La condanna di Scorpius Malfoy

di gaccia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazioni ufficiali molto tranquille ***
Capitolo 2: *** La storia dell'anello ***
Capitolo 3: *** Dura cercare il vestito perfetto! ***



Capitolo 1
*** Presentazioni ufficiali molto tranquille ***


Sono tornata!

Abbastanza veloce secondo il mio giudizio!

Non ho un banner da inserire e questo spiace. Chiunque voglia cimentarsi è ben accetto. Un qualcosa con Scopius e Rose e un castello sullo sfondo sarebbe perfetto.

Spero che questa nuova storia vi piaccia.

Prima di tutto la formula di rito: dichiaro che i personaggi e i riferimenti diretti alla saga di Harry Potter sono di proprietà della signora Rowling e che questa storia è scritta senza fini di lucro.

Fatto il misfatto, vi lascio al capitolo 1. BUONA LETTURA!

 

---ooOoo---

 

Il due giugno era arrivato così veloce da lasciarmi tramortita.

Non ebbi grande percezione del passare del tempo. Io e Daisy ci preparammo in fretta per la colazione e subito dopo eravamo intente a vestirci per la cerimonia dei diploma dei M.A.G.O.

Ma non era per questo che ero agitata. Oggi sarei stata presentata ufficialmente ai signori Malfoy, i genitori di Scorpius.

Avevo già avvisato mamma e papà, che sarebbe accaduto qualche cosa di importante oggi e mia madre, da quella persona intuitiva che era, mi aveva risposto che era felice per me e Scorpius, che l'aveva apprezzato durante le vacanze di Natale e non aveva niente in contrario, e, soprattutto, che avrebbe convinto anche mio padre.

Quando Scorpius venne chiamato dalla preside per la consegna del diploma, sentii applaudire tutti i miei cugini, come se fosse uno della famiglia e questo mi allargò il cuore. Era stato accettato come uno di noi, inglobato nel nostro amore. Sorrisi e fischiai come mi aveva insegnato Fred, facendo sghignazzare Zabini che era seduto accanto a me.

«Weasley, non pensavo che potessi comportarti come un troll di montagna. Anche il mio elfo domestico non fischia in quel modo» disse ridendo.

Mi avesse apostrofato in quel modo l'anno scorso, mi sarei offesa a morte, ma oggi sapevo che la sua era solo una vena ironica che doveva essere interpretata nel modo giusto. Perché lui era un vero amico e non avrebbe mai offeso intenzionalmente qualcuno che amava. Sapevo che per lui ero una appendice del suo grande amico Scorpius, ma mi rispettava come io rispettavo lui.

«Tutta invidia la tua, Zabini» risposi e lui, in tutta risposta, mise due dita in bocca e fece un fischio di gran lunga più potente del mio, per poi strizzarmi l'occhio.

«Anche io so comportarmi in modo disdicevole».

«Devo allenarmi, non posso farmi battere da un damerino quasi effeminato» risposi.

«Il tuo ragazzo è più effeminato di te in questo caso. Non ha mai imparato a fischiare. Dovresti dargli delle lezioni. Ho sempre pensato che fosse utile per richiamare qualcuno a distanza» ghignò.

«Me non di sicuro».

«Albus Severus Potter» chiamò la preside e mi spellai le mani nell'applaudire il mio cugino preferito.

Pochi altri nominativi ed ecco che arrivò al mio. La preside McGranitt mi tese la mano e la strinse, consegnandomi la pergamena con il diploma con l'altra.

Sentii applaudire Scorpius. Era il più rumoroso della platea, ed era un bel risultato se messo in confronto alla mia numerosa famiglia che faceva il tifo per me.

 

Dopo la commemorazione alla lapide del grande mago Silente, l'uomo del quale mio cugino portava il nome, ci fermammo a gruppetti a chiacchierare sul prato antistante il castello.

I miei genitori parlavano dei loro trascorsi nella scuola, tirando fuori aneddoti vecchi di secoli e ridendoci ancora sopra. Quante volte avevo sentito parlare del pugno che mia madre aveva tirato sul naso del signor Malfoy. In una scala da uno a dieci, avrei detto undici. Speravo che il padre di Draco non se lo ricordasse e che neanche i miei genitori ne facessero menzione.

«Mi spieghi perché Scorpius Malfoy continua a guardare da questa parte? Ti avevo detto di stare attenta a Natale» sbottò papà, all'ennesima volta che sorridevo al mio amore da lontano.

«Ron, credo che nostra figlia abbia una... amicizia speciale con Scorpius. E a Natale si è comportato bene» gli fece notare la mamma.

«Oh, sì. Scorpius è davvero bravo. Studia legismagia, vuole entrare nel Wizengamot» dissi. Sapevo che questo era il tasto giusto con mia madre. Cultura e ambizione. Abbinamento vincente. «Ed è un ottimo cacciatore a quidditch. Pensa che è grazie a lui se abbiamo vinto la partita contro Corvonero. Così abbiamo vinto la coppa» ricordai rivolgendomi a papà, ma con lui era più difficile distrarlo dal cognome ingombrante che portava il mio ragazzo.

«Io devo ancora capire come ha fatto un Malfoy a entrare in Grifondoro» borbottò.

«Papà, per favore. È diventato amico di tutti, in famiglia. Mi vuole bene, mi rispetta e mi supporta. Stiamo insieme, non è una cosa brutta». Spiattellai la verità e sperai che mio padre non subisse un contraccolpo troppo duro da sopportare.

Nonostante l'esposizione brutale, mio padre mi guardò senza variare il suo cipiglio, neanche di una virgola. «Mi hai preso per scemo? Oltre ai commenti a mezzi denti di tua madre, tuo fratello, Harry, Ginny e George, credi davvero che non abbia gli occhi per vedere e il cuore per capire? Sei la mia bambina. Non sarò un'aquila come tua madre, ma ad alcune cose ci arrivo pure io».

Abbassai gli occhi imbarazzata. Avevo pensato che mio padre non capisse e invece lui mi aveva dato più fiducia di quanto meritassi.

«Rose, io e tuo padre ne abbiamo parlato e siamo d'accordo di darvi credito» intervenne mia madre.

«Poi c'è sempre la possibilità che vi stanchiate, litighiate o tu ti accorgi che lui è una ameba e scegli qualche campione di quidditch che regali al tuo vecchio un abbonamento in tribuna per tutte le partite del campionato. Cambierei anche squadra a cui fare il tifo, per farti piacere» terminò papà facendomi ridere fino alle lacrime.

 

Quando vidi camminare verso di me la famiglia Malfoy, più tardi, la mia agitazione era tornata alle stelle. I miei genitori stavano chiacchierando con i Potter e i Paciock, ma appena videro il gruppetto mi si avvicinarono come a darmi sostegno. Era bello sentirsi così protetta.

Scorpius si mise al mio fianco e cominciò a parlare con voce chiara, come se fosse la persona più calma del mondo. Non fosse stato per la sua mano che agitava le dita lungo il fianco, ci avrei creduto. «Mamma, papà, volevo presentarvi la mia ragazza, Rose Weasley». Un annuncio così ufficiale mi fece arrossire un poco.

«Piacere, signori Malfoy» dissi tendendo la mano destra e sollevando la sinistra.

La signora Malfoy mi fece un sorriso che ebbe il potere di farmi rilassare. «Sono felicissima di conoscerti. Chiamami Astoria».

I miei genitori erano silenziosi e guardavano attenti quello che stava accadendo. Papà non sembrava tanto felice, ma era solo una posa per spingere Scorpius a comportarsi bene.

Quasi mi spaventai invece, per il signor Malfoy. Mi ero sempre immaginata i purosangue come persone fini, quasi distaccate dai sentimenti umani, invece lui si avventò sulla mia mano sinistra e la sollevò sino a quando un raggio di sole fece brillare l'anello che Scorpius mi aveva regalato.

«Dimmi che non è come penso» disse quasi implorando. «Dimmi che non è il nostro anello ma solo una imitazione». Sembrava spaventato.

«Certo che è il nostro anello, perché avrei dovuto regalarle una imitazione?».

«Che succede, Malfoy? Non ti va bene mia figlia? Guarda che non sono felice neanche io, se è per quello» intervenne mio padre con cipiglio scuro.

«Non mi riferivo a questo, Weasley. Tua figlia sembra un’ottima ragazza e se ha preso l’intelligenza della madre e la tua… fortuna, direi che mio figlio non poteva trovare di meglio. Il problema è l’anello!». Il fatto che facesse complimenti ai Weasley, lasciò interdetti i miei genitori ma a me fece un enorme piacere. Aveva una buona opinione, era un buon punto da cui partire per una accettazione completa.

Poi mamma si riscosse. «Cosa intendi dire?».

«Quando lo hai donato a Rose?» chiese direttamente.

«Alla fine di aprile. Perché?».

«Perché ti rimangono meno di undici mesi per sposarla oppure morirete tutti e due» annunciò lugubre il signor Malfoy.

«Cosa?» sbottò mio padre. «Rose, togliti subito quell’anello!».

«E’ questo il problema, papà. Non riesco a toglierlo, è come incollato alla pelle».

«Ti avevo scritto che era depositario di una magia antica. Che era un contratto. Cosa hai nella testa?» accusò il padre del mio ragazzo.

Cosa? Lui sapeva che era intriso di una antica magia e mi ha infilato ugualmente l'anello al dito? Ma era scemo?

«Ti sembra che dirmi che è il simbolo della nostra famiglia e che è depositario di magia, sia chiarificatore del fatto che non dovevo donarlo a nessuna ragazza? Cosa ti costava essere più esplicito?» ribatté arrabbiato Scorpius. In effetti...

«Okay, stiamo calmi. Cosa dobbiamo fare per liberarci?» chiesi. Inutile darsi la colpa, meglio trovare la soluzione.

«Sposarvi in fretta è l’unico sistema per salvarvi la vita» rispose suo padre.

«Ma io non voglio sposarmi. Non ancora, sono troppo giovane. Devo ancora specializzarmi, trovare un lavoro e poi mi sposerò» protestai. Non che non lo amassi o non volessi passare la mia vita con lui, ma prima c'era la specializzazione come guaritore e poi il lavoro e magari la convivenza. A ben pensarci la convivenza era una sua idea! Il nostro era un programma di almeno cinque anni. Ora tutto si riduceva a dieci mesi!

«Tesoro, ti capisco, ma qui ne va della tua vita» cercò di farla ragionare mia madre.

