Abitudine.

di AnnaChiara18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

BETTY

Come ogni giorno, dopo aver chiuso il libro di management internazionale, mi comincio a preparare per andare a lavoro. Ho 19 anni e frequento il primo anno di scienze della comunicazione all’università di Londra e per non pesare troppo sulle spalle dei miei genitori ho trovato un piccolo lavoro in una gastronomia che si trovava appena fuori dalla città.  
La mia vita è sempre stata tranquilla, non sono poi una persona tanto speciale, ho tre fratelli, due migliori amiche con cui ho da sempre condiviso tutto e le mie giornate, se pur mai monotone, non sono, dopotutto così eclatanti da essere raccontate a qualcuno.  
Dopo aver parcheggiato nel parcheggio vicino al negozio mi incammino verso la porta strofinandomi le mani, già congelate per il freddo pungente di Gennaio. Quando apro la porta c’è Tommy che sta già servendo dei clienti e con sguardo da rimprovero mi fa il gesto di muovermi. Tommy è l’uomo più grande che io abbia mai visto, con la sua immagine imponente si trova sette giorni su sette dietro il bancone, dove vende le pietanze preparate nella mattinata e nel primo pomeriggio con la moglie, costretta da una decina di anni, nella sedia a rottele a seguito di un incidente stradale. Ogni tanto mi ritrovo a osservarli quando si guardano negli occhi e si perdono nel loro mondo, quando Tommy aiuta Carmen a salire il gradino che porta dalla cucina al magazzino oppure quando lui, senza farsi vedere, sposta tutti i barattoli sul piano più basso della cucina in modo che anche lei, dalla sua posizione, li possa raggiungere senza troppa difficoltà. Sempre mi soffermo a pensare se mai troverò un amore come il loro, se mai troverò una persona disposta ad amore tanto da passare il resto della sua vita al mio fianco senza farsi pesare le volte in cui dovrà aiutarmi o a sopportarmi quando sarò vecchia  e mi dimenticherò le cose. A pensare se mai avrò una persona che sarà la mia abitudine, se mai diventerò l’abitudine di qualcuno. Diventare il solito posto a tavola, il solito bicchiere, la prima che si sveglia la mattina per preparare il caffè e per poi svegliare il resto di famiglia, diventare il bacio di prima mattina, quando ancora la bocca è impastata dalla ore di sonno e il bacio che si da così, di sfuggita, prima di andare al lavoro, un bacio semplice e casto, di quelli che si danno senza pensarci troppo perché si sa che ce ne saranno altri mille e ognuno lascerà però un impronta diversa.
Mentre mi metto il grembiule mi accorgo che quella sera veramente c’è più gente del solito e mi sento in colpa ad aver letto un paragrafo in più del libro e aver in questo modo ritardato il mio arrivo. La marea di ragazzine che continuano ad entrare ed ad uscire dal negozio avranno tra i 13 e i 17 anni, alcune hanno gli occhi lucidi e sono carine e dolci altre invece, sembra che stiano per perdere il treno e, guardandomi in cagnesco, mi intimano di fare più veloce. Guardo Tommy preoccupata.
- Ragazzina non leggi i giornali?
- Ultimamente ho davvero molto da studiare..
- Guarda che se hai bisogno di alcuni giorni di riposo posso darteli
- No Tommy non serve, davvero! ricco a gestire tutto
Mentre prepara un altro porzione di patatine si gira verso di me e mi spiega quello che sta succedendo
- Sono tornati dall’ America proprio oggi e qualcuno deve aver capito che la loro casa è qua vicina e loro - indica le teenagers davanti a noi- hanno pensato bene di accoglierli così.
Dice con tono un po’ seccato dai continui schiamazzi
- Ma loro chi?
- GLI ONE DIRECTION
Mi urla addosso la ragazzina, con due lunghe trecce bionde, che sto servendo in qual momento
-Non li consoci?
- A dire la verità ogni tanto guardo i video sui momenti più divertenti dei loro tour su YouTube, ma non sono una loro fan, non conosco nemmeno un quarto delle loro canzoni.
- Spero davvero che non scoprano dove abitano, sono ragazzi normali, non si meritano tanto caos…
Il tono che aveva usato era un po’ strano ma non ci feci più di tanto caso, ero molto stanca  e le urla mi stavano facendo esplodere la testa.
Per fortuna quando fu ora di chiudere, per la strada non c’era quasi più nessuno e in pochi minuti fui al parcheggio mentre mi domandavo in quale casa si potessero mai trovare, erano tutte piccole villette di stampo inglese, niente di speciale, niente che si addicesse a delle grandi star internazionali, sicuramente. 


