La mia Londra

di Helen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia Londra ***
Capitolo 2: *** Solo un passeggiata ***
Capitolo 3: *** Da un altra prospettiva ***
Capitolo 4: *** Solo l'inizio ***
Capitolo 5: *** Baci ***



Capitolo 1
*** La mia Londra ***


 

La Mia Londra

 

Londra è fredda e grigia eppure è conosciuta come la bellissima Londra, la città al centro del mondo, la metropoli dalle mille speranze ma io che conosco le sue strade e la sua gente posso dirvi che non è assolutamente così.

Sono Annie, una normale ragazza cresciuta tra i vicoli di questa città, ero solo una bambina quando mia madre è stata ritrovata morta per strada e mio padre... bhè non so neanche chi sia. Io non ero nessuno, non sono nessuno, quindi perché qualcuno avrebbe dovuto prendersi cura di una bambina che neanche conosceva? Ed è esattamente quello che è successo per i primi anni, così ho imparato ad improvvisare e a mostrarmi forte anche quando in realtà non lo ero, a lottare quando tutto sembrava perduto e credetemi io non sono una che si arrende facilmente, ho imparato a vivere nella mia bella Londra, poi il destino a voluto premiarmi. Quella sera faceva freddo, pioveva e avevo fame così mi sono avvicinata ai cancelli dell'ospedale di Lambeth, lì la mia vita è cambiata, ho imparato a disinfettare le ferite e a medicarle, a riconoscere alcune malattie e ad aiutare chi ne aveva più bisogno ma soprattutto ho imparato ogni scorciatoia e ogni vicolo, a correre veloce finché non sento i polmoni bruciare perché quando un nobile richiede un particolare farmaco o antidolorifico, le strade sono piene di carrozze o più semplicemente i controlli della polizia ne impediscono il transito sicuro, l'unica cosa che puoi fare è correre e se ci tieni alla tua vita corri, così ho conosciuto le famiglie più benestanti, conosco le loro case e le loro abitudini. Conosco la mia corrotta Londra.

Oggi sono una giovane donna ma faccio le stesse cose di prima, probabilmente questa è la vita che è stata scelta per me quindi... perché non annegare i dispiaceri in una buona pinta di birra?

“forse non è stata un ottima idea” penso tra me e me, dei blighters sono appena entrati nel locale e non ci sarebbero problemi se non fosse per il fatto che nello stesso bar ci sono anche alcuni Rooks, che festeggiano insieme al loro capo il recente furto di carico ai danni della banda rivale.

“Se mi sbrigo posso sparire alla svelta e non finire nei casini” penso ma onestamente non è ciò che voglio, non conosco questi uomini vestiti di verde ma so perfettamente di odiare i blighters quindi spero vivamente che gli facciano il culo. Così mi metto nel mio angolino e aspetto. Ci vuole poco e i primi insulti iniziano a volare per la stanza, l'atmosfera si scalda e poco dopo una bottiglia di whisky si infrange al suolo, volano i primi pugni e anche qualche sedia.

“Birra e spettacolo chi lo avrebbe mai detto?!” sorrido felice di essere rimasta.

A quando pare questi Rooks sanno il fatto loro! Eh.. Larry – il povero blighter cade accanto a me privo di conoscenza e anche di qualche dente ma la mia attenzione viene presto attratta da lui, è alto ed è bello sebbene i suoi lineamenti non siano propriamente comuni, i suoi occhi guizzano da una parte all'altra, lo osservo combattere e penso che sia un mostro, eppure, è affascinante, perfino con quel sorriso mentre atterra l'ennesimo avversario ma nella foga dell'attimo non riesce ad evitare un colpo al fianco destro e poi un altro diretto allo stomaco che lo costringe ad indietreggiare, ne evita un'altro per riceverne uno in viso, la lotta continua a suon di pugni e qualche calcio,non so secondo quale logica o legge fisica ma riesce comunque a rialzarsi e a stendere il suo avversario, un pelato decisamente più grande di lui.

Lo spettacolo è finito gente! - ha una bella voce penso e lo osservo mentre aiuta uno dei suoi compagni a rialzarsi mi alzo anch'io e mi avvicino ad un uomo accanto a me, osservo il suo braccio e capisco subito che c'è qualcosa che non va e so anche che cosa come so che farà malissimo.

- Qualcosa non va signorina? - è la sua voce ne sono certa

Ha una spalla lussata – rispondo senza girarci intorno – E se non verrà sistema il suo braccio sarà fortemente debilitato se volete posso farlo io ma sarà doloroso -

Segue un attimo di silenzio.

