Mi hai salvato

di Crazy_YDA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ed è così strano rendersi conto tutto ad un tratto di tutti quei piccoli dettagli che ci erano sfuggiti in precedenza a causa della nostra superficialità, dei nostri sguardi fuggiaschi incapaci di vedere oltre quel che si vede. E adesso sentirsi quasi colpevole di aver dato troppa poca importanza ad alcune cose che avrebbero dovuto ricevere maggiore attenzione e ripromettersi di migliorare, sì, quasi di cambiare, come lo stava facendo Jorge, il quale, come primo passo, stava andando a ringraziare colei che lo aveva salvato, in entrambi i sensi.
Quando si era risvegliato poche settimane fa in un letto d'ospedale i suoi ricordi di quel tragico momento erano come sbiaditi, una fotografia che col tempo si ingiallisce. Ma più tardi gli fu riferito che mentre stava praticando surf, una tavola lo aveva colpito alla testa causando la sua prominente caduta nel profondo delle acque. Sfortunatamente in quel momento il bagnino era assente, ma vi era una ragazza sulla spiaggia che aveva visto quella scena, la quale senza pensarci due volte si era lanciata in acqua per salvarlo. Il diciassettenne era incosciente e la ragazza, portatolo sul bagnoasciuga, chiamò l'autombulanza che subito accorse portandolo in ospedale.
Se non fosse stato per lei... Sospirò, bloccando il flusso di quell'orribile pensiero che però si nascose, lì, proprio dietro al cuore, in attesa di ritornare nei momenti di debolezza. Tirò su un sorriso, mentre i sessi femminili presenti in quel bar inquadrono perfettamente nella loro visuale quel ragazzo così affascinante, attraente, insomma, da portarsi a letto. 
Sorrise sghembo, sentendo gruppetti di ragazze starnazzare. Sapeva che stavano confabulando su di lui. Ecco, forse su questo punto non sarebbe mai cambiato: adorava essere venerato dal sesso opposto.
"Cosa le servo?" Chiese con finta gentilezza un ragazzo quasi alto quanto lui, con i capelli di un biondo chiaro e gli occhi color pece, davvero un bel contrasto, dietro un gran bancone con indosso un camice nero che si abbinava perfettamente al colore delle sue iridi che sembravano così impenetrabili, oscure, quasi da poter perfino intimorire. Jorge si chiese scioccamente come avessero potuto assumere qualcuno con uno sguardo così agghiacciante che sembrava lacerarti le parti più omesse della tua anima.
"No, niente, vorrei solo sapere se Martina è qui" Il barista aggrottò le sopracciglia, guardandolo con maggiore attenzione. Non sembrava un teppista, ma neanche un angelo disceso sulla Terra. 
"Cosa vuoi da lei?" Sentenziò infastidito.
"Solamente darle questo" Appoggiò una busta gialla sul balcone. L'interlocutore posò gli occhi su quest'ultima, per poi afferrarla.
"È il suo giorno libero, ma gliela recapiterò" Jorge mormorò un 'Grazie' come risposta e successivamente si congedò con un quasi impercettibile cenno del capo.
Uscito da quel posto s'incamminò verso la sua dimora, una casa accogliente di normale grandezza nella quale abitava, ovviamente, dalla sua comparsa al mondo insieme le persone che rendevano essa speciale: i suoi genitori e la sua sorella minore di circa otto anni. Quest'ultima una peste, a detta di lui, mandata sul suo pianeta con l'unico scopo di infastidirlo, ma che al contempo amava immensamente, con i suoi occhi verdi vispi e furbetti, una cascata di capelli ricci corvini e un corpo esile ma agile, una piccola scimmia in casa Blanco.
Concentrato su pensieri riguardanti la sua famiglia si scontrò con una ragazza, la quale tra le sue morbide dita sorreggeva un frappé alla fragola e al limone che andò riversandosi sui suoi nuovi e adorati vestiti.
"Scusami" Alzò in alto le braccia, mordendosi il labbro inferiore per fermare un'offensiva risata, così spontanea dopo aver notato il modo in cui l'aveva conciata.
Quando gli occhi marroni di lei s'incronciarono con quelle due profonde pozze verdi si bloccò. Quel ragazzo aveva un'aria così familiare... Eppure non ricordava dove l'avesse mai potuto vedere, forse... Nha, non era lui.
"Sta più attento filosofo la prossima volta!" Esclamò leggermente irritata, guardando poi con dispiacere quegli indumenti ormai sporchi.
"Calmati, eh, se vuoi te la pago io la tintoria" Rise, non riuscì più a trattenersi. Questo comportamento infastidì la ragazza che, senza pensarci due volte, versò il contenuto rimasto del frappé direttamente sulla folta chioma di quel ragazzo maleducato. Blanco sgranò gli occhi visibilmente colpito da quell'inaspettata azione e prima che potesse ribattere, la ragazza lo sorpassò, chiudendo quella spiacevole conversazione. Jorge si toccò i capelli, appicciccosi come colla, sospirò e corse verso casa, pregando mentalmente che nessuno lo riconoscesse.

Martina trasilì avvistando una sagoma nera dinanzi la porta di casa sua, ma quando riconobbe il suo amico Carlos il suo cuore rallentò i battiti, i quali precedentemente erano accellerati notevolmente per la paura.
"Ehi, che ci fai qui?" Domandò sorpresa e imbarazzata, i suoi vestiti erano ancora reduci di quell'incidente. Il ragazzo le sorrise, per rassicurarla ma per un attimo bloccò il movimento della mano. Non poteva accettare che qualcun'altro avrebbe potuto avere l'onore di stringerla a sé, coccolarla e amarla, ma la parte giusta del suo animo lo ammonì e lo costrinse a cacciare dalla tasca del giubbotto quella misteriosa busta.
"Stamattina un ragazzo è venuto nel bar e mi ha chiesto di darti questa" Gliela porse. La Stoessel guardò l'oggetto incuriosita, per poi afferrarlo e sorridere al ragazzo.
"Grazie mille e buona notte" Infilò la chiave nella serratura, non prima di aver scavato nella sua borsa per trovarla, girò quest'ultima, spinse ed entrò, chiudendosi la porta dietro di sé. Carlos, illuso, rimase con l'amaro in bocca e con tante frasi nella sua mente che aveva elaborato dal momento in cui lei gli avrebbe offerto di entrare a farle compagnia. Forse doveva smettere di farsi questi film mentali su se stesso e la sua collega e provare ad avere una vera relazione con un'altra.
O forse no.

Martina si sedette senza ritegno su una sedia in legno in una vuota e silenziosa cucina. Aprì l'oggetto del desiderio ignara del contenuto e di chi sarebbe potuto essere il mittente. Come si dice: la curiosità è donna.
Sfiorò con l'indice quei due biglietti per un concerto, per poi riposare lo sguardo su quel foglietto, che così recitava:
'Grazie per avermi salvato dalle acque, ti devo tutto. Ma il massimo che posso fare è regalarti questi due biglietti affinché tu possa essere accompagnata da chi desideri. Baci, Jorge.'
Sul retro inoltre lesse il numero del ragazzo. Sorrise incosciamente, era stato davvero carino. Ci pensò su, ma quando rilesse di nuovo quel messaggio non ebbe più dubbi: avrebbe portato Jorge con lei.

--Angolo autrice--
Heyyy, I am back guys! Pensavate di essermi dimenticata di voi? E invece no! Ecco che vi sforno una storietta nuova nuova. E niente, spero vi piaccia, fatemelo sapere con una recensione, per me davvero importante. Vi lovvo tanto, kisses💕
-La vostra Crazy_YDA(che prega per un selfie Jortini)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Jorge venne accolto calorosamente da un piccolo uragano con gli occhi verdi.
"JORGEEEEEEE" Urlò pimpante come sempre, saltandogli addosso e stringendogli la vita. Il fratello rise, accarezzandole quella chioma di boccoli teneramente.
"Lo sai, ho imparato a ballare quella canzone... Mmmh... Come si chiamava? Ah, sì! Bailando! Vieni a vedermi? Daaaaaai" Fece il suo tipico labbraccio capace di poter addolcire anche il cuore più freddo e buio. Il maggiore scuoté il capo sorridendo.
"Va bene, andiamo" La sorellina saltò euforica, correndo verso la sua cameretta.
"Jorge" 
Quella voce. Così inconfondibile, così dolce ma che al contempo poteva assumere una tonalità seria quando ve n'era necessità, quella voce che lo aveva sempre confortato e ammonito, quella voce che non averebbe mai potuto dimenticare, tanto impressa nel suo cuore, senza bisogno di inchiostro.
"Ehi mamma, ciao" Le baciò la guancia.
"Vado, Julia vuole che la veda ballare" Assunse un'espressione buffa causando una sonora risata da parte della madre, quella bambina sembrava avere infinite energie.
"Va bene, vai" Gli passò una mano nei capelli scompigliandoglieli.
"Mamma!" Protestò, come ogni volta -da quando era un nanerottolo- che la signora Blanco lo infastidiva. Quest'ultima sghignazzò, mentre il suo unico figlio maschio si avviò verso la stanza della sorella cercando di sistemare il suo adorato ciuffo che era stato 'profanato'.

Martina toccò appena quella camicia con chiazze di colore rosa, rimembrando quello scontro. L'immagine del colpevole era abbastanza vaga, ma ricordava perfettamente quei due smeraldi che brillavano alla luce di un caldo sole estivo, così impenetrabili, reduci di chissà quali avventure. Scuoté il capo come per cacciare via quel ricordo e successivamente decise che l'opzione migliore era quella di farsi una rinfrescante doccia che avrebbe portato via quella puzza, quel sudore e magari anche quel vuoto indecifrabile che soggiornava nel suo cuore.

Jorge applaudì, dopo l'ultima nota suonata dal pc, sorridendo. Julia arrossì leggermente, per poi chinarsi, come se fosse dinanzi ad una vera platea.
"Sei grande piccolina!" Esclamò visibilmente colpito dall'esibizione, sarebbe diventata una famosa ballerina. La piccola sorella gli sorrise gioiosa, abbracciandolo di slancio.
"E tu sei il migliore fratello e cantante del mondo!" Affermò senza incertezza. Jorge rise ricambiando l'abbraccio.
"Non esageriamo... Inoltre tu quando mi hai mai sentito cantare?" Alzò un sopracciglio confuso, sciogliendo quel gesto d'amore fraterno.
"Beh, se non vuoi che qualcuno ti senta dovresti ricordarti di non alzare troppo la voce" Alzò le piccole mani, come per discolparsi. Il maggiore sogghignò per poi morderle d'un tratto la guancia sinistra.
"JORGE!" Reclamò, vendicandosi con una sberla, che lo costrinse ad allontanarsi.
"Ah, sì? Mi schiaffeggi? Ora la paghi!" Un sorriso giocoso si fece largo sul suo viso, mentre la minore cercò di sfuggirgli, invano, perché subito dopo Jorge la catturò ed iniziò la più terribile tortura:il solletico, ignorando le risate e le suppliche di lei che rimbombavano nella stanza, come echi di felicità.

Quando la Stoessel, uscita dalla stanza da bagno, raggiunge la sua camera da letto, afferrò il suo telefono che era posto su un comodino in legno chiaro. 
21:07.
Sbuffò, sdraiandosi sul materasso. Sbloccò la schermata del cellulare, passando qualche minuto su facebook per informarsi sugli altri. Successivamente andò in rubrica. Si sarebbe annoiata da sola a casa e così digitò il nome della fedele amica, che apparve presto e vi premette, facendo partire la chiamata.
"Lodo, ehi, che ne dici di un pigiama party?... Uscire? Io e te?... Per andare dove?... Che? NO! Dai, questa volta fammi contenta, su!... Evviva! Tra un'ora qui da me" Staccò, sorridendo. Adorava quella ragazza, era il suo angelo, ma appparentemente... il suo vero angelo sarebbe presto arrivato.

"Quindi hai rovinato i vestiti di una?" Ruggero scoppiò in una fragorosa risata che coinvolse anche il migliore amico.
"Ma almeno era carina?" Gli fece un occhiolino eloquente.
"E come se lo era, ma dopo quello che lo fatto non credo voglia più vedermi" Sospirò.
"Beh amico, le ragazze vogliono che glieli levino i vestiti, non che glieli rovinino" Jorge lo guardò inarcando le sopracciglia.
"Mi sa che quello sei tu" Gli diede un'amichevole pacca sulla spalla ridacchiando.
"Aha... Alla fine hai dato quei biglietti alla tua salvatrice?" Domandò curioso, mentre un leggero venticello soffiò, inebriandoli di una freschezza che mancava in quei caldi giorni d'estate.
"Beh, più o meno, era il suo giorno libero ma il collega mi ha detto che glieli avrebbe dati" Il compagno di avventure lo guardò interdetto.
"E ti sei fidato di uno sconosciuto? Jorge mi sa che quell'incidente ti ha addolcito troppo" L'interlocutore scrollò le spalle, fingendosi disinteressato, ma sapeva nel profondo che qualcosa in lui era cambiato, perché il tempo, gli eventi, ti cambiano, ti sconvolgono senza che tu te ne renda conto.

"Ma che dolce, dio" Lodovica rilesse per la milionesima volta quel fogliettino, con occhi da perfetta fan shipper.
"Stareste benissimo insieme" Esclamò sorridendo. A Martina andarono di traverso i pop-corn, tossì e bevette tutto d'un sorso un bicchiere di birra.
"Ma che vai farneticando? Non lo conosco nemmeno. Se gli puzza l'alito? Oppure se ha dei tic nervosi? E se non fa altro che stare sul telefono?!" Allargò le braccia enfatizzando. Lodovica sospirò roteando gli occhi.
"Sei troppo paranoica e inoltre ti ricordo che hai deciso di voler portare lui con te al concerto" Sorrise, un sorriso strafottente.
"Ma come amico! Lodo tu ti fai i film mentali"
"No cara, io mi faccio direttamente le stagioni!" Scoppiarono entrambe a ridere.
"Anyway chiamalo, su, su" Disse con un tono che non ammetteva repliche. Martina sgranò gli occhi sconcertata.
"Ti ricordo che sono le undici di sera!" Ribatté.
"Non ha due anni, alle dieci non va a letto, forza, chiamalo, il concerto è domani sera. Se non lo fai tu, lo faccio io" L'italiana guardò la sua migliore amica con uno sguardo di sfida, così Martina, suo malgrado, dovette darle retta e afferrò con malavoglia il suo I-Phone, ditigando il numero di uno sconosciuto che la sua adorata amica le stava dettando.

