~do it for me;

di EllaYaYa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** [Prologo] ~ Morgana le Fey ***
Capitolo 2: *** [I Capitolo] ~ The beginning ***
Capitolo 3: *** [II Capitolo] ~ Better than you ***
Capitolo 4: *** [III Capitolo] ~ Beauty and jealousy ***



Capitolo 1
*** [Prologo] ~ Morgana le Fey ***


~do it for me;

PROLOGO
{Morgana le Fay}


Non avrei mai pensato che sarebbe finita così.
Fin da bambina, inconsciamente, avevo sempre dato quasi per scontato che sarei diventata Regina. Pensavo che fosse il mio destino.
La gente, quando mi guardava, diceva “E’ proprio fatta per regnare, un giorno.”
Ma si sbagliava, così come mi sbagliavo io.

{Perchè Morgana la Fata non è nata per essere Regina.}


Il destino ha tante strade diverse.
E il mio mi sta conducendo per una via che mai avrei pensato di dover percorrere. Che mai avrei voluto percorrere.

Ma tu hai fatto troppo per me, Artù Pendragon.
Ora è tempo che faccia io qualcosa per te.
Anche se, per salvarti, ti ferirò.
Anche se potresti finire per odiarmi.
Anche se potremmo diventare nemici.

Lo faccio per te. Perdonami.

***


Note dell’autrice
La mia prima fan fiction su Merlin, che emozione *_* XD
In pratica la storia è incentrata su Morgana (che è anche la voce narrante) e Artù, dal loro primo incontro da bambini, fino a … beh, vedrete XD
So che il prologo è abbastanza enigmatico ùù XD I’m sorry. Si capirà meglio alla fine.
La fic non sarà lunga, al massimo 7 o 8 capitoli.
Beh, enjoy it =)
xoxo

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Capitolo 2
*** [I Capitolo] ~ The beginning ***


~do it for me;

I CAPITOLO
{The beginning}


“Non ho di questi ricordi. Avevo 10 anni.
So che lo amavo e che mi è stato portato via.”


(Morgana, Uccidere il re)



{Avevo solo 10 anni quando mio padre Gorlois morì.
Non ricordo bene quel giorno, ero così piccola.
Ricordo solo quanto piansi.
Amavo mio padre. Avevo solo lui, dato che mia madre era morta molto tempo addietro, e perderlo fu un colpo atroce.
Quando venni a sapere che Uther Pendragon, re di Camelot, mi avrebbe preso sotto la sua tutela, ero molto diffidente.
Lui e mio padre erano vecchi amici, ma io lo avevo visto solo una o due volte, di sfuggita.
Certo, dovevo essergli riconoscente. Chi altri avrebbe preso un’orfana con sé, come se fosse sua figlia?
Ma avevo paura, e penso che fosse naturale. In fondo Uther era quasi un perfetto sconosciuto, per me.}

Vedevo un’anziana signora, sulla riva del lago.
Indossava un mantello verde smeraldo, e i capelli e il viso erano coperti dal cappuccio. Spuntava solo qualche ciocca di capelli grigi, che veniva smossa dal debole vento.
Sospirò. Stava aspettando qualcuno, con ansia.


Mi svegliai d’improvviso, sconvolta, con il respiro accelerato.
Mi passai la mano sulla fronte, cercando di calmarmi.
Non sapevo perché fossi così agitata. Avevo fatto sogni peggiori, prima.
Ma quella donna aveva qualcosa di strano … di inquietante.
Mi alzai dal letto, e mi guardai allo specchio. Ero pallida come una morta.
E tra non molto sarebbe arrivato il re, per portarmi a Camelot.
Sbuffai e mi sedetti di nuovo sul mio letto. Guardai la mia stanza. Stavo per andare via, e non l’avrei rivista più.
Cercai di memorizzare ogni dettaglio: il letto, lo specchio, perfino il pavimento e i muri. Ma avevo ancora quel sogno nella testa.
“Lady Morgana?” Sentii una voce dietro la porta. Era la mia balia.
“Entra.” Mormorai.
La donna entrò e mi si parò davanti. “E’ molto tardi, bambina. Avanti, vi aiuto a vestirvi.”
Annuii, trattenendo le lacrime. Non avrei più rivisto neanche lei.

***


La balia mi aveva fatto indossare uno dei miei abiti più belli, e aveva perso un sacco di tempo a spazzolarmi i capelli, blaterando su quanto mi sarebbe piaciuto vivere alla corte di Camelot.
Io restavo in silenzio, ascoltandola a malapena.
Quando sentimmo il rumore dei cavalli, corsi ad affacciarmi alla finestra.
Ad aspettarmi c’erano due uomini enormi. Due delle guardie del re, probabilmente.
La balia mi guardò, con gli occhi lucidi. “Bene. E’ora di andare.”
“Si.” Dissi. Poi sorrisi. “Non piangere, balia, o piango anch’io.”
Sorrise anche lei, e si passò una mano sul volto per asciugare una lacrima scesa lungo la guancia. “Si, si.”
Sospirai. “Non puoi venire con me?”
“No, bambina. Io resterò qui, a badare a questa casa.” Sospirò a sua volta.
La abbracciai. Era stata come una madre per me, ed era un dolore separarmene.
Lei si staccò, e borbottò “Su, Morgana, ora basta. Non vorrai far aspettare il Re.”

Mi accompagnò fin dalle guardie, e mi aiutò a salire su un cavallo.
“Addio, bambina.” Mormorò, con un fazzoletto in mano.

