All'ombra de' cipressi

di ScarceWordsByVain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ghost ***
Capitolo 2: *** RI(P)TARDI ***
Capitolo 3: *** Frankenstein ***
Capitolo 4: *** Haunted House ***



Capitolo 1
*** Ghost ***


Ghost



Troppo spesso si dà per scontato che un fantasma sia stato, un tempo, qualcuno in vita.
Ebbene, io non lo sono stato.
Mai.
Me ne sono accertato: ho esplorato ogni singolo cimitero e visitato tutte le tombe di questo mondo, anche quelle senza dicitura, ed ognuna aveva un altro fantasma ad abitarla. O, usando una terminologia più tecnica, ad infestarla.
Non ho antenati che possano ricordarmi, né tantomeno discendenti in vita. Sono solo una presenza incorporea che vaga sulla terra della gente che respira, senza nemmeno una storia terrificante o commovente che parli di me (si sa, bene o male le storie di fantasmi sono così).
Ho preso momentaneamente possesso del corpo di un vivente e lo sto usando per scrivere queste righe. L’idiota ha pure un blog dove pubblica racconti di dubbio gusto: meno male che ora ci sono io, a dare un tocco di classe a questa mediocrità!
Non che abbia molto da raccontare, però: un fantasma che non è mai stato vivo è come un vivente senza un passato. E l’unico passato che possiedo è quello di me che cerca il suo stesso passato. Cosa che, me ne rendo conto solo ora, è abbastanza stupida. Forse dovrei semplicemente smetterla. Insomma, chi se ne frega se non sono mai stato vivo?! Vedo tutti quei fantasmi piagnucoloni che continuano a rivangare il passato, e sapete che vi dico? Non voglio essere come loro!      

Accidenti, ora capisco perché i viventi se ne stanno lì, a scrivere blog e diari.
Comunque, il bello di essere un fantasma è che puoi fregartene dei viventi. O, meglio, terrorizzarli a morte… Metaforicamente parlando, s’intende. Almeno, di solito è così. Anche se, sinceramente, non ho mai provato a terrorizzarli: ci credete?! Ne sto possedendo uno proprio ora, ma perseguitarli? Mai fatto! Potrei iniziare ora, però…
O, ancora meglio: sapete cosa mi piacerebbe fare? Qualcosa che nessun fantasma ha mai fatto prima?
Diventare virale!
Certo, c’è già stata Bloody Mary con quella cosa degli specchi, o anche Samara con i telefoni e i televisori, ma quanti sono i fantasmi a tenere un blog?!
Oh, poi magari sono tanti. Ma io li supererò tutti quanti, lo so. Tanto scommetto che i loro sono post super-nostalgici che raccontano solo di chi sono stati quando erano vivi. Beh, gente: ai vivi non interessa un fico secco di chi eravate da vivi! A loro non interessano proprio i vivi in generale!
Ah, caro amico vivente con blog: credo proprio che mi sarai utile. E mi sa che questa cosa ti terrorizzerà un po’.
Ora, dove devo cliccare per pubblicare il primo post? Forse qui…

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Capitolo 2
*** RI(P)TARDI ***


