Avventura a Silver City

di _andr_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** arrivo a Silver City ***
Capitolo 3: *** Il passato ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Lanca sorseggiava una cioccolata mentre controllava le schede dei  dottori che avevano fatto la richiesta nell’ospedale di suo padre. Era un incarico noioso. Generalmente la questione veniva risolta rifiutando in blocco tutte le richieste, ma grazie all’ultima tempesta avevano perso molto personale e non poteva certo svolgere lei tutte le mansioni. 112 richieste, le sembrava così strano per un posto così pericoloso, ma dopotutto era un ospedale di eccellenza.
-Se ne scegli uno giovane potresti anche trovarti un amico.- Le disse Darlene osservandola dall’altro lato della scrivania.
Lanca non rispose, ma sapeva che Darlene aveva ragione la presenza di un altro forestiero l’avrebbe sentire meno fuori luogo. Lanca non era propriamente una forestiera, era stata adottata da Darlene e suo marito (il direttore d’ospedale Hans Forell) alla tenera età di 5 anni. Eppure molti in città dubitavano ancora di lei. I suoi capelli biondi erano troppo diversi da quelli corvini della popolazione locale e la sua pelle tendeva a diventare scura un po’ troppo facilmente, così aveva passato gli ultimi 15 anni a evitare di esporsi troppo al sole e a farsi volere bene aiutando le persone all’interno dell’ospedale, ma tutto ciò evidentemente non bastava.
Cominciò a escludere tutti i candidati con più di 30 anni e poi tutti quelli che non avevano la licenza di hunter e rimasero comunque una cinquantina di schede da controllare. Prese una scheda a caso e cominciò a cercare i dati di un cerco Marcus sul sito degli hunter che scoprì essere un tipo germofobico che veniva da un’isola tropicale. Decisamente non adatto al clima freddo di Silver City. Scartò altri 16 candidati per lo stesso motivo. Poi si imbattè in un certo Leorio che aveva passato l’esame di Hunter pochi anni prima. Quello che convinse Lanca a scegliere lui fu la lista delle altre persone che avevano passato l’esame quell’anno. Magari con un po’ di fortuna sarebbe riuscita a raccogliere qualche informazione. Mandò una mail al dottore con tutti i dettagli dell’incarico: era un lavoro massacrante in un luogo ostile e con un salario bassino, ma vitto e alloggio erano gratuiti presso la tenuta dei Forell e dopotutto avrebbe lavorato in un ospedale con le migliori attrezzature.
In un luogo lontano la mail era giunta al giovane medico. Il salario era deludente, ma questo non lo avrebbe fermato e così accettò l’incarico e propose addirittura di cominciare la settimana successiva. La mail di risposta della Forell conteneva un’unica frase “più che cominciare potrai farti le ossa…”. Non era un messaggio rassicurante. Si grattò la testa e raccolse tutto il suo coraggio chiedendo se poteva ospitare degli amici nel periodo preparatorio. Lanca quasi cadde dalla sedia. Corse da suo padre per chiedergli un modo educato per licenziare una persona prima ancora che cominciasse a lavorare.
-Lanca, i primi giorni gli serviranno unicamente per abituarsi al clima non vedo perché dovremmo vietargli di portare dei compagni.- furono le parole di Hans dalla sua sedia a rotelle.
-Ma papà… non può certo cominciare con queste premesse!!- urlò la ragazza con quella che doveva essere un’espressione furiosa.
Per tutta risposta l’uomo prese la sua copia delle schede e telefonò a Leorio accordandosi con lui per il suo arrivo e per il periodo di permanenza dei suoi amici. Lanca uscì dalla stanza sbattendo la porta. L’uomo continuò a parlare a telefono, dopotutto lei non era arrabbiata sul serio.

