E capii subito che qualcosa non andava.
Sembrava serio, freddo. Anche se apparentemente non arrabbiato. Apparentemente certo...ma io lo conoscevo bene..
"Sanguisuga" disse Jacob sogghignando.
"Cane" ribatte Edward e il suo tono di voce mi fece letteralmente ghiacciare il sangue nelle vene.
Jake si sporse e mi diede un bacio sulla guancia. I pugni di Edward si strinsero. Oh, no...
"Ci sentiamo Bells" mormorò.
Annuii in imbarazzo mentre lui oltrepassava la porta chiudendola alle sue spalle.
Rimanemmo entrambi immobili per qualche secondo, finchè Edward non passò al mio fianco, dirigendosi in salotto senza guardarmi.
Ecco, non l'aveva presa bene. E avrei dovuto aspettarmelo: sapevo esattamente qual'era la sua opinione su Jacob.
Lo seguii in salotto e lo vidi dare un bacio a entrambi i piccoli.
"Stavi male , non me lo hai detto" disse duro, senza guardarmi.
Doveva avere letto la mente a Jake.
"Non..deve essere solo una specie di influenza.." risposi " Nulla di cui preoccuparsi"
"Potevi chiamarmi. Sarei rimasto con te, a darti una mano coi piccoli"
"Edward, quando sei uscito stavo bene poi..non lo so, non volevo esagerare per una sciocchezza"
"La tua salute non è una sciocchezza.." mi rimproverò.
Sbuffai scocciata, sentendo il nervosismo iniziare a diffondersi sempre di più "questo è l'esatto motivo per cui non ti ho detto nulla" borbottai afferrando i biberon e andando in cucina.
Mi seguì.
"Forse è il caso di andare da Carlisle"
"Non ci voglio venire da Carlisle" sbottai "Edward sto bene. E stai rasentando il ridicolo. Fai prima a dire che sei arrabbiato con me perchè hai trovato Jacob qui..."
"Io non sono arabbiato con te" rispose serio "Ma certo..sai che penso che Jacob sia pericoloso per te e per i piccoli.."
Alzai gli occhi a lcielo, sentendo qualcosa scattare dentro. Non era possibile..non ce la potevo fare a ritornare ancora su questo argomento, non oggi.
"Certo..pensala come ti pare.." mormorai.
"Bella ti rendi conto che loro sono mezzi vampiri e Jacob un licantropo?E se I suoi istinti si fossero risvegliati contro di loro. Bella tu non lo avresti potuto prevedere. E se..."
"E se..per una volta provassi a fidarti di me e a stare zitto?" praticamente urlai zittendolo "Cazzo Edward..lasciami in pace! Voglio solo essere lasciata in pace!"
Calò un silenzio di tomba in tutta la casa.
Gelo... Ecco, il gelo era l'unica cosa che aleggiava fra noi in quel momento.
Non avevo mai, mai alzato la voce in questo modo nè tantomeno usato parole volgari contro di lui ma...non sapevo che mi stesse succedendo. Mi sentivo arrabbiata, furiosa, come se avessi qualcosa dentro che non potessi contenere.
Quel momento orrendo venne spezzato da dei passi nel corridoio e, solo quando vidi la testa di Alice e Rosalie affiorare in cucina, mi ricordai che sarebbero dovute passare a portare i bimbi al parco.
"E'..è un momento sbagliato..." Alice abbozzò un risolino per tentare di alleggerire l'atmosfera ma la cosa non servì a molto.
Edward sembrò riscuotersi e, evitando di guardarmi, passò oltre le sue sorelle.
Lo seguii "Edward..per favore io non.." tentai di giustificarmi, ma cosa avrei potuto dire? Che non volevo dirlo... invece lo avevo fatto. E avevo voluto dirlo.
"Dove vai?" ebbi appena la forza di sussurrare.
Non si voltò mentre ruotava la maniglia "Ti lascio in pace..Mi sembrava fosse quello che volevi"
E uscì, sbattendo la porta con violenza alle sue spalle, lasciandomi lì...
"Edward io..." sussurrai al vuoto di fronte a me.
Nel giro di pochi secondi fui scossa dai singhiozzi. L'avevo praticamente cacciato da casa nostra, trattandolo malissimo come...come se..non avesse il diritto di esprimere la sua opinione.
Avevo sbagliato tutto quanto. In fondo erano figli suoi tanto quanto miei e se..se a lui non andava bene Jacob avremmo dovuto sederci e parlarne invece io ..avevo..rovinato tutto quanto.
E adesso lui era andato via..
"Bella.." Scacciai il tocco freddo delle dita di Alice che si erano posate sul mio braccio, probabilmente per confortarmi.
"Puoi..bada ai bambini per favore." mormorai dirigendomi al piano di sopra.
Cosa diavolo mi stava succedendo?
Cosa diavolo...Non ero padrona delle mie emozioni, delle mie parole, del mio corpo. Sentivo un uragano di emozioni e sensazioni contrastanti dentro di me. Collidevano una contro l'altra e non sapevo nemmeno io cosa fare, cosa provare. Non sapevo se essere triste, arrabbiata, confusa.
Solo una cosa spevo. Che avevo cacciato via Edward.
Bastò quel semplice pensiero a far si che qualcosa mi si spezzasse dentro e a farmi deviare prepotentemente dentro il bagno.
Mi accasciai nuovamente sul gabinetto, scossa dai conati misti ai sighiozzi.
Dopotutto, però, erano quasi un sollievo.
Se mi concentravo sul dolore allo stomaco riuscivo quasi a non sentire quello che avevo più in alto, nel petto.
Riuscii a malapena ad avvertire l'impercettibile tocco di dita fresche sulla fronte che, amorevolmente, mi tenevano i capelli.Non appena smisi di tossire alzai il capo e, tra le lacrime, riuscii ad intravedere sia Alice sia Rosalie seduta sul bordo della vasca da bagno.
Bevvi un pò dell'acqua che mi porgevano e mi appoggiai con le spalle contro le gambe di Rose.
"Come va?" domandò Alice seduta di fronte a me.
"Bene.." mentii "Influenza.."
"Non intendevo quello" rispose ovvia "Ti va di parlarne? I piccoli sono nei loro lettini, giocano con i peluche, stai tranquilla..."
Non avevo una gran voglia di parlare di quello che era successo ma...ma forse in qualche modo mi avrebbe aiutata.
Iniziai a raccontare lentamente, prendendo dei lunghi sospiri e cercando di trattenere le lacrime che, ogni tanto, cercavano di uscire prepotentemente.
"Lo sapevo che c'entrava il pulcioso!" sbottò Rosalie ad un certo punto.Scossi il capo, convinta.
"Non è stata colpa sua.E'...è quello che glio ho detto che l'ha fatto andare via..ho ..ho trattato Edward in modo assurdo e cattivo.."
Rose sbuffò "Senti Bella, per quanto nemmeno io ami il cane..beh devo dire che Edward ha esagerato. E l'hai rimesso in riga, ok. Forse sei stata un pò dura ma...ma agli uomini serve a volte. Sono creature con un cervello molto semplice..come dei bambini se vuoi. Bisogna parlar loro in modo chiaro e essere ferma nelle tue decisioni."
Alice annuì "E poi  scusa ma dopo una bellla litigata..niente è più intenso del sesso riappacificatore, credimi"
Lo disse in modo talmente serio che, nonostante l'ansia, non riuscii a trattenere un risolino.
Scossi il capo, riuscendo finalmente ad arrestare il flusso prepotente di lacrime.
"Ragazze, voi siete..incredibili." sussurrai "Siete..siete davvero delle vere amiche..non so che farei senza di voi con cui parlare, con cui confidarmi. Sarei persa se non avessi il vostro sostegno... E, mi dispiace di essere un peso per voi.."
Alice si avvicinò prendendomi la mano "Tu non sei un peso, Bella. Quando dici sciocchezze del genere..beh, sappi che mi viene una gran voglia di tirarti i capelli fino a farti sanguinare il naso"
La guardai male.
"Beh, ovviamente in senso metaforico..Perchè poi mi verrebbe voglia di mangiarti e sarebbe un gran casino"
Sia io che Rosalie scoppiammo a ridere.
"Però Alice ha ragione Bella. Tu non sei un peso, sei nostra amica..sei la nostra famiglia."
"Grazie" mormorai, sentendomi in qualche modo meglio grazie alle loro semplice parole di conforto.
"Sai" disse Alice carezzandomi la guancia "Quando ti dicevo che siamo sorelle non lo dicevo tanto per dire. Noi tre lo siamo. E non serve avere lo stesso sangue. Sono le esperienze che facciamo, le emozioni che condividiamo a renderci tali. E nulla..nulla potrà cambiare questa cosa.."
E io sapevo che Alice aveva ragione. Sapevo che eravamo una vera famiglia e che loro due erano davvero le mie "sorelline". Perchè mi amavano, perchè mi sostenevano, perchè...perchè erano loro due e basta.
Ed erano perfette semplicemente così.
Improvvisamente Alice spalancò gli occhi, preda di una visione e, pochi istanti dopo, un grosso sorriso le si formò sul viso.
"Ti va ancora bene se io e Rose teniamo i bimbi oggi?" domandò saltando in piedi e costringendo la bionda a fare lo stesso.
Annuii "Ma non voglio stare a casa da sola"
Alice sogghignò. "Non resti mica sola..Te l'ho detto... Sesso riappacificatore..."
Non ebbi il tempo di meditare sulle sue parole che, improvvisamente, sentii sbattere la porta d'ingresso.
Alice e Rose uscirono fuori dalla stanza e pochi secondi dopo Edward entrò come un tornado.
Non ebbi neppure il tempo di alzarmi dal pavimento che me lo ritrovai in ginocchio di fronte a me.
"Edward.."
"Bella..."
Mi zittii, arrossendo di botto al ricordo delle parole che avevo pronunciato.
"Bella..io..perdonami. Sono stato un idiota, un vero...io non avrei dovuto andare via. Io sono.."
Non gli diedi il tempo di continuare che gli saltai al collo, accoccolandomi contro di lui.
"Sono stata un'idiota.." dissi
"Io lo sono stato di più. Non dovevo..andare..Hai ragione..devo avere fiducia in te"
Portai il mio viso a pochi centimetri dal suo: i nostri nasi quasi si sfioravano "Possiamo dire che siamo due idioti e..e non litigare mai più..per favore."
Annuì catturando le mie labbra tra le sue per un dolce bacio.
"Non lasciarmi mai più, ti prego." sussurrai.
Scosse il capo sospirando "Mai..mai più.."
Mi prese tra le braccia e mi portò in camera, adagiandomi sul letto.
Sussultai un poco quando la sua mano fredda coprì il mio ventre.
"Ancora fastidio alla pancia?" domandò apprensivo.
"No" scossi il capo "Ora va meglio, davvero.."
"Io comunque sono stato in farmacia. E ti ho preso dell'antiacido. Ho parlato con Carlisle e, probabilmente hai ragione. E' solo una banale influenza." disse.
Lo fissai commossa. Anche se avevamo litigato e io lo avevo trattato malissimo lui...lui era corso a comprarmi le medicine. Tutto ciò a cui era riuscito a pensare comunque ero..ero io.
"Edward scusa.." dissi "Per quello che ti ho detto.."
"Non dirlo nemmeno per scherzo." mi baciò e poi alzò un soppraciglio, prendendomi in giro "Però non sapevo che lei conoscesse un tale linguaggio scurrile signora Cullen.."
"Oh...conosco un sacco di cose che nemmeno immagini" ridacchiai avvinghiando il mio corpo al suo marmoreo.
"Per esempio..?"
"Beh.." risposi al suo orecchio "Per esempio visto che ora mi sento meglio...magari potremmo mettere in atto la teoria del sesso riappacificatore delle tue sorelle"
Mi portò sotto di sè. "Non chiedo di meglio, credimi.."



"Alice..è troppo leggero. Si prenderanno un malanno" sbottai di fronte all'ennesimo leggerissimo vestitino indossato da  mia figlia.
"Ma scusa, Carlisle dice che essendo beh..mezzi vampiri..sono più forti .." ribattè la mia sorellina "Che cosa accidenti vuoi che si prendano?"
"Non è questo il punto..fa freddo fuori. E solo perchè non si sono ammalati per tutto l'inverno non significa che..."
"Ma fuori c'è il sole!"
"Ma tirerà vento, Alice..."
"Ma.." stava per sollevare l'ennesima protesta quando la fermai esasperata "Ok, le puoi mettere il vestito rosa. Ma sopra mettile la maglia bianca. E non si discute"
Le labbra di Alice si curvarono impercettibilmente verso il basso a quella mia richiesta. Si voltò, dandomi le spalle e concentrando nuovamente tutta l'attenzione su mia figlia, borbottando qualcosa su quanto fosse "immettibile" quella maglia.
Trattenni a stento le risate mentre riempivo la borsa che avremmo portato con noi.
Sentii il mio cuore scaldarsi di gioia non appena pensai a quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
Io, Edward e i bimbi.
Solo noi quattro e la nostra prima gita al mare.
Controllai  il tempo fuori dalla finestra leggermente aperta e, dovetti ammettere, che Alice aveva ragione: era una giornata magnifica per essere solamente aprile.
E soprattutto visti gli standard di Forks, la città più piovosa d'America.
"Eccoti qua, amore mio" esordì Alice reggendo tra le braccia la piccola Liz e aiutandomi a sistemarmi la borsa sulla spalla. "Sei bellissima..nonostante la tua mamma abbia pessimi gusti estetici.."
Alzai gli occhi al cielo, uscendo dalla stanza e dirigendomi al piano di sotto dove mio marito mi aspettava già con Eddy tra le braccia.
Entrambi ci fissavano e sorridevano felici.
E non riuscii a trattenermi.
Accellerai il passo e, dopo pochi metri, io e Lizzie ci ritrovammo avvinghiate ad Edward, protette dal suo solido abbraccio. Era come una neccessità per noi tre.
Io, Liz ed Eddy dipendevamo totalmente e incondizionatamente da Edward. Era la nostra roccia, il nostro porto sicuro, la nostra ancora...
Avevamo un muto quanto indissolubile legame che ci univa, ovunque fossimo. Anche lontani.
Inspirai il profumo dal suo petto, inondandomi di esso e perdendomici.
Probabilmente Lizzie fece la stessa cosa, perchè la sentii rilassarsi tra le mie braccia non appena la sua pelle era entrata a contatto con quella del suo papà.
"Ehi principesse..come siamo belle" sussurrò dolce al mio orecchio.
Arrossii e Liz ridacchiò, affondado il volto nella sua camicia. Il modo in cui ci amava era...unico. Ci faceva davvero sentire uniche. Ci faceva davvero sentire delle principesse.
"Anche voi siete bellissimi..ometti.." risposi schioccando un bacio sia a lui, sia al mio piccolo frugoletto.
"Tu però ti senti bene ora, vero?" domandò pensieroso "Se pensi di stare ancora male possiamo stare a casa"
Scossi il capo roteando gli occhi "Amore saliamo su quella macchina. Ora."
Erano passati un paio di giorni dalla nostra litigata e stavo..meglio.
Beh, forse meglio era una parola grossa ma il vomito era diminuito notevolmente e anche le vertigini e la stanchezza. Tutto merito del ricostituente di Carlisle supposi.
Edward sistemò i piccoli sui sedili posteriori della volvo e poi partimmo, le nostre mani intrecciate sul cambio.
Il tempo era stranamente mite e sereno..ma dove avevamo intenzione di andare questo non sarebbe stato un problema per Edward.
Durante una delle sue battute di caccia aveva trovato per caso questa piccola spiaggetta sulla costa , poco a sud di Port Angeles.Era perfetta per noi: la strada di accesso era chiusa, e non vi si poteva accedere se non scendendo una ripida parete rocciosa. Praticamente impossibile.
Beh, per tutti tranne che per un vampiro.
E infatti circa un ora dopo ci ritrovammo tutti e tre avvinghiati al nostro dolce vampiro su quel delizioso angolo di paradiso.
La sabbia chiara e fine, il vento tiepido e profumato  di sale e..e il sole.
Il sole che rendeva Edward qualcosa di etereo..bellissimo.
Un angelo che mi fissava. Splendido e luminoso, circondato dai mille riflessi dell'arcobaleno.
Lasciai i piccoli alle cure del loro papà, approfittando di quella giornata di Aprile così calda e inusuale per la penisola Olimpica, per affondare i piedi nella sabbia e poi nell'acqua spumeggiante dell'oceano.
Mi voltai e li guardai estasiata: Edward seduto sulla coperta con i piccoli a giocare con le formine e la sabbia bagnata. Presi la macchina fotografica dalla borsa e feci alcuni scatti, desiderosa di immortalare quel momento.
Edward si voltò e, dopo aver sistemato meglio Lizzie, mi raggiunse stringendomi da dietro per la vita.
"E' un momento magico..." sussurrai.
Avvertii le sue labbra che lasciavano picoli baci sul mio collo. "Sembra ieri che sono nati e invece ora...dieci mesi, lo credi possibile?"
Scossi il capo ricacciando a fatica le lacrime "Bella amore stai bene? Piangi.."
"Sì è che...niente sono solo felice.."
"Anche io..vieni ora" mi prese la mano e gentilmente mi condusse dai bimbi.
Mi accomodai sulla coperta, frugando nel borsone alla ricerca dell'omogenizzato di frutta.
"Allora adesso pappa..." mormorai.
"Maaaa..." iniziò a lamentarsi Liz
"Si amore" dissi continuando a frugare, senza trovare ciò che cercavo "Ora mamma te lo prende ..aspetta.."
"Maaa..mma. Maaamma.." continuò Lizzie.
"Sì, ho capito Liz aspetta.." mi bloccai, incapace di credere a ciò che avevo sentito.
Lei aveva..aveva..aveva detto..
Alzai la testa di scatto, gli occhi persi in quelli di mio marito, che mi fissava sconvolto almeno quanto me.
"Ha detto...cioè.." mormorai
"Ti ha chiamata mamma. Ha detto la sua prima parola" Le labbra di Edward si tesero in un sorriso e io...non potei fare altro che gettarmi su mia figlia, iniziando a riempirla di bacini.
La sentii ridere felice per quelle attenzioni che probabilmente neppure capiva.
"Hai detto mamma..hai detto mamma.. Oh amore mio.." continuavo a blaterare stringendola al mio petto.
Aveva chiamato me. Aveva scelto me per la sua prima parola, me...la sua mamma.
Afferrai anche Eddy e lo resi partecipe del nostro abbraccio "Oh piccolo, sono certo che presto lo dirai anche tu. E allora sarò davvero la donna più felice del mondo.."
Continuavo a ridere insieme ai bimbi finchè non sentii il braccio di Edward circondaci.
"Scusate e io chi sono?" chiese fintamente offeso.
Gli carezzai il viso sogghignando "Oh scusa amore mio.., ma ha detto mamma, non papà.."
Edward si chinò su Liz mordicchiandole il pancino "Piccola traditrice.."
Lei rise più forte per il solletico.
"Dai può darsi che Ed per solidarietà maschile dica papà.." lo presi in giro.
Alzò gli occhi al cielo e poi ci fece stendere sulla coperta, i piccoli tra i nostri due corpi, come a proteggerli.
"Sei bellissima quando sei felice. Quando ridi..." disse carezzandomi la guancia.
Arrossii "Vorrei poter restare qui per sempre. Vorrei essere felice così per sempre.."
"E lo saremo, te lo giuro.." I suoi occhi erano fermi, decisi.
Gli sorrisi, rimirando ancora una volta gli splendidi riflessi che il sole creava sulla sua pelle di diamante.
E volli credergli.
Volli credere che sarebbe stato sempre tutto facile, che sarebbe stato sempre tutto come in un sogno.
Ma avrei dovuto immaginare che i sogni non durano in eterno. Che arriva sempre, per tutti, il secondo in cui si apre gli occhi e ci si risveglia e che, quel secondo, è destinato a cambiare tutto.
Tutto.
Vi posso dire solo una cosa. Nulla è ciò che sembra.
Detto questo...alla prossima!!!!!

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Capitolo 45
*** Ordinary day ***


cap 45 Ragazze, avevate già chiamato la sezione persone scomparse dell’FBI, dite la verità!!!! Avete ragione a volermi minacciare di morte..lasciarvi per due settimane dopo aver scritto quelle frasi subdole ..non si fa. Nono..ehm…ma ormai dopo più di un anno mi conoscete..^-^ quindi…perdono please!!! Volevo dirvi una cosina imprortante: diciamo pure che da ora inizia in qualche modo quella che io considero l’ultima grande tranche della storia. Questo non significa che finirà a breve. Mi conosco potrei scrivere ancora altri dieci come trenta capitoli (la mia capacità di sintesi rasenta lo zero-.-). Vuol dire solamente che ci sarà una concatenazione di eventi che porteranno delle conseguenze, che porteranno ..ehm la fine. Prima o poi.
Ok, se non avete capito niente non vi biasimo. Era un discorso contorto. Hahahaah. Vi dico solamente che ora cercherò di fare dei capitoli magari leggermente meno lunghi per postare a intervalli più brevi. Questo perché non voglio morire uccisa da folle inferocite U_______U
Farò del mio meglio, anche perché siete le lettrici più uniche, speciali ed affezionate a questa storia  che io abbia mai visto. Un grazie dal profondo del cuore per le meravigliose recensioni. 41!!!!
Vi adoro, grazie.
Xo Xo Cloe
P.S= Il titolo rimanda ad una gran bella canzone di Vanessa Carlton che mi ha ispirata a scrivere il cap. Se volete ecco il LINK
^-^

BELLA
“Io penso che Catherine sia un personaggio insopportabile. Insomma amava Heathcliff, ma non ha saputo rinunciare a Linton..era un’egoista. Li voleva entrambi. Ma nella vita bisogna sapere scegliere. Cosa vuoi o cosa no. Cosa è importante e cosa no..”
Ashley raccattò i libri dalla borsa continuando a demolire la protagonista di Cime Tempestose in ogni modo possibile.
E se fossi stata in qualunque altra condizione, probabilmente, avrei preso parte al suo monologo ma…ma davvero non ce la facevo.
Andavo avanti in pratica per pura forza di volontà, o forse, era solo testardaggine la mia. Avevo dormito 12 ore quella notte e mi ero svegliata.. peggio di quando ero andata a letto. Come se non avessi riposato affatto.
Avevo aperto gli occhi e l’unica cosa di cui ero certa era che mi sarei volentieri rituffata al fresco tra le braccia di Edward a dormire probabilmente per il resto della giornata.
Ed Edward, alla fine, era il solo motivo per cui non l’avevo fatto. Vederlo preoccuparsi, il suo sguardo allarmato ogni volta che mi scopriva addormentata sul divano anche di giorno, o osservava il mio sforzo nell’ingoiare anche solo un biscotto la mattina, mi distruggeva.
Era passata una settimana dal giorno in cui Jacob era venuto a trovarmi e la mia salute era…beh, non era migliorata molto.
La spossatezza, la nausea altalenante, i capogiri…Non si decidevano ad abbandonarmi. Non erano continui, andavano più che altro a momenti e io cercavo in ogni modo di sminuire la cosa, di nasconderla a Edward ma, ovviamente, era stato impossibile.
Tre giorni prima mi aveva portato in ospedale da Carlisle e mi aveva costretto a sottopormi ad un prelievo di sangue, soffocando tutte le mie proteste con un occhiata preoccupata.
Ed era questo l’unico motivo per cui avevo accettato che quell’agaccio entrasse nel mio braccio:far stare più tranquillo Edward. Personalmente ritenevo che i miei fossero ancora i postumi di qualche potentissima influenza e non di qualche strana malattia, l’idea della quale certamente tormentava Edward giorno e notte. Per fortuna l’indomani mattina avremmo avuto i risultati e tutto si sarebbe aggiustato. Già potevo immaginare la voce di Carlisle dirmi che andava tutto bene e che mi sarebbe servito solamente un po’ di riposo.
Magari avremmo potuto tornare qualche giorno a Port Townsened, questa volta anche con Ed e Lizzie.
Il pensiero mi fece sorridere per un istante. Sarebbe stato davvero speciale andare tutti insieme al faro.
Controllai veloce il telefono per accertarmi che non ci fossero chiamate di Esme che, quella mattina, si occupava dei bambini. Ovviamente non ce n’erano: lei era una nonna fantastica ed estremamente attenta e i miei figli la adoravano. E lei ricambiava viziandoli in ogni modo possibile…beh, come tutti i Cullen d’altronde.
“Bella, sicura che vada tutto bene davvero?”
Improvvisamente mi accorsi che Ashley stava  parlando con me.
“Come?” chiesi in imbarazzo, conscia di non aver colto il filo del discorso.
“Ti ho chiesto se stai bene. Mi sembri sempre così pallida ultimamente..” rispose vaga
“Sì Ash, davvero. E so che Edward ieri mattina ti ha detto di tenermi d’occhio ma..è solo paranoico, credimi”
“Io però penso che…”
La mia amica fu interrotta dall’arrivo di suo fratello Taylor e di un altro nostro compagno, Bill, che mi ricordava in modo incredibile Emmet per il suo modo scanzonato e divertente di porsi.
“Ragazze…ciao Bella..” mormorò Taylor sorridendomi felice.
Non potei fare a meno di ricambiare sinceramente il gesto, di fronte ai suoi grandi occhi blu, anche se sapere che lui aveva una qualche sorta di assurda cotta per me mi faceva sentire ancora di più ..a disagio.
Con Bill era tutta un'altra storia.
Mi scompigliò leggermente i capelli e tentò di fare la stessa cosa con Ashley che, però, gli lanciò un occhiata talmente truce da avere il potere di farlo desistere. Mai toccare i capelli di Ashley o cercare di spettinarla: era una regola che avevo intuito sin dal giorno in cui l’avevo conosciuta.
“Allora” domandò “Qualche idea sull’analisi di Cime Tempestose? Visto che bisogna presentarla a gruppi di quattro pensavo che potremmo lavorarci insieme, che ne dite?”
Entrambe annuimmo.
“Penso che potremmo analizzare quanto sia egoista ed insensibile il personaggio di Catherine. Quella ragazza..uff..mi manda in bestia..”
Sorrisi “Per quanto non sia estremamente simpatica dovrai analizzarla da un punto di vista obbiettivo Ash. Un saggio in cui ci limitiamo ad insultarla ci sortirebbe un pessimo voto.”
“Oh beh.” ribattè Bill “Abbiamo un bel po per lavorarci. Non dobbiamo presentarla fino alla fine di giugno, perciò..ci penseremo poi. Volete una patatina?”
Allungò il sacchettino che teneva in mano verso di noi, invitandoci a favorire. Ash ne prese una manciata mentre io scossi energicamente il capo.
Tuttavia riuscii chiaramente a cogliere l’odore delle patatine al formaggio sotto il mio naso e.. e dovetti reprimere seriamente l’urgenza di vomitare in mezzo al corridoio.
Era strano..per quanto avessi perennemente una leggera nausea, di solito riuscivo a tollerare l’odore del cibo. Ma quell’odore… era troppo forte, troppo acre, troppo pungente.
Avvertii un altro forte crampo allo stomaco e smisi immediatamente di respirare.
“Ash..vieni..vieni in bagno un secondo ti prego..” sussurrai iniziando a camminare speditamente verso il fondo del corridoio. Entrai nel bagno delle donne e mi appoggiai coi palmi sul lavello di ceramica bianca, prendendo dei lunghi e profondi respiri dell’aria finalmente pulita che entrava dalla finestra aperta.
Pochi secondi dopo sentii Ashley precipitarsi all’interno e fermarsi ansante al mio fianco. “Bella, che..che succede…?”
Sospirai. “Nulla..solo..l’odore delle patatine al formaggio mi ha..disgustata ecco.”
“Ma io credevo ti piacessero” obbiettò.
“Beh, lo credevo anche io. Ma..beh era prima..”
“Prima di che, scusa?”
Mi spruzzai un po’ d’acqua sul viso e, in qualche modo, le goccioline fredde riuscirono a farmi stare meglio.
“Ash, ma..non lo so. Prima di stamattina. Devo avere ancora un po’ lo stomaco in subbuglio…” risposi cercando  di tranquillizzarla.
“Sicura?Credi di farcela ad andare a lezione? Vuoi che ti accompagni?” domandò premurosa.
Scossi il capo “Ash, davvero tranquilla. So che hai quel seminario a cui tenevi parecchio. Io..penso che per una volta lascerò perdere le lezioni e magari resto un po’ fuori a leggere. Tanto erano comunque le ultime due ore di lezione..”
“Mmmm” mugugnò poco convinta “non mi fido a lasciarti da sola. Ci penso mentre faccio pipì. Che noia, ho il vago presentimento che siano arrivate le mie amichette a farmi visita..”
Alzò gli occhi al cielo ed entrò in una delle toilette.
“E chi sarebbero le tue amichette?” chiesi alzando un sopracciglio anche se lei, tecnicamente, non era in grado di vedermi.
“Le mie cose Bella. Il tormento mensile dell’esistenza di ogni donna sulla faccia della terra.”
La sentii sospirare  pesantemente dall’interno del cubicolo e poi lanciare alcuni epiteti impronunciabili di cui il più fine era cazzo.
“Che succede Ash?” domandai soffocando le risa. In parte perché sapevo per certo che non si rideva mai in faccia ad una ragazza in piena fase ormonale e in parte perché il farlo mi procurava ancora dei fastidi alla pancia.
“Non ho preso nemmeno un tampone, ti rendi conto? Mi sono arrivate con due giorni di anticipo queste grandissime…uffa!E dietro ho solo questi cosi senza ali..non li sopporto!”
“Ash tranquilla. Io sono piena” Dissi passandogli la scatolina blu da sotto la porta. “Tieni pure la scatolina intera..a me non..”
A me non servono… era questo che stavo per dire?
Rimasi per un attimo interdetta di fronte alle parole che stavano per sfuggirmi di bocca.
Perché…perché non erano vere.
Mi servivano.
Dovevano servirmi da…da almeno un paio di giorni.
Credo.
Oddio.
Inghiottii saliva cercando di visualizzare mentalmente un calendario di fronte ai miei occhi.
Oggi era il…
Che accidenti di giorno è oggi?, non riuscii ad impedirmi di pensare.
Presi un lungo respiro. Mi stavo sbagliando. Ricordavo male, certamente. Mi stavo confondendo con qualche altro mese..
Eppure…eppure dovevano arrivarmi due giorni fa. Una parte del mio cervello lo sapeva. Una parte se lo ricordava..
Lo scatto del chiavistello mi fece sobbalzare spaventata.
“Tutto ok?” mi chiese Ashley “Sembra..sembra che tu abbia appena visto un fantasma.”
Scossi il capo meccanicamente “No, no..ehm..”
“Bella..resto con te?”
“No” esclamai energicamente. Non volevo essere maleducata o altro ma, in quell’istante riuscivo a malapena a capire le sue parole. Era tutto…surreale.
Volevo stare sola. Volevo controllare. Volevo..contare.
Perché non era..non era possibile.
“Ash davvero” mentii “mi sento meglio. Molto meglio. Mi sono solo ricordata che devo..devo andare..”
“Ok” sembrava sospettosa “Allora io faccio un salto a quel seminario.”
“Sì, sì vai..devi andarci assolutamente..” balbettai afferrando la borsa “Ci vediamo domani”
Uscii a rotta di collo nel corridoio dimenticandomi per un attimo perfino della nausea, della stanchezza . Arrivai davanti alla volvo e feci scattare la sicurezza, sedendomi sul sedile completamente senza fiato.
Posai le mani sul volante. Tremavano.
Perché?
Non aveva senso.
Perché accidenti non riuscivo a smettere di farle tremare?
Perché non riuscivo a far smettere al mio cuore di battere impazzito?
Perché?
Svuotai l’intero contenuto della borsa sul sedile del passeggero, concentrandomi sull’unica cosa che poteva darmi delle risposte: la mia agenda.
Tornai velocemente indietro al mese di aprile.
Vidi il segno rosso sulla data del 1. Lo ricordavo perfettamente: il mio ultimo ciclo mi era venuto quel giorno, ne ero certa.
Contai velocemente mentre percorrevo i con la mente i giorni del mese passato.
Avevo ricominciato a prendere la pillola l’8 aprile.
Era segnato su quel cavolo di quadratino di carta per la miseria. E 21 giorni di pillola significava che ..che il ciclo si sarebbe dovuto far rivedere…il 30 Aprile.
Cioè tre giorni fa.
Avevo smesso di prendere la pillola e non mi era arrivato comunque.
E io non me n’ero accorta.
Co..come? Co..come era possibile?
Ero stata così impegnata che..che me l’ero scordata. Sì, erano successe tante cose in quei giorni: gli esami, la preoccupazione costante di mio marito, il fatto che anche Ed piano piano iniziasse a pronunciare la parola “mamma”…
Tutto era passato in secondo piano, compresa una cosa fondamentale come quella.
E fu un secondo.
Come in un epifania improvvisa iniziai a mettere insieme i pezzi del puzzle che era la mia salute da qualche settimana a quella parte.
La nausea, i crampi, i giramenti di testa, gli sbalzi d’umore..
E tutto  sommato al ciclo assente.
A me tutto questo era già successo.
Io ero già stata così, quasi un anno e mezzo prima.
Ma….ma era assurdo.
Io..io prendevo la pillola. Ed ero sempre stata attenta, sempre. Mi ricordavo ogni mattina alle 8 in punto di ogni singolo giorno, anche senza l’aiuto di Edward. Era una cosa che volevo fare da sola e che facevo da sola. Perché quello era il mio corpo e io lo sapevo gestire. Ero una ragazza responsabile e avevo avuto…
“..hai avuto l’influenza..”.
Trattenni il respiro per alcuni secondi, mentre la frase che mi era appena balzata alla mente si irradiava in ogni centimetro del mio corpo dandomi una nuova improvvisa consapevolezza.
Ritornai con la memoria alla prima volta in cui avevo tenuto in mano quel maledetto foglietto illustrativo. Ero certa che dicesse qualcosa a proposito dell’assunzione scorretta durante episodi di vomito ..o qualcosa di simile.
Ma non riuscivo a ricordare con esattezza.
Infilai velocemente la chiave e misi in moto. Ero certa che a dieci minuti dal campus ci fosse una farmacia e, infatti, dopo poco intravidi il segnale lampeggiante. Parcheggiai di fronte all’entrata e scesi, risoluta ad andare fino in fondo a quella storia.
Percorsi i passi che mi portarono fino davanti all’entrata e…e mi immobilizzai.Una parte di me aveva una strana voglia di ridere, tornare indietro e ridere di quei pensieri assurdi che mi giravano per la testa .
Ma c’era l’altra parte…una parte che per quanto sapesse che era tutto assurdo, impossibile e..inconcepibile..sentiva che c’era qualcosa che non andava.
E poi c’era il mio cuore. Quel cuore che continuava a battere frenetico, come a ricordarmi che anche l’altra volta avevo creduto che fosse una cosa strana, assurda, impossibile. E poi….poi invece si era rivelato tutto vero.
I miei bambini si erano rivelati veri.
Fremetti anche solo al pensiero di quella parola.
Scossi il capo, cercando di riacquistare lucidità ed entrai all’interno del locale. Le luci e le pareti tinteggiate di bianco davano all’ambiente un atmosfera piuttosto fredda e asettica. Fortunatamente c’erano parecchi clienti, nessuno dei quali interessato a me o a cosa stessi prendendo dagli scaffali.
Afferrai velocemente i due prodotti di cui avevo bisogno e mi diressi alla cassa, aspettando con impazienza il mio turno.
“Salve” la commessa era distratta dal programma che un piccolo televisore trasmetteva di fianco a lei.
Le porsi i miei acquisti e lei mi fissò storto, probabilmente dubitando della mia salute mentale.
Ok, in effetti erano due prodotti che raramente venivano acquistati insieme e soprattutto dalla stessa persona ma…ma uno mi serviva per controllare la validità della mia teoria sul foglietto illustrativo e l’altro…beh l’altro avrebbe fatto la vera differenza.
“Un test di gravidanza e una confezione di pillole anticoncezionali?” domandò confusa.
Sbuffai annuendo e controllando l’orologio, nervosa, il viso in fiamme.
Perché le persone non potevano semplicemente farsi gli affari propri?
“Per la seconda mi serve la ricetta medica”
Le passai il foglietto che ogni mese mi preparava Carlisle.
“Sono 39.90$”
“C’è…potrei usare il bagno per i clienti per favore?” domandai mentre pagavo. Era una cosa che avrei di gran lunga preferito fare a casa, nel mio bagno, senza la paura che qualcuno potesse disturbarmi, ma sapevo perfettamente che non sarei stata in grado di affrontare un intera ora di viaggio per avere una risposta alle mie domande.
“In fondo al corridoio, prima porta a destra”
“Gr..grazie” balbettai afferrando le due piccole scatoline ed entrando nella stanza che mi aveva indicato.
Presi un profondo respiro chiudendomi dentro uno dei bagni e tirando il chiavistello.
E’ il momento della verità Bella.
Anche se, probabilmente, era solo frutto della mia immaginazione era necessario…andare fino in fondo.
Non ebbi neppure bisogno di leggere le istruzioni su come fare il test. Il ricordo della prima volta che ne avevo comprato e fatto uno era uno dei momenti della vita che avevo ancora chiaramente stampato in testa in ogni piccolo dettaglio e che, con grande probabilità, non avrei mai, mai scordato.
Due minuti.
Di nuovo dovevo aspettare quei dannatissimi due minuti.
Sapendo che sarei impazzita chiusa li dentro senza fare nulla, decisi di controllare il foglietto illustrativo della pillola anticoncezionale. Lessi veloce l’indice, finchè non trovai la pagina in cui veniva descritto ciò che mi interessava.
Lessi attentamente.

