Uno strano San Valentino

di Rossy_chris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo impatto ***
Capitolo 2: *** Non è come sembra ***
Capitolo 3: *** Sensazioni ***
Capitolo 4: *** Piccoli imprevisti ***
Capitolo 5: *** Smettila di girarci attorno. ***
Capitolo 6: *** Non cedere alle tentazioni. ***
Capitolo 7: *** Diritta nella tana del lupo. ***
Capitolo 8: *** One more night ***
Capitolo 9: *** Istinti pericolosi ***
Capitolo 10: *** Cocente delusione ***
Capitolo 11: *** Stand by me ***
Capitolo 12: *** Welcome to Gotham City (parte 1) ***
Capitolo 13: *** Welcome to Gotham City (parte 2) ***
Capitolo 14: *** Il suo sangue è sulle tue mani ***
Capitolo 15: *** Non c'è posto per la debolezza. ***
Capitolo 16: *** Scambio di ruoli ***
Capitolo 17: *** Ombra e luce ***
Capitolo 18: *** Insieme. ***
Capitolo 19: *** Tutto torna ***
Capitolo 20: *** May we meet again ***



Capitolo 1
*** Primo impatto ***


È notte inoltrata, ma il chiasso che c'è a Boulevard Street fa pensare che siano appena le 19. Le luci del nuovo locale, il Beach Bar, stanno accecando perfino chi si limita a guardare quei festeggiamenti dal vetro della propria finestra.
Io sono al centro esatto della pista da ballo. È il 14 febbraio, ma indosso un vestito scollato e senza spalline. Le calze le ho perse prima ancora di entrare.
-Ragazzi fatemi sentire un OOOOH-
Un grande Ooh e un sonorissimo applauso mi tappano le orecchie. -Diavolo che casino!- afferro il braccio di Catlin, la mia migliore amica.-Grazie a Dio, sei rossa! Riesco a trovarti subito.-
Catlin ride perchè in realtà -Non ho sentito una parola di quello che hai detto.-
Mi unisco a quelle risate e cerco di muovermi per uscire da quella bolgia. Catlin si ferma appena capisce le mie intenzioni. -No, Felicity.- unisce dei gesti alle sue parole per farsi capire meglio -Io ti raggiungo tra poco.- Mi fa l'occhiolino ed indica un fusto che le balla affianco in modo molto provocante.
Le mimo un "ok" e continuo ad andare avanti. Il caldo del locale e dei corpi ammucchiati sulla pista mi sta facendo venire il voltastomaco. Ho bisogno di aria, ma soprattutto di bere.
-Una vodka alla pesca per favore.- Dico al barista, poggiandomi al bancone. -Senza ghiaccio.-
Ammicco e lui non ha alcuna reazione. Sembra un tipo serio e attento al lavoro. Proprio quelli che sto cercando di evitare.
Mi volto e mi accorgo di essere circondata da un centinaio di persone,ma noto davvero soltanto l'uomo seduto al mio fianco. Alto,biondo. Davvero molto sexy.
Alza lo sguardo e mi vede. Arrossisco appena mi accorgo che i suoi occhi verdi mi stanno squadrando. -Ciao.- Dico in un sussurro.
Lui sembra sorpreso. Trattiene un sorriso, poi ricambia il saluto, ma mimandolo con la mano. Avvicina le labbra al drink che ha in mano e ne beve un sorso. Arriva anche il mio e lo tracanno in un unico sorso, sbattendo gli occhi violentemente appeno lo sento bruciarmi lo stomaco.
L'uomo ride e scuote la testa.
-Che ci fa uno come lei ,qui ,la notte di San Valentino?-
Ride di nuovo e si sporge verso di me per rispondermi. Ora posso guardare meglio tutto il suo volto: ha dei lineamenti molto delicati, i capelli corti che gli alzano la fronte, un bel naso. È difficile che gli uomini abbiano un bel naso, ma il suo era il più bello che avessi mai visto.
-Uno come me?- chiede, insospettito.
Scrollo le spalle,l'alcool mi rende più spavalda. -Si, così...anziano.-
-Anziano?-
Alza la voce e sembra offeso. Mi mordo le labbra e inclino la testa, in segno di scusa. Mi guarda ancora, ammorbidito. Penso che potrei guardarli per sempre quegli occhi.
Non risponde e alza la mano sinistra, mostrandomi l'anulare. Porta la fede.
-Oh.- sono delusa, ma cerco di non darlo a vedere. Ordino un altro drink, doppio. -Allora avevo ragione a darle dell'anziano.-
-Ok- lo dice ridendo, ancora. Sarà la terza volta che lo faccio ridere. Si alza e mi viene vicino. Ha l'indice puntato poco più su della mia scollatura. Avvampo. -Non sono venuto qui per farmi dare dell'anziano.-
Bevo. Sento che ne ho assolutamente bisogno. -Allora perchè è qui? L' ha costretto sua moglie?-
Lascia cadere le braccia lungo i fianchi. -No- serra i pugni, sembra dispiaciuto. -C'è stato un brutto litigio.-
