Harry Potter e la pietra pomice

di ianobo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Harry arriva a Privet Drive ***
Capitolo 2: *** Lettere da Maria De Filippi ***
Capitolo 3: *** Dragon BALLey ***
Capitolo 4: *** E' tempo di shopping! ***
Capitolo 5: *** Surprise! ***
Capitolo 6: *** Il binario nove e tre quarti ***
Capitolo 7: *** Il Cappello Pettegolo ***
Capitolo 8: *** Il supremo CACO marcio ***



Capitolo 1
*** Harry arriva a Privet Drive ***


Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante, anche i matti dicono così!
Il signor Dursley, soprannominato dai vicini di casa “ciccio bombastic”, era direttore di una ditta che produceva bambole gonfiabili di tutti i generi, a partire da quella aliena fino a quella contadina o travestita da Nicki Minaj.
Egli era un vero e proprio ciccione, quasi senza collo, con cinque menti, 10 pance e con un grosso paio di baffi.
Ogni sera il signor Dursley andava a fare jogging e tutto il vicinato si chiudeva in casa per paura. Questo perché egli più che a camminare tendeva a rotolare e distruggere ciò che lo circondava.
La signora Dursley invece era magra, aveva un collo da giraffa che utilizzava, per la maggior parte della giornata, per spiare i vicini e la loro ricetta segreta dei Krabby Patty.
I Dursley avevano un figlioletto, se così si poteva definire, di nome Dudley.
Quest’ultimo era un incrocio tra un maiale ed una mucca; inoltre era il bambino più viziato che chiunque avesse mai conosciuto.
Secondo i genitori non esisteva al mondo bambino più bello.
La famiglia Dursley possedeva tutto quello che si potesse desiderare, grazie all’attività redditizia del signor Dursley; ma aveva anche un segreto, e il loro più grande timore era che qualcuno potesse scoprirlo.
Non credevano che avrebbero potuto sopportare che qualcuno venisse a sapere dei Potter.
La signora Potter era la sorella della signora Dursley, ma non si vedevano da anni. Questo perché i Potter erano dei maghi e di conseguenza i Dursley li consideravano folli.
 
Un giorno come gli altri, il signor Dursley si svegliò di buonumore. Fece colazione con pane e nutella, la colazione dei campioni, e alzò il suo grasso culone dalla sedia per andare a prendere la posta.
Ai piedi della porta d’ingresso c’era un bambino avvolto in una copertina, con un francobollo sulla fronte.
Chiamò impaurito la moglie e lo portarono dentro, gli tolsero la copertina e videro che era nudo. Indossava solo il pannolino.
La pancia del povero bambino era stata utilizzata da lettera.
C’era scritto:
 
Cara famiglia Dursley,
I vostri cari cognati sono schiattati la notte scorsa.
Lu’ pischello s’è salvato.
Non A altri parenti in vita.
Voi avete la fortuna di essere gli unici che ha.
Si chiama Harry.
Abbiate cura di lui.
 
PS: Io non pago il mantenimento!
 
Buon divertimento
 
Bidibi Bodibi Bù
XO XO
Mago Silente
 

 
Vernon Dursley disse schifato «Guarda questa capra! Non sa nemmeno che “Non ha altri parenti in vita” va con l’h! Questi maghi sono dei fetenti!»
 
 
 

7 ORE PRIMA

Era una notte di luna piena e in Privet Drive improvvisamente arrivò uno strano mago dai capelloni bianchi e con un vestitino verde. Se non avesse avuto la barba, le rughe, gli occhiali e decisamente un sesso diverso, si sarebbe notata una certa somiglianza con Trilli.
Era Albus Silente, nonché preside della famosa scuola di maghi di Hoguarts, ordine di Merlino bla bla bla, coniglietto di playboy ed infine vincitore della gara “Mr Muscolo”.
Insomma era, come si definiva, il più fico!
Silente vide un gatto per strada e lo prese in braccio. Non riusciva a resistere al fascino di un gattino indifeso.
Iniziò a fargli le coccole e, improvvisamente, il gatto si trasformò nella sua collega, la professoressa McGranitt. Così se la ritrovò inconsapevolmente in braccio e venne sorpreso a palpeggiarla.
La professoressa McGranitt con tono severo esclamò «Giù le mani, professor Silente! Le sembra il caso?».
«Professoressa McGranitt, che sorpresa! Come mai da queste parti? Non è a festeggiare? Venendo qui mi sono imbattuto in un sacco di rave party! I maghi stanno festeggiano la caduta di Volde Il Mort».
«Da dove è caduto Volde Il Mort? Si è fatto male?», rispose.
«No, professoressa. E’ sparito per sempre, credo!»
 
Improvvisamente il silenzio venne lacerato da un rombo cupo, che pian piano diventò un boato. Dall’aria piovve una moto enorme con un conducente altrettanto enorme.
Era Hagrid, il custode delle chiavi di Hoguarts.
 
Con la crisi che c’è pagano ancora una persona per tenere delle chiavi. Che spreco!
 
Hagrid era un omone selvaggio, dai capelli lunghi e arruffati ed era alto circa due volte un uomo normale e almeno cinque volte più grosso.
Tra le braccia reggeva un minuscolo bambino, Harry Potter.
«Hagrid! Finalmente hai portato lu’ pischello!», esclamò Silente.
«Dove hai preso quel veicolo?», chiese la McGranitt.
«L’ho preso in prestito dal giovane Sirius Black. Il bambino è sano e salvo. Durante il tragitto ho dovuto cambiargli il pannolino, ma tranquilli, riuscivo anche a guidare!», disse Hagrid fiero mostrando il bambino.
«Ella peppa! Albus guarda che cicatrice che ha!» esclamò la professoressa.
«Copriamola con un francobollo, così il bambino sembrerà normale!» disse Silente mentre leccava con passione un francobollo, facendo l’occhiolino alla McGranitt, che di colpo iniziò a sventolarsi con un ventaglio.
«Ora gli lascio anche un messaggio, così i suoi parenti sapranno cos’è successo» continuò Silente prendendo un indelebile e scrivendo sulla pancia del povero bambino.
 
 
 
Così i Dursley si trovarono questo bambino tra capo e collo e dovettero tenerlo.
 
Passarono dieci anni.
 
Harry, soprannominato dai vicini Cenerella, era diventato durante gli anni la domestica di casa.
Puliva, stirava, cucinava, lavava il cugino, tagliava l’erba, pitturava la casa, cuciva, faceva da estetista alla zia e da parrucchiere allo zio.
Il povero ragazzo dormiva nello sgabuzzino, nonostante gli zii avessero più stanze degli ospiti da offrirgli. Era una minuscola stanza dove ci stava solo il letto e una mensola dove tutte le mattine Harry sbatteva la testa.
 
Un giorno inaspettatamente c’era posta per Harry. Giunsero a casa Dursley i postini di Maria De Filippi che iniziarono a fargli delle domande.
«Allora tu sei Harry Potter, giusto?», disse il postino.
«Sì, sono io», rispose Harry.
«Se sei Harry allora è anche vero che sei la domestica di casa, giusto?»
«Sì, faccio tutto io», disse Harry.
«Ultima domanda. E’ vero che una volta tuo cugino Dudley ti ha scoreggiato in faccia?»
«Una volta? Anche ieri!», precisò Harry.
«Bene, sei tu allora! C’è posta per te!» e gli consegnò la lettera.
 
Harry, ingenuo, rientrò in casa fissando la lettera. Nessuno in dieci anni gli aveva mai scritto.
Aprì la lettera e improvvisamente il cugino gliela strappò di mano.
«Dammi la lettera brutto ciccione! E’ mia! Fatti gli affari tuoi!», urlò Harry.
«Papà, papà… Harry ha hddsk uand adjs letajdja!!!», disse Dudley mentre si mise un’enorme fetta di torta in bocca.
Zio Vernon prese la lettera e la lesse. Improvvisamente sbiancò.
C’era scritto una cosa sconvolgente.

Harry era……….

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Capitolo 2
*** Lettere da Maria De Filippi ***


Il signor Dursley rimase immobile fissando la lettera per un minuto. Era talmente terrorizzato che non si accorse di essersi fatto la pipì addosso.
Fece uscire tutti dalla stanza e chiese solo alla moglie di rimanere. Parlarono per ore ed infine decisero di bruciare la lettera e di tenere nascosta la verità ad Harry.
Il giorno dopo arrivarono due lettere, il giorno dopo ancora tre e così via, finché il signor Dursley fu costretto a scappare ed a portare tutti in un posto in cui Maria De Filippi non potesse trovarli.
L’intera famiglia alla fine si diresse in una vecchia catapecchia circondata dal mare.
L’interno della casa era orribile; c’era un forte odore di tonno Rio Mare e di scoregge di Dudley.  
Al calar della notte arrivò una tempesta, che esplose attorno a loro. 
Zia Petunia trovò alcune coperte ammuffite ed arrangiò un letto per il suo caro figliolo sul divano tutto roso dalle tarme. Lei e zio Vernon dormirono sul materasso della stanza accanto ed Harry infine dovette trovarsi un punto impolverato e comodo del camino dove rannicchiarsi e coprirsi con una vecchia coperta tutta bucata.
Harry però non riusciva a dormire, poiché sentiva rumori dappertutto. Controllò l’orologio e si accorse che tra dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno, avrebbe compiuto undici anni.

