Metropolitana fantasma

di DarkFury70
(/viewuser.php?uid=827289)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** La prima volta ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


Aurora ed Elettra, due normali liceali della periferia di Londra. 
Qui si trovava una delle poche scuole della zona, non c'era molta gente da queste parti. Perchè? Ci sono pochi modi per raggiungerla, il paesino era anche piuttosto disabitato. Un mezzo, ovviamente, era la metropolitana, quella che collegava Londra alla sua vastissima rete periferica, che la circondava. Le due ragazze erano amiche da sempre.
Aurora aveva dei lunghi capelli setosi neri come la notte, con qualche leggero riflesso argenteo che le percorreva le ciocche, quasi sembrasse una perla nera, rara e preziosa. Il suo tipico cappotto color nocciola, i leggins scuri e le Converse nere, il suo look ideale. Era piuttosto facile da riconoscere, con quei grandi occhi marroni che dentro di sè parevano nascondere un mondo tutto suo, che riusciva a comprendere solamente Elettra. La carnagione chiara la metteva in contrasto con la sua capigliatura, insieme al suo smalto nero puro.
Elettra era poco più alta dell'amica, e portava sempre un maglioncino leggero di un delicato rosa pallido, abbinato ad una gonna corta e chiara e delle ballerine bianche. Sembrava l'esatto opposto di Aurora. Occhietti piccoli e vispi, che risplendevano come due stelle nel firmamento oscuro, e la pelle bianca e morbida. Le guance rosee e una camminata un po' ondeggiante, era una ragazza piuttosto vivace, rispetto ad Aurora che era un tipo tranquillo e sereno. Eppure, nonostante tutte queste differenze, le ragazze si volevano bene da quando erano piccole, si conobbero durante l'infanzia e rimasero insieme in ogni situazione.
Le due amiche frequentavano la stessa scuola, un liceo artistico piuttosto umile, fuori città. Entrambe amavano l'arte, Aurora era già una pittrice esperta, Elettra invece ne amava la storia. Un giorno, successe che l'unico autobus che attraversava il paesino venne cancellato dalle corse, nessuno provvide ad aggiungerne uno nuovo, fu come se quella piccola cittadina cessò di esistere per il resto del mondo.
Loro sapevano bene che l'unico altro mezzo possibile era la metropolitana: non avevano nè biciclette nè automobili, e i genitori erano comunque spesso assenti. Essa però era temuta dalle persone, specialmente nella grande periferia attorno alla gigantesca Londra, dove brancolavano centinaia di grandi e piccole voci, leggende, dicerie riguardo fatti misteriosi e inquietanti accaduti e che continuavano ad accadere al suo interno. Persone che, entrando normalmente nei treni, sparivano misteriosamente in mezzo alla folla, e non venivano più ritrovate.. Altre persone che vedevano, ogni tanto, apparizioni terrificanti, quasi illusioni, nei posti più assurdi, come cartelloni pubblicitari, o nelle insegne dei treni con su scritta la destinazione di essi... Luci che si spegnevano e si accendevano ad intermittenza e guasti improvvisi in ogni possibile apparecchio collegato alla Metropolitana.
Così, dal giorno seguente cominciarono a viaggiare sottoterra, nonostante tutto... 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La prima volta ***


