Meant to be

di Arydubhe
(/viewuser.php?uid=133641)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Frammenti di Diario-pt 1 ***
Capitolo 3: *** Frammenti di Diario-pt 2 ***
Capitolo 4: *** Frammenti di Diario-pt 3 ***
Capitolo 5: *** Ammansire un drago ***
Capitolo 6: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 7: *** Ho lasciato che un angelo si allontanasse ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
Wise men say only fools rush in
But I can't help falling in love with you
Shall I stay
Would it be a sin
If I can't help falling in love with you
 
Like a river flows surely to the sea
Darling so it goes
Some things are meant to be
So take my hand, and take my whole life too
'Cause I can't help falling in love with you
 
                     -“Can’t help falling in love with you”;
 by A*teens
 

 
Ci sono persone che sono destinate a stare assieme.
Non si tratta sempre di quelle più affini, di quelle che a una prima occhiata diresti compongano un matching perfetto. Mi riferisco a quelle coppie la cui parola d’ordine è la coerenza, la perfetta identità di ogni singolo aspetto traslata in due sessi diversi.
Certo, per queste l’amore è più che comprensibile: non è che la logica conseguenza del rispecchiarsi nell’altro e riconoscersi.
A volte, però, sono proprio le persone più dissimili quelle che non possono evitare di incontrarsi e ritrovarsi di nuovo assieme.
Anche se così diverse da stare agli antipodi, almeno in teoria.
Spesso sono persone che mai diresti possano stare a meno di cinque centimetri l’una dall’altra senza litigare, rimbeccarsi e stuzzicarsi.
Quasi odiarsi.
Possono anche farsi molto del male, reciprocamente.
Eppure, sono loro le persone legate da un vincolo ancora più profondo dell’amore: quello del destino.
Sono persone le cui anime, nel marasma del mondo, ai reciproci occhi spiccano come stelle luminose che brillano nella notte. E risplendono sempre più forte ogni volta che per qualche ragione si avvicinano, spesso e soprattutto quando pensavano di essere oramai solo comete destinate alla deriva.
Sono persone le cui strade sembrano correre una affianco all'altra, come i binari di un treno, piuttosto che incrociarsi in un punto, eppure procedono unite; non si fermano, come due rette parallele, che certo non si incontrano, eppure mai si perdono di vista davvero.
Sono persone riducibili a due battiti incrociati che, per quanto distanti, si sincronizzano.
Persone le quali, come astri che nell'oscurità della notte hanno perduto la loro traiettoria e non si orientano, restano senza punti d’appoggio finchè non si incontrano di nuovo, ritrovando nell’altro il fulcro della propria esistenza.
Possono percorrere strade diverse, rappresentare paradigmi differenti di vita: ma nulla di tutto questo può porre ostacolo al loro coordinato e ciclico incontrarsi, sostenersi, accompagnarsi.
E non c’è una ragione precisa per cui questo accada.
Al diavolo il concetto che gli opposti si attraggono! Il fato unisce senza un perché preciso e definito, lo fa e basta; e nel mentre, il cuore unisce gli individui spingendo verso vie che non si sapeva nemmeno esistessero e che non si immaginava neppure di poter percorrere un giorno.
E quanto eventi che si incrociano in sincronismo creano una strada capace di raccontare un’unica storia, allora i protagonisti di essa non possono che essere persone di questo tipo: unite dal destino.
Restano unite incondizionatamente a partire dal momento del loro primo incontro, come Gellal ed Erza, i quali, anche se il mondo intero si sforza di separarli, restano legati dai medesimi sentimenti.
Oppure, a dispetto delle apparenze, nonostante le premesse della partenza, sono persone destinate a crescere l’una nell’altra e a non separarsi mai più, come Gajeel e Levy.
Saranno proprio questi due i protagonisti della presente storia, la cui parola d’ordine sarà la chiave del loro stesso destino:
Meant to be:
destinati a esistere
destinati a esserci l’uno per l’altra





Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Frammenti di Diario-pt 1 ***


CAPITOLO 1
Parte prima 
Frammenti di diario

Dal diario di Levy McGarden

fr. n°1- Paura
Caro Diario,
non potrai credere a quello che sto per raccontarti.
Oggi Fairy Tail ha acquisito un nuovo membro. E sì, si tratta di lui. Gajeel Redfox. QUEL Gajeel Redfox. 
Credo che tu non possa facilmente credere a queste parole d’inchiostro, come io stessa ho creduto a stento ai miei occhi e alle mie orecchie. 
Colui che ha distrutto la nostra gilda è qui, vivrà con noi e dimorerà sotto il nostro tetto.
Il Master Makarov è stato chiarissimo al riguardo: perdono totale nonostante tutto quello che è successo. Il passato è passato e d’ora in poi dovremo andare tutti d’accordo.
Sì, come no.

Gajeel è spaventoso: anzitutto è imponente e intabarrato nelle sue vesti nere sembra ancora più alto e minaccioso, ha uno sguardo corrucciato e serio, ogni centimetro di pelle che si intravede parla di muscoli che sono pronti a stenderti al minimo movimento. Tutti quei piercing non lo aiutano poi di certo a sembrare meno un poco di buono. E’ a tutti gli effetti, a vederlo, un losco figuro e a una prima occhiata non ispira granchè fiducia.
Proprio no. 
Direi anzi che se ispira qualcosa...è ANSIA.
E sono obbiettiva. Non credo che in questo caso faccia granchè testo il fatto che solo qualche giorno fa questo tale Gajeel abbia gentilmentete deciso di stendermi, crocefiggermi a un albero e imbrattarmi con il simbolo di un'altra gilda...è quantomeno comprensibile che io tremi al solo vederlo; ma Gajeel non incute timore solo a me per questi ovvi motivi, ma a chiunque nella Gilda.
Timore e sospetto.

Però se Makarov l’ha accolto è perché si fida, no? 
Quindi se mi fido del Master devo fidarmi del suo giudizio e se il Master non giudica Gajeel una minaccia neanche io devo farlo, giusto? 
Caro diario, lo so cosa stai pensando: ma no, il Master non credo sia impazzito. Anche se, lì per lì, anche io ho pensato la stessa cosa.
Lo ammetto: me la faccio sotto a saperlo così vicino a me, quel Gajeel Redfox. 
E non so cosa fare, perché in realtà ci proverei anche a dargli fiducia…se ogni mio singolo neurone non fosse così impegnato a evitarlo. 
Il cuore mi si ferma in gola, al solo sentirlo nominare, un sudore freddo mi prende tutta e comincio a tremare. E balbettare. Io, che come ben sai sono nota in quanto a logorroicità. 

Ho passato la giornata nascosta dietro gli stipiti, evitando accuratamente il suo sguardo. E’ il primo giorno che lo abbiamo nella gilda e io ho già creato una perfetta simbiosi con il muro. 
Credo che se me lo trovassi di fronte potrei svenire.

Ma dico io, non potevamo accontentarci di prendere tra noi Lluvia? Almeno lei è carina, anche se un po’ troppo fissata con Grey Fullbuster…

Ho paura, diario mio. Le cose non si mettono bene per me…

Image and video hosting by TinyPic *-*-*-*-*-*-*-*-*-*

fr. n°2- Decisione

Image and video hosting by TinyPicCaro Diario,
Oggi Lucy è ritornata con Natsu e il resto della combriccola da una missione. Oramai quei due, Erza e Grey sembrano inseparabili. 
Anche loro comunque non sono stati propriamente entusiasti di sapere che Gajeel è tra noi. Ho visto Erza piuttosto sospettosa, Natsu e Grey del tutto contrariati.
Il che lì per lì mi ha lasciata incerta tra il compiacimento e il timore: da un lato vedere alcuni tra i maghi più potenti di Fairy Tail avanzare riserve mi faceva capire che proprio paranoica non la sono e il ragionevole dubbio su Gajeel aveva motivo di rimanere; dall’altro lato, che anche loro si professassero preoccupati non mi è parso un segnale molto incoraggiante.

Natsu si è guadagnato un punto stima in più da parte mia oggi, perché è subito andato ad attaccare briga con Gajeel- certo si sono già scontrati proprio nella battaglia di Phantom Lord, Natsu sa di cosa Gajeel sia capace, però il suo gesto mi ha riempita di ammirazione.
Che non abbia tutti i torti a dire che in una gilda ci sia posto per un solo dragon slayer?
Non ne sarei dispiaciuta, nel caso…il nostro già lo abbiamo ed è Natsu per inequivocabile diritto di precedenza.

Per il resto, sono stata molto contenta di vedere Lucy. Avevo bisogno di parlare con qualcuno di tutto quello che sta succedendo.
Non le ho confessato subito le mie preoccupazioni, anche se fare la misteriosa non è servito a granché: Lucy già sospettava come mi dovessi sentire, anzi aveva già capito tutto. D’altro canto, me lo aspettavo, siamo buone amiche e per di più non penso di avere un carattere così imperscrutabile.  
Della serie che “le cose mi si leggono in faccia”.
E, di preciso in questo momento in faccia mi si può leggere parecchia parecchia PARECCHIA preoccupazione malcelata. 
Tanto più che quando è arrivata Lucy mi ha trovata nascosta sotto un tavolo...
Mi sarei voluta sotterrare dalla vergogna quando mi ha vista. Già mi immaginavo vincere la fascia di Miss Coraggio...

Parlare con Lucy comunque mi è servito a tranquillizzarmi un po’ e a riflettere sulla questione da un diverso punto di vista.
Credo che Lucy mi abbia detto una grande verità: se c’è un modo in cui possiamo tenere sotto controllo Gajeel è proprio quello di averlo sotto i nostri occhi nella gilda 24 ore su 24. Del resto, è anche vero che Gajeel non ha personali questioni con Fairy tail e tutto quello che di male ci (e mi) ha fatto rispondeva agli ordini del Master di Phantom Lord.
Di per sè dunque non ha altre ragioni per prendersela di nuovo con me nè dapprincipio ne ha mai avute a titolo personale.

Perciò ho fatto una promessa a me stessa: scaccerò la paura.
Image and video hosting by TinyPicDel resto non posso neanche andare avanti così, evitare un membro della gilda strisciando dietro ai muri e nascondendomi dietro ai pilastri. Cosa che sinora ho fatto letteralmente e con ottimi risultati.
Per quanto sinora il mio metodo per evitare Gajeel si sia rivelato di succeso, mi sto però rendendo ridicola.
E poi non è giusto. Non ho fatto nulla di male per meritarmi di strisciare all'ombra, IO.

Gajeel è entrato a far parte di Fairy Tail?
Bene, avrà a che fare con maghi altrettanto spaventosi come Laxus, Mystgun e Gildarts. E anche Erza non è da dimenticare.
Io posso avere paura di Gajeel, ma credo che sarà lui ad avere paura di loro mano a mano che li incontrerà.
Sapranno tenerlo a bada benissimo. Confido sul loro ascendente come sprone a tenerlo buono.

Per il resto, devo togliermi questa aria da coniglietto spaurito e riguadagnare il diritto di osservare il mondo alla luce del sole. E il primo passo sarà guardare Gajeel in faccia. Basta fuggire di fronte a lui o al suo solo nome.
Ho deciso.
Da domani, si comincia lo speciale allenamento per scacciare la mia paura del Dragon Slayer del Ferro.

  *-*-*-*-*-*-*-*-*-*
fr. n°3- Curiosità e punti di vista

Caro diario,
è incredibile come un solo atto di coraggio sia in grado di farti cambiare idea e mutare completamente prospettiva.
Be’ non che abbia compiuto chissà che impresa…però fatta una proporzione con le mie scarse forze ritengo di aver compiuto un passo grandissimo. Solo che non ero pronta alla conseguenze...
Ma andiamo con ordine.

Con oggi è il terzo giorno da che Gajeel è ufficialmente entrato a far parte di Fairy Tail, ma il malcontento per la decisione del Master di accoglierlo non è ancora scemato. 
Tutt’altro. 
La decisione del Master Makarov non è stata accolta favorevolmente dalla maggior parte dei membri della gilda. Il brusio di condanna che si è trascinato ancora oggi per tutto il giorno là, alla locanda di Fairy Tail, mi assorda ancora adesso che sono da sola nella mia camera nel dormitorio.
Fino a ieri, essendo tutta concentrata su di me e sulla mia paura non me ne ero accorta…ma se io tremo di paura al solo pensiero che Gajeel mi si possa avvicinare, devo dire che anche Gajeel non se la deve passare bene.

Ho sentito parole orribili rivolte a lui: sono rimasta spiacevolmente colpita dalla cattiveria che anche noi di Fairy Tail, che ci riteniamo tanto “buoni” e “dalla parte del giusto” siamo capaci di sputate. La maggior parte della gente pensa che Makarov abbia sbagliato, che accogliere Gajeel ora solo perché non avrebbe un posto in cui andare sia una misericordia che quest’uomo non merita affatto. E capisco il loro punto di vista perché fino a ieri lo condividevo al 100%...però…sì, mi dispiace vedere così tanto odio nei suoi confronti. 

Lo so caro diario, è strano e ha poco senso che io dica questo, ma lasciami spiegare.
Ho fatto un ragionamento e sono arrivata ad una conclusione: credo che tutti e due, Makarov e questo tal Gajeel, abbiano preso una decisione molto coraggiosa.
Ci vuole coraggio per lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare, ancora di più ne serve se si tratta si perdonare chi ci ha arrecato del male il passato. E sì, so che può passare per “impertinenza” il fatto che ora colui che questo male ce lo ha procurato osi affacciarsi alla nostra porta in cerca di accoglienza; però ci vuole coraggio anche nell’ammettere i propri errori, tornare sui propri passi e chiedere perdono. 

Forse Gajeel merita quindi una seconda chance.
Anzi ne sono convinta.
E merita uno sforzo in questo senso anche da parte di tutti…e non da ultimo da parte mia.
D’altro canto…in fondo io continuo a pensare che nessuno è davvero cattivo dentro di sé e se anche il Master gli ha voluto dare fiducia forse è perché anche lui pensa lo stesso…forse Gajeel ha solo sbagliato strada, e si era perduto. Nel perdersi ha fatto cose orribili. Certo resta una figura che mi spaventa. Ma io non so nulla di lui e quindi per adesso non mi arrogherò oltre il diritto di giudicare.

Resta il fatto che integrarsi per Gajeel non sarà affatto facile. Credo dovrà sopportare parecchio prima di poter essere considerato uno di noi…anzi visto il clima di oggi quasi penso che non tutti neanche in futuro saranno in grado di accettarlo.
Vedo con che sguardi Gajeel viene linciato silenziosamente da ogni parte, con che parole viene etichettato.
E sinceramente mi dà fastidio. Perchè a fare così siamo noi a finire nel torto.

Oggi un nostro membro, di cui onestamente ignoro con esattezza l’identità (siamo comunque un centinaio, nella gilda...), l’ha schernito e infastidito a più riprese in maniera plateale, provocandolo. Gli ha lanciato addosso del cibo, lo ha addirittura colpito.
Non ho visto Gajeel muovere un muscolo contro di lui, né rispondere minimamente a nessuno dei suoi gesti.
A un certo punto, a pranzo, lo abbiamo visto alzarsi e di fronte all’ennesima buffonata del tipo di cui non so il nome l’intera sala si è zittita, in attesa di una rappresaglia da parte di Gajeel. Prevedevamo già i pugni volare e lo sventurato perlomeno prendersele di santa ragione.
Ebbene Gajeel invece si è solo alzato per portare via il piatto ed è uscito.
Chi voleva la rissa, chi aspettava di sbatterlo fuori immediatamente con la riprova che fosse pericoloso è rimasto disilluso. 

Ho quasi ammirato la determinazione di Gajeel: forse, mi son detta, anche questa sopportazione fa parte del fio da pagare per essere accettato, forse è questo il suo modo di espiare.  Penso, comunque, che la maggior parte dei membri di Fairy Tail non sia ancora disposta a perdonare e ci vorrà anzi ancora parecchio tempo. Non so, ma Gajeel mi sembra ce la stia mettendo tutta per instaurare una convivenza pacifica, ma da parte nostra non vedo il medesimo sforzo.
Mi…dispiaceva, ecco, vederlo subire così. Perché se c’è qualcuno che sa cosa sia la furia di questo uomo, di questo Gajeel, be’ sono io. E, se solo avesse voluto, avrebbe sicuramente potuto liberarsi di quell’importuno in men che non si dica. 
Quello che mi chiedo è quanto tutto questo durerà: il clima di oggi per me è stato insopportabile e spero che si diradi al più presto.

Forse sarai un po’ sorpreso caro diario, per come mi sto ponendo in tutta questa faccenda. Mentre scrivevo prima mi sembrava di avvertire quasi un sussulto da parte tua ogni volta che scrivevo il nome “Gajeel”. Posso capire il tuo stupore: parlo come se io non avessi nulla contro costui ora, come se…non fosse successo quello che invece è successo, come se non avesimo conti in sospeso e non mi avese fatto del male.
I polsi mi fanno ancora male se ripenso a come io, Jet e Droy siamo strati crocefissi a quell’ albero, a come il mio corpo è stato imbrattato del marchio di Phantom Lord. Alle volte mi sembra ancora di vederlo incombere su di noi, Gajeel, mentre con uno solo colpo ci mette fuori gioco tutti.
E mi viene rabbia a pensare di non aver potuto fare niente, se non altro per i miei due amici, di essere stati colti alla sprovvista così, nella maniera più totale e devastante.
Mi ricordo la paura di quei momenti come se fosse ieri.
Ma per una qualche ragione se dovessi dirti che di Gajeel oggi ho provato paura vedendolo seduto ai nostri tavoli…mentirei.
Lo so che sono una stupida, ma è così.
Un brivido mi percorre ancora quando getto su di lui lo sguardo ma appunto non posso definire questa cosa…paura. E’ una sensazione strana, indefinibile.
Mi dispiace che lo trattino male.
Non so ma, a vederlo così, mi ha dato l’impressione di essere immerso in una profonda solitudine e la cosa mi ha riempita di un’enorme tristezza. Ho provato, onestamente, pena per lui.

E ti dirò sono curiosa.
Perché in realtà io vorrei sapere perché quel giorno prese di mira me, Jet e Droy e si prese gioco così di Fairy Tail…anche se la ragione già credo di saperla da me. Però vorrei trovare il coraggio di chiederglielo direttamente, di trovarmi faccia a faccia con lui e parlarne, per chiarirci.
Oggi per tutto il giorno l’ho osservato di nascosto: qualche volta sono certa che i nostri sguardi si siano anche incrociati. Credo sapesse benissimo di vere i miei occhi puntati su di lui tutto il tempo, così come credo si fosse accorto benissimo nei giorni passati di come lo evitassi.
Di Jet e Droy del resto non aveva avuto solo gli occhi puntati addosso, ma gli insulti…

Image and video hosting by TinyPicPerò, oh diario, mi prenderai per pazza…però io sono certa di aver visto un’espressione stupita sul suo volto la prima volta che si è accorto di me, oggi, quasi imbarazzata. 
“E ci credo- dirai- si sarà sentito una merda”.
Sì, l’ho pensato anche io; ma ti dirò, più che altro io in quel viso ho letto  una specie di rimorso che…mi è sembrato spontaneo e sincero.

E’ rimasto impassibile tutto il giorno, come ti ho raccontato, nemmeno quando gli hanno gettato addosso del cibo o hanno tentato di coinvolgerlo in una rissa ha perso quel su sguardo torvo ma indifferente; eppure in quel nanosecondo in cui mi ha vista nel suo viso qualcosa si è smosso. E sono felice. 
Non so ma…nonostante tutto voglio dargli fiducia e da oggi sento di potergliela dare. Non perchè me lo impone la gilda, ma perchè sono io a volerlo.
Sì sono coerente come i cavoli a merenda, lo so. Però sono contenta perché, anche se piccolo, un passo in direzione di Gajeel per il verso giusto mi sembra di averlo fatto. Non vorrei esagerare ma… mi sembra di potere essere un minimo fiera di me stessa. 

Diario, lo so cosa vuoi dirmi: probabilmente sono solo una stupida e dovrei essere qui a scriverti di quanto abbia voglia di nascondermi sotto le coperte a piangere in preda al panico, come facevo gli altri giorni. 
Certo sarebbe più normale. Ma non c’è nulla di male nel non essere normali per una volta, no? Di incertezza e paura comunque ne ho tantissima lo stesso, perciò non ti preoccupare troppo…però voglio diventare forte come Makarov e come Gajeel, voglio trovare la forza di andare avanti senza soffrire per il passato, ma anzi traendone sprone per il futuro, con ancora più convinzione di prima. 
Sì è questo che voglio.
E con questa frase piena di clichè chiudo per oggi.

 *-*-**-*-**-*-**-*-*

fr. n°4- Sorpresa

Caro diario,
sarò breve perché non ho materialmente le parole per descrivere cosa è successo oggi.
Stavo traducendo un documento antichissimo –ma questo non è importante; e nota, sto scrivendo che non è imortante!- quando Gajeel si è avvicinato e BALBETTANDO mi ha detto se poteva parlare in privato con me e con Jet e Droy, da soli. Il tutto sapeva terribilmente di deja-vu, un brutto deja-vu. Jet e Droy non erano affatto d'accordo all'idea di rimanere soli con Gajeel, ma di fronte alla mia insistenza hanno ceduto e lo abbiamo seguito. 

Ebbene: Gajeei si è scusato professandosi sinceramente pentito. Non è andato avanti molto a parlare, lui, è stato laconico e lapidario, diretto e poco prolisso. Non ha accampato scuse, non ha cercato di giustificarsi. Ha ammesso la sua colpa, ha condannato i propri modi e ci ha chiesto per favore di provare ad accettarlo come membro di Fairy Tail.
Noi semplicemente non abbiamo aggiunto nulla se non qualche verso di assenso.
C’era troppo di scioccante in tutta quella scena per formulare alcunchè di più intelligente.

Dopodichè Gajeel se ne è andato, salutandoci, già girato di spalle.
“Strafottente” ho pensato. Ma stavo ridendo.
Non era proprio tutto ciò che da lui avrei voluto sapere, non era niente, anzi, rispetto a quello che avrei voluto chiedergli, ma non ne avevo la forza.
Vedevo Gajeel che trotterellava pian piano lontano da noi, ma non trovavo la voce per parlare.
“Perché te la sei preso con Fairy Tail?” volevo urlargli. 
Ma era e resta una domanda stupida da fare.

Fino a poco fa Gajeel apparteneva a una gilda nemica e aveva ricevuto ordini di attaccare la nostra.
Fine.
Non c’era altro da dire e infatti non lo aveva fatto.
Poteva dispiacersi delle azioni ma non poteva tornare indietro nel tempo e cambiarle: questo era il dato di fatto che Gajeel aveva cercato di metterci di fronte col suo breve discorso. A noi spettava creare le premesse delle future nostre relazioni conseguenti da questo punto in poi. 
Il messaggio di Gajeel è stato chiarissimo e forse nessuna delle mille domande che avevo in testa sarebbe servita a chiarire di più le cose.
Credo sia stata questa intima consapevolezza a permettermi di lasciarlo andare via così, senza altri “se” e “ma”.
Anche "perchè te la sei presa con noi...e con me" non sarebbe stata una domanda intelligente da fare. Per quel punto, se c'era qualcosa, piuttosto che qualcuno, con cui potevo prendermela era solo il caso, o la sfortuna, che dir si voglia.

Per quanto riguarda Jet e Droy…sono stupita. Neanche loro hanno detto nulla. Io ho le mie ragioni per aver taciuto, ma da parte loro questa remissività mi è giunta toalmente inattesa. Mi aspettavo almeno qualche piccola ripicca o battuta…se non altro in considerazione dell’ostilità che nei giorni passati non hanno fatto nulla per nascondere nei confronti di Gajeel. 
Invece niente, solo silenzio, e non so se sia perché ora come ora non hanno la benchè minima intenzione di perdonarlo né di rivolgergli la parola.
Tra noi il nome di Gajeel resta quasi un tabù.
Ho la vaga sensazione che se anche li interrogassi al riguardo non sarebbero disposti a dirmi tutta la verità sui loro pensieri.
In realtà temo che stiano tramando qualcosa da cui cercano di tenermi all’oscuro.

Perciò caro diario oggi ti lasci così, un po’ scossa e piena di dubbi (tanto per cambiare); però sono propositiva, per il secondo giorno di fila, incredibilmente: vedo speranza nel fatto che Gajeel porti sulla spalla sinistra il marchio della nostra gilda.
Gajeel si è dimostrato aperto al dialogo…quindi anche io voglio fare altrettanto.

Image and video hosting by TinyPic*-*-**-*-**-*-*

fr. n°5- Shock

Caro Diario,
se scorro indietro le pagine di qualche giorno mi viene da ridere.
A parte il fatto che rileggere cosa ho scritto nei giorni precedenti mi mette parecchio in imbarazzo e mi fa sentire piuttosto stupida, mi stupisce come la venuta di Gajeel abbia di fatto interrotto una sequenza di quasi totalmente inutile registrazione di fatti senza importanza. 
Posso ricostruire alla perfezione cosa ho mangiato a colazione, pranzo e cena da pagina 1 a pagina 120, quando Gajeel è entrato a far parte di Fairy Tail. Un lunghissimo elenco di pietanze e libri letti –tanto per me è cibo anche quello- da un anno quasi a questa parte, interrotto solo qua e là da qualche nota di colore, come l’inizio della mia amicizia con Lucy o il salvataggio del Signor gatto a Crocus durante una missione o qualche rarissimo libro reperito qua e là.
I brevi e impersonali rapporti delle missioni degli Shadow Gear sono per il resto eccitanti tanto quanto il racconto degli stessi nelle tue pagine.
Non c’è niente di rocambolesco, niente di particolarmente accattivante. Oserei definire la mia vita sino a qualche giorno fa, “terribilmente noiosa”.
Non so, ma la cosa mi fa ridere.
Anche se forse dovrei chiederti scusa, perché trasponendo la faccenda nel tuo punto di vista tutto questo vuol dire che da un anno a questa parte ti devi essere annoiato a morte…

Ah, magari avresti preferito essere trasformato nella cronaca di viaggio delle avventure di Erza! Quello sì che sarebbe un bel libro da leggere una volta finito!
Chissà se Erza tiene un memoriale delle sue imprese…?
Devo chiederglielo la prossima volta che la vedo. Al massimo proverò a estorcerle quest’informazione in cambio del prossimo libro V-m18 che mi verrà a chiedere…è sempre troppo divertente vedere come tenta di tenere nascosti questi suoi gusti un po' osè...

...Sì caro Diario, sto tergiversando.
E’ che quasi mi si inumidiscono gli occhi al solo pensiero di quanto successo oggi.
Perché oggi di cose ne sono successe sin troppe e non so da dove cominciare.

Stamattina Jet e Droy hanno preso in contropiede Gajeel. Lo hanno aspettato dalla quercia di Fairy Tail, quella dove io e i ragazzi eravamo stati appesi da Gajeel, per attaccarlo e fargliela pagare per tutto.
Il loro silenzio di ieri mi aveva stupito e insospettito…e ci avevo visto giusto.
Avevo cominciato a seguirli sin dal primo mattino in preda a strani presentimenti. Me lo sentivo che stavano architettando qualcosa...

Image and video hosting by TinyPicNon appena Gajeel ha oltrepassato la soglia dalla gilda per avviarsi verso il luogo dove avrebbe dovuto svolgere la nuova missione, i ragazzi gli sono andati dietro, e io a ruota, da distante, senza farmi vedere.
Certo non mi aspettavo che arrivati alla quercia ingaggiassero una battaglia con tutti i crismi.
Non so dire da quanto non vedevo Jet e Droy così arrabbiati. L’ho subito capito da come immediatamente si sono messi a invocare incantesimi e magie tra le loro più potenti.
Volevano seriamente combattere con Gajeel.
Non era una finta, non era un avvertimento: volevano regolare quei conti lasciati in sospeso una volta per tutte.
Cercavano vendetta, per tutto quello che il dragon Slayer aveva fatto a loro, a me e per l’impudenza da lui dimostrata nel fare di Fairy Tail la sua nuova gilda.
L’indifferenza di Gajeel di fronte alle loro ripicche nei giorni precedenti probabilmente aveva fatto da innesco per la loro rabbia, che ora esplodeva sotto forma di fasci colorati di magia, dopo averlacovata giorni e giorni nell’attesa del momento giudicato giusto per fare la loro mossa.

Per un attimo ho avuto paura: contro Gajeel, con cui lo stesso Natsu aveva trovato pane per i suoi denti, Jet e Droy, lo sapevo, non avevano alcuna speranza: neanche se quell’agguato lo avevano preparato con cura potevano sperare di vincere. Non appena Gajeel avesse deciso di sfoderare anche un solo briciolo della sua potenza sarebbero stati spazzati via in un batter d’occhio.
È brutto a dirsi, ma mentre guardavo Jet e Droy che cominciavano ad attaccare Gajeel già stavo aspettando che un Ruggito del drago mettesse k.o. entrambi i miei amici.
Nel qual caso temevo che la delusione e la vergogna avrebbero per sempre compromesso i rapporti tra quei tre. Non avrebbero mai più appianato il lorodissidio, ne ro certa.

Mi sono tuttavia resa quasi subito conto che forse proprio lì stava il problema: Gajeel aveva intenzione di sfoderarla la sua forza?
In quel combattimento non si vedevano né ruggiti, né artigli, né denti, né altro di drago. Lo scontro era già iniziato e il Dragon Slayer del ferro, di fatto, non stava per nulla rispondendo ai colpi.
Nel senso che non stava facendo il minimo sforzo di schivarli né faceva alcunchè per attaccare di rimando.
Subiva i colpi in maniera passiva, come se non avesse alcuna intenzione di combattere con Jet e Droy. 
Showin'-off per dimostrare quanto gli attacchi di Jet e Droy fossero inutili e la sua pelle tanto resistente? Di primo acchito, forse si sarebbe potuto pensare questo... ma intendevo che la ragione dell’agire di Gajeel non fosse affatto quella.
La consapevolezza di cosa stava succedendo mi colpì con uno schiaffo in viso. Fu allora che realizzai che Gajeel si stava comportando esattamente come qualche giorno fa, quando non aveva risposto alle provocazioni di alcuno e aveva sopportato in silenzio tutti i soprusi da parte degli altri membri di Fairy Tail.
Solo che stavolta non si trattava di pietanze rovesciate in testa o insulti: qui si stava parlando di attacchi magici portati con il preciso intento di far male. E Gajeel se li stava prendendo in pieno, senza muovere un dito per evitarlo.
Gajeel non voleva fare a Jet e Droy del male.
Era questo il suo modo per tentare in extremis di essere riconosciuto anche anche da loro come nakama?.

All’ennesimo attacco combinato della super-velocità di Jet e della magia vegetale di Droy, mi sono decisa ad intervenire.
Non potevo sopportare oltre che Gajeel venisse ferito da quei due incoscienti che neanche si stavano rendendo conto del perché Gajeel non li stesse attaccando.
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola che non mi interessava cosa fosse successo in passato, che avevo perdonato Gajeel...
Quello che non potevo aspettarmi era che dal fondo della strada proprio in quel momento un altro osservatore avesse deciso di prendere parte in quello scontro. Qualcuno al di fuori di tutte le mie più fantasiose aspettative: Laxus, il nipote del Master Makarov.
Laxus è uno dei pochi maghi di classe S della nostra gilda, qualcuno il cui livello, pur essendo così giovane, sfiora livelli di inaudita potenza. In genere la sua sola presenza è sufficiente per mettere a tacere i presenti.

Per un nanosecondo ho avuto modo di rallegrarmi alla sua vista, pensando che avrebbe posto immediatamente fine a quello scontro senza senso. Pensavo che si sarebbe limitato a insultarli e malmenarli un po’ per farli smettere, al massimo abbrustolendo un po’ i tre facinorosi con una delle sue scariche elettriche magiche.
Però appunto la mia contentezza non ha avuto più di un millisecondo di vita.
Quando ho guardato bene il suo viso, infatti, mi sono accorta che i suoi lineamenti erano contratti in un’espressione di vera furia. Di quelle omicide.
Ho avuto davvero paura. Se li avesse colpiti, di loro sarebbe rimast solo cenere.
Il secondo successivo ero sbucata fuori dall’albero e già, mentre correvo in mezzo al terreno dello scontro, stavo gridando ai ragazzi di smetterla di picchiarsi e di guardarsi alle spalle...

All’improvviso una scarica di fulmini si è gettata su Gajeel.
Ho urlato con tutto il fiato che avevo in gola a quella vista.
Ho implorato a Laxus di smetterla, ma Laxus stava imprecando a più non posso, ineggiando alla morte di tutta al “feccia come noi che faceva sfigurare la sua Gilda”, proclamando che avrebbe “purgato Fairy Tail dagli inetti” a cominciare da noi, che non eravamo nemmeno capaci di difenderci – sì, parlava di me, Jet e Droy- e del tipo che aveva avuto il coraggio di unirsi a noi dopo averci fieramente ostacolato, Gajeel.
E mentre sputava odio, Laxus non dava requie a Gajeel, che continuava a bersagliare con fulmini e saette assassine.

Lo shock e l’incredulità nel sentire un nostro membro pronunciare siffatte parole, con tutte le sue implicazioni, non era però sufficiente a impedirmi di comprendere, stavolta immediatamente, che il giochetto di prima di Gajeel del non attaccare membri di Fairy Tail stava andando pericolosamente avanti.
Riceveva i colpi, Gajeel, ma non attaccava. Stavolta però stava davvero rischiando grosso.
Jet e Droy avevano mirato “semplicemente” a fargli del male; Laxus mirava veramente ad ucciderlo. come avversari non erano lontanamente paragonabili.
Il comportamento di Gajeel era ormai diventato troppo pericoloso per se stesso.
Stavano entrambi oramai superando il limite, il Dragon Slayer del ferro e il possessore dei poteri del tuono.
Non so quante scariche già si era preso Gajeel quando anche Jet e Droy finalmente hanno capito cosa stesse succedendo e hanno incominciato anch'essi a chiedere a Laxus di smetterla coi suoi attacchi. Jet e Droy possono essere un po’ stupidi alle volte, ma non si beano della violenza né del dolore altrui.

Image and video hosting by TinyPicE qui l'accaduto ha dell'incredibile.
Proprio non mi aspettavo che un fulmine di Laxus si stesse ormai dirigendo verso la mia direzione, pronto a incenerirmi.
Ancora meno mi aspettavo che Gajeel intervenisse per salvarmi convogliando verso di sé, come fosse un’enorme calamita, tutta l’energia magica sprigionata da Laxus. All’improvviso mi sono trovata a visuale coperta dalla sua schiena, tremante e circondata da un alone di leggero fumo, per via dell’attacco magico assorbito in pieno, in aggiunta a quelli precedenti.
Barcollava dallo sforzo e dal dolore.
Ancora scioccata e con le lacrime agli occhi ho mosso un passo verso di lui per prestargli soccorso.
Non so se colpito, forse, dal gesto di Gajeel, o cosa, ma dopo questo attacco, alla fine Laxus ci ha ascoltato e se ne è andato. 