Improvvisamente sentì BUM.
«Chi va là?» gridò zio Vernon. «Vi avverto... sono armato e ho fatto 8 anni di Wrestling!»
Ci fu una pausa. Poi...
BUM!

La porta venne colpita con una tale forza che si sbriciolò.
Sulla soglia si stagliò un uomo gigantesco che portava vestiti da rapper e che aveva una radio enorme sulle spalle. Quest’ultimo improvvisamente ballò ed improvvisò una canzone per il compleanno di Harry ed infine disse «L'ultima volta che ti ho visto, eri piccino picciò».
Zio Vernon emise uno strano rumore stridulo. «Le consiglio di uscire immediatamente, signore! Se no dovrà vedersela con me» disse con aria di sfida e facendo mosse di Kung fu.
«Ma chiudi il becco, pezzo di scimunito!» esclamò il gigante; allungò la mano oltre lo schienale del divano, strappò il fucile dalle mani di zio Vernon, ci fece un nodo con la massima facilità come fosse stato di gomma, e lo scaraventò in un angolo.
Il grande omone guardò Harry e disse «Ho una cosetta per te. Mi sa che ci ho scoreggiato sopra ad un certo punto ma credo che avrà lo stesso un ottimo sapore» e tirò fuori una torta fucsia con disegnate sopra le Barbie.
Harry si sforzò di sorridere e disse «Grazie mille signore».
Intanto l’omone si era seduto sul divano e con un ombrellino rosso a cuoricini aveva acceso il camino. Harry lo guardò sbalordito e disse «Scusami ma tu chi sei?».
«Rubeus Hagrid, custode delle chiavi e dei luoghi a Hoguarts. E’ chiaro che saprai chi sono io e saprai tutto di Hoguarts.», disse convinto Hagrid.
«Mi spiace, non so chi tu sia. Cos’è Hoguarts?»
«Perdinci! Io sono famoso nel mondo dei maghi. Ho recitato in un famoso film dove pettinavo la criniera ad un cavallo, hai presente?».
«Mi dispiace ma non l’ho mai visto», rispose Harry.
«Hoguarts comunque è una scuola di magia e stregoneria, molto antica e rinomata. Non ti sei mai chiesto dove i tuoi abbiano imparato tutto?»
«Tutto cosa?»
«Tu sei un mago Harry»
«Io sono cosa?»
«Un mago, un mago coi fiocchi direi, dopo aver studiato ovviamente»
Nel frattempo il signor e la signora Dursley iniziavano a contorcersi e a sembrare morbosi poiché Hagrid aveva già detto troppo al ragazzo.
«Non posso essere un mago, ti sbagli. Io sono solo Harry. L’unica magia che faccio quotidianamente è di passare il panno magico in casa per la polvere. E’ magico lo Swiffer!»
«Harry fai mai capitare qualcosa quando sei arrabbiato o spaventato? Qualcosa che non ti spieghi?»
Harry annuì e rispose «Sì, a volte rubo le mutande a mio cugino col pensiero e poi mi ci faccio un vestito, oppure una volta ho chiuso mio cugino nella teca di un serpente».
Hagrid si alzò in piedi e gli consegnò la lettera che qualche giorno prima aveva ricevuto.
Tirò fuori la lettera dalla busta e lesse:


 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA
DI HOGUARTS
 
Direttore: Albus Percival Brad Angiolina Juan Wulfric Samìr Alejandro Brian Gabriel Fernando
Josè Francisco Roberto Mohamed Gigi Fahid Ananas Banane Lamponi Gelato al Cioccolato Silente

(Ordine di Merlino, Prima Classe in aereo, Coniglietto di Playboy, Mr. Muscolo, Grande Esorcista, Mastro Lindo Sgrassatore, Supremo FICO, Altissimo Levissimo Purissimo, Jeeg robot d’acciaio, Dottor House, Pezzo Grosso, Sbucciatore di banane, Cavaliere dello Zodiaco, Nano da giardino, Asciugatrice portatile)
 

                Caro Signor Potter,
                             siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hoguarts.
                             Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
                             I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta entro e non oltre il 31 luglio p.v.
                                                                                                                                                            
Con ossequi,
                                                                                                                                                             Minerva Badabum
ChaCha McGranitt
                                                                                                                                                             La vicedirettrice più
                                                                                                                                                             fica, più bella e
                                                                                                                                                             fotomodella



«Non ci andrà, gliel’assicuro! L’abbiamo giurato quando l’abbiamo preso, niente sciocchezze!», urlò zio Vernon, che nel frattempo non si era accorto di essersi fatto di nuova la pipì addosso.
«Sapevate che ero un mago e non me l’avete mai detto? Mi avete sempre fatto usare lo Swiffer senza dirmi che potevo pulire tutto senza muovere un dito?», disse Harry.
«Certo che lo sapevamo. E come potevi non esserlo? La mia perfetta sorella era quello che era, oltre ad essere più fica, più bella e più simpatica di me. Mia madre e mio padre erano così fieri il giorno che lei ricevette la sua lettera. “Abbiamo una strega in famiglia! Non è meraviglioso?”. Ma io ero l’unica a vederla com’era veramente. Una spostata! Poi conobbe quel Potter e poi nascesti tu e io sapevo che saresti stato come loro, altrettanto strano, altrettanto anormale. Poi, se permetti, sono saltati in aria come un petardo, e ci sei capitato tu tra capo e collo!», disse con tono rabbioso zia Petunia.

Nel frattempo il cugino ciccione si stava pappando la torta e leccando le dite, perchè se non ti lecchi le dita godi solo a metà, ma nessuno si era accorto di niente.

«Saltati in aria? Mi avevate detto che erano morti sulle montagne russe di Gardaland!», disse Harry.
«Sulle montagne russe di Gardaland? Le montagne russe di Gardaland hanno ucciso James e Lily Potter? E’ un affronto! E’ uno scandalo!», disse Hagrid.
«Lui non ci andrà in quella scuola di pazzi!», disse zio Vernon.
Improvvisamente Hagrid puntò il suo ombrellino alla Mary Poppins verso il cugino di Harry e lo trasformò in una badante e disse «Figliolo, mi sa che tuo padre ne ha di bisogno! Vai a pulirlo!».
Dudley iniziò subito ad urlare e i genitori lo accorsero pieni di panico.
Intanto Hagrid disse «Andiamo Harry! Dobbiamo andare a prendere le cose per la scuola, seguimi».


Harry non se lo fece dire due volte e scelse di seguire l’omone sconosciuto: simbolo di speranza e vita nuova.

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Capitolo 3
*** Dragon BALLey ***


Il mattino dopo, Harry e Hagrid si diressero a Londra per acquistare il materiale per la scuola.
«Ehm… Hagrid?», disse il ragazzo.
«Che cosa c’è?» chiese Hagrid mentre cercava qualcosa nella folta barba.
«Io non ho soldi… e zio Vernon non tirerà fuori una lira perché io frequenti la scuola di magia»
«Che ti preoccupi?», rispose Hagrid mangiando un biscotto trovato nella barba.
«Pensi che i tuoi genitori non ti abbiano lasciato niente? Nel mondo dei maghi, Harry, tu sei come Paris Hilton, il più fortunato ereditiere!»
«Mi leggi la lista, Harry?», cambiò discorso Hagrid.
Harry tirò fuori dalla tasca la lettera e lesse.

 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA
DI HOGUARTS
 
                    Uniforme
                    Gli studenti del primo anno dovranno avere:
                                    Tre completi in tinta unita (rosso, verde, arancione)
                                    Un cappello a punta in tinta unita da giorno (fucsia)
                                    Un paio di guanti di protezione (oro)
                                    Un mantello invernale (nero con paillettes argento)
                                    N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere acquistati al negozio “Silente’s COOL“.
                                    Imitazioni non verranno accettate.

                    Libri di testo
                    Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
                                    Manuale d’amore fallito, Volume primo, di Severus Piton
                                    Storia di Silente: bello, fico e avvincente, di Albus (bla bla bla) Silente
                                    Teoria della FICAGGINE, di Albus (bla bla bla) Silente
                                    Mille erbe e funghetti allucinogeni, di Phyllida Spore
                                    Teoria dell’onda energetica, di Goku
                                    Gli animali della fattoria: IA IA O, di Newt Scamandro
                                    Attenti al lupo: guida all’autoprotezione, di Edward Cullen
                                    Pozioni: vodke, grappe, liquori per rave party, di Dolores Umbridge
                                    Dov’è la montagna?, di Dora L’esploratrice
                                    L’unico frutto dell’amor è la banana, di Albus (bla bla bla) Silente

                     Altri accessori
                                    1 bacchetta magica (glitterata)
                                    1 calderone a pois (misura standard)
                                    1 set di provette di vetro (per l’esame dell’urina e delle feci)
                                    1 telescopio (per sbirciare i ragazzi/ragazze nei bagni)
                                    1 bilancia (per pesare e tenere in forma smagliante ciascun alunno)
                                    1 sfera del drago
                     Gli allievi possono portare anche un gufo, un cane, un fenicottero, un mammut, due coccodrilli, un orango tango,
                     due piccoli serpenti, un’aquila reale, un gatto, un topo, un elefante…
                     SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON E’ CONSENTITO L’USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI.
                     I BIDELLI PROVVEDERANNO A FORNIRLI DURANTE LE PULIZIE STAGIONALI.
 

