REM.

di nothingdrum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Festa. ***
Capitolo 2: *** Promesse. ***



Capitolo 1
*** Festa. ***


Ashley amava quelle feste così rumorose, amava l'aria di nullafacenza che si respirava quando c'erano settanta studenti liceali riuniti nella stessa casa.

Marco, il padrone e fautore di quella festa, era sulla postazione di DJ, a mixare brani techno di inizio anni 2000 con quelli moderni, con un'abilità invidiabile.

Ashley prese un altro bicchiere di Whiskey e cola, guardando i suoi compagni completamente bevuti fumare erba e farsi di ecstasy. Inorridì quando vide un suo amico vomitare proprio sul tavolo della cucina, appena assunta una di quelle pillole.

"Cazzo Johnny, ma che cazzo fai? Tornatene in Arizona se non riesci a reggere certe cose!" Marco prese il suddetto tizio e lo sbattè fuori di casa. Il suo sguardò si incrociò con quello di Ashley, e andò a parlarle, causando lo stupore della ragazza.

"Hey Ash, come stai? Ti piace la festa?"

La ragazza arrossì visibilmente.

"Beh, sì, è proprio una bella festa...." Decise di scogliere i lunghi capelli biondi, nel bieco tentativo di coprire le sue guance ormai vermiglie.

"Senti, ti va di vedere una cosa fighissima? Ce l'ho in cantina, e tu mi sembri l'unica a cui potrebbe interessare una cosa del genere, in fondo in classe sei la più intelligente..."

Era evidente a tutti tranne che al diretto interessato l'amore profondo che Ashley provava per Marco, così la ragazza accettò, e scese nella cantina della casa della sua cotta segreta.

 

 

La cantina era terribilmente sudicia, con dei neon rossi e blu attaccati alle pareti, alcuni intermittenti a causa del molto tempo passato spenti. Un lungo corridoio portava ad un telo che copriva qualcosa, un corridoio che sembrava non finire mai, durante il quale Ash non potè fare a meno di stringere fortissimo la mano di Marco, cosa che non le dispiaque affatto, anzi.

"Ecco perché ti ho portato qui." Alzò il telo velocemente, e Ash capì cosa c'era sotto.

"Questi due strappasogni erano dei miei genitori." Le sedie erano terribilmente usurate, come se per molti anni fossero state usate con regolarità quotidiana.

"Smisero di usarle quando furono messe fuori legge ormai vent'anni fa, ma hanno voluto lasciarle qui per ricordo, o almeno così dicono."

"Perchè mi hai portato qui, Marco?"

La risposta diretta di lei stupì il ragazzo.

"Perchè ho sempre voluto provarle, e ho bisogno di qualcuno di intelligente che mi scolleghi se qualcosa va male. Se avessi chiamato uno dei miei amici, probabilmente mi avrebbero lasciato collegato solo per prendermi in giro, e io francamente ho paura di restare collegato a quel coso."

Ashley non sapeva se sentirsi onorata oppure triste per il paragone che Marco fece, paragonandola ad uno suo amico.

"Okay, lo farò."

"Grande! Ora mi collego, ho già letto tutte le istruzioni quindi so come si fa, tu basta che mi sorvegli e premi questo bottone di spegnimento se succede qualcosa." Disse indicando un grosso pulsante rosso situato al di sotto della sedia.

"Credevo che questi affari non avessero un bottone di spegnimento..."

"Infatti non ce l'avevano" rispose il ragazzo mentre si accasciava sulla sedia "Questo è stato il penultimo modello uscito prima della rimozione dal mercato, ed è uscito subito dopo il caso Williams, quello che cominciò a destare sospetti sul funzionamento di questi affari.... ma adesso bando alle ciance, via!"

Gli aghi che uscirono dalla sedia erano arrugginiti alla base, Ashley sperava vivamente che non fosse un pericolo per Marco.

Non riuscì a guardare il momento quando lo punsero. Quando si girò, la faccia del ragazzo era martoriata da tre aghi più uno sulla nuca. Un marchio indelebile.