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Capitolo 2
*** arrivo a Silver City ***


Lanca sbattè nervosamente la porta di casa.
-La prossima volta che vedo ragazzini in calzoncini di inverno tanto vale ammazzarli direttamente… Signorina Forell credo di avere la bronchite gne gne gne…. Signorina Forell ho la febbre… Signorina Forell non ho vaccinato mio figlio per il morbillo cosa sono queste macchie rosse?... Ma crepate tutti… signorina Forell ho il raffreddore… Signorina Forell mentre giocavo con ferri raccolti in strada ho accidentalmente preso il tetano… vorrei tanto farli a pezzi….-
Fu un colpo di tosse di Darlene a interrompere la serie di lamentele di Lanca che nel frattempo si era tolta la sciarpa e il cappotto pieni di neve.
-Beh che c’è? Se le cercano- disse Lanca guardano male Darlene.
-Lanca ehm… abbiamo ospiti- Lanca osservò la donna di sbieco. Darlene era una donna sulla quarantina con i capelli scuri, gli occhi azzurri e la pelle diafana, era considerata una delle donne più belle di Silver City prima che l’incendio le lasciasse il 40% del corpo ustionato. In ogni caso era eccessivamente pudica.
-Darly- rispose Lanca lentamente-smettila di usare questi stupidi sottointesi se vuoi dire che  hai il ciclo tanto vale dirlo apertamente, anche io ho le mestruazioni siamo donne è una cosa naturale…-
-LANCA PER FAVORE ABBIAMO OSPITI- le urlò suo padre
-Ma… anche tu?- Lanca era ufficialmente confusa. Darlene le indicò il divano dove erano seduti 3 ragazzi imbarazzati e un ragazzino confuso… un ragazzino confuso in pantaloncini che chiese alla ragazza cosa fossero le mestruazioni.
-Beh non credo che ti interessi visto che la bronchite ti ucciderà a breve- rispose Lanca osservando con disapprovazione quei pantaloncini verdi.
-Lanca per favore siedi- le disse suo padre indicandole la poltrona-sai che giorno è oggi vero?-
La ragazza spalancò gli occhi, aveva la tipica espressione di una persona colta impreparata all’interrogazione, si scostò i capelli biondi dal viso scoprendo due occhi verde foresta e inspirò profondamente.
-è il compleanno di Darly?-
-No.-
-è il tuo compleanno?-
-no.- ripetè Hans con un’espressione esasperata.
-Il vostro… anniversario?-
-No.-
-è il mio compleanno????- chiese stupefatta Lanca- e mi avete regalato delle persone da fare a pezzi… oh ma che razza di genitori siete?..-
-Lanca- disse suo padre tentando di mantenersi calmo, se avesse potuto spostarsi dalla sua sedia a rotelle si sarebbe volentieri alzato per prenderla a ceffoni- lui è Leorio, il tuo nuovo schiav.. ehm aiuto in ospedale- disse suo padre indicando il ragazzo in giacca e cravatta-gli altri sono suoi amici… Ricordi come ci si comporta con ospiti Lanca? Devi presentarti e comportarti gentilmente, poi, visto che tu e Leorio sarete colleghi, li porterai ai loro alloggi e magari troverai loro anche degli abiti adatti.-
La ragazza ubbidì e si presentò stringendo la mano ai quattro e memorizzando i loro nomi, quando dovette stringere la mano a Kurapika trattenne per un attimo il fiato, temendo o sperando, non sapeva neanche lei cosa sentiva, di essere riconosciuta. Tuttavia il ragazzo non ebbe reazioni particolari, quindi non si era accorto di chi lei fosse… In fondo erano passati parecchi anni lei era cresciuta e aveva un nuovo nome, una nuova famiglia, e una nuova vita. Come avrebbe potuto riconoscerla in quelle vesti? La ragazza però notò che portava l’orecchino quindi per lo meno non era stata dimenticata. Ora doveva solo ottenere delle informazioni da lui, doveva capire cosa era successo al villaggio e perché nessuno era venuto a cercarla.
