The crack

di zacra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** a brave new world ***
Capitolo 2: *** highway to hell ***
Capitolo 3: *** unforgiven ***
Capitolo 4: *** So cold ***
Capitolo 5: *** i will never be forgotten ***
Capitolo 6: *** brave enough ***
Capitolo 7: *** stare in wonder ***
Capitolo 8: *** - 8. Heavy into everything ,Ready for the next thing ***
Capitolo 9: *** Take your time ***
Capitolo 10: *** Fate ***
Capitolo 11: *** Don't look back ***
Capitolo 12: *** 12. Forgive me ***



Capitolo 1
*** a brave new world ***


Dean stava guidando e si voltò a guardare il fratello sempre assorto nei suoi pensieri, erano così diversi ma lo sentiva più vicino che mai, erano insieme ed erano vivi, Castiel sul sedile posteriore riposava seduto composto come una scolaretta.
Castiel aprì gli occhi di colpo, mise una mano sulla spalla di Dean.
  • Fermati!- gli urlò, poco prima che un fascio di luce accecante investisse la strada davanti a loro, qualcosa cadde dalla luce ed andò ad impattare col suolo.
  • Che cazzo è successo?- disse Dean.
I tre scesero dall’auto e si trovarono davanti una ragazza che sembrava spaesata quanto loro.
  • Stai bene?- le chiese Sam chinandosi su di lei.
  • Ma che ….CAZZO!- disse Cora, indietreggiando velocemente e guardandoli come se avesse visto un fantasma.
  • Non può essere vero, che cazzo è successo?- iniziò a farfugliare dopo essersi rimessa in piedi da sola.
  • È pazza- concluse Dean guardando il fratello.
Cora si mise a sedere sul ciglio della strada e cercò di calmarsi, come poteva spiegare a quei tre che loro nel suo mondo erano i protagonisti di un qualunque telefilm e che lei non apparteneva a quella realtà, ed inoltre che non sapeva come ci era finita, cercò lo sguardo dell’unico che pensava le avrebbe davvero dato modo di spiegarsi ed incontrò gli occhi di Castiel che le sorrise, come se sapesse già ogni cosa, del resto era pur sempre un angelo.
  • Parliamo un istante- disse ai due fratelli, entrare nella mente di quella ragazza non era stato affatto complicato, le sue difese erano a pezzi, era inerme davanti ad una realtà che non le apparteneva e che non riconosceva, spiegò ai Sam e Dean quello che aveva letto nei suoi pensieri, dopo essersi allontanato da lei con loro.
  • Fammi capire, Alice qui è caduta nella tana del coniglio senza sapere come?- disse Dean inarcando un sopracciglio.
  • In parole povere, si!- rispose Castiel.
  • Come la possiamo aiutare? Voglio dire, non possiamo certo abbandonarla a sé stessa adesso no?- disse Sam.
  • State scherzando? Noi cacciamo demoni, mostri che se la mangeranno a colazione, non ci serve una palla al piede- sbottò Dean.
  • Non la lasceremo qui Dean, quella ragazza ha una vita a cui tornare, dobbiamo almeno tentare- tagliò corto Castiel voltandosi per tornare da lei.
Cora si stringeva le ginocchia al petto, cercando di concentrarsi sui pochi attimi prima del fascio di luce, cercando di capire che cosa potesse essere successo, se ci fossero indizi su come tornare alla sua vita, stava uscendo si casa, ecco cosa stava facendo, guardò la sua borsa a terra pochi metri più in là, il cellulare, pensò correndo verso la borsa, la svuotò sul cemento e lo prese, c’erano tre chiamate perse da suo fratello, vivevano in città diverse da quando lei era andata via di casa per cercare la sua strada, ma si chiamavano sempre alla sera per darsi la buona notte una volta a settimana.
  • Che ore sono?- chiese con un filo di voce e nessuno la sentì.
  • CHE ORE SONO?- urlò subito dopo.
  • Sono le tre del pomeriggio Cora- le rispose Castiel.
  • Le tre, ci sono delle ore di scarto allora tra la mia realtà e questa, devo provare a chiamare mio fratello, doveva partire per un viaggio- disse lei.
  • Prendi un sorso d’acqua prima- le disse Castiel, mentre la faceva alzare da terra.
Cora bevve dalla bottiglia che le stava porgendo Sam e poi si schiarì la voce prima di accostare il cellulare all’orecchio, con sua immensa gioia lo sentì suonare, e dopo pochi squilli la voce del fratello le rispose, sentì una lacrima sfuggirle e si affrettò ad asciugarla.
  • Ciao stronzetto! Ero sotto la doccia, come stai?- disse allontanandosi e cercando di mantenere la conversazione il più normale possibile, non voleva assolutamente trascinarlo in quel casino, lo salutò come sempre, senza tradirsi neanche un attimo e poi riattaccò.
  • A quanto pare i cellulari possono comunicare attraverso diverse unità spazio-tempo- disse guardandoli.
  • È un inizio- le disse Sam sorridendo.
  • Bene, se deve venire con noi, che venga ma noi dobbiamo muoverci, abbiamo un caso che ci aspetta e se tu sei chi dici di essere, non hai bisogno di spiegazioni su chi siamo e cosa facciamo per vivere- disse Dean senza troppi complimenti.
  • Certo, io sono Cora comunque- rispose lei.
  • Si, si incantato, salite in auto- disse Dean.
Cora raccolse le sue cose, da terra e richiuse la borsa, ora la sua vita si riduceva a quella borsa, non c’era altro, era abituata a vivere alla giornata, a viaggiare ma questo, no, a questo non era neppure lontanamente preparata.
Dean guidò senza sosta, per arrivare a destinazione, e durante il viaggio, Castiel e Sam fecero del loro meglio per conoscere, quella che suo malgrado era diventata la loro nuova compagna d’avventure.
Dean fermò la macchina davanti ad un motel anonimo e si voltò a guardare Cora che dormiva appoggiata alla spalla di Castiel.
  • Sveglia Alice nel paese delle Meraviglie, siamo arrivati e immagino ci toccherà prendere un letto in più- disse Dean al fratello.
  • Dean! Cerca di essere carino ok? Non è certo colpa sua, tutto questo casino- disse Sam guardandolo.
  • Lo so, è solo che non ci voleva, insomma non abbiamo già abbastanza stronzate a cui pensare?- domandò al fratello senza aspettare risposta.
Sam sospirò e lo guardò entrare nel motel per chiedere una stanza.
Cora entrò e si guardò attorno, era un posto tutto sommato accettabile, aveva visto ostelli peggiori a Praga due estati prima.
  • Prendo il letto accanto alla finestra ok?- chiese prima di appoggiare la borsa.
  • Come preferisci, vado a cercare la cena- disse Dean passandole accanto per uscire.
Cora si sedette sul letto e scostò le tende per evitare che la luce dei lampioni penetrasse, Sam le passò un barattolo di sale.
  • Immagino tu sappia cosa fare- le disse, lei lo mise sul bordo della finestra e sorrise.
  • Già- si limitò a rispondere.
La cena fu molto silenziosa, Castiel era sparito come sempre e Cora non sembrava essere di molte parole, aveva già detto parecchio di sé quel pomeriggio in auto.
La luce iniziò a penetrare attraverso la tenda, Cora controllò che ora fosse guardando l’orologio sul comodino, decise di farsi una doccia, aveva bisogno di rilassarsi. Il getto d’acqua era perfetto, ci si buttò sotto e iniziò a piangere tirando pugni al muro, non riusciva a capire come potesse essere finita lì, incastrata in una realtà parallela, senza un anche vago indizio su come tornare alla sua vita di sempre; si guardò la mano e notò che si era leggermente tagliata col bordo di una mattonella, sospirò e spense l’acqua, era sempre stata un’istintiva i suoi modi di reagire ad un problema, erano molto più maschili che altro, ogni volta che qualcosa non andava si ritrovava a curarsi ferite  o a piangere come una disperata in qualche parcheggio di notte con la musica che le spaccava i timpani e i singhiozzi che la facevano sussultare.
Dean era seduto sul letto e guardava Sam cercare qualcosa nella sua borsa, lo vide estrarre una camicia pulita e voltarsi verso di lui.
  • Dici che le sta? Vorrà qualcosa di pulito- disse.
  • Immagino di si, se lo farà andare bene- rispose Dean.
Cora apri leggermente la porta del bagno e cercò di raggiungere con la mano i suoi vestiti che Sam aveva però spostato.
  • Ma cosa?...- disse aprendo la porta e trovandoselo davanti.
  • Ho pensato preferissi qualcosa di pulito- disse porgendole una maglietta e una camicia scozzese.
  • Grazie-
  • Magari dopo possiamo andare a cercare vestiti, insomma sai, cose ehm…-
  • Reggiseni e mutandine Sammy- disse Dean ridacchiando per l’imbarazzo del fratello.
Cora sorrise e prese i vestiti che le stava porgendo Sam, si sedette sul letto e restò in biancheria intima, era normale per lei , viaggiando aveva sempre condiviso camerate miste e non la infastidiva il fatto di vedere o essere vista in intimo, si strofinò i capelli con l’asciugamano  e sollevò il viso, accorgendosi di due alquanto imbarazzati, Sam e Dean, più Sam che Dean ad essere onesti.
  • Scusate! Io insomma….non ci ho pensato, è come stare in costume da bagno per me- cercò di giustificarsi mentre si infilava frettolosa la maglietta di Sam.
  • Infatti…un gran bel costume, non è vero Sam…hey, puoi girarti ora- disse Dean.
Sam sorrise debolmente e si mise a cercare indizi sul caso che avevano per le mani in quel momento, Dean gli si avvicinò dopo che Cora uscì per prendere la colazione al distributore.
  • Hai notato che belle….eh?- disse alludendo al seno della ragazza.
  • Si Dean! ….-
  • Era impossibile non notarle, sai credo che non mi dispiaccia questa convivenza forzata, dopo andiamo con lei a fare shopping mh?-
Sam scosse il capo e riprese a leggere sullo schermo del suo pc, anche se la sua mente indugiava volentieri sullo spettacolo appena offerto dal corpo di Cora, non aveva un fisico da urlo, ma le sue curve morbide erano decisamente nei punti giusti, non poteva negarlo, sorrise fra sé e vide il fratello fargli l’occhiolino.