"Jorge vieni, quelle due stanno aspettando solo noi" Indicò con il capo due ragazze con pantaloncini troppo stretti e top troppo corti che li stavano spogliando con gli occhi.
"Oh, dai, Rugge, no, ti ho già detto e ridetto che non voglio una botta e via" L'amico sbuffò.
"Poi non voglio sapere niente quando sarai acido per astinenza di sesso, eh" Alzò le mani e successivamente raggiunse quelle due belle e giovani ragazze che lo stavano pregando con gli occhi di avvicinarsi. Jorge rise, pensando al momento quando sarebbe arrivata la ragazza che gli avrebbe messo il guinzaglio. Tra questi pensieri percepì il suo telefono vibrare, lo prese, accettando la chiamata -senza leggere sul display il mittente- e si allontanò da quella mischia di ragazzi e ragazze che probabilmente il giorno seguente non avrebbe ricordato più niente.
"Pronto?Chi è?" Chiese.
"Ehm, ciao, sono Martina... La ragazza che sì... Insomma, ti ha salvato poco tempo fa" Jorge sorrise, scioccamente, era così imbarazzata.
"Ehi, sì, certo, ho capito chi sei e..."
"Di niente, non c'è bisogno di ulteriori ringraziamenti" Lo bloccò, capendo subito dove voleva andare a parare.
"E volevo chiederti se... Beh, se vorresti venire con me al concerto, mi farebbe davvero piacere" Jorge si grattò la nuca, pensandoci su.
"Ehm, certamente, dove possiamo incontrarci?" Domandò.
"Jorge dai vieni almeno a ballare!" Pasquarelli lo tirò per la manica della giacca e fortunatamente Blanco riuscì a sentire il luogo dell'incontro prima che il suo migliore amico staccasse la chiamata.
"Ehi! Mi aveva chiamato la mia salvatrice!" Senza accorgersene aveva usato lo stesso termine che frequentemente usava l'italiano.
"Uuuh, che ha detto?" Jorge si riprese il cellulare.
"Mi ha invitato con lei al concerto"
"Bene, si fanno conquiste! Hai chiesto se ha qualche amica da presentarmi?" Sorrise sghembo.
"No! Un deficiente ha staccato la chiamata!" Sbottò, ma ci volle solo una pacca sulla spalla e un drink leggero per ritornare pappa e ciccia come prima.

"Come sto Lodo?" Domandò per la centesima volta un'ansiosa Stoessel.
"Ancora?! Sei perfetta Tini, okay?!" Erompette, guardandola nel suo vestitino bianco, con la gonna a righe nere e sul retro uno spacco che si chiudeva con un gran fiocco nero, dei tacchi a sandalo brillantinati abbastanza alti del medesimo colore di quest'ultimo, mascara, matita e rossetto rosso acceso da far girare la testa.
"Va bene, è l'ora di andare" Mormorò afferrando la sua borsetta, con i nervi a mille.

Jorge si toccò la nuca, lo faceva spesso quando era nervoso. E scioccamente si chiese se sembrasse uno stupido con quei pantaloni rossi, quella maglia bianca a maniche corte e quella felpa a quadretti rossa e blu. Era presentabile o no? Sembrava un ragazzino al suo primo appuntamento, strano no? 
Improvvisamente sentì il rumore di un paio di tacchi e alzando il volto restò estremamente sorpreso.
"TU?!"

*Angolo autrice*
Ehi genteeee! Come ve la passate? Spero bene. Eccomi qui con un nuovo capitolo(che certe persone mi hanno assillato di postare) e ci ritroviamo nuovi personaggi tutti inediti. Ma non l'amore la sorella di Jorge?*---* E la signora Blanco? Merita tutto,cioé. E Lodovica e Ruggero? EHEHEHEHEH. Ci sono ancora tante cose, ma soprattuto come si svolgerà la storia tra i nostri amati Jortini? Recensite col vostro parere, i vostri consigli, le vostre critiche, le vostre supposizioni su come si svolgerà la storia, io sono pronta a tutto. E niente, grazie per le scorse recensioni ma grazie anche ai lettori silenziosi. Vi amo, baci a tutti💕
-La vostra Crazy_YDA

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Martina sgranò gli occhi esterrefatta: se quello era uno scherzo non era per niente divertente. Certe volte il destino sembra beffarsi di te e la Stoessel ne era la prova, immobile, intrappolata in un'ingannevole realtà.
Jorge scoppiò a ridere, ritrovatosi improvvisamente in quella buffa situazione, ricevendo così di rimando un'occhiataccia dalla Stoessel.
"Ehi, senti, facciamo una cosa: ci dimentichiamo di quell'episodio e ripartiamo da zero" Propose il ragazzo dai brillanti occhi verdi, avvicinandosi a Martina che lo scrutò attentamente come per captare ogni sua singola azione.
"Mmh, non so... Mi paghi la lavenderia?" Incrociò le braccia sotto al seno, leggermente irritata al ricordo dei suoi cari vestiti ormai rovinati, evidenziandolo, movimento che non sfuggì allo sguardo furbo di Jorge. Rise.
"Sì, se ci tieni così tanto! Ma adesso andiamo señorita?" Chiese, protendendo il suo palmo destro, che non venne spudoratamente accettato. Martina lo superò, dandogli una pacca sulla spalla ironicamente.
"Su, muoviti, altrimenti il concerto inizia" Jorge scuoté il capo sorridendo. Ma che ragazza stramba. Si voltò e affiancandola, s'incamminarono verso l'entrata.
"Vorrei ringraziarti per avermi salvato, io davvero..." La Stoessel lo costrinse a fermarsi alzando la mano sinistra.
"Non c'è bisogno, okay? È tutto apposto, lo avrebbe fatto chiunque fosse stato al mio posto" Le costò un po' dirgli quelle parole, ma in fin dei conti era stato davvero gentile a ringraziarla per la centesima volta. Jorge sorrise, porgendole la mano.
"Io sono Jorge" Si presentò.
"Io Martina, ma gli amici mi chiamano Tini" E questa volta gliela strinse, ricambiando il sorriso.
Ed eccolo, è proprio lì, il segno che da adesso sarebbe tutto cambiato, come un uragano che stravolge un paese, così l'amore li avrebbe mutati.

"Sai, forse ti ho giudicato male" Urlò Tini in una scatenata folla e la musica a palla. Jorge nascose un sorriso.
"Cosa?!" Finse di non capire, muovendosi a ritmo della canzone che fuoriusciva dalle casse, così potente, energia intensa che ti caricava al cento per cento.
"Ho detto che... che ti avevo giudicato male" Un secondo colpo al suo orgoglio, ormai a terra sul ring.
Nello stesso istante il cantante annunciò che sarebbe partito un lento e le coppiette si affrettarono ad avvicinarsi e prendere posizione. Jorge tese nuovamente il palmo alla ragazza dagli occhi color nocciola, dopo essersi principescamente chinato e quest'ultima, ridendo, non poté fare a meno di accettare. I loro petti si scontrarono mentre elegantemente rispettavano i passi.
"Mi fa piacere che tu abbia cambiato idea su di me" Sussurrò al suo orecchio, sfiorandolo. Una scossa all'interno.
"Beh, sai, di solito le persone si scusano quando combinano guai agli altri, non ci ridono su" Sentenziò. Jorge sorrise divertito.
"In che mondo vivi? I ragazzi d'oggi dopo qualche guaio non ti guardano neanche in faccia ed io ho chiesto scusa e ti ho guardato... Lasciamo stare che quel che guardavo non era bello, ma l'ho fatto" Scherzò, ricevendo un pugno sulla spalla da parte di lei. Rise, senza alcun dolore.
"Blanco, ti decapito" Sussurrò con voce sensuale all'orecchio dell'interlocutore, avvicinandosi leggermente di più e ciò lo fece sghignazzare.
"Non lo faresti mai Stoessel" Usò lo stesso tono della ragazza e con un gesto repentino le fece fare una girovolta e alla fine di questa la strinse tra le sue braccia, intrappolandola. Martina restò confusa da quel gesto avvenuto così velocemente, ma avvampò notando la loro vicinanza. Jorge allargò la presa sorridendo soddisfatto dell'effetto ottenuto, permettendole di stabilire maggiore distanza tra loro due.
"Non fare questi giochini con me" Sussurrò al suo orecchio. Blanco sorrise furbo.
"Non sto facendo niente señorita" Si difese, suonando leggermente offeso. Martina scuoté il capo: era incorreggibile.
"Lasciamo perdere... Voi ragazzi siete così stupidi" Affermò, sospirando, con superiorità.
"Aha... È meglio truccarsi, no? Guarda il mio smalto che figo, fluo! E queste scarpe? Sono stupende, ma fanno maledettamente male. E il vestito? Così stretto, una tortura, ma tutto per quel ragazzo!" Disse con voce sottile imitando il gentil sesso. Martina gli risolve uno sguardo di fuoco, pronta a contrabattere.
"Ah, beh e voi? Ve la spassate, ma non prendete mai una decisione seria, però basterebbe una ragazza con le palle per farvi diventare il suo schiavetto. Siamo una fottuta tentazione per voi" Il suo tono così terribilmente roco gli tagliò il fiato e quando lei si allontanò dal suo orecchio e si avvicinò al suo viso, il suo sguardo cadde istintivamente su quelle rosse e tentatrici labbra. Era un piccolo diavolo trasvetito da un innocuo angelo che gli si era avvicinato e lui stupido ed ingenuo era caduto nella trappola dell'amore.
La canzone terminò e i due si divisero, sorridendo di nascosto, mentre qualcosa iniziò a maturare nei giovani cuori di entrambi.

Una goccia scivolò d'un tratto sulla guancia della Stoessel e prima che i due adolescenti potessero rendersene conto, una tempesta si scatenò reducendoli a un paio di cenci. Corsero, Jorge tirandola per la mano; per fortuna casa sua distava poco, anche se ormai erano bagnati fradici.
"Jorge vai più piano, ho i tacchi!" Protestò la Stoessel, non cadendo per un pelo in una pozzanghera.
Blanco si fermò di botto -di conseguenza anche la ragazza- e con uno sguardo stufo la prese in braccio come una principessa, borbottando: "Perché hai indossato i tacchi?! Mica dovevamo andare ad una sfilata!" Martina avvolse le sue braccia intorno al collo di lui, per sostenersi e poi poggiarci il capo.
"Mh, corri e zittisciti Blanco" Sospirò ed eseguì gli ordini.
La Stoessel notò che nonostante la pioggia li avesse completamente bagnati quel ragazzo era così caldo ed era piacevolissimo scontrare la propria pella con la sua siccome era diventata un ghiacciolo. Chiuse gli occhi mentre numerose gocce continuavano ad accarezzarla, ma il calore e la sicurezza che emanava il corpo del ragazzo la spinse ad ignorarle.
"Siamo arrivati" Con delicatezza Jorge la posò a terra e Martina ci mise dei secondi a razionare tutto e lasciare libero il collo del ragazzo; quando ciò accadde Jorge cacciò dalla tasca dei pantaloni delle chiavi e dopo averle inserite, spinse, spalancando la porta. Invitò con un cenno del capo alla ragazza di entrare, la quale non se lo fece ripetere due volte e fu seguita dal padrone di casa, il quale chiuse successivamente la porta dietro di sé.
"Vieni" Era sicuro che fossero soli per i semplici motivi che la signora Blanco era a lavoro e la piccola peste era a prendere lezioni di italiano extrascolastici: adorava la lingua.
La portò in camera sua e la fece aspettare seduta sul suo letto, mentre lui si diresse in bagno, ancora gocciolante.
Martina si guardò intorno: era una bella ed accogliente stanza di color blu notte, infatti sul soffitto vi erano dipinte delle stelle che sembravano create dalle magiche mani di un vero artista e sulla parete sinistra una famigliola messa di spalle composta da un bambino di circa undici anni, una bambina di circa due anni, una presunta madre e un presunto padre piuttosto rovinato, ma non dal tempo, come se si fosse voluto eliminarlo da quell'immagine e parve così strano alla ragazza. Vi erano inoltre un armadio di fronte e un paio di cassetti ai due lati del letto completamente bianchi, uno specchio su una porta dell'armadio e una finestra di medie dimensioni sulla destra.
Quando vide il suo riflesso sullo specchio si rese conto di essere completamente un disastro con il trucco colato, i capelli -precedentemente resi ondulati- bagnati e bagnata fracida dalla testa ai piedi. Cercò di sistermarsi alla bell'e meglio i capelli, quando improvvisamente entrò in stanza Jorge con il necessario. Martina non poté fare a meno di notare che la canottiera gli si era appiccicata sul petto delineando i suoi pettorali.
"Ehi sciocca, sono completamente bagnati è inutile... Tieni" Disse e le porse un asciugamano, un paio di pantaloni neri elasticizzati e una maglietta rosa chiaro con delle taglie in più rispetto alla sua. Martina afferrò l'occorente.
"Se mi dici il tuo numero di scarpe magari può combaciare con quello di mia madre e posso trovarti qualcosa... Nel frattempo puoi cambiarti nel bagno che è in fondo al corridoio ed usare il phon che ho posato sul mobile. Tutto chiaro?" Chiese, per avere certezze da parte della Stoessel che sembrava abbastanza confusa, ma in realtà il motivo era un altro: quel ragazzo aveva così cura di lei nonostante non la conoscesse neanche. Annuì, per poi aprire la bocca.
"Perché fai tutto questo per me?" Si alzò dal letto, ponendosi di fronte a lui e guardandolo negli occhi profondamente.
"È il minimo per quello che tu hai fatto per me" Sorrise leggermente, imbarazzato. Sul volto di Martina si spaziò un luminoso sorriso. Era un tenerone. Si sporse verso il ragazzo baciandogli la gote destra.
"38" Lo informò, per poi dirigersi verso il bagno.
Jorge si sfiorò la guancia, per poi ridere scuotendo la testa: qualcuno più strano di lei non l'avrebbe mai trovato. In fine chiuse la porta, decidendo di cambiarsi anche lui.