Dopo le presentazioni si congedò educatamente dai suoi genitori e portò i ragazzi al secondo piano e gli mostrò una stanza piena di abiti pesanti di cui potevano usufruire. Mentre aspettava fuori che si cambiassero prese il ciondolo che era nascosto dalla sua maglia, si anche lei a modo suo conservava l’orecchino per qualche motivo che le era ancora oscuro, solo che a differenza del ragazzo lo aveva legato a una catenina abbastanza lunga che le scendeva fino all’altezza del cuore, poteva quasi sembrare un gesto romantico, ma lei lo vedeva più come un modo per non dimenticare il passato.
 Mentre i ragazzi si cambiavano prese vita una breve una discussione.
-È una ragazza così strana- asserì Kurapika mentre cercava una tuta della sua taglia- non sembra anche voi strana?-
-è una maleducata-  disse Killua- come osa trattarci così?-
-Sarà il mio capo- disse Leorio piagnucolante- sarà un inferno…-
-Non intendevo quello- disse Kurapika finendo di vestirsi- il suo nome ad esempio non è usuale, ho letto un sacco libri ambientati in questi luoghi e non c’era nulla di simile a “Lanca”, inoltre ho avuto una strana sensazione quando mi ha stretto la mano, mi sembra familiare e sconosciuta allo stesso tempo.-
-Beh  allora perché non le chiedi chiarimenti- rispose ingenuamente Gon aprendo la porta per uscire.
Lanca sentì la porta aprirsi e ricacciò la catenina nella maglia, fortunatamente, a differenza di Darlene, lei non amava le scollature, quindi il suo piccolo segreto sarebbe tranquillamente rimasto al sicuro.
-Bene ora che siete tutti vestiti adeguatamente- disse Lanca osservando i quattro ragazzi che ora indossavano dele comode, ma soprattutto calde, tute blu- posso informarvi che questo è il nostro piano potete scegliere le camere che volete tranne queste qui.- continuò indicando le due porte che si trovavano difronte quella della stanza dove si erano cambiati.
-Cosa ci sono lì i cadaveri di chi hai ucciso?- disse spavaldamente Killua, il ragazzo dai capelli bianchi.
-No qui- disse la ragazza aprendo la prima porta e mostrando una stanza non molto grande con un letto, un armadio, una scrivania e una generosa libreria- c’è la mia stanza….- poi richiuse la porta e si apprestò ad aprire la seconda- mentre qui c’è la stanza che io usavo da bambina-
La seconda stanza era decisamente singolare, era tappezzata di coperte e cuscini e di pupazzi e manichini con i vestiti più disparati, da come erano disposti sembrava che ci fosse un grande pigiama party, solo un cuscino era vuoto e probabilmente quello era il posto di una Lanca bambina.
-Woow- disse Gon (quello dei pantaloncini verdi) stupefatto- è bellissimo.-
-Già- rispose Lanca malinconicamente richiudendo la porta- se avete altre domande chiedete pure?-
-Kurapika voleva sapere il significato del tuo nome dice che non è tipico del luogo- disse Gon meritando un’occhiataccia dal biondo.
-Ehm… scusalo non sa tenere la bocca chiusa- disse Leorio imbarazzato.
-Non c’è problema- rispose la ragazza con un’espressione divertita- prima vivevo in un laboratorio analisi dove si faceva ricerca qui vicino, quando c’è stato l’incendio una quindicina di anni fa è andato distrutto, quando Hans mi ha trovato tra le macerie ha deciso di adottarmi e visto che non avevo più un nome ne abbiamo inventato uno che ricordasse una parte del mio vissuto… Lanca sta per Laboratorio ANalisi: CAvia. Lo sanno tutti, ora se non c’è altro credo di andare in camera- vide un’espressione triste nei volti dei ragazzi e aggiunse- Ah non entrerò nei dettagli ma quando una donna sanguina una volta mese da una zona che si trova tra le gambe si dice che ha le mestruazioni… il resto puoi fartelo dire dal mio collega Leorio- e si chiuse definitivamente in camera.
Strinse il ciondolo attraverso i vestiti, una reazione da Kurapika c’era stata dopotutto….

