Breakdown

di GirlFromTheNorthCountry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. ***
Capitolo 19: *** 19. ***
Capitolo 20: *** 20. ***
Capitolo 21: *** 21. ***
Capitolo 22: *** 22. ***
Capitolo 23: *** 23. ***
Capitolo 24: *** 25. ***
Capitolo 25: *** 24. ***
Capitolo 26: *** 26. ***
Capitolo 27: *** 27. ***
Capitolo 28: *** 28. ***
Capitolo 29: *** 29. ***
Capitolo 30: *** 30. ***
Capitolo 31: *** 31. ***
Capitolo 32: *** 32. ***
Capitolo 33: *** 33. ***
Capitolo 34: *** 34. ***
Capitolo 35: *** 35. ***
Capitolo 36: *** 36. ***
Capitolo 37: *** 37. ***
Capitolo 38: *** 38. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


 Giovedì 9/11

“Prego si accomodi!”.
Alison Stone fece entrare nello studio l'ultima paziente della giornata. Cercava sempre di lasciare i casi meno problematici per ultimi. La signora Tommson entrò rapidamente nella stanza quasi non volesse farsi scappare un solo secondo della sua preziosa seduta. 
“L'ha fatto di nuovo signorina!”, disse la signora ancora in piedi, “Questa volta non potrà accampare nessun tipo di scuse, glielo posso assicurare!"  
“Che è successo? mi dica” disse Alison indicandole la poltrona per invitarla a sedere. 
La signora estrasse un fazzoletto di stoffa dalla tasca della giacca di tweed e si soffiò forte il naso prima di iniziare il suo sproloquio.         “Beh l'altra sera ho notato che Harry aveva lasciato il suo impermeabile sulla poltrona, lo stavo per riporre nell'armadio dell'ingresso, e poi sa, l'istinto di noi donne, ho frugato nelle tasche ed è spuntato un biglietto. Ne ero sicura signorina, avrei potuto anche non leggerlo, però ovviamente l'ho letto! Insomma, non le dico le oscenità che questa certa Patty è riuscita a scrivere al mio Harry, sono rimasta pietrificata. Con un uomo sposato, ormai non c'è più ritegno”
“E dopo ha parlato a suo marito dell'accaduto?”
“Oh no signorina, lo sa come è fatto, sa come avrebbe reagito. Ho preferito aspettare e parlarne prima con lei! Cosa mi consiglia di fare?”. 
Alison guardò la signora Tommson con aria pensierosa. Cosa avrebbe potuto dirle di rilevante che nei sei mesi precedenti di terapia non le avesse già detto? Aveva cercato di sviscerare tutte le sue conoscenze per cercare di aiutare quella povera donna ad uscire da quella situzione, ma era sorda, impassibile a qualunque consiglio. Ormai Alison si era rassegnata ad essere per lei unicamente una valvola di sfogo, qualcuno a cui vomitare addosso ciò che nella settimana trascorsa l'aveva fatta soffrire. Alla fine di tutte le sedute usciva dallo studio più leggera e pronta ad essere sommersa nuovamente dalle schifezze e delle ingiustizie che la circondavano e la settimana dopo era di nuovo da lei.
L'ora della signora Tommson proseguì con pianti, grida di rabbia, promesse di rivincita, attimi di sconforto.
“È finito il tempo purtroppo”, disse Alison sfruttando il momento di silenzio che si era venuto a creare. 
“Ha ragione, mi perdoni se anche quest'oggi ho sforato, sa quando inizio a parlare di queste cose e di come Harry..”
“vuole riprendere un appuntamento per la prossima settimana?” Sapeva bene che se le avesse lasciato un po' di corda sarebbe potuta andare avanti per altri venti minuti.
“Certo! Settimana prossima alla stessa ora?”
“Perfetto! La segno in agenda.”
Si alzarono entrambe dalle poltroncine in pelle marrone per avvicinarsi all'uscita. Alison diede una rapida occhiata all'orologio, segnava le 18:10, avrebbe ancora fatto in tempo ad andare alla sua amata lezione di yoga.
Aprì la porta e lasciò passare per prima la signora, “Buonasera” le sentì dire a qualcuno che evidentemente era nella sala d'attesa e uscì sbattendo il portone principale.
Alison si affacciò nella saletta d'ingresso curiosa di sapere chi è che si fosse presentato da lei a quell'ora.
“Ciao Alison!” 
La ragazza osservò per un po' il tipo davanti a lei con sguardo interrogativo.
“Sono Jeffrey”
“Oh mio dio!” Disse pietrificata.
Il ragazzo le sorrise dolcemente.
“Non ci credo, sei davvero tu?”
“In persona! Nemmeno mi riconoscevi eh?!”
“Che bello rivederti!” disse la ragazza correndo ad abbracciarlo.
“Sono davvero così invecchiato?” disse il ragazzo con fare imbronciato.
“Ma che dici! Scusami tanto, ma mi ha un po' sorpreso vederti qui nel mio studio.”
Il ragazzo le arruffò i capelli affettuosamente “bella che sei!”
“Come stai Jeff? Che ci fai da queste parti?”
“Beh tesoro, in realtà dovrei un attimo parlarti, se hai un minuto per me, s'intende!”
“un minuto? Ma si certo, entra, accomodati pure.”
Ok, anche per quella sera avrebbe dovuto rinunciare allo yoga.
Jeffrey Isbell era un amico di infanzia di Alison, erano vicini di casa a Laffayette. Le loro famiglie erano molto legate all'epoca, avevano condiviso parecchi barbeque e pic-nic insieme, prima che il padre di Alison fosse trasferito a Los Angels per lavoro. Da allora non l'aveva più visto, aveva soltanto avuto qualche notizia dai suoi genitori. Sapeva infatti che da qualche anno si era trasferito anche lui a LA, ma non l'aveva mai incontrato, o forse lo aveva incontrato molte volte, ma dopo tutto quel tempo riconoscersi in mezzo a un mare di folla era praticamente impossibile.
Jeffrey si accomodò nella poltroncina "Mio dio Alison è una vita che non ti vedo, ti sei fatta davvero bellissima, penso che da piccola nessuno si aspettasse tanto da te!”
Alison scoppiò a ridere. “Mi sto chiedendo come abbia fatto tutto questo tempo senza la tua simpatia! E comunque era tutta colpa degli occhiali e dell'apparecchio, le potenzialità c'erano già tutte!” 
Alison guardò a lungo il suo amico, possibile fosse venuto lì solo per farle i complimenti sull'evoluzione della sua pubertà? 
“posso fare qualcosa per te Jeff?” disse sorridendo dolcemente.
“ecco, vedi, il motivo per cui sono venuto qui..Beh non riguarda direttamente me, voglio dire.. C'è un mio amico.."
-Oddio, non la storia dell'amico! Perché uno non deve avere il coraggio di parlare di se in prima persona? Perché si sente il bisogno di inventare delle marionette che ci facciano da scudo? un po' di coraggio ragazzo mio, abbiamo tutti dei problemi!- Pensò Alison.
“Insomma, non so se lo sai” continuò Jeffrey “da qualche anno suono in un gruppo, siamo diventati piuttosto famosi, le cose stanno procedendo per il verso giusto. I concerti stanno aumentando, stiamo per uscire con il nostro secondo album, i fan impazziscono per noi, ormai possiamo dire di avere un successo internazionale, tutto una grande figata insomma!”
Alison strabuzzò gli occhi, finalmente quella che per molto tempo gli era sembrata solo una semplice somiglianza iniziava ad avere un senso. Tuttavia cercó di rimanere distaccata da quella faccenda, infondo erano pur sempre in un contesto professionale.
“Jeff, sono davvero contenta per te! So bene che la musica è sempre stata il tuo sogno”
“Già..”
“Mmm perché quella faccia? c'è per caso qualcosa di questo nuovo modo di vivere che ti spaventa?”
“no no, non è questo. Cioè magari questo potrebbe essere un argomento di cui parlare, ma non è il motivo principale per cui sono venuto qui oggi.”
“...”
“Vedi, il gruppo è come un matrimonio, le cose devono essere in armonia perché tutto vada per il verso giusto. I problemi non mancano, ma cerchiamo di affrontarli in modo compatto. Il fatto è che tra di noi c'è qualcuno di più estremo, è una persona che conosco da molto tempo, ho sempre saputo come prenderla, ma ultimamente la questione mi sta un po' sfuggendo di mano. Ci sono momenti in cui riesce ad essere la persona più gentile e disponibile del mondo e un attimo dopo potrebbe ridurre la stanza ad un cumulo di macerie. Ha degli scatti d'ira e rabbia indescrivibili e poco giustificabili, da un po' di tempo tutta questa tensione sta influenzando il gruppo e non certo in positivo. Per quello ho pensato di venire da te, mia madre continua sempre a ripetermi di quanta strada tu stia facendo nel tuo lavoro, e beh ho pensato che potessi aiutarmi a gestire la situazione.”
“Oh Jeffrey, vedi, queste cose sono davvero delicate da affrontare, non è che io non ti voglia aiutare, ma non so quanto un mio consiglio così su due piedi possa realmente migliorare la situazione.”
“Vorrei solo sapere come aiutarlo, o magari se non sono io a farlo direttamente, sapere se ci sono dei farmaci che possano farlo al posto mio.”
“Jeff, ti ripeto, purtroppo non conoscendo minimamente questo ragazzo, e non avendolo neppure mai visto, mi riesce davvero difficile fare una diagnosi o anche solo dirti quale sia il comportamento migliore da avere con lui. Per quanto riguarda i farmaci non posso aiutarti, perchè non essendo medico non posso prescriverli”
“certo capisco, hai ragione. Sentivo solo il bisogno di fare qualcosa e questa mi sembrava una possibilità. Questo gruppo è tutta la mia vita non vorrei mai vederlo esplodere dall'interno.”
Alison guardò l'amico farsi torvo in viso. “Senti, come ti dicevo io non conosco il tipo, però magari potresti provare a parargli e, per quanto so che sia difficile, provare a consigliarli di venire lui qui.”
“Oh no hai detto bene, non conosci assolutamente il tipo! Non lo farebbe mai.”
“beh perché non provi a dirgli quello che hai detto a me ora, le tue paure e preoccupazione per il futuro, parlagli onestamente. Non sforzarlo ovviamente! Sarebbe una perdita di tempo venire qui controvoglia, la scelta deve partire unicamente da lui, però il tuo può essere un consiglio a cuore aperto, e chissà, magari la sua reazione ti sorprenderà.”
“Non saprei”
“Mi dispiace Jeff, non saprei che altro dirti”
“Ma no figurati! Lo capisco. Cercherò di far fruttare il tuo consiglio. Grazie per l'ascolto Ally, ora purtroppo devo scappare, altrimenti faccio tardi alle prove!”
“Va bene caro. Spero davvero che questa questione si risolva”
Izzy si alzò avviandosi verso la porta seguito da Alison.
“Ad ogni modo cerchiamo di beccarci in giro, ok? Mi ha fatto piacere rivederti” disse Izzy.
“contaci! Ora sai dove trovarmi”
“e ho anche il tuo numero” disse Jeffrey sventolando il biglietto da visita appena preso dal tavolino all'ingresso. 
“ottimo! Allora non hai scuse vecchio mio! A presto.”


Venerdì 10/11

“Pronto, Alison Stone.” 
“Sono Axl Rose, vorrei un appuntamento” disse una voce al telefono convinta che quella breve presentazione spiegasse tutto. 
“Come prego?” 
“Axl, l'amico di Izzy” 
“Scusi, ma proprio non capisco cosa stia dicendo” 
“oh cristo! Ieri è venuto Izzy da lei per parlare di un suo amico, ecco quell'amico sono io” 
“Aaah Jeffrey! si si mi scusi, ma Jeffrey non mi aveva detto né di aver cambiato nome né quale fosse il nome del suo amico” 
“scusi lei, ma ultimamente sono abituato ad essere riconosciuto piuttosto velocemente.”
Axl si stupì veramente del fatto che qualcuno sulla faccia della terra potesse ancora ignorare il suo nome. La sua interlocutrice doveva essere una signora di mezza età o una ragazza a cui era stato imposto tassativamente il parental advisor. 
“Comunque, ora che le presentazioni sono state fatte, posso avere un appuntamento?” 
“ma si, certo. Allora vediamo, oggi è venerdì quindi ormai dobbiamo fare settimana prossima. Va bene lunedi, diciamo la mattina?” 
“Si per le 15 va benissimo”.
Alison trattenne una risata per la bizzarra idea di mattina che aveva quel tipo “perfetto! allora la segno per lunedì alle 15 signor..Rose?” 
“Si va benissimo,arrivederla” 
“Arrivederci e buona giornata...”
Il saluto di Alison fu sentito solo dalla cornetta del telefono ormai riattaccata.

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Capitolo 2
*** 2. ***


  Lunedì 13/11

"Prego si accomodi, piacere, io sono Alison" disse tendendo la mano al ragazzo seduto sulla poltroncina d'ingresso. 
"Piacere..Axl, è lei la psicologa con cui ho appuntamento?" 
La ragazza sgranò gli occhi stupita dalla domanda "Si, sono io.." 
-cazzo Izzy, impiccami a testa in giù se questa non é la ragazza più bella che io abbia mai visto- pensò Axl, intanto decise di alzarsi per stringere la mano ancora tesa verso di lui.
Entrarono nella stanza principale, illuminata da grandi vetrate e arredata in modo semplice. Due poltroncine in pelle l'una di fronte all'altra con accanto un piccolo tavolino di legno su cui erano appoggiati vari deplian, una brocca d'acqua e un termos di caffè, un mobile stracolmo di libri e di vinili, un impianto stereo e un piccolo caminetto. 
Axl si sedette sulla poltrona che dava verso finestra, Alison lo fissò un attimo e poi prese posto nella poltroncina rimasta libera. 
"Insomma, Alison, mi dicevi, quanti anni hai?". 
La ragazza lo guardo sbigottita, quasi certa di non aver detto nulla riguardo alla sua età -ma che cavolo di domande fa questo?- pensò 
"ho 25 anni" disse sorridendo, non voleva subito partire con il piede sbagliato. 
"25? Lo dicevo io, sei giovanissima! Appena ti ho vista ero convinto fossi la segretaria, ti aspettavo diversa" 
"non si preoccupi, in tanti all'inizio rimangono un po' perplessi per il mio aspetto, ma le assicuro che sono maggiorenne e anche laureata" disse indicando con la mano la targa appesa alla parete dietro Axl.
"ehi baby ti prego, questi toni formali non si possono sentire, ti dispiacerebbe darmi del tu? Io scusa, ma proprio non riesco a darti del lei, mi sembra davvero troppo ridicolo!" 
"Mi parli pure come preferisce, io penso che mi manterrò sul formale, ma niente di personale". "Allora, vedo che la chiacchierata con Jeffrey ha avuto esito positivo” disse Alison cercando di riportare la conversazione sui giusti binari. “Glielo avevo detto che doveva essere fiducioso!" 
"In realtà non è stata proprio la chiacchierata con Izzy a convincermi, anzi, la sera che me ne ha parlato abbiamo finito per litigare di brutto e non parlarci fino alla mattina dopo" 
"capisco, sa vedendola qui pensavo fosse per quello. Allora cosa l'ha spinta a venire?" 
"Destino credo, la mattina dopo quella chiacchierata è successo un episodio che mi ha fatto riflettere”. “Comunque” proseguì immediatamente Axl quasi a voler bloccare qualunque frase di Alison “mettiamo subito le cose in chiaro: io non so cosa aspettarmi dal venire qui, non ho assolutamente la minima aspettativa, ne fiducia in queste cose e non ritengo che una sconosciuta possa dirmi qualcosa di rilevante sui cazzi miei" 
"Le dirò, non è intenzione di questa sconosciuta darle delle massime sulla sua vita. Cerchi di vedermi come uno strumento, molto spesso il solo fatto di poter raccontare a voce alta le cose che stiamo vivendo e il come ci sentiamo nel viverle riesce già a chiarire un bel po' di casini che abbiamo in testa". 
Allison si versò un po' di caffè "Lei ne vuole?" "Si, grazie". 
Stettero qualche minuto in silenzio, Axl a quel punto decise di parlare.
"La ragione principale, dicevo, che mi ha spinto a venire, è un fatto successo venerdì mattina." “La sera dopo le prove siamo andati in un pub , non abbiamo nè bevuto né fatto uso di droghe più di quello che facciamo normalmente. La maggior parte delle serate finisce sempre allo stesso modo: una ragazza ti guarda, si avvicina, inizia a parlare, provi a vedere se ci sta, e se è così da lì a dieci minuti te la stai portando a casa o, se sei più fortunato, sei tu che stai andando a casa sua. Quella sera non sono stato fortunato e siamo dovuti andare da me. Per il resto è stato tutto nella norma, abbiamo passato una gran bella nottata da quello che mi ricordo. Era piuttosto assatanata la ragazza a dire il vero. Ad ogni modo, questo non è vitale per il racconto.”
Bevve un sorso di caffè fumante dalla tazza e poi proseguì.
“La cosa peggiore di queste serate è la mattina, quando mi sveglio vorrei che fossero già sparite. C'è qualcosa di spiacevole e di umiliante nel rivedersi dopo aver fatto sesso. La notte era tutto così magico e perfetto, mentre con la luce del giorno tutto perde di importanza. Praticamente sono convinto di fare un favore ad entrambi quando me ne vado da casa loro prima che si sveglino. La ragazza che quella mattina si svegliò con me era particolarmente pesante ad appiccicosa, non ne voleva sapere di lasciarmi andare, ha iniziato anche a farmi domande molto personali su come mai io ed Erin continuassimo a lasciarci e a rimetterci insieme. Continuava a toccarmi, parlarmi, mi sentivo soffocare. Nel vero senso della parola dico, mi sono sentito come se qualcuno mi stesse strozzando, volevo che se ne andasse, doveva andarsene!"
Si bloccò, non riusciva a proseguire.
"Le capita sempre così? Voglio dire, ogni volta non riesce a sopportare queste situazioni o è stata una cosa occasionale?"
"Occasionale direi, di solito riesco a mantenere maggiormente la calma, l'altra mattina no. Ho spaccato in terra una bottiglia che avevo ai piedi del letto, i vetri hanno iniziato a schizzare ovunque e le hanno ferito una gamba, niente di grave, ma ovviamente si è spaventata. Avrei dovuto aiutarla e invece non sono riuscito a fare altro che cacciarla fuori di casa urlando ancora più forte del suo pianto. Dopo mi sono rinchiuso in camera per più di un'ora , mi sentivo un mostro, sono uscito solo per chiedere il tuo numero ad izzy ed ora, eccomi qua!"
"Capisco". 
Axl la guardo sbigottito.
"Capisci? Ma che cazzo vuol dire capisco? Non dovresti dirmi qualcosa di più rilevante?" 
"vede, come le dicevo non sono qui per giudicare quello che fa. Non le farò la predica, non le dirò che avrebbe dovuto avere la decenza di aiutare quella ragazza in difficoltà, né che dovrebbe evitare di avere questi incontri casuali dato il rischio che possano finire male, nè le dirò che diminuendo l'uso di alcool e droga possa migliorare qualcosa. Non le dirò queste cose semplicemente perché non penso sia questo il problema principale, perciò non ha senso soffermacisi."
"Non è il problema principale? Ti rendi conto che se non avessi avuto una bottiglia sotto le mani da spaccare probabilmente avrei messo le mani addosso a lei? Cazzo sì che è questo il mio problema"
"No, non lo è, come ha detto lei non è un fatto che succede sempre. Probabilmente altre ragazze prima di questa sono state appiccicose e non volevano andarsene dal suo letto eppure ha detto di non aver mai reagito così. Se reagisse sempre così, beh si, avremo trovato qualcosa di cui parlare. Ma per quello che mi ha detto, non penso sia questo il fatto rilevante, è stato solo la manifestazione di qualcosa di più grande" 
"Più grande?" Disse in tono sarcastico "e cosa genietto? Sentiamo!"
"Non ho detto di aver già capito che cos'è. Non sono assolutamente qui a giustificare la sua violenza, ma vorrei solo che riflettesse un attimo su come si è sentito prima di spaccare la bottiglia. Non mi è sembrata una bella sensazione, anzi piuttosto inquietante a dire il vero. Si è sentito in trappola, schiacciato, non sapeva come reagire, quelle sensazione che provava erano vere, tangibili e insopportabili. Doveva trovare il modo di eliminarle e in quel momento lo scattò d'ira, folle e irrazionale, era l'unica soluzione che il suo corpo é riuscito a trovare. Mi ha detto che avrebbe dovuto aiutare la ragazza, certo sì, ovvio che avrebbe dovuto, ma non deve dimenticarsi che in quel momento quella ragazza rappresentava in tutto e per tutto la mano che la stava strozzando, e chi è che direbbe al suo aguzzino, una volta che è riuscito a farlo scappare, -Ehi amico! scusa vieni qua, facciamo pace!- piuttosto improbabile non crede? Vede, deve cercare sempre di relazionare quello che fa con quello che sentiva prima di farlo."
"Quindi mi stai dicendo che devo accettarmi così come sono? Magari un giorno finirò per picchiare la mia ragazza però poi le spiegherò che l'ho fatto perché avevo delle sensazioni brutte? Tu sei deviata"
"Non le sto dicendo questo. Le sto dicendo che quello su cui deve lavorare non è trattenere lo scatto d'ira di quel momento ma, cercare di lavorare sulla sensazione che lo precede. In quel momento, quando, come dice lei, la mano la strozza, c'è più poco da fare. La forza di volontà per trattenersi è quasi impossibile da trovare. Penso sia molto più utile cercare di capire cosa sia quella sensazione che la opprime e la porta a reagire così. Ovviamente se riuscisse a dare un nome a quella sensazione , ad abbassarne il volume, automaticamente anche il resto del problema verrebbe meno. È inutile che ora giudichi la sua azione a posteriori definendosi un mostro, perché in quel momento quella reazione è stata la sua via di fuga. Quello che è utile è avere la voglia lavorare sul problema a."
"Il problema è che non ho idea di che cosa sia o da cosa derivi"
"Bene, allora forse abbiamo trovato qualcosa di cui parlare! Cerchi di pensarci la prossima volta che inizia a sentirsi così. Questi scatti vengono all'improvviso è vero, ma se uno ci fa caso, con il tempo, riesce ad individuare una serie di costanti, di causa da cui tutto scaturisce. Cerchi di memorizzare quante più sensazioni possibili, sia su come si sente, sia su quello che la circonda. Pensa di poterlo fare?"
"Mi stai dando i compiti a casa?" 
"in un certo senso si. Cerchi di pensare che non è la reazione la cosa importante ma quello che la precede, risolta una verrà meno anche l'altra! Non può eliminare la reazione lasciando la causa. Cerchi solo di farci caso, ok?" 
"Vedrò di farlo" 
"Ora purtroppo il tempo è scaduto, che dice? Riprendiamo un appuntamento o mi richiama lei quando preferisce?"
"Tecnicamente ogni quanto dovrei venire?" 
"Tecnicamente può venire quando le pare, una volta al giorno o una volta all'anno, scelga lei in base ai suoi spazi". 
Si alzò visibilmente compiaciuto da questa visione della ragazza "allora direi che mi puoi segnare per settimana prossima, stessa ora"
"Perfetto! Buona giornata allora a presto" 
"anche a te, ciao"

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Capitolo 3
*** 3. ***


 Lunedì 20/11

“Buongiorno Axl!” 
“Buongiorno un cazzo”
“Ok, come non detto” 
Il ragazzo prese posto nella poltroncina che deva le spalle alla porta, come la volta precedente.
“Che le è successo?”
“È una merda”
“Cosa per l'esattezza?”
“Cosa per l'esattezza” ripetè Axl facendo il verso ad Alison.
La ragazza rimase in silenzio.
“Tutto è una merda signorina, i giorni appena trascorsi sono stati una merda, Erin è una merda, e a me converrebbe fare il solista”
“Problemi nel gruppo?”
“Sono dei disadattati”
“Si spieghi meglio”
“Sono completamente usciti di testa, fuori controllo e poi dicono che il problema sono io”
“E il motivo del loro comportamento?”
“Il motivo dici? La droga, ovvio”
“...”
“E intendiamoci, io sono a favore della droga, la droga può essere divertente, e poi voglio dire, tutti ci droghiamo..!” Axl si fermò un attimo ad osservare la faccia pulita della ragazza di fronte a lui, la sua camicetta bianca abbottonata quasi fino all'ultimo bottone, gli orecchini di perla e la gonna che arrivava appena sopra il ginocchio “..insomma quasi tutti, ma non è questo il punto! Va bene divertirsi, ma ora questo comportamento sta compromettendo le sorti del gruppo.”
“Le da tanto fastidio perdere il controllo?”
“Il controllo?”
“Si dico, non avere la situazione sotto controllo, la spaventa?”
“Non saprei, che centra?”
“Il comportamento dei componenti del gruppo rischia di diventare imprevedibile quando sono sotto l'effetto della droga ed è un po' con se lei si sentisse in dovere di gestirli"
“A me non me ne frega niente delle loro vite, basta che non mi rovinino il lavoro”
“Sono certa che nessuno dei ragazzi abbia voglia di veder affondare questa nave”
“Drogati”
“la loro é una debolezza Axl, hanno più bisogno d'aiuto di quanto lei creda”
“Infatti ho intenzione di mandarli a ripulire”
“Come scusi?”
“Sì, in una clinica. Gli darò un ultimatum: o la droga o il gruppo”
“A parte che non intendevo questo quando dicevo che hanno bisogno di aiuto, e comunque non so se la sua si possa considerare una buona idea”
“Direi di si”
“Ma non è questo il modo di approcciarsi a queste cose! Ognuno deve realizzare da se di aver bisogno di aiuto, lei può aiutarli a capire che è per il loro bene, ma costringerli, non mi sembra corretto”
“Non vedo alternative”
“Aspetti ancora un po', cerchi di vedere come evolve la situazione, magari parli con uno di loro alla volta, ma non li forzi! e poi sono convinta che un po' di sregolatezza faccia bene al vostro gruppo”
“Che ne vuoi sapere tu del nostro gruppo”
“Era solo un'ipotesi”
“Continuerò per un po' a vedere come vanno le cose e quando sarà troppo darò il mio ultimatum”
“La smetta con questa storia dell'ultimatum! Non si può sentire”
“...”
“Finirebbe solo per causare inutili risentimenti e inimicizie. Loro non hanno bisogno delle sue assurde regole, ma di qualcuno che gli parli”
“Non voglio fare la mamma a nessuno”
“A volte gli amici possono assumere ruoli inaspettati”
“Se sentono la mancanza della mamma tornino pure da lei, io rimango a fare rock”
“E a lei manca mai?”
“Chi?”
“Sua madre”
“A me manca una madre” 
“...”
“ma ho imparato a farne a meno” 
“Che rapporto aveva con lei?”
“Che rapporto avevo con mia madre, dici? Mmm vediamo, da dove posso cominciare? Vedi, io ho vissuto 17 anni in mezzo alle sue menzogne, mia cara Alison. Ho vissuto per 17 anni con lei e con quello che credevo fosse mio padre, per poi scoprire che non era lui il bastardo che mi aveva messo al mondo. Il mio vero padre è sparito quando avevo solo due anni, e a quel punto lei si è spostata con lo stronzo da cui per 17 anni ho preso il cognome. Era un essere spregevole, piuttosto aggressivo e integralista, dovevamo rispettare le sue regole altrimenti erano ginghiate. Bigotto di merda, mi costringeva ad andare in chiesa fino ad otto volto la settimana. Ci faceva crescere nella severa legge di Dio, poi però appena poteva, abusava sessualmente di mia sorella. Ah giusto, la tua domanda era su mia madre, beh il nulla più assoluto. Lei in tutto questo, in tutta la mia vita, non c'è stata. Era inesistente, una statua immobile, inerme, succube, non ha mai fatto niente per evitare che queste cose accadessero. Ti va bene come rapporto?”
Alison ignorò la battuta di scherno lanciata dal ragazzo, erano altre le cose che avevano attirato la sua attenzione. Il racconto del ragazzo la lasciò parecchio scossa, respirò a fondo prima di parlare.
“Se ne è andato da Laffayette quando ha scoperto la verità sul suo vero padre?”
“Non esattamente, è stato uno dei motivi forse, ma principalmente me ne sono andato perché avevo la polizia alle calcagna. Non è da tutti essere classificato come delinquente abituale a 17 anni.”
“No, devo ammettere che ha fatto un ottimo lavoro. E sua madre come ha reagito a questa sua partenza?”
“Ero già stato sbattuto fuori di casa”
“L'avevano cacciata di casa?”
“Già ”
“E perché?”
“I capelli”
“I suoi capelli?”
“Troppo lungi, diceva. Non le multe, non gli arresti furono a farlo uscire completamente di testa. Si certo lo facevano incazzare anche queste cose, ma principalmente furono i miei capelli a convincere il mio patrigno a sbattermi fuori di casa.”
“Devo ammettere che il suo patrigno avrebbe molto più bisogno di lei di essere seduto qui oggi, ma spero che il suo buon Dio gli sappia dare comunque una mano”
“...”
“Per caso ha qualche ricordo d'infanzia del suo vero padre?”
“Il nulla più assoluto”
“Niente di niente?”
“Come ti ho detto”
“É come se lei avesse rimosso tutto insomma”
“Ero piccolo, non posso ricordare”
“Certo, era molto piccolo, ma a volte un volto, un profumo, delle sensazioni, qualcosa dovrebbe rimare”
“Te lo ripeto, non è rimasto niente”
“Ha più avuto contatti con sua madre dopo che è partito da Laffayette?”
“Non direttamente, ma attraverso mia sorella. Io non ho mai chiesto niente esplicitamente, è lei che me ne parla. Per me ormai è solo passato”
“Ma non è scomparso”
“Vale a dire?”
“Vale a dire che il passato non può mai essere come lo sta intendendo lei. Non si può mettere un muro così netto tra ciò che è stato e ciò che è, c'è sempre una porta aperta tra questi due mondi.”
“Potrei averla chiusa”
“Ma dallo spioncino passa uguale”
“..”
“Mi creda. È impensabile credere di poter risolvere i problemi del presente senza passare dal passato”
“Cercherò di tenerlo a mente”
Axl si alzò dalla poltroncina “ti dispiace se per oggi finiamo qua?”
Alison guardò l'orologio, mancavano ancora 15 minuti alla fine della seduta “ma certo, non si preoccupi” si alzò anche lei e si diressero verso la porta. 
“A lunedì prossimo allora”
“No, non credo che riuscirò a venire. Al massimo ti richiamo io, ok?”
“Come preferisce Axl, il mio numero ce l'ha”
“Ciao”
“Arrivederci”.

Alison tornò nella stanza e si sedette sulla poltroncina ancora calda dove prima era seduto il ragazzo. Quello era il suo posto preferito, in tutte le sedute lei sedeva li. Le piaceva maggiormente la visuale della finestra rispetto a quella della libreria, però quando Axl al primo appuntamento si era seduto di getto sulla sua poltrona, lei non se l'era sentita di rivendicare quel posto come suo. 
Si alzò e si diresse verso il giradischi e mise la punta sul disco per far partire la musica.
“Sweet Jane
Sweet Jane
Some people they like to go out dancin 
and other people they have to work. Just watch me now 
and there's even some evil mothers 
Well there gonna tell you that everthing is just dirt”
Lou reed cantava sulle note di Sweet Jane mentre Alison sprofondava nella poltrona per godersi quei pochi minuti di pace.
“you know that women never really faint 
and that villians always blink their eyes 
that children are the only ones who blush 
and that life is just to die”
“Levati dal cazzo coglione”
Alison si destò improvvisamente dal tepore nel quale era caduta: urla, colpi di clacson, il putiferio stava avvenendo giu in strada.
Si avvicinò rapidamente alla finestra aperta e si sporse per vedere che stava succedendo.
La chioma rossa del ragazzo, spiccante tra la folla, attirò subito la sua attenzione. Una rissa per strada, una rissa avvenuta in attimo. E Axl picchiava e il suo avversario picchiava: pugni, strattoni, grida. E la folla ferma immobile ad osservare. E poi, l'avversario a terra. Alison si portò istintivamente la mano nel punto in cui il ragazzo aveva battuto sul cemento, si passò più e più volte la mano sul coggice quasi a volersi far passare un dolore che non aveva provato.
Axl alzò gli occhi verso la finestra di Alison quasi convinto di trovarla affacciata “Ok! Confermami l'appuntamento per lunedì prossimo” le urló prima di allontanarsi rapidamente tra la folla.
“Mio dio, questo dovrebbe finire in galera prima del prossimo album!”



 

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Capitolo 4
*** 4. ***


24/11

Fine settimana.
Puoi impazzire per cinque giorni consecutivi, svegliarti all'alba, affrontare il traffico, sopportare la gente, sforzarti di andare in palestra e mangiare sano, spaccarti la schiena al lavoro, recitare una parte che non è la tua , ma per due giorni e due notti puoi vivere. 
Chiudere la porta dello studio il venerdì sera la faceva sempre sentire in fibrillazione. Dallo stomaco al basso ventre era tutto un pulsare e vibrare, ogni settimana.
L'aspettativa del weekend covata nei giorni precedenti finiva per esplodere straripando in energia pura e non c'era niente che potesse impedirglielo.
Aprì la porta di casa e sentì dal salotto la voce di Amanda che l'accoglieva con un caloroso saluto.
Alison e Amanda erano coinquiline da parecchi anni e amiche da quando erano adolescenti. Abitavano in un appartamento di proprietà del padre di Alison, piccolo ma confortevole. Amanda non le pagava l'affitto, all'inizio si era proposta di farlo, ma presto i suoi buoni propositi si scontrarono con la realtà dei fatti. Contribuiva ogni tanto alle spese e cercava di rendersi il più utile possibile sbrigando le faccende domestiche, avevano trovato un loro equilibrio. Alison si trovava spesso a pensare che per lei la prensenza di Amanda a casa fosse tanto vitale che probabilmente l'avrebbe pure pagata per abitare li con lei.
“Sei pronta per la serata tesoro?” 
“Mandy! Ho avuto una settima infernale, voglio solo affogare nella tequila”
“Sarà fatto baby! ho sentito le ragazze, per le dieci in santa Monica blvd davanti al Whisky”
“Mmm lato oscuro, ottimo. Vado subito a prepararmi!”
“Fatti bella ragazza, la notte è nostra!”, disse Amanda preparando una striscia di coca per entrambe. Così, giusto per non perdere il vizio.
Alison si tolse velocemente la sua “divisa” da lavoro gettando gli abiti a terra, li avrebbe raccolti domenica sera. Restò un po' davanti allo specchio ad osservarsi. Si trovava leggermente dimagrita nell'ultimo periodo, le scapole erano un po' più evidenti del solito, la pancia asciutta lasciava intravvedere le costole sotto la pelle sottile. La rincuorò il fatto che per almeno un mese non avrebbe dovuto vedere sua madre, era una bilancia vivente quella donna, ogni etto in più o in meno non le poteva venir nascosto. Ragionò su come vestirsi, si passò una mano sulle gambe toniche ringraziandosi per essere andata a correre quasi tutti i giorni quella settimana. Si girò di schiena in cerca di tracce di ritenzione idrica. Non ne trovò, era il momento per inaugurare il suo nuovo vestitino. Si girò nuovamente, sciolse i capelli dallo chignon sistemandoseli da un lato. Li aveva sempre portati così, lunghi, fluenti e del loro colore naturale; Non aveva mai fatto tinte, le bastavano quei timidi riflessi dorati che si intravedevano tra i capelli castani. Decretò che quella sera li avrebbe tenuti mossi. Si avvicinò di più allo specchio, la punta del naso che premeva contro il vetro freddo, si guardò dritta negli occhi, l'azzurro di quest'ultimi le rimandò un riflesso più vibrante e caldo del solito, lo stomaco le pulsava insistentemente “non fare cazzate Alison” disse alla sua immagine riflessa, poi vi alitò sopra finché l'appannatura non nascose del tutto il suo volto.


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Capitolo 5
*** 5. ***



Venerdì sera
 22 PM
"Lei è un sant'uomo, sa?!"
"Dice a me, signorina?"
"Sì, dico a lei signor....Foster. Lei e tutti i suoi colleghi taxisti siete il più grande dono che gli Stati Uniti d'America abbiano fatto agli americani"
"Tecnicamente non sono prorpio un dono, visto che li dobbiamo pagare noi" corresse Amanda.
"Che Dio vi benedica! Lei sa quante volte mi ha salvato la vita?" continuò imperterrita Alison.
"Quante signorina?"
"Ogni finesettimana degli ultimi sette anni!"
"Io?
"Beh, magari non sempre lei! Però capisce? Siete i miei salvatori. Io posso bere quanto più mi piace e poi basta che chiami il vostro numero e voi mi venite a prendere ovunque io sia!"
"Certo, ora i taxisti sono i nuovi eroi nazionali" 
"Puoi giurarci Mandy! come avremo fatto tutto questo tempo senza di loro? Vi meritereste una statua, lei e tutti i suoi colleghi!"
"Molte grazie, signorina. Comunque siamo arrvati"
"Quanto le devo?"
"Sarebbero 12$, ma facciamo 10$"
"Ecco a lei"
"Molte grazie. Beh allora, divertitevi ragazze e se avete bisgono chiamate"
"Berremo alla sua salute Mr. Foster!"
"Su muoviti, dai! scendi dalla macchina" disse Amanda spingendo la sua amica fuori.
La strada brulicava già di persone, le luci dei locali illuminavano quasi a metà i volti degli sconosciuti. 
"Andiamo all'entrata del Whisky a go go, le ragazze ci aspettano li"
"Non mi hai nemmeno detto come sto" disse Alison imbronciata.
"Basta che ti guardi intorno, siamo appena scese dal taxi e già ti stanno già facendo la radiografia due gruppi di ragazzi"
"Ma io voglio il tuo di parere"
"Sei uno schianto, tesoro"
"Eccoleee! Frances, Corrina, siamo qui!"
"Ciao! ce ne avete messo di tempo ad arrivare!"
"Ally doveva provarci con il taxista"
"Mi piacciono i tipi maturi!"
"Dai entriamo? Questa è già di fuori da un'oretta, ma io sono ancora sobria."
Nel locale, già colmo di persone, una band stava suonando musica rock infondo alla sala.  
"Allora? che mi raccontate?" chiese Corrina.
"Tutto alla grande dolcezza"
"Che hai fatto questa settimana?"
"Lavorato, ora però dimmi che vuoi da bere"
"Mmm, per me un giner-ale"
In ogni gruppo di amiche c'è sempre la moderata, in questo gruppo la moderata era decisamente Corrina.
"Ordino io per tutte, andate a cercare un tavolo! Per noi tre giro di tequila, giusto?"
"Ovvio!"
Quando Amanda tornò con il vassoio fu piacevolmente stupita dal scoprire che le sue amiche fossero veramente riuscite a trovare un tavolo libero in mezzo quel delirio.
"Se Corrina cacciasse i ragazzi come caccia i tavoli avrebbe da dare lezione a tutte quante" disse Amanda.
"Cretina!"
Alison scoppiò a ridere, poi si girò curiosa verso Frances.
"Si può sapere che hai da fissarmi?"
"Non me la racconti giusta tu, che ti succede?"
"Cioè?"
"Mmm la conosco quell'espressione, sei più euforica del solito stasera"
"Ah, cazzate! sono sempre così io"
"Quindi non hai niente da dichiarare?"
"Beh, qualcosa ci sarebbe in realtà"
"Ah ecco, vedi? Parla allora"
"Penso di aver fatto una cazzata.."
"Vale a dire?"
"Secondo voi da 1 a 10, quanto è ontologicamente scorretto volersi scopare un proprio paziente?"
"Oh cazzo! Roba seria questa"
"Per me zero! Una sana scopata non può che essere terapeutica"
"E chi sarebbe questo paziente?"
"Un tipo"
"Un tipo? Si vabbe, ma che tipo?
"Uno che mi manderà al manicomio, quindi basta parlarne! Altro giro di tequila e poi si va a ballare".
"Ottima idea, comunque ragazze è veramente assurdo quanta genete c'è stasera in questo posto"
"Effettivamente è strano. Chissà, magari ci sarà Neil Young a suonare e noi non lo sappiamo!"
Erano in pista a ballare da circa mezz'ora quando la musica si fermò all'improvviso. Il buio quasi totale in cui era immerso il locale fu sostituito dalla luce dei riflettori che invase il palco. Un ragazzo dai capelli lunghi si avvicinò al microfono e iniziò a parlare.
"Ciao Whisky! Beh, devo ammettere che i pettegolezzi che avete sentito in giro sono tutti veri..Whishy..indivina un po'? Guns N' Roses!!"
Un boato assordante si levò dalla folla appena i ragazzi salirono sul palco. Un concerto a sopresa? No, questo proprio non se lo aspettava.
"Porca puttana" disse Alison pietrificata
"Siiiii!" urlò Amanda.
"Porca puttana"
"Che fortuna, un concerto dei guns praticamente gratuito"
"Porca puttana"
"Ally, che hai? Ti sei incantata?"
"Ragazze potrei svenire"
"Si, vabbe, ti sono sempre piaciuti i guns, ma ora svenire mi sembra eccessivo"
"Infatti, non sei mai uscita di testa per loro"
"Ragazze.."
"Che c'è?"
"E' lui il tipo che mi manderà al manicomio" disse Alison indicando il rosso con un dito.
"Cooosa? Axl Rose è un tuo paziente?!"
"Da due settimane"
"Cristo Alison, che culo! Trova il modo di parargli!"
"Parlargli? No, no, tu sei pazza, neanche mi deve vedere"
"Ma che stai dicendo? La pazza sei tu"
 "Ragazze, seriamente, leviamoci di qua finchè siamo in tempo!"
"Toglitelo dalla testa! Ora restiamo qui a goderci la canzone!"
"Infatti, tra l'altro che canzone è? Non in appetite" chiede Frances.
"Ragazze per favore volete ascoltarmi?! Non voglio che mi veda qui"
"No, mai sentita. Però è figa!"
"Ma quello non è Adler, vero?"
"Fatelo per la mia carriera!! Stasera non ci sto con la testa, se lo incotro gli salto addosso"
"No, non è Adler..mmm però è carino lo stesso"
"Avete capito quello che vi ho detto? Fatelo per la sua terapia almeno..."
"Ally, come ti ho già detto, una sana scopata non ha mai fatto male a nessuno."
"Infatti, ora rilassati e goditi la canzone, to' beviti questo"
"Siete assurde!  Ok, sentite restiamo qua, però appena finisce la canzone ce ne andiamo"
"Ma sì, sì, tranquilla"
"Ally...giusto per curiosità, anche alle sedute viene con quei pantaloni di pelle?" Chiese timidamente Corrina.
"Ma soprattutto, anche alle sedute viene con le manette?" Ribattè Amanda.
Alison si decise finalmente a guardare verso il palco, e lo spettacolo che vide fu ancora meglio di quello che era riuscita ad immaginare. Nel momento esatto in cui lo guardò il ragazzo fece volare via il cappellino nero che indossava e i suoi capelli iniziarono a muoversi fluenti. Ancheggiava facendo roteare il cavo del microfono con le mani.
"E' illegale..."
"Che hai detto?" 
"No, niente lascia stare!"
"Com'è che ha detto che si chiama il batterista?" Urlò Amanda, dopo che Axl presentò al pubblico il momentaneo componente del gruppo.
"Arold? Arnold? Boh, non ho capito"
"Beh" disse Alison "La canzone è finita, quindi ora io direi di andare..."
"Aaaaxl!!" gridò Frances con tutta la forza della sua voce, sfuttando il momento di maggior silenzio.
"Crista santo, sei completamente uscita di testa?"
"Dai, c'è un casino assurdo! Figurati se ti vede!" disse Frances scoppiando a ridere.
"No ragazze...in realtà credo che l'abbia notata" disse Corrina
"Ops..già, sembra se ne sia accorto"
"Davvero?"
"Emm si"
Alison alzò lo sguardo verso il palco. Axl la stava osservando, la sua espressione passò dall'interrogativo allo stupito in una frazione di secondo. Decise di sorridergli.
"Ma che fa? Sta scendnedo da palco?" disse Amanda.
"Frances, giuro che io ti uccido"
"Beh, ragazze, allora noi andiamo?"
"Cosa? No, ora voi restate qua!"
"Tieni, bevi anche il mio, ne hai più bisogno di me, ciao cara"
"Frances!!"
"Tranquilla tesoro, mi ringrazierai dopo"
Le ragazze si allontanarono verso il bancone del bar, Alison rimase sola in mezzo alla pista, sforzandosi di mantere la calma. La distanza tra lei e il palco era poco più di due metri, ma quando sei una famosa rock star, anche percorrere due metri circondato dalla folla è un impresa titanica. Avrebbe impiegato alcuni minuti per raggiungelra. 
-Posso ancora andarmene, sono ancora in tempo, ma a chi la racconto? Davvero me ne voglio andare? Dannato alcol, dannata coca! Stasera sì che avrei dovuto essere lucida, ma chi se lo poteva aspettare? Dannati concerti a sopresa! No, no devo andarme, però Dio quanto è bello, ok dai, magare giusto un saluto veloce, due parole e me ne vado, così, solo per cortesia. Eccolo, eccolo, ok, un respiro profondo e..-
"Buonasera Axl, sei ancora tutto intero?"
Il ragazzo la guardò esterefatto.
"Alison?" "Alison Stone?"
"Dai su! Togliti quell'espressione di dosso, mi metti a disagio!"
"Questa poi! io a disagio? Ragazza, stavo per cadere dal palco quando ti ho vista"
"Addirittura?"
"No, giuro! Non ci posso credere, quindi anche tu sei una persona normale? mi dai del tu, vai in giro per locali..da sola"
 "Se cosi si può dire, comunque no, sono qui con le mie amcihe"
Axl si guardò intorno.
"Beh, giuro che fino a cinque minuti fa avevo delle amiche. Comunnque siete stati grandiosi!"
"Ah quindi ti pice anche la nostra musica.."
"Axl, ma dove pensi che abbia vissuto io per tutto questo tempo?"
"Credimi, me lo sto chiedendo seriamente"
"Dai su, non mi offri da bere?"
"Ti offro tutto il locale, bellezza"
"E dimmi, Jeff dov'è sparito? Volevo salutarlo"
"Lascialo perdere, stasera non tira aria buona"
"Cioè?"
"Angela"
".."
"Un tipa, casini di donne, magari un giorno la incontrarai"
"Jeff donnaiolo, giuro che proprio non ce lo vedo"
"Lo spirito dannato e tenebroso va per la maggiore utimamente"
"Beh, d'altra parte: nice boys don't play rock'n'roll" 
"Puoi giurarci.."
"Comunque che fine ha fatto Adler?"
Axl la guarò storto.
"Quindi tu conosci il nome di tutti i componenti del mio gruppo, eh?"
"E allora?"
"E allora? -Axl Rose chi?- mi hai detto al telefono"
Alison scoppiò a ridere senza rispondere alla domanda.
"Per me un gin lemon" disse alla barista.
La vita è semplice alcune volte. Alcune volte, realtà e sogno si scontrano, collidono, si toccano, ma non si uniscono. Confini vicini, ma talmente netti da non far dubitare dove finisce uno e inizia l'altro. Lo guardava ridere per qualche assurda battuta che aveva fatto, lo guardava prenderla per la mano e portarla a ballare, lo guardava avvicinarsi e stringerla. Aveva lo sguardo più provocatorio del mondo, gli avrebbe fatto una foto, se non avesse saputo già che, riguardandola, non avrebbe mai riavuto lo stesso risultato. La verità è che non si può delegare agli altri di vivere per noi. Allora vivi Alison, senti le sue mani che corrono leggere sul tuo corpo, sentile esplorare curiose, goditi la sensazione sulla pelle, goditi l'adrenalina che ti sta invadendo, goditi anche la pesantezza che senti alla testa, sì, goditi anche il dolore.





--- Questo è il video da qui ho preso ispirazione, buona visione ;) 

https://www.youtube.com/watch?v=6OwJV1KU_CM

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Capitolo 6
*** 6. ***


Lunedi 27/11

“Buongiorno Axl” 
“Ehi bambola, che piacere rivederti” 
“Sì certo, come no. Su entra”. 
Axl scoppio in una fragorosa risata “Oddio cos'è tutta questa freddezza?”
“Che freddezza?”
“Scusa, ma non eri tu la ragazza con cui ho ballato, bevuto, riso tutto venerdì notte? Si si, sono certo fossi proprio tu! Ovvio con quel vestitino eri piuttosto difficile da riconoscere" 
"Su muoviti dai, vieni a sederti" disse Alison invitandolo con un cenno del capo ad entrare.

“Cose come quelle dell'altra sera non dovrebbero succedere, voglio dire, non mi era mai capitato di incontrare pazienti fuori dal lavoro” 
“Forse perché hai tutti pazienti sulla quarantina e anche tu ogni tanto ti fingi tale, mia cara “Miss faccio finta di non conoscere i guns n' rose”
“Oh piantala!”
“Vorrei solo ricordarti che siamo praticamente coetanei, è normale frequentare i soliti locali” 
“Certo, hai ragione. Però magari avrei potuto limitarmi ad un saluto invece di darti corda!” 
“Beh, ti sei giusto lasciata un po' andare. Ci sta, che c'è di male?”
Alison lo guardò storto, chiedendosi dove volesse andare a parare. Quanto? Quanto si era lasciata andare? Sicuro non c'era finita a letto. Un ricordo simile nemmeno tutto l'alcol del mondo sarebbe riuscito a cancellarlo. Aveva forse detto qualcosa di compromettente? Spesso le piaceva non avere il controllo delle sua azioni, agire come se non ci fosse un domani. Il problema era che in quel caso il “domani” c'era eccome, e la stava fissando beffardo e compiaciuto.
“Aaah mio dio! La Alison dei weekend! Mi hai rubato il cuore ragazza, veramente” disse Axl rompendo il silenzio che si era venuto a creare “Perché tesoro? Perché il lunedì mattina rindossi questi panni grigi da signorina tuttofare? Come puoi trasformarti così? I capelli, il trucco, quasi la voce è diversa! Non impazzisci?” 
“Mmm no, ritengo sia una questione di organizzazione. Dal lunedì al venerdì sono la ragazza che tutte le mamme sognano di far sposare ai loro bambini e nel weekend..”
“..Nel weekend sei quella che i loro bambini sognano di portarsi a letto, te lo dico io” concluse Axl con un ghigno malizioso.
Alison arrossì davanti alla schiettezza disarmante del ragazzo, poi si sforzò di riprendere in mano la situazione.
“Beh, ad ogni modo, è proprio questo il mio modo per non impazzire, è il mio equilibrio. Comunque, se avessi anche solo immaginato che quella sera avreste suonato al Whisky, di certo avrei evitato di venire” 
“Questo vuol dire che dovremo fare più concerti a sorpresa! Giuro che se me l'avessero raccontato non ci avrei mai creduto, quando ti ho vista sotto il palco mi è preso un colpo”
“Ah beh, ti assicuro che quello è preso anche a me”
“Assurdo, mi stavi parecchio sul cazzo all'inizo, ma dopo l'altra sera, mi rimangio tutto!” 
“Ma che avrei dovuto fare scusa? Offrirti un Jack Daniel's? Mettermi a ballare sul tavolo e urlarti quanto le vostre canzoni mi facciano impazzire? Erano le prime sedute, cercavo di fare una bella impressione, di sembrare professionale” 
“Mmm e per curiosità, di solito dopo quanti appuntamenti balli sul tavolo?” 
“Cretino! Dai che hai capito che voglio dire! Tu avresti dovuto conoscere solo la Alison che ti stava sulle palle. Avresti dovuto continuare a non vedermi come una ragazza della tua età, pensare che non sapessi chi fosse questo leggendario Axl Rose e la terapia avrebbe avuto esiti migliori” 
“E invece è qui che ti sbagli. Ora che so veramente con chi sto parlando mi sembra tutto più semplice. Noi sei più un essere lontano da me e dal mio mondo, ora sei..diciamo, un'amica! Un'amica con cui confidarmi e parlare, però con la fortuna che può darmi consigli parecchio intelligenti sulla mia vita dato il suo lavoro. Ho fatto jackpot!” Le sorrise. 
“Beh, sono felice che la vedi così. Di solito queste interferenze non sono consigliate, ma la tua è una chiave di lettura interessante, vedremo dove ci porterà.”
“Posso avere del caffè?” Disse Axl decidendo che quel discorso sarebbe dovuto finire lì.
“Ma si certo, serviti pure”.
Alison osservò il ragazzo versare il contenuto del termos nella tazza, aveva una maglietta nera con stampato un bruchetto e la scritta 'eat the worm'.
“Allora, che mi dici della settimana passata? Venerdì mi sembravi davvero sereno, ma i giorni prima come sei stato? Io ho ancora in mente l'immagine della rissa!” 
“Ah quella? cazzate”
“Ma nessuno ha chiamato la polizia?”
“Forse, io me ne sono andato prima”
“Tu sei pazzo, ma poi scusa, il motivo?”
“Nulla in realtà, avevo i nervi a fior di pelle, quel tipo mi ha scontrato e sono uscito di testa.”
“Così dal niente? Uno scatto improvviso? Giuro che non ci sto capendo più niente”
“Ad ogni modo tutto quel nervosismo è acqua passata. Ora sto una meraviglia!”
“Buono a sapersi!” Disse Alison per niente convita di quell'affermazione.
“Abbiamo praticamente completato il secondo album, sai?”
“Davvero? Pensavo vi mancassero ancora parecchie canzoni”
“Infatti, quattro per l'esattezza. Le abbiamo registrato tutte in un solo giorno, una sola lunga giornata produttiva! Eravamo tutti in una stanza, una canzone dopo l'altra, eseguite tutte alla perfezione, la musica di ogni strumento entrava a far parte di un qualcosa di unico e superiore. C'era della magia li dentro, una sintonia unica difficile da trovare. Avrei voluto non finissimo mai.” 
“Quello che si dice un ottimo lavoro di squadra” disse Alison.
“Esatto! I mesi precedenti sono stati davvero infernali eravamo nervosi e ansiosi, io prima di tutti, eppure da un periodo così buio è venuta fuori una giornata memorabile. Ci siamo sentiti subito più uniti e abbiamo lasciato tutti gli screzi da parte” 
“Nessun scatto d'ira quindi?” 
“No, te l'ho detto, evidentemente ero così euforico per come era andata la registrazione che tutto il resto è venuto meno” 
“Capisco” 
“Capisci? Ok, deduco quindi che non sia questo il punto!” 
“Ma no scusami! Lascia stare,continua” 
“Prima dimmi a che pensavi” 
“Ehi non devi focalizzarti troppo su quello che dico, tranquillo”. 
Eppure Axl continuava a fissarla in attesa.
“È solo un'idea la mia niente di più” disse Alison 
“Ebbene, dimmela!” 
“Niente, penso solo che non sia stata la riuscita delle registrazioni ad averti dato questa gioia e tranquillità, ma piuttosto il contrario. Eri tranquillo e sereno, libero da cattivi pensieri e di conseguenza tutto è andato per il verso giusto.”
“Ma non era una cosa solo mia, era una cosa di tutti”
“Questo perché tu sei una colonna portante per il gruppo Axl! Quando tu sei tranquillo il gruppo lo sente ed è tranquillo a sua volta. Viceversa le tue tensioni si riverberano nel gruppo portando il malcontento generale.”
“...”
“Vedi, c'è un motivo se Jeff ha spinto proprio te a venire qui: tu puoi essere allo stesso tempo il collante del gruppo o il suo carnefice.” 
“Mi stai mettendo un po' di pressione al momento” 
“Te l'ho detto è solo un'idea, non focalizzartici troppo” 
“Beh non è facile, ma vedrò di non pensarci, e al massimo se il mio senso di colpa mi schiacciasse eccessivamente saprò chi chiamare e con chi prendermela!” 
“Quello è ovvio! Se hai bisogno puoi chiamarmi quando vuoi” 
“Buono a sapersi. Ah, a proposito, che fai stasera?”
“Nulla di particolare” 
“Esci con noi? Io e i ragazzi dopo le prove saremo in giro, Duff escluso, ovviamente. Ci sarà anche un'amica, Adriana, forse te l' ho presentata l'altra sera” 
“Mmm Axl, praticamente mi hai presentato mezzo locale purtroppo non ricordo tutti i nomi” 
“Comunque è un si?” 
“Cosa?” 
“Uscire stasera!” 
“Ah quello, no mi dispiace” 
“Dai su evita di fare la santarellina del cazzo! Ormai non mi fregi più!” 
“Ma no, che c'entra quello! È che la mattina alle nove devo essere qui e se torno a casa alle cinque non penso di essere in grado di affrontare la giornata” 
“Mica devi tornare alle cinque! Fai un passo e per l'una sei a casa, non ti faccio toccare alcool, promesso!” 
“Tutta questa premura addosso a te è poco credibile, te lo dico”
“Beh, ti assicuro che se decidessi di non farti toccare alcol, non toccheresti alcol”
“Ti ringrazio Axl, ma non sono buona a divertirmi con moderazione, preferisco di gran lunga non uscire! Meno tentazioni a cui resistere” 
“Ah Alison Alison, come preferisci, resta sul divano così non avrai tentazioni” 
“Il gelato in congelatore è comunque una forte tentazione a cui resistere, un po' soffrirò lo stesso!” 
“Per venerdì però non voglio sentire scuse” 
“Scuse? Ah no tranquillo, da me non le sentirai mai. Due sere alla settimana devo esistere anch'io! Ora però smamma che forse per una volta riesco ad iniziare una seduta in orario”
“Devo già andarmene?”
“Sei arrivato per quindici minuti di ritardo! Quì non si fanno trattamenti speciali per le rock star”
“Agli ordini allora! A presto bellezza, buona giornata” 
"Anche a te Axl, salutami i ragazzi”.
“Ah Alison, non so, magari non dovrei dirtelo, ma baci da togliere il fiato dolcezza” gli disse Axl già sul ciglio della porta, non aspettò risposta e chiuse soddisfatto la porta alle sue spalle.
-Ok, sono fottuta-

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Capitolo 7
*** 7. ***


Martedì 27/11

“Mandy, sono a casa” 
“Alison! Finalmente, hai fatto più tardi del solito stasera” 
“Sono passata a fare spesa tesoro! So che tu ultimamente ti nutri d'amore ma io ho ancora bisogno di ingerire qualcosa”.
“Stronza!”
“Stai uscendo?” disse entrando in camera di Amanda e vedendola rigirarsi davanti allo specchio.
“Sì, come sto?” 
“Una favola!” 
“Dici?” 
“Stai benissimo! Certo fuori le temperature non sono dalla tua, ma ho l'impressione che non sentirai freddo” 
Mandy si accasciò sul letto con aria sognante “Mio dio Ally, sto veramente uscendo di testa, non riesco a realizzare quello che sto vivendo”. 
Alison si sedette vicino a lei sul letto e prese in mano la polaroid che era sul comodino di Amanda che la ritraeva insieme sua nuova fiamma,  immortalati in un dolce autoscatto.
“Eppure mia cara, lo stai vivendo veramente e ci sei dentro fino al collo a quanto vedo” disse sventolandole la foto in faccia.
“Ally” disse Amanda mettendosi a sedere sul letto e cercando di assumere un'espressione convincente “Ally, seriamente, hai mai visto un ragazzo più figo di lui?”
Alison scoppio in una fragorosa risata, la spinse ributtandola distesa sul letto e si alzò. 
“Preparo qualcosa anche per te o ceni fuori?” 
“Non so, non ho molta fame al momento, forse mangeremo qualcosa in giro” 
“A che ora esci?”
“Mmm dovrei vendermi con Duff tra mezz'ora, appena finisce le prove.” 
"Allora ti lascio le chiavi della macchina sul tavolino all'ingresso" 
"Grazie tesoro, dieci minuti ed esco" disse Amanda ancora sdraiata sul letto, le mani appoggiate sulla pancia e lo sguardo sognante.

