Tratti

di Njki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Immobilità ***
Capitolo 2: *** Dolce violenza ***
Capitolo 3: *** Donna verrà ***
Capitolo 4: *** Guardai le nuvole ***
Capitolo 5: *** Tradimento ***
Capitolo 6: *** Tremolio ***
Capitolo 7: *** Mi manca, poi ***
Capitolo 8: *** L'ascesa ***
Capitolo 9: *** Solitudine ***
Capitolo 10: *** L'effimero ***
Capitolo 11: *** Tutto sbagliato ***
Capitolo 12: *** Presenza ***
Capitolo 13: *** Di rabbia ***
Capitolo 14: *** Il circolo ***
Capitolo 15: *** Maledizione ***
Capitolo 16: *** Cerco di parlarti ***
Capitolo 17: *** Ferite ***
Capitolo 18: *** Braccia ***
Capitolo 19: *** Annegare ***
Capitolo 20: *** Libertà ***
Capitolo 21: *** La gabbia d'amore ***
Capitolo 22: *** Vuoto (riflessione) ***
Capitolo 23: *** L'importante (riflessione) ***



Capitolo 1
*** Immobilità ***


Allibita
sento un poco il fremito
nel corpo farsi strada
mentre l'aria attorno
pesante, mi declama.


Affranta
la parola che non esce
che smania libertà
ma nel petto opprime
grande, la sua voluttà.


Non posso e
non riesco
a starti accanto
frivola.


Son persona più profonda,
più viva e seria
di quel che potresti capir,
di quel che forse
nemmeno puoi sentir.


Agitato
il mio sentimento
di abbandono e
come se un collare
stringe;
soffocata, oppressa.


Urlante
chiedo aiuto col silenzio
e con lo sguardo.
Cerco ove non c'è
qualcuno,
qualcosa,
e combatto.

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Capitolo 2
*** Dolce violenza ***


Lei ti aspetta
ove non ti aspetti;
in visi dolci
in sguardi languidi.

Non la senti?
Ti assale quando
nemmeno tu la percepisci.
Improvvisa
feroce
afferra, lei ti sente.

Nelle viscere
si fa spazio, sai
fra budella e sentimenti
in fondo allo stomaco

E non solo;

Come una pioggia
fredda sul tuo corpo caldo,
come il vento
violento
contro le fronde degli alberi secchi

E non solo;

Nient'altro esiste, null'altro vuoi
nel mentre
del consumar la rabbia,
mani che ti stringono
e si fanno strada
fra i tuoi piaceri
amari e risoluti
non ti da nulla più che ciò che desideri.

Ma non solo,

Si fa strada fra i tuoi pensieri
non ti abbandona più
solo con essa ormai
completa.

Quasi malattia
quasi paragone
con il primo amore
che ti trova ovunque sia,
quasi ossessione
come il sentir di quel candore.

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Capitolo 3
*** Donna verrà ***


Combattuto sono,
al cospetto di così tante donne.

Scegliere non so,
perché nulla voglio negarmi.

Un sorriso solo brilla nel buio,
quando speranza non ho.

Mi ha rapito
e dopo ogni peccato
il suo volto appare lento.

Dopo ogni altra
il suo nome urlato in cielo sento,
nella testa chiaro
il pensiero di lei.

Le sue labbra
e il suo sapore desidero,
latteo il suo corpo
sotto i raggi leggeri.

Il suo gusto
avrò
appena le palpebre saranno congiunte;
chiamerò il suo amore.

Lei consapevole
di ciò, forse verrà,
forse non verrà.

O è Donna intelligente,
o Donna innamorata.

Verrà.

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Capitolo 4
*** Guardai le nuvole ***


Mi trovai
a guardar nel cielo
nuvole
candide viaggiavan
come in corsa verso il nulla.

Mi trovai
a scrutarne il movimento
che da piccola
io son qua giù
sembravan veloci,
sembravan feroci.

