Piccoli pezzi di Natale di _only_ hope_ (/viewuser.php?uid=619819)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi è Natale? ***
Capitolo 2: *** Addobbi ***
Capitolo 3: *** Biscotti e canzoni ***
Capitolo 4: *** Mercatini ***
Capitolo 5: *** Natale ***
Capitolo 1 *** Chi è Natale? ***
Alla mia
Darling,
anche se è
una storia Caleo e anche se parla di Natale,
perché le
voglio bene.
Ma non ti
preoccupare, ci saranno anche parti Percabeth c;
BANG
BANG BANG
Il martello
batteva ritmicamente sul metallo, riempiendo il silenzio del Bunker
nove, poi il rumore del trapano coprì gli sbuffi di Festus,
il quale
era acciambellato tranquillo in un angolo ed osservava il suo padrone
prendere fuoco ad intervalli regolari. Leo era talmente assorto nel
suo lavoro da non accorgersi neppure delle fusa che il drago fece
quando due piccole e pallide mani calde lo accarezzarono, né
si rese
conto del fatto che nel momento in cui le sue dita si muovevano
così
veloci da sembrare raddoppiate, lo erano realmente.
Quando
Calypso lo raggiungeva mentre lavorava e decideva di aiutarlo
costruivano in sintonia, senza che la bocca di lui pronunciasse
alcuna istruzione, se non in qualche rara, delicata e complessa
situazione: quel giorno il giovane si accorse di lei solamente
perché
cominciò a canticchiare sottovoce. Alzò gli occhi
dal marchingegno
che stava costruendo e sorrise alla vista della sua ragazza
concentrata ed allo stesso tempo rilassata, incurante dei ciuffi di
capelli biondi che sfuggivano dalla coda e delle macchie d'olio che
le imbrattavano la camicetta bianca con le mani arrotolate sugli
avambracci: per il divino Efesto, se la amava!
In quel
momento, sentendosi osservata, lei alzò il viso e sorrise
non appena
incrociò gli occhi marroni di Leo, ma subito lo
abbassò:
"Sono
venuta per chiederti una cosa, e posso attirare la tua attenzione
solo se mi imbratto le mani." borbottò, mentre il figlio di
Efesto rideva sotto i baffi: adorava i momenti in cui lei accampava
delle scuse quando in realtà voleva semplicemente
trascorrere del
tempo con lui.
"Dimmi
pure, Raggio di Sole."
"Chi è Natale? Ne parlano tutti
in continuazione, ed io non ho la più pallida idea di chi
possa
essere." chiese a quel punto, tranquilla. Lui, invece,
spalancò
gli occhi, perché con lei non avrebbe mai smesso di
sorprendersi:
certo, gli era andata peggio quel giorno ad Ogigia in cui lei aveva
fissato una lampadina per ore, domandandogli come fosse riuscito a
portare una stella nella sua capanna, ma anche questa era una lacuna
non indifferente, soprattutto per lui, che amava il Natale fin da
quando era bambino. Ricordava quanto quella festa gli avesse sempre
scaldato il cuore, anche quando era trascinato di continuo da una
famiglia all'altra, soprattutto se gli permettevano di aiutare nelle
decorazioni, ricordava che le luci lo confortavano quando scappava e
tutto lo riportava a quando festeggiava con la sua mamma. Quell'anno
non vedeva l'ora di addobbare tutto il Campo, anche perché,
stando
ai tempi terrestri, aveva saltato ben due Natali prima di riuscire a
ritornare da Ogigia con Calypso.
"Il
punto è, Raggio di Sole: che cosa è il Natale,
non chi. È una
festa." cominciò a spiegare. "Queste, ad esempio,"
continuò, alzando la fila di lampadine colorate che stava componendo.
"Sono
luci di Natale: le appenderemo sulle case del Campo, lo renderanno
tutto colorato, poi riempiremo dei pini con delle bocce decorate. Il
venticinque dicembre, invece, ci scambieremo i regali: i bambini
credono che venga un omaccione vestito di rosso e con la barba bianca
a portarli, ma non crederci quando te lo dicono. La cosa più
bella
del Natale, però, è l'atmosfera: sono tutti
più felici in questo
periodo dell'anno, lo si percepisce nell'aria." mentre lo
ascoltava Calypso annuiva, ma di tutta la spiegazione stava capendo
solo che si trattava di una ricorrenza che il suo Leo amava: i suoi
occhi luccicavano ed il fumo gli usciva dalle orecchie, le quali
rischiavano di prendere fuoco da un momento all'altro. In quel
momento lui alzò il viso dalle luci che stava continuando a
rifinire
e notò il suo sguardo confuso. "Non stai capendo nulla,
vero?"
in risposta lei abbassò il viso e scosse la testa, al che
lui decise
di ricorrere alle maniere forti: il giorno dopo avrebbe cominciato la
missione "Salviamo il Natale".
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Capitolo 2 *** Addobbi ***
"La
tua ragazza è strana: lo sai, vero?"
Piper si
avvicinò a Leo, il quale stava osservando Calypso, che era
in piedi
davanti all'albero di Natale della Casa Grande: tra le mani strette a
coppa teneva una palla di Natale azzurra che raffigurava un paesaggio
innevato, dipinta a mano dai figli di Apollo, e la osservava con
stupore, gli occhi luminosi, la bocca dischiusa.
"È
bellissima, non trovi?" rispose invece il giovane, ed in
risposta l'amica roteò gli occhi ridendo.
"Sei
un caso perso: non mi stai neanche ascoltando!" protestò
l'altra.
"L'amore
è una grave malattia mentale, Piper:
rassegnati." Annabeth si aggiunse al duo, giusto nel momento in
cui Leo si risvegliava.
"Cosa
fate voi due con le mani in mano? Abbiamo il Campo intero da
addobbare!"
"Abbiamo
finito di decorare la mensa, come ci avevi gentilmente ordinato,
Babbo Natale: è rimasto solo Jason, che svolazza in giro ad
appendere luci e festoni."
"Potreste
prendere una scala ed andare ad aiutarlo." osservò l'altro.
"Non è
così divertente." replicò Piper ridendo, poi si
allontanò
prendendo Annabeth a braccetto, mentre Leo gridava loro di
ricordarsi che il giorno successivo avrebbero preparato i biscotti.
"Sì, e
tra tre giorni andiamo ai mercatini di Natale in città: lo
sappiamo,
ce lo hai detto più o meno mille volte!"
"Calypso
ti fa male, Leo!"
Lui rise,
mandandole a quel Paese, poi ritornò ad osservare la figlia
di
Atlante, che proprio in quel momento venne urtata da un instabile
figlio di Ipno e lasciò accidentalmente cadere la boccia di
vetro.
