A doll for my kingdom

di bulmasanzo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il segreto ***
Capitolo 2: *** Il covo ***
Capitolo 3: *** L'esperimento ***
Capitolo 4: *** Le reazioni ***
Capitolo 5: *** Manipolazione ***



Capitolo 1
*** Il segreto ***


L'allenamento del giorno era andato bene. Tutti e quattro, a turno, avevano saputo affrontare senza grossi problemi un attacco frontale con gli occhi bendati.

Soldato era stato come sempre il più aggraziato nei movimenti, schivando tutti i colpi come se li vedesse, anche se poi non era passato al contrattacco. Ma non era questo ciò che richiedeva l'esercitazione, perciò poteva andare bene anche così.
La prova di Rico era stata affrontata con un metodo un po' rozzo ma comunque efficace, il pinguino aveva infatti sputato una spada vera con la quale aveva letteralmente fatto a pezzi l'arma di legno con cui era stato attaccato da Skipper.

Quest'ultimo invece aveva sfruttato la propria agilità e irrigidito le pinne per colpire al cuore il suo (ipotetico) nemico, ed era stato applaudito per la sua abilità.

L'unico che si era trovato in una seppur minima difficoltà era stato Kowalski, ma solo perché si era fermato a riflettere sulle proprie mosse un secondo in più del dovuto. Dopo essere stato atterrato una prima volta, aveva lasciato perdere i ragionamenti e aveva avuto ragione anche lui del proprio avversario immaginario con un salto e un calcio ben assestato.

In definitiva, avevano tutti dimostrato un'ottima prontezza di riflessi e Skipper era decisamente soddisfatto della sua squadra.
"Direi che ci siamo meritati una bella grattachecca" aveva detto per premiarli e la reazione entusiasta dei suoi uomini non mancò di manifestarsi. Quelli più contenti erano, evidentemente, Soldato e Rico, a giudicare da come si battevano a ripetizione la pinna.
Fu divertito dal loro entusiasmo, ma si premurò comunque di richiamarli all'ordine.
Saltarono fuori dal loro buco e si misero in fila indiana. Ma presto Skipper si accorse che c'era qualcosa che disturbava la formazione.

Non capì subito di cosa si trattasse, poi si rese conto che la linea che avevano formato non era perfettamente verticale, infatti c'era un elemento che la tagliava inevitabilmente in orizzontale.
"Rico!” esclamò in tono autoritario, riconoscendo il colpevole di quel turbamento dell'ordine "Non puoi portare la tua bambola con noi fuori dallo zoo! Comprometterà l'operazione!”

Come se si trattasse di qualcosa di veramente importante.
Rico fece una faccia colpevole e tentò di protestare con i suoi versi strani. Ma Skipper era risoluto.
"Non si discute, compare. La devi lasciare a casa. Se no poi va a finire che insisterai per portatela dietro anche durante le missioni serie."

Skipper era convinto di quello che diceva ed era forte nella sua posizione, ma si sentì in obbligo di prendere delle scuse, perché dopotutto gli dispiaceva dover contrariare il suo militare preferito.
"Ti impaccerà nei movimenti, ti rallenterà. E se avremo bisogno di te, sarai distratto dal dovere di proteggere lei."

Rico si era messo a borbottare contrariato, Skipper pensò a quanto fosse penoso vedere un pinguino così grande e grosso fare i capricci a quel modo, come un bambino, ma alla fine obbedì, come faceva tutte le volte, e Miss Perky finì di nuovo al suo posto.

Mentre la metteva via, Skipper si lasciò sfuggire un verso esasperato, ma in parte anche divertito dalla condotta del bombarolo. "Che dobbiamo fare con lui!" sospirò. Non era affatto convinto che avesse capito le sue ragioni ed era sicuro che quella scena si sarebbe ripetuta ancora, come già era successo svariate volte.

"Non è colpa di Rico se è così 'passionale' " commentò Kowalski mettendo un milione di virgolette all'ultima parola "Certo è che ha una testa dura in cui è difficile fare entrare un concetto contrario a quello che vuole lui."
La sua analisi non era affatto sorprendente.

Skipper si volse verso il compagno "Già” gli diede ragione “Ma dà troppa importanza a quella bambola!"
"Oh, sei proprio tu a dirlo?" fece Soldato fingendo un tono innocente. Di solito era sincero, ma stavolta non lo era, deliberatamente.
"Che significa, che vuoi dire?" lo interrogò il suo superiore, stupito dalla sua uscita.
"Una volta non eri tu quello che si era innamorato di una bambola?" stava mantenendo quel tono stringendosi nelle spalle. Davvero insopportabile.

Skipper guardò Kowalski. Anche il genio sembrava stordito, ma poi capì e si tolse dall'imbarazzo tirando uno scappellotto sulla nuca a Soldato.
"Mi sembrava di aver detto che non volevo più che si parlasse di questo" sibilò Skipper facendo una faccia offesa. Ma Soldato aveva già perso tutta la voglia di fare il saccente.

"Di checcosa?" chiese la voce gracchiante di Rico, che era tornato da loro in quel momento.

"Di niente!" tagliò seccamente Skipper e ammorbidí subito il tono "Andiamo a prenderci questa stupida grattachecca, allora. Rico, tu se vuoi puoi prenderne due, una per miss Perky, così ti perdona di non averla portata."

Il verso gutturale di gratitudine che emise il pinguino gli fece capire che gli aveva perdonato quella piccola ingiustizia.
Dal canto suo, Soldato aveva abbassato la testa come se fosse risentito, la sua granita arcobaleno non bastò a ridargli il buonumore.
Nel suo sguardo quasi ferito c'era qualcosa che non permetteva a Skipper di godersi la propria vittoria.

Sbuffò, gli dava fastidio vedere qualcuno prendersela per qualcosa di così irrilevante.
Allora si portò le pinne sui fianchi. "Soldato, ti ordino di toglierti subito quel broncio dalla faccia!" gli disse in tono stanco e l'altro gli fece un sorrisetto forzato che non aveva nulla di naturale.

Kowalski distolse lo sguardo da loro due, andò da Rico nel suo angolo che, come stabilito prima, era lì che imbrattava la faccia della sua bambola di granita all'ananas. Rideva, la abbracciava e baciava, districava con una spazzola di plastica i suoi capelli biondi che erano rimasti impiastricciati nello sciroppo. Dall'espressione della sua faccia sembrava che si stesse divertendo tantissimo.
Considerò che per lui quello non fosse un gioco, era completamente andato fuori di testa per quella bambola bionda di plastica e per uno che fuori di testa praticamente c'era nato, questo sarebbe dovuto essere preoccupante.

Eppure la gestiva bene, sapeva perfettamente che non era viva, ma l'aveva personificata. Quell'oggetto aveva perduto la propria intrinseca 'essenza di non vivente'.

L'unica volta in cui c'era stato un problema serio era stato quando quella bambola si era messa, per mezzo di un chip vocale che Kowalski stesso le aveva installato, a parlare e a dire robe sdolcinate, confondendo le idee a Rico, che, già mezzo pazzo di suo, aveva enfatizzato il suo originario delirio psicotico fino all'ennesima potenza.

Kowalski ripensò al fatto che in realtà Rico non fosse l'unico pazzo del gruppo.

Come aveva detto Soldato, anche Skipper, il loro capo che sarebbe dovuto essere il più freddo e razionale tra loro, aveva in passato provato un affetto morboso per una bambola, non di plastica ma di legno.

'Morboso' era in questo caso la parola giusta. L'aveva addirittura sposata, quella bambola, quando erano ancora in Africa, aveva lottato per lei quando aveva creduto di perderla. E, incredibilmente, come aveva predetto quella giraffa ipocondriaca, quel bizzarro matrimonio non era durato, perché in seguito l'aveva persa sul serio, lo avevano pure sentito piangere per questo, anche se non glielo avevano mai fatto presente. Possibile che adesso se ne fosse scordato?
Oppure, a giudicare da come aveva reagito alla provocazione di Soldato, aveva scelto di scordarsene.

Ora che ci pensava, non sarebbe stato più giusto dire che era stato proprio a causa della perdita di quell'oggetto che avevano deviato dalla strada per Montecarlo?

Skipper aveva dissimulato fino all'ultimo, ma Kowalski sapeva perfettamente che il motivo principale era quello.

Ricordava che Skipper aveva spalancato la porta dopo essere stato via per diverse ore, senza aver detto a nessuno dove fosse stato o che cosa avesse fatto. Teneva la testa china, sembrava di pessimo umore.

"Uomini" aveva esordito cupo "Ho deciso che non andremo subito a Montecarlo, ritorneremo per qualche tempo allo zoo di Central Park."

"Ma non era proprio dallo zoo che volevamo scappare?" aveva giustamente chiesto Soldato grattandosi la testa con la punta della pinna. Anche il cervello di Kowalski aveva sollevato la stessa obiezione, già dubitava. Perfino Rico aveva gracchiato il suo disappunto. Le due scimmie si erano accigliate.

"Ho avuto notizia che da quando siamo partiti sono sorti parecchi problemi allo zoo, problemi che solo un efficiente commando di pinguini militari come il nostro potrebbe risolvere" aveva spiegato Skipper in tono grave "Voi sapete benissimo che aiutare chi ha bisogno è nostro sacrosanto dovere, ed è ciò che faremo."

"È un gesto nobile. Ma l'oro?" aveva chiesto Mason, che se era partito insieme a loro era stato unicamente per l'irresistibile prospettiva di potersela spassare nei casinò.

"Lo nasconderemo" si strinse con semplicità nelle spalle il capo pinguino "Quando torneremo starà lì ad aspettarci."

"E se invece qualcuno ce lo rubasse?" insisteva lo scimpanzé.

"Gli unici al mondo che conosceranno questo nascondiglio saremo noi sei: se sparirà anche una sola pepita sapremo su chi concentrare i sospetti."

Mason non sembrò molto convinto, ma Phil mimò qualcosa che sembrava uno che si rilassava e stranamente questo bastò a convincerlo.

"Ma Skipper, se dobbiamo sul serio tornare indietro, non sarebbe carino passare prima a prendere Alex e gli altri?" aveva obbiettato il generoso Soldato "Hanno cercato tanto un modo per tornare!"

Skipper lo aveva guardato sorridendo bonariamente, come sempre lo considerava un ingenuo "In realtà loro non vogliono affatto tornare" gli rivelò "Si trovano nel loro ambiente naturale. È quella la loro casa, solo che ancora non lo hanno capito."

Gli occhi del giovane si erano spalancati "Oh, ha senso" aveva detto. In quel periodo sembrava che tutto ciò che Skipper affermava per Soldato fosse legge. Soldato era cambiato un sacco da allora.

Kowalski poi si era avvicinato in disparte al suo comandante e con tutta la discrezione possibile glielo aveva domandato "Signore, questa decisione improvvisa non c'entra proprio niente con il fatto che non si trova più la tua sposa?"

"Stai facendo una domanda troppo personale" aveva replicato asciutto il capo "Schiaffeggiati da solo, è un ordine!"

