Così non si può giocar

di Tiva91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I regni uniremo noi così ***
Capitolo 2: *** Se ci sto insieme il morbillo avrò ***
Capitolo 3: *** A stare insieme non gioivano granchè ( parte I) ***
Capitolo 4: *** A stare insieme non gioivano granchè ( parte II) ***
Capitolo 5: *** A stare insieme non gioivano granchè ( parte III) ***
Capitolo 6: *** Un anatroccolo un po' brutto era...(parte I) ***
Capitolo 7: *** Un anatroccolo un po' brutto era.. (Parte II) ***
Capitolo 8: *** Un anatroccolo un po' brutto era...(Parte III) ***



Capitolo 1
*** I regni uniremo noi così ***


Premessa: Essendo un piccolo(non proprio)  sequel, è consigliabile leggere anche la fanfiction "Una Lady per Eomer" grazie. LadyTargaryen e Tiva1991.




1. I regni uniremo noi così

 
 
Un gruppo di cavalieri con una carrozza al seguito avanzava per la vasta prateria del Mark, diretti verso Edoras. Una bandiera con il simbolo della rosa dorata garriva al vento, in cima ad un’asta, sorretta dal cavaliere che apriva il corteo. Quando le sentinelle li videro arrivare diedero l'ordine d'aprire: il portone della palizzata di legno della Città dei Signori dei Cavalli venne spalancato dalle guardie ed il gruppo entrò in città, la cui semplicità sbalordì non poco i nuovi venuti.
 
Giunsero ai piedi della collina e l’uomo dai capelli più scuri degli altri, il viso serio e severo, diede l'alt. Qui la carrozza si fermò e le dame che vi viaggiavano smontarono. Poi, dandosi il braccio a vicenda, si accodarono ai tre uomini, e presero a percorrere la salita. Una volta in cima si fermarono ad ammirare il Palazzo d’Oro che luccicava nel primo sole di giugno; il portone si spalancò ed una donna dai lunghi capelli castani dai riflessi ramati corse loro incontro a rapide falcate. – Willas! Garlan! Siete arrivati finalmente! -.- Sorellina! Che bello rivederti! – esclamò il secondogenito dei Tyrell dando le redini al proprio scudiero e balzando giù da cavallo per abbracciarla. Leonette, di nuovo incinta, si accostò al marito. - Leonette! Come sono felice di vederti! - esclamò la regina di Rohan abbracciandola. Quella sorrise, accarezzandole i capelli. - Mi sei mancata, cara Margaery. -. Nel frattempo anche Eomer, seguito da Faramir ed Eowyn, ormai al nono di gravidanza (ma cocciutamente decisa a non mancare a quella riunione di famiglia), giunsero per accogliere gli ospiti, tra abbracci calorosi, risa e pacche sulle spalle. Titoli e convenevoli erano ormai decisamente fuori luogo. Willas, meno agile del fratello nei movimenti, si aggrappò saldo all’arcione e discese attentamente, avendo cura di posare per prima la gamba sana. Prese quindi il bastone fissato dietro la sella e si raddrizzò. - Che bello rivedervi, è un piacere essere qui! - salutò stringendo a sé la sorella con un sorriso. - Finalmente si è staccato dal suo studio, non mi sembra vero! – commentò ironico Loras, facendosi a sua volta avanti per salutare Margaery, che si tuffò tra le sue braccia. Da sopra la spalla di lei il Cavaliere di Fiori rivolse un ampio sorriso pieno di sottintesi al Capitano di Gondor il quale trasalì e distolse lo sguardo, tutto rosso. Willas roteò gli occhi, sospirando, e prese gentilmente la mano della giovane lady dai capelli color rame che lo accompagnava. - Suppongo vi siate già conosciuti in altre occasioni. - disse all'indirizzo di Eomer ma gli occhi fissi su di lei. - Lady Sansa Stark, ora Tyrell. Mia moglie. -. Eomer, che assieme a Margaery aveva ricevuto notizia delle nozze del primogenito Tyrell qualche tempo prima, sorrise:- Certo che sì. Benvenuta a Rohan e ad Edoras, mia signora. -. Sansa fece un piccolo inchino e sorrise:- Vi ringrazio moltissimo, sire Eomer...O dovrei chiamarti solo Eomer? -. Il sorriso del monarca si allargò:- Eomer andrà benissimo. - confermò, e l'abbracciò, subito seguito dalla moglie, che strinse calorosamente l'amica.
 
Terminati i saluti entrarono a palazzo, e qui vi trovarono Aragorn con Arielle in braccio.  Eldarion, un bel bambinone di cinque anni, stava incollato alla culla doppia dei nuovi nati, a far loro la guardia. - Eldarion su, fai spazio. Non scappano mica. – ridacchiò re Elessar scostando amorevolmente il figlio. Lo prese per mano e sorrise agli ospiti:- I miei figli: Eldarion e Arielle. Arwen, mia moglie, è rimasta a Minas Tirith, oramai il parto è vicino. -.- Ma che bei bambini! - cinguettò Sansa. - Altroché! - le fece eco Willas. - Salve, ometto. -. Eldarion sfoderò contento un gran sorriso e ricambiò il saluto con tutta la sua maestà di piccolo principe erede. Anche i ragazzi di Eowyn e Faramir, i gemelli Beren e Celediel, si avvicinarono, e fecero un inchino, presentandosi all'unisono; la bambina aveva lunghi capelli biondi come quelli della madre e il sorriso del padre mentre Beren aveva preso i lineamenti più severi del fratello di Faramir deceduto sei anni prima.   I presenti sorrisero divertiti, vedendo come agissero in sincronia. Eomer si avvicinò alla culla dei gemelli con Margaery per mano. Li presero in braccio e si rivolsero agli ospiti:- Eccoli qui: Theodred e Rohanne, i due puledrini di Rohan. -.- Sono stupendi! Bel lavoro, sorellina! – si complimentò Garlan mettendole un braccio intorno alle spalle. - E a me nessun complimento? – si lamentò per scherzo il re di Rohan. – Tu hai fatto solo la parte piacevole, fratellone. –  replicò Eowyn facendo ridere tutti i presenti. - Posso? – chiese Leonette indicando i gemelli. La cognata sorrise:- Ma certamente. -. La donna prese la piccola Rohanne in braccio. La neonata dormiva profondamente e pareva non essersi accorta di non essere più nella propria culla. Leonette fece segno alla balia, che teneva il figlio per mano, di avvicinarsi. Il bambino venne preso in braccio da Loras sino a poter vedere la neonata:– Visto la tua cuginetta com'è carina, Raymun? -.- Eeeeeeeeh! – fu l'entusiasta risposta del piccolo dai riccioli castani. In quel momento Rohanne si svegliò e i suoi grandi occhioni azzurri si fissarono sul cuginetto, che la osservava curioso. Questo cercò di allungarsi per toccarle la mano e lei, di tutta risposta, si mise la manina in bocca, con un sorrisetto compiaciuto che strappò a tutti una risata. Raymun si accigliò, offeso, e si fece rimettere giù. La piccola venne messa nuovamente nella culla insieme a Theodred, tra le amorevoli "grinfie" di Eldarion che dispettoso gli toccava i piedini facendo loro il solletico.
 
Mentre Sansa era intenta a contemplare i due neonati, in vista anche della sua futura maternità (aveva infatti scoperto da pochissimo di aspettare un bambino), Willas prese temporaneamente congedo da lei con un bacio e si avvicinò ad Eowyn e a suo marito Faramir, non senza un certo imbarazzo. - Ehm...E' bello vederti, Eowyn. Ti trovo bene. - iniziò incerto. Un mezzo grugnito infastidito uscì dalle labbra del capitano di Gondor ed Eowyn gli tirò una gomitata:- Ti ringrazio di cuore, Willas. Ho saputo che presto avrete un bambino. Felicitazioni! –.- Felicitazioni. - ripeté Faramir, più disteso nei toni, quando alla prima gomitata se ne aggiunse una seconda. - Stando alle lettere che ci ha letto Margaery tu e Sansa sembrate essere molto affezionati l'uno all'altra. Ne sono contenta. –. Willas sorrise, e il suo sguardo volò alla moglie, impegnata ora a chiacchierare con le altre donne. - Infatti. Il nostro è stato un matrimonio deciso dalle nostre famiglie, ma sono lieto di poter dire che siamo felici assieme. Avevi ragione tu: bisognava solo...buttarsi. – rispose con un sorriso colmo d'amore. - E la mia e nostra felicità sarà completa quando nascerà nostro figlio. – concluse. Quando Willas si fu allontanato Eowyn fulminò il marito:– Sentito, Signor Geloso? Non hai motivo di preoccuparti! – e detto ciò gli diede un bacio promettendogli “il resto più tardi” all'orecchio e Faramir gongolò, felice come un gattone cui sia stata appena servita una scodella di ottima panna.
 
Garlan si accovacciò accanto al figlioletto:- Raymun, vuoi dare tu il nostro regalino ai tuoi cuginetti? – lo incitò. Aprì una scatolina e mise tra le mani del bambino una collanina d’oro con un ciondolo: da una parte vi era sbalzata una rosa, dall’altra un cavallo al galoppo. Lo prese tra le braccia e il bimbo la fece penzolare sopra di lei; Rohanne cercò di prenderlo, incantata da quello che per lei era un gioco tutto nuovo. Quando infine le riuscì di acciuffarlo se lo rigirò tra le manine e se lo mise nella boccuccia sdentata, cercando di addentarlo. Per Theodred c'era invece un bel cavallino di legno pitturato con colori vivaci e squillanti che, come spiegò Willas, aveva scolpito e dipinto lui stesso. - Grazie, piccolino. - disse Eomer accarezzando la testolina del nipote. - E grazie a voi, sono davvero bei regali. - aggiunse. - Oh, non c'è di che. - rispose Garlan con un gran sorriso. - Direi che si sono già presi più che in simpatia! – dichiarò Margaery deliziata. - Sarebbero una bellissima coppia! – esclamò Leonette. - Sicuro! - approvò Garlan con entusiasmo. - Una seconda unione non potrebbe che cementare ancora di più i legami tra Rohan e Casa Tyrell! -. Un'espressione di sconcerto si dipinse negli occhi del sovrano:- Ma è appena nata! Non possiamo già decidere chi sposerà! Aragorn, dì qualcosa! –. Ma l‘altro uomo alzò le mani: “Figli tuoi, sbrigatela da te.” sembrò dirgli. - Non mi sembra una cattiva idea. Rimarrebbe tutto in famiglia! - intervenne con allegria Loras. – E poi pensaci: così facendo in futuro non dovrai preoccuparti di darla in sposa ad uno sconosciuto. - aggiunse saggio Willas. - Ma...Ma sono primi cugini! – tentò nuovamente di ribattere Eomer ma la moglie gli sorrise, raggiante e rassicurante. – Non preoccuparti, amore. Da noi ci si sposa spesso fra cugini, è normale. Inoltre, potremmo trascorrere i mesi più caldi insieme, un'estate a Rohan e una ad Alto Giardino, così avrebbero modo di conoscersi. E chi lo sa, magari tra loro sboccerà effettivamente qualcosa. -. Eomer, non vedendo in quella logica ferrea altri punti cui opporsi, sospirò:- E va bene, mi avete convinto. Ma se crescendo dovessero innamorarsi d'altri non li ostacoleremo. E se ciò accadrà prima che abbiano compiuto vent'anni l'accordo verrà annullato. D'accordo? –.- Mi sembra un ottimo compromesso! – concordò Garlan. Leonette e Margaery annuirono, soddisfatte. E i due (forse) futuri consuoceri siglarono il patto con una stretta di mano.
 
E così fu deciso: Rohanne e Raymun si sarebbero sposati...O almeno, così speravano i loro genitori. Non si poteva sapere se anche loro, una volta cresciuti, sarebbero stati della stessa opinione.



Spazio Autrici: 

Tiva:Ciao a tutti, eccomi di nuovo qui con una nuova fanfiction ! *saltella*
LadyT: Ciaooooo gente ! stavolta ci sono anche io,alla grande! 
Tiva: Sigh...Purtroppo ..me la devo portare appresso ... 
LadyT: Ehi guarda che ti smollo e te la scrivi da sola u.u 
Ehm ..scherzavo sorellina non te la prendere così tanto su u.u Spiega bene questo lavoro a quattro mani 
Ioooooooo??? Ma spiega te ,sei te il grande capo *di sto ca***** XD 
Era per renderti partecipe! E poi questa idea è più tua ,anche se l'ispirazione a priori è mia *modestamente* 
Era per scaricarmi il barile dilla tutta ...Comunque avete presente "L'Incantesimo del Lago" ?
Ecco ci siamo ispirate alla canzone iniziale. Ma non vi possiamo dire troppo u.u 
Bhe...Già il titolo dice tutto ..E poi questo primo capitolo introduttivo la dice lunga 
Basta con le cose lunghe! siamo serie per una volta :P 
E' colpa mia la colpa se ce l'hai sempre in bocca ' Lol
Hey senti da che pulpito ! Dai non annoiamoli che pio nessuno segue più la FF . 
Io sono una fanciulla morigerata e casta u.u ..No ok grossa ca****ta XD coooomunqueeeee
Non farmi ridere u.u Su salutiamo,da brava 
Trollol .....Comunque,ultima cosa: faremo un capitolo a testa ma dato che alcuni saranno belli lunghetti li divideremo in più parti 
Ah si , e sopratutto: la pubblicherò sempre io perchè non esiste più l'opzione a quattro mani (Questo capitolo è scritto da me ) 
In Ogni caso, buona lettura! Diveritevi !
Ciao a tutti! E on abbiate paura a recensire non mangiamo ! ( forse) 
*Si lecca i baffi * Yum Yum ...
Arrivederci! * la porta via* 
Uff.. mi rubano il pasto ....ciao ciao ! 




 

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Capitolo 2
*** Se ci sto insieme il morbillo avrò ***


2. Se ci sto insieme il morbillo avrò!


 
 
Era una magnifica mattinata di giugno, un sole caldo e splendente si stagliava radioso nel cielo di un azzurro perfetto, senza nubi né vento. Il caldo era appena tollerabile. I cavalli procedevano al piccolo trotto sulla Strada delle Rose, in fila a due a due.
 
In groppa al suo pony morello, Rohanne sbuffò per l'ennesima volta. Era furibonda. Aveva pestato i piedi, pianto (per finta, s'intende. Non era tipo da frignare, lei!), strillato sino a perdere la voce ma non c'era stato verso: il viaggio s'aveva da fare e si sarebbe fatto. "Ma tesoro" aveva tentato di rabbonirla sua padre "perché ti arrabbi tanto? Ti assicuro che Westeros è molto bella, l'Altopiano è ricco di alberi e di verde e..." Qui aveva guardato sua madre in cerca di aiuto. "...E ad Alto Giardino ci sono tantissimi fiori meravigliosi!" aveva completato lei con un sorriso che voleva essere conciliante ma che aveva fallito miseramente nei suoi intenti di conciliazione. "Io odio i fiori!" aveva urlato Rohanne a voce ancora più alta, ad un volume tale che tutti i presenti si erano dovuti tappare le orecchie. In realtà, non è che li odiasse davvero, i fiori. Solo che da quando giocando a rincorrersi con Theodred nel giardino che Eomer aveva fatto piantare fuori da Edoras era caduta a capofitto in un roseto...beh, detestava le rose, ecco tutto. Ed Alto Giardino le dicevano essere un tripudio di rose di tutti i colori e di tutte le qualità. C'era forse da stupirsene se non moriva dalla voglia di trascorrervi tre mesi?
 
Theodred, suo fratello, lasciò il gruppo dei loro cugini da parte di padre, composto dai gemelli Beren e Celediel, di nove anni, e da Eomund, loro coetaneo di sei, e le si accostò. La salutò allegramente e Rohanne sbuffò ancora, grugnendo un "ciao". - Io proprio non capisco perché dobbiamo andare a questo...questo cavolo di Giardino Alto! - riprese a lamentarsi, a voce sufficientemente bassa perché suo padre e sua madre, che in sella ai loro Zoccofuoco ed Alidorate aprivano il corteo, accompagnati dalla sorella del Signore Dei Cavalli, Eowyn, non la udissero. - Non potevamo restare a Rohan per l'estate, o andare a Gondor come facciamo sempre? Perché siamo dovuti venire sin qua? -.- Credo sia "Alto Giardino", Hanne. - la corresse lui, paziente, e la sorella gli scoccò un'occhiataccia. Non amava essere corretta. - Ma perché ti lamenti tanto? - insistette. - Andiamo a conoscere gli altri nostri cugini. Non sei curiosa di incontrarli? -. L'espressione sarcastica che si dipinse sul volto di Rohanne stava a significare che avrebbe trovato motivo di maggior curiosità all'esaminare lo sterco del proprio cavallo.
 
Proprio non capiva come Theo, che pure era suo gemello, potesse essere tanto diverso da lei. E non parlava solo degli occhi ambrati, o dei riccioli castani, come quelli di Margaery, mentre lei era bionda e dalle iridi azzurre, come il padre, ma proprio del carattere. Pareva sempre d'accordo con tutto e tutti, lui. Perfino di quell'idea balorda del viaggio a Wes...Wesqualcosa si era detto entusiasta. Amava molto il fratello ma certi aspetti di lui non li avrebbe mai capiti.
 
Per qualche attimo rimasero in silenzio, assorti ad ascoltare il ripetitivo “clop”,“clop” degli zoccoli dei propri destrieri. Poi Eldarion, primogenito di Aragorn di Gondor e di Arwen, sua moglie, si avvicinò loro con un gran sorriso. Le sue sorelle minori, Arielle dai lunghi capelli castani scuri e Luthien, dai tratti spiccatamente elfici e i capelli scuri, lo seguirono.
Non avevano coi signori dell'Altopiano alcun legame di sangue, è vero, ma per onorare l'amicizia, ancor prima che l'alleanza, che anni prima si era creata tra i due regni,i sovrani  avevano ritenuto giusto permettere ai loro figli di aggiungersi agli altri ed andare a passare i mesi estivi coi ragazzi di Alto Giardino.
- Ehi, Theo! Tutto bene? -.- Tutto bene, Darion. - replicò Theodred ricambiando la sua cameratesca pacca "da uomini" sulla spalla. - E tu, Rohanne? Ancora con quel tuo cocciuto broncio? Hai un muso più lungo di quello del mio cavallo! - la stuzzicò ridendo il ragazzo più grande. Rohanne gli fece una boccaccia e non lo degnò di una risposta. Il che, conoscendo il suo frasario non proprio da signorina, fu un bene. - Oh, avanti Hanne! Sorridi! - s'intromise Arielle, di due anni più giovane del fratello, posando una mano sulla spalla della piccola principessa di Rohan. - Sono sicura che i ragazzi Tyrell saranno simpaticissimi! -. Rohanne, più per simpatia nei suoi confronti che per reale convinzione, si sforzò di assentire:- Se lo dici tu, Rielle... -.- E poi farai finalmente conoscenza col tuo futuro sposo! - cinguettò maligna Luthien, di sette anni, l'ultima dei figli di re Elessar, che ben sapeva quanto quell'argomento fosse spinoso ed odioso per Rohanne. Che infatti non mancò di inalberarsi:- Tu, zitta, principessina dei miei stivali! O ti rapo i capelli a zero mentre dormi! -. Luthien sbiancò e si afferrò le trecce scure, terrorizzata al solo pensiero:- Non lo farai! O lo dirò a mia madre! -.- Gné, gné, gné! - la canzonò Rohanne. - Oh insomma! - gridò Eldarion, già esasperato. - Non siamo neanche arrivati e già litigate? Volete piantarla sì o no? -.
- Anche tu chiudi il forno, Eldarion! - ringhiò la principessina di Rohan. - Solo perché hai undici anni non vuol dire che puoi dirci cosa fare! -. Eldarion avrebbe tanto voluto mollarle un ceffone ma Theodred lo scoraggiò con un'occhiata rassegnata: inutile. Tornò a regnare il silenzio e Rohanne riprese a brontolare rimuginando tra sé e sé.
 
Come la carissima e dolcissima Luthien le aveva assai gentilmente ricordato, c'era anche la "questione matrimonio". Raymun, così si chiamava suo cugino nonché promesso sposo, le era stato descritto come un bel ragazzo alto, dai riccioli castani e gli occhi azzurri. L'avevano blandita in mille modi ma non c'era stato verso di farle ingoiare quel boccone. Lei non voleva sposarsi. Odiava l'idea di sposarsi. Con un perfetto sconosciuto, figlio di un qualche lord straniero poi? Mai. E poco contava che il lord in questione fosse un Tyrell di Alto Giardino, una delle - le assicuravano - famiglie più importanti del Continente Occidentale, e che anche lei, per parte materna, fosse una westerosi. Era Rohan, con i suoi pascoli, le sue verdi vallate, le sue montagne dalle cime incoronate di nubi, la sua casa. Non Giardinello Fiorin Fiorello o come diavolo si chiamava!
 
Sospirò, e prese in mano il ciondolo con la rosa e lo stallone che aveva al collo. Stando a quanto le avevano raccontato era stato Raymun a donarglielo. Chissà se anche per lui, Raymun, era un tale strazio, quell'incontro…
 
 
 
                                                                            ********
 
 
 
Il cielo era di un azzurro nitido e chiaro, senza una nuvola né un alito di vento. Il sole mattutino cadeva a picco sui presenti, radunatisi in gran pompa alle porte di Alto Giardino per accogliere gli ospiti in arrivo.
 
Raymun era furente. Anzi, furibondo. Il farsetto imbottito verde e oro, un tempo appartenuto a suo zio Loras, puzzava di lavanda in maniera disgustosa e gli cadeva largo, i pantaloni color muschio attillati tiravano fastidiosamente sulle cosce e quella odiosa camicia con le rose ricamate sulle maniche gli pizzicava la pelle come non mai. Se poi si andavano ad aggiungere il sole che gli picchiava sulla testa e il caldo soffocante (ed era solo giugno, accidenti!) che lo faceva sudare copiosamente e gli stivali nuovi, dannatamente scomodi, ecco spiegato il motivo della sua espressione imbronciata. - Sta' dritto Raymun, mi sembri gobbo! - lo riprese sua madre Leonette. - E sorridi, figliolo. - rincarò suo padre Garlan in un tentativo - maldestro quanto assolutamente non richiesto - di fare dell'umorismo. - Non stai mica andando al patibolo! -. "Quasi." pensò Raymun cupo.
 
Tutto ciò (vestiti scomodi, sole a picco, caldo torrido, orride battute del padre) era solo la punta del problema.
 