Diario, non posso dire di conoscere Laxus, ma un comportamento del genere è inaudito.
Attaccare i propri compagni...per quanto sia chiaro che non ci sonsideri degni di lui resiamo tutti membri di Fairy tail. Il suo gesto è stato imperdonabile.
Ma soprattutto sono mortificata per quanto successo a Gajeel.
Laxus avrà esagerato a prometterci la morte, ma su una cosa ha ragione: io e i ragazzi della Shadow Gear siamo dei buoni a nulla. Abbiamo assistito alla scena di Gajeel che veniva massacrato da Laxus impotenti, senza nemmeno muovere un dito, tuttalpiù piangendo  (io) e supplicando (Jet e Droy).
Io poi sono la peggiore di tutti, perché se Gajeel non si fosse preso quel colpo al mio posto, probabilmente ora non sarei affatto qui a scrivere alcunchè.

Per quanto mi riguarda…oggi, in pratica, Gajeel  mi ha salvata da morte certa.
Non sto scherzando.
Tremo ancora a pensarci.
Sono in una gilda da quando sono piccolissima, ma non sono abituata a vedere la mia vita appesa a un filo. Io non sono come Gajeel, un solo colpo infertomi da Laxus per me potrebbe significare dire davvero addio a questo mondo.

Perciò ora mi trovo nella magnifica condizione di dover salva la mia vita a colui che qualche mese fa mi ha privato di dignità attaccandomi a un albero.
Un meraviglioso paradosso, davvero.
Anche volendo, come potrei ora avere qualcosa contro di lui?
Potrà essere il tipo di uomo che è, un po’ narcisista e scontroso, poco socievole e tendenzialmente antipatico...ma oggi parandosi di fronte a me ha pagato dieci volte il fio del male che mi ha fatto in precedenza.
Gli devo più di un grazie. E prometto a me stessa che non mancherò di fargli capire che per quanto mi riguarda possiamo davvero ricominciare da zero.
Dopo quanto avvenuto oggi...sono più che pronta a compiere questo passo.

Che dire invece di Gajeel? E’stata una scena incredibile: premetto che ancora mi chiedo come abbia fatto Gajeel a uscire quasi illeso solo un po' stordito e ammaccato dalle scariche di Laxus; come che sia, quando Laxus ha lasciato perdere Gajeel, questi senza dire una parola si è rassettato i vestiti si è diretto verso il sacco che alla partenza dalla gilda si era messo in spalla a mo’ di bagaglio, e per quanto barcollate si è messo subito in viaggio verso la propria destinazione, ignorando completamente le nostre profferte di aiuto.
“Non preoccuparti”, mi ha detto e mi ha rivolto un cenno di saluto, di nuovo come l'altra sega senza guardarmi, già voltato a darmi la schiena.
Diario, non provo più pena per lui, davvero: solo tanta ammirazione.

L’unica nota positiva di questo terribile incidente di oggi è che Jet e Droy i sono pentiti delle loro azioni, hanno realizzato come Gajeel si stesse trattenendo nei loro confronti e sono rimasti toccati dal suo intervento non richiesto per difendermi – loro non si erano neanche accorti della mia presenza e che fossi in pericolo, se non quando già era troppo tardi. Pure la perseveranza nel non attaccare membri di Fairy Tail che Gajeel, senza esitare, ha portato avanti anche nei confronti di Laxus -, si può dire senza mezzi termini, mettendo a rischio la propria vita- ha contribuito a farli ricredere almeno un po'.

Non credo faranno pace con lui nell’immediato, non credo nemmeno che il loro atteggiamento di rifiuto o anche solo di sospetto sarà radicalmente cambiato al ritorno di Gajeel. Però so che vogliono porgerli le proprie scuse e per quanto mi riguarda già questo è un segnale positivo di come anche da parte loro l’idea di poter prima o poi considerare davvero Gajeel nakama non sia totalmente inverosimile.
Che l’accettazione di Gajeel da parte nostra stia aprendo la strada a una riconciliazione da parte del desto della gilda?
Lo spero, onstamente.
Dubito per il resto che quella di Gajeel sia stata una strategia subdola per guadagnarsi la nostra fiducia. È veramente deciso a dimostrarsi membro di Fairy Tail e nostro nakama... se non fosse stato così oggi di fronte a Laxus credo avrebbe lasciato cadere il velo di pacata accettazione e avrebbe sfoderato i suoi artigli.
Non è una maschera, quelal di Gajeel. Ce la sta mettendo davvero tutta. E se lo merita di essere accettato.

Ora come ora se c’è qualcuno di cui ho veramente timore non è certo Gajeel.
Che cosa sarà successo a Laxus per giustificare il suo comportamento di oggi?
Ho intenzione di indagare. Di certo gli avvenimenti di oggi non devono passare sotto silenzio.
Laxus potrebbe costituire un pericolo per noi, perciò ritengo necessario raccontare quanto accaduto almeno a Mira.
So che è in rapporti civili con Laxus...magari potrà darmi qulche spegazione o rassicurarmi.

p.s. Sai che lavoro aveva accettato gajeel prima che capitasse tutto questo enorme macello? Professore di magia supplente presso una scuola per bambini. Chi avrebbe mai potuto crederlo possibile? Ha in pratica fregato il lavoro a Lucy, che non si è risparmiata dal dirgliene quattro per la poca cavalleria. Io non avrei mai avuto il coraggio di rivolgermi a Gajeel con i toni irritati che ha usato lei…è stata davvero coraggiosa.
Ma chi lo sa…oggi ho avuto modo di scoprire lati di Gajeel che ignoravo totalmente…
Chissà quanti altri segreti si nascondono dietro alla sua figura….
  


----author's corner-----
Ciao a tutti, cari lettori! 
Spero che questo inizio vi sia piaciuto e che vi abbia messo almeno un po' di curiosità. Come vedere questo capitolo è un riassuntino un po' imbellettato dei primi momenti di conoscenza e incontro/scontro tra Gajeel e Levy. Questo capitolo e il seguente (ve lo anticipo) saranno una specie di introduzione alla vera storia, come una specie di ripassino per mettere le giuste premesse a quanto avverrà dopo, diciamo dalla terza pubblicazione in poi.
Sono curiosa di sapere cosa pensate e sarò felice di leggere eventuli vostri commenti ^_^
Vi anticipo che sarà una ficcy molto lunga...prevedo una ventina di capitoli minimi. Prometto inoltre che presto entrerà in gioco l'azione!
Che dire di altro dunque? Seguitemi! Ne leggerete di belle!
Ah, un ultimo avvertimento: verso la fine potrei trovarmi costretta ad alzare il rating della ficcy...ma per i più puritani, non preoccupatevi ci sarà molto lime prima di arrivare al lemon. Anzi, per molto tempo dovrete scordarvi anche il lime XD Per i meno puritani, tenete duro (che brutta frase...): verrete ripagati dell'attesa.
Bye Bye!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Frammenti di Diario-pt 2 ***


CAPITOLO 1
Parte seconda
Frammenti di diario

Dal diario di Levy McGarden


fr. n°6- Imprevisti
Caro diario,
è strano. Credevo che “ricominciare da zero” con Gajeel sarebbe stato qualcosa di complicato.
Ho passato giornate intere, dalla sua partenza, quel giorno, davanti alla quercia dove Laxus ci aveva attaccati, a prepararmi il discorso che avrei dovuto fargli al suo ritorno per dichiarare la definitiva pace tra noi due e ringraziarlo decentemente di avermi salvata. Lo avevo ripetuto a mente fino allo sfinimento, avevo provato pure a metterlo per iscritto qua e là su fogli che poi prontamente accartocciavo e gettavo via; solo che poi li riprendevo e li spallottolavo, li rileggevo, (impallidivo)…e li bruciavo. Non ho mai apprezzato il solid script come in questi giorni: è utile poter materializzare dal nulla un comodo fuoco inceneritore, alle volte.
Era, quello che avevo preparato, un discorso un po’ asciutto, ma amichevole, che non metteva a nudo proprio tutta me stessa, tuttavia proclamava senza mezzi termini la mia curiosità e il mio desiderio di fare amicizia. In una settimana avevo in mente un discorso che ritenevo non proprio perfetto, ma quasi.
Il corso degli eventi mi ha in pratica privato della necessità di trasformare questo discorso fittizio in realtà. E così tutta la fatica fatta per elaborarlo è andata bellamente sprecata.
In realtà forse è stato un bene…perché ora io e Gajeel ci parliamo senza problemi e senza che siano stati necessari ulteriori discorsi tra noi. Il putiferio che ci ha permesso di raggiungere questo stato di cose però l’avrei evitato volentieri…ed è stata tutta colpa di Laxus!
Parlei di “merito” se solo Laxus questa volta non l’avesse combinata così grossa da guadagnarsi l’espulsione a tempo indeterminato dalla gilda. Non ti dico la rabbia che mi sale al solo ripensarci….
Comunque. Il ritorno di Gajeel si era verificato nel bel mezzo dei preparativi per Fantasia. Io ero indaffarata a controllare che questi procedessero come si doveva e che tutto fosse a posto in accordo con la tabella di marcia prefissata con Makarov, quindi andare da Gajeel e parlargli era l’ultima delle cose che potevo permettermi di fare. Da mattino a sera correvo a destra e a manca per la gilda, dai fornitori o per la città a fare sopralluoghi per accertarmi del percorso della parata. Fantasia, il grande spettacolo di magia di Fairy Tail, si sarebbe svolto di lì a pochi giorni, e tutto, ripeto TUTTO doveva essere perfetto. Il che ovviamente richiedeva una preparazione ancora più perfetta.
Sentivo un enorme senso di responsabilità sulle mie spalle: essere supervisore generale richiede alti costi in termini di stress e di fatica. Nonostante le mie preoccupazioni, comunque, quest’anno i preparativi procedevano addirittura più spediti del solito, forse perché il numero delle braccia a nostra disposizione era aumentato di anno in anno. La gilda era davvero nutrita di maghi, molti dei quali davvero portentosi. Volevo che la Fantasia di quest’anno fosse bella come poche altre in passato, uno spettacolo davvero indimenticabile. Non avevo idea che a renderla indimenticabile non sarebbe stata solo la festa stessa bensì un incidente ben poco carino che si sarebbe verificato a ridosso della manifestazione stessa. Sì, è proprio Fantasia che Luxus ha messo in pericolo, assieme a tutta la gilda. Anche per questo non posso perdonarlo.
Oh non ti angustiare, diario: Fantasia si è tenuta eccome. Anzi, esattamente come nei miei più rosei sogni è stata una parata eccezionale per bellezza e varietà di spettacolari magie che abbiamo mostrato agli abitanti di Magnolia e a quanti erano accorsi da altre regioni.
Il problema è che se ce l’abbiamo fatta ad andare in scena è stato solo per il rotto della cuffia, vista la geniale idea di Laxus -appunto- di venire a romperci le uova nel paniere proprio all’ultimo dei preparativi, mentre già aveva avuto inizio il contest di bellezza tra le fate della gilda.
Un tempismo, mi rammarica dirlo, perfetto, però nella sua ottica sabotatrice.
Laxus aveva sì dichiarato guerra alla gilda quando qualche giorno prima aveva attaccato noi Shadow Gear e Gajeel. Ma eravamo suoi nakama, no? Nessuno, neanche il Master, aveva preso fino in fondo sul serio le sue minacce.
Avevamo peccato di eccessiva fiducia purtroppo.
Laxus era terribilmente serio.
A quanto abbiamo capito, la sua ira era stata causata da determinati commenti offensivi che talune gilde ci avevano rivolto in quanto “manica di idioti irrequieti e casinisti, appena degni di essere chiamati maghi”. La sua intenzione, perciò, era quella di eleggere il più forte di Fairy Tail e scontrarsi con lui: se avesse vinto Laxus, la gilda avrebbe dovuto pagare il fio della sua inutile esistenza, sconfitta e chiusura; se invece la vittoria fosse andata a uno dei membri di Fairy tail…be’ loro avrebbero guadagnato la salvezza, dopodichè avrebbero potuto fare di lui quello che volevano. Nel mentre però Fairy Tail avrebbe dovuto affrontare anche la guardia del corpo in persona di Laxus al completo, la Thunder God Tribe:  Freed, Evergreen e Bixlow. Sabotare il contest di bellezza, attentare alla vita di alcuni membri della gilda e dare inizio a una lotta fratricida era solo l’inizio del terribile piano di Laxus per mettere in crisi Fairy Tail.
Per la verità, Diario, non ho vissuto in prima persona gli avvenimenti per tutta la prima parte del dipanarsi di questa drammatica situazione. Questo perché quella simpaticona di Evergreen per ordine di Laxus aveva fatto la sua apparizione dietro le quinte del palco dove noi ragazze ci stavamo preparando al contest di bellezza e una per una con la sua Stone Eyes Magic ci aveva trasformate in statue di pietra. FRAGILI statue di pietra. Eravamo ostaggi di Laxus, il motivo che avrebbe spinto gli altri membri di Fairy Tail ad accettare la sfida del nipote di Makarov e combattere contro di lui. Era una strategia perfida, ma Laxus ci aveva preso: sapeva che mettere a rischio la nostra incolumità sarebbe stata la via più breve per spingere tutta la gilda alla lotta. Se non si fossero sbrigati a stabilire il più forte eliminandosi da sè, i cento membri di Fairy Tail che potevano concorrere per il titolo di più forte della gilda avrebbero dovuto dirci addio per sempre, perché Evergreeen ci avrebbe tramutate in sabbia. Se penso al rischio che ho corso, fidati, mi viene male…
Be’, diario per farla breve: mentre io ero ancora una statua ignara di tutto, i membri di Fairy Tail erano partiti alla carica per sconfiggere Laxus; tutti erano ben presto rimasti vittima delle trappole di Freed, il quale aveva seminato incantesimi di restrizione per tutta la città che obbligavano noi maghi della gilda a eliminarci a vicenda per stabilire via via chi fosse più forte come in una specie di torneo; intanto qua e là i singoli membri della Thunder God Tribe sfoltivano il numero dei maghi di Fairy Tail sopravvissuti. In meno di mezz’ora eravamo rimasti in poco più di metà. Questo è il vero potenziale di maghi di classe S- o quasi-come la Thunder God Tribe: sterminare una gilda intera come si fa con la disinfestazione delle formiche…non c’è da stupirsi che Laxus li abbia scelti come guardie del corpo…
In buona sostanza, ce le stavamo prendendo alla grande.
La rimonta di Fairy Tail è cominciata però quando Erza è riuscita a liberarsi dalla sua condizione di statua; in considerazione del fatto che un occhio di Erza è finto e quindi non subisce influssi magici di sorta, l’attacco pietrificante di Evergreen, che è essenzialmente basato sul contatto visivo al momento del lancio dell’incantesimo, su di lei non era destinata a durare a lungo come sul resto di noi ragazze. Senza aspettare oltre, una volta liberatasi, Erza è quindi subito andata a cercare Evergreen. Avendola sconfitta -come ovvio, è di Erza che parliamo!-, il resto di noi che era stato pietrificato è tornato alla normalità.
Ma le cose non si volgevano lo stesso per il meglio per Fairy Tail e la situazione restava critica. In aggiunta a tutto questo, infatti…Makarov si era ritrovato in breve a lottare contro la sopravvivenza, colpito da un infarto. Il suo cuore non aveva retto alla vista dei suoi figli, come è solito chiamarci, che lottavano tra loro e al dolore per il tradimento di suo nipote Laxus. Soprattutto non aveva retto alla comparsa di un cerchio di 200 lacrime di tuono attorno alla città, pronte a incenerirla e a fare lo stesso tramite il living link con chiunque avesse tentato di tirarne giù anche solo una: parlo dell’Hall of Thunder che entro un’ora sarebbe comunque detonata.
Laxus era un folle.
Ma era stato anche molto furbo. Aveva sin da principio escluso a priori dal combattimento i tre maggiori “ossi duri” che aveva immaginato gli avrebbero potuto riservare sorprese – senza considerare la stessa Erza, che a rigore, avrebbe lei stessa dovuto essere fuori gioco, come ti ho detto, anche se la magia di Evergreen su di lei aveva fallito: Makarov, Natsu e Gajeel erano bloccati nella gilda da un incantesimo di restrizione di Freed che impediva a chiunque avesse più di 80 anni o fosse una statua di varcarne la soglia, verso dove si stavano consumando gli scontri. Una vera e propria trappola, che Freed aveva gettato lungo il perimetro della gilda. Ora, come l’incantesimo avesse effetto su Makarov, si capiva. Anche se purtroppo, viste le condizioni di Makarov, non serviva Freed coi suoi inganni per impedirgli di muovere piede fuori dalla gilda. Il vero mistero rimaneva perché l’incantesimo funzionasse anche su Gajeel e Natsu, che a quanto ci risultava non avevano 80 anni né erano statue di pietra…fatto sta che funzionava eccome e quindi i tre non potevano che restare a guardare gli altri combattere tra loro e mangiarsi le mani, mentre il loro istinto omicida nei confronti di Laxus aumentava man mano che il conteggio dei maghi di Fairy Tail ancora in piedi diminuiva.
Ed è con orgoglio, diario, che ti dico che qui il mio aiuto si è rivelato essenziale. Laxus e i suoi non avevano previsto che la più forte maga di classe S dalla parte di Makarov si risvegliasse…parlo di Erza….ma nemmeno che risvegliasse  l’unica persona in tutta la gilda che aveva la minima possibilità  di sciogliere l’incantesimo di Freed decrittandone le rune. E stavolta parlo di me. La Dark Ecriture di Freed non ha molto a che fare con la mia Solid Script, ma nella sostanza si tratta sempre di una magia della parola scritta. Il mio pane.
Mentre Natsu e Gajeel mi spiegavano cosa stava succedendo, la mia mente già sfrecciava a individuare la natura alla base delle scritte perimetrali alla gilda e stava cercando la chiave di interpretazione.
Ci fossi diventata scema sopra, avrei fatto uscire Gajeel e Natsu da lì. Solo loro avrebbero potuto ribaltare le sorti di quella che, secondo dopo secondo, stava diventando una situazione sempre più disperata. Il loro intervento in questo disputa dipendeva tutto dalle mie capacità: se solo avessi potuto riscrivere le rune di Freed, Gajeel e Natsu sarebbero stati liberi. E avrebbero dato a Laxus il benservito.
Se non si capiva quale parte dell’incantesimo doveva essere rimossa per permettere a quei due di uscire, sarebbe bastato annullarlo completamente. Non sarebbe stato propriamente un gioco da ragazzi, ma se si parlava di lettere, numeri, alfabeti sconosciuti e lingue antiche e scarsamente comprensibili, be’ quello era il mio campo.
Ho inforcato senza attendere un minuto in più il mio paio di Gale-Force Reading Glasses rossi, sono corsa in camera a prendere alcuni libri che pensavo mi sarebbero stati utili e parecchi fogli e blocchi per appunti scritti per metà che ero certa mia avrebbero aiutata. In men che non si dica, avevo tappezzato vari tavoli e il pavimento della gilda di fogli e volumi capaci di far paura solo a vederli.
Ero entrata nella mia modalità di ricerca: finchè non avessi risolto l’enigma nulla e nessuno mi avrebbe distolto da quei libri e quei fogli. Credo di aver spaventato i presenti… so di sembrare assatanata quando mi comporto così. Parlo da sola, ignoro chiunque e impreco ad alta voce quando la strada che la mia mente ha imboccato non mi porta da nessuna parte. Passavo senza sosta dal tavolo, dove avevo tutto il materiale che a una prima cernita avevo giudicato davvero utile, al pavimento dove stavo mano a mano raccogliendo i risultati parziali.
Vedevo con la coda dell’occhio Natsu e Gajeel che mi guardavano stupiti. Ma c’era un sorriso fiducioso sui loro volti, che mi spronava a dare il massimo. Li ho sentiti confabulare tra di loro. Mi sembrava quasi strano vederli così accondiscendenti tra di loro. Per una volta non volavano pugni né sberle. Soprattutto da questo potevo capire quanto entrambi fossero preoccupati per i propri nakama. Dovevo permettere loro di uscire dalla gilda e dovevo fare presto.
Devo dirti diario: la Dark Ecriture è un diavolo di alfabeto maledetto. Ma davvero! C’è voluta più di una conversione di lingua e parecchi magheggi lessicali e fonetici per trovare il tasso di conversione magi-idiomatico necessario per spezzare le rune di Freed.
Natsu e Gajeel ogni tanto si avvicinavano per vedere a che punto fossi. Dubito capissero granchè dai miei scarabocchi– anche io in certi momenti stentavo a capire cosa stessi facendo, tanto difficile era quell’impresa- ma potevo capire benissimo che anche loro erano in trepidazione. Tuttavia non dissero una parola, non mi misero pressione né altro. Ogni tanto si avvicinavano, mi guardavano per un po’ e poi tornavano dal tabellone dei punteggi che gentilmente –il suo stesso tuono lo fulmini- Laxus aveva fatto comparire nella gilda.
Tuttavia quando le loro visitine al mio angolo si fecero più frequenti, capii che probabilmente ci stavo davvero mettendo troppo. Ero a un passo…a un passo dal risolvere il mistero, ma c’era qualcosa che mi sfuggiva.
Il più incuriosito dal mio lavorìo era Gajeel. Lì per lì non avevo realizzato che per la prima volta, da una settimana a quella parte, ci trovavamo di nuovo direttamente faccia a faccia. Piuttosto, era la prima volta in assoluto che mi vedeva esercitare tutte le mie arti intellettive e magiche combinate per risolvere un problema. Decisamente non era il momento adatto per il mio discorso, ma alla terza visitina di Gajeel quasi quasi ci stavo facendo un pensierino. Più che altro il mio imbarazzo era troppo grande per andare avanti senza dire niente.
Poi…questa scena me la ricorderò a vita.
Ero stesa a terra circondata da mucchi di libri. A un certo punto mi trovai a fianco Gajeel, inginocchiato. Io intanto stavo commentando tra me e me le regole di costruzione tra L, O, S, U. anche se non abbastanza a bassa voce da non farmi sentire dagli altri. Aveva aperto uno dei miei libri ed era inorridito al solo vedere certi caratteri arzigogolati e fitti fitti di tratti che, dedussi, non aveva mai visto in vita sua. Non osò chiedermi che lingua fosse.
Le sue parole furono altre e arrivarono inattese: “ Sei…incredibile, Levy…non capisco una sola parola di quello che stai dicendo”
Fermai giusto un attimo la penna, colpita.
Il suo stupore mi sembrava sincero. Ma avevo sentito giusto?
Per tutta risposta gli puntai un dito contro e come per ammonire me stessa mi limitai a pronunciare ad alta voce ancora una volta i miei pensieri, che erano qualcosa relativa alla prima parte del codice, sulla chiave di lettura che era ALS e che la L e la S mi stavano fuorviando. Non avevo tempo di arrossire, ribattere, né sentirmi lusingata. Ci avrei pensato dopo.
Ma adesso NE HO di tempo per riflettere sulla cosa. Solo che stento ancora a crederci! Quelloera… un complimento che sottolineava l’ignoranza di Gajeel ma anche la mia conoscenza.
Gajeel mi stava elogiando. 
Una settimana prima eravamo perfetti sconosciuti che si evitavano (no vabbè, io lo evitavo) e adesso…per un attimo sentirmi dire che ero straordinaria da qualcuno che senza alcuna fatica mi aveva battuta…mi aveva veramente risollevato l’animo. E parliamo di un dragon Slayer preciso, parliamo di Gajeel, che diamine! Forse nel combattimento non ero un genio, ma quella era a mia specialità ed ero felice che anche Gajeel lo stesse riconoscendo. Forse qual ghiaccio tra noi si era rotto davvero e il passato era finalmente passato.
Lì per lì non ne ebbi che la sensazione vaga, che appunto ricacciai via come una distrazione, ma ora ne sono certa.
Al diavolo i discorsi. Tra noi era tutto risolto.
Gliela buttai lì quasi per caso e con nonchalance, ma in quelle poche parole c’era tutta la mai determinazione: “ Vi farò uscire da qui a tutti i costi, non ti preoccupare”
“Non è che io…” fece per ribattere Gajeel di tutto punto, ma non lo lasciai finire...
So cosa voleva dire. Che non gli interessava davvero lo stato della gilda, né di noi tutti bla bla bla.
Bugiardo.
L’avevo capito oramai. Voleva fare la figura del duro a tutti i costi, lui. Ma esattamente come noi, stava in pensiero. Non stava prendendo a testate la barriera con Natsu, ma si vedeva chiaramente che era molto preoccupato.
Mi limitai a quattro parole. “Ti prego. Ferma Laxus”
Non disse né sì ne no, Gajeel.
Chi ero io per chiedergli una cosa così? Ma nei sui occhi ho visto, oltre a un pizzico di sorpresa, anche un tacito assenso.
Ero contenta di fargli capire che mi fidavo di lui.
Intanto le battaglie andavano avanti. I nostri numeri erano aumentati con la comparsa in scena delle ragazze prima pietrificate, ma ora il vero problema erano quelle stramaledette lacrime che entro pochi minuti avrebbero sprigionato tutto i loro potere…Laxus andava fermato prima che quelle diavolerie si attivassero
Dovevo sbrigarmi, sbrigarmi, sbrigarmi!
La notizia della vittoria di Lucy contro Bixlow arrivò appena prima della mia decifrazione del codice. Come la mia amica aveva dato il massimo, anche io dovevo fare lo stesso.
A un certo punto notai che avevo completamente trascurato un particolare della sequenza letterale. La soluzione allora mi parve così OVVIA. Dovevo semplicemente decifrare la due grammatiche a diversi gradi e rileggere la mappa dei caratteri sulla base della corrispondenza con due lingue antiche (che per fortuna conoscevo abbastanza bene). Una volta poi che le avessi ridotte ai minimi termini senza doppioni fonetici e completata la tabella fonetica…
Non sai quanto mi ha esaltata, caro diario, la faccia quasi scioccata dei due dragon Slayer quando ho urlato con tutto il fiato che avevo in gola. “Ci sono riuscita!”
Avevo fatto la mia parte. Presto sarebbe toccato a loro entrare in scena. Li vedevo fremere. Ne ero sicura: l’avrebbero DECISAMENTE fatta pagare a Laxus, pure con gli interessi.
Ebbi però appena il tempo di riposare un secondo dopo la faticosa opera di riscrittura che la mia eccitazione ottimistica per l’entrata in scena di Gajeel e Natsu era destinata a scemare.
Quando Polyushka comparve alla porta di Fairy Tail chiedendo di vedere Makarov e sentenziando che Laxus doveva subito venire qui perché il master non aveva ancora molto da vivere, la mia testa si era ritrovata di nuovo a ripetermi spasmodicamente che dovevo SBRIGARMI. E quindi via, di corsa, a cercare quell'imbecille. Personalmente non intendevo bazzicare attorno alla battaglia tra mostri che si profilava all’orizzonte. Ma non avevo altra scelta. Se necessario sarei comparsa di fronte a Laxus anche da sola per portargli il messaggio di Polyushka. Quel cretino doveva sapere cosa stava succedendo a suo nonno e scusarsi con lui. Quell’idiota, anzi, doveva capire a quali conseguenze stavano portando le sue azioni screanzate.
No diario, sai tranquillo, Makarov sta benone, è stato solo un falso allarme. Sai però quando parlano di crepacuore? Ecco, si è trattato di quello.
Quando arrivai alla Cattedrale di Cardia trovai Laxus al centro della sala, Gajeel e Natsu a terra abbastanza malconci e un potente incantesimo, di quelli considerati supremi nella nostra gilda, la Fairy Law, stava per essere rilasciato da Laxus, che stava raccogliendo le energie tale era il quantitativo di magia necessario per lanciarlo. Non ci misi tanto a capire che la situazione era davvero critica. La Hall of thunder era stata distrutta e la cosa doveva averlo evidentemente fatto imbestialire. Ma con quell'incantesimo Laxus aveva passato ancora di più il limite.
Ho urlato a Laxus di smetterla, gli ho spiegato brevemente le condizioni di suo nonno.
Sai cosa mi ha risposto?
Che era meglio così, che la sua morte capitava giusto a puntino e lo privava di un fardello di cui occuparsi più tardi.
Ero inorridita.
Per un attimo ho capito il senso dell’espressione “istinti omicidi”….sì lo so, diario, che non ho alcuna speranza di riuscire ad alzare un dito su Laxus neanche far trent’anni, ma la voglia di picchiarlo a sangue stava affiorando sulle mie mani come quella di piangere dai miei occhi. Vedevo che Natsu e Gajeel non avrebbero esitato a fare lo stesso.
Proprio in quel momento però Laxus ha rilasciato il suo incantesimo. Pensavo fosse la fine per tutti noi.
Mi rendo conto che sono una miracolata: ultimamente continuo a scriverti di occasioni dalle quali me la sono cavata solo per il rotto della cuffia. Anche alla Fairy Law sono riuscita a sopravvivere, appunto. Be’ non che debba vantare chissà che meriti, piuttosto dovrei ringraziare Laxus che non aveva capito appieno il funzionamento della magia. Natsu e Gajeel non hanno aspettato un secondo di più prima di farla finita con tutto quel macello mettendo a tacere Laxus definitivamente.
Non è stato facile concludere lo scontro, a cui ho assistito ancora in preda al panico e alla rabbia. Anche Natsu e Gajeel di fronte a Laxus se la sono vista brutta, anche se alla fine il trionfo è stato il loro.
Stentavo tuttavia a vedere quegli attacchi così potenti susseguirsi l’uno dopo l’altro, senza sosta, ora portati da Natsu, ora da Gajeel, ora da Laxus.
Quanto può essere potente un mago?
E fino a che punto persone con un potere così enorme possono definirsi ancora umane?
Quando alla fine Laxus è stramazzato al suolo stremato, ho esultato. Era finita. Relativamente bene, pure. Ma solo grazie alla collaboraazione di tutti. Ci vorrà del tempo, invece, prima che il nome di Laxus smetta di essere immediatamente associato dalla mia mente al concetto di “idiota”. Come che sia per adesso è ufficialmente stato cacciato dalal gilda. Oh se l'è cercata. E questo è quanto.
Della serie “proviamo a vedere il bicchiere mezzo pieno”: Laxus per la verità ha compreso il suo errore, tant'è che alla fine è stato a malincuore che lo abbiamo espulso; anzi, penso che prima o poi Makarov gli permetterà di rientrare tra noi.
Resta un cretino, quello senz’altro.
Inoltre, sempre perchè mi piace vedere il lato positivo di tutte le cose, Gajeel ha dato prova anche stavolta di aver compreso appieno lo stile di Fairy Tail. L’ho visto collaborare seriamente con Natsu, l’ho visto parare colpi in sua difesa, non ha esitato a difendere dagli attacchi di Laxus anche me (pure questa volta). L’unica cosa… è che sono preoccupata per lui: deve smetterla di trasformarsi in un parafulmini tutte le volte che combatte Laxus, pur di difendere la gente. Comunque gliene devo dare atto: ha mantenuto la promessa di battere Laxus.
Insomma, addio discorso. Effettivamente non mi serve più a niente.