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Capitolo 3
*** Il passato ***


La bambina dagli occhi rossi continuava a fissare il piccolo pacchetto sul suo comodino che voleva dire soltanto una cosa: era stata scelta. Non le andava. Non le andava per niente. Aveva tre anni e già doveva andare in sposa. Eppure si era impegnata per non essere scelta. Non giocava con gli altri bambini. Era antipatica, decisamente antipatica. Era disordinata e anche violenta. Tutto questo non bastava evidentemente.
-Hahaha sei stata scelta-
Mivea gli tirò un cuscino prendendo suo fratello in pieno.
-Pairo sta zitto- i suoi occhi diventarono di un rosso ancora più acceso e si riempirono di lacrime. La piccola Mivea non voleva sposarsi alla stessa maniera in cui non voleva avere un fratello gemello. Eppure Pairo faceva ancora parte della sua esistenza così come quella scatolina maledetta. Odiava la foresta e ogni singolo membro della tribù ma non aveva abbastanza fegato per scappare, o forse era soltanto troppo piccola. Non aveva mai fatto un vero tentativo di fuga, ma aveva tentato di uccidersi, o meglio di farsi uccidere. Era andata nelle tane degli animali più feroci, li aveva fatti arrabbiare, ma in qualche modo era riuscita a scappare all’ultimo secondo, era come la sua vita cercasse di resistere a ogni modo. Quello che spingeva Mivea a tali comportamenti era la certezza che le sarebbe capitato qualcosa di terribile se fosse rimasta in vita. E la cosa terribile si avvicinava sempre più rapidamente, o almeno questo era quello che sentiva.
-è arrivato Kurapika andiamo a giocare?-
Suo fratello si era avvicinato di nuovo. No, non voleva andare a giocare e per tutta risposta gli diede una delle sue peggiori unghiate lasciandogli un segno su tutto il braccio.
-Uffa sei cattiva..- disse Pairo scoppiando in lacrime. Mivea invece aspettava l’urlo di sua madre e la punizione che consisteva sempre nel “vietato uscire fuori a giocare” che era in fondo quello che lei desiderava. Invece le urla di Pairo vennero completamente ignorate da sua madre che invece entrò in camera sua con Kurapika.
-Allora, tesoro, non hai ancora aperto la scatola?- le disse sua madre con le lacrime agli occhi. Quella donna si commuoveva troppo. Kurapika invece tremava, il che non era strano, Mivea faceva paura agli altri bambini per il suo brutto carattere e il fatto che il biondo fosse un anno più grande di lei non le aveva mai impedito di prenderlo a pugni. A ogni tremore di Kurapika la ragazzina notava uno strano orecchino che seguiva i suoi movimenti. Gli orecchini per i Kuruta avevano lo stesso significato di una fede nuziale nel mondo esterno. E questo voleva dire soltanto una cosa: Kurapika aveva scelto qualcuno e il fatto che fosse tremante davanti ai suoi occhi rendeva evidente che quel qualcuno fosse lei. La bambina sentì uno strano calore, si sentiva improvvisamente onorata di essere stata scelta, così aprì la scatola e senza indugiare si infilò l’orecchino che vi era all’interno. Doveva aver evidentemente sbagliato qualcosa visto il leggero bruciore che sentiva e la goccia di sangue che fuoriuscendo dal lobo aveva fatto svenire sua madre. Ora erano ufficialmente destinati sposarsi e il matrimonio sarebbe stato reso effettivo nel momento in cui lei fosse diventata una donna. Gli occhi le erano tornati castani e le labbra cominciavano a incresparsi in un sorriso. Kurapika poi aveva smesso di tremare dato che non era arrivato il pugno che temeva.
-Quindi ora che siete sposati io e Kurapika siamo diventati fratelli!- urlò Pairo pieno di gioia.
Ah ecco era stato scelto Pairo.
 