Alison andò in camera sua e iniziò a spogliarsi. Ripose il blazer e i pantaloni ordinatamente nell'armadio e mise la camicetta nel cesto dei panni sporchi.
Si buttò velocemente sotto la doccia, desiderosa che il getto d'acqua calda lavasse via tutti i pensieri ma, nella sua testa, una frase continuava a ripetersi insistentemente: -Si, ho visto qualcuno più figo di lui, e proprio a pochi centimenti di distanza!- 
Con gli occhi chiusi sotto l'acqua la sua mente iniziò a vagare.
Pensò alla mattina di qualche giorno prima quando Amanda, appena rientrata a casa dalla serata, le si era avvicinata al letto chiedendole se stesse dormendo -Ally- le disse -Ally ti prego svegliati, ho da raccontarti una storia che sa di poesia-.
Amanda era una da notare, non si poteva non notare. Era la classica ragazza sfacciatamente bella, con i suoi capelli color del miele, gli avvenenti occhi verdi e le sue puppe d'arrembaggio.
È donna mettersi a confronto e Alison, nel suo personale confronto con Amanda, ne era sempre uscita sconfitta.
Probabilmente nella testa di Amanda, invece, era lei ad uscirne perdente.
Erano a ballare vicino ad Axl quando il bassista biondo arrivò vicino a loro “Rose, non ci sono delle presentazioni da fare?” disse.
Alison non ricordava molto di quel famoso venerdì sera in cui incontrò Axl al Whisky ma, lo sguardo di Duff su Amanda era difficile da dimenticare, era riuscito a creare delle strane sensazioni anche in lei pur non essendone la diretta interessata, poteva ben immaginare come si fosse dovuta sentire la sua amica con quegli occhi addosso. 
Quella sera i guns avevano organizzato un concerto a sorpresa nel locale suonando “ used to love her" per inaugurare il nuovo album che sarebbe uscito dopo poco. 
Dai racconti che Amanda le aveva fatto era poi riuscita a riassemblare i pezzi della serata: Axl che la prendeva sotto braccio per andare a bere al bancone, Amanda che restava sola con Duff, lui che le parlava e si avvicinava, il giro fuori dal locale, il casuale arrivo davanti alla casa del biondo e la loro notte d'amore.
In qualche modo Alison si sentiva responsabile per come ne sarebbe uscita Amanda da quella storia. Se lei si fosse limitata a salutare, se avesse evitato di fermarsi a parlare, se fosse stata più sobria ora le cose sarebbero state più semplici. Ma d'altra parte aveva ragione Axl, era probabile incontrarsi in un contesto del genere e avrebbe dovuto iniziare a viverla con più tranquillità. 
Eppure questo ponte che iniziava a costruirsi tra le sue due vite le sembrava piuttosto impervio.
Spense la doccia e con essa i pensieri.

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Capitolo 8
*** 8. ***


Martedì
20 PM

Parcheggiò nella strada parallela al luogo indicatole per telefono. Vide il fabbricato dall'altro lato della strada, dalle luci ancora accese al secondo piano dedusse che le prove non fossero ancora terminate. Il suono della batteria superava i muri di cemento ed arrivava fino in strada, a quel punto era fin troppo chiaro perché avessero preso in affitto un posto così isolato e periferico per provare.
“Che musica mi proponi Ally?” disse rivolta all'autoradio dell'amica premendo il pulsante play. La voce di Sebastian Bach iniziò a cantare sulle note di “Sweet little sister”. La canzone era già iniziata, cercò quindi di rimandarla un po' indietro per arrivare al punto d'inizio, dannate cassette. Schiacciò troppo a lungo e arrivò alla canzone precedente. “Big Guns'', ecco, come non detto! Inutile anche solo sforzarsi di pensare ad altro”. Tanto valeva scendere dalla macchina, si assicurò più volte di aver chiuso correttamente la portiera e attraversò la strada.
Accese la prima sigaretta della serata e quando il mozzicone arrivó alla fine la strada piombò nel silenzio: le prove erano finite.
Ci vollero ancora alcuni minuti di attesa prima che Amanda vide la porta aprirsi. Izzy fu il primo ad uscire, la sigaretta a penzoloni della bocca mentre cercava di infilarsi la giacca.
“Hai d'accendere?” Le chiese.
“Oh si, tieni” 
Fissò la ragazza per un po' con aria interrogativa ed Amanda notando il suo sguardo decise di presentarsi.
“Piacere, sono Amanda”
“Ah..Amanda. Io sono Izzy.”
“Sto aspettando Duff”
“Temo dovrai aspettare un po' allora, stasera tocca a lui sistemare”
“Tranquillo, non c'è problema”
“..”
“Sai, so che conosci Alison, io sono la sua coinquilina”
“Sì, lo so”
Era decisamente di poche parole quel ragazzo, era esattamente come se lo era immaginato: indifferente al mondo esterno, per niente incline a volersi abbassare alle convenzioni sociali che imponevano di essere affabili anche con una perfetta sconosciuta. Aveva l'aspetto cupo e magnifico che aveva anche sul palco. Non corrispondeva assolutamente all'immagine che Alison, molte volte, aveva dipinto del sua vecchio amico Jeffrey. Era sicuramente un ragazzo che si concedeva a pochi, uno di quelli da scoprire passo per passo.
Sentire la voce di Axl la fece sentire particolarmente sollevata, almeno era una faccia conosciuta.
“Ehilà Mandy” disse spuntando dalla porta.
“Ciao Axl!”
“Aspetti Duff?”
“Già”
“Vi unite a bere qualcosa con noi?”
“Si, perché no, molto volentieri”
“Magari vorrebbero stare per i cazzi loro” disse Izzy.
“È da sabato che escono insieme tutte le sere, stasera potrebbero anche degnarci della loro presenza”
"Sei per caso geloso Rose?" Disse Slash scendendo le scale insieme a Steven.
"Mmm deduco che tu sia la famosa Mandy" disse il riccio squadrandola da capo a piedi.
"A quanto pare"
Erano loro che stavano cercando di metterla a disagio o era semplicemente lei che si sentiva così?
"Alison proprio non sei riuscita a convincerla?"
"Figurati! Neanche ci ho provato, tutto fiato sprecato con lei. Ragiona molto più da ubriaca che da sobria"
“Prima o poi le farò cambiare idea”
“Buono Axl, lasciamela così come me per favore”
“Oddio che palle! Sei peggio di un fratello maggiore Izzy”
Finalmente sentì i passi di Duff scendere le scale, e da li a poco vide spuntare il suo viso sorridente.
"Ciao Mandy! Scusa il ritardo"
"Tranquillo nessun problema, ero in buona compagnia"
"Si, certo, mi immagino"
Le si avvicinò dandole un delicato bacio sulla bocca, -Sei stupenda- pensò, non pronunciò mai quelle parole, i ragazzi lo stavano osservando e non aveva voglia di dare spettacolo delle sue emozioni. 
"Insomma, andiamo a bere qualcosa?"
"C'è un tempo del cazzo, a momenti diluvia, io propongo di tornare a casa" disse Slash.
"In realtà avevo detto ad Adri che saremmo andati al Rainbow"
"E chi se ne frega? Sai chi ha voglia di vedere quella stronza"
"Dai Steven, facciamo giusto un passo, io sto morendo di fame"
"Per ma va bene" disse Izzy "Non ho per niente voglia di tornare subito a casa"
"Ottimo! ragazzi, vi unite a noi?"
"Che dici?" Chiese Duff ad Amanda.
"Certo! Ho la macchina, se serve"
"No, non c'è bisogno lasciala pure qui, poi ti riaccompagno io"
"Ok, allora"
"Slash, tu che fai?"
"E verrò anch'io! Spero solo che in questo martedì sera del cazzo qualche troietta abbia deciso di uscire"
"Per quello non c'è problema amico mio, tu hai il radar per certe cose"
"Muoviamoci allora, tutti in macchina"
"Ma siamo in sei..non ci stiamo tutti"
"Vorrà dire che ci stringeremo, la cosa di disturba?" disse Slash senza troppe cerimonie.
"No, non mi disturba" disse Amanda con sguardo di sfida.
"Ottimo, sali allora".

Nel pub buio, fumoso, carico degli odori del cibo e dell'alcol, i ragazzi presero posto in un tavolo piuttosto centrale. Vedendo riflessa la loro bellezza negli occhi degli altri, si guardarono intorno compiaciuti. Erano diventati delle vere e proprie icone.
Risero di cose che poi non avrebbero ricordato, risero a lungo e bevvero parecchie birre per buttare giù i loro hamburger.
Il fatto che lei fosse nuova di quel mondo la fece sentire un po' a disagio. Nelle sere precedenti, stando sola con Duff era riuscita ad essere maggiorente rilassata, mentre lì, seduta con loro, si sentiva nervosa. Nonostante ciò ad Amanda quel gruppo, quella tavolata piacquero moltissimo.
Dopo un po' arrivò una ragazza al loro tavolo, una vecchia amica del gruppo a quanto pare. Amanda dedusse che non dovesse stare molto simpatica a Steven dato che, appena la vide arrivare, si alzó dal tavolo e andò via senza neanche salutarla. Si chiamava Adriana, non era certo la ragazza più bella che Amanda avesse mai visto, ma aveva un suo fascino. Appena seduta attirò l'attenzione dei ragazzi su di sè, raccontando aneddoti quanto mai perversi.
"Ehi Duff" disse  "te la ricordi quella?"
 "Di chi stai parlando?"
"Come di chi? Quella, la cameriera! Eravamo io e te se non sbaglio"
"Non mi ricordo"
"Beh mi ricordo io per te. Avresti dovuto vedere come ci dava dentro Amanda, era una furia. Due ragazze come noi sono difficili da soddisfare, ma devo dire che lui ci è riuscito a pieno"
La ragazza fissò Adriana inorridita.
"Che c'è? Perché mi guardi così? Pensi che il tuo caro Duff non abbia mai fatto certe cose?"
"Non sono affari miei" disse Amanda tagliando corto.
"Beh dovrebbero esserlo invece, quando una ha un ragazzo come lui tra le mani non può ignorare certi vizietti"
"Ti ripeto, non mi interessa"
"Perchè tu non lo faresti? Se lui te lo chiedesse, tu ti tireresti indietro?"
Amanda lanciò un'occhiata a Duff, il ragazzo se ne stava seduto in mezzo a loro per niente stranito dalla situaizoni, anzi, sembrava quasi eccitato.
"No, non lo farei. Non mi ispirano più di tanto queste cose ad essere sincera"
"E se fossero due uomini? Così lo faresti?"
-Cristo, ma questa è completamente impazzita?- pensò Amanda.
La ragazza non le dette il tempo di rispondere e proseguì.
"Slash! Stiamo ricordando i vecchi tempi, tesoro! Solo che qui c'è una verginella del cazzo che non ama le cose a tre" 
"Beh, forse le converrà cambiare idea in fretta, che dici Duff?"
"Chi può dirlo? In effetti queste sono tutte esperienze..formative" Disse il biondo senza incrociare lo sguardo della ragazza.
"Ehi dolcezza, puoi smetterla di guardarmi in quel modo?" disse Adriana ad Amanda.
"In che modo, scusa?"
"Così, come se pensassi che sono una troia"
"Non penso tu sia una troia"
"Si invece!"
"Duff, l'hai pagata per fare sesso con te?"
"Certo che no!"
"Ecco, vedi?" disse rivolta ad Adriana "Allora non sei una troia, sei giusto un po' cagna, quello sì".
Axl scoppiò a ridere, non aveva sentito bene com'era andato il discorso, ma comunque quella risposta di Amanda gli piacque parecchio.
Invece la ragazza era veramente scossa dall'accaduto, desiderò improvvisamente che Duff non avesse una storia alle spalle, che fosse solo un ragazzo come tanti, senza la fama il successo e la sregolatezza.

Era poco più tardi di mezzanotte quando liquidarono Adriana per tornare a casa. La quantità d'alcool che avevano assunto in così poco tempo era mostruosa, tuttavia quella sera, più che prendergli ad euforia gli era presa a sonnolenza. Amanda era in trepida attesta di passare finalmente un po' di tempo sola con Duff. Eppure il ragazzo le sembrava stranamente distante.
“Ora ti riaccompagno alla macchina”
“No” disse lei con fermezza “voglio stare con te”
“Meglio di no, torna a casa per stasera”
“Dai, andiamo un po' da te e poi mi riaccompagni più tardi”
Duff finalmente la guardò negli occhi e la ragazza gli sorrise.
“Va bene piccola, come vuoi, sarò tuo anche per sta notte”
Solo più tardi, sdraiata sul letto di Duff capí quanto avrebbe dovuto seguire il suo consiglio, quanto avrebbe dovuto tornarsene a casa di filata.
Fu un amore cieco quella notte, un amore anonimo ed egoista. La complicità e la tenerezza delle sere precedenti avevano lasciato spazio all'indifferenza e all'aggressività. C'era lei li nel letto con lui, ma forse lui neanche lo sapeva. Non la guardò negli occhi, nemmeno una volta, andava avanti da solo, alienato e imperturbabile. Quando ebbe terminato il suo violento monologo si alzó dal letto e si accese una sigaretta.
“Eccoti accontentata, ora sparisci” disse con freddezza.
“Cosa?”
“Hai capito bene, è finita”
“Che diavolo vuol dire che è finita?”
“Che è arrivato il momento di toglierti dalle palle”
“Ma perché? Pensavo ci stessimo trovando bene, dicevi che ti piaceva stare con me, dicevi che io ti piacevo.”
“Evidentemente mi sono spiegato male, intendevo dire che mi piaceva scoparti, tutto qui”
“Solo questo?”
“Esattamente”
“Quindi tra di noi è finita.”
“Si, beh, sempre che qualcosa sia cominciata”
“Ma che ho fatto di sbagliato?”
“Oh cielo, ti prego non iniziare con questi discorsi! Non hai fatto nulla di sbagliato e per favore smettila di frignare”
“Dammi almeno delle spiegazioni!”
“Ragazza sei bellissima, su questo non abbiamo dubbi, ma io non posso soffermarmi più di tanto in un posto, capisci? Devo esplorare.”
“Parli così perché hai bevuto troppo”
“Oh si certo, ho bevuto parecchio, ma sono sincero.”
“...”
“Ora per favore, prendi le tue cose ed esci da casa mia”
Amanda si alzò dal letto, l'imbarazzo vivo ardeva nelle sue guance mentre si dirigeva verso la sedia dove aveva riposto i suoi vestiti.
L'umiliazione provata nel rivestirsi di fronte a lui fu devastante.
Duff la osservava appoggiato allo stipite della porta, non un cenno di ripensamento nel suo volto. Si trattava di pura e semplice routine, una scadenza  fissa da rispettare. Anzi con questa tipa era andato avanti anche più del solito, dato che le aveva concesso ben quattro uscite di seguito. Quella sera lo aveva riportato alla realtà, non poteva perdere tempo dietro a qualcuno di fisso, il mondo era così grande e lui non aveva certo bisogno di palle al piede. C'era qualcosa in quella ragazza che lo aveva catturato, ma era ancora solo un minuscolo barlume, meglio soffocarlo in fretta. 

Fredda la strada e freddo il cielo. I fumi di smog si alzavano in lontananza mischiandosi alla nebbia leggera delle quattro di mattina.
“Bastardo”, riuscì a sussurrare. “Bastardo”, un po' più forte. “Bastardo”, un grido.
Sorrise con triste ironia -ti sbagliavi mia cara Ally, ora il freddo lo sento eccome-.
Trascinò i piedi per un po' in una direzione casuale, guardava la strada umida, le punte dei suoi stivali, e poi di nuovo la strada.
Non stava propriamente pensando, nella sua testa era in corso un cinema all'aperto che trasmetteva alcuni spezzoni delle serate precedenti. Poi si fermò preoccupata alzando gli occhi al cielo, grazie a Dio quest'ultimo sembrava essere tornato terso, almeno non l'avrebbe sorpresa un temporale.
Si strinse più forte nella giacca di pelle realizzando quanto bramasse il suo letto in quel momento. “Ok Amanda” si disse “Avrai tutto il tempo che vuoi per versare lacrime amare, ascoltare il buon Bob Dylan, bere Jack Daniel's, fare la teenager isterica, interrogarti su cos'hai fatto di male nella vita e sul significato della vita stessa, ma ora, ora devi solo pensare ad un fottuto modo per tornare alla macchina”.
Si accese una sigaretta e si guardò in giro. Era un quartiere definibile residenziale quello dove si trovava, non era sicura che nei dintorni ci fosse una cabina telefonica, avrebbe dovuto fare un po' di strada per trovarne una.
Destra o sinistra? Destra, il più lontano possibile da casa di quello stronzo.
Camminò, forse per una decina di minuti, buttando sempre un occhio al lato della strada per leggere il nome delle vie.
Non voleva credere ai suoi occhi quando lo vide. Lui era lì, era veramente lì, in tutta la sua bellezza. Si, ne era certa, non aveva mai visto niente di più bello.
Si avvicinò al telefono pubblico e prese in mano la cornetta, il numero della centrale dei taxi era tra quelli suggeriti nel cartello appeso a lato della cabina, inserì le monete “pronto servizio taxi”, disse una voce al di là del ricevitore -dio grazie!-.
Uscì dalla cabina e si riaccese una sigaretta, sfortunatamente non c'era traccia di una panchina dove sedersi. Si appoggiò ad un muretto ai bordi della strada, -quanto possono essere lunghi dieci minuti?- pensò.
"Ehilà bambola, e tu chi sei?” Urló una voce in lontananza.
-Tanto, tantissimo, possono anche essere eterni-
Un gruppo di ragazzi si stava avvicinando a lei, tre per la precisione, vide prima il mozzicone acceso delle loro sigarette e dopo poco i loro volti.
Amanda non si sentì propriamente gelare il sangue nelle vene, ma era piuttosto come se il sangue, già congelato di suo, si fosse ora frantumato in piccole schegge di ghiaccio che era la pungevano da dentro.
Ormai erano vicinissimi, “Ciao” disse un tipo con i capelli lunghi legati in una coda bassa. “Ciao” rispose Amanda. 
-Calma- si disse, -Calma nella voce, calma nei movimenti, sono cani che sentono la paura, quindi tu pensa che non c'è nulla di cui avere paura-.
Un tipo con una bottiglia di vodka in mano si appoggiò sul muretto di lato a lei “vuoi bere?”
“No, ti ringrazio sto bene così”. 
Lo stomaco impazziva, il cuore esplodeva, la sentiva in bocca la paura, sapeva di acido. -Se sputo a terra corrodo l'asfalto- pensò.
“Stai bene così, ma forse puoi stare meglio” 
Si trovò a pensare se uno che faceva una battuta tanto stupida e banale potesse davvero essere pericoloso.
“Che fai qui bellezza?” disse cingendole la vita con il braccio libero.
“Sto aspettando un taxi”
“Cazzate” disse il tipo che fin'ora era rimasta in silenzio. Amanda si pentì di aver incrociato il suo sguardo, quello sí, le faceva paura.
“Seriamente”
“Bene, allora quando il taxi arriverà avrà un bello spettacolo da vedere”
E fu un attimo, il ragazzo la prese per un braccio per farla alzare, la portò a sè stringendola forte.
"Lasciami andare! Mollami"
"Su da brava stai zitta e resta qui, sono certo che ti piacerà"  
Poi furono solo gli strattoni, i calci, i morsi e le urla di Amanda. La ganna si alzava e la camicetta si sbottonava, tentava di divincolarsi con tutta la sua forza per uscire dalla presa, ma era impossibile. 
Aveva letto in un libro che gli aggressori trovano ulteriore stimolo nel tentativo di lotta della loro preda, ma in quel momento lottare era l'unica soluzione che aveva.
Poi vide una luce, non quella in fondo al tunnel, ma quella di due fanali: una macchina. 
Il ragazzo davanti a lei si girò di scatto e la buttò a terra con forza per poi scappare via seguito dagli altri due. Ridevano, le sembrò, ma lo sentì solo per pochi secondi poi chiuse gli occhi perdendo del tutto coscienza.

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Capitolo 9
*** 9. ***


Venerdì 31/11
19 PM

“Si pronto, Alison Stone”
“È venerdì baby!”
“Axl! Ciao! Sí, lo so bene che giorno è! Infatti stavo per uscire dallo studio, mi hai beccata per un pelo”
“Non ti disturberó a lungo, dimmi solo che programmi hai stasera”
“Bere”
“Mmm mi sembra un buon programma e dove pensi di farlo? Noi suoniamo al Roxy e sono quasi certo che li abbiano qualcosa di alcolico!”
“Perfetto! Allora saprò dove trovarti, ma devo sentire se le ragazze hanno voglia di venire!”
“Si cazzo! Un attimo e glielo chiedo” bisbigliò Axl.
“Come scusa?”
“Ehi! No niente..mmm dicevo, c'é anche Mandy con te stasera?”
“E sentiamo, chi lo vuole sapere?”
“Pronto! Alison” 
-Cazzo deficiente! Ridammi il telefono- disse Axl 
“Oh Duff! Che piacere, origliavi?”
“Giusto un po', quindi?”
“Cosa?”
“Dai rispondimi! Esce Mandy stasera?”
“Non lo so”
“Ma se esce, esce con te?”
“Non lo so”
“Ok, senti, io ho bisogno di vederla, di pararle! Ho fatto una cazzata a mandarla via l'altra notte. Sono stato un coglione. É stato un gesto automatico, un'abitudine. Mi sono accorto che mi mancava dopo poche ore che se ne era andata via.”
“Certo, certo, e sentiamo da dove viene questo tuo improvviso ravvedimento?”
“Te l'ho detto! Ho capito di aver fatto una cazzata. Non ho pensato veramente a quello che stavo facendo...”
“O magari invece è solo il tuo senso di colpa che ti striscia dentro e ti sta logorando, ma non ti preoccupare Mandy sta bene, ieri è uscita dall'ospedale. Continua pure a vivere sereno.”
Silenzio.
“Ospedale?”
“Beh, dopo lo svenimento e la botta in testa un minimo di controlli erano necessari” 
“Botte, svenimenti, che vuol dire?”
“Come che vuol dire?”
“Ti ho chiesto di che diavolo stai parlando!”
“Vuoi dirmi che tu..io pensavo che Axl..”
“Cosa?”
“Pensavo che Axl te l'avesse detto”
“Detto che cosa?”
“...”
“Alison mi sto irritando, parla!”
“Oh Duff, non so come dirtelo.. Vedi, la notte che Mandy è andata via da casa tua è stata aggredita”
“Aggredita?” il ragazzo trasalí.
-E tu figlio di puttana lo sapevi?-
-Sì, mi ha chiamato Ally per dirmelo-
-E non mi hai detto niente?-
-Spiegami, tu fai le cazzate e poi te la prendi come me?-
-Cristo santo Axl, perché non me l'hai detto?”
-Non pensavo avesse senso dirtelo! Era chiaro che non te ne fregasse niente di quella ragazza, dato il tuo comportamento-
-ma potevi almeno dirmelo e lasciar giudicare a me! Come ti sei permesso di non dirmi niente?-

“Ragazzi, sentite, al massimo ci risentiamo. Mi sembra che siate impegnati al momento” intervenne timida Alison nella lite tra i due.
“No no, Ally! Eccomi, sono qui. Con Axl me la vedo dopo. Ora ti prego, per favore, raccontami che è successo!”  
Alison sospirò pesantemente prima di iniziare a parlare.
“Quando è uscita da casa tua é andata a cercare una cabina telefonica per chiamare un taxi. É stato proprio mentre lo stava aspettando che un gruppo di ragazzi si è avvicinato a lei. Hanno iniziato con i complimenti, poi uno si è avvicinato con fare minaccioso. È durato tutto pochi minuti dato che poco dopo una macchina è passata di lì e si è fermata. Un signore di mezza età che stava riportando a casa le figlie dalla discoteca, per fortuna è capitata in buone mani.”
“Ma che le hanno fatto?”
“Duff, ti ho raccontato ciò che è importante, non farmi scendere ulteriormente nei dettagli, anche per rispetto di Mandy”
“Che cazzo le hanno fatto?”
-Che cazzo vuoi che facciano dei deviati mentali a una ragazza sola sul ciglio della strada alle quattro di notte Duff?-  tuonò Axl, le parole gli uscirono quasi come un grido di disperazione.
“L'hanno aggredita Duff, probabilmente sarebbero riusciti anche a violentarla se quel signore non si fosse fermato. Ha riportato parecchi lividi, ma per fortuna non sono riusciti a portare del tutto a termine il loro intento. Ora fisicamente sta bene, è il lato emotivo che ha bisogno di essere medicato” 
“Penso di aver bisogno di vederla”
“Meglio di no, e non lo dico come psicologa, ma come amica. Lasciale un po' di tempo per se. Capisco bene che tu ti senta una merda, ma forse è anche giusto così. Ora la tua priorità non deve essere metterti la coscienza apposto ma cercare di farla stare bene.”
“E ora può stare bene solo non vedendomi?”
“Dalle tempo”
“Alison, io la volevo vedere ancor prima di sapere quello che è successo e ora la voglia che avevo è centuplicata”
“Duff stasera saremo in giro, Mandy vuole uscire, vuole passare un normale venerdì sera. Le avevo proposto di stare a casa, ma mi ha fulminata con lo sguardo. Probabilmente quindi, sì, la vedrai. Ti chiedo solo, per cortesia, di non sforzare le cose. Se in quel momento non volesse parlati ne vederti non insistere.”
“Si, questo mi sta bene. Ti assicuro che non riuscirò a trattenermi dal cercare di parlarle ma accetterò la sua decisone di non farlo. Come hai detto tu ora la priorità è lei, il mio senso di colpa può dilaniarmi ancora per un bel po'.”
“Ok, a stasera allora, in bocca al lupo per il concerto”
“Crepi, a stasera”.

“Hai buttato giu?”
“Sì”
“Ma non avevo finito di parlarle!”
“cazzo ne sapevo io, tu di solito odi parlare al telefono”
“Dovevi chiedermelo!
“Quanto l'ha fai lunga, richiamala e falla finita!”
“No, ormai sarà già uscita. Marca male McKagan, marca molto male, per stasera mi hai già fatto incazzare a sufficienza” disse Axl andandosene in camera sua e sbattendo la porta incazzato.
-Figlio di puttana che non sei altro Rose- pensò Duff sorridendo -Riesci sempre a ribaltare la faccenda a tuo favore-  

22 PM 
L'aria malsana che si respirava dentro la stanza del Roxy dove i ragazzi aspettavano l'inizio del concerto era estremamente familiare e dava a tutti l'illusione della normalità. 
Duff in meno di due ore bevve un'intera bottiglia di gin, salvo il bicchiere che versó a Slash. Era estremamente irrequieto, non riusciva a liberarsi del fantasma di Amanda. Continuava a ripensare alle parole di Alisone non riusciva a darsi pace. Era intento a far roteare con il piede la bottiglia di vetro che aveva finito di scolarsi quando Axl entrò nella stanza.
“Le hai viste?” gli chiese impaziente.
“Non ci sono” rispose Axl distaccato.
“Ma potrebbe ancora arrivare, giusto?”
“Smettila di fare la checca isterica mi stai snervando”
Duff sbuffò e si passò una mano tra i capelli scompigliandoseli.
“Ok, allora io vado un attimo a fare un giro” disse alzandosi in piedi e barcollando leggermente.
“Ah no Duff! Fermo qui! Stiamo per salire sul palco, quindi lavati la faccia con l'acqua fredda e torna subito qui” disse Izzy guardando il biondo con fare autoritario.
“È già l'ora?”
“Muoviti ti ho detto!”
“Ok, ok, rilassati amico, sto andando” 
 
Quanto può vibrare un concerto rock? Axl era certo che i loro fossero i concerti che vibravano di più. Riuscivano a mandarli fuori di testa i fan, erano completamente sotto il loro controllo. L'euforia che trasmettevano le loro urla era quasi orgasmica. La parte più divertente era vedere come cambiava la faccia delle ragazze appena sentivano il riff di sweet child of mine , si sarebbero strappate i capelli dall'emozione. Come faceva dopo aver goduto di simili attenzioni ad essere una persona modesta? Era colpa loro se era così arrogante, erano loro a dargli tutte quelle attenzioni. 
Axl li stava osservando attentamente come non li aveva mai osservati prima. Anche se non l'aveva ammesso davanti a Duff anche lui sperava che le ragazze avessero scelto il Roxy per passare la loro serata. Desiderava vederla spuntare lì in mezzo alla folla, voleva vederla urlare e saltare. Osservava e cercava. Cantava, osservava e cercava. Quando ad un tratto li vide: due occhi azzurri, ma non erano quelli che stava aspettando.
Erano di un azzurro diverso. Non era quello fresco, pulito e limpido di Alison. Era un azzurro profondo, vissuto, denso, era un azzurro familiare. Sentì lo stomaco rivoltarglisi dentro -ciao bambina- pensò.
 
A concerto finito Axl scese dal palco e si diresse con il gruppo nei camerini. Non fu minimamente sorpreso quando la vide lì ad aspettarlo.
“Siete stati incredibili” disse una ragazza appoggiata alla parete, folti capelli mossi e un viso innocente che strideva con gli abiti sexy che indossava.
“Ciao Erin!”
“Ciao tesoro, da quanto tempo eh?”
La ragazza lo abbracciò alla vita facendo passare le braccia sotto le sue, appoggiò il viso sul petto nudo del ragazzo e vi diede un bacio.
“Chi ti ha fatto entrare?”
“Beh ormai sono di casa tra i vostri camerini, lo sanno che non sono una fan impazzita“
“Sono contento di vederti. Che fine avevi fatto?”
“Sono stata impegnata in queste settimane, ti sono mancata?”
“Un po'”
“Anche tu”
Axl acciuffò rapidamente una maglietta dal camerino e la indossó.
“Dai vieni, andiamo a bere qualcosa”
“Volentieri”
Rientrarono nel locale principale, le luci erano ancora soffuse e un nuovo gruppo stava suonando.
Erin si guardò intorno compiaciuta e bramosa di suscitare l'invidia generale. Prese per mano Axl e nell'attraversare la sala la sua eccitazione crebbe ulteriormente. Si sentiva osservata e ammirata, pensó che tutte lì dentro avrebbero voluto essere al suo posto. Invece c'era lei, e se era proprio lei e non le altre a stringere la mano di quel ragazzo, era perché evidentemente, lei era migliore di tutte le altre. Axl era il suo personale trofeo di un concorso di bellezza.
“Allora, che mi racconti? Ho visto che ieri è uscito il nuovo album!” 
“Già, è nei negozi da solo 24 ore e ha già venduto un numero di copie esorbitante”
“Complimenti, io quando possono averne una copia?”
“Te l'ho già messa da parte”
“Sei un tesoro”
Erin lo osservò realizzando per l'ennesima volta quanto amasse quel ragazzo. Lo avrebbe amato in ogni contesto, a prescindere da tutto.
Lo avrebbe amato anche se fosse rimasto semplicemente William, anche se non avesse avuto quella voce mozzafiato, anche senza la sua fama. Anzi, forse senza tutto quel contorno sarebbe stata libera di amarlo più profondamente e incondizionatamente.
Si avvicinò maggiormente e lui desiderosa di lasciarsi alle spalle le settimane passate, -un bacio per ripartire- pensò.
Le loro labbra si unirono, insieme, ancora una volta come tante volte prima di quella.
-Le labbra come gli occhi- pensò Axl -È un bacio che sa di abitudine, ma non abitudine nel senso brutto del termine. È semplicemente un bacio a cui sei abituato, è rassicurante, è familiare, è vissuto-.
“Non facciamo cazzate questa volta” disse Erin 
“È davvero tanto tempo che ce lo promettiamo”
“Forse non ci siamo mai impegnati veramente”

“Ehi ragazzi” il biondo arrivò bruscamente interrompendo l'attimo di confessione.
“Duff, ciao!” 
“Ciao Erin” “novità?”, disse rivoltò ad Axl.
“Ci siamo rimessi insieme” disse la ragazza in tono trionfale.
“Bene, ma non mi riferivo a questo, le hai viste?”
“Cristo Duff quanto cazzo hai bevuto?"
"Un po', ma rispondimi, ci sono?"
"No”
“Allora avranno deciso di non venire, ormai è l'una”
“Evidentemente”
“Eppure lei ti aveva detto che sarebbero uscite, che non volevano restare a casa”
“Si cazzo, ma Los Angeles non è un buco di città, e il Roxy non è di certo l'unico locale che esiste”
“Sto uscendo di testa, pensavo avrei retto meglio la situazione”
“Semplicemente speravi di riuscire a scopartela anche stasera”
“Non dire puttanate! Sai bene che sta volta non è così”
“Ma chi è che doveva venire?” Chiese Erin scocciata dal sentirsi così esclusa dalla conversazione.
“Due amiche”
Non ce la poteva fare, per quanto si sforzasse di mantenere la calma, di restare serena, la sola presenza di altre donne intorno ad Axl la disturbava, l'unico modo per superare quest'emozione era vederci chiaro, conoscerle e capire se potevano o meno costituire un problema.
“E io le ho mai viste?”
“No, non penso, le abbiamo conosciute nell'ultimo periodo”
“Axl cerca di sentire Alison domani, ok? Magari le chiedi qualcosa”
“Farò il possibile”
“Ok Duff, ora che hai capito che le tue amichette non ci sono, per favore potresti tornare da dove sei venuto? Io e Axl stavamo affrontando un discorso serio” sbottò Erin.
“Fanculo” disse Duff, era lì da solo un minuto e già non sopportava più quella ragazza “a dopo Axl” disse allontanandosi.

“Quindi, chi è questa Alison?”
“Te l'ho detto un'amica”
“E come vi siete conosciuti?”
“Amica di Izzy”
“Ok, è carina?”
Axl sospirò profondamente e decise che sarebbe stato meglio essere sincero fino in fondo.
“In realtà, è da un po di tempo che vado da lei”
“Vai da lei, dove?”
“In studio.. È una psicologa.”
“Psicologa?”
“Già”
No, a questo proprio non era pronta.
“No dico, ma sei serio?”
“Sì, perché?”
“Dio, non so se sia più strano che tu vada da una psicologa o che tu esca e veda come un'amica la tua psicologa”
“Ha un anno meno di me, praticamente è stato automatico vederla con un'amica”
“E che cazzo ti sta dicendo sulla tua vita? Di utile intendo”
“Un po' di cose”
“Tipo?” disse Erin con tono di sfida.
“Non abbiamo mai parlato di te, visto che mi sembra che questa sia l'unica cosa che ti interessa”
“E allora di che avete parlato?”
“Di me, magari?” 
“Ma perché lo fai? Non ne trovo il motivo! mi sembra una decisione piuttosto ridicola. Non hai bisogno anche di quelle stronzate ad incasinarti la mente”
“Ti assicuro che mi sta servendo veramente, avere una persona terza e imparziale con cui parlare ti fa vedere le cose da un'altra prospettiva”
“È patetico da parte tua Axl. La psicologia è una truffa, sono tutti discorsi inutili e campati in aria, quella finirà per farti il lavaggio del cervello e sono sicura che se potrà di allontanerà da me”
“Erin, ora stai esagerando”
“Sarei solo curiosa di vederla, così magari capirei se è una persona affidabile”
“Non mi va più di parlarne, non mi aspetto che tu capisca ne è mia intenzione provare a spiegartelo”
“E ne è mia intenzione sforzarmi di capirlo, se è per questo. Te lo assicuro”
Axl dopo quella frase si alzò dalla sedia “Ok. Per me può bastare così, è stato bello rivederti, ora però preferisco tornare a casa”
“Mi stai scaricando?”
“Vedila come vuoi”
“Potevamo passare una bella serata insieme” disse Erin senza cercare minimamente di nascondere il risvolto allusivo della frase.
“Al momento non mi importa”
“Non ti importa eh? Vedi? Ti ha già fottuto il cervello quella stronza”
“Ciao Erin”
“Ciao un cazzo! Non ti aspettare di ritrovarmi qui la prossima volta Rose! Tu e le tue manie mi avete vermaente stancata”
Ma Axl era già lontano, sparito in mezzo alla folla. 

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Capitolo 10
*** 10. ***


Venerdì notte

“Qualcuna di voi mi aiuti a reggerla! È completamente ubriaca”
“Non sono ubriaca, Corinna! Riesco a camminare benissimo da sola” disse Amanda cercando di divincolarsi dalla presa.
Se c'era una cosa che Alison detestava era fare la balia. Badava alle persone per l'intera settimana, almeno nel fine settimana voleva sentirsi libera di preoccuparsi solo di se stessa. Non pretendeva che gli altri si occupassero di lei, ma per lo meno che non si impegnassero per stressarla. Erano amiche, ma tra di loro vigeva una sola regola molto ferrea: il fine settimana ognuna badi a se stessa.
“Alison, per favore!” La voce di Corinna la riportò sulla terra.
“Sì?” Disse girandosi distrattamente.
“Aiutami, dai”
Svogliatamente Alison si avvicinò al gruppetto di ragazze che aveva lasciato indietro, in fin dei conti capiva bene che quella per Amanda non era una serata come tutte le altre.
Frances, una ragazza di colore dai lunghi capelli corvini e prepotenti occhi neri si era appoggiata al muro fumando una sigaretta e guardando divertita la scena.
“Mandy! Su forza tesoro, non hai bevuto poi così tanto! E non sono nemmeno le due, pensi di riuscire a resistere o preferisci tornare a casa ora?” Le disse Alison.
“Non trattarmi male!” Le rispose la ragazza con un broncio da bambina.
“Ma che caz..? non ti sto trattando male!” 
“SÌ invece!”
“Ok, senti, hai bisogno di vomitare?”
“Sí!”
“Ottimo, allora andiamo un attimo la dietro, cerco di farti vomitare e se dopo starai meglio resterai con noi, altrimenti fili a casa”
“Starò meglio! Però poi voglio vedere Duff!”
“Cosa?!”
“L'ha detto?”
“L'ha detto!” Confermò Frances buttando via il mozzicone di sigaretta.  
“È l'alcool!”
“No! Sono seria, voglio vedere quello stronzo, andiamo al Roxy!”
“È tardi ormai, avranno già finito!”
“Voglio andare, devo parlargli!”
“Per dirgli cosa? Parlerete domani con calma”
“No, voglio farlo ora che sono bella carica”
“Meglio lasciar perdere!”
“Allora vado da sola” 
“Fa come vuoi!”
“Ally, per favore, è a soli dieci minuti da qui, andiamo tutte e facciamola finita”
“Grazie Corinna!”
“Questa stasera se lo mangia vivo, non voglio avere il bassista dei guns sulla coscienza” disse Frances.
“Daiii!!”
“Ok, ok! andiamo per favore? Io non la reggo più!”
“D'accordo, come volete! Però sono sicura che appena le passerà l'effetto dell'alcool ci ucciderà per averla assecondata”
“Ma sono seria!”
“Finiscila, sono i tuoi ormoni che parlano”
“Che cavolo neanche riesce a stare in piedi”
Amanda si accasciò a terra e iniziò a ridere a crepa pelle, Corrina tirò fuori dalla borsetta la sua fedele polaroid e immortalò quel momento.
“Ally!” Le gridò “Perché ti allontani senza di me?” 
“Sto andando alla ricerca di droghe pesanti!”
“Ne porti un po' anche a me?”
“Dai muovetevi, forza! Tutte in piedi” 
Frances prese Alison sotto braccio e iniziarono a camminare ridendo e spintonandosi come bambine, quando ad un certo punto Frances inchiodò di botto.
“Quella vale come droga pesante?” Disse ad Alison.
“Oh cazzo” rispose lei.
Camminava velocemente a testa bassa, giacca di pitone, sotto una felpa il cui cappuccio ricopriva i capelli rossi, era comunque sempre fin troppo facile da riconoscere.
“Axl?” disse lei quasi a mezza voce.
Il ragazzo si girò di scatto pronto a fulminare la fan isterica che l'aveva riconosciuto, ma il suo sguardo mutò all'istante appena vide la proprietaria di quella voce. Una ragazza lo stava guardando e l'impatto della sua bellezza su Axl crebbe fino a scoppiargli nel cuore. 
“Alison, baby, ciao”
Lei sorrise, un sorriso dolce e sincero che era come la sincerità perduta del mondo intero.
“Ciao” disse lei avvicinandosi e baciandolo sulla guancia.
Lo vide parecchio scosso e agitato non sapeva quanto poteva spingersi oltre nella conversazione, per fortuna fu lui parlare.
“Che ci fai qui?”
“Sono con loro” disse.
Axl guardò le ragazze intorno ad Alison, riconobbe Amanda visibilmente ubriaca.
“Bellezza” le disse.
“Ciao Axl!”
“Come stai?”
“Alla grande, non si vede?”
“Axl ti presento Frances e Corinna, l'altra sera non le avevi conosciute” disse Alison.
“Molto piacere” disse lui, notando piacevolmente che in quel gruppetto di amiche l'aggettivo "bella" era quasi riduttivo.
“Che programmi avete?” Disse cercando di sviare l'attenzione dal fatto che lui stesse girando solo alle due di notte.
“Niente di che, stavamo andando in zona Roxy”
“Ti unisci a noi?” gli chiese Frances.
“In realtà io vengo dal Roxy, dovevate venire prima, vi siete perse un gran concerto”
“Lo credo! Ci rifaremo al prossimo”
“Axl io devo andare a fare a botte con lo stronzo”
“Se vuoi ti aiuto io piccola”
“Ottimo! Dai, unisciti a noi allora”
Axl cercò lo sguardo di Alison e si sentì esattamente come la prima volta che l'aveva vista fuori dal lavoro: terribilmente eccitato. Aveva un bustino grigio che seguiva fedelmente le linee del corpo fino a nascondersi in dei pantaloni neri a vita alta e sopra un chiodo di pelle. Axl ringraziò di non dover sopportare lo strazio di vederla così scollata anche al lavoro.
La vide fare un gran sorriso “Andiamo dai! Roxy o meno muoviamoci da qui!”
“Mandy ti serve aiuto?”
“Tranquillo Axl, ci penso io” gli disse una ragazza dai capelli rossi legati in una treccia laterale. Non ricordava il nome, nonostante glielo avessero detto meno di due minuti fa così si limitò a ringraziarla.
“Com'è andata la serata?” Gli chiese Alison.
“A parte Duff che continuava a piagnucolare come un bambino? Beh, bene direi”
“Poveretto! Probabilmente non vorrebbe che mi raccontassi queste cose”
“È questo il bello, no? Sputtanare gli amici”
“Che stronzo che sei” disse lei spintonandolo.
“Tra l'altro ho rivisto Erin stasera”
“Ah, bene! Tutto a posto?” Chiese Alison con la maggior credibilità che riuscì a fingere.
“Le ho detto di noi”
Quel noi le risuonò molto più romantico di quello che era in realtà.
“Insomma, della mia terapia, ed è completamente uscita di testa, è convinta che tu sia una pazza che vuole farmi il lavaggio del cervello e cose simili.”
Alison lo fermò trattenendolo per le braccia, gli si piazzò davanti e, guardandolo fisso negli occhi, gli disse: “È proprio quello che sto facendo infatti”.
“Che scema! ma che vuoi fare tu?” Rispose lui e, divincolandosi dalla sua presa, la issó sulla sua spalla iniziò a giarare su se stesso.
“Piantala! Axl! Vomito, ti prego mettimi giù!” Gridò lei ridendo forte.
Quando la rimise a terra la ragazza barcollò in cerca di equilibrio, Axl la cinse per il bacino e la fece appoggiare a se. Camminarono così fino all'entrata del Roxy.
“Forse sarebbe meglio se passassimo dall'entrata laterale, meno occhi indiscreti da evitare” disse Axl appena arrivarono al locale.
“Dai su, tirati su il cappuccio e falla finita” disse Alison togliendosi la giacca ancora prima di entrare, il caldo afoso all'interno dei locali misto all'odore di alcool e fumo erano tra i suoi nemici giurati. 
“Piccola perché non vieni qui a farmi un po' di compagnia?” Le urlò un ragazzo tirandola per il braccio.
“Lasciami stare coglione!” disse lei severa e divincolatasi dalla presa entrò velocemente nel locale.
Il tipo la seguí con lo sguardo guardandole il sedere e girandosi verso gli amici fece il gesto tipico di masturbazione maschile.
Axl si avvicinò al ragazzo con fare minaccioso, ma dietro di lui Frances lo tirò per la giacca. “Lascia perdere tesoro, non vale la pena prendersela con tutti!” Axl si girò verso Frances e decise di darle ragione, in quel momento era molto più appagante raggiungere Alison piuttosto che fare a botte con quel tipo.
Mancava meno di un'ora alla chiusura eppure il locale era ancora pieno di persone.
Un forte odore di alcool gli entrò subito nelle narici appena varcò la soglia del Roxy. Si avvicinò ad Alison e abbracciandola da dietro affondò la testa tra la nuca e il collo di lei respirando forte -sai di paradiso- pensó.
La ragazza inclinò il viso in modo da essere guancia a guancia con lui, la barba del ragazzo, reduce da una rasatura della sera prima, le pizzicava leggermente da pelle.
“É tutta la sera che speravo di vederti” disse incrociando le sue mani sulla pancia di lei e in quel momento si accorse di quanto quel bustino fosse trasparente. 
“Beh, allora hai poco da prendere in giro Duff”
“Forse” le scostò i capelli con la punta del naso e la bació sul collo. 
In quel momento videro tornare Amanda con un bicchiere di vodka, bevuto già a metà.
“Cazzo Mandy! Era necessario anche questo bicchiere?” Disse Corinna.
Alison le si avvicinò e con disinvoltura, liberandosi dalla presa di Axl le rubò il bicchiere di mano bevendo tutto il restante drink.
“Stronza! Era il mio, ora me ne vai a prendere un altro!”
“Ah non era per me? Perdonami” Disse lei con finto fare ingenuo.
Axl scoppiò a ridere rendendosi conto delle somiglianze tra quel gruppetto di amiche e il suo gruppo, scene come quella erano all'ordine del giorno!
“Dai Mandy, te ne offro uno io!”
“No Axl!”
“Ok ok, lo offro a tutte allora!”
Corinna scosse la testa contrariata, ma seguì gli altri vicino al bancone.
“Rose, cosa posso servirti?” Chiese il barista con fare amichevole.
“Per me un jack daniel's, voi ragazze che prendete?”
“Jack daniel's per tutte! Manteniamoci sul semplice” disse Frances.
“Bob, per caso hai visto quei deviati dei miei compagni?”
“No man, ho visto Izzy andarsene via una mezz'oretta fa, degli altri non c'è traccia”
“Che dite” disse girandosi verso le ragazze “Saliamo?”

Imboccarono una piccola scala a chiocciola che li condusse nella saletta superiore, all'entrata di quest'ultima una guardia del corpo si scostò per farli entrare.
Corinnaa bloccò Alison per un braccio “Sei sicura che dovremo entrare?”
“Perché no?”
“Non lo so, mi agitano queste situazioni”
“Quali situazioni?
“Queste!” Disse guardandosi intorno, come se tutto fosse già piuttosto esplicativo di suo.
“Ehi, tranquilla tesoro! Sono bravi ragazzi alla fine e comunque manca poco alla chiusura, che vuoi che succeda?”
“Mandy torna qui!” La ragazza, appena entrata nella stanza, vi uscì di filata, quasi correndo. Per poco non fece cadere Frances a terra.
“Ma che cazzo succede?” Urló quest'ultima.
Duff uscì di corsa dalla stanza e si scaraventò giù per le scale dietro Amanda.
“Axl?” Chiese Alison in cerca di spiegazioni, essendo rimasta indietro non si era accorta di quello che era accaduto.
“È un privè, cosa cazzo vi immaginate facciano le persone in un privè?”
Una ragazza dagli abiti succinti uscì dalla stanza e si appoggiò ad Axl.
“Dolcezza, dov'è finito il tuo amico? Vuoi venire tu a farmi compagnia?”
La mano della ragazza stava scendendo pericolosamente sotto la cintura di Axl.
“Grazie tesoro, ma per stasera sono apposto così” 
“Come vuoi” disse lei e tirando un'occhiata di disgusto alle ragazze rientrò dentro.
“Insomma?” Chiese Corinna.
“Niente, Mandy è entrata e ha visto Duff darsi da fare con quella tipa ed è scappata”
“Mio Dio, ma Duff é un coglione”
“Che volete, sono cosa che succedono" 
“Ma gli altri non ci sono?” 
Axl sbirciò dalla porta all'interno di quella sottospecie di stanzino adibito a sala del sesso e fu lì che lo vide.
“Coglione! Svegliati” disse Axl rivolto a Steven il quale stava beatamente dormendo sul divano.
“Ma che cazzo..” Disse lui ridestandosi dal sonno.
“Axl..amico..ti sembra questo il modo di svegliare qualcuno?”
“Che stai facendo?”
“Niente, sono in coma stasera, devo avere usato roba di pessima qualità”
“Dai alzati forza, ho delle persone da presentarti”
Steven si tirò su dal divano e appoggiando i gomiti sulle gambe si portò la testa tra le mani. “Pessima qualità” disse “ma costava talmente poco”. Sembrava si stesse accertando che tutte le parti del suo corpo fossero esattamente lì dove le aveva lasciate. 
Axl si girò incazzato verso Alison, “Ti sembra ancora una cosí brutta idea l'ultimatum?”. La ragazza lo guardò rattristata, “In realtà adesso mi sembra ancora peggio” 
“Cosa?! Ma ti rendi conto che..”
“..Axl, non ora!” Lo interruppe Alison appoggiandogli una mano sulla spalla “Avremo modo di parlarne, ok?”
Steven si decise finalmente ad uscire dalla stanza e si guardó introno.
C'erano parecchi volti nuovi quella sera, posò lo sguardo su tutti, non sapendo scegliere su quale avrebbe desiderato soffermarsi.
“Piacere Steven, io sono Alison”
Il sorriso dolce e sincero della ragazza gli si paró davanti.
“Piacere mio! Non mi piace sto fatto che le persone sappiano il mio nome prima ancora che io mi presenti” disse in tono scherzoso.
“Ragazze, scusate se vi interrompo, ma forse dovremo raggiungere Mandy” Steven si giró verso la ragazza che aveva appena parlato, era la più a disagio lì in mezzo, gli sembrò decisamente buffa
“Mandy chi? Quella dell'altra sera al Rainbow?”
“Proprio lei Steve” disse Axl.
“E che ha combinato?”
“No! Il tuo amico che ha combinato, Mandy non ha fatto niente!” Disse la solita ragazza di prima. 
-Ok, ricevuto- pensò Steven -Mai toccarle le amiche-.
“E tu chi sei?” Disse lui con fare amichevole.
“Corrina, piacere. Ora, per favore, possiamo scendere?”   
“Sí, andiamo dai, prima che faccia qualche cazzata”

“Mandy, fermati!” Urlò Duff.
Era in grado di correre piuttosto velocemente, ma il biondo dopo poco riuscì a raggiungerla.
“Mollami!”
“Ferma! Un attimo, lasciami spiegare”
Si girò verso Duff ricacciando dentro ogni traccia di lacrime.
“No, lascia spiegare me. Sei un pezzo di merda e io non voglio più vedere la tua brutta faccia”
“Piccola aspetta, io volevo vederti, parlarti! Ti ho aspettato tutta la sera..”
“Certo, come no, tutta la sera, vedo!”
“Ma queste cose non contano niente! Mio dio, possibile che non ci arrivi?”
“Tesoro, che le scopate con le troiette di turno non valgano niente lo capisco benissimo, non preoccuparti! Ma non è quello il punto! Quello che non capisco è con che coraggio oggi pomeriggio hai parlato ad Alison di me quasi singhiozzando e in preda alla disperazione e ora ti stavi facendo fare un pompino dalla prima arrivata!”
“Ma sono stato male veramente! Quando Ally mi ha detto cos'era successo mi sono sentito..”  
“Quella storia lasciala dov'è, non sono affari tuoi, non c'entra assolutamente niente con noi, se ti ho impietosito mi dispiace, non era mia intenzione”
“No no! io volevo rivederti comunque, anche prima di saperlo, poi dopo la voglia è solo aumentata”
“Oh beh certo, me lo hai dimostrato infatti”
“E lascia perdere queste stronzate! Che cazzo, manco so come si chiama! Senti, fai finta di avermi visto masturbarmi da solo, ok? È questa l'importanza che posso dare a quella tipa. Di un po' di sano autoerotismo non dovresti essere gelosa, no?”
“Deficiente!”
“Dai, allora riesco ancora a strappartelo un sorriso”
“Solo perché la scena di te che provi a fare sesso orale a te stesso è piuttosto ridicola”
“Scusa Mandy, davvero”
“No! Fermo, non mi toccare. Senti, ero venuta qua per chiarire, ma ora mi è passata la voglia, e per di più non c'è nulla da chiarire, nulla da migliorare, meglio lasciare perdere”
“Che cazzo! Sei tu che sei completamente pazza! Cos'è successo di così tragico da averti fatto passare la voglia?”
“Tutto! Mi sono semplicemente fatta un'idea sbagliata su di te”
“Possiamo parlarne con calma, per favore?”
“Cresci Duff, poi ne parleremo quanto vuoi”
“No! Ne parliamo ora, che vuoi sentirti dire? Che ho sbagliato? Sì, ho sbagliato. Ho agito da perfetto coglione, ma ora ti chiedo scusa”
“Puoi fare una cosa per me, Duff?”
“Certo piccola, tutto quello che vuoi”
“Ecco, allora vai a fare in culo”
Disse la ragazza e, girandogli le spalle, uscì dal locale.

“Eccola, è la fuori che sta fumando!” Disse Corrina appena la vide.
“Come stai?” Le chiese Frances quando le furono vicine.
“Leviamoci di qui, al più presto. Grazie Axl, mi hai fatto davvero un favore”
“Baby, scusa, io non sapevo che..”
“No, non hai nulla di cui scusarti. Ragazze ce ne andiamo?” Disse e inizió a camminare verso un luogo non specificato seguita da Frances e Corrina.
“Ok, allora sarà meglio che vada anch'io” disse Alison 
“Mi dispiace, non volevo peggiorare le cose”
“Tranquillo! Avrei potuto immaginarlo anch'io che sarebbe stato meglio non salire”
“Devi andare via per forza?”
“Credo di si, anche se avrei preferito di gran lunga sedermi in un divanetto con te a parlare e bere qualcosa” 
“Parlare dolcezza?”
“Sono troppo sobria sta notte Axl” disse Alison guardandolo storto.
“E perché, da sobria non mi vuoi?” 
“Ok, ok, è decisamente meglio che io vada. Ci vediamo lunedì”
“A lunedì Ally, fai bei sogni” disse facendole l'occhiolino.

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Capitolo 11
*** 11. ***


Lunedì 3/12

Suonò il campanello un paio di volte prima di sentire la voce di Alison provenire dalle scale dietro di lui.
“Eccomi, ci sono! Buongiorno Axl!”
“Ciao bellezza! Iniziavo a pensare non ci fosse nessuno”
“Perdonami, sono riuscita solo ora ad andare a prendere il pranzo” disse sventolando in aria un sacchetto di plastica.
“Perché io non posso mai avere dei minuti extra come gli altri pazienti?”
“Deficiente!” disse Alison dandogli un leggero colpo d'anca per farlo spostare da davanti alla porta “fammi aprire,su”.
Entrano nello studio e il tepore di quest'ultimo fu di giovo per entrambi. Il cielo di los angels quel giorno era coperto dal temporale e il freddo iniziava a farsi sentire. La radio nella stanza era rimasta accesa e trasmetteva le note di una canzone di Janis Joplin.
“Ti dispiace se mangio un attimo prima di iniziare?” 
“Ma va, figurati”
“Accomodati pure intanto”
Axl si tolse la giacca di renna marrone e prese una sigaretta dalla tasca di quest'ultima. 
“Ti scoccia se fumo?”
“Fai pure!”
Axl aprì la finestra e si appoggiò al davanzale.
“Che fine avete fatto l'altra sera?”
“Siamo restate un po' in giro, Mandy dopo poco ha vomitato l'anima”
“Immaginavo”
“Doveva immaginarselo che andarlo a cercare di venerdì notte non era una buona idea! Si è rovinata la serata da sola”
“No, è Duff che con il suo comportamento le ha rovinato la serata e ha rovinato anche la mia.” 
“Cioè?”
“No, nulla. Semplicemente se non avesse fatto incazzare Mandy, voi sareste rimaste più tempo e sinceramente mi avrebbe fatto molto piacere passare tutta la serata con te, tutto qua”
Alison distolse finalmente lo sguardo dal suo pranzo e lo guardò negli occhi per la prima volta da quando era entrato nella stanza. Sentì una stretta alla bocca dello stomaco. Ripose il panino appena addentato nel sacchetto del take away. Si sentiva già sazia, la sua pancia era stata riempita a sufficienza, anche se non dal cibo.
-Volete dimagrire?- pensò -Innamoratevi!-.  
La presenza di quel ragazzo era troppo ingombrante per lei. Non era solo una questione di bellezza estetica, quella sarebbe riuscita a controllarla, era proprio l'energia che era dentro e intorno a lui a renderlo così magnetico.
Alison sorrise all'idea di aver usato la parola “energia” per descrivere quella sensazione, era un termine così new age. Era meglio farla semplice: si trattava di ormoni.
“Ad ogni modo, Mandy come sta?”
“Credo stia bene, ma alla faccenda che la sbandata per Duff le sia passata non ci credo minimamente.
“Dici?”
“Ma si, penso che abbia fatto la voce dura più di quello che voleva. Sono quasi certa che abbia voglia di rivederlo”
“Buon per lui, ne sarà felice”
“Già, speriamo che la prossima volta non faccia cazzate. Devo ammettere che hanno fatto bene a darvi il titolo di band più pericolosa del mondo, da quando vi abbiamo conosciuto è successo di tutto!” disse Alison con fare scherzoso.
“Mi sa che non sei l'unica a pensarlo” disse Axl indicando la radio.
Le canzoni avevano smesso di suonare e la musica era stata rimpiazzata dallo spazio per le notizie generali. E come molte volte prima di quella, si parlava di loro.
-Il nuovo singolo dell'album GNR lies ha veramente messo a ferro e fuoco il panorama musicale del momento. Se non sapete di quale singolo stiamo parlando evidentemente vivete fuori da questa galassia. Si parla di negri, immigrati, froci, violenza e razzismo, ancora una volta i guns ce l'hanno messa tutta per far parlare di loro, anche se non proprio in positivo. Non avete ancora capito di che si tratta? Ecco a voi: one in a milion-
Le note del rif iniziale risuonarono riempiendo la stanza, Axl iniziò a fischiettare coprendo completamente il suono del suo stesso fischiettio che usciva dalla radio.
“Guess I needed sometime to get away
I needed some piece of mind
Some piece of mind that’ll stay”.