Le guardai.
Domando. Cosa nascondano
dentro loro,
qual segreto celavan e
trasportavan con condono.

Voltai lo sguardo,
non c'eran più.
Bianche d'avorio
grigio beffardo,
volavan di nuovo
e mai cadevan giù.


 

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Capitolo 5
*** Tradimento ***


Affiora da sempre
ovunque ci sia amore;
ovunque valga la pena vivere.

Il tradimento fa sentire
in un qual modo
vita
perché muove
eccitazione e nuova sensazione
di far cosa sbagliata,
per motivo giusto.

In gabbia,
insieme ad altri uccelli
sentir le loro ali sbattere
e il loro becchi lamentarsi.
Tu vuoi far di più.

Apri le porte
libertà da pensieri iniettati,
ormai scontati.

Viver l'amore
viver quel piacere,
tutto ciò che sentire fa:
che morirai.
Con tanti segreti
da poter raccontare
poi,
oppure mai.

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Capitolo 6
*** Tremolio ***


L'unica cosa che mi piace
è il tuo leggero tremolio
quando come il vento
la tua mano a me affiora.
 

Il tremolio che inonda nel tuo corpo
sentimento, dico io
forse verità o forse agitazione.
Poco può fare un uomo per nascondere
ciò che la natura vana
scatena senza chieder giudizio.


Se poi tu, foglia
smetti di tremare
la tua curva nel vento mentre cadi
si rafforza e riaffiora più
lento è il tuo discendere.


Vicino è l'apice
per te ormai finir deve
il dolce sapore
del rumore e poi il silenzio.
Lento il tuo venire
mosso il tuo animo,
io nulla posso fare
per lenire il tremolio.

 

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Capitolo 7
*** Mi manca, poi ***


Mi manca poi,
vedere il tuo sorriso che sboccia.

Dolci saranno le tue labbra
che mi troveranno ancora e ancora
e lieve il tuo sorriso, poi
quando a me giungerà.

Tu non vedrai,
non vedrai i miei occhi
e il mio sorriso.
Non vedrai tutti i miei pensieri
e i miei piaceri.

Sentirai la mia risata
o l’urlo strozzato e trattenuto
per non far rumore la notte.
Sentirai,
il mio corpo che ti accetta
e ti accudisce.
Sentirai.

Forse non proverai
alcun sentimento
come forse
nemmeno io
ma quanto vale quel momento
prezioso
in cui le emozioni non devono
avere alcun senso
alcuna conseguenza
e alcuna spiegazione?

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Capitolo 8
*** L'ascesa ***


È in quel momento
in cui t'inebria,
la risata,
la parola, e in sentimento
l'arte del giocar
s'immerge nel sentir.

Che sale un qualche cosa
dove non aspetti;
passione e sesso e amore,
dolore e risentimento e rancore.
Parole...

Godere e perdere.
Cosa? Il pensiero.
Incessante ed incostante,
pressante ed insistente.

Dammi ciò;
dammi che sai darmi!
Ti aspetto nel cuor
nel riscaldare protesa,
nel coricarmi
in quell'ascesa.

 

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Capitolo 9
*** Solitudine ***


Lo sento
e non lo sento,
ove il braccio
suo d'egli affranca
l'anima mia scivola,
scaltra nell'oblio.

Vedo in buio
sincerità espressa,
odo il suon
del dolor nel casolare
freddo e scemato,
lontano dall'oltraggio.

E costui
tornar in giaciglio
fra le mani mie,
n'aleggia l'aria
di ritorno e poi
suono di rimprovero.

Poi stretto,
ormai lo scampo.
Il male svanisce
vola via
e lo sento
o non lo sento?

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Capitolo 10
*** L'effimero ***


Mi fermo a volte
a riflettere sul mondo
sull'effimero barcollo
senza pena,
vedo in fondo.

L'inutilità dell'umano
di sentimenti
ed i princìpi;
società di pentimenti
e povere bestie.

Sento il grande mondo;
vuoto.
Lo svuoto
d'umanità nulla sembra più
vivo e fondato.