Per cominciare i suoi genitori gli avevano annunciato che le annuali vacanze a Vecchia Città a trovare i loro parenti Hightower (il prozio, Baelor, e il bisnonno, Leyton, oltre a tutti i loro altri zii, cugini e cugine) sarebbero saltate. Niente mare, quell'anno. Perché? Perché dalla Terra di Mezzo (che razza di nome del cavolo era mai quello?) sarebbero venuti i suoi cugini. I suoi altri cugini, i figli della più giovane dei figli di nonno Mace, zia Margaery; eh sì, perché suo padre Garlan aveva anche altri due fratelli, uno più piccolo, zio Loras, ancora celibe (che fortunatamente non pareva avere alcun interesse di sorta a generare altri piccoli, odiosi cuginetti), ed uno più grande, zio Willas (la cui ultimogenita, Lyanna, dai capelli castani, gli occhi celesti e la lingua più velenosa di un cobra era quello che si dice una spina nel fianco). E Raymun, che sempre contava i giorni che lo separavano da quello che per lui era l'evento più atteso dell'anno, cioè il soggiorno estivo a Vecchia Città, non l'aveva presa esattamente con filosofia. "Ma perché?" aveva strillato quando gli era stata, con tutto il garbo possibile (garbo che le sue inviperite proteste avevano mandato gambe all'aria all'istante), comunicata la notizia. "Perché dobbiamo restare qui ad accogliere questi maledetti cugini della stramaledetta Terra-di-non-so-che? Cosa vengono a fare?! Chi li ha invitati?!?" Inutilmente suo padre, sua madre Leonette, gli zii e in ultimo nonno Mace si erano sprecati in spiegazioni su spiegazioni nel tentativo di placarlo. Ma era stato come parlare al vento, per non dire al muro. Esasperato, era andato a chiedere consiglio alla bisnonna, Lady Olenna, che tra tutti i suoi parenti sapeva essere la più schietta e ragionevole. "Non puoi farci nulla, tesoro mio." aveva sospirato accarezzandogli con affetto i riccioli bronzei. "Quell'irrecuperabile tonto di tuo padre, che in quanto a stupidità è davvero il degno figlio di Lord Mace 'Pesce Palla' Tyrell, ha deciso questo incontro e questo matrimonio quando avevi appena un anno. Oramai quello che è fatto, è fatto, non può rimangiarsi la parola data. Ma c'è un lato positivo: tra le clausole dell'accordo ce n'è una che vuole che il matrimonio non si faccia se, crescendo, doveste innamorarvi di qualcun altro." Di come quello potesse essergli d'aiuto, però, Raymun non ne aveva la più pallida idea.
 
Ad infastidirlo non era tanto l'idea di sposare una sconosciuta (beh, sì, anche): in fondo volente o nolente avrebbe trascorso con lei (e con tutta quella marmaglia di cugini e non) quell'estate e tutte le altre a seguire ed avrebbe imparato a conoscerla (anche se non faceva proprio i salti di gioia alla prospettiva di avere un'altra femmina tra i piedi. Le sue sorelle minori, Rowan e Rose, e Lyanna, sua cugina, gli bastavano ed avanzavano. Solo Alys si salvava, in quel pollaio di oche senza cervello). Proprio lo irritava il pensiero che avessero deciso tutto alle loro spalle. Alle sue spalle! E se lui di lei, di questa Rohanne, non ne avesse voluto sapere? Cosa diceva l'accordo, a riguardo?
 
Sbuffò sonoramente, e si tormentò la chioma, i morbidi riccioli castani che gli arrivavano appena sotto l'orecchio. Sua madre, che gli stava sulla destra, lo sgridò dicendogli di smetterla. Mise allora le mani in tasca, e di nuovo gli tirò le orecchie. Si risolse infine ad incrociarle scocciato sul petto; alla sua sinistra, oltre la figura alta di suo padre, i gemelli Addam e Garrett, di un anno più giovani di lui, entrambi coi capelli neri, si spintonavano sganasciandosi dal ridere. Per cosa ridessero non era dato saperlo. Leonette aveva fatto indossare ad uno un farsetto verde muschio e all'altro uno verde foglia, per distinguerli. Accanto a loro stava Alys, di cinque anni, assai somigliante alla madre ed anche lei dalla chioma corvina ma con le iridi ambrate del padre, di una calma tale che pareva una statua. Le più piccole, Rowan e Rose, rispettivamente di quattro e tre anni, ambedue ricce e castane, si tenevano per mano, aggrappate al braccio della madre, e si bisbigliavano qualcosa all'orecchio. A fianco di Garlan stavano Willas, l'erede di Alto Giardino, con sua moglie, zia Sansa, e i loro due figli: Leyton, l'esatto ritratto di suo padre eccetto i riccioli ramati, di anni sei, e Lyanna, che di anni ne aveva cinque, elegante e smorfiosa come sempre. Seguivano poi Loras, in armatura scintillante e l'elmo dal cimiero esageratamente vaporoso sottobraccio e il rotondo e baffuto Lord Mace, con l'onnipresente Regina di Spine che, nonostante avesse superato l'ottantina, dimostrava ancora un'energia ed un vigore da fare invidia a molti. - Eccoli! - annunciò d'un tratto Willas. Raymun, suo malgrado, si ritrovò a fissare con gli altri l'orizzonte. Nonostante tutto, non poteva negare di essere curioso. Insomma, almeno un po'. Ed ecco che, giù per la Strada delle Rose, iniziarono a delinearsi alcune figure a cavallo. - Arriva la moglie di Ray, arriva la moglie di Ray! - canticchiarono malignamente a due voci i gemelli. - Zitti, mocciosi! - sbottò Raymun con un ringhio. - Non parlare così ai tuoi fratelli. - lo redarguì sua madre. - E vedi di sorridere. Via quel muso lungo e sii cortese. -. Il bambino sbuffò e spremette fuori di malavoglia una smorfia di sorriso. Nel frattempo erano arrivati gli ospiti. Il primo della fila, che Raymun sapeva essere suo zio, re Eomer di Rohan, smontò per primo ed aiutò la moglie a fare lo stesso. Anche la sorella di lui, Eowyn, scese da cavallo, ed assieme andarono ad abbracciare gli altri. Dietro di loro, nel frattempo, arrivavano anche i loro figli e gli altri ragazzi. - Garlan! Willas! Loras! - esclamò il re di Rohan stritolandoli in una morsa. – Quanto tempo! -.- Una vita! - confermò Garlan, impegnato a dargli forti pacche sulla schiena. Lì a fianco a loro anche le donne si abbracciavano scambiandosi baci sulle guance. - Ti trovo bene, Margaery. - si complimentò Leonette. - Sei stupenda come sempre, Margie. - disse Sansa. Margaery sorrideva, lieta, ricambiando gli abbracci. - La mia bambina! - mugolò commosso Lord Mace abbrancandola con un piglio più da orso che da lord. La giovane donna si liberò gentilmente dalla presa del padre e salutò la nonna che, nonostante tutto il proprio contegno, aveva gli occhi che luccicavano.
 
- E chi sarebbe questo aitante giovanotto? - esclamò poi Eomer, chinandosi a salutare Raymun. - Il giovane Raymun Tyrell, certamente! -. A quell'ovvia deduzione il bambino sospirò e alzò gli occhi al cielo. “Ma dai?!” avrebbe tanto voluto sbottare. Invece se ne stette buono e composto e salutò, non senza fastidio. Da dietro il sovrano fece capolino una figurina dai lunghi capelli biondi, acconciati in due trecce dietro il capo, e con gli occhi azzurri come turchesi. Raymun si stupì: pur essendo una bambina, Rohanne vestiva pantaloni e stivali di cuoio. Le mani sulle spalle della piccola, sua madre Margaery sorrise:- Ben trovato, Raymun. E' bello vederti. -. Raymun non disse nulla. Fissava Rohanne, nei propri occhi azzurri una malcelata diffidenza, come se dovesse morderlo da un momento all'altro. Dal canto suo Rohanne, con quello sguardo assassino che gli indirizzava, non sembrava più propensa di lui a fare amicizia. - Non dai il benvenuto, Raymun? - suggerì Garlan tossicchiando, e Leonette concordò con un'occhiataccia che sottintendeva un “Vedi di farlo, e alla svelta. Non farci fare figuracce.” Raymun, sospirando platealmente come se quella richiesta gli costasse uno sforzo ed una fatica immani, si fece avanti ed abbozzò un inchino volutamente sgraziato:- Salve, principessa Rohanne. E' un vero piacere conoscerti. - recitò atono. - Il piacere è tutto mio, cugino Raymun. - replicò Rohanne, inchinandosi a sua volta: dal tono con cui pronunciò quelle parole era chiaro come il sole che era tutto tranne che un piacere. Espletato l'ingrato compito Raymun girò sui tacchi e tornò a posto con la rapidità di un fulmine. - Ah ah ah! - fece suo padre, agitando severamente il dito. Raymun gemette, e tornò dalla sua promessa sposa. Si squadrarono a vicenda, come temendo che l'uno avesse il morbillo e potesse contagiare l'altra al minimo contatto. Poi il ragazzino si piegò e le baciò frettolosamente la mano. - Bleah! - urlarono all'unisono, schifati, e svelti schizzarono via all'istante, neanche temessero di contrarre la rogna. “Che strazio!” pensò Raymun imbronciandosi di nuovo. “L'ennesima femmina! Non saprà né cacciare né tirar di boxe! Ah, ma se pensa che starò tutta l'estate con lei a pettinar bambole casca male!” Ma dal modo bellicoso con cui la bambina agitava i pugni pareva che ad usarli fosse più che capace. “Quanto è vanitoso, con quel suo ridicolo panciotto!” si disse invece Rohanne, non meno imbronciata “Come potrà mai fare, a piacermi? E' antipatico da morire!” Ma, obbligati più che sospinti dai cipigli severi dei rispettivi genitori, si costrinsero a simulare una contentezza più falsa dell'ottone. - Fremevo ad aspettare il tuo arrivo! - disse Raymun, e stiracchiò un sorriso. - Come sono felice di essere qui! - rispose Rohanne, altrettanto seccata da quel teatrino. “Di giocare assieme” pensarono entrambi “non ci sarà assolutamente modo.“
 
Dopo che i due promessi si furono, bene o male, presentati l'un l'altra, toccò agli altri ragazzi della Terra di Mezzo farsi avanti. Eldarion, che era il più grande, fece disporre i propri fratelli ed i figli del Capitano di Gondor ed Eowyn in fila, quindi procedette alle presentazioni ufficiali. Sulle prime si rivolsero a Lord Mace e agli altri con i loro titoli ma Lord Tyrell scosse il capo. - Oh, perché mai tutte queste formalità? Rohan e Gondor sono nostre amiche ed alleate! Siamo tutti una famiglia! - esclamò bonario abbracciandoli con soffocante calore tutti quanti, uno dopo l'altro - Chiamatemi pure nonno Mace, figlioli miei! -. Anche Lady Olenna, nonostante i primi attimi di diffidenza, acconsentì a farsi chiamare "bisnonna", anzi, "nonna", ed abbracciò i "nipoti". Poi i ragazzi fecero conoscenza tra loro; a differenza della gemella Theodred prese da subito in simpatia il cugino Raymun, e lo stesso dicasi per gli altri ragazzi e ragazze Tyrell. Celediel e Beren fecero in fretta amicizia coi gemelli ed Eomund e Leyton scoprirono, scambiate poche parole, di essere entrambi due appassionati lettori ed il giovane Tyrell promise di mostrargli la vasta e fornitissima biblioteca di Alto Giardino. Accanto a loro anche Luthien e Lyanna, che furono da subito ed unanimemente etichettate come "il duo delle odiose", parevano aver stretto un buon sodalizio. Rohanne, evitando (ricambiata) come la peste Raymun, prese a chiacchierare animatamente con Alys, Arielle e Celediel, scambiando di quando in quando occhiate bieche col suo futuro sposo: no, decisamente non era stato amore a prima vista.
 
 
 
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- Non sono carini? Vanno già d'amore e d'accordo! Vero, tesoro mio adorato? - sospirò Leonette, guardando deliziata il primogenito e la cugina della Terra di Mezzo che si rincorrevano armati di spade di legno dopo che li avevano convinti con molte, ma molte preghiere a giocare un po' assieme. - Eccome, mia piccola, deliziosa meluccia. Adorabili. - confermò Garlan con orgoglio. Sei figli in sette anni non avevano intaccato di una virgola il loro melenso modo di chiamarsi a vicenda. E, sospettava il Signore dei Cavalli, neppure la loro intenzione di farne altri, di figli. - Dei veri tesori. Non sei d'accordo, Eomer? - gli domandò dolcemente Margaery, stretta al suo braccio. - Mah. - fu tutto ciò che replicò quest'ultimo, fissando dubbioso la figlia che picchiava la spadina giocattolo in testa al cugino nonché promesso sposo. - Combatti bene...Per essere una femmina. - la prese in giro Raymun scrollandosela di dosso. - Strano. Stavo per dire la stessa cosa di te! - replicò acida Rohanne. - Un po' sotto la cintura, questo, non trovi? -.- Oh, no...Questo sì! -. E  Raymun cadde a terra rantolando, piegato in due da un dolorosissimo calcio nelle palle.
 
I genitori dovettero intervenire prima che Rohanne gli rompesse la spada sui gioielli di famiglia.
 
 
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- Allora! - esclamò Theodred fregandosi le mani, quando Raymun e Rohanne furono di nuovo riuniti alla combriccola. - A cosa giochiamo? -. Lyanna fece una smorfia:- Non a roba da maschi, grazie. -.- E neppure a giochi in cui ci si sporchi. - aggiunse Luthien in tono lamentoso – Questo vestito è nuovo e deve rimanerlo! -. Rohanne, con tutto il garbo e la diplomazia del Mark ereditati dal padre, scoppiò a riderle in faccia:- E giustamente il vestitino buono te lo sei messo per giocare in giardino. Che furbona! -.- Tu chiudi il becco, maschiaccio! - strillò Lyanna spalleggiando l'amica - Sei vestita come uno stalliere e puzzi uguale! -.- Ehi! Ehi! Ehi! Buone, voi! Non ricominciamo! - s'intromise in fretta Eldarion prima che il pugno già pronto della principessina di Rohan impattasse con il naso della cugina e la cosa degenerasse in rissa. - Proviamo ad andare tutti d'accordo, per favore! Sforziamoci! -.- Che ne direste del nascondino? - propose Celediel. - E' un bel gioco! - concordò Alys - A me piace! -. Arielle, però, pareva dubbiosa:- Dobbiamo badare alle più piccole. - obiettò assennatamente accennando a Rowan e Rose, impegnate a rotolarsi sul prato. - Meglio qualcosa in cui non ci si debba dividere. -.- Perché non giochiamo a “orchi e rohirrim”? - buttò lì Eomund. - Ho letto tantissimo sulla Guerra dell'Anello! -.- Sembra forte! Come si gioca? - s'informò Leyton curioso. - Facile. Ci si spartisce i ruoli: alcuni fanno gli orchi, altri fanno i cavalieri di Rohan. Poi si combatte! -.- Forte! - approvò eccitato il giovane Tyrell. - Sembra quasi “Guardiani e Bruti”! Mio padre ha molti libri a proposito! Li vuoi leggere? -.- Ah no! Ho detto niente giochi da maschio! - protestò Lyanna, con Luthien a farle eco. - Paura di rovinarti le unghie, cugina? - la sfotté Raymun e Rohanne, senza farsi troppo vedere (alle battute di "quello lì" si era fatta punto d'onore di non ridere assolutamente), ridacchiò. - Ehi! Vedete di piantarla! - li riprese nuovamente Eldarion. - Strega comanda colore! Strega comanda colore! - gridarono in coro Addam e Garrett, gli abiti già scambiati e di conseguenza indistinguibili. Raymun sbuffò:- E' un gioco da bambini. -.- Ma voi siete bambini. - replicò il principe di Gondor con tutta l'alterigia dei suoi orgogliosi undici anni. - “Bambini” a chi?! - insorse bellicoso Beren con aria di sfida - Dimmelo in faccia, se hai il coraggio! -.- Beren, per favore…Eldarion diceva tanto per dire. - implorò Celediel. Il gemello si lasciò domare ma non smise di fissare in cagnesco il giovane principe. - L'idea di Dam e Garr non sembra male. - riprese Arielle. - Solo non conosco le regole. -.- E' semplice. - spiegò Alys. – Uno fa la strega e decide un colore dicendo "Strega comanda colore e dice...". Gli altri scappano e chi viene preso diventa la strega. Le cose del colore deciso sono le tane, ma solo finché non si finisce di contare sino a dieci. Poi si scappa di nuovo. -.- Beh, si può fare. - concordò Theodred - Cosa ne dici, Hanne? -. La sorella bofonchiò uno scocciato "d'accordo". - Ah, comunque: piante, fiori e cespugli di qualunque tipo non valgono come tana. Si deve cercare qualcos'altro. - ricordò loro Raymun con una certa pedanteria. - E perché mai? Chi lo dice? - protestò (ovviamente) Rohanne. Il cugino la fissò a muso duro:- Io lo dico. Casa mia, regole mie. Se non ti sta bene va' pure, io non piango. -. Lei gli si fece sotto con aria minacciosa: anche se più giovane di un anno era di poco più bassa di lui. - Ti piacerebbe. -. Eldarion tossicchiò eloquentemente e li richiamò all'ordine. - Allora? Giochiamo? - domandò Eomund. - Prima che si faccia notte. - borbottò Luthien. - D'accordo. - disse Celediel - Mettiamoci in cerchio e facciamo la conta. -. I ragazzi obbedirono e la ragazzina prese a recitare:- "Sette, quattordici, ventuno, ventotto/questa è la conta di Paperotto./Paperotto è giù in cantina/a cercare la regina./La regina è andata a Rohan/a comprare la corona./La corona è già venduta,/la regina è svenuta./E' svenuto pure il re/nel vedere le cornacchie/saltar fuori dal paté./Fante, cavallo e re/a star fuori tocca a te"... -. L'indice le si fermò su Rohanne, che svelta urlò:- Strega comanda colore e dice...Blu! -.- Rohanne è la strega! Scappiamo, scappiamo! Via! Via! Via! - urlarono tutti e in un batter d'occhio i giardini furono un pullulare di bambini d'età dai tre agli undici anni che correvano a gambe levate strillando. Rohanne aveva scelto davvero bene: era difficile scovare qualcosa di blu.
 
Il caso volle che zia Sansa, povera lei, passasse di lì proprio in quel momento con un vassoio in mano, a portare bicchieri di spremuta d'arancia e biscotti al limone come merenda per i ragazzi. E, per un colmo di sfortuna, aveva deciso proprio quel giorno d'indossare un sontuoso abito blu. Le volarono addosso in quindici.
 
Vassoio, bicchieri, biscotti e zia finirono gambe all'aria.
 
 
 
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- Maestro! Rohanne sta copiando il mio compito! -.
 
Maestro Lomys sospirò per la decima volta in cinque minuti, estenuato. Adorava i bambini e reputava trasmettere loro il proprio sapere uno dei compiti più belli e gratificanti possibili per uno studioso della Cittadella...Ma tredici (soprattutto quei tredici) erano troppi persino per la sua rinomata pazienza degna di Baelor il Benedetto. Raymun e Rohanne, in special modo, parevano aver fatto voto di voler fare di tutto per fargli saltare i nervi.
 
- Te l'ho già spiegato, Raymun. Rohanne ha alcune lacune in aritmetica, dove tu invece riesci con facilità. Viceversa, lei è più portata per le composizioni scritte. Vi ho messi vicini nella speranza che possiate aiutarvi a migliorare a vicenda. -.- Io? Aiutare questo qua? -. Rohanne intinse nuovamente la piuma nel calamaio e sghignazzò:- Tutto inutile. Scemo è e scemo rimane. -. Dal numero di macchie, righe tirate e correzioni varie che riempivano il foglio di Rohanne era chiaro che, in quelle addizioni che le erano state assegnate, non se la cavava meglio di lui col suo tema. Raymun stritolò nel pugno la propria pergamena, l'ennesimo tentativo (fallito) di raccontare "una giornata memorabile che non avrebbe mai dimenticato", riducendola ad una palla accartocciata. - Ripetilo e ti picchio. - ringhiò. - Scemo. Sce-mo. Devo sillabartelo saltellando e battendo le mani o pensi di poterci arrivare a capirlo da te? -.- Io ti... -.- Rohanne! Raymun! Insomma! - li riprese severamente maestro Lomys. I due si fecero la linguaccia e tornarono ciascuno ai propri affari: Raymun al suo tema zoppicante e pasticciatissimo e Rohanne ai suoi calcoli che non volevano saperne in alcun modo di coincidere coi risultati previsti.
 
Maestro Lomys sospirò, e diede uno sguardo agli altri. Eldarion e Celediel, gomito a gomito, vicinissimi, chiacchieravano sottovoce, credendosi non visti, i compiti bellamente ignorati. Di tanto in tanto si scambiavano un sorriso. Beren, seduto accanto a loro, cui né l'aritmetica né la scrittura riuscivano particolarmente congeniali, ringhiava come un mastino, squadrando con gelosia la sorella e con chiara antipatia Eldarion. I gemelli Garrett e Addam ridacchiavano tra loro, bisbigliandosi nell'orecchio. Cosa bisbigliassero lo sapevano solo gli Dei, e per esperienza maestro Lomys teneva alta la guardia. Non si poteva mai sapere, con quei due. I rimanenti al tavolo della gigantesca biblioteca di Alto Giardino parevano più tranquilli: Theodred e Arielle confrontavano i loro risultati, correggendosi a vicenda, mentre Eomund e Leyton discutevano animatamente di battaglie, strategie e tecniche d'assedio. Per ultima Luthien, che già da un quarto d'ora aveva finito quanto assegnatole - perché per lei “era troppo facile” - faceva ghirigori e cornici con motivi di cuoricini e fiori rampicanti sul bordo delle proprie pergamene, cicalando a ruota libera con Lyanna che, ormai sua inseparabile amica del cuore, non aveva voluto essere dispensata dalle lezioni nonostante l'età. Lyanna, di quando in quando, stuzzicava Eomund punzecchiandolo con la punta della penna d'oca ma il ragazzino, per sua natura pacifico e paziente, non se la prendeva affatto. Il conciliabolo tra i gemelli Tyrell si fece ancora più fitto. Il loro sguardo cadde sul grosso candelabro sospeso sopra le loro teste; il maestro avvertì un brivido lungo la schiena. Fu un attimo: Garrett (o forse era Addam) tirò un filo di cui, essendo tanto sottile da risultare praticamente invisibile, nessuno si era ancora accorto, urlando:- Attenti che piove! -. E, effettivamente, piovve: una grossa vescica di maiale, che i monelli avevano fissata chissà quando al candelabro sospeso (dopo averla gonfiata e riempita d'acqua ed inchiostro diluito), andò a schiantarsi sulla superficie del tavolo, esplodendo sulla faccia di tutti presenti. Lyanna e Luthien scoppiarono a piangere all'unisono, i vestiti buoni irrimediabilmente rovinati. Rohanne, fradicia, imprecò in un modo che avrebbe fatto arrossire persino il più volgare dei rohirrim. Raymun, non meno zuppo, scoppiò a ridere sguaiato, indicandola coll'indice. Rohanne gli saltò al collo come una furia.
 
Faticarono a dividerli.






Spazio Autrice : Saaaalveeee gente! Questo secondo capitolo è toccato a me . Il grande incontro...che,come avete letto,non è iniziatosotto i migliori auspici!
Certo che i gemelli sono davvero tremendi..Ma vedrete il gavettone è stato solo l'inizio! Ne succederanno delle belle ! Alla Prossima ! 
LadyTargaryen . 

