The Curse- La Maledizione di Mezzanotte

di Alison Cole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One- Gray Morning ***
Capitolo 2: *** Chapter Two- Welcome to Twelve's Café! ***
Capitolo 3: *** Chapter Three- Eyes of Honey ***
Capitolo 4: *** Chapter Four- There's something more... ***
Capitolo 5: *** Chapter Five- ...that you must know ***
Capitolo 6: *** Chapter Six- Scream! ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven- Hide and Seek ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight- Dance With Your Nightmares ***
Capitolo 9: *** Chapter Nine- Freddy's and the Children ***
Capitolo 10: *** Chapter Ten- In the Wolf's Lair (Prima Parte) ***
Capitolo 11: *** Chapter Eleven- In the Wolf's Lair (seconda parte) ***



Capitolo 1
*** Chapter One- Gray Morning ***


Chapter One
​Gray Morning


"Non capisco perché il destino, ogni volta che inventa una sfiga nuova, 
la testa subito su di me."
-Cit.

 

Probabilmente se esistesse un metodo per rendere la notte interminabile, l'avrei già trovato e eseguito da anni, evitando così di dover costringere il mio corpo ad alzarsi all'alba per raggiungere quella che la gente comunemente definisce scuola.
Do un'occhiata alla finestra nascosta appena dalle bianche tende di seta.
Il sole sta sorgendo e le sei del mattino scattano nel display dell'orologio digitale poggiato sul comodino affianco al mio letto, il quale è coperto da un lenzuolo blu cielo.
Con una scrollata di capo e un sospiro di insofferenza mi appresto a dirigermi in bagno per prepararmi.
Roxanne Hope Harmon è una diciassettenne frequentante il dodicesimo anno nel liceo del suo distretto, la sua media è del 9,9 e odia la gente e le folle.
Ah, questa sono io.

La mia fobia è nata a circa l'età di 7 anni, anche se l'evento che mi ha tanto traumatizzato sembra essersi nascosto attentamente nelle profondità della mia memoria, apparentemente irrecuperabile.
So semplicemente di essermi risvegliata in ospedale, ferita e senza alcun ricordo dell'accaduto.
Mi controllo allo specchio dopo aver passato la matita nera nell'interno occhio, dato un po' di volume alle ciglia col mascara e applicato un lucidalabbra rosso ciliegia: con sguardo critico guardo i grandi occhi castani quali sono i miei e i lunghi capelli ramati, provvisti di qualche ciocca rosso fuoco, che scendono sinuosamente fino alla curva del fondo schiena.
Faccio la linguaccia alla mia immagine riflessa nell'ampio specchio del bagno e,tornata in camera, infilo velocemente il top senza maniche verde acqua, i jeans aderenti sdruciti neri e la giacca di pelle a maniche corte, completando il tutto con le Converse del medesimo colore del top. Sistemo “benissimo” le lenzuola e, preso lo zaino nero con la stampa a teschi, mi precipito giù per le scale a chiocciola dirigendomi in cucina.
Saluto mia madre schioccandole un bacio sulla guancia e scompiglio le rosse ciocche del mio “fratellino” di 15 anni, che risponde abbracciandomi e borbottando un -'Giorno, Ro-.
Sorrido, per poi infilarmi in bocca un biscotto e affrettarmi a raggiungere la fermata del bus.
Abitiamo all'ultimo piano di un grattacielo appena fuori il centro città, in una zona abbastanza tranquilla e poco trafficata. Mio fratello Nico frequenta il decimo anno e non è per niente socievole.
Fa molta fatica a legare o semplicemente a parlare con gli altri e tende a essere abbastanza scontroso con gli sconosciuti. Non che dialoghi molto con nostra madre, la quale a volte sembra perdere addirittura le staffe.
L'unica persona che si può ritenere amica di Nico è Tim, un ragazzo della sua stessa età che abita nella porta di fronte alla nostra.
Beh, Tim e... io, anche se il nostro rapporto si può ritenere unico nel suo genere: so per certo che mi vuole un mondo di bene e certe volte è addirittura geloso e iperprotettivo nei miei confronti.
Siamo l'uno la spalla dell'altro, in completa sintonia.
Mentre mi sdraio negli ultimi due posti in fondo all'autobus, rifletto che è da un po' che non esco con Nico.
Devo inventarmi qualcosa da fare con lui.

Allungo le gambe occupando la seggiola affianco e lancio un'occhiata al cellulare, controllando la data.
Mancano un paio di settimane al compleanno della mia migliore amica, Khloe, e per quanto riguarda il suo regalo, sono ancora in alto mare.
Sono completamente assorta nei miei pensieri, quando con la coda dell'occhio vedo la lunga chioma bionda di Stacy Smith dirigersi con passo deciso nella mia direzione.
Ci risiamo, penso io, esausta.
Stacy è una ragazza affascinante, piena di carisma e... soldi, con cui pensa di poter comprare tutto...e tutti.
Platinata, riccia, occhi azzurro pastello, alta e slanciata, curve moderate, unghie laccate, trucco impeccabile e vestiti costosissimi... se aggiungiamo che è anche capitano delle cheerleader (Un classico!) e una... dai facili costumi, come mi piace definirla, allora è il tipo di ragazza con cui meno ho a che fare meglio è.
Quando infatti la ragazza dagli occhi cielo aveva proposto alla sottoscritta un mucchio di soldi in cambio delle risposte al test di matematica, avevo declinato l'offerta con un -Se non lo fai da te, non imparerai mai-, mossa dal mio senso di giustizia, guadagnandomi però così il primo posto nella lista nera della riccona.
Non che mi interessasse o mi interessi tutt'ora.
Semplicemente è una seccatura in più.

-'Giorno, Stacy-, l'anticipo sorridendo,-Dormito bene?-
Seguita dalle sue due copie riuscite male, soprannominate dalla qui presente Stacy2 e 3, la bionda si ferma davanti a me con aria truce.
-Spiritosa. Io se fossi in te non scherzerei molto, visto che per quello che è successo ieri non avrai chiuso occhio-, dice, un sorriso maligno stampato sulle labbra.
La guardo con un'espressione confusa.
-Di cosa stai...-, ma vengo subito interrotta dalla riccia.
-Non lo sai?! Povera cara. Come mi duole dovertelo riferire io-, attua, portandosi una mano al cuore, gesto seguito dalle risate delle “copie”.
Stronza.
-Beh... si da il caso che ieri il tuo adorato fratellino abbia saltato le lezioni... di nuovo. E sai, è stato beccato da “qualcuno”, così rischia l'espulsione e...-.
Prima ancora di finire la frase scatto dalla seggiola come una molla, le afferro il polso della mano destra, che prima agitava freneticamente durante la spiegazione, e le rivolgo uno sguardo omicida.
-Tu... cosa hai FATTO?!-.
La bionda mi osserva un attimo interdetta per poi sorridere strafottente.
-Solo il “dovere” della Presidentessa del Consiglio Studentesco-.
D'istinto, stringo ancora di più il polso che tengo saldo nella mia presa.
-Questa giuro che me la paghi- .
-Tsk...-, fa una smorfia di dolore, -Tanto sai perfettamente che la colpa è solo tua. Nico è così solo a causa tua!-
Bingo. Il mio viso da minaccioso diventa cupo.
Libero il polso della bionda e mi ricompongo, tornando a sedermi nella mia posizione iniziale.
-Vattene-, sussurro gelidamente, incredibilmente ascoltata dalla riccia che, dopo un attimo di incertezza, si allontana, andando dalla parte opposta del bus.
Quella strega...
Emetto un verso contrariato e incrocio le braccia al petto con in viso un cipiglio di pura rabbia.
Come hanno potuto Nico e la mamma non avvisarmi di ciò che era successo?! Mi sento tradita, anche se...
Il mio viso si rilassa, assumendo più che altro un'espressione triste, mentre i sensi di colpa tornano a tormentarmi.
Mio fratello è un bel ragazzo: due splendidi occhi grigi, capelli ramati come i miei, un fisico atletico dovuto al nuoto e un sorriso a dir poco stupendo, eppure... è sempre solo, scostante e non ha di certo una ragazza.
E la causa di tutto ciò è strettamente legata all'episodio avvenuto 10 anni fa...
Ne sono certa.

Sensazione? Intuizione? Sensi di colpa insensati?
Forse, eppure ricordo vivamente un bimbo di 4 anni vivace, sorridente e estroverso, bimbo che dopo l'incidente non è più stato.
Tra l'altro nessuno sembra sapere cosa sia successo quella maledettissima sera e l'unica a poterlo scoprire sono io.
Certo, Stacy non si riferiva a “quello”, quando intendeva che era colpa mia, visto che gli unici a conoscenza dell'accaduto sono mia madre, Nico, Khloe ed io, però, involontariamente, ha fatto centro e mi ha ferita terribilmente... come suo solito.

-Roxie-Roxie!-.
Vengo scaraventata con forza sulla Terra dalle più nere profondità dei miei pensieri a causa delle grida di una ragazza.
-K-Khloe! Come te lo devo dire di non urlare come un'aquila!?-, abbasso la voce dandomi un'occhiata intorno.
-Così attiri l'attenzione di tutti-, la rimprovero.

Una ragazza un poco più bassa di me, snella, con luminosi occhi grigi da cerbiatto, vaporosi ricci castani e una spruzzata di lentiggini sul viso sposta le mie gambe e si siede nel posto affianco al mio.
-Uff... Che noiosaa!-, si lamenta lei mettendo il broncio.
D'istinto un sorriso affiora sulle mie labbra, ricambiato dalla mora.
Gli occhi di perla della ragazza saettano un attimo su di me per poi essere spostati in un punto impreciso, in mezzo alla moltitudine di persone che si trovano sul mezzo di trasporto.
-Che succede?-, le domando.
-Niente-, risponde lei di rimando, riportando tutta la sua attenzione sulla sottoscritta.
Arriccia le labbra per un istante e poi sorride pericolosamente.
-Sei libera più tardi?- 


Ali's Note: 
OHAYOO! *saluta energicamente con la manina*
Bevis: Sembri un'ebete... 
Ali: Taci che ti strappo le orecchie da coniglio che ti ritrovi!
Ehm... In realtà non sono sempre così aggressiva ^^"
*silenzio*
Rick: Spero tu stia scherzando...
Ali: Ed ecco la gratitudine verso la vostra autrice ç_ç 
Tornando a noi, questa era più una presentazione, un quadro generale insomma.
Nei prossimi inizierò a dare indizi e poi, SBAM, colpo di grazia u.u
Blake: Ma se riveli tutto che effetto sorpresa è?
Ali: ....taci, piccoletto u.u
Blake: Hai solo un anno in più di me e non sono poi così basso ç_ç
Tornando a noi...
Signori e signore se il capitolo vi è piaciuto o volete ugualmente commentare, recensite e inserite tra le preferite, ricordate o seguite (sempre se volete ç_ç)!
Per oggi è tutto! Konbanwa! <3
Alison Cole

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Capitolo 2
*** Chapter Two- Welcome to Twelve's Café! ***


Chapter Two
Welcome to Twelve's Café!


"Voi fermatevi all’apparenza: io scendo dopo, alla sostanza."
(oppyum, Twitter)

 

Khloe è la mia miglior amica dal nono anno e in questi anni di amicizia ho potuto imparare a mie spese che quando la mora arriccia le labbra, è il caso di correre al riparo.
Proprio per questo motivo ero estremamente preoccupata… e anche per il fatto che sapevo di non potergli sfuggire.
Infatti, finite le lezioni, avevo cercato di scappare verso la fermata del bus e così evitare “l'incredibile (e letale) colpo di genio” della mia amica. Purtroppo, come volevasi dimostrare, Khloe mi aspetta all'uscita e appena mi individua sgattaiolare via, cercando di mimetizzarmi tra la folla di studenti uscenti dal liceo, corre come una gazzella nella mia direzione e, con uno scatto felino, mi si aggancia a un braccio, costringendomi alla resa.

