All'ombra de' cipressi di ScarceWordsByVain (/viewuser.php?uid=891476)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ghost ***
Capitolo 2: *** RI(P)TARDI ***
Capitolo 3: *** Frankenstein ***
Capitolo 4: *** Haunted House ***
Capitolo 1 *** Ghost ***
Ghost
Troppo
spesso si dà per scontato che un fantasma sia stato, un
tempo, qualcuno in vita.
Ebbene,
io non lo sono stato.
Mai.
Me
ne sono accertato: ho esplorato ogni singolo cimitero e visitato tutte
le tombe di questo mondo, anche quelle senza dicitura, ed ognuna aveva
un altro fantasma ad abitarla. O, usando una terminologia
più tecnica, ad infestarla.
Non
ho antenati che possano ricordarmi, né tantomeno discendenti
in vita. Sono solo una presenza incorporea che vaga sulla terra della
gente che respira, senza nemmeno una storia terrificante o commovente
che parli di me (si sa, bene o male le storie di fantasmi sono
così).
Ho
preso momentaneamente possesso del corpo di un vivente e lo sto usando
per scrivere queste righe. L’idiota ha pure un blog dove
pubblica racconti di dubbio gusto: meno male che ora ci sono io, a dare
un tocco di classe a questa mediocrità!
Non
che abbia molto da raccontare, però: un fantasma che non
è mai stato vivo è come un vivente senza un
passato. E l’unico passato che possiedo è quello
di me che cerca il suo stesso passato. Cosa che, me ne rendo conto solo
ora, è abbastanza stupida. Forse dovrei semplicemente
smetterla. Insomma, chi se ne frega se non sono mai stato vivo?! Vedo
tutti quei fantasmi piagnucoloni che continuano a rivangare il passato,
e sapete che vi dico? Non
voglio essere come
loro!
…
Accidenti,
ora capisco perché i viventi se ne stanno lì, a
scrivere blog e diari.
Comunque,
il bello di essere un fantasma è che puoi fregartene dei
viventi. O, meglio, terrorizzarli a morte… Metaforicamente
parlando, s’intende. Almeno, di solito è
così. Anche se, sinceramente, non ho mai provato a
terrorizzarli: ci credete?! Ne sto possedendo uno proprio ora, ma
perseguitarli? Mai fatto! Potrei iniziare ora,
però…
O,
ancora meglio: sapete cosa mi piacerebbe fare? Qualcosa che nessun
fantasma ha mai fatto prima?
Diventare
virale!
Certo,
c’è già stata Bloody Mary con quella
cosa degli specchi, o anche Samara con i telefoni e i televisori, ma
quanti sono i fantasmi a tenere un blog?!
Oh,
poi magari sono tanti. Ma io li supererò tutti quanti, lo
so. Tanto scommetto che i loro sono post super-nostalgici che
raccontano solo di chi sono stati quando erano vivi. Beh, gente: ai
vivi non interessa un fico secco di chi eravate da vivi! A loro non
interessano proprio i vivi in generale!
Ah,
caro amico vivente con blog: credo proprio che mi sarai utile. E mi sa
che questa cosa ti terrorizzerà un po’.
Ora,
dove devo cliccare per pubblicare il primo post? Forse qui…
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Capitolo 2 *** RI(P)TARDI ***
RI(P)TARDI
La
donna muore alle 17.24 del 20 settembre, esattamente come pianificato.
Sono già cinque minuti che aspetto: da quando gli esseri
umani hanno inventato l’orologio, tengo particolarmente alla
puntualità.
La
donna ha 79 anni. O, meglio, li aveva fino ad un attimo fa. Mi squadra
da capo a piedi e, finalmente, mi riconosce. Lo fate sempre, prima o
poi, anche se non mi vedete mai prima diquel momento.
“Ti
immaginavo… diversa”
commenta la donna.
Tiro
un sospiro di sollievo: è una di quelle gentili. E
tranquille, soprattutto.
“Mi
immaginate sempre nel modo sbagliato” mi limito a rispondere.
Ed è vero: l’immaginazione dei viventi non si
avvicina mai abbastanza, quando si tratta del mio aspetto. Anche se mi
piace che la gente mi immagini come una ragazza goth con la mania per
l’Antico Egitto.