Quando Martina aprì la porta del bagno completamente asciutta, con vestiti non di sua appartenenza, struccata e con i capelli abbastanza ondulati, si ritrovò davanto un paio di scarpette di ginnastica completamente bianche del suo numero. Sorrise e le indossò, sentendosi trattata quasi come una principessa. Dopo di che s'incamminò verso la stanza del ragazzo, la quale era chiusa e ciò la spinse a bussare.
"Avanti" Eseguì l'esortazione e restò spiazzata guardandolo in un paio di bermuda neri e una canottiera bianca, mentre i capelli ancora bagnati gli davano l'aria da ragazzo figo e ribelle. Ma Jorge non fu da meno, nonostante quei vestiti provenissero da un vecchio guardaroba della madre, le calzavano a pennello, rendendola semplicemente bellissima ed attraente.
"Dove posso poggiare il vestito e le scarpe?" Domandò la Stoessel, sostenendoli tra le mani. Jorge scattò, cacciando da un cassetto una busta colorata e gliela porse gentilmente. Martina l'afferrò sistemandovi ordinatamente l'abito, le scarpe e la borsa, tenendo con sé però il cellulare.
"Mi dispiace per quest'incoveniente, non sarà stata sicuramente una delle migliori uscite che hai avuto. La prossima volta m'informerò sul meteo" Promise con una mano sul cuore, ridendo e contagiando anche lei. E mentre ridacchiarono si guardarono negli occhi l'uno dell'altro, vedendo brillare in essi una luce diversa, ancora troppo indefinibile allora, ma che presto sarebbe diventata un chiaro e visibile segno del loro amore.

Martina accese la luce nel soggiorno, posando le chiavi di casa sul comodino. Diede un'occhiata fugace all'orologio appeso al muro in stile inglese che segnava le sette in punto, sospirò stanca e si diresse verso la sua camera. Camminando rividde nella mente i meravigliosi momenti di quella giornata passata completamente con uno sconosciuto che era stato così gentile e dolce ad accudirla e a farla sentire a casa. Ed inoltre non poteva negare che fosse davvero affascinante come pochi. Quando entrò nella sua stanza, dopo aver accesso la lampada, notò una figura irriconoscibile da lontano sul suo comodino. Si avvicinò curiosa, non sfiorando il pensiero di alcun pericolo, e rimanere successivamente invece con un gruppo in gola non per la paura, ma per una sofferenza mai superata, come una cicatrice, visibile, per sempre.
Strinse fra le mani quella foto, quasi strappandola, adesso certa che non avrebbe mai potuto ignorare il suo passato.

*Angolo autrice*
Ueeee, come va? Spero bene. In questo capitolo vediamo un po' di misteri: perché sulla parte della camera di Jorge una figura maschile è stata rovinata e mai ridipinta? Cosa raffigura quella foto e cosa turba davvero Martina? Eheheheh, oltre questo so che mi amate per le miriadi di scene jortini in questo capitolo (li amo troppo anch'io, mi esce spontaneo scriverle) e mi aspetto perciò i vostri scleri nelle recensioni e il vostro perdono per l'immenso ritardo, AHAHAH. Grazie a tutti quelli che seguono la mia storia, besos, vi amo💕
-Crazy_YDA

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"Wuoh, Blanco, cos'hai? Parli di lei come se fosse una divinità" Ridacchiò l'italiano, prendendo per i fondelli il suo migliore amico che non da poco tempo, dettagliatamente, stava raccontando della sua serata passata con quella misteriosa e fantastica ragazza.
"Aha, non sei divertente Pasquarelli, sai? Guarda che ti rimando in Italia con un calcio nelle palle" Gli sorrise in modo falso, ma subito dopo scoppiarono entrambi a ridere, due grandi amici con una chimica indissolubile.
"Lo so che non lo faresti mai Blanco, mi vuoi troppo bene. Gli italini restano nel corazón" E pronunciando l'ultima parola si batté con la mano destra la parte sinistra del petto, con un sorriso compiaciuto di chi sa di aver perfettamente ragione. Jorge, in tutta riposta, gli lanciò un cuscino in pieno viso, urlando un "Vaffanculo egocentrico del cazzo" Ruggero gli puntò un dito contro, rimproverandolo, come il bue che dava del cornuto all'asino.
"C'è tua sorella nella stanza a fianco coglione!" Il suo sguardo minaccioso gli donò una falsa nota d'adulto che non gli si addiceva minimamente.
Lupus in fabula. Una trottola dagli occhi verdi irruppe nella camera, facendo sobbalzare i due sessi maschili e si precepitò da Ruggero, saltandogli addosso.
"Ruggeeeeee!" Gridò esaltata, come se avesse vinto alla lotteria.
"Ehi, Julia, che c'è?" Le domandò, accarezzandole la cascata di morbidi boccoli. 
"Lo sai che riesco a capire tutto quello che dice la madrelingua d'italiano, mentre i miei amici no?" Le brillavano gli occhi, una tenerezza indescrivibile che provocò il sorriso di entrambi i ragazzi.
"Ah, sì? Proprio tutto, tutto?" Alzò le sopracciglia scrutandola, gesto quasi intimoritorio per la bambina che abbassò il capo tossendo.
"Cioé tutto tutto proprio no... Ma ehi, non è colpa mia se alcune parole sono troppo diverse, siete voi italiani ad essere complicati!" Disse con decisione, limpida e sicura nelle sue affermazioni. Ruggero e Jorge risero sguaiatamente, scambiandosi sguardi amichevoli per l'ingenuità e la spudorezza infantile.
"Perché ridete?" Chiese Julia confusa, sentendosi messa in disparte, correndo fra le braccia del fratello che si trovava disteso sul materasso. 
"Ah!" Esclamò dolente, dopo che la sorella minore si era lanciata su di lui, precisamente sul suo stomaco. Gli legò le braccia al collo e spostandosi col corpo lo affiancò, allargando la presa dei suoi arti superiori.
"Julia se lo fai di nuovo ti ammazzo, okay?" L'avvisò, voltando il capo verso di lei.
"Va bene fratellone" Rispose, scherzando e dandogli un leggero schiaffo sulla gote.
"Ehi!" Protestò e prima che i due potessero combinarsi in una rissa fraterna, Ruggero s'intromise proponendo di mangiare qualche schifezza. Ci vollero un paio di sguardi, prima che si fiondassero in cucina affamati come se non mangiassero da mesi.

"O DIO MIO. TU DEVI PORTARTELO A LETTO, ORA" Le urla di fangirl sfegatata dell'italiana sarebbero arrivate anche ai vicini se le porte e le finestre non fossero state chiuse astutamente dalla castana.
"Sssssh!" La biasimò, poggiando l'indice destro sul naso, con un'espressione seria che fu tradita dalle labbra che si estesero in un sorriso.
"Lo conosco da un giorno, pazza!... Beh, sì, è bello, ma niente di più" Rivelò, scavando nella scatola dell'amore vuota da ormai troppo tempo. Lodovica assottigliò lo sguardo, scrutandola attentamente da provetta dective in mancanza di lente d'ingrandimento. 
"Lodo, ma che stai facendo?" Chiese sconcerata l'argentina, che non avrebbe mai smesso di sorprendersi del comportamento dell'amica del cuore. La Comello, sospirò, massaggiandosi la fronte con la mano sinistra, facendo mente locale degli ultimi aggiornamenti su quella complicata situazione.
"Hai troppa paura Martina, troppa paura di lasciarti andare. È stato così anche con me, ma io sono stata paziente ad aspettare che ti aprissi. Ricorda però che non tutte le persone sono così amica mia" La guardò con una nota di dispiacere negli occhi: avrebbe voluto vederla felicemente innamorata, ma il suo modo di essere arginava quella desiderata possibilità.
"Lodo, avere un fidanzato non è tutto" Sbuffò infastidita, quell'argomento era sempre stato un tasto dolente. L'italiana incrociò le braccia, decisa e tenace nel raggiungere i suoi obiettivi.
"E pensi di terminarla in questo modo? Mi rifiuto di acconsentire a questa stronzata!" Ammise, allargando le braccia per enfatizzare. Martina sgranò gli occhi e scuoté le mani velocemente davanti il volto dell'amica.
"Cosa? Non fraintendere e soprattutto non crearti questi film mentali! Domani lo chiamo e chiacchieramo, come due normali conoscenti che aspirano a diventare AMICI" Calcolò l'ultima parola per mettere in chiaro le cose, ma invano.
"No. Tu lo chiami adesso, se ti dici domani non lo farai mai più. Su, forza o lo faccio io" Era incredibile la capacità della Comello di riuscir a comandare a bacchetta, avrebbe potuto avere una carriera come conollello se non avesse posseduto grandi doti artistiche.
"Ti odio" Proferì una stizzita Martina, succube per la millesima volta di una perfida dittatrice che stava sorridendo compiaciuta.

"UNO!" Esultò la minore, alzando le braccia in segno di vittoria, con un enorme sorriso dipinto sul volto. Gli altri due giocatori si accasciarono malinconici sulla sedia, sbuffando rumorosamente.
"Non vale! È la quinta volta di seguito che vinci, tu bari!" Si lamentò il fratello, indignato, gesticolando. Perdere contro sua sorella di otto anni di certo non gli avrebbe migliorato la reputazione. Julia gli sorrise strafottente, scrollando le spalle.
"La vincitrice non può discutere con un simile perdente" Affermò, duplicando i nervi del maggiore irritato per la quinta partita persa. Ma fu un attimo sfuggente perché si soffermò su quel radioso sorriso che lo riportò al ricordo di quello della sua adorata madre, puro, sincero e capace di influenzare l'umore delle persone circostanti. Non avrebbe permesso mai a nessuno di spegnere quella luce che brillava sul suo volto ovale e che la rendeva quasi speciale.
Un trillo li distrasse e l'italiano e la messicana si voltarono verso il destinatario della chiamata, che cacciò dalla tasca dei pantaloni il suo cellulare sollevando la parte posteriore del corpo. Quando lesse il nome del mittente sul display sorrise spontaneamente e si affrettò a strisciare la cornetta verde col pollice destro, ma prima che potesse avvicinare l'oggetto all'orecchio, Ruggero glielo strappò dalle mani.
"Ehi, possibile bellezza hai mandato in palla il mio amico" Jorge lo guardò gonfiando il petto di rabbia come un uccello, pronto a scagliarsi sul suo adorabile migliore amico.

"LODO!" La rimproverò la Stoessel, sbracciandosi per riottenere il suo I-Phone. La Comello le lanciò una fugace occhiata disinteressata che provocò l'abbassamento del livello di sopportazione dell'argentina messo a dura prova da ormai troppo tempo.
"E tu saresti un amico di Jorge?" Intuì furba l'italiana, mentre teneva a debita distanza l'amica con una mano, la quale indisposta ad accettare quella situazione.
"Migliore amico. E deduco che tu non sei per niente Martina" Ruggero sorrise divertito, guardando il suo messicano preferito ormai rassegnato all'idea di una nuova figura di merda.
"Giusto. Sono Lodovica, la sua migliore consigliera e soprattutto appoggiatrice in future relazioni come questa" Informò con un'aria buffa da manager d'amore che causò la risata dell'interlocutore.
"Oh, bene, perché sono d'accordo. Jorge è in astinenza di sesso da troppo tempo e questo lo porta ad essere scorbutico" La persona in questione lo guardò con uno sguardo assassino, mentre mentalmente preparava la futura morte di un fresco fiore di gioventù diciassettenne.
"Anche la mia cara amica. Per questo ho deciso che stasera ci vediamo tutti e quattro al pub 'Mi svago' alle nove. Non fateci aspettare" E detto questo staccò la chiamata, ritrovandosi davanti una Stoessel infuriata, paragonabile ad un toro in un'arena. Peccato che a Lodovica mancasse il lenzuolo rosso, così non le restò altro che fuggire a gambe levate, cosciente che presto le corna dell'animale l'avrebbero trafitta.

"JULIAAAAA" Gridò l'italiano il nome della tenera bambina che accorse in suo aiuto, ponendosi tra i due combattenti. Ruggero afferrò con delicatezza le gracili braccia della minore e la strinse al suo petto.
"Se uccidi me, uccidi anche lei" La indicò con un cenno del capo con uno strafottente ghigno dipinto sul volto. Julia sgranò gli occhi cercando di liberarsi dalla presa del migliore amico del fratello che l'aveva ingannata.
"Oh, lo sai benissimo Ruggero che per me non cambierebbe niente" Il sorriso malefico che si dipinse sul volto del messicano costrinse l'italiano a chiedere perdono.
"Jorge, amicone mio, perdonami. Lo sai che ti voglio bene, no?" Sorrise sornione, continuando ad indietreggiare timoroso.
"Ah, sì? Beh, mi sa che è il momento di dimostrarti tutto il mio affetto" Strinse il pugno destro nel palmo sinistro, sorridendo sghembo. Ruggero però spinse violentemente Julia verso il fratello, il quale, avendo i riflessi pronti, l'afferrò, impedendo che barcolassero.
"Blanco ci vediamo stasera!" Urlò Pasquarelli, fuggendo dalle perfidie dell'amico. Avrebbe sicuramente potuto interpretare facilmente il leone fifone ne 'Il mago di Oz'.