P.S. Il dialogo tra Ray e Hanne mentre "duellano" è liberamente ispirato allo "scontro" tra Febo ed Esmeralda ne "Il gobbo di Notre Dame" 

 

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Capitolo 3
*** A stare insieme non gioivano granchè ( parte I) ***


3. A stare insieme non gioivano granché…(Pt. I)


 
 
Il tempo passava veloce, i mesi si susseguivano ed ogni inverno sembrava sempre troppo breve per Rohanne e Raymun. Per loro l’estate era assolutamente un periodo da scordarsi. Non c’erano stati molti cambiamenti tra loro, anzi. Continuavano a detestarsi con una cordialità più unica che rara. Più tempo trascorrevano insieme e più sembravano non sapersi vedere, non potevano stare nella stessa stanza o nello stesso luogo senza che scoppiasse una lite...O una tremenda zuffa, nella peggiore delle ipotesi. A nulla valevano le parole dei loro genitori, che tentavano, se non di farli andare d'accordo, quantomeno di preservare la quiete comune. Oramai era cristallino: quei due d'accordo non andavano e mai vi sarebbero andati.
 
Era di nuovo estate. Rohanne, nella sua stanza al Palazzo d'Oro, si guardava con orrore allo specchio; indosso aveva un orrido vestito bianco dalle larghe maniche con un corpetto marrone stretto in vita. Scomodissimo. Sua madre l’aveva praticamente obbligata ad indossarlo. “Sei una principessa di Rohan, non puoi vestirti come un maschiaccio. Stai crescendo ed è bene che tu inizi ad indossare abiti consoni.“ le aveva detto Margaery tacitando la sua ennesima protesta. Sospirando prese la spazzola sul tavolino ed iniziò a spazzolarsi con forza, guardandosi allo specchio e sbuffando; quei capelli erano un incubo e in più le era pure spuntato un altro brufolo sulla fronte. Quanto odiava i suoi undici anni!
 
Da quell'incontro di cinque anni prima il suo corpo era molto mutato: era cresciuta in altezza e i seni le si erano ingrossati; si era fatta crescere i capelli, biondi come quelli di suo padre e di sua zia, ed ora le scendevano ben oltre le spalle, sino in fondo alla schiena.
 
- Rohanne! Rohanne! – la voce di suo padre Eomer, già pronto con i suoi rohirrim di scorta ed in compagnia di Margaery, risuonò da fuori. – Sbrigati, abbiamo fretta! Raymun ti aspetta! -. La ragazza a quel suo dire fece una smorfia ed alzatasi in piedi su un baule si affacciò dalla finestra:– Mi devo pettinare! - protestò - E poi soffro sempre il mal di mare, su quella maledetta barca! -. Il sovrano roteò gli occhi, esasperato, e le concesse altri due minuti. Uscì qualche minuto più tardi, i capelli raccolti ai lati in due lunghe trecce legate dietro la nuca. - Su sorellina, sei sempre l’ultima! Non sei contenta di vedere il tuo futuro sposo? - la canzonò Theodred, già a cavallo. - Chiudi quella fogna! E comunque “sorellina” non credo proprio! Siamo gemelli, nel caso te ne fossi scordato! – rispose di rimando Rohanne saltando in sella con agilità. - Ma lo sai che io sono nato qualche attimo prima di te, no? – ribatté il fratello. Bastò però uno sguardo del padre a dissuaderli dal proseguire oltre la discussione. Theodred era senz'altro il più maturo e disciplinato dei due ma non per questo mancava mai di stuzzicarla e scherzare. Anche lui era cambiato fisicamente: si era fatto alto, più della sorella, si era irrobustito e gli si erano allargate le spalle. Assomigliava molto di più al padre, ora, nonostante i tratti del volto decisamente più ingentiliti, ereditati da Margaery. I capelli, castani come quelli della madre, da ribelli si erano fatti ancor più ribelli e non ne volevano mai sapere di stare al loro posto.
 
Rohanne durante tutto il viaggio (a cavallo, prima, poi in mare e poi nuovamente a cavallo) escogitò insieme ad Arielle, sua grande amica e secondogenita di Aragorn, vari scherzi da fare ai ragazzi, certa che anche Alys, la maggiore delle sorelle di Raymun, e Celediel sarebbero state d’accordo.
 
Nel frattempo, dall’altra parte del mare, la situazione non era affatto diversa. Al pari di cinque anni prima Raymun Tyrell era tutto tranne che entusiasta dell'imminente arrivo di Rohanne.
 
- E vai! Un altro centro! – urlò Garrett saltellando dietro al fratello maggiore, che stava tirando con l’arco. - Dam, hai finito quella cosa che ti ho chiesto? – chiese Raymun all’altro gemello, seduto ad un tavolino lì vicino. - Un attimo, sto ultimando…Fatto! – disse quello e corse dal maggiore. Questo diede un occhio alla “cosa”. - Bene. - approvò. - Vallo a mettere sul paglione e fissalo bene. – continuò il ragazzo, scostandosi dal volto i morbidi riccioli scomposti che arrivavano poco più sotto dell’orecchio, sul volto un sorriso beffardo. Nel frattempo sopraggiunse Alys, nel suo vestitino rosa; per mano aveva la sorellina più piccola, Rowan. - Che state facendo? – domandò. - Ha detto mamma che vi dovete preparare. -.- Sssst! Non lo deconcentrare, sta tirando! - la zittì Addam. - Vediamo che parte di Rohanne colpisce! - sghignazzò Garrett tenendo le sorelle a distanza di sicurezza. La freccia partì dall’arco teso del ragazzo e si andò a conficcare sul foglietto affisso: su di esso era stata disegnata da Addam la sagoma stilizzata di Rohanne, la cui testa era ora trafitta dalla punta della freccia. I tre maschi gioirono ridendo malefici. - Siete orribili! Ora lo vado a dire alla mamma! – strillò Alys. - Cosa succede qui? – intervenne Leonette che stava giungendo proprio in quel momento richiamata dagli schiamazzi dei ragazzi e dalle lamentele di Alys. - Raymun, smettila di giocare! Rohanne starà arrivando! -. Una seconda freccia colpì la testa di Rohanne facendo sussultare la donna. - E fai sparire quella roba! Non farle questo affronto! Muoviti a vestirti! – concluse indignata; il figlio sbuffò:- Mi viene da vomitare al solo vederla! -.- Ah, Raymun, Raymun! Se ti sentisse tuo padre...! Ora posa quell'arco e spicciati! -. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo; abbandonò l’arco e la faretra sul tavolino e si diresse a cambiarsi per l’arrivo dei cugini. Almeno, pensò, avrebbe potuto passare il tempo a giocare con Theodred, Eomund e gli altri. Già progettava che scherzi avrebbero fatto alle ragazze!
 
 
                                                                                 ********
 
 
 
Il gruppo proveniente dalla Terra di Mezzo giunse nei primi giorni di Giugno; l’aria era, come sempre, molto più calda rispetto a Rohan. Il piccolo corteo era guidato da Eomer e Faramir (che quell’anno aveva voluto accompagnare la moglie) mentre le due dame, Margaery e Eowyn, stavano a metà in modo da controllare i ragazzi. Eldarion e Celediel cavalcavano vicini, erano ormai una coppia. Da sempre avevano avuto un buon rapporto e questo con il tempo si era trasformato in un sentimento più profondo. Eldarion, principe erede di Gondor, aveva ormai diciassette anni, ed essendosi re Elessar detto d'accordo, Faramir ed Eowyn non avevano visto motivo per cui non acconsentire anche loro a quella unione. Non si poteva dire lo stesso di Beren, gemello della ragazza, il quale era divenuto ancor più geloso della sorella e risentito nei confronti dell’amico.
 
Rohanne smontò di sella ed andò a salutare nonno Mace, gli zii, le zie e i cugini, ignorando bellamente Raymun (che non si scompose minimamente. Anzi, ne fu felice.) - Margaery, Eomer! E' sempre un piacere ritrovarvi! – li accolse con un sorriso Garlan andandoli a salutare mentre Eowyn e Faramir chiacchieravano con Sansa e Willas. - Dove sono i miei nipoti? - disse una voce rauca ma sempre autoritaria alle loro spalle. Lady Olenna era accompagnata a braccetto da Leonette ma i suoi quasi novant’anni erano comunque portati più che bene. - Lady Olenna. - la salutò con un inchino regale il principe di Gondor - Sono felice di rivedervi. –. La Regina di Spine fece un gesto di fastidio con la mano:- Smettila con questi salamelecchi, Eldarion. Mi farai sentire ancor più vecchia di quello che già sono! Ora vieni qui, ragazzo, e abbracciami come si deve. -.- Come vuoi tu, nonna. -.- Nonna! – proruppe Eomund e corse a darle un bacio sulla guancia. L'anziana lady lo strinse:- Tu sì che sai come salutare la tua vecchia, figliolo. -.- Padre possiamo andare a giocare, ora? – chiese Alys dopo un po’, stanca di stare sotto il sole. Tutti i padri presenti diedero un'occhiata alle rispettive mogli per avere la loro approvazione e queste annuirono. - Va bene, ma non combinate troppi disastri. E badate alle vostre sorelle! - si raccomandò Garlan con i suoi figli. - Eldarion, tu che sei il più grande cerca di usare la testa. Sei sotto la mia responsabilità. – gli ricordò Faramir - Se ti capita qualcosa poi chi lo sente tuo padre? -.- Rohanne, mi raccomando: non ti mettere nei guai. E comportati bene con Raymun! - implorò Eomer. Rohanne gettò indietro la testa e rise:- Io? Con lui? Mai! – e detto ciò se ne andò di corsa, Arielle ed Alys sottobraccio, iniziando a complottare sottovoce con loro.
 
 
 
                                                                 ********         
 
 
 
I maschi si erano seduti all’ombra di un enorme acero nella foresta poco distante da Alto Giardino. I loro genitori li avevano portati a fare un'uscita a cavallo e, una volta arrivati, il gruppetto di si era separato: i ragazzi da una parte, le ragazze dall'altra. Gli adulti li avevano lasciati andare, facendosi però promettere di non allontanarsi troppo.
 
- Uffa! Ma è sempre così caldo, qui nell’Altopiano? Si può sapere come fate? – chiese Beren aprendosi la blusa bianca per rinfrescarsi. – Questione di abitudine. - rispose Raymun e alzò le spalle con un sorriso rassegnato. - Facciamo qualcosa? Mi sto annoiando… - intervenne Theodred che strappava pigramente l’erba del prato. - Con questo caldo io non mi muovo! – brontolò Eomund. - Potremmo giocare a “Guardiani e Bruti”! - propose Garrett. - Non siete un po’ cresciuti per queste cose? – ribatté Eldarion, sdraiato sull’erba, uno stelo in bocca. – Scusa, principe, mi ero dimenticato della tua regale e noiosa presenza! - sbuffò Addam. - Andiamo a strofinare un peperoncino sotto il naso di nonno Mace che dorme? - suggerì poi ringalluzzito. Ma la proposta non incontrò l'approvazione di nessuno.
 
In quelle estati che avevano trascorso tutti assieme ad Alto Giardino non c'era stato membro della famiglia Tyrell (esclusa nonna Olenna, di cui avevano tutti un sacrosanto timore reverenziale) che i due monelli (e gli altri che avevano trascinato con loro nello scherzo) non avessero preso di mira, dall'armatura di zio Loras, che avevano imbrattato con sterco di cane, al vestito di Sansa - con cui avevano abbigliato uno spaventapasseri - ai profumi di Leonette (svuotati e sostituiti con un non meglio identificato liquido puzzolente) sino alle carte di Willas, che avevano pasticciato e spiegazzato in tutti i modi possibili. Ma Loras, dopo la prima volta, aveva preso l'abitudine di tenere la propria armatura sottochiave, e così Sansa con i suoi abiti. Quanto a Willas era per sua indole paziente e tollerante. Non c'era gusto. E Leonette era stata molto convincente fin da subito nel dissuaderli dal riprovarci. 
 
- Ma lasciatelo stare, quello. Ora ha la ragazza, lui. – mugugnò Beren, pronunciando “ragazza” come se si trattasse di una malattia deturpante - Non può più giocare con noi. -. Eldarion sospirò:- Ancora con questa storia, Beren? -.- Sempre. -.- A proposito di ragazze…Guardate chi arriva. - disse Leyton indicando il gruppetto in avvicinamento. - No, tutte insieme no...Non potrei farcela, a reggerle. E se Luthien e Lyanna sono con loro significa che siamo davvero finiti. Addio pace. - gemette melodrammatico Raymun - Solo gli Dei sanno cosa hanno in mente, quelle. -.
 
In testa al gruppetto (cui mancavano le più piccole, lasciate chissà dove) vi erano Rohanne, Arielle, Celediel ed Alys, tutte intente a chiacchierare fra di loro; l'argomento che tanto le infervorava erano i ragazzi. O meglio, uno in particolare. - E così tu e Eldarion state assieme. - stava dicendo Rohanne – Sono contenta per voi, Cel. -.- E vi siete baciati? – domandò in tono curioso Alys - Com'è stato? -.– Alys! Ma non si fanno queste domande! – l'ammonì Lyanna - E poi cosa vuoi che sia mai, un bacio? -.- Raccontaci dei gran baci che hai dato tu, Lya. - la provocò Rohanne. - Mai al mondo! - esclamò schifata quella - I ragazzi sono disgustosi! E puzzano! -.- Giusto! - concordò a pappagallo Luthien. - Certo che ci siamo baciati. - rispose Celediel, ignorandole - Ed è stato...bellissimo. Eldarion è proprio bravo, bacia davvero benissimo. -. Lo sguardo le si smarrì nel nulla, come se rivivesse quel momento. Rohanne alzò gli occhi al cielo: tutto quel melenso romanticume non faceva per lei. - In realtà anche io ho baciato un ragazzo. - intervenne Arielle - Cioè, lui ci ha provato con me, a me lui piaceva e così...Capite, no? -.- Veramente no, ma fa lo stesso. Avanti, sputa il rospo: chi sarebbe? E come mai non ne ero a conoscenza? - disse Rohanne, un po’ seccata per non averlo saputo prima. - Si chiama Ahron, è il figlio del fabbro della cittadella...Ma mio padre non vuole che lo frequenti, dice che è un cattivo soggetto. Per quello non te l’ho potuto dire prima: non deve saperlo. -.- Perdonata. - sorrise la principessa di Rohan, pur domandandosi tra sé cosa trovasse Rielle in quel tipo, Ahron. Era abbastanza certa di averlo intravisto, infatti, durante una visita a Minas Tirith: uno spilungone biondo dagli acquosi occhi azzurri e un sorriso sghembo dai brutti denti, sempre trasandato. Abbastanza anonimo. Ma a quanto pareva dal suo sguardo trasognato per l'amica doveva essere il massimo, il meglio del meglio. Non se la sentì di metterla a parte della propria opinione. – Ma solo perché siamo amiche. - concluse. - Invece tu, Hanne? Non c’è un ragazzo nella tua vita? A Rohan...O da qualche altra parte? – s'informò Celediel. - Un ragazzo? Lei? - la prese in giro Luthien - E chi mai la vorrebbe? -. La ragazzina le indirizzò un gestaccio, quindi si fermò a pochi metri di distanza dall’acero sotto cui stavano i ragazzi. - Me ne basta già uno che non voglio! - rispose acida alludendo con una smorfia a Raymun. - Che cosa state facendo, tutti insieme sdraiati? Il gruppo dei cretini all'ombra? – esordì poi con la sua solita gentilezza. - Spiritosa. - grugnì Raymun in risposta - Stavamo solo pensando a cosa fare. -. Lei rise:- L'avete sentito, ragazze? - fece diretta al gruppetto alle sue spalle - Stavano...Pensando! Attenti, non vorremmo che i vostri cervellini si consumassero nello sforzo...Oh scusa, che sbadata: dimenticavo che tu non ce l’hai, un cervello. –. Il primogenito di Garlan la fulminò con lo sguardo e fece per alzarsi:- Su, andiamocene. Qui l’aria si è fatta pesante. -.- Molto probabilmente è l'aroma non proprio di rose delle tue ascelle, Raymun Tyrell... – suggerì Rohanne con voce di seta. Le ragazze risero chiocciando. Il ragazzo alzò il braccio per annusarsi e constatò arrossendo che, in effetti, non aveva tutti i torti. Le rivolse uno sguardo iroso:- Ma come siamo simpatiche, Principessa dei Brufoli Giganti! – commentò scoppiando in una risata che contagiò tutti i ragazzi, soprattutto i fratelli. Rohanne gli sferrò un pugno. - Ahio! – protestò Raymun massaggiandosi la spalla colpita. Rohanne aveva un’espressione furibonda:– Dillo di nuovo e te ne do uno ancora più forte dritto su quel tuo nasone da porco! -. Raymun era pronto per saltarle addosso ma fortunatamente Theodred ed Eldarion lo fermarono, prendendolo da entrambe le braccia. - Piantatela, o qui qualcuno si farà male! – avvisò con voce autoritaria il principe di Gondor. – Andiamocene, dai. - suggerì Theo. - Oh, io non credo proprio… - intervenne Arielle con le braccia incrociate - Rose, Rowan! –. Le chiamò con un gesto e quelle spuntarono dai cespugli con in mano dei cestini ricolmi di uova. Uova marce, a giudicare dall'odore. Dopo che li ebbero depositati nelle mani delle più grandi schizzarono nuovamente via, ridendo. Era chiaro che avevano progettato tutto fin dall’inizio. I maschi, colti alla sprovvista, non seppero che fare e rimasero lì impalati come stoccafissi. - Ragazze, all’attacco! – urlò Rohanne. E scagliò un uovo addosso Raymun che non fece in tempo a scansarsi e venne colpito in pieno. Le altre (a parte Luthien e Lyanna, che si ritrassero limitandosi a guardarle schifate) la imitarono e presero a bersagliare i maschi. - Direi che è il momento di...scappare! – gridò Eomund correndo via seguito dagli altri, mentre le ragazze li rincorrevano, tirando uova all’impazzata. - Nella casa sull’albero, presto! – suggerirono gridando i gemelli. E dirottarono la loro corsa verso una vecchia quercia. - Theo, ma quanto corre tua sorella?! – commentò con il fiatone Beren mentre saliva la scaletta che portava al rifugio. - Non farti domande e sali o finiremo in frittata! -. Giunti tutti a destinazione tolsero la scaletta a pioli di legno e le guardarono beffardi da sopra. – Ora chi è che ride, eh? – la prese in giro il primogenito di Garlan. - Bari! Ladri! Carogne! - sbraitò Hanne. - Non vale! Fateci salire! – urlò Celediel. Per tutta risposta Raymun prese una pergamena con su scritto “Niente ragazze” e lo affisse con un chiodo. - Non è giusto! Bastardi! – inveì Rohanne. - Rassegnati. – sogghignò malefico Ray. - Puoi scordartelo! All’assalto! –. E detto ciò Rohanne, Celediel, Arielle ed Alys iniziarono ad arrampicarsi sui sostegni di legno che sorreggevano la struttura, abbastanza sottili da poter essere usati come pertiche.
 
Fu allora che un'orrenda premonizione colse i maschi.
 
- Quante persone regge secondo te? – chiese preoccupato Theodred a Leyton. - In teoria cinque o sei, forse… - rispose quello con altrettanta preoccupazione. E loro erano già la bellezza di otto. I ragazzi si guardarono con vivo terrore negli occhi: se si fossero aggiunte Rohanne e le altre tre...Quasi a risposta di quel silenzioso interrogativo le pareti, il pavimento ed il tetto della casa sull’albero iniziarono a cigolare pericolosamente. - Fermatevi o qui crolla tutto! – gridò Raymun precipitandosi fuori e sbracciandosi, più preoccupato all'idea di perdere la casetta costruita da zio Loras che delle ragazze. - Oh ma stai zitto, fifone! – lo zittì la principessa del Mark, ormai in cima. Ai piedi dell'albero Lyanna sbuffò disgustata:- Ne ho avuto abbastanza di questi giochi da maschio. Vieni Thien, andiamocene. Non voglio che il vestito mi si sporchi. - disse altezzosa all’amica, prendendole la mano per trascinarla altrove. Facendo ciò però la secondogenita di Willas accidentalmente inciampò e finì contro uno dei puntelli della casetta, su cui ancora Celediel e Arielle si stavano arrampicando.
 
E quello cedette.
 
In un attimo la struttura di legno posta tra i rami crollò con un gran putiferio. Per loro fortuna non era situata troppo in alto e nessuno si fece troppo male...Insomma, più o meno.
 
- Per tutti i Valar! Sono vivo? – gemette Eldarion. Quindi avvertì un peso non indifferente sopra la propria schiena, voltò la testa e riconobbe Celediel. – Cel! Stai bene? – si informò, temendo che si fosse fatta male. – Sì, sì, tranquillo. - lo rassicurò lei. - Sono atterrata sul morbido. - ridacchiò massaggiandosi un polso – Ora però, Darion, sarebbe carino da parte tua se ti alzassi. –.- Sul morbido?! Parla per te! – sbraitò Raymun, che sul morbido non era atterrato affatto, alzandosi da terra malconcio e con un grosso bernoccolo in testa. - Arielle! Tutto a posto? – domandò Theodred alla principessa di Gondor, ancora seduta a terra intontita. - Credo di sì, grazie. – gli sorrise prendendo la mano che il ragazzo le porgeva. Una fitta alla caviglia le strappò un gemito. – Ahi...Credo di essermi presa una storta. -.- Vieni, appoggiati. – suggerì Theodred e la sorresse aiutandola a tirarsi su. - Ahi, ahi… - mormorarono in coro i gemelli Addam e Garrett, rialzandosi a fatica. Poi si guardarono a vicenda e scoppiarono a ridere. - Che capitombolo, ragazzi! Facciamolo di nuovo! -.- Zitti, idioti! - abbaiò Beren, che si teneva un braccio ferito. - Ti sei fatto male, Ber? - s'informò Eomund, che zoppicava lievemente. - A te che cosa sembra?! - fu il ruggito che ottenne in risposta dal fratello. - Dov’è Hanne? – chiese con apprensione Leyton, rialzandosi praticamente illeso e guardandosi intorno. - E chi se ne frega di quella! E' solo colpa sua! - si lagnò Raymun con rabbia - Guardate che disastro! Addio rifugio sull'albero! -.- Ray! Giuro che se le è successo qualcosa farai i conti con me! - lo minacciò Theodred. Gli altri ragazzi, in piedi, si misero a cercare tra i pezzi di legno. - Hanne! Hanne! - chiamò Leyton. - Hanne! Se ci sei, fatti sentire! - gridava Theodred scavando preoccupato. - Sto bene, sono qui! – disse una voce femminile, e poco dopo una mano ed un piede spuntarono da sotto quel che rimaneva di una parte del tetto. Scalciò via le macerie e si rialzò, il vestito strappato e tutto sporco e qualche graffio non troppo profondo qui e là procuratole dalle schegge di legno. - Hanne! - Theodred corse da lei. - Tutto bene? -.- Come stai? - domandò Leyton sorreggendola. Lei si massaggiò il capo e le natiche doloranti:- Beh, diciamo che sono stata meglio. - e guardò in cagnesco Raymun. Eldarion tirò un sospiro di sollievo:- Per fortuna nessun si è fatto troppo male… -.- Ancora per poco, Darion. Guardate chi arriva… - notò Beren indicando un gruppo di persone che correva verso di loro: Eomer, Faramir e Garlan, con mogli al seguito. - Oh, oh...Guai in vista. - mormorò preoccupata Rohanne. - Ma chi li avrà informati così in fretta? - si domandò Eomund. Poi si accorsero chi mancava all'appello della compagnia. - Luthien e Lyanna!!! – esclamarono in coro.
 