Se a causa di diarrea o vomito nelle ore successive all’assunzione, la pillola anticoncezionale è stata assunta ma non assorbita, è come averla dimenticata. Per questo motivo potrebbe essersi instaurata una gravidanza...

Avevo il cuore in gola, letteralmente. Potevo quasi sentirlo pulsare, impazzito.
Un altro indizio. Un altro indizio che si aggiungeva alla lista già piuttosto lunga che avevo.
Mancava solo….lanciai una rapida occhiata all’orologio.
Di minuti ne erano passati ben cinque ormai. I giochi erano fatti.
Inghiottii saliva e scoprii che era rimasto ben poco da inghiottire: la mia bocca era più arida del Sahara.
Con un improvviso moto di coraggio afferrai lo stick e, prima di permettere al mio cervello di temporeggiare o di avere paura, lo fissai.
Lo fissai e, nel piccolo  infinitesimo istante in cui i miei occhi fissarono quel punto, tutto quanto cambiò.
+
Positivo.
Trattenni il respiro per non so quanto tempo finchè non fui costretta a riprendere ad utilizzare i polmoni.
“No…non…impossibile..” mormorai al vuoto che mi circondava.
Se anche la mia teoria fosse stata esatta e davvero la pillola non avesse fatto effetto per via dell’influenza e del vomito, era comunque troppo…troppo presto.
Quel bimbo sarebbe stato concepito soltanto da, al massimo, tre settimane. E tre settimane..non erano abbastanza.
Abbastanza per la nausea, per gli sbalzi d’umore, per …tutto.
Io avevo due figli. Avevo già passato una gravidanza, sapevo che ci sarebbe voluto più tempo al mio corpo per accorgersi di quella nuova vita e per manifestare i primi sintomi chiaramente.
E allora perché me ne stavo davanti allo specchio completamente in lacrime, incapace di emettere alcun suono che non fossero i singhiozzi che mi scuotevano,con una mano sul ventre?
Alzai la maglia fino all’ombelico, mettendomi di lato, per esaminare meglio la mia pelle.
La sfiorai piano con le dita, tastando e schiacciando leggermente finchè…finchè non avvertii un punto leggermente più duro e, avrei giurato, freddo.
Smisi di respirare di nuovo.
Era piccolo, quasi impercettibile ed ero praticamente certa che fino a un paio di giorni prima non ci fosse e invece ora era lì..ed era..era mio figlio?
Alzai immediatamente il dito a quel pensiero. Forse lo stavo schiacciando, forse gli stavo facendo male …
Un bambino. Un altro figlio, mio e ..di Edward.
Era totalmente inatteso, inaspettato ma…voluto?
Sì, questo sicuramente sì. E lui ne sarebbe stato entusiasta.
 Dovevo ancora assicurarmene facendomi visitare da Carlisle ma,a quel punto, non avevo quasi più alcun dubbio. A quel pensiero sentii il mio cuore scaldarsi e, per un attimo, dimenticai tutti i dettagli che fino a pochi secondi prima mi avevano tormentato di quella gravidanza così palese e fuori dal comune ad uno stadio tanto precoce.
Ritornai a sfiorarmi il ventre, questa volta più delicatamente, cercando di mettere insieme le migliaia di emozioni diverse che sembravano fare a pugni dentro di me.
Terrore?Paura? Preoccupazione?
No…o meglio, forse sì.
C’erano, ma erano lontane, piccole, quasi….superflue.
Provai a riflettere meglio regolarizzando il battito del mio cuore. Chiusi gli occhi per qualche secondo e, quando li riaprii, mi resi conto che la ragazza in lacrime che si accarezzava la pancia davanti allo specchio  non aveva paura.
Non era terrorizzata né tantomeno preoccupata.
Era emozionata.
Era felice.
“Ciao…piccolino” sussurrai a mezza voce, l’ombra di un sorriso sul viso
.

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Capitolo 46
*** Impossible ***


cap 46 Imperdonabile? Crudele? si, si lo so..sono tutte queste cose insieme..perdonoooo. Comuuuunque scusate. Tra lostudio, la scrittura, mille casini personali sto davvero con l'acqua alla gola e tengo trp alla mia bimba (che sarebbe la ff) per nn scrivere capitoli buoni e postare tanto per postare.  Scusate farò del mio meglio per metterne uno a settimana o ogni dieci giorni, ma nn prometto nulla al 100 %. Scusatemi tantissimo :((
Grazie a tutte voi che recensite con così tanto affetto..grazie millissimeeeee.
Sono di poche parole stasera, ma sono le 23 e oggi è stata una giornata che definire assurda è poco...per cui..enjoy the chapter my lil girls!!!
Xo Xo Cloe
P.S: Prima o poi rispondo alle rec. Sn favoloseeee *.* *.* nn so se ve lo dico spesso. Vi voglio un mondo di bene.!!!

BELLA

Accesi l’ultima candela e la poggiai sul tavolino davanti al divano, mentre reggevo il telefono tra l’orecchio e la spalla.

“Esme?” domandai non appena mia suocera sollevò la cornetta dall’altro capo.
“Bella tesoro..tutto bene?Sei già tornata dalle lezioni?”
“Sì..in effetti sono a casa ma..volevo chiederti un favore enorme” azzardai “Vorrei…se tu potessi tenere i bambini a dormire lì questa notte..”
“Ma certo, non lo devi neppure chiedere…” Sospirai sollevata, grata a quella donna che era sinceramente come una madre per me.
“Grazie..non sai ..grazie..”
“Per noi è un piacere e poi Carlisle lavora fino a tardi questa sera perciò non ci sono problemi” disse “Non c’è nulla di grave spero..”
“No, no, tranquilla. Devo solo parlare con Edward di una cosa” spiegai mentre mi accoccolavo sul divano avvolgendomi in un plaid.
D’un tratto sentii il silenzio dall’altra parte e poi, la voce tonante di Emmet “Bellina non devi trovare scuse. Se vuoi passare una notte di fuoco col tuo maritino basta dirlo.”
Sbuffai “Emmet…non è questo il motivo. Non che comunque siano affari tuoi”
“Ah, allora ho ragione!” continuò con la presa in giro  “Bene i marmocchi restano con noi: non vorrei mai che sentissero qualcosa che potesse traumatizzarli a vita.”
“Si, beh…non che voi siate dei santi..meno male che c’è Esme” ribattei.
Lui rise forte “Ahahhaha, mia cara Bella. Tu non conosci mammina e papino ma io…aia mamma no, dai stavo scherzando, lasciami..Bella mi sa che devo riattaccare”
“Vai vai..” dissi soffocando le risa “E mi raccomando, non farli stare alzati a giocare fino a tardi. Al massimo le nove e mezzo e poi…”
La mia voce venne interrotta dal ritmico bip del telefono. Aveva riattaccato.
Appoggiai l’apparecchio sul tavolo e mi coprii bene, osservando la fiammella della candela, soprapensiero. Cercai di ripensare con più calma a tutto quello che avevo vissuto quel pomeriggio ma, più ci pensavo, più mi sembrava assurdo.
Ogni cosa..sembrava semplicemente impossibile ai miei occhi.
Ma, poi, strinsi le braccia intorno alla mia vita e con le dita tracciai la piccola sporgenza sotto la stoffa della maglia e…e tutto l’impossibile divenne di nuovo possibile.
Ero incinta.
E non lo pensavo soltanto per il risultato del test o per quello che riuscivo a sentire sotto la mia pelle. Lo sentivo. Anche se suonava strano, anche se non era una valida spiegazione scientifica io sapevo che era così. Da quando ero diventata madre avevo sviluppato un certo sesto senso che..che mi faceva cogliere delle cose, piccole cose che prima non avrei mai visto, che non avrei mai capito.
Certo, ancora non mi spiegavo alcune particolarità. Una sola cosa ad essere sincera.
Ed era come potessi essere già così incinta.
A quello proprio non riuscivo a darmi una spiegazione ragionevole, neppure…neppure provando. Ci avevo pensato e ripensato per ore e l’unica cosa di cui ero certa era che quel piccolo esserino poteva avere al massimo tre settimane eppure sembrava che, per qualche ragione, fossi incinta da molto più tempo.
Tirai un lungo sospiro.
Forse avrei dovuto…essere preoccupata..un po’..
E lo ero, per il bimbo. Avevo mille pensieri che continuavano a frullarmi in testa, rimbalzando e facendomi immaginare migliaia di ipotesi differenti.
Ma avevo deciso di almeno provare a restare calma: la mia fiducia in Carlisle era piena e totale ed ero certa che lui avrebbe saputo come fare, come aiutare nostro figlio…
Nostro figlio..wow
Sentii il cuore vibrare e le farfalle che mi inondavano lo stomaco svolazzare impazzite, al solo pensiero che di li a pochi minuti l’avrei detto a Edward. Ripensai alla volta precedente, al terrore che avevo provato nel raccontargli tutto, presa dallo stupido timore che lui non mi volesse, che lui non ci volesse, e che avremmo dovuto affrontare tutto quanto da soli.
Ora non…ora era tutto diverso.
Edward sarebbe stato con me sin dall’inizio, avrebbe passato ogni singolo momento della gravidanza con me..e sarebbe andato tutto per il meglio.
Sì.
“Bella..amore che fai?”
Sobbalzai al suono della voce dolce, anche se leggermente preoccupata, di Edward. Mi voltai di scatto e lo vidi lì, in piedi sull’uscio della porta del salotto. Ci misi qualche secondo per accorgermi che i suoi vestiti erano quasi completamente fradici, così come i suoi capelli: piccole goccioline passavano dalle ciocche fin sulla pelle chiara del suo viso.
Doveva aver iniziato a piovere, e lui aveva dovuto correre dall’università fino a casa
“Scusa..avevo io la macchina e ti sei bagnato tutto..” sussurrai scattando in piedi prima di riuscire a formulare un pensiero coerente.
Abbozzò una mezza risata che, però, non arrivò ai suoi occhi.
“Amore..di certo non mi prenderò un raffreddore. Ma direi che forse è ora che tu ammetta la morte del tuo adorato pick up e ti decida a prendere un’altra auto.”
Ridacchiai nervosamente “Si..forse si..”
Non sapevo neppure io il perché ma…ma improvvisamente mi sentivo ansiosa. Ansiosa di parlare con mio marito, di spiegargli l’assurdità e allo stesso tempo la gioia di quel pomeriggio e…
Lanciai una rapida occhiata al pacchettino incartato al mio fianco e alle candele sul tavolino, sperando ardentemente che quella che avevo avuto non fosse un’idea troppo stupida o scontata.
Il suo sguardo seguì immediatamente il mio. Vidi le sue sopraciglia arcuarsi per la sorpresa per un paio di istanti.
“Che succede?” domandò curioso.
“Io..” balbettai “Aspetta, prima..”
Mi avvicinai lentamente e dopo avergli sfiorato le labbra con le mie in un leggero bacio iniziai a sbottonargli la camicia. Piano, dedicando ad ogni bottone ogni più piccola attenzione, e beandomi della consistenza dura e allo stesso tempo soffice ed invitante della sua pelle sotto le mie dita.
Posai un altro languido bacio sulla sua bocca quando fece per protestare. Volevo prendermi cura di lui. Volevo che tutto fosse perfetto prima di..parlargli apertamente.
Uscii dalla stanza e, pochi secondi dopo, ritornai con in mano un asciugamano pulito. Iniziai a frizionare i suoi capelli umidi, mentre le mie braccia sfioravano di tanto in tanto le sue spalle.
“Stai tentando di sedurmi signora Cullen?” mormorò curioso.
“Beh…sei mio marito e mi sembri consenziente. Non sarebbe un reato capitale”
“Non lo sarebbe infatti..” Improvvisamente le sue dita furono sui miei polsi e, prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai seduta sulle sue gambe sul divano bianco.
Ridacchiai sempre un po tesa, affondando il volto nell’incavo del suo collo e inspirando il suo profumo.
“Comunque non avevo intenzione di sedurti..non ora perlomeno..” dissi “Solo, mi sei mancato oggi. Tu mi manchi sempre..ma oggi avrei voluto averti con me.”
Scostò una ciocca di capelli che copriva il mio viso. “Isabella sei stata di nuovo male?Dimmi la verità”
La sua voce era ferma e seria ora, lo capivo anche senza fissarlo negli occhi. Le sue dita si posizionarono sotto il mio mento, costringendo i miei occhi a specchiarsi nei suoi, spalancati e impauriti.
Gli carezzai la guancia, desiderosa di tranquillizzarlo. “No..o meglio sì. Ma pochino. Insomma nulla di grave…”
“Spiegami come può non essere nulla di grave” borbottò passandosi le dita fra i capelli “Bella ho paura per te, tu sei..sei tutto per me, lo sai”
Annuii, avvicinando il volto al suo e sentendo il suo respiro mescolarsi al mio.
“Non vedo l’ora che domani Carlisle veda le tue analisi. Sono sicura che qualsiasi cosa sia..la troveremo e..la sistemeremo vedrai”
Mi massaggiò le braccia arcuando le labbra in un sorriso per darmi sicurezza e fiducia.
Ma io non ne avevo bisogno. Avevo già tutte le certezze che mi servivano. Dovevo solo spiegarglielo.
Presi un lungo e profondo respiro prima di continuare a parlare.
“Io non credo che sia necessario aspettare domani” spiegai “Credo..credo di sapere cosa c’è che non va..”
Mi fissò dubbioso “Hai capito  qual è il problema?”
Le sue parole mi infastidirono leggermente: il mio bambino non era un problema. Scacciai quell’improvviso e inatteso senso di fastidio e tornai a concentrarmi sul volto di mio marito.
“Non è un vero e proprio problema, è solo che… Non so da dove cominciare… E so che ti sembrerà tutto quanto assurdo..”
“Bella, amore ti prego mi stai facendo preoccupare..” Sentivo il tormento nella sua voce.
Non sapendo come fare per parlare direttamente dell’argomento decisi di agire. Mi sporsi leggermente e, dopo aver afferrato la piccola scatolina bianca al nostro fianco, gliela misi in mano.
Sperai vivamente che capisse al volo quello che volevo dirgli con quel piccolo pacchetto.
“Festeggiamo qualcosa?”
“In un certo senso..” risposi flebile “Per favore, Edward aprilo e..aprilo solamente”
Mi aggrappai più stretta al suo collo mentre le dita bianche e affusolate di mio marito strappavano la carta.
“Bella, il tuo cuore sta impazzendo” si fermò un attimo prima di aprirlo completamente. “Sai che a me puoi dire tutto…”
Annui veloce, indicando col capo ciò che reggeva tra le mani, nervosa di..di neppure sapevo bene che cosa.
Lui era Edward. Solo Edward, e mi amava.
Il pollice passò sotto la carta che cadde a terra con un fruscio.
Ora finalmente ce l’aveva in mano.
Aveva in mano il pacchetto viola e bianco che quello stesso pomeriggio mi aveva fatto quasi impazzire di gioia e…e non diceva assolutamente nulla.
Immobile come una roccia, gli occhi bloccati su ciò che le sue mani reggevano. Sfioravo ancora il suo collo con le mani e sentivo i muscoli completamente tesi sotto la pelle gelida.
“Edward…” mormorai
Niente.
“Edward..” riprovai.
Niente.
Passai le dita fra i suoi capelli, alla disperata ricerca di una parola, di un segno che mi facesse capire che cosa pensasse o provasse in quel momento.
Niente.
Passarono alcuni minuti e stavo quasi per alzarmi e accucciarmi davanti a lui per poter guardare la sua espressione quando, finalmente, si riscosse.
La sua mano si posò sul mio polso, impedendomi di muovermi.
“Bella cosa..cosa significa?”
Abbozzai un sorriso teso “Edward sei un medico, pensavo lo capissi da solo”
Vedevo chiaramente che era scioccato: i suoi occhi saettavano ininterrottamente dalla scatolina al mio viso, pieni di..non capivo neppure quale fosse l’emozione che li predominava.
Erano scuri e..pieni di perché.
Avrei dovuto aspettarmelo in fondo, mi resi conto improvvisamente. C’erano così tanti punti oscuri di cui dovevo parlargli, che dovevamo analizzare insieme.
Dopotutto mi aveva vista col ciclo solo  un mese prima e ora gli stavo sbattendo in faccia un test di gravidanza positivo.
Stupida, stupida Bella.
“Sono incinta amore..” sussurrai posandogli un bacio leggero sulla guancia “Aspetto un bambino..o una bambina, chissà…”
Prese un lungo respiro  “Non è vero, Bella è impossibile.”
“Edward, guarda il test” mormorai convinta “E’ positivo. E la nausea, i giramenti di testa e…”
“Bella, è impossibile” disse di nuovo, deciso
“Edward” mi agitai nervosamente sulle sue gambe e, senza sapere bene il perché mi ritrovai in piedi, lontana da un contatto con la sua pelle “E’..è stata colpa mia..io quando ho avuto quell’influenza ho vomitato e la pillola non deve aver fatto effetto…Edward non ho avuto il ciclo. E doveva arrivarmi tre giorni fa…”
“E’ impossibile…” Sempre la stessa frase ma, questa volta il suo tono era meno deciso di prima, meno sicuro.
“Edward..”
“No, amore..” mi interruppe “Anche se..se fosse così..lo avremmo concepito tre settimane fa. E’..non puoi avere la nausea o qualunque altro sintomo. Non te ne saresti nemmeno dovuta accorgere , non..”
La sua voce si spezzò, come se per lui parlare fosse troppo in quel momento.
Si alzò dal divano, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza. Sembrava stare contando qualcosa velocemente. Non capivo le sue parole troppo rapide per le mie deboli orecchie umane, ne tantomeno i suoi gesti.
Rimasi immobile, scioccata dal suo comportamento.
Probabilmente eravamo entrambi scioccati.
E non gliene facevo di certo una colpa. Io ero stata la prima ad essere preoccupata, la prima a non capire, però…
Però avevo immaginato quel momento totalmente diverso per noi. Avrei voluto solo che mi credesse, che si avvicinasse e che mi stringesse.
Ti credo Bella, vedrai che andrà tutto bene. Era così difficile per lui capire che ora come ora era tutto quello di cui avevo bisogno?
“No…no…impossibile…”.
Alla fine riuscii ad afferrare qualcosa del suo mormorio indistinto.
Impossibile.
L’aveva detto di nuovo. In quasi dieci minuti era praticamente l’unica parola di senso compiuto che non aveva mai smesso di ripetere.
“E’ possibile Edward” Il mio tono era quasi..irriconoscibile. Al limite della supplica.
Lo stavo quasi supplicando di credermi.
“Ti prego..credimi.  So che è assurdo, so che è incredibile, so che è” dissi “So che non lo riesci a concepire ma..Vieni qui, per favore vieni qui…”
Allungai la mano tremante verso di lui: un appiglio che non avrebbe potuto rifiutare
Strinsi  e intrecciai le sue dita tra le mie.
“Non sai cosa aspettarti e..forse sei sotto shock” abbozzai una mezza risata isterica mentre cercavo disperatamente di non scoppiare a piangere “Ma ti prego, fidati di me. Io lo so. Ci sono già passata e ti giuro che so come si sta, cosa si sente quando si capisce che..che dentro di te c’è qualcuno. Quando ti accorgi che c’è una vita che cresce e…E’ così Edward. Per quanto sembri impossibile come hai detto tu, è la verità. E…sentilo..”
I suoi occhi che, per tutto il mio discorso erano rimasti posati sulle nostre mani intrecciate, si alzarono di scatto incontrando i miei .
Mi avvicinai  a lui di qualche passo, le gambe tremanti, gli occhi lucidi, il respiro affrettato.
Giocherellai con le sue dita, portandole alle mie labbra e baciando con amore la piccola fede d’ora che era il nostro simbolo.
Il simbolo delle nostra famiglia.
Lentamente feci scorrere la sua mano sul mio petto, lasciandola indugiare solo per qualche istante sul battito impazzito del mio cuore. Scese sempre più in basso, oltre i miei seni, sino al bordo della camicia.
Edward non perdeva di vista il viaggio che stavo facendo percorrere alle sue dita sul mio corpo e, quando si ritrovò a sfiorare la pelle nuda col pollice lo sentii tremare per un attimo.
Come se anche lui finalmente sapesse che la verità era lì, proprio davanti a lui.
Ed era così.
Quando anche lui finalmente entrò in contatto col piccolo punto gelido che io stessa avevo sentito solo poche ore prima, Edward trattenne il respiro.
“Sentilo..sentilo anche tu…è il nostro bambino.” Scandii piano le parole “E dimmi se pensi ancora che sia impossibile..”
Piano, senza staccare gli occhi dalla mia pancia per un attimo lo vidi cadere in ginocchio davanti a me.
Aveva lasciato la mia mano e, ora con entrambe, accarezzava piano quel punto. Lo sfiorava, lo tastava, come a convincersi che sì, era tutto vero.
Che non era..impossibile
Non riuscii a trattenere una lacrima quando avvertii il suo respiro freddo scontrarsi con la pelle del mio ventre.
“Oddio…” mormorò, alzandosi improvvisamente, come colto da una profonda verità.
Non ebbi neppure il tempo di capire quello che stava facendo quando lo vidi scomparire e ricomparire in una manciata di secondi.
Non era più a petto nudo e teneva tra le dita le chiavi della volvo.
“Non..cosa facciamo?” domandai tirando su col naso “Dove vuoi andare?”
Edward sembrò solo in quel momento capace di smettere di fissare la mia pancia e tornare a concentrarsi su di me.
Con un movimento fluido scacciò la lacrima che ancora mi solcava il viso.
“Non piangere…” sussurrò.
“Ma dove andiamo..?” ribadii.
Prese un lungo respiro e, dopo aver lanciato l’ennesimo sguardo indecifrabile alla mia pancia, disse solamente : “Andiamo in ospedale. Ti porto da Carlisle.”


La macchina scorreva veloce sotto di noi. Fuori dal finestrino,la notte scura interrotta solamente di tanto in tanto dalla macchia veloce di qualche albero sul ciglio della strada.
Guardavo fuori, guardavo il vetro, guardavo l’autoradio, guardavo il cruscotto, guardavo qualunque cosa pur di non dover fissare lui.
Malgrado tenesse un mano nella mia era come se non lo sentissi.
Malgrado fosse a pochi centimetri da me era come se non lo vedessi.
Era lì…ma era allo stesso tempo così assurdamente lontano.
Teneva lo sguardo fisso sulla strada davanti a se.
Intorno a noi solo il silenzio. Quel silenzio che, però, è così forte da rischiare di spaccarti i timpani fino a farti sanguinare.
Da quando eravamo saliti su quella dannata macchina non era stata pronunciata una sola parola. E, alla fine, ne capivo il motivo.
Edward ce l’aveva con me.
Lo conoscevo da troppo tempo per non capire i singoli segnali del suo volto e del suo corpo.
Era arrabbiato.
Con me.
Probabilmente pensava che fossi un’irresponsabile o, peggio, che non  mi fosse importato nulla della sua opinione.
Che avessi voluto un altro bambino senza interpellarlo, senza curarmi del fatto che lui mi aveva sempre detto che era troppo presto anche solo per parlarne. Che mi sarei dovuta riprendere completamente dallo stress del primo, che non mi sarei dovuta affaticare, che non avrei mai potuto gestire i gemelli, la scuola e anche un’ altra gravidanza.
O forse..forse aveva ormai perso tutta la fiducia che aveva in me. Quale razza di donna responsabile non avrebbe prestato attenzione all’effetto che un’influenza intestinale avrebbe potuto avere sui contraccettivi?
Solo io.
Stupida, stupida, stupida.
Ero una stupida.
Una stupida..anche un po’ felice, però.
Posai la mano libera sulla stoffa della mia giacca, proprio sopra la mia pancia.
Forse era presto, forse era avventato, forse era imprevisto…ma era mio figlio.
E io lo amavo, con tutta me stessa.
Anche se Edward era così serio e ..strano..
Mi morsi con forza il labbro inferiore, nel tentativo di non fare scappare le lacrime che sarebbero state l’unica valvola di sfogo al nodo che da quasi un ora mi chiudeva lo stomaco.
E ovviamente non ci riuscii.
“Bella siamo..” la voce di Edward si interruppe non appena il primo singhiozzo proruppe dalle mie labbra.
Subito le sue mani mi circondarono il viso e, tra le gocce che mi imperlavano le ciglia notai le luci brillanti dell’ospedale davanti a noi. Eravamo nel parcheggio e non me n’ero neppure accorta.
“Bella…”
I miei occhi incrociarono i suoi “Non avercela con me” sussurrai “Non essere arrabbiato. So che è inaspettato, so che non ne abbiamo parlato e.. Ma so anche che..che sei strano e non mi rivolgi la parola...” Le mie parole furono interrotte da un altro flusso di lacrime.
Edward non disse nulla, si limitò a slacciarmi la cintura e a stringermi forte contro il suo petto finchè il mio respiro non raggiunse un ritmo più o meno regolare.
“E’ stata una mia dimenticanza ..Edward scusa..” riuscii a dire alla fine.
Sentii le sue labbra sfiorarmi i capelli “Come puoi anche solo pensare che..che creda che sia colpa tua? Quando è più che evidente che..che è solo colpa mia?”
Lo fissai stupita e lui continuò “Non ho visto nulla… Non mi sono reso conto del tuo ritardo, non…Ero così preso da te, dal tuo malessere dal pensare a tutte le malattie che potessi avere che..che non ho visto la cosa più ovvia. Non ho capito i sintomi e..e ti ho lasciata stare male per settimane senza muovere un dito..”
“Non potevi..” lo bloccai “E’ tutto così strano, così assurdo..nemmeno io lo avrei pensato… Ma adesso siamo qui. Io, te e il nostro bambino e..e si aggiusterà tutto. Vero?”
Lo fissai, alla disperata ricerca di una sola parola che avrebbe potuto confortarmi.
Edward scese dall’auto e mi aiutò a rimettermi in piedi, nell’aria fresca della sera .
“Carlisle risolverà tutto, vedrai amore mio..”
Ebbi un brivido.
Per qualche strana ragione sapevo che non erano quelle le parole che avrei voluto sentire.
Tenendomi per mano mi condusse attraverso i corridoi bianchi del piccolo ospedale di Forks, destreggiandosi tra i tanti infermieri che si fermavano semplicemente per salutarlo o per domandargli che cosa ci facesse li a quell’ora della sera. Edward rispondeva tranquillo, cordiale con tutti quanti finchè, finalmente, non ci ritrovammo davanti allo studio di Carlisle.
Ricordavo esattamente quella stanza dove mio suocero mi aveva accolto quando ero spaventata e avevo avuto il terrore di aver perso i miei figli.
Era proprio li dove Carlisle mi aveva detto che erano due gemellini…
“Bella, Edward..” mi riscossi quando sentii la voce di Carlisle accoglierci. Si alzò dalla sedia di fronte alla scrivania e ci venne incontro, facendoci cenno di entrare.
“Bella… stai di nuovo male?” domandò.
Scossi il capo, guardando Edward. Ancora quell’espressione indecifrabile sul viso, non faceva altro che stringermi forte la mano.
“Pensiamo che Bella sia incinta..” mormorò flebile estraendo dalla tasca il piccolo stick che nemmeno un ora prima era stato il suo regalo.
Non mi ero neppure accorta che l’aveva preso con se…
“Raccontatemi tutto..” rispose accigliandosi.
Fu Edward a parlare, a dirgli tutto quanto. Del ritardo, del test positivo, di come fossi già così incinta…
Io mi limitavo a stare li ferma, annuendo ogni tanto a qualcosa di quello che mio marito diceva. Fino a poco tempo prima ero stata piena di speranze, di fiducia che sarebbe andato tutto bene, che Edward sarebbe stato al mio fianco sempre..Eppure adesso non potevo fare a meno di sentire che c’era qualcosa che non andava, che c’era una strana e terribile tensione nell’aria.
“Avrei dovuto controllare subito le analisi” disse ad un tratto Carlisle alzandosi e prendendo una pila di fogli dalla scrivania in noce “Sono arrivate mezz’ora fa ma sono appena rientrato dalla sala operatoria”
Li sfogliò velocemente accigliandosi sempre di più, mentre sembrava intento a rileggere lo stesso punto più e più volte.
“Bella quando hai avuto il tuo ultimo ciclo?” domandò serio ma visibilmente scosso.
“Il primo aprile..” balbettai
“E’ tutto sballato” disse guardando me ed  Edward “Sei indubbiamente incinta Bella, è chiaro come il sole dagli esami ma..i valori sono tutti sballati…”
“Non capisco” mormorai. Sentii la mano di Edward stringere la mia con più forza.
“Vedi Bella la presenza delle beta hcg indica la presenza di una gravidanza e le tue sono alte. Troppo alte. Visto che il feto dovrebbe  avere circa tre settimane  dovrebbero aggirarsi al massimo sulle 10000. I tuoi valori segnano 221000…è come se fossi alla nona o  decima settimana…”
“Ma..io” presi un lungo respiro cercando di tradurre le sue parole “E’ ..è una specie di..gravidanza accelerata ..o..che cosa..come è possibile?”
Alzai lo sguardo fino ad incontrare quelli dei due uomini insieme a me nella stanza, uniti in un muto dialogo.
“Per favore non fatelo” obbiettai decisa “Carlisle per favore ho bisogno di sapere che succede…per favore, adesso.”
Mi aggrappai al braccio di mio marito, spaventata dall’improvviso aspetto che i suoi occhi avevano assunto: neri e…vuoti.
“Edward..” la mia voce uscì in un lieve sibilo
“Bella” Carlisle interruppe il mio infruttuoso appello a Edward “Bella ricordi quando ti dissi che per la tua precedente gravidanza avevo fatto qualche ricerca su..su casi simili al tuo? Che avevo trovato qualche leggenda..niente di sicuro ovviamente”
Annuii.
“Ecco” continuò “Molte di quelle leggende descrivevano i feti di questi bambini…diversi da come poi si sono rivelati i gemelli. Alcuni di questi feti presentavano ..molte più caratteristiche vampire… La tua precedente gravidanza è stata relativamente semplice e normale. Non Erano poi molte le caratteristiche che Liz e Ed sembravano aver ereditato dal lato vampiro di Edward..”
“Carlisle” lo bloccai, cercando di organizzare la confusione dei miei pensieri “Mi stai dicendo che..questo bambino..” mi portai inconsciamente le mani al ventre “ha ereditato molte più caratteristiche vampire da Edward che mie umane? E che la crescita accelerata è una di queste?”
“Sono solo supposizioni Bella..”
Sospirai, cercando di metabolizzare le sue parole.
Che cosa stava cercando di dirmi?
Che avrei dovuto bere più sangue?
Che il bimbo aveva bisogni diversi?
Che..che…?
Qualunque cosa fosse stata necessaria l’avrei fatta per lui o lei. Non mi sarei tirata indietro, mai.
“Bella” Carlisle si avvicinò si no ad inginocchiarsi di fronte a me. Come un padre che stava per dire a una figlia una verità molto , molto dolorosa.
“Bella, io non sono..sicuro che il tuo corpo sia adatto ad ospitare questo tipo di feto…”
Sgranai gli occhi.
No. Cosa?
Spostai lo sguardo da Carlisle a Edward diverse volte, finchè non capii le loro occhiate, l’espressione mesta di mio suocero e, soprattutto, gli occhi vuoti di Edward che fissavano davanti a sè.
E compresi in quell’istante che, molto probabilmente, quella gravidanza non sarebbe stata solo diversa dalla precedente.
Sarebbe stata peggio
.