«Si può comprare tutto a Londra?» si chiese ad alta voce Harry.
«Sì, se sai dove andare», rispose Hagrid.
 
«Eccoci arrivati» disse Hagrid fermandosi. «Il paiolo magico. Un posto famoso. Compare anche nel film dove pettino la criniera del cavallo».
Il paiolo magico era un piccolo pub, dall’aspetto sordido. Se Hagrid non gliel’avesse segnato, Harry non ci avrebbe neanche fatto caso.
Entrarono e il barista disse «Sex on the beach, Hagrid?»
«Non posso, Tom, sono in servizio per Hoguarts» disse il gigante dando una grossa pacca con la manona sulla spalla di Harry, che si schiantò in terra.
«Hagrid, se vuoi bere ti aspetto», disse cortesemente Harry mentre si rialzava da terra.
«Buon Dio!», esclamò il barista scrutando Harry. «Questo è Harry Potter!».
Nel locale cadde d'un tratto il silenzio; tutti si immobilizzarono.
Improvvisamente si espanse un boato. Tutta la gente dentro il bar iniziò a spingere per poter fare una foto con Harry, per potergli toccare la fronte, per poter farsi fare un autografo o per offrirgli un po’ di vodka. La folla travolse Harry e si unirono tutti in un trenino cantando a squarciagola.
Mezz’ora dopo Hagrid, preoccupato, prese Harry, ubriaco e con una trombetta in bocca, per un braccio e disse «Ora dobbiamo andare…ci aspettano un mucchio di acquisti da fare!».
Appena furono fuori dal paiolo magico Hagrid disse «Visto Harry? Te l’avevo detto che sei famoso, anche più di Justin Bieber!».
«Chi è Justin Bieber? Compare anche lui nel tuo famoso film?», disse Harry curioso mentre barcollava.
«Te lo spiegherò più tardi», disse Hagrid mentre prendeva il suo ombrellino e poi mormorò «Tre verticali… due orizzontali…».
«Stai facendo l’enigmistica, Hagrid?», disse Harry dopo un rutto sonoro.
«No, Harry. Stai a guardare!», rispose Hagrid.
Batté sul muro tre volte con la punta dell’ombrello. Il mattone che aveva colpito ad un certo punto vibrò, si contorse e cadde in testa ad Harry, che precipitò stecchito a terra.
 

UN’ORA DOPO… (dopo aver subito la respirazione bocca a bocca da Hagrid)


I due entrarono nel varco che si era creato dallo spostamento delle mattonelle ed Harry scoprì un mondo nuovo.
«Wow, questa è Narnia!», fu l’unica cosa che Harry riuscì a dire.
«No, Harry. Questa è Dragon BALLey», si limitò a dire Hagrid.
Camminando per quel nuovo mondo chiamato Dragon BALLey, Harry notò tantissimi negozi.
Il sole splendeva illuminando una fila di sfere del drago fuori dal negozio più vicino.
«Te ne servirà una» disse Hagrid, «ma prima dobbiamo andare a prendere i soldi».

«Ecco la Gringott », disse Hagrid ad un certo punto.
Erano giunti davanti ad un edificio bianco come la neve che svettava sopra le piccole botteghe. Ritto in piedi, dietro un portale di bronzo, con indosso una tutina da ballerina, c’era…
«Proprio così, quello è un folletto, uno strano folletto» disse Hagrid notando l’abbigliamento di quest’ultimo.
Il folletto era più basso di Harry ed aveva un viso scuro e dall’aria sognante, la barba a punta, ed era completamente vestito da ballerina. Si inchinò al loro passaggio e si trovarono di fronte ad una seconda porta d’argento, su cui c’era scritto:

Straniero, entra, ma tieni in gran conto
quel che ti aspetta se farai lo stronzo
perché chi ruba non ci guadagna
e pagherà cara la magagna.
Quindi se cerchi nel sotterraneo
il tesoro di Capitan Uncino che ti è estraneo
ladro avvisato mezzo salvato:
se no sarai inchiappettato
Uagliò, iamm bell

 
«Come ho detto, bisognerebbe essere davvero matti per cercare di rapinare questa banca!» disse Hagrid entrando nell’edificio.

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Capitolo 4
*** E' tempo di shopping! ***


Harry era sbalordito. Non aveva mai visto un edificio così immenso e maestoso.
Lui ed Hagrid si diressero al bancone, dove c’era un folletto, travestito da torero e dal naso chilometrico.
Hagrid si schiarì la voce scatarrando sui capelli di Harry e disse «Il signor Harry Potter desidera fare un prelievo».
«El señor Harry Puetter tienes sua chiaves?», rispose il folletto rivolgendosi a Harry.
«Oh, un momento ce l’ho da qualche parte», rispose Hagrid mentre frugava in tutte le tasche, nelle scarpe, nelle mutande, nei capelli, sembrando un cane che si gratta per colpa delle pulci.
Il folletto lo fissò sconvolto e disse «Señor esta bien?».
«Sì, sì. Solo che… insomma… dov’è?! Arrivo! Dovrebbe essere qui… un attimo… Eccola la diavoletta!», disse Hagrid trovando la chiave in mezzo alla barba.
«E ho anche un’altra cosa…», continuò Hagrid sussurrando e porgendo al folletto una lettera.
Il folletto prese la chiave e la lettera e lesse.
«Questa me l’ha data il supremo FICO, nonché preside Silente…Riguarda lei sa cosa, camera blindata lei sa quale, da aprire con lei sa cosa, da dare a lei sa chi, richiesto da lei sa chi e impacchettato da lei sa cosa, dove, come e perché», continuò Hagrid facendo l’occhiolino.
«Ehmmmmm…Mucho bien, señor! Seguiteme!», rispose confuso il folletto.
I tre salirono su delle montagne russe che li portarono alla camera blindata di Harry.
Il folletto si avvicinò alla serratura e aprì la camera con la chiave.
L’intera stanza era piena di monete, abiti firmati Silente’s COOL, lingotti d’oro, parrucche, gioielli, boa di piume di struzzo, calici d’oro, sfere del drago.
Harry rimase a bocca aperta e non riuscì a dire nulla.
«Non avrai mica pensato che i tuoi genitori ti lasciassero all’asciutto? Guarda, Harry! Ti hanno lasciato anche questo splendido collare di diamanti. Ti servirà!», disse Hagrid.
«Ma Hagrid.. A cosa mi servirà questo collare?», disse perplesso Harry.
«Mmm… prendilo! Ti dirò io come usarlo!», rispose Hagrid malizioso.

Presi i soldi necessari, Harry, Hagrid e il folletto “torero” si diressero ad un’altra camera blindata. Quest’ultima non aveva la chiave e aveva l’aria di mistero misterioso.
Harry si stava chiedendo come sarebbe riuscito ad aprirla, quando il folletto disse «Espostateve, señor! Yo devo usar la mes chiappas».
«Cosa?» disse Harry.
«Un poquito de silensio, por favor. Me devo consentrar!» rispose il folletto.
Harry notò che sulla porta c’era un calco con due semicerchi e non riusciva a capire cosa fosse. Poi vide il folletto appoggiarci sopra le chiappe e capì subito che quello era il modo “magico” per aprire la camera.
Hagrid aiutò il folletto ad aprire la porta e nell’immensa stanza c’era solamente un pacchettino impacchettato con la carta di Peppa Pig.
«Cosa c’è lì dentro, Hagrid? Perché ha la carta regalo di Peppa Pig?» chiese curioso Harry.
«Non posso dirtelo. Affari di Hoguarts! Segretissimi! Sono in missione incognita. Tu non mi hai visto qui, Harry. Hai capito? Tu non hai visto niente, tu non hai visto niente, tu non hai visto nienteee» disse Hagrid sfumando la voce in modo criptico.
«Hagrid, come faccio a non averti visto qui? Sei davanti a me!»
«Harry è un modo di dire. Tu non devi dire a nessuno di questa cosa, hai capito?»
«Non posso nemmeno scriverlo sul mio diario segreto?» rispose Harry.
«Tieni un diario segreto Harry? Che sei una checca? Comunque no, nemmeno il diario segreto può saperlo. Tu non devi raccontare tu sai cosa, a chiunque tu sai chi. Capito Harry?».
«Ok, va bene», rispose Harry deluso.