- Fallo! - dice l'uomo davanti a me

Idiota- sospiro – Avresti dovuto berti qualcosa di forte prima – ma non gli concedo il tempo di ripensarci, sento il classico clack dell'osso che rientra al suo posto seguito da un urlo quasi inumano, recupero la mia sciarpa e sotto gli occhi allibiti di tutti gli fascio stretto il braccio affinché rimanga fermo un torace lo infirmo velocemente su cosa fare nei prossimi giorni e cosa succederebbe se non lasciasse a riposo in braccio poi passo al prossimo paziente, non so perchè ma ho voluto controllare anche lui, l'uomo che combatteva come una furia, nonostante avesse solo un piccolo taglio sulla tempia e qualche graffio, è più alto di me ma non di tanto, sento i suoi occhi che mi studiano e il mio cuore inizia ad accelerare, avvicino le mani al suo volto, ha una vistosa cicatrice su una guancia, lui non si ritrae, mi avvicino ancora per vedere meglio il taglio, ha un buon profumo, gli piego leggermente la testa e inizio a disinfettare il taglio con un po' di alcool, lui sussulta leggermente ma rimane lì, immobile con le mani lungo i fianchi ancora insanguiate.

E' solo un piccolo taglio – Sussurro più a me che a lui, faccio due passi indietro e sorrido non sapendo cosa aggiungere poi mi volto verso il barista e sorrido

- Grazie Earl! Domani passerò a controllare Matt anche se direi che ormai l'infezione è passata -

- Grazie Annie! Non potrò mai ringraziarti abbastanza! -

- Una birra è più che sufficiente qualcuno deve pur fare qualcosa per la brava gente di Londra, si fa quel che si può – Dico allontanandomi e agitato una mano a mezz'aria.

 

Devo accelerare il passo sono pur sempre una ragazza e non è carino che sia fuori da sola a quest'ora di notte, sento un tonfo alle mie spalle e mi giro con gli occhi spalancati mentre un brivido mi correre lungo la schiena, sono sicura che prima dietro di me non c'era nessuno ma ora c'è un uomo incappucciato, rapida estraggo il coltello che porto sempre con me da quando avevo 9 anni eppure non lo mai usato per ferire qualcuno, non ne sarei capace.

- Interessante! -

- Conosco quella voce... - dico perplessa.

L'uomo si toglie il cappuccio mostrando il volto – Ho pensato che non era carino lasciare andare da sola e di notte una ragazza così gentile -

- Quindi hai deciso di spaventarla a morte piombandogli alle spalle? Bel modo per ringraziare - il mio sarcasmo è una di quelle cose che non mi abbandona mai, lui ci pensa un po' prima di rispondere poi scoppia ridere – Lei, mia cara signorina ha pienamente ragione -

- Avevate dubbi al riguardo signore? E comunque non ho di certo intenzione di farmi accompagnare da uno sconosciuto quindi... -

- Jacob, Jacob Frye – mi interrompe - Ora, non siamo più sconosciuti -

- Per quanto mi riguarda Signor Frye, lei potrebbe essere un comune delinquente o addirittura un assassino! Quindi le ... - non ho il tempo di finire la frase

- Oh, mia cara signorina Annie lei non ha idea di quando questa sua affermazione sia veritiera- mi cinge le spalle con il braccio tirandomi contro di lui e mi sorride, è così dannatamente bello, io mi sento avvampare non sono mai stata così vicino ad un uomo, ad un uomo che non fosse un paziente o un cadavere ovviamente.

- Dove siamo diretti? - Mi chiede soddisfatto.

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Capitolo 2
*** Solo un passeggiata ***


L'ho seguita con lo sguardo per qualche secondo, era una ragazza diversa da quelle che frequentavo solitamente, non era una di quelle che si gettava nella mischia era più il tipo che osserva, valutava bene la situazione prima di agire ma su una cosa ero sicuro, era veramente carina.

Nessuno, eccetto mia sorella quando eravamo bambini si era mai preoccupata così per me, proprio come aveva fatto lei, con dolcezza eppure non mi aveva neanche guardato negli occhi, non mi aveva proprio guardato. Io al contrario era stata la prima cosa che avevo fatto, avevo studiato con attenzione il suo volto cercando di capire qualcosa di più.

Ho fatto un passo avanti.

Nessuno ha detto niente, io non ho detto niente, poi ne ho fatto un altro e un altro ancora fino a quando non mi sono ritrovato fuori a correre, avevo aspettato troppo e lei non c'era più, ero solo per le vie semi deserte di quella cupa città illuminata, sono salito in alto sui tetti per avere un visuale migliore e l'ho vista. Non ha voluto che l'accompagnassi per molto, solo qualche isolato ma mi ha assicurato di essere ormai vicino a casa.

Con un senso di inquietudine a me estraneo l'ho lasciata lì da sola, come voleva, mi sono girato e lei era ancora lì a fissarmi, mi sono allontanato ancora e mi sono voltato nuovamente ma lei non 'cera più.