Image and video hosting by TinyPic
fr. n°7- Strane dinamiche
Caro diario,
mi rimangio quanto da me detto. Forse, a pensarci bene, io quel discorso a Gajeel glielo avrei dovuto fare davvero.
Si è instaurata una strana dinamica tra noi due. Lui mi prende in giro, io metto il broncio e andiamo avanti a punzecchiarci per ore. E’ la cosa più simile a un rapporto amichevole cui tempo fa non avrei osato neanche sperare.
Però ripeto, è strana.
Vagolo tra l’irritato, il sorpreso e il lusingato a seconda di come decide di comportarsi nei miei confronti. In percentuale, il 70% delle volte lo vorrei spellare vivo, il 20% resto interdetta e il 10% mi trovo ad arrossire, neanche io so perchè.
Riesce a sciorinare una variabile lessicale inerente al concetto di “tenero e indifeso”, “carino e puccioso” e “basso” che ha stupito pure le mie nozioni linguistiche. Il problema è che tale pletora semantica la sciorina rivolto a me per apostrofarmi. Il termine giusto sarebbe “sfottermi”. Qua esuliamo dal prendermi in giro….è canzonatorio oltre ogni dire!
Mai una volta che mi chiami per nome, anzitutto. Ora sono il ”gamberetto”, ora la “piccoletta”, ora la “tappa”, persino il “soldo di cacio”. Per amore dell’obiettività, come dargli torto…lo so benissimo che l’aggettivo che meglio mi descrive dopo “secchiona” è “bassa”; però mi piacerebbe che una volta ogni tanto mi chiamasse con il mio vero nome. Che peraltro è più corto della metà degli epiteti con cui si è messo a chiamarmi.
E che la smettesse di darmi pacche comprensive e buffetti sulla testa come se fossi una bambina!
O di sollevarmi di peso e spostarmi come fossi un sacco di patate.
E’ derisorio.
Perciò mi irrita.
Image and video hosting by TinyPic
Inoltre ha sviluppato un singolare hobby, che è quello di nascondermi i libri. Improvvisa cacce al tesoro non richieste, che in genere terminano con libri piazzati su alberi, capriate o tetti. Sempre in alto comunque, giusto per ricordarmi che sono uno scricciolo.
Alte volte invece mi trovo in imbarazzo e non so cosa fare perché lo scorgo osservarmi con attenzione dall’altro capo della stanza mentre leggo o analizzo qualche documento in qualche lingua rara o antica. In quei momenti mi sento così terribilmente sotto pressione che mi verrebbe voglia di lanciargli addosso qualcosa pur di far sì che distolga gli occhi da me…il suo sguardo è così…penetrante. Prima o poi qualcosa gli lancio davvero. Preferirei che venisse al mio tavolo a disturbarmi seriamente, almeno avrei una scusa per pestarlo davanti a tutti. Non posso mettermi a lanciare tomazzi in giro per la sala grande o penseranno che mi sia dato di volte il cervello. E poi ci tengo ai miei libri. Dubito del resto che con quel testone duro che si ritrova, Gajeel potrebbe provare il minimo dolore per un piccolo volume di 3 mila pagine che gli piomba addosso.
Vede di disturbarmi il minimo possibile, a quanto ho capito.
Solo qualche volta, però, Gajeel si avvicina a chiedermi direttamente cosa faccio. Se capita, allora fa come al solito l’ironico e mi punzecchia. Figurarsi, chiedergli un atteggiamento non dico cordiale, ma normale è troppo. Tuttavia indipendentemente da ciò, in queste occasioni si siede in un angolo e mi guarda da vicino, qua e là facendomi qualche domanda mentre tenta di raccapezzarsi un po’ almeno su qualcosa di quanto sto trattando.
 A me però fa piacere spiegargli quello che sto facendo, anche se spesso non essendo io brava a spiegare ho la netta sensazione di non essere in grado di fargli comprendere il concetto. Però ci prova e questo mi basta per partire in quarta a sciorinare le mie teorie. In fondo sa farsi perdonare. Non mi capita speso di trovare qualcuno disposto ad ascoltarmi fino in fondo, specie pur non capendo niente di quanto io dica. Mi fa troppo ridere la sua espressione perplessa quando gli dico qualcosa che gli suona strano. Credo che non ci sia nulla di più buffo al mondo di un Gajeel poco persuaso.
Quando gli ho spiegato che conosco 40 alfabeti e parlo 8 lingue di cui tre morte mi ha guardata come se improvvisamente avesse scoperto che sono un alieno.
Mi ha rivelato che sa a malapena scrivere e leggere.
“Un drago è un pozzo di scienza, ma non è esattamente il massimo quando si parla di impugnare una matita” mi ha detto per giustificarsi “E leggere non era esattamente il mio hobby preferito da piccolo…ero piuttosto..ehm…irrequieto”. Lo ha detto sfarfallando le mani in una maniera assolutamente inappropriata.
Ti dirò, quella rivelazione mi ha lasciata un po’ in imbarazzo. Credo mi abbia rivelato un particolare della sua infanzia piuttosto intimo...e la cosa ha suscitato in me un misto di sentimenti strani. Non lo si sente spesso parlare di Metalicana, sono sicura perché soffre ancora molto per la sua scomparsa, come Natsu. Ma Natsu è differente: quando parla di Igneel gli si accendono gli occhi e si avverte tutta la nostalgia per il padre che lo ha lasciato, ma anche tutto l’amore filiale verso il drago che lo ha cresciuto. Nelle parole di Gajeel…in un certo senso mi pare sempre di notare astio, come del rancore mal celato. Spero davvero che prima o poi tutti e due i nostri dragon Slayer possano scoprire cosa è successo quel 7 luglio in cui tutti i draghi sono scomparsi. Sono convinta che buona parte di quello sguardo torvo che Gajeel si ritrova derivi proprio dal trauma subito da piccolo quando Metalicana lo ha lasciato.
Perché per quanto Gajeel sia coperto di piercing e cicatrici, vesta sempre di nero, abbia ispidi capelli lunghi e uno sguardo minaccioso…è di carattere buono e generoso, anche se ce la mette tutta per nasconderlo e sembrare il più “figo e duro della situazione”. Certo è incline al dispetto, è turbolento e guerrafondaio. Aggiungerei anche fastidioso e competitivo. Ma se c’è qualcuno qua dentro che ha compreso il significato di nakama è proprio lui. E’ incredibile pensare che fino a qualche tempo fa eravamo nemici. Il suo senso di fedeltà è qualcosa di sconfinato: farebbe di tutto per la sua gilda. Sotto questo aspetto assomiglia più a un cane che a un drago…
E’ bello comunque poter parlare con lui senza paura di essere schiacciati…al massimo sollevati di peso… Cionondimeno, deve smetterla di chiamarmi gamberetto o prima o poi lo stronco con qualche magia in solid script.
Ah un’ultima cosa, perché domani ha una missione con gli Shadow Gear e mi devo svegliare presto. Tieniti forte: mi sono offerta di dare ripetizioni a Gajeel. Il fatto che non abbia ricevuto una forbita istruzione da giovane non significa che non sia più in tempo per rimediare, no? Per adesso abbiamo cominciato con l’alfabeto. Abbiamo appurato che con la destra scrive malissimo, mentre va meglio con la sinistra. In realtà la sua grafia è pressoché illeggibile in entrambi i casi. Gajeel ha accolto la cosa come la conferma di essere ambidestro; io colgo solo che ci sarà parecchio da lavorare.
Per ora gli ho passato qualche libro per esercitarsi a scrivere e leggere. Ogni tanto mi fa avere qualche cosa e io gliela correggo. Dice di non averne bisogno, come ovvio, ma accetta le osservazioni di buon grado, anche se ogni tanto tenta di giustificarsi. Più che altro ha imparato che con me non attacca. Lentamente, vedo miglioramenti, anche se mi ha chiesto di non fare parola con nessuno di questa cosa. Vuole sia un segreto tra noi due. Ho accettato di buon grado, ma quando me lo ha detto sono quasi scoppiata a ridere. Se sapesse che anche Erza mi ha chiesto lezioni di calligrafia per tentare di dare un minimo senso di dignità alla sua scrittura da…perdonami Erza…gallina…
Deve essere un tratto in comune dei maghi di classe S, quello di non sapere scrivere, comincio a pensare…
 
fr. n°8- La sindrome di Stoccolma
Caro diario,
Gajeel mi fa arrabbiare ma è l’unico che mi fa arrossire così spesso.
Mi caccia via e poi mi viene a cercare.
Lo caccio via io e poi corro a farmi perdonare.
Mi insulta, ma non per davvero, solo per scherzo.
Io ribatto e gli metto il muso.
Lui si impensierisce e trova un modo per farmi ridere ancora più di prima.
Un momento è il solito tenebroso, quello dopo ha delle espressioni così buffe che non lo crederesti lui.
Canta da schifo, ma mi piace vederlo provare a intonare le note delle sue canzoni preferite, anche se ogni volta crea un buco inorridito attorno a sé che invoca pietà per i timpani.
Mi dà dei buffetti sulla testa, mi prende in giro per l’altezza e mi tratta come una bambina.
Ma se non lo fa mi manca.
Se non è nella gilda ed è fuori in missione, non solo mi manca, ma mi preoccupo anche.
Quando invece lo vedo puntualmente tornare sano e salvo non posso che tirare respiri di sollievo.
Se si trova in mezzo a una lotta…o a una battaglia…chiunque sia il suo avversario io tifo per lui e tremo a ogni colpo ricevuto e dato.
E’ chiaro oramai.
A me Gajeel piace….oh e così l’ho detto!
Solo che se le cose stanno così…un’altra cosa è chiara: che soffro della sindrome di Stoccolma e quindi non sono sana di mente.
Ma che ci posso fare?
Le altre ragazze mi hanno confidato che è chiarissimo il fatto che io abbia una infatuazione per Gajeel e che probabilmente la cosa è reciproca. Lluvia ha passato la giornata a spuntarmi davanti con disegnini di me e Gajeel mentre facciamo la dolce coppietta. Ha detto che ha usato le bozze della storia d’amore a fumetti che sta scrivendo tra lei e Grey (seriamente, diario, io temo per la salute mentale di quella ragazza…e se Grey la scopre credo che ci sarà da temere direttamente per la sua vita; in alcuni stati so che questa mania la chiamano stalking).
Se me lo avesse detto solo lei, che di fatto non facciamo altro che flirtare –oh che brutta parola- credo che ancora adesso starei nell’angolino a chiedermi che diavolo mi succede. Anche Mirajane me lo ha detto…anche se pure lei, che passa il tempo a shippare coppie a caso non è credibilissima. Ma soprattutto Lucy e Cana mi hanno confermato di condividere questa loro impressione.
Quindi è questo il problema: secondo loro Gajeel mi piace...e io non riesco pienamente a dargli torto.
Jet e Droy ci hanno sentite fare questi discorsi e sono corsi via a piangere, neanche so bene dove…ma non è la prima volta che scappano appena vedono che lo sguardo mio e quello di Gajeel si incrociano e anche questo è un segnale da tenere in conto. Non che abbiano smesso di partire all’attacco nei miei confronti…non so quante volte in questi anni ho dovuto rifiutare le profferte amorose dell’uno e dell’altro…oramai quando fanno così li ignoro.
Il punto è che on riesco a capire neanche rileggendoti, diario, da quanto e da quando la cosa sia cominciata, da quando cioè la mia paura iniziale verso Gajeel si sia trasformata in curiosità, poi fiducia…e poi questo.
Ma quale cretina può innamorarsi di un ragazzo che solo qualche mese prima l’ha aggredita con la magia e crocefissa a un albero?
Ma neanche nei libri di bassa lega dove le ragazze si innamorano dei vampiri può capitare una cosa del genere…
Poi ci sono io, evidentemente, che sarò tanto brava nello studio, ma in queste cose il cervello lo lascio nel comodino, chiuso bene a chiave nel cassetto. A mandata doppia.
E’ la storia della pecorella e del lupo. Precisa. Lui poi a un lupo ci assomiglia pure.
Certo, da allora ad oggi di cose ne son capitate parecchie. Gajeel è cambiato tantissimo e io pure. Potrei mettermi a contare le volte che Gajeel mi ha salvata, supportata o rincuorata…E gliene sono grata…
Ma finire per innamorarsi…
Se poi, come dicono le altre, la cosa è così evidente…
Rincitrullita.
Ecco, questo è quello che sono ed il termine rappresenta esattamente come mi sento: persona cui il cervello si è involato per una lunga vacanza con biglietto di sola andata.
Cos’è che avevo scritto quando Gajeel era entrato nella gilda, che ogni tanto fa bene non essere nomali? Ecco, ritiro tutto: semel in anno licet insanire non fa bene se ti porta a questo.
Ahhhhh ma perché, perché, perché?
Caro diario che fai? Ridi? Aiutami per l’amor del cielo!
Io vedo Gajeel e il cuore perde un colpo e una vocina dentro la mia testa comincia a dirmi “dimostragli di valere qualcosa…dimostragli le tue capacità….”
Grazie cervello per ricordarmi ogni due per tre che non sono altro che un soldo di cacio che si diletta a fare la vita del topo di biblioteca.
In sostanza, io posso anche aver capito di…ecco sì…provare attrazione per Gajeel (mi tremano le mani a scriverlo)… Ma onestamente quali speranze posso avere? Le altre mi dicono di non sottovalutarmi e che sono cieca ad avere dei dubbi.
Ma Levy, sii obiettiva, guardati: non avete nulla in comune tu e Gajeel, non c’è accordo nell’aspetto fisico, lui alto, muscoloso, ha un viso da duro e si concia da metallaro…mentre tu…attendi ancora che la natura si decida a ricordarsi che sei nata femmina e che in quanto tale dovresti evolverti in tal direzione, si spera più prima che poi, da bambina a donna. Sono piatta come una tavola di legno, non sono propriamente brutta ma certo non ho quel sex appeal alla Mirajane né quello di Cana o Lucy…Sono un tipetto piuttosto anonimo e dalla figura infantile. E non è che coi miei gusti nel vestire contribuisca a migliorare la situazione...
Al massimo a Gajeel posso ispirare tenerezza…smuovergli pietà o pena. Ma il senso di protezione non è…amore.
Ma poi: siamo davvero pronti a chiudere col passato? Intendo dire non è che quello che io stessa e le altre ragazze scambiamo per interesse non sia altro che un continuare ad autopunirsi di Gajeel, o meglio, non sia il desiderio di compensare, di rimediare a quanto mi ha fatto in passato?
Potrebbe avrebbe molto senso…Ho già avuto modo di vedere quanto possa essere perseverante in questo… Io di per me Gajeel l’ho perdonato da tempo, lo sai, diario. Però qui si tratta di capire come lui si rapporti al passato, specie tra noi due: parentesi chiusa e prospettiva totalmente aperta a qualcosa di nuovo o atteggiamenti consequenziali al passato?
Gajeel ha perdonato sé stesso?
E come vede la mia persona. Nakama, ok ma poi?
C'è un poi, oppure basta?
Forse a pensare alle dinamiche di questo ultimo periodo, che definivo strane, mi pare di vedere una apertura sincera da parte sua…ma esistono tanti modi di aprirsi agli altri. Siamo molto spesso assieme…abbiamo anche portato a termine in coppia o gruppo alcune missioni. Però non credo che questo voglia dire qualcosa. Qualcosa d’altro di più, intendo dire.
Ah diario, è molto più facile amare i libri. Almeno quelli lo sai fin dall’inizio che non ti potrebbero mai ricambiare.

fr. n°9- Compagni
Diario,
diario, diario, diario.
Parteciperò all’esame di selezione per i maghi di categoria S.
Ergo abbiamo una settimana ancora per stare assieme. Dopodichè sarò morta, in sostanza.
Oggi, ebbene sì, era l’annuale fatidico giorno delle nomine alla prova per diventare maghi di classe-S. Io ero alla gilda quasi per caso, assolutamente dimentica di che giorno fosse. Quando questa mattina sono entrata alla gilda intenzionata a una breve apparizione prima di fiondarmi alla biblioteca civica, quasi mi sono spaventata nel percepire il clima di tensione che si respirava nell’aria.
Temevo già chissà quale tragedia quando Mirajane mi ha rassicurata ricordandomi che il giorno delle nomine degli 8 candidati annuali al test era giunto.
 Ho tirato subito un sospiro di sollievo: problemi che non mi riguardavano, ho pensato.
Ecco: mai formulare frasi di questo genere: sono sempre l'inizio della fine. Non ho mai davvero sperato di partecipare a quell’esame, se non altro perché conosco le mie potenzialità e non mi ritengo affatto all’altezza di portare il titolo di mago di classe-S- figurarsi, portare a termine una missione di classe S, IO?.
So che in genere quel tipo di missioni è di durata piuttosto lunga e pullula di mostri…ma gli unici mostri che desidero incontrare nella mia vita sono gli apostrofi e le dieresi di qualche strana e difficile lingua. Non sono un tipo da campo di battaglia, io. Retrovie e strategia, quello sì.
Inoltre…sapevo che il test era duro. Negli anni precedenti, non sempre l’esame si era concluso con la promozione di un partecipante, in qualche caso erano avvenuti anzi incidenti e imprevisti che avevano messo fuori gioco tutti gli aspiranti.
Forse c’era stato un periodo, quando ero più piccola e la gilda per me era un posto nuovo e meraviglioso, in cui anche io avevo sperato di poter diventare un mago di classe S, un giorno. Ma crescendo avevo abbandonato quel desiderio, peraltro senza grande rimpianto.
Credo che tutti lo sappiano che non amo combattere, se posso farne a meno. Il Master Makarov specialmente.
Quindi se c’era qualcosa che non mi aspettavo era che come terzo nome uscisse il mio.
All’inizio pensai a un errore. Ma i nomi erano 8 non potevano esserci errori.
Perlomeno non nella scrittura, nella valutazione del mio potenziale bisognava vedere; io ero certa di sì.
Io non sono assolutamente degna di avanzare di rango…e non avevo mai nemmeno espresso il desiderio di farlo…
Non capivo. Ho guardato Makarov in cerca del suo sguardo, ma invano.
Intanto la lista andava avanti.
Cana, Lluvia, Freed, Elfman,…
Io battermi contro di loro in una gara di sopravvivenza? Stavamo scherzando?
No non era affatto uno scherzo.
Semplicemente, mi ritrovavo in lista per un esame che non volevo fare, per un titolo che non volevo ottenere e senza per di più avere alcuna speranza, benchè minima, di superare il test.
Meraviglioso.
Non chiedermi come sia potuto accadere, diario, perché non lo so.
Non chiedermi come ne uscirò intatta con la testa sul collo e tutti e quattro gli arti attaccati perché non ne ho la più pallida idea, anzi ho solo forti dubbi.
Mi sforzavo di sorridere alla gente attorno a me che si congratulava; dentro di me cercavo il giubbotto di salvataggio.
L’unica cosa che mi dà un minimo barlume di speranza di poter riuscire nell’impresa -di sopravvivere- è che non sarò da sola.
Come compagno, anzi, in fatto d sicurezza non potevo chiedere di meglio: Gajeel verrà con me. Pure quell’incombenza dovevamo accollarci, infatti, scegliere un compagno che avrebbe concorso con noi…ma vabbè eco come è andata.
Ha fatto tutto lui, in pratica: stavo valutando l’idea di ritirarmi, ancora sotto shock e incredula alla notizia della mia nomina, quando Gajeel è spuntato da dietro la panca su cui ero seduta, facendo eclissare Jet e Droy, che da quando il mio nome era stato pronunciato da Makarov non avevano fatto altro che alternare esultanza e offerte di farmi da spalla.
Dicevo,  mi stavo lamentando tra me e me di quanto indesiderato fosse tutto quel trambusto, quando Gajeel ha fatto capolino alle mie spalle, imponente come sempre e mi ha detto: “ Se davvero vuoi diventare un mago di classe S, allora ti posso fare da compagno; leverò di mezzo chiunque ti dovesse dar fastidio durante l’esame.”
Il suo tono era determinato come quello di chi già è pronto alla battaglia. Io però ero del tutto impreparata alla sua richiesta. Mi rendeva felice, per la carità, tuttavia..…la realtà è che non solo non volevo partecipare ma nemmeno lo volevo far sfigurare.
Con lui al suo fianco, certo, avrei dovuto temere meno per la mia sorte…ma lo destinavo a un compito gramo e gravoso, quello di fare la balia a una piccola incapace come me, che comunque, immaginavo, non sarebbe durata molto in lizza. Con lui potevo appunto avere una piccola speranza di sopravvivere, ma zero di vincere. E dovevo subito farglielo capire.
Avevo appena cominciato ad argomentare che il mio corpo era troppo piccolo, che la mia forza era inesistente e che non avevo alcuna speranza, quando con i suoi soliti modi adornati di finezza Gajeel mi ha gentilmente sollevato per la collottola, prendendomi per il vestito, come una mamma gatta fa coi propri micini (fin lì normale amministrazione) e ha incominciando a rimproverarmi come mai lo avevo sentito fare.
“Non darti per vinta in partenza prima di aver almeno provato”.
“Ma non durerò niente…”
“Ci penserò io a farti diventare grande”
Ora lasciando perdere che per una volta non mi stava dando del gamberetto o della tappa;
mettendo da parte anche il fatto che quella frase aveva un doppio senso così esplicitamente volgare che io arrossì assieme a metà sala nel sentirgli dire quelle parole;
Gajeel era stato terribilmente serio nel pronunciare tutto quel discorso.
Perciò lo guardai in faccia qualche secondo prima di annuire, totalmente privata delle forze per ribattere.
Come potevo dirgli di no?
Image and video hosting by TinyPic
E quindi adesso eccomi qui.
Imbarazzata.
Preoccupata.
Assolutamente convinta che mi rovinerò con le mie mani e che vedendo quanto sono inetta Gajeel lo farò scappare a gambe levate.
Non che poi al ritorno dall’esame mi si porrà il problema, visto che tanto Gajeel farà ritorno, ma io no. Piuttosto mi scaverò la fossa da sola e mi ci butterò dentro.
Non è che dubito di lui come mio protettore. Ma sono sicura che sarò io a trovare da me la maniera per mettermi fuori gioco: ci vuole poco. Una radice, uno scivolone, un burrone…quasi quasi indico una lotteria-scommessa su cosa mi romperò prima e quanto minuti durerò su Tenrou Island.
Sì diario, è lì che si terrà l’esame, fra una settimana esatta, come ti ho detto. Non sappiamo cosa dovremo fare, quali mostri esattamente affrontare, però sappiamo che potremmo dover combattere contro Gildarts, Erza o Mirajane.
Nel qual caso io credo che opterò per la strategia della bandiera bianca: la resa incondizionata.
L’ho detto che deluderò Gajeel e ne sono sempre più convinta ogni minuto che passa.
Per il resto ho riscoperto un certo mio afflato religioso: ho cominciato ad andare in chiesa e accendere candele pregando per la mia salvezza. Che almeno dio me la mandi buona…
 
p.s. Gajeel ha trovato una nuova funzione alla mia bassezza: appoggino. Si è messo a usarmi come sostegno. Piazza il gomito sulla mia testa e resta lì così. Se non gi taglio il braccio è perché oramai per la mia incolumità a Tenrou me lo devo tenere buono…
 
fr. n°10- Troppo vicini
 
Caro diario,
Dopo l’incidente di Tenrou le cose sono finalmente tornate alla normalità. Ancora non ci credo che per sette anni i nostri corpi sono rimasti intatti chissà dove salvati dal potere di Mavis. Ho sette anni più, ma se il mondo attorno a noi è invecchiato, noi siamo esattamente uguali a 7 anni fa, quando Acnologia ci ha quasi uccisi tutti.
Mi rifiuto di dire che ho oramai 25 anni.
Ne ho 18.
Già sembro più piccola della maggiore età, non ci penso proprio ad aumentarmi gli anni così.
Comunque io lo ripeterò a vita: avevo il mio solito cattivo presentimento prima di Tenrou…
Ma lasciamo perdere.
La vita appunto è ricominciata a pieno regime. Fairy Tail sta ottenendo ottimi risultati nel torneo dei maghi di Crocus e oggi…siamo andati in piscina tutti assieme!
E’ stata una giornata divertentissima…anche se un po’imbarazzante. Non credevo che sarei riuscita a trascinare Gajeel all’acqua-park, ma tra mille rimostranze alla fine ha ceduto. E’ stato divertente vedere i pesci nuotare anche se siamo in città, anche se non lo dava a vedere anche lui era curioso.
Certo la figuraccia di essere inghiottiti da una balena potevamo anche risparmiarcela…
Però…sono contenta. Dall’incidente di Tenrou sono ancora più ammirata nei confronti di Gajeel e la cotta per lui mi è tutt’altro che passata. Anzi di giorno in giorno aumenta. Non posso che rammentare come anche di fronte alla Grimoire Heart mi abbia protetta a costo della propria vita, fino a ferirsi assai gravemente. Ora so con certezza che la mia non è solo gratitudine nei suoi confronti.
Voglio che mi guardi e che mi veda, non con gli occhi di tutti ma con gli occhi di chi è innamorato.
Voglio che…si prenda cura di me, non solo perché la mia vita è in pericolo, ma semplicemente perché gli va di farlo.
Voglio che si accorga di quello che provo e voglio che ricambi i miei sentimenti.
Io ancora non capisco cosa pensi di me.
La storia del gamberetto, del lombrico e della tappa è lungi dall’essere terminato, ma in quanto a questo mi va benissimo così; d’altronde anche io sono parecchio impedita a esprimere quello che provo in maniera diversa dall’atteggiamento stizzito e dalla provocazione.
Oggi un po’ l’ho istigato con mosse birichine. Non posso dire che non abbia avuto reazioni imbarazzate. Ma non so se prenderle davvero come segnali di non indifferenza nei miei confronti. Certo se non si fosse manifestato il suo solito mal di mare dovuto ai trasporti, la discesa dallo scivolo dell’amore avrebbe potuto essere un po’ più foriera di risposte.
Se fossi stata Panther Lily, credo che mi si sarebbero abbassate le orecchie vedendo la sua faccia tutta intenta a pensare a non vomitare. E pensare che gli avevo appena detto che non mi sarebbe importato affatto se ci avessero visti abbracciati…Maledetto mal di mare!
Ho avuto paura di essermi esposta troppo.
Ma Gajeel non ha commentato la mia frase nemmeno quando finalmente siamo finiti in acqua e l’effetto dello scivolo gli passato.
Ha tergiversato? Gli sono in realtà indifferente?
Per un indizio in una direzione ne spunta un’altra in quella opposta…
Forse sono davvero io soltanto a farmi i filmini mentali
 
*-*_*-*
fr. n°11- Danza batte canto 3-0
 
Caro diario,
Gajell potrà non saper cantare. Anzi, prima o poi credo che gliela brucio la chitarra elettrica, visto che è a dir poco osceno.
Però so che è in grado di ballare, e balla pure bene. Oh, se balla bene...
Ha dato dei punti a tutti oggi.
Come ho fatto a scoprirlo?
Ti basti sapere che Natsu necessitava lezioni di ballo per una missione. Sì ogni tanto anche Natsu si prende una pausa dai soliti lavori per cui si rischia l'osso del collo e propende per qualcosa di più umano...Anche se indubbiamente quando si tratta di comportarsi da persona comune, Natsu, si sa, non eccelle...
e difatti anche questa volta il nostro Natsu necessitava di aiuto da parte dell'intera gilda.
Ci siamo fatti tutti in quattro per aiutarlo…anche se la maggior parte si semplicemente fatta quattro risate nel constatare la propria e altrui –soprattutto l’altrui- incapacità di ballare alcunchè.
Natsu, per farla breve, è un caso assolutamente disperato. Ma Gajeel…è stato davvero una piacevole sorpresa.
Waltzer, balli popolari, tango. Chi più ne ha più ne metta.
Sa ballare tutto, di gran lunga meglio di me e ho avuto modo di constatarlo io stessa.
Non so come ESATTAMENTE ci siamo trovati a ballare assieme. Stavo proclamando ad alta voce come NON mi sarebbe piaciuto ballare con lui e NON desideravo che mi invitasse, quando tra sbuffi e lamentele della serie “ Visto che hai intenzione di fare così…” mi sono trovata a posare un braccio sul suo petto (buonanotte che arrivi alla sua spalla….), mentre la mia destra già stringeva la sua sinistra.
Era un walzer quello che abbiamo cominciato a ballare.
E’ stato incredibile come fosse bravo a portare. Per un po' ho tenuto gli occhi chiusi: non volevo correre il rischio, aprendoli, che si trattava di un sogno.
Diario, intendiamoci: non mi ha pestato i piedi nemmeno una volta! Lui, Gajeel l'armadio, Gajeel l'mmazzadraghi, Gjeel il bullo di Fairy Tail. Roba non crederci sul serio.
E’ stato, è stato…Romantico. Come non osavo nemmeno sperare.
Ovvio che il mio dire che non volevo ballare non era altro che una preterizione, una bugia tattica. Mi ostinavo a non guardarlo in faccia, a ostentare indifferenza. Ma fidati, diario, io stavo toccando il cielo con un dito.
Io con lui ballerei così sino alla morte. Solo che se c'era una cosa che non mi aspettvo era proprio la sua accondiscendenza associata al suo saperci fare
Mi spiaceva un po' per Jet e Droy. Li vedevo lì nell’angolo, crucciarsi per quanto vedevano. Avrebbero venduto l’anima per ballare con me, al posto di Gajeel, il mento che dallo stupore toccava terra. Credo di avere un animo perfido dentro di me: un po' sì mi dispiaceva vederli così ma davvero solo un po'...ero troppo contenta per me in quel momento. Che egoista davvero...
E’ poi giunto il momento del tango.
Sarà il Dragon Slayer del ferro, ma ti giuro, diario, che Gajeel emetteva fiamme. Certe evoluzioni non so neanche io come le ho fatte. Mi sono fidata. Credo che tirare su neanche 50 kg di peso non sia nulla per uno come Gajeel. Per quanto ne sapevo, poteva girarmi e rigirarmi come voleva.
Onestamente, io nemmeno sapevo di poter essere in grado di ballare il tango. Mi sono solo lasciata trasportare...ed è stato bellissimo perchè per qualche minuto potevamo essere solo io e lui, incuranti del mondo che ci circondava
E quindi insomma Gajeel sa ballare...chi lo avrebbe mai detto?!?
L’unica cosa che siamo riusciti a far imparare a Natsu è stato il lento. Unica soddisfazione in questo senso per tutta la giornata... Dovessi ballare con lui credo che me la darei a gambe, dopo la giornata di oggi. Sul serio, piuttosto ballerei con un drago vero: avrei sicuramente più probabilità di uscirne viva. Credo invece che i due minuti e mezzo nei quali ho potuto stare abbracciata a Gajeel per siano stati i più belli della mia vita sinora.
E ora di nuovo non so che pensare, se non che Gajeel volente o nolente con me ha ballato. E visto come ha ballato direi che era più volente che nolente.
Se solo mi desse un segnale inequivocabile…Ma che ci posso fare? Per oggi, comunque, mi godo la favola, domani si vedrà
 
*-*-*
fr. n°12- Matrimonio?
 

"You change your mind

Like a girl changes clothes.

[…]

And you over think

Always speak

Cryptically

 

I should know

That you're no good for me

 

'Cause you're hot then you're cold

You're yes then you're no

You're in then you're out

You're up then you're down

You're wrong when it's right

It's black and it's white

We fight, we break up

Seee magari-->We kiss, we make up"

 

 

Caro Diario,

sarò lapidaria.

Oggi il torneo magico implicava una gara in abiti da sposa o sposo.

Il mio era magnifico.

Quello di Gajeel pure.

Eppure non mi ha guardato neanche un attimo e ha finto di pisolare tutto il tempo girato rigorosamente di schiena.

Sono adirata.

Semplicemente furiosa.

IO LO AMMAZZO!

 

Beata Juvia. Il suo Grey direttamente si era dimenticato di metterli i vestiti per la sfilata…

…no vabbè neanche questo va bene.

Natsu ha rovinato tutto con quella sciarpa…capisco sia di Igneel, e quindi sacra, però diamine…

Davvero, li contavi sulla punta delle dita i maschi decenti.

 

Oh ma perché non ce n’è uno a posto nella nostra gilda?

Odio gli uomini.

E’ definitivo.

 

Gajeel mi ha deluso.

Profondamente.

 

Non mi ha neanche degnata di un solo sguardo, capisci? 
Infame.

 

Ho voglia di piangere…:(

 

p.s.

Pantherlily onestamente devo ancora capire con cosa fosse finito per essere accoppiato, ma è stato un signore con la sua partner. Nella prossima vita voglio rinascere exceed…o forse, è perché viene da un altro mondo?

*-*-*-*
fr. 13- Deja-vu
 
----

Caro diario,

oggi è una grandissima giornata. Sono di fretta.

Di corsissima.

Alle nove ci attende la festa al castello per celebrare la vittoria contro i draghi. Ho passato tutto il giorno a prepararmi, a scegliere cosa mettere, e trepidare per stasera.

Saremo ricevuti al castello, ti rendi conto????

Be’ dopo che abbiamo salvato il regno di Fiore, no, l’intera razza umana, mi sembra il minimo, comunque resta una fortuna insperata.

Sto scrivendo di corsa e male…ma mi farò perdonare.

Anzi ti farò l’onore di venire con me al castello!

----

E’ passata qualche ora.

Sono al castello!

Anzi sono proprio una folle perché sto continuando a scrivere e aggiornarti anche ora che sono al castello. Ho trovato posto a una bellissima scrivania davanti alla finestra, da cui vedo tutto il giardino illuminato. È un panorama magnifico.

Ho appena finito di rivedere le pagine passate relative alla battaglia conto Rogue- quello cattivo, dal futuro, come ben sai. Ho trovato una nuova conclusione, migliore per l’ultimo paragrafo: “e il 7 luglio abbiamo battuto quello che si chiama destino”

Ma perché poi la sto riportando qui? Bah, chissene importa. Arriva Gajeel!

Image and video hosting by TinyPic

----

Diario.

Sono le cinque del mattino. Solo ora siamo tornati dalla festa al castello.

Sono mezza ubriaca ma non ho ancora voglia di andare a dormire. No, a dire la verità ho voglia di dormire ma prima voglio scrivere.

Devo raccontarti di come io abbia il cuore spezzato.

GAJEEL E’ UNO STRONZO.

Appena smetto di singhiozzare vado avanti *la grafia diventa illeggibile*

----

…Ehm.

Errata corrige. Sono le undici del mattino.

Credo di dovermi scusare con te per quelle impietose righe di qualche ora fa. La sbornia è passata e ora sono più lucida. Anche se non meno arrabbiata.

 

Pensavo che una volta sconfitti i draghi finalmente sarei riuscita a comprendere qualcosa di più dei sentimenti di Gajeel. Sai come succede nei film, quando dopo un evento particolarmente traumatico, dove si è a un passo dalla morte, si realizza che non c’è più tempo per perdersi in chiacchere e che si devono confessare i propri sentimenti d’amore ora e subito?

Ecco, pensavo che, più o meno, ciò sarebbe successo anche a noi, che finito tutto questo putiferio avremmo avuto le dee chiare tutti e due, rose e fiori e tutti felici e contenti.

Ora capisco quanto io sia ingenua e stupida. Diario, della bambina non ho solo l’aspetto fisico, ma anche il modo di pensare e comportarmi.

Illusa è il termine adatto.

 

Ieri sera, alla festa danzante, stavo rileggendo le tue pagine e scribacchiando qualcosa, come ben sai, quando Gajeel è comparso alle mie spalle senza annunciarsi.

Si diverte a spaventarmi; ma questa volta non era quella la sua intenzione. Quando è arrivato mi ha subito rivolto un enorme sorriso, che non ho stentato a ricambiare.

Non che avessi modo di fare qualcos’altro o replicare alcunchè, visto che la mia mente era tutta intenta a non esternare ad alta voce l’unico pensiero che in quel momento mi passava per la testa: come poteva, Gajeel, essere ancora più bello del solito?

 

Gajeel era tutto in tiro. Lui, che di solito gira con un abbigliamento a metà tra lo sciatto e il barbone. Aveva legato i capelli in una coda bassa e indossato un abito elegante, con il risultato di sembrare ai miei occhi ancora più attraente del solito. Per la verità non era la prima volta che lo vedevo in giacca e cravatta, ma per qualche ragione questa volta Gajeel mi sembrava diverso.

 

Dovevo capirlo che sarebbe finita male…già da lì.

Avevo spento i neuroni e li avevo cacciati a calci nell’angolo più buio del mio cervello probabilmente.

 

Poteva essere una conversazione tranquilla…e invece….

Credo che quella di ieri sia stata la discussione più desolante da noi avuta in tutto questo tempo. Ed è stata tutta colpa mia.

Ho rovinato tutto.

 

Eravamo soli, io e Gajeel.

E’ stato lui a rompere il silenzio che, alla sua comparsa, era calato immediatamente tra di noi.

“Ah, allora è questo che hai deciso di indossare?”

Quelle parole mi costrinsero a chiudere la bocca ancora spalancata dallo stupore e a riprendere un po’ di contegno. Quanto era evidente che mi ero soffermata su ogni singolo centimetro del suo abbigliamento?

Apparentemente aveva fatto anche lui lo stesso…o forse no? Dopotutto era una domanda semplice, in tema.

Al contrario di Gajeel, non avevo optato per nulla di sfarzoso per la verità, io. Niente pizzi, niente merletti, né stoffe decorate e pesanti. Nulla, insomma a confronto con Lucy o Erza e tutte le altre ragazze della gilda, che si erano date con gioia all’eleganza più sfrenata.

Non è comunque cosa comune vedermi indossare una camicetta bon ton che non lascia scoperta mezza schiena né qualcosa di più lungo di un paio di shorts, e si dà il caso che indossassi una lunga gonna arancione, leggermente svasata e vagamente gipsy. Resto dell’opinione che i vestiti lunghi non mi si addicano granchè, perché mi fanno sembrare ancora più bassa di quello che sono…e non ne ho bisogno. Quella accoppiata comunque era stata il frutto di ore e ore di prove allo specchio.

Erano i vestiti sopravvissuti in definitiva ai cumuli di roba che avevo scartato. Peraltro facevano meraviglioso pendant con la mia fascia gialla preferita, che neanche ieri sera avevo rinunciato ad indossare, quindi non potevo lamentarmi.

 

Era strano, comunque, sentire Gajeel commentare il mio abbigliamento.

Certo. Mi rendo conto, a ripensarci, che probabilmente mi ero appena guadagnata la fascia di miss sciatteria…

“Si, ho scelto questo alla fine…Mi fa figurare male?”

“No, niente affatto”.

Soprattutto, era strano non avesse il solito tono canzonatorio.

Si era messo le mani nelle tasche mentre pronunciava quelle parole.

Cos’era, quello, imbarazzo o che altro?

 

Fu in quel momento che mi trovai ad avere un deja-vu.

All’improvviso mi sono sentita come catapultata in un mondo distante, lontano nel tempo.

Vedevo me, che piangevo a quella stessa scrivania davanti a te, diario. Stavo scrivendo cose orribili…di come quasi tutti nella Gilda fossero morti, di come anche Gajeel non ci fosse più e di come stessi meditando di farla finita perché i draghi avevano vinto e io non avevo più la forza di sopportare ulteriormente il peso del fato.

Io però non sono Carla. Non ho premonizioni.

Eppure non ho esitato un attimo a capire che quella non fosse una paramnesia, bensì una specie di interferenza coi ricordi della possibile Levy del futuro, che grazie alla sconfitta dei draghi non aveva più senso di esistere. Per qualche ragione, tuttavia, quella Levy mi aveva lasciato indietro questo ricordo. Ed essendo io quella stessa Levy…capivo benissimo il perché.