Cerco nell'essenza
lo scopo
la presenza
di cosa voglian dire
le catastrofi e confini.

Dì cosa facciam qui.
Siamo in balia
di eventi
da non controllare.
Superstiti.

Non decidiamo noi
d'esserci.
Natura o
destino o
Dio.

Cerchiamo lo scopo
sull'effimero
a perderne valore
non vedo; e
vedo in fondo.

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Capitolo 11
*** Tutto sbagliato ***



Senti al mondo
voci che mangiano,
sputano e rimuginano
la vita che così
dovrebbe essere.

L'emozioni che ormai sento
spirale intensa
nella testa
pensieri mancati
su me stessa.

Crede di andar bene
viver come la gente
senza angosce
e brutta
la pressione sulla pelle.

Calza come
un sacco
stringe dentro.

Chiudo gli occhi
e non penso,
non faccio,
null'altro
che giacere dentro al mondo.

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Capitolo 12
*** Presenza ***


Sento sfuggente
fra le dita
come filo inaffrancabile,
il senso
della tua presenza.

Quello che desideri,
quello che mi doni
son poi verità che m'imponi.
Parole piene di bugie e
frivolezze.

Vedo come persona
cieca
la mia immagine riflessa
sola e in mezzo al buio
che risplende d'incertezza.

Negli occhi tuoi
nessuna risposta
pensieri frammentati
ed agitati
riesco soltanto a ritrovar.

Giochi con l'anima
mia bambina,
ma io non so far del male
a te
senza imbrogliare.

Ferire,
per poi perdonare.

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Capitolo 13
*** Di rabbia ***


Di rabbia
brulica il cuor mio,
dove l'anima
comanda bramosia.

Non riesco
a controllarne il peso
al petto,
il respiro muore.

Pensieri persi,
paura di me stessa
che muta
in perduta armonia.

Non riconosco
ciò che sono,
ciò che ero
ma lo so;

Ciò che sarò
si culla nella calma,
nel controllo
del desiderio
del bisogno di morire.

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Capitolo 14
*** Il circolo ***


Il tuo amore sta
in un circolo
del tempo che trascorre
ma non sento mai pericolo.

Lo sguardo tuo
vedo fra la gente,
è il destino dico!
Forse, veramente.

Un legame invisibile
ci mantiene uniti
come due sospiri
che mai si son sopiti.

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Capitolo 15
*** Maledizione ***


Vivo nel baratro
navigando in questo limbo
senza saper se sia
inferno o paradiso,
questa mia maledizione.

Capir di persone
i sentimenti e i rancori
mentre in me è
solamente un passeggiar di rumori.

Brusio di confusioni.

Così netto il mio dir loro,
così delicato il dir me stessa;
resto sottomessa
a me non so trovar perdono.

Cerco svelta
la fuga nell'oblio
che troverò:
appesa al cielo
come fune
per l'addio.

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Capitolo 16
*** Cerco di parlarti ***


Mentre guardo
fisso nei tuoi occhi,
vedo le parole
che non riesco a dire.

Vorrei dirlo
così tanto;

Dirlo d'un fiato,
dirlo veloce e
dirlo come
sparo.

Dirlo al mondo,
dirlo al vento,
ma dirlo a te
quasi non ha senso.

Me lo dici
così piano;

Mentre guardi
fisso nei miei occhi,
vedi le parole
che non riesco a dire.

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Capitolo 17
*** Ferite ***


Quando si ferisce
vi è ferita in tutti due.

Sfogar la rabbia,
chi ha subito, 
per chi nega d'aver agito.

Fa male, fare male.
Fa male, subire male.

Poi svanisce,
d'un tratto l'immagine
di persona
ne ritorna amata, dolce
e bella.

C'è ritrovo
al buio
coricati
a leccarsi
le ferite.

Un brutto gioco,
sul filo del rasoio.