 

IL GIORNO DOPO

 

“da quando ho bisogno di una scusa per incontrare una ragazza?!” la domanda mi era sorta spontanea mentre osservavo la sua sciarpa, un semplice pezzo di tessuto divenuto il mio lascia passare su quel tavolo, sapevo che se sarei stato paziente lei sarebbe entrata da quella porta ma non sono il primo a dirlo che non ho pazienza, così mi sono avvicinato all'uomo dietro il bancone del locale, lo stesso della sera prima.

- La ragazza di ieri - ho iniziato – cosa sa dirmi di lei?-

La conversazione è durata poco niente ed è stata pressoché inutile, quella ragazza stava diventando un mistero da risolvere.

Ormai deluso e deciso a cambiare strategia stavo per uscire dal locale quando ho sentito la sua voce provenire dall'esterno e lì non ho fatto a meno di darmi dello stupido “ ha detto che sarebbe tornata a controllare il figlio dell'uomo non lui, quindi... ovviamente... un altro ingresso, stupido!” scossi la testa.

Sono corso fuori e quasi non ci siamo scontrati.

- Voi?!- mi chiese sorpresa

- Io! - risposi non curante e felice di averla davanti a me – Vi ho portato la vostra sciarpa – cercai di sembrare il più gentiluomo possibile mentre lei mi guardava titubante, ha preso la sciarpa e per un attimo le nostre mani si sono sfiorate, Annie ha sussurrato un timido e impacciato grazie e cercato subito di allontanarsi da me, da quella strada, da tutto.

- Aspettate! Sono stato qui ore ad aspettarvi! Mi dovete almeno un passeggiata non credete? - sfoggiai il mio sguardo migliore

- Nessuno ve la chiesto signor Frye e sono sicura che la birra vi ha tenuto buona compagnia - ok, ammetto che non mi spettavo una risposta del genere, la guardai, era bella e con il timido e pallido sole di Londra che le illuminava il viso lo era ancora di più, non dissi niente in attesa della mia condanna, ero sicuro che si sarebbe voltata da un momento all'altro e invece mi ha stupito ancora, mi ha sorriso e mi ha preso per un braccio come sono solite fare le dame con i propri cavalieri.

- Solo un passeggiata, Eh... mi chiese con un sorriso beffardo poi continuò – Allora? Dove siamo diretti?-

Rimasi stupefatto, di nuovo, giuro non so cosa passi per la testa di questa ragazza ma è completamente fuori dagli schemi, inoltre mi aveva fregato e con il mio stesso modo di fare.

Abbiamo camminato per un bel po' passando dai quartieri popolari a quelli industriali dove abbiamo incontrato alcuni dei bambini di Clara, a quanto pare conoscevano già Annie, quei piccoli mocciosi non si sono lasciati sfuggire l'occasione di prendermi in giro, canticchiando canzoncine stupide e irritanti su noi due, a volte sanno essere delle vere e proprie pesti e io non potevo certo rispondergli avendo una ragazza al mio fianco così siamo andati oltre.

- Allora Miss – iniziai – Com'è possibile che io non ti abbia mai visto ? Tutti sembrano conoscerti, tutti tranne me - sorrisi

- Strano eh? Non sembri un tipo cauto e come minimo avresti dovuto venire da me con un braccio rotto o chissà cosa anni fa – la osservai a quanto pare non voleva dirmi niente di lei e sembrava a disagio così decisi di non insistere, rimanemmo in silenzio per qualche isolato.

- Verde? - la sua voce ruppe il silenzio – Come mai?-

- Perché mi dona! Non trovi? - lei scoppio a ridere – Onestamente non lo so, speranza... forse - proposi e lei annui forse avevo risposto giusto. Passammo vicino ad una fabbrica dove lavoravano dei bambini

- A volte... - mi confessò – penso che avrei potuto finire come loro e non è giusto... ma non posso fare molto per aiutarli -

-Ma io si! – lo stupore nei suoi occhi mi regalò un emozione nuova

- Senza farti uccidere? - io di tutta risposta alzai le spalle

Doveva essere solo una passeggiata tranquilla ed ora stavo per infiltrarmi in una fabbrica che sfruttava i bambini per liberarli, scossi la testa, ma trovare un gattino ferito per le vie di Londra e aiutarlo no? Sarebbe stato meno faticoso e più eroico.

 

Il tempo passa in fretta e senza che me ne rendessi conto Jacob Frye era entrato nella mia vita da quasi un mese, devo ammettere che in quel periodo Londra stava cambiando e mai mi sarei aspettata di ritrovarmi senza lavoro a causa di questi cambiamenti. Quella mattina mentre camminavo per raggiungere il manicomio di Lambeth non riuscivo a credere alle voci dei bambini a bordo strada, urlavano cercando di attirare l'attenzione dei passanti per vendere i propri giornali. Anch'io ne avevo preso uno quella mattina e avevo letto con orrore il titolo “scandalo a Lambeth” ero arrivata presto al manicomio, avevo aggirato la polizia, i curiosi al cancello e avevo cercato Miss Lux.