Così eccomi qui, trascinata di peso in una pasticceria poco distante da casa mia, a circa 2 o 3 isolati, nominata Twelve's Café.
Ne avevo sentito parlare in continuazione negli ultimi tempi e, nonostante ciò, per una ragione a me ancora ignota, non vi avevo ancora fatto visita.
Il locale è un rettangolo di due piani color crema e dalle sfumature pastello. 
Esternamente risulta molto elegante e raffinato sebbene sia frequentato regolarmente anche da bambini: le tende rosa antico di seta scendono a drappi; le tovaglie indaco sono abbellite da eleganti vasi di cristallo riempiti da rose color panna e altre dalle svariate sfumature del rosa; 
l'interno è spennellato di un tenue rosa pallido, in tinta con il bancone rivestito di quarzo; le finestre sono ampie e a volta, in stile vittoriano; l'insegna luminosa sopra all'entrata, due porte scorrevoli di vetro abbellite ai lati da due vasi perlati contenenti violette, riporta il nome del locale in un elegante corsivo.
Appena entrate, veniamo incredibilmente colpite dall'atmosfera allegra e allo stesso tempo rilassante che aleggia.
Ci sentiamo leggermente stordite, ferme all'entrata a lanciarci occhiate, tant'è che, quando una ragazza cerca di attirare la nostra attenzione, per poco non cacciamo un urlo di spavento.
Davanti a noi è apparsa all'improvviso (era da mezz'ora che ci chiamava e noi non ce n'eravamo accorte, maaa dettagli) una ragazza più o meno della nostra età, occhi grandi e azzurro cielo, un caschetto biondo sregolare, la coppa corta e le punte lunghe con una frangia scalata.
È alta come noi e intuisco che è una cameriera, dato il vestito rosa e panna che indossa.
-Salve, volevo darvi il benvenuto al Twelve's Café! Volete accomodarvi o preferite portare via?-, dice cordialmente la bionda con un luminoso sorriso.
Mi risveglio dallo stato di trans e, notando che la mia amica è ancora fuori uso, sorrido di rimando.
-Preferiamo fermarci un po'-.
-Bene. Prego, seguitemi-.
La ragazza-maid ci accompagna ad un tavolino posto esattamente davanti a una delle finestre vittoriane, poco lontano dal bancone. La vetrina dei dolci è ben visibile da qui e senza volerlo Khloe ed io iniziamo già a mangiare i pasticcini al cioccolato... con gli occhi.
Guardo la targhetta appuntata sul grembiulino della cameriera.
-Grazie mille, Chica-.
Stranamente, la bionda sembra andare un attimo nel pallone.
-P-Prego-.
Le iridi azzurre della bionda mi squadrano un attimo.
-Anche se in realtà il mio nome è Caelie...-, aggiunge titubante.
-O-Ok-, mormoro, un po' confusa.
Il mio sguardo scivola di nuovo sulla targhetta dove ora vi è inciso Caelie a caratteri cubitali. Cosa?!
Chica, o meglio, Caelie sembra inquieta e gira i tacchi, informandoci che tornava più tardi per le ordinazioni.
-Perché diamine ho letto Chica!? Eppure l'oculista dice che ho un'ottima vista...-, borbotto tra me e me.
E tecnicamente sono ancora sana di mente, più o meno...
Mi giro verso Khloe per chiederle il suo parere, ma decido di rinunciare al principio, notando che quest'ultima, con due cuori al posto degli occhi, è molto presa a sfogliare (traduzione: controllare minuziosamente e con estrema precisione) il menù.
Qualche volta la si sente sussurrare un qualche commento, un'esclamazione o emettere uno sbuffo.
Perse le staffe, anch'io controllo l'elenco dei dolci, optando per una mini-millefoglie e un frappè al cioccolato.
Dopo la millesima volta che la mora controllava morbosamente la lista, si alza di scatto come ispirata.
-Una cioccolata con panna, 5 bignè al cacao, mezza torta speciale del giorno, 2 cornetti ripieni e infine 10 baci di dama-, poi si risiede composta con un sorriso a 32 denti e un'aurea intorno raggiante.
Mi giro intorno lentamente notando tutti gli occhi del locale puntati addosso.
Dopo una risatina generale, tutti tornano a farsi gli affaracci propri, mentre io guardo in tralice Khloe che sprizza felicità da tutti i pori.
Sospiro rendendomi conto che è inutile anche solo provare a farla ragionare sul proprio comportamento (oltre al fatto che tutti quei dolci l'avrebbero uccisa).
Metto un gomito sul tavolo e poggio la testa sul palmo della mano, un sorriso rilassato che fa capolino sulle mie labbra raramente.
Questo luogo è veramente un toccasana per me: inspiegabilmente provo un certo senso di protezione, simile a quello che si prova quando ci si trova a casa.
Mentre mi lascio trasportare dalla beatitudine del momento, si avvicina al tavolo un ragazzo.
Camicia bianca, pantaloni gessati neri, un grembiule rosso cremisi legato in vita.
Cameriere, lo classifico mentalmente.
Infatti...
-Cosa posso portarvi, my ladies?-, chiede con un ampio sorriso.
Trattengo un conato, dovuto al suo modo di esprimersi, e lo guardo con curiosità.

Profondi occhi color verde smeraldo, luminosi capelli neri (e si... pur essendo neri sembrano risplendere), abbastanza alto e, da quanto posso intuire, anche un fisico asciutto e abbastanza scolpito.
Ha anche un bel viso, devo ammetterlo.
-Una mini-millefoglie e un frappè al cioccolato-, ordino, per poi voltarmi verso l'amica... che al momento è in coma etilico.
Guarda il ragazzo come fosse uno dei pasticcini al cacao sopraccitati, anche se quest'ultimo non sembra farci caso o almeno non lo da a vedere.
-I-Io c-credo che prenderò s-solo una cioccolata calda con un paio di b-biscotti-, balbetta rossa in viso.
Ora quella in coma sono io.
Ha rinunciato ai suoi dolci (ed è una cosa inaudita!) per non far brutta figura con il belloccio?
Ok, ora posso affermare di aver assistito a un miracolo.
Il cameriere annota tutto su un blocco, mentre Khloe lo ammira con occhi trasognati.
Rivolgo un'occhiata alla targhetta che spicca sulla camicia candida del ragazzo: Bonnie.
Mi chiedo se sia il suo vero nome...
-Bene-, sentenzia quest'ultimo sfoggiando uno splendido sorriso.
-Se avete bisogno di altro non esitate a chiamarmi-, prosegue lui iniziando ad allontanarsi.
-Aspetta!-
Lui si gira nella mia direzione, incrociando il mio sguardo.
-Scusa se te lo chiedo ma... il tuo nome sarebbe Bonnie?-.
Gli occhi del ragazzo si assottigliano per una frazione di secondo, gettando un'ombra un po' lugubre sul suo viso.
-Sono spiacente, magari mi hai confuso con qualcun altro, ma il mio nome è Bevis-, risponde lui con un leggero sorriso tirato disegnato sulle labbra.
Il ragazzo si allontana e, per un attimo, mi sembra che i suoi capelli siano tinti di un viola cupo, per poi tornare al consueto nero carbone.


Mentre aspiro con una cannuccia il miglior frappè che abbia mai gustato in vita mia, sono costretta a sorbirmi una valanga di complimenti su “Cameriere più figo dell'anno” da parte di Khloe, parole che ignoro bellamente.
Sono troppo presa dai miei pensieri per prestare attenzione a una cosa a me così estranea come l'amore, o meglio dire “infatuazione”.
Innanzitutto, come mai continuo a leggere nomi strani su quelle maledette targhette?
Inoltre... cosa ho visto esattamente poco prima?
Ho avuto sicuramente un abbaglio, visto che guardando successivamente i capelli di Bonnie o Comecavolosichiama sono di un normalissimo nero.
Cosa diamine sta succedendo!?

Appena uscite dal locale, mi volto un attimo indietro, decisa più che mai a scoprire i misteri celati dietro questa pasticceria.
Mentre mi volto, mi sembra di scorgere due occhi verde smeraldo fissarmi in tralice.
Scuoto la testa.

Di oggi ne ho già abbastanza di pensieri.


Ali's Note:
E rieccoci! Prima di tutto ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente o inserito nelle varie categorie la storia! ^^
In secondo luogo, mi ero dimenticata di dire che ero "nuova" nel fandom...  in veste da scrittrice ^^"
Ma credo che lo avevate già notato u.u
Alloraaa.... gli eventi stanno prendendo una piega strana... Non trovate? Ci sarà da divertirsi eheheh *risata diabolica*
Per quanto rigurda gli aggiornamenti, pensavo di farne uno al martedì e uno al venerdì... 
Più o meno xD Non le so rispettare le scadenze T-T
Signori e signore se il capitolo vi è piaciuto vi invito a recensirlo e a inserire la storia nelle varie categorie, non è un obbligo ma mi farebbe piacere sapere il vostro parere. ^^
Da Ali è tutto, gente! 
Jaa ne ♥ 
Alison Cole

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Capitolo 3
*** Chapter Three- Eyes of Honey ***


Chapter Three 
Eyes of Honey


"Bisogna stare attenti a tuffarsi nei  ricordi, spesso, ci si fa male cadendo di cuore."
(alemarsia, Twitter)

 

Quando i miei occhi incontrano quelli ambrati del ragazzo, una serie di immagini distorte si insediano prepotentemente nella mia mente: sangue, urla, caos, i suoni tipici di un forte temporale, la sensazione dell'asfalto sotto la guancia.... e infine degli occhi color miele, preoccupati.

 

Poche ore prima...

Alla fine, come mi ero ripromessa, oggi rifaccio visita al locale, caotico e sereno come lo avevo lasciato.
Prendo posto nello stesso tavolo che avevo occupato con Khloe lo scorso pomeriggio e ordino un succo d'albicocca, tanto per non venir cacciata fuori a calci perché non ordino nulla.
Vengo a conoscenza, ascoltando alcuni discorsi e domandando un po' ai clienti, che il ragazzo che serve al bancone è, a quanto pare, il proprietario della suddetta pasticceria. Occhi grigi, fisico atletico, capelli neri come la pece ma tendenti al bianco sulle punte.
Chissà se li tinge...
Sembra che i dipendenti abbiano un giro settimanale di turni, tre per giorno, se non si conta il moro, e vengono distribuiti per settori: uno per la sala principale, dove mi trovo io, uno nella sala secondaria, luogo a me ancora sconosciuto, e infine un jolly che si occupa del benvenuto, dell'entrata e dei tavoli esterni, i quali al momento sono occupati da pochissime persone a causa della stagione autunnale che bussa alle porte.
-Desidera altro?-.
I miei pensieri vengono destati da un ragazzo un po' basso, magro, occhi blu cielo e capelli dorati dalle sfumature castane.
BB...?, mi chiedo, dopo aver consultato la spilla attaccata alla camicia del ragazzo.
Ormai i miei occhi scivolano involontariamente a leggere quella cavolo di targhetta ogniqualvolta è a portata.
E ogni santissima volta vi è trascritto un nome strano, senza senso e soprattutto errato.
-Mmmm... Non saprei-.
Dallo sguardo che mi rivolge lui, deduco che ha notato che lo sto osservando con troppa insistenza, così sorrido.
-Consiglio dell'esperto?-, domando, cercando un modo di attaccar bottone.
Il cameriere mi squadra un attimo, per poi sorridere di rimando.
-Beh... Il frappè al cioccolato con scaglie e aggiunta di vaniglia è la mia specialità-, risponde, per poi dar un'occhiata alle proprie spalle, trovando il bancone momentaneamente vuoto.
-S-se vuole glielo faccio al momento...-, propone il ragazzo con un timido sorrisetto stampato sulle labbra.
-Grazie mille. Accetto volentieri-
Ci spostiamo verso il banco, lui dietro a esso, io seduta su una delle alte sedie imbottite libere.
Ammiro attentamente i movimenti sicuri e veloci del ragazzo, concentratissimo nel suo lavoro.
Poco dopo, BB mi posiziona davanti un bicchierone con una cannuccia rossa che sbuca dal liquido, un sorriso soddisfatto dipinto in faccia.
Dopo un piccolo assaggio, i miei occhi nocciola si spalancano estasiati.
-Wow...-, mi sfugge dalle labbra, per poi immergermi totalmente nell'aspirare quel delizioso mix.
Il ragazzo, soddisfatto, si appoggia al bancone coi gomiti, osservandomi con curiosità.
-Blake- .
Le mie iridi incontrano quelle azzurrine di lui.
-Il mio nome... è Blake-, spiega il cameriere, cercando di sfuggire dal mio sguardo.
-Roxanne-, rispondo io smagliante, -Piacere!-.

 

Blake è un ragazzo tendenzialmente timido, ma simpatico e anche con un forte senso dell'umorismo.
Appena superato l'impaccio iniziale, infatti, lui ed io iniziamo un'animata conversazione, dalla quale ricavo preziose informazioni.
Caelie, o Chica (non capisco ancora perché le associo sto cavolo di nome!), è una ragazza molto solare, a volte un po' pressante se vuole ottenere qualcosa e, soprattutto, sempre con la testa fra le nuvole.
Di solito si occupa dell'entrata o della sala principale e oggi è uno dei suoi giorni liberi.
Bevis, o conosciuto meglio come “Cameriere più figo dell'anno”, a detta di Blake, è un bravo ragazzo, un po' dongiovanni, ma un bravo ragazzo.

(Per fortuna) oggi non c'è, ma solitamente si occupa della sala principale o secondaria.
La ragazza che oggi si occupa della sala principale è sulla ventina, capelli platino, occhi d'ambra, fisico con curve abbondanti e vita sottile. Blake dice che è la fidanzata del capo e che è una persona dal cuore d'oro.
-Tsk... compensa il caratteraccio del fidanzato eheh-.
-Ma se lei si occupa della sala principale, vuol dire che te oggi hai il ruolo di jolly?-, chiedo, notando una piccola incongruenza.
-Esattamente-.
-E allora come mai hai servito il mio tavolo?-.
-...B-beh.... visto che non c'è molta gente fuori, aiuto anche dentro... E poi sembrava che volessi qualcuno con cui parlare dis-pe-ra-ta-men-te-, aggiunge, alche arrossisco fino alla radice dei capelli del medesimo colore.
-N-non e-era esattamente c-così...-, balbetto al massimo dell'imbarazzo.
Il ragazzo sorride divertito.
-Ceeeerto-.
Alzo gli occhi al cielo, arrendendomi.
-Sicuro che il tuo “capo” non ti ammazzi vedendoti qui a flirtare invece di lavorare?-, dico io provocatoria.
Questa volta quello ad arrossire fra i due è lui.
-N-Non sto flirtando! E c-comunque qui sono il più giovane e i ragazzi chiudono sempre un occhio per me-, si pavoneggia.
-Comunque il capo non è qui e...-, sta aggiungendo con un ghigno, quando viene interrotto da un rumore di dita scrocchiate.
-Blaaaake...-, dice una voce proveniente direttamente dagli inferi e, no, non è Ade.
Il suddetto interessato si congela sul posto e ruota meccanicamente la testa in direzione del ragazzo alle sue spalle.
-B-buongiorno Peter! S-stavo...-, afferra un panno e inizia a passarlo velocemente sul bancone, -...pulendo il tuo amato bancone! Oh, guarda! Myra mi chiama!- e se la dà a gambe, dopo avermi sussurrato un “Ci vediamo dopo”.
Rimasti soli, il ragazzo dagli occhi grigi sospira.
-Dannazione, quel ragazzo a volte è una vera seccatura... oltre ad essere un completo incapace-, scuotendo la testa.
Mister simpatia lo chiamavano..., penso ironica, alzando gli occhi al cielo.
-Però... è veramente una brava persona. Se è necessario si fa in quattro per aiutare, è comprensivo e soprattutto un vero amico-, conclude con un sorriso sincero, rivolgendo il proprio sguardo alla sottoscritta.
Sorrido di rimando, pensando che in fondo non è una persona così cattiva.
Peter si volta verso Blake, il quale è indaffaratissimo a ripulire i tavoli insieme alla platinata, Myra.
-Ugualmente, ciò non toglie che sta sera pulirà da cima a fondo il locale eheheh...-, mormora il moro con un ghigno.
Sì, è un bravo ragazzo... in fondo... MOLTO in fondo...
Mentre il ragazzo si allontana, scuoto la testa, sentendomi in colpa per la punizione imminente del biondo.
Alzandomi, mi ritrovo Myra affianco, mentre Peter e Blake sembrano avere... ehm... una pacifica (come no) conversazione.
-In realtà Peter lo considera come un fratellino minore e gli vuole veramente molto bene. Una volta c'era anche una ragazzina... è molto tempo che non la vediamo... anni...-
La platinata sospira, sistemandosi un paio di lunghe ciocche dietro l'orecchio destro.
-Scusa. A volte i miei pensieri vanno un po' oltre... Comunque piacere di conoscerti. Il mio nome è Miranda, ma chiamami Myra. Miranda mi fa sentire vecchia, e non lo sono!- dice arricciando il naso, per poi farmi l'occhiolino con un sorriso radioso.
-Io sono Roxanne- mi presento, provando un'immediata simpatia nei suoi confronti. Improvvisamente, sento un forte e strano senso di vuoto allo stomaco.
-Ehm... dov'è il bagno?- chiedo con una leggera smorfia. 
-Seconda sala, infondo a destra-
Dopo aver ringraziato, mi ci precipito immediatamente, giro l'angolo e... mi scontro contro qualcosa, cadendo a terra.
Poso lo sguardo su un ragazzo dai capelli rossicci, alto e atletico, caduto anche lui e ora di fronte a me.
Quando i miei occhi incontrarono quelli ambrati del ragazzo, una serie di immagini distorte si insediarono prepotentemente nella mia mente. Sento la voce di un bambino mista alla confusione provocata da un temporale… e infine... il buio.