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Capitolo 2
*** highway to hell ***


Erano ormai un paio di mesi che Cora viaggiava per il paese coi fratelli Winchester e qualche sporadica comparsa di Castiel, che stava cercando un modo per farla tornare alla sua vita.
Dean guardò dallo specchietto retrovisore, Cora addormentata sul sedile posteriore dell’auto, indossava sempre la camicia del fratello quando viaggiavano, perché  diceva che la teneva calda, ma lui sospettava che i due si stessero affezionando l’uno all’altra, ogni giorno di più, erano molto simili a volte li detestava, parlavano per ore di libri e altre mille cose di cui lui sapeva poco o niente, però doveva ammettere che Cora aveva anche con lui cose in comune, la musica, le auto e il non fare domande.
Cora si svegliò e si mise a sedere stiracchiandosi e raccogliendosi i riccioli rossi in uno chignon scomposto.
  • Quanto manca?- chiese appoggiandosi al sedile di Sam e giocherellando coi suoi capelli.
  • Siamo quasi arrivati- disse lui.
  • Bene, devo fare pipì- disse lei dando un’occhiata alla strada intorno a loro.
Cora ripescò dalla borsa un paio di snack al cioccolato e ne passò uno a Sam.
  • E a me niente?- chiese Dean fingendo il broncio di un bambino.
  • Se mi dai un attimo, te lo stavo scartando- disse Cora sospirando e abbozzando un sorriso rivolto allo specchietto che Dean colse subito ricambiando con un’occhiolino.
Cora gli porse lo snack e lui sorrise.
Sam si rimise a leggere gli indizi sul caso che li aspettava, ma la sua mente non era del tutto concentrata, un paio di sere prima si era addormentato accanto a Cora dopo aver visto un film e risvegliarsi tenendola stretta a sé non gli era dispiaciuto affatto, lei era genuina una ragazza con cui si poteva parlare e che non giudicava, come il fratello non era una gran chiaccherona se si trattava della sua vita, teneva sempre la guardia ben alzata, un paio di volte l’aveva sorpresa a piangere nel cuore della notte convinta che non la sentissero, ed una parte di lui si sarebbe alzata e l’avrebbe abbracciata, ma sapeva anche che lei non si sarebbe mai perdonata questa debolezza, sembrava non le piacesse affatto essere protetta, come se fosse un fiore delicato, aveva la sua forza e le piaceva contare su di essa, la vedeva cambiare espressione ogni volta che sentiva il fratello al telefono, scherzava e gli raccontava stronzate per tenerlo al “sicuro” dal casino in cui era finita, era raro vedere un tale riguardo per la vita altrui.
Una volta arrivati, lasciarono Cora al Motel e si misero in cerca di mostri, tanto per non perdere le buone abitudini.
Cora guardò nuovamente l’orario, erano parecchio in ritardo e lei aveva paura che si fossero messi nei guai, prese le carte di Dean e iniziò a cercare indizi su dove si potessero esser cacciati e contro che cosa soprattutto. Copiò l’indirizzo dove trovarli su un foglietto e chiamò un taxi per farsi accompagnare. Arrivò a destinazione abbastanza velocemente, era un ristorante, ma le sembrava chiuso, vide la macchina di Dean dall’altro lato della strada e decise di fare rifornimento di armi, dato che non aveva la più pallida idea di che cosa la stesse aspettando e una paura fottuta di morire in modo orribile. Si accostò alla finestra che dava sulle cucine e li vide legati alle sedie e tenuti d’occhio da tre vampiri dall’aria assai poco amichevole.
  • Che cazzo faccio! Sono fottuta…..no, no, Cora ce la puoi fare! Sei una macchina da guerra, una fottuta ed imbattibile macchina da guerra e hai un piano!- disse a sé stessa cercando di convincersi a mettere in atto quello che aveva elaborato.
Prese lo stereo portatile che aveva trovato nell’auto di Dean e lo accese attirando l’attenzione verso la porta di servizio.
Le note di Highway to Hell si sentirono distinte nella cucina, Sam guardò il fratello chiedendosi che cosa stesse succedendo, uno dei vampiri si diresse verso la porta per andare a controllare. Cora vide la porta aprirsi e non esitò un solo istante, con un movimento veloce e deciso tagliò la testa di netto col machete ed entrò.
  • Sono cazzutissima!- urlò buttandosi contro gli altri due, ne ferì uno alle gambe e riuscì a tagliare la testa al secondo, dopo essere stata sbattuta non senza conseguenze contro una vetrina, si precipitò a liberare Sam e Dean, sentiva l’adrenalina a mille pomparle il sangue al cervello.
Dean tagliò la testa al terzo e si voltò a controllare che non ne sbucassero altri. Si voltò a guardare Cora e gli sfuggì un sorriso.
  • “Sono cazzutissima”?- le disse con fare ironico.
  • Si! Dovevo convincermi a farlo, mi veniva da vomitare e me la stavo facendo sotto dalla paura cazzo!- rispose lei massaggiandosi la fronte e facendo qualche smorfia di dolore, aveva parecchie schegge di vetro nelle ferite.
  • Andiamocene forza, Sammy ti toglierà le schegge di vetro in motel-
  • Si, andiamo- aggiunse Sam precedendoli fuori.
Dean prese la sua radio e saltò in macchina con loro, per tutto il tragitto Cora non fece che parlare, aveva da smaltire parecchia adrenalina e non faceva che raccontare l’accaduto, mille e mille volte, notò che al contrario il fratello era una tomba, non aveva spiccicato una singola sillaba  e sapeva che non era un buon segno.
  • Perché non la pianti e non pensi a quanto sei stata incosciente a venire a salvarci stasera?- sbottò ad un certo punto.
  • Qualcosa mi dice che non mi stai ringraziando- disse lei.
  • No, Cora grazie! Ma non farlo più, avevamo tutto sotto controllo- aggiunse, Dean stava per ribattere ma lo fulminò con una semplice occhiata.
  • Senti, io faccio quello che voglio, che avrei dovuto fare mh? –
  • Potevi chiamare Castiel-
  • Ohhh potevo venire a salvarvi, cosa che ho fatto! Non sono una cazzo di principessa Sam, io so badare a me stessa e decido che cosa e quanto rischiare, mettitelo bene in testa-
  • Bene!- le rispose furioso.
Una volta arrivati entrarono in camera, Sam si sedette sul divano e accese la tv, Dean prese la valigetta del pronto soccorso e si mise a medicare Cora, le tolse ogni singolo pezzetto di vetro e disinfettò le ferite con meticolosità di un medico, del resto erano anni che lo faceva per sé e per il fratello. L’aria era un po’ pesate a cause della discussione che avevano avuto in auto, ma decise di non intromettersi, si distese sul letto dopo una birra e si addormentò come un bambino.
Cora continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno, scivolò fuori dalle lenzuola e si mise addosso qualcosa prima di uscire a prendere una boccata d’aria fresca, prese la strada dismessa che portava fuori dal motel e  si diresse verso una stazione di sosta per auto che dava su un precipizio, l’aveva notata subito, le montagne ed il cielo stellato, le ricordavano la sua infanzia. Si appoggiò alla balaustra in legno con le braccia conserte e chiuse gli occhi un attimo per sentire il vento freddo sul viso, aveva voglia di piangere di sfogare tutto ciò che aveva accumulato in quei mesi, prese l’mp3 dalla tasca dei jeans e lo accese, non le piaceva sentirsi piangere almeno quanto non le piaceva farlo, in presenza di altri poi per lei era fuori discussione.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e si voltò di scatto trovandosi davanti Castiel che la guardava preoccupato.
  • Non ti ho chiamato io!- disse Cora asciugandosi le lacrime nella manica.
  • Non era necessario, un’anima come la tua, quando soffre la si può percepire ovunque. Mi dispiace di non aver ancora trovato il modo per farti ritornare.-
  • Non è colpa tua, fa tutto schifo, come sempre del resto- disse lei amara.
  • Sai non credo che dovresti restare sola, parlane coi ragazzi, loro sono sempre stati d’aiuto con me- le disse.
  • Io non parlo molto di me, non riesco a fidarmi delle persone, mai del tutto-
  • È strano sai?! Una delle principali qualità umane è proprio la fiducia nel prossimo, l’ho sempre invidiata molto, il prodigarsi per la felicità altrui, il potersi affidare ad un’altra persona completamente ed incondizionatamente- disse guardandola.
  • Vorrei avere la tua leggerezza Castiel, non prenderla come un’offesa è una cosa bella, vedere il meglio, il bicchiere mezzo pieno per una volta, contando quello che ancora avanza anzi che ciò che è già andato-
  • Non avevo questa, leggerezza, quando sono arrivato qui la prima volta, ho diciamo imparato tutto dal mondo e dalle persone-
  • A volte sogno di svegliarmi ed avere già 80 anni, tutto sta finalmente per arrivare alla conclusione, ho finito, non importa se ho vinto o meno le mie battaglie, posso finalmente fregarmene di tutto e lasciare che finisca-
  • Perché dici così, ci sono ancora tantissime cose che devi fare-
  • Per una in particolare sono fuori tempo massimo Cas-
  • La verginità è un dono bellissimo che farai un giorno ad un uomo degno-
  • Castiel, quel giorno non arriverà mai, ho smesso di credere che esista qualcuno per me, mi sono arresa –
  • Perché mai?- chiese lui mettendole le mani sulle spalle.
  • È più facile Castiel, la vita mi darà troppi motivi per soffrire, perderò i miei genitori, i miei amici, mio fratello, prima o poi succederà , non voglio dare a questo schifo una mano a fottermi, non potrei sopportarlo, non potrei sopportare di trovare l’amore della mia vita e perderlo, preferisco non cercarlo, lasciare che gli anni passino, diventare un volto tra la folla e perdermi in essa- disse seria.
Castiel non insistette oltre era stata onesta, così tanto da essere brutale, non avrebbe saputo come ribattere, certo l’amore doveva essere una cosa meravigliosa se l’umanità combatteva tanto per esso, forse però perderlo era devastante come gli aveva detto Cora, la osservò guardare il cielo mentre canticchiava tra sé , vedeva distintamente l’aura della sua anima era così luminosa, così pura, c’erano delle zone d’ombra ovviamente lei non era perfetta ma in linea di massima la sua anima era una di quelle per cui angeli e demoni si sarebbero battuti. Cora si voltò nuovamente verso di lui e sorrise debolmente sentiva di essersi tolta il peso più grande di sempre, per la prima volta aveva potuto essere completamente sincera con un’altra persona, gli si avvicinò e lo abbracciò stringendolo forte a sé e nascondendo il viso nel suo cappotto, lui la strinse a sua volta e lasciò che lei si prendesse tutto il tempo necessario. La riportò davanti la porta della stanza   si salutarono, e  le promise nuovamente che avrebbe fatto di tutto per aiutarla a tornare.

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Capitolo 3
*** unforgiven ***


