Il diario

di zavarix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Estate parte 1 ***
Capitolo 3: *** Estate parte 2 ***
Capitolo 4: *** Scusa il ritardo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Perché si fosse interessato alla mensola nel corridoio, che non guardava quasi più da anni, non lo sapeva. Forse era stato attirato proprio da quel libro che ora teneva in mano. Era piuttosto grosso, aveva la copertina rigida, blu scura, ed era sgualcito, come se fosse stato usato spesso per molti anni, eppure lui non ricordava di averlo mai preso in mano. In sé non c'era niente di strano, molte cose di Shannon erano rimaste in giro per la casa senza che se ne rendesse veramente conto, e per lo più erano libri; ma nessuno di essi gli aveva destato curiosità come questo. Guardandolo da vicino si accorse che si era sbagliato, non era un libro, ma piuttosto una agenda. Senza smettere di esaminarne la copertina trovò gli occhiali nella tasca interna della giacca e li mise, mentre andava a sedersi sul divano dietro di lui. Lo aprì e subito riconobbe la scrittura pulita e ordinata della sua defunta moglie, e con sua sorpresa quelle prime parole erano dirette proprio a lui:

 

Ciao Gibbs,

se stai leggendo queste parole vuol dire che hai trovato il mio diario, che, come avrai notato, non ho nascosto.
Forse perché speravo tu lo leggessi?

Anche se, a dir la verità, penso che tu non lo troverai mai; perché è nascosto nell'unico posto in cui ti sia difficile trovarlo: in bella vista.
Ok, se proprio voglio essere sincera mi sento un filo emozionata al pensiero che tu leggerai i miei pensieri di anni...
Spero solo di non dover stare di fronte a te mentre lo farai...
O forse lo spero? Non ne sono sicura.

In ogni caso...
Buona lettura!

 

 

Gibbs non si accorse neanche di star sorridendo. Leggendo quelle parole sembrava davvero che la sua Shannon potesse spuntare da un momento all'altro dalla cucina tutta rossa e fingersi arrabbiata per averlo colto con le mani nel sacco.
Normalmente avrebbe deciso di non leggere niente e nascondere, meglio di quanto aveva fatto sua moglie, quei ricordi, un po' come aveva fatto con tutte le fotografie. Invece quella volta, a causa forse di quella specie di invito scritto di Shannon, non riuscì ad impedirsi di voltare pagina e incominciare a leggere.

 

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Capitolo 2
*** Estate parte 1 ***


24 giugno1976

 

Caro diario,
Finalmente mi sono decisa a comprarti nuovo, non ne potevo più di scriverti su fogli voltanti da dover attaccare malamente a quel quaderno ormai troppo pieno!
Regola numero 20: sempre annotarsi le cose che bisogna comprare, in modo che poi non le si dimentichi!

Gibbs sogghignò, quella regola l'aveva sentita un bel po' di volte.

Sono contenta di averti acquistato proprio oggi, perché mi è successa una cosa speciale. Stavo lavorando tranquilla alla vetrina del negozio quando è passato un giovanotto molto carino.

Gibbs si fece più attento, non sarà mica... Per esserne sicuro continuò la lettura:

***

Shannon, hai finito di mettere a posto?”. La ragazza sbirciò un attimo dietro le tende che nascondevano il resto del negozio dalla vetrina.
“Solo un secondo e arrivo!”, urlò di rimando per poi ritornare a sistemare l'ultimo manichino. Proprio mentre stava per rimettersi a lavorare, però, sentì un rumore in strada e con la coda dell'occhio vide un giovanotto, più o meno della sua età, che usciva dall'emporio sbattendo la porta. Aveva il volto corrucciato come se avesse appena litigato con qualcuno, ma Shannon notò subito che era un bel ragazzo. In pochi passi fu davanti alla vetrina e girandosi incrociarono lo sguardo. La ragazza sorrise vedendo i suoi lineamenti distendersi mentre la guardava perso. Superandola si era voltato per continuare a guardarla, ma così facendo rischiò di finire contro un'auto parcheggiata e Shannon, con un ultimo sorriso si ritirò dentro il negozio.
Deve essere il figlio di Jack Gibbs, dell'emporio... Com'è che si chiama? Si rese conto di non saperlo: era di qualche anno più grande di lei; due per la precisione, si corresse ricordando solo in quel momento di averlo visto alla consegna dei diplomi quell'anno. Chissà come ho fatto a non notarlo prima. Alzò le spalle dicendosi che non era importante, riguardo al nome glielo avrebbe chiesto, decise, ma a lui direttamente, non alle sue amiche chiacchierone.