Ali's Note:
TATATATAAAN! Eccomi qui... di nuovo! 
Bevis: Non frega a nessuno... *gli arriva in testa l'asse da stiro*
Nikki: Prima, il ferro, poi l'asse... vuoi che la prossima cosa che ti arriva addosso sia la lavatrice? :D
Bevis: Sto bene anche così, grazie dell'offerta °-°
Bene bene bene! Allora... come vi sembra? 
Beh qualsiasi teoria voi stiate creando adesso... sarà sicuramente errata! :D
Si lo so... sono una persona cattiva u.u
Ah, la fila per tirarmi addosso i pomodori per non aver pubblicato ieri è alla vostra sinistra!
*schiva una montagna di pomodori* Sappiate che però sono campionessa nella palla avvelenata u.u
In realtà volevo scusarmi maaa... ho veramente avuto da fare. *si inchina* SCUSAA!
Bene. Se il capitolo vi è piaciuto vi invito a recensirlo (glashie a chi l'ha già fatto :3) e a inserire la storia nelle varie categorie!
Noi ci salutiamo e ci sentiamo venerdì con il prossimo capitolo u.u
Jaa ne ♥ 
Alison Cole

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Capitolo 4
*** Chapter Four- There's something more... ***


Chapter Four
 There's something more…


"La prima cosa che impari dalle emozioni è che hanno un prezzo."
Cit.

-Bastardo! DeVi MoRiRe!-
Rumori metallici, di scarpe sull'asfalto, di pioggia battente, di respiri irregolari.
-Rox...-
Sfocato, contorni indistinti. Chi stanno chiamando? Non sono sicura nemmeno di essere viva. Il battito? C'è.
Non sono ancora morta.

-PreNdEtElO!-
Un ringhio spaventoso, odore di sangue misto alla particolare essenza delle gocce di pioggia del vicolo.
-Rox!-
Di nuovo un richiamo. So che sta succedendo una strage, là, nella vita reale. Lo SO. Ma non sono sicura di volerlo confermare coi miei occhi.
-Ti SqUaRtErEmO MoLtO lEnTaMeNtE...-
Rabbrividisco.
È tutta colpa mia. Li ho portati io di nuovo infondo al baratro, costretti a fare questo.

Deglutisco e riapro gli occhi.
-ROX!-
Un paio d'occhi ambrati mi fissano con angoscia e vivida paura.
Io ho causato ciò, io avrei riportato tutto com'era prima.


Devo sbattere più e più volte le palpebre per metabolizzare l'anno, il luogo e il giorno in cui mi trovo.
È come se qualcuno avesse bussato alla porta e io, inconsciamente, l'avessi aperta, facendo entrare un diamine di uragano che distrugge tutto in due secondi e poi se ne va... lasciandomi lì, boccheggiante e incapace ancora di comprendere cosa sia appena accaduto.
-Tutto bene?-
Alzo gli occhi, rivolgendoli al ragazzo con cui mi ero scontrata poco prima, ormai alzatosi da un pezzo, e che ora mi osserva come se fossi una bambina piccola… o una scema. Dipende dai punti di vista.
Arrossisco violentemente.
-C-certo! M-meravigliosamente!- esclamo, rimettendosi in piedi in un soffio e sorridendo, come un'ebete....
Le mie iridi lo analizzano da capo a piedi.
Occhi mielati, capelli di fuoco, corporatura atletica e un sorriso sbarazzino.
Mi avvicino assottigliando gli occhi.
-S-scusa se te lo chiedo... ma noi... non ci siamo già visti?- chiedo, le immagini di prima ancora vivide nella mia mente.
Lui sembra sorpreso, inizialmente, e si avvicina anch'egli.
Lui sorride maliziosamente, gli occhi luminosi e famelici, come quelli di un lupo pronto ad azzannare la sua preda.
In un secondo si sposta di lato, la bocca a un millimetro dal mio orecchio destro.
-Cos'è? La tua scusa per provarci con me? Notevole-
In un primo momento, mi pietrifico, completamente.
Poi…
-Ma che diamine stai blaterando?!- scatto, più rossa che mai e con un'espressione furiosa in viso.
-Mi sbagliavo? Sai, ne inventano molte per attaccare bottone con me e uscire insieme, ma questa mi era nuova- continua lui imperterrito.
-Figurati! Sicuramente non sei tu quel ragazzo...-
Si materializza un ricordo dai più bui meandri della mia mente: io sull'altalena, un bimbo dietro che spingeva; portavo una coroncina di margherite nei capelli creata insieme poco prima e ridevamo spensierati… eravamo felici.
-... te sei solo un pallone gonfiato, megalomane e arrogante- concludo, per poi dirigermi spedita in bagno, gli occhi miele che seguono ogni mio movimento.

 

Sbircio la sala dalla fessura della porta, cercando con lo sguardo un tale di nostra conoscenza, onde evitare di incappare nuovamente in quel presuntuoso.
-Maledetto lui, me e il mondo intero…- borbotto tra i denti.
Diciamo che ho proprio un diavolo per capello in questo momento, pronta a prendere a pugni il primo che mi capita a tiro.

Sto ancora dando un'occhiata, quando la porta si apre completamente, facendomi perdere così l'equilibrio e, di conseguenza, cadere in avanti.
Quando apro gli occhi, si ritrovo davanti le iridi ambrate di Myra, intenta a fissarmi mezza scombussolata e, soprattutto, in imbarazzo.
-Cosa cavolo ci facevi appoggiata alla porta?- chiede lei curiosa, subito dopo che entrambe ci fummo rialzate.
Bella domanda! Ora cosa diamine mi invento?
Logicamente, non è normale che le persone si appostino dietro le porte dei bagni in modalità agente segreto del FBI… quindi scuse del tipo “Ah è colpa della prospettiva perché in realtà ero più indietro” o “Chi? Io dietro la porta? Ma quando maaai?” non reggono.
Così mi appresto ad eseguire l'unica cosa da fare in questo frangente: dire la verità.
Dopo aver informato la platinata dell'accaduto, ella scoppia a ridere fragorosamente.
Alche faccio una faccia stranita e arrossisco visibilmente, credendo di aver detto per caso qualcosa di strano o sbagliato.
-Ahahah oddio! Scusa ma non riuscivo a trattenermi-
Myra si asciuga le lacrime e respira a fondo, per poi rivolgermi un sorriso sincero.
-Mio fratello Zack sa essere una vera seccatura a volte, ma è un bravo ragazzo in realtà. Certo che sta volta è stato proprio scemo ahah- commenta lei ghignando.
-Aspetta… lui è tuo fratello?- chiedo sconvolta.
-Sì. Anche se sembriamo come il sole e la luna in realtà siamo molto simili, solo che lui nasconde la sua parte fragile e sensibile risultando uno sbruffone di prima categoria- risponde con un'alzata d'occhi -Col tempo però si impara a conoscerlo e anche a capirlo. Devi solo avere pazienza-
-Come mai mi stai dicendo questo?-
-Beh...- la ragazza abbassa lo sguardo -Non vorrei lo giudicassi troppo presto, tutto qui- confessa con un mezzo sorriso.
Inclino leggermente la testa e la guardo negli occhi.
-Fidati, non lo farei mai- dico seria come la morte.

 

-Come puoi non essere terrorizzata?-
-Perché so come siete veramente e non potrei mai essere spaventata dai miei migliori amici-

 

-Roxie, tutto bene?-
Sbatto le palpebre più volte e mi passo una mano in viso.
Con chi parlavo? Ho mai avuto una conversazione del genere?
-Roxanne ci sei? Mi stavo preoccupando…-
-S-si tutto bene Myra… s-scusami. A quanto pare ultimamente sono sempre nel mio mondo ahah-
La platinata sospira sollevata.
-Avevi lo sguardo totalmente vuoto e pensavo addirittura stessi svenendo… vieni di là che ti offro una brioche.
Magari la causa è un calo di zuccheri!- dichiara lei, convinta di aver trovato sicuramente la causa.
Mentre tornavamo nella sala principale, penso che Myra sia veramente adorabile in tutti i sensi…
Cos'è questa sensazione di nostalgia che mi stringe il cuore? Mi viene in mente un nome: Mangle.
In realtà non so nemmeno se questo sia effettivamente un nome, però ogni volta che ci penso quasi un sorriso involontario affiora sulle mie labbra.
Mi sembra di aver dimenticato qualcosa.
Qualcosa di estremamente importante legato alla mia infanzia. Ma cosa?



-Ne sei sicura?- chiedo per la millesima volta alla mia miglior amica.
-Che barba, Ro! Ti ho detto già di sì e non cambierò idea- risponde esasperata Khloe.
-Il Twelve's Café non ha una sala per le feste al secondo piano? E allora che problema c'è se festeggio il mio compleanno lì?! Ti ricordo anche che la festa sarebbe venerdì sera e siamo già a mercoledì! Se non la faccio lì dove dovrei andare secondo te?-
-Okokok hai vinto, hai vinto- mi affretto a bloccarla.
È passata circa una settimana dalla prima visita alla pasticceria e ormai sono diventata praticamente una cliente abituale del locale.
La mia carissima Khloe, sotto consiglio del perfido cameriere, alias Bevis, ha avuto la brillante idea di celebrare il suo compleanno al Twelve's e, dopo giorni interi di tartassamento e strazio, alla fine ho ceduto.
Non che l'idea mi dispiaccia, per carità.
Solo che… ho un pessimo presentimento.
Mia nonna, da parte di mia madre, è una specie di sensitiva.
Lei, quando ero piccola, mi aveva anche istruito su alcune pratiche di divinazione e di connessione al mondo circostante, spiriti compresi. Solo che… per qualche ragione non ricordo quasi nulla.

Sono molto scettica a riguardo e, sinceramente, non credo di aver ereditato nulla da mia nonna, sempre ammesso che ci sia effettivamente un qualche potere particolare da ereditare.
Però… sono una persona che segue il proprio cuore e che si fida ciecamente del proprio istinto… e lui è totalmente in fibrillazione.


Ali's Note:
Buonsalve signori e signore! ^^
Puntuale eh? Come premio me la lasciate una recensione, vero? :P
Ahahah scherzo. E da qui iniziano le cose... ehm... strane. Molto strane. Preparatevi al peggio :')
Rox: Povera me ç_ç
Zack: Daii su con la vita *le patta la testa*
Rox: Pusa via sbruffone da strapazzo u.u
Zack: Non volevooo io ç_ç 
Ali: *coff coff* Tsundere *coff coff*
Zack: CHE HAI DETTO?! *iniziano a rincorrersi per il salone*
Peter: State disturbando i clienti.... *voce lugubre e aurea oscura*
*Zack viene afferrato da Peter e trascinato dentro una porta*
...mi sa che Myra diventa figlia unica... Ehm, tornando a noi ^^
Se il capitolo vi è piaciuto vi invito a recensirlo e a inserire la storia nelle varie categorie!
Noi ci si sente martedì prossimo con un nuovo capitolo!
Jaa ne ♥
Alison Cole

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Capitolo 5
*** Chapter Five- ...that you must know ***


Chapter Five
 ...that you must know

                                                             
"All'universo non piacciono i segreti. Cospira per rivelare le verità, per portarvi a conoscerle."
-Lisa Unger

 

Esco di casa con le urla di mia madre che rimbombano nelle orecchie e sbatto la porta di casa dietro di me.
Dopo aver scoperto da Miss StacyDiStoCavolo la faccenda di Nico, avevo preferito starmene zitta ed aspettare che fossero loro a parlarmi dell'accaduto…
Cosa che naturalmente non si è verificata.
E devo dire di aver usato tutto il mio autocontrollo per non emettere una sillaba a riguardo.
Ero rimasta molto turbata, poiché Nico di solito mi racconta tutto. Ma questa volta la situazione era diversa.
E oggi pomeriggio ne capii anche il motivo.

 

-Mamma, dov'è Nico?- sussurro a mia madre.
Lei sussulta leggermente.
-Da Tim…-
La guardo in tralice.
-Stai mentendo- constato.
Lei si volta, chiudendo il rubinetto del lavabo e asciugandosi le mani con lo straccio da cucina.
Mi guarda negli occhi, indecisa.
-Per caso è la stessa causa per cui ha saltato scuola la settimana scorsa?- domando, assottigliando gli occhi.
Lo sguardo che mi rivolge ora è diffidente, come se stessi diventando una minaccia.
Inizio a considerare l'idea che ci sia sotto più di quanto io stessa pensassi.
-Ritengo che questa conversazione debba concludersi qui e adesso, Roxanne Hope Harmon- dice con uno sguardo tagliente, dirigendosi verso il soggiorno.
Quando dice il mio nome completo vuol dire solo una cosa.
Se pensa sia finita qui si sbaglia di grosso.
In un nano secondo le blocco l'uscita, le mie iridi scure contro le sue cristalline.
Sostengo perfettamente il suo sguardo, rimanendo inchiodata esattamente dove mi trovo.
-Io invece ritengo che questa conversazione non è ancora terminata. Sono stanca. Diventi così ogni volta che tiro in ballo l'Incidente. E ora esigo sapere il nesso tra ciò ch'è successo allora e ciò che sta accadendo adesso- dico, esasperata.
Lei scuote la testa, indietreggiando.
-Ne abbiamo già parlato. Non è successo niente di particolare 10 anni fa… solo un incidente in macchina… dove è morto anche tuo padre…- mormora indispettita.
Digrigno i denti dalla frustrazione, infilzandomi i palmi con le unghie.
Sospiro e un sorriso di scherno si dipinge sulle mie stesse labbra.
-Ti affidi alla certezza che io abbia dimenticato completamente tutto, vero?-
Silenzio. Ho centrato il punto.
Afferro la giacca e scruto velocemente l'orologio appeso in cucina che segna le 6: tra qualche ora sarebbe cominciata la festa di Khloe, non ho tempo da perdere.