 

Tra tutti i mondi possibili, io ero la Levy fortunata che Gajeel nella battaglia non lo aveva perso. Era anzi lì davanti a lei, cioè a ME. E si dava il caso che il mio fosse anche il vero mondo, l’unico che aveva trovato compimento. Stava a me dunque cogliere il frutto di quella fortuna che la sorte mi aveva donato, che il destino tornando indietro mi aveva dato occasione di non sprecare.

La consapevolezza del perché avessi avuto quella visione aveva portato con sé anche l’urgenza di rivelare una volta per tutte ciò che avevo sempre sperato di poter dire a Gajeel prima o poi.

 

Il mio cuore ha perso un colpo, il mio respiro per un attimo si è fermato.

Dovevo dirglielo.

Dovevo parlare a Gajeel dei miei sentimenti.

Dovevo fargli capire quanto fosse importante la sua presenza al mio fianco, quanto fosse oramai diventato importante per me.

 

C’era commozione e sollievo nella mia voce, quando parlai: “Gajeel, sono contenta che tu sia sano e salvo”

Per un attimo mi ha guardata come se si fosse offeso: “Non dare per scontato che io vada a morire”

 

Il mondo, lì per lì, mi è quasi crollato addosso a quella risposta.  

Non volevo quella risposta.

Non volevo nemmeno dire quello…stava travisando.

La situazione mi stava rapidamente sfuggendo di mano e neanche capivo bene perché. Cosa avevo sbagliato nel mio modo di iniziare l’argomento?

 

“Ma hai affrontato un drago tutto da solo…penso che chiunque in una situazione del genere potrebbe rischiare la vita”

Già. Come potevo raccontargli del mio deja-vu? Mi avrebbe presa per pazza…e non sarebbe stato carino fargli sapere che nel mondo di distruzione che avevamo contribuito a prevenire la sua vita era stata spezzata da un drago. Perciò mi ero limitata ad aggiungere quelle parole sperando che capisse.

 

Levy, onestamente, cosa ti aspettavi che rispondesse a quelle tue parole? “Ti amo, Levy mia, non voglio perderti?”

Sì, diario, volevo quello e proprio per questo non faccio che darmi della stupida.

Queste cose non succedono nel mondo reale.

Specie non con me che faccio schifo ad esprimermi e lo stavo ampiamente dimostrando.

 

In pratica gli stavo dicendo che non era stato forte abbastanza e se l’era cavata per il rotto della cuffia.

Bella mossa.

 

Infatti…“Fatti gli affari tuoi” mi ha risposto.

Tentativo di salvarmi in corner: “ Lascia che un po’ mi interessi a te”.

 

Le parole mi sono uscite da sole. Ma che frase era?

Eppure… Forse quella era l’unica cosa che avevo detto con un minimo di criterio.

Guardava da un’altra parte, Gajeel, quando mi ha risposto: “Pff, questo è ciò che ti rende una scocciatura…”

Ecco lì,  l’idiota di cui ero innamorata, totalmente incapace di esprimere i suoi sentimenti o di farti capire cosa realmente pensasse.

A quel punto stavo sorridendo. E piangendo assieme.

Perché era lui, era lì, Gajeel. Era lì per davvero. Quello era il Gajeel che amavo con le risposte tipiche di Gajeel. E sebbene solo io sapessi davvero quanto grosso fosse stato il rischio da lui corso, sebbene solo io sapessi che avrebbe potuto esistere una Levy senza Gajeel al suo fianco, vederlo lì di fronte a me era più di quanto potessi sperare per me.

 

Gajeel poteva anche non ricambiarmi…ma era vivo, e tanto poteva bastarmi.

Specie visto che io ero così inetta nell’esprimermi…

 

Ora mi era tutto chiaro.

Peccato che fosse chiaro solo a me.

Perché con tutto questo dire-non dire, Gajeel non sapeva più come interpretare le mie reazioni.

 

“Ehi…adesso perché stai piangendo”

Mi sono asciugata gli occhi alla svelta.

“No, niente. Scusami”

“Non ti devi scusare” era palesemente imbarazzato e confuso.

Lo stavo facendo sentire una merda quando invece avrei voluto solo fargli capire quanto era importante per me.

Perché non ci riuscivo?

 

 

Stavo ancora tentando di elaborare una frase decente, per spiegargli la ragione del mio comportamento – se non altro tentare di fargli capire che non ero impazzita- quando Gajeel ha deciso di svignarsela.

Credo di averlo davvero sconvolto col mio comportamento.

“Senti…io…comincio ad entrare nella sala. Ci vediamo di là.”

 

Balle.

Per il resto della sera mi ha evitata.

Per questo mi sono ubriacata…ho cominciato a bere un bicchierino dopo l’altro per scacciare i brutti pensieri…il ricordo del deja-vu, la rabbia perchè Gajeel  non mi stava venendo a cercare, la gioia perché fosse vivo nonostante tutto, il terrore per il pericolo corso, lo stupore per la mia assoluta inettitudine a fare una dichiarazione decente anche ora che mi ero decisa, l’insoddisfazione perché saperlo “vivo e basta” non mi bastava e tante altre cose.  

 

Poi non so.

Mi sono trovata a letto, verso le cinque del mattino, senza sapere chi mi avesse riaccompagnato al dormitorio o se lo avessi raggiunto a piedi.

Non mi ricordo assolutamente niente.

Mi sono alzata, ti ho aperto, caro diario e poi dopo una decina di parole solo ripiombata nel sonno senza sogni dell’ubriachezza.

Il vero problema è che ora non ho il coraggio di uscire da questa stanza. Ho paura di sapere cosa ho fatto a partire da quando non ho più ricordi e se qualcuno mi ha vista.

 

E poi, non voglio vedere Gajeel.

Lo so che è tutta colpa mia se da oggi in poi manco più mi vorrà vedere.

Che maniera idiota è stata quella mia di ieri per dichiarare a una persona che è importante? Non è facile parlare con Gajeel, ma io ho scelto il modo completamente sbagliato per farlo.

Frasette, mezzi termini cicici e gne gne gne. Ho parlato in una maniera tale da non fargli capire niente di così esplicito e ancora pretendevo che ad aprirsi fosse lui? Che cosa volevo mi rispondesse, poi?

Mi ritenevo fortunata per averlo accanto e già però cominciavo ad adirarmi perché non avevo altro che quello da lui?

 

Ieri sera mi sono ubriacata dando a lui la colpa, accusandolo di essere stronzo e insensibile. Ma la realtà è che la stupida, qui, sono io.

Cosa pensavo che con due belle paroline si mettessero a suonare le campane?

Perché diavolo non ho tergiversato anziché sparare così grandi stupidate sibilline in mezzo a un piagnisteo?

Per cosa poi, per un futuro che non potrà avverarsi –non più, grazie al cielo- e che mi si era presentato come un deja-vu?

Complimenti, Levy: da oggi Gajeel ti eviterà come la peste credendoti una pazza isterica.

Sei un genio.

 

Una cosa l’ho capita: questa non è stata la maniera, ma probabilmente non era neppure il tempo né l’ora giusta perché potessi rivelare a Gajeel i miei sentimenti.

E’ stato un fallimento su tutti i fronti, ma solo per colpa mia: nonostante tutto, e i segnali sono stati parecchi, non ho capito –o voluto capire?- che fosse il caso di godere del momento e tacere, rimandando ancora una volta le parole a quando fossi stata meno turbata, più pronta, più decisa.

 

D’altronde ci riesce così bene lasciare le cose in sospeso.

Capirci senza parlare. Questo è quello che sappiamo fare meglio.

E se parliamo…non siamo capaci.

Sarebbe stata la metà delle cose che ho detto per fare comprendere a Gajeel di essere felice di averlo al mio fianco. E basta.

Invece no, ho voluto strafare.

 

Ma perché non me ne sono stata zitta?

Perché ho dovuto rovinare tutto?

Era tanto bello quel clima di pacata ed euforica incertezza…

 

Mi consolerò facendomi filmini mentali su come avremmo potuto ballare assieme, meravigliosamente, come la volta in cui provammo a insegnare a Natsu come muoversi a ritmo di musica.

 

Ma sono io ad avere bisogno di lezioni.

Lezioni su come si dicono certe cose.

Miss-regina-delle-parole.

Magiche però, e basta.

Se non son magiche evidentemente non le so usare.

Mi prenderei a calci da sola.



Image and video hosting by TinyPic
-------author's corner-------
Ciao ragazzi! Vi ho detto una balla. Prima di iniziare con l'azione vera e propria servirà ancora un capitolo sempre relativo al diario di Levy. Prometto però che arriverà appena dopo. E stavolta non  baro: l'ho già scritto. Per la verità la storia per un terzo è già stata da me messa per iscritto....e sono, solo loro, circa 60 pagine di word sommando tutti i capitoli...e sì più di due terzi della fanfiction ancora devo finire di scriverla...
Comunque, a questo round è comparso qualche missing moment in più che spero vi sia piaciuto. Mi diverto troppo a immaginare cosa anime e manga non ci hanno detto fino in fondo nei numerosi episodi GaLe in questi lunghi anni di pubblicazione di FT...ma credo si fosse capito.

Ultime scuse: ​Tinypic mi sta dando problemi quindi le immagini a fine capitolo compariranno entro pochi giorni a partire da oggi.
Detto questo, ringrazio chi andrà avanti a leggere e chi ha deciso di seguirmi :3
Spero di rivedervi alla prossima puntata di Levy e Gajeel.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Frammenti di Diario-pt 3 ***


14- Boobs 

 

Tette. Tette. Tette. TETTE.

Tette ovunque.

Il prossimo che parla di tette lo ammazzo.

La prossima che le sbandiera al vento la stendo.

Sicuro.

Si può sapere perché il mondo, sia maschile, sia femminile, giri attorno alla tette?

Diario, dubito che tu possa spiegarmelo, ma ti giuro che questo fatto mi sta facendo IMPAZZIRE.

Perché se c’è una lingua che non so, posso studiarla, se ho una lacuna concettuale, posso colmarla.

Però per quanto concerne i difetti fisici posso solo sperare nella GRAZIA.

Perciò le tette, io, me le scordo.

Dimmi, diario: dov’ero quando distribuivano le taglie di reggiseno? Niente uscite consolatorie sul fatto che ero in fila per il cervello, per piacere…

Tutto questo comincia ad essere davvero imbarazzante.

 

E’ dura ormai, alla mia veneranda età di quasi-non-più-teenager, alzarsi ogni mattina sperando DAVVERO nel miracolo. Agognare che improvvisamente la camicetta tiri proprio in quel punto, che il vestito ti stia stretto e che finalmente ci sia qualcosa nella tua visuale che si frappone tra gli occhi e i piedi.

E invece…niente.

Oramai rasento il disagio: mi sono messa a parlare con loro. Ogni tanto mi metto davanti allo specchio e prego loro, prego la Natura, i vari elementi di operare il miracolo, di elevare la pianura a collina, almeno un pochino... Ma è più probabile che un giorno o l’altro trovi una rientranza piuttosto che una sporgenza.

 

Ma che poi, non dico di voler sembrare una mucca: però sono anche stufa di sentirmi chiedere ogni volta che entro in un museo se per me va bene il biglietto ridotto…già sono bassina…almeno il resto del corpo potrebbe darmi una mano…potrebbe finire lì, nelle tette, quella buona dose di centimetri che la Natura si è scordata di concedermi in altezza.

Sono talmente ossessionata che oramai sogno anche di notte seni parlanti. Sì, diario, PARLANO. E sciorinano taglie di reggiseno, e urlano “Boobs, Boobs, Booby, Buu”.

L’altra notte mi sono svegliata urlando.

Ridatemi i sogni con inseguimenti, morti e assassinii, per piacere.

C’è un’unica persona, in tutta la gilda, che è piatta come me: Wendy.

Che però è una bambina!

Sono disperata.

 

Tanto più che…di per sé potrebbe anche non essere un problema…però…ho un sospetto.

Non è che… anche per questo a Gajeel non riesco a piacere fino in fondo?

Non è che magari preferisce qualcun’altra, magari un po’ più matura? Esteticamente parlando, c’è molto di meglio rispetto a me…

Oramai il dubbio si è insinuato nella mie mente.

 

Oggi noi ragazze di Fairy Tail siamo andate alle terme…vedere così tanti corpi perfetti da fare invidia a Venere mi ha quasi fatta sentire male. Certo lo capirei, Gajeel, se mi dicesse di preferire esteticamente un corpo come il loro. Lo vorrei pure io!

Sono ai ferri corti con me stessa. A un certo punto ho pure pregato le ragazze di considerare l’argomento del seno un tabù in mia presenza.

Mi sento inferiore.

E la cosa comincia a rendermi intrattabile.

Se c’è qualcuno che poi assolutamente non capisco, e di conseguenza ultimamente non tollero, è Lluvia, che tutte le volte che siamo alle terme urla che si vergogna a farsi vedere anche solo da noi, che pure siamo tutte femmine…ma di cosa ha da vergognarsi con quel fisico asciutto e la sua quarta di reggiseno?

Prima o poi le urlo se vuole fare cambio…voglio vedere come il pensiero di essere ignorata dal suo “Grey-sama” per via del piattume la zittisce…

Diario, sono così acida che potrei sciogliere le tue stesse pagine…

 

Erza si è accorta di come ultimamente io sia diventata irascibile a causa de mio aspetto fisico e si è offerta di aiutarmi a riguadagnare fiducia in me stessa. Mi ha detto che la mia bellezza (prima di tutto, quale bellezza?) non è affatto compromessa da una taglia in meno di reggiseno rispetto alla norma…Solo che la sua maniera di dimostrarmelo non è stata proprio una grandiosa idea...

Diario, anche Erza mi spaventa alle volte…e non per la sua forza disumana: è il suo senso dell’opportunità, di sicuro molto carente.

Per la carità, ho apprezzato il suo gesto…però…non vedevo come un costume da coniglietta potesse aiutarmi in alcuna maniera…

Ho provato a dirle che ci rinunciavo…ma come fai a dire di no a Erza?

Sapevo però che non sarebbe servito a granchè…e di fatto…è servito solo per deprimermi ancora di più.

Conciata così non sembravo sexy, bensì una bambina pronta per la festa di carnevale.

E anche Gajeel, come coniglietta, secondo me, ha preferito Lucy.

O almeno credo. Non ho proprio capito bene cosa gli sia successo o meglio cosa abbia pensato oggi quando mi ha vista. Io ho interpretato le cose in una maniera, altri in un’altra…Fatto sta che a lei non ha ordinato di levarsi quella roba di dosso. Ma sto tentando di dire troppa roba tutta insieme.

 

In pratica, dopo che Erza era riuscita a procurare a me e ad alcune altre ragazze (Mira, Lucy, Lluvia che è subito corsa dal suo “Grey-sama”, Wendy e Lisanna-  e non so come ha fatto a convincerle, anche se ho dei sospetti) dei costumi da conigliette, ci ha fatte sfilare per la gilda e servire per qualche ora ai tavoli conciate a quella maniera. Ah, diario, quasi scordavo di dirti che anche Erza era vestita come noi. Pure lei, che a fisico non ha nulla da invidiare a Mira. Insomma c’erano loro, le conigliette.

Le fighe.

E poi c’ero io.

Quella (al massimo) carina.

Quella che sembrava il coniglio pasquale.

CHE IMBARAZZO.

Oh be’ che dire, per la sala il sangue si è visto sprizzare a fiotti. I maschi navigavano nell’epistassi almeno fino alle ginocchia al passaggio ancheggiante delle conigliette.

Però era palese che le reazioni fossero diverse a seconda di quanto ciascuna di noi soddisfaceva l’indice di gradimento di ciascuno. Passavamo dai fiumi in piena ai rigagnoli. Io mi meritavo tuttalpiù o stillicidio effetto rubinetto che perde. Se perdeva. Una delusione, diario.

Ma non c’è da stupirsene…Non sono tagliata per cose simili.

Inoltre, a mio avvio, vestita così i miei difetti erano solo più evidenti.

 

La scena che mi ha delusa e lasciata perplessa più di tutte coinvolge però Gajeel. Il dragon slayer ha fatto capolino improvvisamente dal portone centrale della gilda. Si è guardato attorno con la sua solida aria a metà tra l’annoiato e il facinoroso, avanzando lentamente col suo passo da delinquente. Lì per lì non pareva nemmeno essersi accorto di noi ragazze che giravamo per la sala vestite così.

Quando però Lucy gli si è parata avanti, obbligato a quel punto a cogliere l’evidenza, l’ha squadrata da cima a fondo, stupito. Più che altro perplesso.

«Ma tu vestirti normale, mai, ragazza-in-cosplay?»

«E tu una parola gentile neanche col binocolo? »

«Solo se ti metti a ballare mentre canto sul palco come la scorsa volta, bunny-girl»

Lucy ha fatto per tirargli in testa il vassoio per le ordinazioni che aveva in mano, ma Gajeel si è scostato rapidamente con un ghigno.

«Te lo puoi scordare!» e se ne è andata via stizzita, col fumo che le usciva chiaramente dalle orecchie e il passo robotico.

Non potevo crederci.

Gajeel le aveva chiesto di salire sul palco con lui…ma per il resto…Lucy aveva fallito nelle arti di seduzione. Lucy, voglio dire! Lucy e il suo corpo voluttuoso…

Era il momento della verità: era il MIO momento.

 

Mentre Lucy gli consegnava da bere con malgarbo, per poi andarsene alla svelta senza degnarlo ulteriormente di uno sguardo, mi sono fatta forza e mi sono avvicinata a Gajeel.

L’ho chiamato per nome comparendogli alle spalle.

Mi aspettavo le solite parole offensive o perlomeno, né più né meno rispetto agli altri, uno sguardo indifferente. Al massimo qualche volita battuta sui gamberetti…non mi aspettavo nemmeno lo stillicidio…

Stava bevendo qualcosa dal bicchiere quando il suo sguardo si è posato su di me.

L’attimo dopo ho temuto si stesse strozzando.

Ha strabuzzato gli occhi e ha sputato rumorosamente quanto stava sorseggiando, fermandosi qualche secondo a guardarmi a bocca aperta: era orrore quello dipinto sulla sua faccia?

«Cosa ci fai tu, conciata così, nana? »

Hai presente le voragini, diario? Ecco Gajeel mene aveva appena scavata una sotto i piedi.

Cos’era quella reazione?

Ma dico io, facevo così schifo?

«Perché qualcosa che non va, forse? »

Ero furiosa.

Non mi ha nemmeno risposto.

«Fila a cambiarti! »

«Cosa…? Come ti permetti…chi ti credi di essere per darmi ordini? »

Insomma, secondo lui Lucy poteva permettersi quel vestito e io no? Lei poteva fargli da spalla mentre cantava io non potevo restare un secondo davanti a lui o gli si sarebbero sciolte le orbite?

Ok, ci arrivavo. Che modi erano per dirmelo, però!

«Togliti quel…COSO di dosso!»

«Sono così brutta?»

Mi ha ignorata di nuovo.

Sembrava infuriato. LUI!

«Se non ci vai ti ci porto io! Ma che roba…Farsi vedere in giro così davanti a tutti…»

Già mi stava caricando in spalla, brontolando cupo, ma questa volta io non avevo la benchè minima intenzione di farmi trattare in questa maniera.

Mi aveva appena ferito, così profondamente come mai aveva fatto.

Tra dimenamenti e urla l’ho praticamente obbligato a rimettermi a terra. Gli ho rifilato una sberla colossale in faccia, piazzandogli quella vassoiata che Lucy non era riuscita a stampargli sul suo brutto muso, completamente in preda all’imbarazzo e con il fiato corto dall’indignazione. Non so se fatti due conti sia risuonato più forte il colpo in quanto tale o il clangore metallico del vassoio che rovinava a terra.

«Stupido di un Gajeel!» gli ho urlato in lacrime e sono corsa via, lasciandolo a terra a massaggiarsi la guancia.

Mi sono fiondata al dormitorio e mi sono rimessa il mio solito vestito arancione con le maniche separate dal busto e la bandana.

 

Ecco, è così che sono io. Infantile e senza tette. Vestita con nastri e fasce. Però proprio perché io sono così e quello è il mio stile devo imparare a volermi bene così come sono e capire che se gli altri non mi accettano per il mio aspetto fisico non sono degni di me nè delle mie attenzioni.

Ho pianto tutto il pomeriggio.

 

Erza poco fa è venuta a scusarsi con me. All’inizio non volevo farla entrare, anche perché ero un po’ arrabbiata con lei. Se non le fosse venuta in mente questa buffonata delle conigliette forse io sarei stata ancora col muso lungo per via del mio seno, ma non avrei litigato (di nuovo) con Gajeel. Alla fine però l’ho fatta entrare e ho accettato di buon grado le sue scuse. Non pensava davvero che quella specie di gioco potesse sortire un effetto totalmente opposto a quanto voleva ottenere. Un gioco che non è neppure durato una mattina ed  è stato abbastanza per tutto il resto della mia vita.

Erza, per quanto cara, alle volte è davvero una scocciatura. Ma che ci posso fare, alla fine era in buona fede.

 

Mi ha detto che aveva provveduto già lei a dare una bella strigliata a Gajeel.

«Gli ho detto che deve imparare a trattarti con più gentilezza. Lui potrà essere un bruto, ma tu sei una gentil donzella.»

«Cosa ha detto?»chiesi, fingendo indifferenza, ma la sua risposta mi interessava altrochè.

«Era un po’ malconcio per le percosse, ma ha sbuffato e ha mugugnato che hai frainteso…».

A quel punto non ce l’ho più fatta a trattenermi.

«Non c’era molto da fraintendere: a lui andrebbe bene avere Lucy al fianco mentre canta, ma la sottoscritta non la vuole nemmeno vedere con quel costume.»

Mi sono accorta che mi ero alzata in piedi e stavo urlando, perciò mi sono zittita.

Tremavo.

Ho lottato per ricacciare indietro le lacrime. Erza mi ha sorriso con dolcezza infinita.

«E con ciò temo tu abbia frainteso veramente. Ripensa un attimo alla scena. Gajeel è rimasto indifferente verso Lucy. Il solito screanzato, certo, ma il suo comportamento non è mutato di una virgola. Quando invece ha visto te, be’, onestamente, ho temuto lo stessimo perdendo. Ha cambiato colore, anzi, se l’è girate tutte le tonalità dell’arcobaleno, ha perso la facoltà di respirare e gli è quasi preso un attacco di cuore. Io credo piuttosto che non gli andasse proprio a genio che fossi vestita così.»

«Questo è chiaro…»

«Sì, ma quello che intendo dire è che a lui non va che tu indossi abiti…succinti, ecco. Roba sexy e provocante, palesemente provocante come quello che indossavi prima.»

Ero rimasta a bocca aperta, interdetta al principio di una frase piena di insulti per Gajeel che a quelle parole si era dissolta nel nulla.

In effetti aveva senso, messa giù così.

«Secondo me- ha continuato Erza- si è fatto dei problemi perchè occhi indiscreti, occhi di altre persone, altri uomini si stavano posando su di te vestita così. Diciamo pure SVESTITA così.»

«Per questo mi ha urlato di andarmi a cambiare?»

«Penso proprio di sì. Credo che tu lo abbia turbato, e anche parecchio, Levy»

 

Erza si è poi illuminata e ha detto che è stato un gesto molto romantico quello di Gajeel. Chiaramente nei suoi modi rozzi e sgrezzi di bruto, delicato come un macigno e gentile come un pugno.

«Gajeel non sa gestire l’imbarazzo…l’unico mezzo che conosce per tutto è la violenza…per tutto.»

A queste rivelazioni mi sono portata le mani al volto e mi sono lasciata ricadere sul letto.

Se era vero…Che cosa avevo combinato, di nuovo?

Altro che…stillicidio…quello a momenti ci rimaneva secco…

 

Erza ha aggiunto un’altra cosa, un’osservazione che mi ha fatto pensare: sono l’unica da cui Gajeel si lascia colpire. Nel senso materiale e fisico del termine. Anche oggi da Lucy non si era lasciato nemmeno sfiorare. Il mio schiaffo invece se l’è preso in pieno senza scansarsi. E pure la badilata con il vassoio. E parliamo di un dragon slayer e di me, che ho capacità offensive pari a zero.

Ripensandoci, è vero. Oramai da me se le è prese con qualunque cosa: libri, scarpe, borse, oggetti contundenti della più casuale identità. Ricordo ancora la borsettata che gli ho piazzato in pieno volto a Tenrou!

 

«Poi vabbè – ha aggiunto Erza- a picchiarlo ci sono anche io, ma io picchio tutti.»

Sono scoppiata a ridere.

Potevo essere grata a Erza. Anzi DOVEVO. Mi aveva davvero aiutata, come promesso.

«Quindi dici che non gli sono proprio indifferente…?»

«Non credo, Levy»

Breve silenzio.

Dovevo chiederlo. Tanto a quel punto…

«Si vede tanto? »

«Cosa? »

«Che mi piace…?»

Erza si è limitata a sorridermi di nuovo.

«Farete presto pace, vedrai»

Poi se ne è andata.

 

Boh, non so cosa pensare. Erza potrebbe avere solo voluto cercare di consolarmi (di nuovo), presa da un certo senso di responsabilità e colpa, anche se devo ammettere che il suo ragionamento fila.

In definitiva, perciò, resto della mia idea: queste sono tutte belle parole, ma sul palco con lui, Gajeel, sta di fatto,  avrebbe preferito Lucy LA Bunnigirl a me…visto che non mi voleva neanche guardare.

E resterò di quest’opinione finchè non sarà Gajeel stesso a dimostrarmi che mi sto sbagliando.

 

-*-*-

E’ passata qualche ora, diario. E torno con l’orgoglio ristabilito, anche se con la coda un pelo tra le gambe.

erza aveva ragione.

senza nemmeno dover aspettare l’indomani o che so io, stasera, dopo cena, Gajeel si è presentato al mio dormitorio a Fairy Hills per cercarmi.

 

Appena scesa, non ha aspettato neppure i convenevoli.

«Non pensavo che ti piacessero cose come quel costume che indossavi prima, gamberetto…però, ecco, sì, sono stato un po’ sgarbato con te, ecco.»

Fischia se Erza l’aveva pestato ben bene…

Senza pensarci due volte, ho interrotto quella sequenza quasi fastidiosa di “be’”, “cioè”, “insomma”.

«Non importa, anche io…ho reagito così perché avevo male interpretato le tue parole….»

Perché mi stavo scusando?

«E’ che non me lo aspettavo…» ha continuato Gajeel.

Non si aspettava che cosa?

Non capivo.

Mi pareva che in tutto quel discorso ci fosse qualche fraintendimento. Mica adesso Gajeel avrebbe pensato che mi dilettavo a indossare cose imbarazzanti come quelle…?

No, per la carità, dovevo spiegargli che non stavano così le cose, magari senza fare accenno a tutta la questione delle mia paranoie per le tette, ma dovevo dirgli che era stata tutta un’idea di Erza quella di vestirsi così e chiarire il qui pro quo

Intanto Gajeel stava sproloquiando sulla sua sorpresa...

La situazione necessitava di un chiarimento. Subito. O chissà cosa avrebbe pensato…

«Veramente, Gajeel…»

D’un tratto, un affarino peloso stava sventolando sotto il mio naso.

« Me le ha consigliate Lily. Dice che sono carine. Però preferirei che ti limitassi a queste. Niente body con ponpon e codine…magari quando in giro non c’è proprio tanta gente…»

Ero incredula.

 

Non ce l’ho fatta ad andare avanti a dire alcunchè vedendo quella roba. Sono scoppiata a ridere fino a farmi spuntare le lacrime. Gajeel è rimasto a guardarmi interdetto mentre mi sbellicavo, chiaramente senza aver compreso nulla della comicità della situazione.Mi stava mostrando un paio di orecchie di peluche da gatta con tanto di fiocchi e campanellini, montate su un cerchietto. Stava guardando un punto indecifrabile dalla mia fronte, decisamente evitando il mio sguardo.

Erza aveva davvero ragione. Nessuno dei due aveva capito niente, ma io più di tutti.

Gajeel è uno scemo.

Ma io sono proprio una cretina.

Che dire? Siamo idioti al punto giusto, forse.

Idioti fatti e finiti.

Cotti a puntino.

Quando mi è ritornata la facoltà di parlare gli ho chiesto da quando Lily fosse esperto in faccende che riguardano le donne.

Lui ha fatto una faccia strana e non mi ha dato altra risposta che un laconico “Che rottura”.

Ho preso in mano il cerchietto e me lo sono infilato in testa. Sono sicura che se avessi aspettato un solo secondo un più lo avrebbe gettato il più lontano possibile con un ringhio. Vedevo il suo palese imbarazzo, ora che aveva compreso di essersi comportato in maniera ridicola e di aver perseverato.

Ha cominciato a inseguirmi per strapparmi quelle cose di dosso, ma alla fine me le ha asciate tenere.

«Con i draghi, è meglio avere a che fare, piuttosto che con le donne!»

 

Sono sicura che fosse imbarazzo onesto e sincero quello che vedevo sul suo volto.

Dimmi diario, cosa devo fare con lui?

Voglio una guida, l’opera omnia per dummies per comprendere Gajeel.

Le cose positive di oggi sono due:

-anche se vestite da conigliette, noi ragazze, per una volta, abbiamo potuto aiutare Mira che è sempre da sola a gestire una gilda di pazzoidi;

-adesso per minacciare Gajeel e vederlo tremare mi basta dire “nyaa”

 

p.s. Si può sapere come fa Erza ad avere una pelle così perfetta nonostante tutti i combattimenti che affronta??? A me basta essere morsa da una zanzara per portare segni indelebili sulla mia pelle e cicatrici da far paura!

 

*-*-*

15- Addii e rimpianti - perchè alle volte è troppo tardi

 

Caro Diaio,

a Fairy Tail non basta avere salvato il mondo dai draghi venuti dal passato/futuro (ci sono stati così grandi aggrovigliamenti nella continuità spazio temporale che in pratica sono corrette ambedue le cose e non so scegliere come meglio esprimermi); non ci basta sgominare terribili gilde nere tra un grande casino e l’altro.

Adesso doveva pure capitarci tra le mani Zeref, il mago oscuro più potente della storia della magia. E non solo lui, ma pure i mostri provenienti dal suo libro di demoni, e, dulcis in fundo, E.N.D, primo fra tutti per pericolosità.

Diario, quando otterremo un po’ di meritato riposo?

Non chiedo tanto, ma una ventina di giorni consecutivi dove il mio massimo problema possa essere il pagamento dell’affitto a Fairy Hills, il reperimento del sequel di un libro, la scelta dello smalto per unghie da abbinare al vestito che indosso e cose così.

Voglio il prepensionamento…E io ancora mi chiedo come fa Makarov alla sua età ad andare avanti con tutta quella forza…

 

A parte gli scherzi.

Diario, comincio ad essere stanca: non dell’avventura, non della fatica. Ma della morte sì.

So che è idiota, che la morte è parte della vita e bla bla. Ma la morte resta qualcosa di difficile da accettare.

 

La giornata di oggi è stata traumatica...non solo per me.

Ci troviamo in mano una nuova grandiosa gatta da pelare: Fiore ha cominciato a pullulare di mostri dalla potenza inaudita, esseri che possono competere e superare in potenza Deliora; Tartaros sta rafforzando sempre più il proprio potere e ogni due per tre stiamo scoprendo che il mondo è disseminato di armi stermina-maghi e stermina-popolazione cui Tartaros è interessato.

Come se non bastasse, è cominciata una caccia spietata ai membri del concilio, perché quei folli di Tartaros vogliono sciogliere i sigilli che non permettono all’Etherion di essere usato liberamente. Il sistema delle chiavi d’attivazione del cannone è molto semplice: siccome l’Etherion è legato dal Living Link a tre membri del concilio, finchè il cuore di costoro batte, a meno che essi stessi non concedano la loro approvazione alla messa in funzione, l’Etherion non può essere azionato. Il che ovviamente resta valido a patto che tutti i detentori di una parte del sigillo non muoiano e l’Etherion si ritrovi così senza la sua “sicura” magica.

Tartaros, perciò, ha pensato bene di non andare per il sottile: non sapendo chi esattamente possieda una parte del sigillo di attivazione, sicari hanno cominciato ad essere dispacciati per cercare e fare fuori uno per uno gli ex membri del concilio che ancora, oltre ai membri attuali, potrebbero essere in possesso della chiave. La loro prima mossa è stata attaccare direttamente la sede conciliare e sterminare tutti i presenti. Decisamente non scherzano.

Quelli di Tartaros sono dei folli e sono forse il nemico più pericoloso che finora abbiamo dovuto affrontare… (Acnologia non lo contiamo, va’; anche perché dire che lo abbiamo affrontato sarebbe profondamente ipocrita.)

Fairy Tail non poteva restare con le mani in mano di fronte all’ennesima minaccia per l’intero mondo.

La prima missione che ci siamo prefissati è stata quella di aiutare nel difendere la vita dei membri del concilio superstiti. Ora come ora, impedire che i tre sigilli dell’Etherion vengano sbloccati è tutto.

Fa quasi ridere il pensiero di una gilda di comuni maghi che si mobilita per fare da guardia del corpo a individui così potenti da essersi meritati un posto nel Concilio. Tanto più che nessuno di noi si sentiva al sicuro sapendo che già a decine i maghi del Concilio erano stati uccisi impunemente e che i fautori di questi atti indegni erano stati in grado di battere pure la Thunder God Tribe al completo, compreso Laxus.

Hanno poteri straordinari, questi demoni di Tartaros, niente a che vedere con le solite gilde oscure. Un potere di cui noi conoscevamo poco e niente. Sapevamo che i nostri nemici di Tartaros potevano avvelenarci tramite la manipolazioni dell’eternano, che potevano riportarci alla condizione di bambini e fare altre di queste “maledizioni”, come le avevano chiamate loro stessi, una forma di magia strana, più malvagia rispetto agli incantesimi di cui si fa uso normalmente e derivata direttamente dalle sperimentazioni di Zeref.

Ma nascondersi per paura delle conseguenze e per l’incertezza dell’esito ignorando la gravità della situazione non è cosa che si addice alla nostra gilda.

 

Con questo spirito a metà, direi, tra il combattivo e l’impreparato alla situazione, erano stati formati i vari team di supporto-salvataggio dei membri del concilio. Anche io sono stata destinata a una di queste unità d’immediato intervento: quando siamo partiti, io, Lily e Gajeel, miei compagni in questa missione, avevamo appena idea di cosa avremmo potuto trovarci davanti.

Ma era inutile prepararsi ulteriormente o tergiversare, l’unica cosa che contava era far presto, prima che un altro membro del concilio perisse. Solo arrivando a destinazione avremmo potuto scoprire chi e cosa ci sarebbe eventualmente trovati ad affrontare…e avremmo dovuto tentare di sconfiggere. Se anche una sola squadra delle nostre fosse riuscita a battere un demone di Zeref il nostro morale avrebbe potuto risollevarsi almeno un po’.

Ma non sarebbe stato quello il giorno.

 

Il soggetto affidato alla nostra protezione era Belno.

Personalmente non sapevo quasi nulla di lei, se non che era un ex-membro del concilio, da cui era stata per la verità costretta alle dimissioni in seguito alla decisione di usare l’Etherion da lei presa assieme agli altri maghi con lei in carica all’epoca dei fatti della Torre Paradiso. Nota per il suo rigore e la severità, ero al corrente di come più di una volta avesse mostrato riserve nei confronti della nostra gilda e del nostro temperamento, da lei ritenuto un po’ troppo focoso. Tuttavia, in questo momento, non erano fatti di cui mi potesse importare. Non aveva senso rivangare passate ostilità né ergersi a giudici d’intento o vendicatori.