"Sissignore" aveva dovuto accettare di punirsi, anche se in cuor suo non credeva che fosse necessario. Ma aveva scelto saggiamente di non chiedere più nulla.

Erano così tornati a New York e avevano scoperto che qualche problema c'era sul serio tra gli animali dello zoo che si contendevano tra loro lo spazio che un tempo era occupato dagli animali fuggiti, adesso rimasto vuoto. Skipper aveva risolto stabilendo dei turni da rispettare. Ma qualcuno che non li rispettava c'era sempre e loro venivano chiamati continuamente per ristabilire l'ordine.

Poi avevano conosciuto Marlene, la lontra arrivata da poco da un altro zoo, e il breve periodo che avevano progettato di passare là si era allungato sempre più. Poi quel cretino di re Julien aveva avuto la bella pensata di farsi pure lui spedire lì e i problemi si erano moltiplicati. E loro, sempre in nome di questo indefinito dovere, erano rimasti più a lungo del previsto per sistemare le cose di volta in volta.

Era passato più di un anno e ancora non si accennava nemmeno di rimettersi sulla strada per Montecarlo, sembrava che pure le scimmie se ne fossero dimenticate. Ma in fondo a che cosa serviva fare un viaggio di nozze se mancava la sposa?

In ogni caso, lo Skipper di adesso doveva sapere quello che provava Rico, anche se era tutto quanto così assurdo.
Di certo non poteva capirlo lui, ma se lo poteva immaginare.

Solo Kowalski sentiva di potersi definire un essere razionalpensante. Il genio scientifico in questo caso non c'entrava nulla. O forse quello c'entrava sempre.

Skipper semplicemente non capiva ancora cosa significasse amare qualcuno.
O non lo aveva mai capito?

Il capitano della squadra si era sdraiato nella sua cuccetta, l'involucro di carta della sua granatina appiccicoso di sciroppo dondolava, stretto nella sua pinna, ma nemmeno una goccia veniva versata sul pavimento immacolato.
Fissava in alto di fronte a sé.

Kowalski si chiese a cosa stesse pensando, vedeva o credeva di vedere una patina d'ombra oscurargli la zona visiva. Pensieri cupi, si disse. Ma non aveva tutta questa voglia di entrare nella mente di quello che probabilmente era un pazzo represso.

Più tardi, le brande furono tutte occupate per la notte. Si spensero le luci, tutti erano in pace con tutti.

A un certo punto della notte, quando, a giudicare dal russare, fu sicuro che ormai dormissero tutti, Skipper si alzò. In silenzio, spostò il trofeo da parete di Soldato che celava la loro 'porta di servizio' e scivolò fuori senza dire niente.

Kowalski però non stava dormendo, faceva finta e aveva visto tutta la scena. Senza pensare di dover lasciare la privacy al suo capo, si alzò anche lui e lo seguì.

Skipper avanzava velocemente, avvolto dal buio dei cunicoli senza sbagliare strada, evidentemente l'aveva percorsa molte volte e sapeva dove andare.

Kowalski si mantenne più discreto che poteva, non voleva farsi scoprire, si sarebbe sicuramente arrabbiato con lui.

A volte era capitato che Skipper sparisse per qualche ora. In genere, succedeva dopo qualche discussione molto accesa che avevano avuto in merito a questa o quell'altra invenzione, non erano rare. Il mistero era capire dove andasse e cosa facesse e adesso Kowalski, per pura fortuna, aveva l'occasione di scoprirlo.

Si addentravano sempre più in un labirinto di passaggi che sembrava infinito. La luce era veramente scarsa lassotto e Kowalski temeva di perdersi. Questo lo rendeva nervoso, ma gli sarebbe bastato continuare a seguire Skipper da lontano e quando sarebbe tornato indietro lo avrebbe condotto con sé.

Improvvisamente Skipper sparì. Kowalski non lo vedeva più. Si bloccò di colpo.

"Accidenti!“ mormorò a bassa voce. Scivolò fin dove l'aveva visto l'ultima volta e si mise a esaminare per terra con una lente di ingrandimento che si era portato dietro, magari si era infilato in una botola. Non riusciva a vedere niente, però. Forse sarebbe stata più utile una torcia elettrica.

"Quindi non posso più nemmeno fidarmi della mia squadra?"

Trasalì. A una spanna da lui, Skipper lo fissava con occhi gelidi, pinne conserte dietro la schiena e piedi puntati.

Kowalski sapeva di essere nei guai. Doveva averlo sentito ed essersi nascosto per poterlo cogliere in fallo.

"Mi stavi pedinando" fu infatti accusato.
"Volevo solo sapere dove andavi" cercò di scusarsi.
"Cioè, mi volevi spiare" tradusse l'altro.
"Beh..." esitò "Diciamo, tecnicamente sì. Ma, andiamo, sono dalla tua parte, no? Non ho cattive intenzioni." accelerò troppo e finì per bruciare il motore.

"Appunto, proprio perché dovresti essere dalla mia parte non dovresti spiarmi"
"Ma non sono una spia!" protestò.
“Come posso esserne sicuro?"
"Sono al tuo servizio da anni."

“Ma questo non basta.”

“Ci conosciamo fin da bambini, siamo come fratelli.” Non se ne usciva mai in quei termini, ma in quel momento non capiva più che cosa stava dicendo, pensava di essere diventato stupido.

Skipper continuò a guardarlo fisso con quello sguardo che riusciva a farlo sentire colpevole.
Ma poi lo sorprese mettendosi a ridere. "Fratelli?" ripeté "Non ti mettere a parlare come un hippy!"

"Okay, se proprio non ce la fai a farti i fatti tuoi, seguimi" biascicò dopo una pausa "Sapevo già che un giorno avrei dovuto dirti tutto. Tanto vale farlo ora."

Kowalski sentì un punto interrogativo formarsi sopra la sua testa.

"Ma resta in silenzio, hai un passo pesante per niente adatto a una missione segreta. E in futuro pensaci due volte prima di provare a pedinarmi di nuovo, potrei decidere di farti retrocedere di grado." fu ammonito.

Kowalski si sorbì queste e un mucchio di altre ramanzine. Sapeva di meritarsele, in fondo.

Almeno avrebbe appagato la propria curiosità.







Spazio autrice: yes, il titolo è riferito alla famosa frase di Re Riccardo 'My kingdom for a horse!' nell'opera di Shakespeare, qui invertita per diventare: 'una bambola per il mio regno' e non 'il mio regno per una bambola'... Se continuate a leggere, capirete perché.

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Capitolo 2
*** Il covo ***


Rico stringeva convulsamente la sua bellissima Miss Perky al petto, nell'imitazione di un capriccio infantile che, lo sapeva benissimo, avrebbe fatto infuriare Skipper se solo il contesto lo avesse richiesto e permesso. Quasi se lo sarebbe augurato.

La bambola allargò le proprie braccine di plastica aggrappandosi al forte collo del pinguino.
"Non lasciarmi per nessunissima ragione" le gracchiò Rico continuando a correre.

Gli inseguitori erano vicini, vicinissimi. Li avrebbero catturati sicuramente se non si fossero dati una mossa. E Rico si sentiva il cuore pulsare nella gola.

Gli occhi dipinti di lei si serrarono, il sorriso si incurvò e quasi sparì. Quasi. Non sarebbe mai sparito del tutto, era impresso nei lineamenti del viso che l'improvvisa infusione della vita in lei non aveva potuto alterare.

"Ho paura, Rico" strillò con la sua vocetta smielata.
Rico si sentì importante. Lei aveva bisogno di essere protetta da lui. E Skipper aveva mentito, non gli impacciava per niente i movimenti, era leggera, la trasportava senza problemi.

La baciò per rassicurarla, ma non ci fu il tempo di godersi quel momento. La grossa mano di un sapiens aveva afferrato Rico alle spalle, non aveva fatto in tempo a scansarsi, lo avevano preso. Si sentì sollevare, Miss Perky cadde giù dalle sue pinne.

Era inerte lì da sola e lo fissava disperata, ma il suo sorriso perfetto era onnipresente.
"Scappa, piccola" le urlò.
"Ti amerò per sempre" sussurrò lei.

Poi le mani che lo tenevano incominciarono a stringere il suo ventre, sapeva che la contrazione gli avrebbe fatto vomitare qualche arma. Terrorizzato, pensò che sarebbero finite addosso a Perky se non si fosse spostata.
Guardò in basso, la bambola non c'era più. Sospirò sollevato, ma per lui era ormai finita.


 


 

---

Aprí gli occhi e intravvide il soffitto della sua branda, un raggio di sole era penetrato filtrando dall'apertura del rifugio e gli batteva fastidiosamente sull'occhio destro. Era mattina.

Si rotolò sul fianco e vide la bambola seduta nel posto in cui l'aveva lasciata. Era ovviamente inanimata, non poteva abbracciarlo né sussurrargli parole d'amore. Quello era stato solamente il suo sogno. L'ennesimo sogno in cui la bambola era viva e in grado di parlare correttamente, e in cui anche lui ci riusciva. Nella realtà non ce la faceva, non c'era mai riuscito, farsi comprendere da chi non lo conosceva e non era capace di interpretare i suoi farfugliamenti era forse la più grande difficoltà della sua vita. Soldato era quello che lo intendeva meglio di tutti, non era raro che gli facesse da traduttore per gli altri. Le orecchie di plastica di Perky, prive di condotti uditivi, non sarebbero comunque state in grado di sentirlo.

Sotto di lui, Soldato ancora dormiva tranquillo. C'era qualcosa che non andava, perché Skipper non suonava la sveglia chiamandoli all'adunata, come ogni giorno? Era sempre il primo ad alzarsi.

Rico saltò giù dal letto, rendendosi conto che non c'era nessun altro nella stanza.

Iniziò a strepitare frasi sconnesse e a scuotere Soldato per svegliarlo e metterlo in allarme.

"Ma che c'è?" si lamentò il più giovane, ancora mezzo addormentato.
Rico non riusciva ad articolare parole per esprimere la sua agitazione, ma Soldato capì che cosa voleva dirgli quando allargò le braccia indicando tutta la stanza vuota.
"Skipper e Kowalski non ci sono" constatò "Non si allontanerebbero mai senza avvertirci" questa informazione non si sapeva da dove gli venisse, forse ne era soltanto convinto per i fatti suoi.

Rico stava urlando, quando non c'era Skipper a guidarlo si sentiva perso. Aveva sempre visto nella sua presenza un qualcosa di rassicurante.

"Calma, Rico! Magari sono solo usciti presto per... ehm, per portarci la colazione"
Conoscendo Skipper, quella era l'ipotesi più improbabile che si potesse formulare. Rico girò gli occhi e scosse la testa con energia.

Saltarono fuori dal rifugio e iniziarono a cercarli, ma non riuscirono a trovarli da nessuna parte, non si azzardarono a perlustrare le gabbie degli animali perché non volevano rischiare di allarmare tutto lo zoo. Era ancora troppo presto per gridare alla scomparsa, dopotutto.
Non potevano sapere che stavano cercando in una parte totalmente sbagliata.