 

 

“E te Shannon? Da chi vorresti essere invitata al ballo il prossimo anno? Non ancora da Micheal, vero?”, commentò Tiffany mentre con Shannon e Mary passeggiavano nel parco verso casa di quest'ultima.
“Già, non capisco perché tu abbia accettato di andare con lui quest'anno”, aggiunse lei ridendo. “Fosse almeno carino!”. Anche Shannon rise scuotendo la testa.
“È simpatico”, disse alzando le spalle. “Anche se un po' timido, ammetto che mi è dispiaciuto non essere riuscita a convincerlo a ballare”, ammise sconsolata.
Le chiacchiere si interruppero bruscamente. Superata la collinetta su cui si distendeva il parco le amiche si fermarono alla vista di tre ragazzi si stavano picchiando. Per dir la verità erano due contro uno. Shannon spalancò gli occhi quando notò che quest'ultimo era proprio il ragazzo che aveva notato qualche giorno prima. Prima che potessero intervenire o dire qualsiasi cosa un botto le fece sobbalzare. Non lontano da loro un uomo, che Shannon riconobbe come Jack Gibbs, aveva sparato in aria con il suo fucile. Subito la lite si fermò e i due bulli se ne andarono mentre il giovane urlava loro dietro, con sorpresa Shannon notò che nemmeno lui sembrava essere contento del fatto che suo padre lo avesse salvato, infatti se ne andarono insieme senza che nessuno dei due commentasse niente.
“Bah, maschi”, fu l'unico commento di Tiffany, mentre Mary annuiva concordando con l'amica. “Forza che dobbiamo studiare o mia mamma non mi permetterà di uscire domani sera!”, aggiunse prendendo sotto braccio Shannon per trascinarla via.


***

Come ti ho detto l'altro giorno oggi sarei partita per andare per qualche settimana da Giusy, mia cugina. Non vedevo l'ora!! Così, dopo il pomeriggio di studio, sono passata da casa a prendere la valigia e mi sono fiondata alla stazione, ma non indovinerai mai chi ho incontrato mentre stavo aspettando il treno. Proprio lui! Il ragazzo misterioso. Ora ovviamente so il suo nome, ma secondo me meglio raccontarti esattamente come è andata.
Dunque, eravamo lì seduti sulle due panchine con gli schienali appoggiati uno all'altro (hai presente?) e continuavamo a lanciarci delle occhiate senza dire niente. In quel momento mi stavo chiedendo se fosse un caso che da quando l'avevo notato fuori dal negozio dello zio continuassimo ad incontrarci, o magari senza accorgermi lo stavo seguendo ovunque! Oppure era lui a “stalkerizzarmi”.

 

Gibbs era il primo a non credere nelle coincidenze, ma leggendo sorrise. Forse in quel caso era veramente una coincidenza... Una bellissima coincidenza.


Immagino non lo saprò mai... In ogni caso ad un certo punto ho finalmente finito con quest pensieri inutili e mi sono voltata ad “affrontarlo”, convinta che lui non avrebbe mai preso parola per primo.

 

Ma guarda te, a quanto pare Shan all'inizio lo credeva un timido! Questo non se lo sarebbe mai aspettato. Continuò la lettura ben sapendo che l'idea della ragazza sarebbe cambiata presto.

 

Per attaccare discorso gli ho chiesto perché stesse litigando prima, non era la scelta migliore immagino, ma in quel momento non mi veniva in mente niente. Non mi ha risposto, però sembrava d'accordo col fatto che non dovesse farlo più.
Poi sorpresa! Ha attaccato lui il discorso, immagino non sia timido come mi aspettavo. Mi ha chiesto se aspettavo il treno anche io... Va bene che anche la mia domanda era stupida, ma questa la batteva! E che ci stavo a fare lì?

 

In effetti... Ma sul momento davvero non gli era venuto in mente nient'altro! Shann dovrà averlo creduto davvero un cretino. Pensò Gibbs ridacchiando.

 

Ma sorvoliamo, immagino che avesse lo stesso scopo della mia, per cui mi va benissimo così. E poi la domanda importante è venuta subito dopo: mi ha chiesto se potevamo sederci vicini! Non ci potevo credere! Ovviamente non gli ho detto subito di sì, se no che divertimento c'è?

 

Gibbs non aveva mai pensato a sua moglie come una piccola sadica... Beh, doveva ricredersi a quanto pare, oppure era semplicemente una donna?