Se, comunque, a guidare me era il mero senso del dovere, avevo capito subito, invece, che a spingere Gajeel doveva essere anche dell’altro.

Quando Makarov aveva chiesto chi fosse disposto ad andare da lei per recarle supporto, Gajeel si era subito offerto. Non era da lui esprimere preferenze.

Che conoscesse Belno?

«Vado io col gamberetto» aveva detto dandomi una pacca sulla testa. Non so quanti si siano accorti della sua particolare espressione facciale. Niente ghigno che annunciava tutta la sua voglia di combattere, niente sorriso sghembo pieno di strafottenza: anche nel suo gesto, pure così usuale, potevo leggere una tensione che non riuscivo bene a decifrare. Gajeel era decisamente turbato.

Anche se non avevo indizi per capire in che senso. Si era chiaramente rabbuiato.  Mi sembrava però strano, per non dire impossibile, che la sua fosse paura.

Doveva essere qualcos’altro a preoccuparlo…tuttavia avevo la netta sensazione che sarebbe stato inopportuno chiedere, così mi limitai a guardarlo, a mia volta pensierosa e lasciai correre.

E infatti, a posteriori, posso dire di aver fatto solo bene, allora, a tacere. Forse in tutta questa situazione avrei sempre solo dovuto farmi i fatti miei.

Ma del senno di poi ne son piene le fosse.

La realtà avrebbe avuto modo di diventarmi completamente chiara poche ore dopo, del resto.

Purtroppo.

 

Ah, mi fossi fatta bastare il vago sentore dell’irrequietezza di Gajeel!

I suoi grugniti, sbuffi, versi e pure il suo silenzio stanno diventando per me più loquaci di mille parole. Caro diario, quasi vorrei congratularmi con me stessa per l’abilità che sto acquisendo nel capire Gajeel…

Se solo, in tutta questa situazione, ci fosse qualcosa da festeggiare…!

 

Quando arrivammo alla casa di Belno, trovammo il modesto edificio –molto modesto, considerando di chi stessimo parlando- ancora intero, ma con la porta completamente divelta. Un chiaro segnale che aveva poco di benaugurante, mise tutti in allarme e fece immediatamente presagire il peggio.

E a ragione.

Il solo mormorare concitato di Gajeel «La vecchia» mi aveva riempito di quello stesso senso di ansia che traspariva dalle sue parole.

Potavamo sentenziarlo senza entrare: eravamo arrivati tardi.

 

Non c’era sangue tutt’intorno, non c’era nulla che a prima vista potesse far pensare che su quella poltroncina stesse un cadavere. Il corpo si Belno giaceva infatti sulla poltrona in una posizione composta, come se stesse dormendo. In giro nessun segno di colluttazione.

«Un sicario…»

«Una morte silenziosa, rapida e indolore in piena regola…non si è nemmeno accorta di nulla, probabilmente…»

Restammo immobili qualche minuto nel cordoglio generale, poi, come destandoci da un lungo sonno, predisponemmo le prime operazioni per le onoranze funebri di Belno.

Non potevamo fare altro. Eravamo stati battuti sul tempo e di conseguenza una vita innocente era stata perduta. Potevamo incolpare solo noi stessi di quel disastro…anche se non potevamo davvero essere biasimati per qualcosa, perché avevamo fatto tutto il possibile…che però neppure questa volta era stato sufficiente. Tartaros che ci aveva sconfitti e per l’ennesima volta.

 

Gajeel se ne andò fuori dalla casa non appena ebbe fatto rapporto tramite la lacryma, senza proferire altre parole.

Dissimulava per non darlo a vedere, ma era chiaro che fosse profondamente scosso.

C’era qualcosa che chiaramente non sapevo, qualche tassello che mi mancava, un tassello che la mia mente aveva benissimo compreso non facesse parte dei cosiddetti “fatti miei”.

Però Gajeel stava male, stava soffrendo e io mi sentivo moralmente in dovere di fare qualcosa…come potevo vedere l’uomo che dicevo di amare soffrire senza fare niente?

Rimasi per un po’ incerta sul da farsi, ma la preoccupazione era troppa. Decisi di seguirlo.

 

Lo trovai sul tetto.

Stava piangendo.

Sì, hai letto bene.

Aveva gli occhi gonfi e pieni di lacrime.

Per un attimo venne da piangere anche a me.

Cosa diavolo avevo combinato?

Avrei voluto fuggire. Ma era tardi, mi aveva già vista.

Eccola la caterva di “fatti miei” che non mi ero fatta, ma che avrei fatto meglio a farmi.

In quel momento mi vennero in mente un miliardo di cose che avrei potuto dire: battute, frasi di circostanza, scuse…l’unica cose che mi riuscì di pronunciare fu però una parola terribilmente alla Gajeel: “Cazzo”

Cosa dovevo fare?

Ora capivo perché se ne era andato.

«Cosa ci fai qui, gamberetto.»

Eh? Lo stupore per l’inaspettata gentilezza non mi impedì di notare come stesse facendo di tutto per tenere la voce ferma, calma, ma tremava. Un misto di cose che prima di tutto esprimeva furia.

3…2…1…Sarebbe volato il peggiore insulto ricevuto in vita mia.

«Io…»

«Vattene. »

«Gajeel…»

«Vattene, ho detto!»

Non me lo feci ripetere un’altra volta.

 

 

A cena Gajeel non fu dei nostri e io ovviamente non lo andai a cercare.

Aveva bisogno dei suoi tempi, anche se non sapevo perché, e io li avevo violati.

Ero mortificata ma sapevo che del mio dispiacere Gajeel non se ne sarebbe fatto nulla…

 

Poi alla sera…

Avevamo appena finito di approntare i turni di guardia per la salma e stabilito come disporre delle esequie, ognuno perciò aveva fatto mestamente ritorno al proprio accampamento, noi di Fairy Tail così come la delegazione del concilio che ci era stata data come scorta e rinforzo.

Io ero alla mia scrivania da campo, niente più che una cassetta di legno appoggiata a terra con una candela alla bell’e meglio piazzata nell’angolo. Stavo da sola a rimuginare tra me e me, quando all’improvviso sentii le falde della mia tenda che si scostavano lentamente.

Era Gajeel.

Sono subito scattata in piedi come sull’attenti.

Era venuto a regolare i conti, sicuro. Mi avrebbe investita davvero di insulti, stavolta, me lo sentivo.

Ma che dire? Niente, se non che me lo ero meritato…Non avrei nemmeno provato a giustificarmi. Ero stata così inopportuna

Chiusi gli occhi aspettando al fiumana di rimproveri e improperi.

Senza cerimonie si è invece seduto sul mio giaciglio e ha cominciato a parlare con voce cupa, ma calma.

«Conosco Belno da quando Metallicana mi ha lasciato…»

Per un attimo dovetti trattenere l’istinto di restare a bocca aperta.

Stava dando spiegazioni. A ME.

«Gajeel. Davvero, non mi devi spiegare nulla, ho già dimenticato quello che ho visto…»

“Taci, donna. Lasciami parlare. Ti sembra così strano che un uomo voglia confidarsi con qualcuno?”

No, non era strano. Ma mi sembrava più normale che lo facesse con altri uomini, magari che lo conoscevano bene, magari Panther Lily.

Magari non con me che a rigore avrei dovuto essere con tutti i crismi ricoperta di insulti da parte sua.

Perchè io?

Perché lo avevo visto?

Certo eravamo amici ma…

Fu la verità celata nelle sue parole a convincermi a rimandare questi inutili pensieri e ascoltare quanto mi stava confessando.

Ascoltai il suo racconto con commozione sempre maggiore.

Ora mi è chiaro quanto la morte di Belno debba essere stata per Gajeel un duro colpo.

Belno è stata per lui non propriamente una madre, ma una madrina sì. L’unica persona che sinceramente si era interessata a lui dopo che era rimasto da solo, che lo aveva consigliato, anche se Gajeel poi aveva sempre continuato a fare di testa sua; lo aveva difeso, aveva al suo meglio tentato di indirizzarlo lungo la retta via, lontano dall’oscurità del suo cuore, lontano da Phantom Lord e dalla cattiva persona che non era. Perché era proprio quello il problema: che Gajeel aveva nonostante tutti gli sforzi di Belno perseverato lungo la via che a LUI era parsa di volta in volta la più conveniente, incurante delle attenzioni e dei consigli di quella donna, che senza che nessuno glielo chiedesse, si era fatta carico di lui e del suo destino con tutto il cuore. Gajeel lo aveva sempre negato a sé stesso, ma aveva sempre voluto bene a quella donna, anche sé mai aveva mostrato segno esplicito della cosa. Perciò adesso poteva solo rammaricarsi di quanto fosse tardi. Tardi per parlare con lei, per ringraziarla, per farle sapere che alla fine aveva seguito i suoi consigli, che sì continuava a finire nei guai, ma che adesso era diverso, che aveva degli amici e aveva finalmente abbandonato quella via solitaria per la quale si era ostinato ad andare per così tanto tempo. Oramai era troppo tardi per farle capire che i suoi sforzi non erano stati vani, che le sue parole lo avevano aiutato davvero, che in buona sostanza lui le era riconoscente e desiderava renderla fiera. Non poterla salvare era stato il peggior fallimento della sua vita.

Un pugno piazzato a terra aveva sottolineato appieno il concetto.

«Io ho la mia età, Levy, ho avuto modo di collezionarne davvero tanti di sbagli, Phantom Lord è stato uno e forse neanche il più grave. Capita a tutti di perdere persone care, lo so bene. Ma è dura quando ti convinci che a non legarti alle persone soffrirai di meno…per poi accorgerti che non è servito a niente, se non a peggiorare le cose. Che essenzialmente per anni ti sei raccontato solo tantissime balle, e non aver mostrato affetto non significa non averne provato affatto...vuol solo dire che ti sei auto-imposto di non dimostrarne, perdendo mille occasioni…»

Alla fine del suo racconto ero io a piangere, stavolta per davvero. Niente pizzicorino di lacrime che si può ricacciare indietro con un po’ di forza di volontà.

Perchè la vita pretendeva così tanta forza da Gajeel?

Perché quel ragazzo doveva sempre essere privato dei più cari affetti?

Ero arrabbiata con l’ingiustizia della sorte, con l’infelicità del mondo.

Da come parlava era chiaro che tutta questa faccenda lo stava riamiendo di un estremo dolore.

 

Sono veramente dispiaciuta per Gajeel.

Vedevo che mi guardava in modo strano, durante tutto quel discorso. Non capivo cosa volesse davvero da me. Cosa voleva farmi capire…

Gajeel riusciva sempre a mostrarmi lati di sé che mi sorprendevano.

Ma…non posso negarti che sono felice che lui abbia pensato a me nel momento in cui ha avuto qualcuno con cui palare. Sono di nuovo depositaria di un pezzo della sua storia.

Io.

 

Gli ho chiesto scusa per la mia indiscrezione, alla fine, e per la mia indelicatezza. Non avevo parole per consolarlo, perché capivo che era una di quelle sono situazioni per le quali non esiste consolazione, solo il lenitivo del tempo o un’occasione che prima o poi possa consentire alla propria coscienza di trovare pace, accettare che si è fatto di tutto e trovare la forza per andare avanti.

 

Incapace di esprimermi altrimenti, esitante, lo ho abbracciato. Volevo trasmettergli tutto il mio sostegno, tutta la mia comprensione. Non so cosa avrei dato per fare un po’ mio il suo dolore e alleviarlo di quel peso.

Gajeel mi ha abbracciato di rimando.

Era così bello poter sentire il suo cuore battere regolare, avere la conferma che un po’ si fosse calmato rispetto al pomeriggio. Potevo regolarizzare il mio respiro al suo…

Accettavo quell’attimo di intimità come un regalo prezioso, un gesto di estrema fiducia.

Eravamo così vicini, in un contesto così strano…

Perciò, per quanto avrei voluto accarezzargli la schiena, i capelli, sebbene l’istinto mi dicesse di abbracciarlo con più forza, fargli sentire ancor più che c’ero, mi sono obbligata a non farlo. Sarei stata la spalla perfetta…quello dovevo essere, e basta. Niente di più, niente di meno.

Non volevo impormi su di lui, non volevo che travisasse ancora.

Lui mi aveva dato spiegazioni, io giustificazioni, avevamo condiviso di nuovo tanto, ma era un contesto particolare quasi fragile, che temevo di poter rovinare alla minima parola o gesto in più. Non so come dire, ma qualunque cosa fosse successa oltre un amichevole abbraccio di comprensione, consolazione e cordoglio mi sarebbe sembrato un grande sbaglio. Come se avessi approfittato della sua momentanea debolezza, del suo slancio di sincerità…

Siamo stati così per un po’, poi lui se ne è andato, lasciandomi ai miei doveri.

 

Credo di avere imparato molto di Gajeel, da questi avvenimenti. Prima di tutto che l’idea di perdere persone care lo terrorizza. Non riuscire a fare niente per loro, rivelarsi inutile. Nonostante tutta la sua forza, nonostante tutto l’impegno e l’amore. Questo è ciò che Gajeel teme di più al mondo.

 

“Perché a uno sbaglio puoi sempre rimediare…basta non aspettare che sia troppo tardi…”

 

Io non conoscevo Belno, diario, come ho detto. Ma se è vero che il paradiso esiste, io penso che da lassù ora lei sia orgogliosa di Gajeel.

 

Perciò ho giurato di trovare Tartaros.

Dispiegherò ogni fibra e scintilla del mio potere pur di riuscirci.

Scoprirò dove si trova, fosse l’ultima cosa che faccio.

Dopodichè Belno sarà vendicata.

 

*-*-*

16- Il bacio

 

HO.BACIATO.GAJEEL.

HO.SALVATO.GAJEEL.

Certo, poi lui ha dovuto salvare me, ma sono DETTAGLI.

 

Caro diario, ora posso davvero morire felice.

E’ stato, è stato…

OH MAMMA…

 

È successo nel mezzo di una missione.

Direi anzi LA missione, perché penso di poterla per antonomasia piazzarla in cima agli eventi significativi della mia vita.

 

Lo so, forse dire di avere baciato Gajeel è un po’, come dire, pretenzioso da parte mia…ma del resto in fin dei conti se per bacio si intendono due paia di labbra che si toccano le une con le altre, anche la respirazione bocca a bocca tecnicamente è un bacio…no?

Sì, diario, è di mere manovre di sopravvivenza che parliamo…L

Ma considerata la dinamica è indubbio che sia stato più un bacio che altro…

 

La cosa grave è che forse, e ripeto forse, un pochino devo essere grata a Tartaros per aver messo in pericolo le nostre vite…

È andata così.

Ci trovavamo nel bel mezzo della battaglia contro Tartaros, avevamo fatto breccia entro la base volante del nemico e uno dopo l’altro ne stavamo eliminando i componenti. Dopo numerosi scontri, a un certo punto l’intera gilda, a quanto ne sapevamo, rischiava di affogare a causa dell’allagamento provocata volontariamente dal demone Torafusa con un incantesimo, la Tenchi Kaimei. Una soluzione estrema anche per loro, di fronte al pericolo sempre più concreto che i loro piani fossero fermati dal nostro intervento. I corridoi, le stanze, ogni parte della base si stava progressivamente riempiendo di acqua sino al soffitto e una vera onda anomala stava spazzando via ogni cosa, ala dopo ala, all’interno dei meandri della base.

Io stessa non ho avuto più di due secondi per percepire il frastuono dell’arrivo dell’immensa valanga di acque nerastre che si dirigeva verso l’ala della base dove mi trovavo io. Ma assieme ad esso, ero certa di aver udito il suono a me più caro al mondo: la voce di Gajeel.

Mi rendo conto che non è materialmente possibile, probabilmente deve essere stato un misto tra sesto senso e follia. Così, di fatto, quando vidi l‘onda arrivare, anziché fiondarmi in fuga dalla parte opposta, cosa che capivo sarebbe stata peraltro perfettamente inutile, mi sono gettata nel mezzo di quelle acque vorticanti, decisa a raggiungere la fonte delle medesime e della voce di Gajeel.

Percepivo che quella non era normale acqua salmastra perché un terribile senso di torpore si stava impadronendo delle mie membra mano a mano che avanzavo tra i flutti; ma sapevo di dover andare avanti, perché qualcosa mi diceva che Gajeel aveva bisogno del mio aiuto.

Quando arrivai nell’androne completamente allagato dove parte della mia gilda era radunata, impiegai appena qualche decimo di secondo per comprendere che la situazione era grave: un demone acquatico, tal Torafusa appunto, stava riempiendo Gajeel di colpi ben assestati, senza che questi sembrasse veramente in grado di opporre resistenza, i  movimenti rallentati e i riflessi tutto meno che pronti a causa di quell’ambiente svantaggioso, in cui invece Torafusa sembrava muoversi benissimo; tutt’attorno, Natsu, Lucy, Lluvia  galleggiavano privi di sensi, incapaci di partecipare al combattimento e in condizioni, specie Lluvia -incrediile a dirsi-, che, a prima vista, mi parvero davvero critiche. Tutti erano oramai già giunti a corto di ciò cui io stessa stavo secondo dopo secondo rimanendo priva: ossigeno.

Con un ennesimo pugno, Turafusa aveva nel mentre fatto schizzare lontano –proprio nella mia direzione- Gajeel, che aveva smesso di muoversi. Vedevo le sue braccia annaspare alla ricerca di aria…

Fu il panico di vederlo in quelle condizioni a spingermi ad intervenire.

«Gajeel!»

 

Sarebbe di sicuro morto affogato se nessuno avesse provveduto a fornirgli aria e certamente io non avevo abbastanza potere da sconfiggere da sola il demone e salvare tutti. Fossi schiattata io, piuttosto, non avrei dunque mai permesso che a morire fosse Gajeel, l’unica speranza per noi di uscire vivi da quel grande macello.

Non ci ho pensato due volte e mi sono gettata su di lui.

Il suo corpo volteggiava nei turbinii dei flutti pressoché esanime. Vedevo gli occhi ormai chiudersi, bollicine fuoriuscire dalla sua bocca fino a qualche momento prima sigillate da delle barrette di ferro incrociate e inchiodate. Si era obbligato fino alla fine a trattenere il respiro, a conservare ogni atomo di ossigeno per usarlo nel combattimento subacqueo, ma adesso Gajeel era giunto davvero al limite.

Mi diedi una spinta in avanti e nuotai fino a lui.

Ringraziando che la sua bocca non fosse più sigillata dalla magia, lo presi per il bavero e posai le mie labbra sulle sue. Soffiai.

Vederlo come riprendere vita, il viso colto da un guizzo mentre lo stringevo tra le mani, è stata una sensazione unica. Così come incontrare il suo sguardo sorpreso e grato per l’aria ricevuta quando il suo corpo, inondato davvero, come si suole dire, da un soffio vitale. Riprese un minimo le forze quel poco che bastava per sorridermi immediatamente grato, passato qualche attimo di pura sorpresa.

Di fatto avevo agito quasi senza pensare.

Non avevo mai baciato nessuno prima.

Né tantomeno condiviso il mio ossigeno con qualcuno tramite quella specie di respirazione bocca a bocca.

Vedere però che, di qualunque cosa si fosse trattato -mera condivisone di aria o bacio?- aveva funzionato, mi riempiva il cuore di gioia.

Poi, che a quel punto fossi io quella in procinto di svenire e affogare, non mi importava granchè…

 

Era stata davvero l’unica cosa che mi era venuta in mente lì per lì, la respirazione bocca a bocca. E per pochi secondi bastò a Gajeel per riprendere il combattimento e salvarmi dalla furia di Torafusa, pittosto imbestialito dal mio intervento. Io però stavo davvero a mia volta rimanendo del tutto senza ossigeno e sebbene Gajeel mi stesse stringendo tra le braccia per tenermi al riparo vedevo il mondo attorno a me farsi sempre più nero…

Mi sentii una stupida quando Gajeel, risvegliandomi a scossoni, mi fece capire che aveva bisogno di altra aria.

Arrossii violentemente in preda all’imbarazzo, purtroppo non ne avevo altra, gli dissi, ed ero al limite.

Stavo ripensando al bacio, a come avrei voluto davvero condividere nuovamente con lui il mio ossigeno, a come avrei desiderato baciarlo di nuovo e basta, anche se non avrebbe avuto lo stesso effetto benefico…

Mi sentii ancora più un stupida, per la seconda volta, perciò, quando Gajeel mi fece notare che mi sarebbe bastato muovere un dito per creare aria con la mia solid script.

COME DIAVOLO AVEVO FATTO A NON PENSARCI IO???

Non so di che colore fossi quando alla fine ci ritrovammo immersi con la testa in una grande bolla d’aria. Credo che parlare di “rosso” sarebbe un blando eufemismo.

Scema scema scema scema SCEMA.

Avrei dovuto usare la magia sin dall’inizio…

«Scusa…»

Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi…

«Non importa. Vai a dare aria anche agli altri»

«Ok»

«Ghihihi, grazie Levy»

 

Grazie di cosa, Gajeel?

Di essere intervenuta?

Di averti dato aria?

Di averlo fatto nella maniera in cui l’ho fatto?

Di averti, in pratica, baciato?

 

Non lo so diario, perché come al solito abbiamo fatto finire le cose nel dimenticatoio. Io non ho il coraggio di chiedere nulla a Gajeel e lui evidentemente non ha interesse a farlo. Forse ha etichettato tutto come un incidente e il mio gesto come causa di forza maggiore, per questo non ha chiesto spiegazioni. Ma del resto, con Torafusa lì dietro di noi pronto a farcela pagare, quello non era proprio il momento giusto per le spiegazioni…

Ma se c’è una cosa di cui sono certa è che probabilmente la colpa di quanto accaduto va al mio subconscio. Del resto, l’amnesia temporanea –chiamiamola così- su quanto sarebbe stato più pratico usare la magia piuttosto che la respirazione bocca a bocca è facilmente spiegabile: quella parte innamorata ed assolutamente inopportuna di me, che probabilmente sono pure la stessa cosa, ha messo da parte il mio intelletto e tirato fuori l’istinto. Istinto, che neanche più so da quanti mesi, mi spinge a gettarmi nelle braccia di Gajeel, ma viene frenato dal mio senso di decenza.

Assolutamente inopportuno.

Anche se, a questo punto, decoro, ritrosia, continenza sono chiaramente andate bellamente a farsi un giro, con un biglietto di sola andata in mano, pronte per una lunga lunga lunga vacanza.

Poche storie: respirazione o non respirazione si è trattato di un bacio rubato in piena regola.

 

La cosa che mi consola è che nessuno ci ha visti. Vuol dire salvarsi da battutine, insinuazioni…resta una faccenda tra me e Gajeel, esattamente come è stato sinora. Solo che la quantità di dubbi a questo punto si è fatta un baratro. E sembra insormontabile.

Forse sbaglio io e dovrei davvero cominciare a sperare in un qualcosa di eclatante che diventi di pubblico dominio: sto cominciando a soffrire davvero troppo per tutte queste incertezze tra noi due. Sebbene sia evidente che entrambi siamo dei geni nel tergiversare…non possiamo andare avanti così ancora a lungo…

…o almeno lo spero.

Però stavolta io la mossa l’ho fatta, volontaria o involontaria…

Stavolta non mi sono trattenuta.

E non ho neppure fatto un gran casino- se non relativamente…

Quindi a questo punto, come al solito, non resta che aspettare e vedere se succederà qualcosa…

Però una cosa è certa.

 Il prossimo passo…tocca a lui compierlo.

Ha baciato Gajeel, diario…di che sprone ha ancora bisogno per dirmi qualcosa?

 

*****

17- Occhi

 

Un drago è qualcosa di indescrivibile, diario.

Vorrei, ti giuro che vorrei poterti descrivere tutto ciò che ho provato stando davanti a Igneel, Grandeene, Metallicana e agli altri draghi, ma non trovo le giuste parole per farlo, in nessuna lingua che io conosca.

Quando sono comparsi davanti a noi nessuno voleva credere ai propri occhi. Perché un conto sono i racconti sui draghi che in tutti questi anni ci erano sati fatti dai dragon-slayer, un contro era incontrare draghi in carne e ossa…

 

I draghi sono creature NOBILI, diario. Con tutte le sfaccettature che puoi associare al termine nobiltà. Buone come cattive, perché anche loro, come tutti gli esseri viventi, hanno luci e ombre. E trattandosi di entità così arcane, anche la luce e il buio che portano dentro di sé sono forze antiche, misteriose, potenti.

Noi, tuttavia, e per fortuna, abbiamo avuto modo di sperimentare solo la prima parte di loro, quella buona, la parte che ama l’umanità, sebbene proprio per colpa di questa loro propensione amichevole nei nostri confronti in passato i draghi non hanno più potuto prosperare in questo stesso mondo.

Le nostre razze erano incompatibili e la convivenza reciproca si era trasformata in guerra di sterminio, dove ambo le parti lottavano per la sopravvivenza. Erano la biologia e ragioni fisiologiche ad impedire che tra noi si realizzasse la pace. Eravamo a due gradini troppo diversi della catena alimentare, un dato di fatto che nessuno logica poteva sovvertire e con cui non si poteva venire a patti…

Avevamo l’intelligenza, avevamo i poteri più disparati…ma la realtà era che draghi e umani non avrebbero mai potuto camminare fianco a fianco.

Perciò i draghi, nella loro infinita bontà, hanno sacrificato se stessi per noi, per la nostra razza, volontariamente e senza chiedere nulla in cambio. Noi non siamo stati in grado di salvarli, né di trovare nessun altro compromesso…L’era dei draghi dopo millenni di prosperità per loro e secoli di lotta con gli uomini è definitivamente giunta al termine.

 

Con oggi, soprattutto, le ultime cinque facelle dei draghi buoni si sono spente. Ci hanno detto addio nella commozione generale, mentre i dragon-slayer maturavano secondo dopo secondo la consapevolezza dell’imminente addio. E’ solo grazie a Metalica, Grandine, Igneel ecc. se siamo ancora tutti vivi; è solo grazie a loro che abbiamo potuto ottenere la salvezza anche questa volta.

Ora il peso della salvaguardia di questo mondo è ufficialmente solo in mano all’uomo.  Ed è nostro dovere assolvere a questo compito.

Glielo dobbiamo: le ultime parole dei draghi sono state di fiducia nei confronti della nostra razza.

 I draghi sono scomparsi, ma hanno lasciato dietro di sé una responsabilità e un retaggio che, per quanto ci spaventino, ci onorano: siamo stati ritenuti degni di essere i loro successori. Nessun drago buono verrà d’ora in poi ad aiutarci, a proteggerci. Nessun altro drago incrocerà più la vita degli uomini…perché non v’è alcun drago buono tra noi.

 

Resta solo Acnologia. E se i cinque draghi dei Dragon Slayer rappresentano il punto più alto dell’armonia con l’uomo, la prova che i draghi avrebbero potuto vivere al fianco della nostra razza, quella terribile bestia distruttiva e irosa ne rappresenta la totale negazione del retaggio dei draghi.

Perché neanche loro, i draghi buoni, nonostante tutti i piani, l’attesa, la preparazione, sono riusciti a fermarlo. Tartaros è sembrato quasi un ostacolo da nulla, in confronto…

Acnologia ha lasciato, ancora una volta, tanto, tantissimo dolore dietro di sé

Per colpa sua, Igneel è caduto; proprio sotto gli occhi di Natsu, che, disperato, non ha potuto fare altro che guardare impotente Acnologia aprire un enorme squarcio nel ventre di suo padre, prima di farlo precipitare al suolo con un roboante tonfo.

E se nemmeno Igneel è riuscito a sconfiggere Acnologia, che speranze abbiamo mai noi?

Acnologia è ormai diventato, diario, l’incarnazione stessa della paura e della sconfitta.

 

È stato terribile per i nostri Dragon Slayer scoprire cosa davvero successe il 7 luglio 777 e credere di avere ritrovato la propria famiglia solo per perderla di nuovo poco dopo, stavolta per sempre. Finalmente, tuttavia, siamo stati messi al corrente della verità.

I draghi ci hanno sempre protetto in tutti questi anni, diario, anche se non li vedevamo, hanno protetto noi tutti e soprattutto i loro figli adottivi lungo questi anni. Si sono nascosti dentro il corpo del rispettivo dragon-slayer per fermarne la dragonificazione, la stessa che ha trasformato il mago Acnologia nel drago che è ora, e per prolungare la loro vita oramai esauritasi, consumata da Acnologia stesso tempo prima. Hanno atteso fino a questo momento per liberare il proprio potere residuo e poter così rivelare come all’occorrenza avessero modificato i ricordi dei dragon-slayer pur di non lasciare tracce dietro di sé e proteggere tutti. Igneel ha sacrificato la sua esistenza per combattere Acnologia faccia a faccia, pur sapendo che ben poco del suo potere originario gli sarebbe rimasto quando fosse venuto il tempo dello scontro finale.

Davvero, come ha detto Metallicana, mai in tutto il mondo è esistito un drago così amorevole nei confronti della nostra razza come Igneel.

 

Perdere di nuovo i draghi è stato un duro colpo per tutti i dragon-slayer, indipendentemente dall’età, indipendente dal modo, indipendente dalla loro personalità.

Le lacrime non sono state risparmiate, soprattutto da parte di Wendy, anche se ho ammirato la mesta fierezza con cui Gajeel la esortava a salutare i draghi a testa alta. Deve sempre fare il duro, lui…

Ma stavolta il senso del suo gesto andava oltre: onorare il valore di quei maestosi compagni, rendendoli feri di loro sino alla fine.

 

Onestamente, mentre Metalicana e Gajeel discutevano, ho avuto l’impressione che le parole tra quei due fossero carta vetrata. Frecciatine, battutine. Affetto esplicito proprio non se ne è visto tra Metalicana e Gajeel. Eppure nessuno dei due sembrava risentirsi. Più ci penso, più mi convinco che si deve imputare a Metalicana se Gajeel è così scontroso e totalmente incapace di esprimere i propri sentimenti. Mi è sembrato che li accomunasse la medesima attitudine: piuttosto che proferire un complimento, Metalicana sciorinava uno sfottò…che poi è esattamente quello che anche Gajeel fa nella vita di tutti giorni con gli altri, s’inventa prese in giro, nomignoli, irritanti battute di spirito e insinuazioni.

 Moine, decisamente, Gajeel non deve averne ricevute dal drago, a quanto si è potuto evincere.

Non perché non fosse amato da Metallicana…né perché questi non sapesse amare…però… ho come l’impressione che l’amore di Metallicana sia stato più quello del maestro che quello di un padre.

 

E, alla luce delle rivelazioni odierne, non riesco a smettere di sospettare che questo modo di fare di Metalicana, forse, sia dovuto alla consapevolezza, che il drago aveva sempre avuto, di dover un giorno sparire, nonchè al pensiero di quanto avrebbe potuto soffrire Gajeel, di nuovo solo, alla sua scomparsa, qualora il loro rapporto fosse divenuto troppo stretto.

Il che anche mi spiega la differenza tra la tristezza di Natsu e la rabbia di Gajeel per il 7 luglio 777. Natsu si deve essere sentito abbandonato, Gajeel semplicemente tradito.

 Con ciò non voglio dire che Gajeel non consideri al pari di Natsu il proprio drago un padre né che effettivamente Metalicana abbia amato Gajeel di meno. Solo…penso che il loro amore sia profondamente diverso, ispirato a principi dissimili, mirato a ottenere scopi differenti.

Igneel ha insegnato a Natsu ad amare la vita e viverla, Metalicana a Gajeel ha mostrato “soltanto” come continuare a viverla e andare avanti.

 Un po’ lo biasimo per questo…ma credo che come tutti anche Metallicana abbia fatto del suo meglio. Non è facile essere padre e crescere un figlio, figurarsi essere padre di un umano quando si è nati draghi. Ancora di più poi se quell’umano è Gajeel, con tutte le particolarità del suo temperamento. Sarebbe stato difficile per tutti, anche per dei genitori umani.

Resta il fatto che, mi pare evidente, la strategia di Metalicana nel crescere Gajeel sia riassumibile nella massima: fingere non troppa affezione per convincersi di poter tutti poi soffrire di meno alla separazione.

E’ una atteggiamento più comune di quanto faccia piacere ammettere, evidentemente…erroneo…e non è un atteggiamento solo umano.

 

Dopo aver conosciuto i draghi, e soprattutto il suo drago-padre putativo, finalmente ho capito tante cose su Gajeel che prima potevo solo sospettare. Gajeel non solo è stato allevato da un drago, ma effettivamente ha anche ereditato alcuni tratti caratteriali che lo rendono molto simile sia a quelle bestie leggendarie sia nello specifico a suo padre, Metallicana.

 

Come un drago, Metalicana in primis, Gajeel è forte e caparbio e dimostra sempre un grande coraggio misto ad un orgoglio sconfinato: sarebbe disposto anche a morire pur di seguirlo e anche per questo, soprattutto, non accetta mai l'aiuto di nessuno, a meno di non essere costretto a ciò da forze di causa maggiore.

Io penso che Gajeel abbia imparato benissimo il concetto di “cavarsela da soli”, talmente bene da spiegare perché ancora oggi trovi difficile comprendere che chiedere aiuto non è sempre una ammissione di debolezza. Gajeel ha fatto dell’indipendenza un suo credo di vita. Un po’ perché ha passato buona parte delal sua vita da solo, un po’ proprio perchè Metalicana stesso gli ha insegnato così.

Non conosco bene il suo passato e forse non avrò mai l’occasione di sapere davvero come fu la sua infanzia, ma io credo che Metalicana più di tutti gli altri draghi abbia fin da subito cercato di insegnare a Gajeel a camminare sulle proprie gambe, ad andare avanti per la propria strada, anche se totalmente solo, rinnegato, perso. A proseguire sempre e comunque, con le proprie forze. Per questo Gajeel alle volte fa fatica ad accettare di collaborare…e cerca sempre il posto in prima fila, per mettersi in mostra.

 

Del resto, tante sue caratteristiche sono solo questioni propriamente di carattere e non necessitano di grandi spiegazioni…in fondo in fondo, Gajeel è per sua natura desideroso di apparire cool, perciò ogni situazione che possa incrinare questa sua aria di intoccabilità lo irrita. Tutto in Gajeel tenta di esprimere figaggine. Ostentata figaggine. E desiderio di incutere reverenziale timore.

 

Ogni parte del suo carattere, poi, è esagerata, ad esempio basta molto poco per fargli perdere la pazienza, è abbastanza irascibile e poco gentile nei confronti degli altri, perlomeno di primo acchito. In un certo senso anche questo è normale, visto che gli anni fondamentali per la socializzazione Gajeel li ha passati insieme ad un enorme drago, il quale pur volendo bene al ragazzo, non era di certo una persona con reazioni e sentimenti umani; perciò ancora oggi, trovandosi ad aver a che fare con persone, Gajeel resta, come dire, impreparato. Gajeel è e rimane un inetto nelle relazioni umane e sociali, anche se, devo ammetterlo, forse è la persona, tra quante io conosca, che negli ultimi anni è cambiata più di tutti e in meglio: fa progressi, lenti, ma li fa. Io credo che Gajeel sappia essere un ottimo compagno, tanta è la complicità che ha saputo creare con Panther Lily e l’intera gilda, sebbene in trascorsi con entrambi siano torbidi, proprio perché appianati i diverbi, è una delle persone più fedeli che io conosca… Ci si può fidare di lui e anche se i suoi metodi possono sembrare un po' rudi e grossolani, è una persona sulla quale si può fare affidamento senza problemi. Quando il suo umore gira nel modo giusto, Gajeel si dimostra anche una persona simpatica e divertente, ama fare scherzi a volte un po' pesanti ma sa essere anche premuroso e coscienzioso verso gli altri.