Cora si sedette sul divano in attesa che Sam e Dean tornassero, era parecchio che Sam le riservava una sorta di “trattamento del silenzio”, non le aveva perdonato del tutto la storia dei vampiri, Dean al contrario la coinvolgeva nelle cose e cercava di insegnarle come evitare di finire uccisa o almeno provarci. Le mancava il suo rapporto con Sam, il loro scambiarsi idee e cercare sui libri o sul pc modi per combattere i mostri, le mancava Sam! D’altra parte il suo rapporto con Dean si era consolidato parecchio, erano molto simili, più di quanto entrambi avessero mai immaginato inizialmente, avevano un lato oscuro che nascondevano al mondo e la tendenza a voler salvare tutti tranne che loro stessi, inoltre quando lei gli parlava di suo fratello minore, non doveva fare troppi giri di parole, lui capiva bene ogni volta a cosa lei si riferisse, erano sentimenti che conosceva.
Dean aprì la porta della loro stanza al motel.
  • Buon compleanno!- urlò Cora sbucando da dietro il divano con una torta in mano .
  • Vedi Sammy, basta un briciolo di sforzo per rendermi felice- disse lui sorridendo.
  • Siii…ah ah! Ti ho appena salvato da una strega, non basta come regalo?- disse lui.
  • Ad dire la verità io e Sam ti abbiamo preso un regalo- disse Cora lasciando Sam interdetto a lanciarle occhiate interrogative.
Cora porse a Dean un pacchettino.
  • Un plettro?- disse Dean rigirandoselo tra le mani.
  • No, non è un plettro, è IL plettro- disse Cora.
  • Non ti seguo-
  • Quello è uno dei dieci plettri che vennero lanciati al pubblico durante il primo concerto degli AC/DC mio caro, e io me lo sono aggiudicato ad un’asta interminabile su e-bay solo per te…cioè noi, ce lo siamo aggiudicato, io e Sam-  disse prendendo sotto braccio Sam.
  • Ma è un ciondolo? – disse Dean notando che era corredato di catenina .
  • Si beh, il precedente proprietario lo fece trasformare in ciondolo per la sua ragazza, poi lei lo lasciò…storia triste e già vista, lui non lo voleva più vedere in casa, così l’ha messo all’asta….. che coglione- disse Cora.
  • È davvero un bel regalo, grazie! Non…non me l’aspettavo- disse lui sincero.
Dopo la solita cena sul letto del motel decisero di uscire a festeggiare il compleanno di Dean nel bar accanto, Sam prese da parte Cora e la ringraziò per il gesto, e appena si ritrovò a parlare con lei si rese conto di quanto fosse stato infantile a tagliarla fuori per quasi un mese.
Cora era al bancone a prendere da bere, Dean si lasciò andare sulla sedia  e guadò il fratello.
  • Non ne sapevi niente vero?-
  • No, ha fatto tutto da sola- rispose sinceramente.
  • È stata la cosa migliore che , dopo il sesso, una donna abbia mai fatto per me….pensandoci bene è stata la prima cosa gentile che qualcuno fa per me da anni- disse al fratello prima di prendere un altro sorso di birra.
  • Già è quel tipo di persona che ti trascina fuori casa e ti fa divertire anche in una giornata di pioggia battente- disse Sam.
  • Già…- sospirò Dean sorridendo, per poi tornare serio appena vide lo sguardo del fratello.
  • Ti piace?!- chiese incredulo.
  • Non mi dispiace- ammise Dean – ma c’eri prima tu quindi….-gli disse allargando le braccia come per farlo accomodare davanti ad una fila immaginaria.
  • Dean, non è una gara- disse Sam- inoltre non credo affatto che siamo tra più indicati ad intrattenere relazioni e come se non bastasse lei ha già abbastanza casini a cui pensare, come tornare alla sua realtà ad esempio- aggiunse Sam vuotando la bottiglia.
  • Tu te la stai facendo sotto Sammy, hai paura che funzioni, che lei non torni più a casa perché potrebbe funzionare, sbaglio?- disse Dean senza ottenere risposta dato che Cora stava ritornando con un vassoio pieno di shottini.
  • Eccomi!- disse lei sorridendo e sedendosi accanto a Dean – a Dean!- aggiunse prendendone in mano uno.
Dean e Sam fecero altrettanto e buttarono giù. Molti bicchieri dopo Cora era appoggiata al muro fuori dal bar per riprendere aria, era parecchio che non si prendeva una sbronza così, si sentiva euforica. Dean guardò il fratello intento a parlare con una ragazza, vuotò il bicchiere e andò in cerca di Cora. La trovò seduta sul marciapiede che guardava le stelle sorridendo, la raggiunse e si sedette goffamente accanto a lei, il rhum stava facendo effetto ma era ancora abbastanza lucido, ci voleva ben altro per metterlo al tappeto.
  • Dean!- disse lei sorridendogli e abbracciandolo, la sentì prendergli il viso tra le mani e si ritrovò a guardarla negli occhi, probabilmente un istante di troppo dato che l’istinto di baciarla fu più forte che mai.
  • Hai degli occhi bellissimi! Ma sei sempre così arrabbiato….così….triste! non te lo meriti- disse lei con la sincerità che solo un ubriaca poteva avere – non devi, tu sei fantastico, combatti i mostri, difendi tuo fratello, sei la persona migliore che abbia mai incontrato e non te ne rendi conto, devi tenere a te stesso, ti prego! Te lo meriti Dean- aggiunse.
Lui mandò mentalmente a fanculo tutti i suoi buoni propositi, nessuno lo aveva mai capito così tanto e soprattutto aveva dimostrato di tenere a lui, non era sfortunato in amore quanto il fratello, ma aveva sempre rinunciato alle sue storie importanti, in quel momento non se la sentì di rinunciare, le mise una mano dietro la nuca e iniziò a baciarla , una miscela di disperazione e libertà, si sentiva al sicuro nelle parole che lei gli aveva appena detto.
Sam uscì dal bar e vide Cora vomitare con Dean che le teneva la fronte.
  • Tutto bene?- chiese raggiungendoli.
  • Se la caverà- rispose Dean sorridendo come se nulla fosse e ringraziando il cielo che non fosse uscito prima.
Sam appena lei si fu leggermente ripresa se la caricò sulle spalle e si diressero insieme verso il motel, Dean la guardava tenersi stretta alle spalle del fratello con gli occhi chiusi e la testa posata sulla sua schiena, non poteva fare a meno di domandarsi se lei si sarebbe ricordata di quello che era successo tra loro la mattina seguente. Mise Cora sul letto dopo averle fatto sciacquare la bacca con un po’ di collutorio e lei iniziò a ridere come una ragazzina, la vide sollevarsi a sedere e togliersi la maglietta.
  • Wohh wohh ….che fai?- disse Dean.
  • Ho caldo, non mi riesco a togliere i pantaloni uff..- disse lei.
  • Perché devi prima togliere le scarpe- le fece notare Sam.
Lui e Sam la spogliarono e la sistemarono a letto prima di farlo a loro volta.
Dean sentì qualcuno infilarsi sotto le lenzuola con lui, sentiva distintamente il fratello russare, si era addormentato subito dopo essersi messo a letto, le braccia di Cora lo cinsero e sentì la sua pelle fresca contro la sua schiena nuda.
  • Ti voglio bene Dean- bisbigliò con voce assonnata.
Lui le prese una mano e la strinse a sé , il senso di colpa per quel bacio era forte, si sentiva persino in colpa del fatto di sentirsi cosi al sicuro con lei, non voleva far soffrire il fratello, lui e Cora si erano piaciuti subito l’intesa era stata immediata ma non poteva negare di sentire qualcosa di prepotentemente reale a sua volta per quella ragazza, per tutta la vita si era dovuto difendere dietro il suo muro di spavalderia, tenendo tutti alla larga ma come recitava un vecchio detto “ ci vuole un ladro per prenderne un altro” e Cora era così simile a lui da aver capito come aggirare il muro e guardarlo dentro, si asciugò velocemente una lacrima dal viso e chiuse gli occhi col respiro di Cora che lo accompagnava nel mondo dei sogni.


P.S. ciao a tutte! volevo ringraziarvi per aver letto e iniziato a seguire il mio delirio ^^ spero in qualche commento, così da poter anche migliorare!
kiss
A.

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Capitolo 4
*** So cold ***


Cora si svegliò il mattino seguente un po’ intontita nel letto di Dean, non era sicura di ricordare bene cosa fosse successo la notte prima, ma le tornava alla mente un bacio tra lei e lui, scese dal letto senza fare rumore per non svegliare nessuno dei due, fece una doccia veloce e uscì a prendere una boccata d’aria.
Castiel si materializzò davanti a lei.
  • Dobbiamo parlare – le disse serio.
  • Ok.- rispose Cora.
  • Cora tu non tornerai mai a casa tua, il portale che ti ha portata qui si è chiuso nell’istante stesso in cui sei arrivata e non c’è modo di riaprirlo- le disse guardandola negli occhi.
  • No! No! Vaffanculo Castiel, me l’avevi promesso- gli urlò prendendolo a pugni.
  • Che succede ?- disse Sam affacciandosi sulla porta.
  • È meglio se entriamo- le disse Castiel.
Cora si sedette e ascoltò senza dire una parola tutte le idee di Sam e Dean che lui continuava a smontare con giustificazioni del tutto plausibili, sentì la rabbia montare sempre di più, si alzò e sgombrò il tavolo con un solo movimento, lanciando ogni cosa a terra.
  • Non posso più tornare a casa giusto?- disse prendendo il suo cellulare e fracassandolo contro al muro.
  • Bene!- disse fredda e piena di rabbia guardando Castiel- mi ero fidata di te, gran bella idea di merda, adesso fai il favore di levarti dalle palle- disse iniziando a spingerlo fino a farlo arrivare contro al muro, prese il colletto della sua giacca e lo strinse così forte da sentire male, poi lo lasciò andare.
  • Cora…- disse Sam.
  • Devo uscire- disse lei sparendo fuori dalla porta.
Sam fece per seguirla ma Dean lo fermò, dovevano lasciarla sola per un po’, aveva bisogno di spazio e le lo avrebbero dato.
Cora si ritrovò a prendere a pugni un muro poco distante dal motel, il dolore alle mani era lancinante, il sangue cadeva in grosse gocce sull’asfalto, era così arrabbiata che avrebbe continuato per sempre, pur di non sentire il dolore che aveva in testa, pensava alla sua famiglia, a suo fratello, gli amici, niente, era tutto andato, come se non esistessero nemmeno. Si sentì afferrare il braccio prima che potesse colpire il muro di nuovo  e si trovò faccia a faccia con Dean, cercò di divincolarsi ma la presa era forte e decisa, vide Sam alle sue spalle, leggeva preoccupazione e pena nei loro occhi.
  • Fammi vedere – disse Dean serio.
Lei aprì le mani a fatica e sorrise sarcastica.
  • Sto bene, non ho bisogno della mamma-
  • Lo so!- disse lui.
Sam le si avvicinò e l’abbracciò.
  • Che cazzo fai! Non ho bisogno di queste stronzate- disse lei respingendolo ma sentendo una lacrima scivolarle sul viso.
Non aggiunse altro e li precedette nella stanza, Castiel era ancora lì seduto, le lo guardò.
  • Lo so che non è colpa tua, scusami- disse quando Sam e Dean chiusero la porta alle loro spalle – non volevo, è solo che …è tutto una merda!- disse prima di chiudersi in bagno.
Si sedette sul water e cercò di riprendere la calma, era ancora così arrabbiata, lo era sempre, non c’era un solo giorno della sua vita in cui non lo era stata, voleva sempre salvare il mondo e quando non ci riusciva si sentiva uno schifo, e ora quella situazione di merda, intrappolata per sempre in una realtà che non era la sua, con mostri e altre cazzate simili. Riempì il lavandino di acqua ossigenata e prese un fazzoletto da mordere, aveva tagli profondi e sapeva che li doveva disinfettare, non era la prima volta che si trovava a fare i conti con i suoi scatti d’ira, aveva cicatrici un po’ ovunque che lo provavano.
Sam aprì la porta e la vide mordere il fazzoletto con le mani immerse nell’acqua.
  • Che fai, ti resteranno le cicatrici per sempre- disse fermandola.
  • A chi importa?- rispose lei sputando il fazzoletto.
  • A te! Dovrebbe importare a te- disse lui, prendendole le mani e tamponandole delicatamente.
  • Non me ne frega un cazzo- disse lei.
Dean era appoggiato allo stipite della porta, Castiel aveva tolto il disturbo, la vide spingere via il fratello nuovamente, sapeva cosa stava facendo, lei voleva una reazione, voleva sentire qualcosa, era una sensazione che lui stesso aveva affrontato milioni di volte, aveva fatto a botte troppo spesso solo per “sentire” qualcosa, si fece avanti e si mise difronte a lei.
  • Non è colpa tua- le disse cercando di metterle le mani sulle spalle.
  • Lo so, brutto coglione- rispose lei cattiva.
  • Non è colpa tua- insistette Dean.
  • Smettila!- gli urlò spingendolo.
  • No, non è colpa tua Cora!- disse ancora una volta.
Lei gli diede uno schiaffo e lui rispose ad esso, lasciando Sam di sasso.
  • Dean!- gli disse notando che il labbro di Cora ora sanguinava.
Lei si asciugò il sangue col dorso della mano e iniziò a piangere, si appoggiò con la schiena al muro le mani a stringersi le braccia, quasi sentisse di andare in pezzi da un momento all’altro, non aveva mai pianto tanto spesso davanti ad altre persone, prima Castiel, ed ora loro due. Sam e Dean la lasciarono da sola e si richiusero la porta del bagno alle spalle, Sam raccolse da terra il cellulare di Cora e iniziò a cerca di capire se potesse salvare qualcosa.
Dopo essersi presa il tempo che le serviva Cora uscì dal bagno , si era fasciata alla meglio le mani, era molto dispiaciuta per come si era comportata con entrambi, si era lasciata trasportare dalla rabbia e dalla tristezza.
  • Mi dispiace ragazzi io….non volevo, non vi meritate niente di quello che vi ho detto oggi…io- disse lei senza sapere come continuare.
  • È ok Cora, lo sappiamo, conosciamo bene la sensazione che si prova quando il mondo sembra crollarti addosso improvvisamente- disse Sam.
  • Mi dispiace per lo schiaffo Dean- disse guardandolo.
  • Anche a me!- le rispose lui.
  • Me lo meritavo- disse seria.
Dean le diede un bacio sulla fronte, il profumo del dopobarba di lui le risvegliò i suoi ricordi, si erano davvero baciati la sera prima, le tornò in mente quello che gli aveva detto, come lui l’aveva baciata, di essersi infilata nel suo letto abbracciandolo, fece finta di nulla, non era quello il momento adatto per tirare fuori l’argomento. Si sedette accanto a Sam e prese a sfogliare un vecchio libro che parlava di mostri mentre lui trafficava col suo cellulare distrutto.