“E
ora, cosa succede?” chiede la donna “facciamo una
partita a scacchi?”
Oh,
questa ha anche il senso dell’umorismo. Qualità
rara, al giorno d’oggi.
“Dopo
tutti questi millenni, non ho mai imparato” ammetto. Se
aveste a disposizione tutta un’eternità,
cerchereste anche voi di rimandare il più a lungo possibile
l’apprendimento degli scacchi: specialmente se gli esseri
umani pensano che sia il vostro hobby preferito. Colui che ha inventato
questo luogo comune ora marcisce da qualche parte, sotto mia calorosa
raccomandazione.
“Ti
porterò in un posto” aggiungo “ma prima
realizzerò un tuo desiderio”.
“È
una cosa che proponi a tutti quanti?” chiede la donna, con
sospetto.
Nessuno
si fida mai di me.
“No,
solo una volta ogni tanto” rispondo, e sono sincera
“e ad ognuno propongo sempre qualcosa di diverso”.
“Immagino
di non poter desiderare di tornare a vivere”.
“No,
non è di mia competenza”. Poi aggiungo:
“Anche se ne sarei in grado”.
La
donna si ferma a riflettere. Gentile, tranquilla, con il senso
dell’umorismo, e si ferma addirittura a pensare:
gente così dovrebbe almeno raggiungere gli anni a tre cifre.
“Puoi
estinguere i debiti?” domanda, alla fine.
Annuisco.
“Non
sono io ad averne, però: sono gli altri ad essere in debito
con me”.
“Nessun
problema”.
La
donna mi fissa, decisa.
“Voglio
riavere indietro tutto il tempo che ho perso in qualche
attesa”.
Sollevo
un sopracciglio.
“Come,
prego?”
“Il
tempo sprecato per aspettare autobus in ritardo o persone mai
puntuali” spiega la donna “lo rivoglio”.
Mi
gratto il mento, pensosa.
“Si
può fare?” chiede.
“Io
posso tutto”
rispondo sbrigativamente.
“Tranne
ridare la vita”.
“Questo
non ha a che fare con la vita, ma con il tempo”.
Chiudo
gli occhi e mi concentro per un attimo. Quando li riapro, la donna
è sparita. Sorrido: è stato facile. Il mio
istinto professionale mi dice che la rivedrò tra tre anni,
sette mesi e ventisette giorni: tutto il tempo che ha trascorso ad
aspettare qualcuno, o qualcosa. Deve essere stata una pendolare, in
vita. Alla fine, però, tutto quel tempo non è
stato sprecato. Può essere di gran consolazione, quando
scopri che il tuo treno è in ritardo, o addirittura
cancellato.
La
Morte, però, è sempre puntuale.
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Capitolo 3 *** Frankenstein ***
Frankenstein
Il
postino suonò al numero 27 di Via Foscolo di buon mattino,
mentre la signora Alderani stava ancora innaffiando le primule che
decoravano le aiuole vicino all’ingresso. La donna
firmò la consegna e fece per prendere una scatola grande la
metà di lei, ma il signor Alderani si catapultò
alle sue spalle e la precedette, per poi scomparire
all’interno del garage. La donna assistette impassibile alla
scena, chiedendosi vagamente cosa ci fosse dentro lo scatolone, per poi
però ritornare alle sue primule bisognose.
Il
signor Alderani strappò senza troppe cerimonie la carta da
pacco e ammirò in religioso silenzio quel regalo che aveva
deciso di comprarsi in occasione della pensione. Si mise poi
all’opera: aveva già fatto pratica con parecchi
mobili dell’Ikea e quello non sarebbe stato poi
così diverso! Aprì la scatola, la
svuotò completamente e, per prima cosa, cercò il
manuale d’istruzioni. Per fortuna era anche in italiano e
ogni passaggio era addirittura illustrato: più facile di
così! Iniziò quindi a montare a partire dalla
base: era la cosa più intelligente da fare, anche se tutti
spazientivano per partire dalla testa... Che, però, era
anche una delle parti più complicate e, per non perdere
l’entusiasmo, era sempre meglio partire da qualcosa di
semplice.