Usciti dalla banca Harry ed Hagrid iniziarono a fare shopping. Prima andarono ad acquistare le varie divise al negozio Silente’s COOL, poi i vari libri ed infine Hagrid lo lasciò un attimo da solo al negozio di bacchette, poiché doveva sbrigare una commissione.
Entrò così da OLIVANDER. Quest’ultimo era un negozio molto cupo e deserto. Harry suonò il campanello e vide arrivare il commesso.
Appena vide Harry sorrise e disse «Mi domandavo quando l’avrei conosciuta signor Potter».
All’improvviso arrivò con una bacchetta e la diede in mano ad Harry e disse «Sembra ieri che sua madre e suo padre sono venuti a comprare la loro prima bacchetta magica. Ed eccoci qua, tarattataaaa, ora ci sei tu, turututtutuuuu!».
Harry rimase impalato con la bacchetta in mano e il commesso disse «Via! La agiti! La faccia svolazzare! Non faccia il bamboccio».
Harry agitò la bacchetta e come per magia, ovviamente, il commesso rimase in mutande.
Olivander, imbarazzato, corse a mettersi un grembiule e ritornò al bancone con un’altra bacchetta.
«Forse…questa… provi questa» disse Olivander.
Harry agitò l’altra bacchetta e questa volta gli fece volare il parrucchino.
Il commesso, di nuovo imbarazzato, corse a mettersi un’altra parrucca; questa volta invece di avere i capelli grigi, li aveva biondo platino.
Infine prese un’altra bacchetta e disse «Mi chiedo se… » e la porse a Harry.
Harry la prese in mano e ad un certo punto iniziò ad esserci vento e si sentì come Rose sulla poppa del Titanic; però la bacchetta questa volta non combinò nessun guaio. Forse era quella giusta.
«Curioso, davvero curioso», disse Olivander pensante.
«Scusi, ma cosa c’è di curioso?», disse Harry.
«Io ricordo tutte le bacchette che ho venduto, signor Potter. Si da il caso, appunto, che la fenice, la cui scoreggia risiede nella sua bacchetta, abbia mollato un’altra scoreggia. Soltanto una e basta! E’ curioso che lei sia destinato a questa bacchetta, quando la sua gemella le ha inferto la cicatrice che ha sulla fronte. A proposito, posso vederla?»
«Di quale cicatrice sta parlando, signore?», rispose Harry.
«Di quella che ha in fronte, signor Potter»
Harry tirò via i capelli dalla fronte e disse «Io ho solamente questo in fronte».
Olivander disse «Chiquita, passione mai finita?»
«Cosa, signore?» rispose Harry.
«E cosa sarebbe quello? Un bollino delle banane? Toglitelo subito ragazzo!» disse Olivander segnando la sua fronte. Harry tolse il bollino e si guardò allo specchio e per la prima volta vide una cicatrice a forma di saetta. Perché gliel’avrebbero tenuta nascosta?
Olivander rimase a bocca aperta.
«Signore, chi possedeva l’altra bacchetta?», riprese Harry.
«Noi non diciamo il suo nome. E’ la bacchetta a scegliere il mago, signor Potter. Va di moda dire così adesso, quindi lo dico perché sono IN», rispose Olivander.

Dopo aver pagato Harry incontrò Hagrid. Quest’ultimo aveva una sorpresa per lui…

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Capitolo 5
*** Surprise! ***


Hagrid gli venne incontro e disse «Harry, ti ho preso il regalo di compleanno e, siccome avevi già preso tutto l’occorrente per la scuola, ho pensato di regalarti un animale»
«Hagrid, non dovevi…» rispose Harry sorpreso.
«Lo so che non dovevo Harry, ma il supremo FICO, nonché preside Silente, mi ha obbligato»
«Ecco cosa ho fatto: ti volevo regalare un animale, solo che non un rospo, i rospi sono passati di moda anni fa, ti prenderebbero tutti in giro…perché sono OUT» disse Hagrid abbassando il pollice in giù e poi continuò «E i gatti non mi piacciono, perché di solito ti si infilano nelle mutande perché cercano un luogo caldo. Così, visto che sarai il più IN della scuola e il cocco di Silente, nonché supremo FICO e preside di Hoguarts, che ti premierà a caso, anzi a casissimo, ti ho preso un animale più IN» e fece il pollice in su e riprese «ovvero questo piccolo, minuscolo, patatino, chihuahua, non è adorabile?» disse Hagrid tirando il cagnolino fuori dalla barba.
Harry vide che il minuscolo cane indossava il collare che avevano prelevato qualche ora prima alla Gringott ed inoltre portava una mantellina leopardata.
Harry appena vide gli occhioni dolci del cagnolino, ne fu subito conquistato.
«Hagrid, ma è una femminuccia vero?»
«No, è uno splendido maschietto. Non è un amore? Piccì piccì, fa la pipì, piccì picciò, fa la popò!» disse alla fine Hagrid rivolgendosi dolcemente al cane, che di conseguenza gli morse il grosso nasone.
«Ahia! Birichino di un cagnolino! Come vuoi chiamarlo, Harry?»
«Mmm… Voglio chiamarlo Peppino!»
«E che Peppino sia!» rispose Hagrid.
«Finiamo gli acquisti e poi torniamo al paiolo magico!» disse dopo un po’ Hagrid.

Era ormai pomeriggio avanzato e il sole era basso sull'orizzonte quando Harry e Hagrid si misero sulla via del ritorno ripercorrendo Dragon BALLey, riattraversarono il muro, fino al Paiolo magico, ancora pieno di gente che beveva e giocava a carte.  
Lungo il tragitto, Harry non aveva detto una parola; non notò nemmeno quanta gente lo guardasse a bocca aperta.
Forse era vero, era più famoso di Justin Bieber!

Dopo aver fantasticato a lungo sulla sua celebrità, Harry si rese conto di dove si trovavano soltanto quando Hagrid gli batté la mano sulla spalla e lo scaraventò di nuovo a terra. «Prima che il tuo treno parte, abbiamo tempo di mangiare un boccone e di partecipare ad un super evento» disse Hagrid facendogli l’occhiolino.
Dopo pochi minuti arrivò il cameriere del Paiolo magico a prendere le ordinazioni e non appena finirono di ordinare Hagrid disse «Ti senti bene, Harry? Sei molto zitto».
«Ha ucciso i miei genitori lo scimunito che mi ha fatta questa?» disse infine toccandosi la cicatrice.
«Tutte queste persone al Paiolo magico mi hanno festeggiato, ma io, di magia, non ne so niente. So solamente passare lo Swiffer, lavare i piatti con i piedi, fare la ruota, applaudire con i piedi, fare la spaccata e spazzare in terra con le orecchie. Come fanno ad aspettarsi grandi cose da me? Sono famoso, ma non so nemmeno cantare o ballare come Justin Bieber o recitare in un film di cavalli come te!»
Hagrid si chinò verso di lui e gli scappò una scoreggia. Dietro la barba incolta e le folte sopracciglia faceva capolino un sorriso imbarazzato.
«Primo, e ricordalo bene Harry perché è molto importante, non tutti i maghi sono buoni. Non ne ho mai assaggiato uno, però so dirti che non tutti sono buoni» disse Hagrid.
«Anni fa c’era un mago molto cattivo, il suo nome era Vvvvvv…» ed Hagrid scoreggiò di nuovo bloccando la frase a metà.
«Il suo nome era Vvvvv..» scoreggiò di nuovo.
«Magari puoi provare a scriverlo, visto che ti causa flatulenza» disse Harry.
«Non so come si scrive, sono analfabeta. E va bene… il suo nome era Volde Il Mort» terminò la frase Hagrid.
«Volde Il Mort?» urlò Harry.
«Shhhhh babbeo, non urlare!» disse Hagrid, poi continuò «Erano tempi bui, Harry, molto bui. Volde Il Mort cominciò a raccogliere fans perché voleva diventare una superstar. Chi cercava di fermarlo, trovava la morte. I tuoi genitori osarono sfidarlo, ma nessuno sopravviveva. Nessuno, tranne te Harry».
«Me? Volde Il Mort voleva uccidere me? In che senso i miei genitori osarono sfidarlo?» disse terrorizzato.
«I tuoi genitori ebbero il coraggio di lanciargli una sfida. La sfida consisteva in una gara di ballo, ma Volde Il Mort perse, così il giorno dopo andò in casa loro e li uccise. Voleva uccidere anche te, perché già dalla nascita eri più fico di lui e temeva che in futuro lo stracciassi anche tu in una gara di ballo. Ma non ci riuscì; infatti non è un taglio a caso quello che hai sulla fronte»
«E a Volde Il Mort, oltre a ballare, piaceva anche disegnare sulla fronte delle saette?»
«No, Harry. Quella è una maledizione. Ma adesso finisci di mangiare, ne parlerai con il supremo FICO Silente, a me non piacciono questi argomenti! Lui è talmente FICO che pronuncia il suo nome senza far la cacca in braghe» disse Hagrid mangiando velocemente.