"Lodo, come sto?" Sbottò Martina con i nervi a fior di pelle, specchiandosi. Dei bianchi pantaloni skinny collegati a un corpetto anch'esso bianco fiorato che aveva un effetto vedo-non vedo le fasciavano il corpo, risaltando le sue forme; mentre i tacchi neri alti a punta la slanciavano, donandole qualche centimetro in più. Si toccò i capelli che aveva lasciato sciolti, ma che non potevano nasconderle il bellissimo viso, perché fermati da una perfetta treccina.
Lodovica sbuffò, indossando i suoi tacchi brillantinati a sandali neri che si abbinavano perfettamente al suo attillato vestito nero -che le arrivava un po' prima del ginocchio- con stampate varie lettere di diversi colori brillantinati, a maniche lunghe trasparenti. Con una mossa rapida scattò dal materasso, agitando i suoi capelli sciolti ondulati, e si avvicinò alla migliore amica, posandole le mani sulle spalle.
"Guardaci! Siamo stupende. Quei due cadranno ai nostri piedi" Esclamò con indiscutibile sicurezza, sorridendo. Martina trovò certezza, non solo in quell'affermazione, ma soprattutto in quel sorriso, che le era sempre stata regalato senza aver meriti.
"Hai ragione" Disse, per poi abbracciare di slancio la migliore amica, che non poté fare a meno di ricambiare calorosamente.
"Okay, però non ubriacarti, altrimenti ci vai a letto e poi non ricordi niente" Le batté la mano sinistra sulla schiena, ricevendo di rimando uno schiaffo.
"Ehi!" Ribatté Martina, ma entrambe scoppiarono a ridere.
"Andiamo pazza" La Stoessel indossò il suo giubbotto di pelle nera e successivamente prese a braccetto l'amica e la tirò fuori casa, nonostante le sue fastidiose lamentele.
"Ma sono le otto!" Replicò la Comello, stizzita.
"Ti ricordo che noi non abbiamo la patente, il pub dista molto da qui e abbiamo i tacchi, quindi cara Comello, muovi quel culo!" Rise, sentendo sbuffare l'amica, che questa volta fu lei a cedere.

"Ruggeroooo, smettila di guardarti allo specchio" Lo rimproverò, infilando le mani nelle tasche dei suoi stretti pantaloni beige accompagnati da una camicia bianca e azzurra a quadretti e da delle adidas dello stesso colore di quest'ultima.
L'italiano sospirò, guardando per un'ultima volta il suo riflesso: dei pantaloni rossi calcavano il suo posteriore, mentre una cannottiera bianca delineava il suo fisico non eccessivo palestrato, coperto abbastanza da una felpa bianca e blu tipica delle divise dei college americani.
"Va bene, andiamo principino" Gli diede una pacca sulla nuca, per poi diregersi a passo svelto verso l'uscio. Jorge scuoté il capo: vendicarsi l'avrebbe solamente più indetto a dargli fastidio. Seguì l'amico e si avviarono tra buffonate e sberle verso il luogo dell'incontro.

"Sono le nove e mezza Jorge, capisci?!" Esclamò irritato l'italiano, alterandosi. Jorge scrollò le spalle, molto meno agitato.
"Sono ragazze, amano farsi aspettare" Le difese e nel momento in cui Ruggero stava per contrabbattere, videro arrivare da lontano due fighe da paura che identificarono come Martina e Lodovica.
"Improvvisamente ho voglia di fare sesso" Sussurrò Jorge all'amico, che rise sguainatamente, esultando un 'Finalmente!'. Blanco gli diede una gomitata e quando le due belle donzelle gli furono dinanzi fu il momento delle presentazioni.
"Io sono Lodovica, piacere" Sorrise. Ruggero ricambiò, facendoci su un piccolo pensierino senza sapere che quella apparente innocua ragazza sarebbe divenuta la sua dannazione.
Gli altri due, dal canto loro, rimasero a ponderarsi l'un l'altro con meraviglia, per poi in fine incrociare i loro intensi sguardi, luccicanti di un connubio di sensazioni che lì si manifestavano senza permesso, ribelli.
"Sei..." Jorge deglutì, interrompendo per un attimo il contatto visivo per bearsi di quel corpo divino. "...Stupenda" Continuò, leccandosi le labbra. Gesto che fece avvampare la ragazza, che chinò il capo imbarazzata, sentendosi quasi spoglia davanti a quelle due pozze verdi.
"Grazie... Anche tu" Sorrise genuina, percependo un brivido attraversarle pericolosamente la schiena.
"Imbambolati noi stiamo per entrare, venite?" Urlò l'italiana, ridendo per la scena, ma rimasta tuttora sorpresa di aver trovato finalmente un suo compaesano.
I due si risvegliarono da quella dolce magia che li aveva trattenuti a perdersi in qualcosa di indescrivibile e raggiunsero frettolosi i due italiani.
"Jorge, noi andiamo in pista" Avvisò Pasquarelli, trascinandosi con sé la Comello. Martina sorrise negando col capo.
"Che c'è?" Chiese Jorge ingenuamente.
"È una pazza quella" Jorge intuì che era rivolta all'amica e sorrise anch'egli.
"Beh, anche Ruggero... Che ne dici di parlare un po'?" La Stoessel annuì ed entrambi si sedettero su un paio di sgabelli. Il messicano ordinò un cosmopolitan, mentre inaspettatamente Martina chiese un mojito.
"Tu bevi? Credevo dessi solo schiaffi" Martina alzò una mano in alto, scherzando, ed ambedue risero.
"Beh, sì, amo bere quando posso" Confessò intimidita, stringendosi nelle spalle.
"Ah, quindi qui abbiamo una diciassettenne alcolizzata. Sai, mia mamma dice che non bisogna frequentare persone così" La prese in giro, con un sorriso esteso su quel perfetto volto. L'argentina alzò le sopracciglia.
"Jorge, se non ti zittisci cambio metodo e ti castro" Fece segno con la mano di un taglio secco, che raggelò il ragazzo. Per fortuna i drink furono serviti.
"Mh, buono" Commentò Martina, socchiudendo gli occhi.
"L'ho detto io che sei un'alcolizzata" Sghignazzò Jorge, consapevole che gli sarebbe arrivato uno scappellotto.

"Jorge" Martina soffiò sulle labbra di lui, che la teneva stretta, mentre sensualmente si muoveva al ritmo della musica, abbastanza brilla. Jorge ingoiò un bel po' di saliva, pregando che il suo autocontrollo non cedesse dinanzi quell'invitante sesso femminile, incosciente in quel momento. Spirò.
"Sì?" La sua voce assunse un tono roco irresistibile.
"Devo andare un attimo in bagno" La Stoessel rise. Jorge lasciò la presa su di lei e in quell'istante sentì la mancanza di quel corpo a contatto col suo, ma decise di non dare molto peso a quella sensazione.
"Stai attenta" Sussurrò, guardandola dirigersi verso i bagni. Non poté fare a meno di mordersi il labbro inferiore e di vagare con la mente in pensieri poco casti.

Martina si diresse verso la toilet, si accertò che non ci fosse nessuno ed entrò in un bagno, chiudendo la porta, che non possedeva all'interno aggeggi per impedire a donne irrispettose di spalancare la porta. Non ci fece molto caso, mentre si liberava dei liquidi in eccesso. Ma sentì il cuore prendere una forte sbandata quando udì il rumore di una porta che veniva chiusa a chiave dall'esterno: la sua.

*Angolo autrice*
Ma eeeeehi, come va? Spero bene. Cioé, io amo troppo Julia e i Lodoggero. E i Jortini? *^* Su, voglio sapere tutto ciò che pensate su chi sia la persona che ha rinchiuso dentro Tini e vedervi sclerare per le parti Jortini. Un grande bacio, grazie per seguire la mia storia💕
-Crazy_YDA

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Tini!" Urlò Lodovica, sbattendo il proprio pugno destro contro l'unica porta serrata dei bagni. Si era notevolmente preoccupata dopo che Jorge le aveva riferito che la sua migliore amica non rientrava da circa quaranta minuti. La Comello si chinò lentamente e riconobbe immediatamente le calzature dell'argentina. La paura le arrivò fin dentro le ossa, ma si rese conto subito dopo che quello non era il momento di farsi prendere dal panico. Corse fuori in aiuto dei ragazzi: Jorge, che fino a quel momento non aveva fatto altro che pensare alla Stoessel, sobbalzò guardando il volto impaurito dell'italiana. Le corse in contro e le sue orecchie riuscirono a captare solo un "Tini è stata chiusa in bagno e probabilmente è svenuta" per convincerlo a raggiungere la toilet femminile.

"Jorge!" Squittì ad un tratto una ragazza coprita (o quasi) da dei pantaloncini di jeans stretti ed eccessivamente corti ed un top bianco che lasciava sognare gran parte degli uomini in quel locale. Era affiancata da una bassa riccioluta, sua timida discepola.
"Valeria" Sospirò il messicano, guardando la sua vecchia fiamma. La ragazza in questione gli sorrise compiaciuta, per poi legare le proprie braccia al collo di lui. Mai fidarsi delle arpie.
"Lo so che ti manco... Che ne dici se andiamo a casa mia?" Sussurrò, facendo sfiorare le loro labbra. Jorge le accarezzò avidamente i fianchi.
"Valeria..." Il suo tono di voce assunse una nota roca e quando il suo naso lambì il suo orecchio, la Baroni gemette silenziosamente, attendendo ansiosa una risposta.
"NO" Pronunciò categorico il messicano, allontanandola da lui. Rivolse un tenero sorriso alla povera riccia, e proseguì il suo percorso verso i bagni, mentre alle sue spalle sentì un "Non finisce qui!" che ignorò completamente, la sua mente e il suo cuore erano occupati in un'altra faccenda più seria.
Da non dire che alla sua entrata le varie donne presenti lo presero a schiaffi, ma non calcoló quel dolore che non avrebbe mai potuto eguagliare quello atroce che gli veniva inflitto incessantemente.
Trovata la porta, impiegò tutta la forza che possedesse per scontrarcisi con la spalla.
Un rumore più forte degli altri annunciò che era fatta, ma il suo cuore perse un battito quando vide quel fragile corpo accasciato a terra. Tutta quella frenesia che distingueva la ragazza si era dissolta e con quella anche la pianificazione di una serata indimenticabile.

Lodovica continuava perennemente a fare retro-front con le mani tra i soffici capelli, terrorrizzata. Ruggero, improvvisamente, la bloccò, stringendola a sé ed accarezzandole con gesti teneri e delicati la schiena.
"Ehi soldato, andrà tutto bene, calmati, dai" Il tono pacato e sottile riuscì a rabbonire l'italiana, che si tenne ancora più stretta al Pasquarelli, in cerca di consolazione. Ruggero si morse la lingua, trattenendo i suoi soliti istinti ormonali. Insomma gli era appiccicata addosso una ragazza non poco attraente.
"Rugge" Si divise, coprendo con una mano la sua armoniosa risata, l'italiana, indicando con l'indice sinistro il cavallo dei suoi pantaloni leggermente rialzato. Ruggero sgranò gli occhi e voltandosi imbarazzato, cercò di rimettere a posto il suo amichetto ribelle.
"Ehm, ecco, io..." L'italiano balbettò frasi sconnesse, dopo essersi posto col viso dinanzi alla Comello sorridente per la situazione.
"Bastava dirmelo e mi staccavo" Scoppiò nuovamente a ridere, contagiando anche Pasquarelli, ancora abbastanza rosso in volto.
"Ragazzi" Il messicano boccheggiò e quando i due notarono la Stoessel in quelle condizioni, i loro sorrisi si spensero.
"Ruggero chiama un taxi. Tu, Jorge, portala a casa, io non riuscirei a tenerla in braccio per metterla a letto..." Lodovica frugò nella borsetta nera dell'amica e vi cacciò delle chiavi, che diede all'interlocutore.
"...Queste sono le chiavi di casa" Continuò e guardò rattristita Martina tra le braccia di Jorge. Ci vollero pochi minuti ed udirono un clacson: il taxi era già arrivato. Ruggero aiutò l'amico ad entrare in quell'auto gialla senape, facendogli successivamente un cenno col capo. Indietreggiò riluttante e circondò gentilmente con un braccio le piccole spalle dell'italiana, la quale gli sorrise ringraziandolo e i due stettero a guardare quella macchina finché non la videro eclissarsi tra le strade buie ed isolate di una Buenos Aires notturna.

"Eccoci qua" Affermò Jorge, posando quell'angelo privo di sensi sul letto scoperto. La liberò da quei dolorosi tacchi e la coprì dolcemente con il lenzuolo bianco. In seguito le si avvicinò lentamente e le baciò la fronte, chiudendo le palpebre per bearsi di quella sensazione di calma e tranquillità assoluta che gli trasmetteva. Poi, si allontanò e venerò il suo splendido e rilassato viso per un'ultima volta in quella serata. Avrebbe voluto dormirle a fianco, ma dentro di sé sapeva che non era il caso, quindi sgattaioló via, con l'immagine ferma nella mente di quel volto angelico che lo aveva stregato.

Quando Martina si svegliò provò una forte fitta alla testa e dovette poggiare il capo sul muro per riprendersi. Al primo contatto rabbrividì per il freddo della parete, ma poi quella sensazione diventò piacevole. Frammenti di ricordi della turbolenta serata le tornarono alla mente e si maledì per non aver ascoltato le raccomandazioni dell'italiana. Si massaggiò con la mano destra la fronte, mugugnando qualcosa contro gli alcolici. Ad un tratto udì la suoneria del suo telefono, si allungò svogliata ed afferando il telefono, accettò la chiamata senza guardare il display.
"Chi cazzo rompe a quest'ora?" Sbottò irritata, socchiudendo le palpebre, ancora dormiente.
"Eeeeeehi, se non fosse stato per me ora staresti ancora in bagno!" Ribatté la Comello dall'altro lato, indispettita. Martina si passò una mano sul viso sbuffando.
"Scusa Lodo, è che ho un mal di testa incredibile" Si lamentò, emettendo suoni che lasciavano trapelare il suo dolore.
"Lavati, vestiti, aspetta me per fare colazione e poi ti prendi un'aspirina" Affermò, convincendola senza bisogno di ulteriori preghiere.

