Jareth e Sarah dieci anni dopo

di GiulianaRibella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dieci anni dopo ***
Capitolo 2: *** È successo realmente ***
Capitolo 3: *** La testa no! ***
Capitolo 4: *** Come? ***
Capitolo 5: *** No, no ***
Capitolo 6: *** Non mi perdo d'animo ***
Capitolo 7: *** Non attenderò ***
Capitolo 8: *** La cerimonia ***
Capitolo 9: *** Piccole confusioni ***
Capitolo 10: *** Insieme.. ***



Capitolo 1
*** Dieci anni dopo ***


Ero nel giardino della mia nuova casa, la stessa casa che mi aveva convinta ad allontanarmi – non troppo- da quella dei miei genitori. Avevo avuto proposte di lavoro fuori città e offerte veramente allettanti, ma ognuna di loro non valeva il mio interesse. Certo, ormai ero grande e volevo veramente realizzarmi, creare una famiglia e chissà… fare anche qualche figlio, ma in tutta onestà c’era qualcosa dentro di me che non era ancora cambiato. Ero sempre la stessa Sarah che aveva vissuto un’esperienza unica, che, anche se non l’avevo apprezzata in quel momento, con il passare degli anni continuavo a sognare. Il mio fisico era cambiato, il mio sguardo si era indurito, ma la mia anima… bhè, no! Lei non voleva proprio cambiare. Ero andata a scuola, avevo conosciuto tanti amici e avevo frequentato diversi ragazzi, eppure nessuno di loro mi aveva trasmesso niente. Erano così infantili, arroganti e poco interessanti, da non trasmettermi assolutamente niente. Chissà poi cosa cercavo! Avevo passato molte sere a ricordarmi quegli strani momenti nel labirinto. Non riuscivo a vedere più i miei dolci amici… probabilmente per com’ero cambiata e com’ero diventata fredda. Crescere fa anche questo! Ti cambia e ti porta via tutto ciò in cui credi e per questo pensavo spesso alla proposta del Re dei Goblin. In realtà lo paragonavo spesso. Era un gesto involontario, giuro! Nessun ragazzo mi ha mai guardata come lui o non mi ha mai fatta sentire desiderata come lui. Ero una stupida ragazzina all’epoca, mi punivo spesso dandomi della pazza per non aver accettato la sua offerta, ma io volevo conoscere ancora il mio mondo, ed ecco perché una piccola parte di me se ne pentiva amaramente, ma l’altra… no, certo che no. Era stata la scelta giusta, ma allo stesso tempo avevo conosciuto troppo presto l’amore per poi riuscire a guardarmi attorno. Maledetto Jareth!
In qualsiasi caso ora ero sola… mio fratello, Toby, ovviamente viveva sempre con quell’arpia della mia matrigna (se ve lo state chiedendo, la risposta è no! Io e quella donna non andremo mai d’accordo, ma con il senno di poi ho imparato a tollerarla) e mio padre, primo uomo della mia vita! Quella sera sull’alberello della mia piccola villetta, c’era un barbagianni, un animale inquietate ma altrettanto magnetico, ed ero abituata a vederlo da quando ero piccola. Mi ricordo ancora la volta che lo vidi di ritorno dal labirinto, quella volta ero certa fosse Jareth, ma con il passare degli anni avevo lasciato andare anche quella sicurezza poiché ero convinta che mi avesse dimenticata. Come poteva aspettarmi dopo un tale rifiuto? E soprattutto non vedevo più i miei amici e quindi anche lui e tutto il suo mondo.
-Quanto vorrei poter tornare al labirinto- dissi guardando fissa il barbagianni. Avevo sperato tante volte di farlo, ma non l’avevo mai detto realmente, forse per paura, ma quella sera volevo! Dio se volevo! Quel mondo era così lontano da me da quando ero andata via, che volevo sentirmi viva di nuovo. Ma non successe niente… chiusi gli occhi amareggiata e dandomi della cretina solo per aver pensato che funzionasse realmente, ancora una volta.
Quando li riaprii, mi trovai alle porte del labirinto.

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Capitolo 2
*** È successo realmente ***


