Anche quelle non prese sono scelte.

di Titillandus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO UNO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO DUE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO TRE ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO CINQUE ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO SEI ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO SETTE ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO OTTO ***
Capitolo 9: *** EXTRA UNO ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO NOVE ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO DIECI ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO UNDICI ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO DODICI ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO TREDICI ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO QUATTORDICI ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO QUINDICI ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO SEDICI ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO DICIASSETTE ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO DICIOTTO ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO DICIANNOVE ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO VENTI ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO VENTUNO ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO VENTIDUE ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO VENTITRE ***
Capitolo 25: *** CAPITOLO VENTIQUATTRO ***
Capitolo 26: *** CAPITOLO VENTICINQUE ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO VENTISEI ***
Capitolo 28: *** EXTRA DUE ***
Capitolo 29: *** CAPITOLO VENTISETTE ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO UNO ***


enjoy :)



CAPITOLO UNO


 

Suuuuuuuuuuuusan!”
La voce acuta di mia madre mi perfora i timpani delle orecchie. Borbotto qualcosa incomprensibile mentre mi copro la testa con un cuscino. La mia voce è ancora impastata dal sonno e i miei occhi sembrano non essere intenzionati ad aprirsi. Poco male, l'unica cosa che voglio fare in questo momento è dormire.

Il mio simpaticissimo fratellone decide di farmi sobbalzare nel letto bussando vigorosamente sulla parete che divide le nostre stanze, segno evidente che non vuole sentire di nuovo mamma urlare, cosa che avverrà nel giro di mezzo minuto a meno che io non scenda a fare colazione.

Decido di risparmiare alle mie orecchie un secondo round di quella tortura e scendo le scale trascinando i piedi e sbadigliando rumorosamente.

Ho un gran sonno, ma ho decisamente voglia di tornare a Hogwarts.


“Sue, diamine! La mano davanti alla bocca quando sbadigli!” mi rimprovera subito mia madre.

Alzo gli occhi al cielo. Se lei e quel rinoceronte di mio fratello non mi avessero svegliato in quel modo potrei essere una posata quasidiciassettenne Corvonero anche adesso, appena sveglia.

Mio padre è già seduto a tavola e sorseggia il suo caffè mentre legge l'inserto sportivo della Gazzetta del Profeta. Si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire.

Sposto la sedia con malagrazia e mi ci accascio sopra.

“Susan, hai la grazia di un rinoceronte!”

Sono queste le parole che mia mamma mi rivolge prima di appoggiare a un paio di centimetri dal mio naso una tazza di latte caldo. Cosa? Io un rinoceronte? Hai due figli, mamma, e pensi che sia io il rinoceronte?

Parliamone.

Sbuffo, ma poi la ringrazio e le regalo anche un sorriso. Tanto lo sa che sono così solo la mattina appena sveglia. E poi oggi è l'ultimo giorno che vedrò lei, papà e il rinoceronte, quello vero, prima delle vacanze di Natale, si meritano un po' di dolcezza, anche se è mattino presto.

Papà ridacchia sotto i baffi e, come non detto, in risposta gli lancio un'occhiata truce, ma lui finge di non notare tutto l'impegno che sto mettendo per farlo sentire in colpa con un solo sguardo e continua la sua discutibilmente interessante lettura.

Afferro un cornetto alla crema dal vassoio che sta al centro del tavolo e ne mordo un angolo, sono quasi sicura che tra una decina di minuti tutto l'effetto negativo post-risveglio-assordante sarà svanito e in parte sarà merito di questa delizia.

Ma il rinoceronte che ho al posto di un fratello normale irrompe in cucina, l'istinto verso il cibo per gli animali, si sa, è irrefrenabile.

Saluta mamma e papà e poi si siede di fianco a me cercando di arraffare più cibo possibile mettendoselo nel piatto.

“Nessuno ti ruberà la colazione!” lo apostrofo.

“Nessuno ha chiesto un tuo parere, Lion!” mi risponde lui con un grugnito.

“Come mi hai chiamata, scusa?” rimbecco acida.

“Ho detto Lion, geniaccio, voi Corvonero non dovreste essere quelli più intelligenti?”

Alzo gli occhi al cielo. È mattino presto, come fa a essere già in vena di battute, per giunta incomprensibili, a quest'ora?

Andrew, il rinoceronte, sbuffa, odia quando qualcuno non capisce le sue battute.
Lion, Sue, vuol dire leone, dai! Non ti sei vista allo specchio?! Sembra che tu abbia un cespo di lattuga in testa!”

Ora ho capito. Lion, leone, criniera.

“Ma per favore, Drew. Ti sei visto?”

“I miei capelli indomabili hanno un certo fascino, la tua criniera no.” scatta lui, ferito nel suo orgoglio Grifondoro.

Sarei pronta a controbattere, ma mamma, che si siede tra me e papà, mette fine con un gesto della mano a quello che lei definisce 'un infantile battibecco'.

“Allora quando cominci gli allenamenti con la squadra, Drew?” chiede mio padre.

Strano che papà parli di Quiddittch, no?

Mio fratello, ovviamente, scatta sull'attenti solo a sentire pronunciare il nome di quel dannato sport.

E infatti ecco che non si lascia scappare l'occasione di vantarsi.

“Hai davanti a te uno dei battitori migliori che i Chudley Cannons abbiano mai avuto!” dice tronfio.

Alzo gli occhi al cielo, che palle.

“Come si fa a giocare in una squadra con le divise arancioni?” lo stuzzico.

Ma lui sbuffa soltanto e torna a discutere con papà di noiosissimi schemi e tattiche di gioco.

Ho finito il mio cornetto e sto sorseggiando il mio latte ormai tiepido quando incrocio gli occhi verdi di mio padre che mi scrutano curiosi.

“E tu, Sue? – mi apostrofa – niente Quidditch nemmeno quest'anno?”

Vorrei alzare gli occhi al cielo, ma mi trattengo. So che non lo fa con cattiveria, il Quidditch è stato, e in parte è ancora, la sua vita, ma a me proprio non interessa. Non lo trovo nemmeno divertente.

“Non credo, pà. Ho i M.A.G.O. quest'anno, dovrò studiare parecchio.” dico con un sorriso.

Sono l'unica Corvonero in una famiglia di Grifondoro, so cosa pensano le altre case di noi Corvi. Ecco perché non ho mai bisogno di cercare altre scuse, già questa suona decisamente plausibile.

Peccato, credo che tu abbia del talento.” mi dice ricambiando il mio sorriso.

Sarà, ma credo di non avere ereditato il gene-Quidditch di cui mio fratello va tanto fiero.


Ho finito il mio latte e mi alzo dal tavolo, diretta verso il bagno, lasciando il resto della tribù, madre compresa, a discutere animatamente di quello stupido sport.

Quando vedo il mio riflesso nello specchio mi rendo effettivamente conto che il rinoceronte non abbia avuto poi così torto nel definirmi un leone: i miei capelli sono particolarmente ingarbugliati questa mattina. E non posso nemmeno utilizzare la magia per sistemarli.

Maledetti sedici anni, non vedo l'ora che arrivi fine Novembre!

Ci metto venti minuti buoni a rendere i miei capelli presentabili, ma grazie a mia madre e alla sua mania della puntualità, sono comunque in anticipo di più un'ora.

Evito di pensare che sarei potuta tranquillamente rimanere nel letto un'altra mezz'ora buona, ormai non vedo l'ora di arrivare a Hogwarts!

Torno in cucina dove, finalmente, il rinoceronte ha finito la sua abbuffata e il resto della truppa ha smesso di parlare di scope volanti. Il mio umore è decisamente migliorato, così mi siedo a tavola di nuovo, ma stavolta non mi accascio sulla sedia e sorrido a mio padre di fronte a me.

Quando la sua secondogenita è stata smistata in Corvonero e sembrava essere attratta dai libri più che dal Quidditch non credo che lui l'abbia presa troppo bene, almeno all'inizio. Ma in fondo Andrew era nella squadra di Quidditch di Grifondoro e poi da che lo hanno preso in quella stupida squadra di arance volanti professioniste sembra non darci più molto peso, anzi i miei voti alti gli fanno dimenticare quelli disastrosi che prendeva mio fratello, o almeno così sostiene quando andiamo sull'argomento.
Mia madre interrompe i miei pensieri, accarezzandomi i capelli.

“Mi mancherai, pulce.”

È incredibile come la sua voce, adesso, sembri così dolce.

“Anche voi, mami.” rispondo con un sorriso.

Uhhhh, che tenera!”

Qualcuno mi spieghi perché mio fratello deve sempre intromettersi.

“Con 'voi' mi riferivo a mamma e papà, Drew. Non illuderti!” replico con una linguaccia.

Lui alza gli occhi al cielo e si chiude in bagno, fingendosi offeso. Ma tanto lo so che, prima di partire per Hogwarts, lo confesserò anche a lui.

Andrew ha cinque anni in più di me, i capelli castano-chiaro di papà e gli occhi scuri e profondi di mamma. Era un Grifondoro, era nella squadra di Quidditch e era, anzi è, insopportabile.

E dato che mamma ha deciso che sarà lui a portarmi al binario mi tocca anche aspettare che si faccia bello. Come se la cosa fosse possibile.

“Tanto non ti caga nessuno! Muoviti ed esci da lì o dovrai portarmi a Hogwarts su una scopa!”

“Potrebbe rivelarsi divertente.” dice con un ghigno uscendo finalmente dal bagno.

“Ma cosa ti sei messo addosso? Mi sembrerà di avere in auto un cespuglio di lavanda!” dico mentre il suo profumo mi raggiunge la gola e mi fa tossire.
“Vedi che non capisci proprio niente, Sue? È l'ultima moda! Le ragazze sverranno ai miei piedi!”

Io sono una ragazza! Se con 'svenire' intendi 'morire soffocate' allora può darsi e, in effetti, non vedo altre interpretazioni!” dico per poi fargli una linguaccia.

Alza gli occhi al cielo mentre mi minaccia di entrare in auto. Do un bacio a mamma e uno a papà promettendo di scrivere loro tutti i giorni, quando so già che al massimo scriverò una volta a settimana e poi lo seguo dentro la vettura.

Ci allontaniamo per il vialetto e saluto mamma e papà dal finestrino. Mi sorridono e io ricambio, mentre sposto la tracolla sulle ginocchia e solo in quel momento mi accorgo che uno dei due, probabilmente papà, ha infilato nella tasca anteriore un libro sul Quidditch. Trattengo una risatina, non si arrenderanno mai.

Sul mio baule, nel bagagliaio insieme alla gabbia del mio piccolo gufo Rob, spiccano in blu le mie iniziali.

 

S.I.B.
 

Susan Isabel Baston.

 

Unica figlia femmina di Oliver Baston e Katie Bell, entrambi ex-giocatori professionisti nel Puddlemere United, entrambi, ai tempi di Hogwarts, membri della squadra di Quidditch di Grifondoro, entrambi noiosamente ossessionati dal Quidditch.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO DUE ***


enjoy :)



CAPITOLO DUE

 

Condividere lo scompartimento dell'espresso per Hogwarts con l'unica persona più insopportabile di mio fratello Andrew non rispecchia esattamente la mia idea di viaggio piacevole.

Eppure l'odioso capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro è seduto esattamente di fronte a me. James Sirius Potter, infatti, continua a squadrarmi con aria strafottente.

Rose pagherà per avermi lasciata qui sola in mezzo a tutti i suoi cugini senza una valida spiegazione, fanno talmente baccano che non riesco nemmeno a leggere. Sbuffo.

“Che c'è, Baston? Quel libro è troppo poco noioso per i tuoi gusti?”

È Potter l'Idiota che ha parlato. E chi se no?

“Potter, ho per caso fatto intendere di voler parlare con te?” dico fulminandolo con uno sguardo.

“So di avere un certo fascino, non ho bisogno che tu dica nulla per capire se desideri le mie attenzioni.”

Sbruffone.

“Allora avrai sicuramente capito che non mi interessano.” rispondo secca, cercando di tornare al mio libro.

“Sei noiosa, proprio come i tuoi libri.” dice ghignando.

So che non dovrei dargli retta, ma, Merlino, io non sono noiosa!

“Pensa pure quello che vuoi, Potter. La tua opinione non mi interessa.”

“Ma come siamo acide oggi.”

Rinuncio a continuare la lettura, è inutile provarci fino a che Potter l'Idiota sta seduto di fronte a me.

Chiudo il libro con un colpo secco.

“Così cominci a ragionare, Baston.”

Alzo gli occhi al cielo. Rose dove diavolo sei finita?

Decido di ignorare il commento di Potter l'Idiota e afferro la tracolla per mettere la mia adorata Jane Austen al sicuro. Il libro di papà sul Quidditch scivola sul pavimento dello scompartimento.

Me ne ero già dimenticata, avrei dovuto lasciarlo a Drew. Devo ricordarmi di rispedirlo a casa appena arrivo a Hogwarts.

Mi allungo per riprenderlo ma un'altra mano lo raccoglie.

'Quidditch attraverso i secoli', Baston? Vuoi davvero stupirmi?”

Lo ignoro.

“Potter, ridammi quel libro.”

“Da quando ti interessa il Quidditch?” chiede curioso.

“Da quando ti interessa cosa mi interessa?” rispondo sarcastica.

“Da quando si tratta di Quidditch. Quindi?”

“Quindi cosa? Il Quidditch non mi piace.”

Sto parlando con Potter l'Idiota e stiamo parlando di Quidditch. Potrebbe esserci qualcosa di peggiore?

“E cosa ci fa questo libro nella tua borsa, allora?”

“Non credo di dover rendere conto a te di cosa c'è nella mia borsa, Potter.”

Lui apre la bocca per rispondere, ma la porta si apre: Rose. Oh, mia salvatrice.

“Sue, mi ha chiesto Lorcan se puoi andare nello scompartimento dei capo-scuola, sono già là quasi tutti.”

Lorcan Scamander è l'altro prefetto di Corvonero. Lui e suo gemello Lysander, quando non parlano di Quidditch, non sono niente male. Stare con lui sarà sicuramente meglio che parlare con Potter l'Idiota.

“Grazie, Rosie.” le dico con un sorriso.

Mi alzo e estraggo dalla borsa la spilla da caposcuola. Sto per uscire dallo scompartimento, mi volto per salutare la mia migliore amica, quando mi accorgo con orrore che anche Potter l'Idiota è in piedi e sul suo petto è attaccata una spilla identica a quella che tengo nella mano destra.

Hanno scelto Potter l'Idiota come capo-scuola di Grifondoro? I suoi compagni di casa cosa sono? Delle carote?


 

Lascio passare Potter, che mi supera con un ghigno dipinto sul viso, prima di raggiungerlo mi volto verso Rose.

“Mi devi delle spiegazioni. E delle scuse.” sibilo prima di seguire l'Idiota in corridoio.


 

“Dicevamo?” comincia Potter.

“Non dicevamo proprio niente.” taglio corto io, mentre apro la porta dello scompartimento dei caposcuola cercando di chiudergliela sul naso.

Ma è più veloce di me e si intrufola nello scompartimento prima che la porta si chiuda.


 

Mi siedo subito tra Lorcan e il finestrino così Potter non avrà occasione di importunarmi ancora.

Lui si siede vicino a sua cugina Molly, la conosco da parecchio perché anche lei adora studiare in biblioteca e ogni tanto lo facciamo anche insieme. La saluto sorridendo e lei mi fa l'occhiolino.

Non riesco a capire come Potter l'Idiota possa essere imparentato con lei, e con Rose, e con Albus, e con Hugo. A dirla tutta non riesco a capire come Potter l'Idiota possa far parte di una famiglia del genere.


 

“Bene – inizia Gemma Nott, caposcuola di Serpeverde – credo che tutti sappiate cosa dobbiamo fare. Dividiamoci gli scompartimenti dei primini e spieghiamo loro cosa devono fare, ormai manca meno di un'ora a Hogwarts.”

“Se ci dividessimo a coppie sarebbe più semplice e saremmo anche più veloci.” suggerisce Jake Abbot, Tassorosso.

“Ottima idea.” dico, meno tempo passo vicino a Potter, meglio è.

Faccio per alzarmi quando Lorcan mi trattiene.

“Se ci dividiamo a coppie, credo sarebbe meglio mischiare le Case, potremo spiegare meglio ai bambini quello che devono sapere riguardo alle Case se sono due i punti di vista a confronto. Per lo stesso motivo, credo sarebbe meglio essere un maschio e una femmina per coppia.”

Il ragionamento di Lorcan non fa una piega, sangue Corvonero.


 

Ma credo che qualcuno debba spiegarmi come e perché io sono finita in coppia con Potter.

Insomma, io e Potter l'Idiota che spieghiamo ai bambini cosa fare e raccontiamo la storia di Hogwarts e delle sue Case? Se non ci scanniamo vivi davanti a loro sarà già da considerarsi un miracolo.


 

Gemma e Jake sono i primi ad uscire dallo scompartimento, seguiti a ruota da Molly e Oscar Higgs di Serperverde. Lorcan mi guarda ridacchiando prima di uscire in corridoio con Jane Midgen di Tassorosso. Ride bene chi ride ultimo, Scamander. Non aspetto altro che incontrarti in Sala Comune stasera, poi vedremo chi sarà a ridere.


 

“Sembra che siamo rimasti solo io e te.”

Ma allora Potter sa contare? Che sorpresa.

“Non credere che mi faccia piacere.” e così dicendo esco dallo scompartimento, diretta verso il primo vagone, quello che è stato assegnato a me e all'Idiota.


 

“Baston, potresti anche aspettarmi. Siamo una coppia!” dice con un ghigno dipinto sul viso.

Perché deve essere così stupido?

Alzo gli occhi al cielo, decisa a ignorare la sua battutina.

“Ma tu non giochi a Quidditch, non dovresti essere veloce? Sei lento come una lumaca.”

“So farmi desiderare, Baston.”

Sbuffo.

“Sai infastidirmi, Potter, e non è esattamente la stessa cosa.”

“Dai, Miss Perfettini, qual è il programma?”

“Semplice, io parlo e tu annuisci. Non intrometterti se sto parlando e se dalla tua bocca esce anche solo mezzo commento idiota, io ti pietrifico seduta stante. Ok?”

“Adoro le donne che sanno prendere in mano la situazione.”

A quanto pare non ascolta proprio quello che dico.


 

Potter apre la porta del primo scompartimento.

“Ciao, piccoletta! Come procede il viaggio?”

“Ciao, James! Non ho ancora realizzato che tra poco sarò a Hogwarts!” ha risposto una voce femminile entusiasta.

Non posso crederci, ha un parente anche qui. A quanto pare almeno un terzo degli studenti di Hogwarts è imparentato con i Potter o i Weasley.

Lo seguo nello scompartimento e individuo subito la 'piccoletta' in questione, guarda caso ha i capelli rossi.

“Appunto per questo io e Susan siamo qui. Volevamo avvisarvi che tra meno di un'ora arriveremo al castello. Vi consiglio di cambiarvi e indossare le vostre divise. Non preoccupatevi se sono diverse da quelle dei ragazzi più grandi o dalle nostre. Quando verrete smistati nella vostra Casa riceverete anche voi le cravatte, le sciarpe e gli stemmi per le divise.”

Potter l'Idiota non deve aver afferrato molto bene nemmeno la parte 'io parlo e tu annuisci' del mio discorso, ma, mi costa ammetterlo, se l'è cavata piuttosto bene. Ci sa fare con i bambini.

La cugina di Potter sembra interessata.

“Io finirò a Grifondoro.” annuncia.

Adesso non ho più nessun dubbio, è sicuramente parente di Potter.

“Sai quali sono le altre Case, Roxanne?” chiede lui.

La rossa scuote la testa e lo stesso gli altri bimbi nello scompartimento.

Qui si tratta di parlare di storia, è il mio turno e Potter sembra, stranamente, d'accordo.

“La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ha origini molto antiche. Più di mille anni fa, i quattro maghi più famosi dell'epoca, Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde, decisero di fondare una scuola in cui educare i giovani che mostrassero doti magiche. Così costruirono questo grande castello, ben lontano dagli occhi dei Babbani. Poco tempo dopo l'apertura della scuola, però, nacquero tra i fondatori dei disaccordi perché ognuno voleva selezionare i suoi allievi in base a caratteristiche precise e diverse da tutti gli altri. Ciò li spinse a fondare quattro gruppi in cui dividere gli studenti, questi quattro gruppi si chiamano Case e prendono il nome dai cognomi dei quattro fondatori.”

Faccio una pausa per vedere se i bambini stanno ascoltando e noto con piacere che tutti sembrano interessati alla mia storia. Persino Potter mi fa cenno di continuare.

“La casa di Grifondoro richiede coraggio, audacia, lealtà e nobiltà d'animo e i suoi colori sono il rosso e l'oro – dico indicando la cravatta di Potter – il suo simbolo è un leone. Poi abbiamo Serpeverde che richiede richiede ambizione, furbizia, intraprendenza e talvolta anche malignità. I suoi colori sono il verde e l'argento e il suo simbolo è un s..”

sssserpente!” si intromette Potter, provocando le risate dei bambini.

Alzo gli occhi al cielo e lui ride.

Del mio discorso non ha afferrato nemmeno una virgola, a quanto pare.

“Scusa Susan, va avanti, è interessante!”

“La casa di Tassorosso richiede costanza, tolleranza, pazienza e correttezza. Il suo simbolo è un tasso e i suoi colori sono il giallo e il nero. E infine la Casa di Corvonero – dico indicandomi il petto – richiede intelligenza, creatività, apprendimento e saggezza. Il nostro simbolo è un'aquila e i nostri colori sono il blu e il bronzo.”

“Non dovete aver paura per lo smistamento, non fa poi così male!” dice Potter e i bambini lo guardano terrorizzati.

“Oh Pot.. James, smettila! Sarà il Cappello Parlante a decidere la Casa in cui passerete i prossimi sette anni a Hogwarts. Non dovete far altro che indossarlo, è davvero molto semplice.” dico ai bambini, sorridendo per rassicurarli.

“Certo, Susan, che siamo proprio dei maleducati, non ci siamo nemmeno presentati.”

Dice Potter con fare teatrale e i bambini scoppiano a ridere di nuovo.

Se lui avesse lasciato parlare me invece di ignorare completamente il discorso che gli avevo fatto, ora ci saremmo già presentati, ma non ha senso litigare davanti ai bambini solo perché lui è stupido. Così decido di stare al gioco.

“Rimediamo subito, allora! Io sono Susan Baston, caposcuola di Corvonero, mentre lui è James Potter di Grifondoro. Ci vedremo ancora in Sala Grande più tardi.” dico ai bambini sempre sorridendo.

Poi Potter apre la porta dello scompartimento e entrambi usciamo in corridoio.


 

“Da quando mi chiami James?” mi chiede lui con un sorrisino che non promette nulla di buono.

“Da quando mi chiami Susan?” replico.

“Trovo che sia un bel nome in effetti.”

Potter è gentile con me. Cosa sta succedendo? Ha intenzione di far nevicare il primo di Settembre?

“Ehm grazie.”

“Mi aspettavo un 'lo so' oppure un 'è sicuramente meglio del tuo'. Non sei così noiosa allora, Baston.”

“Essere Corvonero non vuol dire essere noiosi, Potter.” rimbecco subito.

Forse non hai tutti i torti.” dice mentre apre la porta dello scompartimento successivo.

Si, vuole proprio far nevicare.


 

Volevo ringraziare _ A m o s o g n a r e _ e susanhossas per aver recensito il primo capitolo e anche tutte le altre/i che l'hanno inserita tra le preferite/seguite. Credo che, con l'eccezione di questo capitolo, d'ora in poi aggiornerò ogni due settimane circa, quindi probabilmente il prossimo capitolo verrà postato venerdì 24, scanso equivoci. Un bacio.
Titi :)
P.S.: la mia storia non morde, recensite! :P

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Capitolo 3
*** CAPITOLO TRE ***


enjoy :)



CAPITOLO TRE

Il cappello parlante ha appena smistato Roxanne a Grifondoro e Rose mi ha detto che è la sorella di suo cugino Fred, l'ombra di James. Non che la sua parentela con lei e con Potter l'Idiota ora mi sia più chiara però, per lo meno, so a chi associarla quando la vedrò.

Potter sta applaudendo come un forsennato, se crede di farmi invidia si sbaglia di grosso, anche perché suo cugino Louis, il fratello di Dominique, la sua bellissima cugina semiVeela, è diventato Corvonero appena prima che smistassero Roxanne e si sta sedendo vicino a Rose.

Caro Potter, abbiamo un cugino Weasley a testa, siamo pari.

 

Rose mi ha spiegato, o meglio, dal suo confabulare ho capito il motivo per cui mi ha abbandonato nello scompartimento con quella marea di capelli rossi e lentiggini. Il motivo ha un nome e un cognome e a giudicare da come è diventata rossa quando l'ho nominato credo di avere azzeccato in pieno.

Scorpius Hyperion Malfoy. Serpeverde del sesto anno.

Anche Rose frequenta il sesto anno, ma è molto più simpatica di quelle galline della mia età. Così passo gran parte del mio tempo con lei rispetto che con la mia unica e insopportabile compagna di dormitorio. Rose ha i capelli rossi, strano visto che è una Weasley, no? E è simpaticissima, niente a che vedere con suo cugino l'Idiota.

 

“Quindi mi stai dicendo che tu e Scorpius..?”

“Ti prego, Sue. Abbassa quella voce. Se per caso uno dei miei cugini ti sente, la mia vita è finita.”

Rido di gusto, povera Rose. Non la invidio proprio!

“Non cercare di sviare il discorso!” la rimprovero sempre ridendo.

“Beh..Non è che stiamo insieme, solo che..”

“..Tu sei cotta!”

“Sue! Non è assolutamente vero! Io non sono cotta proprio di nessuno!”

“Peccato, perché c'è un Serpeverde che non ti ha ancora levato gli occhi di dosso!” le dico indicando con la testa un punto imprecisato alle mie spalle, indicando così il tavolo di Serpeverde accanto al nostro.

Lei sposta lo sguardo in quella direzione e diventa dello stesso colore dei suoi capelli.

Rose a chi vuoi darla a bere?

“Comunque, Rose, non mi hai ancora spiegato perché mi sono dovuta sorbire i tuoi cugini, o meglio, tuo cugino l'Idiota per tutto il viaggio.” continuo.

Ma lei mi guarda spaventata, il motivo di tanto orrore si trova proprio dietro alle mie spalle.

“Spero di non essere io il cugino idiota di Rose, Susan?”

Ops. Mi volto e vedo Albus Severus Potter, fratello di James.

Hanno gli stessi capelli neri, ma Albus, oltre ad essere più basso di James di almeno una spanna, ha gli occhi verdi, colore che si intona perfettamente con la sua cravatta.

“Tranquillo, Albus. Mi riferivo al tuo simpaticissimo fratello Grifondoro.” gli rispondo sorridendo.

Non è un segreto che io e James l'Idiota Potter ci odiamo.

“Avevo intuito, ma volevo esserne sicuro.” dice lui per poi scoppiare a ridere.

“Stavo giusto sgridando tua cugina per avermi abbandonata in sua compagnia oggi sul treno. Non prendertela, ma i vostri parenti sono parecchio rumorosi, uno in particolare.” rispondo trattenendo una risata.

“Te l'abbiamo rubata noi, a saperlo avremmo invitato anche te nel nostro compartimento.”

Non è stato Al a rispondere, ma qualcuno dietro alle sue spalle. Scorpius Malfoy mi sorride e solo adesso mi rendo conto che l'espressione spaventata sul viso di Rose era dovuta a lui e non certo al cugino.

“Ah e così mi hai tradito per due serpi, Rose?” la stuzzico e lei arrossisce ancora di più.

Albus è l'unico del clan Potter-Weasley che è stato smistato, per ora, in Serpeverde e con Rose ha un bellissimo rapporto, almeno fino a che non scoprirà l'inciucio tra la sua cuginetta preferita e il suo migliore amico.

“Pensavo di star via solo un paio di minuti e poi i miei cugini non sono così male, dai.” si giustifica Rose.

Dovrei smetterla di torturarla, poverina. Ma è la giusta punizione per il viaggio infernale che ho dovuto passare per colpa sua.

“Almeno tu ti sei divertita, prendiamola così!” le dico strizzando un occhio.

“Susan, credo che mio fratello ti stia fissando.”

Albus ha ragione, Potter l'Idiota mi sta fissando e io ho fatto l'errore di controllare personalmente. Infatti non appena se ne accorge, mi fa cenno di avvicinarmi al suo tavolo.

Perché? Perché tutte a me? Non ci siamo già visti abbastanza oggi?

 

“Baston, che piacere rivederti!” mi saluta Potter non appena mi avvicino al tavolo rosso-oro.

“Parla per te.” dico con un sorriso sarcastico.

Lui finge di non aver sentito.

“Come è andata la cena?” chiede infatti.

“Bene, Potter. Fino a che tu non mi hai chiamata qui senza motivo. Cosa vuoi dalla mia vita?”

“Hai ricominciato a chiamarmi per cognome?”

“L'ho sempre fatto, Potter. Che cosa vuoi?”

“Riunione capo-scuola per decidere le ronde, nell'ufficio della preside alle nove in punto.”

Questo significa che dovrò vederlo anche prima di dormire? Fantastico.

“Perfetto, lo dirò a Lorcan allora. Grazie, Potter.”

“Dovere, Baston. Hasta la vista!”

Alzo gli occhi al cielo e sospiro.

“A più tardi, Potter!”

 

“Cosa ti è saltato in mente oggi di lasciarmi in coppia con Potter?”

“Scusami, Sue. Ma siete esilaranti! Lo avevamo già deciso prima che arrivaste.” mi risponde ridendo.

E io che avevo pensato a un brutto tiro del destino! Invece era tutto programmato, maledetti!

“Fammi indovinare, di chi è stata l'idea? Tua per caso?”

Alza le mani in segno di resa e scoppia a ridere. Bastardo.

“Riprovaci stasera e giuro che ti spezzo la bacchetta!” sibilo infuriata.

 

“Abbott, Baston, Higgs, Midgen, Nott, Potter, Scamander, Weasley.” elenca la McGranitt in ordine alfabetico.

“Credo che sia inutile sottolineare che io e il resto del corpo insegnanti ci aspettiamo da voi un comportamento assolutamente responsabile, siete stati scelti per aiutare a mantenere l'ordine nella scuola, non per creare ulteriori disordini.” dice soffermando lo sguardo su un Grifondoro in particolare. Chissà come mai, poi.

“Detto questo – continua – da domani sera cominceranno i vostri turni di ronda, a coppie.”

Vedo dipingersi sul viso dell'Idiota un ghigno beffardo che non mi piace per niente.

“Le coppie cambieranno ogni mese. In modo che anche tra di voi possiate conoscervi meglio.”

Proprio quello che non volevo sentire, 'conoscervi meglio': perché qualcuno vorrebbe conoscere meglio uno come Potter?

“Siete maturi a sufficienza per organizzare le coppie da soli. Ora vi consiglio di tornare nei vostri dormitori, tra 15 minuti scade il coprifuoco. Buonanotte ragazzi.” conclude accompagnandoci fuori dal suo ufficio.

Decideremo noi? Non potevo sperare in qualcosa di migliore: nemmeno Potter può essere così Idiota da voler passare due ore con me due sere a settimana per tutto il prossimo mese. Stanotte dormirò sogni tranquilli.

 

“Lorcan, sia chiaro che durante tutto il primo mese, il mio compagno di ronda sei tu. Buonanotte!” sono le parole che rivolgo al gemello Corvonero prima di entrare nel mio dormitorio. Me lo deve dopo quello stupido scherzo.




Sono riuscita a pubblicare con tre giorni di anticipo e credo che per il prossimo capitolo potrete aspettare anche meno! Un grazie speciale a
Alexia_xxyEleonorssusanhossas e lenemckinnon che hanno recensito il capitolo precedente, ma anche a tutti coloro che hanno preferito/recensito o semplicemente letto la mia storia. Il prossimo capitolo sarà un po' più lunghino, prometto. Un bacio.
Titi :)
P.S.: la mia storia continua a non mordere, recensite! :P

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Capitolo 4
*** CAPITOLO QUATTRO ***


enjoy :)



CAPITOLO QUATTRO


“Quanto mi mancavano i banchetti di Hogwarts!”

Non posso che condividere quello che ha appena detto Lysander, la cucina di Hogwarts è probabilmente la migliore che io abbia mai assaggiato.

Ovviamente mia nonna non dovrà mai sapere di questa cosa o potrebbe finire col preferire quel rinoceronte di Drew a me.

“Non so come farò l'anno prossimo!”

Perché Lorcan deve sempre pensare alle cose peggiori? L'anno prossimo non a Hogwart? Mettermi in coppia con Potter?

“Che lezioni avete oggi?”

Ci chiede Rose. Per lei questo non è l'ultimo anno, forse lo fa per sviare il discorso. Credo che sarà dura per tutte e due lasciare l'altra. Per me è come una sorellina e il pensiero di non poterla più vedere tutti i giorni mi fa venire il magone. Mi mancherà tantissimo. Come anche Hogwarts del resto. L'unica cosa che, nel modo più assoluto, non mi mancherà di tutto questo è Potter, senza alcun dubbio.

“Pozioni con Serpeverde, Storia della Magia con Tassorosso e due ore di Trasfigurazione con Grifondoro!” risponde Lysander risvegliandomi dai miei pensieri.

Cosa? Due ore con Grifondoro?” chiedo stupita.

Due ore con Grifondoro significa due ore con Potter nella stessa stanza, ovvero due ore d'inferno. Fantastico.

Gli altri ridacchiano, avranno capito a cosa mi sto riferendo.

“Ah, io ho anche Aritmazia e Astronomia dopo pranzo, un'ora buca e poi Cura delle Creature Magiche. Senza Grifondoro fortunatamente!”

“Aritmazia? – chiedono in coro i gemelli – come fai a studiare quella roba?”

“Voi studiate Divinazione, non credo siate nella posizione migliore per criticare quello che ho scelto io!” dico facendo una linguaccia.

Rose ridacchia, anche se nemmeno lei segue Aritmazia. Ha scelto Antiche Rune – Antiche Rune, capito? – e con questo ha perso diversi punti.

“Ragazzi, io scappo! Non vorrei fare tardi a lezione!”

Serpeverde?” chiedo trattenendo una risata.

E a giudicare da come è arrossita prima di scappare via, credo di aver fatto centro.

 

Sedersi in prima fila ha i suoi lati positivi. Per esempio, adesso mi garantisce di stare il più lontano possibile da Potter l'Idiota, che ovviamente occupa uno degli ultimi banchi in fondo all'aula.

“Comincerei con un ripasso dell'anno scorso. Qualcuno sa dirmi quante e quali sono le eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi? E cosa significa?” chiede la professoressa Pierce, l'insegnante di Trasfigurazione.

La mia mano scatta in alto.

“Le Cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi sono cinque oggetti magici che fanno eccezione alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, ovvero che non possono essere generati dalla magia e si tratta di cibo, denaro, informazioni, amore e vita.” snocciolo.

“Esattamente, cinque punti a Corvonero!”

“Sai fare qualcosa senza sembrare noiosa, Baston?” una voce arriva dal fondo della classe. Non ho bisogno di voltarmi per capire a chi appartiene. Potter.

Adoro trasfigurazione, ma odio farla con i Grifondoro, o meglio, odio farla con Potter.

“Bene, ora passiamo a un'esercitazione pratica. Prendete una gabbia con un topo per uno dal fondo dell'aula e provate a trasfigurarli in scodelle. È piuttosto semplice, dovreste riuscirci.”

Lascio che la maggior parte degli studenti prenda il proprio topo prima di me, sono riuscita a trasfigurare un ago in un fiammifero durante la prima lezione di Trasfigurazione del primo anno, non sarà un problema eseguire un incantesimo del genere ora che sono all'ultimo e, visto che ci sono, non sarà un problema nemmeno approfittarne per assistere all'ennesima dimostrazione di quanto Potter l'Idiota sia assolutamente negato in Trasfigurazione.

Prendo l'ultimo topino bianco che è rimasto e ritorno lentamente verso il mio banco, non resistendo alla tentazione di vedere come se la cava l'Idiota. Mentre passo di fianco al suo banco assisto a un mediocre tentativo di trasfigurazione di quel povero topolino, che diventa di una sfumatura verdognola non appena Potter pronuncia l'incantesimo.

In realtà non sono veramente sicura che il colorito sia dovuto all'incantesimo, potrebbe tranquillamente essere per l'effetto naturale che la compagnia di Potter provoca anche sulle persone: la nausea.

Non riesco a trattenermi e prima di sedermi mi volto e mimo con le labbra un messaggio a Potter che mi sta fissando con disprezzo.

“Sai fare qualcosa senza sembrare un idiota, Potter?”

Poi mi siedo e dopo un colpo di bacchetta, il mio topino bianco è diventato una splendida ciotola argento con piccoli zaffiri intorno al bordo.

Incantesimo non verbale eseguito alla perfezione.

La professoressa mi sorride. Altri cinque punti per Corvonero.

 

“Rose, dopo questo hai perso almeno dieci punti nella mia classifica personale.” dico dopo la terribile e sconvolgente notizia che la mia migliore amica mi ha appena rivelato.

“Ci vedremo lo stesso, eh. Studieremo ancora insieme!” dice per difendersi.

Non credo che nessuna motivazione potrebbe sembrarmi valida. Questo no, Rose. Questo no.

“Perché anche tu con questa mania del Quidditch? Non so davvero cosa ci troviate!”

Rose vuole diventare la nuova cercatrice di Corvonero.

“Mi ha fatto provare James quest'estate ed è incredibile! Dovresti provarci anche tu!”

“Non dirlo nemmeno per scherzo! E ci avrei scommesso che in questo lavaggio del cervello centrava quell'Idiota.”

“Ma perché dici che non ti piace? È divertente volare!”

Io a Quiddictch non ci gioco. La mia famiglia ne è ossessionata e io non lo sopporto. Punto e basta.

“Non ha senso! Volare dietro a una pallina e rischiare di rompersi l'osso del collo per cosa? Per fare centro in tre stupidi anelli! Ma non se ne parla nemmeno!”

“Non hai fatto lezione di volo al primo anno?”

Rose, cavalco scope da quando ho tre anni. Sono capacissima di volare.

“Sì, le ho fatte. Ma non c'è nulla di divertente nel cavalcare una scopa spelacchiata.”

“Sei un caso disperato, Sue! Però io vorrei che tu venissi a vedere le selezioni domani pomeriggio!” mi chiede con un sorriso dolcissimo.

Per quanto il Quidditch sia ridicolo, come si fa a dirle di no?

“Verrò, ma solo perché sei tu! Non di certo per il Quidditch.”

“E anche alle partite, vero?”

Tanto lo sa che ci andrò, perché alla fine per lei farei davvero di tutto. Anche se centra il Quidditch.

“Sì, ma ora basta parlare di Quidditch, ti prego.”

Rose ride di gusto prima di addentare il suo pollo arrosto.

 

Quando dicevo che per Rose farei di tutto non scherzavo, proprio per niente. O al momento non mi troverei sugli spalti del campo di Quidditch, aspettando che le selezioni per la squadra di Quidditch di Corvonero inizino. Sono imbacuccata come se dovessi partire nel giro di un paio di minuti per il Polo Nord, eppure sto congelando. Non vedo l'ora che tutta questa pagliacciata sia finita.

Rose entra in campo e io tifo davvero, nonostante il mio odio viscerale per il Quiddittch, nonostante il freddo e nonostante io abbia centimetri su centimetri di pergamena da scrivere per domani, per lei.

Conosco le regole del Quidditch troppo bene per non capire che ci sa davvero fare. Lysander si perderebbe un talento a non prenderla in squadra. Rose ne ha a badilate, non c'è dubbio.

“Forza, Rose!” mi ritrovo a gridare agitando le braccia per attirare la sua attenzione. Credo che non avesse preso sul serio la mia promessa di assistere alle selezioni, sembra molto sorpresa, ma mi regala un sorriso a trentadue denti, che mi rende orgogliosa di lei. Anche se si tratta di Quidditch e anche se fa un freddo cane.

Tempo due minuti e mi accorgo del motivo per cui Rose aveva quell'espressione così sorpresa.

Due file dietro di me è seduto Potter e no, per mia disgrazia, non si tratta di un Potter qualunque, ma di quel Potter.

Non appena nota che mi sono accorta della sua presenza, ovviamente, parte all'attacco.

“Non eri tu a dire che il Quidditch non ti interessava, Baston?”

Ho assolutamente intenzione di ignorarlo.

“Già, davvero troppo poco noioso per una come te.”

Non gli risponderò, si arrenderà prima o poi, no?

“Se qui fa troppo freddo per una delicata e saccente principessina Corvonero come te, puoi anche tornartene nel castello. La tua presenza sul campo di Quidditch non è gradita.”

Ovviamente no.

Ci odiamo reciprocamente, questo è certo. Ma perché non possiamo semplicemente ignorarci?

“Di certo non sono qui per te, Potter.” ribatto secca.

“Non schifavi il noioso e inutile Quidditch, Baston?”

“Rose ci teneva che assistessi alle selezioni.”

“Potevi startene anche al castello e fartele raccontare, tanto non ci capisci niente comunque.”

Uno, Rose è la mia migliore amica, ma non mi aspetto che tu capisca cosa significhi avere un migliore amico data la sensibilità da ortaggio che ti ritrovi. Due, cosa ne sai tu se io non capisco niente di Quidditch?”

Caro il mio Potter, sono cresciuta in mezzo a una famiglia molto più che ossessionata dal Quidditch.

Conosco tattiche di gioco che tu non potresti sognare nemmeno di notte.

“Semplice, perché sei una delicata e saccente principessina Corvonero.”

Alzo gli occhi al cielo.

“Il Quidditch non è solo per gente senza cervello come te! Rose ne è un esempio lampante!”

“Rose è mia cugina, è normale che ci sia portata. E poi tu non hai sempre detto di odiare il Quidditch, Baston. Adesso vorresti farmi credere che sei un'espertona anche in questo? Non ti basta essere una noiosa so-tutto-io a lezione, devi essere insopportabile anche fuori da scuola?”

E così sarei io quella insopportabile? Fottiti, Potter.

“Non ho detto che il Quidditch mi piace, Potter. Ascolta bene quando la gente parla, prima di aprire quella ciabatta.”

Non so per quanto ancora sopporterò questa conversazione, ma Rose sta ancora volteggiando sul campo. Se non fosse per lei me ne sarei già andata da un pezzo. Piuttosto che parlare con Potter preferirei davvero giocare a Quidditch. Ok, forse no.

“Cosa ci faceva quel libro sul Quidditch nella tua borsa?” mi chiede Potter.

Ma che palle, non ha altri argomenti?

“Sono affari miei.”

“Vedi che ho ragione! Di Quidditch non sai niente!”

Qualcuno tappi la bocca a questo imbecille o giuro che lo schianto.

Decido di ignorarlo e accendo un fuocherello magico con la mia bacchetta. Forse così avrò meno freddo, avrei dovuto pensarci prima.

“Vedi che stai zitta perché non vuoi fare una figuraccia? Perché non ti eclissi, Baston?”

Lo schianto. Se mi giro, giuro sulle mutande di Merlino che lo schianto.

E invece mi limito a guardarlo con aria di superiorità.

Potter non capirebbe perché non mi piace il Quidditch nemmeno se glielo scrivessi a caratteri cubitali sulla fronte, tanto vale non provarci nemmeno.

“Cosa ti dice il mio cognome, Potter?” sibilo.

“Fammici pensare, Baston. 'Saccente principessina Corvonero'?”

È incredibile quanto sia imbecille.

“Stiamo parlando di Quidditch, Potter.”

Gli ingranaggi nella testa di Potter sembrano mettersi in moto, perché dopo un paio di minuti mi guarda strabuzzando gli occhi. Ma ovviamente non perde la sua arroganza.

“Non è che perché sei parente alla lontana di Oliver Baston, significa che tu sappia tutto di Quidditch!”

Alzo gli occhi al cielo.

“Oliver Baston e Katie Bell del Puddlemere United sono i miei genitori e Andrew Baston dei Chudley Cannons è mio fratello, credevo che dopo sei anni e mezzo di odio reciproco qualcosa sapessi su di me. Ora se non ti dispiace, ho intenzione di accompagnare la mia migliore amica, nonché nuova cercatrice di Corvonero nella nostra Sala Comune. Ci si vede in giro, Potter.” dico mentre mi alzo, lasciando l'Idiota con un'espressione stupita dipinta sul volto.



Ehiiii! Avevo promesso di aggiornare prima e sono riuscita a mantenere la promessa. ;) Ringrazio tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo. Spero che questo capitolo non vi deluda e vi chiedo un po' più di partecipazione: la storia non morde e mi piacerebbe ricevere qualche recensione in più per capire se, cosa e quanto vi piace. Un bacio.
Titi. :)
 

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO CINQUE ***


enjoy :)



CAPITOLO CINQUE


Sono settimane che Potter non mi rivolge più la parola e non mi sembra vero. La pace che si respira quando lui non è nei dintorni è qualcosa di indescrivibile.

Stasera ho la ronda con Molly e non vedo l'ora di chiacchierare un po' con lei, non ci vediamo molto spesso purtroppo.

Ma quando esco dalla mia Sala Comune invece di trovare la rossa Molly ad aspettarmi, ho una spiacevolissima sorpresa.

Potter l'Idiota, appoggiato al muro del corridoio, osserva il pavimento. Per la prima volta in sei anni e mezzo che lo conosco non sfoggia la sua aria strafottente, anzi, sembra quasi imbarazzato.

James Sirius Potter imbarazzato? Impossibile.

 

“Potter, immagino che Molly abbia avuto un contrattempo. Sbaglio?”

“Ehm ciao, Susan. Non si è sentita bene a lezione oggi.”

Susan? Pronto? Potter l'Idiota che mi chiama per nome?

“Mi spiace, salutala da parte mia quando la vedi.”

“Certo, certo.”

Potter continua a fissare il pavimento. C'è qualcosa di strano, decisamente.

“Suppongo che tu sia qui per sostituirla, cominciamo il giro dai sotterranei?”

Mi incammino verso le scale e Potter mi segue a testa bassa senza dire una parola.

È sicuro che sia Molly quella a star male e non lui?

Non che mi dispiaccia se tiene la sua bocca sigillata, almeno per la prossima ora mi riposeranno le orecchie.

 

“Ehm..”

Siamo al quarto piano e questa, se si può definire tale, è la prima parola che Potter mi rivolge da quando abbiamo cominciato la ronda.

“Potter, qualcuno ti ha lanciato un 'silencio'? Sei stranamente silenzioso stasera, non che mi dispiaccia, eh!”

“No, è tutto apposto. Solo che..”

'Solo che..' cosa, Potter? Sputa il rospo!

“Se c'è qualcosa che non va puoi dirmelo, tranquillo.”

Non ci credo, l'ho detto davvero. Sono stata gentile con Potter l'Idiota. Sto impazzendo.

“Mi dispiace, Susan.”

Gli dispiace? Ma ce la fa?

“Non credo di riuscire a capire quello che intendi.”

“Non c'è molto da capire. Mi dispiace e basta. Non sono stato molto gentile con te da..beh, da quando ci conosciamo.”

Potter l'Idiota si sta scusando per non essere stato gentile con me? Una cosa del genere non potrebbe mai succedere nella realtà, questo deve essere per forza un sogno. E un sogno con Potter l'Idiota non può che essere un incubo.

“Non lo sono stata nemmeno io, se è per questo.”

“Ma sono sempre stato io a iniziare a stuzzicarti. E ti ho detto delle cose non molto carine. Avrei dovuto moderare i termini.”

Su questo ha ragione, ma anche io sono stata pesante a volte. Ma se non sopporti una persona, come fai ad odiarla con moderazione?

“Posso dire lo stesso di me.”

“Molte cose che ti ho detto le pensavo davvero.”

Questo è il vero Potter, l'Idiota: lo strafottente con il tatto di una rapa. Lo sapevo che era solo una montatura.

“Non era un discorso di scuse il tuo?”

“Si, lo è. Stavo per aggiungere che mi sbagliavo. Le pensavo davvero prima, ma ora no.”

Potter si sta scusando con me e mi sta dicendo che non pensa più quello che pensava prima su di me?

“Scuse accettate, Potter. Ma di grazia, cosa ti ha fatto cambiare idea sul mio conto, se posso saperlo?”

Potter trova improvvisamente molto più interessanti i lacci delle sue converse che i miei occhi.

“Quello che mi hai detto al campo di Quidditch.”

Figurarsi se non centrava il Quidditch. Solo perché gli ho detto chi sono i miei genitori sono improvvisamente diventata la sua nuova eroina e si è pentito di come mi ha trattato in questi anni. Ipocrita. Se non gli avessi detto nulla, con ogni probabilità avrebbe continuato ad odiarmi per il resto dell'anno, e della vita, sarebbe stato coerente perlomeno. Imbecille.

“Fai proprio schifo, eh.”

Lo dico a denti stretti e non me ne pento. È sempre giusto dire quello che si pensa.

“Sapevo che lo avresti detto.”

“E allora perché ti sei scusato? Per dimostrarmi per l'ennesima volta la tua incoerenza?”

Sono furiosa.

“Perché speravo che capissi.”

“Capire cosa, Potter? Che oltre che a essere un imbecille sei anche un ipocrita arrogante?”

“No, speravo che capissi che io ti capisco. Lasciami spiegare.”

Prego, Potter. Hai due piani e mezzo di castello per stupirmi.

Gli faccio cenno di proseguire.

“Credo di capire perché non ti piace il Quidditch. O perché sostieni così. Ti senti in parte obbligata ad essere all'altezza dei tuoi genitori, ma non vuoi seguire la loro strada perché è esattamente quello che gli altri si aspettano da te. Non vuoi essere scontata, anzi no, tu sai di non esserlo. Quello che non vuoi è che la gente ti consideri così.”

Sono senza parole. Non so come il cervello di James l'Idiota Potter possa aver prodotto un ragionamento simile, ma mi ha stupita davvero. È esattamente come mi sento. Come abbia fatto lui a capirlo resta un mistero.

“Ho fatto centro, vero?” mi chiede con un sorriso. Probabilmente il primo sorriso vero che Potter mi rivolge da quando ci siamo conosciuti sei anni e mezzo fa.

“In pieno, ma non riesco proprio a capire come tu abbia fatto.” dico ricambiando il sorriso.

Non è una battuta ironica questa volta e lo ha capito anche lui.

“Sono il primogenito del grande Harry Potter, Susan.”

Certo, è chiaro adesso. Ho sempre visto la sua situazione come una situazione privilegiata, tutti ti ammirano perché sei il figlio di un eroe, ti guardano con venerazione e ti trattano bene.

Non ho mai pensato all'altra faccia della medaglia: le aspettative.

Ho sempre visto Potter come un arrogante e un opportunista. Niente di più.

“Avrei dovuto pensarci prima, spiace anche a me, James.”

James. Da quando lo chiamo per nome? Susan, riprenditi, per le mutande di Merlino.

“Detto questo non ti aspettare che d'ora in avanti saremo migliori amici, eh!” dice con un sorrisetto arrogante sul viso.

Mi ha illuso per un attimo di avere una briciola di cervello, per poi dimostrare che non ho mai avuto torto sul suo conto.

“Non ci tengo particolarmente.” replico.

“Sei troppo principessina per essere amica di uno come me.”

Non capisco esattamente se la sua sia una domanda o un'affermazione.

“Non credo di essere esattamente una principessina, Potter.”

“Ricominci a chiamarmi per cognome, Susan?”

Quindi ora per me lui dovrebbe essere James?

Niente più Potter l'Idiota. Non credo di poterci riuscire, lui non è James, lui è Potter l'Idiota.

“Non credo di essere esattamente una principessina, James.”

Lui ride e io lo imito. Non è così male in fondo.

Momento, momento, momento. Non posso averlo pensato davvero.

“Posata, intelligente, elegante, studentessa modello, fredda, educata e gentile con tutti.. tranne che con me, certo.”

Mentre parla conta sulle dita della mano destra quelle che secondo lui sono le mie qualità.

Fredda è quella che mi colpisce di più. Quindi quello che la gente pensa di me è che io sia fredda? O è solo la mente bacata di Potter James a vedermi così?

“Pensi davvero che io sia fredda?”

“Forse con alcune persone no..” risponde e credo sia un modo 'gentile', per quanto qualcosa pronunciato da Potter James possa suonare gentile, di dirmi che sì, pensa che io sia fredda.

Solo perché non vado in giro a sventolare i miei sentimenti e a abbracciare tutte le persone che incontro, non significa che io sia un'insensibile senza cuore.

Per la prima volta in quasi sette anni non riesco a rispondere a tono a James Potter. Per la prima volta mi sento in imbarazzo.

“Ti ho detto cose ben peggiori in questi anni, Susan. Non credevo te la prendessi così, volevo solo farti ridere un po'. Non capita molto spesso.”

Sbaglio o è la seconda volta nel giro di mezzora che ricevo scuse da Potter James?

“Non è un problema.” rispondo fredda, anche se si è scusato non significa che d'ora in poi saremo migliori amici, lo ha detto anche lui.

“Ma non credere che la bella e fredda principessina Corvonero non abbia il suo fascino!”

Come non detto!

“James, ti prego.” dico alzando gli occhi al cielo.

Sta tornando ad essere l'Idiota di sempre, fortuna che siamo all'ultimo piano.

“Era un complimento, Susan! Bisogna sempre spiegarti tutto! Tutto quello studio sta mandando a farsi benedire il tuo cervello!”

James Potter mi ha appena fatto un complimento, o almeno così sostiene. Ottobre è quasi finito, magari spera in una nevicata.

“Sarà! Ma almeno io lo uso!”

“Io ho di meglio da fare che sprecare tempo sui libri..” risponde Potter con un sorriso malizioso.

“Se con 'qualcosa di meglio da fare' intendi correre dietro a mezza Hogwarts non credo di invidiarti!”

Lui ride di gusto e io non riesco a trattenermi. Scoppio a ridere a ruota.

“La principessina di Corvonero sta ridendo?”

Alzo gli occhi al cielo e gli faccio una linguaccia.

Io e Potter stiamo parlando in modo civile da più di mezz'ora, è una data da segnare sul calendario.

“A quanto pare non sono fredda come pensi tu!”

“E comunque, per inciso, nemmeno io sono la persona che pensi tu. Mi piace divertirmi, tutta qua.”

“Prendendo in giro le ragazze?” chiedo guardandolo scettica.

“Non le prendo in giro! Lo sanno che non sono il tipo da storia seria!” cerca di difendersi.

Tipico da immaturi. James Potter, per quanto mi abbia stupito nell'ultima ora, rimane un immaturo.

“Se lo dici tu..”

“E tu?”

“Io cosa?”

“Tu sei il tipo da storia seria, vero?”

Un momento, come siamo finiti su questo argomento io e Potter l'Idio io e James?

“Credo di sì.. Io.. non lo so..”

“Dimenticavo che la principessina non vuole condividere i suoi sentimenti!” dice ridendo.

Non si tratta di non voler condividere, si tratta di non avere niente da condividere.

“Beh, non credo di avere termini di paragone..”

Ecco, l'ho detto. L'ho detto a James Potter, il ragazzo che odiavo più di qualsiasi altro individuo sulla faccia della terra fino a un'ora fa e non è detto che le cose siano cambiate.

“Ma non stavi con Davies?”

Oh no, come siamo arrivati a parlare di Matthew? E soprattutto come sono arrivata a parlare di lui con Potter?

“Sì, stavo.” rispondo secca.

È ancora un argomento delicato per me, ne ho parlato solo con i gemelli e Rose e non avrei mai pensato che la prossima persona a cui lo avrei confessato sarebbe stato suo cugino, questo suo cugino.

“Se non vuoi possiamo evitare di parlarne, non volevo urtare i tuoi sentimenti.”

Da quando James Potter si preoccupa se quello che dice urta i miei sentimenti? Non ha fatto che prendermi in giro per tutti gli anni che abbiamo passato qui e ora, improvvisamente, si sente in dovere di essere gentile.

“No, tranquillo.” ribatto secca. Non riesco a essere davvero gentile e un po' mi dispiace.

Mi dispiace di non riuscire ad essere gentile con Potter? Forse ha ragione lui, il mio cervello mi sta abbandonando.

“Perché vi siete lasciati?”

Nonostante gli sforzi, James ha ancora la stessa sensibilità da ortaggio che gli ho diagnosticato al primo anno.

“Beh, le cose non..non andavano più molto bene.” sento la mia voce spezzarsi e gli occhi riempirsi di lacrime.

Non posso piangere, non davanti a Potter per lo meno.

“Scusami, Sue. Non avrei mai dovuto, sono faccende personali. E io non sono nemmeno un tuo amico! Scusa.” e per la seconda volta nel giro di una sera e della mia vita vedo James Sirius Potter in imbarazzo. A questo pensiero mi scappa un sorriso.

“Non avrei mai pensato di parlare di queste cose con te. È buffo.” gli dico.

James mi sorride.

“Posso farti un'altra domanda, se non è un problema?”

Annuisco. Sono arrivata a questo punto, tanto vale continuare. Anche se si tratta di James Potter.

“Da quanto tempo stavate insieme?”

Chiudo gli occhi e deglutisco. Siamo quasi arrivati alla Sala comune di Corvonero, spero che la mia maschera da 'fredda principessina' regga ancora un po'.

“Quasi tre anni.”

James strabuzza gli occhi e io rido. È incredibile come faccia bene ridere quando vorresti solo piangere.

“Mi spiace, Susan. Non ne avevo idea.”

“È acqua passata. È inutile piangere sul latte versato, no?”

“Mi sbagliavo.”

Lo guardo con aria interrogativa.

“Non sei fredda – mi dice – sei saggia.”

Saggia. Non me lo aveva mai detto nessuno.

James Sirius Potter pensa che io sia saggia e io lo odio un po' meno, forse.

 

“Rose?”

“Che c'è, Sue?” mi risponde con voce assonnata.

“Ti andrebbe di parlare un po'?”

“Arrivo.”

Grazie, Rosie. Grazie.

Con lei posso essere vera, con lei non ho bisogno di stupide maschere da 'fredda principessina'.


Eccomi qui con il nuovo capitolo che, come suggerito nelle recensioni, ho provato ad allungare un pochino. Come avrete visto in questo capitolo James e Susan sono riusciti per la prima volta a tenere una convrsazione in modo umano, conversazione che però lascia aperte alcune questioni importanti che nel corso della storia verrano spiegate meglio e anche risolte: Matthew, per esempio. Ringrazio tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi deluda. ;)  La mia storia non morde e io nemmeno, mi piacerebbe ricevere qualche recensione in più per capire se, cosa e quanto vi piace. Un bacio grande.
Titi :)

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO SEI ***


enjoy :)



CAPITOLO SEI


“Non ti lamenti più delle ore con i Grifondoro, Susan? Ti senti bene?” mi chiede Lorcan mentre ci dirigiamo verso l'aula di Incantesimi.