"Per
Zeus, stai attento!" esclamò, ma quello si era
già
addormentato accanto ad un albero. Mentre il rombo di un tuono
risuonava nell'aria e la giovane fulminava il cielo con lo sguardo,
il figlio di Efesto la raggiunse recuperando la colla dalla sua
inseparabile cintura degli attrezzi e in un attimo ricompose la
pallina, che ritornò quasi come nuova, poi la porse alla sua
ragazza, che gli sorrise e si accovacciò di fronte a lui.
"Grazie."
"Di
niente. Credo che se vuoi tu possa tenerla."
"Davvero?!"
si illuminò lei, portandolo ad annuire e sorridere tra
l'intenerito
ed il divertito. "Sembrerò patetica a dire che è
bellissima."
Mai
quanto te,
pensò lui.
"Mai
quanto me." rispose invece, rischiando che lei gli frantumasse
la decorazione sulla testa: fortunatamente per lui ci teneva troppo.
"Vieni:
ti voglio fare vedere una cosa." continuò subito, onde
evitare
che ci ripensasse, alzandosi in piedi ed allungando una mano nella
sua direzione: lei sorrise e si lasciò trascinare in giro
per il
Campo.
Il cielo si
stava lentamente rabbuiando e lui le mostrò ogni albero
decorato,
ogni singola decorazione che aveva progettato con i suoi fratelli e i
figli di Apollo, ognuna in linea con le caratteristiche del dio a cui
la casa era dedicata: l'unico albero spoglio era quello dei figli di
Ipno, ma Leo non dubitava del fatto che quello dei figli di Ermes si
sarebbe svuotato a poco a poco.
Le
cacciatrici di Artemide, da poco giunte al Campo, stavano spruzzando
il loro pino con la neve finta quando Leo e Calypso le raggiunsero:
la giovane guardò subito male quella strana polverina bianca
e
appiccicosa, poi chiese di che cosa si trattasse, salvando il figlio
di Efesto dall'essere gravemente ferito da Talia, dopo averle chiesto
perché non appendesse anche lei le luci allo stesso modo di
Jason.
"Dovrebbe
assomigliare alla neve, secondo quello che sostiene il tuo ragazzo
qui."
"Ma ci
assomiglia! Vero che ci assomiglia, Calypso?"
"Ha
chiesto che cosa fosse: non ci assomiglia."
La giovane
osservava prima l'uno, poi l'altra, ed infine decise di mettere fine
alla discussione allo scopo di ottenere qualche utile spiegazione:
"Che
cos'è la neve?" ottenne in parte l'effetto voluto: entrambi
si
zittirono, ma la guardarono come se fosse appena atterrata con una
navicella spaziale proveniente da un pianeta lontano anni ed anni
luce dalla Terra.
"Te la
farò vedere i prossimi giorni: c'è neve fuori da
qui, vero?"
borbottò lui qualche secondo dopo, rivolgendo la domanda
alla figlia
di Zeus, la quale subito annuì:
"Ovvio:
c'è sempre neve a New York. Comunque, per la cronaca,
Calypso: la
neve è acqua ghiacciata e bianca."
"Descritta
così sembra un mucchio di ghiaccioli, ma è
soffice. E ottima da
mangiare." aggiunse Leo, e questa volta la giovane quasi
capì
quello che stavano descrivendo.
"Te lo
sconsiglio." ribatté Talia.
"Comunque
assomiglia a questa cosa qui." l'indice del figlio di Efesto si
posò sul suo naso, depositandoci qualcosa di soffice: la
giovane dea
lo guardò male, poi toccò sospettosa il punto che
lui aveva
sfiorato ed infine lo fulminò con lo sguardo: un attimo dopo
lo
stava rincorrendo con l'intera bomboletta in mano -gentile
concessione di Talia-, pronta a vendicarsi del brutto tiro. Leo
rideva e rideva, il fiato che cominciava ad essere corto: lui,
però,
non se ne curava, perché quello stava cominciando a
diventare il
Natale migliore della sua vita. Alcuni minuti dopo, rifugiatosi in un
angolo della mensa, guardò indietro, per scoprire che la sua
ragazza
non era più dietro di lui: uscì lentamente,
guardandosi attorno con
circospezione, e la trovò qualche decina di secondi dopo in
piedi
all'ingresso, gli occhi fissi sul grande abete che si stagliava
luminoso ed in tuta la sua maestosità sopra di lei, il viso
rivolto
verso l'alto.
"Ti
piace?" le chiese, avvicinandosi a lei e abbracciandola da
dietro, fermandosi anche lui ad osservare quello spettacolo: si
sentiva così piccolo in confronto a quell'albero.
Spostò lo
sguardo verso il resto del Campo, sentendosi soddisfatto del lavoro
che avevano fatto quel pomeriggio: si era divertito a decorare, ma
anche a dare ordini. Soprattutto, però, aveva adorato
rendere felice
la sua Calypso. Ad un certo punto alzò di nuovo lo sguardo e
notò
un rametto di vischio proprio sopra alla sua testa: la veranda di
ingresso ne era colma, decisamente si notava che una delle figlie
della dea dell'amore aveva decorato quel punto del Campo. Non osava
immaginare tutti i baci che avevano interrotto la decorazione quel
pomeriggio!
"Calypso,
lo vedi quello?" lei alzò lo sguardo verso il punto che lui
le
indicava.
"Vischio."
osservò.
"Già.
Una delle tradizioni di Natale dice che sotto al vischio sia
d'obbligo baciarsi."
Lei sorrise,
si voltò, prese il viso del figlio di Efesto tra le sue mani
e portò
le loro labbra ad incontrarsi dolcemente.
"Mi
piacciono queste tradizioni." osservò poi.
"Ora
capisci almeno in parte perché amo il Natale?" rise lui, per
poi baciarla nuovamente: si staccò un attimo dopo, quando
qualcosa
di freddo e appiccicoso lo colpì su entrambe le guance. Neve
di
bomboletta. Rise e cominciò a rincorrere Calypso, la quale
alla fine
era riuscita ad ottenere la sua vendetta.
Angoletto di
Hope-barra-Gio:
buondì :)
spero che questa FanFiction vi stia piacendo: mi rendo conto del
fatto che è lievemente diabetica... spero di non essere
caduta
eccessivamente nell'OOC...
Un parere di
qualsiasi tipo è sempre gradito!
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 3 *** Biscotti e canzoni ***
Era
il diciannove dicembre: l'aria era fredda, ma la trentina di semidei
che era riunita in cucina non la sentiva. Calypso aveva le mani in
pasta, attività che amava quasi quanto la cura delle piante,
mentre
Leo al suo fianco versava talmente tanti ingredienti nella sua
ciotola che ne aveva ormai dimenticati la maggior parte: tutto
sommato, però, quella collaborazione le piaceva.
"Che
differenza c'è tra i biscotti che prepari tutto l'anno e
questi?"
gli chiese ad un certo punto.