 

---

Kowalski non aveva mai visto una 'fortezza della solitudine' più grande di quella in cui si trovava in quel momento.

Il soffitto era altissimo, calcolò, almeno due metri e mezzo, forse anche di più. Per le misure di un pinguino è tantissimo.

La stanza si estendeva inoltre in larghezza, ed era piena di monitor e di telefoni e di un sacco di stranissimi apparecchi che gli facevano venire l'acquolina in bocca, scientificamente parlando. Stava morendo dalla voglia di scoprire a cosa servissero, si sarebbe perso in quell'intrico infinito di macchine per giorni interi.

La sua faccia doveva essersi tipo imbambolata in un'espressione idiota, quella che gli veniva quando vedeva qualche cosa di tremendamente interessante. Si sentiva un bambino in un negozio di caramelle. Si mollò un ceffone da solo per darsi un contegno.

E solo così si rese conto che, in qualche modo, quell'ambiente così meraviglioso era claustrofobico.

"E allora" fece, più che altro perché il silenzio lì dentro lo intimidiva non poco "È questo il tuo posticino segreto in cui organizzi le tue missioni segretissime... "

Skipper si avvicinò al gigantesco schermo del computer che copriva tutta quella enorme parete di fondo e si sistemò nella sedia "Esattamente. I miei informatori mi contattano da questo nodo, quello centrale collegato con tutti gli altri, l'intero sistema è saturo di informazioni riservatissime che concernono la sicurezza mondiale" rivelò "Informazioni di cui solo pochissimi elettissimi fidatissimi possono essere a conoscenza senza rischi e che se finissero nelle mani sbagliate comprometterebbero l'ordine. È importantissimo che non escano mai e poi mai da queste quattro mura" fece un gesto molto eloquente allargando le pinne a ipsilon sopra la testa.

"Pochissimi elettissimi fidatissimi " ripeté Kowalski "Sono un bel po' di superlativi, grammaticalmente non dovresti usarne così tanti...” si fermò dalla sua precisazione perché Skipper stava di nuovo sbuffando “E tu sei uno di questi?“ chiese.
"Mi sembrava chiaro"
"C'è una cosa che però non torna."
"Sarebbe?”
"Perché me ne stai parlando? Non dovresti avere l'obbligo di mantenere il segreto?“
"Non ti sfugge nulla, cervellone" gli rivolse un sorriso furbo.

Kowalski non riuscì a non voltarsi ancora una volta verso le macchine, staccare gli occhi da tutto quello sembrava per lui impossibile. Ma poi ci fu un'altra cosa che incredibilmente attrasse la sua attenzione.

"L'ho fatto perché..." aveva incominciato Skipper ma fu interrotto.
"Ehi, cos'è quella cosa lì all'angolo?"
"Ecco, appunto." sbottò.

Kowalski andò a recuperare quell'oggetto e, una volta che lo ebbe tra le pinne e fu sicurissimo di che cosa si trattava, si trovò a fissare il suo superiore con un sincero stupore dipinto sul viso.

"Ma Skipper... Questa è la tua bambola hawaiana con la testa a molla, quella che avevi sposato in Africa, quella di cui parlava Soldato proprio oggi..."
"Sì" confermò l'interessato "Ho pensato che questa sala supersegretissima fosse il posto migliore per nasconderla"
"Eravamo convinti che l'avessi perduta" disse.
Skipper sembrò improvvisamente triste. "Infatti io l'ho perduta"

C'erano dei punti oscuri in quella storia, Kowalski non riusciva proprio a comprendere, poi sentì qualcosa che si muoveva tra le sue braccia.

Cacciò un urlo terrorizzato lasciando cadere a terra la bambola. Il legno di cui era composta fece un rumore strano nel finire a terra, sembrava emettesse un sospiro, quasi fosse ripieno d'aria.

"Non ci posso credere!" balbettava Kowalski "È impossibile! Scientificamente e razionalmente impossibile!"

"Evidentemente non lo è. È il risultato, grottesco, di un esperimento andato male che ho voluto fare da solo" disse Skipper con un tono fin troppo calmo "Hai visto le macchine. Sono tutte indubbiamente interessanti, per te, ma sono tutte difettose. E questo bel risultato ne è la prova"

Kowalski continuava a non credere all'evidenza che aveva davanti agli occhi.

Hulagirl, la bambola di legno con la sua ampia gonnella di paglia, si muoveva, e non era il semplice dondolio ipnotico della testa, quella era fissa sul busto perché attaccata con il nastro telato. Gliel'aveva messo proprio lui, Kowalski, quel nastro, per ripararla quando si era rotta. No, erano le braccia quelle che lei muoveva, a scatti. E visto che le articolazioni dei gomiti non esistevano, restavano sempre piegate.

Cosa ancora peggiore, quella bambola respirava. Anzi, per meglio dire, traspirava, non avendo un naso nemmeno disegnato da cui farlo.

La vide alzarsi da terra, la base unica che aveva al posto delle gambe scattò all'improvviso e lei si tirò in piedi, la bocca dipinta era atteggiata in un eterno e larghissimo sorriso da clown. Ma si rovesciò di colpo, trasformandosi nel suo opposto, un broncio che rese quel grazioso viso di legno un vero incubo.

La bambola era viva, viva! E Kowalski stava per perdere la testa perché la sua indole troppo razionale non gli permetteva di accettare una cosa simile.
Non era possibile, era assurdo. Ma poteva stare lì a declamarlo all'infinito, non cambiava ciò che era, ciò che vedeva con i propri occhi.

Uno schiaffo lo riportò alla realtà "Credevo che lo avresti trovato interessante, non spaventoso" Skipper sembrava seccato dalla sua reazione.
"Si può sapere che razza di... di... di 'esperimento' hai fatto?" esplose lui "E, in nome del cielo, perché diavolo non hai chiamato me per fare qualunque cosa tu abbia fatto?“
“Ma io ti ho chiamato!" protestò Skipper "E tu mi dicesti esattamente quello che hai detto adesso. Che era impossibile, scientificamente e razionalmente impossibile, dare la vita a un oggetto inanimato..."
"E infatti è così" fece lui.
"Ah! Sei tu che lo credi! Hai proprio qui la prova del contrario! Guardala!" esultò Skipper "Guardala bene! Tu sei lo scienziato che sa tutto e per questo dice di no, eppure io, io che non sono la metà del genio che sei tu, ho dimostrato che tu hai torto!" sputacchiava senza accorgersene, era stato preso dalla foga.

Kowalski non si ricordava di aver mai avuto quella conversazione con lui, ma era probabile che non vi avesse dato l'importanza che Skipper invece evidentemente gli aveva dato.

"Quindi lo hai fatto per questo?” fece, schiacciato “Per essere più bravo di me? Lo sai che hai sfidato le leggi della natura?"
"No, non l'ho certo fatto per questo!”

“E perché allora?”

“L'ho fatto per amore!” quella parola detta da lui era strana.

Indicò Hulagirl "Io ero innamorato di quella cosa lì e tu lo sai benissimo, lo so che non te lo sei dimenticato, anche se fai finta di niente. Ma dopo averla trasformata in questa sottospecie di Frankenstein, mi sono reso finalmente conto di quanto fosse assurdo e ridicolo questo amore! E soprattutto di quanto fosse sbagliato!“
Kowalski fu colpito da quello che stava dicendo il suo superiore, che era sempre obbiettivo ma rarissimamente ammetteva di essersi sbagliato su qualcosa.

"L'amore sembra sempre ridicolo, visto dall'esterno. Ma quando ci sei dentro non te ne accorgi" continuò in tono adesso quasi struggente "E quando inizi a vedere le cose in modo più razionale -come probabilmente le vedresti tu, Kowalski- è allora che ti accorgi di essere stato tu il primo a essere ridicolo."
"Ma come ti è venuta in mente l'idea di dare la vita a quella cosa!?”
“Te l'ho detto” insisté Skipper "L'amore ti fa fare e pensare delle cose assolutamente ridicole!" (quarta volta che usava quella parola, registrò mentalmente Kowalski) "Come il fatto che avrei tanto voluto che potesse ricambiarmi un bacio, un abbraccio... Oh, andiamo, tu lo capisci di sicuro quello che voglio dire, scommetto che volevi le stesse cose da Doris! Ma da quando io stesso, con le mie pinne, l'ho ridotta in questo stato... Maledizione, non lo ha mai fatto. Ho fallito!“

“Pensa?” chiese allora lo scienziato “Voglio dire, hai la prova che faccia dei pensieri razionali?”.
“Credo di sì. Ma se lo fa non me ne ha mai dato una conferma. Non mi ha mai rivolto la parola, non so nemmeno se possa parlare. Però so benissimo che mi odia per quello che le ho fatto."
"In che senso?”
“Nel senso che mi respinge. Non si fa nemmeno toccare! Per portarla qui ho faticato non poco, dovevi vedere come protestava! E non hai idea di quante schegge di legno ho dovuto estrarmi dalle pinne dopo la nostra lotta! Sono convinto che preferisse restare quello che era, e che ritenga che io, nel mio egoismo, l'abbia strappata alla felicità della sua non-esistenza."

Mentre loro parlavano, Hulagirl aveva iniziato a ballare agitando le braccine a tempo di una musica che probabilmente stava nella sua testolina di legno.

"Mi fa impressione" disse Kowalski.
"È per questo che non volevo vantarmi della mia impresa. E lo sai quanto mi piace vantarmi, no? A volte penso che dovrei distruggerla, ma... non ce la posso fare. È viva, sarebbe un omicidio" scosse la testa.

Kowalski ebbe compassione di quel pinguino che aveva dato la vita e non riusciva a toglierla.
"Ti capisco, se ricordi, nemmeno io son riuscito a eliminare quel mostro di blob che avevo creato per sbaglio..."

Skipper sgranò gli occhi, sembrava che rabbrividisse.

“È un po' l'equivalente di ciò che hai fatto tu con lei" si giustificò.
Sembrò che gliela lasciasse passare liscia.

"Adesso capisco perché hai accettato che Rico si tenesse la sua miss Perky in casa." fece poi, colto da un altro pensiero.
"Ah sì? Perché?"
“Perché, in un certo senso, volevi concedere a lui quello che avevi perso tu."

Skipper abbassò il capo tristemente, guardando Hulagirl che ballava "Sì, probabilmente è per questo..."
Poi il suo tono cambiò del tutto in maniera repentina, ritrovando l'autorità di sempre "Come ti stavo dicendo prima, se ti ho portato qui e ti ho rivelato l'esistenza di tutto questo è perché tu sei il mio secondo"
"Lo sono?"
"Come vuoi definirti? Vice-leader? Fa lo stesso. Se un giorno mi dovesse succedere qualche cosa, tu dovrai prendere il mio posto qui ed è indispensabile che tu sappia tutto quello che devi sapere."

"Perché, pensi che ti potrebbe succedere qualcosa?" si informò Kowalski, leggermente preoccupato.