Mi guardai attorno sentendo il cuore in gola. Rilasciavo adrenalina come se fosse sangue nelle vene e il mio corpo fremeva dalla voglia di poter percorrere nuovamente quelle vie. Ero lì, ero realmente lì! Quelle mie insulse e sconsiderate parole mi avevano donato nuovamente quel fantastico viaggio! -Sì!! Sì!!- esultai saltellando. Riuscivo a vedere il castello ma ora che dovevo fare?? Ero pronta per andare da Jareth?? -Perché festeggi??- mi chiese una fatina avvicinandosi alle mie mani, che tenevo a pugno vicino al viso. Le allontanai svelta ricordandomi che mordessero e che quindi erano tutt’altro che docili. -Non lo so ancora, ma lo scoprirò!- gli risposi sorpassandola e facendo attenzione. -Gogol??- iniziai a chiamare il mio vecchio amico, sentendo il desiderio di abbracciarlo che dilaniava ogni parte di me. -Gogol!!- urlai più forte vicino l’ingresso del labirinto. -Ho detto che volevo essere qui, non che volevo ripetere tutto!- indietreggiai svelta, ma una radice mi strattonò il piede, facendomi cadere a terra e trascinandomi all’interno. Mi rialzai svelta e iniziai a bussare sulle porte, ormai chiuse, nella speranza di uscire. Ovviamente ciò non accadde e quindi iniziai il mio lungo cammino per il castello. Non avevo memorizzato la strada la volta prima e quindi camminai senza sosta, ma dentro me, c’era quell’euforia che non mi abbandonava. Mi sentivo così viva! Finalmente dopo anni mi sentivo di nuovo me stessa. -Gogol!!- continuavo a chiamare il mio amico disperso e un pensiero insostenibile fece capolinea nella mia mente. “E se fossi arrivata qui, ma tutto ciò di cui ho ricordo ormai non esistesse più? Se Gogol non esistesse più? Se Jareth…” No, non ci volevo pensare! Loro erano tutti vivi e il labirinto ne era la dimostrazione. Dovevo solo cercarli. Jareth forse no, avevo tempo per chiarire le idee e questa passeggiata mi sarebbe servita molto per riflettere! Arrivai davanti alla sedia del pensatore, ma ci trovai solo il coprisaggio, ovvero una testa da struzzo. -Coprisaggio! Oh, per fortuna!- mi rincuorai nel vedere qualcuno di familiare finalmente. -Coprisaggio!- lo richiamai, ma non aprì gli occhi né mi prestò attenzione. C’era qualcosa di macabro in tutto ciò. Cos’era successo?? Proseguì afflitta, ma non sconfitta, verso il vaso da dove eravamo spuntati dalle segrete io e Gogol la volta prima e decisi di ripercorrere le scale per i sotterranei. Una volta giù, provai di nuovo a chiamare il mio amico, ma anche lì sembrava non esserci anima viva. Ero sola, sola in un labirinto più grande di quanto non lo fosse stato la prima volta, tant’è che arrivai spedita e senza impedimenti vicino a un’uscita. Sorpassai la grande porta e con gioia trovai il batacchio sordo e alla mia sinistra quello muto.

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Capitolo 3
*** La testa no! ***


Due grosse mani pelose mi afferrarono e sollevarono dal mio imminente destino. Se fossi caduta sicuramente non ci sarebbe mai stato un futuro per me e Jareth. Ora che ci pensavo però, era strano anche che l’avessi presa come ipotesi. Quel labirinto aveva la capacità di cambiare esattamente come i miei pensieri. -Bubo!- dissi iniziando a vedere i suoi piedi pelosi. -Tutto bene?- sbiascicò con la sua solita parlantina. -Bubo finalmente!!- appena mi mise giù caddi in ginocchio, stringendolo forte a me. Calde lacrime mi scesero per la contentezza di averlo ritrovato. –Bubo- sospirai tra un singhiozzo e l’altro. -Io Bubo!- -Sì, mio caro amico. Mi sei mancato così tanto- riuscii a staccarmi da lui, anche se con dolore, per studiare il suo viso. -Tu chi sei?- mi chiese con un grosso punto interrogativo in viso. -Bubo, sono io! Sono Sarah!- “ No, ti prego, non anche tu!” -Saaarah- i suoi grossi occhi si spalancarono, inarcando quelle grosse sopracciglia. Ma il dubbio alleggiava ancora sul suo viso. -Bubo, sono io!- no, non potevo resistere ancora. Era stato veramente uno sbaglio tornare. -Sarah è mia amica- abbassò lo sguardo afflitto. -E sono tornata per te, anzi per tutti voi amico mio!- il suo sorriso diventò smagliante e incontenibile e saltellò insieme a me. Non ero certa che mi avesse riconosciuto. Come dargli torto, ero cambiata, ma non così tanto da avere lineamenti totalmente diversi. Quel brusco movimento spezzò il pavimento e cademmo alla ceca nella parte opposta di dove ci trovavamo. Caddi di faccia, sentendomi frastornata e Bubo venne ad aiutarmi. -Sto bene- mentii, ma ero intenzionata ad arrivare al castello e nessuno me lo avrebbe impedito. Camminammo fianco a fianco il quello che sembrava la foresta dei Firey. Avevo la pelle d’oca solo a pensiero di poterne incontrare uno e come per avverare il mio peggior incubo, ecco le loro risate… -Sarah!!- urlarono in lontananza. -No. No, loro no!!- mi nascosi dietro Bubo che sembrava al quanto sereno di quanto stesse succedendo. -Sarah!- uno di loro mi afferrò dalla maglietta elasticizzata che indossavo e mi strattonò lontano da Bubo, che al contrario mio iniziò a cercare di colpirli, con qualche verso strano di tanto in tanto. -Lasciami andare!- urlai spingendolo, ma rise così forte da farmi ribollire il sangue. Un altro mi afferrò un piede e provò a staccarlo. -Io non sono come voi! Non potete staccarmi!- dissi infuriata, calciando e spingendo tutto ciò che mi si avvicinasse. -Giochiamo insieme Sarah!- un Firey volò sulle mie spalle afferrandomi la testa. Mi era difficile respirare in quelle condizioni, ma non demordevo. Ero più forte, anche se meno agile, dell’ultima volta. -Volete giocare?? Bene!- staccai la testa a uno di loro e la lanciai così lontano che tutti loro non provarono nemmeno a ridere. -Se non volete essere i prossimi, ditemi da che parte è il castello!- calciai il corpo dell’uccello senza testa e loro tornarono a ridere. -Allora??- afferrai un altro pronta a staccare anche la sua di testa. -Dove sono tutti???- non mi andava di giocare o di combattere, non mi andava di parlare con nessuno di loro. Volevo arrivare al castello e basta, anzi no, dopo mi sarei infuriata con Jareth per avermi fatto ripetere tutto il suo stupido labirinto! -Al matrimonio!- mi disse uno, apparendo sotto le mie gambe. “ Al matrimonio?” un piccolo fremito che dichiarava un attacco di panico istantaneo mi attraversò la schiena, arrivando dritto al cervello. -NO!!- lo spinsi lontano da me e afferrai Bubo. -Dobbiamo andare subito al castello!- gli ordinai e guardai i Firey così male e con un tale odio, che nessuno provò a contraddirmi o ad avvicinarsi. La Sarah spaventata, non esisteva più da tempo!

