Due metà della stessa mela

di SaraGleek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due vite ***
Capitolo 2: *** Presentazioni ***
Capitolo 3: *** Secondo Round ***



Capitolo 1
*** Due vite ***


1_Due vite.

 
7:10, Lunedì mattina.

“Key alzati! Non te lo ripeto più è tardissimo”
“mmmh” era la quinta volta che Marion, sua madre, riceveva quel mugugno come risposta.
E nel cervello della ragazza si rincorrevano pensieri sull’ennesima giornata di merda che avrebbe passato, per usare un eufemismo.
Non per qualche motivo in particolare, la verità è che ormai tutte le giornate erano giornate di merda.
 
Quando le mani di Marion afferrarono il piumone pesante che copriva la ragazza e lo strattonarono verso i suoi piedi un grido squarciò l’aria.
“Che cazzo, mà vai un po’ a fare quello che devi fare dillà e non scassare..”
“Keyley ti ho detto alzati, devi andare a scuola e non rivolgerti così a me!”
“Non ci vado.”
“Oh mia cara stavolta non ci casco, adesso muovi quel culo e ti vai a lavare. Fila signorina”
La ragazza alzò lo sguardo e notò la madre che indicava decisa, con un cipiglio in volto, la porta del bagno, a pochi metri dal suo letto.
 Keyley decise di alzarsi, non tanto per accontentare la mamma quanto piuttosto per non sentire ancora la sua voce stridula che con il passare del tempo aveva imparato ad odiare.
Con una lentezza sovrumana si mise seduta e si infilò le pantofole che la stavano aspettando ai piedi del letto.
Si lavò con calma e, come tutte le mattine, rischiò di perdere l’autobus che la portava a scuola nonostante le frasi che sua madre ripeteva ogni due minuti per incitarla a prepararsi.
 
Salì sul mezzo e si guardò intorno alla ricerca di un posto vuoto.
L’unico che era libero era di fronte ad un ragazzo. Lei si perse momentaneamente in quelle iridi grigie che sembrarono indugiare sulle sue proprio allo stesso modo.
-Impossibile che stia guardando me così. –
Lui era un anno più grande e stando alle voci che giravano si era trasferito da poco, motivo per il quale Keyley non aveva avuto modo di parlarci molto, anche se dovette ammettere che era proprio un bel ragazzo, il classico belloccio: alto, spalle larghe, abbastanza muscoloso, ma non troppo pompato, e quella barba appena accennata bionda come i suoi capelli gli stava proprio bene.
Keyley era di solito di carattere molto aperto e solo qualche mese prima avrebbe subito attaccato bottone,ma negli ultimi tempi aveva incominciato ad isolarsi, non usciva più con le sue amiche,  non si sentiva più parte di niente..
Arrivò finalmente davanti scuola, scese dall’auto e si incamminò verso la sua classe, quella mattina era davvero distrutta, non aveva nemmeno pensato di non entrare. Si stupì da sola di quanto fosse diventata diligente!
Era un’ abitudine, ormai, entrare in seconda ora o direttamente tornarsene a casa, tanto era vuota e non avrebbe trovato nessuno ad aspettarla.
 Keyley, stava camminando con passo deciso per il corridoio e raggiunse l’aula, quando entrò sussurrò un “buongiorno” ai suoi compagni che risposero con un sovrapporsi di “ciao” “ehi” “allora sei viva!” e “chi si rivede!” …effettivamente era parecchi giorni di fila che non entrava, non aveva più l’energia per fare niente ma ogni tanto si ricordava che esisteva la scuola e che se non sarebbe entrata l’avrebbero bocciata e così si trascinava a fatica fino al suo banco.
Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia, infilò le cuffiette e si accasciò sul banco a braccia conserte chiudendo gli occhi.
Qualche minuto dopo entrò in classe la professoressa, ma Keyley non si degnò di spostarsi da quella posizione, si sfilò solo le cuffiette perché non voleva farsi requisire il telefono per l’ennesima volta.
 
Era sempre stata una studentessa abbastanza brava con la sua bella media del sette senza sforzi e questo faceva capire che davvero avrebbe potuto fare molto di più, ma non aveva assolutamente voglia, si accontentava del minimo indispensabile.
Lei era sempre quella che faceva ragionare tutti sulle cazzate prima di farle, quella che si faceva mille problemi prima di lasciarsi andare.Ultimamente questo suo lato riflessivo era andato a farsi fottere.
Era diventata la Keyley menefreghista e scoglionata che non aveva la forza nemmeno per alzarsi da una sedia o per suonare la sua chitarra.
Aveva cominciato a capire quello che gli stava succedendo da un po’ ma non aveva la forza per dirlo a nessuno, né ai suoi amici, né tantomeno a sua madre.
 
La mattinata durò un’ eternità, tra gli sguardi assenti di Keyley e i richiami insensati dei professori.
Tutto il resto della giornata la ragazza la passò in una totale apatia e si ritrovò a letto senza nemmeno capire come la giornata fosse passata così in fretta.
 
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Martedì. 8:15.
 
La mattina dopo Keyley non entrò a scuola, la sua giornata era cominciata decisamente peggio del solito, sull’autobus Garret non c’era e sembrava strano a dirsi ma Keyley sperava di rivederlo perché il giorno prima aveva provato qualcosa di particolare e in quell’istante.
 