***


Il viaggio non fu lungo, ma a me parve un’eternità.
Avevo una guardia davanti, ed una dietro. Sbuffai: mi sentivo prigioniera.
Ripensai a quando andavo a cavallo con mio padre. Le corse, le passeggiate, i giochi. Quanto tempo era passato?
Mi guardai intorno: eravamo proprio sulla riva del lago. Mi tornò in mente il mio sogno.
“Possiamo fermarci?” Chiesi, quasi senza rendermene conto.
L’uomo davanti a me non si voltò neppure. “Abbiamo l’ordine di portarvi a Camelot, lady Morgana. Ci fermeremo solo lì.”
“Solo un istante.” Dissi, supplichevole.
Non sapevo nemmeno io perché, tutto d’un tratto, volessi interrompere il viaggio. Non ero poi così stanca.
La guardia si girò verso di me e mi guardò attentamente per qualche secondo. “D’accordo. Ma solo un istante.” Evidentemente a lui sembravo stanca.
Sospirai e tirai le redini, per fermare il cavallo. Quando mi voltai verso il lago, vidi qualcosa che prima non c’era. Anzi, qualcuno.
Una vecchia signora con un mantello verde smeraldo. Spalancai gli occhi dalla sorpresa. Era lei, era la donna del sogno. E mi fissava.
“Morgana la Fata” Sentii la sua voce, forte. Eppure non aveva aperto bocca.
Mi voltai verso le due guardie, ma loro non sembravano aver visto né udito nulla. Tornai a guardare la donna, e la sentii di nuovo “Morgana la Fata.”
Arricciai il naso. Perché mi chiamava ‘fata’?
“Ti chiamerò solo Morgana, se preferisci.”
Continuai a fissarla, ma le sue labbra erano sigillate. Forse era una strega?
“Lo sono. Ma non avere paura, io voglio solo metterti in guardia.” La signora si voltò verso il lago, dandomi le spalle. “So che stai andando a Camelot. Lì troverai molti ostacoli che si opporranno alla tua strada. Ma non cercare mai di sfuggire al tuo destino. I posteri ti conosceranno come una grande maga, e ti chiameranno Morgana la Fata.”
“Siete pronta a ripartire?” Chiese una delle due guardie, appena la vecchia smise di parlare.
Volsi lo sguardo all’uomo, poi di nuovo alla donna, ma … non c’era più.
Mi guardai intorno, spaventata. Era sparita.
“Si.” Mormorai, ancora allibita.
E ripartimmo.
Forse l’avevo solo immaginata. Dopotutto le guardie non l’avevano sentita. E aveva detto cose prive di senso.
Ci riflettei per tutto il viaggio. Alla fine conclusi che era inutile stressarsi inutilmente. L’avevo immaginata di sicuro.

{Non l’avevo immaginata, e lo sapevo.
Ma, per timore, preferii non ammetterlo. Neppure a me stessa.
E, col passare del tempo, dimenticai totalmente la vecchia signora che mi aveva chiamata Morgana la Fata.}

***


Quando arrivammo a Camelot, mi accorsi con sorpresa che quel posto mi piaceva. Non era molto diverso dal mio vecchio paese, a dirla tutta.
Ma che mi aspettavo? Mi chiesi, ridendo di me stessa.
Mentre passavo, notai che la gente mi fissava. Forse non erano molto abituati alle novità.
Giungemmo davanti al castello. Lo guardai, stupita. Non me l’ero immaginato così grande. Chissà … magari, in fondo, mi sarebbe piaciuto vivere lì.
Quando abbassai lo sguardo, vidi che, davanti al palazzo, stava Uther Pendragon in persona. Ovviamente non lo riconobbi. Ma, dato che portava la corona sul capo, chi altri poteva essere?
Si avvicinò, a braccia aperte. “Morgana!” Aveva un’espressione gioviale. Sembrava davvero contento di vedermi.
Mi diede la mano e mi aiutò a scendere dal cavallo.
Io abbassai la testa, rispettosa. Ma lui scosse il capo “Tu non avrai bisogno di queste formalità, Morgana. Da oggi in poi sei sotto la mia protezione, e per me sarai come una figlia.”
Sorrisi. “Grazie.”
“Sarai stanca.” Disse. “Ti farò condurre subito nelle tue stanze, così potrai riposarti.”
“Si, grazie.” Ripetei.