RI(P)TARDI



La donna muore alle 17.24 del 20 settembre, esattamente come pianificato. Sono già cinque minuti che aspetto: da quando gli esseri umani hanno inventato l’orologio, tengo particolarmente alla puntualità.
La donna ha 79 anni. O, meglio, li aveva fino ad un attimo fa. Mi squadra da capo a piedi e, finalmente, mi riconosce. Lo fate sempre, prima o poi, anche se non mi vedete mai prima diquel momento.
“Ti immaginavo… diversa” commenta la donna.
Tiro un sospiro di sollievo: è una di quelle gentili. E tranquille, soprattutto.
“Mi immaginate sempre nel modo sbagliato” mi limito a rispondere. Ed è vero: l’immaginazione dei viventi non si avvicina mai abbastanza, quando si tratta del mio aspetto. Anche se mi piace che la gente mi immagini come una ragazza goth con la mania per l’Antico Egitto.
“E ora, cosa succede?” chiede la donna “facciamo una partita a scacchi?”
Oh, questa ha anche il senso dell’umorismo. Qualità rara, al giorno d’oggi.
“Dopo tutti questi millenni, non ho mai imparato” ammetto. Se aveste a disposizione tutta un’eternità, cerchereste anche voi di rimandare il più a lungo possibile l’apprendimento degli scacchi: specialmente se gli esseri umani pensano che sia il vostro hobby preferito. Colui che ha inventato questo luogo comune ora marcisce da qualche parte, sotto mia calorosa raccomandazione.
“Ti porterò in un posto” aggiungo “ma prima realizzerò un tuo desiderio”.
“È una cosa che proponi a tutti quanti?” chiede la donna, con sospetto.
Nessuno si fida mai di me.
“No, solo una volta ogni tanto” rispondo, e sono sincera “e ad ognuno propongo sempre qualcosa di diverso”.
“Immagino di non poter desiderare di tornare a vivere”.
“No, non è di mia competenza”. Poi aggiungo: “Anche se ne sarei in grado”.
La donna si ferma a riflettere. Gentile, tranquilla, con il senso dell’umorismo, e si ferma addirittura a pensare: gente così dovrebbe almeno raggiungere gli anni a tre cifre.
“Puoi estinguere i debiti?” domanda, alla fine.
Annuisco.
“Non sono io ad averne, però: sono gli altri ad essere in debito con me”.
“Nessun problema”.
La donna mi fissa, decisa.
“Voglio riavere indietro tutto il tempo che ho perso in qualche attesa”.
Sollevo un sopracciglio.
“Come, prego?”
“Il tempo sprecato per aspettare autobus in ritardo o persone mai puntuali” spiega la donna “lo rivoglio”.
Mi gratto il mento, pensosa.
“Si può fare?” chiede.
“Io posso tutto” rispondo sbrigativamente.
“Tranne ridare la vita”.
“Questo non ha a che fare con la vita, ma con il tempo”.
Chiudo gli occhi e mi concentro per un attimo. Quando li riapro, la donna è sparita. Sorrido: è stato facile. Il mio istinto professionale mi dice che la rivedrò tra tre anni, sette mesi e ventisette giorni: tutto il tempo che ha trascorso ad aspettare qualcuno, o qualcosa. Deve essere stata una pendolare, in vita. Alla fine, però, tutto quel tempo non è stato sprecato. Può essere di gran consolazione, quando scopri che il tuo treno è in ritardo, o addirittura cancellato.
La Morte, però, è sempre puntuale.

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Capitolo 3
*** Frankenstein ***