Alla vista di ciò che era rimasto della casetta sull’albero tutti gli adulti rimasero sgomenti, tra il concitato, il preoccupato...E il furibondo. Fu Garlan, che fra i tre uomini pareva il più calmo, a prendere la parola. Calmo...Per modo di dire.
 
- Che cosa è successo qui, per tutti gli stramaledettissimi Sette Inferi?! - urlò. - Passino le carte di Willas scarabocchiate, passino i vestiti di Sansa usati per lo spaventapasseri e le armature di Loras inzaccherate ma questo è davvero troppo! Vi rendete conto del rischio che avete corso? -.- Spero abbiate una spiegazione a tutto ciò! – gli fece eco autoritaria Leonette. - E di quelle convincenti! E Rose e Rowan? Dove sono? Non vi avevamo detto di badare alle più piccole? Oh, mi complimento con voi per l'ottimo lavoro! -.- Io non c'entro! E’ stata Rohanne! – accusò subito Raymun. - Non è vero! - strillò lei. - Sei tu che hai il culo pesante! -.- E tu sei l’intelligentona che ha avuto la brillante idea di arrampicarsi insieme alle altre, se non ricordo male! O hai sbattuto così forte la testa che te ne sei scordata? -.- Ora basta, tutti e due! - li interruppe Eomer. - Non capite la gravità della cosa? Potevate morire! Sono molto deluso da voi. E tu, Rohanne! Cosa ti è saltato in mente di arrampicarti sulla casetta? E Theodred! Perché mai non l'hai fermata, per i Valar? A volte mi chiedo dove tu abbia la testa! -.- E voi! - gli diede man forte Margaery rivolgendosi agli altri ragazzi. - Non so come abbiate potuto permetterglielo! Ma cosa avete nella testa? -.- Aspetta solo che lo venga a sapere tuo padre, Leyton... - disse Leonette squadrando con disapprovazione il nipote. Se Garlan ed Eomer, pur da arrabbiati, mantenevano un barlume di autocontrollo, lo stesso non poteva dirsi per Faramir:- La stessa cosa vale per voi, disgraziati che non siete altro! - urlò ai propri figli. - Eldarion, non sei mio figlio ma sei sotto la mia responsabilità! Se ti fosse successo qualcosa solo i Valar sanno cosa avrebbe fatto tuo padre! Un fodero nuovo per la sua spada con la mia pelle, ecco cosa! E lo stesso vale per te, signorina. - aggiunse rivolto ad Arielle. - Si può sapere che ti è mai saltato in mente? -. Ci vollero Eowyn e qualche carezza per calmare il Capitano. Ma non per questo la donna pareva meno arrabbiata:- Tuo padre lo verrà a sapere, Eldarion. Stasera stessa gli manderò una lettera. E non credo la prenderà bene. -. Eldarion chinò il capo in silenzio. - Almeno state tutti bene. - concluse infine Margaery per stemperare la tensione. - Veramente credo che Arielle si sia storta la caviglia, madre. – intervenne timidamente il figlio. - E Beren ha un braccio che gli fa male. - aggiunsero Garr e Dam in coro. - E Celediel si è ferita il polso. - s'inserì il giovane principe di Gondor. - Ed Hanne ha qualche brutto taglio… - completò Leyton. Margaery sospirò. E meno male che nessuno si era fatto male... - Eldarion, accompagna tua sorella da maestro Lomys e porta con te Rohanne. Ora. - comandò secco Faramir, lievemente più calmo...Ma non di molto. - E già che ci sei fatti medicare quel taglio sul mento. -.- Vai con loro, Beren. - aggiunse Eowyn. - Eomund, anche tu. -. Eldarion annuì e sollevò la sorella in braccio, avviandosi. Beren e gli altri li seguirono. - Quanto a voi - riprese Garlan – andate tutti nelle vostre stanze, in punizione. Non uscirete fino a stasera a cena. E domani starete tutto il giorno in biblioteca a studiare. E non voglio sentirvi dire né “a” né “ma”, sono stato chiaro? -.






Spazio Autrice  : Ciao!! Come avete visto è solo la prima parte del capitolo perchè è venuto leggermente lungo u.u Eh si abbiamo ripreso le stesse scene e battute della canzone ma erano tanto tanto carini :D compresa la scena della casetta XD 
Certo che Eomer arrabbiato non lo vorrei vedere per nulla al mondo, ma forse è più spaventosa Margaery :P 
Aspettiamo qualche vostro giudizio :) 
Tiva 91 


 

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Capitolo 4
*** A stare insieme non gioivano granchè ( parte II) ***


A stare assieme non gioivano granché...(Pt. II)

 
 
Come c’era da aspettarsi, l’incidente della casetta non servì certo a migliorare i rapporti tra i due cugini. Ray continuava a fare il melodrammatico e a dare la colpa a Rohanne che, dal canto suo, insisteva di non avere nessuna responsabilità e che se c'era un colpevole quello era quell’idiota di Raymun, il cui “culo pesante” aveva fatto crollare la casetta. Le cose peggiorarono ulteriormente quando, due estati dopo, si unì alla combriccola anche una nuova ragazza: Daella di Casa Tarly.
 
Era una mattina come le altre ad Alto Giardino; il sole estivo irraggiava gli alberi e gli steli del prato ed un venticello leggero rinfrescava l’aria. Distese sull’erba Rohanne, Arielle e Alys stavano chiacchierando del più e del meno, i libri assegnati loro da maestro Lomys bellamente abbandonati. Beren invece, poco distante, era immerso nella lettura. L’argomento su cui verteva la discussione era il fatto che zio Loras avesse costruito loro due nuove case sull'albero, una per i ragazzi ed una per le ragazze, onde scongiurare nuovi litigi. “Badate a non distruggerla nuovamente” le aveva riprese agitando severamente (ma Loras era incapace di essere severo) il dito “perché non ve la ricostruirò una terza volta!”. Le ragazze lo avevano ringraziato di cuore e stabilito lì il loro covo. Ora bisognava solo decidere come “arredarlo”.
 
- Qualcuno sa dov’è finita Celediel? – chiese ad un tratto Arielle notando l’assenza dell’amica. - Sarà dietro un qualche cespuglio con tuo fratello Eldarion… - commentò con malcelato disgusto Lyanna, seduta al tavolino a terminare il suo ricamo insieme all’ormai inseparabile Luthien, che come sempre rise. - Lyanna! Celediel è grande e responsabile, può fare quello che vuole con Eldarion! – le rispose a tono Arielle - E poi sono fidanzati! -.- “Quello che vuole” non credo proprio. Non mi va che lei e quello là s'infilino nei cespugli a… - intervenne brusco Beren che sentita nominare la sorella aveva subito alzato la testa. - Tu zitto, zotico bestione! – lo ammonì Hanne con la sua consueta dolcezza - Tua sorella può fare quello che le pare. E tu, muto! -.- Oh, avanti Hanne...Non essere così dura con Ber. - la rabbonì Alys – E' solo molto protettivo. -. Hanne grugnì qualcosa a proposito di dove potessero andarsene Beren e il suo istinto di protezione; il ragazzo invece indirizzò un gran sorriso di gratitudine ad Alys e tornò al suo libro. E proprio allora Rohanne vide giungere Raymun con i suoi fratelli più piccoli. - Oh no, era una giornata così bella! – sospirò la principessa del Mark. Notò che oltre a lui, Garrett ed Addam vi erano anche un ragazzo ed una ragazza che, però, non riconobbe. Nello stesso momento si unirono alle ragazze anche Theodred, Eomund e Leyton, di ritorno tutti sudati dal campo d'addestramento, e i due “fidanzatini”. Beren li fulminò con lo sguardo. - Ciao, ragazzi! - salutò Ray - Ci siete tutti, vedo. Bene, perché volevo presentarvi i nostri ospiti: Daella Tarly e suo fratello Russell, figli di ser Samwyn Tarly e Lady Mellara Florent. Questi invece sono Rohanne, principessa di Rohan – e squadrò con astio la cugina – con il suo fratello gemello Theodred, principe erede. Quello è Eldarion, principe di Gondor, con le sue sorelle Arielle e Luthien…E questi sono Celediel, dell'Ithilien, il suo gemello Beren ed Eomund, loro fratello minore. Mentre gli altri sono Leyton, mio cugino, erede di Alto Giardino e fratello di Lyanna...Ed Alys, Rose e Rowan, mie sorelle minori. - concluse con un sorriso. Calò un silenzio di tomba. - Oh, ma non parlate tutti assieme, eh… - scherzò Russell ridacchiando. Daella invece non disse nulla, continuando a fissarli altezzosa. Rohanne non poté astenersi dal dire la sua:- E dimmi, dovrebbe importarcene qualcosa? - disse con tranquillità, sfogliando un libro tutta noncurante – Perché mi duole dirtelo ma…non ce ne frega un beneamato niente. -. Il ragazzo ignorò bellamente l’uscita acida della cugina e rivolse agli altri un'occhiata supplice che voleva dire: “Non fatemi fare brutta figura: salutate.” Questi, educatamente, salutarono i nuovi arrivati con calore...O meglio, più calorosamente di quanto avesse fatto Rohanne che, manco a dirlo, l'aveva già presa in antipatia. Luthien e Lyanna, scocciate dal suo arrivo assolutamente non richiesto, non la degnarono di un secondo sguardo.
 
Mentre i ragazzi andavano a salutarla Hanne la guardava di sottecchi; più la guardava e meno le piaceva. Il motivo? Presto detto: era perfetta. Alta e con un punto vita da vespa, occhi azzurri, lunghi capelli neri legati in una treccia elegante, un bel viso ovale, roseo e senza imperfezioni. Senza contare che aveva il doppio del suo seno...Dettaglio che non sfuggì al principe di Gondor che fu prontamente (e seccamente) richiamato all’ordine con una gomitata nel costato da parte di Celediel, come a dire “Io sono qui. Guarda qua.” Rohanne la scrutò bene ancora un po', poi sogghignò malignamente: tutto sommato perfetta non lo era poi così tanto. Aveva infatti due enormi orecchie a sventola che le facevano capolino dai capelli, ereditate senz'altro dalla madre. Non fece in tempo a formulare qualche cattiveria in proposito che anche le altre si fecero avanti e si presentarono cordiali alla nuova arrivata e a suo fratello. Traditrici. - Ciao, io sono Arielle. -.- Ed io Alys. Piacere. -.- Piacere mio. - rispose Daella con sussiegoso garbo.
 
A Rohanne, invece, scoccò uno sguardo di aperto disprezzo che la ragazza ricambiò con piacere. Il fastidio era tutto suo.
 
Anche i maschi l'avevano presa subito in simpatia, notò la principessa di Rohan. Era appena arrivata ma sembrava già la preferita di tutti. “Magnifico: ci mancava solo la reginetta delle cretine!” – Cosa c’è, Hanne? Sei gelosa, per caso? – la punzecchiò Theo, che se n'era accorto. Lei sbuffò:– Ma chi? Io? Di quella? Ma per favore. Ora scusami ma devo fare una cosa. Ci vediamo a cena! -. E detto ciò si avviò di corsa verso il palazzo; doveva assolutamente fare un cambio di acconciatura, l’idea di assomigliare a Daella la infastidiva a morte. Una volta arrivata in camera propria si sciolse in fretta la treccia e, con le forbici, tagliò via una buona parte della sua chioma biondo grano. Infine raccolse i capelli in una coda bassa, legandola con un nastro verde. Si guardò soddisfatta allo specchio: fatto.  
 
Quella sera ci sarebbe stato un banchetto per l’arrivo ad Alto Giardino degli ospiti, ossia ser Samwyn Tarly, secondo cugino del signore di Collina del Corno, Randyll, e i suoi due figli. Il cavaliere, un uomo sui quaranta, non molto alto, dal viso severo e spigoloso, gli occhi chiari e la chioma nera, era venuto ad Alto Giardino per parlare con Lord Willas, suo buon amico, di una nuova razza equina che intendeva creare incrociando i dorniani coi cavalli del Nord. I servitori percorrevano la stanza in un andirivieni continuo, portando brocche di vino, mentre dalle cucine iniziavano ad arrivare le portate. Arrosti di cacciagione, verdure stufate e sformati, pasticci di carne e zuppe oleose. I ragazzi, esclusi Eldarion e Celediel che – ormai grandi – avevano preso posto tra gli adulti, erano seduti nella parte di tavolo sul fondo. Anche Beren avrebbe potuto aggiungersi agli altri, ma ovviamente aveva rifiutato. Di stare al tavolo con Eldarion e la sorella non voleva saperne nel modo più assoluto.
 
Margaery e Leonette fecero un sopralluogo tra i figli per controllare che non combinassero guai. – Rohanne, mi raccomando: comportati come una principessa! – le ricordò ancora una volta la madre, dopo averle intimato di levare i gomiti dal tavolo. La ragazza sbuffò guardandola storto:– Va bene, madre. –.- E dopo mi spiegherai che cosa è successo ai tuoi capelli. – aggiunse Margaery in tono di rimprovero. - Fate un po’ di posto anche a Lady Daella e a suo fratello. La tavola è il miglior posto per stringere amicizia! – intervenne allegra Leonette, che accompagnava i due invitati. - Certo, madre. - concordò solare Alys spostandosi per fare spazio al giovane Tarly. Sui sedici anni, spalle robuste e portamento fiero, non era affatto male, pensò tra sé Hanne. E, a giudicare dal modo in cui Rose e Rowan bisbigliavano concitate dandosi di gomito al suo indirizzo, non doveva essere l'unica a pensarlo. Aveva occhi azzurri come la sorella e capelli castani dal taglio a spazzola. A differenza di Daella, però, le sue non erano orecchie “da Florent”. - Vieni, siediti qui. – lo invitò la terzogenita di Garlan; Russell ringraziò e si sedette. Subito si misero a chiacchierare di falchi, cani da caccia e cavalli, gli argomenti prediletti da Alys. Russell attaccò a raccontare del primo torneo cui aveva partecipato qualche mese prima disarcionando ben tre avversari ed Alys lo ascoltava con vivissimo interesse, senza calcolarla minimamente. Cosa che infastidì non poco la cugina di Rohan; non bastava Lady Perfezione (che aveva scelto di sedersi alla sua destra per poterla tormentare meglio, tra l'altro!) doveva mettercisi pure quel bellimbusto del fratello a rovinarle la giornata!
 
- Sai, Rohanne – commentò melliflua la giovane Tarly dopo un po' – è interessante la tua acconciatura. Davvero. Peccato che la coda bassa sia passata di moda dai tempi di Aegon il Conquistatore... - concluse con un ghigno malefico. Rohanne avvampò e digrignò i denti: se quella voleva la guerra, l'avrebbe avuta. - Daella, fammi una cortesia: legati una pietra a quella treccia fottuta e tuffati nel Mander! -. Daella, con sua sorpresa, passò al contrattacco:- Avvisami quando ti cresceranno le tette! - la prese in giro; e buttò in fuori con un moto di sfida il seno inguainato in uno strettissimo corpetto con ricami di perle e due bianchi boccioli di rosa appuntati. - E tu fammi un fischio quando ti si rimpiccioliranno le orecchie. Basta un soffio di vento e voli! – la rimbeccò Rohanne, che anche se offesa dalle sue parole sarebbe morta piuttosto che darlo a vedere. - Daella piantala, per favore. E' una principessa quella con cui stai parlando. - la redarguì severamente Russell, infastidito. - Spero vorrai scusarla. - aggiunse poi all'indirizzo di Hanne – Mia sorella ha la lingua lunga, forse troppo. Lunga e biforcuta, aggiungerei. -. Rohanne ridacchiò ed accettò le sue scuse. Il ragazzo, in fin dei conti, era decisamente più simpatico della sorella.
 
Dalla parte opposta del tavolo gli altri ragazzi discutevano concitati tra loro. - Allora, che ve ne pare dei nuovi arrivati? – chiese Raymun agli amici. – Sono simpatici, specialmente Russell. – rispose Theodred tagliandosi una sugosa coscia di coniglio arrosto. - Sì, non è male. Almeno non si pavoneggia come il nostro principino-dalle-orecchie-leggermente-a-punta! – ribatté Eomund ridacchiando. - Ti prego non nominarlo! – borbottò Beren al quale non era ancora andato giù il fatto che Eldarion “se la facesse con sua sorella”. E il fatto che poco più in là la succitata sorella stesse imboccando il promesso sposo non migliorava affatto il suo umore. – Oh andiamo, Ber! Basta con questa storia! Non pensarci più...Che mi dici di Daella, invece? – chiese il fratello minore dandogli una gomitata d’intesa. Beren la fissò con famelici occhi da predatore:– Mai visti due così... - mormorò sognante, la voce sin troppo alta. Daella lo udì, e guardò prima il generosissimo scollo del proprio abito poi il ragazzo. Gli sorrise facendo ondeggiare maliziosa i seni:- Ti ringrazio moltissimo, sei davvero gentile...Sono boccioli di rose centofoglie, sai? -. Ne staccò uno e glielo tirò. Beren si fece di fiamma ma non se lo lasciò sfuggire, e si tuffò travolgendo Eomund, seduto accanto a lui. Gli altri ragazzi ridacchiarono sotto i baffi. - In effetti non hai tutti i torti, Ber. - sussurrò Raymun, che come l'amico pareva molto, molto deliziato da quello spettacolo. - Sono due...boccioli mica male. -.- Bocce, più che boccioli! - scherzò Eomund salace. Beren teneva gli occhi incollati su Daella (che dal canto suo mangiava noncurante fingendo di non accorgersene):- Hai proprio ragione, Eom... -. Theodred scosse la testa rassegnato e disgustato, continuando a mangiare:- Andare in visibilio per un paio di tette, manco fosse l'unica ragazza al mondo...Siete ridicoli. -. Gli occhi, involontariamente, gli caddero sulla figura snella di Arielle, seduta anche lei al tavolo degli adulti. Sentendosi eloquentemente osservato dagli altri arrossì e distolse lo sguardo. - Siete ridicoli. - ripeté - Prendete esempio da Leyton. Ha più cervello di voi. – ed indicò il figlio di Willas, che cercava di far conversazione con una furibonda Rohanne, seduta di fronte a lui. - Sono abbastanza patetici. - commentò accennando a Beren ed agli altri che, attaccato bottone con Daella, pendevano famelici dalle sue labbra...Ma più che altro dalle sue tette. - Non trovi, Hanne? -.- Ma stai zitto. Guarda che lo so che le muori dietro anche tu, a Daella “Tette Enormi” Tarly! - sbottò lei tra una forchettata di patate e l'altra. - Io? Ma no, io…Sono solo gentile. E' un'ospite, in fondo. Non dovresti prenderla così male. Un ragazzo non può essere gentile con una ragazza? – domandò con semplicità Leyton, ragionevole come sempre. Rohanne bofonchiò qualcosa. - E comunque stai molto bene con questo nuovo taglio di capelli. Ti dona molto. – aggiunse con un ampio, dolce sorriso. La principessa sollevò il capo:- Davvero lo pensi, Ley? -.- Davvero davvero. -. E, inaspettatamente, le prese la mano, regalandole un secondo sorriso. Lei arrossì lievemente, e non si ritrasse. Sorrise.
 
Fu allora che videro una palla di quello che pareva sformato di patate masticato volare di traverso sulla tavola...per andare ad infilarsi esattamente non sulla, ma nella scollatura di Daella. Che ovviamente iniziò ad agitarsi strillando schifata che qualcuno “le togliesse quel coso di lì” tra le divertite quanto maliziose offerte d'aiuto “disinteressato” dei maschi e le risate sguaiate di Luthien, Lyanna e Rohanne, cui neppure lo sguardo minaccioso delle madri riuscì di far contenere.
 
Autori del misfatto? I gemelli Addam e Garrett, naturalmente.






Spazio Autrice : Salve a tutti quelli che ci seguono e hanno messo la storia fra le seguite anche se ci piacerebbe vedere qualche commentuccio :3 *occhioni da cucciolo * 
Questo capitolo è tutto nostro senza riferimenti a nessuna scena in particolare ,è tutto frutto delle nostre menti malate ebbene si :D 
Che tipetti i gemelli ! 
Alla  prossima Tiva91 

 
 

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Capitolo 5
*** A stare insieme non gioivano granchè ( parte III) ***


A stare insieme non gioivano granché...(Pt. III)
 


 
Il gruppo a cavallo avanzava compatto verso la rocca di Edoras; il sole era coperto da qualche nuvola, tirava un vento leggero che faceva svolazzare le bandiere con lo stendardo di Rohan sulla palizzata. In testa vi erano Loras, che reggeva il vessillo di Casa Tyrell, e Garlan, accanto al quale cavalcavano Raymun e Leyton; a chiudere il corteo sua moglie Leonette, assieme agli altri ragazzi e ragazze, ed alcuni cavalieri di scorta. Giunsero davanti al Palazzo di Meduseld e qui, come sempre, furono accolti senza formalismi dai sovrani. Eomer e Margaery, come ogni anno, abbracciarono calorosamente e con affetto ospiti e nipoti, facendo poi loro strada verso il Palazzo. La medesima calorosa accoglienza, come c'era da aspettarsi, non ci fu invece tra Rohanne e Raymun, che scelsero di ignorarsi a vicenda. Crescendo, si erano lasciati alle spalle le risse e i battibecchi continui; più semplicemente, erano giunti ad un tacito accordo: non si parlavano. E tanto bastava.
 
Rohanne indossava quel giorno un vestito verde scuro con uno scollo largo e il corpetto ricamato in oro a punto a giorno che le lasciava scoperte parzialmente le spalle. I capelli biondo grano - che erano tornati ad essere lunghi sino a metà schiena - non erano più legati in trecce o codini ma lasciati sciolti. Durante quell’inverno si era fatta più alta, le si erano arrotondati i fianchi ed ingrossati i seni. Aveva ormai il corpo di una donna. Anche Raymun era cambiato: Garlan continuava a ripetere che fosse il ritratto di se stesso da ragazzo, mentre Leonette insisteva su quanto assomigliasse alle descrizioni del suo omonimo, ser Raymun Fossoway, capostipite dei Fossoway della Mela Verde, antenato di Ray per parte materna. Rohanne non aveva idea di come fosse stato d’aspetto ser Raymun, ma di una cosa era certa (anche se mai, mai l’avrebbe ammesso): Ray era diventato davvero un bel ragazzo. Aveva cambiato voce: si era fatta più bassa, vagamente roca, ma anche più calda. I capelli corti, dai morbidi riccioli castani, gli occhi di un azzurro fiero e battagliero, le spalle, divenute larghe e robuste, le braccia muscolose, i fianchi stretti...Sì, per quanto continuasse a non averlo in simpatia non poteva negare di trovarlo bello. Ma era un'ammissione che avrebbe portato con sé nella tomba. 
 
Una settimana più tardi si stavano mettendo a tavola tutti insieme per pranzo e, mentre Garlan redarguiva i gemelli di non giocare a duellare con le forchette, Eomer si accorse che mancavano Theodred e Raymun all'appello. Molto probabilmente erano ancora nel giardino. – Rohanne, per favore, potresti andare a chiamare tuo fratello e Raymun? – le chiese gentilmente. La principessa fece per protestare ma il padre le scoccò una di quelle sue occhiate severe che non accettavano un “no” come risposta. – Si, certo padre. – si limitò a dire Rohanne, rassegnata; era una ragazza ostinata e cocciuta, molto incline a far della polemica, ma quello sguardo l'azzittiva tutte le volte. Era lo sguardo da: “Fai come ti dico. O dopo facciamo i conti.” Mentre usciva dal retro del Palazzo, tenendosi un lembo del vestito per non inciampare (sua madre glielo aveva fatto indossare per l'occasione; lei avrebbe volentieri optato per una camicia e dei pantaloni...Però non era tanto male, a dirla tutta), continuò a chiedersi per quale motivo Theo potesse fare quello che voleva ed arrivare anche con mezz'ora di ritardo mentre lei veniva sempre ripresa se non si presentava in orario perfetto.
 