Martina si affrettò ad aprire la porta, facendo oscillare la sua vestaglia di raso che le arrivava poco prima del ginocchio e che la rendeva sensuale ed eccitante. Ma quando diede una maggiore occhiata all'uscio divenne rossa come un peperone, cercando di coprirsi come meglio poteva.
"Lodo, non mi avevi detto che avresti portato ospiti" Grignò tra i denti l'argentina, dedicando esclusivamente alla sua adorabile migliore amica uno sguardo truce.
Jorge squadrò quella bellezza divina con gli occhi carichi di malizia e la mente colma di pensieri non proprio puri. Il cuore pulsò talmente forte che riuscì ad ascoltarlo urlare il suo incitamento a far toccare le loro labbra e a far parlare i loro occhi di qualcosa di profondo ed indescrivibile a parole.
"Jorge, riprenditi" Sussurrò Ruggero al messicano, dandogli una violenta pacca sulla spalla, che lo scosse completamente dalla sua attenta analisi. Di tutta risposta Blanco gli diede uno scossone, facendolo barcollare.
"Wuoh!" Esclamò l'italiano, scontrandosi contro lo stipite della porta in legno.
"Su, entrate, idioti!" Li esortò Lodovica, roteando gli occhi per la loro infantilità. Jorge fu il primo ad avanzare e si rese conto che Martina era sparita, per questo motivo si guardò intorno, cercando quella creatura bella e libera.
"È andata a cambiarsi" Lo informò l'italiana, intuendo le sue intenzioni, per poi diregersi verso la cucina.
"Poteva anche restare così per me" Disse a bassa voce, rimemebrando quel corpo perfetto e seducente, causa dei suoi ormoni incontrallabili.

"Jorge!" Si lagnò la Stoessel, pulendosi con una salviettina la punta del naso che scherzosamente il messicano aveva sporcato con la nutella. Jorge sorrise, rilevando quelle lamentele come parti potenti e travolgenti di una bellissima melodia che gli trafiggevano il cuore.
"Sei simpaticissima come un calcio nelle palle dopo una sbronza, lo sai?" Le fece un occhiolino, addentando successivamente un pezzo di cornetto alla crema. Martina assunse un'espressione dolorante al ricordo della scorsa serata e sospirò, rifilandogli una pacca sulla spalla, come suo consueto. Jorge rise, scuotendo il capo divertito.
"Che ne dici di una birra?" Le domandò, sghignazzando.
"Ho trovato qualcuno che si abbuffa come me!" Enfatizzò Ruggero, dandosi il cinque con l'italiana, che stava masticando interamente mezzo cornetto alla nutella, ignara delle regole di un buon galateo.
"Ehi, non posso negarmi tutta questa bontà!" Affermò, allargando le braccia per indicare la tavola imbandita di invitanti delizie.
"Che schifo ragazzi, abbiate almeno la decenza di masticare il cibo. Sembrate dei barboni" Li offese indignita l'argentina. I due italiani si rivolsero contemporaneamente uno sguardo furtivo per poi ritornare ad ingozzarsi senza ritegno. Martina sbuffò: quei due erano incorreggibili.
"Come sei stronza stamattina, qualcuno ti ha contagiato?" Domandò la Comello con la bocca piena, uno spettacolo orribile per la Stoessel. Martina indicò i tre presenti a quel tavolo, stava per andare in escandescenza.
"È colpa vostra! Ieri mi avete portato in quel pub, mi sono ubriacata, sono stata rinchiusa e svenuta per colpa di non so chi ed ora ho un fottuto mal di testa. E tu vuoi venire a dirmi che sono stronza?!" Sbottò furiosa, con una vena paurosa che le pulsava sulla tempia. I ragazzi tacettero e il tempo sembrò fermarsi in quel tagliente silenzio che li fece sentire colpevoli di un reato non da loro commesso.
"Scusate, ho esagerato" Sussurrò Martina, abbassando il volto dispiaciuta per la sua smodata reazione. Improvvisamente percepì sei braccia stringerla dolcemente ed alzando il volto scoprì i teneri ed affettuosi sorrisi dei suoi amici ad accoglierla e perdonarla.
"Ehi, che ne dite di andare in un Luna Park?" Chiese con un ampio sorriso Pasquarelli, ricevendo una netta disapprovazione dalla castana.
"Ha paura delle montagne russe, solo a vederle le viene da vomitare" Spiegò l'italiana, ridendo delle paure della sua migliore amica.
"E se andassimo in spiaggia?"

"Sei mai rientrato in mare dopo l'incidente?" Domandò Martina, spostando il suo sguardo dai due italiani che, buffi, stavano scherzando in acqua, ad Jorge, che s'irrigidì di colpo. Un venticello soffiò, sollevando leggermente il vestitino panna senza maniche dell'argertina, oggetto di forte desiderio di numerosi sessi maschili.
"No... Ma come ti va adesso il mal di testa?" Il messicano tentò di sviare l'argomento: non voleva apparire un fifone davanti a quegli occhi furbi e intensi.
"Meglio, ma non cambiare argomento Blanco" Gli puntò contro il suo indice destro, minacciandolo. Jorge rise, scrollando la testa, siccome era poggiato sui gomiti su un azzurro telo mare. Martina si meravigliò di trovare qualcosa di inaspettato in quel sorriso: il suo. Era incredibile l'abilità del messicano di contagiarla così facilmente.
"Facciamo una cosa: tu vieni con me in acqua ed in cambio tu puoi farmi fare una cosa che vuoi" Martina si rese consapevole solo dopo della gravità della proposta e divenne paonazza in volto, ma quando incrociò i vispi occhi di Jorge seppe con sicurezza che non avrebbe dovuto crearsi paranoie superflue.
"Mh, vediamo..." Sibilò, più che tra sé e sé, soffermandosi con lo sguardo sulla sua aquila ribelle. Martina si avvicinò maggiormente al volto del messicano, legando le proprie mani alla nuca di lui. Jorge perse un battito quando il suo sistema nervoso concepì la situazione ed iniziò a respirare pesantamente.
"Dai" La Stoessel fece il labbruccio, una tenera bambina con cui non giocare, avvertendo il fiato rovente del ragazzo accarezzarle il collo. Spirò silenziosamente, socchiudendo per un attimo le palpebre, ma quando tradusse lo sguardo del ragazzo decise di passare alle maniere forti. Purtroppo quello che sembrava un divertente e facile gioco non era così: quello era il gioco della vita reale.
"Oh" Gemette Jorge dolorante, sentendo la pressione del ginocchio dell'argentina poco distante dale sue parti intime.
"M-Martina" Balbettò, irradiandosi della bellezza di quel sorriso trionfante e pregandola con gli occhi di liberarlo.
"O-Okay, va b-bene" Il sorriso della Stoessel si allargò e si allontanò dal messicano ancora intontito.
"Muoviti" Lo esortò l'argentina, sfilandosi con una mossa veloce il copricostume e lanciandolo verso il suo borsone giallo da spiaggia. Jorge rimase impietrito alla vista di quel corpo che sembrava un'opera del Bernini. Quella ragazza era un dono della natura: né eccessivamente formosa, ma neanche l'opposto, ecco, semplicemente perfetta. Lo sguardo indagatore e allusivo del messicano scovò perfino le parti più nascoste, come un piccolo neo sullo stomaco e il pensiero di volerla scoprire ancora di più si insinuò nella sua perversa mente adolescenziale.
"Jorge" La voce intimidita della ragazza distolse il messicano dai suoi pensieri depravati, e quando la guardò in volto notò che le guance erano dipinte di un caldo rosso scarlatto. Sorrise per il suo pudore che contrastava con la sua frizzante personalità. Con un gesto scaltro si liberò degli indumenti in eccesso, rivelando il suo corpo palestrato, ma non pompato, lasciando a bocca aperta la Stoessel.
"Porca..." Sussurrò, bloccandosi vedendolo avanzare verso di lei. Una scossa le rivolse ciò che possedeva all'interno: un maremoto di organi e muscoli. Si morse il labbro inferiore, azionando un meccanismo nel cuore del messicano che la guardò estasiato.
"Blanco, muovi quel culo!" Lo richiamò, per poi correre verso quell'acqua cristallina e tuffarvici. Quando ritornò a galla, l'acqua schizzò, schiarendosi alla luce solare, mentre Martina chiuse gli occhi godendo quella sensazione di calore in contrapposizione con le goccioline fredde che scivolavano veloci sul suo viso rilassato. Jorge rimase incantato da quella magica creatura proibita che lo aveva interamente smosso nell'animo, compromettendo le sue sicurezze.
Martina lo salutò con la mano sinistra sorridendo allegra, poi invitandolo ad entrare. Jorge bagnò lentamente il piede destro e percepì una scossa partire dal tallone, che lo riportò indietro con la mente. L'argentina notò la sua titubanza e gli si accostò, tendendogli la mano. Blanco fissò quel palmo bagnato teso gentilmente e senza pensarci due volte l'afferrò, lasciandosi scivolare addosso le sue tormentanti paure. Successivamente di getto afferrò per la vita la Stoessel portandola con sé sott'acqua senza il suo consenso, deliziandosi di quell'espressione confusa mista ad ira. Quando riemersero l'argentina gli dedicò, sempre con la sua innata dolcezza, una sberla, per poi scoppiare a ridere, mentre Jorge la teneva ancora salda per i fianchi.
"Lo sai, sei un pericolo costante per la mia salute. Prima o poi sulla faccia avrò i segni delle tue dita" Martina ridacchiò, soffiando sulla sue mani come se fossero pistole nei film di far west.
"Peccato che..." Jorge si avvicinò all'orecchio della Stoessel, con i capelli e il corpo gocciolanti ed estremamente sensuale.
"...Sono vendicativo" Sibilò con voce roca, ammaliandola. Fu un attimo e la spintonò, facendola cadere di schiena sott'acqua. Scoppiò a ridere a crepapelle, indicando la schiuma creatasi per schernirla; ma rimase sbigottito quando si ritrovò giù con l'argentina che lo aveva scosso dalla gambe, facendogli perdere l'equilibrio.
"Sei una piccola peste" Le disse, ma poco dopo scoppiarono entrambi a ridere, baciati dal sole e vedendo crescere qualcosa in sé stessi: la spensieratezza e la felicità che li aveva da tempo abbandonati.

"Jorge, dopo che scendiamo da qui sei morto" Sentenziò Martina terrorrizzata, stringendosi nel seggiolino nero delle montagne russe. Jorge la guardò sorridendo sghembo e le afferrò la mano.
"Finché ci sono io con te, non devi aver paura di nulla" La Stoessel lo ringraziò sorridendogli per il conforto ricevuto, vedendo quel grosso gorilla mediocre sotto un altro aspetto: era in grado di rabbonirla ed amava questa qualità nelle persone.
"Al massimo ti romperai la testa" Aggiunse il messicano divertito, poco prima che il macchinario venisse messo in moto.
"JORGEEEEE"

"Uffa, smettila!" Protestò l'argentina, incrociando con veemenza le braccia al petto e guardando alterata il ragazzo al suo fianco che la stava deridendo da quando erano scesi da quella giostra.
"Ma non puoi capire cosa significa guardare la tua faccia terrorrizzata!È..." La sua sguainata risata sovrastò le sue parole.
"Sei uno stronzo di merda, lo sai?" Disse la ragazza.
"Però è stato divertente, ammettilo" Ribatté convinto il messicano, stringendole la mano timidamente, intimorito all'idea non di ciò che gli avrebbe detto, ma di come avrebbe risposto al suo tenero e spontaneo gesto. La Stoessel ricambiò lentamente la stretta, accertandosi di inserire quel momento nella scatola dei ricordi indimenticabili.
"Non ti darò questa soddisfazione caro mio" Sorrise compiaciuta, con il coltello dalla parte del manico questa volta.
"Ah, no?" Sorrise il ragazzo, passandosi la mano libera tra i capelli sensualmente. Martina si morse il labbro, immaginando in un furtivo ed erotico momento di accazzare quella folta chioma brillante. Jorge la colse in flagrante, e le fece un occhiolino, così da far avvampare l'argentina. Si sentì come una bambina che a tarda notte era stata scoperta dai genitori a frugare nel frigorifero.
"Guarda lì, señorita!" E con l'indice destro le indicò il cielo che esplose in sgargianti fuochi d'artificio e stordenti rumori. La Stoessel sorrise e appoggiò timidamente il piccolo capo sulla morbida spalla del ragazzo.
La bellezza di quel gioco di forme e colori, che sembravano esprimere le gioie di bambini accompagnati dai loro striduli, incorniciarono quella giornata quasi perfetta. Perché quasi? Perché niente è perfetto. Neanche l'amore. Ci saranno sempre delle discrepanze, ma ciò non deve spingerci ad affannarci per migliorare, ma ad abituarci ad essere contenti nella nostra perfetta imperfezione.

