Il canto di Saejin

di Niji Akarui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo arrivo ***
Capitolo 2: *** Una lunga giornata ***
Capitolo 3: *** Debutto in società ***
Capitolo 4: *** Primo appuntamento per Shin ***
Capitolo 5: *** Influenza ***
Capitolo 6: *** Ruota panoramica ***
Capitolo 7: *** Secret love ***
Capitolo 8: *** La verità ***
Capitolo 9: *** Snow days (patre prima) ***
Capitolo 10: *** Snow days (pare seconda) ***
Capitolo 11: *** Finalmente donna ***
Capitolo 12: *** Il ritorno ***
Capitolo 13: *** Incubi ***
Capitolo 14: *** La proposta ***
Capitolo 15: *** In due ***



Capitolo 1
*** Un nuovo arrivo ***


Finalmente era giunto il giorno, che attendevo sin da quando ero un infante, puntuale mi trovavo innanzi all’imponente edificio della TS Entertainment, la nota casa discografia coreana.

Da quando avevo perso i miei genitori la musica era diventata la mia unica ragione di vita, ballavo intere giornate per non parlare degli esercizi canori, ed anche se lo trovavo parecchio stancante far concordare gl’impegni scolastici con la mia passione, preferivo passare intere notti in bianco, pur di poter inseguire i miei sogni.

Fortunatamente i miei zii in ricordo dei miei genitori, nel corso degli anni trascorsi con loro, non mi avevano impedito di fare ciò che ormai reputavo il mio futuro e al quale mi stavo donando.

Presi un lungo respiro e mi diressi verso l’entrata, quando poi le porte automatiche si aprirono fu come se il mio cuore avesse deciso di seguire un ritmo tutto suo, improvvisato sul momento.

Camminai per i vari corridoi che mi avrebbero condotto nell’ufficio del presidente, era la seconda volta che mi trovavo a percorrere quel tragitto, la prima fu quando mi diede la notizia che avrei fatto parte della sua casa discografica, adesso invece ritornavo in quel luogo per dare finalmente inizio al mio periodo di training.

Bussai  piano quasi a non volermi far sentire - avanti!- disse una voce che pareva essere al quanto di buon umore quel giorno, abbassai la maniglia della porta e feci il mio ingresso nello studio, il quale era ben arredato e di gran classe, quasi mi sembrò di correre verso la sedia che era immediatamente entrata nel mio campo visico, poiché temevo di cadere al suolo dato il tremore delle mie gambe il che, pensai, sarebbe stato parecchio imbarazzante.

-Buon giorno Shin Kim! Come ti senti oggi ragazzo?- un piccolo brivido mi percosse la schiena , era difficile portare avanti quella messa in scena, era anche stato molto complesso abituarsi ad un nome che in parte non fosse il mio, il cui significato oltre tutto vuol dire pure “vero”; avevo un piano ben prestabilito e non si trattava solo di migliorare nel rap, ma era anche quello di far gavetta ed esperienza con uno dei gruppi già formati dalla compagnia, infatti quando avevo superato il provino mi era stata confermata quest’ipotesi alla quale avevo pensato, avevo anche un gruppo che preferivo più degli altri poiché loro per me erano al livello che più si avvicinasse alla perfezione.

Ero perfettamente conscia che avrei fatto tutto ciò che mi avessero detto senza mai lamentarmi se sarebbe servito a divenire come loro, così avevo deciso di mascherarmi da uomo.

Mi vergognavo ad aver dovuto abbandonare il più bel regalo che i miei genitori mi avessero fatto, ossia quello il mio vero nome, Kim Saejin, un nome palesemente femminile per una ragazza di diciassette anni, decisa oltre ogni modo a portare avanti un sogno, ossia quello di diventare una grande ballerina ed una main rap di un futuro gruppo idol, desiderosa di poter ricevere, senza alcun tipo d’imbarazzo di consiglio dai miei sunbaemin, ragione principale per la quale in quel momento vestivo abiti maschili e modulavo la mia voce per renderla più profonda.

All’inizio mi era dispiaciuto tagliare i lunghi capelli che avevo, ma il mio aspetto per quanto femminile doveva essere il più possibile simile a quello di un uomo, avevo perfino appiattito il seno fasciandolo con delle bende, all’inizio era stato doloroso e difficile muoversi in quelle condizioni per non parlare di quanto avevo trovato complicato ballare ma con impegno ho abbandonato quella grazia femminile che fa parte del corpo di una donna per  iniziare a muovermi, a pensare e a parlare come un ragazzo della mia età, fortunatamente i vestiti larghi che prediligevo mi aiutavano maggiormente a nascondere i fianchi o alcune curve che era proprio impossibile nascondere.

-Hai perso la parola? Timido come sempre eh?- la voce del presidente mi riportò alla realtà – mi scusi sono solo molto emozionato- mi sorrise con fare molto paterno e poi avvicinò la cornetta del telefono al suo orecchio dicendo semplicemente – falli venire nel mio studio- sapevo già che si riferiva agli hyungs che sarebbero stati i miei maestri ma ancora non sapevo chi aspettarmi e con tutto il mio cuore sperai solo in un gruppo.

Dopo qualche minuto d’attesa sentii delle voci provenire dal corridoio, ci fu perfino una risata e mi parve di riconoscerne la voce, ma pensai di non essere così fortunata da poter incontrare proprio loro, poi quando la porta si aprì mi voltai e quasi non morii sul colpo nel vedere i B.A.P al completo fare la loro entrata nella stanza.

 -Bene ragazzi vi presento  Shin Kim, è il ragazzo di cui vi avevo parlato, il nuovo acquisto ricordate?- i ragazzi annuirono e poi spostarono lo sguardo su di me indagando sulla mia figura, mi sentivo parecchio a disagio fino a quando non vidi quel gran bel pezzo di manzo di Bang Yongguk venirmi incontro, fu quasi incontrollabile il movimento che mi costrinse a mettermi in piedi, appena mi porse la mano non seppi nemmeno cosa fare ed essendo molto timida feci solo un inchino dicendo con la solita voce leggermente camuffata – sono felice di fare la vostra conoscenza, spero che lavoreremo bene insieme hyung!- arrossii senza volerlo, per un attimo regnò il silenzio e poi tutti e sei compreso anche il direttore scoppiarono in una fragorosa risata, mi guardai attorno spaesata non capendo il perché della loro ilarità , ed inseguito sentii una pacca sulla schiena e per quel contatto con la mano di Bang quasi non svenni.

– Ti prego evitiamo tutti questi convenevoli, per i prossimi mesi dormiremo insieme credo che perderai tutta la stima che hai di noi, ahahah- sentirgli dire quelle cose era davvero confortevole anche se percepii poco del resto della frase dato che mi ero bloccata a quel “dormiremo insieme”.

Feci un altro inchino e poi passammo alle presentazioni, mi parvero tutti molto contenti di avermi come gavetta a parte Zelo che nel stringermi la mano ci mise più forza del dovuto e sembrò penetrarmi con gli occhi, speravo sinceramente di non aver  iniziato col piede sbagliato proprio con lui, ma che fosse nervoso per altro, dato che era quello che preferivo nel gruppo, lo ammiravo perché non ostante tutto lui aveva la mia età ed era già a quel livello, era incredibile ,un ballerino eccezionale per non parlare di come la sua voce mi emozionasse, ogni volta che avevo indossato gli auricolari e mi ero messa ad ascoltarli lui era quello che mi faceva emozionare più di tutti gli altri, sentire la sua voce era una sensazione che ancora non potevo descrivere.

Dopo aver discusso di alcuni dettagli sul genere di allenamento che avrei seguito e su che ruolo avrei avuto nel loro dormitorio, salutammo il presidente che diede a tutti la giornata libera così che ne approfittassimo per fare conoscenza e perché mi sistemassi nella mia nuova casa, in realtà stavo tentando con tutte le forze di stare calma, ma avevo solo voglia di urlare a tutto il mondo che stavo per andare a vivere con i B.A.P. , ero emozionatissima a salire su loro pulmino, parlammo per  tutto il tempo di ciò che avremmo fatto e poi arrivò quella domanda che speravo di non dover sentire almeno per la prima settimana, e uscì fuori in maniera molto arrogante proprio dalle perfette labbra del maknae  – perché non ci fai sentire qualche cosa?- incominciai a sudare freddo – dai non è una cattiva idea abbiamo ancora dieci minuti di viaggio d’avanti a noi- aggiunse Joungup , quello che temevo è che non fossi abbastanza brava –dai Shin siamo curiosi vero ragazzi?- ah in quel momento avrei picchiato Zelo sembrava che proprio non mi sopportasse e che volesse di certo mettermi in imbarazzo.

Incominciai a torturarmi le mani e poi presi un lungo respiro – ma io non ho scritto nulla di mio- tentai di usarla come scusa, ma Bang aggiunse subito – non conosci nulla di nostro?- come poteva farmi una domanda simile, avevo ballato e cantato migliaia di volte le loro canzoni – un pezzo rap magari, il presidente ci ha detto che è quella la tua specialità- continuò, bè se doveva andare così era meglio impegnarsi no? Respirai profondamente un’altra volta tentando di calmarmi e poi guardai Zelo come a volerlo sfidare ed iniziai ad armonizzare con la voce  - Get down, get down get-get-get down get down get down- iniziarono a battere le mani a tempo e poi iniziai –Yeah ginagin ssaume mogi mareun, geu daedeureul wihae nallineun punch, seoroga dareugo pyeoneul gareugo, geu mari got mujihan saramdeul mrigo, simjange ullineun nae mari nimlgwa dareuni, hwaganani deureo samadi jansori- poi attaccò Bang –rest in peace- mi venne quasi un colpo a sentire la mia voce seguita dalla sua –jinsildeureul wihan i gido, garyeojin siseutem geomeun geurimjaga wiro, deopyeodo gulhaji annneun sinseonghan baetji- e poi urlai con fierezza le ultime parole al ritmo delle mani dei sei ragazzi –what’s the name of the game ? B.A.P - guardai il pavimento dell’auto in preda al panico, non sapevo se ero andata bene o male , erano tutti li zitti a fissarmi poi fu Daehyun – cavolo ragazzino tu si che ci sei fare con un po’ di allenamento arriverai ai livelli di Zelo-  gli altri seguirono con applausi ed elogi, ma sentii che il maknae mi stava fissando e rabbrividii, fortunatamente non dovetti sopportare a lungo quella situazione inquietante.

Entrammo in dormitorio e mi mostrarono subito la mia camera sperai per un attimo di non dormire con Zelo visto com’era indisposto nei miei confronti e poi con la solita gran fortuna che mi ritrovo ecco che leggo sulla targhetta della camera Daehyun, Youngjae e… Zelo, ah maledizione, ero sicura che la notte non avrei dormito , mi era parso di sentire in una loro intervista che fosse un tipo rumoroso e che una volta Himchan volesse svegliarlo e lui gli rispose qualcosa come “sono pronto hyung, fallo bene”, si si aveva detto proprio così, ero caduta dalla sedia tenendomi lo stomaco dalle risate, wow che figuraccia sembrava che avesse in mente qualche cosa di sconcio ahahah, scossi la testa per cacciare quei pensieri poi arrivò Bang – senti Shin noi usciamo di nuovo, abbiamo dimenticato di comprare qualche cosa da mangiare per sta sera vorremmo darti un benvenuto come si deve- poggiai il borsone sul letto – ma Hyung non c’è bisogno, insomma non faccio parte del gruppo devo solo stare un po’ con voi e sono certo che anche se dite così, sono un peso per voi- il ragazzo mi scompigliò i capelli neri e sorrise – non dire così, non sei un peso, siamo felici che tu viva con noi per qualche tempo e lo siamo anche per essere stai scelti come esempio per te- in quel momento vedendo la gentilezza di quel ragazzo che all’apparenza può sembrare molto brusco e minaccioso mi sentii in colpa, gli stavo mentendo spudoratamente, lo sapevo, ma non potevo dirgli la verità, non ora magari più avanti o non mi avrebbero permesso di stare la dentro – allora noi andiamo con te rimarrà solo Zelo a farti compagnia, ti illustrerà i tuoi compiti , e le varie camere, abbi pazienza con lui è geloso dei suoi huyng - sorrise e dopo una pacca sulla spalla si voltò e usci dalla camera.

Detto questo imprecai mentalmente e odiai profondamente il leader per avermi lasciato da sola con il mio adorato Zelo che sembrava odiarmi, ah… la mia solita fortuna, mi fermai sulla porta a salutarli muovendo il braccio sopra la mia testa da destra a sinistra – bene andiamo… - dietro di me c’era il piccolo maknae che poggiava col gomito contro la parete del corridoio, in una posizione al quanto sexy all’entrata del dormitorio e guardava con sufficienza il pavimento, annuii e lo seguii per le varie camere finito il giro mi accompagnò nella stanza che avremmo condiviso almeno per la notte  -senti scusa per prima!- mi fermai dietro di lui con lo sguardo fisso al suolo , mi sentivo in difetto per come mi ero comportata in auto, non volevo sfidarlo solo che sono un tipo competitivo e quando mi si lancia una sfida amo vincerla,  si girò un po’ sorpreso –che cosa ti prende ora ragazzo- alzai lo sguardo e risi –bè che c’è da ridere?- mi chiese, in effetti come poteva sapere che anche se solo di qualche mese ero comunque io più grande di lui e aveva appena utilizzato un tono tanto informale con un suo… ecco come dire… hyung? – nulla è solo che tu sei di Ottobre vero?- inclinò il capo, chiaro segno che non avesse afferrato il concetto –bè io sono di Gennaio abbiamo la stessa età, ma tecnicamente io sono comunque più grande di te- raddrizzò il capo e sembrò esserci rimasto male a quell’affermazione – senti non so perché tu ce l’abbia con me… però ecco… volevo dirti solo che io… IO TI AMMIRO MOLTISSIMO! - appena conclusi la frase le mie guance avvamparono e con abilità lo superai nel corridoio fiondandomi nella camera da letto e chiudendomi la porta alle spalle.

Mi gettai sul letto e afferrai il cuscino nascondendoci il viso dentro, mi vergognavo da impazzire per quello che avevo detto al mio idolo, era tutto così incredibile, insomma chi mai direbbe quelle cose così, sembrava più una confessione d’amore che altro, spero che non fraintenda anche perché se accadesse il tutto potrebbe apparire molto ambiguo!

Poi lo sentii bussare alla porta–posso entrare? Non dimenticarti che questa è anche la mia camera, ci sono le mie cose e soprattutto il mio letto-  mi sentii ancora più in imbarazzo di prima, arrivo in casa sua, attiro tutte le attenzioni dei suoi huyng e mi chiudo in camera sua come un adolescente in piena crisi ormonale sbattendolo fuori dalla sua stanza– si scusa - aprì la porta – è la seconda volta che ti scusi, e si sedette sul mio letto , si grattò il capo – senti tu non mi piaci perché adesso sei quello nuovo e tutte le attenzioni le hai tu, ma so bene che non dovrei trattarti così solo per queste sciocchezze… - lo interruppi – perdonami ma io non avevo capito, non sono sciocchezze Zelo i B.A.P. devono essere una seconda famiglia per te dato che sei molto lontano dalla tua! È doloroso avere anche solo il timore di poter perdere le persone a te più care,  io lo so… - lasciai in sospeso la frase perché se avessi continuato a parlare di certo mi si sarebbe incrinata la voce e avrei pianto e di solito i ragazzi sentano a piangere soprattutto innanzi ad altri ragazzi, mi dispiace di avergli causato un tale spiacere ma di certo non era mia intenzione.

 -Sembra che tu conosca bene la sensazione, dimmi, hai perso qualcuno d’importante?- lo guardai e subito sentii gli occhi inumidirsi, mi alzai di scatto dal letto, non ero ancora pronta per parlarne nè con lui nè con nessun altro, infondo anche se avrei voluto tanto chiamarlo oppa, senza contare che la situazione nella quale mi ero messa non mi avrebbe permesso di dirgli una cosa simile, non avrei comunque potuto raccontargli di come i miei genitori erano morti e di quanto mi mancassero – no hyung!- feci per correre in bagno ma mi trattenne – come mi hai chiamato?- ops senza pensarci lo avevo chiamato hyung anche se prima gli avevo detto di essere più grande di lui , gli sorrisi trattenendo a forza le lacrime che scalpitavano per sgorgare via – bè sei più alto di me e molto più esperto di quanto lo sia io nel ballo e nel rap, perdonami ma mi è venuto naturale chiamarti hyung - dissi d’un fiato lasciandolo un po’ perplesso così ebbi l’occasione di divincolarmi dalla sua presa e corsi in bagno chiudendomici dentro a chiave, mi fiondai sul lavandino e feci scorrere impetuosa l’acqua così che nascondesse i singhiozzi di quel pianto sommesso, e mi sciacquai più e più volte il viso nella speranza che gli occhi non si arrossassero troppo.

Dopo una decina di minuti riuscii a calmarmi così mi sciacquai il volto ed uscii dal bagno, passai d’avanti al salotto dove Zelo guardava la tv steso sul divano, non potei non fermarmi a fissare quel corpo così perfetto che nonostante l’altezza si muoveva perfettamente a tempo con la musica.

Andai in camera e presi dal borsone le mie cose le sistemai nell’armadio che doveva essere il mio, appena finii l’operazione presi anche l’ultima cosa che era rimasta la dentro ossia il mio diario, in realtà non era proprio uno di quei diari dei segreti ci appuntavo solo le mie giornate e ciò che mi frullava per la testa in quel momento:

 

Cara mamma e caro papà

 

avete visto!?!? Da oggi sono finalmente un nuovo artista della TS Entertainment . Sono così felice! I ragazzi mi hanno accolto benissimo, sono tutti contenti di tenermi con loro per un periodo di tempo che non è ancora stato definito, sapete, domani inizio già ad allenarmi con loro, wow ancora non riesco a crederci, sai qual è il gruppo presso il quale faccio gavetta? Si sono proprio i B.A.P! Quando li ho visti non potevo credere ai miei occhi! I miei idoli m’insegneranno ciò di cuoi ho bisogno!! E meglio, non potevo credere che sarei entrata nel loro dormitorio e avrei dormito con questi sei ragazzi, io condivido la camera con Youngjae ,Daehyun e poi con il mio membro preferito Zelo, però mi dispiace un sacco, poiché lui al momento mi odia, ma riuscirò a farmi apprezzare, dato che lo ammiro moltissimo, concludo qui perché tra poco tornano i membri del gruppo e ceneremo tutti assieme.

 

Vi voglio bene, Saejin. 

 

Chiusi il diario e lo misi sotto il cuscino, sapevo che non era un buon nascondiglio ma al momento non mi veniva nulla in mente, poi sentii rumori provenire dall’ingresso – siamo tornati! – disse Himchan alzando la voce per essere sicuro che lo sentissimo sia io che il maknae steso sul divano.

Uscii dalla camera e gli corsi incontro prevedendo già che sarebbero stati sommersi da una moltitudine di buste, infatti per poco non affogammo in tutta roba da mangiare che avevano preso, mi venne spontaneo dire – ma volete tornare al Killing Camp*? – mi guardarono di traverso e poi risero – vedo che ci conosci parecchio bene – disse Joungup e gli sorrisi – bè ammetto di essere un vostro fan hyung – risposi – ah bene! Ne sono davvero felice Shin – disse Youngjae , mentre portavano uno ad uno le buste dentro, così appena ebbi a tiro Bang gli presi  le buste di mano e le portai in cucina.

Diedi una mano a cucinare dopo aver preparato a cena preparai loro una torta al cioccolato.

Consumammo il pasto in tranquillità, mi spiegarono quando avrei fatto lezione di canto e quando avrei ballato con loro, m’illustrarono il programma e decidemmo che a turno avrei preso il posto di qualcuno di loro nello svolgimento del loro compito nel dormitorio, così da potermi rendere utile in qualche maniera, anche se dopo la cena avrebbero preferito che mi occupassi solo del cibo.

Andammo tutti a letto presto perché la giornata domani iniziava davvero presto e non era il caso di fare tardi il primo giorno.

In camera fu parecchio imbarazzante, Daehyun e Jongup e Junhong si cambiarono innazi a me, in realtà ero molto contenta di quella scena dato che in tv si facevano sempre censurare, ma allo stesso tempo non avrei potuto fare lo stesso e sperai che a lungo andare non mi chiedessero il perché non mi cambiavo direttamente in camera dato che sgattaiolavo sempre in bagno.

La notte passò tranquilla, ogni tanto Zelo diceva qualche cosa nel sonno, ma non faceva troppo rumore così dormii beatamente. 


NOTE DELL’AUTRICE:

 

Ciao a tutti, sono Niji Akarui e oggi inizio questa divertente fanfiction sui nostri adorati B.A.P! Spero vi divertiate a leggerla e che non ne rimarrete deluse, sono aperta a qualunque critica che sia pur sempre costruttiva e che mi porti a migliorare questa storia, che ne pensate della protagonista? Aspetto recensioni che mi portino a migliorare il mio stile di scrittura, alla prossima settimana! ^.^

 

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Capitolo 2
*** Una lunga giornata ***


-Forza Shin in piedi è ora di alzarsi!- mugugnai un po’ tentando di dire che non mi andava di alzarmi – ehi perché hai questa voce così femminile sta mattina? -  che idiota che sei, sono una … aspetta voce da ragazza, mi alzai di scatto battendo la testa contro quella di Daehyun  – ahi ma che ti è preso? – mi tolsi le coperte di dosso e lo guardai – ti ho spaventato hai la faccia di chi si è appena svegliato da un incubo?  La tua voce è divers…- scostai le coperte – scusami hyung la mattina ho sempre la bocca un po’ impastata e la gola secca ecco perché mi esce questa vocina, che sia un segreto tra me e te non voglio che gli altri mi prendano in giro – gli feci un occhiolino complice sperando che se la fosse bevuta e quello mi mostrò il pugno, così contraccambiai sorridendo amaramente per l’ennesima bugia che stavo dicendo.

Fu una colazione fugace quella che dovetti consumare, da quanto avevo visto ieri sera immaginavo già che si sarebbero lavati tutti insieme nel bagno per non far tardi, così ci corsi dentro e mi ci chiusi, mi sbrigai come meglio potetti non potevo di certo far perdere tempo a loro infatti quando mi stavo per infilare i pantaloni  fui preda facile dello sgomento – non ci si chiude in bagno!- sentii chiara e forte la voce di Bang dall’altro lato della porta che urlava di aprire e poi vidi la chiave cadere e la serratura scattare, cazzo! Pensai a quello e non solo perché in quel momento non riuscivo a tirarmi su quei fottuti pantaloni che si erano impigliati in una delle manopole dei cassetti del mobile sotto il lavello, ma anche perché era proprio ciò di cui avevo bisogno, presi in fretta della carta igienica e la infilai bè si… insomma, poi si aprì la porta e sentii una risata – ahahah non pensavo che fossi così di prima mattina! Scusa… – mi guardai in basso e notai di aver esagerato, sembravo ecco come dire… mi si era alzata una bandiera che non avevo, arrossii e presi un asciugamano per  tiraglielo addosso violentemente – ho solo bisogno di…- indicai il gabinetto, lui continuò a ridere e poi richiuse la porta , maledissi tutti gli dei che mi vennero in mente e mi tolsi la carta dai boxer buttandola nel water, in quel momento sarei voluta solo sprofondare sotto terra, che figuraccia aish!

Finito in bagno raccolsi le mie cose e andai in camera a sistemare il pigiama sotto il cuscino, rifacendo poi velocemente il letto.

Il pulmino ci aspettava innanzi al dormitorio, così presi la borsa con asciugamano, cambio , portafoglio e acqua, pronta pure a spezzami una gamba in quella sala da ballo, la più ambita per me.

Il viaggio fu breve, mi tenni lontana dai loro discorsi, parlottavano del nuovo album al quale stavano lavorando arduamente, tra nuove coreografie da imparare e canzoni da scrivere non capivo proprio come riuscissero a sopportare lo stress, ogni tanto avevo paura di essere arrivata sin qui per poi accorgermi di non essere abbastanza speciale e perdere tutto, only one shot  questo è tutto ciò che avevo – only one shot- sussurrai fra me e me , eppure il solito maknae troppo attento a me, parve sentire quella frase e mi guardò quasi con un sorriso sulle labbra che sapeva di qualcuno che quel giorno aveva tutta l’intenzione di essere molto sadico.

Arrivati alla TS non attesi nemmeno un attimo che subito ci mettemmo a lavoro – vieni qui Shin adesso ci mostrerai cosa sai fare, segui i passi di Zelo ok? – guardai il ragazzo e quell’accenno di un sorriso malvagio divenne molto più visibile adesso, quasi  tremai all’idea di ballare con lui però non potevo esitare, ripensai alla frase che mi ero detta prima durante il viaggio dal dormitorio a qui e non avrei permesso a nessuno di mettermi i bastoni tra le ruote, stupido maknae non mi faccio battere così!

-Ti va di fare la coreografia di Warrior dato che la conosci così bene….- sapevo che quella era una frecciatina per aver deciso di cantare proprio la sua parte il giorno prima, ma poveraccio aveva proprio sbagliato terreno sul quale sfidarmi se c’era una canzone della quale non potevo dimenticare nemmeno un passo era proprio quella! Ci mettemmo al centro della sala l’uno di fronte all’altro e poi partì la musica.

Iniziammo con i primi passi della canzone, gambe aperte , chiuse , salto movimento delle braccia e ancora A con le dita e scivolare a destra su di un piede strisciando l’altro, altri movimenti, in ginocchio! Braccia al cielo e in piedi di nuovo e poi in posizione, Zelo mi colpì al gomito ma lo fece per davvero anche se non molto violentemente, voleva solo stuzzicarmi abbassai  il braccio e voltai il capo poi dita alla sua tempia e cado al rumore dello sparo; segue il ritornello non trovo problemi e poi ecco che arriva il pezzo strumentale e mi preparo , iniziamo la prima, la seconda volta e poi di fila a battere i piedi per terra, il ritmo mi percuote, dovevo ammettere che l’acustica in quella sala era davvero perfetta non sbagliai un movimento fui quasi più perfetta di Zelo, la nostra coordinazione era impressionante, anche se provava a cambiare tempo non gli permettevo di fare alcuna variazione ero perfettamente sincronizzata con la base e come ciliegina sulla torta un attimo prima del finale riuscii ad aggirarlo e gli puntai le dita al collo e sorpreso al suono dello sparo non poté che gettarsi a terra.

Respirai rumorosamente quasi sfinita, anche se in realtà non lo ero per davvero, ma ansimai a causa della paura che avevo provato, il terrore di sbagliare durante l’esibizione mi aveva assalito, mentre prendevo fiato e mi dirigevo a prendere la bottiglietta d’acqua che avevo in borsa seguita poi dall’asciugamano fui assalita dai cinque che mi bloccarono e  si congratularono , elogiando il mio modo di ballare – grazie huyng ma non è merito mio ma anche di Zelo se non fosse stato così bravo da capire subito il mio ritmo e sforzarsi di andare a tempo con un ragazzo con il quale non aveva mai ballato, di certo non vi sarei sembrato così bravo – i ragazzi mi diedero una pacca sulla spalla in maniera non molto gentile, insomma lo so che si comportano così i ragazzi fra loro ma cinque colpi così tutti in una volta avrebbero potuto farmi volare via, detto questo mi diressi da Zelo con l’asciugamano in una mano e la bottiglia d’acqua nella altra, il ragazzo era seduto sul pavimento o meglio steso con le braccia incrociate sotto la testa, - tieni ti ho portato questi – gli porsi gli oggetti che avevo in mano piegandomi e mettendomi sulle ginocchia mentre lui si metteva a sedere – perché sei gentile con me? So che ti sei accorto che qualche volta ho cambiato i passi per farti sbagliare di proposito – lo guardai e gli sorrisi – te l’ho già detto tu sei uno degli artisti che più ammiro e rispetto, non importa quanto male mi tratterai io sarò sempre fedele alla mia idea, perché a discapito di chi tu possa essere fuori dal palco, sopra sei davvero un Dio – prese ciò che gli avevo portato e bevve tutto d’un sorso finendomi quasi la bottiglietta dell’acqua e poi si asciugò il sudore, lo trovai così sexy aish… mi chiedo perché avevo deciso di farmi torturare in quella maniera? Insomma avrei potuto fare come tutti gli altri non mentire sul mio sesso e saltargli addosso in corridoio o se magari se lo incontravo in questa sala no? Ah non importa, diventare una grande cantante e ballerina era il mio sogno e non potevo di certo fermarmi ora che pare che tutto stia andando per il meglio!

Arrivata a metà giornata fui completamente sfinita, volevo solo gettarmi su di un letto e invece mi toccava ancora fare lezione di canto, purtroppo non potevo evitare proprio la prima lezione, e anche se ero intenta a seguirla il mio corpo non ne voleva sapere di collaborare, mi girava tutto e mi sentivo molto debole, di certo era colpa del fatto che quella mattina non avevo praticamente fatto colazione e a pranzo avevo preferito continuare ballare che pranzare, ed ora dopo essermi maledetta mille volte mi resi conto che all’ingresso c’era un distributore così mi diressi verso quella direzione con calma, poiché temevo di svenire se avessi fatto un ulteriore sforzo, per prendere un buon succo di frutta, in effetti anche se sapevo perfettamente che mangiare era ciò che mi serviva, non ne avevo la minima voglia.

Fortunatamente riuscii a non svenire durante il percorso, presi ciò di cui avevo bisogno e mi preparai a finire la giornata.

La lezione di canto era andata molto bene, il mio insegnante era davvero gentile e simpatico, ero stata parecchio fortunata nell’ultimo periodo, infatti la mia sfortuna mi aveva fatto fare solo quella mattina due figuracce, delle quali una stava per farmi scoprire aish… sarei dovuta stare più attenta d’ora in poi.

La mia giornata pareva essere finita, così raccattai le mie cose e pronta ed una volta pronta ad andarmene – Shin? Shin Kim?- mi voltai alla ricerca della voce che aveva pronunciato il mio nome trovando a qualche metro da me una ragazza alta sul metro e settanta all’incirca, lunghi capelli rosa pallido, pantaloni in pelle, maglietta in pizzo e accessori borchiati – si sono io dimmi – la ragazza prese un lungo respiro, si vedeva che aveva corso parecchio – piacere – s’inchinò – io sono Min Jee Park, la tua stylist – wow avevo già una stylist personale, questa si che era una sorpresa , m’inchinai anche io – piacere io sono Shin Kim, spero che lavoreremo bene insieme – sorrise , poi allargò di più il sorriso e mi si lanciò letteralmente addosso – come sei carino! – trillò ed iniziò a sfregare il viso contro il mio – sono così contenta gli idol sono la mia passione!! – ah parte lo spavento che mi ero presa dato il timore che scoprisse dell’esistenza dei miei fianchi la trovai molto simpatica, dopo aver consumato il suo entusiasmo si distaccò – wow non vedo l’ora di vederti all’azione ho sentito che sei parecchio bravo, dormi con i B.A.P vero? Dimmi come sono, io personalmente adoro Himchan e Joungup sono così belli non credi anche tu?!?! – sembrava così eccitata quindi capii che era anche lei una nuova – senti ti va di andare a cena insieme così ci conosciamo meglio, devi dirmi molte cose o non potrò mai trovare uno stile adatto a te, dovrai far innamorare parecchie ragazze, o meglio, le farai innamorare con quel bel visino che ti ritrovi! – ragazze!?!?! Non avevo minimamente pensato a questa eventualità, oh mio dio fan girl! Se avessero scoperto che ero una ragazza… ok ok è meglio non pensare a queste cose adesso – certo mi farebbe piacere andare a cena anche perchè non ho mangiato molto oggi – mi grattai la nuca sapevo che mi sarei beccato una sfuriata – come! Già inizi a non mangiare, andiamo ti porto in un posto dove si mangia cinese è un piccolo ristorante del centro però fa un pollo alle mandorle fantastico – e così mi prese per mano e mentre parlava dei suoi progetti futuri su cosa avrei indossato mi trascinò in macchina.

-Ah quindi hai ventitre anni? Wow ne dimostri diciotto, io ne ho diciassette ma a gennaio ne compirò diciotto – presi un altro pezzo di pollo e lo gustai con calma, era davvero squisito!

-Si mi dicono in tanti che sembro più piccola, però sono un adulta ahahah, raccontami com’è dormire con i B.A.P , è divertente? Ho sentito che fanno un sacco di casino, però sono dei teneroni i  nostri Badman – quasi non mi strozzai a quella domanda – bè si in effetti sono un po’ casinisti ma sono tutti simpatici soprattutto Himchan, oggi durante le prove faceva la caricatura agli altri per farmi ridere e ti giuro che mi sono dovuto reggere lo stomaco per quanto erano comiche le espressioni che faceva – erano tutti simpatici a parte il maknae che mi aveva preso in antipatia a dir la verità – oh lo sapevo! – perse un sorso dal bicchiere che si era  appena riempita – senti se vuoi te li posso presentare tanto lavorerai con me e quindi ti vedranno spesso – non l’avessi mai detto, mi ritrovai capelli e metà torso completamente bagnati, dato che sputò poco elegantemente ciò che stava bevendo – dici sul serio… oh scusa è che non mi aspettavo mi dicessi una cosa simile! – mi piaceva quella ragazza, andava su di giri per qualsiasi cosa le dicevi , una persona molto solare constatai – dai dimmi qualche altra cosa -.

Avevamo parlato parecchio durante la cena e non mi era dispiaciuto affatto parlare con lei, mi aveva messo di buon umore anche perché domani avrei dovuto ricominciare la giornata tutta da capo, e fra Zelo che aspettava solo un’ errore e le lunghe lezioni di canto mi sentivo già stanca al solo pensiero.

Dopo la cena mi aveva accompagnata al dormitorio ci salutammo e le promisi che il giorno seguente avrei mantenuto la mia promessa di presentarle i membri del gruppo, tanto avrebbe dovuto assistere alle prove , mi aveva spiegato che necessitava di vedere come mi muovevo per creare outfit che non m’intralciassero mentre danzavo.