E come farò? Mi chiesi mentre camminavo senza un meta precisa, quando non sapevo dove andare normalmente mi dirigevo alla stazione più vicina, il fischio dei treni, il continuo vociare dei passeggeri, le urla dei bambini e dei venditori e la musica di qualche strumento perché c'è sempre qualcuno che suona, tutti questi rumori per me erano vita, erano normalità ma se quel giorno avessi saputo che il suo treno sarebbe arrivato in stazione non ci sarei mai andata, per fortuna non lo sapevo.

Per la prima volta vidi Evie, era veramente bellissima ed era chiaramente l'opposto di suo fratello, andammo subito d'accordo, era divertente prendere in giro insieme Jacob discutendo dei suoi modi di fare poco ortodossi, della sua incapacità di fare come gli veniva chiesto e tutto ciò con lui affianco a noi.

- Già! Ed è un tale testone! - mi confermo la sorella

- Però... seppur con qualche danno riesce a risolvere la situazione, prendi quella fabbrica..-

- Ah! Lo sapevo! - esultò Evie – non poteva essere andata a fuoco così facilmente

- Hey! Ti ho già spiegato che non era colpa mia – cercò di difendersi Jacob

- Sei il solito casinista! -

- Il fatto che io crei problemi non significa che abbia anche la soluzione, per quella ci sei tu cara sorellina - batté una mano sulla sua spalla. Io li osservavo mi sarebbe piaciuto avere qualcuno su cui fare sempre affidamento come loro due, litigavano ma si capiva chiaramente che in caso di necessità uno sarebbe andato incontro all'altro.

- Lavora con Noi! - propose Evie

rimasi interdetta, l'idea non era male

- Ottima idea sorella, c'è sempre qualcun da ricucire tra i Rooks-

L'idea mi piaceva.

- E poi almeno Evie avrà un altra ragazza con cui parlare del suo amato Greene, non ne posso più di sentirla – commentò esasperato tirando frecciatine alla sorella

- E io avrò qualcuno a cui affidarti dopo averti dato una bella lezione!- ribatté lei

Risi, ormai ero convinta

– ok !- dissi consapevole del fatto che da li a poco i due fratelli avrebbero iniziato una rissa ed il mio nuovo lavoro sarebbe iniziato subito.

 

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Capitolo 3
*** Da un altra prospettiva ***


Quel giorno avevo finito presto le mie ricerche così stavo camminando per le vie di Londra nella zona del Tamigi, sapevo esattamente dove stavo andando, da quando l'avevo conosciuta non avevo smesso di pensare che quella ragazza era interessante oltre che essere carina, mi piaceva il suo modo di fare e volevo assolutamente scoprire qualcosa di più, volevo conoscerla e quando l'ho vista correre davanti a me ho pensato che era il momento giusto.

- Annie! - l'ho salutata con la mano

- Corri! - mi ha urlato da lontano, io ho alzato le sopracciglia non riuscivo a capire poi ho notato che era inseguita da 3 uomini

- Se il problema sono quelli posso sistemarli io, sarà come rubare le caramelle ad un bambino- ho proposto ma lei ha insistito

- Corri, non fare l'eroe, idiota! - mi ha afferrato per un braccio, stava ridendo sembrava divertita, altri uomini sono usciti da una strada laterale.

- Cosa diavolo hai combinato? - le ho chiesto, se prima avrei potuto gestire la situazione al meglio ora con altri di loro e Annie al mio fianco non potevo certo salvarla con facilità era troppo rischioso, lei arrossì lievemente.

- Bhè ... forse potrei aver sbagliato il dosaggio di alcuni farmaci, e forse, ribadisco forse, si sono accorti di me e hanno chiamato i rinforzi, il piano prevedeva che sarei riuscita a darmela a gambe prima che si accorgessero di me visto che... con le dosi che gli ho dato avrebbero avuto altro a cui pensare per un po – Per un attimo mi immaginai Annie vestita da scienziato pazzo e sorrisi al pensiero

- Avevi un piano?- chiesi - Mi spiace deluderti ma credo che sia completamente saltato -

- A furia di stare vicino a te sto prendendo le tue stesse abitudini, compresa quella di non seguire mai i piani alla lettera – ribatté

intanto continuavamo a correre come pazzi - Manca solo che ci insegua una ...

- Grande Jacob! l'hai chiamata! - la situazione era divertente si ma ci stava sfuggendo di mano, una carrozza non potevamo certo seminarla a piedi, come se non bastasse con tutto il subbuglio che avevamo provocato era arrivata anche la polizia quindi dovevamo fare attenzione ad entrambi, dovevamo essere più veloci era un dato di fatto e conoscevo solo un modo, le misi una mano sui fianchi erano così sottili e la obbligai a fermarsi, lei mi guardo senza capire.