Skipper sospirò di nuovo pesantemente "Figurati. Ma con la vita che conduciamo non si può mai sapere... Oh, no, ecco che lo fa di nuovo!"
Hulagirl aveva piegato l'unico ginocchio protendendosi in avanti. Dopodiché si sentì come il rimbalzo di una molla. Il corpo della bambola si proiettò in avanti di colpo, spiccò un balzo cercando di caricare Skipper con la testa. Ma questi si scostò subito e lei finì di nuovo ad abbracciare il pavimento.

"Visto? Te l'ho detto che mi odia!" lo disse come se avesse avuto ragione su qualcosa su cui era stato contraddetto.

La bambola ringhiava, producendo un suono rauco e rabbioso. Era furibonda, la bocca contratta, gli occhi trasformati in spilli. L'odio che irradiavano era concreto.

Kowalski si chiese se Skipper non intendesse dire che aveva paura di essere ucciso proprio da lei.

Il suo cervello mise in moto le rotelline finché una lampadina non carburò abbastanza da accendersi.
"Forse te la posso aggiustare" disse fissandola.

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Capitolo 3
*** L'esperimento ***


Marlene stava ancora tranquillamente dormendo della grossa quando i pinguini fecero improvvisamente la loro irruzione dentro la sua tana, sbucando dal passaggio che c'era nel pavimento, quello che conduceva alle fogne, che solamente loro sapevano come aprire.

Non che non ci fosse ormai abituata, non era raro che arrivassero senza preavviso, ma avrebbe comunque apprezzato che per una volta si decidessero a bussare prima di entrare.

"Che succede, stavolta?” chiese, seccata per essere stata svegliata così bruscamente.
Ma i due si limitarono a guardarsi un po' in giro ispezionando tutto intorno.

"Non è niente" fece Soldato sorridendo con la sua solita gentilezza "Perdona il disturbo, Marlene, puoi tornare ai tuoi sogni d'oro, ok, baci, ciaooo!" e fecero per rituffarsi nel buco.
Vogliono prendermi in giro? Si chiese la lontra un secondo prima di richiamarli."Fermi, aspettate!" urlò afferrando una pinna di Rico per trattenerlo "Ma cosa eravate venuti a fare qua?“

Lui farfugliò qualcosa, ma tutto quello che lei riuscì a capire furono i nomi di Kowalski e di Skipper, detti in un tono concitato e affannato.
"Li stiamo cercando, ma non c'è da preoccuparsi, si sono... semplicemente dimenticati di dirci dove andavano" spiegò Soldato, era chiaro che volesse mostrarsi ottimista "È che Rico diventa un pochino nervoso quando non sa dov'è Skipper" aggiunse in tono di scusa.

E 'un pochino nervoso' era più che un eufemismo, a giudicare da come si agitava. Ma non era solo Rico a mostrare quell'emozione.

"Già, lui. E tu invece no?" chiese Marlene in tono sarcastico.
"È tutto a posto, sicuramente adesso torneranno a casa e ci daranno una spiegazione più che valida che giustificherà perfettamente dove sono stati!" ribatté il pinguino. Ma per la verità sembrava che volesse convincere se stesso piuttosto che lei.

Marlene non si voleva preoccupare, riteneva di conoscere Skipper abbastanza per condividere la speranza di Soldato. Era però strano che venissero da lei, significava che erano completamente senza indizi.

“Da quant'è che sono spariti?” chiese.

“Da un paio d'ore” le fu risposto.

“Ahh, non è molto, ma allora di cosa vi preoccupate? ”

“È appunto quello che ho detto a Rico.” precisò Soldato. Rico mandò un verso infastidito come a far intendere che non volesse giocare a scaricabarile.

Marlene mise le zampe sui fianchi e decise su due piedi che avrebbe aiutato i suoi amici.
"Dove avete cercato fino a ora? “ si informò.
Soldato sciorinò tutta una serie di posti, concludendo con: "Non erano nemmeno nel laboratorio di Kowalski"

"Strano. Avete dato un'occhiata nell'habitat dei lemuri? È già capitato che li abbiano chiamati.” fece, più per completezza che per convinzione. Ma anche lei ne dubitava, quello non era esattamente il loro posto preferito e lo evitavano se potevano.

Si unì dunque a loro nella ricerca.

Sottoterra, nello stesso momento, i due pinguini 'spariti' stavano facendo qualcosa che Marlene non avrebbe mai immaginato.

 

 

---

Hulagirl era stata distesa su un tavolo da laboratorio. Si era agitata moltissimo e per tenerla ferma l'avevano dovuta legare con delle cinghie.

Skipper la guardava preoccupato e lei ricambiava con un odio innato che non riusciva a comprendere del tutto e che lo feriva più di quanto avrebbe mai ammesso.

Kowalski stava al lavoro sopra una di quelle macchine strane, l'aveva smontata aprendola in due ed era intento a scambiare i fili interni, li arrotolava e li piegava, li tagliava e li strappava senza sosta. Skipper alzava alternativamente gli occhi dai residui di quella che era stata sua moglie, rivolgendo anche a lui lo stesso sguardo preoccupato, chiedendosi se sapesse che cosa stava facendo o se non stesse semplicemente improvvisando.

C'era anche il timore che facesse esplodere tutto, non era affatto improbabile, conoscendo Kowalski.
All'improvviso, mentre li stava ancora maneggiando, costui prese la scossa. E cadde a terra, come un frutto dall'albero.

Skipper accorse "Insomma, devi stare più attento!" gli disse mentre lo aiutava a spiccicarsi dal suolo.
"Ne è valsa la pena, adesso ho capito come funziona!" fece lui, tutto grigio e con le penne drizzate sulla capoccia tonda come una cresta elettrizzata, non era per niente in imbarazzo.

Aveva ancora una manciata di fili aggrovigliati tra le pinne. Si alzò sulle tozze zampe e li avvicinò alla bambola sul tavolo.

Con discrezione, staccò il nastro adesivo dalla testolina. La molla minacciò di fargliela saltar via, ma lui la tenne ferma e la spinse giù sul collo.

"Ce l'avresti un seghetto?" chiese.
"Che hai intenzione di fare alla mia signora?" scattò Skipper, diffidente.
“Ma, accidenti, fidati un attimo, no?” si spazientì, ma dal tono si capiva che non era arrabbiato e fu per questo che l'altro non replicò. Altrimenti gli avrebbe già dato una mazzata.
Gli passò invece lo strumento.

Quindi il cervellone si apprestò tranquillamente a tagliare la sommità del cranio della bambola.

Lei non si mosse, non sentiva nessun dolore. Essere fatta di legno era il suo unico vantaggio.

Scoperchiatale la testa, il genio incrociò sapientemente tra loro i cavi e li inserì lì dentro uno a uno, poi chiese della colla e riattaccò tutto quanto. Adesso sembrava una specie di medusa.

Kowalski tornò al macchinario e poggiò entrambe le pinne su quello che sembrava un interruttore di accensione.

"Allontanati, Skipper, sto per scaricare un migliaio di volt su di lei, potrebbe essere pericoloso" lo avvisò.

"Questo la sistemerà?" domandò il capo dubbioso. O la ucciderà? era l'alternativa inespressa.
"Ne sono convinto al novantasei per cento! Sto per resettare completamente il cervello che non ha e che comunque, contro tutte le leggi della logica, le funziona! Avrai l'occasione di ricominciare tutto daccapo con lei."

Gli occhi del pinguino si sgranarono ancora di più, ma non si mosse di un millimetro. "Quindi dimenticherà anche che siamo sposati?” chiese.
"Skipper, quando è successo non era ancora cosciente, non può saperlo, ci dovrai pensare tu a spiegarle tutto! Ti prego di allontanarti!” ripeté.
"Negativo, resto qui dove sono, voglio che mi veda!"

Kowalski non insistette, sapeva che sarebbe stato inutile. Tirò giù la leva.

L'elettricità sembrò gonfiare i cavi, una bluastra luce abbacinante li percorse per tutta la loro intera lunghezza. Arrivati alla testa della bambolina, ci fu un lampo e questa prese fuoco di colpo.

"Hulagirl!" gridò Skipper terrorizzato cercando di gettarsi addosso a lei, ma Kowalski aveva fatto uno scatto rapidissimo e si era fiondato sul suo capo buttandolo a terra per allontanarlo da lei.

Allora si misero a lottare.
"Lasciami!" gridò furioso "Guarda che hai combinato! Non mi fiderò mai più delle tue idee!"
"Calmati, fa tutto parte del piano" gli disse l'altro cercando di tenerlo schiacciato a terra.

“Come puoi averlo previsto? L'hai bruciata! Hai dato fuoco a mia moglie, maledetto!” Skipper si divincolò e riuscì a scrollarsi Kowalski di dosso.
I suoi occhi terrificati si fissarono sulla pira fumante che stava diventando la sua sposa e un urlo rabbioso gli scaturì dalla gola.

Tentò di raggiungerla, ma il suo secondo lo bloccò di nuovo. Gli coprì gli occhi, come qualche volta aveva dovuto fare con Soldato quando c'era qualcosa che lo avrebbe turbato vedere. Si accorse così che erano bagnati di lacrime.

È ancora innamorato di lei, pensò senza stupirsene.
Skipper faceva sempre meno resistenza “Non riesco a crederci!” mormorò.

"Deve bruciare un po', solo un po'. È indispensabile per ripartire dall'inizio, ma poi la ricostruiremo. Non ricorderà nulla."

Skipper afferrò bruscamente le pinne di Kowalski tirandole giù dalla propria faccia. Ma non si spostò, restarono in quella posizione strana, Kowalski che quasi lo abbracciava da dietro, finché non lo lasciò per andare a spegnere la macchina.

Le cinghie che la trattenevano si bruciarono e Hulagirl, con la testa ancora in fiamme, si alzò a sedere. I lineamenti dipinti si confondevano, si scioglievano.
Il genio prese una coperta che c'era lì e la usò per soffocare il fuoco.
La pallina con i fili bruciati che ancora pendevano giù era completamente annerita, ancora un po' e sarebbe stata carbonizzata.
Le diede un colpettino e cadde giù un po' di cenere dalla faccia rivelando i tratti del viso, che erano rovinati ma avevano resistito, non si erano del tutto cancellati. Le labbra scarlatte erano atteggiate in un piccolo cerchio perfetto.

Skipper si avvicinò a lei. Non leggeva più odio nei suoi occhietti strabuzzati, ma confusione e stupore.

"Ciao." sussurrò la bambola, e la sua voce era chiara e squillante, per qualche ragione sembrava molto simile a quella di Marlene. Le labbra si allargarono in un grande sorriso non più da clown, ma un sorriso autentico. Sembrava felice di vedere Skipper.

"Ciao, piccola!” le rispose il pinguino con voce suadente ma emozionata "Come ti senti?"
"Un poco stordita" ammise la bambola.

Un urlo alle sue spalle la fece trasalire. Era Kowalski che esultava "Ha funzionato, hai visto? Ha funzionato benissimo!”
"Va bene, ma così me la spaventi!” si seccò subito il capo.
“Ahah! Sono un genio!" continuò a farsi i complimenti da solo, ma poi si fermò "Adesso tocca a te, Skipper"

"Skipper" ripeté la bambola "Questo nome non mi è nuovo"
"Non le è nuovo!” esclamò Kowalski ridendo. E il sopraddetto gli rivolse un'occhiata scocciatissima.