*Angolo autrice*
Ehiii, sono ritornata con un nuovo capitolo scoppiettante. Resta ancora il quesito di chi è stata a rinchiuderla, eheh. Pues i nostri Jortini si avvicinano sempre di più creando scintille e.e Non vedo l'ora di leggere i vostri scleri. Grazie per seguire la mia storia. Besos💕
P.S.Nel prossimo capitolo credo ci saranno più scene Lodoggero😌
-Crazy_YDA

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



"Vorrei solo un suo bacio" Esordì Jorge, rispondendo con un tono scherzoso -ma che realmente richiudeva dentro di sé un fondo di verità- alla richiesta espressa da un'indaffarata Martina. La Stoessel alzò il capo, scontrandosi con quello sguardo limpido, indagatore e spesso malizioso, ed ebbe la sensazione che fosse capace di scovare nel suo animo tormentato.
"Deficiente" Esclamò, roteando gli occhi, l'attraente barista, tradita dal suo viso che s'illuminò di un sorriso spontaneo e genuino che venne ricambiato calorosamente dal messicano.
"Quando hai la pausa?" Chiese Jorge, appoggiando i propri gomiti sul lungo bancone in marmo, costringendosi ad elevare il volto per guardare l'interlocutrice. Quest'ultima alzò le sopracciglia con un'espressione accigliata abbastanza buffa.
"Mi stai chiedendo un appuntamento implicitamente?" Rise, scrutando il ragazzo alzare le spalle intimidito. Le ricordò un tenero bambino che viveva in fondo la sua strada quando la madre gli chiedeva se volesse un abbraccio.
"Ti lascerò con quest'estenuante dubbio" Sentenziò Jorge, dondolandosi sui talloni e sorridendole beffardo. Sì, assomigliava proprio a quel bambino.
"Blanco dovrai arrangianrti. Questa bellezza qui presente ha solo 45 minuti di pausa" Gli sorrise amareggiata, servendo guardinga un caffé con latte al consueto vecchio cliente Rodriguez che inumidiva abitualmente i suoi grossi baffi bianchi con il liquido nerastro.
"Non dobbiamo forzatamente spostarci... Possiamo anche pranzare qui" Le fece un eloquente occhiolino, degno di dimostrare che persona perspicace fosse. Martina sorrise scuotendo il capo, così da ondeggiare la propria chioma.
"Va bene stalker... Non ti sopporto più" Sbuffò, spostandosi verso sinistra per prestare attenzione ad un signore sulla trentina con una camminata stramba.
"Aha, sì, come no psicopatica"
"Ehi! Io non sono psicopatica!" Ribatté, ponendo le mani racchiuse in due pugni sui fianchi e con gli occhi socchiusi a due fessure, indispettita. Il messicano scoppiò a ridere: era davvero molto carina alterata.
"Ehm, scusate, io starei aspettando il mio bicchiere d'acqua" S'intromise imbarazzato il cliente, sorridendo timidamente.
"Sì, scusate, questo ragazzo è un coglione"

"Ti sei già sporcata tutta" Jorge rise, guardando l'espressione confusa della ragazza.
"Oh, Blanco, non ci casco. Sono trucchi dell'800" Affermò la Stoessel, afferrando il tovagliolo immacolato per tamponarsi le labbra.
"Stoessel non so proprio cosa tu intenda" Rispose con un tono ironico, sopprimendo una risata.
"Sì, che lo sai! Io avrei detto 'Dove?', tu ti saresti avvicinato per pulirmi e tac!" Con un repentino gesto della mano colpì violentemente il tavolo, facendo sobbalzare il ragazzo. "...Mi avresti baciata!" Mimò con le dita la scena, come se fosse una burattinaia col suo piccolo tavolo come teatro. Jorge sghignazzò, portandosi una mano alla fronte sorpreso. Più scopriva quella ragazza e più si rendeva conto di quanto fosse speciale.
"E tu, cosa avresti fatto?" Le chiese furbo con voce roca, con uno sguardo trapelante. Martina trattenne il fiato incosapevolmente, lasciando lì quella domanda a dondolare leggera nell'aria come una piuma. Quelle parole l'avevano completamente spiazzata: come avrebbe dovuto comportarsi?
Jorge si inumidì sensualmente le labbra con la lingua, gesto che all'argentina non sfuggì, che rispose mordendosi il labbro inferiore. L'attrazione fisica che li legava come un sottile filo trasparente era palpabile, come anche il piacere di amarsi, perché in entrambi permaneva qualcosa di ancora ambiguo che andava oltre l'aspetto estetico, qualcosa d'inspiegabile che sorgeva costantemente come il sole.
Lo sguardo di Martina cadde sulle rosee labbra del messicano, e deglutendo, si riprese dal suo stato interdetto.
"Ti lascerò con quest'estenuante dubbio" Lo imitò gesticolando, per poi scoppiare entrambi a ridere.

"Allora Rugge, dobbiamo trovare un modo per lasciarli soli, senza una botta da noi due, il primo bacio se lo daranno nel cinquantesimo secolo!" Esclamò Lodovica, tenendosi al braccio destro del complice italiano. Quest'ultimo la guardò ridendo. L'aveva chiamato disperatamente come se tra un paio d'ore sarebbe arrivata l'epocalisse ed invece era solo preoccupata per la sua migliore amica.
"Va bene, ho già una mezza idea"
"Quale?" Chiese interessata la Comello.
"Tini vive da sola, giusto?" Domandò insicuro. La sua mente eliminava facilmente i particolari poco appassionanti.
"Sì, giusto" Annuì la ragazza, incitandolo a continuare con uno sguardo curioso da dolce bambina.
"Beh, potremmo semplicemente organizzare una serata tra amici in casa sua, come se fosse un pigiama party e con varie scuse lasciarli soli in casa. Facile ed efficace" Dichiarò compiaciuto di sé stesso e della sua brillante idea, come se avesse trovato la soluzione al buco nell'ozono.
"Mh, si può fare, come idea non è male. Sono d'accordo!" Affermò sorridendogli. E Ruggero, ammirandola, ebbe come un'improvvisa illuminazione.
"E dopo, che ne dici se rimanessimo soli io e te?" I due italiani si fermarono nel bel mezzo del marciapiede brulicante di persone allegre o infastidite.
"Non credo che farei bene ad accettare" Sussurrò la Comello, catturando tra i denti la parte interna della guancia sinistra.
"Lasciati andare" La esortò Ruggero con un tono basso e roco e le accarezzò la gote destra, che assunse un colorito rossastro. La ragione della corvina, forsennata, impiegò tutto ciò che fosse in suo potere per riportarla coi piedi per terra, ma il cuore, con la sua semplicità, era capace di qualsiasi cosa e, forse, troppo facile da ingannare e da rubare silenziosamente, senza aver bisogno di essere un ladro professionista.
"Sì" Sibilò, con il cuore a mille per l'emozione, riuscendo ad udire perfino i suoi battiti accellerati. Il ragazzo sorrise e ritirò lentamente la calda mano. Lodovica si risistemò, tossicchiendo imbarazzata.
"Ma ciò non implica che mi concederò a te. Il tuo amichetto non mi attraverserà" Gli rifornì una pacca scherzosa di conforto sulla guancia, sghignazzando per l'espressione delusa del Pasquarelli.
"Solo amicizia tra noi. Non sono una delle tante" Mise le cose in chiaro la ragazza, mentre ripresero il passo. Meglio prevenire.
"Io non ho mai detto niente" Ghignò Ruggero, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni attillati e neri come la pece. Lodovica gli rivolse uno sguardo divertito.
"Ah, vero, peccato che il tuo corpo dica tutt'altro" Alluse sagace alla serata al pub, sorridendo ironica. Ruggero capì realmente quanto fosse acuta la ragazza al suo fianco e ne restò alquanto affascinato: era pur sempre vero che andasse a letto con cervelli sottosviluppati e corpi ben formati, ma ciò non significava che l'astuzia non potesse ammaliarlo.
"Sei sicura che non sarai tu a chiedermi di prenderti?"
"Più che sicura" Rispose Lodovica con indiscutibile convizione.
Non sapeva quanto si sbagliasse.

"Vado anch'io. Lo sai, anche i miei genitori sono italiani e quando chiamano devo stare lì. Scusate, divertitevi nel frattempo voi due" Si congedò frettolosa la Comello, baciando i suoi beniamini ed allungando il passo per seguire Ruggero ed in fine chiudere la porta dietro di loro.
Martina urlò un "LODO VIENI SUBITO QUI!" invano, ormai l'amica del cuore l'aveva lasciata da sola, con un ragazzo. Quando udirono il rumore del chiudersi dell'entrata, l'argentina si voltò verso l'unico presente e gli sorrise a disagio. Jorge alzò le spalle, come a dire che non conoscesse i piani contorti dei due italiani.
"Ho un'idea: per conoscerci meglio potremmo giocare al gioco delle venti domande. Che te ne pare?" La Stoessel annuì leggermente con un quasi impercettibile cenno del capo e si domandò scioccamente perché in quel momento si sentisse così stupida e in netto imbarazzo, nonostante non fosse la prima volta che parlassero. La sua temperatura corporea era aumentata notevolmente, come una pentola disposta sul fuoco. Si guardò le gambe: indossava un paio di semplici pantaloncini neri e una leggera maglietta bianca senza maniche con suscritto 'Life is strange' in corsivo nero.
"Ti piace vivere qui da sola?" Irruppe il messicano, rompendo le barriere di silenzio. Martina lo guardò in volto, facendo appello mentalmente ai termini giusti da pronunciare. Anche solo una parola fuori posto e i sospetti avrebbero iniziato a tormentarla.
"Sì, credo che nella vita sia necessario essere in grado di assumersi le proprie responsabilità e vivere solo sul proprio sostegno è un grande passo" Strinse le labbra. Era riuscita a non far trasudare alcun sentimento, ora sarebbe stato semplice spostare la conversazione su altri argomenti che non la riguardassero troppo personalmente.
"Lo dici davvero molto seria, come se adorassi stare sola e non a caso non sei la gioia con le persone che cercano di esserti amiche. Sei così misteriosa Stoessel" Si passò la lingua sul labbro superiore, guardandola intensamente, quasi fosse una bellissima opera d'arte.
Un colpo verso la parte sinistra del petto. Era così fattibile intendere ciò che la turbasse?
"Neanche tu sei da meno. Provi sempre a rendere gli altri felici, come se in loro cercassi la tua felicità" Quelle parole le erano scivolate velocemente, come se fossero sempre state lì sulla punta della lingua ad aspettare solo di fuoriuscire. Jorge rimase sorpreso da quell'affermazione: era più furba di quanto credesse.
"Tu invece? Vivi con la tua famiglia, vero?" Chiese l'argentina, evitando ulteriori silenzi di frasi soppresse per timore di spalancare quella porta che conduce al cuore.
"Sì, con mia madre e mia sorella pestifera di otto anni" Dichiarò, sorridendo al ricordo delle donne che ama di più al mondo.
"E tuo padre?" Quando la Stoessel ragionò su ciò che la sua bocca aveva chiesto, si morse la lingua per autopunirsi. La sua curiosità aveva preso il sopravvento.
"No, cioé, non volevo impicciarmi dei fatti suoi" Si scusò, chinando il volto intimidita. Jorge le si avvicinò e le accostò una mano sulla spalla teneramente.
"Non preoccuparti. Anch'io sono interessato ai tuoi segreti, solo che sono riuscito a trattenermi, ma in fondo siamo sulla stessa sponda" La rassicurò, con un tono quieto e rasserenante, come un leggero venticello che soffia durante il mattino in una giornata di calore. L'argentina decise così di volgere il suo sguardo al ragazzo, procreando un nuovo bing bang di sentimenti sussurrati attraverso gli occhi.
"A quale età hai avuto il primo ragazzo?" Jorge si sentì ad un tratto invadente, ma in fondo era solo un gioco, giusto?
"Uhm, se ricordo bene all'età di tua sorella, con il mio compagno di banco, adoravano entrambi i panini di mia mamma" Risero, portando a galla ricordi quasi antichi che probabilmente avevano dimenticato.
"La mia prima ragazza è stata quando avevo all'incirca cinque anni. Mi scontrai con una bimba con grandi occhi azzurri davvero belli. E senza motivo le chiesi se volesse essere la mia fidanzata, lei, ovviamente, rispose di sì. Insomma, anche da piccolo ero un gran figo" Si pavoneggiò, passando la mano destra tra i capelli, quasi fosse un modello di alta classe. Martina gli tirò dei pop-corn caramellati che finirono per impigliarsi tra quella folta chioma. Mira errata.
"Oddio, scusa, volevo tirarteli solo addosso" Cercò di discolparsi, ma la rumorosa risata che ne seguì subito dopo la rese poco credibile agli occhi del messicano, che tentò di prelevare il cibo dai suoi venerati capelli, ma senza alcun risultato. La Stoessel gli si avvicinò gattonando e si alzò al suo livello per aiutarlo in quell'impresa zuccherosa.
"Ecco, sono tolti tutti, ma credo che adesso i tuoi capelli saranno non poco appiccicosi" Affermò Martina sghignazzando. Jorge la scrutò alzando il sopracciglio sinistro con uno sguardo furbo.
"Ah, ridi di me, neh?" Si allungò, afferrando una manciata di pop-corn per ricambiare il dispetto ricevuto. L'argentina si lamentò, e si azzardò a bloccare le forti braccia del ragazzo, che lasciarono andare quel cibo sprecato e l'avvolsero stretta, portandola sotto di lui. La distanza che separava le loro labbra era così diminuita che non poterono evitare di fare pensieri che le includessero. Martina perse un battito, era come trovarsi nell'esatto istante prima della caduta nel burrone. Buttarsi o ritrarsi?
"Forse è meglio alzarci, abbiamo bisogno di una doccia" Soffiò il messicano, allontanandosi. Il calore che improvvisamente avevano provato si dissolse, così come le loro immagini di quel bacio mancato.

"Non arraparti adesso, Rugge" Sibilò Lodovica, quando sullo schermo della televisione furono trasmesse scene erotiche. Il ragazzo sghignazzò divertito.
"Non ti conviene provocarmi" Il tono sottile e rauco solleticò il cuore della Comello, che trasalì. Quando la ragazza voltò il capo non si stupì di trovarsi così ravvicinata a quelle labbra allettanti. Tirò un sospiro di piacere: forse non avrebbe dovuto sottovalutarlo.
"Non ti dispiace almeno un po' per me?" Le loro bocche si sfiorarono: una scossa attraversò i corpi di entrambi, dilagandosi fino alle parti più celate.
"Il tuo sguardo non sembra pentito di ciò che sta per accadere" Sussurrò, premendo successivamente con veemenza sulle morbide labbra della friuliana. Fu come dissetarsi dopo aver passato una lunga vita nel deserto, la vita iniziò a scorrerle nelle vene, arrivando al sistema nervoso e nuocendo alle sue funzionalità. Era scientificamente possibile che i brividi le attraversassero perfino ai polpastrelli?
Ruggero premette con la lingua suoi suoi labbri, incitandola a schiudere la bocca, mentre la sua mano attraversò la stoffa di cotone rosa della sua maglietta. Quello spontaneo tocco causò un lampo di ricordo nella mente della Comello, che riprese con sé la ragione, dividendosi dal ragazzo tentatore. Entrambi boccheggiarono, scambiandosi sguardi saturi di passione.
"Dovresti stare più attenta baby, il tuo autocontrollo è fragile"

Martina stava frizionando i capelli con un asciugamano bianco ricamato quando udì un trillo. Allungò il braccio destro per afferrare il cellulare posto sul lavandino e osservare il display, aspettandosi un messaggio dalla sua vivace italiana preferita.
"Stai lontana da Jorge, o il rinchiuderti in bagno sarà il minimo per quello che accadrà a te... E alla tua amichetta Lodovica"

Jorge varcò la soglia della camera da letto della ragazza a passo felpato, e subito capì di aver invaso la privacy di una persona; difatti una sensazione, simile a un assassino con ancora frammenti di coscienza, s'irradiò nel suo animo, infangandolo. Ma ormai aveva commesso così tanti errori che quasi non si rese conto di aver macchiato maggiormente la sua anima.
Ponderò la camera, quasi fosse una scena del delitto. Vi era uno spazioso letto matrimoniale ricoperto da lenzuola candide, circondato da un imponente armadio marronincino. Alla sua sinistra emergeva una libreria di legno scuro, contenente libri di qualsiasi genere, accompagnata a una sedia girevole bianca come il latte. La luce della luna illuminava quell'ambiente scuro, filtrando attraverso le tendine chiare della finestra, quasi volesse donargli vita.
Jorge, voltandosi, notò un luccichio prevenire da un cestino colmo di carte posto sotto la scrivania. La tensione aumentò, ma in fondo non era un ladro, era solo un diciassettenne curioso. Si chinò, arrivando all'oggetto bramato e con un furtivo gesto della mano lo afferrò. Era freddo, il che contrastava con la sua pelle calda. Per un istante il suo buon senso fece capolino nella sua mente, invitandolo a ragionare su ciò che stava per compiere e le sue conseguenze, ma al tempo stesso il conoscere insistentemente contrabatté, schierando facilmente ricordi efficaci.
Diede voce a quest'ultimo ed aprì il palmo.