Sorrido. Dopo ieri sera non ho motivo di lamentarmi dell'unico Grifondoro che meritava le mie lamentele.

“Si avvicina il mio compleanno, Lorcan. Sono troppo felice per occuparmi dei Grifondoro.” replico con una linguaccia mentre raggiungo le prime file.

Lorcan mi abbandona per prendere posto in fondo all'aula vicino al gemello.

 

“Buongiorno, Baston.”

Strabuzzo gli occhi. Potter? Che ci fa in prima fila? Ma soprattutto, che ci fa seduto vicino a me?

Potter? Questo è il posto di Molly..” spiego ancora stupita.

“La Secchiona non si sente ancora molto bene, ma se ti da fastidio mi sposto in fondo.” mi dice con un sorriso.

“Non ti farà male ascoltare la lezione!” rispondo con una linguaccia.

 

Vitious entra e ci squadra con aria stupita, come il resto degli studenti che arrivano a gruppetti.

Non credevo che sedere vicino a Potter potesse essere così imbarazzante.

“Ci guardano tutti, hai notato?” mi chiede James con un sorrisetto.

“Purtroppo sì. Detesto essere al centro dell'attenzione.” sbotto.

E James Potter è sempre al centro dell'attenzione. Motivo in più per cui dovrei stargli alla larga.

“Bene, oggi ci eserciteremo sugli incantesimi di livello avanzato. Il professor Quinn mi ha detto che non riuscirà a trattare questo argomento in Difesa contro le Arti Oscure, per cui ho deciso di occuparmene personalmente. Qualcuno di voi sa cosa sia l'incanto patronus?”

“L'incanto patronus, la cui formula è Expecto Patronum, è un incantesimo che evoca appunto un patronus. Un patronus è una forza dall'energia positiva e per metà tangibile che catalizza alcuni ricordi felici del mago evocatore e generalmente viene usata per proteggersi da creature oscure come i Dissennatori e in rari casi dai Letalmanti. I patroni hanno forma di animali se si tratta di patroni corporei, ovvero evocati correttamente, altrimenti si presentano sotto forma di una nebbiolina argentea se incorporei. Ovviamente, un patronus corporeo è molto più potente di uno incorporeo.”

Il professor Vitious mi sorride e assegna cinque punti alla mia casa per la mia pronta risposta.

Potter invece mi fissa, sembra scandalizzato.

“Che c'è Potter? Non ho mica la lebbra!”

“Peggio, Baston, molto peggio! Sei un'inguaribile secchiona! Non riesco a credere di essermi davvero seduto vicino a te..” dice con aria solenne.

Alzo gli occhi al cielo. Nemmeno io riesco a crederci, se è per questo.

“Qualcuno di voi sa invocare un patronus?” domanda Vitious interrompendo il nostro battibecco.

Mi stupisco quando mi accorgo che l'unica mano alzata nell'aula è quella del mio compagno di banco. James Potter sa invocare un patronus, uno degli incantesimi più difficili e potenti che un mago sia in grado di compiere. Sono esterrefatta.

Potter mi guarda e mi sorride con aria arrogante.

“Davvero, Baston? Mi deludi, però. Credevo che la perfetta principessina Corvonero non tollerasse certe mancanze in Incantesimi.” mi dice.

Alzo gli occhi al cielo.

“Non ci ho mai provato, James.”

“Dicono tutti così. È impossibile che tu non ci abbia mai provato, la tua secchionaggine non lo permetterebbe mai. Non ti credo.” sussurra.

“Non mi interessa poi così tanto che tu mi creda o meno, sinceramente.” replico.

Mi sta facendo perdere parte della spiegazione di Vitious. Non lo tollero, nel modo più assoluto.

“E se mettessi in dubbio la tua bravura davanti alla classe, ti interesserebbe?”

“Ti schianterei prima.” replico, mentre trascrivo sulla pergamena quello che Vitious ha scritto alla lavagna.

James sbuffa, ma poi riparte all'attacco.

“La prendo come una sfida, allora.” dice strizzandomi l'occhio.

Non faccio in tempo a replicare che James è già balzato in piedi e dalla sua bacchetta, con mio grande stupore, sgorga un imponente leone. Non riesco a trattenermi dallo spalancare la bocca, quel leone argenteo è probabilmente una delle cose più belle che io abbia mai visto.

Il bellissimo patronus di Potter ruggisce, dopo essere balzato sulla cattedra, e poi scompare.

Vitious lo fissa, con aria sconvolta.

“Signor Potter, esigo una spiegazione.” dice mentre tenta di sistemarsi gli occhiali sul naso.

Buon Merlino, fa che gli tolga minimo dieci punti.

“Beh, non si offenda, ma tutta questa teoria è veramente noiosa. Ho pensato di dimostrarle che posso essere un buon alunno anche io, anche senza dover imparare tutta quella pappardella. A quanto pare sono l'unico in grado di evocare un patronus in questa classe e volevo stupirla. Non capita molto spesso che io sia migliore della signorina Baston nella sua materia, volevo approfittarne.”

Io lo uccido, io lo uccido. Giuro su Merlino che io lo..

“Signor Potter, io non ho mai dubitato delle sue capacità e della sua intelligenza, solo che..” inizia Vitious interrompendo i miei propositi omicidi.

Io ne ho sempre dubitato invece e ne dubito ancora.

“Beh, diciamo che avrei preferito un preavviso. Ho una certa età e questo tipo di cose potrebbe non farmi bene. Comunque, eccellente padronanza dell'incantesimo, signor Potter. I miei complimenti e venti punti a Grifondoro.” conclude con un sorriso.

Cosa? Vitious non può farmi questo! Assolutamente, non può!

Potter torna a sedersi e mi sorride.

“È bello vedere quell'espressione sulla tua faccia. Sembra che tu stia per uccidermi, è irresistibile.” dice mentre la campanella che segna la fine dell'ora suona e rimbomba nell'aula.

Vedi, James, è qui che ti sbagli. Non è che sembra che io stia per ucciderti, io sto per ucciderti davvero.

“Se tieni alla tua vita, ti consiglio di sbrigarti a sistemare la tua roba e a uscire di qui il prima possibile.” dico cercando di sembrare il più calma possibile.

“Oh, andiamo Susan! Nemmeno un complimento?”

“Non sapevo che fossi in grado di evocare un vero patronus, Potter. Sono rimasta sorpresa. Va bene?” dico al mio compagno di banco mentre sistemo i pochi appunti che sono riuscita a prendere nella tracolla.

“Potevi sforzarti un po' di più eh, ma ti ho stupita davvero?” chiede lui con un sorriso arrogante.

“Piacevolmente, direi.” rispondo con un mezzo sorriso. Solo Merlino sa quanto mi costa ammetterlo.

“Mi ha insegnato mio padre. Lui sapeva evocarlo già al terzo anno. Il suo è un cervo, ma dato che sei così secchia credo che tu lo sappia già!” mi dice, mentre usciamo dall'aula insieme diretti verso la Sala Grande.

Alzo gli occhi al cielo. Qualsiasi persona con un minimo di cultura generale conosce la forma del patronus di Harry Potter.

“Mi hai stupito, ma questo non significa che io ti abbia perdonato. Quello che hai detto davanti a Vitious mi ha fatto pentire di non averti schiantato appena hai alzato quella mano. D'ora in poi ti è assolutamente vietato sederti vicino a me, ho preso pochissimi appunti oggi per colpa tua.” replico.

James alza gli occhi al cielo.

Ok, forse un po' sto esagerando, ma non avrei nessun motivo valido per non farlo.

“Come si sta in prima fila?” chiedo. Continuare il discorso mi farebbe solo arrabbiare di più.

“Non si può dormire.”

Sbuffo.

“Ma se avessi dormito, non avrei guadagnato quei venti punti! E, cosa più importante, il mio leone non avrebbe fatto colpo su quella biondina di Corvonero!”

Jennifer?”

Jennifer è la mia unica compagna di dormitorio. Un'oca patentata, esattamente il tipo di ragazza che sarebbe ben felice di farsi spezzare il cuore da James l'Idiota Potter.

“Si chiama così? Buono a sapersi!”

Alzo gli occhi al cielo.

“E tu? Quand'è che ti deciderai ad uscire con qualcun altro?”

Da quando a Potter interessa con chi esco e se ci esco? Cazzi miei, no?

“Al momento va bene così.” rispondo secca.

“Dimenticavo che alla 'saggia principessina Corvonero' non piace condividere i suoi sentimenti.” dice dandosi una pacca sulla fronte.

È proprio scemo.

“L'hai detto! Sono saggia.” dico fredda.

“Puoi anche smetterla di fare la sostenuta, tanto lo so che non riuscirai a tenermi il muso fino in Sala Grande.”

“È una sfida?” chiedo mentre scendiamo una delle ultime rampe di scale. Potrei tranquillamente tenergli il muso anche per tutto il resto dell'anno per quanto mi riguarda.

“Dai, scusa, Susan. Un giorno te lo insegno se vuoi.” mi dice con sorriso.

“Davvero?” chiedo e insieme mi scappa un sorriso.

“Considerando che hai appena sorriso, la sfida l'ho vinta io, no?”

“Vedremo.” dico mentre mi allontano verso il tavolo dei Corvonero dove mi aspetta Rose.

 

“Che ci facevi tu con mio cugino?”

L'espressione sul viso di Rose è decisamente stupita.

“Non ci crederai ma a Incantesimi si sono seduti vicini, in prima fila!”

Lorcan.

“Già e non hanno fatto nessuna scenata! Solo qualche battibecco!”

Lysander.

Alzo gli occhi al cielo.

“E non pensare che non ti abbia visto sorridere a una sua battuta poco fa!”

Lorcan, di nuovo.

“Avevo scommesso con Fred che lo avresti mandato via a calci quando ti ha chiesto se poteva sedersi vicino a te. Ho perso un galeone per colpa tua!”

Lysander, di nuovo. A proposito da quando scommette con l'ombra di Potter?

“Non ti starai addolcendo un po' troppo, Sue?” dice Rose ridendo.

Addolcendo? Io? Con Potter? Impossibile.

Scoppio a ridere, il nostro rapporto adesso è più umano. Ma mica è mio amico, eh!

“Vi prego, dopo due ore di supplizio con Potter l'Idiota come compagno di banco, preferirei non sentire parlare di lui anche a tavola!”

I miei amici ridono e io con loro.

“Allora Sue, i diciassette anni si avvicinano!” mi dice Rose per cambiare argomento.

Già, finalmente sarò maggiorenne anche io. E potrò usare la magia anche quando sono a casa mia.

“A proposito, sapete che ci sarà una gita a Hogsmeade proprio il giorno del mio compleanno?”

“Sue, loro non hanno i privilegi che abbiamo noi caposcuola!” dice Lorcan, esibendo un largo sorriso.

Sto proprio rintronando, nessuno, tranne i Caposcuola, sa ancora le date delle uscite.

“Beh, comunque mi piacerebbe festeggiare. Qualcosa di semplice, eh! Una burrobirra ai Tre Manici e un giretto tutti insieme!”

“Che bella idea, Sue!”

Sapevo che Rose avrebbe approvato.

“Noi ci saremo sicuramente!” dice Lysander indicando il gemello.

“Ovviamente, non voglio nessun regalo. Lo faccio solo perché mi piace passare del tempo con voi.”

Passerò una bella giornata con i miei amici e questo mi basta, niente regali imbarazzanti, niente biglietti strappa lacrime.

I gemelli si lanciano uno sguardo d'intesa.

Perché parlo se poi nessuno ascolta quello che ho da dire?

“Ah Rose, mi farebbe piacere se Albus e Scorpius fossero dei nostri. E anche Lily e tuo fratello sono i benvenuti.”

Il colorito di Rose assume una tonalità 'pomodoro' che assomiglia incredibilmente al colore dei suoi capelli quando pronuncio il nome di 'Scorpius'. Le sorrido.

“Chi altri ci sarà?”

“Volevo invitare Jane Midgen di Tassorosso e Molly.”

Avrei voluto che ci fosse anche Matthew, ma non si può.

“Va bene così.” dico più per convincere me stessa che per rispondere allo sguardo interrogativo di Rose.


Eccomi qui con il nuovo capitolo! Ho cercato di aggiornare un po' prima del solito per compensare il fatto che probabilmente per il prossimo dovrete aspettare Marzo. :(
Il rapporto tra Susan e James, anche se sempre abbastanza burrascoso, si sta piano piano evolvendoudo e continuerà a farlo nei prossimi capitoli, non senza complicazioni. ;)
Ringrazio tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! 
La mia storia non morde e io nemmeno, mi piacerebbe ricevere qualche recensione in più per capire se, cosa e quanto vi piace. Un bacio grande.
Titi :)

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Capitolo 7
*** CAPITOLO SETTE ***


enjoy :)



CAPITOLO SETTE

“Va bene che è Halloween, Susan, ma quella faccia da funerale non ti sembra esagerata?”

Lysander non può nemmeno provare a tirare fuori queste battutine dopo quattro, e quando dico quattro intendo quattro, ore in cui mi sono sorbita la discussione più noiosa e inutile in tutta la storia di Hogwarts tra lui e il fratello. A quanto pare alla squadra di Quidditch di Corvonero manca ancora un portiere, alle selezioni si sono presentati solo due ragazzi, un certo Lewis e un certo Harrison. Lorcan non ha fatto altro che straparlare delle qualità di Lewis dicendo che è più veloce, più bla, più blabla, più blablabla, Harrison, secondo Lysander, è più massiccio e quindi ha più potenzialità, più blabla e più blablablabla. Ho cercato di svignarmela più volte, avrei preferito due ore di Divinazione piuttosto che assistere a un battibecco del genere, ma Lorcan ha sottolineato più volte l'importanza della mia presenza in quanto giudice completamente imparziale o completamente disinteressata, ho aggiunto io beccandomi due identici sguardi inceneritori.

Se almeno dopo quattro ore di supplizio fossero arrivati ad una soluzione, ora non sarei così spaventata all'idea che questa esperienza possa ripetersi.

“No, Lys, non mi sembra esagerata, la prossima volta che avrete intenzione di chiedermi un favore del genere, testerò su di voi qualche incantesimo ballerino prima che possiate aprire bocca.”

“Guarda che io e Lys siamo campioni di tango, potremmo stupirti!” dice Lorcan con un sorriso malizioso.

Alzo gli occhi al cielo, ma poi l'immagine di Lorcan e Lysander in smoking che ballano il tango con una rosa rossa in bocca mi fa scoppiare a ridere.

“Non so perché ma credo che vi crederò sulla parola! Mi farò venire in mente altri incantesimi!” dico con una linguaccia, mentre prendo un po' di minestra dalla zuppiera che è appena comparsa al centro della tavolata.

Rose arriva di corsa e si siede accanto a me.

“Che c'è da mangiare?” chiede sorridendo mente scruta la tavolata alla ricerca di qualcosa di sostanzioso.

“La minestra non è male, Rosie. Come mai arrivi solo ora?” chiedo con un sorriso.

Rose arrossisce e si sistema il colletto della camicia. La cravatta è leggermente allentata e mi sembra di scorgere una zona leggermente arrossata sul collo candido della mia migliore amica. Il suo sguardo indugia nel mio per una frazione di secondo, poi sorride.

“Avevo Storia della Magia con Serpeverde, Ruf mi ha trattenuto per parlare del mio ultimo tema.” spiega.

Sì, certo, lezione con i Serpeverde e sarà stato sicuramente Ruf a trattenere Rosie. Nulla mi impedirà di torturarla fino a scoprire tutto nei minimi dettagli.

Serpeverde, hai detto? Interessante.” dico con non-chalance mentre mescolo la mia minestra.

Rose arrossisce.

“Ti spiego dopo.” sussurra. Ho vinto di nuovo, nessuno può resistermi.

“Comunque la minestra no, ti prego. Non c'è del pollo, o dell'arrosto?” chiede scrutando i piatti dei gemelli.

“Forse è rimasto del vitello, laggiù.” dice Lorcan allungando un braccio indicando una teglia poco più in là.

“Hai proprio lo stomaco di zio Ron.”

Una voce interrompe la ricerca di cibo di Rose e smorza sul nascere il mio discorso in difesa delle minestre.

Non può essere Potter, per le pantofole fuxia di Merlino non ancora lui, non anche qui!

“Oh, piantala, Jamie!” rimbecca Rose, prendendo un'abbondante razione di purè.

Jamie? Probabilmente se avessi una barboncina bianca con pelo lungo e perennemente cotonato il nome Jamie potrebbe suonare carino, ma Potter... Trattengo una risata mentre fisso la mia minestra ormai tiepida.

Uno, non chiamarmi Jamie, mai. Due, ero venuto per chiederti se avevi visto Albus, ho bisogno di farmi ridare la Mapp...si insomma, ho bisogno di lui.” risponde James.

“Perché non vuoi che ti chiami Jamie? Trovo che sia un bel soprannome.” dico sollevando lo sguardo. Non ho resistito.

Gli occhi nocciola di James incontrano i miei.

“Quando vuoi ripetizioni in Incantesimi, chiamami, Baston! Magari non stasera che sono occupato!” dice James facendomi l'occhiolino.

Io lo schianto, gli faccio crescere i capelli azzurri, gli trasfiguro la colazione, gli sputo in faccia, gli annodo la scopa, io, io...

“Tranquillo, Jamie. Posso farcela anche senza il tuo aiuto e poi stasera sono di ronda, mi spiace!” dico con un sorriso falsissimo. Sotto il tavolo le mie dita stanno torturando il bordo della gonna. Dovrei trovare un modo più efficace per gestire la mia rabbia, o finirò per distruggere tutte le gonne della divisa.

“Zio Harry aveva detto niente Mappa e niente Mantello a Hogwarts, James!” dice Rose, puntando il dito contro il petto di Potter, lui è più alto di due spanne buone, ma sembra intimorito dalla ferocia della cugina.

Non ho capito di cosa stiano parlando comunque. Mappa? Mantello? Diventerò matta a star dietro a tutti i problemi della famiglia Weasley-Potter.

“È per una buona causa, Rosie, davvero.” tenta di convincerla con un sorriso sghembo.

“Non voglio sapere a cosa ti serve, solo ricordarti che non dovresti farlo e comunque no, ho visto Albus a lezione, ma poi non siamo tornati insieme in Sala Grande!”

“So badare a me stesso, Rosie, non preoccuparti! Proverò a vedere se lo trovo tra le Serpi, grazie comunque! Ci vediamo in giro!”

“Gemelli Scamandro, Susan.” aggiunge con un cenno della mano mentre ci passa accanto, diretto al tavolo verdeargento.

“Ciao, Jamie!” dico strizzandogli l'occhio. Non ho resistito, di nuovo.

“Farò finta di non aver sentito, Baston.” dice senza voltarsi e senza smettere di camminare, ma potrei giurare di aver sentito una nota di divertimento mista a rassegnazione nella sua voce.

 

Fare le ronde con Jane non dovrebbe essere male, siamo amiche dal terzo anno, da quando a Erbologia Lorcan l'aveva ricoperta di pus di bobotubero e io avevo dovuto accompagnarla in infermeria, chiaccherare non sarà un problema.

 

“Niente festa di Halloween con i Tassi stasera?” chiedo a Jane, mentre ci incamminiamo sulla prima rampa di scale.

“A quanto pare no, ma conto che mi lascino almeno qualche muffin alla zucca e poi spero in una ronda veloce!” dice stringendosi nelle spalle, prima di regalarmi un sorrisone.

Le feste dei Grifondoro sono famose per la buona musica e il divertimento assicurato, quelle di Serpeverde perché non manca mai l'alcool e la possibilità di concludere qualche affare più o meno amoroso, quelle di noi Corvonero per l'organizzazione, l'eleganza e lo stile, quelle di Tassorosso lo sono senza dubbio per il cibo, in questo caso la vicinanza alle cucine aiuta.

“Nemmeno tu con i Corvi, o sbaglio?”

“Magari riuscirò ad arrivare in tempo per il brindisi finale, ma per me non è un problema. Halloween non mi ha mai fatto impazzire. Se vuoi tornare alla festa, tranquilla, posso farla da sola la ronda.” dico con un sorriso. Jennifer descrive questa festa da settimane come la festa più cool che abbia mai organizzato, ma, appunto perché l'organizzatrice è lei, ho dei grossi dubbi che sia così cool.

“Ma va, è la nostra prima ronda insieme, voglio godermeli questi momenti. Quando capiterò con qualche spocchioso Serpeverde li rimpiangerò parecchio.” dice prima di scoppiare a ridere.

Sorrido. Per tutto il mese di Novembre sarò a posto, da dicembre in poi, invece, dovrò fare le ronde con qualcuno che non conosco, o che, peggio ancora, conosco, ma preferirei non conoscere.

“Ho sentito in giro che tu e Potter non date più spettacolo?” dice, ricomponendosi, mentre raccoglie i suoi riccioli scuri in un morbido chignon.

“Oh, davvero?”

Non credevo che la gente vedesse me e a James come due fenomeni da baraccone. Non mi interessa molto quello che pensano gli altri di me sinceramente, ma di certo non credevo di fare quest'impressione. Fantastico.

“Non ci sono più state litigate colossali come gli anni scorsi o sbaglio?”

“Già, forse è stata l'estate a farlo maturare un po', anche se ne dubito.” le rispondo ridendo.

“Quando siete insieme cambiate completamente, siete sempre in competizione!” aggiunge Jane.

Ecco cosa c'è tra me e Potter, forse non è davvero odio, forse è solo competizione!

“Lui è così stupido! Mi stuzzica sempre.”

“E tu non sei il tipo di persona che lascia passare una cosa del genere, giusto?”

“Giusto!” dico ridendo.

“Siete completamente opposti, ma..”

Ma? Ma cosa?

“Shhh! Aspetta! Lo senti questo rumore? C'è qualcuno là dietro!” dice Jane lasciando la frase a metà e indicando un arazzo dietro una parete del quinto piano.

Appoggio un indice sulle labbra e le faccio segno di avvicinarsi lentamente.

Uno, due e tre. Scosto l'arazzo di colpo e lo lascio ricadere subito.

Sono schifata dalla scena che per una frazione di secondo mi si è presentata davanti agli occhi, per fortuna c'è Jane che prende in mano la situazione.

Scosta di nuovo l'arazzo e fissa con aria di disgusto i suoi due ospiti nascosti lì dietro, appiccicati come due cozze e avvinghiati da fare invidia all'abilità di stritolamento del tranello del diavolo.

“Buonasera!” dice Jane con tono piatto e seccato.

Jennifer? Potter?” non riesco a trattenermi.

Adesso capisco in cosa fosse impegnato Potter stasera e quale parte della festa di Jennifer fosse la più cool. Merlino, salvami. Potter e la mia compagna di dormitorio si staccano. Disgustosi.

E il fatto che Potter sia un caposcuola rende la cosa ancora più imbarazzante.

“Mi auguro che vi rendiate conto della gravità della situazione. Potter, da te me lo sarei anche aspettata, la tua maturità è in vacanza da quando sei nato, non c'è da stupirsi, ma Jennifer, ti sembra il caso che una Corvonero si comporti in questo modo?” dico con aria sempre più disgustata.

Potter mi fissa con la solita aria di sfida, ma tace.

“Ma vai al diavolo, Baston! Se mio fratello ti ha piantata e non hai nessuno che ti considera ora, non hai alcun diritto di intrometterti nelle storie degli altri come una vecchia zitella gelosa!”

Questa è Jennifer, Jannifer Davies. La mia compagna di dormitorio, l'oca patentata e la sorella di Matthew. Gran brutto colpo basso, brutta stronza.

“Cinquanta punti in meno a Grifondoro e Corvonero.” mi salva Jane.

Non so cosa dire. Le parole di Jennifer mi hanno spiazzata.

Susan riprenditi, coraggio.

“Credo che tu ti renda perfettamente conto che quello che hai appena detto non ti metta di certo in una situazione migliore. Da domani sera, per tutte le sere delle prossime tre settimane sarai in punizione. La professoressa Pierce sarà ben lieta di avere tre lunghe settimane a disposizione per cercare di porre rimedio alle tue gravi lacune nella sua materia. Sono stata chiara, Davies?” Fulmino Jennifer con lo sguardo, ma non le do il tempo di rispondermi.

Mi volto verso Potter. I suoi occhi indugiano nei miei per qualche frazione di secondo. Non ha più lo sguardo di sfida di prima, ora sembra.. confuso, mi sembra perfino di scorgere un velo di imbarazzo. Forse si sente in colpa. O forse, dovrei smetterla di provare a giustificarlo.

“E tu Potter, non pensare di cavartela così! Domani riferirò personalmente l'accaduto alla preside, starai a lei decidere che provvedimenti prendere nel tuo caso. Detto questo, credo che conosciate benissimo la strada per le vostre Sale Comuni, buonanotte!” e mi allontano con aria di superiorità.

La maschera da 'fredda principessina' ha retto anche stavolta, ma quando io e Jane giriamo l'angolo del corridoio sento le lacrime pizzicarmi gli occhi.

 

“Signor Potter, mi pare evidente che la situazione che la qui presente signorina Baston mi ha esposto è piuttosto grave. Ne è consapevole?”

Potter si limita a annuire.

“Capirà come, con questo suo comportamento, lei abbia tradito la fiducia che io e il corpo insegnanti avevamo riposto in lei. Ha qualcosa da aggiungere?”

“Mi spiace, mi spiace davvero. So di essermi comportato nel modo sbagliato e di aver tradito la vostra fiducia e non solo. Sono sinceramente pentito di ciò che ho commesso, e le garantisco, nel modo più assoluto, che una cosa del genere non avverrà mai più.”

Potter sembra sincero, nei suoi occhi ho visto del vero dispiacere quando mi ha guardata.

“Sono piacevolmente colpita da questa sua consapevolezza, ma spero capisca che è necessaria una punizione.” dice la McGranitt con un tono severo.

Potter annuisce di nuovo.

“Quindi la depongo dal suo ruolo di Capitano e giocatore della squadra di Quidditch di Grifondoro per tutto il prossimo mese. Spero capirà.”

Potter strabuzza gli occhi.

“Professoressa, il 29 abbiamo la partita contro Corvonero!” protesta.

“Allora è bene sottolineare che non potrà giocare in questa partita e che i suoi genitori ne saranno informati.”

Potter fa per ribattere, ma poi improvvisamente si calma e annuisce.

“Bene, ora può andare a pranzo. Buona giornata, signor Potter!”

“Buona giornata anche a lei, Professoressa.” dice Potter prima di uscire dallo studio della Preside.

“Grazie per la segnalazione, Baston! Non ha esitato a togliere punti alla signorina Davies nonostante appartenga alla sua Casa. Sono piacevolmente colpita da ciò.” dice sorridendo la McGranitt prima di congedarmi.

 

“Rose, tu non hai idea di cosa sia successo!” dico mentre mi siedo al tavolo dei Corvonero proprio accanto a lei.

“Credo che non ci impiegherò molto a capirlo!”

Sul suo viso compare un'espressione a metà tra il triste e il rassegnato mentre indica il tavolo dei Grifondoro. Potter è in piedi sulla panca accanto a un Fred Weasley sghignazzante e mi fissa. Posso leggere nel suo sguardo tutto l'odio che prova per me in questo momento.

“Baston!” dice in modo che tutta la Sala Grande possa sentirlo.

Gli è andato di volta il cervello? Che diavolo vuole da me? Non gli è bastato il colpo basso di ieri sera?

Lo devo evitare, devo farlo.

“Sei sorda?” riprova dopo un paio di minuti, provocando ondate di ilarità in tutta la Sala Grande.

So che dovrei continuare a fissare il libro di Storia della Magia che Rose tiene aperto davanti a sé, ma quando vengo provocata in questo modo, è più forte di me: io devo reagire.

Mi alzo in piedi e lo fisso con aria di sfida.

“Ci sento benissimo, Potter, e purtroppo mi tocca sentire anche te. Cosa vuoi?” dico con tono sprezzante.

Potter non sembra nemmeno lontanamente intenzionato ad avvicinarsi e io nemmeno, sarà una conversazione a distanza. Fantastico. Nel giro di un'ora tutta la scuola saprà che i nostri show sono ricominciati.

“Solo ringraziarti.”

Molti studenti scoppiano a ridere, ma io no. Rimango impassibile, l'ironia di Potter non fa effetto su di me.

“È sempre un piacere, Potter. Non c'è di che.” replico con un briciolo di ironia nella voce.

Le risate si moltiplicano.

Potter sembra furioso, dovrebbe avere imparato dopo tutti questi anni che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, men che meno da lui.

“Fai pure la simpatica, Baston. Solo perché tu sei un'incapace a Quidditch, l'unica di tutta la tua famiglia, tra l'altro, hai fatto in modo che io non giocassi contro Corvonero! Goditi questo momento, perché sarà l'unica possibilità che la tua Casa ha di vincere una partita in tutto l'anno.”

In Sala Grande piomba all'improvviso un silenzio imbarazzato. Lysander è arrivato giusto in tempo per sentire le dolci parole di Potter, è il capitano della nostra squadra di Quidditch ed è furioso.

Gli sorrido e gli faccio segno di stare tranquillo. Va tutto bene, ci penso io.

Vorrei quasi applaudire a Potter. Mi ha strappato una confessione sulla mia famiglia e sul fatto che odio quando la gente si aspetti che io segua il loro esempio e adesso la usa contro di me.

Ma siamo in competizione, giusto? Quindi se è questo che vuole, non sarò io a deludere le sue speranze.

“Potter, se tu non ti fossi comportato da idiota quale sei potresti tranquillamente giocare contro noi Corvonero nella prossima partita. Ma, sta di fatto, che è evidente che tu non riesca a reprimere questa tua natura. È tipico degli idioti fare supposizioni senza conoscere i fatti reali, infatti mi duole particolarmente darti la spiacevole notizia che ti sbagli, io so giocare a Quidditch.”

La Sala Grande si riempie di bisbiglii.

Dimostramelo.” dice digrignando i denti.

Improvvisamente ho un'idea, una meravigliosa idea.

“Lysander, come sono andate le selezioni per la nostra squadra?” dico sempre ad alta voce, voglio che tutta la Sala Grande mi senta.

Potter è disorientato. Sulla sua faccia appare un'espressione confusa e i suoi occhi nocciola non si staccano dai miei, cercano una risposta. Risposta che avrà presto, molto presto.

Lysander mi sorride, lui, invece, da bravo Corvonero, ha già capito tutto.

“Non molto bene, continua a mancarci un portiere, Sue.”

“Sono felice di comunicarti che da oggi abbiamo un portiere.” scandisco queste ultime parole con arroganza.

Il mormorio in Sala Grande aumenta.

Non sai in che guaio ti sei cacciato, Potter!

Potter mi guarda con odio. Finalmente, ha capito anche lui.

Gli regalo un sorriso falso e poi gli do le spalle, tornando a sedermi accanto a Rose.

Hai voluto la guerra, Potter? Che guerra sia.



Sono riuscita ad aggiornare un pochino prima del previsto e spero che il capitolo vi sia piaciuto. :)
Avevo anticipato che ci sarebbero state delle complicazioni nel rapporto tra Susan e James, ma non so se ve le aspettavate di questo tipo e così gravi. Susan, nonostante odi il Quidditch, è entrata a far parte della squadra di Corvonero, James è stato sospeso dall'incarico di capitano e è furioso con Susan, le loro dimostrazioni di odio in pubblico sono ricominciate, l'adorabile Jennifer ha usato delle parole piuttosto forti riguardo a una questione che per Susan è ancora piuttosto delicata e della quale capirete qualcosa in più nel corso dei capitoli, abbiamo conosciuto Jane, che nella storia avrà un ruolo piuttosto importante e ultimo, ma non meno importante, la storia tra i tenerissimi Rose e Scorpius continua. Rose e Scorpius sono una coppia che mi piace molto, ma che per ovvie ragioni non può avere una parte centrale in questa storia. La storia è narrata in prima persona, quindi tutto ciò che Susan non vede o tutto ciò che non le viene raccontato non può essere inserito nella storia, e l'idea di un confessione in cui la timida Rose descriva baci appassionati non mi piace particolarmente, anche perché sarebbe poco realistico che la stessa persona che arrossisce anche solo per la parola "serpeverde", si lanci in questo genere di racconti. Per questo pensavo che avrei potuto inserire dei capitoli EXTRA, che centrano comunuque con la storia, ma che sono vissuti da altri personaggi, in modo da rendere il tutto più realistico e completo. Ho lanciato questa idea, ma prima di attuarla voglio sapere cosa ne pensate anche voi. ;)
Ringrazio tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! 
La mia storia non morde e io nemmeno, mi piacerebbe ricevere qualche recensione in più per capire se, cosa e quanto vi piace. Un bacio grande.
Titi :)

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Capitolo 8
*** CAPITOLO OTTO ***


enjoy :)



CAPITOLO OTTO

Cara mamma, caro papà e (caro non lo scrivo) Drew,

quest'anno, non so esattamente cosa mi sia preso, ma ho deciso di rivalutare il Quidditch: sono il nuovo portiere della squadra di Corvonero. Ma ho un problema. Sapete meglio di me, che i Corvi spiccano per un sacco di qualità, ma di sicuro non per la loro bravura in questo sport, io, però, non accetto sconfitte (chissà da chi avrò preso) e, per questo, ho bisogno di voi. Innanzitutto pà, mi serve una scopa, adatta a un portiere e adatta a me. Poi, mami, mi servono tanti schemi di gioco di un certo livello, tattiche particolari e finte che nessuno si aspetterebbe mai. Infine, Drew, mi servono dettagliate descrizioni degli allenamenti che possono portare una squadra mediocre a diventare la migliore di Hogwarts.

Per il resto procede tutto bene, i voti sono i soliti e gli amici anche.

Spero che siate orgogliosi di me,

un bacio grande,

vostra

Sue

P.S.: il libro sul Quidditch non era niente male!

 

Passo il foglio di pergamena che ho appena scritto a Rose. Lo legge attentamente mentre mastica il suo porridge e alla fine un sorriso le illumina il viso.

“Credo che tuo padre farà i salti di gioia quando la leggerà!” dice ridendo.

Eccome se li farà, vorrei solo aver cambiato davvero idea sul Quidditch. Invece continua a farmi cagare, ma questo al buon vecchio Oliver Baston dovrò tenerlo segreto almeno per un po'.

“Penso che risponderà nel giro di un paio d'ore, prima che pensi che io possa cambiare idea.” dico aggiungendomi alla risata di Rose.

 

E infatti le mie previsioni si sono rivelate azzeccatissime.

Lysander, seduto di fronte a me, osserva con meraviglia l'enorme pacco che è arrivato mentre stavamo pranzando.

“Posso scartarlo io?” mi chiede con gli occhi che brillano di desiderio.

Sembra un bambino alle prese con i regali di Natale. I suoi occhi azzurri mi implorano di accontentarlo.

“Basta che tu faccia in modo che Potter la veda!” dico con un sorriso che lui ricambia.

E infatti nel giro di un paio di minuti, la voce entusiasta di Lysander risuona per tutta la Sala Grande.

“Wow! Susan, non posso crederci! L'ultimo modello della Oakshaft!”

I suoi occhi brillano di felicità e la sua espressione mi fa sorridere.

Mi giro verso il tavolo dei Grifondoro, Potter mi fissa sprezzante, mentre io gli faccio l'occhiolino.

Non pensavo proprio che il Quidditch potesse essere così divertente.

“Sue, guarda qua!” è la voce di Rose che mi costringe a distogliere i miei occhi da quelli nocciola di Potter l'Idiota. Mi sta indicando il fondo del pacco. Ci sono due spessi volumi sul Quidditch. Una ventina di schemi di gioco disegnati e spiegati accuratamente dall'ordinata calligrafia di mamma. Un intero quaderno di appunti su come migliorare la nostra squadra sfoggia una sgargiante copertina arancione e una scritta a caratteri cubitali dice: DREW. Come se dopo aver visto quell'orrendo colore potessi avere ancora qualche dubbio.

Sorrido compiaciuta, mentre Rose mi passa una busta, che apro con precisione certosina.

 

Cara (è mamma che ha insistito perché lo scrivessi, non illuderti) Sue,

la tua lettera ci ha riempito di gioia. Siamo orgogliosi di te, Lion! Lo eravamo (insomma) anche prima ovviamente, ma ora che hai capito quanto è entusiasmante il Quidditch potrai capire a cosa ci riferiamo in continuazione. Ok, mamma mi ha appena minacciato di morte, l'“insomma” tra parentesi era solo da parte mia e era ironico, forse. Comunque, tornando a parlare di cose serie, papà ha scelto di mandarti una Oakshaft, perché è una scopa resistente e veloce. Il legno di quercia ha una grande sensibilità e questo di permetterà di spostarti velocemente davanti agli anelli anche se le condizioni non saranno particolarmente favorevoli. Papà non vuole ammetterlo, ma quando ha letto che sarai un portiere proprio come lui, gli sono venuti gli occhi lucidi. Mamma ti ha scritto pagine su pagine di schemi e tattiche quindi vedi di trovarne uno che vada bene per la tua squadra di secchioni. Ti ho mandato il mio quaderno di appunti di quando ero ancora riserva dei Chuddley Cannons. Vedi di trattarlo bene o renderò la tua criniera mattutina permanente.

Sappiamo che sei una secchiona senza pari e non avevamo dubbi che i tuoi voti fossero sempre gli stessi. Mamma mi ha appena detto di cambiare 'secchiona' in 'intelligente', ma non ho intenzione di farlo!

Mi piacerebbe sapere cosa ti ha fatto cambiare idea sul Quidditch, ma credo mi toccherà aspettare Natale prima di potertelo cavare fuori!

 

Vedi di vincere (il mio cuore è Grifondoro, ma tiferò per Corvonero anche quando giocherai contro di loro),

ti vogliamo bene rompiscatole,

facci avere presto, stavolta davvero, tue notizie!

 

Drew, mamma e papà

 

P.S.: mamma voleva che cambiassi 'rompiscatole' in 'tesoro'.

 

Sorrido di nuovo. Drew non cambierà mai.

Sono davvero orgogliosa della mia famiglia, ma sono anche orgogliosa di essermi distinta da loro. Sono uscita dagli schemi, sono andata oltre quello che loro si aspettavano. Non ho mai giocato a Quidditch non perché non ne fossi capace, ma perché credevo che se lo avessi fatto la gente mi avrebbe data per scontata. Tutti conoscono mio padre e mia madre nel mondo del Quidditch, e anche mio fratello adesso sta iniziando la sua carriera da giocatore professionista.

Io non seguirò questa strada solo perché ci sono portata, io farò qualcosa che mi piaccia davvero, anche se dovesse rivelarsi molto più difficile, ma ora devo dimostrare a Potter l'Idiota che non ci si mette contro una Baston se non si vuole perdere.


“Sue, stasera dopo cena iniziamo gli allenamenti.” è la voce di Lysander che mi distrae dai miei pensieri. I suoi occhi azzurri brillano ancora di felicità.

“Nessun problema, Lys. Ormai sono in squadra, non mancherò!” dico facendogli l'occhiolino.

In realtà la mia voglia di andare a degli stupidi allenamenti di Quidditch equivale a quella che Potter potrebbe avere di leggere un intero tomo di Trasfigurazione Avanzata.

 

Al campo di Quidditch fa un freddo tremendo. Il solo pensiero di dover volare con questo freddo mi fa pentire di essere uscita dal castello e di essermi cacciata in questa situazione. Un brivido mi percorre la schiena mentre entro negli spogliatoi salutando Rose e i gemelli Scamander.

“Ragazzi, credo che dopo quello che è successo in Sala Grande due giorni fa non ci sia un gran bisogno di spiegazioni, comunque sia lei è Susan Baston, il nostro nuovo portiere.”

Noto con sorpresa che uno dei nuovi cacciatori è Dave Robins. Dave è del settimo anno e frequenta Aritmazia con me, è sempre bello parlare con lui. È un ragazzo educato e gentile e anche molto intelligente. Gli altri due cacciatori sono del quinto invece, i loro visi mi sono familiari. Credo di averli già incontrato centinaia di volte in Sala Comune o in Sala Grande, senza aver mai associato tutte quelle lentiggini al nome di Steven Warrington e quel grosso naso adunco a quello di Jeremy Burrow.

Sorrido ai tre ragazzi che mi osservano curiosi e saluto Dave con un cenno della mano. Dave sembra indugiare un attimo, come se dovesse assicurarsi che ho salutato proprio lui, ma poi ricambia il mio sorriso. Forse sto impazzendo, ma non riesco a fare a meno di pensare che il sorriso di Dave sia meraviglioso.

“Beh, non so se vi aspettiate un discorso o qualcosa di simile, ma non ho preparato niente del genere. Sono contenta di far parte della squadra, sono un po' arrugginita, ma credo che con gli allenamenti di Lys mi riprenderò alla grande.” dico con un sorriso imbarazzato.

“Non abbiamo dubbi, Sue. Con tutti i consigli di tua madre e tuo fratello andiamo sul sicuro!” mi dice Lysander mentre esce dagli spogliatoi seguito dal resto della squadra.

Guardo Rose terrorizzata, si gela.

Ma il mio piccolo angelo dai capelli rossi sguaina la bacchetta e mormora un incantesimo che non riesco a riconoscere. Un piacevole calore mi pervade le gambe e si sparge per tutto il corpo.

 

“Lorcan, ricordami perché ho deciso di entrare nella squadra di Quidditch per farmi massacrare da tuo fratello.” dico negli spogliatoi, una volta terminato l'allenamento.

Il resto della squadra ride di gusto alle mie lamentele.

I ragazzi sono tutti a dorso nudo e devo dire che sono proprio un bel vedere, soprattutto Dave e i gemelli. Le divise di Hogwarts mascherano fin troppo bene certe qualità.

Essere nella squadra di Quidditch ha anche i suoi aspetti positivi. Mio padre sarebbe felice se me lo sentisse dire, ma dubito che approverebbe i motivi per cui l'ho appena pensato. Mi scappa un sorriso.

“Se sorridi ancora vuol dire che la prossima volta potremo allungare l'allenamento di un altro po'.” mi dice Lysander interrompendo i miei pensieri.

“Non pensarci nemmeno!” dico dopo essermi tolta la maglietta.

“Altrimenti?” chiede Lorcan con tono curioso.

“Vuoi davvero mettermi alla prova?” dico sfilandomi i pantaloni.

“Credo che non rischierò, Sue.” si intromette Lysander con un sorriso.

Sto facendo degli enormi sforzi per guardare lui e il suo gemello dritti negli occhi e non ammirare il loro fisico scolpito. Sono miei amici, ma quando si tratta di ormoni anche la più fredda tra le principessine Corvonero può trovarsi in difficoltà.

“Bene, allora la doccia la facciamo prima noi donne!” dico strizzando l'occhio a Rose.

 

“Credo la squadra abbia apprezzato molto vederti in lingerie!” dice Rose sghignazzando sotto il getto di acqua calda.

Ma sta bene?

“Tu hai qualche problema, Rosie! Piuttosto potrei dire che io ho apprezzato certe qualità del tutto inaspettate!” dico con una risata.

 

Dopo il commento di Rose credo che dovrei cominciare a preoccuparmi seriamente della salute mentale della mia migliore amica.

Nello specchio di fronte a me, un'esile, anonima ragazza mi sorride. Oggettivamente non c'è niente di davvero bello in quello che vedo, ma non me ne sono mai preoccupata. Ci si preoccupa del proprio aspetto fisico solo quando si vuole piacere a tutti e a tutti i costi e non è mai stato il mio caso.

Sono piuttosto alta, decisamente magra e abbastanza proporzionata, ma niente, assolutamente niente, di speciale.

Nemmeno nel mio viso c'è qualcosa di ammagliante.

Dominique Weasley, lei si che è ammagliante. Biondissima, altissima, bellissima.

Mentre io ho anonimi capelli scuri che arrivano fino alle spalle e che sono presentabili solo grazie alla magia. Ho anonimi occhi scuri, circondati da lunghe ciglia, un anonimo, forse un po' troppo largo, naso, un'anonima carnagione pallida e nemmeno del mio sorriso posso dire granché.

Nel complesso non faccio schifo, ma , Rose ha davvero qualche problema. In fondo è pur sempre cugina di Potter l'Idiota.

 

Potter l'Idiota e Dave che discutono animatamente di fronte al portone del castello è davvero l'ultima cosa che mi sarei aspettata e l'ultima cosa che avrei voluto vedere, almeno per quanto riguarda Potter.

“Se ti becco un'altra volta, giuro su Merlino che non toccherai più una pluffa, Potter!”

Non so di cosa stiano parlando, ma lo stile di Dave mi piace. Forse urla un po' troppo, ma le minacce rivolte a Potter rimangono tra le mie preferite.

“Sta calmo, Robins, non capisco proprio perché ti scaldi tanto.”

Strano che Potter non capisca, davvero insolito.

“Sai benissimo a cosa mi sto riferendo, invece. Gira al largo!”

Bravo, Dave! Ti appoggio completamente, qualunque sia la tua causa. Sempre e per sempre contro Potter. E poi diciamocelo i tuoi pettorali sono sicuramente un ottimo motivo in più per appoggiarti in questa discussione.

“Sentimi, credo che la sua scelta sia chiara. Non ha scelto, non vuole farlo e non lo farà, probabilmente nemmeno lo sa. Non vedo il motivo di farne un dramma. Anche quelle non prese sono scelte.”

Non ha scelto? Chi? Non sa cosa?

Non è che magari si tratta di una cosa un po' troppo personale? Origliare così mi sembra meschino. Anche se tecnicamente io non sto esattamente origliando, mi sto solo avvicinando al castello, sono loro che stanno urlando come disperati, se davvero fosse una cosa così personale non la sventolerebbero ai quattro venti così, credo.

“Tu non puoi capire..”

“Lo pensi davvero, Robins? Ho una brutta notizia da darti allora, anche voi Corvonero potete sbagliarvi e anche parecchio a volte. Ora, se non ti dispiace, ho una cena che mi aspetta.”

Ok, è ufficiale: non capisco più niente.

Se fossi arrivata un po' prima, forse avrei potuto capire di più, ma avrei anche dovuto origliare di più, quindi tutto sommato va bene così. I problemi di Potter non sono certo miei problemi, mi spiace solo che c'entri anche Dave.

E a proposito di Dave, ormai sono a pochi metri di distanza da lui, che è rimasto solo e che ha tutta l'aria di voler uccidere qualcuno.

Forse dovrei ignorarlo, ma, visto che è passata meno di mezz'ora dall'ultima volta in cui gli ho rivolto la parola, sembrerei solo maleducata.

“Ciao, Dave!” dico sorridendo.

Lui sembra riscuotersi e abbandonare i propositi omicidi che stava macchinando. Se la vittima designata era davvero Potter, potrei rimpiangere per il resto della mia vita di averlo salutato in questo momento.

Gli occhi grigi di Dave incontrano i miei, sembrano solo tristi però, non ci trovo la rabbia che avevo immaginato. Poi Dave mi regala un altro dei suoi splendidi sorrisi. La tristezza che vedevo nei suoi occhi si attenua un po', ma non se ne va.

Mi spiace così tanto che una persona buona come lui sia triste per colpa di qualcuno, soprattutto se quel qualcuno è quell'idiota di Potter.

Potrei chiedere a Dave come va, ma non vorrei metterlo a disagio. Non credo che mi consideri così sua amica da confidarmi cose tanto importanti.

Accelero il passo e varco la soglia del castello, ho come l'impressione che Dave mi abbia seguito con lo sguardo fino a qui. Mi mettono a disagio quegli occhi così sinceri, sembrano cercare delle risposte. Risposte a domande che io nemmeno conosco, ma a cui, non so bene perché, vorrei essere in grado di rispondere.

In compenso credo di essere sulla buona strada per la pazzia, sì, quello sì.

E no, non sono decisamente dell'umore per parlare con Potter, che invece sembra deciso a farlo, visto come sta attraversando l'ingresso con passo marziale proprio nella mia direzione.

“Baston, non fare quella faccia schifata perché proprio non sono in vena.”

Non si usa più salutare? Che poi scusa, mica era entrato nella fase “odio profondo”? Da quando è tornato a rivolgermi la parola?

Ciao, Potter! Spiacente, ma è la mia faccia. Perché sei qui, non avevi una cena che ti aspettava?”

Ops. Mi sono fregata da sola. Merlino, Susan, riprenditi! Quanto sono stordita? Non posso averlo detto davvero.

Confido sugli ingranaggi arrugginiti del cervello di James, ma da come strabuzza gli occhi sembra che abbiano deciso di mettersi in moto proprio oggi, maledizione.

“Tu...tu stavi ascoltando?” mi chiede sbiancando leggermente.

Quindi è davvero una cosa personale! Magari anche imbarazzante. E adesso cosa faccio?

“No, Potter. Eri tu ad urlare come un tifoso delle Holyhead Harpies, io stavo solo rientrando dall'allenamento.” dico, ostentando sicurezza. Da un lato vedere Potter in imbarazzo mi da un'immensa soddisfazione, dall'altro il mio sesto senso mi dice che avrei dovuto evitare alla grande di accennare al discorso con Dave.

“Primo, sono davvero un tifoso delle Holyhead. Secondo, adesso voglio sapere cosa hai sentito.” mi dice digrignando i denti. Fa quasi paura.

“Niente, Potter. Ah no, dimenticavo, anche un insulto ai Corvonero. Grazie.”

“Tutto qua?” mi chiede e sembra sollevato.

“Può darsi di sì come può darsi di no. Ora o mi dici il motivo per cui mi hai salutato con tanta gentilezza o mi lasci andare a mangiare. Io ho davvero una cena che mi aspetta.”

“Non scherzare su queste cose, cosa cazzo hai sentito?” chiede afferrandomi per le spalle.

Uno, toglimi le mani di dosso. Due, prova a rifarlo e te le taglio, non scherzo. Tre, ho sentito solo qualche altra battuta. Qualcuno che ha scelto, ma che non ha scelto o qualcosa del genere, ma non ho capito chi, né cosa, né quando. Non preoccuparti, i tuoi segreti sono al sicuro. Se avessi voluto spiarti lo avrei fatto bene, ma si da il caso che non mi importi un accidente dei tuoi problemi. Se qualcuno è stato così intelligente da evitare di sceglierti, ha tutto il mio appoggio. Ora, cosa dovevi dirmi?” dico guardando James negli occhi. Ha tolto le mani dalle mie spalle non appena ho minacciato di amputargliele, ma ha continuato a torcersele mentre mi ascoltava.

Sembra indeciso su cosa rispondere. Non riesco a leggere i suoi occhi come quelli di Dave, non riesco a capire cosa prova al momento.

“Volevo.. io volevo.. Oh, ma vaffanculo, Susan. Vaffanculo.” dice mentre nei suoi occhi riesco finalmente a leggere qualcosa: rabbia e anche frustrazione, forse.

Mi aspettavo qualunque cosa, qualunque cosa tranne questo.

Non so cosa rispondere, così rimango ferma, immobile, mentre James mi volta le spalle e si dirige verso la Sala Grande.


Eccomi qui con un nuovo capitolo che spero vi sia piaciuto. :)
Vi ho lasciato con una delle elegantissime uscite di James, che al momento è davvero infuriato e non solo per la sua temporanea sospensione dal ruolo di capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro o per la discussione con Dave (che meriterebbe un capitolo tutto per lui). Dave è triste per lo stesso motivo per cui James è infuriato, motivo che dovrete aspettare ancora un po' prima di scoprire. Il prossimo aggiornamento probabilmente sarà il primo capitolo EXTRA e sarà su Scorpius e Rose, ho pensato di non usare lo stesso stile del resto della storie, cercherò di mostrare entrambi i punti di vista.
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! 
La mia storia continua a non mordere e io nemmeno, mi piacerebbe ricevere più recensioni in modo da capire se, cosa e quanto vi piace. Un bacio grande.
Titi :)

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Capitolo 9
*** EXTRA UNO ***


enjoy :)



CAPITOLO EXTRA: Rose&Scorpius

Albus Sev
erus Potter, figlio del grande Harry Potter e della grande Ginevra Weasley, nato in una famiglia di eroi e di Grifondoro, costretto a sentirsi addosso per una vita intera tutte le aspettative che un cognome del genere comporta.

Scorpius Hyperion Malfoy, figlio di un Mangiamorte pentito, un cognome con una storia tanto importante quanto oscura, costretto a portare sulle spalle il peso di scelte in cui lui centra ben poco, scelte che non è stato lui a compiere.

Albus non avrebbe voluto essere un Serpeverde, essere il figlio dell'eroe nazionale e essere smistato in Grifondoro sarebbe stato molto più giusto, molto più semplice.

Nemmeno Scorpius avrebbe voluto essere un Serpeverde, in una famiglia come la sua essere smistati nella Casa verdeargento era solo la conferma di essere giusti, la conferma di essere un vero Malfoy, una specie di marchio di fabbrica insomma. E lui avrebbe voluto dimostrare di essere diverso, di non meritare i pregiudizi legati al suo cognome.

Ma il Cappello Parlante vide nelle loro menti ciò che a nessun altro è dato sapere e Albus e Scorpius si trovarono entrambi smistati in una Casa a cui avrebbero preferito non appartenere.

 

“Cosa credi che penserebbe tuo nonno se sapesse che siamo amici?” aveva chiesto Albus un giorno del primo anno, mentre erano stravaccati sui divanetti verdi scuro della loro Sala Comune.

Scorpius aveva fissato il fuoco che scoppiettava nel caminetto a pochi metri da lui e dal suo nuovo migliore amico per qualche frazione di secondo prima di scoppiare a ridere di fronte alla faccia schifata che il vecchio Lucius avrebbe assunto vedendo un giovane Potter giocare a Quidditch nel giardino della sua Villa insieme al nipote.

“L'unica cosa che potrebbe disgustarlo di più forse sarebbe il mio fidanzamento con tua cugina Rose!” aveva detto ridendo, seguito a ruota da Albus. La figlia di una Nata Babbana e di un Weasley forse sarebbe stato troppo per il cuore di nonno Malfoy aveva pensato in quel momento di ilarità. Certo non poteva sapere quanto quella battuta avrebbe rispecchiato la realtà di qualche anno più tardi.

 

Rose e Albus erano inseparabili quando erano piccoli, erano cresciuti insieme, tra i pomeriggi trascorsi a giocare a Quidditch sotto la tirannia di James e i pranzi infiniti di nonna Molly alla Tana. Avevano la stessa età e tra tutti i cugini Weasley, erano quelli più legati, alla pari forse solo di Hugo e Lily o James e Fred. Quando Rose era finita a Corvonero e Albus a Serpeverde non si erano persi d'animo, certo, essere smistati entrambi a Grifondoro sarebbe stato meglio, ma anche così avrebbero potuto vedersi, passeggiare nel parco, studiare in biblioteca, giocare a scacchi in Sala Grande, e, perché no, ogni tanto incontrarsi nelle Sale Comuni degli altri.

E proprio una di quelle sere, nella Sala Comune di Serpeverde, mentre stava stracciando il suo cugino preferito in una partita di Scacchi Magici, Rose conobbe Scorpius Malfoy.

Era un ragazzino magro e biondissimo, con gli occhi più grigi che avesse mai visto. Le aveva sorriso, prima di salutare Albus con una sonora pacca sulla spalla.

Ogni tanto, da quel giorno, Scorpius si era unito alle passeggiate del suo migliore amico e di sua cugina, ma tra i due c'era una sintonia così forte, che solo l'aver condiviso l'infanzia può dare, che spesso si sentiva in più, una specie di terzo incomodo.

Anni più tardi, sarebbe stato Albus a diventare il terzo incomodo per lui e Rose, ma questo ancora Scorpius non lo poteva sapere.

 

In effetti Rose era sempre stata carina, i suoi occhi erano sempre stati di quell'azzurro e i suoi riccioli sempre di quella sfumatura di rosso. E anche Scorpius era sempre stato gentile, sempre stato simpatico e le sue battute l'avevano sempre fatta ridere nei pomeriggi che passavano con Albus nel parco. Eppure all'improvviso durante la fine del loro quinto anno, Scorpius aveva cominciato a non riuscire più a sostenere quello sguardo così bello, a vedere quei riflessi rossi e quel sorriso senza pensare che fossero meravigliosi e Rose aveva cominciato ad arrossire a quelle parole parole dolci, a trovare irresistibile come quegli occhi grigi si illuminassero mentre lui sorrideva compiaciuto dopo averla fatta ridere.

Ma nessuno dei due riusciva a capacitarsi di quei cambiamenti, nessuno dei due riusciva ad ammetterli: Scorpius non poteva essersi innamorato della cugina preferita di Al e Rose non poteva essersi innamorata del miglior amico di Al. Già, non poteva succedere, e invece, proprio mentre cercavano di trovare scuse per il loro nuovo imbarazzo, per le loro reazioni inaspettate, per i cuori in gola, era già successo.

 

Durante le vacanze erano anche riusciti a convincersi che in realtà gli occhi di Scorpius non erano di quel grigio così attraente e che il sorriso di Rose non era davvero così bello come lo ricordava. Certo, quando Scorpius le aveva scritto la sua mano aveva tremato così tanto che non era sicuro che si capisse proprio tutto e, certo, Rose aveva sentito il cuore in gola mentre leggeva quelle tre pagine di pergamena, ma no, loro non potevano essere innamorati.

 

A King's Cross, quando Susan Baston aveva minacciato di morte il fratello di Al davanti a un gruppo di primini terrorizzati, Rose aveva riso così tanto che si era dovuta aggrappare a lui per non cadere e Scorpius aveva sentito un brivido percorrergli la schiena. Quando Scorpius l'aveva aiutata a sistemare il bagaglio sul treno e le loro mani si erano sfiorate e Rose era arrossita così tanto da diventare della stessa sfumatura dei suoi capelli, poi lui l'aveva invitata a rimanere nel loro scompartimento e Rose aveva accettato subito, senza pensare alla povera Susan Baston che la aspettava in compagnia di tutti i suoi cugini, compreso quello appena minacciato di morte, in uno scompartimento poco più in là.

“Mi devi una spiegazione” le aveva sussurrato più tardi, mezza imbronciata e lei non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto dirle per giustificarsi.

“Non sono stata con te, perché Scorpius, per cui non provo assolutamente nulla più dell'amicizia, mi ha chiesto se volevo restare con loro. Non potevo dirgli di no.” non suonava affatto bene, soprattutto perché non era vero e ci sono cose che una migliore amica capisce ancora prima di te, tipo le bugie per non ammettere di essere innamorati. Così quella sera glielo aveva detto. “Non sono stata con te perché credo che mi piaccia Scorpius.” e glielo aveva detto tutto d'un fiato, diventando rossa come un pomodoro.