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Capitolo 5
*** i will never be forgotten ***


Erano passati alcuni giorni, Cora era seduta a leggere libri nel bunker, finalmente avevano deciso di riposare, lei continuava a cercare un modo per tornare, non riusciva ad arrendersi, non voleva e non poteva. Quel posto era così pieno di libri che lei cercava di leggere il più possibile, finché non le bruciavano gli occhi non smetteva, cercava e cercava. Guardò l’orologio, erano quasi le due di notte, di nuovo, ripose il libro che aveva appena terminato e si mise ad osservare gli altri, la sua attenzione andò a posarsi su uno in particolare, un libro che non aveva notato prima, si chiese come mai dato che era a prima vista il più intrigante di tutti, rilegato in pelle nera con iscrizioni incise su di essa ed una sorta di copertina metallica in argento che lo ingabbiava, si mise a cercare una serratura ma non la trovò, provò a rompere la parte in argento con un martello ma ancora nulla di fatto, decise di portarlo in camera con lei e dormire prima di riprovarci la mattina seguente.
Sam prese nuovamente in mano il libro che aveva trovato Cora la notte prima, avevano provato di  tutto per aprirlo, ma sembrava impossibile.
  • E se chiedessimo a Castiel?- propose infine.
  • Ok- fece Cora.
Castiel arrivò non appena Dean ebbe finito di pronunciare il suo nome.
  • Dimmi- gli disse a pochi centimetri dal viso.
  • Cas, spazio personale, ne abbiamo parlato no?- fece Dean.
  • Certo, scusami-
  • Ho bisogno che tu mi dica come aprire questo- disse Cora mostrandogli il libro.
  • No- rispose lui secco.
  • Perché?-
  • È demoniaco, anche sapendo come non potrei, le iscrizioni possono essere interpretate solo da un demone, inoltre non credo affatto sia saggio provarci- le disse.
  • E immagino che evocare un demone sia fuori discussione vero?- disse lei posando il libro sul tavolo.
  • Si lo è! Non vuoi aver a che fare coi demoni, fidati- le disse Dean.
Cora annuì, sapeva di dover stare al gioco, e inoltre sapeva già come invocare un demone, doveva solo trovare il momento giusto per farlo, tra l’altro non aveva intenzione di invocarne uno qualunque, ma Crowley in persona, nessuno dei tre le lo avrebbe lasciato fare.
Passarono alcune settimane dal ritrovamento del libro, Cora e i due fratelli erano nuovamente in pista stavano dando la caccia ad una congrega di streghe in Oregon. Sam e Dean uscirono per alcune ricognizioni lasciando Cora sola nel motel , lei aveva sempre portato con sé il libro, mossa probabilmente molto stupida dato che non sapeva di che si trattasse, ma voleva scoprirlo e l’unico modo per farlo era parlare con Crowley.
Pensò di aver sbagliato qualcosa dato che dopo l’evocazione non successe apparentemente nulla, si voltò per tornare verso il motel e si trovò difronte Crowley.
  • Cora, era ora che mi chiamassi- le disse.
  • Penso anch’io- rispose.
  • Mh, non ti faccio paura, come mai? I tuoi amichetti non ti hanno messa in guardia da me?- le chiese sorridendo sornione.
  • Oh lo hanno fatto, credimi, non hanno fatto altro-
  • Allora come mai non vedo nessun sigillo disegnato per bloccarmi?-
  • Mi piace fare a modo mio- disse lei.
  • Lo immaginavo, non sei una tipa convenzionale - disse socchiudendo gli occhi, e lei capì a cosa alludeva.
  • No, vogliamo procedere?-
  • Ma certamente-
Lei gli mostrò il libro e lui sogghignò guardandola poi negli occhi.
  • Sai è ironico che proprio tu, non abbia idea di come aprirlo- le disse.
  • Perché?-
  • Perché vedi…-
  • Cora! Allontanati da lui- disse la voce di Dean alle spalle di Crowley.
  • Scusa cara, devo andare- fece lui lanciandole il libro e sparendo.
  • Che cosa credevi di fare?- le disse Dean.
  • Cercavo risposte- disse lei.
  • Da Crowley? – fece Sam.
Lei non rispose e si diresse verso il motel, stava per dirle qualcosa, qualche istante in più e almeno avrebbe saputo come aprirlo.
Sam la seguì e la prese per un braccio.
  • Che ti prende si può sapere?-
  • Voglio solo sapere se in questo fottuto libro c’è qualcosa che mi può servire o no, e lui è l’unico che può dirmelo-
  • Così ti metti ad invocare demoni da sola in un parcheggio? Molto saggio- le disse Dean.
  • Tu …lascia stare- disse lei.
  • Vuoi fare le cose per bene? Chiedici aiuto-
  • L’ho fatto, mi avete detto di lasciar perdere- rispose lei.
I tre rientrarono, Cora buttò il libro sul letto e sospirò, le sembrava che quei due volessero sempre cercare di insegnarle come vivere, cosa fosse giusto e cosa sbagliato.
  • Adesso chiameremo quello stronzo, e appena ti avrà detto quello che ti serve, tu non ci avrai più niente a che fare, chiaro?- le disse Dean.
  • Cristallino- rispose Cora.
Dean recitò l’invocazione, avrebbe preferito farsi sparare anzi che chiedere aiuto per la centesima volta a Crowley, d’altra parte capiva che Cora aveva solo bisogno di risposte, buone o cattive che fossero le voleva, non si arrendeva e questa era una delle cose che ammirava in lei, il fatto di non mollare la presa.
Crowley apparve davanti a loro, sentì subito la presenza di un sigillo a bloccarlo, con i Winchester era sempre la stessa storia.
  • Ragazzi, è bello rivedervi-
  • Risparmiaci le smancerie, dille quello che vuole e ti rispediamo a casa- fece Dean.
  • Dean, così mi spezzi il cuore, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, tutte le nostre avventure, neanche un abbraccio?-
Dean lo guardò storto estraendo un pugnale.
  • Come non detto. Cora, veniamo a noi, quello che tieni tra le mani è un libro con rituali molto potenti, scritto da un mio vecchio amico che era solito intrattenersi con certi tipi di ragazze molto speciali.…- disse lui senza finire la frase e guardandola, alzando un sopracciglio.
  • Oh..- fece lei.
  • Che vuol dire?- disse Dean- ragazze speciali? Di che stai parlando?- continuò.
  • Vergini Dean, vuol dire vergini-disse lei chiudendo gli occhi esasperata.
  • Vergini?-
  • Sì, quel libro può essere aperto solo se il sangue di una vergine tocca il sigillo al centro, altrimenti non si apre- disse Crowley.
  • E dove la troviamo una vergine? Neanche nei conventi ce ne sono più ormai- sbottò Dean.
  • Dean….- disse Sam schiarendosi la voce e indicando col capo Cora.
  • Che c’è che stai facendo?- gli chiese senza aver colto.
  • Sono vergine Dean! Vuoi un disegno?-
  • Ah..beh no!- disse lui interdetto.
  • Credo che tu possa andare- fece Sam rispedendo Crowley all’inferno.
  • Perché non ce l’hai detto?- le chiese Dean.
  • Oh certo, sono stata teletrasportata qui ancora senza sapere come e che avrei dovuto fare appena ci siamo conosciuti, dirvi “ hey ciao sono Cora, vengo da una realtà parallela e sapete una bella cosa, sono vergine”!- disse lei.
  • Beh…insomma, non sembrava che..cioè…- disse Dean senza riuscire a finire la frase.
  • È finita la birra! Vado a comprarla- disse infine uscendo.
Sam restò solo, con Cora, si sedette accanto a lei sul divano e la guardò, lei si voltò verso di lui e gli sorrise.
  • Così…- disse Sam passandosi le mani sui pantaloni.
  • Già-
  • Proviamo ad aprire il libro?- chiese per smorzare la tensione.
  • Sì!- disse lei, cogliendo al volo l’occasione per tirarsi fuori da quella situazione fin troppo imbarazzante, sapeva che prima o poi sarebbero capitati in argomento e allora ne avrebbe parlato, ma così era stato leggermente brusco per tutti, Dean era sparito come se gli avessero detto che la stanza si sarebbe riempita di gatti e Sam la guardava come una principessa delle favole, di nuovo, come una cosa preziosa da tenere al sicuro, di nuovo.
Cora posò la mano sul sigillo del libro ed esercitò una leggera pressione, sentendo l’argento bucare la pelle , appena il sangue toccò il libro la chiusura scattò, lei si pulì la mano su un fazzoletto e lo aprì con Sam accanto, fu felice di notare che il libro era scritto in latino, una lingua morta che lei aveva comunque voluto imparare. Cora iniziò a leggere, il suo latino era decisamente arrugginito, ma aveva aperto il libro e quello era già da considerarsi un successo.