"Nessuna."
rispose Annabeth per lui, dal tavolo di fianco al loro, mentre con
una mano sporca di latte si spostava dal viso una ciocca bianca,
gentile dono di Percy, che aveva deciso di riempirla di farina
qualche minuto prima. Ovviamente lui era più bianco di lei.
"No,
fermi tutti... chi mette così tanta cannella e
così tanto miele nei
biscotti tradizionali?" controbatté Leo, indignato.
"Concordo!"
Percy si schierò dalla sua parte, ma solamente
perché amava il
Natale quasi quanto lui.
"Tu
concordi sempre quando si tratta di mangiare, Testa d'Alghe!"
"Vero!"
Jason gridò dai forni dietro di loro in risposta.
Calypso
rise, perché adorava vedere gli amici del suo ragazzo
battibeccare
amichevolmente e prendersi bonariamente in giro a vicenda.
Il profumo
dello zenzero che Leo aveva tra le mani le invase le narici e la
costrinse a riportare l'attenzione sull'impasto ormai quasi pronto.
"Ancora
questo e poi stendiamo la pasta." la informò lui mentre
versava
la spezia nel composto.
Stesero
assieme l'impasto con un grande mattarello, ritrovandosi a ridere
più
volte perché si muovevano a ritmi diversi ed il figlio di
Efesto
finiva sempre a faccia in giù, lasciando lo stampo del suo
naso
quasi ovunque: la figlia di Atlante ad un certo punto lo
guardò e
gli toccò il naso, rubando un po' di pasta e assaggiandola:
"È
buona." affermò sorridendo.
"Immagino
che il sapore della pelle del mitico Leo Valdez le dia un gusto
particolare." osservò lui in risposta.
"Oh, ecco perché
sa un po' di bruciato!" tutti risero per quella battuta, anche
lui, suo malgrado: doveva pur sdrammatizzare se tutti lo prendevano
in giro!
"Leo,
la tua ragazza mi sta ogni giorno più simpatica!"
affermò
Piper, di passaggio proprio in quel momento con una teglia piena di
biscotti da infornare.
Piper, la
stessa Piper che quando, nel luglio di quell'anno, lo aveva visto
tornare al Campo Mezzosangue assieme ad una ragazza si era riempita
di gelosia, la stessa Piper che lo aveva ignorato per giorni, la
stessa Piper che era scoppiata in lacrime quando l'aveva attesa
davanti alla sua cabina e l'aveva abbracciata, ma che gli aveva
sussurrato che Calypso proprio non le andava giù, ora stava
prendendosi gioco di lui assieme a lei, come se l'odio non le avesse
portate a battibeccarsi per almeno tre mesi.
Leo era
sempre più convinto del fatto che le donne fossero davvero
strane...
“Solo
perché mi prende in giro!” ribatté,
rivolto a Piper.
“Perché
non sai quanto è di compagnia se sta solo con noi
ragazze!”
controbatté l'interessata, ridendo, mentre Calypso arrossiva
violentemente.
“Davvero?”
lui quasi non ci credette: davvero trascorreva di sua spontanea
volontà del tempo con Annabeth, Piper e Rachel? Davvero si
divertiva? Beh, era quasi geloso, ma in fondo era felice del fatto
che non avesse legato solamente con lui.
“Chiedilo
a lei!” rispose la figlia di Afrodite, correndo ad infornare
i suoi
dolci: Leo cercò di incrociare lo sguardo della sua ragazza,
ma
senza successo, quindi decise di lasciar cadere l'argomento.
“Ora
dobbiamo coppare la pasta.” esclamò, allegro,
ottenendo l'effetto
desiderato: la giovane sollevò il viso e lo
guardò male.
“Coppare?!”
chiese, non comprendendo a che cosa si stesse riferendo.
“Non
starlo a sentire, guarda troppi programmi di pasticceria: noi comuni
semidei -eccetto Annabeth, ovviamente-, chiamiamo questo passaggio
'prendere le formine e tagliare la pasta con quelle'.” le
spiegò
Percy, beccandosi un'occhiataccia sia dalla sua ragazza che dal
figlio di Efesto.
“Grazie.”
sorrise invece l'altra, mentre recuperava il necessario dal centro
del grande tavolo da lavoro: per un attimo rimase ad osservare quelle
strane forme, prendendole in mano ad una ad una e rimirandole con uno
sguardo tra il confuso ed il perplesso.
“Questo
è un albero di Natale.” le spiegò il
suo ragazzo, prendendo
delicatamente il coppapasta dalla sua mano e girandolo di
centoottanta gradi: ora lo riconosceva anche lei.
“Questa,
invece, è una stella cometa: è uno degli altri
simboli del Natale,
assieme a questo-” continuò, paziente, mentre le
mostrava le
differenti formine. “Che, per la cronaca, è una
palla di Natale,
di quelle per l'albero, questo, che invece è un fiocco di
neve, e
questo, che è un omino di pan di zenzero. Quando li faremo
sembreranno un po' bruttini -hai visto quelli di Piper,
no?!-” si
guadagnò un pugno su un braccio con quell'affermazione:
maledetta
solidarietà femminile. “Ahio! Dicevo solo che dopo
li decoreremo
con la glassa e diventeranno più bellini, anche quelli di
Piper!”
“I
miei biscotti sono bellissimi!” lo contraddisse la figlia di
Afrodite, fortunatamente senza utilizzare la sua lingua ammaliatrice:
quella ragazza avrebbe potuto convincere chiunque anche che una
vipera è l'animale più bello del mondo, se avesse
voluto...
“Per
l'ultima volta: non ho detto che sono brutti, solo che-”
“Lo
hai detto.” lo interruppe Calypso. Leo notò che
tutti i suoi
amici, invece che aiutarlo, ridevano sotto i baffi: ingrati.
“No,
io ho detto che- Vabbé, lasciamo perdere.”
“Meglio!”
ribatterono all'unisono la sua migliore amica e la sua ragazza:
tradito su due fronti, per il divino Efesto!
Nonostante
i battibecchi e le interminabili spiegazioni, alla fine anche Leo e
Calypso riuscirono ad infornare i loro biscotti: la giovane li
osservò per un attimo cominciare lentamente ad imbrunirsi,
poi
ritornò dal suo ragazzo, ma non lo trovò. Di
conseguenza si guardò
attorno più volte, spaesata, finché non lo scorse
inginocchiato
davanti ad uno degli aggeggi tecnologici che lei tanto odiava: lo
raggiunse e gli chiese che cosa stesse combinando, e lui
alzò il
viso, incrociando i suoi occhi, poi scosse la testa, permettendole di
intuire che non le voleva far capire. Per Zeus, se odiava quando lui
le nascondeva le cose! Ricordava ancora il loro primo appuntamento,
in quel ristorante che lei aveva adocchiato mentre passeggiavano nel
centro di Parigi, piccolo e all'antica, ma in cui era impossibile
entrare senza prenotazione: era stata entusiasta quando aveva
scoperto che lui era riuscito a riservare un tavolo per due, ma i
giorni precedenti alla rivelazione gli aveva gridato contro
più
volte perché aveva telefonato troppo spesso e non le aveva
voluto
rivelare i destinatari delle chiamate.