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Capitolo 4
*** Come? ***


Loro erano lì, almeno loro c’erano!! -Come sono felice di vedervi!!!- urlai. -Come??- mi rispose il batacchio destro a forma di gatto -È sordo come una campana!!!- lo sfottè il batacchio sinistro. -Blateri, blateri, blateri sempre!!- gli rispose il batacchio destro. Io risi di quella scena, benché mi sarei aspettata di trovare i miei amici prima di loro. -Ascoltatemi!- dissi intromettendomi nella discussione. -Come??- -Sta ‘zitto!!- -State zitti!- urlai esasperata e finalmente ebbi la loro attenzione. -Dove sono tutti??- -Sei nel labirinto, scegli una porta!- mi disse il batacchio destro. -Lo so, so dove sono. Sono Sarah!- nella mia voce si sentì una supplica involontaria nel farmi riconoscere. -Come??- -Sta ‘zitto!- -Sono io! Sono Sarah!!- “Non sanno chi sono.. non si ricordano di me” -Come??- -Sta ‘zitto!- nel sentire nuovamente quelle parole iniziai a bussare più forte che potevo alla porta, che dopo poco si spalancò mostrandomi l’oscurità. Caddi nel tunnel delle mille mani- come lo chiamavo sempre io una volta tornata dal labirinto-. -Dove vuoi andare su o giù?- mi chiese un viso formato da mani. -O mio dio, è stato un incubo! Almeno voi mi riconoscete??- chiesi aggrappandomi a loro come se fossero un ancora per la mia salvezza. -Tu?- mi mimarono creando un altro viso con le mani. -Sono Sarah!- -Sarah!- iniziarono a ridere tutti insieme, prendendosi beffa di me. -Voi non mi conoscete??- tanto valeva andare giù e tornare ai sotterranei e non uscirci mai più. -Su o giù??- mi chiesero tutti insieme. -Su!- dissi decisa. Non sarei tornata indietro prima di aver aver scoperto cosa stesse succedendo e mi spinsero con forza e potenza su, fino a un bagliore bianco e tutto attorno a me prese vita, anzi, più che vita dato che apparsi nella Gora dell’Eterno Fetore. -Nooooo. No!!- mi coprì il naso riluttante. -Riportatemi giù- mi abbassai nella speranza di poter tornare indietro, ma niente. Il pavimento sotto di me iniziò a cedere e scivolai lungo l’intero pavimento e mi aggrappai all’ultimo mattone rialzato. -Perché deve sempre cambiare tutto qui dentro!!- ero così spaventata di dover puzzare in eterno per colpa della mia scarsa forma fisica. -Gogol!!!- urlai sentendo le mani cedere. “Amico mio dove sei!!” mi disperai.