Dopo qualche minuto Harry notò che stavano allestendo, ovviamente con la magia, un palchetto al Paiolo magico.
«Hagrid, che cosa succede qui stasera?» disse curioso Harry.
«Vedrai, vedrai… E’ un evento molto atteso» rispose Hagrid.
Dopo mezz’ora la luce del palco si illuminò. Harry notò che c’erano degli strumenti musicali: un tamburo africano, un triangolo, una pianola ed infine un microfono in stile Elvis. Come per magia, ovviamente, comparvero sul palco quattro folletti, tutti vestiti in modo diverso.
Quello al tamburo africano aveva una parrucca con i rasta e i vestiti color bandiera della Jamaica.
Quello al triangolo era vestito in giacca e cravatta ed aveva anche un paio di occhiali da sole, in stile Blues Brothers.
Quello alla pianola era vestito da metallaro ed infine quello al microfono era proprio lui…
Il folletto “torero” della Gringott che aveva aperto la camera blindata con le chiappe!
Quest’ultimo era vestito, questa volta, da ballerina di flamenco. Non appena le luci furono solo su di lui, iniziò a cantare «Yo soy Maria, no de Buenos Aires ma de la Gringott… Yo tengo passion por el flamenco…» e continuò così iniziando a ballare il flamenco con passione e a battere i piedi sul palchetto.
Harry rimase impressionato. Era veramente un bravo ballerino. Cosa avrebbe pensato Volde Il Mort se l’avesse visto? Avrebbe ucciso anche lui?
Ci fu però un colpo di scena. Il folletto scomparve per un minuto e ricomparve: questa volta era vestito con un completo argento attillato e dei pantaloni dello stesso colore a zampa di elefante. Inoltre portava in testa una parrucca bionda a caschetto.
Questa volta però cantò in una lingua che Harry non conosceva «Se per caso crollasse la Gringott, io mi sposto un po’ più in là. Sono un cuore vagabondo che di regole non ne ha. La mia vita alla Gringott, di soddisfazioni non me ne dà. Il capo è un po’ caghett che tu nemmeno lo immaginerai. Ma girando alla Gringott io mi sono convinto che. Non c’è odio non c’è guerra quando il lavoro c’è. Com’è brutto lavorare dalla Gringott in giù, per andare giù io non sono pronto e tu… Tanti auguri, a chi tanti contanti ha. Tanti auguri, a Dragon BALLey ed in città. Com’è brutto lavorare dalla Gringott in giù, l’importante è aprir le stanze con il tuo cul. E se ti lascian a casa che si fa… Trovi un lavoro più bello, che più soddisfazione ti dà» e continuò così con altre canzoni e balletti per un’ora.

Quando tutto finì Harry ed Hagrid si diressero in stazione.
Hagrid aiutò il ragazzo a salire sul treno che lo avrebbe riportato dai Dursley, e poi gli porse una busta.
«Questo è il biglietto per Hoguarts» disse. «1° settembre, King's Cross... è tutto scritto sul biglietto. Se hai problemi con i Dursley, spediscimi una lettera con il tuo chihuahua, Peppino saprà dove trovarmi... A presto, Harry».

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Capitolo 6
*** Il binario nove e tre quarti ***


Il primo settembre Harry arrivò alla stazione di King’s Cross alle 10.30. Si era svegliato alle due di notte per preparare tutto il suo materiale e già alle quattro si trovava lungo Privet Drive a fare l’autostop, visto che zio Vernon si era rifiutato di accompagnarlo in stazione.
Solamente alle nove uno sconosciuto aveva avuto il coraggio di dargli un passaggio e di portarlo in stazione.
Non appena ringraziò lo sconosciuto, si recò verso il binario con i bagagli e Peppino al guinzaglio.
Harry guardò per la prima volta il biglietto che gli aveva dato Hagrid e vide che il binario in cui doveva dirigersi era il numero nove e tre quarti.
Rilesse perplesso il biglietto e provò a cercare il binario ma, dopo aver girato dieci minuti per la stazione senza trovare il binario, Harry iniziò ad agitarsi ed a parlare da solo, sembrando un pazzo.
Qualche istante più tardi però, proprio dietro di lui, passò un gruppo numeroso di persone, probabilmente una squadra di calcio.
Harry riuscì a cogliere un brandello della loro conversazione. «...pieno zeppo di Babbani puzzoni...».
Forse non era una squadra di calcio, probabilmente erano dei maghi come lui, pensò Harry.
A parlare era stata una signora grassottella, vestita da Hippie, che in testa aveva delle treccine. Quest’ultima teneva per mano una bambina dai capelli rossi, che piangeva perché voleva che la madre le comprasse il Cioè. La signora si stava rivolgendo a quattro ragazzi di età diverse, tutti con i capelli rossi.   
«Forza ciurma! Andiamo arrembaggio! Binario nove e tre quarti è qua!»
Harry si nascose dietro una colonna per vedere meglio cosa stessero facendo. Ad un certo punto la signora si fermò davanti ad un binario e disse «Percy, coraggio prima tu» rivolgendosi al più grande dei ragazzi.
Quest’ultimo era un ragazzo di media statura e dimostrava molta fierezza nel suo atteggiamento.
Harry notò che la sua capigliatura aveva una forma strana, forse avrebbe osato dire che assomigliava ad un broccolo, però di colore rosso.
Il giovane di nome Percy iniziò a correre con portamento molto rigido verso il binario. Harry pensò che fosse fuori di testa o che magari si volesse suicidare, ma ad un certo punto il ragazzo sparì, “come per magia”.
«Freddo tocca a te» disse la signora ad uno degli altri ragazzi.
Harry rimase stupefatto. Non aveva mai visto in vita sua due ragazzi che erano assolutamente uguali: stesso volto, stessa espressione giocosa, stessa altezza, stessi vestiti, stessi capelli. Incredibile!

E fu così che Harry Potter scoprì l’esistenza dei fratelli gemelli…

«Lui non è Freddo, io sono Freddo» rispose l’altro ragazzo, identico all’altro ragazzo a cui la signora si era rivolta in precedenza.
«Parola mia, ma insomma! E dici di essere nostra madre?» rispose l’altro ragazzo, identico all’altro ragazzo a cui non si era rivolta in precedenza la signora, probabilmente madre dei due ragazzi che erano l’uno identico all’altro.
«Oh scusa Giorgio» disse imbarazzata la signora, madre dei due ragazzi identici, ma così identici da sembrare uguali e talmente uguali da sembrare uno la fotocopia dell’altro.
«Te l’ho fatta, io sono Freddo, tiè!» disse uno dei due ragazzi identici, mentre correva velocemente verso la barriera.
Quest’ultimo però fu colpito in testa dalla ciabatta della madre che si era tolta infuriata e aveva lanciato con forza verso il primo dei figli identici.
Subito dietro di lui corse anche l’altro fratello identico che, nella corsa, si beccò anche lui la ciabatta della madre in testa.
La signora però solo alla fine si rese conto di essere rimasta scalza al binario.

Col cuore che gli martellava in petto, Harry provò ad avvicinarsi correndo alla signora in cerca di aiuto.
Iniziò a spingere così forte il carrello con le valigie, tanto che non riuscì più a fermarsi e andò a schiantarsi contro il sederone della signora.
Avrebbe preso anche lui a ciabattate in testa?
«Le chiedo scusa signora, volevo avvicinarmi come se niente fosse e come se non avessi fatto lo stalker fino ad ora, ma ho fatto fiasco» disse timidamente Harry.
«Salve, ragazzo» gli disse lei con accento probabilmente straniero.
«Potrebbe gentilmente dirmi come…» disse Harry segnando il binario.
«Come andare in binario?» domandò la signora.
Harry annuì e lei continuò dicendo «No te preoccupa, mio bimbo pure nuovo per Hoguarts.» continuò segnando il più piccolo pel di carota del gruppo, che sul volto aveva un’espressione disgustata. Forse puzzo?, pensò Harry annusandosi.
«Sì, ma dov’è?» chiese Harry.
«No te preoccupa. Tu solo dritto andare verso muro. Se nervoso gorri forte» disse la signora indicandogli la strada verso il binario.
Harry, preoccupato, guardò l’altro ragazzo.
«Prima i mori» disse lui, ancora con faccia disgustata.
Che razzista, pensò Harry mentre cominciava a camminare nella stessa direzione che avevano preso gli altri in precedenza. Iniziò a correre.
Stava quasi per impiccare Peppino con il collare, quando si ritrovò davanti una locomotiva a vapore scarlatta, ferma lungo il binario colmo di gente.
Un cartello alla testa del treno diceva “Questo è Gardaland”.