Decise di mettersi sul retro della scuola così da non essere vista e cominciò a fare qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di fare…
 
Caro diario,
(Se così ti puoi chiamare dato che sei  il mio telefono)
Non so perchè sto scrivendo queste cazzate, non sono il tipo che si sfoga con lo schermo liscio e duro di un fottuto attrezzo elettronico ma ho il bisogno di liberarmi e non posso aspettare un minuto di più.
Sento l’ossigeno uscire lento dalle mie labbra dischiuse, sento il freddo entrarmi nelle ossa e vedo la nuvola di vapore che si forma davanti ai miei occhi per il contatto del mio respiro bollente con l’aria ghiacciata intorno a me.
Non mi sono mai sentita così viva e contemporaneamente assente.
Tutto all’infuori di me è scuro, sfocato, come ricoperto da una gigantesca pellicola opaca.
Chiudo gli occhi e lascio cadere la testa all’indietro poggiandola ad un muro spigoloso e freddo, il colore arancione del palazzo alle mie spalle stona terribilmente con l’ambiente: una scala di grigi interrotta da un colore così acceso, terribile, dà quasi fastidio agli occhi.
Riapro le palpebre  cominciando a sentirmi come una stupida protagonista di un film scadente che aspetta solo che cominci la colonna sonora per iniziare a vivere.
Il problema è che anche io, come quella protagonista sto cercando in tutti i modi di trovare una ragione per andare avanti, e non la vedo, non c’è da nessuna parte.
Odio quello che sono diventata e odio la mia vita, non sopporto questa situazione in cui sono finita senza neanche rendermene conto. Sento la solitudine stringermi lo stomaco  e sono io che me la sono cercata.
Ho miliardi di “amici” e due o tre di questi mi vogliono addirittura bene sul serio, e continuano a farsi sentire anche ora che sono diventata una specie di automa.
Non ho più la forza di fare niente, sono cambiata così tanto in così poco tempo che forse il problema è che nemmeno io mi riconosco più, forse mi sento solo la persona sbagliata, nel momento sbagliato, nel posto sbagliato.. è tutto sbagliato.
Sento giorno per giorno la forza abbandonare le mie gambe, sento la gioia scivolare via dalle mie dita e non riesco nemmeno a tentare di trattenerla, non voglio.
La cosa che più mi spaventa è che non voglio fare più di tanto per uscire da questa situazione perché sto bene nel mio dolore.. è una cosa possibile?
Non riesco nemmeno bene a descrivere come mi sento, so solo che un anno fa non avrei mai immaginato di ritrovarmi a saltare la scuola senza motivo in una freddissima mattinata di febbraio, da sola oltretutto.
Non sono mai stata la figlia perfetta nè ho mai fatto niente di impegnativo per esserlo, mi sono sempre goduta la vita così come veniva e… cosa è cambiato adesso?
Perché non riesco più a gioire delle piccole cose?
Non ho più voglia di uscire di casa, l’unica cosa che vorrei è starmene al calduccio del mio letto a dormire.
Non mi va più di uscire con le mie amiche e comincio anche a prendermi degli insulti perché ho finito le scuse e adesso dico semplicemente la verità: ”Non mi va”
Nessuna di loro, però, si preoccupa del motivo che mi spinge a reagire così.
Ognuna pensa ai cazzi suoi, ognuna ai suoi problemi, ma mentre io sto sempre li a chiedere come stanno, a capire ogni sfumatura del loro carattere, loro non capiscono nemmeno che sto male.
Forse non saprei nemmeno cosa rispondergli se mi chiedessero cosa ho, perché non lo so, so solo che sto male, che non ho più motivi per continuare.
Non sono una fottuta pazza, ho solo bisogno di qualcuno che mi stia veramente vicino.
Ho solo bisogno di qualcuno.
 
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Come Keyley, c’era qualcun altro che cominciava a sentirsi solo.
 
Stesso giorno. Sera.

Che cazzo! Ho quasi vent’anni e ancora ho un “diario segreto”, roba da matti, mi sono fatto convincere da uno strizacervelli.
Mi sento un dodicenne in preda ad una crisi isterica.
Oggi è stata la prima giornata da quando sono in questo fottutissimo  paesino sperduto che ho sentito qualcosa di diverso, è stato ieri mattina sull’auto…quando ho visto quella ragazza
Vabbè comunque…mi ha costretto mio padre ad andarmene dalla mia città, dice che ero diventato un buono a nulla, uno capace solo di bere con gli amici e girare per le discoteche.
Non è forse questo quello che dovrebbe fare un ragazzo di vent’anni? Divertirsi!
Fanculo  mio padre, fanculo il lavoro e fanculo pure a me.
Me ne andrò presto da questo posto, il più presto possibile, non resisterò a lavorare in quel locale dove mi hanno spedito…  nemmeno per una settimana, mi stava bene la mia vita di prima.
Garrett
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Ciao bella gente!
Spero vi sia piaciuto il primo capitolo! Lasciate una recensione se volete, mi farebbe davvero piacere!
Fatemi sapere se volete avere una foto dei protagonisti o se preferite immaginarli come volete ;)

-Sara-

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Capitolo 2
*** Presentazioni ***


2_Presentazioni.

La settimana passò con una calma snervante sia per Keyley che per Garrett, entrambi cercavano qualcuno che li capisse, che li ascoltasse, non sapendo che si trovavano a pochi metri di distanza l’uno dall’altra.