 

Scorpius aveva fatto fatica a sopportare quando a cena Rose si era seduta tra i Corvonero così lontano da lui, quegli occhi azzurri che sorridevano per le battute di Susan o dei gemelli Scamandro e non per le sue. Era così bella mentre sorrideva. Così bella che avrebbe dovuto dirglielo, si avrebbe dovuto proprio dirglielo, ma con che coraggio?

Se non era finito a Grifondoro un motivo doveva pur esserci, no? Ne era certo, Rose non ricambiava. Come avrebbe potuto farlo del resto?

E se Al fosse venuto a saperlo? Lo avrebbe ucciso, poco, ma sicuro. Difendere la cugina da qualunque possibile minaccia, corteggiatori inclusi, era uno degli scopi principali della vita del suo migliore amico. Dichiararsi avrebbe significato la morte, o se era fortunato qualche lesione grave. Avrebbe dovuto controllare che Al non versasse nel suo latte mattutino nessun potente veleno, non avrebbe più potuto dormire di fianco al suo migliore amico senza rischiare di essere soffocato nel sonno, non avrebbe più potuto stare in Sala Comune senza doversi guardare alle spalle, avrebbe finito con l'accamparsi nella Stanza delle Necessità e a girare con i Tassorosso, o forse doveva semplicemente darci un taglio. C'era pur sempre la possibilità, seppur remota, che Al capisse che al cuor non si comanda.

 

“Ma se Scorpius non ricambia?” aveva chiesto Rose a un'assonnatissima Susan Baston mentre masticava il suo pudding in Sala Grande.

“Sarebbe solo uno stupido e non credo che lo sia. Anche se, sai, con i maschi non si può mai dire. Poi è amico di Albus, che è pur sempre il fratello di Potter l'Idiota, cioè... di James, scusa. Però anche tu sei sua cugina, quindi magari James è solo un caso di mutazione magica... Aspetta come siamo finiti a parlare di Potter?” le aveva risposto sbadigliando. Susan era un'ottima amica, aveva sempre degli ottimi consigli per lei e era sempre molto rassicurante.

Ok, forse non sempre. Forse non di mattina per lo meno.

Forse era meglio non pensarci, non pensarci almeno fino al pomeriggio. Aveva due ore di Incantesimi con Serpeverde quella mattina, non poteva permettersi di arrossire sotto il naso di Scorpius per colpa di quegli stupidi pensieri, ma non poteva nemmeno arrivare in ritardo.

“Ragazzi, io scappo! Non vorrei fare tardi a lezione!” aveva detto infilando il libro di Incantesimi nella cartella.

“Serpeverde?” aveva ribattuto Susan trattenendo una risata.

Per tutta risposta aveva alzato gli occhi al cielo, Susan era irrecuperabile.

 

Rose arrivava sempre un po' prima a lezione, era questo su cui Scorpius contava: Incantesimi con Corvonero, le prime due ore del primo vero giorno di scuola. Era la sua occasione, doveva dirglielo, adesso o mai più.

Scorpius? Oh ciao! Che ci fai qui?” gli aveva chiesto Rose con quei suoi occhi azzurri ancora più belli del solito.

“Dovevo dirti una cosa importante.” era l'unica cosa che aveva saputo dire.

Lei si era avvicinata sorridendogli incoraggiante, ma Scorpius non sapeva da dove iniziare, con le parole non era mai stato troppo bravo, nei temi era sempre troppo sintetico e non si può essere sintetici quando si tratta di certe cose.

Non sapeva dove aveva trovato tutto quel coraggio, non lo sapeva proprio, ma le sua labbra erano proprio su quelle di Rose e un attimo dopo lei gli sorrideva ancora, niente schiaffi, niente lacrime, solo il suo bellissimo sorriso.

Al lo avrebbe ucciso. Lo avrebbe fatto non appena lo avesse saputo, ma poco gli importava.

Rose non lo aveva respinto, Rose stava ancora sorridendo.

“Mi piaci, Rose Weasley. Mi piaci da impazzire.” le aveva detto, non sapeva bene come, e non sapeva bene nemmeno quando aveva deciso di dirlo. Lo aveva detto e basta e era così felice.

 

Rose non poteva crederci, doveva essere un altro di quei sogni. Adesso, come sempre, sul più bello, si sarebbe svegliata e avrebbe dovuto urlare contro Susan per poter scendere a fare colazione entro un orario decente. Eppure Scorpius sembrava così reale, i suoi occhi grigi sembravano pendere dalle sue labbra, forse voleva una risposta. Forse il sorriso ebete sul suo viso non doveva essere troppo rassicurante.

“Mi piace anche tu, Scorp.” gli aveva risposto. Erano tre o quattro notti che sognava più o meno quel momento, ma di solito il sogno si interrompeva prima che lei potesse rispondere. Stavolta ce l'aveva fatta.

Ma a giudicare da come Scorpius l'aveva attirata a sé, da come le sue labbra l'avevano sfiorata di nuovo, prima dolcemente, poi più appassionate, da come le loro lingue si erano intrecciate, quello non poteva essere un sogno. Non aveva mai sottovalutato il potere della sua immaginazione, ma questo di certo andava oltre ogni sua più rosea aspettativa.

Quando poi Scorpius le aveva morso il labbro inferiore prima di staccarsi, avrebbe potuto giurare di aver sentire qualcosa muoversi nel suo stomaco. E più che farfalle sembravano boccini d'oro.

 

Non poteva essere, Rose aveva ricambiato il suo bacio e ora stava sorridendo. Sembrava davvero felice, ma lui era sicuro di esserlo di più. Avrebbe voluto baciarla di nuovo e di nuovo ancora, per tutto il pomeriggio e la sera e la notte e il giorno dopo e quello dopo ancora e lo avrebbe fatto davvero se solo Al non fosse saltato fuori proprio in quel momento, entrando in aula fischiettando un'orribile canzone delle Sorelle Stravagarie.
“Io lo uccido tuo cugino, Rose, lo uccido.” si era lasciato sfuggire, mentre il suo migliore amico si avvicinava.



Ecco qui il mio primo e spero non ultimo capitolo extra su una coppia che mi piace tantissimo: Rose e Scorpius.
Ho aggiunto anche qualcosa su Albus perché è uno dei personaggi della New Generation che preferisco in assoluto e che forse in futuro, in un altro EXTRA magari, avrò modo di trattare meglio. :)

Come avevo accennato lo stile è piuttosto diverso da quello del resto della storia, i punti di vista sono contemporaneamente quello di Rose e di Scorpius e anche l'atmosfera, tranne l'ironia che trapela in alcuni punti, è molto più romantica.
Credo che nel corso della storia ci saranno altri EXTRA sparsi qua e là, qualcun altro su questa coppia magari, Albus, Dave e forse anche James per qualche scena particolare.
Nelle bellissime recensioni che mi avete lasciato, una ragazza gentilissima (
Flaminialoves1D) ha detto di essere sicura che Susan sia una figa e, insieme a un'altra deliziosa ragazza (InsurgentRose), mi ha fatto venire un'altra pazza idea. Lei suggeriva di postare foto di attori che potessero diventare i nostri Susan, James, Lorcan, Lysander, Dave, Rose, Scorpius ecc., mi perdonerete spero se vi dico che questa cosa per me è abbastanza difficile. Mi sono immaginata tutti i personaggi nei minimi particolari e trovare un attore o un'attrice che li rappresenti al 100% per me è veramente difficile, ma ci sto provando. Vi chiedo di pazientare un po'. Avevo anche provato a abbozzare i miei personaggi con dei disegni, visto che mi piace proprio tanto complicarmi la vita, ma non sono troppo brava, purtroppo. :/
Volevo ringraziare tantissimissimo tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo piccolo scorcio su altri personaggi del mondo della nostra Susan non vi abbia deluso! Un ringraziamento particolare va a ShiningCrow che in pochissimi giorni ha recensito praticamente ogni capitolo della mia storia. ;)
La mia storia continua a non mordere e io nemmeno, mi piacerebbe ricevere più recensioni in modo da capire se, cosa e quanto vi piace. Un bacio grande grande grande.
Titi :)

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Capitolo 10
*** CAPITOLO NOVE ***


enjoy :)



CAPITOLO NOVE
 

Non vedo Potter da un paio di settimane, a lezione non si è più avvicinato alle prime file e fuori dalle aule non si è mai allontanato dalla sua combriccola di Grifondoro. Ha continuato a tenermi il muso e a lanciarmi sguardi inceneritori, ma, grazie a Morgana, non si è più avvicinato.

Forse avrà finalmente smesso di darmi fastidio.

Io non dovrei mai nemmeno pensarle certe cose, proprio non dovrei.

Infatti, non solo io e l'alzarsi presto la domenica mattina non andremo mai e poi mai d'accordo. Immaginatevi se lo devo fare per discutere di Quidditch, tipo stamattina. E ancora di più se appena fuori dalla Sala Comune trovo l'ultima persona che avrei mai immaginato ad aspettarmi.

Chi? E chi se non lui.

“Non ho intenzione di salutarti, Potter.” dico senza degnarlo di uno sguardo, incamminandomi verso le scale.

Pensavo che il tono assonnato/disprezzante potesse scoraggiarlo, ma è evidente che ho sottovalutato il mio nemico, perché lui cosa fa? Mi segue, ovviamente.

“Mi sono svegliato a quest'ora assurda solo per parlarti, non merito una possibilità?” mi chiede mentre io cerco di seminarlo, pregando che Merlino faccia cambiare la direzione delle rampe di scale non appena io sono scesa, magari scaraventando Potter giù per tre o quattro piani. Ma Merlino, a quanto pare, come tutte le persone normali del resto, a quest'ora starà dormendo e ignora bellamente le mie richieste.

“Mmm, fammici pensare un attimo.. NO!”

“Senti, Susan, non mi sono espresso bene..”

“Ti sei espresso benissimo invece.” ribatto.

“Non hai capito...”

“Non credo che mi serva un corso speciale per capire cosa vuol dire “vaffanculo”, non vedo molte possibili interpretazioni.” dico sbuffando. Ancora qualche rampa di scale e finalmente Potter mi si scollerà di dosso.

“Non mi riferivo a quello – dice alzando gli occhi al cielo – ma a quello che quel giorno hai sentito del discorso tra me e Robins.”

È il mio turno di alzare gli occhi al cielo.

“Ti ho già detto che non mi interessa. Se può servire a farti stare lontano da me, posso anche prometterti che non ne parlerò ad anima viva.” dico.

“Se invece di blaterare a vanvera mi ascoltassi, avresti già capito cosa voglio dirti.”

“Hai una rampa di scale per illuminarmi, dopo di che, se ti dilungherai, non potrai dire che non ti avevo avvisato quando ti lancerò qualche incantesimo letale.”

“Un patronus magari?” dice sogghignando.

In effetti non so cosa mi trattenga da pietrificarlo al momento.

Fottiti.”

“Eri l'ultima persona al mondo che avrebbe dovuto sentire quella discussione, sai?” chiede lui ignorando completamente il mio commento.

Scuoto la testa, dovrei sfruttare il fatto che Potter si sia fermato per svignarmela, ma ora, maledetta curiosità, voglio sapere perché.

Dalla bocca di Potter sta per uscire l'unica frase che negli ultimi sette anni mi importa davvero di sentire, quando Merlino decide di svegliarsi improvvisamente e di avverare i miei desideri con un ritardo perfetto, giusto in tempo per vedermi catapultata proprio addosso a James.

Credo di non essere mai stata tanto in imbarazzo. Istintivamente ho messo le mani avanti per attutire il colpo e così l'ho quasi praticamente abbracciato, affondando il viso nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla. Sono sicura di essere praticamente del colore della sua cravatta, ho bisogno di andarmene con la massima dignità possibile, ma Potter, ovviamente, non è dello stesso parere, e stringe la morsa delle sue braccia intorno al mio corpo. Un dolcissimo profumo mi pervade le narici, sembra cannella o qualcosa che ha a che fare con i biscotti che mia mamma fa a Natale. Sa di Natale, ecco. Fermi tutti, perché diamine io sto pensando a queste cose tra le braccia di Potter?

“Se avevi così carenza di affetto bastava dirlo!” dice mentre mi accarezza i capelli.

Se non mi stesse stringendo così forte e se riuscissi a muovermi, niente mi impedirebbe di tirargli un pugno dritto sul muso.

“Mollami, Potter.” ringhio, ma lui sembra non essersene nemmeno accorto.

“Cosa pensi che direbbe la gente se ci vedesse così?” mi chiede infatti.

“Non lo so e non mi interesse, in compenso so che incantesimo ti lancerò io se non mi lasci entro tre secondi.”

“Peccato, Susan. Secondo me saremmo davvero una bella coppia.” dice sfoggiando un sorriso malizioso.

Uno.”

“Però no, hai ragione. Io sono troppo simpatico e poi dovrei rinunciare a tutte quelle deliziose donzelle che mi muoiono dietro. E tu sei troppo secchiona, diciamocelo. Anche se devo ammetterlo, le ragazze intelligenti hanno il loro fascino..”

Due.”

“Però mi hai fatto sospendere per un mese intero dal ruolo di capitano e questo non te lo perdonerò mai. Hai assolutamente ragione: tra noi non funzionerebbe mai.” dice osservandomi mentre cerco di divincolarmi.

Tre.” pronuncio questa parola nello stesso momento in cui lui mi lascia andare.

Non gli do il tempo di spiegarsi, non mi interessa più niente della sua stupida discussione con Dave, non voglio nemmeno sapere se centro e quale è il motivo. Percorro gli ultimi gradini praticamente di corsa.

“Non pensavo di poterti mettere così in imbarazzo, Baston!” sento Potter urlare a squarciagola e un gruppetto di Tassorosso ridacchiare.

Arrossisco ancora di più. Lo odio. Merlino, se lo odio.

“Non mi imbarazzi, Potter, mi ribrezzi.” dico facendo sparire quell'odioso sorrisetto dal viso di James.

 

 

“La rovesciata Morgan* potremmo provarla, ma non contro Grifondoro. Potter tifa le Holyhead, potrebbe essere rischioso. Magari contro i Tassi...” rifletto ad alta voce mentre passo a Lysander uno degli schemi di mamma.

“Aspetta, tu come fai a sapere che Potter tifa le Holyhead, scusa?” mi chiede lui spostando l'orribile quaderno arancione di mio fratello.

So di essere arrossita, ma grazie a Morgana, Lys sembra troppo preso dalla calligrafia di mia madre per accorgersene.

“Deve avermelo detto Rose...” bisbiglio, mentre cerco di nascondere il mio rossore dietro a quella che si rivela essere un'utilissima trincea arancione.

Ed ecco che giusto in tempo per smascherarmi la mia migliore amica decide di fare il suo ingresso in scena.

“Detto cosa?” chiede infatti sedendosi accanto a Lys.

Maledizione, perché tutte le volte che dico una piccola e insignificante bugia devono sempre scoprirmi?

“Che tuo cugino tifa le Holyhead.” risponde subito Lysander, mentre ancora sfoglia gli schemi.

“Mio cugino chi?” chiede. In effetti se si tratta di cugini Weasley occorre sempre specificare.

“Stiamo parlando di Susan, chi potrebbe essere il cugino in questione secondo te?” chiede Lysander soffocando una risata.

Non so cosa ci trovi di tanto divertente, io lo ucciderei.

“Ah, James, certo. Sì, beh, tutti noi teoricamente dovremmo tifare le Holyhead perché mia zia Ginny ci ha giocato un paio di anni dopo la scuola, in realtà solo Jamie, Al e Lily tifano davvero per loro. Io propendo per i Prides, mentre Hugo è stato trascinato da mio padre nella tifoseria dei Cannons. Ah, a proposito, mi ha chiesto se tuo fratello potrebbe fargli una dedica..” dice prima di inzuppare due biscotti nel suo latte caldo.

“È proprio sicuro di volere l'autografo di mio fratello? Io piuttosto preferirei quello di Hagrid..” dico mentre seguo l'esempio di Rose. Al diavolo il Quidditch, l'alimentazione è molto più importante!

Rose sorride alla mia battuta, mentre Lysander sbuffa.

“Capisco Susan, perché i Puddlemere sono veramente un'ottima squadra, ma i Prides, Rose? Come fai a tifare per i Prides? I Tornados li hanno battuti sette volte negli ultimi nove anni.” dice alzando gli occhi al cielo.

Mi vergogno un po', io tifo il Puddlemere solo perché è la squadra dei miei genitori. Ho visto pochissime partite nonostante l'insistenza di mio padre.

“Sentimi, Lys, non ricominciamo. Tu e tuo fratello dovreste smetterla di insultare la mia squadra. Ha anche battuto i vostri amati Tornados l'anno scorso!” dice Rose.

Alzo gli occhi al cielo. È precisamente in momenti come questi che mi rendo veramente conto di quanto il lavoro di mio padre per farmi amare il Quidditch non abbia fruttato poi un granché.

“Non dovevamo parlare di strategie?” chiedo sbuffando, quanto vorrei essere ancora nel mio letto a baldacchino.

“Susan ha ragione! Non dicevi di essere un ottimo capitano?” la voce di Lorcan mi fa sobbalzare. Un giorno o l'altro mi verrà un colpo, veramente.

“Io sono un ottimo capitano, Lor.” ribatte subito Lysander.

“Potresti essere un capitano ancora migliore se stasera annullassi l'allenamento..” dico.

“Bel tentativo, Susan.”

Sbuffo, perlomeno ci ho provato.

 

“Mi stai dicendo che Sue secondo te pensa ancora a quel cretino?”

So benissimo che origliare non è una bella cosa da fare ma in fondo stanno parlando di me.

“Giuro, Lys. Secondo me non riesce a toglierselo dalla testa.. Non è ancora uscita con nessuno e è già passato parecchio! Rose ha detto che nel sonno ogni tanto parla di lui, mi dispiace così tanto..”

Perché sono incappata in questo genere di discorsi? Merlino! Anzi, no, dopo il brutto tiro che mi ha giocato stamattina, non lo invocherò mai più. Morgana!

“Anche a me dispiace, potremmo trovarle qualcuno! Magari spargere la voce che è single..”

I piani dei gemelli mi hanno sempre terrorizzato, ora che sono il loro bersaglio ancora di più.

“Io un'idea ce l'avrei, già da un po' anche.. Ma non credo che funzioni.. Anche se non può essere così stupida..”

Questa voce non mi è così famigliare come quella dei gemelli, deve essere Dave.

Appunto mentale: Dave ha appena detto che pensa che io sia stupida. Non lo aiuterò mai più a Aritmazia.

“Già, quindi ti aggiungo alla lista, Dave?”

Una lista? Alzo gli occhi al cielo mentre sento Dave ridere.

Spero che questa pagliacciata non faccia parte del piano dei gemelli o è la volta buona che li uccido.

Perché devono fare questi discorsi negli spogliatoi? Perché devono parlare di me e della mia vita sentimentale? Morgana!

Adesso basta, però.

Uno, due, tre. Apro la porta dello spogliatoio.

“Buonasera, ragazzi!” dico trattenendomi dal ridere mentre osservo i loro volti imbarazzati.

Prima ero arrabbiatissima, ora non lo so. Le loro smorfie sono davvero esilaranti.

È Lysander ad interrompere per primo il silenzio.

“Ciao, Sue! Pronta per la tortura serale?” chiede Lorcan con un ghigno.

“Sempre.” dico con un sorriso.

In fondo allenarsi non è male, mi concentro sul gioco e basta. Non penso ad altro. E adesso non voglio far altro che volare. E non riesco a credere di averlo pensato davvero.

“Ma tu non odiavi il Quidditch?”

È la prima volta che Dave mi rivolge parola senza parlare di Aritmazia.

Credevo di odiarlo.” lo correggo con un sorriso.

Devo scriverlo a papà.

 

Credo che il famoso Oliver Baston meriti di sapere che anche alla sua secondogenita piace il Quidditch e che forse gli anni spesi a torturarmi con questo sport non sono stati proprio sprecati del tutto. Voglio scrivergli una lettera perché voglio che lo sappia subito, solo una decina di ore dopo che l'ho scoperto io. Il silenzio assoluto della biblioteca prima dell'ora di colazione aiuta in questi casi.

Baston.” una voce interrompe il mio adorato silenzio.

Potter l'Idiota. Anche qui. Anche a quest'ora. Perché?

“Cosa vuoi, Potter?” dico mettendo via il foglio di pergamena con l'inizio della mia lettera.

“Sapere perché sei qui, per esempio.”

“Cavoli miei?” dico con tono ironico.

“Ma come sei simpatica oggi, fredda principessina!”

Alzo gli occhi al cielo.

“Potrei dire lo stesso di te.”

“Non avevamo cominciato ad avere quasi un buon rapporto io e te?”

Dopo la scenata che ha fatto in Sala Grande e dopo avermi mandato a quel paese senza pensarci due volte ha il coraggio di chiedermi una cosa del genere?

“Non credo sia possibile, Potter. Mi spiace.”

“Anche a me.”

Il mio tono era ironico, ma il suo sembra sincero.

“Quindi?” dico.

Prima se ne va, prima potrò finire la mia lettera.

Potter non sembra capire che non voglio parlare con lui, infatti afferra la sedia di fronte a me e si siede.

“Non vengo quasi mai in biblioteca e quando vengo lo faccio ad orari improponibili, quando non c'è nessuno. Così nessuno può vedermi qui e la mia reputazione non ne risente.”

Alzo gli occhi al cielo.

“Da quando frequentare la biblioteca influisce sulla reputazione di una persona?”

“Se sei una fredda principessina Corvonero, non devi preoccuparti. La tua reputazione è già compromessa abbastanza.” dice facendomi l'occhiolino.

“Studiare un po' non farebbe male nemmeno a te.”

“Sono qui per questo.”

Non ci credo. Potter che studia?

“Sono sorpresa.” ammetto.

“Anche io lo ero quando hai dichiarato davanti a tutta la scuola di essere il nuovo portiere di Corvonero. E ancora di più quando ti ho vista giocare.”

Momento. Momento. Momento. Quando mai Potter mi ha vista giocare?

“Se scopro che spii i nostri allenamenti, Potter, niente mi impedirà di far prolungare la tua punizione. Dopo averti schiantato, ovviamente.”

Mi guarda imbarazzato. Potter imbarazzato è una delle cose più strane che si possano vedere e quest'anno è già capitato troppo spesso.

“Solo una volta, ero curioso di vedere se eri davvero capace.” ammette mentre fissa le nervature del tavolo in mogano.

Alzo gli occhi al cielo.

“E...”

“E sei davvero brava.” ammette.

Sorrido compiaciuta.

“Grazie, Potter.”

Tidevodellescuse.”

Che cos'ha detto? Potter l'Idiota non ha mai avuto nessun problema ad insultarmi in pubblico e ora sembra aver dimenticato come si parla in modo umano.

“Non credo di aver afferrato.” dico. Sto perdendo la pazienza.

“Ti devo delle scuse, Susan. Parecchie scuse.”

“Spiegati meglio.”

Dopo questa interessante affermazione dell'Idiota la mia lettera, per quanto importante, può aspettare.

“La sera in cui tu e la Tassorosso..” inizia

Jane.” lo correggo.

“Va bene, la sera in cui tu e Jane avete sorpreso me e quella Corvonero..”

Erano incollati come due cozze e ora manco la chiama per nome?

Jennifer.

Potter alza gli occhi al cielo.

“Me e Jennifer dietro l'arazzo, ecco io non avevo idea che lei fosse la sorella di Davies.”

“Che perspicacia, Potter. Sei uscito con Jennifer Davies e non ti è passato per la testa che potesse essere parente di Matthew Davies? E comunque non mi interessa, puoi uscire con chi vuoi. Non sono mica la tua badante!”

Potter mi sta facendo perdere tempo e io non sopporto perdere tempo.

“Non sapevo che si chiamasse Davies di cognome.” ammette senza problemi.

Avrei potuto prevederlo. Potter che esce con una ragazza senza nemmeno sapere chi sia. Tipico da Idiota.

“È inutile che fai quella faccia. Non ho fatto nulla di male! Sei stata tu a dirmi come si chiamava e io ho usato l'informazione per fare colpo. Tutto qui.”

“Non capisco cosa centro io con le scuse che dici di dovermi in questo discorso.” replico secca.

“È stato quello che ha detto che, beh... ecco, mi ha dato fastidio. Non doveva trattarti così. Mi spiace. Non sarei mai uscito con lei se avessi saputo chi fosse davvero e che tipo di persona fosse.”

Potter che si preoccupa se qualcuno dice qualcosa che potrebbe ferirmi? Sicuro di star bene?

“Non mi sembravi molto dispiaciuto in Sala Grande, quando mi hai aggredito davanti a tutti.”

“Ma perché lì ero arrabbiato per il Quidditch, non giocare contro Corvonero mi sembrava una punizione troppo pesante per un paio di slinguate.”

“Potter, risparmiami questi dettagli per favore.” commento schifata.

“Comunque sia, mi spiace, Jennifer è stata una stronza. Se è davvero stato suo fratello a lasciarti, non sono affari suoi, non doveva impicciarsi. E in parte è colpa mia.”

Perché torniamo sempre su questo discorso io e Potter?

“Apprezzo il gesto, Potter. Davvero.” dico con un sorriso. Forse la discussione è finalmente finita e io potrò tornare alla mia lettera.

“Per le altre scuse, dovrai aspettare la partita di Quidditch.”

Altre scuse? Potter l'Idiota e il suo cervello, sempre che esista, rimarranno sempre un mistero per me.

“Quando la tua squadra perderà miseramente?” chiedo.

“Contaci, Baston.” mi dice con il solito ghigno arrogante.

“Non hai spiato abbastanza bene la mia squadra, allora.”

“Non tentarmi, potrei farlo di nuovo.”

“Tu provaci, Potter. E non toccherai mai più una pluffa fino a che rimani a Hogwarts.” dico con un sorriso falsissimo.

“Dovrò tornare domani mattina a cercare i libri che mi servono, ormai è quasi ora di colazione, potrebbe arrivare qualcuno.” dice alzandosi.

“Che libri ti servono?”

“Della robaccia su Trasfigurazione.” dice con tono schifato.

“Il reparto di Trasfigurazione è l'ultimo sulla destra. I libri per la Pierce sono sul secondo scaffale.”

In fondo Potter si è scusato, merita una piccola ricompensa. E poi è per una buona causa: vuole studiare.

Potter mi guarda sbigottito.

“Grazie, Susan.” mi dice prima di allontanarsi.

Sorrido. Finalmente potrò finire la mia lettera.



Eccomi qui con il nuovo capitolo che spero vi sia piaciuto. :)
Volevo ringraziare chi ha apprezzato il primo EXTRA. Se vi interessa sapere di più su alcuni personaggi non dovete far altro che chiederlo nelle recensioni e vedrò di scrivere qualche altre EXTRA sui vostri personaggi preferiti.
In questo capitolo troviamo un'ulteriore evoluzione dei rapporti tra Susan e James, sono sempre burrascosi, ma forse qualcosa sta cominciando a cambiare! Fatemi sapere se vi piace come sta procedendo la storia. Come avevo promesso ho cercato di trovare dei volti per i nostri personaggi, spero che siano simili a quelli che vi eravate immaginati voi, qui sotto trovate Susan, nei prossimi capitoli seguiranno anche gli altri.
Per Susan ho scelto Georgina Leonidas, l'attrice che in Harry Potter interpreta Katie Bell. Nella mia immaginazione Susan assomiglia molto a sua madre, così per curiosità ho cercato l'attrice che l'ha interpretata nei film e ho scoperto che era esattamente l'immagine che avevo di Susan nella mia mente.
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! La mia storia continua a non mordere e io nemmeno, mi piacerebbe ricevere più recensioni in modo da capire se, cosa e quanto vi piace. Un bacio grande.
Titi :)


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Capitolo 11
*** CAPITOLO DIECI ***


enjoy :)



CAPITOLO DIECI
 

Cara pulce,

non sai che piacere mi ha fatto ricevere la tua lettera e leggere che anche alla mia piccolina piace il Quidditch. E così è grazie a questo James Potter se sei entrata nella squadra di Corvonero? Dovrò scrivere a Harry per ringraziarlo. Sono stato il suo allenatore per tre anni quando eravamo a Hogwarts e anche mamma è stata in squadra con lui, è bello sapere che anche tu e i suoi figli siete a scuola insieme.

A parte gli scherzi, credo che conserverò la tua lettera per tutta la vita, potrei anche incorniciarla, non la trovi un'idea carina? Sono sempre stato molto orgoglioso di te, pulce, ma ora che dimostrerai a tutti che sei in gamba anche su una scopa lo sono, se possibile, ancora di più. E poi sei un portiere! Come me!

Leggere le tue parole così piene di entusiasmo mi ha riempito il cuore, il Quidditch è meraviglioso e volare lo è ancora di più. Quando ero a Hogwarts, volavo molto spesso, anche quando non c'erano allenamenti o partite. Volare aiuta a distrarsi o a far riflettere, dipende cosa ti serve di più in quel momento. È davvero un buon modo per sentirsi liberi e felici. E io voglio che tu sia felice, sempre. Non voglio sentirti piangere mai più, sei la mia piccola pulce e io voglio vederti sempre sorridere.

Credo di non essere molto bravo con le parole, piccola, ma credo che tu mi abbia capito lo stesso. In bocca al lupo! Spero che Natale arrivi presto!

 

Ti voglio bene,

Papà.

 

P.S: Incredibile ma.. Forza Corvonero!

 

Leggendo la lettera di papà, ho sentito le lacrime pungermi gli occhi. Lui è sempre stato presente nella mia vita, nonostante il lavoro gli portasse via gran parte della giornata. Ha sempre voluto il meglio per me e mio fratello e ha sempre detto che la cosa più importante era che noi fossimo felici. Ma a quanto pare quest'estate mi ha sentita mentre piangevo, avrei dovuto soffocare meglio le lacrime nel cuscino. Eppure, non si è mai impicciato delle mie faccende personali, non ha mai domandato nulla e non ha mai preteso risposte. Mi ha portata in libreria e poi a fare shopping e a prenderci un gelato e credo che quello fosse il suo modo per starmi vicino.

E solo adesso ho capito che non avrei potuto fargli un regalo più grande che le mie vere parole felici mentre parlavo di Quidditch.

 

Susan?

Una voce tanto familiare quanto odiosa mi richiama alla realtà.

Ma mica schifava la biblioteca? Sono due giorni di fila che lo incontro qui.

Alzo lo sguardo. Potter. E chi se no?

“Dimmi, Potter.”

Spero che non noti gli occhi lucidi. Non sono in vena di confidenze oggi, tanto meno con lui.

“Tutto bene?”

, ti serve qualcosa?” rispondo secca.

“No, volevo solo ringraziarti. Sai...per i libri di ieri. Sono riuscito ad andare via prima che qualcun altro potesse vedermi.”

Se non vuole che qualcuno lo veda qui, cosa cavolo ci torna?

“Nulla, Potter. Ma come mai sei di nuovo qui se i libri ti fanno così schifo?”

“Per il silenzio.”

Potter mi lascia di sasso. È una delle cose che amo di più di questo posto.

“Si può pensare meglio qui. E poi appena dopo cena non c'è nessuno.” continua.

Non riesco davvero capacitarmi di come possano essere uscite quelle parole dalla bocca di Potter l'Idiota.

“Hai ragione, adoro la biblioteca anche per questo.” ammetto.

“Non esageriamo adesso, di questo posto mi piace solo il silenzio. Non ho detto di adorarlo.”

Stavo parlando di me, Potter, di me. Manie di protagonismo.

“Leggere un po' non ti farebbe male!” dico mentre piego la lettera di mio padre.

È stata per tutto questo tempo lì in bella mostra, sotto il naso di Potter. Sto perdendo colpi.

“Posta speciale?”

Potter si è accorto dell'aria furtiva con cui ho messo via la busta.

Annuisco.

“Ammiratori?” chiede di nuovo.

No, Potter.”

“Meglio.”

E dopo questo se ne va, senza nemmeno salutare.

Passare troppo tempo circondato da così tanti libri è troppo per lui. Il suo unico neurone non riesce a sopportare così tanta cultura insieme. Risultato: se ne esce con frasi, se così si possono chiamare, senza senso.

 

“Scusate il ritardo, ragazzi.” dico arrabbiata mentre entro negli spogliatoi del campo di Quidditch.

Il resto della squadra mi guarda stupefatto, Rose inclusa.

“Dobbiamo temere una tempesta di neve per la partita?” mi chiede Lysander, ghignando.

Può anche smetterla di fare lo spiritoso. È tutta colpa di Potter se sono in ritardo. Se non mi fossi fermata a parlare con lui in biblioteca sarei stata puntuale come al solito.

“Può capitare a tutti, Lys.” replico stizzita.

Non mi era mai capitato, c'è sempre una prima volta per tutto.

“Tu non sei mai in ritardo, Sue. È successo qualcosa di grave?” mi chiede Rose preoccupata.

È proprio un tesoro, era preoccupata per me.

Se con grave intende incontrare Potter l'Idiota in biblioteca, allora sì. Ma non è comunque una scusa valida per giustificare il mio ritardo.

“Tutto apposto, Rosie.” le dico con un sorriso.

“Questo non spiega il tuo ritardo.” mi dice Lorcan con un ghigno dipinto sul volto.

“Ero in biblioteca a studiare e ho perso la cognizione del tempo. Mi spiace.” dico mentre finisco di allacciarmi le ginocchiere.

“Vorrà dire che l'allenamento oggi durerà di più! Alla partita mancano solo un paio di giorni.” sentenzia Lysander entrando nel campo di Quidditch.

 

“Sue, a parte il tuo ritardo, oggi sei stata assolutamente perfetta.” dice Lorcan una volta negli spogliatoi.

“Grazie, Lor. Dovrai abituartici.” dico con una linguaccia ignorando il commento sul ritardo.

Sono stanchissima, non vedo l'ora di farmi una bella doccia calda.

“Al tuo arrivare in ritardo, Sue? Spero proprio di no.” dice Lysander trattenendo una risata.

Alzo gli occhi al cielo, mentre mi tolgo la tuta. I gemelli mi faranno impazzire.

“Ragazzi abbiamo visite!” dice Rose con aria allegra mentre entra nello spogliatoio.

Inarco un sopracciglio. Visite? E chi può essere a quest'ora? Anche il resto della squadra sembra sorpreso quanto me dalla notizia di Rose.

James Sirius Potter fa capolino da dietro le spalle della mia migliore amica e dopo un rapido sguardo sul resto della squadra ancora il suo sguardo su di me.

Mi copro con l'accappatoio alla velocità della luce. Che diamine ci fa lui qui?

“Potter.” lo apostrofa Lysander guardandolo in cagnesco.

“Cosa ci fai qui?” continua Lorcan con la stessa identica espressione del gemello.

I gemelli sono sempre uniti, pochi secondi fa mi stavano prendendo in giro insieme e ora, sempre insieme, stanno fronteggiando Potter. Sono incredibili, in qualsiasi situazione.

“Non è come sembra, non stavo spiando il vostro allenamento. Sono appena arrivato.” dice Potter, sembra voler convincere me più degli altri, da come indugia con lo sguardo sul mio viso.

Lo avevo avvertito. Se lo avesse rifatto lo avrei schiantato non appena lo avessi scoperto. Forse dovrei farlo ora.

“Non hai risposto alla mia domanda.” dice Lorcan avanzando di un passo seguito a ruota dal gemello.

“Già, cosa ci fai qui?” segue Lysander.

“Calma, ragazzi. Volevo solo augurarvi buona fortuna, manca poco alla partita. Non potrò giocare, ma sono comunque il Capitano. E sono un Grifondoro, la lealtà è di Casa da noi.”

Cos'era una battuta Potter? Dopo la scenata che hai fatto in Sala Grande, io dovrei credere che tu sei qui per augurarci buona fortuna?

“Apprezziamo il gesto, James. È davvero una cosa molto carina da parte tua.” dice Rose.

Il suo tono è calmo e sorride perfino. Non so come fa. A me Potter fa solo saltare i nervi.

Io Rose la adoro davvero, ma ogni tanto mi chiedo come faccia ad essere così ingenua. È chiaro come il sole che Potter non era di certo qui per congratularsi. Con me, poi. Ma chi vuole prendere in giro?

“Non voglio che il nostro allenamento degeneri per colpa tua.” dico.

Potter inarca un sopracciglio.

“Era un modo carino per dirti che non ti credo e che ti sto offrendo la possibilità di andartene con dignità e senza ripercussioni.” spiego scocciata.

“Oh andiamo, Baston! La mia squadra non ha bisogno che io venga a spiare i vostri allenamenti per stracciarvi!” dice Potter.

Evidentemente non pensa prima di parlare e io ne ho abbastanza di lui e del suo comportamento da sbruffone.

“Quando assisterai alla sconfitta umiliante della tua squadra domani pomeriggio, sarai costretto a cambiare idea.” dico.

I gemelli mi regalano due sorrisi identici e Potter mi guarda con astio.

“Non sembri molto credibile con quella tenuta.” dice indicando il mio accappatoio blu con un ghigno arrogante sul viso.

Non ho neanche il tempo di arrossire per aver realizzato che sono in accappatoio davanti a lui.

“Non sembri molto credibile con quella faccia.” ribatto e il resto della squadra ride.

“Volevo essere gentile, Baston. Una volta tanto potresti mettere da parte le nostre antipatie. Non è un segreto che io non ti sopporti, ma non fai mai proprio niente per non farmelo pensare.” mi dice sprezzante.

Certo, adesso la colpa sarebbe tutta mia?

“Hai appena detto che la tua squadra ci straccerà senza problemi e pretendi di sembrare gentile? Credo che tu abbia una strana concezione dell'essere gentile, Potter.”

“Non intendevo dire che non siete una buona squadra, ma è logico che io tifi per la mia.”

“Grazie, Jamie. Sei stato gentile a volerci augurare buona fortuna, davvero gentile.” dice Rose sempre sorridente.

Gentile? Rosie, ma da che parte stai?

“Il resto della tua squadra sembra non apprezzare, Rosie. Soprattutto il vostro portiere. Forse perché la scopa nuova che le ha mandato papino non basta per renderla una buona giocatrice?” dice indicandomi.

“Vattene, Potter. Sono stata fin troppo gentile in questi giorni con te. Se sei qui per ricordarmi perché non ti sopporto, potevi anche risparmiarti la strada!” ribatto.

Perché deve sempre finire così? Perché anche quando sembra che i rapporti tra me e James si calmino lui deve comportarsi così?

“Bene, Baston. Spero che la mia squadra vi stracci e che tu faccia schifo durante la partita, così dimostrerai effettivamente che tu con il resto della tua famiglia non hai niente da spartire!”

Jamie!” la voce acuta di Rose risuona negli spogliatoi.

“Lascia stare, Rosie. Il suo unico neurone è in difficoltà.”

“Se non sei capace di giocare a Quidditch, non arrampicarti sugli specchi, Baston.”

“Non sono io quella che si sta arrampicando sugli specchi, qui.”

Potter sbuffa.

“Torna a studiare, Baston. Sul campo di Quidditch lascia quelli che sono davvero capaci di giocarci. È facile nascondersi dietro a un nome! Sono la figlia del grande Oliver Baston del Puddlemere United e sono bravissima in tutto.”

Pronuncia l'ultima frase con la vocina di un bambino di sette anni. Probabilmente l'età a cui si è fermato il suo cervello.

“Sei ridicolo, Potter. E non ho altro da aggiungere.”

Avrei potuto dirgli che quello che si nasconde dietro a un nome è lui, che se non fosse il figlio di Harry Potter non se lo cagherebbe nessuno, che è lui quello che non ha niente da spartire con il resto della sua famiglia. Ma sarei scesa al suo livello e io so di essere superiore.

Gli regalo un sorriso falsissimo e mi dirigo verso le docce.

Per me questa conversazione insieme alla mia disponibilità di ristabilizzare il nostro rapporto finisce qui.




Eccomi qui con il nuovo capitolo che spero vi sia piaciuto. :)
Non odiatemi, vi prego, non odiatemi. James e Susan si odiano da sempre e la decisione di Susan sembra davvero definitiva, ma forse le cose potrebbero sistemarsi di nuovo, forse anche prima di quando pensate.
Trovare un volto per James è stato davvero difficile, ma sono arrivata alla conclusione che Aaron Johnson sia esattamente il mio James Sirius, tranne che per gli occhi chiari.
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! La mia storia continua a non mordere e io nemmeno, mi piacerebbe ricevere più recensioni in modo da capire se, cosa e quanto vi piace. Un bacio grande.
Titi :)



 


 
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Capitolo 12
*** CAPITOLO UNDICI ***


enjoy :)



CAPITOLO UNDICI


Erbologia con i Grifondoro è ancora peggio di trasfigurazione.

Il professor Paciock è una persona buonissima e molto competente, ma ha questa strana mania delle coppie. Ogni lavoro che propone, ogni pianta che dobbiamo analizzare, ogni seme che dobbiamo studiare, dobbiamo sempre farlo in coppia. E infatti anche oggi non si è smentito.

“In coppia si lavora meglio, ci si può aiutare e sopperire alle mancanze dell'altro. Per cui ognuno di voi si trovi un compagno.” La suo voce profonda risuona nella serra.

Molly è già seduta vicino a suo cugino Fred, gli Scamander fanno coppia come al solito, Dave è accanto a Jennifer (Jennifer??) e gli altri Corvonero hanno già un compagno così come tutti i Grifondoro. Tutti tranne uno. Lui.

Paciock sorride al mio visibile disappunto.

“Forza, signorina Baston. Il lavoro di squadra non è poi così male.”

“Lo so, Professore.” rispondo con un sorriso forzato.

Il mio disappunto non è per il lavoro di squadra, è per il lavoro di squadra con i Grifondoro. Anzi con quel Grifondoro.

 

Mi fissa negli occhi. Ha gli occhi nocciola più penetranti che io abbia mai incontrato, potrebbero essere anche belli in un altra situazione, ma in questo momento mi ricordano solo quello che mi ha detto al campo di Quidditch ieri sera e quanto lo odio.

“Professore, perché devo stare in coppia proprio con Baston?”

Potter ha espresso quello che avrei voluto chiedere io. Perché? Perché io con lui?

Paciock si volta e ci guarda. Prima lui, poi me, poi di nuovo lui e sembra trattenere una risata.

“Si tratta di studiare le proprietà dell'algabranchia, signor Potter. Credo che la signorina Baston sia un'eccellente compagna di laboratorio, potreste trovarvi bene insieme.” dice per poi dirigersi verso una coppia di Grifondoro in difficoltà.

“Nessuno si troverebbe bene con lei.” borbotta Potter.

Ma pensa che sono sorda?

“Nemmeno io voglio stare in coppia con te, Potter. Ma si da il caso che abbiamo un lavoro da fare, se non vuoi aiutarmi, almeno evita di disturbarmi.” e così dicendo mi infilo i guanti di protezione e inizio a tagliare l'algabranchia in piccoli pezzettini. Ho letto da qualche parte che per studiarne le qualità bisogna inserirla in campioni di liquidi diversi.

“Io so a cosa serve questa roba.” borbotta Potter.

Cosa vuole fare? Il brillante? Alzo gli occhi al cielo.

Illuminami.”

“Serve per respirare sott'acqua.”

Un po' di cultura allora ce l'ha.

“Fino a lì lo sapevo anch'io.” sbotto. Non sono certo in vena di complimenti dopo ieri sera.

“Mio padre mi ha detto che ha degli effetti collaterali, ora non ricordo molto bene.”

Harry Potter era un appassionato di Erbologia?

“Tuo padre?”

“Sì, nel torneo Tre-Maghi la usò per superare una prova nel lago nero. Doveva salvare il papà di Rose e Hugo che era sul fondo, protetto dalle sirene e dalle altre creature del lago. Il Professor Paciock gli aveva procurato questa roba per respirare sott'acqua. Ti fa diventare le dita delle mani e dei piedi palmate, o qualcosa del genere. Così oltre che a respirare sott'acqua, nuoti anche meglio.” mi spiega.

“So che l'effetto dura al massimo un'ora e che se ingerita fa crescere delle branchie, in modo da poter stare sott'acqua senza bisogno di risalire in superficie. Non sapevo che tuo padre l'avesse utilizzata, dicono che abbia un sapore disgustoso.” dico. Mi vieni da sorridere al pensiero del grande eroe nazionale che ingoia l'algabranchia disgustato, ma rimango impassibile. Non darò a Potter questa soddisfazione, non dopo ieri sera e non appena prima di scontrarmi con la sua squadra.

“Credo che fosse troppo in ansia per la prova per ricordarsene il sapore, ma glielo chiederò. Che stai facendo?” mi dice strizzandomi l'occhio.

Potter mi ha appena strizzato l'occhio. Ma fa davvero?

“La taglio a pezzi per immergerla in liquidi diversi. Così sapremo se in alcuni reagisce in modo diverso rispetto ad altri. Prendi un paio di boccette, nell'armadio dovrebbero essercene un po'.” spiego cercando di essere il più distaccata possibile.

Vedo Paciock che mi sorride dall'altra parte dell'aula e ricambio.

Nel frattempo Potter è tornato con due fialette.

“Io analizzerei due liquidi, se ne facciamo di più diventa noioso e troppo difficile da studiare.”

“Acqua salata e acqua dolce?” chiedo.

“Niente pipì, quindi?” dice.

Alzo gli occhi al cielo e stavolta mi scappa anche una mezza risata. Io ci provo davvero a essere impassibile, ma è impossibile con uno come lui.

Potter mi guarda di sbieco, ma poi scoppia a ridere.

“Non ti vedo ridere quasi mai.” mi dice.

“La maggior parte delle volte che ti vedo non ho voglia di ridere.” rispondo e so che sa che è la verità.

“Non sono mai molto carino con te in effetti.”

Meno male che lo sa.

Forse dovrei dire qualcosa, ma non so bene cosa. Così continuiamo il lavoro in silenzio. Di solito mi piace il silenzio, adesso invece mi sento terribilmente a disagio. Spero che quest'ora passi in fretta. Nemmeno a una Corvonero piace fare lezione prima di una partita di Quidditch, soprattutto se deve lavorare in coppia con il capitano della squadra avversaria.

Capitano che al momento sta infilando con precisione gli ultimi pezzetti di Algabranchia nella sua fialetta di acqua dolce.

I riccioli neri ricadono scomposti sulla fronte di James, mentre i suoi occhi nocciola contemplano entusiasti il suo lavoro. Se non lo conoscessi, in questo momento potrebbe sembrarmi perfino simpatico. Forse anche interessante.

Interessante? Sicuri che il contatto con l'Algabranchia non provochi strani effetti?

Scuoto la testa contrariata dai miei stessi pensieri.

“Io ho finito.” annuncia Potter mentre tappa la sua fialetta.

Io ho finito da un pezzo, ma si tratta di lavoro di squadra, bisogna lavorare insieme. Per quanto lavorare insieme a Potter sia una tortura per la sottoscritta, ho dovuto aspettare che finisse.

Prendo la fialetta e la inserisco nell'apposito contenitore. Con un colpo di bacchetta ci incido sopra i nostri nomi.

“Credo che per vedere gli effetti dovremo aspettare un paio di giorni.” dico.

“Tre giorni per l'esattezza, signorina Baston.”

È stato il Professor Paciock a correggermi.

“Ottimo lavoro, ragazzi. Non è stato poi così male lavorare insieme, no? Avete il mio permesso per andare, so che oggi è un giorno importante.” dice strizzandoci l'occhio.

Metto i miei appunti nella tracolla di pelle e mi dirigo verso l'uscita delle serre. Sono ansiosa. È la prima volta che gioco una partita vera e sono eccitata all'idea che tra meno di un'ora sarò in campo. So che possiamo vincere, ma so che dipende anche e soprattutto da me.

Baston!”

Mi giro e vedo Potter che mi fa segno di fermarmi. Cosa vuole da me adesso?

Sbuffo, però lo aspetto.

“In bocca al lupo, davvero.” mi dice con sincerità e anche un certo imbarazzo appena mi raggiunge. Poi, senza aspettare una mia risposta, mi sorpassa e si dirige a passo svelto verso il castello.

James Sirius Potter mi sorprende ogni giorno.

 

“Sue, mi raccomando. Sono sicuro che sei il miglior portiere di Hogwarts al momento, ma ho bisogno che resti concentrata, qualunque cosa succeda. Io e Lor faremo in modo che nessun bolide ti arrivi abbastanza vicino da poterti distrarre. Il resto lo faranno Dave, Steven e Jeremy. E Rose prenderà il boccino, ne sono sicuro. Credo in te, Sue.” mi bisbiglia Lysander all'orecchio prima di entrare in campo.

Sorrido mentre il vento freddo mi accarezza il viso.

Rose ha applicato l'incantesimo anti-gelo a tutte le nostre divise blu e anche mentre mi libro in volo non sento freddo, è decisamente un genio.

Mi sistemo davanti agli anelli e scruto la squadra avversaria. Hugo e Fred sono i battitori, Lily sostituisce il fratello nel ruolo di cacciatrice. Gli altri due cacciatori sono Lucy Weasley, la sorella di Molly, e Holga Peakes. Il portiere si chiama Robert McLaggen, sembra veloce sulla scopa, ma credo sia un po' troppo robusto per essere davvero agile. E anche il cercatore, Micheal Cootie non mi sembra perfetto, è veloce, certo, ma di certo non è ai livelli di Rose.

Ma ecco il fischio di inizio, non ho più tempo per pensare a niente che non sia il Quidditch, a niente che non sia quella palla rossa.

I cacciatori non sono niente male, ma tutte le mosse che mi ha insegnato mio padre in questi quasi diciassette anni di vita si stanno rivelando molto utili. Le mie acrobazie sulla scopa riscuotono nel pubblico un certo successo. Se ci fosse papà chissà cosa direbbe di me, chissà se sarebbe orgoglioso. Lily è proprio di fronte a me. Mi guarda negli occhi con gli stessi occhi nocciola del fratello. C'è un qualcosa di arrogante in quello sguardo, non ho mai visto Lily così simile a quell'Idiota di suo fratello come in questo momento. Alza la mano destra con cui tiene saldamente la pluffa. I suoi occhi indugiano sugli anelli e nell'esatto momento in cui si fissano su quello alla mia destra, so che mirerà uno degli altri due. E infatti con forza e precisione punta a quello di sinistra. La mia scopa reagisce allo strattone che le ho dato appena in tempo. Con una capovolta riesco a difendere ancora i miei anelli. Mi immergo completamente nel gioco.

Sincronizzo il mio corpo con la scopa, si muove non appena accenno a muovermi. Sento le gambe e le braccia agire istintivamente, senza che io debba ordinare loro determinati movimenti. Mi sono lasciata scappare cinque o sei pluffe, ma credo che Corvonero sia ancora in vantaggio.

Ma ho la conferma della nostra vittoria solo quando sento la voce di Jake Abbot annunciare la nostra vittoria. Duecentotrenta a settanta. Non ho parato sette pluffe, ma abbiamo vinto. E non riesco a crederci. Non riesco a realizzare che sia davvero la mia la squadra che ha vinto.

Quando tocco il suolo con i piedi mi sembra tutto più reale. I gemelli Scamander mi abbracciano e Rose non molla la mia mano per tutto il tempo. I Corvonero non vincevano una partita di Quidditch da tre anni minimo e sembra incredibile che sia accaduto in modo così schiacciante e proprio contro Grifondoro.

 

“Credo che non ci siano dubbi, pulce. Il gene-Quidditch ce lo hai anche tu!”

La voce calda di mio padre mi fa sobbalzare. Sono uscita dagli spogliatoi per tornare al castello, ho bisogno di un bel bagno caldo e di dormire un po'. Ma credo che con la festa che hanno organizzato i gemelli non riuscirò a chiudere occhio. Per fortuna domani è sabato, il che significa niente lezioni. Sono talmente stanca che sento anche le voci. Papà è impegnato con il lavoro, come potrebbe essere qui?

Fantastico, sto impazzendo.

“Ora che sei una star del Quidditch, non riconosci più il tuo papà?”

Ma stavolta sono sicura di non averla immaginata. Oliver Baston in carne e ossa mi si avvicina e mi abbraccia.

“Oh, papi! Credevo di essermi immaginata la tua voce! Sono stanchissima!” dico ridendo.

“Chi ti ha insegnato tutte quelle mosse?”

Tu!” dico puntandogli l'indice contro il petto.

“Ma avevi sei anni? Come fai a ricordarle così bene?” mi chiede mentre ridendo ci avviamo verso il castello.

“Sono una Corvonero, papà. Ho un'ottima memoria! E poi se hai il gene-Quidditch una volta imparate certe cose, non le dimentichi più!”

Papà ride e mentre ride si copre la bocca con la mano sinistra, esattamente come sto facendo io. Ci assomigliamo molto più di quanto immaginassi.

“Che programmi hai per la serata? Rimani a Hogwarts per un qualche giorno?”

“Oh no, piccola! Mamma mi ucciderebbe se la lasciassi da sola a casa con Drew! Sono passato solo perché volevo vederti giocare e perché volevo farti gli auguri di persona. Ti ho portato il regalo da parte di me e mamma. Drew dice che il suo ti arriverà per posta domani, ma non ho idea di che cosa sia!” dice ridendo.

Auguri? Regalo? Aspetta. Oggi è il..?

Sono contenta che sia buio e che mio padre non abbia potuto vedere la mia faccia.

“Grazie.” sussurro.

Domani è il ventinove Novembre: il mio compleanno e io me ne ero completamente dimenticata.

Rido di gusto. Io, che non dimentico mai niente, ho dimenticato il mio compleanno per colpa del Quidditch.

Fino a un mese fa avrei riso in faccia a chiunque si fosse azzardato a dire una cosa del genere, e probabilmente gli avrei anche dato dell'imbecille e, invece, eccomi qui.

“Non rimani nemmeno per cena, quindi?” chiedo cambiando discorso.

“Credo che mi lascerò tentare dal banchetto di Hogwarts, mamma è a cena con Angelina e Alicia e credo che Drew saprà arrangiarsi per una sera, no?”

“Se torni e trovi la casa in fiamme non provare a dire che non ti avevo avvertito!” dico ridendo.

Il rapporto che ho con mio padre è fantastico. Credo che dopo i gemelli sia la persona che riesce a farmi ridere di più.

“Avrò l'onore di conoscere la persona grazie alla quale hai iniziato a giocare a Quidditch, stasera?”

Non puoi chiedermi questo, papà. Proprio non puoi.

“Non credo proprio, papà. Non abbiamo esattamente un buon rapporto. Anzi ci odiamo, ho accettato la sua sfida solo perché dovevo dimostragli che sono capace a giocare a Quidditch.”

“Aveva qualche dubbio?”

“Beh, ho sempre detto che non mi piaceva, credo che pensasse che lo dicessi perché non volevo ammettere di non essere capace.”

“E invece la mia pulce è fenomenale. Almeno fammi vedere chi è più tardi, solo per inquadrarlo.” dice mio padre mentre varchiamo la porta della Sala Grande insieme.

Non sono abituata a considerare mio padre come una celebrità e infatti quando l'intera Sala Grande si volta verso di noi al nostro ingresso mormorando eccitata, mi sento in profondo imbarazzo.

James Potter si alza dal tavolo dei Grifondoro e si dirige verso di noi.

“È lui, papà.” bisbiglio.

“Piacere, signor Baston. Io sono James Potter. Credo che lei abbia conosciuto mio padre quando era a Hogwarts.” dice quando è abbastanza vicino e tende la mano verso mio padre.

“Piacere mio, James. Ero il Capitano di tuo padre quando ero a Hogwarts e conoscevo anche Ginny. È più o meno una vita che non li vedo.” risponde mio padre stringendo vigorosamente la mano di James.

“Mi ha detto che gli farebbe molto piacere se lei, sua moglie e Susan vorreste venire da noi durante le vacanza di Natale. Dice che una bella chiacchierata sul Quiddicth non si rifiuta mai!” dice strizzandogli l'occhio.

Papà non farti ingannare, sembra una bella persona, ma in realtà vuole solo il tuo autografo.

“È molto gentile da parte sua, magari potrei scrivergli uno di questi giorni.” risponde mio padre con un sorriso.

Papà? Non puoi allearti con il nemico. Non puoi costringermi a vedere James anche nelle vacanze, non puoi proprio. Ti prego.

“Signor Baston, posso chiederle un favore?” chiede Potter con aria innocente.

Eccolo il momento in cui si maschererà. Tutta questa messa in scena per un autografo, Potter? Non ti vergogni?

“Certo, James. Dimmi pure.”

“Posso rubarle sua figlia per un momento?”

La mia bocca si spalanca involontariamente. Cosa? Niente autografo? Davvero? Vuole parlare con me?

Mio padre ride.

“Ma certo, James. Sue, farò due chiacchiere con Neville, mi trovi al tavolo degli insegnanti se ti serve qualcosa!” mi dice con un sorriso.

 

“Cosa vuoi, Potter?” chiedo una volta che mio padre si è allontanato.

“Quanto è in gamba tuo padre?” dice lui ignorando la mia domanda e spostandosi in corridoio, lontano dagli occhi curiosi del resto della Sala Grande.

“Si tratta di mio padre, è ovvio che sia in gamba. Che vuoi, allora?”

“Scusarmi.”

Mi spiazza. Non so che dire.

“Mi spiace. Volevo davvero che la mia squadra ti umiliasse oggi. Speravo che perdeste in modo schiacciante. Questo perché quando tu mi hai detto che eri in grado di giocare io non ti ho creduto. Pensavo che non fossi capace e che dicessi che il Quidditch non ti piaceva solo perché avevi vergogna di non essere all'altezza della tua famiglia. Ma oggi hai giocato benissimo. Sei uno dei giocatori migliori che ci sia a Hogwarts e beh.. io ti devo delle scuse. Ieri sera sono venuto al campo perché volevo davvero augurarvi buona fortuna, ma poi è degenerato tutto e ho detto un sacco di cose che in realtà non pensavo. E mi spiace. Non sono una persona cattiva, Baston. Sono solo orgoglioso. Un po' troppo forse. E molto, molto istintivo. Non avrei dovuto nemmeno fare quella scenata in Sala Grande, volevo umiliarti davanti a tutti, ma invece il risultato è stato che oggi tu hai umiliato me. Ma va bene così, com'è che si dice? Non fare agli altri quello che non vorresti venisse fatto a te?”

Si è scusato davvero? È davvero James Potter la persona che ho davanti?

“Beh, Potter, non so davvero cosa dirti.” ammetto con sincerità.

Sono senza parole, veramente senza parole.

“Sei arrabbiata?” chiede preoccupato.

“Oh...beh...no, sono solo senza parole. Non me l'aspettavo, tutto qua.” dico con un sorriso impacciato.

“Ho lasciato senza parole la principessina Corvonero? Non posso crederci!” mi dice ridendo.

Rido anche io.

“Sono contenta che tu ti sia scusato. Lo apprezzo davvero, Potter. So che per una persona orgogliosa non è facile.”

Lo so, eccome se lo so.