 
 
 
Mivea osservava da un albero suo fratello e Kurapika che si rincorrevano. Aveva raccolto delle pietre con l’intenzione di colpire uno dei due in modo da riparare all’umiliazione subita per il fatto di non essere stata scelta sul serio. Tuttavia non lanciò nessuno dei piccoli sassi. Si sentiva una vera codarda. Il sole stava tramontando e un senso di angoscia le riempì il cuore: qualcosa di terribile stava per succedere. Scese dall’albero, tornò a casa sua e si mise sotto le coperte. Decise di addormentarsi e di non andare neanche a cenare, al suo risveglio l’angoscia doveva pur andarsene.
Quando aprì gli occhi si ritrovò dentro un auto ferma. Dal finestrino riuscì a distinguere il capo del villaggio prendere dei soldi da un uomo molto alto. Sentì l’impulso di gridare ma una mano le bloccò la bocca soffocando l’urlo. L’uomo torno in auto e mise in moto.
-Come ti chiami bambina?- le chiese l’uomo con una voce che sembrava tutt’altro che gentile.
-Mi.. Mive…- la bambina ricevette uno schiaffo. Da un altro uomo che era seduto accanto a lei, quello che le aveva soffocato l’urlo.
-Tu non hai un nome, sei solo una cavia.- ribatté l’uomo che aveva accettato i soldi dal capotribù.- ora bambina come ti chiami?-
Ci fu solo il silenzio e un ghigno sul volto dei due uomini. Qualcosa di terribile stava succedendo.
I successivi due anni furono un supplizio. Fu privata dei suoi abiti e dell’orecchino che furono messi in uno strano mobiletto. Gli esperimenti si incentravano sui suoi occhi che dopo un anno di torture diventarono da castani a verdi, persero anche la loro “caratteristica” in quanto non potevano più diventare scarlatti, ma arrivavano al massimo a un triste rosso spento e cupo. Successivamente cominciarono le iniezioni, alcune non provocavano dolore, altre erano lancinanti, fu durante quelle lancinanti che cominciò a avere allucinazioni. Vedeva dei nastri che le davano sollievo ogni volta che li stringeva tra le mani, gli altri non riuscivano a vederli e quindi decretarono che un certo farmaco provocava allucinazioni. I giorni passavano tutti uguali fin quando non si sentì uno strano boato e la temperatura del laboratorio cominciò a alzarsi in modo esponenziale. Una serie di nastri avvolse Mivea che chiuse istintivamente gli occhi evitando di vedere così l’incendio che divampava.
Qualche ora dopo un uomo trovò una bambina tra le macerie che doveva avere circa 5 anni. La bambina aprì lentamente gli occhi, i nastri non la avvolgevano più, ma un nastrino era ancora tra le sue mani e lo strinse con forza appena vide l’uomo che l’aveva intanto presa in braccio.
-Oh ma guarda qualcuno qui sa usare il nen eh? Come ti chiami bambina?- le disse sorridendo, ma senza ottenere risposta. Così la posò per terra e cercò di tranquillizzarla. –io sono Hans Forell, tu chi sei?-
-Sono una cavia- rispose la bambina, il suo sguardo fu improvvisamente rapito da uno strano mobile semi-nascosto dalle macerie. L’uomo andò a recuperare il mobile trovando al suo interno dei vestiti troppo piccoli per una bambina di 5 anni e un orecchino abbastanza strano. Li porse alla bambina che sembrò rattristita nel notare che quei vestiti non le andavano e la fermò quando la piccola tentò di bucarsi un orecchio con l’orecchino.
-non ce l’hai un nome?- le disse il signore sperando di ricevere una risposta.
-io sono una cavia del laboratorio analisi- rispose ancora la bambina.
-Allora dobbiamo inventarlo.. uhm che ne dici di Lanca è più corto di cavia del laboratorio analisi-
La bambina annuì e da quel momento divenne Lanca Forell l’unica sopravvissuta dell’incendio del laboratorio analisi di Silver City.
 
 
 
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Note: ciao a tutti i lettori, questo capitolo non è la continuazione della storia, ma una spiegazione del passato di Lanca, in modo da rendere più chiari i riferimenti presenti negli altri capitoli. Spero sia di vostro gradimento. Alla prossima ^-^

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