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Capitolo 5
*** No, no ***


Mi ritrovai nel buio della foresta, con quel chiarore della luna che illuminava ogni albero nelle vicinanze. Non ero mai stata in quel lato del labirinto, eppure mi sembrava così appropriato per il mio stato d’animo in quel momento. Sentivo il vuoto nel cuore che raffreddava la mia pelle e la mia mente. Bubo mi osservava ed emetteva dei lamenti tristi anche lui. -Perché sei triste amico mio.. non si sta sposando mica l’unico uomo che tu abbia mai am…- mi interruppi svelta, terrorizzata al pensiero che Jareth potesse sentire quelle parole. Non doveva saperlo. Se si stava sposando significava che aveva già scelto, solo non capivo perché mi aveva fatta tornare a quel punto. Sarei riuscita ad andare via questa volta? Non avrei sopportato di rimanere lì e vedere la sua gioia con una ragazza che non fossi io. Il mio Jareth… l’avevo perso veramente?? -Bubo triste, perché Sarah triste- singhiozzò e io iniziai insieme a lui. -No Bubo, ti prego. Non riuscirei a reggere queste violenti lacrime che stanno affiorando- mi asciugai nervosamente le lacrime che fuoriuscirono dai miei tristi occhi. Abbracciai il mio amico, che mi portò più sofferenza nel suo abbraccio che conforto. Era troppo tardi. Non potevo fare più niente ormai. -Lady Sarah!- una vocina familiare apparve alle mie spalle. - Quale gioia vedono i miei occhi quest’oggi! Siete realmente voi donzella??- Ambrogio, il suo pusillanime amico nonché cane\cavallo, lo portava dritto a noi. - Sir. Didymus!- la voce mi uscii rauca ma il sorriso fu sincero. Ero così lieta di vedere anche lui, che anche il mio cuore trovò pace. -Perché mai piangete fanciulla! - scese svelto, venendomi incontro. -Non penso abbia più importanza oramai.- lo abbracciai sentendomi meglio. -Cosa ci fate di nuovo qui, dovreste andare via in fretta- “ Perché mai?? Nemmeno Jarreth vuole vedermi??” - È quello che intendo fare, ma temo di aver bisogno del Re dei Goblin per tornare a casa.- -Vi accompagneremo noi da lui ninfa. Non vi preoccupate!- innalzò la spada e io risi con Bubo che rimaneva al mio fianco senza sosta. Avevo degli ottimi amici e indubbiamente i più sinceri.

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Capitolo 6
*** Non mi perdo d'animo ***


Arrivammo, dopo una lunga camminata nel prato fatato, alle porte della città dei Goblin. Quelle grosse mura in pietra non le avevo dimenticate, ma questa volta sprigionavano lo stesso freddo che portavo dentro me. Non si udivano rumori fuori, eppure ero convinta che fosse molto popolata quel giorno, data la cerimonia. -Io non posso entrare- indietreggiai presa dall’ansia che accompagnava quel pensiero. Non ero pronta a vederlo in sposo a qualche altra. Perché non mi ero resa conto del folle amore che provavo per lui? Perché avevo fatto passare dieci anni per ammettere quello stupido sentimento chiamato amore? -Sarah- sbiascicò Bubo venendomi incontro. -Lady Sarah!- mi richiamò anche Sir. Didymus. La cosa mi terrorizzava più di ogni incubo che avessi mai potuto avere, ed ero paralizzata all’idea di vederlo in sposo. Era mio! Jareth era mio, non poteva appartenere a nessun’altra. -Sarah!- mi richiamarono oltre la porta della città. Conoscevo quella voce. Era il mio amico!! Era Gogol! Era vivo allora. -Gogol!- iniziai a correre verso la porta nella speranza di vedere quel piccolo ometto peloso spuntare da un momento all’altro. -Gogol!- lui mi avrebbe dato conforto, il nostro indistruttibile legame mi avrebbe confortato così tanto da farmi dimenticare ogni cosa. Ed eccolo spuntare oltre la porta su cui mi ero accasciata disperata e con la mano vicino ad essa nella speranza che si facesse vedere. Non mi ero resa conto, che più di tutti, mi mancava proprio lui. Il suo essere infedele e allo stesso tempo il migliore amico che si potesse immaginare. -Sarah..- rimase un po’ paralizzato nel vedere il mio cambiamento, ma mi riconobbe svelto. -Gogol..Gogol caro- piansi di gioia stringendomi a lui e lui mi accarezzò i capelli con la sua grossa mano paffuta. Le sue sopracciglia lunghe mi solleticarono il viso e ridemmo entrambi in quell’abbraccio tanto desiderato da anni. -Vieni, entriamo!- mi fece cenno. Sir Didymus e Bubo erano già dentro e si udivano anche le risate dei Firey in lontananza. -No Gogol. È qui che io voglio restare.- guardai dietro di me il terreno vuoto e secco. Ovviamente il Labirinto era cambiato ancora una volta. -Non possiamo restare qui Sarah. Vieni dentro con me, ti farò vedere la mia nuova casa.- e anche se non convinta, lo seguii fino alla prima casetta piccola, ma accogliente, che mi si prestò davanti. Mi piegai per sorpassare quella piccola porticina e mi sedetti a terra lasciandomi andare totalmente. Non volevo piangere ancora, anche perché dentro me sentivo ancora quella voglia di stravolgere tutto, proprio come faceva quel dannato Labirinto. -Cosa affligge i tuoi pensieri?- mi passò un bicchiere d’acqua che desideravo da ore infinite ormai. -Sai Gogol. Il tempo passa, le persone cambiano insieme ai loro corpi, ma un cuore malato non guarisce mai.- versai ancora acqua in quel piccolo bicchiere e bevvi come un’ubriaca in una cantina. Gogol mi fece un monologo sul significato del cambiamento, inserendo qualche negazione di tanto in tanto che mi faceva tanto ridere. Era il solito Gogol. Non era cambiato di una virgola. Era sempre un gran codardo, ma aveva trovato i suoi equilibri all’interno di quelle mura. Mi disse inoltre che tante cose erano cambiate, ma che non aveva mai visto il Labirinto splendere come quel giorno. “Certo, sarà felice Jareth di sposarsi” -Gogol, io devo andare!- mi alzai, per quel che potevo e lui provò ad impedirmelo. -Sarah no! Tra poco passeranno tutti di qui per i festeggiamenti. La città è blindata!- -Devo! Ho aspettato fin troppo tempo- -Sono sicuro che qualsiasi cosa tu debba fare, può attendere un altro giorno.- -Quello che devo fare non può attendere un minuto in più!- e iniziarono a suonare le trombe fuori casa sua. -Oh no.-

