Harry e Heather Potter: l'ordine della fenice

di clif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** sogni di diverso tipo ***
Capitolo 3: *** un'afosa giornata estiva a Privet Drive ***
Capitolo 4: *** Dudley dissennato ***
Capitolo 5: *** l'Ordine della fenice ***
Capitolo 6: *** Grimmauld Place nr. 12 ***
Capitolo 7: *** il padrino del proprio gemello ***
Capitolo 8: *** manovre al ministero e sull'espresso di Hogwarts ***
Capitolo 9: *** Dolores Jane Umbrige ***
Capitolo 10: *** il muro imperfetto ***
Capitolo 11: *** il locale Testa di Porco ***
Capitolo 12: *** il nuovo nido della Serpe ***
Capitolo 13: *** vischio ***
Capitolo 14: *** il gemello magonò di Neville ***
Capitolo 15: *** il Patronum di Heather ***
Capitolo 16: *** dolore ***
Capitolo 17: *** scoperti ***
Capitolo 18: *** confronto ***
Capitolo 19: *** verso il ministero ***
Capitolo 20: *** battaglia all'ufficio misteri ***
Capitolo 21: *** il punto debole ***
Capitolo 22: *** uno sguardo al passato e poi sempre avanti ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Il quarto volume delle avventure ci ha lasciato con il fiato sospeso: Lord Voldemort è tornato.

Che cosa succederà ora che l’Oscuro signore è di nuovo in possesso dei suoi terrificanti poteri?

Quanta morte e distruzione seminerà nel tentativo di riprendere il dominio del mondo?

Sono le stesse domande che si pongono Harry ed Heather Potter,

segregati nella casa dei loro zii babbani, lontani dal mondo magico che appartiene loro

ma ormai qualcosa è cambiato anche il loro.

Troviamo Harry divorato dalla frustrazione, dalla rabbia e dall’ansia di ribellione.

Si aggiunge inoltre una certa Serpeverde, che riesce a destabilizzarlo come nessun altro

E verrà fuori un anno pieno di sorprese per il gemello Potter.

Anche Heather dovrà fare i conti con dei sentimenti mai provati prima,

e con la persona che, fino a poco tempo prima,  meno si aspettava.

Tra nuovi e forti sentimenti, nemici da ogni parte, e esami scolastici in avvicinamento

I gemelli Potter dovranno prepararsi ad affrontare un lord Voldemort sempre più potente.

Sequel della storia “Harry e Heather Potter_ il calice di fuoco”

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Capitolo 2
*** sogni di diverso tipo ***


Appena Harry e Cedric afferrarono la coppa di diamante, si sentirono come risucchiati. Si aggrapparono ancora più saldamente all’oggetto, per paura di finire sbalzati durante il tragitto. Fino a che non si ritrovarono nuovamente con i piedi per terra.

Intorno a loro, il paesaggio si era fatto all’improvviso tetro, tutte quelle tombe era come saltate fuori improvvisamente. O meglio, erano stati loro a ritrovarsi catapultati in un altro luogo, lontano dal campo del torneo. Eppure quel luogo era stranamente famigliare ad Harry. Lo aveva già visto: in uno dei suoi incubi più terribili.

Cedric iniziò a guardarsi intorno, non percependo il pericolo in cui lui e il suo compagno di scuola si erano appena cacciati. Quello era il cimitero dove riposava la famiglia Riddle: i parenti di Voldemort. Prima che il ragazzo sopravvissuto potesse gridare al Tassorosso di recuperare la passaporta e scappare, la sua cicatrice iniziò a bruciare.

Nel cimitero entro una figura bassa e avvolta da un mantello nero. Harry lo riconobbe come Peter Minus, amico dei suoi genitori, padrino della gemella e traditore voltagabbana, servo del signore oscuro. Signore oscuro che proprio in quel momento teneva tra le braccia.

L’uomo, se ancora così si poteva chiamare, era grande come un neonato. I suoi arti erano praticamente pelle ed ossa, e la sua testa era spropositata in confronto al resto del corpo: sembrava uno di quei pupazzi, a detta di Harry inquietanti, che venivano usati dai ventriloqui.

Cedric, appena vide i due venire verso di loro, alzò la bacchetta e si mise in posizione di difesa. Peccato che nonostante la sua prontezza di riflessi, non fu abbastanza veloce. Appena Voldemort bisbigliò l’ordine al suo servo stupido, quest’ultimo estrasse la bacchetta e gridò a formula più proibita di tutte

-AVADA KEDAVRA!- Subito dalla punta della bacchetta fuoriuscì un getto di luce verde smeraldo che centrò in pieno Cedric. Il corpo del giovane Diggory si sollevò da terra e venne scagliato a diversi metri di distanza, contro una delle lapidi al centro del cimitero.

Il suo corpo cade a terra in maniera scomposta, come una marionetta a cui avevano appena tagliato i fili. Harry rimase per alcuni istanti a guardare la scena, non credendo ai propri occhi. ad un certo punto un urlo uscì dai suoi polmoni e tutto si fece sfuocato. Il luogo intorno a lui iniziò a mutare, e dal lugubre cimitero della famiglia Riddle si ritrovò… nel suo letto nella casa di Privet Drive numero 4.

Harry si risvegliò, ancora urlante, nella sua camera nella casa degli odiati zii babbani, i Dursley. Era completamente sudato. Intorno a lui vi era il buio più completo. da quando erano iniziate le vacanze estive, era già successo che sognasse quella terribile scena. Ormai aveva perso il conto di quante volte avesse rivisto Cedric morire.

Se solo quel giorno avesse fatto qualcosa. Continuava a ripetersi lui. i Dursley non si erano neanche alzati dal letto: ormai si erano abituati alle urla notturne del nipote, perciò continuarono a dormire tranquillamente. Stessa cosa non si poteva dire per Heather, la sorella gemella.

La ragazza infatti, dato che dormiva nella stessa stanza e a pochi metri da lui, si alzò appena sentì le grida. Ormai abituata, corse verso il suo comodino e tirò fuori una piccola fiala che aveva preparato la sera precedente.

-Bevilo tutto, Harry- Gli sussurrò in un orecchio la sorella. Il ragazzo eseguì e in pochi secondi si calmò. Ogni volta che aveva un incubo, Heather gli dava una pozione tranquillante. Era già la sesta volta che succedeva in poche settimane.

-Sto meglio, grazie- Disse il ragazzo, nonostante la sua voce fosse ancora roca per via delle grida. Heather annuì e, nonostante il suo sguardo rimase impassibile per tutto il tempo, con la mano cominciò ad accarezzare delicatamente la testa del ragazzo. Come un madre amorevole che assisteva un figlio malato.

-Scusami, ti ho svegliato ancora una volta- Aggiunse con voce strascicata e debole. Heather scosse la testa come per dire che non importava. In realtà anche lei faticava a dormire tranquillamente da alcuni giorni, ma la causa non erano le grida del fratello, o almeno non solo quelle. Era da quando erano tornati da Hogwarts che sognava lei.

La cosa stava cominciando ad esasperarla. Da quando quella stronza della Skeeter (che stranamente negli ultimi mesi era sparita dalla circolazione), il tarlo del dubbio si era insidiato dentro di lei. Ogni volta che pensava a Caroline, sentiva un forte calore all’altezza del petto e le sue guance (con sua grande irritazione) le si coloravano di un rosa più intenso.

Ogni volta che ci pensava, rimetteva insieme i vari tasselli del puzzle. Non riusciva ancora a farsene una ragione. Non tanto perché l’altra era una ragazza e anche la sua migliore amica, ma  perché lei non si riteneva in grado di provare quel tipo di sentimenti. Inevitabilmente le ritornava alla mente quella conversazione che aveva avuto al Prince Manor due anni prima

Era dal suo arrivo alla villa che la sua amica sembrava nervosa. Era come se le stesse nascondendo qualcosa, e la cosa in questione non riguardava questo Sirius Black. La ragazza si ricordò quando Caroline le aveva nascosto una lettera. Durante il suo soggiorno le aveva rivelato che si sentiva con un ragazzo, ma non le aveva ancora rivelato chi fosse. Solo quella sera riuscì a farla parlare.

-Chi è il ragazzo con cui ti senti?- Le domandò. Solitamente non si curava dei pettegolezzi. O meglio, non si curava di nulla all’infuori di se stessa. Però era incuriosita da ciò che la sua amica stava per dirle. Voleva saperlo a tutti i costi. Ad un certo punto Caroline crollò e decise di rispondere.

-Draco Malfoy- In seguito a quelle due semplici parole, cadde il gelo ed il silenzio. La tensione riempì improvvisamente tutta la zona. Caroline era leggermente arrossita, si mordeva le labbra e teneva lo sguardo basso: temeva una reazione negativa da parte dell’altra ragazza. In effetti non aveva poi così torto.

Heather era rimasta semplicemente immobile, come se fosse appena stata colpita da un pietrificus totalus. Era immobile, impettita come una statua e faceva anche vagamente paura. la ragazza, in quel momento, non seppe proprio cosa rispondere. La voce le era morta, non riusciva  parlare. La cosa la infastidiva, anzi di più, era a dir poco furiosa. E non sapeva neanche perché.

Cosa aveva contro Malfoy? Nulla. Eppure il fatto che stesse con Caroline la faceva infuriare. Ricacciò indietro questo strano sentimento, e lo rinchiuse nuovamente nella sua barriera di indifferenza e freddezza.

Adesso aveva capito il perché. Per quanto ancora trovasse assurda la cosa, le veniva in mente solo una risposta: lei era gelosa.

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Capitolo 3
*** un'afosa giornata estiva a Privet Drive ***


I giorni estivi passarono lentamente, ognuno identico all’altro. Ormai era sempre la stessa routine: i due gemelli si svegliavano presto a causa degli incubi di Harry, passavano tutta l’afosa giornata o nel salotto a guardare la televisione (per vedere se Voldemort aveva iniziato a muoversi), o in giro per Privet Drive, nel tentativo di non incontrare la signora Figg.

La signora Figg era un’anziana donna che viveva, insieme ai suoi numerosi gatti, nella casa di fronte a quella dei Dursley. Sin da quando erano piccoli, i due gemelli erano stati più volte obbligati a passare il tempo con lei, quando i Dursley partivano e non volevano portare i nipoti con loro.

Da quando avevano iniziato a frequentare Hogwarts, le visite alla vecchia signora erano diventate molto più rare. Peccato che all’improvviso quell’estate avesse ripreso ad invitarli a prendere il tè insieme a lei e ai suoi numerosi (e fastidiosi, secondo Heather) gatti. Così i due gemelli cercavano ogni volta di evitare la donna.

-Intendi passare tutto il giorno sotto la finestra di quei babbani?- Gli domandò la sorella. Harry non la corresse neanche su come aveva chiamato i loro zii, ormai sapeva che non avrebbe mai smesso di odiarli, e non poteva darle neanche torto, e semplicemente annuì con la testa. Quello era l’unico modo per poter sentire il telegiornale alla tv di Vernon Dursley.

-Ti posso chiedere una cosa? È da quando è finita la scuola che sei strano, e non mi riferisco solamente agli incubi sul signore oscuro e su quel ratto di Minus. La domanda è semplice: cosa ti succede?- Domandò con voce tranquilla, ma decisa a ricevere una risposta sincera ed immediata.

Harry rimase ad osservarla per un po’. Cosa fare? Dirle subito tutta la verità, oppure cercare di mentirle per poi essere obbligato a dirle tutta la verità? Decise di prendere la strada più breve e scelse la prima opzione.

-È per via di una ragazza, una nostra compagna di Hogwarts, una Serpeverde…- A quelle parole, Heather sussultò leggermente. Sperava vivamente che non fosse… quasi le avesse letto nel pensiero, Harry specificò

-Non è del nostro anno. Non faccio altro che pensare a lei, maledizione! Ma l’anno scorso, mi ha ampiamente dimostrato di essermi fatto un impressione sbagliata su di lei. mi ha fatto un torto parecchio grosso: è antipatica egocentrica e manipolatrice- Sentenziò irritato il ragazzo. Heather fu tanto sollevata dal fatto che la ragazza in questione non fosse caroline, che decise addirittura di soprassedere sull’affermazione del fratello: in fondo antipatica egocentrica e manipolatrice lo era anche lei.

-Quelle sono tutte caratteristiche di una Serpeverde che si rispetti. Non so esattamente questa tipa cosa ti ha fatto, anche se ne ho una vaga idea (Heather aveva compreso di chi stesse parlando), però potresti darle una seconda occasione: almeno di spiegarsi- Rispose la sorella. E senza dargli il tempo di dire altro, uscì dal giardino e si incamminò verso il parco. Era stata fin troppo umana quel giorno.

La Potter era sicura che non avrebbe incontrato scocciatori sulla sua strada. A quell’ora del pomeriggio, con il sole cocente alto nel cielo, erano in pochi a girare per le strade della silenziosa cittadina. Oltre Heather che girava in silenzio per le vie deserte di Privet Drive, vi erano Dudley con la sua band, intenti a fare qualche atto vandalico.

Ma erano troppo vigliacchi per venire a darle fastidio, o almeno lo era il cugino. Gli altri stupidi babbani non sapevano di cosa fosse capace, ma ovviamente il cugino ciccione sapeva, almeno a gradi linee, cosa potesse fare una strega irritata. Perciò si diresse tranquillamente verso il parco abbandonato, convinta di poter passare il pomeriggio in tranquilla e beata solitudine.

-Heather, cara ragazza!- Esclamò una voce dietro di lei. A quanto pare il suo progetto aveva trovato una pecca. La giovane strega adolescente si voltò e vide, venire verso di lei, la signora Figg. Lei era l’unica tanto folle da uscire con quel caldo afoso.

La ragazza non potè neppure allontanarsi facendo finta di niente, dato che l’anziana signora le era arrivata davanti. Con voce gentile le chiese se aveva voglia di venire a prendere il tè a casa sua. Heather fu un attimo indecisa se acconsentire oppure schiantarla e allontanarsi: scelse la prima opzione.

La casa della Figg non era molto grande, ma neanche troppo piccola. Il piano terra era composto da un salotto e una cucina, mentre il piano superiore era composto da una camera da letto e una stanza per gli ospiti. Sarebbe stata una dimora parecchio accogliente, se non fosse stato per la decina di felini sporchi e rumorosi.

Le due si sedettero una di fronte all’altra, sul vecchio e polveroso divano e sulla sgangherata poltrona. La vecchia donna iniziò a parlare di sciocchezze varie, il tempo, i suoi gatti, la marca di tè che comprava, i suoi gatti, la fatica che aveva fatto per muoversi quando anni prima si era rotta la gamba… e i suoi gatti.

Heather annuiva semplicemente, mentre intanto guardava fuori dalla finestra. Il cielo si era oscurato all’improvviso e la temperatura era scesa di colpo. Si era già ritrovata in una situazione del genere il passato.

Socchiuse gli occhi, nel tentativo di scacciare i pensieri noiosi, ma il suo tentativo fu reso vano dalla frenata del treno. Per poco le ragazze non caddero. Cosa stava succedendo? Era troppo presto, non potevano essere già arrivate ad Hogwarts.  D’improvviso la temperatura si abbassò di colpo e i vetri dello scompartimento si ghiacciarono. Qualcosa era salito sul treno.

Tutte le ragazze, meno Heather, cominciarono ad appiattirsi contro i propri schienali, mentre qualcosa cominciò a percorrere i corridoi in assoluto silenzio. Non si sentì il più piccolo rumore per alcuni secondi. Finchè una figura avvolta da un mantello logoro comparve di fronte a loro.

All’epoca era stato un dissennatore a fare quell’effetto all’ambiente, ma questa volta non poteva essere: in fondo, cosa ci poteva fare un dissennatore a Privet Drive? Si domandò Heather. Intanto la donna continuava a parlare a ripetizione, mentre lei rimaneva con il suo solito sguardo imperturbabile.

All’improvviso il camino nel salotto prese fuoco da solo. La fiamme però non erano del classico colore rosso, ma di un verde intenso, sembravano una quelle che venivano usate per la metropolvere… no, non lo sembravano: erano proprio quelle. 

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Capitolo 4
*** Dudley dissennato ***


Dal camino ancora acceso spuntò fuori la testa di un uomo. Una testa vagamente famigliare, tra l’altro. Ci mise pochi istanti per ricollegare quella fisionomia e ricordare dove lo avesse già visto. Il loro primo incontro era stato due anni prima.

-Guardate! Mia sorella Astoria sta per fare lo smistamento- Tutte le compagne si voltarono verso il cappello parlante. Li vi era una ragazzina molto graziosa. Sembrava la fotocopia di Daphne, solo che aveva i capelli castano scuro.

-SERPEVERDE- Gridò il cappello. La ragazzina, tutta contenta, si diresse velocemente verso il tavolo verde-argento e si sedette proprio accanto alla sorella. Heather era però ancora concentrata verso il tavolo dei professori: aveva notato che vi era un volto nuovo.

Lo presentò il vecchio preside. Il nuovo professore di difesa contro le arti oscure. Era un uomo sulla trentina. Aveva un aspetto trasandato, anche se non brutto, con diverse cicatrici sul volto. Il nuovo docente si presentò con un timido sorriso e un brevissimo discorso. Sembrava simpatico, a prima vista.

-Remus Lupin?- Domandò la Potter, per avere una vera conferma. L’uomo in questione, sentendo la voce della ragazza, si voltò e rimase a dir poco spiazzato. Non si aspettava di trovarla lì. Dopo alcuni istanti di silenzio, il licantropo si voltò verso la padrona di casa, la quale balbettò per alcuni istanti prima di riuscire ad articolare una frase sensata.

-Aveva invitato Heather per un tè, Silente mi aveva chiesto di stare il più possibile vicino ai gemelli: non mi aspettavo di vederti saltar fuori dal camino, Lupin- Gli spiegò l’anziana babbana. Che poi tanto babbana non poteva essere, pensò Heather. Possibile che la vecchia Gattara fosse una strega? La donna, quasi le avesse appena letto nel pensiero, le rispose

-Sono una Magonò, amica di Albus Silente. Quest’ultimo, in seguito agli avvenimenti di questa primavera, mi ha chiesto di tenervi d’occhio- Le spiegò. Heather non ne fu tanto sorpresa, più che altro irritata: come si permetteva quel vecchio di tenerla sotto controllo? Non era mica come suo fratello, che pendeva dalle sue labbra. Ci pensò Remus a riscuoterla dai suoi pensieri.

-Ciao Heather. Scusami se adesso non ti spiego la situazione, ma è urgente: tuo fratello e tuo cugino stanno venendo attaccati da dei dissennatori- Il voltò della Figg divenne sconvolto, mentre quello della Potter si fece di granito. Senza lasciare il tempo agli altri due di dire nulla, la ragazza si diresse a grandi falcate verso il parco abbandonato. Era da lì che avvertiva la forza magica di Harry.

In un paio di minuti arrivò a destinazione. Il luogo era gelido, l’erba li intorno sembrava morta, ma non era questo che in quel momento le interessava. L’energia del fratello (che si stava velocemente abbassando) proveniva da dentro il tunnel in fondo. Appena arrivò, lo spettacolo che le si parò davanti fu terribile.

Un dissennatore aveva appeso al muro Harry, mentre un altro stava succhiando via l’anima al cugino ciccione. Heather tirò fuori velocemente la bacchetta e fece per pronunciare l’incantesimo, per poi bloccarsi inorridita: si era appena ricordata di non saper effettuare un incanto Patronum.

Come aveva potuto dimenticarlo? Lei non era una sciocca Grifondoro che agiva prima di pensare. Possibile che il suo istinto protettivo, il quale scattava ogni volta che Harry si cacciava nei guai (cosa tutt’altro che rara), avesse prevalso sulla ragione? Ragiona al quale lei si era sempre affidata. Possibile che stesse impazzendo?

In un disperato tentativo di salvare i due ragazzi (anche se di Dudley non le importava molto) alzò la bacchetta. Subito un fascio di luce argento colpì il dissennatore che teneva stretto per la gola Harry, ma non era partito da lei. la luce argentea si fece più compattata e prese le sembianze di un lupo. Dietro di lei vi era Remus con la bacchetta tra le mani e lo sguardo attento.