E' mattina. La sveglia di Aurora suonò, erano le 7. Si levò le lenzuola bianche candide e lentamente si alzò dal suo letto, e cercava le sue pantofole in giro per la stanza, disordinata come i suoi capelli, ancora con gli occhi incollati dal sonno. Passando dallo specchio, le si accennò un sorriso, alla divertente vista di com'era conciata appena sveglia. Scese velocemente le scale e si affrettò a bere il suo caffè latte con due biscottini al cioccolato, poi si vestì e uscì rapidamente dal portone di legno di quercia che si affacciava sul loro minuscolo giardino. In primavera esso era costellato di margherite e denti di leone, in inverno invece pareva un cimitero buio e tetro, ma l'alba portava con sé dei deboli raggi di vita che illuminavano le gocce di rugiada sul prato, sopravvissuto al gelo.
La ragazza camminava lentamente sul marciapiede di Meridya Street. Qui non passavano mai automobili, il che rendeva possibile passeggiare in mezzo alla strada sull'asfalto, senza pericolo. Ai lati invece si ergevano file di vecchie casette a schiera, dalle facciate scrostate e i colori ormai sbiaditi dal tempo. I cancelli di ferro, ugualmente conciati, non venivano riverniciati da anni. Aurora ammirava pensierosa il cielo buio silenzioso, e l'asfalto umido e l'aria gelida rendevano l'atmosfera misteriosa e tetra, quasi d'uno splendore surreale, che attraeva molto la ragazza. Il rumore dei suoi passi leggeri echeggiava nell'aria. Si stava dirigendo verso una piccola piazza a nord, in cui non era mai stata, ma trovò facilmente la via grazie ad una vecchia mappa della città, che le era stata data dal padre anni prima. Lì avrebbe incontrato Elettra, e sarebbero scese nella famosa Metropolitana per la prima volta.
La piazza era circondata da grossi palazzi grigi pieni di piccole finestre, le più basse possedevano anche qualche piccola fioriera, piena di erbacce o erba secca, soffioni cresciuti grazie a semi portati dal vento, o semplicemente vuote. Attorno alla rotonda principale, si scorgevano una decina di cartelli stradali che il tempo aveva consumato, e aveva reso le scritte ormai illeggibili. Quella zona di città non era particolarmente frequentata, come una volta.
Aurora fissava quel cartello arrugginito che sporgeva da un mucchio di scale nere che portava sotto terra... "Undergound". Sottoterra. Pensava a cosa potesse davvero nascondersì lì sotto, e cominciava a ricredersi su tutto ciò che per lei era sempre stata una certezza a riguardo. 
(-C'è davvero qualcosa di strano lì dentro?)
-E' sicuro entrarci?
-Oltre a noi ci sarà qualcun altro nei treni?
-E se fosse pericoloso? Potrebbe esserci gente sbagliata...
A spezzare i suoi pensieri arrivò Elettra, che la sorprese con una leggera pacca sulla spalla.
-Aurora! Tutto bene?
-Ciao! Si, non è niente... Pronta ad entrare? Sbrighiamoci, non dobbiamo arrivare tardi.
A prima vista sembravano entrambe calme e sicure, ma nei loro occhi si leggeva il timore e la paura di chi va incontro al suo destino, e non può sapere cosa esso gli riserva. Si presero per mano, sentirono entrambe i pesi dei loro zaini carichi di libri. Soprattutto quello di storia dell'arte, e vari oggetti per la pratica, come pennelli, acquerelli, tempere, squadre, matite... Scesero lentamente la lunga scalinata che portava ad un corridoio largo e piuttosto buio, ma pieno di negozi ai suoi lati. Ma tutti abbandonati. Vetrate rotte, casse rubate, scaffali vuoti e muri crepati... quel posto doveva essere stato chiuso molto tempo fa, ma nessuno se ne preoccupò mai, eppure alcune grosse lampade erano ancora accese. Ecco le sbarre per raggiungere i treni. Erano arrugginite anche loro, e, provando ad usare il biglietto sul macchinario, non successe niente. Niente era in funzione lì, e le ragazze rimasero bloccate cinque minuti a pensare a qualcosa.
-Aurora...- sussurrò Elettra.
-Lo so.. Questo posto è spettrale. Che facciamo?- Rispose dubbiosa lei.
-Qui è tutto vecchio... perchè non proviamo semplicemente a spingere?
-Senza biglietto? Dubito che funzionerà.
Aurora prese in mano la sbarra di ferro, ma, appena la sfiorò, cadde a terra in un gigantesco nuvolone di polvere. Le due ragazze si spaventarono e si scostarono velocemente.
-Che hai fatto?!- Le urlò Elettra.
-Non volevo.. Qui è tutto vecchio! 
Lasciarono subito stare quel vecchio rottame per notare una piccola insegna che accostava le scale. "Ai treni". E sotto vi era un grosso freccione bianco che le indicava. Esitarono un attimo... Per qualche minuto si guardarono negli occhi tra sguardi d'intesa e sussurri tremolanti. Non erano ancora scese giù, eppure la paura cominciava già ad invaderle, ed esitarono. 
Il tempo stringeva, quindi Elettra si decise finalmente, prese coraggio e cominciò a tirare il braccio dell'amica giù per le scale... l'aria si faceva più calda, pesante, chiusa... Ed eccoci, finalmente. Il famoso posto di cui brancolavano da sempre le inquietanti e misteriose leggende.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3367924