Entrai nel dormitorio e tutte le luci erano spente anche se vedevo che le pareti del salotto s’illuminavano a scatti, così decisi di andare a vedere se qualcuno era rimasto in piedi ad aspettarmi e ci trovai Bang steso sul divano con un braccio sotto la testa che dormiva beatamente con un sorrisino stampato in faccia, notai che non aveva nemmeno una coperta così anzi che svegliarlo e magari rischiare di rovinargli il sonno pensai fosse meglio portagliene una ed andai in camera sua a prendere quelle del suo letto, per poi mettergliele addosso, spensi la tv e mi accorsi di un bigliettino posto sul tavolino:

la cena è in frigo ma te la sconsiglio vivamente, Youngjae non è in grado di cucinare nulla, se hai molta fame puoi prendere le mie merendine le nascondo nella mia camera, sotto il materasso .

Bang”

Trovai il gesto molto carino, aveva davvero un cuore d’oro quel ragazzo, così presi il bigliettino e andai a letto.

“Cara mamma e caro papà

Oggi è stata una giornata piena di emozioni, le cose qui sembrano andarmi alla grande, spero d’iniziare a guadagnare presto qualche cosa da poter spedire agli zii per dare loro una mano, so che sono in una brutta situazione economica e spero di potermi render utile al più presto.

In compenso oggi ho conosciuto la mia stylist si chiama Min Jee ed è davvero adorabile, anche le prove sono andate molto bene, spero che quando canterò un giorno allo stadio di Seul ed inizierò un tour da sola o in gruppo… spero solo che mi potrete vedere.

Vi voglio bene, Saejin”

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Allora... spero che questo capitolo vi faccia ridere e vi aggradi, spero di conoscere presto i vostri pareri sia positivi che negativi sulla nostra Saejin che lavora così tanto per il suo sogno! A Venerdì prossimo, scusate il ritardo ma ho avuto qualche piccolo problema!!!! Un bacio a tutte le BABY.

 

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Capitolo 3
*** Debutto in società ***


Ah un ‘altra lunga ed interminabile giornata è appena iniziata.

Era passato già un mese da quando ero entrata a far parte della TS, ma a dir il la verità dal primo giorno non era cambiato nulla, Zelo continuava a mettermi in difficoltà con figure e trik parecchio difficili , ormai mi allenavo così tanto che sarei potuta morire, invece a canto era tutto più semplice, perché non facevo molti sforzi fisici, ma quando ripetevo lo stesso pezzo migliaia di volte avevo solo voglia di buttarmi giù dalla finestra.

In compenso il resto dei B.A.P pareva avermi preso completamente in simpatia, soprattutto Bang, il quale spesse volte mi faceva degli scherzi che se fossi stato un vero uomo avrei potuto ignorare, ma uscire dal bagno di soppiatto perché mi aveva rubato gli abiti mi provocava ogni volta un principio d’infarto, ed ogni volta che mi rincorreva per la casa il resto del gruppo ci guardava con uno sguardo preoccupato.

Insomma le mie giornate per quanto stancanti erano allo stesso tempo divertenti e piacevoli che non riuscivo a lamentarmene per davvero.

E poi c’era lei Min Jee, la mia stylist; avevamo cenato spesso insieme per parlare del mio futuro e del genere di futuro nel quale speravo, le avevo anche presentato Himchan e Joungup, fortunatamente quando i due l’hanno salutata non ci è morta sul colpo però… eravamo lì lì che ciò accadesse.

Quei tre avevano fatto amicizia, ogni tanto mi aveva detto di essere uscita anche con loro, però, proprio non riusciva a scegliere chi le piacesse di più e poi ogni volta ripeteva che tanto era  inutile illudersi dato che di sicuro lei a loro non piaceva,  ma quando mi diceva questo genere di cose volevo picchiarla, non ho mai visto una ragazza bella quanto lei e soprattutto con quel carattere bel che si ritrovava, iniziai ad invidiarla poiché desideravo mostrarmi come donna a Zelo, sarei stata molto curiosa della sua reazione, chissà se avrebbe contraccambiato i miei sentimenti, che ormai in quelle settimane che continuavamo a passare insieme ed io imparavo a conoscerlo crescevano sempre di più, dato che adesso lo conoscevo sul serio e a discapito di come mi trattava non mento, se me lo avesse chiesto mi sarei buttata fra le sue braccia… ah odiavo quella situazione insomma era davvero imbarazzante, poiché di solito gl’innamorati si guardano di sottecchi, si fissano per un po’, si tengono per mano di nascosto distogliendo lo sguardo l’uno dall’altra, se io avessi fatto una cosa simile, bè sarei sembrato troppo ambigua.

Ma ritornando alla mia confusa stylist, ero davvero felice di quella situazione, tifavo per Himchan perchè era così simpatico e meno timido di Joungup e lo vedevo meglio al fianco della mia adorata Min Jee.

Di solito dopo le prove mi accompagnava sempre in un nuovo posto dove provare del cibo non coreano, mi divertivo parecchio a passare la serata con lei, anche perché tutti i ristoranti popolari o meno dove mi aveva portato erano dei luoghi dove si mangiava davvero bene, dopo cena facevamo spesso una passeggiata serale per conoscere un nuovo pezzo di Seul, con lei mi trovavo parecchio bene era la sorella che non avevo mai avuto.

Quella mattina ero estremamente stanca, mi stiracchiai lentamente, non avevo la minima voglia di uscire dalle coperte dato che eravamo già a Novembre e il freddo invernale iniziava a farsi sentire, volevo solo starmene ad oziare quel giorno, però a quanto pare non avrei avuto la pace tanto bramata, Bang entrò in stanza e saltò sul letto ma prima di farlo tirò via crudelmente le coperte, facendomi rabbrividire – what’s up! Sveglia dormiglione è ora di alzarsi!! – mi chiedevo come poteva avere tutto quell’entusiasmo dopo una giornata come quella di ieri, avevano provato tutto il giorno, tra poco dovevano registrare un episodio per non ricordo nemmeno quale programma, tentai di ribellarmi ma come potevo ignorare il fatto di avercelo sopra a cavalcioni in t-shirt e pantaloni da tuta? Era così dannatamente sexy, ah … - ma non hai freddo vestito solo così? – chiesi inorridendo all’idea di non poter indossare il bel pigiamone che mi ero messa – stavo per andarmi a cambiare ma non vedendoti in giro per  casa ho pensato che non ti eri ancora alzato per cui il tuo hyung preferito è venuto a svegliarti – eh già sei proprio il mio hyung preferito, ammisi godendomi quella scena… AH! La devo smettere di pensare a certe cose e concentrarmi di più sulla mia carriera.

E poi accadde una cosa che proprio non riesco a spiegarmi – Fhin infomma dobbiamfo andar… - entrò Himchan in camera ancora con lo spazzolino fra i denti, il quale poi cadde inesorabilmente sul pavimento – no Channie non farl…- vidi il visual con il viso completamente rosso avventarsi sul leader e tirarlo via da me, spazzando via in un solo attimo il mio personale idillio mattutino, poi lo tirò via per le orecchie ed uscirono dalla camera.

Preparai ciò che mi sarei portata oggi per le prove, fortunatamente non attesi molto che potei infilarmi nel bagno, feci il più velocemente possibile e una volta pronta afferrai gli auricolari, m’infilai il giubbotto e mi fiondai fuori dal dormitorio salendo sul pulmino che già ci stava aspettando, appena entrai in auto notai che a differenza del solito Bang era stato rilegato al primo posto mentre io all’ultimo, il leader aveva un’espressione che ispirava depressione, ero certa di aver visto una nuvoletta nera volargli sulla testa e della pioggia cadergli sul capo.

La giornata passò tranquilla fino a quando il gruppo non fu chiamato dal presidente per una mezzoretta, li attesi beandomi di quella meritata pausa, non dovetti seguire nemmeno la lezione di canto ma solo quelle dei miei sunbaenim per quanto riguardava il ballo, saltai anche la solita ora in cui Bang mi sente fare rap e mi da dei consigli.

Con l’asciugamano ancora al collo raccattai le mie cose e poi andai verso l’uscita, gli altri erano già andati via da un po’  – SHIN!! SHIN!!!! SHIIIIIIIIIN!!!!!! – era l’acuta voce di Min Jee che per un attimo quasi sembrò sorpassare la soia dell’ultra suono, mi girai e la vidi correre alla velocità della luce per poi trovarmela attaccata al collo come suo solito ad urlarmi nelle orecchie il mio nome o meglio il mio nome falso – dimmi Min Jee noona perché sei così eccitata? – chiesi tentando di non farla avvicinare troppo la petto o alla zona dei fianchi – tu mi chiedi il perché ?!?! – si staccò prendendo fiato e poi appiccicò le sue mani sul mio viso – questa sera mia piccola stella brillerai! Perché ci sarà il tuo debutto in società!!! – il mio debutto in società? Ma che cosa stava dicendo – cosa?!? Ma che debutto? – chiesi curiosa di sapere di cosa stesse parlando – questa sera la YG da un party e hanno chiamato per invitare i B.A.P poi uno di loro penso Youngjae si è fatto scappare il fatto che avevano un apprendista, un nuovo talento scelto dalla TS ed eccoci qui! Hanno invitato anche te, vogliono conoscerti! – conoscermi, vuol dire che avrei incontrato artisti del calibro di G-Dragon o Cl delle 2ne1? Quasi non ci credevo , Min Jee mi prese le mani e le portò su e giù scuotendomi tutta e poi iniziò a saltare – si ma fra quanto devo andare li? – chiesi curiosa, la ragazza si guardò il polso e fece una faccia scandalizzata – abbiamo solo un’ora e mezza per trasformarti in un perfetto rubacuori! – mi sembrava troppo poco – stai tranquillo vai al dormitorio i tuoi hyung avranno già finito di cambiarsi a quest’ora, io ti scelgo qualche cosa da mettere e te la porto – annuii e corsi fuori a prendere un taxi.

Una volta a casa mi fiondai nel bagno , per poi tornare in camera a recuperare asciugamani profumi e intimo, ritornai nell’altra stanza e mi feci una veloce doccia, la più breve ma accurata della mia vita, dovevo essere perfetta quella sera. Poi sentii un suono simile a quello di un esplosione ed ancora in accappatoio aprii leggermente la porta del bagno per vedere che cosa era successo e trovai Min Jee che cercava qualcuno con lo sguardo, dietro di lei la porta d’ingresso praticamente in frantumi e Joungup che probabilmente era andato ad aprire era lì paralizzato dalla paura.

Aveva un porta abiti in mano e appena scorse il mio viso mi corse incontro e anche se avrebbe tanto voluto non mi costrinse a farla entrare in bagno e questa fu una grande fortuna, mi cambiai più in fretta che potei, l’outfit era magnifico, indossavo un chiodo di pelle con alcune spille e loghi di band grunge e borchie uguali a quelle degli anfibi, pantaloni aderenti neri, cosa che mi costrinse a ad optare per altra carta igienica nei boxer…  e catene, poi una maglietta bianca lunga fin sotto il sedere con un enorme croce nera , misi tutto e appena mi feci vedere dalla mia amica a parte il fatto che come al solito mi saltò addosso mi fece una marea di complimenti poi mi ributtò in bagno e mi accotonò i capelli in maniera che avessi una sottospecie di cresta, lei invece indossava un fantastico mini dress stretto in vita così da gonfiare la gonna dell’abito in pizzo, un colletto borchiato , un lungo cappotto nero e stivali da gotich lolita , ah amavo il suo stile inconfondibile con tutti quegli anelli e i pearcing sulle orecchie era così rock.

Appena fui pronta mi trascinò fuori dal bagno, notai che la casa era vuota quindi gli altri erano già andati via ,aish avrei preferito andare con i miei hyung , salii in macchina di Min Jee e partimmo alla volta del locale dove si svolgeva il party, erano ormai le nove quando arrivammo a destinazione, la ragazza lasciò le chiavi al parcheggiatore ed entrammo nella struttura, il party non si teneva direttamente alla casa discografica ma in una discoteca, che, appresi da quanto mi disse Min Jee, era solita ospitare questo genere di feste, appena entrati fui investita dal caldo quasi insopportabile, colpa dell’aria consumata che si respirava, mi guardai in giro scorgendo Tae Yang ballare con Daesung e quasi non svenni, oh mio dio ero a una festa della YG!!! – Andiamo Shin – seguii Min Jee senza fare storie e mentre camminavamo scorsi ancora Seungri che parlava con TOP, poi ancora Tablo e Seven che se la ridevano con le 2ne1, Gummy, insomma non mancava proprio nessuno a quel party, scorsi anche qualcuno dei Block B, infatti mi trovai quello spilungone di Zico d’avanti mentre parlottava con Kim Hyuna, e poi arrivammo in un privè nel quale vi trovai il mio adorato presidente che parlava con un altro uomo – oh Shin accomodati ti presento Yang Hyun Seok – ma quello è – lui è il presidente della YG – l’uomo mi allungò la mano – piacere Shin Kim ho sentito parlare parecchio di te! – sorrise.

Parlammo di lavoro e cose di quel genere per un oretta buona ma poi notarono la mia impazienza e mi lasciarono andare , una volta nella sala principale non potei non scorgere i miei adorati hyung e mi fiondai da loro quasi correndo, non lo avessi mai fatto presi in pieno qualcuno – ehi un po’ d’attenzione – sentii la voce dietro di me, mi voltai e m’inchinai una centinaia di volte mentre chiedevo scusa – tranquillo ho capito – quella voce… alzai il capo tremante all’idea che fosse proprio lui – ehi ma io non ti ho mai visto da queste parti, sei quello nuovo della TS vero!? -  eh già era proprio lui – piacere – mi afferro una mano uccidendomi quasi per quel contatto inaspettato – io sono Ji Yong Kwon , in arte G-Dragon – oh mio dio e che lo dico a fare che quell’uomo era stupendo con i suoi capelli platinati e quel fantastico taglio che incorniciava il viso più bello che avessi mai potuto vedere – si sono i-io – balbettai incredula – felice di fare la vostra conoscenza sono un vostro fan – dissi tutto d’un fiato.

-Sono davvero contento che tu sia un mio fan! Perdonami ma adesso devo proprio andare- mi salutò per poi dirigersi verso il banco bar.

Così lasciata nuovamente da sola corsi dai miei hyung – oh eccoti qua Shin!- disse Himchan – vieni con noi adesso!- disse Joungup e Zelo ghignò nella mia direzione, fui trascinata sulla pista da ballo e la gente che era lì presente si strinse per formare un cerchi intorno Minzy e Taemin che ballavano come se si stessero sfidando.

La gente l’incitava pronunciando i loro nomi a tempo con la musica e battendo le mani, finito di ballare Zelo mi afferrò il braccio sussurrandomi all’orecchio –vediamo come te la cavi nel free style- detto ciò mi tirò dentro al cerchio con lui.

Ci fu un attimo di silenzio poi la musica ripartì un canzone che non aveva parole ma solo una base molto ritmata, ed eccolo che incomincia con un top rock, poi si lascia cadere elegantemente sul pavimento per eseguire un six step, continua poi con un elicopter, stava ruotando così tanto sulla testa che quasi mi venne la nausea poi si stese su di un fianco con un braccio piegato così che sorreggesse la sua testa, sprizzava superbia da tutti i pori e questo m’infastidiva da morire, non m’interessava come ma quella sfida l’averi vinta io, feci la mia entrata in scivolata per poi seguire con swipe, le urla si fero più intense, continuai con un baby lovo che sfociò in un baby freeze, mentre ruotavo su me stessa presi un profondo respiro e mi slancia per fare un air trick che non so come ma venne perfetto, poi mi stesi per terra e mi alzai con un solo balzo facendo impazzire il pubblico, incredulo e furente Zelo fece un cenno al dj e partì power così che potessimo ballarla, mi sfilai il chiodo lanciandolo sul pubblico che si era la riunito e ballammo per circa una mezzoretta poi sfinita e contenta di aver finito quella sfida in pareggio, andai alla ricerca di un divanetto sul quale poter svenire – wow ragazzi siete stati fantastici – disse Jongup venendoci incontro e liberando quell’oggetto di arredamento sul quale un istante dopo mi lasciai cadere– allora noi andiamo a ballare- dissero in coro i restanti membri, mentre Zelo era già corso al bar per bere qualche cosa.

-Perdonami ma questo è tuo vero? – una voce femminile mi riportò alla realtà mentre ancora mi godevo quel meritato riposo, così mi alzai e mi trovai d’avanti una ragazza con dei lunghi capelli castano chiaro , con indosso un bianco vestito a balze, la quale mi porgeva il mio chiodo di pelle, grazie al cielo che qualcuno me lo ha riportato –grazie sei stata gentile – mi ripresi il giubbotto – piacere Shin – la ragazza arrossì – ehm… ecco io sono Lee Hi – disse d’un fiato, la feci accomodare accanto a me – si ti riconosco adoro la tua canzone! Rose – arrossì di nuovo -ti ringrazio senti… volevo… volevo chiederti se ti andasse di uscire con me? – ok questo si che mi ha spiazzata, maledizione ma perché capitano tutte a me?  Non posso di certo rifiutarla che razza di comportamento sarebbe ma non potevo nemmeno dirle che ero una ragazza e che per questo non potevo uscire con lei, mentre riflettevo sul da farsi la notai guardarsi intorno alla ricerca con lo sguardo di qualcuno per poi afferrare i lembi della gonna e stringerli, aish so che me ne pentirò – si va bene – sorrisi –davvero?!? Ecco il mio numero – mi segnai il numero telefonico e la sua e-mail così avremmo potuto darci appuntamento e poi andò via, mi diressi in bagno perché dovete sapere che mi sono felicemente scolata una decina di bicchieri d’acqua appena la ragazza mi aveva lasciato da sola, corsi in bagno e a malincuore, spaventata dagli orrori che avrei potuto trovare nel bagno degli uomini fui costretta ad entrare lì.

Fortunatamente non fu come me la immaginavo, al contrario era molto più pulito di quanto pensassi ma subito la mia attenzione si concentrò sulla figura di un ragazzo ben vestito e dai capelli platinati con le braccia che abbracciavano le gambe, seduto sul pavimento intento a nascondere la testa e a soffocere un pianto appena accennato.

Ci misi poco a capire che era il mio adorato G-Dragon così preoccupata gli corsi incontro e fui investita da un terribile odore di alcool –cosa è successo? Stai bene? – il ragazzo alzò il capo, mostrando gli occhi rossi e un’espressione distrutta – ma come ti sei ridotto? -  gli chiesi sconcertata – Yah mi stai ascoltando, rispondimi! – continuai imperterrita, gli posai la mano sulla spalla e lui me la tolse in malo modo –dimmi dove abiti che ti porto a casa – mugugnò qualche cosa e quando tentai di farlo alzare si ribellò ma alla fine si arrese mi disse dove abitava, anche se avevo qualche dubbio che ubriaco com’era lo sapesse per davvero e lo accompagnai all’esterno facendolo salire s’un taxi e indicando all’autista la via, sfinito poggiò la testa sulla mia spalla facendomi trasalire, fortunatamente l’indirizzo che mi aveva detto si rivelò essere quello dove effettivamente c’era la sua casa, lo accompagnai nel suo appartamento, aprii la porta al suo posto e lo portai nella sua camera da letto lasciandolo sul letto, mi voltai per andarmene e la sua voce mi bloccò -  non voglio rimanere da solo ti prego – disse e me lo ritrovai alle spalle, ruotai anche il resto del mio corpo, mi posò una mano sul viso accarezzandolo – Ji Yong hyung, siete ubriaco- sorrise –davvero?- arrossii, l’odore dell’alcol adesso si era attenuato  e il suo profumo m’inebriò le narici – lo sai che il tuo viso è così… femminile, sembri una ragazza- a quell’affermazione fui assalita da un brivido e poi da una sensazione mai provata prima d’ora, il suo profumo si fece più intenso e il mio viso era riscaldato come da un soffio caldo, capii che mi stava baciando, e qello era il mio primo bacio e G-Dragon me lo aveva appena rubato.

Senza averne davvero il desiderio interruppi quel contatto e tentai di fare la faccia più scandalizzata del mondo, anzi che quella della più ebete –anche le tue labbra sono da donn… - non completò la frase che mi cadde addosso , per fortuna riuscii a prenderlo in tempo e lo rimisi sul letto coprendolo, per poi andare via e tornare al dormitorio dove non aveva ancora fatto ritorno nessuno, così corsi a cambiarmi e mi misi sul letto sfinita e con il cuore che ancora non aveva smesso di battere per l’emozione di quel bacio fugace.

“Cara mamma e caro papà:

Oggi ho dato il mio primo bacio è stato assurdo direi, è accaduto in una maniera che non ha nulla di normale, l’unica cosa che mi conforta di tutta questa situazione che il ladro del mio primo bacio era ubriaco e probabilmente non ricorderà nulla, anche se   HO BACIATO G-DRAGON!!! Si vorrei urlarlo al mondo intero, certo l’ho fatto come Shin e non come Saejin o meglio e lui che lo ha fatto però… ah. Ora sono esausta è stata una giornata piena di forti emozioni e di un’infinita serie di ore di ballo

Vi voglio bene Saejin ”

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Mi dispiace se ci sono errori e non è il massimo come capitolo ma ho voluto postarlo lo stesso dato che sono in ritardo e chiedo venia per questo, un bacio a tutte la B.A.B.Y. ^^ spero in dei vostri commenti, ditemi cosa ne pensate di questo capitolo .

 

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Capitolo 4
*** Primo appuntamento per Shin ***


Svegliati Shin è già ora di pranzo!- mmm…. Pranzo in effetti ho un certo languorino da dover soddisfare, mi rigirai più e più volte nel letto, stiracchiandomi come un gatto sotto lo sguardo divertito di mamma Himchan  -gne..- mugugnai – cosa c’è Shin? – tentò di comprendere il mio verso –gne…gne…gne- ripetei lentamente, in realtà non avevo una vera e propria intenzione di comunicargli qualche cosa, ed anche se comprendevo ciò che mi stesse dicendo non riuscivo a rispondergli in maniera sensata –allora vieni a mangiare? Non sei abituato a fare tardi eh? – mi stropicciai gli occhi e riuscii finalmente a riprendere il controllo del mio corpo mettendomi poi a sedere sul letto –ben svegliato – mi stropicciò i capelli già arruffati di loro .

 - Andiamo che si fredda- mi esortò ancora, così mezza assonnata e con i vestiti della sera precedente andai a sedermi a tavola.

- Oh Shin ma che fine hai fatto poi ieri sera?- disse Youngjae perforandomi un timpano  –sei scomparso, non ti si trovava più- aggiunse Joungup  - io lo so che ha fatto!- Daehyun mi diede una leggera gomitata facendo un occhiolino complice, ma complice di che cosa mi chiedevo – che ha fatto?!!?- chiesero in coro tutti a parte Zelo non molto interessato alla mia vita privata, anzi non mi degnava di uno sguardo, l’unica cosa che gli piaceva era torturami durante gli allenamenti in sala prove – l’ho visto parlare con Lee Hi della YG! -  e fu allora che partirono innumerevoli pacche, risolini e occhiate maliziose, tranne dal maknae che non vedeva l’ora di finire il suo ramen per poter smettere di ascoltare quella conversazione e dal leader più che altro infastidito dal genere di discorso.

- Allora racconta!-  mangiai qualche spaghetto – cosa vi dovrei dire, mentre ballavo con Zelo – ed ecco una delle sue migliori occhiatacce – ho lanciato via il chiodo e lei me lo ha riportato e… - mi bloccai – e … - continuarono in coro volendo sentire anche il resto della storia – e mi ha dato il numero poiché vorrebbe uscire con me- conclusi – è cotta!- trillo Youngjae –si infatti è molto timida, se si è fatta avanti lei…- continuò Joungup – è solo una ragazzina- disse Bang smorzando l’aria di ilarità che si era venuta a creare e sorprendendo anche me, poi sbuffò finì il suo pasto ed andò via – va bè ignoralo – disse Himchan – allora quando uscite?- rispose Daehyun – insomma ma quanto siete impiccioni!- fecero una faccia divertita per poi lasciar cadere il discorso capendo la mia riservatezza su certi argomenti.

Finito anche io il mio delizioso ramen, andai in camera per gettarmi sul letto ed ascoltare un po’ di musica, ma proprio quando avevo iniziato ad ascoltare una canzone Yongguk fa la sua entrata in camera – ti piace?- mi chiese –chi Hyung?- dissi calmo anche se dal tono avevo capito che il leader era nervoso – Lee Hi!!!!- alzò la voce, avete presente quelle scene dei film in cui uno viene a sapere che la persona che ama esce con un’altra e si viene a creare un triangolo amoroso che finisce sempre per ferire qualcuno? Bè mi sembrava di essere una attrice di quelle scene – se ti piace, IO DEVO SAPER…- la portà si spalancò, evidentemente quando era entrato nella stanza se l’era chiusa dietro ed ora per sua immensa sfortuna o volere di qualche divinità malvagia aveva avuto un contatto troppo ravvicinato con lei ,entrò Daehyun che non si curò  minimamente del leader che corse via in lacrime tenendo una mano d’avanti al muso poc’anzi colpito, prese delle cose dal suo armadio ed uscì come se nulla fosse.

Questa casa è un manicomio, uomini aigoo… ma chi li capisce!

La voglia di ascoltare musica mi era passata, così sentendo dei rumori provenire dal salotto decisi di andarci, scoprendo che gli altri avevano appena iniziato un Torneo di Just Dance e non avendo di meglio da fare data la giornata libera presi parte anche io alla competizione che alla fine vide una finale di due ore consecutive disputata da me e il maknae, tant’è che in casa non rimase nessuno a parte noi due.

Né io né lui davamo segno di volerci arrendere, infatti andammo avanti finché Zelo non mi spinse per farmi sbagliare facendomi così cadere, ma non ero una sprovveduta e mi aspettavo una mossa simile così mi afferrai a lui che stanco com’era non poté reggere il peso di entrambi e cademmo contemporaneamente; fortunatamente quando avevo colpito il pavimento il dolore non mi sembrò acuto, però sentii lo stomaco compresso e riaprendo gli occhi mi accorsi di avere la faccia di Junhong a pochi centimetri dalla mia, insomma a chi voglio darla a bere, mentirei se nascondessi che una miriade di pensieri perversi si erano fatti strada nella mia mente contorta  da brava fan girl qual’ero, purtroppo quando riaprì gli occhi si accorse che ero completamente rossa in viso – che ti prende? – mi chiese divertito dalla situazione, mettendosi carponi  su di me –n..nulla- balbettai incredula per ciò che o meglio chi mi ero appena ritrovata addosso, poi a mio malgrado tentai di spostarmi ma fui bloccata dal ragazzo che mi afferrò i polsi – perché tanta fretta Shin?- mi disse con un ghigno dipinto sul volto, sinceramente non so a quale forza mistica o divina abbia attinto per non fargli comprendere quanto può essere pericoloso punzecchiare una fan girl, fatto sta che riuscii a dirgli con voce fredda –levati di dosso, spilungone!- per tutta risposta si assicurò che non riuscissi a liberarmi dalla morsa delle sue mani aumentandola – sei tutto rosso, non è… - si avvicino pericolosamente alla mia bocca, facendo quasi crepare il mio povero cuoricino  - che io…- si leccò le labbra avvicinandosi maggiormente alle mie –ti piaccio?- sussurrò, rimanendo bloccato in quella posizione –sunbaenim- dissi con voce implorante, ma non sembrò ascoltare la mia supplica, che mosse il capo; certo avrei potuto lasciarlo fare, mandare a puttane la mia copertura e violentarlo, ma la buona e saggia Saejin riuscì a levarselo di dosso per rimettersi in piedi e scagliarli in pieno volto un cuscino afferrato dal divano lì accanto – non ci provare mai più idiota- gli urlai contro – sorrise rimettendosi in piedi  e avvicinandosi a me – perché prendersela tanto se non ti piaccio? – quel tono da sbruffone mi fece venir voglia di tirargli un bel pugno in pieno viso ma desistetti – senti vuoi che ti dica che mi piaci così potrai dire… anche io?!?! – sbottai spazientita, la sua espressione mutò ma non mi rispose poiché la porta d’ingresso si aprì e la voce del multi strumentista invase la casa facendoci accorgere del fatto che gli altri fossero tornati.

Il resto del pomeriggio lo trascorsi in completa calma, guardando la tv con gli atri, comodamente seduta sul divano, finchè non vibrò il cellulare che avevo in tasca:

“ Ehm… ciao Shin, oggi ho la serata libera, mi chiedevo se insomma… ti andasse di uscire, aspetto una tua risposta ^^

Lee Hi”

Rimasi interdetta dal messaggio giunto dopo appena un giorno che ci eravamo incontrate, per mia sfortuna, Youngjae si era accorto dell’espressione sorpresa dipinta sul mio volto ed incuriosito da questa mi tolse il cellulare di mano e lesse ad alta voce il messaggio –ah quindi il nostro piccolo Shin ha un appuntamento con la bella Lee Hi?-  tentai di riprendere invano il cellulare – non ho nessun appuntamento!- urlai infastidita, poi vidi Daehyun prendere lo smarphone dalle mani dell’altro e armeggiarci – ora si, la passi a prendere alle sette e mezza, che ne pensi? – mi scagliai sul ragazzo con tutte le mie forze riprendendomi poi il cellulare e leggendo il messaggio di conferma che gli aveva realmente inviato il mio compagno di stanza – ma io ti ammazz…. – mi  bloccai perché vibrò di nuovo

“ Ah ne sono felice dove ci vediamo? Io ora sono alla YG ma non finirò molto tardi passi di qui?

Lee HI“

Ei ma questa non era timida, vedo che non si fa problemi appena le dici di si!?!?! Comunque risposi che sarei passata io a prenderla e che la portavo in un posto a sorpresa.

Mi cambiai velocemente, scelsi un look molto semplice maglietta e converse bianche ed a contrasto pantaloni neri attillati e giacca di pelle, l’orario dell’appuntamento non tardò ad arrivare e l’ansia mi stava divorando, mi diressi nel garage per prendere la moto che il presidente gentilmente mi aveva regalato dopo i primi due mesi di permanenza alla TS, infilato il casco misi in moto e sfrecciai verso la YG.

Ci misi relativamente poco ad arrivare, ero anche partita in anticipo avendo paura di trovare traffico, cosa che fortunatamente non accadde, così parcheggiai ed entrai nell’edificio della casa discografia senza farmi troppi problemi, anche se per me era una grande emozione; mi sedetti in sala d’attesa più avanti dell’entrata e l’aspettai con il cuore in gola, ed eccola lì la mia solita sfortuna passarmi d’avanti con l’aspetto di un attraente G-Dragon che pareva aver appena finito di lavorare e che mi aveva anche notato – Yah! Shin vero? – si avvicinò –Dio! Non sai quanto ti ringrazio- esclamò per poi prendere a sussurrare – mi hai salvato da una interminabile ramanzina da parte di Tae – detto questo scoppiò a ridere –ma come mai qui?- mi chiese curioso, mentre ero certa di avere il viso purpureo – ehm aspetto Lee Hi – ed eccolo lì quel ghigno malizioso che ho sempre sperato di vedere dal vivo dal 2009 data di pubblicazione di she’s gone!

-Allora esci con la nostra maknae! Bè sono contento- si congratulò per poi risalutarmi ed andare via, tirai un respiro di sollievo.

 –Shin…- ed eccola, sapevo che non avrei dovuto fiatare, sapevo che mi dovevo stare zitta, la ragazza infatti era dietro di me, ma sembrava essere appena arrivata, indossava una semplice maglietta con la stampa di un campo fiorito e una gonna corta avanti e più lunga dietro –allora oppa dove andiamo?- eh!?!?!? Mi ha chiamto oppa!?!? oh cavolo sono fritta – sorpresa, seguimi- dissi trattenendo un urlo di disperazione, la guidai alla moto e le porsi il casco più un altro giubbotto di pelle che avevo preso preventivamente, dato che non le avevo detto di essere in moto.

Solo venti minuti ed arrivammo al ristorante dove qualche settimana prima avevo gustato della carne deliziosa con Min Jee, ci accomodammo al tavolo che Himchan aveva prenotato mentre facevo una veloce doccia, era davvero un buon tavolo infatti era affianco ad una grande finestra la cui base era incorniciata da un cespuglio esterno.

Ringraziai mentalmente mamma Channie e ordinammo – allora come… - di certo se lei non sapeva di cosa parlare io lo sapevo meno di lei , ma poi parve ritrovare l’ispirazione perduta – so che ti alleni molto – aspetta come fa a sapere che… dev’esserci una spia alla TS, insomma ci siamo incontrati solo ieri  - ehm… certo, non voglio bruciare l’opportunità che la TS mi sta offrendo!- risposi prontamente anche se un po’ titubante, andammo avanti a parlare di lavoro, gli raccontai del perché volevo fare musica, di quanto questa fosse importante per me , di quanto il ballo mi faceva sentire onnipotente e del fatto che non mi sarei arresa di fronte a nulla per il mio sogno.

Mentre parlavamo notai un paio di volte il cespuglio all’esterno del locale muoversi, così prima del dessert assalita dal dubbio di essere spiata decisi di uscire fuori – io vado in bagno ordina il dessert per me- la ragazza annuì iniziando a sfogliare il menù alla ricerca di un piatto che pensasse potesse andarmi bene.

Una volta fuori raccolsi una pietra e la scagliai con media potenza all’interno del cespuglio – ai! Channie fa attenzione – il cespuglio si mosse – ma se non ti ho sfiorato Dae!- rispose l’altro facendo muovere ancora il cespuglio, le voci si fermarono e così ripetei la procedura di prima, a quel punto Dae si alzò sbucando fuori con buona parte del torace ma una mano lo riportò subito giù – cazzo! Vuoi che Shin ci scopra?- sorrisi malignamente – peccato che sia già successo no?- la voci si bloccarono – dai uscite, so che siete lì- infatti poco alla volta uscì il gruppo al completo pieno di foglie sia sugli abiti che fra i capelli arruffati – ma che vi salta in mente, volete far imbarazzare Lee Hi – gli rimproverai, anche se ero contenta che si comportassero come fratelli impiccioni, in fin dei conti non c’era stato mai nessuno al mio fianco, mai un amico.