 

Anche perché non avevo ancora appurato un cosa importantissima. Quando gli ho chiesto se fosse un taglialegna mi ha guardato un po' strano, ma almeno mi ha tolto il pensiero: non lo è! Comunque non potevo permettere che pensasse male di me, così gli ho spiegato le mie regole. Di solito i ragazzi mi guardano ancora più male, ma lui sembrava quasi interessato, che dolce!
Poi mi sono detta che avevamo chiacchierato abbastanza da poter fare le presentazioni e gli ho chiesto il nome... Il suo è lunghissimo! Leroy Jethro Gibbs. Però mi piace! In particolare il cognome, credo proprio che lo chiamerò per sempre solo con quello, e lui mi sembrava d'accordo. Mi piacerebbe raccontarti anche il viaggio, ma se non dormo un po' rischio di non svegliarmi proprio domani, e Giusy ha riempito la nostra giornata di cose da fare! A domani!


***


Shannon non aveva mai passato delle vacanze così belle. Sua cugina viveva proprio non lontano da Camp Lejeune dove Gibbs si stava addestrando per diventare un marine. Così loro due sgattaiolavano via dal controllo della zia e passeggiavano casualmente vicino al campo d'addestramento. Fu il terzo giorno che avvenne ciò che sperava Shannon: tra uno degli ennesimi gruppi di ragazzi che passavano correndo a ritmo di quelle loro “canzoni” c'era Gibbs che riconoscendola sgranò gli occhi e sorrise facendo un piccolo gesto per dirle di aspettarlo.
“Allora è lui?!”, chiese Giusy, sua cugina strattonandola impaziente. “È quel tuo Gibbs che continui a nominare?”
“Esatto”, confermò Shannon facendo un gran sorriso. “Ha iniziato l'addestramento proprio il giorno in cui sono venuta qui”.
“Sì, questo me lo hai già detto... Almeno dieci volte”, rise l'amica. “Però secondo me hai sbagliato... Hai notato il suo vicino?”, commentò per stuzzicarla. Come si aspettava Shannon le lanciò un'occhiataccia.
“Secondo me sei tu che hai i gusti strani”, rispose lei. Poi parve pensarci un attimo. “Ma mi sta bene così... Almeno non litigheremo”. Al che scoppiarono entrambe a ridere di cuore. “Magari ti presenterà il suo amico”, aggiunse tra una risata e l'altra.
“Guarda che adesso ci conto”, le rispose Giusy facendole un occhiolino. “Ora però è meglio tornare a casa se vogliamo riuscire a venire qui anche stasera a incontrare il tuo beneamato...”. Al che la prese per mano e sempre ridendo incominciò a correre verso casa attraversando i campi gialli.


“Forza Giusy!”, sussurrò Shannon alla cugina che stava scavalcando con difficoltà.
“Scusami se non sono agile quanto te”, commentò sbuffando lei quando le fu finalmente al fianco. Shannon rise cominciando ad incamminarsi. In poco tempo furono davanti al cancello del campo e da esso uscirono due ragazzi. Con sorpresa delle due cugine l'altro era proprio l'amico di Gibbs che Giusy aveva notato.
“Vi abbiamo aspettato tutto il giorno, dove eravate finite?”, chiese quest'ultimo. Le ragazze si lanciarono un'occhiata confusa.
“Non ci è mica proibito incontrare amici fuori dal campo nelle pause”, spiegò Gibbs capendo da quella occhiata ciò che passava per la testa delle due.
“Anche se ora invece ci avete messo in un bel guaio, siamo già fuori dal coprifuoco”, aggiunse l'amico. Ops pensò Shannon tra sé, avevano combinato un bel guaio. Eppure nella penombra poté vedere il sorriso dei due e si tranquillizzò.
“Facciamo così allora, per non sbagliarci... A che ora avete la libera uscita domani?”, chiese Giusy.
“Alle quattro del pomeriggio”, rispose prontamente Gibbs. “A proposito, lui è Mark”. In effetti sia lui che Giusy non si erano ancora presentati.
“E io Giusy”. Ci fu uno scambio di strette di mano e poi un attimo di silenzio. I due ragazzi avrebbero dovuto salutare e ritornare prima di finire in guai peggiori di quanto non fossero già, ma nessuno sembrava intenzionato a dire per primo buonanotte.
“Allora ci vediamo domani”, disse alla fine Gibbs prendendo un braccio dell'amico e facendo un passo verso il cancello.
“Va bene, buona notte!”, disse Shannon incominciando ad andare anche lei, tutti sorrisero un'ultima volta e poi se ne andarono definitivamente.


***


Mamma mia che figuraccia che abbiamo fatto! Spero che Gibbs e il suo amico non abbiano passato troppi guai per colpa nostra.