“Puoi chiamarmi James, se vuoi.” mi dice, spiazzandomi ancora.

James. James. James. Suona così strano chiamare Potter con il suo nome.

“L'ultima volta che me lo hai detto non è andata poi così bene, James. Abbiamo litigato dopo neanche due giorni.” dico ridendo.

“Siamo fatti per litigare, io e te.” aggiunge lui.

“Io posso chiamarti Susan, vero?” chiede in imbarazzo subito dopo.

Rido.

“Sì, hai ammesso che sono una brava giocatrice e che hai sbagliato, quindi sì, credo che tu possa chiamarmi per nome.” dico con un sorriso.

“Non illuderti, avete vinto solo perché io non ho giocato.”

Alzo gli occhi al cielo, una persona come James Potter potrà mai cambiare?

“Intanto abbiamo vinto. Non potrai mai sapere come sarebbero andate le cose se avessi giocato anche tu.” dico con una linguaccia.

“Non mi interessa nemmeno.” dice e mi spiazza di nuovo.

Cosa vorrebbe dire che non gli interessa?

“Mi è piaciuto vederti giocare, Susan. Dalle tribune ho visto la mia squadra giocare contro la tua e ho capito quali sono i nostri punti deboli, adesso so cosa migliorare nei miei ragazzi prima della prossima partita.” dice con semplicità.

“Nella prossima partita tiferò per te, promesso.”

Mi scappano queste parole e poi mi scappa anche un sorriso.

Non so come possa averlo detto, però lo penso davvero.

“Davvero?” chiede. Sembra sbigottito e felice allo stesso tempo.

“Non lo avrei detto altrimenti.” dico con un sorriso.

“Mi fa piacere, davvero.” risponde lui e mi allunga una mano.

Pace, Susan?”

“Pace, James. Dopo più di sei lunghissimi anni.” dico stringendo la sua mano.

Un brivido mi attraversa la schiena al contatto con la sua pelle fredda.

Sorrido e lui ricambia, prima di dirigersi verso la Sala Grande.

“James.” dico prima che lui varchi di nuovo l'ingresso.

Lui si volta.

“Domani è il mio compleanno. Se non hai altri impegni, mi piacerebbe che venissi anche tu con noi ai Tre-Manici-di-Scopa.”

Non posso crederci, ho davvero invitato James Potter al mio compleanno.

James mi guarda e sembra sorpreso. Credo di averlo lasciato anche io senza parole.

“Non me l'aspettavo, Susan. Ma... , ci sarò.”

“Non voglio regali, mi basta che ci siano i miei amici.” chiarisco subito.

Amici. Quindi ora è mio amico?

James mi sorride e rientra in Sala Grande.

Lo seguo dopo poco e mi siedo accanto a una Rose ancora elettrizzata.

Forse dovrei seguire il suo esempio e prendere un po' di purè, ma non riesco a distogliere lo sguardo da un paio di occhi nocciola che mi scrutano curiosi dal tavolo Grifondoro.


Eccomi qui con il nuovo capitolo che spero vi sia piaciuto. Per farmi perdonare per la mia assenza, ne ho scritto uno più lungo del solito. :)
I rapporti tra Susan e James sono soggetti a continui alti e bassi e nel prossimo troveremo un'ulteriore evoluzione che spero vi piacerà e cominceremo a scoprire qualcosa in più sul famoso Matthew.
Come avevo promesso ho cercato di trovare dei volti per i nostri personaggi, per ora sono ancora alla ricerca dei volti perfetti per Rose, Scorpius, Lily, Hugo, Albus, Dave, i gemelli Scamandro, Jane e Jennifer. Se avete idee scrivetemi nelle recensioni, ho veramente bisogno di una mano! ;)
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Le vostre parole sono veramente gentili e mi spronano a continuare a scrivere, se la storia vi piace lasciate una recensione, in modo che io lo sappia.
Aprofitto di questo piccolo spazio per augurare a tutti voi una buona Pasqua! :)
Un bacio grande.
Titi :)



 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO DODICI ***


enjoy :)



CAPITOLO DODICI

“Buon compleeeeeeaaaanno Sueee!”

La voce squillante di Rose risuona nel mio dormitorio. Non deve nemmeno preoccuparsi di disturbare. Sono sola, Jennifer ha passato la notte in qualche altro dormitorio e non mi interessa sapere quale.

Mi copro la testa con il cuscino. E provo a tornare a dormire.

Ma so che Rose non si arrenderà e tornerà all'attacco tra poco.

Perché questa scena mi sembra così familiare? Stupidissima sensazione di deja-vù.

Mi alzo e sbadiglio rumorosamente.

“Sue, vuoi muoverti?”

Ecco, se c'è una cosa che di Rose non capirò mai è come fa a essere già così pimpante di prima mattina, soprattutto dopo la festa di ieri sera.

“Dammi cinque minuti, mi sistemo e scendo.” borbotto.

Ho scelto i vestiti ieri sera, così devo solo infilare il maglione blu di lana e i jeans grigi.

Mi sciacquo la faccia e mi sistemo i capelli con la magia. Per adesso può bastare, mi sistemerò meglio dopo colazione.

 

Apro la porta per entrare nella Sala Comune e Rose e i gemelli mi saltano letteralmente addosso.

Rido di gusto. Sono degli amici fantastici.

“Sue, io e Lys quest'anno ti abbiamo fatto un regalo strepitoso!” mi dice Lorcan aiutandomi ad alzarmi.

“Ma avevo detto niente regali!” li sgrido con tono severo.

Ma poi i gemelli mi guardano con lo stesso identico sguardo supplicante e finisco con lo scoppiare a ridere.

“Sue, tuo papà mi ha lasciato il tuo regalo ieri sera, non voleva che tu lo aprissi prima del dovuto.” dice Rose lanciandomi una scatolina blu grossa quanto il mio palmo.

I regali dei miei sono sempre bellissimi.

Apro la scatolina con trepidazione e ci trovo un paio di orecchini meravigliosi. Sono due piccole perle bianche. Semplici, ma eleganti. Ancora una volta i miei hanno fatto centro. Li indosso subito, più tardi manderò loro un gufo per ringraziarli.

“Adesso il nostro regalo!” dice Lysander mettendomi davanti un enorme scatolone.

Dentro ci trovo di tutto: una collana fatta con tappi di burrobirra, un paio di pantofole a forma di coniglio, un maglione azzurro fatto a mano con la scritta 'miglior portiere di Hogwarts' ricamata sul retro, un aggeggio babbano per ascoltare la musica e una copia dell'edizione speciale del Cavillo, il giornale che dirige loro madre. Sulla copertina c'è la nostra squadra al completo e a pagina 6 – mi assicurano i gemelli – un lunghissimo articolo sulla nostra vittoria e sull'importanza che ha e avrà nella storia della Casa di Corvonero.

Li abbraccio entrambi, sono dei regali decisamente degni dei gemelli Scamandro.

“Grazie, ragazzi. Non mi aspettavo niente de genere.” dico mentre vedo comparire sui loro volti identici due sorrisi identici.

“Rose puoi farci una foto con questa?” chiede Lorcan mettendo in mano alla mia migliore amica la sua sacrissima macchina fotografica magica.

I gemelli si siedono accanto a me su uno dei divani blu della Sala Comune. Non ho nemmeno il tempo di mettermi in posa che la fotografia esce dalla macchina fotografica.

Tendo la mano perché voglio vedere come è uscita, ma Lysander la afferra prima di me.

Lui e Lorcan stanno armeggiando con la fotografia, ma mi danno le spalle e non riesco a capire cosa sta succedendo.

Finalmente i gemelli si voltano e Lorcan mi porge un pacchetto dorato.

“Un altro?” chiedo mentre lo appoggio sulle gambe.

“Questo è quello vero!” dice Lysander sorridendo.

“Quello più speciale.” aggiunge Lorcan con un sorriso identico a quello del gemello.

Scarto piano il pacchetto e non riesco a credere ai miei occhi.

Una cornice argento contiene sette fotografie magiche.

In ogni foto ci siamo io e i gemelli e sono state scattate una per ogni anno che abbiamo passato a Hogwarts, nell'ultimo riquadro, infatti, c'è la foto che Rose ha scattato pochi minuti fa.

Una catena formata da minuscole parole circonda ogni foto. Anzi a dire la verità la parola è una sola: amici.

“La cornice è stata un'idea di nostra madre.” ammette Lysander, mentre Lorcan lo incenerisce con lo sguardo.

“Un consiglio, non proprio tutta l'idea” replica subito.

Non mi interessa più se oggi compio diciassette anni e non mi interessa se da un momento all'altro potrebbero arrivare altri Corvonero. Sento le lacrime scendere lungo le mie guance.

I gemelli mi guardano sbalorditi, ma poi mi abbracciano.

“Va bene che al secondo anno con quei capelli sembravi un leone, ma non c'è bisogno di piangere!” dice Lorcan trattenendo una risata.

“No, Lor, più una scopa che un leone direi.” lo corregge Lysander con tono serio.

Tiro ad entrambi uno schiaffo dietro alla nuca e poi rido di gusto.

“Vi voglio bene, ragazzi.” dico subito dopo con un sorriso.

“Anche noi, Sue. Ma fai male!” mi risponde Lorcan massaggiandosi la testa con la mano.

“Eccome!” aggiunge Lysander con una smorfia di dolore dipinta sul viso.

Rido di nuovo mentre mi asciugo le lacrime con le dita.

Sento la mano di Rose che si posa sulla mia spalla. Ho degli amici davvero meravigliosi.

“Questo è da parte mia, di Hugo, Albus, Scorpius, Lily, Molly, Dave e Jane.” dice lei mettendomi una busta tre le mani.

“Voi siete matti!” urlo quando scopro il contenuto.

Un buono da cento galeoni da spendere al Ghirigoro. Cento galeoni per comprare libri, libri nuovi. Non riesco a crederci. Stritolo Rose. Solo lei poteva avere un'idea così geniale.

“Per fortuna il Ghirigoro è a Diagon Alley, se oggi pensi di stare in libreria per più di quindici minuti ti sbagli di grosso!”

Ma a Lorcan non piaceva leggere una volta?

Alzo gli occhi al cielo.

“È il mio compleanno, non dovrei decidere io cosa fare?” dico con una linguaccia.

“No, Sue, mi spiace. Oggi faremo solo cose divertenti!” dice Lysander facendo scoppiare a ridere Lorcan e Rose. E, al diavolo i musi lunghi, anche me.

 

“Sue, mi passi la marmellata?” mi chiede Rose con un sorriso prima di sorseggiare il suo latte caldo.

“Ho invitato anche tuo cugino oggi, spero non ti dispiaccia.” dico allungandole il vasetto.

Per poco il latte non le va di traverso. Mi guarda sbalordita aggrottando le sopracciglia rosse.

Quel cugino?” mi chiede tossendo.

Annuisco.

“Sue, ti è dato di volta il cervello?” chiede Lorcan strabuzzando gli occhi.

“Ieri sera mi ha detto che abbiamo giocato bene e che meritavamo la vittoria, è stato gentile. Volevo esserlo anch'io.” dico alzando le spalle con noncuranza.

Tu gentile con Potter?” Lysander è scioccato.

Alzo gli occhi al cielo. Che problema c'è? Se per una volta sono gentile perché devono sembrarsi tutti così sorpresi.

“Che ci crediate o no, posso essere gentile anche io.” dico acida mentre mordo il mio cornetto alla crema.

I tre ridacchiano e io alzo gli occhi al cielo.

Proprio in tempo per vedere Rob, il mio gufo, atterrare sul tavolo dritto dritto nei cereali di Lorcan, che ora fissa la sua tazza schifato.

È Rose che mi ricorda del pacco di Drew interrompendo le mie risate.

Drew mi ha davvero fatto un regalo, credevo che papà scherzasse ieri sera.

È un abito monospalla di chiffon blu lungo fino ai piedi. Per essere un regalo di Drew è decisamente meraviglioso, e, cosa straordinaria, mi piace.

Non credevo che mio fratello avesse buongusto. Adesso che mi ha fatto un regalo del genere dovrò comprargli anch'io qualcosa di bello per Natale, qualcosa di diverso dal solito paio di guanti.

 

“Secondo voi a mio fratello potrebbe far piacere un kit di manutenzione per la sua scopa come regalo di Natale?” chiedo mentre passiamo davanti alla vetrina di Mondomago.

“Perché non gli prendi qualcosa da Zonko? Posso consigliarti io qualcosa.” mi chiede Dave con vivo interesse. Frequentare troppo i gemelli gli sta facendo male, lui non era il ragazzo tranquillo appassionato di Aritmazia?

“Potrebbe testarli su di me dopo, meglio non correre il rischio!” dico ridendo.

“Sue, mi ha detto James che lui ci raggiunge più tardi, aveva un affare da sbrigare!” mi dice Lily virgolettando con le dita le ultime due parole.

Credevo che non presentarsi in Sala Grande a pranzo fosse un modo carino per dirmi che non voleva venire al mio compleanno e dati i nostri trascorsi potevo persino capirlo.

“Non è un problema, Lily.” dico rivolgendo un sorriso sincero alla più piccola, che poi tanto piccola non è dato che ha solo due anni e un paio di centimetri in meno di me.

“Vi va se prendiamo qualcosa di caldo ai Tre Manici intanto che aspettiamo James?” chiede Hugo, il fratello di Rose. Ha la stessa età di Lily, ma è già due spanne più alto di lei, e quindi di me. Il viso è interamente ricoperto da lenteggini e i capelli - indovinate un po' di che colore? - sono liscissimi a differenza dei morbidi boccoli della sorella. Eppure anche se tra Rose e Hugo sembra esserci un abisso, come tra le loro medie scolastiche del resto, se li si osserva bene si scoprono un sacco di cose che hanno in comune. Il colore degli occhi, come le labbra si incurvano creando delle adorabili fossette e il modo di gesticolare, per esempio.

“Se avessi preso il mantello pesante come ti avevo suggerito ora non saresti congelando!” lo sgrida subito Rose, interrompendo le mie riflessioni.

I battibecchi tra fratelli Weasley, qualsiasi fratelli Weasley, rischiano di degenerare in qualcosa di pericoloso se non vengono fermati in tempo.

Di cosa si parlava? Ah si, Tre Manici.

“Lo avrei proposto io!” intervengo allora con un sorriso diretto a entrambi i rossi.

 

“Sette burrobirre, tre cioccolate calde e un acquaviola.” dice Madama Rosmerta con un ampio sorriso appoggiando sul tavolo il vassoio con le nostre ordinazioni.

Guardo i miei amici seduti attorno al grande tavolo Jane intenta a chiacchierare con Molly, a quanto pare il prossimo mese faranno la ronda settimanale insieme, i gemelli ridacchiano con Dave, credo di doverli tenere particolarmente d'occhio oggi, Scorpius e Rose si lanciano sguardi timidi pieni di desiderio da una parte all'altra del tavolo, noto solo ora che Rose indossa un anellino con una graziosa rosellina all'anulare della mano destra. Albus, Lily e Hugo discutono di Quidditch, i Grifondoro hanno perso credibilità dopo la sconfitta contro di noi e secondo Albus questo è l'anno in cui Serpeverde coglierà l'occasione per accaparrarsi la coppa, ma, ovviamente, i due Grifondoro hanno molto da ridire sull'argomento. Sorrido. Sono davvero contenta di condividere questa giornata con loro.

Mi schiarisco la voce sollevando la mia acquaviola.

“Vorrei proporre un brindisi.” dico e dieci paia di occhi si posano su di me.

I miei amici mi guardano sorridendo, ma qualcosa alle mie spalle distoglie all'improvviso l'attenzione dal mio brindisi.

“Acqua viola, principessina? Nemmeno una burrobirra? Non ti smentisci proprio mai.”

Una voce familiare mi fa voltare. James Potter - e chi se no? - è in piedi proprio alle mie spalle e mi sorride, ma non con la solita arroganza, sembra un sorriso sincero stavolta.

Se non fosse per quel sorriso gli risponderei per le rime, ma è il mio compleanno e non voglio rovinarlo per colpa delle sue battutine.

“Ne vuoi un po', James?” chiedo con tono gentile, stupendo tutti i presenti, nessuno escluso, nemmeno lui.

“Ti ringrazio, ma preferisco una bella burrobirra.” dice indicando la caraffa che tiene nella sinistra e sedendosi vicino a me. “Dove vi ho interrotti?” continua.

“Oh si, volevo fare un brindisi.” dico con un sorriso sollevando nuovamente il mio bicchiere.

Mi guardano tutti con curiosità.

“All'amicizia – dico con voce squillante – perché non c'è niente di meglio.”

Mi ritrovo undici volti sorridenti che mi fissano.

“A Sue e ai suoi diciassette anni!” rispondono in coro tutti insieme.

Sento mie guance avvampare. Sono imbarazzata perché i miei amici hanno proposto un brindisi in mio onore? Susan, riprenditi!

“Non sapevo di essere tuo amico.” mi bisbiglia James all'orecchio.

Rido, tanto in questo trambusto dubito che qualcuno riesca a sentirmi.

“A dire la verità, non avrei mai pensato di festeggiare il mio diciassettesimo compleanno in tua compagnia, però il fatto che tu sia qui è la prova evidente che non bisogna davvero mai dire mai.” dico con un sorriso.

Potter mi guarda come se avesse ricevuto un'illuminazione.

“Sei maggiorenne, Susan!” mi urla letteralmente in un orecchio mentre si alza per avvicinarsi al bancone.

Rose mi guarda accennando uno sguardo divertito, per nulla preoccupata per il fatto che la sua migliore amica abbia appena perso l'udito dall'orecchio destro.

“Non ho idea di cosa abbia in mente tuo cugino!” le dico, ma credo che lei abbia capito visto la risatina che si lascia sfuggire quando James appoggia un bicchiere enorme e pieno fino all'orlo di uno strano liquido ambrato sul tavolo di fronte a me.

Noto uno strano sguardo complice tra i gemelli e se loro approvano l'idea di Potter allora devo proprio preoccuparmi.

“Qualcuno può spiegarmi cosa vuol dire questo?” dico indicando il bicchiere sul tavolo.

Persino Jane e Molly sghignazzano.

Alzo gli occhi al cielo e poi fisso James dritto nei suoi penetranti occhi nocciola.

“Allora?” chiedo con una punta di irritazione nella voce.

“Allora, cara la mia principessina Corvonero, ora che hai compiuto diciassette anni e che quindi sei maggiorenne, puoi bere alcolici senza infrangere nessuna regola. Questo – dice indicando il bicchiere – è Whisky Incendiario. Ognuno dei maggiorenni presenti, e probabilmente non solo, lo ha già assaggiato, quindi adesso è il tuo turno.”

E così dicendo spinge il bicchiere più vicino a me come per incoraggiarmi.

Squadro il bicchiere con aria di superiorità. Whisky, questo sarebbe il famoso Whisky incendiario? Da brava Corvonero non ho mai toccato alcool prima d'ora in vita mia, ma quel liquido ambrato non sembra per niente di spaventoso.

Guardo James che mi sorride, poi i gemelli e Rose che fanno lo stesso.

Non sia mai detto che Susan Baston si tiri indietro di fronte a qualcosa di nuovo.

Afferro il bicchiere con la mano destra e lo annuso. Ha un odore forte e pungente, mi arriva fino in gola. Spero che il sapore sia migliore.

Ne assaggio un sorso e scopro che no, il sapore non è migliore. Proprio non mi piace. È troppo forte per i miei gusti.

Il resto lo mando giù tutto d'un fiato, meno tempo ci metto a berlo, meno sentirò quell'orribile sapore.

È quando tutto quel liquore mi raggiunge la gola e scende fino nello stomaco, che capisco il perché del suo nome. Mi sembra proprio di prendere fuoco, ho la gola in fiamme e una strana spiacevole sensazione mi pervade il petto. Tossisco provocando le risate dei presenti, che, puntualmente, incenerisco con lo sguardo.

“Ti è piaciuto?” mi chiede James curioso.

“Fa proprio schifo. Non so cosa ci troviate in quella roba.” dico per poi sorseggiare un po' di acquaviola per placare il bruciore.

Gli altri ridono di nuovo. Non ci trovo molto di divertente, mi gira anche la testa.

Anzi, mi correggo: mi gira parecchio la testa.

Rose mi guarda preoccupata, è seduta accanto a James e lui le ha appena sussurrato qualcosa all'orecchio.

Il suo sguardo si muove veloce verso la porta e poi torna su di me. C'è qualcosa alle mie spalle che la turba a quanto pare.

Mi volto e lo vedo.

Matthew è appena entrato nel locale mano nella mano con una biondina che assomiglia incredibilmente a... no, non può essere. Sento qualcosa muoversi nello stomaco e non credo sia dovuto al Whisky che ho bevuto pochi minuti fa. Sembra così felice, sembra essersi completamente dimenticato che fino a qualche mese fa veniva qui con me e teneva me per mano e non quello schianto di Dominique Weasley. Già perché la fortunata è lei, la cugina di Rose e James. La bellissima cugina per un ottavo Veela di Rose e James. Fantastico. Cioè no, in realtà non ci trovo niente di fantastico.

Sento gli occhi pungere, ma non voglio piangere. Non qui, perlomeno.

“Esco un attimo.” dico ai miei amici. Mi guardano tutti, ormai devono aver capito a cosa mi riferisco.

Vedo Rose alzarsi dal tavolo e infilarsi il giubbino.

Passo accanto al tavolo dove Matthew e la sua nuova, e quindi non più mia, amica stanno esibendo il più patetico e diabetico teatrino amoroso che io abbia mai visto proprio per assistere a uno scambio di salive destabilizzante. Bene. Proprio quello che ci voleva.

Lo sguardo di Matthew incrocia il mio poco prima che io apra la porta e questo è il colpo di grazia. I suoi occhi scuri, quasi neri, così familiari, mi scrutano divertiti come se fossi una sconosciuta che ha appena fatto una figuraccia in pubblico, cosa che non escludo del tutto visto come sento girarmi la testa.

E come se non bastasse ha anche la faccia tosta di salutarmi.

“Buon compleanno, Baston!” la sua voce calda mi fa sobbalzare mentre varco la soglia del locale.

Buon compleanno? Lui a me? Dopo tutto quello che è successo? E non ha neppure il coraggio di chiamarmi per nome.

Vorrei lanciargli un incantesimo potente, uno di quelli che lo costringerebbero a rimanere a letto per settimane prima di riprendersi, ma mi trattengo.

L'indifferenza è l'arma migliore, no? No. Un pugno sui denti sarebbe l'arma migliore, ma in certe situazioni semplicemente non si può.

“Grazie, Davies.” rispondo con freddezza prima di chiudere la porta e cominciare a correre.

Ho la mente annebbiata dai ricordi e dal Whisky e faccio un po' fatica a muovermi con agilità. Sono sicura di aver pestato i piedi ad almeno un paio di streghe, per non parlare del folletto che ho travolto in pieno, ma, neanche volendo, sarei in grado di scusarmi: ho un groppo alla gola, mi uscirebbe solo un grido strozzato.

Sento Rose scusarsi con la gente che io ho travolto, mentre si fa strada per cercare di raggiungermi, mi chiama anche per nome, mi chiede di fermarmi, me lo chiede per favore.

Ma non credo che lo farò, non fino a che non sarò lontana da tutti. Non voglio che nessuno veda la fredda principessina Corvonero piangere.


Eccomi qui con questo lungo e nuovo capitolo. Sono stata assente per un po' così ho deciso di farmi perdonare allungandolo rispetto agli standard. :)
Che dire? Innanzitutto le ben otto recensioni al capitolo precedente mi hanno lasciata a bocca aperta per lo stupore, siete sempre più carine e dolci! E io sono sempre più contenta dei vostri apprezzamenti! ;)
Per quanto riguarda il capitolo, credo che parli da solo. Susan per la prima volta ci parla di lei e sono curiosa di sapere cosa ne pensate.
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Le vostre parole sono veramente gentili e mi spronano a continuare a scrivere, se la storia vi piace lasciate una recensione, in modo che io lo sappia.
Un bacio grande.
Titi :)
P.S.: 
Ho finalmento trovato un volto per la mia Rose! :)



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Capitolo 14
*** CAPITOLO TREDICI ***


enjoy :)



CAPITOLO TREDICI
 

Sono davanti alla Stamberga Strillante, credo sia un bel posto se si vuol stare da soli, forse un tantino deprimente, ma per lo meno non c'è mai nessuno. Nessuno qui può vedere le lacrime che scendono lungo le mie guance.

Era da quest'estate, da quando ho deciso di lasciarlo, che non vedevo Matthew e scoprire che mi fa ancora questo effetto è piuttosto penoso in effetti. Ho pianto spesso negli ultimi mesi, sempre di notte però, e sempre da sola. Farlo qui, adesso, mi fa sentire più triste, certo, ma anche più leggera. Mi tengo dentro questo peso da mesi e ora è come se stesse scivolando fuori lacrima dopo lacrima.

Ho avuto talmente fretta di scappare da Matthew che ho dimenticato il cappotto nel locale. Mi beccherò un raffreddore con i fiocchi, ma sinceramente al momento poco mi importa.

Non faccio in tempo a realizzare che non ho nemmeno sciarpa e guanti che qualcuno appoggia il mio caldo cappotto color panna sulle mie spalle. Rose non ci ha messo poi così tanto tempo a trovarmi, allora. Sento una mano posarsi sulla mia spalla, Rose è davvero dolce. Le accarezzo la mano sulla spalla, ma c'è qualcosa di strano. Quella non è la pelle morbida e delicata di Rose.

La mano calda che sto accarezzando è ruvida e decisamente troppo grande per essere della mia migliore amica.

Che sia Matthew? Matthew, certo. Il battito del mio cuore accelera. È qui per scusarsi, è qui per spiegarmi cosa lo ha portato a fare quelle cose, è qui perché vuole ancora stare con me, perché mi ama ancora. Ama me, non Dominique.

A quel pensiero mi volto di scatto, ma, com'era ovvio, alle mie spalle non c'è Matthew.

James in compenso mi guarda con imbarazzo mentre stringe ancora la mia mano.

Potter.

Matthew non tornerà. Come potrebbe anche solo volerlo fare ora che ha Dominique? Anche se, in realtà, forse non ho fatto altro che aspettare che tornasse, o che provasse a farlo, per tutto questo tempo.

“Hai battuto la mia squadra, Susan, se ti ammali adesso non avrò nessun vantaggio nella prossima partita.” dice James per farmi sorridere.

È davvero gentile da parte sua visto i nostri trascorsi, ma non ci riesco.

Rimango in silenzio e continuo a fissare la Stamberga e la neve che inizia a cadere lenta.

Ho sempre adorato quando nevicava il giorno del mio compleanno, da piccola obbligavo papà a spruzzare neve finta per il soggiorno se non nevicava davvero fuori. Ma adesso non mi importa più molto se stia nevicando o ci sia il sole. Sento solo freddo e non credo sia solo una questione di temperature.

James mi imita, sedendosi vicino a me. Fissa la vecchia casa di fronte a noi senza dire una parola.

Chissà se lo sa che le leggende legate a questa Stamberga sono anche colpa di suo nonno? Chissà se suo padre glielo ha mai raccontato? Vorrei quasi chiederglielo, ma magari lo farò un'altra volta, non ho molta volta di parlare.

 

“Sue, ti ho preso un piccolo pensiero per il tuo compleanno.” dice interrompendo il silenzio dopo più di un quarto d'ora. Tende la mano verso me allungandomi un piccolo pacchetto avvolto in carta di giornale. “Scusa se non sono potuto stare con voi tutto il pomeriggio, ma ho avuto poco preavviso per la tua festa e volevo trovare qualcosa che fosse adatto.” aggiunge con un mezzo sorriso. I suoi occhi indugiano nei miei, mi guarda come se fossi un cucciolo ferito. Credo di fargli un po' pena, il che, di solito, mi farebbe imbestialire, ma che ora, in tutta sincerità, non mi fa né caldo né freddo.

Nella scatolina che James mi ha passato c'è un braccialetto d'argento con cinque ciondoli: un libro, una scopa, una coroncina, il mio nome e un fiocco blu. È davvero molto bello.

“Mi aiuti?” gli chiedo porgendogli il polso sinistro e il bracciale nella mano destra.

“Ti piace davvero?” mi chiede. Annuisco.

Sembra felice e sorpreso mentre mi allaccia il suo regalo al polso.

“Ogni ciondolo ha un significato: il libro perché sei un'inguaribile secchiona, la coroncina perché sei una fredda principessina Corvonero, la scopa perché hai dimostrato di essere davvero in gamba come giocatrice e un fiocco blu perché credo che il blu sia il tuo colore preferito.”

Abbassa lo sguardo, imbarazzato.

Non so come abbia fatto a indovinare, ma il blu è veramente il mio colore preferito.

Gli sorrido, è davvero molto gentile da parte sua.

“Grazie, James. È davvero un bellissimo regalo, non avresti dovuto.” dico sincera.

Lui solleva lo sguardo dal mucchietto d'erba che stava osservando e mi guarda negli occhi.

Non sorride. Che ho detto di male?

Tu non dovresti... reagire così, intendo.” dice. Il suo tono non è cattivo, nemmeno arrogante, è solo... sincero. Le sue parole mi fanno riempire gli occhi di lacrime, ma non voglio piangere ancora.

“Non è facile, purtroppo.” dico in un sussurro. Ho paura che a dirlo a voce più alta possa fare ancora più male.

“Ti credo, Sue. Non ti ho mai vista così. Ti ho sempre vista forte, razionale, affrontare ogni problema a testa alta e non sai quanto ti ho invidiata per questo. Non pensavo nemmeno che fossi capace di piangere.” mi dice per strapparmi un sorriso.

“Avevo dato tutto per questa relazione, tutto. Non ho mai avuto nessuno prima e nessuno dopo. Nemmeno un bacio, niente di niente. Credevo davvero che se avessi scelto accuratamente la persona con cui stare, tutto sarebbe stato perfetto, per sempre. Ho sopravvalutato la mia capacità di scelta a quanto pare.”

“Avrei dovuto registrarti! Una Corvonero che ammette di sbagliare!” dice scherzando.

“La razionalità non è tutto, i sentimenti non sono razionali.” aggiunge poi più serio.

“Non pensare che sia stata con lui per così tanto tempo solo perché credevo che fosse il prototipo di persona adatta a me, ero innamorata di lui. Ero proprio innamorata. Lo amavo, davvero.”

Non so perché sto parlando di questo genere di cose con James Potter, ma ho bisogno di sfogarmi. E forse è anche merito del whisky se non ho vergogna.

“Lo so. Se non avessi provato davvero qualcosa per lui ora non staresti così. Quasi tutte le ragazze che ho conosciuto frignano per qualsiasi cosa.. non avevo mai visto piangere te in questi sette anni, credo che fosse davvero importante se è riuscito dove ho fallito io con le mie insopportabili battutine.”

L'ultima frase l'ha detta quasi ridendo. Riesce anche a strappami un sorriso. In effetti se ripenso ai miei anni a Hogwarts, James Potter e le sue odiose frecciatine sono praticamente dappertutto.

“Mi sono fatta male da sola, lo sai? Non è vero quello che ha detto Jennifer quella sera, non è stato Matthew a lasciare me.”

L'ho detto come se mi fossi tolta un macigno dal petto ed è stato davvero un po' così.

James mi guarda stupito.

“Se non lo avessi lasciato, ora forse sarei io con lui in quel bar invece che Dominique. Ma non so fino a che momento si possa ignorare una situazione senza fare nulla, no?”

“Non so a cosa tu ti stia riferendo, Sue. Ma credo che tu abbia avuto le tue buone ragioni per lasciarlo se lo hai fatto. E lascia perdere Domi, è una stronza.” mi dice con il sorriso rassegnato di chi la sa lunga.

“A volte penso che sarebbe meglio non sapere certe cose, quando poi le sai sei costretto a scegliere. E la scelta giusta non è sempre quella che ti renderà felice. Se non avessi scoperto che Matthew mi tradiva da più di un anno, non avrei mai dovuto lasciarlo, non avrei mai dovuto obbligarmi a prendere la scelta giusta, non avrei mai dovuto impormi di dimenticarlo, di smettere di provare certe cose per lui. Sarebbe stato tutto più bello, avrei potuto continuare a essere felice.”

James mi guarda a lungo negli occhi e capto un velo di tristezza nei suoi occhi nocciola. Solo quando mi abbraccia realizzo di aver davvero detto quello che non ho mai avuto il coraggio di dire a nessuno.

Ricambio l'abbraccio e mi sento, dopo parecchio tempo, in pace con me stessa. James mi stringe forte e io affondo il viso nella sua sciarpa rosso-oro. Ha un profumo intenso, lo stesso profumo di Natale di quando gli sono finita addosso sulle scale.

“Forse non sono la persona migliore con cui confidarsi, non so come ci si comporta in queste situazioni.” mi dice con un sorriso dopo aver sciolto l'abbraccio.

“È strano averti abbracciato, non credevo che sarebbe mai potuto succedere.” dico sincera e lui ride.

“So che il nostro rapporto non è dei migliori, ma se vuoi parlare ancora, per me non ci sono problemi.” me lo dice con una schiettezza incredibile. Non c'è ombra di arroganza o strafottenza nel suo sguardo, i suoi occhi nocciola sembrano davvero sinceri.

Quegli occhi mi sembrano così belli e io avrei voglia di raccontargli molte cose, di come l'ho scoperto, di come lui non abbia nemmeno provato a negare, di come non abbia provato neanche a scusarsi, neanche a rimediare. Vorrei raccontargli di come mi sono sentita quando mi ha detto: quindi che vuoi fare adesso?” come se fosse colpa mia. Vorrei spiegargli che scegliere di lasciarlo è stato davvero doloroso per me e che non ho mai detto nemmeno a Rose che avrei preferito non doverlo fare. Vorrei spiegargli come è stato vederlo mentre baciava un'altra, che, per la cronaca, credevo fosse mia amica, sotto il mio naso. Vorrei dirglielo che all'amore non ci credo più. E che sembro forte, ma che piango spesso quando nessuno mi vede.

Invece faccio solo segno di no con la testa e gli sorrido. È un sorriso che mi costa un sacco, ma tanto ormai ci sono quasi abituata. A fare finta di star bene, intendo.

“Sei stato davvero gentile James, ma è il mio compleanno, non voglio deprimermi troppo.” dico strizzandogli l'occhio.

“Ti va se a Dicembre la ronda la facciamo insieme?” mi chiede all'improvviso mentre mi porge la mano per alzarmi.

Vuole davvero fare la ronda con me? Credo che si sia già pentito di avermelo chiesto. Non incrocia più il mio sguardo. Continua a giocherellare con un bottone del suo cappotto nero.

Afferro la sua mano e i suoi occhi nocciola mi scrutano speranzosi.

“Andata!” dico con un sorriso, che stavolta mi costa un po' meno.


 

Eccomi qui con questo nuovo capitolo. Il capitolo è abbastanza breve e spero mi perdonerete per il tono ancora piuttosto depressino. Prometto che dal prossimo le cose cambieranno, ma dovevo scrivere questo capitolo per farvi capire cosa ha passato Susan nell'ultimo periodo.
Come avrete notato aggiorno la storia con parecchi giorni di distanza tra un capitolo e l'altro, e mi spiace dirvelo così, ma credo che andando avanti i tempi si allungheranno sempre di più. La mia maturità si avvicina e io ho bisogno di tempo per studiare, per scrivere capitoli come si deve ho bisogno di tempo, che ultimamente scarseggia, e preferisco farvi aspettare un pochino di più piuttosto che scrivere qualcosa di illegibile e di cui poi mi pentirei. :)

Per quanto riguarda il capitolo ne sono particolarmente orgogliosa, finalmente Susan e James stanno iniziando a comprendersi e forse potrebbero davvero diventare amici o qualcosa in più, complici anche le ronde che dovranno fare insieme. Susan parla di lei e in questo breve capitolo racconta tanto e spero riesca a farvi capire alcuni tratti della sua personalità che per ora erano rimasti in ombra. Con molta probabilità nel prossimo capitolo sarà James a raccontarci un po' di lui, ma non posso ancora garantire nulla! Sono curiosa di sapere cosa ne pensate! :)
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Le vostre parole sono veramente gentili e mi spronano a continuare a scrivere, se la storia vi piace lasciate una recensione, in modo che io lo sappia.
Un bacio grande.
Titi :)
P.S.: Vi lascio con Matthew e Dominique
:)


 

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Capitolo 15
*** CAPITOLO QUATTORDICI ***


enjoy :)



CAPITOLO QUATTORDICI
 

“Dai, secchia! Non voglio arrivare in ritardo all'allenamento!” sbotta James irritato spingendo il suo libro di Trasfigurazione Avanzata verso di me.

Cosa viene a fare in biblioteca se non vuole studiare?

James intanto sbuffa e chiude il suo libro con un tonfo.

Per disturbare me mentre studio! Ecco la risposta!

“James, sei peggio di un knarl nelle mutande! Non sono ancora nemmeno le quattro, il tuo allenamento inizia alle quattro e mezza. Abbiamo ancora un po' di tempo per studiare.” dico con tono severo.

James sbuffa, di nuovo.

“Sei più noiosa di Aritmazia, Susan! Non vedi che bella neve che c'è fuori? Potremmo uscire a fare una passeggiata invece di stare qui ad ammuffire su questi libri polverosi.”

Alzo gli occhi al cielo.

Primo, Aritmazia è una materia interessantissima. Secondo, il nostro accordo era che avremmo studiato insieme fino alle quattro e quindi io non ho nessuna intenzione di alzarmi da questo tavolo prima di quell'ora. E terzo, tu hai un Desolante in Trasfigurazione da recuperare, o sbaglio?”

Lo faccio per il suo bene, mica per il mio. Io so studiare anche da sola, è lui che ha problemi di concentrazione.

“Ma cosa me ne frega di Trasfigurazione, Sue! Se voglio diventare un Auror come mio padre studiare questa robaccia di teoria non mi servirà a niente! Le eccezioni alla Legge di Ganp per esempio, a cosa servono?” dice lagnandosi.

Alzo gli occhi al cielo, di nuovo.

“Mi spieghi come credi di poter applicare la teoria alla pratica se prima non la studi? Se tu fossi un Auror in missione e ti servissero delle informazioni particolari o del denaro o del cibo dovresti sapere che non potresti procurartele con la magia. Perché sono tre eccezioni della Legge di Gamp, non Ganp.”

“Non si può far apparire il cibo dal nulla? Nemmeno i soldi, ne sei sicura?”

Il tono di James è curioso.

“Certo che sono sicura! Il cibo puoi appellarlo, ma solo se sai dove si trova. Per i soldi invece questo non funziona, o chiunque potrebbe rapinare la Gringott con un colpo di bacchetta non credi?” spiego, notando il crescente interesse di James.

“E le altre eccezioni quali sono? Cibo, soldi, informazioni e..?”

“Vita e amore. Una volta morta una persona non può tornare in vita e non si può obbligare una persona ad amarti davvero con la magia.” dico con un sorriso. Finalmente James sembra interessato a qualcosa.

“E i filtri d'amore? Mio zio George ne vende a badilate!”

“Beh, non credo che l'infatuazione provocata dai filtri d'amore sia davvero amore. È una sensazione che dura solo mentre la persona è sotto l'effetto della pozione, poi svanisce. Non è un sentimento vero, io non starei mai con una persona che mi ama solo perché sotto l'effetto di una pozione.”

James annuisce pensieroso.

“Per la morte c'è un'eccezione però, me l'ha detto mio padre.”

“La pietra dell'immortalità intendi?” chiedo, finalmente James dimostra un minimo di interesse nei confronti di qualcosa che non sia una scopa.

Ma lui scuote la testa.

In effetti suo padre è un discendente di Ignotus Peverell, uno dei tre fratelli della storia dei Doni della Morte, conoscerà bene la loro storia.

“Conosco la storia dei Peverell, sai noi Potter discendiamo da Ignotus – mi dice accennando un sorriso orgoglioso – ma mi riferivo a altro.”

Sorrido incoraggiante, James che parla di qualcosa di scuola mi sembra un miraggio.

“Mio padre è morto durante la battaglia in cui sconfisse Voldemort. Lo ha ucciso lui stesso. Ma mio padre ha potuto scegliere di tornare perché era un Horcrux. Una parte dell'anima di Voldemort, quella che lui stesso ha ucciso, era imprigionata in mio padre. Per questo poteva vedere nella sua mente e parlare in Serpentese. Quando Voldemort ha distrutto il brandello della sua anima, mio padre è morto per un attimo, ma poi è tornato.”

Non lo sapevo. Adesso i conti tornano.

“I libri parlano di sei Horcrux, ma dicono che Voldemort volesse crearne sette. Ho sempre pensato che tra una Guerra Magica e l'altra Voldemort avesse desistito, invece adesso tutto torna.” dico.

“Questa parte non c'è in quasi nessun libro, è molto più figo dire che mio padre abbia fatto finta di morire per poi salvare il mondo magico, invece di dire che è morto davvero. E comunque secchioncella, ti ho smerdato! Sapevo qualcosa che la principessina Corvonero non sapeva! Questo e il patronus. Due a zero, pluffa al centro.” annuncia con aria trionfante.

Alzo gli occhi al cielo, ma non mi sfuggono le smorfie di James.

“Ma tu non dovevi andare all'allenamento? – chiedo indicando l'orologio appeso alla parete con aria di superiorità – sono già le quattro e un quarto!”

James si alza di scatto e ficca il suo libro nello zaino.

“Dovremmo sempre studiare come in questi ultimi venti minuti, Sue! Ci vediamo stasera per la ronda!” mi dice mentre corre fuori dalla biblioteca beccandosi un'occhiataccia da Madama Pince.

Lo seguo con lo sguardo dalla grande finestra della biblioteca mentre corre a perdifiato nella neve verso il campo di Quidditch. Non ha preso nemmeno il mantello, ma dove ha la testa?

 

Ecciùùù! Porco Merlino!”

L'ennesimo starnuto di James in meno di mezz'ora di ronda.

Soffoco una risata e lui mi guarda in cagnesco.

“Smettila. Di. Ridere. Baston.” mi dice arrabbiato. Ha un voce nasale che contrasta con la sua espressione furiosa, mi sforzo di non ridere.

Baston? Andiamo, James, non avevamo iniziato a chiamarci per nome?” chiedo con un sorriso.

“Sì, Susan, ma continuerò a chiamarti per cognome se non smetti di ridere!”

“Merlino, James, fai così ridere con quella voce!” dico con le lacrime agli occhi.

“Piantala! E comunque non faccio ridere!” dice lui offeso.

Alzo gli occhi al cielo, è anche permaloso.

“Scusa se ho ferito il tuo orgoglio Grifondoro, ok? Ma perché non sei andato in infermeria? Madama Chips li guarisce come niente i raffreddori.”

“Perché James Potter non va in infermeria per uno stupido raffreddore, semplice.”

Più che semplice mi sembra stupido.

“Allora James Potter si terrà il raffreddore e continuerà ad avere la voce nasale che mi fa ridere, semplice.” dico facendogli l'occhiolino.

“Sei proprio una rompipalle, Susan.” dice rassegnato.

“Se tu ti fossi applicato di più in Incantesimi l'anno scorso, ora sapresti come fartelo passare da solo.” dico con aria allusiva.

Lui spalanca gli occhi.

Tu sai come si fa a far passare un raffreddore?” mi chiede sorpreso.

Che domande, James. Sono una Corvonero, io a scuola mi applico.

“Certo!” dico mentre svoltiamo in un corridoio del quinto piano. Potrei persino ritenermi offesa per il fatto che lui abbia pensato il contrario.

“E me lo dici solo ora?” dice alzando la voce.

“Shht! Abbassa quella voce! Non vorrai svegliare mezza scuola!”

Mi guarda in cagnesco.

“Eh va bene – sbotta rassegnato – egregia e splendida principessina Corvonero, sarebbe così gentile da guarirmi da questo raffreddore?”

Mima anche un inchino. Fa davvero ridere.

“Ok, scusa, la smetto.” dico trattenendo di nuovo una risata.

“Allora?” dice James impassibile indicandosi il naso.

Agravedo!” scandisco ogni lettera con precisione mentre muovo la bacchetta attorno al naso di James.

Allora mi devi un favore.” aggiungo subito dopo.

James si tocca il naso per vedere se è ancora al suo posto. Manco gli avessi dato fuoco.

“Sono ancora lo stesso di prima, vero?” mi chiede.

Alzo gli occhi al cielo, è pure vanitoso. Per di più la sua voce ora è tornata normale, credo sia davvero un peccato, era così divertente.

Prego, James. E comunque sì, hai lo stesso naso di prima.”

“Grazie, Sue. Dovrai insegnarmi queste cose. Possono tornarmi utili!”

“Bastava che tu le studiassi a tempo debito, ma comunque accetto. Ma ora mi devi due favori.” dico mentre saliamo le scale che portano al sesto piano.

James mi sorride. Noto solo adesso, nell'oscurità, che ha dei denti perfetti e uno splendido sorriso.

Queste ronde notturne che tolgono ore preziose al mio sonno mi fanno male, sì, davvero molto male.

“Ti ricordo che tu non mi hai guarito subito solo perché trovavi divertente il fatto che io avessi il raffreddore, non sono poi così in debito con te.”

James LaRiconoscenzaInPersona Potter, insomma.

“Posso sempre fartelo tornare se proprio ci tieni.” dico brandendo la bacchetta nella sua direzione.

In realtà non sono capace, non so nemmeno se esista un incantesimo del genere, ma non credo che James lo sappia.

“No, grazie. I due favori vanno benissimo. Hai già qualche idea con cui possa sdebitarmi?”

Un paio di settimane fa avrei pagato oro per poter ordinare a Potter di fare qualsiasi cosa volessi, ma ora che siamo 'amici' sono a corto di idee.

“Potresti, se ti va, parlarmi un po' di te, ogni tanto. Sono sempre io quella che si confida. È giusto mettere in pari le cose.” dico. È la prima cosa che mi è passata per la testa, ma non mi sembra poi una brutta idea.

“Mi aspettavo qualcosa come pulire tutta la Sala Comune Corvonero per un mese, portare i tuoi pesantissimi e noiosissimi libri da un'aula all'altra, pulire la gabbia del tuo gufo ogni giorno... Parlarti di me suona persino piacevole.”

“Dimentichi che ho un altro favore da chiederti, non farmi venire strane idee.” dico ridendo.

“E comunque la gabbia di Rob è autopulente. E la nostra Sala Comune è sempre pulita e in ordine, non abbiamo bisogno di qualcuno che la pulisca per noi.” aggiungo con una linguaccia.

“Mi scusi principessina, allora cosa vuole sapere della mia vita?”

Cosa voglio sapere? Lui sa tutto sulla mia vita sentimentale. Credo sia giusto portarsi alla pari almeno su quello.

“Chi è stata la ragazza a cui hai dato il primo bacio?”

Lui mi lancia uno sguardo malizioso, ma poi risponde subito.

“Giselle Leroy, è la cugina di Victoire, Dominique e Louis, da parte di mamma ovviamente. È bella quasi quanto Domi e Vic, sono tutte e tre per un ottavo veela. Avevo dieci anni e era per una scommessa che avevo fatto con Fred. Dominique era andata su tutte le furie...”

“Precoce il ragazzo.” commento sarcastica, interrompendolo. Dominique Weasley è decisamente una delle ultime persone di cui voglio sentir parlare.

Furbo, prego.” mi corregge lui sorridendo.

“E l'ultima?” chiedo. Forse sono stata un po' impertinente, ma James non si è mai fatto questi scrupoli con me.

“Dopo la tua compagna di dormitorio ho baciato due Grifondoro.. So che adesso mi darai del Caposcuola irresponsabile o qualcosa del genere, ma non ho idea di chi fossero e non mi ricordo in che ordine preciso, era la festa di consolazione dopo la partita di Quidditch l'altra sera, dovevo consolarmi. Una era del quarto anno, mi pare, o forse del terzo, l'altra era biondina e voleva restare a dormire, ma ero troppo ubriaco per ricordare di più.” mi dice mentre riflette ancora sui loro nomi.

Io sono senza parole, due nel giro di qualche ora e manco si ricorda come si chiamano.

Ma per le mutande di Merlino!

“Che fai non dici niente?” mi chiede divertito.

“Non sei proprio il tipo da storie serie, eh?”

“Non fino a che non troverò quella giusta, per il momento voglio solo divertirmi.” dice facendomi l'occhiolino.

James l'Immaturità Potter.

“Hai mai avuto una storia seria?”

“Ci ho provato al quarto anno, con Alison Turpin di Tassorosso, quella con il caschetto e la frangetta, quella che adesso sta con Bletchley, capito? Però eravamo troppo piccoli per sapere davvero cosa volesse dire essere innamorati e è fallita dopo un paio di mesi. Dopodiché ho deciso che non serve cercare la ragazza giusta, se è giusta davvero ci incontreremo per caso.” dice con tranquillità.

Tra me e Matthew è cominciato tutto all'inizio del quarto anno, secondo quello che dice James nemmeno noi saremmo dovuti durare.

“Quindi non sei mai stato innamorato?”

James arrossisce.

“Innamorato? Beh.. è una parola un po' troppo grande per me, mi sono piaciute delle ragazze, certo. Alcune più di altre.. ma raramente al di là dell'aspetto fisico. Non ho amiche femmine, tranne le mie cugine e... - sembra indugiare un attimo – e te.”

Sorrido involontariamente, sono contenta di come vadano adesso le cose tra me e James.

“Nemmeno una cottarella, quindi?” chiedo, curiosa.

Lui sbuffa.

“E se anche fosse?” chiede guardandomi con aria di sfida.

“Mi devi un favore!” gli ricordo ridendo.

James sbuffa di nuovo.

“Non lo sa nessuno e nessuno dovrà mai saperlo, chiaro?”

“Come il sole.” rispondo trepidante. Sono veramente curiosa di sapere di chi si tratta.

“Da quando avevo sei anni, per tutto il primo e il secondo anno sono stato innamorato perdutamente di una ragazza, ma non l'ho mai detto a nessuno perché me ne vergognavo.”

“Perché avevi vergogna? Non era bella per i tuoi amici?” chiedo.

“Oh no.. Era fin troppo bella, ma non è questo il punto. Tra noi non avrebbe mai potuto esserci niente, avevo undici anni, ma non ero stupido, non come ora almeno..” dice strizzandomi l'occhio.

Rido. Voglio che continui, ma non serve che lo chieda: James riprende subito il suo racconto.

“Stupido o meno, non ci vuole un genio per capire che non può esserci una storia d'amore tra cugini. Non avevo speranze con Domi.” conclude sorridendomi.

Dominique, Dominique, Dominique. James e Dominique.

Non so cosa dire. Io.. Io.. ma che cazzo!

“Non fare quella faccia! Avevo undici anni quando mi è passata, figurati adesso. Acqua passata, davvero. Non mi fa più alcun effetto.” dice per rassicurarmi.

“Lei lo sa?” chiedo in un sussurro.

James scuote la testa.

Nessuno lo sa. Avevo provato a farle capire qualcosa, ma lei non ha mai sospettato niente o non ha mai voluto capirlo. Un Natale le avevo portato una rosa rossa a Villa Conchiglia, come regalo, e lei l'aveva bruciata nel camino sotto al mio naso. Da piccola era altezzosa e antipatica anche con noi cugini, abbiamo iniziato ad avere un bel rapporto solo quando io ho smesso di essere interessato a lei in quel senso..”

Da come parla sembra acqua passata davvero e io lo spero per lui. Davanti alla Stamberga, il giorno del mio compleanno, mi aveva detto di non badare a sua cugina e che era una stronza, ma di certo non potevo pensare che avesse dei motivi così validi per pensarlo.

Mi viene naturale sorridergli e lui ricambia incrociando i suoi occhi con i miei.

“Nessun amore incestuoso tra cugini su cui spettegolare quindi...” mi dice con un sorrido malizioso.

“Io non spettegolo!” mi difendo, facendo ridere James.

“Lo so. Però, davvero, non mi piace Dominique.”

“E chi ti piace?”

“Non Dominique.” risponde James con un sorriso malizioso dipinto sul viso.

Rido.

“Non hai risposto alla mia domanda.” dico.

“E non risponderò – dice sorridendo – a meno che tu non voglia sentire qualche sconvolgente storia sull'amore sfrenato tra me e... Malfoy o magari uno dei tuoi amici Scamandro, forse Lorcan, già è più il mio tipo..” dice ridendo.

Rido anche io, di gusto.

Non voglio che James si senta obbligato a confidarsi con me, soprattutto dopo la confessione di stasera. E non sarò certo io a obbligarlo.

“Vorrà dire che terrò il mio secondo favore per qualcosa di diverso, si sa mai che si rompa la gabbia di Rob e io non abbia voglia di aggiustarla!” rispondo con una linguaccia.

James alza gli occhi al cielo ridacchiando.

“A te piace qualcuno invece?”chiede James.

“Beh.. non lo so. Credevo di averlo dimenticato in effetti, ma a quanto pare visto la reazione dell'altro giorno non ne sono poi così sicura..” rispondo imbarazzata.

James sembra ancora più imbarazzato di me.

Devo trovare qualcosa da dire.

“Adesso stai uscendo con qualcuna? Se è la stessa che ti piace puoi non rispondere..” chiedo per cambiare argomento. Che domanda infelice.

“Come mai tutte queste domande su questo argomento?”

“Tu sai tutto di me su questo argomento. È giusto che sappia anche io.” dico con una linguaccia.

“Io non so se tu al momento esci con qualcuno. Sai, magari per dimenticare...”

“Oh.. beh, no. Non ho mai neanche pensato a una cosa del genere.. Non voglio usare le persone, né coinvolgerle in qualcosa in cui centro solo io. I miei problemi li risolvo da sola, cioè ci provo..” rispondo con un sorriso.

I risultati sono scarsi però io ci provo.

“Quindi nessuno?”

Alzo gli occhi al cielo, ma con chi vuole che esca?

“Mi pare ovvio di no, James. Tu non hai risposto, comunque.”

“Ovvio? Bah.. comunque nemmeno io. Fino a dopo le vacanze non ho intenzione di uscire con nessuna. Le vacanze sono fatte per stare con la famiglia, per i pranzi esagerati di mia nonna, le partite a scacchi magici e a Quidditch con i miei cugini. Non voglio ragazze appiccicose in mezzo alle scatole.”

Che maturità, mamma mia. Meglio cambiare argomento del tutto, per stasera ho sentito abbastanza.

“A proposito, mio padre mi ha scritto, ha detto che nelle vacanze gli farebbe piacere vedere i tuoi e i genitori di Rosie.” dico sorridendo.

“Potreste venire da noi se vi va, per i miei non sarà sicuramente un problema. Mia nonna cucina sempre per un esercito ed è bravissima. Poi sarà un onore poter giocare a Quidditch contro la famiglia Baston. Io e Rose abitiamo vicini, potresti restare da lei a dormire e potremmo tornare a Hogwarts tutti insieme!” dice cominciando a fantasticare.

L'ho perso, definitivamente.

“Lo dirò a mio padre, poi ti faccio sapere cosa risponde.”

“Te l'ho mai detto che ai Potter non si può dire di no?” chiede strizzandomi l'occhio.

 



Eccomi qui con questo nuovo capitolo.
È tempo di confidenze e che confideeenze! Spero che vi piaccia questo capitolo in cui anche il duro James si scioglie un po'. 
:)
Mi scuso per averci messo così tanto ad aggiornare e perché probabilmente il prossimo aggiormanto sarà a Giugno inoltrato.
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate! :)
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Le vostre parole sono veramente gentili e mi spronano a continuare a scrivere, se la storia vi piace lasciate una recensione, in modo che io lo sappia.
Un bacio grande.
Titi :)

P.S.: vi lascio con Hugo, Lily, Scorpius e Albus.

 
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Capitolo 16
*** CAPITOLO QUINDICI ***


enjoy :)



CAPITOLO QUINDICI

Vattene, Lys.” dico stiracchiandomi.

Non ho nessuna intenzione di alzarmi da questo comodo divanetto per uno dei suoi allenamenti eccezionali. Il tempo fa schifo, nemmeno quel fissato di James volerebbe mai in mezzo a questa bufera.

“Come sei prevenuta nei miei confronti, Sue!” mi sgrida ridendo.

Sollevo un sopracciglio, stupita.

“Niente Quidditch, quindi?” chiedo con un sorriso. Se non vuole trascinarmi nella neve posso anche essere gentile.

Scuote la testa. Alzo la schiena dal divano così può sedersi vicino a me.

“Dimmi tutto, allora.” dico facendogli segno di sedersi.

“Credevo fossi in biblioteca, sei sempre lì ultimamente.” dice lui sedendosi.

Ero in biblioteca infatti. Fino a un'ora fa più o meno.” rispondo con un sorriso.

“Voci di corridoio mi dicono non da sola, o sbaglio?” chiede sogghignando.

Io li ucciderei, lui e Lorcan, quando si stampano quel sorrisetto sulla faccia. Sorrisetto che, tanto per cambiare, non promette mai niente di buono.

“Se lo sai già perché me lo chiedi?” rispondo.

Lysander ride.

“Tu e Potter, Sue? Davvero?”

Al nome 'Potter' sobbalzo impercettibilmente.

“Beh, che c'è di male? Studierei comunque, con lui o senza. Spiegare le cose a lui, aiuta me a ricordarle, tutto qui.” spiego mentre sistemo il velluto blu del cuscino che tengo sulle ginocchia, cercando di sembrare il meno in imbarazzo possibile.

Lysander borbotta qualcosa di incomprensibile.

“Ti piace?”

Ma che cazzo di domande sono?

“Lys, accidenti! NO!” dico alzandomi di scatto e lanciando il cuscino blu addosso a Lysander. Sono più che sicura di avere un colorito simile alla tonalità Weasley. Ma per le mutande di Merlino, come gli vengono certe domande?

E poi perché cazzo dopo una domanda del genere se ne sta lì a osservare fuori dalla finestra senza spiaccicare una parola?

“Lys, tutto apposto?” sussurro.

“Non è che tu ti stai facendo usare, vero?” dice all'improvviso ancorandomi con i suoi occhi celesti.

Ecco, la schiettezza o la mancanza di tatto, vedetela come volete, è una delle cose che mi ha permesso di riconoscere subito Lysander da Lorcan. Lor è sempre attento alle parole che usa, a essere sempre gentile per evitare malintesi o complicazioni, Lys no. Lui è una testa calda, se deve dire qualcosa lui la dice, senza problemi e senza paura delle conseguenze. È una cosa che ho sempre apprezzato, ma in questo momento preferirei avere accanto Lor e la sua abilità nello scegliere le parole giuste.

Perché?” domando sostenendo il suo sguardo.

Cerco di mantenere un tono calmo e rilassato. Lo so che non fa apposta, ma solo il fatto che insinui certe cose mi da un fastidio tremendo.