Appena il primo dissennatore fu in fuga, Harry riafferrò la bacchetta e usò lo stesso incantesimo sul dissennatore che stava aggredendo il cugino. Anche il secondo mostro si ritirò, e il silenzio scese nel tunnel. I tre maghi si guardarono si guardarono negli occhi per alcuni istanti, poi Remus fece levitare il ciccione babbano privo di sensi e Harry se lo caricò in spalla.

-Remus, come mai sei qui?- Domandò il ragazzo sopravvissuto, mentre il gruppo si dirigeva lentamente verso il centro abitato. Heather rimase in silenzio, ancora parecchio seccata per aver commesso un errore simile, ma anche perché lei era  stata l’unica maga in quel cunicolo a non aver saputo contrastare quelle creature. Lei non era seconda a nessuno, non poteva commettere errori, era impensabile.

-Vi stavo tenendo d’occhio per ordine di Silente. Io, e anche gli altri, è da quando Tu – sai – chi è risorto che stiamo monitorando i suoi spostamenti- Spiegò il licantropo, con un dolce sorriso, ai due ex-studenti. Solo allora la ragazza diede un’occhiata più approfondita al vecchio professore di difesa contro le arti oscure: fisicamente non sembrava cambiato molto, stessi capelli, stesso viso e stessi abiti logori e trasandati, causati dal suo stato di mannaro. Però vi era anche qualcosa di diverso.

Heather poteva apparire come una ragazza che si fregava altamente di tutti coloro che la circondavano: ma non era affatto così. La ragazza, seppur in maniera silenziosa, studiava sempre l’ambiente che la circondava. Per questo aveva notato subito una differenza: la sua espressione, prima sempre triste e rassegnata a causa della sua situazione dannata, in quel momento era felice e suoi occhi lanciavano scintille.

Per un attimo Heather fu quasi tentata di paragonare la sua aura di pace, alla sua quando incontrava… ci pensò Harry a riscuoterla da quei pensieri assurdi.

-Tu e chi? Chi altro c’è a tenerci d’occhio?- Domandò il ragazzo, confuso e anche un po’ arrabbiato. Per un attimo il ragazzo sentì una rabbia incontrollata, ma si riscosse quasi subito. Si sentiva strano da un po’ di tempo. Ogni tanto sentiva degli strani scatti di rabbia, e altre emozioni che non erano da lui. emozioni che accomunava più, senza offesa, alla sorella.

In quelle settimane aveva provato una forte frustrazione e un forte fastidio al fatto che non fosse stato contattato da nessuno dei suoi amici. Chi si credevano di essere? Però poi era tornato in se, e si era risposto che probabilmente erano molto occupati, per questo non trovavano il tempo di mandargli delle lettere. Neanche una stupida e brevissima lettera.

-Io insieme agli altri membri dell’organizzazione che Albus Silente ha fondato per sconfiggere Voldemort: l’ordine della fenice- Spiegò il licantropo. Questa volta, a differenza di prima,  aggiungendo una nota seria al tono di voce.

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Capitolo 5
*** l'Ordine della fenice ***


Erano ormai venti minuti che Heather era sotto il getto d’acqua della doccia. Stare così l’aiutava a rilassarsi, almeno solitamente. In quel momento era troppo nervosa per poterci riuscire: perché prima si era comportata in maniera così avventata? Perché si era comportata come una Grifondoro? Perché si era comportata come Harry?

La ragazza scosse la testa, chiuse il rubinetto, si mise addosso l’accappatoio ed uscì dalla doccia. I Dursley erano usciti da una mezz’ora. Si erano infuriati per come era ritornato a casa il loro caro Diddino e li avevano mandati di filato in camera loro.

I babbani erano usciti per portare il figlio da dottori, o almeno così aveva capito Heather, in realtà non le importava niente. In quel momento in casa c’erano solamente lei e Harry. Appena li aveva riaccompagnati, Remus li aveva salutati e aveva detto che sarebbe ripassato a prenderli più tardi, portando con se anche alcuni amici.

E come se non bastasse, ci si metteva anche quello stupido ministero della magia. Per via della traccia che Harry aveva, in quanto mago minorenne, avevano saputo che aveva fatto una magia di fronte ad un babbano. Così il 28 Agosto sarebbe dovuto andare al ministero della magia per affrontare un processo.

Se fosse stato giudicato colpevole, sarebbe stato espulso da Hogwarts e gli sarebbe stata distrutta la bacchetta. Anche quell’anno si prospettava entusiasmante. Pensò tra se e se la ragazza. Dopo essersi rivestita, rientrò nella camera che condivideva con il fratello. Quest’ultimo aveva già finito di preparare i propri bagagli.

-Non so quando quelli di questo Ordine verranno a prenderci, ma forse è meglio che ci teniamo pronti sin da adesso- Disse il ragazzo sopravvissuto, indicando il suo baule ormai pieno. La gemella annuì e, velocemente infilò tutti i suoi vestiti e il suo materiale scolastico dentro il proprio baule.

Dopo pochi minuti entrambi erano al piano terra, con i loro effetti personali e le gabbie dei propri animali domestici (Samuel ed Edwige). Il silenzio calò nel salotto. Non era un silenzio imbarazzante, ma semplicemente stavano aspettando i loro “salvatori” e, in quel momento non avevano nulla da dirsi. Almeno finchè Harry non ricordò la loro conversazione di quel pomeriggio

-Ti posso chiedere una cosa? È da quando è finita la scuola che sei strano, e non mi riferisco solamente agli incubi sul signore oscuro e su quel ratto di Minus. La domanda è semplice: cosa ti succede?- Domandò con voce tranquilla, ma decisa a ricevere una risposta sincera ed immediata.

Harry rimase ad osservarla per un po’. Cosa fare? Dirle subito tutta la verità, oppure cercare di mentirle per poi essere obbligato a dirle tutta la verità? Decise di prendere la strada più breve e scelse la prima opzione.

-È per via di una ragazza, una nostra compagna di Hogwarts, una Serpeverde…- A quelle parole, Heather sussultò leggermente. Sperava vivamente che non fosse… quasi le avesse letto nel pensiero, Harry specificò

-Non è del nostro anno. Non faccio altro che pensare a lei, maledizione! Ma l’anno scorso, mi ha ampiamente dimostrato di essermi fatto un impressione sbagliata su di lei. mi ha fatto un torto parecchio grosso: è antipatica egocentrica e manipolatrice- Sentenziò irritato il ragazzo. Heather fu tanto sollevata dal fatto che la ragazza in questione non fosse caroline, che decise addirittura di soprassedere sull’affermazione del fratello: in fondo antipatica egocentrica e manipolatrice lo era anche lei.

-Quelle sono tutte caratteristiche di una Serpeverde che si rispetti. Non so esattamente questa tipa cosa ti ha fatto, anche se ne ho una vaga idea (Heather aveva compreso di chi stesse parlando), però potresti darle una seconda occasione: almeno di spiegarsi- Rispose la sorella.

-Ho pensato a ciò che mi hai detto questo pomeriggio, e credo tu abbia ragione: non so ancora a cosa questo porterà, però intendo parlarle, appena torneremo ad Hogwarts- La informò il fratello. La ragazza non afferrò subito cosa intendesse dire, ma dopo aver fatto mente locale e aver ricordato la loro precedente conversazione, annuì con il capo.

Proprio in quel momento, il rumore della porta d’ingresso che si apriva attirò la loro attenzione. All’interno della casa erano appena entrate quattro persone, quattro maghi. Il primo era Remus che, come aveva promesso loro, era venuto a portarli via da lì, la seconda era una strega piuttosto giovane, con degli stravaganti capelli rosa, il terzo componente era un uomo sulla trentina, di pelle scura e con un vistoso orecchino d’oro.

L’ultimo del gruppo era sicuramente il più appariscente di tutti, ma Heather e Harry lo conoscevano già. Lo avevano incontrato l’anno precedente, o almeno colui che credevano fosse lui, durante il banchetto di inizio anno.

A interrompere quel momento fu la porta della sala, che per l’ennesima volta si spalancò. Questa volta ad entrare fu uno strano uomo: era abbastanza robusto, ma la cosa strana erano la sua gamba ed il suo occhio, aveva una protesi di legno al posto dell’arto inferiore, che compensava con l’utilizzo di un bastone, e un occhio era sostituito da uno magico, che ruotava da tutte le parti.

-Incredibile! Quello è Alastor “Malocchio” Moody!- Esclamò Caroline, vicino a lei.

-Professor Moody, è lei?- Domandò per conferma, Harry, mentre il vecchio uomo annuì. Heather fu quasi tentata di correggere il fratello, ricordandogli che l’uomo di fronte a loro non gli aveva insegnato nulla, ma alla fine lasciò stare. La rabbia per ciò che era successo l’anno precedente ogni tanto tornava a galla.

La ragazza in questione si trovava in quel momento incatenata, imbavagliata, e trasportata a forza sotto di un mantello dell’invisibilità. Come diavolo aveva fatto ad abbassare la guardia in quel modo? Approfittando della confusione, il professor Moody, o colui che sembrava Moody, l’aveva colpita con un incarceramus e l’aveva portata via sotto il mantello.

Una volta arrivati in una radura, che Heather intuì fosse la foresta oscura, l’uomo la lasciò cadere a terra e, dopo aver tolto di dosso il mantello, la liberò anche dal bavaglio. Solo allora si rese conto che l’uomo di fronte a lei non era affatto Alastor Moody. Quel tizio, probabilmente un mangiamorte, aveva preso le sue sembianze per tutto l’anno.

-Mi presento, il mio nome è Barty Crouch Junior. È inutile che provi a chiamare aiuto, nessuno ti sentirà. Inoltre, legata e senza la bacchetta non potrai fare molto contro di me- Le disse colui che ormai aveva capito fosse un Mangiamorte, con un ghigno malvagio. Era stato lui probabilmente a mettere il nome del fratello dentro il calice di fuoco.

-Cosa vuoi da me?- Domandò lei, senza la minima traccia di paura nella voce. L’uomo sembrò accorgersene, perché il suo ghigno vittorioso si spense appena. Ciononostante si ricompose quasi subito.
-Devi venire con me, ragazzina: il mio signore vuole conoscerti-

In quell’occasione aveva abbassato la guardia, però alla fine lo aveva ridotto maluccio. Un altro ricordo fastidioso: lei aveva faticato per prenderlo vivo, e quello stupido ciccione del ministro lo aveva condannato al bacio del dissennatore, senza neanche interrogarlo sul ritorno di Voldemort.

-Remus, sei sicuro che sono loro e non dei Mangiamorte travestiti?- Borbottò Malocchio al suo predecessore di difesa contro le arti oscure. Il licantropo annuì con un sorriso, il vecchio auror era noto per la sua diffidenza e pignoleria. Alastor annuì, per poi far cenno ai due gemelli di seguirli.

-Dove?- Domandò Harry. Heather intanto era rimasta in silenzio, con un’espressione fredda e distaccata. Moody, che intanto stava parlando un secondo con gli altri due maghi dal nome ancora ignoto, si girò verso di lui.

-Al quartier generale, è meglio che non ti dica dov’è, la ad aspettarvi ci saranno alcuni dei vostri amici… e anche un vostro caro parente che non vede l’ora di rivedervi- Disse, ghignando l’ultima frase. 

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Capitolo 6
*** Grimmauld Place nr. 12 ***


I due gemelli si guardarono per un attimo confusi, senza riuscire a capire di chi stesse parlando, ma poi lasciarono stare: tanto lo avrebbero scoperto in breve. Prima di partire, ai Potter vennero presentati i due maghi che ancora non conoscevano.

L’uomo di carnagione scura si chiamava Kingsley Shacklebolt ed era un auror, vecchio amico di malocchio Moody. La seconda invece si chiamava Ninfadora Tonks (detta semplicemente Tonks), aveva appena superato gli esami per diventare auror, ed era una Metamorfomagus, ossia poteva cambiare il suo aspetto senza l’utilizzo di incantesimi e pozioni.

Era una ragazza un po’ goffa, ma esuberante, non fu questo però che attirò l’attenzione della giovane Serpeverde, ma l’anello d’argento che teneva all’anulare sinistro. Era lo stesso identico che aveva Remus. Non commentò, ma capì al volo  cosa potesse significare ciò.

Ogni membro del gruppo afferrò al volo la propria scopa (Harry prese la sua Firebolt, mentre Heather afferrò la sua Nimbus 2002) e, con in testa Moody, si librarono in volo verso la sede dell’Ordine della fenice. Dopo un veloce ma favoloso viaggio nel cielo buio e stellato (passarono accanto al grosso Big Ben), il gruppo raggiunse la propria meta.

-Grimmauld Place?- Domandò Harry, leggendo il nome della via. Anche Heather pareva lievemente disorientata: sembrava una comune via babbana. Malocchio, ignorando gli altri accanto a lui, si diresse a metà tra due palazzine. Solo allora la Potter notò che mancava l’edificio numero 12.

-Grimmauld Place nr. 12!- Bisbigliò il vecchio auror. Subito i due palazzi iniziarono a muoversi, facendo spazio tra di loro e lasciando aperto un largo passaggio molto buio. All’entrata vi era una targhetta con su scritto il numero dodici.

-Seguitemi. Questa è la sede centrale dell’Ordine della fenice. Un tempo era la dimora principale della famiglia Black- Spiegò il capogruppo. A quel nome, entrambi i ragazzi ricollegarono il tutto ad unica possibile persona: Sirius Black. Era stato lui a mettere a disposizione quella casa? Una volta superato il tunnel, i maghi si ritrovarono all’interno della casa vera e propria.

Ad Heather, l’aspetto ricordò incredibilmente la sala comune dei Serpeverde. Forse fu proprio per questo che, a differenza di tutti gli altri, che apparivano quasi infastiditi da tutto quel verde e quel lugubre buio, si sentiva a suo agio in quel luogo. Appena passarono di fronte ad un quadro di una donna vecchia e brutta, profondamente addormentata, Tonks sussurrò loro

-Quella è il ritratto della signora Black, non fate troppo rumore, altrimenti si sveglierà e comincerà ad urlare- Li informò lei. a passo felpato, superarono il corridoi con la vecchia donna e raggiunsero il salotto. Da dentro la porta della cucina si sentivano delle voci agitate. Alcune erano famigliari, altre un po’ meno.

-Adesso stiamo per cominciare una riunione molto importante. Voi sarà meglio che intanto ci aspettiate al piano di sopra: i Weasley e Hermione Granger sono già li- li informò Remus. I due ragazzi annuirono e, mentre gli adulti entrarono in cucina, si diressero su per le scale.

-Harry, vai pure avanti senza di me, preferisco farmi un giro per la casa- Lo informò Heather. In realtà, la ragazza non era molto interessata  a farsi un tour del tetro maniero, ma ancora di meno desiderava trascorrere del tempo insieme a quei Grifondoro degli amici del fratello. Così, dopo un cenno di assenso del fratello, rimase seduta sulla polverose scale di casa Black.

-Sangue sporco, mezzosangue, ibridi… sudice creature inferiori che infestano la povera casa della padrona di Kreacher- Disse una voce dietro di lei. Notò solo allora, una figura piccola e esile che camminava avanti e indietro per il corridoio del piano superiore, per poi scomparire dietro l’angolo. Doveva trattarsi di un elfo domestico, anche parecchio anziano e scorbutico tra l’altro.

Il rumore della porta che si apriva attirò l’attenzione dei ragazzi. Fred, George, Ginny, Ron, Hermione ed Harry si affacciarono per le scale e videro la porta della cucina aprirsi. Subito, un tornado di colore rosso si fiondò ad abbracciare i due gemelli Potter: era la signora Weasley.

-Oh. Cielo! Cari ragazzi, non sapete che paura che mi sono presa quando ho saputo che eravate stati attaccati da due dissennatori- Disse, quasi con le lacrime agli occhi. i due ragazzi avevano mano a mano assunto sul viso una tonalità cremisi. Harry per l’imbarazzo, Heather per la mancanza di aria nei polmoni.

Intanto dalla cucina erano usciti anche gli altri membri dell’Ordine della fenice; Alastor, Remus, Ninfadora, Kingsley, Arthur Weasley, marito di Molly, e Bill Weasley, primo genito dei Weasley. Fu quando anche l’ultimo mago uscì dalla stanza, che Harry rimase senza fiato per alcuni secondi: capelli lunghi, neri e selvaggi, occhi grigi e profondi… non vi era alcun dubbio su chi fosse quella persona, nonostante il suo aspetto fosse più curato dell’ultima volta che lo avevano visto.

-Sirius!- Gridò, con il cuore pieno di gioia, Harry. Subito il ragazzo andò ad abbracciare il padrino, sotto gli occhi della sorella. A prima vista, sembrava del tutto disinteressata dalla cosa, ma sotto sotto era infastidita, quasi invidiosa. Il suo padrino era un sudicio e schifoso ratto, traditore, roditore che probabilmente in quel momento strisciava ai piedi dell’oscuro signore.

Rimase per alcuni istanti a fissare il vuoto. Interiormente sobbalzò, quando sentì qualcuno afferrarla e stringerla a se. All’improvviso si ritrovò, insieme ad Harry, stretta nell’abbraccio di Sirius.

-Sono felice di rivedervi, tutti e due. Sul serio!- Affermò l’uomo, con le lacrime agli occhi. Heather rimase un attimo interdetta e stranita, non si aspettava questo slancio di affetto nei suoi confronti. Per qualche assurdo motivo aveva creduto, dato che era Harry il figlioccio di Sirius, e lei era la figlioccia di Minus, che l’uomo avrebbe pensato più al fratello che a lei.

La ragazza non amava le manifestazioni di affetto troppo plateali, non amava le dimostrazioni di affetto in generale, le detestava. Secondo lei erano solamente per i deboli. Però quel contatto, anche se solo per un breve istante, la fece sentire sicura: come in una vera famiglia. Scacciò via quel pensiero, del tutto inappropriato per lei. quello strano momento venne interrotto da malocchio.

-Black! Adesso non è il momento, dobbiamo parlare di una cosa importante. Andiamo tutti in cucina- Esclamò l’ex auror, facendo segno a tutti di seguirlo all’interno dell’altra stanza.

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Capitolo 7
*** il padrino del proprio gemello ***


Passarono i giorni, e i due gemelli Potter si erano ormai temporaneamente stabiliti a Grimmauld Place. Quel giorno Harry era appena uscito, accompagnato dal signor Weasley, al ministero della magia, per l’udienza disciplinare riguardo l’incanto Patronum che aveva utilizzato quel giorno con i dissennatori.

A quanto pare, il ministro della magia era impazzito, insieme a tutto il ministero. Non volevano ammettere che il signore oscuro fosse tornato. Per questo, in preda alla disperazione e alla follia, stavano facendo di tutto per screditare Harry e Silente.

In quel momento, a Grimmauld Place, erano solamente in cinque: Ron ed Hermione (che aspettavano nella camera degli ospiti, la sentenza), Sirius (che a causa della sua situazione, non poteva lasciare la casa), Kreacher (l’elfo domestico che serviva la casa, che la Serpeverde aveva visto appena arrivata) ed Heather.

Quest’ultima era venuta a sapere che i due Grifondoro, migliori amici di Harry, si erano messi insieme verso la fine dell’anno precedente. Harry glielo aveva detto la settimana prima. Alla ragazza non importava granché la cosa, ma sicuramente da solo non lo avrebbe mai potuto capire. Quei due si comportavano esattamente come quando erano migliori amici, anzi, il loro rapporto si era raffreddato considerevolmente.

Un’altra novità era stata la scelta dei nuovi prefetti. Le era arrivata, un paio di giorni prima, una lettera che la informava di essere la nuova prefetta di Serpeverde. Ogni anno, gli studenti del 5° anno venivano scelti per diventare prefetti: due per ogni casa, un maschio ed una femmina. La ragazza non aveva idea su chi fosse stato scelto a Corvonero e Tassorosso, ma a Grifondoro erano stati scelti Hermione e Ronald.

Probabilmente l’altro scelto nella sua casa era Draco Malfoy. Se la regola non avesse detto per forza un maschio ed una femmina, probabilmente sarebbe stata Caroline. Inevitabilmente, quando pensava alla ragazza le guance le si imporporavano di rosso. Scacciò via quel pensiero e cercò di tornare in se.

Dopo quella volta a Privet Drive, non aveva più avuto quegli strani comportamenti. Aveva notato che fossero come degli influssi esterni e, tenendo attiva la barriera di occlumanzia, rimaneva se stessa, la fredda e calcolatrice se stessa.