 

In effetti quella sera di guai ne abbiamo passati parecchi, pensò Gibbs. Il sergente ci ha fatto correre come non mi era mai capitato di fare, ma non mi pento di aver saltato il coprifuoco.

 

Però per fortuna non credo mi sia rovinata totalmente... In fondo mi ha detto di vederci domani! Non vedo l'ora!! Tanto che non riesco a chiudere occhio... Giusy sta già dormendo e non voglio svegliarla... Vabbé, ti saluto, magari se provo a chiudere gli occhi riuscirò a dormire un po'.
A domani!


Gibbs chiuse l'agenda che stava ancora sorridendo... A domani, tesoro sussurrò. Poi si preparò per andare dormire, la mezzanotte era passata da un bel po' e, anche se per lui era normale non dormire tanto, qualche ora doveva dedicarla al sonno.

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Capitolo 3
*** Estate parte 2 ***


1 luglio 1976

 

Caro diario,

La giornata di ieri è stata bellissima! I ragazzi ci aspettavano lì alle quattro, come promesso. Però non ci hanno voluto dire cosa gli avevano fatto la sera prima per punirli del ritardo... Ma io immagino non abbiano dormito molto perché avevano due facce!


“Quindi siete cugine”. I quattro si erano seduti su un prato lì vicino a chiacchierare tranquillamente e conoscersi un po'.
“Esatto, una delle due va dall'altra tutte le estati...”, spiegò Giusy. “E Shannon è stata molto contenta che quest'anno toccasse a lei muoversi”, aggiunse facendole l'occhiolino mentre l'interessata diventava tutta rossa.
“È un bel posto effettivamente”. Fu Gibbs a venire in suo aiuto. “Io lo preferisco a Stillwater”, commentò incrociando le mani dietro la testa e sdraiandosi.
“Da come me ne parli per te qualsiasi luogo è meglio di Stillwater”, rise Mark. “Sei un vero patriota!”, aggiunse facendo ridere tutti, compreso Gibbs. Shannon però si chiese se fosse per il rapporto che aveva con il padre, da quel che era visto non era tra i migliori, chissà perché.
“Tu, Mark, da dove vieni?”. In effetti l'unico di cui non si sapesse la provenienza era proprio quest'ultimo. Shan, trovando il modo di vendicarsi per prima non sprecò l'occasione.
“Perché Giù, vuoi prenotare una vacanza?”. Scoppiarono tutti di nuovo a ridere, anche Giusy seppur diventando rossa come un pomodoro.
“Non faresti molta strada... Sono di Wilmington”, rispose il ragazzo con un sorriso.
“Già, il poverino non ha voluto allontanarsi troppo da casuccia”. Anche Gibbs colse subito la prima occasione per vendicarsi. Per l'ennesima volta quel pomeriggio tutti scoppiarono a ridere.



Sì, so che può sembrare noioso, ma passare tutto il pomeriggio a chiacchierare in quel prato è stato davvero bello. Non che abbia saputo molto di più sul conto di Gibbs, anche perché Mark e Giusy sono dei gran chiacchieroni e hanno tenuto il discorso praticamente solo loro!

 

Gibbs se lo ricordava, per tutta l'estate era stato così. Ma si ricordava anche delle occhiate che si lanciavano lui e Shannon, e quelle valevano più di mille parole.

 

Io, però, non mi posso lamentare, Gibbs continuava a cercarmi con lo sguardo... E che sguardo! Ha degli occhi azzurri bellissimi. Direi che i suoi occhi sono la cosa che più mi ricordo di tutto il pomeriggio, povera Giusy, non l'ho ascoltata molto... Ma mi perdonerà, in fondo c'era Mark!
Ora devo andare, purtroppo mancano pochi giorni alla mia partenza e io e Giù abbiamo tante cose da fare.
A presto!

 

 

Quando Gibbs girò la pagina successiva notò, con sorpresa che la data indicava svariati mesi successivi al giorno che aveva appena letto. Si scoprì deluso, quell'estate era stata davvero bella e continuare a rivivere quei ricordi gli sarebbe piaciuto.