Li vide nel giardino, intenti ad allenarsi con le spade, e senza farsi notare si avvicinò a loro; si sedette a terra e rimase per qualche secondo lì, ad osservarli. Non le sarebbe dispiaciuto unirsi a loro, ma dopo avrebbero fatto ancora più tardi e suo padre non l'avrebbe presa per nulla bene. Al pari del suo gemello, anche lei aveva stretto in mano una spada (di legno, ovviamente) molto presto: aveva infatti sei anni quando il padre li aveva presi con sé per la loro prima lezione di scherma. Quella sera stessa, invece, Margaery aveva iniziato ad insegnar loro la danza. Era quella, la condizione: avrebbe imparato a maneggiare le armi solo se allo stesso tempo avesse accettato di apprendere a ballare. E Rohanne aveva acconsentito. E, nonostante il meglio di sé lo desse con un'arma in mano, nel ballo non se la cavava affatto male.
 
- Forza Ray, mettici più grinta! Combatti come una femmina malaticcia! – lo punzecchiò il cugino con una risata divertita. - Volendo potrei anche atterrarti con un dito ma non vorrei mai che il principino di Rohan si facesse male! – ribatté il figlio di Garlan; le due lame, ovviamente smussate e non affilate, cozzavano fra di loro, intrecciandosi. - Sarà, ma sembra tu abbia la testa da un’altra parte, Ray... – notò Theodred. Una rotazione di polso e lo disarmò con facilità. - Non ti stai concentrando. E' meglio fermarci e andare a mangiare, continueremo più tardi. -. Raymun tentennò con il capo:- Hai ragione, effettivamente ho la testa da un’altra parte. -. Sospirò, esitando, come cercasse le parole più adatte. - Si tratta di Daella. - dichiarò infine senza troppi giri di parole. Rohanne, nascosta dietro ad uno dei cespugli di rose che suo padre aveva fatto piantare per sua madre, a sentire quel nome drizzò le orecchie e si mise in ascolto. Che cosa c’entrava ora, quella? Non le bastava averle rovinato l’estate precedente, doveva rompere pure ora? Theodred raccolse la spada di Ray e gliela porse, guardandolo come per incitarlo a continuare. Dal canto suo Raymun sembrava incerto. - Ecco, durante questo inverno lei è venuta spesso, ad Alto Giardino...Sai, zio Willas e suo padre sono ottimi amici e così...Insomma, per fartela breve: mi piace. Credo essermi innamorato di lei. -.- Cooooosa?! - esclamò incredula la principessa tappandosi la bocca subito dopo. Fortunatamente nessuno dei due la udì. Innamorato, lui? Di quella gatta morta che pensava di esistere solo lei al mondo? Ebbe l’impulso di andargliene a dire quattro ma poi ci ripensò; perché mai avrebbe dovuto farlo? Non era certo invidiosa di Daella, lei! E perché mai avrebbe dovuto esserlo? D’altronde di lui non gliene era mai importato nulla...Giusto? Ma la domanda, inspiegabilmente, rimase irrisolta.
 
- Vorrei dirglielo quando ci vedremo al mio ritorno ad Alto Giardino. Ser Samwyn sarà nostro ospite. - continuò Raymun, riprendendosi la spada. - Solo...Solo non so se lei prova lo stesso per me. -. Theo ci pensò un po' su. - Beh – disse poi, nella maniera più diplomatica possibile – questo non posso dirlo con certezza. Però...considerato come ti guarda...Posso azzardarmi a credere che sia probabile. -. Raymun s'illuminò:- Lo pensi davvero, Theo? -. “Oh, fantastico!” pensò Hanne sarcastica. Così no che non se la sarebbe più tolta dai piedi! - Certo. - assicurò Theo. - Ma tu dimmi...Sei proprio sicuro di quanto dici? –. Il principe di Rohan poteva essere di un anno più giovane del cugino dell'Altopiano ma sicuramente era più saggio. A Ray brillarono gli occhi:– Ma certo! Daella è stupenda, lo hai visto anche tu! Insomma, voglio dire, ha...ha un corpo pazzesco! Non ho mai visto una ragazza più bella in tutta la mia vita! –. L'altro sembrava dubbioso:- E’ solo la bellezza che conta per te? - domandò. - Perché, che altro c’è? – fu la risposta. Rohanne, da dietro il suo cespuglio, ebbe voglia di imprecare. E di prenderlo a sberle a due a due finché non si facevano dispari. Ma ancora di più ebbe il desiderio di scoppiare in singhiozzi. Theodred scosse il capo rassegnato e sospirò:– E così sfuma definitivamente per me l’opportunità di averti come mio cognato... – constatò in tono neutro. - Oh, credo che potrai sopravvivere comunque, Theo! – ridacchiò il ragazzo, vedendo che Theodred l’aveva presa bene.
 
Rohanne decise che aveva sentito abbastanza; più cresceva e più Raymun diventava un idiota insensibile. Si pentiva di aver pensato che fosse un bel ragazzo. Di aver sperato, anche solo per un momento, che forse, un giorno, sarebbero riusciti ad andare d'accordo. Che lui...Che...No. Quel bastardo non si meritava la sua amicizia. Non si meritava niente di niente. Si afferrò il medaglione d’oro che portava al collo; lo fissò: una rosa ed un cavallo, i suoi simboli. Era stato lui, Raymun, a regalarglielo, quando lei aveva appena pochi mesi. Sentì le lacrime pungerle gli occhi. Con un gesto secco se lo strappò di dosso, lasciandolo tra i rami del roseto. Poi prese la strada verso il Palazzo di Meduseld, a passo svelto.
 
Pochi attimi dopo, di ritorno assieme a Theo, Raymun scorse un luccichio dietro al cespuglio dove poco prima era stata a sua insaputa la cugina e si fermò. - Muoviti, Ray! I nostri genitori ci daranno per dispersi! – lo incitò Theodred. – Tu vai a rimettere le spade nell'armeria e precedimi, io arrivo subito! – lo rassicurò Raymun. Detto ciò si avvicinò al cespuglio di rose da cui proveniva il luccichio. Riconobbe subito la collana di Rohanne: gliela aveva donata lui alla sua nascita; alzò gli occhi verso il Palazzo e con la coda dell'occhio vide una snella figurina bionda sparirvi rapida all'interno.
 
- Rohanne… -.
 






Spazio Autrice: Ciaooo Scusate per il ritardo sulla pubblicazione ma ho avuto parecchio da fare :) 
Questa è l'ultima parte del capitolo scritto da me e si è divenuto parecchio lungo u.u 
Fatemi sapere se vi è piaciuto, qualche critica qualche commento sono sempre graditi :3 
Baci Tiva91 

 

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Capitolo 6
*** Un anatroccolo un po' brutto era...(parte I) ***


4. Un anatroccolo un po' brutto era…(Pt. I)
 

 


Durante tutto il pranzo Rohanne non disse una parola. Tenne la testa ostinatamente china sul proprio piatto e le labbra sigillate, mangiando con rabbia e a scatti nervosi. Sulle prime i suoi genitori e gli zii si preoccuparono per quel cambiamento tanto repentino (lei, di norma, non la smetteva mai di parlare, a tavola) ma quando alle loro domande non ottennero altra risposta che il silenzio ne conclusero che doveva trattarsi di un semplice malumore passeggero, e la lasciarono stare. Anche gli altri ragazzi, in ogni caso, avevano fatto caso al suo mutismo. Theo e Leyton le avevano domandato se stesse bene, se ci fosse qualcosa che non andava...persino quel miserabile, piccolo verme di Raymun aveva avuto la buona grazia di mostrarsi, se non contrito, quantomeno dispiaciuto, ma ad Hanne la cosa non avrebbe potuto essere più indifferente.
 
Che facesse quello che gli pareva, con la sua adorata Daella. Non poteva fregargliene di meno. Che si strozzassero baciandosi, tutti e due.
 
Finito di mangiare salutò appena di sfuggita e senza degnarli di un'ulteriore occhiata uscì dal Palazzo d'Oro, in cerca di aria. Tornò a passeggiare in giardino, ma si curò di evitare lo spiazzo erboso dove aveva visto allenarsi Raymun e suo fratello. Cercò invece una panca di pietra solitaria, seminascosta da un cespuglio di ginepro, e vi si sedette, posando il viso sulle mani.
 
Non era gelosa. Assolutamente no. Perché mai avrebbe dovuto esserlo? Lei...Lei non provava nulla per Raymun. Tolto quell'incredibile prurito alle mani che le faceva venir voglia di prenderlo a sberle sino a gonfiargli quella sua faccia da cretino, ovvio. Era vero, trovava che fosse un bel ragazzo...Un gran bel ragazzo, d'accordo. Ma quello lo avrebbe pensato qualunque altra ragazza. Con quei suoi riccioli che si avvolgevano dolcemente come volute di fumo, quegli occhi azzurro cielo...Ma questo non significava nulla. Non voleva certo dire che lei, in fondo, sotto sotto, desiderava davvero che...No. No, no, no, no. Assurdo. Lui e lei? Lei con lui? Assolutamente no. Impensabile. Ma quando mai. Eppure vi aveva pensato. E spesso, anche. Ma, avanti, andiamo! Erano solo stupide fantasie...Cosucce da poco...O no? No. A giudicare dalla frequenza con cui da quel giorno al fiume aveva preso a sognarlo, probabilmente no. Insomma, non che le capitasse ogni volta, di sognarlo. Ma ecco...Accadeva con regolarità. Con imbarazzante regolarità.
 
Era successo precisamente l'estate precedente. Come durante ogni loro soggiorno ad Alto Giardino gli zii Garlan e Loras li avevano accompagnati per un'escursione a Tumbleton, dalle cui colline sgorgava il Mander, il fiume più grande dell'Altopiano. Era un pomeriggio particolarmente afoso e i ragazzi, accaldati com'erano, avevano deciso di recarsi al fiume per un bagno...Ed avevano ovviamente proibito minacciosamente alle ragazze di seguirli. Ma lei ed Alys non si erano lasciate intimidire: infatti, non viste, li avevano seguiti a cavallo, partendo dalla fortezza di Tumbleton (in cui erano ospiti dei Footley, vassalli dei Tyrell) giusto un quarto d'ora dopo di loro. Quando infine li avevano raggiunti, come c'era da aspettarsi, li avevano trovati già tutti a mollo, tra risate e schiamazzi. Nudi. Ridacchiando Alys ed Hanne erano corse a nascondersi tra i cespugli che crescevano nei pressi del Mander, in quel punto dove il fiume era ancora poco più che un torrente. E, tra risatine soffocate e battute piccanti, si erano messe a sbirciare. I maschi, in acqua, stavano giocando al "gioco delle torri": a gruppi di quattro, una coppia contro l'altra, uno sulle spalle dell'altro, dovevano buttarsi giù a vicenda spingendosi con le mani. In quel momento era il turno di  Leyton, sulle spalle di Eldarion, e di Raymun, su quelle di Beren, con tutti gli altri attorno a loro che incitavano gridando. E lo sguardo di Hanne era stato attratto, come magnetizzato, dal corpo di Ray. Da come si muovevano fluidi i tonici muscoli delle sue braccia ben tornite, dalle sue spalle larghe. Da come l'acqua luccicava sulla sua pelle chiara. Da come i riccioli fradici gli aderivano al viso accaldato e sorridente. E dal suo stomaco si era come irradiato una sorta di calore sconosciuto, che dal ventre le era sceso giù, tra le gambe. Aveva dato la colpa alla calura del sole estivo, ma dentro di sé sapeva fin troppo bene che il sole non c'entrava nulla. Alys aveva soffocato un fischio d'apprezzamento: "E' proprio un bel ragazzo, Beren. Guardalo, guarda che bei muscoli ha! Scommetto un dragone che anche altrove è ben fornito...E anche Leyton non è da meno...! Chi l'avrebbe mai detto? Se solo se ne stesse meno tra quei suoi libri! Che ne dici, Hanne?" Ma la domanda di Alys non aveva ricevuto risposta: agli occhi di Rohanne non esisteva nessun altro a parte Raymun.
 
Rohanne arrossì al ricordo. Quella sensazione, quel calore, quel fuoco, aveva continuato a provarlo anche durante il ritorno a Tumbleton. Lo aveva provato quando aveva visto ritornare i ragazzi dal fiume, con Ray che cavalcava a briglia sciolta in testa al gruppo, i capelli ancora umidi al vento e la camicia aperta sul petto per il troppo caldo.
 
E da quella notte l'aveva sognato. Lui. Raymun. Il ragazzo che, almeno in teoria, avrebbe dovuto avere in antipatia come nessun altro al mondo.
 
Quante gliene aveva fatte? Quante? Troppe. E invece, invece lo sognava! Lo sognava, per la miseria! Lo sognava! Sognava di baciarlo, di stringersi a lui, di passare e ripassare le dita tra i suoi riccioli castani, di dormire con la testa sul suo petto, sentendo battere il suo cuore...E sì, una volta aveva perfino sognato di fare l'amore con lui. Più di una volta, ad essere onesti. Ad Alto Giardino, tra i cespugli del labirinto di fiori; in una radura, all'ombra di un albero, con un ruscello che gorgogliava lì accanto. A Rohan, nella sua stanza al Palazzo d'Oro, su di una pelle d'orso stesa davanti al camino acceso. Da sogni come quelli si svegliava sudata, accaldata, eccitata. Imbarazzata. Le pareva che non durassero mai abbastanza, quei sogni.
 
Ma come per molto (quasi tutto) di quel che riguardava Raymun, non l'avrebbe ammesso neppure sotto tortura.
 
- Hanne...? Tutto bene? -. La voce di sua zia Eowyn la riscosse da quei pensieri. Sollevò gli occhi. - Oh...Sei tu, zia. - disse mogia. La donna indicò la panca su cui Rohanne stava seduta:- Posso? - e quando la nipote ebbe fatto un cenno affermativo con il capo le si sedette accanto. Le mise una mano sulla spalla, sorridendo gentilmente. - Sei sicura che sia tutto a posto? Mi sei parsa turbata, a tavola. -. Rohanne non vide perché negare l'ovvio ed annuì. - Mi vuoi dire qual è il problema? - insistette Eowyn con fare incoraggiante. Hanne sospirò, prese un bel respiro ed infine confessò:- Si tratta di Raymun. E di Daella. -. E in quattro parole le riferì della conversazione che aveva udito tra Raymun e Theodred. Si aspettava che la zia la riprendesse per aver origliato ma non lo fece. Stette invece a riflettere per qualche istante, in silenzio. - E così, Ray dice di essersi innamorato di Daella. - ripeté dopo un po' – E tu sei gelosa di lei. -. La ragazza avvampò e scattò come una furia:- Non sono gelosa! - strepitò – Valgo mille volte più io di quella scrofa rivestita di seta! E' solo che...Solo che così ce l'avrò sempre tra i piedi! Capisci? Ogni singola, maledetta estate che passerò ad Alto Giardino! -. Si pentì subito di aver strillato in quel modo; sua zia non c'entrava nulla, non era giusto proiettare su di lei la sua rabbia. Era di Raymun, di quell'immenso stronzo di Raymun, la colpa. La donna, tuttavia, parve non prendersela per quell'uscita tanto brusca. - Capisco. -  commentò placida - E tu cosa intendi fare, a questo proposito? -. La domanda spiazzò Rohanne. - A dirla tutta – cominciò esitando – non ho ancora avuto modo di pensarci bene. Però...Però non mi dispiacerebbe fargliela pagare, a Raymun. -.- Davvero? E come? - s'informò Eowyn. - Rendendogli pan per focaccia. Gli dimostrerei che anch'io, volendo, posso essere ammirata e desiderata come quella vacca della sua amata Daella. Anzi, di più! -. Sua zia vi ragionò su, dubbiosa. - D'accordo. Ma – obiettò - se mi hai appena detto che non sei assolutamente gelosa di lei...Allora perché… -.- Perché sì! - tagliò corto la ragazza. - Quello schifoso vermiciattolo va in giro pavoneggiandosi manco fosse l'unico ragazzo rimasto al mondo. Quanto a lei...Beh, lei è semplicemente odiosa! Ed io non lo sopporto! Che scendano un po' da quel loro piedistallo, tutti e due! -. Eowyn annuì:- Suppongo che tu abbia già qualcuno in mente, per questo tuo...piano. -.
 
Per un po' Rohanne rimase in silenzio. Se aveva già pensato a qualcuno? Sì. Certo, che vi aveva pensato. Leyton. Il mite, gentile, buon Leyton. Che aveva sempre una buona parola da spendere su tutti, che sapeva vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, che conosceva praticamente qualunque cosa al mondo valesse la pena di sapere. Che si preoccupava per lei. Che le faceva mille complimenti cui ogni volta arrossiva, schermendosi e dicendo che non era nulla, in realtà. Che era sempre stato tanto come un secondo fratello per lei, sempre così buono e pieno di premure.
 
- Sì. - ammise infine – Sì. Ho già in mente qualcuno. -. Rivolse alla donna uno sguardo interrogativo. - Ma tu non approvi. Giusto, zia? -. Eowyn sospirò, sorridendo con divertita rassegnazione:- Sei figlia di tuo padre, Rohanne. E mio fratello non ha mai fatto che di testa propria, in vita sua. “Preferisco sbagliare da solo”, era solito dire quando aveva la tua età. Tuttavia – continuò, questa volta più seriamente - se posso, vorrei darti un consiglio: il metodo “chiodo scaccia schiodo” non è mai stato un toccasana, in amore. -. Hanne avrebbe voluto protestare che lei non era innamorata di Raymun, figurarsi, mai e poi mai, ma la donna la prevenne, zittendola con un gesto. - Lasciami finire, per favore. Non è mai stato un metodo da utilizzare, né ora né mai, per un motivo molto semplice: la persona che si sceglie per dimenticare qualcun altro è sempre ed irrimediabilmente una seconda scelta. Un ripiego, un rimpiazzo. E trattare in questo modo qualcuno non è giusto, lo si fa soffrire e basta. Lo si umilia. Capisci? -. Rohanne capiva. Azzardò una domanda:- A te...A te è mai successo? -. Un'ombra di rossore passò sulle gote di Eowyn:- Sì. Tempo fa. Ma fortunatamente andò tutto a posto. -. La ragazza tornò a posare il capo sulle mani. Sentiva che la zia aveva ragione. Sapeva che aveva ragione. Ma… - Ma non potrebbe essere – azzardò – che chi sceglie quella seconda persona lo faccia...Perché prova davvero qualcosa per lei? -. La donna la guardò a lungo, e per un attimo alla giovane principessa parve che intuisse i suoi pensieri. - No. Non che io sappia. Ci si illude soltanto, di amarla. – rispose dopo un po'. Poi però si aprì in un sorriso:– Ma non vedo perché non potrebbe essere così per te. C'è sempre una prima volta, no? -. Rohanne si illuminò e sorrise a sua volta. Eowyn le accarezzò i capelli:- Ora è meglio se vai. Gli altri ti aspetteranno per giocare. - la spronò -  E ricorda: se vuoi parlare, io sono qui. -. Hanne la ringraziò calorosamente e corse via, col cuore più leggero.
 
 
 
********
 
 
 
Non ebbe da cercare a lungo, sapeva già dove trovarlo: nella biblioteca, chino su un libro, tutto concentrato nella lettura. Sorrise: le faceva tenerezza il modo in cui la fronte di Leyton si aggrottava, come il suo viso si adombrasse o si aprisse in un sorriso come fosse lui stesso protagonista anziché spettatore di ciò che leggeva.
 
- Ciao, Ley. -. Il ragazzo sollevò gli occhi dal voluminoso tomo. Da un anno a quella parte aveva preso a farsi crescere la barba, che ora gli copriva le guance e il labbro superiore con una leggera peluria rossiccia. Le piaceva, la sua barba. Lo faceva sembrare...Più maturo. Il suo sguardo incrociò quello di lei e le sorrise:- Hanne! E' bello vederti. -.- Cosa stai leggendo? - s'informò Rohanne sedendosi accanto a lui. Ley sollevò il libro e glielo mostrò: "La Guerra dell'Anello." - Me lo ha consigliato Eom. Lo conosci? - le domandò. - Certo che lo conosco. Mio padre me lo ha letto migliaia di volte quando ero bambina. -. Non seppe più che altro dire, e calò il silenzio. Hanne gonfiò le guance, sbuffando.
 
Lungo la strada si era preparata mentalmente un piano d'azione: cosa avrebbe detto lei, cos'avrebbe risposto lui, eccetera. Ma in quel momento davvero non sapeva come comportarsi. Perché mai era così dannatamente difficile? Le tornarono in mente le parole di sua zia, come un tarlo che zitto zitto si metta a rosicchiare. La persona che si sceglie per dimenticare qualcun altro è sempre irrimediabilmente una seconda scelta. Un ripiego, un rimpiazzo. E trattare in questo modo qualcuno non è giusto. Si disse che per lei le cose stavano diversamente. Ciò che provava per Leyton era...Era...Oh, insomma, basta recriminare. Qualunque cosa fosse, era sincera. Ma queste rassicurazioni mentali non impedirono al tarlo di continuare a fare il suo fastidioso lavoro.
 
Fu il ragazzo il primo a parlare di nuovo:- Mi sei sembrata...Turbata, a tavola. Se volessi parlarmene... -. Hanne sospirò, maledicendosi: nel desiderio di mostrare a Raymun quanto poco le importasse di lui aveva dato sin troppo spettacolo. - Ley... -.- Oh, non temere: non voglio certo sottoporti ad un interrogatorio con tutti i crismi! - chiarì all'istante lui, con una mezza risata - Né giocare al cavadenti e strapparti le cose di bocca con le pinze. Solo...Solo magari sfogarti potrebbe farti bene. Sempre se vuoi, ovvio. -. Anche se non era nei suoi piani, Rohanne decise di vuotare il sacco. Era certa che Leyton non avrebbe spifferato tutto appena voltato l'angolo...E che avrebbe aspettato "l'annuncio ufficiale" di Raymun, stupendosene come non ne sapesse nulla. Non era stupido, Leyton. - ...E questo è tutto. - concluse. - Ma non sono gelosa. - chiarì infine, sentendosi in dovere di farlo. Ley annuì:- Così, - ricapitolò una volta che ebbe terminato - Ray è innamorato di Daella. Oserei dire che la notizia non mi sorprende. Ammetto però che non lo credevo un tipo così superficiale. -.- Superficiale? Oh, quello è il meno che si possa dire, di quella carogna. E' un grosso, grossissimo, emerito pezzo di... -. Si accorse, complice la tacita eloquenza nello sguardo del giovane Tyrell, di essersi infervorata decisamente troppo per le sue dichiarazioni di supposta non gelosia. Arrossì:- Non sono gelosa - ribadì - ma il pensiero di avere Daella sempre tra i piedi mi urta da morire. -. Leyton annuì ancora con convinzione ma i suoi occhi parevano di tutt'altro avviso. - Comunque sia - riprese la principessa di Rohan - ero venuta a chiederti se ti andava di uscire a cavallo con me. -. Il ragazzo sorrise:- Volentieri. -. Rohanne sorrise a sua volta, e si alzò in piedi:- Benissimo. - dichiarò - Vado a prepararmi e a cercare delle cibarie da portare con noi, staremo via sino a cena. Ci vediamo alle stalle! -. E, stupendosi di se stessa, si allungò a schioccargli un bacio sulla guancia e scappò via.
 