 

Guardo la luna piena, candida e imponente che si staglia nel cielo nero sopra di me.
Mi trovo nel parco giochi dove da bimba mi divertivo ad arrampicarmi sugli alberi o a giocare ad acchiapparella.
Quel bimbo… Ora so per certo di essere rotta, come se mancasse una parte di me.
Prima dell'incidente era tutto così diverso… credo.
Non sono più sicura nemmeno di questo.
Quello che so per certo è che Alyssa, mia madre, mi nasconde qualcosa di importante… e anche Nico.
Cosa è successo realmente quella sera di 10 anni fa?
Forse dovrei confidarmi con Khloe o Myra. Avrei veramente bisogno di parlarne con qualcuno…
Trascino il mio sguardo alla mia destra, in direzione dell'altalena.
Mi viene da piangere. Un turbine di emozioni mi schiacciano e si fondono insieme, soffocandomi.
Tristezza, rabbia, nostalgia, frustrazione, paura…
Uno scintillio cattura la mia attenzione. Un bagliore fluorescente mi fluttua affianco mentre io salto dalla panchina con un gridolino.
Cosa sarebbe questa… ehm… cosa?
La osservo da un paio di metri di distanza: emana riflessi azzurri e ha la forma di una pallina da tennis; una pioggerellina trasparente la ricopre, quasi fosse una specie di membrana che sembra avere la stessa funzione coprente di un vestito.
Direi che è un piccolo globo azzurro e luminescente, in breve.
Sono scioccata.
Assomiglia incredibilmente ad un fuoco fatuo, un fenomeno chimico particolare che in alcune culture rappresenta la sventura, il proprio destino… o le anime dei morti. Mi avvicino titubante.
Allungo il braccio, facendo incontrare le mie dita affusolare e il globo. La sensazioni che ne derivano sono contrastanti: è fresco, ma caldo e confortante allo stesso tempo, vischioso, ma anche morbido e vellutato.
Incredibile.
Il fuocherello mi si avvicina, mentre io spalanco gli occhi allarmata. Lui si ferma a pochi centimetri di distanza da me e compare quella che sembra essere un'appendice.
Mi accarezza la guancia e un taglio luminoso si materializza in mezzo all'azzurro del fuoco fatuo, simile a un sorriso. Poi... scompare nel nulla.
Sbatto le palpebre un paio di volte, ma del fuocherello nulla… Sto impazzendo, questo è ufficiale. 
Ancora scossa, mi dirigo al Twelve's... più confusa che mai.

 

La festa procede bene e Khloe sembra a dir poco entusiasta. Sarebbe divertente anche per me, se non fossi completamente ubriaca. Sia chiaro, io non bevo e non reggo nemmeno l'alcol.
Ma dopo gli avvenimenti trascorsi… il mio cervello era momentaneamente “fuori uso”.
Ormai ritengo che tutto è stato semplicemente frutto della mia fervida immaginazione. Il problema adesso è un altro: primo, Khloe ha invitato mezza scuola, per qualche arcano motivo; secondo, sono in mezzo a questa mandria di pecore dove mi è difficile anche solo respirare; terzo, ho la nausea.
Come faccio arrivare a quel dannatissimo bagno?!
Con uno sforzo estremo raggiungo la mia meta e mi ci chiudo dentro.
Mi accascio sul water e inizio a vomitare anche l'anima. Passo le seguenti ore in un costante stato di semi incoscienza, alternato solo ai rigetti. La testa sembra esplodere... se non l'ha già fatto a mia insaputa.
Quando penso di aver probabilmente espulso attraverso l'esofago anche le viscere, comincio a sentirmi meglio.
Inizio a riprendere coscienza e finalmente riesco anche a reggermi in piedi.
Esco dal bagno e, sinceramente, non ho la più pallida idea di quanto tempo sia trascorso.
Sicuramente molto poiché il locale è deserto, completamente vuoto.
Tasto il mio corpo alla ricerca di un rilievo rettangolare all'interno di una tasca dei miei indumenti.
Trovato, estraggo il cellulare e sbircio il monitor.
Spalanco occhi e bocca, sorpresa.
Un minuto ed è mezzanotte.
Mi dirigo al piano inferiore facendomi strada tra i tavoli già riordinati del secondo piano.
Cerco la mia giacca nell'armadietto apposito dove ricordo perfettamente di averla lasciata, ma di lei nessuna traccia. Magari Khloe l'ha presa pensando che io l'avessi dimenticata: non vedendomi avrà pensato che io fossi già tornata a casa. Probabilmente non si era nemmeno accorta della mia assenza, inizialmente.
Diciamo che l'ultima volta che c'eravamo viste era anche lei un po' brilla. Mi dirigo verso l'entrata principale notando che è aperta, senza alcuna protezione.
Va bene che nessuno verrebbe a rubare bignè in una pasticceria, ma una serranda o almeno chiudere la porta a chiave non sarebbe poi così male.
Scuoto la testa con un'alzata di spalle per poi avanzare un passo in direzione della porta automatica… poco prima che una saracinesca scenda giù in picchiata e blocchi il passaggio. -Cosa diavolo…?!- esclamo confusa.
Riguardo l'orologio digitale del cellulare che ora segna mezzanotte spaccata.
Mi ritorna in mente una frase di Frederick, o meglio Rick, un altro cameriere della pasticceria con un casco di capelli castani, occhi nocciola e un carattere pacato.


-Il locale chiude alle 11.30. Guai chi si ferma oltre la mezzanotte…-
-Ma è una festa! Credo sia ovvio che vogliamo trattenerci di più!- protesta Khloe, sfoggiando il broncio.
Il castano scuote la testa.
-Questo locale a partire dalla mezzanotte fino alle sei del mattino deve restare vuoto. Chiuso- sentenzia lui, le braccia incrociate davanti al petto.


Dovrei rimanere bloccata qui fino alle sei?! Non ci penso nemmeno! Mi sfiora l'idea di rompere una finestra e uscire da lì, ma desisto appena assisto alla discesa di altre tante serrande. Sfigata fino al midollo, eh?

Ali's Note: 
PEPEREPEEE! E rieccomi qui! 
Ammettetelo che NON vi sono mancata ç_ç
Ehm... comunque... capitolo strano. Mooolto strano. Ma il prossimo... *risata malvagia*
Rox: Ho paura! ç_ç
Ali: Devi averne, devi averne u.u
Come avete passato il bel ponticello di questi giorni?
Io in panciolle eheh 
Alluora... ringrazio le buon'anime che recensiscono e che mi tirano su di morale ogni volta! Grazie mille ^^
E ringrazio anche chiunque stia leggendo in questo momento e, se si è accorto che è stata una perdita di tempo, imploro venia! ç_ç
Se il capitolo vi è piaciuto recensite o inserite la storia nelle varie categorie. 
Noi ci si senteee... venerdì! Con un capitolo eheheh mooolto divertente *^*
Jaa ne ♥
Alison Cole

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Capitolo 6
*** Chapter Six- Scream! ***


Chapter Six
Scream!

 
"Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno."
(Martin Luther King Jr)

 

Mi ritrovo seduta sul bancone, con le gambe a penzolare avanti e indietro, mentre faccio il punto della situazione.
Innanzitutto, le finestre e la porta sono totalmente da escludere a causa delle serrande, e lo testimonia anche la sedia ora sfondata che ho provato a tirarci contro poco prima.
Il secondo piano è anch'esso da lasciar perdere visto che detiene le stesse condizioni del primo.

L'unica soluzione sensata mi sembra quella di cercare una porta secondaria, magari che usa solo lo staff.
Ispeziono la sala d'ingresso e noto che dietro al bancone si trova una porta accostata.
Entro e mi ritrovo in un piccolo locale con degli armadietti lungo tutto il perimetro.
Li osservo uno ad uno, riscontrando su alcuni di essi delle targhette con su scritto i nomi dei ragazzi della pasticceria.
Uno di questi è decisamente più grande del normale.
Afferro la maniglia e lo apro, scoprendo una lunga discesa di scale che portano a un piano interrato: le pareti sono grigie, il soffitto basso e soffocante, l'illuminazione è nulla, tranne per la piccola lampadina funzionante a scatti.
Dei brividi si arrampicano lungo la mia schiena.
Piano B? Me ne torno all'entrata e aspetto da brava bimba le sei del mattino.
Faccio quasi per tornare indietro con passo deciso, quando sento dei rumori provenire dalla sala.
Mi gelo atterrita sul posto.
Non c'era nessuno poco prima... e non dovrebbe esserci anima viva tuttora!
Le mie gambe si muovono senza consultarmi, imboccando la strada per il piano inferiore.
Chiudo dietro di me l'anta e inizio a scendere per un lasso di tempo che mi sembra interminabile… o forse è colpa mia dato che per scendere un gradino ci impiego un paio di minuti.
Arrivata, mi ritrovo in un bivio: alla mia sinistra vi è un lungo corridoio completamente buio; davanti a me ce n'è un altro, un po' più largo e luminoso del primo, ma pur sempre lungo e interminabile.
Per logica, decido di procedere dritta avanti a me.
Già vedo poco e faccio fatica ad orientarmi, figuriamoci se sto completamente al buio!
Mentre cammino mi chiedo quale potrebbe essere il fine di questa costruzione.
Perché fare una struttura del genere? A quale scopo?
E il sistema d'allarme assurdo?! Se prima sembrava fin troppo esposta a rischi, ora la pasticceria è diventata impenetrabile come una prigione di massima sicurezza.
Cosa vogliono tenere fuori? Di cosa hanno paura?
Scuoto la testa per scacciare quei pensieri disturbanti.
La mia priorità è trovare una via d'uscita possibilmente in un lasso di tempo minimo… al resto penserò poi.
Noto una via alla mia sinistra e decido di imboccarla.
Una musica inizia a diffondersi nell'aria. Sembra la stessa melodia prodotta solitamente dai carillon, sicuramente allegra e spensierata in altre circostanze ma ora come ora, in questo luogo buio e desolato, risulta a dir poco terrificante.
Avanzo con incertezza, ignorando una nuova insenatura, finché alla mia destra non appare una porta blindata di ferro.
La musica è più intensa.

Poggio i palmi delle mani sulla superficie liscia e gelida del battente, avvicinando anche la parte destra del mio capo, in ascolto.
Odo un respiro pesante e apparentemente sofferente, sovrastato quasi completamente dalla forte sinfonia.
Che ci sia qualcuno lì dentro?
-Hei, c'è qualcuno? Tutto bene?- grido, tirando pugni contro il metallo lucente.
Nessuna risposta dall'interno.
In compenso, un ringhio spaventoso, capace di mettere in fuga anche il più impavido degli uomini, proviene dietro alle mie spalle.
Atterrita, constato che davanti alla porta blindata vi è un altro corridoio, ora occupato da un essere alto e mostruoso.
Sembra avere le fattezze di un coniglio viola, composto sia da carne e, presumibilmente, ossa che da parti meccaniche: al posto delle zampe ha dei lunghi artigli, simili a quelli di Wolverine; il viso è per metà d'acciaio, l'occhio di vetro luminoso e rosso come il sangue; l'altra parte è ricoperta da pelo ispido, macchiato di nero, l'occhio verde smeraldo, in tutto e per tutto umano, mi fissa con astio.

Avanza di un passo, producendo uno scricchiolio terribile, come di ossa frantumate.
Un pensiero mi colpisce come un fulmine a ciel sereno: non vogliono allontanare alcuna minaccia esterna… la vogliono tener rinchiusa!
Senza pensarci due volte, torno indietro e mi precipito all'interno del corridoio da me ignorato poco prima.
Ma cos'è quella…. COSA?! Cosa diamine ci fa qui?!
Ma esiste realmente?! Scherziamo vero?! SONO IO CHE STO IMPAZZENDO!?
Svolto a sinistra e poi nuovamente a sinistra.
Sento i passi pesanti della creatura dietro le calcagna, così, scorgendo una porta accostata, irrompo all'interno di una stanza, rimanendo però una manciata di secondi sulla soglia, sbigottita.
Una camera… da letto? Una domanda mi si insinua prepotente da ogni dove… perché?
Spiegatemi l'uso di questa stanza QUI! No, perché lo voglio proprio sapere!
Scaccio questi pensieri inutili e penso a ciò che è più importante in questo momento: salvarmi le chiappe.
Mi richiudo la porta dietro alle spalle e mi inginocchio a terra, strisciando sotto alla rete del letto. Riesco a sentire i piedi (o zampe?) pesanti del robottone passare davanti alla porta del mio rifugio.
-Non entrare, non entrare, non entrare...- prego sottovoce con tutta me stessa.
Un cigolio risuona per tutta la stanza e uno spiraglio di luce illumina parte della camera.
Colgo appena un bagliore rosso prima che la porta si richiudi e che il simpatico essere prosegui per la sua strada.
Sospiro sollevata, asciugandomi la fronte madida di sudore a causa dei “magnifici” momenti appena trascorsi.
Rotolo fuori dal letto e mi appresto a rialzarmi, cercando di dominare lo stato di panico in cui sto precipitando.
Beh poteva andare peggio… Ok, questo non aiuta.
Osservo per un attimo l'ambiente circostante, stupendomi di constatare che la camera appartiene con molte probabilità ad un adolescente: poster di squadre di baseball; vestiti ammucchiati su di una sedia; un computer portatile poggiato sulla scrivania, anch'essa in un totale stato di disordine... come quasi tutta la stanza d'altronde.
Sorrido quando, in mezzo a tutto quel caos, trovo una utilissima mazza da baseball.
Uscita da questo rifugio ora avrei avuto più probabilità di sopravvivenza.
Prendendo un lungo respiro, mi piazzo davanti all'uscita, sbirciando il corridoio esterno alla ricerca di una qualche altra presenza poco raccomandabile.
La mia idea sarebbe quella di avanzare entrando di stanza in stanza: qualsiasi cosa troverò al loro interno è impossibile che sia peggiore di ciò che si aggira esternamente. Non cogliendo alcun suono, mi dirigo spedita nel corridoio alla mia sinistra e entro in un'altra stanza. Anche questa somiglia più a una camera da letto che ad altro: le pareti sono dipinte di un luminoso lilla; un armadio bianco domina la parete di destra, mentre quella di sinistra è occupata da una bianca scrivania ordinatissima.
Mi viene quasi da ridere, se non fosse il momento meno adatto per farlo: se l'altra stanza sembra appartenere a un demone, questa è certamente quella di una suora!
Con la coda dell'occhio colgo uno spostamento improvviso, schivando per un soffio un… tubo di metallo nero?
Cado a terra e alzo lo sguardo verso il soffitto.
Un grido di terrore soffocato mi sfugge attraverso le labbra. L'essere è appeso a testa in giù, sostenuto da una serie di tubi aventi origine dalla schiena e terminanti con delle tenaglie. Il busto è scheletrico, formato dalle ossa della cassa toracica, priva di organi; due braccia umane sproporzionatamente lunghe e dalla carnagione chiarissima penzolano verso il basso mentre le gambe, apparentemente umane, sono in ferro e verniciate di bianco; il viso ha le fattezze di una volpe con uno squarcio zeppo di denti affilati al posto della bocca, delle orecchie bianche che fanno capolino sulla testa e occhi ambrati vigili e, soprattutto, vivi.
Riesco a scorgere anche una coda gonfia e ispida muoversi lentamente e una testa metallica uscire direttamente dalla spalla del mostro.
Rimaniamo fermi entrambi, né io né la creatura ci muoviamo di un millimetro, intenti a fissarci… a studiarci a vicenda.
Solo ora mi accorgo che sto trattenendo il respiro.