 




Chi non muore si rivede! Ok, scusatemi, è secoli che non aggiorno e per di più è cortissimo. Spero di riuscire a farmi perdonare! Purtroppo l'Università mi sta prosciugando energie e tempo, farò il possibile!
Zava

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Capitolo 4
*** Scusa il ritardo ***


28 dicembre 1976
Caro diario, rieccomi!
Sì, lo so, sono passati mesi e non posso neanche scusarmi in un qualche modo: ti ho dimenticato da Giusy. Gli ultimi giorni da lei sono stati così pieni che ti ho trascurato, e poi sei rimasto nel cassetto, Giù ti ha trovato dopo che me ne ero partita ormai. Per fortuna  quest'anno è riuscita a venire su anche qualche giorno per le vacanze di Natale e dunque eccoti qui.
Che dirti? Ci sarebbe tanto da raccontare in questi mesi! La scuola è iniziata, ma su questo niente da dire: soliti compagni e soliti professori. Una delle poche consolazioni è che quest'anno finisco!
Più interessante è ciò che ha provato a fare la mamma, ancora mi viene da ridere! Mi ha presentato questo tizio, viene da Benton ed è figlio di una delle sue migliori amiche. Ha la mia età e ho avuto la netta sensazione che mia madre volesse continuamente farmi notare quanto fosse carino e intelligente: un buon partito insomma!

 
“Ma guarda qua”, sussurrò Gibbs senza riuscire a trattenere un po' di insensata gelosia. Poi pensò a quanto poco lo considerasse la suocera inizialmente, in effetti a quel tempo non doveva sembrare una buona scelta per Shannon. Gli venne da ridere.
 
 
Ovviamente era tutt'altro che bello e l'intelligenza sembrava fermarsi ai buonissimi voti di scuola. Però mi sono divertita a far finta di prendere sul serio le sue avance. Poi la sera ho parlato con la mamma. Non so perché non le ho detto di Gibbs però... Pazienza, prima che abbia bisogno di parlarle di lui ne deve passare di acqua sotto i ponti!
 
Quindi Shan stava già pensando a lui! Si ritrovò a pensare Gibbs. Sì, è vero che quella estate si erano scambiati occhiate che volevano dire mille discorsi, ma... Sorrise al quel pensiero, ripensando a quanto indeciso si era sentito lui su cosa provasse Shan fino all'ultimo. Mark lo aveva preso in giro ed ora scopriva che aveva assolutamente ragione.
 
 
“Shannon! Vieni a tavola!”, Shannon, sentendo sua mamma che la chiamava scese velocemente, ben sapendo che se avesse tardato anche solo per lavarsi le mani sarebbero stati guai. Infatti arrivò in cucina e si scusò subito prima di scomparire nel bagno per lavarsele. Sua madre sbuffò, come se la figlia dovesse anticipare il momento della chiamata ed essere subito pronta in quel momento.
“Mi chiedo cosa hai da combinare tutto il giorno su nella tua stanza”, borbottò vedendola arrivare.
“Non sono sempre in camera!”, si lamentò la ragazza cercando con gli occhi l’aiuto del padre. Che non arrivò essendo quest’ultimo assorto nella lettura del giornale senza prestare attenzione alle due donne.
“Mac!”, esclamò la madre. “Metti via quel giornale!”, lo sgridò mentre lentamente il marito alzava gli occhi dalla pagina dello sport e Shannon, trovato comunque dell’aiuto, approfittava della pausa nella sfuriata della madre per sistemarsi al suo posto.
“I tuoi Warriors hanno battuto un altro record”, commentò Mac rivolgendosi alla figlia e appoggiando il giornale sulla mensola dietro di lui. Shannon sorrise soddisfatta. Suo padre era un gran tifoso dei Philadelphia 76ers, e allora lei, quasi per ripicca si era messa a tifare per una squadra della parte ovest,  probabilmente la più lontana a loro possibile.
“Voi e il vostro basket”, commentò la madre portando in tavola il pranzo, il tono si era però addolcito. Le sue sfuriate era quasi sempre così: violente ma passeggere come un temporale estivo.
“Ci prende sempre in giro, ma guai passare da casa dei tuoi nonni durante una partita di baseball e parlare altro che di quello”, commentò Mac strizzando l’occhio alla figlia. Fin da quando Shannon era piccola quella botta e risposta si ripeteva in continuazione, ed ogni volta la ragazza sorrideva genuinamente divertita. Le faceva sempre venire in mente i nonni materni, entrambi sfegatati di baseball che ogni volta che si vedevano cercavano di farla appassionare. Purtroppo per loro il suo cuore sportivo era già stato rapito dalla passione del padre e tutta la famiglia paterna.

Gibbs sorrise, Shannon era rimasta fedele alla sua squadra anche dopo che si erano sposati, per di più era riuscita a far appassionare anche Kelly. Si erano fatte promettere che sarebbero andati a vedere dal vivo i Golden State Warriors come regalo di compleanno di Kelly. Era l’ultimo viaggio che avevano fatto insieme. Non sentendosi improvvisamente più in grado di andare avanti Gibbs chiuse il libricino, ma lo mise esattamente dove l’aveva trovato, ormai sicuro che sarebbe andato stranamente avanti con la lettura.

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