 
 
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- Buono, questo formaggio. Latte di mucca? -.
- Capra. Ti piace? -.
- Molto. Anche il pane è proprio buono. -.
- Mi fa piacere. Ho scelto bene, a quanto pare. -.
 
La conversazione tornò a languire. Rohanne masticava il suo panino al formaggio, sovrappensiero, e di quando in quando scoccava occhiate in tralice al cugino che, seduto sull'erba accanto a lei, faceva lo stesso. Avevano cavalcato per un paio d'ore andando a zonzo per la pianura del Mark, senza meta, prima di decidere di fermarsi su di un colle isolato, per riposarsi e lasciar pascolare i loro cavalli. Prima di partire Hanne era andata a cambiarsi d'abito di volata: via l'abito verde scollato con corpetto ricamato, via le scarpette “da signorina”. Poco pratici, a cavallo. Un paio di brache di pelle, stivali al ginocchio ed una semplicissima mezza tunica erano decisamente meglio. Una volta vestita era passata dalle cucine ed aveva imbottito due belle pagnotte tagliate a metà con qualche fetta di formaggio. Infine aveva legato i panini con due pezzi di spago, li aveva avvolti in due dei suoi fazzoletti (tanto, che se ne faceva? Frivolezze da donnicciola, i fazzoletti!) e li aveva infilati nel tascapane che si era messa a tracolla. Ley, come d'accordo, l'aveva attesa nelle stalle, coi cavalli già sellati. Lungo il tragitto Leyton le aveva raccontato dei libri che stava leggendo, delle ultime novità dell'Altopiano, della sua recente visita alla Cittadella di Vecchia Città dai suoi parenti Hightower. “Sai talmente tante cose” aveva commentato Rohanne ammirata “che potresti forgiarti una catena in un battibaleno!” Lui si era schermito, con la sua consueta modestia: “Occorrono anni, per farlo. E poi non voglio diventare un Maestro. Castità e celibato?” Aveva scosso il capo con solenne gravità, facendola ridere. “Mai e poi mai!” Avevano chiacchierato del più e del meno, a lungo, ma ora parevano aver esaurito gli argomenti. Il silenzio si era fatto pesante.
 
Rohanne imprecò sottovoce: quel maledetto tarlo, in quel silenzio, faceva un rumore degno di una mandria di cavalli al galoppo.
 
- C'è una cosa che vorrei chiederti, se posso. – disse ad un certo punto Leyton, quando ebbe finito di mangiare. Lei annuì e lui continuò:- So bene che tra te e Daella, beh...Non scorre esattamente buon sangue. -. Hanne, a sentirla nominare, contrasse le labbra in una smorfia schifata, come avesse addentato qualcosa di particolarmente acido. - Dilla come va detta, Ley. Ci stiamo vicendevolmente e cordialmente sul cu… -.- Ho capito, ho capito. Quello che invece vorrei capire è: cosa può esserci mai, nel fatto che quei due stiano assieme, perché tu te ne senta minacciata? Perché, perdona la mia insistenza, ma sono certo come di me stesso che qualcosa, sotto sotto, debba esserci per forza. -. Rohanne, sulle prime, non rispose. Era un discorso che temeva avrebbero dovuto affrontare, prima o poi. Inutile rimandare l'inevitabile. Sospirò:- Se proprio vuoi saperlo, ciò che temo è che Raymun e quella squinzia dalle poppe enormi e il cervello di gallina si sposino, quando verrà il momento. -. Si sforzò di guardarlo negli occhi, mentre lo diceva. Non le fu facile. Vergogna? Imbarazzo? O semplicemente...Paura che le leggesse tra le righe? - Come farei, allora, con quei due perennemente tra i piedi? -.
 
Magnifica giustificazione, sicuro...Ma si rendeva conto lei stessa di quanto suonasse debole. Anzi, più la ripeteva e più s'indeboliva. “Certo.” le suggerì maligna una vocina all'orecchio. “Perché è solo questo che t'interessa, no? Non, ad esempio, il fatto che se sposerà Daella tu non potrai mai averlo, invece?” Maledetto tarlo. Con quel suo gratta-gratta faceva un rumore infernale.
 
Leyton la guardò, e dal suo sguardo non parve trasparire alcunché. Rohanne pregò intimamente tutti gli Dei di sua conoscenza (Sette, Antichi, Valar, poco cambiava) che quella vocina invadente non stesse sussurrando anche all'orecchio del cugino Tyrell. Gli Dei, miracolosamente, decisero di ascoltarla. - Capisco. - replicò Leyton. Poi aggiunse:- In ogni caso, per ora l'interessato è solo Ray. Non sappiamo cosa pensi Daella di lui. -.- Oh, facile. E' la secondogenita di un misero cavaliere del più inutile dei rami cadetti dei Tarly ed ha trovato nientemeno che un pollo Tyrell, da spennare. Vuoi che si lasci sfuggire l'occasione? -. Tornò a tacere, il capo chino poggiato alle mani intrecciate sulle ginocchia. Ley le mise un braccio dietro le spalle:- Cos'è di lei che ti fa tanta rabbia, Hanne? -. Rohanne, senza pensarci, gli si appoggiò:- Tutto. - confessò. Una confessione che mai avrebbe creduto di poter fare ad anima viva. - Come si muove. Come si pone. Come riesca a conquistare tutti semplicemente con un sorriso. Lei è...E' perfetta. A parte le orecchie, ovviamente. E' la figlia che tutti vorrebbero. Io, invece…Voglio dire, guardami! -. Ley le fece una carezza:- E' un paragone senza senso, Hanne. Ognuno è diverso. E' questo il bello. - le mormorò, sorridente e rassicurante. Lei chiuse gli occhi, godendosi quel contatto. Nonostante il lieve accenno di calli, il ragazzo aveva mani davvero morbide. - Tu sei stupenda così come sei. -. Quell'affermazione la lasciò completamente spiazzata. Esterrefatta. Senza parole. Si sollevò dalla spalla del cugino e lo fissò negli occhi:- Co...Come? - balbettò. Leyton sorrise:- Hai capito benissimo, Hanne. Serve che te lo ripeta per chiarire meglio il concetto? - scherzò. Hanne non rispose. Il cugino si preoccupò:- Hanne...? Tutto be... -. Ma non gli riuscì di finire. Hanne gli mise una mano dietro la nuca e lo attirò a sé, in un bacio. Leyton, dopo un attimo appena di esitazione, rispose. Le prese il viso tra le mani, le accarezzò con dolcezza i capelli. Lei ricambiò la carezza, facendo scivolare le dita tra i suoi riccioli ramati. Sulle sue guance coperte da morbidi ciuffi di barba. Si separarono, rimanendo comunque con la fronte dell'uno poggiata a quella dell'altro. Si sorrisero e la principessa scherzò:- Sai...Credo di non aver afferrato appieno le tue argomentazioni. -. Leyton rise. Che bella era, la sua risata! - Urge un chiarimento, allora. -. Fu lui a baciarla, questa volta, circondandole la vita con le braccia. Rohanne si rilassò nel suo abbraccio, e si lasciò cullare. Era tutto...perfetto.
 
Solo una cosa non tornava: delle farfalle nello stomaco di cui aveva a lungo discusso con le amiche, nessun cenno. Neanche un leggero, minimo sfarfallio. Alzò le spalle. Chi se ne fregava, in fondo? Farfalle o meno, fu in ogni caso un momento meraviglioso. E per un attimo, solo per un attimo, le parve che quella voce all'orecchio si fosse chetata, una buona volta.
 
 
 
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Sin da quando aveva ritrovato il medaglione d'oro che Rohanne si era strappata dal collo (ed ancor di più dopo il suo inossidabile mutismo a tavola) Raymun aveva desiderato poterle parlare. Per cosa? Ah, questo faceva fatica a spiegarselo lui per primo. Per spiegarsi? Quello indubbiamente. Doveva aver senz'altro ascoltato la conversazione che aveva avuto con Theodred ed era giusto parlargliene di persona, faccia a faccia. Per giustificarsi? Ridicolo. E per cosa, poi? Il fidanzamento era stato sciolto dalle loro rispettive famiglie ben prima dello scadere del tempo stabilito. E poi, insomma, non era forse libero di scegliersi una ragazza per conto proprio, senza dover rendere conto agli altri? A lei, in special modo? Cosa poteva mai fregargliene, a Rohanne, se lui stava con Daella (va bene, non ancora, ma era questione di tempo...O così sperava lui)? D'accordo, quelle due non si sapevano vedere (il motivo, poi, rimaneva per lui un completo mistero. Ma sospettava fossero incomprensibili ripicche femminili). Sì, era sua cugina; era stata, almeno formalmente, la sua promessa sposa...E sì, quel “Perché? Che altro c'è?” non era stata proprio la più felice e piena di tatto delle sue uscite. Avrebbe potuto risparmiarsela. Avrebbe dovuto pensare al fatto che quelle parole l'avrebbero ferita. Era stata un idiota. Un insensibile. E voleva chiarire, ora. Restituirle il medaglione. Spiegarle. Scusarsi, tutt'al più. Ma nient'altro.
 
E allora perché, perché sentiva di doverle anche delle spiegazioni?
 
Semplice correttezza, ecco tutto. Una banale questione di educazione. Non poteva essere certo perché gli fosse mai saltato in mente che...Lui e lei...Loro due...No. No, no, no, no. Assurdo. Ridicolo. Però...Però si era sorpreso, una volta, a fissarla, non visto. Più di una volta, a dirla tutta. Diverse volte, ecco.
 
I suoi fianchi morbidi, i suoi bei seni sodi, la lucentezza dei suoi capelli, il suo sorriso gagliardo...
 
Si riscosse all'istante. Beh? Cos'erano mai quelle fantasticherie? Rohanne era un tormento in gonnella (pantaloni, più che gonnella, ma quelli erano dettagli trascurabili), altroché! Tuttavia...Tuttavia era anche ed innegabilmente una bella ragazza. Una bellissima ragazza. Chiunque fosse dotato della vista lo avrebbe pensato, lui incluso...Anche se mai, mai al mondo lo avrebbe ammesso. Avrebbe preferito farsi scuoiare vivo, piuttosto. E poi, in materia di bellezza, Daella la batteva su tutta la linea. Era più alta. Aveva seni più grossi. Aveva quei magnifici occhi che avrebbero ridotto in ginocchio chiunque...Però...Però…
 
Però c'era qualcosa, un qualcosa che non riusciva a spiegare né a descrivere a parole, che conferiva un fascino...particolare a Rohanne. Che la rendeva...diversa.
 
Sospirò, e scalciò un mucchietto di paglia accatastata sul pavimento delle stalle. Comunque fosse, doveva e voleva parlarle. Sapeva che era uscita a cavallo, glielo aveva riferito Theo. L'avrebbe aspettata lì, e poi avrebbero parlato. Inutilmente aveva cercato di elaborare uno straccio di discorso, di pensare a come iniziare. Confidava nel fatto che le parole, al momento opportuno, non avrebbero fatto cilecca...
 
...Cosa che invece accadde quando la vide rientrare. Ridendo. Con Leyton.
 
Quegli ultimi due dettagli, inspiegabilmente, gli causarono un deciso senso di fastidio. "E cos'è mai, questa che sento? Sarà forse un po' di...Gelosia?" bisbigliò con malizia una vocetta al suo orecchio. Gelosia? Macché. Nel modo più assoluto. No. Impossibile. Non poté però impedirsi di strabuzzare gli occhi. Quando, di preciso, suo cugino era uscito a cavallo con lei? Lo pensava ancora in biblioteca, sommerso da polverosi tomi come suo solito. Invece, a quanto pareva, erano usciti assieme. Questa davvero non se l'aspettava. Se anche Rohanne - come gli parve di vedere - si stupì di trovarlo lì la sua sorpresa fu certo di infinitamente più breve durata. Smontò rapida di sella, e quando Ley ebbe fatto lo stesso lo sbatté praticamente di peso contro una delle travi che sorreggevano il tetto sopra i box dei cavalli, sigillandogli le labbra in un bacio famelico che somigliava molto ad un morso. Ignorandolo completamente. Sebbene colto alla sprovvista, Leyton non mancò di rispondere. - Piano, piano. - ridacchiò, tra un bacio e l'altro – La bocca mi serve anche domani, sai? -. Raymun assisté, immobile ed ammutolito. Quella era davvero l'ultima scena che avrebbe mai creduto di poter vedere.
 
Rohanne…E Leyton? Ma come? E da quando? E perché, soprattutto?!
 
Rohanne parve d'improvviso ricordarsi che non erano soli e ruppe il bacio. Quindi, dopo avergli sussurrato qualcosa di inafferrabile all'orecchio, lasciò Ley a prendersi cura del suo cavallo, mentre lei si occupava di slacciare la sella e legare il sacco dell'avena al muso della propria giumenta rossa. Fatto questo salutò con un altro bacio il giovane erede di Alto Giardino e se andò, sfilando sotto il naso di un basito (ed infastidito) Raymun con la più totale noncuranza. Leyton appese al muro la sella del suo sauro e finalmente si voltò verso il cugino. Sussultò. - Ray...Perdonami, non ti avevo visto. - si scusò. “Certo. Ed io ci credo.” - Oh, figurati. Eri molto...indaffarato. - rimarcò sarcastico l'altro. Per qualche istante nessuno fiatò, tutti e due impegnati a fissarsi gli stivali. - E così, – si costrinse a dire Raymun in tono casuale, come parlasse del tempo, tanto per spezzare il silenzio che si stava facendo pesante – tu e Rohanne...State assieme. -. Si diede dell'idiota. Non era forse ovvio? Gli aveva praticamente divorato la faccia davanti a lui! - S-sì. - fu l'esitante risposta. - Sì, è così. -.- E...Da quanto, se è lecito chiedere? -.- Beh, da...Da oggi. -.- Ah. -.
 
Avrebbe dovuto fargli le sue congratulazioni. Dirsi contento per loro. Ma, inspiegabilmente, non vi riuscì. Raymun lo fissò, con occhi glaciali; era molto affezionato a Leyton. Tra i suoi cugini era probabilmente il suo preferito. Era un bravo ragazzo, un compagno allegro e piacevole, una persona onesta, sincera ed affidabile. Eppure non riusciva a non guardarlo con astio. E quel che era peggio era che, anche sforzandosi, non avrebbe saputo spiegarsene la ragione.
 
Leyton gli si avvicinò, titubante:- Spero...Spero che la cosa non ti dia fastidio. In fondo era la tua promessa e… -. Fastidio? Ah! Figurarsi! Una gran bella liberazione, che finalmente quell'insopportabile piaga di Rohanne avesse trovato qualcun altro cui rompere le scatole! Altro che fastidio! Faceva i salti di gioia, lui! Grazie, grazie mille per la bella notizia! Così avrebbe voluto rispondergli. Ma, per un qualche oscuro motivo, non lo fece. - Affatto. - replicò interrompendolo in tono secco. - Anzi, sono felice per voi. - aggiunse poi, in tono forzato. Si voltò, e fece per andarsene. - Ray. -. Leyton lo afferrò per un braccio, facendolo voltare:- Ray, davvero, non voglio che si vengano a creare spiacevoli dissapori tra noi. -. Lo guardò in volto, e i suoi occhi ambrati incontrarono quelli azzurri del cugino. - Sei sicuro che non ci sia nulla che vuoi dirmi…? -. Lo sguardo di Raymun fu una lama di ghiaccio:- Assolutamente nulla. -.






Spazio Autrice :  Salve gente! Eccomi di ritorno, con Ray,Hanne e l'allegra brigata ! 
Che dite? E'destinata a durare con Ley? Iiiio non vi dico niente u.u Vi toccherà leggere per scoprirlo! 
Alla prossima, e al prossimo capitolo! (Sempre di mio pugno ) 
baci LadyTargaryen 

 

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Capitolo 7
*** Un anatroccolo un po' brutto era.. (Parte II) ***


Un anatroccolo un po' brutto era...(Pt. II)
 

 
- Dunque, Theo, tu e Arielle...? -.
- Sì. Sorpresa? -.
- Oh, no, no...In fondo, avevo già intuito da un bel pezzo che tra voi ci fosse un'intesa particolare. -.
 
Theodred la fissò ghignando ironico:- Ma davvero? E sentiamo, quando l'avresti avuta, questa tua folgorante intuizione? - domandò. Rohanne sbuffò e fece spallucce:- Ed io che ne so...Però, ecco...Si capiva. Insomma, almeno un po'. -. Il gemello scosse il capo, ridacchiando. Conosceva troppo bene la sorella per non capire quando esauriva gli argomenti ed iniziava ad arrampicarsi sugli specchi.
 
Effettivamente tra lui e Rielle era successo tutto abbastanza in fretta. Dopo quel fattaccio con Ahron, la giovane principessa era scivolata nella tristezza e nella depressione; aveva smesso di mangiare e passava tutto il tempo in camera sua, a piangere, respingendo chiunque. Ma Theo era testardo e deciso come solo un rohirrim del Mark può essere, e le era rimasto ostinatamente accanto. A consolarla. A spronarla. Ad incitarla, con le buone e - quando queste non avevano fatto presa – persino con le cattive a rialzarsi e a riprendere in mano la sua vita. Ed alla fine, prova e riprova, insisti oggi ed insisti domani, vi era riuscito.
 
Era una magnifica serata di primavera. Un vento fresco aveva spazzato lo sterminato blu del cielo dalle nuvole per non lasciarvi altro che un meraviglioso tappeto stellato con un latteo spicchio di luna crescente. Entrambi vestiti di verde - pantaloni, casacca e farsetto verde foresta con la rosa e lo stallone in oro ed argento, Theo, e un lungo abito molto semplice, foglia, con maniche e scollatura ricamata a filo dorato con motivi di fogliame, Hanne - stavano in piedi al limitare dell'immenso salone dello splendido palazzo di Minas Tirith, mentre sulla pista da ballo innumerevoli coppie volteggiavano all'allegro ritmo della musica eseguita con tamburi, viole e flauti da un gruppo di suonatori. Vino elfico, dorniano e dell'Altopiano, birra hobbit e idromele nanico scorrevano come torrenti in piena tra brindisi e risate alticce. Era il matrimonio di Eldarion e Celediel e il giovane principe di Gondor aveva invitato alle nozze anche gli amici di Westeros. I figli di Garlan e Willas (oltre ai loro rispettivi genitori), infatti, figuravano tra gli ospiti della Terra di Mezzo, tra i ballerini oppure impegnati a chiacchierare vivacemente con gli altri. Garlan e Leonette, pur non conoscendo la musica, avevano comunque voluto cimentarsi nella danza e, a giudicare dalla foga con cui eseguivano i passi, talora allegramente improvvisati, dovevano divertirsi lo stesso un mondo. Willas, invece, discuteva con re Elessar e la sua regina, Arwen, mentre sua moglie Sansa s'intratteneva con Margaery (che, all'ennesimo disastroso capitombolo evitato per un soffio, aveva rinunciato all'idea di far ballare Eomer, al contrario di Faramir che, reso ancor più euforico dal vino, volteggiava ridendo assieme ad Eowyn).
 
Anche i ragazzi parevano divertirsi molto. Accanto agli sposi novelli, che non si erano separati un solo momento né avevano ancora smesso di ballare, c'era Beren, accaldato e rosso come una pentola sul fuoco sigillata e piena d'acqua che minacci di esplodere, che ballava con Alys, un immenso sorriso da orecchio a orecchio sulle labbra; ad ogni piroetta la stringeva attirandola di più a sé, con gran piacere della ragazza che in cambio lo stuzzicava mormorandogli all'orecchio qualcosa di inudibile (ma facilmente deducibile, a giudicare da come Beren sorrideva estatico). I gemelli Addam e Garrett facevano coppia con due graziose servette, ovviamente sorelle, ovviamente gemelle. Rose e Rowan cicalavano senza posa concedendo talvolta un ballo a questo o quel paggetto o scudiero. Lyanna danzava con Eomund che, con gran stupore (e fastidio) di Luthien l'aveva inaspettatamente invitata ad unirsi a lui. Anche Theo e Arielle ed Hanne e Leyton avevano ballato per un po', per poi separarsi promettendosi a vicenda altre danze prima che la festa volgesse al termine. Leyton, aveva avuto modo di notare Hanne, era un ballerino provetto. Era stata bene, tra le sue braccia, lasciandosi trasportare dal suo profumo di rosmarino e dalle vivaci note della musica...Finché non aveva visto Raymun ballare con Daella, dei quali era sino a quel momento quasi riuscita a dimenticarsi. Ed ecco, il buonumore era evaporato in un soffio. Già, perché il figlio di Garlan - che, al ritorno dall'estate a Rohan, proprio pochi mesi prima del matrimonio, aveva "ufficializzato" il suo fidanzamento con la giovane Tarly annunciando la cosa ad entrambe le famiglie - aveva voluto portarla con sé alle nozze di Darion e Cel. Rohanne sospettava che fosse l'ennesimo dispetto architettato a suo danno. Si era però imposta di non far caso a loro ed alle loro nauseanti smancerie, e vi era riuscita. Quasi. 
 
Non si era avveduta se non tardivamente della reazione di Ley.
 
Il giovane l'aveva presa gentilmente da parte, fendendo la folla degli invitati per farsi largo, senza aprir bocca. Solo quando erano stati da soli, in un corridoio deserto e lontani dalla musica e dalle risate della sala, si era voltato verso di lei. "Cosa c'è che non va, Hanne?" le aveva domandato. Il suo tono era preoccupato, il suo sguardo appariva dimesso...Triste, persino. Hanne si era sentita stringere il cuore. Sapeva di esserne lei, la causa. Stavano assieme da quell'estate, e non era stato facile non poterlo avere accanto, quell'inverno. Si erano scritti moltissimo, vero, ma qualche parola vergata su di una pergamena non poteva certo colmare la distanza tra loro. Ed ora...Ora avrebbe dovuto essere felice di rivederlo, di riaverlo con sé e per tutto per lei. Di sentirlo di nuovo ridere, di stare tra le sue calde braccia, di baciarlo e di accarezzargli il viso. Invece, con proprio sgomento, si era ritrovata a ricambiare i suoi abbracci e i suoi baci con molta meno enfasi di quanto si sarebbe aspettata. Si era sentita colpevole. Gli aveva sorriso, prendendogli le mani. Sentendosi bugiarda. Sentendosi falsa. "Non è niente, Ley." aveva mormorato "Davvero." Gli aveva accarezzato i morbidi riccioli rossi, quel gesto lo faceva sempre sorridere. Ma non quella volta. "Ne sei sicura, Hanne?" aveva insistito, dolcemente ma con fermezza, come se sospettasse. Come se sapesse.
 
Cosa voleva sentirsi dire? Che sì, era gelosa di Daella? Che sì, avrebbe dato tutto, qualunque cosa per poter essere al suo posto? Che sì, aveva sempre avuto ragione lui? 
 