Restarono in silenzio per quasi tutta la durata della canzone, Axl teneva  il tempo con il piede e tamburellava le dita sul marmo freddo del davanzale.
Solo all'ultima strofa iniziò a cantare, anche questa volta coprendo il suono della sua voce registrata.
“Radicals and Racists
Don’t point your finger at me
I’m a small town white boy
Just tryin’ to make ends meet
Don’t need your religion
Don’t watch that much T.V.
Just makin’ my livin’, baby
Well that’s enough for me

Aveva risposto alle critiche dei media usando un pezzo della sua stessa canzone “Faccio solo la mia vita, bimbo. Bè, è abbastanza per me”.
“Il ritmo è davvero stupendo” disse Alison.
“Non solo il ritmo. La prima volta che l'abbiamo cantata live, quasi un anno fa, aveva avuto un successo pazzesco. Le persone erano morte dalle risate e probabilmente, quelle stesse persone che se la ridevano ora scuotono la testa contrariate appresso alla massa”
“Beh, oggettivamente ci siete andati giù pensante”
“Ti vuoi unire alla fila dei perbenisti, Ally?”
“Oh Axl, è inutile che mi guardi con quella faccia. Te l'ho detto, la canzone è stupenda, mi piace, ma alcune parole sono eccessive. Incentivare alla violenza e al razzismo non è mai una cosa sensata, specie se a farlo sono persone che hanno un seguito grande come il vostro” 
“Pace, anche l'album precedente è stato criticato perché eccessivamente provocatorio, ma il risultato è stato comunque un successo. Quindi potrebbero anche evitare di sprecare fiato inutilmente”
Alison non rispose e si andò a sedere sulla poltroncina di pelle.
“Sta iniziando la seduta?” 
“Si, prego si accomodi”
“Ah ah, simpatica”
“Allora, che mi dici? Com'è stata questa settimana?”
“Esplosiva direi”
“Nel senso buono del termine?”
“Assolutamente! Sono pieno di voglia di fare e di disfare, non riesco a stare fermo un momento”
“Una specie di smania da fare, si può dire”
“Esattamente!”
“E riesci a dormire?”
“Mmm non più di qualche ora a notte a dire il vero. Ma te l'ho detto, è solo perché ho tante cose da fare e dormire mi sembra una perdita di tempo”
“Scendi sotto le sei ore a notte?”
“Ally, a mala pena arriverò a quattro ore. Ehi, dico, qual è il problema? Non mi sento per niente spossato, quando avrò sonno dormirò”
“Sì certo, assolutamente.”
“...”
“E ti capitano spesso questi periodi di iper attività?”
“Ogni tanto. Ho sempre vissuto su un' altalena di emozioni, ci sono abituato”
Ally si fermò appuntando un paio di righe sul suo taccuino.
“Ehi Freud, posa quella penna per favore. Mi fai paura, che stai scrivendo?”
“No nulla, scusa. Mi sono solo appuntata di chiamare il mio medico”
“Brava, hai un paziente in difficoltà davanti a te e pensi ai fatti tuoi!”
“Perdonami. Mi dicevi che questi periodi ti capitano spesso, giusto? più o meno quanto ti dura questa smania?”
“Quanto mi dura? No io, io non lo so. Non te lo saprei dire..arriva e se ne va.”
“Se ne va? E come mai?”
“Perché arriva qualcuno a farmi incazzare, probabilmente.”
“E i media in questi giorni ti hanno fatto incazzare?”
“Direi di si”
“Quindi il tuo periodo positivo è finito?”
“Forse non mi hanno fatto incazzare così tanto”
Alison scrisse nuovamente un appunto sul suo taccuino.
“Ti sei ricordata che devi chiamare anche l'estetista?” Sbottò Axl. 
Alison alzò gli occhi dal foglio e lo guardò.
“La parrucchiera, in realtà” disse in tono canzonatorio. “quindi mi dicevi che normalmente avviene qualcosa, un fatto esterno a te, ovviamente, che ti fa passare il tuo periodo di gioia, giusto?”
Axl rispose con un solo cenno del capo.
“E dopo questo fatto, esterno a te appunto, come ti senti di solito?”
“..come si sentirebbe chiunque si fosse visto rovinare la festa: rabbioso direi”
“Addirittura rabbioso?”
“...”
“Ok. Quindi dopo questo periodo di smania eccessiva, dopo questo periodo positivo, ne arriva sempre uno negativo? Oppure delle volte torni ad uno stato, diciamo, neutro?”
“Non saprei, cosa intendi per stato neutro?”
“Mmm, uno stato in cui non sei né eccessivamente felice nè eccessivamente inncazzato, in cui ti senti in equilibrio”
“Mi capita raramente, vivo sempre di emozioni intense.”
Un altro appunto sul taccuino.
“Che cavolo, Ally, sarò la prima persona sulla faccia della terra ad essere lunatica? Che bisogno hai di scrivere?”
Alison questa volta non rispose nemmeno. Proseguì per la sua strada come qualcuno che ha visto il posto dove vuole arrivare e vuole arrivarci in fretta per assicurarsi che sia veramente quello il posto giusto.
“Ti va di parlare un attimo di questa rabbia che senti in alcuni momenti?”
“Che vuoi sapere?”
“Descrivila, rabbia non mi basta”
“Non saprei”
“Quando sei, diciamo, arrabbiato, c'è ancora spazio per goderti le cose che ami?”
“...”
“Voglio dire, diventa davvero tutto buio, o ci sono degli aspetti che si salvano?”
“Tendenzialmente se sono arrabbiato è perché esistono periodi in cui va davvero tutto storto. Quindi sono sempre negativo perché, evidentemente, non c'è niente che si salvi. È tutto uno schifo, non c'è niente a cui appigliarmi per stare bene.” 
“Le prime volte che ci siamo conosciuti mi dissi proprio -è tutto una merda-, quindi immagino ti sentissi arrabbiato in quel periodo.”
“Si, ed è stato un periodo molto lungo quello”
“Capisco. E immagino che ora, da allora, siano cambiate un bel po' si cose, dato che ora stai bene, intendo”
“Si!” Disse Axl istintivamente.
Alison rimase in silenzio.
“Cioè, voglio dire, siamo usciti con l'album, e poi..”
Restò in silenzio.
“Che altro? Magari hai risolto i problemi con Erin?”
“No, quelli come ti ho detto sono aumentati.”
“Mmm allora magari i ragazzi si stanno contenendo con la droga?”
“..no, direi di no”
“Quindi non è cambiato molto a quanto pare”
“No, voglio dire si! Ti dico che è cambiato..ora con il disco..”
“Ma il disco è stato criticato, eppure non stai reagendo male, come mai?”
“Non lo so, non ne sento il bisogno”
“Forse, allora, non è il mondo esterno che è migliorato, ma sei semplicemente tu che ti senti meglio”
“No, è una cosa che dipende dall'estero ti dico..” il ragazzo non sapeva più come argomentare la sua tesi “..o forse no” concluse.
“O forse no” ripeté Alison.

Si congedarono in modo più lento e silenzio del solito, troppo immersi entrambi nei loro pensieri.
Una volta che Axl fu uscito dallo studio, Alison si diresse all'apparecchio telefonico e digitò il numero che da metà seduta in poi sentì il bisogno di chiamare.
“Pronto, qui Dottor Raymond”
“Professore, buonasera, sono Alison”
“Carissima, a cosa devo l'onere di questa telefonata?
“A nulla di buono temo. Professore devo chiederle se può visitare un mio paziente. La faccenda si sta facendo un po' troppo seria e avrei bisogno di un supporto medico oltre che psicologico”
“Alison cara, la sento molto scossa, spero non sia niente di grave”
“Non glielo so dire con certezza professore, disturbi della personalità, bipolarismo, non ne sono sicura. Avrei bisogno di una sua diagnosi”
“Ma certo, nessun problema. Prepari la scheda del paziente appena può così fissiamo l'appuntamento”
“La scheda è già pronta quindi lo fisserei subito se non le dispiace. ”
Si sentirono in sottofondo i rumori di chi rovista tra un milione di oggetti alla ricerca di quello utile. 
“Eccomi qua, non trovavo l'agenda. Si nasconde sempre questa furbetta"
".."
"Emm dicevamo dell'appuntamento, sì, andrebbe bene questo giovedì alle cinque?”
“Si certo va benissimo"
"Ok allora, appuntamento confermto"
"Grazie mille professore, a giovedì allora”
“Alison..”
“Si?”
“Forse sarebbe meglio se visitassi da solo il suo paziente..”
“Oh si! Scusi, certo, ha ragione. Ero sopra pensiero, allora a presto professore”
“Buonaserata mia cara, a presto”.
Buttò giù il telefono e realizzò di dover fare un'altra telefonata.
"Mandy, si, sono io. Potresti darmi l'inidirizzo di casa dei ragazzi?..Sì, loro intendo..eh, poi ti spiego..Se posso ci passo subito stasera..ok, grazie..a dopo allora"

 

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Capitolo 12
*** 12. ***


Martedì 3/12 
“Qualcuno vada ad aprire!” Urlò Duff da camera sua.
“Muovi il culo tu McKagan” rispose Steven dalla cucina.
“Ma state aspettando qualcuno?” Sbottò Slash.
“No” risposero i due in coro.
“Sarà Izzy che si è dimenticato le chiavi” disse Steven.
“Tenetelo fuori ancora per po' allora!”   
“Per l'amore del cielo ragazzi! Qualcuno mi apra!” Gridò Alison dall'altra parte della porta.
Duff a quel punto si decise ad aprire. 
“Alison? Ciao! Che ci fai qui?”
“Ciao, Duff! Grazie mille per avermi aperto, avevo perso le speranze ormai” disse la ragazza e gli diede un bacio sulla guancia.
“Sei sola?” Chiese Duff sbirciando da dietro la porta per vedere se c'era qualcun altro di familiare oltre a lei.
“Purtroppo si, sono qui in veste formale. C'è Axl?”
“È sotto la doccia, da mezz'ora. Magari se gli dico che sei qui abbiamo qualche speranza di lavarci anche noi”
“Mi sembra un'ottima idea”
“Ehi Ally, ma allora esisti anche di martedì sera!”
“Ciao Steven!”
“Vieni qui fatti abbracciare”
“Che fai controlli se sono vera?”
“Esatto potresti essere un ologramma”
“Deficiente” disse Alison ridendo e rimanendo ancora un po' abbracciata a Steven, la cui temperatura corporea la stava ristorando dal freddo patito fuori dalla porta.
“Ti fermi a cena?”
“No, grazie! Devo solo parlare un attimo con Axl e poi scappo”
“Ordiniamo tutto pronto, non preoccuparti”
“No, davvero! Sarà per un'altra volta”
“Ma che cazzo avete da urlare?” Disse Slash entrando nel salotto.
Rimase un po' ad osservare la scena che aveva davanti, Duff ancora impalato vicino alla porta e Steven che stringeva tra le braccia la creatura più bella che avesse mai visto.
“Ciao” gli disse la ragazza sorridendogli, e con che sorriso pensó.
“Ciao..”
“Sono Alison, molto piacere”.
-Ah, Alison eh, bastardo che non sei altro Rose, così siamo buoni tutti ad andare dalla psicologa-
“Io sono Slash, ma penso tu già lo sappia”
“Oh sì certo, lo so eccome, e tu non ti ricordi di me?” disse lei.
La fissò per un po', dove poteva averla già vista una figa del genere?
“Mmm, no. Ci siamo già presentati?”
Alison tirò un sospiro di sollievo.
“Emm, forse ci siamo visti un venerdì sera al Tourbador, non ricordo”
“Può essere”
In quel momento sentirono la porta del bagno aprirsi, Axl uscì e si diresse subito in camera sua.
“Rose, ci sono visite!”
“Tranquillo Slash, vado io!”
Bussò energicamente sulla porta della camera del ragazzo.
“Il bagno è libero” gli sentì urlare.
“Grazie, ma sono apposto!”
Ci fu un pò di trambusto nella stanza e poi Axl aprì la porta.
“Alison? Ehi ciao! Non pensavo fossi tu l'ospite, scusa!”
“Tranquillo, posso entrare?”
“Si, vieni, sono in accappatoio, ma penso non ti scandalizzerai”
“Se fosse di victoria secret's potrei farlo”
“Ti piacerebbe eh? Che succede? È già arrivato il weekend e non me ne sono accorto?”
“Purtroppo no. Sono venuta perché ho bisogno di chiederti una cosa.”
“Dimmi pure”
Alison si sedette sul letto disfatto del ragazzo, cercò di ricacciare dentro il suo istinto femminile che la stava spingendo a prendere quelle lenzuola per trascinarle nella lavanderia più vicina e si rivolse ad Axl.
“Hai impegni per giovedì? Il pomeriggio, diciamo.”
“Non credo, no. Abbiamo un paio di interviste questa settimana, ma mi pare siano tutte in mattinata”
“Molto bene”
“Si ok, ma come mai me lo chiedi? Che vuoi fare?”
“Io niente”
“Non ti seguo”
“Dopo la seduta di lunedì ho riflettuto molto su quello che mi hai detto e ho pensato che sarebbe meglio se andassi a parlare con un'altra persona”
“Un'altra persona?”
“Un medico, uno psichiatra in realtà. Era il mio professore all'università, è una persona stupenda”
“Mi stai scaricando ad un altro terapista?”
“Ma no che dici! Questo non c'entra niente con il nostro percorso. Sarebbero degli incontri paralleli che faresti con lui, giusto tre o quattro volte al massimo. Ma avrei davvero bisogno che parlassi con lui.”
“Come mai?”
“Semplicemente perché è più preparato di me su alcune cose”
“Cose di che genere?”
“Potrebbero essere stupidaggini, preferisco non allarmarti inutilmente. Va da lui giovedì, così riusciremo a chiarire questa situazione il prima possibile. Puoi fare questo per me Axl?”
“Mmm vediamo” disse il ragazzo con fare pensieroso “Se sei venuta fin qui, di martedì sera, dopo il lavoro...”
“Con il temporale, aggiungerei”
“..con il temporale, beh suppongo debba essere veramente una questione importante..”
“Lo è”
“Ok, allora. Ci vado.”
“Grazie, non sapevo come avresti reagito per quello ho preferito avvisarti di persona”
“Ehi, tranquilla. Confido nei tuoi parerei. Se pensi sia utile fare questo colloquio lo farò”
“Ottimo” disse la ragazza sollevata. 
“Alison..”
“Sí?”
“Posso fidarmi di te?”
“Ma sì, certo, non c'è niente di cui preoccuparsi.” Mentí spudoratamente, senza sapere ancora quanto le sarebbe pesata in futuro quella bugia.
“Ci sarai anche tu?” Chiese Axl. 
“No, cioè avrei voluto, però forse è meglio di no. Ad ogni modo se quando finirai avessi bisogno di chiamarmi o di vedermi, sono a tua disposizione.”
“Se riesco a guadagnarmi un'uscita con te infrasettimanale, ci vado anche tutti i giorni da questo luminare
“Ora non esagerare! Via, devo scappare”
“Aspetta” disse Axl.
“Già che ci sei fermati ancora un po' qua, resta per cena.”
-No, no, e ancora no, vai a casa, di filata. Di di no, saluta, ci sentiamo giovedì devi dire, buona serata devi dire, a presto, ciao, grazie dell'invito, alla prossima, ciao, via, veloce, subito, a casa-
“Si dai, perché no?”
-fottiti-.
“Fanstatico!”
Uscì dalla stanza e urlò “Ragazzi, ordinante cinese per sei persone”
“Beh, allora grazie”
“E di cosa? Ora però smamma, che devo vestirmi”
Alison uscì dalla stanza e tornó nella sala principale, fu felice di vedere che Izzy era tornato a casa.
“Jeff!”
“Alison? che ci fai qui?”
“Felice anch'io di vederti jeff” disse Alison ridendo.
“Ma sì, certo che sono felice” disse dandole un bacio sulla guancia “solo che mi fa strano vederti qui da noi, di solito ci girano per casa ben altri tipi di ragazze”
“Mmm, la cosa si fa interessante”
“Ormai nemmeno più così tanto interessante direi, siediti dai, ti va una birra?
“Volentieri”
Erano soli nella stanza, Duff e Steven si erano chiusi in camera loro mentre Slash si era fiondato sotto la doccia.
“Quindi? Che succede?” Chiese Izzy impazzente. 
“Sono venuta a trovare Axl”
“Certo, che stupido che sono! Era normale finisse così, avrei dovuto immaginarlo, lui è quello che è, non ragiona mica con testa lui, se mi sono spiegato...”
“Jeff! Jeff! Frena, mi sa che stai andando un po' oltre”
“No no meglio metterti in guardia da subito, anzi avrei dovuto farlo anche prima! È un bravo ragazzo intendiamoci, ma con le ragazze, insomma, lascia un po a dissiderare”
“Jeff! Non c'è niente tra me e Axl” disse Alison scoppiando a ridere, tutta quella preoccupazione e smania dell'amico erano esilaranti.
“No?” Chiese stupito.
“No, non c'è niente, sono venuta a trovarlo per faccende di lavoro diciamo”
“Aaah, per..per la terapia! Ma certo, Dio che sollievo”
“Seriamente? Sei così sollevato? Ma che fa Axl scusa se le mangia le persone?”
“Ma no, cioè, non è che non sarei felice se si mettesse con una persona come te! Anzi, ma è lui che..”
“Jeff!!”
“Sto di nuovo correndo troppo?”
“Direi! Come ti ho detto non c'è nulla da temere, c'è solo un rapporto professionale tra di noi”
“Professionale?” 
Alison lo guardò storto.
“Ok, ok ti credo, comunque, parlando d'altro, come stai?”
“Tutto bene, però se continui a suonare ancora meglio”
Izzy sorrise e riprese in mano la chitarra che aveva riposto nella custodia quando Alison era entrata nella stanza.
“Hai qualche richiesta?”
Alison si sistemò meglio sul divano lasciandosi scivolare con la testa appoggiata allo schienale.
“Mmm qualsiasi richiesta?”
“Si, se non è dei guns meglio ancora”
“In realtà avevo voglia di Pink Floyd”
Izzy fece un inchino reverenziale con la testa.
“Ottima scelta”
“Scegli tu allora e io provo a indovinare che canzone è”
“Ok, mmm lasciami pensare”
Izzy iniziò ad arpeggiare sulle corde con grande armonia, 'mi minore, re minore, mi minore, re minore', Alison ascoltava incantata l'inizio di una delle sue canzoni preferite. La riconobbe subito, ma aspettò che arrivasse il momento giusto. Uno..due..tre..chiuse gli occhi e inizió a cantare: "Hey you out there in cold, getting lonely, getting old, can you feel me?”
Il ragazzo le sorrise “Brava piccolina” e inizò a cantare insieme a lei. Alison battendo le mani sul tavolino di legno teneva il tempo.

Quando Axl spense il phon sentì le note di “Hey you” arrivare dal salotto e uscì dalla stanza incuriosito. Arrivó in sala, si sedette sul tavolino davanti ai due e iniziò a cantare con loro l'ultima strofa della canzone.
“Hey you don't tell me there is no hope at all, together we stand, divided we fall”
Di nuovo la fitta allo stomaco del giorno prima, Alison si sentì quasi venir meno, pur se solo per pochi secondi quella voce così vicina, così viva, era riuscita a sconvolgerla interiormente.
Per di più era quasi certa che Axl non avesse scelto a caso l'unica frase da cantare. O forse erano i presentimenti già annidati in lei che cercavano di farsi strada e uscire fuori.
“E bravi voi” disse il rosso a fine canzone.
“Canti davvero bene Izzy, dovresti fare una canzone anche tu” disse Alison.
“Non so se il capo sarebbe d'accordo”
“Dici a me? Per me è una figata, l'ho sempre detto anch'io che hai una bella voce”
“Mmm vedremo, ci penserò”.
“Già, quando sarà il momento di un nuovo album ci penseremo”
“Avete già in mente qualcosa?” Chiese Alison curiosa.
“In realtà si, inseriremo sia canzoni che abbiamo scritto addirittura prima di appetite sia canzoni nuove”
“Sarà interessante”
“E sarà anche tra un sacco di tempo” 
“Izzy sei sempre il solito pessimista, io credo che ci riusciremo in meno di un anno”
“Spero di sbagliarmi infatti, ma ne dubito”
“Nel prossimo disco Izzy alla voce e Axl alla chitarra”
“Bambolina, guarda che io la chitarra la so suonare eccome”
“Ora non esageriamo dai, la suoni! Non sei certo questo mago” corresse Izzy.
“Beh non è il mio strumento principale, all'epoca ho studiato il piano”
“La chitarra era musica del diavolo”
“Tu ci scherzi, ma ci posso giurare che quel bigotto la pensasse veramente così”
“Meglio il pianoforte dai, altrimenti ci sarebbe stata troppa concorrenza, almeno in questo è stato lungimirante”
“Si vediamola così” 
Axl prese l'acustica di Izzy appoggiata al muro.
“Niente elettrica?” chiese Alison.
“Sinceramente preferisco questa, non mi piace suonare l'elettrica, mi rovina parte della poesia”
“Cioè?
“Ma si, quando ho voglia di suonare voglio solo dover prendere in mano la chitarra e iniziare a suonare, invece con l'elettrica devi andare a prendere il cavo, amplificatore, collegare tutto, insomma un palla! È come nel sesso”
“No giuro a questa non ci arrivo” disse Izzy.
“Pensaci, è come quando nei momenti di massima eccitazione ti devi fermare sul più bello per mettere il preservativo, è un angoscia! Si perde fluidità. Per me dovermi fermare a collegare cavi e amplificatore è come dovermi fermare per mettere il preservativo.”
“Tu sei pazzo!”
Alison non commentò, effettivamente anche a lei quei secondi che si dovevano perdere dietro alle precauzioni la infastidivano parecchio, aveva ragione Axl, si perdeva fluidità. 
“E tu che ne pensi?”
-che cazzo, ma mi legge nel pensiero?-
“Penso che dovrebbero inventare degli anticoncezionali più avanzati per gli uomini, non mi sembra che negli anni si siano sprecati più di tanto”
“Vabbè ne hanno inventate altre di cose”
“Certo, prenditele pure tu quelle pillole! Ingrassare di minimo dieci kg dal nulla non fa per me”
“Esagerata”
“A prescindere dal peso, che sarebbe il male minore, non mi piace bombarmi di ormoni, preferisco che i miei sbalzi d'umore siano il più naturale possibile”
“La metà delle femministe d'America ti ucciderebbe in questo momento”
Alison scoppiò a ridere.
“Ok, ok, lo so che è un'idea controcorrente la mia, magari un giorno cambieró idea”
“Di cosa stiamo parlando?” chiese Slash entrando in solotto con un'asciugamano a mo' di turbante tra i capelli.
“Contraccettivi”
“Venire fuori all'ultimo non è forse il miglior contraccettivo di sempre?”
Axl e Izzy non riuscirono a trattenere una risata davanti alla franchezza del loro amico.
“Sempre il solito cazzone Slash”
Si sedette sulla poltroncina accanto al divano e inizió a frizionarsi i capelli con l'asciugamano e poi con un gesto netto scosse la massa di ricci all'indietro.
“Ci ho pensato comunque” disse fissando Alison “sono quasi certo di non averti vista al Tourbador!”
“No? Mmm, non lo so può essere, ero parecchio ubriaca, magari mi sono confusa”
“Assolutamente, una come te me la ricorderei, anche perché scommetto che senza abiti da lavoro sei ancora più bella”
Axl fulminó l'amico con lo sguardo, però Slash non sembro accorgersene minimamente.
“Dici eh?” Gli chiese Alison con tono di sfida.
“Puoi giurarci“ le disse fissandola divertito, poi si girò verso Axl.
“Rose, tu ancora con questa chitarra? Lascia perdere bello mio non c'è storia”
“Fottiti Slash, non sei l'unico al mondo in grande di suonare”
“Ah beh su questo avrei da ridire”
“Davvero Axl, anche Alison alla sua prima lezione di chitarra era meglio di te”
“Ehi!” Disse Alison tirando una cucinata a Izzy.
“Che vuoi? Era un complimento il mio”
“Suoni la chitarra?” Chiese Slash interessato.
“Suonavo, per meglio dire. Mr Izzy Stradlin è stato il mio maestro, non è mica da tutti avere delle occasioni del genere!”
“Eri brava! Mi divertivo a farti lezione, è un peccato che poi tu abbia smesso”
“Beh, diciamo che il trasloco non ha aiutato, venire a Lafayette solo per le lezioni mi sembrava eccessivo”
“Cretina! Dico in generale, mica dovevi prendere solo lezioni da me”
“Già, sono stata stupida”
“Per quanto hai suonato?”
“Dai nove ai tredici anni”
“Davvero per così tanto tempo? Stone, hai quattro lunghi anni di lezioni di chitarra da pagarmi”
“Finiscila! Ti portavo sempre la merenda”
“Capirai! Nemmeno fosse stata coca”
“Alison nemmeno dirlo, se vuoi ricominciare a suonare io sarei felicissimo di darti lezioni”
La ragazza fissó Slash incredula.
“Sono serio! Non ho mai insegnato a nessuno, sarebbe divertente vedere se sono in grado di farlo”
“Cavoli, come insegnati Izzy e Slash, praticamente se non divento il nuovo Keith Richards posso anche spararmi!”
“Davvero, fammi sapere, sono a tua disposizione” disse sorridendogli.
“Beh, grazie, veramente non so che dire..”
“Dimmi che portavi come merenda al buon Jeff“
Izzy scoppiò a ridere.
“Mi portava la torta di mele Slash”
“Mmm, torta di mele, deliziosa! Perfetto, sei assunta come mia nuova allieva, iniziamo quando vuoi”
“Slash..” Disse Axl.
“Si?”
“Vieni, aiutami ad apparecchiare, ormai il tipo starà arrivando”
Il riccio sbuffò contrariato. 
“Ma che ti frega, mangiamo così, tanto portano le bacchette e la birra la beviamo dalla bottiglia”
“Allora aiutami a portare le birre e le sedie, tutti non ci stiamo”
“Ok,ok, che palle, quando ti prende la sindrome della casalinga sei insopportabile” disse alzandosi malvolentieri.
Entrati in cucina Axl chiuse rapidamente la porta alle loro spalle.
“Pensi che io sia frocio?”
Slash lo guardò perplesso.
“Pensi che io sia frocio?” Ripetè Axl.
“Cosa? No, non lo penso, ma che..”
“Allora pensi che non mi sia accorto di quanto sia bella Alison?”
Slash alzò gli occhi al cielo.
“No perché puoi stare tranquillo, me non sono accorto benissimo, alla perfezione, me la farei qui davanti a tutti se fosse possibile!”
“Ehi Axl, calmati..”
“No! Non mi calmo”
“..”
“Senti io ora sono con le mai legate, ok? Per una volta nella mia vita non voglio fare la testa di cazzo. Lei è una mia dottoressa, mi sta aiutando e non voglio rovinare tutto, per questo sto buono, per questo tengo le mai al posto! Ma non vuol dire che io non abbia gli occhi, ok Slash?”
“Si sì ok ok, io pensavo che visto non ne c'avevi ancora provato..”
“Ecco non pensare! Non ho certo voglia di vedere qualcuno che ci prova davanti a me quando io non posso fare niente”
“Ma scusa, visto che tu non puoi fare niente, lascia almeno la strada aperta a chi può fare..”
“Slash, ascoltami bene, se mai qualcuno dei guns se la dovesse portare a letto stai pur certo che quel qualcuno sarei io, ok? Quindi se vuoi darle lezioni, fallo. Diventate grandi amici, pettinatevi i capelli, andate fare shopping, quello che volete ma, tieni giú le mani.”
“Sei insopportabile”
“Lo so, ma mi vuoi bene anche per questo. Ora torniamo di la, su, fammi un bel sorriso”
“Coglione!” Gli disse Slash spintonandolo fuori dalla cucina.

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Capitolo 13
*** 13. ***


Il campanello suonó più volte insistentemente. Izzy si avvicinò alla porta “Ragazzi la cena è arrivata” urló, ma quando aprì non fu il fattorino a pararglisi davanti a lui.
“Angela..”
“Non mi aspettavi, eh? Fammi entrare, su”
I capelli castani della ragazza le ricadevano morbidi sulle spalle, avevano il mosso tipico di chi ha dormito tutta la notte con le trecce. Si tolse il lungo cappotto blu notte e guardandosi allo specchio dell'entrata si sistemò con un dito il rossetto. Alison rimase a lungo ad osservarla, era incantevole. Sembrava una ragazza appena arrivata da woodstock con il suo furgoncino Volkswagen pieno di fiori. L'aveva già vista qualche volta in giro per il Roxy, era una tipa che non passava inosservata. 
“A cosa devo l'onore di questa visita?” Chiese Izzy ancora in piedi vicino alla porta, il nervosismo si era impadronito di lui.
Angela si girò e ingorgando completamente Izzy si presentò ad Alison.
“Sei la sua attuale ragazza?”
“No..”
“Beh, meglio così”
Prese una birra dal tavolo e si sedette sul divano. Solo dopo essersi accomodata e aver dato una sonora sorsata alla birra si decise a rispondere ad Izzy.
“Sei stato tu a dare fuoco alla chitarra di Andy?”
“Eh?”
“Dai, puoi ammetterlo”
“Ma che stai dicendo? No, non sono stato io”
“Doveva suonare al Whisky domenica, ma appena prima dello spettacolo ha trovato la sua Les Paul a pezzi”
“Beh, non guardare me! Non sapevo nemmeno che il tuo damerino fosse a Los Angeles, non è norvegese lui?”
“Finlandese”
“Vabbè, quello che è, io non c'entro niente”
“Non sei buono a mentirmi, Jeff”
“Ma che stai dicendo? Perché avrei dovuto dare fuoco alla chitarra di uno sconosciuto?”
“Per gelosia, forse, ma come ti ho detto, devi lasciarmi stare, è finita ormai”
“Tu sei completamente esaurita” disse alzandosi in piedi. 
“Perché? Non è forse vero che muori di gelosia?”
Izzy sospirò pensantemente passandosi le mani tra i capelli.
“Ally, scusa, per favore, potresti raggiungere gli altri in cucina?”
“Perché? Può rimanere anche lei, o hai in mente di fare qualcosa di strano?”
Questa volta fu Alison ad ignorare Angela e si alzò diretta verso la cucina. Vide Slash ed Axl che stavano venendo verso di lei e con un gesto della mano gli fece fare dietro front.
“Ma che succede?”
“Tornate indietro, Izzy ha visite”
“Cioè?”
Nonostante chiuse la porta della cucina le urla della copietta arrivavano nette e chiare.
“Hai conosciuto Angela” disse Axl in tono scherzoso.
“Già, beh, ne avrei fatto volentieri a meno”
“Che è venuta a fare?”
“Cazzate! Cose assurde, dice che Jeff ha bruciato la chitarra di un certo Andy, dico ma vogliamo scherzare? Ce lo vedi Jeff a fare una cosa del genere?”
Axl e Slash si scambiarono un'occhiata furtiva e mantennero lo sguardo basso.
“Slash hai d'accendere?” chiese Axl con fare indifferente.
“Sí, tieni”.
Caló il silenzio, i ragazzi si impegnarono nel fingersi indaffarati a fare qualcosa: guardare l'orologio, verificare che la finestra fosse chiusa correttamente, sistemarsi meglio sulla sedia.
“Siete stati voi” disse Alison.
Silenzio. La ragazza passó frettolosamente lo sguardo sui ragazzi in cerca di risposte. 
“Ma perché l'avete fatto?”
“Perché tanto suona musica di merda, ecco perché” disse Slash rompendo il silenzio.
“Benvenuta nel lato oscuro, dolcezza! Spesso certe questioni vanno risolte così”
“Gia, è il nostro modo per dimostrare ad Izzy che gli vogliamo bene”
“E sarebbe?”
“Rendergli giustizia!”
“Ma giustizia per cosa?”
“Ok, ok: gossip time” disse Slash e mettendosi a cavalcioni sulla sedia si avvicinò ad Alison.
“È molto semplice, Jeff stava con Angela, Angela ha tradito Jeff con Andy, noi abbiamo fatto uno scherzetto ad Andy”
“È questione di karma!” Concluse Axl facendo spallucce.
“Voi siete completamente esauriti, ma cristo se avete fatto bene!”
“Certo che abbiamo fatto bene! E Izzy farà meglio a dimenticarsi in fretta di quell'arpia”
“Di questo non ne sarei così sicura, gli è quasi venuto un colpo quando l'ha vista”
“Sono storie che vanno così, eterne storie di odio e amore, un po' come Erin e il nostro Axl, no?“
Il rosso lo fulminò con la sguardo.
“O come te con l'eroina, no?” Disse Axl con cattiveria.
“Che vorresti dire?” Slash si alzó di scatto facendo ribaltare la sedia.
“Nulla, perché ti scaldi tanto?”
“Che cazzo di battute sono?”
“Perchè quelle che fai tu sono meglio”
Erano faccia a faccia, i rispettivi colletti delle maglie stretti tra le mani dell'altro.
“Ragazzi, piantatela di fare i bambini”
“Giusto, dai retta ad Alison, basta fare il bambino Axl”
Il rosso strinse ancora più forte il bavero della maglietta di Slash e guardandolo negli occhi, gli assestò una testata in piena fronte.
“Slash!!” Urló Alison “Cristo Axl! Ma sei completamente impazzito?”
La ragazza si fiondò sul riccio che barcollando all'indietro si accasció sul piano della cucina.
“Non è niente, ora si riprende”
“Potevi ammazzarlo!”
“Esagerata”
Slash aprí lentamente gli occhi, un bernoccolo gli stava già spuntando in piena fronte. Si passó una mano sulla testa e aiutandosi con le braccia si alzò in piedi. Si avvicinó ad Axl che rimase ad osservarlo paziente. Alzò il braccio e con tutta la forza che riuscì a racimolare tirò un pugno allo zigomo di Axl, il quale indietreggiò un attimo a causa della spinta, ma rimase in piedi. 
“Buonanotte” gli disse e con noncuranza uscì dalla cucina diretto in camera sua.
“Notte Slash”
Alison rimase impietrita a guardare la scena, Axl si girò verso di lei.
“Visto? Ora è tutto finito, abbiamo fatto pace”
“È tutto normale?”
“Direi di sì, se non facciamo a botte almeno una volta alla settimana non ci sentiamo vicini”
Sentirono la porta principale sbattere con forza e dopo pochi secondi Izzy entró in cucina.
“Beh, allora grazie” 
“Dovere Izzy, dovere” disse Axl sorridendogli.

Paragonata a quell'inizio la restante parte della serata fu insolitamente tranquilla. Slash non uscì di camera per tutta la sera, Alison insistette a lungo per portargli almeno una tazza di tè, ma i ragazzi le fecero intendere che era meglio lasciarlo solo. Izzy restò più taciturno del solito, quindi la cena fu monopolizzata dalle seghe mentali di Duff su Amanda. Riempì Alison di domande.
“Vabbè chiamala al massimo, il numero ce l'hai..”
“Ma non mi vuole parlare!”
Le sembrò insolitamente dolce e premuroso, nonostante le prese in giro di Axl e Steven continuava imperterrito a mostrare il suo interesse. 
Rimase sorpresa invece di scoprire che anche Steven avesse un interesse per una delle sue amiche.
“Quella rossa! Con la treccia, falla uscire più spesso con noi, è uno schianto!”
“Ma è timidissima, ogni volta che le parlo diventa bordeaux” disse Axl.
“Perché tu intimidisci le persone, con me non diventava rossa! E poi le ragazze timide hanno un che di intrigante”
“Allora, magari diventa rossa perchè le piaccio” disse Axl rubando abilmente l'ultimo pezzo di sashimi rimasto.
“Non ho mai conosciuto una persona più egocentrica di te, Rose” disse Alison.
“Ho ben motivo di esserlo” disse facendole l'occhiolino.
La ragazza alzò gli occhi al cielo sospirando. Tirò una rapida occhiata all'orologio e, notando che si era fatto parecchio tardi, decise di tornare a casa.
“Tu cerca di riprenderti, eh” disse dando un affettuosa pacca sulla spalla a Izzy che le rispose annuendole silenziosamente e mandandole un bacio.
“Torna presto a farci visita, anche in compagnia” le disse Steven.
“Contaci!”
Si alzò in piedi e si diresse alla porta seguita da Axl.
“Rimasta traumatizzata dalla serata?”
“Divertita è la parola giusta”
“Meglio così, quando vogliamo siamo dei tipi apposto”
“No, non sarete mai così noiosi!”
“Già, spero di no”
“Ah, aspetta, quasi dimenticavo! Questo è l'indirizzo del dottor Raymond” disse passandogli un biglietto su cui aveva appuntato le indicazioni stradali.
“Mi piace la tua calligrafia”
“Che strano complimento”
“Beh, ma è vero! Vorrei farti complimenti anche sul tuo culo, ma evito, sono o non sono un galantuomo?”
“Sei indescrivibile, ecco cosa sei”
“Anche questo è uno strano complimento” 
“Senti, chiamami subito giovedì, ok?”
“Ma sì certo, tranquilla!”
“Qualunque cosa accada”
Axl la guardò perplesso, Alison si rese conto di essersi quasi tradita.
“Vabbè, è un modo di dire, no?”
“Sei strana Stone, ma mi piaci” disse dandole un bacio sulla guancia.
“A giovedì allora”
“Certo, a giovedì, buonanotte dolcezza”

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Capitolo 14
*** 14. ***


Alison guardò impaziente l'orologio da muro, constatando a suo malincuore che Axl era sicuramente uscito dallo studio del dottore da più di un'ora.
“Chiamami Axl, chiamami” disse fissando l'apparecchio.
Avrebbe potuto chiamarlo lei, certo, ma sapeva bene che quella non era una visita come le altre. Si sentiva di averlo tradito nel non dirgli a cosa andava incontro, eppure sapeva che era l'unico modo di agire.
Il suo telefono quel giorno non squillò, il giorno successivo squillò spesso, ma non era mai la voce di Axl quella che sentiva.
Quel venerdì sera chiuse la porta dello studio con un'inusuale tristezza, sapeva bene che l'unico recapito telefonico che Axl aveva era quello del lavoro per cui avrebbe dovuto aspettare lunedì per sentire la sua voce, o forse, e qui il cuore le si strinse davvero, non lo avrebbe sentito nemmeno il lunedì successivo.
In macchina sulla via di ritorno verso casa implorò l'autoradio affinché dalla sua cassa uscisse la musica di qualche canzone dei Guns. Ne aveva bisogno, non poteva aspettare di tornare a casa per mettere il disco, che poi, chi l'avrebbe sentita Mandy se avesse fatto questa proposta musicale? Da un paio di settimane quelle assordanti erano proibite a casa loro.
“Mama told me when I was young 
Come sit beside me, my only son 
And listen closely to what I say.”

Simple man suonava alla radio, e Alison si preparava mentalmente ad affrontare il fine settimana più malinconico degli ultimi mesi.
 
“Tesoro, puoi levarti di dosso questa faccia per favore?” Le disse Frances.
“Come?” disse Alison alzando gli occhi dal pacchetto di sigarette che stava martoriando da dieci minuti e rendendosi conto di tutti gli occhi che la stavano fissando. 
“Scusate ragazze, stasera proprio non ci sono con la testa”
“Ce ne siamo accorte, Ally ” disse Corrina, “possiamo almeno sapere il motivo?”
“Problemi di lavoro” tagliò corto Alison.
“E da quando il lavoro ti riduce così, scusa?” disse Frances guardandola di sottecchi.
“Da quando il lavoro si chiama Axl Rose” sentenziò Amanda.
“Mandy!”
“Che vuoi? È la verità”
“Per favore, possiamo parlare d'altro?” Disse Alison implorante.
“Ally, ascolta, è normale che questo paziente sia un po' più complicato degli altri, ma cerca di non pensarci almeno nel weekend, sono sicura tu stia facendo un ottimo lavoro con lui!” disse dolcemente Corrina posandole una mano sul braccio.
“L'unico lavoro che Ally vorrebbe fare con lui è portarselo a letto”
“Frances!” La riprese Corrina.
“Ragazze, è la verità! Non prendiamoci in giro, Ally sta così perché per la prima volta ci sono di mezzo i sentimenti oltre che al lavoro”
“Quoto Frances” disse Amanda e le due ci scambiamo un brindisi di complicità.
“Sentite, sapete bene che non posso parlarvi dei problemi che ha Axl, ma vi posso assicurare che ho tutte le ragioni del mondo per essere in pensiero.”
“Ma si può sapere che è successo?” Chiese Corrina.
“Nulla, ho paura di aver calcato troppo la mano e di averlo spaventato parlandogli di certi aspetti della sua vita. Temo di averlo deluso professionalmente e personalmente, credo che non si presenterà più agli appuntamenti e mi sento in colpa, più o meno questo”.
“Quindi niente sesso?” Disse Frances, cercando di sdrammatizzare la situazione. Risero tutte di gusto e Alison ordinò un altro giro di birra per tutte.
“Scusate ragazze, avete ragione, nessun brutto pensiero è così importante da rovinarci il weekend” alzò il boccale “A noi bellezze”.

Alison attese il lunedì mattina spasmodicamente, e attese le tre del pomeriggio quasi in ansia, eppure le attese invano. Axl non si presentò a quell'appuntamento e nemmeno a quelli successivi.
“È finita” pensò Alison “ho rovinato tutto”.
Il primo appuntamento che Axl mancò fu uno dei peggiori, Alison girò per la stanza guardando l'orologio finché il paziente dell'ora successiva non bussó alla porta. 
Nei giorni successivi non sapendo come darsi pace chiamò il dottor Raymond per aver informazioni su Axl, purtroppo quest'ultimo le disse di non avere più nessuna informazione sul ragazzo. Quindi tutte le speranze di sapere che fine avesse fatto erano sparite.
Guardò anche i concerti dei Guns programmati per le settimane successive, ma quasi tutti erano in altre città, non avrebbero suonato a LA fino al nuovo anno.
“Mettiti l'anima in pace, ragazza..” le disse Mandy una sera a cena, “..ha l'anima di un rocker, ce l'ha nel dna di sparire”.
Riferendosi forse più a Duff che ad Axl, ma ad ogni modo la frase calzava perfettamente anche a quella situazione.
Eppure lei non smetteva di cercarlo, lo cercava per strada nel tragitto casa lavoro, lo cercava nelle nottate in giro per pub, lo cercava alla radio e tra le note delle sue canzoni.
-Forse dovrei chiamare Izzy per sapere come sta. No dai non scherziamo, queste cose le facevo a quindici anni. Però potrei andarlo a trovare di persona per sapere come sta, per parlargli, chiedergli scusa. Si, questo potrei farlo. Ok, stasera dopo il lavoro passo da casa loro-
Lo pensò molte volte, ma la macchina non si riusciva mai a fermare  davanti al vialetto di casa Guns, tirava dritta, verso casa, verso sicurezze maggiori.
“Alla fine sei andata a parlargli?" le chiese Amanda.
“No, non ci sono riuscita. Non è giusto, non posso farlo, quando vorrà e se vorrà sarà lui a parlarmi, devo lasciargli spazio”
“Ora sono molto impegnati con il tour, forse quando sarà più tranquillo ti chiamerà”
“Forse. Cambiamo discorso, quando parti per le feste di Natale?”
“Domani vado dai miei, ma vedrò di stare il minimo indispensabile”
“Cerca di tornare presto, questa città senza di te mi sta troppo stretta”
“Prima di capodanno sarò di nuovo qui bellezza, non preoccuparti!”
“Ecco, era proprio quello che volevo sentirmi dire!”

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Capitolo 15
*** 15. ***


Gennaio 1989

“Mio dio, quanta gente c'è stasera al Tourbador?” 
“Delirio assurdo, anzi Mandy, vai avanti tu, riesci a farti strada meglio”
La ragazza superó Alison e iniziò ad avanzare verso il bancone cercando di farsi spazio tra la folla.
“Due gin lemon, per favore”
La cameriera dietro al bancone fissò Amanda con sguardo incredulo, poi si girò e andò a servire un altro cliente.
“Ehi!” le urlò “puoi darmi i miei gin lemon?”
“No vabbè, la gente è completamente esaurita” disse voltandosi verso Alison.
“Che succede?”
“Boh, quella cameriera ha voglia di fare storie”
“Lascia fare a me, sono più diplomatica”
“Fa pure. Basta che bevo”
Riuscirono ad ordinare i due cocktail e si buttarono nella mischia a ballare. Dopo un po' si diressero verso il bagno del locale: cinque regazze in coda per il gabinetto e trenta in coda per lo specchio.
“La gente dovrebbe rivedere le sue priorità” disse Amanda.
Un misto di colori, forme e profumi si muoveva sinuoso davanti allo specchio della stanza.
“Passami il rossetto!”
“Questo colore non è troppo vistoso?”
“Questa lacca non regge!”
“Sono abbastanza scollata?
Le ragazze si scambiarono uno sguardo di complicità cercando di trattenere una risata.
“Tanto figurati se scendono!” Disse una biondina intenta a legare i suoi capelli in una coda alta.
“Secondo me non ci sono proprio!” Disse l'amica.
“Vi dico di sí invece! Mia cugina lavora qui, ha detto che li ha serviti lei in persona!”
“Veramente? Quindi li conosce?”
“Beh, non proprio! Però ha detto che Axl l'ha guardata per tutto il tempo e il batterista, Steven, le ha toccato il culo”
“Oddio!” Urlarono le altre in coro.
Alison rimase con lo sguardo fisso sullo specchio e vide riflessa negli occhi dell'amica la sua stessa espressione.
“Sono qui” disse Amanda con un filo di voce.
Appena finito uscirono velocemente dal bagno iniziando a guardarsi intorno freneticamente, quando Amanda vide qualcosa di familiare.
“Ok, Ally, guardarmi un attimo. Promettimi di non sclerare?”
Alison la guardò con gli occhi sgranati “Chi c'è? Dov'è?”
“Calma! Ho appena visto Slash sbucare dalla porta latrale, ha detto qualcosa al buttafuori ed è rientrato dentro”
“Oddio, no, non ce la posso fare. Giuro mi sto sentendo male, non mi sento più le gambe”
“Dai finiscila, datti un contegno!”
“Ma non ero pronta a rivederli stasera”
“Guess who just go back today?”
“Them wild-eyed boys that have been away”
“Esatto!”
“Thin Lizzy a parte, che diavolo dobbiamo fare ora?”
“Guarda guarda, girati!” Disse facendo roteare l'amica nella sua direzione “vedi la cameriera? Sta andando a portare su da bere”
“Potrei giurarci che quello sul vassoio è jack daniel's” disse Alison.
“Ok e ora? Che facciamo?”
Alison prese per un braccio Amanda e la trascinò il più vicino possibile alla porta di servizio. 
“Appena torna chiediamo informazioni alla cameriera”
“Che vuoi chiederle?”
“Se ci sono i ragazzi”
“Non mi sembra una grande idea, Ally”
“Eccola, eccola, sta tornando”
“Oh cazzo”
“Cosa?”
“È la stronza di prima, quella che non mi ha dato da bere”
“Ma si può sapere che le hai fatto?”
“Ma che ne so io? È quella che è tutta sclerata”
“Perfetto. Ora siamo sicure che non ci dirà mai niente”
“Aspetta un attimo, torniamo al bancone”
“Che hai in mente?”
“Nulla, ma devo togliermi un dubbio e tu devi reggimi il gioco”
Amanda si piazzò proprio davanti alla sua preda, la ragazza in questione aveva un fascino latino, lunghi capelli neri lisci e voluminosi, occhi castani incorniciati da folte ciglia scure.
“Non vedo l'ora di vedere Duff” urló Amanda per essere certa che la ragazza sentisse.
Alison rimase sbigottita, ma si sforzò di rispondere “Già, ora è un po che non lo vedi”
“Beh si, però si sa quando due sono fatti per stare insieme le distanze non contano”
“E voi due siete davvero fatti per stare insieme”.
A quel punto il dado era tratto e la ragazza abboccò all'amo completamente.
“Ehi tesoro” disse sporgendosi dal bancone “mi sa che ormai hai aspettato troppo a tornare sui tuoi passi, Duff non ne vuole più sapere di te”
“E immagino che ora sia tu quella che gli fa battere il cuore, giusto?”
“Ci sto provando, quindi evita di tornare a rompere le palle” 
“Ma tu che cazzo ne sai di me?”
“Nulla, conosco solo la tua faccia da culo perché l'ho vista in una foto in camera sua, ma tranquilla ci sto pensando io a fargliela scordare”
A quel punto Amanda si lanciò letteralmente sul bancone per buttarlesi addosso. Alison la afferrò per il bacino e cercò di respingerla giu, ma era una furia. Riuscì a scavalcare il bancone e tutto il Tourbador iniziò a godersi la mini rissa in corso. Ci vollero giusto cinque minuti prima che arrivasse il buttafuori a separarle. 
“Bethany, sei completamente impazzita?”
“Ha cominciato lei!”
“Non mi importa un cazzo di chi ha cominciato, vatti a sistemare e poi torna al lavoro. Quanto a te ragazzina levati di qua e tornatene in pista.”
Amanda scavalcò nuovamente il bancone e tornò vicino ad Alison “Ragazza mia, sei completamente impazzita” le disse prendendola sotto braccio.
Amanda nonostante l'eccitazione dello scontro avevo lo sguardo sognante e perso nel vuoto. “Ha tenuto la nostra foto” disse a mezza voce “..non può non voler dire qualcosa, non credi?”
Alison la guardò perplessa e un po' infastidita. Nonostante l'impegno con cui Duff aveva cercato di recuperare la situazione nelle settimane precedenti lei aveva continuato a fare la sostenuta. Non gli rispondeva alle chiamate, si ostinava a non volerlo ascoltare, e ora, all'improvviso, sembrava non stesse aspettando altro che rivederlo. 
“Ally, rispondimi, secondo te vuol dire qualcosa?” chiese Amanda.
“Non lo so! Non sono io la persona a cui devi chiederlo”
“Vorrei sapere cosa ne pensi!”
“Te l'ho detto mille volte cosa penso di questa storia, Duff si sarà anche comportato male, è vero, ma ha cercato in tutti i modi di farsi perdonare, quindi è logico che un interesse ci sia”
“Capirai, per qualche telefonata e qualche informazione chiesta a te”
“Cristo, ma che doveva fare? Ti sembra il tipo che striscia dietro alle ragazze? Nemmeno foste stati fidanzati!”
“Ok, allora diciamo che forse prima non ero pronta io a perdonarlo, ora però..sapere che è qui a pochi passi..”
“Mandy non raccontarmi balle, tu volevi chiarire da subito! Solo che dopo la serata al Roxy ti sei sentita umiliata hai preferito restare a crogiolarti nel tuo dolore piuttosto che dargliela vinta”
“Ma che c'entra!”
“C'entra eccome! Solo ora hai scoperto che pensa ancora a te sei pronta a rivederlo, senza volerlo ti ha curato l'orgoglio quella Bethany”
Amanda si passò i capelli tra le mani scompigliandoseli, si rese conto del comportamento infantile che aveva avuto, del suo bisogno di sentirsi unica e insostituibile per qualcuno.
“Che devo fare ora?”
“Devi cercare di parlargli! Ora sei tu che devi fare il primo passo e cercare di riprenderti ciò che vuoi”
“E se..”
“E se, e se, se non ti vorrà vedere pace, ci penserai dopo!”
Alison prese le mani dell'amica cercando di infonderle coraggio.
“Forza tesoro, cerca di non precluderti la felicità”
“Ma con che coraggio mi presento da lui? E poi come faccio a parlargli?”
“Nel modo più semplice che esista”
“Cioè?”
“Vai dal buttafuori e gli dici di dire a Duff che sei qui e che vuoi vederlo”
Amanda sospirò profondamente.
“Va bene, vado. Se vorrà vedermi dirà al buttafuori di farmi passare, se non lo farà metterò una pietra sopra di lui e a questi dannati Guns”
“Su dai, un po' di positività!” 
“Ci proverò, piuttosto, tu vuoi venire?”
Alison si irrigidí, aveva dimenticato che anche lei aveva qualcuno da affrontare al piano di sopra.
“Mmm no, ti aspetto qua”
Ora era Amanda a fissarla nello stesso modo con cui prima Alison fissava lei. 
“Tesoro, ti rendi conto che lui è a pochi metri da te? Potresti vederlo finalmente, preteste chiarire!”
“Meglio di no, davvero, vai pure, io aspetto qui”
“Con tutta onestà Ally, spero che dovrai aspettarmi per molto tempo”
“Tranquilla, se tra mezz'ora non ti vedo tornare vado a casa, mi racconterai le tue avventure domani”
“Va bene, fammi l'imbocca al lupo”
“Imbocca al lupo, vai ora, su!”
Attraversò il locale rapidamente, sopra le teste delle persone vedeva la scritta “exit” illuminata di rosso infondo alla sala, era lì che doveva arrivare. L'uomo che qualche minuto prima l'aveva separata dalla sua rivale sorvegliava attento la porta.
“Buonasera” disse Amanda umilmente.
“Signorina, ancora lei?”
“Già, beh, prima di tutto scusi per prima..”
“Si figuri”
“..”
“Le serve altro?”
“In realtà..senta, potrebbe farmi un favore?”
“Sentiamo”
“Non è che potrebbe dire a Duff che Amanda è qui e vorrebbe parlargli?”
Il tipo la guardò di sottecchi.
“Non penso che i ragazzi vogliano essere disturbati da delle fan”
“No, ma non sono una fan, cioè la sono, ma stasera non vengo nella veste di fan”
“Mi dispiace, ma proprio non posso”
“La prego!”
Amanda decise di impietosirlo raccontandogli la sua storia con Duff. Il loro incontro, le prime uscite e i danni successivi, ci mise tutto il pathos di cui fu capace. Lo vide ascoltare il racconto sempre più interessato, iniziò a farle anche qualche domanda e alla fine della storia sentenziò:
“Mi hai convinto, vado a chiamarlo, ma tu vedi di rimanere qui?”
“Grazie, grazie“ disse e d'instinto si lanció verso di lui per abbracciarlo.
“Ok, ok, di niente, aspetta qui, ok?”
“Promesso” disse sorridendo.
Amanda si girò verso il locale e vide Alison parlare al bancone con un ragazzo. Osservandolo meglio notò che si trattava di Charles, il suo ex storico. -Geniale, ragazza. Di male in peggio-.
Alison e Charles si erano fidanzati a sedici anni, e già a diciotto anni le rispettive famiglie cenavano insieme il sabato sera. La casa in cui lei e Alison abitavano era stata acquistata dal signor Stone per diventare il futuro nido d'amore di quella giovane coppia. Poi Alison era cresciuta. Già dal primo anno di università aveva realizzato quanto fosse soffocante per lei quella storia, di quante esperienze si stava privando, e soprattutto si rese conto che l'amore che provava all'inizio si era trasformato in un pallido affetto. Solo dopo anni da quella scoperta riuscì a trovare il coraggio di lasciarlo, di affrontare l'opposizione della sua famiglia e, finalmente, iniziare a vivere.
Con gli occhi puntati sulla sua amica e immersa nei suoi pensieri Amanda si rese conto solo all'ultimo che qualcuno le si stava avvicinando. Due braccia la cinsero stretta da dietro e una voce calda le sussurrò qualcosa all'orecchio. 
“Piccola, finalmente” la musica di quelle parole le entrò dentro e le si propagò per tutto il corpo. Appoggió le sue mani su quelle del ragazzo e si girò lentamente “Ciao Duff”.
Si sentí la testa girare dall'euforia, non si erano ancora detti niente, ma era bastato uno sguardo per capire che entrambi volevano le stessa cosa. La prese per mano e salirono al piano di sopra, nel privé che i ragazzi avevano riservato per loro. Non si accorse nessuno della loro presenza quando entrarono nella stanza, erano tutti troppo impegnati a darsi da fare con delle ragazze, una più bella dell'altra. 
Amanda fece due constatazioni: la prima era che anche Axl in quel momento era molto impegnato, la seconda era che probabilmente anche Duff prima che il buttafuori lo chiamasse era impegnato tanto quanto gli altri. 
“Non ti scandalizzerai immagino” disse sedendosi su un divanetto.
Amanda si sedette a cavalcioni su di lui, “No tranquillo, nemmeno un po”
“Come stai?” 
“Ora davvero bene”
“Che bello rivederti, ormai non ci speravo più, giuro”
“Avrei voluto accadesse molto prima, ma siete stati impossibili da trovare”
“Potevi chiamarmi”
“Già, avrei dovuto farlo, ma l'esserci incontrati per caso è stato più emozionante, non credi?
“Assolutamente” le disse e prendendole la mano se la portó al petto per farle sentire quanto quell'emozione lo stesse ancora facendo vibrare.
“Che hai combinato in questo periodo?”
“Suonato ogni sera e dormito ogni giorno”
“Un paradiso insomma”
“Più o meno”
“Ah, prima che mi dimentichi, dovresti fare più attenzione alle tipe con cui esci, non mi piace quando non mi danno da bere”
“Immagino tu abbia conosciuto Bathany”
“Immagini bene”
“Ragazza adorabile”
“Fottiti Duff”
“Dai! Sto scherzando, non è la mia ragazza e non c'è stato niente tra di noi, penso di piacerle, quello sì”
“Comunque mi ha spifferato che hai conservato la nostra foto, ora i miei punti autostima sono cresciuti notevolmente”
“Stronza, l'ho tenuta perché sono rimasto bene!”
“Ah si certo! Nemmeno ti si vede la faccia!”
Duff la tirò a se per abbracciarla, rimasero così per un po', poi i loro volti si avvicinarono e si scambiarono il loro secondo primo bacio, come un secondo nuovo inizio. Fu un bacio profondo, invasivo, in evoluzione o meglio che doveva e volava evolversi, ma non lì.
“Ho voglia di passare la notte con te” sussurrò Amanda.
“Solo quella?”
“Per ora mi accontento di quella, mi rifiuto di continuare a sperare di ritrovarti al mio fianco il mattino successivo”
“Invece vorrei proprio esserci”
“..”
“Andiamo da me?”
“Ah no tesoro! Te lo puoi scordare, andiamo a casa mia! Così se mai dovessi decidere di fare il pazzo anche sta volta, io avrò il mio letto sotto al mio culetto e sarai tu quello a dover smammare”
“Malfidata!”
“Scrupolosa, oserei dire”
La baciò nuovamente, ma con molta più delicatezza, poi tenendola stretta a se per non farla cadere si alzò in piedi.
“Andiamo allora, ho voglia di starmene un po' da solo con te”
Le fece toccare i piedi per terra e poi mollò la presa.
“Beh, ciao ragazzi! A domani”
“Non mi sembra abbiano molta intenzione di considerarti”
“Si fottano. Andiamo”
“Duff!” Urló Axl “..le chiavi della macchina!”
“La prendo io, tornatene con l'autista”
“Tranquillo Duff, possiamo vedere se c'è la macchina di Ally”
“Sicura?”
“Si certo! Nessun problema”
“Allora tieni stronzetto..” disse Duff lanciando il mazzo di chiavi al rosso “..abbiamo risolto”.
Axl scostò la ragazza con cui si stava intrattenendo per afferrare le chiavi.
“Buon divertimento” disse a Duff e gettó una distratta e curiosa occhiata alla ragazza con cui Duff avrebbe passato la notte, giusto per accertarsi che non fosse più bella di quella con cui l'avrebbe passata lui.
“Ciao Axl” gli disse Amanda.
Nella vita sono gli imprevisti che ci fregano, che ci destabilizzano, che ci fanno rendere conto di non essere poi tanto forti e sicuri delle nostre scelte come credevamo e quella sera per Axl, vedere Amanda fu veramente un imprevisto.
“..Mandy, ciao” disse titubante, poi getto un'occhiata a Duff che aspettava impaziente davanti alla porta già aperta.
“Come..come stai?”
“Tutto bene Axl, non mi lamento”
Duff prese Amanda per mano “Ok Rose, se vuoi domani ci facciamo una bella chiacchierata tutti insieme, però ora noi non dobbiamo andare”.
Axl lo fulminó con lo sguardo “Contaci! beh, allora buona scopata..serata, buona serata”
A quel punto fu Amanda a fulminare Axl con lo sguardo, ma Duff non le dette il tempo di rispondere e la trascinó rapidamente giú dalle scale.
“Come diavolo fa ad essere così odioso?”
“È un istinto naturale, rode per le felicità altrui”
“E tu sei felice Duff?”
“Beh mi sembra sia parecchio evidente”
“Ora dobbiamo solo trovare Ally”
“La vedi?”
“No, era seduta lì prima, ma ora non riesco a trovarla”
“Il locale si è completamente svuotato e non mi sembra che ci sia”
Uscirono dal locale e si avviarono nel parcheggio.
“La macchina di Alison è ancora qui..” 
“..e guarda! C'è anche un biglietto” disse Duff porgendole un pezzo di carta.
-Vado a casa di Charles stronzetta, spero che la tua nottata sarà movimentata come la mia, a domani A.-
“Beh mio caro, a quanto pare abbiamo anche casa libera!” accartocció il biglietto prese il doppione delle chiavi dalla borsetta e salí in macchina seguita da Duff.