“Senti Susan, ecco.. non ti sembra un po' sospetto che proprio adesso, quando mancano solo sei mesi ai M.A.G.O., Potter decida improvvisamente di mettere da parte le sue antipatie secolari e stringere amicizia proprio con la strega più brillante dell'ultimo anno?” mi dice.

Lui pensa davvero che non sarei in grado di accorgermi se James stesse cercando di abbindolarmi in questo modo?

“Lys, sentimi, sono sicura che mi accorgerei se le cose stessero davvero andando come dici tu, non credi?” dico con un sorriso gentile.

“Se lo dici tu, ti credo. Ma sta attenta, sai magari Potter potrebbe illuderti, è piuttosto bravo da quello che si dice in giro.. Potresti essere un bel trofeo per uno così, non credi?”

Io e … James? Ma cosa sta dicendo?

“Non so cosa tu stia dicendo, ma tra me e James c'è solo amicizia. Studiamo insieme, questo è quanto.” il mio tono ora è deciso, non ho intenzione di continuare questa inutile e infondata discussione. Mi irrita profondamente che uno dei miei migliori amici abbia insinuato una cosa del genere.

“Non credo che Potter sappia cosa significa essere amici di una ragazza..”

“Non credo che questo debba interessarti.” rispondo secca. Ora basta.

“Non scaldarti, Sue, se per te va bene così, è ovvio che va bene anche per me.” dice fissandomi. I suoi occhi azzurri cielo mi scrutano per un po'.

“Non fare stupidaggini.” Sono le uniche parole che mi rivolge con voce calma prima di alzarsi, staccando finalmente gli occhi dai miei.

Non fare stupidaggini? È tutto quello che sa dirmi?

“So badare a me stessa.” rispondo spostando lo sguardo fuori dalla finestra alla ricerca di quello che deve avere indotto Lysander a farmi una domanda del genere, ma vedo solo la neve che sta ancora scendendo fitta.

“Ero venuto solo per dirti che Lorcan ti aspetta in Sala Grande con gli altri Caposcuola tra dieci minuti, comunque.” aggiunge come se non avesse appena insinuato che James stia cercando di abbindolarmi come qualunque altra studentessa di Hogworts dall'ormone facile. E come se la nostra discussione non fosse mai avvenuta mi sorride prima di allontanarsi verso i dormitori maschili.

Sospiro. Lys è un grande amico, ma la sua impertinenza mi fa impazzire.

 

“Qualcosa non va, Susan?” l'altro gemello mi saluta con un sorriso smagliante mentre mi siedo al suo fianco al tavolo di Corvonero. Degli altri Caposcuola ancora non c'è traccia.

“Tutto apposto.” borbotto sistemandomi la gonna a pieghe. Non so esattamente perché ma non riesco a togliermi dalla testa le parole di Lys, mi sento come..turbata.

“Mi perdoni se ti dico che non ti credo, vero?”

Lorcan capisce sempre tutto, non so come faccia, ma lo fa.

“Dipende. Tu mi perdoni se ti dico che strozzerei tuo fratello?”

Lor sorride.

“Mi trovo nella stessa situazione da diciassette anni e mezzo, non sai quanto ti capisco.” dice ridendo.

Rido anche io e sento la spiacevole sensazione di prima scivolare via lentamente. Proporrò Lorcan come pozione tranquillante dell'anno per l'angolo Sondaggi Curiosi della Gazzatta delle Profeta.

“Cosa ti ha detto di così irritante, se posso saperlo?” chiede poi con un sorriso rassicurante.

“Ha insinuato che James mi stia usando per migliorare i suoi voti e che...ehm...il suo obbiettivo sia un altro.” dico con un certo imbarazzo.

“Non credevo fosse già arrivato il momento del discorso..” commenta.

Discorso? Che discorso?

“Tu ne sapevi qualcosa?” chiedo curiosa.

“Beh, più che sapere avevo intuito. Conosco Lys più di chiunque altro, si sente solo in dovere di proteggerti dopo quello che è successo, niente di più. Vuole essere sicuro di essere un buon fratello maggiore anche con te.” dice strizzandomi l'occhio.

Lysander e Lorcan litigano spesso su chi dei due sia il maggiore: Lor è nato quindici minuti prima, ma Lys sostiene di essere lui il maggiore perché è stato il primo a essere concepito. Tra me e Drew invece non c'è mai stato questo tipo di problema, lui è il maggiore d'età ovviamente, ma in quanto maturità non c'è nemmeno da discutere: lo batto cento a uno.

Sorrido al pensiero di Drew e a come riesca ancora a far disperare mamma e papà nonostante i suoi ventidue anni compiuti.

Sollevo lo sguardo verso Lor giusto in tempo per vedere il suo volto illuminarsi mentre saluta con la mano Jake e Jane di Tassorosso.

“Ciao ragazzi!” dico indicando con la mano i posti di fianco a noi.

Jane e i suoi riccioli scuri saltellano vicino a me, mi bacia una guancia e poi si siede al mio fianco.

“Ciao, bella. Sapete già perché siamo qui?” mi chiede rivolgendomi un sorriso entusiasta, sorriso che dopo qualche secondo estende anche a Lorcan.

Lor ricambia il sorriso, ma scuote la testa.

“Zero idee.” rispondo. In effetti non ho avuto ancora il tempo di pensare per quale motivo la McGranitt possa averci convocati qui alle cinque e mezzo del pomeriggio.

Jake seduto di fronte a noi tre scuote la testa abbozzando un timido sorriso.

“Spero non sia niente di grave.” dice poi mentre apre l'inserto sportivo della Gazzetta del Profeta sul tavolo e viene aggredito da Lorcan e dalle sue teorie sul fatto che i Tornaos vinceranno sicuramente il campionato.

Ho inquadrato bene Jake solo all'inizio dell'anno, prima condividevamo qualche ora di lezione, ma nessuno dei due è particolarmente loquace con gli sconosciuti e quindi non avevo mai parlato con lui se escludiamo qualche 'ciao' nei corridoi. Avevo sempre pensato che Jake e Jane fossero cugini, magari alla lontana, gli occhi, la carnagione scura e una sottile somiglianza nei modi di fare mi avevano ingannato. In realtà, mi ha spiegato Jane, tra di loro non c'è alcun legame di parentela. Si conoscono letteralmente da una vita però, questo sì. Jane mi ha raccontato che sono cresciuti insieme nella periferia di Belfast in Irlanda del Nord, erano vicini di casa e hanno frequentato la stessa scuola elementare. I genitori di Jake, entrambi maghi, hanno aiutato la madre di Jane ad accettare il fatto che sua figlia fosse una strega. Jane mi parla spesso di lei e dei suoi chiassosi fratellastri babbani. Di suo padre, che se n'è andato prima che nascesse, invece non parla quasi mai. Solo una volta si è lasciata sfuggire che vorrebbe averlo conosciuto per averne almeno un ricordo. Non deve aver avuto infanzia facile, ma a vederla sempre così sorridente non lo diresti mai. Come adesso per esempio: mentre saluta Molly, Gemma e Oscar che si stanno avvicinando al nostro tavolo, sembra la felicità fatta a persona.

“Stavamo pensando a cosa avrà di tanto urgente da comunicarci la McGranitt.” dice regalando ai nuovi arrivati un sorriso smagliante. Molly si siede accanto a Jake e dopo aver borbottato qualcosa su quanto tempo questa riunione rubi al suo studio sprofonda quasi immediatamente nella lettura di un pesante tomo di Rune Antiche, i capelli rossi arruffati e gli occhiali di corno in bilico sul naso paffutello le conferiscono quell'aria da intellettuale psicopatica che spero di non avere mai, nemmeno quando mancheranno solo qualche manciata di giorni ai M.A.G.O.. Gemma e Oscar invece ricambiano con educati sorrisi di cortesia, sedendosi poco lontano dal gruppo, uno accanto all'altra. Incarnano perfettamente il prototipo del Serpeverde perfetto: schivo, furbo e affascinante. Sono una coppia da che ne ho ricordo, probabilmente da addirittura prima che io e Matthew ci mettessimo insieme e, anche se mi costa ammetterlo, fanno davvero invidia. Sono innamorati e non sentono il bisogno continuo di dimostrarselo, forse è proprio per questo che si vede lontano miglia. Niente sorrisi smielati, paroline dolci, gesti affettuosi o baci ogni mezzo secondo, solo la sicurezza di esserci sempre l'uno per l'altra, sicurezza che li rende fieri. Non ci ho mai parlato davvero, per questo temo le ronde future con loro più di qualsiasi altra cosa. Sembrano così altezzosi e impenetrabili che solo incrociare lo sguardo con uno di loro mi fa sentire utile come una confezione di cioccorane senza figurine.

Grazie a Merlino la McGranitt fa il suo ingresso in Sala Grande proprio mentre il silenzio iniziava a farsi imbarazzante. Ci sorride e i suoi occhi brillano di una strana luce da dietro i suoi occhiali a mezzaluna mentre si avvicina.

“Buonasera ragazzi.”

Un coro di 'buonasera professoressa' la fa sorridere di nuovo, riconoscente.

Il sorriso sul suo volto scompare in un secondo quando sembra notare qualcosa che prima le deve essere sfuggito.

“Non manca qualcuno all'appello?” chiede con aria severa inchiodando gli occhi su Molly, che imbarazzatissima solleva lo sguardo dalle sue amate Rune e lo sposta ansiosa in giro per la Sala Grande, alla ricerca dell'altro Capo Scuola Grifondoro, perennemente in ritardo: James Potter.

“Buonasera, Preside.”

La voce familiare di James interrompe la disperata ricerca di sua cugina e catalizza l'attenzione su di sè. Indossa la divisa di Quidditch, macchiata e bagnata, ha i riccioli scuri pieni di neve e impugna la sua Firebolt07. Lo fisso sbalordita, mentre lui sorride a una rassegnata McGranitt che potrei giurare aver visto alzare gli occhi al cielo.

“Signor Potter, esigo puntualità dai miei studenti, dovrebbe saperlo.”

“Mi scusi, Professoressa. Dopo l'ultimo incidente – i suoi occhi nocciola indugiano per una frazione di secondo su me e Jane – ho capito l'importanza dei compiti che mi sono stati assegnati. Sa ho appena ripreso il mio ruolo di Capitano, non giocavo da un po' e mi sono lasciato prendere la mano con i ragazzi. Mi perdoni.” dice con un tono responsabile che gli si addice così poco.

Tra parentesi, non posso credere che abbia obbligato quei poveri disgraziati della squadra di Grifondoro ad allenarsi con questo tempo.

“Che non capiti mai più, Potter. Ora siediti, ho un importante annuncio da farvi.” sentenzia avvicinandosi ulteriormente, mentre James siede accanto a Molly, ancora rossa per l'imbarazzo di pochi minuti prima.

“Bene. Ora che ci siamo tutti vorrei parlarvi del progetto che il corpo insegnanti ha approvato per la festa di Natale.” dice scrutando i nostri volti.

Ma certo, la festa di Natale! Era più che ovvio, mancano solo un paio di settimane alle vacanze e non eravamo stati ancora avvertiti di nulla. Spero solo che non si tratti del solito lavoro di allestimento. L'anno scorso mentre stavo aiutando dei Tassorosso con alcuni festoni nella Sala dei Trofei, Pix ci aveva ricoperti di colla e di qualche strana sostanza bianca che quello sgorbio spacciava per neve finta. Ho dovuto usare qualcosa come una ventina di incantesimi diversi per togliere tutta quella roba appiccicosa dai miei capelli. Cosa può esserci di peggio?

“L'anno scorso gli allestimenti erano a dir poco deliziosi, ma quest'anno abbiamo pensato a qualcosa di più sofisticato.”

Il sorriso che compare sul suo volto non promette assolutamente nulla di buono.

“Quest'anno, per la prima volta dopo anni, la notte del ventidue dicembre si terrà un meraviglioso ballo di Natale. Ogni dama dovrà avere un cavaliere, si danzerà tuta la notte, l'atmosfera sarà ancora più magica del solito e sarà tutto incredibilmente meraviglioso.”

Ecco, un ballo di Natale meraviglioso è esattamente quello a cui mi riferivo quando dicevo se potesse esserci qualcosa di peggiore. Preferirei studiare Divinazione chiusa in una stanza con Pix piuttosto che partecipare a un ballo.

Credo di essere l'unica a non esserne entusiasta a giudicare dai volti degli altri, persino James ha un sorriso ebete stampato sulla faccia. Non ci posso credere.

“L'annuncio del ballo verrà dato al resto della scuola domani mattina a colazione, ma prima voglio assicurarmi che voi capiate l'importanza del vostro ruolo in questo evento. Siete i Caposcuola, ovvero, insieme ai Prefetti, i responsabili dell'ordine e del comportamento dei vostri compagni di Casa. Voglio che raccomandiate agli altri studenti come devono comportarsi, vestirsi e anche impartire loro lezioni di ballo, perché in un ballo, cari i miei fanciulli, si balla.”

Dopo questa notizia fantastica il sorriso sul suo volto raggrinzito si è fatto ancora più inquietante.

Non solo dovrò partecipare ad un ballo ma dovrò pure ballare e insegnare a ballare ai Corvonero più piccoli, anche se ancora non so esattamente come. Magari esiste un incantesimo per non sembrare un Troll mentre mi muovo a ritmo di musica. Oppure esiste un incantesimo per obbligare qualcuno a farlo al mio posto. Sì, Susan, esiste, ma non è legale purtroppo. Bene, dite che buttarsi tra le braccia del Platano Picchiatore sia una cattiva idea?

“Ovviamente ho altri importanti compiti da affidarvi. Ho già parlato con gli Elfi Domestici e saranno felicissimi di collaborare con i Caposcuola di Tassorosso per la scelta del menù.” dice accennando con il capo a Jane che ricambia con uno di quei suoi sorrisi entusiasti che riuscirebbero a coinvolgere tutti. Tutti, sì, tranne me.

“Inoltre conto sui Caposcuola di Serpeverde per un allestimento più che sfarzoso della Sala Grande.” aggiunge. Altra scelta scontata.

“A Grifondoro ho deciso di affidre il compito di trovare la musica adatta. So perfettamente che affidandomi alla signorina Weasley sono in buone mani per quanto riguarda i balli classici della tradizione magica. E quanto a te, Potter, ho deciso di concedervi anche qualcosa di più moderno e voglio fare affidamento su di te. Mi raccomando, non voglio esagerazioni o volgarità in questa festa.” dice incenerendolo con lo sguardo. Ma James nemmeno se ne accorge, sta già battibeccando con Molly per chi dovrà avere più potere decisionale riguardo alla scelta musicale.

Le parole della preside però richiamano subito la mia attenzione.

“E poi, chi meglio di Corvonero – No, non dirlo. Ti prego. – potrebbe aiutami con l'organizzazione?”.

L'ha detto, invece. Eccome se l'ha detto.

“Inviti, consigli sull'abbigliamento, - continua - l'organizzazione vera e propria, voglio che tutto sia perfetto. Sono stata chiara?”

L'unica cosa veramente chiara a dir la verità è il fatto che anche lei voglia rovinarmi la vita, ma mi costringo ad annuire. Non solo dovrò partecipare a un ballo, non solo dovrò ballare a questo ballo, ma dovrò anche aiutare a organizzarlo.

Sì, credo proprio che il Platano Picchiatore non sia poi così male come alternativa.



Ho deciso di farvi una sorpresina e ho pubblicato mooolto prima del previsto, così potrete perdonarmi meglio se non riuscirò ad aggiornare prima di Luglio. :)
Fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto! :)
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Le vostre parole sono veramente gentili e mi spronano a continuare a scrivere, se la storia vi piace lasciate una recensione, in modo che io lo sappia.
Un bacio grande.
Titi :)

P.S.: vi lascio con Lor, Lys, Jane, Jake e Molly.


 

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Capitolo 17
*** CAPITOLO SEDICI ***


enjoy :)



CAPITOLO SEDICI

“James, ti prego. Sii ragionevole, come pensi che riuscirai a far venire le Sorelle Stravagarie con solo due settimane di preavviso?” la voce stizzita di Molly risuona tra gli scaffali.

Mi scappa un sorriso, forse incontrarsi in biblioteca con i Grifondoro non è stata proprio una scelta azzeccata. In più James è già riuscito a fare perdere la pazienza a Molly, prevedo un pomeriggio estenuante.

“Ciao, ragazzi.” dico mentre mi avvicino al tavolo dove siedono Molly e James, uno di fronte all'altra. Molly sta scribacchiando su un foglio di pergamena, ma al mio arrivo solleva lo sguardo accennando un sorriso riconoscente.

James sbuffa.

“Sei arrivata per dare manforte a questa qui?” chiede indicando con la testa la cugina e assumendo un aria di profonda disapprovazione.

Sorrido in direzione di Molly e mi siedo a capotavola.

“Allora, avete già qualche idea?” chiedo.

“Niente di realizzabile.” puntualizza subito Molly.

James sbuffa di nuovo.

“Non ascoltarla, Susan. Le Sorelle Stravagarie sono un'idea geniale. Sono intramontabili, piacciono a tutti e renderebbero questo ballo qualcosa di memorabile!” dice alzando la voce.

James non ha tutti i torti, una buona musica è fondamentale per il successo del ballo e a me le Sorelle Stravagarie non dispiacciono affatto.

Sarebbe un'idea geniale se solo fosse possibile.” ribadisce Molly.

Effettivamente anche Molly ha ragione.

“Sono il figlio del grande Harry Potter, servirà pure a qualcosa, no?”

“Zio Harry non sfrutterebbe mai la sua popolarità per accontentare un tuo capriccio!”

“Non è un capriccio, è un'idea geniale, razza di id..”

“Vi prego, ragazzi, siamo in biblioteca. Potete rimandare questi battibecchi a più tardi?”

Due sguardi sprezzanti mi inceneriscono contemporaneamente, ma decido di ignorarli.

Devo organizzare questo ballo e per quanto io sia poco entusiasta della cosa, è un mio compito e lo farò nel miglior modo possibile.

“Bene, James, se tuo padre riuscisse davvero a procurarci le Sorelle Stravagarie sarebbe fantastico, nel caso non riuscisse troveremo un piano di riserva. Molly, mi servirebbero le canzoni per il ballo vero e proprio, avevo pensato che un paio potrebbero persino cantarle i ragazzi del coro, potrebbe essere carino, no?” chiedo gentilmente. Non so dove riesco a trovare tutta questa calma ultimamente, ma la parte da posata Corvonero che c'è in me ringrazia.

James mi strizza l'occhio, qualcosa mi dice che il ventidue Dicembre avremo le Sorelle Stravagarie.

Molly mi passa il foglio di pergamena su cui stava scarabocchiando prima. Si tratta di una lunghissima lista di canzoni della tradizione inglese.

“Ma è fantastico, Molly! Non credevo che ne avremmo avute così tante a disposizione!” esclamo mentre scruto meglio la lista. Detesto ammettere di non conoscere qualcosa, ma la maggior parte di questi titoli mi è completamente sconosciuta.

Molly si illumina e finalmente mi regala un sorriso vero.

“Non devi preoccuparti di procurarle perché mio padre ha i dischi di quasi tutte e..”

“Zio Perce ascolta quella roba? Merlino, salvami.” bisbiglia James.

Trattengo un sorriso per non offendere Molly, non voglio che la situazione degeneri di nuovo.

Ma con i cugini Weasley-Potter, qualsiasi cugini Weasley-Potter, è inevitabile che la situazione degeneri.

“Anch'io ascolto quella roba, brutto Troll!”

L'insulto di Molly è accompagnato dal lancio di un pesante tomo di Antiche Rune diretto proprio alla testa di James.

Muovo veloce la bacchetta e il libro atterra con un leggero tonfo sul tavolo a pochi centimetri dal corpo di James, che lo fissa terrorizzato.

“Tu sei matta!” dice dopo un attimo digrignando i denti.

“E tu sei ingestibile e immaturo.”

“In effetti lanciare un'enciclopedia in testa a tuo cugino è un comportamento molto maturo, non è vero?”

Molly si irrigidisce.

“Vado da Alice a portarle la lista per il coro. Ci vediamo più tardi, Susan.” dice raccogliendo le sue cose, dopo aver incenerito James con lo sguardo.

 

“Credo senta un po' l'ansia perché i M.A.G.O. si stanno avvicinando, non l'ho mai vista così..” dico quando vedo Molly varcare la soglia della biblioteca con passo marziale.

“Se è così adesso, cosa farà a Maggio? Dovrò guardarmi le spalle continuamente!”

Rido. Povera Molly.

“Piuttosto, credi davvero che Alice accetterà di far cantare al suo coro quella robaccia?” mi chiede sogghignando.

Alzo gli occhi al cielo.

“James, per favore. – dico ridendo – È ovvio che accetterà, Alice farebbe qualsiasi cosa per il coro, e poi potrei scommettere che anche lei conosce quelle canzoni. Non hai detto niente riguardo alla mia idea. Sarebbe carino se anche loro cantassero qualcosa, no? Insomma darebbe un tocco di maestosità all'evento, magari un paio di canzoni all'inizio e un paio alla fine. Se vengono le Sorelle sarà fantastico, ma dobbiamo comunque avere un piano di riserva, qualcosa di diverso dal gruppetto di Tassorosso del quarto che hanno suonato l'anno scorso a fine anno, ti prego. E a proposito di Tassorosso, Jane mi ha chiesto se potevo fare un salto nelle cucine un giorno di questi, così mi può fare assaggiare il menù che aveva pensato, puoi venire anche tu se vuoi, un parere in più fa solo comodo.”

James mi sta guardando sgranando gli occhi.

Sollevo un sopracciglio e lui scoppia a ridere.

“Non stai prendendo questa storia del ballo un po' troppo sul serio?” mi chiede poi.

Nel caso non lo avesse ancora capito, io prendo tutto sul serio.

“Sto solo facendo quello che mi è stato chiesto: occuparmi dell'organizzazione.” rispondo con una linguaccia.

James ride.

“Lorcan?” domanda.

“Lorcan mi aiuta, adesso è in Sala Grande con Oscar e Gemma per contrattare su quanto poco Serpeverde dovrà essere lo stile dell'allestimento. Non voglio assolutamente niente di spaventosamente verde-argento in giro.” dico.

James ride di nuovo.

“Sempre tutto sotto controllo, eh?”

Rido.

“Direi di sì.”

“Ti ricordi delle lezioni di ballo, vero? Domani pomeriggio alle due e mezza, stanza delle necessità.” dice strizzandomi l'occhio.

“Non esiste proprio, James. È un tuo compito quello. Io ho troppe cose da fare!” scatto subito in risposta. Non deve aver ben chiaro cosa significa organizzare un evento a cui parteciperà tutta Hogwarts, non ho tempo per le sue stupide lezioni di ballo.

“Non vuoi che tutto sia perfetto al ballo che tu stai organizzando?” mi chiede sogghignando.

Sbuffo.

Ho già battibeccato con Lys stamattina per cercare di spostare gli allenamenti di domani e non c'è stato verso di convincerlo, dove lo trovo il tempo anche per questo?

“Non potresti farlo da solo?” chiedo bruscamente.

“Lo farò da solo nelle due prossime settimane, mi serve la tua supervisione alla prima lezione. Non mi sembra di chiedere tanto.” dice avvicinandosi leggermente mentre sorride, riesco a vedere perfettamente le pagliuzze dorate dei suoi occhi nocciola.

Che poi avevo sempre pensato che gli occhi marroni fossero banali, eppure in quelli di James non trovo niente di banale.

Quindi?” mi chiede in un sussurro.

Quindi hai anche tu le lentiggini del gene Weasley? Non ci avevo mai fatto caso. Sono proprio piccoline, in effetti.

Ho sempre voluto avere le lentiggini e invece niente.

James ha gli occhi marroni meno banali che io abbia mai incrociato, ha un sorriso bellissimo e persino qualche lentiggine. Ah, è anche decisamente troppo vicino.

Riesco a sentire il suo profumo caldo e avvolgente, mi sento come se mi stesse avvolgendo davvero, mi sento in trappola, ma ci sto bene.

James si fa sempre più vicino e io so che dovrei allontanarmi, dovrei davvero. È tutto così strano, ma forse con strano non intendo sbagliato.



Miseriaccia!” la voce di Molly mi fa sobbalzare sulla sedia.

Ma per le mutande di Merlino, che cazzo sto facendo? Io non posso baciare James! Lui è così stupido, così immaturo, lui è così... così diverso da me.

Shhht! Sei proprio tonta, hai rovinato tutto!” la voce cristallina di Alice la riprende subito, ma ormai è tardi, per fortuna.

Credo di essere dello stesso colore dei capelli di Molly, ma solo Merlino sa quanto devo a lei e alla sua incapacità di trattenersi.

“Tranquilla, Alice.” dice James. E la sua voce profonda sembra davvero calma, come se non ci fosse davvero niente di cui preoccuparsi, come se non fosse successo assolutamente nulla.

La figlia del Professor Paciock sorride in risposta, per nulla imbarazzata.

“Vi ho portato la lista delle canzoni che io e il coro possiamo preparare in queste due settimane. Non sono molte, ma di più non possiamo fare.” dice con semplicità, appoggiando una pergamena sul tavolo. Ha solo quindici anni ma gestisce da sola il coro da più di due. Ha una voce spettacolare e sono davvero contenta che questa talentuosa Tassorosso collabori con noi per la riuscita del ballo, vorrei solo sembrarle più riconoscente.

“Grazie.” è l'unica cosa che invece riesco a mormorare ancora imbarazzata.

Lei mi sorride in risposta.

“Vi lasciamo continuare il vostro lavoro.” aggiunge poi, prima di allontanarsi strattonando una Molly ancora in stato di shock.


 

James ridacchia. Cosa ci trova poi di così divertente mi piacerebbe davvero saperlo.

Sollevo lo sguardo per scrutarlo con disapprovazione, ma nell'esatto momento in cui i miei occhi incrociano i suoi sento le mie guance avvampare.

“Cos'è che dicevi prima? Sempre tutto sotto controllo, eh?” dice con un sorrisetto malizioso stampato sulla faccia.

Imbecille.




Sono tornataaaa! Finalmente la mia maturità è finita e ho potuto tornare a dedicarmi a questa storia. Spero che possiate perdonarmi per tutto il tempo che avete dovuto aspettare per poter leggere questo capitolo. Susan, da maniaca della perfezione com'è si sta impegnando al massimo per portare a termine il compito che le è stato affidato. Organizzare il ballo di Natale si sta rivelando però molto più complicato del previsto, le cose a cui pensare sono tantissime: la musica, il banchetto, l'allestimento, le lezioni di ballo e ora anche James. Voglio che vi scateniate nelle recensioni su quello che è successo nell'ultima parte del capitolo, è una specie di piccolo regalo per farmi perdonare meglio! ahahah ;)
Fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto! :)
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo (che ha raggiunto le 8 recensioni ) e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Le vostre parole sono veramente gentili e mi spronano a continuare a scrivere, se la storia vi piace lasciate una recensione, in modo che io lo sappia. Grazie un sacco, davvero!
Un bacio grande.
Titi :)

P.S.: vi lascio con Alice Paciock, che è una tenerissima new entry di questo capitolo.


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Capitolo 18
*** CAPITOLO DICIASSETTE ***


enjoy :)



CAPITOLO DICIASSETTE
 

Io non voglio più vedere James. Mai più.
Più ripenso a quel sorrisino su quella faccia da schiaffi, più sento ribollirmi il sangue nelle vene.
Lo odio. Ha persino osato insinuare il fatto che non abbia la situazione sotto controllo.
Non potrei sopportare di vedere quel sorriso malizioso di nuovo, motivo per cui non sono nemmeno scesa a cena. Ho detto a Rose e ai gemelli che avevo un saggio di Aritmazia da consegnare entro lunedì e che domani non avrò nemmeno il tempo di guardarlo visto gli allenamenti e tutto quello che devo ancora fare per il ballo. In realtà non ho nessun saggio di Aritmazia da finire, ma Aritmazia non piace a nessuno, anche se non ho ancora capito troppo bene perché, e nessuno fa mai domande.
Certo però che rinunciare alla crème brulée del sabato per un imbecille come James è doppiamente da imbecilli. Ecco, non dovrei proprio farmi condizionare così da lui e ai suoi comportamenti idioti.
Ergo, vado a cena.

 

“Già finito il saggio di Aritmazia, Sue?” mi chiede Lor, mentre mi siedo tra lui e Rose al tavolo di Corvonero, dando le spalle ai Grifondoro.
Ed ecco che anche quando riesco a surclassare la mia assoluta incapacità di mentire forgiando una piccolissima e innocentissima bugia, la mia sfiga supersonica deve mettermi seduta proprio di fronte all'unico Corvonero del settimo anno che frequenta Aritmazia.
Merlino, ammettilo, ce l'hai con me?
Dave, infatti, ci scruta per un attimo, confuso.
Apre la bocca come per intervenire a riguardo mentre mi guarda con un sopracciglio sollevato.
Gli sorrido e scuoto impercettibilmente la testa.
“Una vera rottura, ci ho messo un pomeriggio intero a analizzare solo le prime righe della serie di Grahab!”
Gli altri non commentano e io tiro un sospiro di sollievo, non so per quale motivo abbia deciso di reggermi il gioco, forse nel mio sguardo c'era più disperazione di quel che credevo, fatto sta che si merita tutta la mia riconoscenza.
Gli sorrido grata e lui ricambia con un occhiolino.
“Quindi, Lys, a che ora gli allenamenti domani?” chiede, cambiando argomento.
“La domanda giusta sarebbe: 'Quindi, Lys, ci sono gli allenamenti domani?'.” intervengo. Dave, Lorcan e Rose ridacchiano, Lysander assume un'aria a metà tra il divertito e lo scocciato, ma non esita a rispondere.
“Sì, Susan, ci sono gli allenamenti domani. Ho prenotato il campo dalle quattro alle sei, ma potrebbero durare anche di più.” dice infatti, lanciandomi uno sguardo impietoso.
“I miei muscoli si stanno già lamentando.” dico con una linguaccia.
Tu ti stai già lamentando.” interviene Lor, dando manforte al gemello.
Sbuffo, mentre mi servo un po' di purè e di arrosto, già perché c'è anche l'arrosto e io me lo stavo per perdere per colpa di James.
Scuoto la testa sovrapensiero, mi faccio veramente troppi problemi.

 

Sì, me ne faccio davvero troppi. E il fatto che io, per tutta mattina, non abbia fatto altro che cercare una scusa plausibile per evitare di andare alle lezioni di ballo di James non è che l'ennesima conferma.
Nelle cucine ero talmente distratta che ho perfino rischiato di approvare il passato di barbabietola, il passato di barbabietola a un buffet!?, Jane trovava la cosa estremamente divertente, io un po' meno. Per fortuna Jake ha preso in mano la situazione: domani pomeriggio mi farà avere una lista completa di tutti i piatti che verranno presentati, divisi per portate, così potrò ricontrollare tutto e, se dovessi avere qualche dubbio o qualche richiesta particolare, mi ha garantito che gli Elfi saranno super disponibili. Povere creature, devono avermi preso per una psicopatica.
E mi rendo perfettamente conto che sarebbe esattamente la stessa opinione che si farebbe di me qualsiasi persona se dovesse passare ora davanti a questo corridoio, che, però, al momento è deserto.
Sono venti minuti buoni che marcio avanti e indietro alla ricerca della scusa perfetta, (no, non mi sono ancora arresa), ma niente. Sento come se una decina di boccini d'oro stesse cercando di uscire dal mio stomaco e una terribile situazione di agitazione mista a ansia mi pervade. Manca solo una manciata di minuti alle due e mezza e con ogni probabilità non arriverò a nessuna conclusione, se non quella di arrendermi all'evidenza: dovrò supervisionare questa stupida lezione.

 

“Tutto bene?” una calda voce familiare mi fa sussultare. James sorride, ma non si tratta del solito sorrisetto malizioso, quindi posso essere gentile.
Tutto bene. Tu?” chiedo. Se ignoriamo cosa è successo l'altro giorno forse non c'è nemmeno bisogno di sentirsi in imbarazzo. Sento l'ansia scivolare via lentamente e riesco persino a sorridere.
“Beh, alla fine ti sei decisa a venire e sei anche puntuale. Non potrebbe andare meglio.” risponde mentre inizia a camminare di fronte al muro opposto a dove mi trovo.
Una, due, tre volte. Una porta nera compare all'improvviso.
James si volta verso di me.
“Sapevi come funziona?”
“Avevi dei dubbi?” chiedo con una linguaccia.
Lui alza gli occhi al cielo e entra nella Stanza scuotendo la testa.
Una stanza enorme si apre di fronte a me e riconosco subito lo stile di James, tutte le pareti sono ricoperte da specchi e al centro si staglia una grossa pista da ballo. In un angolo ci sono un grosso stereo babbano e un vecchio grammofono, mentre lungo tutto il perimetro ci sono dei cuscini per permettere ai ragazzi di essere più comodi mentre assistono alla lezione.
Mi sto ancora guardando attorno quando mi accorgo, grazie a uno degli specchi sulle pareti, che James si trova proprio alle mie spalle e fissa il mio riflesso.
Sorrido e lui ricambia.
Poi silenzio. E io non riesco a fare a meno di pensare all'ultima volta che ci siamo visti, così arrossisco involontariamente.
Devo trovare un modo per rendere meno imbarazzante questa situazione.
“Beh, io mi siedo laggiù intanto che aspettiamo gli altri. Se hai bisogno di una mano con la musica e il resto chiedimi pure. Se posso essere d'aiuto lo faccio volentieri.” dico iniziando a dirigermi verso un mucchietto di cuscini dall'aria particolarmente comoda. Già smettere di guardarci in silenzio potrebbe essere un buon inizio.
Ma James scatta verso di me e la sua mano afferra il mio polso mentre il mio cuore si ferma per un istante.
Lui sembra esitare per un attimo, come se dovesse dirmi qualcosa e io ne approfitto per liberare il polso dalla sua presa.
“Io ho l'allenamento alle quattro, non potrò rimanere molto alla tua lezione.” lo anticipo, non voglio che la situazione diventi più imbarazzante di quanto non sia già.
James ridacchia.
“Sei fin troppo gentile a preoccuparti, un'ora e mezza andrà benissimo. Penso di sapermela cavare in questo genere di cose. Tu, piuttosto?”
“Io, cosa?”
Tu sai ballare?”
Certo.”
James solleva un sopracciglio e mi squadra per un istante, mentre io scongiuro Merlino che non mi chieda di dimostrarglielo. Non so ballare, sono assolutamente negata per qualsiasi tipo di attività che riguardi musica e movimento contemporaneamente e non voglio che James lo sappia.
Fortunatamente Lily e un consistente numero di Grifondoro e Tassorosso troncano sul nascere qualsiasi commento ironico o meno di James e io sento un profondo moto di gratitudine nei loro confronti. Li abbraccerei tutti, uno a uno, ma forse sorridere grata a Lily mentre mi siedo su uno dei cuscini di fianco allo stereo può bastare.

 

Quando James ha detto di sapersela cavare in questo genere di cose non credevo che sapesse cavarsela così bene, non so dove, come o quando abbia imparato, ma sa ballare senza sembrare un idiota tutte le canzoni che Molly ci ha procurato.
E niente, mi viene quasi da piangere mentre mi dirigo verso il campo di Quidditch.
Sono in ritardo, si congela e le nuvole promettono neve. C'è un vento tremendo, James sa ballare mentre io sembro un sacco di patate e la mia voglia di allenarmi rasenta i fondali più profondi del Lago Nero. Potrebbe andare peggio?

 

“E io che ho sperato fino all'ultimo che Lysander stesse scherzando ieri sera quando ha detto dell'allenamento!” dico a Dave mentre mi slaccio le protezioni.
È stato un allenamento particolarmente pesante e il freddo e l'umore sicuramente non hanno aiutato.
Dave mi sorride mentre sistema la pluffa nel baule.
Siamo rimasti solo io e lui dopo le sei, avremmo dovuto allenarci per migliorare sul lato sinistro degli anelli, ma abbiamo smesso dopo una quindicina di minuti da che gli altri se ne sono andati. Eravamo tutti e due stanchissimi ed è bastata un'occhiata per capire che entrambi pensavamo la stessa cosa.
Dave mi sta dando le spalle, è a dorso nudo. Non posso fare a meno di pensare che sia proprio un bel ragazzo. Ha un fisico eccezionale, gli zigomi alti e i lineamenti ben definiti.
Lo conosco da sette anni e me ne sono accorta solo negli ultimi mesi. Sono davvero un'osservatrice eccezionale a quanto pare.
Passa una mano tra i suoi capelli scuri e si volta.
Mi ha beccata in pieno. Lo stavo ammirando bellamente e lui mi ha sorpresa. Arrossisco.
Non so come ci si comporta in queste situazioni.
Sue? Ci sei?” mi chiede agitando una mano.
Rido.
“Certo! Sono solo stanchissima!” dico voltandomi e nascondendo la testa nell'armadietto.
Vorrei scomparire.
“Posso chiederti una cosa?” chiede.
Sono costretta a girarmi e a mostrare tutto il mio imbarazzo. Forse dovrei scusarmi, mi limito a annuire, ancora imbarazzata. Ci deve essere qualcosa che non va nei miei ormoni ultimamente, forse dovrei fare qualche ricerca in biblioteca.
“Il saggio di Aritmazia, se non sono troppo indiscreto.” dice sorridendo.
“Oh. Beh, mi hai retto il gioco, è giusto che tu sia curioso di sapere perché. A proposito, grazie, sono una frana con le bugie, non avrei saputo come giustificarmi se tu mi avessi smentito. – dico ridendo – comunque volevo evitare di vedere una persona, tutto qua. Poi ho pensato che non dovrei farmi influenzare così tanto e sono scesa lo stesso.”
Lui annuisce.
“Si tratta di Potter, vero?” chiede all'improvviso.
Credo di essere arrossita parecchio, Dave si corregge subito.
“Scusa, Susan, non sono affari miei.” dice sorridendo.
“Ma va, non preoccuparti.” dico istintivamente.
Sento un bisogno tremendo di parlarne con qualcuno, normalmente ne avrei già parlato con Rose, ma oggi era con Scorpius e poi si tratta pur sempre di suo cugino.
“Comunque hai ragione, è James che non volevo vedere.” dico.
Dave annuisce e non so perché, ma spero ardentemente che mi chieda il motivo.
Ma Dave è troppo educato per indagare oltre, così tra noi cala il silenzio.
Prendo la mia inseparabile tracolla e chiudo l'armadietto con la magia.
“Stavo pensando..” mi dice non appena mi volto.
“..ti andrebbe di venire al ballo di Natale con me?” aggiunge subito con un sorriso.
Al ballo? Io con lui?
Non avevo nemmeno pensato alla possibilità che uno come lui potesse invitarmi.
Lo fisso negli occhi, sono grigi, dolci e disarmanti.
Mi sento un groppo in gola. Non so cosa rispondere.
“Penso che.. - mi interrompo, cosa penso? Ah si! - che sia una bella idea!” dico con un sorriso imbarazzato.
In realtà non avevo ancora pensato con chi sarei potuta andare al ballo, forse sono stata un po' troppo presa dall'organizzazione. Senza forse.
Comunque non c'è male, sono convinta che Dave sarà un ottimo accompagnatore.
“Ma tu non parli sempre di solito?” mi chiede soffocando una risata.
Rido anche io. In effetti sì, è difficile trovare qualcuno che riesca a farmi stare zitta.
“È solo che non me l'aspettavo.” ammetto con sincerità.
Sposto sulla destra la treccia che faccio per gli allenamenti e sistemo la tracolla sulla spalla.
Dave inarca un sopracciglio.
“Non te l'aspettavi? Pensavo che i gemelli te lo avessero detto, è un bel po' che..” ma si interrompe all'improvviso.
È un bel po' che..? Che cosa?
Gli sorrido, forse gli serve solo un po' di incoraggiamento.
Andiamo, Dave! Parla!
“..è un bel po' che dico di voler conoscerti meglio.” dice mentre mi guarda con i suoi occhi grigi, improvvisando un sorriso. Sembra sincero.
“Dave?” domando con esitazione.
“Dimmi.”
“È un problema se non so ballare?” chiedo.
“Io sono negatissimo, non ti costringerò di sicuro.” mi dice ridendo.
E dopo questa, r
iconfermo: Dave sarà un ottimo accompagnatore.

Eccomi qui, di nuovo! Ho aggiornato il prima possibile con questo capitolo ricco di sorprese! Susan continua imperterrita nell'organizzazione del ballo anche se si distrae continuamente. James si dimostra più insicuro rispetto al capitolo precedente e Dave (lo trovate sotto), che, lasciatemelo dire, è il ritratto della dolcezza, ne approfitta invitando la nostra Sue al ballo. 
Fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto! :)
Volevo ringraziare tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e spero che questo capitolo non vi abbia deluso! Le vostre parole sono veramente gentili e mi spronano a continuare a scrivere, se la storia vi piace lasciate una recensione, in modo che io lo sappia. Grazie un sacco, davvero!
Un bacio grande.
Titi :)

 


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Capitolo 19
*** CAPITOLO DICIOTTO ***


enjoy :)



CAPITOLO DICIOTTO

 

Lysander continua a pretendere allenamenti devastanti a orari sempre più improponibili, rubando tempo prezioso ai miei preparativi per il ballo.

Nessuno dei professori, nessuno, sembra intenzionato a diminuire la portata di studio e compiti anche se alle vacanze mancano poche manciate di giorni.

Stanotte non ho chiuso occhio per poter finire come si deve il tema sul Veritaserum per Lumacorno e stamattina, ovviamente, ne sto pagando le conseguenze.
Le mie occhiaie sembrano voragini, ma questo è ancora il problema minore. Non riesco a rimanere attenta a nessuna lezione per più di cinque minuti di fila e tutti, professori compresi, sembrano essersene accorti. La Professoressa Pierce ha indirizzato parte degli sguardi di disapprovazione che di solito riserva esclusivamente a James e Fred anche nella mia direzione, o almeno questo è quello che mi hanno raccontato i gemelli più tardi, io ero troppo distratta e assonnata per accorgermene.

Ah, a proposito di James, ha smesso di rivolgermi la parola da quando, la settimana scorsa, ha tenuto la sua prima lezione di ballo. E non so per quale motivo. Non ho avuto il tempo materiale per indagare quale ingranaggio del suo cervello abbia smesso di funzionare, né men che meno per cercare di aggiustare la situazione.

Per fortuna c'è Dave.
Mi sta aiutando tantissimo in questi giorni, con il ballo, con gli allenamenti e le assurde fissazioni di Lys e persino con i compiti. È stato lui a svegliarmi stamattina verso le cinque: ero crollata su una delle scrivanie della Sala Comune sopra le pergamene e i libri di Lumacorno. Continuava a ridacchiare di come fosse impossibile che io mi sia potuta ridurre all'ultimo minuto, ma poi è rimasto anche a farmi compagnia mentre scrivevo la conclusione, per poi obbligarmi ad andare a dormire almeno un'altra ora prima delle lezioni.

 

“Sue, non sembri più tu in questi giorni, davvero, dovresti dormire.” Eccolo.

Dave si siede accanto a me al tavolo dei Corvonero imbandito per il pranzo, spettinandomi i capelli con quella che sembra essere una carezza.

Non permetto a nessuno, tranne mia madre, di toccarmi i capelli. È una delle cose che mi da più fastidio al mondo, ma si tratta di Dave e ho davvero troppo sonno per esprimermi con qualcosa di diverso da un brontolio.

Lui sorride, come se nulla fosse. E con un sorriso così mica ci si può arrabbiare con lui.

“Dammi retta – continua – se ti prendi mezza giornata libera non morirà nessuno. Parlo io con Oscar, vi vedrete domani per ultimare i preparativi.”

Forse ha ragione, forse dovrei dormire davvero. Almeno un pochino.

Ma cosa sto dicendo? Domani non ho tempo per trovarmi con Oscar e Gemma! Domani ho fissato un appuntamento con la preside e dopo con il Professor Paciock per parlare con lui dell'allestimento floreale. In più dovrò tornare da Hagrid, per l'ennesima volta: non riesce a capire che i suoi Doxy brillantinati non rientrano nel mio concetto di 'allestimento elegante'.

Non posso, Dave. Non sai quante cose devo fare ancora.” dico per poi accasciarmi sul tavolo.

Mi sta anche venendo il mal di testa, devo ricordarmi di passare da Madama Chips.

“Susan, non ti basterebbe nemmeno un giratempo per fare tutto quello che vuoi, sarà tutto perfetto anche se dormi un'ora in più. Salta l'allenamento di oggi, dirò a Lys che ti ha convocato la McGranitt.”

Allenamento. Dave ha detto davvero allenamento?

Ho due ore di Aritmazia e poi avevo in programma di andare nelle cucine con Jake e Jane, come faccio a essere contemporaneamente al campo di Quidditch?

“Dimmi che stai scherzando, ti prego. Non può esserci anche l'allenamento stasera.” sussurro mentre lotto contro me stessa per tenere gli occhi aperti.

“Vedi che non sbaglio quando dico che non sei in te, non ricordi nemmeno le cose. Parlo io con Lys, dai, te riposati un po'.”

“No, non serve. Ce la faccio, Dave, davvero. Vado da Madama Chips perché ho un po' di mal di testa e poi salgo in dormitorio a riposare un pochino, va bene? Ci vediamo tra un'ora dalla Vector.” dico alzandomi e improvvisando un sorriso per nascondere uno sbadiglio.

Deve essermi venuta una smorfia piuttosto brutta perché Dave mi scruta con aria preoccupata.

“Non mangi niente?”

“Non ho fame, davvero.” lo rassicuro mentre mi avvio verso l'infermeria.

 

 

Almeno il mal di testa è passato, non posso dire lo stesso per il sonno però.

La professoressa Vector è veramente brillante, con le sue spiegazioni riesce a rendere la sua materia ancora più interessante. Purtroppo però stavolta nemmeno le sue brillanti spiegazioni riescono a farmi rimanere concentrata e fingo di prendere appunti, scarabocchiando la pergamena. Osservo Dave che prende diligentemente appunti da bravo Corvonero, senza interrompersi nemmeno quando il grosso pendolo appeso alla parete annuncia la fine di queste due ore infinite.

So che sarà più che disponibile a condividerli con me e mi scappa un sorriso. Senza di lui in questi giorni non so cosa farei.

Mi alzo con calma e raccolgo la mia roba, quando finalmente esco dall'aula trovo Dave in corridoio ad aspettarmi. Mi guarda preoccupato come se potessi cascare a terra appisolata da un momento all'altro e effettivamente credo che non sia poi così impossibile come cosa.

“Mi accompagni nelle cucine prima dell'allenamento? Ci sono anche Jane e Jake, non sarà una cosa lunga.” chiedo, prima che lui ricominci con i suoi rimproveri materni.

Mi guarda esasperato, ma poi sorride.

 

 

Susan, puoi stare attenta? Hai parato tre pluffe su ventiquattro e più che tiri, quelli di Dave sembravano passaggi. Per favore.” mi urla Lys dall'altra parte del campo.

So quanto ci tiene Lys a questa Coppa, ma davvero non riesco a rimanere concentrata sul gioco, ho gli occhi che mi si chiudono per il sonno e il mal di testa sta iniziando a tornare.

E anche quando riesco a capire cosa dovrei fare, il mio corpo non risponde agli impulsi. Io mi impegno anche, ma, davvero, non ce la faccio.

Altri tre punti non parati, di fila per di più.

Lysander mi vola accanto.

“Susan, non so cosa ti prenda, ma non ti ho mai vista giocare così male. Se il Quidditch non ti piace e non hai voglia di impegnarti, non devi farlo per forza. Né per me, né per dimostrare qualcosa a Potter. Se vuoi rimanere nella mia squadra, non puoi giocare così.”

Come sa farmi arrabbiare Lysander, forse solo James Potter.

La prossima giuro su Merlino che la paro, lo sa benissimo che sono nella squadra perché me lo sono meritato e perché voglio esserci.

Jeremy impugna la pluffa e punta l'anello sulla sinistra, il mio istinto mi dice che se mi sposto anche solo di qualche centimetro verso sinistra, sarà troppo tardi per buttarmi a destra nel caso sia solo una finta. Ma il lato sinistro è il mio punto debole e io e Dave avremmo dovuto allenarci per migliorarlo la settimana scorsa, cosa che non abbiamo fatto. Non posso lasciare che Lysander noti le mie debolezze proprio adesso, quindi mi sposto, non tanto, solo una quindicina di centimetri, giusto per essere sicura.

Pochi centimetri che bastano a Jeremy per decidere di cambiare obbiettivo. Maledizione.

Lancia veloce e con precisione. Forse posso farcela, sono pur sempre la figlia di Oliver Baston.

Mi allungo verso destra il più velocemente possibile, spingo con i talloni il legno di quercia e tendo le braccia. Ancora un po'. Spingo con il piede sinistro sul supporto metallico per darmi più spinta, lo so che non si fa, che è pericoloso, che potrei scivolare, bla bla bla, ma mi servono altri centimetri per catturare quella maledetta pluffa.

Spingo anche col destro, riuscirò a rimanere in equilibrio, è una questione di pochi istanti.

Sento la pluffa toccare il mio guantone, parata. Sorrido.

Dovrebbe bastarmi, ma voglio convincere Lysander che mi merito questo posto, che sono davvero il miglior portiere di Hogwarts come mi ha detto prima dell'ultima partita, così mi sporgo ancora un po' per afferrarla. Fa sempre più effetto quando il portiere ferma la pluffa, papà lo dice sempre.

Ma ho calcolato male lo spazio che mi divideva dalla pluffa, colpa del sonno, del mal di testa o chi lo sa, fatto sta che sento la scopa scivolare via dalle mie gambe e i muscoli sono troppo tesi per riacciuffarla in tempo.

Sento una voce femminile urlare terrorizzata, Rosie.

Poi un altro grido, stavolta la voce è maschile e le sue parole hanno un senso, un incantesimo, forse.

Poi più niente, tutto è attutito, tutto sembra ovattato.

Le braccia e le gambe non rispondono più, le palpebre sono pesanti e so che, per quanto possa provare a lottare per tenerle aperte, stavolta cederò.




Eccomi qui! Capitolo breve, ma con la promessa di aggiornare presto! ;)
Susan ha voluto tirare un po' troppo la corda e la corda si è spezzata. Per fortuna, e lo ha ammesso, c'è Dave.
Spero di non avervi deluso e come al solito ringrazio
 tutti/e coloro che hanno seguito/preferito/ricordato/recensito o anche solo letto lo scorso capitolo e che leggeranno e recensiranno questo! Mi fate sorridere un sacco e le vostre parole mi spronano a continuare a scrivere, a volte ispirandomi anche su come continuarla. Se volete lasciare un commento, io lo leggo suuuper volentieri. Grazie un sacco, davvero!
Un bacio grande.
Titi :)

 

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Capitolo 20
*** CAPITOLO DICIANNOVE ***


enjoy :)



CAPITOLO DICIANNOVE

 
Quando mi risveglio mi sembra passata un eternità, apro gli occhi e scopro di essere in infermeria.

Infermeria, perché diavolo sono in infermeria?

Provo a sollevarmi per attirare l'attenzione di Madama Chips, magari lei saprà dirmi qualcosa.

Una fitta però mi attraversa il costato, costringendomi a rimanere sdraiata.

Mi lascio scappare un mugolio di dolore. Non me l'aspettavo.

Susan? Sei sveglia? Stai bene?” la voce familiare e preoccupata della mia migliore amica mi fa sobbalzare nel letto.

Altra fitta, altro mugolio.

Rosie? Cosa è successo?” domando con voce flebile. Per quanto mi sforzi non riesco a ricordare cosa sia successo al campo di Quidditch, ero così contenta di aver parato quella pluffa impossibile.

La mia migliore amica sembra decisa a ignorarmi.

“Dave, Dave, corri! Si è svegliata! E parla!”

Un rumore di passi e un'altra voce.

“Dici che si è ripresa?”

Se mi considerassero magari potrebbero capirlo.

“Secondo me sì. Prima parlava anche..”

“Parlavo con te, Rose. Speravo potessi rispondermi.” dico.

Persino parlare mi fa male, ma almeno serve allo scopo.

Rose e Dave si voltano di scattano.

Sui loro volti vedo la preoccupazione scivolare via piano piano, prima che compaiano due splendidi sorrisi.

Come stai?” chiedono contemporaneamente.

Sorrido. Almeno questo riesco a farlo senza provare dolore.

“Bene, credo. Cos'è successo?” domando piano.

“Oh, ecco sei caduta dalla scopa. All'allenamento, più o meno quattro ore fa. Non so come abbia fatto, ma Dave è riuscito a acciuffarti per la divisa quando eri a meno di un metro dal suolo. Lo strattone ti ha lasciato dei segni, qualche abrasione sulle costole e le spalle, ma Madama Chips dice che ti saresti rotta qualcosa sicuramente se non ti avesse fermato. Ti riprenderai presto.” snocciola Rosie senza fermarsi un secondo.

Faccio fatica a registrare le spiegazioni che Rose mi ha appena dato.

Sono caduta dalla scopa durante l'allenamento.

Non sono messa bene, ma non è grave.

Sarebbe potuta andare peggio se Dave non mi avesse salvato.

Un momento. Dave? Dave mi ha salvato?

Dave? Oh, grazie.” sono le uniche parole che riesco a mormorare.

Dave mi ha fermato prima che mi schiantassi al suolo.

Gli sorrido riconoscente, conscia che nemmeno tutta la gratitudine del mondo sarà mai abbastanza.

Lui mi sorride, ma c'è ancora qualcosa che lo turba. Forse è solo preoccupato per me.

“C'è un sacco di gente che voleva venire a trovarti, gli abbiamo impedito di entrare a disturbarti, secondo noi e Madama Chips dovresti mangiare un po' e riposare.” continua Rose.

“Signorina Baston, avrei dovuto avvertirla oggi dopo pranzo, ma credevo che lei fosse abbastanza intelligente da capirlo da sola. – interviene Madama Chips con aria corrucciata – il sonno è importante, mangiare abbastanza ancora di più. Per quanto tu possa essere impegnata, il tempo per mangiare e per dormire a sufficienza lo si trova.”

Annuisco, non ricevevo questo genere di prediche dalle elementari, quando mia nonna voleva obbligarmi a finire sempre le enormi quantità di cibo che mi metteva nel piatto, anche quando stavo per scoppiare.

E riceverle di fronte a due dei miei migliori amici effettivamente rende il tutto ancora più imbarazzante.

“Ho dormito parecchio oggi – dico, tentando di giustificarmi – adesso sto già molto meglio.”

Madama Chips mi scruta ancora corrucciata.

“Ciò non toglie che passerai la notte in infermeria e anche la mattinata di domani. E prima che tu possa dire qualcosa per convincermi che non c'è bisogno, te lo dico: sono irremovibile.” dice allontanandosi subito, prima che io possa effettivamente dire anche solo mezza parola.

Madama Chips è sempre stata iperprotettiva nei miei confronti, dice che ha visto tutte le fratture più brutte su mio padre e mio fratello e che non vuole assolutamente rivederle su di me adesso che mi sono buttata anch'io su questo sport.

Sospiro.

“Chi è passato a trovarmi?” domando, se devo passare qui le prossime dodici ore avere un po' di compagnia non mi farebbe poi così male.

“Tutta la squadra ti ha accompagnato qui, dovevi vedere la faccia di Lys, non ha smesso per un secondo di incolparsi, continuava a dire che non potevamo capire quanto gli dispiacesse. Jeremy poi stava per scoppiare a piangere. Poi sono arrivati Jane e Jake, e anche Molly ha mollato i libri per correre a vedere cos'era successo. Anche Hugo e Lily sono passati, e poco fa anche Scorp e Albus sono venuti a vedere come stavi. Gemma e Oscar ti hanno mandato un gufo, la lettera è lì sul comodino, vicino ai fiori di Alice del Professor Paciock.” snocciola Rose, ancora visibilmente agitata.

“Girano voci che Hagrid voglia regalarti un Doxy argentato come portafortuna, possibile?” interviene Dave con il suo splendido sorriso.

Ridacchio, ma mi interrompo quasi subito. Le mie costole doloranti non mi permettono grossi movimenti.

Quindi ricapitolando Lys, Lor, Jeremy e Steven, Molly, Jane e Jake, Hugo, Lily, Scorpius e Albus. E Rosie e Dave, ovviamente. Sorrido, magari qualcuno di loro ripasserà a salutarmi.

“Sue, adesso che ti sei svegliata, sono davvero più tranquilla.” mi dice Rose con un sorriso, sedendosi sul letto. Sembra davvero stanca.

Guardo il grande orologio appeso alla parete. Un quarto alle dieci.

“Rose, vai a mangiare qualcosa nelle cucine, Dave può accompagnarti. Non volevo farvi saltare la cena.” dico.

Lei scuote la testa, scompigliando i suoi riccioli.

“Posso rimanere ancora un po', andremo dopo nelle cucine.” afferma convinta.

“Due Corvonero che non rispettano il coprifuoco? Non esiste, vi voglio in dormitorio prima delle dieci e mezza. Non diamo alle altre Case altre occasioni per toglierci punti.” dico con una linguaccia.

Rose mi squadra dal fondo del letto sollevando un sopracciglio, Dave, ancora in piedi al mio fianco, scoppia a ridere.

“Va bene, mammina. – risponde Rose alzandosi – ma prima mi assicurerò che Madama Chips controlli che tu ti rimetta in sesto prima di farti uscire di qui.”

Così dicendo mi strizza l'occhio prima di allontanarsi verso l'ufficio di Madama Chips. Quelle due donne insieme mi fanno paura.

Dave continua a ridacchiare. Lo guardo storto, fingendomi offesa.

“Stai meglio?” mi chiede. I suoi occhi grigi sorridono, ma c'è ancora un velo di preoccupazione che non è riuscito a nascondere.

“Sì, molto meglio. E grazie a te.” rispondo sciogliendomi in un sorriso.

Non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto accadere se Dave non mi avesse afferrata in tempo.

Lui scuote la testa, confuso.

“Io non so cosa è successo, Sue. Un attimo prima ero paralizzato dal terrore e un attimo dopo ti avevo afferrato per la vita. Ma ero davvero troppo lontano per poterti raggiungere in tempo. Non sono mai stato molto veloce sulla scopa. Probabilmente mi prenderai per pazzo, ma ti giuro che sei rimasta sospesa in aria per un attimo, prima che ti raggiungessi e potessi prenderti. Non so come sia possibile, non ne ho idea.” dice e la sua voce trema sulle ultime parole.

Dave, mi hai salvata: mi hai afferrato prima che mi schiantassi al suolo. Non c'è molto da capire.

“Dave, non so davvero come potrei ringraziarti.” dico con tono rassicurante, forse è solo traumatizzato per quello che è successo e non si rende conto di quello che ha fatto effettivamente.