Ma qualcosa che avrebbe sconvolto le loro vite stava per accadere.

Sabato sera. 23:30

Garret si trovava seduto al bancone del locale dove lavorava, controvoglia.

Fortunatamente aveva avuto un attimo di pausa visto che la maggior parte della gente se la stava spassando sulla pista da ballo.

Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di mollare tutto e andare a divertirsi anche lui.

Era il primo sabato da quando aveva quindici anni che passava da sobrio! Il padrone del locale lo teneva d’occhio e non si era potuto concedere nemmeno un drink.

Era assorto nei suoi pensieri quando una voce lo distrasse.

“Ehi scusa… Un Cuba Libre e due shottini alla mela verde.”

Il biondino si girò svogliato ma quando si accorse di chi fosse stato ad aver ordinato, sbarrò gli occhi dalla sorpresa.

“Si.. faccio subito”

Garret cercò di camuffare la sua agitazione ma l’effetto che quella ragazza aveva su di lui era straordinario e spaventoso allo stesso tempo; adesso ritrovarsela a qualche centimetro di distanza, rossa in viso per lo sforzo di ballare e con il respiro accelerato e quel petto che si alzava e si abbassava così.. e -ok! Garret datti un contegno, sei a lavoro.- (fortunatamente il suo cervello sembrava ancora funzionare…almeno un minimo!)

Preparò i drink il più rapidamente possibile e poi li porse alla ragazza che afferrò il bicchiere più grande in una mano e i due bicchierini nell’altra.

Nell’afferrare i piccoli recipienti che contenevano il liquido verde, le loro mani si sfiorarono e la pelle liscia della ragazza mandò in estasi Garrett che la fissò negli occhi accennando un sorriso.

La ragazza timidamente rispose al sorriso e poi sparì tra la folla.

Garrett sentì immediatamente il bisogno di scoprire almeno il suo nome.


 

***************************************************************************************

Stessa sera, qualche minuto prima!

“Ragazze vado a prendere qualcosa da bere…voi cosa volete?”

“Io un Cuba Libre” rispose una sua amica.

“Io uno shottino…fai tu il gusto!”

“Ok, torno subito”

Keyley non aveva sete, in realtà si era solo stufata di stare li seduta a spettegolare con le sue “amiche”che l’avevano praticamente costretta ad uscire e aveva trovato una scusa per alzarsi.

Non avrebbe mai immaginato che al bancone ci fosse proprio Lui, pronto a servirla.

-Se solo lo avessi saputo mi sarei vestita un po’ meglio…Oddio Keyley ma che pensi, tu non hai mai fatto questi ragionamenti…Molto bene sto diventando matta… parlo da sola…no, aspetta non sto parlando lo sto pensando!! Forza e coraggio. Sarà colpa dei drink di prima, ma se possibile oggi è ancora più bello… Ok magari è il caso di ordinare invece di stare qui a fissarlo!-

“Ehi scusa… Un Cuba Libre e due shortini alla mela verde.”

“Si… faccio subito!”

Qualche minuto dopo le porse i bicchieri e…

-Oddio mi ha sfiorato la mano! Oddio sto per morire! Oddio… ma che dico?! Mi sembro una ragazzina di dieci anni alle prese con la prima cotta! Serietà Keyley…che diamine!-


 

Il cuore di entrambi in quell’istante accelerò e quando i loro occhi si incontrarono Keyley pensò di essere morta perché quel grigio intenso era decisamente il paradiso.

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Un po’ più tardi.

Tutte le amiche di Keyley se ne erano andate da un bel po’ e lei era rimasta da sola fuori dal locale.

Dopo quel drink e aveva presi altri tre ..quattro o forse cinque? Non ricordava bene.

Fatto sta che ora era totalmente “partita” e si era buttata su una panchina fuori dal locale a smaltire almeno un po’la sbornia per poter tornare a casa in uno stato vagamente decente.

Aveva le ginocchia chiuse al petto e la fronte poggiata su di esse, con le mani cingeva le gambe e i capelli mossi, castano chiaro, le ricadevano quasi fino ai piedi.

Quando si sentiva esposta e debole e troppo piccola rispetto al mondo, Keyley si metteva sempre in quella posizione e cercava di sentirsi meno vulnerabile.

Trasalì quando sentì una mano calda poggiarsi sulla sua nuca e massaggiarle lentamente i capelli.

Alzò di scatto la testa, ma la terribile sensazione di stare su una giostra la costrinse a chiudere gli occhi impedendole di vedere chi avesse davanti.

Quando li riaprì, stavolta con più cautela, quasi non morì di infarto nel vedere Garrett seduto di fianco a lei che la guardava con aria preoccupata mentre la sua mano vagava ancora tra i suoi capelli.

Keyley non riuscì a dire niente, solo si limitò a fissarlo insistentemente negli occhi e non sembrava intenzionata a distogliere lo sguardo, situazione piuttosto imbarazzante, ma si sa che l’alcol gioca brutti scherzi!

“T-Tu..sei il barman!?” non si sa come riuscì a porre questa domanda, abbastanza stupida, che però sbloccò la situazione.

“Io.. ehm.. si. Ma puoi chiamarmi Garrett” e dopo aver pronunciato la frase porse la sua mano in avanti per presentarsi.