Non ascoltai neanche e mi voltai verso Scorpius. «Io ti amo e voglio sposarti. Ti sposerei anche subito ma non per obbligo. Il fatto di avere una spada di damocle sulla testa mi rende odioso questo passo… mi capisci?».

Lui mi guardò un lungo attimo con gli occhi sgranati e smarriti. Non volevo che dubitasse di me, non volevo che pensasse che gli voltavo le spalle alla prima difficoltà. Avevo paura che mi odiasse e che pensasse che non lo volevo più. Quando mi rispose, invece, fu come se mi togliessero dal cuore un quintale di peso. Avrei voluto baciarlo, lì, davanti ai nostri genitori.

«Sì. Ti capisco perché anche io penso la stessa cosa».

«Da quando le hai dato l’anello, non avete provato a fare sesso. Vero?» chiese suo padre. Merlino! Come si permetteva di fare certe domande?

«Papà!» sbottò arrossendo come me. Parlare di queste cose davanti ai genitori era la cosa più imbarazzante di questo mondo.

«Allora ti avviso subito di non provarci. Questo anello serve a tenere pura e incontaminata la sposa sino al matrimonio» spiegò lui.

«Beh, questa è una buona notizia» borbottò papà.

«Fammi indovinare, se provo a stare con Rose, ci rimango secco?» e vedendo lui annuire, quasi mi venne da ridere. Era qualcosa di comico e surreale. «La storia della mia vita! Rose, togli subito quell’anello!» sbottò. Inutilmente oltretutto.

Eppure, neanche un secondo dopo, tutta la gravità della situazione mi piombò addosso annichilendomi. Non era possibile. Ancora una volta le nostre vite erano appese a un filo. A un lasso di tempo determinato e con delle condizioni. Era allucinante.

«Mi sembra di impazzire. È tutto l’anno che dobbiamo lottare contro il tempo per salvarti la vita e adesso ci ricadiamo di nuovo». Mi tirai i capelli dalla frustrazione e Scorpius si affrettò ad abbracciarmi. Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di qualcuno che mi ancorasse a terra.

«Ce la caveremo anche in questo caso» mi rassicurò, ma non lo ascoltai più di tanto.

«Come fai a dirlo? Per salvarci dobbiamo sposarci, anche se non vogliamo. E se smettessimo di amarci? Nel nostro mondo non puoi semplicemente dire ‘tanto c’è il divorzio’. Non siamo babbani» urlai cominciando a piangere sulla sua spalla.

«Rose, risolveremo questo problema. Cercheremo una soluzione, anche a costo di distruggere l’anello e la magia contenuta. Rivolterò Malfoy Manor per trovare un rimedio. Ti prego… non piangere, amore» mi implorò. «Tu sei forte. Sei la mia roccia, non ti sgretolare adesso. Insieme possiamo farcela».

Prese il mio volto tra le mani e mi asciugò le lacrime con i pollici, prima di baciarmi davanti ai nostri genitori, come se fossimo soli.

Sentivo che anche lui era sconvolto e angosciato. Era spaventato, soprattutto di avermi messo in questo guaio, cosa di cui non lo accusavo minimamente. Non era stata colpa sua. Era stato un incidente. Ero sicura di amarlo tanto quanto lui amava me, altrimenti la maledizione non si sarebbe spezzata. Era solo che l'obbligo del matrimonio...

Dopo alcuni istanti gettai le braccia al collo giocando con i suoi riccioli che adoravo e rispondendo al suo bacio con tutta la passione che sentivo.

«Ehm… ragazzi? Non qui…» disse a voce bassa la mamma.

Lentamente mi staccai e cercai di sorridere. «D’accordo. Proveremo a cercare una soluzione e se non la trovassimo ci sposeremo entro aprile dell’anno prossimo» annunciai.

«Promesso» confermò stringendomi ancora.

«Per essere delle presentazioni ufficiali, sono state decisamente movimentate, miseriaccia!» esclamò mio padre facendomi sorridere ancora di più.

Rimasi piacevolmente sorpresa quando lo vidi tendere la mano verso il padre di Scorpius e stringendola. Le due mamme, invece, iniziarono, con mio sommo orrore, a confabulare sulla cerimonia.

 

Io e Scorpius ci allontanammo, mano nella mano, avvicinandoci alla lapide di Silente.

«Pensi davvero che ce la faremo?».

«I soli due problemi saranno capire se dovremo sposarci e se io riuscirò a tenermi lontano da te fino a che non ti toglierai quell’anello» replicò.

«E’ il secondo quello che ti secca di più».

Nonostante mi fossi offerta, lui non ne aveva approfittato e non avevamo ancora fatto l'amore. Adesso avremmo dovuto sposarci oppure spezzare la magia dell'anello, altrimenti potevo scordarmi di fare sesso con lui. Il fatto che lui non pensasse ad altro mi fece sorgere un sorrisino compiaciuto. Era bello sentirsi desiderata, ma anche io lo desideravo, porco Merlino!

Ridacchiò anche lui. «Puoi giurarci» e sigillò il nostro amore con un bacio.

L’indomani sarebbe iniziata una nuova avventura, ma per ora volevo godermi il mio ragazzo tra le braccia.

 

Visto che c'erano i nostri genitori, tornammo a casa con la metropolvere.

Per prima cosa, facemmo una sosta alla Tana, prima di spostarci a casa nostra nella periferia di Londra, accanto alla villetta degli altri nonni.

Nonna Molly aspettava tutti  i nipoti per festeggiare la fine della scuola con una pantagruelica cena. James, Fred jr e Dominique erano già stati reclutati per aiutare in casa e nel prato, così come tutti gli adulti che non si erano recati a Hogwarts per la cerimonia o alla stazione di King Cross per riprendere i bambini che tornavano a casa per le vacanze dopo tanti mesi lontano da casa.

Verso sera ci trovammo tutti sotto il tendone montato in giardino, con nonna Molly, zia Angelina, zia Ginny e, incredibile, zio Percy, che portavano a tavola le portate da servire.

«Albus, dimmi, quanto hai preso ai M.A.G.O.? Che cosa hai intenzione di fare adesso?» cominciò l'interrogatorio di rito, una volta che fummo tutti seduti.

Ricordavo che l'anno prima era toccato a James e Fred, subirlo. Mancava solo una luce fortissima in fronte e eravamo sistemati.

Erano state domande a raffica: quanto hai preso, cosa farai, che intenzione hai con la tale, hai intenzione di sposarti, vuoi dei figli, dove ti sistemerai.

«Non sono andato male, ma Rose è andata decisamente meglio di me». Brutto Albus para sedere! Aveva scaricato su di me la patata bollente.

Subito venni assalita.

«Rose, la mia bella bambina, quanto hai preso ai M.A.G.O.?» chiese nonna Molly. Sembrava di sentire l'eco della domanda fatta ad Albus.

«Di sicuro la nostra Rose avrà preso tutte E» sentii dire con voce orgogliosa il papà. Lui mi paragonava sempre alla mamma. Era stata dura cercare di emulare anche solo in parte la super intelligenza di mia madre e avevo dovuto subire diverse battute d'arresto ed arrendermi al fatto che io non ero lei. Ma me l'ero cavata. 

«Non proprio» risposi timidamente. Sentendo il silenzio attorno a me, continuai con più coraggio.

«Ho preso una O in pozioni e una O in Astronomia. Le altre ho preso tutte E. Non so se sarà sufficiente per entrare al San Mungo come tirocinante» sospirai. La O di pozioni mi tagliava un pochino fuori. Solo chi era davvero eccezionale poteva essere accettato al tirocinio. Quasi tutte le nostre malattie si curavano con le pozioni e se non ero più che esperta non avrei potuto intraprendere quella professione.

«Credo che per un tirocinio interno possa bastare. Ho letto che dovrai fare un esame supplementare alla fine dei corsi ma questo non ti escluderà a priori dal fare il guaritore» chiarì zia Audrey, che lavorava in direzione al San Mungo.

Anche Dominique, che aveva iniziato il tirocinio lì, due anni prima, confermò quello che era stato detto. «Infatti. Io dovrò sostenere un esame aggiuntivo di incantesimi e trasfigurazione per aver preso solo delle O ai M.A.G.O., quindi non preoccuparti».

«Se vuoi posso farti inserire in un corso per lavorare al Ministero» propose mia madre e zio Percy si offrì di avvallare la richiesta.

«Puoi anche provare con gli Auror come me e tuo padre. Saremmo felici di averti con noi» propose zio Harry, già orgoglioso che suo figlio James avesse seguito le sue orme. Sperava che anche Albus lo facesse, anche se io ritenevo che vi fossero grossi dubbi.

«E l’amore come va, Rose?» chiese zio George ghignando malefico.

I miei genitori si irrigidirono e io mi irritai davvero. Mio zio poteva anche stare zitto, visto che quello apriva un baratro di fatti spiacevoli da discutere così a cuor leggero.

«A meraviglia, ma le pene d’amore di Albus sono più divertenti da ascoltare» risposi fissando il mio cuginetto con un sorrisino sardonico. Chi la fa, l’aspetti!

«Oh, Albus, hai la fidanzata?» chiese subito nonna Molly, con gli occhi a cuoricino e sospiro da tormenta di neve.

«Ma… veramente…» balbettò lui diventando rosso.

Avevo visto lui e Alice darsi un bacio prima di partire per casa e, sebbene non fossero insieme da tanto più di me e Scorpius, anche loro potevano raccontare belle cosettine.

«Chi è la sfortunata?» chiese subito James.

«Ovvio che è Alice Paciock» rispose Roxy.

«Dovevate vedere quanto ci ha messo per chiederle di uscire!». Il tormento continuava. Quasi mi dispiaceva per lui… quasi. Questa era stata Lucy. Anche le seriose figlie di zio Percy si erano dimostrate delle vere peperine.

«Più che altro era divertente vederlo balbettare e diventare tutto rosso quando se la trovava davanti». Lily.

«Anche lei non scherzava». Hugo.

«Tra tutte e due potevano andare a fuoco». Molly jr.

«Ragazzi…» gemé Albus. Secondo me era tentato di sotterrarsi sotto il cespuglio di caprifoglio in fondo al giardino.

«Quindi… con Alice? E Neville non ha detto niente?» chiese sorridendo zia Ginny. Se possibile, Albus divenne ancora più rosso. «Ancora non lo sa».

«Dobbiamo invitarlo a casa nostra. Una bella rimpatriata con gli eroi della seconda guerra magica non sarebbe male» propose zio Harry cercando di non scoppiare a ridere.