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Capitolo 47
*** Against you ***


cap 47 Buongiorno ragazze!!!! Spero che da voi il sole splenda alto nel cielo e stiate passando una bella giornata di festa, in vacanza da esami, scuola, lavoro e altre schifezze varie che tormentano la nostra esistenza XD. Come al solito non riesco ad aggiornare come vorrei ma veramente faccio tutto quello che posso. Sappiate che appena ho un capitolo pronto aggiorno, ma sono capitoli delicati e quindi non voglio affrettare troppo le cose e posto solo quando sono super mega sicura. Questo cap è un pò tristino  :(( mi dispiace ma è necessario per la storia in questo momento. ma se mi conoscete sapete che se avrete un pò di fiducia in me alla fine le cose evolvono sempre nella direzione più rosea!!!
Ora vi lascio al capitolo ma ci rivediamo alla fine per due piccole precisazioni :) una più seria ed una un pò meno diciamo.
Enjoy
Xo Xo Cloe
P.S= Ragazze grazie per le fantastiche, splendide e bellissime recensioni!! siete le migliori *.*  *.*   *.*



BELLA POV


“No, infatti non mi sembra abbastanza. Non mi sembra affatto abbastanza!”
Sbattei le palpebre un paio di volte, confusa da quella voce che mai, mai avevo sentito così infuriata. Il cuore accelerò i battiti, come impazzito, come se stesse cercando di volare fuori da me. Lontano da quella orribile sensazione di disagio.
Forse era un sogno. Forse stavo ancora sognando, dopotutto.
“Edward, non essere ingiusto ora. Stanno facendo del loro meglio e potrebbe volerci altro tempo…”
“Tempo? Tempo? Carlisle il tempo è l’unica cosa che non abbiamo. NON C’E’  TEMPO!”
Carlisle? Che ci faceva Carlisle a casa nostra?Doveva essere ancora molto presto ed ero..ero quasi sicura che fosse domenica…
“Stanno facendo del loro meglio” ribadì la voce che ora mi ero resa conto appartenere a mio suocero “So che hai paura ma non è comportandosi così che risolveremo la questione, e lo sai bene.”
“Forse c’è una sola soluzione…”
“Non gliene abbiamo nemmeno parlato” ora Carlisle sembrava titubante “Credi che..”
Improvvisamente le voci tacquero o, perlomeno, così parve al mio udito umano. Comunque avevano di certo abbassato il tono in modo che io non sentissi.
Mi voltai, prendendo a fissare la porta semiaperta da cui solo pochi istanti prima avevo sentito le voci dei due uomini provenire dal piano inferiore. Carlisle mi era sembrato …nervoso. Quasi non riuscivo a concepire anche solamente un’idea simile. Carlisle: sempre così pacato, controllato, l’unico che riusciva a controllare le proprie emozioni in ogni situazione.
E Edward…era chiaramente infuriato, deluso, scosso. E lo conoscevo troppo bene per non aver colto la preoccupazione che il suo tono celava.
L’Edward del sogno da cui ero appena stata strappata era così diverso invece… Eravamo nella nostra radura ed in lontananza riuscivo a sentire le risate spensierate dei miei figli, anche se non potevo scorgerli, troppo abbagliata a contemplare il profilo di Edward, mentre le sue mani mi stringevano a se e mi carezzavano il pancione.
Un pancione che non avevo.
Ancora.
Ma che presto…
Sorrisi al solo pensiero che se la gravidanza avesse proceduto così velocemente in poco tempo sarei stata perfettamente capace di iniziare a sentirlo muoversi e vedere il mio ventre rigonfio. Certo..non potevo ignorare i problemi. Non potevo chiudere gli occhi e fingere di non vedere che quella gravidanza non era..beh, normale.
Era passata poco più di una settimana da quando era cambiato tutto, da quando io e gli altri avevamo scoperto la verità sul mio strano malessere.Da quando Carlisle mi aveva detto che…che sarebbe stato difficile.
Difficile, ma comunque non impossibile, ne ero certa. Qualunque cosa fosse successa io ce l’avrei potuta fare, io l’avrei potuta sopportare per il mio bambino.
Avremmo combattuto insieme e, alla fine…alla fine tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Portai le mani sotto le coperte e immediatamente si chiusero sul mio ventre ancora poco gonfio. Lo tastai piano: era cresciuto decisamente rispetto alla settimana scorsa anche se, in teoria, dovevo essere incinta di solo quattro settimane aveva le stesse dimensioni di quando avevo scoperto di aspettare Liz e Eddy. E lì ero già al terzo mese…
“Amore..”
Voltai il capo e incontrai gli occhi di Edward. Due pozze scure che mi scrutavano con attenzione e paura.
Si avvicinò in un baleno a me e racchiuse il mio viso tra le sue dita e io sfregai la guancia contro il suo palmo fresco.
“Hai le occhiaie…Ti sei agitata tutta la notte”
“Stavo facendo degli strani sogni” spiegai, ma poi sorrisi per placare i suoi timori “ma l’ultimo era un bel sogno..”
Tentò anche lui di abbozzare un sorriso, ma si capiva chiaramente che non era vero. I suoi occhi non lo sentivano, i suoi occhi non rispecchiavano le sue labbra.
Ed era così da quel giorno…
Edward era sempre…era sempre Edward. Ma vedevo che aveva paura, anzi era terrorizzato. Non mi lasciava mai, mi faceva stare in piedi il meno possibile e soprattutto evitava quasi completamente di guardarmi. O meglio…di guardare la mia pancia.
Non lo faceva mai e ogni volta che parlava della mia gravidanza era sempre freddo, quasi…quasi come se fosse estraneo alla cosa. O come se non gli riguardasse.
E questo mi feriva terribilmente, perché vivevo nella costante paura che lui non volesse quel figlio e che, peggio, non provasse quello che io già provavo per lui.
Che non lo amasse come lo amavo io.
“Che cosa faceva qui tuo padre?” chiesi, cercando inutilmente di scacciare quei pensieri e mettendomi seduta.
“Voleva parlare di..” prese un profondo respiro “Beh, doveva dirmi alcune cose”
“Cose che riguardano il bambino? Sembravi arrabbiato” notai sentendo il cuore perdere qualche battito vedendo Edward trasalire alla parola bambino, senza rispondere.
“Non è colpa loro. Fanno quello che possono e lo sai” sussurrai giocherellando col bordo del lenzuolo.
Ovviamente appena avevo aperto gli occhi avevo capito chi erano quelli che per Edward non “facevano abbastanza..”: Rosalie, Emmet e Jasper.
Non appena avevamo detto ai Cullen della strana gravidanza loro tre si erano offerti di partire per il sud America, l’unico luogo dove Carlisle aveva scoperto alcune leggende, alla ricerca di qualcosa. Di qualche dettaglio, di qualche appiglio in più. Oltretutto i Cullen mi avevano parlato di alcune loro amiche amazzoni: vampire che vivevano nel folto della foresta e che, certamente, sarebbero state disponibili ad aiutarci nelle ricerche.
Non che le speranze di trovare qualcosa fossero davvero molte in realtà, ma..ma dovevamo tentare ogni strada.
“Dopotutto è passata solo una settimana” rispose “ma Bella io vorrei che iniziassi a…”
La sua voce venne interrotta dallo squillo del telefono.
Edward rispose immediatamente alzandosi dal letto e avvicinandosi alla finestra. Parlava veloce e mi era praticamente impossibile cogliere il flusso delle sue parole.
Scesi dal letto ma, prima che potessi raggiungerlo, aveva riagganciato.
Mi aggrappai al suo braccio, guardandolo in viso. Edward teneva gli occhi chiusi, la mascella tesa…le braccia abbandonate lungo i fianchi.
“Chi..chi era?” domandai quasi spaventata di ricevere una risposta.
“Carlisle. Pare che, dopotutto, abbiano trovato qualcosa…” mormorò. Aprì gli occhi e mi guardò fissa “vestiti Bella. Dobbiamo…dobbiamo parlare con lui”
“Ora?”
“Sì ora” ribadì. Si scostò e prese alcuni vestiti dall’armadio, passandomeli.
“Ma che …che succede. Che ti ha detto?” Sentii improvvisamente una morsa stringermi lo stomaco, impedendomi quasi di respirare. Cosa diavolo dovevano dirmi? Cosa diavolo..
“Edward..per favore..”
“Bella non lo so” tagliò corto alzando la voce. Sussultai, spaventata: lui non alzava mai, mai la voce con me.
“Scusa” si passò una mano tra i capelli e mi strinse a sé, baciandomi i capelli “Scusa..ma ti assicuro che non mi ha spiegato nulla. Vuole parlare con tutti e due. Ok?”
Annuii, senza sentire comunque svanire l’apprensione nel mio cuore. “Vado..vado a vestirmi allora…”
Come in trance entrai nel bagno e mi chiusi la porta alle spalle, poggiandomi contro.
Deglutii e, mentre mi spogliavo, lanciai una rapida occhiata alla nostra immagine riflessa.
Mia e di mio figlio.
E in qualche modo mi diede la minima forza per non scoppiare a piangere.
Era lì, e lo sentivo e lo vedevo crescere.
Tutto il resto lo avrei sopportato.

“Edward..puoi..puoi per favore non leggergli nella mente?” domandai con voce flebile “A Carlisle intendo. Vorrei..odio quando fate quelle conversazioni mute e..e io non capisco niente e..”
Non sapevo nemmeno se stavo articolando una frase di senso compiuto o no o, tantomeno, se Edward stesse davvero prestando attenzione alle mie parole.
Era li con me, in quello studio, in quello stupido ospedale ma…ma non sembrava esserci davvero. I suoi occhi erano spenti, vuoti, come se la sua mente vagasse lontana, a mille miglia di distanza.
Lontana da me.
Voltò il capo e forse dopo aver notato la mia espressione terrorizzata, allungò una mano, fino a sfiorarmi la guancia. “Te lo prometto…”
“Grazie” risposi debole, abbassando lo sguardo sulle mie dita intrecciate
Parevamo due estranei: non ci guadavamo, non ci toccavamo quasi…
Non ce la facevo. Potevo affrontare qualunque parola che fosse uscita dalla bocca di Carlisle ma non di sentirmi sola. Io non ero sola accidenti, non dovevo esserlo.
“Dove sei Edward” le parole mi uscirono dalle labbra prima ancora che potessi controllarle “Dove sei..”
“Sono qui, con te” Continuavo a non guardarlo ma mi bastò sentire quelle poche parole per leggere la bugia nella sua voce.
“Non è vero” ribattei tentando di trattenere le lacrime “Non è vero e lo sai meglio di me. La tua mente non è qui con me. Non è qui con noi. Hai detto di non essere arrabbiato..”
“Non con te, lo sai. Ce l’ho solo con me stesso. Ti ho messa io in questo pasticcio e..”
Non sentii niente di quello che disse dopo. Vedevo le sue labbra muoversi. Sapevo che stava parlando ma…ma non sentivo nulla davvero.
Pasticcio.
Aveva detto pasticcio.
Nostro figlio per lui era..era solo un pasticcio.
Un indesiderato problema da risolvere al più presto?
Sarei scoppiata a piangere in quel preciso istante se la porta non si fosse aperta e Carlisle non fosse entrato con un’aria seria sul viso.
“Carlisle che hai scoperto?” domandò Edward focalizzando la sua completa attenzione sul padre. Sospirai. Dopotutto se parlava ad alta voce significava che non gli stava leggendo la mente come gli avevo chiesto.
“I tuoi fratelli forse hanno trovato qualcosa, grazie soprattutto all’aiuto di Zafrina e delle altre amazzoni. O meglio, dovrei dire qualcuno. Un altro mezzo vampiro”
“Intendi dire..” iniziai col cuore che accelerava.
“Sì. Un’altra creatura nata dall’unione tra un vampiro ed un’umana..” concluse. Mi concentrai sulla sua espressione, aspettandomi che ne fosse felice o, quantomeno, sollevato per quella scoperta.
Invece sembrava più nervoso e agitato di prima.
“La gravidanza che ha portato alla sua nascita sembra molto più simile a ..questa, rispetto che a quella dei gemelli”
“Beh allora ci può aiutare a capire di più ciò a cui andiamo incontro” dissi ansiosa di saperne di più immediatamente. “Vi ha raccontato quello che gli è successo o come sono andate le cose o..”
“Sì” mi interruppe “Sì. A quanto pare ha sempre vissuto con la zia nel folto della foresta: appena nato l’ha morsa accidentalmente ed è riuscito a trasformarla. Da quello che ho capito per lui è la sola famiglia che ha…”
“Ma quindi ..non ha mai conosciuto i suoi genitori?” chiesi confusa.
“Vedi Bella..i suoi genitori non avevano quello che avete tu ed Edward. Quel vampiro ha solo usato quella povera ragazza per divertimento. Non c’era alcun tipo di amore. L’ha abbandonata incinta e lei…lei si è rifugiata nella foresta con la sorella, vivendo e cacciando come potevano…”
Lanciò uno sguardo rapido a Edward che aveva preso a massaggiarsi le tempie, come se quello che sentisse fosse troppo anche solo per essere ascoltato.
Il cuore prese ad accelerarmi. Carlisle stava girando intorno alla questione che premeva di più a tutti quanti. “E la gravidanza come è stata?”
“E’ stata difficile. Il bambino era forte, troppo forte e il suo corpo umano non si è adattato bene alla crescita così veloce di un feto. E quando è nato”
Si bloccò e sentii Edward gemere piano, le mani ora a coprirgli il viso.
“Quando è nato quella donna è morta Bella. L’ha uccisa…”
Sentii le mani crollarmi lungo le braccia mentre le sue parole mi trapassavano da parte a parte.
E’ morta..
L’ha uccisa…
No, no, no. Doveva esserci un altro modo, un altro finale, un’altra soluzione..doveva.
Presi un profondo respiro quando mi resi conto che avevo smesso di farlo per troppi secondi.
Per me sarebbe stato diverso. Insomma quella povera ragazza viveva in condizioni precarie, io no. Avevo i Cullen, avevamo tutti gli strumenti medici necessari, avevo Edward che mi amava
“Non non è detto che..che debba andare per forza così” sussurrai cercando di aggrapparmi con forza a quel poco di speranza sorta dentro me. “Insomma lei era sola e..e.. ovviamente non aveva nessun medico che si prendesse cura di lei e.. la aiutasse e vivevano in una foresta, è ovvio che...”
A quelle mie parole Edward alzò il capo quel tanto che bastava per potermi guardare in faccia e..e quasi non lo riconobbi.
Il suo volto era una maschera di dolore e incredulità. Mi fissava come se fossi pazza, come se le cose che stavo dicendo fossero solo un mucchio di assurdità.
Di terribili e mostruose assurdità.
“Bella, non dico che non sia vero. Magari con le attenzioni giuste, somministrando molto sangue, monitorandoti costantemente, facendo un cesareo prima del termine o” si bloccò, come incerto se continuare o meno “magari ..magari sarebbe possibile ma, Bella devi capire che ci sarebbero troppe incognite, troppi rischi, troppi…Bella le cose potrebbero sfuggirci di mano, potresti…non farcela. Il tuo corpo potrebbe cedere in qualsiasi momento…Il bambino potrebbe essere davvero troppo forte per te questa volta”
Perché..perchè cercava in tutti i modi di distruggere le mie speranze, perché mentre io cercavo di vedere la luce loro..loro notavano solo il buio?
“Ma potrebbe non essere così. Potrei farcela…per lui o..o per lei” obiettai accarezzandomi il ventre.
“Bella. Quello che sto cercando di farti capire è che tu hai già due splendidi bambini e…e i rischi sono troppi. Nessuno ti giudicherebbe Bella ..anzi forse l’altra opzione è la sola cosa sensata da fare.”
Lo guardai confusa.
L’altra opzione? Di quale altra opzione stava parlando?
Non c’era nessuna altra opzione, potevo solo lottare e sperare che tutto sarebbe andato per il meglio. Ormai il mio bambino c’era, era lì, viveva e cresceva dentro di me. Non si poteva tornare indietro, non si poteva cambiare le cose, non lo si poteva far sparire a meno che non si volesse…
Spalancai gli occhi, terrorizzata.
Era quella l’altra opzione?
Pensavano che avrei davvero dovuto, che avrei davvero potuto…
Guardai Carlisle negli occhi e mi sentii morire quando lessi nel suo sguardo la conferma ai miei pensieri. Non mi ero sbagliata: non mi ero sbagliata affatto.
E improvvisamente le loro parole di quella mattina acquistarono un loro senso.
“Forse c’è una sola soluzione…”
“Non gliene abbiamo nemmeno parlato”
Una sola soluzione.
Una soluzione drastica, definitiva.
Una soluzione da cui non si tornava più indietro.
“Un…un..aborto?”
Riuscii infine a dire con un filo di voce quelle parole che risuonarono nella stanza simili ad una condanna a morte.
Una condanna per il mio bambino.

Non sentii neppure il rumore delle chiavi che Edward posò sul tavolino dell’ingresso. Non sentii niente. Né la voce di mio marito, né quella di Esme che si era occupata dei miei figli in quelle ore che eravamo stati fuori.
Avrebbero potuto incendiare la casa, urlare, fare qualsiasi altra cosa e comunque non me ne sarei accorta.
Entrai in casa e come un automa mi diressi verso le scale, al piano di sopra. La porta della cameretta dei bimbi era leggermente socchiusa e senza fare rumore scivolai all’interno avvicinandomi ai loro lettini. Esme li aveva messi in un unico letto per il sonnellino pomeridiano e guardarli dormire insieme abbracciati era qualcosa che avrebbe commosso chiunque. Eddy era avvinghiato a Liz, come se, grazie al corpo della sorella, sapesse di essere al sicuro da qualunque pericolo.
Mi guardai attorno e, prima che potessi impedire a me stessa di farmi del male, iniziai a ripensare a tutto quello che mi aveva portato lì, in quella stanza con i miei figli che in nemmeno un mese avrebbero compiuto un anno.
Ripensai all’inizio. Al giorno in cui avevo scoperto della loro esistenza silenziosa dentro di me. A quando li avevo sentiti muoversi, sotto la mano gelata di Edward che mi carezzava il ventre. A quando li avevo messi al mondo e li avevo guardati per la prima volta e avevo capito, avevo..sentito che niente sarebbe stato più come prima. E tutti i dubbi, tutte le paure erano svanite nel infinitesimo istante in cui i miei occhi avevano incontrato i loro.
E poi mi chiesi come sarebbe stata la mia vita se avessi scelto diversamente. Se davanti a quel test positivo avessi deciso che avevo troppa paura, che non me la sentivo, che non ce la potevo fare…ora sarei stata sola. Senza Edward, senza i miei figli..senza nulla.
Al solo pensiero sentii gli occhi pungermi e scossa dai singhiozzi uscii, dirigendomi a passo spedito in camera mia e non appena richiusi la porta alle spalle scoppiai in lacrime. Riuscii, anche se con gli occhi appannati, ad arrivare al letto. Mi ci stesi e quando allungai la mano sentii uno dei pupazzi di Lizzie vicino a me: lo strinsi al petto e ci affondai il viso avvertendo l’inconfondibile aroma di mia figlia.
Le lacrime continuarono ancora più prepotenti.
Carlisle mi aveva detto di pensare ai miei figli.
E io lo stavo facendo. Non facevo altro da quando avevo messo piede in casa. Pensavo a loro, a tutto quello che avevo scoperto quando ero diventata madre, a quanto li amassi, ma..ma non riuscivo anche a evitare di pensare a quello che era successo all’ospedale e..e al fatto che nella loro cameretta c’era posto anche per un’altra culla e per un altro fratellino.
Così come c’era posto nel mio cuore.
Avvertii un peso sul materasso alle mie spalle e due braccia fredde cingermi da dietro.
“Esme è tornata a casa..”
Tirai su col naso senza riuscire a dire nulla.
“Bella amore mio. E’ un momento orribile e…”
Lo fermai prima che potesse continuare “Perché non possiamo essere felici? Perché deve sempre succedere qualcosa a distruggere tutto? Perché..perchè..perchè..” sussurrai “Perché..”
“Non lo so Bella” rispose “Non lo so. Ma insieme risolveremo tutto. Sistemeremo tutto, vedrai.”
Mi raggelai alle sue parole. Sistemeremo tutto…
Lo sapevo come lui voleva sistemare le cose. Cosa lui voleva che io facessi.
Ma io..ma io cosa volevo?
Mi alzai dal letto, scostandomi da Edward.
“Perché non ami questo bambino?” domandai flebile, avvertendo gli ultimi raggi di sole entrare dalla finestra.
Ci fu silenzio per una manciata di secondi, poi la sua risposta. “Non è così…se solo ci fosse speranza che tu..”
Mi girai di scatto, sconvolta. “Edward c’è speranza. Sei tu che non la vuoi vedere.”
“Speranza? Bella” prese un profondo respiro avvicinandosi a me. Mi sfiorò le braccia e per la prima volta sentii davvero il gelo della sua pelle “Bella ascoltami. Se davvero questa gravidanza fosse come quella di Liz e Edward credi che non sarei felice? Credi che non vorrei diventare padre? Credi che..Bella io ti amo e..e tu sei tutto per me e per i bambini..”
Sapevo che se in quel momento avesse potuto piangere lo avrebbe fatto. “Oh Edward, io lo so. La nostra famiglia è tutto anche per me…ma questo bambino” mi sfiorai la pancia con le dita “questo bambino ne fa parte ormai in un modo o nell’altro…”
“Bella lo so che..che è una decisione difficile da prendere per te. E se ti serve..abbiamo ancora un po’ di tempo per..”
“Per un aborto” mormorai scrollandomi dalle sue mani “Per uccidere nostro figlio.”
“Bella nessuno la penserebbe in questo modo. La tua salute viene prima. La tua vita viene prima” disse deciso.
“No, non è vero. Come fai a capire che per me non è così. Non è così Edward!”
Mi allontanai e percorsi la stanza avanti e indietro, cercando di pensare a come fargli capire che..che doveva avere fede. In me. Che eravamo una famiglia e che quel bambino ne era parte integrante. Una parte fondamentale…
“Edward io lo so che hai paura. Ho paura anche io ma..sento che davvero ce la potrei fare. Ho te, ho Carlisle…siamo attrezzati. Forse dobbiamo solo aspettare e avere fede..”
“Bella quel poco che abbiamo scoperto..sono notizie orribili. Quella donna non aveva cure mediche, questo è vero, ma le cose non cambiano. Il tuo corpo potrebbe cedere…potresti  morire.”
Sentii il cuore pulsare forte all’altezza della gola, completamente secca.”Lo so…” dissi piano, cosciente che le mie parole avrebbero cambiato tutto “Lo so, ma non posso farlo. Non posso uccidere mio figlio..”
“Non sarebbe così..”
“Lo sarebbe invece” strillai portandomi le dita fra i capelli “Lo sarebbe, e io non posso! Come non posso fare del male a te o..o andare di la e uccidere Elisabeth e Edward. Per me sarebbe la stessa cosa, non lo capisci?”
“Bella io capisco solo che se davvero tu dovessi…ma non ti immagini cosa proveremmo? Come sarebbe la vita dei bambini senza la loro madre?”
Avrei voluto tanto strillare. Urlargli contro che sì, certo che ci avevo pensato. Che erano ore che non riuscivo a pensare a nient’altro, che avrei voluto essere felice e non dover prendere decisioni simili che…
“Edward dammi la mano.” Sussurrai colta da un’idea improvvisa. “dammi la mano”
Lui mi guardò confuso, gli occhi dilatati per lo stupore.
Afferrai la sua mano e, prima che potesse capire quello che volevo fare, la infilai sotto la mia maglietta leggera. Edward sussultò non appena entrò in contatto con il piccolo rigonfiamento freddo nel mio ventre.
“Anche lui è nostro figlio. E non dirmi che non riesci a sentirlo, non dirmi che non lo senti sotto le tue dita, non dirmi che..”
Ritirò la mano, come scottato “Smettila Bella…”
“No! NO, non la smetto, d’accordo?” risposi quasi urlando “Non la smetto, perché mi stai chiedendo di ucciderlo. Non la smetto perché mi stai dicendo di pensare ai nostri figli e io lo sto facendo. L’ho sempre fatto. Avrei dato la vita per Lizzie e Ed e ora sono pronta a farlo per questo piccolino. Perché non riesci a capire questo?”
Mi ritrovai a fissarlo, senza quasi più fiato in gola, finchè non sentii un pianto disperato provenire dall’altra stanza.
Edward teneva gli occhi fissi sul pavimento ma, non appena sentì il rumore alzò lo sguardo e lo inchiodò nel mio.
E in quel momento vidi la ferrea determinazione sul suo viso e capii.
Che non avrebbe ceduto. Che non avrebbe rinunciato.
Ma non l’avrei fatto nemmeno io.
“Non ti arrenderai vero?” La mia non era nemmeno una domanda.
“Non posso Bella..non chiedermelo..”
“Edward..”
“No, ascoltami” rispose freddo “Forse mi odierai ma…ma no me ne resterò qui a guardarti morire. Non lo farò. Puoi chiamarlo aborto o come diavolo vuoi ma se portare avanti questa gravidanza significa rischiare di perderti allora…allora non la porteremo fino alla fine…. Io farò qualunque cosa per tenerti in vita.”
Mi avvicinai alla porta. Non potevo stare un minuto di più in quella stanza con quell’uomo che..che mi sembrava di non conoscere affatto.
“Ed io farò qualunque cosa per tenere in vita lui…” sussurrai senza voltarmi.

Allora eccomi. Volevo dirvi un paio di cosine. La prima è che le opinioni di Bella sull'aborto sono assolutamente sue personali e private e non mi permetto in alcun modo di dare giudizi attraverso queste su un argomento tanto delicato, soggettivo e doloroso. Tantè che sono le opinioni di un personaggio inventato e non rispecchiano necessariamente le mie. Volevo solo dirvelo, non vorrei mai che qualcuna di voi potesse sentirsi offesa :))
 Seconda cosa che, assolutamente non c'entra nulla con la prima, è un piccolo appello che faccio e che ho messo anche nell'altra mia storia che scrivo con Fiorels. Voi sapete tutte che domenica sera si terranno gli MTV movie Awards e che Twilight è in gara per un bel pò di premi. Beh, vorrei tanto ricordarvi di votare quando potete e avete un pò di tempo libero. E' importante dare tutto il nostro supporto di fans. In particolar modo vi vorrei chiedere di concentrarvi sul best kiss. Sarebbe davvero fantastico se lo vincessero di nuovo loro due come l'anno scorso. E magari alcune di voi non sono fan sfegatate di Rob e Kris come coppia come, invece, lo sono io, ma sarebbe comunque bello dare il vostro sostegno perchè alla fine loro SONO e saranno sempre anche Edward e Bella... perciò, date il vostro contributo *.*  *.*  *.*
E poi non volete mica rischiare di vedere il bacio tra Taylor Launtner e taylor Swift, vero?? Bleah...
Vi lascio il LINK



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Capitolo 48
*** Back to life ***


cap 48 Ehm..ehm..ehm. Ok, mi vergogno, mi sento super ultra mega assolutamente mortificatissima per questo madornale ed epico ritardo. T_____T vi giuro mi è spiaciuto da morire ma proprio sono rimasta incastrata con gli esami all'università e vi assicuro che ci provavo a scrivere ma ogni volta mi ritrovavo a pensare "Cloe, devi studiare, hai poco tempo.." ed entravo in panico e se non sono serena non riesco a scrivere e..beh lo so sono giustificazioni ma vi assicuro che mi dispiace tantissimo. Cmq adesso sono libera e dovrei riuscire a postare un capitolo a settimana fino alla fine della storia (che comunque entro l'estate dovrebbe proprio concludersi). Solo mi piacerebbe tanto sapere che la seguite ancora anche se ho fatto passare tutto questo tempo =(( Mi seguite ancora vero? quindi me la lasciate una recensioncina anche solo per dirmi che non mi avete abbandonata? *_____*
Prometto niente più ritardi e sparizioni lunghe un mese. :)
Vi mando un mega bacione prostrata a implorare il vostro perdono col capo cosparso di cenere (Ok...vabbè tendo ad eccedere col melodramma alle volte hihi).
Xo Xo Cloe
P.S= Spero che il capitolo vi piaccia ;) e grazie per le vostre numerose e bellissime recensioni  allo scorso capitolo anche se era un pò triste. Questo migliora lo giuro :)
P.P.S= Se non sapete che fare e siete alla ricerca di qualche ff Ed/Bella leggete questa e questa entrambe di KStewLover. Sono entrambe assolutamente splendide e dolci  e scritte in modo coinvolgente e appassionante. Mi raccomandooo..io le adoro entrambe!!!


POV BELLA

“Isabella Marie Swan. Non ti azzardare a prendermi per stupido perché sai che non lo sono” sbottò mio padre, imporporandosi considerevolmente.