Quando la ragazza la strinse, di nuovo il suo cuore cominciò a battere forte, come se volesse scappare.

Keyley era persa in quei grandi occhi, avevano le ciglia più belle che avesse mai visto prima e si scordò di dire il suo nome.

Il ragazzo la guardò divertito e glie lo chiese: ”E tu sei..?”

“Ah si.. ecco io..io sono Keyley”

“Allora, Keyley, ti va se ti accompagno a casa?”

“NO! Cioè.. non posso tornare a casa così..”

“Oh...Beh effettivamente hai ragione.. mmmh vediamo.. ti posso fare compagnia un po’ ok?”

“Si… però io ho sonno…”

“Vieni..”

Il ragazzo si alzo in piedi, afferrò la mano di Keyley, ne carezzò il dorso con il pollice e poi la tirò delicatamente fino a farla girare verso di lui.

“Dove mi porti?”

Garret sorrise, perché lo sguardo di quella ragazza era assolutamente adorabile.

“Al caldo in macchina e tu fai un bel riposino ok?

“Si..però io non ce la faccio a camminare.. mi gira tutto!”

Garret non se lo fece ripetere due volte e la prese in braccio con una facilità che la lasciò sconcertata.

Si era sempre sentita dire di essere grassa e ora questo ragazzo l’aveva presa senza neanche sforzarsi e si sentiva protetta tra le sue braccia, tanto che strinse le sue intorno al collo del biondo e poggiò la fronte sulla spalla di Garret.

Keyley respirò a fondo il profumo dell’altro e sorrise ad occhi chiusi inebriata da quel l’odore così buono.

Il ragazzo se ne accorse e sorrise davanti a quel gesto che lo fece stare bene, lo fece sentire apprezzato per la prima volta dopo parecchio tempo.

Keyley si sentì poggiare piano sui sedili posteriori dell’auto, e quando il corpo del ragazzo si staccò dal suo , sentì freddo… dentro.

Mentre lui stava per andare a sedersi davanti, lei lo trattenne per un braccio e gli chiese di restare vicino.

Garret si fece spazio sul sedile e due secondi dopo Keyley era appoggiata su di lui, sorridente e con gli occhi chiusi mentre con una mano vagava sul petto del ragazzo.

Lui la strinse a sè ancora di più e cominciò ad accarezzarla. Sentire la mano di Keyley sul suo petto, sfiorarlo, era assolutamente fantastico, sarebbe stato in quella posizione per tutta la vita se fosse stato possibile.

Per la prima volta in vita sua Garrett ringraziò di non aver bevuto, così da viversi al meglio quella situazione, perché quella ragazza era la cosa più bella che gli fosse capitata negli ultimi anni.

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Qualche ora dopo.

Si trovavano ancora nella stessa posizione ma si era fatto abbastanza tardi, o presto dipende dai punti di vista.

Garrett non aveva idea del perché stese facendo tutto questo per quella sconosciuta.. ok, era una bella sconosciuta ma… Cominciò a sentirsi strano in quell’abbraccio, perché si sentiva così bene?

Il biondo decise di provare a svegliarla per riaccompagnarla a casa.

“Ehi..Keyley..Svegliati”

“mmmhh mhhh”

Ovviamente non c’era verso, non era mai facile il risveglio per la ragazza ma per la prima volta appena si rese conto di essere li e appena ricordò con chi fosse, sbarrò gli occhi e si irrigidì.

“Oddio..scusa io non volevo.. insomma..” Keyley si era staccata da Garret e stava farfugliando delle scuse al ragazzo che invece la guardava divertito.

“Ehi calmati, sei rossa come un peperone! Non c’è nessun problema…”

“O-Ok ma.. ehm Io..insomma ero avvinghiata a te e mi dispiace,nemmeno so il tuo cognome e questo è..”

“Woods..”

“cosa?”

“Il mio cognome!” e ora il ragazzo stava sorridendo ancora più di prima e Keyley si sentì morire, aveva un sorriso da mozzare il fiato.

“Oh..OK! Il mio è Jones” e Keyley rispose con un sorriso imbarazzato a quello di Garret ma poi distolse lo sguardo perchè si sentiva ardere e in quella macchina cominciava davvero fare troppo caldo anche sera pieno inverno!

“Dai sali avanti.. ti accompagno a casa” e detto questo Garrett apri lo sportello e si posizionò dal lato guidatori aspettando che Keyley facesse lo stesso dalla parte opposta alla sua.

Quando anche lo sportello del passeggero si chiuse, Garrett mise in moto e poi cominciò a parlare: ”Allora…Come stai?”

“Considerando che mi scoppia la testa, ho un caldo terribile, vedo i puffi che saltano per strada e probabilmente ho due occhiaie da paura…molto bene grazie!”

Garret scoppiò in una leggera risata e poi disse una frase che lasciò Keyley esterrefatta :“E sei anche simpatica!”

“Anche?” chiese Keyley perplessa

“Si… anche..perchè sei stupenda e sono stato tutta la serata a chiedermi se fossi una di quelle che se la tira o se fossi perfetta…”

Keyley arrossì visibilmente, non era decisamente abituata a complimenti del genere. -Cosa si risponde quando un figo da paura ti fa un complimento?-

“Oh..beh..allora grazie..anche tu”

Il ragazzo sorrise e si girò verso di lei proprio mentre Keyley faceva lo stesso e si guardarono negli occhi come per scavarsi dentro.