- Ok adesso non mi sembra il momento per essere romantici!- cercò di allontanarsi, io la spinsi contro il mio petto, ho sentito l'odore dei suoi capelli, il suo profumo dolce e ..e ... di lavanda?

- Fai silenzio e tieniti! - gli ordinai, forse un po troppo severo ma lei obbedì, tesi il braccio verso l'alto e azionai il lancia corda.

Sentivo il suo cuore battere in fretta e accelerare quando passavamo da un edificio all'altro, mi aspettavo che urlasse ma non l'ha mai fatto, ogni tanto stringeva ulteriormente la presa tirando il tessuto del cappotto e affondava il viso nel mio petto, ma devo ammettere che mi piaceva mi permetteva di proteggerla, mi sentivo capace e per una volta qualcuno si stava fidando di me, non volevo lasciarla andare. Mi fermai su uno degli edifici più alti della zona, volevo che almeno per una volta potesse osservare la sua città da un punto di vista diverso, vedere le cose da un altra prospettiva e volevo essere li con lei, per me era naturale osservare Londra dall'alto quindi in un certo senso era come mostrargli un pezzo di me, come avevo previsto rimase stupefatta, era pomeriggio inoltrato quando il cielo inizia a tingersi di rosso, rimase per qualche istante ancora attaccata a me poi si stacco per guardarsi meglio intono .

- Sembra un quadro - la sentii sussurrare, non credo parlasse a me ma più a se stessa a malincuore le misi una mano sulla spalla e le dissi che dovevamo andare. Ci lasciammo quello spettacolo alle spalle, il sole che filtrava tra le nuvole sottili colorando tutto di giallo e arancio, il continuo passare delle carrozze e delle persone sotto di noi, gli stormi in lontananza e i fumi che uscivano dalle ciminiere delle fabbriche

ALCUNI GIORNI DOPO

Vagavo per la mia stanza in cerca di qualcosa da fare, stranamente avevo già finito il mio giro di controllo ai miei malati del quartiere e la cosa non andava affatto bene perché mi dava il tempo di pensare, di pensare a lui, piano piano e lentamente quel ragazzo stava entrando nel mio cuore e nella mia mente, per quanto bello non andava bene perché io rovino sempre tutto. In quei giorni avevo avuto un po di tempo per me così avevo ripreso in mano la carta e il carbone e avevo disegnato, linee semplici e pulite del profilo di una città vista dall'altro su un tetto nell'angolo in basso c'era una persona di spalle che osservava l'orizzonte nel mio immaginario era Jacob, poi ero passata ad un altro foglio disegnando figure e profili femminili finché la mia mano non aveva deciso di ritrarre un busto maschile.

“Eh brava Annie! non dovresti disegnare queste cose !” dissi a me stessa mentre aggiungevo i dettagli al volto e guarda caso assomigliava proprio a lui, mi concentrai a fare il chiaro scuro sugli addominali e sui muscoli delle braccia, aggiunsi un paio di pantaloni di tela e il capello a cilindro, qualcuno bussò alla porta, colta in fragrante gettai altri fogli sopra per coprire il tutto e corsi ad aprire, tirai un rumoroso sospiro di sollievo quando vidi Evie alla porta e l'abbracciai.

- Grazie al cielo sei tu! -

- Devo picchiare mio fratello? ti ha detto qualcosa? - alzò un sopracciglio

- NO! no ! dai entra - la presi per un braccio e la tirai dentro.

Ci sedemmo sul letto a bere del the caldo e a parlare.

- E' così serio! e preciso e poi.... - Evie cerco le parole giuste

- E poi ti piace! - proposi io, lei arrossì velocemente - Dai evie! non puoi negare che Henry si emm... - per quanto mi riguarda non era per niente affascinante ma finii la frase - Interessante! -

- Ma non posso! abbiamo una missione e ...

- Evie... sospirai - Non c'è niente di male a voler bene ad una persona, anche tuo fratello è un assassino ma ciò non ti impedisce di volergli bene e non dovresti mai negare al tuo cuore un po di affetto perché ti assicuro che niente dura per sempre- lei mi guardo rimanemmo in silenzio per un attimo

- Vale anche per te - mi fece l'occhiolino - ma ... in realtà ero venuta per chiederti una cosa, estrasse dalla tasca la pagina strappata di un libro, conosci questi fiori? sono erbe mediche e pensavo che...magari

- Collezioni fiori? non mi sembri il tipo ma vediamo... - ero veramente sorpresa

- In realtà sono per Henry -

- Da quando sono le donne che regalano i fiori agli uomini? - scoppiammo a ridere entrambe, mentre osservavo le pagine lei si alzò e sbirciò sul tavolo sotto la finestra

- Manca il tatuaggio! - esclamò, mi voltai questa volta ero io ad essere arrossita mi ero completamente dimenticata dei miei disegni - Sei bravissima - aggiunse dopo, io la ringraziai e ripensai a quale immensa figura avevo appena fatto, volevo sprofondare.