Era arrivato da dieci minuti, proprio durante l’ora della pappa dei piccoli e aveva iniziato con un terzo grado che, francamente, non mi aspettavo.
“Non c’è niente che non va” mentii, raccogliendo la crema di verdure col cucchiaino.
“Certo certo. Sono giorni che non mi chiami, e le poche volte che hai risposto a Renee sembravi uno zombie. E ora vengo qui e .. e vedo che ne hai anche l’aspetto. Sei pallida, stanca e..e si può sapere dove diavolo è tuo marito?”
Sussultai a quella domanda “Dai suoi” risposi.
“Avete litigato?” disse accigliandosi.
“Papà gli serve un motivo per andare a trovare i suoi? In fondo è casa sua..”. sapevo che mio padre mi conosceva troppo bene per bersi una storia simile.
“No, questa è casa sua.” Obiettò.
Sospirai rumorosamente, desiderando scacciare il nodo che mi opprimeva la gola. Cosa avrei potuto dirgli? Che cosa accidenti voleva? La verità?
Bene eccola la verità.
Papà Edward vive qui ma ci passa il minor tempo possibile da qualche giorno a questa parte perché ogni singola volta che cerca di parlarmi o anche solo guardarmi io mi allontano. E lo vuoi sapere perché? Perché vorrebbe convincermi ad uccidere mio figlio… perché sai probabilmente questo bambino e troppo ‘vampiro’ per una fragile madre umana come me.
Era questo che voleva sentirsi dire?
No…decisamente no.
“Va tutto bene”
“Bella non dirmi che va tutto bene. Avete una specie di crisi..matrimoniale?” azzardò, probabilmente in pieno imbarazzo.
“Papà ti prego rilassati. Si risolverà tutto”
“Ah ah” esplose “allora è vero che c’è qualcosa da sistemare. Lo sapevo, io me lo sentivo!”
Alle sue parole Eddy si spaventò e sussultò così che la pappa gli finì tutta spiaccicata sulla guancia. Lizzie sembrò divertirsi molto della cosa e scoppiò a ridere mentre vedevo le lacrime iniziare a racogliersi agli angoli dei suoi occhi.
“No…no amore di mamma non piangere” sussurrai prendendolo sotto le ascelle e portandolo verso il lavandino.
“Elisabeth Cullen non ridere di tuo fratello. Non è carino” la rimproverai. Forse era troppo piccola per capire davvero un rimprovero ma avrebbe dovuto accorgersi del tono della mia voce. E comunque avevamo notato che l’intelligenza dei gemelli si sviluppava più rapidamente di quella dei bambini normali. Se anche il bimbo nella mia pancia avesse avuto uno sviluppo simile al loro…
Scossi il capo scacciando quel pensiero.
Portai la mano libera ad accarezzarmi il ventre. Il mio bambino era perfetto così..era unico e speciale , proprio come Liz e Eddy.
Presi una spugnetta e ripulii il visino del mio bambino finchè non ci fu più alcuna traccia di sporco e gli stampai un grosso bacio sulla boccuccia.
Lui si aprì in un enorme sorriso.
“Ancora pappa?”chiesi
Edward continuò a ridere “Tì”
Lo riposizionai sul seggiolone.
“Bella sai che non è nella mia natura essere invadente in particolar modo con te ma…”
Sospirai profondamente. Lo sapevo benissimo, voleva delle spiegazioni, voleva delle risposte. Solo che… a me veniva solo da piangere o da urlare, a seconda dei momenti.
E quello era decisamente un momento.
“Papà scusa devo..devo andare un secondo in bagno e..” non terminai la frase e corsi fuori dalla cucina, rifugiandomi in salotto.
Scacciai con prepotenza le lacrime che piano piano avevano iniziato a scendere bloccandone il flusso.
Non dovevo farmi vedere debole da papà, non dovevo farlo preoccupare. Presi dei lunghi respiri, tentando di contenere il dolore che mi scuoteva quando sentii il suono del campanello.
Dlin dlon.
Probabilmente era Alice o Esme o Carlisle. Non venivo mai lasciata sola, per paura che potessi stare male, specialmente adesso che tra me e Edward..beh, specialmente adesso.
Nessuno mi aveva ancora parlato apertamente della mia situazione. Alice mi consolava quando piangevo, Esme si occupava di me e Carlisle mi visitava e controllava la gravidanza. Ormai ero di poco più di quattro settimane ma era come se avessi già passato il primo trimestre, anzi, riuscivo a sentire e a vedere ormai un rigonfiamento nel mio ventre. Ma nessuno aveva più affrontato l’argomento …abo…
Deglutii al solo pensiero.
 Forse si aspettavano che cambiassi idea..o forse no. Non lo sapevo..ma vivevamo in un limbo.
Tornai sui miei passi e, malgrado tutto ciò che volessi fosse stare da sola, aprii la porta.
E rimasi estremamente sorpresa quando davanti a me ritrovai…
“Taylor..” sussurrai.
“Bella..” abbozzò un vago sorriso ma non mi fu difficile notare i suoi occhi posarsi per svariati secondi sui miei capelli in disordine, sui miei vestiti stropicciati e soprattutto sulle mie guance bagnate.
Le strofinai col dorso della mano, come se quel gesto avrebbe potuto far sparire il dolore che era palese io stessi provando.
“Che succede?” domandai.
“Credo di poterti fare la stessa domanda”. Mi fissò serio “Sono giorni che non ti vediamo all’università. E non hai risposto a nessuna delle chiamate di mia sorella.”
Abbassai inconsapevolmente il viso al pavimento. Lo sapevo di essermi comportata male: Ashley era una ragazza dolce e eravamo davvero diventate buone amiche in quei mesi e certamente non si meritava un trattamento del genere da parte mia. Ma cosa avrei potuto dirle? Come avrei potuto spiegarle cosa stava succedendo?
E forse…forse  non avrei nemmeno avuto la forza di spiegarle, di raccontarle l’agonia dei giorni senza Edward.
Tutto ciò che volevo fare e accoccolarmi a letto e immaginare di avere le braccia fredde di mio marito che mi circondavano, pronte a proteggermi.
E alle volte quasi mi capitava di credere quasi che fossero vere. Mi svegliavo nel cuore della notte e ancora nel limbo della semi incoscienza potevo quasi giurare di sentirle protettive intorno a me
Ma poi la mattina la realtà piombava su di me come un macigno.
Io ero sola…
A quel pensiero non riuscii a trattenere una lacrima.
“Se …” mi schiarii la voce “Se è per il saggio su Cime Tempestose non ti preoccupare..ehm, sto lavorando alla mia parte..” balbettai nel disperato tentativo di aggrapparmi ad un argomento che non mi facesse scoppiare a piangere.
“Bella, cosa accidenti stai blaterando?”
“Io..il saggio..ci sto lavorando ecco..anche se non sono venuta..”
“Credi davvero che sia qui per quello stupido saggio? Bella non dire assurdità.” Mi bloccò immediatamente “Bella sono venuto qui prima che lo facesse Ashley e ti assillasse con le sue domande. E credimi era questione di giorni e lo avrebbe fatto. Perché è terribilmente preoccupata. E se proprio vuoi saperlo lo sono anche io…”
Alzai lo sguardo e incontrai i suoi profondi occhi blu scrutarmi con sincera preoccupazione.
Ero consapevole di starli facendo soffrire. Stavo facendo soffrire tutti quanti, ma io..io non sapevo come fare altrimenti…
“Scusami..” mormorai solamente scacciando l’ennesima lacrima.
“Bella io non voglio le tue scuse. Voglio solo che mi spieghi cosa c’è che non va. Voglio che ti fidi di noi..siamo tuoi amici. Qualunque cosa non vada..magari ti possiamo aiutare..”
Allungò la mano e mi carezzò la guancia, bagnandosi le dita. Era bello sentire il suo tocco gentile sulla guancia e indugiai avvertendo il calore della sua pelle contro la mia che mi trasmetteva un minimo di conforto.
Quanto avrei voluto che fosse vero. Quanto avrei voluto che davvero lui o sua sorella avessero potuto fare qualcosa per sistemare la mia vita…ma era impossibile.
“Non c’è niente che puoi fare..”
“Lascialo decidere a me” mi spronò “Vieni a fare due passi, dai. Poi giuro che ti lascerò in pace se è davvero quello che vuoi…”
“Taylor, davvero io vi voglio bene ma..ma questa cosa è più grossa delle vostre possibilità” dissi in un soffio “E’ più grossa anche delle mie in realtà…”
“Per favore” Taylor era determinato, glielo leggevo negli occhi. Non si sarebbe arreso, non se ne sarebbe andato senza una spiegazione…
E sapevo anche che la sua non era né invadenza né curiosità data dall’interesse che aveva sempre manifestato nei miei confronti. Lui ed Ashley mi volevano bene, e lo sapevo perché era la stessa cosa che provavo io per entrambi.
Lanciai un’occhiata al corridoio. Sentivo le voci di papà e dei bambini provenire dalla cucina.
“Lo so che non sto molto simpatico a Edward, ma se è solo questo il problema…”
Scossi il capo, zittendolo all’istante.
Sentirlo pronunciare il suo nome riportò soltanto un’altra ondata di lacrime all’angolo dei miei occhi.
“No, lui non c’è. Non c’è..” spiegai “senti Taylor..dammi dammi solo un paio di minuti, ok?”
Annuì e io tornai in cucina.
Liz e Edward ridevano tirando i baffi di Charlie mentre lui tentava di convincerli a mangiare la pappa.
Erano così dolci insieme che, per un attimo, un breve sorriso spuntò sulle mie labbra. Ma immediatamente l’immagine di mio marito che tutte le sere dava la cena ai piccoli mi invase la mente e mi trapassò il cuore come una coltellata.
Inghiottii il magone.
“Papà senti devo uscire qualche minuto. Puoi..?”
“Certo tesoro, non preoccuparti.” Disse serio “Ma sappi che non accetterò più misteri Isabella. Voglio la verità su cosa sta succedendo e non accetto bugie..”
Sospirai. Era ciò che tutti continuavano a chiedermi.
Che cosa sta succedendo?
Ed era davvero la sola domanda a cui anche io avrei voluto dare una risposta sincera…
Infilai le scarpe e mi ritrovai di nuovo davanti alla porta d’ingresso. Taylor stava appoggiato allo stipite, le mani in tasca, lo sguardo serio rivolto al giardino dove i fiori che aveva piantato Esme facevano bella mostra di sé.
Non appena sentì il rumore dei miei passi si girò e mi rivolse un sorriso di incoraggiamento.
“Ok, sono tutta tua adesso..” sospirai.
Scendemmo gli scalini del portico e ci avviammo, percorrendo il marciapiede di Maple street.
Per alcuni minuti nessuno dei due fiatò, anzi ci muovevamo piano godendo dell’aria fresca della sera e per un attimo desiderai tanto restare semplicemente così, senza parlare, senza dover dare spiegazioni.
Ma sapevo che era impossibile visto che lui era venuto da me proprio con quello scopo.
E infatti…
“Allora..” iniziò.
“Allora..” replicai.
“Bella, ti prego voglio solo aiutarti” mi diede una piccola spinta e quando alzai gli occhi incontra i suoi li vidi brillanti e sinceri. Vidi gli occhi di un amico.
Ma come facevo a dirgli la verità senza che lui pensasse che fosse uno scherzo o che mi inventassi storie assurde per levarmelo di torno? Non potevo che mentire, anche se…forse…
Forse potevo modificare la realtà e raccontargli una sorta di mezza verità…
Mi prese per mano e mi condusse un paio di centinaia di metri più avanti, in un piccolo parco giochi dove di tanto in tanto io e Edward portavamo i bambini. Ora era vuoto, mentre ormai la luce della sera iniziava a scemare lasciando spazio all’oscurità e tutte le famiglie del quartiere dovevano essere a casa a cenare.
Mi accoccolai su un’altalena e Taylor fece lo stesso con quella al mio fianco.
Presi un profondo respiro.
“Sai che non ti giudicherei mai” mormorò.
Annuii. “Sono incinta Taylor” dissi tutto d’un fiato.
Mi voltai e vidi chiaramente la sorpresa farsi largo sul suo viso mentre il suo sguardo si posava sulla mia pancia, coperta da una camicia piuttosto larga.
“Ma..ma…oddio..”
“Sono al quinto mese” lo anticipai dandogli qualche spiegazione prima che me le chiedesse lui. In fondo se secondo i calcoli di Carlisle la gravidanza sarebbe durata altri due mesi al massimo dovevo fingere di essere più in la coi tempi. E poi una sporgenza c’era e coi vestiti larghi che portavo molte donne sarebbero potute passare inosservate fino a gravidanza avanzata.
“Ti ho scioccato?” sogghignai.
“No..beh insomma..forse un po’. Sei cosi’ giovane e hai già due bimbi”balbettò “beh..ma se tu sei felice…se vuoi essere di nuovo madre sono contento per te…”
“Sì..beh non ce l’aspettavamo. E’ stata una sorpresa enorme..” sussurrai.
“Sai, io però penso che le sorprese siano le cose migliori nella vita. Insomma se tu sei felice e Edward è felice…”
A quelle parole non riuscii a trattenere un gemito.
Se Edward è felice.. Lui non lo sapeva ma aveva centrato il punto.
“Ah” capì “Edward non vuole un altro bambino?”
“E’ più complicato di così” tentai di spiegarmi senza scendere in impossibili dettagli “Ci sono dei problemi con la gravidanza. Diciamo che..non va tutto secondo i piani”
“Aspetta aspetta. Frena” mi intimò alzando la voce “cioè stai dicendo che potrebbe capitare qualcosa a te o al bambino?”
“Direi più che altro a me. E’..complicato Tay, ti prego non posso spiegarti ora.” Dissi “ma io e Edward abbiamo..due visioni opposti di come affrontare la situazione. Lui dice che rischierei la mia salute per…per niente in pratica e vorrebbe che..beh hai capito..”
“Vorrebbe che tu abortissi” sussurrò mentre io rabbrividii al suono di quella orribile parola.
Rimanemmo così, in silenzio mentre la notizia si faceva pian piano strada in Taylor.
“Beh,” sospirò “Non posso dire di non capire il punto di vista di Edward. Lui ti ama e ha paura di perderti ma..”
“Non ho bisogno di questo” lo bloccai gelida “Non ho bisogno di un'altra persona pronta a dirmi che non vale la pena lottare per mio figlio.”
“Ma..” continuò ignorandomi “se mi lasciavi finire stavo per dirti che capisco anche te e perché non vuoi…perché non puoi fare del male al tuo bambino. Credimi, lo capisco meglio di chiunque altro.”
Lo fissai e vidi che teneva gli occhi bassi, fissi sulle sue mani intrecciate. “Lo so perché ci sono passato…” mormorò.
“In che senso?” chiesi in un sussurro, confusa e interessata da quell’uscita improvvisa.
Prese un lungo respiro e poi parlò. “Avevo sei anni quando mia madre è morta”
Lo fissai scioccata. “O mio Dio..io non..Taylor mi dispiace io..se non ne vuoi parlare…”
Scosse il capo “No, va tutto bene. E’ successo molto tempo fa, ma tu ascoltami ti prego. Mia madre scoprì di essere incinta ed era così..così felice. Lo eravamo tutti: mio padre e io poi, non vedevo l’ora di avere un fratellino o una sorellina. Era il mio sogno”
Sorrise piano perso in quei ricordi di bambino che molto probabilmente gli erano un po’ confusi.
“Ma durante la gravidanza mia madre scoprì di avere un cancro al fegato. Era ad uno stadio avanzato e per poter avere qualche speranza di salvarsi avrebbe dovuto fare la chemioterapia e quindi..”
“Abortire..” finii io per lui in un sussurro.
“Già” confermò “Ma non lo fece. Io allora ero troppo piccolo per capire davvero cosa stesse succedendo. Ma li sentivo litigare ogni sera e papà urlare e..vedevo che nessuno era più felice. Mia madre si stava spegnendo piano piano davanti ai nostri occhi e lui non poteva fare nulla per fermarla. E un giorno..lo ricordo perfettamente perché era estate ed eravamo in casa solo io e lei. Eravamo stesi sul lettone e io..sentii il bambino tirare un calcetto e..” si fermò prendendo un respiro profondo  e pulendosi velocemente la guancia, sempre senza guardarmi. Intrecciai la mia mano nella sua.
“..e ricordo che lei mi disse Taylor, non so se papà riuscirà ad amare questo bambino quando io non ci sarò più. Devi promettermi che tu lo amerai e lo aiuterai a crescere. E glielo promisi e..e in tutti questi anni ho cercato di mantenere al meglio la promessa. Fu dura soprattutto all’inizio. Mamma..lei morì quando Ashley aveva pochi giorni di vita e..papà..fu molto dura per lui. Rimanemmo con i nonni e lui..per mesi non riuscì a guardare mia sorella negli occhi o a tenerla in braccio perché..assomigliava troppo alla mamma..”
Strinsi la sua mano più forte, per dargli il coraggio di continuare e mi resi conto che anche i miei occhi erano inondati di lacrime.
“Ma poi un giorno..Ashley aveva circa un anno e si fece male e ricordo che perse molto sangue e la portammo in ospedale. Papà non la lasciò mai da sola e..beh da  quel momento cambiò tutto quanto. Credo che alla fine papà imparò ad amarla proprio perché lei assomigliava tanto alla mamma. Perché in qualche modo una parte di lei vivrà per sempre in Ashley… Però per mia sorella non è semplice. Lei è sempre allegra e solare, ma è una maschera: lei sa che sua madre è morta per lei, per farla nascere.”
“E’ terribile” gemetti “Si..si sentirà così in colpa..”
Annuì “Sì..ma io cerco di farle capire che la mamma lo ha fatto perché …quello di mamma è stato il più grande gesto di amore che abbia mai visto. E io cerco ancora oggi di mantenere la promessa: cerco di farle capire che è amata.E che se mamma potesse rifarebbe tutto allo stesso modo..”
Appoggiai il capo sulla sua spalla “Mi dispiace..averti fatto ricordare tutto questo..”
“Non fa nulla” rispose “Spero possa aiutarti a capire che..che non è facile per lui, per Edward, che tu corra dei rischi. Ora capisco papà..e come deve essersi sentito, il tempo che gli ci è voluto per accettare la perdita della donna che amava. Non litigate, non trinceratevi dietro dei muri senza capire le ragioni l’uno dell’altra. Cercate di parlarvi…di comprendervi, è importante”
Mi scaccia veloce le lacrime che mi imperlavano le ciglia. “Dio, hai ragione..”
Avevo passato giorni rifiutandomi di parlargli, di ascoltarlo, arroccata nella convinzione che lui odiasse il bambino e..senza pensare o valutare realmente le sue paure. Avremmo dovuto parlare, confrontarci, aprirci, discuterne e invece…
Ed ero stata io la prima a fare l’errore di chiudermi in me stessa.
Mi alzai si scatto. Forse non era troppo tardi
Forse avevo pensato ad alta voce perché sentii Taylor rispondermi “Non è mai troppo tardi se ci credi veramente…”
“Tay..io forse dovrei..andare..”
Mi sorrise “Vai..però Bella, sii sincera con me. Tu..tu …quello che hai non è così grave vero?”
“Non posso..entrare nei dettagli ma…”
“Dimmi solo che non morirai”
“No” risposi decisa “No, assolutamente no. Ci sono dei rischi ma..con Edward so che posso superare tutto”
Abbozzò un sorriso. “Mi fido di te. E ora vai da lui.”
Camminai a passo spedito fino a casa e non appena arrivata notai che i bimbi dormivano  nei loro seggiolini sorvegliati dallo sguardo vigile di papà.
Mi precipitai immediatamente verso di loro e iniziai a staccare i seggiolini dalle basi per caricarli in macchina senza doverli svegliare.
“Bella ma si può sapere che accidenti fai?”
“Io” biascicai “Devo..devo sistemare le cose con Edward papà”
“Ma ma..i bambini..”
“Li porto con me “ risposi convinta “siamo una famiglia tutti insieme e… e i problemi li risolviamo insieme.”
“Bella…”
“Papà, ti prego fidati di me. Prometto che domani ti spiegherò tutto ma fammi..fammi parlare con mio marito adesso” implorai.
Lui annuì e io mi precipitai fuori casa e, dopo averli posizionati sul sedile posteriore, partii.
Edward doveva essere dai Cullen certamente.
E se non mi avesse ascoltato?
No..lui doveva ascoltarmi. E io..io dovevo ascoltare lui. Perché eravamo una famiglia. E le famiglie restano unite, sempre. Non vengono spezzate dai problemi..semmai fortificate. E io ed Edward avremmo trovato il modo di superare anche questo momento.
Dovevamo trovare il modo.
Guidai veloce e in pochi minuti parcheggiai nel vialetto.
Vidi che Liz e Edward erano ancora addormentati e, non volendo svegliarli, estrassi direttamente i loro seggiolini portatili e mi avviai verso la casa ma, una volta percorsi pochi metri, sentii delle voci provenire dal boschetto che costeggiava il giardino.
Cauta cambiai la mia meta e mi avvicinai, attratta da quei tono che ben conoscevo.
Erano Esme e ..Edward.
Mi accostai ad un albero e quando li vidi…sentii il mio cuore spezzarsi in mille pezzi.
Edward stava…stava piangendo
No, ovviamente no. Lui non poteva piangere. Non tecnicamente almeno. Eppure teneva le mani contro il viso e il suo corpo era scosso dai singhiozzi mentre Esme gli carezzava la schiena.
“Io non posso perderla mamma.. non posso” disse Edward.
“Lo so tesoro. Ma prova a metterti nei suoi panni. E’ lo stesso motivo per cui lei non può fare..quello che le avete detto..lei non può Edward. Non può..”
“Lei crede che non ami questo bambino. Crede che non lo voglia. Ma io lo voglio. Ma lei..lei è il mio tutto e io..”
A quelle parole avanzai inconsapevolmente di un passo e spezzai un ramoscello. Entrambi si girarono verso di me: probabilmente erano così presi da non essersi accorti della mia presenza silenziosa.
“Bella?” Esme mi fu subito vicina “Che succede?”
“Niente..” risposi “io..io devo parlare con Edward..”
Esme mi sorrise debole “Vuoi che porti dentro casa i bambini?” lanciò un occhiata ai piccoli addormentati.
“No” scossi il capo “Li voglio qui..”
Esme mi carezzò la guancia e sparì, allontanandosi velocemente.
Immediatamente Edward fu al mio fianco e accarezzò la testolina di Lizzie, visibilmente preoccupato.
“Stanno male? E’ successo qualcosa?”
“No, avevamo..avevamo bisogno di te” mormorai, tentando di frenare le lacrime. Era così bello averlo lì, guardare il suo viso, perdermi nei suoi occhi. Anche se ritornava ai miei occhi l’immagine di prima..lui distrutto e in singhiozzi…
Alzò una mano per accarezzarmi ma, prima che lo facesse, inconsciamente un mio bracciò si parò davanti al mio ventre e rabbrividii. Era stato più forte di me..probabilmente un istintivo gesto di proteggere mio figlio.
Lo vidi congelarsi e il suo braccio cadde nuovamente lungo il suo fianco.
Stupida, stupida Bella! Lo sai che non vi avrebbe fatto del male! Che diavolo fai!
Trattenni il respiro quando Edward arretrò di un passo e si voltò.
Andava via.
Se ne andava via da me.
Sentii il panico invadere ogni poro del mio corpo, mentre ero paralizzata dalla paura.
No no no no. Non poteva..non poteva andare via..nooo.
Io avevo bisogno di lui.
Io..io lo amavo.
Io…
Improvvisamente si girò verso di me e mi guardò fisso per qualche strano motivo che io non riuscivo a capire.
“Cosa..cosa hai detto?”La sua voce era così flebile che a mala pena riuscii a sentire la sua domanda.
“Non ho detto nulla” balbettai confusa tentando disperatamente di far decelerare il mio cuore vedendo che l’unico motivo per cui Edward si era allontanato di qualche metro era prendermi una felpa che era posata sul tronco li vicino. E io che avevo creduto che se ne volesse andare via…
La posò sulle mie spalle ma vedevo che il suo sguardo era perso chissà dove “A cosa hai pensato un minuto fa?”
“Non..non so” risposi sempre più confusa dal suo comportamento
“Pensa a qualcos’altro. Un pensiero chiaro. Definito”
Anche se non capivo il suo comportamento tentai di mantenermi lucida e focalizzarmi su qualcosa di preciso e il mio istinto di mamma mi portò immediatamente a pensare ai miei bimbi addormentati li al nostro fianco.
Edward non smise mai di fissarmi, nemmeno quando la sua espressione divenne via via più frustrata. “No..non riesco a sentire i tuoi pensieri”
“Pensavo che ormai ti fossi rassegnato da anni” osservai.
“Eppure prima... ti ho sentita..” disse “Posso giurare di averti sentita per un istante… O forse, forse non ho sentito te…”
“Ma qui..qui ci siamo solo io e te”
Non riuscivo a capire che cosa volesse dimostrare. Era ovvio che non potesse avere sentito me: non ci era mai riuscito, mai. Mi concentrai di nuovo sul suo viso e vidi che il suo sguardo ora non era più puntato su di me. O meglio sì ma precisamente ..sulla mia pancia.
E all’improvviso capii.
“Credi che..fosse un suo pensiero?”
“Non so” balbettò “Non era un vero e proprio pensiero. Era più che altro un’emozione. Un’emozione che urlava Non andare via. Tu e il ..bambino siete legati..ha le percezioni del mondo grazie a te e tu..”
“E io prima ho avuto paura” ammisi abbassando lo sguardo “credevo che te ne stessi andando via, che ci lasciassi soli e..e ho avuto paura”
“E l’ha avuta anche lui” sussurrò
“Perché ti ama. Come ti amo io” dissi piano senza più riuscire a contenere le lacrime che iniziarono a rigarmi il viso. “Perché non ce la facciamo senza di te…”
Sentii le sue dita fredde sfiorarmi le guance bagnate “Ho paura..ho solo paura di perderti…”
“Anche io ho paura” sospirai “ma ho anche fede che..che le cose capitino per un motivo. E che c’è un motivo se ci troviamo in questa situazione  e..e ho fede. Edward ho fede che le cose si sistemeranno. E so..so che questo bambino è un miracolo per noi..”
“Io non voglio che pensi che non amo questo bambino” sussurrò “Perché lo amo…lo amo ma..”
“Ma ti senti in colpa perché hai paura per me” continuai carezzandogli il viso “ma è giusto che tu lo ami. E’ giusto Edward. E non significa che non ami me o che non ti importa di me solo perché..perchè ami anche lui. Io voglio che tu lo ami..lo voglio così disperatamente…”
Lo attirai a me, finchè le nostre fronti non si sfiorarono “Ti prego, ho bisogno di averti dalla mia parte”
“Io sono dalla tua parte. Ma non chiedermi di vivere ..o anche solo di immaginare di vivere una vita senza di te. Perché non posso…non ce la faccio…” mormorò.
“Non dovrai..non dovrai” tentai disperatamente di rassicurarlo “Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme niente, niente mi porterà via da te. Tantomeno nostro figlio. Lui ci ama..lo so che ci ama.” Sussurrai ferrea, le mie labbra a un centimetro dalle sue.
In quell’istante sentii un versetto e vidi che i bimbi si erano svegliati e ci guardavano sorridenti, senza capire cosa stesse succedendo.
In un battibaleno Edward li prese in braccio e li strinse forte al suo petto, baciando il capo di entrambi.
Li reggeva con facilità con un braccio e con l’altro cinse la mia vita e attirò anche me contro di lui. La sua mano libera però mi sfiorava la pancia a malapena.
E sapevo perché.
Intrecciai le mie dita alle sue e premetti la sua mano fresca contro la sporgenza del mio ventre. Ecco, ora eravamo davvero uniti tutti quanti.
“Edward.. ti prego, amalo” implorai.
“Io..io non posso amarlo..” disse.
Raggelai, ma prima che potessi dire alcunché continuò. “Non posso amarlo semplicemente perché lo amo già. Lo amo dal primo istante in cui ho saputo che eri incinta ma..avevo solo paura di ammetterlo con me stesso..”
“Andrà tutto bene” lo rassicurai affondando il capo e premendo le labbra contro il suo collo
“Non lasciarmi mai però.. “ mormorò sospirando “ ti prego giura che non ci lascerai mai perché io..io non posso immaginare che la nostra storia non avrà un lieto fine”
“Ce l’avrà. Ce l’avremo insieme.” Risposi convinta.
“Tutti e cinque insieme” disse dolcemente, sfiorando le mie labbra con le sue.

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Capitolo 49
*** Dreams ***


cap 49 Giiiiiiirls...buonasera a tutte!!! o buonanotte vista l'ora..ok, si sto riprendendo la mia vita notturna da vampiro. Scusate se ho saltato a postare la settimana scorsa ma sono stat a casa di amiche ed ero troppo presa nel mio folle divertimento anche se avevo il pc dietro. voi mi perdonate vero?? ^__^ ovvio che sì..mi volete troppo bene.
Comunque sappiate che ho delineato bene tutto ciò che manca per concludere la storia e ci sono ancora sei o sette capitoli al massimo. (Beh...ok massimo massimo 8..) Comunque entro settembre  dovrebbe proprio concludersi, ma non parliamo di cose tristi proprio ora..Siamo allegre!! e quindi io vi parlo di ciò che mi rende sempre super felice...le vostre recensioni!! MERAVIGLIOSE e anche dopo più di un anno mi lasciate sempre a bocca aperta T__T grazie del supporto ragazze..siete le migliori.
Ok vi lascio al capitolo senza altri indugi..un bacio super mega enorme!!
Xo Xo Cloe


EDWARD POV


Sfiorai piano la sua fronte, spostando la ciocca di capelli che le ricadeva sugli occhi, preoccupato che qualcosa potesse disturbare il suo sonno.

Ma non potei impedire a me stesso di continuare ad accarezzarla. Le mie dita percorsero lente il profilo dei suoi occhi, del naso, fino ad arrivare alla sporgenza leggermente umida che erano le sue labbra.Si schiusero a contatto con la mia pelle ed avvertii il suo respiro fresco e profumato.
Le mie mani continuarono a scendere: il suo collo delicato, il suo petto che si alzava e si abbassava, il suo cuore…
Quel cuore che adesso batteva piano, regolare, sereno…
Nelle notti precedenti invece non aveva fatto altro che muoversi frenetico, impazzito, terrorizzato. E non potevo fare altro che accettare la piena responsabilità per questo. Accettare il fatto che avevo paura: ero totalmente, incondizionatamente terrorizzato.
Mai, mai nei miei oltre 100 anni di vita mi ero sentito tanto spaventato, tanto impotente. Nemmeno quando avevo già rischiato di perdere Bella, nemmeno quando avevamo già rischiato la morte.
Ora mi sentivo come in una gabbia…come diviso a metà.
Da un lato c’era l’amore totale e completo per Bella, mia moglie, la sola ed unica creatura che avrei mai potuto amare in tutta la mia eternità: l’ idea che potesse esserci anche solo una piccola possibilità che la sua vita fosse in pericolo senza alzare un dito era…era inconcepibile. Rischiavo di impazzire lentamente ogni volta che qual pensiero colpiva la mia mente.
Dall’altra parte però…
Dall’altra parte c’erano i nostri bambini…tutti e tre.
Abbassai ancora un po’ la mano finchè non mi ritrovai a toccare piano il ventre di Bella. Secondo i calcoli di Carlisle doveva essere incinta di circa sei settimane ormai  ma sembrava che fosse almeno al quarto mese inoltrato di gravidanza. Non che si notasse eccessivamente, anche perché Bella era molto magra…troppo magra.
A quel pensiero avvertii l’ennesima fitta di dolore al petto. Dovevo occuparmi meglio di lei e della sua salute. E anche di quella del bambino ovviamente.
Il bambino…
Tracciai leggermente con le dita la sua piccola curva, giocherellando  con la stoffa leggera della sua camicia da notte. Anche così riuscivo a sentire la temperatura più fredda del ventre di mia moglie. Ma questa era l’unica cosa che riuscivo a sentire ora. Non come quel giorno nel bosco…quel giorno era cambiato tutto. O, forse, non era cambiato proprio nulla: in qualche modo…nostro figlio mi aveva fatto semplicemente aprire gli occhi e a affrontare il problema. Mi aveva messo davanti alla realtà in cui io e Bella ci trovavamo.
Lui c’era. Era lì, proprio sotto la mia mano, proprio sotto le mie dita, proprio sotto la mia pelle.
E quando avevo sentito il suo pensiero, la sua paura, il suo amore e la muta richiesta a non abbandonarlo che in qualche modo rispecchiava quella di Bella…Mi ero sentito così solo quando avevo tenuto in braccio per la prima volta Lizzie ed Edward.
In totale sintonia…quasi una specie di comunione, come se fossimo legati da un filo invisibile che prima non potevo vedere.
Ma adesso sì, adesso lo vedevo.
Adesso lo sentivo. E, in quel preciso istante, avevo capito Bella. Avevo capito quello che prima non capivo…o meglio, che prima mi rifiutavo anche solo di concepire.
Ed ora stavo lì e, malgrado la paura e l’apprensione per la salute di mia moglie non mi abbandonassero mai, non potevo fare a meno di amare anche mio figlio.
Nostro figlio.
Sorrisi leggermente. Ora però doveva essere tranquillo…
Magari dormiva, pensai mentre continuavo a giocherellare con la punta del dito contro la stoffa.
Improvvisamente avvertii il cuore di Bella battere più velocemente e il suo respiro farsi più rapido mentre le sue palpebre tremolavano leggermente.
Aprì piano gli occhi, guardandosi intorno confusa, indugiando soprattutto sulla mia mano posata su di lei.
“Ciao” sussurrò.
“Ciao” soffiai abbassando il viso sulle sue labbra.
Si stiracchiò leggermente, contenendo a stento uno sbadiglio.
“Dormi ancora un po’” dissi “E’ molto presto. I piccoli dormono ancora”
Rise un poco. “Non so se riesco a riaddormentarmi..”
“E perché?”
“Mmmm..non so. Non con un vampiro maniaco che mi guarda dormire… E’ piuttosto inquietante”
Scossi il capo, divertito dalle sue parole. Era sempre stato così: più mi sforzavo di capire cosa passava in quella sua testolina più…più la maggior parte delle volte la sua risposta era tutto tranne quello che mi aspettavo di sentire.
“Però ehm..sono..con..” cercò di borbottare qualcosa ma scosse il capo, arrossendo.
“Amore, ho anche l’udito da vampiro, ma credimi se ti dico che neppure un vampiro ti avrebbe capita” risposi chinandomi su di lei e sfiorandole la guancia con le labbra.
“Niente..sono..felice che, che tu lo..” si accarezzò la pancia. “Capito..solo che.. che sei qui con noi ecco”
Le presi il volto tra le mani. Davvero aveva creduto questo? Davvero ero arrivato ad allontanarmi da lei al punto da farle pensare che…
“Bella guardami..”
Alzò il viso arrossato e i suoi occhi velati di imbarazzo si specchiarono nei miei.
“Io non ti avrei mai mai lasciata da sola. Non ci ho pensato neppure per un momento. Non dubitare mai di questo…non dubitare di me..”
Scosse il capo con forza, aggrappandosi al mio petto “Io non ho dubitato di te. Io, inconsciamente sapevo che mi amavi e che non..ma mi sentivo disperata senza di te. Non respiro quando io e te siamo lontani e sapere che tu eri arrabbiato..”
“Io non ero arrabbiato” cercai di spiegarmi tenendola forte “Avevo..ho ancora paura. Tanta.”
“Anche io” disse piano “Un po’. Ma poi penso che..che le cose per ora vanno bene e che qualunque sacrificio debba fare per mio figlio..beh ne vale la pena. E poi lui non mi farà del male”
Sospirai. Per ora le cose andavano bene..per ora..
Certo dovevamo sforzarsi di pensare positivo, io per primo, per poter sostenere Bella. Solo..
Mi sfregai le tempie.
Davvero i vampiri non potevano avere mal di testa?
“Ehi” sussurrò passando le dita sulla mia fronte corrugata “Abbi fede”
Abbozzai un sorriso. “Sei tu che mi dai la fede. Da quando ti ho conosciuta..”
Le carezzai lieve la pancia leggermente rigonfia.
“Sai una volta ho sognato che lo facevi. Che mi carezzavi la pancia e mi abbracciavi mentre Liz e Edward giocavano insieme e..”
Sentii la sua voce incrinarsi un po’. “Ti giuro Edward, non volevo…non volevo dubitare di te. E il mio cuore non l’ha mai fatto, la mia mente però..stavo impazzendo”
“Shhh” la cullai “ Non fa niente amore mio..va tutto bene. E’ stata colpa mia. Ma ora ho bisogno che tu sappia. Che mi giuri che sai che io ti amo e che sono qui. Per sempre. Non importa che discutiamo, che litighiamo, che..che abbiamo opinioni diverse. Io non vi lascerò mai, non me ne andrò mai..Mai..”
Annuì e avvertii una lacrima calda bagnarmi la camicia.
Affondai il volto fra i suoi capelli, inspirando forte il suo profumo di fiori.
 "A volte” presi a sussurrarle all’orecchio “ho una strana sensazione nei vostri riguardi... specialmente quando mi siete vicina come adesso: è come se avessi un laccio in qualche parte del mio petto, vicino al cuore, annodato stretto e in modo indistricabile a un laccio eguale situato nella parte corrispondente della vostra piccola persona. E se anche duecento miglia di terra si frapporranno fra di noi, temo che questo legame che ci unisce si spezzerà; e ho l'intima convinzione che comincerò a sanguinare qui dentro.”
La sentii sogghignare un po’, leggermente rilassata, al sentire le  mie parole.
Sollevò il viso così che i suoi occhi incontrassero i miei e continuò con la seguente battuta, reggendomi il gioco.
"Parlate con sincerità? È vero amore il vostro?”
"Sì; e se è necessario un giuramento per rassicurarvi, lo giuro".mormorai
"Allora, signore, sarò vostra".
"Edward devi dire... mia piccola sposa!"
"Edward mio caro".
"Vieni qui... vieni qui, ora", terminai abbassandomi a sussurrarle all’orecchio "Fai la mia felicità... io farò la tua".
Sentii le sue mani avvinghiarsi ai miei capelli mentre molto lentamente la mia bocca si spostava sulla pelle della sua guancia, fino ad arrivare a raggiungere la sua.
La schiuse appena, lasciandomi entrare e respirare il suo profumo con facilità. Le mie dita giocavano con le sue ciocche ancora umide dalla sera precedente: riuscivo ancora ad avvertire l’odore del suo shampoo alla fragola che, mischiato a quello del suo sangue, creavano una combinazione inconfondibile. La stessa che avevo sentito più di due anni prima in quell’aula di biologia…
Mi scostai un pòco, così da poterla guardare fissa.
I suoi occhi erano limpidi, forse ancora leggermente arrossati a causa delle lacrime di prima.
Ne baciai le palpebre e la sentii chiaramente alzarli al cielo.
“Stai cercando di sedurmi?” domandò ironica “Perché usare queste alte citazioni letterarie con me non attacca caro. Ormai sono immune al fascino di Edward Cullen”
Alzai un sopraciglio. “Ah sì?”
Posai tanti piccoli baci lungo la sua mascella e nell’incavo del collo, finchè non la sentii chiaramente rabbrividire.
“Quindi mi stai dicendo che..” soffiai sulla sua pelle “..che quando a lezione leggete Jane Eyre e tu leggi e rileggi il mio nome scritto tra quelle pagine, non pensi a noi…non pensi a me?”
Trattenne il fiato. “Nnno. No” disse poco convinta, arrossendo colpevole.
“Ah no? Eppure sei arrossita..” la provocai.
Incrociò le braccia sbuffando e fissando il soffitto.
La fissai incantato.
Dio come mi era mancato tutto questo quando non eravamo insieme. Non essere più in grado di vedere le sue guance imporporarsi al sentire una battuta maliziosa, cogliere la scintilla di fastidio quando si rendeva conto che la stavo prendendo in giro e, arrabbiata, girava il volto dall’altra parte evitando il mio sguardo.
Era qualcosa di irrinunciabile per me..anche solo per poche ore, non vederla mi distruggeva.
Le carezzai il braccio alla ricerca di quel perdono che, ero certo, non sarebbe tardato ad arrivare.
La sentii rilassarsi sotto il mio tocco, finchè fu chiaro che non riusciva più a contenere le risate.
La riavvicinai a me, ricominciando a posarle lievi baci.
“Sbruffone” mormorò piano “Sei un grandissimo sbruf..”
“Ma..mammaaa..ueueue..”
Le proteste di Bella furono interrotte dalla chiara voce di mia figlia che arrivava dalla cameretta dei gemelli.
“E’ Lizzie” Bella si sedette immediatamente preoccupata “Le è capitato di avere incubi quando non..”
Fece per alzarsi ma immediatamente la bloccai.
“Resta ancora a letto.Vado io” la rassicurai posandole un bacio in fronte.
Mi alzai e mi diressi verso la cameretta dei piccoli di fianco alla nostra, seguendo i gemiti di mia figlia.
Entrai.
La stanza era illuminata da una piccola lucina a forma di fantasmino che non lasciava mai completamente al buio la camera.In meno di qualche secondo fui in piedi a fianco dei lettini. Lizzie si era alzata quasi completamente in piedi, il viso rigato di lacrime,  disperata.
Doveva avere avuto davvero un incubo terribile per essere così terrorizzata.
La presi immediatamente fra le braccia, cullandola piano e massaggiandole la schiena.
“Shhh” mormorai “Shhh..papà è qui con te..va tutto bene..”
Come calmata da quelle parole il suo respiro si regolarizzò e il pianto scemò, fino a trasformarsi in violenti singhiozzi.
“Pa..paapààà..” Un’altra vocina mi colpì.
Abbassai gli occhi e vidi che anche mio figlio si era svegliato, probabilmente per il pianto della sorella, e mi fissava seduto sotto la copertina, spaventato.
Gli scostai la coperta e presi anche lui, stringendolo al mio petto con l’altro braccio, mentre entrambi posavano il capo sulle mie spalle.
“Ehi ometto..è tutto ok, or andiamo dalla mamma..”
Spensi la piccola luce e tornai sui miei passi con i miei bimbi fra le braccia.
Bella ci aspettava seduta contro lo schienale del letto, fissando la porta con apprensione.
Non appena ci vide un enorme sorriso le si dipinse sul volto.
Adagiai i bimbi sul materasso e, non appena lo feci, Edward gattonò velocemente da Bella, finchè non affondò il visino contro il seno di mia moglie. Lei lo strinse forte, coprendolo e baciandogli la testolina.
Eddy era l’unico dei due che amava gattonare. Da un paio di mesi aveva iniziato a imparare a farlo e, da allora, non ci dava tregua sgattaiolando in giro per casa non appena poteva. Lizzie invece..sembrava non apprezzare la cosa. Lei aveva saltato quella fase buttandosi direttamente nel tentativo di alzarsi in piedi.
Era fatta così la mia piccolina…o tutto o niente.
Entrai sotto le coperte e fui sorpreso di vedere che Liz non faceva alcun tentativo per andare da Bella. Invece si aggrappò  alla mia camicia e col ditino iniziò a giocherellare col bottone mentre il suo viso inspirava il mio odore.
Bella ci sorrise, carezzandole i capelli e sistemandosi meglio sotto le coperte,mentre gli occhietti del piccolo Ed già stavano iniziando a chiudersi nuovamente, cullato dal profumo e dal battito del cuore regolare di Bella.
“Ha fatto degli incubi quando non c’eri. E cercava sempre te..probabilmente sentiva che mancava la tua presenza”
Sospirai, alternando lo sguardo a entrambe, mortificato.
“Shhh” Bella sembrò leggermi nel pensiero “Ora sei qui Edward. E lei lo sa…lo sa. E’ questo che conta..”
Non risposi, tornando a concentrami su mia figlia.
Lei aveva avuto paura perché io non c’ero, perché avevo messo in secondo piano i loro bisogni..
Il solo pensiero mi provocò una terribile fitta al cuore.
Abbracciai meglio Lizzie dopo averla avvolta bene nella coperta. Baciai la sua testolina morbida e presi a giocherellare con uno dei suoi riccioli ramati finchè il suo respiro non si tranquillizzò e le sue palpebre iniziarono ad abbassarsi piano piano.
“Pa..papà..” mormorò piano sprofondando in un sonno, questa volta sereno.
“Ti amo amore mio..” risposi e presi a canticchiar la ninna nanna di Bella, finchè i respiri quieti di tutti e tre non riempirono la stanza.
Mi soffermai a guardare i loro profili rilassati, cercando di immaginare quello che avrebbero potuto sognare. Erano così belli, così in pace…
Avrei fatto qualsiasi cosa, qualunque cosa per poter realizzare i loro sogni.
Anche se…
Improvvisamente mi ricordai di una cosa.
Forse potevo almeno realizzare uno dei sogni di Bella.


BELLA POV


Riagganciai il telefono sospirando. Era ovvio che Charlie fosse preoccupato. E il fatto che non potesse venire a casa mia per controllare di persona come stessi era ancora peggio per lui.
Certo per lui…per me era meglio così.
Mio padre si trovava a Seattle per lavorare ad un caso di droga che purtroppo aveva coinvolto alcune scuole dello stato di Washington tra cui, appunto, anche il liceo di Forks.
Malgrado avrei tanto tanto voluto poterlo tranquillizzare di persona sentivo che era più facile così. Non che volessimo o potessimo nascondergli la gravidanza. Ma avevamo deciso di parlarne insieme, sia a mio padre che a mia madre.
Il ritorno di Charlie a Forks coincideva infatti con l’arrivo di mia madre a farmi visita insieme a Phil. Un caso? No, affatto..
L’occasione era il primo compleanno di Lizzie e Edward, il cinque giugno.
Sospirai. Non ci potevo neppure credere che i miei bambini avrebbero davvero compiuto un anno. Wow..era già un anno.
Mi sembrava ieri che  li tenevo tra le braccia per la prima volta, che li baciavo, che li allattavo..
E ora, prima che potessi davvero accorgermene,muovevano i primi passetti, litigavano per i giochi e mi sputavano addosso omogeneizzanti dagli svariati colori..
Non potei contenere una risata mentre mi carezzavo il pancione. Ed ora…ora un altro in arrivo.
Quel pensiero per quanto mi riempisse di gioia fece nascere di nuovo un po’ di preoccupazione. Avremmo cercato di dire ai miei meno bugie possibile ma…
Ma comunque la storia che gli avremmo raccontato non sarebbe stata la verità. E io avrei tanto voluto essere sincera…
Sentii due braccia circondarmi da dietro e stringermi proprio sotto l’ombelico.
“A che pensi mormorò Edward.
“Ai miei” risposi sincera “A quello che dovremo dirgli.
“Rilassati” sussurrò accarezzandomi il ventre rigonfio sotto la sua larga camicia. “vedrai che troveremo il modo. Per quando arriveranno dovresti sembrare di circa sei mesi”
“Si ma secondo i calcoli di Carlisle con questa gravidanza accelerata partorirò a luglio..tra poco più di un mese..”
“Bella calmati. Io e Carlisle abbiamo già pensato a tutto. Vedrai che in qualche modo gli faremo capire..”
“Quello che io temo che non capiranno” dissi interrompendolo “E’..insomma crederanno che io sapessi di questa gravidanza da sei mesi senza aver detto loro nulla… Non voglio deluderli e non posso essere sincera e…”
Sentii una lacrima scendere sulla mia guancia. Mi voltai e affondai il viso nel petto di Edward.
“Ehi” mi carezzò la schiena “ehi..vedrai che capiranno. Gli diremo che questa gravidanza ha qualche problema e che volevamo evitare di farli preoccupare..”
“Come se non si preoccuperanno comunque. Specialmente Charlie..”
Edward mi scostò leggermente prendendo il mio volto fra le mani “Loro ti amano, completamente. Non c’è niente che potresti fare o dire per deluderli. Niente. Vedrai che le cose si sistemeranno..siamo insieme e li affronteremo insieme..”
Abbozzai un sorriso.
“Così mi piaci.Sorridente…specialmente oggi.” Sussurrò sfiorando le mie labbra con le sue.
Stavo già per perdermi nella profondità del suo bacio quando recepii le sue parole. Oggi?
Alzai un sopraciglio.
“Non dirmi che è…” inizia.
“..una sorpresa..” continuò Edward  ridacchiando “Mmmm diciamo che è più la realizzazione di un tuo sogno. Vieni dai, i bimbi sono già nel passeggino”
Mi prese la mano e mi tirò leggermente verso l’ingresso dove, davanti la porta aperta, si trovavano già i miei piccolini, vestiti e seduti comodi e sorridenti.
“Andiamo a piedi?” domandai confusa. Non ricordavo di aver sognato qualcosa che riguardasse un luogo particolare nel vicinato.
“Sì” confermò stringendomi il fianco mentre ci avviavamo nella stradina, cullati dalla leggera brezza della sera “Ma  non preoccuparti è molto vicino. Dobbiamo camminare poco.O altrimenti mi sarei premunito di prenderti in braccio”
Lo colpii scherzosamente nel petto. “Guarda che mi sento bene quante altre volte dovrei dirtelo? E comunque questa volta sono davvero sorpresa perché seriamente non riesco ad immaginare un luogo in tutta Forks dove io ..”
“Arrivati…” mi zittì bloccando le mie labbra con un bacio.
Mi guardai attorno e..e improvvisamente capii ed un enorme sorriso si formò sulle mie labbra.
Il parco.
“Ah..te ne sei ricordato..” mormorai.
“Certo” confermò “Ricordo che una certa signora mi ha detto qualche giorno fa di aver fatto un sogno..”
Con una mano spinse il passeggino mentre con l’altra mi trascinava dentro, verso una parte di prato libera, proprio sotto un enorme ippocastano.
Ne baciò il palmo e poi si chinò, estraendo una coperta dal porta oggetti del passeggino.
“E in questo sogno c’eravamo io e lei seduti in un prato…” sussurrò al mio orecchio facendomi sedere sulla coperta.
“..e i bimbi giocavano intorno a noi..” continuò sorridendomi ed estraendo i bimbi dal passeggino, li fece sedere al mio fianco insieme ai loro pupazzetti.
“E cosa fondamentale tu mi tenevi stretta a te..” dissi arrossendo e sorridendo maliziosa.
Rispose al mio sorriso e io potei finalmente accoccolarmi con la schiena contro il suo petto, mentre lui mi posava dolci baci sul collo.
Io aiutai Lizzie ad alzarsi in piedi e, senza mai staccare la presa da sotto le ascelle, la aiutai a muovere qualche passo, finchè non si lasciò andare contro il mio petto e io la strinsi forte, cullandola mentre lei mordeva l’orecchio al suo coniglietto di pezza.
“E’ un momento perfetto” dissi.
“No” obiettò e io mi voltai a guardarlo confusa.
Lui mi sorrise. “Dimentichiamo una parte molto importante del sogno..”
Non capii di che parlava finchè non vidi le sue mani intrufolarsi sotto la mia camicia e posarsi lievi ma sicure sulla mia pancia. Tracciò movimenti circolari con le dita, come sapeva che io amavo, e immediatamente mi rilassai contro di lui.
“Dio…è una sensazione bellissima..Ti amo” dissi e battei la mia mano contro la sua sul mio ventre. “E parlo a nome di entrambi. E hai ragione. Solo adesso è davvero tutto perfetto.”