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Capitolo 16
*** 16. ***


Sentí la chiave girare nella serratura, tirò una rapida occhiata alla sveglia e con delicatezza cercó di liberarsi dal braccio di Duff per alzarsi da letto.
“Non ti sarai mica rimessa con Charles?”, fu la prima cosa che disse Amanda quando Alison entró in casa. E: “Ad Axl è quasi venuto un colpo quando mi ha vista” fu la seconda.
Alison sbuffò infastidita, appoggió la borsa per terra e si avvió in cucina.
“Abbiamo finito le aspirine?” disse rovistando in un cassetto.
“Ne dovrei avere una in borsa, aspetta”
Si sedette sul tavolo e attese Amanda tornare con la sua salvezza.
“Ecco a te”
“Grazie”
“..Allora, mi rispondi? Che ti è saltato in mente?”
Alison non riuscì a spiegarle le motivazioni che l'avevano spinta ad andare a casa del suo ex, principalmente perché non ce n'erano. Tuttavia la rassicurò sul fatto che era stata una cosa occasionale. Aveva bisogno di un po' di sana, rassicurante, tranquillità. Guardava l'aspirina frizzare dentro il bicchiere d'acqua, il mal di testa la stava uccidendo quella domenica mattina. Alzó lo sguardo e vide Amanda ancora ferma sulla porta della cucina, sorrideva.
“Dalla tua faccia deduco con Duff sia andato tutto bene”
“Già, è di là che dorme”
“Ma sono quasi le due”
“Ci siamo addormentati tardi” disse facendo spallucce.
Alison alzò gli occhi al cielo, non era in grado di affrontare la dolcezza di Amanda quel giorno.
“Comunque”, disse avvicinandosi, “Ho cercato di avere informarmi su Axl”
“Mandy!”
“Purtroppo Duff non sa molto. Mi ha solo detto che un mese fa è tornato a casa imprecando e sbraitando come un pazzo ed è stato chiuso in camera sua fino al mattino dopo. Da quel giorno è sempre strano..”
“Non c'era bisogno di chiedere informazioni”
“Calmati, so che ci tenevi a saperlo, volevo farti un favore”
“Beh, nessuno ti ha chiesto niente” 
“Qualcuno si è svegliato più acido del solito stamattina, eh?”
Alison si sentì invadere dalla rabbia, accartocció il bicchiere di plastica ormai vuoto. 
Sapeva bene che non aveva senso prendersela con Amanda, ma aveva del rancore da sfogare e il sorriso sognate dell'amica la stava facendo uscire di testa. Era felice per lei, ma avrebbe preferito che le raccontasse cento volte di come fosse stata bene con Duff piuttosto che ricordarle dell'esistenza di Axl. E quello sguardo pietoso che leggeva sul suo volto parlando di quella storia non lo poteva sopportare.
“Vorrei semplicemente che la smettessi di parlarmi di lui”
“Ok, ok, ho capito”
“..”
“Non uscirai mai più con noi, immagino”
“Immagini bene”
“Però se Axl non ci fosse..”
“Mandy, tesoro, viviti la tua storia serena, ok? Goditi Duff e non pensare più a questa storia”
“Lo so, ma so anche che ti farebbe piacere uscire con i ragazzi”
“No”, mentì “Non me ne frega niente, non sono miei amici, li conosco appena”
“E Jeff?”
“Ma lui non lo considero parte dei Guns! Cioè, lui posso anche vederlo. Semplicemente non vedo il senso di uscire con te, Duff e l'allegra combricola”
“Come vuoi” disse poco convinta.
Alison era certa che non fosse finita lì, era solo una tregua temporanea, sarebbe tornata di nuovo all'attacco.
Sentirono dei rumori nell'altra stanza e dopo dopo Duff fece capolino in cucina. Salutó le ragazze e si versó un po' del caffè contenuto nel termos.
“È di ieri Duff, sarà ghiacciato”
“Pace, ho bisogno di caffeina”.
Si accasció sulla sedia, aveva uno sguardo assonnato. Alison rimase in attesa di qualche domanda spinosa, ma il biondo si comportò educatamente, per farla breve si fece i cazzi suoi.
“Regazzi, vado a farmi una doccia” disse Alison sfruttando il momento di calma “Duff ti rivedo?”
“Non credo, due minuti e scappo. Oggi dobbiamo provare tutto il giorno, domani sera suoniamo agli American Music Awards”
“Davvero? Che figata!”
“Già, se vuoi venire anche tu non farti problemi”
“Emm, no non credo, poi martedì mattina lavoro..”
“Solo per quello?” Il ragazzo la fissò con sguardo interrogativo.
-Ok vecchio mio, ritiro quello che ho detto sul fatto che ti fai i cazzi tuoi- pensò.
“Solo per quello”
“Alison, senti, proprio non mi puoi dire niente di quello che è successo? Non te lo chiedo per curiosità. Axl da qualche tempo è strano..insomma, più strano del solito”
“Non so cosa dirti”
“Ma contemporaneamente ha smesso di vederti, di parlare di te, non puoi farmi credere di non c'entrare nulla con questa storia”
“..”
“Si fa vedere sempre più di rado, a casa non torna mai, salta le prove..”
“Magari si è fidanzato” disse Alison con noncuranza.
“No, lo conosco Axl innamorato e fa tutt'altro. Quello che vedo ora è un Axl indemoniato”
“Credimi, vorrei portarti aiutare, ma la verità è che non ho la minima idea di quello che gli sta passando per la testa”
“Ma avete litigato?”
“Non proprio, è dalla sera a casa vostra che non lo vedo. Dategli tempo, sono certa che prima o poi si risolverà tutto”
“Lo spero anch'io”
“A presto, allora” lo abbracciò “in bocca al lupo per domani”
“Crepi tesoro, spero di rivederti presto” 

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Capitolo 17
*** 17. ***


Lunedì 5 febbraio '89


Un Iggy Pop in bianco e nero e il suo nome in verde acido troneggiavano sulla copertina del disco.
“Pensate che gli piacerà?”
Alison gettó un'occhiata al disco che Amanda stava impacchettando.
“Iggy Pop live in Chicago? Come potrebbe non piacergli?”
“Speriamo. Gli ho preso anche una tracolla per il basso, in pelle nera, molto semplice”
“Mi sembra perfetta” commentò Frances.
Erano le otto di sera ed Alison cercó di riaffondare la testa nel libro che stava leggendo, ma omai la curiosità si era impadronita di lei.
“E dov'è la festa?”
Amanda le spiegò che i ragazzi avevano affittato un intero locale a Santa Monica. Axl e Duff avrebbero festeggiato i loro compleanni insieme dato le sole ventiquattro ore che li separavano. 
“Sei ancora in tempo a venire” disse Amanda.
“Ricordati che sono stata invitata solo da un festeggiato”
“Giusto. Beh allora potresti stare fino alla mezzanotte di oggi e quando arriva il sei febbraio te ne vai” 
Alison scoppiò a ridere.
“Geniale!” Commentó Frances.
“Senti, io ti lascio l'indirizzo scritto qui, tu fa quello che vuoi, magari ti viene voglia di raggiungerci”
“Sì, sì certo” bofonchiò Alison ricacciando la testa nel libro per dimostrarsi completamente disinteressata.
“Ah, e grazie per il vestito”
“Quale vestito?”
“Quello che mi presterai”
“E quale vorresti?”
“Quello nero scollato sulla schiena”
“È pulito, sei fortunata”
“Grazie”
Frances e Amanda andarono in camera per finire di prepararsi e quando rispuntarono in salotto erano una più bella dell'altra.
“Allora noi andiamo” disse Amanda 
“Divertitevi”
“A domani Ally” 
“Mandy..”
“Dimmi”
“Senti, ma a chi è venuta l'idea di questa super festa? Voglio dire, non mi sembra un'idea da Axl, tanto meno da Duff”
“Vuoi davvero saperlo?” Disse Amanda con tono cupo.
Alison scosse la testa contrariata, quella risposta era stata sufficientemente chiara.

Erin passò per l'ennesima volta tra i tavoli del locale per accertarsi che tutto fosse al posto giusto. L'agitazione la stava uccidendo quel lunedì sera. Guardò la sua immagine riflessa nello specchio appeso alla parete e sorrise. Si sentiva stupenda. Ripensó alla lettera che Axl le aveva scritto la settimana precedente. L'ennesima lettera di scuse, quante ne aveva collezionate ormai? Lui le giurava vero amore e lei era sempre pronta a perdonarlo. Era perdutamente innamorata dopo tutto.
Axl la abbracciò da dietro cogliendola di sorpresa.
“Sei arrivato!”
“Perché sono in ritardo?”
“No, non più del solito”
“I ragazzi?”
“Sono di là al bancone, ho cercato di tenerli lontani dal buffet”
“Beh l'alcool è lo strumento migliore, vado a salutarli”
“Axl..”
“Dimmi”
La ragazza lo fissò con sguardo enigmatico, ma per Axl ormai era diventato facile decifrarla.
“Hai ragione, scusami. Sei bellissima” le diede un bacio sulla guancia e si allontanò.

“Auguri stronzo!” Disse tirando una pacca sulla spalla a Duff.
“Axl! Giuro, iniziavo a pensare non venissi alla tua festa”
“Devo ammettere di averci pensato”
Salutó i restanti componenti della band e poi appoggiandosi al bancone si guardò intorno.
“Tutta questa gente voi la conoscete?”
“Beh, più o meno, alcuni solo di vista in realtà” disse Izzy. 
“Erin ha fatto le cose in grande” disse Steven 
“Già, peccato si sia scordata di chiamare Tom”
“Troppo proletario per questa festa”
Axl annuì con rassegnazione. Sapeva bene che gli inviti di Erin erano sempre molto selettivi. Osservò tutte le persone in sala e poi il suo sguardo si posò su un fondoschiena parecchio interessante. Una cascata di ricci biondi adornavano una profonda scollatura posteriore.
“E quella chi è?”
“Coglione quella è Amanda!” Commentó Slash 
Axl si girò di scatto verso Duff.
“Amanda? Cioè Mandy?”
“Sì, lei”
“E ci esci ancora?”
“Già”
“Beh complimenti”
“Stronzo, vieni a salutarla, dai” 
Anche Izzy spostò lo sguardo in direzione di Amanda e vide una scena che lo infastidi profondamente. Erin le si era avvicinata e aveva iniziato a scambiare qualche parola. Non aveva niente contro di Erin, semplicemente non erano mai entrati in sintonia. Era una ragazza dolce e gentile, il problema era che lo era solo con chi non conosceva. Più entravi in confidenza con lei e più dovevi essere pronto alle sue docce fredde d'acidità.
In quel momento, per esempio, era certo che fosse così amorevole con Amanda solo per estrapolare qualche notizia su Alison. Perfortuna notó che la ragazza se la stava cavando piuttosto bene ed era riuscita a liquidarla con poche mosse. Quella serata si prospettava come una delle più noiose degli ultimi anni. 
“Slash,” disse Izzy “con chi pensi ci potremo intrattenere stasera?”
Il riccio ponderó la risposta con estrema serietà.
“Mio caro amico, mi sembra che stasera la situzione sia tragica. Vedo solo coppiette felici, uomini e cameriere oscene”
“In realtà l'amica di Amanda non è male”
“Me l'ha presentata prima Duff, mi pare si chiami Frances o qualcosa del genere”
“Interessante..”
“Comunque, Frances o come si chiama a parte, la situazione è terribile”
“Già. La nostra cara Erin in queste cose non delude mai”
“Puoi giurarci, piuttosto che rischiare di fare vedere una figa ad Axl lo farebbe rinchiudere a vita in un convento certosino”
“Giurami che se mi dovessi mai vedere con il guinzaglio al collo verrai a liberarmi”
“Dovere. Puoi giurarci”
“Tutta via, c'è un fatto che non dovremo trascurare”
“Vale a dire?”
“Qualcosa che rende la serata degna di essere chiamata tale”
Slash capí subito cosa voleva dire l'amico. Si issò con le braccia sul bancone e scavalcó andando dal lato del barman.
“Open-bar. Fatti da parte fighetto, stasera i cocktail li faccio io”.
I ragazzi dovettero sfortunamente ricredersi successivamente. La parte peggiore non era infatti l'assenza di ragazza appetibili. La parte peggiore arrivó quando realizzarono che Erin aveva organizzato loro una sorta di appuntamento a sorpresa con delle sue amiche.
Se ne accorsero subito. In sala entrarono tre ragazze in ghingheri, tre, esattamente il numero dei componenti single della band. Ragazze di bell'aspetto nulla da dire. Ragazze con cui si sarebbero fermati volentieri a parlare, se fosse stato un incontro spontaneo.
“Questo è troppo” bisbigliò Steven.
“Cos'è? Pensa di poterci accasare tutti? Di invitarci a casa la domenica per pranzo?”
“Ho voglia di scoparmi una spogliarellista in certi momenti”
“Dio che ridicole. Guardale! In cerchio a fissare e sghignazzare”
“Ma una di quelle porche eh, di quei postacci stile Roxy” continuó Slash imperterrito.
“Qualunque cosa sarebbe più divertente di questo”
“Mi sento un animale in gabbia”
In quel momento Amanda e Frances si avvicinarono al gruppetto di ragazzi.
“Slash, hai capito che la musica non fa per te?”
“Esatto! Voglio darmi all'alcol in tutte le sue forme e dimensioni. Che vi preparo?”
“Per me un Americano” disse Frances.
“Arriva subito” disse il riccio iniziando ad armeggiare tra gli alcolici.
“Noi due non ci siamo presentati, piacere Izzy”
“Frances” disse tendendogli la mano.
“E come mai l'altra ragazza non è venuta?” Chiese Steven.
“Dici Alison?”
“No, lei lo sappiamo bene perché non è venuta” disse Slash sogghignando.
“E sarebbe?”
“Perché Erin l'avrebbe fucilata a freddo se si fosse presentata qui. Non sopporta le ragazza di cui Axl parla per più di dieci minuti”
Amanda e Frances si scambiarono una sguardo, a quanto sembrava erano le uniche a sapere com'erano andate veramente le cose.
“Si, ma ad ogni modo ora è da un po' che si sono persi di vista” commentó Steven.
“Certo! E secondo te perché? Non ci vuole un genio a capirlo”
“Sarà, comunque io intendevo l'altra, quella con i capelli rossi”
“Corrina! Beh, lei lavora, è della mentalita di Alison, le fancazziste del gruppo siamo noi”
“Peccato” commentó Steven e tornó a concentrarsi sulla striscia di cocaina che stava preparando.
“Mandy!” La voce di Erin arrivó acuta alle loro spalle.
“Ehi”
“Siete già andate a prendere da mangiare al buffet?”
“Non ancora”
“Andate allora, è fantastico”
Frances alzò gli occhi al cielo e giró le spalle ad Erin voltandosi verso Slash. Izzy trattenne un sorriso e poi si avvicinò sussurrandole all'orecchio "Tranquilla, a volte è anche peggio”
“Hai visto Axl?” Chiese Erin ad Amanda.
“È fuori con Duff. Sono usciti in terrazza a fumare”
“Vado a chiamarli allora. Ah, voi tre, ricordatemi che poi ho delle persone da presentarvi”
Steven alzò il bicchiere quasi a voler brindare, “Non vediamo l'ora tesoro” disse e bevve in un solo fiato il contenuto del bicchiere. I restanti membri del gruppo scoppiarono a ridere. Erin non capì cosa avesse suscitato tutta quell'ilarità e si allontanò piuttosto soddisfatta.
Izzy all'improvviso si alzò in piedi.
“Ragazzi io mi sono rotto le palle, levo le tende”
“Io vengo con te” disse Steven.
“Andiamo a terrorizzare Hollywood come sappiamo fare noi” disse Slash.
“Buona idea, Frances ti va di venire con noi?”
La ragazza prima di rispondere lanció un'occhiata ad Amanda.
“Vai pure”, disse lei “se io fossi in te sarei già volata in macchina”
“Mi dispiace lascarti sola”
“Tranquilla, starò con Duff cercando di evitare Erin”
“Buona fortuna allora, a domani”
“Ciao Mandy, fai gli auguri ad Axl da parte nostra. E digli che se vuole può festeggiare con noi domani sera”
“Sarà fatto! Ciao ragazzi, divertitevi anche per me”  

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Capitolo 18
*** 18. ***


Marzo 1989

“Comunque sappilo, penso che tra di loro sia tutto finito”
Esordì Amanda dopo essere stata in silenzio per tutto il viaggio.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Non hanno mai vissuto un periodo così buio, Ally. Slash sta sprofondando, Steven sta sprofondando e anche Izzy non è da meno. Non so se ne usciranno”
“Eroina?”
“C'è bisogno che ti risponda?” disse stizzita. 
Alison alzò le mani in segno di resa.
“Ma non è solo quello..” continuo Amanda “..sono proprio lontani come gruppo”
“E Axl?” Chiese quasi sussurrando.
“Lui è sparito non si sa dove, sono settimane che i ragazzi non lo sentono”
“Assurdo”
“Già, ad ogni modo sono contenta che hai deciso di unirti a noi stasera, ai ragazzi farà piacere rivederti”
“Anche a me lo sai bene, l'importante è che mi assicuri nuovamente che Axl non ci sarà”
“Purtroppo te lo devo confermare, e dico purtroppo perché so bene che infondo vorresti il contrario”
“Ti sbagli di grosso” 
“Spero che troveranno la forza per restare insieme” disse Amanda ignorando la risposta dell'amica.
“Anch'io. Alla fine il loro incubo più grande si sta avverando, la fine della band”
“Sono mesi che i Guns non esistono più, ora ci sono solo cinque disgraziati sempre ubriachi e strafatti”
“Speriamo che la teoria del ventisette non si avveri anche in questo caso”
“Mio dio Alison! Come sei tragica!”
“Ok, siamo arrivate, accosti pure”.
Scesero dal taxi e si diressero al luogo dell'appuntamento.

Il parquet luccicava sotto la luce del lampadario appeso al soffitto  e dal giradischi si diffondeva una musica piacevole.
“Complimenti Izzy, questa si che è una casa!” Disse Amanda facendo una giravolta su se stessa.
“Ti piace? Infondo i soldi dovranno pur servire a qualcosa”
“Direi"
"E questa sì che è musica" disse Alison prendendo in mano il disco "Some Girls" dei Rolling Stones che stava suonando.
"I ragazzi non sono ancora arrivati?”
“No, l'appuntamento era alle otto quindi forse tra un'ora saranno qua”.
Izzy versó un bicchiere di vino alle ragazze, poi scusandosi con Amanda le chiese di lasciarlo un po' solo con Alison. La ragazza annuì consapevole del fatto che i due amici avevano tanto su cui aggiornarsi. 
“Parlate pure piccionici. Dimmi solo dov'è il telecomando!”
“Primo cassetto a destra”.
I due ragazzi uscirono sul balconcino che dava su un piccolo cortile interno. La serata era limpida e il cielo terso.
“Ne vuoi una?” Disse Alison tirando fuori le sigarette dalla tasca.
“Wiston blu? Pessima scelta dolcezza, comunque sí grazie”
“Ecco a te”
“Allora Ally, che mi racconti?”
“In realtá niente di rilevante”
“Il lavoro come procede?”
“Beh, se le voci che si sentono circa la prossima caduta del muro di Berlino sono vere, potrebbe esserci delle novità importanti”
“Berlino? Che vuoi dire?”
“Che la c'è vermaente il lavoro dei miei sogni”
“Spiegati meglio”
“È una scuola che si occupa di biopsicologia, praticamente sarebbe lo studio delle relazioni corpo-mente”
“È questa scuola c'è solo in Germania?”
“Diciamo che il fondatore di questa scuola è tedesco, quindi la maggior parte degli studi si sta svolgendo li, l'America non è ancora pronta a queste cose, è troppo legata agli antidepressivi per abbracciare visioni del genere”
“Assurdo, e quindi te ne andrai via?”
“No, insomma non c'è niente di sicuro. Prima mi devono prendere. Ora sto scrivendo la relazione da inviare, poi ci saranno le selezioni e chissà.. Magari sarò fortunata”
“Te lo auguro con tutto il cuore dolcezza”
“Ma ora basta parlare di me! Tu che mi racconti? So che hai conosciuto Frances”
“Già, tipa tosta quella. Non si fa incantare tanto facilmente”
“Assolutamente, e per il resto? Come stai?”
“Beh, ho appena iniziato la mia vita da single” disse allargando le braccia per indicare la sua nuova dimora.
“Vedo, e come mai hai deciso di cambiare casa?”
“Per necessità. Già è difficile riuscire a sopportarci durante le prove se avessi dovuto continuare anche a vivere con loro sarai impazzito. Ho capito che avevo bisogno del mio spazio per essere lucido nel lavoro.
“Ottima scelta! Sono sempre favorevole a un po' di sano isolamento”
Izzy la guardó dolcemente.
“Mi è dispiaciuto non averti visto per tutto questo tempo”
“Anche a me Jeff, ma lo sai come sono andate le cose”
“In realtà no, non so molto, tu e Axl siete spariti più o meno contemporaneamente, è da dicembre che lo vediamo sporadicamente, fa delle apparizioni occasionali e poi scompare”
“Non vi siete più visti?”
“Te l'ho detto, giusto qualche volta e solo se strettamente necessario! Per il suoi compleanno, ad esempio. Ah, e poi il 30 gennaio ci siamo dovuti vedere per gli America music award”
“Ah giusto! E com'è andata?”
“A mio avviso è stato un disastro”
“Come mai?
“Steven non c'era, si è slogato il polso qualche giorno prima e abbiamo dovuto chiamare un sostituto”
“Povero non ci voleva! Mandy non me l'ha raccontato questo fatto”
“Vive nel suo mondo ultimamente”
“Ah sì, me ne sono accorta, ma sai che parlano già di...”
“Matrimonio? Sí, Duff me l'ha accennato”
“Assurdo”
“Già, spesso invidio chi riesce ad avere una visione così istintiva del matrimonio e della vita insieme”
“Più che istintiva, direi azzardata!”
“Già. Comunque ti dicevo, la serata era già partita male per questo fatto di Steven e dopo non ha fatto altro che peggiorare”
“Cos'avete suonato?
Patience, ma la canzone in se è anche venuta bene. Solo che Slash e Axl hanno giocato a cane e gatto tutta la sera. A fine canzone Axl voleva fare i ringraziamenti, insomma, dire giusto due parole, e Slash si era  già tolto la chitarra e stava scendendo dal palco. Insomma, questa è solo una cavolata, lo so bene, ma è questa l'atmosfera che si respira tutti i santi giorni”
“Mi dispiace tanto. Avrei voluto veramente darvi una mano”
“Non devi dispiacerti, tu non centri nulla, è lui ad essere completamente impazzito”
“Tu però confidavi in me, speravi che facessi qualcosa di buono per Axl e invece ho combinato solo casini”
“Io sono piuttosto fatalista Alison, evidentemente doveva andare così”
“E dimmi, ci sono progetti per il gruppo?”
“Il nulla più assoluto, abbiamo deciso di tirare un po' il fiato, ma questo periodo di pausa si sta rivelando più distruttivo di quello che potevamo immaginare”
“Astinenza da palcoscenico?” chiese Alison con una vena di triste sarcasmo.
“Si, certo come no”
“..”
“Ci siamo davvero troppo dentro Ally, con l'eroina intendo. Non so nemmeno perché riesco ad ammetterlo così tranquillamente, è solo che mi è impossibile mentirti”
L'aria dei primi giorni di primavera sferzava teneramente i loro visi illuminati dalla luna e il buio della sera permetteva ai pensieri di uscire liberi e leggeri.
“Siete troppo importanti per buttarvi via così”
“Ormai non riesco più a crederci a questa storia”
“Devi farlo invece! Avete ancora tanto da dare, sono certa ci siano ancora della pagine nella storia della musica che dovete scrivere”
“Siamo separati ormai, oltre che perennemente strafatti”
Il campanello suonò.
“Sono arrivati i ragazzi”
“Già. Fine dei discorsi tristi allora!”
“No, aspettami qui, vado ad aprire e torno”.

Izzy andò ad aprire la porta e invitó gli amici ad entrare. Il primo che spuntó fu Slash, lo avevano mandato avanti come ambasciatore probabilmente. Comunicó la notizia in modo disinteressato, nonostante non fosse assolutamente così. 
“Ciao Izzy, guarda chi abbiamo riesumato stasera! Quel bastardo di Rose”
“Buonasera“ disse Axl entrando e scaraventando la sua giacca sul divano.
“Ehi, allora sei ancora vivo”
“Ci speravi, eh”
“Ma che fine avevi fatto?”
“Una brutta fine” 
“Non ti aspettavo”
“Tranquillo se non mi hai organizzato una festa a sorpresa ti perdono”
“No, niente festa a sorpresa, però ci sono anche..”
Amanda in quel momento entrò in salotto per salutare i ragazzi. 
“Axl?” Disse lei con voce interrogativa.
“Amanda..”
“...”
“Complimenti Duff! Sei riuscito ad uscire per due mesi di fila con la stessa tipa, questi sì che sono record”
“Fottiti Rose” Duff si sforzò di rispondere il più pacatamente possibile a quella frecciatina e andò a salutare Amanda
“Beh, spero che qui non ci sia anche un certa dottoressa del cazzo, perché altrimenti io vi saluto” disse Axl guardandosi intorno agitato.
“Come scusa?” Chiese Slash.
“Hai capito bene, spero vivamente che la tua amichetta non sia qui”
“Ma che cazzo dici? Sì, c'è anche Alison, è fuori sul balcone e non vedo quale sia il problema” intervenne Izzy.
“Il problema è che non ho la minima voglia di passare una serata con quella stronza”
“Allora forse se te ne vai in tempo non la vedrai e anche lei riuscirà a non vedere la tua faccia da culo” disse Izzy.
“Ottimo. Allora fottetevi ragazzi, io torno a casa”
“No, non ce n'è bisogno..“ disse Alison rientrando dal balcone “..questi discorsi mi hanno già abbondantemente nauseata, sono io che me ne vado”.
Non voleva guardarlo, non voleva vedere quello sguardo gelido e distante su di lei. Non voleva guardarlo, ma lo sentiva, era lì a pochi passi e la stanza già era piena del suo odore.
“Alison ma non devi..”
“Sì che deve” tuonó Axl gelido.
“È quello che sto facendo infatti!” sbottò Alison girandosi di scatto verso Axl.
Incrociarono gli sguardi per una frazione di secondo e si sentirono invasi da una scarica elettrica. Se è vero come dicono che l'odio è solo l'altra faccia dell'amore, Axl avrebbe dovuta amarla davvero tanto per riuscire ad odiarla così. Steven e Duff rimasero in silenzio tutto il tempo, a differenza di Izzy e Slash che stavano impazzendo per cercare di capirci qualcosa.
“Cristo ragazzi, potete spiegarci cosa diavolo sta succedendo?”
“Non chiederlo a me Jeff, non sono io quella ad avere problemi”
Un tonfo sordo risuonò per la stanza. Axl aveva tirato un pugno sul tavolo del salotto.
“Intende dire che sono io quello che ha problemi Izzy, che sono io quello che non c'è con la testa”. Disse continuando a sforzarsi di non guardarla.
“Su quello non avevamo dubbi Axl, tranquillo” 
“Slash, lascia perdere davvero, non ne vale la pena. Izzy posso usare il telefono per favore?”
“Ma si certo, fa pure”
Axl la osservò avviarsi verso l'apparecchio telefonico, chiuse le mani e le strinse sempre più forte finché le nocche non gli divennero bianche. Così girata di schiena poteva finalmente guardarla in totale libertà, bastava tenersi al riparo dagli occhi. Era bellissima, ma la odiava. 
“Perfetto, il taxi arriverà a breve” disse Alison a telefonata finita. Axl distolse rapidamente lo sguardo.
“Potevo riaccompagnarti io, passare la serata in macchina è sempre meglio di state qui” disse Slash.
“Grazie, ma non ce n'è bisogno. Forse visto che ci siete tutti potreste approfittare della serata per parlare un po'”
“Concordo con Alison” disse Izzy.
“Ma vaffanculo, mi ci pulisco il culo con i tuoi consigli del cazzo”
Slash chiuse gli occhi per mantenere la calma. “Rose, ora stai esagerando” disse a dentro stretti.
“Beh ragazzi, è meglio che io vada. Grazie della chiacchierata Jeff, ci sentiamo presto. Buona serata a tutti” Prese il cappotto diede un bacio sulla guancia a Steven e uscì dal portone principale.
“Sei un bastardo! Che motivo avevi di trattarla così?”
“Nessun motivo che ti riguardi! Ora possiamo smetterla di discutere di faccende inutili e iniziare a goderci la serata? Sono venuto in pace, non ho voglia che una stronza ci rovini la fasta”
“Ragazzi forse è meglio che vada anch'io” disse Amanda “ha ragione Alison questa potrebbe essere la serata giusta per schirarivi un po' le idee”
“Mandy per favore”
“Davvero Duff, nessun problema” disse, poi avvicinandoglisi all'orecchio gli sussurrò “passa da me dopo, se vuoi”.
“Grazie Mandy” disse Axl “per fortuna ci sei tu a prendere decisioni intelligenti”.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, era come parlare con un bambino di tre anni, convinto di poterle avere tutte vinte usando la prepotenza.
“Sei insopportabile Axl, sarebbe giusto fossi tu ad andartene, se me ne vado non è certo per fare un favore a te, ma perché spero vivamente che questa serata vi serva a tornare uniti”.
Uscì dalla porta principale, salutando che affetto gli altri componenti del gruppo.
“Ottimo, e ora che siamo soli, dov'è il vino?”

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Capitolo 19
*** 19. ***


Aprile 1989

“Te lo assicuro ragazzo, ora sta a me!” Disse il signore seduto vicino a lui cercando di essere il più convincente possibile.
“Vedi?” disse porgendogli un bigliettino da visita “Qui c'è scritto: -Mr. Craig lunedi ore 15-. Sono io Mr. Craig e questa è ovviamente la scrittura della signorina Stone” 
“E io le assicuro che questa è l'ora del mio appuntamnto”
“Ma il biglietto dice..oh beh, ora vedremo cosa dirà la signorina”.
Dopo un paio di minuti la porta dello studio si aprì e ne uscì un ragazzo di bell'aspetto, molto curato ed elegante, salutò con gentilezza senza guardare il volto delle persone in sala d'attesa e uscì rapidamente.
“Prego entri pure signor Craig” disse Alison da dentro lo studio.
“Te lo avevo detto che toccava a me!” “Ehi! Fermo! Ma che stai facendo, la signorina ha chiamato me!”.
Alison aveva il volto chino sulla scrivania ed era intenta a leggere alcune scartoffie quando sentì la porta chiudersi rumorosamente.
“Conduco una vita spericolata e non accetterò i tuoi consigli, ma sai bene che questo è il mio unico vizio”.
La penna le scivolò di mano, era davvero tanto tempo che non sentiva quella voce, o per lo meno, che non la sentiva da così vicino.
Si accasció sulla sedia dietro di lei e lo sguardo le si andò automaticamente a posare sulla persona appoggiata alla porta d'ingresso. Una giacca rossa molto più grande del dovuto dalla quale spuntava una maglietta nera con la scritta "hustler", jens strapparti e ai piedi un paio di converse che avevano il compito di togliere ogni dubbio su chi fosse il loro legittimo proprietario, in caso ce ne fossero ancora a riguardo. 
“Axl”
“Disturbo?”
“Che diavolo ci fai qui?”
Alison cercava la forza per alzarsi, ma le gambe la stavano tradendo, così come il rossore appena avvampato sul suo viso.
“Mi sa che il signor Craig è piuttosto incazzato, forse dovresti dirgli qualcosa”
“Il signor..Cristo, sei un deficiente”.
Si alzò, e la gravità le restituì un po' del raziocinio che aveva perso negli ultimi secondi. Aprì la porta.
“Signor Craig prego si accomodi, c'è stato un errore, il signor Rose non aveva appuntamento alle...”
La sala d'attesa era deserta.
“Mi sa che se ne è andato”
“Già”
“Beh, a questo punto temo che dovrai parlare con me”
“Siediti” rispose Alison senza troppe cerimonie.
“Come stai?” 
La domanda di Axl la lasciò piuttosto basita.
“Come sto? Tutto bene Axl grazie, tu?”
“Non posso lamentarmi”
Alison lo fissò sbalordita.
“No dico, ma sei completamente impazzito? Tu ti presenti qui, senza preavviso, dopo mesi in cui mi hai evitata e insultata, cacci un mio cliente e poi mi chiedi come sto?”
“Sono venuto qui a darti un po' di spiegazioni infatti”
“Beh, mi sembra il minimo, parla pure, ti ascolto”
“Ti ho odiata per un periodo sai?” Le disse con molta naturalezza.
“Solo per un periodo?” -Io mi odio quasi tutti i giorni- pensò Alison.
“Non vuoi sapere perché?”
“Penso di poterlo immaginare”
“È stato difficile d'affrontare, estenuante oserei dire.”
La voce di Axl era calda e profonda, parlava lentamente, quasi sottovoce, valutando e ponderando ogni parola come se quest'ultime stessero nascendo in quel momento, una dopo l'altra, nella sua mente.
“Non hai avuto modo di scegliere se affrontarlo o meno, però hai scelto consapevolmente di affrontarlo da solo”
Axl si passò una mano sulla barba leggermente incolta, la fissò per un attimo negli occhi poi guardò altrove. Lo sguardo di Alison, prima vacuo e sperduto, era tornato quello intenso e penetrate di sempre, se lo sentiva addosso, se lo sentiva scavare ed entrare dentro per trovare le risposte che da tempo stava cercando.
“Il dottor Raymon mi è stato molto d'aiuto”
“Il dottor Raymond? Ma lui mi aveva detto che non ti aveva..”
“Lo so. L'ho pregato io di farlo, volevo tenerti fuori da quella storia.” “Perché? Sapevi benissimo quando avrei voluto starti vicino”
“Penso di averlo fatto proprio per quello, per pura cattiveria, rivincita, ripicca, chiamala come vuoi”
“Senti, io non pretendevo che continuassi a venire qui come se nulla fosse, ma almeno un messaggio, un biglietto, qualcosa per dirmi che non eri solo”
“Non ce l'ho fatta, o meglio non ho voluto. Dopo il primo appuntamento con il dottore ero davvero fuori controllo, non riesco nemmeno a ricordare quanto ho bevuto, ma riesco benissimo a ricordare tutti gli insulti che ti ho tirato e ti posso assicurare che erano tanti”
“Si, ho sentito le orecchie fischiare”
“Eppure ormai c'ero dentro. Per quanto odiassi la realtà che mi avevi buttato addosso non potevo fare a meno di saperne di più, di capire, di andare fino in fondo, di avere risposte”
“E le risposte sono arrivate?”
“Si, ma quando sono arrivate non ho potuto evitare di odiarti ancora di più. Tra l'altro sono arrivate con un tempismo perfetto..”
“Vale a dire?”
“Il dottor Raymond mi aveva comunicato il suo "verdetto" pochi giorni prima della fatidica serata a casa di Izzy. Avevo voglia di vedermi con loro, per ridere, bere e lasciarmi tutto alle spalle”
“Capisco, e immagino che vedermi lì non sia stato il modo migliore per non pensare al famoso verdetto”
“Esatto, come ti dicevo: tempismo perfetto. Non lo volevo accettare, era come se mi avessero detto di essere ritardato, di essere pazzo, è come se avessero dato a tutti il via libera per poter urlare al mondo che sono io quello che ha problemi”
“...”
“Poi negli ultimi tempi il mio punto di vista è cambiato. Lentamente, capendo meglio di che cosa si trattava, ho realizzato che l'aver dato un nome alle sensazione che ho vissuto per tutta la vita mi faceva sentire libero. Era come se la nuvola di domanda che mi sono sempre portato dietro si fosse dissolta, ho dato un nome al mio malessere e il malessere è diventato un po' meno forte. Bipolare. Cazzo, sembra qualcosa che ha a che fare con l'eletromagnetismo, che nome di merda, che odio dovermelo sentire affibbiare”.
“Il motivo principale infatti, per il quale volevo che continuassi a venire qui era per aiutarti a capire. Non volevo che leggessi nero su bianco, su un foglio, una parola senza senso, una specie di condanna, purtroppo la sensibilità degli esami clinici è diversa da quella delle persone”
“Già, mi ci è voluto un po' di tempo, per..diciamo entrare in quel mondo. Eppure ora mi sento come se avessi finalmente posato il carico da una tonnellata che mi sono portato dietro per tutta la vita. Ora ci vedo chiaro, ora, a distanza di mesi, posso dirti grazie.”
“Ah bè, tutto mi aspettavo oggi fuorché i tuoi ringraziamenti”
“Eppure sono sinceri, mi hai trascinato dentro ad un tornando, ma mi sembra di esserne uscito più forte di prima”
“Axl..credimi, mi dispiace davvero tanto per come sono andate le cose. Non c'è stato giorno in cui il mio comportamento non mi sia sembrato avventato, avrei voluto cercarti e..”
“Ecco, appunto, c'è un'altra cosa della quale ti devo ringraziare”
“E sarebbe?”
“Di non essere venuta a rompermi le palle. Seriamente, non l'avrei sopportato.”
“Non è stato facile, è stata una lotta continua, giorno dopo giorno”
“Lo so, per questo ti sto ringraziando, per avermi lasciato in pace, per aver messo al secondo posto il tuo desiderio di sistemare la situazione e avermi lasciato libero di prendermi i miei tempi e spazi. Soprattutto scusami ancora per quella sera a casa di Izzy, non avrei dovuto trattarti così, ma come ti ho detto, ero proprio nel pieno del delirio” 
“Tranquillo, sei stato un vero cafone su questo non ci sono dubbi, ma ormai è acqua passata”
“Hai ragione, per quella sera non ho scusanti”
“Comunque è bello rivederti” le parole le uscirono fluide e scivolose dalla bocca e non fece in tempo a trattenerle dentro.
“Anche per me” rispose lui alzandosi in piedi “ora penso di meritarmi un abbraccio” 
“Addirittura meritarti?” 
“No. Hai ragione non me lo merito, ma dammelo lo stesso, così, sulla fiducia” disse e prendendola per la mano la tirò a se.
Si passò il braccio di Alison dietro la schiena e la strinse forte, la mano di lei prima serrata in un pugno iniziò lentamente ad aprirsi e si posò sul corpo del ragazzo e premette leggermente per avvicinarlo ancora di più a se, annusando avidamente il suo odore. Rimasero così per un tempo indefinito, “Posso riavere il mio appuntamento settimanale?” gli sussurrò all'orecchio.
-No, non puoi riaverlo, non posso più farlo, è ridicolo! ci sono troppo dentro, provo sentimenti eccessivamente forti nei tuoi confronti, devo dirtelo, ma non ci riesco, non riesco a privarmi ancora di te, forse però questa volta sarà diverso, forse questa volta riuscirò a tenere le due cose separate, si, ce la posso fare, sta volta non mi brucerò-
“Certo che puoi riaverlo, te lo sei già ripreso” disse Alison divincolandosi gentilmente dall'abbraccio.
“E dimmi” disse Axl con il suo tono di voce smaliziato “chi era il ragazzo che è uscito prima dallo studio? Non mi sembrava un paziente”
“Deficiente”
“Dai! Sono curioso”
“Si chiama Charles”
“Mmm Charles, ed è un tipo interessante?”
“Oddio interessante..”
“Vabbè, che tipo è?”
“Mettiamola così, è il classico tipo da presentare ad un pranzo domenicale in famiglia”
“Cioè? Amante dell'arrosto?”
“No, di bell'aspetto, buon lavoro e ben educato”
“Insomma una noia assurda”
“Beh, l'hai detto tu”
“Lasciatelo dire ragazza, sei sprecata per uno che indossa completo elegante e cravatta di lunedì mattina”
“Non tutti possono essere delle rockstar Axl! e comunque anche il mondo della finanza può essere una giungla” 
“-Wellcome to the jungle we have bills to pay- Mmm si hai ragione, già sento le gambe delle ragazze tremare dall'eccitazione” 
Alison non poté far a meno di scoppiare a ridere.
“Dolcezza, mi sa che sarà meglio che ricominci a passare un po' di tempo con noi, non vorrei che ti fossi dimenticata come ci si diverte”
“Esagerato!”
“Questo fine settimana sei dei nostri”
“Sei sicuro? Forse sta volta sarebbe meglio..”
“Alison Stone, per fovere! Non ricominciare a sparare cazzate, usciamo tutti insieme, sono certo che i ragazzi saranno felicissimi di vederti.”
“Addirittura..” Disse senza sforzarsi di nascondere un certo scetticismo.
“Anzi, facciamogli una sorpresa. Ti passo a prendere e li raggiungiamo insieme.”
“Uuuh sorpresa! Axl dai! Ma che sorpresa è?”
“È un'idea di merda?”
“Un po'”
“Vabbè dai, è solo per non dover dare spiegazioni prima, ti presenti alla cena e poi chiariremo tutto lì”
“Mmm ok, e a Mandy che dico?”
“Beh niente, lei sarà già con i ragazzi e ti vedrà arrivare”
“Guarda che lei non sta mai con Duff il venerdì sera”
“Ah giusto, come dimenticarlo: il venerdì è delle amiche. Bè allora a lei dillo, ma dille anche di starsene zitta”
“Lo farò”
“ottimo” disse e le tese la mano in segno di resa.
“Ad un nuovo inizio allora”
“Si, ad un nuovo inizio” disse Alison.

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Capitolo 20
*** 20. ***


“Si può sapere che hai da fissare?” Chiese Alison girandosi verso il ragazzo seduto sul sedile affianco al suo.
“Nulla, guardo come guidi”
“E sto superando l'esame ispettore?”
“A pieni voti” disse Axl ridendo.
“Che scemo, guarda che puoi guidare tu se vuoi”
“Mmm no, mi limiterò mettere un po' di musica” 
“Fa pure”    
“Vediamo che ascoltavi..mmm Tom Petty?”
“Quindi? Non ti piace?”    
She's a gooood girl, crazy 'bout Elvis loves horses and her boyfriend toooo
“Aaah ma come canti bene”
“Mi prendi per il culo?”
“Sono serissima, dovresti fare un duetto con il buon Tom”
“Potrebbe essere un'idea”
“Sì certo come no”
“Beh? Quale sarebbe il problema scusa? Ci riuscirei facilmente”
“Ok allora, sappi che io sono già invitata”
“Malfidata! Comunque alla prossima gira a sinistra, siamo arrivati”
In un' altra macchina diretta nello stesso luogo i restanti membri della band iniziavano ad avanzare i primi sospetti.
“Perché abbiamo dovuto prenotare per sette persone?” Chiese Slash scocciato.
“Non lo so, me lo ha detto Axl” 
“Allora vuol dire che ci sarà anche Erin”
“Ottimo, sai che bella serata a sentire quei due litigare?”
“Già me li vedo 'Axl perché hai guardato quella ragazza?' 'Piccola, ma era la cameriera' 'Non importa! Puoi anche ordinare la cena senza guardarla'
Duff e Slash scoppiano a ridere difronte alla pantomima di Steven.
“Siamo ancora in tempo a non andare!” consigliò Slash.
“Dai ragazzi, quanto la fate lunga! È solo una cena, prometto che Erin la tengo buona io, tra donne ci si intende”
“No no, voi due dovete stare a debita distanza, non voglio che ti faccia diventare isterica come lei”
“Non credo che l'isteria sia contagiosa Duff...”
“Meglio non rischiare!”
Il taxista si fermò all'indirizzo indicato, era un ristorante sulla costa a Long Beach.
“Che figata” disse Amanda uscendo dalla macchina.
“Stiamo iniziando a trattarci un po' troppo bene, non so quanto mi piaccia tutto questo lusso”
“Finché si beve e si mangia io non ho problemi, l'importante è che dopo ci spostiamo in posto più movimentato” 
“Ecco Axl!”
“No, non ci credo! Guardate chi c'è con lui”
Axl ed Alison stavano fumando una sigaretta seduti su una panchina fuori dal ristorante. La coda con cui lei aveva legato i capelli lasciava maggiormente scoperto il suo viso e dava a tutti la possibilità di ammirare meglio la radiosità di quest'ultimo.
Si girarono appena sentirono degli schiamazzi alle loro spalle.
“Buonasera ragazzi” disse Axl 
“Buonasera a voi!” Disse Duff con un gran sorriso.
“Per caso vi ricordate di questa stronzetta?” Chiese cingendo Alison con il braccio. 
“Eccome se ce la ricordiamo!” Disse Steven correndo ad abbracciarla.
“Ally, bellezza, vieni qui, fatti salutare!” Disse Slash.
“Ciao tesoro!” Disse Izzy dandole un affettuoso bacio sulla testa.
Alison salutò tutti con molto affetto, era passato parecchio tempo dall'ultima volta che li aveva visti e non poteva non ammettere che gli fossero mancati.
“Ma che ci fate voi due insieme?” Chiese Izzy.
“Giusto, l'ultima volta che vi abbiamo visti sembrava stessero per volare i piatti da un momento all'altro” disse Steven.
“Mi sa che è arrivata l'ora di darci qualche spiegazione”
“Andiamoci a sederci dai, sono sicuro che davanti ad un buon bicchiere di vino racconterò tutto meglio”
Entrarono nel ristorante, la sala era sommersa da una luce soffusa e rilassante. Una cameriera in divisa elegante vi avvicinò ai ragazzi e senza nemmeno il bisogno di chiedere informazioni li accompagnó al loro tavolo. Il bigliettino segnaposto era a nome "Guns n Roses", Duff non poté far a meno di sorridere, sapeva bene che quello per Axl era considerato un gesto affettuoso.
“Allora, ci stavate dicendo?” Chiese Izzy piuttosto impaziente.
“Beh, da dove cominciare, Ally vuoi iniziare tu?”
La ragazza lo guardò in modo interrogativo.
“Non so quanto posso spingermi affondo nel racconto”
“Parla liberamente, la storia è una, c'è solo una versione da raccontare”
“Ok allora, vediamo. Per farla breve, posso dire che tutto è iniziato a novembre scorso. Dopo qualche seduta con Axl mi erano iniziati a sorgere dei dubbi di carattere, diciamo 'medico', però non essendone sicura ho preferito che Axl andasse a parlare con uno psichiatra per avere una visione più completa di quella che potevo offrirgli io e...”
“E io sono andato.” Commentò Axl.
“Esatto” disse lei guardandolo, poi proseguendo con molta più prudenza disse “Beh, diciamo che successivamente Axl è venuto a conoscenza di aspetti un po' scomodi..”
“Ho scoperto di essere bipolare”
I ragazzi lo guardarono con aria interrogativa.
“Credetemi, non ha senso che mi metta qui a spiegare cosa vuol dire essere bipolare, perché lo sapete tutti benissimo”
“No, io non lo so” commentó Slash.
“Si, lo sai. Lo sapete già tutti perché lo avete scoperto giorno dopo giorno in questi cinque anni che mi siete stati vicini. Praticamente é la storia della mia vita. È il motivo per cui per un periodo sono all'apice della gioia, della voglia di fare, di creare e dopo divento la persona più insopportabile e inavvicinabile del mondo”
Lo fissarono tutti per un po', senza riuscire a trovare niente da dire e forse senza provarci neanche, che avrebbero potuto dire di rilevante? 
“Perché non ce ne hai parlato prima? sarebbe stato più semplice per noi capire..” Chiese Slash.
“Lo so, ma non ci sono riuscito. Appena ho iniziato a vedere la situazione in modo più tranquillo e distaccato la prima persona con cui ho voluto parlare è stata Ally e ora, dopo averla rivista, ho trovato la forza per parlarne anche con voi”
“E ci si può fare qualcosa per questo disturbo?” 
“Steven!”
“Che c'è?”
“Tranquilla Mandy, ha senso chiamarlo disturbo. Non è un offesa. Comunque no, nulla. O meglio, non si può estirpare il male alla radice ma, quello che si può fare -mi corregga se sbaglio dottoressa -” disse rivolto ad Alison, “quello che si può fare e tenerlo a bada. Abbassare il volume dei periodi si e soprattutto di quelli no”.
“Vabbè scusa, ma perché devi tenere a bada anche i periodi sí ”? 
“Anche quelli possono essere pericolosi” 
“Cioè?”
“Il mio dottore mi ha raccontato di un tipo che in preda alle manie di onnipotenza voleva andare a parlare con il papa per risolvere la fame nel mondo. Voleva a tutti costi passare, ha iniziato a picchiare le guardie svizzere, insomma un delierio. Io penso di non aver mai avuto niente di così forte, ma come vedere anche i periodi sì sono pericolosi. Comunque io sono più intrattabile in quelli no”  
“Noi non abbiamo paura dei tuoi periodi 'no', giusto ragazzi?
“Assolutamente! Anzi, io non vedo l'ora che arrivi il prossimo” disse Slash.
“Ma io non capisco, perché quando l'hai scoperto non sei tornato subito a parlarne con Alison?” Chiese ingenuamente Steven.
“Hai ragione, avrei dovuto farlo e ho sbagliato a non farlo. Ma all'inizio, istintivamente, ho dato ad Alison la colpa di tutto.”
“Ma perché? Lei penso volesse solo aiutarti” 
“Certo, ora lo capisco, ma in quel momento pensavo che tutto quello che mi stava succedendo e tutto quello che mi era successo prima fosse colpa sua. Per questo l'ho allontanata, per questo mi avete sentito insultarla. Volevo che uscisse dalla mia testa, non avevo più voglia di stare ai 'suoi giochetti' o di ascoltare le sue favole, poi però fortunatamente mi sono ricreduto. Insomma questo è il motivo per cui per sei mesi non ave te visto quasi mai questo visino d'angelo”  
Izzy a quelle parole strabuzzò gli occhi. Si guardò in torno ma sembrava che nessuno avesse notato niente di strano. Sorridevano tutti, 'ci sei mancata dolcezza' dicevano, 'ti staremo vicini Axl' dicevano, nessuno aveva notato niente. 'Face of angel with the love of a witch' pensò Izzy, si sforzò di stare zitto, strinse le labbra una contro l'altra, ma non ci riuscì. 
Back off bitch” 
“Come scusa?” Disse Steven rivolto verso Izzy. 
“Izzy” disse Axl fulminandolo con lo sguardo.
“Back off bitch, ora è chiaro”
“Ma è chiaro, cosa?
“Vuoi dirlo tu Axl o lo dico io?” 
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Ah no eh? 'Oh baby, pretty baby, oh honey, you let me down honey'” canticchiò Izzy.
“Ma cosa c'entra la nuova canzone che Axl ha scritto con...?” Disse Slash, bloccandosi a mezz'aria prima che riuscisse a completare la domanda, la cui risposta ormai era fin troppo chiara.
“Cristo Axl, ma sei uno stronzo!” decreto Duff. 
Axl fulminó anche lui con lo sguardo.
“Ragazzi potete spiegarci anche a noi?” Disse Amanda guardandosi intorno con aria perplessa.
“Emm, diciamo che Axl ha scritto un nuovo pezzo..” Iniziò Duff.
“E ora è finito troppo chiaro a chi stesse pensando mentre lo scriveva” concluse Slash. 
I due ragazzi si girarono verso Alison che aveva assunto un'aria spaesata e incazzata allo stesso tempo.
“Aspettate un attimo! Fatemi capire, in questa canzone tu parli di me?”
“Ok, allora, ammetto che alcune frasi le abbia scritte pensando a te, però poi la natura che ho voluto dare al brano è completamente diversa”
“Che cazzo Axl! Sei la prima persona che mi dedica una canzone e mi dai della troia?”
“Troia? No, aspetta, a parte che è stronza!”
“Bitch lo interpreteranno tutti nel senso di troia”  
“Sono d'accordo con Alison, fuckin' bitch!” 
“Beh io intendevo stronza, “gira al largo stronza”! Se poi in giapponese, in francese o in aramaico vorranno tradurlo 'troia' sarà un problema loro”
“No vabbè, vedi che quando dico che sei pazzo ho ragione?”
“Izzy che bisogno avevi di tirare fuori questa storia?”
“Scusa man, non sono riuscito a trattenermi”
Alison respirò profondamente e bevve un lungo sorso di vino.
“Ok, allora, cerchiamo di mantenere la calma. Abbiamo deciso di mettere una pietra sopra sul periodo trascorso, no? Quindi anche quest'a canzone deve essere compresa.”
Izzy non le toglieva gli occhi di dosso, la scrutava per capire il suo grado di incazzatura.
“Forse sarebbe meglio lasciarla perdere, io non me la sento di metterla nel nuovo disco” disse Izzy.
“Ah beh quello è chiaro” disse Alison.
“Ma si, ovvio! C'avevo già pensato” rispose Axl.
“Ragazzi, secondo me non ci sono tutti questi problemi. Voglio dire, nessuno saprà mai la storia che c'è veramente dietro ad ogni canzone e anche in questo caso sarà così” disse Steven.
“Ah sì, questo è vero. Pensate a Rocket Queen, è l'esempio perfetto. Tutti pensano che sia Adriana la protagonista e ingorano completamente Barbie!” Disse Axl.
“Grazie amico” commentó Steven glaciale.
“Oh Steven che palle, ancora con questa storia?”
La mente di Alison fu inondata dalla scena di Axl e Adriana che facevano sesso sfrenato dentro uno stanzino pieno di microfoni pronti a captare ogni gemito dei due, un soffio di gelosia le si mosse dentro, cercò di scacciare rapidamente quel pensiero.
“Certo che dovevi essere proprio tanto incazzato con lei per scrivere una canzone del genere” commentò Slash.
“Lo ero. Ragazzi, ma mi ascoltare quando parlo? Ero incazzato, più che incazzato, ero deluso, mi sentivo umiliato..”
Emozioni strappate andate a puttane” disse Izzy citando un pezzo della canzone.
“Esattamente” disse Axl annuendo con un cenno del capo. “come quando metti il tuo cuore in mano a qualcuno e lo vedi mentre lo getta nel cesso e tira lo scarico. Mi ci è voluto molto tempo per esserle grato e capire che l'avesse fatto unicamente per me”
Alison istintivamente appoggiò la sua mano su quella del ragazzo, avrebbe voluto essere sola con lui, avevano ancora così tanto da dirsi, da raccontarsi.
Quando sentì la mano di lui girarsi sotto la sua ebbe un fremito, i loro palmi erano a contatto ed entrambi sentivano l'altro. Axl fece passare le sue dita tra quelle di lei e strinse forte.  
“Ora è tutto passato comunque, mi scuso ancora per questo periodo infernale, mi scuso per le scenate, per le brutte canzoni, cerchiamo di rimettere insieme tutti i pezzi”
“Al rock” disse Duff alzando il suo bicchiere di vino.
“Al rock” dissero gli altri alzando anche loro i bicchieri per brindare.
“Mi siete mancati tutti bastardi”
“Anche tu Axl”
“Ora però basta fare i romantici, programmi per la serata?”
“Per stasera non saprei, ma domani viene a trovarmi Tomas” disse Axl.
“No! Davvero? Ci sarà da divertirsi allora”
“Lo spero, sono mesi che non lo vedo”
“Chi sarebbe?”
“Uno dei miei più vecchi amici, praticamente siamo cresciuti insieme”
“E da buon amico di Rose, ovviamente, è fuori di testa”
“Beh, Steven non che voi siate da meno”
“Come darti torto Ally!”
Alison si sentiva osservata, era una bella sensazione, la faceva sentire viva.
Izzy all'improvviso fece la domanda che lei da molto tempo teneva nascosta sotto la lingua.
“Come va con Erin?”
Axl all'ascolto di quel nome quasi si strozzò con il boccone di pesce spada.
“Bene, non potrebbe andare meglio. Io ho la mia vita e lei ha la sua. Separati stiamo sempre alla grande”
Alison e Amanda si scambiarono un gioioso sguardo d'intesa, silenzioso, eppure gonfio di parole. Lo sguardo che solo due amiche intime si possono dare.