 

Ciò non toglie che sia testardo oltre ogni limite, Gajeel, oltre ad essere molto impulsivo, il che a volte lo fa cacciare in grossi guai visto che non pensa quasi mai prima di agire, preferendo far parlare i cazzotti prima di tutto, mettendo momentaneamente in pausa il cervello… cosa ovviamente non tra le migliori. Altro ch saggezza proverbiale dei draghi…Irasciblità dragonesca e focosità! Forse anche questa sua maniera violenta di reagire è in parte dovuta al fatto di essere figlio di un drago…un po’ come anche Natsu, che ama menare le mani, anche se a vedere Wendy non la si direbbe l’attitudine tipica di tutti i dragon-slayer. Ma Grandeene, oltre a drago, era anche femmina, quindi la cosa si spiega…

Oppure semplicemente Gajeel ama combattere e per questo non perderebbe l’occasione di farlo per nulla al mondo, specie nel caso in cui di fronte a lui si trovasse un nemico difficile da sconfiggere e perciò tanto più degno di tutti i suoi sforzi. E anche questo mi pare un tratto da drago, riconoscere in tutta onestà i meriti altrui e usarli da sprone.

L’unica cosa che davvero non mi spiego è come e quando Gajeel abbia imparato a suonare la chitarra…

 

In buona sostanza, l’incontro con Metallicana, per quanto breve è stato davvero illuminante. Gajeel assomiglia veramente a suo padre. Per il resto è solo un po' strano, Gajeel, ma ognuno è fatto a modo suo, no? E a me va bene così, perché è proprio la maniera in cui in lui si sommano pregi e difetti di draghi e umani ad avermi fatta innamorare di Gajeel.

 

Per la prima volta ho visto Gajeel sorridere parlando di e con Metallicana. Si punzecchiavano, ma si vedeva che l’irritazione che mostravano era simulata. La sua è stata una gioia contenuta, ma non repressa né poco sincera, direi adulta. Forse il loro addio è stato il più felice di tutti. Si sono salutati da pari, Gajeel e Metalicana, come due vecchi amici le cui strade si separano per proseguire ciascuno lungo per la propria via. Proprio come i vecchi amici, che appunto non hanno bisogno di parole esplicite, e nel non dirsi apparentemente nulla agli occhi degli altri, si comunicano in realtà di tutto.

 

Una solo cosa di quanto Metallicana ha detto a Gajeel mi ha lasciata perplessa “Hai sempre quello sguardo cattivo negli occhi, Gajeel…”

Gajeel non ha risposto nulla se non che non gli sembravano belle parole di saluto.

Sono rimasta davvero stupita.

Come ho avuto modo di ripeterti più e più volte, diario, io sono convinta che Gajeel sia molto cambiato da quando è entrato in Fairy Tail…possibile che nonostante tutto, in fondo in fondo, non sia invece cambiato davvero? Quale luce oscura ha colto Metalicana negli occhi di Gajeel.

Non mi fraintendere diario: so che Gajeel è buono. Solo che mi chiedo…quale tormento ha visto e continua a vedere in lui il drago, che io non riesco a vedere? Possibile che nel suo cuore ci sia ancora qualche ferita o qualche dubbio che Gajeel non è stato capace di fugare, colmare, da cui ancora fatica a guarire?

Mi dispiace perché, sebbene sappia che tutto questo è molto presuntuoso da parte mia, ero convinta di aver compreso a fondo Gajeel, già da tempo…e in parte con orgoglio la mia coscienza mi diceva di aver contribuito a mutare il suo carattere in meglio…

E mi dispiace anche che queste siano state in pratica le uniche parole che si sono rivolti.

 

Gajeel si comporta in modo tale da non darlo a vedere, ma è distrutto. Giace da giorni nei posti più impensabili, ha ormai sviluppato una propensione nello sdraiarsi sui muriccioli e addormentarvisi, manco fosse un barbone. Fa il duro come al solito se gli di chiede qualcosa, mugugna che lo si sta importunando e vorrebbe essere lasciato solo. Onestamente sono un po’ in pensiero, perciò passo i giorni a fargli da balia, preoccupata come sono. Ma non ha molta voglia di parlare, né di fare alcunchè. Del resto non lo posso biasimare…ma vederlo così un po’ mi scoraggia. 

-----------------------------------------------------------------author's corner-----------------------------------------------------

Sì ok ci ho messo un'eternità.

Scusateeee!

E' che ho avuto impegni..

e poi sono partite idee idee IDEE.

La realtà è che anche Mashima ci si è messo, mettendo nel manga delle vignette che mi hanno fatta partire per i dolci lidi dell'imamginazione...

ergo eccomi qua.

E per farmi perdonare per l'attesa dopodomani posterò un capitoletto bonus su *rullo di tamburi*...i pensieri gi Gajeel.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ammansire un drago ***


Ammansire un drago

Dai pensieri di Gajeel Redfox

 

Io sono Gajeel Redfox, e per la maggior parte della mia vita sono stato un coglione.

Oh, non che la cosa mi importasse granchè. Anzi, era il mio stile di vita e ne facevo quasi un vanto. Anche se, forse, più che della mia parte cogliona, andavo fiero della mia parte stronza, che non facevo nessuna fatica a tirar fuori praticamente in ogni occasione.

Persino ora che sono più adulto- e badare che non esiterei a tirare un pugno a chi osasse definirmi vecchio-, riconosco che buona parte di quei tratti caratteriali fanno ancora parte di me, talmente connaturati nel mio animo da essere praticamente senza rimedio.

Tuttavia, è con obiettività che posso affermare che anche da un drago burbero e scorbutico come me è stato possibile tirare fuori del buono.

Sì del fottuto buono, di quello da scene strappalacrime dei film, anche se niente di melenso e stucchevole come certe scempiaggini che ogni tanto legge la mia donna.

La quale, devo dirlo, è forse l’unica cosa ben fatta che davvero sono riuscito a combinare per parecchio tempo nella mia vita di ragazzo.

Resto scontroso, irascibile, un bruto. E sì sono anche maleducato per il comune metro di giudizio.

Ma ci mancherebbe anche: non è che uno si deve rammollire del tutto solo perché finisce per innamorarsi, che cazzo!

 

Levy Macarden era apparsa nella mia vita come un insignificante insetto.

E cosa facevo all’epoca con gli insetti io? Semplice: li schiacciavo.

Così questo era stato il mio primo approccio a lei, per me così insignificante.

Schiacciarla.

Ero alla ricerca di un soggetto perfetto per completare con una bella ciliegina sulla torta la mia missione di offesa nei confronti di Fairy Tail, la Gilda che Phantom Lord mi aveva ordinato di distruggere e fare vergognare fino in fondo. Non avevo per la verità pretese particolari, mi bastava incontrare qualche membro della gilda nemica e stenderlo. Avevo una missione e andava conclusa al meglio. Tutto lì.

Chiunque fosse stato lo sfortunato, di lui non poteva importarmi di meno.

Detto fatto.

Far cadere Levy svenuta con un colpo solo assieme a quei due imbelli che si tirava dietro, per poi attaccarli a un albero con delle fascette di ferro, mi era sembrato il massimo spregio che potessi fare alla gilda.

Era stato con un ghigno sadico che avevo completato la mia terrificante opera di crocefissione dei tre malcapitati disegnando sulla pancia della ragazza il simbolo della mia gilda.

La missione che il Master mi aveva affidato era stata da me portata a termine da DIO; contemplando quella vita sottile scarabocchiata dal nostro marchio mi sembrava quasi, addirittura, di aver appena terminato una vera e propria opera d’arte.

Anzi, avrebbero dovuto ringraziarmi, quei tre: ero stata rapido e quasi indolore. Sicuramente potevano fare più bella figura conciati a quella maniera che in un combattimento.

L’avevo detto io che ero uno stronzo.

Un po’, però, solo un po’, mi era dispiaciuto per la ragazza. Più che altro perché avevo scelto di attaccare il suo gruppo proprio perché erano in tre, mentre io invece ero solo. "Un po’ di vantaggio lasciamoglielo", mi ero detto. Speravo in uno scontro che avrebbe fatto ribollire almeno un po’ il mio sangue: non mi piace attaccare persone deboli, non mi piace inferire su chi non ha possibilità alcuna contro di me e non mi è mai piaciuto neanche il solo pensiero.

Non mi aspettavo che quei tre si sarebbero rivelati così indifesi. Lei era una donna, potevo capire…ma quegli altri due…

Due veri cretini. Non sono mai stati in grado di difenderla, quella ragazza, e non lo sapranno fare mai.

Non che la cosa importi granchè, visto che adesso per lei ci sono io.

Ho provato per loro sin da subito un certo disprezzo, che non so se avrò mai modo di superare davvero, siccome persevera anche ora che sono passati anni. Non sapevo in che rapporti fossero con quella ragazza (parenti, amici, semplici compagni di gilda?) ma avevo trovato ridicolo il fatto che l’unica ad essere stata in grado almeno di accorgersi della mia presenza e provare a reagire fosse stata lei, la ragazza, che addirittura aveva cercato di parare con la magia un mio colpo. Certo, questo non mi aveva impedito di mandarla a terra ugualmente esanime, ma ciò non toglieva che tal cosa fosse davvero indegna per due uomini, mentre faceva almeno un po’ onore a lei.

Anche per questo era stato quasi con dispiacere che mi ero deciso a sfregiare lei con il simbolo della mia gilda e non loro. Non mi piace infierire sui casi persi, come ho detto. E da che mondo è mondo si sa che a far infuriare di più le persone è quando ad essere toccate sono le donne, piuttosto che gli uomini. Perciò alla fine mi ero deciso a fare così; “fare infuriare Fairy Tail” era stato l’ordine preciso da me ricevuto dal Master? Ero certo che con questa mossa sarei andato sul sicuro. Non si trattava infatti (solo) di coronare l’orribile azione della distruzione fisica della gilda con un’atto spettacolare: temevo che l’aver sfondato il tetto e distrutto i muri di Fairy Tail non sarebbe bastato a smuovere da lì dentro quei maghetti, che durante tutto il giorno si erano comportanti con indifferenza, quasi che non vedessero quegli enormi piloni di ferro, opera mia, che trafiggevano l’edificio della loro gilda come giganteschi aghi su un puntaspilli. Inoltre, era inutile farsi stupidi scrupoli, mi dicevo: già l’avevo resa incosciente, dipingerle la pancia con un po’ di pittura nera sarebbe stato il meno.

Cionondimeno il viso di quella ragazza dai capelli blu ebbe modo di imprimersi nel mio viso e da quel giorno per un po’ e non riuscii a evitare di chiedermi se avevo fatto davvero bene ad agire in quella maniera.

 

La prima ragione che mi venne in mente per rifiutare la profferta di Makarov di unirmi a Fairy Tail dopo la distruzione di Phantom Lord fu proprio il ricordo della scena impietosa che avevo allestito col corpo di Levy e quello dei compagni sull’albero. Ripensandoci a posteriori ero stupito di me stesso.

Non avevo giustificazioni: ero perfettamente cosciente di quanto male stessi facendo quando avevo compiuto quel gesto.

Solo che adesso, dopo tutto quel tempo e tutti gli avvenimenti intercorsi, non potevo che vergognarmene. Non avevo agito né da uomo, né da drago, bensì da mostro.

Ero davvero così impelagato ormai negli abissi dell’oscurità?

Se sì, ero pronto ad andare ancora più a fondo in quell’abisso? Oppure avrei fatto meglio a cogliere le offerte di Makarov e riprendere a camminare sul sentiero della luce? Ma soprattutto avrei potuto riuscirci, solo perchè improvvisamente lo volevo?

Fu però sempre il ricordo del viso di quella ragazza a dirmi che sì, ci dovevo provare. Non solo ne valeva la pena, ma ci dovevo pure riuscire.

Io non volevo essere quel tipo di uomo.

Essere forti, amare la lotta, incutere timore era un conto; fare del male indiscriminatamente e colpire innocenti no.

 

E così, mentre ancora nella mia testa risuonavano le parole di Makarov, che mi istigavano a cambiare perché “troppi ne aveva visti di giovani come me, perdersi nell’oscurità senza trovare più una via di uscita” e impensierito dai rimorsi per quanto avevo fatto a quella ragazza –di cui peraltro non sapevo neanche il nome- mi sono convinto a unirmi a Fairy Tail.

Potevo solo immaginare quale inferno avrei dovuto sopportare per un po’ di tempo. Quanto a lungo poi, chi poteva dirlo. Di certo parecchia gente, se non chiunque, nella gilda mi avrebbe volentieri preso a pesci- e anche direttamente a cazzotti- in faccia. In faccia mi avrebbero anzi voluto sbattere immediatamente la porta.

Ma quello che mi preoccupava non era tanto il fatto di mettere a rischio la mia faccia e il mio orgoglio, quanto la possibilità di non riuscire a superare questa specie di prova cui pure volontariamente mi stavo sottoponevo: per una volta mi sarei dovuto armare non di ferro, ma di pazienza, una dote di cui la sorte mi aveva abbondantemente sprovvisto.

Sapevo di non avere scelta: se volevo che prima o poi Fairy Tail mi accettasse tra i suoi ranghi avrei anzitutto dovuto dimostrare di volerlo ottenere il titolo di nakama.

Arrivai alla gilda con il pensiero che la prima cosa che avrei dovuto fare sarebbe stato ritrovare quella ragazzina e chiederle scusa. Magari anche chiederle il suo nome…

Non fu difficile individuarla: ricordavo benissimo la sua faccia pulita, i capelli azzurri, la corporatura esile e piuttosto ridotta in fatto di altezza.

Perlomeno non fu difficile individuarla nei primi dieci secondi. Dopodichè, come un fantasma, la vidi sparire dietro una porta senza che più facesse ritorno.

Cosa mi potevo aspettare di diverso?

In fondo andava bene anche così. Ero sollevato dal vederla in piedi e completamente ristabilita. Poteva anche bastarmi.

 

Vederla mimetizzarsi ogni santo giorno in maniera simbiotica con muri, tavoli sedie e pavimento mano a mano che si spostava per la gilda pur di evitarmi, per i primi giorni mi sembrò ragionevole. Ammetto anzi di averlo trovato pure divertente. Un po’ mi piaceva la sadica sensazione di giocare al gatto col topo.

E io ero il gatto, ovviamente.

A un certo punto però mi resi conto che a divertirmi ero solo io, che il gioco non era così divertente e che in tutto ciò con lei non avevo chiarito un bel nulla. Un po’ mi sentii di nuovo in colpa. Ne avevo di strada da fare per essere accettato in quella gilda di puri di cuore…

Nel mio solitario silenzio avevo modo di osservare la chiassosa combriccola di Fairy Tail intrattenersi nelle quotidiane incombenze: risse, distruzioni, battibecchi, esplosioni… da questo punto di vista Fairy Tail un po’ mi ricordava Phantom Lord, solo che l’aria che si respirava era completamente diversa: distesa, serena, allegra…anche nel bel mezzo di un pestaggio, mentre volavano tavoli e sedie.

Ogni tanto mi trovavo a sghignazzare per un colpo che, riconoscevo, era stato ben assestato.

Quanto avrei voluto unirmi a loro. Menare le mani era il mio passatempo preferito di sempre e mi ricordava di quando giocavo con mio padre adottivo, Metallicana, che con un solo buffetto era capace di scaraventarti lontano due chilometri. I pugni e i calci che volavo li riconoscevo: erano quelli che ci si dà tra persone di fiducia, per scherzo. Anche se era da anni che non mi pestavo “per scherzo” con nessuno.

Tuttavia sapevo che era troppo presto pensare di unirmi a loro.

Anzi, tutte le volte che la gente della gilda si accorgeva che la stavo guardando, non importava quando forsennata fosse la lotta, il combattimento si interrompeva a metà e ricominciava il brusio di accusa e condanna ai miei danni.

In quella marmaglia tutta colorata e allegra mi rendevo conto di sembrare un pezzo fuori posto, stonato, anche se decisamente- ci avevo messo poco a capirlo, per quanto in parte lo negassi a me stesso- Fairy Tail a pelle aveva finito per piacermi molto più di Phantom Lord.

Ma dovevo aspettare o avrei potuto essere frainteso.

Ciò che più di tutto mi faceva perdere le staffe di tutta quella situazione era il pensiero di dover rimandare la resa dei conti con quello stronzetto di Salamander. Segnavo le offese una per una, mentalmente, confidando che prima o poi gliela avrei fatta pagare cara. Solo con lui quel velo di indifferenza di cui mi ero ammantato si infrangeva nella voglia di rifilargli un pugno.

Natsu è stata la prima ragione per cui avevo temuto di essere sbattuto veramente fuori da Fairy Tail appena entrato. Come mi faceva incazzare lui non ci riusciva nessuno.

Quasi quasi lo capivo, quello stripper pervertito del suo amico, che passava la metà del suo tempo nudo a farsi gli affari suoi e l’altra metà a pestare il ragazzetto dai capelli rosa.

In quei momenti in cui avevo addosso gli occhi di tutti, comunque, mi ritrovavo a sperare che mai i membri di Fairy Tail venissero a sapere che per ordine di Makarov stavo con i piedi in due scarpe con la gilda oscura del figlio del master. Avrei potuto spiegare quanto volevo che a dirmi di fare il doppio gioco era stato Makarov stesso, di sicuro sarei stato linciato sul posto, immanentemente.

Certo che anche Makarov aveva deciso di darmi un compito poco gravoso, tanto per cominciare…ma del resto capivo benissimo che una prova migliore di quella per testare la mia reale natura e i miei intenti non avrebbe potuto trovarla. Buio o luce: di fatto stava davvero lasciando a me la facoltà di decidere.

 

Fu così che mi resi conto che forse per essere accettato non mi sarebbe bastato farmi i fatti miei, prendere qualche missione qua e là senza farmi notare più di tanto ma avrei dovuto dimostrare di essere uno di loro coi fatti.

In particolare, oltre a pestare Natsu, c’èra un’altra cosa che la mia vocina interiore mi intimava di fare quindi, ogni volta che la consapevolezza della mia situazione faceva capolino nella mia mente: trovare la ragazzina dai capelli blu e scusarmi con lei…e coi suoi due amici imbe(ci)lli.

A un certo punto ebbi il sospetto che fosse arrivato -forse?- il momento giusto. Negli ultimi giorni, infatti, la ragazza aveva cominciato a guardarmi da lontano, a spiarmi, aveva addirittura provato a guardarmi negli occhi. Continuava a sembrare un coniglietto spaurito, sempre mezza nascosta dietro a qualche cosa e con la sola testa che spuntava da questa. Quando aveva provato a rivolgermi un debole, timido e tremolante sorriso le avevo risposto a mio modo.

“Gihihihihih”

Un po’ mi ero offeso nel vederla scappare.

Mi era sembrata la maniera migliore per rompere il ghiaccio.

Ci tenevo veramente a scusarmi con lei, ma se avesse continuato a scappare a quella maniera solo vedendomi ridacchiare, cosa avrebbe fatto qualora le avessi rivolto la parola?

Decisi che dovevo parlarle e basta. L’avrei avvicinata mentre non era da sola e le avrei chiesto di incontrarmi coi due cretini per parlare.

Fu divertente vedere la sua faccia stupita, anche se a stupirsi fui anzitutto la mia persona nel vedere che nessuno dei tre aveva rimostranze nei miei confronti, soprattutto lei, che aveva accolto le mie scuse con un gran sorrisone. Qualche ora prima fuggiva e qualche ora dopo mi sorrideva a quella maniera…lì per lì pensai che quella Levy fosse davvero pazza, bipolare. Degli altri due chissene fregava, tacevano.

 

Mi stupii ancora di più il giorno dopo, quando Levy pregò in lacrime Laxus di smetterla di colpirmi coi suoi fulmini.

Giustificavo benissimo la paura di Levy nei miei confronti; ero rimasto piacevolmente stupito della sua accondiscendenza e disponibilità il giorno prima; vedere però quel gamberetto preoccuparsi per me in maniera sincera il giorno dopo appena era una cosa veramente inaspettata. L’avrei capita se mi avesse odiato ancora un po’, se fosse andata avanti a mettermi il muso e avere sospetti, se avesse continuato a portare odio o rancore verso di me, come i suoi due amici, che infatti la mattina stessa erano venuti a regolare i conti con me prima che Laxus arrivasse a creare scompiglio.

Perciò quando Laxus ha provato a colpire Levy mi sono gettato a difenderla senza aspettare un secondo di più. Glielo dovevo e sapevo che quei due cretini che aveva dietro non sarebbero stati capaci di muovere un muscolo.

Mi aveva lasciato per la verità davvero davvero perplesso l’evidenza che anche a "siamo-tutti-santi-Fairy-Tail" un membro potesse attaccare così un suo nakama: non mi sembrava per niente in linea con lo spirito della gilda.

Potevo capire che Laxus, il nipote di Makarov, attaccasse me, ex-distruttore della gilda… ma Levy…un po’ ero ipocrita a parlare così, visto che cronologicamente parlando, il primo ad averla picchiata ero stato io, ma mi si doveva riconoscere che io non l’avevo conciata così come l’attacco che Laxus le aveva indirizzato contro avrebbe fatto se l’avesse colpita. Rendere incoscienti con un colpo netto non è incenerire…Non si colpiscono così le donne, specie se così indifese. Dio, quanto odio quel pikachu di merda.

 

Evidentemente il mio gesto d’ammenda e indignazione era stato da lei preso come qualcosa di eroico, perché da lì in poi Levy non avrebbe mai più smesso di mostrare fiducia nei miei confronti.

Lo fece durante la successiva battaglia contro Laxus, quando si sforzò di far uscire me e Salamander dalla gilda in cui eravamo rinchiusi per andarlo a sconfiggere e in un sacco di altre occasioni a partire da alcune missioni in cui eravamo stati compagni.

 

Il senso di colpa di aver fatto del male a quella ragazzina che era così uno scricciolo non aveva smesso di tormentarmi. Cionondimeno mano a mano che la conoscevo avevo cominciato a scoprire alcuni aspetti di lei che mi avevano colpito.

Quella Levy era grandiosa. Non era di quelle ragazze che spiccavano immediatamente nella folla, ma c’era qualcosa di speciale in lei che mi incuriosiva. Era diversa da tutte le altre ragazze della gilda.

Scoprii che mi piaceva stare nell’angolo e osservarla. Era sempre affannata e indaffarata, assolutamente incapace di nascondere i mille pensieri che le passavano nella sua operosa testolina azzurra. Avevo imparato che la cosa più sbagliata da fare quando scioglieva la fascia con cui adornava la testa era parlarle.

Seriamente, quelli erano momenti in cui a disturbarla avresti rischiato la vita.

 

In breve, senza che me ne fossi nemmeno accorto, avevo preso la mia decisione: volevo proteggerla.

Non lo avrei fatto in maniera invasiva, anche perché non avevo alcun diritto di piombare ancora prepotentemente nella sua vita come già avevo fatto. Ma avevo realizzato che era difficile trovare qualcuno di così piccolo al mondo, eppure così determinato. Quella ragazza andava difesa. Non avrei più lasciato quindi che qualcuno le mettesse le mani addosso o le facesse del male. Ma questo lo sapevo solo io.

 

Per il resto, avevo sviluppato una certa propensione a prenderla in giro. Mi divertiva farla infuriare.

Faceva ridere, cazzo, vederla cambiare colore, urlare, sbraitare e lanciare cose.

Sapeva anche far male quella merdina, se si incazzava.

Chiamarla “gamberetto” mi sembrò per un po’ di tempo la trovata più geniale della mia vita.

Ce ne misi di tempo per capire che non solo mi piaceva romperle le balle, ma che lei mi piaceva e basta. Nella mia mente si stava formando l’ipotesi che forse avevo trovato la donna giusta per me.

C’era qualcosa che mi attraeva nella maniera in cui si comportava, con tutti e soprattutto con me. Mi cercava. Non facevo altro che trattarla male alias essere me stesso…eppure volente o nolente me la ritrovavo tra i piedi. Non che mi dispiacesse così tanto per la carità, anzi. Era stupendo avere una specie di giocattolino da divertirmi a punzecchiare.

La cosa migliore, addirittura, era che ogni tanto era lei a farmi vergognare amaramente.

 

Nella media delle reazioni sensate, avrei dovuto odiarla una persona così. Invece con lei finivo per apprezzarla ancora di più.

Stare a fianco a Levy però non era così facile. Spesso si arrabbiava con me senza che neanche capissi la ragione; allora di solito mi picchiava dopo avermi insultato e se ne andava. In breve avevo imparato a riconoscere dalla sua faccia quando era arrabbiata, a cogliere le avvisaglie di un temporale all’orizzonte; nulla però poteva insegnarmi come farle passare l’arrabbiatura, per imparare avevo dalla mia solo la pratica.

Anche perché se a farla arrabbiare ero stato io col mio comportamento anzitutto dovevo capire cosa la aveva fatta infuriare.

Non ho mai avuto un carattere facile e con lei tendevo a liberare il peggio di me.

 

Fu quando cominciai a chiedermi seriamente perché mi davo tanta pena nel non farla alterare troppo che mi accorsi che i miei sentimenti verso di lei erano irrimediabilmente cambiati.

Dalla curiosità a…

Noooo non poteva essere.

La mia prima reazione fu l’orrore nel vedere che non solo ero davvero diventato una fatina buona come Makarov mi aveva spinto a fare, ma stavo diventando troppo zuccheroso e bravo punto.

Provare addirittura amore?

Chi, io?

Non ero nato per essere una di quelle fatine buone del cazzo, io.

Non ero nato per provare sentimenti buoni per la gente in generale!

Gajeel Redfox non si innamora.

La seconda realizzazione fu che tra tutte le persone del mondo non potevo prendermi bene proprio per Levy McGarden.

Tutte ma non lei.

Perché? Be’ semplicemente perché no.

La gente mi vedeva e le si leggeva in faccia:
PAURA
AIUTO
CHE DIAVOLO…?
un DIAVOLO

PAURA!
WAHHHHH!

SCAPPATE, METTETEVI IN SALVO!

PIERCING…TROPPI

BLEAH
CAPELLI LUNGHI NERI

AIUTO!!!
POCO DI BUONO
METALLARO
PERICOLOSO

DA EVITARE

Lo sapevo e mi andava benissimo così.

Levy invece passava e la gente pensava:
CARINA

DOLCE
SIMPATICA
GENTILE
INTELLIGENTE
UNA VERA FATA

UNA RAGAZZA PERFETTA

 

Io innamorarmi di una così?

Io poter stare con una così?

Naaaaaaaaaaaaaaaaa

E poi...i nostri rapporti erano irrimediabilmente compromessi dal nostro primo incontro...

...ancora mi vergogno a ripensarci...

Però a dispetto di quello che il mio cervello diceava, il mio cuore andava per i fatti suoi e il fatto che sì, anche io avessi finito per innamorarmi, era divenuto palese.

Ma dovevo essere saldo, mi dicevo.

Quella stava davvero facendo diventare una fatina buona anche me e ok ascoltare Makarov, ma c’era un limite.

Per qualche orgoglio maschilista e sessista, anzitutto, non volevo che la faccia del rude uomo di mondo che mi ero creato venisse cancellata da fiorellini e cuoricini.

Come dicevo, ero un coglione.

 

Ma al di là di questo, ben presto il vero ostacolo con Levy non fu più il mio orgoglio, ma la paura di perderla.

Avevo giurato a me stesso che non le avrei mai più fatto del male.

Proteggere Levy sì, si poteva -e doveva- fare, ma amarla no.

Perchè io la amavo, e questo era sicuro. Ma lei?

Sapere che provavo qualcosa per lei avrebbe potuto spaventarla e allontanarla da me.

Che guardia del corpo del cazzo si innamorava della sua protetta?

E poi non dovevo confondermi: mi aveva accettato come amico, nakama…stop.

 

Inoltre, non è normale una che si innamora di chi le ha fatto del male. Di gente che si comportava così avevamo già quella piagnona di Lluvia che correva dietro allo stripper che l’aveva sbattuta qua e là sul tetto della Phantom Lord al tempo dello scontro tra le nostre due gilde; Lluvia con la sua sindrome di Stoccolma bastava e avanzava.

Levy non era una ragazza comune, ma la ritenevo assolutamente normale, anzi, dotata di troppo cervello perché le piacesse uno come me.

...Evidentemente però Levy davvero non è normale, ma tant’è e la cosa va tutto a mio favore. Ghhihihihihi.

 

Comunque, continuavo tutto sommato a non ritenermi adatto a lei, anche se parte del mio cervello urlava che lei era assolutamente la donna che faceva per me. Perciò la guardavo da lontano e facevo di tutto per reprimere ogni istinto che non fosse casto e puro nei suoi confronti. E giuro che era fatica...

Inoltre al di là di tutti i discorsi sulla differenza di carattere, di aspetto e cose simili, a un certo punto mi trovai a farmi i conti in tasca: quanti anni di differenza avevamo io e lei?

La scoperta mi lasciò a terra stordito come un attacco del pikachu rabbioso della gilda: Levy aveva circa 17 anni quando l’ho conosciuta, adesso ne aveva appena 18. Pensavo ai miei di anni.

Ero un pedofilo, insomma?

Evidentemente anche per quella domanda la risposta era affermativa.

 

Le cose peggiorarono ulteriormente quando nei suoi atteggiamenti cominciai a cogliere i segni di come il mio interesse fosse abbondantemente ricambiato.

Mi ero cacciato in una trappola e ci stavo trascinando pure lei. Anzi oramai avevo bell’e che concluso l’opera.

Bel pirla...

Che cazzo avrei dovuto fare a quel punto?

Ero un coglione, torno a ripeterlo.

La mia mente elaborò una sola risposta: allontanarla.

 

Cominciò allora un giochetto del “ti sto vicino, ma non troppo” che speravo servisse a calmare i bollenti spiriti a entrambi- specie i miei- e mantenere la nostra amicizia semplicemente e solo tale. Volevo restare sempre e solo il bodyguard.

 

Fu la sequela dei litigi e delle incomprensioni.

Perché io potevo fingere di non essere innamorato perso di lei, potevo fingere di non vederla frustrata quando non le davo le attenzioni che avrebbe voluto – e che meritava-, potevo fingere di non essere interessato ai suoi sentimenti; ma lo ero, e per dieci atti di indifferenza partiva l’atto di gelosia o la carineria.

Per un lunghissimo periodo di tempo non so quanti pugni mi sono tirato da solo in preda alla frustrazione.

Non potevo andare avanti così.

Quella mia strategia era una idiozia colossale.

La stavo facendo soffrire più di quanto avesse meritato e soprattutto stavo fallendo in ciò che mi ero ripromesso di non fare mai più: farla piangere.

Il punto clou fu quando per colpa mia si ubriacò al castello alla festa del castello dopo un litigio bello e buono. Avevo capito benissimo che quello che stava facendo era confessarsi, ma fingere di aver frainteso il senso del discorso era più facile. Altrimenti avrei dovuto assumermi delle responsabilità che non volevo prendermi.

Ero convito che metterci assieme, ammettere di fronte a lei che mi ero innamorato avrebbe reso tutto troppo complicato tra noi due.

Perché io sono un drago e lei una fata.

Quella sera, quando fui io a raccoglierla mezza addormentata, in completa solitudine, su un divano, quando fui io a riaccompagnarla a casa fino al dormitorio a Fairy Hills, non potei fare a meno di sentire il peso di quanto fossi una merda. Riuscii ad accompagnarla sino in camera sua perché nessuno quella sera faceva la guardia in portineria. Fu con un’occhiata di profondo rammarico che la depositai gentilmente nel suo letto, così com’era, la coprii appena una coperta mentre farfugliava quanto fossi stronzo. L’avevo ignorata per tutta la sera ed era per colpa mia se adesso era conciata così. Sentirsi dare dello stronzo era il meno. La responsabilità di tutto quel casino ERA MIA.

Ma per una ragione non bene identificata credevo che per quanto ciò stesse facendo soffrire entrambi, facevo bene a comportarmi così.

Quando mi parve essersi tranquillizzata, me ne andai. Non volevo mi trovasse lì.

Domani sarebbe stato un altro giorno. Forse mi avrebbe odiato, forse avrebbe dimenticato tutto, forse sarebbe andato tutto come sempre. Io comunque avrei fatto finta di niente. Non dirle che l’amavo era la cosa giusta, perciò facevo bene a tenere la bocca cucita.

 

Di tutto avrebbe tentato di minare la mia risoluzione.

Il giorno che si vestì da coniglietta e girò così per la gilda, non ce la feci a rimanere impassibile e piuttosto che suicidarmi sul posto per evitare di dar sfogo ai miei più bassi istinti – perché Levy quel giorno ispirava bassi istinti- imbastii una scenata atta a levarmela di torno. Due secondi ancora davanti alla mia vista e non avrei più risposto delle mie azioni.

Il giorno che quasi a costo della sua stessa vita mi regalò tutta l’aria che i suoi piccoli polmoni avevano immagazzinato per permettermi di riprendermi e non perire sotto i colpi di Torafusa, feci di tutto per mantenermi lucido e pensare a come sfruttare la presenza della mia Levy, incolume, e i suoi poteri per uscire da quella brutta situazione e salvare tutti; ma fu una fatica focalizzarsi sul combattimento piuttosto sul fatto che mi avesse appena baciato. Vinsi solo perché, se Torafusa mi avesse sconfitto, non avrei più avuto alcuna speranza di ricevere un altro bacio da lei in futuro.

Perché io potevo dirmi che per noi non c’era storia e comportarmi in maniera tale da dissuadere Levy dalle sue propensioni amorose; ma il mio cuore restava legato a lei e tutte le mie più rosee speranze erano popolate dalla sua presenza.

E poi vennero i giorni in cui Levy vide tutta la mia debolezza, come quando mi scoprì in lacrime per la morte di Belno; quella volta davvero non riuscii a farcela senza il suo sostegno. Ebbi solo un abbraccio da lei, un abbraccio caldo, che parlava di tutto l’amore reciproco che ci ostinavamo a lasciare in sospeso. Perché lei, dopo tutte le volte in cui si era fatta forza e aveva cercato di confessarsi senza che io glielo lasciassi fare, aveva deciso di lasciare che fossi io a compiere il prossimo passo, quello decisivo.

Giuro che sentendola stretta a me il mio unico desiderio era baciarla, perché sapevo che solo lei avrebbe potuto lenire il mio dolore, lei che, nonostante continuassi a lasciare terra bruciata tutto attorno a me, nonostante continuassi a ricoprirmi di scaglie impenetrabili, nonostante ogni mio tira e molla, nonostante tentassi di allontanarla, tenerla vicina ma non troppo, sapeva vedere lati di me che nemmeno conoscevo, sapeva attraversare il deserto della mia anima in subbuglio e darmi un po’ di requie.