Ok, tutta la citazione in corsivo di quando Bella e Edward parlano sul letto e tratta ovviamente da "Jane Eyre". Awwwww..lo so, lo so un uomo che reciti frasi d'amore letterarie è in pratica solo un sogno ma voi lasciatemi sognare :) In più trovo che sia una delle dichiarazioni d'amore più belle di tutta la letteratura..e poi io sono un pò ossessionata dai libri, specialmente da certi libri che rileggo e rileggo e..rileggo -_-" ma non ditelo in giro ;) E io adoro la letteratura inglese e ho riletto qst libro almeno ..ehm (no mi imbarazza dirlo) e ho guardato ogni singola versione cinematografica (anche qui..sorvoliamo sui numeri..). Ok vabbè sorvoliamo e a presto girls..alla settimana prossima..credo ..spero..farò del mio meglio..
*____* mega bacio!

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Capitolo 50
*** Happy Birthday ***


cap 50 Sera ragazzeeeee!!! Ed eccoci qui..al capitolo 50. Mamma mia..non avrei davvero mai creduto di raggiungere questo numero quando ho iniziato a scrivere questa storia. Mi sembra davvero incredibile, così come mi sembra incredibile il supporto costante e fantastico che continuate a darmi tramite le vostre recensioni...non sapete che cosa significhino per me. Anzi, se siete scrittrici anche voi sono sicura che lo sapete. =) Non finirò mai di ringraziarvi abbastanza. ma comunque ci provo...dandovi un capitolo hot. ;) ahahah che poi hot..bah, sapete come al solito che i miei standard di hot non sono nulla di esagerato. Però ci tengo a dirvi che che inizia dall'asterisco sino alla fine. Tanto perchè lo sappiate e se ci sono orecchie e occhi puri tra voi ( come me ahahahah) sapete dove fermarvi a leggere prima di bloccarvi la crescita U___U
Aahahahh a parte gli scherzi..enjoy the chap e fatemi sapere come sempre con una bella recensione ;)
Xo Xo Cloe


BELLA

“Allora…direi che abbiamo preso tutto il necessario” esordì Alice, portando dentro casa delle enormi buste con una grazia e leggerezza sovraumana.

Richiusi la porta alle mie spalle con facilità visto che io non ero autorizzata a portare nulla. I Cullen e le loro mille paranoie..
“Ora facciamo un piccolo inventario con tutto quello che abbiamo comprato e vediamo se non manca nulla” dissi.
Alice alzò gli occhi al cielo e mi lanciò un’occhiata eloquente “Bella, sono una vampira. Ho una memoria da vampira e niente niente niente riguardante l’organizzazione di una festa potrebbe mai sfuggirmi di mente anche se fossi una semplice umana”
“D’accordo..allora svuotiamo le buste” risi.
“Sì sì sì sì!!” Alice strillò come una bimba, battendo le mani e iniziando a svuotare i pacchetti. Avrei dovuto immaginare che le cose sarebbero finite in questo modo: con Alice che era più eccitata dei veri festeggiati.
Come chiamati dalle mie parole sentii dei passi in cima alle scale e, quando alzai lo sguardo, vidi i miei tre miracoli venirmi incontro.
Liz era tra le braccia di Edward mentre Ed stava gattonando a velocità spaventosa verso le scale. Ma, ovviamente, prima che la situazione potesse diventare anche solo lontanamente pericolosa per lui, mio maritò lo afferrò sotto il pancino e lo fece volteggiare in aria con facilità.
Sentii la risata felice di mio figlio vibrare per tutto l’ingresso e il suo sorriso illuminargli il visino mentre Edward lo baciava ripetutamente.
“Guarda un po’ chi è tornato. La mamma e zia Alice” esultò mio marito e non appena i bimbi ci videro iniziarono a sbracciarsi verso la loro zietta preferita. Beh, forse la vera preferita era Rose perché li viziava in modo assurdo, ma di certo Alice era quella più…giocherellona. Passava ore ed ore a pettinare le bambole con Elisabeth o a volteggiare a ritmo di musica mentre Ed la guardava estasiato e completamente incantato.
In  pochi secondi Edward scese le scale e i piccoli si buttarono tra le braccia aperte di Alice che li afferrò facendoli volteggiare.
“I miei nipotini..TANTI AUGURI!!!!” strillò lei quasi spaccandomi i timpani, saltellando come una pazza.
“Tia tia” esclamò Liz “Co..compeanno! Mio!!”
“E mio!” aggiunse il mio bambino.
Spalancai la bocca. Rimanevo sorpresa sempre di più, man mano che il tempo passava, alla velocità con cui i bambini apprendevano le cose. Erano incredibilmente precoci…beh, forse avrei dovuto dire vampiricamente precoci.
Io non avevo mai avuto molti contatti con bambini prima di avere i miei figli ma sia Carlisle che Edward mi avevano confermato che erano molto intelligenti. Parlavano e si muovevano e capivano molto più dei loro coetanei normali.
Normali.
Non mi piaceva usare quella parola, ma non ci voleva di certo uno scienziato per capire che i miei piccoli erano speciali. E anche a livello fisico si poteva vedere a occhio attento.
Sembravano leggermente più grandi di bimbi di un anno e poi avevano alcune particolarità: non si erano mai fatti male praticamente dalla loro nascita. Nemmeno un graffietto accidentale causato da un unghietta troppo lunga o un livido dovuto a un tonfo sul pavimento. Quando erano venuti al mondo la loro pelle era fragile, delicata come quella di qualunque altro neonato, ma man mano che il tempo era passato si era come ..rafforzata.
La sentivo diversa dalla mia, più dura, più resistente.
E ad essere sincera dentro di me ero sollevata di questa cosa. Per ora i lati vampiri che stavano prendendo corpo in loro sembravano essere solo quelli positivi, che li rendevano più forti, che li proteggevano dal mondo esterno che tanto mi faceva paura. Certo, ancora la loro dieta era normale.Niente gusti..sanguinolenti per fortuna. Anche se ricordavo perfettamente la mia voglia di sangue durante la gravidanza e questo mi faceva presumere che probabilmente anche loro un giorno…
Scacciai quel pensiero leggermente fastidioso. Non che li avrei amati di meno, o che ci avrei trovato qualcosa di male però…io da umana non sarei stata capace di occuparmi del loro bisogno in un eventualità simile. A meno che non fossi stata una vampira anche io, ma di qust’eventualità io ed Edward non avevamo ancora davvero parlato. L’avevo accennata solo io vagamente in caso che le cose in questa gravidanza fossero mai andate storte o..
“Ehi signora Cullen, un penny per i suoi pensieri”
Sussultai quando la voce di mio marito e le sue braccia mi avvolsero.
Sospirai, abbozzando un sorriso. “Pensavo solo a quanto sono..cresciuti. A quanto erano picccoli e adesso sono così intelligenti e bellissimi”
“Beh per forza” rispose in un sussurro al mio orecchio “Con una mamma come la loro”
Ridacchiai quando sentii le sue labbra fredde solleticarmi il collo, risalendo piano, spostandosi sulla mia guancia, fino a raggiungere l’angolo della mia bocca.
Ci stampò un piccolo bacio e poi poggiò la fronte contro la mia.
“Non ti sei stancata troppo vero con Alice?” domandò accigliato.
“Edward non essere paranoico. Siamo state solo al supermercato a prendere gli addobbi. Non ho fatto praticamente niente..”
Edward lanciò una veloce occhiata alla sorella. “Ma ti ha fatto spingere il carrello”
Alzai gli occhi al cielo, tirandogli un leggero pugno sul petto e allontanandomi fintamente arrabbiata.
Prima che potessi fare un solo passo però lui mi agguantò per la vita e mi strinse di nuovo a sé. “Scusa…”
Tirai un lungo sospiro. “Edward, ho bisogno che tu sia rilassato. Mi sento bene..e se qualcosa non andasse te lo direi”
Alzò un sopraciglio, leggermente insicuro. “Non mi nasconderesti nulla? Nemmeno per non farmi preoccupare?”
Gli lanciai un’occhiata sorpresa. “Cosa? No! Insomma, c’è di mezzo la mia salute. La vita di nostro figlio..non nasconderei niente né a te né a Carlisle” lo rassicurai.
In fondo capivo il suo punto di vista. Era successo tante volte che, preoccupati di proteggere l’altro, avevamo finito per nasconderci cose importanti. Ma, ormai, potevo dire che avevamo imparato dai nostri errori.
Mi sorrise annuendo e riavvicinò il viso al mio, finchè i nostri nasi non si sfiorarono.
“Io mi fido di te amore mio” disse.
Sorrisi di rimando e poggiai il viso sulla sua spalla. Lo sentii stringermi più forte a sé e infilare le mani sotto la leggera giacchetta che portavo. Nonostante fosse giugno, il tempo fuori era nuvoloso ed essendo solo le dieci di mattina tirava ancora un aria piuttosto fredda.
Sentii le sue dita incontrare la stoffa che mi copriva.
“Indossi la mia camicia..” constatò con uno sorrisino sul viso. “Che c’è..vuoi avere sempre un pezzo del tuo maritino con te signora Cullen?”
Roteai gli occhi. La verità era proprio quella…ma non volevo dargliela vinta e così dissi: “Veramente mi serviva qualcosa di abbastanza largo da coprire..beh, hai capito. Vorrei essere io a dirlo a papà oggi..ed evitare che qualcuno gli dia la notizia appena tornato a Forks.”
“Andrà tutto bene vedrai” mi tranquillizzò. “ E poi..” continuò con un sorrisino massaggiandomi il ventre. “Avevo quasi dimenticato quanto sei ancora più bella e sexi quando hai il pancione. Anche se in realtà hai un pancino così piccolino…”
Sfregò piano le sue labbra contro le mie e prima che me ne potessi rendere conto risposi al bacio con una specie di assalto. Chiesi accesso alla sua bocca con prepotenza, finchè non potei finalmente assaporare a fondo quel bacio. Dio..quanto mi era mancato. Anche solo per poche ore. E fisicamente non eravamo stati insieme molto negli ultimi due mesi..anzi, per nulla dopo aver scoperto della gravidanza. E io lo volevo…Dio se lo volevo con tutta me stessa.
Quando però le mie dita arrivarono al bordo della sua maglietta Edward mi fermò e mi allontanò, tossendo leggermente.
Mi guardai attorno e arrossii di botto notando Alice fissarci fintamente sconvolta mentre tentava con fare teatrale di tappare gli occhi ai gemelli.
“Oddio..per favore basta, sembra l’inizio di un film porno a cui io non voglio assistere” sussurrò senza farsi sentire dai piccoli. Ma facendosi chiaramente sentire da me. “Anzi..in effetti forse vi assisterò comunque in una mia visione, perciò..”
“Alice” quasi strillai dall’imbarazzo diventando scarlatta.
Lei rise, liberando gli occhi dei bimbi, che la fissarono confusi,probabilmente senza capire.
“Alloooora” iniziò a dir loro riacquistando la loro attenzione “Oggi è il compleanno, quindi ci saranno regali, torta e…”
Vidi i suoi occhi illuminarsi e brillare eccitati in un modo che le accadeva solamente quando guardava suo marito oppure organizzava una..
“Festa, festa, festa!!!” strillò estasiata danzando verso il salotto.
“Fetta! Fetta!” sentii delle vocine rispondere in coro.
Appoggiai il capo contro il petto di Edward “Direi che sarà una giornata molto molto movimentata.”



“Legaliiiiiii!!!!”
Le vocine eccitate dei miei piccoli aleggiavano in tutta la casa. Erano entrambi estasiati da tutte le attenzioni che stavano ricevendo e dai colori, dai suoni e dalle immagine vivide tutto intorno a loro.
Festoni, regali, musica…
Dlin dlon
Sussultai, afferrando immediatamente la mano di mio marito e iniziando a respirare affannosamente.
I Cullen erano già tutti arrivati quindi doveva essere  papà.
Edward mi strinse forte la mano: sapeva che era inutile parlare in quel momento, mentre ci avviavamo verso la porta. Lasciando una mamma letteralmente sconvolta in cucina. Era arrivata con Phil una mezz’oretta prima e, quando le avevo aperto la porta e mi aveva visto col mio bel pancione apparentemente di sei mesi, era rimasta..beh scioccata era un eufemismo.
Dopo trenta minuti ancora la sua mascella rischiava seriamente di cadere a terra e, cosa ancora più strana per lei, non era riuscita ad emettere una frase di senso compiuto.
Forse era meglio così.
Almeno non era riuscita a chiedere spiegazioni e avremmo potuto parlare una volta sola sia a lei che a Charlie.
Presi un profondissimo respiro e aprii.
Mi trovai immediatamente faccia a faccia con un sorridente Charlie. Ma, non appena il suo sguardo si posò sul mio ventre esaltato dall’abitino che avevo indossato, si irrigidì.
“Mi sei mancato papà..” dissi.
“Mi…mi..mi sei..” deglutì rumorosamente “Oddio Bells ma…ma..ma tu sei e sei anche di un sacco di..”
Sembrava avere una notevole difficoltà a trovare le parole e per un brevissimo istante temetti che si sentisse male. Oddio forse avrei dovuto telefonargli o..
Ma prima che me ne rendessi conto lui aveva deglutito ed era tornato a osservarmi attentamente.
“Bells vorrei avere una..una delucidazione..”
“Vieni di la papà” sussurrai, conducendolo verso la cucina dove trovammo mamma e Carlisle seduti attorno al tavolo. Fortunatamente Renee aveva ripreso un po’ di colore.
Edward si sedette su una sedia, e io mi accoccolai sulle sue gambe, desiderosa di stare al suo fianco.
Papà e mamma si scambiarono un saluto veloce e appena accennato, probabilmente ancora abbastanza scioccati dall’avermi vista in quello stato. Notai che non riuscivano a staccare gli occhi dal mio ventre.
Visto che nessuno parlava decisi di prendere in mano la situazione.
“Beh..aspetto un bambino. Questo mi sembra ovvio..” enunciai cercando di alleggerire l’atmosfera.
“Ma..ma” Charlie sembrava ancora sconvolto “Di quanto sei?”
“Sei mesi”
“Sei mesi”  Renee sussultò “Oh Bella amore ma avresti potuto dircelo. Perché non l’hai fatto? Noi siamo felicissimi di avere un altro nipotino. Certo non pensavamo così presto ma..”
“Grazie mamma..per me è importante..” mormorai.
“Bella voleva dirvelo” disse Edward venendomi incontro. “ma abbiamo preferito aspettare perché ci sono state delle complicazioni”
Vidi il volto di papà sbiancare. Ecco la parte della storia che odiavo di più: mentire e farlo preoccupare.
“Come..come delle complicazioni?” domandò stringendo la mano di mamma senza nemmeno accorgersene.
In quel momento intervenne Carlisle, esponendo con calma e maestria la storia che avevamo deciso di dire ai miei genitori. Avevo avuto un considerevole distacco di placenta e avevamo seriamente rischiato di perdere il bambino: per questo motivo avevamo deciso di aspettare che stessi meglio prima di dare la notizia.
“Oddio tesoro” disse mamma “ ma è terribile. Ora come ti senti.”
“Molto meglio” risposi sorridendo “Ora il distacco è diminuito e..basta che stia a riposo fino al parto, davvero..”
Mamma sospirò sollevata mentre, invece, vidi il viso di papà passare dal bianco a uno acceso color rosso.
“Tu!” esordì puntando il dito contro Edward. “Tu! Ti ho affidato mia figlia..potevi..potevi essere più responsabile..potevi prendere delle precauzioni”
“Oddio papà!!” cercai di difendere Edward “Se proprio vuoi dare la colpa a qualcuno dalla a me..è stata una mia dimenticanza.”
“Charlie” disse piano mia madre “dai non sono affari tuoi..”
“Non sono.. Bella è affar mio”
“Charlie” disse piano Edward “E’ vero questo bambino non era programmato. Ma non è stato un errore di nessuno. Noi lo amiamo e..e le assicuro che mi prenderò cura di Bella e dei nostri figli come ho sempre fatto fin’ora..”
“Sarà meglio..” mormorò papà a denti stretti.
“Ok” dissi desiderosa di concludere quel momento imbarazzante “Perché non andate tutti di là coi bimbi. Iniziate a tagliare la torta. Io e Charlie portiamo i piattini.”
Lanciai a Edward un’ occhiata eloquente e lui uscì insieme agli altri, dopo avermi dato un bacio.
“Papà non voglio che tu sia preoccupato” sospirai.
“E’ ovvio che sono preoccupato” rispose, passandosi una mano fra i capelli “Sei la mia bambina.”
Sorrisi. “E questo è il mio bambino e io..io l’ho amato sin da subito..” mi battei piano la pancia.
“Ma si Bells questo lo capisco e..e lo condivido. E non saresti la mia Bella se non fosse così. Però ho bisogno che tu mi prometta che andrà tutto bene. E soprattutto che non farai di testa tua come al solito e ti farai aiutare e starai a riposo..”
“Mi sembri quasi Edward” ridacchiai alzando gli occhi al cielo.
“Sì, beh” grugnì “con quel ragazzo devo scambiare un paio di paroline. Pensavo avesse più buon senso..”
“Papà” lo ammonii “per fare un bambino bisogna essere in due e ti assicuro che io ero presente. Quindi lascia stare Edward..”
Arrossii appena mi resi conto delle mie parole. Dio che imbarazzo!
“Sì beh..” borbottò “Comunque..non voglio che pensi che non sia felice..perchè lo sono”
“Lo so” confermai “E’ una benedizione. Esattamente come Liz e Edward”
Annuì. “Però ora basta. Tre nipotini sono sufficienti per ora..”
Risi, mentre sentivo gli altri che, in salotto iniziavano a cantare tanti auguri ai piccoli.
“Eh Bella” continuò Charlie ora un po’ in imbarazzo “Io non smetterò mai di preoccuparmi per te. Perché anche se sei moglie e madre tu..tu sarai sempre  la mia bambina. Per sempre.”
Sentii le lacrime pungermi gli angoli degli occhi. Amavo entrambi i miei genitori in ugual modo ma papà..lui era così simile a me. Così riservato, così chiuso..ma così presente, così vicino quando avevi bisogno di lui.
E, prima che potessi pensarci, le parole mi uscirono fuori da sole.
“Facciamo qualcosa insieme un giorno di questi. Andiamo a pesca..” dissi sbalordendo anche me stessa.
“A pesca?” Mi guardò sconvolto. Non avevo mai fatto mistero della mia scarsa abilità, e anche interesse a dire il vero, nell’acchiappare pesci.
“E poi ceniamo insieme”
“Tavola calda?” domandò lui.
“Ovvio” risposi “Bistecca e dessert. Come quando mi sono trasferita qui”
Mi fissò radioso e anche un po’..emozionato. Era così felice da farmi stringere il cuore.
“Ora andiamo di là..o non mangeranno la torta” annunciò radioso.
Annuii prendendo il vassoio coi piattini, ma mi arrestai sulla porta, desiderosa di dirgli una verità fondamentale.
“Papà?”
“Si Bella?” domandò.
“Ti voglio bene.”



Mi infilai il pigiama e uscii dal bagno. Era ancora molto presto, solo le 8 e 45, ma visto che le 9 erano l’ora della nanna per i piccoli era meglio parlare tutti insieme ora. Io e Edward avevamo deciso che, anche se i bimbi erano molto molto piccoli vista la loro maggior capacità di comprendere ciò che succedeva loro attorno, sarebbe stato meglio cercare di spiegar loro l’arrivo imminente di un nuovo fratellino..o sorellina.
O almeno provarci.
Vidi che entrambi i piccoli indossavano già i loro pigiamini e, seduti sul lettone, giocavano con Edward insieme alle bambole che Alice aveva regalato ad Elisabeth quel pomeriggio.
Saltai sul letto, beccandomi un’occhiataccia allarmata al mio ventre da parte di mio marito.
Gliene lanciai una io stavolta, pregandolo di rilassarsi e di non preoccuparsi così assolutamente tanto.
Gli presi la mano e lui la strinse piano.
“Allora..” iniziai “Amori miei..festa!”
Loro batterono forte le mani, lanciando piccoli strilli eccitati in un modo che mi ricordava tanto la loro zia.
“Fetta!” strillò Eddy.
“Legali!” disse invece Liz e io e mio marito scoppiammo entrambi a ridere.
“Sì..” confermò Edward “E abbiamo un altro regalo per voi..”
Lizzie lo guardò stupita, mentre Ed spalancò gli occhioni.
“Un fratellino” sussurrai io piano avvicinandomi e carezzando la testolina di entrambi.
Elisabeth sembrò ancora più confusa dalle mie parole. Allungò la manina e sfiorò il braccio di Ed.
“Fatellino..” disse.
“Sì” confermai “Ed è il tuo fratellino. Ma presto ce ne sarà un altro..o una sorellina”
Edward prese tra le braccia i piccoli e sussurrò “E lo sapete dov’è adesso questo piccolo bambino?”
Entrambi scossero il capo.
Mi poggiai meglio contro lo schienale del letto e aprii la larga maglia del pigiama finchè non mostrò il mio ventre piuttosto prominente.
Vidi i piccoli spalancare gli occhietti, in un espressione talmente sbalordita che avrei voluto avere la macchina fotografica solo per immortalare il momento.
Ed allungò la mano e, quasi con timore, mi sfiorò la pelle dura. “Totta”
Edward ridacchiò. “Si..ha la pancia gonfia anche perché ha mangiato troppa torta” mi prese in giro.
Gli lanciai scherzosamente il cuscino facendogli la linguaccia.
“Ma..” continuò “Li dentro c’è un bambino. Il vostro fratellino..o sorellina..”
“Sì” continuai io “E potrete giocare, dormire insieme,fare il bagnetto insieme..”
Loro continuarono a fissarmi un po’ confusi finche anche Lizzie non si mise a giocherellare con il mio ombelico sporgente.
“Fatellino!” strillò
Entrambi si misero a ridere e Edward li afferrò portandoli sotto di sé e iniziando a far loro il solletico.
“E ora piccoli mostri andiamo a dormire!” disse facendo un vocione fintamente spaventoso.
“Noooo” si lamentarono all’unisono.
“Sì” confermai io ridendo.
Li avvolsi in un enorme abbraccio e diedi a ciascuno tanti bacini prima di lasciarli di nuovo alle braccia sicure di mio marito che li portò nella loro cameretta.
Mi sistemai meglio sul letto, facendo silenzio e ascoltando la leggera melodia che proveniva dalla stanza vicino e che, mano a mano che i piccoli cadevano nel sonno, si affievoliva.
Finchè, dopo soltanto pochi minuti, non avvertii completo silenzio. Poveri tesori, era stata davvero una giornata piena e pesante per loro e dovevano essere crollati in un batter d’occhio. Infatti vidi Edward rientrare in camera e chiudersi silenziosamente la porta alle spalle.
*Avanzò verso il letto e si lasciò cadere con grazia al mio fianco, stringendomi per il fianco.
Finsi di scostarmi. “Ah che c’è, adesso vuoi abbracciare la tua mogliettina ripiena di troppa torta?”
Mi strinse ancora di più, portandomi sotto di sé e iniziando a baciarmi piano il collo.
“A me piaci sempre..ripiena di qualsiasi cosa..” mormorò piano, continuando a sfiorarmi il collo con le labbra, soffermandosi su un punto che lui sapeva piacermi particolarmente.
“Mmmm” mugolai dimenticandomi completamente di qualunque cosa stessimo parlando, scossa dai brividi.
Prima che potessi rendermene conto le mie mani volarono al bordo della sua maglietta, cercando di sollevargliela.
Mi bloccò un polso prima ancora che potessi portarla a metà della sua schiena. Aprii piano gli occhi nello stesso momento in cui lui puntava i suoi nei miei.
“Bella. Non lo so…”
“Io lo so invece” sospirai cercando di riportare le mie labbra sulle sue “So che il mio corpo vuole te. So che io voglio te..”
Sospirò mentre le sue mani continuavano a massaggiarmi i fianchi. Avvertii le sue labbra ritornare sul mio collo e poi scendere lente, sfiorare il mio seno coperto dalla stoffa, fino ad arrivare alla pelle tesa del mio ventre. Si fermò proprio sul mio ombelico iniziando a tracciare una piccola scia di baci lungo tutto il cerchio.
Sorrisi un po’ per la dolcezza del suo gesto, un po’ per il solletico che sentivo. Gli carezzai i capelli, avvolgendo le sue ciocche tra le mie dita.
“Lo so che mi dirai che sei preoccupato per il bambino… Ma onestamente Edward, abbiamo fatto l’amore tante volte quando aspettavo i gemelli..”
“Ma questa gravidanza…”
Lo interruppi ancora prima che potesse continuare, consapevole di tutti i suoi singoli dubbi. “Questa gravidanza è diversa…non sappiamo tante cose…Edward lo so. So quello che mi vuoi dire. Ma seriamente pensi che potresti mai farmi male? O al bambino? Sembra piuttosto resistente..ehm..anche per i tuoi standard..”
Arrossii di botto quando vidi il sorrisetto compiaciuto farsi largo sul suo viso.
Mi strinse più forte a se. “Ah sì.. e precisamente quali sono i miei standard?”
Cercai di non andare a fuoco ancora di più e, invece, feci scorrere i palmi delle mani sul suo petto e, quando le mie dita arrivarono di nuovo al bordo della stoffa non mi fermò.
Sfilai la maglietta e la gettai sul pavimento tornando a percorrere il suo petto con le dita, fino a depositare un bacio sul suo cuore. Le mie labbra continuarono la loro corsa, risalendo la sua pelle e avvicinandosi al suo orecchio.
“Non mi respingere ti prego..” mormorai.
“Sai che non hai bisogno di pregare. Mai..” sentivo la sua incertezza vacillare sempre di più. Avevo solo bisogno di farlo crollare definitivamente.
E sapevo come.
Le mie dita corsero sempre più verso il basso, fino al bordo dei pantaloni della tuta. Esitai un attimo, ma quando vidi che non mi fermava mi feci più audace finchè la mia mano non si chiuse sulla sua carne.
“Santo cielo Bella..” sospirò e, prima che me ne rendessi conto il mio corpo era schiacciato contro il materasso e le mie mani erano tra le sue, strette in una morsa sopra la mia testa.
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, il suo corpo tra le mie gambe.
“Mi hai fermato..”
“Se continuavi così sarebbe finito tutto troppo troppo presto. E io voglio prendermi cura di te..” soffiò sulla mia bocca prima unirla alla sua.
Il bacio iniziò lento, dolce, quasi appena accennato, come se Edward volesse godersi ogni singolo istante di me…del mio sapore. Ma il modo in cui continuò..fu potente, passionale, come se mi stesse baciando per la prima volta. Lo ruppe solo alcuni minuti dopo, per permettermi di respirare, ma invece di riconnettere le nostre bocche sentii le sue labbra scendere: Il mio mento, il mio collo, la mia gola… Si soffermò a lungo, succhiando piano mentre la sua mano risaliva aprendo facilmente tutto i bottone della giacchetta del pigiama, sfilandomela con facilità.
Gettai il capo all’indietro quando avvertii le sue labbra tracciare i contorni del mio seno piuttosto sensibile e poi continuare la loro discesa verso la mia pancia. La percorreva con amore, quasi con venerazione, quasi come se, insieme a me stesse amando anche suo figlio.
La sua stretta si rafforzò sui miei fianchi quando le sue labbra arrivarono al laccio che chiudeva i miei pantaloncini. Mi lanciò un occhiata penetrante, come a chiedere il permesso per continuare. Come se ce ne fosse bisogno…
Vedendo il mio sorriso continuò nella sua opera e le sue dita mi sfilarono con rapidità gli short e gli slip. Mentre li faceva scorrere lungo le mie gambe alternava baci e carezze che mi facevano fremere sempre di più. Arrivò alle caviglie e dopo aver fatto volare gli indumenti a terra la sua bocca iniziò a risalire al contrario la strada appena percorsa.
I miei polpacci, le mie ginocchia, le mie cosce e poi…
Tremai tutta quando avvertii il suo respiro e la sua lingua gelata sfiorarmi nella carne sensibile.
“Oddio..Ed..Edward, non ce la faccio..non resisto più..”
In meno di un secondo mi ritrovai il suo viso contro il mio.
“Meglio così” mi sussurrò all’orecchio “perché voglio essere dentro di te mentre ti faccio venire..”
Spalancai gli occhi, stupita solo in parte dalle sue parole. A lui piaceva parlarmi mentre facevamo l’amore..chi l’avrebbe mai detto: il mio puritano maritino della prima guerra mondiale..
“Che hai da ridere?” sussurrò lui.
“Niente.” Risposi ansimando “Ti voglio. Adesso. E sei ancora troppo vestito… Spogliati”
Mise subito in atto il mio consiglio e in pochi minuti ci ritrovammo abbracciati, nudi, stretti l’uno all’altra, senza alcun imbarazzo fra noi.
Ci amavamo e stavamo insieme. Solo questo contava.
“Non voglio pesarti sul pancione..” mormorò tra un bacio e l’altro.
Senza allontanami da lui nemmeno di un centimetro ribaltai le nostre posizioni, finchè no mi posizionai su di lui.
“Fammi stare sopra” mormorai.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo. “Bella tu mi ucciderai un giorno di questi…”
“Tecnicamente sei già morto” sospirai senza fiato.
Lo sentivo premere contro di me e la cosa mi stava letteralmente facendo impazzire. Lo volevo, volevo sentirlo, volevo essere unita a lui…volevo..
Alzai leggermente il bacino finchè non lo accolsi in me con un gemito.
“Ti amo” sussurrò, alzando una mano e intrecciandola con la mia all’altezza del suo petto “Tu sei il mio cuore”
Chiusi gli occhi, muovendomi prima piano e poi più velocemente, cercando di assaporare ogni istante di quei minuti dove io ero lui e lui era me.
Uniti in una cosa sola.
Lo sentivo crescere dentro di me e catturai la sua bocca nella mia, muovendomi con lui sempre più velocemente come a non volerlo lasciare mai mai andare via. Come a voler restare sempre così.
Edward mi afferrò con decisione i fianchi, imprimendo un movimento nuovo e seppi in quel momento che non avrei resistito a lungo.
Volevo esplodere con lui, volevo morire di passione con lui, allacciata al suo corpo, fusa nella sua anima.
E le sue parole mi diedero l’ultima spinta necessaria ad abbandonarmi all’abisso su cui camminavo.
“Vieni..vieni con me Bella”.

O_____O ancora tutte vive? Ahahahha spero di sì ;) D'altronde io (ragazza pura e casta U__U) non scrivo ff super hot come invece l'autrice di QUESTA FF . No, a parte gli scherzi ragazze, se potete leggere ff a rating rosso leggetela perchè è la più bella e coinvolgente che io abbia letto ultimamente. Sul serio. Alla prossima settimana girls..un beso enorme!! 

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Capitolo 51
*** Bruise ***


cap boccy Ehm..ehm..salve..!!! ^^ ok sì ritardo. Ahahahah scusate girls devo dare questi tre esami (che non passerò mai ma sorvoliamo) e quindi sono un pò (cioè un casino) incasinata. Un casino incasinata...mmmm che italiano mamma mia ahahah. Ok vi lascio al cap senza altri indugi...scusate per l'avviso che ho dovuto mettere, cercherò di fare in modo che non ce ne siano altri fino alla fine della storia che, se mi do una mossa, dovrei riuscire a finire entro fine settembre.
^^
Vi invio un mega bacione SMACK
Xo Xo Cloe
P.S= Grazie delle meravigliose recensioni *____* Continuate pure così!! LOL
P.PS.= Qst capitolo lo dedico a una persona molto speciale, una ragazza simpaticissima e una scrittrice super dotata di talento che la settimana scorsa ha avuto una piccola crisi. C ti vogliamo un fantastilione di bene e ti veneriamo perchè le tue storie sono F.A.N.T.A.S.T.I.C.H.E!!!! COSA CHE ORMAI HANNO APPURATO TUTTI TRANNE TE  -_-" ahahahah  ;)

BELLA

Mi guardai attorno, sentendo chiaramente un fruscio nel bosco che mi circondava, ma il rumore proveniva proprio da un punto alle mie spalle.