Mi sorride, ma nei suoi occhi grigi rimane un velo di preoccupazione.

Dave? Sono le dieci, mammina, qui, ci vuole in Comune prima di mezz'ora.” dice Rose, mentre si avvicina ridendo.

“Sue, riposati mi raccomando. Se riesco passo domattina prima di colazione. – continua scoccandomi un bacio sulla guancia – Non sai quanto ti voglio bene.”

Le sorrido, non sa quanto gliene voglio io.

“Non ho mai avuto tanta paura come oggi pomeriggio. Buonanotte Susan.” sono le parole che invece mi sussurra Dave prima di baciarmi la fronte.

Sento un moto di profonda gratitudine nei suoi confronti. Vorrei abbracciarlo, ma sollevarmi mi è ancora piuttosto difficile, così mi limito a sorridergli.

“Avete finito voi due? Se James mi becca fuori dal dormitorio, toglierà centinaia di punti a Corvonero solo per poter scrivere a mia madre che la mia Casa ha perso punti a causa mia.” dice Rose ridendo.

Dave ridacchia.

“Allora arrivo subito, non vorrei mai che Hermione Granger se la prendesse con me.” dice strizzandomi l'occhio, prima di seguire la mia migliore amica in corridoio.


 

“Susan?”

Mugugno qualcosa che suona come una minaccia di morte: se continua così, giuro su Merlino che un giorno o l'altro la uccido.

“Susan?”

Qualcuno può spiegare per l'ennesima volta a quell'oca giuliva che mi ritrovo come compagna di stanza che se sto dormendo non può svegliarmi? Non nel bel mezzo delle notte, per lo meno. E assolutamente non quando ho bisogno di dormire più di qualsiasi altra cosa.

Susan!

“Pronuncia il mio nome ancora mezza volta, Jennifer, e giuro che ti schianto.” dico cercando di soffocare uno sbadiglio.

Mi strofino gli occhi per cercare di mettere a fuoco il motivo per cui ora sono sveglia.

Scopro con sorpresa di non essere nel mio letto.

Poi piano piano ricordo tutto: gli allenamenti, la caduta, Dave, l'Infermeria.

Ma se non sono nel mio dormitorio, nella mia Sala Comune e se, soprattutto, sono sola, chi cazzo è stato a svegliarmi?

Non posso essermelo sognato.

Mi strofino nuovamente gli occhi e mi guardo attorno di nuovo.

Tutti gli altri letti sono vuoti e non c'è anima viva.

Un fantasma magari? Pix, certo.

Sbuffo mentre cerco una posizione più comoda per riprendere sonno.

Giuro su Merlino che Pix me la pagherà.

Sbuffo di nuovo.

“Che c'è da sbuffare, Susan?”

Stavolta sono davvero sicura di averci sentito bene. E cosa che mi terrorizza, ho persino riconosciuto la voce. Non si tratta della voce stucchevolmente suadente di Jennifer, né di quella gracchiante di Pix.

Mi volto lentamente, non può essere lui.

E invece si. È lui.

James è in piedi proprio di fronte al mio letto. Sul suo volto è stampato il solito furbo sorriso di sempre, sorriso che si trasforma in una risata quando si accorge del mio stupore.

“Che ci fai qui?” chiedo inarcando un sopracciglio.

“Sono passato a vedere come stavi, mi sembra ovvio.” risponde con un velo di arroganza.

“In piena notte?” commento. La mia intenzione era mostrare la stessa arroganza, ma la voce impastata dal sonno non deve avermi aiutato in credibilità.

Infatti James sogghigna.

“Se qualcuno non mi avesse bidonato per la ronda ci saremmo visti prima di quest'ora improponibile.” risponde.

La ronda. Rose aveva ragione quando parlava di James che avrebbe potuto togliere punti ai Corvonero stasera.

“Ti avrei bidonato comunque, mi sa.” dico. E è la verità, se anche me ne fossi ricordata non sarei mai riuscita a arrivare a sera senza crollare addormentata da qualche parte.

James sorride.

“La situazione sempre sotto controllo, eh?” chiede spostandosi sul lato del letto.

Ignoro volontariamente il sorrisetto malizioso che è comparso sul suo viso.

“Io ci ho provato, con pessimi risultati, ma ci ho provato.” rispondo sollevando le spalle.

Una fitta mi attraversa il costato.

“Tutto bene?” mi chiede subito James, a cui non è sfuggita la mia smorfia di dolore.

“Non ho niente di rotto, tranquillo. Madama Chips dice che ci metterò poco a riprendermi.” rispondo con un sorriso. È bello sapere che anche lui in fondo si preoccupi per me.

“Hai fatto proprio un bel volo.” commenta.

Aspetta.

“Tu..tu come fai a saperlo?”

James distoglie lo sguardo dal mio per un secondo.

“Beh, Susan, la scuola non parla d'altro..” dice poi.

Fantastico, ho fatto anche la figura dell'imbecille.

“Davvero?” chiedo sperando che mi smentisca.

“La figlia di Oliver Baston che si è appena rivelata una promessa del Quidditch, proprio come il padre, rischia di sfracellarsi al suolo durante un allenamento dopo aver parato una pluffa impossibile, cosa ti fa pensare che Hogwarts non ne parli?” dice ridendo.

Effettivamente non ha tutti i torti.

Mi copro la faccia con le mani, con che coraggio potrò farmi vedere in pubblico?

“Sarò lo zimbello della scuola.” dico lagnandomi.

“Smettila, Susan, probabilmente tu non saresti lo zimbello della scuola nemmeno se ti ubriacassi e ballassi su uno dei tavoli della Sala Grande durante la colazione.” dice per rassicurarmi.

Rido anche se le costole che sfregano contro il pigiama mi bruciano un po'.

“Come sei arrivato qui?” domando sistemandomi meglio sui cuscini.

“Oh, immagino che tu non sappia cos'è questo.” prendendo in mano un grosso pezzo di stoffa che aveva appoggiato sulla seggiola accanto al letto.

Scuoto la testa.

Ignotus Peverell ti dice niente, secchioncella?” chiede con un sorriso sornione.

“Merlino, dimmi che non è il Mantello dell'Invisibilità. Quel Mantello dell'Invisibilità?!” dico alzando la voce. Non può essere vero.

James annuisce, poco prima di coprirsi con quel mantello e...scomparire.

Era qui un attimo fa, l'ho visto con i miei occhi, era qui a mezzo metro da me.

Allungo la mano e incontro con le dita qualcosa di estremamente soffice, sembra velluto, ma rimane invisibile.

James si toglie il cappuccio e mi sorride, mentre la sua testa continua a galleggiare a mezz'aria.

“Ma è fantastico!” esclamo affascinata.

“Ti piace davvero? Quando ti sei ripresa te lo faccio provare, allora.” dice con uno di quei suoi sorrisi veri e contagiosi.

Sorrido in risposta, sono felice che James, quello non arrogante, quello simpatico e gentile, sia tornato.

“Anche la sera del ballo, volendo.”

James si toglie il mantello e lo appoggia sul letto, tutto d'un tratto sembra imbarazzato.

Gioca con uno dei lembi evitando accuratamente il mio sguardo per una ventina di secondi buoni.

Poi solleva la testa di scatto, i suoi occhi nocciola non mi sono mai sembrati così penetranti. E così belli.

“Perché ci vieni con me, non è vero?” chiede con un sorriso.

Il ballo? Oh no.

“Ehm, James... io ho.. ho già accettato l'invito di un'altra persona.”

James mi guarda sorpreso.

Davvero? Chi?” chiede curioso.

“Dave.”

Robins?” mi chiede strabuzzando gli occhi.

“Esattamente.” rispondo con un sorriso.

Ma ci dev'essere qualcosa che non va nel mio sorriso, perché l'espressione di James si fa improvvisamente più dura e non riesco a decifrarla.

“Ah, certo, come potrei competere con l'eroe della situazione?” dice. Credo volesse scherzare, ma il tono che ha usato era talmente freddo e distaccato che non riesco nemmeno a sorridere a quella che avrebbe dovuto essere una battuta.

“È tardi.” dice, ma non riesco a capire se stia parlando con me, i suoi occhi sono tornati a evitare i miei. E anche il sorriso che rivolge nella mia direzione dopo un attimo sembra forzato.

“Vado a letto, Susan. Buonanotte.” dice coprendosi con il Mantello e scomparendo dalla mia vista.

Rimango per un paio di minuti a fissare il punto in cui l'ultimo ricciolo di James è scomparso e solo quando sento la porta dell'Infermeria cigolare mi accorgo di non avere risposto.

“Sogni d'oro, James.” sussurro troppo tardi.


Sono tornata, un po' più tardi del previsto, ma sono tornata. :)
Come prima cosa, super importante, volevo veramente ringraziare tutte le ragazze e i ragazzi che hanno recensito la mia storia. Quando l'estate scorsa mi è venuta questa strana idea e ho iniziato a buttar giù la trama non immaginavo nemmeno lontanamente che la storia avrebbe potuto avere davvero così successo. Dopo diciannove capitoli ho quasi raggiunto le cento recensioni e sono davvero davvero felice per questo e non posso far altro che ringraziarvi. Le vostre recensioni mi fanno sorridere un sacco e mi rendono orgogliosa del mio lavoro e della mia Susan. Ovviamene ringrazio anche coloro che leggono in silenzio e magari apprezzano lo stesso. ;)
Come seconda cosa volevo informarvi che ero lontana anni luce dall'ipotizzare che ci sarebbero stati schieramenti a favore di James o Dave e invece ora mi trovo a fronteggiare due veri  propri team di supporto. Io non posso schierarmi per ovvi motivi, ma se voi volete farmi sapere per chi tifate e quali sono i motivi io sarò ben felice di leggere e rispondere a tuuuutte le vostre recensioni.
Terza e ultima cosa, purtroppo sono molto impegnata in questo periodo, ho dovuto iniziare a studiare per prepararmi ai test di ammissione e ho un sacco di altri impegni, che non posso trascurare. Aggiornerò appena avrò tempo di scrivere dei bei capitoli e cercherò di farlo non troppo raramente, ma non ho nessuna intenzione di abbandonare la storia o di lasciarla incompleta. 
;)
Dopo tutta questa pappardella vi lascio con l'augurio di trascorrere bene anche l'ultima parte di questa estate che sembra essersi decisa ad arrivare finaaalmente. :)
Detto questo, spero di non avervi deluso con questo capitolo.
Grazie ancora un sacco, davvero!
Un bacio grande.
Titi :)

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Capitolo 21
*** CAPITOLO VENTI ***


enjoy :)



CAPITOLO VENTI

“Scusami, Rosie, ma come pensi di nascondere il tuo biondino e il fatto che ballerai con lui tutta sera alla mezza Hogwarts imparentata con te?” chiedo mentre intreccio i bellissimi e rossissimi capelli di Rose cercando di imitare un acconciatura babbana che abbiamo trovato su una rivista di Jennifer.

“Abbiamo deciso che non ha più senso nascondersi.” ammette con semplicità, mentre sorride al suo riflesso nello specchio.

Sono così contenta per lei, da quando si frequenta con Scorpius ha una luce diversa negli occhi e sembra davvero felice. Anche se il nostro rapporto, quasi fraterno, ne ha risentito un po', io so che posso sempre contare su di lei e lo stesso vale per lei, almeno a giudicare da come si è fiondata in camera mia per essere sicura che mi stessi preparando per il ballo e da come non abbia rifiutato il mio aiuto.

Mi ha mostrato orgogliosa il suo acquisto per il ballo, un abito corto di pizzo nero a maniche lunghe, semplice e elegante: il vestito perfetto per Rose. Nemmeno io avrei saputo scegliere meglio.

“Il tuo abito è davvero meraviglioso, Rose.” le dico mentre con la bacchetta le appunto una ciocca sul lato sinistro.

“È un regalo di mamma.” dice illuminandosi. Poi si volta di scatto, come se si fosse appena ricordata qualcosa di importantissimo.

“Susan, sono un'imbecille.” mi dice prima di scattare verso il suo armadio.

Rose è l'unica Corvonero femmina a frequentare il sesto anno, così ha questa enorme stanza, che lei tiene sempre impeccabilmente in ordine, tutta per sé.

In effetti mi sconvolge un pochino quando la vedo lanciare sul letto alcuni dei suoi maglioni, mentre è intenta a cercare qualcosa di cui ignoro completamente l'identità.

Poi a un certo punto emette un gridolio eccitato che mi fa sorridere.

Trovate!” dice porgendomi una scatola di cartone marrone.

Sollevo un sopracciglio mentre soppeso il pacco che una supersorridente Rose mi ha appena passato.

“Me ne ero praticamente dimenticata. Mamma me le ha spedite con il vestito, sono il suo regalo per te, per i diciassette anni. Sai, dice che è un traguardo importante e che tu sei sempre stata gentile con me e che te le meriti. E su questo ha ragione, davvero.” dice con uno dei suoi splendidi sorrisi.

Ricambio il suo sorriso e appoggio la scatola sul letto.

“Spero che ti piacciano, con le mie ha azzeccato in pieno e di solito ci sa fare con queste cose.” aggiunge per incoraggiarmi.

Un paio di tacchi argentati e incredibilmente alti appaiono davanti ai miei occhi quando sollevo il coperchio della scatola. Spalanco la bocca. Sono letteralmente senza parole.

“Ti piacciono?” chiede Rose ridacchiando.

“Certo, Rosie, ma io non ho mai messo niente del genere!”

“Beh, ti staranno benissimo. Sembra proprio che mamma e Andrew si siano messi d'accordo, staranno benissimo con il vestito blu che ti ha regalato tuo fratello.” dice, mentre io scruto ancora preoccupata quelli che sembrano proprio essere dodici centimetri buoni di tacco.

Ma Rose non può pensare che io metta davvero queste scarpe, con il vestito di Drew oltretutto.

“Mi sono fatta mandare da mamma il vestito a pois, pensavo che con le ballerine nere di vernice sarebbe stato bene.”

Mentre parlo, vedo l'espressione sul volto di Rose passare dall'estasiata all'inorridita.

“Niente contro i pois, Sue. Ma li trovo più adatti a un battesimo.” commenta.

Alzo gli occhi al cielo.

“Non credi che sia troppo esagerato per un semplice ballo?” chiedo brandendo una scarpa nella sua direzione.

“Susan, sei finita persino in infermeria per organizzare questo semplice ballo, non credo che sia per niente esagerato. È adatto all'occasione, sono sicura che sarai bellissima.” dice sorridendomi.

“Niente pois, quindi?” chiedo sperando di impietosirla. A me piacciono così tanto.

“Assolutamente no, niente pois.”

Sbuffo, peccato.

 

 

Rose mi ha messo in faccia un sacco di pastrugli e di unguenti strani e quando mi sono guardata allo specchio non riuscivo a credere che la ragazza del riflesso fossi davvero io. Non c'è più traccia delle occhiaie che fino a un paio d'ore fa sembravano disegnate con l'inchiostro.

Ho ripescato persino la trousse di trucchi babbani dal fondo del baule e Rose è riuscita a fare miracoli anche con quelle poche cose che ci abbiamo trovato dentro.

Sorrido al mio riflesso, il vestito che mi ha regalato Drew è davvero meraviglioso. Non l'avevo ancora provato, ma è davvero perfetto, un po' troppo lungo forse, ma Rose sostiene che è meglio così: con i tacchi starà meglio.

Il tessuto è spettacolare, continuo a volteggiare per sentire la stoffa leggera ricadermi sulle gambe nude. Potrebbe persino venirmi voglia di ballare con addosso questo vestito.

No, ok, scherzavo.

 

 

Sono scesa in Sala Comune con Rose e ovviamente dei ragazzi non c'è traccia.

Vorrei proprio conoscerlo il mago che ha inventato lo stereotipo delle donne in ritardo, basterebbe presentargli un paio di Corvonero di mia conoscenza per fargli cambiare idea.

Che poi dai gemelli c'era da aspettarselo, ma dove diamine si è cacciato Dave?

Detesto arrivare in ritardo e lui lo sa. A maggior ragione dovrebbe immaginare quanto per me sia intollerabile l'idea di presentarmi in ritardo a un evento che ho organizzato io.

Lorcan compare sulla cima delle scale che portano ai dormitori. Oh Lor, mio salvatore.

“Lor, ti prego dimmi dov'è Dave.” dico non appena si fa più vicino.

La mia voce trema leggermente. Susan, stai calma, Merlino!

Lor sorride rassicurante.

“Tutta questa ansia di vedermi, Sue?” chiede Lys interrompendo qualsiasi cosa stesse per dire il suo gemello e prima di corrermi incontro e stritolarmi. È passata più di una settimana dall'incidente al campo di Quidditch e ormai mi sono rimessa alla grande, ma Lys non ha ancora smesso di sentirsi in colpa per l'accaduto. Ogni volta che per caso ci ritroviamo da soli tenta sempre uno dei suoi lunghissimi discorsi di scuse, che ogni volta tronco sul nascere.

La colpa è solo mia, lui cercava solo di spronarmi a giocare meglio, con ogni probabilità se fossi stata io il Capitano avrei fatto lo stesso. Lui non poteva sapere quanto fossi stanca, sono stata io che ho voluto esagerare, lui non c'entra nel modo più assoluto.

“Sono solo un po' agitata, spero che vada tutto bene stasera.” dico sorridendogli e sistemandogli la cravatta blu cobalto che spicca sul suo smoking bianco, identico a quello di Lor.

“State benissimo, ragazzi, dico davvero.” dico osservando meglio il loro abbigliamento.

Sui volti dei gemelli compaiono due sorrisi identici.

“Anche tu e Rose, ovviamente.” dice subito Lor.

“Aspettavamo che fossero i vostri cavalieri a complimentarsi con voi per primi, quindi acqua in bocca.” aggiunge Lys con un sorrisetto furbo mentre ammicca verso le scale.

Dave infatti è appena comparso sulla soglia e mi osserva sorridente.

“Ha in mano una rosa, Sue. Una rosa!” mi bisbiglia Rose, eccitata dall'accaduto.

Mi scappa un sorriso mentre noto che, , effettivamente nella mano destra tiene una rosa bianca. “Scusate il ritardo.” è la prima cosa che dice, non appena si è fatto abbastanza vicino.

“Ti sembra cavalleresco far aspettare così la tua dama?” lo apostrofa Lorcan.

“Susan era arrabbiatissima.” dice Lysander.

Dave alza gli occhi al cielo, divertito.

“Suppongo che qualsiasi cosa io dica non verrà accettata come scusa da voi due.” dice.

“Supponi bene, amico mio, supponi bene.” risponde Lys.

“Forse potremmo perdonarti dopo che ci avrai offerto una burrobirra alla prossima uscita a Hogsmeade.” aggiunge l'altro gemello.

“In fondo ce le devi già.” ribatte Lys con sorriso malizioso dipinto sul viso.

Dave alza gli occhi al cielo, di nuovo.

“Va bene, va bene. Vada per le burrobirre.”

“Bravo, campione! Ci vediamo in Sala Grande!” dice Lor, accompagnando le sue parole con una sonora pacca sulla spalla, imitato subito dal gemello.

“Sue, ti rubiamo Rosie, ci vediamo giù più tardi. Stammi bene mi raccomando.” dice Lys con un sorriso paterno nei miei confronti. Gli sorrido, ma appena mi volto verso Dave alzo gli occhi al cielo. Mi piacerebbe sapere quanto durerà ancora questa storia dell'iperprotettività.

“Non so come fai a avere tutta questa pazienza, Dave.” dico ridendo, mentre osserviamo i gemelli strattonare la povera Rose fuori dalla Sala Comune.

Dave sorride sollevando le spalle.

“Spero che ti piaccia.” dice poi porgendomi la rosa bianca. Il sorriso raggiunge quei bellissimi occhi grigi che stasera sembrano ancora più dolci del solito.

“Grazie Dave, è davvero bellissima.” rispondo ricambiando il sorriso.

Come te.” sussurra avvicinandosi al mio orecchio destro.

Il mio sorriso si allarga involontariamente e credo di essere arrossita un po', è proprio un tesoro.

Dave si ritrae e mi porge la mano.

“Mi permette, milady?” chiede strizzandomi l'occhio.

“Solo fino alla Sala Grande. Nessun ballo, lo sai.” dico ridendo, mentre appoggio la mia mano sulla sua.

“Nessun ballo, lo so.” ripete stringendo lievemente la mia mano.

 

 

 

“Contro ogni pronostico è riuscita anche a trovarsi un accompagnatore quella!” sento distintamente le parole di Jennifer che sghignazza con le sue amiche di Grifondoro, mentre io e Dave facciamo il nostro ingresso in Sala Grande.

Apro la bocca per risponderle a tono, ma rimango bloccata per qualche secondo. Lo spettacolo che mi si presenta davanti agli occhi mi coglie completamente di sorpresa. Ho curato l'organizzazione fin nei minimi dettagli e vedere tutto finalmente realizzato mi rende davvero orgogliosa del lavoro che ho fatto. Sento gli occhi bruciare un pochino mentre osservo il soffitto della Sala Grande, da cui, come previsto, sembra stia nevicando. Il vischio e le ghirlande di agrifoglio appesi alle pareti, i tavoli imbanditi, l'atmosfera magica, il piccolo palco allestito per il coro e quello più grande per le Sorelle Stravagarie... I miei occhi cercano di catturare ogni dettaglio possibile e la mia bocca resta spalancata per la meraviglia, completamente dimentica di Jennifer e degli insulti che volevo indirizzarle.

“I miei complimenti, Sue. Se questa non è la festa più grandiosa che Hogwarts abbia mai ospitato ci va vicino.” dice Dave, mentre ci avviciniamo a uno dei grossi tavoli.

Sorrido orgogliosa.

“Supera le mie aspettative.” rispondo osservando lo splendido lavoro degli Elfi Domestici.

Non riesco a smettere di sorridere.

“Susan, Robins, vi vedremo aprire le danze stasera?”

Ecco, mi sembrava troppo bello per essere vero. Ci volevano proprio James e le sue pagliacciate a rovinare l'atmosfera.

Dave mi guarda tentennante e prima che dica qualcosa di stupido, ma maledettamente vero come per esempio il fatto che io non sappia ballare, devo assolutamente intervenire.

“Lasciamo a te l'onore, James.” dico facendogli l'occhiolino, prima di tornare a ignorarlo. Ho cose più importanti a cui interessarmi: tutto questo ben di dio, per esempio.

“E con chi?” domanda James con un sorriso furbo dipinto sul viso.

“Nessuna dama per te, Potter?” mi anticipa Dave.

Che poi tutta questa ostinazione nel continuare a chiamarsi per cognome non la capisco proprio.

“Non stavo parlando con te, Robins. Comunque no, nessuna dama per me. Sai l'imbarazzo della scelta, non so se hai presente... – dice interrompendosi per un secondo e squadrandolo – ah, certo. Ovviamente no.”

Dave alza gli occhi al cielo. Riformulo meglio: Dave si limita a alzare gli occhi al cielo.

“Io so scegliere.” dice poi con semplicità.

Io non so davvero come faccia a essere sempre così calmo, così gentile.

Dave sorride nella mia direzione come se non fosse successo assolutamente nulla e un sorriso spontaneo spunta sul mio viso. È incredibile come la sua serenità sia contagiosa.

James lo fissa, scuotendo la testa contrariato.

Sposta il suo sguardo, così intenso, per una frazione di secondo su di me, prima di tornare a fissare Dave. C'era qualcosa nel suo sguardo che non sono riuscita a decifrare, se solo mi guardasse di nuovo, forse potrei capirci di più.

“Sembra una bella festa per il momento, Susan. Alla fine impegnarsi tanto dal rischiare di sfracellarsi al suolo ha dato i suoi frutti.” dice e sinceramente non capisco perché continui a evitare il mio sguardo e a fissare Dave in quel modo. Ma, dopotutto, James mi sta facendo un complimento, cosa che non credevo possibile nel modo più assoluto, e questo surclassa completamente il modo mediocre in cui lo sta facendo.

“Grazie, James. Parte del merito è anche tuo, non sono stata io a contattare le Sorelle Stravagarie.” dico con un sorriso.

“Dovere. Se posso salvare le situazioni, lo faccio volentieri.”

Sorrido riconoscente a James, che però continua con ostinazione a ignorarmi.

Cerco con lo sguardo l'approvazione di Dave, ma i suoi limpidi occhi grigi non incrociano i miei.

Mi sento improvvisamente in imbarazzo. Tutti questi sguardi negati mi fanno sentire a disagio, incredibilmente a disagio.

E il silenzio imbarazzante che cala tra noi tre sicuramente non aiuta.

Questa dovrebbe essere la mia serata, la mia festa, la festa che io ho organizzato, la serata a cui sto dedicando tutto il mio tempo libero e non solo da più di un mese a questa parte, eppure non sono nemmeno dieci minuti che sono qui e già mi sento fuori luogo.

Vorrei con tutta me stessa dire qualcosa in grado di salvare la situazione. O vorrei che uno dei due dicesse qualcosa, magari Dave che sa sempre cosa è meglio dire.

“Susan, io..” inizia Dave e io sorrido istintivamente. Salverà la situazione, anche stavolta.

“..io vado un secondo dai gemelli laggiù. Raggiungimi quando vuoi.”

I suoi occhi incrociano i miei per un secondo e leggo chiaramente quanto anche lui si senta a disagio. Ma non pensavo che la sua soluzione sarebbe stata scappare, evitare il problema non ne è mai la soluzione. È questo quello che penso mentre lo osservo allontanarsi.

A James non deve essere sfuggita la mia delusione perché improvvisamente torna a rivolgermi le sue attenzioni.

“Non volevo farlo andare via.” dice, concedendomi finalmente di incrociare i suoi occhi nocciola.

Sollevo le spalle. Dopotutto, non è colpa sua se Dave se n'è andato. Tra loro non scorre buon sangue a quanto pare, ma Dave avrebbe comunque potuto rimanere qui con me.

“C'è una pecca nella tua festa, Susan, niente alcool. Per fortuna noi Grifondore ci siamo portati avanti in Comune.” dice poi porgendomi un bicchiere di succo di zucca.

Prendo il bicchiere, ma fisso il suo contenuto arancio senza reagire. Non rispondo nemmeno alla frecciatina di James.

Doveva essere la mia serata e adesso non ho nemmeno più un cavaliere, cioè ce l'ho, ma sembra molto più interessato alla compagnia dei gemelli che alla mia.

“Non volevo rovinarti la serata, Sue, dovrei trattenermi, ma certe volte proprio non riesco.” dice.

“Dai, tieni un altro bicchiere e va da Dave. La serata prenderà la piega giusta.” continua porgendomi un altro bicchiere.

Prendo anche questo e rispondo con un sorriso tirato, non riesco a togliermi dalla testa che questa festa sarà un fallimento, almeno per me.

“E sorridi, Susan, sei uno schianto stasera e con me non nei paraggi con Dave filerà tutto liscio, fidati. È una delle feste migliori che Hogwarts abbia mai organizzato ed è merito tuo.”

Mi spunta un sorriso sincero, forse perché stavolta James sta guardando me e non qualcun altro mentre mi parla. James ricambia il mio sorriso e i suoi occhi si illuminano.

“Ora ti lascio al tuo cavaliere, non mi perderei l'annuncio del fidanzamento di Rose, e soprattutto la reazione di Al e Hugo, per niente al mondo.”

Tu sai..? James.. Tu come fai a saperlo?” chiedo sbalordita.

“Sapevo che tirando in ballo Rosie avresti ricominciato a parlare.” dice ridacchiando.

“A me non sfugge niente, Sue.” aggiunge poi strizzandomi l'occhio prima di allontanarsi mischiandosi con la folla di studenti, lasciandomi qui, davanti al tavolo del buffet con due bicchieri di succo di zucca in mano.

 

 

Lor? Finalmente vi ho trovato. C'è veramente un sacco di gente.” commento mettendogli in mano uno dei due bicchieri. È più di mezzora che giro per la Sala Grande alla ricerca dei miei amici e del mio cavaliere. O meglio, è più di mezzora che cerco di muovermi per la Sala Grande alla ricerca dei miei amici e di Dave.

Qualcuno deve aver sparso la voce che sono stata io a organizzare la festa, almeno una cinquantina di studenti, la maggior parte dei quali prima d'ora avevo solo incrociato in Sala Grande, mi ha fermato ogni mezzo passo per dirmi che la serata sta uscendo davvero molto bene o parafrasando un Serpeverde del secondo anno “è tutto una figata”.

Detesto essere al centro dell'attenzione, ma apprezzo quando gli altri apprezzano il mio lavoro. E poi non volevo sembrare scortese o maleducata, così mi sono fermata a ringraziare tutti, ritardando ovviamente nella mia ricerca.

“Mmm qualcosa come tutta Hogwarts, Sue?” dice Lor ridacchiando, prima di sorseggiare il suo succo di zucca.

Alzo gli occhi al cielo, ma poi sorrido.

“Sai dove sono Dave e gli altri?” chiedo, realizzando solo ora che Lor è effettivamente solo.

Lor mi scruta sollevando un sopracciglio biondo.

“Credevo che Dave fosse con te, lui e Lys se ne sono andati “alla ricerca delle loro dame” circa un quarto d'ora fa. Io stavo parlando con Fred appena prima che arrivassi tu – dice indicando una testa rossa pochi metri più in là – e non li ho più visti.”

Fantastico, io sto cercando Dave e lui sta cercando me. In questa calca non ci troveremo mai.

Sospiro.

Ma aspetta un secondo.

“Che hai detto di Lys?” chiedo strabuzzando gli occhi.

Credo di aver sentito male, Lys non può avere invitato una ragazza. E poi chi?

Lor ridacchia.

“Lys ha fatto conquiste.” dice con tono allusivo.

Sono stata talmente impegnata con l'organizzazione da non preoccuparmi nemmeno delle persone con cui i miei amici sarebbero andati al ballo. Avevo dato per scontato che i gemelli non avrebbero invitato nessuno e che avrebbero passato la serata insieme, come al solito. Sono riuscita a trascurare anche loro, che bell'amica.

Chi?” chiedo curiosa e finalmente assaggio anch'io il mio succo di zucca ormai tiepido.

“Non indovineresti mai e poi mai, quindi mi toccherà dirtelo. Il tuo amico Grifondoro non la prenderà troppo bene, credo.” dice Lor.

Il mio amico Grifondoro? James? Ma cosa centra James con Lys? Un momento.

Mi obbligo a deglutire il succo, prima che la conferma della mia intuizione me lo faccia sputare proprio in faccia a Lor.

“Non può essere..” mormoro.

Lily Luna Potter.” dice Lor scandendo ogni parola.

Devo darmi una decina di secondi buoni per registrare la cosa.

La piccola Lily e Lys? Non ne avevo idea, giuro. Non l'avrei mai immaginato.

Lor ridacchia per la mia reazione.

“Potevate dirmelo!” dico lamentandomi.

“E quando? Eri sempre troppo impegnata, poi sei finita in Infermeria e c'erano cose molto più importanti delle nostre dame da affrontare. Non te ne sto facendo una colpa, assolutamente, semplicemente non c'è stata occasione.” dice con un sorriso.

Nostre dame? – chiedo non appena Lor smette di parlare – vuol dire che anche tu...?”

Lor ridacchia di nuovo.

“Sì, anche io.” dice tranquillamente con un sorriso.

Datemi una sedia, per favore. Non le reggo queste notizie tutte insieme. Sentiamo di chi si tratta e poi potrò trascinarmi in un angolo a piangere per non avere nemmeno lontanamente intuito le ragazze che interessavano ai miei due migliori amici e per essere così una pessima amica

“E ch....?”

“Sue, non balli?” una voce femminile e familiare mi interrompe proprio mentre sto ponendo a Lor la fatidica domanda.

Jane compare al mio fianco e mi sorride sfoggiando i suoi riccioli acconciati in uno semplice chignon e un tubino giallo che probabilmente solo altre tre o quattro persone sulla faccia della terra potrebbero portare con la stessa disinvoltura e stare altrettanto bene.

Il suo meraviglioso sorriso allontana, anche se solo momentaneamente, l'idea di rintanarmi da qualche parte a piangere.

“Sei un incanto, Jane.” dico con sincerità ricambiando il sorriso.

“Anche tu sei meravigliosa, Sue.” mi dice stampandomi un bacio sulla guancia.

Sprizza sempre allegria da tutti i pori e la sua felicità è così contagiosa che non posso fare a meno di sorriderle di nuovo in risposta.

“Venite a fare un giro in pista? Dai, Lor, me lo avevi promesso.” dice indirizzandogli un sorriso. Il gemello in questione annuisce a metà tra l'esasperato e il divertito.

“E tu, Sue? Dai, è divertente!” dice prendendo Lor per mano.

Sorrido a quel gesto così spontaneo. Lor e Jane, certo. Perché diavolo non ci ho pensato prima? Sono veramente perfetti insieme.

“No, davvero, sono un disastro. – ammetto con sincerità – Stavo cercando Dave, continuo la mia ricerca e vi lascio al vostro divertimento.”

Per un secondo il sorriso sul volto di Jane si spegne. I suoi brillanti occhi scuri cercano preoccupati quelli di Lor. Che è successo?

Lor sembra spaesato quanto me, il che non è confortante. Proprio per niente.

“Ho incrociato Dave proprio un paio di minuti fa e non stava per niente bene. Era pallido come un fantasma e si stava trascinando verso le scale. Gli ho dato una mano a arrivare fino in corridoio. Credo andasse in infermeria.” dice visibilmente dispiaciuta.

Ah. Che bello.

“Mi spiace.” dice Jane.

Anche a me, Jane, anche a me. Ma non mi sembra il caso di rovinare la serata a lei e Lorcan, solo perché la mia si sta rivelando un completo disastro, quindi sorrido.

“Vado a vedere come sta. Ci vediamo più tardi magari.”

 

 

Sono di fronte alla porta dell'infermeria e non so cosa fare.

O meglio, so cosa dovrei fare, ma per non so quale strano motivo non trovo il coraggio di entrare. È come se ci fosse qualcosa che mi trattenesse, che mi dicesse che è meglio aspettare. È una cosa del tutto irrazionale e so che non cambierà niente aspettare qualche altro minuto, ma non riesco a levarmelo dalla testa.

“Non volevo che finisse così, ho rovinato tutto.”

La voce che disturba il silenzio del corridoio deserto mi fa sussultare. È piuttosto lontana ma riesco a distinguere le parole, anche se faccio fatica a capire a chi appartenga.

“Andiamo, Dave, come se fosse colpa tua. A lei nemmeno importa di come stai. Non mi sembra che si sia sprecata a cercarti stasera, né quando eri in Sala Grande, né ora.” risponde una voce femminile.

Dave. Dave è davvero qui dentro quindi. È stato male davvero. Quanto mi dispiace.

“C'era un sacco di gente che la fermava per parlarle, sarei dovuto restare con lei.”

“Smettila di difenderla, o me ne vado.”

“Non puoi capire, Je, non sai quanto ci tengo.”

Je. Jessica? Ci dev'essere una Tassorosso del sesto anno che si chiama Jessica, Thompson, mi pare. Dave ha un sacco di amici Tassorosso, potrebbe essere lei.

“Capisco perfettamente invece. Quello che non capisco è perché proprio lei.”

Un rumore di una sedia spostata con malagrazia copre qualche altra parola. Poi un paio di sussurri che non riesco a decifrare e un rumore di passi veloci nella mia direzione.

Mi sposto dietro a una delle colonne per evitare di essere scoperta. Che poi è stata una cosa dettata dall'istinto, perché mai dovrei nascondermi? Ma quando esco dal mio 'nascondiglio' l'unica cosa che noto è un pezzo di tulle rosso svolazzante voltare l'angolo del corridoio.

Pazienza, a quanto pare questa Jessica mi odia, forse è solo un bene che non mi abbia visto.


 

Dave non stava guardando nella mia direzione, quindi quando lo chiamo per nome sobbalza nel letto. Non riesco a trattenere una risata.

“Scusa, Dave, non volevo farti spaventare.”

“Che ci fai qui?” mi chiede contrariato mentre si sistema sui cuscini. Jane aveva ragione, non ha per niente una bella cera.

“Mentre ti cercavo ho incontrato Jane. Mi ha detto che non stavi bene e sono venuta a vedere come andava.” dico mentre mi siedo sulla sedia che fino a un paio di minuti fa era occupata da Jessica.

“Non dovresti essere qui, c'è la Sala Grande gremita di gente pronta a congratularsi con te per come sta venendo la festa, come pensi ci rimarranno?”

Sorrido.

“Se ne faranno una ragione, immagino.” rispondo rassicurante.

Mi spiace davvero che lui stia male.

“Ma non dirle neanche certe cose, adesso tu ti alzi e porti questo meraviglioso vestito blu di là in Sala Grande. Hai fatto di tutto per questa festa, non ho intenzione di rovinartela.”

“Ma guarda che resto volentieri.” commento con un sorriso.

“Sono irremovibile e sono sicuro che avrò anche Madama Chips dalla mia parte.” dice indicando la porta del suo ufficio.

Alzo gli occhi al cielo e ridacchio.

“Va bene, va bene. Stai un po' meglio però?”

È il turno di Dave di alzare gli occhi al cielo.

“Non sto morendo, Sue. Ho solo un po' di febbre. Gli ultimi allenamenti devono avermi distrutto. Appena mi scende un po' salgo in Comune, non sto così male da dover passare qui la notte.” dice rassicurante.

“Mi spiace che tu non ti sia goduto la festa.” dico sincera. Non mi sarei mai nemmeno lontanamente immaginata che sarebbe andata a finire così.

“A me spiace solo di non aver passato più tempo con te. Non avrei dovuto lasciarti sola all'inizio, ma ci sono cose che non riesco a stare a sentire.”

Non mi sembrava che la frecciatina di James avesse fatto tanto effetto su di lui, evidentemente sa fingere bene. Ma sono la prima a sostenere che James a volte sia insopportabile, non posso di certo prendermela con il povero Dave.

“Non preoccuparti, Dave. Riprenditi presto, io non ci ho messo poi tanto.” dico strizzandogli l'occhio mentre mi alzo.

Più o meno una settimana fa eravamo ancora qui, stesso letto, stessa ora, solo i ruoli erano invertiti.

“A proposito dell'incidente al campo di Quidditch, Sue..” inizia Dave, la sua voce trema mentre pronuncia il mio nome.

“Non finirò mai di ringraziarti, Dave.” dico interrompendolo. So benissimo che non sarò mai in grado di ricambiare il favore qualsiasi cosa io possa mai fare per lui. Dave apre la bocca per ribattere, ma sembra così stanco, così sorrido e appoggio una mano sul suo braccio, per rassicurarlo. Ritraggo la mano di scatto, Dave scotta tantissimo.

“Chiamo Madama Chips e resto con te ancora un po'. Tu non stai bene, Dave.”

Dave alza gli occhi al cielo.

“Chiama Madama Chips e torna alla tua festa. Starò meglio già tra un paio d'ore.” sono le parole che mi rivolge accompagnandole con uno splendido sorriso.

“Ora vai, forza. È la tua festa, goditela.”

 

 

È la tua festa, goditela.

Facile a dirsi.

Sono tornata in Sala Grande e le Sorelle Stravagarie avevano smesso di suonare. Alice e i ragazzi del coro hanno iniziato a cantare una delle canzoni di Molly, trasformando completamente l'atmosfera. Come previsto la luce si è fatta più soffusa e le coppie di dame e cavalieri hanno cominciato a volteggiare al centro della Sala Grande. Ne riconosco parecchie.

Oscar e Gemma. Rose e Scorpius. Lys e Lily. Lor e Jane. Persino Molly e Fred.

E io qui a trangugiare succo di zucca e a tormentare i petali della Rosa che mi ha dato Dave, seduta su uno degli alti sgabelli intarsiati che tanto piacevano a Gemma, proprio di fianco al tavolo del buffet.

“Scorpius e Rose li avevo previsti, ma Lily con quel babbeo del tuo amico è stato un duro colpo anche per me.”

La voce di James, così vicina, mi fa sobbalzare su questo, già di per sé instabile, sgabello.

James ridacchia per la mia reazione. Alzo gli occhi al cielo.

“Non eri tu quello a cui non sfuggiva niente?” chiedo sistemandomi meglio sullo sgabello.

Infatti. Sono qui per questo.”

Inarco un sopracciglio, diffidente.

“Sono qui perché non mi è sfuggito il fatto che tu te ne stai qui da più di mezzora con aria sconsolata a osservare tutte queste coppiette ballare.”

“Non ho un'aria sconsolata!” ribatto subito.

È il turno di James di inarcare un sopracciglio.

“E va bene, forse solo un pochino!” mi correggo.

“Così va meglio, ammettere i proprio problemi è il primo passo per risolverli.” dice con aria solenne.

“Allora quand'è che tu inizierai ad ammettere i tuoi?”

“In effetti hai ragione, non sono messo molto meglio di te stasera.” dice con un sorriso mesto, mentre osserva i ballerini in pista.

“Mi riferivo a quelli mentali, ma è comunque un progresso.” dico soffocando una risata.

James grugnisce qualche insulto.

“Non hai trovato davvero nessuna con cui ballare?” chiedo interrompendo tutti questi borbottii.

James mi scruta per un secondo e una strana luce si accende nei suoi occhi.

No. Non dirlo, non azzardarti, non ci provare proprio.

Tu.” mi dice prendendomi letteralmente in braccio per farmi scendere dal mio elegante trespolo.

Uno, non c'è nemmeno la più remota possibilità che possa accadere una cosa del genere. Due, mettimi giù immediatamente.”

Uno, siamo ad un ballo. Due, ai balli si balla. Tre, concluderai con me, da brava Corvonero, che il mio ragionamento è pura logica.” ribatte James dopo avermi aiutato a raggiungere con le mie tacco dodici il pavimento di pietra della Sala Grande.

Incrocio i suoi occhi nocciola che mi scrutano cercando il motivo del mio disappunto.

“Ai balli non si balla, se la dama non vuole ballare.” dico con un tono che non accetta repliche.

“Hai detto di essere capace, non vedo un motivo valido per cui dovresti non voler ballare.”

Non rispondo. Mi limito a fissare imbarazzata il suo farfallino nero.

“Non dirmi che è perché non sei capace!” esclama con un sorriso malizioso.

Piantala, James.” sibilo.

Ma ovviamente James non smette di comportarsi da idiota, anzi mi scoppia a ridere proprio in faccia.

Istintivamente gli pesto un piede con il tacco delle mie scarpe argento, la sua reazione è immediata.

Sgrana gli occhi per lo stupore, ma per lo meno smette subito.

“Bastava dirlo subito, si da il caso che tu abbia di fronte a te uno dei migliori ballerini di tutta Hogwarts e che insieme possiate colmare le tue mancanze.” mi sussurra all'orecchio.

Cosa diavolo vuole fare?

“Senti, James, davvero io...”

“Questo meraviglioso vestito blu che, lasciamelo dire, ti dona parecchio, copre i tuoi piedi, non è vero?” chiede James zittendomi.

Che diavolo vuole fare?

“Penso di sì.” rispondo frastornata dalla musica alta e dal poco senso che trovo nelle sue parole.

“Perfetto.” dice estraendo la bacchetta e pronunciando qualcosa sottovoce dopo averla puntata verso le sue scarpe di pelle nera.

“Sali sulle mie scarpe.” dice.

Eh? Ma sta bene? Terra chiama James. James?

Scusa?” chiedo scettica.

“Fa come ti dico, Sue.” mi incoraggia e non so per quale assurda ragione lo ascolto.

Cominciamo a volteggiare a tempo di musica. È incredibile, è davvero bravo.

La sensazione del vestito che accarezza la pelle mentre piroettiamo in mezzo alle altre coppie è davvero piacevole e il modo in cui mi guarda James ancora di più.

“Sei una sorpresa, James.” gli dico con un sorriso. È veramente divertente.

“E non solo per te, dovresti vedere come ci guardano gli altri.” dice con un sorriso compiaciuto.

Alzo gli occhi al cielo.

“Sei bellissima stasera.” mi sussurra all'orecchio e un brivido mi percorre la schiena.

“Anche tu non sei niente male.” rispondo con sincerità.

Lo smoking nero lo fascia alla perfezione e il farfallino è un vero tocco di classe. E sì, questo volteggiare mi sta decisamente dando alla testa.

“Allora, com'è che la principessina Corvonero non sa ballare?”

Sbuffo.

“Io non ho mai detto di essere una principessina, James. Hai fatto tutto tu.”

“E così ho fatto tutto io, ah? Chi è stata a dirmi di essere capace a ballare?”

Sbuffo di nuovo.

“Mi avresti preso in giro più di quanto tu non faccia già. Preferivo evitare.” rispondo con una smorfia.

“Più che per il patronus, dici?”

“Ti tirerei uno schiaffo, ma c'è troppa gente che ci sta guardando.” sibilo.

James ridacchia.

“Ci fermiamo un po'?” chiede dopo qualche secondo.

“Lo vuoi proprio questo schiaffo, eh?” dico scendendo con delicatezza dalle sue scarpe.

Adesso che non stiamo più ballando e non sono più impegnata a volteggiare, percepisco chiaramente gli sguardi su di noi. È veramente imbarazzante, mi sento terribilmente a disagio.

Credo che James l'abbia intuito, infatti dopo avermi preso per mano mi guida tra la folla di studenti più in disparte possibile.

“Grazie.” sussurro.

“Grazie a te, saremmo la coppia del ballo se dovessero eleggerne una.” dice con un sorriso.

“Eri stufo di ballare? Non volevo farti male.” dico, effettivamente abbiamo ballato parecchio e con tutto questo tempo sulle sue scarpe non vorrei avergli fatto male davvero.

“A parte che dubito che con il tuo peso mi faresti male in qualsiasi situazione, ma ho imparato un incantesimo per rafforzare le superfici, pensavo che sarebbe potuto tornarmi utile. Sai una ragazza mi ha insegnato a vedere i lati utili della magia anche negli incantesimi più inutili.” dice con un sorriso.

Ricambio il sorriso, sono felice che James abbia imparato qualcosa dai nostri pomeriggi di studio.

“Pensa che grazie a questa ragazza ho persino quasi rimediato il mio Troll in Trasfigurazione. La McGranitt ha apprezzato tantissimo questo cambiamento.”

“Davvero?” chiedo sbalordita.

“Ho quasi la media dello Scadente adesso, devo lavorarci ancora un po', ma credo che sia dai G.U.F.O. che non avevo voti così alti.” dice mentre si appoggia alla parete di pietra.

“Vedi, ho sempre detto che sei intelligente. Devi solo applicarti.” dico orgogliosa come una maestra del suo alunno preferito.

“Intelligente, Susan? Non mi hai sempre dato dall'idiota?”

Fai l'idiota, non sei idiota. È diverso.” dico appoggiandomi al suo fianco.

James si volta verso di me e mi fissa negli occhi.

I suoi occhi nocciola mi sorridono, sono così belli, non riesco a distogliere lo sguardo e, in tutta sincerità, non voglio nemmeno farlo.

“Posso fare una cosa idiota, allora?” sussurra piano, sempre più vicino.

Ma non mi lascia il tempo di rispondere, nemmeno di pensare a dirla tutta.

Le sue labbra calde si appoggiano sulle mie con delicatezza, talmente all'improvviso da non lasciarmi nemmeno il tempo di reagire. Sento il cuore balzarmi in gola e rimango come pietrificata.

Dopo qualche istante James si allontana, staccando le sue labbra dalle mie.

“Morivo dalla voglia di farlo da che ti ho vista entrare in Sala Grande, ma c'era troppa gente per uno schiaffo, figuriamoci per questo.” dice mentre mi sfiora la guancia con il dorso della mano destra.

Poi si allontana veloce, tornando a mischiarsi alla folla di studenti che volteggiano per la Sala Grande e scomparendo dalla mia vista.

E io me ne resto qui, senza aver detto nemmeno una parola. Né per chiedere spiegazioni, né per insultarlo, né per trattenerlo.

A dir la verità non credo di aver ancora realizzato davvero cos'è successo. È come se ci fosse un boccino che continuasse a sbattere nervosamente contro le pareti del mio stomaco. Un boccino solo? Ma cosa dico? Saranno almeno una decina.



Sono imperdonabile, lo so. Ho fatto passare più di un mese prima di aggiornare, ma ero davvero impegnatissima e non volevo pubblicare un capitolo scritto male o raffazzonato, per poi pentirmene. Anche perché, come avrete capito, questo capitolo ha una certa importanza!
Spero che la lunghezza del capitolo e tutte le novità, le reazioni, i sentimenti di Susan che ho inserito possano aver ricompensato anche solo in piccola parte tutto il tempo che avete dovuto aspettare per poterli leggere.
Come seconda cosa, super importante, volevo veramente ringraziare tutte le ragazze e i ragazzi che hanno recensito la mia storia. Con lo scorso capitolo la storia ha superato le cento recensioni e io ne sono sempre più orgogliosa. Mi fa davvero piacere ricevere tutti questi pareri diversi sulla storia e sulla sua evoluzione, così come sulla nostra Susan, quindi, davvero, GRAZIE. Ovviamente ringrazio anche coloro che leggono in silenzio e magari apprezzano lo stesso. 
;)
Terza e ultima cosa, purtroppo, come avevo già accennato, sono molto impegnata in questo periodo, mi sono iscritta all'università e presto inizieranno le lezioni e con loro diminuirà anche il tempo che ho a disposizione per aggiornare (e sopratutto per scrivere) questa storia. issione e ho un sacco di altri impegni, che non posso trascurare. Aggiornerò appena avrò tempo di scrivere dei bei capitoli e cercherò di farlo non troppo raramente, ma, lo ribadisco ancora, non ho nessuna intenzione di abbandonare la storia o di lasciarla incompleta. :)
In alcune recensioni mi avete scritto che non vedavate l'ora di vedere i vestiti dei nostri protagonisti, così nel testo ho inserito delle brevi descrizioni e dopo tutta questa pappardella vi lascio con le foto di James e Susan e i vestiti di Rose e Jane. ;)
Detto questo, spero di non avervi deluso con questo capitolo.
Grazie ancora un sacco, davvero!
Un bacio grande.
Titi :)
P.S.: spero che il rientro a scuola non sia stato troppo traumatico! 
:*


 

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Capitolo 22
*** CAPITOLO VENTUNO ***


enjoy :)



CAPITOLO VENTUNO

 

Ho passato tutta la notte rigirandomi tra le trapunte blu con un unico pensiero per la testa: il bacio di James.

Avrei voluto chiarire la questione prima delle vacanze, in due settimane può succedere di tutto e poi due settimane sono decisamente troppe per aspettare. Io devo parlargli.

Io devo dire a James che non mi servono scuse, che capisco benissimo che tutto quello che è successo è stato un errore, uno stupido errore. È successo solo perché aveva bevuto un pochino e capisco altrettanto bene che non ha avuto alcuna importanza, né per lui, né per me, ovviamente. E, soprattutto, che capisco che dovremo continuare a comportarci come se non fosse successo assolutamente nulla, dimenticarcene il prima possibile.

Fatto sta che non l'ho trovato sul treno, non era in nessuno degli scompartimenti. E, garantisco, li ho fatti passare tutti con la scusa di cercare il rospo di un'adorabile Corvonero del primo anno.

Il rospo di Annabelle Turpin l'ho trovato dopo un paio di scompartimenti, ma del vero obbiettivo della mia ricerca nessuna traccia, James non era da nessuna parte.

Sospiro mentre apro lo scompartimento della piccola Annabelle, che, ancora in lacrime, mi rivolge un super sorriso scorgendo la sua bestiola tra le mie mani.

“Grazie Susan, sei la migliore Caposcuola del mondo.” sussurra, prima di scoccare, non so con che coraggio, un bacio sul muso rugoso del suo animaletto.

“Figurati, piccolina. Ma stai più attenta la prossima volta. Potresti perderlo da qualche altra parte e sarebbe più difficile ritrovarlo.” dico con un sorriso gentile prima di chiudermi la porta dello scompartimento alle spalle.

Quanta tenerezza che mi fanno quelli del primo anno. Chissà se anche io facevo lo stesso effetto a quelli più grandi.

Pensare che sono già passati sei anni da quando anche io ero uno scricciolo come Annabelle Turpin e i suoi amici mi mette una strana sensazione addosso, nostalgia forse.

Sembrano così piccoli, così indifesi, così lontani da qualsiasi tipo di problema, da qualsiasi tipo di complicazione.

Come cambiano le cose negli anni, come cambiano le persone. Mi basta pensare a come sono cambiata io, a come sono cambiati i rapporti che avevo con le altre persone, con certe persone soprattutto.

Un sorriso spunta spontaneamente sul mio viso se ripenso a quanto odiassi James, a quanto ci siamo odiati fin dal primo sguardo, fin dal primo istante, fin dal primo giorno. Eppure adesso è tutto così diverso, così confuso, così strano.

Se solo potessi parlargli, se solo potessimo chiarire, se solo riuscissi a trovarlo.

 

James non l'ho proprio trovato sul treno e nemmeno una volta arrivati al binario. Ma lì era più che comprensibile, ho fatto fatica persino a individuare Drew in tutta questa marea di gente. E, credetemi, non vedere Drew è davvero difficile: un metro e novanta con una zazzera di ricci castani decisamente non passa inosservato.

“Susan, sempre la stessa aria da secchiona anche dopo questi quattro mesi, eh? Il Quidditch non fa miracoli a quanto pare.”

Sbuffo, che adorabile fratellone.

“Ciao anche a te, Drew.”

Un ghigno compare sul suo viso e la solita luce accende i suoi occhi scuri, così simili ai miei.

“Dai, corvaccio, il baule te lo prendo io allora.”

Mentre si appropria brutalmente del mio carrello scansandomi di lato, non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Anche quando cerca di essere gentile, risulta rude lo stesso. Ma apprezzo il tentativo, davvero. Infatti appena mi riprendo dallo spintone gli sorrido e gli tiro un pugnetto sulla schiena.

“Allora.. Come va?” mi chiede mentre ci mettiamo in coda dietro un centinaio di altri studenti per poter raggiungere King's Cross.

“Tutto bene.” rispondo automaticamente. In realtà non sono proprio sicura che vada tutto bene, ma credo che sarebbe abbastanza imbarazzante parlare del motivo con Drew.

“Come sei noiosa, non può andarti sempre “tutto bene”! Nemmeno un A in Trasfigurazione? Uno snaso che ti abbia attaccato durante Cura delle Creature? Qualcuno di estremamente intellig.. ehm idiota che ti abbia buttato giù dalla scopa? Sei inciampata e caduta rovinosamente davanti a tutta la scuola?”

Trattengo una risata.

“Con la storia della scopa non sei andato molto lontano in effetti.” rispondo.

Non ne ho scritto ai miei e ho vietato ai miei amici di spargere la notizia in qualsiasi modo. Ho persino implorato Madama Chips di non inviare la solita lettera che informa i genitori dell'infortunato, sostenendo che in quanto maggiorenne dovessi essere io a comunicarlo ai miei, cosa che ovviamente mi sono ben guardata dal fare.

Già era veramente imbarazzante il fatto che più di mezza scuola mi fissasse con aria impietosita e si dimostrasse incredibilmente interessata ai miei miglioramenti ogni volta che mi incrociava nei corridoi o avevamo le stesse lezioni, non riuscirei nemmeno a quantificare l'imbarazzo se Signor Baston e consorte fossero piombati a scuola per assicurarsi della mia salute.

Drew mi scruta sospettoso.

“Dici davvero?”

“Tre settimane fa, durante gli allenamenti sono caduta dalla scopa mentre paravo una pluffa impossibile. Niente di rotto per fortuna, quindi sì: tutto bene.”

'Una pluffa impossibile', mi immagino. Comunque com'è che non ne sapevo niente? Avrei riso per settimane, detta così su due piedi smorza tutto l'effetto comico.” si lamenta.

Sospiro.

“Tu lo avresti detto a mamma e papà e io volevo evitare che si preoccupassero inutilmente.” spiego con un sorriso.

“Avrei riso ancora di più a vedere la tua faccia quando te li saresti trovati prostrati ai piedi del tuo letto in Infermeria. Sei una sorella crudele: mi privi di tutti questi piaceri!”

Rido, immaginandomi la scena, più che conscia che vivendola in prima persona non avrei mai, nemmeno lontanamente, accennato a un sorriso.

“Tu, piuttosto, tutto bene?”

“Alla grande, il mese prossimo gioco la prima partita ufficiale nei Channons e non ci sto più dentro! Devi vedere che rovesciate ho imparato questa settimana, fenomenali!”

Perché? Perché sempre e solo Quidditch? Ho scatenato un mostro.

“Dai, sto scherzando, so che devi ancora ingranare con il Quidditch! Ormai eravamo tutti rassegnati, non sai che brindisi, che party, che festini quando abbiamo letto la tua lettera!”

Alzo gli occhi al cielo.

“Comincia a piacermi, è..”

“Fantastico?”

“..interessante.” concludo.

“Interessante?? - mio fratello sgrana gli occhi – stai scherzando spero! Con tutti gli aggettivi con cui si può descrivere il Quidditch tu cosa dici? Interessante! Interessante? Scommetto che tu trovi interessanti persino le lezioni di Antiche Rune, non è vero? Sei un caso disperato, Sue!”

Drew scuote la testa contrariato, agitando i suoi riccioli. Io rido della sua reazione.

“Oh Susan, finalmente ti ho trovata!”

Una Rose paonazza e con il fiato corto compare sulla mia destra, interrompendo il battibecco tra me e Drew.

“Rosie, tutto bene?” chiedo preoccupata. La tonalità del suo colorito si avvicina incredibilmente a quella dei suoi capelli.

“Oh sì, sì, tutto bene. Quel cretino di James mi ha mandata a cercarti perché dovevi avere assolutamente questa.” si interrompe per riprendere fiato, mentre mi porge un rotolo di pergamena legato con un nastrino rosso.

James? Sento il mio cuore fare un sussulto. Una lettera magari?

“Sono i compiti di Trasfigurazione che ha assegnato quando eri in Infermeria e lui se ne era completamente dimenticato e sa che ci tieni alla scuola. Sarebbe venuto lui, ma doveva trovare Lily e Albus perché devono smaterializzarsi insieme. Mio zio ha avuto un imprevisto, noi andiamo dai nonni babbani e non possiamo portarli noi...”

Trasfigurazione, certo. Sono proprio un'imbecille.

“Grazie Rose.” dico con un sorriso sincero. È sempre un tesoro.

“Figurati Sue. Scusa, ma devo scappare, il posto davanti in auto mi spetta di diritto e Hugo potrebbe approfittare del mio ritardo. Ci sentiamo presto, dobbiamo assolutamente trovarci nelle vacanze.” mi scocca un bacio sulla guancia e saluta Drew con un cenno della mano, prima di scomparire con la velocità di un bolide infuriato.

Sorrido alla chioma rossa che si allontana tra la folla e infilo i compiti di Trasfigurazione nella tasca davanti della tracolla.