Poi il ragazzo tornò a concentrarsi sulla strada e il viaggio fu abbastanza silenzioso… a parte qualche raccomandazione sul non bere e non rimanere da sola perché “sei stata fortunata ad avere incontrato me e non un maniaco”; e qualche indicazione della ragazza per raggiungere casa sua.

Arrivarono sotto il palazzo giallo limone che erano ancora le due e quando la macchina si fermò non sapevano bene cosa fare o cosa dire, c’era parecchio imbarazzo e fortunatamente Garrett ruppe quel silenzio.

“Allora..ci vediamo… magari qualche volta ricapiti per il locale e possiamo prenderci qualcosa insieme..”

“Oh credo che non berrò più per molto tempo! Ma.. si potrebbe fare.. Comunque credo che ci incontreremo prima a scuola!” Keyley sorrise e si girò a guardare Garrett che la stava osservando come se fosse la cosa più preziosa sulla faccia della terra.

“A presto Keyley” il ragazzo poi si sporse e le lasciò un delicato bacio sulla guancia.

“Grazie di tutto e..buonanotte”

Scese dalla macchina lanciando un ultimo sguardo a Garrett che aspettò che arrivasse al portone del palazzo prima di ripartire facendo un cenno con la mano.


 

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Holaa gentee :)

Vi è piaciuto il capitolo? Cercherò di aggiornare più spesso!

-Sara-


 

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Capitolo 3
*** Secondo Round ***


3_Secondo Round.



Domenica “mattina”

Keyley si era appena svegliata con un terribile mal di testa e dopo qualche minuto di confusione totale, cominciò a ricordare i particolari della sera prima, c’erano mani che si sfioravano, bicchieri, una panchina e poi delle labbra morbide posate sulla sua guancia e quegli occhi grigi.
E ogni frammento che ricordava portava la sua mente a quel nome. Garrett.
Lo stesso ragazzo che qualche giorno prima aveva incontrato sull’autobus e che, in qualche strano modo, gli aveva fatto ricordare cosa significasse vivere.
Era ancora stesa nel letto ad occhi chiusi per cercare di recuperare le forze quando il suo Golden Retriever di quattro anni gli piombò addosso facendo uscire dalla sua gola un gridolino strozzato mentre i suoi occhi si spalancavano nello sforzo di spostare quel bestione.
“A cuccia Boris! Su da bravo, scendi!”
Avere quaranta chili sullo stomaco diciamo che non è l’ideale per evitare la nausea post-sbronza.
Per tutta risposta Keyley ricevette solo una “slinguazzata” in faccia, così fu costretta ad uscire dalle coperte e mettersi in piedi per tirare giù di peso il suo cane che ormai si era comodamente sdraiato al suo posto.
“Ohhh e va bene fa come vuoi tanto con te non si ragiona!”
Indignata prese i suoi vestiti e si chiuse in bagno e quello era decisamente un brutto segno perché poteva significare solo un lungo bagno rilassante con tanto di maschera all’argilla.
Il bagno caldo era l’unica cosa che riusciva a calmarla e la domenica mattina ci voleva decisamente.
 
Quando uscì dal bagno  si diresse in cucina per addentare qualcosa al volo e si accorse che la casa era vuota e che erano già le 12:40.
Perciò gli rimaneva solo un’oretta scarsa per uscire e farsi un giro prima che la sua casa fosse invasa da tutti i parenti, come ogni domenica che si rispetti.
Prese il guinzaglio del cane e scrisse su un post-it giallo “Sono fuori con Boris!” , giusto per non farsi chiamare venti volte al cellulare dalla madre.
Arrivò al parco e si sedette nel prato verde all’ombra di una quercia, slegò il cane per lasciarlo correre, ma Boris era l’animale più pigro del pianeta, proprio come la sua padrona così, dopo aver fatto un giro dell’albero, si accasciò difronte a Keyley guardandola con un sopracciglio alzato e uno sguardo che sembrava parlare.
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Mentre Keyley chiudeva la porta di casa sua per portare Boris al parco..
12.40.

E’ la prima domenica che passo in questo paesino, del quale ricordo a malapena il nome.
E questa cosa del diario segreto la trovo abbastanza ridicola ma lo psicologo mi ha detto che sarebbe tutto più facile se scrivessi tutti i giorni o perlomeno quando mi va perciò...eccomi qui.. per la seconda volta.
Quello strizzacervelli dice che è normale che dopo la morte di mia madre e mia sorella (Dio quanto odio scriverlo) io sia un po’ cambiato.
Sinceramente non mi interessa quello che dice quel tizio.. so solo che se mio padre pensa di risolvere la cosa mandandomi qui, da solo, si sbaglia di grosso.
Dice che occuparmi di una casa e rendermi conto di cosa significhi sudarsi i soldi mi farà bene, l’unica cosa che riesco a pensare in questo momento è che ho solo 19 anni e vivo da solo in un posto che non conosco, con una vita che non mi si addice, in una scuola di sfigati.
E’ domenica mattina non ho fatto spesa e nel frigo non c’è niente. Non so nemmeno se in questo sputo di posto esista un McDonald’s. Che palle. Non mi importa nemmeno di mangiare ora che ci penso…
L’unica cosa che mi interessa adesso, è rivederla.
 
