Catherina: Il Frammento di Specchio.

di Mordekai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Il Regno dei Waryg. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


"Lo specchio non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso. "

Era una notte limpida e fresca, una flebile luce perlacea filtrava dalla finestra di camera mia. In lontananza sentivo le onde del mare infrangersi contro gli scogli della costa di Helmsvarna, la mia città natale. Ero avvolta nelle mie enormi coperte rosso rubino, prima di sentire qualcuno svegliarmi bruscamente:

"Signora Catherina, la prego, prenda le sue cose e mi segua."

"Woodrow? Che accade?"

"Le spiegherò tutto a tempo debito Signora."- mi rispose Woodrow, con leggero nervosismo e agitazione. Lo vedevo osservare attraverso la finestra con la fronte corrugata e la cosa iniziava a preoccuparmi. Mi vestii rapidamente con il vecchio vestito azzurro cucito da mia nonna, presi il ciondolo di mia madre e Elve, il mio persiano e corsi nell'androne. Lì c'erano i miei genitori, ma non appena scesi l'ultimo scalino, le finestre esplosero e da lì entrarono strane creature dagli occhi bluastri luminosi, simili a degli sciacalli.

"Prendete la ragazza, ha il frammento. Uccidete gli altri."- disse una delle bestie.

"Non osate toccare mia figlia, maledetti!"- urlò mio padre brandendo un bastone e colpì uno di loro, facendolo scomparire in una nube di fumo.

"Scappa Catherina! Scappa!"- urlò mia madre. Corsi da Woodrow, ma trovai solo la mia finestra aperta. Corsi fuori e trovai il mio maggiordomo ad attendermi a braccia aperte:

"La prego Signora Catherina, salti. Non indugi o sarà tardi."

La mia mente era offuscata, il mio cuore batteva incontrollabile e l'adrenalina scorreva nelle mie vene con rapidità. Tutte e tre le cose mi provocarono un giramento di testa e senza rendermene conto, caddi. Sentii delle braccia afferrarmi al volo. Woodrow mi aveva salvata da una caduta rovinosa. Sentivo solo il suo respiro affannoso per un breve periodo, quando venimmo investiti da una fragorosa esplosione. Una colonna di luce cianotica perforò il cielo e la terra, dividendo la mia casa e quel che la circondava in mille frammenti. Era magnifico e terrificante contemporaneamente, fin quando non venimmo risucchiati dalla colonna di luce, così gli alberi, il mare e gli scogli.

Restai stretta al mio maggiordomo e a Elve, mentre la luce abbagliante ci faceva rimbalzare da una parte all'altra del cielo, come una frenetica trottola fino a che non perdemmo i sensi. Ricordo solo un urlo angosciante e un ruggito feroce squarciare il mio udito.
 
Mi svegliai urlando.

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Capitolo 2
*** Il Regno dei Waryg. ***


Mi svegliai da quel tremendo incubo con la fronte imperlata di sudore e gambe tremolanti. Sentivo la brezza leggera sfiorarmi il viso e le gambe, provocandomi leggeri brividi.

"Oh, Catherina, sei sveglia finalmente."- esordì una voce con una "r" leggermente moscia. Scattai come una molla, impaurita da quella voce pacata e profonda. Il luogo in cui mi trovavo era scuro e a malapena notavo qualcosa avvicinarsi.

"Buongiorno Catherina. Sorpresa di vedermi?"

Restai esterrefatta. Elve, il mio persiano, parlava senza problemi di pronuncia.

"E-Elve? Come fai.."

"A parlare? È il luogo in cui siamo. All'inizio era una sensazione nuova, quasi terrificante per me, lo ammetto. Dopo qualche ora mi sono abituato alla mia nuova voce."
"Questa è una cosa nuova e buffa."

"Buffa? Padroncina, lei era buffa quando cercava di imitarmi e diceva cose senza senso logico."

Quella frase mi lasciò interdetta. Il mio gatto mi rimproverò con una calma che mi fece diventare paonazza dall'imbarazzo e leggermente adirata contro di lui.

"Elve, sai dove siamo?"

"Mreow, non le saprei dire. Sono solo due giorni che siamo qui e io ho un certo appetito.."

"Cosa? Due giorni? Perchè non mi avete svegliata prima?"

"Il maggiordomo Woodrow è "scomparso" da quando siamo arrivati e lei ha perso i sensi."

Woodrow era scomparso. Iniziai ad avere paura per la mia incolumità; ero da sola, con un gatto che parlava con un accento francese da far invidia alla mia professoressa ed in una grotta dall'aspetto lugubre e terrificante.
Mi alzai a fatica dal mio letto, o almeno così sembrava, e mi diressi all'uscita della grotta per respirare aria pulita e farmi abbracciare dal sole. Ci volle un po' prima di riacquistare la sensibilità agli occhi e vedere chiaramente ciò che mi si parava davanti.

Un cielo che sfumava dall'indaco al bluastro mi si parò davanti, accompagnato da colline verdeggianti che fluttuavano nel vuoto.
Nel cielo brillavano due soli: uno immenso, tre volte quello nostro e uno più piccolo simile ad una sfera di cristallo che splendeva di un bianco perlaceo magnifico da vedere.  Notai anche un evento singolare: da una parte del cielo era già notte, che brillava di stelle luminose, mentre dove ero io era ancora giorno.

"Elve, andiamo. Dobbiamo cercare Woodrow e i miei genitori."

"Come scendiamo? Sono metri e metri di altezza e saltiamo, rischiamo di diventare spezzatino per sciacalli. Meeeow! Non mi piace."