“Tranquilla Bells, sarà un semplice cervo. Qui è pieno” Charlie mi rivolse un sorriso sincero e ritornò a concentrarsi sulla superficie chiara dell’acqua.
“Un cervo, certo. Come no..” borbottai. Evitai, però, di aggiungere che probabilmente il cervo in questione era stato la merenda di mio marito. Marito che ero certa al 500% che fosse li intorno a tenermi d’occhio.
Si sentì un altro fruscio rapido di foglie, quasi come se qualcosa fosse passato così velocemente da sollevarle o ci fosse appena stato un forte colpo di vento.
Ma di vento io non ne vedevo neppure l’ombra.
Ci avrei scommesso che, paranoico com’era, avrebbe subito pensato che la mia decisione di andare a pesca con Charlie avrebbe comportato per forza qualche tragedia: una mia caduta in acqua, oppure che l’amo si infilasse in un mio occhio per sbaglio o…
Beh, non che conoscendo il mio passato (e presente a dirla tutta) di sfortune non sarebbe potuto succedere qualcosa di simile, però sentirmi osservata era una strana sensazione. Un po’ mi faceva sempre piacere quando lui si preoccupava per me..e un po’ mi sentivo a disagio anche se sapevo benissimo che, corretto com’era, non si sarebbe mai messo ad ascoltare le mie conversazioni con papà.
Mi lasciai comunque sfuggire un grugnito di disapprovazione mentre la barca su cui eravamo seduti galleggiava tranquilla nel pomeriggio assolato (stranamente) di Forks.
“Bell..ma che hai? Continui a  girarti? Hai davvero paura dei rumori? Sei diventata fifona..” sogghignò Charlie.
Incrocia le braccia sopra la pancia. “Non ho affatto paura.”
“Sarà ma ti comporti come se ti aspettassi di vedere spuntare qualcosa dagli alberi”
Perché in effetti mi aspettavo che succedesse esattamente una cosa simile: magari Edward, tutto sbrilluccicante a torso nudo mentre cacciava…
Scossi il capo, arrossendo.
Che ti prende Bella? Pensare certe cose con tuo padre a pochi centimetri..
“Sai sono davvero contento che tu sia potuta venire. L’ultima volta che sono riuscito a trascinarti a pesca avevi sì e no..10 anni”
Sì, e chissà perché?
“Beh sai..la scuola..” deviai l’argomento, per niente desiderosa di rivelargli che stare in equilibrio precario su una barchetta ad aspettare ore ed ore di prendere un pesce puzzolente per niente felice di farsi prendere, non era quello che io consideravo puro divertimento.
Ma glielo avevo promesso pochi giorni prima e ci tenevo ad essere di parola. Oltretutto non mi dispiaceva passare del tempo con papà, anche se avrei optato di più per guardare un film seduti sul divano.
Stavo appunto per proporgli di lasciar perdere e andare a cena quando, improvvisamente, sentii qualcosa tirare con forza la canna da pesca che reggevo tra le mani.
“Uhm..credo che si sia impigliata in qualcosa..” mugugnai prima di capire che non si era affatto impigliata in qualcosa.
“Cavolo, cavolo papà.. papà aiuto non riesco a tenerla..”
Prima ancora che finissi la frase sentii le mani di Charlie sostituirsi con le mie, cercando di trascinare dentro la barca un…un pesce?
Cioè io avevo preso un pesce? Un pesce era davvero stato così stupido da abboccare alla mia canna da pesca?
Evidentemente sì, visto che ora una specie di enorme pesciolone viscido si dibatteva come un pazzo davanti a me.
Oddio…poverino.
Io l’avevo preso e io l’avevo condannato a morte. A finire la sua esistenza in un forno contornato da patate..
Oh no no no..cercai di concentrarmi su pensieri più positivi perché sapevo perfettamente che se avessi continuato a pensare così in negativo i miei ormoni mi avrebbero certamente condotta al pianto.
E non volevo farlo.
Insomma…non di certo per un pesce.
Evitai di guardare la povera creatura finchè non fu chiusa al sicuro nel contenitore pieno di ghiaccio e Charlie decise che era ora di avviarci a cena.
Per fortuna non mi chiese di cucinare il pesce ma, come era nei piani, ci ritrovammo a mangiare una grossa bistecca alla tavola calda giù in città. Era certamente una vita che non mangiavo lì con papà e fu piuttosto piacevole anche se, ovviamente, tutti ci conoscevano e tutti gettavano occhiate sin troppo casuali alla mia pancia.
Ma quando, dopo aver finito il pasto papà chiese a Nancy, la cameriera, di portarmi il succo di mora che prendevo sempre da bambina, sentii il sorriso nascermi spontaneamente dalle labbra.
Erano anni eppure…eppure ancora se lo ricordava.
Probabilmente se fossi stata una ragazza diversa l’avrei abbracciato li davanti a tutti, ma questa non ero io e preferii invece prenderlo sotto braccio quando, dieci minuti dopo, ci ritrovammo nel parcheggio, diretti verso le nostre auto.
“E’ stata una bella serata” mormorai
“Già, è stato bello fare qualcosa insieme. Mi sono sentito felice” confessò
Annuii.
“A proposito di felicità. Quando dovrebbe arrivare questo nuovo piccolino?” Mi sfiorò leggermente la pancia.
“Uhm..beh settembre in teoria..” borbottai. In realtà vista la gravidanza accelerata il parto sarebbe dovuto essere a luglio..ma Charlie e mamma avrebbero dovuto credere che avessi avuto un improvisso parto prematuro, come io e i Cullen avevamo stabilito.
“Beh, hai ancora un po’ di tempo per prepararti, e poi ormai hai fatto pratica coi gemelli”
“Sì infatti..direi tanta pratica..” ridacchiai facendo scattare la serratura della volvo.
Papà mi diede un ultimo bacio prima di allontanarsi verso l’auto della polizia e, quando mi ritrovai a guidare quasi mi scese una lacrima per il dispiacere di averlo lasciato. Stupidi ormoni: non era mica come se abitasse lontano. Potevo vederlo ogni giorno se volevo…
Parcheggiai l’auto nel vialetto, notando che l’unica luce ancora accesa era quella in camera nostra.
Entrai facendo molto piano ma non sentii nessuno scendere al piano di sotto. Forse Edward stava avendo dei problemi a mettere i piccoli a letto..
Afferrai un pigiama ancora da stirare in lavanderia e optai per una rapida ma necessaria doccia nel bagno del piano inferiore, non volendo disturbare il probabile sonno dei bimbi. Constatai con rammarico che i costosi vestiti che Alice mi aveva costretto a indossare per una cosa come andare a pesca erano ormai impregnati dell’odore di pesce. Totalmente assurda quella ragazza…. E ancora più assurdo che esistessero degli stivali di gomma di marca di tutte le tonalità della scala cromatica, che costavano più di 200 dollari e che avevo dovuto mettere.
Mah..
Mi ripulii del fastidioso odore e, quando mi sentii soddisfatta, mi infilai il pigiama di cotone e mi diressi al piano di sopra desiderosa solo di sprofondare a letto, possibilmente dopo aver ricevuto qualche bacio da mio marito.
Quando aprii la porta della nostra stanza, però, capii subito perché lui non era corso al piano di sotto ad accogliermi.
Era sdraiato sul nostro letto, con la scena leggermente posata sulla tastiera e i bimbi…Non riuscii trattenere il sorriso quando vidi la posizione in cui erano messi.
Eddy era sdraiato vicino a Edward e teneva il visino premuto contro il fianco del padre mentre Lizzie dormiva con il capo poggiato sulla pancia di Edward, i capelli completamente sparsi ovunque. Entrambi erano avvolti in copertine di lana.
“Ciao” sussurrò dolce “Alla buon ora. Sicura di aver passato la giornata con Charlie e non con un tuo amante?”
Risi. “Come se non mi avessi spiata”
Gattonai fino a raggiungere il suo petto e vi posai un leggero bacio, prendendo a giocherellare coi capelli dei bambini. Sembravano due angioletti così presi dal loro riposo, completamente immersi nel sonno. Le loro boccucce fini, i loro capelli sottili. Sfiorai il loro profilo e mi resi conto che , per quanto fossi stata felice con papà, non era come quando ero con loro. Con Edward ed i bimbi…nella nostra casa.
“Ho lasciato i bimbi con Esme solo qualche oretta” si giustificò “Giuro che ti ho guardata solo quando eri..sulla barca. Conoscendoti pensavo a qualche tragedia imminente..”
Ridacchiò ma quando non risposi mi fece sollevare il viso e le nostre labbra si sfiorarono. “Voglio solo che le mie principesse siano al sicuro..”
Mmmm… quando faceva il marito così dolce non riuscivo proprio a resistergli. Aspetta…aveva detto principesse?
“Ti ho detto che per me è un maschio…” gli ricordai.
“E io ribadisco che secondo me è una bimba..”. Ah, era così ostinato! Tutte le volte che pensavo al bambino mi immaginavo un piccolo Edward in miniatura magari coi suoi occhi verdi e i suoi capelli di bronzo ma lui invece…continuava a dire che sarebbe stata una bimba.
Ne era certo ormai.
E infatti..
“…sarà una bimba bella come la mamma…”
“Mmmm” lo fissai sospettosa “non è che tutti questi complimenti sono una tattica per convincermi a restare a casa domani vero?
“Funzionerebbe?”
“No”
“Bella…”
“Edward…” lo bloccai prima che potesse iniziare con una predica. “Ti prego ne abbiamo  già discusso. Devo vedermi con gli altri in biblioteca per un paio d’ore. Un paio d’ore Edward…non ti fidi di me?”
Ok, usare la tattica degli occhioni tristi era una cosa da non fare ma…a mali estremi.
Edward alzò gli occhi al cielo.”Così non giochi pulito però..”
“Ok ok” mi scusai “ma per favore devi capire che devo parlare con gli altri della presentazione di cime tempestose per l’esame.”
“Ho controllato prima la tua parte. E’ molto buona.”
“Ma devo integrarla con quella degli altri. Non possiamo presentarci quel giorno senza averne mai parlato insieme…ahia..”
Immediatamente mi portai le mani allo stomaco, prendendo un lungo respiro.
“Bella..” Edward  si raddrizzò leggermente dai cuscini su cui era poggiato.
Elisabeth si stiracchiò leggermente. Mi poggiai al suo fianco, posandomi un dito sulle labbra.
“Si sta solo muovendo..” sospirai battendomi una mano sulla pancia. Avevamo iniziato a sentirlo muoversi dentro di me da quasi una settimana e, come i suoi fratellini, sembrava piuttosto…impetuoso.
Riuscivo a gestire la cosa ma oggi era stato molto tranquillo e ora mi aveva colta semplicemente alla sprovvista.
Mi stesi meglio al fianco di mio marito e lui posò la mano sul mio pancione carezzandolo piano. “Ehi piccolina..fai stare tranquilla la mamma…”
“O piccolino..” sorrisi scuotendo il capo. Non avevo intenzione di ricominciare a discutere, tanto avrebbe vinto lui,
“Riesci a sentire che ..pensa?”
“Te l’ho detto, non sono veri e propri pensieri coerenti..più che altro sensazioni. Adesso mi sembra che..voglia muoversi ma non abbia abbastanza spazio”
Aggrottai le sopraciglia. “Scusa piccolino…”
“Ehi piccolina. Cerca di fare la  brava. Quando verrai fuori avrai un sacco di spazio per muoverti e giocare. Papà te lo promette…”
Mi voltai e posai le labbra sulla sua guancia, mentre trattenevo a stento uno sbadiglio.
“Ora dormi amore..”
“Mmm giusto e poi domani devo svegliarmi presto per venire all’università con te..” aggiunsi io.
Lo sentii ringhiare e quasi mi venne da ridere. A volte era vero..lo mandavo fuori di testa.
“Notte” borbottò.
“Notte” sussurrai accoccolandomi contro il suo fianco e posando un capo sulla testolina dei bimbi. “E..Edward”
“Sì?”
“Non azzardarti a disattivarmi la sveglia o ti uccido”


“Direi che una A non ce la leva nessuno” Ashley battè le mani entusiasta, nel solito modo che la caratterizzava e che la faceva assomigliare terribilmente ad Alice.
Ci alzammo dal tavolo e avvertii l’orologio del complesso centrale battere le dodici in punto. Cavolo il tempo era volato e non mi ero neppure accorta che ormai era ora di tornare a casa.
“Ormai abbiamo abbastanza materiale” disse Taylor, lanciandomi un’occhiata veloce “Quindi penso che non sia più necessario incontrarci. Specialmente tu Bella..”
Gli lanciai un’occhiataccia. “Mi sembri Edward..”
“Beh aveva ragione. Saremmo anche potuti venire noi a casa tua.”
“Ragazzi per favore. Ora sto bene. Per cui non c’era alcun motivo che non venissi” replicai “e con questo l’argomento è chiuso.”
Bill mi prese sotto braccio. “Ehi piccola B già siamo arrabbiati perché non ci avevi detto che ne avresti scodellato un altro.” Diede un leggero colpetto alla pancia “Ma ti perdoniamo. Però se ti diciamo che non devi fare sforzi e non ti devi preoccupare, tu non farai sforzi, intesi? O ti dobbiamo legare al letto?”
Improvvisamente scoppiò a ridere come se avesse pensato a qualcosa di estremamente divertente.
“Ah, ora che ci penso probabilmente a legarti al letto ci pensa già il tuo maritino. Ahahaah”
“Bill!” strillammo insieme io e Ash ma scossi il capo divertita mentre uscivamo dalla biblioteca. Tutta la loro allegria mi metteva di buon’umore.
“Non parlerò della mia vita sessuale con te” borbottai “e poi, se comunque vogliamo dirla tutta, siamo sposati, non ci sarebbe nulla di male..”
“Ah allora è vero..coda di paglia B?” esultò Bill ridendo come un pazzo.
“Bella ti prego, non parlare, ti stai scavando la fossa da sola”  Ora anche Ashley stava praticamente morendo dal ridere. Oddio, avevo quasi detto che Edward mi aveva legata al letto…che imbarazzo..
Non che non fosse vero ma…
Lanciai un occhiata al cielo grigio piombo, quando oltrepassammo le porte centrali.
Gemetti..no, aveva iniziato a piovere e io dovevo aspettare Edward per quasi un’ora. Questo significava che non mi restava altro da fare che chiudermi in biblioteca a leggere. Forse dopotutto avrei dovuto affrontare il dolore della morte del mio adorato pick up e accettare una macchina nuova.
Respirai l’aria umida e afosa, …avrei tanto preferito un po’ di sole.
“Sicura che non vuoi un passaggio a casa?” Taylor stava aprendo l’ombrello per la sorella e per lui mentre io rimanevo sotto la tettoia coperta.
Scossi il capo. “No, preferisco tornare a casa con Edward”
Bill mi lanciò un’occhiata eloquente. “Preferisce essere legata alla macchina con Edward..”
Mi fece una linguaccia e corse sotto la pioggia, verso la sua auto salutandoci con la mano, prima che potessi pensare a qualcosa da replicare.
Diventai ancora più rossa mentre mi avvicinavo ad abbracciare i miei altri due amici che, notai, avevano iniziato a litigare.
Questione: i capelli di Ashley.
“Ash non è colpa mia se l’ombrello si è rotto. Facciamo una corsa. Non è una tragedia”
“Non è una tragedia? Dico io ma sai che sono andata ieri dal parrucchiere?” esclamò lei sconvolta
Scossi il capo: quella era una battaglia che Tay non avrebbe mai vinto e, ormai, avrebbe dovuto saperlo.
Proprio in quel momento, mentre ero intenta ad osservare i miei amici la mia attenzione fu catturata da un bambino. Era vicino ad una ragazza e stava piangendo. Subito mi accorsi del perché: la sua palla rossa stava rotolando via da lui, verso i gradini sotto la pioggia.
Non era molto lontano da me e, inconsciamente, percorsi quei pochi passi sotto l’acqua per afferrarla prima che iniziasse a rimbalzare giù dalle scale.
Era a pochi centimetri da me, l’avevo quasi presa…
E proprio in quell’istante successe qualcosa. Il bambino, dentro di me, scalciò, forte.
Mi posai una mano nel punto che aveva colpito, esattamente sotto il seno sinistro.
Immediatamente un ondata di vertigini seguita dal buio fu l’unica cosa che riuscii a percepire.


Qualcosa di freddo mi sfiorava la pelle della fronte. In un punto in cui sentivo dolore: un dolore non molto forte ma insistente e pulsante.
Ahia..
Tentai di aprire gli occhi e, nonostante, la forte luce li tenni aperti.
Questo grazie solamente a chi vidi al mio capezzale: Edward.
“Ciao..” mormorai.
Lui prese un profondo respiro come se un grosso peso gli si fosse tolto dalle spalle e, in un secondo, le sue labbra furono sulla mia fronte.
“Dio, stai bene, stai bene…” cantilenò e sapevo che, se fosse stato umano, sarebbe scoppiato in lacrime.
Si allontanò solo lo spazio necessario per poter parlare guardandomi negli occhi. “Cosa ricordi?”
“Mmm” sussurrai sforzandomi “C’era la palla di un bambino, io volevo prenderla, poi ho…perso l’equilibrio e…e basta..”
“Hai sbattuto la testa contro il corrimano delle scale” mi spiegò “ E ti hanno dato sei punti sopra il sopraciglio.”
“Ormai ho perso il conto di quante volte mi hanno ricucita” ridacchiai nonostante il dolore ma il mio sorriso non si rispecchiò sulle labbra di Edward.
Le sfiorai con le mie dita.
“Non sai..Dio credevo di morire quando ti ho vista li a terra. Tenevo sotto controllo i pensieri dei tuoi amici ma, comunque per uscire dall’aula mi ci sono voluti alcuni minuti e poi ti ho vista lì con tutto quel sangue..”
“Scusa” risposi senza pensare “Ti ha dato molto fastidio?
Lui mi guardò come se avessi detto una cosa totalmente incomprensibile e non sapesse se ridere o prendere a testate la parete.
“Ovviamente quella era l’ultima cosa a cui pensavo amore mio” Mi baciò nuovamente la fronte. “Ma ero terrorizzato per te e il bambino..”
Le mie mani corsero subito alla mia pancia, dove sentivo chiaramente il bimbo muoversi.
Quindi stava bene, vero? Non avevo sbattuto o..
Le mani di Edward corsero a coprire le mie.
“Sta bene, credimi..tu hai perso un po’ di sangue però perciò voglio che stai sdraiata e non ti agiti”
Annuii, felice di sentirlo muoversi dentro di me. “E’’ è stato tranquillo tutta la mattina e poi quando mi sono chinata ha scalciato e…mi sono sporta troppo. Mi ha colto alla sprovvista, ecco..”
Edward mi fissò pensieroso ma, prima che potesse parlare, lanciò un’occhiata alla porta.
“E’ il medico, vuole scambiare due parole con me. Visto che è amico di Carlisle sono riuscito a convincerlo che è stato solo un calo di pressione e che non c’era bisogno di una visita ginecologica..”
“Ok..”
“Torno subito.”
Edward mi diede un altro bacio, questa volta più profondo, sulle labbra e dopo avermi sorriso uscì, lasciando però la porta aperta.
Riuscivo a vederlo mentre parlava nel corridoio con un uomo di mezza età.
Ero concentrata su loro due e quasi non mi accorsi di Ashley che entrava e si gettava su di me abbracciandomi.
“Ash..ma cosa..?”
“Oddio Bella mi hai fatto morire!” Sentii il suo volto bagnato sulla mia spalla “Ma cosa ti salta in mente?Prima stai bene e poi mi giro e ti vedo stesa per terra. Oddio perché non me lo hai detto? Ti avrei tenuta d’occhio, ti avrei aiutata..”
“Ashley, ma di cosa parli?”
“Taylor mi ha detto tutto” mi spiegò lei, sollevando il volto e fissandomi con gli occhi carichi di lacrime “Del fatto che hai avuto un’inizio di gravidanza difficile, che hai avuto dei problemi con Edward e..e che ti ha detto della mia famiglia..”
Annuii. “Mi dispiace tanto per tua madre. Avrei voluto parlartene ma non volevo turbarti.”
“Oh Bella!” le sue braccia furono di nuovo attorno al mio collo “Avresti dovuto dirmelo invece. Ormai il passato è passato e anche se ancora ci sto male  ma…ma tu sei mia amica e puoi, anzi, devi dirmi tutto.
La vidi fregarsi gli occhi per ricomporsi.”Adesso come procede la gravidanza?”
“Bene” cercai di tranquillizzarla. “Davvero, è stato un calo di pressione. Non centra nulla coi miei problemi di salute. Ma comunque ora le cose vanno molto meglio. E’ tutto sotto controllo Ash”
Le sfiorai il viso. “Ti prego fammi un bel sorriso e non angosciarti per me.”
Avrei voluto poterle dire di più ma visto che non era così cercai velocemente di cambiare argomento.
“Alla fine te li sei bagnati i capelli”
Entrambe scoppiammo a ridere.
“Grazie per essere rimasta qui finchè non mi sono svegliata”
“Stai scherzando? Non sarei riuscita ad andare da nessuna parte” rispose baciandomi la guancia “Ma ora c’è il tuo maritino e so che con lui sei in ottime mani. Dovevi vedere com’era preoccupato… quanto ti ama.”
“Lo so”
Ashley si alzò in piedi e si sistemo i capelli umidi in una coda. “Adesso è meglio che vada. Taylor vorrà sapere come stai e per mia disgrazia devo andare al lavoro.”
“Ok..”
“Ma prima un ultimo abbraccio” si buttò di nuovo su di me stritolandomi e, prima di spostarsi e permettermi di respirare di nuovo sentii le sue labbra posarsi sul mio orecchio “Bella, solo perché tu lo sappia…a volte soffro per la mamma ma…ma sono molto orgogliosa di lei. E sono molto orgogliosa anche di te..”
“Grazie..” balbettai stringendola e sentendo gli occhi pungermi fastidiosamente “Sono certa che lei è orgogliosa di te”
Annuì e dopo avermi dato altri baci e avermi fatto promettere di chiamarla almeno una volta al giorno uscì dalla stanza.
Subito Edward rientrò. All’apparenza era tranquillo ma io capivo che la tensione che aveva accumulato in quel giorno lo distruggeva ancora. Abbozzai un sorriso stentato, ricacciando le lacrime che erano spuntate durante la mia conversazione con Ashley.
Presi un lungo respiro. “Quanto male me la sto ancora passando?”
“Non essere assurda” si avvicinò e si sedette al mio fianco e, senza che dovessi chiederglielo, strinse il mio capo contro il suo petto.
Scoppiai in lacrime prima ancora di rendermene conto.
“Sono una..una stupida.”
“Non è vero”
Mi pulii con rabbia il viso. “Una stupida frignona con gli ormoni impazziti oltretutto. Una stupida che non riesce nemmeno a fare uno scalino senza rischiare di ammazzarsi”
“Bella, ora forse sei troppo dura. Entrambi sappiamo che hai la stessa coordinazione di Eddy..” Avvertii le sue labbra arcuarsi in un sorriso contro la mia guancia, cercando di risollevarmi un po’ l’umore. “Ma prima mi hai detto che hai perso l’equilibrio anche per un altro motivo.”
Scossi le spalle. “Te l’ho già detto. E’ come per i gemelli. Quando si muove…mi destabilizza..”
“Sicura che..magari non è anche leggermente più forte?”
Aveva lanciato la domanda molto casualmente e cercai di non leggere nella sua voce la benché minima traccia di accusa.
“Ok..forse è..è anche un po’ più forte”
Edward sospirò e immediatamente mi sentii morire, mentre una nuova ondata di lacrime premeva contro i miei occhi.
“Per favore no..non è colpa sua non…”. Non sapevo neppure bene cosa stavo per dire. Non smettere di amarlo? Non prendertela con lui?
“Bella no” Edward si alzò dal mio fianco e si inginocchiò di fronte a me, prendendo il mio viso nelle sue mani. “Lo so che non è colpa di nostro figlio.”
Abbassò il capo, posandolo sulle mie gambe. La sua bocca fredda a contatto col mio pancione. “Bella lo amo. Fidati di me..”
Annuii, sentendomi in colpa e ancora più stupida per aver frainteso le sue parole.
“Voglio solo che siate entrambe al sicuro fino al parto” continuò “E questo significa solo una cosa: che per questo periodo dovrai cercare di…”
“..stare il più possibile a letto o seduta. Non vogliamo altri incidenti” mormorai “lo so, lo so.”
“Vorrei prendere su di me tutto questo..fastidi..se potessi farti stare meglio..”
Scossi il capo. “No, è per il nostro bambino. O bambina” aggiunsi per risollevare l’umore della stanza “Sono piccoli sacrifici. Mi limiterò a venire all’università per l’esame e a sistemare il nostro progetto via telefono.”
Edward si alzò in piedi e iniziò a baciarmi il viso. Strinsi le braccia attorno al suo collo, avvicinandolo.
“Ti amo perché sei la donna più forte che abbia mai conosciuto” Strofinò il naso contro il mio. “ma ora sei anche la donna più stanca che abbia mai visto. E quindi senza proteste ti porto dritta a casa..”
“Proteste?” domandai “Scherzi? Voglio uscire da qui il più in fretta possibile”
Aiutata da Edward mi rivestii velocemente e riuscii anche a convincerlo a farmi arrivare alla nostra auto su una sedia a rotelle, decisamente meno esagerata rispetto alla sua idea: portarmi in braccio fin nel parcheggio. Cosa che, però non riuscii a impedirgli di fare una volta arrivati a casa. Riuscì ad aprire la porta e a depositarmi con facilità nell’ingresso. Ma, anche se ero sulle mie gambe, un braccio di Edward non lasciava mai la mia vita.
Esme scese dalle scale e mi abbracciò. Le raccontai in breve quello che era successo e le chiesi dei bambini. Con un sorriso mi disse che era riuscita a farli addormentare solamente lasciandoli nel nostro lettone.
Non potei fare a meno di ridere. Lo sapevo che alla fine avrebbero preso il vizio grazie a Edward.
Dopo averla salutata e ringraziata per tutto, io e Edward ci dirigemmo al piano di sopra ed entrammo piano piano in camera. I miei due angioletti erano addormentati abbracciati nel mezzo del grande letto.
“Vuoi che li porti di là?” Edward sussurrò al mio orecchio.
Scossi il capo. “No, voglio abbracciarli stanotte. Voglio sentirli vicino..”
Edward mi carezzò la guancia e mi baciò dolce. “Ora spogliati..”
“Pensieri sconci Mr Cullen?”
“Noo” ridacchiò “Voglio solo vederti sdraiata ,sei distrutta.”
Annuii sciogliendomi dalla sua stretta.
Lui mi riagguantò in un nano secondo.
“Amore lo so che sei preoccupato ma per nessuna ragione al mondo ti lascerò entrare in bagno con me mentre faccio pipì..” borbottai.
“Non sarebbe nulla che non ho mai visto..”
“Edward, no” ribadii imbarazzata.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo ma mi lasciò libera dalla sua morsa.
“Non preoccuparti” dissi posando entrambe le mani sul pancione “Ora è tranquillo. Credi che..”
Annuì ancora prima che io finissi la frase “Sì, sta dormendo penso..”
Abbassò il capo e diede una carezza e un bacio al mio ventre.”Buonanotte piccola..”
“Torno subito “ sussurrai sorridendo e chiudendomi la porta del bagno alle mie spalle.
Iniziai a spogliarmi velocemente, desiderosa solo di immergermi nel confortevole tepore del nostro letto.
Ripensai alla giornata appena trascorsa e a tutto quello che aveva portato. Ora dovevo stare davvero più attenta. Il bambino cresceva, era forte e non potevo rischiare di far male a me o a lui anche solo accidentalmente e…
Mentre mi sfilavo il top, rimanendo nuda dalla vita in su i miei occhi scorsero qualcosa nel riflesso sullo specchio davanti a me.
Qualcosa che non ci sarebbe dovuto essere, sul pancione, proprio sotto il mio seno sinistro. Qualcosa che stonava contro la mia pelle pallida.
Trattenni il respiro.
Una grossa e scura macchia violacea

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Capitolo 52
*** Baby girl or baby boy? ***


penultimo cap Allora ragazze...eccomi qui. Sono anche stata abbastanza puntuale non trovate? ;) Beh sì...questo capitolo è uscito abbastanza velocemente. Comunque volevo ricordarvi che alla conclusione della storia mancano solo due capitoli: il prossimo più l'epilogo. Che non si chiamerà epilogo perchè la parola epilogo mi mette ansia..ok vabbè scusate il gioco di parole ahahahah. Comunque ..oddio non ci credo che manca così poco ueueue. T____T Ok stiamo su e leggete il capitolo e godetevelo, che è la sola cosa che conta. Spero di darvi il prossimo il prima possibile ma ve lo dico, il prossimo voglio scriverlo bene quindi non vi so dare tempi precisi anche perchè devo studiare purtroppo.
Beh che dire...have fun e... alla prossima..
Un bacio dalla vostra Cloe
Xo Xo


BELLA
“Alice..non lo so. Davvero”

“Bella ti pregooooo!Andrà tutto bene, fidati delle mie qualità di veggente. Ti prego ti prego, ti pregooo”
“Credi non è solo per far stare tranquillo Edward, anche io non voglio fare qualcosa di stupido. Come cadere, inciampare e..e se il bambino tirasse una calcio o si muovesse troppo. Non posso finire di nuovo in ospedale, non posso Al..”
“Bella ma ci siamo io e Rosalie. Non so se te l’hanno detto ma siamo V.A.M.P.I.R.E, il che significa che con noi accanto sei al sicuro. Se rischiassi di cadere ti agguanteremmo ancora prima che tu te ne renda conto. E comunque tanto per farti stare tranquilla sappi che andrà tutto bene. Ho mai sbagliato nelle mie previsioni?”
“No..in effetti no..”
“Quindi accetti? Per favore, io non ti chiedo mai nulla, solo questo piccolo minuscolo favore”
Tentennai qualche secondo di troppo e, nell’esatto istante in cui sentii le sue mani battere contente dall’altro capo dell’apparecchio, seppi per certo di aver perso.
“Perfetto. Siamo li per le 10. Tu fai mangiare Liz e Eddy, vestili e preparati anche tu. E per favore lavati i capelli…stare a casa ti fa diventare sciatta.”
Prima ancora che ebbi il tempo di risponderle a tono, aveva già riagganciato. Mi sistemai meglio sui cuscini e chiusi la rivista che stavo leggendo.
In effetti forse prendere un po’ d’aria era davvero quello di cui avevo bisogno…nonostante il dolore.
Fastidio Bella, fastidio. Non esagerare.
In quel momento Carlisle entrò dalla porta con Edward, sorridendo.
“Allora, come sta la mia paziente preferita?”
Storsi la bocca. “Preferirebbe tanto non essere una paziente”
Carlisle rise e si sedette al mio fianco sul bordo del letto.
“Come mai sei qui così presto?” domandai.
Era normale che venisse a visitarmi. Lo faceva tutti i giorni, specie da quando erano comparsi i lividi sul mio ventre.
Mi lanciò un occhiata eloquente e capii all’istante: Alice. Doveva avergli detto che più tardi non ci sarei stata. Evitai di guardare Edward e rivolsi direttamente la mia attenzione su Carlisle.
Mi alzò la maglietta e tastò il mio ventre su cui alcune macchie violacee facevano bella mostra di sé. Beh..in realtà ora non erano più davvero viola. Ormai il loro colore era tendente al verde giallognolo..il che le rendeva anche più inquietanti.
“Fanno male?” chiese.
“No..non più molto. Solo il primo paio di giorni. E mi sono spaventata quando ho visto la prima.A proposito..mi dispiace per averti chiamato così tardi quella sera..”
La sera in cui ero tornata a casa dal mio piccolo incidente all’università, qualche giorno prima, e avevo visto quel livido mi era quasi preso un infarto. Avevamo chiamato Carlisle e lui ci aveva detto che il bambino era..forte. Cosa che inconsciamente già sapevamo benissimo ma..ma quello ci aveva davvero preso alla sprovvista.
Sorrise. “Tranquilla, non è come se avessi interrotto il mio sonno, no?”
Scossi il capo, divertita. No, in effetti di certo non avevo disturbato il suo riposo..
“Questi lividi ormai sono vecchi di qualche giorno. Niente di nuovo?”
“No” risposi con un punta di orgoglio. “Quella sera si muoveva molto ma..ma poi quando Edward si è concentrato a sentire i suoi pensieri ha capito che l’unico motivo per cui era così irrequieto era perché inizia a non avere spazio li dentro. Ma con Edward si calma molto.”
Mio marito si avvicinò e prese posto al mio fianco sul letto.
“Quando lui è vicino..e gli parla..forse è il suono della sua voce, non lo so. Ma è molto più tranquillo. Sembra quasi che abbia capito che se si muoveva mi faceva male perché adesso lo fa decisamente più piano.”
Edward si chinò e mi baciò uno dei lividi.
“Brava la mia bambina che da già retta al papà”
Carlisle mi guardò curioso.
Alzai gli occhi al cielo. “E’ convinto che sia femmina. Ovviamente la mia opinione non conta..”
“Bene Bella…direi che non c’è molto altro che ora come ora possiamo fare. Basta che stai a riposo e rilassata e se ci sono dei problemi mi chiami immediatamente d’accordo?”
“Certo…non che comunque debba fare molto. Esme resta sempre qui a pulire  e a cucinare per me”
Quella donna era davvero una santa, non sapevo come avrei fatto senza di lei.
“Noi lo facciamo con piacere. E poi vedrai che quando il bambino sarà nato staremo tutti col cuore più leggero. In fondo non manca molto..”
Il cuore mi battè un po’ più forte nel petto. “Allora è sicuro? Il 26 giugno..”
Edward prese la mia mano nella mia e ne baciò il palmo.
“Andrà tutto bene vedrai..”
“Lo so, lo so..” sussurrai.
Avevamo ovviamente deciso che, per il bene sia mio che del piccolo, avremmo fatto un cesareo il 26 giugno, una settimana circa prima della possibile data del mio parto. Il bambino sarebbe stato completamente pronto a venire al mondo secondo Carlisle e, inoltre, avremmo evitato inutili rischi.
“E’ che mancano solo 8 giorni..è passato tutto così in fretta..”
In quella gravidanza era davvero successo tutto così rapidamente che quasi avevo fatto fatica a rendermi razionalmente conto di ciò che stava accadendo. Presto sarei stata di nuovo mamma…
Mi sembrava ancora così strano. Strano sì, ma bellissimo.
Sorrisi. “Sono pronta e felice di vedere questo piccolino. Ma c’è una cosa che devo chiederti. Anche se probabilmente la saprai già…”
Mi morsi il labbro mentre mormoravo “Alice..”
Carlisle rise e, con mia grande sorpresa, anche Edward emise una specie di risata/grugnito.
“Ah sì…ho sentito. Oggi vorrebbe una maratona di shopping. Bella se vuoi essere salvata da questa cosa posso dire a Alice che non se ne fa niente. Ma se ci vuoi andare..penso che in fondo non ti farebbe male. Sei chiusa in casa da cinque giorni e poi devo ammettere che mi fido di loro due, specialmente di Rose, se succedesse qualcosa..”
Che potevo dire. La prospettiva di passare ore a comprare vestiti non era delle più rosee per me. Dall’altro canto però poter finalmente prendere una boccata d’aria era invitante.
Lanciai una rapida occhiata a Edward.
Mi sorrideva e, anche se capivo che era un po’ nervoso all’idea, non diceva nulla.
Mmmm, sospetto.
“Come mai ancora non mi hai ammanettata al letto?” domandai.
“Pensavo che la decisione spettasse a te. E poi la mia principessina ha bisogno di qualche vestitino nuovo.” Rispose innocente.
“Sì beh d’accordo. Penso che in fondo ci andrò” decisi “anche se temo tu mi voglia fuori dalle scatole per un motivo.”
“Ah credimi” sia alzò dal letto e sia lui che Carlisle si diressero verso la porta ridacchiando. “Non sono io quello che trama alle tue spalle…”
“E con questo cosa..”
“Bella vestiti o farai tardi e alla fine sarà Alice a decidere i tuoi vestiti.” Disse lui allontanandosi.
Sbuffai affrettandomi a scendere dal letto.
No, giocare a ‘vestiamo Bella come una bambola’ non era contemplato.
Tutto il resto…dovevo solo aspettare e vedere che cosa avrebbe portato quella giornata.