Distolgo lo sguardo da quello scempio e... succede tutto in un attimo: sbatto le palpebre e le sue letali fauci si aprono su di me. 


Ali's Note:
Macciao! Sto aggiornando un po' tardi ma è a causa della verifica di inglese di domani. -_-"
*coff coff* Comunqueee... Eheheh... questo capitolo è divertente! *^*
Rox: ....non commento nemmeno.
Allora... ringrazio tutti voi che state leggendo, seguendo e recensendo la mia storia.
Grazie infinitamente perché anche se con poche parole mi rallegrate la giornata e mi date la carica, yup! ^^ 
Vorrei fare che alla fine di ogni capitolo scrivo una domanda indirizzata a voi lettori... puramente ad cazzum a cui se rispondete mi fa piacere, sennò... mandatemi pure francamente a quel paese C:
Se il capitolo vi è piaciuto vi invito a lasciarmi un vostro parere con una piccola recensione e a inserire la storia nelle varie categorie.
Da Ali, per oggi, è tutto e il nostro prossimo appuntamento è a Martedì! ^^
Jaa ne ♥
Alison Cole

*QuEsTiOn TiMe* ...solo a me torna in mente Fnaf quando Adele dice: "Hello? It's me!"? u.u


 

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Capitolo 7
*** Chapter Seven- Hide and Seek ***


Chapter Seven
 Hide and Seek


"La vita è un gioco a nascondino con se stessi,
sempre più raffinato e complesso man mano che il tempo passa." 

Jonathan Carroll

 

Ho paura. Anzi, sono terrorizzata.
Sto correndo lungo uno dei tanti corridoi presenti in questo dannatissimo posto tenendomi una mano poggiata sul viso.
Varco l'ennesima porta, ritrovandomi in un ampissimo salone: librerie, poltrone, divani, un camino, mobili… i miei occhi analizzano in breve tempo ogni possibile rifugio dove potermi nasconde.
Mi fermo davanti a un mobile, scoprendo che al suo interno detiene solo un paio di cappotti e che vi è abbastanza spazio per contenere un essere umano.
Mi accuccio sul fondo e chiudo le ante, lasciando solo un piccolo spiraglio, giusto per controllare la situazione fuori. Allontano la mano dal viso per poi osservarla con ribrezzo.
Sangue. Sto sanguinando, diamine.

Quando poco prima quella volpe mostruosa mi era saltata addosso, avevo risposto con un assestato colpo di mazza in pieno muso, lasciandole un bel livido. Un suo tentacolo era partito spedito verso il mio viso, ma io lo avevo deviato appena in tempo, o almeno così credevo. Successivamente, mi ero fiondata fuori dalla stanza in una corsa sfrenata alla ricerca di un luogo sicuro.
Probabilmente quelle tenaglie affilate mi avranno colpito di striscio... oppure...

Un cigolio inquietante riecheggia per tutta la sala riportandomi al presente.
Mi gelo sul posto, trattenendo il respiro.
La volpe bianca di poco fa entra lentamente, muovendosi con circospezione. Percorre l'area con le sue iridi color topazio alla ricerca di qualcosa… ehm o meglio qualcuno, visto che sicuramente sta cercando me per ringraziarmi dell'amabile mazzata che le ho rifilato.
Un altro suono gracchiante e il rumore metallico di passi pesanti. Rivolgo la mia attenzione su una figura alta e robusta che avanza in direzione della creatura bianca.
Inizialmente non ho la più pallida idea di chi sia; c'è troppo buio per capirne le fattezze a questa distanza. Arrivato però a pochi passi dal mio nascondiglio non mi è poi così difficile riconoscerlo: l'enorme coniglio viola sorride sadicamente, la parte animale del suo viso increspata in un'espressione ilare.
Un brivido di puro terrore mi percorre la spina dorsale.
I due esseri si guardano negli occhi, come intrattenuti in una muta conversazione.
Altri tonfi pesanti. CHI C'È ANCORA?!
Serro gli occhi con forza… non sono certa di voler controllare chi è appena entrato nella stanza.
I tonfi sono più nitidi e vicini.
Sono in preda al panico. Voglio tornare a casa.
Vorrei non essere mai scesa qui sotto, vorrei non essermi ubriacata, vorrei che Khloe non avesse fatto questa festa, vorrei non aver litigato con mia madre, vorrei che Nico non avesse problemi, vorrei non essere mai entrata in questa pasticceria, vorrei che quell'incidente non fosse mai avvenuto, vorrei non aver perso la memoria... Vorrei non essere mai nata!
Apro gli occhi. No. 
Non mi hanno ancora trovata... posso ancora sopravvivere... vero?
Il primo pensiero che mi viene guardando il nuovo arrivato è l'immagine di un pulcino… ma enorme, sproporzionato, con un becco gigantesco, denti affilati come lame, la pelle scorticata in vari punti e due occhi azzurri indemoniati.
Mi tappo la bocca con le mani mentre due scie di lacrime iniziano a solcarmi il viso stanco.
Le lacrime salate mi pizzicano un po' la ferita, ma non mi importa: sono troppo concentrata a cercare di rallentare il mio battito cardiaco impazzito per preoccuparmi di ciò.
Quando la gallina si gira nella mia direzione, mi mordo il labbro inferiore a sangue per evitare di urlare.
Cerco di tranquillizzarmi.
Non può vedermi, non può… non può dannazione!
Gli occhi spiritati del pollo si assottigliano, la testa piegata leggermente di lato. 
Parte del viso è completamente privo di pelle… è a dir poco ripugnante.
Dopo una manciata di minuti a mio parere eterni, il mutante si volta, mostrando una schiena ricoperta da spuntoni metallici, simili ad aculei. I tre, incredibilmente, tra ringhi e spintoni escono dalla stanza, ignorandomi completamente.
Emetto un sospiro di sollievo, liberandomi dal peso opprimente che mi schiacciava lo stomaco.
Apro lentamente l'anta di mogano dell'armadio, cercando di rimettermi in piedi.
Superato un primo momento di spossatezza, dovuto probabilmente all'eccessivo stress, mi incammino verso la via opposta presa dai tre mostri. Con la mazza impugnata saldamente, spalanco la porta, ritrovandomi davanti una scelta… destra o sinistra?
Scelgo sinistra, visto che da destra provengono dei suoni raccapriccianti, e, successivamente, svolto a destra.
Questo corridoio è quasi privo di luce e rischio più volte di inciampare sui miei stessi passi.
Mi volto un attimo, controllando che nessuno mi stesse seguendo... e in quel momento vado a sbattere addosso a qualcosa di duro.
Reagisco subito d'istinto: lo colpisco con tutta la forza che ho, scaraventandolo a terra.
Solo ora noto che è una specie di bambola di plastica un po' sproporzionata e a grandezza umana.
Ha un'aria familiare… capelli dorati, fisico asciutto… Sembra così innocuo...
-M-mi dispiace…- mormoro, più a me stessa che ad altri.
La bambola inizia a muoversi lentamente, girando la testa di 180 gradi per guardarmi, un sorriso triste ed inquietante dipinto in viso, le sue iridi fisse nelle mie. Indietreggio, spaventata. Vuoti.
Quegli occhi… non possono vedermi… sono vuoti, senza luce. Apre appena le labbra, mostrando una fila di aghi affilati. Sembra sul punto dir qualcosa, ma dalla sua bocca non fuoriesce una sillaba, solo una specie di lamento, sofferente.
Mi sento incredibilmente in colpa… ma questo non è il momento adatto per i sentimentalismi.
D'altra parte lui è uno di loro.
-...s-scusa… scusa!- gli grido mentre mi allontano, proseguendo per la mia strada.
Corro a più non posso, sperando di trovare l'uscita il prima possibile.
Non ne posso più! 
Non ce la faccio!
Finalmente vedo una luce… una lampadina, simile a quella solitaria che era appesa nella scala da cui ero scesa.

Eccola! Posso farcela! Mi slancio con tutto il corpo, le gambe ormai distrutte dalla stanchezza, la vista leggermente annebbiata.
Qualcosa mi trattiene. Urlo. 
Un dolore lancinante mi percorre tutto il corpo, prepotente e straziante. 
Denso sangue caldo inizia a colare dallo squarcio creatosi sul mio braccio, gocciolando sul pavimento. 
Un uncino viene rimosso dalla mia carne martoriata, producendo un suono raccapricciante. 
Inciampo sui miei stessi piedi, cadendo a terra, il braccio sinistro che brucia come stesse andando a fuoco. 
Cerco di voltarmi, di visualizzare l'enorme essere che ho davanti, di mettere a fuoco il più possibile, ma le lacrime che mi invadono gli occhi me lo impediscono. Striscio all'indietro, in un disperato tentativo di sfuggire alla morte, di scappare da questa sorte ormai destinatami. Il mio aggressore mi blocca a terra con un piede, schiacciandomi lo sterno fino a quasi togliermi la capacità di respirare. 
Mi dimeno, scalcio, ringhio… sono una furia mentre cerco di convincermi che non è ancora tutto finito, trattenendo violentemente quel barlume di speranza che mi rimane.
Sento qualcosa di gelido, metallico e pungente premere sotto il mento, vicino alla giugulare.
Mi freno. 
Ora riesco a vederlo, a scorgere chi mi sovrasta con un uncino puntato alla gola, arrugginito e sporco di sangue fresco… il mio.
Possiede un muso di volpe in parte ricoperto da pelo ispido e rossiccio e in parte privo di rivestimento, lasciando così intravvedere la struttura di base in acciaio; uno squarcio che parte da metà fronte attraversa l'occhio destro e termina all'altezza della bocca; le gambe sono quasi prive di pelle, ricoperte solamente in alcune zone di carne marcia e sangue rappreso; il busto è un miscuglio di ossa e tubi metallici che si attorcigliano lungo la colonna vertebrale; le braccia muscolose terminano una in un enorme uncino, una in una mano antropomorfa provvista di artigli.
Fisso l'unico occhio aperto dell'ennesima creatura infernale frequentante questo posto dimenticato da Dio.
Rabbia, confusione, ferocia animale…
Porto entrambe le mani al polso del braccio uncinato della volpe, spingendo l'arma sempre più contro la mia pelle.
-Avanti… fallo- mormoro con voce roca mentre scie di lacrime solcano nuovamente il mio viso. 
Ormai è finita… è inutile combattere. 
Lui sembra sorpreso. 
Incerto, carica il colpo definitivo. 
È la mia fine. 
Serro gli occhi, aspettando che la mannaia si abbatta su di me… ma l'unica cose che mi giunge è lo stridere dell'uncino contro il pavimento, a un centimetro dalla mia testa.