-Andatevene via prima che vi prenda a calci nel sedere- sbottai facendo finta di essere infastidita dalla loro presenza, e fu a quel punto che il leader mi piombò addosso piagnucolando qualche cosa d’incomprensibile sull’amore non corrisposto e stringendomi quasi a farmi soffocare, anche se provai una sensazione di pace mai provata prima, le sue braccia… me lo scollarono di dosso e dopo averlo costretto ad un inchino e averlo fatto di seguito tutti gli altri, si dileguarono.

Tornai dentro e consumai la chees cake che Lee Hi aveva ordinato, trattenendo un risolino al pensiero di Daehyun che vedendola avrebbe sfondato la finestra.

Conclusasi la cena ero più che soddisfatta di come stava procedendo la serata, in fin dei conti la compagnia di Lee Hi non era affatto spiacevole, al contrario mi piaceva avere qualcuno di simpatico come lei al fianco, così decisa a completare in bellezza la serata la portai a fare una passeggiata in un parco dove c’era un lago artificiale, lo avevo visitato qualche tempo fa con Min Jee, trovai che l’idea di godersi le stelle che quella sera non erano coperte dalle nuvole non fosse così male così ci dirigemmo lì.

- Oh Shin è davvero fantastico!- le sue labbra si piegarono in un sorriso smalgiante, sprizzava gioia da tutti i pori, l’innocenza del suo viso mi face sentire il cuore in pace, vederla così felice non era niente male, mi faceva star bene con me stessa, anche se dovevo ammettere che ero un egoista, mi sentivo bene perché riuscivo a mentirle così bene da farla comunque sorridere, però lei non sapeva, lei non poteva e non doveva sapere…

Scossi il capo scacciando quei pensieri – Shin guarda il lago! – indicò il riflesso della luna sulla superficie dell’acqua e sorrise più che poté, si sfilò le scarpe e si avvicinò alla riva tenendo in mano i lembi della gonna,  bagnandosi i piedi e rabbrividendo per un attimo a causa della gelida temperatura dell’acqua – vieni qui- mi fece cenno di avvicinarmi a lei e senza obbiettare lo feci, iniziò a saltellare felice finchè non mise il piede in malo modo e scivolò, ma l’afferrai facilmente, era parecchio leggera, ci fissammo un attimo negli occhi e poi lei chiuse i suoi, oh cazzo! Questo si che era uno spiacevole inconveniente, un bacio?!?! Maledizione e ora che faccio, mmm… la mollo e la faccio cadere in acqua! No , no , non sono così malvagia e poi non se lo merita – oh ma che scena davvero carina! – una voce attirò la mia attenzione, mi voltai e vidi un ragazzo sui venticinque anni con un cappuccio calato sul viso a coprirlo quasi interamente che veniva verso di noi con fare minaccioso – siete così teneri che vi mangerei, peccato che non sono omosessuale, come il tuo amichetto bella!- indicò me – vedi di girare a largo da noi – intimai al losco tipo che imperterrito arrivò a un metro da noi fermandosi e tendendo la mano nella direzione della ragazza che si nascose dietro la mia schiena – non fare così bella, vieni ti dimostrerò che non sei adatta ad un moccioso come quello – ok ora basta, risi da prima piano e poi sbottai in una risata isterica – che cazzo ti ridi- chiese leggermente spaesato, poiché convinto di avermi intimorito –io sarei il moccioso? Eppure quest’angelo sta con me e non con un coglione come te! Dimmi perché hai bisogno di abusare delle donne altrui lurido verme, cercati un compagna che assecondi le tue schifose perversioni – il ragazzo ringhiò – adesso ti faccio vedere io- si avventò su di noi con un’agilità che non mi aspettavo, ma fui più abile di lui e spinsi via Lee Hi che cadde sull’erba spaventata a morte – bene coglione ora ti faccio vedere come tratto i pervertiti come te!- urlai a pieni polmoni, con una voce che stentai a riconoscere, se c’è una cosa che detesto sono questi vermi che vogliono solo del sesso e sono disposti a fare di tutto pur di godere, ma peccato per lui che aveva incontrato la ragazza sbagliata, infatti non molto tempo fa mi esercitavo anche in arti marziali miste, così forte delle mie conoscenze gli sferrai un calcio in pieno stomaco spezzandogli il fiato, portò immediatamente la mano sul punto in cui lo avevo ferito mugugnando qualche bestemmia che ignorai, seguii con un pugno in pieno viso, tanto forte da fargli quasi perdere l’equilibrio, ma più ostinato che mai il ragazzo mise una mano in tasca per poi estrarne un coltellino , sentii Lee Hi urlare quando il ragazzo fece brillare la lama alla luce della luna prima di muoversi con un passo scaltro e puntarlo all’altezza del mio addome, ma ancora una volta mantenendo la calma evitai il colpo e gli presi il polso per poi torcerglielo, portarglielo dietro la schiena e sferrargli una ginocchiata all’osso sacro, con tutta la potenza che avevo in corpo; lo vidi cadere inesorabilmente al suolo , mi piegai su di lui e sussurrai – mi fai schifo- sibilai con rabbia per poi prendere il coltello che gli era caduto e impiantarlo nel terreno accanto al suo viso ancora terrorizzato, dopo di che mi caricai in spalla la ragazza che non riusciva più a muoversi e me ne andai, arrivati alla moto lei mi si buttò al collo abbracciandomi e ringraziandomi di averla salvata, mi scusai un paio di volte per la brutta piega che la serata avesse preso, ma mi confortò dicendomi che non ero in grado di prevedere il futuro, la riaccompagnai a casa per ricevere un suo bacio sulla mia guancia destra a fine corsa, poi corse dentro il portone di casa sua sotto il mio sguardo esterrefatto.

Il braccio mi bruciava da impazzire, non avevo permesso a Lee Hi di accorgersi della ferita che quel bastardo mi aveva inflitto, era un semplice graffio che però bruciava tanto da farmi girare la testa.

Senza perdere tempo corsi al dormitorio per poi ritrovarmi sulla soglia della porta che collega il garage alla casa ed udire una strana conversazione fra Bang ed Himchan – io quel bastardo lo denuncio!- tuonò il leader – smettila Yong Guk!- provò a calmarlo il multi strumentista – non puoi comportarti così- continuò – ma che diamine dici, poteva ucciderlo! Gli ha puntato un coltello contro! Io quel tipo lo ammazzo- ah maledetti mi avevano seguito! – se fossimo intervenuti Shin avrebbe capito che abbiamo continuato a seguirli e se la sarebbe presa quind…- non ascoltai il resto della conversazione poiché il dolore al braccio mi costrinse a correre in bagno per andarmelo a medicare – già di ritorno Romeo?- era la voce di Zelo, che aveva appena finito di cambiarsi – scusa non ti avevo vist…-  non completai la frase poiché la sua espressione mutò notando la mia ferita – tranquillo è solo un graffio- mi ci portai una mano sopra e presi le garze dal mobiletto sotto il lavello – ma sei pazzo?!? Dei farti vedere- sembrava la voce di mia zia ogni volta che tornavo da scuola dopo un lungo pestaggio – so cavarmela da solo!- dissi seria – bugiardo, sei sporco di sangue ovunque!- mi prese il braccio facendomi gemere dal dolore controllandolo, mi aiutò a togliere il giubbotto e rimasi con la ferita scoperta, che continuava imperterrita a sanguinare – ma come cazzo!- gli presi di mano la garza e l’alcool che mi buttai sul braccio impazzendo quasi per il dolore, ma non avevo tempo per piangere, stavo sporcando tutto, disinfettata la ferita me la medicai, sotto lo sguardo curioso e incredulo del maknae – ma perché ti comporti così, potrebbe infettarsi – continuò a ripetermi finchè non finii la fasciatura – non c’è bisogno che ti preoccupi per me!- borbottai nascondendo le guance rosse – non comportarti come un bambino che non vuole la medicina- mi voltai di scatto fulminandolo con gli occhi , poi lo presi per il colletto della sua maglietta e non ostante la differenza d’altezza lo spinsi contro una parete furiosa – io le medicine le ho prese, ho anche ingoiato veleno e dolore a non finire, non darmi del bambino perché io non mi sono mai lamentato della vita che ho fatto facendo i capricci!- lo mollai e me ne andai a letto nascondendo il giubbotto sporco sotto il letto , non persi nemmeno il diario per scrivere ami mei genitori mi bastò pensarli per rasserenarmi e addormentarmi dopo poco, confusa sul motivo per il quale avevo trattato così male Junhong che aveva solo tentato di aiutarmi.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Scusate l'enorme ritardo, chiedo venia a chiunque anima pia abbia deciso di seguire la mia storia, sono davvero dispiaciuta ma ho avuto un sacco d'impegni che mi hanno portato via tempo senza contare che ho finalmente scoperto com'è l'interno di un ambulanza XD nulla di grave, però mi sono presa un bello spavento, ma ora eccomi qui pronta a donarvi il nuovo capitolo di questa storia che spero vi stia piacendo! allora a Sabato, sempre che non ci siano altri imprevisti ^^

 

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Capitolo 5
*** Influenza ***


Aish! Mi sento davvero indolenzita, è tremenda questa sensazione, le articolazioni bruciano e tremo per il freddo, di certo la ferita al braccio non aiutava, mi procurava solo un ulteriore fastidio a quello che già mi apportava la probabile influenza che mi ero presa.

Me di certo non potevo saltare le prove, insomma se un ipotetico giorno stessi male e  sempre per ipotesi dovessi tenere un concerto? Non posso di certo annullarlo per un mio mal’essere, così mi alzai dal letto e barcollando mi diressi in cucina se non fosse per il dannato skateboard di Zelo che lasciato in mezzo al corridoio mi fa inciampare, facendomi così iniziare un’interminabile caduta verso il pavimento.

-Ehi fai attenzione! Rischi di farti parecchio male così- era la voce Daehyun, il quale mi aveva preso al volo – mio dio ma tu scotti- esclamò passandomi una mano sulla fronte madida di sudore ,e così senza potermi opporre in alcuna maniera  al main vocal, fui riportata in camera e costretta a letto, insomma ero stata relegata in casa con Zelo, il quale mi avrebbe controllato, anche se non ci speravo più di tanto a quanto mi era parso di capire dalla sua espressione scocciata quando gli avevano detto che avrebbe dovuto darmi un’occhiata, poiché era l’unico che oggi non andava alla TS ma al contrario doveva studiare per un test scolastico, che avrebbe tenuto a breve con il suo tutor personale.

Così dopo aver passato mezza mattinata sul mio comodo giaciglio ad oziare e a lamentarmi ogni tanto per il dolore al braccio e per le leggere nausee che m’infastidivano mi alzai per raggiungere il maknae in salotto – CAVOLO!! NON CI CAPISCO PIÙ NULLA -  eccolo lì, il ragazzo che più adoravo a questo mondo con quell’espressione imbronciata e le mani fra i fluenti capelli che erano ritornati ad essere chiari, quanto avrei pagato per poterli toccare, per sfiorare la sua candida e morbida pelle, per baciar… ma a che cosa cavolo penso! Con qualche difficoltà raggiunsi il divano e mi ci accasciai sopra, al fianco del biondino che appena mi vide sbianco e iniziò a guardasi intorno – oddio  se tornano mi fanno fuori, non ti dovevi assolutamente alzare! – esclamò mettendomi con non chalanche la mano sulla fronte per farmi arrossire fino all’invero simile – tranquillo sto bene – dissi lentamente un po’ imbarazzata da quel contatto – mi metterai nei guai, fila a letto!- sorrisi – dai ordini ad un tuo hyung ragazzo?- lo vidi irrigidirsi probabilmente era ancora scosso per ieri sera e per il mio comportamento troppo scontroso, insomma non ero stata molto gentile nei suoi confronti dato che voleva solo aiutarmi, nessuno si era mai offerto di curarmi le ferite impartitomi da qualche bullo – scusami… - sussurrai piano – non volevo comportarmi in quella maniera…- chinai il capo, mi sentivo terribilmente in colpa, in fin dei conti lui non sapeva nulla della mia vita.

-Non è importante- quella frase, detta con calma e freddezza mi ferì, non gl’importava nulla di me o forse si? – scusa ma devo tornare a studiare ora- rimise il naso fra i libri e riprese a ripetere le formule principali di trigonometria – se vuoi ti posso dare una mano- proposi, avevo finito la scuola con un anno d’anticipo così da potermi concentrare solo sulla mia carriera musicale.

Accettò il mio aiuto, non fu facile impartirgli le nozioni che gli servivano, interrompeva le mie spiegazioni con lamenti sul fatto che non avrebbe mai passato il test oppure lanciava per aria gli innumerevoli post-it sui quali prendeva appunti, lo trovavo bellissimo, col suo viso rosso nascosto dai foglietti che poi andavano a posarsi lentamente sul pavimento.

Dopo un paio di ore però finalmente riuscì a capire e così entrambi esausti per lo sforzo mentale lasciammo i libri per una pausa – non sapevo fossi così bravo nelle materie scientifiche- mi diede una leggera pacca sulla spalla – andiamo a mangiare qualche cosa – disse poi, contento di aver concluso almeno in parte i suoi studi, ci alzammo dal divano ma non avevo calcolato che la febbre fosse nuovamente salita, così nel tentativo di appigliarmi a qualche cosa caddi sul maknae che non riuscì a prendermi con la conseguenza che cademmo nuovamente entrambi al suolo.

-Proprio non riesci a staccarti da me- esordì molto spavaldo il ragazzo  - sta zitto -la mia voce era seria, completamente atona.

Inerme poggiai il capo sul petto di Zelo, facendo impazzire il battito del mio cuore – Junhong devo dirti la verità…- le parole uscirono dalla mia bocca come un fiume in piena, impossibile da frenare, fissai il suo viso assaporando con l’immaginazione il sapore delle sue labbra, il suo respiro mi riscaldava il viso e come il canto di una sirena, mi chiamava; così alzai la testa e mi avvicinai alle sue labbra, prendendolo in contro piede – Shin ti si è alzata la febbre?- mi chiese piano come se non volesse realmente interrompere quel momento, arrossendo poi per la troppa vicinanza – io sono un…- il buio s’impadronì dei miei occhi e le forze mi abbandonarono.

-Saejin?- chi è che pronuncia il mio nome dopo così tanto tempo – Saejin piccola mia- era la voce di mia madre quella che mi aleggiava nella mente, azzannando come una feroce belva i miei timpani che da troppo non udivano quel melodico suono – Saejin sei cresciuta- una luce si fece spazio in quell’eterna oscurità e incominciò a corrermi contro, i suoni lontani di una città si fecero sempre più intensi, sempre di più… un boato enorme esplose e tutto intorno a me prese colore.

Dolore, un lancinante dolore si fece padrone del mio corpo e di tutti i miei sensi – sta ferma non riesco a fasciarti bene la ferite- innanzi a me si stagliò l’immagine di un signore sui quarant’anni, luci blu e rosse e il brusio di una gran folla era tutto ciò che notai sin da subito, un paramedico ecco chi mi teneva il braccio dolorante e tentava di bloccarmi, ma rapida mi liberai dalla presa e corsi via.

La gente formava un cerchio intorno ad un punto preciso di quell’enorme strada e continuava a ripetere mentre con occhi languidi mi fissava – povera piccola-  ma non prestai attenzione a loro, riuscii ad oltrepassarli e la rividi, quella macabra scena; liquido scarlatto che quasi brillava illuminato dalla luce argentea della luna piena , e risaltava in maniera ipnotica sul bianco candido della neve che continuava a scendere imperterrita facendomi rabbrividire, due corpi corrosi dalle fiamme di un incendio che era stato spento prima che divenisse pericoloso – mamma, pappa?- chiesi incredula, perché li atterra c’era mezza bruciata la nostra auto – mamma… papà- adesso lo sgomento era il mio unico signore – MAMMA! PAPÀ!- urlai in preda ad un dolore che stava dilaniando il mio cuore . –mamma, papà- sussurrai un’ultima volta prima di lasciar scendere le lacrime ormai consapevole di averli persi per sempre.

-Shin! Shin svegliati! È solo un incubo- le mani di Zelo stringevano ansiosamente le mie esili spalle, mentre i suoi occhi trasmettevano preoccupazione, dalla finestra proveniva qualche raggio di sole di colore arancione così compresi che fosse già giunto il tramonto.

Difficilmente ero riuscita a trattenere le lacrime che come cascate pregavano per sgorgare via, ma non glielo permisi, quegli incubi ormai erano diventati una consuetudine da quel tragico giorno.

-Sto bene tranquillo- mi misi a sedere su letto liberandomi dalla sua salda presa – chiedevi dei tuoi genitori gli è successo qualche cosa?- scostai lo sguardo per non doverlo guardare dritto negli occhi ed aggirai quella domanda- perdonami ma mi sento molto stanco, lasciami riposare ora- lo dissi con calma anche se il mio battito cardiaco era parecchio accelerato, un fitta in pieno petto mi stava lentamente togliendo il respiro, dovevo calmarmi ma sembrava un impresa impossibile – si  certo ora vado, ma va tutto bene? – insistette per sapere cosa mi aveva portato di certo ad urlare in sonno.

-Era solo un incubo no? Va tutto bene ora lasciami dormire- mi rimisi sotto le coperte aspettando che uscisse dalla stanza e si richiudesse la porta alle spalle.

Mi rimisi così a dormire dopo aver pregato il cielo si di non fare altri sogni simili, la febbre mi aveva riportato alla mente il giorno in cui il fato o destino che dir si voglia, sotto forma di un ubriacone aveva impattato, con il suo tir, contro la macchina che trasportava me e i miei genitori,  in una fredda notte di dicembre quell’uomo spezzò la vita delle persone per me più importanti, rovinando la mia esistenza.

Dopo la loro morte andai ad abitare dai miei nonni paterni e quelli furono i tre anni peggiori della mia vita .

Ogni giorno c’era una nuova scusa per la quale venivo picchiata, insultata e rinchiusa a chiave nella camera che mi avevano dato, più che altro uno sgabuzzino con un letto e una scrivania.

Per loro ero solo un errore, li ricordavo mia madre, il grosso sbaglio del loro amato figlio, il quale aveva sposato  contro la loro volontà una ballerina, credevano che la donna che mi avesse generato si fosse unita a mio padre solo per motivi economici, quando chiaramente erano un uniti da un amore indissolubile.

In quel periodo c’erano volte in cui avevo pensato di scomparire, di andare via da questo mondo, avevo sperato di morire in un modo o nel’altro, non potevo più sopportare gl’innumerevoli maltrattamenti, le urla di disprezzo e quegli insulti che mi venivano come vomitati in faccia, il loro rancore mi aveva gettato in un baratro chiamato depressione, poi però innanzi a scuola vidi dei ragazzi ballare e mi ricordai come prima di andare a vivere da loro la danza e il canto fossero la mia passione, naturalmente non potevo più esercitarmi in quell’arte, ma fattami coraggio all’età di tredici anni gli denunciai per maltrattamenti su minore, contattai dei miei lontani zii, una famiglia per bene, mia zia era la sorella di mia madre e si volevano molto bene ma purtroppo la loro situazione economica non era delle migliori così non poterono adottarmi sin da subito ma vinta la causa contro i miei ex aguzzini ne ricavai un bel gruzzoletto, che utilizzai in parte per aiutarli e in parte li misi da parte sapendo che un giorno li avrei utilizzati per partire per Seoul in cerca di una casa discografica che mi avrebbe accettato.

Appena arrivata a casa dei miei zii ripresi gli studi, interrotti durante l’anno in cui si era tenuto il lungo processo, ormai avevo raggiunto il liceo, ma fui iscritta all’istituto sin da subito sotto il nome di Shin Kim, i  miei zii erano furono contrari alla mia decisione, io ero la figlia adorata di Sun Lee, anzi ero la sua unica figlia, per loro era impensabile che divenissi o meglio apparissi come un uomo ma non si contrapposero alla mia scelta e mi appoggiarono.

Tagliai i miei lunghi capelli neri, cambiai le miei scarpe e il resto dei miei vestiti  fasciai il seno e imparai a muovermi con agilità e naturalità ignorado il fastidio procuratomi dalle bende, così nacque quello che sono adesso, ogni giorno mi esercitavo nella danza e nel canto, avevo parecchie qualità da main vocal però nell’imitare la voce maschile era come se mi trasformassi completamente per divenire un vero ragazzo, ho vissuto quell’identità dai miei quattordici anni fino ad ora, senza mai pentirmi di essere quello che ho scelto di divenire.

Purtroppo la scuola non è un ambiente facile soprattutto per un ragazzo dai tratti del volto così gentili e senza nessun amico più forte a proteggerlo , infatti dopo i primi mesi le minacce dei bulli che mi davano del gay si trasformarono in veri e propri pestaggi, non potevo chiedere aiuto a nessuno e non potevo di certo farmi curare dall’infermeria scolastica, non avevo amici perché in chiunque mi stesse intorno vedevo una spia, qualcuno che mi avrebbe fatto scoprire, vivevo nel terrore.

Ancora una volta avevo desiderato dissolvermi come il fumo di una sigaretta, ma poi nel 2012 per caso mentre ero a scuola delle ragazze ascoltavano una canzone che sin dalle prime strofe mi ridonò come per magia il desiderio di vivere e di non arrendermi più, la voce di quei sei ragazzi mi riportò alla vita, quelli erano i… B.A.P.

La mia forza, la mia integrità morale la devo a loro, da quel giorno mi allenai il doppio ed iniziai a praticare parkour e m’interessai alla capueira, tutto sarebbe girato intorno alla danza e alla musica, tutto sarebbe diventato una melodia, rinforzai il mio corpo e nel giro di qualche mese divenni io stessa il terrore di quei bulli che avevano osato farmi desiderare nuovamente la morte, mi bastavano un paio di auricolari per essere quel guerriero privo di paura che avevo sempre desiderato divenire.

Iniziai a cantare tutte le loro canzoni e a ballare tutte le loro coreografie, ero ammaliata dal talento del maknae per cui decisi che sarei anche in un lontano futuro divenuta proprio come lui. Persi la femminilità nei movimenti ed iniziai a pensare come un ragazzo, mi tenni comunque lontana dalla vita sociale, conclusi gli studi con un anno in anticipo grazie al corso serale che seguivo e a soli diciassette anni partii per Seoul e il resto è già noto.

Mi risvegliai dal lungo sonno ristoratore nel quale ero caduta – oh eccoti di nuovo fra noi ghiro!- era la voce di Himchan che seduto sul mio letto mi osservava – la cena è già pronta, te la porto a letto?- non feci in tempo a rispondere che dal corridoio principale provenne un esplosione – DOV’È? DOVE LO AVETE NASCOSTO MALEDETTI!- riconobbi immediatamente la voce di Min Jee che di certo aveva nuovamente sfondato la porta d’ingresso del dormitorio, infatti poco ci volle che spalancò anche quella della camera dove mi trovavo, per un attimo la vidi furente poi accortasi di Himchan si bloccò, ma rimettendo gli occhi su di me iniziò a girare per la camera come un ciclone, afferrando parecchie cose che mi appartenevano, beni di prima necessità e l’infilò in un borsone poi scaraventò via Himchan urlando –SCUSA!- e mi prese in braccio dimostrando di possedere una forza disumana e mi trascinò nella sua auto.

-Perché sono venuta a sapere dal presidente che eri malato? Come hai osato non avvisare la tua staylist che tanto ti adora!?!?- sterzò improvvisamente facendomi sobbalzare per lo spavento – mi dispiace, è che…- in realtà non avevo scusanti – io mi preoccupo per te! Siamo o no amici?- amici? Mi aveva davvero chiesto se fossimo amici? Gli occhi iniziarono a pizzicare e qualche lacrima mi bagnò le goti – si che lo siamo!- affermai felice come non mai ed eccola come suo solito avventarsi sul mio collo – che non si ripeta mai più!- e dopo averglielo giurato ripartimmo.

Mi portò a casa sua, un loft moderno, non era arredato in maniera particolare, parquet in tutte le stanze, una piccola cucina, nel salotto invece c’era un comodo divano in pelle bianca e un televisore a schermo piatto appeso al muro, aveva oltre la sua camera da letto una che utilizzava come sartoria, un’altra camera dove mi fece accomodare e dove passai la notte.

Il tempo con lei passo molto velocemente, poiché dato che il giorno seguente era la sua giornata libera lo sfruttammo per guardare una serie infinita di drama, a sera  mi riportò a casa dove c’era solo Bang, così sicura che papà Yongguk si sarebbe preso cura di me rimise in moto e andò via.

Andai in camera a lasciare le mie cose seguita dal leader che aveva in volto un espressione al quanto inquietante – allora…hai dormito con lei?-  mi voltai di scatto a quella domanda così strana ed improvvisa – perdonami ma a chi ti riferisci?- alzò il viso trapassandomi con una di quelle sue occhiate omicide – hai dormito con Min Jee?- scossi il capo – ma certo che no a cosa diavolo vai a pensare- non potevo credere che avesse supposto una cosa simile.

-Perché mi fai questo?- chiese addolorato –farti cosa?- risposi con un’altra domanda non capendo la sua – se hai me perché ti circondi di ragazze?- sgranai gli occhi, non ditemi che, non posso credere che lo stia dicendo davvero – devo dirti una cosa Shin- no! Non puoi dirmi così su due piedi che sei omosessuale, eh no bello non osare sfatarmi un mito ok? – io col tempo..- mi avvolse in un abbraccio –mi sono innamorato…- il battito del mio cuore aumentò in maniera pazzesca, credetti di morire – dopo troppo tempo mi sono innamorato di…- non volevo più ascoltare quella conversazione, non puoi farmi questo! – di te- fu come una pugnalata, una tremenda ferita che però da un lato non mi dispiaceva, però non fui in grado di reggere il colpo e svenni di nuovo.. o meglio finisi di farlo, il ragazzo mi scosse leggermente spaventato dal mio stato di falsa incoscienza, ma notando che in fin dei conti stavo bene mi mise sul letto – perdona le mie parole così dirette… spero che le dimenticherai una volta sveglio… ho solo aspettato troppo tempo per provare di nuovo questi sentimenti che non ho più potuto nasconderteli- disse quasi in un sussurro quelle parole, poi mi rimboccò le coperte e mi lasciò da sola.

Sapevo che non c’era nessuno nella camera eppure conoscevo bene quella sensazione, con me c’era la consapevolezza che non potevo più mentire, che se avessi continuato a nascondermi avrei dovuto imparare a giocare con i sentimenti di una persona e non di una persona qualunque ma una di quelle che mi aveva spronato a vivere ed io non potevo fargli questo, adesso quella paura che non avevo mai conosciuto, la paura dell’abbandono da parte delle persone a cui più tenevo si fece spazio nella mia mente e li si fermò come un corvo pronto a dilaniare il corpo di un uomo appena la sua testa fosse caduta.

 


NOTE DELL'AUTRICE:

ed eccomi qui col nuovo capitolo , ringrazio tutti quelli che mi seguono Mary per le recensioni sempre positive, mi scuso per il ritardo ma vi premio con un capitolo extra lungo, allora cosa ne pensate di questo povero leader innamorato? e del passato turbolento della nostra cara Saejin? spero che recensiate con pèiacere il nuovo capitolo e che lo abbiate gradito un grade bacio a tutte le B.A.B.Y!!!


 

 

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Capitolo 6
*** Ruota panoramica ***


E così passarono altre due settimane, caratterizzate dal costante e pesante lavoro che svolgevo assieme ai miei sunbaenim, erano stati quattordici giorni davvero pesanti, cosa che non sfuggì al presidente che felice dell’impegno con cui portavamo avanti gli allenamenti ci premiò regalandoci otto biglietti per il luna park di Seoul, naturalmente Daehyun che proprio non  sapeva cosa volesse dire la parola privacy mi costrinse ad invitare Lee Hi.

-Forza! Ma quanto ci metti Bang- Himchan continuava a riprendere il leader poiché eravamo già in ritardo sulla tabella di marcia che si era preposto appena avuta la felice notizia – insomma si può sapere che hai?- il leader uscì di casa chiudendo la porta a chiave e a quella domanda mi rivolse un fugace sguardo, quello come si può ben immaginare non era l’unico che avevo notato, più e più volte lo avevo beccato guardarmi di sottecchi in preda all’ansia che ricordassi la sua dichiarazione, in realtà stavo solo cercando di non pensarci più ed ignorare l’accaduto.

Una volta in macchina passammo a prendere Lee Hi che con il suo enorme sorriso mi si sedette accanto.

Il viaggio durò circa un’ora, per la maggior parte del tempo sia io che il leader eravamo rimasti in silenzio, vedere la sua espressione sofferente mi spezzava il cuore, ora non avrei spezzato solo il cuore di una dolce ragazza ma anche quello di una delle persone che aveva contribuito a farmi arrivare fin qui.

Non volevo certo che una cosa simile accadesse e di certo non avrei potuto prevederlo, al liceo nessuna mi si era mai avvicinata, spesso mi osservavano camminare per i corridoi ma nessuna delle ragazze che avevo notato guardarmi mi aveva mai parlato, chi poteva presumere che l’astro nascente della YG e lo scontroso ma affettuoso Youngguk s’innamorassero di me?

Una volta arrivati ci dirigemmo all’entrata velocemente perché nessuno di noi voleva rinunciare nemmeno ad un altro secondo di quel tanto atteso relax.

-Da cosa iniziamo?- disse Youngjae – otto volante- propose il multi strumentista – no horror house!- esclamò Daehyun per poi girarsi nella mia direzione e indirizzarmi un occhiolino, sapevo benissimo che alludeva al fatto che entrando in quella casa avrei avuto Lee Hi costantemente attaccata a me, mi chiedo se quell’angelo che dimostra essere non fosse solo una copertura per sedurre meglio le ragazze.

-Non ci provare Dae- lo ammonì Bang che probabilmente aveva già compreso come me il piano del main vocal – io propongo di andare su quelle- tutti si girarono nella direzione di Zelo che indicava delle altissime e spaventose montagne russe, si guardarono fra di loro e poi annuirono contenti.

Salii sull’attrazione, sedendomi in una delle postazioni per poi ritrovarmi Lee Hi da un lato e il leader dall’altro, bè non si può dire che non sia una tipo tenace, sorrisi fra me e me.

– Bene ragazzi, si parte!- urlò Youngjae divertito appena avvertì la scossa iniziale che segnava l’inizio del percorso.

 Su e giù, urla da far accapponare la pelle ed un vento intenzionato a strapparmi via la faccia, il terrore in me si faceva sempre più grande e il mio braccio sempre più dolorante data la presa di Lee Hi su di esso

Ed eccoci infine a percorrere la salita più alta, sentivo il cuore in gola, dato che mi ero astenuta il più possibile dall’urlare per mostrarmi forte agli occhi della ragazza al mio fianco, ma non sapevo proprio se sarei riuscita ad affrontare anche quell’ultimo tratto, ormai in cima chiusi gli occhi e la discesa finale iniziò, la paura però tardò ad arrivare anzi non si presentò, al contrario aveva lasciato il posto ad una confortevole sensazione di calma, riaprii gli occhi e solo allora mi accorsi che Bang mi guardava sorpreso, mi chiesi il perché e fu in quell’istante che mi maledissi, la mia mano era completamente avvinghiata alla sua, appena me ne ero resa conto la lasciai andare ma lui la trattenne stringendola ancora di più e sorridendomi, facendo sciogliere il mio piccolo cuoricino.

Appena scesa dalle montagne russe notai Jongup che si teneva lo stomaco e barcollava in preda a leggere nausee, così ci dirigemmo ad una zona in cui era situato un piccolo chiosco per rilassarci un po’, infondo erano gli ultimi giorni nei quali si poteva godere ancora del sole, eravamo già a metà Novembre.

Dopo aver preso qualche snack riprendemmo il nostro itinerario, ogni tanto Bang mi trascinava con lui mentre Lee Hi mi costringeva a stare con lei, spesso avevo visto i due guardarsi in cagnesco mentre si contendevano la mia compagnia, la cosa era divertente ma al quanto imbarazzante, non potevo dire di si al leader anche se avrei preferito farlo, infatti accontentavo spesso Lee Hi che ogni tanto rivolgeva una linguaccia a Yongguk per poi nascondersi dietro la mia schiena mentre il ragazzo avvilito tornava a parlare con i suoi amici per tentare di distrarsi.

Alla fine accontentammo anche Daehyun, entrammo nella casa dell’orrore a mio malgrado, infatti ad ogni passo scattava un ingranaggio diverso e prima un vampiro, poi uno scheletro o un diavolo spuntavano da ogni angolo alla fine del percorso a qualche metro dall’uscita apparve uno zombie che stava per sfiorarmi, senza controllare il mio corpo lo evitai per poi sbilanciarlo e bloccarlo a terra, a quel punto mi accorsi che non era un robot ma una persona in carne ed ossa che bestemmiava il suo lavoro e si malediva per aver trovato solo quell’impiego, sotto una risata comune m’inchinai mille volte e altre e tante chiesi scusa a quell’uomo.

La giornata volgeva al termine e ci era rimasto del tempo per poter salire solo s’un ultima attrazione ma tutti erano parecchio stanchi e volevano solo prendere qualche cosa da bere per poi andare via, eppure c’era un’ultima attrazione che volevo davvero visitare e non potevo farne a meno – ragazzi vi va di andare lì- indicai con la mano destra la ruota panoramica al centro del parco dei divertimenti ma nessuno aveva la forza di salirci sopra ,a nessuno più che altro andava poi Bang si fece avanti – ti accompagno io dato che questi scansafatiche non vogliono venire- mi rallegrai e dopo aver salutato gli altri e esserci dati appuntamento nello stesso luogo in cui ci eravamo salutati salimmo sulla ruota panoramica, ci sedemmo e ci godemmo lo spettacolo del sole che tramontava ridipingendo quel magnifico cielo azzurro con colori altrettanto spettacolari.

-Wow non lo trovi magnifico- affermò guardando l’orizzonte essendo anche lui rimasto estasiato da quella visione – sono d’accordo- asserii vedendolo felice e poi senza volerlo quelle parole affiorarono sulle mie labbra – Hyung perché sei triste?- si era alzato per vedere meglio e si era avvicinato al vetro della cabina nella quale ci trovavamo, ma a quella domanda si voltò nella mia direzione e mi guardò stranito – perchè questa domanda? Oggi mi sono divertito davvero molto- mi alzai anche io e gli misi una mano sulla spalla prendendo un profondo respiro – perché lo nascondi, oggi più e più volte nei tuoi occhi ho letto un filo di tristezza- il ragazzo s’irrigidì – di che stai parlando- d’un tratto si fece più serio – perdonami se ti ho mentito, ma a dire il vero comprendo perché tu stia così- sgranò gli occhi e piantò il suo sguardo nel mio – a cosa ti riferisci?- si scostò dalla mia presa – tu… tu ti ricordi vero?- mi chiese con un tono di voce fra il deluso e l’arrabbiato , a qual punto riconobbi che mi ero comportata da stupida, avevo parlato senza riflettere, senza ponderare le mie domande, le mie risposte o le mie osservazioni, ed alla fine mi ero fatta scoprire.