Ormai tutti avevano capito lo stato confusionale in cui si trovava il mio cuginetto, e adesso anche io mi sentivo un po’ in colpa per aver scatenato questo tsunami.

 

All’improvviso zio George si alzò in piedi e chiese silenzio battendo la forchetta sul bicchiere.

«Gente! Così non va bene! Dovete capire quando bisogna fermarsi nello scherzo. Il ragazzo è al limite… non potete chiedergli anche se ha fatto sesso con la fanciulla!» rise mentre si scansava dalla linea di tiro di una pagnotta volante che Albus aveva lanciato.

«Zio!» urlò alzandosi con la bacchetta sguainata e iniziando a rincorrere George per il giardino e lanciando lampi di luce nel tentativo di colpirlo.

Tutti noi ridemmo a crepapelle, sino a scoppiare quando un incantesimo lo colpì e zio George si voltò mostrando una lunghissima proboscide al posto del suo nasone.

«Ti ha migliorato!» ululò papà asciugandosi le lacrime.

«Ragazzi, adesso basta! Sedetevi e mangiate… Angelina, cara, sistema tuo marito» fece nonna Molly, sospirando poi, «Per quello che riesci a fare nel sistemarlo» come se fosse senza speranza.

«E quella ragazza? Shaula che poi era Scorpius? Che fine ha fatto?» chiese nonno Arthur.

Caspita! Non si interessava mai a niente, guardava benevolo tutto il caos che aveva attorno. Si limitava a incantare gli oggetti babbani che poi mia madre e Percy sistemavano per evitare multe varie e ora? Se ne usciva con la storia che volevo tenere segreta?

Ma che palle!... pluffe!

«Scorpius non è più Shaula e adesso lui e Rose si sono fidanzati» riferì querulo Albus, mentre si riaccomodava sulla sua sedia a tavola.

Anche questa volta il silenzio fu assoluto, prima di esplodere in una gran cacofonia, dove nessuno capiva nulla.

Adesso sì che ero in un bel guaio. Come facevo a cavarmela? Avrei dovuto dire dell’anello?

Il dubbio me lo tolse direttamente mio padre. «Maledizione a tutti i Malfoy! La mia bambina è in pericolo e non sappiamo come toglierci dagli impicci!» sbottò arrabbiato, con la mamma che cercava di calmarlo, pur essendo agitata anche lei.

«Cosa intendi dire?» chiese subito zio Harry.

«Scorpius le ha dato l’anello della sua famiglia. Pensava fosse una specie di pegno d’amore, invece si è rivelato un contratto per un matrimonio. Se entro aprile Rose e Scorpius non si sposeranno, moriranno entrambi» rispose la mamma.

Attorno alla tavola si fece silenzio di colpo.

Io non osavo alzare lo sguardo, per paura di vedere solo la pietà nei loro occhi.

Dopo alcuni istanti, nonno Arthur sbottò. «Cosa sono quelle facce? Non siamo codardi, noi!», poi con voce più affettuosa, continuò «Rose, avete già un piano o vi sposerete subito?». Sembrava quasi avesse chiesto se c’era ancora della torta ed io risi.

Poco alla volta, tutti si misero a ridacchiare e alla fine l’allegria era ripristinata.

«Allora, Rose, dicci come è stare con Scorpius Malfoy. Se non ricordo male, aveva un bel personale a Natale» rimbeccò zio George, beccandosi uno scappellotto da sua moglie che borbottava qualcosa tipo ‘non cambierai mai’.

«Scorpius è molto dolce ed è più preoccupato del fatto di avermi messo in questa situazione incresciosa, più che non dovermi sposare per forza» risposi.

«E’ un bravo ragazzo. Me ne sono accorta a Natale che era giusto per te» intervenne nonna Molly con un gran sorriso.

«Cosa avete intenzione di fare?» chiese James a questo punto.

E forse era la domanda più giusta di tutta la serata.

«Vogliamo cercare una soluzione per togliere l’anello che adesso sembra incollato al mio dito. Così scioglieremo questa magia e potremo iniziare con la nostra vita. Pensavo di andare a consultare i testi della biblioteca magica di Diagon Alley e poi tornare a Hogwarts. Scorpius proverà a cercare al Manor e speriamo di trovare qualche cosa» terminai cercando di mostrarmi positiva.

«Se non trovate niente?» chiese allora zio Percy.

Quella domanda mi fece stringere lo stomaco in uno spasmo. Non avrei più mangiato quella sera.

«Io e Scorpius dovremo sposarci» risposi in un sospiro.

«Ma non ti piace l’idea? Non stai con lui perché vi amate?» chiese allora Dominique.

«Certo che ci amiamo. Non avremmo sconfitto la maledizione della strega assassina se non ci fossimo amati. Però questa cosa è diversa. Non sarebbe difficile sposarlo e lo farei anche volentieri. Il problema è l’obbligo. Sia lui che io siamo d’accordo che non ci piace questa costrizione. Potremmo sposarci anche subito, purché lo decidessimo noi, liberamente».

Alcune ragazze e zie fecero un gran sospiro da film romantico. Accidenti io rischiavo la pelle e le altre vedevano solo il lieto fine secondo il loro giudizio. Era mia la vita, miseriaccia!

Eravamo ancora in piena discussione, quando piombò su di noi il Apollo, il gufo di Scorpius che mi tese la zampetta per consegnarmi una lettera e ripartì immediatamente dopo che gli ebbi liberato gli artigli.

 

Amore,

ho trovato qualche cosa negli annali qui al Manor. Vieni il prima possibile.

Tuo Scorpius

 

Balzai subito in piedi. «Scorpius ha trovato qualche cosa al Manor. Vado subito da lui» annunciai e corsi al camino del salotto dei nonni. Presi una manciata di polvere e la gettai dicendo a voce alta «Malfoy Manor».

In un turbinio di cenere e polvere verde atterrai su un preziosissimo tappeto, inzaccherandolo.

Perfetto! La mia prima visita al maniero del mio ragazzo cominciava con una figuraccia!

 

---ooOoo---

Angolino mio:

eccoci qui alla fine del primo capitolo.

ho deciso che il titolo poteva anche andare bene come l’ultimo della prima storia. La condanna è un simpatico eufemismo.

In questa storia ho deciso di parlare dal punto di vista di Rose, salvo poi cambiare se mi sembrerà il caso.

Ho deciso anche chi sarà ad accompagnare i nostri eroi nella loro avventura. Ed ho steso una traccia.

Premetto che la storia sarà più corta della precedente. Sempre comunque un multiplo di cinque. Credo che 10 o 15 siano assicurati.

Non ho scritto molto in questi giorni, quindi, non avendo niente di pronto, posterò il prossimo capitolo tra una settimana.

Sono a disposizione per le domande che vorrete pormi

Non userò nick già inseriti nella “Punizione” salvo ripetere eventualmente lo stesso uso precedente. I nuovi recensori saranno inseriti dal prossimo capitolo.

Alla prossima

Baciotti

 

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Capitolo 2
*** La storia dell'anello ***



capitolo 2, ciao a tutti!

Gente! 14 recensioni al primo capitolo? Davvero? Quasi piango! Grazie, grazie, grazie!

Ringrazio subito chi ha inserito la storia nei preferiti, nei ricordati e nei seguiti e, soprattutto chi ha recensito e apprezzato il capitolo precedente e anche chi ha letto senza lasciare il segno se non nel mio account. Grazie, spero abbiate apprezzato.

Adesso vi lascio, BUONA LETTURA!


---ooOoo---

Balzai subito in piedi. «Scorpius ha trovato qualche cosa al Manor. Vado subito da lui» annunciai e corsi al camino del salotto dei nonni. Presi una manciata di polvere e la gettai dicendo a voce alta «Malfoy Manor».

In un turbinio di cenere e polvere verde atterrai su un preziosissimo tappeto, inzaccherandolo.

Perfetto! La mia prima visita al maniero del mio ragazzo cominciava con una figuraccia!


Scorpius mi aveva mandato un messaggio dove scriveva di aver trovato qualche cosa a casa sua. Non avrei mai immaginato di risolvere la situazione nel giro di poche ore dalla scoperta della magia legata all'anello.

Sarebbe stato meraviglioso. Avrei festeggiato con il mio ragazzo in un luogo appartato... con suono di violini e candele profumate... cuscini... tende leggere e impalpabili... un'oasi tipo quella dei deserti, con una luna piena immensa sopra le nostre teste... io e lui senza vestiti e...

«Buonasera, signorina Weasley» disse una voce matura con un tono strascicato.

Spalancai gli occhi che non ricordavo di aver chiuso e mi trovai davanti un Draco Malfoy abbastanza stizzito che mi squadrava dall'alto in basso.

Basso... oddio! La cenere! Subito presi la bacchetta e mormorai un gratta e netta di pulizia, arrossendo di vergogna.

La mia mente ripeté: la mia prima visita al maniero del mio ragazzo cominciava con una figuraccia! Aggiunsi un miseriaccia alla fine.

«Rose... posso chiamarti, Rose?» chiese il padre di Scorpius, poi, senza aspettare risposta indicò il tappeto tornato pulito «Non era necessario, i nostri elfi domestici sono più che in grado di svolgere il loro lavoro e li offenderesti se li privassi di questo» disse serioso.

Nella mia mente ci fu un attimo di vuoto. Mi aveva offeso dandomi dell'elfo domestico o semplicemente mi aveva spiegato come una rozza ragazzotta di campagna doveva comportarsi tra i purosangue? Già cominciavo a capire mio padre.

«Mi scusi, non succederà più» assicurai, cercando di tenere un tono educato. Se quello era un cafone non dovevo esserlo anche io per forza.

Draco sorrise «Non preoccuparti. Ma guarda che non volevo offenderti. Se ti volti vedrai che quello che ti dicevo era la verità» disse indicando qualcosa dietro le mie spalle.

Mi voltai di scatto e vidi un esserino magro, coperto con un asciugamano legato ai fianchi e una cuffia in lana con i lati lunghissimi, tanto che gli arrivavano quasi in vita. Il naso lungo e fino quasi spariva nell'espressione dei grandissimi occhi marroni, che adesso erano lucidi e pieni di lacrime trattenute a stento.

«Padron Malfoy non è contento di Barty che ha pulito il tappeto? Barty non pulisce bene il tappeto? Uhuuuuu...» e cominciò a piangere e sbattere la sua testa contro il pavimento.

Non ricordavo questo aspetto, e dire che mia madre mi aveva fatto una testa come una palla a forza di parlare di Dobby, l'elfo domestico dei Malfoy che aveva salvato zio Harry e i miei genitori durante la guerra e che era morto, e la situazione dei suoi pari, per i difendere i quali aveva fondato il C.R.E.P.A.