In quel momento era sola, dentro la stanza dell’arazzo. Li vi erano segnati tutti i membri della grande e nobile famiglia Black. La ragazza aveva notato il nome della signora Prince, legato a quello del marito, e sotto di loro vi era un ramoscello con su scritto: Caroline Cassiopea Prince.

Anche un altro ramo dell’arazzo aveva attirato la sua attenzione. Il nome di una donna, Dorea Black, che si intrecciava a quello di un uomo dal cognome parecchio famigliare… Charlus Potter. Quindi lei e Caroline dovevano essere cugine. Esattamente come Draco.

Il rumore della porta che apriva la fece voltare. Sirius era appena entrato nella camera. Da quando si erano rivisti giorni prima, non avevano più avuto modo di parlarsi, escluso pochi scambio di parole.

-Ciao, Heather. Ti volevo regalare una cosa: scusami se te la faccio vedere soltanto ora, ma da quando siamo qui non ne ho mai avuto l’occasione- Disse il vecchio malandrino, con un ghigno. Heather scosse la testa, esasperata dal fatto che l’uomo sembrasse una copia identica del gemello, o per meglio dire il contrario.

Inevitabilmente la sua mente vagò al loro primo incontro. In fondo quello era stato molto peggio, in confronto alla situazione di poche settimane prima.

-Ecco il tuo topo, Ronald- Disse Heather. La ragazza fece per avvicinarsi al rosso e restituirgli il ratto, ma un ruggito li fece voltare verso la boscaglia. Un cane nero di grossa taglia uscì da dietro un cespuglio e balzò verso di loro. Dopo paio di secondi, Heather se lo ritrovò praticamente addosso.

Fece passare il dolore alla gamba con un incantesimo curativo. Era dentro una casa diroccata, o meglio, era stata trascinata dentro una casa diroccata. Appena il cane si era palesato, non aveva fatto in tempo a prendere in mano la bacchetta che il grosso animale l’aveva addentata per la gamba e trascinata dentro un passaggio posto sotto il platano picchiatore.

Il passaggio portava proprio dentro quella stamberga, posta all’incirca fuori la periferia del villaggio di Hogsmeade. Il cane doveva essere lo stesso di cui parlava Caroline.

Quel cane non era un semplice animale: era un animagus. Appena l’aveva portata la dentro, si era trasformato in un essere umano. Heather lo riconobbe subito dalla sua foto sul giornale: era Sirius Black, il pluriomicida, colui che aveva tradito i suoi genitori.

Sirius le se avvicinò e le porse un foglio ingiallito dal tempo. Solo in un secondo momento, la ragazza capì che fosse una fotografia: raffigurava due ragazzi (di uno o due anni più grandi di lei) insieme ad un uomo e una donna.

-Questi siamo io e James, tuo padre…- Cominciò a spiegare l’ultimo erede dei Black, indicando i due ragazzi con la divisa di Grifondoro. Sirius, il ragazzo a destra, era molto simile a com’era allora. I suoi capelli (seppur più curati) erano lunghi e ribelli, l’unica differenza era la mancanza della barba. Il padre invece era una copia sputata di Harry: escludendo il colore degli occhi, che, a differenza del verde smeraldo del gemello, era nocciola.

-Questi due invece sono i signori Potter: i tuoi nonni- Indicò infine i due uomini sulla quarantina. Quella che attirò di più la sua attenzione fu però la nonna: Dorea Black. La stessa che stava sull’albero genealogico dei Black. Se Harry era simile al padre, lei era la fotocopia più giovane della nonna.

Stessi occhi, stesso viso, stessa espressione da serpe. Per un attimo ebbe il dubbio in quale casa la nonna fosse stata smistata. Quasi leggendole nel pensiero, il padrino del gemello le rispose

-Tua nonna era una Serpeverde: esattamente come te. Era una delle streghe più potenti che abbia mai conosciuto, persino tuo nonno Charlus non era al suo livello, nonostante fosse un validissimo auror. Questa foto l’abbiamo scattata prima dell’inizio del nostro, mio e di tuo padre, settimo anno ad Hogwarts- Le spiegò Sirius.

 La Potter continuò a guardare la foto che l’uomo le aveva appena regalato. Pensare che di quelle quattro persone felici, ne rimaneva solo una. Tutt’altro che felice, e in una situazione anche piuttosto difficile. Tutto ciò dimostrava che bisognava lottare contro l’oscurità che stava avvolgendo il mondo magico.

E c’era solo un modo per farlo: l’oscurità si annientava con l’oscurità. Quasi inconsciamente, balenò un pensiero nella mente di Heather e, prima che potesse rendersene pienamente conto, dalla sue labbra uscì una domanda.

-Sirius, mi potresti insegnare l’incanto Patronum?- Domandò lei, lasciando un attimo sorpreso l’uomo.

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Capitolo 8
*** manovre al ministero e sull'espresso di Hogwarts ***


Finalmente il primo di Settembre era arrivato, e con lui, anche il primo giorno di scuola. Anche quell’anno entrambi i gemelli Potter sarebbero andati ad Hogwarts. Harry era stato, fortunatamente, assolto da tutte le accuse, in fondo, si era solo difeso, perciò era pienamente innocente.

Questo però non aveva reso felice Harry. Quando il ragazzo era tornato dal ministero, il suo sguardo era tormentato, ed Heather lo aveva notato praticamente subito. A quanto pare, il preside si era comportato in maniera distaccata con lui. dopo averlo difeso (era lui il suo avvocato) non gli aveva rivolto ne uno sguardo, ne una parola ed era subito uscito dall’aula.

Inoltre, prima di entrare nell’aula del tribunale, aveva visto due volti famigliari discutere in un corridoio del ministero. Uno era Lucius Malfoy, il padre di Draco, mentre il secondo, Harry lo aveva visto per la prima e unica volta alla coppa del mondo di Quidditch.

-Ciao Caroline, anche tu sei venuta qui per vedere la finale?- Domandò Heather all’amica. La ragazza annuì, dopo aver salutato anche gli altri tre, spiegò alla Potter che era stata invitata, insieme ai suoi genitori, dal ministro della magia in persona.

Anthony Prince, il padre di Caroline. Heather lo aveva conosciuto, invece, due anni prima, quando era andata a trovare la ragazza a casa sua.

-Tuo padre tornerà tra poco. Finalmente sembra che il lavoro al ministero sia diminuito- La informò la donna. Heather non sapeva quale mansione ricoprisse esattamente il signor Prince (sapeva fosse un ruolo di prestigio, ma nulla di più), ma era al corrente che a causa della fuga di Sirius Black tutti quanti fossero caricati di lavoro extra. Caroline sorrise e tornò a mangiare in silenzio.

Poche ore più tardi, un uomo vestito con un abito elegante entrò nel maniero. Era fisicamente simile al professor Piton, se non fosse stato per alcuni particolari: era più robusto del rigido professore di pozioni, inoltre non aveva il suo ben noto naso pronunciato, e i suoi occhi non erano neri ma di un particolare viola. Occhi che Caroline aveva ereditato. Era, ovviamente, Anthony Prince.

Subito gli elfi accorsero lì per aiutarlo con la valigetta e il mantello. Appena entrato in salotto, sua moglie e sua figlia lo salutarono calorosamente. Solo dopo alcuni istanti si accorse della presenza di Heather. L’uomo guardò la ragazza con curiosità. La giovane erede dei Potter si presentò, e l’uomo rimase per un attimo stupito.

La Potter si domandò cosa potesse volere il padre di Draco dal padre di Caroline. Il signor Prince era un indicibile, cioè lavorava nel reparto misteri del ministero della magia: cosa poteva volere Lucius Malfoy da lui?

I ragazzi arrivarono alla stazione di King Cross, accompagnati da quattro membri dell’ordine della fenice: Moody. Tonks, Remus e Sirius (ovviamente nella sua forma animagus). I sospetti che la ragazza aveva avuto appena arrivata a Grimmauld Place, erano giusti: Lupin e Tonks erano fidanzati. Non che in realtà le importasse molto.

L’unico la to negativo delle ultime settimane erano sicuramente i progressi sull’incanto Patronum: nonostante Heather si impegnasse molto, e Sirius si dimostrasse un maestro abile, per il momento non era riuscita a fare uscire dalla bacchetta altro che un piccolo getto di fumo argenteo. Tutto ciò era ridicolo: gli incantesimi di natura oscura li imparava in un batter d’occhio, ma per quanto riguardava gli altri, sembrava meno portata.

Una volta saliti sul treno, il gruppo si divise: Ronald, Hermione e Heather si diressero verso i vagoni dei prefetti, mentre Harry, i gemelli Weasley, e Ginny andarono a cercare uno scompartimento libero. Nel corridoio calò il silenzio, un silenzio pieno di tensione.

Era la prima volta che i due amici di Harry rimanevano da soli con la sua gemella. Però la tensione era dovuta anche alla recente rottura tra i due Grifondoro, Heather ci aveva preso: la relazione di quei due non aveva superato l’estate. Fortunatamente il viaggiò verso lo scompartimento dei prefetti non durò molto. Dentro vi erano già Draco Malfoy e Padma Patil (il prefetto di Corvonero).

Prima di entrare, la Potter si guardò un ultima volta attorno. Aveva sperato di poter vedere Caroline. Peccato. Avrebbe dovuto aspettare di arrivare a Hogwarts. Intanto all’interno dello scompartimento non se la stavano passando molto bene. Nonostante la tensione che vi era stata nel corridoio fosse scomparsa, in quel momento aleggiava comunque un’aria molto strana.

Draco Malfoy continuava a ghignare in direzione dei due prefetti. Ma se a Ron lo guardava con il suo solito ghigno Serpeverde, Hermione la stava fissando con uno sguardo ben più intenso e provocante.

Intanto la strega Grifoncina cercava di non incrociare il suo sguardo e far finta di nulla, nonostante le sue guance erano diventate di un rosso intenso. Si prospettava un viaggio piuttosto piacevole. Pensò Heather, sbuffando sonoramente, mentre entrava anche lei dentro lo scompartimento.


Intanto Harry era uscito dal vagone che condivideva con i restanti Weasley. Ginny si era appena lasciata con il suo ragazzo Corvonero, Michael Corner, e ne stava parlando con una compagna Corvonero, del suo stesso anno: Luna Lovegood, un eccentrica strega, la stessa che aveva ballato con Neville durante il ballo del ceppo.

I due gemelli Weasley, invece stavano parlando del loro progetto di aprire un negozio di scherzi, appena finita la scuola (ormai loro erano all’ultimo anno). Harry sbuffò ed uscì per i corridoi ormai deserti. Non erano loro la persona che voleva vedere.

Astoria Greengass stava anch’essa uscendo dal suo scompartimento. All’interno vi erano sua sorella e il suo gruppo di amici: Blaise Zabini, Millicent Bulstrode, Theodore Nott e Pansy Parkinson. Questi ultimi due si erano messi insieme durante le vacanze estive, ed era proprio quello il motivo per cui Astoria era uscita: non sopportava di vederli sbaciucchiare, era una visione parecchio fastidiosa.

Si fermò ad ammirare il panorama, e a sbuffare per la sua situazione. Ormai era inutile negarlo: si era innamorata di Harry Potter, alias lo sfregiato. Ma non poteva fare nulla a riguardo. Il problema non era  il fatto che le sue compagne di casa l’avrebbero additata come traditrice, in fondo la loro regina era la sorella gemella del ragazzo, ma piuttosto cosa pensasse il ragazzo in questione di lei.

Probabilmente non le avrebbe mai perdonato il brutto scherzo che gli aveva fatto l’anno precedente al ballo del ceppo. Se solo le avesse dato la possibilità di spiegarsi. Una voce dietro di lei la riscosse dai suoi pensieri, per un secondo la giovane Serpeverde pensò che un entità simile al destino dovesse esistere per forza: dietro di lei era comparso il centro dei suoi pensieri.

-Astoria, possiamo parlare?- Domandò lui con tono distaccato, non riuscendo però a nascondere una piccola nota tremula di emozione. L’ultimogenita dei Greengass annuì, leggermente stupita dalla domanda, e insieme entrarono dentro uno scompartimento, per poter parlare da soli.

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Capitolo 9
*** Dolores Jane Umbrige ***


Gli studenti Grifondoro del quinto anno si sedettero nell’aula di difesa contro le arti oscure: a breve avrebbero avuto la loro prima lezione. In un gesto incontrollato, Harry buttò l’occhio sull’altro lato dell’aula. avrebbero avuto la lezione con i Tassorosso. Sospirò: peccato, gli sarebbe piaciuto averla insieme alla sorella.

Quell’anno, sotto parecchi aspetti, era cominciato parecchio male. La stragrande maggioranza degli studenti, persino i suoi compagni di casa, credevano alla versione della gazzetta del profeta e del ministero, e additavano lui e Silente come degli squilibrati.

Inoltre, per controllare meglio Hogwarts (anche se la versione ufficiale era per valutare il livello degli insegnanti), il ministro aveva obbligato Silente ad assumere, per il ruolo di insegnante di difesa contro le arti oscure la sottosegretaria anziana: Dolores Jane Umbrige, la stessa che era presente alla sua udienza.

Uno dei pochi lati positivi della giornata precedente, era la conversazione che aveva avuto con Astoria.

-Astoria, possiamo parlare?- Domandò lui con tono distaccato, non riuscendo però a nascondere una piccola nota tremula di emozione. L’ultimogenita dei Greengass annuì, leggermente stupita dalla domanda, e insieme entrarono dentro uno scompartimento, per poter parlare da soli.

-Ci ho pensato molto, durante l’estate, a ciò che è successo l’anno scorso. Voglio che tu mi spieghi per filo e per segno tutta la faccenda- Disse il ragazzo sopravvissuto. La Serpeverde aveva sicuramente sbagliato, ma, come le aveva fatto notare la sorella, meritava almeno di potersi giustificare.

Astoria, con un groppo alla gola, rimase per pochi istanti in silenzio, non sapendo cosa fare. L’avrebbe odiata ancora di più? Poi prese coraggio, e spiegò tutta la situazione dell’anno precedente. Harry rimase in silenzio ad ascoltarla, nessuna emozione traspariva dal suo volto.

-Te lo giuro, Harry, Non volevo prenderti in giro! Quando mi sono resa conto di provare sul serio qualcosa per te, era già troppo tardi: avevo già messo in atto quella sciocca idea e tu ormai mi odiavi- Il volto di Harry, per un impercettibile attimo, si riscosse.

-Hai detto “provare sul serio qualcosa per me”?- domandò lui stralunato. La ragazza fu quasi tentata di rimangiarsi le parole, ma poi prese coraggio e confermò tutto. Gli rivelò che provava qualcosa per lui, qualcosa che non sapeva ancora descrivere, ma che era anche conscia lui non potesse ricambiarla, non dopo ciò che aveva fatto.

-Ascolta Astoria, neanche io so esattamente cosa provo per te, ma è da quando ti ho incontrata che non faccio altro che pensarti. Potremo fare un tentativo e vedere se riusciamo o a stare insieme…- Disse il Grifondoro, mangiandosi e storpiando più volte le parole. Era imbarazzato a tal punto che era diventato rosso come un peperone e non sapeva neanche cosa bene cosa dire.

La ragazza rimase in silenzio per alcuni istanti, imbarazzata quasi quanto il suo interlocutore. Stava parlando sul serio? Oppure si voleva vendicare per ciò che gli aveva fatto al ballo del ceppo? Fece per parlare, ma Harry aggiunse un’altra cosa.

-In caso, però, vorrei metterti al corrente di una cosa. Probabilmente quest’anno sarò bersagliato da tutti gli studenti che crederanno al ministero, non mi riferisco solo alla tua casa, ma anche  al resto della scuola. Se vorremo provare a frequentarci, per il momento non dovremmo dirlo in giro- Le spiegò lui. la ragazza lo guardò per qualche secondo, capendo che si stesse riferendo alla faccenda del ritorno dell’oscuro.

-Ok, Harry Potter, accetto di essere la tua quasi – ragazza – in – prova- Affermò lei, con un ghigno malandrino. Harry non riuscì a risponderle: la sua faccia era diventata ancora più rossa.

Rossa propria come l’aveva in quel momento, ripensando all’episodio sul treno. Hermione se ne accorse, e gli chiese cosa avesse. Il ragazzo scosse la testa, e le fece intendere che non avesse nulla. Proprio in quel momento la nuova professoressa di difesa contro le arti oscure entrò in classe. Era bassa, tozza, e con un ridicolo completo, totalmente di colore rosa: sembrava un grosso rospo parlante.

Quel pomeriggio gli studenti di Serpeverde, accompagnati da quelli di Corvonero, raggiunsero l’aula di difesa contro le arti oscure. Avrebbero avuto la loro prima lezione dell’anno. I Grifoni ed i Tassi l’avevano già avuta quella mattina: a quanto pare non era stata una bella esperienza.

Heather si sedette proprio accanto a Caroline. Si sentiva a suo agio ad averla accanto a se, e la cosa era reciproca. Appena la Umbrige entrò nell’aula, la lezione iniziò. Non era male come a prima vista potesse sembrare, era molto peggio.

-Buongiorno ragazzi! Mettete pure via le bacchette: come ho già detto ai vostri compagni, questa mattina, non vi serviranno durante le mie lezioni- Disse la donna in tutta tranquillità, con una vocina terribilmente irritante. Gli studenti si guardarono tra di loro, sorpresi. Tutti tranne Heather: il fratello le aveva già riferito che la pazza non li faceva addestrare con le bacchette.

-Mi scusi, professoressa. Ma in questa materia non è più importante imparare la pratica? Altrimenti come potremmo difenderci?- Domandò una stupita Caroline. La donna trattene una smorfia, poi rispose con uno strano tono di voce, come qualcuno che stava per ripetere un concetto per l’ennesima volta.

-Signorina Prince, come ho già detto ai vostri compagni, questa mattina, non ci sarà bisogno di esercitarsi con la pratica: se impererete a fondo la teoria, non ci sarà nulla che non potrete fare- Le rispose la rospa in rosa. Per un secondo, ad Heather parve che lo sguardo della donna indugiasse su di lei.

Era un sguardo di sfida, sembrava quasi sfidarla a ribattere su ciò che aveva detto: Heather rispose con il suo solido sguardo freddo e distaccato. Lo stesso che usava sempre, in pratica. La Umbrige rimase un attimo infastidita, e allo stesso tempo intimorita. Si aspettava che la ragazza, come quel piantagrane del gemello, avrebbe ribattuto. Si stava già pregustando quando l’avrebbe messa in punizione (insieme al signor Potter).

Scosse la testa, e ordinò alla classe di leggere il libro dalla pagina 13 in poi. Subito i vari studenti si dedicarono alla lettura, e nell’aula scese il silenzio. dopo circa un quarto d’ora, Heather si ricordò una cosa e, senza farsi sentire da altri, sussurrò all’orecchio di Caroline.

-Mio fratello mi ha detto di aver, al ministero, visto tuo padre e Lucius Malfoy. Cosa voleva quell’uomo?- Le domandò. Caroline avvampò all’improvviso, ed Heather dedusse che forse la questione fosse un segreto: non aveva capito che dipendesse dalla sua improvvisa e inaspettata vicinanza. Il suo profumo le faceva battere il cuore come un tamburo.

-Papà non mi ha detto molto, il suo lavoro è segreto, ma a quanto pare il signor Malfoy insisteva per avere informazioni riguardo un oggetto contenuto nell’ufficio misteri- La informò la ragazza, cercando contemporaneamente di tornare ad un colorito normale.

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Capitolo 10
*** il muro imperfetto ***


Erano passate alcune settimane dall’inizio della scuola, e le cose non stavano andando per niente meglio, anzi, stavano mano a mano peggiorando. La vecchia strega (in tutti i sensi) stava via via ottenendo sempre più potere. Caramell, il ministro, l’aveva nominata inquisitore supremo di Hogwarts e aveva il potere di licenziare i professori e  punire gli studenti.

Quest’ultimo, Harry lo sapeva bene: era finito almeno tre volte in punizione con lei. la  lezione procedeva sempre nello stesso modo: la Umbrige lo provocava, Harry reagiva sostenendo che Voldemort fosse tornato davvero, e lei lo puniva.