"Ma certo." A Leyton, quella rassicurazione, era parsa bastare. L'aveva attirata a sé in un bacio, preso il suo viso tra le mani e poggiato la fronte sulla sua. "Ti credo". Aveva sorriso, ma non con gli occhi.
 
Rohanne scosse il capo, in un tentativo di scrollare via quei pensieri. - Sai, Theo - cominciò - in realtà la cosa un po' mi ha sorpreso. -. Theo la fissò con tanto d'occhi:- No! Davvero? Ma non mi dire! -. La sorella ignorò il suo sarcasmo. - E' che...E' che sai, Rielle è più grande di te, e...Ma in fondo, l'età non conta un accidenti. - concluse in fretta e furia - E poi sei sempre stato tu, il più maturo tra noi due. -.- Infatti, Hanne. - concordò il gemello con finta gravità - Io sono quello saggio e tu quella che di crescere non vuole saperne. -.- Hai fame, Theo? Perché intendo servirti un bel pugno ripieno! -. Il principe di Rohan rise, chinandosi per schivare appena in tempo e contagiando la gemella con la sua risata. - Ma dimmi - s'informò lei dopo un po', curiosa - è vero che gliele hai suonate di santa ragione, a quel tizio? Ahron? -.
 
La storia di Ahron era vecchia di appena qualche mese. Re Aragorn non aveva infatti tardato a scoprire la relazione tra il ragazzo e la maggiore delle sue figlie. Si diceva che li avesse nientemeno che colti in flagrante. E la cosa, com'era ovvio che fosse, era degenerata. Il sovrano aveva pesantemente litigato con Arielle, intimandole di rompere quella tresca vergognosa e proibendole di avvicinarsi nuovamente a lui. La ragazza aveva urlato, strepitato, pianto, ma il padre si era dimostrato irremovibile. I due, allora, avevano deciso di fuggire assieme. Dove avessero progettato di andare, nessuno lo aveva saputo. Avevano pianificato la fuga per la notte del novilunio, dandosi appuntamento nelle stalle. Arielle era scivolata fuori dalla sua stanza, senza nient'altro che i propri abiti, un mantello per riscaldarsi e un po' d'oro in una borsa. Aveva raggiunto Ahron nel luogo convenuto, e qui lo aveva trovato che "salutava" in maniera decisamente non verbale la figlia di un soldato della guarnigione, prendendola rudemente contro una parete. Era corsa via, in lacrime. Quanto ad Ahron non si era neppure preso il disturbo di giustificarsi. Quando finalmente la cosa era venuta alla luce, con l'ovvia grancassa di pettegolezzi che c'era da aspettarsi, re Elessar aveva bandito il giovane apprendista fabbro dalla città, e questo – che era infame, ma non stupido - aveva fatto in fretta e furia i bagagli, tra la riprovazione e la condanna generale...Ma non abbastanza in fretta perché Theodred non potesse “dirgli addio” a suo modo. Il ragazzo, che in quei giorni si trovava a Gondor assieme al padre e alla sorella, era infatti stato il primo con cui la principessa si era confidata, ed era stato lui a convincerla a denunciare al padre, confessando ogni cosa, le malefatte di quella carogna. Sire Aragorn, nonostante si trattasse di sua figlia, non aveva ritenuto di dover far pubblicamente frustare Ahron, preferendo invece che se ne andasse il più lontano possibile senza ulteriore scalpore: prima la cosa si fosse spenta, meno Rielle ne avrebbe sofferto. Arwen si era detta d'accordo. Theo, invece, non era stato della stessa opinione. Rohanne non sapeva cosa di preciso gli avesse fatto, ma fatto stava che l'apprendista fabbro se n'era andato da Minas Tirith con il viso gonfio, un braccio al collo e parecchie ossa rotte.
 
Theo arricciò le labbra in un ghigno:- Suonate? No...No, gli ho solo fatto uscire i reni dal culo a suon di calci. -. Hanne si piegò in due dal ridere:- Che frasario, fratellone! -.- Che posso farci, io? – sospirò rassegnato ma divertito il ragazzo - Ad andar con lo zoppo…Ma dimmi di te, invece: tu e Ley…? -. La sorella smise di ridere all'istante. Cercò con lo sguardo Leyton, ancora sulla pista con Luthien. Il giovane Tyrell le sorrise. La sua risposta fu un sorriso appena accennato. Ma soprattutto tirato. - Con Ley...Non lo so. - confessò - Non lo so davvero, Theo. -. Il ragazzo seguì la traiettoria del suo sguardo. - Ammettilo che ti da fastidio. - disse. Rohanne, che pure sapeva di chi e cosa stesse parlando, finse di non capire:- Cosa, che Ley balli con Luthien? -. Ma Theo stavolta non rise:- Inutile, Rohanne. Con me non attacca. -. La gemella sospirò. Quando la chiamava col suo nome intero era segno che c'era una bella ramanzina dietro l'angolo. - Ho visto come li guardi. Raymun e Daella. Non sono cieco. - continuò il principe di Rohan. Gentilmente, ma con fermezza, le fece voltare il viso verso il proprio - E neppure Leyton lo è. -. Lei sospirò ancora e scrollò le spalle:- Cosa vuoi che faccia, Theo? O che dica? -.- A me, nulla. Ma se non fosse che rischierei un altro pugno ripieno ti direi qualcosa io. -.- Cosa? - domandò Hanne. Ma Theodred fece il gesto di cucirsi la bocca con ago e filo. Lei sbuffò, esasperata:- Va bene, va bene. Non ti picchio. Parla. -.- Troppa grazia. - replicò il fratello con sarcasmo - Comunque sia, me lo aspettavo. Mi aspettavo che tra te e Ley sarebbe andata a finire così. -.- Ehi! - protestò Rohanne – Non è finita! Abbiamo qualche...problema. Stare lontani l'uno dall'altra di certo non ci ha fatto bene. -.- Oh no, immagino. Deve essere stato tremendo. -.- Theodred, tu e il tuo sarcasmo potete andare ad impiccarvi, di grazia? -. Theo la fissò senza parlare. “Sii sincera: sarebbe forse cambiato qualcosa, se così non fosse stato? Se aveste potuto passare assieme il tempo che siete stati separati?” sembravano tacitamente chiedere i suoi occhi. “No”, fu costretta ad ammettere in silenzio la principessa. “No.”
 
Appena tornata dall'uscita a cavallo con Ley, quell'estate, subito dopo l'inatteso incontro con Ray nelle stalle, Hanne era corsa dal gemello per raccontargli ogni cosa. Ma se aveva creduto che Theodred si sarebbe limitato ad abbracciarla e a rallegrarsi per loro, le cose erano andate ben diversamente. “Sei sicura di quello che fai, Hanne?” le aveva domandato fissandola con serietà. “Ma certo.“ era stata la sua allegra risposta “Perché non dovrei? C'è forse qualcosa di male?” Il gemello aveva scosso il capo, dubbioso. “No, no. Spero solo che non avrai mai da pentirtene.”
 
- Sai, Hanne – incominciò Theo, senza guardarla – a volte, nella vita, per una porta che si chiude, un'altra si apre. -. Si voltò a guardarla e le sorrise strizzandole l'occhio alla sua maniera speciale - Pensaci. -. Rohanne sorrise a sua volta, e per gioco gli assestò un pugno al deltoide. Il ragazzo rispose con una pedata negli stinchi, in quello che era il loro modo di scherzare. Hanne stava per alzarsi sulle punte (il gemello era una mezza spanna più alto di lei) per tirargli i ricciuti capelli castani quando vennero interrotti da un arrivo inaspettato. - Rohanne – iniziò Ray sospirando – mia madre insiste perché balliamo assieme. Quindi fammi la cortesia di risparmiarmi la fatica di trascinarti e seguimi di tua iniziativa. -. Hanne scambiò un'occhiata rapida col gemello e, dopo un attimo appena, lo seguì sino al centro della pista, mentre Theo si allontanava, andando a cercare Arielle. La ragazza si guardò attorno: di Daella, nessuna traccia. Per fortuna. Guardò di nuovo: di Leyton, a quanto pareva, neppure. Quando il giovane Tyrell le prese la mano cingendole al contempo i fianchi rabbrividì segretamente di piacere. Sperò con tutto il cuore che non se ne fosse accorto. - Balli bene, cugina. - le disse invece. Rohanne non poté non sobbalzare. Non si aspettava certo che le avrebbe rivolto la parola. Men che meno per farle un complimento, poi. Quando aveva accettato di ballare si era prefissata di non aprire bocca neppure una volta e manco per sbaglio e di fissarlo con tutto l'astio del mondo. Invece… - Stavo per dirti lo stesso, cugino. - replicò calma, mascherando lo stupore. - Ti ha insegnato zia Margaery? - s'informò Raymun, facendole eseguire una piroetta. Lei, suo malgrado, rise:- Improbabile che sia stato mio padre, eh? In ogni caso, sì. E' stata lei. Da mio padre, invece, ho appreso a combattere. -. Il ragazzo annuì:- Potremmo...Scambiarci qualche stoccata, ogni tanto. -. Quella proposta, a dispetto del tono quasi indifferente con cui era stata fatta, stupì piacevolmente Hanne. Però...Che ne avrebbe pensato Daella? In fondo, stavano assieme...Pensò di suggerirglielo, ma non lo fece. Affari loro. - Oltre a quelle verbali? - scherzò invece - Volentieri. Mi...Farebbe piacere. -. Ridacchiarono, senza sapere perché. Aveva una bella risata, Raymun. - Non so se ricordi – riprese Ray - ma al nostro primo incontro ci scambiammo all'incirca queste stesse parole. -.
 
- Ricordo. Stavamo giocando con le spade di legno. -.
- E tu quasi mi spaccasti la tua sui gioielli di famiglia. -.
- Esattamente. Immagino ti stupirà, scoprire che so ballare oltre che tirar di scherma. -.
- Dovrebbe? -.
- Beh...Sì. Danza ed armi sono un abbinamento abbastanza insolito. -.
- Mai quanto gli stivali col vestito. -.
 
Rohanne avvampò. Anziché le orribili e scomodissime calzature da ballo che Margaery voleva indossasse si era messa ai piedi i suoi stivali abituali, consunti ed inzaccherati. Aveva scongiurato e fatto promettere a Theo di non fare la spia, illudendosi che non se ne sarebbe accorto nessuno...Inutilmente, a quanto pareva. Il sorriso di Ray, notò, non era però derisorio o sarcastico. Sembrava invece sinceramente divertito. - Oh...Sì. - confermò con scherzosa alterigia - L'ultimo grido in fatto di moda rohirrim. -. Ray rise:- L'istinto mi dice che il grido, anzi, l'urlo, lo caccerebbe tua madre se ti vedesse. -.- Verissimo. Ma sai come si dice? Occhio non vede… -.- ...Cuore non duole. - completò per lei Raymun. - Sai che è la prima conversazione civile che abbiamo da...Beh, da sempre? - gli fece notare la principessa. L'altro concordò:- Un evento a dir poco epocale, signori! Dirò ai Maestri della Cittadella di ascriverlo tra gli avvenimenti eccezionali nelle loro cronache. Tutta Westeros dovrà saperlo. Già vedo i banditori leggere proclami in tutti i Sette Regni: “Udite, udite…!” -. Risero di nuovo, volteggiando tra le altre coppie che ancora ballavano. Si conoscevano sin dall'infanzia ma non avevano mai riso assieme così. Quando infine si separarono Raymun la condusse con sé per un brindisi. Prese da un servitore un paio di coppe di vino (in quell'occasione i loro genitori si erano detti unanimemente concordi nel lasciarli bere) e ne porse una a Rohanne. - A noi. - disse poi – Alla nostra...Non belligeranza. -. Hanne rise:- Alla nostra, cugino. -. E bevvero entrambi in un sorso, guardandosi negli occhi. La ragazza arrossì, ma sorrise, smarrendosi negli occhi azzurro cielo del giovane Tyrell.
 
Per un attimo, per un unico, meraviglioso attimo, fu come se Daella o Leyton non esistessero né fossero mai esistiti. Come se il mondo intero svanisse per far posto a loro due soltanto. Quando poi anche lui le sorrise, le parve che il suo cuore mancasse un battito.
 
- Rohanne…? -.
- Sì, Raymun? -.
- Io...Io volevo… -.
 
Ma non arrivò a finire la frase: i gemelli gli volarono addosso strillando concitati. - Ray! Ray! Ray! Dobbiamo dirti una cosa! Dobbiamo! Dobbiamo! Dobbiamo! -. Reprimendo una bestemmia tra i denti Raymun se li tolse di dosso di malagrazia. - Sempre tra i piedi, voi due! Si può sapere che volete? - abbaiò. Rohanne, anche se furibonda per quell'interruzione, non poté non sorridere tra sé e sé. - Eravamo fuori sul terrazzo… - iniziò Addam. - Sì, sì, il terrazzo! Quello sul lato est! - ripeté Garrett. - E sai chi abbiamo visto? - riprese Addam. - Indovina! - aggiunse Garrett. - Non ne ho la più pallida idea... - ringhiò Raymun, la cui pazienza era pericolosamente agli sgoccioli. - Theo e Rielle! - urlarono in coro i due gemelli – Che stavano scopando! -. A Rohanne cascò letteralmente la mandibola. “Questa poi! Theo avrà parecchio da raccontarmi, altroché!” Ray invece acciuffò i due fratelli minori, che pure erano di molto un poco più alti di lui, per il colletto:- Quante volte devo dirvi di non usare quella parola?! Poi nostra madre pensa che sia stato io ad insegnarvela e me le suona! -.- Ma scusa…! E' vero! E poi tu la usi sempre! - protestò Garrett. Addam annuì vigorosamente col capo:- E' vero, Ray. Sei stato tu ad insegnarcela! -.- Io sono più grande e posso fare quello che voglio. E comunque voi due dovete smetterla di intrufolarvi sempre dappertutto! Theo e Rielle sono grandi e responsabili e… - ma ancora una volta non gli riuscì di terminare la frase. - Ragazzi! Ragazzi! Ragazzi! - strepitò Lyanna tutta concitata facendo irruzione tallonata dall'inseparabile Luthien e con Eomund al seguito – Dobbiamo dirvi as-sol-u-ta-men-te una cosa! Non ci crederete mai! Sapete chi è che sta scopando nel terrazzo sul lato ovest? -.- Lyanna!!! - urlò Raymun fuori di sé - Per favore! Almeno tu! -. I gemelli risero, e Rohanne pure. - E comunque no - sbuffò Ray, che tentava disperatamente di non farsi partire i cavalli - non ho davvero idea di chi… -.- Beren e Alys! Ecco chi!! - strillò Luthien a pieni polmoni - L'ho sempre detto che quella ragazza aveva cattivo gusto! -. Questa volta fu la mascella di Ray a cascare. - Ehi! - ruggì Eomund – Non parlare di mio fratello in quel modo! -.- Che paura! Tremo! Perché, sennò cosa mi fai? E comunque tuo fratello rimane uno zotico ed ignorante cavernicolo puzzolente! -.- Luthien, ti avverto: un'altra parola e… -.
 
Raymun si tirò uno schiaffo in piena faccia. Indeciso tra l'urlare improperi sino a spolmonarsi ed il mettersi a piangere, suggerì a tutta la comitiva di farsi una bevuta.
 
 




Spazio Autrice: Scusate l'attesa ecco qui l'altro capitolo, si andrà a rilento a causa di impegni che non mi danno la possibilità di scrivere ma deve essere scritto solo un capitolo per cui pazientate e buona lettura :) 
Tiva91

 

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Capitolo 8
*** Un anatroccolo un po' brutto era...(Parte III) ***


Un anatroccolo un po' brutto era...(Pt. III)
 
 
I mesi primaverili, per Raymun, furono un vero stillicidio. Certi giorni le ore parevano avanzare lente come lumache, altri gli sembravano volare. A volte non desiderava altro che veder arrivare Rohanne, poterle parlare, poter di nuovo ridere con lei come avevano fatto al ballo...Altre, invece, non voleva rivederla mai più. Ma cosa gli aveva fatto quella stramaledetta ragazza?! C'era stato un tempo – e neppure troppo lontano, a ben pensarci - in cui il solo, semplice pensiero di dover passare con lei l'intera estate lo irritava da morire. In cui avrebbe preferito starsene un giorno intero a spalare letame nelle stalle in compagnia delle mosche piuttosto che trascorrere un solo minuto in sua presenza. Ora, invece, si ritrovava a desiderare l'esatto contrario. Contava i giorni, temendo e desiderando al contempo che l'estate arrivasse. Domandandosi, e sperando segretamente, se anche Rohanne, in cuor suo, provasse le stesse cose.
 
Ma perché? Perché, dannazione? Cos'era cambiato, da allora? Tutto. Lo sapeva sin troppo bene. Era cambiato tutto.
 
Si sorprendeva, suo malgrado, a richiamarla alla mente. Lei. Rohanne. Rohanne, con indosso quel suo abito verde foglia che la fasciava che era una meraviglia, e con quegli assurdi stivali sporchi di fango ai piedi che danzava con lui, ridendo. Si erano punzecchiati ma, per la prima volta da che le loro strade si erano incrociate, senza malizia né cattiveria. Avevano riso, avevano scherzato, avevano fatto un brindisi a loro due. E nel farlo si erano guardati negli occhi. Ed era stato come se per un attimo il cuore gli si fosse arrestato nel petto. Come se ogni cosa, lì attorno – il ballo, gli invitati, Leyton, Daella, il mondo intero - fosse sfumata, evaporata, svanita per lasciare posto soltanto a loro due. La sera del ballo, quando (ormai fattasi mattina) tutti si erano ritirati nelle proprie stanze per riposare, lui ed Hanne si erano separati, salutandosi con un assolutamente non premeditato abbraccio. Ray, ripensandoci, aveva dato la colpa a quelle tre coppe di vino elfico ed agli altrettanti boccali di birra. Ripensandoci ora, invece, realizzava che vino e birra non c'entravano nulla, o quantomeno ben poco. Nel separarsi da lei aveva incrociato lo sguardo di Leyton, sopraggiunto proprio in quell'istante. Il cugino aveva preso la principessa di Rohan tra le braccia, stringendola a sé con un gesto che era più un'esplicita dichiarazione di possesso indirizzata al figlio di Garlan che un'espressione di tenerezza e affetto nei confronti della ragazza. Da sopra la spalla di lei gli aveva scoccato uno sguardo astioso. Li aveva visti ballare. E non aveva gradito. A Raymun, però, non era passato neppure per la testa di abbassare gli occhi ed arrossire, borbottando qualcosa a titolo di scusa. Anzi, aveva retto lo sguardo di Leyton senza batter ciglio. Non si sentiva in colpa; anzi, si rifiutava di sentirsi in colpa. E infatti, lungo la strada del ritorno verso Westeros e l'Altopiano, i due non avevano scambiato nemmeno una parola, evitandosi accuratamente l'un l'altro. La cosa, ad Alto Giardino, era persino peggiorata. Non si parlavano più, non scherzavano più, non si allenavano più con le spade come avevano sempre fatto. I loro familiari se ne erano accorti, ma quando avevano domandato loro cosa non andasse come risposta non avevano ottenuto altro che alzate di spalle e silenzi. Raymun non lo dava certo dato a vedere (era troppo orgoglioso) ma la cosa lo feriva. Aveva sempre voluto bene a Leyton come ad un fratello ed ora trattarlo ed essere da lui trattato come un perfetto estraneo lo faceva soffrire.
 
Ma più forte del dolore era la gelosia.
 
Sì, sì, l'aveva capito, finalmente, lo ammetteva: era geloso. Geloso di Leyton. Era geloso dei sorrisi che Rohanne gli indirizzava. Era geloso di come si guardavano, di come si tenevano per mano, delle lettere che si erano scambiati durante i mesi invernali e tutt'ora si scambiavano. Era geloso del fatto che quei morbidi capelli dorati fossero accarezzati da dita che non erano le sue, che non fosse a lui che la sua bocca sorrideva formando le lettere che componevano il suo nome. Era geloso; lo era sempre stato, ma solo ora lo capiva, solo ora lo ammetteva a se stesso.
 
Quanto a Daella...Almeno un accenno appena di senso di colpa, nei suoi confronti, c'era, ma lievissimo. A lei, a differenza di Leyton, pareva importare assai poco. L'unica reazione che aveva al sentir nominare Rohanne era storcere il naso come avesse sentito un disgustoso odor di marcio ed uscirsene con un commento grondante gratuita acidità. Tuttavia, la cosa non pareva ingelosirla. Sembrava, al contrario, assolutamente indifferente alla faccenda. Raymun non sapeva se sentirsi offeso o sollevato da quella sua dimostrazione di palese disinteresse. A ben guardare, comunque, il loro rapporto non era esattamente dei più idillici. Da quando lui e Daella erano divenuti una coppia la giovane Tarly aveva dimostrato di essere molto meno zuccherino di quanto si fosse aspettato...O, per meglio dire, illuso, in partenza. Qualunque cosa, qualunque, poteva diventare motivo di polemica (e, di conseguenza, di litigio): il cibo era troppo piccante o troppo insipido, le sete di Yi Ti delle lenzuola non erano raffinate a sufficienza e quelle invece di Lys erano ruvide, il vino era sempre troppo annacquato o troppo corposo (questo quando non era eccessivamente aspro o “sapeva di tappo”, massimo insulto per suo nonno Mace, orgogliosissimo delle sue viti che amava come le pupille dei propri occhi). Per i primi tempi Ray, preso com'era da lei e con i proverbiali paraocchi che mette l'amore, si era fatto in quattro per accontentarla in tutto e per tutto. Presto, però, stare dietro alle sue richieste (anzi, ai suoi capricci) si era fatto difficile e – specie quando gli era stato fatto notare quanto spendeva e faceva spendere per far fronte alle sue bizze da ragazzina viziata – aveva deciso di mettere fine a tutto quel pazzo scialacquare.
 
Fosse stata quantomeno riconoscente, avrebbe potuto perdonarla. Ma la riconoscenza, a quanto pareva, i Sette dovevano essersi dimenticati di dargliela.
 