Ma perché diamine non l'aveva fermato? Mentre cercava un modo per cancellare quei sensi di colpa, Ash si imbattè nel manuale della strappasogni. La musica la sotto si sentiva abbastanza piano da permettere la lettura di una qualsiasi cosa, così si sedette sull'altra sedia e cominciò a leggere.

"Produzione American Dream... Anno 2045.... La strappasogni non può essere esportata in paesi stranieri...."

Era abbastanza noioso, finchè un pensiero attraversò la mente di Ashley leggendo un paragrafo.

Durante una seduta il corpo potrebbe ricevere stimoli sessuali dovuti al contenuto del sogno.

E poi ancora:

Il corpo non può ricordare nessuno stimolo esterno avvenuto durante una seduta.

Ashley guardò Marco, e non riuscì a resistere.

 

 

 

Si tolse la gonna molto velocemente, vedendo che Marco era già in stato di erezione.

Gli tolse i pantaloni cautamente, per paura che gli aghi potessero spostarsi e causare complicazioni. Salì sopra di lui, e cominciò a farci l'amore. Non poteva guardargli il viso in quel momento, martorizzato da quei terribili aghi, così preferì tenere gli occhi chiusi. Rimase con gli occhi chiusi per tutto il tempo, e l'emozione era così forte che sembrava che il ragazzo la stesse penetrando per davvero.

 

Anche troppo per davvero.

 

Aprì gli occhi per un secondo, e si rese conto che Marco stava avendo un attacco epilettico, con la bava alla bocca stava muovendosi su e giù in maniera ossessiva.

 

Ma Dio, era così bello.

 

Ashley non riusciva a smettere, sentiva l'orgasmo così vicino, e allora sì, continuò fino allo stremo.

Nel frattempo Marco continuava a vomitare, e a sbattersi ovunque senza senso alcuno.

Smise di muoversi nel secondo in cui Ashley urlò dal piacere. Il secondo urlo fu molto più terribile. Aveva ucciso Marco.

"Oh cazzo, oh cazzo.." Pensò che nessuno l'aveva vista scendere, ma sicuramente troveranno tracce del loro rapporto addosso al ragazzo.... Era fottuta.

Cominciò a correre velocemente sulle scale della cantina, ma quando si trovò davanti alla porta si prese un momento per respirare.

"Ok, ok..." Aprì la porta lentamente, e altrettanto lentamente se ne andò dalla festa, camminando verso casa. Era a cinquecento metri ormai, quando sentì le prime grida, cosa che la portò ad accellerare il passo.

Non avrebbe mai avuto a che fare con le strappasogni, mai più.

Ora doveva solo raggiungere casa, ed affrontare le future conseguenze.





Salve ragazzi. Come avrete capito, questa serie nasce come approfondimento del racconto Flow, già pubblicato precedentemente; rendendomi conto del potenziale della storia, ho deciso di sviluppare una serie nella quale si intrecceranno vicende ambiantate nello stesso universo, seguiranno la stessa Lore insomma, per chi se ne intende di Dark Souls (lol). Se avete già letto Flow, vi renderete conto che la serie spazierà diversi generi, e la cosa mi rende piuttosto felice in quanto sarà molto divertente mettersi in gioco con tematiche che non ho mai affrontato :D 
Spero che il racconto vi sia piaciuto, a presto come al solito :)

-NothingDrum

 

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Capitolo 2
*** Promesse. ***


La favela ti prende e non ti lascia andare. Quando entri in una di quelle case color pastello non è detto che tu ne debba obbligatoriamente uscire. Rodrigo lo sapeva bene, lo sapeva bene anche quando il cartello dei Salvatores l'avevano beccato con le mani in pasta.

Rio era cresciuta da quando l'attentato alle Olimpiadi del 2016 aveva risvegliato l'amore popolare per la propria patria; i Brasiliani vollero far parte dell'immediato futuro, e fu così che Rio De Janeiro divenne la seconda città più popolata del mondo dopo New York.