Drew fa un cenno al muro di fronte a noi, è il nostro turno di attraversarlo.

 

Ho sempre pensato che passare il Natale a Hogwarts potesse avere un qualcosa di magico e mi sono sempre ripetuta che un anno o l'altro avrei potuto rimanere a scuola nelle vacanze, ma anche quest'anno non ho resistito alla tentazione di tornare a casa. Nessun Natale a Hogwarts potrebbe mai reggere il confronto con il riabbracciare i miei e, devo proprio ammetterlo, anche rivedere Drew. Quattro mesi lontana da casa, lontana dalla mia famiglia non sono tantissimi, ma iniziavo davvero a sentire la loro mancanza.

Mamma non smette più di ripetermi che secondo lei sono cresciuta ancora e che sono ancora un po' troppo magra, ma visti i pranzi e le cene che mi aspettano in queste due settimane di pausa non credo che sia un problema.

Papà mi ha letteralmente stritolata, non ha detto molto, ma non parla mai troppo e è una delle cose che più apprezzo di lui.

“Mi mancavi, pulce.” sono le tre parole che mi ha detto subito dopo avermi liberata da quell'abbraccio e io non ho potuto non sorridergli, inspirando il suo profumo a pieni polmoni. Profumo di casa.

Casa, dolce casa.

 

“Susan, mi passeresti il mattarello appena hai finito?” chiede mamma sorridente. Il Natale non è Natale senza il cenone della Vigilia e io e mamma ci stiamo dando da fare per rendere tutto perfetto. Mi sono perfino alzata presto per poterla aiutare.

Finisco di tirare l'impasto per i biscotti e appoggio il mattarello di fronte a lei. È bellissimo guardarla mentre cucina, è precisa e minuziosa in ogni cosa che fa: ogni gesto, ogni movimento. È una dote che ho ereditato da lei, per questo riusciamo a lavorare perfettamente insieme, riusciamo a occuparci di cose diverse senza intralciarci l'un l'altra e senza dover costantemente controllare che il lavoro dell'altra sia fatto bene.

Quando i miei tornano tardi dal lavoro d'estate io e Drew prepariamo la cena, ma con lui è tutta un'altra cosa. Mi tocca sempre stare attenta al suo più piccolo movimento e sgridarlo continuamente per fargli prestare attenzione a quello che sta facendo e la maggior parte delle volte riesce comunque a fare qualche disastro.

Infatti oggi Drew è stato categoricamente bandito dalla cucina, ma al momento non si è ancora nemmeno alzato, quindi non credo che la cosa gli pesi più di tanto.

Posiziono con cura i biscotti a forma di alberelli di Natale e di fiocchi di neve nella teglia e poi li inforno.

Mi strofino le mani sul grembiule blu lasciandoci sopra due grosse impronte di farina e facendo mente locale. Prima di far sciogliere il cioccolato per la guarnizione devo aspettare che i biscotti siano quasi pronti, quindi adesso ho mezz'oretta di pausa, intanto che mamma sistema il ripieno nei ravioli.

“Ti serve una mano, mamma?” chiedo pulendo il bancone dalla farina.

Scuote la testa, interrompendo per una manciata di secondi il suo lavoro certosino.

“Tranquilla tesoro, va pure a riposarti un pochino.” dice con un sorriso, prima di tornare ai suoi ravioli che, tra parentesi, non vedo l'ora di assaggiare.

L'idea di riposarmi mi tenta, ma se dovessi cedere probabilmente poi non riuscirei più ad alzarmi dal letto e quindi potrei dire addio ai miei biscotti. Forse è meglio se mi dedico ai compiti, qualcosina in mezz'oretta dovrei riuscire a fare. Magari Trasfigurazione, la Pierce non da mai molta roba a chi ha una media più che dignitosa.

Prendo la pergamena dalla tracolla e, mentre mi avvio su per le scale, punto una sveglia sul cellulare tra mezz'ora nel caso la teoria della Trasfigurazione multipla mi prenda più del dovuto. Mi sono convertita alla tecnologia babbana più o meno due anni fa e non me ne sono mai pentita, con Rose e i gemelli è molto più comodo comunicare così che con i gufi, soprattutto se è qualcosa di urgente.

Apro la porta della mia camera che, devo ammetterlo, è particolarmente disordinata. Dovrei proprio darle una sistemata prima di tornare a Hogwarts o mamma mi accuserà per l'ennesima volta di vivere in una tana insieme a qualche animale magico pericoloso.

Spalanco la finestra per far entrare un po' di aria fresca e sposto i vestiti che occupano la scrivania sul letto, conscia che stasera, quando dovrò dormire, farò esattamente il contrario.

Trasfigurazione Avanzata, capitolo otto, trasfigurazioni multiple e segregazionali. Suona interessante, spero solo non sia troppo complicato.

Srotolo la pergamena e mi trovo davanti alla disordinata, ma, tutto sommato, leggibile grafia di James. Sono due fogli, il che è abbastanza per farmi smettere di sorridere, la Pierce non può averci dato così tanta roba quest'anno.

 

Ciao Susan

      a trasfigurazione non seguo mai un cazzo, ma almeno i compiti, se voglio recuperare del tutto la mia media mi tocca segnarli. Segnarli non vuol dire poi farli, ovviamente, ma almeno la buona intenzione c'è. Per noi Scadenti (sono felice di comunicarti che ora posso vantarmi di appartenere a questa categoria) c'è comunque sempre una vagonata di roba da fare, voi secchioni siete stati graziati. La Pierce, più odiosa che mai, ha detto che “non c'è bisogno di assegnare alcun esercizio a chi si è sempre impegnato, consiglio un ripasso veloce degli argomenti principali e un'accurata lettura del capitolo otto”, se la cosa avesse deluso le tue aspettative puoi sempre scrivere almeno uno dei miei sei saggi, magari quello sulla trasfigurazione composta, ho letteralmente dormito durante quella lezione.

     Bene, adesso che ho sbandierato la mia ignoranza senza vergogna è arrivato il momento di rovinarmi completamente. Non sei stupida, Miss Corvonero, l'utilità di questa pseudolettera fino a qui è discutibile, me ne rendo perfettamente conto.

       Ti ho cercata sul treno per parlarti, ma una marmocchia di Corvonero in uno dei primi scompartimenti mi ha detto che ti ha mandata a caccia del suo rospo, rimarrei ancora un po' qui lei e i suoi amichetti secchioni a aspettarti, ma, Merlino, voi Corvonero siete insopportabili già dal primo anno! Sapete parlare solo di scuola! In realtà devo andare a cercare Lily e Albus perché è appena arrivato un gufo da mio papà. Né lui né mamma possono venire a prenderci a King's Cross e quindi devo materializzarmi con loro a casa. Mi spiace perché era una cosa piuttosto importante, ma questo già lo sai, e avrei preferito parlarne subito. Se vuoi però possiamo trovarci da me nelle vacanze, posso mettere una pulce nell'orecchio a Rosie e far organizzare tutto a lei, so che non è il massimo come offerta, ma non ho altre idee, se tu ne avessi proponi pure. Ti lascio il mio numero di cellulare (non sei così noiosa da non averne uno, vero?) sul secondo foglio, perché preferirei evitare gufi con lettere da parte tua che svolazzano in casa mia con cugini, simpatici e non, perennemente in circolazione. La pergamena la darò a Rose, a costo di dover uccidere Malfoy per avvicinarmi a lei, perché so per certo che farà di tutto per consegnartela prima che tu possa lasciare King's Cross e perché è l'unica che non tenterà di leggerla e che crederà che siano davvero solo i compiti di Trasfigurazione.

     Tu non essere così ingenua, per favore. O almeno non smettere di essere secchiona proprio adesso, avrai pure un po' di voglia di scoprire quanti compiti ti ha dato la Pierce o no?

      Appena leggi scrivimi qualcosa, non lasciare che l'ansia mi divori.

                                                                                                                                                                       Ci sentiamo presto, spero. 

                                                                                                                                                                                                      James

 

Devo rileggere la lettera due, tre, quattro, cinque volte per immagazzinarne completamente il contenuto. La sveglia del cellulare suona mentre io continuo a fissare la scrittura di James sulla pergamena. James mi ha chiesto di incontrarci per parlare di quello che è successo la sera del ballo, per parlare del suo bacio. Un brivido mi attraversa la schiena e sono sicurissima che il motivo non sia la finestra aperta.

 


Ho iniziato l'università e il tempo da dedicare a questa storia e a Susan è diminuito molto, ma spero che apprezzerete comunque questo capitolo. Ho fatto passare più di un mese prima di aggiornare, ma vale sempre lo stesso ragionamento, non voglio pubblicare un capitolo scritto male o raffazzonato, per poi pentirmene.
Susan torna a casa, per trascorrere le feste in tranquillità con la sua famiglia, qualcosa mi dice che però non saranno vacanze particolarmente tranquille!
;) 
Come sempre ci tengo a ringraziare tutte le ragazze e i ragazzi che hanno recensito la mia storia. Mi fa davvero piacere ricevere tutti questi pareri diversi sulla storia e sulla sua evoluzione, così come sulla nostra Susan, quindi, davvero, GRAZIE. Ovviamente ringrazio anche coloro che leggono in silenzio e magari apprezzano lo stesso. ;)
Detto questo, spero di non avervi deluso con questo capitolo.
Grazie ancora un sacco, davvero!
Un bacio grande.
Titi :)

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Capitolo 23
*** CAPITOLO VENTIDUE ***


enjoy :)



CAPITOLO VENTIDUE

 

Non potevo permettere che i miei biscotti bruciassero per una stupida lettera di James Potter, così sono scesa in cucina a regolare la temperatura del forno. Ma devo avere un'aria piuttosto scombussolata se sono riuscita a distrarre mamma dalle sue patate per l'arrosto.

“Tutto bene, tesoro?” mi chiede mentre mi osserva infilare il guanto da forno.

Annuisco, ancora sovrapensiero. Ma stavolta sono sicura che no, non va tutto bene, proprio per niente. Non riesco a sciogliere il nodo allo stomaco che mi avvinghia le viscere da che ho iniziato a capire che non si trattava solo dei compiti di Trasfigurazione.

Non sono sicura di essere in grado di formulare una frase senza che la mia emozione sia visibile, così fingo di essere particolarmente interessata alla cottura dei miei biscottini.

In un'altra situazione questo silenzio non sarebbe mai bastato a placare la curiosità di mamma, non si sarebbe mai arresa davanti al mio mutismo, ma ringrazio Merlino che sia così concentrata su quelle patate e su come gli spicchi debbano essere rigorosamente tutti uguali da non darci tanto peso.

Sorrido ai miei biscotti perfettamente dorati e sposto la teglia sul davanzale in modo che possano raffreddarsi mentre preparo la glassa.

Sarebbe stato decisamente meglio se non avessi aperto quella stupida lettera fino all'ultimo giorno di vacanza, lì sarebbe stato troppo tardi per potermi incontrare con James. Oppure ancora meglio avrei dovuto perderla, sì, se l'avessi persa avrei chiamato i gemelli per sapere i compiti di Trasfigurazione e avrei ringraziato James una volta tornati scuola, evitando accuratamente certi argomenti. E soprattutto, senza sentirmi minimamente in colpa.

Certo, perché anche adesso potrei tranquillamente fingere di non averla letta, di averla persa e di non sapere un accidenti di niente, né che James vuole parlarmi, né che mi ha invitata a casa sua, né che è ossessionato da quel bacio almeno quanto lo sono io.

Certo che potrei. Potrei, ma non ci riuscirei mai.

Con che coraggio potrei anche solo guardarlo negli occhi nascondendogli tutte quelle cose? Che poi non riesco nemmeno a far credere a mia nonna di mangiare primo e secondo a ogni pasto a Hogwarts, come farei a mentire su una cosa del genere?

E tutte le paranoie? Come se non me ne facessi abbastanza. E i sensi di colpa?

E va bene, Merlino, va bene. Risponderò a James, devo farlo.

Sospiro rassegnata mentre ricopro i fiocchi di neve di cioccolato bianco, sono proprio contenta del risultato. Anche gli alberelli ricoperti di cioccolato fondente sono proprio un bel vedere.

Sorrido, almeno di qualcosa oggi posso ritenermi soddisfatta.

“Mami, io ho finito qui. Preparo qualcosa di veloce per il pranzo?” chiedo. Mamma sarà impegnata con la preparazione della cena ancora per un bel po' e se posso essere utile e stare concentrata su qualcosa che mi eviti di pensare a James e a quel dannato messaggio lo faccio più che volentieri.

Mamma solleva lo sguardo nella mia direzione e sorride.

“In frigo ci sono le..”

Ma credo che dovrò aprirlo da sola più tardi il frigo se voglio scoprire cosa c'è per pranzo. Mio fratello ha appena fatto il suo ingresso in cucina, sbadigliando come un ippopotamo e interrompendo mamma.

“Qualcuno ha detto pranzo?” chiede grattandosi la testa e scombussolando ulteriormente quel cespuglio terribile che si ritrova sulla testa. A volte mi chiedo come facciamo a essere fratelli, davvero. Quando poi con questi atteggiamenti dimostra di essere più simile a un gorilla che a un essere umano in modo particolare.

Ha l'aria di chi ha appena compiuto uno sforzo incredibile, quando invece ha passato le ultime dodici ore ronfando beatamente.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo rumorosamente. È incredibile quanto sia insopportabile.

“Che c'è, corvaccio?” dice mentre si siede a capo tavola e allunga una mano per afferrare uno dei miei piccolini.

“Tocca quei biscotti e potrai dire addio alla tua carriera da battitore.” sibilo.

La mano di Drew si ferma a metà strada, indecisa, ma poi qualcosa, forse il mio sguardo furente, deve convincere mio fratello a ritirarla.

“Sei un'arpia.” mi sussurra mentre si dirige verso il frigo.

“Il latte mi serve per il budino, Andrew, non ti azzardare.” lo precede mamma, prima ancora Drew che lo abbia aperto.

“Mi correggo: due arpie.”

Due, proprio come gli sguardi inceneritori che io e mamma gli rivolgiamo.

Drew sembra non accorgersene nemmeno.

“Comunque, stavate dicendo... per pranzo?

Alzo gli occhi al cielo, è davvero scandaloso.

 

 

Qualcuno deve spiegarmi come sono finita al Paiolo Magico, con Drew, il giorno della Vigilia di Natale. Mi rivolta anche solo l'idea di sedermi su una di queste panche, figuriamoci mangiarci. Trovo inconcepibile che maghi anche di un certo livello continuino a frequentare questa bettola, stento davvero a credere che anni fa fosse un locale prestigioso. Per quanto mi riguarda già entrarci e non contrarre nessuna malattia magica può essere considerato un successo e, , sono particolarmente fiera di non essere Grifondoro, se questo significa trovare il coraggio di ordinare qualcosa da mangiare qui. Del resto mio fratello non sembra per nulla impressionato dai due centimetri buoni di sporco che ricoprono il pavimento e ha deciso, come al solito, di ignorare le mie lamentele sedendosi su una poltrona particolarmente malconcia.

“Ti odio, Drew, se riuscirò a sopravvivere a questa esperienza ti farò causa!” borbotto. Non ho nessuna intenzione di darmi per vinta.

“Pago io, decido io dove si mangia. E adesso siediti o non verranno mai a prendere le ordinazioni.”

“Io non mangio, non qui.” ribatto.

“Non potrebbe fregarmene di meno, basta che ti siedi.”

Come facciamo a essere fratelli? Come posso essere imparentata con un tizio che il 90% delle volte dimostra il quoziente intellettivo di un comodino?

Sbuffo. Drew alza gli occhi al cielo.

Alla fine cedo e mi siedo. Sull'orlo della panca, ovviamente.

“Ricordami perché siamo qui.” dico mentre cerco di ridurre ulteriormente la superficie dei miei jeans a contatto con il legno.

“Perché sei un'egoista e non hai voluto condividere i tuoi biscotti con me e tu e mamma mi avete bandito dalla cucina. Ah poi perché qui fanno il miglior stufato di rognone che io abbia mai mangiato e non potevo certo venirci da solo, semplice.” risponde mio fratello con la solita faccia da schiaffi. E solo Merlino sa quanto volentieri gliene tirerei uno in questo momento.

Non riesco nemmeno a ribattere perché un signore di mezza età con indosso un grembiule pieno di macchie di unto interrompe sul nascere ogni mia forma di protesta.

“Cosa posso portarvi ragazzi?” chiede sfoggiando un sorriso sdentato.

“Una burrobirra grande e una porzione abbondante del solito stufato.” risponde prontamente Drew.

Solito. Ah, è pure un cliente abituale quindi. Che onore.

“E per la signorina niente?” chiede il cameriere regalandomi un altro sorriso.

Scuoto la testa.

“Sono apposto così, grazie.”

Avrei potuto azzardare con una coca cola in lattina, ma dubito seriamente che qui sappiano di cosa si tratta, quindi niente.

Dopo un paio di minuti buoni che ho passato in silenzio a contemplare il pavimento immaginando con orrore quale potesse essere la sfumatura originale il nostro amico ritorna portando una caraffa di quella che potrebbe essere burrobirra quanto acqua sporca e dopo l'ennesimo sorriso se ne torna dietro al bancone.

“Sei arrabbiata?”

Ma come gli viene in mente? Perché mai dovrei esserlo?

“Secondo te?” rispondo sibilando.

Drew sorseggia rumorosamente la sua acqua per i pavimenti e poi mi guarda pensieroso.

“Forse sì” dice.

“Ma non ti piace il Quidditch, non potrò mai capirti davvero.” aggiunge subito dopo ridacchiando.

Alzo gli occhi al cielo proprio mentre lo stufato di Drew viene appoggiato di fronte a lui.

“Secondo me hai fatto colpo, potrei lasciargli il tuo numero.” dice Drew indicando con la testa il bancone, dietro cui il cameriere sdentato mi sorride fingendo, questo è chiaro, di pulire una caraffa.

“Chiedigli anche se ti lascia il numero del suo dentista allora.” replico, lasciandomi sfuggire un sorriso.

A Drew va di traverso il boccone di quella cosa, qualunque sia la cosa che qui spacciano per rognone, e mi guarda strabuzzando gli occhi, prima di essere travolto da un attacco di tosse.

Cretina.” è l'unica cosa che riesce a sussurrare dopo un lungo sorso di burrobirra.

“Sei proprio una cretina.” ripete per poi irrompere in una fragorosa risata.

Rido anch'io, alla fine è un po' il bello del nostro rapporto. Siamo cane e gatto, ma riusciamo sempre a trovare qualcosa su cui ridere insieme.

“Sicura di non volerne un po'?” chiede poi Drew spingendo un poco il suo piatto ancora fumante verso di me.

“No, grazie. Io ci tengo alla mia vita.” rispondo strizzandogli l'occhio.

Drew ignora la mia frecciatina e si limita ad alzare le spalle, immergendosi completamente nella sua degustazione.

Quando mangia Drew è completamente assorbito da quello che sta facendo, un po' come quando gioca a Quidditch, non c'è per nessuno.

Tiro fuori il cellulare per controllare l'ora, in questo splendido e modernissimo locale manca anche l'orologio. 12.34. Spero vivamente che Drew voglia tornare a casa dopo questo fantastico pranzetto, magari riuscirò a scoprire cosa c'era nel frigo per pranzo e se per caso ne è avanzato un po'.

“Se quando finisco questo ne prendo un altro è un problema per te? Puoi fare un giro se non vuoi aspettarmi, poi ti raggiungo io, al massimo ti chiamo.”

Susan stai calma, ti prego.

O lo pietrifichi, o ne approfitti per fare un giro, potresti anche trovare qualcosa di carino.

“Aspettavo giusto l'occasione per andarmene da qui.” dico mentre mi infilo in tutta fretta il cappotto beige sopra il maglione rosso. Annodo la sciarpa intorno al collo e afferro la mia fedele tracolla.

“Ciao, Drew, buon appetito.” dico prima di dirigermi verso l'uscita sul retro.

Il barista mi apre la porta che io mi chiudo velocemente alle spalle rabbrividendo di fronte a quell'ultimo sorriso sdentato.

“Si ricordi i tre colpi sul muro, signorina!”

 

 

Diagon Alley mi è sempre piaciuta un sacco, ma devo dire che oggi è davvero incredibile. Sarà perché vengo da quello schifo di locale e quindi è ovvio che non ci sia paragone che tenga, sarà perché i vicoli non sono superaffollati come quando venivo con i miei a fare acquisti per Hogwarts, saranno la neve e gli addobbi natalizi che aumentano l'atmosfera già di per sé magica, ma veramente non riesco a trovare le parole per descriverla, è davvero meravigliosa.

Mi sembra di tornare bambina mentre ammiro le vetrine addobbate per le feste.

Olivander, il Serraglio Stregato, Madame McClan... Sorrido.

Mi sento incredibilmente a mio agio, sono tutti luoghi che mi sono familiari, punti di riferimento, sempre qui, anno dopo anno, ad accompagnare il mio percorso scolastico e non.

La gelateria Fortebraccio attira la mia attenzione, in vetrina sfoggia delle torte davvero spettacolari. Ce n'è una completamente ricoperta da frutti di bosco poi che sembra davvero la fine del mondo. Perché no? In fondo se Drew è riuscito a mangiarsi ben due porzioni di stufato, perché io non dovrei concedermi una fetta di torta?

Così apro la porta e vengo travolta da un profumo delizioso che fa scomparire improvvisamente anche tutti i residui di possibili sensi di colpa per questo pranzo non proprio salutare. Il locale è semideserto, ma la ragazza bionda dietro al bancone mi sorride gentile.

“Accomodati pure dove vuoi, cara, qualche minuto e sono da te.”

Sorrido in risposta e scelgo il tavolo vicino al camino. Ho camminato parecchio e iniziavo a sentire freddo.

Tolgo il cellulare dalla tracolla e lo appoggio sul tavolino, si sa mai che Drew chiami davvero.

Mentre osservo le fiamme ondeggiare nel caminetto un pensiero che ero riuscita ad allontanare dalla mia mente per un'oretta ritorna con prepotenza, quasi con violenza.

James.

Sapevo che sarebbe stato inevitabile, aspettava solo che mi concedessi una pausa dalla frenesia della giornata per cogliermi di sorpresa. E, infatti, eccomi qui.

Io, le fiamme del caminetto e la fatidica domanda: cosa devo fare?

Prendo il cellulare e scorro i numeri della rubrica fino ad arrivare a quello che ho salvato stamattina: James Potter. Nome e cognome, ovviamente.

Sono già giunta alla conclusione che devo rispondere qualcosa. Si, ma quando? E, soprattutto, cosa?

Il quando è il problema minore, prima lo faccio, prima mi sarò tolta questo peso. Ergo devo rispondergli il prima possibile.

Il cosa è già più problematico.

 

Ciao Potter, ho letto i compiti di Trasfigurazione e no, non voglio parlarne. Fa come se non fosse successo nulla. Ci vediamo a Hogwarts. S.B.

 

No, decisamente no. Per quanto non parlarne mi eviterebbe una situazione più che imbarazzante, non sono sicura che sarei in grado di affrontare tutte le paranoie che ne deriverebbero. E molto probabilmente significherebbe solo rimandare la questione, se conosco James, e credo di conoscerlo abbastanza bene, non credo che si arrenderà così facilmente.

Cancello furiosamente e ritento.

 

Ciao James, che situazione imbarazzante, eh? Ci terrei davvero a parlarne anch'io al più presto, quando ci troviamo? Sue :)

 

Si, certo, e poi? Magari gli porto anche qualche biscotto. Ma dico, Susan? Ce la fai?

Cancella questo obrobrio! Immediatamente!

 

Ciao James, rispondo solo adesso perché, che tu ci creda o meno, ho iniziato a guardare solo oggi Trasfigurazione. Vorrei chiarire la situazione, ma non mi sembra proprio il caso di venire a casa tua. Purtroppo al momento manco di fantasia, ma se ti viene qualche idea su dove trovarci fammi sapere. Susan

 

Questo è decisamente meglio, molto meglio. Lo rileggo e , può andare. Faccio un bel respiro e premo invio. Poi appoggio il cellulare sul tavolo, il più lontano possibile da me.

Paranoie tra tre, due, uno.

 

“Cosa desidera, signorina? Vuole una lista?”

Sobbalzo leggermente sulla sedia imbottita. La ragazza bionda mi osserva sorridente.

Credo che le mie paranoie debbano aspettare.

“Oh, avevo visto una torta ai frutti di bosco in vetrina e sembrava davvero deliziosa. Potrei averne una fetta?” chiedo dopo qualche istante.

“Ma certo. Gliela porto subito.” risponde gentile.

La osservo allontanarsi nella sua svolazzante divisa rosa e sospiro.

Che cazzo ho fatto? Perché ho mandato quello stupido messaggio?

Il cellulare vibra come in risposta alle mie domande.

Lo afferro subito. Mi tremano le mani, ma sarò stupida eh.

 

Ciao Susan, iniziavo a credere che fossi diventata una studentessa normale e invece no, in effetti quale giorno migliore per iniziare Trasfigurazione se non la Vigilia di Natale, no? Ma hai un cellulare, il che è apprezzabile. Comunque non saprei.. Vuoi fare un giro da qualche parte? Godric's Hollow è carino, ma ti capisco. Magari Diagon Alley? Dimmi tu! ;)

 

Sorrido allo schermo. È proprio un cretino, un cretino fatto e finito.

 

Noto con dispiacere che le vacanze non hanno aumentato la tua simpatia.
Diagon Alley comunque mi sembra una buona idea. Mio fratello mi ci ha portato anche oggi, non dovrebbe essere un problema farmici portare di nuovo. :)

 

Invio. Mi sto uccidendo con le mie mani, ma lo sto facendo sorridendo. E forse è questa l'unica cosa davvero importante

Non riesco nemmeno a ringraziare davvero la cameriera che mi ha appena portato una fetta di torta dall'aspetto molto più che delizioso. Riesco a dedicarle solo un sorriso perché il telefono vibra subito stavolta, ancora prima che io abbia potuto appoggiarlo sul tavolo.

 

Sei a Diagon Alley?

 

Sono queste le uniche parole che compaiono sullo schermo. Ma cosa vuol dire?

 

Sì, perché?

 

Scuoto la testa. Forse è meglio se mi dedico un po' a questa meraviglia. Da vicino è ancora più bella che in vetrina, davvero.

Ma il cellulare vibra di nuovo e mi distrae dalla mia piccola porzione di felicità. Se non fosse perché è mio e mi toccherebbe ricomprarmelo lo lancerei volentieri tra le fiamme del caminetto.

 

Sei ancora con tuo fratello?

 

Ma è scemo? Perché risponde alle mie domande con altre domande?

 

No, sono da sola. Da Fortebraccio. E sto cercando di mangiare una fetta della torta più incredibile che io abbia mai visto, ti dispiacerebbe lasciarmi in pace?

 

Invio. Sbuffo. Una non può neanche mangiare in pace adesso.

 

Acida come al solito, ah?

 

Non merita neanche una risposta. Metto il telefono il silenzioso e mi concentro finalmente sulla mia torta, che, ovviamente, non delude le aspettative.

Anche se forse “concentrarsi” non è proprio il verbo migliore da usare. Concentrarsi infatti implica il restare concentrati per un periodo di tempo considerevole, cosa che, ovviamente, non succede.

 

“Sapevo che non mentivi, la torta sembra davvero deliziosa. Credo che ne prenderò una fetta anch'io, ti dispiace?”

Una voce alle mie spalle, che – accidenti no! – non può essere davvero la sua, mi paralizza sulla sedia.

Merlino no, ti prego.

Non può essere lui.

Non qui.

Non adesso.

Per favore.

E invece , è proprio lui, dannazione.

 

James si siede di fronte a me ancorando i suoi occhi nocciola ai miei.

“Da dove cominciamo?” chiede prima di sorridermi.


Eccomi qui :) ho cercato di aggiornare il prima possibile! Sinceramente sono contenta di come sia venuto questo capitolo, sin dall'inizio non volevo che il rapporto tra Susan e James cambiasse in modo troppo veloce e quindi irreale, avevo bisogno dei tempi giusti e della giusta suspence, quindi spero che mi perdonerete se può sembrare che in questo capitolo non accada niente di importante. Ho adorato scrivere del rapporto tra Susan e suo fratello, sono completamente opposti sia caratterialmente che fisicamente e nonostante siano sempre continuamente in guerra alla fine riescono sempre a trovare un loro peronale modo di dimostrarsi quanto si vogliono bene e credo che sia una cosa meravigliosa. Drew del resto è un personaggio molto importante nella vita di Sue e in qualche modo ha influenzato parte delle scelte che Susan ha campiuto e che compirà in futuro. Ci tengo quando posso e quando non è fuoriluogo a sottolineare sempre quanto il rapporto con la famiglia sia importante per Susan. Si potrebbe pensare, come è stato sottolineato anche nelle recensioni del capitolo precedente, che il rapporto tra Susan e i suoi famigliari sia burrascoso per via della loro ossesione per il Quidditch, in realtà mi è piaciuto evidenziare come in una famiglia si riesca ad andare al di là delle differenze e delle caratteristiche individuali, riuscendo comunque a creare un nucleo solido e sereno.
Spero che nessuno prenda sul personale il fatto di aver infangato la secolare fama del Paiolo Magico, ma mi serviva un posto che fungesse da habitat di Andrew w che schifasse Susan per poter sottolineare ancora una volta le loro differenze e per poter dare a Susan la possibilità di andarsene, ovviamente.
Come altra cosa importante aggiungo che, come penso abbiate intuito, il prossimo capitolo sarà piuttosto delicato e voglio prendermi tutto il tempo per scrivere qualcosa che mi piaccia davvero, inoltre come già sapete con l'univerisità e blablabla il tempo da dedicare alla storia non è proprio tantissimo, cercherò di fare del mio meglio e di aggiornare il prima possibile, come sempre del resto! ;)
Ringrazio tantissimissimo tutti quelli che leggono, hanno aggiunto tra i preferiti/seguiti/da ricordare la mia storia, ma soprattutto quelli che la recensiscono! Siete meravigliosi, davvero! Ogni recensione mi fa sorridere e mi rende orgogliosa del mio lavoro e della mia Susan, GRAZIE GRAZIE GRAZIE 

Come ultimissima cosa volevo dirvi che due settimane fa mi sono presa tre giorni di pausa e sono andata a visitare Londra e, sì, sono stata anche agli studios della Warner Bros e, sì, è tutto una figata pazzesca. Se avete occasione andateci, sono veramente spettacolari!
Ora la smetto con la pappardella, giuro.
Un bacio grande a tutti!
Titi :)

 

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Capitolo 24
*** CAPITOLO VENTITRE ***


enjoy :)



CAPITOLO VENTITRE

Da dove cominciamo?

 

Hai anche il coraggio di chiedermi da dove cominciare? E io che cazzo ne so, James.

Sei tu che hai scritto quella lettera, io volevo parlarne, certo, ma non saprei proprio cosa dire adesso come adesso. Sei piombato qui all'improvviso, mentre mangiavo una delle torte migliori che io abbia mai assaggiato, senza darmi neanche il tempo di decidere cosa pensare, non solo cosa dire.

Io non ci so fare con queste cose, io ho bisogno di pensare a lungo, ho bisogno di riflettere su ogni cosa, come posso sapere adesso, su due piedi, da dove cominciare?

Spero mi perdonerai se per una volta l'unica risposta che ho, l'unica cosa che so è che non lo so.

Scuoto la testa e mi scappa anche un sorriso. Io cerco sempre di avere già le risposte per tutto, mi porto avanti con gli argomenti per non farmi trovare impreparata a lezione, studio approfondimenti sul programma perché non si sa mai, eppure quando si tratta di James mai una volta che io sia preparata, mai una volta che io abbia una risposta.

James sta osservando compiaciuto la porzione di dolce che la ragazza bionda gli ha appena portato, un'enorme fetta di Sacher troneggia su un piattino identico a quello che contiene ormai solo metà della mia torta ai frutti di bosco. È interessante vedere con che curiosità i suoi occhi nocciola stiano studiando la glassa nei minimi particolari. O meglio, stessero studiando la glassa nei minimi particolari. Perché li ha appena sollevati e mi ha proprio beccata mentre lo osservavo senza alcun ritegno. Ma non sembra offeso, anzi, sorride.

“Quindi, Sue? Non vorrai dirmi che devo essere io a iniziare?” prima di portare alla bocca una prima grossa cucchiaiata di quella meraviglia al cioccolato.

Sorrido.

“Io non ho preparato discorsi, mi spiace.” dico per poi imitarlo.

Ma quanto è buona questa torta!

“Oh beh, nemmeno io ho una vera scaletta, faccio un po' schifo in queste cose. Rasento l'Accettabile anche nei saggi per Hagrid, non so se mi spiego.” dice strizzandomi l'occhio.

Mi scappa un sorriso, è proprio scemo.

“Mi sono lasciato tentare dal cioccolato, spero che tu e i tuoi frutti di bosco non ne abbiate a male.” aggiunge poi, prima di infilarsi in bocca una seconda cucchiaiata.

“È piuttosto invitante anche la tua, posso capire la tentazione.” dico con un sorriso.

Forse sono solo tentativi per posticipare l'inizio della nostra chiacchierata, ma è comunque piacevole. E poi voglio davvero che sia lui ad iniziare.

“Fatto sta che hai ragione, la lettera l'ho scritta io, quindi suppongo che adesso mi tocchi anche dire qualcosa.” aggiunge James dopo qualche secondo.

Mi tremano le mani.

Sono una stupida, a me James neanche piace.

Sono solo contenta, davvero contenta, che siamo finalmente diventati amici e che tra noi i rapporti adesso siano umani. Io non voglio una confessione d'amore, no, assolutamente.

Io voglio che mi dica che è stato un errore, che non mi vede in quel modo, proprio no, che è uno scemo e che ha paura di avere rovinato tutto. E sarà un sollievo rispondergli che lo sapevo già, che non ha rovinato proprio niente e che sono felice che lui mi veda solo come un'amica, esattamente come io vedo lui.

Eppure le mani continuano a tremarmi, devo afferrare forte l'orlo del maglione perché non voglio che si noti.

A James sorridono gli occhi, sono così belli. Sì beh, belli normali, come quelli di Rose o di Lor o Lys, ecco.

Tutto d'un tratto sento crescere l'ansia dentro, che sensazione orribile, e le decorazioni del mio piattino sono diventate estremamente interessanti. Queste roselline oro e rosa, si, proprio carine.

“Senti, Sue, non so cosa mi sia preso la sera del ballo, non avrei mai dovuto.” snocciola James tutto d'un fiato.

Non avrebbe mai dovuto.

Ta dan.

Ecco, le fatidiche parole. E il senso di sollievo? Il senso di sollievo dov'è?

Pensavo fossero queste le parole che volevo sentirmi dire.

È stato tutto solo un errore, non avrai mica pensato che noi, ecco, sono contento che non ci siano stati malintesi, eccetera eccetera.”

Invece boh, l'unica cosa che sento è il nodo alla gola stringersi ancora di più, fino a fare male. Non riesco nemmeno a deglutire, fa così male che sento addirittura gli occhi pizzicare sotto la spinta di quelle che potrebbero essere lacrime.

Lacrime? E perché mai poi?

Ma sto ancora fissando le roselline del piattino per fortuna e anche se sento gli occhi di James fissi su di me non ho alcuna intenzione di piangere, soprattutto non senza motivo.

Io non provo assolutamente nulla per James, nulla al di là dell'amicizia. E sono davvero felice che anche per lui sia lo stesso.

Così sorrido e sollevo lo sguardo.

James quando incrocia il mio sguardo apre la bocca per continuare, ma non ho bisogno di sentire altro. Non voglio sentire altro.

“È stato tutto solo un errore, ecco, sono davvero contenta che non ci siano stati malintesi.” dico interrompendo sul nascere qualunque altra frase imbarazzante. Non avrebbe dovuto, lo ha detto lui stesso. Non avrebbe dovuto e non dovrà nemmeno giustificarsi. Ho capito benissimo, davvero.

Una luce strana illumina gli occhi di James per un istante, non riesco davvero a capire di cosa si tratti. Forse è solo sorpresa, o forse altro, ma poco importa visto che poi annuisce e sorride.

E quel sorriso è una specie di pugno nello stomaco e non capisco perché.

“È stato facile alla fine, nessun bisogno di discorsi.” dice mentre porta alla bocca un altro cucchiaio di torta.

“Già. Molto facile.” dico sorridendo alla metà torta rimasta nel mio pattino, non credo proprio che la finirò. Non ho più molta voglia e dubito seriamente che ci riuscirei con questa sensazione addosso.

James sorride e poi un silenzio imbarazzante cade fra di noi.

Prendo il cellulare per controllare l'ora e trovo una spiacevole sorpresa.

Dodici chiamate perse e tre messaggi. Controllo velocemente sperando con tutta me stessa che non si tratti di mia madre. Una cosa del genere potrebbe davvero significare la mia fine.

Ma no, per fortuna è solo Drew.

Compongo il numero in tutta fretta e aspetto.

Uno, due, tre squilli. Dai.

“Andiamo! Rispondi!” sibilo al quarto squillo.

Incrocio lo sguardo interrogativo di James e alzo gli occhi al cielo.

Mimo “mio fratello” con la bocca e lui annuisce prima di tornare a dedicarsi alla sua torta.

“Susan, porco Merlino, dove cazzo sei finita?”

“Ciao anche a te Drew, tutto bene, tu come stai?”

“Non fare la simpatica. Dove sei?”

“Da Fortebraccio, ma se mi dici dove sei ti raggiungo.”

“Sono appena arrivato a casa, pensavo fossi già qui. Puoi smaterializzarti?”

“Certo, certo. Cinque minuti e arrivo.”

“Bene, preparati a prenderle, ero strapreoccupato.”

Rido.

“Non ho più cinque anni, Drew. So badare a me stessa.”

“Aspetta che dica a mamma e papà che gironzolavi per Diagon Alley da sola, con il cellulare spento....”

“Drew, non era spento! Solo in silenzioso.. non ci provare!”

“Ciao Susan!”

“Drew, asp...”

Il cellulare suona a vuoto. Io lo uccido, è la volta buona che lo uccido.

“James, scusami. Era Drew, devo andare a casa. Siamo nel bel mezzo dei preparativi per il cenone e devo dare una mano. Ci sentiamo, ok?” snocciolo mentre mi infilo il cappotto.

“Offro io.” dico appoggiando una decina di galeoni sul tavolo proprio di fronte a James.

Afferro la tracolla e la sciarpa e non lascio a James nemmeno il tempo di rispondere.

Lo saluto con la mano mentre chiudo la porta del locale dietro le mie spalle, ma non lo guardo per davvero, non so cosa stia facendo, né quale sia la sua espressione. Non vedo molto a dir la verità, o meglio vedo ma non a fuoco.

Non riesco a capire per quale stupido motivo non sia riuscita a trattenere le lacrime, ma è un bene che sia lontana, James avrebbe pensato che siano per lui e per il nostro discorso, quando non è assolutamente così. Non so quale sia il motivo a dir la verità, l'unica cosa che so è che non c'entra con James, in alcun modo.

Osservo la neve cadere e asciugo le lacrime che mi stanno rigando le guance con le dita.

Merlino, Susan, ti prego!

Prima di smaterializzarmi osservo per qualche istante l'interno del locale dalla finestra.

Non capisco cosa stia facendo James, è piuttosto distante da qui e non lo vedo comunque molto bene.

Ma ha smesso di mangiare la torta e sembra che stia fissando il focolare.

Dovrebbe essere felice, è bastata neanche mezz'ora e una fetta di torta per farmi capire che non gli interesso.

Ed è la cosa migliore, senza dubbio. Sorrido al mio riflesso nel vetro. Va bene così.

Osservo James attraverso la finestra per un'ultima volta. Ma non lo trovo più seduto al tavolo vicino al camino... ma dove? Oh, Merlino! Si è alzato e si sta infilando il cappotto. Per un secondo sono tentata di non materializzarmi più, di aspettarlo, di passare il pomeriggio insieme ridendo come se questo discorso non ci fosse mai stato.

Ma non posso rischiare che esca e mi trovi qui con le lacrime agli occhi. Fraintenderebbe, sicuro.

Chiudo gli occhi.

Uno, due, tre. Una fastidiosa sensazione, come se mi stessero spingendo in un tubo piuttosto stretto, ma è una sensazione che dura solo qualche istante. Ho dato l'esame di Materializzazione l'anno scorso, ma non sono ancora molto abituata e non è per niente piacevole.

Ma almeno sono a casa. Quando riapro gli occhi infatti mi ritrovo esattamente di fronte alla nostra bella porta rossa e già da qui il profumino che si sente è delizioso.

Non vedo l'ora che arrivi stasera.

Sono più che sicura che la cucina di mamma mi farà passare questa tremenda sensazione che ho addosso. Proprio sicurissima. Forse.




Eccomi qui :) ciao a tutti e grazie millissime per tutte le splendide recensioni dell'ultimo capitolo.
Inutile dire che ho cercato di aggiornare il prima possibile, sono stata davvero presa e non riuscivo a scrivere niente che mi piacesse davvero, ma finalmente ce l'ho fatta. ;)
Spero che il capitolo non abbia deluso le vostre aspettative, se le avevate. Sapevo già cosa doveva succedere, o meglio cosa non doveva succedere, dovevo solo decidere il modo giusto in cui scriverlo. Non volevo e non voglio che la mia storia scada nella banalità e credo che un rapporto complesso come quello tra Susan e James abbia bisogno di tempo per capire davvero di cosa si tratta e come comportarsi di conseguenza, non poteva certo risolversi tutto con una chiacchierata da Fortebraccio davanti a due spettacolari fette di torte. Tutto questo non significa che quello che è successo in questo capitolo non sia importante, anzi.
Spero comunque che vi sia piaciuto, se volete commentare le mie scelte o anche solo dirmi cosa pensate del capitolo e volete lasciarmi una recensione sarò più che felice di leggerle e di rispondere alle vostre domande. :) 
Come già sapete con l'univerisità e la sessione invernale imminente e blablabla il tempo da dedicare alla storia non è proprio tantissimo, cercherò di fare del mio meglio e di aggiornare il prima possibile, come sempre del resto! ;)
Ringrazio tantissimissimo tutti quelli che leggono, hanno aggiunto tra i preferiti/seguiti/da ricordare la mia storia, ma soprattutto quelli che la recensiscono! Siete meravigliosi, davvero! Ogni recensione mi fa sorridere e mi rende orgogliosa del mio lavoro e della mia Susan, GRAZIE GRAZIE GRAZIE 

Come ultimissima cosa volevo cogliere l'occasione di augurarvi un felice Natale e uno splendido anno nuovo. Sono le feste più magiche dell'anno, godetevele al meglio!
Un bacio grande.
Titi :)

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Capitolo 25
*** CAPITOLO VENTIQUATTRO ***


enjoy :)



CAPITOLO VENTIQUATTRO

“Ti sei fatta proprio bella, zuccherino. E sei anche diventata una cuoca fantastica, quei biscottini erano la fine del mondo!”

La morbida voce di mia nonna mi accoglie non appena apro la porta di casa.

Nonna Bell è alta un metro e un boccino, così per salutarla mi accuccio parecchio. Mi stampa un sonoro bacio sulla fronte e poi mi sorride.

C'è qualcosa in quello sguardo che mi riempie il cuore, mi guarda come se pensasse davvero ogni singola parola che ha pronunciato. Come se fosse davvero orgogliosa di me, non i soliti vuoti complimenti e questo mi fa davvero piacere.

“Grazie, nonna. - rispondo con un sorriso – te li ha fatti assaggiare la mamma? Volevo che fossero una sorpresa.” spiego mentre appendo il cappotto.

“Non ho saputo resistere, sapevo che mi avresti perdonato quando ti avrei detto della torta di rose.”

“Hai fatto la torta di rose?” non riesco a trattenermi dall'alzare la voce. È il mio dolce preferito, altro che la torta di oggi, altro che la Sacher di James! LA TORTA DI ROSE DI NONNA!

“Sì, nonna ha fatto la torta di Rose e tu sei stata fuori. Tutto il pomeriggio. A Diagon Alley. Da sola.”

Mamma.

“Già. Ti sembra questa l'ora di tornare, signorina?”

Papà.

“Ero preoccupatissimo.”

Quel falsissimo di Drew.

Alzo gli occhi al cielo.

“Ho diciassette anni, non due. Non ero da sola e comunque ora sono qui. Dieci minuti e sono pronta, prima che arrivino tutti gli altri.” rispondo con un sorriso diretto a nonna, prima di inforcare le scale.

 

“Ti dona il rosso, Corvaccio.”

Che fratello gentile, veramente.

“Grazie, Drew. A te no.” dico indicando il maglione che indossa.

Mamma e papà ce ne hanno regalato uno per uno lo scorso Natale, sono di un bel rosso scuro con delle greche bianche e beige. Non avevo neanche fatto caso al fatto che anche Drew lo indossasse. Poco male, i miei saranno felici di vederceli indossare insieme. E in più non è vero, sta davvero bene, se solo si tagliasse un po' quei capelli e quella barba.

Andrew alza gli occhi al cielo, ma ho visto chiaramente un sorriso spuntargli sotto quell'orribile barba incolta. Quindi non mi lascerò convincere in alcun modo dai suoi tentativi di sembrare offeso.

“A Natale sono tutti più buoni per te non vale, vero?”

Gli faccio una linguaccia mentre mi siedo accanto a lui a tavola.

“Chi ti ha detto che tenevo questo posto per te?” chiede fingendo di infilzarmi con una forchetta.

Alzo gli occhi al cielo.

“O me o zia Anne, scegli tu.” dico con un sorrisino.

“Sei terribile, Susan. Terribile.” risponde Drew, scuotendo la testa.

 

“Ma Andrew, caro, è davvero un sacco che non ti vedo! All'ultima cena avevi promesso che saresti passato a trovarmi più spesso!”

Proprio vero che a parlare del diavolo spuntano le corna, ah?

Eccola nella sua pelliccia di animale non identificato, ma – garantisco – molto peloso. Con la sua folta chioma biondo platino e un vestito talmente corto che forse solo Dominique Weasley, ma neanche. Ta dan: zia Anne.

Che poi “zia” è una parola grossa. È la moglie di quella povera anima di zio Albert, il fratello minore di mamma. Devo ancora capire bene in che circostanze esatte possa essere successo che un uomo attraente e carismatico come lui possa essersi innamorato di un'oca come lei e, soprattutto, come la cosa possa continuare dopo ben otto anni di matrimonio. Io voglio dire, una sbandata per una del genere potrei anche capirla, in fondo è davvero bella, ma tutta questa perseveranza proprio non la capisco.

Drew giustifica il tutto dicendo che gli opposti si attraggono, ma secondo me c'è puzza di filtro d'amore o peggio ancora di Maledizione Imperius. Non vedo davvero altra spiegazione.

Anche se a volte ho qualche dubbio persino sul fatto che Anne sappia cosa sia una maledizione.

Ma c'è una cosa di Anne che trovo davvero divertente: la sua fissazione per Drew e tutto ciò che lo riguarda.

“Oh beh.. ehm.. sono stato parecchio impegnato, sai la squadra, gli allenamenti..”

In realtà la cosa più divertente non è tanto la fissa di Anne per Drew, ma i tentativi maldestri di Drew di sviare i suoi discorsi o interromperli proprio del tutto.

“Oh certo, tuo zio mi ha detto del contratto, sono proprio felice. Sapevo che avrebbero apprezzato un talento come il tuo, non avevo alcun dubbio!”

“Oh.. bene.”

“Sono convinta che farai strada! Un giovanotto come te non potrebbe fare diversamente! E chissà quante conquiste, non è vero?”

Silenzio.

Incrocio per un secondo lo sguardo disperato di Drew. Giuro, solo Merlino sa quanto mi stia trattenendo per non scoppiare a ridere. Mi tremano persino le ginocchia.

“Oh, e tu Susan?”

Sul viso di Drew si è dipinto un sorriso sornione e i suoi tratti tornano finalmente a rilassarsi.

“Sei ancora un topino di biblioteca?”

Cosa cosa? Un topino di biblioteca a me?

Non accetto che una con il quoziente intellettivo pari a quello della sua terribile pelliccia mi dia del topo di biblioteca.

“Sentimi..”

Avevo in mente degli insulti talmente pittoreschi che avrei preteso applausi scroscianti almeno per venti minuti, ma ho incrociato per un secondo lo sguardo implorante di mamma. E ha ragione, non avrebbe senso discutere con Anne, sprecare così il mio sarcasmo. E rovinare una cena che lei ha organizzato con tanta cura, certo.

Io sono fondamentalmente una persona educata, anzi detesto la maleducazione gratuita, ma davanti a certe cose rispondere a tono è più forte di me.

Ma per la mamma questo e altro. Così sorrido, per quanto mi costi.
“Sì, ho ancora degli ottimi voti. Studio molto.”

“Ah, certo.” commenta. Ovviamente senza essersi accorta di quanto sia andata vicino dal ritrovarsi una messa in piega degna del Platano Picchiatore.

“Mi hanno detto che forse hai anche tu un po' di talento a Quidditch, può darsi?”

Se fosse un'altra persona qualsiasi non credo che riuscirei a trattenermi dal risponderle a tono. Ma è zia Anne. E questo dice tutto. E poi lo devo fare per mamma.

E per quanto alcune sue uscite siano infelici io so che non sono volute. Anne dice tutto quello che le passa per la testa, senza filtri. Risultando odiosa, certo, ma non con malignità. È proprio oca e non c'è niente da fare.

“Sono il portiere della squadra della mia casa, come papà.” rispondo fredda.

“Portiere? Notavo dei miglioramenti nel fisico infatti. Sei sempre stata molto proporzionata, lasciatelo dire. Però ora sei anche più tonica. Le braccia, le gambe... anche il sedere scommetto..”

Ora, la domanda che sorge spontanea è: ma perché???

“Forse, può darsi, non saprei in effetti.”

“Il tuo ragazzo apprezzerà, quello moro, alto, bello.. che c'era all'ultimo natale. A proposito dov'è?”

Silenzio.

Nessuno dice niente.

A quanto pare tutti stavano ascoltando la nostra conversazione e tutti hanno avuto la mia stessa reazione. Pietrificati.

Ultimamente sono un pochino irascibile forse è vero, ma giuro che se Drew non avesse appoggiato una delle sue mani enormi sulle mie ci sarebbero state delle conseguenze. E non so dire se solo alla sua messa in piega.

Merlino, sa sempre tutto di tutti, quella che ha cambiato colore di capelli, tizio che è stato bocciato all'esame di Materializzazione, il fratello dello zio della sua vicina di casa che ha comprato una scopa nuova, tutto di tutti, ma che io e Matthew ci siamo lasciati da più di sei mesi ovviamente no.

“Non siamo più insieme.” dico con un sorriso.

Ma come è iniziata bene questa cena, non bastava il pomeriggio del cazzo, anche la cena certo. Olè!

“Ah.”

Avrei preferito un qualsiasi commento idiota. Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di un 'ah'.

Che cazzo vuol dire?

“E quindi non c'è nessun altro adesso?”

Non sa quello che dice, non sa quello che dice, non sa quello che dice. Drew trattienimi ti prego.

“Se anche ci fosse, non verrei certo a dirlo a te.”

Ops.

Ma zia Anne sembra non aver sentito, Merlino grazie. Mamma non me lo avrebbe mai perdonato.

“Anne, cara, vieni a sederti. Gli antipasti sono quasi pronti.”

Zio Albert interviene.

Il danno ormai è fatto, ma apprezzo comunque il gesto. Sorrido.

Quanti bei sorrisi oggi, tutti sentiti proprio. Tutti veri.

 

“La torta di rose della nonna è sempre uno spettacolo, eh?”

Drew mi passa una grossa rosa ricoperta di zucchero caramellato che ha staccato dalla torta.

Sorrido davanti a questo gesto tanto insolito, in qualsiasi altra occasione io e Drew avremmo lottato per stabilire a chi toccava la prima rosa. Ma è Natale.

“Mi conosci allora.” dico con un sorriso.

Non ho parlato molto durante la cena. Non sono riuscita a smettere di pensare a quell'ah” assordante che mi risuonava nella testa. E a Matthew. E a me e Matthew. E poi ancora a quel “non c'è nessun altro adesso”, come se fosse scontato che non potesse esserci. E al pomeriggio con James. A James. A me e James. E al motivo per cui mi veniva da piangere.

E sono giunta a un'unica terribile conclusione. Talmente terribile che non sono sicura che riuscirò mai a farmene una ragione. E soprattutto non sono per niente sicura che riuscirò mai a ammetterlo veramente a me stessa, figuriamoci a chiunque altro.

“Abbastanza per sapere che ci sei rimasta male e più che a sufficienza per dirti che in tutta sincerità per uno così non ne vale la pena.”

Drew interrompe i miei pensieri e stavolta il sorriso che gli rivolgo è sincero. Non succede spesso tutta questa complicità, ma mentirei se dicessi che non mi piace.

“Grazie.” sussurro. So che lui ha sentito dal modo in cui mi sorride.

“Buon Natale Sue.”

“Buon Natale anche a te, Drew.”

E ancora sorrisi.

 

Vibra il telefono.

Gli auguri di Rose.

Vibra di nuovo, Lys e Lor.

Poi Dave.

Sorrido di cuore, sono proprio fortunata ad avere degli amici così.

Il telefono vibra di nuovo, amo il Natale anche per queste piccole cose.

Jane? O forse Molly?

 

Ciao Susan, forse non dovrei scriverti o forse
avrei dovuto farlo prima. Non lo so,
ma è da che sei uscita oggi da ForteBraccio
che scrivo messaggi che poi non ti invio.
La verità è che ti vorrei qui.

Buon Natale. James

 

La verità è che ti vorrei qui.”

E adesso cosa faccio?



Eccomi qui :) ciao a tutti e grazie millissime per tutte le splendide recensioni dell'ultimo capitolo. Adesso sono davvero impegnata con l'università e tutto quello che devo studiare. Come se non bastasse mi è anche venuta la febbre in piena sessione, ma mi tocca studiare comunque -.-". Ma non appena avrò tempo prometo che risponderò a tutte le bellissime recensioni che mi avete lasciato, mi riempite il cuore ogni volta che le leggo, davvero.
Ma venerdì dopo l'esame di Chimica non ce la facevo proprio a rimettermi sui libri, così ho provato a buttare giù qualcosa e oggi sono riuscita a ricontrollarlo. Non mi dispiaceva e quindi eccolo qui.
Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto, ma vi ringrazio infinitamente per come continuate a seguirmi e leggermi.
Vi amo tutti. Un sacco. 
GRAZIE GRAZIE GRAZIE 
Qualsiasi cosa vogliate scrivermi, dire riguardo alla storia, ai personaggi, a quello che è successo o qualsiasi cosa vogliate chiedermi non esitate a scriverlo. Non appena avrò tempo risponderò ad ogni cosa, giuro.
Un bacio grande.

Titi :)

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Capitolo 26
*** CAPITOLO VENTICINQUE ***


enjoy :)



CAPITOLO VENTICINQUE


 

“Vieni? Allora vieeeeeeeni? Dai, dai, daiiii!”

Credo di aver definitivamente perso l'udito dall'orecchio destro.

Sposto il cellulare sulla sinistra e sospiro rumorosamente.

“Rose, sei tremenda!”

“Solo perché voglio passare il Capodanno con te?”

Ridacchio.

“Sicura che i tuoi te la lasceranno fare questa festa?” chiedo.

Ho dei grossi dubbi sul fatto che Hermione Granger permetterebbe mai una cosa del genere, se ne fosse al corrente.

“Oh, beh.. ecco, mamma non sa niente."

Cosa dicevo io?

"Ma papà dice che non è un problema, basta che facciamo sparire tutte le prove prima che loro rientrino da Parigi.” aggiunge subito.

Parigi? Wow!” esclamo senza riuscire a trattenermi.

“Più o meno la mia stessa reazione!” dice ridendo.

“Ma non cambiare discorso così, Sue!” aggiunge subito dopo.

“Se tua mamma lo scopre mi ucciderà.” dico mentre mi accoccolo sulla poltrona davanti al camino.

Ci ucciderà. – mi corregge Rose – è un , quindi?"

Sorrido per l'ironia della mia migliore amica, anche se non sono poi così sicura che si tratti solo di ironia.

.”

“Che beello! Sue, sono troppo felice! Vieni la mattina dai, quando vuoi! Ci prepariamo insieme e poi magari mi aiuti a sistemare le ultime cose che non so quanto Hugo o James potranno essermi d'aiuto.” dice ridendo.

James.

Certo. Era ovvio che ci sarebbe stato anche lui. Con che coraggio potrò guardarlo negli occhi dopo aver ignorato bellamente il suo messaggio?

Che poi ignorare non è esattamente il termine corretto. Io ho provato e riprovato a scrivere un messaggio, a spiegarmi, a trovare le parole giuste. Ma ho cancellato ogni bozza, ogni parola, ogni virgola. Non sapevo cosa dire, non c'era niente che andasse bene.

“Sue? Ci sei ancora?”

Oh.

“Certo, certo, Rosie. Perfetto, arrivo per le undici se può andare bene. Porto anche la torta, magari.”

“Ma certo che va bene! La cheesecake dell'ultima volta, ti prego! Dai, dai, ci vediamo domani allora! Giuro Sue, non vedo l'ora!” urlacchia prima di agganciare.

Appoggio la testa sullo schienale e chiudo gli occhi.

James. Domani.


 

Quando suono il campanello di casa Weasley un po' mi sento in colpa. Rose è la mia migliore amica da una vita e non ho ancora trovato il coraggio di dirle niente riguardo a James. Non lo faccio con cattiveria, davvero, vorrei davvero che lo sapesse, ma non so proprio come fare. È suo cugino e è imbarazzante, terribilmente imbarazzante. E poi non saprei bene nemmeno cosa dirgli.

Anzi, visto che non mi piace e io non piaccio a lui, non c'è proprio niente da dire.

Scaccio i sensi di colpa e mi sistemo il colletto del cappotto.

Ad aprirmi però non è la mia riccissima amica, ma Hugo, in pigiama.

Mi scappa un sorrisino davanti al suo abbigliamento.

“Oh, ehm... Susan! Ecco, io stavo aspettando Fred... non pensavo fossi tu.. Rosie è di sopra... comunque ciao!”

“Ciao, Hugo. Salgo subito allora, ti lascio la torta, è da mettere in frigo, grazie.” dico, mentre gli appoggio la torta sulle braccia tese per poi superarlo dirigendomi verso le scale. Il mio sorriso si allarga per l'imbarazzo di uno dei miei Weasley preferiti, come se con tutte le volte che sono rimasta a dormire qui non lo avessi già visto in tenuta notturna.

“Susan, Susan, Suuuusan! Sei arrivata!”

Rose mi raggiunge a metà scale, travolgendomi in un abbraccio di riccioli rossi.