Vorrei unirmi al suo dispiacere, ma non ci riesco. -Scommetto che non le ha comprato i cioccolattini.-
Mi concede un altro sorriso, ma diverso dagli altri. Questo sembra triste. Lui ora sembra triste.
-Potrei andare a comprarli ora.-
-Beh..è mezzanotte passata. Mi sa che è fuori tempo.-
-Già..- si muove lontano da me. -Sarà meglio che io vada.-
Allunga una banconota da 50 al barista e fa per salutarmi.
-Aspetti- gli tocco il braccio per fermarlo. Lui si volta a guardarmi e la sento: una potentissima scossa elettrica capace di fulminarmi lì., in quel preciso istante.
-Balli con me.-
Si stacca dalla presa. -Non sono dell'umore giusto per un ballo. - Ha gli occhi lucidi. Mi chiedo se sia l'alcool o la tristezza.
-Soltanto uno.-
La mia voce è un soffio.
Lui guarda la pista, poi me. -Non mi piace questa canzone.-
-Possiamo aspettare la prossima. -
Sbuffa. -D'accordo. Ma ad una condizione.-
Annuisco e aspetto i termini dell'accordo. -La smetti di darmi del Lei.-
Rido. -Ci sto.-
La musica cambia ed io mi sbrigo ad afferrarlo. Gli prendo la mano e lo trascino in pista.
-Ehi, ehi!-
Lui cerca di fermarmi, ma non gli do tregua. Mi dà una strattonata e quasi rischio di inciampare. Mi salva lui, mettendomi un braccio dietro la schiena.
-Sei..-inizia, prendendo fiato.-Una forza della natura.-
-Carino.- replico, gettandogli le braccia al collo. -Non me lo aveva ancora detto nessuno.-
-Beh nessuno prima d'ora mi aveva ancora dato dell'anziano.-
Alza un sopracciglio e rimango colpita ancora dalla sua bellezza. Il ritmo della canzone è veloce, inizio a muovermi intorno a lui, sfiorandolo con il mio corpo.
Lui si muove poco,sembra impacciato. Sento i suoi occhi sul mio corpo e spero che l'effetto dell'alcool duri ancora un po'. -Sicuro di essere stato in una discoteca prima di oggi?-
-In realtà.- Mi afferra, vuole che io capisca bene le sue parole. Le sue labbra sono sul mio orecchio: -io gestisco un night club.-
-Tu gestisci un night club?- ripeto, alzando la voce. -Ci credo che litighi con tua moglie.-
Si incupisce di nuovo e serra la mascella. -Si è fatto davvero tardi ora..-
Mi arrendo, delusa che non gli piaccia per niente. -Si, scusami se ti ho trattenuto. Ti accompagno fuori.-
Inizio a camminare, ma ho un improvviso giramento di testa. Mi aiuto a rimanere in piedi, appoggiandomi alle pareti.
-Tutto bene?-
-Io..-farfuglio. -credo di si.-
-Sei qui da sola?-
-No, sono con un'amica.-
Si guarda intorno, preoccupato. -Come si chiama?-
-Catlin, ha i capelli rossi e un vestito blu.-
Alziamo gli occhi insieme e la vediamo, sul divanetto intenta a limonare con il fusto di prima. -Non credo sia il caso di disturbarla.- aggiungo, sapendo quanto si sarebbe arrabbiata.
-Andiamo fuori, ti chiamo un taxi.-
Mi blocco, sorridendogli. -Non è nulla davvero.- Cerco di sembrare il più naturale possibile. -Torna a casa da tua moglie.-
Annuisce, ma è ancora indeciso. Negli occhi ha scritto che non vuole lasciarmi.
Vorrei approffitarne. Inizio a pensare di andare a casa con lui, di baciarlo, di poggiare le mie labbra sulle sue e rubargli il respiro. Farlo mio.
-Mi hai sentito?-
Scuoto la testa. -No, no mi dispiace. Ero distratta.- Arrossisco di nuovo e provo a concentrarmi sulla sua voce.
-Dovresti tornare a casa anche tu.-
-Io non ho nessuno da cui tornare.-
Lo confesso, imbarazzata.
Lui sembra infastidito. -Hai la tua amica.-
Sorrido a metà. -Va, davvero. Sto bene..-
Allunga una mano verso di me e mi sfiora il viso. -Sei calda. Forse hai la febbre.-
Le sue dita si poggiano sulla mia fronte. -Nono, è solo..-sospiro. "è solo che sei troppo bello." vorrei rispondergli, ma evito. -il caldo.-
Mi attira a sè. Il suo braccio è dietro la mia schiena e il mio petto preme prepotente, contro il suo.
-Questo caldo?- lo sussurra,piano, come se mi avesse letto nel pensiero. Le sue labbra si curvano in un sorriso quando si accorge che sto arrossendo e mi sto accaldando ancora di più. -Come ti chiami?-
-Che importanza ha?-
Mi stacco, prendendo aria.
-Voglio rivederti.-
La folla ci separa. I suoi occhi si fanno luminosi, attenti. Non vuole perdermi.
Gli sorrido.
-Allora trovami.-
Gli do le spalle e scappo, distinguendomi tra le tante anime perse di quel locale.