La bambola sembrava confusa.
Skipper le allungò dolcemente una pinna sotto a quello che doveva essere il mento "Non preoccuparti, è solo euforico, ma è innocuo! Intendo, adesso. Di solito, invece...”

Lei sembrò rassicurata dal tocco di Skipper, gli sorrise di nuovo.
"Noi siamo sposati" le disse "Tu non te lo ricordi perché hai avuto un incidente e hai perso la memoria. Sei stata... in stato confusionale per molto tempo, ma Kowalski ti ha infine rimessa in sesto."

"Kowalski, opzioni" disse la bambola sbattendo le palpebre.
I due pinguini si guardarono ammutoliti.

"Adesso devo ridipingerti la faccia" fece lo scienziato cercando di ignorare ciò che aveva detto "Sarai ancora più carina di prima". Lei annuì ed espose il viso docilmente alle sue cure.

In pratica, fu come se la truccasse. Salvo il fatto che stava utilizzando colori acrilici.
Durante l'operazione, Skipper sentì il bisogno di sedersi, nello stomaco gli turbinava una sensazione che non riusciva a definire. Una specie di disagio misto a esaltazione.
Si accorse di essere ancora incredulo, ma piano piano, mentre Kowalski la sistemava, dentro di lui cresceva l'eccitazione.

Hulagirl era tornata, era non solo quella di prima, era una cosettina tutta nuova, era meglio di prima perché stavolta era veramente viva. Era viva e non lo odiava. Sua moglie non lo odiava!

Però c'era sempre quel qualcosa che non tornava, che c'entrava con il fatto che avrebbe dovuto non ricordare nulla e che invece li aveva riconosciuti, ma la gioia di averla ritrovata superava quel minimo dubbio.

Reminiscenze, si disse, sono normali. Le useremo a nostro vantaggio.

Hulagirl saltellò verso Skipper e si indicò il viso ricostruito. "Sono bella?” chiese civettando.
"Sei perfetta" le rispose lui.

"Grazie, modestamente me la cavo anche con la pittura" fece Kowalski sbucandole alle spalle e dandosi delle arie.

Skipper a questo punto si mise a ridere, semplicemente perché era felice, e abbracciò di slancio la bambola. Quasi si commosse quando i braccini rigidi si sollevarono per ricambiarlo.

Sì, era tornata. Non avrebbe mai dovuto smettere di sperare.

Poi gli venne in mente una cosa che sarebbe dovuta venirgli prima.
"Se Rico vede quello che hai fatto, vorrà sicuramente che tu faccia lo stesso con la sua bambola" esclamò.

"Con lei non è possibile" troncò subito Kowalski.
"Perché no?"
“Elementare. Perché le si squaglierebbe la faccia!"
Skipper abbassò la testa. “Elementare” ripeté. Era logico, un pezzo di legno, se è abbastanza spesso, può resistere per un po' alle fiamme prima di incenerirsi, la plastica no.

L'immagine di un corpo di bambola in fiamme che si scioglie e si accartoccia gli si affacciò, nitidissimo, alla mente, dandogli i brividi. Hulagirl lo notò.

"Hai freddo, Skipper?” gli chiese premurosa.
“Freddo? Sono un pinguino. No, no, va tutto bene." replicò lui abbozzando un sorriso.

"SANTO CIELO! Ma che ore sono!?" gridò all'improvviso Kowalski rendendosi conto di quanto tempo avevano perso laggiù, portandosi le pinne sulla testa "Rico e Soldato ci staranno sicuramente cercando! A quest'ora avranno messo sottosopra l'intero zoo...”

La testa di Skipper riuscì solo a formulare un “Uffa.”























spazio autrice: _Ciaoooo, scusate il ritardo. Il mio ombrello si è rotto la settimana scorsa sotto l'uragano, non ho nulla con cui ripararmi dalla pioggia di pomodori che i signori lettori stanno probabilmente per lanciarmi contro. Grazie per la vostra pazienza, comunque... Se ci siete ancora e se avete sul serio letto, un commentino mi aiuterebbe a capire se questa storia ha o meno un senso. Grazie, grazie, anime buone.

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Capitolo 4
*** Le reazioni ***


Rico aveva afferrato Kowalski alle spalle, voltandolo verso di sé e lo guardava con il suo tipico sguardo da folle.

"PERKY" gli gracchiò in faccia sputacchiando.

"L'assenza di un verbo implica, di conseguenza, la mancata formulazione di una frase" se ne uscì il cervellone.

"Perky 'ola!" insistette il pinguino forzuto.

"Continua a mancare un verbo" fece notare Kowalski, imperturbabile.

Sembrò che avesse capito. "Fare!... Perky... Fare... 'Ola!" biascicò con qualche difficoltà Rico.

"Spiacente, ancora non comprendo cosa tu stia cercando di dirmi”

I versi rabbiosi che Rico emetteva, però, avrebbero fatto capire anche a un tardo di mente che si stava spazientendo.

"Rico non trova giusto che tu abbia rianimato la bambola di Skipper e non la sua" tradusse Soldato per evitare che si potesse passare alla violenza fisica.

"Perky deve fare 'OLA!" ripeté lo psicotico iniziando a mimare le onde del mare muovendo in sincronia le pinne.

"Oh, Intendi dire Hula, forse" dedusse Kowalski "La Hula, la danza hawaiiana? Vorresti vedere miss Perky che balla la Hula"

"ESATTO" gridò con soddisfazione Rico, applaudendosi da sé per essere riuscito a farsi comprendere.

"Secondo me lo dovresti accontentare" fece Soldato bonariamente "Mi sembra una richiesta legittima. In fondo Perky 'vive' con noi da tanto tempo ed evidentemente l'immaginazione di Rico, anche se io credo che dovrebbe bastargli, adesso non è più sufficiente e inoltre Hulagirl avrà pur bisogno di un po' di compagnia in casa mentre noi quattro siamo in missione, e poi... "

"Sarebbe tutto quanto molto bello, mio giovane sognatore, se solo non ci fosse una complicazione di fondo decisamente non trascurabile" lo interruppe Kowalski.

"Cioè?”

“Cioè, che il trattamento di de-reificazione che io e Skipper abbiamo operato su Hulagirl non è applicabile a una bambola come miss Perky, poiché la pressione e l'innesco necessari a conferirle la scintilla della vita finirebbero inevitabilmente per fondere il materiale sintetico che la compone."

"Intendi dire che la potresti fare esplodere, come è già accaduto con ogni tua singola invenzione?” ipotizzò Soldato, che di queste cose non ci capiva molto.

“No" ringhiò Rico.

"No..." confermò lo scienziato, in tono pratico "È questione di sostenibilità. Mi spiace molto, ma a volte bisogna accettare che anche la scienza ha dei limiti."

"Ma il legno non brucia meglio della plastica?" si iniziava a confondere Soldato.

"Sì, ma più lentamente. E inoltre, una volta arsa, la plastica emette sostanze tossiche. E c'è anche da considerare -cosa fondamentale che tutti sembrano voler continuare a ignorare- il fatto che io ho semplicemente completato il lavoro iniziato da Skipper. La tecnica di rianimazione della materia non vivente da lui utilizzata mi è sconosciuta..."

Ma già Rico stava sbuffando e non lo ascoltava più, guardava solo tristemente la sua adorata bambola inerme, immobile, morta, e con la mente la rivedeva in quel suo sogno in cui era senziente e lo amava.

Sapeva che non era vero, ma gli faceva piacere credere che, anche se incapace di esprimersi, la sua bambola lo amava sul serio. D'altra parte, sarebbe stata insopportabile la prospettiva di vedere il suo volto bellissimo deturpato per sempre a causa di un esperimento fallito.

Una persona ragionevole si sarebbe anche arresa all'ineluttabile destino della non esistenza che un'entità superiore e incontrollabile aveva riservato per oggetti di inestimabile valore affettivo, ma Rico non era una persona ragionevole.

Non si poteva dire nemmeno che fosse una persona, in effetti, era un animale, una creatura sottoposta a istinti troppo irresistibili per essere ignorati. Da tempo ormai aveva sperimentato il bisogno insoddisfacibile di andare oltre il limitatissimo potere dell'immaginazione, tanto decantato da quell'ingenuo di Soldato.

L'invidia lo divorava lentamente da quando era stato sottoposto alla vista di Hulagirl che adesso aveva la facoltà di interagire con Skipper.

Potevano parlare, camminare insieme, baciarsi, ridere, abbracciarsi, litigare e, se lo avessero voluto, avrebbero anche potuto materialmente accoppiarsi... E a lui tale prospettiva non era assolutamente concessa, tutto per colpa di quella maledetta barriera invisibile che non si poteva attraversare.

Anzi, che Kowalski diceva di non poter attraversare.

La tristezza svanì e la rabbia lo prese alla gola quando pensò che Kowalski, il quale si fregiava così spesso dell'appellativo di genio, non aveva evidentemente nemmeno mostrato l'intenzione di aiutarlo.

"Non c'è un altro MODO per ottenere lo stesso effetto? " cercò di scandire, ma la voce si alzava di tono da sé, non riusciva ad articolare una frase che per chiunque altro sarebbe stata così dannatamente facile da formulare.

Tuttavia sembrò che Kowalski lo capisse, perché cercò di rabbonirlo dicendogli: "Suvvia, Rico, cerca di capire che stiamo parlando di scienza, non di una qualche magia oscura e incontrollabile..."

Ma fu come se avesse lanciato una granata al centro del suo cuore, che esplose facendogli saltare i nervi.

Il becco si spalancò, vomitando fuori una mazza da cricket.

Rico la strinse tra le pinne, la sollevò alta sopra la testa e iniziò a ridere crudelmente, la faccia di Kowalski adesso assomigliava moltissimo a un bersaglio da colpire.

"Rico, che cosa stai... RICO NON AZZARDARTI " sentire la sua voce preoccupata diventare stridula fu come il segnale per partire all'attacco.

Mentre il delirio si impadroniva di lui, la sua parte ancora razionale del suo io sepolta sul fondo dello stomaco, sotto mucchi di roba ingurgitata nel corso degli anni e per qualche motivo mai espulsa dal suo organismo, si domandò in quale oscura occasione avesse mai ingoiato la strana arma che adesso impugnava. Ma non se ne curava seriamente.

La mazza calò sulla testa di Kowalski che, con una specie di capriola, agilmente la evitò.

Rico grugnì e cercò ancora di colpirlo ignorando Soldato che protestava e tentava di fermarlo. Gli partì una gomitata -se i pinguini hanno i gomiti- che lo prese dritto sul volto.

"Ti do io MAGIA" ripeté con disprezzo assestando un fendente e beccando Kowalski nel fianco, facendogli così perdere l'equilibrio.

Quando fu a terra si accanì su di lui e sentiva un gran piacere al sentirlo gemere di dolore e implorarlo di smetterla.

"Skipper, Skipper!" urlò Soldato uscendo come una furia fuori dell'habitat per andare a cercare la sua figura di riferimento "Aiuto, Rico è andato fuori di testa!"