***


Mi portarono nelle mie stanze. Inutile dire che erano tre volte più grande della mia vecchia camera. Mi sarei mai abituata a quel castello enorme?
Sbuffai, mentre guardavo in giro. Non ero stanca. E non mi andava di stare rinchiusa lì dentro senza far nulla.
Valutai velocemente tutte le possibilità: sdraiarmi sul letto e cercare di riposare; o uscire e andare a fare un giro.
La seconda possibilità mi allettava decisamente di più.
Mi morsi il labbro Ma Uther non si arrabbierà se mi vede gironzolare per il castello? Beh, in fondo quella ormai era casa mia. Non potevo neanche fare un giretto?
Conclusi che non c’era niente di male.
Aprii la porta senza far rumore, e uscii, ritrovandomi in un lunghissimo corridoio. Probabilmente mi sarei persa.
Cominciai a camminare, senza ben sapere dove dirigermi. Arrivata alla fine del corridoio, mi bloccai. Avevo sentito un rumore strano: sembrava ferro che sbatteva contro qualcosa.
Cercai la fonte del suono, guardandomi indietro. Ma mi resi subito conto che il rumore non era dietro di me, era al mio fianco. Alla mia sinistra, infatti, c’era una porta socchiusa. Restai a guardarla per qualche istante, curiosa, mentre il rumore continuava.
Era una spada, forse addirittura due. Mossi qualche passo, fino ad arrivare davanti alla porta, e mi chinai leggermente per spiare all’interno. La porta era aperta solo di un filino, quindi riuscivo a vedere poco e niente. Ma vedevo indistintamente il profilo di un ragazzo, non troppo alto.
Mi ritrassi all’improvviso. Ma che stavo facendo? Era maleducazione, per una dama, spiare in quel modo. Sospirai e feci per allontanarmi, ma ancora una volta un rumore mi bloccò. Stavolta non era una spada: erano passi.
Spaventata, valutai in fretta le possibilità di fuga. I passi erano vicini, non avrei fatto in tempo a tornare nelle mie stanze. E se fosse stato Uther? Mi sarei presa un rimprovero appena arrivata?
Quasi senza rendermene conto, voltai a sinistra ed entrai nella stanza di cui poco prima avevo cercato di vedere l’interno.
Con il viso quasi attaccato al legno della porta, la richiusi, piano. Non osavo guardarmi indietro: se era la stanza di un qualche cavaliere, mi sarei trovata in un guaio ancora più grande.
Era il silenzio. Sia il rumore della spada, che quello dei passi erano cessati.
Mi girai lentamente. Mi ritrovai di fronte ad un ragazzo pressoché della mia età, che mi fissava con espressione confusa.
“Scusate.” Borbottai, imbarazzata. Che mi era saltato in mente, di entrare così?
“Chi siete?” Mormorò lui, squadrandomi dalla testa ai piedi. Lo guardai anch’io: aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri, e -non avevo sbagliato- impugnava una spada. Forse si stava allenando.
“Sono lady Morgana.” Risposi, ergendomi in tutta la mia altezza.
“Oh certo.” Fece lui, spostando lo sguardo altrove. “La figlia del conte Gorlois, giusto?”
“Esatto.” Risposi. “E voi chi siete?”
Lui fece un sorrisetto, come se mi sfuggisse qualcosa di ovvio. “Provate a immaginarlo.”
Strabuzzai gli occhi. Impossibile.
Ero capitata nella stanza del figlio di Uther? “Il principe Artù?” chiesi, chiudendo gli occhi.
“Già.”
La mia solita fortuna. “Ehm. Mi dispiace, non dovevo entrare così.”
“In effetti non dovevate. Ma non fa niente.” Alzò la spada e riprese ad allenarsi, come se non ci fossi, battendo la spada contro uno scudo. Solo in quel momento mi resi conto che dietro lo scudo c’era un altro ragazzo, probabilmente il suo servitore.
Il principe si muoveva abbastanza goffamente: era evidente che era ancora inesperto. Io ne sapevo qualcosa: ero figlia di un grande guerriero, dopotutto.
Mi scappò un risolino.
Lui si bloccò, e mi guardò, piccato. “Ridete di me?”
Alzai un sopracciglio alla sua espressione altera. “Può darsi.”
Fece una smorfia, volse altrove lo sguardo e arrossì. Guardai il suo servo: si stava trattenendo dal ridere.
Sorrisi, soddisfatta. Mi girai, e uscii dalla stanza.

***


Note dell’autrice
Ed ecco a voi il primo capitolo ^-^
Sinceramente non mi piace granché. Ma spero che piaccia comunque a voi XD
Vorrei ringraziare Rinalamisteriosa e Pikky91 per aver recensito, e le 5 persone che hanno aggiunto la mia storia ai preferiti ^^ Grazie mille, spero di non avervi deluso con questo capitolo<3
Beh, ora vado a fare la versione di latino – evviva -.-“ XD
Bye, xoxo

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Capitolo 3
*** [II Capitolo] ~ Better than you ***


~do it for me;

II CAPITOLO
{Better than you}


“Ricordi quando ti battevo sempre?"
"Mai successo!”


(Morgana-Artù, Il momento della verità)



{ Dopo l’incontro con il principe Artù, tornai nelle mie stanze, e vi rimasi.
Non volevo correre di nuovo il rischio di essere beccata da Uther.
Dovevo comportarmi bene, se non volevo che mi mandasse via.
Per questo, quando il giorno dopo mi chiese di partecipare al banchetto di quella sera, in cui mi avrebbe presentata ufficialmente alla corte, risposi subito di si. Non ne avevo voglia per niente, in realtà.
Non sapevo che sarebbe stato più interessante di quanto pensassi. }

Passai tutto il pomeriggio a cercare di decidere cosa indossare, senza venirne a capo.
Era un giorno importante per me. Dovevo essere quantomeno presentabile.
Sospirai, mentre mi appoggiavo l’ennesimo abito addosso e mi guardavo allo specchio.
In quel momento, sentii bussare alla porta.
“Avanti” dissi, buttando il vestito sul paravento.
Entrò una ragazzina della mia età, scura di pelle, con dei dolci occhi color nocciola. Sicuramente non era una nobile: indossava un vestito trasandato che aveva l’aria di essere piuttosto vecchio, e i suoi capelli castani erano legati in una crocchia poco curata.
Abbassò la testa, rispettosa. “Salve, lady Morgana. Sono Gwen, la vostra nuova servitrice.”
“Oh.” Borbottai, stupita. Uther, a pranzo, mi aveva detto che nel pomeriggio sarebbe arrivata la mia nuova serva. Ma non avrei mai creduto che fosse così giovane. Dopotutto, ero abituata alla mia vecchia balia.
“Va bene.” Dissi, sorridendo. In fondo avere una serva della mia età poteva avere i suoi vantaggi: la balia per me era stata come una mamma, ma Gwen avrebbe potuto essere come una sorella. “Mi stavo provando qualche vestito per il banchetto di stasera. Perché non mi aiuti a scegliere?”
Gwen mi guardò, un po’ sorpresa. “Oh, ehm … certo, d’accordo.”