 

 

 
 

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Capitolo 2
*** Non è come sembra ***


Il mattino seguente vomitai anche l'anima.
-Ancora non riesco a crederci.-
Catlin mi teneva i capelli mentre ,in ginocchio, continuavo a vomitare nel wc. -Ci separeremo! Insomma io andrò a Central City e tu rimarrai..- si fermò, per passarmi una salvietta. -Qui.- Concluse, gettandola via disgustata.
-Già- gattonai fino al letto e mi stesi. -Direi che come inizio è assolutamente promettente.-
Rise. -Dai, almeno hai conosciuto un tipo interessante ieri sera.-
-Interessante.- sbuffai,portandomi le mani allo stomaco. -è sposato, Catlin.-
-Appunto.- concluse, passandomi un cuscino. -di certo non può essere un'avventura noiosa.-
Grugnisco.
-Che c'è?-
Mi sta guardando con aria sospetta. -Tu..-inizia, poi si siede al mio capezzale. -Tu non vuoi un'avventura!- Mi fulmina con i suoi occhi, come al solito.
-No io non..-farfuglio. -Sono a pezzi adesso, non ho voglia di nulla se non di dormire.-
-Ben ti sta.- replica, saccente.Poi ci ripensa. -Cerca di riprenderti, okay?non voglio passare le mie ultime ore con te in..- si blocca, cercando le parole giuste.-in questo stato.-
Le faccio la linguaggia. -Ci vediamo dopo.-
La vedo mentre chiude la porta della camera e sparisce. Domani mi sarei ufficialmente trasferita a Starling City. Avrei iniziato il mio nuovo lavoro e sarei stata felice. Continuavo a ripetermelo, ma ogni volta una grande paura si impossessava di me.
Mi girai sul fianco e chiusi gli occhi. Avevo bisogno di dormire, ma ogni volta che mi ritrovavo da sola al buio rivedevo i suoi grandi occhi verdi e sussultavo con la paura che fosse troppo tardi per non innamorarmene.