Quando i regali erano venuti meno, Daella aveva trovato nuovo motivo di lamentela nei suoi familiari. Suo nonno Mace era “un grasso imbecille”, suo zio Loras “un fatuo pavone idiota”, la sua bisnonna “una vecchia arpia”. E i suoi fratelli e sorelle? E i cugini? Oh, loro, poi! Rowan era un'oca giuliva, Alys una povera scema, i gemelli due cretini irredimibili e Lyanna una povera smorfiosa dalle pettinature orrende. Quanto a sua madre Leonette, beh lei era colpevole di avere il peggior gusto in fatto di abiti di tutto il Sud. Le liti furibonde, tra Ray e la ragazza, erano ormai all'ordine del giorno. Stranamente, però, Daella si era dimostrata possedere una considerevole coda di paglia: mai, mai le era saltato in mente di fare ad alta voce le sue "rimostranze" (più che altro, sospettava Raymun, perché nonna Olenna, nonostante gli ormai novant'anni sul groppone, rimaneva tuttora in grado di divorarsela in quattro bocconi e senza troppo scomodarsi). Il suo atteggiamento denigratorio e indisponente, quella sua supponenza strafottente, comunque, parlavano ampiamente da loro. Ray era fin troppo consapevole che i suoi familiari potessero essere...chiassosi, quando ci si mettevano, e talora perfino fastidiosi ed impiccioni...ma insultarli in quella maniera, specie da parte di una che era – come le aveva brillantemente sbattuto sul grugno Lyanna, levandogli alla lettera le parole di bocca - “una squinzietta boriosa figlia di un cavalierucolo da tre soldi il cui unico merito era far parte di un ramo cadetto di Casa Tarly”, beh, era davvero troppo. Chi si credeva di essere, quella? A quelle velate frecciatine la sua famiglia non aveva mancato di cominciare a rispondere. Per quanto suo zio Willas e ser Samwyn rimanessero comunque in ottimi rapporti, sua figlia veniva accolta molto meno calorosamente di lui. Raymun, da parte sua, non diceva nulla ai suoi genitori: l'ultima cosa che voleva era che si pensasse che non riusciva neppure a gestire i propri problemi relazionali. Quanto ai suoi fratelli e cugini, parevano aver deciso di levarsela dai piedi, con le buone o con le cattive. I gemelli, già dispettosi, avevano triplicato i loro tiri mancini: ora non c'era mattina che Daella non trovasse una cavalletta tra le lenzuola, o un verme lungo un piede nel piatto; Lyanna, che in materia di lingua lunga aveva sempre fatto serrata concorrenza a Rohanne, aveva preso a risponderle per le rime, colpo su colpo, con cattiverie affilate come acciaio di Valyria; Rowan, sbadata com'era, faceva ancor meno attenzione di prima a non sporcarle l'abito, a tavola, e non mancava volta in cui le non le rovesciasse “per errore” una  caraffa di vino od un piatto di zuppa (bollente) addosso. Persino Alys, la buona, amichevole Alys, aveva messo da parte la sua rinomata bontà: ora, alla “cara Daella”, avrebbe volentieri sguinzagliato contro i cani. Quanto a Rose, non si capiva bene quale fosse la sua “tattica”. Qualcuno bisbigliava che avesse messo gli occhi (e non solo quelli) addosso a Russell, fratello maggiore della giovane Tarly (nonché fidanzato ufficialmente con Alla Oakheart, sua migliore amica), ma finora, che lui sapesse, non c'erano stati sviluppi. Raymun supplicava i Sette e gli Antichi Dei che fossero solo voci di corridoio. Non che non capisse le motivazioni dell'antipatia della sua famiglia nei confronti di Daella, li capiva benissimo e, a dirla come andava detta, li condivideva pure, ma sperava di poter recuperare con lei almeno un briciolo, un brandello di quell'armonia dei primi giorni. E se Rosie fosse stata scoperta a spassarsela con Russell (e non poteva escluderlo: la lista dei “fidanzatini” della giovane Tyrell misurava in lunghezza almeno un buon palmo) avrebbe detto addio per sempre a quella minuscola possibilità.
 
Ma il punto era: esisteva, questa possibilità? O forse era lui che, temendo di rimanere di nuovo solo come un cane, si illudeva che fosse rimasto qualcosa che valesse la pena recuperare, tra loro? Non l'avevano neppure mai fatto...I primi tempi, quando la voglia c'era stata, e tanta, si era detto no, aspettiamo, lasciamo che anche lei si senta pronta. Ora l'idea non lo sfiorava neppure.
 
In compenso non cessava mai di chiedersi se tra Leyton ed Hanne, invece, fosse mai successo qualcosa...Se così fosse stato...Beh, non voleva pensarci.
 
Ogni tanto, durante l'anno, si erano scritti, lui e Daella. Ma oramai anche quello, come in pratica quasi ogni altra cosa che la riguardasse, aveva perso agli occhi di Raymun qualunque attrattiva avesse mai avuto. Un po' perché la scrittura non era mai stata il suo forte - per usare le più che veritiere parole di suo padre Garlan: stava allo scrivere "come i peperoncini rossi dorniani alla glassa alla vaniglia". Solo i Sette sapevano quanto sangue avesse sputato Maestro Lomys, con lui - ma principalmente perché Daella, che possedeva invece una penna degna di un poeta, non mancava mai di rimarcarglielo, sottolineando, evidenziando e (con immenso fastidio di Ray) perfino correggendo. E la cosa lo mandava a dir poco in bestia. D'accordo, quel verbo era coniugato male. Va bene, aveva dimenticato lungo la strada una congiunzione e sì, lì ce ne aveva messa una di troppo. Ma chi era lei per correggerlo, per la miseria!? E con l'inchiostro rosso, poi! Insomma, anche su quel fronte la loro relazione (ma si poteva ancora chiamarla relazione?) stava lentamente ma inesorabilmente naufragando. E più il tempo passava più gli veniva il dubbio che, in realtà, non fosse mai davvero andata in porto. Era stato via lettera, in ogni caso, che sul finire della primavera Daella lo aveva informato che quell'estate sarebbe giunta ad Alto Giardino con un mese di ritardo o poco più: aveva infatti contratto gli orecchioni e doveva ancora rimettersi completamente in salute. La cosa aveva fatto tirare a Raymun un sospiro di sollievo. Forse quello avrebbe calmato almeno un po' le acque con i suoi familiari...Ma non ci sperava troppo. Quando aveva dato la notizia agli altri le reazioni non erano state decisamente delle più addolorate. "Può anche restarsene a casa sua, per quanto mi riguarda!" aveva sbottato acida Lyanna. "Orecchioni? Vuol dire che le si sono gonfiate le orecchie?" aveva domandato innocentemente Rowan, che non era mai stata una cima a capire le cose. "Sicuro, Row! Due orecchie grandi così!" aveva sghignazzato maligno Addam allargando le braccia ai lati del capo. "Come hanno fatto a notare la differenza, più che altro!" rise Garrett, ancora più maligno "Io non ci riuscirei!" "Speriamo venga almeno suo fratello!" aveva mormorato a mezza voce Rose, tutta preoccupata (e qui, a Ray, erano venuti i proverbiali sudori freddi). Alys, invece, aveva alzato le spalle, assolutamente disinteressata. Leyton, come c'era stato da aspettarsi, aveva intuito perché non si dimostrasse troppo dispiaciuto per la notizia, e lo aveva guardato storto: arrivo di Rohanne, Daella assente per un mese almeno...Non era difficile fare due più due.
 
Comunque fosse, i giorni erano passati e i cugini della Terra di Mezzo erano arrivati, accompagnati dai ragazzi dell'Ithilien e dai figli di re Elessar. Era quello l'ultima estate che Eldarion, principe erede ormai ventunenne ed adulto, avrebbe passato con gli altri. Al loro ritorno a Minas Tirith lui e Celediel, sua moglie, avrebbero assunto a tutti gli effetti il ruolo di futuri successori al trono di Gondor, con tutti gli obblighi e le responsabilità che sarebbero seguiti. Per l'occasione, Eldarion aveva portato con sé una sorpresa...
 
- Erba-pipa! - annunciò orgoglioso quella sera. E mostrò loro il sacchettino di cuoio che aveva estratto di tasca - La migliore del Decumano Sud! Una vera chicca! -.
 
Era buio già da un pezzo ma, ad un segnale convenuto, tutti i "grandi" erano schizzati fuori dai loro letti per recarsi al luogo in cui il ragazzo aveva dato loro appuntamento quel mattino. La notte era buia, così come i giardini della rocca, ma su in cielo c'era una pallida lattescente luna a far loro luce.
 
Raymun lo fissò sarcastico:- E ci avresti fatto svegliare per questo? Per tua informazione, anche l'Altopiano coltiva l'erba-pipa. Alleanza, scambio commerciale...Ti dicono nulla? -.- Devi sempre essere così polemico, Raymun? - lo apostrofò con fastidio Leyton prima che Darion potesse aprir bocca. Ray si voltò verso il cugino, seduto accanto ad una un po' insonnolita Rohanne e con una mano dietro le sue spalle in un perentorio messaggio non verbale tutto destinato al figlio di Garlan. Vederli abbracciarsi e baciarsi all'arrivo di lei ad Alto Giardino era stata una pugnalata in pieno petto. Tuttavia (non osava dar troppa importanza a quel dettaglio per paura di illudersi) Rohanne non gli era parsa troppo entusiasta nel ritrovare il giovane erede dell'Altopiano. - Il giorno in cui vorrò la tua opinione, Leyton, te lo dirò. - replicò secco stillando veleno ad ogni sillaba - Sino ad allora, tieni chiusa quella tua dannata bocca. -. Leyton rise sarcastico:- Se anche volessi degnarmi di dirtela dubito che la capiresti. -.- Ehi! Vediamo di smetterla! - intervenne Theodred prima che le cose precipitassero e Raymun potesse rompere il naso al cugino come pareva intenzionato a fare. - Ley! Ray! Si può sapere che vi prende? - domandò Rielle, accanto a Theo e mano nella mano con lui. I due cugini Tyrell si scambiarono uno sguardo rabbioso ma smisero di azzuffarsi. - Dicevo - riprese Eldarion tirando fuori anche una lunga pipa di legno - ho qui con me quanto serve per fumare. Vi va? -.- Fumare? Bleah! - esclamarono schifate in coro Luthien e Lyanna. - Se non vi sta bene, alzate le vostre preziosissime chiappe ed andatevene. Nessuno vi obbliga a rimanere. - disse loro Rohanne con uno sbadiglio - Io ci sto, in ogni caso. -.- Anche io. - aggiunse subito Leyton. Raymun approvò, così come anche Celediel, Eomund, Theo ed Arielle ed i gemelli...Rimanevano solo Beren e Alys, impegnati a divorarsi la faccia a vicenda ed incollati l'uno all'altra come li avessero entrambi cosparsi col miele. - Ehi! - gridò Eom con le mani a coppa davanti alla bocca - Stiamo parlando con voi! -. Alys si staccò dal ragazzo con un risucchio e si voltò verso di lui:- Eh? Cosa? Ah...Sì. Sì, ci stiamo. Vero, amore mio amatissimo? -. Beren borbottò qualcosa di indistinto e la attirò di nuovo a sé. Raymun sospirò, scuotendo il capo. Erano irrecuperabili.
 
Ottenuto il consenso della maggioranza dei presenti, Eldarion rimpinzò la propria pipa; l'accese con un colpo d'acciarino ed infine, dati che ebbe un paio di rapidi tiri per assicurarsi che avesse preso aspirò una bella boccata. La passò quindi a Celediel, che fece lo stesso, per poi porgerla a Theo. In breve la pipa lunga di foggia hobbit prese a fare il giro dell'intera comitiva, provocando in quasi tutti - novellini, a differenza di Eldarion, in quell'arte - soffocati colpi di tosse e lacrime agli occhi. Vinta dalla curiosità persino Lyanna accettò di dare un tiro, "giusto per provare". E dovette piacerle parecchio perché Luthien (che ovviamente volle imitarla e provare anche lei) dovette insistere parecchio perché si decidesse a passarle la pipa. - Sapete cosa ci starebbe? - commentò Hanne dopo che ebbe dato con gusto anche lei una boccata - Qualcosa da bere! -.- Queste possono andare? - e i gemelli produssero da dietro la schiena due panciute bottiglie scure. Leyton ne stappò una ed annusò:- Però! Acquavite di mele! - approvò con un fischio - E direttamente dalle cantine di nonno Mace, scommetto... -.- Ragazzi, devo proprio dirvelo: gran bel lavoro! - si congratulò Ray. E ne prese un primo sorso: il liquore era forte, deliziosamente pungente e dalle note di mela e del legno di quercia delle botti. I gemelli sorrisero signorilmente e si strinsero nelle spalle, come se la cosa fosse assodata. - Ora! - riprese Arielle - Abbiamo da bere, abbiamo della buona erba-pipa da fumare...mancherebbe solo un gioco da fare. -.- Potremmo... - suggerì titubante Lyanna, passando la bottiglia - Potremmo giocare al gioco dei baci. -. Raymun ridacchiò:- Ma non eri tu quella cui i baci facevano schifo, Lya? -.- Infatti! - sibilò Luthien, tra lo scandalizzato e l'offeso. Lyanna arrossì sino alla radice dei capelli:- Ho...Ho cambiato idea! E allora? Problemi? -.- Ma no, ma no. - la rabbonì Eomund - Non c'è nessun problema...Non è vero, ragazzi? Luthien...? - e la fissò come a sfidarla a sostenere il contrario. Luthien, di tutta risposta, grugnì qualcosa in una maniera decisamente poco principesca. - Comunque sia, come si gioca a questo...Gioco dei baci? - s'informò Rohanne. Raymun colse la palla al balzo:- Facile. - spiegò - ci si mette in cerchio e si tira a sorte facendo girare su se stesso un oggetto per vedere chi bacerà chi. E poi...beh...Ci si bacia, ecco. Nel caso vengano estratti due fratelli ovviamente si rigira. -. Con la coda dell'occhio si avvide dello sguardo assassino che gli stava lanciando Ley, ma finse di non vederlo. - Non sembra male! - approvò Cel - Darion, svuota la tua pipa, per piacere...Perfetto. Qualcuno può togliersi la giubba? Mi servirebbe qualcosa da mettere sull'erba, per farla ruotare meglio...Oh, grazie infinite, Dam...Direi che siamo pronti.  Ber? Alys? Ci siete? -. Da Beren ed Alys, ancora avvinghiati ed appiccicati come polpi ad uno scoglio, non giunse alcuna risposta. - Ehi! Voi due! - ruggì Ray - Qui staremmo cercando di giocare! Sarebbe carino da parte vostra darci un taglio! Per quello ci sono i cespugli! -.- Ma guardateli! E a noi faceva tante storie, Cel! - commentò Eldarion, prendendo un sorso d'acquavite. - Oh, beh - replicò ironica Hanne - ad esser meglio delle vostre sviolinate elfiche alla "Tu sei l'amore, tu sei l'incanto" e "Sole, cuore, amore" ci vuole relativamente poco, Darion... -. Eldarion si accigliò, offeso, mentre tutta la comitiva scoppiava a ridere. Quando, finalmente, anche dai due appiccicosi fidanzatini giunse una parvenza di risposta affermativa, il gioco ebbe inizio. La prima bottiglia di acquavite alle mele, nel frattempo, era finita, ed avevano subito dato l'assalto alla seconda.
 
Eldarion, che tra i presenti era il più anziano, si sporse e fece ruotare su se stessa la pipa. - La parte allungata decide...Bene, allora...Prima coppia: Lyanna...Neanche a farlo apposta...E...Luthien! -.- Cheeee?! - esclamò Eomund facendosi di mille colori – Due ragazze possono baciarsi? -.- Cos'è? Hai paura che baci meglio di te? - lo prese in giro Luthien. Quindi si fece avanti tutta baldanzosa e lei e Lyanna si scambiarono un bacio. Durò qualche secondo appena. Quando si separarono Lyanna era rossa come un gambero...Ma da come sorrideva pareva aver gradito. E parecchio. Eomund, seduto al suo posto, schiumava dalla rabbia, chiaramente gelosissimo. Luthien tornò a sedersi, rivolgendogli un'occhiatina di superiorità, come a sottintendere un “Guarda e impara.” Eldarion fece di nuovo girare la pipa...E questa volta gli estratti furono Theodred ed Arielle. I due si baciarono con affettuosa tenerezza; il principe di Gondor girò ancora… - Garrett e Rohanne! -. Rohanne lasciò il braccio di Ley e, incitata dagli altri, diede un bacio a Garr...Che, dopo essersi staccato, assai compiaciuto, da lei, confessò di essere in realtà Addam. Hanne, sospirando spazientita, acconsentì a baciare anche l'altro gemello...Che si rivelò poi essere il vero Addam. Entrambi vennero rispediti al loro posto con una pedata nel sedere. Al terzo turno la pipa di Darion decretò Arielle e Ray. Il ragazzo indirizzò un'occhiata colpevole al cugino di Rohan (che dal canto suo sorrise, già più che brillo, come a dire che per lui non c'erano problemi) e a malincuore la baciò. Quando si ritrasse per tornare a sedere incrociò per un attimo lo sguardo di Rohanne.
 
Era forse...gelosia quella che vedeva? O forse era semplicemente l'alcool che cominciava a farsi sentire e vedeva quello che voleva vedere? Ma forse...Allora...L'antipatia a pelle che Rohanne aveva sempre dimostrato per Daella...
 
- Prossimi due… - annunciava nel mentre Darion – Alys...E Beren! -. Come c'era da immaginarsi il loro più che un bacio fu un duello di lingue. Allontanati quasi a forza i due inseparabili la pipa riprese a ruotare. Questa volta estrasse Eldarion...E Beren.  Darion quasi si strozzò con l'acquavite. - No! No! No! - urlò come un ossesso agitando la bottiglia ed inzuppandosi la tunica - Mi rifiuto di baciarlo! Capito? Mi ri-fiu-to!! -.- Io quello lì non lo bacio manco se mi pagate sull'unghia! - protestò Beren a pieni polmoni, miracolosamente staccatosi da Alys. Ma gli altri furono irremovibili. - Le regole sono queste. - sentenziò Ray sogghignando – E non si scappa. -.- Oh, avanti Ber…! Che ti costa? - lo incoraggiò Eomund, che si teneva la pancia dal gran ridere. Beren lo fulminò con lo sguardo quindi fece gli occhi dolci e si appellò ad Alys:- Amore! Dì qualcosa tu! Salvami! -.- Celediel, tesoro mio dolcissimo! Ti scongiuro! - gli fece eco Eldarion, in ginocchio ed implorante. Alys e Cel si guardarono sorridendo maligne e scossero decise all'unisono il capo. - Ba-cio! Ba-cio! Ba-cio! - inneggiarono tutti. Vedendosi in trappola ai due non rimase che acconsentire a malincuore. - Bleah! Che schifo! Che orrore! - strillò Eldarion saltando via disgustato – Ho sentito la tua linguaccia nel palato! Che schifo! Puà! -.- E cosa devo dire, io?! - sbottò Beren, sputacchiando – Non hai esattamente un alito che sa di rose e viole, sai? -. Quando si furono infine ripresi dal “trauma” Darion fece nuovamente ruotare la pipa...Che questa volta si fermò, per fortuna del giovane principe, su se stesso e sulla sua dolce metà. Il loro bacio fu lungo una vita ma infine si separarono, mormorandosi all'orecchio una qualche frasetta tutta miele delle loro. - Va bene, piccioncini. Ora però staccatevi! - sbuffò Garr seccato. - Già! - rincarò Addam - Ci sono i cespugli se volete scopare! -.- Addam!!! -.- Oh, ma smettila, Ray! -.
 
La bottiglia, ormai semivuota, compì l'ennesimo giro; il gioco riprese, tra sguaiate risate alticce e battute spinte, sorteggiando prima Luthien ed Eomund (che si baciarono controvoglia ed ancora più schifati di Beren ed Eldarion, squadrandosi a vicenda con sentitissima, reciproca avversione) e poi di nuovo Eomund, ma stavolta con Lyanna. Al secondo turno il ragazzo, manco a dirlo, non si mostrò affatto dispiaciuto. Anzi, a giudicare dalla sua espressione non avrebbe detto di no ad un bis. - Allora, Lya? - scherzò Hanne - Chi è che bacia meglio? -. Lyanna arrossì:- Ecco, io...Non...Non saprei. -. Luthien rise sprezzante:- Ma è ovvio che bacio meglio io! Voglio dire, non c'è neppure bisogno di chiederlo! Baciare Eomund sarà come succhiare una sanguisuga... -.- Tu? Ah!! - protestò Eomund piccato - E che mi dici di quella tua linguaccia forcuta e velenosa da serpe, carissima Thien? -.- Basta!! - insorse Ray - Fatela finita! Eldarion, fa' girare quella dannata pipa! -. La pipa ruotò; al primo giro, si fermò su Raymun. E al secondo... - Rohanne. - annunciò Eldarion. Gli occhi di tutta la comitiva si fissarono all'istante sui prescelti.
 
Il cuore del giovane Tyrell eseguì un triplo salto mortale in petto. Era tutta la sera che, segretamente, sperava che accadesse.
 
Avvampò, imbarazzatissimo, e si alzò barcollando. Anche Rohanne, titubante, lasciò il suo posto accanto a Leyton (il cui iroso disappunto Ray ignorò a bella posta) e gli si avvicinò, malferma sulle gambe. Quando furono ad una spanna l'uno dall'altra si fermarono. Attorno a loro tutti trattenevano il fiato. Il silenzio era assoluto e totale. Raymun guardò Hanne negli occhi, e nonostante il buio gli sembrò di tuffarsi nelle azzurre acque limpide del Mander. Accaldato e a disagio le fece un sorriso incoraggiante. Anche Rohanne gli sorrise, ma non accennò a muoversi. Fu lui a prendere l'iniziativa per entrambi. “O la va, o la spacca” si disse; chiuse gli occhi e, goffamente, col cuore in gola che batteva come un martello sull'incudine, le passò una mano dietro la nuca, tirandola a sé per colmare quel vuoto che li divideva. E i loro visi s'incontrarono.
 
Senza pensarci Raymun sollevò anche la sinistra e delicatamente le prese il viso tra le mani. Le labbra di Rohanne erano sottili ma morbide, la sua bocca aveva il dolce e alcolico sapore di mela dell'acquavite e quello fumoso dell'erba-pipa. La sua lingua, involontariamente, accarezzò quella di lei. Quando anche Rohanne rispose al bacio si sentì come andare a fuoco. Le ginocchia gli si fecero di gelatina e gli parve che al suo cuore fossero spuntate le ali. Fu come toccare i cancelli dorati dei Sette Paradisi.
 
Fu un attimo lungo una vita.
 
Quando, infine, si separarono, si guardarono negli occhi, sudati, rossi in viso ed imbarazzati. Ma sorridenti.
 
Per un po' nessuno parlò. Poi Eomund alzò alta la bottiglia d'acquavite e gridò:- Questo sì che era un bacio, ragazzi! -. E tutti, comprese Luthien e Lyanna, fecero loro un bell'applauso, mentre i gemelli fischiavano, incuranti del fatto che fosse notte fonda e tutta Alto Giardino dormisse. Ray sorrise, senza smettere di fissare la cugina; le porse la mano ed assieme si voltarono ad inchinarsi ai presenti, come una coppia di guitti che abbia appena completato il proprio numero. L'unico che non batté le mani, ovviamente, fu Leyton. Il suo viso era scuro, il suo sguardo gelido. Quando Rohanne tornò a sedersi accanto a lui non la degnò di un'occhiata, e respinse la sua mano quando tentò di prendere la propria. Non disse una parola, limitandosi ad alzarsi, muovendosi a scatti nervosi, quando Eldarion sorteggiò lui e Luthien, prima, e lui e Rohanne, poi. Quando si ritrovò davanti la principessa di Rohan la baciò in fretta e senza calore, un bacio rapido e secco, cattivo, senza darle alcun modo di rispondere. Separandosi da lei, le gettò un'occhiata di rabbia, di delusione. Di dolore.
 
Nonostante il buio, Raymun se ne accorse. Ed una punta di senso di colpa, come una lama di pugnale, gli si fece largo nel cuore.

 


Spazio Autrice: Scusate la lunga attesa ma sono stata parecchio impegnata, credo di continuare a mettere i capitoli con più rapidità stavolta o la sorellina LadyTargaryen mi affetta come Ramsay Bolton e.e 
Per ora leggete il nuovo capitolo e fatemi/ci sapere !  
Tiva 91

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