Quel giorno,
però, non dovette attendere così a lungo,
perché in pochi secondi
una canzone iniziò ad uscire dall'aggeggio: ok, quella
doveva essere
una radio; dovette ripetersi mentalmente più volte di non
andare a
controllare se ci fosse un'orchestra lì dentro, l'impulso
era sempre
molto forte.
“Sì,
Raggio di Sole, è la solita radio.”
borbottò lui, prendendosi
gioco di lei. “Comunque queste non sono canzoni
qualunque.”
“Lo
hai detto anche delle ultime che abbiamo ascoltato.”
“Vero,
ma queste sono più speciali.”
“Già
sentito anche questo.”
“Piantala
di fare la pignola, Raggio di Sole, e lasciami parlare!”
esclamò,
esasperato, mentre lei cercava di nascondere un sorriso.
“Così va
meglio. Dunque: queste sono canzoni tutte dedicate al Natale.
Contribuiscono a rendere natalizia l'atmosfera.”
Calypso non
osava immaginare quanti dischi di quella roba possedesse... d'altro
canto, però, quando si voltò notò che
tutti sorridevano di più, e
che qualcuno azzardava addirittura dei goffi passi di danza: Percy
faceva volteggiare Annabeth per la stanza mentre andavano a
recuperare i biscotti, mentre Travis e Connor, che fino ad un attimo
prima stavano litigando, si abbracciavano, e Piper ridendo dipingeva
il viso di un Jason non propriamente felice con la glassa che stavano
preparando.
“Lo
hai notato anche tu, vero? È la magia del Natale, Raggio di
Sole.”
le sussurrò il suo ragazzo, mentre le sorrideva di fronte a
lei e le
cingeva la vita con le braccia: lei appoggiò la testa sul
suo petto,
lasciandosi cullare dai suoi passi e, mentre danzava con Leo -non
molto a ritmo- in un angolo della cucina al suono di “Silent
Night”, comprese un altro pezzetto del Natale.
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Capitolo 4 *** Mercatini ***
Il
tardo pomeriggio del ventuno dicembre Leo era in piedi davanti alla
sua cabina con le mani infilate nelle tasche della cintura degli
attrezzi e lo sguardo fisso sulla porta semiaperta.
“Calypso,
sbrigati! Perdiamo la metro!”
“Arrivo,
arrivo.” borbottò lei mentre usciva. “Ma
spiegami ancora perché
devo mettermi questi strani vestiti.” continuò
uscendo, e non
appena il figlio di Efesto la vide le parole che voleva pronunciare
rimasero sulle labbra semichiuse: quel giaccone bianco la faceva
sembrare un po' un pupazzo di neve, ma le stava davvero bene! Inoltre
la sciarpona e il cappello che indossava erano rossi, un po' come le
sue guance accaldate: qualsiasi altro ragazzo non l'avrebbe pensata
come lui, ma Leo la trovò bellissima.
“Valdez!”
Calypso richiamò la sua attenzione. “Dannazione,
tu non sei per
nulla vestito, perché io devo rendermi ridicola?!”
esclamò,
cominciando a pensare che fosse tutto uno scherzo.
“Beh,
ti assicuro che fuori fa almeno due volte più freddo che qui
al
Campo. Inoltre, Raggio di Sole, hai presente quella storia di Leo
Valdez che ha il fuoco dentro? Beh, è vera: non sento
neanche un po'
di freddo, un pile è più che
sufficiente.” ribatté lui alzando
un sopracciglio, mentre lei sbuffava in risposta. “Pronta a
partire?”
“Non
so lei, ma io sono più che pronta. E anche gli
altri.” si aggiunse
Piper, indicando un punto indefinito dietro alla sua schiena e
sorridendo: aveva convinto anche Percy, Jason, Nico e Will ad andare
con lei, Annabeth, Leo e Calypso ai mercatini e, per Zeus, era
convinta che si sarebbero divertiti davvero molto. La figlia di
Atlante non avrebbe dimenticato quel pomeriggio molto facilmente!
“Questa
è la metropolitana.” alcune decine di minuti dopo
stavano
scendendo le scale che li avrebbe portati sottoterra, quando Piper si
sentì in dovere di spiegare quella parte del mondo moderno
alla
ragazza del mondo antico, visto che si trovava accanto a lei.
“Scenderemo
un numero imprecisato di scale, timbreremo i biglietti e saliremo su
vagoni lunghissimi e probabilmente pieni di gente. Vista l'ora, al
90% non riusciremo neppure a sederci.” la anticipò
invece l'altra,
lasciandola a bocca aperta.
“Co-
come-” balbettò, sorpresa, mentre Calypso
tratteneva una ristata.
“È da marzo che viaggio assieme a Leo, abbiamo
visitato molte
grandi città.” spiegò infine.
“Ah.
Bene. Ci ho fatto una figuraccia. Fai finta di niente.”
rispose la
figlia di Afrodite, mentre la voce di Leo si sovrapponeva alla sua.
“Il
mio GPS dice che la più veloce è la blu, Aquaman!”
“Punto
primo: del tuo GPS non si fida nessuno.” stava ribattendo
Percy, ma
fu contraddetto dalla voce di Calypso, la quale affermava il
contrario. “Punto secondo:” continuò,
ignorandola. “Io vivo a
New York da quando sono nato, quindi se ti dico che la gialla ci
porterà dritti a Bryant Park è vero, anche
perché se potessi
prendere la blu lo farei subito! E non chiamarmi Aquaman!”
“Bel
tentativo, ma è la blu: ne sono sicuro!”
“Gialla, diamine!”
“Blu!”
“Ragazzi...”
tentò di fermarli Annabeth, ma senza ottenere successo:
sbuffò,
mentre i due continuavano a battibeccare.
“Gialla!”
“Ragazzi!”
“Blu!”
“Gialla!”
“Ragazzi!”
quella volta la giovane alzò la voce, ottenendo
però non solo la
loro attenzione, ma anche quella dei passanti, i quali si voltarono,
la guardarono come se fosse pazza, scossero la testa rassegnati ed
infine ripresero il loro cammino. Lei, dal canto suo, sembrò
non
farci caso.
“La
piantina dice che né la blu né la gialla portano
a Bryant Park, ma
che la linea esatta è la viola.” loro la
guardarono stralunati,
poi si avvicinarono al tabellone ed infine furono costretti a dare
ragione ad Annabeth.