Garret uscì di corsa dall’appartamento, sbattendo la porta, come se qualcuno potesse sentirlo e chiedergli “che succede?”.
Come se qualcuno potesse notare il suo malumore e consolarlo. Il problema è che quel qualcuno, sua madre, non c’era più.
Uno stupido incidente stradale se l’era portata via insieme a sua sorella e ora non c’era più nessuno a capirlo. Era solo.
Non aveva mai avuto un bel rapporto con suo padre, a dirla tutta si erano sempre odiati, si sopportavano a malapena e la catastrofe non aveva fatto altro che dividerli ancora di più.
 
Raggiunse un bar, si sedette al bancone e cominciò a ordinare da bere, un drink, due , tre.
Si ritrovò a riempire lo stomaco di alcool invece che di cibo e troppo tardi si rese conto che forse aveva esagerato un po’.
Pagò da bere e si diresse barcollando fuori dal bar, si sentiva un ubriacone pazzo, di quelli che dormono sotto i ponti…
Raggiunse l’entrata di un parco che sembrava un miraggio lontano e ci mise circa dieci minuti per arrivare a  quel cancello seppure non fosse molto distante.
Quello che non sapeva però è che mentre lui entrava, qualche metro più in la, in un altro cancello Keyley stava uscendo.
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Keyley e Garret passarono tutta la settimana a cercare di incontrarsi, a pensare dove avrebbero potuto incontrare l’altro e così facendo si evitarono per tutta la durata di quei sei lunghissimi giorni che sembravano non finire più.
Garret aveva ormai cominciato a pensare che Keyley lo stesse evitando volutamente.
Entrambi, però, non vedevano l’ora che arrivasse sabato perché quel “magari qualche volta ricapiti per il locale…” suonava a entrambi come una sorta di appuntamento velato, e speravano di vedersi.
 
Sabato pomeriggio. 17:30.

“Keyley stasera non prendere impegni stiamo a cena con zia Viola.”
Sentire quelle parole fecero crollare il mondo di Keyley tutto sulle sue spalle.
Aveva aspettato quella sera per sei lunghissimi, snervanti giorni e ora non poteva rivederlo?
Perché doveva sempre andare tutto male? Perché non poteva almeno per una sera, almeno per dieci minuti essere spensierata e..felice?
Aveva provato in tutti i modi a dire di no a sua madre ma quando si mette in testa una cosa non c’è verso di fargliela togliere.
Poi magari poteva essere che Garret quella sera non lavorasse o che magari non gli importasse niente di lei o addirittura che noni ricordasse il suo nome; Keyley cercava di nascondersi dietro ragionamenti negativi che , come sempre, non facevano che aumentare la sua tristezza.
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Sabato sera.

Garret era a lavoro, come tutti i giorni, solo che questa volta aveva speso un po’ più tempo nel prepararsi per uscire di casa, sperava di rivederla.
Aveva passato tutta la serata a cercarla tra la folla, ad allungare il collo per scorgere la sua chioma castana o i suoi occhioni da cerbiatto
Non appena vedeva qualche sua amica la seguiva con lo sguardo finché non si convinse che lei non sarebbe venuta, che molto probabilmente si era scordata di quello stupido ragazzo che una settimana prima la aveva riaccompagnata a casa.
-Quando sono diventato un inguaribile romantico?-
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Lunedì mattina.

Keyley scese le scale di casa sua, uscì dal portone e si appoggiò al solito muretto dove ogni mattina aspettava l’auto, accese il suo i-pod e selezionò una canzone a caso.
Quando la voce di Katy Perry sulle note di Teenage dream cominciarono ad uscire dalle cuffiette, spense la musica con rabbia e mentre arrotolava distrattamente il filo delle cuffiette arrivò il suo auto.
Come ogni mattina l’auto era pieno zeppo, c’era quella vecchietta che parlava all’autista seppure il cartello “non parlare al conducente” fosse appeso ovunque, c’era il solito impiegato in giacca e cravatta seduto poco più giù, c’erano ragazzini delle medie ovunque che indossavano i loro zaini colorati e urlavano con un volume tale da infastidire anche un santo.
Keyley si chiese dove quei ragazzini prendessero tutta quell’energia di lunedì mattina mentre lei sembrava uno zombie nella sua fase di astinenza da cervelli umani!
Ok il paragone non era granché, ma la ragazza non era seriamente in grado di ragionare decentemente  senza almeno prima aver dormito come si deve, e ultimamente non riusciva a chiudere occhio.
Ogni volta che provava ad addormentarsi due iridi grigie apparivano nella sua mente, come un fulmine, e la facevano distrarre.
Fu proprio in quel momento che si accorse di qualcuno che prima, nella confusione, non aveva notato;  in fondo al pullman c’era Lui.
La stava fissando e aveva uno sguardo...triste?! Poi il ragazzo distolse lo sguardo e cominciò a scrutare un punto indefinito fuori dal finestrino.
Keyley prese coraggio, e si incamminò verso il fondo dell’auto.
“E’ libero questo posto?” chiese la ragazza a Garret.
Il biondo si girò e con noncuranza annuì, sembrava quasi offeso. –Possibile?-
“Ehi, Garret….”
Si girò e la fissò dritto negli occhi.. “Si?”
“Volevo, ecco io, volevo ancora ringraziarti per l’altra sera, n-non so cosa avrei combinato se non ci fossi stato tu. E non ricordo granché ma scusa se ho detto qualcosa di sbagliato.”
“Non ti preoccupare, va tutto bene.”
Lo sguardo severo di Garret sembrò addolcirsi per un attimo, poi tornò a fare l’indifferente.
Quel ragazzo era davvero un mistero, una sera faceva tutto il sicuro e il simpatico e qualche giorno dopo si comportava in modo freddo e distaccato.
“E così sei nuovo di qui…” Era un pessimo modo per attaccare bottone ma Keyley voleva solo parlare un po’ e quello sembrava un buon argomento.
“Già. …Scusa, ma non ho molta voglia di parlare oggi..”
“Oh..ok”
Passarono il resto del viaggio per arrivare a scuola in silenzio mentre Keyley si chiedeva cosa fosse successo a Garrett, e il ragazzo si malediceva da solo per essere stato così stupido e per essersi comportato come un bambino viziato, forse suo padre aveva ragione quando diceva che doveva crescere.
 