Annuii debolmente alla sua domanda –allora mi hai preso in giro!- urlò senza darsi un contegno – perdonami hyung… non sapevo come reagire e… e ho fatto finta di nulla- ammisi vergognandomi di me stessa – sei solo uno stupido ragazzino, non puoi capire i miei problemi ho sbagliato a fidarmi di te!- continuò ad urlare per poi darmi le spalle, non potevo biasimare la sua rabbia ma non potevo nemmeno lasciargli dire certe cose – non sono stupido so che cerchi solo affetto ed in me e nel nostro rapporto parecchio amichevole hai visto quell’affetto, so che la fama porta al sentirsi soli e non più amati per quel che si è!- questa volta anche io non trattenni la rabbia ed alzai la voce – ma io… conosco dolori ben peggiori dei tuoi se tu ti senti solo ed abbandonato io posso comprenderti- dissi conscia di ciò che le mie parole significassero, tentai di avvicinarmi a lui ma una scossa ci sbilancio ma nessuno dei due cadde, la ruota si era appena bloccata, mi guardai intorno e notai un piccolo altoparlante dal quale una voce ci disse che c’era stato un problema tecnico e che il meccanismo si era bloccato, ma fra pochi minuti avremmo ripreso il giro, quindi ci pregavano di rimanere calmi – maledizione questa non ci voleva- disse Bang ignorando le mie parole quella fu l’ultima goccia, a quel punto lasciai uscire tutto fuori – smettila! Non tergiversare, tu ti sei confessato a me!- affermai pentendomi in seguito di averlo fatto – e tu… hai fatto finta di non saper nulla sino ad ora- ribadì adesso con un tono di voce tremante – vuoi prendermi in giro? Non m’importa più se sia un uomo o una donna ad amarmi… tempo fa mi sono innamorato di una ragazza e mi ha spezzato il cuore d’allora ho messo tutta la mia dedizione nella musica senza curarmi di molto altro, senza curare il mio cuore che nel fra tempo continuava ad avere una ferita che non si è ancora rimarginata- disse d’un fiato tornando poi a guardarmi e solo allora notai le sue lacrime, quelle lacrime che non esitai ad asciugare con il pollice della mia mano sinistra – huyng…- dissi quasi sussurrando, incantata dalla bellezza che il suo viso sofferente era comunque in grado di preservare– condividi con me il tuo dolore…- gli accarezzai una guancia bagnata, solo allora mi accorsi di essere poco distante dal suo viso mentre lui sorpreso da quella frase mi guardava negl’occhi – ti prego… non odiarmi per questo- non sapevo cosa volesse dire ma la distanza fra noi diminuì.

Le sue braccia avvolsero la mia schiena tirandomi a lui, mi alzai in punta di piedi e poi quelle sue labbra tanto bramate si poggiarono sulle mie , non mi opposi a quel bacio perché mi sembrava di averlo atteso per troppo tempo, lasciai che continuasse andando poi ad intrecciare le mie mani fra i suoi capelli morbidi.

Il suo profumo mi aveva completamente stordito, tanto che le gambe incominciarono a tremare, tutto il mio corpo era come se non avesse più consistenza, non avvertivo nulla se non le calde labbra del leader, accarezzai i suoi setosi capelli e dimenticai tutto il resto.

La luce rosata del tramonto bagnò entrambi i nostri visi rigati da piccole lacrime, non saprei dire se fossero state di gioia o di tristezza, non saprei dire cosa in quel momento il mio cuore e la mia anima stessero provando, ma fui certa che anche se ne avessi la possibilità, in un prossimo futuro, non avrei cambiato questo momento per nulla al mondo.

Le braccia di Yongguk si strinsero ancora di più attorno al mio corpo, poi interruppe il nostro bacio e posò la sua fronte contro la mia, ci guardammo in silenzio per qualche secondo e poi sulle sue labbra apparì uno splendido sorriso,  mi accarezzò il viso e con dolcezza seguii i movimenti della sua mano lasciandomi andare , abbandonandomi a lui, quella solitudine che tanto mi aveva afflitto ora sembrava essersi dissolta, quel dolore era quasi stato colmato da quel bacio – sarà il nostro piccolo segreto- disse avvicinando le sue perfette labbra al mio orecchio per poi prendermi il volto fra le mani e darmi un altro bacio.

La ruota fu rimessa in funzione così raggiungemmo i nostri compagni per poi tornare a casa, la giornata si era conclusa come mai mi sarei aspettata, dopo aver riaccompagnato Lee Hi raggiungemmo velocemente il dormitorio e sapendo che domani saremmo dovuti tornare a lavoro c’infilammo i pigiami e filammo tutti a letto, ma mi fu impossibile addormentarmi, così dopo un’ora che ci provavo mi alzai per andare in cucina a bere un bicchiere d’acqua ma la luce nella stanza era già accesa infatti seduto al tavolo con un bel bicchiere di latte ci trovai Yongguk, probabilmente anche lui non riusciva a dormire, appena si accorse di me lasciò il bicchiere sul tavolo e senza proferire parola mi trascinò nel garage.

Mi ritrovai, dopo un attimo, con le spalle al muro mentre le sue labbra si riappropriavano delle mie, le sue mani velocemente dal collo s’insinuarono sotto la maglietta del mio pigiama e a quel punto le lacrime furono incontenibili, mi lasciai andare e cadetti in ginocchio sotto il suo sguardo sconcertato – Shin che c’è non stai bene?- mi chiese in preda all’ansia, il dolore che provavo in petto, quella paura di spezzargli il cuore si era fatta così intensa, ed ora che avevo compreso che i suoi sentimenti erano sinceri, non volevo più mentirgli, mi abbracciò ma mi allontanai da lui – hyung… devo mostrati una cosa… non fermarmi per nessun motivo- la voce tremava troppo per permettermi di dirgli ciò che realmente nascondevo, così preferii mostrarglielo, slaccia il primo dei tre bottoni che chiudevano una abbondante scollatura sul petto, poi il secondo, ed anche se avrei voluto smettere, mostrargli le bende sul petto era l‘unica maniera di confessargli la verità o per lo meno mi sembrava l’unica in quel momento, arrivai al terzo e presi i due lembi dell’apertura, il cuore ormai batteva così veloce che a stento sarebbe rimasto ancora nel mio petto, però ora era il momento di smettere quella maschera , ora uno di loro avrebbe saputo…

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ok, ok lo so che mi odiate perchè sono sempre in ritardo e vi lascio sempre sulle spine (non che questa volta sia diverso XD) però ultimamente la scuola esige la mia anima ed io non voglio mollargliela, ma a parte questo eccovi qui un altro capitolo, che ne pensate aspetto le vostre recensioni, spero vi diverta anche questa volta e v'intenerisca come spero... non vedo davvero l'ora di sapere cosa ne pensati e continuo a ringraziare coloro che mi seguono e che leggono questa storia nata da un delirio con una mia amica, ci vediamo al prossimo capitolo, per sapere come andrà a finire continuate a seguirmi^^

 

 

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Capitolo 7
*** Secret love ***


Adesso uno di loro avrebbe saputo…

Esitai perché la paura di una sua reazione negativa, la quale quasi certamente si sarebbe manifestata, era grande.

Il ragazzo rimase fermo con in volto dipinta una espressione quasi indescrivibile, era completamente confuso sia dalle mie parole che dalle mie azioni, deglutii rumorosamente e senza aspettare oltre strinsi la presa sui due lembi della maglietta – ma cosa sono questi rumori?- Youngjae entrò nel garage, mentre si stropicciava adorabilmente gli occhi assonnati, e ci fissò sorpreso.

Lo credo bene che fosse sorpreso dal momento che: Yongguk era seduto in ginocchio d’avanti a me mentre io stavo per sfilarmi la maglietta, dubito che qualcuno non fraintenderebbe, ma scosse ugualmente il capo come se avesse avuto un’allucinazione ed uscì dalla stanza, ma fu questione di un attimo che riaprì la porta intento a comprendere realmente cosa avesse appena visto, al col tempo il leader si era già spostato e rideva come se gli avessi appena raccontato una barzelletta – ah ecco, notte ragazzi- sorrise e ci salutò con un cenno della mano, Bang tirò un sospiro di sollievo e tornò a guardarmi – allora cosa volevi mostrarmi?- mi chiese curioso, ma riabbottonai la maglietta e mi rimisi in piedi, la determinazione che fino a poco prima avevo avuto si era appena volatilizzata – nulla hyung, torno a dormire, sono parecchio stanco- sorrisi, ma si rimise in piedi velocemente e mi tirò a se lasciandomi un bacio sulle labbra ed uno sulla fronte – sogni d’oro Shin- sussurrò per poi lasciarmi andare e ricambiare il mio precedente sorriso- anche a te hyung- detto ciò tornai nella mia camera.

M’infilai sotto le coperte tremante, era sempre così, ogni volta che soffrivo nell’animo il mio corpo gelava e tremavo per via di quel freddo che giungeva anche in piena estate, la decisione che avrei dovuto prendere non poteva che essere una sola, ossia quello di troncare sia con Bang che con Lee Hi, sapevo perfettamente che gli avrei feriti ma quando avrebbero saputo la verità il loro cuore si sarebbe sgretolato in un numero maggiore di frammenti che se non avessi posto fine a questa storia ora.

I giorni che avevo trascorso nel dormitorio erano stati i più belli della mia vita, gli scherzi del leader mi avevano risollevato sempre la giornata, il vedere come tutti collaboravano come in una grande famiglia era rassicurante, gli allenamenti se fatti in loro compagnia erano divertenti e non avrei permesso a nulla di spezzare quell’armonia prima del tempo, prima di debuttare e mostrare il mio vero volto.

Se avessi giocato con i sentimenti di quell’uomo, che per me era stato così importante, non mi sarei mai perdonata.

Le lacrime scesero copiose, andando a bagnare il cuscino, mi portai una mano sopra la bocca a bloccare i singhiozzi, quel dolore mi stava uccidendo, mi distruggeva come mai mi sarei aspettata, poiché mai prima d’ora avevo provato sentimenti come l’amore e l’irrefrenabile desiderio di proteggere i miei amici da una verità che era ormai diventata scomoda e tralasciabile.

-Shin alzati! È mezz’ora che ti chiamo oggi dobbiamo andare in sala prove ricordi? Shin?!!?- riaprire gli occhi al suono perpetuo di quella voce che mi aveva ridestato fu doloroso, li sentivo gonfi e doloranti ed oltre tutto bruciavano – che aspetto terribile che hai!- esclamò Himchan preoccupato per il mio viso sconvolto dalle lacrime che durante la notte avevo versato – dai vieni a fare colazione, magari ti sentirai meglio- sapevo che del semplice latte con dei biscotti non mi avrebbe ridato la serenità della quale volevo godere, biascicai – arrivo- e lo vidi uscire dalla camera ancora leggermente preoccupato, mi alzai svogliatamente, non mi andava d’iniziare una nuova giornata, non potevo più andare avanti dopo quel bacio, come avrei guardato Yongguk negli occhi? Evitai di andare in cucina poiché conoscendo i miei coinquilini sapevo che mi avrebbero chiesto il motivo per il quale avevo pianto, mi rifugiai in bagno non curandomi del fatto che potesse essere occupato – non ti facevo così audace- OH!MIO!DIO! quella voce così calda e profonda, mi voltai dopo aver chiuso la porta a chiave come ero solita fare e notai Bang  semi nudo con un solo asciugamano bianco ad avvolgergli le sue intimità, avevo visto la sua schiena nuda fotografata nel calendario che avevano prodotto, ma tutto il suo corpo è un’altra cosa… vedere la sua morbida pelle senza imperfezioni, liscia e profumata mi fece attraversare da un lungo brivido che non seppi interpretare e poi la sua magnifica clavicola, quella stessa che tutte le sue fan ammiravano così tanto, vederla dal vivo era un’emozione che non saprei proprio come descrivere –s-s-s-sei nudo?- oh cristo santo ma perché tua madre è stata così dannatamente brava? – no, stai tranquillo- si avvicinò a me per poi portarsi una mano su quella poca stoffa che lo copriva sfilandosela con calma, mi voltai di scatto imbarazzatissima, non potevo assistere ad una scena simile, cosa pretendi dannato seduttore di povere ragazze che vogliono solo avverare il proprio sogno, prima di un’aspirante idol sono una tua fan! Tu non sai che potrei violentarti seduta stante, mandando all’ortiche la mia copertura, no non lo sai perciò osi comportati in questa maniera da gran casanova vero?

Sentii le sue mani sulle spalle, poi mi costrinse a girarmi e allora mi accorsi che indossava dei boxer neri, tirai una sospiro di sollievo mentale ma la mia espressione  scandalizzata non accennò a cambiare, poi spostò le mani sul mio ventre facendomi rabbrividire e afferrò la mia maglietta –ma tu di solito non preferisci cambiarti da solo?- chiese per poi tirar su l’indumento, ma istintivamente lo bloccai – s-s-s-si  lo pre-pre-preferisco!- affermai – non sapevo che fossi in bagno- mi giustificai – ah ecco- bisbigliò fra se e se per poi gettarsi sulle mie labbra e baciarle , sentii la sua lingua spingere per entrare , mentre le sue mani indagavano sulla mia schiena e mi tiravano e lui, una ciocca dei sui magnifici capelli bagnati si andò  posare sul mio viso e gli permisi di approfondire il bacio, ma appena percepii che quel contatto sarebbe presto sfociato in qualcosa di ancor più passionale mi scostai ansimante – faremo tardi- dissi con voce poco convinta, sembrava deluso ma poi ghignò e mi prese le mani che inconsciamente avevo poggiato sul suo petto per farlo indietreggiare e me le potrò sopra il capo bloccandole con una delle sue, posando l’altra s’una delle mie guance costringendomi con la poca forze che aveva impresso sul mio viso ad inclinarlo, a quel punto sentii la sua lingua vagare sul mio collo e una leggera fitta dolorosa propagarsi nella zona sulla quale si era concentrato, non sapevo cosa stesse facendo anche perché quella spiacevole sensazione si era trasformata in piacere, un piacere che mia aveva portato ad emettere un leggero gemito, cosa che lo fece sorridere o almeno pensai che lo avesse fatto dato che percepivo perfettamente le sue carnose labbra sulla mia pelle.

Non feci nulla se non contorcermi per quel piacere che presto cessò e riaprii gli occhi che avevo chiuso in preda a quella sensazione mai provata – ricordati solo una cosa… l’unico problema che ho con te è che…- sussurrò sfiorando le mie labbra e guardandomi maliziosamente negli occhi, facendomi tremare all’idea che si fosse accorto che non fossi un uomo – sono geloso delle mie cose e non sopporto che qualcuno le tocchi- detto questo uscì dalla stanza, lasciandomi lì, completamente purpurea fino alla punta delle orecchie e anche dei piedi, ci scommetterei.

Non perdendo altro tempo mi diedi qualche schiaffo sul viso come a volermi svegliare ed andai d’avanti al lavandino, mi sciacquai il viso ma appena guardai il mio riflesso notai un livido sul mio collo, cos’è vuole marchiarmi a fuoco?

Mentre mi cambiavo e lavavo lo maledissi mentalmente, corsi poi in camera a recuperare una sciarpa che utilizzai per coprire il segno lasciatomi da Yongguk, ed una volta pronta infilai il giubbotto presi le mie cose e corsi al pulmino che come ogni giorno ci avrebbe trasportato alla casa discografica.

Iniziammo le prove, quel giorno scaricai tutta la tensione nel ballo, danzai come non mai sprigionando una potenza tale che finalmente riuscii a lasciare di stucco anche Zelo, mi allenai dando il meglio o quasi – bene facciamo una pausa, bravo Shin continua così- si congratulò il coreografo dei B.A.P., sorrisi felice dell’essere stato tanto acclamato ma la mia felicità scomparì quando Bang mi afferrò per un braccio trascinandomi via, camminammo per i corridoi della casa discografica velocemente, sentivo la sua mano stringere la mia e ciò non fece che far battere sempre più forte il mio cuore stremato dagli allenamenti, mi condusse in una piccola sala di registrazione insonorizzata.

-Bene, qui non ci disturberà nessuno- mi avvolse ancora una volta fra le sue braccia, iniziavo quasi ad abituarmi a quella sensazione che mi scaldava il cuore, intrecciò le mani fra i miei capelli corti, accarezzandoli – sai , le tue labbra sono…- non completò il suo pensiero che inizio a baciarmi, una bacio dolce e soffice, una bacio che non fece altro che farmi sorridere di cuore, un bacio che mi fece immaginare di colpo i suoi occhi lucidi e la sua voce rotta dal pianto mentre mi urlava contro “ti odio” avendo ormai scoperto la verità, a quel punto una lacrima solitaria percorse la mia guancia, il respiro divenne più pesante e le mani di Guk si fecero più desiderose, non potevo zittire quel dolore nemmeno con le sue labbra, non potevo nascondere la sofferenza nemmeno fra le sue braccia… che cosa potevo fare?

Lo respinsi senza desiderarlo realmente ma sapendo che sarebbe stato meglio – che succede?- chiese confuso dai miei gesti sempre più contrastanti fra di loro, mi accarezzò il viso con gentilezza  -ho esagerato in qualche cosa?- scossi il capo in segno di dissenso e si riavvicinò ma ancora una volta mi spostai –credo che sia pericoloso… ho paura- dissi agitata guardandomi intorno –tranquillo qui non ci viene mai nessuno- mi sorrise lasciando un altro bacio sulle mie labbra – che ne dici di uscire questa sera?-  sgranai gli occhi, oh cavolo potrebbe essere pericoloso –non credo sia una buona id…- il suo sguardo mutò e mi prese il mento tra l’indice e il pollice della sua mano – hai ancora intenzione di uscire con Lee Hi?- la sua voce era spaventosa come i suoi occhi, d’altro canto quando ci si metteva sapeva incutere terrore – no… io- tentai dire qualche cosa ma la porta della sala registrazione si aprì facendo trasalire entrambi e facendoci separare –Oh S..Shin sei qui?-chiese un po’ confusa Mi Jee –vieni- mi prese un polso e mi trascinò fuori sotto lo sguardo infastidito del leader.

-Devo chiederti un favore- mi disse torturandosi le mani come in preda all’ansia, mi sistemai i capelli e tentai di fermare il rossore delle mie goti – dimmi- pronunciai con tutta la calma che avrei potuto avere in una situazione simile – Himchan mi ha chiesto di uscire!- esclamò bloccandosi e prendendomi per le spalle –capisci un vero appuntamento! Che metto, cosa dico, come mi vesto- iniziò a scuotermi confusa sul da farsi – calma, calmati Min Jee!- le dissi mettendo a mia volta le mani sulle sue di spalle –quando dovete uscire?- sembrò ritrovare un minimo  contegno – sta sera!- sorrisi contenta per lei –e allora, lui ti piace e questo dimostra solo che lui stesso ricambia, perché ti agiti?- le chiesi –perché non so di che parlare con lui e se capitassero quei silenzi imbarazzanti- rabbrividì all’idea – e a questo punto entri in gioco tu- disse fissandomi con i suoi occhioni da cucciolo bastonato – potresti accompagnarmi , chiedi a Lee Hi di venire con te ed usciamo in coppia- a sentire quel nome le parole di Bang rimbombarono nella mia mente – no io non- tentai di dire – è successo qualche cosa con lei?- mi chiese preoccupata – no non è quello è che sta sera io ho un impegn-..- che lo dico a fare – grazie Shin- non avevo completato la frase che me l’ero ritrovata addosso ad abbracciami per poi scappare via convinta che l’avrei accompagnata, quella sera.

Rimasi da sola in corridoio, vicina alla nostra sala prove notando poi il leader venirmi in contro – allora è apposto per sta sera?- ma perché tutte a me – senti hyung io…- ed eccola una di quelle sue occhiatacce che tanto mi terrorizzano, non completai nemmeno questa volta il mio pensiero ed annuii.

Finimmo verso le sette quel giorno, l’ansia continuava a crescere e come se non bastasse Min Jee m’intasava il cellulare con sue foto, chiedendomi se ciò che indossava la rendesse carina, ma come facevo a ritrovarmi in quella situazione? Appena giunta al dormitorio mi fiondai in bagno per una doccia veloce, poi dopo aver portato su qualche ciocca dei miei capelli con la cera, indossai in fretta e furia i jeans chiari ed un maglioncino chiaro con inserti blu, misi le converse bianche che tanto adoravo e con la scusa di dover portare la moto dal meccanico per una breve revisione temporeggiai con Bang dandogli appuntamento in un bar che distava una decina di metri dal ristorante dove avrei cenato.

Ormai fattesi le otto sfrecciai in direzione di casa di Lee Hi ricordando la strada dal nostro primo appuntamento e suonai il campanello, una donna sulla cinquantina con dei lunghi capelli neri raccolti in una treccia laterale, qualche ruga, le labbra sottili e gli occhi grandi e di color nocciola venne ad aprirmi, assomigliava incredibilmente a Lee Hi –oh tu devi essere Shin vero?- sorrise la donna , anche se i suoi occhi mi scrutavano come a voler conoscere ogni mio più oscuro segreto  -si signora, lei dev’essere la madre di Lee Hi- risposi celando dietro ad un falso sorriso una preoccupazione immane – e dimmi di che ti occupi?- non ci credo mi stava facendo per davvero il terzo grado? – ehm sono un trainee alla TS- assottigliò maggiormente lo sguardo, mi sentii come se un bisturi stesse tentando di tagliuzzarmi  -quindi non hai ancora debuttato? Non è che cerchi di farti un nome uscendo con mia figlia?- chiese d’un tratto lasciandomi allibita – mamma lascialo in pace!- esclamò Lee Hi accortasi che la madre poneva domande al quanto strane – oh ciao Lee Hi- la salutai imbarazzata – andiamo?- le chiesi, così ci congedammo da quella donna che mi aveva fatto gelare il sangue nelle vene e salimmo in moto per poi avviarci al ristorante dove avremmo cenato.

-SHIN!- a chiamarmi era l’acuta voce di Min Jee che si sbracciava da sopra quei trampoli che voleva far passare per scarpe, indossava un bell’abito nero con in vita una cinta con la fibbia a forma di un fiocco color panna, in vernice, coperta da un lungo cappotto in panno sempre del medesimo colore chiaro, rimasero all’entrata e dopo dei veloci saluti, resi ancora più brevi dalla mia voglia di farla finita con quella serata, che già mi aspettavo si sarebbe conclusa con un epica lotta a suon di arti marziali fra la mia accompagnatrice e Bang.

Il locale era grande, parecchio illuminato e al quanto lussuoso, detestavo i posti troppo sfarzosi, poiché tutta la gente che vi era la dentro di solito sembrava come voler sempre mettere in mostra qualche cosa di non sempre a me ben chiaro, ci sedemmo ad un tavolo che come di sua consuetudine Himchan aveva prenotato, era ben apparecchiato, i tovaglioli andavano a formare un ventaglio nel piatto, mentre un altro pezzo di stoffa di color salmone andava ad avvolgere le posate – cosa vi porto?- ci chiese il cameriere che si era fiondato a prendere le nostre ordinazioni senza nemmeno darci il tempo di accomodarci.

Ordinammo più piatti, e in attesa che le nostre pietanze ci fossero servite parlammo del più e del meno, ogni tanto ricevevo qualche colpetto da Himchan che era seduto al mio fianco con di fronte Min jee, il quale era visibilmente infastidito dalla mia presenza, non perché non mi sopportasse ma più che altro perché avrebbe preferito starsene da solo con la ragazza e puntualmente gli facevo cenno col capo e spallucce per fargli intendere che avevo provato ad evitare quella cena, e ci avevo provato per davvero, ma la mia stylist mi ci aveva costretto.

Consumato l’antipasto ed il primo si fecero già le nove, il cellulare nella mia tasca vibrò.

Sono in taxi tra venti minuti dovrei essere al bar che mi hai detto di raggiungere, tu sarai già lì? Aspetto una tua risposta

Yongguk”

Risposi velocemente per poi aspettare la seconda portata che sembrava di non arrivare mai, in fatti il cellulare vibrò ancora e a quel punto non potei far altro se non alzarmi dal tavolo con una mano sullo stomaco – scusate ma non mi sento molto bene vado in bagno un attimo- recitai la parte del malato alla perfezione e poi corsi fuori non fermandomi finché trafelata non raggiunsi il bar –oh Shin eccoti qui- sorrise il leader accompagnandomi al bancone ed ordinando un paio di cocktail, che avrei bevuto volentieri se dopo non mi toccasse mangiare una fetta di carne enorme, assaggiai il liquido disgusta al pensiero di ciò che mi aspettava dopo e iniziammo  parlare del più e del meno, mi raccontò un paio di aneddoti divertenti su ciò che gli era successo durante le registrazioni del video di Stop It, ma dopo un quarto d’ora buono, Lee Hi mi mandò un messaggio per sapere che fine avessi fatto, così utilizzando la stessa scusa di prima corsi di nuovo quei dieci metri che sembravano non finire mai e mi risedetti al tavolo – eccoti qui Shin!- esclamò Lee Hi – come ti senti?- mi chiese premurosa – va tutto bene, finiamo questa bistecca!- mangiai in tutta fretta, per poi alzarmi e fare di nuovo la stessa cosa, questa storia andò avanti finchè stremata non mi ritrovai ad aver concluso la cena ed aver fatto credere che essendo il mio malessere peggiorato sarei tornata direttamente al dormitorio, così loro accompagnarono Lee Hi a casa – Shin ma allora sei qua fuori!?!- la voce di Bang perforò i miei timpani, proprio nel momento in cui la macchina di Himchan aveva messo in moto, mi voltai con espressione di un ladro preso con le mani nel sacco – che c’è? Ti senti ancora male, vuoi tornare a casa?- mi chiese, ma prima che Himchan si accorgesse dell’accaduto infilai il casco in testa al ragazzo e partii sgommando con la moto, seguendo la direzione opposta a quella del multi strumentista .

-Ehi hai per caso intenzione di rapirmi?- mi chiese Bang appena si liberò il capo dalla sua protezione e posò i piedi sull’erba fresca di quella collina dove lo avevo trascinato, da li avremmo potuto osservare e contemplare la luna piena, risplendere sull’intera Seoul in un romantico gioco di luci che danzavano assieme.

Non volevo parlare, volevo solo che quell’arietta frasca che mi stava lentamente congelando perdesse quella capacità di farmi rabbrividire, così abbracciai il corpo del leader, nascondendo il volto nel incavo del suo collo , assaporandone il  dolce profumo di pulito, un profumo che nemmeno nei miei innumerevoli sogni ero riuscita ad immaginare così nitidamente, la sua pelle olivastra così morbida e dolce aveva un buon sapore, lo scoprii proprio in quel momento poiché baciai lentamente quel suo collo così lungo, dopo qualche istante avvolse il mio viso con le sue mani e lo portò innanzi al suo per poi baciarmi lentamente le guance fino ad arrivare all’angolo della mia bocca e proseguire impossessandosi delle mie labbra.

Le stelle erano le uniche a poter invidiare quel nostro sentimento che andava ad accrescersi, ed il mio cuore finalmente era a conoscenza di un nuovo sentimento che forse non si poteva ancora definire amore, ma che gli si avvicinava parecchio.

Fra quelle braccia, persi l’anima lasciando volare via sospinti dal gelido vento di quel mese tutti i miei buoni propositi, accorgendomi di quanto Bang mi facesse sentire bene, di quanto la solitudine che avevo provato adesso fosse distante e di  quanto non avessi più bisogno di calore se al mio fianco ci fosse stato lui a stringermi a sè.

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Ed eccomi qui, come al solito in ritardo ma con un capitolo abbastanza lungo, purtroppo trovare l'ispirazione per scriverlo è stato davvero complicato, ero completamente bloccata, non sapevo cosa sarebbe potuto accadere ma poi eccola qui la nostra bella Saejin a fare i conti con la sua coscienza e con una doppia uscita che la stava per mettere in grossi guai. Spero vi siate divertiti a leggere anche questo capitolo, aspetto i vostri commenti o recensioni per sapere cosa poter continuare a migliorare.

PS: un in bocca al lupo ai nostri amati B.A.P. che oggi si esibiscono in Francia, piangerò tutto il giorno per essermeli persi ma faccio il tifo per loro, spero che gli vada tutto bene ^^

 

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Capitolo 8
*** La verità ***


Ed eccomi qui, con un altro mese alle spalle trascorso qui alla TS  con i B.A.P.

Mi chiedo come sia possibile? La mia vita è un continuo disastro nell’ultimo periodo e perché?

Perché: ho una stylist che mi segue ovunque come un cagnolino fedele per vedere il suo amato Himchan e per poter stare con lui almeno qualche minuto, poi non dobbiamo dimenticare che Zelo ed il suo sterminato odio nei miei confronti fusi a strani momenti di gentilezza in cui si preoccupa per la mia salute, poi c’è da anche contare Lee Hi i cui sentimenti nei miei confronti paiono essere cresciuti ancora, così mi ritrovo a preferire il lavoro ai momenti di liberà e relax, poiché è in quei rari momenti che mi chiede sempre di uscire insieme.

Per poi arrivare a quello che più sta caratterizzando la mia vita in questo momento, o meglio a chi lo sta facendo, Yongguk.

Mi chiedo dove siano finiti i buoni propositi di lasciarlo perdere, di rompere con lui, dove sia finita la mia etica?

Eppure da quando ho capito cosa lui abbia patito non ho potuto più fare a meno di lui, non ho potuto più immaginare come sarebbe vivere la mia vita senza quelle coccole, senza la sua tenerezza, che devo dire nasconde davvero bene, la sua anima buona e il suo desiderio di vedermi sempre felice mi fa sentire più… completa.

Eppure ciò non toglie che tutto ciò sia solo una grande presa in giro che di certo lo porterà ad odiarmi.

Oltre tutto portare avanti questa relazione segreta voleva dire: temere ogni secondo per la mia incolumità, poiché ovunque andassi era in grado di trovarmi e se malauguratamente mi vedeva insieme a Min Jee venivo fulminata da una delle sue terribili occhiatacce, in grado di distruggere interi continenti; non mi dispiaceva la gelosia ma lui mi preoccupava.

Poi tenergli nascosta la mia identità con le sue voglie che per così dire crescevano, diveniva sempre più complesso, non volvevo nemmeno immaginare a cosa sarebbe accaduto se il presidente ci avesse scoperto.

-Shin muoviti siamo già in ritardo!- mi ricordò Himchan che attendeva poco fuori dalla porta di casa, così interruppi il filo dei miei pensieri, afferrai il borsone con dentro un paio di asciugamani, una bottiglia dell’acqua e un comodo cambio per poi uscire dalla camera dove dormivo e correre al pulmino.

-Dai ammettilo che lo hai dimenticato, sembri troppo tranquillo- disse Daehyun con sarcasmo – cosa? Hyung- risposi ingenua – come farebbe senza i suoi hyung ?- chiese Jongup – oggi devi incontrare la tua coreografa!- aggiunse Youngjae facendomi riprendere dallo stato di trance in cui quella mattina vertevo  –oh mio dio! Avete ragione!- mi portai una mano sulla fronte, avevano ragione, come avrei fatto senza di loro? Come avrei potuto vivere senza coloro che mi avevano salvato la vita con la loro musica?

Arrivata alla TS, mi beccai il discorsetto , al quanto imbarazzante di Yongguk che avendomi preso in disparte mi avvisava di come poco clemente sarebbe stato se avrebbe dovuto sopportare un’altra Min Jee e poi mi lasciò andare, venne il presidente stesso ad accogliermi e a portarmi in un’altra sala prove, dove mi lasciò da sola in attesa della coreografa, da come l’aveva descritta sembrava una tipa al quanto severa, così, ansiosa per l’incontro misi da parte la felpa e la mia borsa ed iniziai a fare riscaldamento, poi una volta giunta al dover fare le flessioni, notai sulla soia della porta un paio di Air Max bianche –ciao- sentii una voce che mi salutava così mi rimisi in piedi, ma ciò che vidi mi paralizzò – tu sei Shi…- iniziò a parlare ma poi si portò una mano d’avanti alle labbra sconcertata –Saejin?!?!- sussurrò lentamente più a se stessa che a me , presa in contro piede non potei far altro che negare –no ti sbagli io sono…- vidi che gettò in un angolo la grande borsa che aveva con sé e mi si lanciò contro tirandomi uno schiaffo –sono sette anni che non ti vedo e provi pure a fregarmi?!?!?- disse infuriata , per poi calmarsi di colpo e abbracciarmi, ormai mentire era impossibile, lasciai che qualche lacrima mi bagnasse il viso e contraccambiai l’abbraccio –mi sei mancata Youra- come era possibile? Come poteva anche dopo tutto quel tempo e dopo il mio cambiamento avermi riconosciuto? Non poteva che essere lei ,Youra Park, quell’adorabile bambina che avevo abbandonato all’età di tredici anni, la mia migliore amica, l’unica che avessi mai avuto e l’unica che avrei mai potuto desiderare, la mia sorella mancata.

Mai, in tutto quel tempo avevo dimenticato i giorni che trascorrevamo a ballare insieme, i giorni in cui andavamo al parco con le nostre famiglie tanto legate, mai avevo dimenticato quell’addio forzato, l’impossibilità di dirle come stavano le cose, l’impossibilità di spiegarle come era realmente andata, di come i miei nonni mi avessero sottratto alla vita di tutti i giorni.

Rimanemmo avvolte in quell’abbraccio per qualche minuto, il tempo che mi bastò per capire che il suo profumo in tutto quel tempo non era cambiato, che il uso viso da ragazzina pestifera era rimasto sempre quello e anche se era più grande di me mi accorsi di come non era nemmeno cresciuta in altezza, ci separava si e no un anno d’età eppure appariva più giovane di me.