Il
signor Alderani iniziò quindi a montare il misterioso
fai-da-te: era talmente preso che mezzogiorno
arrivò senza che lui sentisse i morsi della fame.
Però aveva lasciato il garage aperto e la figlia, non
vedendolo da un po’, decise di entrare: a quel punto il
signor Alderani aveva quasi finito di montare la seconda gamba.
“Papà…
ma che fai?” Stai costruendo un robot?!” chiese la
figlia, osservando un piede del tutto identico a quello di un essere
umano.
“No,
ancora meglio!” rispose il signor Alderani, assorto nel suo
lavoro. La figlia iniziò quindi a sfogliare il manuale delle
istruzioni e lesse ad alta voce: “Build
your own Frankenstein-Creature… Papà,
sei diventato matto?! Presto lo metteranno fuori commercio!”
“Per
questo l’ho comprato appena ho potuto!” rispose il
padre.
“Ma…
cosa dirà la mamma?”
“Lei
non avrà nulla di cui lamentarsi, specialmente quando
vedrà la mia creatura stirare al posto suo!”
La
figlia non era molto convinta, ma decise ugualmente di aiutare il padre
a costruire la sua versione della creatura di Frankenstein.
“Gli
darai un nome?” chiese, mentre cercavano di mettere insieme
tutte le falangi, falangine, falangette e quant’altro della
prima mano.
“Ma
ce l’ha già!” rispose il signor Alderani
“si chiama Niccolò: ho pensato a questo nome
nell’istante in cui ho montato il suo alluce!”
“Sì…
ha un alluce decisamente da Niccolò…”
Padre
e figlia si impegnarono per tutto il pomeriggio e, lentamente, la
creatura chiamata Niccolò prese forma. Man mano che
aggiungevano un osso, o un tendine, o una ghiandola, i due sentivano di
star già affezionandosi a quello che sarebbe diventato un
nuovo membro della famiglia. Ad un certo punto, però, la
figlia intervenne dicendo: “Papà… non
riesco a trovare questo”, e mostrò al signor
Alderani un’immagine del manuale.
“Uhm…
sembra qualcosa di molto piccolo…”
commentò lui.
“Sì,
è in scala 1:1… deve essere inserito
nell’orecchio”.
“E
non c’è qua in giro? Hai controllato nella
scatola?”
“Sì,
ma… niente”.
Il
signor Alderani rifletté un attimo, poi scosse le spalle e
disse: “Non importa, scommetto che non è nulla
d’importante! È così piccolo,
poi… non farà alcuna differenza!”
“È
la stessa cosa che hai detto su quella vite, con la libreria
dell’anno scorso…” lo avvisò
la figlia.
“Ma
questo non è una libreria, è un essere umano! E
gli esseri umani vivono anche se gli manca qualcosa, no? Come un rene,
e… e molte altre cose!”
La
figlia non sembrava molto convinta, ma decise di seguire
l’inclinazione del padre: d’altronde, il pezzo
mancante non si trovava proprio da nessuna parte.
Giunse
la sera e Niccolò era terminato: sembrava quasi che
dormisse, sdraiato com’era sul pavimento del garage, con la
stessa rigida posizione che dovevano avere i faraoni
all’interno del loro sarcofago.
“Il
cuore ha iniziato a battere e il cervello a mandare i primi
impulsi” esclamò il signor Alderani
“secondo il manuale, si alzerà in piedi da solo e
la prima cosa che dirà sarà: ‘Qual
è il mio nome?’”
Padre
e figlia rimasero in attesa, gli occhi fissi su Niccolò. Ad
un certo punto videro la creatura iniziare a muovere cautamente le
dita, per poi spalancare gli occhi… Infine lo osservarono
mettersi in piedi con non poche difficoltà, tanto da tenersi
aggrappato allo schienale di una sedia. Poi, in un lampo di coraggio,
la creatura si mise ben dritta e…
…
e cadde come un sacco di patate davanti al signor Alderani e a sua
figlia.
“No!”
esclamò la ragazza. Fece per avvicinarsi ad aiutare il
futuro Niccolò, ma il padre la bloccò.
“Deve
alzarsi da solo!” le ricordò lui.