- Alcuni fiori li conosco - stavo cercando di cambiare discorso ma lei non mi rispose teneva tra le mani un foglio, io mi avvicinai per vedere qual'era, ritraeva lei e Henry, l'avevo fatto qualche giorno fa quando ero bloccata in casa dalla pioggia, Evie stava leggendo seduta per terra sul tappeto mentre Henry l'ascoltava con la testa appoggiata sul suo grembo

- Puoi tenerlo - le dissi, i suoi occhi si illuminarono - ma non dire a Jacob dell'altro disegno ti supplico - misi le mani come in preghiera

- affare fatto! - sorrise - e comunque ti devo un favore Annie! quindi domani a mezzogiorno passo da te! niente scuse e andiamo ad uno degli incontri di Jacob cosi potrai vederlo a petto nudo e di conseguenza potrai disegnarlo nel dettaglio!- non mi diede neanche il tempo di ribattere che era già uscita.

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Capitolo 4
*** Solo l'inizio ***


SOLO L'INIZIO

 

Ok, devo ammetterlo, non era stato facile addormentarsi quella notte.

“Un tatuaggio ? Dove e sopratutto cosa??Evieee! Questa me la paghi!” mi rigirai tra le coperte mentre la mia mente si rifiutava di calmarsi “un tatuaggio è da ragazzo poco rispettabile, un tatuaggio è … interessante” mi ritrovai a fantasticare sorridendo come un idiota poi ripensai a mio padre, lui non avrebbe mai approvato, desiderava per me il meglio, per mia fortuna mi aveva sempre ascoltato senza obbligarmi a fare ciò che non volevo; tutto quello che sapevo in ambito medico era grazie a lui, mi aveva istruita nonostante non fosse accettabile nella nostra società, una donna non poteva avere tali competenze e al massimo poteva assistere i malati nelle proprie dimore; eppure lui aveva fatto ciò che riteneva giusto, lo faceva sempre e probabilmente è per questo che la gente ricorda il dr. Lewis con tanto affetto e anch'io lo ricordo così; della mamma invece ho ben pochi ricordi, avevo 3 anni quando è morta di bronchite, papà aveva pianto come è giusto che sia e poi con un finto sorriso era tornato da me, da quel momento eravamo stati io e lui fino a quando pochi anni dopo la malattia aveva deciso di portarmi via anche lui.

In questo momento i ricordi mi stanno avvolgendo come una calda coperta, devo togliermeli di dosso e non c'è altra soluzione cosi sguscio fuori dalle coperte, mi vesto rapidamente e scendo in strada dove tutto è silenzioso, sento i miei passi sul selciato e il mio respiro tagliato dal freddo invernale, un timido sole sta cercando di arrampicarsi sopra i tetti di Londra mentre la gente di ceto più basso inizia a svegliarsi nelle loro case, tempo fa questa era l'ora che preferivo, poche persone per le strade e l'intera città che ascolta i miei passi, mi faceva sentire importante e al contempo tremendamente sola.

Evie arrivò puntuale, non che mi aspettassi altro da lei visto che è sempre dannatamente precisa, a volte è difficile pensare che lei e Jacob siano fratelli, mi ha ringraziato ancora raccontandomi dei fiori che aveva travato grazie al mio aiuto quella stessa mattina, siamo saliti su una carrozza ed era lei a guidare. Io credo di aver preso qualche anno della mia vita. Siamo arrivati in una zona industriale con enormi edifici circolari di ferro ossidato dal tempo, vicino all'ingresso c'erano dei Rooks ed Evie ha fatto segno a uno di loro che è corso immediatamente verso di noi.

- Lei è Annie! - sorrise

Io continuavo a non capire.

- Ho promesso a Henry che l'avrei raggiunto, mi spiace ma dovrai andare da sola, James ti accompagnerà – mi strizzò l'occhio - sa già tutto, starà con te fino all'arrivo di mio fratello – mi baciò sulla guancia e mi abbracciò poi scappò via, io ero rimasta impietrita da quel “ sa tutto” ma “tutto” cosa??

-Dunque è questo l'odore di uomo virile? - chiesi sventolandomi una mano davanti al naso, per fortuna eravamo all'aria aperta ma l'odore di sudore e sangue era ben chiaro alle mie narici, James mi aiutò a farmi strada attraverso alcuni omaccioni che sbraitavano e inveivano contro il ring improvvisato oppure contro il pover'uomo che gestiva le scommesse, era un atmosfera.... vivace.

- Eccolo!- disse James toccandomi una spalla e indicando il ring ma Jacob ci aveva già individuati, ci stava guardando, fissava me e poi il ragazzo, osservava la mano posata delicatamente sulla mia spalla e in quel momento mi resi conto che a causa della folla i nostri corpi erano piuttosto... vicini come in una sorta d'intimità, Jacob osservava noi e non il suo avversario che giustamente non perse tempo.