Ali's Note: 
Ok... ok... OK! Ora mi linciate lo so già ahahah
I'm a bad girl! Ma dovevo per forza chiuderlo così il capitolo... sorry u.u
Se quindi volete leggere il seguito lasciate una piccola recensione. E forse lo carico giovedì invece di venerdì u.u
Non trovate che io sia un amore??? ♥_♥
Bevis: Io avrei detto che somigli più a una vipera... 
Ali: ... *rumori di lotta e urla*
*l'autrice torna con la Mazza insanguinata*
Aaah, questa mazza ve la ritroverete mooolto spesso. Trovo che sia ottima contro gli ebeti  ^^
Comunque ringrazio come al solito tutti voi! Grazie infinite per il sostegno♥
Bene bene... da Ali è tutto gente! Ci si sente venerdì (o giovedì... dipende da voi eheh)!
Jaa ne ♥
Alison Cole

*QuEsTiOn TiMe*  Ho ascoltato per caso "L'Amore Eterno" di Fedez... e c'è una bimba che canticchia: "Uno, due, tre, Freddy viene per te. Quattro, cinque, sei, al sicuro non sei"... Vi sembra normale sta cosa?! xD

 

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Capitolo 8
*** Chapter Eight- Dance With Your Nightmares ***


Chapter Eight
 Dance with your nightmare


"L' uomo nero non è morto, ha gli artigli come un corvo, fa paura la sua voce, prendi subito la croce.
Apri gli occhi, resta sveglio, non dormire questa notte..."
Filastrocca dell'incubo
 
 

Sono sul divano in soggiorno. Nico mi è seduto affianco e parla entusiasta, sprizzando felicità da tutti i pori.
Sta sera andrà fuori con i suoi compagni di basket a mangiare una pizza.
Dopo che hanno vinto il torneo di quest'anno mi sembra il minimo festeggiare. Sento dei rumori di stoviglie provenire dalla cucina: la mamma sta preparando il pranzo con papà e qualche volta ci giungono le loro risate.
Annuso l'aria estasiata.
Lasagne al forno, le mie preferite.
Abbandono la testa all'indietro, beandomi di questo clima di… normalità.
Bugie.
-Cosa?- chiedo sbarrando gli occhi e guardando Nico.
Lui distoglie gli occhi dalla televisione e mi guarda confuso.
-Non ho detto niente-
Suona il campanello e io mi appresto ad aprire.
Un ragazzo dagli occhi di ghiaccio, i capelli castani e ribelli, alto e atletico e con un sorriso magnetico mi studia con le braccia incrociate.
-Non sei ancora pronta…- mi sbeffeggia.
Arrossisco, confusa.
-P-per cosa dovrei essere pronta?- chiedo insicura.
Lui mi guarda con occhi stralunati.
-Ma come? Il ballo della scuola è stasera. Te lo eri scordato? Non si da buca al proprio ragazzo- aggiunge infine con un broncio infantile, scuotendo il capo.
Ragazzo?
-Oddio me lo ero scordata- esclamo scocciata dalla mia memoria a breve termine. A proposito… com'è che si chiama il mio ragazzo?
-Per fortuna sono venuto in tempo… dai ora andiamo- aggiunge con un altro sorriso il castano afferrandomi per un polso.
-Ma sono ancora in pigia…- mi blocco a metà frase, esterrefatta. Indosso un magnifico vestito, degno della più bella e ricca delle principesse: corpetto a cuore, gonna vaporosa con sottoveste in seta, corona di rose a cingermi il capo… Quando mi sono cambiata?
E da quanto tempo mi trovo in una sala da ballo a danzare col ragazzo dagli occhi azzurri di poco prima?
Il mio sesto senso rizza le antenne. Questa sensazione… l'avevo già sentita…
Qualcosa non torna.

Svegliati... Hope.
Mio padre… è morto. Non ho un ragazzo… e men che meno mio fratello ha amici o partecipa alle attività della squadra di basket della scuola.
Questa non è la mia vita.
Continuo a seguire il ritmo del mio accompagnatore, avvicinandomi il più possibile e mettendomi in punta di piedi per arrivare alla sua altezza.
-Chi sei... realmente?- mormoro al suo orecchio molto lentamente, senza sapere bene cosa aspettarmi come risposta.
Sento le sue mani stringermi possessivamente i fianchi, alche lo allontano da me facendo pressione coi palmi sul suo petto.
Il mondo crolla. Come se tutto intorno a noi fosse fatto di specchi, si frantuma e sgretola, lasciando dietro di se il nulla più completo.

-Mmmm… diciamo che sono solo un tuo sogno, piccola. Questa vita…- dice piegandosi verso di me, i nostri occhi perfettamente gli uni davanti a quelli dell'altro -...è tutto ciò che hai sempre voluto, no? Una vita normale. Non ti piacerebbe vivere così in eterno?- chiede mieloso.
Lo squadro da capo a piedi.
-Non hai risposto alla mia domanda…-
Lui fa spallucce.
-Sono colui che può esaudire i tuoi sogni più nascosti…- risponde con un ghigno -Magari…-
Vedo il suo aspetto cambiare davanti ai miei occhi: i capelli si schiariscono, diventando biondi, gli occhi si tingono d'ambra, il fisico ora è più asciutto ed è leggermente più alto.
Cerco di deglutire ma la mia bocca è completamente asciutta, arida come il deserto del Sahara.
Perché mi salgono le lacrime agli occhi?

-Chi diavol…-
-Non ricordi? Peccato… Beh, allora forse ho ancora una possibilità...- mi interrompe lui, avvicinandosi a me pericolosamente con un ghigno stampato sulle labbra piene.
-Non vorresti stare qui con me? Per sempre…- mormora in un sussurro, tornando al suo aspetto originale.
Per sempre…
-Ho capito…-
Lui sorride trionfante.
-Ero certo avresti accettat…-
-Ho capito che non voglio vivere dentro le menzogne. Sono stufa di tutti questi teatrini, di queste bugie, di queste cose strane che avvengono intorno a me e a cui non so dare una spiegazione. E non intendo accettare la tua proposta- dico fissandolo negli occhi con decisione -Voglio la mia vita. Per quanto brutta e complicata possa essere- concludo, le braccia incrociate al petto.
Dopo un primo momento di sorpresa, il ragazzo scoppia a ridere divertito.
Mi trattengo a stento dal rifilargli una sberla.

-Aaaah, piccola Rox. Prima o poi accetterai…-
Sospira, allontanandosi nel vuoto.
-Questo è un arrivederci- dice dandomi le spalle.
Poco prima di sparire si ferma un ultimo momento, voltandosi e sorridendo malignamente.
-Ti lascio un ricordino… spero che ti divertirai con i tuoi nuovi amici- e detto ciò svanisce.
-Quel maledetto…-
Dei rumori metallici mi distolgono dai miei propositi di morte e dai miei pensieri ingarbugliati.
Controllo con occhi atterriti il proprietario della mano artigliata poggiata sulla mia spalla.

-No…NO!-


Urlo. Urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
Respiro e inspiro per una manciata di minuti prima di rendermi conto che sono seduta, sotto le coperte, nel mio letto, in camera mia.
Mi passo una mano sul viso, imperlato di sudore.

Quei mostri… le loro lame nella mia carne...
-Un sogno ahah… un dannatissimo sogno…-
Guardo l'orologio sul mio comodino: 07.02.
Un senso di nausea improvvisa mi costringe ad alzarmi immediatamente e a correre in bagno.
Mi sento uno straccio. Sì, però uno di quelli stra usati che è stato calpestato da una squadra di rugby, era presente ad un'esplosione nucleare e che è stato in posti in cui nemmeno uno straccio vorrebbe mai andare.
Svuoto completamente lo stomaco, tenendomi la fronte con la mano sinistra.
Quando scendo verso la guancia sento un'imperfezione nel mio viso.
Mi guardo allo specchio e contemplo il taglio rossastro in contrasto con la mia pelle candida.

Quando me lo sono fatta?
In quel momento un dolore pazzesco si propaga a partire dal mio braccio sinistro mentre la stanza sembra girarmi intorno come fossi all'interno di una giostra.
Noto delle bende bianche insanguinate cingermi l'avambraccio, il disinfettante sul lavandino, pozze di liquido rosso sul pavimento... e che sto ancora indossando i vestiti di ieri sera.
In un attimo t
utto mi torna in mente, come un fulmine a ciel sereno.
La sbronza, le serrande, la fuga, quelle creature…
Crollo a terra, le mie ginocchia tremanti, incapaci di sostenermi.
Non era tutto un sogno… non tutto.
Come possono esistere veramente creature così?
-Non è possibile! Non può! Non può… Non…-
Roxanne, ragiona!
Prima di tutto, è il caso che pulisco questo macello e che cambio la fasciatura.
Mia madre non deve sapere nulla.
Respingo il conato che mi si forma in gola alla vista del mio braccio martoriato. Raccapricciante.
In pochi minuti sistemo tutto e torno in camera… proprio quando qualcuno bussa alla porta della mia stanza.
Mi fiondo a letto e mi copro fin sopra alla testa.
-Tesoro, sono le 7.15. Non ti sei ancora alzata?- chiede sorpresa mia madre, chiudendosi la porta alle spalle.
Diamine! Oggi è sabato. Mi ero completamente dimenticata della scuola.
-N-non mi sento esattamente bene…- mormoro tossicchiando un po' e abbassando leggermente le lenzuola, lasciando intravvedere gli occhi.
Lei si avvicina al mio capezzale e poggia le labbra sulla mia fronte.
-Sei bollente!- esclama preoccupata.
-Prendo il termo, ti preparo una cioccolata e poi facciamo la maratona film, ok?- chiede con fare materno.
Annuisco, sorridendo. Lo facciamo ogni volta che sto male… una specie di tradizione incominciata dopo l'incidente.
Finalmente sola, scosto le coperte di colpo, cambiandomi e buttando i vestiti laceri e sporchi di sangue infondo all'armadio.
Più tardi me ne sbarazzerò.

Mi ributto a letto, presa da un capogiro improvviso.
Accidenti, proprio adesso dovevo star male?!


Ali's Note:
Heila ^^ Alla fine non ho potuto pubblicare ieri perché... il capitolo non era nemmeno pronto lol
Non per colpa mia sta volta -_-" 
Comunque... la nostra Rox è perseguitata dalla sfiga xD
Ci mancava solo un tipo strano che la perseguitasse nel sonno e la febbre C:
Rox: Già...
Ali: Presto però mi ringrazierai... almeno per la febbre... hai saltato scuola dopo tutto! ^^
Rox: ....
Ali: Ok non l'ha presa molto bene... Ehm... andando avanti...
Ringrazio tutti voi che leggete e recensite C: Grazie infiniteeeeeeeeeeeeeee ç_ç
Pensavo di fare uno speciale di Natale... se ho tempo :) E poi ci sarebbe in programma una collaborazione u.u
Eheheheh sarà qualcosa di figo :3 
Bene, con questo vi saluto! Se vi è piaciuto recensite, inserite nelle categorie e noi ci si ribecca martedì con un capitolo... scottante!
Jaa ne ♥
Alison Cole

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Capitolo 9
*** Chapter Nine- Freddy's and the Children ***


Chapter Nine
Freddy's and the Children


 

"Ci sono momenti in cui tutto va per il verso giusto.
Non occorre spaventarsi. Sono momenti che passano." 

Jules Renard

 

Ammetto che l'avere la febbre ha i suoi vantaggi.
Innanzitutto l'essere coccolati e riveriti, cosa che in questo momento non mi dispiace affatto.
In secondo luogo, si ha molto tempo libero, e non posso certo chiedere di meglio ora come ora.
Mi rigiro nel letto, abbracciando il mio cuscino.
Ho passato l'intera giornata a rimuginare su ciò che è accaduto la scorsa notte, dopo che la volpe rossa mi ebbe attaccato.
Ricordo che la creatura non si era più mossa e che io ero sgattaiolata via, correndo verso l'uscita e ritrovandomi davanti un'alta recensione.
Credo di averla scavalcata, con un bel po' di fatica, e di esser caduta malamente a terra, dall'altra parte.
Poi però… tutto risulta confuso, buio, sfocato.
Sento dei passi fuori dalla mia camera.
Uno spiraglio di luce invade la stanza, accompagnato dallo scricchiolio prodotto dalla porta.
Mia madre dà una breve occhiata per la millesima volta alla stanza e, vedendomi dormire, finalmente decide di andar a coricarsi. Perfetto.
Scivolo fuori dal letto e mi trascino alla scrivania, accendendo il computer.
Dopo averci ragionato sopra un bel po' sono giunta alla conclusione che per avere le mie risposte avrei potuto chiedere a colui che tutto sa: Internet.
Tentar non nuoce, no?
Apro il motore di ricerca e rifletto su cosa inserire. 
Mostri animali? Nada.
Cosa cavolo devo inserire?!
Rimango con gli occhi chiusi per un attimo, quando una frase mi si riproduce sulle labbra: -Grazie Chica-.
-Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?!- urlo euforica sentendomi un genio.
Digito velocemente sulla tastiera tutti quei nomi strani che vedevo incisi sulle targhette dei ragazzi.
Una lista di risultati invadono il monitor facendomi sorridere come una bambina. Bingo!
Sinceramente, non lo avrei mai detto che un giorno sarebbero tornati utili. Inizio a sfogliare vari articoli di giornale e a guardare qualche foto.
Rimango basita, mentre pian piano la mia mente si sgombera e riordina le informazioni come fossero pezzi di un puzzle.
Quei nomi appartengono a degli animatronics, dei robot antropomorfi dalle sembianze animale che venivano utilizzati in alcune catene di
ristoranti allo scopo di intrattenere un pubblico prettamente infantile negli anni 80'/90' circa.

Questi in particolare vennero costruiti inizialmente per il ristorante Fredbear Family Diner, chiuso poco dopo la sua inaugurazione a seguito di un incidente… pare.
Il locale passò da proprietario a proprietario, rinnovandosi e chiudendo più volte.
Sembra che siano scomparsi dei bambini nel corso degli anni, molti bambini.
I corpi non furono mai ritrovati.
Secondo una testimonianza i cadaveri risiedevano all'interno degli animatronics, che di notte prendevano vita posseduti dalle anime iraconde di quelle vittime innocenti… tutto ciò ovviamente mai confermato.
Più che dei fatti di cronaca risultano ai miei occhi come Creepypasta o leggende metropolitane.
Ribadisco: risulterebbero, visto che dopo l'esperienza della notte scorsa sono a malapena sicura del mio nome.
Osservo un paio d'immagini dei simpatici robottoni, constatando che la somiglianza tra questi e quei mostri è a dir poco sconvolgente.
Tutto ciò che dovrebbe essere insensato, impossibile e puramente frutto di una fantasia alquanto malata diventa possibile, reale e concretamente terrificante.
Mi passo una mano tra i capelli nervosa.
Inserisco nel motore di ricerca “Freddy+Pizza+10+anni+fa”, cercando un possibile nesso tra le due cose.
Un articolo colpisce subito la mia attenzione.

 

13 Agosto 2005

Durante la notte la nuovissima attrazione horror Fazbear's Fright, un giorno prima dall'apertura definitiva al pubblico, ha preso fuoco […]. Il corpo del guardiano e tutto ciò che riguardava la famelica ex-pizzeria, tema centrale del parco alla quale era infatti dedicato, sembrano al momento scomparsi […].


Ok, probabilmente ora sappiamo dove è finita questa “roba”, ma la causa dell'incendio, “cortocircuito elettrico” non mi convince per niente. Noto un articolo correlato che racconta di avvenimenti successi in seguito alla distruzione dell'attrazione horror.

21 Dicembre 2005

Dopo la sera della strage del “15 Agosto”, dove morirono 35 uomini compresi tra i 17 e 50 anni, sono morti altri 465 uomini.
Il 500° omicidio è avvenuta ieri sera 20 Dicembre: un uomo sulla trentina è stato trovato privo di vita in un vicolo cieco del centro […].
Sul colpevole ancora nessuna notizia... Solo delle viti arrugginite trovate su ogni scena del crimine.