-Dove? Dove sei stata per tutto questo tempo?-  mi chiese fra le lacrime che tentava di asciugare con una manica della sua felpa rosa cipria, la invitai a sedersi sul pavimento della palestra ed iniziai con calma a raccontarle di ciò che avevo vissuto nel periodo in cui non ci eravamo viste, scoprendo che lei come me aveva dedicato la sua vita alla danza e dopo la nostra improvvisa separazione aveva accettato la possibilità di trasferirsi in America, ed era lì che fino a poco tempo fa aveva vissuto, iscrivendosi ad una prestigiosa accademia di danza , dando così prova del suo enorme talento e sopra tutto del suo potenziale artistico, e forte delle sue conoscenze era poi tornata qui in Corea per trovare lavoro come coreografa presso una dell’etichette discografiche del paese, giungendo fino alla TS entertaiment che non ci aveva pensato su due volte prima di aggiudicarsi un’istruttrice come lei.

-Bene fammi vedere di che sei capace- dopo aver parlato per un’oretta si rimise in piedi velocemente, quasi in un balzo, legandosi i lunghi capelli biondi che le ricadevano leggeri sulle spalle minute, tendendomi  poi una mano –va bene!- le risposi e così iniziammo a ballare, scambiandoci opinioni di vario genere, mi mostrò dei trick parecchio interessanti che riuscii a replicare con qualche difficoltà iniziale per poi prenderci sempre più la mano e ricevere svariati complimenti.

-Wow tu non ti stanchi proprio eh?- sorrisi – io mi alleno con sei ragazzi che lavorano notte e giorno, come pretendi che sia esausta dopo un paio di ore?- affermai  prendendo l’asciugamano dal mio borsone e portandomelo introno al collo –ah è vero, il presidente mi aveva detto che sei qui da un po’ e che ballavi con i B.A.P., comunque ancora non capisco questa storia di Shin, insomma cosa t’impedisce di essere Sa…- mi avventai su di lei per tapparle la bocca –non devi più ripetere quel nome- dissi implorante, per poi lasciarla continuare –ok, ok ma non mi aggredire più così!- disse falsamente offesa – comunque… come sono? Insomma, che genere di persone sono?- mi sorprese quella domanda – beh, sono tutti come li vedi e come si racconta, le uniche raccomandazioni sono: non disturbare il leader quando sta scrivendo delle nuove canzoni, potresti perdere la vita, non camminare per casa con una cheescake altrimenti Daehyun ti aggredirà, non tentare di essere più carino d’Himchan o più bravo nel canto di Youngjae, inizieresti una lotta che non potresti mai vincere e non iniziare a fare nulla di competitivo se sei vicino a Zelo fa meglio di te praticamente tutto e poi non insegnare nuovi passi a Jongup perché finchè non l’impara ti costringe a stare con lui- scoppiò in una risata, mentre riprendevo fiato dal lungo discorso appena espostole – oddio dev’essere difficile convivere con loro- scossi la testa facendole capire che non doveva chiedermi nulla sul dormitorio o avrebbe perso la stima che ha di loro – ok, ok e dimmi di più su Jongup, lui mi piace parecchio, è davvero bravo nel ballo, che tipo è?- ci pensai su qualche minuto – è un po’ taciturno ma se inizi a ballare vicino a lui, sta tranquilla che non aspetterà oltre per venire da te e presentarsi- le consigliai – e invece di Zelo? Di lui che mi dici? Anche lui mi piace molto- disse quelle parole con tanta naturalezza che quasi mi sentii infastidita, non parlai per elaborare meglio ciò che avesse appena detto –hey ci sei?- mi chiese –si scusa- risposi stizzita –devo andare da una parte, ci vediamo dopo- conclusi la frase e presi ciò che c’era di mio in quella stanza per poi lasciarla –aspetta! Insomma ho detto qualche cosa di sbagliato- non mi voltai –no, ma sappi che Zelo è un idiota- detto ciò, uscii dall’edificio –Shin! Shin fermati!- la voce di Yongguk mi mise a disagio per cui non mi fermai finchè una delle sue mani non avvinghiò il mio polso destro –hey che ti prende, ti rincorro da dieci minuti!- mi chiese, ma non avevo voglia di rispondere a nessuna delle sue domande, così liberai il polso in completo silenzio ed alzai un braccio per bloccare una taxi –se vuoi vieni con me, ho bisogno di andare via…- dissi ciò prima di sedermi nella vettura seguita poi da lui, che senza proferir parola mi seguì.

-Ecco tenga il resto- consegnai i soldi all’autista e scesi dall’auto –quindi mi hai rapito di nuovo? Devo chiedere a mamma Himchan di venire a salvarmi?- disse Bang sorridendo – sei tu che mi hai seguito- risposi, con una punta di malizia nella  voce –perché hai scelto questo posto?- indicò il mare  che si stendeva sotto i nostri occhi, osservando in malo modo la sabbia che di certo avrebbe invaso le sue scarpe – a cosa pensi guardandolo?- domandai e poi lasciai che i miei occhi s’immergessero fra quelle fredde acque – Shin cosa ti prende? Sei strano- disse piano per poi avvicinarsi a me che ero corsa a riva togliendomi le scarpe e lasciando che l’acqua gelida bagnasse i miei piedi.

-Rispondi sinceramente, cosa ti viene in mente osservandolo?- dissi e lui posò un braccio attorno alle mie piccole spalle –a come sarebbe la mia vita senza tutto quello che ho, non so perché ma il mare mi mette tristezza, non so come potertelo spiegare, ma è questo ciò che provo- tentò di farsi comprendere –e tu Shin a cosa pensi?- mi voltai verso di lui ad osservare bene i suoi occhi, e quelle sue labbra tanto carnose che amavo – io penso al futuro, al fatto che voglio dare tutto me stesso alla musica, al fatto che sarò quella goccia in grado di smuovere l’oceano!- dissi tutto d’un fiato nascondendo le lacrime dietro al bacio che diedi a Bang, sapevo perfettamente che qualche cosa non andava, che avevo reagito male nei confronti di Youra appena mi aveva detto che le piaceva Zelo, eppure se avevo una persona fantastica come Yongguk al mio fianco, se avevo lui perché, per quale assurdo motivo provavo così tanto disprezzo nei confronti di quella confessione fattami da una della persone che in passato erano state a me più care, perché proprio lei doveva farmi accorgere di questa sensazione che pensavo non sarebbe mai potuta nascere nei confronti di un’altra donna così vicina e attratta da Zelo, da quel ragazzo che tanto mi odiava?

Perché Junhong?

Perchè scuoti così il mio animo?

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

scusate se vi scrivo così poco, ma devo proprio scappare via o perderò il treno XD quindi vi lascio con mille scue per l'avervi fatto attendere così tanto, ma internet da me è una tortura per cui è difficile postare, spero che continuate a seguirmi in tante vi invito a fare un salto sulla mia nuova storia Back to Life, un bacio a tutte e ditemi che ne pensate dell'adorabile Youra appena arrivata e già a gettato nello sconforto la povera Saejin, scusate se non l'ho descritta per bene ma nei prossimi capitoli apparirà spesso percui non preoccupatevi ^^ al prossimo capitolo e tenetevi pronte per la svolta!

 

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Capitolo 9
*** Snow days (patre prima) ***


-Una settimana in montagna? Sta scherzando vero?- chiesi incredula –lo sia che io non scherzo mai- rispose senza batter ciglio –ma ma, insomma me lo dice così senza preavviso?- continuai, sprofondando sempre più in quella poltrona –non sei felice? Una settimana di vacanza alla stazione sciistica del monte Yongpyon non capita tutti i giorni- disse soddisfatto –si ma qual è il senso del fare un ritiro di gruppo proprio a due giorni dalla vigilia di natale? Gli altri penso vorranno passare questi giorni con le loro famiglie!- il presidente scoppiò in una fragorosa risata prima di ritornare ad essere serio e guardami dritto negli occhi –corri- era divenuto tutto d’un tratto tremendamente inquietante –cosa?- domandai –CORRI PRIMA CHE CAMBI IDEA E CHE VI FACCIA PASSARE LE VACANZE QUI A PROVARE!!- tuonò, mi spaventai così tanto che scattai in piedi e corsi alla porta bloccandomi un solo attimo sperando che mi dicesse che avrebbe posticipato la partenza -partirete alle quattro di domani mattina e ora… – sospese la frase –CORRI AD AVVISARE GLI ALTRI!!!!-  aprii velocemente la porta, per poi essere investita da Youra e Min Jee che probabilmente stavano origliando la conversazione da dietro la porta, lo si poteva evinsi dal loro sorriso smagliante, così, tutte e tre iniziammo a correre per i corridoi raccattando qua e là i B.A.P.

-Va a finire sempre così- disse in tono lamentoso Youngjae –e ce lo dice il giorno stesso nel quale dovremmo partire, per cui non abbiamo mai abbastanza tempo per rifiutare - completò poi il pensiero Daehyun – benvenuto nel club – concluse Jongup, poco prima di arrivare al dormitorio nel quale in seguito ci fiondammo per preparare le valige, avevamo si e no otto ore per essere pronti e non dimenticare nulla.

Infilai velocemente gli abiti in valigia mentre sul letto affianco al mio Zelo mi osservava –dimmi-  sembrò bloccarsi per un secondo –cosa sono quelli?- indicò delle scatole colorate che infilavo qui e lì nelle due valige che decisi di utilizzare per il viaggio –ah questi, nulla che possa interessarti, almeno per il momento- sorrisi e  tornai a completare l’operazione che avevo interrotto per rispondergli.

Non volevo rivelare al maknae che quelli erano i loro regali di natale, che fortunatamente ero riuscita a procurarmi la settimana prima, ed ero stata così minuziosa che ogni pacco regalo era confezionato con carta colorata in maniera da rispettare il loro matoki.

Riuscimmo a finire i preparativi per tempo, in seguito fummo raggiunti dal pulmino nel quale c’erano già la mia coreografa e la mia stylist.

-Channie!- Min Jee saltò fuori dal veicolo, il quale si era appena fermato per caricare i nostri bagagli, e si lanciò contro il multi strumentista –sbrigatevi- urlò Youra affacciatasi dal finestrino della vettura, facendo segno con la mano di prendere posto –Shin posso parlarti?- mi voltai trovandomi Bang alle spalle, eravamo stati i primi a consegnare le nostre valige all’autista.

Il tempo dalla volta in cui lo avevo trascinato a vedere il mare era come volato ed al col tempo quella strana e fastidiosa situazione si era fatta sempre più persistente, così da ritrovarmi ancora più in imbarazzo ogni volta che il leader mi si avvicinava.

Mi prese in disparte così che  velocemente potesse sussurrare accanto al mio orecchio – spero che assegnino la stessa camera- sgranai gli occhi, sorpresa dalle sue parole e ancor più sconcertata dalle conseguenze checi sarebbero state se il suo desiderio si fosse esaudito, gli sorrisi non sapendo come rispondergli e andai a sedermi vicino a Daehyun –allora con Le…- gli tirai una gomitata nello stomaco –ma che cav…- e gli pestai il piede, per poi afferrarlo dal colletto della camicia che indossava – non devi parlare di lei- dissi seria , sembrò rifletterci su –ah ho capito ci vuoi provare con la coreografa – sussurrò, lo guardai male e poi indossa i miei fidati auricolari, non avevo proprio voglia di parlare di quel genere di cose a quell’ora del mattino sapendo che Bang avrebbe potuto ascoltare la nostra conversazione.

Il viaggio fu lungo, ci vollero sette ore, durante le quali tutti preferirono dormire mentre io mi ritrovai ad osservare Junhong e Yongguk seduti l’uno di fianco all’altro, più li guardavo e più il mio cervello sembrava sciogliersi, era una sensazione tremenda, mi sembrava di essere sull’orlo di un precipizio, il mio cuore sembrava impazzire, e ancora non riuscivo a spiegarmi il perché di quelle sensazioni che mi avviluppavano lo stomaco, più li osservavo e più mi sentivo tremendamente in colpa, non ostante ero conscia di avere già una persona che si prendesse cura di me, avvertivo un inspiegabile gelosia per un’altra che invece cercava d’ignorarmi in tutti i modi possibili.

Il risveglio fu alquanto contorto, mi trovai Daehyun con la testa poggiata sulle mie cosce ed un groviglio di gambe, che spingevano contro il finestrino chiuso, mi stiracchiai notando che anche gli altri si stavano ridestando dal poco sonno che quella notte ci eravamo potuti godere, al di là delle tendine si notavano già alcuni sciatori con la loro attrezzatura sotto braccio e passeggiavano godendosi la bella giornata che fortunatamente si prospettava all’orizzonte.

Erano le undici del mattino quando finalmente posai le scarpe sulla neve, rabbrividendo a causa dell’aria gelida di montagna che ci circondava, un fattorino corse a prendere le nostre valige per poi protrarle all’interno di un hotel enorme, ben arredato il pavimento era ricoperto dalla moquet e le pareti da disegni dorati, qua e là vi erano delle colonne con qualche scanalatura.

Andammo a fare il check-in alla reception – ah siete già qui?- la donna che ci ricevette controllò velocemente i documenti di tutti, per fortuna quando tocco a me casualmente un bicchiere d’acqua che si trovava vicino al computer sul quale prendeva appunti, cadde proprio sullo strumento con il quale la gentile signora stava lavorando, ero dispiaciuta per ciò che dovetti, infatti le mie scuse erano sentite ma non potevo di certo rischiare di mostrare i miei veri documenti d’avanti  a tutti –bene allora credo che l’unica cosa che manchino siano proprio le chiavi- disse Himchan –andate alle vostre camere c’è qualcuno che vi aspetta- .

Così senza altri indugi e con la voglia di stenderci comodamente sui letti delle camere a noi assegnate ci dirigemmo al piano che ci era stato indicato, ma la persona che ci attendeva era un omone che di orientale non aveva nulla, e per di più era alto quasi due metri e la sua voce profonda ci terrorizzò tutti –bene ragazzi io sono il vostro istruttore di scii! E ad ogni cosa che vi dirò pretendo che rispondiate si signore- ci fu un attimo di silenzio –Yes Sir!- esclamarono contemporaneamente i B.A.P. per poi essere fulminati dallo sguardo di quell’uomo –io non vi ho detto di dire YES SIR!! MA SI SIGNORE!!!!- urlò per poi mostrarci le chiavi – bene gli abbinamenti sono stati già fatti! Quando vi chiamo venite avanti prendete la chiave e… CORRETE A CAMBIARVI!!- ora capivo perché il presidente lo aveva scelto, aveva quella sadica abitudine di non veder l’ora di far correre la gente.

Poco prima che iniziasse a chiamarci per gli abbinamenti pregai profondamente che non mi trovassi a condividere la camera con Yongguk –B140 Daehyun, Junhong e Jongup ,B141 Shin ed Himchan- appena ebbe pronunciato il mio nome tirai un respiro di sollievo –B142 Youra e Min Jee ed infine B143 Yongguk e Youngjae- appena afferrammo le chiavi corremmo tutti a cambiarci per ritrovarci esattamente cinque minuti dopo all’esterno delle nostre camere con le tute da scii già indosso, questa volta ad attenderci in corridoio c’era un ragazzo coreano sui trent’anni, il quale gentilmente c’indicò la strada per raggiungere la pista sulla quale avremmo seguito la nostra prima lezione.

-Hey non pensate anche vuoi che questo possa essere un programma tv- dissi sospettosa mentre ero seduta affianco a Youngjae e Daehyun sulla funicolare – di che parli?- chiese gentilmente il mainvocal – ci siamo messi in viaggio senza nessun preavviso … l’istruttore malvagio… non vi ricordano killing camp-  ed appena conclusa la frase tutti parvero rifletterci su –anche se fosse è meglio pensare a divertirci non credi?- fu la risposta del lead vocal, annuii e così ci godemmo la vista di quell’enorme e candida distesa, a dire la verità era la prima volta che andavo in montagna o che la vedevo dal vivo, insomma non avrei mai potuto permettermi una vacanza simile prima d’ora e i miei genitori erano morti proprio quando mi avevano promesso che l’anno successivo mi avrebbero portato qui, quindi assaporai ogni dettaglio di quel luogo che sembrava essere stato creato da un abile scrittore di fiabe per bambini.

Finto il giro sulla funicolare raggiungemmo la pista indicataci e ci mettemmo subito all’opera, passammo parecchio tempo ad allenarci, e più e più volte avevo notato Youra flirtare con Zelo, poiché non poche volte era caduta col sedere sulla neve e non poche volte sia il maknae che Jongup erano accorsi per aiutarla, ma tentai d’ignorare la situazione anche se quando per l’ennesima volta la commedia stava per ripetersi corsi da le –cerca di usarle quelle gambe, sembra che le hai lasciate in sala prove- lei mi sorrise innocente , così in tutta risposta le lanciai una palla di neve , iniziando un interminabile battaglia, che s’interruppe solo dopo le svariate urla dell’istruttore.

Tornammo in hotel per una doccia calda e la cena.

Entrai nel bagno dopo Himchan, e mi lavai con calma, non avevo gran forza nelle gambe per non parlare di quella che mia era rimasta nelle braccia, la stanchezza stava prendendo il sopravvento, infilai il caldo maglione color panna, gli stretti jeans neri e un paio di anfibi in cuoio di colore scuro, tirai indietro i capelli con un po’di gelatina –sei davvero carino questa sera, l’inverno ti dona- la voce di Yongguk invase le mie orecchie, così mi voltai ritrovandomelo a qualche centimetro dalle labbra, l’ansia che fino a quel momento ero riuscita ad evitare e a nascondere adesso era un innegabile sensazione che mi seccò la gola–t t ti ringrazio hyung-  dissi velocemente abbassando il volto e arrossendo, ma l’innocenza che tentavo di ostentare non sembrava poterlo fermare, infatti si fece ancora più vicino, per poi mettere un ginocchio fra le mie gambe così da divaricarle leggermente.

Avevo letto questo genere di scene nelle fan fiction con un genere di coppie slash e più volte avevo ipotizzato io stessa che qualcuno di loro facesse coppia ma questo era troppo, posai le mani sul suo ampio petto –per favore io non ho mai…- tentai di spiegarmi, ma le sue mani erano già intorno al mio collo –è spiacevole non poter dormire insieme- sentii le sue labbra muoversi sulle mie per poi baciarle e mordicchiarle lentamente e con gentilezza –avrei davvero voluto vedere il tuo corpo…- s’interruppe per poi baciarmi il collo e farmi rabbrividire –nudo- .

Quella era ciò che si definisce una situazione di merda! Non sapevo come uscirne, ero letteralmente con le spalle al muro, e il freddo di quelle pareti lentamente stava divenendo parte di me.

-Shin? Dove cavolo sei finito?- la voce di Youra ci fece dividere immediatamente, un istante dopo varcò la soia della stanza in cui mi trovavo –ah… non sapevo ci fossi anche tu…- Bang era rosso fino alla punta delle orecchie ed evitava il contatto visivo con la coreografa mentre io mi voltai e feci finta di finire di sciacquarmi il viso, ormai dello stesso colore di quello del leader –arriviamo- dissi velocemente mentre affondavo la faccia bagnata in un asciugamano preso a caso –va bene allora torno dagli altri- annunciò per poi uscire dalla camera  -ci è mancato poco- dissi asciugando le ultime gocce d’acqua  –si hai ragione- asserì per poi avvolgermi in un abbraccio –no dico davvero- mi feci seria –non voglio che tu passi i guai, non ho la minima intenzione di…- si allontanò –non hai intenzione di?- chiese –voglio che tu la smetta di voler rischiare sempre così tanto!- sbottai –rischiare? RISCHIARE SHIN? Credevo che a questo punto non t’interessasse più degli altri, eppure nell’ultimo periodo sei freddo e quasi mi eviti, cosa ti ho fatto? Preferisci una donna o ti piace un altro?!- pronunciò quelle parole con rabbia, ma potei avvertire la disperazione dettata dal terrore di una nostra separazione.

-Non è questo- arrancai nella risposta –è solo che… non l’ho mai fatto e tu di certo sei più esperto di me, hyung- non seppi come ma quella era la risposta, la più stupida, ma era quella che avevo dato, l’unica che pesai potesse giustificare il mio comportamento a quel punto mi prese il volto fra le mani percorrendo con un dito il contorno delle mie labbra –sta tranquillo, posso aspettare che tu ti senta pronto- poi scese con la mano fino a raggiungere il cavallo dei pantaloni che indossavo, ma lo bloccai –calmati…- sussurrò gentilmente , liberandosi dalla presa e facendomi notare che voleva solo cingermi i fianchi con le mani e tirarmi a lui, posai il capo sulla sua spalla –ho paura Yongguk hyung… ho paura che non sarà come te lo aspetti- sorrise, o per lo meno lo immaginai, dato che da quella posizione non potevo averne la certezza –comunque tu sia, sarà di certo fantastico- mi diede un ultimo bacio sulla fronte e poi raggiungemmo gli altri per la cena.

Le sue parole non avevano fatto altro che rendermi più nervosa di quanto già non lo fossi e disgustata da quella pietosa situazione, non sopportavo più le innumerevoli bugie che si stavano sempre più ammassando, un giorno mi avrebbero scoperto, di certo prima che io decidessi di dire loro la verità, ed in attesa di questo la mia anima si stava corrodendo, nemmeno confidarmi con la mia compagna Youra avrebbe calmato i miei timori, in questo momento… –Shin qualche cosa non va?- domandò Youngjae, posandomi una mano sulla spalla come a volermi rassicurare –no tranquillo- indicò il piatto –non hai mangiato nulla- sorrisi leggermente e incominciai a mangiare qualche cosa , senza dimostrare però molto entusiasmo, anche se le leccornie che ci vennero offerte quella sera furono parecchie.

Dopo la cena Youra e Jongup ci avevano chiesto di seguirli in discoteca, però essendo tutti distrutti avevamo rifiutato, solo io e Bang ci eravamo fermati nella veranda dell’albergo, le pareti erano in vetro, l’atmosfera tranquilla e rilassante era piacevole, le luci soffuse nascevano da piccole candele profumate all’essenza di vaniglia, ma ciò che lasciava davvero senza parole era la vista sul cielo notturno della quale stavo usufruendo in quel momento.

Inevitabilmente senza neppure rendermene conto avevo già intrecciato le dita della mia mano con quelle del leader, per quanto m’impegnassi in quel momento, per quanto desiderassi dimenticare la miriade di problemi che avevo, la costante sensazione di odio nei confronti delle attenzioni che Zelo ultimamente riservava a Youra, pareva, anche in quel paradiso, non voler scomparire, così aumentai la presa e come ormai ero divenuta solita fare nascosi quei tristi ed inspiegabili pensieri dietro ad un bacio fugace.

Non servirono parole, rimanemmo lì, immobili ed in silenzio osservammo il cielo per qualche minuto poi salimmo le scale che portavano al corridoio in cui vi erano situate le nostre camere.

-Buona notte Shin- disse col suo solito sorriso gengivale, che mi sciolse il cuore, poi mi baciò piano sulle labbra e di seguito sulla fronte come era divenuto solito fare prima di augurarmi un buon riposo, infine entrò nella sua camera e scomparve dalla mia visuale.

Feci anche io lo stesso ma nell’aprire la porta qualcuno mi precedette e mi scontrai con Min Jee –S Shin!?!?- mi osservò sorpresa e completamente rossa –Min Jee che succede?- le chiesi immaginando già il motivo del suo imbarazzo, ma senza darmi una risposta corse in camera.

Una volta entrata nella stanza notai Himchan seduto sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre lentamente si accarezzava le soffici labbra.

Gli passai la mano d’avanti agli occhi per tentare di farlo riprendere, ma data l’assenza di una risposta mi diressi in bagno ed indossai il caldo pigiama che tanto adoravo per poi andarmi a gettare stremata sul morbido giaciglio dell’hotel, stendendomi a pancia in su ed incrociando le braccia sotto la testa –insomma Himchan huyng che vi è preso ad entrambi? Mettiti a dormire, domani ci alzeremo presto- non proferì parola ma velocemente si cambiò, stendendosi al mio fianco, purtroppo il letto era un matrimoniale, ringraziai il cielo che al posto del visual non ci fosse Yongguk e poi mi abbandonai ad un sonno costretto dalla stanchezza fisica-

Cos’è questa sensazione? Soffoco è come se qualcosa mi stesse avvolgendo, spezzandomi il fiato.

Lentamente aprii gli occhi e mi toccai la zona del collo, tentando di comprendere cosa m’impedisse di respirare, appena la mia vista tornò nitida e il mio senso del tatto si fece più acuto compresi che le braccia di un adorabile Himchan erano avvolte attorno alla mia gola in malo modo, come d’altronde le sue gambe stringevano in una morsa, quasi letale aggiungerei, le mie.

-What a f…- mi tappai la bocca, fortunatamente sapevo ragionare anche appena sveglia, e preferii non urlare per non rendere quella situazione ancor più imbarazzante di quanto già non fosse, tentai di scostarmi da lui ma dopo qualche attimo vi rinunciai e rimasi ferma ad osservarlo, mi soffermai su quegli occhi chiusi, sul piccolo naso, e sul dolce viso felino soffermandomi sulle labbra che andarono a piegarsi in un sorriso –Min…- disse con voce sognante soffocandomi ancora di più , poi iniziò a sfregare il suo viso contro la mia spalla –chu…- a qual punto balzai giù dal letto in preda allo sgomento di un tentato bacio da parte del multi strumentista.

Una volta in piedi presi il mio cellulare e gli scattai una foto e feci un breve video mentre molestava il mio cuscino, così da poterlo ricattare in un prossimo futuro,  a quel punto divertita dallo strano comportamento del ragazzo andai in bagno, infondo erano le sei del mattino quindi avrei potuto con calma farmi una doccia e prepararmi per poi andare a rifocillarmi per bene, non sapevo il motivo ma sentivo che quella sarebbe stata un giornata particolare ed ero decisa a trascorrerla al meglio.

Dalla finestra nel bagno entrarono i primi raggi solari, che andarono via via e ridipingere il cielo di un tenue azzurro.

Mi lavai in fretta e furia, così da dover rimanere il meno possibile a contatto con la vista di quel corpo femminile che oramai era divenuto la causa scatenante di tutti i miei problemi.

Uscii dal box doccia e indossai l’accappatoio, mi lavai i denti e mi acconciai i capelli ed infine mi accorsi con poco sgomenti di aver dimenticato ,nella camera in cui Himchan dormiva, gli abiti di ricambio , aprii la porta che dava nell’altra stanza e di soppiatto raggiunsi l’armadio, diedi le spalle ad Himchan per qualunque evenienza ed arraffai le cose di cui necessitavo.

Una volta presi mi avviai nuovamente verso il bagno –aspetta- la voce calda del ragazzo invase i miei timpani facendomi rabbrividire, voltai il viso per tre quarti –d d dimmi- biasciai completamente terrorizzata dal fatto che potesse notare qualche cosa –secondo te le piaccio per davvero?- chiese titubante con una nota di tristezza nella voce, compresi subito a chi si riferiva –certo hyung- il ragazzo sospirò –questo complica le cose…- d’un tratto la felicità che avevo provato nell’immaginarli come coppia fissa scomparse lasciando posto alla rabbia che lentamente stava crescendo –che cosa vuoi dire con questo?- tentai di mantenere un tono abbastanza amichevole  -non fraintende, lei mi piace ma…- si bloccò –ma?- lo incalzai –il nuovo album che pubblicheremo comporterà un tour mondiale, non durerà molto ma ho paura di… di ferirla, cosa dovrei fare Shin?- chiese esasperato , ascoltandolo compresi cosa lo affliggesse e non era di certo il non volersi impegnare al contrario lo desiderava ma aveva paura di ferire una ragazza dolce come Min Jee –cosa dovresti fare? Combattere ecco cosa, se lei ti piace allora combatti per ciò che vuoi, sarà una frase fatta ma è questo ciò che dovresti fare- dissi d’un fiato – hai ragione!- esultò alzandosi dal letto e venendomi in contro per abbracciarmi, ma con velocità m’infilai in bagno e una volta chiusa la porta dissi –scusa ma sento un po’ di freddo vado a cambiarmi-.

Appena uscita dalla camera udii una voce sin troppo familiare –Oh Sae…- mi fiondai su Youra –cavolo fa attenzione- le sussurrai in un orecchio –ah si scusa- sorrise innocente –com’è andata con Jong up ieri sera?- le chiesi curiosa, a quella domanda le si illuminarono gli occhi e mentre ci dirigevamo nel luogo in cui avremmo consumato la nostra colazionè mi racconto la sua serata –solo che ho un dubbio- aggiunse infine –non so chi scegliere… insomma Jongup è davvero carino ma anche Zelo…- a quel nome il mondo introno a me parve scomparire ma prima che potessi reagire fummo raggiunte dal resto del gruppo, a fine del pasto ci dirigemmo alla pista.

La mattinata passo tranquilla fino a che non si fece il tramonto  e notai Youra parlare in disparte col maknae, così incuriosita mi avvicinai per sentirli meglio –uscire?- disse sorpreso Zelo –si potremmo vedere che cosa c’è in paese- aggiunse la mia coreografa, facendomi andare su tutte le furie e prima che lo spilungone le rispondesse lanciai una palla di neve in faccia a Junhong –hey!- ignorò completamente la sua interlocutrice per correre verso di me –ma come osi!?!?-  si lamentò –ti va una sfida?- indicai col mento gli snowboard e nemmeno un attimo dopo ci ritrovammo a scendere la vallata, ma la poca luce che c’era si fece sempre più flebile e fu così che senza accorgercene uscimmo fori pista e fu sempre per la poca luce che presi in pieno una roccia nascosta dalla neve.

Il salto che feci fu enorme, ed in un istante vidi la mia vita passarmi d’avanti e sentii il cuore salirmi in gola, poi il freddo, il mio corpo che velocemente rotolava sulla neve ed infine un colpo alla spalla destra e all’altezza della nuca, velocemente il mondo perse i suoi colori e tutto si fece buio, tutto scomparve, persino il dolore ma non il terrore che si propagò nella mia mente, la paura dell’essere morta.

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Hi girls! What’s up!! (mi sento poliglotta oggi)  allora inizio con lo scusarmi per l’enorme ritardo in realtà ho finito una settimana fa il capitolo ma per via di problemi tecnici non sono riuscita a postarlo immediatamente ed ecco il perché del ritardo, farò del mio meglio perché non ricapiti^^

Detto ciò… si lo so non dovete odiarmi perché ho praticamente torturato per la milionesima volta la nostra Saejin , aspettate di leggere il seguito vi sorprenderò , e un ultima cosa ammettetelo che avete pensato tutte che avrebbe baciato Himchan quando si è soffermata a guardare le sue labbra!!! DOVETE AMMETTERLO >.<

 

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Capitolo 10
*** Snow days (pare seconda) ***


-Sono morti capito?!? È colpa di quella sgualdrina di tua madre!!- quelle crudeli parole rimbombarono contro le pareti della mia testa con violenza, gettandomi nello sconforto –se non fossi mai nata… PERCHÉ NON SEI MORTA ANCHE TU?!?!- urlò quella rude voce, le cui parole avevano dilaniato il mio animo, costringendomi a versare lacrime amare come per tanto tempo fui solita fare.

La sofferenza sopita tornò prepotentemente a trafiggere il mio petto come la più affilata delle lame, in seguito avvertii una mano accarezzarmi dolcemente il viso, ricordandomi il tocco soffice di Yongguk, asciugando le lacrime che lo bagnavano con costanza, a quel punto sentii di nuovo il mio corpo ed uscii dallo stato d’incoscienza nel quale vertevo.

La testa mi doleva intensamente, mentre una dolorosa fitta era la nuova padrona della mia spalla destra.

La prima percezione che il mio corpo carpì fu quella di un flebile calore.

Con non pochi sforzi aprii gli occhi, continuando a percepire la mano che lentamente accarezzava prima i miei capelli e poi le mie goti congelate –S…Shin- sussurrò, stancamente, un voce che conoscevo perfettamente.

Appena la vista si fece più nitida riconobbi le lunghe braccia di Zelo che avvolgevano i miei fianchi, poggiava la schiena contro la parete di quella che sembrava essere una caverna, illuminata da un piccolo fuoco che probabilmente il ragazzo aveva acceso per scaldarci, e aveva adagiato il mio corpo sulle sue ginocchia così da sorreggermi.

-Oh mio dio ti sei svegliato!!!- urlò poi, stringendo maggiormente la presa che aveva su di me, facendomi arrossire, nascose il volto, preoccupato e rovinato dall’ansia, nell’incavo del mio collo in un disperato tentativo di nascondere alcune lacrime di gioia –che cosa… è successo- dissi a fatica –sei caduto, siamo usciti fuori pista e credo che tu abbia incontrato un grosso ostacolo che ti abbia sbalzato via, mi sono spaventato parecchio, hai anche perso un po’ di sangue- tentò di spiegare visibilmente troppo agitato per essere più esaustivo di così -ho capito ma perché siamo qui?- chiesi guardandomi intorno e notando solo allora di avere addosso il cappotto di Junhong, il quale con solo indosso un maglione di lana tremava per la bassa temperatura.

-Ci siamo persi e vicino al punto in cui sei caduta c’era questo posto, non potevo portarti lontano e avevo bisogno di riscaldarti il prima possibile, così ho rotto una delle nostre tavole da snowboard e l’ho usata per il fuoco…- si bloccò un attimo -sei un idiota!- esclamò infine –mi hai terrorizzato, quando ti ho preso in braccio e ho notato la macchia di sangue che si era formata sotto la tua testa, mi è quasi venuto un colpo!- continuò tutto d’un fiato.

Lo guardai intensamente, serbando nel mio cuore la più grande gratitudine che un umano possa mai provare nei confronti di un altro della sua specie.

Rimanemmo lì a fissarci negli occhi, l’uno a pochi centimetri delle labbra dell’altro, entrambi arrossendo visibilmente in viso, fino a quando rimanemmo al buio.

A quel punto il ragazzo mi fece stendere lentamente, attento a non compiere alcun movimento che potesse farmi soffrire, mi posò il capo sul suo zaino, per la durata di tutti quei movimenti non interrompemmo quel contatto visivo, poi si diresse verso il fuoco, nella caverna esplosero come proiettili i suoni provocati dai calci che Junhong sferrava alla mia tavola da snowboard, poi ravvivò il fuoco e quando finì venne a stendersi accanto a me.