In quel momento, la gemella era nella stanza delle necessità, insieme al resto del suo gruppetto (ribattezzato la setta delle serpi) e al suo inseparabile pitone Samuel. Il grosso rettile non era più un cucciolo, e aveva ormai raggiunto ormai i 6 metri di lunghezza. Le ragazze si riunivano lì e, sotto la guida di Heather, imparavano parecchi incantesimi avanzati: in quel periodo stava spiegando loro (oltre che qualche incantesimo minore) come diventare animagus.

Avevano cominciato gli allenamenti l’anno precedente. Ma fino ad allora, nessuno era riuscito a trasformarsi: ovviamente escludendo la Potter.

-Ti ho allontanato dall’infermeria per fare un favore ad una certa persona, voleva urgentemente parlare a tuo fratello, però ti volevo chiedere anche una cosa- Disse l’ultima erede della casata Prince. Heather fece un cenno del capo, come ad incitarla a continuare

-Mi è stato riferito che stavi per essere rapita da un Mangiamorte fuggito da Azkaban, ma che l’uomo in questione è stato attaccato da una creatura non meglio identificata della foresta oscura. Dimmi la verità: come hai fatto a metterlo fuori gioco?- Domandò con voce maliziosa. Maliziosa abbastanza da farla sentire strana, quasi il calore che aveva sentito al petto in precedenza si stesse trasformando in un fuoco.

Scacciò via subito il pensiero. Per un attimo fu tentata di negare, ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Caroline era sveglia. Quando si comportava così era una vera Serpeverde. Decise così di rivelarle tutto.

-È stato faticoso ma alla fine ce l’ho fatta: sono riuscita a diventare un Animagus- Affermò con un sorriso malandrino.

Dopo un paio d’ore di allenamenti, Heather le interruppe. Il tempo, per quel pomeriggio, era esaurito. Ora ci sarebbe stato “lo scambio di opinioni” e ognuno per la sua strada.

-Dovrete impegnarvi di più, se volete veramente riuscire a trasformarvi. Qualcuno a qualche cosa da dire?- Domandò lei, con fare autoritario. In quei momenti, le loro riunioni sembravano proprio quelle dei Mangiamorte. Daphne, Pansy e Millicent alzarono la mano. L’unica a non aver nulla da dire era Caroline, la quale era intenta a fare i grattini a Samuel.

-Tracey Davis, una nostra compagna di casa, potrebbe essere interessata ad unirsi al gruppo- Esordì Millicent, tutta contenta per essere tornata utile alla causa. Heather annuì, poi si volse verso le altre due.

-Anche mia sorella Astoria sarà sicuramente interessata, in fondo l’anno scorso non faceva altro che chiederlo… in effetti, però, è strana in queste ultime settimane, sembra nasconda qualcosa- Disse invece Daphne, sussurrando l’ultima parte. Heather annuì nuovamente con il capo, e si girò infine verso Pansy.

-Io invece ho saputo una cosa molto interessante: la Umbrige vuole mettere su una squadra per vigilare sulla scuola reclutando degli studenti, ho saputo che alcuni nostri compagni intendano aderire (Draco, Theodore, Blaise, Vincent e Gregory). Questo non potrebbe essere un problema per le nostre uscite fuori orario in questa camera?- Domandò l’ultima discendente dei Parkinson. Heather rimase in silenzio per qualche secondo.

-E chi ti ha dato questa notizia? Il tuo Theodorino?- Le domandò con sarcasmo, Millicent. Ormai non era più un segreto che quei due stessero insieme. Anche Daphne, insieme alla compagna corpulenta, si mise a sghignazzare, ma, prima che Pansy potesse reagire, vennero tutte zittite da un gesto di Heather. Che poi disse

-Potrete dire alla Davis e ad Astoria che le incontrerò questa notte nella nostra sala comune. Ho un metodo tutto mio per scoprire se una persona è affidabile. Per quanto riguarda questa squadra fatta dall’inviata del ministero, non c’è problema: alcune di voi potranno entrare nel gruppo, e, come infiltrate, evitare problemi per i nostri incontri- Spiegò brevemente la Potter.

Tutte le altre annuirono, con sguardo adorante. Sembravano pendere dalle sue labbra: nel corso dei mesi, il rispetto e la stima verso la loro compagna erano aumentate a dismisura. La ragazza aveva una capacità innata nell’ammaliare tutti coloro che le stavano intorno: come un serpente che gira silenziosamente intorno alla propria piccola preda. Solo Caroline rimaneva in silenzio.

-Se non c’è altro, dichiaro chiusa la nostra riunione. Il prossimo appuntamento sarà mercoledì alle nove di sera, subito dopo cena- Detto questo, le Serpeverde si alzarono e si diressero fuori dalla stanza delle necessità. Caroline rimase tutto il tempo in silenzio, mentre osservava la ragazza che amava, dirigersi spedita per i corridoi del castello.

Lo aveva notato. forse lo avevano notato persino le altre compagne. Heather era scostante con lei. negli ultimi giorni le rivolgeva la parola lo stretto necessario, e non la guardava più neanche negli occhi. La cosa, per quanto non volesse ammetterlo, la feriva terribilmente.

Heather si fermò solamente quando ormai aveva raggiunto i cancelli di Hogwarts. La gita ad Hogsmeade l’avrebbe aiutata a calmarsi. Faticava a stare nella stessa stanza di Caroline per troppo tempo. Fino all’anno scorso, la vedeva solo come una confidente e come un’amica, vi erano degli strani comportamenti quando era con lei, ma non li aveva mai presi troppo in considerazione. Li aveva sempre volutamente ignorati.

Ma da quando era uscito quell’assurdo articolo sulla gazzetta del profeta, non riusciva a ragionare in maniera lucida. Era come se qualcuno avesse appena abbattuto un muro, un muro che le impediva di vedere in modo chiaro la situazione. La presenza di Caroline la destabilizzava. Quando lei era presente, la Potter faticava a mantenere il suo atteggiamento freddo e distaccato. neanche Harry ci riusciva, almeno non con una tale intensità.

Era come se la ragazza, da quando l’aveva incontrata per la prima volta, avesse iniziato a scavare, nella sua spessa e resistente corazza nera, creando un piccola varco al quale solo lei poteva accedere. La Potter scosse la testa: non aveva tempo adesso per quello. Aveva prima un altro problema da risolvere.

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Capitolo 11
*** il locale Testa di Porco ***


Pochi gruppi di giovani maghi passavano da quelle parti. Heather rimase in silenzio per qualche minuto, osservando distrattamente la stradina fuori dal locale. Il locale testa di porco. La ragazza, ogni volta che vi era un uscita per Hogsmeade, andava sempre lì. Al contrario dei “tre manici di scopa”, il pub gestito da madame Rosmerta, quello era un luogo quasi mai frequentato.

Il barista era un vecchio mago scorbutico, con una lunga barba bianca, di nome Aberforth. La ragazza non si sorprese, quando venne a sapere che l’uomo era il fratello minore di Albus Silente: quei due, almeno fisicamente, si assomigliavano veramente tanto.

Appena l’uomo le portò un boccale di burrobirra, la ragazza si mise a berlo e, allo stesso tempo, si accese una sigaretta. Non era una fumatrice incallita, ma da alcuni mesi, quando era nervosa o annoiata (specialmente la seconda), aveva preso l’abitudine di farsi un tiro.

In quel momento però aveva altro a cui pensare. Doveva trovare un nuovo luogo dove poter continuare le riunioni del gruppo: la stanza delle necessità non andava più bene. Adesso che c’era quella vecchia rospa, i controlli per i corridoi erano aumentati.

La stanza si trovava al settimo piano, se fosse stata una Grifondoro non ci sarebbero stati problemi, dato che la loro sala comune era sullo stesso piano, ma i Serpeverde avevano il loro ritrovo nei sotterranei: doveva trovare un punto di incontro più vicino.

Concentrata com’era, quasi non si accorse di un gruppo di studenti che usciva dal locale. Lei aveva trovato posto appena vicina la porta, perciò non si era accorta che qualcuno di sua conoscenza era già lì dentro. Harry Potter si stava dirigendo fuori dal locale, accompagnato dai suoi due amici ed un gruppo di loro coetanei, e solo all’ultimo si accorse della sua presenza. Salutò il resto del suo gruppo e si diresse verso di lei.

-Ciao, come mai sei qui?- Le domandò il ragazzo. Alla Serpeverde non sfuggì il fatto che il gemello avesse nascosto la sua mano sinistra dietro la schiena. Aveva qualcosa sul palmo, qualcosa che non voleva farle vedere. Senza rispondere, Heather usò la leggimanzia su di lui. senza incontrare alcuna resistenza, vide scorrere davanti a lei parecchie immagini: Harry, insieme ovviamente ai suoi due amici, che parlava ad un gruppo di loro compagni su un certo esercito illegale di difesa contro le arti oscure.

Ciò che le interessava venne però dopo. La vecchia rospa che obbligava Harry a marchiarsi il palmo della mano con la scritta “non devo dire bugie”. Con uno scatto, afferrò la mano del fratello e vide le lettere ancora ben visibili. Quel segno le ricordò la sua cicatrice che aveva sul palmo della mano.

Approfittando della sua distrazione, Heather con uno strattone ruppe la connessione dei loro incantesimi e fece cadere Tom all’indietro. Era il momento giusto. aveva solo pochi istanti per farlo. corse verso il diario ed afferrò la spada che il fratello aveva usato per uccidere il basilisco, pronta per trafiggere l’oggetto.

 In tutta la camera risuonò un grido di dolore. Appena Heather aveva tentato di afferrare la spada, la sua mano si era pesantemente ustionata e un’enorme chiazza di sangue aveva bagnato il palmo. Perché? Cosa diavolo era successo? Tom intanto si era rialzato e stava puntando la bacchetta contro di lei.

La cicatrice lasciata dall’ustione alla mano non le era più passato. Nonostante non fosse più molto evidente, ne rimaneva ancora il segno: guardando attentamente si poteva cogliere la forma dell’impugnatura della spada.

-Quella donna è proprio una stronza, e tu sei un ingenuo, se pensi di potermi nascondere qualcosa- Disse la ragazza, facendo un sospiro finale. Harry non riuscì a trattenere un piccolo sorriso: non era mai riuscito a nasconderle niente. Decise così di rivelarle tutto: la vecchia rospa (ormai ribattezzata così da tutti gli studenti), quando lui cercava di far valere le sue ragioni sul ritorno di Voldemort, la professoressa di difesa contro le arti oscure lo puniva.

Le rivelò anche (nonostante lo avesse già letto nella sua mente) di aver appena fondato, insieme ad Hermione e Ron, un gruppo clandestino di difesa. Dato che il ministero non li voleva far addestrare, ci avrebbero pensato loro. Però avevano un problema: non sapevano dove potersi esercitare.

-Ti va di unirti a noi?- Le domandò con aria innocente. Talmente innocente da irritarla: a volte dubitava delle capacità mentali del gemello.

-Non credo di averne bisogno: ti devo per caso ricordare, Harry, che sono a dir poco più forte di te? Però ti do una buona notizia: credo di sapere dove te e il tuo gruppo potreste esercitarvi- Lo informò lei. Harry, incuriosito, le fece cenno di continuare. La ragazza gli spiegò l’esistenza della stanza delle necessità e come poter entrare.

Harry era rimasto sorpreso che la sorella fosse a conoscenza di un posto del genere. in realtà, Heather lo aveva scoperto al primo anno, ma non da sola.

-Ma lei, mia cara, ha un’abilità di gran lunga superiore a quella dei suoi coetanei. Un libro di primo non rende giustizia alla sua intelligenza, le sue capacità sono al livello di uno studente del quarto anno, come minimo…- Disse lui con tono adulatorio. Ma si notava che non lo stesse dicendo solo per fare il ruffiano: le pensava veramente quelle cose.

-… Per quanto riguarda il problema dello spazio… mi segua- Detto ciò, la condusse fuori dall’aula, verso il piano superiore. Una volta giunti di fronte ad un muro, il professore fece avanti e indietro per tre volte. A quel punto, di fronte a loro, comparve una porta.

-Ma cosa?...- Domandò confusa la ragazza.

-Questa è la stanza delle necessità, se hai bisogno di qualcosa, nel tuo caso un luogo dove poterti esercitare, la stanza ti farà apparire tutto l’occorrente- Le spiegò l’uomo. Heather non riusciva  capire come avesse scoperto quel posto: sembrava un semplice omuncolo balbuziente.

-Grazie mille, professore- Gli disse la ragazza, per la prima volta sincera.

Fu il professor Raptor (o meglio, Voldemort) a rivelarle l’esistenza di quella utile stanza. Ma ormai per lei non era più importante: poco fa le era venuto in mente un posto più adatto, dove lei e il suo gruppo potevano incontrarsi in segreto. Salutò Harry, mentre questo ancora la ringraziava, e si diresse in uno dei negozi di Hogsmeade. Doveva “comprarsi” una certa persona.

Una volta comprato ciò che le serviva, si diresse al castello. Precisamente, nel bagno delle ragazze al secondo piano. La camera dei segreti sarebbe stata adatta come rifugio segreto del suo gruppo.

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Capitolo 12
*** il nuovo nido della Serpe ***


Heather ci aveva visto giusto: la camera dei segreti era il luogo adatto se volevi esercitarti con degli incantesimi (proibiti ed oscuri), senza essere scoperto. Una volta entrata dentro il bagno delle ragazze, si era rivolta a Mirtilla Malcontenta. Aveva già incontrato il fantasma 5 anni prima, ma il loro dialogo era stato parecchio sbrigativo.

Doveva sbrigarsi. Questa volta poteva non farcela ad arrivare in tempo per salvarlo. L’anno precedente Harry era stato aiutato dalla Granger. Questa volta lui e Weasley erano da soli. Senza neanche preoccuparsi di rendersi invisibile, la giovane Serpeverde arrivò nel bagno del secondo piano e chiamò a gran voce il fantasma che l’abitava.

-Mirtilla!- Il fantasma in questione era una giovane Corvonero con gli occhiali, morta qualche decennio prima. Era famosa in tutta la scuola per i suoi piagnistei insopportabili e per il suo passatempo preferito: allagare il bagno. Il fantasma in questione uscì da uno dei gabinetti e la guardò seccata.

-Se stai cercando tuo fratello, è appena entrato da un passaggio segreto nel lavandino- E senza lasciarle il tempo di ribattere, si infilò dentro uno dei water. Che schifo. Pensò la Potter. Ma adesso aveva altro a cui pensare. Si avvicinò al lavandino in questione e si mise ad esaminarlo. Sotto un rubinetto vi era inciso un serpente.

Nonostante si fossero viste pochissime volte (e fosse passato un po’ di tempo) il fantasma riconobbe subito la ragazza. Ormai Heather non era più la bambina che, per la paura, faceva abbassare il capo a chiunque se la ritrovava davanti, adesso era una stupenda ragazza che faceva cadere ai suoi piedi tutti i ragazzi (e non solo) che si ritrovava davanti.

Era considerata persino più bella di Daphne, il che è tutto dire. Appena dentro il bagno, aveva chiamato a gran voce il fantasma piagnone. Mirtilla non sembrava troppo contenta della sua presenza. Magari preferiva la compagnia del gemello Grifondoro.

-Ciao Mirtilla. Sono venuta qui per un motivo preciso. Potrei chiederti un piccolo favore?- Domandò la Potter, attirando l’attenzione del fantasma, il quale aveva cominciato a guardarla con un sguardo interessato. La ragazza le chiese di poter fare da guardiano al lavandino (l’entrata per la camera dei segreti), in cambio le aveva comprato un piccolo regalino: uno specchio di diamanti, non sapeva cos’altro regalarle. In fondo, cosa può essere utile ad un fantasma?

-Mi hai regalato uno specchio?! Come faccio a tenerlo in mano? Sono un fantasma! Sei come loro! Tutti coloro che parlano a Mirtilla lo fanno solo per prenderla in giro, oppure per chiederle qualcosa- Cominciò a piangere e ad urlare ancora più forte di prima.

Heather sbuffò, spazientita. Se il tentativo di corruzione non aveva dato i frutti sperati, l’avrebbe minacciata. Aveva un modo molto efficace per minacciare un fantasma, in particolar modo lei. Le si avvicinò, con passi lenti e misurati, e dopo esserle arrivata ad un palmo dal naso le sussurrò piano in un orecchio.

Se fosse stata ancora viva, probabilmente avrebbe assunto un colorito cadaverico. Ciò che la Potter le aveva appena detto l’aveva a dir poco sconvolta. Il fantasma rimase in silenzio per qualche secondo, ancore paralizzata dalla paura, per poi annuire. Con un po’ di gentilezza si ottiene tutto. Pensò sarcastica, Heather.

I mesi passarono tra alti e bassi. La situazione con la Umbrige e il ministero non accennava a migliorare. Tutt’altro. La vecchia rospa rosa otteneva sempre più potere. Ogni settimana veniva emanato un nuovo ed assurdo decreto che le concedeva nuovi diritti.

Uno di questi era il poter licenziare i professori che non riteneva sufficientemente idonei all’insegnamento. Quelli sicuramente più a rischio erano la professoressa Cooman ed Hagrid. La prima era un incompetente totale, che riusciva a fare predizioni solo in uno stato di trans. Heather ricordava ancora quando, due anni prima, le aveva cominciato a parlare con voce profetica e posseduta.

-Oh, è già finita. Buona giornata, cara- Disse la docente con la sua solita aria profetica. Heather annuì appena. Fece per prendere le sue cose e andarsene, pure abbastanza in fretta, ma un rantolo la fece voltare. La donna aveva cominciato a guardare un punto fisso di fronte a se, le sue pupille si erano leggermente dilatate, e tutto il corpo si era come paralizzato.

-Professoressa, sta bene?- Domandò con tono incerto la Potter. Sembrava essere caduta in trans. La studentessa le poggiò una mano sulla spalla per scuoterla da quello stato, ma a quel punto la donna fece uno scatto e cominciò a parlare. Non si stava rivolgendo a lei: sembrava stesse per dire una profezia.

-Quando il suo servo lo raggiungerà, il signore oscuro tornerà…- Iniziò a dire. Heather la guardava in silenzio, senza interromperla.

-… A quel punto, la scelta che la ragazza sopravvissuta dovrà fare si avvicinerà…- A quelle parole, Heather si fece più attenta. Parlava di lei? Probabilmente.

-… Dovrà scegliere quale strada seguire. Ma a prescindere dalla sua scelta, le sue mani si macchieranno di sangue lo soooooooo…- A quel puntò la donna sembrò tornare in se e si guardò intorno, confusa. Dove si trovava? Era nella sua aula, ma le sembrava di essersi dimenticata qualcosa. Mentre la donna era ancora confusa da ciò che era appena successo, Heather in silenzio uscì.

La prima parte di quella profezia si era rivelata esatta. Il problema stava nella seconda parte: cosa voleva dire? In ogni caso, alla Umbrige non interessavano le effettive capacità della Cooman. L’avrebbe licenziata a breve. Esattamente come Hagrid. La Potter aveva capito subito che la vecchia strega fosse razzista e fissata con il sangue puro.

Infatti non poteva vedere il guardiacaccia per la sua natura da mezzo gigante. Prima o poi avrebbe tirato fuori una scusa per poterlo cacciare. Però, a parte questo, l’anno stava procedendo abbastanza bene. Harry, nonostante finisse in punizione una volta ogni due giorni e fosse stato espulso dalla squadra del Quidditch (in effetti per lui non andava troppo bene), era riuscito a fondare il gruppo di difesa contro le arti oscure: ES (esercito di Silente).

Lui, insieme ad Hermione e Ron, erano riusciti a radunare un gruppo di 20 studenti (tutti tranne Serpeverde). Il tutto sotto il naso della Umbrige. Heather con il suo gruppo, invece aveva spostato, come stabilito, il luogo dei loro incontri nella camera dei segreti.

Le ragazze erano state entusiaste di poter entrare dentro la stanza creata da Salazar Serpeverde. Come ordinato dalla Potter, Millicent, Daphne e Pansy erano entrate nella squadra d’inquisizione della Umbrige. In questo modo il loro gruppo non rischiava di essere scoperto e finire in qualche guaio.

Inoltre, da alcuni mesi, la setta della serpe aveva acquisito due nuovi elementi: Tracy Davis e Astoria Greengass. Prima di farle entrare a tutti gli effetti tra di loro, Heather aveva insistito per avere un colloquio privato con loro: stranamente, questo colloquio si era svolto nel più completo silenzio.