Volevo baciarla, davvero, in quel momento, per farle capire che sapevo che mi amava e che anche io credevo che lei fosse quella giusta per me. Era del contrario che non potevo essere sicuro…e perciò mi trattenevo.

Ma che diritto avevo io di volere proprio lei?

Io ero cambiato, tanto, grazie a lei. Levy era una delle principali ragioni per cui la mia viva aveva ripreso ad avere un senso. Ma desiderare che le cose tra noi fossero andate in maniera diversa non bastava per cancallare il passato o le mille ragioni per cui continuvo a dirmi che dovevamo rimanere amici e basta, per quanto ambedue fossimo follemente innamorati l'uno dell'altra.

Dopodichè una fase della mia vita ebbe termine con la scoperta di cosa accadde veramente il 7 luglio 777 e la morte di Metalicana. Ero pronto alla sua dipartita e il nostro addio è stato mesto e poco commosso, come sapevo che anche Metallicana avrebbe preferito.

Metalicana mi aveva lasciato con un ultimo consiglio, un blando avvertimento e un nuovo scopo per la mia vita. Il tutto con un’unica frase.

Le sue ultime parole erano state infatti sui miei occhi e mi avevano turbato non poco.

“Continuano ad avere una luminescenza maligna, Gajeel” si era limitato a dire

Dopodichè se ne era andato, per sempre.

Metallicana aveva sempre saputo che fare il duro era il mio modo per nascondere le mie debolezze e incertezze. Era bastato un attimo a quell’impertinente di mio padre per capire che il mio cuore era turbato, che ancora avevo qualcosa in sospeso con me stesso.  

Per Levy ero cambiato, certo, ma non abbastanza.

Restavo un burbero, bruto, cocciuto…impaurito dal rifiuto, dal tradimento, dalla sofferenza. Per questo tergiversavo con lei e tergiversando continuavo a essere uno stronzo.

Le parole di Metalicana volevano dire una sola cosa: “dille cosa provi…sii te stesso senza avere paura”.

Solo allora il mio cuore fu gravato di un nuovo rammarico: davvero, d’ora in poi, non avrei mai più potuto sperare di dimostrare a Metallicana che potevo migliorare, che sapevo dire addio anche a quelle mie insicurezze. Fargli sapere che c’ero riuscito, quando alla fine sarebbe giunto il momento della mia confessione. Perché se lo diceva lui probabilmente aveva ragione…dovevo davvero lasciare da parte tute le ritrosie, i “se” e i “ma” e confessare a Levy ciò che provavo, nonostante il nostro passato, nonostante chi fossimo, nonostante la nostra età, nonostante tutto il gran casino che avevo combinato. 

Non avevo reso fiero di me Belno, non avrei potuto farlo nemmeno con mio padre, perchè oramai era troppo tardi. Ma non era troppo tardi per me.

Neppure lo sprone di mio padre, tuttavia, si sarebbe alla fine rivelato sufficiente per spingermi a confessarmi

.

Non sapevo più cosa fare quando la sorte mise me e Levy di fronte all’unica condizione che avrebbe portato l’uno e l’altra a realizzare davvero cosa volevamo: la separazione.

Di punto in bianco la mia strada e quella di Levy si divisero con la chiusura della gilda, probabilmente senza che nessuno dei due avesse davvero compreso cosa stava accadendo e le conseguenze di ciò che stavamo facendo. Semplicemente accadde.

Ma per quanto doloroso, quel periodo fu una fortuna.

Solo così, a malincuore, avremmo avuto modo per riflettere e decidere, una volta per tutte, cosa sarebbe stato di quel “noi” che sino ad allora era stato solo ipotetico; sarebbe stato necessario del tempo, ma qualcosa dovevamo pur decidere orima o poi...

Ma questo è quanto dico a posteriori.

Lì per lì, quando la vidi partire e allontanarsi pian piano, su un carretto, da sola, seppi solo darmi del coglione.

 

Era incontrovertibilmente un dato di fatto: quel gamberetto aveva ammansito un drago.

E il drago si era lasciato sfuggire il gamberetto.

 

This is the story of a girl

Who cried a river and drowned the whole world

And while she looked so sad in photographs

I absolutely love her

When she smiles

 

Now how many days in a year

She woke up with hope

But she only found tears

And I can be so insincere

Making her promises never for real

As long as she stands there waiting

Wearing the holes in the soles of her shoes

Now how many days disappear

When you look in the mirror

So how do you choose

 

Your clothes never wear as well the next day

And your hair never falls in quite the same way

You never seem to run out of things to say

 

This is the story of a girl

Who cried a river and drowned the whole world

And while she looked so sad in photographs

I absolutely love her

When she smiles

 

Now how many lovers would stay

Just to put up with this shit day after day

Now how did we wind up this way

Watching our mouths for the words that we say

As long as we stand here waiting

Wearing the clothes or the soles that we choose

Now how do we get there today

When we're walking too far for the price of our shoes

 

Your clothes never wear as well the next day

And your hair never falls in quite the same way

But you never seem to run out of things to say

 

This is the story of a girl

Who cried a river and drowned the whole world

And while she looks so sad and lonely there

I absolutely love her

When she smiles

 

Well your clothes never wear as well the next day

And your hair never falls in quite the same way

You never seem to run out of things to say

 

This is the story of a girl

Who cried a river and drowned the whole world

And while she looks so sad in photographs

I absolutely love her

 

This is the story of a girl

Whose pretty face she hid from the world

And while she looks so sad and lonely there

I absolutely love her

 

This is the story of a girl

Who cried a river and drowned the whole world

And while she looked so sad in photographs

I absolutely love her

When she smiles

When she smiles!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Un nuovo inizio ***


CAPITOLO 2
Un nuovo inizio
Dal nuovo diario di Levy MacGarden

Caro (nuovo) diario,
benvenuto nella mia vita. E’ da un po’ che non metto per iscritto i miei pensieri e quello che mi succede...e questo per via di quello che ho combinato con il tuo predecessore…
Sì, anche prima tenevo un diario, sai? Solo che poi l’ho dato via, l’ho regalato a una persona importante come regalo d’addio.
Non ci avevo neanche pensato granché, mentre compivo quel gesto…
Sta di fatto che così è andata e ancora adesso, a distanza di mesi, non so se pentirmene o essere felice.
 
Ho passato un brutto periodo –un brutto lungo periodo- in cui mi sono sentita come persa. A un tratto tutti i miei punti di riferimento sono crollati come castelli di carta e per un po’ di tempo rimettermi in carreggiata e fare i conti con quanto avevo perso sono stati i miei unici pensieri fissi- tanto più che parte di quella difficile situazione derivava da scelte che io stessa avevo compiuto, in tutta coscienza. 
Per molto tempo non ho materialmente avuto la forza di ricominciare a scrivere, troppo presa dalla mia vita del momento e, forse, fin troppo propensa ogni due per tre a grandi riflessioni esistenziali senza che avessi bisogno di dedicarvi altro tempo mentre le riportavo su un fogli di carta.
La realtà è che fino ad oggi mettere per iscritto i miei dubbi e rimuginare su un passato che volevo solo dimenticare sentivo mi avrebbe fatto soltanto del male.
Ma adesso che ho finalmente ritrovato la serenità –o almeno, ho ricostruito un certo equilibrio-, penso che cominciare un nuovo diario possa essere un segnale positivo verso la mia voglia di andare avanti. Arrivati a questo punto, anziché destabilizzarmi, forse un diario mi concederà maggiore fermezza. O almeno lo spero.

Tuttavia, prima di cominciare a raccontarti cosa mi accadrà d’ora in poi, mi sento in dovere di spiegarti alcune cose: chi sono io, come ho “perso” il diario o meglio a chi l’ho dato, e come sono finita nelle condizioni in cui mi trovo ora. Che poi le chiamo condizioni, ma di fatto dovrei parlare di status privilegiato: da semplice maga qual ero, sono infatti diventata membro del Concilio della Magia col titolo di archivista. Ma di questo parleremo un’altra volta.

Partiamo da quando, quasi un anno fa, la sorte mi ha obbligata a rivedere tutta la mia vita, quando Fairy Tail, la mia gilda, usciva malconcia, ma completamente vittoriosa, dalla sua ultima battaglia. Sebbene per il rotto della cuffia, anche questa volta ce l’avevamo fatta…era stata dura, tanto, avevamo sofferto più che mai, ma alla fine eravamo ancora lì, tutti –o quasi, come avemmo modo di scoprire- pronti a riprendere le nostre solite vite là dove le avevamo lasciate…

La notizia dell’imminente smantellamento di Fairy Tail si presentò perciò nelle nostre vite, la mia e quella dei miei altri compagni della gilda, come un fulmine a ciel sereno. Eravamo appena sopravvissuti alla minaccia della distruzione del genere umano… chi ci avrebbe salvato ora dalla perdita di una casa a cui fare ritorno?
Messa giù così a paragone sembra poca roba, ma per noi quella notizia era più dolorosa di una stilettata dritta dritta al cuore.
La gilda non esisteva più davvero, il Master Makarov ne aveva perentoriamente ordinato la chiusura appena prima si sparire completamente dalla circolazione -chiusura di un ammasso informe di detriti, ad essere obbiettivi, visto che Elfman sotto influsso di Tartaros l’aveva fatta saltare in aria, anche se, poveretto, nessuno gliene dava la colpa...
Il problema comunque non era quello: non era la mancanza di mura fisiche il vero ostacolo di fronte a noi – a ciò, detto sinceramente, eravamo più che abituati, era quasi destino che ogni due per tre la nostra sede dovesse essere rattoppata, ristrutturata, se non dalle fondamenta riedificata.
Era proprio la gilda, Fairy Tail, col suo nome, la decennale storia e il luminoso passato a chiudere i battenti.
Sebbene qualche muro fosse ancora intatto e qualche ala più distante alla zona dell’esplosione ancora si ergesse eroicamente in piedi, nessun cantiere questa volta avrebbe sostituito il cumulo di macerie che si estendeva al posto della gilda.
Nessuna “Faity Tail” col suo simbolo a forma di ala avrebbe più imperversato per le strade di Fiore.
Magnolia non avrebbe più potuto fregiarsi della gilda delle fate che tanto le aveva procurato problemi quanto notorietà e divertimento.
Fairy Tail non avrebbe più ospitato nessuno dei suoi membri, vecchi o nuovi che fossero e non ci sarebbe più stato alcuna Master o padre a guidarci.
Nessuna gilda, insomma, sarebbe risorta delle sue ceneri come l’araba fenice.
 
Quanto a noi, eravamo allo sbando.
Cosa ne sarebbe stato di tutti, ora?
C’era chi non aveva un altro posto cui tornare, persone per le quali Fairy Tail era diventata, in un periodo più o meno breve, una vera e propria casa, se non l’unica, la sola. E certo, fino ad allora, si era anche pensato che essa fosse insostituibile.
Tra di essi c’ero io.
I miei genitori erano morti quando ero ancora piuttosto piccola, ma la gilda mi aveva subito accolta tra le sue amorevoli braccia; così ero cresciuta con talmente tanti papà, mamme, fratelli e sorelle che non avevo mai provato la benchè minima solitudine, né sofferto per qualche rimpianto.
Amavo la gilda. Non avevo alcun posto che potessi chiamare “casa” oltre a Fairy Tail. La gilda era la mia vita, l’unico posto che potessi dire di conoscere. Ed essendo cresciuta in quell’ambiente, la gilda faceva parte di me.
Sapere che non sarebbe stata riaperta mi faceva perciò male, molto, molto male.
La sorte mi obbligava a questo punto a un taglio netto col passato, senza che niente mi avesse preparata a tale passo. Senza, soprattutto che ci fosse stato spiegato un “perché”: perché era tutto finito, perché Makarov ci aveva abbandonati, cosa era successo perché le cose prendessero quella piega senza alcun preavviso.
Improvvisamente, capivo perfettamente come si possa sentire una pianta estirpata dal terreno, separata dalle proprie radici.
 
I muri della gilda potevano crollare, ma ci eravamo ripetuti fino allo sfinimento che niente avrebbe mai reciso il legame che ci univa. E invece…
Capivo che quel giochetto della “famigliola felice” aveva avuto bruscamente termine, che quella fase della mia vita si era conclusa. Non saremmo più tornati indietro a quello che finora eravamo stati.
E infatti, con la chiusura di Fairy Tail, piano piano cominciarono a separarsi pure i suoi membri.
Cosa sarebbe rimasto, ora, della nostra famiglia, per la quale avevamo pianto, sofferto e lottato tanto?
Per la prima volta noi di Fairy Tail ci saremmo divisi sul serio, ognuno sarebbe andato per la propria strada. Non saremmo più stati nakama.
C’erano amici che mi dispiaceva perdere e con cui avrei fatto di tutto per rimanere bene o male in contatto, anche se adesso sarebbe stato più difficile. Restava l’affetto, ma ci mancava un posto dove portare avanti la nostra vita di condivisione.
Chissà se ci saremmo incontrati di nuovo.


Eppure, allontanandoci, avevo un vago presentimento. Diverse erano le ragioni che spingevano ognuno alle sue nuove scelte, a decidere cosa d’ora in poi si sarebbe fatto; ma in fondo al cuore…
In fondo al cuore, in realtà, una vocina mi diceva che Fairy Tail non sarebbe morta così, in maniera brusca e inspiegabile. Quello che ci apprestavamo ad affrontare era solo un periodo sabbatico.
Sarebbe durato un anno, due forse? Nessuno lo poteva sapere, ma ero sicura che nel mentre ognuno di noi avrebbe fatto di tutto per migliorarsi e ricostruire una Fairy Tail ancora più forte quando sarebbe giunto il momento.
Non era una certezza al 100%, solo una speranza. Anzi, una tenera bugia palliativa che poteva aiutarmi a superare quel difficile momento. Ma me lo sentivo, e devi sapere, diario, che quando ho dei presentimenti in genere si avverano (quindi trema pure, d’ora in poi, quando ti dirò che ho dei “sentori”; perché in genere diventano reali e in genere non sono mai buoni): Fairy Tail non sarebbe sparita così, senza fare rumore. E fu con questo pensiero di fiduciosa insicurezza che noi vari membri della gilda ci salutammo.
 
Il perché vero di tutto quanto stesse accadendo attorno a noi lo ignoravo, come tutti; sebbene il dolore della separazione fosse duro da sopportare, sentivamo comunque che si trattava di un momento inevitabile, una specie di rito di passaggio che a giusto titolo eravamo chiamati a compiere; anzi, quello che stavamo affrontando ci sembrava la giusta conclusione per un promettente nuovo inizio.
Restava il rimpianto, ma nonostante tutto io stessa non potevo che vedere un mondo aperto ricco di opportunità ed avventure proprio davanti a me, pronto ad accogliermi. Dovevo solo sforzarmi un po’…
 
Ci fu, del resto, chi se ne andò silenziosamente appena sconfitto il nemico, partendo per non-si-sapeva-dove a fare non-si-sapeva-cosa, come Makarov, oppure lasciando appena un biglietto e facendo perdere le proprie tracce, come Lucy mi raccontò aveva fatto lo stesso Natsu –con Happy, ovviamente-, prima ancora che il triste annuncio della chiusura di Fairy Tail fosse dato.
Ma non fu un caso raro. Molti appunto si congedarono con un arrivederci, e d’altro canto molti, come ebbero ricevuto la notizia dello smantellamento della gilda, semplicemente sparirono prendendo la propria strada, di punto in bianco, lasciando i saluti in forse, come si fa quando si parte per una vacanza improvvisata. L’atmosfera di Fairy Tail, più che spezzata, sembrò quasi sospesa…Anche questo, più che un segno di delusione, fu per me la conferma che anche secondo altri Fairy Tail sarebbe nata di nuovo e che in futuro avremmo potuto ripartire da zero. Anzi, da + 100. A tempo debito, forse, avrei di nuovo potuto chiamare Fairy Tai “casa” e ritrovarvi una “famiglia”. Bastava, appunto, improvvisare nel mente.
 
Restava il problema di cosa avrei fatto d’ora innanzi. Intimamente non me la sentivo di entrare in un’altra gilda. Fairy Tail aveva significato tutto per me e mi sarei sentita una vera traditrice a portare anche solo temporaneamente su di me il marchio di qualche altra associazione di maghi.
Sicuramente avevo bisogno di lavorare. Avevo da parte un piccolo gruzzoletto racimolato in anni e anni di missioni portate a termine sin dalla più tenera età, perciò avrei potuto cercarmi con calma una occupazione sufficientemente remunerativa e una dimora sufficientemente degna.
Avevo sempre la mia magia e soprattutto la mia intelligenza e la mia erudizione. Qualcosa, mi dicevo, avrei trovato di sicuro. Avevo già alcune idee su come e dove avrei potuto trovare i primi ingaggi e impieghi; mentre finivo di stipare le mie valigie dei miei poveri beni –pochi vestiti, tanti libri, così tanti che sicuramente non avrei potuto portarne che una minima parte con me- la mia mente volava ad avventure di tutt’altro tipo rispetto a quelle del passato e che stavano solo aspettando me per cominciare.

Solo due faccende mi risultavano problematiche: dovevo decidere cosa sarebbe stato degli Shadow Gear e dovevo affrontare Gajeel.
Per quanto riguardava la prima questione, pensavo che la cosa più logica da fare sarebbe stata smantellare, questa volta definitivamente, anche il gruppo. Io, Jet e Droy eravamo cresciuti assieme, ma appunto eravamo cresciuti. Finchè Fairy Tail era esistita aveva avuto senso per noi continuare a collaborare, in virtù del nostro vincolo di amicizia. Tuttavia, questo era forse il momento in cui ognuno di noi avrebbe trovatolo stimolo e la forza per proseguire lungo la via più congeniale per sé.
Sapevo però che la decisione era presa più facilmente a parole che non nei fatti. Sicuramente i ragazzi non avrebbero accettato di buon grado la mia decisione e si sarebbero opposti con tutte le loro forze. Come dargli torto: del resto dopo lo smantellamento di Fairy Tail lo scioglimento degli Shadow Gear avrebbe costituito per il loro gruppo la perdita di un ennesimo punto di riferimento su cui avevano potuto contare sin dall’infanzia.
Tuttavia ero convinta della mia scelta e decisa ad andare avanti, stavolta, per la prima volta, davvero solo sulle mie sole gambe.
La realtà era che, sotto sotto, semplicemente volevo dimostrare qualcosa a me stessa.
 
Le svariate battaglie che avevo combattuto sinora mi avevano insegnato una cosa: che sarei dovuta diventare più forte se intendevo rientrare a far parte un giorno o l’altro del mondo dei maghi a testa alta. Quando Fairy Tail sarebbe stata ricostituita, per allora avrei dovuto essere più consapevole dei miei poteri, più pronta nell’usarli, meno ingenua nei confronti del mondo e più capace di affrontare davvero una battaglia. Se volevo essere al fianco di chi amavo ed essere in grado di proteggere quanto di caro avevo al mondo non potevo restare così com’ero. Ora come ora non ero tagliata per la battaglia, anche se fino a quel momento un po’ per fortuna, un po’ perché aiutata, me la ero sempre cavata. Ma avevo ben chiare in mente tutte le volte che Gajeel mi aveva allontanata dagli scontri dicendomi che sarei stata più utile altrimenti: su Tenrou, quando mi mandò a chiamare rinforzi mentre lui combatteva con Grimoire Hearth, oppure durante la battaglia della porta del tempo, quando mi fece allontanare dalla battaglia contro i draghi per avvertire gli altri, e potrei andare avanti a elencare decine e decine di occasioni simili. Un modo gentile per salvarmi la pelle, togliermi d’impiccio, ma farmi sentire lo stesso utile senza offendermi. Era fin troppo facile capirlo.


Ma i medesimi avvenimenti mi avevano anche messa di fronte a un’eventualità cui in precedenza non avevo mai dato così tanto peso. 
E se quella della magia non fosse la strada che faceva per me?
Certo, ero nata con dei poteri magici, tuttavia non per questa ragione essi dovevano divenire il mio unico mezzo di sopravvivenza. La natura mi aveva provvista di un gran cervello, sul quale, in quel momento, confidavo di poter fare affidamento molto più che sui miei poteri. L’unica cosa buona che la magia mi aveva permesso di fare era stata in occasione della sfida contro Laxus, quando mi aveva permesso di riscrivere le rune di Freed e liberare così Gajeel e Natsu.
Mi intendevo moltissimo di alfabeti, di lingue, di tante cose da pura secchiona.
Era perciò giunto il momento di vedere come me la potevo cavare al di fuori del mondo della magia, da cui ero sempre stata protetta. Forse sarebbe stata la volta buona, per me, per trovare la mia vera strada… Anche per questo non volevo che la faccenda degli Shadow Gear si trascinasse oltre. Le mie gambe dovevano essere le mie e non quelle del mio gruppo.
Almeno così mi dicevo, mentre preparavo l’ultimo pacchetto con le mie cose.
Restavano ormai da fare solo i saluti definitivi…
 
La separazione da Jet e Droy, come previsto non fu indolore. Tuttavia si sforzarono di comprendere il mio punto di vista.
Versammo molte lacrime, ma le addolcimmo anche con risate ed abbracci.
Ci lasciamo promettendoci di rimanere in contatto.
Dopotutto era solo un arrivederci, come avevo ripetuto più volte. E niente avrebbe impedito agli Shadow Gear di rinascere assieme a una nuova Fairy Tail. Di sicuro, adesso, i tempi non erano maturi per nulla di tutto questo.
Io soprattutto ero troppo indecisa sul mio futuro, su cosa sarebbe stato di me per fare promesse che andavano oltre la prosecuzione di contatti amichevoli.
 
Ciò a cui non ero preparata era il saluto che avrei ricevuto da Gajeel, la conclusione della seconda questione a cui dovevo giungere prima di cominciare la mia nuova vita.
Io e lui ci scontrammo quasi per caso mentre anch’egli stava racimolando le ultime cose prima della partenza.
"Ohlà Gajeel!" lo salutai gioviale.
"Levy!" ribattè con un cenno di saluto.
"Come va con gli scatoloni?"
"Baaaah…"
Restammo in silenzio un lungo minuto a guardarci.
Neanche io sapevo esattamente cosa dire, non mi ero preparata alcun discorso, anche se di cose gliene avrei volute dire tante.  Anche perché l’ultimo discorso che avevo provato ad approntare secoli prima non era servito a niente. Del resto cosa c’era da dire?
Eravamo sopravvissuti assieme ai soldati, ai mostri, persino ai draghi. E ora stavamo partendo, ognuno per la propria strada, così, come se nulla fosse.
Come se non avessimo condiviso nulla in tutto quel tempo e potessimo lasciare volare via nel primo soffio di vento quanto era accaduto tra noi.
Come se ancora fossimo niente più che conoscenti, che avevano condiviso tanto, ma nulla di veramente significativo.
Per la carità non era accaduto chissà poi granchè, ma io avevo continuato seriamente a sperare in un qualcosa tra noi, anche se eravamo sempre rimasti molto nel vago, se i  erano sempre stati più no che sì, se l’incertezza era stata il leit motiv del nostro frequentarci, accompagnarci, sostenerci e supportarci.
Eravamo solo amici sebbene fosse successe così tanto, sebbene avessimo versato lacrime, condiviso risate, rubato baci, sospiri e speranze.
Del resto in tutti quei giorni di preparativi io non gli avevo chiesto di partire con me, né tantomeno simili proposte erano giunte da lui.


Così mi ero convinta definitivamente di avere un’unica certezza al riguardo: di non essere degna di lui, della sua forza e del suo coraggio.
Era finita così, senza essere mai nemmeno davvero cominciata, se non, forse, nella mia testa. Anche se i segnali c’erano stati, e inequivocabili, a detta non solo mia.
Ma erano sfumanti in niente e in niente si sarebbero persi d’ora in poi, per sempre.
Forse però, proprio perché finalmente lo avevo capito, anche se piuttosto tardi, ero a questo punto pronta a lasciarmi alle spalle anche quel mio amore non corrisposto o corrisposto solo a metà, comunque non abbastanza da essere trascinato oltre. Non ora che erano sia la mia volontà sia la mia attuale situazione e impormi di giungere a una risoluzione definitiva, di qualunque tipo.
Nondimeno, non potevo che sentire la terra mancarmi sotto i piedi al pensiero che, chiusa la gilda, non sarebbe rimasto davvero più niente di esterno e concreto a legarci, a tenere assieme me e Gajeel.
Forse un giorno sarei diventata la donna giusta per lui e a questa speranza ancora non ero disposta a rinunciare. Ma ora come ora…sentivo che non potevo esserlo, ne ero sicura, perciò era inutile insistere.
 
Anche quella volta, su quel ballatoio, era stato il puro caso a fare incrociare le nostre strade, mentre io camminavo sommersa da scatoloni di libri e lui si aggirava per la gilda alla ricerca di rottami di ferro da raccogliere come scorta di cibo in caso d’emergenza.
Almeno sapevo che lui non sarebbe stato solo: Panther Lily sarebbe sicuramente andato con lui. La cosa mi dava sollievo, perché sapevo che sull’exceed potevo contare. Gli avrebbe perlomeno impedito di fare troppe sciocchezze e forse avrebbe pure dato un occhio al suo regime alimentare. Sarebbero stati bene assieme, quei due.
Anche il micione mi sarebbe mancato, non solo Gajeel.
 
Quei pensieri non potevano rendere meno pesante l’incertezza che aleggiava come una cappa di ferro tra noi due.http://i68.tinypic.com/24xj5sy.jpg
Alla fine mi schiarii la gola e pronunciai severa, cercando di nascondere il tremito della mia voce: “Vedi di nutrirti di cibo umano, nei giorni a venire, oltre che di ferro”.
“Tranquilla tappa, questa roba tutta scintillante la terrò di scorta” fece, indicando con un cenno uno scatolone pieno di viti bulloni e ferraglia varia.
Gettai un’occhiata rapida e rimasi inorridita. Altro che acciaio lucente.
“Gajeel metà di questa roba è arrugginita…non ti fa male la ruggine?”
“Tanto quanto la muffa- replicò con semplicità facendo spallucce – anche per questo spero di poterne fare a meno, sinceramente. Comunque è pure ferraccio di pessima qualità, a priori sfamerebbe poco”
“Così ti ammazzerai…”
“Naaaaa…” si limitò a ribattere scuotendo la mano.
“Per questo ne raccogli tanto?”
“Ehggià. Mi mancherà il ferro che mi procuravi tu con la magia, gamberetto. Quello sì che era ferro di ottima qualità”. Lo disse quasi con noncuranza.
Io arrossii violentemente, anche se feci di tutto per non darlo a vedere. Confidavo che la ricerca di ferro nella credenza che Gajeel stava ispezionando centimetro per centimetro sarebbe durata ancora parecchio, o almeno un tempo sufficientemente lungo da farmi tornare di un colore normale.
Perché doveva sempre avere delle uscite del genere?
Per una Scripter come me quello non era un complimento, era un Signor Complimento.


Agii d’istinto. Quella strana cosa che ogni tanto anche in me si risvegliava.
Posai a terra il mio carico di roba e mi diressi verso lo scatolone di Gajeel.
In men che non si dica fu ricolmo di ferro della migliore delle qualità esistente. Del resto, il bello del materializzare idee era davvero quello di portare nel mondo reale i concetti astratti nella loro purezza.
Quand’ebbi finito mi asciugai il sudore dalla fronte e mi sfregai le mani soddisfatta. Ora nello scatolone rilucevano tante sbarrette di metallo; avvicinandosi ci si sarebbe accorti che in realtà si trattava di minute materializzazione in Solid Script della parola “iron”.
Quando Gajeel mi si fece vicino per gettare nello scatolone quattro viti sbilenche, rimase colpito dal ben di dio che si trovava davanti a lui al posto della ferraglia di prima.
Non riuscii a celare il mio sorriso soddisfatto.
“Levy…”
“Prendilo come un regalo d’addio; spero non sia troppo pesante” dissi con falsa allegria.
Non so perché mi uscirono quelle parole, quelle e basta.
Avrei voluto urlargli: “Ehi, Gajeel, dimmi dove andrai e ti inseguirò in capo al mondo”.
Ma non lo feci.
Ero così pronta, così desiderosa di digli addio e di lasciarmi tutto alle spalle?
Gajeel era rimasto interdetto e non aveva la forza quasi di respirare, ma trovò ugualmente le parole per ribattere: “Zitta, donna, non sottovalutare il grande Gajeel, che peso vuoi che sia questo per me!”
Avevo le lacrime agli occhi, ma non per le sue parole…cioè si era per quelle, ma solo perché temevo che da un momento all’altro avremmo potuto mettere fine a quella discussione, che sarebbe stata l’ultima, chissà per quanto, magari per sempre.
Non so che espressione avessi in faccia, ma credo fosse orribile.
“ Comunque…grazie”.
I suoi penetranti occhi rossi si erano fissati su di me solo un momento prima di posarsi altrove.
Sorrisi.
Burbero, ma in fondo in fondo mansueto.
 
Perché con una parola gentile tra le tante scontrose sapeva sempre sciogliermi?
Ma perché quello era Gajeel, il Gajeel di cui mi ero innamorata. Anche se invano.
Per questo volevo allontanarmi portando con me almeno il ricordo dolceamaro di questo amore impossibile, destinato a restare forse niente più che un amore giovanile.
Lo guardai un'ultima volta. Non avevamo altro da dirci.
Feci per alzarmi e andarmene.
Era finita davvero.
Era ora di andare.
 
Fu con sorpresa che lo vidi caricarsi in spalla i miei scatoloni,
“Ti do una mano. Ah solo per sdebitarmi, chiaro? Dove li stavi portando?”
“Fuori c’è un carretto che ho preso in prestito. So che dall’altro lato della città c’è una stamperia che è in cerca di traduttori e copisti. Pensavo di andare là in cerca di lavoro e intanto cercare un appartamentino non troppo costoso da affittare. Non ho le idee molto chiare. Tu?”.
Non mi sembrava il caso di versargli addosso tutti i miei dubbi per il futuro. Del resto non eravamo nemmeno capaci di gestire il presente…
“Neanche io so cosa farò.- mi rispose- Penso che partirò per un viaggio, senza una meta precisa e intanto mi sottoporrò a duri allenamenti con Lily. Non so se voglio entrare in una gilda. Ho come l’impressione che come entro in una associazione di maghi quella dopo poco chiuda…”
“Non ti facevo superstizioso”
“Diciamo scaramantico. Gamberetto.”
Sorrisi di nuovo.
In realtà avrei voluto dirgli che condividevo appieno questo suo desiderio e che ammiravo la sua fedeltà a Fairy Tail. Ma eravamo già arrivati al carretto, stracolmo di roba.


“Non dirmi che sono tutti pieni di libri…” disse indicando parecchi scatoloni chiusi e imballati con giri e giri di corde.
“La maggior parte. Purtroppo non è che una minima parte della mia biblioteca personale, ciò che ne resta…- qui so che tirai un respiro profondo- ho venduto un sacco di volumi per racimolare denaro per il futuro sai, non si può mai sapere. E io non posso arrangiarmi col ferro purtroppo per sopperire ai bisogni dello stomaco.”
“Hai venduto la tua biblioteca..?”
Gajeel era stupito.
“Essenzialmente sì. E sono stata fortunata! Un mercante che ha un negozio qui vicino ha comprato quasi tutto lui…blocco unico capisci? Devo ammettere che la mia biblioteca era piuttosto ben fornita, a detta sua- dissi, con un pizzico di orgoglio, tutta impettita; sospirai -…però appunto era…domani il tipo verrà a ritirare tutto quanto alla reception di Fairy Hills. Io non ci sarò nemmeno, per dargli un ultimo saluto, mi sono fatta dare un pagamento anticipato, ma il tipo ha accettato perché mi conosceva e mi ha creduto sulla fiducia.”
Forse quella era davvero l’ultima volta che ci vedevamo, l’ultima volta che potevo vedere il suo volto. E io parlavo di dare l’ultimo saluto ai libri.
Ma un altro elemento della mia frase aveva colpito Gajeel…
“Come non ci sarai?”
“Parto”
Io non è che partivo. Io stavo partendo.
“Quando?”
Abbassai la voce di un tono per dargli la mia risposta.
“Più o meno adesso…”
Vedevo lo sgomento sul suo volto.
Ecco. Credo che quello sarebbe stato un buon momento per rivelargli quello che provavo. Sarebbe stato anche piuttosto romantico.
Sarebbe bastata una sua parola per convincermi a rimangiarmi tutto, a rivedere i miei progetti, a trovare in lui quella certezza che finora avevo cercato senza ottenere nulla.
La mia codardia toccava all’epoca ancora dei livelli di assoluto primato. Avevo paura di sentirmi rifiutare, proprio in quel momento in cui stavo mettendo in discussione tutta me stessa. Non lo potevo accettare, semplicemente, un “no” eventuale.
Perciò, per l’ultima volta, non aggiunsi niente.
 
Fu allora però che ebbi un’illuminazione: avrei lasciato qualcosa di mio a Gajeel per ricordargli di me. Gettai lo sguardo attorno a me e gli occhi si posarono su l’unico scatolone caricato ancora aperto.
Trionfava in cima a tutti i libri un volume dimesso e senza dicitura di copertina: il mio Diario. Quel diario conteneva tutto quello che avevo pensato e scritto dalla comparsa di Gajeel fino ad allora.
Non stetti a riflettere molto.
Sapevo di un incantesimo che nascondeva per sempre le vere parole di un libro anagrammandone interamente i caratteri. Me ne aveva parlato Lucy, che si era imbattuta in questo incantesimo durante una missione e io, tutta esaltata, avevo avviato le ricerche per scoprire di che incantesimo si trattasse. Avevo finito per imparare come praticarlo e ora forse quella mia semplice curiosità mi sarebbe tornata utile.
Presi il diario e praticai l’incantesimo alla svelta. Lucy mi aveva detto che quello che usciva dall’incantesimo era tendenzialmente una versione letterariamente criticabile alla bell’e meglio raffazzonata e a mala pena leggibile di un testo rielaborato a partire dal contenuto originario, irrecuperabile se non con un contro-incantesimo. Il risultato era qualcosa di davvero orribile. Quell’incantesimo era capace di trasformare anche il libro più bello del mondo in una fanfiction di pessima qualità.
Volevo però a tutti i costi che Gajeel avesse qualcosa di mio, qualcosa che sapesse veramente di me. E niente mi sembrò rispondere meglio ai miei desideri di quel volumetto. Non ne avrebbe letto il contenuto vero, ma avrebbe potuto portare con sé un autografo con la mia calligrafia.
Appena i fasci di luce della magia ebbero smesso di attorcigliarsi attorno al libro, lo porsi a Gajeel che mi guardò stupito.

“Tieni. Vorrei che questo lo avessi tu. Così avrai qualcosa che ti ricorderà di me…e che non potrai mangiare.”
“Non ci giurerei, gamberetto” disse di rimando Gajeel motteggiandomi.
Era fatto così.
Mai una risposta seria.
“Però voglio qualcosa in cambio”
Notai un sopracciglio aggrottato.
Forse lo avevo messo troppo in imbarazzo.
Alla fine lui non mi aveva chiesto niente, ero io che stavo facendo tutto da sola.
Gajeel sembrò rifletterci un po’ su, poi si slacciò la fascia che di solito teneva al braccio.