 

La saliva abbandona la mia bocca all'istante inaridendola, mentre cerco di snodare un groppo creatomisi in gola.
Questa data me la ricordo fin troppo bene e probabilmente mi perseguiterà per il resto della mia vita.
Ah, è sicuramente una coincidenza ahahah… vero?
L'incidente… la sera del 20 Dicembre…
No, Roxanne, andiamo! Tu eri in macchina con tuo padre: il freno non andava, pioveva, le ruote slittavano…
Tutto ciò non c'entra… non… c'entra…
Una consapevolezza mi investe, lasciandomi senza fiato: il vialetto e quegli occhi ardenti e così simili a oro fuso.
Le immagini di qualche giorno fa tornano con prepotenza, scorrendomi davanti agli occhi come un film.
Stringo il mio capo tra le mani, improvvisamente colpita da una forte emicrania.
Perché non posso ricordare? Perché devo essere incompleta? Perché?!
COSA NON DEVO SAPERE!?

Chi è quel ragazzo?!
Arranco verso il mio letto ormai priva di forze, mentre involontarie e calde lacrime tracciano due scie umide sul mio viso. Serro con forza gli occhi. La testa sembra sul punto di esplodere, percossa da acute fitte di puro dolore accompagnate da brevi lamenti che non riesco a trattenere. Sono sul punto di impazzire ed urlare a squarcia gola che questo strazio finisca, quando una mano si posa delicatamente sul mio capo.
Spalanco gli occhi ma non scorgo nulla.
Provo quindi a muovermi però senza successo.
La sensazione di un palmo caldo premuto sulla fronte non svanisce, come il tepore e la calma derivante da essa.
Mi accarezza delicatamente, come si fa con gli oggetti fragili o preziosi... come se avesse quasi paura di rompermi. Il dolore svanisce gradualmente e lentamente la stanchezza si impossessa della sottoscritta.
-Dormi, Hope- sento sussurrare al mio orecchio, percependo un'altra mano stringermisi su quella destra, prima che i miei occhi si chiudano e che io venga accolta tra le braccia di Morfeo.
Questa volta non vengo tormentata dagli incubi.
Ricordo solo una rigogliosa distesa d'erba verde e l'odore pungente delle rose in fiore.

 

Sono giorni che non metto piede fuori di casa.
Khloe mi ha chiamato praticamente ad ogni ora del giorno, ritrovandomi alla sera con circa 20 chiamate… volontariamente senza risposta. Non è cattiveria la mia, semplicemente sapevo che mi avrebbe sottoposto ad un interrogatorio prolungato per ore. Perdonami, Khloe.
La ferita sul viso è completamente guarita, noto guardandomi attraverso lo specchio del bagno.
Non si può però dire la stessa cosa per il braccio.
Mentre mi appresto a cambiare il bendaggio, osservo la ferita semi-richiusa e pulsante con circospezione.
Qualche giorno fa lo squarcio si stava chiaramente infettando eppure, dopo quella sera, quando ebbi l'emicrania, era migliorata a vista d'occhio. 
Certo, al solo sfiorarla mi duole da impazzire, ma sempre meglio di un braccio ricoperto di pus disgustoso, no?
Ugualmente, non riesco a comprendere questo piccolo miracolo... anche se credo sia successo qualcosa.
Deve essere successo qualcosa... cheeee... per qualche motivo non ricordo. 
Mi verrà una crisi di nervi un giorno o l'altro, questo è certo. 

Torno in camera dove aleggia un buon profumo di pulito.
L'ironia della sorte volle che stamattina mia madre abbia avuto la brillante idea di lavare da cima a fondo la mia camera. Per fortuna i vestiti stracciati che avevo nascosto nell'armadio li avevo fatti “sparire” la notte scorsa. Sospiro e mi immergo nelle coltri del mio letto.
Questi sono stati giorni vuoti, senza incubi e preoccupazioni, i quali avevo imprigionato momentaneamente in un angolo remoto della mia mente.
Ma ora sto bene… ed è giunta l'ora dei conti. 

Ali's Note: 
Macciaoooone! *schiva dei coltelli* 
Ehm... ok ammetto di essermi comportata ingiustamente con voi. Ma avevo anche io bisogno delle mie vacanze ç_ç
*schiva una bomba atomica* 
O-ok! Allora... diciamo che martedì metto anche una storia bonus che racconta il capodanno passato nel Twelve's? ^^"
Mi perdonate??? *faccina dolciosa*
*schiva un set di pentole* Ma che siete clienti fissi della Metro? O.o
Comunque i capitoli torneranno ad essere pubblicati regolarmente :)
E il prossimo.... MUAHAHAHAHAHHA *coff coff*
Ehm... è un capitolo tranquillo... Ma tanto :D
Bene, la vostra pazza Ali vi saluta! Se il capitolo vi è piaciuto vi invito a recensirlo e ad inserie la storia nelle varie categorie!
Noi ci rivediamo martedì con il prossimo aggiornamento. 
Jaa ne ♥
Alison Cole

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Capitolo 10
*** Chapter Ten- In the Wolf's Lair (Prima Parte) ***


Chapter Ten
In the Wolf's Lair (Prima Parte)

 

"Non cercare di chiarire il senso degli eventi,
ma solo di interpretare la loro direzione."

Cit.

 

Infosso il viso il più possibile nella sciarpa osservando i clienti entrare ed uscire dalla pasticceria di fronte a me, dall'altra parte della strada. Quasi li invidio. 
Non ero anche io come loro appena una settimana fa, lontana anni luce da quelle macabre scoperte ed ignara di tutto? 
Una bimba sorridente e sua madre con la mano nella mano avanzano passandomi affianco con un pacchettino di pastine provenienti dal Twelve's.I miei occhi percorrono la piccola.
Sorride, ride, parla con quella vivacità che solo i bambini hanno. Anche loro erano sicuramente come lei.
La immagino mangiare una ciambella appena sfornata con spensieratezza e poi… un losco individuo trafiggerla ripetutamente con un grosso coltello, mentre il sangue cola e schizza formando disegni incomprensibili, unici testimoni di quella sciagura, macchiando il piccolo corpicino e il suo assassino... la scintilla nei suoi occhi si spegne con estrema lentezza dandole il tempo di patire ogni singolo secondo di quella malata tortura.
Un brivido gelido mi percorre la schiena, mentre cerco di fermare con stizza la mia fervida immaginazione.
Voglio veramente andare infondo alla faccenda?
Potrei far finta di niente, ignorare i segnali, dimenticare l'incidente e tornare alla mia vita di sempre.
Guardo con occhi vuoti l'insegna della pasticceria pensando che ci starebbe meglio la scritta: “Lascia ogni speranza Rox, o tu che entri”.
Sarebbe più azzeccata.
Scuoto la testa, sbuffando, cosa che ormai faccio in continuazione, nemmeno fossi un bufalo.
Ritengo inutile girarci intorno: io ho bisogno, voglio e pretendo delle risposte, costi quel che costi.
Cammino con decisione verso l'entrata e aspetto che le porte automatiche si aprano per consentirmi il passaggio.
I tavoli esterni sono vuoti, visto il calo di temperatura improvviso, rendendo l'interno più caotico del solito.
Mi blocco all'ingresso.
Pur essendo in mezzo al vociare e alla moltitudine di gente, è come se ci fosse una specie di bolla immaginaria che mi separa dall'esterno.

Il mio sguardo viene catturato inspiegabilmente da quello di Blake che ora mi guarda con un'espressione di estremo stupore, lo straccio, con cui era intento a pulire un tavolo, sospeso a mezz'aria e la bocca aperta.
Un forte rumore di vetri rotti attira l'attenzione di tutti: una ragazza bionda di nostra conoscenza mi fissa con le iridi azzurrine dilatatissime, le mani ancora in posa come dedite a sostenere un vassoio.
Leggermente frastornata ed in estremo imbarazzo, Caelie si appresta a cogliere i cocci rotti mentre nella sala sembra sia calato un silenzio glaciale e alquanto opprimente.
-Cosa diamine è successo?! Nemmeno delle tazzine sapete por…- sento dire da una voce stizzita le cui parole, a quanto pare, muoiono in gola alla mia vista.
I suoi occhi color miele sembrano a dir poco interdetti.
-Ah- mormora, passandosi una mano tra i capelli rossi come il fuoco, evitando accuratamente di soffermarsi a osservarmi per più di due decimi di secondo.
Percepisco chiaramente gli sguardi dei clienti puntati su di noi, puntati su di me.
-Ahahahahah ma ciao Rox!- dice allegra una Myra apparsa da chissà dove che mi abbraccia con un sorriso sulle labbra. Anche Blake accenna una risata e la tensione sembra spezzarsi, mentre intorno a noi ricomincia a diffondersi un gran vociare.
-Vattene- mi intima con un filo di voce nell'orecchio la platinata, poco prima di allontanarsi con un sorriso tirato.
Leggo la preoccupazione nei suoi occhi, come se temesse per la mia incolumità.
Strano, visto che qualche sera fa lei stessa aveva provato ad uccidermi puntandomi con quelle tenaglie assurde nel tentativo di trapassarmi da parte a parte.
Ieri sera ero arrivata alla conclusione che loro fossero i mostri stessi: non so tutt'ora il come, ma le somiglianze e i nomi che avevo affibbiato ad ognuno di loro coincidono.
C'è ancora una piccolissima parte di me che spera fervidamente che tutto sia stato un sogn… ehm… incubo, direi, ma ammetto che vi ripongo pochissime speranze.
Osservo Myra voltarsi verso la porta della sala addetti con nervosismo, come se fosse spaventata da qualcosa.
Scuoto la testa e un sorriso triste si dipinge sulle mie labbra.
-Sai, perfettamente che anche se ora scappasse lui la riporterebbe qui di peso. Aveva già intenzione di andarla a prendere.- mormora una voce maschile affianco a me.
-Rick…- sussurro.
Lui sposta lo sguardo da Myra a me, donandomi un sorriso stanco ma sincero come risposta.
Improvvisamente, mi sento gelare sul posto.
I miei occhi colgono immediatamente quelli grigi e inespressivi di Peter situato dall'altra parte della sala.
Mi rivolge solo un misero cenno del capo in direzione della porta citata poco fa, per poi entrarvi senza degnarmi di uno sguardo, come se si aspettasse logicamente che io lo seguissi.
Blake, Myra e Rick si scambiano un'occhiata preoccupata, guardando successivamente me.

Con un sospiro mi appresto a seguire il “tenebroso”, fermandomi poco prima di imboccare questa maledettissima discesa che porta di sotto, con un improvviso senso di angoscia ad attanagliarmi lo stomaco.
Noto lo sguardo degli altri studiarmi con delle espressioni indecifrabili.
Li ignoro, prendo un bel respiro ed inizio a scendere uno ad uno questi infernali scalini.
Proseguiamo lentamente in quell'intrico di corridoi, molto più luminosi e confortevoli di quanto mi ricordassi.
La nostra destinazione, a quanto pare, è il grande salone dove mi ero nascosta rincorsa dalla volpe bianca... o Mangle… o Myra… lasciamo stare.
Questa faccenda diventa sempre più strana e complicata man mano che vado avanti.
La mia attenzione cade involontariamente sul mio rifugio, il guardaroba affianco all'orologio a pendolo, guadagnandomi un'occhiata stranita da parte della platinata. Inizialmente i suoi occhi sono incuriositi dal mio interesse per quel mobile, eppure, poco dopo, sposta velocemente lo sguardo da esso, improvvisamente cupa.
Non ho la più pallida idea di cosa le stia passando per la testa. 
Ognuno di noi prende posto ad un grande tavolo e, con la coda dell'occhio, noto il carissimo Bevis entrare nel salone con indosso i pantaloni di una tuta ed una canotta per poi accomodarsi affianco a Peter, rivolgendomi un sorrisetto che mi fa accapponare la pelle. Coniglio di merda.
Credo sia il suo giorno libero, dato l'abbigliamento alquanto scialbo e i capelli neri scompigliati.
Che stesse dormendo? Beh, se così fosse, sono contenta che sia stato costretto ad alzarsi.
Do una breve occhiata in giro, notando ben sei paia di occhi fissi sulla mia persona (Caelie era rimasta di sopra a badare alla pasticceria). Mi sento un po' a disagio.
-Allora… che si fa?- dico cercando di controllare il tremolio nella mia voce e facendola così apparire atona.
Ci manca che inizi a muovermi a scatti e sarei perfetta per interpretare la parte del robot in una commedia di quarta lega. Il ragazzo mi squadra con le sue lame d'acciaio quali sono i suoi occhi per poi sospirare.
-Innanzitutto… vorrei capire se sei realmente stupida o se fai finta di esserlo.- risponde pacato, provocando così una risatina da parte di Bevis, stoppata però da un coppino rifilatogli da Myra.

-Prego?- chiedo con gli occhi ridotti a una fessura e scricchiolandomi le dita, una ad una.
Vuole rissa? Non ci metterei molto a stenderlo a suon di pugni dato che per adesso si trova in forma umana.
Anche se, ora che ci penso, non ricordo di aver visto la sua forma mostruosa quella notte.
Non saprei cosa aspettarmi da lui sinceramente.
Rivolge un'occhiataccia all'idiota che si ritrova affianco per poi riportare la sua attenzione sulla sottoscritta.
-Francamente, mi stupisco che tu sia tornata di tua spontanea volontà qui. In realtà, non ti reputo per niente una ragazza stupida o priva di intelletto e di capacità di ragionamento. Anzi. Però non riesco a comprendere la tua decisione di venire nella tana del lupo.
Ugualmente, volevo sapere fino a che punto ti era chiara la situazione in cui ti ritrovi e esser informato sul cosa ci facevi ancora dentro alla pasticceria a quell'ora.- conclude con calma inclinando la testa leggermente di lato, in attesa.
Oddio. 
Pensare queste cose è una cosa, ma esporle… è come sbattermi in faccia le mie stesse pazzie.
Mi agito sulla seggiola e abbasso lo sguardo sulle mie mani prendendo un profondo respiro.
-La sera della festa di Khloe… diciamo che sono stata “male”, rimanendo chiusa in bagno oltre l'orario di chiusura, ovviamente non intenzionalmente. Cercando di uscire, mi sono ritrovata in questi corridoi e qui... ho incontrato degli esseri, dei mezzi cyborg con sembianze animali. Hanno provato ad uccidermi... ma per fortuna mi sono salvata. Inizialmente, credevo stessi dando di matto ma...- alzo la manica della felpa, rivelando le bende leggermente macchiate di sangue che mi cingono il braccio-... queste sono reali, e non frutto di una fantasia malata. Ritengo di non essere pazza e che quelle creature che giravano quella notte esistano davvero. Credo siano legate a una certa pizzeria e anche alle stragi avvenute successivamente ad un incendio. Mi sono informata su internet, scoprendo che probabilmente sono coinvolte le anime di alcuni bambini, assassinati molti anni fa. Ho ideato una teoria, ma risulta piena di falle e domande irrisolte.
L'unica cosa di cui sono abbastanza certa è che tutta questa faccenda è in qualche modo legata a me… e che quegli stessi mostri siete voi.- 
E ora? Come reagiranno? Dio, se esisti, proteggimi! 