Frankenstein



Il postino suonò al numero 27 di Via Foscolo di buon mattino, mentre la signora Alderani stava ancora innaffiando le primule che decoravano le aiuole vicino all’ingresso. La donna firmò la consegna e fece per prendere una scatola grande la metà di lei, ma il signor Alderani si catapultò alle sue spalle e la precedette, per poi scomparire all’interno del garage. La donna assistette impassibile alla scena, chiedendosi vagamente cosa ci fosse dentro lo scatolone, per poi però ritornare alle sue primule bisognose.
Il signor Alderani strappò senza troppe cerimonie la carta da pacco e ammirò in religioso silenzio quel regalo che aveva deciso di comprarsi in occasione della pensione. Si mise poi all’opera: aveva già fatto pratica con parecchi mobili dell’Ikea e quello non sarebbe stato poi così diverso! Aprì la scatola, la svuotò completamente e, per prima cosa, cercò il manuale d’istruzioni. Per fortuna era anche in italiano e ogni passaggio era addirittura illustrato: più facile di così! Iniziò quindi a montare a partire dalla base: era la cosa più intelligente da fare, anche se tutti spazientivano per partire dalla testa... Che, però, era anche una delle parti più complicate e, per non perdere l’entusiasmo, era sempre meglio partire da qualcosa di semplice.
Il signor Alderani iniziò quindi a montare il misterioso fai-da-te: era talmente preso che mezzogiorno arrivò senza che lui sentisse i morsi della fame. Però aveva lasciato il garage aperto e la figlia, non vedendolo da un po’, decise di entrare: a quel punto il signor Alderani aveva quasi finito di montare la seconda gamba.
“Papà… ma che fai?” Stai costruendo un robot?!” chiese la figlia, osservando un piede del tutto identico a quello di un essere umano.
“No, ancora meglio!” rispose il signor Alderani, assorto nel suo lavoro. La figlia iniziò quindi a sfogliare il manuale delle istruzioni e lesse ad alta voce: “Build your own Frankenstein-Creature… Papà, sei diventato matto?! Presto lo metteranno fuori commercio!”
“Per questo l’ho comprato appena ho potuto!” rispose il padre.
“Ma… cosa dirà la mamma?”
“Lei non avrà nulla di cui lamentarsi, specialmente quando vedrà la mia creatura stirare al posto suo!”
La figlia non era molto convinta, ma decise ugualmente di aiutare il padre a costruire la sua versione della creatura di Frankenstein.
“Gli darai un nome?” chiese, mentre cercavano di mettere insieme tutte le falangi, falangine, falangette e quant’altro della prima mano.
“Ma ce l’ha già!” rispose il signor Alderani “si chiama Niccolò: ho pensato a questo nome nell’istante in cui ho montato il suo alluce!”
“Sì… ha un alluce decisamente da Niccolò…”
Padre e figlia si impegnarono per tutto il pomeriggio e, lentamente, la creatura chiamata Niccolò prese forma. Man mano che aggiungevano un osso, o un tendine, o una ghiandola, i due sentivano di star già affezionandosi a quello che sarebbe diventato un nuovo membro della famiglia. Ad un certo punto, però, la figlia intervenne dicendo: “Papà… non riesco a trovare questo”, e mostrò al signor Alderani un’immagine del manuale.
“Uhm… sembra qualcosa di molto piccolo…” commentò lui.
“Sì, è in scala 1:1… deve essere inserito nell’orecchio”.
“E non c’è qua in giro? Hai controllato nella scatola?”
“Sì, ma… niente”.
Il signor Alderani rifletté un attimo, poi scosse le spalle e disse: “Non importa, scommetto che non è nulla d’importante! È così piccolo, poi… non farà alcuna differenza!”
“È la stessa cosa che hai detto su quella vite, con la libreria dell’anno scorso…” lo avvisò la figlia.
“Ma questo non è una libreria, è un essere umano! E gli esseri umani vivono anche se gli manca qualcosa, no? Come un rene, e… e molte altre cose!”
La figlia non sembrava molto convinta, ma decise di seguire l’inclinazione del padre: d’altronde, il pezzo mancante non si trovava proprio da nessuna parte.
Giunse la sera e Niccolò era terminato: sembrava quasi che dormisse, sdraiato com’era sul pavimento del garage, con la stessa rigida posizione che dovevano avere i faraoni all’interno del loro sarcofago.
“Il cuore ha iniziato a battere e il cervello a mandare i primi impulsi” esclamò il signor Alderani “secondo il manuale, si alzerà in piedi da solo e la prima cosa che dirà sarà: ‘Qual è il mio nome?’”
Padre e figlia rimasero in attesa, gli occhi fissi su Niccolò. Ad un certo punto videro la creatura iniziare a muovere cautamente le dita, per poi spalancare gli occhi… Infine lo osservarono mettersi in piedi con non poche difficoltà, tanto da tenersi aggrappato allo schienale di una sedia. Poi, in un lampo di coraggio, la creatura si mise ben dritta e…
… e cadde come un sacco di patate davanti al signor Alderani e a sua figlia.
“No!” esclamò la ragazza. Fece per avvicinarsi ad aiutare il futuro Niccolò, ma il padre la bloccò.
“Deve alzarsi da solo!” le ricordò lui.
La figlia, suo malgrado, obbedì, ma la creatura non riusciva proprio a reggersi in piedi: era incerta sui suoi movimenti e, se non si teneva a qualcosa, rischiava di cadere di nuovo, come se si trovasse in mezzo ad un terremoto.
“Uhm… forse inizio a capire” mormorò il signor Alderani.
“Cosa?” domandò la figlia.
“Il pezzo mancante… quello da mettere nell’orecchio…”
“Sì?”
“Credo che fosse per l’equilibrio”.
Padre e figlia si fissarono.
“Oh… è un bel casino” commentò lei “e ora che si fa?”
“Ti ricordi cosa ho fatto, con la libreria dell’anno scorso?”
“L’hai fatta a pezzi dalla rabbia”.
“Esattamente”.
Fu così che la breve vita della creatura Niccolò ebbe fine.