SPAZIO DELLA AUTRICA:
Ciao a tutti! Ogni tanto mi vengono delle idee per una storia ma non ho mai avuto il coraggio di farle leggere a qualcuno. Questa è la mia priam vera storia, quindi siate clementi, vi prego! Sono curiosa di sapere come vi sembra, quandi se avete voglis e tempo lasciatemi una recensione. A breve pubblicherò un altro capitolo. Grazie dell'attenzione, alla prossima!!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

BETTY 

Per un intera settimana le ragazzine in gastronomia erano sempre un sacco, fino a che piano piano andavano diminuendo. Mettevano allegria quelle faccette colorite dal freddo, sempre contente e ipereccitate che quasi mi mancavano. In questo periodo ero così presa dal mio studio che avevo cominciato a rispondere male a tutti così Tommy aveva deciso, senza voler sentire obiezioni, di concedermi dei giorni di relax, ma io non me la sentivo di lasciarli da soli, così ogni girono passavo, senza farmi notare davanti al negozio e mi fermavo alla caffetteria, in stile barocco, che si trovava poco più avanti. Stavo finendo il terzo capitolo del libro che avevo cominciato a leggere il giorno precedente quando la minuta cameriera si avvicina a me con il solito caffè macchiato che avevo finito pochi minuti prima di sorseggiare

  • Questo te lo offre quel ragazzo - si girò un attimo per indicarmelo con un gesto della testa così impercettibile che avevo il dubbio di aver capito bene a chi si riferisse - Ha detto di chiamarsi Nathan.

Mi ritrovai con una tazza bollente tra le mani a fissare la figura che si trovava a pochi tavolini di distanza da me e che mi guardava sornione.

Gli sorrisi e riabbassai lo sguardo per leggere un altro capitolo.

Quando mi alzai mi avvicinai al tavolo del ragazzo dove era impegnato a ridere, riempendo tutta la stanza di un aria più leggera, con i suoi amici che appena notarono la mia presenza si voltarono a guardarmi. 

  • Grazie 

Fu l’ unica cosa che riuscii a dire guardandolo dritto negli occhi, per poi abbassare lo sguardo e uscire dalla porta. 

Il mio respiro si condensava ad ogni passo che facevo e io amavo osservare la nuvoletta che si formava difronte alla mia faccia, come amavo l’inverno, il freddo, la neve, i caminetti accessi e Londra, sempre meno affollata quando le temperature si abbassavano sotto i 0°. 

Rivide quel ragazzo tutti i giorni per un intera settimana, fino a che non dovetti ricominciare a lavorare e non potevo più frequentare quel bar. Un po’ mi mancava, avere quelle attenzioni, i suoi occhi che ogni tanto cadevano su di me e i suoi cenni di saluto che avevo imparato a riconoscere. Mi era sempre piaciuto il mistero, il dover capire le cose, le persone enigmatiche, quelle che non capisci al primo colpo, che hanno molto di più da raccontarti e quel Nathan era davvero misterioso, forse per questo dopo tanto tempo era riuscito a catturare la mia attenzione, peccato che non lo avrei più rivisto. E come avevo immagino, per quanto facessi sembrare casuali le mie visite al bar, non lo avevo più ritrovato seduto a bere la sua birra. 

Passarono i giorni, ne passarono molti e non pensavo più quel ragazzo, era stato una fatalità, una dolce e bella fatalità. La mia vita proseguiva ed io ero sempre più immersa in quella routine così noiosa, avevo finito gli esami e i corsi sarebbero ricominciati a maggio, per la sessione estiva e io passavo le mie giornate, oltre che a lavorare, a passeggiare nel mio quartiere con Dix, la mia fedele cagnolina, a leggere qualche libro, a guardare qualche film e ad uscire con le mie amiche, che nell’ultimo periodo erano troppo prese dal loro lavoro e dallo studio per dedicarmi troppo tempo. Fu così che decisi di tornare al bar, vedere qualche faccia nuova mi avrebbe fatto bene e oggi la gastronomia non era aperta quindi non avrei dovuto lavorare. Mentre camminavo però lo vidi, dall’altra parte della strada, con una sigaretta accesa, che camminava con un uomo grosso abbastanza da mettermi quasi paura. Lo avevo riconosciuto anche se aveva gli occhiali e i capelli corvini gli ricadevano maggiormente sulla fronte, quando si girò e si accorse di me, beccandomi con le mani nel sacco mentre lo guardavo, presi coraggio, alzai un braccio e lo salutai, cominciando ad attraversare la strada ed avvicinandomi. 

  • Nathan, giusto?
  • Ehm.. Si, tu sei la ragazza del bar vero?
  • Betty - mi presentai allungando una mano
  • Betty, carino- disse, forse solo per riempire il vuoto di silenzio che sarebbe comunque ricaduto poco dopo.

Fu l’uomo vicino a lui a salvarci da quell’imbarazzo, schiarendosi la voce e facendoli un cenno con la testa per intimarli di muoversi.

MI girai per andarmene, rassegnata e un po’ abbattuta

  • Betty, dove ti posso rivedere?- mi girai sorpresa 
  • Lavoro alla gastronomia all’angolo

tornai sui miei passi, questa volta con un sorriso ad illuminarmi il volto.

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