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Capitolo 6
*** brave enough ***


Sam si rigirò nel letto e trovò Cora accanto a sé, si erano nuovamente addormentati insieme, non che la cosa lo dispiacesse, era felice che il loro rapporto fosse tornato come all’inizio, spostò il libro che lei ormai teneva sempre con sé e lo mise sul comodino, ogni istante che avevano libero lei lo impiegava a leggere, aveva trovato molti nuovi incantesimi, alcuni parecchio interessanti ed utili, ma ancora nulla per lei, si voltò a guardare il fratello , era strano, da quando aveva scoperto di Cora, faceva molte meno battute del solito, sembrava che per la prima volta in vita sua avesse paura di ferire i sentimenti altrui col sarcasmo. Cora si mosse nel sonno e la sua mano finì su Sam era in dormiveglia, strinse leggermente la presa, non riusciva a capire cosa avesse afferrato, aprì gli occhi e si trovò a stringere il pacco di Sam, lui sorrise timidamente.
  • Oh…cazzo! Scusami, non volevo- disse lei togliendo la mano immediatamente e riuscendo a trattenere a stento le risa per la situazione.
  • Torno nel mio letto- disse facendo per alzarsi, il laccio dei sui pantaloni della tuta si era impigliato alla rete senza che lei se ne accorgesse e la fece capitolare e sbattere la testa contro il comodino, il rumore svegliò Dean.
  • Ma che cazzo fate voi due?- disse accendendo la luce e sentendo Cora ridere.
  • Niente- disse lei massaggiandosi la testa.
  • Niente mh? Sam hai uno gnomo nei pantaloni?- disse al fratello divertito e ingelosito allo stesso tempo.
  • Non è come sembra...beh, io potrei avergli accidentalmente toccato ehm, quella zona mentre dormivo- disse lei gesticolando.
  • Dovremmo dormire insieme qualche volta- disse Dean.
  • Dean!-
  • Cosa? Non sono io quello con la bandiera alzata e  a letto con una vergine- disse lui, mentre il fratello si copriva con il cuscino.
  • Torniamo tutti a dormire ok?- fece Cora andando a sedersi sul divano, era il divano più scomodo del mondo ma voleva mettere fine a quella scena pietosa il prima possibile.
Sam si rimise a letto imbarazzato, non voleva spingere Cora altre i suoi limiti ma il suo corpo stava diventando difficile da controllare, lei gli piaceva e più di una volta al giorno si ritrovava a pensare a lei sessualmente e forse anche romanticamente.
Cora guardò l’ora sul cellulare, erano solo le quattro del mattino e le molle dei divano le impedivano di riuscire a prendere sonno anche solo per poco, si sollevò a sedere e sbuffò, tornare a letto con Sam era fuori discussione anche perché voleva evitare di riproporre la situazione di poco prima, inoltre sia lei che Sam avevano la tendenza a prendersi tutto lo spazio del letto, quindi riposare era dura ogni volta che si addormentava con lui si risvegliava più stanca della sera prima. Prese due cuscini dall’armadio e li sistemò a terra, sarebbero stati di certo più comodi del divano con le molle che le si infilavano tra la ciccia, fece per sistemarsi quando notò che Dean era seduto sul letto e la guardava assonnato, si spostò su un lato del letto e scoprì il materasso con un gesto deciso, lei andò a raggiungerlo e si sdraiò accanto.
  • Non succederà niente- gli disse.
  • Meno male, sarebbe strano toglierti la verginità con mio fratello che russa nel letto accanto- rispose sarcastico prima di voltarsi e rimettersi a dormire.
Cora si voltò dal lato opposto sorridendo, le situazioni imbarazzanti da quando li conosceva non avevano mai smesso di perseguitarli.
  • Dean?- disse Cora toccandogli una spalla.
  • Mh-fece lui voltandosi di nuovo verso di lei.
  • Dimmi sinceramente, pensi che troverò mai una soluzione, tornerò mai a casa?- chiese.
  • No….- ammise lui tristemente.
  • Lo so, ma non posso arrendermi, non ancora- disse lei.
Lui restò in silenzio, sentì la mano di Cora cercare la sua e stringerla forte.
  • Sai perché l’ho chiesto a te?-
  • No-
  • Perché sapevo che non avresti indorato la pillola, sai qual è la cosa peggiore? Spesso penso che loro mi abbiano già dato per persa, sono sempre stata io a tenere insieme la famiglia, ho sacrificato così tanto, solo per vederli felici, non c’è mai stato un “grazie”, “ sei stata brava”, niente, come se quello che facevo fosse parte del mio dovere, ma avevo sempre così bisogno della loro approvazione, di sapere che stavo facendo un buon lavoro, la verità è che facevo solo casini, e li faccio ancora, ho così paura di deludere le persone che non faccio altro che deludere me stessa e quando sento che non ce la faccio più, prendo e me ne vado, una settimana, un mese, non importa tanto torno sempre, me la cavo sempre, non si chiedono mai come sto, si accontentano di credere che vada tutto bene…-
  • Ma non va bene, giusto?- disse lui.
  • Giusto-
  • Vorrei poterti dire che migliora, ma guardami, sono un casino ambulante, mio fratello lo è…..e tu, beh lo sei anche tu. Dormi adesso, domani abbiamo da fare- le disse voltandosi nuovamente.
Sapeva anche troppo bene che cosa provasse Cora, come si sentisse, certo lei non era passata attraverso tutta la merda che lui ed il fratello avevano affrontato, ma si riconosceva in lei, si riconosceva in tutto quello che lei aveva detto, quella sorta di dovere imposto, quella sensazione di sbagliare sempre tutto, di dare il massimo e fallire ogni volta. Ripensò alla notte del suo compleanno, a quello che lei gli aveva detto, aveva visto la tristezza dietro la sua rabbia, lo aveva visto davvero, forse perché come lui provava la stessa sensazione di totale smarrimento e inadeguatezza davanti alle prove della vita, ma entrambi le affrontavano, trasformavano la paura in rabbia e la usavano per combattere.

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Capitolo 7
*** stare in wonder ***


Cora era seduta a leggere nel bunker, aveva deciso di lasciare perdere per qualche tempo la ricerca per il suo ritorno a casa e concentrarsi sui casi con Sam e Dean, la aiutavano a sentirsi più utile e non si fissava su qualcosa che al momento non poteva cambiare. Li sentì urlarsi in faccia dell’altra stanza, erano giorni che non facevano altro che farsi a pezzi tra di loro, rinfacciandosi cose successe anni prima, mancanze di uno o dell’altro, era davvero stanca di quella situazione. Si alzò e li raggiunse, appena aprì la porta li trovò a prendersi a pugni.
  • Hey idioti !- urlò e loro si voltarono a guardarla.
  • Non sono affari tuoi Cora…- disse Sam pulendosi il sangue dal labbro.
  • Lo sono invece, che dovrei fare starmene seduta a leggere mentre qui giocate a “fight club”? io ne ho davvero le palle piene di sentirvi litigare ogni giorno, siete fratelli cazzo!-
  • È proprio questo il problema, vero Sammy?!- disse Dean.
  • Si lo è!- rispose lui serio.
  • Siete due testardi, passate il tempo a rinfacciarvi cose successe un milione di anni fa, dite di voler collaborare come due estranei e dare la caccia ai mostri, che vi siete rovinati la vita a vicenda, bene! È questo che fanno i fratelli cazzo! Ci si fa  a pezzi, costantemente, poi si torna a letto e la mattina dopo c’è una pagina bianca ad aspettarci, tutto si cancella e si perdona, non  potete darmi torto ho un fratello e so perfettamente come funziona, non avete idea di quanto mi manchi guardarlo negli occhi e sapere che ha già capito quello a cui stavo pensando, che uno sguardo basti per scoppiare a ridere nel mezzo della cena o per strada e che parole usare per ferire l’altro nel modo migliore, pensate di essere gli unici che si sono ingannati? Beh non è così! Tu smettila di rimproverargli il fatto di non voler restare solo e tu smettila di decidere per lui, questo è quanto, ora fate un po’ il cazzo che vi pare ma ricordatevi che ci saranno giorni belli e giorni terribili, che passeranno e l’unica cosa che avrete sempre sarà il vostro legame- disse Cora prima di lasciarli soli e andando a chiudersi nella sua stanza, i due si guardarono e senza aggiungere altro e presero direzioni diverse.
Sam prese un sorso d’acqua e si appoggiò contro il tavolo della cucina, le parole di Cora erano state così dure e vere, non pensava mai a come loro due potessero apparire ad una terza persona quando litigavano, aveva ragione , si facevano a pezzi, vide il fratello entrare nella stanza.
  • Basta?- disse guardandolo.
  • Basta. – annuì Dean.
  • Vado a parlare con Cora- disse Sam.
Dean lo osservò uscire e provò un po’ di sollievo, forse serviva Cora per tenerli insieme davvero, forse lei aveva centrato il punto più di altri proprio perché sapeva di che cosa si stesse parlando.
Sam bussò alla porta di Cora prima di entrare, la trovò seduta sul letto intenta ad ascoltare musica, lei si tolse le cuffie dalle orecchie e lo guardò .
  • Mi dispiace- disse sedendosi accanto a lei e passandosi nervosamente le mani sulle gambe.
  • Ok - fece lei.
  • Cora, c’è una cosa che vorrei dirti da un po’ e non mi aspetto niente ma ecco io devo….- disse prima di avvicinarsi e baciarla senza che lei avesse il tempo di capire che cosa stesse succedendo, sentì le sue mani su di lei stringerla, il suo bacio era completamente diverso da quello che le aveva dato il fratello, voleva bene a Sam, ma non sentiva quel legame che aveva provato con Dean, alzò lo sguardo e vide Dean passare davanti alla porta, il suo sguardo la uccise, spinse via Sam gentilmente e si alzò dal letto.
  • Scusami- disse prima di dileguarsi, Dean era già spartito, le prese le scale e uscì fuori per prendere fiato da quella situazione che le sembrava surreale, le serviva un bacio da Sam per rendersi con di volere Dean?
  • Se sei preoccupata per me, non devi- disse la voce di Dean alle sue spalle.
  • Cosa?-
  • Tra noi non c’è futuro, tu non mi interessi in quel senso, rendi pure felice mio fratello- le disse prima di lasciarla sola e prendere la macchina per poi allontanarsi in fretta.
Lei restò lì interdetta e col cuore a pezzi per un po’, poi raccolse l’ultimo briciolo d’orgoglio che le restava e tornò da Sam, lo trovò ancora seduto sul letto , si inginocchiò tra le gambe di lui e lo abbracciò, si sentiva uno schifo, non poteva stare con chi voleva e allo stesso tempo non voleva ferire Sam.
  • Devo essere onesta anch’io, non posso perdere quello che c’è tra noi Sam, è tutto quello che ho al momento, vorrei poterti dire che ricambio i tuoi sentimenti, ma tu odi che ti si menta, quindi io non lo farò- disse Cora guardandolo negli occhi.
  • È per Dean? – chiese lui, in parte consapevole della risposta.
  • Lui non mi vuole, me l’ha detto chiaramente ,ma non si può comandare il cuore, quello stronzo fa il cazzo che vuole ogni volta….oddio Sam, lo vengo a dire proprio a te, che stronza!- disse lei.
  • Se c’è una cosa che non sei è una stronza Cora! Sei qui a dirmi la verità e ci vuole coraggio, credo che ci voglia più coraggio a ferire i sentimenti altrui anzi che i propri, tu stai facendo entrambe le cose al momento- disse.
  • Sono un bel casino eh?-
  • Lo sei. Cora non me ne frega un cazzo se non sono io quello che vuoi, io non rinuncerò a noi due, non rinuncerò a tenerti la mano mentre passeggiamo fingendo di essere due bambini idioti, non rinuncerò a dormire accanto a te, a cercare il tuo profumo nelle cose che ti presto quando hai freddo e non rinuncerò a baciarti, ho perso così tanto nella mia vita che ora non me ne frega più niente, voglio tenere vicino quello che mi fa stare bene- disse serio.
  • Ma io non posso darti quello che vuoi-
  • Lo stai già facendo- disse sollevandole il viso, si avvicinò lentamente e le baciò l’angolo della bocca, si allontanò guardandola nuovamente e fu lei a cercare la sua bocca finalmente.
Dean smontò dall’auto e prese una boccata d’ossigeno, le parole che aveva detto a Cora stavano facendo a pezzi lui in quel momento, sapeva che prima o poi il fratello si sarebbe dichiarato, solo sperava di non essere lì nel momento fatidico, come il suo sguardo aveva incrociato quello di Cora e come l’aveva liquidata subito dopo, voleva solo che fosse più facile per entrambi , forse voleva solo che fosse più facile e basta, se lei si metteva col fratello lui avrebbe potuto mettersi l’anima in pace e smettere di pensare che per lui potesse esistere un futuro appena più felice di quello che si era sempre prospettato, con qualcuno che lo supportasse e lo abbracciasse nella notte, aveva deciso anche per lei, le aveva chiuso la porta in faccia e tanti saluti.