L'America latina non era più terzo mondo, ma per certi versi era diventata la realtà principale dell'industria e dell'economia mondiale. Rodrigo c'era cresciuto dentro. Nato nel 2047, aveva sempre vissuto sulla strada, in una delle poche favelas che non erano state buttate giù per creare nuovi grattacieli.

Aveva scoperto rapidamente sigarette e alcool, e poi le droghe: nelle favelas era ancora la coca ad essere per la maggiore, ma potevi vedere anche eroina e droghe sintetiche, al giusto prezzo ovviamente; ma Rodrigo ricordava meglio di tutte la casa del vecchio Esquivel, che faceva pagare una fortuna per farsi con un residuato del '45, una strappasogni americana. A quanto diceva Esquivel e come avevano appuratoi ragazzi più grandi, la sedia era macchiata e puzzava di sangue per colpa di uno stronzo che aveva cercato di rubarla al vecchio nel 2036, quando il boom dei sogni era ancora in corso. Rodrigo ebbe modo di vedere quella sedia migliaia di volte successivamente, quando il vecchio lo prese con sè. Fece molti sforzi per tenerlo lontano dal terribile mondo delle favelas di Rio, ma per un anziano uomo senza forze era praticamente impossibile. Nonostante ciò il ragazzo volle molto bene a quel signore che l'aveva mantenuto per più di dieci anni.

Era su quella sedia che l'avrebbero trovato gli sgherri dei Salvatores: avevano sentito che nella favela c'era ancora una strappasogni funzionante, così stavano setacciando tutte le case ormai da quasi una settimana.

Rodrigo aveva promesso di proteggere quella sedia da quando Esquivel era morto, nel '67, e ricordava ancora le parole del vecchio mentre giaceva sul letto, con un fiato di voce:

"Non lasciaglierla toccare Rodrigo, è l'unica eredità che ti lascio, l'eredità che i tuoi genitori non poterono lasciarti."

 

Una lacrima scese sul suo volto mentre aspettava che i soldati del cartello sfondassero la porta.

Un Ak-47 in mano, ancora l'arma preferita di coloro che combattevano per la libertà. Non aveva mai usato la strappasogni, non ne aveva avuto il coraggio. Aveva ancora cinque anni quando i suoi genitori morirono come combattenti contro il progetto di urbanizzazione del Brasile, e ricorda tutto del giorno in cui gli spararono, compresa la frase che disse suo padre mentre guardava il telegiornale davanti ad un negozio di elettrodomestici parlare delle centinaia di morti per overdose.

"Non farti mai di questa roba figlio mio, lascia che i sogni appartengano a Dio, e non rendere anche loro opera dell'uomo."

Ma aveva fatto un giuramento con Esquivel, l'unico uomo che si prese cura di lui dopo la morte dei genitori, e l'avrebbe mantenuto.

Non avrebbe lasciato quella sedia in mano a qualcun'altro, mai, finchè sarebbe stato in vita. I soldati sfondarono la porta mentre fuori le prime gocce di un temporale stavano cadendo su Rio.

 

 

Si ritrovò in un enorme capannone, illuminato solamente dalla luce dei fulimini del temporale che nel frattempo era diventato molto forte, ed ancora seduto sulla strappasogni. Riusciva a malapena a vedere le figure di sei o sette uomini in piedi, armati di tutto punto. I fucili spianati, ma senza pallottole all'interno: ormai solo i poveri usavano i proiettili, le armi "per ricchi" erano autoricanti tramite un nucleo gamma che attingeva dalle radiazioni presenti nell'aria. Un'arma impossibile da inceppare, e dagli infiniti proiettili.

"Ciao, Rodrigo, non ho mai avuto il piacere..." una delle figure fece un passo avanti, e il ragazzo lo riconobbe dalle migliaia di taglie sulla sua testa.

Emmanuel Salvatores, capo del cartello.

Le luci del capannone si accesero in contemporanea, generando un'ondata di luce capace di accecare Rodrigo, che nel bieco tentativo di rispondere ad Emmanuel, si rese conto di avere la bocca bloccata.