Sospirò  -devi fare più attenzione, dannazione!- era steso sul fianco ed aveva un braccio a sorreggergli la testa, tremava ancora per il freddo ma tentava di non mostrare più di tanto quel fastidio.

-Scusami ma non avevo proprio visto quella roccia- tentai di giustificarmi – lo so di non avere scusanti, però devi credermi sono davvero dispiaciuto di averti fatto preoccupare e di averti gettato in questa scomoda situazione, non era mia intenzione- a quel punto si mosse impercettibilmente e poggiò il capo sul mi petto, fortunatamente i due cappotti pesanti che indossavo mascherarono perfettamente alcune curve troppo promiscue –non fare mai più una cosa simile… anche se non ti sopporto non voglio che tu faccia una brutta fine- disse poi lasciandosi cullare dal movimento periodico del mio petto che si alzava e abbassava –quanto tempo è passato?- chiesi riferendomi al periodo che avevamo trascorso in quel luogo –credo almeno due…- non completò la frase che parve perdere tutte le forze, a quel punto preoccupata mi  misi seduta, avvertendo immediatamente un dolore indescrivibile, attraversare ogni parte del mio corpo, ma lo ignorai e sfiorai le mani del ragazzo notando che era troppo freddo.

-Zelo?!!? Zelo?!?!- urlai disperata, il ragazzo mugugnò qualche cosa mentre teneva gli occhi leggermente aperti –no Zelo non devi dormire- iniziai a scuoterlo supplicandolo di non addormentarsi –JUNHONG!!!- l’urlo si espanse in tutta la caverna, non sapevo cosa fare ed il dolore alla testa ed alla spalla non accennava a diminuire, contrario feci di tutto per far rimanere sveglio il ragazzo, infine comprendendo che era il freddo la causa dei suoi problemi, sfilai entrambi i cappotti che indossavo e avvolsi all’interno entrambi, come se fossero delle coperte, e poi tirai a me il ragazzo avvolgendolo in un abbraccio… un tentativo disperato –Shin… lasciami dormire…. Solo qualche minuto…- sussurrò piano, sempre più stanco, sempre più vicino alla soia della morte.

Gli accarezzai convulsamente il viso, scostandogli i capelli arruffati che ricadevano disordinati sul suo bel volto –ti prego…- continuai ad implorarlo fra un singhiozzo e l’altro –rimani con me Junhong!!- ma i suoi occhi si chiusero lentamente.

La paura mi assalì, ma non avrei premesso a nessun’altro di morire d’avanti a me, lentamente mi avvicinai al suo viso fino ad arrivare alle sue labbra.

Lo baciai, con dolcezza, passione ed una miscela di sentimenti che per troppo tempo avevo celato e dimenticato, lo baciai in preda alla disperazione, lasciando intromettere fra le nostre labbra le mie lacrime salate.

 Gli occhi di Zelo si spalancarono poco dopo, mantenni il contatto visivo e stranamente non si allontanò da me al contrario accarezzò il mio viso, lasciando che quel bacio si allungasse, si approfondisse facendo incontrare le nostre lingue, il calore che riscaldava i nostri volti era un piacere incommensurabile, sentii il mio cuore quasi scoppiarmi in petto, emozionata all’idea di baciare quello che per tanto tempo era stato il mio idolo, intrecciai le mani fra i suoi capelli, e lui fece lo stesso, mi strinse maggiormente.

In seguito si scostò leggermente – Shin… credi che questo sia sbagliato?- chiese con innocenza – ti sto solo tenendo sveglio… è tutto apposto- lo rassicurai, annuì titubante – auguri di buon Natale Kim Shin…- sussurrò infine prima di riposare le sue labbra sulle mie.

In quegli istanti credetti di sognare, il suo sapore, il suo profumo, le sue mani che dolcemente mi avvolgevano… troppo a lungo avevo desistito dal lasciarmi andare, troppo a lungo avevo ignorato questo sentimento nascosto nella parte più recondita del mio cuore… ma subito un pensiero attraversò la mia mente, e qualche cosa parve spezzare la magia di quel momento –JUNHONG!!!! SHIN!!!- delle voci che provenivano dall’esterno ci fecero separare.

In un solo attimo realizzai cos’era quella scomoda sensazione che tanto mi nauseava… il tradimento, io avevo appena tradito Bang Youngguk.

Con fatica mi rimisi in piedi e seguii il suono di quella voce così profonda, che urlava i nostri nomi in preda alla preoccupazione, mi avvicinai zoppicante e con una mano poggiata contro la parete della caverna –Hyung!!- riuscii ad urlare con le poche forze che avevo, ma sembrò bastare perché in poco sia il leader che tutti gli altri, accompagnati dalla guardia forestale ci raggiunsero, stremata mi lasciai cadere fra le braccia dell’uomo al quale avevo fatto il più grande torto immaginabile.

Mi prese in braccio –mio dio Shin vi abbiamo cercato ovunque!!!- non avevo più forze per rispondere alle domande che avrebbero seguito quell’affermazione, il dolore fisico e quello mentale per aver appena ferito Yongguk mi avevano prosciugata di tutte le mie forze, così, cullata da un calore che conoscevo sin troppo bene mi addormentai.

La luce filtrò dalla finestra della camera che condividevo con Himchan, la prima cosa che feci fu quella di controllare i miei abiti constatando con piacere che nessuno me li aveva cambiati, mi misi a sedere sul letto trovando Yongguk addormentato sulle mie gambe, lo osservai a lungo, illuminato dal sole, che lo rendeva simile ad un angelo, sfortunatamente caduto in questo mondo così corrotto.

Accarezzai i suoi capelli, ma appena venni a contatto con la folta chioma ritrassi la mano, immediatamente riaffiorarono fra i miei ricordi il lungo bacio che avevo dato a Zelo –Shin…- disse ancora assonnato il leader –finalmente ti sei svegliato- aggiunse prima di saltarmi al collo e stringermi a se – eravamo tutti in ansia per vuoi due!!!- iniziò subito a rimproverarmi e lo fece per la seguente mezzora finchè non mi baciò, notai che dai suoi occhi colarono via un paio di lacrime, mi strinse maggiormente, facendomi comprendere fino in fondo quanto aveva sofferto per la mia momentanea scomparsa.

-C’è una cosa che ho capito è che devo assolutamente confessarti…- disse dopo, avvicinandosi al mio orecchio – il terrore di poterti perdere per sempre mi ha fatto comprendere che…- si bloccò per poi tornare a fissarmi dritto negli occhi e a far sfiorare impercettibilmente le nostre labbra –io ti amo Shin- disse infine, riuscendo a distruggere e a cancellare ogni sentimento che provavo, qualsiasi cosa tentavo di dire, moriva nella mia gola seccandola e facendomi inumidire gli occhi, che tenevo chiusi, pregando nella mia mente di non piangere innanzi a lui.

Che cosa dovrei fare adesso?

Come dovrei rispondere ad un “ti amo” ?

Un misto fra sconforto e gioia era l’unica cosa che riuscii a provare, però il sapore delle labbra di Junhong era ancora lì, sulle mie, l’invisibile marchio di un incontestabile tradimento.

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Ed eccomi qui con l’ultimo capitolo di questa storia dai risvolti sempre più ambigui e scioccanti, voi che ne pensate? Allora inizio col dire che i ritardi di certo ora che è finita la scuola saranno meno frequenti e poi vorrei fare un enorme ringraziamento alle ragazze che seguono la storia:

 -aleexi98 
- EiaPenelope  
- MonkeyCrys 
- neoeli91 
- SNS_kpopper 
- Valerya90

E naturalmente un altro enorme ringraziamento va a tutte le ragazze che hanno messo la storia fra le preferite:

 - ByunBaekhyunBacon  
 - FrancescaLovatic27 
 - H O R A N  
 - KPoppers 
 - Lethal rose 
 - Mizu_Hurricane

Grazie a tutte e anche grazie a chi con costanza continua a recensire, spero che anche quest’ultimo capitolo sia di vostro gradimento e spero che continuate a recensirmi come sempre, alla prossima^^

 

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Capitolo 11
*** Finalmente donna ***


-Ti amo Shin – quelle furono le più belle e le più dolorose parole che avessi mai sentito in vita mia, lui mi amava, Bang Yongguk mi amava.

L’aria si fece pesante, sembrava aspettare una risposta, una risposta che non accennava ad uscir fuori, ed ad ogni secondo che passava sembrava che il mio cuore volesse sempre più, uscire fuori dalla cassa toracica nella quale era situato.

-È permesso?- chiese qualcuno al di là della porta, prima di entrare facendo allontanare il leader dalla posizione nella quale si trovava.

- Presidente- disse il ragazzo –puoi lasciarci soli Yongguk?- chiese l’uomo che aveva il viso stravolto dall’angoscia, il leader si alzò dalla sedia, sulla quale probabilmente aveva passato la notte, ed in silenzio uscì dalla camera.

Posai una mano sul petto,  tentando di calmarmi –come stai?-  chiese l’uomo dolcemente andandosi a sedere affianco al mio letto dove prima vi era Bang – adesso bene- risposi velocemente – che cosa vi è saltato in mente?- disse con un tono un po’ più adirato – è stata colpa mia…- sussurrai, ammettendo l’errore che avrebbe potuto portare alla morte non solo mia ma anche quella di Junhong –siete stati stupidi- rispose severo –adesso  cosa intendi fare?-  mi guardai le mani che avevo preso a torture – questa sera tornerò con lei a Seoul, prenderò un volto e andrò nella mia città natale, con quello che è successo ho deciso di fare ciò che per troppo tempo ho rimandato- alzai lo sguardo posandolo sul volto tirato del presidente –dopo tutti questi anni  voglio far visita ai miei genitori…- appena pronunciai quella frase, le lacrime presero a scendere giù dai miei occhi –vorrei che non dicesse a nessuno che andrò via, tornerò al termine della settimana e riprenderò gli allenamenti- il presidente annuì rimanendo in silenzio ed osservandomi dispiaciuto, sapeva perfettamente che vivevo con i miei zii perché ero rimasta orfana , per cui mi abbracciò e mi disse che alle otto saremmo andati via.

Trascorsi il resto della giornata nel letto, mi feci una doccia veloce scoprendo che all’altezza della spalla destra la pelle era tumefatta e violacea, mi vestii velocemente e tornai a letto, durante la giornata tutti a turno erano venuti a farmi visita, l’unico a non essersi presentato fu proprio Junhong, mentre la presenza di Yongguk fu continua.

Arrivate le otto raccolsi le mie cose e scesi velocemente le scale, gli altri erano già a cena, tirai un respiro di sollievo , uscii all’esterno dell’albergo e mi avvicinai all’auto che mi avrebbe riportato a Seoul –quindi te ne vai senza dire nulla?- la voce di Zelo azzannò i miei timpani come un mostro vorace , mi voltai di scatto come un ladro preso con le mani nel sacco –vorrei che non lo dicessi agli altri- sospirai portandomi una mano fra i capelli e afferrandoli come se li volessi strappare –stai scappando?- chiese avvicinandosi e accorciando a una decina di centimetri la distanza che vi era inizialmente fra di noi –ho un impegno che non posso più rimandare- distolsi lo sguardo  -un impegno? Sai… forse non ti conosco affondo ma sembri proprio un codardo!- disse mettendo un altro passo e arrivando a pochi millimetri da me –non sono un codardo! È proprio per questo che devo andare via!- alzai la voce e subito me ne pentii, in un attimo i metri che ci distanziavanoerano divenuti centimetri, afferrò con l’indice e il medio il  mio mento –stai scappando da quello che è successo nella grotta, ammettilo…- sgranai gli occhi –non è per quello, ho rimandato per anni qualcosa di troppo importante…- sussurrai piano –davvero? E vorresti anche dire che quando mia hai baciato non hai provato nulla?- le sue parole erano divennero il peso che tra poco ero certa mi avrebbe schiacciato – Junhong non è per questo che…- non completai la frase che posò in dito sulla mia bocca zittendomi –cosa hai provato?- le lacrime presero a bagnarmi le goti arrossate sia dal freddo che dall’emozione, ma lui fu più rapido e con un veloce movimento le asciugò  -te lo chiederò ancora una volta poi non aspetterò oltre, cosa hai provato baciandomi?- il cuore prese a martellare contro la cassa toracica e il suono venne riprodotto nelle mie orecchie  facendomi dolere le tempie– io… ti ho salvato la vita- affermai  ma sembrò che la risposta non lo avesse soddisfatto per cui tentò di baciarmi, riuscii a scostarmi appena in tempo finendo con le spalle sull’auto e lasciando cadere la mia valigia sulla soffice e candida neve –cosa pensi di fare?- chiesi sconcertata – vuoi conoscere i miei sentimenti o vuoi comprendere, andando contro la mia volontà, quali sono i tuoi?- sembrò essersi paralizzato – si Shin, voglio capire che cosa c’è stato fra noi  la dentro e perché il mio cuore sembrava impazzire mentre mi baciavi!- non può essere… perché si è accorto solo ora di una cosa simile, ho già tradito Yongguk e non lo farò di nuovo concedendo la mia attenzione a lui, eppure anche se tutto ciò sarebbe moralmente corretto, perché il mio cuore non la smette di torturarmi? Perché sto soffrendo? –mi hai chiesto se quello che ho fatto fosse sbagliato riferendoti ad un sentimento omosessuale vero? Devi capire che ho fatto ciò che ho fatto solo per tenerti sveglio – dissi fredda –non ti credo! C’era di più, mi hai detto che ero il tuo idolo, perché ora mi respingi così- mi voltai dandogli le spalle - perché devo preservare i sentimenti di un’altra persona, è troppo tar…- sentii le sue braccia avvolgermi in un abbraccio – se provassi qualche cosa per te sarebbe sbagliato?- rimasi interdetta –no… non lo sarebbe- sussurrai piano perché non volevo che sentisse realmente –devo andare, porta tutti nella mia camera a fine cena, c’è una sorpresa- mi liberai dall’abbraccio e salii in auto chiudendo la porta, pochi attimi e l’auto partì – alla fine qualcuno ti ha scoperto- disse il presidente –si… credo proprio di si- risposi amaramente.

Il volo fu breve, all’aeroporto mi aspettavano i miei zii ci salutammo con un lungo abbraccio, dopo di che ci dirigemmo a casa.

I giorni successivi non riuscii a chiudere, occhio avevo spento il cellulare poiché Bang continuava a chiamarmi e a mandarmi messaggi in cui chiedeva delle spiegazioni e poi arrivò la sera del 31 dicembre, la mia preparazione fu lenta e quasi dolorosa, tolsi le bende che indossavo sopra il seno infilandomi poi un reggiseno, misi l’abito che con cura i miei zii avevano conservato a lungo, l’abito con cui mia madre aveva partecipato al primo concerto di pianoforte di mio padre, un lungo abito nero con la schiena scoperta, un leggero velo di trucco coprì il mio volto che dopo tanto tempo tornò ad essere quello di una ragazza,  poi mi feci accompagnare al cimitero e con solo le rose rosse che avevo comprato quel pomeriggio mi diressi in completa solitudine verso la loro tomba.

La strada fu breve e in poco mi ritrovai sul luogo dove avrebbero riposato in eterno, scoprii con piacere che molte persone avevano portato loro dei fiori di vario genere e colore, che col prato intorno alla struttura nella quale giacevano i loro cadaveri formavano uno splendido quadro, il vento mi accarezzava dolcemente facendomi rabbrividire, mancavano pochi istanti alla mezzanotte mi piegai sulla tomba posando le rose con dolcezza ed accarezzandole –scusate se sono così in ritardo… ma non avevo il coraggio di ammettere che ve ne eravate andati per sempre… non potevo ammettere che non avrei più visto la mamma danzare… non potevo ammettere che papà non avrebbe più suonato il piano per accompagnare la mia voce… non potevo ammettere anzi non potevo credere che voi foste morti…- seguì un lungo silenzio rotto solo dal primo fuoco d’artificio che illuminò la mia figura facendo brillare le mie lacrime –buon anno papà... mamma… , la vostra Saejin è finalmente qui- piano e con la voce incrinata dal pianto incominciai ad intonare Hallelujia di Jeff Bukley  facendo venir fuori la voce chiara e dolce che avevo sempre nascosto, mentre cantavo ricordai i bei momenti passati insieme, i primi accordi che avevo imparato al piano ed i primi passi di danza che mia madre mi aveva insegnato amorevolmente , i loro abbracci ed il loro amore –la vostra piccola Saejin un giorno sarà s’un grande palco a realizzare il nostro sogno… fino ad allora vi prego- caddi in ginocchio senza più forze, scossa dai singhiozzi –fino ad allora… vi prego… aspettatemi!-  finalmente ero stata in grado di far loro quella promessa, non più come Shin ma come Saejin la loro amata figlia, colei che era finalmente diventata una donna.

-Sapevo che era questo il luogo nel quale eri venuta- la voce di una ragazza mi fece sobbalzare, mentre lentamente mi ero rimessa in piedi - finalmente ti rivedo Saejin – quella era la voce di Youra, mi voltai trovandola alle mie spalle – ho sempre amato la tua vera voce, il canto di Saejin… l’unica cosa che mi faceva sentire bene anche quando tutto andava male a casa, il canto di Saejin quello che avevi detto sarebbe diventato famoso, il canto di Saejin la cosa più bella che abbia mai sentito- dette quelle parole scoppiò in lacrime e mi corse incontro abbracciandomi , il mio cuore si bloccò e scoppiai anche io in lacrime abbandonandomi a quell’abbraccio, lei era venuta fin qui per non lasciarmi da sola nel giorno in cui finalmente sarei divenuta una donna –ce l’hai fatta Saejin adesso combatti per realizzare il tuo sogno!- mi disse piano allontanando il volto dall’incavo del mio collo, nel quale si era nascosta -per sempre sorelle – l’ultimo fuoco d’artificio esplose in cielo illuminando le dita delle nostre mani incrocita –per sempre sorelle- mi sorrise con gli occhi ancora lucidi –fighting!- disse prima che anche io le  sorrisi di rimando, poi guardai il cielo e sussurrai –grazie- sapevo che da qualche loro mi stavano osservando e mi avevano circondato di persone che come Youra mi volevano davvero bene, compresi  che era giunto il momento in cui avrei dovuto prendere una decisione e chiarire tutto ciò che con quel viaggio mi ero lasciata alle spalle.

Adesso dovevo comprende chi il mio cuore amava…

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Come al solito mi tocca scusarmi per il ritardo, ma non avevo proprio ispirazione per questo capitolo, quindi mi sono dovuta sforzare più del solito, che cosa ne pensate? Non so se sia un bel capitolo perché sinceramente mi piace ma non come altri, fatemi sapere le vostre opinioni al più presto, non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni e ancora un grazie a tutte le ragazze che continuano a leggermi e anche a coloro che con pazienza mi recensiscono, presto pubblicherò il nuovo capitolo di Back to life per favore aspettatemi [cit. Saejin XD], alla prossima ed un bacione dalla vostra Ni-chan, ah un ultimo avviso presto io e la Mary pubblicheremo un una nuova storia  che stiamo scrivendo in collaborazione per cui a presto.

 

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Capitolo 12
*** Il ritorno ***


-Non immagini nemmeno quanto sono stata in pena per te durante questi giorni!-  trillò Youra mentre mi stringeva nuovamente a lei ,nel letto sul quale dormivamo a casa dei miei zii –non potrei mai perderti una seconda volta! Non lo sopporterei di nuovo!- continuò singhiozzando, lasciando che le accarezzassi i capelli come quando da bambina si faceva male e cercava conforto nei miei abbracci, così iniziai a canticchiare quella nostra canzone che avevo quasi dimenticato, sentendola calmarsi sotto le mie carezze e pian piano si addormentò, la strinsi a me e mi addormentai con gli occhi gonfi per le lacrime versate sulla tomba dei miei genitori.

Il giorno dopo, il solletico provocatomi dai lunghi capelli biondi della mia amica e il profumo di un’ottima colazione mi destarono, con calma per non svegliare la mia compagna mi alzai e mi diressi in cucina, la vista era poco nitida  e i miei occhi  bruciavano.

Gli altri tre giorni che decisi di rimanere a casa dei miei zii furono corti, troppo corti perché potessi già prendere una decisione su come mi sarei dovuta comportare una volta tornata a quella che orami era la mia vita giornaliera a Seoul.

L’ultimo giorno, rifeci le valige e ritornai ad indossare i soliti abiti riprendendo l’aspetto di Shin Kim, salutai i miei zii all’aeroporto, promettendogli di fare ritorno il prima possibile e con Youra m’imbarcai per andare a fare i conti con i miei sentimenti e con l’impegno che avevo preso con la TS.

Il volo era partito alle otto del mattino, ragion per cui sarei arrivata al dormitorio dei B.A.P. non più tardi della undici, quella constatazione non fece che rendermi felice, in quel periodo sarebbero  stati così tanto sommersi dal lavoro che certamente non avrei dovuto incontrare nessuno una volta tornata a quella che oramai potevo definire casa.

Questa volta il viaggio fu estremamente lungo, presi a torturami le mani per tutto il tragitto in preda all’ansia, infine giunta a destinazione, presi la valigia dall’auto e tirai fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi, ma appena le inserii nella serratura la porta si spalancò, sull’uscio vi trovai Yongguk con il volto stravolto dalla preoccupazione e molto probabilmente da lacrime ormai seccatesi sulle sue soffici guance –s…sei tornato- sussurrò con un tono di voce che pendeva fra l’ira e l’immensa gioia per il mio ritorno –perché…. Perché mi hai lasciato così!?!?!- tuonò in seguito, con gli occhi arrossati e cerchiati dal risultato di troppe notti passate insonni.

Guardandolo meglio mi sembrò  essere dimagrito parecchio, e pareva non reggersi in piedi, gli abiti non erano stirati e ben puliti come al solito, la felpa stropicciata e i pantaloni neri che indossava lo facevano sembrare ancora più magro e di conseguenza estremamente fragile, teneva una mano sul petto chiusa in un pugno in direzione del cuore, quando lasciò la presa notai che indossava la collana rappresentante due manette agganciate l’una all’altra, quello era sto uno dei regali che avevo lasciato a tutti loro prima di andare via.

Quando l’avevo scelta mi aveva fatto pensare a Badman e così senza pensarci due volte gliel’avevo comprata, certa che con gioia l’avrebbe indossata.

Notai che sui palmi delle sue mani c’erano dei segni rossi, piccoli tagli, compresi che avesse stretto con forza e per tanto tempo l’oggetto che gli avevo donato, fino a ferirsi più volte.

Quanto aveva sofferto per me? Mi chiesi, odiando ciò che gli avevo fatto, com’ero potuta essere tanto egoista? Non avevo scuse, gli avevo spezzato il cuore la seconda volta, e sempre per la mia incapacità di saper affrontare la realtà così com’è, sono stata una stupida a credere che non ci sarebbe stato così tanto male, più lo guardavo e più sentivo la testa girarmi e il senso di colpa attanagliarmi lo stomaco.

 Avrei voluto che mi dicesse che mi odiava, desideravo ardentemente che mi urlasse contro e non che rimanesse li a fissarmi con i sui occhi scuri ormai lucidi, ma le mie preghiere non vennero esaudite poiché senza forze mi crollò addosso, piangendo silenziosamente, e nascondendo il volto nell’incavo del mio collo, sperando di zittire i gemiti, aggrappandosi alle mie spalle come se fossero l’unico appiglio che gli avrebbe impedito di cadere preda dell’oblio.

Lo aiutai a tenersi in piedi, portando il mio arto destro attorno ai suoi fianchi e passandomi attorno alle mie spalle il suo braccio sinistro per portarlo in salotto, dove lo aiutai a sedersi sul divano, al col tempo notai la casa vuota, così andai a prendere qualche cosa da potergli fa mangiare e un ramen istantaneo sembrò l’opzione migliore fra le poche  che avevo, tornai da lui che guardò quasi disgustato la pietanza che avevo fra le mani , il silenzio che c’era mi assordò.

–Non ho fame…- disse semplicemente con la voce ancora incrinata dal pianto, mentre si teneva il volto fra le mani e poggiava i gomiti sulle ginocchia –sembri non mangiare da giorni-  sentenziai, posando il piatto fumante sul tavolino accanto al divano, andandomi poi a sedere al suo fianco

–Questi sono stati i sei giorni peggiori della mia vita- singhiozzò –almeno mi puoi dire il perché io abbia dovuto soffrire così tanto? Ho accettato che tu avessi ignorato il mio ti amo, ma che tu fuggissi da me come se ti avessi fatto qualcosa di male… mi hai fatto sentire un mostro, non  riuscivo a capire, non sapevo…- lo interruppi perché stava iniziando a vaneggiare a causa del dolore che inutilmente gli avevo inflitto e gli cinsi le spalle con il mio braccio sinistro, tentando di lenire quel dolore, portandogli il capo sulla mia spalla.

 Nnon sei un mostro e non è per te che sono andata via… Dopo aver rischiato la vita ho compreso che era giunto per me, il momento di fare una cosa che per troppo tempo avevo rimandato e penso che tu abbia tutto il diritto di sapere perchè ho fatto quello che ho fatto… mi dispiace di averti ferito e di averti fatto stare così male, ma non potevo più rimandare e stupidamente ho pensato che fosse meglio scappare che dirvi tutto quanto, perché per me sarebbe stato difficile raccontare una verità che ancora non avevo accettato, una verità che mi ha portato fin qui, fino alla TS e fino a te-

Giocai con i suoi capelli neri, accarezzandogli di tanto in tanto il viso –quando ero piccolo persi i miei genitori in un incidente stradale, alla mezzanotte del 31 dicembre, un tir ci venne addosso e io rimasi l’unico superstite…- mi bloccai perché la gola mi si era quasi seccata e li cuore aveva già accelerato il suo battito, non avevo ne la forza ne la voglia di proseguire con quel discorso, ma sapevo che Bang si meritava una spiegazione alle mie azioni e non volevo negargliela, d’altro canto lui spalancò gli occhi e la sua espressione divenne incredula e sembrò soffrire per me  e tentare di compatirmi –sono andato avanti con la mia vita, sino  ad essere ad un passo dal realizzare il mio sogno, il sogno che i miei genitori tanto avevano sostenuto…- mi presi ancora un attimo poichè pian piano i ricordi di quel luminoso passato mi stavano ferendo come delle lame ben affilate.

 -Mia madre era una grande ballerina e mio padre un eccellente pianista, insieme erano una coppia formidabile, così con il loro aiuto ho mosso i miei primi passi verso quel desiderio che ho sempre coltivato dentro di me…- scoppiai in lacrime e mi lasciai andare fra le braccia di Yongguk, che accolsero con estrema dolcezza la mia tacita richiesta di un po’ di conforto .

–Sono andata via senza preavviso perché non sapevo nemmeno io che avrei trovato il coraggio, dopo cinque anni, di andare sulla loro tomba, rendendo reale la loro morte all’interno del mio cuore, ma divenendo consapevole che avrebbero sempre vissuto nei miei migliori ricordi e in quelli delle persone che li hanno amati- la lacrime si fecero copiose e gli occhi divennero presto rossi e gonfi , rimasi fra le braccia del leader finchè ,entrambi stremati, non ci addormentammo l’uno fra le braccia dell’altro, non aveva detto nulla perché sapeva che il solo starmi accanto, in quel momento , era valso più di mille parole.

Quando mi svegliai, mi sentii ristorata , ormai era tardo pomeriggio e i raggi del sole che stava per tramontare illuminarono con la loro luce aranciata i capelli scuri di Yongguk, il suo profumo m’invase le narici, rendendo ancor più piacevole il mio risveglio.

Con piacere notai di essere ancora avvolta dalle sue braccia.

Notte dopo notte avevo sognato una scena simile a quella, una scena che comprendesse non solo un immagine ma anche qualunque sentimento avrei provato, dal battito cardiaco accelerato al respiro affannato, ed in quel singolo momento anche il minimo dettaglio fu come lo me lo ero immaginato, eppure adesso che vivevo quella speranza finalmente realizzatasi mi sentivo estremamente in colpa.

Il ricordo del bacio dato a Junhong continuava ad assalirmi come gl’incubi successivi all’incidente nel quale i miei genitori persero la vita.

Con insistenza  e rudezza mi tornava in mente senza che io potessi fare nulla per fermare tale tortura, senza che potessi nascondere quest’altra scomoda verità, ed ogni volta che ero vicino a Yongguk questa sensazione pareva come raggiungere il suo culmine, mi sentivo impazzire e non per aver baciato Zelo ma per ciò cha  avevo provato baciandolo.

 Quei sentimenti si scontravano tra di loro come spade in battaglia, senza esclusioni di colpi e ad ogni fremito del metallo, le scintille che venivano rilasciate, non erano altro che una metafora che descrivesse la vergogna e il dolore provate in quel momento.

-Ah.. sei sveglio- biascicò Yongguk mentre si stiracchiava e al col tempo aumentava la stretta che mi avvolgeva, in maniera da potermi trarre il più vicino possibile a lui, in seguito si stropicciò gli occhi con il dorso della sua mano destra.

Mi accoccolai sul suo petto mettendo le mani sotto la guancia, lasciando che il mio tatto percepisse la frequenza dei battiti cardiaci di Bang, in seguito annuii alla domanda postami una attimo prima.

-Tra poco torneranno gli altri, vado a farmi una doccia- disse mentre mi portò velocemente una mano al mento alzandomelo così che lo potessi guardare negli occhi, poi con dosata delicatezza posò le sue carnose labbra sulle mie.

In un istante mi ritrovai a baciarlo, a lasciare che la mia lingua si unisse alla sua in una sensuale danza, ma poco ci volle perché entrambi chi per un motivo chi per un altro lasciassimo che delle lacrime salate si unissero al nostro bacio, cambiandone il sapore.

-Ti amo Shin…- sussurò quelle parole come l’ultima volte, sfiorandomi le labbra, averi voluto dirgli qualche cosa ma lui continuò sorprendendomi –e non voglio una risposta… ma solo te- quella sua voce calda inondò le mie orecchie come un mare in tempesta avvolge un’imbarcazione, mi sentii affogare, i polmoni presero a bruciare poiché inconsciamente smisi di respirare per la sorpresa dovuta alle sue parole.

In seguito le sue mani s’infilarono fra i miei capelli e i suoi baci persero parte della dolcezza acquistando molta più passione e desiderio, il suo respiro divenne il segno più evidente di ciò che in quel momento desiderava.

Prese poi ad accarezzare il mio corpo, liberando in esso , ad ogni contatto, scariche di piacere.

 Il desiderio di far mio quel corpo, di prendermi ciò che avevo sempre bramato disintegrò i freni che fino a quel  momento avevano fatto tacere la mia libidine.

Carezza dopo carezza, mi sentivo sempre più debole e completamente incapace di fermarlo, non desideravo altro che quello, nella mia mente non vi era altro che quello!

-Yongguk… io…- balbettai senza sapere cosa dire di preciso, mentre avvolgeva con le sue morbide labbra bagnate, piccole porzioni del mio collo, mordendomi e facendomi sussultare, tanto che non sentivo più i muscoli costretti a continue contrazioni per il piacere provocatomi dal  leader.

-Shin…-  pronunciò il mio falso nome in maniera lasciva, accanto al mio orecchio, facendomi sciogliere e dissipando la malinconia e la vergogna provata prima, per ciò che era successo fra me e Junhong.

Non opposi resistenza quando mi fece stendere sul divano sotto di lui, in poco mi ritrovai le mani sopra la testa con le dita intrecciate alle sue.

A quel punto cosa importava se avesse scoperto che ero una ragazza? Cosa mi avrebbe spinto a  dirgli di fermarsi se tutto ciò era quello che desideravo anche io, con imbarazzo pensai a quante volte lui avesse già vissuto quella scena e subito mi pentii di questo, effettivamente essendo più grande aveva già vissuto tutto quello con qualche d’un altra ed invece per me era la prima volta, la gelosia s’impossesso di me solo per poco, perché non riuscivo e non avrei comunque potuto pensare a nient’altro  che a lui in quel momento.

Poi con calma, senza fretta poiché avrei voluto godere di quegli istanti in eterno, liberai le mie mani e le poggia sulle sue anche, afferrando in seguito la sua felpa logora e alzandola, così da scoprirgli gli addominali , passai una mano sul suo addome venendo a contatto con quella pelle estremamente calda, che parve quasi scottarmi.

Continuai  ad alzargli la felpa fino ad avergliela quasi sfilata del tutto  –SIAMO TORNATII!!!- la voce di Youngjae per poco non ci fece urlare dalla paura, Yongguk cadde dal divano ed io tentai di nascondere le goti purpuree, e provai inutilmente a darmi un contegno, poi mi rimisi in piedi e feci rialzare Yongguk appena in tempo per l’entrata di tutto il gruppo nel salotto.

-Yongguk come…- la voce d’Himchan naturalmente preoccupato per quello che stava succedendo al suo hyung si bloccò nel vedermi, notai che insieme a loro c’era anche Min Jee.

Tutti rimasero in silenzio e indagarono con gli occhi sul mio corpo come se avessero d’avanti un fantasma, l’ultimo ad entrare fu Junhong, che sembrò quasi congelarsi,  le pupille gli si dilatarono ed incapace di non fissarlo lasciai che i nostri occhi s’incontrassero.

In mente mi tornarono le sue ultime parole, prima che lo lasciassi da solo innanzi all’entrata dell’hotel  nel quale avremmo dovuto trascorrere le vacanze natalizie.

 “Sarebbe sbagliato se provassi qualche cosa per te?”

Mi sentii avvolta nuovamente in quell’abbraccio, dal quale mi pareva impossibile liberarmi, avvolta dalle sue braccia lunghe e toniche, come nella caverna quando dormivo sulle sue gambe, come quando stesi l’uno al fianco dell’altro lo avevo baciato per tenerlo sveglio… per salvargli la vita.

Un fiume in piena di ricordi, m’inondò la mente facendomi rabbrividire, ma al momento la cosa più importante non era risolvere con lui, ma chiedere a tutti loro scusa per essere andata via in quel modo così brusco, senza lasciare loro la possibilità di rintracciarmi.