«No, Barty!» mi lanciai a salvarlo dall'auto punizione. «Non farlo! È stata colpa mia, non del signor Malfoy. Ti prego, non punirti» lo pregai.

A sentire la mia preghiera accorata, si fermò e mi guardò, dopo si voltò verso il suo padrone a cercare conferma e questi annuì soddisfatto. «E' vero, Barty. Tu sei sempre perfetto e io non ho da lamentarmi di te. Fai contenta la fidanzata del signorino Scorpius e scusala se ha pensato di fare qualche cosa al posto tuo, non era sua intenzione offenderti».

A sentire quello spassionato complimento, Barty sorrise e sparì oltre la porta in fondo al salotto, lasciandomi sola e imbarazzata davanti al mio quasi suocero. Avevo fatto una gran figuraccia. Dove caspita era Scorpius quando serviva? Il mio fidanzato non cominciava bene…


«Le chiedo ancora scusa per il mio comportamento» ricominciai. Non sapevo più che pesci pigliare. Mi aveva ripreso e io pensavo che mi avesse offeso. Invece ero stata io ad offendere. Incredibile. Cosa dovevo fare per togliermi da quell'impiccio?

Il signor Malfoy sorrise e mi indicò una poltrona, mentre lui, elegante, si sedeva sull'altra. «Ti prego, accomodati, Rose. Mio figlio sta terminando le sue ricerche nella biblioteca di famiglia, dove sono custodite tutte le storie dei nostri avi. Pare che abbia trovato qualche cosa di interessante. Mia moglie è con lui. Arriveranno tra breve» disse tranquillo.

Io quasi avrei chiesto dove si trovava questa biblioteca per poter contribuire alla ricerca.

«Ti posso offrire qualche cosa? Un liquore? Un te? Un succo di zucca?» chiese ancora. Sembrava fossimo a una visita di cortesia e non a un incontro che speravo risolvesse e salvasse la mia vita.

«No, la ringrazio. Crede che possa andare anche io ad aiutare a cercare tra i vostri libri?». Ero seduta sulla punta della poltrona, pronta a scattare non appena mi avesse dato il permesso.

«In realtà volevo parlarti dell'anello» esordì il signor Malfoy e questo mi tolse ogni voglia di muovermi. Finalmente qualche cosa di interessante. Mi sedetti più comoda e feci un gesto per invitarlo a continuare nel suo racconto.

«L'anello è molto antico. Non credo di sbagliare se ipotizzo almeno cinquecento anni, ma forse qualcuno in più».

Guardai l'anello al mio dito. Una pietra verde, probabilmente uno smeraldo, aveva al suo interno quello che sembrava una piccola perla opalescente di colore bianco. Lo smeraldo, ovale, era incastonato su una fascia di metallo bianco, e circondato da piccoli nodi dell'infinito. Era maschile ma quella linea secca e morbida allo stesso tempo, piaceva anche a me Si capiva che era antico e prezioso eppure sembrava moderno.

«E' platino. Un anello creato dai folletti. Un mio antenato ha incantato questo manufatto che è diventato l'anello di famiglia insieme al sigillo che porto io. Quello che hai tu, viene tramandato da padre in figlio e nei secoli, la sua magia è servita più di una volta, per questo non viene più usato come anello di fidanzamento», sorrise senza ilarità e continuò. «So per certo che trecento anni fa, è servito per impalmare una donna recalcitrante. Il mio avo non era esattamente un bell’uomo, ma si era intestardito nel voler sposare la più bella della contea, anche se non era ricca ma solo di nobili natali. Con la minaccia di morte sulla testa, capisci che lei acconsentì subito. Un’altra volta, invece, successe come con voi. L’anello su messo al dito della ragazza quasi per gioco… no, proprio per gioco, visto che avevano dodici anni. Entro i tredici furono costretti a sposarsi prima di morire. Un lontano zio, non credeva alla maledizione e si rifiutò di sposarsi. Morì allo scadere dell’anno come se fosse stato colpito dall'anatema che uccide».

«Sono storie tristi» commentai assorta.

«Ma sono anche storie, senza le quali Scorpius non sarebbe qui con noi oggi, e neanche io» mi fece notare.

L’anello aveva obbligato i Malfoy a scelte che magari non condividevano ma che avevano generato figli, nipoti, pronipoti e tutto il tessuto generazionale, sino ad arrivare a oggi. Pur essendo una cosa barbara, non potevo non essere grata per quello che l’anello mi aveva portato.

«Quell’anello viene passato da padre in figlio con il conseguimento del diploma. In quel momento viene anche spiegato il suo oscuro potere e nessuno di noi ha più usato questo anello per fidanzarsi. Purtroppo, l’ho regalato a Scorpius durante l’anno, perché lo ritenevo un gesto di responsabilità e fiducia, ma non gli ho spiegato cosa significava davvero. Quello che è successo è anche colpa mia» terminò. «Vorrei che mi perdonassi per questo».

Era un padre che amava suo figlio, non uno che seminava morte come zuccherini.

«Non ho niente di cui perdonarvi, signor Malfoy. Scorpius non era a conoscenza di questa magia che ci ha legati, ma noi siamo legati oltre a quello che porto al dito. Il nostro è solo un tentativo, se non andrà a buon fine, non sarà un sacrificio sposare suo figlio».


«Sono estremamente felice di sentirlo, cara Rose» cinguettò Astoria, entrando nel salotto dove stavamo conversando. «In effetti avevo paura che non volessi avere niente a che fare con mio figlio, da come ti eri opposta».

«No... non...» balbettai.

Finalmente apparve anche Scorpius e venne subito in mio aiuto a sollevarmi da quel momento imbarazzante.

«Mi preoccuperei di più delle tue voglie di avere una ragazza per casa! Dovevi vederla come era felice di truccarmi, andare a comperare vestiti e prenotare un appuntamento con la magiestetista per due. Credo che non vedesse l'ora che mi fidanzassi per potersi sfogare» disse strizzandomi l'occhio, ma io fui percorsa da un brivido e feci un sorriso stentato. Aiuto! Astoria voleva una bambola da vestire? Avevo paura di quanto sarei stata costretta a fare per far piacere a mia suocera.

Chissà cosa si faceva dalla magiestetista?

«Non dargli retta. Andremo perfettamente d'accordo, noi due» fece chioccia, «A quale ragazza non piace un po' di sano shopping? O una seduta nel salone di angioletta al 2901 di Diagon Alley. Devi assolutamente provare il massaggio che sa farti GaiaPaola, ti porta al rilassamento totale!».

Mi espose le sue idee con occhio vagamente folle e cominciai ad avere un pochino di paura.

Io non ero mai andata in questi posti. Okay, sapevo che nel mondo babbano c'erano le estetiste per la pulizia dei visi, le abbronzature, i massaggi e altro ancora, ma nel nostro mondo bastava prendere un libro di incantesimi e ti trovavi con i guanti in lattice che ti facevano sciogliere i muscoli delle spalle come un vero esperto, oppure le forbici e i pettini che ti tagliavano i capelli e li acconciavano all'ultima moda, come potevi vedere su riviste tipo “I am like Blair” oppure “Magia1000”. La mamma non mi aveva mai accompagnata in questi posti ed io ero curiosa e atterrita allo stesso tempo. L'idea dello shopping, invece, non mi dispiaceva. Mi piaceva girare per negozi quando ero libera da impegni, ma certo non per ore.

Guardai la mamma di Scorpius con sospetto. Mi stava offrendo un giro in un posto di meraviglie o un baratro di noia? Nel dubbio non mi sbilanciai «Che bello!» dissi con il mio miglior tono entusiasta.


Scorpius mi diede un bacio sulla guancia e si sedette sul divano accanto a sua madre. In mano recava un libro non molto spesso ma dall'aria vecchissima. Sembrava che tutti e tre i Malfoy fossero soddisfatti di quello che avevano trovato e sperai davvero che questa storia terminasse in quello stesso momento.

«Dimmi, hai scoperto come liberarci di questo anello?» chiesi speranzosa.

Lui sorrise alla mia impazienza «Sempre diretta» commentò, prima di rabbuiarsi «In realtà no. Credo solo di aver scoperto di che cosa si tratta ed è una cosa molto più complicata di quanto possa sembrare».

Cercai di dominare la delusione e mi concentrai sulle sue parole.

«Quindi...». Non era facile. Avrei voluto piangere dal nervosismo e invece dovevo essere positiva. Aveva trovato qualche cosa. Magari se capivamo contro chi dovevamo combattere saremmo riusciti prima a sconfiggerlo.

«Quindi cosa hai scoperto?».

Anche i signori Malfoy erano concentrati su quanto il figlio avrebbe detto, pur sapendo già qualcosa.

«Questo è il diario di MalfoyAmalia, nata nel 1548. Racconta che da giovane, si era innamorata di un ragazzo che definisce bellissimo e ardito, ma il mio avo, con l'inganno le aveva messo l'anello al dito, dicendole che voleva sposarla. Nel momento che lei rifiutò e fece per toglierlo, l'anello si attaccò alla sua pelle e lei fu costretta a sposarsi con il Malfoy».

«Poverina. È una sensazione che conosco» mormorai sentendo tutta la simpatia per quella povera ragazza obbligata ad lasciare il suo amore per vivere una vita infelice con un altro.

«Mi dispiace» sospirò Scorpius, prima di proseguire il racconto «Ma divenne vedova dopo pochi anni di matrimonio e poté coronare il suo amore con il tizio che l'aveva sempre aspettata».

Beh, almeno aveva avuto il suo lieto fine.

«Comunque, negli anni in cui era sposata con il Malfoy, cercò sempre di liberarsi di questo incantesimo di obbligo e infine scoprì l'elemento».

La cosa si stava facendo interessante. Ancora più impaziente, feci cenno di proseguire e lui annuì.

«Scoprì che l'obbligo non derivava dall'anello in sé ma da una pietra. La pietra di Lalak» annunciò.

«Questa pietra se è incastonata in un gioiello, trasmette allo stesso il potere dell'obbligo e del divieto che il creatore desidera, a tutto il manufatto. Ma basta togliere questa pietra perché il manufatto non abbia più questo potere» concluse soddisfatto della scoperta.