***


Con l’aiuto di Gwen, riuscii finalmente a decidere il vestito da mettere (azzurro, perché, secondo Gwen, era un colore che mi donava particolarmente).
Dopodiché, aspettando l’inizio del banchetto, restai in camera a chiacchierare con lei. Era molto timida, così parlai quasi solo io. Ma riuscii a scoprire che il suo nome intero era Ginevra e che suo padre era un fabbro.
Quando mancava solo mezz’ora alla festa, indossai il mio vestito, e Gwen mi spazzolò i capelli fino a farli splendere.
Mi guardai allo specchio e sorrisi, soddisfatta.
Gwen sorrise a sua volta, e chiese “Andiamo?”
“Certo.” Risposi, sicura. Non diedi a vedere il mio nervosismo.

***


Quando io e Gwen arrivammo davanti all’ingresso della sala del castello, mi bloccai.
Mi allungai sulle punte per sbirciare all’interno: c’era tanta, tanta gente.
Sospirai. Avanti Morgana mi dissi, cercando di mantenere la calma devi solo essere carina e gentile, andrà tutto bene.
Gwen sembrò leggermi nel pensiero. Sorrise timidamente, e mormorò “Coraggio.”
Le sorrisi a mia volta, ed entrai. Lei mi seguì.
Come già sapevo, la sala era piena di gente. Cavalieri e dame chiacchieravano allegramente tra loro, mentre alcuni servitori finivano di imbandire i tavoli.
Guardai il tavolo al fondo della sala, quello in cui sedevano il re e il principe … e dove avrei dovuto sedere anch’io, probabilmente.
Era ancora vuoto. Uther e Artù non erano ancora arrivati.
Mi voltai, e vidi che Gwen stava ancora dietro di me.
Mi sentii sollevata: era il mio unico punto di riferimento.
“Lady Morgana.” Sentii una voce familiare. Mi girai nuovamente, per ritrovarmi davanti Artù Pendragon.
“Principe Artù.” Replicai, con un sorrisetto di circostanza.
“Che piacere vedervi.” Disse, il tono leggermente sarcastico. “In effetti, avevo proprio qualcosa da chiedervi.”
“Prego.” Risposi, curiosa.
“Non mi avete ancora detto perché ieri ridevate.” Mi guardò, altero, con la stessa espressione sarcastica.
“Oh.” Feci, capendo subito di cosa parlava. Lo avevo praticamente preso in giro, il giorno prima. “Beh …” Dissi, esitante.
“Sbaglio o era per il mio modo di usare la spada?” Disse, guardandomi con aria quasi … impietosita.
Alzai un sopracciglio. “Si, esatto.”
Artù guardò dietro di sé, ed io seguii il suo sguardo. Poco lontano da noi, c’era un gruppo di ragazzi pressoché della nostra età, che ci guardavano e ridacchiavano tra loro.
Abbassai il capo e sorrisi: ora era tutto chiaro. Il servo del principe aveva fatto la spia. E Artù doveva salvarsi la faccia davanti agli amici. Ovviamente lo prendevano in giro perché era stato deriso da una donna.
Beh, non gliel’avrei certo data vinta così facilmente.
“E pensate di avere la competenza per giudicare?” Domandò, con un sorrisetto.
“Sono figlia del conte Gorlois.” Gli rammentai, sorridendo a mia volta. “Era un grande guerriero, e lo osservavo sempre mentre si allenava.”
“Ma … questo non c’entra.” Borbottò, con un altro sorriso arrogante. “Siete … una ragazza.”
“E allora?” Domandai, piccata.
“Beh, le ragazze ne sanno solo di vestiti e filato, no?” Disse, alzando le spalle. Aveva sempre quel ghigno sul volto. Non lo sopportavo.
“Non necessariamente. E’ vero, mi è stato insegnato a filare, ma mio padre mi ha insegnato anche come si usa una spada …” Feci, risoluta. “ … e, sinceramente, penso proprio di aver imparato meglio di voi.”
Sentii un coro di ‘woooh’ provenire dalle spalle di Artù. I suoi amici stavano ascoltando, a quanto pareva.
“Non dite idiozie.” Ribatté Artù. Il ghigno era stato sostituito da un’espressione irritata.
“Volete mettermi alla prova?” Chiesi. Un altro coro di ‘woooh’.
Artù scoppiò a ridere. “Non mi batterei mai con una donna.”
“Paura?”
Si irrigidì. “Sto solo cercando di salvarvi da un’umiliazione.”
“A dire il vero state umiliando voi stesso, al momento.” Dissi, accennando ai suoi amici, che ancora ridevano.
Artù li guardò per un secondo, poi fissò nuovamente il suo sguardo su di me.
Sorrise, beffardo. “Non sapete ciò che dite.”
“Io dico di si.” Ribattei. Non ero disposta a cedere, anche se, in effetti, aveva ragione: non sapevo cosa stavo dicendo. Lo stavo praticamente sfidando a duello? Una dama contro un principe?
Non ebbi il tempo di riflettere, che un altro ragazzo si avvicinò. “Il principe Artù accetta la sfida, ovviamente.” Disse, sorridendo. “Oh, che maleducato, non mi sono nemmeno presentato. Sono Uwaine.” Si inchinò.
Ricambiai l’inchino. “Io sono Morgana.”
“Lo so.” Ribatté lui, con un sorrisetto. “Anzi, tutti lo sanno. Non si parla che di voi, questa sera.”
Sorrisi, cordiale. Artù invece sembrava infastidito dall’interruzione. Lo guardò con aria interrogativa.
“Comunque” riprese Uwaine “dicevo che Artù accetta volentieri la sfida.”
“Ah si?” chiese Artù, guardandolo beffardo.
“Certo.” Disse il suo amico. “Non avrai davvero paura di una ragazza?”
“Certo che no, ma …”
“Beh, allora è deciso.” Decretò Uwaine, senza lasciarlo parlare. “Domani a mezzo dì, nella scuderia.”
“D … d’accordo.” Feci, poco convinta.
“Avete cambiato idea?” Chiese subito Artù. Ci sperava, era evidente. Ma aveva parlato con il solito tono arrogante che lo contraddistingueva, per non passare da codardo con l’amico.
“No.” Risposi, determinata. “A domani.”
Voltai le spalle ai due ragazzi, e tornai da Gwen.