“Odio
il fatto che tu abbia sempre ragione.” borbottò
Percy, mentre si
avviava verso le scale e gli altri ridevano: l'interessata lo
raggiunse di corsa e gli saltò sulle spalle, così
lui fu costretto
a prenderla al volo per evitare che entrambi cadessero a terra, ma
fallì miseramente, visto che dopo aver barcollato per un po'
finì
sul pavimento con la figlia di Atena sopra di lui.
“Ti
odio, Sapientona.”
esclamò contrariato, ma rideva.
“Sì,
ti amo anch'io, Testa
d'Alghe.”
ribatté lei, realizzando di essere riuscita ad ottenere il
suo
scopo.
Calypso,
intanto, li osservava e sorrideva: un tempo amava Percy Jackson, ma
vedendolo così sorridente in compagnia della sua ragazza
quasi si
pentì di averlo fatto e di essere stata così
gelosa. Mentre pensava
a questo si avvicinò a Leo e lo prese per mano: dopotutto,
lasciando
libero Jackson aveva trovato finalmente qualcuno che ricambiava il
suo amore.
“Ahio...”
borbottò la figlia di Atlante mentre saliva le scale che
l'avrebbero
riportata in superficie ed allo stesso tempo si massaggiava il
fondoschiena.
“Ancora
con questa storia?!” controbatté il figlio di
Efesto, che
camminava accanto a lei.
“Mi
hai lasciata cadere!” esclamò lei in risposta.
“Per
il divino Efesto, mica mi aspettavo quella frenata! Ti ho
già
chiesto scusa, che cos'altro devo fare per farmi perdonare?!”
ecco
che cosa otteneva con l'essere galante e lasciare che la sua ragazza
si sedesse sulle sue ginocchia sul vagone della metro: una lavata di
capo! Tanto valeva lasciarla in piedi, perché avrebbe
ottenuto lo
stesso risultato, ma sarebbe stato più comodo.
"Beh,
potresti cominciare con-" si bloccò a metà frase,
dopo essere
arrivata in cime alle scale, perché rimase a bocca
spalancata a
causa del panorama che si stagliava davanti ai suoi occhi: c'erano
delle luci, tante luci, almeno il triplo rispetto a quelle del Campo.
E c'era un albero, anch'esso alto tre volte quello del Campo, che era
circondato da una serie di casette in legno: non aveva mai visto
nulla di simile in vita sua e, per Zeus, aveva vissuto davvero a
lungo.
"Centoventicinque
bancarelle, almeno due chilometri di luci e la pista del ghiaccio:
che cosa vuoi di più dalla vita, Raggio di Sole?"
commentò,
mentre finalmente notava i fiocchi bianchi che cadevano dal cielo e
si rispondeva da solo.
"Comunque
questa è la neve!" esclamò entusiasta, poco prima
di correre
via con la testa rivolta verso l'alto, la bocca spalancata e la
lingua di fuori: la sua ragazza lo guardò in stato di shock,
poco
prima che un fiocco le cadesse sulle labbra, fresco e piacevole. Poi
notò anche i fiocchi che si erano depositati sulla sua
sciarpa:
erano tutti diversi, ma tutti ugualmente spettacolari. Sarebbe
rimasta lì ferma per il resto della serata, ma Piper la
prese
sottobraccio e la condusse via dai matti, mentre Annabeth le
seguì
ridendo.
"Jason
mi ha promesso che andranno alla pista di pattinaggio a prendere i
biglietti non appena avranno smesso di fare gli stupidi e che ci
chiameranno quando saranno alla fine di quella coda infinita."
spiegò, indicando la fila di ingresso del pattinaggio.
"Non
andremo mai a quella pista." ribatté ridendo la figlia di
Atlante, sarcastica. “Non si muoveranno più da
lì.”
"Per
questo ho convinto Nico a trascinare quei quattro via dalla neve tra
dieci minuti."
"Certo
che devi proprio odiare quel ragazzo se lo lasci da solo con loro!"
"Punto
primo: uno dei suddetti quattro è il suo ragazzo."
"Non è
un punto a tuo favore, Chase: anche noi abbiamo un ragazzo tra di
loro!" obiettò Piper.
"Lasciami
finire, McLean! Punto secondo: Nico non avrebbe amato un giro ai
mercatini con te."
"Con
noi, vorrai dire."
"Io e
Calypso siamo piuttosto normali, ma tu ti fermerai per dieci minuti
ad ogni bancarella!"
La terza
ragazza soffocò una risata. "I ragazzi davvero avranno il
tempo
di rotolarsi nella neve e fare tutta la fila."
"Contaci."
"Comunque,"
continuò Calypso, mentre entravano nella prima casetta di
vetro.
"Qualcuno mi spiega che cos'ha questo mercato di diverso
rispetto a quelli che ci sono ogni settimana?"
"Ottima
domanda." ribatté Piper. "Se fossi Leo ti risponderei che
è lo stesso discorso che valeva per i biscotti,
perché a Natale
tutto è più magico e particolare, mentre se fossi
Annabeth
commenterei che le architetture delle casette sono spettacolari, ma
sono Piper McLean, quindi ti dico che ci sono degli oggettini davvero
carini in vendita tra questi quattro vetri." l'interessata
annuì, apparentemente convinta, mentre la figlia di Athena
borbottava qualcosa sul fatto che le architetture erano davvero
abbastanza ben fatte.
"A
quello che ho detto prima devo aggiungere anche che i mercatini di
Natale sono l'occasione perfetta per trovare i regali di Natale!"
esclamò Piper, mentre una trentina di minuti dopo adocchiava
una
maglietta che sarebbe stata d'incanto a Jason e le altre due ragazze
la segiuvano ridendo: nonostante tutto, però, non potevano
che
concordare con lei, soprattutto Calypso, che si era ricordata solo
quel giorno la tradizione dello scambio dei doni.
Osservò la
figlia di Afrodite che faceva scorrere le grucce delle magliette sul
palo a cui erano appese e sceglieva quella della taglia più
adatta e
ricominciò a chiedersi che cosa potesse regalare a Leo, il
figlio di
Efesto che possedeva una cintura degli attrezzi da cui avrebbe potuto
estrarre qualunque cosa.
I ragazzi,
intanto, in fila, tra uno sbuffo e l'altro si guardavano attorno,
anche loro alla ricerca degli ultimi regali: Leo stava osservando il
suo dito indice prendere fuoco e sciogliere la neve che vi si era
depositata sopra, quando lo sguardo gli cadde sulla nuova bancarella
che erano riusciti a raggiungere: i suoi occhi si illuminarono.
"Ragazzi,
torno subito!" esclamò, saltando fuori dalla coda.
"Sì,
tutte scuse!" lo prese in giro Jason, ma l'altro era già
abbastanza lontano per non sentirlo.