Heather aveva semplicemente letto nelle loro menti per accertarsi che fossero affidabili. La Davis non avrebbe detto nulla, e neanche Astoria, però nella mente di quest’ultima aveva trovato qualcosa di parecchio interessante. Lei e suo fratello stavano insieme… molto interessante.

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Capitolo 13
*** vischio ***


-Questa è stata la nostra ultima lezione prima delle vacanze natalizie. Mi voglio complimentare con ognuno di voi per i sorprendenti progressi che avete fatto. Buon Natale. Mi raccomando, allenatevi anche a casa con gli incantesimi che avete imparato in questo corso- Disse Harry al resto delle ES.

Il resto degli studenti lo salutarono e si diressero fuori dalla stanza delle necessità. Poco prima di uscire, Cho Chang fece un occhiolino ad Harry. Sembrava che la ragazza fosse entrata nel gruppo solo per poter passare del tempo con lui. Ma ad Harry non interessava affatto quella civetta di Corvonero (che solo fino a pochi mesi prima sbavava dietro a Diggory), i suoi pensieri erano tutti per una piccola serpe.

Comunque lei non era l’unica ad essere entrata nel gruppo per un motivo diverso dal semplice desiderio di potersi difendere. Michael Corner era lì solo per stare vicino alla sua ex, Ginny Weasley, nonostante la ragazza ormai non lo pensava più, il Corvonero non si metteva l’anima in pace e cercava in ogni modo di riconquistarla.

Un altro era Zacharias Smith, uno studente Tassorosso, che era lì solo per potersi fare dire da Harry com’era morto esattamente Cedric Diggory. Quando nella sala rimasero solo lui e i suoi due migliori amici, fece cenno loro che li avrebbe raggiunti dopo e, mentre loro tornarono alla torre di Grifondoro, lui si diresse verso il giardino di Hogwarts.

Nel giardino, ormai completamente innevato, dietro le mura del castello, una tranquilla Astoria era intenta a d osservare i fiocchi di neve che cadevano silenziosi sul terreno. Era una visione splendida. Tutto quel manto bianco che la circondava venne offuscato da un ombra nera. Qualcuno le aveva posato le mani sugli occhi.

-Indovina chi sono?- Le domandò una voce che ormai, da lì ad alcuni mesi, aveva imparato a riconoscere. Con uno sbuffo divertito, alzò gli occhi al cielo (anche se non poteva vedere niente), e rispose
-Uno scemo- Disse con un ghigno. Harry le tolse le mani dal viso e fece una finta smorfia offesa. Ormai era diventato un rito il loro: punzecchiarsi era diventato un passatempo davvero piacevole. In fondo, come diceva scherzosamente Astoria, veniva naturale insultare Harry.

Nessuno dei due chiese all’altro dove fosse stato fino a quel momento. Entrambi avevano i propri segreti, e nessuno dei due voleva mettere l’altro in una situazione scomoda, così facevano finta di nulla. A rompere il silenzio fu Harry che, dopo aver afferrato un cofanetto dalla sua tasca, glielo porse alla ragazza

-Ecco un pensierino per Natale. Scusami se te lo regalo adesso, ma dato che per natale non potremo vederci, questo era il momento più adatto- Le disse, mentre la Serpeverde apriva il cofanetto. All’interno vi era un ciondolo d’argento con due pietre incastonate sopra: un rubino e uno smeraldo. Era a dir poco bellissimo. Senza neanche rendersene conto, i due ragazzi si ritrovarono con le labbra a pochi centimetri di distanza. Distanza che i due colmarono all’instante.

Quello non era il loro primo bacio, in quei mesi che avevano condiviso insieme si erano baciati già altre volte, ma quella volta era diverso. Più intenso. Più profondo. E ancora più meraviglioso che mai.

Intanto Hermione aveva lasciato Ron alla torre di Grifondoro ed era tornata indietro. Aveva dimenticato, forse nella stanza delle necessità, oppure da qualche altra parte, la sua bacchetta. Ma come aveva potuto dimenticare una cosa tanto importante? Cosa le prendeva negli ultimi tempi? Aveva sempre la testa tra le nuvole.

-Hey, Granger! Per caso stai cercando questa?- Esclamò una voce, che rimbombò per il corridoio praticamente deserto. Hermione si voltò e vide davanti a se un ghignante Draco Malfoy, con in mano la sua bacchetta magica. senza poterlo evitare, la Grifoncina arrossì di botto. Era dall’inizio dell’anno che cercava di evitare il principe delle serpi come meglio poteva.

Ogni volta il cuore le cominciava a battere all’impazzata. Dannato furetto! Non poteva sopportare che proprio lui le facesse quell’effetto. Distolse la sua mente da quei pensieri, e si riconcentrò sulla sua bacchetta. Solo in quel momento realizzò: era stato Malfoy a trovarla, non sarà mica riuscito ad entrare nella stanza delle necessità?! Quasi le avesse appena letto nel pensiero, il Serpeverde rispose

-L’ho trovata nell’aula del vecchio Vitious, dovresti stare più attenta, fortunatamente c’ero io. In cambio di questo mio immenso favore, però vorrei qualcosa in cambio: vorrei che tu rispettassi la tradizione- Disse lui con il suo solito tono ironico. Hermione intanto si era avvicinata al ragazza, con sguardo irritato e sicuro (nel vano tentativo di camuffare il rossore sulle sue guance).

-Furetto, di cosa stai parlando? A quale tradizione ti riferisci?- Disse, accorgendosi solo all’ultimo secondo che il ragazzo teneva sulle loro teste un ramoscello di vischio. Ancor prima di rendersi conto di ciò che stesse per succedere, Draco l’aveva attirata a se e aveva posato le sue labbra sulle sue. Dopo qualche secondo si staccò. Un silenzio inquietante era calato nel corridoio. Grazie al cielo c’erano solo loro.

-Ora io dovrei dire prego… buona giornata, Granger- Fece il ragazzo dopo averle fatto una carezza sulla guancia, averle restituito la bacchetta,  ed aver imboccato la strada verso la sua sala comune.

Hermione rimase immobile, come una statua, per diversi minuti. Il suo volto fece in tempo a cambiare colore almeno una decina di volte, prima di realizzare cosa fosse successo: Draco Malfoy l’aveva appena baciata.


-MA CHE CAZZO?!- Urlò la Grifondoro. Adesso era diventata pure volgare. Proprio una giornata piena di sorprese. Fu il pensiero della riccia mezzosangue, prima di dirigersi verso il bagno più vicino. Forse dell’acqua fredda l’avrebbe fatta riprendere.

Intanto nella camera dei segreti una giovane Serpeverde guardava insistentemente la carcassa di un basilisco. La riunione del gruppo era finita ormai da un ora, ed Heather aveva continuato a guardare il corpo privo di vita che il fratello, tre anni prima, aveva ucciso con la spada di Grifondoro.

Intanto Harry era uscito dalle fognature ed era ritornato lì. Il basilisco lo aveva seguito per tutte le condutture e lo aveva infine raggiunto. Sembrava spacciato, ma da dentro il cappello parlante comparve una spada d’orata con dei rubini incastonati. Il ragazzo la estrasse e iniziò a lottare contro l’enorme rettile.

Proprio in quel momento Harry riuscì a uccidere il basilisco con la spada, ma in contemporanea l’enorme creatura lo aveva azzannato ad un braccio. Il mostro crollò al suolo, mentre Harry si accasciò reggendosi il braccio sanguinante, dove una zanna gli era rimasta incastrata. Tremolò leggermente e cadde a terra anche lui, facendo rotolare la spada a qualche metro di distanza. Voldemort ed Heather rimasero in silenzio ad osservare la scena.

Le altre ragazze si erano lamentate i primi tempi, non riuscivano a concentrarsi negli incantesimi con quella cosa a pochi metri da loro, ma poi ci avevano fatto l’abitudine e avevano continuato ad esercitarsi come se nulla fosse. Heather continuò a rimanere in silenzio. si era accorta già da tempo che qualcuno stava dietro di lei senza dire nulla.

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Capitolo 14
*** il gemello magonò di Neville ***


Heather continuò a rimanere in silenzio. Si era accorta già da tempo che qualcuno stava dietro di lei senza dire nulla.

-Ciao Caroline- La salutò la ragazza, senza però voltarsi. La Prince rimase per qualche secondo in silenzio. Heather si accorse che il suo nucleo di energia magico era in movimento: sembrava quasi stesse mutando.

-Ciao Heather- Rispose lei, ma non era la sua voce. Sembrava più serpentina. Si voltò e rimase parecchio sorpresa da ciò che si ritrovò davanti: un grosso pitone attorcigliato su se stesso la stava scrutando attentamente.

Se non fosse stato per il colore degli occhi (quel particolare e intenso viola) l’avrebbe scambiata per Samuel. Ci era riuscita. Caroline era riuscita, anche lei, a perfezionare la sua trasformazione in animagus. La ragazza in questione, dopo la sua brillante performance, riassunse nuovamente le sue classiche sembianze umane.

-Sono riuscita a trasformarmi completamente: senza il tuo aiuto ci avrei messo minimo il doppio del tempo- Le disse, con un sorriso. Non cercava di adularla. Lei quelle cose le pensava veramente. Heather era sicuramente la migliore studentessa di tutta Hogwarts. Per trovarne una alla sua altezza, bisogna andare indietro di decenni.

-Però ero venuta qui anche per salutarti e farti gli auguri di buon Natale: dato che non ci rivedremo prima di Gennaio- Disse la Prince, balbettando appena. Heather rimase a fissarla per qualche secondo, in silenzio, per poi augurarle anche lei buone feste. Poi tutto successe in un attimo. Senza un motivo apparente, Heather si avvicinò all’altra ragazza e le scoccò un bacio a fior di labbra.

Quando si staccarono, cadde nuovamente il silenzio. heather sembrava completamente a suo agio, come se non fosse successo niente di che, mentre il volto di Caroline divenne dello stesso colore dei capelli di Ronald Weasley, mentre il suo cuore iniziò a battere talmente veloce da farlo sembrare un unico ed ininterrotto suono. Solo dopo pochi istanti, la ragazza si riprese

-P… perché lo hai fatt… o?!- Domandò sconvolta la ragazza. Heather, che intanto si era diretta verso l’uscita, si voltò nuovamente verso di lei, con uno sguardo perfettamente calmo e tranquillo, come se la sua fosse una domanda sciocca.

-Mi andava di farlo. mi sembrava giusto salutarti e farti gli auguri di buone feste in maniera appropriata- Disse semplicemente, per poi andarsene. Caroline , ormai sola (escludendo la carcassa del basilisco) nella stanza, rimase a bocca aperta ancora per qualche secondo. L’odore impresso sulle sue labbra era molto buono: era il suo odore.

Quella notte fu parecchio agitata. Nel dormitorio delle Serpeverde più di una studentessa faticò a chiudere occhio. Astoria si addormentò serena, con il regalo di Harry ancora al collo, mentre Caroline non riuscì ad addormentarsi in nessun modo: continuava a sognare quel (seppure piccolo) bacio, ed il fatto cha la ragazza in questione fosse accanto a lei, non aiutava di certo.

Allo stesso tempo, anche Heather non riusciva a prendere sonno. Non aveva avuto un comportamento strano: aveva fatto quello che desiderava fare, e questo era una cosa normale nel suo caso. Infatti a scombussolarle il sonno non fu ciò che era successo quel pomeriggio, ma il professor Piton.

Il capo della casa Serpeverde, nel cuore della notte, andò a chiamarla per un emergenza: sarebbe dovuta partire all’istante per dirigersi d’urgenza all’ospedale San Mungo. Il signor Weasley, il padre dei fratelli Weasley, era stato attaccato nel cuore della notte, in un luogo che Piton non aveva specificato, dal serpente di Voldemort.

 A quanto sembrava era stato Harry ad informarli: pochi minuti prima, era corso nell’ufficio della professoressa McGranitt, accompagnato dai Weasley ed Hermione Granger, per informare l’anziana vicepreside di aver sognato l’attacco di Nagini contro Arthur. Quel sogno, fu chiaro alla Serpeverde, non poteva che essere un immagine della mente del signore oscuro: Harry ancora non aveva capito che le loro menti e quelle di Voldemort erano connesse. Avrebbe dovuto a breve imparare l’occlumanzia.

Il gruppo, appena finito di spiegare al preside cosa fosse successo, si diresse, via camino, all’ospedale dove era stato appena ricoverato il signor Weasley. Ad aspettarli lungo il corridoio fuori dalla sala operatoria vi era la signora Weasley (che appena visti i ragazzi, li abbracciò tutti in uno dei sue famose strette), Kingsley, Tonks e Remus Lupin.

Passarono alcune ore in silenzio. Nonostante l’ora, nessuno sembrava minimamente stanco. Heather si guardò un attimo intorno, le era sembrato di vedere un volto famigliare. Per caso si era confusa? Si alzò, senza fare troppo rumore, per poi rivolgersi ad Harry

-Harry, vado un secondo a farmi un giro. Se ci fossero novità sulle condizioni del signor Weasley, vienimi ad avvertire- Gli sussurrò in un orecchio, per non disturbare i presenti. Il ragazzo sopravvissuto annuì, mentre la ragazza si allontanò.

Il piano su cui il signor Weasley era ricoverato era il primo piano: dove stavano coloro feriti da morsi, o in caso punture, di animali magici. Heather girò silenziosamente i piani superiori, fino a ritrovarsi al 4° piano dell’ospedale. Dove erano ricoverati le vittime di incantesimi incurabili.

Per un attimo, alla ragazza parve di vedere gironzolare per i corridoi il suo vecchio professore di difesa contro le arti oscure: Gilderoy Allock.

A prima vista sembrava la pelle di un immenso serpente. Almeno 10 volte più grande di Samuel. Più in fondo vi era un tunnel. Dopo averlo attraversato, Heather si ritrovò la strada sbarrata. Di fronte a lei vi era una frana che bloccava  il passaggio, ma non era da sola. Altre due persone erano rimaste bloccate lì.

Il professor Allock, che gironzolava come uno scemo per tutto l’abitacolo (cosa gli era successo? Forse era stato colpito da qualche incantesimo che lo aveva confuso) e Ronald Weasley.

Decisa ad ignorare quel buono a nulla, si diresse dalla parte opposta e trovò colui che stava cercando. Non si era sbagliata, era proprio un suo compagno di scuola della casa Grifondoro: Neville Paciock. Il ragazzo era appena uscito da una stanza di ospedale, con lo sguardo cupo ed affranto.

Accanto a lui vi era un ragazzo molto somigliante: stessi capelli, stesso colore degli occhi e tessa corpora. Che fosse il fratello? Per un attimo la ragazza fu tentata di allontanarsi, in fondo loro due (anche per via della differenza delle case) non avevano un grande rapporto, ma non fece in tempo a voltarsi che venne richiamata dal Grifone.

-Heather Potter, sei tu?- Gli chiese il ragazzo, vedendola di schiena. In realtà, neanche lui, appena vista,  era sicuro di richiamarla: non aveva nulla contro di lei, ma gli aveva sempre fatto un po’ di paura. La ragazza, con un lieve sorriso di circostanza, si avvicinò ai due ragazzi e li salutò.

-Ciao Heather, non mi aspettavo di vederti. Questo è mio fratello gemello: Robert Paciock. Essendo un magonò, non è mai venuto a scuola con noi- Li presentò il paffuto adolescente. Ecco spiegato il mistero, pensò tra se e se Heather. I due ragazzi le spiegarono, seppur l’argomento fosse molto delicato per loro, che si trovavano li per i loro genitori.

Dentro la stanza dalla quale erano appena usciti, vi erano i coniugi Paciock: erano stati torturati 14 anni prima, dalla maledizione cruciatus. A farlo era stata Bellatrix Lestrange (insieme a suo marito e suo cognato), la mangiamorte più forte e fedele del signore oscuro. Fortunatamente, quella donna in quel momento stava scontando l’ergastolo ad Azkaban… o almeno così credevano.

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Capitolo 15
*** il Patronum di Heather ***


-Buona serata, signor Prince- Disse un piccolo ma tarchiato uomo. Anthony Prince ricambiò il saluto con un sorriso ed un gesto della mano. Quella giornata era stata particolarmente stancante: per fortuna adesso avrebbe potuto passare qualche giorno di vacanza insieme alla sua famiglia. Sua moglie Cassy e la sua adorata figlioletta Caroline.

 Si diresse a passo veloce verso l’uscita più vicina del ministero della magia. Passando accanto ad uno dei camini (lui preferiva utilizzare le uscite principali), notò di sfuggita una sua vecchia amica: Amelia Bones, direttrice dell’ufficio applicazione della legge magica, ed ex Corvonero.

Si erano conosciuti all’interno del ministero, essendo anche lui il direttore dell’ufficio misteri. Nonostante lui fosse l’ultimo discendente di un ana potente e purosangue famiglia Serpeverde (casa di cui anche lui faceva parte), non si faceva problemi, lui e anche la moglie, a frequentare altre compagnie.

Come ad esempio maghi provenienti da altre case, oppure mezzosangue. Per anni, e ancora allora, aveva frequentato famiglia di nobili purosangue e membri di spicco del ministero, ma con nessuno di essi aveva un vero rapporto di amicizia. L’unico che un tempo lo aveva considerato il suo migliore amico era Augustus Rookwood: suo vecchio compagno di scuola e collega di lavoro.

Fu uno shock per lui, quando scoprì che era un Mangiamorte. Quell’uomo lo aveva usato, ovviamente a sua insaputa, per avere informazioni del ministero da dare a colui che non deve essere nominato. Per colpa sua, aveva quasi rischiato di essere accusato da Barty Crouch e finire ad Azkaban.

Molti, nel mondo magico, ancora credevano che si fosse salvato dalla prigione con qualche mazzetta: era praticamente paragonato a Mangiamorte come Tiger, Goyle, Nott e Malfoy. Malfoy. Quest’ultimo era il peggiore di tutti. Nonostante Anthony fosse obbligato a frequentarlo (eventi mondani etc…), non riusciva a sopportarlo.

Quando due anni prima, la figlia si era messa con il figlio di Lucius, non ne era stato affatto contento. Fortuna che dopo qualche mese si erano lasciati, anche se non lo avrebbe mai detto alla figlia. Inoltre, ultimamente, le visite di Lucius Malfoy all’ufficio misteri si erano fatte sempre più frequenti.

Quel viscido individuo sembrava interessato ad un particolare oggetto che tenevano da anni nei meandri dell’ufficio. Ovviamente, secondo la politica del luogo, non poteva dire nulla a riguardo, ma non si era dato per vinto, e diverse colte era tornato per insistere. Ormai era palese, ciò che il ministero ed il ministro in particolare cercava di negare: colui che non deve essere nominato è tornato.

Quell’incompetente di Caramell cercava di nascondere la verità. La settimana precedente c’era stata un evasione di massa di Mangiamorte da Azkaban, ed il ministero non aveva ancora rivelato la notizia. Erano dei veri e propri incoscienti: tra gli evasi vi erano Bellatrix, Rodolphus, e Rebastan Lestrange, Anthony Dolohov. Alcuni dei mangiamorte più pericolosi.

Nel più assoluto silenzio, l’uomo uscì dal ministero e si diresse verso la casa di un suo vecchio amico: lì avrebbe potuto utilizzare la metropolvere e arrivare finalmente a casa. I suoi della strada si acquietarono lentamente, mentre l’uomo entrava dentro un vicolo buio e solitario. Se non fosse stata la strada più breve, avrebbe evitato di percorrerla.

All’improvviso un flebile rumore di passi alle sue spalle attirò la sua attenzione. Lentamente, prese la bacchetta che teneva in tasca e si girò. Nel buio non riusciva a distinguere niente, ma era sicuro che ci fosse qualcuno. Intento a scrutare nel buio, non si rese conto che qualcuno si stava avvicinando anche dall’altra parte del cunicolo.

Il signor Prince avvertì la terza persona, solo quando uno schiantesimo lo investì in pieno e lo mandò a sbattere contro un muro. prima di perdere i sensi, l’uomo vide davanti a se un uomo piuttosto imponente ed una donna con dei folti capelli neri… e poi il buio più totale.

-EXPECTO PATRONUM!- Gridò Heather, puntando la bacchetta contro un nemico immaginario. Dalla punta dell’arma uscì un forte fiotto di luce argentea, ma nessuna sagoma corporea. La  ragazza sbuffò, mentre Sirius rimaneva ad osservarla, in silenzio.