***

Il giorno dopo a mezzo dì, come d’accordo, sgattaiolai dalle mie stanze ed uscii dal castello, per recarmi nella scuderia.
Mentre camminavo, ripensavo alle parole di Gwen, a cui avevo confidato della ‘sfida’.
“Mi sembra sconveniente, per una dama.” Mi aveva detto, decisa. E aveva ragione, lo sapevo. Ma non potevo certo darla vinta a quel maschilista di Artù e ai suoi amici.

Quando arrivai, Artù era già lì, insieme ad Uwaine.
Mi fecero indossare l’armatura di quest’ultimo che, a dirla tutta, mi andava un po’ grande.
“Adesso puoi andare, Uwaine.” Disse Artù, guardando l’amico.
“Non se ne parla.” Ribatté lui, duro. “Io voglio restare.”
“Non penso che lady Morgana si sentirebbe a suo agio.” Fece Artù, guardandomi in cerca di consenso.
Per me non faceva poi molta differenza, ma annuii.
Uwaine sospirò “D’accordo.” Si allontanò un po’. Poi si voltò.
“Vattene Uwaine!” Ripeté il principe.
“D’accordo, d’accordo ...” Fece Uwaine, deluso. Quindi se ne andò, sul serio.
A quel punto, Artù fece un piccolo sospiro e mi guardò “Bene, se n’è andato. Potete togliervi quell’armatura.”
“E perché?” Chiesi, alzando un sopracciglio.
Lui scosse la testa. “So che non volete davvero battervi con me.”
“Oh, e invece si.” Dissi. “Forse siete voi ad aver cambiato idea?”
“E anche se fosse?” Fece Artù. “Non voglio combattere contro una donna …”
Non lo lasciai continuare “… perché avete paura di fare una figuraccia.”
Artù scoppiò a ridere. “Non siate ridicola.”
“Bene, allora forza.” Dissi. Presi la spada di Uwaine.
Il principe non si mosse.
“Artù Pendragon.” Dissi, guardandolo. “Avete intenzione di combattere o no?”
Lui sospirò, con un mezzo sorrisetto. “Se lo sapesse mio padre …”
“Se sapesse cosa?” Domandai, sorridendo. “Che avete paura di essere battuto da una donna? Beh, allora vi considererebbe un vigliacco, credo.”
Artù restò un attimo in silenzio. Poi si infilò l’elmo, e prese la sua spada e il suo scudo.
Anch’io mi misi l’elmo e presi lo scudo.
Non sembrava ancora convinto, però. “Non colpirò una donna.” Ripeté.
“Bene.” Feci, stanca di quella tiritera. “Allora sarà più divertente.”
E cercai di colpirlo. Lui parò con il suo scudo.
E poi iniziò il vero duello.
Misi in pratica tutto quello che mio padre mi aveva insegnato.
Parare, colpire, parare, parare, colpire.
Artù si difendeva benissimo. Evidentemente non era così inesperto come avevo pensato.
Alla fine- non ho idea di come fosse successo- la mia lama si ritrovò puntata sul petto di Artù. E la sua sul mio.
“Basta.” Dicemmo, insieme.
Abbassammo contemporaneamente le spade. Mi tolsi l’elmo.
“Dove avete imparato a combattere così?” Chiese Artù, colpito. Poi si ricompose. “Cioè … non che abbiate combattuto bene. Ma per una donna …”
“Ve l’ho detto.” Risposi. “Mio padre mi ha insegnato qualcosa.”
Anche lui si sfilò l’elmo, e buttò spada e scudo a terra. “Strano, per una donna.” Disse, di nuovo.
Lo guardai, irritata. “Preferite le ragazze senza cervello che sanno solo spazzolarsi i capelli?”
“No, no.” Disse subito Artù. “Dico solo che è … strano. Insolito, ecco.”
“Già.” Sospirai.
“Comunque” disse “possiamo darci del tu?”
Sorrisi. “Certo.”
Restammo in silenzio per qualche secondo. Poi mormorai “In ogni caso, sono forte quanto te.”
Artù sbuffò, volgendo lo sguardo altrove.
“E' così.” Dissi, con un sorrisetto.
“Nessuna ragazza vincerà mai contro di me” Replicò. “Specialmente non tu, Morgana.”

***


Quella sera c’era un altro banchetto.
Alla corte di Camelot c’erano quasi tutte le sere, in effetti. Ogni occasione era buona per far festa.
Mentre chiacchieravo con Gwen, sorpresi Artù, dall’altra parte della sala, che mi fissava.
Sorrisi, e lui girò subito lo sguardo.
Avevo vinto comunque, anche se ancora non lo sapevo.

***


Note dell'autrice
Et voilà XD Il secondo capitolo tutto per voi *-* Spero che vi piaccia, anche perché mi sono divertita un mondo a scriverlo XD
Ringrazio Pikky91, Rinalamisteriosa, hikary e Kimly che hanno recensito, e le 6 persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti ^-^ Grazie mille davvero **
Alla prossima guys<3

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Capitolo 4
*** [III Capitolo] ~ Beauty and jealousy ***


~do it for me;

III CAPITOLO
{Beauty and jealousy}


“Sei geloso, vero?"