Tentai di aprire bocca, per chiedere scusa, sperando che in una maniera o nell’altra, magari dopo una lunga ramanzina mi avrebbero perdonata, ma non potei dire nulla che me li ritrovai tutti quanti addosso a parte Zelo e Bang che rimasero in disparte, l’uno da una parte della stanza e l’altro dall’altra, lasciando che fossi al centro fra loro due, come nell’occhio di un uragano dove la quiete precede sempre una burrascosa tempesta.

Tutti espressero la loro gioia, nel rivedermi, e questo non potè che rendermi felice a mia volta, avvolta dalle loro braccia, mentre cantavano canzoni stonate e senza senso, iniziai a piangere, a piangere come se non ci fosse più un domani per me, a piangere come quando avevo perso i miei genitori, ma al col tempo le mie labbra si piegarono nel più grande sorriso che avrei mai potuto fare, e quel sorriso fu come il sole che splende anche in una giornata uggiosa, irremovibile e deciso più che mai a rimanere lì dov’era, perché anche se mi ero aspettata odio al mio ritorno avevo trovato solo persone che mi attendevano con ansia, come una famiglia che aspetta che il figlio minore faccia ritorno a casa, infatti ero ritornata da quella che ormai , era la famiglia che per anni avevo desiderato.

Mentre tutti mi chiedevano cosa avessi fatto in quella settimana, sentii la tasca dei pantaloni vibrare, guardai Junhong accorgendomi  che in quel momento mi stava fissano, notai che si stava rimettendo in tasca il cellulare, non c’era bisogno che leggessi il suo messaggio, conoscevo già le tre parole che avrebbe recitato.

“Noi dobbiamo parlare…

Choi Junhong”

Il cuore mi martellava all’interno del petto, mentre fissai Zelo darmi le spalle ed uscire dalla stanza per dirigersi nella sua camera da letto, non potevo di certo andare a parlargli ora, con tutti che mi stavano intorno e poi se Yongguk ci avesse sentiti sarebbe stata la fine.

Avrebbe dovuto attendere fino a notte fonda, ossia quando tutti sarebbero scivolati in un sonno profondo.

La stanchezza s’impossesso un po’ di tutti.

Quella settimana a causa del loro imminente comeback si erano allenati duramente e le registrazioni erano andate avanti per ore, mi dissero che a breve l’album sarebbe stato completato e naturalmente avrei assistito alle registrazioni del loro nuovo music video, dato che sarebbe stata una buona occasione per conoscere il regista con il quale, in un prossimo futuro, avrei dovuto lavorare.

Non vedevo l’ora di poter sentire le loro canzoni e di poter assistere alle prove di danza, durante le quali, avrebbero eseguito le nuove coreografie.

Sembravano tutti così agitati per il nuovo stile che avrebbero mostrato.

Più o meno fu l’una di notte quando sentii una mano scuotermi leggermente per svegliarmi, riaprii gli occhi e notai  Zelo vicino a me.

Mi alzai con calma prendendo il chiodo di pelle, una sciarpa, una casacca pesante lunga fino alle ginocchia,  un paio di jeans chiari e le converse bianche.

Mi diressi in bagno per andarmi a cambiare, una volta finito uscii dalla stanza e in completo silenzio mi diressi verso il garage dove trovai il maknae, afferrò i caschi e me ne lanciò uno.

In un paio di secondi salii in sella alla mia fidata moto, che in quella settimana mi era mancata particolarmente e andammo nello stesso parco ove avevo portato Lee Hi al nostro primo appuntamento.

Parcheggiai e senza proferire parola cercammo una panchina sulla quale sederci.

Una volta trovata ci sedemmo l’uno il più distante possibile dall’altro.

Mi concentrai sui suoni notturni che solo una città come Seoul saprebbe creare, ad esempio la musica prodotta dalla console di un esperto DJ, le auto che andavano e venivano, addirittura qualche gufo.

-Hai fatto quello che dovevi?- chiese d’un tratto Zelo spezzando la mia concentrazione, annuii, non sapendo cosa dire, in quel momento mi sembrava tutto così estremamente surreale.

-Hai qualche cosa da dirmi?- con quelle parole mi prese alla sprovvista, un lungo brivido mi salì su per la schiena e il cuore prese ad impazzire fra le costole che costruivano la sua gabbia, pensai avesse scoperto di me e Yongguk ma dal suo sguardo compresi che desiderava sapere se anche io provassi qualche cosa per lui.

Anche se mi avesse posto una domanda alla quale sarebbe stato facile rispondere anche solo “no”, rimasi in silenzio, presi la testa fra le mani e mi piegai su me stessa, chiudendomi come di solito fanno i ricci, poiché spaventati dalla grandezza del mondo.

-Allora parlerò io- ancora una volta fece perdere un battito al mio cuore –vorrei, sapessi, che in quella dannata grotta, mentre mi baciavi, ho sentito qualche cosa e non riesco a spiegarmi se era repulsione perché sei un ragazzo o se…- fino a quell’altra alternativa era stato chiaro, conciso e il suo tono di voce era rimasto fermo, ma adesso notai le sue mani tremare e le sue labbra tentare di pronunciare parole di cui non capii il significato.

-Se…- lo incitai, sapevo cosa mi avrebbe detto, si sarebbe confessato e questa volta non avevo nessun luogo nel quale nascondermi, nessun altro motivo per il quale andare via, non avevo nulla con il quale proteggermi dalla valanga che tra poco mi sarebbe crollata addosso, rimasi immobile come un condannato a morte che sta per essere fucilato.

-Se solo non fossi così tanto stupido da tornare nei pressi del mio territorio quando sono insieme hai miei compagni, idiota!- non erano di certo le parole che mi ero aspettata,in poco compresi che non era stato Zelo a parlare ma qualche d’un altro, quando misi a fuoco di chi si trattava e riconobbi il timbro vocale non potei che rimanere spiazzata, era lo stesso ragazzo che aveva tentato di abusare di Lee Hi.

Di scatto mi alzai in piedi e rimasi sconcertata nel vederlo accompagnato da altri quattro, erano troppi persino per me, senza pensarci due volte mi tolsi la sciarpa con un gesto plateale, in maniera d’attirare la loro attenzione su di me e la lanciai a Junhong, sussurrandogli a denti stretti, in maniera che solo lui potesse capirmi –copriti il viso, se dovessero riconoscerti sarebbe la fine…-.

Tenni la guardi alta mentre i cinque uscivano fuori due spranghe di ferro, una catena e un paio di coltelli ben affilati.

Avevo la destrezza dalla mia, ma dovevo calcolare che loro se pur stupidi erano sempre in cinque, trattenni il respiro dopo di che feci qualche passo in dietro ed urlai a pieni polmoni –SCAPPA!- .

In seguito corsi e saltai dalla spalliera della panchina abbattendomi sul ragazzo che sfoggiava la catena, atterrandogli sopra e rompendogli il setto nasale con un pugno, mentre metabolizzava l’accaduto e sconcertato osserva il sangue colargli dal naso, lo derubai della sua arma, in seguito il capo diede l’ordine ai due con le spranghe di assalirmi.

Con un balzo all’indietro mi rimisi in piedi, mentre il primo si avvicinava mi piegai  stendendo un ginocchio e piegando l’altro evitando ogni possibile colpo e appena il primo fu vicino sferrai una frustata diretta prima alle sue ginocchia e poi alle caviglie, imprimendogli tanta forza che il ragazzo cadde agonizzante, ritirai l’arma e rotolai ancora all’indietro per guadagnare terreno e con la stessa tecnica di prima mi rimisi in piedi.

L’altro ragazzo stava urlando a squarcia gola, mentre con furia mi caricava, mi bastò evitare il fendente mirato a rompermi la testa, aggirarlo e avvolgere la catena attorno alla sua arma, poi tirai con entrambe le mani e lo feci cadere di schiena a terra,l’impatto fu tanto violento che non riuscì più a rimettersi in piedi,  afferrai l’arma che era stata avvolta dalla mia e la brandii ad una mano, caricai il penultimo  lanciandogli addosso gli oggetti che avevo per distrarlo, poi con un salto seguito da un calcio a trecento sessanta gradi gli spezzai il polso disarmando anche lui, che si piegò sulle ginocchia portandosi al petto l’altro ferito.

Mi guardai intorno notando l’assenza di Zelo e anche quella del leader di quella banda, ansimai rumorosamente per lo sforzo tranquillizzandomi, non vedendo nessun’altro nemico in giro, ma quella fu la mossa più sbagliata che potessi compiere, immediatamente fui avvolta da un braccio muscoloso e un coltellino fu poggiato sulla mia gola –ti ammazzerò bastardo, mi hai davvero rotto i coglioni, hai sbagliato e decidere di combattere, se ti fossi lasciato picchiare non mi avresti costretto a tagliarti la gola- la sua stretta era tanto salda da impedirmi di respirare, e la puzza del suo alito mi disgustò.

Chiusi gli occhi mentre aspettavo che mi sgozzasse come un animale, pregando di poter raggiungere il prima possibile i miei genitori, e pregando perché Zelo fosse già lontano da qui, poi sentii un suono sordo e il mio aggressore allentò  la sua morsa, cadendo senza forze al suolo.

Mi voltai, trovandomi d’avanti in tutta la sua altezza, Junhong, mentre fra le mani stringeva una spranga di ferro che aveva usato per tramortire quel pazzo, non sembrava terrorizzato,  pareva più che altro, che avesse sferrato quel colpo come a volerlo zittire, poiché lo aveva interrotto.

Lasciò cadere il pezzo di ferro sul prato e mi guardò – se mi piaci…- concluse la frase lasciata in sospeso –ma credo che l’averti salvato la vita e il non essere scappato come un codardo renda più concreta la seconda ipotesi- mi fisso negli occhi raggelandomi, avendo esposto il suo pensiero con freddezza e una risoluta serietà.

Avevo i capelli scompigliati che mi ricadevano sugli occhi, mentre la restante parete era attaccata al mio collo per via del sudore, il vento non fece che farmi sentire ancora più freddo e la luna illuminò la pelle candida di Zelo facendolo risplendere quasi come una stella in cielo, ma sul suo viso non c’era l’innocente sorriso dei servizi fotografici, al contrario,  quell’espressione era la stessa di qualcuno che stava facendo, come me, i conti con la nuda e cruda realtà.

Il tempo sembrò fermarsi, come se tutto avesse rallentato il suo normale corso, i suoni apparvero più lontani sempre più ,perché sapevo di non avere una via di fuga da quella situazione, ero come un topo in trappola.

-Junhong io…- non potei rispondergli che nell’aria si propagò il suono di uno sparo.

Io e il ragazzo innanzi a me, spalancammo gli occhi terrorizzati.

Fu allora che mi lasciai prendere dallo sgomento.

Fu allora che la vista mi si annebbiò per le lacrime.

Fu allora che mi chiesi… chi fra me e lui,  adesso, sarebbe caduto…

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

inizio come al solito con un infinita serie di scuse, mi dispiace per il ritardo ma come spiegato nella nota dell’ultimo capitolo di Back to Life l’estate prosciuga tutta la mia ispirazione.

Ma bando alle ciance, eccomi con l’ultimo capitolo, spero di avervi spaventate a dovere tutte quante, nell’ultima parte e spero di aver scritto un pezzo romantico fra Saejin e Yongguk, sono contenta che seguiate l mia storia spero in molte recensioni, dalle quali apprenderò i vostri pareri personali che per me come sapete contano parecchio, par cu al prossimo capitolo ^^

Rullo di tamburi poichè adesso vi posto le foto di Saejin, Ming Jee e Youra.

KIM SAEJIN

MIN JEE PARK

YOURA PARK

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Capitolo 13
*** Incubi ***


Un rivolo di sangue fluì malignamente, fuori dalla bocca di Zelo.
Il primo passo fu titubante, il secondo meno e dal terzo in poi coprii la poca distanza che ci separava velocemente.
Perché lui? 
Mi chiesi, maledicendo mentalmente il momento in cui avevo dato corda a Junhong e fossi uscita con lui.
Mi slanciai in avanti, in preda alla disperazione prima che cadesse e lo sorressi, nel momento in cui i suoi arti inferiori non sostennero più il suo peso.
In seguito gli diedi una mano a stendersi sul gelido prato, mentre dal foro che il proiettile gli aveva provocato sgorgava via la sua linfa vitale.
-Junong!- chiamai il suo nome, inutilmente, poiché sembrava già privo di vita.
Lo strinsi a me spasmodicamente, accarezzandogli i capelli che scompigliati gl'incorniciavano il pallido viso, nascondendo i suoi occhi chiusi.
-Adesso tocca a te!- mi girai di scatto nell'udire quella frase, strinsi maggiormente il corpo ormai senza vita di Junhong e urlai a pieni polmoni -ammazzami lurido bastardo!- la mia voce era straziata dal pianto e dal dolore -con piacere nipote- a quelle parole alzai lo sguardo e sentii le membra di Junhong sfaldarsi fra i miei palmi. 
-Nonno?- dissi incredula, ma sembrò che la voce non volesse venire fuori, infatti come se non mi avesse udito parlare mi puntò la pistola alla testa e nel momento stesso in cui premette il grilletto aprii gli occhi, scattando a sedere su letto della camera che condividevo con parte dei B.A.P.
Zelo che era inaspettatamente accano a me sobbalzò, spaventato da quello che era stato uno degli incubi peggiori della mia vita.
Cercai di riprendere il controllo delle mie emozioni, come impazzite.
Respiravo a fatica, il terrore di vedere Junhong morire sotto i miei occhi, viscidamente si era insinuato sotto la pelle, facendomi tremare alla sola idea che quel sogno potesse divenire reale.

Avrei voluto cingere il collo di Zelo con le mie braccia e piangere, ma mi trattenni dal farlo, poiché sarebbe stato ingiusto nei confronti di Yongguk. 
-Vieni con me- disse Zelo guardandomi con i suoi grandi occhi scuri, nei quali vi era una luce tremolante ben visibile nell'oscurità della camera.
Tirai in dietro i capelli che mi si erano incollati alla fronte, per via del sudore e scostai le coperte.
Seguii Junhong silenziosamente verso il garage, dove avremmo potuto parlare con calma.
Nell'attraversare il corridoio ricordai le scene dell'incubo e rabbrividii.
Giunti finalmente a destinazione, controllammo di non aver svegliato nessuno e ci chiudemmo la porta alle spalle.
Sentii il cuore iniziare, senza avere ancora una valida motivazione, a martellare contro la cassa toracica.
Non sapevo cosa Zelo avrebbe detto, ma potevo immaginarlo e l'idea di prendermi gioco anche dei suoi sentimenti non mi piaceva per nulla.
Eravamo in piedi l'uno di fronte all'altra, senza guardarci, immersi in un imbarazzante silenzio.
Il maknae guardava il manubrio della mia moto, che in quel momento parve anche a me la cosa più interessante di questo mondo.
Poi si portò una mano dietro la nuca e inizio a massaggiasti il collo, come a voler distendere i nervi, in seguito dischiuse le labbra ed io smisi di respirare.
-È passata una settimana... Ed io non ho fatto altro che lavorare al nostro nuovo album.. dal momento che tu eri andato via e a nessuno di noi andava di rimanere lì…- iniziò - abbiamo un nuovo stile e sembriamo molto più adulti- continuò non facendomi comprendere dove volesse arrivare tramite quel discorso - il singolo principale si chiama Angel... Parla di una ragazza che ha abbandonato il suo ragazzo...- a quel punto, non potei più sopportare la pressione e lo interruppi - cosa vuoi dirmi Junhong?- pronuncia quella frase con un tono di voce molto flebile, ma compresi che avesse carpito le mie parole, dato che posò i  suoi grandi occhi tristi su di me.
Espirò sonoramente e continuò - all'inizio pensavo che non sarei riuscito a trasmettere quel genere di sentimenti, ma da quando sei andato via ho compreso quelle parole.... Mentre cantavo avrei soltanto voluto...-.
Sperai con completasse il discorso, sarebbe stato troppo doloroso, troppo scomodo, troppo... Ingiusto.
Fu allora che capii chi fossero i veri mostri  che mi avevano tormentato nell’arco della mia adolescenza, non erano stati i ragazzi che alle superiori mi avevano picchiati e nemmeno i miei nonni, ma io, era tutta colpa mia, perché per qualche strano motivo ero in gradi di farmi odiare da tutti e tra poco anche da lui.
La testa mi girava vorticosamente a causa di quella constatazione, eppure dovevo trovare la forza di fermarlo prima che dicesse qualcosa dal quale non sarei potuta fuggire.
Probabilmente gli avrei spezzato il cuore, ma cosa importava? Quando avrebbe scoperto che ero una ragazza mi avrebbe odiato ancora di più.
-Junhong senti...- non sapevo nemmeno cosa dire, per cui iniziai senza sapere dove le mie parole mi avrebbero condotto.
-No Shin...  Non parlare- disse con voce tremante mentre si avvicinava a me.
Non mi accorsi della sua mano destra che era già accorsa ad accarezzarmi una guancia ed in seguito ad intersecarsi coi miei capelli -voglio solo...- lasciò in sospeso la frase e ormai a poco dalle mie labbra inclinò il volto di lato.


Pensai che fosse dannatamente bello, dannato come il peccato e bello come una blasfema tentazione la quale con falsa innocenza mi proponeva di tradire nuovamente Yongguk.


Sentii già il sapore delle sue labbra farsi strada nella mia bocca, memore del bacio scambiatoci nella grotta. 
Tentai di muovermi ma il mio corpo parve ignorare i miei ordini.


Sentii il suo profumo stordirmi e le ginocchia tremare.


Chiusi gli occhi, percependo già l'unione delle nostre labbra, ma un rumore improvviso ci fece separare.
-Cosa è stato?- chiese il maknae - non lo so, stavano dormendo tutti- risposi mentre benedii  mentalmente il mio salvatore.
Così mi guardai intorno alla ricerca di una possibile arma, in fine afferrai una mazza da baseball e con Zelo alle spalle posai una mano sul pomello della porta - e se fosse un ladro?- mi chiese bloccando il movimento rotatorio che mi avrebbe permesso di aprire la porta.
Mi voltai a guardarlo, stringendo maggiormente la mano attorno al manico di quell'arma improvvisata -dev'essere parecchio stupido per essere venuto qui l'unica sera in cui non eravate alla TS a provare- sussurrai la mia ipotesi prima di farmi forza e aprire nel modo più silenzioso la porta.
Le luci della casa erano completamente spente e non mi sembrò di notare nulla di strano se non per una luce intermittente che proveniva dalla stanza di Yongguk.
Richiusi la porta -c'è una strana luce nella camera da letto di Yongguk hyung- Zelo parve pensarci su qualche minuto - non ricordo tengano accesa nessuna lampada  di notte, ad Himchan hyung non piacciono le fonti di luce- mi grattai la nuca pensierosa - va bene allora io vado- aprii la porta - aspetta e se ti facesse del male? - nella sua voce c'era una reale nota di preoccupazione -tranquillo me la so cavare- sorrisi e aprii la porta.


A quel punto in punta di piedi seguita da Junhong percorremmo il corridoio a ritroso fino a giungere innanzi alla camera dalla quale proveniva quella strana luce - al tre entriamo- sussurrai, il ragazzo annuì, in seguito mimai con le labbra i numeri e al tre ci fiondammo nella camera.

Junhong accese la luce ed io brandii la mazza da baseball come una spada, ma la figura che trovammo nella camera fu qualcosa di ben peggiore di un ladro.

La ragazza che era piegata sul letto d'Himchan nel tentativo di baciarlo e al col tempo di scattare una foto era di certo una sasaeng!


-Che cosa pensi di fare!?!?- le urlai, sentendo la rabbia cresce anche perché una simile foto avrebbe spezzato il cuore di Min Jae.

- E poi chi diavolo sei!?!- tuonai, in quel momento tutti parvero svegliarsi e nel vedere una sconosciuta nella loro camera di sentirono storditi.

-No tu! Tu chi diavolo sei!!?!- rispose quella senza curarsi dell'essere stata appena scoperta.

-Non penso che sia questo l'importante- risposi furiosa -questa è violazione di domicilio! E tu sei appena stata scoperta!!- allungai una mano verso di lei - dammi il cellulare!- le dissi con un tono che non ammetteva repliche -NO! Ma chi diamine sei tu!?!?!?-.

Allungai maggiormente la mano verso di lei, divenendo più scura in volto -se non vuoi che chiami la polizia ti consiglio di darmi quel maledetto cellulare e di andare via da qui... Immediatamente!!!!-.

La ragazza dai lunghi capelli corvini ed un corto abito nero molto aderente lasciò cadere a terra il cappotto che indossava e si abbasso una spallina del vestito per poi venirmi in contro - non fare così oppa- disse in tono mieloso.

La guardai sconcertata mentre poggiava una mano sulla mia spalla - posso ripagare tutti voi per queste foto-. 

Le presi la mano e la scostai tremante per la rabbia -vattene ora...- ripetei seria trattenendo a stento il desiderio di urlare.

-Ma oppa io sono brava- si avvicinò alla mia guancia e la baciò, un brivido percorse la mia schiena e la furia prese il sopravvento.

-Brava in cosa? Ti sei infiltrata in casa di sconosciuti a scattare loro foto e ad implorare di poterti prostituire, per cosa poi?!?! Per andare dalle tue amiche e vantarti di aver dato il tuo corpo, finalmente al tuo bias, ma cosa pensi di valere se è questa la mentalità con quale vivi?-.

Sentivo gli occhi di tutti puntati su di me, ma non ero interessata alla loro opinione in quel momento.

-Come vivi con tutta quella sporcizia in corpo? Con queste idee di amori utopici ed irrealizzabili? Getti i tuoi soldi per seguire, corrompere o comprare chiunque o qualunque cosa sia inerente col tuo cantante preferito!!! Non pensi che questi comportamenti sanciscano la tua bassa autostima? Non pensi che il tuo bias soffrirebbe nel sapere che dici di amarlo ma ti prostituisci per perseguitarlo?- dissi tutto d'un fiato.


La ragazza indietreggiò e mi fisso allibita, i suoi occhi divennero lucidi e lessi sul suo volto il segno inconfondibile di un profonda tristezza. 

Pianse silenziosamente e si accasciò sul pavimento.

Mi sentii in colpa per averle detto quelle cose, avrei preferito evitare tale rudezza, ma nel toccarmi aveva fatto ribollire il sangue che mi circolava in corpo, non permettendomi in alcun modo di tenere a bada il disgusto che con rabbia le avevo scaraventato contro.


Dispiaciuta per la crudeltà con la quale l'avevo tratta, raccolsi da terra il giubbotto che si era sfilata e glielo posai sulle spalle poi con gentilezza le sussurrai all'orecchio  -per favore vieni con me-.

L’aiutai a rimettersi in piedi, dato che le tremavano le gambe e l’accompagnai all’uscita.

Una volta fuori rabbrividii per il tremendo freddo che in un attimo mi aveva avvolto.

-Perché fai questo?- le chiedi di punto in bianco – perché io lo amo- rispose velocemente con un filo di voce stringendosi nel suo cappotto – ma cosa ne puoi capire tu che sei un uomo- dopo quelle parole scoppiò nuovamente a piangere.

Avrei voluto risponderle che comprendevo perfettamente ciò che provava, perché anche io avevo provato quei sentimenti prima di entrare alla TS, ma non dissi nulla, mi sedetti accanto a lei sui gradini che portavano alla porta d’ingresso per l’appartamento, e le cinsi le spalle con un braccio.

-Forse non posso comprendere a pieno i tuoi sentimenti- mentii –ma capisco che questo è sbagliato e che tu non puoi trattare in questa maniera il tuo corpo, come merce di scambio per arrivare poi alla persona che ami- la strinsi a me –loro non sono solo degli idol, devi comprendere che sono delle persone e questi comportamenti li feriscono, come ferirebbero anche te, ti piacerebbe avere un uomo che entra in casa tua di notte e ti scatta delle foto che potrebbero distruggere la tua carriera, tutti gli sforzi che hai fatto nella tua vita per arrivare a quel punto?- smise di piangere e sospirò, poi scosse il capo.

-Sono sicuro che non ti piacerebbe e questo perché la loro vita è fatta di continui sforzi, massacranti, credi che loro non soffrano nel non poter amare, perché si sentono responsabili di ciò che le loro fan proverebbero? Cosa credi che sarebbe accaduto se non fossi stata scoperta e un domani avessi pubblicato quelle foto? Altre ragazze, come te, innamorate del loro bias, avrebbero sofferto- le spiegai con calma, mentre guardavo il cielo nuvoloso di quella gelida notte.

-Io ne sono consapevole… ma ogni volta che guardo una sua foto o che sento la sua voce vorrei poterlo avere accanto!!- le presi il mento con due dita e le alzai il viso così che mi guardasse –non è lui che devi amare, ma la sua musica, è questo ciò che loro vogliono da voi fan… per cui smettila di vendere il tuo bellissimo corpo e trova una ragazzo che ti possa amare realmente-.

Mi guardò sconsolata –hai ragione, hai dannatamente ragione, all’inizio io mi ero innamorata della loro musica perché m’infondeva forza e poi… e poi come una sciocca mi sono lasciata trascinare dalla speranza di potere essere la ragazza d’Himchan e di essere quella persona speciale che avrebbe scombussolato la sua vita, lasciando che il mio ragazzo mi odiasse e si sentisse tradito-

Ricambiò l’abbraccio e poi si alzò in piedi –grazie… grazie per avermi fatto comprendere che stavo mandando in fumo la mia vita!- sorrise e pensai che il suo volto fosse davvero stupendo –domani… anzi, adesso correrò da lui e gli chiederò scusa… ti ringrazio davvero molto… qual è il tuo nome?- mi rimisi in piedi anche io –io sono Kim Shin- mi buttò le braccia attorno al collo un ultima volta –grazie di cuore Kim Shin-  appena si allontanò scappò via, nella notte, sotto la neve che stava, proprio in quel momento, iniziando a calare su Seoul.

Rientrai in casa, trovando dietro la porta il gruppo al completo, che a quel che pareva aveva appena finito di ascoltare la mia conversazione con quella ragazza.

-Certo che ogni volta che parlo con una ragazza voi siete nei paraggi- scherzai facendo scoppiare tutti a ridere in una fragorosamente –di certo hai ragione- ridacchiò Daehyun –ma tutto ciò che hai detto è stato davvero molto bello- continuò Youngjae.

E dopo un abbraccio di gruppo ce ne tornammo tutti a letto, poiché il giorno successivo sarebbe stato davvero duro per tutti quanti, già stremati dai continui allenamenti che stavano sostenendo per prepararsi al debutto del loro nuovo album.

Come mi aspettavo, alzarsi il mattino successivo fu davvero tremendo, corsi in bagno per lavarmi certa che tutti si stessero godendo la colazione e che come al solito ero stata l’ultima ad alzarmi.

Mi chiusi la porta alle spalle e corsi verso la doccia, ma alla velocità con la quale andavo non mi accorsi che il pavimento era bagnato e scivolai andando a sbattere contro qualche cosa.

Quando riaprii gli occhi la superficie sulla quale mi trovavo non pareva affatto il pavimento ma bensì il corpo nudo e completamente bagnato di Daehyun, entrambi ci guardammo con gli occhi spalancati e alla fine gli urali contro –oh mio dio sei tutto nudo!! Ma che ti salta in mente, vestiti- mi scostai da lui e gli diedi le spalle, senza guardarlo.

Avevo il volto completa mente in fiamme –sei un ragazzo per l’amor del cielo, come può scandalizzarti tanto  per il mio corpo e poi ti faccio notare che sei tu ad essere entrato in bagno senza annunciarti, proprio mentre uscivo dalla doccia-.

Iniziai a scusarmi così tante volta che ne persi il conto –non dirmi che sei omofobo?- alzai la testa ma non osai minimamente voltarmi per guardarlo –no che non lo sono!- risposi velocemente -ne sei sicuro?- appena disse quella frase sentii il suo corpo inumidire la mia schiena poiché mi stava abbracciando –Daehyung hyung, che diavolo pensi di fare?!?!- scattai in piedi allontanandomi da lui e lanciandogli addosso un accappatoio –non mi piacciono questo genere di scherzi!!!!- dissi sconvolta e con il cuore, non ancora  ripresosi dalla corsa che Zelo gli aveva fatto fare questa notte, che riprendeva a battere rapidamente.

-Hai ragione  perdonami, ma sei così esilarante quando ti arrabbi- rise per poi uscire dal bagno, non prima che gli avessi tirato un’altra asciugamano addosso –ti odio hyung!!-.

Chiusi la porta a chiave per evitare altri incontri di quel genere, e mi lavai velocemente, appena ebbi finito corsi in cucina per consumare la colazione e vi trovai Yongguk che mi sorrise –sei stato bravo ieri sera, se mai avrai un gruppo…- si avvicinò posandomi una mano sulla spalla –sarai un ottimo leader- concluse, lasciandomi un rapido e leggiadro bacio sulle labbra, così prima che uscisse dalla stanza lo fermai –ti va di andare insieme alla TS oggi?- il suo sorriso divenne ancora più grande e come suo solito gengivale, poi annuì –vado a prendere la giacca- persi le mie cose e lo aspettai in garage.

-Eccomi ho avvisato gli altri che noi andavamo via prima- disse chiudendosi la porta che collegava il garage all’appartamento.

Gli diedi il casco ed una volta pronti partii, andavo ad una velocità moderata, poiché la strada era leggermente ricoperta dalla neve che avevo visto cadere qualche ora prima.

Le strade di Seoul quella mattina erano particolarmente trafficate, naturalmente una volta finite le ferie tutti ritornavano a lavoro, così la città si riempiva nuovamente.

Mentre guidavo tranquillamente una limousine nera mi passò affianco, così incuriosita guardai attraverso i finestrini che erano abbassati poiché una mano sosteneva un sigaro, ma ciò che vidi fu tremendo, l’inizio di un nuovo incubo.

Fu un solo attimo ed i nostri sguardi si incrociarono, sapevo che non poteva riconoscermi perché avevo un casco integrale e con visiera oscurata, ma temetti comunque che questo accadesse.

Mi ero distratta solo per un attimo, ma era bastato per farmi cambiare corsia sentii le mani di Yongguk allungarsi e giungere sul manubrio che torse, salvandoci da uno scontro diretto con un’altra auto, frenai velocemente e scesi dalla moto, togliendomi il casco che non mi faceva respirare.

-Cosa ti è successo, saremmo potuti morire!?!- urlò Yongguk , pensai che sarebbe stato meglio la morte, perché avevo come il presentimento che lui fosse a Seoul proprio per me, me ne ero completamente dimenticata, ma l’ordine di restrizione che lo aveva tenuto lontano da me in quegli anni, proprio in quel periodo sarebbe scaduto.

-Shin posso sapere cosa ti è preso?- Yongguk mi abbracciò preoccupato, sicuramente la mia espressione sconcertato non lo stava tranquillizzando – lui è qui…-  scoppiai in lacrime.

Non ero ancora riuscita a debuttare e lui adesso avrebbe rovinato tutto, rivelando la verità sudi me al mio posto.

L’aria sembrava non soddisfare i miei polmoni, sembrava sempre meno e l’abbraccio di Yongguk l’unica cosa che mi desse la possibilità di reggermi ancora sulle mie gambe, non volevo crederci, non potevo crederci, mancava così poco ai miei diciotto anni, tra poco sarei stata maggiorenne e avrei potuto scegliere per me ed invece lui era sicuramente tornato per rovinarmi la vita finché gli era possibile.

Mi abbandonai alle braccia di Bang e sussurrai tremante –mio nonno è qui… ed è venuto…per me-.

 


ANGOLO DELL’AUTRICE:

No non mi scuserò per il ritardo altrimenti perderete così tanto tempo a leggere le mie scuse che ci mettere di più a far questo che a leggere il capitolo.

Spero sia abbastanza lungo e soprattutto spero le la scena con Daehyun sia abbastanza esilarante, ma tralasciando questo, il tentativo fallito di Jelloh di confessarsi e la sasaeng che entra in casa B.A.P. come penso vi sarete accorte ch: il punto focale è il ritorno del nonno di Saejin, chissà cosa accadrà adesso che lui è qui e chissà cosa vuole dalla nipote, naturalmente lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Adesso passiamo a questioni ben più importanti I NOSTRI ADORATI RAGAZZI SONO IN GARA PER GLI EMA DI QUESTA ANNO QUINDI: VOTATE, VOTATE,VOTATEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Metto qui il link della pagina dove potrete votare, io personalmente ci passo almeno un ora dato che penso non ci sia un limite di volte al giorno in cui si può votare, per cui impegnatevi e votate tutte le volte che vi sarà possibile.

Combattiamo per i nostri BADMAN e per la loro musica!!!!!!!!   http://tv.mtvema.com/vote#cat=worldwide-act

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Capitolo 14
*** La proposta ***


Il cuore continuò a battere ancora all’impazzata durante il tragitto che ci distanziava dall’agenzia, Yongguk aveva tentato di calmarmi ma la cosa non gli era riuscita per nulla.

Non riuscivo ad immaginare altra ragione per la quale mio nonno sarebbe dovuto venire a Seoul se non per me, avrei preferito vivere nell’ignoranza finchè non me lo fossi trovata di fronte, che aspettare con le mani legate in attesa di una sua mossa, con lui tutto sembrava ridursi a una partita di scacchi in cui la fortuna non aiuta, ma solo l’astuzia può salvare le vite dei propri pezzi.

Tremavo al solo pensiero di dover lasciare tutto quello che in quei pochi mesi mi ero ritrovata a stringere frale mani, due settimane dannazione, solo due settimane e il 29 gennaio sarebbe arrivato e con lui i miei diciotto anni e l’assoluta libertà da ogni vincolo che potrei mai aver avuto con un mostro simile.

Invece quella dannata ordinanza era scaduta troppo presto, quattro anni non bastavano a farmi dimenticare le percosse, gli insulti le notti gelide passate in quello sgabuzzino senza riscaldamento e dove a malapena c’era un letto e una scrivania.

Non avevo nessuno e nessuno avrei mai avuto se fossi rimasta con lui, invece ora che avevo tutto lui me lo avrebbe portato via ed io non potevo sopportarlo.

Arrivammo alla TS in poco, aveva guidato Yongguk poiché conscio del rischio che avremmo corso se dopo una notizia simile mi fossi rimessa al volante.