**Allooora lo so che in realtà Back off bitch è stata scritta prima dell'89 però non ho resistito!! Perdonatemi ;) ** 




 
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Capitolo 21
*** 21. ***


“Eccoti qua, bastardo!”
“Tom!” 
I due ragazzi si scambiarono un caloroso saluto, il saluto di chi non si vede da tanto tempo.
“Dobbiamo smetterla di far passare così tanto tempo prima di rivederci fratello!”
“Hai ragione, ma ho avuto un periodo infernale in questi mesi”
“Coma mai?”
“Lascia perdere, troppi casini!”
“Ed Erin come sta?”
Penso bene” 
“Che vuol dire penso?”
“Ah sai, i soliti tira e molla”
“E ora siete nella fase tira o nella fase molla?”
“Decisamente molla!”
Il volto di Tom si aprì in un grande sorriso.
“Grande vecchio mio! Quindi sei single sta sera? Ci sarà da divertirsi”
“Assolutamente”
“Ci raggiungono anche gli altri?”
“Si, stanno arrivando insieme a due amiche”
“Fighe?”
“Parecchio”
“Aaah ottimo, inizia già bene la serata!”
“Aspetta però, una è di proprietà di McKagan”
“Ah beh, contro Duff non c'è storia! E l'altra?”
“Teoricamente è libera”
“E praticamente?”
“Praticamente tu cerca di non guardala troppo, ok?”
“Perché? Ci sei sotto per caso?”
“Non so, forse”
“Wooo e ci sono già stati sviluppi?”
“Eh? No, cioè, è una storia lunga”
“Non l'hai ancora scopata?”
“Oh senti, tronchiamo qua il discorso! Stanno arrivando” 
I restanti componenti della band e le ragazze scesero dalla macchina urlando e cantando, già mezzi ubriachi.
“È quella abbracciata a Slash?”
“Proprio lei”
“Certo che te le cerchi con lo stampino”
“Perché?”
“Castane, occhi azzurri, pelle chiara”
“Ma va, me le cerco fighe, non ho standard precisi! Ora però finiamola, andiamo a salutarli.”
Dopo un paio d'ore e una decina di bottiglie di vario genere l'atmosfera si era fatta calda e vibrante. Una ragazza dai capelli biondi con un taglio maschile si avvicinò saltellando al gruppetto seduto infondo al locale. “Eccovi finalmente” 
“Daila! Ciao” disse Axl alzandosi in piedi per abbracciarla.
“Ciao a tutti, come state?”
“Ciao carissima, quanto tempo! Forza passa a darci un bacio” disse Steven.
“Daila, ti presento Amanda ed Alison” disse Izzy 
“Piacere ragazze”
“Ciao!” Dissero loro all'unisono.
“Mio dio, che occhi che hai! Sono stupendi”
Il viso di Alison si macchiò di rosso per il complimento “Grazie, troppo gentile”
“Su forza! Fatemi un po' di posto! Allora che raccontate?”
“Nulla di nuovo! Solita vita!”
“E voi due invece? Come avete conosciuto questi ragazzacci? Spero che nessuna di voi sia già cascata in qualche trappola amorosa con uno di loro”
“Ahimè! Io ormai sono fottuta!” Disse Amanda
“Aaah! Ma c'è una storia allora! Chi è il fortunato?”
Duff alzò la mano dando vita ad una scenetta che sarebbe potuta avvenire tranquillamente tra i banchi di scuola.
“E bravo McKagan! Ottima scelta”
Duff fece un piccolo inchino reverenziale.
“Tu invece? Sei scampata alla trappola?”
“Libera come una farfalla” disse Alison tradendosi solo per lo sguardo fugace che diede ad Axl un attimo dopo.
“Meglio così, una volta che hai questa il divertimento finisce” disse Daila mostrando la fede al dito. 
“Ah a proposito, Andrew come sta? Non è venuto stasera?“ Chiese Izzy.
“No, stasera il mio maritino ha deciso di restare a casa”
“Bravo Andrew, ti fa ancora fare la single in giro per locali”
“Ovvio, ed è reciproca la cosa! Nei limiti della decenza è tutto possibile”
“Ai matrimoni liberi!” Disse Steven alzando il bicchiere per brindare.
“Aspettate io non ho niente da bere!”
“Allora ordinate un altro giro di birre per tutti”
“bevitela tu la birra! Per me un bourbon, grazie!”
“Ah ragazzi, stasera qua al club c'è la televisioni inglese, sarebbe carino fare un intervista, chi si offre?”
“Non mi piacciono le interviste di sabato sera” disse Izzy.
“La farei io! Devo solo vedere se riesco a stare in piedi” disse Slash.
“Se quella bottiglia di whisky te la sei bevuto da solo ho seri dubbi che tu possa riuscirci!”
“Axl vai tu! Hai anche la giacca con lo scheletro disegnato”
“E che vuol dire Steven?”
“Beh il nostro simbolo sono i teschi! Tu hai uno scheletro..insomma c'è un filo conduttore!”
“Sei un genio amico!” Disse Duff
“Cazzate a parte, non ci sono problemi! La faccio volentieri”
“Perfetto, grande! Allora seguimi dai, andiamo ora”
I due si avviarono lungo uno stretto corridoio, Alison li segui con lo sguardo finché non li perse di vista.
“Carina” 
“Chi?”
Daila lo guardò storto.
“Sì, molto” disse Axl rassegnato.
“Già, forse carina non basta. Sembra ci sia sintonia tra voi, sbaglio?”
“Beh, non potrebbe non esserci”
“Ha occhi solo per te”
Il ragazzo raddrizzò le spalle come se qualcuno lo stesse osservando.
“Vorrei vedere, sono fighissimo!”
“E irrimediabilmente rincoglionito!”
“Mmm si può essere”
“..”
“Ad ogni modo, sei sicura?”
“Ah, allora non sei poi così convinto?”
“Ma si, certo che lo sono. Voglio dire, oggettivamente non ci sono dubbi che io le possa piacere, almeno dal punto di vista fisico..”
“Vuoi chiedermi se è anche la tua anima a piacerle?”
“Forse”
“Io parlavo solo di quella Axl” disse Daila rivolta al ragazzo con uno sguardo dolce, quasi materno.
Tom fissò Alison per un po' notando che il suo sguardo si posava sempre più frequentemente sul corridoio da cui Axl si era allontanato.
“Io vado a vedere l'intervista” disse “qualcuno vuole venire con me?”.
Alison distolse lo sguardo dal corridoio e lo posò su Tom, il ragazzo le sorrideva.
“Accompagnami dai, sono curioso di vedere Bill che gioca a fare la star”.
Axl sorseggiava con cocktail appoggiato al muro e Daila era vicino a lui.
“Eccoli!”
“E voi che ci fate qui?”
“Siamo venuti a rovinarti l'intervista”
“Fai il bravo Tommas!”
“Ma si, certo”
“Ok, mettetevi li, iniziamo.” Disse un ragazzo con la videocamera in mano.
“Salve a tutti, io sono Daila..Rose!”
Axl scoppiò a ridere.
“Siamo qui al Club with no name, stasera ascolteremo una band da Seattle, e poi suonerà una band inglese, è la prima volta che suonano qui a Los Angeles”
Daila parlava e Axl continuava a girarsi per guardare Alison rimasta leggermente in disparte. Parlarono a lungo di musica, gruppi e concerti. Poi il cameraman cercò di trasportare il racconto su versanti più interessanti.
“La cosa più selvaggia che è mai accaduta qui dentro? Mmm fammi pensare. Ah si è stato quando..vuoi ascoltare questa storia?”
“Certo” disse Axl.
“C'era stato il lounge di una band e durante lo spettacolo una ragazza aveva 'intrattenuto' il cantante da sotto il tavolo e questo gli era venuto in faccia! e la tipa si girò verso di me dicendo 'potrei avere un fazzoletto, perché quello mi è venuto sopra”
Axl e Tom scoppiarono in una fragorosa risata.
“Assurdo! Con quel fazzoletto si sporcò ancora di più tutto il viso!”
“E dov'è questa ragazza stasera?” Chiese Axl.
“E noi gli abbiamo detto che le proteine fanno sembrare la pelle più giovane!” Disse Daila ignorando la battuta di Axl.
Dopo poco Tom si buttò su di lei per prenderla in braccio "ti prendo! ti prendo!” Daila gridò divertita, e Axl continuava a ridere felice come un bambino.
L'intervista proseguì regolare, con i complimenti di Axl all'Inghilterra e la promessa che ci sarebbero tornati presto in tour.
“Dov'è lei stasera?” Disse Daila ad Axl prendendolo in disparte ad intervista conclusa. 
“Che ho detto?”
“Ragazzo mio, puoi smetterla di fare queste battute almeno quando la ragazza che ti piace è nei paraggi?”
“Ma va! Si è messa a ridere anche lei”
“Ma certo! Che dovrebbe fare? Ride perchè non ci rimane male, tanto sa di non avere la minima speranza con te”
“Cazzate, avrebbe tutte le possibilità che vuole con me”
“Allora, forse dovresti farglielo capire”
“Non è facile”
“Per via di Erin?”
“Macché, lei per una volta non c'entra niente”
“E allora?”
“Il fatto è che tu non sai come ho conosciuto Ally. Tesoro, lei è la mia psicologa”
“Giura?”
“Giuro. Abbiamo un rapporto strano, non ci siamo parlati per mesi e ora è da lunedì scorso che siamo tornati in buoni rapporti”
“Questo non me lo aspettavo”
“Già. Quindi forse lo sguardo che hai visto tu è semplicemente uno sguardo di affetto. Ripeto, ci sta che sia attratta da me fisicamente, ma ho paura che non sia presa da me come persona”
“Sei sicuro?”
“Via, qual è la ragazza sana di mente che si prenderebbe di me? Lei è anche psicologa, un'ottima psicologa, non farebbe questa stronzata”
“Axl, le donne sono le migliori terapiste, fino a che non si innamorano”
“Allora meglio che non si innamori, io ho bisogno di risolvere i miei problemi, non mi serve un'ennesima donnetta innamorata”
“Sei proprio così sicuro di non volere che lei si innamori di te? ammesso che già non la sia”
“Mmm non lo so, ci berrò su”
“Ti offro tutto quello che ho nel locale se ti serve a pensare meglio!”
“Esagerata!”
“Dico sul serio, è l'unica ragazza, a parte Erin ovviamente, che mi sembra veramente coinvolta da te, cerca di non fartela scappare



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Capitolo 22
*** 22. ***


Attraversó la strada di corsa per non bloccare il traffico con lo sguardo fisso al palazzo che s'imponeva davanti a lui. Schiacciò il bottone del citofono e il portone scattó in automatico. 
Era stranamente in orario, ebbe perfino il tempo di fumarsi una sigaretta in sala d'attesa. Diede un'occhiata ai vari deplian e opuscoli disposti sul tavolino vicino a lui. “Voglio essere una farfalla: come vincere l'anoressia”, “Centro accoglienza ragazze madri”, “Omosessualità: se c'è un problema quello non sei tu”, “Urla mute: violenza tra le mura domestiche”. Notó che non c'era niente sulla droga, gli sembrò piuttosto strano perché Alison gli era parsa piuttosto ferrata sull'argomento.      
I suoi pensieri furono interrotti dal fracasso di qualcosa che s'infrangeva sul pavimento appena all'interno dello studio. Strabuzzò gli occhi e cercó di intravvedere qualche movimento al di là della porta a vetri. La stanza era piombata di nuovo nel silenzio, poi un pianto interruppe nuovamente la quiete.
Quando la porta si aprì Axl vide uscire dallo studio un ragazzo. Giovane, giovanissimo, avrà avuto sí e no quindici anni. 
Indossava un cardigan blu scuro da cui spuntava il colletto di una camicia adornato da un papillon. Aveva tutta l'aria di essere la divisa scolastica di un liceo privato. Guardó Axl di sfuggita poi riposó lo sguardo su di lui più attentamente. Axl notó che aveva gli occhi di un verde intenso nonostante fossero arrossati dal pianto, gli venne spontaneo fargli un sorriso.
Il ragazzo si destò di colpo e lo guardó inorridito “Fottiti” gli disse e uscì sbattendo la porta.
“Vieni pure Axl” sentì la voce di Alison chiamarlo.
Il ragazzo entró, Alison era appoggiata alla finestra e stava fumando.
“Va a finire che tra i tuoi pazienti io sono il più normale
“Hai conosciuto Travor?”
“Mi ha detto di fottermi”
Alison rise nervosamente.
“Lascialo perdere, ha i suoi buoni motivi per avercela con il mondo”. 
“Ma dalle due alle tre non sarebbe la tua pausa pranzo?”
“Teoricamente, ma Travor esce da scuola all'una e mezza e l'unico orario in cui può venire è questo”.
Finí la sigaretta e si riempì una tazza di caffè, ne offri una anche ad Axl senza nemmeno chiedergli se la voleva.
“Allora” disse accomodandosi sulla poltroncina “Dov'eravamo rimasti?”
Axl le sorrise e si andò a sedere davanti a lei.
“Ho così tanta roba in testa che non so da dove cominciare”
“Come ti senti?”
“Confuso”
“Emotivamente o da qualcosa di concreto?”
“No, non confuso, annoiato”
“Beh, la noia può essere uno stato interessante”
“Perché?”
“Perché è più probabile che uno abbia contatto con se stesso da annoiato che quando ha mille cose da fare e non ha tempo per fermarsi a pensare”
“Non mi piace, ho paura di questa noia. Hai ragione quando sono annoiato penso troppo e per questo finisco per essere confuso”
“E di cosa hai paura?”
Axl si alzò per togliersi la giacca di pelle, poi si risedette.
“Che se pensò troppo impazzisco”
“Può essere positivo”
“Vedila come vuoi”
“Parliamo di qualcosa di concreto allora, diamoci delle coordinate per il futuro”
“Cioè?”
“Avremo dovuto farlo prima”
“Cosa?”
“Stabilire come dovremo comportarci tra di noi”
“Sí, mi sembra giusto”
“Diciamo che noi due abbiamo un rapporto doppio, giusto? Sei sia un mio paziente che un mio amico. Di solito nessuno prende il cura il proprio fidanzato, la migliore amica o un genitore proprio perché si creano delle dinamiche strane, difficili da affrontare”
“Mi vuoi scaricare di nuovo?”
“No, però dobbiamo capire come comportarci”
“Il lunedì chiacchieriamo e nel fine settimana ci sballiamo, semplice”
“No”
“Perché?”
“Perché avendo un rapporto potremo finire per litigare ad esempio e non voglio più che la tua terapia sia compromessa. Io vorrei essere libera di vivere il rapporto Axl-Alison in totale libertà e allo stesso tempo portare avanti il rapporto Stone-Rose
“Mi stai confondendo, noi siamo sempre noi”
“Si, ma facciamo che questa sia una bolla. Questo studio, questo orario è la nostra bolla. E se mai il sabato precedente avessimo litigato, ce ne fossimo dette di tutti i colori, il lunedì alle 15 entreremo nella bolla, fosse anche solo per un'ora”
Axl le sorrise nuovamente, gli dava una strana serenità pensare a quello spazio incontaminato, lo faceva sentire protetto.
“Ci sto”
“Ottimo”
“Però, c'è qualcosa che non mi torna dottoressa” Disse incrociando le gambe e appoggiandosi alla spalliera della poltrona. “Lei parla solo di possibili litigi, ma le assicuro che tra Axl ed Alison potrebbe succedere qualcos'altro  di compromettente per la terapia che non ha niente a che fare con il litigare. Lei scappa da questo argomento, ma mi sembra fin troppo chiaro che tra i due ci sia dell'attrazione fisica”
“Sei attratto da me Axl?”
La guardò per un attimo poi abbassò lo sguardo sorridendo. Ci pensò un po' poi alzò nuovamente lo sguardo su di lei. 
“Tu non lo sei?”
“Sí” disse la ragazza, cercando di farla sembrare il più possibile come una cosa normale.
“Io sono parecchio attratto da te Alison. Qua dentro riesco a non pensarci, ma quando ti vedo fuori mi riesce...difficile”
“Sinceramente penso che della semplice attrazione fisica non possa compromettere un bel niente, però è comunque importante darsi dei limiti, dei paletti, oltre i quali sarebbe meglio non andare”
“Ma questo non è vivere liberi il rapporto”
“Diciamo che se si dovessero superare certi limiti sarà un altro tipo di rapporto a venire meno”
“Giustissimo, facciamo così allora: se mai finiremo a letto io smetterò con la terapia. Fino a quel momento i due rapporti resteranno separati e incontaminati”
“Finire a letto? Come si finisce a letto Axl? Io proprio non lo so”
Axl alzò gli occhi al cielo notando un velato sarcasmo nella voce della ragazza.
“Ci si può finire per un sacco di motivi”
“Posso finire a letto con gente che non conosco, ma non finirò mai a letto con te, puoi scommetterci”
“Vuoi dire che non farai mai sesso con me o che se mai dovessi fare sesso con me sarebbe una cosa seria?”
“Ti lascio libera interpretazione”
Axl rise di gusto, si sentiva stranamente a disagio. Era strano per lui non sapere cosa voleva da se stesso e soprattutto non sapere cosa voleva una donna.
“Ti ho portato una cosa” disse e tirò fuori dalla tasca un foglio stropicciato.
Alison prese il foglio dalla mano di Axl e lo osservó. Sembrava il testo di una canzone, di una poesia, o il delirio di un pazzo. Sul lato destro era segnata la data, era dell'anno precedente.
You know you're all alone, Your friends they aren't at home.
Everybody's gone to the garden.
As you look into the trees, You can look but you don't see.
The flowers seem to tease you at the garden.
Everybody's there, but you don't seem to care
What's it with you man, and this

garden.
Turned into my worst phobia,a crazy man's utopia.
If you're lost no one can show ya, but it sure was glad to know ya
Only poor boy take a chance on the garden song and dance
Feel the flowers they rap around but only smart boys do without” 


Dopo aver finito di leggere lo guardò, lui stava guardando fuori dalla finestra. Proprio non riusciva a capire dove volesse andare a parare.
“Scrivi davvero molto bene Axl”
“Grazie”
“Perché me l'hai fatta leggere?”
“Si capisce il senso?”
“Credo di sì, non so. Per me questo giardino ha a che fare con la droga o meglio con le tentazioni in generale, delle brutte tentazioni, ma anche con l'ingoto”
“Io ne sono uscito, credo. Ultimamente però ho paura di ricaderci”
“Avere paura è sintomo di intelligenza”
“Io non so perché gli altri lo fanno, ma sono perché lo faccio io”
“Per non pensare?”
“Forse. Comunque non lo collego mai al divertimento, se sono felice non ho bisogno di droga”
“Cos'è che ti opprime?”
Ci pensó un po', era difficile dargli un nome, qualunque cosa fosse. 
“Nulla di concreto, mi opprime qualcosa che ho dentro, non ha né una faccia, né un nome”
Alison lo fissò per un momento, poi annuì con la testa come se avesse appena deciso di prendere una decisione di vitale importanza.
“Ti va se proviamo a fare una cosa?”
Alzò le spalle.
Alison si alzò e si avvicinò ad Axl.
“Posso?”
“Fa pure”
Slegò delicatamente il nodo della sua bandana e la appoggió delicatamente sui suoi occhi.
“È un gioco erotico dolcezza?”
“Temo di no” disse lei poi prendendolo per le mani lo fece alzare in piedi.
“Vedi qualcosa”
“No”.
La ragazza spense la luce per lasciare che la stanza fosse immersa maggiormente nel buio.
“Ok Axl, io mi siedo qui. Tu, con i tuoi tempi, prova a muoverti per la stanza e cerca di ascoltare quello che provi mentre lo fai”.
Si aspettava che il ragazzo si levasse immediatamente la bandana dagli occhi scocciato invece non lo fece. Rimase in piedi dove lo aveva lasciato. Mosse un piede in avanti con noncuranza, ma si fermò di colpo sorpreso. Tornò alla posizione di partenza e si mosse di nuovo, molto più lentamente. Si bloccò di nuovo respirando affondo. Alison realizzó che Axl aveva capito bene l'utilità di quell'esercizio. Axl realizzó che Alison aveva capito bene la sua paura dell'ingoto.
“Che cazzo” bisbiglió.
Alison rimase in silenzio.
Si sentiva il cuore pompare fortissimo nel petto. Ogni battito più accelerato lo faceva sentire un perfetto idiota. Aveva paura del buio come un bambino di cinque anni? Non diciamo cazzate. Allora perché sentiva quel blocco alla pancia? Ogni passo in avanti o indietro era un passo verso le fauci di un mostro. Respiró affondo, sforzandosi di ricordare che era nella stanza della sua psicologa in S.Main Street, Los Angeles, California, Stati Uniti, mondo. Non c'era niente da temere. Alla sua destra c'era sicuramente la poltrona di pelle marrone e alla sua sinistra la libreria. Fece alcuni passi, ma l'agitazione lo sopraffece di nuovo.
“Vaffanculo!”
Alison continuò a restare in silenzio.
“È un gioco di merda”
“...”
“Puoi dirmi qualcosa?”
“...”
Iniziò nuovamente a camminare, dei lenti passi. Si sentiva le percezioni distorte, si sentiva minuscolo davanti a degli enormi alberi. Nausea.
“Basta” urló e si tolse la bandana.
Apri gli occhi. Era tutto regolare, tutto come prima.
Si girò verso Alison.
“Perché?”
“Cosa?”
“Perché sono stato così male”
“È normale, basta davvero poco per tirare fuori le nostre paure più ataviche. Non servono a molto questi esercizi se non a farci realizzare che queste cose ci sono e dobbiamo accettarle”
“Perché? Cos'è che mi fa così paura?” Si sentiva un disco rotto, ma voleva vederci chiaro.
“Perdere il controllo”
“Le droghe mi fanno perdere il controllo”
“Certo, ma quando e come decidi tu”
“...”
“È il non essere in grado di reagire a spaventarti, il non sapere e il non poter controllare quello che succede”
“Da cosa dipende?”
“Di solito queste paure si sviluppano in tenera età”
“Perché?”
“Per vari motivi. Il tuo ancora non lo so”
“Prova a dirmene uno”
“Potrebbe essere legato al rapporto tra tua madre e il tuo patrigno, ad esempio. Il fatto che tu non ti sentissi protetto da lei e ti sentissi soggiogato da lui. Il non essere abituati fin da piccoli al poter chiedere aiuto a qualcuno, il potersi fidare, o meglio, affidare a qualcuno, ci fa perdere delle conoscenze che difficilmente da grandi potremo riacquisire. L'affidamento che ha il bambino nei confronti ,soprattutto, della madre nei primi anni di vita è un'affidamento così puro, così assoluto, così naturale che quando viene intaccato procura segni indelebili per tutta la vita”.  
“Beh si, non mi sono mai sentito protetto da lei. Però ci sono persone delle quali mi fido”
“La fiducia di cui parlo io Axl è qualcosa di simile all'abbandono, è un perdere consapevolezza di noi stessi certi che tanto non ci accadrà mai nulla di male”
“È la tranquillità di camminare al buio in una stanza?”
“Ad esempio”
“Non è che io non l'abbia mai odiata per quello che ha fatto, anzi, per quello che non ha fatto”
“Lo so che è difficile pensare che le persone che ami possano ferirti, ma tutti qualche volta mordono la mano che li nutre"
“Tutti mordono la mano che li nutre, bella questa, ti scoccia se me la segno?”
Alison scoppiò a ridere.
“Sì certo! Fa pure”
“Quindi ora so perché ho queste paure: perché mia madre non mi difendeva dal mio patrigno”
“Non farla così facile, è solo un'idea. Potrebbe non essere così, queste paure sono molto precoci, lui è entrato nella tua vita che avevi già tre anni. Quindi potrebbe anche essere qualcosa di precedente”
“Di prima non ricordo niente”
“Lo so, appunto per quello”
“Appunto cosa?”
“Mai sentito parlare di rimozione inconscia?”

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Capitolo 23
*** 23. ***



La voce di Bon Scott riempiva la stanza avvolta nella penombra. Da circa nove anni quel sant'uomo se ne era andato e Steven non l'aveva ancora accettato del tutto. Certo, ammetteva che “back in black“ fosse un album pauroso, ma lui era un tipo troppo sentimentale per dimenticare così facilmente il cantante originale. Immaginava che anche se avessero rimpiazzato Axl i fan l'avrebbero sempre considerato come l'unico cantante. Lui invece proprio non immaginava di poter essere sostituto come batterista.

“Sei pronto?” Disse Slash bussando alla sua porta.
Avevano delle faccende da sbrigare, faccende loro, faccende di droga.
“Sicuro che questo sia un tipo a posto?”
“Non è un barbone di Inglewood se è questo che intendi” disse Duff.

Avevano appuntamento con un tale Will Portman in un Hotel a Mellrose, Steven aveva un dono nel mettersi d'accordo con i migliori (peggiori) spacciatori della zona. Si ritenevano gente di classe, non volevano dell'appiccicoso caramello, volevano il bianco cristallino più puro che ci fosse in circolazione.
“Quando i soldi mi usciranno dal culo pagherò qualcuno per fare questi giri al mio posto” disse svoltando con la macchina sul vialetto dell'albergo.
“Non avrai mai tanti soldi se continui a sputtanarteli così”.
 
Bussarono alla stanza numero sei e un ragazzo dai capelli neri spettinati aprì la porta. Fece uscire una ragazza in abiti succinti e poi si rivolse ai ragazzi con sorriso affabile.
“Benvenuti” disse facendogli segno di entrare.
Slash osservó l'abbigliamento punk del ragazzo.
-Cristo santo, questo tipo è la reincarnazione di Sid Vicious!- pensó Slash.
“Come va Will?”
“Alla grande Adler, tu?”
“Non c'è male”
“Accomodatevi, posso offrirvi qualcosa? Birra, rum, una degustazione di eroina?”
Slash prese posto in una sedia vicino alla scrivania chiedendosi, come molte volte prima di quella, quale fosse l'utilità di mettere uno scrittorio in stanze di quel genere.
“Io l'assaggio volentieri”.

Will tirò fuori da un borsone l'occorrente, sistemando i pacchetti avvolti nella carta stagnola sulla scrivania. Eccone trovata l'utilità. Appena preparata la dose invitó Slash a farvi avanti per primo. Era quello nuovo, doveva graziarselo il più velocemente possibile. Si girò nuovamente per preparare la dose di Steven e poi aspettò pazientemente i loro commenti.
Si complimentarono con Will, come se l'avesse sintetizzata lui quella roba, come se fosse stato lui a partorirla. Restarono dentro quelle quattro mura tutto il pomeriggio fumando, bevendo e delirando.

“Quindi tu suoni il basso?”
“C'è qualcuno in questa fottuta città che non suoni uno strumento?”
“Hai ragione, è un'epidemia, presto non ci saranno più nè medici nè avvocati, ma solo rocker”
“Non parlo certo di voi si intende, voi siete roba grossa”
“O ci facciamo di roba grossa” commentò Steven.
“Io ai vostri livelli non camperei una settimana”
“Ci si fa il callo” disse Slash
“Ehi Will, tu non hai certo problemi di soldi, puoi drogarti quanto e come vuoi” disse Steven.
“Non parlo di quello, è tutto l'insieme. La smania che ti dà la fama, le urla, le ragazze che escono di testa per vederti, cristo dovrei drogarmi il triplo solo per stare al passo di tutte quelle scopate”.

Slash osservò il ragazzo davanti a lui perplesso, come faceva a non avere problemi di soldi se sembrava un delinquentello dei bassi fondi in piena regola? La spiegazione non tardò ad arrivare.
“Quando quella testa di cazzo di mia madre smetterà di darmi soldi inizieranno i guai”
“Ci prova ancora eh?” Disse Steven scuotendo la testa come chi conosce bene quel tipo di situazione.
“Costantement. È una cogliona in piena regola! Una che dopo ventotto anni è ancora convinta che suo figlio possa cambiare e che veramente i soldi che le chiede li usa per andare a vedere una partita dei Lakers non ci sta con la testa!”
“Fottuto figlio di papà che non sei altro” 
“Un fottuto figlio di papà in piena regola!” Disse alzando il bicchiere, poi facendosi serio in viso continuò “Ma non ho paura di trovarmi con il culo per terra, se è a questo che stai alludendo. Dopo tutto il mio piccolo impero me lo sono costruito da solo”
“E noi per questo te ne saremo eternamente grati” disse Slash alzando il bicchiere sua volta.
“Vuoi unirti a noi Portman? Una serata di sesso droga e rock'n' roll in piena regola”
“Mi fai venire l'acquolina in bocca Steven” disse Will con un sorriso enigmatico.
“Andiamo allora, stasera sei dei nostri”.

Salirono in macchina dirigendosi al locale dove avevano appuntamento con il resto del gruppo. Nessuno dei tre in grado di guidare, ma Slash si offrì volontario per mettersi al volante. 
“Hai preso anche la roba per Duff?” Chise a Steven.
“Duff?”
“È venerdì sera”
“Ah giusto, Mandy è con le amiche”
“Esatto! Che poi non capisco perché debba fare le cose di nascosto, Mandy non mi sembra una che fa storie per la droga”
“Non possiamo sapere se quando sono soli gli rompe i coglioni”
“Problemi di donne?” Intervenne Will.
“Non nostre, per fortuna”
“È legale che gente come voi si fidanzi?”
“Conosco una biondina che ti ucciderebbe per quello che hai detto”
“E comunque noi rispettiamo la legge, solo uno del gruppo ha rinunciato alla poligamia”
“Tra l'altro è proprio il bassista, se per caso lo volessi sostituire”
“A quando le prove?”.


La classica atmosfera stantia e frizzante allo stesso tempo regnava nella stanza. Nuvole di fumo aleggiavano a mezz'aria. Izzy e Axl erano abbandonati su un divanetto ad occhi socchiusi bevendo del liquido ambrato direttamente dalla bottiglia.
“La classica ninfomane quindi?” disse Axl commentando la storia di Izzy.
“Assolutamente. La cosa assurda è che forse non aveva nemmeno diciassette anni”
“Carne fresca”
“Mi ha detto che è del New Jersy, è scappata di casa”
“Quelle del New Jersy sono fuori di testa, sempre detto io”
“Più che altro, come fa una a sedici anni ad essere così perversa?”
“Sei tu che le scateni, man” disse Slash entrando nella stanza seguito da Steven e Will. 
Quest'ultimo venne squadrato da capo a piedi, come si osserva uno sconosciuto che entra per la prima volta nel nostro spazio privato. 

L'ambiente che frequentava gli aveva insegnato meglio di qualsiasi corso di galateo come ci si deve comportare con le persone, soprattuto con i tossici. Aveva in mente di scrivere un libro a riguardo: 'conoscere gli altri e farseli amici'. Non era né accomodante nè accondiscendente, aveva un modo tutto suo di entrare in sintonia con il mondo esterno, ed era piuttosto infallibile. Dopo un breve scambio di battute riuscì ad entrare anche nel grazie del rosso, mentre Izzy rimase sulla difensiva. Un lupo che continua a vegliare vigile sul branco deve rimanere. 

Quando bussarono alla porta i ragazzi sapevano che era arrivato il momento dei giochi. Slash andò ad aprire già in estasi immaginando in quanti modi la sconosciuta di turno l'avrebbe toccato e in quanti modi lui l'avrebbe toccata, e invece, si trovò davanti Duff.

“Bastardo”
“Ciao Slash”
“Ti ricordi degli amici ogni tanto, eh?” disse Steven
“Non fare l'offeso”
“Per una volta do ragione a Steven, quella ragazza ti sta prosciugando” disse Slash.
“Finitela” disse Duff agguantando una lattina di birra
“E la cosa peggiore è che a te sta bene così” commentó Axl.

Dopotutto Duff sapeva che c'era un fondo di verità in quelle battute. Lui e Amanda si stavano isolando eccessivamente, era come se fossero legati indissolubilmente. Ragionò a lungo sul fatto che un legame del genere non fosse un legame sano, ma arrivò alla conclusione che combattere con una dipendenza era già difficile, non poteva combatterne anche un'altra. Prima si sarebbe concentrato sul legame malato con la droga e poi, se gli fossero avanzate energie, sul legame con Amanda.

“Comunque Rose, loro possono dirmi quello che vogliono, ma tu sei l'ultima persona che può parlare!”
Axl lo guardò stizzito.
“Io mica sono sparito per una ragazza”
“Non cambia niente! E comunque se Alison te l'avesse sganciata saresti sparito anche tu”
Will alzò la testa rivolgendo lo sguardo a Duff, quel nome lo faceva sempre rabbrividire. Si insinuava prepotentemente dentro di lui evocando fantasmi passati.
“Duff, lo sai che Axl vuole fare il bravo bambino con la sua psicologa” disse Slash.
Will sentì un fremito nella schiena, era un'operazione fin troppo facile da fare. Forse il suo fantasma era lo stesso di cui parlava quel ragazzo riccioluto.
“Le donne mature hanno sempre il loro fascino” disse per tastare il terreno.
“No, no, Will. Non è una cinquantenne questa tipa, ha la nostra età più o meno”
-Bingo-
Si sentì invadere il corpo da scariche di adrenalina, il cuore pompava sangue nel corpo ad un ritmo disumano. Erano passati anni, ma forse, finalmente l'aveva ritrovata. Cercó di tornare in sè e di risintonizzarsi sui discorsi del gruppo. Avevano cambiato argomento, Alison non era più al centro dell'attenzione.

“Non capisco perché dobbiamo stare a marcire qui dentro quando riceviamo un sacco di inviti a feste di ogni genere”
“Vacci tu Rose, nessuno te lo impedisce” disse Slash.
“L'unico motivo che mi spingerebbe ad andare a una festa ha a che fare con l'alcol, la droga o le ragazze. Ora però posso avere tutte queste cose standomene tranquillamente seduto su uno squallido divanetto. Chi me lo fa fare di muovere il culo?” Disse Izzy.
“Almeno domani sera alla festa che organizza la Geffen possiamo andare?” 
“Vederemo”
“Siete degli sfigati” disse Axl alzandosi dalla sedia.

Si avvicinò a Duff per domandargli dove fossero quella sera le ragazze, gli sarebbe piaciuto raggiungerle e passare la serata con Alison, ma la bionda tutta forme che entró nella stanza gli fece dimenticare velocemente il motivo per cui si era alzato. 
Era seguita da altre ragazze che in comune con lei avevano la scarsità di tessuto vestiario. Non erano puttane, quelle le lasciavano per i momenti più miseri della loro vita. La maggior parte delle volte erano “amiche di...”, non era poi tanto importante di chi. Erano loro a venirli a cercare, sfruttando le conoscenze di qualche amico. 

Quello che era più infastidito da questi incontri era Duff. Infatti, se ad entrare fosero state delle prostitute patentate, avrebbe potuto tranquillamente alzarsi e andarsene senza ferire l'animo di nessuno, erano lì per scopare, non c'erano altri motivi. Mentre queste ragazzette “amiche di...”, pur essendo venute anche loro per scopare, lo nascondevano accuratamente. 
All'inizio era più una chiacchierata, uno scambio di battute, magari Axl cantava un pezzo accompagnato da Slash. Quindi Duff non si sentiva legittimato a prendere e ad andarsene subito, gli sembrava una mancanza di rispetto, un gesto arrogante, magari quelle ragazze erano veramente lí per parlare. Se si fosse alzato subito avrebbe fatto la figura del coglione che non riesce a tenere a bada l'istinto. Per di più si sarebbe potuto sentir dire da un di loro: “Cos'è? Pensi che siamo tutte qua per tirartelo dai pantaloni?”. 

Il problema era lui. Sapeva bene di avere una mente perversa, era lui che si immaginava subito certe scene. Certo, negli anni aveva anche avuto modo di constatare che i suoi pensieri erano più delle premonizioni che delle semplici fantasie, perché finiva esattamente come aveva immaginato.

Quindi come molte volte prima di quella decise di fermarsi e fare la persona educata fino a che le cose non avessero iniziato a mettersi male. Ma quando iniziavano a mettersi male? 
Pensó a quale potesse essere il momento X, il momento di non ritorno. Non era mai riuscito a capirlo. Sapeva solo che dopo un po' le ragazze iniziavano ad avvicinarsi, a sbattere quelle cazzo di ciglia chilometriche come se avessero voluto intrappolarcelo dentro, le loro mani iniziavano a muoversi curiose e senza accorgesene si ritrovava a slacciare reggiseni e a farsi fare un pompino. 
Scosse la testa contrariato ricordandosi di non fare come fa il ragno con la mosca, i rolling stones avevano sempre da insegnare: -Keep fidelity in your head, Duff-. 

Era troppo tardi, una ragazza si sedette vicino a lui. Lo facevano apposta ad essere così sexy? Possibile che i loro amici non avessero mai amiche racchie da presentargli? Si chiamava Eleonor, forse, e amava la musica del basso, sai che novità. 
Accavallò le gambe chilometriche assicurandosi che Duff notasse la sensualità di quel gesto. Chi cazzo era Cindy Crawford dei poveri?
Erano ancora in terreno neutro o erano già nel limbo?

“Voi date un bel da fare a tutta l'etichetta, sai?” Disse con voce suadente.
“Ne siamo consapevoli, lavori anche tu alla Geffen?”
“Porto i caffè al capo, vale lo stesso?”
“Direi di sì”
“Non è stressante fare questa vita?” Disse girandosi verso di lui.
“Abbastanza”
“Ma suppongo avrete i vostri modi per alleviare lo stress, no?”
“Assolutamente”
La mano di lei si posò sull'interno della gamba di Duff risalendo lentamente verso l'inguine e un sorriso malizioso le si stampo sul viso. Lui alludeva alla droga lei al sesso.
-Jump right ahead and you're dead-.

“Ti dà fastidio?” Disse Eleonor notando l'espressione sul volto di Duff.
“Sono fidanzato”
“E ti dà fastidio esserlo?”
“No, se mi desse fastidio mi sarei già lasciato”
La sguardo della ragazza si illuminò.
“Dov'è lei stasera?”
“Con le sue amiche”
“È bello che vi fidiate reciprocamente l'uno dell'altra”
“Se una persona ti deve complicare la vita non vale la pena starci insieme”
“Giustissimo, ma io avuto solo stronzi in vita mia, quindi mi è difficile capire certe cose” disse e risistemandosi comoda sul divanetto si accese una sigaretta.
“Non è che io sia questo stinco di santo”
“Forse, però non vuoi tradirla, è già qualcosa”
“Da quanto tempo che sei a Los Angeles?”
“Si sente così tanto l'accento del sud?”
“Abbastanza, ma è normale. Hai conosciuto qualcuno a Los Agneles che sia effettivamente di Los Angeles?”
“Hai ragione, è il ricettacolo dei disadattati di tutto il mondo”
“È una giungla”
“Non fa figo citarsi da soli, lo sai?” Disse guardandolo con la coda dell'occhio.
“Touchè”
“Beh è stato un piacere conoscerti Duff, in bocca al lupo! E di alla tua ragazza di ricordarsi ogni giorno quant'è fortunata”.

La vita é così, ogni tanto ti da una mano a sopravvivere. 
Eleonor si alzò e si andò a presentare ad Axl, il quale non oppose minimamente la resistenza del bassista. Forse ebbero giusto il tempo di presentarsi prima che i loro corpi iniziassero ad avvinghiarsi in un primo scambio di liquidi. Aveva una carica erotica pazzesca, si vedeva che le piaceva parecchio quello che stava facendo. La vide mettersi seduta su Axl a cavalcioni e l'orlo del vestito le si alzò al punto da lasciare intravvedere gli slip. Il rosso infiló abilmente la mano in quel varco che si era venuto a creare e tenendola ben salda per il sedere la porto più vicina a lui. La vide sussurragli qualcosa all'orecchio e si sentì invadere dalla curiosità di conoscere quelle parole.
Per un secondo Duff si domandò perché quella ragazza stesse regalando tutte quelle gioie ad Axl e non a lui, poi all'improvviso si ricordò: Amanda.
Uscì dalla stanza con una bottiglia di gin.

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Buonasera a tutti! Sono finalmente riuscita a riscrivere un capitolo, scusate davvero per la lunga assenza! Sono stata in settimana bianca e quando sono tornata avevo perso l'ispirazione eheh. Mi sono rimessa a scrivere e sono andata parecchio avanti con la storia (quasi a finirla) ora però devo scrivere il ponte di collegamento e non è facile! Ringrazio comunque tutti i lettori silenziosi che hanno continuato a leggere e a mettere questa storia tra le seguite/preferite, spero di non deludervi!
Un grazie particolare va a tutti i tesori che hanno recensito questa storia! Quindi la mitica MeandIz, Hacja, GNR_97, Siriusblack394.
Le prime tre sono autrici di storie molto interessanti a cui dovreste dare un'occhiata! Tra l'altro ragazze ne approfitto per dirvi che sono rimasta indietro con le vostre storie ma mi metterò in pari il prima possibile!
A presto ;)

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Capitolo 24
*** 25. ***



Domenica


“Buongiorno tesoro”
“Mandy...”
“Come stai? No, no, aspetta, ti aiuto. Ecco, tieni un altro cuscino così starai più comoda. Vuoi qualcosa per colazione?”
“Quando sei arrivata? Che ore sono?”  
“Shhh, parla a bassa voce o sveglierai la tua compagna di stanza. Non sono nemmeno le otto, io sono arrivata sta notte appena Izzy ci ha avvisati e sono rimasta a dormire qui con te”
“Ti hanno fatta rimanere a dormire qui?”
“Beh, in realtà non volevano, poi Izzy ha pagato l'infermire che faceva il turno di notte e beh, eccomi qua!”
“Siete assurdi, non c'era bisogno. Hai la faccia stanchissima, non sei riuscita a dormire?” Si mise a sedere sul letto, dire che si sentiva a pezzi era parecchio riduttivo.
“Non preoccuparti per me, a breve inizia l'orario di visita, verrà qualcun'altro a darmi il cambio e io andrò a schiacciare un pisolino”
“Non sono in fin di vita...”
“Fisicamente no, ma chi dopo quello che ti è successo vorrebbe restare da solo?”
Amanda prese la mano dell'amica tra le sue.
“Ieri sera Slash ci ha raccontato la storia di Will, insomma del fatto che già lo conoscevi. Come mai non me ne avevi mai parlato? Dai, fammi un po' di spazio, mi sdraio qui con te”
“Non pensavo potesse degenerare così, di nuovo...”
“È già successo? Quando?”
“Non proprio come ieri sera, ma già in passato aveva avuto comportamenti strani. Due, tre, anni fa...”
“Che spavento mi hai fatto prendere! Vieni qui, fatti abbracciare, ti ho fatto male? Scusa! Così allora? Vabbè ma sei tutta rotta allora! Scambiamoci degli abbracci mentali”
“Grazie per essere stata qui”
“Neanche devi dirlo, scusami piuttosto tu se ho la testa tra le nuvola ultimamente”
“Tu sei sempre stata con la testa tra le nuvole, solo che per la maggior parte della tua vita sono state nuvole di temporale, mentre ora sono bianche, goditele”
“Capisci perché ti voglio così bene?”

Sentirono dei passi nel corridoio.
“Cazzo...” Amanda si alzò velocemente dal letto e ci si nascose sotto.
Quando la porta si aprì al posto del medico di turno entrarono Steven e Izzy.
“Buongiorno! È vivaaaa! Steven, urliamo al miracolo, dai cazzone entra, Alison ora non è in grado di picchiarti”.
“Ehi ma siete voi!” Disse Amanda rispundando fuori dal letto. 
“Certo! Caffè e ciambelle per tutti, Alison che dici, sveglio anche l'altra ragazza? Che ha? Mmm gesso alla gamba, cose da niente, può anche svegliarsi”
“Fate piano ragazzi, per favore!”
Non riuscivano a trattenersi dalle risate.
“Steven! Entra! Allora Ally, dormito bene? Mmm non hai proprio una bella faccia eh? Per tirarti su dovevo portare della tequila altro che caffè”
Alison guardò fuori dalla porta.
“Ma perché Steven non entra?”
“Pensa che tu ce l'abbia con lui...per Will”
“Che scemo! Steven! Entra subito altrimenti si che mi arrabbio davvero!”
Amanda si diresse verso la porta e lo tirò dentro per il braccio annunciando: “Ecco qui signore e signori! La pietra dello scandalo”. Izzy e Alison scoppiarono a ridere.
“Fanculo Mandy!”
“Steve! Si scherza, dai! Come puoi pensare che Alison ce l'abbia con te?”
“Davvero! Non hai una buona reputazione di me se pensi una cosa del genere”
Le si avvicinò dandole un bacio.
“Come ti senti?”
“Dolorante, niente che un Oki non possa risolvere, tu però levati sto broncio dalla faccia, eh?”.

“Alison Stone, sappi che non mi svegliavo alle sette di mattina da una decina d'anni!” Esordì Slash quando entrò nella stanza seguito da Duff.
“Come stai bellezza? Nottata movimentata, eh?”
“Ciao ragazzi! Ma dai, non c'era bisogno di svegliarvi così presto”
“Quando ti mandano a casa? Izzy, passami una ciambella, sto morendo di fame”
“Non ne ho idea, ma penso oggi! Già è strano che mi abbiano fatto restare qui per una notte, non avevo niente di grave”
“Sono dei tipi prudenti qui, poi diciamocelo, il racconto di Izzy non ha certo aiutato a portare tranquillità! Da quello che aveva detto lui sembrava avessi una commozione cerebrale!” Disse Duff.
“Era mezza svenuta, che ne potevo sapere io?”
“Tranquillo fratellone, ci piace questo tuo lato premuroso e protettivo” disse Slash dandogli un pizzicotto sulla guancia.

Quando l'infermiera della mattina entrò in stanza si mise ad urlare come una pazza ordinandogli di uscire immediatamente. Izzy le offrì una ciambella, ma questa non sembrava propensa ad accettare il dono.
“Fuori! Possono restare solo i partenti” 
“Ma io sono il padre!” Disse Duff.
“Io il figlio! Lei non può separarmi da mia madre!” Disse Slash.
“Basta! Uscite tutti o chiamo la polizia”
“Ok, ok, ce ne andiamo! Però la biondina rimane, sono siamesi loro due! Mi creda, non si possono separare! Dolcezza, facci sapere come stai, eh? buon rientro a casa!” Disse Izzy e uscì dalla stanza seguito dagli altri.



Lunedì pomeriggio

Il silenzio era stato la loro forma di comunicazione nelle ultime ventiquattro ore. 
Non era andato a trovarla in ospedale, non l'aveva chiamata, non ne aveva avuto il coraggio.
Sapeva che stava bene e che era tornata a casa, questo era ciò che gli aveva detto Izzy quando gli chiese informazioni.

Avrebbero dovuto metterlo per iscritto il regime della bolla. Tra le clausole ce n'era per caso qualcuna che prevedeva la rescissione dal contratto in caso di omesso soccorso dall'ex paziente psicopatico? O in caso di mancata visita all'ospedale post aggressione dell'ex paziente psicopatico?
Axl non lo sapeva, ma se ci fosse stata una clausola simile, probabilmente Alison era dall'altra parte della porta ad aspettarlo con un kalashnikov. Per fortuna si sa che i kalashnikov hanno una pessima mira, poteva ancora sperare di sopravvivere. 
Si premurò di arrivare in orario, un motivo in meno per farla incazzare. In realtà non era nemmeno certo di trovarla in studio, per quanto ne sapeva poteva essersi presa qualche giorno di riposo.
Suonó al citofono e il portone si aprì in automatico: stakanovista. 

Si sedette nella sala d'attesa e ributtò una rapida occhiata ai deplian disposti sul tavolino. Quel pomeriggio gli sembrò molto più chiaro il motivo per cui non c'erano deplian specializzati sulla droga. L'immagine della fronte sanguinante di Alison gli tornò in mente e si sentì un forte odore di ferro nel naso.
Quando vide Travor uscire dalla stanza capì che era giunto il suo momento. 
“Ciao”
“Fottiti” disse il ragazzino.
Ormai gli piaceva quel rituale.

Bussó sullo stipite ed entró nella stanza, Alison era alla finestra che fumava. Gli sorrise.
“Ben arrivato”
Strabuzzò gli occhi incredulo, era tranquilla. Il rancore era un sentimento che non le apparteneva oppure sapeva nasconderlo molto bene?
“Ehi, come stai?” Si sentiva terribilmente a disagio.
“Ancora un po' rotta, ma sono tutta intera”
“Ti hanno messo i punti?”
“Giusto tre” disse indicando il sopracciglio “Una cosa da niente, poteva andare peggio”.
“Poteva andare peggio se Izzy non fosse arrivato”
“C'era ancora parecchia gente, prima o poi qualcuno sarebbe arrivato. Izzy semplicemente ha capito che venti minuti per fare pipì erano troppi anche per me”
“Come mai non sei arrabbiata?”
“Lo sono”
“Con me, dico”
“Con te? Perché dovrei?”
“Perché non ti ho aiutata”
“Axl, scusa, ma che c'entri tu? Non potevi sapere di dovermi aiutare”
“Non è una giustificazione! Io ero l'unico lucido sabato sera! Avrei dovuto capire che qualcosa non andava”
“Ormai non serve rimuginarci sopra, è andata bene, questo è ciò che conta”
Aveva capito dove Axl volesse andare a parare e quel comportamento sì la faceva arrabbiare.
“Scommetto che a me lo avresti raccontato, di Will intendo...se ti avessi considerata un minuto”
“Cosa ti fa pensare che a te l'avrei detto?” 
“Lo penso e basta”
“Ti sbagli, non lo sapeva nemmeno Amanda”
“Allora lasciatelo dire: sei proprio una cretina! Non lo sai che di queste cose se ne deve parlare? Cos'è che c'è scritto nel tuo deplian del cazzo sulle violenze? Urla mute? Ecco tu fai uguale!”
“Prima di tutto calmati. A volte non serve parlarne solo per il gusto di farlo. Amanda non mi avrebbe potuto aiutare e all'epoca avrei finito solo per agitarla. Così come non aveva senso parlarne a Slash l'altra sera dato il suo stato mentale alterato. Ne ho parlato alle persone giuste. Lo denunciai tre anni fa e l'ho fatto anche sta volta”
“L'hai fatto dopo che il casino è successo! Se me ne avessi parlato subito avremo potuto evitare il danno”
“Non c'è stata occasione”
“Vedi che ho ragione allora?”
“Oh, Axl! Che vuoi sentirti dire? Volevi giocare a fare il principe azzurro che salva la fanciulla dal drago? Una persona a te cara è stata aggredita e il tuo solo pensiero è che non hai potuto fare l'eroe! Scusa, ma ste cagate non fanno per me”
“Penso di non doverti dire da cosa dipende il mio bisogno di salvare qualcuno...”
“Credo di no. Però io non sono lei, nessuna lo è. Non è salvando altre donne che allevierai il tuo senso di colpa"
 Era fin troppo chiaro si riferisse al mancato aiuto che era riuscito a dare a sua sorella nei momenti più difficili.
“Fatto sta che mi sento terribilmente in colpa, è l'emozione più forte che riesco a provare. Sto a pezzi per il fatto che stai male, ma il sapere di non averti aiutato anche se potevo farlo mi distrugge. So bene che anche Steven si è sentito parecchio in colpa, ma nonostante ciò ha avuto il coraggio di venire. Io ieri non ero proprio in grado di affrontare il tuo sguardo”
“Non capisco se sia egoismo o una forma estrema di altruismo. Comunque non devi sentirti in colpa. Magari avresti potuto farmi un telefonata, ma sono certo che ti sei informato tramite gli altri sulla mia salute. Tutto qua, il resto non era una tua responsabilità”
“Si può scegliere chi sentire come una responsabilità?”
“...”
“Ti voglio bene, è normale mi senta in dovere di proteggerti e mi sento un vile a non averlo fatto”.
Alison desiderò che un muro di cemento si costruisse all'istante in mezzo a loro, impedendogli così ti entrare in contatto.
Si alzò avvicinandosi a lei. 
“Avrei voluto aiutarti, cosa c'è di sbagliato? Lasciamo da parte il resto e accetta il mio sentimento così com'è e se puoi perdonami. Scegli tu per quale dei due comportamenti”. 
Sentí i nodi dei suoi muscoli sciogliersi e uno strato sottile di lacrime le annebbiò la vista. Axl l'accolse stringendola in un forte abbraccio non smettendole di chiederle scusa o di chiederle perdono.
 
“Ho avuto paura”
“Ma non dovrai più averne”. 
Era più forte di lui, adorava essere l'eroe di qualcuno, anche se erano rari i momenti in cui ci riusciva. La sentí scoppiare in un pianto liberatorio. Forse aveva pianto anche sabato sera con Slash, o ieri in ospedale con Izzy, però sentiva che quel pianto aveva qualcosa di diverso. Perché tra loro due c'era qualcosa di diverso.
“Anch'io ho avuto paura...di perderti”
La accarezzó i capelli e passò un dito sul taglio, il più delicatamente possibile. Non poteva non avere un senso il dolore che aveva provato, era il segno di un sentimento profondo. Quanto dovevano ancora continuare a fingere?
“Alison...io...”
La ragazza si divincolò dall'abbraccio.
“Mi odio quando sono così”
“Come? Umana?” 
Gli sorrise sposando lo sguardo altrove.
“Mi stavi dicendo?”
“Niente lascia stare...”
“Comunque se continuiamo così oggi sarò io a doverti dare quaranta dollari”
“In realtà io ne prendo sessanta. Si metta d'accordo con la mia segretaria!”
Risero.
“Dai, tirati su ora. Niente terapia per oggi, ti va un gelato?”
“Trattamento “bambina indifesa” completo, eh?”
“Mi voglio godere i rari momenti in cui sei così”
“Stronzo”
“Potrei anche ricattarti ora che ci penso”
“Guarda che io piango spesso”
“Sì, ma se piangi da sola non vale”.

Uscirono dallo studio come due vecchi amici, come due fratelli o come due amanti. Era una relazione intricata quella che si stava sviluppando tra di loro, non se ne riusciva più a trovare un capo e una coda, non se ne riusciva più a dare una forma. Si ci stavano perdendo dentro anche loro due.
 
Axl fu fermato un paio di volte per degli autografi, fu per questo motivo che decisero di rintanarsi in un cinema, almeno con il buio nessuno lo avrebbe riconosciuto. 
C'era in programmazione Rain man ed entrambi amavano Dustin Hoffman.
Fu durante la scena del casinó che Alison riuscì ad essere sincera fino in fondo.
“Comunque avevi ragione...” 
“Su cosa?”
“Eri tu l'unico con cui volevo parlarne”
“Lo so, ma volevo giocare a fare il bastardo” 
“Lo so”.

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Capitolo 25
*** 24. ***


Sabato sera.



Alison uscì dal taxi e si accese una sigaretta, con la mano destra frugò nella borsa alla ricerca del bigliettino che fungeva da pass per entrare nella villa. Axl era riuscito a convincere tutto il gruppo ad andare alla festa della Geffen e ovviamente ad Amanda era stato dato un biglietto in più per Alison.
C'era parecchia gente fuori a fumare, uomini e donne vestiti in abiti eleganti che si godevano il fresco della serata. Cercò di trovare delle facce conosciute, ma non vide nessuno. In realtà di facce conosciute ne vide parecchie, ma loro non conoscevano lei: i complicati rapporti unilaterali con le persone famose.
Probabilmente i ragazzi erano già tutti dentro, dopotutto lei era in ritardo di due ore. Amanda era uscita prima di casa scocciata e urlandole contro di muoversi, ma la temperatura dell'acqua nella vasca era troppo piacevole per poterla abbandonare. Doveva rispettare fino in fondo il suo personale rituale di hangover: un'aspirina, abbondante acqua, frutta fresca e un bel bagno.

La sala principale della villa era arredata per ospitare il buffet e l'open bar, le vetrate delle porte finestre erano spalancate e davano sul giardino tagliato accuratamente, creando un bellissimo collegamento tra interno ed esterno. 
Adocchiò una chioma di capelli biondi, era sicuramente Duff. Si avvicinò salutando con la mano.

“Alison! Finalmente”
“Mandy, Duff! Ciao, come va?”
“Tutto bene cara”
“Gli altri dove sono?”
“Laggiù, suduti su quei divanetti” 
“Vado a salutarli, voi che fate?”
“Tra poco vi raggiungiamo”
“Come volete tesorini, sappaiate che se non vi volessi così bene vi odierei”.

Si allontanò da quell'aurea di romanticismo andando incontro ad un'atmosfera radicalmente opposta. Intravvide prima Slash, era seduto vicino a Steven, le gambe accavallate, intento a rollarsi un canna. L'erba era la loro idea di entreé. 
“Buonasera a voi” disse sorridente.
“Alison, ciao! Vuoi favorire?” le chiese Slash.
“Ehi dolcezza! Alla buon'ora” disse Izzy.

Gli si avvicinò per baciarlo sulla guancia e diede una rapida occhiata al ragazzo seduto vicino ad Izzy. Distolse lo sguardo distrattamente, ma ormai l'immagine le si era impressa nella mente. 
Posó nuovamente lo sguardo su quei capelli neri, su quel viso spigoloso come le borchie della giacca che indossava e si sentì morire. Il ragazzo la guardò a sua volta restituendole uno sguardo di profonda soddisfazione.
Impallidì e le ginocchia le si fecero deboli. Will invece sembrava avesse appena segnato il punto della vittoria al Super Ball.

Erano anni che non si vedevano, che avevano perso le loro tracce, o meglio, che Will aveva perso le tracce di Alison. Anche perché un'ordinanza del tribunale di Los Angeles gli aveva impedito di ritrovarle. 
Lo avevano intimato di stare alla larga dalla signorina Stone, spigando che qualora gli atti persecutori fossero continuati avrebbe risposto con qualcosa di più pesante di una semplice multa. 
Per Alison vederlo seduto tranquillamente sul divano vicino a Izzy fu un colpo al cuore, il nemico era in casa e i suoi amici fraternizzavano con lui.

Steven le piombò a dosso abbracciandola e affondando il viso tra i suoi capelli, mentre Axl continuò a fumare disinteressato chiacchierando con una ragazza vestita di rosso.
Si sentì invadere di rabbia, pur sapendo che non aveva motivo di esserlo.  Axl non sapeva nulla della storia di Will, quindi era normale che non corresse subito in suo aiuto, però almeno poteva degnarla di uno sguardo.

Si avvicinò e si sedette nel posto libero di fianco a lui.
“Ciao Axl”.
Aveva immensamente bisogno del suo aiuto.
Il ragazzo si girò, le diede un delicato bacio sulla guancia e poi tornò ad occuparsi della ragazza alla sua sinistra.
“Fanculo” bisbiglió Alison e istintivamente si allontanò verso il tavolo per versarsi da bere. 

Lo sentì avvicinarsi come si sentì avvicinarsi l'inverno.
“Alison, quanto tempo”.
Si considerava una persona piuttosto razionale, ma la paura viscerale che le scatenava Will Portman le faceva perdere sempre il contatto con la realtà.
“Ciao Will” disse spostando lo sguardo in cerca di vie di fuga.
“Chi l'avrebbe mai detto, eh? Ritrovarsi così”
“Già”
“Ho conosciuto i ragazzi giusto ieri” 
-Sai che fortuna- penso Alison tra sè e sè.
“Come stai?” Chiese per smorzare la tensione.
“Molto bene grazie, ma nonostante il tuo prezioso aiuto non sono ancora uscito dal tunnel”

Le profonde occhiaie non contribuivano a nascondere gli eccessi della vita di Will. Aveva il volto scavato ed emacciato, ma gli occhi vibravano come se avessero dentro tutta la vita del mondo.

“Nessuno ha mai detto che sia una cosa semplice”
“Per niente. Mi ha detto Axl che sei la sua psicologa, anche lui ha problemi di droga?”
“Non proprio, non è il motivo principale della sua terapia”
“Immagino sia un paziente migliore di me” serrò le labbra sottili in un sorriso sghembo. Conoscevano entrambi il sarcasmo amaro di quelle parole.
“Ogni paziente è una storia a se” disse sforzandosi di sorridere.
“Sai, mi è dispiaciuto molto per come ci siamo lasciati Alison, mi sono comportato orribilmente”
“Tranquillo, ormai è passato”
Anche se ogni tanto quel passato veniva a farle visita nei suoi incubi peggiori. 

Si girò di lato e incroció lo sguardo di Slash, il ragazzo le fece l'occhiolino e con un gesto della mano la invitó a sedersi vicino a lui. “Beh, a dopo Will” disse e si fiondò all'istante dal riccio. 
“Accomodati” le disse battendosi con i palmi delle mani sulle ginocchia. La ragazza si sedette comodamente su di lui e iniziò a sorseggiare il suo cocktail sentendosi finalmente al sicuro.

“Mi hai quasi ucciso con questi pantaloni di pelle”
“Deficiente”
“Ma perché se uno ti fa un complimento lo insulti?”
“Perché dici un sacco di cazzate”
Slash abbandonò la testa sulla spalliera sospirando.
“Non so più come fare con te”.
“Piuttosto, dov'è andato Izzy?”
“Io non ti basto?”
“Volevo parlargli...”
“Allora mi sa che dovrai aspettare. Sarà andato a farsi i cazzi suoi, metà delle ragazze qua dentro se lo stavano scopando con gli occhi, era un po' che cercare di resistere, ma evidentemente con qualcuna ha ceduto!”
“Mmm, allora senti, dimmi tu una cosa...” disse bisbigliando al suo orecchio.
“Ok, ma sappi che se mi sussurri così mi viene duro”
“Sei già strafatto?”
“Nella norma”, bevve un lungo sorso di whisky, “Allora, che vuoi sapere?”
“Quel Will...”
“No dolcezza! E che cazzo, con lui no eh, come fa a piacerti?”
“Ma che dici?! No, non mi piace. Volevo solo sapere come l'avevate conosciuto”
“È uno spacciatore amico di Steven, che ti frega?”
“E uscirà ancora con noi?”
“Perché?”
“Così”
“Oh, Alison, non mi piacciono i segreti, soprattuto quelli degli altri! Quindi parla chiaro”
“Ok, ok, non ti scaldare. L'ho conosciuto qualche anno fa quando facevo tirocinio a un centro per disintossicazione”
“Ah, capisco. Aveva provato ad uscirne quindi”
“Più che altro era stato costretto dalla famiglia”
“E ti ha riconosciuta?”
“Ma sì, certo”
“Giustamente! Una figa come te chi se la scorda, eh dolcezza? Chissà com'eri qualche anno fa...”
“Dovresti saperlo...”
“Cosa?”
“Niente, lascia perdere”
“Comunque mi sembra un tipo a posto”
“Oh Slash, in realtà...”
Il ragazzo fece scendere la mano dalla schiena al sedere di lei stringendo leggermente. Alison la scostò con indifferenza e la intrappolò in mezzo alle sue mani, stava cercando di fare un discorso serio, ma le sembra tutto fiato sprecato.  
“Vedi il fatto è che...”
“Cosa?” Disse mettendosi a giocare con le dita di lei.
“Il fatto è che...”
“Sei preoccupata per noi?”
-In realtà in questo momento sono più preoccupata per me-
“Anche...”
“Magari uscirà ancora qualche volta con noi, ma ti assicuro che avere uno spacciatore dentro al gruppo non peggiora di tanto le cose. Il modo per drogarci lo troveremo comunque”
“Ma sì, lo so...”
Le prese delicatamente la testa fra le mani girandola verso di lui.
“Ti assicuro che prima o poi ne usciremo Ally, dalla droga, dall'alcool, saremo puliti, solo che non è questo il momento. Però ci proveremo il prima possibile, ok?”
Annuì docilmente, non era quello che voleva dire, ma comunque quella era una bella notizia da ricevere.

“Piuttosto, hai visto la tipa che parla con Axl?” Chiese Slash con un ghigno malizioso.
Alison fece spallucce, fingendo disinteresse.
“Non l'avevo notata, chi è?”
“Si chiama Eleonor, l'ha conosciuta ieri sera. In realtà lei ci stava provando con Duff, ma dopo che lui l'ha liquidata si è buttata su Axl
“Stessa tipa per due sere di fila?”
“Gelosa?”
“No”
“Gelosa e anche bugiarda”
“Ma tu da che parte stai?”
“Dalla mia, e so per certo che il motivo per cui non sei ancora pazza di me è perché è un altro il membro dei guns che ti vorresti scopare”
“Sei completamente strafatto”
“Ma che ne sai?”
“Perché solo quando sei ubriaco mandi a puttane i freni inibitori nei miei confronti”
“Sapessi chi me li ha messi i freni inibitori nei tuoi confronti” disse infilando un dito nella canottiera di Alison e tirando verso di sè la stoffa per poi mollare la presa con un sonoro schiocco.
“Chi te li ha messi?” Disse risistemandosi la maglietta.
“Se siete così coglioni da non capirlo da soli, non sarò certo io a facilitarvi le cose”.

Will si andò a sedere vicino a loro ed Alison si sentì nuovamente in trappola. Si mise a chiacchierare con Slash, di musica, di macchine, di affari. Ignorarono completamente Alison e lei non poté essergliene più grata. 

Dopo poco si allontanarono seguiti da Steven, era arrivato il loro momento.
“Vuoi venire anche tu?” Le chiese Steven.
Rifiutó l'invito, non perché fosse del tutto contraria alla droga, ma perché preferiva evitare di passare altro tempo in compagnia di Will. 

Raggiunse Duff e Amanda passando volutamente davanti ad Axl e alla sua dama per quella sera, augurandosi che i suoi pantaloni di pelle uccidessero anche lui.
Duff e Amanda stavano parlando con un'altra coppia di sconosciuti, Alison prese le mani dell'amica pregandola di accompagnarla a ballare, inaspettatamente quest'ultima acconsentì divertita. 

“Quindi la signora McKagan vuole ancora divertirsi?”
“Stronza! Tra di noi non è cambiato niente, lo sai”
“Ieri sei stata con il muso tutta la sera, sembrava ti annoiassi a morte”
“Non è affatto così”
“Infatti ho detto 'sembrava'"
“Le altre ti hanno detto queste cose?”
“No, è un mio pensiero. Lo sai che non ci infamiamo alle spalle”

Ballavano una davanti all'altra, avvicinandosi quel tanto che bastava per permettere alle loro voci di sovrastare la musica.
Nemmeno Amanda sapeva di Will, era una di quelle cose davvero brutte che non si ha voglia di raccontare a nessuno. Sopratutto perché non si ha voglia di ricordarle a noi stessi.

“Comunque Axl non ti leva gli occhi di dosso” disse Amanda dopo un po'.
“Che si fotta, non so che gli è preso sta sera, ma ha voglia di fare il tenebroso”
“Ti ignora?”
“Mi ha salutata come si saluta una vecchia zia a Natale”
“E chi è la tipa con lui?”
“Una che ieri sera è stata liquidata da Duff e si è buttata su Axl”
“Davvero?” Disse la biondina sorridente.
“Così mi ha detto Slash”
“Aspetta qua, ok? Vado a dargli un bacio e torno”.
Non tornó.
“Lo ripeto, se non ti volessi così bene ti odierei” bisbiglió Alison tra sè e sè. 

Si stava arrendendo al fatto che quella fosse veramente una serata di merda. L'angosciante ricomparsa di Will, Axl in modalità figlio di puttana, Slash e Steven in modalità tossici, e Amanda e Duff, beh, loro era da un po' che erano in modalità asociali. L'unico giustificabile era Izzy, almeno lui si stava divertendo.
La pervase una strana solitudine, stare da soli non era un problema, ma stare da soli quando si era tristi lo era eccome. Tanto valeva buttarsi sull'alcol. Si sedette a bordo piscina e iniziò a bere meccanicamente senza gustare il sapore. 
Grazie a Dio i ragazzi che si avvicinarono a lei con la scusa: “Cosa ci fa una ragazza bella come te tutta sola?” furono solo due. Per il resto la lasciarono in pace.

La sua mente tornò nuovamente a Will. 
Aveva un animo gentile quando lo aveva conosciuto, era stata la droga a renderlo malvagio, o meglio, la mancanza di droga lo aveva reso tale. 
Si vedevano due volte alla settimana e per i primi mesi gli incontri passarono tranquillamente. Alison ricordava alla perfezione il quaderno dalla copertina verde bottiglia in cui annotava i progressi di Will. Era il suo primo quaderno di un paziente, lo trattava come fosse un cimelio. 
Dopo che la situazione fu degenerata, rilesse più volte quelle pagine alla ricerca del giorno esatto in cui le cose iniziarono a cambiare, in cui avrebbe dovuto sentire il campanello di allarme. 
Fu tutto molto graduale: una chiamata in più, qualche minuto aggiunto agli incontri, qualche biglietto di ringraziamento lasciato nella sua borsa. Poi le attenzioni di un bambino innamorato della maestra dell'asilo iniziarono a diventare manie.