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Capitolo 7
*** Non attenderò ***


Uscii svelta e fui invasa da mille gnomi esultati che lanciavano fili di cotone per aria. Da alcuni fui anche colpita. Altri si divertirono ad arrotolarmici dentro per trascinarmi con loro in piazza. -Lasciatemi andare- gridai furibonda. Non c’era un bel niente da festeggiare! “Jareth! Aspettami!!” Mi liberai in malo modo da quei fili così esili, ma così resistenti alla stessa maniera e iniziai a correre dalla parte inversa. -Sarah!- mi urlò Gogol provando a rincorrermi. -Tornerò da te… promesso- gli risposi senza smettere di correre. Quella città non la ricordavo così, aveva troppe strade, prima invece era piccola, mi sembrava di passare sempre davanti allo stesso posto, ma le case erano tutte uguali lì. -Jareth!- iniziai ad urlare verso le porte del castello. Una guardia provò a impedirmi l’accesso, ma senza clemenza lo spinsi via da me. Di certo non mi spaventava con quello spadino che mi puntava contro. -Jareth!- urlai nuovamente salendo le scale. Incontrai altre guardie e scansai ognuna di loro in preda alla foga di arrivare dal mio amato. Spalancai le porte della stanza del trono e trovai solamente pilucchi di polvere che alleggiavano nell’aria, illuminati dai raggi solari. Mi andai a sedere sul suo trono e mi guardai attorno. Non c’era niente. Perché non si era fatto trovare lì? Le trombe della cerimonia irruppero il silenzio della stanza e andai svelta vicino la finestra. -Signori. Grazie a tutti per essere accorsi oggi. In un giorno così importante-. Era Jareth che parlava al suo popolo con le mani alzate per richiamare l’attenzione. Era così felice. Così solare… così bello. Non sembrava nemmeno lui, forse perché lo guardavo con nuovi occhi. -Ma tu non ti sposerai oggi!- chiusi i pugni e ricominciai a correre. “Lui è mio!” mi ritrovai in un niente alle porte del castello e ricominciai a correre verso la piazza. -Lady Sarah!- Sir Didymus iniziò a rincorrermi con Ambrogio, il suo segugio. -Non ora Didymus.- Bubo mi tagliò la strada lungo il cammino e caddi strisciando per terra e strappandomi i Jeans e la maglia. Mi procurai diversi tagli sulle gambe e qualche scottatura sulla guancia. -Devo andare!- mi rialzai non curante del dolore logorante che provavo al ginocchio. Il mio unico pensiero era “Jareth! Jareth! È mio! È mio!” -Non puoi andare!- mi urlò Gogol apparendo alle mie spalle. Li guardai singolarmente e lentamente. Perché erano così restii?? Solo per me loro erano rimasti i miei migliori amici? Loro mi avevano dimenticata totalmente?