La
figlia, suo malgrado, obbedì, ma la creatura non riusciva
proprio a reggersi in piedi: era incerta sui suoi movimenti e, se non
si teneva a qualcosa, rischiava di cadere di nuovo, come se si trovasse
in mezzo ad un terremoto.
“Uhm…
forse inizio a capire” mormorò il signor Alderani.
“Cosa?”
domandò la figlia.
“Il
pezzo mancante… quello da mettere
nell’orecchio…”
“Sì?”
“Credo
che fosse per l’equilibrio”.
Padre
e figlia si fissarono.
“Oh…
è un bel casino” commentò lei
“e ora che si fa?”
“Ti
ricordi cosa ho fatto, con la libreria dell’anno
scorso?”
“L’hai
fatta a pezzi dalla rabbia”.
“Esattamente”.
Fu
così che la breve vita della creatura Niccolò
ebbe fine.
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Capitolo 4 *** Haunted House ***
Haunted
House
Allora,
guys, che si dice oggi?
È
stata una giornata più movimentata del solito! Ho tolto
almeno un paio di vite a quel vecchio gatto che viene qui a cacciare i
topi!
Interessante,
Phil… E tu, Sal? Che hai fatto di bello?
Mi
sono annoiato.
Oh.
E
te, Neal?
Credo
di essermi annoiato anch’io.
Ah.
Mh.
Non
c’è molto altro da fare, temo.
Quand’è stata l’ultima volta che
qualcuno è entrato qui?
Era
prima della guerra.
Quale
guerra?
Bella
domanda.
Ehi,
ragazzi! Un gruppo di ragazzini sta per passare di qui!
Saranno
i soliti drogati.
No,
no! Sono in skateboard!
Notizia
del giorno: anche chi ha uno skateboard può essere un
drogato.
E
non si fermeranno, vedrai. Di sicuro stanno andando al parcheggio del
cinema, quello con un mucchio di discese.
…
…
…
Avevi
ragione, Neal.
Mi
duole ammetterlo, ma è così.
Ormai
a nessuno piacciono le case infestate: la gente preferisce spendere
tutto il suo stipendio a Disneyland o a Gardaland, piuttosto che venire
a provare un po’ di sano terrore gratis.
E
ci sono tanti fantasmi, lì?
Come
ben sai, non ci sono mai stato.
Mi
piacerebbe andarci!
Se
solo potessimo uscire…
Già!
Bah…
Ma
vi ricordate quando i bambini del paese entravano qui, per dimostrare
di essere dei veri uomini?!
Sì,
e quando uscivano strillavano come ragazzine!
Bei
tempi, guys… Oh, guardate! Ecco una ragazza! Si è
fermata proprio qui davanti!
Muoviamoci,
facciamo qualcosa di sospetto! Accendiamo tutte le luci!
Non
c’è corrente da anni, ormai. Ce l’hanno
tagliata.
Allora
spalanchiamo le finestre!
Con
quale energia? È così faticoso, agire sulla
materia solida…
Ululiamo
più forte che possiamo!
Così
la faremo fuggire prima ancora che entri, Phil!
E
stava solo aspettando la sua amica, vedete?
È
normale baciare a quel modo la propria amica?
Magari
le vuole tanto tanto bene.
Oh
sì, gliene vuole un sacco!
…
…
…
Beh,
almeno siamo in un quartiere perfetto per pomiciare.
E,
decisamente, ne abbiamo viste fin troppe.
Se
ne stanno andando, no!
Fanno
bene: stasera fa un po’ freschino, per stare fuori.
E
ora cosa facciamo?
Aspettiamo
che decidano di demolire questa casa, così possiamo
andarcene.
Lo
sai che una cosa del genere non succederà mai, vero?
L’hanno dichiarata “edificio storico”.
Allora
magari la ristruttureranno!
Macché,
non ci sono i soldi.
Siamo
condannati qui dentro per sempre, quindi?!
Il
senso della maledizione era quello, già.
Lo
so, Sal, ma vorrei essere uno spirito libero… E non solo per
modo di dire!
Possiamo
sempre sperare in un bombardamento aereo.
Ah,
guys… Non so voi ma, nonostante i secoli, devo dire che il
tempo insieme a voi passa abbastanza in fretta.
Di
nulla, Neal.
Siamo
fratelli, no?
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