*Angolo autrice*
Ma ehiiii, buon giorno/pomeriggio/sera/notte, lol. Come state? Spero bene. Ammetto che mi sto lasciando un po' andare coi Jortini e i Lodoggero, ma come si fa a non volerli assieme?*parte il momento fan shipper* Anyway non vedo l'ora di vedervi sclerare e scervellare per risolvere i misteri. Sono curiosa di sapere cosa ne pensiate. Grazie a tutti quelli che seguano la storia, sia silenziosamente che non. Vi amo💕
-Crazy_YDA

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Jorge esaminò l'oggetto curioso: un braccialetto di falso argento si allungava pendendo dalla sue dita, con incisa una frase: 'Te quiero'. Sembrava essere stato acquistato da una bancarella durante qualche festa locale. Si chiese per quale motivo si trovasse in una pattumiera e così si guardò intorno, come a cercare indizi affinché attribuisse chiarezza a quella contorta faccenda.
Trasilì quando udì la porta della camera scricchiolare e lanciò, istintivamente, l'aggeggio nel cestino.
"Jorge, che ci fai qui dentro?!" Esclamò allarmata Martina, varcando la soglia. Il messicano evitò il suo sguardo volutamente: la bocca e il corpo sono capaci di fingere, ma gli occhi non mentono mai, come un bambino o un ubriaco, riflettono l'anima.
"Ecco, volevo vedere la tua stanza. Così, per curiosità" Le spiegò, alzando le spalle, per rendere la sua menzogna veritiera.
"Ti prego, esci" Il suo tono assunse un timbro supplichevole, come se i suoi spiriti bollenti si fossero affievoliti. Indicò con l'indice sinistro la porta, sospirando.
"Cosa c'è che non va? Fino a cinque secondi fa andava tutto a meraviglia" La perspicacia del messicano turbò l'animo della ragazza. La freccia aveva centrato il suo cuore.
"Lasciami da sola" Esordì, oltrepassandolo, ma Jorge ne approfittò per arrestarla, appoggiando le mani sulle sue piccole spalle.
"Lasciami scoprirti" Sussurrò, incastrando i suoi smeraldi in quelle pupille scure. Entrambi si resero conto che quello era più di un semplice sguardo, testimonianza i brividi che percorrevano i loro corpi, inarrestabili. Martina schiuse la bocca, quando abbassò la sua visuale sulle labbra carnose del ragazzo. Un'intrepida voglia di assaporarle le invase la mente e il cuore, immorale e così sbagliata. Alzò lo sguardo ed annuì, stringendo le labbra, fino a formare una lunga linea dura.
"Ma non ora. Insomma, neanche tu adesso avresti così fiducia in me da raccontarmi ciò che è successo con tuo padre, o sbaglio?" Il ragazzo negò col capo, sentendosi quasi colpevole di aver osato fin troppo. Successivamente si allungò e le baciò la fronte teneramente. A quel repentino gesto Martina avvertì ogni sua fibra rilassarsi e un'ondata di calore le attraversò il minuto corpo, come se ad un tratto la temperatura fosse aumentata eccessivamente. Purtroppo, si trovò a concludere, il motivo era un altro: quel misterioso messicano dagli occhi limpidi e verdi suscitava in lei emozioni devastanti, che riuscivano a struggere le sue barriere di difesa.
"Buona notte señorita" Le augurò con tono basso e roco, per poi sgattaiolare via, lasciandola lì impalata, senza parole e soprattutto senza spiegazioni alla turbolenza che stava affrontando il suo animo dall'arrivo impertinente del messicano.

Quando Lodovica aprì gli occhi il mattino seguente e si ritrovò stretta tra le braccia di Ruggero, che aveva poggiato una mano sul suo fondoschiena, restò impassibile, ancora reduce del sonno. Ma appena il suo cervello connesse la situazione, con una veloce mossa scaraventò il ragazzo sul pavimento, sbraitando senza ritegno.
"CHE CI FACEVI NEL MIO LETTO E CON LA TUA SUDICIA MANO SUL MIO CULO?!"
Ruggero si masseggiò la testa dolorante, mugugnando. Improvvisamente sembrò risvegliarsi quando sussultò.
"Ehm, io sono sonnambulo" Si alzò, con le palpebre serrate e con le braccia distese in avanti, simulando un perfetto sonnambulo... o quasi.
"Ahi!" Esclamò, inciampando nella gamba nera del letto e cadendo rovinosamente sul materasso con un tonfo. Lodovica gli lanciò uno sguardo assassino con le braccia incrociate.
"È che non posso stare senza te" Sussurrò sensuale e convincente il ragazzo, sfiorandole le labbra.
"Perché non riesco a resisterti?" Sibilò la Comello, poco prima di rientrare su quel ring definito comunemente amore che poteva lasciarti con qualche ferita ma vivo o completamente sfinito su terra.
Le labbra del Pasquarelli si mossero languide, esperte ed intrepide su quelle della ragazza, la quale dopo svariati incitamenti le schiuse, permettendo alle loro lingue di familiarizzare per la prima volta. Passione insaziabile e numerose scosse erano sovrani delle sensazioni percepite dai due adolescenti, giovani esploratori della vita, caduti in una trappola sconosciuta. Le dita di Ruggero accarezzarono pericolose il collo di lei, portandola a gemere silenziosamente. L'italiano approfittò dell'intima situazione a cui aveva dato origine per posizionarsi a cavalcioni sulla Comello, ammaliata come un bambino ad uno spettacolo di magia. Sucessivamente la sua fredda mano attraversò la stoffa di cotone del pigiama della ragazza, la quale sobbalzò al contatto. Strinse tra i denti il suo labbro inferiore, mentre le affusolate dita di lei scesero ad accarezzargli la schiena, ma subito dopo con un fugace gesto la Comello gli rifilò una vendicativa ginocchiata puntata alle deboli parti basse.
"AHIA!" Esclamò, ruzzolando sulla parte destra del letto, con le mani incrociate sui suoi poveri gioielli profanati.
"Così impari, pervertito"

"Buon giorno" Martina trasalì udendo quel tono roco e profondo, difatti posò la mano destra sul cuore, come a tentare di rallentare i suoi battiti notevolmente accellerati.
"Buon giorno" Ricambiò il saluto mattutino, deglutendo alla vista di quel corpo statuario a torso nudo e con i capelli scompigliati. Era terribilmente sexy. Chinò il capo, avvertendo una sensazione di piacere invaderla, avanzando verso i fornelli. I due si scontrarono, procreando un'esplosione manifestatasi esclusivamente nei loro cuori sofferenti. Martina si strinse alle spalle del ragazzo, per non perdere l'equilibrio, mentre il messicano la mantenne salda per la vita, impedendole di precipitare sul pavimento e nelle sue paure.
"Dormito bene?" Sussurrò il messicano, diminuendo lentamente la distanza tra le loro labbra. Tutto ciò che li circondava si era momentaneamente dissolto nell'aria come una sostanza chimica, mentre le loro emozioni, al contrario, si erano accentuate portandoli sull'orlo del pazzo cedimento.
"Jorge..." Sibilò con voce spezzata l'argentina, avvertendo il suo autocontrollo sgretolarsi sempre più, come un'antica struttura che col passare degli anni cade a pezzi. Le loro labbra si sfiorarono, desiderose peccatrici e scarlatte di passione.
"...Senza di te non tanto" Continuò, provocando quell'adolescente in piena carica ormonale. Ad un tratto sobbalzarono, allontanandosi, quando avvertirono la porta di casa spalancarsi.
"Che aria calda qui dentro, eh Rugg?" Domandò Lodovica allusiva al ragazzo di fianco, sorridendo maliziosa, sostenendo tra le dita un mazzo di chiavi d'argento. Martina arrossì, poggiandosi alla penisola della cucina per evitare alle sue molli gambe di cedere, ancora scosse dalla precedente situazione. Il piatto doveva ancora raffreddarsi del tutto.
"Che ci fate qui?" Domandò il messicano, avvicinandosi ai suoi due preferiti italiani rompiscatole.
"Siccome ieri non abbiamo potuto stare con voi, siamo venuti per rimediare" Annunciò allegra la friuliana, con dipinto un sorriso sul volto chiaro e apparentemente angelico. 
Erano solo quattro adolescenti incoscienti che nel frattempo un sentimento intenso come un buco nero avrebbe scombussulato le loro vite, facendo incrociare quei cuori egoisti che fino ad allora correvano storditi su vie parallele, ma portanti verso un'unica meta.

"Allora vi spiego il gioco: partiamo dall'alfabeto e per ogni lettera che ci capita dobbiamo dire una città. Se non viene detta in tempo bisogna bere un cicchetto come pegno" Affermò l'italiana, puntando con l'indice destro la bottiglia di vodka posta al centro del cerchio, affiancata da quattro piccoli bicchieri.
"Iniziamo" Diede il via ai giochi con fare teatrale, quasi si trovassero a partecipare ad una gara olimpica. La prima ad iniziare fu la vispa friuliana esordendo con un "Ancona", disprezzato dal messicano e dall'argentina che l'accusarono di imbrogliare: essendo italiana conosceva maggiori città ed era un loro punto a sfavore. Ruggero, però, pose fine alla questione esclamando un "Buenos Aires" inaspettato. Gli occhi furono puntati sulla castana, che si ritrovò colta in fallo: velocemente la sua mente fece una ricerca, cercando utili informazioni che la aiutassero a sfuggire dall'alcool e dalle atroci emicranie. 
"C... C... Cazzo!" Sbraitò, afferrando con veemenza il bicchiere offerto dall'amica e buttandolo giù tutto d'un sorso.
"Mi dispiace Tini, 'Cazzo' non è una città" Sghignazzò Lodovica, godendo delle sfortune dell'argentina.

"Ehi, Jorge, è meglio che la porti su a dormire" Consigliò la Comello, ridendo per lo stato insano di Martina: era completamente brilla. Il messicano rivolse uno sguardo a quella meravigliosa ma ingannevole creatura intenta ad ondeggiare suavemente i fianchi sul sofà in pelle bianca. Si morse il labbro inferiore visibilmente eccitato e la raggiunse, sostenendola in braccio come una bellissima sposa.
"Jorge, mh, che c'è? Andiamo in camera?" Domandò, accarezzandogli con tocchi delicati la gote e con occhi luccicanti di vodka e di irrefrenabile passione.
"Ho voglia di te, di farti mio. Sei così invitante" Sussurrò, per poi scoppiare in una strana risata contagiosa. Jorge la ponderò desideroso: il suo stato di sbornia la rendeva ancora più eccitante ai suoi occhi e il suo punzecchiarlo di certo non favoriva la sua calma.
Poi un fugace lampo di genio attraversò la sua mente frastagliata.
Giunti in camera da letto l'appoggiò delicatamente sul materasso e si accostò al suo fianco.
"Puoi ripeterlo?" Sibilò seducente, dopo aver cacciato dalla tasca degli jeans il cellulare e aver acceso il registratore. Quella piccola donna sapeva essere tanto affascinante quanto astuta, pensò, era sempre meglio batterla sul tempo. Inoltre avrebbe amato vedere la sua espressione sconvolta quando le avrebbe fatto ascoltare le sue esplicite intenzioni.
"Sei eccitante Blanco, mi piaci davvero... e sto impazzendo: ho bisogno di sentirti dentro di me" Il messicano restò senza fiato e diede fine all'applicazione, spegnendo lo schermo ed infilando l'oggetto moderno in tasca. La sua mente lo informò che fosse l'alcool a parlare, ma il suo cuore, prontamente, gli ricordò che solo gli ubriachi e i bambini rivelassero la verità. Espirò rumorosamente dopo aver trattenuto il fiato a lungo e si posizionò in piedi di scatto: non avrebbe mai potuto approfittarsi del suo stato incosciente e avrebbe voluto che l'amasse davvero per unirsi con lei.
"D-Dormi adesso" Balbettò come un ragazzino alla sua prima cotta: impacciato, timido ed ingenuo. Successivamente si dileguò imbarazzato.
Mentre scese le scale intuì quanto il suo cuore avesse cominciato a battere insistentemente dopo quella impensata confessione, quasi a perfogliargli la gabbia toracica. Riuscì ad udire nuovamente quelle toccanti parole che marchiarono il suo animo con un segno indelebile, come un tatuaggio. Percepì anche dei tremolii ai polpastrelli, così intensi ed infattibili da poter ignorare. 
Era questo l'effetto che gli provocava la misteriosa argentina? Allora per quanto tempo ancora si sarebbe fatto forza senza baciare quelle invitanti labbra, pronte a sferrare ogni attacco di difesa contro qualunque intralcio?
La suoneria del cellulare lo destò dai suoi ingrovigliati pensieri. Lo afferrò e non appena riconobbe quell'odiato numero, il cuore corse fino alla trachea, fermandosi lì. Cercò di ingoiare saliva per ammorbire il groppo in gola, ma fu tutto invano, come arrappicarsi sugli specchi. Lo smartphone continuò insistente a suonare: avrebbe dovuto rispondere alla chiamata o rifiutarla?