Su uno
scaffale, appoggiata al suo piedistallo di ceramica rossa e bianca,
una sfera della neve cercava di nascondersi: il giovane si
allungò
sulle punte dei piedi e la prese tra le mani, osservando i due
personaggi innamorati sui pattini che si baciavano sotto al vischio e
in mezzo ai fiocchi volteggianti, mentre pensava che avrebbe potuto
costruirne una con le sue mani, ma che non sarebbe stata altrettanto
bella. Sì, era il regalo perfetto da aggiungere alla collana
con la
perla che Percy gli aveva procurato e di cui aveva provveduto a
produrre la catenina e l'incastonatura.
Quando tornò
dai suoi amici, trovò anche le ragazze: Calypso gli sorrise
e gli
riferì che si era davvero divertita, per poi baciarlo.
"Non
hai ancora visto nulla: il vero divertimento arriva ora!"
ribatté lui, ed era vero: quella sera pattinarono per ore,
senza
curarsi né del tempo che passava, né della fame
che cominciava a
farsi sentire, ridendo e scivolando. La figlia di Atlante era
instabile sui pattini, ma sfortunatamente per lei Leo non
riuscì mai
a prenderla prima che cadesse, visto che era messo quasi peggio di
lei.
"Raggio
di Sole, vengo dal Texsas, non dal Polo." si scusò.
Percy
sfruttava i suoi poteri per sfrecciare sul ghiaccio, ma Jason
agì
allo stesso modo, così i due gareggiarono per buona parte
del tempo,
sotto gli sguardi rassegnati delle loro ragazze e quelli ammirati di
bambini e ragazzini. Nico, dal canto suo, si ritrovò a
sorreggere
Will, che si scoprì essere addirittura più negato
di Calypso.
Verso l'ora
di chiusura della pista, quando Leo cadde a faccia in giù
nella neve
e si mise ad agitare braccia e gambe la sua ragazza lo
guardò male.
"È un angelo, Raggio di Sole, come quelli delle formine:
ricordi?"
"Non mi
sembra molto un angelo..."
"Donna
di poca fede: quando mi alzerò vedrai se non è un
angelo!"
Alla fine la
giovane si lasciò trascinare ad agire allo stesso modo di
Leo, e,
mentre rideva a crepapelle ed allo stesso tempo si ritrovava a
mangiare un quantitativo forse eccessivo di neve, gli altri ragazzi
si unirono a loro: la pazzia è migliore in compagnia,
soprattutto se
agli angeli seguono una battaglia di palle di neve all'ultimo sangue
e l'essere cacciati dalla pista per mancato rispetto delle regole.
Quella sera
la figlia di Atlante comprese perché il suo ragazzo amasse
la neve,
così come capì ancora di più il valore
dei buoni amici, ma
soprattutto riuscì a trovare il regalo perfetto per Leo: era
seduta
nel nascondiglio sotto il letto mentre lui si faceva una doccia ed
ammirava il suo piccolo capolavoro, una tuta da lavoro ignifuga che
recava la scritta “LEO VALDEZ: AGGIUSTATUTTO
INFUOCATO!”. Poi
recuperò un foglietto dalla tasca, un foglio scritto da lei
a mano,
che ricordava la promessa di aprire un'officina fatta qualche anno
prima, sorrise e lo infilò in una busta: sapeva quanto lui
avrebbe
amato aprire la loro officina qualche anno dopo, come era sicura che
si sarebbe illuminato quando si sarebbe accorto che lei si era
ricordata di quella pazza proposta.
I regali
migliori sono quelli fatti con il cuore.
Angoletto di
Hope-barra-Gio:
Ma... a
qualcuno piace questa FanFiction o la sto pubblicando solo per me
stessa?
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Capitolo 5 *** Natale ***
Il
giorno di Natale è quel giorno che mette allegria solo a
nominarlo,
che quando arriva fa sentire bene, ancor meglio rispetto al giorno
del proprio compleanno quando si è bambini: almeno, per Leo
era
così. Lui, gran dormiglione, quel giorno si era alzato alle
prime
luci dell'alba, dopo aver scostato dolcemente il corpo di Calypso dal
suo, si era rintanato nello spazio che aveva creato sotto al suo
letto per rimanere un po' tranquillo e si era messo ad ultimare i
preparativi per la festa fischiettando le canzoni natalizie, quelle
stesse canzoni che la sera prima aveva cantato a squarciagola davanti
al falò che aveva acceso in riva al laghetto, assieme a
Percy,
Jason, Will e Calypso, mentre Annabeth e Nico alzavano gli occhi al
cielo, ma ridevano. Alla fine della serata avevano intonato tutti
assieme "Cold cold Christmas" e "Jingle Bells" e,
per il divino Efesto, era tanto -troppo- tempo che non si sentiva
così bene!
Verso le
sette e mezza sgattaiolò fuori dal letto ed uscì
dalla cabina,
prestando attenzione per non svegliare i suoi fratelli e la sua
ragazza: era un giorno di festa e, di conseguenza, la sveglia era
stata posticipata alle otto e mezza, aveva tutto il tempo per mettere
in atto il suo piano.
Calypso fu
svegliata alle otto e un quarto dalle risate e dalle grida stupite ed
allo stesso tempo gioiose dei bambini del Campo: notò alcuni
dei
piccoli della cabina di Efesto correre fuori, altri rientrare e
prendere i più grandi per le maniche dei pigiami,
costringendoli a
seguirli.
"Calypso,
Calypso: vieni anche tu!!" la piccola Lylith strinse nel pugno
l'orlo della sua camicia da notte e la trascinò fino alla
porta
d'ingresso: nel tragitto si chiese che fine avesse fatto Leo, per poi
giungere alla conclusione che probabilmente era stato il primo ad
udire le urla dei piccoli e a correre nello spazio comune.
Seguì i
compagni fino alla mensa, e nel tragitto incontrò Piper, la
quale si
era fermata in mezzo al prato per sbadigliare e stropicciarsi gli
occhi: alcuni suoi fratelli stavano ritornando di corsa nella loro
cabina, dopo essersi accorti che erano usciti in disordine, ma a lei
sembrava proprio non interessare il suo aspetto da 'mi sono appena
alzata, lasciatemi in pace'.
"Sai
che cosa sta succedendo, per caso?" le chiese, dopo essersi
avvicinata a lei.
"Non
proprio: i bambini dicono che sia arrivato Babbo Natale."
"Dici
l'omino rosso con la barba che porta i regali la notte di Natale? Leo
mi aveva detto che era solo una legg-"
"Sì,
lo è, ma i bambini ci credono. Probabilmente si tratta di
uno dei
ragazzi più grandi, che voleva sollevare un po' l'umore
della
truppa. A proposito, Leo dov'è?"