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Capitolo 8
*** - 8. Heavy into everything ,Ready for the next thing ***


Dean si voltò a cercare Sam e Cora, le avevano appena prese di santa ragione da un paio di fantasmi, ma come sempre se l’erano cavata, certo erano parecchio ammaccati ma erano vivi, e questo per un cacciatore era sempre da considerarsi un successo.
Cora si massaggiò il braccio, si era accorta di non essere in splendida forma quel giorno, ma non aveva detto nulla per non mandare a puttane la missione, sentiva un mal di testa potente picchiarle nelle tempie e aveva un mal di gola assurdo, si era probabilmente presa una bella influenza come non le succedeva da anni. Sam la guardò e si accorse che aveva gli occhi leggermente lucidi ma non aveva pianto.
  • Tutto bene?- le chiese.
  • Certo, tranquillo- rispose lei in modo poco convincente.
Sam le posò le labbra sulla fronte e sentì che era calda.
  • Tu hai la febbre!- sentenziò.
  • Sto bene!- ribatté Cora uscendo dalla casa che avevano appena disinfestato.
  • Che succede?- chiese Dean dopo aver rassicurato il proprietario della casa che non sarebbe più successo nulla di spiacevole d’ora in avanti.
  • Cora ha la febbre- disse Sam notando immediatamente lo sguardo preoccupato nelle sguardo del fratello.
  • Torniamo al bunker tanto qui abbiamo finito e sono solo tre ore di viaggio- disse dirigendosi verso l’auto.
Cora si svegliò, si era buttata sul letto non appena erano arrivati al bunker ed era quasi un giorno che non usciva dalla sua stanza, Sam era passato un paio di volte per vedere come stesse ma lei lo aveva mandato via, non voleva farlo ammalare. Aprì la porta e controllò che non ci fosse nessuno nei paraggi, si sentiva leggermente meglio ma comunque non voleva contagiarli, andò in cucina e si preparò il rimedio di sempre: mela, limone e cannella. Stava per ritornare nella sua stanza con la ciotola bella piena in mano quando Dean sbucò da dietro l’angolo.
  • Come stai?- le chiese.
  • Meglio- rispose Cora freddamente.
  • Io e Sam siamo in partenza, abbiamo un altro caso in Nevada, te la cavi da sola? Tanto la dispensa è piena e hai le medicine- le disse.
  • Ma certo- fece lei, non le dispiaceva che se ne andassero, preferiva stare sola quando stava male.
  • Bene- fece lui, si sentiva respinto da lei, dalla ragazza che lo aveva sempre solo fatto sentire bene da quando era arrivata, la colpa era solo sua, le aveva chiuso la porta in faccia senza troppe cerimonie e da allora qualcosa si era spezzato nel loro rapporto, non che non lo cercasse, la sorprendeva spesso a guardarlo oppure a cercare la sua complicità dopo certe battute, suo fratello aveva giocato a carte scoperte con lei e nonostante tutto erano rimasti gli stessi, lui invece l’aveva ferita solo per allontanarla.
Dean guardò il fratello salutare Cora, come le spostava i capelli dietro l’orecchio e la guardava sorridendo, lei gli piaceva molto. Sam si chinò e senza pensarci due volte le diede un bacio, lei lo guardò scuotendo la testa con fare di rimprovero, sapeva che non voleva farlo ammalare ma starle lontano , stava diventando sempre più complicato , vide il fratello appoggiato alla macchina, aveva lo sguardo scuro, come ogni volta che li vedeva insieme in atteggiamenti intimi, era geloso ma non voleva ammetterlo neanche con sé stesso, la voleva ma non era disposto a cedere di un millimetro per lei, lo conosceva abbastanza da sapere che meno dimostrava di essere interessato più si consumava dentro, con le donne si dava sempre da fare, non aveva problemi a farsi notare e poi stare con loro, con Cora era diverso , specialmente dopo aver scoperto il fatto che lei fosse vergine era come se l’avesse posta su un piedistallo ideale e non ne volesse apparentemente più sapere.
Cora si sedette a leggere sul prato, era poco distante dal bunker, voleva respirare aria fresca era quasi una settimana che se ne erano andati, Sam le aveva detto che le cose si stavano facendo complicate e serviva più tempo, guardò il cielo limpido sopra di lei, neanche una nuvola, l’aria però  profumava di pioggia, si distese e chiuse gli occhi, con una mano prese a giocherellare coi fili d’erba, una folata di vento le fece arrivare alle narici il profumo di Dean, si era messa la sua giacca prima di uscire, si sentiva così stupida ma non poteva farci nulla.
  • Cora!- disse una voce alle sue spalle che la fece sobbalzare e rimettersi a sedere.
  • Crowley?- disse lei interdetta.
  • Posso?- chiese lui sedendosi accanto a lei e prendendo in mano il libro che la ragazza stava leggendo.
  • Lettura interessante per una che collabora coi buoni- le disse.
  • “C’è qualcosa di più alto che dominare la vita nella vita, e imprigionare tutti i suoi fenomeni e i suoi molti piaceri come in un potente incantesimo secondo l’arbitrio consentito al padrone?”- disse Cora citando un passo del libro di Hoffmann.
  • Me lo stai domandando?-
  • Una parte di me probabilmente si, nel mio “mondo” non esiste niente di tutto quello che c’è qui, niente Dio, niente beh, tu….. è una ruota per criceti a senso unico, non abbiamo vie d’uscita- disse lei.
  • Sei una strana ragazza, te ne stai qui a parlare me, senza alcun timore, io ho ucciso legioni di tuoi simili semplicemente schioccando le dita, ma la cosa sembra non spaventarti e non importarti neppure, perché?-
  • Non ho paura del male, lo conosco, so che esiste ed esisterà sempre è dentro di noi, mi fanno più paura quelli pieni di buoni propositi del cazzo, sono loro a mandare sempre tutto e tutti a puttane alla fine- disse lei sincera.
  • Perché sei qui?- aggiunse voltandosi a guardarlo.
  • Ho trovato una cosa che potrebbe interessarti, la pietra focaia di Estia, apre porte tra i mondi e ti riporta sempre a casa, qualsiasi cosa tu ritenga casa tua, crei la scintilla, e lei ti apre il portale- disse lui mostrandole una pietra, ma rimettendola in tasca prima che lei potesse prenderla in mano.
  • Fammi indovinare, il prezzo è la mia anima?-
  • Non essere sciocca, il prezzo è un passaggio nel tuo mondo quando si apre il portale, entriamo insieme e poi ognuno per la sua strada, la userei io stesso ma purtroppo serve un aggancio emotivo nel tuo mondo per potervi arrivare - disse guardandola negli occhi.
  • Castiel aveva detto che non c’era modo-
  • Il caro angioletto non è vecchio come il sottoscritto, io conosco molte cose e te le potrei insegnare….- disse alzandosi da terra- nel frattempo pensa alla mia offerta, io non ho fretta, quando avrai deciso chiamami- aggiunse allungandole un biglietto con un numero di cellulare per poi scomparire.
Cora restò seduta col biglietto tra le mani, stava seriamente prendendo in considerazione quel patto, ci stava pensando, rivoleva la sua vecchia vita, anche se era consapevole del fatto che tornare non le avrebbe mai tolto comunque dalla mente Dean e Sam.

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Capitolo 9
*** Take your time ***