Sei persona che mi fa più bene
ma anche che mi fa più male,
uno dei due
consuma, poi.

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Capitolo 18
*** Braccia ***


Mi congiungo
a te come atto
testimone n'è
dell'amore.

Il calore
del battito veloce;
sale sempre più,
forte mentre stringo
all'anima mia te.

Dolce
ne aspiro profumo
calore e protezione
e ancora amore e
ancora muore il cuore.

E muoiono qui
i miei pensieri;
muoion qui,
fra le tue braccia
i miei desideri;

Ne prendo i tuoi
e diventan miei.

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Capitolo 19
*** Annegare ***


Come fai ad amare
una persona che non esiste;
io che son persa,
io che son vuota e scarna.
Io che tengo fra le mani
carenza e rituale,
io che senza te
credo di non poter
creare.

Creare le emozioni
che meriti
che brami e mi chiedi,
emozioni che sento
di meritare
ma impossibilitata
a donare.

Bloccata,
come un macigno
sulla mente;
senza risposta
questo mio disagio
che gratta
dall'intero
e ne logora l'esterno.

Spero in un tuo
capire,
comprendere ed amare.
Spero possa tu
viverlo
come un giocare e
di non annegare
nel mio mare
di dolore.

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Capitolo 20
*** Libertà ***


È l'appello alla libertà.
Che non esiste e mai esisterà.
Falsa e indotta; falsa onestà.
Ti fan credere che sia realtà,
ma tutti san che, in verità,
risulta quasi come promiscuità.
Dico, non esiste e mai così sarà,
se c'è l'umano: la vera libertà.

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Capitolo 21
*** La gabbia d'amore ***


Fui in gabbia.

Ci entrai
perchè qualcuno
mi convinse che valesse la pena.

Poi chiusero la cella
a chiave
e se la tenerono quella chiave.

Ci furon periodi,
dove la gabbia venne esposta a sciagure:
baccano assordante,
grandine,
temporali,
incendi,
freddura.

Queste calamità ad attimi furono sopportabili,
eran moderate,
quindi mi agitai nella mia gabbia,
ma ci rimasi.
Obbediente.

Altre volte la situazione divenne invivibile
io prontamente m’apprestai
a cercar di sfondare quella cella,
e nulla poté impedirmi
d’andarmene da lì.

Quando finalmente apersi un varco,
una via di fuga
da quel subbuglio,
apparse il mio carceriere,
che prese la mia mano
e m’invitò dolcemente a rientrar,
dicendo di proteggermi.
Appena placato l’ambiente,
se ne andò e io ritornai sola.

Sola,
in attesa della prossima calamità,
finchè egli non tornò
più
e io fui riuscita a fuggire
dalla cella,
senza saper poi dove andare.

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Capitolo 22
*** Vuoto (riflessione) ***


Stavo in balcone, con la sigaretta in mano che si consumava piano piano.
La nube bianca della sua anima bruciata aleggiava nell'aria densa, a causa della caluria del pomeriggio.
Il bicchiere di vino spumeggiava bollicine e mi aspettava, poggiato sul tavolino.
Lo presi e lo assaggiai: aroma di vecchio, di legno e di pane, constatai.
Da tanto non bevevo del vino, ma quel giorno era importante, quindi lo bevvi.
Mi guardai le gambe, sembravano spessi tronchi di quercia intenta a morire, consumati dalla vita.
Aspiravo e bevevo, poi pensavo. Alla vita, a me e ad altre genti.
Concentrata fissai un panorama ben poco meditativo, continuamente disturbato dalla cacofonia della città.
Desideravo pace, calma. Il silenzio e solo musica, solo piacere, amore e passione.
Ma quei giorni eran ben lontani, nel passato e nel futuro. Poco mi regalava il presente in quell'istante.
Affranta, ancora aspiravo, giocando contro la vita che ormai piú mi apparteneva.
Cercai sollievo nel sole, ma esso bruciava lentamente la mia pelle e mi scacció. Pure lui.
Misi il bicchiere mezzo pieno nel lavabo e andai a letto.
Non trovai la pace nemmeno a guardar il soffitto spoglio, che una volta mi donava attimi di solitudine benefica.
Avevo l'anima brulicante. Mille pensieri ed emozioni si muovevano dentro di me, come formiche in un formicaio in fiamme.
Confusione e presenza inattiva scandivano i miei giorni, fra le ore che passavano non vissute.
Disconnessa dalla terra la mia anima volteggiava in una dimensione sconosciuta ai piú, persino a me.
Stavo persa nel nulla infinito. Avevo bisogno d'esser affrancata, salvata, da una mano amica che liberandomi da questa bolla mi riportasse ad accovacciarmi a terra e baciare il suolo, capirne l'esistenza e la materialità.
Ricominciare a sorridere.
A quella mano mi sarei aggrappata senza scrupoli e vergogna, piangendo lacrime di gratitudine e inadeguatezza a questo mondo che così poco m'appartiene.
Come se fossi creatura estranea, trapiantata in questo luogo, che di mio, nulla possiede.