Il centro commerciale di Seattle. No, dico, non bastava andare fino a Port Angeles o, che ne so, ad Olimpya.
No, ovviamente no..Alice doveva andare fino a Seattle. Anche se, grazie alla guida spericolata di Rose sulla sua BMW truccata le quattro ore che, normalmente ed umanamente, ci sarebbero volute si erano trasformate in due.
Ci trascinavamo da un negozio all’altro da ore visto che Alice era fermamente intenzionata a considerare degno di ‘farci un giro dentro’ ogni singolo negozio di quel centro. L’unico posto in cui ancora non eravamo entrate in pratica era il supermercato.
“Bella che ne dici di questo?”
“Carino..” commentai senza prestarci troppa attenzione, spingendo il passeggino di Liz mentre Rosalie si occupava di quello con E.J.
“Mio?” Lizzie guardava il vestitino che Alice aveva appena approvato e gettato nel portaoggetti sotto le gambine di mia figlia.
“No questo è per la tua sorellina amore della zia. Ma a te prendo qualcos’altro.”
Ahia. Qualcosa mi diceva che quella era la risposta sbagliata.
E infatti nel giro di pochi secondi vidi le labbra della piccola arcuarsi verso il basso e tremolare. Oh no.. conoscevo quello sguardo.
Feci il giro finchè non mi ritrovai di fronte a lei e riuscii a prenderla in braccio, sistemandomela sul fianco a causa del pancione.
“Ehi amore di mamma, non piangere…”
Affondò il suo visino contro il mio petto e respirò il mio profumo. Immediatamente sentii la mia maglietta bagnata.
Oh no..
Lanciai un’occhiata veloce a Rose e lei annui’, capendo. Notai delle panchine in cui sederci proprio fuori dal negozio e mi accomodai, sistemando la piccola sulle mie gambe.
C’era una cosa che sapevo faceva sempre ridere Liz..il solletico.
Iniziai a baciarle i capelli. Poi arrivai all’orecchio e glielo mordicchiai leggermente, finchè non affondai il naso sul suo collo e le mie labbra arrivarono a sfiorare la sua pelle sensibile mentre le mie dita facevano altrettanto con quella del suo pancino.
Immediatamente la sentii cedere e la sua risata squillante si propagò nel corridoio, tanto che anche qualche passante si voltò a guardarci, attirato dalle risa della mia bambina.
“Ah allora me lo fai vedere il tuo faccino!!”
Continuai a baciarle il volto finchè l’unica cosa che vidi furono i suoi dentini e nemmeno più una lacrima. Scostai l’ultimo residuo col pollice.
“Sei molto più bella senza lacrimucce..” sussurrai.
Lei mi fissò e col visino arrossato disse: “Tito.. Anche io tito”
“Vuoi il vestito anche tu?” domandai cullandola.
Annuì facendo muovere i suoi ricci da ogni parte.
“Ma hai tanti vestiti..” dissi.
Si accigliò e il suo labbro ricominciò a tremolare.
Oh no…c’era di certo qualcosa che potevo fare per fermare questo primo attacco di gelosia. Completamente legittimo tra l’altro. I gemelli potevano anche essere più intelligenti ma erano comunque bambini piccoli e avevo detto ad Alice che non era prudente portarli a fare shopping per il futuro fratellino.
Maledetto il giorno in cui avevo iniziato a darle retta.
“Questo bambino..il tuo fratellino, o sorellina non ha ancora nemmeno un vestito. Per questo zia Alice sta comprando così tanta roba..”dissi
I suoi occhietti si spalancarono dallo stupore. “Nettun tito??”
“No, nessuno..”
“Ma allola..fleddo..” rispose in un espressione talmente seria che quasi scoppiai a ridere.
Annuii. “Eh sì..senza vestitini prenderà taaanto freddo..”
“Pelò..pelò io voio tito..”
Alzai gli occhi al cielo: di certo mia figlia era una che non demordeva mai.
“Va bene..però quello è un vestitino per bimbi piccoli piccoli. E tu non sei piccola vero?”
Lei scosse la testa.  “Glande!”
“Giusto. Sei grande!! Tanto grande e quindi hai bisogno di un vestito per bimbe grandi. Un vestito tutto per te…”
I suoi occhi si illuminarono, elettrizzati. “Per esempio in quel negozio..vendono vestiti per le principesse. Che ne dici se ne prendiamo uno così lo fai vedere alle tue amichette del parco?”
Annuì felice, gettandomi le braccia al collo e ci dirigemmo verso un negozio dove vendevano vestiti per mascherarsi.
Superfluo dire che, dieci minuti dopo, uscivamo da lì dentro con ben due costumi: uno di Belle e uno di trilli.
Trovammo le altre fuori ad aspettarci e mi premurai di lanciare un’occhiata ammonitrice ad Alice. Notai che Eddy stava giocando con un nuovo enorme peluche a forma di panda gigante..probabilmente anche lui aveva preteso la sua parte.
“Alice…ti prego dimmi che ora andiamo a casa” mormorai “sono davvero stanca”
Rosalie mi prese la bimba dalle braccia e la mise sul passeggino e, con mia somma gioia, vidi che ci stavamo dirigendo verso l’uscita.
“Sì andiamo a casa…ormai è ora..” commentò.
“Ora per cosa?”
“Ora per andare a casa..”
Sistemò le buste con i nostri acquisti e si mise al volante sfoggiando un sorrisino estremamente innocente. Troppo innocente per pensare che davvero non stesse tramando qualcosa.
L’unica cosa che mi fece distrarre dal porle qualche domanda fu l’osservare tutto quello che aveva comprato Alice.
Non era la quantità a farmi indispettire (anche se comunque era tutto troppo..contando il fatto che i vestiti di liz e Ed di quando erano più piccoli sarebbero stati più che sufficienti)era il colore.
Tutto..o quasi rosa.
“E se è un maschio?” sbottai finalmente quando eravamo quasi a Forks.
“Mi fido di Edward..” borbottò Alice.
“Ma tu non riesci a vedere il bambino o la bambina, giusto?”
“Giusto” confermò.
“E allora come  ne sei sicura?” borbottai “Io sento che è femmina..”
“Bella senza offesa..ma di solito la realtà è sempre l’opposto di quello che senti..”
Sia lei che Rose scoppiarono a ridere e dovetti ammettere che anche a me venne un po’. Forse un po’ avevano ragione…
Comunque a me non importava..la sola vera cosa che contava era che stesse bene, che crescesse sano, che fossimo una famiglia felice.  Questo era davvero l’importante.
Mi riscossi dai miei pensieri quando entrammo nel vialetto e Rose mi aiutò a uscire dalla macchina mentre Alice si occupava dei bimbi.
Allungai la mano per aprire la porta e sentii la mia ‘cara’ sorellina sussurrarmi all’orecchio “Ora non ti arrabbiare”.
E poi..
Poi …
“Sorpresa!!”
Ashley ed Esme erano sedute sul divano, circondate da palloncini, festoni e..regali. Inoltre sul tavolino da caffè al centro del salotto stava in bella mostra una torta a forma di biberon..
Oddio questa era un’esperienza che avevo già vissuto.
Una festa per il bebè, ecco cosa mi avevano organizzato.



Mi ritrovai ore dopo, quella stessa sera, a rimboccare le copertine ai gemelli nei loro letti, posando un bacio sue entrambe le loro fronti delicate. Ero davvero stanca, ma ne era valsa la pena. Sia il viaggio con le ragazze, sia la festa per il bambino che questa volta era stata di gran lunga migliore della precedente visto che non erano presenti persone della mia scuola che non conoscevo neppure. Era stato molto dolce da parte loro invitare anche Ashley…
Risi ricordando come era andata subito d’accordo con Alice. La cosa non mi sorprendeva affatto.
Raggiunsi Edward al piano di sotto. Mi aspettava seduto sul tappeto davanti al caminetto che aveva acceso, tenendo però il fuoco poco alimentato.
Probabilmente, visto che eravamo a giugno, solo per l’atmosfera.
Mi accoccolai sul petto di Edward, ispirando il suo profumo. Lui fece passare un braccio proprio sotto il mio pancione per farmi accomodare meglio sui cuscini.
“Sono enorme..”
“Non essere ridicola.” Rise “Sei sempre bella come una dea per me”
“Scemo” Affondai il volto nel suo maglione e posai un bacio sul suo cuore. “Mi sei mancato oggi.”
“Anche tu..”
Prese ad accarezzarmi i capelli lentamente e rimanemmo in silenzio così, a godere l’uno dell’abbraccio dell’altra. Mi ritrovai improvvisamente a fissare il fuoco del caminetto, perdendomi nei miei pensieri mentre nostro figlio si muoveva un po’ dentro di me.
Chissà se davvero sarebbe stato femmina?
Chissà come sarebbe stato?
Chissà se avrebbe avuto i ricci e gli occhi verdi? Oppure marroni…
Chissà se sarebbe assomigliato ai gemelli?
Sospirai.
“Che c’è?”
“Niente” risposi “Pensavo al piccolo. Chissà come sarà?”
Voltai leggermente il capo e lo vidi sorridere.
Alzai gli occhi al cielo.”Ok, non mi dire di nuovo che hai la certezza che è una bimba perché ti uccido”
Rise.
“Posso almeno sapere perché ne sei così sicuro?”
Rimase in silenzio qualche minuto prima di rispondermi. “Lo sento…non lo so, quando riesco a sentire quello che prova attraverso te..”
“Ora la senti?” chiesi emozionata.
Lui annuì. “Le piace stare dentro di te anche se non ha molto spazio. Le piace..le piace il calore. E sentirsi al sicuro.”
Mi massaggiai la pancia. “Ti farò stare al sicuro anche quando sarai fuori, non preoccuparti…”
Le mani di Edward si unirono alle mie. “Non ho la certezza matematica che sia una femmina ma ti giuro se anche tu potessi sentire…il modo in cui cercava di muoversi piano quando ha capito di non volerti fare del male. Non so..ha qualcosa che mi ricorda tanto te..la tua tenerezza.”
Arrossi alle sue parole. Come si faceva a rimanere irritati con Edward? Insomma riusciva sempre a ..a..
Invece di parlare le mie labbra si incollarono alle sue e immediatamente  ci ritrovammo stesi sul tappeto, in un bacio decisamente più caldo del caminetto.
Edward si staccò solo qualche minuto dopo, per farmi respirare.
“A cosa devo tutto questo?” domandò
“Oh sai..” scrollai le spalle “per essere il marito perfetto..”
Riprese a carezzarmi i capelli e a lasciarmi piccoli baci sul collo.
“Sai pensavo ad una cosa” dissi ad un certo punto. “Visto che manca poco…è il caso che parliamo un po’ di nomi.”
Poggiò il capo sulla sua mano per guardarmi meglio.
“Perché quel tuo sorrisetto mi dice che hai già qualcosa in mente?” chiese.
“Perché in effetti ho pensato parecchio alla cosa”.
Presi un bel respiro e continuai. “Ok forse è un ragionamento un po’ contorto ma per favore aspetta che io finisca prima di dire qualcosa. Allora possiamo dire che i gemelli hanno avuto il nome per…per avere diciamo un pezzetto di noi o di qualcuno che amiamo. Voglio dire Elizabeth nei suoi nomi ha sia una parte di tua madre, sia una parte di me e Eddy ha una parte di te. E così ora…”
“Vuoi che abbiano qualcosa anche dei nostri genitori, giusto?” domandò lui iniziando a capire.
Annuii. “Ieri ci pensavo. Cercavo di fare delle sorta di combinazioni..e poi alla tv c’era quello show su Disney Channel..mmm i-Carly? E ho pensato..cavolo Carlie è perfetto perché è una combinazione di Charlie e Carlisle..”
“Mi piace Carlie..è molto bello”. Edward sorrise e mi diede un bacio “Ma qualcosa mi dice che c’è un ‘ma’..”
Risi. Mi conosceva troppo bene.
“In effetti sì. Vorrei Carlie come secondo nome. Ma come primo…vorrei che ricordasse Renee ed Esme..”
Ci pensò per un attimo. “Resmè? Resmee..mmm..”
“Veramente io pensavo Renesmee.” Buttai lì. “Ok, lo so che è un po’ strano e particolare ma insomma…lei è una bimba speciale perciò..”
“Mi piace..” rispose col sorriso.
“Davvero?” chiesi cauta “Cioè non lo dici solo per farmi contenta? Insomma se non ti piace..”
“Mi piace. E’ vero non è un nome molto comune..anzi per niente, ma sarà comunque speciale perché le ricorderà delle persone della sua famiglia che la amano. Così come Liz e Ed….”
“Hai ragione” sospirai.
Edward si stese di nuovo a terra e io mi appoggiai col capo contro la sua spalla. Le sue mani corsero di nuovo sulla mia pancia.
“Spero solo che piacerà a lei..” borbottai.
“Oh, le piacerà, credimi. E sennò vorrà dire che a scuola sarà ‘Quella col nome strano’” rise.
Gli diedi un leggero pugno sul petto. “Non c’è niente da ridere. In quel caso ci odierà.”
“Non ci odierà vedrai” mi tranquillizzò carezzandomi. “ma posso farti una domanda? Tu, quella che sperava tanto in un maschietto, non hai pensato a nomi da bimbo?”
Alzai gli occhi al cielo. “Che ti devo dire? Ormai mi hai contagiato con la tua fissazione della femmina.Però Edward, posso dirti una cosa?”
“Cosa?”
Questa volta fui io a sollevarmi leggermente e prima di baciargli le labbra dissi:”Se non è una femmina e ci ritroviamo senza un nome decente… ti uccido!”

Ah ragazze dimenticava una cosa...abbiamo raggiunto quota 1000 recensioni ueueueueueueue...sappiate che quasi mi mettevo a piangere. Non scherzo. Un grazie a tutte voi e in particolare a chi mi ha lasciato la numero 1000 O___+
Kiss

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Capitolo 53
*** The end... ***


laaaaaaaaaaaaaast cap Buon pomeriggio a tutte quante!! Avete visto? Sono qui a postare. Devo essere sincera...credevo fermamente che avrei impiegato molto più tempo a scrivere questo capitolo, invece, inspiegabilmente si è scritto da solo in pratica. Mi sono messa davanti al pc ieri e poi anche la scorsa notte e non ho avuto neppure un attimo di esitazione, cosa che mi capita davvero di rado. Beh, che dire...questo è diciamo l'ultimo vero capitolo della storia in quanto il prossimo sarà abbastanza corto, una sorta di epilogo (anche se sapete quanto io non ami questa parola :D). Sappiate che ora che sto postando ho una certa morsa allo stomaco...mi mancherà questa storia, mi mancheranno questi personaggi perchè anche se non li ho creati io...beh ho dato loro molto di me. Ma ora tratteniamoci e riserviamo lacrime e considerazioni per il prossimo capitolo conclusivo. Cosa che mi porta a chiedervi....visto che il prossimo è già concluso (lo so, lo so state urlando al miracolo) tra quanto tempo volete che lo posti? Tre, quattro giorni? Ci terrei a non far passare molto tempo fra questo e l'epilogo. E poi mi sembra corretto non farvi aspettare almeno per il finale...è un anno e mezzo che sopportate i miei ritardi :P
Bene, fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi voglio un sacco di bene :)
Xo Xo Cloe

P.S =Col prossimo avrete una sorpresa...spero gradita se amate il mio modo di scrivere  :)
P.P.S= Lo so che il titolo è un pò deprimente ma..ahahah è così perchè si ricollega a quello del prossimo capitolo. E allora non sarà più triste ahahah giuro :)



BELLA


Dunque era così che finiva tutto quanto…

Avevo sempre pensato che avrei avuto più tempo: mesi, anni, l’eternità addirittura. E invece  finiva tutto oggi.
Ma non potevo essere triste: sentivo il suo pianto forte e questo mi confermava che stava bene. Avrei solo voluto avere la forza di aprire gli occhi e vederla almeno una volta. Ma forse…forse era così che doveva andare.
“Bella..”
Sentii la sua voce e avrei voluto rispondere.
Ero troppo, troppo stanca.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare.
Ma invece della pace….fu solo dolore.

“Non ci credo, non ci credo, non ci credo!!” esclamò Ashley abbracciandomi “E’ la prima A+ della mia intera esistenza! Ed è tutto merito tuo Bella!”
“Non esagerare Ash!” ribattei “Abbiamo lavorato tutti allo stesso modo.”
“Sì, ma tu hai fatto colpo sul prof saltandotene fuori con quel discorso sulle anime gemelle e la filosofia e..bla bla bla..” Alzò gli occhi al cielo in un modo che mi fece scoppiare a ridere.
“Ti voglio come compagna per tutti i futuri lavori di gruppo che avremo da fare il prossimo semestre!” continuò.
“Ah grazie quindi è solo per questo che sei mia amica?” la punzecchiai.
“Certo che sì!” Rise e mi diede un bacio sulla guancia “Vero Taylor?”
Mi girai a guardare il mio amico e lo vidi sorridere di rimando. “Assolutamente.”
Scoppiammo a ridere tutti e tre, stupidamente. Probabilmente per scaricare la tensione, ora che finalmente il nostro esame era finito.
“Ah sìììì” esclamò Ash “Finalmente vacanze!! Non che io e Taylor ci divertiremo poi un granchè visto che ci tocca andare a lavorare nella fattoria dei nostri nonni in Tennessee. Una vera noia…a meno che raccogliere mele non sia una tua segreta passione e sfido chiunque ad avere una passione simile!”
“Tu invece che farai Bella?” chiese Taylor.
“Mmmm. Niente di che. Starò a casa a diventare grossa come una balena credo..” mentii, stupendomi di come ero diventata brava a farlo.
Mi dispiaceva farlo ma ormai era diventata una necessaria abitudine. Non potevo di certo dirgli che in realtà il mio bambino sarebbe nato…domani.
Al solo pensiero sentii un improvviso groppo alla gola.
Già domani…
“Mi raccomando se per qualche motivo dovesse nascere prima di settembre voglio che mi chiami immediatamente. O mi mandi un sms o una mail…Ah no, lascia stare la mail, non so neppure se in quel posto sperduto avrò internet.Comunque fatti sentire assolutamente!” mi intimò. “O ti verrò a prendere a calci.”
Risi forte.
“Ma certo” promisi.
L’avrei chiamata tra un mese dicendole che avevamo dovuto far nascere il bimbo perché c’erano state delle complicazioni improvvise. La stessa cosa che avremmo detto a Chalie e a Renee.
Ashley sbuffò guardando l’orologio. “Non voglio andare al lavoro..”
“Dai Ash, oggi è l’ultimo giorno..poi vacanze!”
“Sì certo” protestò sconsolata “A raccogliere mele. Io poi odio le mele”
Si avvicinò e mi abbracciò stretta. “Mi raccomando,ripeto, fatti sentire! E pensami ogni tanto.”
“Ti penserò spessissimo!” promisi.
Si staccò da me. “Ora devo proprio scappare o arriverò tardi.Mi mancherai Bella”
“Mi mancherai anche tu. Ma ci telefoneremo spesso.” Promisi.
Mi mandò un ultimo bacio con la mano e poi si mise a correre per il corridoio, verso l’uscita, lasciando me e Taylor da soli.
Ridemmo e scherzammo ancora un po’, finche non raggiungemmo l’atrio principale.
Notai che arrossì quando una ragazza dai lunghi capelli biondi e ondulati ci passò a fianco.
La riconobbi subito: si chiamava Taylor ed era nel mio stesso corso di economia politica.
Lanciai al mio amico un’occhiata eloquente.
Alzò gli occhi al cielo. “Beh…siamo usciti un paio di volte e l’altra sera beh..è successo.”
“Ci sei andato a letto?” ridacchiai “E’ che mi sembra una ragazza un po’ timida. Non di certo da una botta e via.”
Scosse il capo, arrossendo di nuovo. “Non lo è…è meravigliosa..”
Wow. Mi sembrava davvero preso. Il modo in cui continuava a guardarla, il modo in cui arrossiva continuamente….Taylor si stava innamorando.
“Ti piace davvero..” lo stuzzicai.
“Beh..sì” ammise.
D’un tratto però un pensiero mi balenò in testa e scoppiai a ridere, facendo girare molte persone a guardarmi. “Avete lo stesso nome…è un tantino agghiacciante.Ahahahah”
Taylor mi tirò scherzosamente i capelli. “Scema, piantala di ridere..”
Cercai di fare la seria. “Ok ok..la smetto. Comunque trattala bene. E’ una brava ragazza. E usate precauzioni. Ashley rimarrebbe traumatizzata a sentirsi chiamare zia così giovane.”
Alzò gli occhi al cielo. “Questo detto da una che non ha neppure 20 anni e tre figli..”
“Ok ok, touchè..” risposi. Guardai fuori dalla finestra e vidi la volvo di Edward parcheggiata sul bordo del marciapiede.
“Vai ti aspetta” mormorò Taylor.
Annuii. “Passa una bella estate. Qualcosa mi dice che forse a raccogliere le mele ci andrà solo Ash..”
“Chissà…” buttò lì.
Mi diede un bacio sulla fronte. “Riguardati Bella…”
“Anche tu..e grazie” gli feci l’occhiolino. “Grazie per tutto..”
Non c’era bisogno di dire altro. Gli sarei per sempre stata grata per l’aiuto che mi aveva dato quando mi ero sentita sola e abbandonata da tutti.
Con un ultimo sorriso uscii dal portone e mi precipitai dentro la mia adorata Volvo.
Mi accolse col suo inconfondibile sorriso sghembo. “Congratulazioni!”
“Lo sai già”
“Beh…i pensieri della tua amica erano difficili da ignorare” rispose.
“Sì” confermai “Era piuttosto eccitata.”
“Sono molto orgoglioso di te.” Disse prima di posare un bacio lieve sulle mie labbra.
Arrossiii. “Non era poi così difficile..”
“Difficile abbastanza da meritarti una ricompensa..” mormorò ammiccando.
Non sapevo cosa aveva in mente, ma evitai di chiedere visto che tanto ero certa che mai mi avrebbe rivelato in anticipo una sorpresa.
Il viaggio fino a casa fu tranquillo. Edward mi teneva la mano nella sua mentre il vetro iniziava a bagnarsi di pioggia. Ormai mi ero rassegnata al fatto che questa estate non fosse calda come la precedente.
Uscimmo dalla macchina tenendoci per mano e ridendo mentre le gocce di pioggia continuavano a cadere ininterrotte. Ma il tragitto era breve e ci bagnammo pochissimo.
Comunque, una volta arrivati sul portico, mi fermai a guardare Edward. Non mi sarei mai stancata di farlo…anche se una volta vampira avrei vissuto l’eternità al suo fianco.
Per sempre non sarebbe mai, mai stato troppo per noi due. Per la nostra famiglia, per il nostro amore..
Mi incantai a osservare le goccioline di pioggia che dai suoi capelli scorrevano lungo il profilo del suo volto, fino a raggiungere il collo per terminare la loro corsa…assorbite dal tessuto della maglietta.
“Cosa guardi?” chiese abbozzando un mezzo sorriso.
Scossi il capo, leggermente imbarazzata.
“Guardo te..” risposi sincera “Sei così bello..”
“Mai quanto te..mia intelligentissima moglie”
Alzai gli occhi al cielo mentre le braccia di Edward mi circondavano proprio sotto la vita e mi facevano girare in aria.
Risi forte, sentendomi libera.
“E non finirò mai, mai di dirtelo e dirtelo  e dirtelo…”cantilenò
“Ok ahahah ok ora mettimi giù però!” Le mie parole erano spezzate dalle risa che mi nascevano dal petto.
Lui obbedì, senza però allontanarmi dal suo corpo.
“E non finirò mai di dimostrarti quanto ti amo, ogni singolo giorno” Mormorò serio “Per esempio stasera…”
“Stasera?” chiesi maliziosa “Hai organizzato qualcosa?”
La sua mano volò a carezzarmi la guancia.
“Non preoccuparti…una cosa intima, ma avremo la casa solo per noi. Voglio che tu sia rilassata e serena…e non nervosa per domani.”
“Non sono nervosa, solo…”
Mi fermai e presi un lungo respiro ma, prima che potessi parlare la porta si aprì, rivelando una sorridente Esme.
“Bella…sono così orgogliosa di te”
Le sue braccia mi strapparono da quelle di Edward e mi circondarono in un abbraccio.
Arrossii. “In fondo era solo un semplice esame..”
Lei scosse il capo, convinta, facendoci entrare. “Ah, non voglio che tu ti sminuisca. Se la mia bambina è stata brava, è stata brava..”
A quelle parole mi sentii stringere il cuore. Quella donna mi aveva accolta, mi aveva amata e mi aveva aiutato come una madre, forse anche più di quella vera. Reneee mi amava, e io amavo lei. Ma non avevo mai completamente potuto essere tranquilla con lei. In un certo senso era come avere una sorella maggiore un po’ sbadata: l’amore c’era, ed era assoluto ed incondizionato ma…ma non ero mai stata totalmente rilassata. Non ero mai tornata a casa da scuola con la certezza di trovare la cena in forno, la tavola apparecchiata e il letto fatto.
Erano piccole cose forse…ma piccole cose che ti facevano sentire amata e coccolata. E quando sei una ragazzina in fondo queste sono le sole cose di cui hai davvero bisogno.
Entrammo in cucina e, immediatamente, sentii un delizioso profumino raggiungermi le narici. Infatti notai immediatamente che svariate pentole si trovavano sul piano cottura, certamente contenenti la cena.
“Fa tutto parte della sorpresa di Edward” Esme mi strizzò l’occhiolino “I bambini questa sera staranno con me, tu non preoccuparti di nulla”
Presi la sua mano nella mia, quasi commossa.
“Grazie Esme..grazie e..non parlo solo della cena, lo sai..” dissi piano.
Lei mi sorrise. “Tesoro, per me sei una figlia dal primo momento in cui hai messo piede in casa nostra. Hai reso felici tutti noi..credimi, nessuno escluso. Ma soprattutto hai fatto felice Edward. L’hai cambiato…l’hai reso l’uomo che è ora. Il marito e il padre che è ora grazie a te…”
Annuii, commossa dalle sue parole, mordendomi il labbro per non scoppiare a piangere.
“Ma su, adesso basta pesantezza” mi intimò cercando di risollevarmi l’umore. “Perché non vai di sopra a salutare i bambini. C’è anche Edward..penso che stia mettendo a punto i dettagli del resto della serata.”
Mi guardai attorno spaesata e notai che, in  effetti, Edward non c’era. Uscii dalla cucina e mi diressi al piano superiore, lanciando un’occhiata alla porta chiusa del salone mentre salivo le scale.
Non potei trattenere un sorriso. Probabilmente li c’era un altro pezzo della magnifica serata che mi aveva organizzato.
Chissà che avevo fatto per meritarlo?
Arrivai al primo piano e mi diressi immediatamente nella cameretta dei bambini.
Subito li vidi: erano seduti nel loro box insieme ai loro peluche e giocavano tranquilli, fortunatamente, senza litigare.
“Ehi…” sussurrai.
Non appena sentirono la mia voce i loro occhietti scattarono verso la porta e iniziarono a ridere felici.
“Ma mammmmmaaaaaaaaaaaa” Eddy battè le manine  e io, felice, mi gettai su di loro. Percorsi i pochi metri che ci separavano e, facendo attenzione al pancione, mi inginocchiai a fianco del box. Li presi in braccio tutti e due insieme e li strinsi al mio petto, sistemandomeli sulle  gambe.
“Maaaaamma…Eddy.. bene!” strillò ancora il mio piccolo.
Sentii il mio cuore fremere. “Oh amore, anche la mamma ti vuole bene. Tanto tanto tanto bene. E anche a te amore mio…”
Presi a baciare il visino di entrambi, probabilmente provocandogli il solletico, visto che iniziarono a ridere come dei pazzi.
“Vi amo vi amo vi amo..” cantilenai.
Quando alzai il viso notai i loro capelli spettinati e i loro visini arrossati per le risa.
“Stanotte starete con la nonna e gli ziii? D’accordo?” domandai.
Loro mi fissarono seri, senza rispondere.
“E sapete perché? Perché domani è un giorno importante…molto importante.”
“Fatellino” disse Liz.
“Sìì brava amore di mamma” confermai “Domani arriva il fratellino o la sorellina. E quando sarà qui….vi vengo a prendere e tutti insieme torniamo a casa..”
“Voio te..” mormorò Eddy sporgendo il labbro inferiore.
“Oh tesoro, anche io vorrei stare con te. Ma vi prometto…è solo per poco pochissimo tempo. E poi vi divertite con gli zii vero?” aggiunsi per convincerli, sapendo quanto i bimbi adorassero tutti i Cullen.
“Sìììììì!” urlarono entrambi aprendosi in un bel sorriso.
“Dochi dochi dochi!!” disse Lizzie.
“Oh sì..vedrete che lo zio Emmet avrà tanti giochi. E la zia Alice ti farà mettere i suoi vestiti” esclamai.
Forse Alice mi avrebbe uccisa per questo ma…ma non avrebbe mai detto no ai suoi nipotini.
“Piccoli…” La voce di Edward appoggiato allo stipite della porta mi fece alzare il capo.
Ci sorrideva e, in pochi secondi, fu al nostro fianco, seduto con noi sul tappeto della cameretta.
Prese Liz e la poggiò delicatamente con la schiene a terra e iniziò a fingere di mangiarle il pancino.
“Papàààààààààààà batta batta..ahahah” Lizzie ricominciò a ridere riempiendo la stanza di quel suono così musicale.
Edward smise e la poggiò con delicatezza sulle sue gambe, sporgendosi e baciando anche il collo di Eddy che, per sfuggire al solletico, nascose il volto sul mio petto, ridacchiando.
In quel momento il piccolino dentro di me scalciò un poco e gli occhioni di Eddy si spalancarono mentre le sue manine si posavano veloci nel punto dove aveva sentito qualcosa muoversi.
“Fatellinooo!!” esclamò
Annuii e immediatamente anche Liz sporse le manine per toccare quel punto. Afferrai anche la mano di Edward e, proprio quando tutte le nostre quattro mani erano posate sul mio pancione, il bimbo si mosse un poco facendoci chiaramente sentire la sua presenza.
“E’ il vostro fratellino..” sussurrai “Non vede l’ora di conoscervi anche lui..o lei..”
I bambini rimasero così, con le bocchine spalancate dallo stupore di aver sentito la prova tangibile che c’era davvero qualcuno dentro il grosso pancione della mamma.
Edward mi sorrise e io feci una fatica enorme a cercare di contenere le lacrime di  fronte ai loro visini stupefatti. Lacrime che, però, non riuscii a fermare quando me li ritrovai davanti, tra le braccia di Edward, pronti per andare a casa dei nonni.
Li strinsi ancora a me, ispirando il loro profumo e bagnando le loro piccole testoline con le mie lacrime. Sapevo che con Esme e gli altri sarebbero stati bene,sarebbero stati al sicuro. La parte razionale di me lo sapeva…ma c’era una parte irrazionale che, per qualche strana ragione, non ce la faceva a lasciarli, anche solo perun giorno o due.
Il giorno dopo sarebbe cambiato tutto e il mio cuore voleva solo poterli stringere e, in qualche modo, lasciare che ancora per qualche minuto fossero gli unici a godere delle mie attenzioni.
“Vi amo tanto..” mormorai, cercando di non mostrare loro le mie lacrime.
“Tatto bene” dissero entrambi con le loro vocine squillanti, stringendomi con forza.
La mano di Edward mi carezzò il viso e io annuii, consegnandoli alle sue braccia sicure. Mi pulii veloce gli occhi.
“Faranno i bravi con i nonni…vero piccoli?” gli chiese lui.
Loro risero.
“Ma certo che faranno i bravi. Loro lo sono sempre” dissi piano “Sono i miei angeli…”
Edward si sporse e posò un bacio sulla mia fronte. “Perché non vai in bagno e ti rilassi. Troverai lì le prime sorprese…”
Il suo tono allegro servì a risollevarmi e gli sorrisi. Sentii i suoi passi scendere le scale e, con un sospiro, mi avviai in bagno. Trovai la vasca già piena di acqua tiepida, calda al punto giusto e con tanto bagnoschiuma, come piaceva a me.
Mi rilassai tra le bollicine. Avrei voluto che ci fosse Edward a farmi compagnia ma sapevo che probabilmente era di sotto ad allestire alla perfezione la cenetta che aveva cucinato Esme. E forse era meglio così: un po’ di solitudine mi dava il tempo per riflettere e pensare all’indomani.
Mi carezzai il pancione coperto dalla schiuma.
“Ehi..ciao..la mamma non vede l’ora di tenerti fra le  braccia sai?” iniziai a parlare. “Hai paura per domani?”
Sentii un leggero movimento.
“Anche io sono un po’ nervosa” ammisi per la prima volta ad alta voce. Ovviamente il ricordo dello scorso parto mi tormentava ancora un po’: non che ricordassi molto di quello che era successo dopo la nascita di Eddy ma comunque Edward e Carlisle mi avevano raccontato e…
Rabbrividii per un attimo.
“Comunque sia, tu non devi essere preoccupata” continuai “Perché io ti proteggerò sempre”
La bimba si mosse un po’ più forte e immediatamente sentii dolore. Non un dolore forte ma un’indolenzimento fastidioso.
“Sei attiva stasera” dissi aggrappandomi al bordo di ceramica “Che c’è? Hai fame? Andiamo a vedere che cose ha preparato il papà…”
Con molta cautela uscii dalla vasca e, facendo attenzione a non scivolare, mi asciugai, lasciando però i capelli ricadermi umidi sulle spalle.
Quando entrai in camera vestita solamente col mio intimo trovai la mia sorpresa:un bellissimo vestito bianco era adagiato sul letto. In cotone, si arricciava sotto al seno e cadeva morbido lungo le mie gambe, arrivando alle ginocchia.
Lo indossai ma decisi di restare a piedi nudi, beandomi del contatto fresco del pavimento.
Quando arrivai in cima alle scale non potai fare a meno di sorridere. Edward se ne stava appoggiato al corrimano e mi tendeva la mano.
“Sembri un angelo così” mormorò
“Ahahah un angelo un po’ enorme” risposi gettandomi fra le sue braccia.
“Non essere assurda”
I nostri nasi si sfiorarono e con facilità mi prese tra le braccia, mentre io allacciavo mani dietro il suo collo.
Aprì piano la porta del salotto e rimasi abbagliata da come l’aveva trasformato in così poco tempo.
Il caminetto era leggermente acceso in modo da non dare fastidio ma scaldare a sufficienza e intiepidire l’aria fresca della sera che entrava dalla finestra; davanti a l fuoco Edward aveva steso una coperta spessa e su di essa si trovavano adagiati diversi piatti con la mia cena.
“Wow…Edward è bellissimo” sussurrai contro la pelle della sua guancia.
Lo sentii sorridere. “Sono felice che ti piaccia. Per te qualunque cosa amore mio.”
Mi morsi il labbro nel tentativo di trattenere le lacrime. Non sapevo neppure io perché avevo voglia di piangere in quel momento: nemmeno c’era un vero motivo…
Edward si sedette a terra, sempre tenendomi tra le braccia e mi ritrovai così  comodamente seduta sulle sue gambe.
“Bella amore tutto bene?” chiese apprensivo.
Annuii ma una lacrima traditrice sfuggì comunque al mio controllo e scivolò lungo la mia guancia.
La scacciai con rabbia e sbuffai. “Scusa..non voglio rovinare la serata. E’ tutto perfetto…”
“Bella ti prego, puoi paralre con me” disse carezzandomi il viso e obbligandomi a fissarlo. “Sei nervosa per domani?”
“Non so..” risposi sincera, cercando di frenare le lacrime. “Dici che la piccola starà bene? Dici che sia pronta per venire al mondo? Lo so che Carlisle ci ha rassicurati però…”
Lui si limitò a stringermi, posando leggeri baci sui miei capelli. Io mi sistemai meglio con la schiena contro il suo petto e le sue mani si posarono sul mio pancione, intrecciate alle mie.
“Ti assicuro Bella. Carlisle ha ragione. La crescita del bambino è chiaramente normale. Anche se ovviamente non abbiamo avuto altri parametri con cui valutarla…credimi, vista la velocità della gravidanza è pronto per nascere.”
“Quindi dici che questi 10 giorni di anticipo non saranno un problema?” Inconsciamente sapevo che la mia era una domanda stupida, che Edward non avrebbe mai fatto qualcosa che avrebbe potuto mettere a rischio la vita di nostro figlio ma….ma avevo bisogno di essere rassicurata.
“Te lo giuro. Non sono un problema..fidati di me. E’ pronta per conoscerci..”
Improvvisamente ridacchiai.
“Che cosa ti fa tanto ridere adesso?” chiese curioso.
“Continui a parlare al femminile. Sei incredibile…” mormorai.
“Anche tu lo fai ultimamente. Parlare al femminile intendo..” rise.
“Per forza” replicai “Mi hai contagiata. E poi ormai ci spero anche io. O dovremo dare un  sacco di abitini rosa in beneficienza”
Rimanemmo ancora un po’ così, accoccolati l’uno contro l’altra, mentre io mangiucchiavo qualcosa, senza però troppo appetito.
In qualche modo mi si era completamente chiuso lo stomaco. In realtà sentivo un altro tipo di fame: una fame che non proveniva da me, ma dalla bambina.
E io sapevo cosa voleva.
“Ha sete vero?” chiese Edward, probabilmente leggendo l’umore della piccola.
“Sì…e sai di cosa.” Risposi.
“Aspettami qui” mi sussurrò all’orecchio, prima di alzarsi.
Meno di trenta secondi dopo ero di nuovo tra le sue braccia, succhiando da una cannuccia il liquido rosso e denso.Il sapore era buono, leggermente salato…
Non mi faceva schifo, esattamente come era successo per i gemelli anche questo nuovo piccolino da qualche settimana aveva iniziato a pretendere un supplemento ‘speciale’ alla mia alimentazione. Ma per me non era un problema: avrei fatto qualsiasi cosa per i miei figli.
Bevvi l’intero contenuto del bicchiere che mi aveva portato Edward e, immediatamente, mi sentii più forte di prima.
“Mmmmm che ne dici di ballare?” proposi.
Sentii Edward ridere forte. “Bella Swan che mi propone di ballare.Quando mi ricapiterà un’occasione simile?”
“Meglio che ne approfitti allora.”
“Vero..” Si alzò in piedi e mi pose la mano, a cui io mi  aggrappai con entrambe le mie.
Vidi Edward premere il pulsante di un telecomando e le note di Claire de Lune si diffusero nell’aria. Mi prese tra le braccia e sollevandomi con delicatezza, fece scivolare i miei piedi sotto i suoi.
“Sto avendo un dejà-vu” ridacchiai “Hai fatto la stessa cosa al ballo di fine anno..due anni fa..”
“Sì, ricordo. Non volevo che inciampassi nei tuoi stessi piedi, sai com’è..” disse.
Gli tirai scherzosamente un pugno sul petto. “Ci pensi..due anni.Sembra successo due giorni fa.”
“E l’avresti mai detto che saremmo stati qui ora, sposati, con due splendidi bambini e un terzo in arrivo, a cenare per festeggiare il tuo esame brillantemente superato?”
Scossi il capo. “No, decisamente no”. Alzai gli occhi al cielo. “Comunque davvero…non esagerare. E’ stato solo un esame…oltretutto di gruppo, perciò il merito non è interamente mio, no?”
Mi baciò la fronte. “Sei stata bravissima, anche se penso che il fatto che tu abbia letto quel libro centinaia di volte sia giocato a tuo favore”
“Sai perché l’ho riletto così tante volte? Specialmente quando ancora non ti conoscevo?” chiesi seria.
Scosse il capo.
“Perché prima di conoscere te…in realtà non conoscevo nulla. L’amore, la passione….non sapevo che volesse dire desiderare qualcuno così intensamente da star male. Non sapevo che volesse dire essere disposti a morire per qualcuno. Ma da quando ci sei tu…tu sei tutta la mia vita Edward.” Sussurrai flebile.
Edward mi sollevò il volto con le dita.”Ti amo..”
“Ti amo..” risposi. “Grazie per avere organizzato tutto questo…”
Poggiai il capo contro il suo petto e rimanemmo così, stretti l’uno contro l’altro a volteggiare in salotto, mentre la melodia ci cullava dolcemente.
Inspirai il suo profumo e mi strinsi a lui,come a non volerlo lasciare andare mai.
Fu in quel momento che la bimba iniziò a muoversi.
A muoversi molto. E molto velocemente
Le mani lasciarono la presa stretta sulla camicia di Edward e immediatamente volarono al mio ventre. Presi un lungo respiro ma un calcio fortissimo mi fece piegare in due dal dolore, annebbiandomi la vista.
“Bella..Bella!” la voce di Edward mi sembro ovattata come se mi stesse parlando sott’acqua e non riuscissi a capirlo veramente. Probabilmente le sue mani erano la sola cosa che mi aveva impedito di cadere a terra.
Cercai di fare qualche respiro debole ma non ce la feci.
Non quando il dolore arrivò.
Un dolore al ventre, di fronte al quale i lividi o i calcetti non erano stati nulla. Un dolore così forte da bloccarmi il respiro nel petto.
Come se mi stessero squarciando il ventre con un pugnale.
Volevo chiamare Edward, implorarlo di fare qualcosa, implorarlo di aiutarmi, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono.
Solo il dolore era vero. Era l’unica cosa che il mio corpo ancora percepiva. E, anche se consideravo impossibile la cosa, aumentava ad ogni secondo. In quel momento fui certa di stare per morire. Mi sentivo bloccata, chiusa in un inferno in cui non potevo nemmeno urlare per dare sfogo a quello che stavo provando finchè…
Finchè non sentii la pressione sul mio petto aumentare e qualcosa in bocca. Lo stesso sapore che pochi minuti prima avevo bevuto.
Sangue.
Solo che, ora, era il mio sangue.
Avvertii appena qualcosa di duro sotto di me e poi la mia bocca venne liberata da quel liquido. Probabilmente Edward mi aveva voltato il capo.
E fu nell’infinitesimo istante in cui riuscii a prendere un minimo d’aria che iniziai ad urlare.
Non sapevo nemmeno se lo stavo facendo davvero o se non stesse uscendo alcun rumore dalla mia bocca.
“Bella..Bella..”
Era la voce di Edward, la riconoscevo anche se mescolata e coperta dalla mia. L’avrei riconosciuta tra mille, per sempre.
E poi la sentii…la sua bocca sulla mia.
Com’ero abituata a sentirla da sempre.
Fredda, liscia…ma anche così calda.
Tentai, in un estremo sforzo, di aprire gli occhi per poterlo osservare ancora una volta. E attraverso le lacrime lo vidi: vidi il suo volto, il suo profilo, le sue labbra…nell’esatto modo in cui avrei sempre voluto ricordarlo. Perché niente, niente al mondo era più bello di Edward.
“No..no, non respira. Io credo..credo che stia cercando di uscire..da sola..”
Le parole di Edward mi arrivavano spezzate, incomprensibili quasi. Non capivo con chi stesse parlando, non capivo niente, finchè non penetrarono nella mia coscienza.
E allora compresi quello che stava succedendo.
E le sue parole chiarirono tutto.
Il bambino…il bambino stava cercando di uscire. E se io non respiravo…allora nemmeno lui riusciva a respirare.
“Edward..”
“Bella Bella resisti”
“No Edward..no deve..deve uscire..adesso!”
“Bella non..”
“NO” Cercai di sovrastare  la sua voce con la mia. “Tiralo fuori! Non respira…tiralo fuori!!”
Urlavo e urlavo soltanto quelle parole. Non capivo nemmeno se Edward mi stesse ascoltando, se stesse rispondendo. Ma sapevo che mio figlio doveva uscire per respirare…per vivere.
Premetti ancora di più gli occhi, riuscendo solamente ad avvertire le nuove ondate di dolore che si focalizzavano sul mio ventre.
Una più forte dell’altra.
Sempre di più.
Sempre di più.
Finchè quasi il dolore non divenne un elemento esterno, talmente potente che non potevo, non potevo essere io a stare provarlo.
Non potevo, perché io ero fragile e debole e non ce l’avrei mai mai fatta.
E forse se avessi chiuso gli occhi tutto quanto sarebbe sparito e io avrei potuto dormire.
E poi lo sentii, in lontananza. Confuso, coperto da tanti altri rumori…ma c’era.
Un pianto.
Il pianto.
Qualcosa mi sfiorò il viso.
E poi lui chiamò ancora il mio nome.
E come potevo, come potevo deluderlo?
Aprii gli occhi quel tanto che bastava per vedere la sua immagine sfocata  e sentire le sue labbra tornare a posarsi sul mio viso, ovunque.
“Renesmee” sussurrò la sua voce.
Le mia bocca si arcuò in un sorriso..
Allora era come aveva sempre detto lui….ovvio. Lui sapeva, aveva sempre saputo meglio di me.
Ma ora anche io sapevo: potevo mollare. Potevo lasciarmi andare.
Dunque era così che finiva tutto quanto…
Avevo sempre pensato che avrei avuto più tempo: mesi, anni, l’eternità addirittura. E invece  finiva tutto oggi.
Ma non potevo essere triste: sentivo il suo pianto forte e questo mi confermava che stava bene. Avrei solo voluto avere la forza di aprire gli occhi e vederla almeno una volta. Ma forse…forse era così che doveva andare.
“Bella!”
Sentii la sua voce e avrei voluto rispondere.
Ero troppo, troppo stanca.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare.
Ma invece della pace….fu solo nuovo dolore.