"Non lo è sempre stato?" osservò il capo in tono neutro.

Si teneva a braccetto con la sua consorte, sembrava fuori dal mondo.

Mentre Marlene di fronte a loro li guardava con un'aria sconvolta.

La sua faccia non lasciava dubbi. Ciò che vedeva non le piaceva affatto.

Per come si stava comportando, Skipper le sembrava semplicemente ammattito. Non le sembrava più lui.
Non gli aveva mai visto fare tante smancerie verso qualcuno. Sembrava che quella bambola non volesse lasciarla in pace un secondo. Gliel'aveva appena presentata e lei aveva potuto notare come trovasse ogni minima scusa per accarezzarla, per farle le coccole...
La lontra considerava che Skipper non aveva mai messo in mostra così tanto i propri sentimenti nemmeno quando si era fidanzato con Skitka.
Era davvero l'amore ad averlo ridotto in quello stato?

E allora Marlene scoprì di non essere l'unica a essere infastidita da quella situazione.

Rico e Kowalski uscirono infatti in quel momento dall'habitat dei pinguini, il secondo preda di una paura folle che veniva inseguito dal primo, che gli ringhiava contro con aria incattivita e feroce.

Kowalski si andò a rifugiare dietro le spalle di Skipper, il quale abbandonò per un momento l'oggetto delle sue attenzioni e tese con un gesto deciso la pinna per bloccare Rico, che non poteva resistere a un ordine così diretto e si arrestò fulmineamente. Ma pareva che non fosse stato unicamente per merito suo.

Iniziò a fissare torvo la sposa di Skipper, non sembrava per niente contento di averla tra i piedi. Anzi, le si dimostrò decisamente ostile.
Si rifiutò ostinatamente di porle un saluto quando Skipper gliela indicò, saltò su soffiando quasi come un gatto, come se se ne sentisse minacciato, e tornò dentro.

Marlene si affacciò sull'uscio e lo scorse in fondo, scoprendo che si era rifugiato nel suo solito angolino. Aveva abbracciato la sua bionda amata con fare possessivo e sembrava non avere la minima intenzione di lasciarla andare.

Marlene non comprese lì per lì il suo comportamento, ma nella mente di Rico era tutto giustificato.

Skipper era colpevole del peggiore dei peccati: l'ipocrisia.

Sì, perché per miss Perky aveva fatto tutte quelle storie (non portarla in missione, ci intralcia) e adesso aveva il coraggio di presentarsi con una bambola tutta sua! Poco contava che essa fosse viva e anche che fosse legalmente sua moglie. Era ingiusto.

Skipper sospirò pesantemente e andò da lui.

Marlene osservò un primo tentativo di approccio diplomatico, poi Skipper rimproverò aspramente il suo sottoposto per il suo atteggiamento.

"Devo ricordarti che sei solo un cadetto e che devi obbedire a qualsiasi cosa il tuo comandante ti ordini?” gli urlò, ma Rico già si era tappato le orecchie, blaterando qualcosa come "Non ti sento" e "Mandala via".
"Benissimo!" ribatté Skipper, furente "Se sei così testardo e non vuoi ragionare, allora ti sospenderò finché non avrai imparato a portare alla mia donna il rispetto che si merita!”

Il povero Kowalski -che si era preso materialmente le mazzate- non aveva più importanza, l'unica che sembrava avere un minimo di valore in quel momento, per Skipper, era Hulagirl. Confermava, peggiorandola, la sensazione che tutti avevano già avuto.

Marlene vide gli occhi di Rico sgranarsi leggermente, quella minaccia non lo aveva lasciato del tutto indifferente. Ma si impuntò, gli diede le spalle e lasciò che la minaccia si concretizzasse.

Rico non aveva alcun bisogno di parlare per esprimere il proprio fastidio, glielo si leggeva in faccia.
E anche nella sua.

In realtà, lei non sapeva esattamente per quale ragione Hulagirl non le piacesse, probabilmente era soltanto perché sembrava essere stata capace di cambiare Skipper.

"Non curarti di lui, ha solo un pessimo carattere" lo sentì che sussurrava alla bambola nel punto in cui sarebbe dovuto esserci l'orecchio "Gli altri sono migliori, vedrai. Marlene!” la chiamò all'improvviso "Vieni a darle tu un benvenuto decente, per favore, mentre io risolvo la questione qui... credo che ci vorrà un po'!”

La lontra si sentì impacciata "Che dovrei fare?" chiese.
Skipper la prese per le spalle "Quello che fai sempre quando vuoi farti un'amica nuova!" spinse Hulagirl verso di lei con delicatezza "Portala un po' in giro, falle fare la conoscenza degli altri animali dello zoo, mettetevi a spettegolare come fanno le femmine."

Marlene guardò la bambola che le sorrideva timidamente.
"Skipper, veramente io..." cercò di trovare una scusa anche se non ce l'aveva, ma il pinguino la interruppe ugualmente.
"E dai, ti vanti sempre che fai amicizia con tutti in un minuto!"

Era vero. Ma questa era una situazione fin troppo bizzarra perché lei potesse essere naturale.

Hulagirl batté le graziose ciglia sugli occhi disegnati. "Marlene?” fece, sempre sorridendo.
Lei si accorse che Skipper aveva messo su una faccia implorante imitando l'espressione da cucciolo di Soldato.

Le venne il pensiero che forse anche per lui quella situazione fosse del tutto nuova. Non se la sentì di dargli una delusione.

"Okay!” esclamò sforzandosi di sembrare allegra "Sarà un piacere, vieni con me, ti mostrerò tutto quello che c'è da mostrarti!"
Hulagirl era contenta, la seguiva saltellando. Beh, non avendo due piedi ma un unico blocco doveva farlo per forza. Com'era strana e quanta impressione le faceva!

Kowalski l'aveva definita come la sua conquista più grande. Sapeva che fosse praticamente in grado di fare qualsiasi cosa, ma che fosse riuscito in questo le sembrava incredibile, anche per lui.
Hulagirl girò la testolina verso Rico che non si era più mosso dal suo posto. Le labbra le si incurvarono all'ingiù.
Marlene cercò di tener fede a ciò che aveva detto e, per tenere lontana da sé l'impressione che in tutto quello ci fosse qualcosa di terribilmente contro natura, tentò di immaginare che quella che si portava a spasso fosse un animale esattamente come gli altri e non una dannata bambola vivente.

Fu un giro breve (scapparono da Julien quando, come c'era da aspettarsi, questi cercò di impressionare la nuova arrivata mettendosi in mostra con i suoi metodi da pagliaccio) ma quando ne ritornarono Skipper aveva preparato una bella sorpresa.

Aveva allargato la nicchia rettangolare nel muro che costituiva la sua branda, trasformandola in qualcosa di simile a un letto matrimoniale. Aveva decisamente intenzione di dormire abbracciato a sua moglie.

Marlene si rese conto che le era venuto un leggerissimo tic all'angolo della bocca che le si stirava involontariamente. Qualcosa la disturbava, ma non sapeva ancora che diavolo potesse essere.

"C'è mica il rischio che nascano dei pinguini di legno?” chiese Soldato nella sua innocente malizia. E Kowalski gli dovette di nuovo mollare uno scappellotto nella nuca.

Hulagirl non diede segno di essersi accorta di questo, né della faccia stravolta che aveva fatto Marlene. Strillò di gioia, spalancò per quello che poteva i braccini e stritolò Skipper in un abbraccio affettuoso.

La lontra incrociò le braccia quasi senza accorgersene, ma quando Skipper schioccò l'ennesimo bacio tenero e amorevole sulla bocca legnosa girò la faccia, palesemente infastidita. La stessa cosa la fece Rico. Ma in quel momento a Skipper non poteva importare di meno delle loro reazioni.

Marlene si ritirò nel proprio habitat pensando a quanto fosse vuoto e sconsolato il suo bel giaciglio in cui dormiva da sola e in cui avrebbe per sempre dormito da sola.

Magari avrebbe dovuto cercarsi un compagno anche lei per tentare di riempire quel grave senso di mancanza che per qualche ragione si stava acuendo, ma non si poteva dire che ci fossero grandi garanzie di poterlo trovare, almeno non all'interno di quello stupido zoo... E non se la sentiva ancora molto a uscirne da sola, certo adesso sapeva controllarsi molto meglio di prima e non era più preda inerme di attacchi di paura incontrollata né di raptus isterici di aggressività irrefrenabile, ma temeva comunque ancora di poter perdere il controllo se
(Skipper)
qualcuno di buon cuore non fosse stato lì insieme a lei per aiutarla.

E poi, non sapeva nemmeno se fosse effettivamente pronta per seguire la musica della chitarra spagnola che echeggiava dal parco tutte le sere e che lei immaginava essere prodotta da un aitante bellissimo e raffinato sconosciuto.

Non avrebbe nemmeno saputo da dove cominciare a cercarlo. E non sapeva neanche se esistesse sul serio o se fosse tutto frutto della sua mente sola e desolata che bramava qualcuno da poter stringere durante la notte.

Forse la risposta a quello sciocco bisogno era più semplice del previsto.

Ricordò Rico e aveva sempre davanti agli occhi il suo gesto possessivo di abbracciare miss Perky quando si ritrovò, senza quasi ricordare come ci fosse arrivata, nel negozio di souvenir, dove gli animali solitamente si riunivano per fare le riunioni.

C'era uno scatolone sistemato insieme a tanta merce pronta per essere venduta in cui c'erano scritte (anche se lei non sapeva leggere, ma glielo aveva fatto intendere Phil con qualche gesto delle dita che per lui erano un vero linguaggio) le parole 'Peluche assortiti'.

Si arrampicò non senza fatica fin lassù e, infilatavi la testa e il busto, si mise a rovistare lì in mezzo.

Scartò i pupazzi di Mortino che stranamente sembravano i più richiesti dai bambini, quelli di re Julien che erano invece quasi del tutto ignorati, gli elefantini morbidosi, le scimmiette con il feltro sulle mani per appenderle in macchina e finalmente beccò quello che cercava, un pinguino di pezza.

Era Soldato, probabilmente, ma con un po' di fantasia sarebbe potuto essere chiunque. Non era forse l'immaginazione quella con cui i giocattoli diventavano realmente delle creature magiche e meravigliose? Parole di Soldato stesso, queste. Si chiese come mai le fossero venute in mente con così tanta precisione e si diede una risposta silenziosa.

Si grattò la testa, era sul serio venuta a cercarsi un bambolotto per non dover dormire da sola?
E se, come era successo quella mattina, qualcuno fosse sbucato nella sua tana all'improvviso e l'avesse trovata in quell'imbarazzante, puerile posizione?

Sei adulta, Marlene le avrebbero rimproverato, non sei mica come
(Skipper che se ne impippa del mondo e se ne sta abbracciato alla sua bambola hula e voglioso di amore le preme il corpo sudato e umido sotto la gonnella di paglia cercando di raggiungere qualcosa che non c'è)
...come Rico, giusto?

Probabilmente sono ancora peggio di lui, si rispose, rassegnata.