-Come mai non sei venuta martedì?-
-Aveva da fare-
-Tu non devi fare niente! Tu devi occuparti solo di me!-

Pensava di essere lei a sbagliare qualcosa, forse Will aveva bisogno di più attenzioni per stare meglio. Restò impassibile per troppo tempo, finché la situazione non diventò completamente ingestibile. 
Will aveva fatto il grave errore di spostare la sua dipendenza da una cosa a una persona. 
L'ultima volta che lo vide la stava aspettando davanti casa, era scappato dall'istituto, sulle braccia aveva dei graffi freschi e lo sguardo infuocato. Non voleva parlare, voleva solo distruggere. 

“Alison”
La voce di Izzy la riportó sulla terra.
“Che fai qui?” Le disse appoggiandole una mano sulla spalla.
“Ciao Jeff” disse chinando la testa sulla sua mano, “Com'è andata?”
“Come al solito: mi diverto molto meno di quanto faccio divertire. Comunque siamo seduti vicino al bar, ci raggiungi?”
“Vado un attimo in bagno e arrivo” Si alzò in modo precario, sentendosi la testa dentro un'ottovolante.
“Ehi, ehi, attenta” disse cingendola per il bacino “Ti serve aiuto?”
“Non sono molto a mio agio con un uomo che mi accompagna a fare pipì”.
Guardò Izzy negli occhi, erano due spilli, “E poi, non mi sembra che tu stia molto meglio di me”
“Almeno mi reggo in piedi! Dai, fai sta cazzo di pipì e poi raggiungici”
“Ok papà”
“E non prendermi per il culo!”
Con il dito si disegnò l'aureola sopra la testa e si diresse verso il bagno.

Fare la pipì da ubriachi dovrebbe essere una disciplina olimpica. Ci vogliono equilibrio, coordinazione e abbondante forza fisica.
Prima di uscire dalla porta si guardò allo specchio, si vedeva gialla. Forse era la luce, ma in quel momento le sembró una cosa molto buffa, era identica ai personaggi di quel corto animato che andava in onda durante il Tracey Ullman Show. Scoppiò a ridere e ridendo aprí la porta per uscire.
Non ci riuscì, fuori dalla porta c'era qualcuno ad aspettarla e lei venne rispinta dentro il bagno con forza.

“Spostati! fammi uscire!”
“Shhh, quanta fretta”
Cercó di aprire la porta, ma Will le blocco il braccio portandoglielo dietro la schiena.
“Evitiamo di fare cazzate, eh bellezza?” Strinse forte finché non sentì un sussurro di sofferenza uscire dalla bocca di Alison. Con la mano libera girò la chiave nella serratura.
“Apri la porta Will, non fare cazzate di cui puoi pentirti”
“Pentirmi? Perché dovrei? Dovresti saperlo che io non penso al domani”.

Le prese per le spalle cercando di spingerla contro il muro, ci riuscì con facilità. Era magro, ma le braccia e le gambe erano un fascio di nervi così teso che avrebbero potuto sollevarla senza sforzo.
“Mollami!” Disse cercando di reggere il suo sguardo, serviva veramente fingere di non avere paura?
“Perché? È così divertente vederti in difficoltà, temevo non mi potesse capitare mai più”
Gli sputó in faccia. 
Will abbassó lo sguardo e sulla sua faccia comparve un sorriso sghembo. Quando tornó nuovamente a guardarla le assestò una ginocchiata alla bocca dello stomaco. La ragazza si piegò in avanti, espirando rumorosamente, inizió a tossire e si accovacciò su se stessa.

Will si allontanò e si andò ad appoggiare alla parete opposta guardando divertito la scena. Non la amava, non la voleva, non era violenza sessuale. Era violenza pura, fine a se stessa. 
Qualche anno prima erano diversi i sentimenti che lo animavano, la voleva sua, in ogni sfaccettatura. All'epoca sí, l'intento era scoparsela, con o senza la sua volontà.
Ora invece non c'era spazio per niente che non fosse odio, disprezzo. Ormai era tornato al suo unico vero amore e sembrava fosse proprio la droga a chiedergli di uccidere l'amante che per un periodo li aveva tenuti divisi.

“Com'è che diceva quella canzone?” disse riavvicinandosi ad Alison.  
“Ah sì, ecco, diceva: cryin' won't help you, prayin' won't do you no good”. Le tirò un schiaffo in piena faccia.
“Cerca di ragionare...” Disse parlando a fatica, riusciva a stento a respirare.
“Ragionare? Vuoi insegnare ad un tossico a ragionare? Che ne sa un tossico della prospettiva del domani? Pensi che se uno avesse cognizione del domani vivrebbe come vivo io? Non esiste il futuro, c'è solo il presente e ad ora non potrebbe esserci presente migliore”.

Alison cercò di alzarsi e Will la rispinse giú con un calcio.
“Sei patetica. Com'è stata la tua vita negli ultimi anni, piacevole? Anche la mia grazie, mi sono ripreso facilmente da quello che mi hai fatto. Mi hanno tenuto in gabbia per un po', ma sono dei fessi quelli della clinica. È bastato fare il bravo ragazzo e poi mi hanno rimesso in libertà”
Alison lo guardò stupita.
“Lo so a che pensi dolcezza! Pensi: “ma perché se sei libero da molto tempo non sei venuto a cercarmi prima?”. Avrei voluto credimi, tante volte, il tuo studio sarebbe stato così facile da raggiungere, eppure non ne sentivo il bisogno. Solo risentendo nominare il tuo nome ieri sera ho capito l'enorme divertimento di cui mi stavo privando”
“Dopo questa ti sbatteranno in prigione”
“In prigione? Vaffacunlo, come cazzo mi ci mettono in prigione, eh?”
Ricominció a picchiarla.
“Come mi ci mettono in prigione se non c'è nessun che parla?”
Non riusciva più a capire se le sue erano grida di paura o di dolore, sapeva solo che urlava forte, troppo forte perché qualcuno non sentisse.

Il rumore dei colpi sul suo corpo si confuse con quelli sulla porta. Qualcuno la stava sbattendo da fuori.
“Aprite!!”
“Jeff!”
Will aveva messo in conto che potesse accadere, ma non aveva messo in conto che potesse accadere veramente. Non gli importava, potevano fargli quello che volevano, la soddisfazione provata lo avrebbe accompagnato per un bel po' di tempo. Quando si bucava pensava forse a quando la signora in nero sarebbe venuta a prenderlo? No, e allo stesso modo non pensava a quando qualcuno lo avrebbe scoperto.

I cardini della porta saltarono all'improvviso. Furono due le guardie di sicurezza che bloccarono Will, anche se in quel momento ne sarebbe bastata mezza, era solo l'ombra di quello che era stato qualche minuto prima.

Izzy si fiondò all'istante su Alison.
“Figlio di puttana, come ti ha ridotta...tesoro, ehi, mi senti? riesci ad alzarti? Slash! Cristo santo, molla quel coglione e portarla fuori da qui! E qualcuno chiami un'ambulanza!” 
“Jeff, sto bene, non c'è bisogno...” Un colpo di tosse le bloccó la frase.
“Devi farti controllare! Slash! Cazzo!”

“Arrivo!” Urlò il riccio. “Quanto a te bastardo! Vorrei che nessuno avesse chiamato la polizia per ucciderti con le mie mani”. Provò a tiragli un pugno ma le guardie si allontanarono con Will.

“Dolcezza, vieni qui” disse avvicinandosi a lei.
“Cristo le esce il sangue dalla fronte, Alison riesci ad alzarti?”
“Izzy! Vuoi smetterla di agitarla ancora di più? Non provarci nemmeno ad alzarti, ti prendo in braccio”
“Non c'è bisogno, io...” Tremava come una foglia, in quel momento non sentiva dolore fisico, era solo paralizzata dalla paura. 

Slash la prese in braccio portandola fuori da quella carneficina, mentre Izzy andò dalla pattuglia della polizia per denunciare l'accaduto.
Fu lì che vide passare Axl, era sottobraccio con Eleonor, se ne stavano andando.
“Sempre casini con la giustizia, eh Starlin?”
“Vai dal bagno, così capisci di che casini si tratta” disse cupo.

Ci mise un po' a decifrare la scena. All'inizio vide Slash seduto su una panchina con una ragazza in braccio, sembrava la stesse cullando. Poi riconobbe la ragazza e il caos si impadronì ancora più di lui.
“Che cazzo è successo?”
“Quel figlio di puttana, è fuori di testa, l'ha massacrata” 
“Ehi...”
“Non ti sente. Sta dormendo o è svenuta. Comunque a momenti arriverà l'ambulanza, andiamo tutti in ospedale, vieni?”
“Io...”
Non riusciva a parlare, l'orrore di quello che aveva davanti agli occhi era difficile da elaborare. Sentì le sirene arrivare, Izzy e Slash si accordarono per chi sarebbe salito in ambulanza con Alison, andò Izzy con lei. Slash e Steven li avrebbe raggiunti in macchina. Tutti stavano facendo qualcosa, quanto a lui, era già tanto che si ricordasse come respirare.

“Allora Axl, non startene lì impalato, vieni o no?” 
“No”.
“Fa come vuoi Rose, buona scopata. Andiamo Steven!”

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Capitolo 26
*** 26. ***


Ci sono rapporti che sono destinati a sopravvivere nonostante il destino faccia di tutto per spazzarli via. Si erano ricontrarti per caso, anzi, per puro utilitarismo, ma era bastato poco tempo a far si che il termostato del loro rapporto si stabilizzasse nuovamente ai gradi più alti. Riprendere le vecchie abitudini e crearne di nuove era quanto di più fisiologico potesse esserci tra di loro.     

“Immagina se Axl scoprisse che mi inviti a cena di mercoledì sera”
“E tu non dirglielo” 
“Ma mi spieghi perché non vuoi vederlo in serate come questa?”
“Perché mi agita vedermelo girare per casa. Tu mi metti tranquillità, è come invitare a cena mio fratello”
“Certo, ora ci chiama agitare. Finirete male vuoi due se continuate così, da retta a uno stupido”

Purtroppo erano ancora piccoli quando si erano dovuti dire addio, non avevano potuto condividere a pieno le gioie e i dolori dell'adoloscenza, ad Alison avrebbe fatto comodo avere un amico come lui. Era sempre stato così: schietto e diretto.
Quando Alison si innamorò per la prima volta di un bambino della sua classe, fu a Izzy che lo confessó. Lui le consiglió di farsi baciare e toccare, ma di non farselo ficcare dentro. Ficcare. Neanche aveva capito cosa volesse dire, ma annuí per non sembrare stupida. 

“E poi ti invito a cena perché hai bisogno di mangiare, guardati, sei pelle e ossa!”
“Quella è la droga...”
“Può essere, ma anche questa tua dieta a base di birre e noccioline non mi convince per niente”
“Perché? Ci sono grassi, proteine, carboidrati: é equilibrata”
“Ti sentisse tua madre...”

Alison ricordava alla perfezione quel cucinino lindo e pulito di Lafayette, i colori, l'odore. Era come fosse passato solo un giorno dall'ultima volta che era seduta a quel tavolo a mangiare l'hotdish della signora Isbell. Sopra la cappa del forno c'era una targhetta di latta che recitava: “Chi ama suo marito cucina con lo strutto". Chissà se Izzy avrebbe mai trovato qualcuno che cucinasse per lui, anche senza strutto. E chissà se quella targhetta era ancora lì, nonostante tutto quel tempo, nonostante il divorzio, aspettando anche lei paziente che quel marito tornasse a casa.

“Quindi, mi dicevi, che ti ha chiesto scusa, e poi? Fine della faccenda?”
“Che altro doveva dirmi? No fermo, non ci provare nemmeno! Non è ancora pronto”
“Non lo so -disse Izzy posando la forchetta- qualunque cosa. Sembrava un uomo distrutto domenica. Senti, io non ci capisco niente, non ci voglio entrare nei cazzi vostri, so solo che è una posizione di merda quella dove mi avete messo”
“Dove ti avremo messo, scusa?”
“Nel mezzo!”
“Ti ci sei messo da solo...”
“No! Perché se entrambi mi dite cose ed entrambi mi chiedete di non dire queste cose, siete voi ad avermici messo. Solo che un giorno magari mi stuferò e vi sputtanerò a vicenda, ecco cosa farò”
“Povero caro”
Stronza” 
“Piuttosto, parlando di cose serie, come va il lavoro?”
“Insomma, ai piani alti iniziano a fare pressione, per questo stallo, è quasi sei mesi che non combiniamo niente“
“Diciamo che il 1989 non verrà ricordato come il vostro anno migliore”
“Già, grandi scopate e poche suonate, tu invece?”
“Mmm tralasciando il teenager alle prese con l'omosessualità e con manie suicide, tutto alla grande”
“Giura?”
“Beh, in tre mesi ha minacciato più e più volte di farla finita, non è una situazione semplice”
“Intendevo il fatto che è gay!” 
Alison lo incenerì con lo sguardo.
“Scherzavo dai, pessima battuta lo so, volevo fare l'Axl della situazione!”
“Lo odio quando fa l'omofobo a quel modo! Chissà perché ha quest'odio smisurato...”
“Ha paura glielo picchino nel culo”
“E ti sembra una cosa normale?”
“E Axl ti sembra una persona normale?”
“Mangia che si raffredda”

Mangiarono in silenzio, un silenzio privo di imbarazzo, un silenzio gratificante e condiviso. Il ronzio del frigorifero era l'unico rumore che gli teneva compagnia, fino a quel brusco battito sulla porta, che brutta interruzione! Era Amanda, si era dimenticata le chiavi, entró trafelata e ansimante, aveva gli occhi rossi di pianto.
“È ufficiale -disse- andiamo a convivere e presto ci sposeremo!”

Era arrivato quel momento. Presto avrebbero iniziato a guardare case insieme, a ispezionare agenzie immobiliari, Amanda si sarebbe preoccupata dei colori delle pareti, dell'arredo della camera da letto, di quale modello di lavastoviglie facesse più al caso loro, mentre Duff si sarebbe preoccupato del lato economico.
In giro per il mondo c'era pieno di ragazzi di venticinque anni che si sposavano, eppure Alison e Izzy continuavano a fissarsi a bocca aperta come se quella fosse l'assurdità più grande che avessero mai sentito. Erano felici per loro, eppure non riuscivano a vederla come una cosa plausibile. Dov'era finito lo spirito ribelle del batterista di Seattle? Il ragazzo con quello sguardo pungente ed affilato che riusciva ad incantare ogni sconosciuta gli si parasse davanti? O la ragazza instabile e spregiudicata con cui Alison aveva vissuto per tutti quegli anni? Era improvvisamente cresciuta e diventata consapevole di ciò che voleva dalla vita? Forse tutte quelle cose, le paure e i vizi, erano ancora lì, ma erano stati sommersi dalla voglia di superare tutto insieme, dalla voglia di confermare quella fragile unione con un per sempre. Come se bastasse un per sempre a salvare una relazione.   

“Quanto tempo ho per fargli cambiare idea?”
“Non ci provare nemmeno Stradlin!” Disse Amanda dandogli una pacca sulla spalla.
“Sto scherzando dai! Vieni qui, fatti dare un bacio, sono felicissimo per voi! Se per caso tutti i fratelli e sorelle di McKagan fossero occupati quel giorno sarei felice di fare da testimone!”
“E tu? Che mi dici?”
“Io sto ancora cercando di realizzare...”
“Non vedevi l'ora, di la verità! Finalmente non troverai più tutti i miei capelli ammassati nella spazzola!” Disse sorridendole dolcemente.
“Che scema che sei! Vieni qui piccoletta -disse tirandola per la mano- ho bisogno di un abbraccio”.


 
Fu Duff a fare l'annuncio in pubblico, il venerdì sera successivo.
Slash si alzò in piedi e sbattè con forza una bottiglia di spumante contro il muro: “Grandi cazzo, vi adoro! Qui c'è da festeggiare”. Axl si alzò in piedi a sua volta facendo un discorso molto profondo di auguri e felicitazioni, troppo profondo perché se lo fosse preparato in quei pochi secondi, probabilmente Izzy non era riuscito a tenere la bocca chiusa.
Continuarono a brindare aspettando insieme l'ora del concerto, sentivano intanto il vociare sempre più forte della folla provenire dai piani inferiori.

“Come stai?” Le chiese Axl andandosi a sedere vicino a lei. C'era sempre qualcosa di strano nel modo in cui glielo chiedeva. Non era il come stai di cortesia, frettoloso e privo di significato che domandava la maggior parte delle persone. Sembrava gli importasse veramente della risposta.
“Bene, sono felice per loro, anche se ammetto che la casa ora sarà molto più vuota”
“Puoi avere tutta la compagnia che vuoi...se vuoi!”
“Lo ricorderò! Tu invece?”
“Bene, nella norma, in realtà c'è una cosa che mi assilla...però vabbè, possiamo parlarne lunedì”
“No, dimmi pure, ci mancherebbe”
“Ma è una di quelle cose mie, sai, delle mie stranezze”. 
“Dimmi dai, ci allontaniamo un attimo se vuoi”
Si avvicinarono alla ringhiera del soppalco, Axl si mise davanti a lei cercando il più possibile di restare al nascosto da sguardi indiscreti.
“Questa cosa dei ricordi, no...voglio dire, anche nei sogni, boh, non lo so, io non sono un fottuto psicologo e ho paura di dire stronzate”
“Ehi, tranquillo, se dici quello che pensi o quello che provi non dirai mai stronzate”
“E se dico quello che sogno?”
“Ne dirai ancora meno”
“E che vuol dire sognare una siringa?”
“Ah beh, dipende da un sacco di cose...solo questo non basta! Non vorrai mica un'interpretazione da Cosmopolitan?” 
“Mmm direi di no! Ma quindi dici che dai sogni si può capire qualcosa? Sogni poi, incubi è più appropriato”
“Si può capire molto...”
“Il problema è che finisco sempre per dimenticarli! Non rimane niente, un niente che però mi riempie di angoscia. Se mi sveglio la notte ricordo qualcosa, ma la mattina dopo sparisce tutto”
“Tieni un foglio sul comodino e prova a scriverli appena ti svegli”
“Buona idea, o magari dovrei trovare una psicologa disposta a dormire con me così da poterli raccontare direttamente a lei”
“Anche, avvisami se la trovi”
Axl scoppiò a ridere e la tiró a sè per abbracciarla “Mamma mia che permalosa che sei stasera!”. Gettò un'occhiata sotto di lui e tra la folla vide un viso conosciuto.
“Ehi -le disse- ma quello non è Travor?” 
“Il mio Travor? Dove?”
Axl la fece girare e le indicó un gruppetto di ragazzi vicino al bancone. 
“Cazzo sembra proprio lui”
“Hai capito il ragazzino timido ed ingenuo”
“Ma che ci fa qui? Non è un posto per quattordicenni”
“Magari quelli con lui sono i genitori”
Alison lo guardò storto.
“Scherzavo” disse alzando le mani in segno di resa. “Dai Ally fregatene” disse cingendola per il bacino e facendola girare verso di lui “Di venerdì sera sono io l'unico paziente a cui puoi pensare”
“No, aspetta. Non mi convince questa faccenda, voglio vederci chiaro; vado giù a prendere da bere e controllo che sia tutto ok”
Axl la trattenne stretta ancora per un po' poi decise di mollare la presa.
“Come vuoi, vengo con te?”
“Meglio di no tesoro, tu dai troppo nell'occhio”
Axl le fece l'occhiolino e la guardò allontanarsi da lui, aveva qualcosa di diverso quella sera, era più bella quella sera, o forse, semplicemente aveva realizzato quanto la volesse sua quella sera. No, non avrebbe funzionato dormire con lei, se mai avesse dormito con lei di incubi non ne avrebbe avuti. 
Continuó a seguirla con lo sguardo mentre scendeva le scale e si avvicinava al bancone. Dedusse che Alison avesse ricevuto una sola palpata al sedere, perché fu solo una la volta che la vide girarsi e sbraitare contro il mal capitato di turno. Non perdonava nessuno: il culo era il suo, decideva lei da chi farselo toccare.

Si avvicinò a Travor e, per fortuna fu lui a chiamarla, togliendola da un grande imbarazzo.
“Signorina Stone?”
La ragazza si girò fingendo stupore.
“Travor, ciao, sei qui per il concerto?”
“Non proprio, e lei?”
“Sí, sono qui con alcuni amici”.
I due ragazzi vicino a Travor iniziarono a squadrarla con aria interrogativa. Guardandoli da vicino Alison realizzó che dovessero essere almeno cinque anni più grandi di lui.
“Piacere sono Alison” disse “Un'amica della sorella di Travor”
Il ragazzo la guardò con profonda gratitudine per quella biga a fin di bene, non aveva né confessato di essere la sua psicologa, nè l'aveva sputtanando davanti ai suoi amici con qualche cazziatone. 
“Beh, allora buona serata ragazzi, divertitevi” 
Alison prese il cocktail e si allontanò da loro, nonostante quella situazione non la convincesse minimamente. 

Ci mise un secondo a realizzare che il ragazzo a cui aveva rovesciato addosso tutto il gin tonic fosse Charles.
“Che cazzo! Stai attenta...Alison?”
“Buonasera! Scusami, ma anche tu devi stare più attento a dove metti i piedi”
“Io?!”
“Tieni dai, asciugati” disse porgendogli un pacchetto di fazzoletti.
“Che ci faccio con questi?” Disse togliendosi la giacca e rimandando in camicia. Tra le tante cose che Alison non aveva mai capito di lui era il perché non avesse mai outfit adatti a serate come quella.
“Come stai?” Le chiese tamponandosi con il kleenex la stoffa azzurra.
“Abbastanza bene”
“Visto? Ormai neanche te lo chiedo più perché sparisci da me senza dirmi niente”
“Facciamo progressi” disse accennando un sorriso.
“Però se me lo vuoi dire non mi offendo”
Alison alzò gli occhi al cielo.
“Piuttosto, che ci fai tu da queste parti?”
“Perché? Non ti sembra un posto adatto a me?”
“Beh, il rock non ti è mai piaciuto”
“Sono qua con alcuni colleghi di San Franscisco, morivano dalla voglia di sentire i Guns n' Roses in un locale che gli permettesse di vedere qualcosa di più di cinque puntini lontani”
“Mi sembra un buon motivo”
“E tu?”
“Non è strano che io sia qui”
Lui le sorrise scuotendo la testa.
“Ma è vero quello che si dice in giro?”
“Non so, che si dice in giro?”
“Che Amanda stia uscendo con il bassista dei Guns, cos'è spera che così finalmente qualcuno risolverà i suoi problemi economici?”
“Fanculo Charles”
“Aspetta!" disse trattenendola per un braccio "Scusa, lo sai che da parecchi anni Mandy non la posso soffrire” 
“Se magari la smettessi di vederla come la causa principale della nostra rottura ti passerebbe”
“Lo sai che non ci riesco, dare la colpa a qualcuno mi aiuta”
“Lo so”
“Sei con lei stasera?”
“Più o meno”
“E con chi sei?”
Alison alzò lo sguardo per indicare il soppalco.
“Ah, certo, ora Mandy ti ha dato le chiavi per il paradiso”
“Charles, per favore...”
“No, no, tranquilla, ora è fin troppo chiaro perché sei sparita”
“Lo stai facendo di nuovo!”
“Cosa?”
“Cercare un colpevole! Ma non c'è nessun colpevole e se anche ci fosse quel colpevole sarei certamente io” 
“Non è che io non ci provi a levarti dalla mente...”
“Ti sbagli invece! Non ci provi per niente”
“Certo che ci provo”
“Chi è l'ultima ragazza con cui sei uscito?”
“Cazzo c'entra?”
“Che non ti rendi conto del tuo potenziale”
Lo prese per mano e lo trascinò per la pista.
“Che vuoi fare?”
Alison battè con la mano sulla spalla di una ragazza e questa sí girò stupita.
“Ciao, scusa il disturbo”
“Ally! Per favore...”
“Secondo te com'è questo regazzo?”
La ricciolina ammiccò divertita.
“Direi che è un gran bel ragazzo”
“Grazie!”
Si allontanarono.
“Sei una stronza”
“E tu una noia mortale”
“Cosa c'entra la normalità con la noia?”
“Che ti sta uccidendo questo sogno della normalità! Hai 26 anni puoi ancora concederti di divertirti senza inseguire tutti i giorni la normalità, un lavoro, una relazione seria”
“Quindi cosa vuoi? Che mi metta a fare il cazzone, il drogato? A sbattermene una diversa tutte le sere come i tuoi nuovi amici? Se vuoi un tipo così posso esserlo”
“Charles, tu puoi essere ció che vuoi, ma non devi esserlo per me. Devi fare ciò che ti rende felice non ciò che piace a me”

Quanto gli voleva bene, troppo. Era il fratello che non aveva mai avuto, avrebbe voluto vederlo felice, tante volte si sforzava di essere lei quella felicità, e tante volte pensare di esserla la faceva essere felice a sua volta. Tuttavia sapevano entrambi di non essere più fatti par stare insieme.

Dall'alto del soppalco qualcuno osservava curioso e preoccupato la scena.
“Slash, qui qualcuno ha voglia di rogne” disse Axl indicando Alison nella pista sotto di loro.
“Chi è?”
“Il suo ex”
“E quindi? Stanno solo parlando”
“Si, ma anche con Will l'altra sera stava solo parlando, poi però hai visto com'è finita”
“Vabbè, questo è pazzo come Will?”
“E io come faccio a saperlo? Vorrei solo evitare di non fare niente anche questa volta”
“Che vuoi fare? Mica possiamo scendere ora con tutta quella gente”
“Noi no” disse e si allontanó verso l'uomo della sicurezza per bisbigliargli alcune direttive. Si avvicinò alla balaustra e Axl continuó a dargli ordini. Alla fine l'uomo annuì rassegnato e si allontanò.
“Hasta la vista baby” disse Axl guardando dritto sotto di lui.
“Sei un bastardo” disse Slash scoppiando a ridere.
“Peccato non possa farlo io in persona”
“Che fregatura essere delle star, ci toglie parecchio divertimento”

Videro la guardia di sicurezza invitare gentilmente Charles ad uscire. Alison iniziò a gesticolare infastidita opponendo resistenza.
“Non mi sembra sia molto d'accordo” suggerì Slash
Il rosso continuava ad osservare la scena impassibile.
“Forse non le stava dando noia”
“Ci stai zitto?! Cazzo”

Ora Charles veniva tirato per un braccio verso l'uscita mentre Alison continuava a sbraitare frasi che non riuscivano a sentire. Capendo che non c'era più nulla da fare si girò verso il soppalco indemoniata.
“Ok amico, io ti saluto”.

Alison salì le scale velocissima, la sentirono urlare già da metà rampa.
“Chi cazzo è stato? Eh? Chi ha avuto questa brillante idea?”
Slash indicó Axl senza nessun pudore.
“Axl! Ovvio, avrei dovuto immaginarlo, ma che cazzo ti è saltato in mente di fare?”
“Pensavo ti stesse infastidendo...”
“Pensavi? E scusami tu fai sbattere fuori una persona sulla base delle tue supposizioni?”
“Non volevo si ripetesse la scena di sabato scorso”
“Porca puttana! Sei un deficiente, stavamo solo parlando”
“Si, ma anche sabato scorso...”
“E lascia perdere sabato scorso!”
“Davvero Axl! Non è che puoi recuperare il mancato tempismo di sabato scorso facendo fuori tutti i futuri ragazzi che si avvicinano ad Alison” disse Slash.
Tempismo mi sembra un eufemismo” commentó Izzy. 
“Nessun stava parlando con voi due” disse Alison stizzita.
“Brava, diglielo” disse Axl convinto che automaticamente lei fosse tornata dalla sua parte.
“E tu non fare il furbo!” Disse puntandogli il dito contro. “Basta, stasera non vi sopporto più” prese la borsa e si allontanò spedita fuori dal locale.
“Alison! Torna subito qui!” Urló Axl 
“Quanti ne abbiamo oggi?” Chiese pacatamente Izzy.
Axl si girò verso di lui e lo guardò perplesso “Sedici, perché?”
“Ah, ecco, è mestruata”
“Tu tieni il conto del ciclo di Alison?” Chiese Slash sbalordito.
“Io tengo il conto del ciclo di tutte le donne con cui devo avere a che fare, e vi assicuro che fareste meglio a farlo anche voi!”
“Fanculo! Mestruata o meno io non la sopporto più, mi cura in terapia e mi fa uscire di testa nella vita vera”
“Calmati Axl, ricordati che abbiamo un concerto”
“Lo so cazzo! Ma quella stronza non può fare la comprensiva solo quando le gira a lei, ora che motivo aveva di reagire così? Era una cosa per ridere! Si faccia sbattere a dovere da quel damerino del cazzo, io non la sopporto più! Che cazzo devo fare?”
“Sai almeno cosa vuoi fare?” 
“Andare a spaccare la faccia a quel frocio vale?”
“No. Forza, ora basta stronzate! Recuperiamo Duff e steven, dobbiamo iniziare”


Gli sembrò di non aver mai cantato così male, ma tanto la gente urlava lo stesso. Alison non entrò nel locale e Axl si sentì aumentare l'acido nello stomaco. Era fuori con lui, preferiva stare con quel ritardato anzi che godersi il concerto, e lui ancora che stava ad aspettarla?
If I can't have you right now, I wait dear.....BULLSHIT!” 
Gli uscì dalla bocca senza controllo, col cazzo che ti aspetto! Lo disse sopra pensiero, eppure ebbe un successo pazzesco. Il pubblico lanció un fortissimo urlo di approvazione e i ragazzi non riuscivano più a contenersi dalle risate. Avrebbe dovuto usarla più spesso quella battuta.

Quando il concerto finí, Axl aveva solo una gran voglia di ubriacarsi. Sapeva bene che gli altri non si sarebbero limitati al bere e sapeva bene che anche per lui quella sera sarebbe stato fin troppo facile cedere. Solitudine, ecco cosa gli ci voleva. Rum e solitudine. Si diresse nella stanza di rimessa degli strumenti musicali, un'oasi di pace e tranquillità.
Le sue aspettative di beatitudine vennero interrotte da una scena vista e rivista in posti come quelli: un ragazzo seduto per terre, appoggiato alla porta mezzo svenuto. Roba all'ordine del giorno, peccato che quello era il ragazzetto che incontrava ogni lunedì pomeriggio da Alsion. Poteva girare i tacchi, andarsene, ignorarlo. Poi cambiò idea.
Gli si avvicinò e con lo stivale gli mosse leggermente la gamba.
“Sei sveglio?”
“Sul tetto...”
“Certo, come no. Senti stronzetto sei da solo?”
Non rispose e si girò dall'altra parte del muro. Axl sbuffò domandandosi che diavolo gli fregasse di badare a uno sconosciuto qualunque, eppure gli sembrava disumano lasciarlo lì. 
“Vuoi che ti chiami Alison?”
“...”
“Aspettami qui, ok? Vabbè, come se avessi alternative, arrivo”

No, forse non gliene fregava veramente un cazzo di quel ragazzetto, era solo una scusa come un'altra per andare a vedere che diavolo stesse combinando Alison, tra l'altro una scusa che gli avrebbe permesso di non passere nemmeno per spione.
Raggiunge la sala principale dove aveva lasciato i ragazzi e fu sollevato da trovarla li, senza Charles intorno.
 
“Alison...eccoti”
“Che vuoi ancora?!”
Sapeva che era ancora piuttosto arrabbiata e che non aveva la minima intenzione di perdonarlo, per lo meno (come al solito) fino a lunedì.
“Devi venire con me, è urgente”
“Senti non è aria, ok?”
“Vieni un attimo, c'è una cosa che devi vedere”
“No”
“Alison, per favore, non te lo direi se non fosse importante”
La sembrava piuttosto agitato, ma lei era troppo furiosa per dargli retta. Si girò nuovamente verso Amanda.
“Ok, dolcezza, l'hai voluto tu” disse Axl e stringendola da dietro la sollevò di peso.
“Mettimi giu! Mollami!!”
“Quando sarà il momento ti farò scendere”
Axl si fermò davanti al corridoio che portava agli stanzini.
“Mi prendi per il culo? Fammi scendere!”
Il rosso proseguì ignorandola e quando furono arrivati le fece appoggiare i piedi a terra.
Alison si girò di scatto seguendo il dito di Axl e lo vide.
Era seduto per terra, il volto emacciato e stampato in faccia un sorriso spento. Sorrideva come un bambino che sta male.
“Ma che cazzo...”
“È ubriaco marcio, dice frasi sconnesse”
“Era da solo quando l'hai trovato?”
“Sì, penso cercasse il tetto” disse Axl ridendo.
“Il tetto?”
“Te l'ho detto stava delirando. Che faccio? Chiamo l'ambulanza?”
“Assolutamente no! I suoi lo ucciderebbero se lo vedessero in queste condizioni, avete più cose in comune di quanto immagini. Aiutami ad alzarlo lo portiamo da me”
Axl non rispose, esitò un attimo, non gli sembrava per niente una buona idea, ma nemmeno discutere con Alison la era. Durante il tragitto si fermarono un paio di volte per farlo vomitare.
  
“Quante birre hai bevuto Travy, una o due?” Disse Axl canzonandolo in modo bonario.
“Te le sarai bevuto tu le birre, stronzo” disse biascicando come meglio poteva.
“Piselletto, io alla sua età reggevo molto di più”
“Axl, giuro che se non lo lasci in pace ti faccio scendere qui”
“Comodo avere la spicologa dalla tua parte, eh Travy?” 
“Fottiti pel di carota” 

Arrivarono all'appartamento di Alison e salirono le scale cercando di fare meno rumore possibile, cosa alquanto difficile dato che Travor non la finiva di cantare a ripetizione la stessa strofa di una canzone a loro sconosciuta: “If you wouldn't mind, I would like to leave”. 
Lo misero nel letto di Amanda, con un bacinella vicino.
“Se hai bisogno chiamami, io sono di là”
“Sei forte per essere una strizzacervelli” le disse e si girò dall'altra parte.

Tornó in salotto, Axl si era già accomodato sul divano e le face segno di andargli vicino.
“Me lo regalerai mai un fine settimana tranquillo dolcezza?”
Alison non rispose, si tolse le scarpe e si sedette vicino a lui, gli prese il braccio e se lo portò intorno alle spalle.
"Sta zitto e abbracciami"
Axl la cinse con il braccio e la fece appoggiare al suo petto
"ti ha detto qualcosa?"
“No, ma penso volesse ammazzarsi stasera”
“Che stai dicendo? E' così grave?”  
“Assurdo no? Uno a quattordici anni dovrebbe avere altre cose per la mente”
“Beh, io a quattordici anni non pensavo ad altro, poi però ho deciso di scappare di casa e lasciare morire gli altri in quell'inferno”
“Ma uno dove scappa se abita già nel posto dove tutti scappano?”
“Posso proporre uno scambio interculturale con Lafayette”
 Alison scoppiò a ridere e si sistemò più comodamente vicino a lui.
 
A volte c'è più imbarazzo nel muovere un dito che nel fare sesso davanti a degli sconosciuti. Perché quel semplice gesto potrebbe essere spezzato sul nascere e tutti i sentimenti che si porta dietro potrebbero essere distrutti. Voleva che la baciasse? Tocasse? Voleva fare l'amore o voleva essere scopata? La verità era che lui non sapeva nemmeno se lei lo volesse. Forse lei non sentiva la stessa attrazione che provava lui, forse a lei quella situazione andava bene così com'era. Pensò alla sera precedente quando con la massima tranquillità chiese a quella certa Amber di girarsi e di darle il culo. Normalmente non sapeva cosa fosse la vergogna, eppure li su quel divano, muovere un dito era più difficile di chiede a una sconosciuta di essere inculata. Avrebbe potuto vederla scostarsi diffidente, allontanarlo, respingerlo e quella sarebbe stata la fine, i suoi sentimenti sarebbero stati calpestati alla luce del giorno.
A volte ci si sente più nudi con le mutande addosso. 

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Capitolo 27
*** 27. ***





“Tu sei Axl Rose, giusto?”
Gli chiese Travor un giorno. Era la frase più lunga che gli avesse mai rivolto in quei mesi.
“Sì, sono io”
“Beh, grazie per venerdì scorso, ma la vostra musica fa cagare”
Axl lo guardò divertito.
“Prego, comunque, per fortuna sono in pochi a pensarla come te”
“Tra poco saranno in molti. È appena uscito il disco di un nuovo gruppo di Seattle, quella sí che è musica! Loro vi faranno il culo”
“Addirittura?”
“Puoi girarci, si chiamano Nirvana, ascoltali se non te la fai sotto”
“Certo, certo, quando suoneranno insieme a noi agli mtv music award li ascolterò sicuramente”
“Contaci! Ci suoneranno presto, dagli qualche anno e ve la metteranno nel culo a voi e a tutti gli stronzi, arroganti come voi”
“Amen” disse Axl a presa per il culo.
“Fottiti” e uscì nuovamente sbattendola porta.
Tutto sommato gli stava simpatico quel ragazzino.

Axl entrò nella stanza e, come ogni volta dopo che aveva fatto il colloquio con Travor, Alison era alla finestra a fumare.
“Ma tu li conosci i Nirvana?”
“Chi?” Chiese lei.
“Lascia perdere”

Alison aspirò profondamente la sigaretta, sperando con tutto il cuore che il tabacco si trasformasse in erba. La stava distruggendo quel paziente.
“Che hai?” le chiese
“Niente”
Notò che aveva gli occhi lucidi e la mano con cui teneva la sigaretta tremava incontrollata.
“La situazione è peggiorata?”
“Axl..”
“Dimmi”
-Ti dispiace se per oggi saltiamo la seduta? Sono a pezzi- 
“Hai fatto qualche altro brutto sogno in queste notti?” Disse e si andò a sedere cercando di riordinare le idee e le emozioni.
“Sicura di sentirti bene, se vuoi possiamo rimandare”
“Assolutamente no, siediti dai”
Axl prese posto davanti a lei.
“Allora che mi racconti?”
“Ho davvero un sogno da raccontarti, non so se è proprio un sogno o un ricordo. Non è come quello della siringa che ti ho raccontato settimana scorsa, è qualcosa di diverso”
“Parla liberamente come nelle scorse sedute. Tutto quello che ti viene in mente buttalo fuori”
Axl si sistemò meglio sulla poltrona appoggiando le mani sulle ginocchia. Chiuse gli occhi come le volte precedenti. Gli sembrava che ad occhi chiusi i pensieri vagassero più liberamente.

“Cosa hai visto nel sogno?”
“Un cavallo”
“E com'era questo cavallo?”
“Nero”
“Che stavi facendo?”
“Lo sto cavalcando”
Alison notò che Axl stava usando il presente, evidentemente stava rivivendo la scena in quel momento.
“Sei tu che scegli dove andare?”
“No, non riesco a controllarlo, non posso fermarlo”
“Riesci a tenerti?”
“Poco, mi sembra di cadere da un momento all'altro”
“Hai paura?”
“Da vomitare”
Axl era seduto con la testa appoggiata sullo schienale, gli occhi chiusi e le mani tremanti.
“E' tanto che fai questo sogno?”
“È un sogno che sa di vecchio”
“Cioè? Lo avevi già fatto?”
“Si, quando ero più piccolo. È come quando da grande ascolti una canzone di un cartone animato che credevi di non aver mai sentito, ma poi la canzone avanza ed ecco che il ricordo emerge. Questo sogno è uguale, sognandolo ho realizzato di averlo già sognato”
Aprì gli occhi sgranandoli, goccioline di sudore gli scendevano da lato alla fronte.
 
-L'amore e il lavoro, Alison- si ripetè mentalmente la ragazza. Sarebbe voluta correre ad abbracciarlo, stringerlo a se, risucchiargli via tutto il male che aveva dentro, ma doveva restare ferma. L'amore e il lavoro, divisi.
Axl la guardò sorridendo dolcemente “Che mi dice Freud? È un sogno rilevante?”
“Tutti i sogni lo sono” 
“E questo che vuol dire?”
“Può voler dire tutto o niente” 
“Dimmi il tutto”
“Non ancora”
“Non ne uscirò mai!” Disse alzandosi dalla poltrona “È impossibile. Sto cercando di trovare ricordi che neanche ricordo”
“Axl non è così semplice, la terapia regressiva non è un gioco da una seduta e via”
“Ma è così importante sapere certe cose?”
“Temo che non potremo dirlo fino a quando non verranno fuori”
“Non verranno mai fuori! Non so come fare a farli uscire"
“Axl tu non devi fare un bel niente! La mente lavora indipendentemente dal nostro volere. I ricordi emergeranno quando il corpo sarà pronto a riceverli e riviverli. Se hai voglia e tempo fai gli esercizi di che ti ho consigliati, se non ne hai voglia lascia perdere. Non è un esercizio di matematica che, se non ti eserciti, rischi di dimenticare. Gli imput li abbiamo dati, lasciamo che il corpo faccia il suo percorso”
“Il mio corpo non farà un bel niente”
“Il corpo è la nostra mappa. Tutti i nostri ricordi, anche quelli che noi non ricordiamo, fanno parte di noi, delle nostre ossa, dei nostri muscoli, sono tutti lì”
“Allora tu hai dei ricordi mozzafiato, dolcezza”.
Scoppiò e ridere.
“Sei incorreggibile” disse scuotendo la testa.
“Senti, devo chiederti una cosa”
“Dimmi"
“Penso che tra un po' di tempo dovresti prenderti due giorni di ferie”
“Perché?” 
“Credimi, non te lo puoi nemmeno immaginare”
Axl si alzò e si diresse verso l'impianto stereo di Alison, prese dalla libreria un disco con una torta disegnata sulla copertina e lo posizionò del piatto.
Si girò verso di lei per gustarsi ancora un po' lo sguardo enigmatico della ragazza, poi appoggiò la punta del braccio sul disco e la musica iniziò.
“Allacciati la cintura di sicurezza bambina, apriremo il concerto degli Stones”







La serata tanto attesa era arrivata. Erano tutti seduti sui divanetti dei camerini, bevendo fumando e divertendosi proprio come nel testo di una loro famosa canzone. Mancavano un paio d'ore all'apertura del concerto, ma gli animi ero già eccessivamente surriscaldati, complici l'alcol e la smania dell'attesa.
Alison era raggomitolata di lato con la testa appoggiata sulla spalla di Izzy, la testa le aveva comiciato a girarle quando erano ancora sul pullman. Davanti a loro un tavolino basso reggeva il peso di tutti i loro vizi. Sentiva in sottofondo i ragazzi chiacchierare e si lasciava trasportare dalla loro voci, quando un discorso stuzzicò la sua attenzione.
“Perché i capelli cotonati li avete scordati?” disse Izzy 
“Aaah, quanto tempo ci perdevano Michelle e Adriana per agghindarci a quel modo” disse Axl. 
“Comunque Rose i tuoi look sul palco sono sempre stati migliori!” Disse Slash.
“Modestamente”
“Oddio Axl, ti prego, dimmi che da qualche parte hai ancora quei pantaloni di pelle fatti a perizoma!” Intervenne Alison.
Axl la guardò sbigottito “E tu che ne sai di quei pantaloni? Non li metto da una vita!”
Alison realizzò all'istante di essersi tradita, ma decise di tirare finalmente fuori l'argomento. Si drizzò un attimo cercando di assumere una posizione dignitosa.
“Mmm ragazzi, aiutatemi a ricordare, correva l'anno 1985?”
Silenzio generale. 
“Su forza, non siate timidi! Concerto al Roxy, a detta di Axl il vostro primo concerto” continuò la ragazza.
“No, non può essere” disse Axl sconvolto.
Out ta get me fu la prima canzone” 
“Mio dio...” Disse Duff.
“Cioè, tu eri lì?” Disse Izzy girandosi stupito verso di lei.
“Roba da non credere!” Disse Axl, ancora pietrificato.
“Stronzatta ci conosci dal nostro primo concerto e non c'hai mai detto niente?” Disse Steven. 
“Non c'è stata occasione!”
“Scusate, ma non stavamo parlando del culetto di Axl?”
“Fottiti Slash!”
“Quindi tu sapevi già chi ero?”
“No Jeff, in realtà quella sera mi sembravi tu, ma poi Axl ti chiamò Izzy quindi pensai di essermi sbagliata! Ho scoperto fossi veramente tu solo il giorno che sei venuto in studio da me”
“Brava dolcezza, ti sei salvata in calcio d'angolo”
“Mandy c'eri anche tu?” chiese Duff.
“No! Quella sera stranamente io ed Ally eravamo separate, però ovviamente questo aneddoto lo conoscevo, ma ho preferito aspettare che fosse lei a parlarvene”
“Dio che storia!”
“Steven dai, non è mica una cosa così assurda!”
“No, io però ora sono curioso! Cosa avevi pensato di noi?”
“La verità?”
“Ovviamente” disse Steven riboccando il bicchiere di vino di Alison.
“Arrivati alla seconda canzone non ho più avuto dubbi, ero certa che da quel momento per voi sarebbe cambiato tutto ed ero sicura che avrei sentito ancora parlare di voi, anche solo dai telegiornali”
“La seconda era...” disse Steven sforzandosi di ricordare.
Wellcome to the jungle” sentenziò Axl. 
“Esattamente”
“Che storia” 
“E che culetto!”
“Non sei simpatica!”
“Ma se stavi benissimo!” disse Duff.
“E come si dimenava! Non potete capire che spettacolo abbiamo avuto giú dal palco appena si sono accese le luci, Mandy ti sei persa una serata da panico!”
“Axl ti prego potresti esibirti ancora una volta, solo per me?”
“No, però se vuoi li presto a Duff”
“Mmm potrebbe essere anche più interessante”
“Quasi quattro anni fa” disse Izzy “..Mio dio ragazzi, ne abbiamo fatta di strada”.
“Ed eccoci qua, due dischi dopo ad aprire un concerto dei rolling stones, da brividi” disse Duff.
“Alison tu avevi 21 anni giusto?” Chiese Axl.
“Già, ricordo che quel giorno, oltre ad aver superato un esame difficilissimo, mi ero anche lasciata con il mio ex storico chiudendo ufficialmente le porte con i rimasugli di adolescenza, mi sentivo libera.”
“Sarà stato un weekend da sballo allora”
“Uno dei più epici! Vi devo ringraziare ragazzi, mi avete regalato una serata fantastica” disse e fece l'occhiolino a Slash.
Il ragazzo quasi si strozzò facendosi andare il rum di traverso e iniziò a tossire, sotto gli sguardi di Alison e Amanda.
“Oh cazzo” commentò quando si fu ripreso.
“Che c'è?” Disse Axl
Alison guardò Slash come si guarda qualcuno a cui si è teso un tranello e finalmente realizziamo che il malcapitato c'è caduto dentro con entrambe le scarpe.
“Mio dio!”
Non riusciva a dire altro.
Alison sentì l'esplosione di una risata crescerle nel petto, ma si sforzò di resistere e lo sforzo la fece diventare rossa in viso. 
Amanda invece non resistette, si alzò dalle gambe di Duff e iniziò a ridere all'impazzata.
“Ma che sta succedendo?” Chiese Duff. 
“Guarda che ho capito sai?” Disse Slash rivolto ad Alison.
“Capito cosa?” Rincalzò Steven. 
“Cioè capito, più che capito ricordato...No, davvero ragazzi, roba da non credere”
Alison a quel punto non riusciva quasi più a trattenersi.
“Ma che succede?”
“Ora capisco la frase che mi hai detto quando ci siamo presentati a casa nostra, volevi tastare il terreno! E anche altre battutine successive” Disse Slash.
“Ma che state dicendo?” Chiese Izzy.
“Posso dirlo Ally?”
“Dillo pure Slash, qui siamo tutti grandi e vaccinati”
“Io..cioè noi..lei si era appena lasciata e..poi c'è la storia dell' esame..io l'avevo vista al bancone e mi era avvicinato, era il nostro primo concerto appunto, ma non ricordavo che fosse lei...però ora quando ha detto...”
“Slash arriva al punto!” Tuonò Axl 
“Il punto è che ho capito qual è il problema di essere perennemente ubriachi”
“Cioè?” Chiese Axl.
“Il problema è che poi uno non si ricorda di aver fatto sesso con una figa del genere!” Concluse Slash.
“Oddio, voi due avete fatto sesso?” disse Izzy.
“Già”
Alison finalmente scoppió in una fragorosa risata.
“Nooo!”
“Che notizia bomba!”
“Grandi ragazzi! Così si fa!”
“Cioè tu hai fatto sesso con la mia psicologa?”
“Ah quando ti gira sono la tua psicologa, eh?” 
“Ma ancora non la era! E poi è stata una cosa di una notte!”
“Oh, vedi di non sminuirmi così”
“Che scema! Mica ho detto che è stata una brutta notte!” Disse facendole l'occhiolino.
“Così va meglio”
“Oh su Rose! Cos'è questo muso? È stata un vita fa!”
“Vero, io ora mica ce lo farei sesso con Slash!”
“Chi è la stronza ora, eh?" 
“E poi com'era finita?” Chiese curioso Izzy. 
“Finita? Ma chi l'ha più rivisto! Voglio dire, io mi ricordo di lui solo perché dopo poco tempo è diventato famoso in tutta LA”
“Dai ragazzi davvero, quanto la fate lunga! È tanto strana una storia da una notte e via?” disse Slash.
“Per te no ma per...”
“Oh Jeff! Non metterti a fare il moralista con me!” Ringhió Alison.
“No scusate é che...”
“Ehi, tu hai perso la parola?” Disse Alison ad Axl.
“Voleva scoparti prima lui!”
“Non dire cazzate Slash, io e Axl non potremo mai fare niente, tra di noi c'è un rapporto professionale, giusto?” Disse Alison palesemente ironica, almeno con se stessa.
“Professionale, certo. Io vado a fumare” disse il rosso alzandosi.
“Grande Ally, ci davi dentro eh?”
“Steven!” Dissero in coro Izzy e Duff.
“Che ho detto?”
Alison rise nuovamente e sollevò le spalle divertita, Amanda le andò vicino e si sedette davanti a lei.
“Fammi vedere gli occhi” le disse.
Alison la guardò sgranandoli il più possibile e poi scoppiò a ridere.
“È completamente fatta” sentenziò Amanda.
“Oh finiscila! Ho bevuto come al solito”
“Da sobria non avresti mai raccontato questa storia”
“Infatti non ho detto di essere sobria, ho detto di non essere più ubriaca del solito”.


Steven si alzò in piedi “Ragazzi manca poco all'inizio del concerto, penso sia arrivato il momento di passare alle cose forti”
“Sono d'accordo con te, man” disse Izzy alzandosi per sgranchirsi le gambe.
“Ragazze, voi volete favorire?”
“Perché no? Serate come questa capitano una volta nella vita” disse Amanda.
“Non l'avete mai provata?”
“Mai in vena”
“E stasera, come volete fare?”
“Quello che il gruppo vuole, il gruppo fa”
“Ricevuto”.

Izzy sentì dentro di se un fugace slancio paterno verso Alison, la prese per un braccio per dirle di non farlo, di lasciar perdere, ma la sensazione durò poco e fu subito surclassata dalla smania del divertimento senza freni, così mollò la presa e le sussurrò “Non te ne pentirai”.
Uno schiaffo di calda euforia le arrivò all'improvviso, si sentì bruciare dentro, c'era chi paragonava quella sensazione alla forza di cinque orgasmi, ed Alison non potè che essere d'accordo, erano orgasmi sì, ma orgasmi in solitudine.

“Figli di puttana” sussurrò Axl rientrando nella stanza. 
Non era una novità che Axl fosse contrario all'eroina, ma Alison era certa che quella sera avrebbe chiuso un occhio, era una serata troppo fuori dagli schemi, troppo eccessiva per non spingere ancora di più l'acceleratore.
Lo vide avvicinarsi, Alison appoggiò la testa allo schienale del divano e lo fissò intensamente con un leggero sorriso.
“Come stai stronzetta?”
“Una favola”
“Dura poco, lo sai no? Dopo è una merda”
“Dopo ci penserò”
“Che cazzo”
“Ehi Axl, calmati, è la serata ad essere estrema, non ho intenzione di entraci dentro, ok? Non preoccuparti”.
“Non avresti dovuto comunque” la prese con forza per un braccio “Alzati in piedi, fammi vedere con stai”.
Alison si liberò dalla sua presa e si alzò con agilità. La vide mentre con noncuranza si sistemava il vestito che si era alzato eccessivamente e si ravvivava i capelli con le mani, era comunque bellissima.
“Visto? Sto bene”
“E stavi bene anche quando ti sei scopata Slash?” Disse avvicinandosi a lei.
La ragazza lo guardó impietrita. Lì per lì non poté non ammettere che un po' di gelosia da parte di Axl le facesse piacere, ma lo sguardo che aveva il ragazzo le faceva paura.
“Axl, è stata una vita fa. Comunque sì, sono stata bene, penso di essermi divertita”
Il ragazzo si avvicinò ancora di più finché il loro bacini non si toccarono. Le poggió le mani sui fianchi scendendo lento verso il sedere e la pressò vicino a lui in modo da far diventare ancora più intimo quel contatto.
“Con me ti divertiresti di più”
“Allora adesso esci di qua e vedi di farmi divertire”
La guardò incantato e le si avvicinò dandole un leggero bacio sulla bocca. Ma non gli bastava, le morse il labbro delicatamente e poi leccó quel punto che si era arrossato. Appena la ragazza dischiuse le labbra si infilò nella sua bocca senza esitazione e le loro lingue si rincontrarono finalmente dopo molto tempo. Dopo essersi nutrito a sufficienza di quel piacere molló la presa e allontanandosi le disse: “Non ti deluderó”. 
Lo disse con un tono cupo. Alison lo bloccò per un braccio e lo fece girare, e lo vide. Quello sguardo che purtroppo conosceva bene: Axl era furioso.

“Rose tu vuoi farti? Abbiamo ancora qualche minuto”
“Fottiti Duff, io non ne ho bisogno”
“Come preferisci, non c'è bisogno di incazzarsi”.

“Pensavo di portarmi fidare, almeno di te” sussurrò ad Izzy in modo che nessun altro potesse sentirli.
“Con che coraggio avrei potuto dirle di non farlo? Sarebbe stata una farsa! Il consiglio più ipocrita del mondo”
“Avrei preferito un po' di ipocrisia piuttosto che vedere Alison bucarsi in vena”
“Evita di farmi sentire in colpa, ok? Sto già sufficientemente di merda per conto mio”
Qualcuno bussò forte “Ragazzi, muovetevi, è ora di andare” disse una voce al di là della porta.
Axl guardò Izzy con sguardo penetrante “Preaprati al peggio amico mio” disse e uscì prima di tutti dalla stanza.

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Capitolo 28
*** 28. ***


 
  
I ragazzi seguirono rapidamente Axl fuori dal camerino, Alison e Amanda si avvicinarono alla guardia di sicurezza “Noi dove possiamo metterci?”
L'uomo le squadrò dalla testa a piedi “Le più belle sempre con i più disgraziati, se foste figlie mie...”
“Dove possiamo metterci?” Disse nuovamente Amanda.
“Aspettate un attimo qui, faccio uscire i ragazzi poi torno a prendervi, e tu!” disse rivolto ad Amanda “Dai un po' d'acqua e zucchero alla tua amica, a stento si regge in piedi” e si allontanò con i ragazzi.
“Che palle, dovevamo proprio trovarla noi la guardia di sicurezza premurosa, Ally come stai?”
“Insomma, un po'peggio di prima, ma acqua e zucchero mi fa schifo!”
“Tranquilla, non te l'avrei comunque data, non è certo un normale giramento di testa quello che hai”
“Eccolo, sta tornando”
“Seguitemi” disse.

Percorsero il corridoio lungo e stretto, mano a mano che camminavano le urla si facevano sempre più forti.
“Perfetto, da qui dovreste vedere e sentire tutto alla perfezione, cercate di rimanere sempre qua dietro, vi vieto assolutamente di fare un passo in avanti”.

Non riuscirono a rispondere all'uomo tanta fu la sorpresa di quello che si trovarono davanti: il palco del Memorial Coliseum si spalancò davanti a loro in tutta la sua bellezza, avevano una visione laterale, vedevano solo i ragazzi e una piccola parte della folla urlante, ma era davvero un posto d'onore.
“Beh, allora buon concerto, divertitevi con moderazione”
“Sarà fatto” disse Alison e mandò un bacio alla guardia di sicurezza.

“Buonasera figli di puttana!” Urlò Axl
“Bene, penso che sappiate tutti perché siamo qui. Siamo qui per aprire il concerto del miglior gruppo esistente sulla faccia della terra! Mi aiuterete a distruggere questo posto sta notte?”
E portò il microfono verso la folla che ricambiò con urló ancora più forte del precedente.

Dopo uno sproloquio di Axl sulle accuse rivolte a "one in a milion" iniziarono le note di It's so easy ed Alison sentì un impellente bisogno di vomitare.   
-Forse se mi libero starò meglio- pensò, ma la musica era troppo coinvolgente, la voce di Axl troppo graffiante e l'eccitazione troppo intensa per poter anche solo pensare di allontanarsi da quel posto.
Era una situazione irreale, la folla urlava e saltava sotto il palco, Steven batteva forte sulla batteria, Slash era in piedi sopra un amplificatore e si esibiva eseguendo alla perfezione il riff della canzone, era uno spettacolo mozzafiato.

Quando la canzone finì il silenzio lasciato dagli strumenti permise al boato proveniente dagli spalti di esplodere ancora meglio.
Axl si avvicinò alla folla, fino al limite estremo del palco. Aveva un altro annuncio da fare, molto più importante del precedente.

“Odio dover fare questa cosa sul palco, ma ho provato in ogni altro cazzo di modo. Se alcune persone in questo gruppo continueranno a fare certe stronzate insieme questo sarà il nostro ultimo concerto”
Il fragore di una chitarra invase il palco coprendo le parole di Axl. Era il personale ruggito di Slash, il modo per dire la sua in un contesto in cui non gli era permesso parlare, anche se avrebbe voluto urlare.
Il rosso però proseguì imperterrito.
“Sono davvero stanco perché troppe persone in questa band continunano a ballare con il maledetto Mr. Brownstone”
Senza bisogno di ulteriori comunicazioni a quell'ultima parola Steven inizió a suonare.
“Ma cosa...”
Alison si tirò su dalla parete a cui si era appoggiata.
“L'ha detto veramente?”
“Sì Ally. Mio dio è completamente impazzito”
“Il suo dannato ultimatum è arrivato”
“Questa sarà la fine dei guns, altro che l'eroina”

La canzone agli occhi del pubblico, come tante volte prima di quella, fu un gran successo, ma dentro ogni singolo componente della band fu uno spartiacque. C'era un prima e c'era un dopo, inesorabilmente.
  
Dopo Mr. Brownstone fu la volta di Out Ta get me e, quando Alison vide Axl sparire dal palco a causa di una brutta caduta, non poté fare a meno di pensare che il karma esistesse veramente.
 
Quando suonarono Patience invece, non poté fare a meno di pensare che il sentimento che provava per lui si stava evolvendo diventando ingestibile.
“Credo di essermi innamorata” sussurrò ad Amanda. Era la sua migliore amica, è vero, ma non aveva mai avuto l'umiltà di confessarle un segreto così grande. Pensó che quella fosse la sera giusta, era convinta che tutto sarebbe andato per il meglio, era convinta che infondo anche Axl stesse iniziando a provare qualcosa per lei.
 
Quello che invece pensó quando Axl annunciò sweet child of mine è avvolto nel dolore. Con pochissime parole il cantante riuscí a distruggere i castelli che Alison si era costruita.
“I dedicate this song to Erin”
E il buio l'avvolse.
Amanda guardó l'amica e potè giurare di aver visto il momento esatto in cui il suo cuore andó in frantumi. 
Quello era il concerto della terra bruciata. 
Per Alison quelle parole così nitide e così chiare non avevano bisogno del microfono per essere amplificate. Le erano arrivate dentro come un pugno. Sentí gli occhi che piano piano le si gonfiavano di lacrime. Non riusciva a reggersi sulle gambe, forse per colpa dell'eroina, forse per colpa dell'alcool o forse per la tristezza. Cosa si era illusa di essere per lui? Non poteva essere niente. Sentí uno sconforto fortissimo, un dolore lancinante propagarsi in tutto il corpo. Si sentiva illusa e terribilmente innamorata. Sapeva bene che quella canzone era stata scritta per Erin, ma si era illusa che Axl potesse pensare anche un po' a lei mentre la cantava, dopo tutto anche i suoi occhi erano azzurri.
“Tesoro”
Alison zittì Amanda portandosi un dito alla bocca. Non voleva sentire niente. Voleva solo sentire quelle parole, quella musica, quella voce che tanto amava, cantare, sì, cantare per un'altra.
Pianse, in silenzio.
Lo odiava, lo odiava perché mentre cantava lui la cercava con lo sguardo. Beffardo, stronzo, strafottente e dannatamente bellissimo.
-Cosa vuoi vedere Axl? Vuoi vedere quanto riesci, ancora, a farmi soffrire? Eccoti servito, non sono niente senza di te e ora lo sai-
Seguirono altre canzoni che Alison non riuscì a ricordare, forse, non riuscì nemmeno ad ascoltare. La nausea aveva raggiunto un livello insopportabile così come il mal di testa. Non aspettó la fine del concerto per tornare nei camerini. Chiese ad Amanda di seguirla e, intrufolandosi nella stanza, si mise alla ricerca della Soluzione.   