Rido.

“Abbiamo un sacco di cose da fare, Sue! Sono super in ritardo sulla tabella di marcia.” dice preoccupatissima, prima di stritolarmi un'altra volta.


 

Credo che Rose debba rivedere il concetto di “un sacco di cose da fare”. O forse sono io ad aver rivisto il mio dopo essermi sorbita l'organizzazione del ballo di Natale a Hogwarts. Abbiamo solo dovuto spostare i divani, apparecchiare e controllare che la spesa fatta da Fred e Hugo contenesse anche qualcosa di diverso dall'alcool. Poi, per la cena, mi ha assicurato Rose che ognuno porterà qualcosa, così noi possiamo avere tutto il tempo che ci serve per prepararci.


 

E così eccoci qui, dopo un intero pomeriggio di chiacchiere e esperimenti di bellezza io e Rose siamo sedute una di fronte all'altra sul suo letto.

Rose ha fatto miracoli. I capelli mi ricadono in morbidi boccoli sulle spalle, gli occhi sembrano grandissimi con le ciglia che mi ritrovo ora e persino le mie guance hanno un po' di colore. Non riesco a staccare gli occhi dallo specchio, un po' come la sera del ballo, quella riflessa sembra un'altra persona. Bella e sicura di sé. Chi l'avrebbe mai detto?

Ho persino trovato il vestito giusto senza difficoltà, se escludiamo il fatto che ho dovuto affrontare il secondo categorico e più che prevedibile NO di Rose di fronte al mio vestito a pois, ma l'ho fatto con una certa dignità, giuro.

Un paio di giorni dopo Natale, io e Drew siamo andati in un centro commerciale babbano. Lo facciamo spesso durante le vacanze di Natale, è bello vedere come la magia del Natale sia talmente forte da contagiare anche i babbani. E, mi scoccia ammetterlo, in queste occasioni io e Drew ci divertiamo un sacco. E ci compriamo anche i rispettivi regali, così siamo sicuri di azzeccarli. A Drew ho preso una bellissima camicia azzurra con collo alla coreana e lui mi ha regalato questo fantastico vestito: un tubino nero aderente e scollatissimo sulla schiena. Ammetto che è stato mio fratello ad adocchiarlo in uno degli ultimi negozi. Avevo già trovato un maglione che mi piaceva, ma Drew voleva assolutamente che fosse qualcosa di speciale e non voleva rassegnarsi. E meno male.

Anche adesso, di fronte allo specchio, non mi sembra vero. È semplicissimo anche abbinato ai tacchi alti, ma non credo di aver mai indossato qualcosa che mi stia tanto bene.


 

“Sembri una modella delle riviste babbane di mamma, Sue. Sono senza parole, davvero.”


 

Proprio “una modella” non credo, è decisamente esagerato, ma sono contenta della scelta che ho fatto. Sorrido a Rose, riconoscente.

Lei nel suo vestito di pizzo blu, che fa pendant con i suoi occhi color mare, sta un incanto. Ma non è una novità: da che l'ho conosciuta non ho mai pensato, nemmeno una volta, che non fosse bellissima, persino appena sveglia la mattina, con gli occhi gonfi dal sonno e i riccioli rossi scompigliati. A proposito dei riccioli di Rose, sono orgogliosissima. Sono riuscita a lisciarglieli in modo impeccabile: morbidi, setosi, lucenti, proprio un bel lavoro. Sono sicura che dureranno fino a serata inoltrata.


 

E, infatti, sono le dieci e mezza. Tre strani cocktail di Hugo e Fred e almeno una decina di tentativi di ignorare la presenza di James dopo, i rossissimi capelli di Rose sono ancora perfetti. E a me inizia a girare la testa. Non tanto però eh.

Però forse è meglio se mi siedo un attimo. Magari in cucina però, lontano dalla mischia e dalla musica. Giusto un secondo.

Prima di chiudere la porta alle mie spalle incrocio gli occhi nocciola di James e un brivido mi attraversa la schiena. Merlino, perché? Niente scherzi, ti prego.

Mi verso un bicchiere di acqua, credo che mi farà bene. Ne sorseggio un pochino.


 

“Queste non sono le feste che piacciono alle principessine Corvonero, vero?”

Sobbalzo a quelle parole e fatico a deglutire l'acqua che ho ancora in bocca. Sputacchiarla da tutte le parti non mi sembra un comportamento appropriato per qualsiasi ragazza, non solo per una principessina Corvonero.

Ma questo soprannome mi toglie qualsiasi dubbio riguardo a chi potrebbe essere il mio visitatore, e chi se non chi ho cercato di ignorare per tutta sera?

“Ciao, James.” dico a testa bassa. Temo l'effetto dei suoi occhi. Dopo quanto è stato chiaro alla Vigilia io non voglio farmi ingannare da uno stupido messaggio. Si tratta pur sempre di Potter L'Idiota, anche se mi sembra passata un'eternità da quando lo chiamavo così. Incredibile.

“Non dici niente?” mi chiede.

E io...oh Merlino, da dove comincio?

Proprio niente, quindi?” aggiunge subito dopo versandosi un bicchiere d'acqua.

“Cosa vuoi che ti dica?”

“Come mai queste feste non ti piacciono, per esempio?”

Sbuffo.

“Non ho detto che non mi piacciono.”

“E allora perché sei qui?”

So di essere arrossita.

“La testa.”

“Mi gira un po'.” aggiungo.

James ride e io gli tirerei un pugno. Dritto nello stomaco.

Sollevo lo sguardo e incrocio finalmente, di nuovo, i suoi occhi. Stesso risultato.

Ma devo fingere, assolutamente. Non ci casco. Non esiste proprio.

“Ti fanno anche simpatico?”

Sorride. E non riesco a fare a meno di pensare che sia un sorriso meraviglioso, accidenti a me.

“E pensa che con te mi sforzo sempre.”

Alzo gli occhi al cielo, imperterrita nella mia recita.

“Immagino...”

Silenzio.

Eppure ce ne sarebbero di cose da dire.

“Posso parlare io, allora?”

Oddio no. No, no, no.

“Ecco... senti, James..”

No.” dice James alzando la voce zittendomi.

Spalanco gli occhi. Non me l'aspettavo proprio.

“Stammi a sentire tu. – dice, senza lasciarmi il tempo di reagire – per favore.”

Credo che anche lui abbia bevuto un pochino, non l'ho mai visto così... determinato.

“Non possiamo parlarne un'altra volta? Quando sarai nelle condizioni giuste?”

Parola d'ordine: rimandare. Non voglio sapere, non so se sono pronta.

“Nelle condizioni giuste? Io non sono ubriaco, Sue. Cosa vuoi che siano un paio di birre?”

Certo, come no.

Ma non mi lascia parlare.

“Ho troppe cose da dire e vorrei che tu mi ascoltassi, davvero.”

Annuisco. Davvero non voglio sapere?

“Sue, mi spiace. Io... ci sono delle cose che devo dirti da un sacco... ecco, vedi, io... ma come cazzo faccio? Ecco, vedi, quando ci siamo visti alla Vigilia e io ti ho detto che non avrei mai dovuto, non mi aspettavo che tu mi avresti dato ragione.. ci sono rimasto proprio male e non so perché... io non volevo baciarti al ballo, non era giusto, non avrei dovuto... non avrei dovuto senza sapere che anche tu volevi lo stesso, senza il tuo permesso... non mi faccio mai questi problemi di solito, Sue, ma con te, davvero, io non so perché ma è tutto un casino.. io ho paura di essere un problema e non vorrei...”

Perché non mi sono seduta? Credo di star rischiando un infarto, giuro, non ci credo.

“Che poi io faccio il cazzone, l'indifferente e combino solo puttanate... che non sai quanto ci speravo che mi rispondessi al messaggio di Natale e quanto speravo anche che non lo facessi... è una situazione che non avevo il coraggio di affrontare, io... oh, non lo so, Susan, quando si tratta di te non so mai niente... ma ti prego, ti prego, non ridere.. è tutto così complicato...”

Quanto cazzo ha ragione? È tutto così complicato. Per esempio quanto forte batte il mio cuore in questo momento, perché?

“E sai perché? Non so ancora come farò a dirtelo... ma Sue, tu sei diversa da qualsiasi altra, io non ho mai mai mai... ecco, vedi, non sono capace.. è solo che è la prima volta, io certe cose sul serio non so farle...”

Ho un centinaio di boccini d'oro nello stomaco. Giuro non mi sono mai sentita così.

“È che tu sei bella, stasera poi, io te lo giuro sei troppo... senti Susan, io credo di essere innamorato di te. Mi spiace.”

Il “mi spiace” finale mi fa sorridere. È a tutto il resto che stento a credere. Sento una specie di bolide impazzito, letteralmente, all'altezza del cuore.

“Di qualcosa, Sue, ti prego, qualunque cosa...”

“Non è che ti serva proprio sempre il permesso per certe cose.”

E giuro sui boxer di Merlino che non so come mi possa essere uscita una frase tanto stupida.

Mi copro il viso con le mani, che figure.

Ma a James sembra non importare, sorride. Sempre più vicino.

“Non so tanto bene cosa dire, James, sono un po' in difficoltà...” dico arretrando.

È davvero questo quello che voglio?

Le mie spalle nude sfiorano il muro gelido della cucina di casa Weasley. Fine della corsa.

Cosa faccio? Oh Merlino, ma perché?

È l'ultima occasione che ho per scappare, ma... ma forse dovrei imparare a smettere di farlo.

Le labbra di James incontrano le mie prima che io possa pronunciare ancora anche solo una sillaba. Ma questo non è il bacio casto del ballo, non si allontana subito dopo esserci sfiorati. La sua lingua si insinua nella mia bocca prima che io possa rendermene conto. Le sue mani mi ancorano al suo petto, spingendomi contro il muro. Sento il calore del suo corpo sotto il completo nero che tanto gli dona. La passione di James mi travolge, non riesco a pensare a niente che non sia lui, a niente che non sia il suo corpo contro il mio e, Merlino, non riesco nemmeno a vergognarmene.

 

Sono imperdonabile, lo so. È passato tantissimo dall'ultima volta che ho aggiornato, ma, davvero, dovete credermi quando dico che non riuscivo a scrivere niente che mi piacesse, ma poi un paio di giorni fa è arrivata l'ispirazione. E insieme a quella anche il grande momento. Cercherò di aggiornare presto, stavolta davvero. Ho già qualche idea da mettere giù e appena finita la sessione cercherò di fare del mio meglio. Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto, ma vi ringrazio infinitamente per come continuate a seguirmi e leggermi. Le recensioni mi hanno davvero riempito il cuore.
Vi amo tutti. Un sacco. GRAZIE GRAZIE GRAZIE ♥
Qualsiasi cosa vogliate scrivermi, dire riguardo alla storia, ai personaggi, a quello che è successo o qualsiasi cosa vogliate chiedermi non esitate a scriverlo. Non appena avrò tempo risponderò ad ogni cosa, giuro.
Un bacio grande.
Titi :)


 

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Capitolo 27
*** CAPITOLO VENTISEI ***


enjoy :)



CAPITOLO VENTISEI

 

Apro gli occhi con una certa fatica, li strofino per mettere meglio a fuoco.

Ma che ore saranno? La sveglia digitale sul comodino di una delle camere per gli ospiti di Rose dice che sono le 10.26.

Non è ancora ora di pranzo, ho un sonno tremendo, e non riesco a capire cosa possa avermi svegliata.

Mi giro sul fianco e lì, proprio , a pochi centimetri dal mio corpo c'è qualcosa, o meglio qualcuno, che non avrei mai immaginato di trovare.

James.

Ho un sussulto, ma spero che tutta me stessa che non lo abbia sentito.

Sono confusa, molto confusa. E più cerco di ricordare come sono finita qui, meno ricordo.

Merlino, fa solo che io non... oddio, non riesco nemmeno formulare il pensiero.

Ti prego, Merlino, no... io non posso... ma certo che no!

Come ho potuto anche solo immaginare una cosa del genere, no, no e no. Assolutamente no.

Ma adesso cosa faccio? Come lo spiego?

Devo per forza?

No, in effetti no.

Cerco di essere il più silenziosa possibile mentre mi allontano dal suo corpo sotto le coperte. Fa che non si svegli, non adesso. Merlino, ti prego, assistimi.

Scosto piano le coperte e metto il piedi per terra, raddrizzandomi, ancora seduta sul letto. La testa mi gira terribilmente, non so come farò ad arrivare alla porta.

Perché queste situazioni? Perché?

Susan sei una deficiente.

Mi ripeto questa frase per qualche secondo nella testa, come un mantra, ma, niente, il capogiro non passa.

Ma non posso decisamente rimanere qui. James non deve vedermi, James non deve ricordare qualcosa che nemmeno io ricordo.

James non deve e basta.

Provo ad alzarmi appoggiandomi al comodino, ma tutta la stanza intorno a me inizia a girare.

Bene. E adesso che cazzo faccio?

Sento le lacrime pungermi gli occhi.

No, Susan, cazzo. Non è questo il momento.

Ragiona.

Mi accascio sul pavimento e non appena mi appoggio a terra va già decisamente molto meglio.

E, cosa più importante, scorgo le mie scarpe sotto al letto. Devo eliminare ogni tipo di prova.

Io non sono mai stata qui.

Una volta recuperate le scarpe e controllato rapidamente di avere ancora addosso tutto, collant soprattutto, decido di fare l'unica cosa che mi sembra fattibile: strisciare fino alla porta.

Una volta fuori sarà tutto molto molto molto più facile.

Non vi chiedo di immaginare la scena, perché non credo che vi avvicinereste mai a quanto siano stati penosi per me quei pochi minuti in cui brandendo una scarpa per mano scivolavo centimetro dopo centimetro verso quella che sapevo essere la mia unica possibilità di salvezza, terrorizzata dall'idea che Potter potesse svegliarsi all'improvviso vedermi lì, così.

Quando poi la porta ha cigolato nell'aprirsi ho temuto il peggio. James ha borbottato qualcosa e il mio cuore si è fermato per un istante. Non credo di essere mai stata così in ansia in tutta la mia vita, mai.

E invece si è solo rigirato nelle coperte e ha continuato a ronfare beato.

Avrei sospirato per il sollievo, ma no, regola numero uno: nessun rumore.

E avevo ragione a pensare che fuori sarebbe stata tutta un'altra vita.

Nessuno in vista, se sorvoliamo su Fred addormentato in cima alla rampa di scale.

Mi accascio per un attimo sulla moquette del corridoio appoggiando la schiena al muro freddo. Un brivido la attraversa e percepisco una strana sensazione di dejà-vù. Come se fosse già successo e come se questa cosa dovesse ricordarmi qualcosa, ma più ci penso, meno ricordo.

Pazienza. Ho problemi più importanti da affrontare ora.

Mi alzo in piedi e anche se tutto continua a girare intorno a me, la sensazione di euforia per essere uscita indenne dalla camera di James mi persuade a proseguire. Devo trovare un posto in cui sedermi, o sdraiarmi, e fingere che non sia successo niente.

Il piccolo studio di Hermione Granger in fondo al corridoio mi sembra perfetto. Se anche ci entro e trovo qualcuno posso sempre borbottare di averlo scambiato per il bagno. Date le mie condizioni, di cui - tra parentesi - mi vergogno profondamente, nessuno potrebbe sospettare che non stia dicendo la verità.

Ma fortunatamente non trovo nessuno, se non una comodissima poltrona. Davvero invitante.

Ho ancora un sonno tremendo e non credo che nessuno si offenderà se schiaccio un pisolino qui, mentre il resto della casa si sveglia. Così mi accoccolo lasciando che il sonno mi culli di nuovo.

L'ho scampata e me lo devo un po' di riposo.

 

“Sue, ecco dove ti eri cacciata.”

Sento qualcuno ridacchiare.

“Buongiorno.”

Strofino gli occhi e a giudicare dalla massa informe di riccioli rossi che cerco di mettere a fuoco proprio di fronte a me dev'essere Rose a parlare. E la piega che le avevo fatto con tanta cura non deve aver superato la notte.

Rosie? Buongiorno anche a te..”

Dico sistemandomi meglio sulla poltrona. Ho ancora abbastanza sonno e la stanza intorno a me gira incredibilmente. Sto iniziando a ricordare cosa è successo qualche ora fa. Aiuto.

“Tutto bene? Dopo un po' ti ho persa ieri sera..”

“Oh si, si. Tranquilla, non sono abituata a bere molto e la testa mi girava un po'. Però è stata una bella festa, davvero. Proprio bella.”

Rose mi sorride.

“Devo aiutarti con qualcosa?” chiedo. Voglio evitare il più possibile domande a cui al momento non saprei nemmeno rispondere.

“Ma va, tranquilla. Abbiamo tutto il giorno per sistemare.” dice strizzandomi l'occhio.

“Oh, certo. Comunque auguri.” dico.

Che risposta scema.

Ma Rose ride e io con lei.

“Anche a te, Sue. Buon anno.” dice sorridendo.

Non so se posso raccontarle quello che è successo, non so se voglio che lo sappia.

Sono un'amica disgustosa. E mi viene da vomitare.

Buon anno. Si, proprio.

“Ah, ecco. Ti cercavo anche per questa. L'ho trovata in una delle camere degli ospiti mentre ti stavo cercando, credo che James te l'avesse nascosta, perché era proprio sotto un cuscino del letto in cui ronfava, e sta ronfando ancora, beatamente.” aggiunge ridendo mentre mi passa una pochette nera di vernice. La mia pochette nera di vernice.

Le sorrido riconoscente, non tanto per la borsetta, quanto per la sua ingenuità.

Avrebbe potuto trovarla chiunque altro, persino James, e io non avrei mai potuto fingere di non essere mai stata in quella stanza. Invece il destino ha voluto che fosse Rose, il mio angelo dai capelli rossi. Merlino, se è merito tuo, grazie.

“Oh, grazie, Rosie. La cercavo ieri sera infatti, volevo scrivere ai miei.. rimedio subito!”

Sostengo lo sguardo blu mare di Rose per qualcosa come un decimo di secondo, forse meno, prima di fingere di frugare nella borsa alla ricerca del cellulare. Sono una pessima bugiarda e nessuno lo sa meglio di lei. E sono anche una pessima amica, già.

Il mio frugare nella pochette, per quanto in effetti di possa frugare in una pochette, dura sono qualche istante, ma il cellulare mi offre subito un altro pretesto per non sollevare lo sguardo verso la mia migliore amica.

“Io vado a cercare Hugo, se ti va dopo raggiungimi giù.” dice Rose con un sorriso, uscendo dalla stanza.

“Oh certo, Rose. A dopo!”



Sul telefono comunque trovo davvero 3 messaggi.

Mamma:

Buon anno Sue, anche a tutti i tuoi amici.

Scrivimi per farmi sapere quando torni o se dobbiamo venire a prenderti noi. Baci, mamma e papà.

ciao mami, ieri avevo lasciato il telefono in camera e ho visto solo adesso. Poi chiedo a Rose e ti faccio sapere. Ma credo che mi smaterializzerò verso cena. Buon anno anche a voi! :)

 

Drew:

Già il fatto che tu sia ad una festa mi preoccupa, sicura di star bene? Non va contro qualche regola di Corvonero? Fammi sapere, buon anno sorellina.

Ah Ah Ah, sempre simpatico anche con l'anno nuovo. Auguri anche a te Drew. :P

 

Dave:

Qua in Irlanda non prende niente e mandarti un gufo non mi sembra proprio una buona idea (anche perché non so dove sei), spero che il messaggio ti arrivi comunque. Buon anno, Sue! :)

So che magari come proposta ti sembrerà fuori luogo, ma non mi sono ancora scusato per il ballo, ci facciamo una burrobirra uno di questi giorni?

Ma scusarti per cosa? Dai eh, come fosse colpa tua! Niente scuse, ma una burrobirra più che volentieri. Magari ci sentiamo ancora in questi giorni così ti so dire meglio quando riesco.
Buon anno anche a te, comunque! ;)

Ho proprio voglia di fare una chiacchierata con Dave. È sempre così calmo, così protettivo nei mie confronti. Ho davvero voglia di vederlo.

 


“Baston, è davvero un piacere rivederti così in splendida forma e in così splendida compagnia.”

NO. IO MI RIFIUTO.

Pretendo una lista, e la pretendo adesso, di cosa ho fatto di male nella mia vita per meritarmi tutto questo.

Perché io mi chiedo: perché? Perché adesso e perché qui?

Matthew Davies in tutto il suo splendore. Mano nella mano con la sua nuova biondissima e bellissima conquista, che non merita nemmeno di essere nominata.

“Ciao Domi! Mat, tutto bene fuori da Hogwarts?” chiede Dave per niente imbarazzato dalla situazione.

Come fa Dave ad avere sempre tutto sotto controllo? Come fa a essere sempre così pronto a essere gentile? Persino Mathew sembra spiazzato da tutta questa sicurezza.

“Tutto bene, Robins. Sto collaborando con alcuni allevatori di Draghi in Romania e credo che il mio futuro potrebbe davvero essere là.” e mentre lo dice mi guarda negli occhi.

Il suo futuro, già. Ne avevamo parlato centinaia di volte. Lui voleva seguire i suoi sogni e io ero ben disposta ad accantonare i miei pur di essere felice con lui. Mi sembrava tutto così naturale, invece ero solo troppo innamorata. E non credo che un amore che ti spinge ad annullarti sia un amore sano, ero una storia malata. E solo io so quanto è stato difficile ammetterlo a me stessa.

Credo di essermi persa qualche scambio di battute perché Dave mi sorride incoraggiandomi, mentre gli occhi scuri, quasi neri, di Matthew ancorano i miei in uno sguardo che mi riporta alla mente troppe, davvero troppe, cose.

Ma è il mio turno di dire qualcosa a quanto pare e, nonostante il tumulto che sento crescere nel petto, devo farlo.

“Fa piacere anche a me vederti, Davies, sono contenta che tu stia realizzando i tuoi sogni. A me va tutto a gonfie vele.” dico, fingendomi entusiasta. Ma la mia voce trema sull'ultima parola.

Quante bugie in una sola frase. Non sono mai stata troppo brava a mentire e sia lui che Dave lo sanno benissimo.

È Dave infatti, ad appoggiare una mano sulla mia spalla e a salvarmi. Non avrei retto un secondo in più quello sguardo.

“È stato davvero un piacere incontrarvi, ma io e Susan abbiamo ancora un sacco di acquisti da fare. Ci becchiamo in giro magari.” dice mentre mi spinge delicatamente. Lontano da quegli occhi scuri, lontano da tutto quello che, nonostante tutto, forse vorrei ancora, ma che ora sembra ancorato alle mani perfettamente curate della mia ex amica Grifondoro. Sento un groppo in gola quando Dominique mi rivolge uno dei suoi sorrisi più smaglianti, vorrei ricambiare, vorrei dimostrarle che anche la mia vita è perfetta, che anche io sono perfetta. Ma chi voglio prendere in giro?

Mi limito a fissare un cumulo di neve alle sue spalle, maledicendola con il pensiero. Magari ho qualche talento speciale per i malocchi e ancora non lo so. Quanto ci spero.

 

“Ti va qualcosa di caldo?” Dave mi chiede mentre ci allontaniamo da quell'incontro tanto spiacevole.

Non lo so, non so nemmeno più se mi va di essere qui.

Ma se non voglio farlo per me, almeno devo farlo per lui. È stato così gentile con me, devo fare in modo che passi un bel pomeriggio, è il minimo. Sorridi, Susan. Forza.

“Una cioccolata calda sarebbe perfetta, ti andrebbe andare ai Tre Manici?” chiedo cercando di essere dolce.

Mi è così difficile il sorriso che gli faccio dopo la mia proposta. Dave sorride subito in risposta invece.

“Ma certo, Sue. Qualunque cosa.” dice prima di spettinarmi i capelli e prendermi sottobraccio.

Per lui è tutto così semplice, così naturale. Non ha bisogno di pensare a cosa sia meglio fare.

 

“Mi spiace. Avrei voluto evitarlo.” mi dice con un sorriso mentre porta al tavolo la sua burrobirra e la mia cioccolata con panna.

Avrebbe voluto evitarlo. Ogni momento che passo vicino a lui mi convinco che probabilmente è davvero la persona migliore che conosco.

Gli sorrido e vorrei convincerlo che è acqua passata ormai, ma non lo è e io non sono brava con le bugie, così mi stringo nelle spalle.

“Non si poteva prevedere.” dico. Non voglio parlare di Matthew.

“Basta non pensarci, - dice - anche se è difficile.”

C'è una strana sfumatura nella sua voce, come se lui ne sapesse qualcosa.

Vorrei chiederglielo, ma mi precede con un'altra domande..

“Cosa hai fatto a Capodanno?”

E ecco che cambiamo argomento per passare subito a un altro altrettanto scomodo.

“Oh, Rosie ha organizzato una festa tranquilla a casa sua con i suoi cugini. Niente di che. Tu?”

Sono proprio indecente a mentire.

“Una festa tranquilla con i Weasley e i Potter? Sicura?” dice ridendo.

Cosa dicevo?

“Io sono andato con i gemelli in Irlanda, hanno dei cugini abbastanza particolari. È stato molto divertente e poi non ci ero mai stato, per quel poco che ho visto Galway è meravigliosa.” continua. “Se sai dove andare, e con chi soprattutto, davvero spettacolare.”

“Ah certo, me lo ha detto Lily che Lys non poteva esserci perché era un viaggio programmato da un po'. Io ci sono stata tre anni fa, d'estate. Mi è piaciuta tantissimo, avevamo anche fatto una gita a Dublino e, giuro, che bella. Non faccio fatica a crederti.”

“Si, ho rubato i gemelli alle rispettive morose, so che mi hanno odiato un pochino.”

Rido, sarà ma Jane infuriata proprio non ce la vedo.

“Sono proprio contenta per loro, però.” dico sincera.

“Anch'io, davvero. Non li ho mai visti così presi.”

“Non so come ho fatto a non pensarci prima, soprattutto per Lor e Jane. Li conosco tutti e due da una vita e non mi aveva mai nemmeno sfiorato l'idea.”

“Se può farti stare meglio nemmeno a me, – dice ridendo – ma buon per loro.”

“Già.” dico sorridendo. Non potrei essere più felice per loro.

“E tu?”

Sobbalzo.

Io?”

“Sì, tu. Siamo solo tu ed io, qui. Non ti interessa nessuno?”

Ah. Che bella domanda. Proprio interessante devo dire.

Mi copro la faccia con le mani e mi scappa un mugugnio.

“Domanda di riserva?” dico senza spostare le mani dagli occhi.

Sento Dave ridere.

“Non sei obbligata, Sue.” dice.

“No, non è che non voglio. È che è complicato.” dico. Fottutamente complicato.

Ecco, poi non è che io muoia proprio dalla voglia di parlarne, quindi se la chiudiamo qui, grazie, prego, ciao.

“C'entra Davies?”

Ma? Perché? Dave, ti prego.

Anche.”

“Mmh, Potter?”

Mi copro ancora di più la faccia con le mani. Perché?

“Può darsi.” mormoro.

“Qualcun altro? Vuoi parlarne?”

Si e poi? Chi ancora?

“Non lo so – sussurro – che situazione orrenda.”

“Non va troppo bene neanche a me, se ti consola.”

Sposto le mani dal viso. Davvero?

“Cioè?”

“Oh, beh, ecco, mi piace una da un po', ma non credo si possa concludere niente. Non le interesso.” dice con tono ironicamente sconsolato, per poi sorridermi.

“Mi spiace, Dave, non ne avevo idea.” dico. E sono sincera.

“Perché allora non hai invitato lei al ballo? Avevi paura che ti dicesse di no?”

Dave si rabbuia un attimo, prima di tornare a sorridermi.

“È complicato.” dice solo.

“Comunque non posso dire che non mi sia dispiaciuto restare così poco al ballo con te. Eri meravigliosa, ancora più del solito intendo.” dice per cambiare argomento.

Ho sempre pensato che questo genere di complimenti fosse troppo smielato e nascondesse secondi fini, qualcosa che meritasse un pugno dritto sui denti oppure qualcosa che andasse completamente ignorato. E invece detto da Dave, con quegli occhi grigi così sinceri, mi fa arrossire.

Lui ride.

“Oh, andiamo Sue! Come se non te lo avesse detto nessuno! Persino a me sono giunti dei commenti su quanto fossi bella la sera del ballo. E uso “bella” perché io sono educato.”

Ma Dave? Cosa dici? Il mio colorito non deve essere migliorato perché lui ride ancora di più.

“Ma tu sei matto!” dico senza alzare lo guardo dalla mia cioccolata, che decido finalmente di assaggiare.

Dopo qualche minuto Dave ha smesso di ridere e io sollevo lo sguardo e lo osservo mentre beve qualche sorso della sua burrobirra dorata.

“Sono contenta di averti conosciuto, conosciuto meglio, intendo.” dico. E non so davvero come mi sia venuto in mente di dire una cosa del genere.

Dave strabuzza gli occhi e spero che non sia troppa la burrobirra che, evidentemente, gli è andata di traverso.

“Dici davvero?” dice dopo parecchi colpi di tosse.

“Sì, beh... .” Forse non era il momento migliore per dirglielo, ma sono proprio fortunata ad averlo conosciuto meglio in questi ultimi mesi. Ed è soprattutto merito del Quidditch, per quanto mi costi ammetterlo.

“Anch'io sono felice, Sue. Ho sempre pensato che fossi una bella persona, ma non avevo mai avuto occasione per un motivo o per l'altro. E non hai deluso le aspettative.” dice con un sorriso.

Sorrido anch'io. E adesso non mi costa.

 

“Adesso devo proprio scappare, Sue. Ma grazie per oggi. Davvero.” dice sistemandomi il ciuffo sotto la cuffia, appena usciti dai Tre Manici di Scopa.

“Grazie a te. Anche a me è piaciuto.” dico con un sorriso.

Le labbra di Dave mi sfiorano la fronte, prima che lui si allontani piano, mi guarda dritta negli occhi e non mi sento esaminata o giudicata. Non mi sta sfidando, e il suo sguardo color cenere non mi mette in imbarazzo. Sorrido di nuovo, che bella questa sensazione di pace.

Poi con un guizzo, prima che io possa accorgermene o fare qualsiasi cosa per impedirglielo, Dave si riabbassa improvvisamente e appoggia le sue labbra calde sulle mie, solo per un istante.

Ma...

“Spero che mi perdonerai, Sue. Ma non potevo permettere a quei due di gareggiare per il tuo cuore senza nemmeno provare a darmi una chance. Ora so che sarà ancora più complicato per te, ma almeno sai perché lo è anche per me.” dice con semplicità, mentre io sono ancora completamente spaesata. Quindi sono io la ragazza... la ragazza di cui è innamorato...
Ma siamo sicuri? Chi se l'aspettava?

“Spero che riuscirai a capirmi, lo spero davvero, Sue. Ma ora devo proprio andare, la mia sorellina... sai, la baby sitter... Scusa.”

Poi mi sorride e con una giravolta su sé stesso scompare, sollevando qualche spruzzo di neve.



Non ve lo aspettavate, io lo so. E invece sì. Ci ho messo un po', ma eccolo qua.
So che la maggior parte dei vostri cuori è già stata ampiamente conquistata da James, già da tempo, ma credo che il mio abbia un debole per Dave e non so cosa farci. Lo trovo irresistibile e anche una parte di Sue è d'accordo con me, ma è innegabile che la situazione sia molto più che complicata per la nostra povera Corvonero. Ma: tempo al tempo. Ci sono ancora un sacco di cose che devono succedere, un sacco di domande a cui bisognerà dare una risposta prima o poi e più di metà anno scolastico da trascorrere a Hogwarts. 
Vi ringrazio infinitamente per come continuate a seguirmi e leggermi. Le recensioni all'ultimo capitolo (addirittura dieci) mi hanno davvero riempito il cuore.

Vi amo tutti. Un sacco. GRAZIE GRAZIE GRAZIE ♥
Qualsiasi cosa vogliate scrivermi, dire riguardo alla storia, ai personaggi, a quello che è successo o qualsiasi cosa vogliate chiedermi non esitate a scriverlo. Non appena avrò tempo risponderò ad ogni cosa, giuro.
Un bacio grande.
Titi :)

 

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Capitolo 28
*** EXTRA DUE ***


enjoy :)
 

Stamattina quando mi sono svegliata sono rimasta ancora più di un'ora nel letto, in preda all'ansia. È stato solo lì infatti che ho realizzato davvero quello che è successo ieri e cosa significava. E quando poi, poco dopo, mi sono resa conto che effettivamente mancavano solo poche ore al mio rientro a Hogwarts e che non avevo la più pallida idea di come mi sarei dovuta comportare una volta là, mi è venuta davvero una voglia pazzesca di piangere, di chiudermi da qualche parte e di non uscire più.

Non sarei mai stata in grado di gestire da sola una situazione del genere. Già, non da sola.

E c'è solo una persona a cui si possono dire certe cose, in certe situazioni, senza sentirsi giudicati: la propria migliore amica.

 

Così mi sono rintanata in uno scompartimento dell'espresso per Hogwarts con Rose e ci sono rimasta per tutto il viaggio. Le ho raccontato tutto.

E con tutto intendo tutto.

Dal semi bacio con James in biblioteca a quello del ballo, da cosa avevo sentito dire a Dave in infermeria alla misteriosa Jessica di Tassorosso (e di come effettivamente – ora che ci penso – alcune cose adesso tornino) alla lettera di James che lei stessa, ignara di tutto, mi aveva consegnato. Dai messaggi a quando io e James ci eravamo visti da Florian Fortebraccio, da quel poco che mi ricordo dell'ultimo dell'anno (cioè niente se non so il fatto di essermi svegliata nel letto accanto a James) alle farfalle che ho sentito bombardarmi lo stomaco quando ho visto Matthew con Dominique a Diagon Alley l'altro giorno, per poi finire con l'ultima incredibile notizia: il bacio di Dave.

Non è stato facile, erano probabilmente troppe cose da dire in troppo poco tempo. Avevo il terrore di dimenticarmi qualcosa di importante o di farmi prendere troppo dall'emozione e non riuscire a dire tutto quello che c'era da dire in modo comprensibile. E soprattutto mi vergognavo per avere aspettato tutto quel tempo prima di parlargliene, prima di parlarne con la mia migliore amica. Solo che.. non lo so.. mi sentivo così stupida. Mi sento stupida.

Sono passati sette mesi abbondanti e ancora mi sento morire ogni volta che incrocio lo sguardo del mio ex e non posso negare che James mi sia indifferente. Anche se non ricordo bene cosa è successo l'ultima volta che ci siamo parlati, so che ci siamo parlati, e ho come la vaga sensazione che sia anche successo qualcosa, ma più mi sforzo e meno ricordo. Vorrei davvero sapere perché ci siamo addormentati nello stesso letto, cosa mi ha detto e cosa ho detto, perché devo pur aver detto qualcosa. E poi, diamine, Rose, è tuo cugino! Come facevo a parlartene? Ogni volta che ci provavo, o che pensavo che avrei dovuto farlo sentivo il mondo crollarmi addosso. Cosa avresti pensato di me? Che ero l'ennesima polla che cascava nelle reti di tuo cugino? O che magari per me lui sarebbe cambiato? Mi avresti incoraggiata verso qualcosa che non ero sicura di volere o avresti tentato di convincermi che non faceva per me, quando magari avrebbe potuto funzionare? È un tuo parente poi e... oh, io.. io non lo so!

Poi, sai, per non farmi mancare niente c'è anche Dave adesso. Io non credo di essermi mai sentita così a mio agio con qualcuno prima d'ora, tranne te, Rosie. Solo che non avrei mai immaginato... io non ci avevo mai pensato, insomma: io e Dave?! Eppure lui è così dolce, così buono, così gentile. Quando sono con lui mi sento giusta, a posto con me stessa. Ma è davvero quello che voglio? Non lo so. La risposta è sempre quella.

E se invece volessi ancora Matthew? Dopo tutto quello che mi ha fatto? Dopo come mi ha trattata? Lo amo ancora? Serve davvero che ti dica cosa penso, qual è la mia riposta a queste domande? Non credo, mi conosci meglio di qualsiasi altra persona: sai già che non lo so, che non sono sicura di niente. Ma per lo meno lui adesso sta con tua cugina, quindi non posso, e non devo, scegliere lui. E da una parte sono contenta e so che tu capisci.

Ma, davvero, non credevo che ci si potesse sentire così confusi e così stupidi.

Se mi chiedessero di scegliere non credo che saprei farlo adesso. Anche le scelte non prese sono scelte, no? Io credo di si. Non posso scegliere, Rose.

Ci ho pensato, davvero. Io ho provato, ma no. Non so farlo.
 

Ma anche se non è stato facile, è stato bello. Mi sono sentita leggera come non mi sentivo da tempo, mi sono sentita persino bene. E quando ho sollevato lo sguardo verso Rose e ho incrociato i suoi occhioni blu e il suo sorriso meraviglioso mi sono sentita anche meglio.

“Avrei dovuto dirtelo prima.” ho detto prima di abbracciarla.

“Avrei dovuto accorgermene, ma adesso sono qui e ci sono per qualsiasi cosa, L'importante è questo.” ha detto lei.


E con quell'abbraccio di riccioli rossi e sorrisi si è concluso il mio ultimo viaggio di andata verso Hogwarts, non credo avrebbe potuto essere più bello.



Ciaaao a tutti! Non è un vero capitolo, lo so. Per quello dovrete aspettare ancora un pochino, ma non volevo fare come le scorse volte e farvi aspettare dei mesi. Perciò eccovi una piccolissima anticipazione. Avrete notato sicuramente che nell'ultimo periodo i rapporti tra Rose e Susan, per vari motivi si erano un po' allentati, non potevo permetterlo e mi serviva un momento tutto loro. Quindi eccolo qui.
Mi serviva anche un momento del genere per fare chiarezza sul titolo della storia, visto che me lo avete chiesto in tanti, più di una volta. :)
Detto questo, vi ringrazio infinitamente per come continuate a seguirmi e leggermi. Le recensioni all'ultimo capitolo (addirittura dieci) mi hanno davvero riempito il cuore.

Vi amo tutti. Un sacco. GRAZIE GRAZIE GRAZIE ♥
Qualsiasi cosa vogliate scrivermi, dire riguardo alla storia, ai personaggi, a quello che è successo o qualsiasi cosa vogliate chiedermi non esitate a scriverlo. Non appena avrò tempo risponderò ad ogni cosa, giuro.
Un bacio grande.
Titi :)

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Capitolo 29
*** CAPITOLO VENTISETTE ***


enjoy :)



CAPITOLO VENTISETTE

“Sue!”

Non appena affondo uno dei mie scarponcini nella neve per scendere dal treno, qualcuno mi si precipita accanto.

“Come stai? Ti aiuto?”

Dave. E i suoi occhi grigi e gentili.

Sorrido.

“Grazie, Dave. Tieni.” dico porgendogli la gabbia del mio piccolo Rob.

Lui alza gli occhi al cielo, rifiutandola.

“Quella tienila tu. Ti prendo il baule.” aggiunge aiutandomi a scendere.

Qualche secondo dopo, Rose mi salta, letteralmente, accanto. Seguita subito dopo dal suo biondissimo cavaliere.

“Abbiamo incrociato Dave... c'entra con te?” mi chiede, senza nemmeno tentare di nascondere un sorriso malizioso.

“Si è offerto di andare a prendermi il baule, lo sto aspettando.” – dico – “E smettila, ti prego.”

Lei mi regala un altro dei suoi sorrisini. Il suo parere sulla questione è stato che Dave è perfetto, perfettissimo per te, mentre James è un cretino, ma mi piacerebbe un sacco se lo sposassi, così i tuoi figli sarebbero quasi miei nipoti. Zia Rosie, ti immagini?”

No, ma dico. Devo davvero esprimermi a riguardo?

“Peccato.” commenta.

Ma Dave risbuca dal treno proprio mentre sto per replicare, così costringo la mia rispostaccia in un sorriso.

“L'ho dato a Hagrid, ci pensa lui.” dice, prendendomi dalle mani la gabbietta. Rob sta ancora ronfando beatamente.

“Oh, Rosie. Scorpius. Ciao!” aggiunge con un cenno e un sorriso nella loro direzione. “Possiamo andare, allora. I Thestral ci aspettano.” dice strizzandomi l'occhio.

 

Ci incamminiamo verso le carrozze e tempo neanche un minuto che Rose decide di piazzarmi una palla di neve grossa come un bolide (no, non esagero) dritta sulla spalla.

Ogni tanto mi domando davvero come faccio a essere così agile sulla scopa, soprattutto quando basta una palla di neve a farmi finire dritta per terra. A mia discolpa ci tengo a sottolineare che, grazie alla neve calpestata e alla temperatura gelida, il sentiero assomigliava molto a una pista di pattinaggio. E a quanto pare il pattinaggio su ghiaccio non dev'essere il mio forte visto come sono volata per terra, trascinando – letteralmente – con me anche Dave che era al mio fianco e, non contenta, finendogli direttamente addosso.

Ad aggravare il tutto le risate di Rose e risolii di Scorpius, oltre all'imbarazzo evidente di Dave sotto di me.

“Rose, giuro che ti uccido.” borbotto mentre cerco di sollevarmi da Dave, scivolando di nuovo.

Adesso penso di essere più o meno color rosso Grifondoro: Merlino, che imbarazzo!

Dave, per fortuna, si riprende prima di me e prende in mano la situazione. Afferra una manciata di neve e compattandola nel palmo la lancia verso Rose e con una precisione che solo il miglior cacciatore di Corvonero può vantare la colpisce in piena fronte, sporcandole tutto il ciuffo di neve. Poi mi solleva delicatamente spostandomi di lato, e prima di rialzarsi ha già una nuova palla di neve impugnata nella destra: si preannuncia un'epocale battaglia di neve, a cui, vista la mia stabilità, non sono sicura di voler partecipare.

Ma alla fine non ci vuole molto a convincermi, e una volta rimessa in piedi non sono poi tanto male. Anche se la mia mira rimane discutibile, quando ho preso Scorpius dietro la nuca e subito dopo Rosie appena sotto la clavicola ho guadagnato un sacco di punti, decretando ufficialmente la vittoria della mia squadra – composta da Dave e me – contro quella di Rose e Scorpius.

Ed ero talmente felice che non ho fatto caso al fatto che Dave stringesse ancora la mia mano da che mi aveva aiutata a alzarmi dopo l'ultima caduta, l'ennesima.

Mi sembrava un gesto così naturale sul momento, trasportata dall'euforia per la vittoria, ma sicuramente, visto l'occhiata schifata che mi sono beccata, non dev'essere sembrato un gesto tanto naturale a James. Già, perché quel ragazzo ha davvero un tempismo perfetto: arrivare proprio in quel preciso istante, in cui noi eravamo ancora lì, mano nella mano, non è davvero da tutti, devo ammetterlo.

Ma non ho potuto fare a meno di lasciare istintivamente la mano di Dave dopo aver incrociato quegli occhi nocciola così contrariati. E mi è sembrato davvero, ma forse sono solo pazza, di vedere un barlume di sorriso passare per un secondo sul volto di James, prima che lui distogliesse il suo sguardo dal mio per incrociare gli occhi di qualcun altro vicino a me. Gli ho visto dedicarmi quell'espressione per anni per non riconoscerla: uno sguardo di sfida in perfetto stile Potter. Serve davvero che vi dica a chi è indirizzato?

 

Ho tenuto le mani chiuse a pugno nelle tasche del cappotto per tutto il resto del tragitto fino alle carrozze, per tutto il viaggio nelle carrozze, e poi per tutto il tragitto fino al castello e poi ancora per quello fino alla Comune di Corvonero, fin su nei dormitori, e ora le nocche mi fanno male.

Avevo paura che Dave cercasse ancora un qualsiasi tipo di contatto fisico. Ho paura di illuderlo ora che so la verità, ma non credo di aver fatto proprio una bella figura quando appena entrata in Sala Comune sono sfrecciata come una scheggia in dormitorio, senza nemmeno ringraziarlo, o salutarlo.

La verità è che sono un disastro nelle relazioni umane che vadano oltre l'amicizia e questa non è che l'ennesima dimostrazione.

Mi butto sul letto affondando la tesa fra i cuscini. Non riesco a non pensarci e in più questa è solo la prima metà del mio enorme problema. L'altra metà si chiama James Potter e, in tutta sincerità, non riesco a capire se ho voglia di rivederlo dopo lo scambio di sguardi di un'ora fa. Mi sento solo terribilmente in imbarazzo, sia con lui che con Dave, e al solo pensiero che tra poco siederò contemporaneamente nella stessa sala con le due esatte metà del mio problema improvvisamente l'idea di sotterrarmi sotto la cacca degli snasi di Hagrid non sembra così male.

 

Mi infilo in bagno per una doccia prima di cena, magari riesco a scacciare dalla testa l'ansia. Capite? L'ansia? Quanto sono messa male.

Dopo un'ora e mezza di preparativi estremamente (e volutamente, in primis per infastidire Jennifer) lunghi, decido di andare a infastidire anche Rose. In fondo ora che ho condiviso con lei tutte le mie tare mentali, è un suo dovere sostenermi in questi momenti.

“Sei venuta in pace? O devo aspettarmi qualche palla di neve anche qui?” dice Rose accogliendomi con un sorriso.

Rido.

“Tranquilla, una tregua posso concedertela.” dico sedendomi sul suo letto che ormai è un po' anche mio. Mi casa es tu casa, più o meno.

 

“Che bello però che ci hanno fatto tornare di sabato, almeno non iniziamo proprio subito, non so se ce l'avrei fatta a reggere tre ore di pozioni già domani...” mi dice Rose, che già sbadiglia mentre entriamo in Comune.

“Yees, domani si dorme!” commento mentre sprofondo sul nostro divano blu davanti al caminetto, vicino a Lor. Ora che siamo all'ultimo anno, e siamo anche nella squadra di Quidditch, non è che dettiamo legge nella Comune, ma quasi. Insomma, essere Caposcuola dovrà pur avere qualche lato positivo, e questo divano rientra esattamente tra i miei vantaggi preferiti.

“Ciao ragazze! Io non canterei vittoria troppo presto, sul treno Lys stava progettando allenamenti straordinari per domani.” dice ridendo.

“È la volta buona che lo sotterro nella neve.” dico accoccolandomi meglio nel mio angolino preferito.

Lor ride di nuovo.

“Qualcosa mi dice che Lor vi ha anticipato qualcosa per domani...”

Eccolo, il sadico capitano della squadra di Quidditch di Corvonero fa il suo ingresso in scena lanciandosi sulla poltrona che ha deciso spettargli di diritto a inizio anno.

“No, guarda Lys che davvero io mi rifiuto, è il primo giorno, alla prossima partita mancano secoli e io ho bisogno di dormire.” dico imbronciata. La mia voglia di svolazzare in giro con questo freddo è veramente sotto zero, come i gradi che ci sono fuori.

Tutti gli altri scoppiano a ridere.

“Io appoggio Susan, assolutamente.” la voce calda di Dave mi fa sobbalzare leggermente, ma sono abbastanza sicura che non se ne sia accorto nessuno.

“Che novità!” esordisce Lys, che evidentemente non vede proprio l'ora di essere sotterrato nella neve.

Ma Dave non fa una piega davanti alla frecciatina del gemello più insolente e si siede accanto a Rose.

“Ripresa dalla tristezza per la sconfitta?” chiede tirandole una gomitata.

“Era solo una battaglia, la guerra è ancora lunga.” proclama lei seria.

Non riesco a evitare di ridere.

I gemelli ci guardano, senza capire.

“Io e Dave abbiamo battuto Rose e Scorpius in un'epocale battaglia a palle di neve.” spiego.

“Già, una vittoria schiacciante.” dice Dave strizzandomi l'occhio. Come fa a essere così naturale, senza sentire minimamente l'imbarazzo che invece per me è così palpabile?

Rose alza gli occhi al cielo e sbuffa.

“Vedremo, vedremo.”

“Beh, è ovvio che anche io e Lys dobbiamo prendere parte a questa guerra, mi sembra a dir poco offensivo che voi abbiate pensato di escluderci. E visto che si tratta di schierarsi, io scelgo i vincitori, che partire in vantaggio non è mai un male e poi, se devo dirla tutta, delle Serpi proprio non mi fido.”

Rose alza gli occhi al cielo, di nuovo, ma intanto ride.

“Va beh, se la mettiamo così allora, rossa, io scelgo te.” – dice Lys indirizzandole un occhiolino – “e sicuramente anche Lily sarà dei nostri.”

“Beh, anche Jane, eh. Siamo sempre pari, e sempre più forti noi.”

I gemelli proprio non sanno non essere competitivi.

“Potremmo chiedere anche a Hugo, quando eravamo piccoli giocavamo sempre. E anche Albus sicuramente non si tirerà indietro..” dice Rose contando i nuovi partecipanti sulle dita delle mani, entusiasta.

“E a Fred e Molly...” – continua, e le dita non le bastano più – “ e poi potremmo chiedere anche a James! Certo, James!”

“Oppure... potremmo andare a cena! Ho una certa fame, voi no?” interviene Dave, interrompendo Rose con un tempismo perfetto.

 

Appena entrata in Sala Grande, la tentazione di sollevare lo sguardo e scrutare il tavolo rosso-oro per incrociare un paio di occhi nocciola e avere una conferma, una conferma qualsiasi, era fortissima. Eppure ho tenuto lo sguardo ancorato sui riccioli di Rose che ondeggiavano davanti a me, fino a che non ho potuto sedermi al suo fianco dando le spalle all'ennesimo problema che non ho avuto il coraggio di affrontare.

Ma siccome quando tu non vuoi affrontare i tuoi problemi non è detto che nemmeno loro vogliano affrontare te, mi sono ritrovata una mano affusolata che picchiettava delicatamente la mia spalla a metà del secondo.

Dopo aver rischiato la morte per soffocamento da patata al forno, ho incrociato quegli occhi nocciola che avevo tanto insistentemente cercato di evitare prima.

“La McGranitt mi ha detto che per questi due giorni, prima che inizino le lezioni, si tengono ancora le coppie di Dicembre per le ronde. Stasera è il nostro turno e visto che l'ultima volta mi hai dato buca volevo essere sicuro che ti ricordassi.”

Ma cos.. come è possibile? Vorrei saperlo se è in atto una congiura contro di me, almeno mi organizzo, mi rassegno a questa sfiga. Merlino, se ci sei, appuntatelo.

Questa notizia mi ha colto talmente all'improvviso che il mio cervello non ha neanche il tempo di elaborare la cosa, non so cosa rispondere. Non rispondo, annuisco solamente (come un'imbecille).

Inaspettatamente però le labbra di James si incurvano in un sorriso.

“Perfetto, passo io alle nove.” dice, prima di allontanarsi velocemente.

Quando torno a concentrarmi sul mio arrosto, niente, non c'è più. Svanito nel nulla.

Il nostro tavolo, come tutti gli altri, è stato sparecchiato con la magia e i dolci hanno sostituito i secondi, incluso quello nel mio piatto, incluse le mie buonissime patate.

Per fortuna la Crème brûlée che è comparsa al loro posto ha un'aria davvero invitante, forse non tutto è perduto.

 

È bello constatare come ogni volta io sappia sempre affrontare tutte le situazioni con maturità.

Infatti non sono minimamente agitata, non ho costretto Rose ad ascoltare le mie lamentele per più di un'ora, non ho minacciato di lanciarmi dalla torre...

Infatti non sono stati lei e i gemelli a cacciarmi fuori dalla Comune dieci minuti fa.

 

“Non sono in ritardo, no? Da quando tutta questa voglia di vedermi?”

Eccolo. Ha i ricci scuri tutti scompigliati e non indossa nemmeno l'uniforme, ma un maglione borgogna e un paio di jeans.

“Non avrei mai voluto vederti alle prese con la nostra porta, dovresti ringraziarmi.” rispondo.

Da quando questa prontezza di spirito, Susan? Da quando non fai più figure da pesce lesso? Che scroscino gli applausi!

James non applaude, ma sorride – che comunque è già qualcosa.

Prima che possa dire qualsiasi cosa decido di intervenire.

“E comunque ora che ci sei possiamo iniziare, prima iniziamo e prima finiamo.” dico precedendolo lungo il corridoio. Forse non è stato proprio il massimo come esordio, ma quantomeno era sincero.

 

“Potresti almeno sforzarti di dire qualcosa?”

James rompe l'imbarazzante silenzio che, da che abbiamo lasciato la torre aleggia tra noi, costringendomi a fermarmi e a guardarlo.

“Dire cosa?”

In realtà avevo pensato a un sacco di cose, ma tra pensare e dire ce n'è.

“Non lo so, sai magari invece di ignorarmi completamente ogni volta che puoi, ti andava di parlare. Per esempio, tu non eri la fredda principessina? Adesso ti concedi addirittura di farti vedere mano nella mano con un Cacciatore così scarso da esserlo anche per gli standard Corvonero? Mi sono perso qualcosa?”

Ecco. Esattamente dove non volevo andare a parare.

“Dave stava solo cercando di aiutarmi ad alzarmi. E poi è bravo a Quidditch almeno quanto te.”

James sbuffa.

“Si vede proprio che non hai prestato attenzione quando mi hai visto su una scopa, Susan. Tra due settimane giochiamo contro i Tassi, magari se vieni a dare un'occhiata...”

Alzo gli occhi al cielo, ma un sorrisino mi scappa. Proprio poco orgoglioso.

“Non era comunque questo quello di cui volevo parlare, la mia bravura è qualcosa di assodato. Volevo sapere se anche la tua relazione con quel secchione lo fosse.” dice prima che io possa replicare. È troppo buio perché io possa vedere bene l'espressione sul suo viso, ma la sua voce si è fatta più dura, quasi sprezzante nel pronunciare l'ultima frase. E io non voglio davvero questa cosa, a cui non so nemmeno dare un nome, tra lui e Dave.

“Non c'è niente tra me e Dave. Niente più dell'amicizia.”

Mi trema la voce, ma non mi volto, continuo a camminare lungo il corridoio precedendolo.

Forse per te, ma sai benissimo che sei l'unica a vederla così.

E non so cosa dire, perché ha ragione. È vero, lo so.

“Dave sa benissimo che per me è così, se è questo che vuoi che ti dica.”

James mi afferra per la spalla e mi costringe a voltarmi.

“Non voglio che tu mi dica quello che pensi che voglio sentirmi dire, voglio che tu mi dica la verità.” dice.

“Se ti piace Robins, se esci con lui, vorrei saperlo. Vorrei saperlo da te. Se quello che ti ho detto, se quello che è successo per te non ha significato niente, va bene. Cioè no, in realtà no, non va bene. Ma almeno dimmelo, cazzo.” continua.

E ora questo discorso ha completamente perso ogni senso per me. Quello che mi ha detto, cosa? Quello che è successo, cosa? Perché non mi ricordo?

“Io... James... oh ma... perché?”

Sembrava troppo bello, ricomincio con le figure da pesce lesso.

Perché? Hai anche il coraggio di chiedermi perché? Merlino, ma Sue, ma stai scherzando spero!”

“No, non sto scherzando e non riesco nemmeno a capire perché ti interessi tanto.” rispondo sulla difensiva.

James sembra molto più che arrabbiato, ora che siamo abbastanza vicini lo posso vedere chiaramente.

“Perché devi sempre fare finta di niente? Perché non puoi affrontare le cose? Prendi una cazzo di scelta una volta tanto! Perché quando sembra che tu abbia finalmente fatto mezzo passo nella mia direzione poi ne fai seimila indietro? “Perché?” lo dovrei dire io, non tu!” dice alzando sempre di più la voce.

Mi tremano le gambe. Non capisco bene a cosa si riferisce, ma sulla maggior parte delle cose che ha detto ha molto più che ragione.

“Non capisco, James, non capisco...” mormoro e constato che mi trema anche la voce. Ma lui non sente, o non vuole sentire.

“Sai cosa ti dico, Susan? Sai cosa ti dico? Che sono stufo marcio di te che non capisci, perché guarda caso non capisci mai un cazzo di niente. Sei un genio quando si tratta di libri, no? Perché non puoi esserlo anche un po' di più nella vita? Svegliati, cazzo, svegliati!” continua.

E ha ragione. Lo so benissimo che ha ragione, eppure non riesco a dire niente.

“Vedi, anche adesso. Cosa ti costerebbe dirmi la verità? Ha avuto un senso per te? Un minimo di importanza? Non ti chiedo tanto.” ormai sta quasi urlando.

Come faccio a rispondere se non so di cosa parla?

“Non so...” ma non mi lascia finire.

“Vedi non lo sai. Sei una senza palle, non sai prendere una decisione, aspetti che la gente scelga per te. Una volta pensavo che saresti potuta essere una Grifondoro perfetta, era per quello che ti detestavo, perché pensavo fossi come me, solo molto molto più in gamba. E invece no, invece se scappi davanti alle cose, se non le affronti, non vali niente.”

Ho le lacrime agli occhi, ma non lo lascerò andare via senza dire niente, non gli lascerò dire che non valgo niente.

“Sai cosa ti dico io, invece? Che sei un pezzo di merda. Mi avevi quasi convinto che non eri la persona che avevo conosciuto e odiato per sei anni, e invece no. Invece sei anche peggio e sono più che felice di non essere come te. Io non mi ricordo niente di quello che è successo la sera dell'ultimo dell'anno, niente, per quanto abbia cercato di ricordarmelo in tutti i modi. E ho cercato di dirtelo più di una volta mentre tu mi urlavi addosso tutte le tue cattiverie. Sai cosa? Vaffanculo, James, V A F F A N C U L O.”

Gli do le spalle marciando nella direzione opposta, diretta alla mia Comune.

Mentre mi allontano spero che mi fermi, spero che dica qualcosa, che mi chiami, ma ovviamente non lo fa, non dice niente.

Non appena svolto l'angolo, inizio a correre.

Le lacrime mi rigano le guance.



Ormai lo sapete, sono lentissima, forse un po' troppo, ma alla fine, dopo un beeel po' di tempo in alcuni casi, aggiorno sempre. Sono tata davvero super impegnata e non riuscivo a scrivere qualcosa che mi piacesse davvero, ma alla fine ce l'ho fatta. Ed eccolo qui ;) 
Vi ringrazio infinitamente per come continuate a seguirmi e leggermi, nonostante la mia incostanza. Le vostre recensioni (a cui risponderò presto) mi riempiono il cuore ogni volta.

Vi ringrazio tutti. Infinitamente. GRAZIE GRAZIE GRAZIE ♥
Qualsiasi cosa vogliate scrivermi, dire riguardo alla storia, ai personaggi, a quello che è successo o qualsiasi cosa vogliate chiedermi non esitate a scriverlo. Non appena avrò tempo risponderò ad ogni cosa, giuro.
Un bacio grande.
Titi :)

P.S.: vi auguro un anno meraviglioso ( in ritardo, come al solito)!

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