Decise che non le doveva importare niente di quello che avrebbero potuto pensare di lei. Aveva il diritto di fare quello che le pareva.

Stringendo il peluche sotto un braccio, si premurò di spegnere la luce e richiudere dolcemente la porta, per evitare che l'indomani Alice, l'irascibile guardiana dello zoo, si insospettisse, e se la filò di nuovo nella sua accogliente e irreprensibile tana. 





























spazio autrice:
Sono tornata! Spero di essere riuscita a raccontare in modo efficace le reazioni dei personaggi. Scusate per le frasi tagliate, se non si capisce dovrebbero essere i pensieri che Marlene tenta di scacciare dalla sua testa. Un commentino mi farebbe piacere... anche negativo eh! 


 

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Capitolo 5
*** Manipolazione ***


Marlene si svegliò con una sensazione di panico addosso. C'era una strana presenza che aleggiava sopra di lei tenendola inchiodata al suo giaciglio, come un fantasma che le avesse lanciato le pesanti catene, tessute anello dopo anello, giorno dopo giorno, durante la sua lunga e tormentata vita mortale da peccatore.
Non riusciva a muovere un muscolo, una specie di formicolio le si diffondeva lungo gli arti paralizzandola, si sentiva gelare e pesante come piombo. Qualcuno, o qualcosa, le era effettivamente salito sul petto, opprimendola con il suo peso. O forse era solo il residuo di un incubo.
Marlene aprì il muso e, respirando a fondo, si impose, in un unico scatto, di drizzarsi a sedere. Strizzando gli occhi per riuscire a scorgere qualcosa nell'oscurità, si scosse di dosso il torpore come fosse stata neve caduta su di lei durante la notte.
Una sorta di rimbalzo al suolo e si poté accorgere che il misterioso essere che l'aveva attaccata non era altri che l'innocente peluche a forma di pinguino che la sera prima aveva rubato dal negozio di souvenir. Era rimasto in bilico sopra di lei fino a un paio di secondi prima, ma ora era caduto giù ed era finito a pancia sotto. Non pareva più tanto minaccioso, adesso, ma si sa, il sonno della coscienza produce mostri. La lontra, ridendo della propria stupidità, discese con l'intento di recuperarlo.
Allungò dunque una zampa per afferrare una di quelle pinne sintetiche ricoperte di finto pelo che si erano rivelate essere così comode, morbide, confortevoli, perfette da stringere nel sonno.
Fu in quel momento che qualcosa di pesante le pestò la mano. Non riusciva a vedere, non riusciva a figurarsi cosa potesse essere. Inizialmente non sentì dolore, poi la sua mano venne schiacciata al suolo e lei poté udire i microscopici ossicini che scricchiolavano l'uno contro l'altro, incrociandosi.
Gemette, nell'istintivo strattone che diede nel ritrarre la mano. Un piccolo oggetto circolare le sbatté dunque nel muso, ma senza farle male, era come se qualcuno le avesse lanciato un pallone di gomma.
La lontra scattò completamente in piedi, adesso, e in un guizzo, ritrovando l'animalesco uso delle quattro zampe che da molto tempo aveva pressoché abbandonato per ergersi in piedi, andò all'entrata della tana e rimosse le foglie che la coprivano per lasciare filtrare la luce del primo mattino e poter vedere che cosa avesse così goffamente cercato di attaccarla.
Ma il sole non era ancora sorto del tutto, il cielo era in buona parte nero, con solo qualche residuo di stelle, e la luna era poco più di un miserabile spicchio, praticamente un'unghia.
Vide solo un'ombra. Le passò vicinissimo come un lampo e poi si tuffò dritta nella piscina. Gli spruzzi d'acqua investirono Marlene rendendole ancora più difficile scorgere l'intruso.
Ma superata la confusione del momento, poté vedere che, in basso, c'era ora qualcosa che galleggiava. Poi tentò di immergersi. Ma restò bloccato sulla superficie, era come se fosse troppo leggero e troppo affannato per raggiungere il fondo.
Marlene si aggrappò con le zampe superiori al bordo della piscina e buttò in giù la testa.
E la vide, finalmente, chiaramente. Restò attonita e immobile per pochi secondi senza poter credere ai propri occhi.
Era Hulagirl, la bambola di legno. Era lì che agitava i corti braccini impediti cercando di nuotare senza riuscirci, restando a galla, ma sempre ferma nello stesso punto, impossibilitata nella fuga. Un'immagine decisamente comica. O inquietante.
Marlene non capiva cosa diavolo ci facesse lì, ma vedere qualcuno in difficoltà non era comunque sopportabile per lei.
“Aspetta, ti aiuto io” si offrì.
Si calò nella piscina e, reggendosi con le mani, allungò la coda verso Hulagirl. La bambola gliela afferrò con le sue protuberanze che, seppur prive di dita, si piegarono comunque assecondando la forma della punta. Marlene fece forza sulle braccia e la trasse così in salvo.
La base che la bambola aveva al posto dei piedi fu la cosa più difficile da issare fuori, si era velocemente impregnata d'acqua ed era piuttosto pesante. Per qualche ragione, Marlene non la associò a quella specie di disco che poco prima le aveva pestato le dita. Eppure era palese. Per lei era scontato che anche l'altra fosse una vittima dell'ignoto intruso.
“Tutto bene?” le chiese premurosa quando furono di nuovo sulla terraferma “Cosa ci facevi qui?”
Non ottenne risposta, la vide tremare, sembrava che in qualche modo adesso riuscisse a sentire il freddo, ma era possibile, data la logica assenza di frigocettori nella sua pelle di legno?
“Lo hai visto?” le chiese ancora. Doveva averla urtata durante la fuga, facendola cadere in acqua, era questa l'unica, ovvia verità.
"Visto cosa? Chi?" replicò il feticcio. Sembrava confusa.
“Non sono riuscita a vederlo bene. Era nella mia tana, ha cercato di farmi del male, ma era talmente debole che non ha combinato niente”, spiegò la lontra.
Hulagirl dondolò la testa sulla molla del collo. "Io so solo che un attimo prima ero sdraiata tra le braccia del mio adorato Skipper e un secondo dopo stavo sguazzando nell'acqua."
Marlene si irrigidì al sentirla parlare del pinguino in termini tanto amorevoli. Sotto sotto, ciò che aveva detto le sembrava molto improbabile, ma la preoccupazione prese il sopravvento, impedendole di vedere l'ovvia soluzione.
“Oh, povera!” esclamò "Vuoi dire che non hai idea di come sia stato possibile?”
"Non ricordo. È come se mi avessero strappata fuori dal mio letto", il tono era pieno di apprensione "Come se avessero cercato di affogarmi apposta."
“Ma non ha tenuto conto del fatto che sei fatta di legno e che, naturalmente, non puoi affogare...”
"Ma sarei potuta andare alla deriva per chissà quanto tempo…"
In questa conversazione c'erano dei punti veramente oscuri. Ma non si poté approfondire a causa dell'arrivo improvviso della squadra dei pinguini. Skipper in testa, con i suoi sottoposti alle calcagna, scivolò rapidamente lungo il suolo e saltò immediatamente dopo, abbracciando la bambola.
"Hulagirl! Dove sei stata? Stai bene? Mi sono preoccupato tantissimo! Quando non ti ho più trovata accanto a me sapevo che doveva esserti successo qualcosa!" urlò.
“Sto bene, caro mio, Marlene mi ha salvato!” cinguettò lei.
Skipper si volse verso l'amica lontra rivolgendole un cenno di approvazione a dire il vero molto plateale.
"Grazie, Marlene, sei e sarai sempre un valido membro della squadra!" la lodò.
Marlene pose le zampe sui fianchi "Non sono un membro" precisò "E non ho fatto nulla di così eccezionale."
"No, tu non capisci!" Skipper sembrava veramente convinto "Io sarei morto se fosse successo qualcosa alla mia dolce piccola indifesa adorata Hulagirl" – aveva enfatizzato all'estremo la parola 'morto', ma mai quanto tutta la sequela di aggettivi zuccherosi riferiti alla bambola- "Tu sei un eroe e come tale meriti un riconoscimento!" -la stessa enfasi la mise anche nella parola 'eroe'-
"Ma dai..." si difese Marlene.
"Pinguino onorario!" continuò imperterrito Skipper.
Kowalski sgranò gli occhi, Rico restò a becco aperto.
"Oh!" fece Soldato schiacciandosi le guanciotte con le pinnette "Non puoi rifiutare un tale onore!"
“No, immagino di non potere” si imbarazzò Marlene, contenta nonostante le sembrasse tutto abbastanza esagerato. Ma le reazioni di Skipper erano sempre state molto sopra le righe. Era per questo che le piaceva.
Hulagirl improvvisamente le corse incontro e si lanciò tra le sue braccia. "Grazie grazie grazie" urlò con la sua voce soave.
"Degna moglie di suo marito." Kowalski annuì con vigore.
Skipper si rivolse a lui, stavolta in tono serio "Adesso dobbiamo pattugliare, voglio capire chi è questo bastardo vigliacco che ha avuto l'ardire di attaccare le nostre due ragazze"
"Sissignorsì signore" il secondo si portò la pinna destra alla fronte.
"Chiunque sia stato, non può essere andato troppo lontano. Rico!" continuò il capo "Tu puoi andare a perlustrare lungo il confine sud, nelle gabbie degli animali esotici, e assicurati che il cancello sul retro sia chiuso. Mentre Kowalski, tu puoi andare a nord, nella sezione africana, allerta gli animali più grossi, ma non spaventare i piccoli. E mi raccomando, non fare sapere niente a Julien, ché quello non farebbe altro che intralciarti... Io mi occuperò di andare a controllare sia sul lato est che sul lato ovest..."
"Dovrei andare io a ovest" si risentì Soldato, interrompendolo.
Skipper sembrò sorpreso dall’interruzione, ma poi si volse con aria solenne verso il sottoposto. "Tu, giovane Soldato, avrai un compito ben più importante: dovrai proteggere Marlene e Hulagirl. Portale nella base e non perderle di vista."
Soldato non sembrava contento del compito affidatogli, ma ciascuno dei tre pinguini si portò la rispettiva pinna alla rispettiva fronte, dimostrando fedeltà assoluta al capo.
Anche Marlene si portò una zampa alla tempia, ma lo fece per un'altra ragione.
Non che non le piacesse Soldato, ma si chiedeva come mai le avrebbe intrattenute, a tazze di tè immaginario ed episodi dei Lunacorni?
 
Non passò molto tempo prima che la povera lontra venisse aggredita di nuovo.
 