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Capitolo 8
*** La cerimonia ***


Nonostante le loro impertinenze e i loro scongiuri sul non andare, riuscii a sorpassarli e un po’ zoppicante, continuai a correre. Non sarei andata via senza avergli detto tutto. Iniziai a ripetermi anche a mente il discorso che volevo fargli. “Jareth. Mio adorato Jareth. Se c’è un posto in cui voglio stare è indubbiamente qui con te!” o “ Ripetimi ancora una volta la tua proposta, perché ti giuro che per nulla al mondo rifiuterò questa volta” Una folla infinità era attorno al suo Re che li guardava tutti soddisfatto e loro lo amavano e lo acclamavano. -Dio salvi il Re- urlavano alcuni. Mi nascosi dietro qualche cartellone fatto dai piccoli Goblin e scrutai il suo viso mentre si godeva il suo elogio. -Come ho già detto, oggi è un giorno molto importante. Sono lieto di avervi tutti al palazzo, nella speranza che questo giorno porti cambiamenti a tutti noi.- -Come pensa di portare la felicità?- urlai contrastando la folla. Jareth si guardò attorno cambiando sguardo. Certo che aveva riconosciuto la mia voce. -Chi ha parlato??- urlò continuando a cercarmi come un forsennato. Gli gnomi, infidi e fifoni si divisero lasciandomi in bella vista davanti ai suoi occhi inquisitori e sgranati nel vedermi. A primo impatto non sembrò felice di vedermi, ma con tutto gli spuntò il suo grosso sorriso che mi aveva sempre riservato. -Celebrando il matrimonio, ovviamente- mi porse la mano affinché potessi raggiungerlo sul piccolo palco. Indossava la sua camicia piratesca dalle grosse maniche sblusate e la giacca nera da cerimonia. Non era cambiato nemmeno un po’, sempre egocentrico e prepotente. Con tutto, attraversai la stradina che mi avevano aperto i piccoli gnomi e afferrai la sua mano. Quel tocco provocò in me sensazioni mai provate. “È esattamente quello che intendevo” finalmente sentivo qualcosa! -Quale visione hanno i miei occhi… Sarah, sei realmente tu?- mi baciò la mano e fece un piccolo inchino. I suoi modi erano sempre così arroganti e terribilmente sexy. -Jareth!- mi coprì svelto la bocca con il dito, al quale indossava come sempre i suoi amati guanti. -Non ricordo di averti dato il consenso per una tale intimità- mi fece l’occhiolino e mi portò verso un altro palchetto, dove c’erano due sedie e mi fece accomodare. -Re Goblin, ho bisogno di parlarvi!- -Vedo che sei diventata accondiscendente, è un’ottima cosa, ma non ora mia cara. In questo momento devo dare la mia benedizione- si voltò accavallando le gambe come solo lui sapeva fare. Era un mostro da palcoscenico senza dubbio. Molto teatrale. -Benedizione?- sgranai gli occhi. -Ovviamente! Mi offende questo tuo dubbio. Io sono il creatore di tutto ciò- disse severo, ma poi mi rifece l’occhiolino. Rimanemmo in silenzio durante tutta la cerimonia. Scoprii con immenso piacere che in realtà il matrimonio era tra due Firey e la cerimonia era una gran festa proprio nel loro stile. Canti e balli ovunque e ovviamente il salto delle teste non poteva mancare. Il mio Jarreth non si stava sposando allora! Si poteva mai essere più felici di così?

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Capitolo 9
*** Piccole confusioni ***