Oliver
La notte prima non ero rientrato a casa. La discussione con Laurel era stata abbastanza seria e non avevo voglia di rivederla.
Continuare ad avere due vite mi stava facendo impazzire. Pensai che avrei dovuto dirglielo. Avrei dovuto confessarle di quello che facevo, ogni giorno, nel mio covo. Ma appena ero vicino a dirle la verità, poi venivo meno.
-Hai un aspetto orribile Oliver.-
La voce di Diggle mi scosse dai miei pensieri.
Annuii. -Ho avuto una nottataccia.-
-Problemi di cuore, eh?-
Mi diede una pacca sulla spalla. -Forse è arrivato il momento di essere sincero con lei amico.-
-Ma come?- rimuginai,intristendomi. -Insomma, se sa che gliel'ho tenuto nascosto per così tanto tempo..rischierei di perderla.-
-Ogni giorno passato senza dirglielo è un macigno che ti allontanerà da lei.- Incrociò le braccia. Era la sua classica posizione quando doveva dare consigli saggi. -Tieni a bada le mie parole amico.-
Sospirai. -Dobbiamo cercare una persona.-
-Chi?-
-Una ragazza.-
Diggle si fece sospettoso. -Hai scoperto qualcosa di nuovo sulla storia di tua madre?-
-Potrei..- mentii, sperando che lui non se ne accorgesse. -Ma non ho idea di come si chiami,nè da dove venga.-
-Cosa sai di lei?-
-Era al beach bar ieri notte.-
-Il beach bar?- sembrava nervoso. -Il locale sulla Boulevard frequentato da più di mille persone ogni notte?-
-Già.- Scrollai le spalle. -Ah..-aggiunsi. -ed è bionda.-
-Non hai notato altri dettagli?-
-Non regge bene l'alcool.- Sorrisi, ripensando a come aveva vacillato. Mi sembrò di sentire di nuovo il calore del suo corpo nel mio, mentre la reggevo.
-Bene.- Fu ironico. -Mi metterò all'opera, capo.-
Sorrisi. -Io cerco di schiarirmi un po' le idee.-
Altra pacca sulla spalla. I suoi occhi mi guardarono intensamente. -Spero che tu faccia la cosa giusta, Oliver.-
Annuii di nuovo e lo salutai.

Sera
Quando tornai a casa, Laurel era in salotto accovacciata sul divano. Stringeva un barattolo di gelato alla stracciatella e stava guardando "i ponti di Madison Country."
-Odio questo film.- tuonai, cogliendola di sorpresa.
-Dove sei stato?-
Sospirai, stringendo i pugni. -Avevo bisogno di schiarirmi le idee.-
Si accigliò. -E lo hai fatto?-
-Laurel, ascolta..- avanzai verso di lei e presi coraggio. -C'è una cosa che vorrei dirti..- studiai bene la sua reazione prima di procedere. -ma ho paura che possa allontanarti per sempre da me.-
-Continuare a mentirmi su dove passi le notti mi porterà via da te.- Sbottò, abbandonando il gelato.
-Si tratta proprio di questo.-
Aspettò che proseguissi, in silenzio. -Ecco io..-presi un lungo respiro. -Io..-
Laurel iniziò a picchiettare nervosamente le dita sul cuscino. -Tu..- fece, sprezzante. -Non sei altro che un ragazzino viziato.- Si alzò, venendomi incontro. Mi annusò, disgustata. -Puzzi di alcool. Di nuovo!-
Sbattè per aria il telecomando. -Non riesci a crescere in nessun modo!- Si portò le mani ai capelli.
-No!- esclamai, innervosito. -Tu non capisci, non c'entra nulla l'alcool.-
-Allora dimmelo, Oliver. Dimmi perchè mio marito, sgattaiola via ogni notte ,dal mio letto ,per tornare il giorno dopo con la puzza di alcool addosso!-
-Perchè io sono il Vigilante.- Lo dissi in fretta, tutto d'un fiato. -Io sono Arrow.-
La vidi sbattere le palbebre velocemente. Rimase in silenzio per un paio di secondi, poi iniziò a ridere.
-Tu sei il vigilante?- ripetè, incredula. -E immagino che domani potresti anche essere Spider man..-
La guardai, intimidito. -Cos..cosa vuoi dire?-
-Esci da casa mia.-
-Ma, Laurel. Ti prego!-
Gli occhi mi si fanno lucidi.
-Non hai nemmeno il coraggio di dirmi la verità! Quante bottiglie di vodka ti ci vogliono per farti essere il Vigilante? - rise ancora, scossa da spasmi di rabbia.
-Laurel, ti sto dicendo la verità!- continuo a supplicare. -Ti prego, devi credermi!-
-Ti ho detto..- mi spinge, mentre apre la porta. -fuori.da.casa.mia.-
Sento il rumore della serratura che si chiude e un bicchiere di vetro che si rompe.
Mi squilla il cellulare. Rispondo.
-L'ho trovata Oliver.-
Sospiro. -Non è proprio il momento adatto.-
Sospira anche lui. -C'è un piccolo dettaglio che devi sapere.-
Rimango in attesa. -Lavorerà per tua madre. Come tecnico informatico.-
-Dimmi dov'è ora.-
-Santa Monica Hotel, è sulla quarta poco lontano dal tuo ufficio.-
Stacco la chiamata e mi avvio. Ancora indeciso sul da farsi.