«Allora basta togliere lo smeraldo e l'anello smetterà di funzionare come oggetto magico?» chiesi eccitata. Forse avevamo trovato la soluzione, tra poco sarei stata libera e avrei potuto specializzarmi per diventare Guaritore, avrei potuto amare Scorpius liberamente, avrei costruito una vita bellissima e avrei amato Scorpius. Mi vedevo con il camice verde, tornare a casa stanca e abbracciare il mio amore per poi dargli un bacio appassionato. Avrei potuto sposarlo anche subito, adesso che l'anello fosse stato rimosso dal mio dito, perché sarebbe stata una mia libera scelta.

«Purtroppo no» rispose Draco, con voce bassa, quasi timoroso di dare la brutta notizia. «Lo smeraldo tocca la tua pelle ed è ancorato ad essa, esattamente come tutto il resto dell'anello. Non può essere rimosso».

«Ma... ma lui ha detto che può essere tolto dall'incastro...» balbettai.

«Il manufatto deve avvolgere la pietra di Lalak senza che essa venga a contatto con la pelle dell'obbligato, altrimenti funge essa stessa da manufatto e non si può togliere» rispose Scorpius contrito.

Mi accasciai sulla poltrona, incapace di pensare. «Allora non c'è soluzione» mormorai.

Scorpius si alzò e dopo un passo si inginocchiò ai miei piedi e mi prese le mani, costringendolo a guardarlo in viso. «Cercheremo ancora. Abbiamo già trovato delle soluzioni nella biblioteca di Hogwarts. Magari potremo andare nuovamente là a vedere se troviamo qualche altra notizia. Adesso sappiamo cosa cercare, non sarà difficile trovare qualcosa. Non dobbiamo abbatterci».

Non ero così ottimista ma non potevo fare altrimenti. Lasciare che questa magia vincesse non era la soluzione.

«Dai» sorrisi «Fammi vedere cosa dice nel suo diario questa Amalia» e mi spostai facendo un poco di spazio sul cuscino della poltrona avvolgente.

Schiacciati insieme, sotto gli occhi dei suoi genitori, passammo un'altra ora a parlare e discutere di quanto c'era scritto nel diario.

Questa donna aveva avuto due figli dal Malfoy prima di diventare una vedova e sposare il suo primo amore, con il quale aveva dato alla luce altri due figli. In tutta la sua vita, però, continuò a cercare notizie per sciogliere l'incantesimo dall'anello. Anche dopo la morte del primo marito, l'anello non si tolse dal suo dito, sino alla sua dipartita. Probabilmente aveva tentato alcune magie che avevano scatenato la peculiarità della colla del manufatto, altrimenti non si sarebbe spiegata perché non si fosse sfilato nello stesso momento della pronuncia dei voti nuziali, come succedeva in tutti gli altri casi.

Scoprimmo che l'anello aveva già trecento anni nel 1550, quindi doveva risalire alla metà del tredicesimo secolo. Era decisamente antico.

«E' molto tardi, ragazzi. Meglio andare a dormire. Avvisa i tuoi genitori che ti fermi a dormire da noi, Rose. Abbiamo già preparato una camera degli ospiti» intervenne Astoria.

Annuii ed evocai il mio patronus per comunicare il messaggio, in quanto più veloce di un gufo.

«Vieni, ti accompagno» disse poi il mio ragazzo, dopo aver visto sparire la mia leonessa con un sorriso molto soddisfatto. «Fa proprio a coppia con il mio leone».

Salutai i signori Malfoy e seguii Scorpius lungo le scale in marmo che portavano al piano superiore. Camminò deciso verso una porta sul fondo del corridoio e aprì deciso, spostandosi poi, per farmi entrare.


Era una stanza molto più grande della mia. Sulla sinistra, rispetto alla porta, illuminato dalla luce della luna che filtrava dall'immensa finestra, si trovava un grande letto a baldacchino dove avrebbero potuto dormire tranquillamente tre persone. Dalla parte opposta un armadio copriva la parete mentre una porta era dell'altra parete, accanto alla scrivania, probabilmente era l'accesso del bagno.

Molti poster sul quidditch e colori scuri e profili tek, mi fecero intuire che quella non era la camera destinata a me.

«Camera tua?» chiesi con un sorriso.

«Volevo restare solo con te» mi rispose per poi stringermi in abbraccio e gettarsi con me sul lettone. Rimbalzammo diverse volte, ridendo.

Ci spingemmo sui cuscini, coricati su un fianco uno di fronte all'altra.

«Mi sei mancata in questo mese. Da quando la magia si è spezzata e ho dovuto lasciare la torre di Grifondoro, non ho più dormito bene. Mi ero abituato ad averti stretta tra le braccia».

«Come un orsacchiotto?» chiesi sorridendo.

«No. Come la mia leonessa» rispose riferendosi al mio patronus.

«Anche tu mi sei mancato».

Ci sistemammo per la notte. Trasfigurai i miei vestiti in pigiama e lui si cambiò tenendo solo un paio di pantaloni.

«E il resto?» chiesi sbirciando il suo petto.

«Caldo» rispose scrollando le spalle, ma sapevo che la sua risposta nascondeva parecchia malizia.

«Posso andare nella mia camera?» replicai innocente, sbattendo le palpebre come avevo visto fare ad alcune ragazze che cercavano di farsi notare da Scorpius. Una cosa che davvero mi dava i nervi ancora adesso al solo pensarci.

«Non credere di poter uscire da quella porta prima di domani mattina! Mia cara promessa sposa, te lo proibisco!». Mi prese tra le braccia e mi ricacciò sul letto. Per tutta risposta presi un cuscino e glielo sbattei sul muso con una gran risata.

I quattro cuscini cominciarono a volare da una parte all'altra della stanza, finché non iniziarono a uscire piume a fiumi e a far sembrare la camera un campo di battaglia innevato e noi ad assomigliare a due polli.

«Meglio ripulire tutto, comincio ad aver voglia di grattarmi in posti... ehm. Lasciamo stare. Conosci l'incantesimo giusto?» chiese lui facendomi scoppiare a ridere.

«Senza i tuoi elfi domestici saresti perso» lo presi in giro e con gesto secco, cominciai ad aspirare le piume e a farle rientrare nei cuscini, sino a riparare e ripulire tutto.

«Bor è insostituibile» rispose lui e una voce lontana disse solenne: «Grazie, signorino Scorpius» che lo fece sorridere «E' la verità».

Se non altro mia madre sarebbe stata contenta di sapere come trattava i suoi elfi. Ben lontano dai tempi di Dobby.

Ci coricammo nel letto e, come mi ero abituata in tutti quei mesi a Hogwarts, appoggiai la testa sulla spalla di Scorpius, mentre lui mi carezzava la schiena.

«Pensi che riusciremo a cavarcela anche questa volta?» chiesi.

«Non si tratta di una maledizione. In questo caso riguarda solo una imposizione. Cercheremo di contrastarla ma non metterò ulteriormente in pericolo la tua vita. Se non riusciremo a trovare niente, ci sposeremo».

Aveva ragione, pur essendo una cosa fastidiosa, non era la fine del mondo e in fin dei conti, sapendo quanto sapevamo, non rischiavamo niente per davvero. A questo pensiero mi rilassai ulteriormente e chiusi gli occhi, piombando in un sonno profondo in pochi istanti. Il primo sonno tranquillo da quando si era spezzata la maledizione di Scopius.


«Buongiorno, signorino Scorpius. Buongiorno, signorina Rose» esclamò allegro un elfo il mattino dopo, strappandomi dai sogni che stavo facendo. Mi sedetti di scatto spalancando gli occhi. Oddio! Ero nel letto di Scorpius, coperta solo dalla casacca del pigiama e senza pantaloni che mi ero tolta durante la notte a causa del caldo. Che figuraccia, sembrava che avessimo fatto chissà cosa, anche se non era vero e non poteva essere a causa dell'anello.

A questo pensiero mi rilassai. Tutti sapevano che io e lui non potevamo stare insieme, pena la morte, e visto che eravamo vivi, era ovvio che non fosse accaduto nulla.

Dopo aver trasfigurato il pigiama in maglietta e jeans, andammo a fare colazione.

Nel salone, seduti a un immenso tavolo scuro, stavano mangiando i genitori del mio ragazzo.

Ero ancora abbastanza nervosa per il fatto di conoscerli in queste circostanze. Sapere che loro sapevano che ero rimasta nel letto del figlio, abbracciata al suo corpo, mi fece arrossire in modo quasi violento.

«Dormito bene, ragazzi?» chiese il signor Malfoy e avrei giurato che il tono sardonico fosse tutto rivolto alla svergognata che ero.

«Benissimo, grazie» rispose Scorpius, tranquillo e sorridente. Io mi limitai a sorridere forzata.

Che situazione di cacca!

«Rose, cara, ti andrebbe di accompagnarmi a Diangon Alley, oggi? Dovrei fare alcuni acquisti e volevo la tua opinione» esordì Astoria.

Che potevo dire? Che non mi andava molto di girare per Diagon Alley come una trottola? Che un'ora di shopping era il massimo che riuscivo a sopportare per poi esplodere insofferente?

Quindi esibii il mio sorriso migliore e dissi: «Ma certo, ne sarò felice» mandando così in estasi mia suocera e lasciando perplesso il ragazzo al mio fianco che mi guardò come se mi fosse spuntata una testa nuova.

«Davvero? Sarà per tutto il giorno» sussurrò in modo che sentissi solo io.

A quell'avviso gelai, ma ormai avevo detto sì, cosa potevo fare?

«Tranquillo» risposi sommessamente e ripresi a fare colazione con la stessa voglia che avrei avuto a salire su un patibolo per farmi tagliare la testa da un boia.

Non appena posai la posata sul tavolo, Astoria si alzò e quasi mi corse incontro, obbligandomi subito ad alzarmi. «Dobbiamo prepararci. Vuoi avvisare anche tua madre? Magari le farà piacere e passeremo una giornata tra donne!» esclamò.

«Ma... veramente... okay» balbettai. Non credevo neanche per un istante che la grande Hermione si sarebbe piegata a girare per negozi e spendere un capitale, solo per passare un pomeriggio con me e la sua consuocera. «Vado a casa a cambiarmi» dissi quindi e dopo aver dato un bacio frettoloso sulla guancia a Scorpius (che sospirò per niente soddisfatto di passare così una giornata) entrai nel camino e in un turbinio di fiamme verdi e cenere, mi trovai immediatamente a casa mia.

«Ciao, tesoro. Dormito bene?» chiese mia madre girando tranquillamente il suo the del mattino.

«Benissimo, grazie. La signora Malfoy ci ha invitate a fare compere a Diagon Alley, oggi. Vuoi venire?». Mi sembrava di fare una domanda retorica.