Ali's Note:
Scusate l'orario di aggiornamento ahah ^^"
E anche il fatto che non sono riuscita a finire il capitolo speciale poiché c'erano alcune lacune nella trama e... nel fatto che non potevo inserire già tutti i personaggi ecc. ma basarmi su dove siamo arrivati fino ad ora in The Curse.
Ma venerdì lo pubblico sicuramente, dato che mia sorella mi ha aiutato con due o tre idee da sviluppare.
Per quanto riguarda il capitolo... Purtroppo l'ho diviso in due parti. 
Cioè speravo di sbrigarmela con una sola ma... odio raccontare gli eventi velocemente, trascurando certi dettagli per me importanti, certe riflessioni che aiutano a capire la psicologia dei vari personaggi. 
E poi io ho le sei facciate fisse per capitolo u.u
Mi dispiace anche il fatto che l'azione non si è ancora vista qui ç_ç
Beh, sangue sarà sparso venerdì muahahahahah 
Bevis: Ti detesto.... 
Ali: Non ho detto che il sangue sarà per forza il tuo.... però in effetti sarà così :D
*Bevis viene trattenuto da Khloe e una passante mentre l'autrice sculetta ridendo come la madre di Rossana "Oh Oh Oh Oh"*
E dopo aver fatto le note più lunghe del capitolo stesso, vi invito a recensire e inserire la storia nelle varie categorie se la storia vi sta piacendo... solo per vedere se a qualcuno interessa seguirla ^^"
Jaa ne ♥
Alison Cole, la scrittrice che vi vuole tanto bene perchè non l'avete ancora mandata a quel paese ^^

 

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Capitolo 11
*** Chapter Eleven- In the Wolf's Lair (seconda parte) ***


Chapter Eleven
 In the Wolf's Lair (seconda parte)

 

"In vero si possono solo seguire, mossa dopo mossa, le macchinazioni del fato,
sfidando le stelle avverse."
Nicolò B.


Appena termino di pronunciare l'ultima frase, un silenzio glaciale cala nella stanza.
Riluttante, alzo lo sguardo dalle mie mani intente a tormentarsi a vicenda, ritrovando Peter osservarmi con occhi spalancati e con un'espressione sorpresa impressa in viso.
-Seriamente, quella sera eri ubriaca o fatta?- domanda dopo un po', inarcando un sopracciglio.
...come? Ma sta scherzando?!
Lui prende il mio silenzio come l'ammissione di ciò che aveva appena ipotizzato e mi rivolge un sorriso di scherno.
-Dalle telecamere di sicurezza sembrava che stessi cercando qualcosa. Sai, per evitare di ammettere che ti trovavi lì per rubare bastava anche inventarsi qualcosa di meno assurdo.- aggiunge con finta compassione sotto lo sguardo leggermente confuso di tutti noi.
Sta superando il limite.
Mi alzo di scatto dalla sedia facendola rovesciare all'indietro e sbatto ambe le mani sul tavolo, incendiandolo con lo sguardo.

-Per tua informazione, non mi drogo! Ma sì, ammetto di esser stata abbastanza ubriaca. Tutto ciò però non toglie che qua sotto vi erano degli esseri che non avevo mai visto in vita mia e che sono certa siate voi. Sono venuta qui per delle risposte. Ho bisogno di sapere, maledizione! Non sono pazza, quindi non farmici passare per tale. Se pensi che cambierò idea ti sbagli di grosso. Io non ho paura e non ho alcuna intenzione di scappare.- concludo con fermezza, manifestando tutta la mia testardaggine e decisione.
Dopo una ventina di secondi, che a me parvero minuti, passati a guardarci negli occhi, egli emana un sospiro, iniziando a massaggiarsi le tempie.
-Dannazione… non volevo arrivare a questo...- mormora appena per poi schioccare le dita.
All'improvviso mi sento afferrare da dietro e in una manciata di secondi sono a terra, sovrastata da Bevis che mi punta un coltello alla gola, graffiandomela appena.
Sbarro gli occhi e studio l'espressione rilassata del moro.
Se prima avevo paura, ora sono completamente in preda al panico. Diamine! Non doveva andar a finire così…
Dalla posizione in cui mi ritrovo non riesco a scorgere i visi e le reazioni di Blake e Rick, però vedo Myra scattare in piedi allarmata.
Lancia un'occhiata al fratello, trovandolo ad osservare la scena digrignando i denti, impotente.
-Che avete intenzione di fare?!- sbraita quest'ultimo.
-Sai anche tu che è una minaccia. Eliminandola non correremmo alcun rischio e il nostro segreto sarebbe al sicuro.- risponde con semplicità Peter.
-E dobbiamo sporcarci di nuovo le mani? Uccidere?! Non abbiamo fatto tutto ciò per evitare di arrivare a… a questo!- grida Myra indicando me, le iridi dilatate che esprimono un profondo tormento.
Il suo panico sembra superare nettamente il mio, cosa decisamente assurda visto che quella che rischia di essere sgozzata tra le due sono io.
-Miranda… Io sto cercando di proteggere proprio ciò che siamo riusciti a costruire con sudore, fatica ed innumerevoli sacrifici… e non sarà certamente una misera umana a fermarmi.- dichiara gelidamente lui, facendomi rabbrividire di puro terrore.
Se non mi invento qualcosa subito rischio veramente le penne! E non provo un particolare interesse nel passar all'aldilà soffocando nel mio stesso sangue.
-Misera umana? Ti vorrei solo rinfrescare la memoria: noi ERAVAMO degli stramaledettissimi UMANI! Inoltre lo sai anche tu che lei non è una normale ragazza… lo percepisci. E credo che sia il fatto che non hai idea di chi sia veramente a spaventarti, più dei problemi che potrebbe arrecarci in sé.- ribatte la volpe bianca, alche Peter distoglie i propri occhi da quelli della ragazza, stizzito.
Eh? Di cosa diamine stanno parlando?

-E poi lei è… diversa. Dimmi quale essere vivente su questa terra, sapendo la verità, non ci avrebbe giudicato e sarebbe venuto qui per parlare, per spiegazioni? Spiegazioni?! Chiunque ci vorrebbe morto! Roxanne no.
Perché non darle una possibilità?- ritorna lei all'attacco, concludendo con la voce leggermente incrinata, quasi a supplicarlo.
Mi stanno salendo le lacrime agli occhi.

In realtà li avevo giudicati… eccome se lo avevo fatto.
Se da una parte provavo pena, dall'altro provavo repulsione nei loro confronti. Ma ora…
-I-io non ho capito bene cosa stia succedendo.- comincio a dire, ignorando il bruciore dovuto alla ferita alla gola che peggiora ad ogni mia sillaba -Non lo so. Pensavo di aver una vita tranquilla e fin troppo monotona, ma da quando vi ho conosciuto… una serie di avvenimenti a cui cerco una dannata risposta mi hanno perseguitato fino ad ora. Se ho capito bene, avete sofferto molto.
Vorrei capirvi, aiutarvi… esservi magari amica. Non ho intenzione di spifferare niente a nessuno.
Cosa vi ricaverei? Sono una ragazza qualunque, magari strana, ma totalmente priva di particolarità estasianti.
Non so che cosa vediate in me, ma io non sono nessuno. Vi prego solo di risparmiarmi… un'altra volta.- finisco con un filo di voce.
Zack sussulta, guadagnandosi un'occhiata interrogativa generale.
Peter non fiata, sembra indeciso, come se un turbine di emozioni contrastanti lo stiano investendo in pieno.
-Accidenti a voi…- dice infine sospirando e scrutando i visi dei presenti uno ad uno.
-Sia chiaro ragazzina: io non mi fido. Nascondi qualcosa, ma non preoccuparti. Prima o poi capirò cos'è.
Per il resto non ti reputo una persona pericolosa e sento che le tue parole sono sincere.- si ferma un attimo, soffermandosi sugli occhi della fidanzata per poi serrare i propri e proseguire.
-Ti risparmierò… per questa volta.- alche un sorriso radioso esplose sul viso di Myra, mentre calde lacrime di felicità le rigano il volto.
Esalo un sospiro di sollievo, abbandonandomi nella stretta di Bevis. Grazie a Dio.
-Sappi però che se più avanti ti reputerò una minaccia non avrò alcun ritegno nell'ucciderti con le mie stesse mani.- conclude con un ghigno terrificante. Sono sicura di aver perso 10 anni di vita.
-Bene. Bevis, mollala.- ordina il ragazzo, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso l'uscita.
Mi aspetto di veder il moro alzarsi e allontanarsi, eppure lasciarmi, sembra l'ultima delle sue intenzioni.
Sento i passi cessare.
-Bevis...?-
Credo che i ragazzi lo stiano osservando perplessi, visto che dalle voci che iniziarono a chiamare l'amico trasparisce molta preoccupazione e confusione.
Osservo negli occhi il mio aggressore trovando due iridi smeraldo inumiditi dalle lacrime.
Il respiro accelerato, i muscoli sforzati al massimo nell'intento di allontanarmi il coltello dalla gola, il viso imperlato di sudore. Sembra terrorizzato.
-Cosa diamine stai facendo?!- tuona Zack avvicinandosi a noi. Il moro sussurra qualcosa che, a quanto pare odo solamente io, mentre il rosso si ferma con un: “Che?”.
E da qui in poi tutto sembra svolgersi a rallentatore: Bevis che alza il coltello e punta il mio cuore, le urla dei ragazzi, lo strazio nella voce di Myra che mi chiama…
Ed io che afferro il polso del mio quasi-assassino con il braccio sano e glielo storgo, scivolo in giù portandomi dietro di lui e lo spingo a terra, immobilizzandolo.
Il tempo torna a scorrere normalmente mentre cerco di riprendere fiato e di rallentare i miei battiti che sento pulsare persino all'interno del cranio.
Cosa… c-come… come diamine ci sono riuscita?!
Oddio, avevo una paura atroce di morire! Mi tremano ancora le ginocchia!
Scivolo a terra, stremata.

Frederick mi prende al volo, sostenendomi per mantenermi in piedi.
Passo una mano sul viso e osservo il moro ancora steso a terra, svenuto.
Ma che gli era preso?!

Myra mi travolge e abbraccia mozzandomi il respiro.
-E-ero così spaventata...- mormora appena.
Sento qualcosa di umido bagnarmi la maglia e intuisco siano le sue lacrime.
Mi abbandono nel suo confortante abbraccio.
Rick mi lascia nelle mani della volpe bianca e si appresta a caricarsi sulle spalle l'amico privo di sensi, uscendo dalla stanza per riportarlo probabilmente in camera sua.
Blake lancia un'occhiata preoccupata a Peter, fermo esattamente al centro del salone.
-Ha avuto una ricaduta…- riflette ad alta voce il capo del gruppo con un'espressione malinconica che mi strugge il cuore.
Sembra veramente afflitto e, sinceramente, mi sento un po' colpevole per aver creato una situazione di disagio così drastica.
Silenziosamente, torniamo al piano di sopra con Zack che mi lancia delle occhiate indecifrabili.
Mi blocca poco prima di salire gli ultimi scalini, afferrandomi per il braccio sinistro.
Per poco non gemo di dolore.
Lui sembra capire, visto che alza la manica della mia maglia ed osserva le mie bende con occhi spenti.
-Mi dispiace per questo.- mormora senza avere il coraggio di incontrare il mio sguardo. 
Sorrido serena. Myra aveva ragione: è una gran testa calda, ma anche lui ha un cuore.
-Zack, guardami, per favore.- gli sussurro, costreggendolo ad incontrare le mie iridi, anche se con un enorme sforzo.
-Non ti devi preoccupare di nulla, ok?- 
Lo vedo arrossire, imbarazzato ed anche senza parole.  
-Chiedi qualcosa di impossibile...- dice serio, mentre serra la mandibola con forza. 
-Però ti ringrazio per la tua gentilezza.- aggiunge subito dopo, dando un'ultima occhiata a ciò che lui stesso mi aveva causato notti fa, per poi abbandonare il mio braccio e tornare sui suoi passi.


Ali's Note: 
E Bevis è pazzo :D 
O almeno una parte di lui... povera anima in pena :C 
Comunque ho pubblicato in ritardo perché il capitolo speciale di Capodanno (che ho pubblicato e lo trovate qui) è lungo quanto la Bibbia e mi ha portato via tanto tempo... e quindi alla fine mi sono ritrovata indietro con questo capitolo.
Che sinceramente è stato anche difficoltoso. 
Nel prossimo cappy darò delle altre spiegazioni di altri tanti misteri misteriosi... tanto per cambiare ahah
E poi... magari qualcuno inizia a insospettirsi un po'... 
Volevo prima di salutarvi fare una cosa importantissima: RINGRAZIARVI! 
Grazie mille che mi sopportate, supportate, correggete e fate ridere con le vostre recensioni. E grazie anche a chi legge e fa il fantasmino tra un capitolo e l'altro eheheh 
Con questo è tutto. Ci vediamo venerdì e se il capitolo vi è piaciuto o volete anche mandarmi un bel VFC (accetto volentieri anche quelli ahahah ^^) recensite, e aggiungete la storia nelle varie categorie. 
Jaa ne ♥
Alison Cole

*QuEsTiOn TiMe*
Era da un po' che non la facevo :3  Testuccio! Qual'è il vostro colore preferito? 
Il mio il rosso cremisi ♥_♥

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