Dean e Sam entrarono nel bunker e lo trovarono vuoto.
  • Dov’è Cora?- chiese Dean al fratello.
  • Sarà uscita- disse Sam notando un post-it sul tavolo- ecco, guarda è uscita, del resto siamo stati via per tre settimane, che doveva fare, stare qui dentro tutto il tempo?- aggiunse guardandolo.
  • Poteva chiamare- disse.
  • Ma se non le hai voluto parlare neanche una volta, ogni telefonata che le facevo tu sparivi e non mi chiedevi come stesse, devi chiarirti le idee Dean, la vuoi? Bene, accomodati! Lei con me non ci vuole stare, le piacciono gli stronzi a quanto pare- disse Sam.
Dean non aggiunse altro, prese una birra dal frigo e si mise a sedere, rimuginando su quanto il fratello avesse ragione.
Cora notò l’auto parcheggiata davanti al bunker, erano tornati senza dirle nulla, tipico degli uomini pensò rientrando.
  • Siete tornati!- esordì una volta scese le scale, notando Dean seduto a bere una birra e Sam intento a ripulire una pistola, posò la spesa e si tolse la giacca, Sam notò che indossava una delle sue camice e una parte di lui se ne gongolò.
  • Allora che hai combinato in queste settimane?- le chiese Sam.
  • Lo sai, le solite cose, mi sono sfondata di serie tv e libri, ed una settimana che passo le serate alla fiera della città, oggi è l’ultimo giorno potreste venire- disse lei glissando sul suo colloquio con Crowley.
  • Perché no- rispose Sam.
  • Io sono piuttosto stanco, voi andate pure- fece Dean dirigendosi verso la cucina dopo aver preso le buste con la spesa per sistemare quello che lei aveva comprato.
  • Ok- si limitò a dire Cora, spesso non capiva perché continuasse a tenerci tanto.
Si sedette a leggere difronte a Sam e cercò di non pensarci troppo. Sam posò  sul tavolo anche la terza pistola dopo averla pulita con accuratezza, si mise a guardare Cora intenta a leggere “il trono di spade”, uno dei bottoni della camicia si era aperto e lasciava intravedere il bordo del reggiseno ed uno dei tatuaggi di Cora, ormai li conosceva tutti, ma di quello in particolare  non gli aveva mai parlato era la costellazione stilizzata del Grande Carro, posto proprio sopra il seno sinistro, si alzò e decise di mettere via le pistole, forse un giorno le avrebbe chiesto qualcosa o forse no.
Dean stava gironzolando per il bunker tutto solo, Cora e Sam erano usciti e lui gli aveva dato la macchina, il suo sguardo cadde sulla pila di libri e fogli che come sempre Cora aveva lasciato sparsi sul tavolo, decise di fare ordine, sollevando una pila di fogli cadde un quaderno, lui lo prese in mano e iniziò a sfogliarlo, non gli ci volle molto per capire che si trattasse di una sorta di diario che Cora aggiornava di tanto in tanto, stava per richiuderlo quando lesse di sfuggita il suo nome, cedette alla curiosità e iniziò a leggere. Lesse del bacio di lei con Sam e di come le avesse fatto male quello che le aveva detto, voltò la pagina e trovò una sua foto che Cora le aveva scattato mesi prima, non c’erano altre foto, solo la sua, riprese a leggere, una cosa in particolare lo lasciò senza parole, si sentì uno schifo : “ oggi ho messo la sua giacca e sono uscita a fare due passi, quanto può essere patetica una persona? Metto la sua giacca e cerco il suo profumo, cerco una persona che non mi vuole, per la quale non sarò mai abbastanza, come potrei? Con tutte le donne che ha avuto….” La frase si interrompeva lì, lui chiuse il quaderno e lo rimise sotto la pila di fogli, lei pensava di non essere alla sua altezza, fino a quel momento non gli era mai capitato di trovare una ragazza che gli desse tanta importanza da pensare di non poter essere alla sua “ altezza”, si passò una mano sul viso e sospirò, era sempre la solita storia, in un modo o nell’altro faceva soffrire chiunque avesse attorno.
Cora si sedette accanto a Sam e gli passò una liquirizia rossa prima che la ruota panoramica iniziasse a muoversi.
  • Guarda che meraviglia!- disse lei scattando una foto alla fiera sotto di loro e poi avvicinandosi a lui per fare una foto insieme.
  • È bello hai ragione- disse Sam sorridendole.
  • Mi sei mancato sai?- disse mettendo via la macchina fotografica.
  • Anche tu!- rispose sincero e sporgendosi verso di lei, Cora gli mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio e gli diede un bacio leggero sulla guancia , lui le mise una mano dietro la nuca e la baciò, l’aveva desiderata tanto, gli era mancata, il suo sorriso, le sue battute tutto, si rese presto conto che lei rispondeva al bacio con decisione, lo voleva, voleva che lui la baciasse e di certo non si sarebbe tirato indietro.
Sam e Cora rientrarono al bunker, Cora gli diede un altro bacio prima di lasciarlo sulla porta di camera sua e dargli la buona notte. Passò davanti alla stanza di Dean, la luce era spenta, probabilmente era andato a dormire da un po’. Si chiuse la porta della sua stanza alle spalle e vide Dean seduto sulla poltrona, lei rimase interdetta a guardarlo. Dean si alzò e le si avvicinò deciso, lei indietreggiò dato che non aveva idea di cosa stesse succedendo, la sua schiena sbatté contro la porta e lui si fermò a pochi centimetri da lei. Le accarezzò il viso dolcemente e lei lo guardò.
  • Mi dispiace!- disse solo prima di nascondere il viso nell’incavo del suo collo e stringerla a sé.
  • Dean…- disse lei prima che lui la baciasse.
  • Non è vero che non ti voglio, ho paura di perderti come succede sempre, chiunque mi stia attorno finisce male, non voglio che ti accada nulla! – le disse.
  • Di base ricordati che nessuno può garantire un futuro a nessun’altro Dean, potrei venire investita da una macchina mentre attraverso la strada, scivolare nella doccia, milioni di cose potrebbero succedere indipendentemente dal mio o dal tuo controllo- disse lei.
  • Perché devi essere sempre così?-
  • Come?-
  • Così cinica e dannatamente convincete in tutto quello che dici-
  • Perché ci credo. Come credo che tu dovresti dormire un po’ hai l’aria stanca- aggiunse Cora.
  • Non vuoi parlare di nient’altro? Il fatto che io abbia ammesso di tenere a te ad esempio- fece lui.
  • Non sarei razionale adesso-
  • Forse non devi esserlo-
  • Lo devo a Sam, tu non ti sei fatto sentire per tre settimane e adesso vieni da me, mi sbatti in faccia questa nuova verità universale e ti aspetti cosa esattamente?- disse lei leggermente alterata.
  • Niente- disse lui uscendo dalla stanza.
Cora chiuse la porta e si sedette un attimo sul letto, la serata con Sam era andata bene, si erano divertiti, lei stava bene con lui, inoltre si era lasciata andare anche perché era convinta che con Dean non potesse mai esserci un futuro. Si infilò la maglietta del pigiama e sgusciò fuori dalla sua camera per entrare in quella di Sam.
  • Hei…- fece lui assonnato sentendola infilarsi nel suo letto.
  • Hei ti ho svegliato?-
  • Non dormivo ancora del tutto- rispose lui voltandosi sul lato e guardandola.
  • Che ci fai qui?- le chiese.
  • Non lo so….ho appena parlato con tuo fratello-
  • E?-
  • Ha detto che gli dispiace di non avermi detto prima che ci teneva a me e tutto il resto- disse lei sospirando.
  • Allora che ci fai nel mio letto?-
  • Non è più così semplice, non provo qualcosa solo per lui adesso- disse Cora.
  • Come?-
  • Si, insomma Sam io tengo a te, in un modo diverso da prima- disse mettendosi a sedere e passandosi una mano tra i capelli.
  • Quindi per questo hai ricambiato il mio bacio stasera?-
  • Certo! Perché diavolo non avrei dovuto? Sam io sono un fottuto casino, un cazzo di casino che porca troia….- disse lei prima che Sam si buttasse di nuovo sulle sue labbra.
  • Mi sta bene che tu sia un casino, che tu tenga a me e Dean tanto da non voler far soffrire nessuno dei due-
  • Che vuoi dire?-
  • Che puoi prenderti tutto il tempo che ti serve, quando sarà il momento giusto saprai con chi vuoi davvero stare- le disse- nel frattempo…- aggiunse riprendendo a baciarle il collo.
Le accarezzò il viso e la baciò di nuovo, in quel momento davvero non gli importava dividerla col fratello, se poteva stare con lei andava bene lo stesso, le mise una mano sotto la maglietta convinto che lei lo avrebbe fermato.
  • Dimmelo se non vuoi- disse allora.
  • Te lo dirò quando sarai oltre il confine, tranquillo- rispose lei seria.
Lui continuò ad accarezzarle il fianco per poi salire verso il suo seno, lo strinse leggermente e la sensazione provocò una scarica di calore in lui. Cora gli stava baciando il collo, lo sentì farsi indietro leggermente per poi guardarla e sorridere imbarazzato.
  • Dico basta io, non sarei in grado di fermarmi se andassimo avanti ancora- le disse senza accorgersi di tenere ancora la mano sul suo seno.
  • Dovresti dirlo anche alla tua mano destra allora- fece Cora.
  • Già…-
Si misero a dormire senza aggiungere altro, non servivano troppi giri di parole, stavano bene insieme e non c’era motivo per non dimostrarsi affetto.

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Capitolo 10
*** Fate ***


Cora stava cercando materiale per confermare quanto le aveva detto Crowley a proposito della pietra di Estia, era convinta che lui non le avesse mentito ma voleva comunque saperne di più, inoltre non era più tanto convinta di poter restare ancora a lungo coi fratelli Winchester, i suoi sentimenti per entrambi stavano crescendo e una non tanto piccola parte del suo cuore sapeva di non essere in grado si scegliere.
  • Che combini?- chiese Dean sorprendendola alle spalle.
  • Il solito, cerco soluzioni- rispose.
  • Ce l’ho io una soluzione- disse dandole un buffetto sulla spalla- si va a caccia, Sammy ha trovato un nuovo caso interessante, prepara le tue cose- aggiunse sorridendo.
  • Ok, come vuoi- fece lei poco convinta.
  • Vedrai che ti divertirai- sorrise.
  • Oh si da morire! – intervenne Sam dopo aver fatto capolino sulla porta con in mano un dossier sul nuovo caso.
  • Abbiamo delle coppie di fidanzati, tutti uccisi dopo essersi fatti la proposta di matrimonio- disse passandole il dossier perché potesse dare un’occhiata.
  • Mi pare di capire, leggendo il sottile sotto-testo della situazione che io dovrò fare da fidanzata a uno dei due giusto?- chiese Cora senza staccare gli occhi dai fogli che teneva tra le mani.
  • Già- rispose Sam sfoderando il suo miglior sorriso contornato da occhioni da cerbiatto.
  • E chi avrò il piacere non che visto che si tratta di uno di voi due, la sfortuna, di portare all’altare?- fece lei sarcastica.
  • A te la scelta- disse Sam.
Cora prese una moneta dalla tasca e la mostrò ai due.
  • Uh testa o croce, ti prego non essere così presa nella decisione- disse Dean.
  • Testa - fece Sam.
  • È ok per me - acconsentì Dean.
Cora lanciò la moneta e la riprese dopo che essa ebbe compiuto il suo giro di gloria nell’aria, la fermò sulla mano e la scoprì mostrando il risultato ai due.
  • Sarà per la prossima volta Sammy- disse Dean trionfante.
  • Sarà un disastro- disse Cora sottovoce, lei e Dean non erano affatto credibili come coppia, entrambi troppo impulsivi, lei poi non era molto affettuosa specialmente in pubblico non riusciva a lascarsi andare in effusioni e baci da film  di serie B per gattare di cinquant’anni suonati, quando era con Sam ci pensava lui ad essere dolce. Sospirò e andò a preparare le sue cose, se la sarebbero cavata in qualche modo.
Dean parcheggiò l’auto davanti al negozio dove a quanto ne sapevano tutte le coppie avevano acquistato gli anelli di fidanzamento.
  • Non è strano che questi si siano scelti le fedi a vicenda!- disse Dean prima che Sam e Cora scendessero dall’auto.
  • Non più di tanto- disse Cora, era tesa lo sentiva era la prima volta che partecipava così attivamente alle loro missioni.
  • Andrà bene- disse Sam sussurrandole all’orecchio.
Cora annuì e si diressero verso l’entrata del negozio, Dean le afferrò la mano pochi istanti prima di entrare, dovevano essere quantomeno credibili.
  • Buon giorno!- disse la ragazza al banco guardandoli entrare.
  • Salve- disse Cora nervosa, sentì Dean stingerle la mano e abbozzò un sorriso- scusi, sono così nervosa e felice, siamo qui per scegliere gli anelli- aggiunse ristabilendo il controllo della situazione.
  • Molto bene, lui è un testimone?- chiese guardando Sam.
  • Si, si… lui è il fratello del mio fidanzato-
  • Molto bene, vi faccio accomodare dalla cartomante, è un servizio che offriamo per stabilire la veridicità del vostro amore, basta guardarvi per capire che non ne avete bisogno comunque- disse la donna.
  • Posso assistere?- chiese Sam.
  • Certamente, ora se volete scegliere gli anelli mentre aspettiamo che l’altra coppia abbia finito sarò lieta di aiutarvi- disse sorridendo a Dean e Cora.
Dean si mise a guardare alcune fedi, non sapeva neppure quali potessero essere i gusti di Cora in fatto di anelli di fidanzamento, aveva guardato spesso quello che indossava, era della nonna di lei, taglio semplice con una piccola pietra leggermente lavorato, la sua attenzione tornò alle fedi. Cora prese una fede in argento e se la rigirò tra le mani, era formata da due fascette sottili e al centro c’era un fulmine stilizzato, lo trovò carino e pensò che lui potesse indossarlo comunque, lo diede alla ragazza e lei lo mise in un sacchettino di stoffa scura con un simbolo sopra che non era riuscita a distinguere bene ma le sembrava voodoo. Dean porse l’anello che aveva scelto al fratello e Sam sembrò d’accordo nella decisione, nessuno dei due aveva sbirciato quello che aveva preso Cora, quando videro che lei aveva già il suo sacchetto si affrettarono a dare il secondo alla commessa.
Dalla stanza che le aveva indicato uscirono altri due ragazzi accompagnati da un paio di amici, la faccia della ragazzo lasciava trasparire un leggero disappunto, ma no ci diedero troppo peso. Entrarono e si sedettero difronte ad una vecchia signora sulla settantina, Cora guardò il simbolo che l’anziana portava al collo e finalmente lo riconobbe, era decisamente voodoo.
  • Posso avere gli anelli ?- disse lei guardandoli.
  • Certo- disse Dean sfoderando il suo sguardo migliore.
  • Non sono un po’ troppo vecchia per te giovanotto? Inoltre sei qui con la tua futura sposa…- disse lei riprendendolo scherzosamente.
  • Datemi le mani ora-aggiunse dopo aver messo da parte gli anelli.
Cora e Dean fecero come aveva detto, lei iniziò dalla mano di Dean intervallando sorrisi a sguardi cupi, poi passò a Cora e la sua espressione divenne imperscrutabile.
  • Bene, guardiamo i vostri anelli- decretò togliendoli dai sacchetti scuri e ponendoli al centro del tavolino in legno.
  • A quanto pare i vostri destini non mentivano, dovevate appartenere l’uno all’altra molte vite orsono, ed ora vi siete ritrovati, lo specchio perfetto l’una dell’altro, sapeste quanto hanno tribolato le vostre anime per ritrovarsi, vite piene di sofferenza e solitudine, sangue e morte, tutto vi a condotti qui, siate benedetti- disse guardandoli.
  • Aspetti, lei crede che siamo anime gemelle  solo perché abbiamo scelto gli stessi anelli?- chiese Cora.
  • Io non lo credo, lo so!- la liquidò seria.
Sam era in disparte che cercava di capire che cosa stesse provando in quel momento, uscì con loro dalla stanza e pagarono prima di tornare in auto.
  • È stato decisamente strano- esordì Dean.
  • Già, comunque credo che tutta questa storia sia collegata col culto voodoo di Erziulle dea dell’amore secondo quella religione, forse punisce le coppie che non sono destinate- disse Cora appoggiandosi al sedile di Sam e mostrandogli il simbolo che aveva riconosciuto sul cellulare.
  • Allora diamoci da fare- disse Dean.
  • Direi di cercare la coppia che era dentro prima di noi, non sembravano molto felici quando sono usciti dalla stanza- disse Sam.