“Che stai facendo?” Chiese Amanda preoccupata.
Le lacrime rigavano il volto di Alison. Era a pezzi.
“Aiutami a cercarla! Non stare lì impalata”
“Ally, cerca di ragionare, non sei in te! Calmati”
“Mi calmerò tra poco...anzi,” disse fissando la bustina trasparente “tra pochissimo” la voce le si calmò quando tirò fuori dalla giacca di Steven la busta contenente la droga.
“Perché lo fai?” Le chiese mentre Alison era già intenta a preparare la dose.
“Per Chi lo fai?” Si corresse Amanda.
Gli occhi azzurri dell'amica la fissarono intensamente.
“Per farlo soffrire, e per non soffrire”
L'ago le entró piano nella vena e a mano a mano che il liquido entrava in circolo il suo sguardo si faceva più vacuo e perduto.
Sentì subito la testa farsi più leggera, le sembrava di respirare meglio, le sembrava che l'aria fosse di una consistenza migliore. E di nuovo, più forte di prima, quell'orgasmo di annientamento.

 
“Che diavolo ti è saltato in mente di fare?” 
Sentirono prima le urla di Duff e dopo poco tutti i componenti della band entrarono nei camerini. 
“Quello che avrei dovuto fare molto tempo fa” disse il cantante con una tranquillità disumana.
“Hai rovinato tutto Axl, se c'era ancora qualcosa che non eri riuscito a rovinare” disse Steven.

Duff prese posto lontano da Amanda, era come se volesse proteggerla. Gli sembrava di emanare delle scorie radioattive tanta era la sua rabbia.
Alison ad occhi chiusi intravvide Slash prendere posto vicino a lei. Non parlava, era in silenzio, gli occhi coperti come sempre dai capelli neri davano l'idea di essere chiusi e di non volersi riaprire mai più. Le posò la mano sul ginocchio nudo e strinse forte.
“Mai” le sussurrò “Non lo perdonerò mai”.

“È arrivato il momento di ripulirsi ragazzi, o lo fate o siete fuori” spiegò Axl.
“Da quand'è che ti sei arrogato la possibilità di decidere le sorti del gruppo?” commentò Duff.
“Da quando la situazione è degenerata. Ho deciso, voglio che firmiate una delibera in cui dite che tutti i diritti dei Guns sono in testa a me. In questo modo, se voi disgraziati doveste uscire dal gruppo, il gruppo potrebbero continuare con me.”
“Ti sei completamente fumato il cervello Axl!”
“Non ho detto che questa sia una scelta Steven, ve lo sto dicendo come ultima possibilità per farmi rimanere nel gruppo, altrimenti finisce tutto qui, ora”
“Che dovremo dirti? Che inizieremo a fare i bravi ragazzi? Dobbiamo farti una promessa?”
“No, dovete andare a ripulirvi”
“Credo di non aver capito bene” disse Duff.
“Avete capito bene invece, ho già parlato con l'agenzia. Dovrete iniziare a fare controlli e visite, non c'è più da scherzare, dovete prenderla seriamente”
“Ma vaffanculo! Decido io cosa fare della mia vita”.
Caló il silenzio, ed Axl, non contento di dove la situazione fosse arrivata, provocò ulteriormente i suoi compagni.
Oo-oh that smell...” 
“Axl...” Sussurrò Izzy chiudendo gli occhi, quasi lo stesse pregando. Non poteva credere che il suo amico si stesse spingendo così oltre.
Can't you smell that small?” 
Slash provò un impellente bisogno di stringere le mani intorno al collo del cantante. Ad aprire bocca invece non ci pensava neanche.
Oh-oh that smell, the smell of...” 
“...Finisci la frase Rose e giuro che saranno le ultime parole che dirai” disse Duff a denti stretti, ma Axl si era già fermato con un ghigno soddisfatto sulla faccia.

“Ragazzi, ad ogni modo, forse ha ragione..” intervenne pacamente Izzy “..Forse dovremo davvero fare qualcosa, stiamo rischiando di perdere troppo”
“Semplicemente non capisco perché dovremo farlo quando e come dice lui”
“Io vi sto solo dicendo che dovete farlo, punto! Avete un problema e dovete risolverlo”
“Slash” continuò Axl severo.
Il riccio si sforzò di alzare gli occhi e guardarlo.
“Alla serata di domani sera mi aspetto che tu faccia un discorso”
“Un discorso?” Disse Steven.
“Si” continuò il rosso rivolto a Slash “Dovrai parlare di quanto la droga faccia schifo, di quanto sia sbagliato farsi e del fatto che i Guns hanno ufficialmente deciso di uscirne”
“Sai Axl” disse Slash molto lentamente “Forse non hai capito che io queste cose che hai detto le penso veramente e ti avrei anche supportato se avessi deciso di parlarmene normalmente. Invece tu sei così, prendi e fai, non ti curi di nessuno se non di te stesso, sei un egoista e un egocentrico. Lo farò questo maledetto discorsetto, ma non perché sei tu a dirmelo”.
Si alzò in piedi e tirò un calcio ad una sedia facendola cadere, poi continuò a sfogarsi.
“Sveglia! L'eroina fa male! Dio, che novità che mi hai detto, avvisate la stampa, forza! Axl Rose ha scoperto che drogarsi fa male. Cristo, avevi mille modi per dirci che non reggevi più questa situazione e hai scelto il peggiore”
“Lo sapevate da un pezzo che ero contrario!”
“Oh piantala Rose! Ti sei fatto anche tu in passato, più e più volte! Quando Michelle ti ha fatto scoprire l'eroina ci sei andato sotto parecchio, come tutti noi. Per cui evita di fare il superiore e di sentirti superiore solo perché da qualche mese sei riuscito a non farne abuso, siamo tutti nella stessa merda”
“Il mio rapporto con la droga non hai mai influenzato il gruppo”
“La droga forse no, ma i tuoi cazzo di cambi d'umore? la tua violenza? la tua cattiveria? Queste cose sì, l'hanno influenzato fin troppo”
“Ragazzi!” intervenne Duff esasperato “Basta puntarci il dito uno contro l'altro! Finiamola. Abbiamo tutti le nostre colpe, fine della storia. Detto ciò, sono d'accordo con Axl: dobbiamo ripulirci”
“Sono d'accordo anch'io” disse Izzy.
“Slash? Sei disposto a farlo?”
“Sì cazzo, sì che sono disposto. Ripeto è stato il modo ad essere sbagliato non il messaggio in se”
“Volevo trovare un metodo efficace” disse Axl, non certo per giustificarsi.
“Steven?” Disse Duff 
“Cosa?”
“Tu ci stai?”
“Ma si certo, dobbiamo porvarci”
“Riuscirci” corresse Axl.
“Si, riuscirci, ovviamente” disse Duff per niente convinto di quello che stava dicendo.

“Ragazzi non so se ve lo ricordate, ma stanno suonando i Rolling Stones la fuori” disse Alison cercando di assumere un tono di voce il più normale possibile.
Si sentì gli occhi di Axl addosso.
“Ti sei fatta di nuovo?” 
-Touchè
“Non sono affari tuoi”
“Rispondimi!” 
Lo ingoró, e di nuovo cercando di raggruppare tutte le forze che aveva, si alzò in piedi.
“Seriamente. Stanno suonando “Angie” e io non me la voglio perdere”
Slash le si avvicinó quasi per andarle in soccorso.
“Hai ragione bellezza, questo concerto vale più di mille cazzoni. Andiamo”
Duff si girò verso di lei e le fece un timido sorriso, Alison notò che aveva gli occhi umidi. 
“Sono d'accordo con Alison” disse Steven.
“Muoviamoci allora” disse Slash.
Uscirono tutti e si avviarono nello spazio dove Alison e Amanda avevano visto il concerto precendete, beh insomma, quasi tutti.
“Tu non vieni?” Chiese Izzy ad Axl.
“Non pensò di essere il benvenuto, non che me ne importi qualcosa”
Izzy fece un lungo sospiro sforzandosi di ricordare tutti i motivi per cui voleva bene al ragazzo davanti a lui.
“Ci sono tante cose che vorrei chiederti Axl, ma non ne ho voglia, anche perché so che tanto le risposte non le sapresti nemmeno tu”
Con gli occhi abbassati intenti ad osservare il mozzicone di sigaretta che bruciava tra le sue dita, sussurrò una domanda, forse più a se stesso che a Izzy: “Mi perdonerà?”
“Chi? Slash per l'eroina o Alison per la dedica fuori luogo?”
Il rosso non rispose. Si alzò in piedi e tirò un calcio alla sedia dove prima era seduta Amanda.
“Me ne torno in albergo. A domani, forse” 



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 "That smell" di Lynyrd Skynyrd. La frase della canzone sarebbe proseguita dicendo "...The smell of Death surrounds you". E' una canzone sulla droga molto tosta, ma se non la conoscete vi consiglio di ascoltarla. Allo stesso modo vi consiglio, se non l'avete già fatto, di guardare il concerto di cui parlo(mi pare fosse la seconda sera) è veramente pauroso e la scena della caduta di Axl merita davvero! ;) 
 

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Capitolo 29
*** 29. ***


Erano le tre di mattina quando l'euforia della serata iniziò a lasciare il passo alla stanchezza. Steven si svegliò di soprassalto, dei capelli neri impestati di fumo gli stavano impendendo di respirare. “Ehi, scusa, potresti spostarti, per favore?”. 
La ragazza sdraiata vicino a lui aprí gli occhi e lo guardò speranzosa “Te ne devi andare?”
“Temo di sì...” 
“Beh, magari puoi chiamarmi. Ti lascio il numero”
“Sì, certo, assolutamente”

Era più forte di lui, non ci riusciva a trattarle male. I suoi amici avrebbero dovuto fargli un corso accelerato di stronzaggine. Diede una rapida occhiata in giro e vide Alison addormentata su un divanetto. Le si avvicinò.
“Ehi piccola, che ne diresti di un letto vero?”
La ragazza si svegliò e gli fece segno di avvicinarsi, aveva voglia di abbracciarlo.  
“Andrà tutto bene Steven, ce la farai”. 
Le sorrise e poi si scostò imbarazzato da tutta quella tenerezza nei sui confronti.
“Vi prego torniamocene in Hotel” disse Izzy.
Steven si girò e lo vide sulla porta insieme a Slash 
“L'autista è giu che ci aspetta”
“Certo, per noi va benissimo, ma Axl?” chiese Steven.
“È andato via parecchio tempo fa, prima di Amanda e Duff. Forza andiamo, giuro che se sto più di dieci minuti sul pullman vomito anche l'anima” disse Izzy.
 
Il viaggio fu breve e indolore come i ragazzi speravano. Slash, con il volto appoggiato al finestrino, guardava le luci della città scorrere velocemente fuori dal vetro, gli sembravano un serpente di luce. Si girò a guardare Alison, le leggeva sul viso la stessa sofferenza che sentiva sul suo. Entrambi, suppure per motivi diversi, erano traditi quella sera.
“I tradimenti forgiano le ossa”. 
“Come dici?” Chiese Izzy mezzo addormentato.
“Lascia perdere, tanto non ci credo nemmeno io a quello che ho detto”.

Arrivati al loro Hotel, Alison si era di nuovo addormentata, Slash si chinò su di lei per prenderla in braccio.  
“Non ha una bella cera” disse Izzy.
“È solo un po' più pallida del solito”
“No, semplicemente penso non fosse abituata ai nostri ritmi”
“Non è certo stata l'eroina a fotterla stasera” commentò Steven pigiando il bottone dell'ascensore nella Hall.
“Non so con che coraggio si farà vedere domani” 
“Sempre che si faccia vedere domani” 
Izzy stava per schiacciare il numero del piano di Alison, ma Slash lo fermó.
“Aspetta, portiamola un attimo su da noi”
“Scordatelo, non se ne parla nemmeno. Cerca le sue chiavi nella borsa, la portiamo in camera sua”
“Izzy, per favore, non mi va di lasciarla sola stasera. Nella suit abbiamo il divano-letto libero, facciamola dormire li”
“Fa come vuoi. Chi ha le chiavi?” 
“Io” disse Steven.
“Sveglia allora, apri!”

Entrarono nel piccolo salottino, un po' di luce artificiale filtrava dalle tapparelle abbassate e permetteva di orientarsi tra i mobili della stanza. Slash appoggiò Alison sul divano e andò nelle stanze alla ricerca di un coperta. Quando tornó nel salotto urtó il tavolino facendo cadere il vaso di fiori appoggiato sopra. Alison dischiuse gli occhi e vide il ragazzo intento a spostare i cocci con il piede.

“Come stai?” gli chiese.
Slash si girò verso di lei e le sorrise.
“I'm tierd, I'm weary, I could sleep for thousand years”
Alison gli sorrise a sua volta e decise di rispondergli continuando a cantare.
“A thousand dreams that would awake me...”
“Tu sei sicuramente un sogno che potrebbe svegliarmi”
“È un complimento?”
“Assolutamente”
“...”
“Sono stanco, fammi spazio. Voglio sdraiarmi un po' con te”.

Si tiró su e si mise a sedere, Slash si sdraiò posando la testa sulle gambe di Alison, poi le prese una mano e se l'appoggiò sulla guancia.  
“Ne usciremo vivi?”
“Il gruppo più pericoloso del mondo dici? Oh si, ne uscirete alla grande”
“Che cazzo ho fatto nell'ultimo anno? Giuro che non lo ricordo”
“Eri in convalescenza, convalescenza da successo. Ora andrà tutto per il verso giusto, avete un gran bel progetto a cui lavorare”.
Alison gli accarezzava dolcemente i ricci scuri, lo vide chiudere chi occhi e notò le profonde occhiaie che li incorniciavano, era veramente distrutto.
“Slash?”
“Sssh, vieni Ally, sdraiati anche tu, dormi un po' qui con me”
Alison gli sorrise e si sdraiò affianco a lui.
“Sei diventata un po' più grande stanotte bambina”
“Per l'eroina dici?”
“No, non per l'eroina”
Alison capì che Slash aveva realizzato quanto fosse stato distruttivo per lei sentire uscire quelle parole dalla bocca di Axl.
La strinse forte, sentì la sua schiena a stretto contatto con il petto nudo del ragazzo. Quell'abbraccio era tra i più protettivi che avesse mai avuto il piacere di ricevere.

“Fanculo a tutto sta notte” le disse. Iniziò a baciarle il collo e portó una mano sulla sua pancia avvicinandola ancora di più. La fece girare e la guardò negli occhi, con uno sguardo che non aveva bisogno di parole. 
La baciò, senza esitazioni. 
“Sappiamo entrambi perché lo stiamo facendo” disse Alison ad un millimetro dalla sua bocca.
“Lo so, ma questo non lo rende meno eccitante”
Le sue labbra morbide e vogliose non lasciarono spazio ai dubbi. La baciò di nuovo, con impeto, spingendo la lingua dentro di lei in modo invadente. Si ricordò all'istante della notte con quello sconosciuto, la carica erotica non era cambiata. Le salí sopra e passó le mani sulle sue gambe risalendo fino a sollevarle il vestito.
“Ce lo meritiamo entrambi di godere stanotte. Da domani tu potrai tornare ad amare l'uomo che ti rovinerà la vita e io potrò tornare a fare finta di sopportarlo, ma almeno per stanotte siamo al sicuro”
Quando lo sentì levarle gli slip e appoggiarsi su di lei ebbe un sussulto di piacere. Lo sentiva muoversi sopra di lei e le sembrava di impazzire. Era puro, semplice, sesso, non c'erano sentimenti ad inquinare l'aria. 

“Goditi il momento” le sussurrò all'orecchio e così fece. Si lasciò andare. Che cosa aveva da perdere? Per chi doveva comportarsi bene? Ne aveva voglia e non c'era nessun motivo valido per non farlo. Non c'era più un motivo valido per non farlo. Axl non era suo e non lo sarebbe mai stato.
L'orgasmo di Slash fu un urlo trattenuto. Si appoggiò pesantemente sul letto e chiuse gli occhi.
“Ci voleva” 
Slash si girò verso di lei e rise “Dio, hai ragione bellezza, ci voleva eccome! Il sesso è un arma potentissima”
“Già, ma anche una bella dormita non guasta”
“Hai ragione. Vieni qui ora, fatti abbracciare. È stata una notte estenuante e non c'è niente come l'abbraccio di un amico”
Alison sorrise nel sentire quella parole, avevano capito entrambi la natura di quello che avevano fatto, e non c'era niente di più bello. Sentì le sue braccia che la stringevano stretta e riuscivano a farla sentire al sicuro.
“Buonanotte Slash”
“Notte tesoro...” disse portandola un po' più vicina a lui “...fai bei sogni”.



L'atmosfera rilassata di quella stanza strideva nettamente con quello che stava avvenendo a pochi metri di distanza.
Dicono che i ricordi emergano quando meno te lo aspetti. Non serve un contesto preciso, non serve essere in meditazione. Possono riafiforare alla luce mentre sei in autobus per andare a lavoro, o mentre sei al cinema, o di notte come un incubo.
Basta una scena, un odore, un rumore, e gli anni che hanno sotterrato il tuo ricordo svaniscono, si dissolvono. E lui è lì che ti fissa, freddo e viscido, come sei ci fosse sempre stato. Ti fissa con scherno perché, anche se per molto tempo sei riuscito ad ingannarti facendo finta che non esistesse, ora lui è di nuovo lì, e ora che ti ha ritrovato è pronto a infieriti tutto il male non ti aveva mai potuto dare prima.
È una lama tagliente che spinge, batte sulla bocca dello stomaco e risale l'esofago, la trachea e si sprigiona in un urlo di dolore.

Si rotolò giu da letto, il sapore dell'alcol gli impastava ancora la bocca. Si mise addosso i primi vestiti che trovò sulla sedia e uscì dalla sua stanza. Aveva bisogno di lei, solo di lei. Di lei che sapeva e poteva capire, di lei che riusciva a trasmettergli tutta la tranquillità di cui aveva bisogno. Sperando solo che lei fosse ancora disposta ad ascoltarlo.
Quando entrò nel salottino d'ingresso realizzò di non dover fare altra strada per trovarla. Lei era nel divano letto sdraiata accanto a Slash, il quale la abbracciava stretta da dietro. Si fermò ad osservarli e mai come in quel momento si sentì estraniato da tutta quella bellezza, da tutta quella gioia e serenità. Lui era una mela avvelenata, lo era sempre stato, a lui tutta quella pace era negata. Lo sentiva dentro il verme che si dibatteva nello stomaco, si sentiva sporco, e inesorabilmente perduto.
Con che coraggio poteva avvicinarsi per chiedere aiuto? Dopo che aveva fatto soffrire entrambi? Forse queste sofferenze se le meritava tutte.
Improvvisamente gli tornò in mente quella scena, gli sembrò di sentire una presenza alle sue spalle e si sentì sprofondare. 
No, non aveva alternative.

Si avvicinò di lato ad Alison, le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla, “Alison” disse con la voce rotta dal pianto “Tesoro, ti prego svegliati”, la ragazza si risvegliò delicatamente, aprì prima un occhio e poi entrambi “Axl, che succede?”, la voce gonfia di sonno.
“È arrivato” 
“Chi è arrivato?” disse ancora dormiente.
“Il passato Ally”

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Capitolo 30
*** 30. ***






Alison a quelle parole si destò di scatto spalancando gli occhi, non riuscendo a trattenere un sussulto.
Slash si girò dall'altra parte mugolando infastidito da quei rumori.
Liberata dalla presa si mise a sedere sul divano letto, Axl era in terra seduto davanti a lei, il volto più diafano del solito, il bianco dei suoi occhi rigato di rosso e le labbra serrate.
Si inginocchiò davanti a lui e lo strinse forte, la testa del ragazzo si nascose tra l'incavo delle spalle di lei e i suoi capelli. Sentiva i baci della ragazza sulla nuca, lenti, teneri e rassicuranti. Tentò di farsi il più piccolo possibile per essere inglobato in quell'abbraccio, voleva che ogni singola parte del suo copro si sentisse al sicuro.
“Tesoro, vieni, alziamoci, andiamo di là” 
Lo prese per mano, entrarono in camera di Axl e si sedettero sul letto malconcio: le lenzuola erano arrotolate strette, il cuscino a terra, il letto evocava fisicamente ciò che era successo nella mente del ragazzo.
“Non era un sogno questo” disse Axl, la faccia nascosta tra le mani.
“Tesoro...”
“È uscito fuori come se fosse sempre stato li, come se non l'avessi mai dimenticato”
“Che cosa, Axl?”
Lui” 
“...”
“Mi toccava, le sue mani...” La voce gli si spezzó in un conato di vomito, non riuscì a trattenersi e vomitó un po' dell'alcool della sera prima misto a paura liquida.
“Chi ti toccava?”
“Lui!” Urló
“...”
“Mio...” Si bloccò di nuovo stavolta per tirare un calcio alla sedia.
“Tuo padre?” disse Alison con un filo di voce.
Il volto del ragazzo era quasi trasfigurato dall'orrore che stava vivendo.
“Non ce la faccio, sto impazzendo!” Urló.
“Axl, ti prego”
Agguantò la tenda con le mani e la tirò giù con tutta la forza che aveva facendo saltare gli incavi attaccati alle pareti.
“Sto impazzendo”
“Sfogati allora! Spacca tutto!”
Si girò verso la ragazza e guardandola con uno sguardo indecifrabile la bloccó per le braccia.
“Ho bisogno di droga Alison, sì, eh tesoro? Puoi fare questo per me? Vammela a prendere, è di là nella valigia di Steven”
“Axl stai avendo un crisi di nervi, la droga è l'ultima cosa che ti serve”.
Urló fortissimo e iniziò a tirare calci allo sportello dell'armadio, un compensato di pessima qualità dato cedette quasi immediatamente sotto i suoi piedi.
“Lo ucciderei! Se non fosse già morto lo ucciderei!”. Si dimenava per la stanza come un animale in gabbia tirando calci e pugni a non finire. Alison era pietrificata più dalla tristezza che dalla paura, se la sentiva addosso la sua sofferenza. Lo sentiva urlare frasi indicibili, lo sentiva invocare spiegazioni a un Dio che non lo aveva mai ascoltato, lo sentiva maledire sua madre. Stava combattendo un'estenuante lotta contro se stesso quando poi finalmente si buttó a terra nel pavimento freddo e iniziò a piangere. Pianse, pianse a lungo, con sussulti cosí forti che gli facevano sobbalzare il petto. Ogni tanto tirava ancora qualche pugno dove trovava: per terra, alla parete, sulle sue gambe. Iniziarono a farsi sempre meno frequenti e il pianto disperato lasciò spazio al pianto di un bambino.
Alison si sedette in terra affianco a lui.
“Tesoro, vieni qui” gli disse dolcemente.
Ancora con gli occhi chiusi il ragazzo si avvicinò a lei e gli posò la testa in grembo. La stessa scena che era avvenuta qualche ora prima con Slash. Come qualche ora prima, Alison iniziò ad accarezzare i capelli del ragazzo e realizzó che quello che provava per Axl era il sentimento più forte che avesse mai provato in vita sua.
“Shhh, vieni qui, ecco da bravo, va tutto bene ora”
“Perché? Perché mi ha fatto questo? Perché nessuno mi ha difeso?”
Scoppiò a piangere anche lei, davanti a quelle domande. 
Il suo piccolo William, avrebbe voluto essere lì quel giorno, stringerlo tra le sue braccia e portarlo via da quell'orrore. Se lo immaginava con quel faccino paffuto, correre e ridere a crepapelle, se lo immaginava puro come tutti i bambini di due anni. Lo strinse forte, perché era ancora lì quel bambino, nascosto dai tatuaggi, dai capelli lunghi, dalle borchie della giacca di pelle. Era ancora lì, sotto tutti gli eccessi, sotto quella corazza che per lungo tempo gli aveva salvato la vita. 
Rimasero così per un tempo difficile da stabilire, Axl si addormentò mentre Alsion rimase vigile a sorvegliare su suoi sogni.



“Sono distrutto” disse all'improvviso con filo di voce.
Alison si alzò lentamente per andare ad abbassare completamente la tapparella, la luce dell'alba stava entrando dalla finestra, ma loro avevano ancora bisogno della protezione della notte. Poi si girò verso Axl sorridendogli dolcemente.
“Hai bisogno di riposare”
“Che ore sono?”
“Non importa, domani ci sarà un'altra serata impegnativa devi dormire un po'”
“Fammi compagnia però”
Axl si trascinó per andarsi a sdraiare sul letto.
“Aspetta” disse Alison “Fammelo un attimo sistemare”.
Cercò di rimboccare le lenzuola come meglio poteva, tirò su il cuscino e la coperta da terra e riuscì a renderlo di nuovo un letto.
Axl nel mentre si tolse le scarpe e alle scarpe fece seguire i jeans e ai jeans la maglietta e si buttò nel letto.
“Vieni qui anche tu” le disse.
Alison, con la disinvoltura che solo la profonda stanchezza e i postumi di una sbornia riescono a dare, si tolse il vestito che aveva dalla sera prima e si andò a sdraiare accanto ad Axl.
“Fammi un po' di spazio”
Si mise di lato ed Alison si infilò sotto le coperte con lui.
“Con Slash non dormivi così”
Alison si sentì morire, M a non era il momento per essere sinceri, Axl non l'avrebbe sopportato, non quella notte.
“Slash non è te”  
Ed era vero. Aveva risposto onestamente, senza dire bugie, ma anche senza rispondere direttamente alla sua domanda.
Lui le sorrise, evidentemente quella frase era un tocca sana per il suo orgoglio.
“Ora cerca di riposare, io sono qui con te”.
“Sei stupenda” le disse, l'abbracciò forte e la tirò più vicina a sè spingendo la mano sulla sua schiena.
“E io...sono uno stronzo. Ti ho vista prima che piangevi...”
“Shhh non ci pensare ora, sono cazzate quelle”
“No, non lo sono. Voglio sempre far soffrire le persone. Ci godevo, sai? Ci godevo mentre piangevi, perché sapevo che piangevi per me”
“...”
“Sapere che quella notte hai fatto sesso con Slash mi ha fatto uscire di testa, e poi vederti fatta di eroina, insomma sono impazzito”
“L'abbiamo visto tutti che sei esploso stasera”
“Già. Infatti probabilmente me le merito queste sofferenze che sto vivendo ora”
“Axl, non dire cazzate! Non c'entra niente questo discorso, tu ti meriti il meglio del meglio in tutto, fine della storia”. Ora era lei ad abbracciarlo stretto per proteggerlo da se stesso.
“Se potessi scegliere un posto dove morire sarebbe tra le tue braccia”.
Sentirgli dire quella frase la mandò in estasi, lo strinse ancora più forte, se più forte si poteva.
“Vorrei che fossi mia, solo mia. Se ci fossi tu con me, d'ora in avanti, allora sì che la mia vita varrebbe la pena di essere vissuta”.
“Io mi sento tua già da molto tempo” sussurrò Alison.
Il ragazzo a quelle parole si divincolò con facilità dalla presa e si sdraiò sopra di lei. I capelli di lui ricadevano morbidi sui seni della ragazza, ormai non si poteva più tornare indietro.
"Mi vuoi Alison?" 
La guardò con uno sguardo nuovo, senza filtri, le sembrava di leggergli l'anima.
“Ti voglio con tutta me stessa”
“E allora basta fingere” disse avvicinandosi a lei “Hai detto che mi vuoi? E allora dimostramelo”
La ragazza con un colpo di bacino cercó di spostare Axl per ribaltare le posizioni. Appena fu seduta sopra di lui lo guardò a lungo, ogni minimo dettaglio di quegli occhi verdi, della bocca semiaperta, la vide muoversi ma non riuscì a sentire cosa diceva. Si avvicinò con lentezza ma con costanza, iniziava a sentire le pulsazione del basso ventre di lui che palesavano la crescente voglia di entrambi, quelle sensazione sì, erano meglio di eroina pura. Lo baciò e lui ricambiò con molto più impeto di lei. Passandole le mani sulla schiena arrivó all'aggancio del reggiseno e lo slacciò con facilità. La ragazza inizió a muoversi più rapidamente premendo forte su di lui. Axl spinse giù le gambe di lei per riuscire a sfilarle meglio gli slip, poi tenendola salda per il bacino la sdraió sul letto per ammirarla meglio. Lei manteneva lo sguardo intensamente, la vide mentre portava le mani ai suoi slip per abbassarli. Sentí la sua mano avvolgerlo e la lasciò fare per un po' godendo di quella sensazione.
Si sdraiò su di lei facendosi spazio tra le sue gambe e la penetró con forza. Non c'era spazio per cavi e amplificatori quella notte, era una suonata in acustica in piena regola.
Inizió a muoversi su di lei, chinandosi appena per riuscire a baciarla, non era importante dove.
Una gamba di lei gli circondò il bacino e premette un po' per aumentare il contatto. Non lo voleva lasciare andare, era ubriaca: di alcol, di sesso, di vita. Voleva sentirlo dentro fino in fondo, provó mentalmente a ricordare quando fosse stato il suo ultimo ciclo e quanto fosse rischioso quel vizio, ma un movimento eccessivamente forte del ragazzo la distolse da ogni pensiero. Mollò la presa della gamba per permettere al ragazzo di uscire quando avrebbe ritenuto più opportuno, ma Axl non lo fece. Le prese le mani portandole dietro il cuscino e tenendola ferma continuò a muoversi sopra di lei osservandola godere.
Le venne dentro, non riuscì a farne a meno. Era troppo tempo che quella voglia veniva trattenuta, soffocata, ora era impossibile bloccarla. Doveva esplodere in tutta la sua potenza.
Avrebbe dovuto allontanarlo, ma prorprio quella sensazione dentro di lei riuscì a portarla all'orgasmo e ogni barlume di raziocinio l'abbandonó del tutto.
 
“Questa resterà per sempre la notte peggiore e migliore della mia vita” le disse e si addormentò profondamente ancora dentro di lei.

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Capitolo 31
*** 31. ***



Il sole era già alto nel cielo quando si svegliarono. Alison passò una mano sui capelli di Axl, ancora incredula di poter avere un contatto così intimo con lui. Era riuscita ad addormentarsi solo dopo molto tempo, non riusciva a smettere di fissarlo, accarezzarlo e abbracciarlo. Aveva il terrore che una volta sveglio si sarebbe alzato dicendo che era stato uno sbaglio.
“Buongiorno” era una parola semplice che ne racchiudeva a centinaia.
Lo sentì stiracchiarsi leggermente, era a pezzi, si sentiva come se un tir gli fosse passato sopra, non una, ma due volte.
“Buongiorno dolcezza” le disse.
“Come hai dormito?”
“Incredibilmente molto meglio di tante altre notti”
“Mi esplode la testa” disse lei.
“Eh stronzetta, vuoi fare la figa a drogarti e poi ti becchi le conseguenze” disse baciandole la fronte.
“Tu come stai?”
“Non voglio alzarmi da letto, vedere gente, parlare. Non possiamo stare per il resto della vita in questa stanza?”
“Mmm penso che non sia una possibilità, e poi quest'aria da depresso non ti si addice per niente”
“Alison?
“Sì?”
“È successo davvero quello che penso?”
La ragazza si sentì sollevata. Se uno vuole cancellare un fatto non tira certo fuori il discorso appena sveglio. Gli prese la mano e la posò delicatamente sui suoi seni per poi farla scendere giù verso il fianco e farla arrivare al sedere.
“Tu cosa dici?”
“Mmm che è meglio se mi rinfresco le idee. Salimi sopra, ne ho voglia ora” le disse.
Alison si sedette su di lui  e iniziò a muoversi sinuosamente incarnando la schiena all'indietro.
“Forse non dovremo rischiara anche sta volta” gli sussurrò.
In tutta risposta Axl appoggió entrambe le mani sui suoi fianchi per non lasciarla andare. Alison si piegò verso di lui per baciarlo.
“Non ho nessuna intenzione di lasciarti andare” le disse.
I movimenti di Alison si fecero più ampi, ogni volta sembrava stesse per farlo uscire e poi lentamente si spingeva più affondo di prima. Gli sembrava potesse venire da un momento all'altro, lo stava facendo impazzire.
“Dolcezza, così non mi aiuti”
“Voglio farti godere non aiutarti”.
Tenendola stretta la fece sdraiare sul letto e si mise sopra di lei.
“Vuoi sempre comandare tu, eh?”
Axl sorrise a quella battuta, effettivamente era la verità.
La penetró nuovamente con movimenti forti e decisi, finché non la sentì gemere di piacere. Era lui che doveva decidere il ritmo.
“Non sembra che ti dispiaccia così tanto se comando io”.
Alison non rispose, ma la sua faccia valeva più di mille parole.
Quando sentì i muscoli delle sue gambe farsi più rigidi e il bacino a vibrare capí che era sul punto di venire, cercò di rendere il movimento ancora più intenso e le fece raggiungere l'orgasmo. Per lui non c'era niente di più affascinante del vedere una donna che godeva per merito suo. Uscì fuori all'ultimo momento e si sdraiò pesantemente su di lei, assaporando gli ultimi spasmi che sentiva ancora sul suo corpo.

“Vado a farmi una doccia" disse Alison trascinandosi fuori dal letto e infilandosi gli slip. "Pensi che i ragazzi saranno già svegli? Non vorrei mi vedessero in questo condizioni”
“Uno ti ci ha già vista...”
“Axl, per favore”
Si alzò da letto per andarle vicino, sapeva di aver detto una battuta squallida, ma la rivalità che aveva con Slash era troppo forte per non comportare frasi del genere.
“Scusami, non sono bravo a gestire la gelosia” disse baciandola.
“Ma dovresti capire che qui non c'è niente da essere gelosi”
“Avrai tutto il tempo che vuoi per farmelo capire, vai a lavarti ora, se ti guardò ancora un po' nuda non ti faccio più andare via”.

Si sedette allo scrittoio della camera di albergo, era da quando si era svegliato che aveva delle parole che gli vagavano per la mente, orse avevano iniziato a vagare già dalla notte prima. Aveva bisogno di metterle nero su bianco.

“Steven e Slash dormono ancora, di Izzy non c'è traccia” disse Alison quando tornó dal bagno.
Axl si stropicciò gli occhi con la mano destra.
“Evidentemente aveva bisogno di riflettere per i fatti suoi, io però non voglio sbattimenti questa mattina, ho altre cose a cui pensare”
Alison recuperò per la stanza i vestiti della sera prima.
“Lo so Axl, ma purtroppo non potrai fare a meno di parlare con loro di ieri sera”
“Aspetta” disse aprendo la valigia “mettiti qualcosa di mio, almeno sono puliti”
“Mmm, non pensi che così sia troppo esplicito?”
“Cosa? Che abbiamo scopato?” 
“Esatto, preferirei evitare certe domande di prima mattina.”
Si avvicinò a lei e la prese in braccio.
“Perché non mi contraddici quando dico che abbiamo scopato? Dovresti arrabbiarti”
“Perché dovrei farlo?”
“Perché scopare si usa per le cose occasionali, mentre tra di noi non c'è niente di occasionale”
“Credo di no”
La fece scendere deluso da quella risposta e andò a rovistare nella tasca della giacca per cercare le sigarette. Alison notó dei fogli di carta scritti e si avvicinò per leggere.
“E questa?”
“L'ho scritta ora, mentre eri in bagno”
Breakdown...” 
“Adatta alla serata, non credi?”
  
<We all come in from the cold
We come down from the wire
An everybody warms themselves
to a different fire
When sometimes we get burned

You'd think sometime we'd learn
The one you love is the one
That should take you higher>

    
“Ehi, ma questa è mia!” Disse Alison indicando l'ultima frase.
is a little hard to belive, 
but every body darlin sometimes 
bite the hand that fide> 

 
“Te l'avevo detto che te l'avrei rubata, ho il permesso?”
“Sarò in una tua canzone, e in una che non parla di troie! Un miracolo”
“Deficiente! Ancora che stai a pensare a Back Off Bitch? Comunque prima di pubblicare l'album è ancora lunga, fai ancora in tempo a farmi incazzare e farmi cambiare idea”
“Se quando sarà il momento di pubblicare l'album non saremo più in rapporti potrai mettere Back Off Bitch, ma non dovrai mettere questa”
“Buon compromesso, ci sto. Senti -disse abbracciandola- ma del discorso di ieri cosa ne pensi? Di quello che mi è successo dico”
“Non lo so Axl, dobbiamo parlarne con calma, sono discorsi lunghi da fare e non si possono fare...”
“Nudi nel letto?”
“Ecco, tanto per dirne una”
“Ma ora come funziona? Ha ancora senso che io venga da te il lunedì?”
Alison fissò il soffitto pensierosa.
“Dio, effettivamente non so se questa faccenda abbia senso da mesi”
“Già, ma ora ancora più di prima, no?”
“Non lo so Axl, dimmelo tu. Ora ancora più di prima?”
“Lo so che vuoi fare eh, vuoi lasciare a me l'incombenza di dire quello che siamo, ma te lo posso dire serenamente. Non è stata una cosa di una notte Alison, io ora ti voglio punto e basta. Ti voglio mia, da qui in avanti, non posso più scendere a compromessi”
“Per me è stato difficile in questi mesi scindere le due cose, ma il fatto che non ci fosse niente di esplicito tra di noi mi aiutava molto. Ora però sarà veramente difficile, soprattuto in un momento così delicato per te”
“Credimi, già sapere che mi sei vicina è sufficiente. Ora sarei perso senza di te”
Alison rimase in silenzio, combattuta tra la felicità di essere essenziale per lui e la consapevolezza che partendo da quelle basi non poteva che nascere un rapporto malato dalle radici.
“Non ho intenzione di affibbiarti ad un altro psicologo se è questo ciò di cui hai paura”
“Potrei sparire per altri mesi”
“Lo so”
“Alison, io comunque intendevo che non potrei fare a meno di te come donna, come persona, non c'entra la psicologia”
“So anche questo. Comunque, teniamocelo per noi, almeno per oggi”
“Scordatelo, dovrei stare altro tempo senza toccarti o baciarti? Tu sei pazza”.
“Sto solo dicendo di non andare di là a fare un outing in stile Mandy e Duff, perché non c'è l'atmosfera adatta”
“Lo capiranno da soli, ti assicuro che se voglio so essere molto esplicito”
“Lo immagino. Ora in piedi però! Devo spararmi del caffè dritto in vena”
Axl la fissò storto.
“Scusa, pessima battuta. Dai forza, alzati. Abbiamo il mondo da affrontare”


Alison andò in camera sua per cambiarsi facendo scorrere nella sua testa i nomi delle persone con cui avrebbe dovuto parlare: Jeffry, Slash, Amanda. Non sapeva da chi iniziare, ma sapeva per certo chi voleva tenere per ultimo. Bussarono alla porta di camera sua, l'ultimo della lista era proprio lì davanti a lei.
“Jeff...”
“Buongiorno tesoro, come ti senti? Ti ho portato il caffè, anche se sono quasi le quattro”
“Mi salvi la vita, grazie!”
“Figurati. Si è svegliato?
“Chi?”
“Come chi? Slash... Non hai dormito con lui?”
“Ah sì, no, cioè quando sono andata via dormiva ancora. Mentre Axl si è svegliato”
“L'hai visto? Era in camera sua? E che ti ha detto?”
“Niente” 
Jeffrey scosse la testa, non era per niente stupito da una reazione simile di Axl.
“Credo che dovremo andare su a parlare. Ho preso un caffè con Duff e abbiamo deciso di affrontare il discorso tutti insieme. Ieri sera eravamo troppo sfatti per capirci qualcosa”
“Mi sembra una buona idea”
“Già” disse Izzy grattandosi la testa “Beh allora ci vediamo dopo, come membro dei Guns o solo come Izzy Stradlin” disse allontanandosi nel corridoio.
Alison lo fermò trattenendolo per un braccio.
“Jeff...giurami che non sarete troppo cattivi con Axl, non oggi”
Izzy la fissò incredulo. Aprì la bocca, ma poi se ne andò senza fiatare. Evidentemente preferiva non insultarla. La ragazza si immaginó una sua possibile risposta: “La tua bontà sfiora l'idiozia Alison, non ti ha insegnato niente ieri sera?”. 
Chiuse la porta, con un sonoro tonfo, al diavolo tutti, anche per lei era stata una notte difficile. Voleva solo tornarsene a casa.
Si rifece una doccia, la seconda. Sentiva di doversi lavare via la colpa. Era confusa e impaurita. Ora i ragazzi erano su a parlare, avevano tanto da dirsi, e lei era sicuramente l'ultimo punto della lista, ma se a Slash fosse scapato qualcosa? Una battuta, un apprezzamento? Non aveva nemmeno la forza per immaginare un possibile scenario. Eppure sapeva che anche eliminando quel senso di colpa l'angoscia non l'avrebbe lasciata andare. Ormai le carte erano state scoperte e lei non era certa di avere la forza 
per affrontare quella relazione, qualunque forma prendesse.

Indossó dei vestiti comodi e uscì per prendere una boccata d'aria. Amanda era fuori sul porticato seduta su una sedia a dondolo, ascoltava la musica dal suo walkman.
“Posso?” Chiese Alison, Amanda annuì e lei prese una cuffietta.
Riconobbe la voce di Robert Johnson: “Baby, I don't care when you bury my body when i'm dead and gone”.
“Cura l'anima questa voce”  
Amanda guardava dritta davanti a sè.
“Ventinove tracce”
“Come scusa?”
“Con solo ventinove tracce è riuscito a segnare un'epoca, noi non lo faremo nemmeno se pubblicassimo altri dieci album, questo mi ha detto Duff”
“Non sono discorsi da lui”
“È sfiduciato Alison, come potrebbe stare? Sta notte non è riuscito a chiudere occhio, è a pezzi ed è sicuro che qualcosa si sia rovinato irrimediabilmente.
“Magari ora riusciranno a chiarirsi”
“Chiarimenti di facciata ecco cosa saranno, Axl è stato un coglione”
“Lo so” impovvisamente si sentiva responsabile per il comportamento del cantante.
“E non parlo solo della droga”
“Oh, beh per l'altro discorso abbiamo risolto”
Amanda finalmente distolse lo sguardo dal giardino per girarsi verso di lei.
Risolto?” 
Lo sguardo di Alison non dava margine di errore.
“Stai scherzando?”
Scosse la testa.
“Ci sei andata a letto?”
“Già”
“E ora? È stata una cosa di una notte?”
“Da quello che ci siamo detti non credo”
“E quindi ora?!
“Oh Mandy e ora! e ora! Non lo so, ora sono cazzi! Tutto qui. Senti possiamo vederla come una cosa normale?”
“Ma certo. Almeno sei felice?”
“Sono fottuta”
“Sei innamorata”
“Praticamente è la stessa cosa”



C'era un'aria sommessa quel pomeriggio, le foglie erano immobili e tutto sembrava in attesa. Slash aprì la finestra della stanza per far entrare aria fresca, per far entrare ossigeno nuovo. Gli altri componenti del gruppo erano seduti sul divano del salottino, silenziosi e chiusi in loro stessi. Fu Duff a parlare. Parlò di fiducia e di rispetto reciproco, parlò dell'estrema urgenza con cui dovevano cercare di salvarsi e parlò d'amore. Dell'amore per la musica, per il loro lavoro e dell'amore che aveva per loro. 
"Dobbiamo lavorare uniti, con la rabbia, la smania e la passione di sempre. I soldi e l'agio non devono intromettersi tra di noi, dobbiamo rimanere veri come siamo sempre stati. Il nostro non sarà mai un rapporto melassato, siamo troppo folli per andare d'accordo tutti i giorni della nostra vita, ma dobbiamo essere in grado di affrontare le crisi. Dobbiamo essere i grado di parlare, di chiarirci, perché le incomprensioni irrisolte cementificano muri indistruttibili".
Ognuno di loro comprendeva bene il bisogno di fare seguire delle azioni a quelle parole e ognuno di loro cercava di capire cos'avrebbe dovuto fare.
"So bene che sarà difficile per voi perdonare il mio gesto. Magari perdonerete me, ma so bene che ogni volta che penserete a ieri sera proverete l'insana voglia di uccidermi. Avrei dovuto farlo prima e con modalità diverse, però ho scelto di farlo a modo mio. Vediamola così, se non saremo ricordati per le canzoni, lo saremo per la dichiarazione di ieri sera"
"Ormai abbiamo poco da rimuginare, dobbiamo solo pensare ad andare avanti nel migliore dei modi, partendo da stasera" disse Izzy. 
Era come se avesse pronunciato la formula finale per chiudere quella seduta, non avevano altro da dirsi, dovevano solo agire. Si alzarono e uscirono dalla stanza, Axl trattenne un attimo Slash, aveva bisogno di parlare solo con lui.

"Come cazzo era la storia del lupo alfa e del branco?"
Slash lo guardò stupito.
"Credo che dica che ce ne può essere uno per branco"
"Già, ma è chiaro che nel nostro gruppo ce ne siano due. Le teste calde, gli irascibili, i furibondi siamo io e te. Non smetteremo mai di prenderci a testate, ma sappiamo entrambi di avere bisogno l'uno dell'altro"
"Sbagli. Sei tu il leader Axl, io sono solo l'unico che ti tiene testa e forse Izzy è l'unico che, pur non dandoti mai contro, riesce a farti ragionare",
"Vedila come vuoi, so solo che se io e te non siamo in sintonia questa barca non va da nessuna parte"
Slash gli tese la mano ed Axl ricambiò con un gesto di profonda gratitudine.
"Lasciamoci ieri sera alle spalle"
“Sono d'accordo. Ah, e comunque per l'altro discorso, devo ammettere che sapere di te ed Alison mi abbia fatto impazzire”
“Come lo sai?” Chiese Slash stupito.
“Che vuol dire come lo so? Ne avete parlato ieri sera, no?"
“Aaah, sì certo, quello dici. Ma si Axl, comunque tranquillo, io non so che hai in mente con lei, ma a me non mi interessa da quel punto di vista” 
“Beh ormai anche se ti interessasse avrebbe poca importanza"
“Che vuol dire?"
"E' successo, finalmente aggiungerei. Ieri notte, per caso, ma penso sia stato il caso migliore della mia vita”.
Slash fu sul punto di parlare, ma realizzò subito che non c'era motivo di rovinare di nuovo tutto. Quello che c'era stato tra lui ed Alison doveva restare esattamente dov'era nato, non aveva un seguito, né una ragione.
“Ottimo" disse "Sono felice per voi”
“No, non lo sembri in realtà, ma non importa, so che saprai comportarti nel modo giusto”
“Assolutamente. E non preoccuparti Axl, quella resterà la sola cosa che lei sbaglierà in questa relazione e, pensa un po', l'ha fatta anni prima che iniziasse”
“Con questo vuoi dire che le cose sbagliate sarò io a farle?”
“Semplicemente so quanto ti roda sapere che lei è stata prima mia che tua, ma sappi che ti aiuterà ad alleviare il senso di colpa. Ci saranno momenti che saperla meno pura ti farà sentire meno una merda. Magari quando una notte tornerai a casa e ti metterai a letto con lei dopo esserti scopato la ragazzina di turno. Perché credimi, tu di errori in questa storia, durasse un mese come tutta le vita, ne farai parecchi”
“Non capisco tutto questo interesse” disse Axl irrigidendosi.
“Nessun interesse credimi, non voglio iniziare una lotta infernale a chi ce l'ha più lungo tra me e te. Sto solo dicendo che le voglio bene e mi dispiacerà vederla annientare. Perché tu l'annientarai, esattamente come avrei fatto io, lei non è adatta a tipi come noi”. Disse Slash allontanandosi da lui,
"E ora dove vai?"
"A prepararmi per stasera. E no Axl, non guardarmi così, inizio da lunedì ormai”.
Da lunedì, come con le diete.
Uscì dalla stanza, prima della preparazione sentiva il bisogno di parlare con Alison. Voleva dirle che aveva intenzione di iniziare il programma di recupero. Voleva dirle di stare attenta, anche se lei gli avrebbe risposto che non aveva la forza di privarsi di lui. Voleva dirle di parlarne con Izzy prima che fosse Axl a farlo, perché era certo che per Izzy sarebbe stato difficile accettarlo, quanto lo era per lui. Voleva abbracciarla, sapendo che sarebbe stata una delle ultimo volte che si sarebbe potuto avvicinare a lei in quel modo. La gelosia di Axl era famosa solo quanto il suo odio per la droga.

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Capitolo 32
*** 32. ***




Per i primi giorni Alison si era dimenticata di essere un'altra. 
 
Le ore trascorrevano invariate per buona parte della giornata, ma arrivava un punto in cui la sua vita stentava ad essere riconoscibile, anche ai suoi stessi occhi. 
La frenesia iniziava ad invaderle le braccia a pomeriggio inoltrato e cresceva costante fino a che rientrata a casa non sentiva bussare alla porta.
Entrava domandando come fosse andata la giornata e quando lei usciva di casa la mattina successiva le augurava di trascorrerne una piacevole. Lui rimaneva nel letto di Alison ancora per qualche ora, i suoi impegni in quei giorni iniziavano sempre dopo le dodici.

Era esausta, non superava mai le tre ore di sonno a notte, eppure non si sentiva stanca. Si ricordava Axl in una delle sue prime sedute, immerso nella sua smania di fare. Si stava dimenticando di sè stessa invischiata com'era in qualcosa di più grande. Anima e corpo: assuefatti in una relazione che non lasciava via d'uscita. 
Restavano svegli fino a notte fonda a parlare, avvolti nella penombra. Discutevano, più spesso di quello che Alison avesse immaginato. Poi uno dei due cedeva, stufo della lotta e si accarezzavano per la frase di resa detta o sentita. Iniziavano a baciarsi, finché le carezze non sentivano la necessità di andare oltre. Si auguravano buonanotte come se fosse una promessa. La mattina dopo al suono della sveglia Alison realizzava quanto sonno stesse lasciando sul cuscino, ma non riusciva a farne a meno. Ogni sera lui le promettava che si sarebbero addormentati ad un orario decente, ma non ci erano ancora riusciti.

“Vieni a dormire tu da me” le aveva proposto una delle prime sere.
“No, non mi sembra una cosa sensata. Dovrei attraversare tutta la città la mattina dopo per andare al lavoro”
“Potresti proprio evitare di andarci”. 
Non le piaceva quella parte di Axl eccessivamente legata ai ruoli e nello specifico al suo ruolo. 
Con Erin si era comportato esattamente allo stesso modo, forzandola a non lavorare, a non crearsi una propria identità, a non crearsi degli spazi propri. Eliminava i rami rischiosi, quelli che potevano distoglierlo dall'essere il centro assoluto dei pensieri della persona che aveva accanto. Il lavoro distrae, l'amicizia distrae e a lui le distrazioni lo facevano angosciare. Erin si era svuotata e si era riempita di qualcosa che assomigliava sempre e solo ad Axl. Era il suo specchio, non aveva consistenza senza di lui, gli era devota di una devozione che si prova per chi ci tiene in vita. Era il genere d'amore che faceva sentire Axl al sicuro.

“Perché le avevi detto di licenziarsi?”
“Non aveva bisogno di lavorare in quel locale squallido. Dopo Appetiete avevo soldi a sufficienza per mantenerla. In una prospettiva futura sarei stato io ad occuparmi di lei. Poi è andata diversamente”
“Beh, io non vorrei fare la fine del topo”
Lui scuoteva la testa come chi la sa lunga. Come chi si aspetta, prima o poi, di sentirsi dire: "Mi sbagliavo, avevi ragione tu, dovevo fidarmi”
“E poi amo il mio lavoro”
“Potresti fare un part time, odio doverti vedere per così poche ore al giorno”
“Ma anche tu sei impegnatissimo durante il giorno”
“Beh, lo sono nel pomeriggio. La mattina potremmo stare insieme, o per lo meno potresti riposare. Per non parlare della notte! Questo lavoro ti impedisce di uscire, non ti fa vivere”
“Credo che ogni lavoro, rock star a parte, crei vincoli del genere”
“Comunque tu pensaci”
“E tu smetti di sminuire quello che faccio. Questi ragionamenti da uomo delle caverne mi fanno uscire di testa”
“Piantala tu di fare la femminista! Ormai non va più di moda”
“Beh, l'uomo che lavoro e la donna che cucina: hai ragione Axl, tu parli di avanguardia pura”
Rideva.
“Dio, sei spettacolare” e l'abbracciava stretta, più stretta, perché non gli sembrava mai di sentirla veramente sua.

Una sera le disse di avere di aver preso una decisione. 
“Voglio andare a Lafayette, credo sia arrivato il momento”
“Sei sicuro?”
“No, ma se non lo faccio adesso non lo farò mai più. Ho bisogno di sentirmele dire in faccia certe cose. Verrai con me?”
“C'è bisogno di chiederlo?”
“Pensavo di andare questa settimana. Così approfitto della clausura di Slash e Izzy e forse, al nostro ritorno, saremo tutti un po' più stabili”
“Di Steven si è saputo niente?” 
Axl si alzò per avvicinarsi alla finestra della cucina.
“Ha scelto il fai da te, che altro c'è da sapere?”
Alison chiuse gli occhi.
“Non ce la può fare da solo”
“Lo so bene, ma ho deciso di farmi i cazzi miei”
“Mi sembra un po' tardi ormai, non credi?”
Axl la guardò torvo.
“Posso provare a parlarci...”
“No. Non pensarci proprio. Così è la volta buona che ti fa finire in overdose”
“Axl, la sera del concerto ho fatto tutto di testa mia! Piantala di cercare un colpevole”
“Ad ogni modo non voglio che ti intrometti. Non sei la psicologa ufficiale dei Guns”
“Dico solo che non è questo il momento di voltargli le spalle”
“Secondo te Izzy e Slash perché hanno deciso di provarci? Perché ci tengono al gruppo. Forse Steven non ci tiene e se non ci tiene farà meglio ad iniziare a famigliarizzare con la porta d'uscita”
“Non potete sbatterlo fuori come una scarpa vecchia”
“Alison, per favore non mi va di litigare”
“Non stiamo litigando”
“Non ancora, ma se continui a parlarne siamo sulla strada buona. Non ne ho voglia, davvero. Voglio rilassarmi, stare con te e pensare a noi, tanto non c'è niente che tu possa dire per farmi cambiare idea”
Anche lei si avvicinò alla finestra.
“Sei insopportabile, lo sai vero?” Disse abbracciandolo.
 
Era nervoso, lo era sempre stato. Eppure dalla grande rivelazione a quel nervoso si era aggiunta una tristezza costante. Osservava la vita in modo distaccato, lontano. La prima volta che si fece la doccia ebbe una forte repulsione per il suo corpo, ma nella maggior parte dei casi cercava di tenere lontani i ricordi di quel bambino. A volte però non ci riusciva  e all'improvviso si sentiva gli occhi riempirsi di lacrime. Non erano visibili, erano lacrime interne che non nascevano mai.

 
Lafayette era più grigia di quello che ricordava e novembre non aiutava di certo. Non aveva odore, non aveva forma. 
Portó Alison a vedere la sua vecchia scuola, era ora di pranzo e i ragazzi si stavano riversando per strada dopo il suono della campanella.
“Pensa se ci fossimo conosciuti tra quei corridoi”
“Non ti avrei degnata di uno sguardo, Izzy mi ha detto che da bambina eri bruttina”
“Ti avrei conquistata lo stesso. A parte questo, è davvero un peccato che io mi sia trasferita così presto a Los Angeles. Mi sarebbe piaciuto vederti a quindici anni uscire dalla lezione di biologia imprecando contro il professore”
“Invece tu saresti stata quella in prima fila che ricordava che c'erano dei compiti al professore”
“Fanculo! Non sono mai stata quel tipo di persona!”
“Comunque il destino ha voluto che ci incontrassimo da adulti e visto che questo presente mi va bene non mi va di modificare il passato”.

“Cerca di non avere aspettative” gli disse Alison prima che Axl si dirigesse verso la porta di casa. Lei decise di non entrare, restó fuori in macchina, ad aspettare. Non era il momento adatto per conoscere i genitori di Axl, sempre che ci potesse essere un momento adatto. Si trovò a fantasticare su un futuro incerto e indefinito in cui quelle persone al di là di quella porta sarebbero state i suoi suoceri. 
“Gradisci altra torta cara?”
“No signora, la ringrazio”
“William la tua ragazza è adorabile” 

Scoppiò a ridere da sola davanti a quella pantomima e cercó di tornare alla realtà. Tirò giù il finestrino, nonostante avesse cominciato a piovere.
Quando vide Axl uscire dalla porta fece il gesto di aprire la portiera dell'auto ma lui la blocco scuotendo la testa.
“Ce ne torniamo subito a casa” disse e mise in moto.
Disse solo questo e poi non parlò per tutto il viaggio di ritorno. Le due domande che Alison fece non ebbero risposta. Raggiunsero l'aeroporto in silenzio, sempre in silenzio si imbarcarono e si sistemarono ai loro posti.
Solo quando Lafayette e tutta la tristezza che la circondava furono a molti chilometri sotto di loro Axl prese la mano di Alison tra le sue.
“Guarda com'è piccola e insignificante da quassù”
Alison si sporse verso di lui per guardare dal finestrino.
“Ma quella è Indianapolis” 
Il ragazzo si girò verso di lei sorpreso e scoppiò a ridere. La cinse con il braccio sinistro per avvicinarla a lui e subito tornó serio.
 
Zitto, zitto, ti sembrano cose di cui parlare? Non vorrai certo che queste cose si sappiano in giro” disse calcando l'accento tipico dell'Indiana.
“Non può averti detto cosí” 
Axl rimase in silenzio e fermó l'hostess che stava passando. Le fece un gesto discreto ma inconfondibile, soprattutto per chi vola in prima classe. Tornó poco dopo con una bottigliata di metallo.
“Abbiamo solo gin”
“Andrà benissimo” le disse e gli fece l'occhiolino.
La ragazza arrossì, fece un risolino stridulo e proseguì per il corridoio.
Axl tirò una lunga sorsata.
“Lo sapeva. Mi aveva rapito il figlio di puttana, per riscatto, per farla soffrire, per colpa sua insomma. Ha fatto soffrire me per far soffrire lei. Quando è tornata a riprendermi lui l'ha picchiata, forse è quello che ricordavo, non so. Fatto sta che se ne accorse, al ritorno a casa, forse mentre mi puliva. Avrà pensato -Cristo cosa gli è successo al culo?-”
Sorrise amaramente a quella battuta squallida e chiuse gli occhi abbandonando la testa sul sedile. 
I sentimenti le annebbiavano la mente, per quanto si imponesse di essere razionale almeno quando lui ne aveva bisogno, non ci riusciva.
Eppure sentendolo rilassarsi sotto il suo abbraccio realizzó che ormai, arrivati a quel punto, le parole adatte erano diventate superflue. Le loro anime dialogavano anche in silenzio.
   
Shhh, zitto, da bravo. Sono cose spiacevoli, ma magari ricordi male, meglio non parlarne”. Cotinuava a ripetere ossessivamente le parole che aveva sentito.
Era chiaro che sua madre cercasse con tutte le forze di nascondere la verità per evitare di soffrire e non capiva che Axl aveva solo bisogno di vederla uscire fuori quella verità, di farla uscire alla luce. Voleva dare dignità al suo dolore, che per troppo tempo era stato tenuto nascosto.
“Quando, e se vorrai, avrai il diritto di urlarlo al mondo quello che hai vissuto”
“Alison”
“Sì?”
“Non mi lasciare”. 

 

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Capitolo 33
*** 33. ***


Giovedì sera | Steven's Home

“Perché vi drogate amici miei? Ve lo dico io, voi vi drogate per lo sballo, per il piacere. Voi vi drogate per divertirvi, io no. Io mi drogo per sopravvivere” disse Steven in piedi davanti allo specchio.
Eppure lì con lui non c'era nessuno, era con se stesso che stavo parlando.
Stava provando il discorso, stava raggruppando le idee per trovare qualcosa di sensato da dire agli altri. Era passato un mese dall'ultima volta che si erano visti tutti insieme. A quanto ne sapeva Izzy aveva preso la terapia riabilitativa molto seriamente, Slash ci aveva provato, Axl e Duff, intonsi nella loro aurea di perfezione, avevano continuato a lavorare alle loro canzoni. 
L'alcool era un male che veniva tollerato all'interno del gruppo, si poteva bere, bere fino a star male, ma la droga no. Gli era sempre sembrata una scelta piuttosto ipocrita. Comunque di tempo ne era passato e ora lui si sentiva come uno studente la sera prima di ritornare a scuola dalle vacanze estive. E lui, i compiti per le vacanze, mica li aveva fatti.
Non sapeva cosa aspettarsi, sapeva solo che Axl avrebbe preso in mano la situazione, avrebbe iniziato a camminare per la stanza facendo domande, stabilendo regole e fissando progetti. Izzy avrebbe annuito, Duff avrebbe annuito, Slash si sarebbe opposto, ma alla fine avrebbe ceduto. Quanto a lui? Beh, non gli restavano molte alternative.