La sera, la festa proseguì con i balli in maschera all’interno del castello e tutto mi riportò al nostro ballo. Jareth era rimasto al mio fianco portandomi con lui in ogni dove e ridendo di tanto in tanto anche. -Ora potresti dirmi cosa ti è successo? Perché sei ferita?- mi scansò i capelli dal viso per vedere la gravità della ferita sulla guancia. -Sono inciampata. Il tuo Labirinto sarà la mia morte!- mentii e mi coprii nuovamente il viso presa dall’imbarazzo. –Tempo fa mi dicesti che era un gioco da ragazzi!- -Tempo fa ero più giovane- arrossii -E avevo la tenacia di qualsiasi adolescente- in realtà volevo dirgli “ e non capivo niente di amore, ma ora sì!”. -Non vorrei mai che la mia costruzione fosse il tuo letto di morte- il suo sguardò s’intensificò facendomi sentire scoperta, ma fummo interrotti dalle sue guardie che lo richiamarono. Rimasi sola ma lo osservavo mentre si allontanava e lui fece lo stesso senza perdermi di vista. Ero pronta per lui?? Era così malvagio ma così cavalleresco. Era un’eterna contraddizione quell’uomo nel mio cervello e ciò lo rendeva unico. -Balliamo?- mi porse la mano una volta tornato e la afferrai svelta. Partì la nostra canzone e piccoli coriandoli bianchi iniziarono a scendere. Indossavo abiti strappati e tutt’altro che da principessa, eppure tra le sue braccia mi sentivo esattamente così. Mi persi nel suo sguardo e quando la musica finì mi ritrovai fuori su un imponente balcone con questa immensa luna piena che faceva da padrona. -Cosa volevi dirmi prima?- mi sorrise malizioso. -Pensavo ti stessi sposando- le parole mi uscirono come se le avesse pronunciate Bubo. Ero così confusa in quel momento. Dovevo realmente dichiararmi a Jareth?? -Perché mi hai riportato qui?- ritrovai la lucidità, almeno in parte. -Non dovrei farti io le domande?- -Allora forza… fammele!- -La tenacia è la stessa di dieci anni fa, mia cara- ridacchiò e il mio cuore insieme a lui. -Ti ho riportata qui perché tu me lo hai chiesto- ritornò serio e si mise a tu per tu con me. I nostri visi erano così vicini. I suoi occhi di colore diverso nei miei. -Che cosa volevi dirmi Sarah?- sospirò avvicinandosi sempre più. “Ti voglio qui, ora subito!” pensai in preda al fremito che sentivo nel corpo. -Re dei Gobblin...- -Jareth- -Ora posso??- -Hai sempre potuto- mi scansò i capelli dalla guancia e ci poggiò sopra una mano. Quel contatto mi risvegliò da un sonno durato dieci lunghi, interminabili, insensati anni. Socchiusi gli occhi dichiarandomi sua schiava ancor prima che me lo chiedesse. -Mi desideri??- si avvicinò al mio orecchio sussurrandomelo e i brividi partirono dal basso ventre fino ad esplodere al centro del petto. –No- resistetti e lui si allontanò svelto tornando severo. Era abituato a comandare e se avessi ceduto, non sarei mai stata la donna che voleva lui. -Io non ti desidero Jareth!- diventai seria anch’io e lui indietreggiò ferito, ma senza scomporsi. -Io non posso desiderare qualcuno che ha già superato, di gran lunga, ogni mio desiderio. Il pensiero che ti stessi sposando oggi mi ha lacerato il cuore, mi ha svuotata e reso una nullità. Se ti sei sentito così dieci anni fa con me, ti chiedo scusa, solo ora ho potuto capire il dolore che hai provato- incredulo e stordito rimase in silenzio ad ascoltare, studiare e ripetersi ogni mia parola. Se ero stata troppo impavida nel dichiararmi non m’interessava. Avevo atteso troppo tempo per usare i modi giusti con lui. Lo amavo in maniera irrazionale e sconsiderata, cosa dovevo attendere? Scoppiò a ridere dopo poco e venendomi incontro mi afferrò dal viso e mi baciò sulle labbra con una forza disperata, bisognosa e romantica. Rimasi ferma il giusto prima di stringerlo al mio petto in una mossa di altrettanta disperazione. Quel bacio furente e forte, colmo di sentimenti e parole non dette, mi scombussolò la mente fino a quando non si staccò da me beato, ma beato lui che era riuscito a farlo, perché le mie, lo cercavano ancora bramose. -Perché non eri al castello ad aspettarmi?? Il nostro incontro doveva avvenire lì!- -Io ho lottato per il tuo amore dieci anni fa... volevo vedere se anche tu eri pronta a lottare per ciò che provi. Sei sempre stata così confusa al riguardo- Collegai il Barbagianni fuori la mia finestra ogni sera… lui lo sapeva… lui mi spiava! Eppure quella rivelazione da stalker non mi preoccupò, ero così felice che lo avesse fatto. -Tu hai visto tutto!- -Sono sempre stato al tuo fianco, non ti ho mai lasciata sola un attimo- mi afferrò nuovamente dal viso e ricominciammo a baciarci in maniera ardente e bisognosi. Amavo Jareth Re dei Goblin!

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Capitolo 10
*** Insieme.. ***