L'interessata
alzò le spalle. "Non sono la sua balia."
borbottò, quasi
scocciata. "E potrei chiederti lo stesso riguardo a Jason."
"Io e
Jason non dormiamo assieme. E non siamo sempre appiccicati con la
colla come voi due."
A quelle
affermazioni Calypso arrossì violentemente. "Io e Leo non
sia-"
cercò di contraddirla, ma l'altra la zittì con un
cenno della mano,
mentre George, sei anni, figlio di Efesto, le notava ferme
lì e
decideva di prenderle per mano e trascinarle fino alla mensa.
Mentre
camminava la figlia di Atlante si ritrovò a pensare alle
parole di
Piper: aveva tentato di non ammetterlo, ma era vero che lei e Leo non
si lasciavano praticamente mai. La verità, che quasi non
voleva
ammettere neppure a se stessa, era che non voleva allontanarsi da
lui: inconsciamente aveva ancora paura che lui non sarebbe tornato da
lei, ma soprattutto non voleva lasciarlo perché erano stati
lontani
troppo a lungo. A quanto pare da quando si erano salutati a quando
lui era atterrato la seconda volta su Ogigia erano trascorsi quasi
due anni: se n'erano accorti quando erano atterrati a Malta nel
febbraio di quell'anno. Qualche notte prima dell'atterraggio a Malta,
mentre volavano alti nel cielo lei aveva appoggiato la testa alla sua
schiena ed aveva ammesso in un sussurro che gli era mancato da
morire: non gli aveva raccontato, però, che tutte le volte
che si
ritrovava ad accendere un fuoco il cuore le bruciava nel petto, come
non aveva enumerato tutte le piante che aveva scagliato lontano nei
momenti di tristezza e rabbia, né tutte le lacrime che aveva
versato, dandosi della povera illusa sentimentale.
A volte si
era chiesta perché si fosse innamorata di lui: insomma, non
era
attraente e aveva il suo gran caratteraccio, per non parlare del suo
ego! Quella mattina quando arrivò alla mensa se lo
ricordò: Leo era
al centro con un costume rosso e bianco, un barba bianca e lunga e
una parrucca dello stesso colore indosso, e i bambini lo attorniavano
ed allungavano le braccine verso il sacco che teneva tra le mani, da
cui usciva un gran numero di pacchi e pacchettini. Altri piccoli
semidei, invece, stavano accarezzando la testa di Festus, la quale
sbucava nel padiglione, oppure erano saliti sulla slitta legata alla
sua coda.
"Ha
costruito un sacco senza fondo... che tipo!" borbottò Nyssa,
ironica, ma seriamente colpita, arrivando di fianco a Calypso.
“Ha
un gran cuore, il ragazzo.” commentò Chirone in
risposta, mentre
la figlia di Atlante si limitò a sorridere: non serviva
rispondergli, tutti sapevano che spesso Leo Valdez era davvero
generoso, a volte anche troppo, soprattutto quando metteva la
felicità degli altri davanti alla propria. In quel momento,
però,
le sembrava felice.
“Non
te lo toglierai più quel costume, immagino.”
osservò Calypso
circa un'ora dopo, mentre erano seduti l'uno di fianco all'altra al
tavolo della colazione e lui stava azzannando un pancake.
“Assolutamente
no. Almeno, non nelle prossime dodici ore.”
“Spero
che tu lo tolga almeno per dormire, perché io nel letto con
un
costume che perde il pelo e mi fa da seconda coperta proprio non ci
sto.”
“Vedremo
questa sera.”
“Sì,
vedremo quando salirò per la prima volta sul piano
più alto del
letto a castello.” concluse, senza ammettere repliche,
lasciandolo
con la bocca semi-aperta, desideroso di protestare, ma conscio del
fatto che l'aveva vinta lei anche quella volta, come al solito.
“Se
non ti amassi ti odierei.” borbottò prima di
rimettersi a
mangiare, e questa volta fu il turno della giovane di rimanere di
stucco: le diceva che la amava con un tale naturalezza che si stupiva
ogni volta.
Strinse la
mano nella sua sotto il tavolo, e la tenne tra le sue anche per buona
parte del pranzo, mentre ridevano assieme ai loro amici della ex Argo
II, per una volta liberi di sedersi al tavolo che preferivano.
In quelle
ore scoprì anche che odiava una sola cosa del Natale, tra
tutte
quelle che Leo le aveva mostrato negli ultimi giorni: il cibo. Per
Zeus, era davvero troppo! Probabilmente non aveva mai mangiato
così
tanto e quel pomeriggio, mentre salutava Annabeth e Percy che
avrebbero trascorso il resto della giornata a casa della madre di
lui, pensava seriamente che sarebbe scoppiata da un momento
all'altro.
Molti altri
amici uscirono dal Campo nelle ore successive, primi tra tutti Piper
e Jason, che scapparono con Talia per un pomeriggio con Tristan
McLean e la famiglia del Coach Hedge, e piano piano Calypso si
ritrovò sola con Chirone e pochi altri semidei: nonostante
fossero
pochi, però, si stava divertendo ugualmente e si accorse
solo dopo
più di mezz'ora che Leo non solo non era più al
suo fianco, ma non
stava neppure più giocando assieme ai bambini a chi trovava
per
primo l'oggetto che aveva nascosto nel sacco magico.
“Qualcuno
ha visto che fine ha fatto il nostro Babbo Natale?” chiese a
quel
punto, ma quasi tutti scossero la testa: solo un figlio di Nemesi le
seppe indicare la direzione giusta, ma proprio perché si
trattava
della progenie della dea della vendetta, a cui il figlio di Efesto
aveva spesso giocato qualche brutto tiro, si incamminò dalla
parte
opposta, addentrandosi nel boschetto. Poco dopo si ritrovò
davanti
al Bunker nove: Festus la accolse raggiante, salutandola in codice
morse.
“Ciao
anche a te!” gli rispose sorridendo. “Leo ti ha
tolto la slitta
dalla coda, vedo.”
Quell'arnese?
Sì, per fortuna!
Lei
trattenne una risata: neppure lui si salvava dalle trovate
stravaganti di Leo. “Beh, eri proprio carino.”
Leo era
più buffo.
“Concordo.
A proposito, Leo è dentro?”
Sì.
“E
tu non sei dentro con lui?” gli chiese, incuriosita: Valdez
non
avrebbe mai permesso al suo drago di rimanere all'aperto in pieno
inverno, aveva paura che gli si congelassero gli ingranaggi. Senza
contare che amava la compagnia di Festus.
Non è
dell'umore adatto.