Improvvisamente una voce stridula, simile a quella di mia nonna, interruppe la conversazione:

"Non diventerete spezzatino per nessuno, dato che a fine collina ci sono sempre correnti d'aria che vi spingono lentamente verso il basso. Andate e raggiungete Woodrow."

"E tu come fai a conoscerlo?"

"Vi ho sentito parlare ed ero curioso."

"Mi spieghi dove sei?"

Una piccola nube rossastra mi si formò sulla spalla, poi sentii un qualcosa di appiccicoso e simile a delle ventose.  Un corpo oblungo, come quello di  una iguana solo che la testa era simile a quella di uno scarabeo:

"E..e tu cosa dovresti essere?"- domandai perplessa e leggermente disgustata dalla sua forma.

"Sono un Scarana, metà iguana e metà scarabeo. Mi chiamo Velref, uno dei Piccoli Guardiani di questo mondo."

Una creatura così minuscola un Guardiano di un regno così imponente.

"Hai lo sguardo da "Ma come può una creatura così piccina e insignificante essere un guardiano? Non farti ingannare dal mio aspetto, do filo da torcere ai trasgressori. E adesso andate, o il mio capo mi farà evaporare."

In un batter di ciglia, io e Elve venimmo scaraventati nel baratro sottostante. Io istintivamente urlai e il mio gatto per deridermi fece: "Ooh, il vuoto, ho paura."
Lo fulminai con lo sguardo, ma non fece una piega. Ero adirata con lui così tanto che non mi resi conto di essere sospesa a mezz'aria, fluttuando sul verde smeraldo della terra. Durò poco, prima di atterrare rovinosamente con il sedere sull'erba.

"Voi umani fate troppe lagne per una semplice caduta. Noi siamo nobili e non ci spaventiamo."

Presa da un impulso di rabbia, gli andai incontro con sguardo omicida:

"Vieni qui, ci farò una sciarpa con il tuo pelo."- dissi minacciosa e sguaiatamente. Elve era più veloce di me e continuava a deridermi, finché non si fermò di scatto ad osservarmi.

"Ora non fai più il gradasso, gatto dei miei stivali."

Il suo sguardo, il pelo arruffato e la coda immobile presagivano un pericolo imminente. Divenni pallida al sol pensiero di una creatura vorace e disgustosa alle mie spalle pronta ad inghiottirmi nel suo ventre umido.

Non appena mi voltai, vidi un uomo coperto da una grande maschera, un abito fatto di foglie secche e paglia che coprivano bacino, braccia, ginocchia, torso e caviglie.

"Chi sei?"- domandai indietreggiando in cerca di una mazza per colpirlo.

Lui continuava ad avvicinarsi, zoppicando e facendo peso sulla gamba sinistra. Protese il braccio verso di me, come per afferrarmi.

"Catherina."

Impallidii. Come faceva quello sconosciuto a sapere il mio nome. Si fermò a pochi passi da me e si tolse la maschera. Un volto solcato da rughe d'espressione, occhiaie e un accenno di barba, occhi color del mare che brillavano al sole. Solo una persona aveva quegli occhi.

"Woodrow!"

"Oh Signorina, ho temuto il peggio."

Senza dire altre futili parole mi strinsi a lui abbracciandolo. Lui ricambiò con affetto.

"Due giorni senza poterla trovare. I suoi genitori mi uccideranno se lo verranno a sapere e io licenziato."- disse Woodrow passandosi una mano sulla fronte e impallidendo.

"I miei genitori non capiscono nulla, e non hanno mai avuto tempo per me, al contrario di te."- gli risposi con tono serio, simile ad un automa.
Woodrow sorrise e tolse la maschera dalla sua testa. La osservò e poi sbarrò gli occhi: "Signorina Catherina, le chiedo umilmente di seguirmi. C'è un villaggio qui vicino, loro mi conoscono ormai."

"Certo Woodrow, con molto piacere. Elve? Andiamo."

Il mio gatto alzò la testa dal suo sonno: "Per l'amor della Persia, proprio ora. Stavo sognando montagne di filetti di tonno e migliaia di topolini che correvano impauriti. Dannazione..." Tutti e tre proseguimmo nel nostro cammino, superando enormi querce e pini, venimmo investiti da mille farfalle variopinte e altri insetti graziosi. Superato un arco di edere, giungemmo al villaggio e lì venni accolta dolcemente dal capo e dai suoi vice.

"Hoghtad Catherina, lieto di conoscerti. Io sono Zallend Cherius, capo sovrano dei Waryg. Popolo di varie razze che convivono in armonia con la natura. Tutti noi ti accogliamo nel nostro villaggio."

Restai sorpresa dal loro modo di fare. Tutti si inchinarono intonando una melodia che via via aumentava il volume, fino a far sbocciare enormi tulipani e delle edere profumate si intrecciarono da sole, formando una meravigliosa corona verde e profumata che si posò sul mio capo.

"Hoghtar Catherina!"

"Hoghtad Catherina."

Era tutto magnifico.

"Il tuo maggiordomo Woodrow ci ha parlato molto di te. Ti ha descritto come la figlia che non ha mai avuto, sentivo nelle sue parole tutto l'affetto che prova per te e..Credo che non avrei dovuto dirlo.."-esclamò il re imbarazzato. Woodrow era diventato paonazzo e abbassò la testa. Il mio cuore si scaldò nel vederlo così.
 
"Prego, raggiungete il vostro alloggio. Ci sarà un grande banchetto domani."



 

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