 

- Idiota! - dissi sorridendo mentre tamponavo con un panno umido la ferita sul labbro, lui borbottò qualcosa e non so se era per il dolore o per l'offesa ma era divertente; nella piccola stanza che avevamo scelto come infermeria c'eravamo solo noi.

- Avresti dovuto tenere gli occhi sul tuo avversario, credevo che un grande capobanda come te lo sapesse - ridacchiai

- Chi era? - chiese guardandomi il suo tono era lo stesso di un bambino offeso

- Nessuno e poi che importanza avrebbe?- confesso che forse stavo approfittando della situazione, abbassai lo sguardo mentre stavo medicando la mano sinistra, nonostante tutto era riuscito a difendersi bene anche se la botta iniziale lo aveva stordito non poco, mi ero spaventata mentre nella mia mente andava allungandosi la lista delle lesioni che avrei dovuto curare sul suo corpo, già quel corpo, il tatuaggio mi aveva sorpreso ma anche il suo fisico ben piazzato e tutta quella... peluria.

- Si chiama James, è uno dei tuoi e doveva solo accompagnarmi, non c'eravamo mai visti prima e se devi arrabbiarti con qualcuno parlane con tua sorella– lo rassicurai. Forse io ero qualcosa d'importante per lui.

- Sono un idiota

- Già... - soffocai una risata, tornai al mio lavoro tastando il più delicatamente possibile il costato, lui gemette – Non credo sia rotta ma domani avrai comunque dei bei lividi– aggiunsi poi la mia mano scivolò sulle ali tatuate del corvo, sentivo il suo cuore battere sotto di esso, sentivo i suoi occhi nocciola su di me ma non mi importava, lui iniziò a giocherellare con una ciocca dei miei capelli mentre il suo volto si avvicinava pericolosamente al mio, io alzai il mento, sapevo cosa stava per succedere e non avevo certo intenzione di tirarmi indietro, soprattutto perché era quello che la mia mente stava bramando da tempo, le sue labbra erano ruvide e secche contro le mie che si schiusero ugualmente permettendo alla sua lingua di incontrare la mia, la sua mano mi strinse il fianco tirandomi contro di lui, sentivo il bordo del tavolo sul quale era seduto contro le mie anche era come se entrambi avessimo bisogno l'uno dell'altro, le mie mani corsero verso l'alto ad afferrare le spalle e poi i capelli dietro la nuca, ci staccammo, bisognosi di aria.

Mi sorrise era dannatamente bello.

- E questo cos'era? - chiese divertito

- Era solo l'inizio della tua convalescenza -

 

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Capitolo 5
*** Baci ***


BACI

Ci sono baci che vengono impressi a fuoco nella memoria, baci e carezze che non puoi dimenticare e per mia fortuna io avevo già iniziato a collezionare quel tipo di baci, mia sorella aveva captato qualcosa visto che continua a fare domande su Annie, io da bravo fratello minore ero sempre scontroso e gli rigiravo le sue domande, bisticciavamo ma alla fine lei era mia sorella e io le volevo bene, non avrei mai potuto immaginare un futuro senza di lei che mi rimprovera, sistema i miei casini e si preoccupa per me ma non avrei mai potuto nemmeno immaginare di rivotarmi in una situazione del genere.

- Non se ne parla! Non indosserò un kilt! - fulminai Evie che rideva solo a pensarci

- Però saresti carino! - Annie stava cercando di trattenere le risate

- Voi due insieme non andate bene! E Greeny? Perchè lui no? - mi sedetti a peso morto sul divano tra Evie e Annie che si spostarono ridendo

- Domani sera ? - chiese conferma Henry come se la mia domanda non ci fosse mai stata.

Annie ci rispiegò tutto io non l'ascoltavo più di tanto, era cosi bella e non smetteva di gesticolare sembrava una bambina felice. Dopo tutti questi mesi mi sorprendevo ancora a scoprire qualche dettaglio che mi era sfuggito, qualcosa che ai miei occhi la rendeva più bella ogni giorno che passava, come le lentiggini che le danzavano sulle guance, i capelli ricci e ramati sempre raccolti in maniera disordinata , per non parlare di quegli occhi grigi come il cielo cupo di Londra o forse più come il mare prima della tempesta, per l'ennesima volta era sorridente e felice e io avrei voluto vedere quel sorriso per tutta la vita.

- Féach leat go luath! - Era cosi strano sentirla parlare in irlandese ma era pur sempre la sua lingua natale, non sapevo molto della sua infanzia se non le poche cose che avevamo in comune ossia che entrambi eravamo orfani, fino a sei anni e mezzo era vissuta in Irlanda con il padre deceduto poco dopo essersi trasferito a Londra.