(Morgana, Valiant)

"Sei gelosa, Morgana."
"Non essere presuntuoso."
"Andiamo. Non sarebbe la prima volta."


(Artù-Morgana, Le porte di Avalon)



{ Passarono giorni, mesi, anni.
Passarono in fretta, e io e Artù ci ritrovammo quindicenni.
A quindici anni, scoprii di essere bella.
Me ne accorsi dal modo in cui mi guardavano gli altri ragazzi quando passavo.
Dal modo in cui le altre ragazze sospiravano, invidiose, quando mi vedevano.
E mi faceva piacere. Nel bene o nel male, essere notati era piacevole.
Ma c’erano altre ragazze belle. E questo mi portò a scoprire un’altra cosa: la gelosia.
Non l’avevo mai conosciuta fino ad allora, e pensavo che non l’avrei mai fatto.
Mi sbagliavo. Nessuno ne è immune: neppure io. }

Guardavo due vestiti posati sul mio letto, indecisa.
Quella sera ci sarebbe stato un altro banchetto. Anzi, un ballo, per essere precisi. Un ballo a coppie.
Ancora non ero sicura di andarci, dato che nessuno mi aveva invitata.
“Lady Morgana?” Gwen entrò nella mia stanza, con un sorriso strano dipinto sul viso.
“Che succede?” Chiesi, guardandola con curiosità. Era un sorriso … malizioso, quasi. Mai visto sul volto della dolce Gwen.
“Ho una cosa per voi.” Disse, allungandomi un foglio ripiegato.
Lo guardai, sorpresa. “Che cos’è?”
“Un biglietto.” Rispose Gwen, alzando le spalle. “Da parte di sir Uwaine.”
“Oh.” Feci, quasi delusa. Non ero del tutto sorpresa, veramente: Uwaine mi faceva la corte da un bel po’, ma non ci avevo mai dato molto peso. Presi il foglio.
“Mi ha dato anche questo mazzo di fiori.” Disse poi Gwen, mostrandomi un bellissimo mazzo di rose. “Li metto in acqua.”
Sorrisi. “Va bene.” Gwen si allontanò, e io spiegai il foglio.

Milady,
spero tanto che abbiate gradito i fiori.
Sono solo un piccolo pegno della mia smisurata ammirazione per voi.
Vorrei essere il vostro accompagnatore al ballo di stasera.

Uwaine



Sorrisi. Gwen mi tornò vicino.
“Leggi.” Dissi, allungandole il foglio.
Lei lo prese e lesse le poche righe. Fece spallucce, e mi restituì il foglio. “Beh, che ne pensate?”
Sospirai. “Ah, non lo so.”
“Sir Uwaine è un cavaliere, ed è figlio di un grande lord. Potrebbe essere un buon partito, per voi.” Disse Gwen.
“Non pensi che io sia un po’ troppo giovane per pensare già a queste cose?”
“Ci sono donne che alla vostra età sono già felicemente sposate.”
Mi morsi il labbro. Aveva ragione.
Ma Uwaine non mi piaceva, non in quel senso.
“Comunque non voglio andare al ballo con lui.”
“Con chi vorreste andare?” Domandò Gwen, con un altro sorrisetto.
“Non lo so.” Risposi. Sapevo bene a chi stava pensando. Conoscevo già le sue ‘teorie’ su me e Artù. Teorie completamente infondate.
“Io sono ancora dell’idea che sarà il principe ad invitarvi.”
“E’ troppo orgoglioso per farlo.” Dissi, sicura. Ne ero certa, non mi avrebbe mai invitata. Anche se avesse voluto farlo – cosa di cui non ero poi tanto sicura.
“Ho bisogno di fare una passeggiata.” Conclusi. Dovevo rifletterci un po’ su.
“Volete che vi accompagni?” Chiese Gwen.
“No, grazie. Vai pure a casa, se vuoi.” Sorrisi, ed uscii dalla stanza, il foglio ancora in mano.
Mentre camminavo, senza una meta precisa, lo rilessi ancora una volta … finché non me lo sentii strappare dalle mani all’improvviso.
“Che cos’è questo?”
Avrei riconosciuto quella voce tra mille. Era la voce che sentivo sempre prima di una litigata.
“Dai, ridammelo!” Esclamai, lanciando un’occhiataccia ad Artù.
“Aspetta, aspetta.” Artù lo aprì, e lo lesse.
Incrociai le braccia, infastidita.
“E’ inaccettabile.” Sentenziò, restituendomi il foglio.
“Perché?”
Un piccolo pegno della mia smisurata ammirazione.” Citò, con una smorfia. “E’ assurdo.”
“Io l’ho trovato carino.”
Carino?” Disse, aggrottando le sopracciglia. “Non è stato carino, Morgana. E’ stato sfacciato. Dovrò parlargli, per questo.”
Sbuffai. “Mai che tu ti faccia gli affari tuoi, eh?”
“E comunque non andrai con lui al ballo.” Disse poi, perentorio. Feci una smorfia. Da quando decideva lui?
“Io vado con chi voglio.” Ribattei, piccata.
“Non con Uwaine.”
“Perché no?” Feci. “Io voglio andare con lui.”
Sorrise. “No, tu non vuoi.”
“Si che voglio.” Mentii. Ma che stavo dicendo? Io non volevo andare al ballo con Uwaine.
Ecco, ogni volta che incontravo Artù, parlavo senza pensare. Che cosa irritante.
Lui alzò un sopracciglio. “Ah si?”
“Si.” Ripetei. “Perché? E’ un problema per te?”
“N … certo che no.” Borbottò, arrossendo.
“Bene.” Dissi. “Allora dì a Uwaine che sarò felice di essere la sua dama.” Feci per andarmene.
“Perfetto.” Esclamò Artù, ricomponendosi. “Allora ci vedremo stasera al ballo.”
Mi fermai. “Tu vieni?”
“Certo.” Rispose, alzando le spalle.
“E con chi?” Chiesi, ostentando disinteresse.
“Con … lady Susan.”
“Lady Susan?” Ripetei, sorpresa. “Intendi la figlia di lord Prince?”
“Ovviamente.” Disse, sicuro. “Non è un problema per te, vero?”
“Perché dovrebbe essere un problema?” Sorrisi, fingendo indifferenza. “Allora a stasera.” Gli diedi le spalle e mi allontanai.