Mi svegliai avvolta dalle lenzuola di seta rosse, che richiamavano un po’ la personalità del mio amato e sorpresa delle sorprese, al mio fianco c’era proprio lui, che mi cingeva in una mossa stretta. Quanta perfezione avevano visto i miei occhi quella notte. Quanto amore aveva provato il mio debole cuore. Era successo veramente?? Io e Jareth? -Buongiorno mia regina- farfugliò aprendo gli occhi e tornando a baciarmi il collo in maniera così sensuale che se non si fosse fermato subito, avremmo ripreso da dove avevamo lasciato. -Lasciami andare.. è mattino. Il tuo regno ti reclama- risi con lui cercando di divincolarmi dalle sue braccia. - È mattino già da ieri sera nel mio cuore, eppure il regno è andato avanti anche senza me- mi sciolsi nelle sue parole e mi domandai “Perché sono tornata a casa dieci anni fa??” Facemmo colazione come una coppietta innamorata. Poco cibo e tanti baci. Era un’altra persona.. aveva abbattuto quel muro freddo che aveva creato negli anni e dopo poco bussarono alla porta e fummo costretti a staccarci. Ne entrarono Gogol, Bubo e Sir. Didymus con il chino basso. -Sire, volevamo parlare con Sarah- disse Sir. Didymus, più impavido rispetto gli altri. -Avete fatto abbastanza. Avete deturpato il bel corpo della mia amata- ed ecco rispuntare il gelo nelle sue parole. Capivo che lui doveva comportarsi così con il suo popolo, ma erano i miei amici in qualsiasi caso. -Jareth!- lo rimproverai. -Avanzate. Sarah ha più clemenza di me… ritenetevi fortunati- si alzò dal tavolo incrociando le braccia al petto. Sarah…- balbettò Bubo. -Ci dispiace- continuò Gogol spaventato dallo sguardo spietato di Jareth. -Non importa- sospirai sorridendogli. -Questa sì che è bella- disse svelto Jareth irrequieto. -Posso avere un po’ di privacy, mio Re?- dissi autorevole a Jareth e anche assecondandolo affinché cedesse, così come fece lasciandoci con un inchino. -Gogol! Spiegami il perché!- m’inginocchiai vicino a lui. -Non posso dirlo… ma sappi che noi siamo qui grazie a questo labirinto e quindi per opera del nostro Re e senza esso non saremmo mai esistiti- -Certo- ovviamente lo sapevo, non capivo comunque il perché di tale gesto. -Noi dobbiamo andare, hai promesso di venire da me dopo ricordi?- mi afferrò la mano e glie la strinsi felice. -Certo, io le promesse le mantengo- Jareth rientrò non appena uscirono nuovamente intimoriti e ammutoliti da un suo sguardo i miei amici. -Qual ora tu cambiassi idea, sappi che la Gora dell’Eterno Fetore è sempre disponibile!- mi disse serio. -Non ne avranno bisogno!- risi delle sue parole benché sapessi che fosse serio. -Come vuoi- mi disse non curante e alzando una spalla. Dopo un attimo tornò il Jareth della notte prima. Malizioso e sfacciato con i suoi begli occhioni bicolore. -Verrò via con te Sarah!- mi baciò castamente e il mio stupore sorpassò perfino la felicità. -Lo faresti veramente Jareth?- chiesi tra un bacio e l’altro. -Sì, non voglio vivere nessuna realtà dove tu non mi sia accanto. Ho atteso così tanto tempo che voglio il mio lieto fine- uscì dal taschino del giubbotto un cofanetto. E risi nervosa. -Io non voglio vivere in nessun posto dove tu non ci sia, amore mio- lentamente aprì il cofanetto e apparve un bellissimo anello con la pietra verde smeraldo. Dimensioni giuste per una mano come la mia, né troppo appariscente, né troppo modesta. Era esattamente l’anello che ci si aspetta di riceve dal Re dei Goblin. -Allora deciso, verrò con te. Nel tuo mondo!- mi infilò l’anello e le parole di Gogol presero vita nella mia testa. “Sappi che noi siamo qui grazie a questo labirinto e quindi per opera del nostro Re e senza esso non saremmo mai esistiti”. -Mai! Resterò io qui con te a governare il nostro labirinto!- mi guardò spaesato lui stavolta. -Hai già governato il mio cuore, il mio labirinto e ora saresti pronta a governare anche il mio popolo?- -Non chiedo di meglio!- sapevo che stavo rinunciando alla mia famiglia, ma da Toby e da mio padre, sarei andata. Erano le uniche persone che avrei perso realmente, ma Jareth mi avrebbe portata da loro, ne ero certa. -Ti amo Sarah- gli tremò la voce mentre mi sorrideva malizioso. -Ti amo Jareth- ci baciammo e sentimmo dei gridolini al di fuori della porta. -Forza entrate- urlò Jareth divertito, ma serio allo stesso tempo e si alzò incrociando le braccia nuovamente. Gogol, Bubo e Sir. Didymus entrarono festeggiando insieme ai guardiani del palazzo e corsero ad abbracciarmi. Non avrei mai fatto scomparire per sempre i miei amici. Mai!! -Cosa state facendo tutti fermi qui?? C’è una cerimonia da organizzare!- strillò Jareth a tutti quanti, che subito accorsero a preparare ed allestire tutto e quando tutti uscirono mi afferrò la mano e me la baciò sensualmente. -Questo è un per sempre!- dissi io abbracciandolo. -Per sempre- mi baciò le labbra con tutto il trasporto che avevamo. Sì, lui era il mio tutto. Il mio Re, il mio amore e tra qualche ora sarebbe diventato mio sposo, facendo di me la Regina dei Goblin. Per sempre.

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