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Capitolo 4
*** Haunted House ***


Haunted House



Allora, guys, che si dice oggi?
È stata una giornata più movimentata del solito! Ho tolto almeno un paio di vite a quel vecchio gatto che viene qui a cacciare i topi!
Interessante, Phil… E tu, Sal? Che hai fatto di bello?
Mi sono annoiato.
Oh.
E te, Neal?
Credo di essermi annoiato anch’io.
Ah.
Mh.
Non c’è molto altro da fare, temo. Quand’è stata l’ultima volta che qualcuno è entrato qui?
Era prima della guerra.
Quale guerra?
Bella domanda.
Ehi, ragazzi! Un gruppo di ragazzini sta per passare di qui!
Saranno i soliti drogati.
No, no! Sono in skateboard!
Notizia del giorno: anche chi ha uno skateboard può essere un drogato.
E non si fermeranno, vedrai. Di sicuro stanno andando al parcheggio del cinema, quello con un mucchio di discese.



Avevi ragione, Neal.
Mi duole ammetterlo, ma è così.
Ormai a nessuno piacciono le case infestate: la gente preferisce spendere tutto il suo stipendio a Disneyland o a Gardaland, piuttosto che venire a provare un po’ di sano terrore gratis.
E ci sono tanti fantasmi, lì?
Come ben sai, non ci sono mai stato.
Mi piacerebbe andarci!
Se solo potessimo uscire…
Già!
Bah…
Ma vi ricordate quando i bambini del paese entravano qui, per dimostrare di essere dei veri uomini?!
Sì, e quando uscivano strillavano come ragazzine!
Bei tempi, guys… Oh, guardate! Ecco una ragazza! Si è fermata proprio qui davanti!
Muoviamoci, facciamo qualcosa di sospetto! Accendiamo tutte le luci!
Non c’è corrente da anni, ormai. Ce l’hanno tagliata.
Allora spalanchiamo le finestre!
Con quale energia? È così faticoso, agire sulla materia solida…
Ululiamo più forte che possiamo!
Così la faremo fuggire prima ancora che entri, Phil!
E stava solo aspettando la sua amica, vedete?
È normale baciare a quel modo la propria amica?
Magari le vuole tanto tanto bene.
Oh sì, gliene vuole un sacco!



Beh, almeno siamo in un quartiere perfetto per pomiciare.
E, decisamente, ne abbiamo viste fin troppe.
Se ne stanno andando, no!
Fanno bene: stasera fa un po’ freschino, per stare fuori.
E ora cosa facciamo?
Aspettiamo che decidano di demolire questa casa, così possiamo andarcene.
Lo sai che una cosa del genere non succederà mai, vero? L’hanno dichiarata “edificio storico”.
Allora magari la ristruttureranno!
Macché, non ci sono i soldi.
Siamo condannati qui dentro per sempre, quindi?!
Il senso della maledizione era quello, già.
Lo so, Sal, ma vorrei essere uno spirito libero… E non solo per modo di dire!
Possiamo sempre sperare in un bombardamento aereo.
Ah, guys… Non so voi ma, nonostante i secoli, devo dire che il tempo insieme a voi passa abbastanza in fretta.
Di nulla, Neal.
Siamo fratelli, no?   

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