In quel momento mio padre e Hugo entrarono in salotto e mi videro accanto al camino.

«Sei appena arrivata o stai per uscire?» chiese mio fratello curioso, ma nessuno ebbe l'occasione di rispondere, visto che papà intervenne subito per puntualizzare il suo pensiero.

«Ricordati, signorina, che ti ho lasciato dormire a casa di quello, solo perché hai l'anello al dito che ti protegge, ma sappi che non intendo sopportare questo comportamento come se fosse una cosa normale».

«Ma, papà, è normale. Non facciamo niente di male e se anche lo facessimo, siamo fidanzati» replicai.

«Hai ragione, ma tu sei la mia bambina e io non mi abituerò mai al fatto che sei cresciuta. Anche quando sarai nonna e con i capelli bianchi, per me sarai vergine e con le treccine rosse, come quando ti insegnavo ad andare sulla tua prima scopa giocattolo» rispose lui incrociando le braccia e arrossendo alle orecchie.

Caro papà! Mi vennero gli occhi lucidi e mi gettai al suo collo con un balzo.

«Tu sarai sempre il mio papà, che mi consolava quando mi sbucciavo le ginocchia e che mi portava sulle spalle per fare cavalluccio» sussurrai al suo orecchio e sentii le sue braccia avvolgermi. «Non dormirò con Scorpius... non tanto spesso» concessi e lui ridacchiò annuendo.


Corsi a prepararmi per la giornata di shopping e quando scesi e mi avvicinai al camino del salotto, dove mi aspettava la mamma, con giacchino leggero, gonna al ginocchio e cappellino. Sembrava pronta per una cerimonia. Io avevo semplicemente cambiato jeans con dei pantaloncini di tela e una canotta per stare più comoda e, di sicuro, non elegante.

«Perfetto, possiamo andare. Ci troviamo a casa dei Malfoy oppure direttamente a Diagon Alley?».

Quasi non ci credevo: cosa ci faceva mia madre pronta per venire con me? Lei che non si guardava mai allo specchio più di una volta e che acquistava i suoi abiti ai grandi magazzini di Londra? Che stava succedendo?

«Ma... ma certo. Andiamo... ci dobbiamo trovare all'ingresso di Diagon Alley» risposi perplessa. Lei mi accecò con un sorriso splendente e si diresse risoluta verso il grande camino, dove io la seguii.

«Ciao, Rose. Buongiorno, cara Hermione» esclamò festosa Astoria quando spuntammo nel cortile interno del Paiolo Magico.

«Salve, Astoria» rispose allegra mia madre, poi si affiancò alla signora Malfoy e batté i mattoni con la bacchetta, in modo che si aprisse il passaggio.

«Da dove iniziamo? C'è così tanto da fare!» incalzò la mamma di Scorpius.

La mia rispose subito: «Ma da Madama McClain per il vestito da sposa».

Per Merlino! Erano impazzite!


---ooOoo---

Angolino mio:

abbiamo scoperto qualche cosa in più dell'anello. Non che la situazione sia risolta, ma è molto più chiara.

Le mamme invece sono partite per la tangente. Non credete che Hermione possa essere così per il matrimonio della figlia? Illuse. Qualsiasi mamma da di testa quando si tratta della sua bambina all'altare.


Riguardo ai nick delle recensioni, confermo il mio stupore per l'enorme afflusso in queste feste. Spero che l'uso delle nuove recensitrici sia di loro gusto. Ringrazio per l'idea grandiosa dello sviluppo che mi è venuta per consentire il loro inserimento, costringendomi a variare la mia traccia.

Per i nick già usati, ringrazio Rosewhite93 (ex Potterina93, famosissima marca di reggiseni del mondo magico), Nemy1990 Pad_19 e Vin94 (tre codici di libri della biblioteca di Hogwarts), stefaniad (incantesimo) Moontastic (parola d'ordine della torre dei Grifondoro) Darkviolet92 (autrice della prefazione di un volume di romanzi di Jane Austen), becca123 (password per entrare nel bagno dei prefetti), Trislot (giocatore di Quidditch dei Grifondoro).

Ricordo con piacere i vostri interventi, sia per la “punizione” sia per questa storia, così come spero che ancora apprezziate il modo in cui vi ho inserito dentro quella storia, qui vi ringrazio per questa.


Bene, finito. Adesso vi rimando alla prossima settimana e vi auguro buona conclusione delle feste.

Baciotti

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Capitolo 3
*** Dura cercare il vestito perfetto! ***



Ciao a tutti!

Eccoci al nuovo capitolo.

Ringrazio chi ha inserito questa storia nelle liste preferite, ricordate o seguite e per chi recensisce spronandomi a continuare e anche chi semplicemente legge.

E ora il capitolo. BUONA LETTURA!


---ooOoo---


Non avrei mai creduto di desiderare di essere orfana.

Era un pensiero cattivo e ingiusto, ma visto quello che stavo subendo da due madri invadenti e invasive, quello fu un pensiero automatico. Che male avevo fatto per dover sopportare tutto questo?

«Coraggio, Rose, entriamo» incitò mia madre davanti alla vetrina dell'atelier dove avremmo dovuto trovare i migliori abiti da cerimonia.

«Mamma, non ti sembra un pochino presto?» chiesi, nella speranza di evitare il problema, almeno nell'immediato.

«Non è troppo presto. Servono fiori, bomboniere, vestiti, addobbi, pranzi, cerimonia... non hai idea cosa sia organizzare il tutto. Le tue nonne ci hanno messo sei mesi per preparare in modo perfetto. Ero quasi intenzionata a scappare da qualche parte e sposarmi in segreto» rispose lei ridendo al ricordo.

«Ma allora se non sopportavi questo stress, perché lo fai subire a me?». Logica inattaccabile, rispondimi a questo!

«Rose, ho detto che sarei scappata, ma non l'ho fatto e quando mi sono trovata alla cerimonia ho apprezzato ogni fiore che era stato origine di interminabili discussioni e il menù del pranzo che mi aveva fatto venire una terribile emicrania. È stata una giornata magnifica e, sebbene non rammenti tutto perfettamente, ne conservo un ricordo prezioso e di questo ringrazio le nonne» mi rispose e, in un certo senso, mi fece vergognare.

Rinunciai a lamentarmi oltre ed entrai nell'antro infernale.


«Buongiorno, signora Malfoy, signora Weasley» salutò deferente madama McClain avanzando verso di noi. «Cosa posso fare per voi?».

«Siamo qui per trovare un abito da sposa per questa splendida ragazza!» esclamò Astoria indicandomi.

«Oh! Un fausto giorno, allora. Occorre trovare qualche cosa di assolutamente adatto e divino» cinguettò la donna battendo le mani, facendo così comparire due commesse in divisa. «Cominciamo subito con le ultime creazioni... prego, da questa parte». Ci indicò una porta e mi trovai in una stanza circolare con parecchi specchi a figura intera, con tantissimi vestiti appesi alle grucce che facevano da tappezzeria su tutte le pareti.

Le commesse cominciarono a far volare alcuni modelli su un'asta fluttuante accanto alla pedana centrale.

«Signorina, si metta lì sopra, diritta, grazie» ordinò madama McClain.

Cosa volevano fare? Perplessa salii sulla pedana e la commessa trasfigurò i miei abiti come il modello che teneva appeso alla gruccia. Magicamente i miei pantaloncini e la mia canottiera comparvero sull'appendiabiti e il vestito crema, tutto tulle e pizzi, comparve addosso a me.

«Merlino! Sono una meringa!» esclamai guardandomi allo specchio che avevo davanti.

«Ma no! Guarda che belli questi ricami!» disse Astoria.

«Ma sono cipolle!» replicai guardando meglio i disegni attorno allo scollo e sulla balza in fondo alla gonna scampanata.

«Cara, sono boccioli!» mi illuminò la mamma.

«Beh, allora scusami ma sono stati fatti davvero male. Poi questa gonna è ingombrante! Non mi piace». Decisa. L'unica cosa che mi avrebbe salvata dal vestito infernale.

«Allora proviamone un altro» propose Astoria.

Era così facile? Grandioso.

La commessa arrivò con un altro abito e fece il passaggio con quello che avevo addosso. In men che non si dica mi trovai dentro a un vestito stile sirena, con una profonda scollatura e una gonna che mi stringeva sui fianchi e scendeva aderente per poi allargarsi all'altezza del polpaccio.

«Sembro un pesce e qui escono tutti i cuscinetti di cellulite» dissi indicando i miei fianchi. Non sapevo se era più fastidioso lo strizzare o lo strabordare dei miei adipi.

«Direi che sei straripante di fascino» rispose invece mia madre decisamente allegra.

«Desidera qualche cosa da bere?» chiese madama McClain per mettere a mio agio.

«Qualcosina di bello forte... devo sopportare tanto oggi» borbottai facendo cenno di cambiare il vestito.

«Oh! Questo è fantastico!» esclamò Astoria indicando il nuovo vestito che stava arrivando.

Di un beige carico, con una profusione di tulle quasi imbarazzante, aveva un bel bustino con scollatura a cuore e senza spalline. Al gesto secco della commessa, il vestito cambiò ancora e mi trovai con un body tutto stecche, talmente stretto che dopo pochi istanti cominciai ad avere problemi a respirare.

«Ho bisogno di una bombola di ossigeno!» ansimai. «E anche di un pezzo di stoffa in più, qui sopra» aggiunsi, indicando il mio seno che, spinto in su dall'eccessiva strettezza del bustino, sembrava voler uscire e volarsene via per i fatti suoi.

«In effetti questo vestito è decisamente scandaloso. A tuo padre verrebbe un colpo a vederti così».

«Per non parlare di Draco. Si imbarazzerebbe così tanto da non sapere dove guardare» aggiunse Astoria.

«Draco? Imbarazzato? Stiamo parlando dello stesso Malfoy che si sedeva in giro per Hogwarts con la Parkinson sulle ginocchia?» chiese mia madre, lievemente ironica. Oh, oh!

«Fortunatamente si matura, nella vita. Adesso se gli nomini quella... donna, se così si può chiamare, rischi di fargli venire conati di vomito» rispose Astoria, senza sbilanciarsi. Interessante.

«A proposito, che fine ha fatto quella... donna?». Avevo l'impressione che la sospensione sottointendesse altre cose.

«Quello che pensi. Ha sposato un uomo che aveva il triplo dei suoi anni ed era su una sedia a rotelle, e continuava a cambiare autista e addetto alla piscina con ragazzi giovani e prestanti».