Harry percorse tutto il treno prima di trovare un posto libero. Non appena si sedette nella prima cabina libera, arrivò anche pel di carota junior e disse, facendo la faccia da cane bastonato «Scusa… Ti dispiace? Il treno è tutto occupato»
«Vieni pure» disse Harry.
«A proposito io sono Ronaldo, Ronaldo Wesley»
«Io sono Harry, Harry Potter, visto che va di moda ripeterlo due volte»
«Ommioddioooo allora è vero?! Voglio dire… Hai veramente la…» s’interruppe per fare il segno della saetta con il dito.
Harry non capì e disse «La cosa?»
«La merda rosa, idiota. Secondo te?! La cicatrice!»
«Ah sì» disse alzandosi la frangettina appena spuntata dal parrucchiere.
«Oh Cavolo!» esclamò Ronaldo.
Ad un certo punto arrivò una signora con il carrello dei dolci, caramelle e cibo diabetico, che li interruppe dicendo «Qualcosa dal carrello miei cari bambini?».
«No, grazie» disse Ronaldo mostrando un panino ammuffito. «Sono già a posto»
«A posto un fico secco!» disse Harry. «Abbella, prendiamo tutto» continuò Harry sbattendole in faccia il libretto degli assegni dei maghi.
«Wow, non ho mai visto un libretto degli assegni!» disse Ronaldo.


«Gelatina tutti i gusti +1, tutti i gusti per davvero?» chiese Harry. Chissà cosa voleva dire quel +1. C’era per caso un’equazione da risolvere?
«C’è origano, maionese, pipì, ketchup, caccole, trippa, ascelle sudate di Silente, piedi puzzolenti di Hagrid e mandarino ammuffito» disse Ronaldo.
«Bleah» disse Harry sputando quella che aveva in bocca.
«Mio fratello Giorgio giura di averne trovata una alla diarrea» disse Ronaldo.
«Cioccorane, ma non saranno mica rane vere?» chiese Harry cambiando discorso.
«Oh ma cavoli. Possibile che non ne conosci nemmeno una di queste caramelle? Comunque è solo un incantesimo babbeo, io le mangio solo per le figurine, perché sono veramente fiche! In una confezione ci sono sempre un mago o una strega famosi. Io ne ho circa 500» rispose seccato Ronaldo.
«We ciccio bello! Datti una calmata! Ho vissuto con i Babbani. Che pretendi?» disse Harry.

Nel frattempo aprì la scatola di Cioccorane e la sua rana si suicidò saltando fuori dal finestrino.

«Attento» disse Ronaldo.
«Potevi dirmelo prima, no? Sei tu quello che ne ha 500!» disse seccato Harry.
«Oh questa è iella, fanno solo un salto come si deve» disse Ronaldo.
«Woooooo, ho trovato Silente!!!» disse tutto emozionato Harry.
«Naaaaah, io ne avrò 499 di lui…» disse Ronaldo.
Harry girò la figurina di Silente e lesse:

Albus Percival Brad Angiolina Juan Wulfric Samìr Alejandro Brian Gabriel Fernando Josè Francisco Roberto Mohamed Gigi Fahid Ananas Banane Lamponi Gelato al Cioccolato Silente, attuale preside di Hoguarts. Considerato da molti il più grande FICO dell'era moderna, Silente è noto soprattutto per avere sconfitto nella gara “Bei capelli: fluenti, lisci e travolgenti” il mago Grindelwald, per avere scoperto i nomi dei sette nani, per le sue canzoni natalizie insieme al collega Nicolas Flamel. Il professor Silente ama la musica punk, aprire le noci di cocco con le ascelle e lanciare le palle da bowling addosso ai nemici.

Harry rigirò di nuovo la figurina e con suo grande stupore vide che la faccia di Silente era scomparsa.
«È sparito!» disse sorpreso.
«Beh, non puoi mica pretendere che se ne rimanga lì tutto il giorno» disse Ronaldo.
Harry ad un certo punto notò un topo di fogna sulle sue gambe che mangiava le caramelle.
Ronaldo vide la faccia schifata di Harry e disse «Lui è Crosticina. Patetico vero?»
«Solo un pochino» disse Harry.
«Mio fratello Freddo mi ha insegnato a farlo diventare giallo, vuoi vedere?» disse emozionato Ronaldo.
«Si, dai. Fammi vedere un po’ di magia!» disse ancora più emozionato Harry.
Ronaldo prese la bacchetta, scatarrò sul topo e disse «Sal…» ma poi venne subito interrotto da una ragazzina vestita da maghetta che, con voce da so tutto io, disse «Qualcuno ha visto un rospo? Un ragazzo di nome Neviglio l’ha perso»
«No, io ho solo Crosticina» disse Ronaldo indicando il topo di fogna.
«Io ho Peppino, ma l’ho messo in valigia» disse Harry.
«Oh, state facendo magia… Vediamo allora» disse la ragazza con tono di sfida.
Ronaldo scatarrò ancora e disse cantando «Salaga dula mencica bula, bidibi bodibi bù, fa la magia tutto quel che vuoi tu, bidibi bodibi bù»
L’incantesimo fece solamente un elettrocardiogramma al topo, ma non cambiò colore.
«Sei sicuro che sia un vero incantesimo? Beh non funziona, direi. Naturalmente ho provato anch’io a farne alcuni semplici e mi sono riusciti sempre, perché io sono bravissima, bellissima e streghissima» disse la ragazza che si spostò e si mise davanti ad Harry.
Con la bacchetta in mano disse «Scacculum pulitum» e gli pulì il naso con un fazzoletto comparso “per magia”.
«Va meglio? Dico bene...»
Harry era molto sorpreso. La ragazza era brava. Chissà se anche lui un giorno sarebbe riuscito a pulirsi il naso con la magia!
«Oh per tutte le cavallette, zanzare, ragni e vermi! Tu sei Harry Potter! Io sono Hermiona Granger e tu sei…» disse la ragazza, passando da una faccia sorpresa ad una schifata.
«Rhdafjkjkfsjo Wajsfhhdsshy..» rispose Ronaldo con la bocca piena di caramelle.
«Piacere, vi conviene indossare le vostre divise. Credo che manchi poco all’arrivo, ovviamente io so tutto…» li avvisò Hermiona andando via.
Poi ritornò subito indietro e disse rivolgendosi a Ronaldo «Hai del cerume che ti sta uscendo dalle orecchie, a proposito… Lo sapevi? Proprio qui…» disse Hermiona mostrandogli il punto.
«Potrei fare un incantesimo per pulirti, ma non sono la tua badante, perché io sono bravissima, bellissima, streghissima!» disse andando finalmente via.

Dopo pochi instanti Harry e Ronaldo indossarono la propria divisa ed attesero l’arrivo ad Hoguarts, finendo le ultime caramelle.
Non appena il treno si fermò, Harry e Ronaldo s'affrettarono a scendere.
Scesi dal treno, Harry vide un nuovo mondo. Niente in confronto a Dragon BALLey ed al negozio di bambole gonfiabili di zio Vernon…
 

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Capitolo 7
*** Il Cappello Pettegolo ***


Dopo essere scesi dal treno, gli allievi del primo anno vennero chiamati da Hagrid per fare una piccola crociera panoramica sul lago.
I ragazzi salirono su delle barchette che li portarono sull’altra sponda del lago, in modo da poter poi proseguire a piedi verso il castello.
Non appena scesi dalle barchette, Hagrid accompagnò gli allievi del primo anno al castello. Non appena arrivarono davanti all’entrata, li fece entrare e poi fermare nel grande atrio. Attesero qualche minuto prima che la seconda porta si spalancasse e comparisse una strega alta, dai capelli corvini, vestita di azzurro e con un cappello da alpino. «Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt» disse fiero Hagrid, facendole l’occhiolino.
«Grazie, Hagrid. Da qui in avanti i pischelli li accompagno io» rispose frettolosamente lei.
La professoressa spalancò la porta e condusse i ragazzi in una saletta vuota, oltre la sala d'ingresso, poi si fermò e disse «Benvenuti ad Hoguarts».
«Dunque, tra qualche minuto varcherete questa soglia e vi unirete agli altri pischelli; ma prima che prendiate posto, verrete smistati nelle vostre Case. Le Case sono: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Non sto qui a dirvi quale sia la più IN, perché devo essere imparziale, però per il tempo che resterete qui, la vostra casa sarà la vostra famiglia. I trionfi che otterrete, se li otterrete, le faranno guadagnare punti ed ogni violazione delle regole gliene farà perdere, e io me la rido. Potreste inoltre ricevere punti anche dal supremo FICO, nonché preside Silente che, essendo il boss dei boss dei boss, può assegnare punti a caso. Alla fine dell'anno, alla Casa con più punti verrà assegnata la Coppa delle Case. La Cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti... Nell'attesa, vi suggerisco di farvi fichi più che potete».
Harry cercò di sistemarsi la frangettina nervosamente e di pulire gli occhiali. Non voleva fare brutta figura davanti a tutta la scuola. Come aveva detto Hagrid, lui sarebbe stato il più IN della scuola e quindi doveva presentarsi al meglio.
Dopo che la professoressa si allontanò, si avvicinò ad Harry un ragazzo albino con fare arrogante «E’ vero allora quello che dicevano tutti sul treno… Harry Potter è venuto ad Hoguarts».
Dopo che il ragazzo ebbe pronunciato il nome, tutti gli altri ragazzi iniziarono a guardare Harry come se fosse una scimmia da circo.
«Loro sono Tigre e Google ed io sono Malfoy, Draco Malfoy.» continuò il ragazzo albino presentandogli i suoi amici ciccioni, però poi venne interrotto dalla risata di Ronaldo.
«Carotino, il mio nome ti fa ridere, vero? Non c’è bisogno che ti chieda il tuo. Ciuffo rosso, naso all’insù, vestiti da pezzente, faccia da cane bastonato… Devi essere un Weasley.» disse rivolgendosi a Ronaldo e poi si rivolse di nuovo ad Harry «Scoprirai che alcune famiglie di maghi sono più IN di altre, Potter. Non vorrai fare amicizia con le persone OUT. Posso aiutarti io» e porse la mano ad Harry.
«So riconoscerle da solo le persone OUT, grazie.» rispose Harry, facendo il pollice in giù.
Malfoy vide che stava arrivando la professoressa McGranitt e ritornò al suo posto arrabbiato.
«Sta per cominciare la Cerimonia dello Smistamento. Mettetevi in fila indiana e seguitemi. Augh!» ordinò la professoressa McGranitt facendo il verso degli indiani.
Uscirono dalla stanza, attraversarono di nuovo la sala d'ingresso, oltrepassarono un paio di doppie porte, ed entrarono infine nella Sala Grande.
Harry non aveva mai immaginato in vita sua che potesse esistere un posto tanto splendido e splendente. Era illuminato da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz'aria sopra quattro lunghi tavoli, intorno ai quali erano seduti gli altri studenti. Le candele erano color argento e sopra ciascuna candela c’era scritto Silente’s COOL.
In fondo alla sala c'era un altro tavolo lungo, intorno al quale erano seduti gli insegnanti. Fu lì che la professoressa McGranitt lì accompagnò.
Harry alzò lo sguardo in alto e vide che non c’era un tetto, ma solamente un cielo stellato. Udì Hermiona bisbigliare: «Il soffitto non è vero. Sembra un cielo stellato, ma è una magia! E’ scritto nel libro “Storia di Silente: bello, fico e avvincente”. Io l’ho letto perché sono bravissima, bellissima, streghissima.».
Rapidamente Harry abbassò di nuovo lo sguardo, mentre la professoressa McGranitt, senza fare rumore, metteva uno sgabello davanti agli allievi del primo anno.
Sopra lo sgabello adagiò un cappello a punta, da mago. Era un vecchio cappello tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie di sugo.
Forse sarebbe stato chiesto loro di estrarne un coniglio, un piccione, un dinosauro, oppure di indossarlo e fare un sfilata, pensò Harry tutto emozionato.
Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto. Poi il cappello si contrasse e comparve, come per magia, una bocca e cominciò a cantare:

Forse pensate che non sia fico,
ma avete visto le vostre facce da ebete?
vi giuro che io rido
se uno più fico di me troverete.

Potete tenervi i vostri dannati galeoni
io non sono una vecchia cartomante,
datemi i vostri segreti, bamboccioni
perché se no faccio il birbante.

Non c'è pensiero che possiate nascondermi
il mio potere può veder di tutto,
quindi indossatemi da fermi
e vi dirò in quale Casa vi butto.

Lo so, sono un pettegolo
ma vivo solo di questo,
Silente mi mette sempre nell’angolo,
e non mi resta altro che esser molesto.

È forse Grifondoro la vostra casa,
tutti cocchi di Silente,
si beccano punti alla rinfusa,
dal supremo fico avvincente.

O forse è Tassorosso la vostra dimora,
dove si è solo sfigati e banali:
qui la pazienza c’è ancora
di essere sempre irrazionali.

Oppure Corvonero, animo da vecchi,
se siete noiosi e non fate casin,
non avrete battibecchi
con quelli più IN.

O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
qui troverete molte puzze sotto il naso
lo so, non mi faccio gli affari miei,
però non si meritano neanche un applauso!

Venite qui dunque a fare i concreti
E mettetemi in testa, così mi regolo
e vedrò tutti i vostri segreti
perché io sono un Cappello Pettegolo!


Non appena ebbe finito, la professoressa McGranitt si fece avanti tenendo in mano un lungo rotolo di carta igienica.
«Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati» disse. Così iniziò in ordine alfabetico a chiamare alunno per alunno.  
Dopo dieci minuti era il turno di Hermiona, che venne smistata in Grifondoro. Dopo altri minuti fu il turno di un certo Neviglio Pacciocco, anch’esso smistato in Grifondoro. Poi fu il turno dell’albino Draco Malfoy che venne smistato in Serpeverde ed Harry notò che erano rimasti in pochi.
«Potter Harry!» chiamò la professoressa McGranitt.
Mentre Harry si avvicinava allo sgabello, la sala fu percorsa d'un tratto da sussurri incuriositi. Tutti lo guardavano, tutti volevano vedere il suo volto, molti gli scattavano anche delle foto. Era davvero più famoso di Justin Bieber!
Si sedette sullo sgabello, gli venne messo il cappello in testa e fu immerso dal buio. Rimase quindi in attesa.
«Ehm...» gli sussurrò una vocina all'orecchio. «Difficile. Molto difficile. Vedo ficaggine da vendere. E un cervello da gallina. C'è talento, oh, accipicchia, si... e un bel desiderio di mettersi a ballare. Molto interessante... Allora, dove ti metto?»
Harry si aggrappò forte ai bordi dello sgabello e pensò: «Non Serpeverde, non Serpeverde!»
«Non Serpeverde, eh?» disse la vocina. «Ne sei proprio così sicuro? Potresti diventare un grande ballerino, sai. No? Be', se sei proprio cosi sicuro... meglio GRIFONDORO!»
Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala. Se lo tolse di testa e si avviò verso il tavolo dei Grifondoro. Tutti i ragazzi al tavolo erano in piedi e lo acclamavano, applaudivano, urlavano di gioia.
Il prefetto Percy, testa di broccolo, gli strinse vigorosamente la mano, mentre i ragazzi uguali identici Weasley si sgolavano: «Abbiamo Potter! Abbiamo Potter! Alè Alè oo oo!»
Ora poteva vedere bene il tavolo dei profs. Alla fine del tavolo sedeva Hagrid, che incrociò lo sguardo col suo e gli fece il pollice in su. E là, al centro, su un ampio trono d'oro, sedeva Albus bla bla bla Silente. Harry lo riconobbe subito per via della figurina che aveva trovato sul treno.
Era veramente, come lo definivano tutti, un supremo FICO. Aveva una chioma argentea che luccicava per tutta la sala come una palla stroboscopica.
Harry intravide anche il professor Raptor, uno dei tanti maghi che lo avevano acclamato al Paiolo magico e con cui aveva fatto il trenino.
Quest’ultimo aveva un'aria da cagasotto e in testa portava un gran turbante e un Bindu in fronte. Probabilmente, notò Harry, era di origini indiane.
Infine fu il turno di Ron, che venne smistato anche lui in Grifondoro.
Harry batté le mani, mentre Ron si accasciava sulla sedia vicino alla sua.
A quel punto, la professoressa McGranitt arrotolò la carta igienica e portò via il Cappello Pettegolo.
Albus bla bla bla Silente si era alzato in piedi. Sorrideva agli studenti con uno sguardo radioso, le braccia aperte, come il Cristo redentore di Rio de Janeiro.
«Benvenuti!» disse. «Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hoguarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. Sono Silente, bello, fico e avvincente. Grazie!»  
E tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono il suo nome entusiasti, come una folla di bambini al concerto di Justin Bieber.
«Ma... è un po' matto?» chiese Harry incerto a Percy.
«Matto?» gli fece quello con disinvoltura. «È un fico! Il miglior fico del mondo! Ma è un po' matto, sì.»
Harry rimase a bocca aperta. Di colpo, i piatti davanti a lui erano pieni zeppi di pietanze. Non aveva mai visto tante cose buone tutte insieme su un solo tavolo. Gli zii di solito lo facevano mangiare in terra in una scodella per l’acqua ed una per il cibo, come i cani.
Durante la cena Harry conobbe molti ragazzi del suo anno come Neviglio Paciocco, un ragazzo molto strano che girava con un rospo, ed anche un certo Seamus Finnigan, che somigliava molto a ET.
Quando tutti mangiarono fino a scoppiare, gli avanzi del cibo scomparvero dai piatti. Un attimo dopo apparvero i dolci.
Ronaldo, per tutta la cena, non aveva rivolto la parola a nessuno, poiché era troppo preso ad ingozzarsi come un tacchino, come se non mangiasse da mesi.
Invece Hermiona, sempre per tutta la cena, aveva parlato in continuazione con Percy Broccolo Weasley di questioni da secchioni come lezioni, libri, biblioteche, aule studio. Tutte cose che ad Harry facevano venire il mal di mare.
Harry alzò di nuovo lo sguardo verso il tavolo delle autorità. Hagrid era tutto intento ad ubriacarsi e stava facendo il marpione con la McGranitt. Il professor Raptor, con il suo assurdo turbante, parlava con un altro insegnante dai capelli neri a caschetto e unti. I suoi capelli erano talmente unti che McDonald’s di sicuro lo avrebbe assunto per friggerci le patatine. Egli inoltre aveva un nasone adunco e la pelle giallastra.
Se qualcuno avesse dovuto dargli un titolo, lo avrebbe sicuramente chiamato il supremo CACO marcio.
Accadde all'improvviso. L'insegnante dal naso adunco guardò dritto negli occhi di Harry, oltre il turbante di Raptor, e la cicatrice iniziò a bruciargli.
Il dolore però svanì subito. La sensazione che Harry aveva provato per via dello sguardo dell'insegnante, oltre che di disgusto per la sua untaggine, era di non essergli affatto simpatico.  
«Chi è l'insegnante che sta parlando col professor Raptor?» chiese a Percy.
«Quello è il professor Piton. Insegna Pozioni, ma tutti sanno che fa la corte, oltre che a Silente, anche alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure». Harry osservò Piton ancora per un po', ma il prof non gli rivolse più lo sguardo.
Finalmente scomparvero anche i dolci e il professor Silente si alzò di nuovo in piedi e fece swish con la sua lunga chioma lucente e setosa. Nella sala cadde il silenzio.
«Ehm... solo poche parole ancora. Ho da darvi alcuni annunci. Per prima cosa, gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta è proibito. Solo io, nonché supremo FICO, posso entrare. Inoltre, il signor Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti che è vietato fare gare di ballo clandestine tra le varie Case nei corridoi. Quando sarà opportuno, verrano organizzate dalla scuola. E infine, devo avvertirvi che da quest'anno è vietato l'accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa. E adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa che fa bene ai più cicciottelli!».
I Grifondoro del primo anno seguirono Percy, uscirono dalla Sala Grande e salirono al piano di sopra passando per la scala di marmo.
Camminarono ancora per dieci minuti, finché non arrivarono e si trovarono, all'estremità del corridoio, un ritratto di una donna molto grassa, con indosso un abito rosa. Harry notò una certa somiglianza con Peppa Pig, però non osò fiatare poiché la donna nel quadro sembrava molto suscettibile.
«La parola d'ordine?» chiese.
«Caccole di Silente» disse Percy, e il ritratto si staccò dal muro scoprendo un'apertura circolare. Passarono tutti, aiutandosi con le mani, con le orecchie, con il naso e coi piedi - Neviglio ebbe bisogno di essere preso a calci nel sedere per passarci - e sbucarono nella sala di ritrovo di Grifondoro, una stanza accogliente a pianta rotonda, piena di soffici poltrone e di poster di Silente in calzamaglia.
Percy indicò alle ragazze una porta che conduceva al loro dormitorio, e un'altra ai ragazzi.
Harry quindi si diresse verso la propria stanza e troppo stanco per parlare, indossò il pigiamino di Brontolo, si infilò sotto le coperte ed iniziò a russare come un ghiro.