Era in trappola.
Nessuno l'avrebbe vista né entrare né uscire, nessuno si sarebbe accorto dell'ombra che si sarebbe appostata di soppiatto alle sue spalle aspettando il momento migliore per colpirla, ma tutti quanti avrebbero sentito le sue urla disperate mentre la lama di un coltello appuntito e dannatamente tagliente lungo una ventina di centimetri le avrebbe trapassato le carni come fossero burro fuso.
L'eco dell'urlo straziante che lanciò Marlene quando venne attaccata fu talmente potente da strappare simultaneamente al sonno tutti e cinque gli occupanti dell'habitat dei pinguini.
Non si persero attimi preziosi a chiedersi che cosa fosse successo, con una capriola Skipper saltò immediatamente giù dal letto, seguito a ruota dai compagni.
"Presto, muoversi!" ordinò. Anche Rico, dimentico della propria temporanea sospensione, si precipitò fuori con loro.
Hulagirl rimase a fissare spaventata la coda degli uccelli che saltavano rapidamente fuori dal buco sul soffitto. Non si era nemmeno azzardata a dire una parola, la loro agitazione era più che evidente e non avrebbe fatto altro che rallentarli.
Ci teneva a non essere di peso, a non intralciare le loro missioni, aspirava a essere quella che si dice la brava mogliettina, la donnina di casa. Era come se fosse sposata con tutto il gruppo.
Fuori, alcuni altri animali avevano vinto le resistenze ed erano venuti a vedere che cosa fosse capitato.
"Aiuto" implorò di nuovo Marlene agitandosi da seduta in una pozza formata dal suo stesso sangue. Skipper la raggiunse per primo.
"Marlene! Che cosa è successo?" le chiese, senza vergognarsi di far sentire agli altri che si fosse veramente preoccupato.
"Skipper!" gridò la lontra affannosamente con lacrime agli angoli degli occhi "Grazie a Dio sei arrivato!" si aggrappò a lui in modo supplichevole "È terribile, è tornato! È sbucato dal nulla, non sono nemmeno riuscita a vederlo, di nuovo! Mi ha colpito qui, voleva uccidermi! Mi voleva uccidere! Ti rendi conto!" ripeteva urlando.
"Calma, adesso ci siamo noi" cercò di tranquillizzarla staccandosela gentilmente di dosso.
Kowalski spuntò alle spalle del superiore, lo superò, si inginocchiò e prese il più delicatamente possibile tra le pinne le zampa dilaniata di Marlene, iniziando subito a esaminarla. Era la zampa posteriore sinistra, Marlene non riusciva a rialzarsi.
"Ahi" strinse i denti quando se la sentì tirare, resistendo all'istinto di ritrarla "È grave? Riuscirò a camminare di nuovo?" piangeva.
"Non sembra rotta, non ha toccato l'osso, per fortuna" fece l'improvvisato dottore in tono professionale "Rico, sputa la cassetta del pronto soccorso che ti sei mangiato quando siamo andati a fare il controllo veterinario." richiese come distrattamente.
Rico sembrò arrossire un po', poi rigettò quello che gli era stato chiesto.
"Allora, dicci un po', dove è andato quel bastardo?" chiese Skipper, ora arrabbiato e impietosito, mentre Kowalski tirava fuori disinfettante e cerotti "Ti giuro che lo ammazzo con le mie pinne se lo prendo!"
"Ho detto che non l'ho visto!" Marlene non si rese conto di tremare violentemente finché Kowalski non le disse di star ferma perché non riusciva a fasciarle la zampa "Ho solo sentito che mi saltava addosso. È stato velocissimo ed è scappato subito. Ho paura che sia ancora nei paraggi" anfanava, il sangue pulsava nelle sue vene e velocemente le scorreva giù per la ferita. Era decisamente terrorizzata.
"Allora possiamo ancora prenderlo" ne dedusse il comandante "L'ultima volta è sparito, adesso...”
"Guarda qua, Skipper!” Soldato indicava un punto in cui c'era il peluche di pinguino che era finito a terra poco distante. Anche quello era squarciato, l'ovatta contenuta era in buona parte venuta fuori ed era sporca di sangue, era come se l'aggressore vi avesse ripulito sopra la propria arma.
"Soldato, questo non ha importanza." lo rimproverò Skipper, ma poi si avvicinò accorgendosi che non stava indicando quello scempio, aveva notato qualcosa a pochi centimetri da lì.
"Un'impronta" constatò. Un'impronta circolare, come un disco.
"Kowalski, analisi" disse sperando che ne capisse più di lui.
"Non saprei dire a quale animale appartenga" lo deluse il secondo, analizzandola con una lente di ingrandimento "Come forma ricorda quella di un elefante, o di un rinoceronte, se non fosse fin troppo piccola"
"Un mini-elefante!" suppose Soldato "Un cucciolo!"
"Negativo, anche appena nati sono molto grossi, pesano almeno novanta chili e quindi la circonferenza del loro piede non può assolutamente essere così ridotta. E poi si dovrebbero vedere le dita, qui invece sembra tutto molto... piatto" aggiunse.
"Okay, abbiamo capito che cosa non è. Adesso dimmi che cos'è." si intromise Skipper, che perdeva la pazienza quando Kowalski eccedeva in informazioni irrilevanti.
"Beh, se devo essere sincero, non ne ho la minima idea" concluse lui.
E non lo avrebbero scoperto quella sera, perché quella fu l'unica traccia che riuscirono a trovare. Non aveva nemmeno un profumo particolare che potesse indirizzarli, non c'era nessuna usta da seguire e nessuna pista da percorrere.
"Un aspirante omicida si aggira tra di noi" dichiarò Skipper gravemente ad alta voce per farsi sentire da tutto lo zoo "Non sappiamo chi sia, non sappiamo cosa voglia, ma ha già provato in due distinte occasioni a combinare un danno. Sappiamo solo che è armato. Dovete stare tutti molto attenti, restate calmi e tornate nelle vostre tane, non uscite per nessunissima ragione finché non sarà sorto il sole e ci sarà abbastanza luce da impedire al nostro uomo di nascondersi. Non credo che colpirà di nuovo stanotte, ma adesso ispezioneremo una per una tutte le case per assicurarci che siano sicure" e iniziò a organizzare le squadre.
Nessuno obbiettò, la sua autorità era riconosciuta tacitamente da tutti, tutti si fidavano di lui, ma la paura che qualcuno potesse sul serio attaccarli fisicamente come era già riuscito a fare con Marlene, che tra loro era la più vicina ai pinguini, li faceva temere.

"A proposito, ma che ci facevi con quel peluche? Pensavo che odiassi queste cose!" chiese alla fine Soldato a Marlene, facendosi udire involontariamente dalle orecchie dei compagni.
"Ma a proposito di che? Non andare fuori tema!" fece la lontra imbarazzata dissimulando con le mani, poi cercò di inginocchiarsi afferrando Skipper per le pinne e puntandogli contro le palle degli occhi "Per favore, per favorissimo, non lasciatemi qui da sola, sono sicura che quello vorrà tornare a finire il lavoro, non voglio diventare la sua preda! Oh, vi prego! Vi prego!"
"Ma stai scherzando? È ovvio che non ti lasciamo da sola!" fece lui in tono semi offeso. 
Gli occhi ambrati di Marlene brillarono.
Skipper si volse "Chi si offre volontario per restare nel luogo del delitto e fare compagnia alla nostra povera amica spaventata?" gridò. 
"Cosa?!" fu il suo turno di offendersi "Io non ho assolutissimamente intenzione di rimanere qui stanotte!"
"Ti lascio Rico, vuoi?" continuò Skipper indifferente.
"No, non voglio Rico!" alzò la voce, poi la abbassò addolcendola "Senza offesa, Rico." 
Il nominato blaterò qualcosa che sarebbe potuto essere un "Non fa niente".
"Perché non posso venire io da voi?" supplicò.
"Ma da noi, siamo già in cinque!" si difese Skipper.
"E allora??" 
"E allora, cosa credi che siamo, un albergo per i senzatetto?"
"Ti sto chiedendo un favore da amica" si giocò quella carta "Da un'amica terrorizzata e zoppa"
"Non abbiamo una branda in più."
"Ohoh, ma per la tua lolita l'hai fabbricata subito, però!"
Gli occhi di Skipper si sgranarono. Kowalski tappò troppo tardi le orecchie di Soldato. Rico si accigliò. 
Marlene si chiuse la bocca con le mani, sconvolta lei stessa per quello che aveva detto.
"Come ti permetti?" scandì Skipper lentamente, la rabbia che saliva, avrebbe stretto i denti se ce li avesse avuti "Stai parlando di mia moglie! E noi ti abbiamo aiutata! Quella zampa non si è medicata da sola! Cosa pretendi ancora?"
"Scusa, non intendevo insultarla, è che questa zampa mi duole e sono solo nervosa..." balbettò cercando di correre ai ripari.
"Non ci vieni!" esplose lui "Se qualcuno vuole rimanere con te stanotte lo può fare per conto suo! Io non darò più ordini a nessuno! Per me puoi pure startene sola abbracciata al tuo spaventoso pinguino di pezza squarciato!"
Detto ciò, scivolò via senza aspettare il resto della sua squadra.
Marlene rimase a occhi sgranati a fissare il punto in cui era sparito.
“Ops. Mi sa che l’ho offeso.” sussurrò.

Hulagirl vide Skipper tornare nella tana e comprese immediatamente quanto fosse furioso. 
"Tesoro" disse "Tutto a posto? Che cosa ti è preso?"
"Guai" esplose lui in tono amaro "Sono sempre costretto a risolvere i guai di tutti quelli che stanno in questo stupido, maledetto zoo. Nessuno qui sa badare a se stesso, chiedono il mio aiuto per ogni sciocchezza e nemmeno ringraziano, pretendono, pretendono e basta!" si lasciò cadere sulla branda accanto a lei, esausto per la sua stessa invettiva.
"Anche stavolta si trattava di una sciocchezza?" domandò lei cauta.
Sospirò "No. Stavolta era grave." 
"Chi è finito nei guai?"
"Marlene" rispose "Qualcuno l'ha attaccata nella sua tana. Di nuovo."
"Santo cielo!" saltò su la bambola, sinceramente scandalizzata "È così simpatica! Chi potrebbe mai farle del male?"
Skipper si strinse nelle spalle "Devo scoprirlo per forza io?"
"Ma scusa, lei è tua amica, o sbaglio?"
"Sì..." 
"Era smarrita, spaventata e priva di difese, quando ti ha chiesto di aiutarla, giusto?"
"Giusto..."
"Non intendeva abusare della tua gentilezza, voleva solo aver salva la vita, non è così?"
"Immagino di sì..."
"E allora perché diavolo non dovresti scoprirlo tu?" concluse la bambola con uno sbadiglio, annoiata come se cercasse di fare entrare in testa un concetto molto semplice in quella sua zucca vuota.
Skipper si compiacque alquanto della saggezza della propria sposa, che glielo aveva fatto capire senza farlo sentire un idiota. Gli aveva spiegato quello che doveva fare.
Skipper abbracciò la bambola con foga.
“Quanto ti amo, bimba.” sussurrò.
E mentre la teneva stretta, il coltello che Hulagirl aveva nascosto dopo l’aggressione di Marlene brillava alla luce della luna, completamente ripulito, all’interno dell’habitat dei lemuri.
 Hulagirl ghignò, sicura che non sarebbe mai stata sospettata. Skipper era troppo innamorato di lei per considerare anche solo lontanamente la sua colpevolezza.
 
Era stato in questo modo che aveva allontanato una potenziale rivale.

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