Erano nel pieno delle vacanze natalizie. Il signor Weasley era ormai completamente guarito e tutti i ragazzi (Weasley e Potter) stavano trascorrendo le vacanze a Grimmauld Place, per fare compagnia a Sirius. Harry e i suoi amici si erano rinchiusi nella camera di Hermione. Da quando avevano scoperto, origliando una conversazione dei membri dell’ordine, che la sua mente era connessa con quella dell’oscuro, non facevano altro che fare congetture in merito.

Heather invece, con l’aiuto di Sirius, si stava esercitando nell’incanto Patronum. Per il momento, però non era ancora riuscita a fare un Patronum corporeo decente. Sirius uscì dal suo stato silenzioso e consigliò ad Heather

-Prova con qualche ricordo veramente felice- Provò ad aiutarla. Si sentiva strano con lei. solitamente lui odiava tutti i Serpeverde, soprattutto i membri della sua famiglia (i suoi genitori, suo fratello e le sue cugine), ma con la ragazza era diverso. Sentiva uno strano legame con lei, quasi paterno. Heather si concentrò e provò a rievocare uno dei momenti più belli della sua infanzia: quando scoprì di essere una strega.

-Sono venuto personalmente a consegnarvi queste lettere, dato che le altre non hanno avuto risposta- Disse fulminando i Dursley con un occhiataccia. I due fratelli aprirono le due lettere e, dopo averle lette, rimasero allibiti.

-Ma cos’è? Uno scherzo?- sulle lettere c’era scritto:

 Caro signor Harry Potter
La informiamo che lei è stato iscritto
Alla scuola di magia e stregoneria
Di Hogwarts

 Cara signorina Heather Potter
La informiamo che lei è stata iscritta
Alla scuola di magia e stregoneria
Di Hogwarts

-Noi siamo dei maghi?! Ma è impossibile!- Harry sembrava il più sconvolto dei due. Non poteva credere che fossero dei maghi. Lui non si sentiva affatto speciale anzi, come ogni volta gli zii gli ricordavano, lui valeva meno perfino della gente normale. La sorella invece sembrava più predisposta ad accettare la versione del gigante.

Era sempre stata parecchio ambiziosa ed aveva sempre saputo, dentro di se, che era destinata a fare grandi cose.

-EXPECTO PATRONUM!- Gridò nuovamente la ragazza. Questa volta, dalla punta della bacchetta fuoriuscì una sagoma non ben definita di un animale: aveva una forma allungata, ma ancora non si riusciva a distinguere bene. Ci era andato vicino. Al prossimo ci sarebbe riuscito, doveva solo trovare il ricordo perfetto.

Senza neanche farlo apposta, le venne in mente un ricordo piuttosto recente. Nulla a che fare con la sua infanzia: il bacio che aveva dato a Caroline prima che cominciassero le vacanze.

Però ero venuta qui anche per salutarti e farti gli auguri di buon Natale: dato che non ci rivedremo prima di Gennaio- Disse la Prince, balbettando appena. Heather rimase a fissarla per qualche secondo, in silenzio, per poi augurarle anche lei buone feste. Poi tutto successe in un attimo. Senza un motivo apparente, Heather si avvicinò all’altra ragazza e le scoccò un bacio a fior di labbra.

Quando si staccarono, cadde nuovamente il silenzio. heather sembrava completamente a suo agio, come se non fosse successo niente di che, mentre il volto di Caroline divenne dello stesso colore dei capelli di Ronald Weasley, mentre il suo cuore iniziò a battere talmente veloce da farlo sembrare un unico ed ininterrotto suono. Solo dopo pochi istanti, la ragazza si riprese

Alzò per l’ennesimo volta la bacchetta e pronunciò l’incantesimo. Dalla punta della bacchetta, questa volta, fuoriuscì un enorme pitone. Ma non un pitone qualsiasi. Quando l’animale si voltò verso di lei, riconobbe quegli occhi: erano gli stessi di Caroline. Il suo Patronum era la forma animagus della ragazza.

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Capitolo 16
*** dolore ***


-CRUCIO!- Per l’ennesima volta, la maledizione senza perdono colpì Anthony Prince. Erano ormai ore che veniva torturato da quella folle donna: Bellatrix Lestrange. Accanto a lei vi erano due uomini: uno doveva trattarsi del marito, Rodolphus, e un Mangiamorte di nome Travers.

-Calmati, Bella. Di questo passo non farai di certo parlare il nostro ospite. Per caso non sarai arrabbiata per ciò che ha detto Codaliscia? Hai paura che la ragazza che attira l’interesse del nostro signore possa usurpare il tuo posto?- Le domandò il marito, con un ghigno sadico. Bellatrix smise fece cessare l’incantesimo e guardò il compagno con un sguardo assassino.

In quel momento, la buia e sporca stanza (probabilmente i sotterranei di qualche maniero) cadde in un profondo ed inquietante silenzio. Da un corridoio in fondo alla stanza, una figura avvolta in un mantello nero si avvicinò. Fu a quel punto, che Prince capì di essere ormai alla fine. Quello che gli stava di fronte era Lui. non c’era più via di scampo.

-Mio Signore, il nostro gradito ospite non intende parlare. Magari lei sarà in grado di renderlo più collaborativo- Disse Rebastan Lestrange, con un ghigno sadico, a lord Voldemort. Quest’ultimo intanto, non aveva smesso di osservare in silenzio l’uomo davanti a se.

Anthony, per la prima volta da quando era lì dentro, ebbe paura per la sua vita. Lo sguardo gelido e assassino incastonato in quel volto di serpente, era più terribile di tutte le maledizioni che aveva subito in quelle ore. L’uomo (se così si poteva chiamare) lo osservò per alcuni istanti, per poi rivolgersi a uno dei suoi scagnozzi.

-Non importa più, Rebastan. Rodolphus, puoi anche finire di interrogare il nostro ospite. Ho appena parlato con Rookwood…- Anthony fece una leggera smorfia di disgusto, al sentir nominare quell’uomo. Smorfia di disgusto che si trasformò  in una smorfia di dolore: gli facevano male tutte le ossa.

-… il nostro carissimo amico mi ha spiegato come si può prendere quella cosa. Ormai questo interrogatorio è diventato completamente inutile- Disse il signore oscuro, prima di uscire in tutta tranquillità dalle segrete. Furono quelle parole a far capire a Anthony Prince di essere spacciato. I Mangiamorte presenti nella stanza, imitarono il loro padrone ed uscirono nel più completo silenzio. Solo la Lestrange era rimasta dentro la cella insieme a lui. il suo era uno sguardo folle: lo sguardo di una pazza.

-È un vero peccato: ormai di purosangue ne sono rimasti veramente pochi- L’uomo era incatenato al muro, da un incantesimo: non avrebbe potuto fare nulla per difendersi. La Mangiamorte alzò la bacchetta e pronunciò, con voce incolore (come se nulla fosse), l’incantesimo che l’uomo temeva di più.

In un attimo passò davanti ai suoi occhi tutti i momenti più importanti della sua vita: quando arrivò per la prima volta ad Hogwarts, quando venne smistato in Serpeverde, il giorno che prese i suoi M.A.G.O., la prima volta che vide la donna che sarebbe diventata sua moglie, il suo matrimonio… quando Caroline aprì per la prima volta i suoi bellissimi occhi viola.

L’ultima fu la visione che lo fece più emozionare. Intorno a lui il viola degli occhi di Caroline aveva ricoperto tutto. Per pochi secondi non vide altro che quel colore… finchè un raggio di verde smeraldo non lo investì in pieno.

-Sul serio dovrai studiare occlumanzia?- Domandò Heather, per l’ennesima volta, al fratello. Le sembrava assurdo che potesse imparare una disciplina del genere:  per essere un bravo occlumante, bisognava sgombrare la mente e concentrarsi. Harry non era bravo in nessuna delle due cose.

-Neanche io sono tanto convinto. Considerando soprattutto il fatto che sarà Piton a farmi da insegnante- Disse Harry, con tono lugubre sul finale. A quelle parole, Heather strabuzzò ancora di più gli occhi. Piton? Cosa voleva fare quell’uomo torturarlo? Scosse la testa, ammettendo con se stessa che quella non fosse poi un ipotesi così scontata.

-Se le lezioni con il nostro “amatissimo” professore di pozioni non dovessero funzionare, puoi sempre chiedere aiuto a me- Disse tranquillamente la sorella. Intanto la macchina del signor Weasley era arrivata alla stazione di King Cross. Le vacanze natalizie erano finite, e adesso si apprestavano a prendere il treno per ritornare ad Hogwarts. Harry la guardò un attimo, confuso.

-Tu sei in grado di usare l’occlumanzia?! Incredibile… ecco perché, quando il professor Silente ce ne ha parlato, tu hai rifiutato di seguire le lezioni extra- Disse Harry, comprendendo solo in quel momento lo strano comportamento della sorella. L’occlumanzia era una pratica di livello molto avanzato: chissà come aveva fatto ad impararle, e se conosceva anche altri incantesimi difficili come quello.

Una volta saliti sull’espresso per Hogwarts, i due gemelli si salutarono e si divisero: Harry si accodò al gruppo dei suoi amici Grifondoro (Ron, Hermione, Ginny e Neville) e la loro stramba amica Corvonero, che da qualche tempo si era unita alla comitiva, Luna Lovegood (soprannominata dalle malelingue, Lunatica Lovegood).

Heather invece si diresse dal lato opposto del treno: voleva trovare le sue compagne di dormitorio, ma in particolare voleva confrontarsi con Caroline. Non l’aveva più vista da quando erano cominciate le vacanze. Voleva assolutamente con lei: voleva sicuramente avere dei chiarimenti su ciò che era successo nella camera dei segreti.

Non le interessava nulla di ciò che qualcuno avrebbe potuto dire. Nessuno si poteva azzardare a parlare alle spalle della regina delle serpi: se lei voleva qualcosa (o in questo caso, qualcuno), lo otteneva. Per un attimo le ritornò alla mente la breve conversazione che aveva avuto al secondo membro della sua famiglia che le rimaneva: Sirius.

-Quando tutta questa storia sarà finita, saremo una vera famiglia. Io, te ed Harry- Le disse il padrino del fratello. Non era una ragazza che solitamente mostrava apertamente le sue emozioni. Spesso si chiedeva se lei fosse in grado di provarle. Ma in quell’occasione, si augurò con tutta se stessa che le parole di Sirius fossero sincere.

In quel momento però il suo obbiettivo era un altro: Caroline. Dopo aver controllato tutti gli scompartimenti dei vari vagoni, si fermò di fronte all’ultimo rimasto: quello più in fondo, che solitamente nessuno utilizzava. Dall’interno si sentivano degli strani rumori. Come dei singhiozzi.

Senza far troppo rumore, aprì la porta ed entrò. All’interno vi era una ragazza con il capo chino ed il corpo scosso da dei fremiti. Il suo profumo era inconfondibile, neanche Heather si era resa conto di poterlo ormai distinguere senza problemi: quella ragazza era Lei. caroline alzò gli occhi viola sull’altra. Occhi inondati di lacrime. Sembravano due quarzi.

-Mio padre è morto- Disse semplicemente, la ragazza. Senza aspettare una domanda o altro, l’aveva detto tutto d’un botto. Senza aggiungere altre spiegazioni a riguardo, come doveva dire quelle parole il più in fretta possibile, prima che la lacerassero dall’interno. Senza aspettare una risposta, la ragazza si gettò tra le braccia dell’altra.

La Potter non disse nulla. Non vi era nessuna parola che potesse in qualche modo consolarla. L’unica cosa che fece fu ricambiare l’abbraccio. Escludendo Harry, non aveva mai abbracciato nessuno nella sua vita: fu quello a farle comprendere totalmente quanto fosse importante per lei Caroline.

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Capitolo 17
*** scoperti ***


-EXPELLIARMUS!- Gridò Neville. Subito il manichino di fronte a lui perse la bacchetta che teneva in mano. Tutti gli altri membri del ES smisero di esercitarsi e si voltarono verso di lui. i suoi compagni si complimentarono con lui: finalmente, dopo mesi di esercizio, il Grifondoro era riuscito a fare un Expelliarmus perfetto.

Harry rimase a qualche metro di distanza, osservando i suoi “ragazzi” con orgoglio. Era ormai marzo inoltrato. In quei mesi, tutti i componenti dell’esercito di Silente avevano fatto passi da gigante. In quelle ultime settimane andava tutto a gonfie vele.

Per san Valentino aveva portato Astoria in giro per Hogsmeade. Fortunatamente la ragazza era abbastanza grande per poter visitare il villaggio. Fu una giornata magnifica, l’unico problema fu non farsi notare dalle altre coppie che giravano per i vari negozi. Ron (che da quando si era lasciato con Hermione non era più stato visto insieme ad una ragazza) aveva passato il pomeriggio a Melania insieme a Lavanda Brown, una loro compagna di casa.

Ginny, con cui ormai condivideva un buon rapporto di amicizia, per la ricorrenza era uscita per il villaggio insieme a Dean Thomas, un ragazzo della loro casa, coetaneo di Harry. Michael che, nonostante fossero passati mesi dalla loro rottura, non si era ancora dato per vinto, era rimasto parecchio ferito dalla notizia. Tanto che, senza pensarci due volte, aveva abbandonato l’ES.

Hermione invece non si era fatta vedere per tutto il giorno. Qualcuno avrebbe potuto pensare che la cosa fosse normale: in fondo, Hermione non era tipa da appuntamento romantico. Lei preferiva passare la giornata in biblioteca. Ma Harry la conosceva bene (quasi quanto conosceva Heather), e aveva notato il suo strano comportamento.

Ogni tanto spariva, senza dire nulla a lui e a Ron. Sembrava nascondere qualcosa: aveva quasi pensato si fosse messo con un Serpeverde, seppur fu un pensiero assurdo, si comportava nello stesso modo in cui lui si comportava per non mettere in mezzo Astoria. Non voleva che la piccola Serpeverde rimanesse coinvolta nei suoi casini.

Infatti nonostante le avesse parlato del ES, non le aveva permesso di entrarci. Non per sfiducia, ma per non metterla in pericolo. un’altra persona che nelle ultime settimane si comportava in maniera strana era Heather. Era diventata stranamente silenziosa. Non che di solito fosse allegra e solare, ma sembrava pensierosa. Il ragazzo sopravvissuto ne era sicuro: la gemella era preoccupata per qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.

Era la persona più vicina a lui, si conoscevano da sempre (ovviamente), ma a volte gli sembrava  illeggibile. Come se di fronte a lui ci fosse un’altra persona, una perfetta sconosciuta e no sua sorella gemella. Ad interrompere i pensieri di Harry fu il rumore di una smaterializzazione. Di fronte a lui era comparso l’elfo domestico Dobby. Da quando non era più un servo dei Malfoy, si era messo a lavorare nelle cucine di Hogwarts.

-Harry Potter, signore! Dobby deve avvertire subito Harry Potter! La professoressa di difesa contro le arti oscure, insieme a dei ragazzi Serpeverde, è diretta qui, signore!- Gridò l’esserino, con la sua solita vocina acuta. Per alcuni istanti, la sala cadde in un gelido silenzio. la vecchia rospa stava venendo lì?

-Andatevene, presto!- Gridò Harry al resto del gruppo. Subito la porta della stanza delle necessità comparve e il gruppo di studenti iniziò a correre per i corridoi. Purtroppo la fuga di Harry durò poco. Una trappola incantata lo bloccò lungo le scale e venne trovato dalla squadra di inquisizione della Umbrige: Draco Malfoy, insieme ai suoi amici, e le tre ragazze che stavano sempre insieme a Heather.

La situazione precipitò sempre di più. Harry, fortunatamente nessun altro membro del gruppo fu catturato, venne portato nell’ufficio del preside. Lì, ad aspettarlo vi erano Silente, quell’incompetente di Caramell, la Umbrige, la professoressa McGranitt e Kingsley (in quanto auror).

La Umbrige aveva accusato Harry di aver organizzato un gruppo illegale (dato che non era stato approvato dall’inquisitore supremo di Hogwarts, alias lei) e voleva sospenderlo. Per un qualche motivo che il ragazzo non riusciva a spiegarsi, la pergamena con su scritto i nomi dei componenti del gruppo era diventata bianca.

Harry non seppe spiegarsi il motivo, e neanche il ministro, infuriato per non poter incolpare Harry senza prove. Purtroppo, però era rimasto scritto, in cima al foglio, il nome dell’associazione illegale: esercito di Silente. L’uomo in questione si auto incolpò, per non mettere nei guai Harry, e dichiarò di aver tentato di rovesciare il ministro.

Caramell ordinò ai suoi uomini di arrestare Silente, ma il mago (conosciuto da tutti per essere il più potente di tutto il mondo magico) li tramortì e fuggì da Hogwarts. Quella notte, le buone notizie furono che Harry non enne espulso e che Silente non fu arrestato. Ma le brutte furono che la Umbrige venne nominata la nuova preside di Hogwarts.

Il giorno dopo la notizia era già stata sparsa per tutta la scuola. Gli abitanti del castello si erano divisi in due fazioni: coloro che erano a dir poco avversi alla novità (i Grifondoro, i Tassorosso, i Corvonero e gli insegnanti), e chi invece appoggiava la Umbrige (i Serpeverde ed il custode, Gazza). Harry però aveva la mente da tutt’altra parte.

Continuava a chiedersi come avesse fatto la vecchia rospa a trovarli. E per quanto faticasse ad accettarlo, la risposta era una sola: qualcuno aveva fatto la spia. I suoi primi pensieri erano stai Michael Corner, Cho Chang e Zaccaria Smith. I primi due potevano aver agito per gelosia ed invidia (Cho ancora lo guardava storto da quando, l’ultimo giorno di vacanza, l’aveva rifiutata), mentre Smith era sempre stato disinteressato alle lezioni.

Ma scartò subito l’idea: la pergamena era stata stregata, in modo che nessuno potesse fare la spia. Chi ci avrebbe provato, si sarebbe ritrovato con la faccia piena di orribili ed enormi brufoli. Quindi, per quanto lo facesse soffrire l’idea: c’erano solo tre persone che avrebbero potuto parlare.

Le tre ragazze a cui teneva di più: la sua ragazza, la sua migliore amica e sua sorella. Loro erano le uniche a sapere dell’esercito di Silente e a poter parlare senza rischiare di essere colpite dalla maledizione. Heather e Astoria non l’avevano firmata, mentre Hermione aveva creato l’incantesimo, perciò sapeva anche come aggirarlo.

Non sapeva ancora chi delle tre fosse stata a parlare. Ma il risultato non sarebbe cambiato, in ogni caso: non poteva neanche pensare al fatto che una di loro potesse tradirlo.

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Capitolo 18
*** confronto ***


Harry passò una notte d’inferno. Non riusciva a chiudere occhio. Non faceva altro che pensare a chi avesse fatto la spia con la Umbrige. Da un lato non voleva arrendersi, ma dall’altro sperava di non arrivare mai alla verità.

Appena il sole sorse, il ragazzo si alzò, fortunatamente quel giorno era Domenica, e, dopo essersi lavato, si diresse in sala grande. Voleva assolutamente parlare con lei.  Ci aveva pensato a lungo ed era arrivato alla conclusione che solo lei poteva aver detto tutto alla Umbrige dove si radunavano per gli esercizi di difesa contro le arti oscure.

Scese in sala grande e puntò gli occhi alla tavola verde – argento: chissà se si era già alzata. Scrutò attentamente tutti gli studenti, finchè il suo sguardo non cadde sulle due ragazze più in fondo. Heather stava parlando tranquillamente con Caroline. Aveva notato che, negli ultimi tempi, quelle due si comportavano stranamente.

Nel più assoluto silenzio si incamminò verso la gemella. Harry non potè fare a meno di rievocare nella sua mente la conversazione che avevano avuto alla fine del loro secondo anno di scuola, in seguito alla faccenda della camera dei segreti.

Arrivò così il momento di salutarsi. I ragazzi iniziarono a salire sull’espresso che li avrebbe riportati alla stazione King Cross. Finalmente Harry si decise a parlare con la sorella. Aspettò che la Greengass si allontanasse, era l’unica compagna rimasta accanto a lei, e si avvicinò a lei. Heather sembrò averlo visto, infatti non si muoveva. Il ragazzo sopravvissuto rimase un attimo in silenzio, voleva trovare le parole più giuste, ma ancora una volta fu l’altro interlocutore a prendere parola.