«Niente elfi domestici?» ridacchiò mia madre.

Ma come erano maligne queste due!

«Non potrebbero servirle a molto... ti pare» rispose l'altra ridendo.

Io e la commessa che aspettava con un altro abito in mano, non sapevamo dove guardare per rimanere serie. Cosa erano costrette a sentire le mie orecchie vergini! Provai quasi un piacere maligno a chiedere spiegazioni.

«Cosa intende per non servirle gli elfi domestici?».

Le due madri si fermarono di botto e arrossirono. Divertente prenderle in contropiede.

«Ma no... niente» balbettò mia madre.

«Io comunque non respiro più e a Scorpius non piacerebbe questa vista pubblica» conclusi il discorso indicandomi il petto.

Subito la commessa cambiò l'abito e mi trovai con un vestito liscio e scivolato, sembrava quasi un sacco infilato per la testa. Niente ricami, né pizzi.

«Sai cosa mi ricorda? Le suorine che avevano l'asilo nel quartiere dove abitavamo prima di trasferirci» commentò la mamma.

«Chi sono le suorine?».

«Sono delle religiose che si sono votate in castità al Signore. Religione Cattolica» spiegò a Astoria.

«Allora sarebbe un abito adatto per il matrimonio: casta e pura verso l'altare» sospirò la madre di Scorpius agitando le braccia come a dipingere la scena. Raccapricciante.

«Appunto. Io non sono una suora, e mi rifiuto di vestirmi come tale» risposi e feci cenno alla commessa di cambiare modello.


Quello successivo, quello dopo ancora, e l'altro e poi ancora. In tutti c'era qualche cosa che non andava. Il colore giallo chiaro che la faceva sembrare un limone, la gonna con lo spacco da essere indecente, il corpetto troppo stretto da impedire la respirazione o troppo largo da sembrare già incinta senza neanche aver fatto sesso. Il colletto altissimo da sembrare la gorgiera della regina Elisabetta prima, la scollatura profonda da passeggiatrice (per essere gentili) oppure accollata da soffocamento. Colori dal bianco abbacinante dove era necessario mettersi gli occhiali, a tutta una serie di colori pastello da rendere smorti anche i miei capelli rossi che facevano a pugni con tutto.

I pizzi troppo trasparenti o troppo pesanti. I cristalli applicati in ordine sparso, da sembrare un lampadario come quello della bisnonna che faceva bella mostra nella sala di casa. Tulle, tulle, nuvole di tulle da sentirsi in un bozzolo. Insomma, una catastrofe.

Era quasi mezzogiorno, io ero esausta e non avevano ancora trovato niente di decente.

«Che carino questo» disse Astoria mentre guardava l'ennesimo vestito.

Certo che queste due avevano una resistenza invidiabile. Io non riuscivo più a stare in piedi e loro erano pimpanti e arzille come appena sveglie. Avevo molti dubbi invece, sul loro gusto in fatto di vestiti da sposa. Continuavano a gioire, fare urletti e apprezzamenti su tutto quello che mettevo, che in generale era orribile oppure, semplicemente non mi piaceva.

E dire che, almeno Astoria, mi sembrava una donna di gran gusto.

«Qui abbiamo un altro abito... guardi i ricami e le perle applicate...» fece la commessa, cambiando il mio abito per l'ennesima volta. Madama McClain era già andata a servire qualcun altro. Lei sì che era fuggita da quella follia appena avuto il sentore della durata delle prove.

«Sentite, ho una proposta» urlai, poi, visto che non mi ascoltavano, tirai fuori la bacchetta e declamai a voce alta: «Aresto momentum» bloccando all'istante le tre donne attorno a me e facendo cessare il cicaleccio.

Tolsi subito l'incantesimo e, visto il momento di silenzio che si stava prolungando, esposi la mia idea. «Visto che questa è una sartoria, che ne dite se mettiamo insieme le parti di vestiti che piacevano di più?».

Le due donne erano entusiaste, ma più di tutti lo era la commessa che esalò un sospiro di sollievo.

«Cosa hai in mente?» chiese mia madre.

«Pensavo alla gonna del vestito stile impero, molto scivolato, scollatura a cuore, corpino in pizzo e quelle maniche sino al gomito che poi si aprono a corolla fino al polso. Che ne dite?».

«Guarda questo macramé! Potrebbe andare bene?» propose Astoria con una pezza di pizzo ecrù in mano.

«E questo ricamo? Magari alcuni cristalli intorno allo scollo e alle maniche» fece eco la mamma.

In pochi secondi il mio vestito immaginario, semplice e di effetto, ridiventava una gonfia meringa con crema. Scossi la testa sconsolata e con la bacchetta disegnai per aria l'immagine del vestito che avevo in mente. Aggiunsi qualche cristallo, per far contenta mia madre e il macramé in onore di Astoria. Il risultato era stupendo, importante ed etereo.

Con un gesto invitai tutte a guardare in alto. «Questo è quello che voglio. Prendete pure le misure e fate questo modello» ordinai.

Trasferii il disegno su un foglio in modo che la sartoria potesse seguire il modello e, ubbidiente, mi feci prendere le misure dal metro automatico.

«E' stata una gran fatica, vero Hermione cara? Però, grazie alla nostra perseveranza ce l'abbiamo fatta».

«Hai ragione, Astoria, sono davvero esausta, ma ci siamo riuscite».

Per poco la mia mascella non rotolò sul pavimento. Non riuscivo a credere alle mie orecchie, io avevo sopportato stoicamente tutta la mattina sino a mezzogiorno passato, con i crampi allo stomaco per la fame, e loro si prendevano il merito?

Presi un grosso respiro. Non era il caso di dare in escandescenze. Questa mattinata era già stata sufficientemente stressante.

«Che ne dite di andare a mangiare prima di tornare a casa?» chiesi e la mia proposta venne subito recepita ed accettata.


Il piccolo ristorante che si apriva sulla piazza, davanti alla gelateria di Fortebraccio, era discreto e con un menù ottimo. Non erano piatti eccessivamente ricercati, ma sembravano decisamente buoni, da quelli che passavano accanto al tavolo.

«Questa mattina mi sono proprio divertita. È stato come tornare indietro nel tempo» disse Astoria con aria ridente e rilassata. Certo che si era divertita. Aveva svolazzato da un lato all'altro del camerino e ammirato tutti i vestiti per poi riposarsi sulle comode poltroncine e sorbire il tè e i biscottini offerti da madama McClain.

«Hai ragione. Ricordo ancora quanto era stancante cercare il vestito e tutto il resto. Non mi è sembrato così pesante oggi» rincarò mia madre. Ci credo! Non era lei che è rimasta in piedi per ore a mettere e togliere chilometri di stoffa.

Mi premetti le dita sulle tempie. Mi stava venendo una grande emicrania.

Mi limitai a sorridere e feci un commento sulla bellezza del posto, poi ordinai il pranzo e quando arrivarono i piatti, iniziai a mangiare senza partecipare alla conversazione. Non riuscivo a concentrarmi su niente altro che non fosse il mio letto. Un bel riposino era quello che mi serviva.

Dopo il dolce, mi sentii decisamente meglio. Ero pronta per tornare a casa. Avrei parlato con Scorpius verso sera.

«Cosa ne dite di fare due passi nella Londra babbana? Mia madre ha ricevuto un invito per l'inaugurazione di un centro benessere in un albergo di lusso in centro. C'erano anche quattro buoni per trattamenti, magari potrebbe essere divertente» propose mia madre e Astoria accolse con entusiasmo.

«Chi potremmo chiamare come quarta?» chiese.

«Pensavo di invitare mia cognata Ginny, la moglie di Harry Potter».

«Perfetto, così conoscerò un'altra donna della famiglia Weasley. Sai, non frequentiamo tante persone... con quello che è successo venti anni fa» rispose Astoria.

Sicuramente si riferiva alla fine della guerra magica. Suo marito era stato un alleato di Voldemort e, sebbene la sua famiglia avesse finito per salvare Harry, il nome Malfoy non era più stato in auge come prima. Scorpius sembrava subire meno i rovesci di fortuna. Era ben inserito a scuola e non erano poi tanti quelli che gli rinfacciavano le origini da Mangiamorte.

Dopo aver chiamato la zia Ginny, la mamma ci accompagnò in questo nuovo centro benessere. Essendo cresciuta tra i babbani, pur adorando il mondo magico, aveva voluto mantenere anche le peculiarità dell'altro mondo, imparando a gestirsi come adulta anche in quel contesto. Dopo aver preso un taxi, ci trovammo prestissimo a destinazione.

La facciata dell’hotel era pretenziosa ma efficiente. Si sentiva il profumo del lusso discreto e di classe. Sentii un sospiro estasiato provenire dalla mia sinistra.

«So che mi piacerà. Lo sento» mormorò Astoria, rapita.

«Entriamo» esortò mia madre, marciando davanti alla truppa come un generale alle grandi manovre.


L’ambiente era raffinato, lussuoso ma distinto, senza ostentazioni.

Ci dirigemmo al bancone, sbirciando in giro per ammirare l’arredamento della hall.

«Certo» esordì l’impiegata «Venite pure da questa parte. La Spa si trova proprio qui dietro» e ci condusse lungo un corridoio illuminato sino a una porta che si apriva in un ampio salone ricoperto tutto di marmo. In mezzo alle colonne corinzie, una grande vasca piena d'acqua azzurra e invitante, faceva da specchio alle volte impreziosite da mosaici dorati.

Parecchi lettini erano posizionati intorno alla vasca, distribuiti a gruppi in modo da creare dei veri salottini di conversazione.

Una ragazza sorridente, abbigliata con un camice bianco di ordinanza e la targhetta con il nome Cloe, ci accolse gentilmente, mentre la nostra accompagnatrice consegnava i coupon e tornava alla reception.

«Avete un trattamento completo... signore, posso consigliarvi un massaggio? Abbiamo sauna e vasche idromassaggio. Se volete abbiamo diverse tecniche di rilassamento orientali... avete delle preferenze?».

L'elenco presentato insieme alla brochure mi aveva confuso la testa ancora di più. Per me era così nuovo tutto quell'ambiente che guardai smarrita le tre donne che, in teoria, ne sapevano più di me.

«Sauna e massaggio, per cominciare» rispose Astoria.

«Da questa parte, allora».

Ci condusse agli spogliatoi dove lasciammo i vestiti e coperte con teli e piccole spugne per il viso, fummo accompagnate in una stanza circolare con tre gradoni dove sedersi. Pochi istanti dopo iniziammo a sudare copiosamente per il calore che c'era.