*Angolo autrice*
Ciaoneeeee! Come ve la passate? Spero super bene. Lo so che mi odiate adesso, AHAHAH, ma mi amarete al prossimo capitolo. (sempre se il mio cervello non cambi idea) Ma in fondo ci sono i Lodoggero a colmare tutto, no? 
"Nooo, vogliamo i Jortini" 
Okay, non sto bene, credo che ormai lo sappiate, AHAHAH. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se no per piacere ditemelo e, se potete, consigliatemi come migliorare perché ho notato che alcune persone che prima seguivano la storia ora non lo fanno più; per questo motivo mi chiedo perché e vi chiedo di spiegarmi e consigliarmi come migliorare. Accetto tutte le critiche. Vi amo, baci💕
-Crazy_YDA

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Jorge trattenne il respiro per qualche secondo estraniandosi dal mondo esterno, che continuò a procedere risoluto, per arrestarsi in un tagliente vortice saturo di aspri ricordi. Scosse il capo per liberarsene, come un bue che tenta di scagliare via l'accetta che non l'ha uccisa al primo colpo, e stressato da tutti quei pensieri strisciò il pollice destro sulla cornetta rossa. Rossa di un dolore causato da un insistente rifiuto di un naufrago cuore. 
La fiducia non può essere riconquistata con una semplice telefonata, pensò, le frasi sono semplici parole in realtà disconnesse tra loro che sembrano possedere un senso legate assieme. Ciò che è davvero rilevante sono le dimostrazioni, attraverso anche degli elementari ma spontanei gesti che provengono dalla purezza dell'animo. Ma chi ha tradito, constatò, non può conservare un'anima casta.

«Il nostro piano sta funzionando... Erano sull'orlo di una forte scopata» Esordì il ragazzo dal gran ciuffo ben curato, cadendo di peso volontariamente sul morbido letto, causando un sordo ed improvviso rumore che stordì la tranquilla corvina.
«Rugg! Ma sei coglione?! E spostati! Ci sono due letti, vai sull'altro, qui siamo stretti!» Lo rimproverò, poggiando entrambe le mani sul suo braccio sinistro per cercare di far cadere quel potente colosso. Ruggero le sorrise malizioso e con un rapido e repentino gesto l'attirò a sé, facendo sfiorare i loro nasi.
«E credi che mi dispiaccia?» Sussurrò roco, accarezzandole sensualmente il fianco destro con le dita. Una scossa partì da quel punto per poi dilagarsi in tutto il corpo di Lodovica. Vi era una certa elettricità tra quegli occhi ben disposti a scrutare e a scoprire nuovi mondi, che lasciavano passare parole soppresse dal timore di rischiare. Un qualcosa di speciale mai avvertito prima: completamente devastante ma immensamente piacevole.
«Pensi di potermi avere così facilmente, Rugg?» Il tono della ragazza assunse una nota profonda, quasi spezzata dal forte desiderio.
«I tuoi occhi, sono i tuoi occhi ad urlarmi che faresti di tutto per me» La naturalezza con cui espresse quella constatazione la sbalordì. La verità era sempre stata limpida nel suo sguardo, immobile, pronta per essere letta.
«Tu non capisci. Questo non è un gioco, non voglio che sia una sfida per te il portarmi a letto. Ci sono in ballo i miei sentimenti» Si spiegò, dando libero pensiero alle sue emozioni già troppo celate, gesticolando. Ruggero rimase sorpreso da quella confessione e restò impassibile, incapace di reagire. In un furtivo istante rimembrò ciascun momento vissuto con quell'intrepida diciassettenne e percepì dei brividi pizzicargli il cuore. Deglutì, prendendo un respiro.
«Lodo... Tu... Tu...» La Comello lo fermò.
«Sei diventato un telefono?! Riprenditi!» Sospirò scocciata, formando due grossi palloncini con la bocca. Il ragazzo ritenne quel gesto davvero tenero e forse fu ciò a dargli coraggio.
«Tu mi piaci» Guardò attentamente la reazione di Lodovica, per assicurarsi che le avesse rivelato realmente quel pensiero e che non fosse stato trattenuto in un angolo remoto della sua mente, che adorava fargli scherzi.
Lodovica temporeggiò, prima di captare il vero significato di quelle parole. Poi, avvertì una spinta di energia penetrare il suo organismo, viva ed avventata. Un luminoso sorriso si dipinse su quel viso d'angelo disonesto, ricambiato dal Paquerelli che ne restò affascinato.
«Anche tu mi piaci, coglione»

Quando Martina scese le scale, con una mano sul capo come per far cessare l'atroce mal di testa, si accorse che Jorge era rannicchiato sul pavimento dormiente. Un sentimento di pietà s'installò in lei, e i suoi piedi scattanti si accostarono a quel corpo contorto dalla scomodità e dalla sofferenza. Allungò titubante una mano, intimorita all'idea di poter quasi frantumare quel volto di porcellana. Ma quando le sue dita tremanti incontrarono quella pelle morbida, iniziarono a muoversi sicure con movimenti precisi e lenti. 
«Mmh» Mugugnò il messicano, smuovendosi. La Stoessel arrestò il movimento della mano, con il cuore fuggito in gola.
«Che ci fai sveglia a quest'ora, Martina?» Sussurrò Jorge, con la voce impastata dal sonno.
«Perché dormi sul pavimento?» Gli chiese indiscreta la ragazza, attirando tra i denti il labbro inferiore per l'imbarazzo. Nell'aria aleggiava una sensazione di passione a lungo repressa, capace di interrompere il respiro regolare dell'argentina.
«Vuoi che venga a dormire con te, eh? Piccola pervertita» Ridacchiò, e sembrò essersi risvegliato dal suo stato incosciente. Martina assunse rapidamente un colorito rossastro, avvertendo dei brividi attraversarle la parte intima. Fu colta di sprovvista quando il messicano, sghignazzando, l'afferrò tra le possenti braccia come una sposa, dirigendosi verso la camera da letto. La prima reazione fulminea della Stoessel fu quella di rifilargli deboli pugni, ma l'idea si dissipò quando percepì l'armonioso incontro tra le loro pelli e le emozioni di tranquillità e senerità che alloggiarono nel suo trasandato cuore e la portarono a serrare le palpebre estremamente rilassata. Avvertì il contatto con il gelido e rigido materasso contrastante con il corpo ardente e delicato del ragazzo, lei che gli si accostò per far combaciare i loro corpi come pezzi di puzzle ed infine udì un'angelica voce, quasi celestiale che le parve un'allucinazione.
«Buona notte, mi señorita»

L'argentina si morse il labbro inferiore visibilmente eccitata, incantata da quella figura erotica postasi al suo fianco. L'espressione docile ed assonnata di Jorge contrastava con la sua chioma indomabile completamente spettinata e il labbro inferiore rivolto maggiormente verso l'esterno favoriva piccole e peccaminose fantasie. Lo sguardo meticoloso della ragazza si spostò su quelle attraenti mani che sostenevano una tazza verde e desiderò di possederle sul suo minuto corpo. A quel pensiero, contaminato da una passione incontrollabile, avvertì un'ondata di calore invaderla, fugace ma violenta. 
«Tini? Ehi, che fai? Lo mangi o no quel pan carré?» Lodovica scosse la sua amica del cuore perplessa, ma quando il messicano volse lo sguardo alla castana, la situazione divenne più chiara.
«C-Che?!» Esclamò agitata l'argentina, con il cuore scalpitante. Jorge la guardò sorridendo divertito, seguito dal buffone italiano.
«Sapete che mi ha detto ieri sera?» Domandò malizioso Blanco, mentre Martina ricordò un frammento di quella calda sera. Restò pietrificata dall'imbarazzo all'ascolto di quella rivelatrice registrazione e ai sorrisi sghembi dei suoi amici, assumendo un colore scarlatto.
Alla fine, decise di non scolarsi mai più un alcolico in vita sua, in accordo con la sua dignità.

«Ah, che bellezza!» Affermò la Comello, beandosi del tepore dei raggi solari, e avvolgendo il proprio corpo statuario con un asciugamano azzurro con fasce orizzontali rosa. Ruggero condusse con un repentino movimento la ragazza a sé, tale da far aderire la schiena della friuliana al suo petto scolpito. Lodovica gemette silenziosamente, socchiudendo gli occhi.
«Ho così tanta voglia di te» Sussurrò con tono roco il ragazzo, sfiorandole con le labbra l'orecchio, mentre goccioline d'acqua provenienti dalla sua chioma ricaddero lente sul collo della Comello, scuotendola interiormente come se momentaneamente si fosse scatenato un devastante terremoto. La ragazza trattenne un sospiro di piacere serrando con veemenza quelle labbra che avrebbero voluto molto volentieri trovarsi su quelle di Ruggero. Percepì ogni sua forza cedere e disubbidire ai suoi comandi, ed accendersi in lei un ardente fuoco impossibile da spegnere, frutto della passione del loro amore. Boccheggiò irriquieta, alzando ed abbassando il suo diaframma ritmicamente. Fu come assumere della marijuana: la ragione divenne offuscata e stordita, mentre il sangue iniziò a ribollare frenetico nelle sue vene. Un ultimo frammento di ragione tentò di salvarla.
«Ru-Ruggero, ci sono altre persone presenti» Balbettò ansimante, ficcando nervosa le unghie nei morbidi palmi. Era consapevole che se non si fosse autoinflitta dolore, il suo cuore sarebbe diventato, con soverchia facilità, protagonista di quell'avvincente e pericolosa vicenda.
Il ragazzo rafforzò la presa, esausto della dolcezza posseduta finora ed intenzionato a soddisfare il suo membro tra le gambe.
«Non me ne frega un cazzo» Sibilò con un timbro talmente roco da causare incessanti brividi. Timore, passione, amore, mixati in un'unica e fatale soluzione. Le parve quasi che il muscolo pulsante volesse fuggire dalla protezione della gabbia toracica, ma quando Ruggero le sfiorò una gamba, intuì che ormai da tempo il suo cuore apparteneva a lui. Lui, intrepido, impulsivo, eccitante, passionevole, ma diffidente nel sogno di una vita migliore e con numerosi cocci assemblati con l'illusione del divertimento, una colla scadente. La Comello inspirò profondamente e successivamente, con uno strattone, lo allontanò dal suo corpo vibrante, scosso da un sentimento presuntuoso, distruttivo, nascosto nel pensiero ingenuo della meraviglia dell'amore. I loro sguardi s'incatenarono l'un l'atro, avvalendosi di più di superflue parole, cristallini, talentuosi chiacchieroni ed astuti lettori.
Fu allora che compresero: la loro attrazione si posizionava aldilà di ciò che era un semplice contatto fisico, quella era la voglia di fremere sotto un corpo distinto dagli altri, capace di farti annegare dolcemente in oceano di piacevoli sentimenti.
«Mi piaci da morire» Si confessarono, con solo l'utilizzo degli occhi.

Martina lesse nuovamente quell'esplicita minaccia e scosse il capo, determinata ad ignorare le follie di una probabile tredicenne innamorata. Si chiese mentalmente dove il mondo sarebbe andato a finire con soggetti del genere, per poi ritornare al suo intraprendente lavoro. Un'allegra donna sulla quarantina, portati al meglio, raggiunse il bancone. Le rivolse un luminoso sorriso, non meccanico, come sono soliti fare gli attori, ma vero, puro, genuino. Traspariva una luce indefinibile, capace di trasmettere conforto. Martina ricambiò il sorriso, salutandola educatamente.
«Salve, signora» Affermò, ricevendo un «Buon giorno bella signorina» come risposta. Le chiese cose avesse l'onore di servirle e la donna replicò di voler bere semplicemente un caffé. L'argentina incurvò le labbra, per poi eseguire attenta la richiesta, ferma nell'immagine del corpo slanciato e magro di quella cliente, fasciato da un morbido vestito floreale, sprizzo della stessa energia del suo volto. 
«Sembri davvero una ragazza gentile ed educata, giusta per quello screanzato di mio figlio» Era consueto per la Stoessel ascoltare confessioni, ma qualcosa nel modo di comunicare di quella donna l'attirò nel discorso. Annuì, anche se di spalle, incitandola a proseguire, in quel bar che oramai aveva lasciato posto ad un immaginario e piccolo salotto accogliente.
«Beh, tralalasciando il fatto di essere un bellissimo piccolo uomo e non lo dico perché è mio figlio, è spesso troppo chiuso alle emozioni ed eccentrico. Eccessivamente eccentrico! Ed anche un po' fastidioso» L'enfasi con cui espresse l'ultima frase causò la cristallina risata della barista. 
«Però se si affeziona ti dà veramente l'intero cuore ed anche l'intero corpo, tutto. Sa tirarti su il morale, anche se con le sue cretinate» Sorrise quella madre soddisfatta del propro figlio, sorseggiando il caffé posato poco prima sul bancone dalla castana. Quest'ultima la guardò ancora sorridente, richiamata da quella sensazione di benessere che l'aveva invasa. Le sembrò di possedere un legame speciale con quella cortese sconosciuta. 
La cliente appoggiò la tazzina in ceramica sul piccolo piatto, con un'espressione serena.
«Grazie signorina» Ringraziò con un cenno del capo.
«Di niente. Come si chiama vostro figlio?» Domandò, dopo aver preso coraggio, quando la donna s'incamminò verso l'uscita.
«Jorge»

*Angolo autrice*
Eeeeeeeeehi! Scusate per il ritardo, ma siccome sono gli ultimi mesi di scuola, i miei professori mi stanno tartassando di compiti, interrogazioni e qualsiasi cosa. Come va? Spero bene.
Secondo voi cosa nasconde Jorge? UwU. E i Lodoggero non sono l'amore e così passionevoli?*^* E i Jortini? Sono sull'orlo del burrone, ormai e.e. E quell'incontro....Non è l'amore la madre Blanco? Fatemi sapere tutto ciò che pensate in una recensione e grazie a tutte/i quelle/i che seguono la storia. Vi amo, baci💕
-Crazy_YDA

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