9:40

Inutile dire che Keyley quella mattina non entrò a scuola, si buttò a peso morto sulla solita panchina sul retro della scuola, cuffiette nelle orecchie e tante tante lacrime che scendevano sulle sue guance.
Si odiava, come aveva fatto ad illudersi anche solo per qualche giorno che a Garret-sonoilpiùfigo-Wood importasse di lei?
Ecco perché aveva imparato a non affezionarsi a niente e nessuno, per non rimanere delusa.
C’era però qualcosa in quegli occhi che l’aveva stregata, qualcosa a cui non voleva rinunciare.
 
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Stessa ora.

Garrett vagava per le strade del quartiere domandandosi come poteva essere stato così stupido con lei, quella ragazza era come una calamita e questo lo faceva sentire debole.
Lui non poteva permettersi di abbassare la guardia un’altra volta, non poteva soffrire ancora.
Stava tirando dei calci ad un sassolino quando un rumore familiare colpì la sua attenzione.
Qualcuno piangeva, si voltò e la vide. Lei.
Aveva gli occhi chiusi, e come quella volta che si erano conosciuti, era seduta rannicchiata sulla panchina, con la musica nelle orecchie mentre singhiozzava in silenzio e le lacrime rigavano quel suo viso perfetto
-Dio… perché piange, non deve, non….-
Garret non voleva mostrarsi debole ma le sue gambe si muovevano involontariamente e la sua mano si avvicinò da sola al corpo di Keyley, proprio come la prima volta, cominciò piano ad accarezzare i suoi capelli.
Lei si irrigidì subito, scansò la mano con uno schiaffo e alzò i suoi occhi pieni di rabbia incrociando quelli grigi del biondo.
“Vai via” Keyley ringhiò quasi, il pianto la stava logorando, e Garret poteva vedere un po’ di se stesso nel dolore di quella ragazza.
“Ti-ti va di parlare?” intanto lui si sedeva sulla stessa panchina, lontano ma non così tanto, poteva sentire il suo odore portato dal vento.
“Ma che cazzo vuoi Garret?! Prima mi rispondi di merda e poi vuoi parlare?? Praticamente nemmeno ci conosciamo, potresti essere un serial killer per quanto ne so, e dovrei parlare con TE?” Keyley era furiosa.
“Io-io mi dispiace, Keyley, non-non volevo.. Ma se può consolarti non sono né un assassino né un pazzo criminale” Garret odiava balbettare, lo faceva sentire un idiota insicuro e lui non lo era, non poteva permettersi di esserlo.
“Ma vaffanculo” lei raccattò tutte le sue cose e fece per alzarsi ma una mano forte strinse decisa il suo polso. Gli occhi ambrati di Keyley si posarono su quelle dita affusolate avvolte attorno al suo braccio e alzò lo sguardo incrociando quello di Garret che sembrava quasi supplicarla, argento ed oro delle loro iridi che si mescolavano: “Non andare…”
“E perché non dovrei?” le lacrime si erano fermate e i suoi occhi erano diventati ora di un verde intenso che non sfuggì al ragazzo.
“Perché posso provare ad ascoltarti.”
La ragazza non disse niente ma si rigirò e si sedette di nuovo.
“No, sai cosa? non ho intenzione di parlare con te, ma sono venuta prima io qui e se qualcuno se andrà quel qualcuno sei tu.”
“E se non lo facessi?” rispose Garret  sfidandola.
Di nuovo Keyley non rispose, strinse le gambe al petto e si mise a fissare il prato davanti a lei.
Garret la osservò per un po’, poi capì che non avrebbe aperto bocca, perciò cominciò lui a parlare sperando almeno di catturare la sua attenzione:
“Sai..sono venuto qui da un mese, e non so perché tu stavi.. piangendo, ma posso dirti che non è facile neanche per me la vita.
Mio padre mi ha mandato qui principalmente perché ci odiamo, e spera che facendomi vivere da solo io impari ad essere un adulto responsabile, quando l’unica cosa che sta ottenendo è che sto letteralmente impazzendo perché, diamine… sto in un posto che non conosco, vivo da solo, lavoro in un sudicio pub e tutte le persone che prima chiamavo amici sono a più di 300 chilometri di distanza e non si sono praticamente neanche accorti della mia assenza.
Mia madre e mia sorella sono morte in un incidente stradale e..Dio… non so nemmeno perché te lo sto dicendo, ma tu sei l’unica persona con la quale sto parlando da circa un mese, se escludo il mio datore di lavoro, e ho bisogno di dirlo a qualcuno...
Io-io non so molto di te ma so che qualsiasi cosa succeda nella vita, non dobbiamo MAI lasciarci cadere, non dobbiamo far vedere agli altri che siamo deboli , perchè sono tutti pronti a mettercelo al culo quando meno te l’aspetti.
Anche se capisco che certe volte tutto fa schifo e l’unica cosa che vorresti è scappare o urlare come una pazza anche io certe volte vorrei solo qualcuno che mi chieda come sto…”
“e tu cosa risponderesti, Garrett?”
“Che mi sento come una mela tagliata a metà.”
A quella risposta Keyley non riuscì a replicare, sembrava esattamente la cosa giusta da dire, anche per lei.
 Si girò verso il ragazzo, lo afferrò per una mano e dopo aver accennato un mezzo sorriso si alzò in piedi e lo tirò a se.
Garrett si irrigidì in un primo momento ma poi sentì le braccia di lei strette intorno al suo collo e si rilassò nell’abbraccio unendo le mani dietro la sua schiena.
Non sapevano quanto tempo rimasero stretti l’uno all’altro, corpo contro corpo, ma il silenzio fu interrotto da Keyley:
“Scusa se ti ho mandato a quel paese…E’ che ultimamente sono un po’ lunatica”
“Avevi le tue buone ragioni immagino” Garrett la guardò intensamente negli occhi e poi sfoderò uno dei suoi sorrisi mozzafiato. “Adesso che ne dici di andare a fare colazione Key?”
“O-ok” faceva strano sentirsi chiamare Key. Era un soprannome che aveva sempre odiato invece sentirlo uscire dalle sue labbra con quella voce calda e profonda faceva tutto un altro effetto, sentiva quasi di essergli più legata.
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Più tardi. Al bar.