Scesi dalla moto e non ebbi nemmeno il tempo di sfilarmi il casco che le gambe mi cedettero, Bang mi afferrò al volo mettendomi un braccio intorno al fianco e stringendo spaventato.

Le forze erano come scomparse, non mi ero nemmeno resa conto che, in quei dieci minuti in cui avevamo percorso il tragitto che ci distanziava dall’agenzia, la mia mente aveva già creato un immagine di quello che sarebbe potuto essere il mio futuro se solo mio nonno mi avesse portato via.

E il terrore era divenuto tutt’uno con la mia carne, col mio respiro affannato ed anche con le lacrime che silenziose ed amare mi rigavano il volto.

-Tranquillo Shin troveremo una soluzione- Bang riprese a consolarmi, ma le sue preoccupazioni non facevano altro che ferirmi ancora di più, poiché a breve le avrei perse tutte.

Tirai su col naso e strinsi i pugni appellandomi alla poca forza che ancora non si era separata da me, lasciai le braccia di Yongguk, che fino ad allora mi erano sembrate il miglior nascondiglio –no hyung! Io troverò una soluzione , non mi farò più maltrattare da quell’uomo, e poi non ha ancora il mio affidamento!-.

Cercai in me anche solo una briciola di sicurezza, ma miseramente non ne trovai, eppure sapevo che avrei potuto o meglio dovuto contare solo su me stessa, quella che stava per iniziare sarebbe stata una guerra senza esclusioni di colpi e sapevo perfettamente che mio nonno era abilissimo a mirare al cuore.

La giornata trascorse lentamente, non riuscivo a concentrami bene su quello che facevo, non cercavo nemmeno delle scuse per discolparmi, chiedevo scusa e ritentavo il passo di una coreografia oppure ripetevo una canzone fino allo sfinimento, il mio istruttore di canto mi chiese anche se avevo scritto un altro pezzo della canzone che sarebbe stata il mio primo singolo ma gli dissi che me ne ero dimenticata e che al più presto avrei provveduto.

Youra ancora non sapeva nulla della sconcertante verità che avevo appreso giusto quella mattina e che ancora non riuscivo a metabolizzare, se lo avesse saputo di certo avrebbe provato a mettersi in mezzo per proteggermi come quando eravamo bambine, ma quello non era un gioco dal quale ne sarebbe potuta uscire indenne, e io non volevo che nessuno delle persone che ora amavo si facesse male.

Raccolsi le mie cose e le sistemai in borsa poi, andai a farmi una doccia veloce negli spogliatoi prima che i B.A.P. finissero i loro allenamenti.

Mentre l’acqua mi bagnava il corpo con innumerevoli goccioline il mio cuore prese a battere all’impazzata, sentii il respiro spezzarsi, annaspai, la testa mi girava vorticosamente, tentai di trovare un appiglio ma caddi sul pavimento della doccia , mi portai una mano sul petto.

Quello era un attacco di panico, non ne avevo un da almeno tre anni, la sensazione di soffocare e il petto che fa male, i polmoni che bruciano e la vista che si scurisce, tentai di calmarmi, sapevo gestire l’ansia e quello non era proprio il momento di ritardare la mia uscita dagli spogliatoi maschili, a fatica mi rimisi in piedi, aprii l’anta del box doccia ed allungai la mano per prendere l’accappatoio, facendo dei movimenti alla cieca  –aspetta te lo passo io- sentii la voce di Jong up mi colse alla sprovvista tanto che per un attimo temetti che i timpani mi esplodessero, strinsi l’accappatoio che mi aveva appena passato e o indossai velocemente coprendo quanto più possibile del mio corpo, poi uscii dalla doccia.

-Stai già andando via?- annui completamente rossa in volto –non devi essere in imbarazzo- rise notando le mie goti purpuree, stavo per inchinarmi quando ragiona sul fatto che probabilmente si sarebbe potuto allargare lo scollo dell’accappatoio e mostrare zone del mio corpo che nemmeno avrei dovuto avere.

Iniziò a spogliarsi e per poco non svenni nel vedere i suoi formidabili addominali –io devo andare, sussurrai per poi scomparire nella zona in cui si trovavano gli armadietti –aspetta potresti mettere questi nella mia borsa?- mi passò tutto ciò che aveva indosso, ma fortunatamente evitò di togliersi i boxer.

Non sapevo dove nascondermi l’imbarazzo era così tanto che avrei preferito divenire invisibile, eppure sapevo che nessun Dio di nessuna religione avrebbe mai esaudito quel mio desiderio.

Mi voltai di spalle e corsi via, misi a posto la tuta del main dancer e mi cambiai velocemente prima che arrivasse qualche altro.

Chiusi la cerniera del giubbotto, inviai un messaggio a Yongguk nel quale gli dicevo di non riuscire ancora a guidare e che avrei fatto un po’ tardi quella sera poiché avevo voglia di starmene da sola, poi riposi il cellulare in tasca.

Seoul quella sera era ricoperta da un soffice strato di neve e il freddo pareva volermi gelare le ossa, camminai con le mani in tasca quando da un vicolo della grande metropoli non sentii un urlo.

Cambiai subito direzione e raggiunsi il punto dal quale avevo sentito quella richiesta d’aiuto ad aspettarmi c’erano degli uomini in completo nero.

-Bene bene, non smetti mai di correre in aiuto del prossimo vero Saejin- quella cupa voce mi mise letteralmente i brividi, mi ci volle un solo istante per comprendere che quella in cui ero finita non era un situazione in cui sarei stata l’eroina di turno ma la vittima.

Dal buio del vicolo emerse la tozza immagine di mio nonno, mentre stringeva fra i denti come suo solito un costoso sigaro –sono anni che non ci vediamo nipote- indietreggiai di qualche passo giusto per rendermi conto della situazione ma andai a sbattere contro qualcuno, ero ormai circondata dai suoi uomini.

-Credi di spaventarmi?- una risata che mi gelò i sangue nelle vene si espanse in tutto quel sudicio vicolo, unico spettatore di quello che da li a breve sarebbe accaduto.

-Cara, stupida Saejin, sei davvero un’ingenua come tua madre, io non voglio spaventarti io so che in questo momento tu sei già terrorizzata, sbrighiamoci e diamo un finale a questa faccenda nipote- le nuvolette bianche che formava mentre parlava si dissolsero lentamente come ogni mia speranza in quel momento.

Strinsi i pugni in attesa di una sua mossa – anche se fosse?- urlai in seguito –avere paura non farà altro che rendermi più feroce nei tuoi confronti proprio come la belva che credi che io sia, infatti è così che mi hai cresciuto per tre anni!- vomitai quelle parole in preda alla rabbia.

Lui rise nuovamente –e cosa pensi di essere se non un animale feroce? Pensi di essere una cantante, una ballerina o un Idol eh Saejin?- fino ad allora era sembrato calmo, ma quando gli avevo dimostrato che la paura per me non era un problema, sembrava che si fosse innervosito –Sciocca!- urlò –tu non sarai mai nulla, anzi da oggi dato che verrai con me forse potresti anche essermi anche utile, ma non illuderti che tu abbia un qualche minimo valore!-.

Per quanto crudeli potessero essere le sue parole, io sapevo quello che valevo e quelle semplici sillabe non mi avrebbero scalfito minimamente.

Alzai il capo e piantai il mio sguardo nei suoi occhi –io non ti seguirò affatto!- risposi quasi ringhiando –oh ma certo che lo farai, fece un cenno e i sei uomini che mi circondavano fecero qualche passo in avanti a stringere il cerchio, poi con un altro cenno gli fece fermare –pensi che loro mi spaventino?! Se mi torcerai anche solo un capello l’ordinanza rientrerebbe in vigore e questa volta sarebbe permanente e il tuo piano di vendicare su di me quelle che credi siano le colpe dei miei genitori non ti sarà più possibile- lui scosse il capo –ti pare che queste persone qui presenti siano me? E poi credi realmente che ti lascerei andare dalla polizia così da potermi denunciare ancora una volta, non commetterò due volte lo stesso errore- sentii che il momento in cui i suoi sottoposti mi avrebbero attaccato era vicino, infatti poco ci volle perché mi si avventassero contro dopo l’ordine di mio nonno.

Al primo che mi arrivò alle spalle tirai una gomitata nel fianco e poi dopo che mi fui girata gli ruppi il naso con un pugno, un altro tentò di mettermi le mani al collo, ma gli presi i polsi e lo tirai verso di me per poi rifilargli tre potenti ginocchiate all’altezza delle sue parti intime.

Per il terzo mi bastarono due calci diretti alle sue rotule per farlo cadere a terra, il quarto ed il quinto mi attaccarono contemporaneamente, aspettai che fossero abbastanza vicini poi evitai i loro colpi che presero l’uno l’altro.

Infine rimaneva il sesto che mi prese alle spalle bloccandomi le braccia, con due tallonate gli ruppi il collo del piede e mi liberai anche da lui.

Guardai quei poveracci mentre in preda al dolore si contorcevano sul freddo asfalto.

Ad un tratto sentii mio nonno applaudire –una forma fisica invidiabile di certo! ma per quanto tu creda di esserti liberata di me in questi anni io invece ti sono sempre rimasto vicino, più di quanto tu possa immaginare! Fatto sta che sapevo perfettamente che non ti saresti lasciata catturare così facilmente, con te non serve arrivare alle mani basta infierire su ciò che ami non è cosi Shin?- sgranai gli occhi, allora per quanto in quell’arco di tempo avevo creduto di essermi liberata della sua presenza lui invece mi aveva sempre fatto seguire e controllare.

-So che non puoi rivelare ai tuoi cari amichetti di essere una ragazza altrimenti gli perderesti, ma quanto pensi che io sia stupido se credi che non andrò a dire tutta la verità ai tuoi nuovi amici a meno che tu non venga con me?-.

Quel momento da entrambi tanto atteso era finalmente arrivato, aveva giocato il suo asso nella manica, ed io contro quella mossa nulla avrei mai potuto ribattere.

-Uno di loro ti porterà all’hotel nel quale alloggio, non voglio che della feccia come te si sieda al mio fianco- detto ciò si voltò e andò via, il primo dei sei che riuscì ad alzarsi mi disse di seguirlo e prendemmo un taxi.

In poco tempo fummo innanzi al Conrad si Seoul, un lussuoso hotel, ci dirigemmo alla reception, l’uomo si fece dare un paio di chiavi e poi salimmo in ascensore, non prestai attenzione ai dettagli che mi circondavano speravo solo di avere la possibilità di chiamare Yongguk e dirgli di non preoccuparsi.

Appena raggiunta la camera fui spinta dentro, fui velocemente perquisita e il cellulare mi fu sequestrato, guardai con rancore quell’uomo che per un attimo tremò, poi impassibile andò via.

-Siediti Saejin- la voce dell’artefice di tutto quello che stavo vivendo mi ridestò come da un sogno, o meglio da un incubo eppure constatai che tutto quello era dannatamente vero.

-Dobbiamo parlare- mi sedetti innanzi a lui –tu ti sposerai- lo guardai completamente esterrefatta –tu sei pazzo!!- risposi rapidamente –sposerai il figlio del direttore di un’azienda estera con la quale intendo collaborare, così dopo l’unione fra voi due potremo fondere le due agenzie senza più problemi- sbuffai –non viviamo nel medioevo e la tua dannata agenzia non è un impero o un regno da unificare con un altro e poi sono ancora minorenne- mi sorrise –ricorda che lo sarai ancora per poco e poi se ti sottrai al matrimonio io distruggerò tutti coloro a cui ai voluto bene e darò la colpa di quello che accadrà loro solamente a te, per cui sta al tuo posto, dovresti essermi grata invece, ti sto rendendo più ricca di quanto tu non possa mai immaginare- affondai le unghie nei braccioli della poltrona sulla quale ero seduta – pensi che essere ricca sia il mio scopo?- dissi velocemente – sei uguale a quella sgualdrina di tua madre, i soldi sono l’unica cosa che t’interessano- mi alzai dalla poltrona e gli andai in faccia prendendolo per il colletto della sua camicia –non osare insultare mia madre- si dipinse sul volto un ghigno sadico –ho detto che devi stare al tuo posto feccia- lo lasciai immediatamente per poi prendere a camminare su e giù per la camera -domani incontrerai quel ragazzo e suo padre a pranzo- poi si alzò e si diresse verso la porta –non trovi che questa vista sia paradisiaca?- guardai fuori dal vetro che ricopriva gran parte della parete innanzi al letto –per un animale in gabbia, anche l’inferno può divenire il paradiso se si trova al di là delle sbarre che lo rinchiudono- a quelle parole rise –domani mattina verrai resa presentabile vedi di andare subito a letto, ah non ti affannare a cercare una via d’uscita, non ce ne sono, qualunque cosa tu faccia io la saprò- infine uscì.

Mi gettai sul letto stremata da tutto quello che mi stava capitando, iniziai a pregare che tutti coloro a cui volevo bene non si stessero preoccupando per me, sicuramente mio nonno aveva trovato una soluzione anche per quello, il letto per lo meno era confortevole e la stanchezza in breve prese il sopravvento anche sulle lacrime e sulla paura di non rivedere mai più Yongguk o Junhong.

La porta della camera si spalancò ed entrarono delle donne piene di valige, fu letteralmente gettata giù dal letto, fui costretta ad entrare nella vasca da bagno, quando osservarono le bende che mi appiattivano il seno inorridirono, come se avessi appena ucciso lo stile e quindi commesso un reato con pena di morte.

Versarono Sali minerali e oli profumati nell’acqua e poi mi dissero di lavarmi, in seguito mi gettarono su letto e fra atroci sofferenze mi tolsero qualsiasi pelo da loro ritenuto fuori posto.

Manicure, pedicure, trattamenti al viso e tanto altri si susseguirono, addirittura mi attaccarono delle extenshion, infine indossai numerosi gioielli costosi, tacchi vertiginosi ed un tubino blu aderente per i miei gusti sin troppo corto, da sopra una pelliccia bianca che sperai sinceramente essere finta.

Quei trattamenti erano durati quasi tutta la mattinata togliendomi la possibilità di riflettere su quanto sarebbe avvenuto da li a breve.

Quando fui pronta un degli uomini di mio nonno mi accompagnò al ristorante dell’hotel dove mi disse che lui e le persone che avrei incontrato si trovarono già, camminai lentamente, più che altro per paura di cadere da quelle scarpe, mio nonno m’indicò e i due uomini seduti con lui al tavolo si girarono il più giovane fece un cenno con la mano a mio nonno che non compresi poi si alzò in piedi e mi venne incontro –Kim Saejin? Sei ancora più bella di come vostro nonno vi aveva descritto- sorrisi gentilmente –io sono Hyunbin-.

Era un ragazzo di almeno ventisei anni, con un viso ben definito gli zigomi alti e i capelli ben tagliati, era molto alto e magro, i suoi movimenti erano estremamente eleganti e i gli abiti che indossava sembravano essere stati creati solo per lui e per esaltarne la bellezza, mi guardò con degli occhi scuri che mi fecero tremare le gambe, poi si chinò all’altezza del mio orecchio per sussurrare –spero che accetterai al più presto un invito nella mia camera,vorrei passare con te molto tempo- mi sfiorò un fianco facendomi rabbrividire, infine mi sorrise gentilmente come se ciò che mi avesse appena detto era anche solo lontanamente normale e ci sedemmo al tavolo.

Mentre mi scostava la sedia pensai a tutti coloro che amavo e mi dissi che tutto quello che stavo facendo o che avrei fatto sarebbe stato solo per proteggere loro.

 

 ANGOLO DELL’AUTRICE:

Mi dispiace per il grosso ritardo, purtroppo a causa della scuola non ho molto tempo per scrivere e appena sono iniziate le vacanze ho avuto molto altro da fare e quando ero libera ho preferito riposare, esco anche da un lungo periodo di blocco poiché non avevo per nulla ispirazione ma la cosa importante e che sono tornata ^^ anzi che Saejin è tornata o forse dovrei dire che è andata, cosa ne pensate di questo Hyunbin? Non ho molto tempo infatti devo scappare per chi non sapesse chi è cerchi l’attore principale della serie Secert Garden, che è un k drama, il suo nome d’arte è proprio Hyunbin, mi piace molto come è nella serie tv magari sul prossimo capitolo posterò una sua foto.

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Capitolo 15
*** In due ***


-Davvero un ottimo pranzo, Signor Kim- disse Hyun Bin, appena ebbe finito di gustare il suo dessert.
-Le dispiace se porto via vostra nipote? Vorrei fare conoscenza- continuò pulendosi gli angoli della bocca con un fazzoletto di stoffa bianca.

Quelle parole mi fecero tremare e sperai che quel dannato uomo che genericamente si poteva definire mio nonno declinasse l'offerta.
-Ottima idea, figliolo- aggiunse il padre del ragazzo in modo tale da rendere, la proposta appena fatta, irrifiutabile .

-Allora noi andiamo- disse infine Hyun Bin che dopo essersi alzato mi tese la sua mano destra, che sotto lo sguardo di mio nonno dovetti stringere per poi accennare ad un falso sorriso.
-Mi prenderò cura di lei come di un prezioso gioiello- disse in un tono tanto mieloso che desiderai vomitargli in faccia tutto il disprezzo che provavo per quella situazione.

Infine salutammo i due capi d'azienda e ci allontanammo da quella che identificai come la mia safe zone. 

Camminammo fino a giungere nell'atrio dell'hotel poi il ragazzo al mio fianco si bloccò -dovresti cambiarti, vorrei fare un giro in moto, a meno che tu non abbia paura dell’alta velocità- assottigliai lo sguardo -certo che no, aspettami qui farò in cinque minuti- risposi prontamente, non sapevo dove voleva andare a parare con quel “a meno che tu non abbia paura” ma non m’interessava più di tanto.

Appena entrai in camera mi lanciai sul letto, il petto mi doleva terribilmente ed il solo pensiero di aver dovuto abbandonare nuovamente Yongguk mi tormentava in maniera indescrivibile, probabilmente mio nonno aveva trovato già una scusa con la quale giustificare la mia assenza o la mia totale scomparsa dalla lista dei nuovi talenti della TS.

Innanzi a tutto questo, per quanto avessi sempre pensato di essere forte, mi ritrovai scossa dai singhiozzi come una bambina, che rannicchiata in posizione fetale, pensava a quanto il cantante che per anni aveva seguito ora stava soffrendo a causa sua, probabilmente in quel momento mi stava odiando, eppure pensai che magari quella rabbia l’avrebbe riversata nel lavoro in modo tale da smettere di pensare a me, ma quello non era l’unico problema, la situazione con Junhong che per tempo avevo cercato d’ignorare e fuggire non era di certo delle migliori.

Fui presa dalla nostalgia e come un unico e lungo film rividi tutti quei felici momenti, ripensai alle sfide tra me e Zelo che non vedevano quasi mai un vincitore, oppure all’incontro con Min Jae, o al bacio con un G-Dragon completamente ubriaco, per non parlare dell’appuntamento con Lee Hi al quale avevo dovuto partecipare a causa di Daehyun.

Riemersero anche tutti i momenti più dolci, come sulla ruota panoramica quando Yongguk mi baciò per la prima volta o quando baciai Zelo mentre rischiava di morire assiderato a causa di un insensata gelosia nei confronti di Youra, la stessa ragazza che era divenuta la mia personale coreografa, la stessa che mi aveva aspettato per anni dopo che i miei genitori erano morti ed io ero andata via dalla casa situata proprio di fronte alla sua, la stessa ragazza che era rimasta la mia migliore amica senza cambiare nel corso del tempo.

Quelli erano stati sicuramente i mesi migliori della mia vita ed anche se avevo vissuto istanti di profonda tristezza, come quando avevo dovuto ignorare i sentimenti di Zelo o scusarmi per il dolore causato a Yongguk con la mia decisione di visitare per la prima volta la tomba dei miei genitori, anche in quegli istanti avevo sperato che tutto questo non avesse fine.

Avevo superato molte difficoltà così da poter essere sempre più vicina al mio debutto,  mi ero sentita così viva da non poter credere che tutto ciò che stavo affrontando potesse essere la realtà, eppure come sempre mio nonno aveva atteso il momento perfetto per privarmi nuovamente della felicità, per impedirmi di realizzare i miei sogni e quelli di suo figlio e sua moglie.

Come avrei vissuto senza tutti loro?

Come potevo andare avanti senza quelli che erano divenuti i miei più cari amici?

Eppure probabilmente quando avrebbero scoperto che ero una ragazza in ogni caso non li avrei più avuti al mio fianco.

Respirai lentamente mentre mi tiravo su contro voglia, mi asciugai le lacrime e velocemente indossai un maglione, jeans e scarpe basse, mi sembrava di vivere un incubo, che probabilmente non avrebbe mai avuto fine.

Uscii in corridoio e mi diressi verso le scale che portavano nell’atrio, mentre le scendevo, osservai la longilinea figura di Hyun Bin risaltare fra tutte le altre, sembrava ignorare tutta la gente che fosse li presente, appariva come circondato da un alone di mistero, concentrato su argomenti che solo lui conosceva, al di sopra di tutti gli altri, odiavo quella sua aria di superiorità.

Guardandolo più attentamente non potei negare che fosse un bell’uomo,  gli abiti che indossava con tanta eleganza, parevano come se gli fossero stata dipinti indosso, l'eleganza dei suoi movimenti e la bellezza dei suoi tratti ormai adulti mi lasciarono interdetta per qualche attimo, eppure non avevo interesse nel conoscerlo meglio né tanto meno desideravo sposarlo.

 Hyun Bin non mi piaceva affatto e anche se i suoi falsi sorrisi da innocente accalappiatore di ingenue vergini avrebbero steso qualunque donna, io non avevo spazio nel mio cuore per un altro uomo, sopra tutto per uno come lui, se fosse stata solo la bellezza ad attrarmi ora probabilmente non sarei invischiata in una relazione apparentemente omosessuale e concretamente clandestina con un famoso cantante. 
Eppure se quella fino ad ora era stata la mia realtà, Hyun Bin sarebbe divenuto, contro la mia volontà, mio marito e a quella constatazione realizzai  con disprezzo, che l 'amore, in quell’unione forzata, sarebbe stato il grande assente e avrei dovuto vivere la mia vita come la finta sposa di uno dei CEO più importanti di tutta la Corea, sopportando magari i suoi continui tradimenti, conscia di aver abbandonato i miei sogni per vivere una vita che non desideravo.

Mi sorrise gentilmente e mi porse il braccio che mi vidi costretta ad afferrare, c’incamminammo verso l’uscita e appena fuori notai una moto di colore giallo rifinita in alcuni punti di nero, probabilmente quel gioiello d’alta tecnologia costava quasi quanto una Ferrari, in seguito dal taschino della sua giacca uscì una chiave - che ne pensi ti piace?- innanzi a tanta bellezza non potei mentire – è fantastica- risposi con un filo di voce –ti va di guidarla?- mi girai di scatto –cosa? Davvero?- un ragazzo ci raggiunse porgendoci due caschi integrali di colore nero – certo, sembra che tu non veda l’ora- mi porse le chiavi –dai non fare complimenti, sai come guidarla?- allungai titubante una mano verso le chiavi della moto –si, ne avevo una- dissi con amarezza, ricordando il regalo del direttore – ma ora non ho più la possibilità di guidarla- altri ricordi, altri momenti trascorsi con Yongguk, altro dolore si accumulò all’interno del mio cuore.

-Allora tieni- mi prese la mano e mi diede le chiavi della moto , sorridendomi in maniera tale da scoprire i suoi denti perfettamente bianchi – oggi non c’è nemmeno ghiaccio sulle strade principali, c’è un centro commerciale di proprietà della mia famiglia non lontano, sul manubrio vi è uno schermo che t’indicherà la strada da seguire- ci avvicinammo al veicolo e vi salii –fammi vedere quanto sei brava- mi sussurrò in un orecchio, il suo caldo alito mi provocò un brivido che percorse per intero il mio corpo, inseguito indossammo il casco, attaccati al manubrio vi erano un paio di guanti in pelle, li usai per avvolgermi le mani già infreddolite, notando con piacere che erano felpati.

Misi le mani sul volante mentre Hyun Bin con estrema gentilezza mi cinse i fianchi, a quel punto mi trovai costretta a ringraziare il casco per aver nascosto le mie goti in fiamme.

Cercai di non pensare a lui, inserii la chiave nell’apposita fessura ed il quadro s’illuminò, feci un profondo respiro e ruotai l’acceleratore in avanti, lo feci tre volte e il suono del potente motore mi fece sentire nuovamente libera, alzai il piede da terra e partii.

 

-AAAAAAAAH OH MIO DIO FERMATI!!!!!!!!!- ero partita solo da qualche minuto, che la mia guida spericolata, intenzionata a provocargli un infarto così da non doverlo sposare, stava già facendo l'effetto desiderato.
Sentivo che si stringeva convulsamente a me, in preda ad un terrore che sapevo non avrebbe dimenticato facilmente.
Cercavo di non ridere sguaiatamente per non distrarmi troppo dalla guida, correre mi faceva sentire nuovamente libera, libera dal guinzaglio che mio nonno desiderava che indossassi, di certo sarebbe stato un bell’anello di fidanzamento e poi una pregiata fede in oro, ma cosa poteva importarmi, per quanto mi reputasse una persona avara ed intenzionata solo a portargli via il suo denaro, io mi conoscevo perfettamente e sapevo che non era assolutamente così, non potevo fare nulla per cambiare quella situazione, e non vedevo via di fuga da quell’inferno.

Aumentai ancora la velocità, sentendo l’altro dietro di me pregare chissà quale Dio, e allora mi chiesi a chi io mi dovessi rivolgere per poter tornare alla TS e riabbracciare Yongguk; in seguito cercai di calmarmi, appena pensai a lui tutta la rabbia fluì via e un alone malinconico mi avvelenò il cuore, rallentai e per il resto del tragitto cercai di non terrorizzare nuovamente il passeggiero dietro di me.

Arrivati al centro commerciale cercai un parcheggio e posteggiai, appena mi fermai l'uomo che era con me scese dalla moto e si piego su se stesso, poi si tolse il casco e annaspò in cerca d'aria.
Il suo viso era completamente rosso, poi si giro nella mia direzione e mi guardò trovo, si era appena ripreso e senza troppi indugi venne verso di me -TU!!- esordì spaventandomi.
Poi mi mise le mani sulle spalle -sei completamente pazza!-continuò aumentando quella presa sino a farmi male -non osare mai più!!!- poi sorrise e sembrò calmarsi di colpo -non voglio morire senza aver avuto una moglie come te, trovo molto eccitante le tue capacità di guida-.
Stentavo a credere che mi avesse detto una cosa simile, ma per avvalorare queste sue parole mi portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli e mi baciò l'angolo destro delle mie labbra.
Poi si allontanò incamminandosi verso l'ingresso del centro commerciale, con un piccolo ghigno disegnato sul volto. 
Il leggero vento di metà Gennaio mi accarezzò i finti capelli, in seguito mi accorsi di essere arrossita per l'imbarazzo.


Strinsi le mani in due pugni, con tanta forza che le nocche divennero più chiare, quelle labbra non appartenevano a Yongguk e il solo pensiero di averlo già tradito baciando Junhong mi faceva letteralmente infuriare.
Hyun Bin era molto più avanti di me è così potei osservare la sua ampia schiena, le sue lunghe gambe e quei lucidi e morbidi capelli corvini che ridefinivano il suo volto che per i tre quarti era rivolto verso di me, mi fece cenno di seguirlo e così feci.

L’interno del centro commerciale era parecchio ampio, innumerevoli vetrine si susseguivano ed una dopo l’altra esponevano lussuosa merce, illuminate da colorati led che sembravano far risplendere quei costosi oggetti.

Vi erano più piani e un enorme atrio, sopra il mio capo un lucernario sorretto da innumerevoli travi in ferro, lo spettacolo che creava era incredibile, il cielo che già si avvicinava all’imbrunire non faceva che rendere quel momento ancora più particolare.

-Seguimi- sussurrò Hyun Bin guardandosi intorno con fare circospetto, poi ci addentrammo in uno dei negozi, chiamò una delle commesse, la quale sgranò gli occhi e prese ad inchinarsi senza sosta.

Sbuffai infastidita dal comportamento della ragazza e soprattutto perché probabilmente a Hyun Bin non interessava se quella si comportava così –certo- la commessa mi guardò e di io cercai d’ignorarla poi accompagnò me e Hyun Bin per i corridoi del negozio.

In seguito il ragazzo che era con me come se fosse una furia iniziò a prendere dagli appendi abiti vari che poi passava alla commessa, quando finimmo il tour e la povera ragazza era ormai ricoperta da pregiata stoffa ci fermammo ai camerini –provali- disse Hyun Bin come se tutto quello fosse naturale –io non intendo…- ma m’interruppe quasi immediatamente –è un mio regalo non ti preoccupare-il suo tono di voce pareva essersi fatto serio –davvero non sono…- mi fulminò con lo sguardo zittendomi poi mandò via la ragazza che era con noi –sono una persona rispettabile, e quel semplice maglione con quei jeans non si addicono alla mia fidanzata- a quelle parole risposi al suo sguardo –cosa? Io sono una persona semplice! Non ho bisogno d’indossare abiti costosi per…- non finii la frase che mi spinse nel camerino assieme a lui, ero completamente allibita, cercò di alzarmi i vestiti così provai ad urlare ma lui me lo impedì poggiandomi una mano sulle labbra – smettila, pensi che io ne abbia voglia? Sei una ragazzina, troppo giovane e probabilmente dannatamente viziata, se dobbiamo giocare a questo gioco perché lo hanno deciso i nostri genitori allora facciamolo per bene, un giorno tu potrai occuparti della nostra casa ed io dei miei affari, in fin dei conti andrà bene ad entrambi, è inutile che ti lamenti così tanto, l’ho capito dal primo momento in cui ti ho visto che non sarebbe stato facile farti capire questo genere di cose- gli tolsi la mano dalla bocca, gli afferrai i polsi e con forza glieli portai sopra il capo bloccandolo e godendomi la sua sorpresa, puntai i miei occhi dritti nei suoi –mettiamo in chiaro un paio di cose, non sono viziata e soprattutto non chiamarmi ragazzina- ringhiai, poi lo lasciai andare –cosa diavolo pensavi di fare? Pensi che sia una bambola? Probabilmente questo per te è un gioco fatto di falsi sorrisi e inutili convenevoli, ma per me è più di questo : tu non perdi nulla a sposarmi ma io ho perso tutto solo per indossare stupidi abiti firmati, non capirai mai quanto questa cosa mi possa far infuriare, odio le persone che pensano solo a come appaiono innanzi agli altri soprattutto se sono già persone note come te, qual è il tuo problema? – la sua espressione allibita mi fece comprendere che non avrei ricevuto risposta cosi aprii la porta del camerino, ma non riuscii ad uscire perché Hyun Bin mi prese per un polso –non ti sei ancora cambiata- cercai di liberarmi –smettila- gli urlai addosso –basta, mi fai male!- stavo per perdere il controllo –se indossi uno di questi stupidi vestiti la smetterai- lui annuì, lo spinsi fuori dal camerino e mi cambiai in fretta.

Mi sembrava d’impazzire, mi dovetti cambiare più volte, la rabbia continuava a crescere mentre Hyun Bin in tutta tranquillità mi chiedeva di girare su me stessa e poi di cambiarmi, ma quello sarebbe stato l’ultimo abito che avrei indossato per il suo divertimento.

L’ultimo che decisi d’indossare era un abito quasi de tutto bianco se non fosse stato per i particolari in pizzo nero che ricoprivano tutta la parte superiore dell’abito sino a metà della gonna.

Quando uscii dal camerino, con le guance rosse per la rabbia, Hyun Bin si alzò in piedi e mi venne vicino per poi sorridermi felice come prima della nostra discussione –ti sta davvero bene, indosserai questo stasera- inclinai il capo –stasera?-  lui sorrise non curante della mia domanda e si diresse verso la cassa.

Dopo essermi cambiata e aver rimesso i miei abiti lo raggiunsi all’entrata del negozio –ho fatto portare l’abito nella tua camera d’albergo- annuii –sta sera ti presenterò a qualche mio amico, ti prego di comportarti come di consueto , probabilmente li potresti trovare un po’ irritanti, cerca di ignorarli e stammi vicino- annuii ancora, ormai avevo compreso che controbattere o ribellarmi sarebbe stato del tutto inutile, tra i due lui era sicuramente più bravo di me nel recitare la parte del ricco ereditiere che sapeva perfettamente come comportarsi con qualsivoglia genere di persona.

Mi mise una mano sul capo e mi scompigliò i capelli, poi si avvicinò nuovamente al mio orecchio destro e sussurrò –cerchiamo di collaborare, non abbiamo alternative, lo sai anche tu che questa è l’unica maniera di vivere una vita tranquilla, nessuno di loro due ci lascerà andare- detto questo, mi sentii stranamente sorpresa da Hyun Bin, probabilmente non avevo capito nulla dell’uomo che innanzi a me sorrideva, poiché in quel sorriso, per un instante, ci rividi tutta la mia amarezza, e così realizzai che: forse non ero l’unica ad aver rinunciato ad una vita differente, forse avevo perso il controllo troppo in fretta, forse lo avevo giudicato troppo velocemente, forse eravamo in due ad aver rinchiuso in un cassetto i nostri sogni.

 

 

NOTA DELL’AUTRICE:

Penso che sia inutile dire che quest’assenza lunga un anno ha una motivazione , tra l’ultimo anno delle superiori e il primo dell’università, per non parlare di incidenti di percorso, mi sono ritrovata sommersa dagli impegni e quindi impossibilitata dall’aggiornare, ma sono tornata e presto avrete buone nuove su come la situazione si evolverà.

Perdonatemi, cercherò di aggiornare con più frequenza, anche se sto preparando il mio primo esame per cui sono abbastanza indaffarata.

Un bacio la vostra Niji Akarui.

PS: come penso potrete capire, per chiunque segua o abbia letto i primi capitoli di Featuring annuncio che potrei riprendere ad aggiornare quella storia tra un bel po’ dato che voglio dare priorità a questa storia, a Back to Life e alla mia nuova storia in collaborazione con Meli_ (Shadowhunters).

 

 

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