“E’ piuttosto lurida, ma non ho granchè altro da darti.”
Prendendola, a me quella sembrava il regalo più bello del mondo.
 “…E con questo siamo 2 a 1 però. La prossima volta che ci vedremo avrò anche io qualcosa di bello da darti, gamberetto”

Sorrisi.
Non osavo sperare che quella promessa sarebbe stata mantenuta davvero, ma il fatto stesso che Gajeel avesse anche solo formulato quei pensieri mi rendeva felice. Non credevo che ci saremmo rivisti veramente, un giorno, ma quelle parole mi riempirono ugualmente di gioia. Le avrei conservate per sempre nel mio cuore come un prezioso ricordo.
Lily spuntò all’orizzonte appena in tempo per ricevere anche lui il mio ultimo saluto. Vedevo dispiacere sul suo volto, ma fu prodigo di parole benauguranti.
Con ciò, tuttavia, nulla mi tratteneva più in quel luogo.
 
No, non potevo rimanere oltre a Fairy Tail.
Quello che avevo caricato – o meglio che Gajeel aveva caricato per me- era davvero l’ultimo scatolone.
Il sole splendeva alto nel cielo, senza una nuvola all’orizzonte.
Era ora di partire.
 
Diedi uno strattone alle redini e le ruote del carro si mossero. Era un carro tradizionale, trainato da un cavallo, niente fantasticherie magiche. Le mie finanze e il mio potenziale magico mi avevano consigliato di non spingermi oltre.
A un certo punto sentii la voce di Gajeel urlare un’unica raccomandazione: “Riguardati. E stai attenta ai malintenzionati”.
“Anche tu…E non invischiarti in troppe risse!”
“Ma sentila…si preoccupa per me…”

Gettai un ultimo sguardo a Gajeel prima di decidermi a fissare gli occhi sulla strada davanti a me. Traboccavano di lacrime, così tante che distinguevo a stento la via lastricata.
Sembrava terribilmente vuota.
Strinsi forte tra le mani la fascia che Gajeel mi aveva dato.
“Addio, Gajeel…” ho sussurrato tra me e me.


E’ stato esattamente in quel momento che ho realizzato di aver probabilmente appena compiuto la cazzata più grossa della mia vita.
Una fascia in cambio di un diario.
Perché diavolo IO non avevo dato a Gajeel la MIA fascia, visto che ne ho sempre una in testa, perché? Certo, certo, avevo agito d’istinto ed essendo io una persona impacciata non poteva che capitare una cosa del genere, ma perché non ci avevo pensato prima?
Eppure quello della fascia donata da una donna a un uomo è la cosa più simile del mondo al clichè del fazzoletto dell’addio…
L’istinto mi aveva guidata bene con le barrette, ma stavolta mi aveva davvero fuorviata.
 
Vero è che in passato già gli avevo regalato una fascia.
Era stato all’epoca dei grandi giochi di magia, quando come porta fortuna gli avevo donato una fascia per capelli che mi aveva accompagnata per buona parte della mia adolescenza. L’avevo scelta perché non aveva colori troppo sgargianti né eccelleva in dimensioni; avevo pensato fosse perfetta, proprio perché ero sicura che non avrebbe dato troppo nell’occhio se l’avesse piegata e nascosta in qualche tasca del suo vestito.
Quando il giorno successivo lo avevo visto scendere nell’arena con la fascia in testa, per poco non mi ero trovata a svenire sugli spalti.
Non mi aveva promesso niente.
Non gli avevo chiesto di spingersi a tanto.
Ma quel gesto valeva per me più di mille parole per me.
La fasce mi avevano sempre accompagnata sin da bambina, erano parte di me come la lettura, la Solid Script, e la gilda. E quel giorno, indossandola, era come se Gajeel mi avesse comunicato che mi pensava, che aveva voluto avermi al suo fianco e non nascosta come avevo proposto, in segreto, sotto gli occhi di tutti…anche se forse solo io potevo capire quel messaggio subliminale.
Ricevere una fascia per me non poteva che essere quindi un grande regalo.
Ma riceverla ora era anche il segno che un cerchio si chiudeva.
 
Che male avrebbe fatto se anche io gliene avessi data un’altra, l’ultima?
Sarebbe stato ripetere un regalo…ma il contesto era diverso, il significato sarebbe stato diverso. Sarebbe stato un reciproco pegno per rivedersi…
Fascia per fascia. Sarebbe stato pure più equo.
 
E invece, mi ero privata dell’unica cosa che mi avrebbe potuto aiutare a serbare il dolce ricordo di quei momenti passati assieme.
Inoltre, non solo avevo gettato via l’ultima occasione per dichiararmi, per far sapere a Gajeel quello che provavo, ma gli avevo consegnato i mano tutti i più intimi segreti nella maniera più inutile…quando piuttosto…avrei potuto parlare, avrei potuto restare, avrei potuto limitarmi a una sola fascetta.
 
No, piuttosto che parlare mi ero in pratica fatta restituire una fascia, anche se chiaramente l’intento di Gajeel era stato quello di ricambiare i due regali che gli avevo appena fatto, non di restituire alcunchè del passato.
Ma l’effetto era stato quello.
E avevo fatto tutto con le mie mani! Quello era il peggio!
Sì sono una stupida.
Ne sono più che consapevole.
 
Feci qualche chilometro con la parola “baka” che mi risuonava nella testa come un mantra da non dimenticare.
E poi sarei io quella intelligente?
Ero stata così ottusa che a paragone avrei potuto battere un masso.
 
Ma poi, alla fine…cosa me ne importava?
Era una partita che avevo perso, mi ripetevo.
Era andata.
Ed era stata tutta colpa mia e della mia codardia.
Della mia paura di vedere i miei sentimenti delusi con un bruciante “no”.
Chissà, magari avrebbe anche potuto essere un “sì” e allora la mia vita sarebbe stata tutta diversa…ma oramai e nostre strade si erano divise e i “se” e i “ma” sarebbero stati destinati a rimanere un “forse” per sempre.
Forse – eccolo il forse- era semplicemente destino che ci lasciassimo così, con praticamente tutto in sospeso. Perché se nessuno dei due riusciva a dire alcunchè, magari era perché in fondo nessuno dei due era pronto.
E così mi dicevo, tentando di consolarmi:
Magari la “prossima volta” ci sarebbe stata davvero...
Oppure, la prossima volta NON avrei potuto farmi cogliere impreparata e NON avrei potuto dargli un dono opportuno semplicemente perché non ci sarebbe stata una “prossima volta.”
Ma per adesso e probabilmente per sempre tutto ciò che rimaneva non era niente né più di un “è stato bello finchè è durato”.
Pensavo davvero fosse un addio, quello tra Gajeel e me e per quanto soffrissi mi costringevo a non rimangiarmi le mie parole e tornare sui miei passi perché c’era uno scopo in tutto quello strano e doloroso percorso che mi ero prefissata di seguire.
 
Perciò ho passato mesi e mesi, qui al concilio, a chiedermi cosa stessi facendo, se davvero non avessi sbagliato a comportarmi come avevo fatto, a chiedermi dove fosse Gajeel, cosa stesse combinando, a domandarmi se magari mi stesse pensando, per esempio sfogliando il mio diario. Per quanto ne sapevo quel diario poteva anche averlo già bell’e che bruciato o gettato chissà dove. Mi chiedevo se serbava rancore, Gajeel, o se si era piuttosto messo il cuore in pace, mi struggevo al pensiero che forse qualcun'altra poteva essere accanto a lui al posto mio e che i momenti passati assieme a me fossero per lui ormai un mero ricordo, speravo più dolce che amaro.
 
Sbagliavo tutto, però, perché se volevo dimenticare non potevo continuare a rimuginare su pensieri di questo tipo.
Sapevo che sarebbe finita quando quel giorno me ne ero andata. La mia scelta l’avevo fatta e con ciò avevo determinato quella di Gajeel.
Sapevo anche che, andandomene, avrei sofferto. Ma sapevo anche she sarebeb stato il male minore.
Proprio per questo il dolore attuale non era una giustificazione al fatto che mesi e mesi di dolore non mi avevano fatta cambiare neanche un po’, che i miei sentimenti erano immutati se non peggiorati, tramutatisi in nuovi dubi e disperazione per quanto avevo perduto.
Ma era del tutto inutile fare pensieri di quel tipo e soprattutto, se volevo davvero andare avanti, se volevo uscirne, sapevo di dover smettere di guardare il cielo e pensar e a Gajeel, chiedermi dove fosse, pensare in ogni contesto a lui.
Altrimenti il mio piano di fuggire non sarebbe servito a niente, avrei continuato a soffrire e basta, inutilmente, per una separazione che non mi serviva a dimenticare un bel niente e nessuno né mi faceva star meglio.
Questo diceva la testa.
Il cuore però…faticava a dimenticare.
 
Proprio di recente, tuttavia, mi pare di aver fatto qualche miglioramento, di aver trovato la strategia giusta per ricominciare davvero.
Ci ho messo del tempo, ma forse sono giunta a una conclusione: sbagliavo a costringere me stessa a dimenticare; io semplicemente non posso dimenticare Gajeel. Tuttavia, non per questo motivo il passato deve restare una ferita aperta nel mio cuore.
Il mio tentativo attuale è quello di trasformare il dolore in un qualcosa di costruttivo.
Pertanto, ho deciso di guardare al passato come a un bellissimo insieme di ricordi a cui ritornare con piacere...
L’unica cosa di cui avevo bisogno era che il lenitivo del tempo intervenisse a trasformare il passato in una pura sequenza di nostalgici ricordi.
Nostalgia: un dolore esiguo rispetto a quello patito sinora.
Ed eccomi qui, dunque, con cuore e ragione che finalmente sembrano andare di pari passo, o quasi.
Comincio a pensare a Gajeel come un caro amico di cui ho perso le tracce, piuttosto che a un amore perduto.
I suoi gesti d’affetto mi mancano per quello che erano, non per quello che avrebbero potuto significare.
Forse, sono davvero riuscita a disintossicarmi dal mio amore senza speranza per Gajeel.

Ed è per tentare di capire questo che ora ho deciso di scrivere questo nuovo diario, per dimostrare a me stessa che i tempo sono davvero maturi per una nuova vita, che la “fase di transizione e assestamento” è conclusa, che c’è una nuova Levy, in pace col passato e ansiosa solo del futuro che l’aspetta.
Quindi…benvenuto nella mia vita, diario; spero che ci divertiremo assieme.
 
p.s. Anche ora, di notte, affacciata alla finestra con una tazza di tè bollente tra le mani, la questione del vecchio diario mi assilla.
Lì per lì non ci pensato molto, quel giorno. Ho agito d’istinto. Volevo dargli una cosa a caso e a caso ho scelto il diario. Ma perché diavolo ho dato proprio il mio diario a Gajeel…???
Baka, Baka, Bakaaaaaaa!
p.p.s. Chissà…chissà che adesso Gajeel mi sta pensando… magari col mio diario in mano
NO NO NO Non ci devo pensare…
http://i65.tinypic.com/2450vwl.png
Here with you now I am good, still miss you
I don't know what I can do, we can't be true

Mitasareru koto naku futari no kyori
Chijimatte iku tabi setsunai
Afure dashita omoi tsunoru da ke de
Ouuh It's hard for me to say

'Cuz we, we can see how it's gonna end
But I got my love for you
Moshimo konomama kimi wo wasureru koto ga de ki tara

Nante omoeba omou hodo ni
Kimi wo wasureru koto nante boku ni wa de ki ru hazu mo nakute
We always wish tonight could last forever
I can be your side

I shouldn't be in your heart
Either the time we have spent
And I want you to know what the truth is
But sometimes it makes me feel so sick Oh no
I just can't say to you , No I won't

O-o-oooh

'Cuz we, we can see how it's gonna end
But I got my love for you
Moshimo konomama kimi wo wasurete shi mattara

Nidoto ai suru koto mo nai kana
Boku wa hontouni sore de kokoro kara shiawase to ieru kana
Yes, we always wish tonight could last forever
I can be your side
Here with you now I’m good, still miss you
I don’t know what I can do, we can’t be true

This distance between us won’t ever be fulfilled
It tears my heart every time it shrinks
The overflowing emotions just grow stronger
Uh It’s hard for me to say

‘Cuz we, we can see how it’s going to end
But I got my love for you
If I could only just forget you..


The more I think something like that, I know that it’s not possible for me to forget you
We always wish tonight could last forever
I can be your side

I shouldn’t be in your heart
Either the time we have spent
And I want you to know what the truth is
But sometimes it makes me feel so sick, oh no
I just can’t say to you, No I won’t

 
o-o-oooh

‘Cuz we, we can see how it’s going to end
But I got my love for you
If I could only just forget you..




Can I ever love again?
Would I be able to call that happiness from the bottom of my heart?
Yes, we always wish tonight could last forever
I can be your side
 
 One ok rock- Pierce


------author's corner------------
BUON ANNO A TUTTI!
Ho deciso di farvi gli auguri di un buon 2016 con un nuovo capitolo :D

Ordunque...i due piccionici si separano...si rincontreranno...o no? Be' chi ha seguito fino alla fine anime emanga già lo sa ma...facciamo finta che la suspance ci sia davvero. Cosa farà Gajeel vedendo Levy che se ne va? La ascerà andare senza dire niente o proverà a combinare qualcosa? Be' lo leggerete nel prossimo capitolo :P
Intanto accetto previsioni.
Grazie a chi mi segue e...alla prossima :3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ho lasciato che un angelo si allontanasse ***


Ho lasciato che un angelo si allontanasse

Dai pensieri di Gajeel

Solo quando Levy sul suo carro fu sparita all’orizzonte ebbi modo di accorgermi che davvero, da quel momento in avanti, tutto ciò che mi rimaneva di lei sarebbero stati una manciata di sbarrette di ferro e un suo libro.
Ma non lei.
 
L’avevo lasciata andare…neanche io sapevo bene perchè. Certo, per la carità, era giusto che seguisse la sua strada…ma era così improbabile che questa potesse correre perlomeno parallela alla mia?
 
La realtà era che non ci avevo neanche provato.
Anzi avevo fatto di peggio: dopo tutti quei mesi passati ad atteggiarmi a suo cavaliere, ora che la gilda chiudeva l’avevo abbandonata lasciandola in balìa del mondo. Lei. Così piccola e indifesa, anche se con un cuore grande e coraggioso.
Proprio un vero uomo…chissà cosa avrebbe detto Elfman se avesse saputo come mi stavo comportando…
 
Non che io avessi grandi progetti in mente.
Di sicuro, da quanto mi sembrava di aver capito dalle sue parole, Levy aveva le idee estremamente più chiare di quante non le avessi io. Non dubitavo, per quanto mi riguardava, che una maniera per tirare aventi l’avrei trovata; del resto sopravvivere era il mestiere che mi riusciva meglio sin da quando ero ancora un bimbetto.
...Era alla vita vera che mi sembrava di aver detto addio, lasciandola partire.
 
Di una cosa ero certo: saperla di non vederla più, neanche si sapeva per quanto, forse addirittura mai più, era un pensiero che mi straziava.
Perché ora che con quel carro aveva imboccato la strada che la portava lontano da Fairy tail, non v'era più alcun dubbio che le nostre strade si erano irrimediabilmente searate.
Ne avevo prese di botte, in vita mia –anche se mai quante ne avevo date hihih.
Avevo sofferto fin troppe volte per la separazione dalle persone a cui mi ero affezionato…
Ma sapere che da quel momento in avanti non avrei più avuto nessuna Levy al mio fianco con cui battibeccare…era un dolore imparagonabile. Superava i pugni dei dragonslayer, le maledizioni dei demoni di Zeref, superava tutto.
Soffrivo, perché adesso era vero, Levy non c’era, non era più una eventualità che paventavo nei miei incubi.
Stavo male come non mai.
Eppure la lasciavo andare...

Che poi perché le avevo concesso di partire?
 
Ah già, la ragazza e l’uomo-drago bla bla bla.
Era un discorso che mi ero fatto mille volte e sapevo a memoria. Era quello il vero motivo per cui ancora una volta ero rimasto a guardare Levy da un angolo, quasi impaurito al pensiero di avvicinarmi troppo a lei. Intimamente dovevo ancora convincermi di essere degno di lei. Sotto sotto ancora mi vergognavo di provare nei suoi confronti- così giovane, innocente e pura- desideri e pensieri che erano tutto meno che innocenti e puri.
Pensavo ancora che Levy avrebbe meritato qualcuno più morigerato e timorato di dio piuttosto che…be’ me. Magari un ragazzino sveglio, ma amante dei libri, intelligente, che la facesse ridere e le tenesse testa nei suoi discorsi filosofici…uno che fosse insomma la mia negazione, la mia nemesi. Il sangue e l’avventura bollivano nelle mie vene.
Non esattamente una prospettiva di sicurezza per una ragazza così coscienziosa e dalle idee serie come lei.
L’avevo lasciata andare perché sapevo di non essere adatto a lei, che si meritava di più.
Sapevo che per quanto avessi provato a cambiare-perchè ero pronto anche a quello, nel caso-, molto probabilmente uno come me non sarebbe mai stato l’uomo giusto per una ragazza così speciale.
 
Ma era questo davvero un buon motivo per non provare nemmeno ad amarla?
Non era troppo tardi per correrle dietro e fermarla, non era troppo tardi per chiederle di venire con me…o di portarmi con lei. Sì, anche questo sarei stato disposto a chiederle.
Ma la paura che un “noi” tra me e Levy fosse sbagliato restava ferma nella mia mente e mi bloccava.
Sapevo fin troppo bene che lei non stava aspettando altro che un “noi”, che però io, ora come ora, non potevo darle.  Sapevo benissimo che lei, in quel “noi”, ci credeva veramente.
Ero io a non riuscirci.
Al momento, non avevo neanche l’onestà di riconoscere a me stesso di amare perdutamente quella ragazza…follementem completamente, senza speranza di ritorno…e tuttavia non riuscivo a dirmi che che andava bene così.
Ma come potevo davvero sperare che funzionasse tra noi due? Sarei stato solo un egoista a credere di poterla fare mia, a desiderare di averla.
Ero io ad essre sbagliato per lei, mi dicevo, era il mio amore per lei a non avere diritto di esistere. E sebbene lei lo bramasse, quell’amore, io mi ostinavo a rifiutarlo proprio per questo.
Allontanarla ora era stato l’ultimo passo delle mia risoluzione, che credevo sacrosanta e giusta.
 
Avrei fatto di tutto per incontrarla di nuovo, prima o poi; per allora però -promettevo a me stesso per giustificarmi, per convincermi che nel mentre anche senza Levy avrei potuto farcela ad andare aventi- sarei stato pronto.
Pronto a fare l’uomo davvero, a farle capire cosa provavo e a prendermi la responsabilità della cosa. Per allora sarei stato un uomo migliore. Sempre che per allora lei mi avesse ancora voluto.
E nel caso avrebbe comunque fatto solo bene a rifiutarmi.
Non so cosa speravo di cambiare in me per allora, come pensassi di diventare più “adatto a lei”, ma come ora non ero pronto a dirle "sì", alla stessa maniera non ero pronto a rinunciare a quella speranza. La realtà credo fosse semplice: l’unica cosa che mi permetteva in quel momento di farla partire davvero, di allontanarla da me come la ragione voleva, senza dire niente, abbracciarla, baciarla o urlarle contro per trattenerla, era quello di raccontarmi la storiella che quel “noi” era sbagliato solo per adesso, ma forse un giorno avrebbe avuto il diritto di diventare realtà.
 
Con questo pensiero ero riuscito a nascondere dietro a sguardi ironici e ghigni il mio dolore nel vederla partire ancora fino a qulche minuto prima.
E avevo fatto bene, mi diceva la testa.
Ero stato un imbecille, mi diceva il cuore: mi ero sentito morire dentro a ogni secondo, mano a mano che la sua partenza si avvicinava, in tutti quei giorni, fingendo con me stesso un po’ che non fosse vero un po’ che non me ne doveva importare.
Perciò non avevo fatto niente, avevo fatto passare semplicemente i giorni e via.
Ogni tanto la cercavo con lo sguardo, dimidiato tra il desiderio di lasciarla libera e di legarla a me per sempre. E per ogni volta che pensavo di essere pronto a dirle addio, mi accorgevo di quanto il mio cuore si colmava nel vederla di nuovo, ancora, comunque, per adesso, lì.
Ma la realtà era che io nei giorni precedenti ero stato schivo, ero rimasto a crogiolarmi nel mio dolore e nei miei dubbi come neanche da bambino ero solito fare; solo che mentre io me ne stavo a dialogare con me stesso senza risolvere niente, il mondo attorno a me non aveva affatto smesso di girare.
Levy non aveva smesso di vivere la sua vita per aspettare me e i miei comodi.
Mi ero illuso che non dicendole niente avrei rimandato l’addio; quasi che a non chiederle nulla su “cosa intendesse fare” potesse servire a non farla decidere davvero, decidere qualunque tipo di cosa, specie se la sua risoluzione l’avrebbe portata a partire per chissà dove.
Mi ero quasi convinto che fosse una strategia degna di questo nome, anziché un modo per evitare di affronatre il problema.
 
Per questo la partenza di levy, avvenuta così di punto in bianco, mi aveva colto di sorpresa. Ma a ben vedere avrei avuto poco diritto di esserlo: l’avevo vista fare preparativi su preparativi, era ovvio che srebbe andata da qualche parte. Ero io a non avere avuto nemmeno in quei momenti il coraggio di avvicinarmi e tirare fuori le palle per chiarire tutto quel tira e molla ci ci stavamo lasciando dietro a un "Ciao, addio". Era stata la strada più facile, ma non certo la più giusta nè la più intelligente.
 
Intimamente, nel vederla partire, quel giorno, non avevo potuto che chiedermi quale fosse il senso di una partenza.
Aveva rinunciato all’amore per me, alla fine?
Se sì, avevo ottenuto quello che volevo, giusto? Salvarla da me.
E allora perché avevo il vuoto dentro?
 
E io, come avrei dovuto reagire nel sapere che il nostro era un addio? Essere felice o no?
Se mi fossi finto indifferente forse si sarebbe offesa, forse avrebbe pensato che l’avevo presa in giro per tuto quel tempo; eppure se mi fossi mostrato dispiaciuto avrei potuto minare la sua risoluzione, che con tutte le mie forze e mesi di impegno la vevo spinta a prendere.
Certo, se avessi mostrato i miei veri sentimenti mi sarei attaccato disperato alle sue gonne(lline), urlandole di restare. Però era per il suo bene che avevo deciso di agire così, quindi non avrei dovuto mostrare il benchè minimo sentore di amore. No?
Se davvero per il suo bene avevo deciso di lasciarla andare, allora avrei dovuto essere felice di sapere che adesso lo avrebbe ottenuto, quel bene…anche se alla fine io potevo dirmi tutto meno che felice.
 
Perciò davanti a quel carro avevo fatto il duro, sciorinato battute…quando invece lo avrei smantellato a morsi e mi sarei caricato Levy a spalla urlandole “Non osare allontanarti da me, gamberetto!”.
Quando più mi sarebbe capitato di chiamarla “Gamberetto”?
 
Non so quanto tempo fossi rimasto fuori a contemplare la strada.
A un certo punto notai un sassolino che giaceva di fianco al mio piede e lo calciai con tutta la forza che avevo nella direzione in cui il carro di Levy era sparito.
“Ecco, è così che sono fatto io- urlava una voce dentro di me- Perché devo sempre rovinare tutto?”
 
Con questa domanda in testa rientrai a Fairy Tail per riprendere la ricerca del ferro per le mie scorte. Guardai per un altro buon quarto d’ora la montagna di barrette della solid script di Levy. Le presi in mano a manciate, sfiorandole. Aveva pensato proprio a tutto, quella ragazza, anche a un formato portatile.
Niente di meno ci si poteva aspettare da Levy MacGarden.
Snack al ferro…nel senso vero della parola.
 
Me ne stavo rigirando un paio tra le dita quando mi accorsi che c’era qualcosa di strano in quelle scritte. Le guardai più da vicino e impallidii di fronte a una scoperta che lì per lì fu fulgorante. La “o” di “iron” non era una semplice apertura tonda. Era…un cuore.
Ero rimasto a bocca aperta.
Mi passai le mani tra i capelli e dovetti trattenere l’istinto di rifilarmi un pugno da solo.
Per sfogo, lo piazzai contro il muro, che si riempì di crepe e microfratture sgretolando l’intonaco. Come se quella povera gilda avesse avut bisogno di altr minacce alla sua precaria solidità...
Farle del bene? Io la stavo uccidendo quella ragazza!
 
Ci aveva provato, davvero, fino all’ultimo, Levy. Mi aveva in pratica implorato di fermare la sua partenza a ogni secondo della mia conversazione con lei.
E io l’avevo coscientemente ignorata, facendolo peraltro così bene da non accorgermi nemmeno dei messaggi che mi mandava.
Ma solo adesso lo avevo capito: lei non sarebbe mai stata felice finchè non le avessi permesso di amarmi. Allontanandola da me non la avrei dissuasa dal suo amore, l’avrei solo lasciata sola con la delusione e la disillusione.
 
Dallo stipite della porta, Panther Lily, svolazzando a mezz’aria, mi stava guardando severo.
Pichiettava il gomito con il dito, a braccia conserte, tra l'irritato e losconsolato.
Aveva visto anche lui le lettere, aveva assistito al nostro addio.
“Te lo devo proprio dire?” mi chiese semplicemente.
Mi aveva già detto sin troppo nei giorni precedenti su come la pensasse tra me e Levy, tutto quel macello per lui era solo stata una conferma di come lui avesse ragione e io fossi un testone completamente in torto. E ora era un fatto evidente anche per me.
“No” gli risposi secco, stringendo tra le mani una barretta un pelo più grossa delle altre.
Non c’era altro da aggiungere.
Ero un cretino.
Al diavolo tutte le mie paturnie!
Dovevo fermarla.
 
Lasciai tutto lì com’era, gli scatoloni della mia roba sparsi per quello che rimaneva della gilda e Lily a fare la guardia.
Potevo farcela.
Levy aveva detto che sarebbe andata dall’altro lato della città, no? Parlavamo di una manciata di chilometri appena insomma, niente di insormontabile.
Aveva parlato di una stamperia…? Be’ non era stata molto chiara al riguardo, ma Magnolia non era così enorme, non potevano essercene che un pugno in giro.
Dovevo capire dove stava andando.
Se mi fossi sbrigato magari l’avrei pure beccata per strada.
 
Cominciai a fermare gente a caso alla ricerca di informazioni. Gli altri membri della gilda non sapevano molto nemmeno loro nè dei piani di Levy nè dell'inidirizzo di alcuna stamperia. Spaventai anche qualcuno nel mentre, nella mia furiosa ricerca: dovevo avere una faccia da assatanato, penso. Racimolai tre o quattro indicazioni utili e mi misi in marcia per ritrovare Levy. Dovevo far presto e cominciare a muovermi subito.
Avrei investigato pian piano, mi sarei avvicinato a lei passo dopo passo, avrei compiuto svolta dopo svolta quei passi che in tutti quei mesi che avevo potuto…no, non avevo voluto compiere.
 
Nella mia testa frullavano solo insulti e incitamenti alla fretta.
Implicitamente l’avevo rifiutata, più e più volte, per farla desistere dall’amarmi.
Nonostante tutto, lei non aveva mai perso la speranza, neanche alla sua partenza. Lei ce l’aveva messa tutta per fermi capire cosa provava, e io invece…ma che imbecille ero stato a volermi a tutti costi convincere di non essere l’uomo giusto per lei e tutte quelle cazzate?
Sì non me la meritavo quella ragazza, emanon perché era un drago, bensì perché ero un coglione che non capiva un cazzo di donne.
E da coglione come ero solo ora capivo che nonostante tutto andavo benissimo così.
Dovevo sbrigarmi, sbrigarmi, sbrigarmi a trovarla!
 
Dopo qualche ora, dopo parecchi passanti fermati, parecchi chilometri camminati invano, dopo aver scioccato parecchia altra gente che mi aveva visto annusare muri e strade alla ricerca di una pista, come un cane da fiuto, arrivai a una stamperia che, se tanto mi dava tanto, era quella di cui Levy mi aveva parlato. Stamperia Fairy Tales.
Già dal nome mi pareva un posto dove trovare Levy non sarebbe stato poi così inverosimile. Pareva inoltre da avvisi sparsi tutt’attorno che lì stessero cercando personale.
 
“Levy!” mi misi a urlare totalmente a caso.
Speravo che la porta si spalancasse e Levy mi piombasse tra le braccia a mezzo tra il sorriso e il pianto. Al terzo urlo la porta effettivamente si aprì e mi trovai davanti un individuo di fatto paragonabile in altezza a Levy, ma per il resto più simile a Makarov.
 
Il vecchietto sembrava piuttosto stizzito: “Signore si può sapere chi cerca urlando davanti alla mia porta? Qua dentro c’è gente che lavora e necessita concentrazione!”
“Sì, buon uomo, mi scusi…ma avete assunto qualcuno di recente?”
Il signore mi squadrò, evidentemente considerandomi strano.
“Ah guarda se arrivi per il posto, mi dispiace, ma lo abbiamo assegnato proprio mezz’oretta fa circa. Un tipino proprio a modo, ci sta già dando dentro….Però a vederti non mi sembri proprio un topo di biblioteca…” disse indicando il libro che avevo in mano. Era il libro di Levy, che per tutto quel tempo non avevo mai posato.
 
Tipino a modo? Che già si sta impegnando? Doveva proprio essere Levy!
“No, infatti, non sono qui per il posto, niente mal convive come me e i libri…- risposi- tuttavia ho ragione di credere che io stia cercando proprio la persona che avete assunto…potrei…avere un momento per parlare con lei?”
“Sì certo non vedo problemi…anche se mi chiedo quali affari potreste avere in comune…”
Nessun apparente affare in comune? Doveva sicuramente essere Levy. Ne ero persuaso.
 
Quando la porta si riaprì la mia delusione fu perciò enorme.
Avevo davanti effettivamente un tipino; questo sembrava pure abbastanza effeminato a dirla tutta; ma di certo non era la mia Levy. Niente capelli azzurri, niente fascia nei capelli. Solo brufoli e un enorme paio di occhialoni. E soprattutto era un lui.
“E’ lei che mi cerca?” chiese con vocetta stridula. Per un secondo mi resi conto di quanto dovessi ringraziare il cielo che la mia Levy, pure indiscutibilmente un topo di biblioteca, fosse lontana anni luce da una visione così poco…celestiale.
 
“No. Mi sono sbagliato” mi limitai a ribattere, desideroso di andarmene il prima possibile e levarmi dall’imbarazzo. Avevo sbagliato pista. Come segugio facevo schifo.
“Signore –mi sentii chiamare dal brufol…frugoletto-se sta cercando una ragazza non tanto alta, coi capelli azzurri, che era arrivata con un carro, effettivamente è stata qui. Si era presentata come me per le selezioni per il posto, ma poi non avevamo neanche iniziato che è arrivato un tale con un cappotto nero e incappucciato che si è messo a parlare con lei; non so cosa si siano detti, ma la ragazza è venuta da me a dirmi che aveva deciso di non concorrere per il posto e dopo aver caricato questo tale sul carretto se ne sono andati”
 
“Che diavolo…?”
Avrei sputato fuoco in quel momento, ma dovevo razionalizzare.
Utile in frugoletto, dovevo riconoscerlo.
Peccato che le sue notizie non portassero nulla di buono.
Uno: Levy se ne era andata e stavolta davvero non sapevo dove.
Due: se ne era andata via con uno…e non sapevo chi.
Era un 50:50 su quale delle due cose mi facesse imbestialire di più. Il fatto che il tale con cui se ne era andata fosse però, appunto, UN tale forse vinceva di qualche punto.
Chi era ‘sto tizio adesso?
 
“E dimmi, sai anche indicarmi dove sono andati?”
“Non so esattamente dove fossero diretti…non sono stato ad ascoltare i loro discorsi perché non volevo farmi gli affari altrui, ma posso dirti che con il carro sono andati per di là” disse puntando il dito in direzione Est.
Perfetto. In direzione del bivio per le prossime due vicine città. Altro bel 50:50.
 
“Be’ se non c’è altro noi rientreremmo, signore” disse il vecchietto e lui e il ragazzino fecero per entrare.
Li ringraziai e salutai con un cenno.
Al bivio ero io e senza neanche essere già arrivato alla diramazione  per Ibis e Rosengarden.
Era stato un incontro fortuito, quello con il tipo vestito di nero. Il ragazzino mi aveva fatto capire che Levy intendeva veramente provare a trovarsi quel posto alla stamperia prima di quell’incontro.
Era stato quel tale invece a convincerla a fare altro.
Dove viavolaccio potevano essersi diretti?
 
Mi misi ad annusare l’aria attorno a me. C’era un odore che riconoscevo, un odore che immaginavo fosse di quel lui di cui stavo cercando di accertare l’identità. Del resto, dubitavo che Levy si facesse trascinare chissà dove da chicchessia.
Almeno da cosciente.
Ma di chi era quest’odore…?
Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ricordare.
Un uomo…
Vestito di nero e incappucciato…
Non c’era speranza di cavare fuori alcunchè da quelle poche informazioni…
Strinsi il libro che Levy mi aveva dato e che per tutto quel tempo non avevo mai posato.
Nell’altra mano la barretta di ferro.
 
Avevo il suo libro. Il suo solid script.
Lei però l’avevo lasciata andare.
Levy l’avevo persa, stavolta per davvero.
 
I am insensitive, I have a tendency

To pay more attention to the things that I need.
Sometimes I drink too much, sometimes I test your trust,
Sometimes I don't know why you stay with me.

I'm hard to love, hard to love,
No, I don't make it easy,
I couldn't do it if I stood where you stood.
I'm hard to love, hard to love,
You say that you need me,
I don't deserve it but I love that you love me, good.

I am a short fuse, I am a wrecking ball
Crashing into your heart like I do
You're like a Sunday morning, full of grace and full of Jesus
I wish that I could be more like you.

I'm hard to love, hard to love,
No, I don't make it easy,
I couldn't do it if I stood where you stood,
I'm hard to love, hard to love,
You say that you need me,
I don't deserve it but I love that you love me, good.
Love me, good.

Girl, you've given me a million second chances
And I don't ever wanna take you for granted,
I'm just a man, I'm just a man

Hard to love, hard to love,
Oh, I don't make it easy
And I couldn't do it if I stood where you stood.
I'm hard to love, hard to love
And you say that you need me,
I don't deserve it but I love that you love me, good,
You love me, good.

You love me, good.


Lee brice -Hard to Love

------------------------author's corner--------------------
Sì mi piace farvi penare, ma mi paiceva l'idea di farvi vaedere la storia procedere un pochino stavolta nuovamente dal punto di vista di Gajeel.
Ecco quindi questo micro-capitoletto con le paturnie di Gajeel.
Galeotto furono le barrette, insomma, mi pare di poter dire.  E così finalmente anche quel tardone di Gajeel ce l'ha fatta a capire che deve smetterla di rifiutare Levy.
Ora bisogna capire se e come e quando la incontrerà.
Vi dico solo "concilio". 
E con ciò spero di spingervi a leggere il prossimo capitolo...ne vedremo delle belle...roba che Mashima non è stato cos' gentile da spiegarci.
Che aggiungere...alla prossima :D

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3221565