“Cosa vuoi ordinare? Vado a prendere io così intanto non ci fregano il posto!”
“Mmmmmh… Cappuccino con tanta schiuma e una ciambella fritta” Gli occhi di Key ridevano e il ragazzo sorrise alla sua vista.
“Mi piaci…non sei una di quelle ragazze con la puzza sotto il naso che non mangiano per fare bella figura! Vado subito a prendere la tua dose di felicità!”
Nella testa della ragazza rimbombavano quelle due parole come se le avesse urlate –mi piaci- ok. ora posso morire in pace!-
Key arrossì e poi sorrise a Garret che era già sparito tra la folla che faceva la fila nel bar.
 
Il biondo tornò circa cinque minuti dopo con due cappuccini (di cui uno era stracolmo di schiuma), una ciambella e una crostatina alla cioccolata per lui.
Mangiarono tranquilli, e il sorriso di Key era tornato, chiacchierarono del più e del meno e non si accorsero subito che si era fatto ormai abbastanza tardi.
“Oh mio Dio! Ma è mezzogiorno?!?! Garret scusa ma devo assolutamente andare a casa…”
 “Vengo con te allora… non mi va che tu vada da sola”
“Ok, ma non ti preoccupare, sono abituata ad andare in giro da sola.”
“Lo faccio perché voglio, non perché devo…”
Senza aggiungere altre parole inutili si incamminarono vicini, le spalle allineate e le mani che ogni tanto si sfioravano.
Il viaggio fu silenzioso, ma non imbarazzante, stranamente era quel tipo di silenzio che c’è tra due amici di vecchia data che non hanno bisogno di parlare, anche se in realtà  l’uno dell’altra sapevano ben poco.
Arrivati sotto al palazzo si salutarono, guardandosi dritti negli occhi e questa volta fu Key a lasciare un bacio sulla guancia di Garret.
Il portone stava per chiudersi alle sue spalle ma Garret fece uno scatto e lo bloccò:
“Aspetta!”
Lei si girò sorpresa e fece uno sguardo interrogativo.
“Mi lasci il tuo numero? Così magari possiamo parlare qualche volta, se ti va.” Era strano vedere Garret imbarazzato e con le guance arrossate mentre chiedeva speranzoso a Keyley
Key non ci pensò un secondo prima di dire le dieci cifre. Era quello che stava aspettando!
 
Non ci furono messaggi quella sera, non perché non volessero o non ci avessero pensato, ma ogni volta che uno dei due scriveva il testo poi non riusciva a premere invio, ma comunque tutti e due sentivano che anche l’altro stava pensando a quella meravigliosa giornata trascorsa.
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Rieccomi qui a scrivere su questo..diario?!
Oggi è probabilmente stato il giorno più bello da quando..insomma da quando... oh non c’è bisogno che io dica niente in fondo tu non esisti e io so quello che intendo perciò.. Dio, sto davvero parlando con un quaderno?
Insomma oggi sono stato bene come non mi succedeva da un bel po’.
Non è successo niente di particolare, cioè in realtà si perché solo la sua presenza è qualcosa di particolare, ma è stata solo una passeggiata… niente di serio.
Però lei ha qualcosa che mi fa sentire bene. E voglio che anche lei stia bene.
E’ stato bello farle tornare il sorriso.
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Era tanto che non aggiornavo ma.. non vi lascerò senza una fine <3 !
Oh e...non potevo non menzionare almeno una volta Teenage dream di Katy Perry …ha un significato importante per me
-Sara-

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