***


“Che gran gradasso!” Borbottai, rientrando in camera mia.
Gwen spuntò dal nulla. “Chi?”
“Oh, sei qui.” Dissi. “Pensavo che fossi andata a casa.”
“Stavo finendo di rassettare.” Rispose Gwen. “Che è successo?”
Mi sedetti su una sedia. “Artù.”
“Che ha fatto?”
“Mi ha praticamente spinta ad accettare l’invito di Uwaine.”
“Come … spinta?” Chiese, sedendosi accanto a me.
“Beh … mi ha fatta arrabbiare, e io volevo indispettirlo …”
“… e gli avete detto che sareste andata al ballo con Uwaine.” Annuì Gwen. Quella ragazza sapeva leggermi nel pensiero. “Capisco. E lui?”
“Lui ha risposto che aveva invitato lady Susan.” Pronunciai il suo nome con scherno. Non le avevo mai rivolto la parola, eppure adesso mi stava antipatica.
“Oh. Pensavo che avrebbe invitato voi.” Ammise Gwen.
“Già …” Stavo per dire ‘anch’io’, ma mi trattenni.
“Beh, magari lo ha fatto solo per irritarvi.” Constatò Gwen, con un sorrisetto.
“Non ha funzionato, allora.” Risposi.
La ragazza alzò un sopracciglio, scettica “Davvero? Eppure sembrate … gelosa.”
“Io? Gelosa? Ma per favore … non essere ridicola.”