-So già quello che mi devi dire. E dato che sei l’unico parente che rimane (i Dursley non li conto neanche), sei… diciamo… perdonato. Ma sappi una cosa…- A quel punto si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi. lo strato di ghiaccio che solitamente ricopriva superficialmente gli occhi della ragazza era scomparso, sciolto da un intenso calore. Adesso i suoi occhi sembravano incendiati. Harry istintivamente fece un passo indietro.

-… Se dovessi avere altri sospetti e piuttosto che venirmene a parlare preferirai dare ascolto a qualcun altro, ricordati questo: io non concedo facilmente seconde occasioni… sono stata chiara?- Sibilò infine. Harry deglutì terrorizzato, ma fu abbastanza intelligente da annuire. Almeno aveva avuto il suo perdono, per riavere la sua fiducia gli ci sarebbe voluto ancora qualche mese.

In quell’occasione l’aveva perdonata, ma era improbabile che lo avrebbe fatto una seconda volta. Non riusciva neanche a pensarci, ma doveva parlarle. Come le aveva promesso, se avesse avuto dei dubbi simili, si sarebbe dovuto confrontare con lei. Per quanto faticasse ad accettarlo, era l’unica che poteva dirlo alla Umbrige.

Hermione era stata con lui per tutto il tempo, inoltre aveva rischiato di essere scoperta anche lei. Astoria invece era al corrente del gruppo illegale di difesa, ma non le aveva mai rivelato dove si incontrassero. Perciò l’unica rimasta era Heather: in fondo, era stata proprio lei a suggerirle la camera delle necessità.

-Ti posso parlare un secondo, Heather?- Le domandò il ragazzo, appena giunto davanti a lei. la Potter si voltò a guardarlo e, dopo aver fatto un cenno a Caroline, lo seguì fuori dalla sala grande. Harry, mentre si incamminavano verso un corridoio vuoto, pensava al modo migliore di imbastire il discorso. Ci pensò Heather a farlo per lui.

-So quello che stai per chiedermi: la risposta è si, sono stata io a dirlo alla vecchia rospa- Disse la Serpeverde, con lo stesso tono di voce di qualcuno che parlava del tempo. Harry era senza parole: come aveva potuto farlo? lo aveva tradito e ne parlava come se niente fosse.

-Tu ci hai traditi! Mi hai tradito e me lo dici così, come se niente fosse!- Esclamò il ragazzo. Heather sbuffò e, dopo aver fatto un incantesimo di silenzio intorno a loro (in modo da non essere ascoltati), rispose alle accuse del fratello

-Nessuno di voi ha corso dei rischi: ho ordinato a Pansy di portarmi la lista dei membri del gruppo e, prima che la Umbrige lo leggesse, ho cancellato tutti i vostri nomi- Spiegò semplicemente lei. Pensava che questo potesse risolvere la situazione?

-Per colpa tua, Silente è stato accusato di tutto: adesso avremo la Umbrige come preside. Per quale maledetto motivo lo hai fatto?- Sembrava un pazzo. Era combattuto tra il volerle urlare addosso tutta la sua rabbia e trattenersi.

-Il motivo è semplice: l’ho fatto per proteggerti- Rispose lei, ancora nessun barlume di emozione traspariva ne dal suo sguardo ne dal suo tono. A quel punto Harry non ci vide più dalla rabbia. Non riusciva più a vedere quell’espressione neutra: voleva smuoverla in qualche modo. Non era umanamente possibile che non provasse nulla.

-Proteggermi?! Tu vorresti veramente proteggermi? Quando mai lo hai fatto! Non solo hai persino rifiutato di aiutarmi in questa faccenda, ma mi hai quasi fatto espellere. Credo che il tuo concetto di “protezione” sia diverso dal mio, serpe!- Disse con voce cattiva. Già mentre lo stava dicendo, si era reso conto che le sue parole erano parzialmente ingiuste, ma la rabbia lo aveva totalmente dominato.

Per un secondo credette quasi di essere stato nuovamente ignorato. Ma capì di aver passato il segno, quando il volto della sorella si deformò in un espressione di rabbia. Per la prima volta, di fronte a suo fratello, la sua maschera di calma e freddezza era caduta: lasciando posto ad una furia.

-Mio padre è morto- Disse semplicemente, la ragazza. Senza aspettare una domanda o altro, l’aveva detto tutto d’un botto. Senza aggiungere altre spiegazioni a riguardo, come doveva dire quelle parole il più in fretta possibile, prima che la lacerassero dall’interno. Senza aspettare una risposta, la ragazza si gettò tra le braccia dell’altra.

La Potter non disse nulla. Non vi era nessuna parola che potesse in qualche modo consolarla. L’unica cosa che fece fu ricambiare l’abbraccio. Escludendo Harry, non aveva mai abbracciato nessuno nella sua vita: fu quello a farle comprendere totalmente quanto fosse importante per lei Caroline.

-È stato assassinato. Il ministro se ne lava le mani, ma io e mia madre abbiamo capito che ci sono di mezzo i Mangiamorte. Questa guerra, come quella precedente, non risparmierà nessuno: le persone a noi care sono tutte in pericolo- Aggiunse la Prince, singhiozzando sulla spalla dell’altra.

-Io non so qual è il significato della parole proteggere?! Ma se non ho fatto altro da quando sono nata: durante la nostra infanzia ho evitato che Dudley ti massacrasse di otte e gli zii ti punissero troppo, durante il nostro primo anno qui ad Hogwarts ti ho salvato da Raptor, durante il secondo anno ho impedito che finissi divorato da un’acromantula e da un basilisco, e l’anno scorso ti ho parato il culo durante le prove del torneo tre maghi…- Disse con occhi gelidi.

Aveva afferrato Harry per la collottola e lo aveva sbattuto al muro. Era la prima volta che la vedeva così, ora capiva Ron quando diceva che la sorella gli metteva paura. per la prima volta si rese conto che Heather era una perfetta Serpeverde.

-Io sono il significato della parola proteggere, forse sei tu a non avere l’istinto di autoconservazione. Forse non te ne sei ancora reso conto, ma stiamo per entrare in guerra, una guerra che non risparmia
nessuno, e tu ti metti a giocare al maestro di difesa: vi farete ammazzare tutti. Non vuoi che mi metta in mezzo? Benissimo. Ma ti avviso, Harry. Se per colpa di qualche tua idea, una delle persone a me care dovesse succederle qualcosa… non ti perdonerò-


Detto questo lo spinse via e, senza aggiungere altro, e recuperando (anche se a fatica) la sua maschera di freddezza, si diresse nuovamente verso la sala grande. Lasciando dietro di se un attonito Harry.

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Capitolo 19
*** verso il ministero ***


-Ecco fatto, cara. Non hai nulla di grave, tra poco potrai alzarti- Le disse Madame Chips con un sorriso, prima di uscire dall’infermeria. Heather stava in silenzio, distesa su di un lettino bianco, intenta ad osservare il soffitto. Poco prima aveva avvertito un forte dolore all’altezza della cicatrice e Caroline aveva insistito per accompagnarla in infermeria.

-Ti ho detto che sto bene- Insistette la Potter, con fare irritato. Caroline però non si scompose, e portò, tutta impettita, la ragazza in infermeria. Madame Chips le diede una pozione antidolorifica. Non poteva fare molto di più: quella non era una semplice cicatrice. Prima di uscire, Caroline la salutò con un lieve bacio a fior di labbra.

Il loro rapporto era ormai inesorabilmente mutato. Non erano più delle semplici amiche, ma non sapeva dare un nome al loro nuovo rapporto. Stavano insieme? Chi può dirlo. Per la prima volta nella sua vita, Heather si sentiva confusa.

Aveva appena finito l’ultimo esame dei G.U.F.O. quando si era sentita male. Fortunatamente aveva fatto alla perfezione tutti gli esami, sia quelli pratici che quelli teorici. Si trovavano ormai a Maggio inoltrato, Erano passate alcune settimane da quando la Umbrige era diventata preside, e dal litigio tra i due gemelli Potter.

Nessuno dei due aveva più rivolto la parola all’altro, a parte qualche occhiata di sfuggita, non avevano avuto più rapporti. Le amiche di Heather non ci avevano fatto caso più di tanto, in fondo non lo sopportavano al Grifondoro. Gli amici di Harry, però avevano notato questa cosa.

Nonostante non sapessero i dettagli, avevano provato a convincere Harry a riappacificarsi con lei, ma senza successo. Entrambi erano convinti di essere dalla parte della ragione, e nessuno dei due aveva intenzione di fare il primo passo.

-Ehi!- Una vocetta stridula la riscosse dai suoi pensieri. Smise di fissare il soffitto e si cominciò a guardare intorno, alla ricerca della voce. Di fronte a lei, fluttuante ad alcuni metri da terra, vi era il fantasma più fastidioso di Hogwarts: Mirtilla Malcontenta. Cosa faceva li? Così lontano dal suo solito gabinetto?

-Quella tua amica dagli occhi viola mi ha mandato a chiamarti. Tutti che prendono in giro la povera Mirtilla, oppure la obbligano a fare loro dei favori. Povera piccola Mirtilla Malcontenta- Singhiozzò prima di iniziare a lamentarsi della sua sfortuna e della sua terribile vita (prima di ricordarsi di essere ormai morta), Heather si trattenne da alzare gli occhi al cielo.

-Cosa voleva dirmi Caroline?- Le disse con tono duro. Il fantasma sussultò e spiegò alla Potter ciò che l’altra ragazza le aveva detto. A quanto pare, Harry e il suo gruppo di amici, si erano fatti beccare nell’ufficio della Umbrige. In quel momento si trovavano nella foresta oscura insieme alla neo preside, mentre il resto dei loro amici era tenuto d’occhio dentro la stanza delle punizioni.

Per un attimo Heather fu tentata di ignorare la cosa e di lasciare il gemello a risolvere da solo i suoi problemi. In fondo era quello che lui voleva, no? Ma alla fine prevalse la sua preoccupazione fraterna: questa sarebbe stata l’ultima volta. Ringraziò Mirtilla (il fantasma rimase piacevolmente colpita dalla cosa: nessuno le diceva mai grazie) ed abbassò le sue difese mentali. Era convinta che avrebbe potuto ricavare delle informazioni.

Subito delle immagini affollarono la sua mente: Sirius agonizzante in un luogo buio, con accanto Voldemort che lo osservava divertito, Heather aveva già visto quel luogo nella mente di Caroline: doveva essere l’ufficio misteri del ministero della magia. Nella seconda immagine invece vi erano Harry insieme ad Hermione che guardavano la Umbrige mentre veniva portata nei meandri della foresta oscura da alcuni centauri.

A grandi linee aveva capito cosa stesse succedendo. Si diresse velocemente verso la sala comune: probabilmente Caroline la stava aspettando lì. Ed in effetti la ragazza era in piedi al centro della sala comune dei Serpeverde, insieme alle altre componenti della setta della serpe. Appena la videro arrivare, le si avvicinarono di corsa

-Heather, gli amici di tuo fratello sono scappati e lo hanno raggiunto nella foresta proibita- La informò Caroline. Heather annuì, facendo capire che era già al corrente della situazione, per poi voltarsi verso le altre componenti del gruppo. Domandò a Daphne chi fosse stata liberarli.

-Deve essere stato qualche membro della squadra di inquisizione, ma non era qualcuno di noi: non so proprio spiegarmelo, quale Serpeverde può essere interessato ad aiutare dei Grifondoro?- Si domandò tra se e se Millicent. Heather fece un cenno con la mano: per lasciar intendere che quello non fosse un argomento importante.

-Vado a raggiungere quei mentecatti, credo di sapere dove sono diretti (anzi, ne sono sicura): se qualcuna di voi intende seguirmi, lo dica subito- Disse Heather, afferrando saldamente la bacchetta e il mantello. Tutte le ragazze, nessuna esclusa, si fece avanti, ma Heather guardò severa due di esse.

-Voi due non verrete, siete ancora piccole: non intendo avere morti durante la nostra prima missione- Disse Heather, dimostrando un grande cuore (sarcasmo -_-). Tracy e Astoria sbuffarono all’unisono, ma se la prima aveva gettato la spugna, la seconda non ne voleva sapere di mollare il colpo: era terrorizzata all’idea che a Harry potesse succedere qualcosa di brutto.

Heather, nonostante sapesse il motivo per cui la giovane compagna voleva seguirle (grazie alla leggimanzia), non glielo permise ugualmente. Con tutto l’appoggio di sua sorella Daphne. Aveva accettato che la sorellina entrasse in questo gruppo illegale, anche se un po’ a fatica, ma non avrebbe mai permesso che rischiasse la vita.

-Tu e Davis non verrete- Disse perentoria, la Potter. Detto questo, nessuno osò ribattere: le sue parole erano legge. Prima di uscire dal castello, però Heather tirò fuori la bacchetta e la puntò contro le altre compagne. Subito i loro abiti si trasfigurarono in lunghe tuniche nere (per chi le conosce, come quelle che indossano i membri dell’organizzazione XIII in Kingdom Hearts N.d.A.).

-Userete queste divise quando andremo in “missione”: mettetevi i cappucci, vi aiuteranno a nascondere la vostra identità- Disse loro, prima di dirigersi verso al foresta oscura. Avrebbe potuto avvertire semplicemente i professori appartenenti all’Ordine della fenice, ma in un modo o nell’altro, nessuno di loro era al momento reperibile.

-Dannazione, Heather, credo che siano già andati via!- Esclamò Caroline, quando non vide traccia dei ragazzi nella foresta oscura. Heather sbuffò, se lo era immaginato, ma questo rendeva le cose ancora più complicate: adesso avrebbe dovuto raggiungere anche lei il ministero della magia.

Quella visione di Sirius era chiaramente un falso, ma Voldemort doveva averla usata per attirare lì Harry. Doveva salvarlo. Ma per raggiungere il ministero in tempo aveva un solo modo. Si voltò verso le altre ragazze e disse loro, con il suo solito tono di voce freddo

-Ragazze, adesso useremo uno speciale mezzo di trasporto. Vi chiedo solo una cosa: non aprite gli occhi per nessun motivo- Disse loro, lasciandole parecchio confuse.

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Capitolo 20
*** battaglia all'ufficio misteri ***


Era una trappola. La visione di Sirius che veniva torturato da Voldemort nell’ufficio misteri, era un falso. Serviva solamente per attirarlo lì e fargli prendere quella sfera di cristallo che, a quanto pare, era una profezia su di lui, sua sorella e Voldemort. Credendo che Sirius fosse in pericolo, Harry era partito (insieme ad Hermione, Ron, Ginny, Neville e Luna) per il ministero.

Per un attimo aveva pensato di avvertire la sorella (ricordando la promessa di avvisarla nel caso finisse in qualche guaio, ma alla fine il suo stupido orgoglio aveva prevalso: perché avvisarla, se poi alla fine ti pugnalava alle spalle? Pensò con cattiveria. E adesso erano lì: da soli, circondati da una decina di Mangiamorte.

Lucius Malfoy, Bellatrix, Rodolphus e Rebastan Lestrange, Tiger, Jugson, Antonin Dolohov, Macnair, Avery, Rookwood, Mulciber e Nott. E come se non bastasse, i suoi amici erano ridotti male: Ron era stato colpito da un Confundus, Ginny aveva una gamba rotta e non poteva più combattere, Luna era svenuta, ma quella che lo preoccupava di più era Hermione.

Era stata colpita da una maledizione di Dolohov, e adesso era a terra priva di sensi. Sembrava morta. L’unica che gli era rimasto a fianco era Neville, seppur con il naso grondante di sangue. Sembrava finita: i Mangiamorte avrebbero preso quella profezie che desideravano tanto, e li avrebbero uccisi tutti. Grazie al cielo, arrivò qualcuno ad aiutarli.

I membri dell’Ordine della Fenice, chiamati da Severus Piton, giunsero in soccorso dei ragazzi: Sirius, Remus, Kingsley, Tonks e Malocchio Moody. Sirius si mise a combattere contro Lucius Malfoy, Remus afferrò Neville e andò a portare i ragazzi in un punto più protetto, lontano dagli scontri, per poi dirigersi contro Rebastan Lestrange.

Ninfadora Tonks si mise a duellare contro la sua odiata zia, Bellatrix Lestrange, mentre al marito, Rodolphus, ci pensò Malocchio. Kingsley invece iniziò a confrontarsi con Augustus Rookwood. Proprio mentre tutti erano nel pieno della battaglia, il pavimento iniziò a tremare.

-Cosa diavolo sta succedendo?- Gridò furioso Dolohov, mentre si portava la mano sulla bacchetta. Anche gli altri maghi si distrassero un secondo, senza capire cosa stesse causando terremoto. Dopo pochi istanti, proprio sotto i piedi di Nott, si aprì uno squarcio enorme. Il Mangiamorte venne sbalzato via da qualcosa non ben identificato, e andò a sbattere contro il muro, perdendo i sensi. Dal buco nel pavimento, fuoriuscì un serpente enorme, di almeno una ventina di metri. Appena lo videro, Moody gridò a tutti gli altri

-È un basilisco, non guardatelo negli occhi!- Gridò il vecchio auror al resto della sua squadra. Ma l’immensa creatura stava già scomparendo. Sotto lo sguardo sorpreso di tutti, il basilisco si rimpicciolì fino a riassumere le sembianze di…

-Heather!- Esclamò il fratello, vedendola. La ragazza si voltò verso di lui, con uno sguardo freddo. Come per dire: “dopo faremo i conti”. Intanto dal cratere al centro della stanza, iniziarono ad uscire Caroline, Millicent, Pansy e Daphne. Con addosso il loro cappuccio. Senza aggiungere altro, le cinque ragazze tirarono fuori le loro bacchette e si gettarono nella mischia.

Millicent e Pansy si misero a combattere contro Jugson, Caroline e Daphne si ritrovarono faccia a faccia con Dolohov, mentre Heather iniziò ad affrontare Avery e Mulciber insieme. Nonostante i duelli non furono interrotti, tutti quanti erano rimasti sorpresi dalla rivelazione: quella quindicenne era un Animagus, e si trasformava addirittura in un basilisco.

Quasi nello stesso momento, Lucius Malfoy e Ninfadora Tonks vennero schiantati, rispettivamente da Sirius Black e Bellatrix Lestrange. Questi ultimi, una volta sconfitti i propri avversari, si misero a combattere tra loro, di fronte all’arco al centro della stanza. Heather mosse la bacchetta talmente velocemente da essere quasi impercettibile.

Con uno schiantesimo di incredibile potenza fece volare Avery dall’altra parte della sala, lasciando impietrito Mulciber. Intonato la ragazza non stava perdendo di vista le uniche tre persone a cui teneva veramente: Harry Caroline e Sirius. Ognuno di loro era una figura importante per lei. proprio allora accadde ciò che più temeva.

Una maledizione di Dolohov, somigliante ad una frusta, colpì in pieno Caroline. La ragazza urlò di dolore e cadde a terra. La Potter venne pervasa da un forte odio e, dopo aver schiantato via anche Mulciber, si mise a combattere contro Dolohov. Intanto le altre componenti della setta della serpe si girarono verso Caroline.

-Mettetevi intorno a lei! Non permettete che venga colpita di nuovo!- Gridò loro la Potter. Le tre ragazze si misero in cerchio, intorno a Caroline, e continuarono a combattere contro Jugson in quale, essendo tre contro uno, cominciava a trovarsi in difficoltà. I vari duelli procedettero così per alcuni minuti, nessuno di loro sembrava prevalere, almeno per il momento, sull’altro.

Heather constatò che la sua forza magica e quella dell’avversario all’incirca si equivalevano. Sarebbe stato difficile sopraffarlo. Fu proprio in quel momento che avvertì una presenza spaventosa: un mago a dir poco potente era appena entrato in quella enorme e buia stanza. Albus Silente, appena sbucato da una delle porte laterali, si avvicinò lentamente al terreno di scontro.

Macnair, il più vicino al vecchio mago, fu il primo  a notarlo. Cercò di fuggire ma venne afferrato da un rapido incantesimo di Silente e neutralizzato. Solo allora anche gli altri si accorsero del suo arrivo. La situazione sembrava tornata a loro favore, ma la Serpeverde non riusciva a tranquillizzarsi: la compagna non si era ancora rialzata.