"Bene caro ragazzo, rendiamo le cose più semplici di quanto non sembrino..." disse il criminale, giocherellando con la pistola che evidentemente nascondeva dietro la schiena.

"Noi stiamo cercando l'unica strappasogni sopravvissuta alla demolizione in Brasile... strappasogni che, guarda caso, si trova nelle tue mani, o più precisamente sotto il tuo culo. Ecco, è proprio questo il problema, PERCHE' CAZZO NON TI STACCHI?"

Se avesse avuto la bocca libera, Rodrigo avrebbe sorriso.

"Ci abbiamo provato in tutti i modi! E' come se fossi incastrato sulla sedia, è impossibile staccarla! Ora ti toglierò questo pezzo di nastro che ti blocca la bocca, ma ricorda che se provi ad urlare o simili, ti freddo sul momento, senza darti nemmeno la dignità di andartene vivo da questo posto."

Così tirò il nastro con tutta la forza che aveva, e la barba ispida del ragazzo se ne andò assieme alla colla.

"Beh mio caro Emmanuel. Se sai il mio nome, suppongo tu sappia anche il mio passato. Sai quello che ho passato. E se davvero credi che ti dica come staccarmi da questa sedia, sapendo che sono vivo solamente perché sono attaccato alla stessa, beh allora non hai veramente coscienza di chi hai di fronte.

Ho combattuto una vita per questa sedia, perché l'ho promesso all'uomo che mi ha cresciuto. E non la lascerò mai. Quindi dovrai ammazzarmi per averla, Salvatores."

Il boss sorrise.

"Non vedo il problema." E svuotò un intero caricatore sul petto del ragazzo, mentre intonava un'aliena risata.

"Ragazzi, controllate che le pallottole non abbiano bucato la sedia."

Gli scagnozzi si avvicinarono, appena prima di aprire la bocca in un'espressione stupita.

 

Non c'era più niente. Gli aghi, i meccanismi nascosti sotto la sedia...perduti.

 

"COME SAREBBE A DIRE CHE NON C'E' NIENTE?!"

"Davvero Emmanuel, è come se tutto si fosse volatilizzato, ti giuro che quando abbiamo controllato c'era!"

Non bastarono le scuse a calmare l'ira del criminale. Uccise tutti i suoi sgherri, tranne due.

"Voi due...raccogliete i corpi dei vostri compagni, e quella sedia. Gettateli nella discarica qui vicino."

 

Il temporale aveva ammorbidito abbastanza la colla da legno da permettere a Rodrigo di tagliarla con il coltello. Fece un sorriso a trentadue denti quando pensò alla stupidità delle menti criminali moderne, almeno quando era ragazzino avevano l'accortezza di spararti in testa, e non sul petto, dove poteva essere tranquillamente nascosto un giubbotto antiproiettile.

Premette di nuovo il bottone che aveva aggiunto alla sedia, che nascondeva gli aghi e il liquido al di sotto della seduta, mentre alzava la sedia nel mezzo dei rifiuti.

Trovò facilmente una tanica di benzina nei paraggi, ancora chiusa. Cosparse completamente la sedia, e ci si sedette sopra. Aveva difeso quella sedia con la sua vita, il patto era stato mantenuto. Una vita sprecata nel mezzo della criminalità. Una vita che sarebbe dovuta finire con il ricordo dell'ultima strappasogni rimasta in Brasile, e con la sua distruzione. Gli aghi lo bucarono esattamente quando il fiammifero cadde sulla sedia, e Rodrigo avrebbe potuto giurare che nel suo ultimo sogno, c'erano solamente lui ed il vecchio Esquivel.





Seconda espansione del mondo fantascientifico del racconto Flow, e stavolta ci ritroviamo in Brasile,un posto alla quale sono molto affine e quindi che ho amato particolarmente descrivere... Ammetto che scrivere questo racconto è stato veramente bello, e sono estremamente soddisfatto di questo lavoro. Probabilmente con il prossimo racconto andremo indietro nel tempo, ma non vi rivelo nulla.... continuate a seguirmi! 
A presto, come al solito il vostro

-NothingDrum
 

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