P.S. buona Pasqua a tutte ^^
Kisses A.
 

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Capitolo 11
*** Don't look back ***


Sam salì in auto accanto al fratello, Cora ci aveva visto giusto con la storia del Voodoo , ed erano riusciti a smascherare la commessa del negozio, che era la vera carnefice al contrario delle loro teorie sulla vecchia signora addetta alla lettura delle mani, si voltò ad osservare il paesaggio sfrecciare veloce oltre il finestrino e cercò di distogliere il pensiero costante di essere solo il terzo incomodo tra Cora ed il fratello, voleva credere che ci fosse altro.
Cora non riusciva a togliersi dalla testa le parole di quella donna, sul fatto che i loro destini fossero scritti e le anime gemelle, non riusciva a smettere di chiedersi se fosse davvero possibile, la sua mente volò immediatamente alla pietra di Estia ed a Crowley, non voleva restare per scoprire di essere davvero innamorata di Dean e poi doverlo perdere, avrebbe contattato Crowley e se ne sarebbe andata, conosceva il prezzo che lui le aveva imposto, ma in quel momento la paura di perdere sé stessa a causa di un amore così travagliato era più forte di ogni altra cosa.
Dean posò la sacca sul letto, era stanco per via del viaggio, si passò una mano sul viso e il suo sguardo si fissò sull’anello, era sempre scettico riguardo certe cose, ma non riusciva ad esserlo in quel momento, ci voleva credere, voleva pensare che ci potesse essere anche per lui qualcosa di buono, di migliore, dopo tutto lo schifo che aveva passato, si aggrappava a questo pensiero con tutto sé stesso.
Cora era nascosta nella boscaglia e attendeva l’arrivo di Crowley, lui era sembrato sorpreso della chiamata, forse non pensava che lei avrebbe ceduto così facilmente, ma fare i conti con le paure dell’animo umano e con i tumulti che ne derivavano non era più affare del demone da secoli.
Crowley comparve a pochi metri da lei, con le mani in tasca e in volto il ghigno beffardo di chi sapeva di aver vinto una battaglia non indifferente con uno sforzo davvero esiguo.
  • Cora, mi ha sorpreso la tua telefonata- le disse per interrompere il silenzio tra loro ed arrivare al più presto al nocciolo del discorso sul patto che le aveva proposto.
  • Perché mai? Mi hai fatto un’offerta e io l’ho valutata ragionevole e conveniente- disse lei tentennando leggermente nella sua risposta.
  • Davvero? Ragionevole?! Io ti ho chiesto di aprire le porte del tuo mondo al Re dell’inferno e tu lo trovi ragionevole….Cora, andiamo c’è ben altro sotto e io sono troppo furbo per fingere di non saperlo- la incalzò.
  • Che vuoi dire? Non è una trappola- disse lei seria cercando di capire le intenzioni dell’altro.
  • Certo che non lo è, non sei una sciocca. No, tu sei una vigliacca, è tipico della tua specie non temere, lo sono stato anch’io ai miei tempi, tu sei terrorizzata dall’idea di legarti ad un uomo come Dean Winchester, di amarlo e arrivare persino a dare la vita per lui, sei sempre stata sola, avevi iniziato a pensare che quella fosse la condizione ultima della tua esistenza e caso strano della vita, iniziava davvero a piacerti, l’indipendenza, la solitudine di un letto freddo nel cuore della notte, solo tu, con i tuoi desideri, senza dover mai rendere conto a nessuno, senza orari o chiamate obbligate a cui rispondere, senza preoccuparti se la cena a casa fosse o meno pronta, fino a che una vecchia sensitiva non ti ha gettato la verità in faccia come fosse acqua gelida, scoprendo il velo ad una cosa che probabilmente tu già sospettavi ma non volevi ammettere, Dean è la persona che hai sperato di trovare da sempre, ci avevi rinunciato poi l’universo ha sovvertito le regole e tu beh… tu ci sei finita dentro senza possibilità di scampo- arringò il demone con accuratezza e guardando la ragazza senza parole difronte a lui.
  • Quindi che cosa ti aspetti che faccia mh? –
  • Niente mia cara, io speravo che tu agissi esattamente così come hai fatto, che tornassi alla tua vecchia vita, che la parte razionale di te decidesse di avere il controllo sui sentimenti che da pochi mesi ti divorano di dubbi, io volevo esattamente questo. Quindi ora se vuoi farmi il favore di stringere con me questo patto, potremmo finalmente passare alla fase successiva e lasciarci alle spalle ogni cosa- propose sorridendo beffardo.
Cora rientrò nel bunker era  buio e si fece strada verso la stanza con il solo aiuto dello schermo del cellulare.
Dean sentì aprire la porta e accese la luce accanto al letto, vide Cora entrare e richiudersela alle spalle, stava dirle qualcosa, per chiederle come mai fosse nella sua stanza ma lei anticipò tutte le sue domande inutili chinandosi su di lui e baciandolo, lui rispose al bacio e Cora lo spinse a sdraiarsi sul letto, la vide togliersi la maglia e provò nuovamente a parlare ma lei si limitò a sorridere e togliere i vestiti anche a lui. Cora era sdraiata sotto di lui e sentiva le sue carezze colmare lentamente la distanza che i loro corpi avevano mantenuto a dispetto del legame delle loro anime. Dean fece l’amore con lei mettendoci tutta la dolcezza di cui era capace, ascoltando i suoi respiri e cercando le sue labbra ogni volta che poteva, si sentiva in colpa nei confronti del fratello, ma sentiva di meritare quel momento , voleva meritarlo una parte troppo grande di lui ne aveva bisogno più che mai, la strinse forte a sé e si lasciò addormentare dalle carezze di Cora sul suo petto, dopo tanto tempo era felice.


P.s. Scusate per la lunga attesa ma spero vivamente che ne sia valsa la pena ^^ attendo i vostri commenti <3 
A.

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Capitolo 12
*** 12. Forgive me ***


Forgive me
Dean si svegliò, girò il viso verso l’altra metà del letto ma la trovò vuota, si sollevò lentamente grattandosi la barba sottile sotto il mento. Quando fu in piedi vide una lettera  con sopra il suo nome appoggiata al comodino, riconobbe la calligrafia di Cora ed il suo cuore perse un battito, sentì un forte senso di angoscia impadronirsi di lui, aprì la lettera ed iniziò a leggere.
“ Ti amo! Questa è la prima cosa che è necessario che tu sappia, lo farò per sempre. Sono una vigliacca, devi sapere anche questo, mi manca la mia vita, la mia vecchia casa, il mio lavoro snervante, mio fratello, i miei amici, mi manca essere quella che ero prima di te, prima di noi. La verità è che credevo di aver paura di non essere abbastanza, non abbastanza bella, dolce, intelligente, non abbastanza forte per stare accanto ad un uomo come te, sempre in bilico tra la vita e la morte, la salvezza del mondo. Non so come sia successo, ma il destino ha voluto che noi ci incontrassimo, che vedessimo che poteva esserci altro per entrambi.
Per quanto io voglia questo, per quanto io voglia, noi. Voglio di più la libertà di non passare la mia vita terrorizzata dal fatto che tu possa morire ogni volta che esci dalla porta.
Ti prometto che resterai l’unico uomo della mia vita.
Ti amo. Perdonami .
Cora “
Dean sentì le lacrimi solcargli il viso ed insinuarsi tra le pieghe della pelle, stava pensando a come dirlo a Sam, a cosa dire a Sam, si passò una mano sugli occhi e sospirò.
  • Ciao Dean- disse Crowley.
  • Tu!- fece lui alzandosi in piedi- come sei entrato?-
  • Magia, mia madre è utile ogni tanto-
  • Vattene!- ringhiò Dean.
  • Ero venuto perché me lo ha chiesto Cora, voleva che usassi uno degli incantesimi di Rowena per cancellare la memoria, così da non farti soffrire, è una ragazza molto dolce..- fece appena in tempo a dire il demone prima che Dean gli sferrasse un pugno sul naso.
  • Ok, questa la lascio passare- disse Crowley sorridendo.
  • Esci da qui!- intimò Dean.
  • Come vuoi, lo so che ami fare il martire, ma pensavo avresti avuto un briciolo di compassione per il tuo fratellino, infondo a lui devi spiegare anche che lei ha scelto te o sbaglio?- chiese Crowley sicuro di aver colpito nel vivo, toccando un nervo più che scoperto.
  • Usa quell’incantesimo con Sammy e sparisci- disse Dean lasciandosi cadere sul letto.
  • Lascia che ti dica un’ultima cosa Dean, da amico. Le vere storie d’amore, quelle eterne, non arrivano mai alle pagine del “e vissero per sempre felici e contenti”, perché è da lì che finisce tutto, quando l’eroe ottiene ciò che vuole, quando uccide il drago e salva la principessa, perde la sua identità-
Crowley chiuse la porta lasciandolo solo coi suoi pensieri, lui si vestì in fretta ed uscì. Il sole stava sorgendo dietro le montagne, la sua luce flebile, brillava rifrangendosi contro il suo anello d’argento, abbassò il finestrino lasciando che l’aria pungente di quel mattino appena nato gli accarezzasse il viso e gli scompigliasse i capelli.
Nell’etere sembrarono cogliere il suo stato d’animo e dalla radio iniziarono a partire le inconfondibili note di “Hurt”. Girò la manopola del volume al massimo ed accostò, la sua vita sarebbe continuata, lo sapeva bene, puoi essere psicologicamente devastato quanto vuoi, ma ogni dannata mattina il tuo corpo ti farà sentire le sue esigenze, cibo, sonno, aria fresca, acqua, bagno. Non c’è modo per sfuggire alla vita, mai.


P.S. scusate per la luuuunga attesa, sono certa che questo non sia il finale che molti sperano... ma è il mio finale, non credo nel lieto fine, lo trovo irreale. Alla prossima FF! un bacione A.

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