A quelle
parole la giovane alzò un sopracciglio: erano giorni che il
figlio
di Efesto attendeva eccitato e felice quel giorno, ed era stato
perfetto, quindi non era possibile che lui fosse triste oppure
arrabbiato. O forse sì? Per caso aveva interpretato di nuovo
erroneamente il suo umore scherzoso? Era già accaduto in
passato, ma
negli ultimi mesi era diventata davvero brava ad interpretarlo, ci
riusciva più di tutti gli altri.
Non
starai davvero entrando?! Se ci tieni al tuo disco rigido ripensaci!
Calypso
ignorò i cigolii del drago ed aprì la porta del
Bunker, per poi
entrare silenziosamente: Leo era seduto per terra tra un ammasso di
bulloni, cacciaviti e pezzi di ferro, con le gambe incrociate e le
mani sugli occhi, mentre il vestito rosso giaceva in un angolo,
piegato in malo modo. Anche questo era strano per lui: era un
disordinato cronico, ma i suoi attrezzi amava tenerli in ordine,
perché aveva bisogno di trovarli al primo colpo.
“Ti
ho detto di rimanere fuori, Festus.” la sua voce la
raggiunse,
rotta e roca: c'era decisamente qualcosa che non andava.
“Ti
sembra per caso che io cigoli come il tuo drago?!”
commentò,
fingendosi scocciata, e non appena aprì bocca la schiena di
Leo si
raddrizzò, mentre le sue mani si affrettavano ad asciugare
gli
occhi: quei gesti le diedero la conferma che stava piangendo. Questo
la impressionò, perché il figlio di Efesto non
aveva mai pianto,
non di fronte a lei, almeno: lui era il ragazzo che sorrideva sempre,
quello che a volte si intristiva perdendosi nei suoi pensieri, ma che
sdrammatizzava sempre tutto con una battuta. Non era il tipo che si
lasciava abbattere. O forse sì?
“A
proposito: ti ricordo che devi dargli un po' d'olio.”
aggiunse, per
dargli il tempo di ricomporsi prima della risposta. A quelle parole
lui prontamente si alzò in piedi, recuperando il liquido
dalla sua
cintura degli attrezzi senza fondo e dirigendosi verso di lei.
“Hai
perfettamente ragione, Raggio di Sole: me lo dici da
settimane.”
non la guardò negli occhi, ma il tono era ritornato allegro.
Leo...
“Vuoi
un po' d'olio anche tu?!” scherzò, lasciandole un
po' di liquido
sul naso, non appena le fu di fronte: i suoi occhi brillavano di
nuovo, anche se erano un po' rossi, e anche lei rise.
Alla fine,
però, d'istinto lo abbracciò: lo strinse forte
per un po', e lo
sentì prima trattenere il respiro, poi appoggiare la testa
sulla sua
spalla, ed infine soffocare un singhiozzo. Scoppiò in
lacrime tra le
braccia della sua ragazza, anche se era l'ultima cosa che avrebbe
voluto, soprattutto a Natale, ma lei continuò a far scorrere
le sue
mani lungo la sua schiena, senza proferir parola.
“Per
il divino Efesto, ora mi considererai un sentimentale!”
borbottò
una volta che si fu calmato, il tono scherzoso che non
riuscì così
bene: con Calypso le battute non gli venivano se era distrutto, non
riusciva a nascondersi dietro a quella maschera che ormai era
diventato abile ad indossare.
“Va
un po' meglio?” lo ignorò lei.
“Più
o meno. Per Zeus, ora penserai che odio il Natale, dopo tutto quello
che ho combinato per farti entrare nello spirito.”
sospirò, e la
giovane decise di non interromperlo solo per contraddirlo.
“È
stato tutto perfetto, davvero: il miglior Natale da quando è
morta
mia madre. Finché tutti non sono tornati dalle loro
famiglie. Dopo
dieci anni non dovrebbe fare ancora così male... solo che
Natale era
il momento dell'anno che preferiva, era il periodo in cui costruivamo
le decorazioni con i bulloni arrugginiti e li attaccavamo ad un palo
dipinto di verde, perché la maggior parte degli anni non
avevamo
abbastanza soldi per permetterci un albero vero. Vorrei solo
riabbracciarla, tutto qui.” non serviva che Calypso gli
rispondesse, gli bastava che lo avesse ascoltato, così si
staccò da
lei e le sorrise finalmente in modo sincero mentre si asciugava gli
occhi.
Avrei
voluto conoscere tua madre, sai? Doveva essere una donna davvero
speciale. Dovrei ringraziare anche lei se sei quello che sei.
“Ok,
Raggio di Sole, forse è meglio se metto in ordine questo
casino: la
rabbia gioca brutti scherzi, ricordalo.” commentò,
ritornando
verso i bulloni sparsi a terra: li aveva lanciati mentre pensava che
la madre non avrebbe mai più festeggiato con lui.
“Ricordami
di stare attenta quando litigheremo, allora.”
ribatté lei ridendo,
mentre lo raggiungeva. “Oltre al fuoco devo stare attenta
anche ai
bulloni volanti, per Zeus! Chi me lo ha fatto fare di mettermi con
te!” esclamò, ironica, portandoli a ridere: nel
mentre lei,
chinata a terra, tra i bulloni trovò una cornice doppia che
portava
al suo interno una foto di Leo e sua madre, e dall'altra una che
ritraeva lui e la sua ragazza. Sorrise e la appoggiò sul
bancone,
poi riabbassò la testa e scorse un piccolo estintore.
“E
questo?! Ti serve per spegnerti se non ci riesci da solo?!”
“Era
il tuo regalo di Natale, a dire il vero, ma la funzione è la
stessa.” lei spalancò gli occhi, mentre lui
scoppiava a ridere:
stava scherzando.
“Ti
odio, Valdez!” esclamò, lanciando l'oggetto, che
gli arrivò
pericolosamente vicino, ma stava ridendo.
Risero
assieme, mentre l'ultimo pezzetto del puzzle della magia del Natale
di Calypso si incastrava perfettamente assieme agli altri: tutti i
piccoli momenti quotidiani erano speciali se condivisi con la propria
famiglia. Quella sera Leo comprese che sua madre era sempre con lui,
che non lo avrebbe mai abbandonato, e che la sua famiglia non era
solo lei, ma anche Calypso e i suoi amici.
Angoletto di
Hope-barra-Gio:
Salve a
tutti! Questo, come si può notare, è l'ultimo
capitolo. Mi scuso se
non ho inserito lo scambio dei regali: mi sembrava stonare un poco
con il capitolo, non volevo inserirlo in maniera forzata...
Spero che la storia non sia strata troppo
diabetica e di non essere uscita dall'IC...
Grazie a
tutti quelli che hanno recensito e inserito la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare. E grazie anche a chi si è
semplicemente ritagliato un po' di tempo per leggere. Sappiate che sapere se vi è piaciuto o meno mi fa sempre piacere!
Ricomparirò
sul Fandom, forse.
Grazie
ancora.
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