EDWARD 

Che cosa avevo appena fatto?
Lasciai cadere sul pavimento al mio fianco il bisturi sporco di sangue. Del sangue di mia moglie.
Ma avevo dovuto…avevo dovuto o la bambina…
La guardai, prendendomi quei pochi secondi che potevo strappare al tempo. Avevo avuto ragione io…era una bimba.
Ma aveva avuto ragione Bella…mi somigliava. Proprio come mi somigliava Elizabeth.
Urlava a pieni polmoni ma, per me, questo era il suono più dolce del mondo. Era lì,respirava e..viveva…
Avrei voluto avere più tempo, avrei voluto poterla tenere tra le braccia. Avrei voluto poterla cullare, poter essere sin da subito suo padre ma..
Ma non potevo. Non ora.
La avvolsi velocemente nella mia camicia e la adagiai sul tappeto morbido al mio fianco.
Ora c’era un’altra persona che dovevo aiutare, che dovevo salvare.
Tornai a focalizzarmi su Bella, cercando disperatamente di ignorare la vista del suo ventre squarciato.
Respirava male, sempre più piano.
Avvicinai il mio volto al suo e chiamai il suo nome finchè le sue palpebre non si alzarono leggermente.
Iniziai a baciarla piano, cercando di infonderle con la mia bocca la forza di non mollare.
“Renesmee” sussurrai. Volevo che sapesse che nostra figlia stava bene, che era riuscita a farla venire al mondo.
Le sue labbra si arcuarono: mi aveva sentito.
E, improvvisamente, capii che stava mollando.
Che mi stava lasciando.
Il suo sorriso si era cristallizzato sul suo volto ma il suo cuore…il suo cuore ogni secondo perdeva un battito.
Sapevo che cosa dovevo fare.
Le mie labbra si posarono sul suo collo, per compiere un gesto che un tempo mai avrei pensato sarei arrivato a fare.
E, prima di pensare a qualcosa, i miei denti lacerarono la sua pelle.
Non succhiavo, mi limitavo a tagliare e far entrare quanto più veleno possibile.
Il collo, i polsi, la piega dei gomiti..
Ma il suo cuore pompava piano e non sapevo se ce l’avrebbe fatta a fare arrivare il veleno prima di…
Avrei voluto poter piangere. Poter piangere davvero. Invece tutto quello che potei fare fu stringere la pelle del suo corpo sporca di sangue sotto le mie dita.
Avvertire il calore abbandonarla lentamente, secondo dopo secondo.
“NO NO..Non ci lasciare Bella, Bella….”
Iniziai a massaggiare il suo petto nel punto esatto dove, sotto la mia mano, il cuore si stava lentamente fermando.
Una parte del mio cervello registrava dei movimenti al mio fianco. Forse Carlisle, forse i miei fratelli…
“BELLA…Bella..Bella..”cantilenai.
Non mi importava del mondo attorno a me. Era lei il mio mondo e se…
Improvvisamente, però, ci fu un rumore che, benché minimo, distrusse tutti gli altri.
Un rumore debole dapprima, quasi flebile.
E poi…sempre più forte, sempre più veloce.
Il rumore del suo cuore. Un cuore in trasformazione
.

Pleaseeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee....I don't wanna die..ricordate, c'è ancora il prossimo!! LOL



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Capitolo 54
*** ...is just a new beginning ***


VERO EPILOGO Ok, allora. Solo due parole, poi ci vediamo alla fine. Ho postato una nuova storia qui su efp =) Ci tengo davvero molto e mi piacerebbe che passaste a farci un salto...si chiama "Wish upon a star". Grazie mille ragazze...per tutto...
Ok, tratteniamo le lacrime per la fine...
Enjoy the chap!!! ^_^
Xo Xo Cloe

BELLA


“Maaaaaaaaaaaaaaaaaaaamma!!!!!”

Eddy entrò correndo di corsa in cucina e allacciò le sue braccine intorno alle mie gambe.
“Mamma no, no, no…io non la voglio!” continuò.
Sbuffai, immaginando quale fosse il motivo dell’ennesima litigata. Ormai da una settimana a quella parte non facevano altro tutti e tre.
Comunque, per sicurezza, mi rassegnai a chiedere.
“Che succede ora?”
“Io non la voglio la torta della Sirenetta!” disse Eddy
Ecco, come avevo immaginato. Sempre lo stesso problema.
Presi Ed tra le braccia e lo feci sedere sul ripiano della cucina. Ok, potevamo sistemare questa ennesima tragedia pre-festa.
“Ragazzi per favore, vi dovete decidere…la festa è domani..” dissi tentando di riportare la pace..
“Lo so, ma io sono un maschio….la Sirenetta è per le femmine” Incrociò ostinato le braccia al petto e quasi mi misi a ridere per la sua buffa espressione.
Mi voltai verso le mie altre due piccole pesti, in piedi e con un altrettanto cipiglio ostinato sul viso.
“Allora…non possiamo raggiungere un compromesso?” domandai.
Liz sbattè il piede a terra beccandosi una mia occhiataccia mentre Nes iniziò a sbuffare.
“Noooo…papà ci ha compato i vetitini di Ariel. Abbiamo anche la coda!!” esclamò, quasi con le lacrime agli occhi.
 Mi voltai di nuovo verso mio figlio, guardandolo con aria supplicante.
“Ma mamma, vogliono che mi vesta da Sebastian. Ho 5 anni, non mi vesto come un’aragosta!”
Beh…su questo lo potevo capire.
“D’accordo” iniziai cauta “Allora…la festa sarà a tema ‘La sirenetta’ ma…ma non vestirete vostro fratello come un’aragosta. E’ anche il suo compleanno ed è giusto che si diverta…”
“Ma allora da che cosa si può vestire?” esclamò Liz sconsolata.
“Bambine. A voi due perché piace tanto Ariel?” chiesi, sapendo dove volevo andare a parare.
“Perché ha i capelli rossi e le piace la musica..proprio come a noi” disse Liz entusiasta.
Nes battè le mani e iniziò a saltellare felice.
“E allora Ed, che è bello, ha i capelli scuri e gli occhi verdi..potrebbe fare il principe Eric no?” proposi speranzosa di risolvere la cosa.
“Ma Eric è il principe azzurro di Ariel. E’ forte e coraggioso..” iniziò Elizabeth.
“Papà è il mio pincipe azzullo!!” strillò felice Renesmee e, se non fossi stata sull’orlo dell’esasperazione, probabilmente avrei riso.
Proprio in quel momento il nostro ‘principe azzurro ’ entrò dalla porta della cucina, venendoci incontro con il suo inconfondibile sorriso sghembo.
E dovetti ammettere che mia figlia aveva ragione. Lui era davvero il principe azzurro per noi.
Prima che potessi rendermene conto le mie gambe si erano mosse, le mie braccia l’avevano stretto e la mia bocca si muoveva famelica sulla sua. E il mondo al di fuori della nostra bolla era scomparso.
“Bella…” Sentii le sue labbra arcuarsi sotto le mie e tendersi in un sorriso, prima di staccarsi quel tanto che bastava per poter sussurrare “Ci guardano..”
Oh..
A volte la mia capacità di controllo lasciava ancora un po’ a desiderare.
Mi staccai e mi voltai a vedere i nostri tre piccoli che  ci fissavano: Ed e Liz divertiti mentre Ness imbronciata.
“Anche io voio bacino!”
Edward ridendo la prese in braccio e la fece volteggiare in aria. In pochi secondi non ci fu più solo lei, ma anche Liz e Edward erano stati caricati sulle sue spalle.
E ora ridevano e ridevano mentre mio marito li faceva volteggiare.
“Ehi mamma vieni qui”
Edward mi attirò contro di lui e mi ritrovai stretta nel nostro collettivo abbraccio famigliare.
“Ehi a me non date nessun bacio?” domandai fintamente indispettita. Immediatamente Nes passò le  braccia intorno al mio collo e iniziò a riempirmi il viso di tanti baci. La strinsi a me, felice.
“Ah il mio pulcino..” sospirai
Era quella che ancora, più di tutti e tre, amava farsi sbaciucchiare, probabilmente perché era la più piccolina. Liz e Ed invece avrebbero compiuto 5 anni il giorno seguente e questo, a loro avviso, li faceva entrare di diritto nella schiera dei bambini grandi.
“Allora avete deciso?” chiede Edward “Vada per il principe Eric? A me sembra perfetto. In fondo ed è così coraggioso…chi guarda tutte le sere sotto i vostri letti che non ci siano mostri? E chi ha aiutato papà a cacciare dall’armadio l’uomo nero?”
Liz e Nes si guardarono e risero. “Okkkkkk…” dissero insieme.
Tirai inconsciamente un sospiro di sollievo perché sapevo che, alla fine, Ed avrebbe anche accettato di mettersi un costume da aragosta solo per fare felici le sorelle. Era sempre stato così…per loro due avrebbe fatto qualsiasi cosa sin da quando erano piccolissimi.
Ricordavo ancora la volta in cui a soli due anni aveva dato tutta la sua razione di biscotti a Liz che era in punizione.
Gli feci l’occhiolino: si meritava di essere il principe Eric..perchè in fin dei conti lo era. Era l’angelo custode delle mie due piccole Ariel.
Sistemai Nes seduta sul tavolo e, mentre Edward era impegnato in un accesa discussione con Liz su chi dei due avesse i capelli più ramati (di cui io non capivo il punto visto che erano, oggettivamente, dello stesso identico colore), Eddy saltò tra le mie braccia.
“Grazie” sussurrò al mio orecchio.
Lo strinsi al mio petto e feci finta di dargli un bacio ma, invece, mi fermai prima che le mie labbra fredde raggiungessero la sua pelle tiepida. “Oh già…niente baci. I baci sono solo per le ragazze…”
“Ma tu non sei una ragazza…tu sei la mia mamma!”
Risi della sua logica. “Sono una mamma ma sono anche una ragazza..”
Vidi le sue sopraciglia corrugarsi mentre rifletteva serio sulle mie parole finchè non si stesero e ritornò a guardarmi sereno.
“Allora sei la ragazza più bella del mondo per me…” sussurrò
E furono le sue labbra, ora, a posarsi sorridenti sulla mia guancia.

Salii piano le scale, facendo il meno rumore possibile. Non volevo svegliarli proprio ora che sapevo si erano addormentati. Sarebbero stati già abbastanza attivi l’indomani alla festa.
Entrai dentro camera mia e di Edward e li trovai lì, abbracciati nel lettone, stretti l’uno all’altra sotto le coperte.
In sottofondo c’era ancora “la Sirenetta”.
Spensi la tv e rimasi ferma ai piedi del letto a guardarli. I miei bambini…i miei tre preziosi angioletti. Non potevo immaginare, ora come ora, la mia vita senza di loro.
Senza l’istinto protettivo di Eddy.
Senza la testardaggine e la creatività di Liz.
Senza la dolcezza della piccola Nes.
Ricordavo la prima volta che l’avevo presa tra le braccia, dopo la mia trasformazione. Ero terrorizzata di poterle fare del male, terrorizzata di poter essere attratta dal suo sangue. Terrorizzata di non poterla conoscere  e di non poter rivedere Liz e Eddy per anni…
Invece le cose non erano andate così. L’avevo stretta tra le braccia e anche se sì, sentivo che sotto la sua pelle chiara scorreva del sangue, non ne era mai stata attratta. E così era stato per tutti i miei bimbi. Per me il loro profumo era il migliore del mondo questo sì ma…ma lo era in modo positivo. Risvegliava in me solo amore e ricordi felici e nessun altro istinto se non quello di stringerli a me.
Lanciai un occhiata fuori dalla finestra, dove  le foglie del grosso melo del giardino si muovevano scosse dalla brezza. Era arrivata l’estate ormai, non che li in Alaska lo si notasse poi così tanto.
Ma avevamo dovuto trasferirci lì. Era uno dei pochi posti dove potevamo condurre una vita in pratica normale e, di certo, non eravamo potuti rimanere a Forks.
Non dopo la mia…morte.
La trasformazione aveva funzionato ma, quando mi ero svegliata tre giorni dopo, era ovvio che non potessi farmi vedere.
Non ero più io.
O meglio, non ero più la Isabella che gli altri umani conoscevano.
Ricordai per un attimo lo strazio di aver dovuto fingere di essere davvero morta al mio funerale mentre tutto quello che avrei voluto fare era aprire gli occhi e dire alle persone che amavo di non piangere perché stavo bene, perché ero felice…
Ma non avevo potuto farlo…
L’unico che sapeva la verità era Charlie. Era stato Jacob a dirgliela. Ma mio padre era forte, aveva accettato la cosa. Sapendo meno dettagli possibili ovviamente, ma l’aveva accettata. La mamma invece…sapevo che non ce l’avrebbe fatta.Sapevo che avrei sconvolto il suo mondo e che non si sarebbe più ripresa. Certo anche la mia morte l’aveva buttata a terra ma, ora, grazie a Phil e soprattutto grazie alle visite dei bambini si stava riprendendo. E, forse, anche quelle che io avevo sempre chiamato ‘sciocchezze new-age’ l’avevano aiutata. Era convinta che certamente la mia anima fosse in qualche dimensione superiore e che, anche se non sapeva come, io fossi felice.
E non poteva neppure immaginare quanto avesse ragione.
Lanciai un ultimo sguardo fuori e sperai intensamente che tutti, tutti coloro a cui avevo dovuto dire addio avessero anche solo metà della mia completa e pura felicità.
Perché io lo ero. Ero felice. Felice come mai prima.
Sentii Nes borbottare qualcosa nel sonno e mi avvicinai al letto. Aprì un poco gli occhietti assonnati e mi fissò confusa. Probabilmente era ancora mezza addormentata.
“Mamma…la casetta di Biancaneve è vicina?” domandò all’improvviso.
Mi avvicinai al suo viso e sfiorai il naso con il mio. Chissà cosa stava sognando…
“Non lo so..” sussurrai piano per non svegliare gli altri “Ma ti prometto che la possiamo cercare insieme. Ora dormi..è tardi..”
I suoi occhietti si richiusero ancora prima che ebbi terminato di parlare. “Notte..”
Carezzai qualche minuto i suoi riccioli ramati, uguali a quelli della sorella, e la sentii respirare profondamente, catturata nuovamente dal mondo dei sogni.
La mia cucciola…ci aveva dato tante preoccupazioni quando ancora era dentro di me, invece ora era la bimba più dolce e tranquilla del mondo. Così legata alla sorella. Condividevano tutto: la camera, i giochi, i vestiti se potevano.
Posai un bacio sulle fronti di tutti e tre e piano  tornai al piano di sotto, lasciandoli a dormire nel nostro letto.
Vidi Edward sistemare l’ultimo festone colorato e gli circondai la vita, poggiando il mio petto sulla sua schiena.
“Sai..sei davvero un uomo da sposare” dissi “Opss..già fatto.”
Lui si girò e i suoi occhi scintillanti si specchiarono nei miei.
“Sì…direi che sei davvero una donna fortunata.”
Annuii. “Come i nostri figli” risposi lanciando un’occhiata intorno a me “Avranno una festa per i loro 5 anni assolutamente strepitosa. E poi ci sarà Emmet a intrattenere tutti i bambini. Si divertirà con più di venti pesti che giocano in giardino…”
Non potei fare a meno di ridere insieme a lui. Liz e Edward avevano iniziato l’asilo il settembre precedente e, ovviamente, tutti i loro compagni erano stati invitati alla festa. Tra qualche mese sarebbe toccato anche a Nes.
“Sai sono felice che possano fare queste esperienze. Che possano stare normalmente in mezzo alla gente..E’ importante per loro..” dissi sincera.
“Sì, è bello che abbiano così tanti amici..”
Fortunatamente la crescita dei gemelli era continuata in modo normale. Certo erano molto più svegli ed intelligenti per la loro età e anche parecchio più forti, ma riuscivano a controllare la cosa, specie di fronte a persone che non facevano parte della famiglia. Avevano capito di essere in qualche modo diversi e che questa cosa non doveva essere rivelata a nessuno. Con nostro grande stupore anche la crescita di Nes era rallentata dopo la sua nascita, procedendo esattamente come quella di Liz e Eddy. L’unica cosa che la differenziava dai suoi fratelli è che aveva ‘sete’ molto più spesso di loro e non aveva una gran passione per il cibo umano. Ma la cosa che mi rendeva felice sopra ogni altra era che sarebbero vissuti per sempre, proprio come me e Edward: Nahuel, il mezzo-vampiro che Rose Emmet e Jasper avevano travato in sud america, aveva 150 anni ormai e dimostrava l’aspetto di un ventenne. La sua crescita si era arrestata in quel punto e, da allora, non aveva dimostrato alcun cambiamento.
Mi aprii in un sorriso. “Lo sai che tra meno di tre settimane sarà anche il compleanno di Renesmee e dovrai organizzare un’altra festa del genere, vero?”
Mi baciò la fronte, avvicinando il mio corpo al suo ancora di più. “Tutto per le mie principesse. Anzi ho già una mezza idea: penso che voglia qualcosa che richiami Biancaneve. La stava sognando prima”
“Sai, dovresti imparare a farti gli affari tuoi.” lo presi in giro. Per fortuna non riusciva a leggere la mente di Nes come quella degli altri umani. Diceva che era come cercare di ascoltare una radio sintonizzata male ma, comunque, riusciva quasi sempre a percepire l’umore o vagamente i pensieri di nostra figlia.
“Ehi” rispose fintamente offeso “Io la lascio in pace. Per adesso…”
Alzai un sopraciglio.
“Quando inizieranno ad avere troppi ragazzi in giro controllerò la mente di Nessie ogni tanto” rispose ovvio “E visto che di certo Liz si confiderà con lei conoscerò anche chi gira intorno a Liz…semplice.”
Presi a spingere contro il suo petto finchè non lo feci finire coricato sul divano. Mi sedetti a cavalcioni su di lui.
“No…invece non lo farai” risposi ridendo “Non ti lascerò rovinar loro l’adolescenza. E poi voglio ricordarti che sono mezze vampire…vorrei proprio vedere un umano che cerca di far loro del male che fine farebbe..”
“Ma potrebbe spezzar loro il cuore…” ribattè.
Alzai gli occhi al cielo. Sapevo benissimo cosa stava succedendo: Edward aveva l’ansia da compleanno. Durante tutti i compleanni era malinconico perché li vedeva crescere e avrebbe voluto che restassero bambini per sempre. Specialmente le piccole.
Era un po’ esasperante ma io adoravo il mio vampiro geloso.
Presi a massaggiargli il petto e mi coricai su di lui.
“Guarda il lato positivo Edward” sussurrai “Potrebbero sempre innamorarsi di un vampiro..”
Avvertii le sue mani sui fianchi e, in un battito di ciglia, le nostre posizioni furono invertite e io mi ritrovai schiacciata sotto di lui.
Lo sentii ringhiare piano e risi alla sua reazione.
“A me è successo e non rimpiango neanche un secondo…” sussurrai, ora seria.
I suoi occhi si posarono nei miei. “Davvero?”
Annuii. “Certo. E lo sai bene che non potremo proteggerli per sempre ma saremo qui se avranno bisogno di noi. E’ la cosa più importante…”
Le sue labbra sfiorarono le mie in un bacio dolcissimo. “E davvero non rimpiangi nulla? Nessuna cosa che avresti voluto fare e che non hai fatto da umana?”
Scossi il capo e catturai il suo viso tra le mie mani avvicinandolo al mio. I miei occhi lo fissavano serio. E, frugando tra i miei sbiaditi ricordi da umana, trovai la frase perfetta per quel momento.
“Stammi a sentire. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?”
Socchiuse gli occhi e, in quell’istante, fui certa che aveva capito e ricordava perfettamente le parole che ci eravamo detti quella sera al ballo di fine anno di  quasi sei anni prima.
Le sue labbra catturarono le mie ma, dopo qualche secondo, si staccò e mi fissò
“Sì, mi basta” rispose, sorridendo “Mi basta per sempre”
“Per sempre..” mormorai


                                                                               THE END




ANGOLO DELL'AUTRICE.

Ragazze, sapete che non ho mai lasciato lunghissimi commenti ai capitoli perchè preferivo farvi leggere, ma...ma mi ero riproposta di dirvi qualche parola che avrei sempre voluto fare e..e diciamo che mi è sfuggita la mano. Mi sono messa davanti al foglio bianco e le parole mi sono uscite da sole e non si sono più fermate.
Non siete obbligate a leggere ovviamente ma, non vi nascondo, che per me sarebbe importante.
Grazie mille!! ^^




"C’è qualcosa di eccitante nello scrivere le prime parole di un racconto. Non puoi mai, mai  prevedere dove ti porteranno. Le mie mi hanno portata qui…nel luogo a cui appartengo”

Miss Potter



E’ vero, c’è qualcosa di quasi magico a scrivere le prime parole di un racconto. C’è quell’eccitazione, quell’impazienza di mettere nero su bianco le emozioni che provi, così forti alle volte che sembrano scoppiarti dentro. Ci sono i piccoli dettagli, che possono apparire quasi sciocchi, ma che tu non dimenticherai mai. Ricordo il primo istante in cui ho avuto l’idea per questa storia mentre lavavo i piatti e i primi tasselli del racconto iniziavano a prendere forma nella mia mente. Ricordo ancora meglio il giorno dopo, il giorno in cui ho davvero scritto le prime parole su un foglio di carta seduta al tavolo della caffetteria all’università, durante la pausa pranzo. Ricordo che avevo appena fatto una passeggiata, ricordo che aveva appena smesso di piovere e posso giurare di riuscire quasi a sentire ancora l’odore dell’asfalto bagnato. Ma soprattutto ricordo che allora mai, mai avrei detto che quella prima frase scarabocchiata di getto mi avrebbe portato qui. Mi avrebbe portata ad avere così tanto.
Non sono una madre quindi magari il paragone può suonare stupido a qualcuno ma questa storia è stata davvero quasi come una specie di bambino per me. Le ho dedicato pomeriggi interi, notti insonni, crisi isteriche, pianti e mentirei se dicessi che non ho mai pensato “Ma chi me l’ha fatto fare?” almeno una volta. Ma che fossi arrabbiata o felice o triste non ho mai, mai smesso di amarla neppure per un istante. Ed è proprio per questo motivo che ho capito, o meglio ho sentito, esattamente il momento in cui era ora di scrivere la parola fine. E’ venuto in modo naturale, forse perché questa storia è cresciuta e maturata insieme a me. Ripenso a me quando l’ho iniziata un anno e mezzo fa e…e mi vedo diversa. Mi sento diversa. Certo, una parte di me sarà sempre timida e introversa e insicura ma grazie a questa storia, grazie a voi, ho imparato a buttarmi. Ricordo l’ansia e la paura quando postai il primo capitolo e il fatto che non ebbi il coraggio di aprire efp per giorni per paura di trovare recensioni cattivissime o, peggio, nessuna recensione. E ora invece ho imparato a non avere più così paura di provarci. Ed è un consiglio che mi sento di dare a tutte voi, se qualcuna magari ha un’idea in testa ma non ha il coraggio di postarla. Non lasciate che la paura vi impedisca di provarci: magari avrete successo, magari no. In tal caso vi farete un bel pianto e la vita andrà avanti ma, almeno, non vivrete di rimpianti. E, magari, se sarete fortunate come me, la scrittura vi porterà a qualcosa di meraviglioso. E vi giuro che benedirò sempre il giorno in cui ho pensato “Cloe dai buttai”perché ora ho delle cose a cui non potrei più fare a meno, nemmeno volendo.
Ho un mondo in cui posso sfogare la mia fantasia, in cui posso essere chi voglio, in cui posso, attraverso i miei personaggi, sfogare tutti i miei sogni. E ho conosciuto delle amiche che, credetemi, non passa giorno che non mi rendano la ragazza più fortunata del mondo ad averle al mio fianco. E poi ho voi che mi avete sostenuta, incoraggiata e apprezzata con una costanza che..che ancora mi lascia senza parole. Grazie, grazie grazie. Chi scrive sa che sapere di far emozionare, piangere o sorridere le altre persone è qualcosa che scalda il cuore come poche cose al mondo. Siete state tutte una parte fondamentale di questa storia, sia che abbiate recensito, commentato, aggiunto a preferiti o seguiti oppure semplicemente letto.
Una vita, un amore è dedicato interamente a ognuna di voi.
Spero che non vi dispiaccia, però, se ringrazio qualcuna di voi in particolar modo.

Francesca (Keska) per essere stata sempre un aiuto, sia che avessi bisogno di un’opinione sincera o di un aiuto con l’html, sapevo che lei ci sarebbe stata. E sappi che il fatto che tu, che per me eri e sei davvero bravissima, abbia davvero deciso di leggere la mia storia è stato fantastico. E’ stato un onore.

Noemi (Noemix), che è stata sempre super dolcissima con me e ha sopportato alcune mie paranoie l’estate scorsa, senza mai e ribadisco mai mandarmi a quel paese. Grazie tesoro.

Cristina (KStewLover), che non mi manda a quel paese nemmeno quando la tormento per sapere dettagli sulle sue storie fino allo sfinimento. Aahahhaha è dolce, brillante e piena di talento. Passate a leggere le sue storie e ricordateglielo perché tende a dimenticarselo U___U Non fa niente, mi impegnerò a dirtelo io ogni singolo giorno dell’eternità se serve. Un bacio teso…grazie di tutto!!!

Tutte le ragazze della mia ‘famigliola virtuale’ che per me non è affatto virtuale ma reale e vera. Vorrei nominarvi una ad una ma sicuramente dimenticherei qualcuno e voi siete tutte ugualmente importanti. E poi di certo, voi sapete di chi sto parlando quindi i nomi non sono la cosa più importante.Mi sento onorata di conoscere persone come voi e di dividere la mia follia e passione con voi. Ci sopportiamo e viviamo i nostri scleri insieme. Senza di voi sarei già finita al manicomio!! Grazie ragazze 

Fio (Fiorels)…beh, che dire? Avete mai avuto quell’amica che dal primo secondo è stata come una sorella per voi? Quell’amica con cui avete seriamente pensato ‘Sicura che non condividiamo lo stesso patrimonio genetico?’ Quell’amica che, anche se conoscevate si e no da un mese, era come se la conosceste da tutta la vita? Quell’amica che finisce le frasi per voi, come se sapesse esattamente cosa state pensando? Ecco..lei è quel genere di amica. Lo è stata credo dal primo secondo. E io credo di averle voluto bene dal primo secondo. Credo che non ci sia nulla che potrei dire ora che lei non sappia già. Se non che scrivere con lei è un onore, che le voglio bene e che è la persona con più talento che conosca (molto più di me, controllate la sua storia e i suoi video su u tube se non l’avete mai fatto ) Ma sono tutte cose che in fondo sono sicura che già sa e che, spero, non dimenticherà mai.

Beh che dire…credo di avere finito coi ringraziamenti…


Muahahahhahaha

Scherzo, ovviamente. C’è ancora una persona a cui devo dire grazie e l’ho tenuta alla fine apposta (Dulcis in fundo, no?)
Quindi….un grazie enorme a Letizia (ledyang). Oddio, non so nemmeno da dove cominciare esattamente. Ci sarebbero così tante cose da dire…ma forse la cosa principale è che lei, per questa storia, è importante tanto quanto lo sono io. Perché è l’unica persona al mondo che so con sicurezza che ha amato Una vita, un amore  almeno quanto l’ho amata io, se non di più. E posso dire che ci sono stati dei momenti in cui lei è stata la sola cosa a farmi scrivere  e a non farmi cestinare interi capitoli senza riflettere. E’ stata la sola a farmi andare avanti, e ora non parlo soltanto più della fan fiction. Abbiamo condiviso così tanto in un anno e mezzo che mi sembra impossibile, e non solo momenti felici. Mi è stata vicino quando avevo bisogno di parlare, di piangere, quando mi sembrava di non avere nessuno che lo facesse. Lei c’era. E magari non sapevo quanto mi ci sarebbe voluto a stare ancora bene, ma sapevo che durante tutto l’arco di quella telefonata o conversazione con lei sarei stata felice e avrei riso. E vi assicuro, non sono molte le persone che fanno questo per gli altri. Ma lei lo fa,perché è speciale, e nemmeno se ne rende conto. Certo, è anche testarda, impulsiva, minacciatrice di scrittrici di ffs U______U ma…ma non cambierei niente di lei. Neanche la più piccola cosa…perché forse, se non fosse così com’è, non ci saremmo mai conosciute e non mi avrebbe mai cambiato la vita.
Ti voglio bene tesoro e, come mi hai detto una volta tu,’sei la mia migliore amica…sei il mio primo’. Con nessuno ho avuto quello che ho con te e con te e Fio ho passato la più bella estate della mia vita. Ti voglio bene.

Bene…ragazze anche se, credetemi, sono in lacrime è davvero il momento di salutare questa storia. Sento che ha detto tutto quello che aveva da dire, sento che ha dato tutto quello che aveva da dare. Spero davvero che vi abbia aiutate, fatte ridere, fatte piangere o che comunque abbiate provato qualcosa leggendola.  Sono un po’ triste ovviamente, ma anche tanto orgogliosa e, come mi ha detto una volta una persona quando ero molto triste (Aahahah di nuovo Letizia…quella ragazza è un pozzo di saggezza U__U) la fine è sempre l’inizio di qualcosa di nuovo. Qualcosa che durerà in eterno.
Come il mio affetto per voi.
Ora concludo veramente anche perché ho paura che questo commento sia quasi più lungo del capitolo. Ahahha non sorprendetevi…sapete che la capacità di sintesi non fa parte del mio DNA.
Spero che vorrete seguirmi nella nuova storia che ho postato. Mi farebbe davvero piacere ritrovarvi lì, passate a vedere se può interessarvi, mi raccomando.
Vi bacio ancora tutte.
Xo Xo Cloe

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