Osservai per qualche momento le ragazze parlottare tra di loro finché non rimanemmo solo io ed Henry nel piccolo vagone – Direi che non abbiamo via di scampo è Greeny? Alle donne non si comanda – lui di tutta risposta sospirò e io sapevo benissimo cosa significasse conoscevo bene mia sorella, così bene da sapere che difficilmente si può averla vinta con lei.

Non la vidi per tutto il giorno seguente e ciò mi fece venire ancora più voglia di lei, ero drogato del suo profumo, di quegli occhi vispi sempre attenti, del suono della sua voce quando mi prendeva in giro, quindi quando usci per andare da lei ero felicissimo,quella sera indossava un vestito semplice e per una volta portava i capelli sciolti le andai incontro e la baciai, Evie e Henry erano dietro di noi la musica iniziava a sentirsi per le strette e malfamate vie, era una festa di quartiere non del tutto legale ma abbastanza comune da queste parti, l'odore di birra mi investi piacevolmente mentre la musicava si faceva sempre più vicina e allegra, c'erano donne che ballavano nella piccola piazza, uomini che bevevano e bambini che giocavano e mi sentivo perfettamente a casa. Mi appoggia contro un muro con la mia pinta in mano a guardare la mia bella ragazza ballare e soprattutto a controllare che nessuno le si avvicinasse più del necessario, avrei voluto raggiungerla stringere le mie mani sui suoi fianchi ma mia sorella mi è testimone, non so ballare.

Lei si avvicinò con le guance rosse mi prese il boccale e bevve avidamente.

- Vieni !- mi esortò, scossi la testa notai la delusione del suo sguardo ma durò pochi istanti, afferrò la mano di Evie e iniziarono a ballare come una coppia, piroettando sull'acciottolato, ridevano entrambe e onestamente non ricordo l'ultima volta che ho visto mia sorella così spensierata, stava sorridendo anzi ridendo e io mi stavo addolcendo.

Ora entrambe stavano ballando con altri ragazzi io guardai Greeny e gli battei una mano sulla spalla a quanto pare era geloso, Annie tornò verso di noi, afferrò la sua mano e lo trascino nel ritmo incessante della musica, per un attimo sono stato io quello geloso devo ammetterlo poi lei ha urlato qualcosa d'incomprensibile alle mie orecchie e io men che non si dica Evie e Annie si scambiarono di partner, ora si che ero geloso perché non sapevo niente di quell'uomo che la teneva stratta a se, che assaggiava la delicatezza del suo profumo e dei suoi fianchi ma per mia fortuna la musica rallentò e fini quasi subito i due si salutarono con un abbraccio e qualche parola di troppo secondo me.

Corse verso di me, finì la mia birra, prese il mio cappello a cilindro e se lo mise in testa, le era chiaramente troppo grande e le cadeva in modo buffo, mi prese per il bavero della camicia e nel contempo mi trascinò verso un angolo più appartato lontano dal frastuono.

- Evie e henry tornano a casa, è tardi potremmo incamminarci anche noi – mi disse mentre in lontananza il cielo si illuminava di lampi e il vento trascinava nuvole nere verso di noi, le misi una mano sulle spalle e ci incamminando.

- No, no no..... - la sentii piagnucolare dopo un po', la guardai perplesso

- Piove- sospirò delusa mentre l'ennesima raffica di vento ci investì

- Londra? Ti ricordi? Quella bellissima città dove piove quasi tutto il tempo?

Anni aprì bocca per difendersi ma un tuono la fece sobbalzare io scoppiai a ridere per la sua reazione eccessiva ma evidentemente avevo fatto un passo falso, lei mi spinse via, scappando dal mio abbraccio e incrociò le braccia al petto – non è divertente sbuffo -

- un pochino si ! - le sorrisi e dopo poco sorrise pure lei, la bacia.

Stavamo correndo alla ricerca di un riparo, un tetto, un ponte qualsiasi cosa.

- Qui andrà bene- sussurrai, era il ponte che collegava due vecchie case, alle nostre spalle la corte era completamente vuota, lei si accovacciò contro il muro la osservai e mi accorsi che tremava, era bagnata fradicia proprio come me, volevo darle la mia giacca ma era inutile così la presi per le mani, erano ghiacciate, la strinsi al mio petto, tremava come una foglia e avevo pausa che si spezzasse se la stringevo troppo, appoggia le mie labbra sulla sua fronte e aspettai che la pioggia finisse. Quella notte dormii da lei coccolandola con mille baci finché non smise di tremare e si addormentò.

 

 

 

 

Spazietto mio !!

dunque ... se siate arrivati a questo punto significa che qualcosa di buono devo averlo scritto, qualsiasi critica o suggerimento è ben accetto inoltre ho finalmente elaborato una sottospecie di trama per questi racconti quindi dovrei riuscire a pubblicare più spesso, inoltre mi rendo conto che l'inizio era molto approssimativo mi spiace e grazie a tutti =) 

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