«Rilassante» sospirò zia Ginny, coricata su un gradone con gocce che scendeva dalla pelle.

Beh, rilassante... mi mancava il fiato, ero bagnata fradicia tanto che avevo gli occhi che bruciavano dal sudore e mi sentivo talmente fiacca da essere sull'ordine dello svenimento. Il cuore mi galoppava talmente che pareva voler uscire.

«Quanto dobbiamo restare qui?» chiesi impaziente.

«Dieci minuti, non di più» rispose mia madre, appoggiandosi e chiudendo gli occhi.

«Poi ci gettiamo nella neve?». Avevo letto qualcosa del genere, sulla Finlandia.

«Non credo ci sia la neve qui» mi corresse Astoria.

Qualsiasi cosa ma io volevo acqua fresca.

Non mi sembra vero quando pochi minuti dopo, passiamo in una vasca più fredda, per poi asciugarci, pronte per il massaggio.

Per ora, più che coccolata, mi sono sentita traumatizzata da caldo e freddo.


Mi trovai insieme a zia Ginny in una saletta con due lettini sui quali coricarsi per i massaggi. Mia madre e Astoria avevano scelto di andare in coppia in un'altra saletta. Avevo quasi paura pensare a quello che potevano confidarsi e complottare per questo matrimonio. Già quello che era successo nella giornata faceva parte degli incubi. La cosa poteva solo peggiorare.

«Buon pomeriggio, signore. Sono Amy e lei è Jane. Ci occuperemo di voi oggi» si presentò un'ombra alle nostre spalle, per poi mettersi al mio fianco.

Un brivido mi scosse dal profondo. Era un nome femminile, ma la sua voce era tutto tranne portatrice di cromosoma XX. Era profonda, roca, maschile... ricordava quella di Hagrid a Hogwarts.

Mi voltai leggermente e notai parecchia peluria sugli avambracci taurini e sul labbro superiore. Mio Dio! Sembrava un uomo.

Accanto a me, sentii zia Ginny singhiozzare. O stava per mettersi a ridere o si era spaventata. Io, per quanto mi riguardava, ero propensa alla seconda ipotesi: quella massaggiatrice aveva due mani che sembravano pale e mi avrebbe spezzata come un rametto di vischio strappato dal cespuglio.

«Ma che bella ragazzina... bellissima schiena, perfetta... morbida ed elastica... è un po' contratta... è tesa?». La donna barbuta borbottava baritonale, continuava a parlare come un continuo ronzio nelle orecchie. Dovevo rispondere oppure erano commenti retorici?

«Ehm... è tanto che fai questo lavoro?» chiesi, tanto per fare conversazione.

«Prima facevo il giardiniere» rispose.

Il? Nello stesso momento in cui mi facevo quella domanda, le sue dita affondarono nelle scapole strappandomi un gemito. Oddio! Non sono un vaso di terriccio!

«Sei contratta... adesso ci penso io» borbottava ancora.

Non so se era una promessa... mi sembrava più una minaccia.

Mentre zia Ginny si stava rilassando sotto le mani delicate e sapienti della sua massaggiatrice, alta e flessuosa come un giunco, io ero alle prese con le mosse da lottatore di sumo della mia Amy. Secondo me era un uomo che aveva cercato di diventare donna, ma devo ammettere che anche Scorpius era più carino nei panni di Shaula, ed era tutto dire!

Sentii degli strani rumori alle mie spalle, oltre alle pale che smanettavano senza pietà i miei poveri muscoli polverizzati. Qui si rischiavano anche le ossa! Speravo solo che non volesse salire su di me per camminarmi sulla schiena. Avevo letto da qualche parte che in alcune culture era uso questo genere di massaggio, ma fatto da questa specie di valchiria, era meglio evitare!

Non so quanto tempo rimasi sotto le sue grinfie, ma qualunque fosse il lasso di tempo, era comunque troppo.

Per essere una giornata rilassante… mai più. Non avrei più seguito mia madre nelle sue avventure, qualsiasi cosa fosse successa!

Cominciò a darmi dei colpetti energici alla schiena. Energici… più che energici!

Non sapevo più neanche a che santo votarmi per salvare la pelle. E la mia bacchetta era tra le mani della mia esimia madre. In balia di questa aratrice.

Addio, Scorpius. Ti ho amato tanto, speravo di passare altro tempo con te, ma, come leggerai sul mio necrologio, qui giace l’unica strega uccisa a causa di un massaggio troppo energico fatto da una babbana. Pensai. Poteva anche essere una barzelletta. Albus e Roxy avrebbero riso alle lacrime e Fred e Lily gli avrebbero fatto compagnia.

Forse l’unico a cui sarei mancata era Hugo. Ero comunque la sua adorata sorellina!

«Ecco fatto». Altra manata aperta tra le scapole. «Abbiamo finito!».

La donna barbuta non fece in tempo a finire la frase che ero già scattata a sedere per poi allontanarmi cautamente dalla sua ragguardevole mole.

In effetti, paragonarla a un lottatore di sumo, non avevo sbagliato di molto.


Non appena feci qualche passo, mi sentii stranamente leggera.

«Si sente bene?» chiese ancora, squadrandomi con aria preoccupata. Anche zia Ginny mi guardava, pronta a intervenire.

Cominciai a roteare spalle e collo, a muovere cautamente il mio corpo bistrattato e…

«Sì. Sto decisamente bene» mormorai incredula.

Ero stata sbattuta come un materasso con il battipanni e, a parte un leggero indolenzimento, mi sentivo in formissima. Ero sbalordita e incredula.

«Sono contenta. Era il mio primo massaggio. Avevo paura di causare traumi» confessò candidamente, mentre io sbiancavo dalla paura e dal sollievo per il mancato danno.

«Ehm… è stata bravissima. Lo consiglieremo alle nostre amiche» assicurai, facendomi guadagnare un enorme giallognolo sorriso storto della massaggiatrice.

Nella mia mente già spuntavo un elenco delle compagne di Hogwarts più antipatiche da fargli subire questa tortura. Nella vita bisogna essere creativi!


«Tesoro, come va?» esordì mia madre avvolta nell'accappatoio, mollemente sdraiata sul lettino a fianco della grande vasca. Accanto a lei, Astoria stava sfogliando una rivista, commentando alcune foto statiche. Erano davvero diverse rispetto alle nostre mobili.

«Rose, dovresti vedere questi abiti. Che sciatteria queste donne! E dire che si definiscono star» commentò lei, indicando un riquadro.

Bah. Mi sdraiai sul lettino con un gran sospiro. Era stata una giornata estenuante. Se questa mattina mi era sembrata faticosa, il pomeriggio non era stato tanto più rilassante. Avevo fatto la sauna, un massaggio che, sebbene lo avessi gradito, ne avevo sentito i vantaggi solo dopo.

Un cameriere arrivò portando quattro bicchieri pieni di liquido rosso-arancionato che somigliava tanto al mio colore dei capelli.

«Un frullato depurativo» annunciò posando i quattro calici sul tavolino accanto a noi.

Certo che ci trattavano proprio bene.

Presi il beverone con una certa titubanza e provai a sorseggiarlo. Non appena le mie labbra toccarono il liquido, sentii il solito caldo sapore e spalancai gli occhi stupita, guardando le altre donne che avevano la mia stessa reazione.

Sebbene il colore non fosse il solito, all'interno dei bicchieri c'era una normalissima burrobirra. Ma cosa ci faceva questa bevanda nel mondo dei babbani?

«Ma come...» borbotta mia madre, lasciando in sospeso la frase prima di comprometterci, soprattutto perché accanto a noi si siede una persona che subito non riconosco.


«Buona giornata, signore» disse l'uomo totalmente coperto da un accappatoio.

Mi voltai di scatto verso questa figura. Chi era? Cosa voleva da loro?

«Bevete pure. Sicuramente meglio di quella brodaglia che vi volevano propinare. Personalmente sono più favorevole a qualche cosa di più forte, ma anche la cara vecchia dolce e calda burrobirra, da le sue soddisfazioni». Sorrisi. Questa voce l'avevo già sentita.

Nello stesso momento in cui capivo chi c'era sotto l'accappatoio, entrò nella sala anche un altro personaggio, ammantato con l'accappatoio, ma più coraggioso e incurante nel farsi riconoscere.

Con un gran sorriso si diresse verso di noi.

«Scorpius! Ma perché non ti sei nascosto? Non ci si riesce più a divertire con te!» si lamentò l'incappucciato, mentre io gli toglievo la copertura dicendo.

«Smettila, Blaike».

«Signorina, un po' di contegno, non può mettermi le mani addosso in luogo pubblico» protestò.

«Non sicuramente a te... a lui sì» ribattei io, alzandomi e abbracciando il mio ragazzo.

Ero così felice di vederlo, dopo una giornata simile!

«Cari, ci avete seguite?» chiese Astoria, sorridendo benevolmente.

«Io no di sicuro. Volevo vedere questa Spa di cui mi hanno parlato tanto bene... ma non mi ha impressionato. Era lui che continuava a tormentarmi» disse Zabini ghignando, facendo poi l'imitazione di un ragazzo effeminato e parlando in falsetto. «Devo andare da lei. Mi manca la mia Rosie. Chissà cosa subirà oggi!» per poi tornare con il tono normale. «Secondo me voleva essere sicuro che non fossi scappata per paura».

In effetti ero stata tentata.

«Ma figurati! Si è divertita tantissimo!» replicò convinta Astoria, mia madre annuì e io sbuffai e roteai gli occhi verso l'alto. Convinte loro!


---ooOoo---


angolino mio:

giornata decisamente no per la povera Rose. Ha subito le prove dei vestiti ed è stata ripiegata come una bustina da te da una massaggiatrice trans. E Scorpius sapeva a cosa andava incontro ed era preoccupato. Certo che farsi accompagnare da Zabini...

spero che questo capitolo vi abbia divertito. Alcune cose erano carine ma mi sono arenata e ci ho messo più tempo del previsto per finirlo. Comunque dal prossimo capitolo ritorneremo nel pieno della storia.


Ringrazio anche le ragazze che hanno recensito, ma di cui non userò il nick in questa storia in quanto li ho già usati nella precedente e non potrei cambiare, grazie a EmyliRavenclaw (nella storia precedente, la strega assassina), Babyramone (commessa magiestetista), La Divoralibri (soprannome di Molly jr).


Grazie ancora per l'attenzione e per i numerosi commenti.

Alla prossima settimana

baciotti


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