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Capitolo 8
*** Il supremo CACO marcio ***


Il giorno dopo, quando Harry ebbe lasciato il dormitorio, fu inseguito da una miriade di fan in cerca di un autografo o di una sua foto.
Ciò ad Harry piaceva, perché tutta quella ammirazione a caso, lo rendeva molto più sicuro di sé.
A causa di tutti questi fan, Harry e Ronaldo arrivarono in ritardo alla lezione di Trasfigurazione con la professoressa McGranitt.
Entrarono in aula con il fiatone e furono sollevati dal fatto che la professoressa non fosse ancora entrata in classe.
Si avvicinarono ai primi banchi vuoti e Ronaldo disse «Ce l’abbiamo fatta! Ti immagini la faccia della vecchia babbiona se eravamo in ritardo?»
Ad un certo punto notarono un bel gattone sulla cattedra della McGranitt. Questo, improvvisamente, come se avesse capito cosa stessero dicendo, saltò dalla cattedra, si trasformò nella professoressa McGranitt e si schiantò addosso ad Harry con una mossa di Wrestling, mettendolo a tappeto.
«Che brava professoressa! Se fosse una studentessa, le darei 200 punti!» disse stupito Ronaldo.
«Oh grazie per i punti signor Wesley» disse la professoressa alzandosi da terra, lasciando respirare il povero Harry.
«Prima di tutto non sono una vecchia babbiona, ma semplicemente la vicedirettrice più fica, più bella e fotomodella. Secondo, forse la prossima volta sarebbe opportuno trasfigurare Potter in un orologio, però di quelli tarocchi che vendono i vucumprà al mare, così almeno uno dei due arriverebbe puntuale alla mia lezione. Terzo, meglio non dirlo al supremo FICO, nonché preside Silente, se no darebbe 100 punti a Grifondoro per il coraggio dimostrato. Ora brutti bambocci, se non vi dispiace, devo iniziare la lezione! A cuccia! Seduti» disse la McGranitt.
Dopo aver seguito le prime lezioni, Harry fu molto sollevato dal fatto che non era l’unico imbranato in tutte le materie. Ronaldo, in ogni caso, lo era più di lui, nonostante provenisse da una famiglia di maghi.
Il venerdì successivo fu un giorno importante per Harry e Ronaldo. Per la prima volta ricevettero 100 punti a testa dal supremo FICO, nonché preside Silente, per essere arrivati a colazione nella Sala Grande senza perdersi neanche una volta.
«Cosa abbiamo oggi?» chiese Harry a Ronaldo versandosi lo zucchero nel tè.
«Pozioni con quei simpaticoni di Serpeverde» disse Ronaldo. «Il direttore della Casa dei Serpeverde è Piton, e quelli di Serpeverde dicono che lui li favorisce sempre… vedremo se è vero».
Le lezioni di Pozioni si svolgevano in una delle aule sotterranee. Qui faceva più freddo, tanto che a lezione era presente anche Pingu.
Piton entrò in classe senza salutare nessuno e sbattendo la porta dell’aula. Entrò talmente veloce che i suoi capelli lasciarono una scia di patatine fritte. 
«Non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi in questo corso. Niente ambaraba ciccì coccò o bidibi bodibi bù. Niente fata turchina o mago merlino. Come tale, non mi aspetto che molti di voi siano in grado di capire ed apprezzare la sottile scienza e l’esatta arte del preparare pozioni. Comunque, ai pochi scelti dal fato che possiedono tale predisposizione, io posso insegnare come stregare la mente e irretire i sensi. Posso insegnare come fallire in amore, essere sfigati cronici ed anche ad essere vivaci e pieni di vita come me. Tuttavia, alcuni di voi sono venuti ad Hoguarts in possesso di abilità così formidabili da sentirsi fichi abbastanza, da non prestare attenzione!»
Hermiona ad un certo punto diede una gomitata ad Harry, che nel frattempo, stava facendo un ritratto di Peppino sul quaderno.
«Signor Potter, la nostra nuova… celebrità».
«Che cosa ottengo se verso lo shampoo sui miei capelli?»
La domanda sembrò ad Harry troppo facile, però vide Hermiona con la mano alzata e pensò che fosse qualcosa di difficile.
«Non lo so, signore» rispose.
Piton iniziò a ghignare sonoramente in modo satanico. Harry notò nel suo atteggiamento una certa somiglianza con Squiddi Tentacolo.
Piton tuttavia ignorò la mano alzata di Hermiona.
«Proviamo ancora. Se ti dico “Il triangolo, no! Non l’avevo considerato…D'accordo, ci proverò…”»
Hermiona alzò di nuovo la mano più in alto che poteva senza alzarsi dalla sedia, ma Harry non aveva la più pallida idea di come continuasse quell’incantesimo o pozione. Non sapeva nemmeno di cosa si trattasse.
Piton però non aspettò la risposta di Harry e disse «Bene, bene... è chiaro che la fama non è tutto. Vero signor Potter?».
Iniziò a riflettere e poi continuò «E alla Casa di Grifondoro verranno tolti 500 punti per la tua faccia tosta, Potter».
Un'ora dopo, lasciato il sotterraneo, l’umore di Harry era sottoterra. In una sola settimana, aveva fatto guadagnare 100 punti e perdere 500 a Grifondoro...
Ma perché Piton lo odiava tanto?
«Su col morale» disse Ronaldo.
Mentre facevano i compiti, Harry vide che Ronaldo stava leggendo il giornale. Harry gli chiese gentilmente se poteva darci un’occhiata. In prima pagina c’era scritto:
 
ULTIMISSIME NOTIZIE SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT
Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio scorso a opera di ignoti babbei dalle Arti Oscure.

Oggi il portavoce dei folletti ha detto: «Al ladro, al ladro! Qualcuno ci ha trafugato! Ma nella camera non c’era niente, brutta faccia di serpente! Gne gne gne, adesso la Gringott ti fa tie’».
La camera di sicurezza che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso.

 
Harry riconobbe subito il folletto intervistato ed era proprio lui, il folletto chiapposo e artista della Gringott. Finendo di leggere l’articolo, Harry capì che la camera a cui si riferivano era quella in cui Hagrid aveva prelevato il pacchettino regalo di Peppa Pig.
C’era qualquadra che non cosava, pensò Harry.
Cosa aveva prelevato Hagrid di tanto importante dalla camera blindata? La curiosità di Harry si era accesa talmente tanto, che tutta la notte non riuscì a dormire.

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