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Capitolo 23
*** L'importante (riflessione) ***


La ragazza osservava il paesaggio.
Seduta su quel muretto così poco in armonia con la vegetazione attorno, guardava lo scorrere del fiume qualche metro sotto di lei. Dondolava pigramente i piedi e canticchiava sottovoce una lenta melodia.
S’interrogava.
Aveva molte domande da porre e non aveva nessuno a cui poterlo fare, quindi si trovava sempre lì, su quel muretto, a canticchiare e pensare a tutte le risposte possibili.
I suoi interrogativi erano vaghi, frivoli, ma talvolta erano più grandi del mondo stesso.
Si chiedeva come mai l’essere umano fosse così biologicamente perfetto, ma al contempo fosse così moralmente debole.
Il tallone d’Achille dell’essere umano era l’anima, pensò.
L’essere umano sempre sotto costante pressione, mai veramente libero.
Ci si arrovella su come sia meglio avere i capelli per un appuntamento romantico, ma quanto è importante in realtà questo? Si domandava.
Quanto è importante essere importante?
Si può vivere di felicità propria? Si può essere felici per se stessi senza l’aiuto di qualcun altro?
Si può vivere totalmente isolati senza sentire il bisogno di un rapporto umano?
Si può essere veramente la persona più importante del mondo per qualcun altro?
E perché bisogna esserlo?
Perché abbiamo questa smania di dover essere accettati dagli altri, se non da tutti almeno da alcuni?
Perché per noi alcune persone valgono più, o meno, di altre?


La ragazza raramente trovava risposta a queste domande, anche perché una vera risposta, scritta nella pietra a cui non si può minimamente obiettare, è inesistente.
La ragazza si sentiva sola. Si sentiva vuota e poco importante.
Odiava quasi se stessa per non avere la forza di poter vivere tutta la sua vita da sola.
Si sentiva sbagliata. Lei non voleva vivere da sola, voleva provare grandi emozioni.
Avrebbe voluto voltarsi e affrancare la mano della persona che l’avrebbe accompagnata su quel muretto per porsi domande a vicenda, e no, non per trovare una soluzione ad esse.
Trovare conforto. Trovare qualcuno solo quanto lei e sbagliato quanto lei che le facesse capire che non aveva importanza.
Che la vita non è importante. La vita è un dono che ci è stato concesso e non sappiamo come sfruttarla al meglio. Noi giacciamo in questa vita, vagando, creando, imponendo, ciò che una persona una volta ha professato essere importante.
Magari quel moscerino che la ragazza fissava, sul quel ramo di quella pianta, fra milioni di piante e miliardi di rami, sarebbe potuto essere più importante di lei.
Perché se il moscerino muore l’equilibrio cambia.
Se muore un essere umano, prima o poi passerà.
L’uomo è fin troppo mutevole e adattabile alle situazioni ed è qui che l’importante perde il suo peso.



 

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