***


Passai tutto il pomeriggio ad acconciarmi per il ballo.
Volevo essere splendente, così da far invidia anche a lady Susan.
Mi scappò una smorfia, ripensando al suo nome.
“Che succede?” Chiese Gwen, mentre mi pettinava i capelli.
“Niente.” Risposi subito. Ma i miei pensieri andarono di nuovo all’ ‘accompagnatrice’ di Artù. L’avevo vista solo una volta o due ai banchetti di corte – di solito veniva solo suo padre – e non le avevo mai parlato. Diciamo che non aveva mai attirato la mia attenzione. In fondo non era tanto bella, né tanto intelligente. Una ragazza normale, nella media.
Quando finii di prepararmi, Gwen mi accompagnò fin davanti alla sala. Poi si congedò: suo padre era malato, e doveva tornare da lui.
“Ci vediamo domani, tranquilla.” Le dissi. Poi entrai nella sala, a testa alta.
Ricordai quando vi ero entrata la prima volta, più o meno cinque anni prima.
Ero così timorosa, e insicura. Adesso invece era tutto diverso.
Notai un paio di ragazzi che si giravano a guardarmi, provocando gli sbuffi di dissenso delle loro dame.
Con lo sguardo, però, cercai Ar … Uwaine.
Beh, non dovetti cercare a lungo. Uwaine mi si avvicinò subito, offrendomi il braccio. “Lady Morgana.”
“Sir Uwaine.” Dissi, facendo un piccolo cenno con il capo e prendendogli il braccio.
“Siete bellissima.” Mormorò.
“Grazie mille.” Era così dolce. Perché non mi piaceva?
Sospirai e mi guardai un po’ intorno. La sala era piena di gente, come tutte le sere, ma quella sera era … diverso. Ero circondata da coppie.
Coppie, coppie, coppie.
La cosa era un po’ nauseante, a dirla tutta. Chissà perché Uther aveva organizzato quel ballo, invece dei soliti banchetti. Qualcuno mormorava che volesse trovare una nuova moglie, ma io non ci credevo. Probabilmente voleva solo fare qualcosa di nuovo, per scacciare la monotonia.
“Chi cerchi, Morgana?”
Di nuovo quella voce. Peccato che non avessi proprio voglia di litigare.
Posai gli occhi su Artù, che stava fermo davanti a me, con sottobraccio la ‘famosa’ Susan Prince.
Mi accorsi con rammarico che era … bella. Indossava un meraviglioso vestito azzurro, i lunghi capelli biondi le cadevano lungo le spalle, splendenti, e gli occhi verdi luccicavano. Certo, doveva essere emozionata: non capita tutti i giorni di andare ad un ballo con un principe.
“Nessuno.” Risposi secca. Poi guardai la fanciulla accanto a lui. “Lady Susan.” Chinai leggermente il capo. “E’ un piacere vedervi.” In realtà non lo era poi tanto.
“Anche per me.” Rispose lei. “Delizioso, il vostro vestito.”
“Grazie. Anche il vostro.” Dissi.
Susan sorrise, dopodiché salutò anche Uwaine, che rispose cordialmente.
In quel momento, cominciò ad echeggiare nella sala il suono di un’arpa, e il musico iniziò a cantare.
“Balliamo?” Mi chiese subito Uwaine.
Sorrisi. “Certo.”
E mi allontanai con lui, guardando di sottecchi Artù. Lui e Susan ci imitarono subito.
Misi cauta le braccia sulle spalle di Uwaine, mentre lui mi posava le mani sui fianchi. Io sapevo ballare, ma lui no, così cominciammo a dondolare piano sul posto. Andava bene lo stesso.
“Sono contento che abbiate accettato l’invito.” Disse Uwaine.
“Mmm.”
“Non me lo aspettavo.”
Neanche io pensai, mordendomi un labbro. Intanto il mio sguardo riprese a vagare per la sala.
Individuai Artù e Susan, poco distanti da noi, che danzavano al centro della sala. Voleva mettersi in mostra, lo spaccone.
Incontrai per un attimo lo sguardo di Artù. Mi girai subito, imbarazzata.
“Oh.” Mormorò Uwaine, con un sospiro. “Ora ho capito.”
“Eh?” Chiesi, sorpresa. Forse aveva detto qualcosa e non lo avevo sentito.
Sorrise “Ho capito perché siete venuta al ballo con me.”
“In … in che senso?”
“Artù.” Disse semplicemente, con un’alzata di spalle.
Guardai a terra. “Non c’entra.”
“Non sono stupido.” Borbottò. Eppure sorrideva ancora. “Ma non vi preoccupate. Io mi consolo in fretta.”
Sorrisi. In effetti non ero la prima ragazza che corteggiava. Prima di me era toccato a lady Helen e lady Miriam. Sfortunatamente, era stato respinto da entrambe.
Tornai a guardare Artù e Susan, che ancora ballavano allegramente. Artù, però, non sembrava molto interessato alla sua dama. Sorrisi sotto i baffi.
“Vi dispiace se vi lascio un attimo solo?” Domandai.
“No, certo.” Rispose Uwaine, e mollò la presa sui miei fianchi.
Mi allontanai da lui e uscii dalla sala. Mossi solo pochi passi dall’uscio e mi fermai, con un piccolo sospiro.
La musica era un po’ più fievole, lì. Sembrava lontana.
Mi sfiorò il pensiero di mollare tutto e andarmene a letto.
Ma sarebbe stato maleducato lasciare solo Uwaine.
“Che ci fai qui?” Di nuovo Artù. Era una persecuzione.
Feci spallucce “Potrei farti la stessa domanda.”
“Giusto.” Appoggiò le spalle al muro. “Non ti stai divertendo, con Uwaine?”
“Certo.” Risposi subito. “E tu con Susan?”
“Si.” Disse. Eppure non era del tutto convinto.
“Sicuro?”
“Beh …” Alzò gli occhi al cielo. “Susan è carina, ma … è frivola.”
“Frivola.” Sorrisi. “Perché?”
“Sembra che non sappia parlar d’altro che di vestiti.” Sbuffò Artù.
“La maggior parte delle ragazze è così.” Borbottai, alzando un sopracciglio.
“Tu no.”
Non sapevo se fosse un complimento o un insulto. Dissi solo “Già.”
Restammo zitti per qualche secondo.
“Comunque anche tu non sembravi divertirti molto.” Mormorò poi Artù, rompendo il silenzio.
Lo guardai. Decisi di non mentire. “Beh … è che non mi piace molto.”
“Mmm.” Fece lui. “E perché hai accettato il suo invito?”
Alzai le spalle. Era davvero una bella domanda. Quando avrò la risposta, lo farò sapere anche a te pensai.
“Ah.” Disse all’improvviso. E sul suo volto si dipinse per l’ennesima volta il suo tipico ghignetto arrogante. “Volevi farmi ingelosire.”
“Come, prego?” Domandai, alzando un sopracciglio.
Annuì, sempre sorridendo. “Io ti piaccio.”
“Non dire sciocchezze.”
“Come vuoi.” Strano che cedesse così facilmente.
Lo guardai: ghignava ancora. Era insopportabile.
“E in ogni caso Uwaine potrebbe anche piacermi, in un certo senso.” Mormorai, senza capire ciò che stavo dicendo. Uwaine poteva piacermi solo e soltanto come amico. Niente di più, niente di meno.
“Ah si?” Fece, scettico. Incrociò le braccia. “Beh, vale lo stesso per me e Susan. In fondo, non è poi così male. Quando l’ho invitata stamattina, ha detto …”
“No, aspetta.” Lo bloccai, indicandolo con l’indice. Sembrava volessi accusarlo di un reato. “Tu l’hai invitata stamattina?”
Artù arrossì, capendo di essersi tradito. “No. Cioè … intendevo …”
“Pensavo che fosse già stabilito che dovevi andare con lei, quando abbiamo parlato.” Sorrisi. “Allora eri tu a voler farmi ingelosire.”
“Figuriamoci.” Borbottò, imbarazzato.
Mi morsi il labbro: non lo avrebbe ammesso. E neanch’io.
Nessuno di noi due avrebbe ceduto … mai.
“D’accordo.” Mormorai, e rientrai in sala.

***


Vedevo tutto sfocato. Un ragazzo, abbastanza alto, con i capelli neri, camminava con il suo sacco sulla spalla. Era diretto a Camelot, lo sapevo.
E sapevo anche che avrebbe dato una svolta alla mia vita. E non solo alla mia: anche a quella di Artù, di Uther, di Gwen. Di tutta Camelot.


Mi svegliai nel cuore della notte.
Mi misi a sedere sul letto, cercando di ricordare ciò che avevo sognato.
Non riuscivo a venirne a capo.
Ricordavo solamente una strana sensazione: un misto di malinconia e tranquillità.
Non rifeci più quel sogno, né lo ricordai mai.

***


Note dell’autrice
Ecco fatto anche il terzo capitolo (con un po’ di ritardo, i’m sorry xD).So che non è molto interessante, come anche i primi due, ma è dal prossimo che comincia il bello u.u Abbiate un po’ di pazienza XD
Ringrazio Rinalamisteriosa, Cory90 e hikary per aver recensito, e le 10 persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti ** Thank you so much<3
Beh, ora vi lascio in pace xD Al prossimo capitolo<3

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