Un boato risuonò ovunque, attirando la sua attenzione. Al centro della sala, nel punto dove vi era quello strano arco, Bellatrix iniziò ad esultare. La Potter era sicura di aver visto qualcosa cadere oltre il velo dell’arco. Cosa diavolo stava succedendo? Intanto Silente aveva sconfitto anche Augustus Rookwood e Rebastan Lestrange, ma nessuno sembrava prestargli attenzione.

Remus corse a fermare Harry, che intanto urlava disperato. Solo allora la sorella si accorse di un particolare: mancava Sirius. Era lui ad essere finito oltre il velo dell’arco della morte. non poteva essere. La ragazza, per un attimo, rimase senza parole: possibile? Ma a toglierle qualsiasi dubbio ci pensò Harry

-Lo ha ucciso! Ha ucciso Sirius e adesso ucciderò lei!- Gridò il gemello, mentre si mise all’inseguimento di Bellatrix. La donna, dopo aver schiantato il suo odiato cugino, era fuggita dalla furia di Silente e dei membri dell’Ordine. Intanto l’uomo aveva appena sconfitto anche Tiger e Rodolphus Lestrange.

Heather si concentrò sul nemico davanti a se e, con l’ausilio di un sortilegio oscuro, riuscì a procurare un profondo taglio sul braccio di Dolohov. Il Mangiamorte, a causa del dolore, perse la bacchetta e non potè proteggersi dal secondo schiantesimo che lo prese in pieno. Tolto di mezzo il suo avversario, si voltò verso le sue ragazze

-Riportatela subito ad Hogwarts. Ha bisogno di cure immediate, presto!- Ordinò Heather alle altre, che intanto avevano sconfitto Jugson. E dopo aver saltato vari membri dell’ordine che tentavano di fermarla, si precipitò a tutta velocità verso il punto in cui erano scomparsi. Tra pochi minuti avrebbe ucciso… Bellatrix sarebbe morta. Ma neanche Harry l’avrebbe passata liscia.

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Capitolo 21
*** il punto debole ***


Heather iniziò a correre lungo i poco illuminati corridoi dell’ufficio misteri. Sirius era morto, forse anche Caroline, e quel pezzente di Harry era partito all’inseguimento di una folle ed esperta serial killer. Superò la cosiddetta “stanza dei cervelli”, dove vi erano, ancora prive di sensi, Hermione e Luna, e imbucò il corridoio che l’avrebbe portata all’ascensore.

Caroline le aveva spiegato, a grandi linee, come era fatto l’interno del ministero, perciò riuscì ad orientarsi abbastanza bene. Una volta preso l’ascensore che l’avrebbe portata nell’atrio principale del ministero, avvertì chiaramente una potenza magica spaventosa.

Nell’atrio, dove stavano Harry e Bellatrix, era appena comparso un mago potente tanto quanto Albus Silente. Ed esisteva soltanto un altro mago forte come lui: lord Voldemort, alias Tom Orvoloson Riddle.

Appena le porte dell’ascensore si aprirono, la ragazza si ritrovò davanti ad una scena terribile: Harry era al centro dell’atrio, senza bacchetta, Bellatrix era china a terra, qualche metro più in là, mentre Voldemort era tranquillamente in piedi, a pochi metri da Harry.


Era la prima volta che Heather lo vedeva nella sua piena forma: aveva un aspetto serpentino, privo di capelli e naso, e con gli occhi iniettati di rosso. Appena la ragazza entrò, tutti si voltarono verso di lei. il volto di Bellatrix rimase impassibile, mentre quello di Harry, ed incredibilmente quello di Voldemort erano sollevati.

Harry fece impercettibilmente un passo verso la ragazza, ma si bloccò subito. Heather gli aveva rivolto uno sguardo raggelante. Cosa le prendeva? Harry non riusciva a comprenderlo. Era troppo sconvolto dalla morte di Sirius, per poter ragionare in maniera lucida. Voldemort, guardando alternativamente i due gemelli, scoppiò in una risata fredda e priva di allegria. Harry e perfino Bellatrix tremarono, Heather invece non fece neanche una piega.

-E così, per la terza volta, la “famiglia” è riunita completamente- Disse con una voce serpentina. Iniziando a camminare lentamente in cerchio. Entrambi i gemelli Potter compresero a cosa si stesse riferendo la loro nemesi di sempre. Quando aveva ucciso i loro genitori, quattordici anni prima,  e quando gli avevano impedito di impossessarsi della pietra filosofale.

Dopo aver attraversato uno stretto corridoio. Si ritrovò alla resa dei conti. Di fronte a lei vi erano Harry con in mano una pietra rossa e dall’altra parte della stanza il professor Raptor (Heather fu parecchio sorpresa, non si aspettava che il ladro fosse lui). in fondo vi era un enorme specchio.

Ne era sicura: era lo stesso specchio che aveva visto mesi prima, dentro quell’aula abbandonata.

-Heather!- Esclamò il gemello, sorpreso di vederla lì. In quel momento Raptor si voltò verso di lei, e riflesso nello specchio vi era una seconda testa. Voldemort aveva preso possesso del corpo del docenti e il suo volto stava sulla sua nuca. A dir poco disgustoso, pensò Heather con una smorfia.

In quell’occasione erano riusciti a cavarsela (in fondo, Voldemort era privo di corpo, ed aveva solo l’ausilio di quel buono a nulla di Raptor), ma adesso era completamente diverso. D’improvviso il volto serpentino del signore oscuro si fece serio. Quel sorriso raggelante aveva lasciato il posto ad uno sguardo di pietra dura e fredda.

-Harry, mio caro ragazzo, hai rotto la profezia contenuta all’interno della sfera: quella profezia era importante per me, quanto lo era per voi… che peccato- Sussurrò infine. Con una rapidità tale da essere impercettibile agli occhi di Harry e di Bellatrix, ma non a quelli di Heather, il signore oscuro tirò fuori la bacchetta e lanciò una maledizione contro il Grifondoro.

Heather reagì di istinto, e turando fuori anch’essa la bacchetta, eresse un sortilegio scudo di fronte al fratello. Il rimbombo fu assordante, e per un attimo la ragazza credette che il suo Protego non avesse retto: quella maledizione aveva una potenza spaventosa. Bellatrix rimase stupefatta, sembrava furiosa, mentre Voldemort cominciò a ghignare.

-Ottimi riflessi, e anche ottima difesa. Ma vediamo come te la caverai se aumento l’intensità dell’attacco- Detto questo, lanciò una seconda maledizione, questa volta con maggiore potenza, verso di lei. questa volta  parare il colpo non fu lei. Voldemort si voltò verso l’ascensore, lo stesso che poco prima aveva la Potter, e ringhiò di frustrazione.

-Silente!- Esclamò furioso. Per la prima volta da quando era comparso al ministero, Tom Riddle sembrava preoccupato. Il preside si avvicinò al campo di battaglia e iniziò a fissare il suo vecchio allievo. I due iniziarono a scambiarsi qualche battuta che i gemelli sopravvissuti non ascoltarono minimamente: erano ancora troppo sconvolti.

Appena il mago più vecchio tirò fuori la bacchetta, il duello ebbe inizio. Incantesimi di potenza incredibile iniziarono a volare per tutto l’atrio del ministero. Harry era rimasto in silenzio ad osservare l tutto, ma Heather non stava perdendo di vista la folle strega dai lunghi capelli neri. E infatti, quando credeva che nessuno stesse più badando a lei, si precipitò verso uno dei camini. Voleva usare la metropolvere per fuggire.

-Dove credi di andare?- Le gridò contro, Heather. Per poco un raggio di luce blu elettrico non la colpì al fianco, ma all’ultimo secondo riuscì a deviarlo con un sortilegio scudo di incredibile potenza. La Mangiamorte sghignazzò soddisfatta, mentre la Potter la fissò con uno sguardo a metà tra il glaciale e l’odio puro.

-Mi dispiace, ragazzina. Ci sai fare, ma i tuoi tentativi sono del tutto inutili: il tuo punto debole ti impedisce di poter tenere testa al Signore oscuro- Disse la Lestrange, con una risata folle, prima di sparire tra le fiamme verdi del cammino. Heather rimase per qualche secondo il silenzio.

Stava ripesando alle parole della donna (“il tuo punto debole ti impedisce di poter tenere testa al Signore oscuro”), quando venne colta da un improvviso dolore alla cicatrice. Per un attimo le sue barriere mentali rischiarono di cedere, ma fortunatamente la ragazza riuscì a riprendere il controllo della situazione e respinse l’attacco mentale di Voldemort.

Si voltò verso il luogo dove i due potenti maghi si stavano affrontando e vide Silente chino su un sofferente Harry. Del signore oscuro non vi era più nessuna traccia, o almeno così poteva sembrare. La Potter capì subito la situazione: Voldemort stava cercando di possedere Harry. Quel colpo alle sue difese mentali doveva essere stato causato dall’oscuro mentre entrava nella testa di Harry.

Silente si avvicinò al ragazzo cercando di farlo tornare il se. Heather rimase a guardare a distanza. Non fece neanche un solo passo verso il fratello in difficoltà. Dopo un urlo atroce, dal corpo di Harry fuoriuscì nuovamente Voldemort: il ragazzo sopravvissuto era riuscito a respingerlo. Proprio in quel momento cominciarono a sopraggiungere gli auror guidati dal ministro in persona.

Il signore oscuro, conscio che affrontare Silente e tutta la squadra auror al completo fosse un azzardo, decise di smaterializzarsi. Non prima però di aver rivolto un’ultima volta la parola ad Heather.

-Hai delle immense capacità, in futuro potresti diventare una delle streghe più potenti di tutti i tempi. Peccato che hai un punto debole che ti impedisce di sbocciare a pieno: l’affetto che provi verso tuo fratello è solo una zavorra. Finchè non te ne libererai, non riuscirai mai a raggiungere il tuo vero potenziale- Detto questo, l’oscuro signore scomparve in una nuvola di fumo. Lasciando la sala nel più completo silenzio.

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Capitolo 22
*** uno sguardo al passato e poi sempre avanti ***


« Oscuro Signore

e (?) Harry Potter e Heather Potter

Ecco giungere i soli col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...

nati da chi lo ha tre volte sfidato, nati sull'estinguersi del settimo mese...

l'Oscuro Signore li designerà come suoi eguali, ma loro avranno un potere a lui sconosciuto…

due poteri diversi e contrapposti…

ma che bilanciati insieme porteranno alla disfatta del signore oscuro…

gli uni dovranno morire per mano dell'altro o viceversa…

perché nessuno dei tre può vivere se l'altro sopravvive...

i soli col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nasceranno all'estinguersi del settimo mese... »

Albus Silente recitò la profezia davanti ai due gemelli Potter. Dopo la fuga del signore oscuro, il ministro (tremolante, per paura di perdere il posto) aveva preteso delle spiegazioni dal vecchio preside. Quest’ultimo aveva annuito, ma non prima di aver riportato tutti gli studenti, tramite passaporta, ad Hogwarts.

Una volta che i due fratelli giunsero nell’ufficio del preside, calò il silenzio più totale. Neanche i quadri dei precedenti presidi dissero niente. Harry aveva un aspetto distrutto, non riusciva ancora  a credere che Sirius fosse morto, mentre Heather rimaneva con la sua solita aria impassibile, nonostante si potesse notare una strana scintilla nei suoi occhi.

Fu proprio questo suo atteggiamento che fece irritare non poco il già indisposto gemello. Ma prima che quest’ultimo potesse anche solo aprire bocca, il preside finalmente arrivò nello studio. Dopo aver lasciato sfogare Harry per qualche minuto, il quale aveva cominciato ad urlargli contro.

Il ragazzo sopravvissuto era furioso: Sirius, il suo amato padrino, era morto, e lui doveva sfogarsi in qualche modo. Inoltre, era arrabbiato con Silente per avergli taciuto (anche alla sorella) che qualcuno avesse fatto una profezia su di loro. Quando il ragazzo si fu parzialmente calmato, iniziò finalmente a spiegare.

Spiegò che quella profezia era stata fatta 16 anni prima. I gemelli in questione potevano essere o loro o i Paciock (Harry rimase sorpreso che Neville avesse un gemello, ma non disse niente), ma Voldemort aveva ritenuto i Potter la minaccia più grande. Questo aveva segnato per sempre il loro destino.

-In parole povere: il confronto tra noi e Voldemort, se vorremo distruggerlo una volta per tutte, sarà inevitabile- Disse Heather, con tono atono. Il preside annuì, perdendo il suo famoso luccichio negli occhi. Harry si voltò prima verso il preside e poi verso la sorella. Non aveva la forza di aggiungere niente.

I due ragazzi salutarono il vecchio uomo con un cenno del capo, ed uscirono dal suo ufficio in religioso e teso silenzio. Silente si appoggiò meglio sulla sedia, e sospirò con aria stanca, mentre osservava la porta da cui erano appena usciti i due ragazzi. Aveva un senso di déjà-vu per niente positivo: ricordi di 100 anni prima erano riaffiorati nella sua mente. Tempi duri li aspettavano, in particolare per i due giovani ragazzi.

Intanto in infermeria altri ragazzi erano intenti a recuperare le forze. Quasi tutti i membri del ES avevano riportato solo qualche graffio e anche coloro che facevano parte della setta della serpe. Solo due di loro, che tra l’altro erano state colpite dalla stessa maledizione, dormivano nei letti in fondo: Hermione Granger e Caroline Prince.

Il resto della comitiva, dopo alcune ore, aveva deciso di far riposare le due ragazze, e aveva lasciato l’infermeria. Solo una persona, dopo aver controllato che non ci fosse nessun altro, si era decisa ad entrare e vedere come stesse Hermione.

Draco Malfoy, il purosangue per eccellenza, il principe delle serpi, era venuto a trovare la mezzosangue, principessa dei Grifondoro. Si sedette su una sedia lì vicino e strinse la mano alla ragazza. L’amava. Ormai se n’era reso conto. L’aveva capito già da tempo, ma lo aveva ammesso con se stesso il giorno prima delle vacanze di natale.

-Furetto, di cosa stai parlando? A quale tradizione ti riferisci?- Disse, accorgendosi solo all’ultimo secondo che il ragazzo teneva sulle loro teste un ramoscello di vischio. Ancor prima di rendersi conto di ciò che stesse per succedere, Draco l’aveva attirata a se e aveva posato le sue labbra sulle sue. Dopo qualche secondo si staccò. Un silenzio inquietante era calato nel corridoio. Grazie al cielo c’erano solo loro.

-Ora io dovrei dire prego… buona giornata, Granger- Fece il ragazzo dopo averle fatto una carezza sulla guancia, averle restituito la bacchetta,  ed aver imboccato la strada verso la sua sala comune.

Hermione rimase immobile, come una statua, per diversi minuti. Il suo volto fece in tempo a cambiare colore almeno una decina di volte, prima di realizzare cosa fosse successo: Draco Malfoy l’aveva appena baciata.

Si frequentavano da alcuni mesi. In gran segreto, nemmeno i loro amici più intimi ne erano a conoscenza. Draco sbuffò. Per un po’ aveva pensato che per loro ci fosse una possibilità, ma purtroppo non era così. Suo padre era stato arrestato, adesso sarebbe toccato a lui portare avanti il nome della famiglia… e sarebbe stato marchiato. Hermione sarebbe stata in pericolo se le fosse rimasto accanto.

Con la morte nel cuore, alzò la bacchetta e, dopo averla puntata sulla fronte della ragazza, recitò l’incantesimo di Obblivio. Da quel momento in poi sarebbero tornati “la mezzosangue” e “il furetto”. Senza aggiungere niente, uscì dall’infermeria. Ripetendosi  che aveva fatto la cosa giusta.

Intanto i due gemelli stavano attraversando uno dei corridoi del castello, nel più completo silenzio. fu Harry, non sopportando più quella situazione, a romperlo. Si voltò verso di lei e le caricò contro: voleva sfogarsi contro qualcuno, e l’apparente tranquillità di Heather lo stava mandando fuori di testa.

-Come cazzo puoi rimanere così impassibile?! Ti rendi conto che Sirius è morto?! Come puoi fregar…- Ma non fece in tempo a terminare la frase. In un istante si ritrovò a terra, con il barro dolorante e parecchio sangue che gli colava giù dal naso: Heather gli aveva appena rifilato un pugno. Almeno a qualcosa era servito: lo sguardo di Heather non era più indifferente era diventato mortalmente freddo.

-Non ti azzardare mai più. Hai capito? Se non fosse stato per il tuo stupido orgoglio, non volendo ascoltare i consigli di nessuno e non volendo chiedermi aiuto con l’occlumanzia, Sirius non sarebbe morto. Assumiti le tue responsabilità e taci- Gli disse con voce gelida. Gli occhi di Harry si riempirono di lacrimi, ma non per il dolore al labbro, e il suo corpo fu scosso da dei tremiti.

-Non voglio più avere tra i piedi un debole come te. A proposito, con questo fanno due occhi. Non intendo chiuderne più. Ascolta bene questa parole: tu per me sei morto, Harry Potter- Gli disse con un sorrisino inquietante, aveva indossato la stessa maschera che teneva con gli altri. Voleva fargli capire questo: adesso per lei sarebbe stato un semplice sconosciuto.

Harry rimase per secondi, minuti, e forse anche ore, nel più assoluto silenzio. quella sera non aveva perso per sempre solo Sirius, ma anche sua sorella. Non poteva crederci. Non voleva crederci. Con la coda dell’occhio, vide qualcuno avvicinarsi a lui e tamponargli il labbro spaccato.

-Harry, cosa ti è successo?- Gli domandò una voce dolce e delicata, ma con un pizzico di superbia che Harry riconobbe subito. Si voltò leggermente verso destra e si ritrovò di fronte il viso preoccupato e bellissimo di Astoria. Senza darle il tempo di dire qualcosa, la afferrò e la strinse delicatamente a se.

-Stammi vicino, ti prego. Ho bisogno di te- Le disse con tutto l’amore che poteva. Nonostante le sue parole fossero anche intrise di un profondo dolore. L’ultima Greengass non potè fare a meno di ricambiare l’abbraccio e di cullarlo dolcemente: neanche fosse un bambino piccolo con la propria madre.

Intanto Heather aveva raggiunto l’infermeria. Le era stato riferito che Caroline era fuori pericolo e che avesse bisogno solamente di un buon riposo, solo quello l’aveva trattenuta dal precipitarsi all’istante a vedere come stava. Una volta dentro, si guardò intorno: oltre lei, vi erano solo la Granger e Caroline.

-Ti prego, torna presto da me. Sei l’unica persona che mi rimane- Le sussurrò la ragazza in un orecchio. Si sedette vicino a lei, e cominciò ad accarezzarle delicatamente i capelli. Per una volta nella sua vita, abbandonò la sua maschera gelida e mise momentaneamente da parte il suo odio verso il mondo. Non poteva permettere che la sua ragazza morisse. Ormai aveva deciso: non l’avrebbe più portata in una missione tanto pericolosa.

Così concentrata, non si accorse che il centro dei suoi pensieri si era risvegliata. Se ne rese conto, solamente quando cominciò a ricambiare le sue carezze. Heather spalancò gli occhi (li aveva chiusi per un secondo) e guardò in quelli dell’altra. Verde e viola si unirono tra di loro.

-Vedi? Sono tornata da te- Le disse la Prince, rispondendo a ciò che Heather aveva sussurrato poco prima. Quest’ultima sorrise lievemente. Uno dei suoi sorrisi rari. Aveva perso per sempre Sirius, e probabilmente anche Harry, ma non riusciva a sentirsi totalmente sola. Nonostante cercasse la solitudine, avere qualcuno, un particolare “qualcuno”, la faceva sentire bene… anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
 
N.d.A.
Salve a tutti !
Siamo giunti alla fine del quinto capitolo della serie. Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Ringrazio Thranduil_Oropherion, NeahSwanMills, Vale Lovegood e nikui per averla recensita. Inoltre do un caloroso saluto a Anonymous_1592, kelly95, cody020701 e Julia Slytherin per aver recensito ogni singolo capitolo.
Ancora un ringraziamento di cuore a tutti, e a domenica, con l’uscita del prologo della storia “Harry e Heather Potter: e il principe mezzosangue”.

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