Giovedì sera | Alison's Office

“Dio Axl, che spavento” disse Alison aprendo la porta del suo studio e vedendolo lì davanti “Che ci fai qui?”.
“Ho visto che erano le sette e ho pensato di venire a trovarti”.
Le luci dello studio erano spente, solo la lampada della scrivania era rimasta accesa. Dalle finestre penetravano le luci intense della città.
“Era parecchio tempo che non venivo qui, mi mancava questo posto” disse entrando e guardandosi intorno come se quella stanza fosse un museo.
“Beh, qui è tutto come prima”
Axl la abbracció stretta.
“Già, anche l'eccitazione che mi mette questo posto non è cambiata minimamente. Sai quante volte avrei desiderato prenderti su questa scrivania?”
“Non saranno più di quelle in cui l'ho desiderato io”
Axl le morse il labbro inferiore.
“Non è che ora ti trovi un altro paziente su cui puntare gli occhi, eh?”
“Beh, devo ammettere che il signor Craig non è male”.
Anche per lei aveva un che di eccitante quella situazione, era come rimettere vecchie barriere con cui però finalmente si poteva giocare.
“A proposito...” disse Alison frugando in un cassetto della scrivania “Ecco a te”.
Axl fissò il biglietto che Alison gli porse: “Suzy London, eh?”
“L'unico problema che ha è che è carina, per il resto mi fido abbastanza di lei”
“È indispensabile?”
“Di indispensabile c'è solo respirare, però diciamo che può essere utile. Pensaci, potresti iniziare ad andare da lei, magari ti trovi bene”.
Alison aveva conosciuto Suzy ad un convegno di formazione e le aveva fatto una bella impressione. Un po' troppo fissata con le teorie sulle vite precedenti, ma tutto sommato le era sembrata competente, ed Axl aveva assolutamente bisogno di una figura professionale al suo fianco che non fosse coinvolta emotivamente da lui. Ad ogni modo se con il tempo avesse notato qualcosa di strano sarebbe comunque potuta intervenire.
“Dicevi che è carina?”
“Non ci provare Axl”
Adorava vederla ingelosire, davvero pensava davvero che lui avrebbe potuto tradirla? 

“Comunque stasera andiamo da me, non voglio sentire storie” disse Axl una volta che furono in macchina.
“Ma come faccio? Non ho niente per domani”
“Hai tutto. Ti ho preso un completo, cioè Amanda l'ha scelto, io ho solo strisciato il bancomat”
Alison sgranò gli occhi tra lo stupito e l'incredulo.
“Mi piace il tuo gusto, sono scelta che avresti scelto bene”
“Già, avevo messo gli occhi su un vestito niente male, ma la faccia allarmata di Amanda mi ha fatto cambiare idea. L'ho preso comunque, lo metterai in altre occasioni”
Alison tirò giù il finestrino. Aveva bisogno d'aria e di una persona che non le facesse regali.
“Perché eri con Mandy?”  
“Sono andato da Duff a suonare, e beh lei era lì. Ovvio, dove avrebbe dovuto essere?”
Alison lo guardò di sottocchio. Sapeva esattamente dove voleva andare a parare. Amanda era la fidanzata modello, mentre lei era la sciagurata che non gli dava abbastanza attenzioni.
“Avete buttato giù qualcosa di nuovo?”
“Secondo te perché stiamo andando da me? Voglio farti sentire questa nuova canzone. La canteremo io e Duff insieme”
“Non doveva essere Izzy a fare qualche canzone per il nuovo album?”
“Beh, si. Anche lui ne farà. In realtà ha detto che sta buttando giù alcune cose, lavora sempre. Mi sembra davvero sereno. L'ho sentito tranquillo al telefono, sai?”
“Forse è sotto morfina”.   
“Quanto sarai stronza?”
“Dico solo che aspetterei di vederla in faccia una persona che è sotto riabilitazione per dire che è felice, tutto qui”
“Domani lo vedrò in faccia e ne avrò la prova”
“Già, anch'io non vedo l'ora di averne la prova...”
“È un modo velato per dire che ti manca?”
“Perché a te non manca?”

Entrarono in casa, ed Alison non poté fare a meno di notare che tutte le luci erano state lasciate accese. Si chiese se il senso dell'economia di Axl fosse stato mangiato dalle banconote nel suo portafoglio.
“Ti prego, dolce ecologista del mio cuore, non farmi la predica sul risparmio energetico! Sono uscito di fretta” Disse Axl notando la sua espressione.
Alison scoppiò a ridere. Era davvero un ottimo osservatore.
“Posso avere dei tuoi vestiti? Voglio mettere qualcosa di comodo”
“Fai quello che vuoi Alison, non devi chiedere il permesso” 
Quando tornó in salotto Axl stava stappando una bottiglia di rosso e riempì due calici.
“Non me lo sarei mai aspettato” disse asciugando il collo della bottiglia.
“Cosa?”
“Oggi mi hanno dato una notizia che ha dell'incredibile. Eravamo convinti di avere fatto una figura terribile, se non proprio pessima e invece...abbiamo fatto colpo”
“Non ti seguo” 
“Jagger. Ha chiamato, sono rimasti incantati da noi. Hanno detto che siamo dinamite”
“Oddio Axl! È stupendo! Non penso si possano ricevere complimenti migliori”
“Non è tutto. Vogliono che io faccia un pezzo con loro, ad un concerto ad Atlantic city, questo dicembre, che se ci penso, vuol dire tra meno di venti giorni”
Alison gli avvinghiò le braccia intorno al collo, era felicissima.  
“Mio dio, non starai più nella pelle immagino! Cosa canterete? No, fammi indovinare. Wild horse? Simpathy for the devil? No, I got the bluse? Adoro quella canzone! Non mi dire che farete Paint it Black o muoio qui sul  colpo”
Axl rise per l'eccitazione della ragazza, la musica era una di quelle cose che la faceva tornare bambina.   
“Canteremo e...fammi indovinare: adori quella canzone!”
Alison sgranò gli occhi dalla gioia, ma l'avrebbe fatto per qualunque parola fosse uscita dalla bocca di Axl. 
“Beh, allora: raise a glass to the good and the evil” disse alzando il bicchiere.
“C'è solo un problema però: hanno chiesto anche un chitarrista”
“Oh...” Commentó Alison abbassando il bicchiere.
Uno. Uno presupponeva scegliere. Uno presupponeva escluderne un altro. 
“A chi pensi di dirlo?”
“Al momento gradirei che Duff suonasse la chitarra”
“Già...”
“Come faccio a scegliere? Tra Slash e Izzy, sarebbe difficili in ogni caso, ma in una situazione come questa! Potrei affidarmi alla sorte” disse cercando nella tasca una monetina e appoggiandola sul tavolo.
“Forse dovresti proporlo a Slash, sarebbe un buon segno di resa e un simbolo per un nuovo inizio”
“Giusto! Così ci facciamo una vacanzina tutti e tre insieme. E dimmi tesoro, potrò partecipare anch'io oppure dovrò reggervi il moccolo?”
Alison si sforzò di capire per quale diavolo di motivo avesse pronunciato il nome di Slash. Come al solito Axl non voleva sentirsi dire ciò che era giusto, ma ciò che lui riteneva lo fosse.
“Preferisco non risponderti”
“Dai, si fa per scherzare”
“Una volta Axl si fa per scherzare, ma se scherzi ogni volta che pronuncio il suo nome non fa più ridere, diventa solo pensante”
“Comunque penso lo dirò ad Izzy”
“Ok”
“Mi mette più tranquillità, ed è una cosa che ho piacere a condividere con lui, vedila come una cosa tra migliori amici”
“Io non devo vederla in nessun modo, l'importante è che tu abbia le idee chiare”
Suonarono al campanello.
“Questi devono essere Duff e Mandy”
“Li hai invitati tu?” Disse irrigidendosi.
“Quindi? Che c'è di male? Puoi cercare di rilassarti, per favore?”
Ma non era certo questione di rilassarsi, era semplicemente che lei, di dover vedere gente la sera, non ne aveva voglia. Specialmente di vedere quei due. Separatamente li adorava, adorava Duff e adorava la sua Mandy. Ma insieme, mio dio, un calcio in bocca sarebbe stato meglio. Poi dopo una giornata di lavoro, i calci in bocca diventavano due.
“Alison!” Gridò Amanda quando Axl aprì la porta.
“Ciao Mandy”
“Finalmente Axl ti ha convinta a venire qui! Guarda che casa, stupenda! Dovresti trasferirti”
“A me va bene la mia...”
“Lasciala prendere Mandy, è una causa persa” disse Axl
“Duff, tesoro, guarda come ha sistemato quell'angolo con i tappeti e i divani, bello non trovi?”
Duff annuì sorridendo.
Erano tutti impazziti, dal primo all'ultimo.
“Ally, questa settimana siamo finiti su un giornale! Io e Duff, ti rendi conto?”
“Wow, incredibile!”
“Axl, tu quando pensi di farla uscire allo scoperto? Dovreste farvi vedere insieme!”
“La ragazza qui, dice che non vuole essere fotografata, dice che ne andrebbe della sua reputazione”
“Dico solo che è meno di due mesi che stiamo insieme...mi sembra prematuro”
“Quindi è come dico io, né fai una questione di credibilità”
“Axl, l'abbiamo già affrontato questo discorso. A me sinceramente di finire un un giornale interessa poco”
Notò un'occhiata tagliente di Amanda.
“Voglio dire, può essere una cosa divertente, ma al momento non mi sento pronta”
“Ti capisco Alison, anch'io la prima volta che ho visto la mia faccia in giro non volevo crederci, però uno ci si trova dentro. E se tu ed Axl continuerete ad uscire insieme sarà normale” disse Duff.
“Togli il se, Duff. E comunque, lo farei anche per rispetto a te, visto che le ultime foto mi ritraggono con un'altra donna e tutti pensano che io stia ancora con lei”
“Che nervi! Io solo per questo mi farei fare un book fotografico!” Disse Amanda.
Alison riempi di nuovo il bicchiere, una bella bomba su quel bel gruppetto, ecco cosa ci voleva. Ci mancava solo tirare in ballo Erin.
“Ragazzi, con calma, ok? Io non ho fretta” E tiro giù tutto il vino in un colpo solo.
Amanda la osservó e finalmente capì che era arrivato il momento di cambiare discorso.
“Beh, c'è qualcosa da mangiare in questa casa?”
“Il nulla più assoluto. Meglio se ordiniamo una pizza” disse Axl.

Alison notò che Duff, per tutta la serata, continuava a guardare l'orologio ansioso, però sicuramente non era per il fatto che anche lui sarebbe voluto andare a letto presto.
Erano da poco passate le undici quando il campanello suonò nuovamente. Il biondo si tirò sul dal divano entusiasta.
“Ragazzi, se non vi dispiace ho chiamato un ospite”
Gli altri si guardarono perplessi e osservarono Duff avviarsi verso la porta.
“Eccoti qua bastardo! Pulito con non mai, ho quasi paura a toccarti! Ehi, ma non sei solo?”
Izzy e Slash entrarono nel salotto sorridenti e un po' imbarazzati.
“Allora stronzetti? Quanto vi sono mancato?” Disse Izzy e tutti si alzarono per salutare i nuovi arrivati.
La sorpresa fu tanta, e così inaspettata, che perfino Axl si dimenticò di fare battute acide sul l'abbraccio tra Alison e Slash. Tutto sembrava tornato in armonia.
“Ragazzi, scusate! Ma non vi sembra che questa rimpatriata sia incompleta?”
Slash appena Amanda finì la frase si alzò andando verso il telefono. 
“Cazzone! Sono Slash, siamo tutti a casa di Axl. Muoviti a venire, ti stiamo aspettando”.

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Capitolo 34
*** 34. ***


    
“Tieni un po' più a lungo quel sol!” Disse Izzy comodamente seduto sull'amplificatore della sala prove.
Slash, con un lieve cenno del capo, fece capire di essere d'accordo a quella variazione.
“E tu Duff, quando canti il “to me”, continuale fino a che non attacchi con l'altra strofa”
“Posso provarci, ma non ti assicuro niente”
“Ok dai, rifacciamo da story of a man”.  
Non passarono nemmeno quaranta secondi.    
“No! No! Cazzo, non è questo il punto di attacco” urló Axl.
“Non ti sai spiegare tu, allora! Se ne io ne izzy partiamo correttamente vuol dire che hai spiegato male i tempi”. 
Steven si alzò per recuperare una birra dal mini-frigo, lì dentro c'era a morire di caldo e comunque a lui, quella nuova canzone, faceva schifo.
“Esco a fumare”
“Fermo! Resta qua, come diavolo facciamo a suonare senza batteria?”
“Axl, faccio veloce! Il tempo che Duff impari a tenere la tonalità e sarò di ritorno”.
Il cantante scaraventò il microfono a terra.
“Va bene allora, come volete. Pausa per tutti”
Izzy gli battè una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarlo. 
Il fine settimana dopo la rimpatriata era andato a meraviglia, ma i giorni successivi non erano stati poi così meravigliosi. Da quattro giorni avevano ripreso a lavorare insieme e dell'alchimia di un tempo non se ne vedeva neanche l'ombra. Sembrava essere passato molto più tempo di quello che era trascorso in realtà e ora si sentivano quasi degli sconosciuti in sala prove.
Uscirono tutti sulle scale di emergenza e raggiunsero Steven che, seduto alcuni gradini più in basso, tirava lunghi inspiri alla sigaretta. Si era tirato su il cappuccio della felpa blu, non aveva voglia di parlare. Il sole stava già tramontando, quella stanza era un mangia tempo, perdevano completamente la concezione delle ore quando entravano là dentro.
Izzy si soffiò nelle mani intorpidite per cercare di riscaldarsele e poi le ricacciò nelle tasche del cappotto, avrebbe voluto fumare anche lui, ma le sue mani si opponevano.
“Comunque tra un'ora io devo andare, ho promesso a Mandy che stasera sarei stato a casa in orario”
Ognuno, discretamente e individualmente, alzò esasperato gli occhi al cielo. 
Izzy ed Axl rientrarono dentro prima degli altri, ed Axl si sedette sul divanetto prendendo in mano l'ultimo numero del Rolling Stones.
Izzy chiuse accuratamente la porta dietro di lui.
“A proposito, hai detto a Slash del concerto degli Stones?”
Axl alzò gli occhi dalla rivista scocciato.
“Mi sono dimenticato, domani lo farò...”
“Dovesti parlargliene il prima possibile...”
“Izzy, ti dispiace? Sto cercando di leggere! Ti ho detto che lo farò, basta stressarmi”
“Posso farlo io se vuoi. Non ha senso aspettare, prima o poi dovrà saperlo” 
Axl mise da parte il giornale. Alla fine non c'era niente che potessero dirgli di nuovo rispetto a quello che lui aveva vissuto in prima persona, ma lo divertiva sempre vedere quello che i giornalisti avevano inventato.
“Certo che tu ed Alison, siete della stessa scuola. Quando vi mettere a rompere i coglioni su un fatto non mollate facilmente” disse alzandosi e prendendo in mano la chitarra.
“Semplicemente cerchiamo di farti ragionare”
“Senti questa...” Disse ignorando il discorso ed iniziando ad arpeggiare, “Ti piace?”
“Bella melodia, sì”
“Pensavo di fare una canzone dove suono la chitarra nel prossimo album, ti sembra una buona idea?”
“Vedremo che ne verrà fuori, secondo me stiamo mettendo troppa carne al fuoco! Che vuoi arrivare a fare? Steven al basso? Slash alla batteria? Stiamo esagerando, manteniamoci sul semplice”
Axl fece spallucce deluso dal poco entusiasmo del suo più fedele amico. Aprì alla porta e tirò un urlo agli altri componenti del gruppo, intimandogli di darsi una mossa dato che a breve per uno di loro sarebbe scattato il coprifuoco.
“Ed Ally come sta? Giovedì non l'ho vista alla grande”
“È una settimana che è stressata, non so che le prenda. Tra di noi va tutto alla grande, ma c'è qualcosa che la preoccupa” 
“Mmm, non saprei. Magari è agitata per Berlino” disse Izzy concentrato più sull'accordare la sua chitarra che su quello che gli usciva dalla bocca.
“Che c'entra Berlino...? 
Duff rientrò dentro in quel momento dicendo di avere avuto un grande idea su come far partire Izzy e Slash al momento giusto, almeno per le prove. Avrebbe detto “guitars come on”  al punto giusto e loro sarebbero pariti. Secondo lui era un'idea così figa che si sarebbe potuta lasciare anche nella registrazione. Eppure nessuno lo ascoltó.
“Izzy parla, cosa c'entra Berlino?”
Il moro si sentì nascere dei sudorini freddi lungo il collo.
“È una cosa che mi aveva detto un po' di tempo fa, ai tempi che tu non le rivolgevi parola...ricordo che il termine per ricevere i risultati scadeva ad anno nuovo, magari è in attesa oppure proprio non aspetta più niente”
“Per cosa?! Cosa deve aspettare?”
“La lettera...per un lavoro a Berlino”
Rientrarono anche Steven e Slash e restarono sulla porta perplessi.
“Lui lo sapeva?” Disse Axl indicando Slash furioso.
“Cosa? No, io non credo. Penso l'abbia detto solo a me, ma non so se è una cosa importante. È passata una vita!”
“C'entra il lavoro, no? Allora come fa a non essere importante? È la sola cosa che le importi nella sua cazzo di vita!”
“Dove vai, ora?” Urlò Slash.
“Cazzi miei! Per oggi fine delle prove” rispose Axl uscendo dalla porta principale. 
 
Camminò lungo il vialone verso la sua macchina a passi lunghi e veloci, ormai il sole se ne era andato del tutto. Dopo poco realizzó che non poteva aspettare di raggiungere casa di Alison per sfogarsi, aveva bisogno di farlo molto più velocemente. Accostò ad una cabina telefonica e digitò il suo numero.
Tre squilli e partì la segreteria “Non sono a casa, lasciate un messaggio”
È così fece. 
“Complimenti amore, davvero una bella sorpresa. Suzy London eh! ? Certo, ora ha tutto un senso! Te ne scappi a Berlino e mi devi lasciare la badante! Quando pensavi di dirmelo? Se, pensavi di dirmelo...E ora dove cazzo sei? Perché diavolo non me l'hai detto Alison? Io per te mi sto impegnando a cambiare ma tu? Stai facendo qualcosa, ti stai impegnando? Mi sembra che tu non ci creda minimamente in questa storia. La verità è che non ci vedi un futuro! Mentirmi su una cosa del genere?! Non ho parole. Stasera non aspettarmi sveglia, né addormentata...non pensò proprio che verrò a trovarti”   

 

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Capitolo 35
*** 35. ***


Riusciva sempre a riconoscere i passi di Axl sul pianerottolo. Capiva che era lui da come apriva la porta, sapeva i secondi che avrebbe impiegato dal corridoio alla sua stanza, quanto ci avrebbe messo a liberarsi dei vestiti e intrufolarsi nel letto accanto a lei, ma quella notte non sentì nulla. Appena rientrata a casa trovò quel terribile messaggio a darle il benvenuto, provó a richiamare Axl a casa, ma di lui non c'era traccia. Si sedette sul letto ad aspettarlo, certa che prima o poi sarebbe arrivato. Erano le tre di notte quando si addormentò, e sono un'ora dopo si svegliò di soprassalto a causa dello sbattere della porta. 
”Ehi sei tu...” Disse assonnata.
Axl sentiva la maglietta madida di sudore appiccicarglisi alla pelle. Novembre era arrivato da un pezzo e nonostante le temperature si fossero abbassate parecchio, in quel momento gli sembrava di andare a fuoco. 
“Immaginavo saresti venuto, possiamo parlarne senza infamarci?” 
Axl si tolse la magliatta e la gettó a terra. Si avvicinò a letto di Alison e tiró giú le coperte.
“Ehi!” Disse lei sorpresa. Finalmente guardò Axl negli occhi, anche se avrebbe preferito non farlo: era chiaramente ubriaco.
Con movimenti rapidi liberò Alison dai pochi indumenti che indossava, la bació con passione e cercó subito di entrare in lei.
“Cos'è tutta questa fretta? Non credi che dovremo parlare?”
Non l'ascoltó, iniziò a muoversi dentro di lei come se quel contatto fosse la sola cosa che potesse tenerlo in vita. 
“Axl” sentì la voce di Alison che lo chiamava, sembrava distante anni luce. Aprì gli occhi e quando incroció quelli di lei si sentí svenire. Poi la paura si impadronì di lui e iniziò a muoversi più intensamente tenendola salda per il bacino quasi temesse che potesse scappare via.
“Ti ho tradita stanotte” le sussurrò.
Alison si irrigidì, bloccó ogni suo movimento e fissò il ragazzo sconvolta.
Axl continuava a muoversi dentro di lei imperterrito con movimenti più ampi e veloci.
“Smettila!” Gli urló “Che hai fatto?”
Il ragazzo si sdraiò completamente su di lei appoggiando la bocca all'orecchio della ragazza.
“Perdonami” le sussurrò 
“Levati! Axl, smettila”
“Prima dimmi che mi perdoni, dimmelo”
Alison rimase in silenzio e Axl inizò a baciarle il collo portando le mani sul sedere di lei.
“Sono uno stronzo, un drogato, un' egoista, ma dimmi che mi perdoni”
Alison cercò di allontanarlo spingendolo via con le braccia, ormai non riusciva più a parlare aveva la voce rotta dal pianto.
“Sei l'unica che voglio, ma sono anni che vivo di questa merda, e a volte non riesco a starne alla larga”
“Basta!” Urlò Alison con grande sforzo. Axl si bloccò, uscì delicatamente da lei e si sdraiò al suo fianco sprofondando in un silenzio infernale. La ragazza iniziò a respirare affannosamente, poi si alzò a sedere appoggiandosi alla spalliera del letto e tese una mano verso la bottiglietta d'acqua. Bevve un solo goccio d'acqua per lenire la gola diventata secca per le urla.
Aveva smesso di piangere, si girò verso Axl che aveva ancora gli occhi chiusi e la mandibola serrata.
“Vattene” disse laconica.
“No”
“Vattene, ho detto”
Il ragazzo si girò dall'altra parte dando le spalle ad Alison.
“Chi era?” Gli chiese, chiudendo gli occhi.
“...”
“Sei stato con Erin?”
Il ragazzo si girò di scatto.
“No” disse rabbioso.
“Con chi sei stato allora?”
“Con una puttana” disse con un sorriso amaro.
“Mi fai schifo”
“...”
“Perché l'hai fatto?”
“Per gioco, per vizio, per vendetta. Piuttosto tu dove cazzo eri quando ti ho chiamato?”
“Da Amanda, sono stata con lei tutta la sera, ma cosa c'entra adesso?!”
“Cazzate! Mandy stasera era con Duff! Continui a mentirmi Alison, continui a mentirmi” 
Axl era ancora strafatto, non riusciva a parlare, a mettere insieme una frase di senso compiuto. Era inutile provare a farlo ragionare.
Alison si rinfiló sotto le coperte e si girò dandogli le spalle, era inutile anche sforzarsi di farlo andare via, non si sarebbe mosso di lì, e forse date le sue condizioni era meglio così.

Le cose che possono accadere nella mente di una persona in tre ore sono tante, e quelle che possono accadere nella mente di una persona quando l'effetto dell'alcool si sta dissolvendo sono ancora di più. 
Axl si svegliò di soprassalto, realizzando forse per la prima volta dove si trovasse realmente. La testa gli stava esplodendo e la nausea lo stava uccidendo. Piano piano i ricordi delle ore precedenti vennero a galla e realizzó fino in fondo quello che aveva fatto. Notó che la luce della stanza era ancora accesa, proprio come l'aveva lasciata, nonostante questo Alison sembrava addormentata. Si alzò per pigiare l'interruttore e poi ritornó lentamente verso il letto. Si intrufolò sotto le coperte e come molte sere prima di quella l'abbracció da dietro. Movimenti simili, ma profondamente diversi.
Capí da un fremito del corpo di Alison che la ragazza si era svegliata.
“Scusa” le sussurrò.
Alison scoppiò di nuovo a piangere, prima aveva cercato di essere forte, ma con il buio e con quell'abbraccio ogni dolore si fece più grande e non c'era modo di tenerlo dentro. 
“Dovevi punirmi proprio in questo modo?
“Tesoro, ascoltami, non so cosa mi sia passato per la testa, ero fuori di me”
“Ma perché? Con tutte le cose che potevi fare, perché scoparti un'altra?”
“Te l'ho detto per ripicca...”
“Axl, piantala! La storia di Berlino non c'entra niente qui. Avevi voglia di scoparti un'altra. Fine della questione”
“Non è così” 
“Perché con una puttana?!”
“Perché è sporco” sussurrò lui vergognandosi di se stesso.
“Ti diverti di più con loro?”
“Cosa?! No! È diverso, quando sono con te siamo in due, quando sono con loro ci sono solo io, penso solo al mio piacere” 
“Allora è come dico io, ti piace di più farlo con loro”
“No! Io non potrei mai stare senza il tuo corpo, senza di te. Ma è come se non potessi mai lasciarmi andare del tutto, non come faccio con loro. Stasera ho sentito il bisogno di quello”
“...”
“Ho bisogno di quella violenza ogni tanto, è una cosa viscerale, non riguarda l'amore, è una cosa mia, uno sfogo. Non so perché lo sento, ma è stato terribile”
“Stasera non ho voglia di psicoanalizzarti”
“Alison ti prego, puoi perdonarmi?”
“Ora ti dirò una cosa, ma tu cerca di non fraintenderla e di non approfittartene”
“...”
“Penso che riuscirò a passarci sopra, perché per me questo non è un vero tradimento”
“Che vuoi dire?”
“Vuol dire che quando ho scoperto che non è stata Erin quella con cui mi hai tradito, tutto si è ridimensionato” 
“Perché? Un tradimento è sempre un tradimento”
“Lo so, ma tutte le puttane del mondo non valgono un solo bacio che potresti dare a lei”
“Che vuoi dire?”
“Che posso arrivare a perdonarti una scopata occasionale con una troietta qualunque, ma non riuscirei mai a superare un solo bacio con Erin”
“Ma ora non sentirei mai il bisogno di farlo con lei! Perché ora quel sentimento che avevo per lei è tutto proiettato in te, ed è anche più forte! La stronzata che ho fatto con questa, questa..tipa l'ho fatta solo per il gusto della trasgressione”
“Meglio così. Dico sul serio Axl, se mai capiterà qualcosa tra di voi, se mai mi dovessi tradire con lei, non scomodarti nemmeno a tornare da me. Se mai dovessi farlo, sappi già da ora che tra di noi finirà tutto, subito”
“Non accadrà mai, su questo puoi starne certa, è una promessa”
“Non devi farla a me, devi farla a te stesso”
L'abbracciò ancora più forte, con l'animo sincero e la leggerezza nel cuore di chi crede veramente in quello che sta promettendo.
“Fidati di me”.
Si riaddormentò per un paio di minuti e poi sentì la sveglia suonare.



 

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Capitolo 36
*** 36. ***




Quel venerdì sera Alison rientró a casa con l'insana voglia di non uscirvi mai più. 
Era sgattaiolata fuori dal letto quella mattina senza nemmeno salutare Axl; non si erano sentiti per tutto il giorno e lei non aveva la minima intenzione di chiamarlo. 
Aprì la porta della sua stanza e si gettò a capofitto sul letto, stiracchinadosi. Girò la testa in direzione del cuscino e notó che un pezzo di carta vi era appoggiato sopra.

Mi hanno piantato dentro così tanti coltelli che quando mi regalano un fiore all'inizio non capisco neanche che cos'è. Ci vuole tempo. Spero di vederti stasera, non mancare. Axl”

Notò che un sorriso infantile le era spuntato sul viso.
-Fanculo Axl, usare Bokowsky per scusarti è un colpo basso-.
  
Si alzò dal letto dandosi una spinta con le gambe, si tolse tutti i vestiti e si fiondò sotto la doccia. Fu mentre si insaponava che le tornó in mente Erin. La odiava. Odiava lei e la perfezione che le aveva regalato, la stima e l'abbondanza di cui la ricopriva nei suoi pensieri. Cosa la legava a lei? Odioso fantasma perfetto. Cosa pensava, diceva o faceva? Sentiva il bisogno di conoscerla, sentiva il bisogno di darle una faccia. Era una strana forma di gelosia quella che la stava divorando, la più forte che avesse mai provato.

Uscì dalla doccia e si asciugò i capelli, indossó il vestito che Axl le aveva regalato qualche giorno prima, ma nonostante le piacesse se lo levó subito, non aveva voglia di regalargli soddisfazioni. Finì di prepararsi, chiamò un taxi e si fece lasciare davanti al luogo l'appuntamento, in un locale sul Sunset Bulevard.

Aveva già la sigaretta stretta in mano e la stava implorando di farle passare l'angoscia.
“Alison!” Si sentì chiamare, ma non vide nessuno.
“Ehi dolcezza, sono qua!”
Izzy, semi nascosto dietro alla porta di emergenza accostata, la chiamava muovendo il braccio.  
“Ciao Jeff! Che stai facendo?” 
“Cerco di non dare nell'occhio. Come va?”
“Bene. Sei solo?”
“I ragazzi sono già dentro, ti aspettavamo per ordinare da mangiare”
“Già, scusa. La solita ritardataria”  
“Tranquilla. Allora, come stai?”
Alison si chiese una cosa molto semplice: Jeffrey, il suo caro vecchio amico, sapeva della notte precendete?
“Bene, te l'ho già detto, tu?”
“Sicura?”
Sí, Jeffrey sapeva.
“Perché non dovrei?”
“No, no, ieri Axl mi diceva che ultimamente sei un po' nervosa”
“Jeff, guarda che il tuo amico ha confessato tutto”
“Tutto?”
“Già”
“Con tutto...intendi?”
“Intendo di Berlino e del tradimento”
“Oh, ok...e che ti ha detto?”
“Nulla, è arrivato da me sbronzo e mi è subito saltato addosso, ma appena l'ho guardato negli occhi ha confessato”
“Cioè te lo ha detto mentre stavate...?”
“Romantico fino in fondo, non credi?”
Izzy scosse la testa incredulo.
“Allora adesso rispondimi sinceramente, come stai?”
“Innamorata e senza una fottuta via d'uscita”
Izzy l'abbracció dandogli un bacio sulla testa. 
“È un coglione piccola, non dirmi che non ti avevo avvisata...”
“Niente ramanzina, per favore”
“Fammi finire. Dico, lo so che è un coglione, ma sta veramente cercando di cambiare”
“Forse allora non dovrebbe sforzarsi se questi sono i risultati”
“Cosa pensi si fare?”
“Non lo so, finché posso resisto”
Izzy le accarezzò il viso, non ne sapeva molto, ma era certo che non dovesse funzionare così una storia d'amore.
“Ad ogni modo devo ammette che quando mi ha detto di averlo fatto con una a caso, mi sono sentita sollveta. Se l'avesse fatto con Erin, io...”
“Ehi! Ma che pensieri fai! Quelle cose viaggiano su altre onde”
“Ma si lo so, però credimi mi manca il fiato se solo penso alle mani di lei su di lui”
“Dolcezza, lei ci proverà fino alla fine, questo devi mettertelo in testa. Giusto qualche giorno fa è stato il suo compleanno, Axl non l'ha chiamata e lei ha fatto scoppiare un casino”
“Che casino? Axl non me ne aveva parlato”
“Beh, non c'era molto da dire. Lei si è presentata alle prove urlando e imprecando e lui stranamente si è comportato da signore. Non lo avevo mai visto farsi scivolare via così le cattiverie di Erin...”.

Izzy si interruppe notando che Axl si stava avvicinando dal corridoio.
“Ehi, siete qua voi due. Sei arrivata”
Alison annuì. Axl le andò vicino per salutarla, lei ruotò  leggermente il viso e lui si accontentò di baciarle la guancia.
“Grazie per essere venuta”.
“Ragazzi io rientro, ci vediamo dentro”
“A dopo Jeff” disse Alison accendendosi una nuova sigaretta. 
“Ciao tesoro” le disse Axl quando Izzy rientrò nel locale. Adorava salutarla di nuovo quando erano soli, era come se fosse l'inizio di un nuovo rapporto.
“Ehi”
“Ho fatto bene a non disturbarti oggi?”
“Decisamente”
“Non è stato semplice”
“...”
“Posso?”
Alison fece spallucce e Axl la abbracció stretta.
“Come stai?”
Non si era mai sentita fare quella domanda così spesso come quella sera. Rispose per l'ennesima volta di stare bene. Axl si fissava la punte delle scarpe, poi ogni tanto alzava lo sguardo e lo posava su qualcosa di indefinito dietro di lei. Era visibilmente a disagio.
“Non lo so come sto” disse di getto. “Ma ho capito che fa tutto parte di te” 
“Cosa fa parte di me?” Disse Axl entusiasta, come se non aspettasse altro che lei dicesse qualcosa. Qualunque cosa.
“Odiarmi per una mia eventuale partenza e sentire il bisogno di scopare in quel mondo”
Axl la osservò intasamente, sperava in qualcosa di meglio. Immaginava che Alison avesse ragionato molto sull'accaduto e ora doveva essere pronto a sentire il resoconto.
“E perché farebbe parte di me?” 
“Per via delle tue esperienze”
“Spiegami” 
“Ti hanno fatto identificare il sesso con il potere, con la violenza, come una sorta di riscatto mentale. Con me cerchi di trattenere quella parte più brutale, ma arrivi ad un punto in cui devi sfogare questo disprezzo che hai per il genere femminile e con le puttane ti riesce alla perfezione. Il fatto di esserti sentito abbandonato da una donna, di nuovo, ha certamente aumentato questo il disprezzo”.
“Ok” disse Axl, ora era lui a cercare una sigaretta nella tasca.
Lei si discostò leggermente, si sentiva stanca. Aveva in mente quel discorso da tutto il giorno e ora che lo aveva sputato fuori tutto d'un fiato, le sembrava di svenire.
“Beh Alison, normalmente ti direi di andare a fanculo, ma hai detto delle cose troppo vere per farlo. La violenza e il potere sono gli unici sentimenti che provo in quel momento”
“Lo so, ma con questo non voglio dire che ti giustifico o che mi vada bene”
“E che vuoi dire?”
“Voglio dire che per ora mi va bene, so bene che sbaglio a stare con un pazzo come te, ma ora non ne posso fare a meno”
“Vuol dire che un domani potresti riuscire a farne a meno?”
“Me lo auguro” 
Stronza” 
“È la verità, se mai riuscissi a mettermi in salvo da questo gioco infernale, se mai riuscissi a levarti dalla mia mente, non potrei essere che felice. Eppure la mia mente si dimentica di ricordarmi che tu non sei una buona idea”
“E io mi impegnerò ogni giorno della mia vita a fare in modo che continui a dimenticartelo” 
Alison lo abbraccio, da mesi non conosceva più alternative dall'amarlo con tutta sè stessa.
“Comunque c'è un'altra cos della quale mi devo scusare” disse Axl 
“Sentiamo...”
“Oggi ci ho ragionato e ho capito quanto sia importante per te andare a Berlino e, d'ora in avanti, io sarò il tuo più grande sostenitore”
“Ti sei fatto fare il lavaggio del cervello?”
“Forse. Scherzi a parte, voglio davvero che tu sia felice e non puoi esserlo del tutto se io ti costringo a stare qui impedendoti di seguire la tua strada”
“Non me lo sarei fatta impedire”
“Sai cosa voglio dire. Non voglio metterti nemmeno per un momento nella condizione di dover scegliere. Le due cose non sono più incompatibili”
“Comunque non è detto che mi prendano”
“Finiscila! Sarebbero dei pazzi a non farlo. Quando arriverà la lettera voglio essere la prima persona a saperlo. Promettimi che la apriremo insieme”.
Alison lo guardò sotto una luce nuova.
“Lo farò. Grazie Axl, averti dalla mia parte è davvero importante”
“Dovrò solo capire come sarà vivere a Berlino, perché lo sai no che ogni volta che potrò sarò lì a romperti le palle?”
Lo strinse forte “Non potrei chiedere di meglio”.
Si guardano negli occhi a lungo, vedendosi reciprocamente sorridere. Le passo le mani intorno alla schiena stringendola a lui.
“Perché non ce ne andiamo subito? Ho voglia di stare solo con te, mi sembra di esserti stato lontano degli anni”
“Anch'io ne ho voglia, ma avremo tutto il tempo”
“Giusto. Dio benedica il week-and”
“Entriamo dai”
“Ah, un'ultima cosa, mi dici dov'eri ieri sera?”
“Te l'ho già detto! Sono stata a casa di Mandy fino a tardi”
“Ally! Ieri sera lei era con Duff!”
“No, lui ha detto che aveva le prove fino a tardi”
“Le prove? E non chi scusa? Noi abbiamo staccato che non erano ancora le otto”.
Si guardarono per un secondo, cambiando improvvisamente punto di vista.
“Beh, allora forse è qualcunaltro a non aver detto tutta la verità” concluse Axl.
“Non certo Amanda!”
“No, non Amanda, ora ne sono certo”
“Dici che dovrei...?”
“No. Non sappiamo come stanno le cose, magari Duff aveva da fare. Ci faremo i cazzi nostri”
“Avete idea di quanto sia difficile starvi vicino?” 
Axl sorrise amaramente, lo capiva fin troppo bene.

Ordinarono la cena, ordinarono da bere e chiacchierano allegramente tutta la sera. Alison ogni tanto tirava delle occhiate ad Amanda, sorrideva, le sembrava felice. Forse anche lei era stata tradita la notte precedente, ma sembrava ignorarlo del tutto. Quando si fermava a fissarla troppo a lungo, Axl le prendeva dolcemente la mano da sotto il tavolo, quasi a ricordarle che non c'era niente a cui pensare e alla fine se ne convinse anche lei.
Dopo parecchi bicchieri di vino, Axl annunciò a tutti del concerto che si sarebbe svolto a dicembre. Molti occhi si girarono d'istinto verso Slash, pronti a catturare ogni sua reazione d'ira. Il chitarrista invece non si scompose, mangiò l'ultimo pezzo di bistecca, si pulì la bocca  con il tovagliolo e commentò dicendo che il modo di suonare di Izzy si sarebbe sposato alla perfezione con quello di Keit Richards.
“Ottima scelta Axl” concluse il riccio.
Izzy non riuscì a trattenere un sorriso. Slash non era uno stupido, doveva aver captato già da tempo la notizia e aveva elaborato la strategia migliore per non uscirne da perdente.
“Esatto” si affrettò a rispondere Axl, visibilmente infastidito dalla inaspettata maturità del chitarrista. 
“Potreste comunque venire tutti con noi ad Atlantic City” disse Izzy.
“Duff?” Chiese Amanda girandosi verso di lui “Andiamo? A dicembre in New Yersey ci sarà sicuramente la neve! Sarà bellissimo” 
“Sí, certo, può essere una buona idea”
“Slash, Steven, dovete venire per forza! Non vorrete lasciare Izzy in mezzo a noi coppiette!” Disse Amanda. 
Steven e Slash la guardarono perplessi, speranzosi di trovare un po' di ironia nella su voce, ma no. Era seria.
“Mmm, non so Mandy. Vedremo” rispose Slash.
Lui ed Alison incrociarono lo sguardo, mentre cercavano di trattenere una risata. Si sorrisero impacciati, quasi come due estranei. Le insinuazioni di Axl dell'ultimo periodo avevano costruito un muro di imbarazzo tra di loro, difficile da abbattere. Fu Slash a distogliere lo sguardo per primo. 

 
16 dicembre 1989 | CONCERTO THE ROLLING  STONES
 
Le luci dell'aeroporto erano fredde e inospitali. Era mattina presto ed Alison si sentì lo stomaco brontolare.
“Ne vuoi un po'?” Disse Izzy porgendole il suo croissant.
Scosse la testa, “Sto ancora digerendo il gin di ieri sera”.
Izzy fece spallucce e continuò a mangiare.
Alison appoggiò le gambe sulla valigia di pelle nera davanti a lei.
“Certo che viaggia leggero il tuo uomo” disse Izzy indicando i bagagli con un cenno del capo.
“Una dozzina di cambi per nemmeno tre giorni e non hai idea di quanto ci abbiamo messo per sceglierli”
“Immagino, ma come ben sai la ragione è...”
“La sudorazione!” Dissero insieme.
“Il rischio di prendersi l'influenza con la maglietta umida è molto alto! Per quello deve cambiare cento volte look in un concerto!” Disse Izzy.
Risero insieme.
“Sempre a prendermi per il culo voi due, eh” disse Axl tornando vicino a loro.
“Sai che ti adoriamo”
Axl fece una smorfia divertita ad entrambi. Adorava vederli insieme, erano il suo personale angolo di paradiso e in quel viaggio con loro niente sarebbe andato storto, avrebbero fatto un figurone.
“Muovete il culo ora, dobbiamo imbarcarci”.
Si avviarono scortati dai bodyguard nella corsia preferenziale che conduceva alla prima classe. Axl sprofondò subito nella comoda poltroncina e iniziò a sorseggiare il bicchiere di champagne offerto dalla compagnia. Alison prese posto vicino a lui e osservó gli altri fortunati passeggeri vicino a lei. Per la maggior parte uomini in giacca e cravatta, intenti nella lettura del quotidiano. Più avanti, una coppia di ragazze, probabilmente modelle, guardavano incredule il trio dietro di loro. Osservavano Axl e Izzy e si domandavano chi fosse la ragazza in mezzo a loro. Le salí nuovamente quella sensazione ormai così familiare di inadeguatezza mista a gelosia.
Axl, quasi potesse leggerle nelle mente, alzò il poggiagomito che li divideva e fece scivolare la mano sulla coscia di Alison.
Erano troppo grosse? Troppo magre? Poco toniche? Sicuramente quelle della ricciolina più avanti erano meglio.
Aveva smesso di chiedersi da quando fosse diventata così insicura, così preoccupata dal suo aspetto. Da quel tradimento, certo. E da allora si sentiva sempre meno di quello che doveva essere. Di quello che lui avrebbe potuto avere.
“Sono nervoso”.
Si girò verso Axl.
“Andrà benissimo”
Le prese la mano stringendola tra le sue. 
“Grazie per essere venuta”.
Improvvisamente si sentì meglio. Lui (per qualche strana ragione) aveva bisogno di lei. Non delle modelle sedute in terza fila. E per quanto sapesse quanto fosse squallido quel ragionamento, non poté fare a meno di sentirsi completa.
Dormirono mano nella mano per gran parte del volo e si svegliarono quando ormai sotto di loro si avvicinavano le fredde coste dell'Atlantico. 
 
Alison rimase in albergo durante le prove tecniche del pomeriggio e raggiunse i ragazzi quando mancavano poche ore al concerto. Quando arrivò bussó al loro camerino; i nomi erano scritti su un foglio appeso alla porta.
Izzy andò ad aprire.
“Ehi, sei tu. Vieni entra”
“Come state?”
“Axl ha vomitato, sta dando la colpa alla cena, non vuole ammettere che sia tensione”
“Dov'è?”
“Ancora in bagno. Axl! C'è Ally”
“No, tranquillo, lascialo stare. Ci siamo visti prima, volevo solo farvi l'imbocca al lupo finale e dirvi che ho un posto da urlo”
“Bene, sono contento che ti piaccia, l'abbiamo scelto accuratamente”
Axl fece capolino dalla porta del bagno. Sembrava uno straccio.
“Dolcezza...”
“Ehi...come stai?”
“Insomma, prima in hotel stavo di gran lunga meglio. Per un po' non mi avvicinerò al salmone”
Izzy alzò le braccia al cielo esasperato.
“Già, meglio di no. Dieta vegetariana per qualche giorno”
Izzy trattenne una risata.
“Andrà tutto alla grande, lo sai no?”
“Lo spero. Ho un freddo micidiale. Tu, hai trovato il posto?”
“Certo, però se vuoi sto qui finché non tocca a voi”
“Non dire sciocchezze, vai a goderti lo spettacolo! Non voglio rovinarti un altro concerto degli Stones”
“Ok, allora” disse e gli diede un bacio.
Axl la trattenne ancora un po' prima di lasciarla andare.
“Ok, allora” 
Alison si avviò verso la porta.
“Axl” disse lanciandogli la giacca di pelle “Se hai freddo mettiti questa! Visto? Alla fine hai fatto bene a portarti mezzo armadio”.
Alison raggiunse il suo posto e si godette dagli spalti il tripudio brulicante delle persone nel parterre. Avrebbe di gran lunga preferito essere lì, ma Axl, con le sue manie di protezionismo, era stato categorico. Niente prato.
I posti erano centrali aveva una visuale perfetta, roba da professionisti. Le due file accanto alla sua erano riempite da donne e uomini molto più grandi di lei, iniziò a sentirsi a disagio. Contempló il posto libero alla sua sinistra e quando vide Jerry Hall farsi largo verso di lei, si sentí raggelare. Una cascata di capelli biondi portati di lato, una camicia di seta bianca con dallo scollo profondo dalla quale emergevano due seni incuranti della forza di gravità. Aveva dei pantaloni neri a vita alta che enfatizzavano il vitino da vespa. Tutto questo dopo tre gravidanze. Alison si rese conto di quanto fosse estremante difficile essere la compagna di una rock star. Lei non era certa di averne la stoffa.
Prima di sedersi la squadrò per un attimo ed Alsion sentì il bisogno di giustificare la sua presenza lì.
“Ciao, sono Alison. I Guns mi hanno prenotato questo posto”
Jerry si girò verso di lei quasi sembrasse soppesare una risposta o Alison in persona. Poi guardò di nuovo verso il palco.
Con un movimento della testa scostò i capelli dall'altro lato, una ventata di profumo si diffuse per l'aria. Forse solo quel profumo costava più di tutto ciò che Alison indossava.
Rimase impassibile per tutto il tempo, ma il sorriso che le comparve nel momento in cui Mick entrò sul palco fu quanto di più dolce una donna potesse esternare. I suoi occhi si muovevano fissando l'unico oggetto degno della loro attenzione. Gli sorrideva, quasi potesse vederla, teneva il tempo, muoveva le labbra su una strofa che le piaceva. E annuiva, come una mamma orgogliosa del figlio. Era attenta, non si distraeva un attimo. Controllava tutto, ma allo stesso tempo sembrava non distogliere mai lo sguardo da lui. Ci vuole passione per amare uno come lui e lei ne aveva da vendere.
Poi finalmente, fu lei a vederlo entrare. Il suo oggetto del desiderio. Sorrideva, sembrava disteso e lei si sentì subito più leggera. La presentazione di Mick era stata spiritosa, qualche battuta sui tatuaggi e sul loro talento. Iniziarono a suonare e quando Axl cantó la prima strofa ad Alison sembró fosse la prima volta che lo sentiva cantare. Tirò fuori una voce così piena e così intesa che riuscì a sorprenderla, ancora una volta. Era una sfida tra titani, un miracolo della musica. Non aveva mai sentito niente di tanto perfetto. Non riusciva a smettere di sorridere, lo vedeva felice e sembrava che la sua voce volesse buttare fuori tutta quella gioia. Si commosse.
Sentí qualcuno parlare. Si girò verso Jerry. La stava guardando.
“Come?” Disse tirando su con il naso. 
“Dicevo, devi tenerci molto a lui”.
Le sorrise.
“Molto”.
“Piacere, sono Jerry”
“Alison”. 
“Stai con il cantante?”
“Con Axl sí, da qualche mese, ma ci conosciamo da più di un anno”
“Pensavo fossi una groopie o che so io”
“Come? No, no”
“Perdonami se sono stata maleducata”
“Figurati”
“Saprai anche tu che non è un modo facile. Difendevo solo la categoria”
“Le fidanzatine dalle ruba uomini?”
Jerry annuì divertita.
“È una lotta. Ci pensi mai, ad esempio, che quasi il 90% di tutte le donne che ci sono qua dentro, e forse anche qualche uomo, vorrebbe scoparsi il mio fidanzato o il tuo?”
Alison rabbrividì.
“Già. Roba da vere dure” disse Jerry passando in rassegna gli spalti.     
“Mi sa che ho ancora molto da imparare”
“È una specie di lavoro, sai? Avere a che fare con uomini come loro”
“Me ne sto rendendo conto, sì”
“Sono bambini viziati che possono avere tutto quello che vogliono quando lo vogliono. Sta a te fare in modo che tu sia l'unica cosa che desiderano”
Giusto. Roba da niente, insomma”
Jerry non colse l'ironia.
“Dobbiamo essere pazienti, materne, ma allo stesso tempo frizzanti e divertenti. Delle bombe nel fisico e nel letto. Gentili, intelligenti, occuparci dei figli, ma allo stesso tempo essere giovani dentro e permettergli di sniffarci la striscia di coca sul culo”.
“Non so se sono in grado...”
“Non tocca a te decidere. È lui che ha scelto”.

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Capitolo 37
*** 37. ***




Quando rimise piede sul suolo californiano si sentí profondamente grata. Le sembrò di essere stata via degli anni. Si tolse il cappotto pesante che l'aveva accompagnata nei giorni precedenti e assaporò il tepore di quel giorno di dicembre. 
Ventun gradi: gioie che soltanto Los Angeles poteva regalare. 
La macchina era già fuori ad aspettarli.

“Eviti Sunset Strip. È sabato, ci sarà una coda infernale e io non vedo l'ora di arrivare a casa” disse Axl con un tono privo di gentilezza. 
“Agli ordini capo” rispose l'autista caricando le valige nel bagagliaio.

Guidò lungo la Pacific Coast Highway ed Alison tirò giù il finestrino  per sentire la brezza che proveniva dall'oceano. Le onde bianche si infrangevano sulla spiaggia coprendola per buona parte, alcuni gabbiani volavano a mezz'aria seguendo le correnti. 
Respirò affondo. 
Rivitalizzava ogni fibra del corpo quella città. Faceva rinascere. 
Erano quelli i momenti in cui si domandava se avrebbe mai avuto la forza di andarsene via, di lasciarla.
Forse sarebbe stato veramente difficile viverci lontano. Quanti gradi ci sarebbero stati in quel momento a Berlino? C'erano per lo meno alcuni gradi sopra lo zero?
Involontariamente, da qualche tempo, aveva iniziato a fare questi calcoli. Parametri stupidi che nascevano dal niente. Paragonava tutto: cibo, clima, servizio sanitario, traffico, affitti. 
L'idea di un trasferimento la spaccava a metà. Da una parte la voglia irrefrenabile di mettersi alla prova e mordere con tutta la sua forza quell'esperienza, dall'altra un misto di paura e pigrizia la legavano inesorabilmente a quella città. Erano quasi dodici anni che viveva lì, sarebbe stata la stessa persona senza di lei?
Ma c'era dell'altro. Nell'eterno bilancio tra partite e restare, nella lotta tra ignoto e conosciuto, avventura e certezza, c'era un parametro che sfuggiva ad ogni schema e quel parametro le stava stringendo la mano.
Si girò verso di lui e gli si rannicchiò vicino. Lo vide aprire il braccio per accoglierla, in un gesto automatico e familiare.

Premette il viso contro il suo petto per annusare l'odore della sua pelle, ormai solo prestandoci attenzione riusciva a sentirlo. È un cosa che succede quando un odore inizia a fare parte di te, quando diventa una costante, allora finisce per scomparire. Spesso rimpiangeva i tempi in cui, appena lo vedeva arrivare, le narici le si riempivano del suo profumo. Era una bella sensazione, eppure non avrebbe mai voluto fare a cambio. Averlo li, stretto fra le sue braccia era quanto di meglio potesse desiderare.

“Siamo stati quattro giorni senza litigare” le disse. “Lo so, tecnicamente avrei dovuto aspettare di entrare in casa per dirlo, potremo ancora fare danni”
“Siamo stati bravi, non c'è dubbio”
“Dovremo sforzarci di esserlo sempre”
“Hai ragione, tu dovrai proprio sforzarti”   
“Fanculo” le disse spintonandola. Eppure rideva. 




[BREVE, COME I CAPITOLI DI PASSAGGIO]

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Capitolo 38
*** 38. ***


Il sole bruciava forte da dietro la finestra del suo studio, era appoggiata lì da parecchio tempo ad osservare lo scorrere lento del traffico. Il calore sul proprio corpo era quello di cui aveva bisogno. Sorseggiava il caffè mentre aspettava l'arrivo di un nuovo paziente, di una nuova avventura. Qualcun'altro che si era preso la briga di voler cambiare, di dedicare un po' del suo tempo, dei suoi soldi e delle sue energie per trovare risposta a qualche domanda. O semplicemente per trovare la forza di farsi qualche domanda. 
Come quelle che probabilmente si era fatto Axl la notte precedente.
Quella mattina si era svegliato nervoso e non voleva saperne di alzarsi dal letto, vietó ad Alison di tirare su la tapparella della stanza. L'insonnia non gli aveva dato tregua tregua quella notte. Si era rigirato per un po' nel letto poi stremato si era alzato per scendere al piano di sotto. Se ne stette lì in salotto fino all'alba, da sopra si sentiva il ronzio lontano del televisore che manteneva Alison in un lungo dormiveglia.

Il citofono suonó e lei si destò di colpo. Sollevò la cornetta “Alison Stone”
“Buongiorno. C'è una raccomandata da firmare”
Il cuore le salí in gola.
“Scendo subito”.
Mise la firma dove le fu indicato, la mano le tremó un poco sul finale della 'n'. Tornò in ufficio chiamó il cliente e annulló l'appuntamento. Avrebbe dovuto aspettare ancora qualche giorno per avere risposta alla sue domande.
Ributtò un occhio all'orologio per fare mente locale. Axl sarebbe dovuto essere in studio a provare con i ragazzi, sempre che avesse trovato il coraggio di alzarsi dal letto. Sentiva in bisogno fisico di vederlo.  
Si preciptó alla macchina per raggiungere la sala prova, non accese nemmeno la radio, non voleva distrazioni dei suoi pensieri. 
Il traffico le sembrò più insidioso e consistente del solito, non vedeva l'ora di arrivare.
Incrociò Steven fuori dalla porta della sala prove, fumava e sembrava scocciato, ma quel giorno non aveva nè tempo nè voglia di indagare.
“Steven! Dov'è Axl?”
“Ehilà Alison, tutto ok? Axl è dentro, litiga con Slash”
Tutto nella norma, insomma.  

“Ciao” Disse dopo aver bussato, senza aspettare che le dicesso di entrare. 
“Emmm Axl, potresti uscire un attimo?”
“Che ci fai tu qui?”
“Devo parlarti”
“Sono impegnato Alison, sono arrivato dieci minuti fa. È così urgente?”
“Non so” disse porgendogli la busta giallo ocra ancora chiusa,“Decidi tu” 
Il ragazzo si sentì dei brividi di freddo corrergli lungo la schiena, il momento della verità era arrivato. Non aprì bocca e la seguí a testa bassa fuori dalla sala, lasciando Slash ad osservare la scena sconcertato.

“Aprila tu” gli disse. 
“Io?”
“Ti prego, non ne ho il coraggio. E vedi di trovare un modo gentile per dirmi che sono stata rifiutata”.
Axl prese in mano la busta notando un insolito tremolio nelle sue mani, decise di sedersi. Alison era davanti a lui e lo guardava speranzosa, anche lui sperava, ma le due speranze erano agli antipodi. 
Strappò la busta dal lato corto.
“Se è solo un foglio non disturbarti a leggerlo, vuol dire che hanno rifiutato la mia domanda” disse Alison camminando nervosamente davanti a lui.
Il ragazzo sbirciò dal lato aperto e fece un altro respiro, più rumoroso del precedente: c'erano almeno cinque fogli lì dentro.
“Sei stata presa” disse con voce monocorde.
“Stai scherzando?” disse Alison strappandogli la busta di mano.
Era tutto vero: cinque fogli. Uno per le congratulazioni, tre per le istruzioni su quando e dove avrebbe cominciato, uno con il biglietto aereo per Berlino.
“Mi hanno presa” disse incredula sedendosi vicino ad Axl.
“Bravissima. Te l'avevo detto che non dovevi avere dubbi”
Si era esercitato molte volte di provare il sorriso forzato per quell'occasione. Gli ultimi tentativi gli erano sembrati piuttosto convincenti, anche lui avrebbe creduto che quel sorriso fosse sincero. Eppure in quel momento, quando la realtà incombeva su di lui, tutte quelle esercitazioni si erano rivelate inutili. Non ci riusciva a sorridere, nemmeno sotto sforzo.
“Mio dio, non ci posso credere”
“Sarebbero stati dei pazzi a non prenderti”. Si sentì estremamente falso e fuori luogo. Si sentì in faccia il sorriso finto e rigido di chi ride controvoglia, la mascella iniziava a fargli male. Davanti a lui Alison si rigirava incredula i fogli tra le mani, quando all'improvviso vide il suo sguardo riempirsi d'ansia.
“Che succede?”
“Non può essere” disse lei intenta ad analizzare un foglio. Scosse la testa e passó il pezzo di carta ad Axl.
“Devo partire tra meno di due settimane” dichiaró.
Axl fissò quei numeri incredulo. Meno di due settimane, un soffio di vento e lei sarebbe scomparsa. Si sentì attorcigliare le viscere, stava per scoppiare. Non era così che doveva andare, doveva esserci più tempo. Più tempo per metabolizzare, per capire, abituarsi. Invece non ce n'era. Guardò Alison in cerca di qualche soluzione o spiegazione 
“Cazzo” disse lei appoggiandosi alla parete.
Si sentì la rabbia esplodere.
“Cazzo è tutto quello che hai da dire? Dovrai partire tra quattordici giorni Alison! Porca puttana, te ne rendi conto?” 
“Axl...calmati”
“Calmarmi? Certo! Solo due fottute settimane Alison, lo sapevi?” 
“No, no, che non lo sapevo. E piantala di urlare! Sono io quella che deve trasferirsi dall'altra parte del mondo, ho più diritto di te di essere fuori controllo”.
“Ovvio. Come se io in questa storia non c'entrassi niente, giusto?”
“Sai cosa voglio dire”
“So solo che due settimane non sono niente e che tra quattro giorni io devo partire per Tokyo. Quindi fatti due conti tu, dottoressina mia, di quanto tempo ci resta per stare insieme”
“Non posso farci niente, non potevo sapere quando sarei dovuta partire”.
“Non potevi saperlo, hai ragione, ma non devi per forza rispettare quella data”
“Axl...” Disse lei guardandolo con delusione.
“Oh, fanculo Alison! Ho tutti i diritti di questo mondo per essere incazzato. Mi sono stufato di dover fare la persona matura e comprensiva”
Alison lo guardò sperando di vedere una traccia di pentimento nella sua foce, ma non c'era.
“Sei un bastardo”
“Certo, sono io il bastardo. Non tu che mi molli qui, no? Senti, ora è meglio se te ne vai, non mi va di parlare”.
“Dobbiamo farlo invece, che ti vada oppure no”
“Voglio stare solo. Vattene”.

E fu irremovibile. Alison si allontanò a passo spedito e lui rimase lì a guardarla andare via. Una scena alla quale avrebbe fatto meglio ad abituarsi. Aveva il fiatone da quanto aveva urlato, rientrò dentro e annunciò che per quel giorno le prove sarebbero finite lì. Gli altri ragazzi si guardarono, sapendo quanto fosse inutile chiedergli spiegazioni. Non avrebbe parlato, non avrebbe spiegato veramente l'accaduto, si sarebbe limitato a lanciare insulti e urlare frasi senza senso.
Solo Izzy si alzò dal divano e lo raggiunse.
“Come preferisci, Axl, ma prima o poi questa situazione andrà affrontata”
“Non so che cazzo fare. Non mi sono mai sentito così sconvolto”.
Izzy lo guardò stupito, sembrava che stranamente avesse voglia di confidarsi. Ne approfittó per dirgli tutto ciò che si teneva dentro da un po'.
“Devi trovare la forza di crescere Axl e affrontare questa situazione come un adulto”
“E cosa farebbe un adulto?”
“Prenderebbe una decisione. Starle vicino in questo percorso nonostante voglia dire soffrire o lasciarla andare se pensi di essere in grado di affrontare la distanza”
“Perché?”
“Perché è quello che non capisci! Perché devi scegliere, prendere una decisione. Non puoi avere entrambe le cose, non potrai più averla come l'hai avuta finora. Devi scegliere se restarci insieme a queste nuove condizioni o se lasciarla andare” 
"Non ha senso, non sono io quello che deve scegliere"
"Ma lei non è nemmeno di tua propietà è se ci tieni davvero le starai vicino anche a queste condizioni" 
"Non è un cagnolino ammaestrato come Erin, ad esempio" disse Slash di punto in bianco.
Calcó eccessivamente la mano e dopo quella frase Axl se ne andò furioso. 

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