Felicity
Stanno bussando incessantemente alla porta della mia camera. Catlin è in bagno e io ho appena indossato il pigiama.
-Chi diavolo è?- esclama, impaurita.
-Non ne ho idea..-
Mi avvio sospettosa alla porta e apro, giusto quel poco per mettere la testa fuori.
-Chi è?-
-Felicity.-
Chiudo la porta, presa dal panico.
-Dai Felicity, sono io!-
Catlin esce di corsa dal bagno. Ha ancora lo spazzolino in bocca.
-è lui?-chiede, in muto.
Annuisco.
-Quello sposato?-
Annuisco di nuovo.
Mi fa l'occhiolino e sparisce nel bagno.
Apro la porta.
-Ehi..-
Lui mi sorride. -Alla fine ti ho trovata.-
-Direi che ci hai messo poco.-
Scrolla le spalle.
-Perchè sei qui?-
Sospira. -Posso entrare?-
Getto un'occhiata a Catlin. È chiusa in bagno, presa a fare i gargarismi.
-Direi che è meglio se andiamo a fare una passeggiata.-
Gli sorrido e lo seguo fuori. Indossa un maglioncino di chasmire bianco e un jeans. Ha un aspetto orribile.
-Come è andata con tua moglie?-
Esce dalla hall dell'albergo e si siede sul ciglio della strada. Lo imito.
-Malissimo.-
Ha un groppo in gola e mi sento immediatamente di troppo. -Forse non saresti dovuto venire da me.-
-Devo avvertirti..-
-Di cosa?-
Sospira. -Io lavoro alla Queen Consolidated..-
-Tu..cosa?!- scatto in piedi. -Mi avevi detto di gestire un night club.-
-Già,oltre a quello.- sorride. Sono contenta che stia sorridendo. -Sono l'amministratore delegato..-
-Un attimo...tu sei..o mio dio.- lo guardo, incredula. -Tu sei Oliver Queen!Quell'Oliver Queen,giusto?-
-Unico e solo.- Scherza, sostenendo il mio stupore. -E quindi sono il tuo capo.-
Annuisco. -Che situazione imbarazzante.-
-Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.-
-Non credo che sia propriamente legale.-
Sorride di nuovo. -Dovrai riferirmi ogni richiesta che ti farà mia madre.-
-Che cosa?perchè mai dovrei farlo?-
Mi intima di aspettare mentre risponde al telefono. Cambia espressione immediatamente.
-Devo andare.-
-Cosa?- mi sbatte per aria e inizia a correre. -Ehi!- lo chiamo. -Non puoi andare via così.-
Sbuffo e mi porto le mani ai fianchi. Lui è già lontano.

 

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Capitolo 3
*** Sensazioni ***


Ricapitolando..-
Catlin si ferma per timbrare il biglietto. Poi torna a parlare. -Lo hai conosciuto ad una festa, tu eri ubriaca, molto probabilmente lo era anche lui.-
-Probabilmente si.- confermo, attenta a seguirla nel suo ragionamento. Lei annuisce stringendo le labbra. -Flirta con te, ma è sposato. Ti ritrova il giorno dopo e ti chiede di riferirgli tutto ciò che ti dirà sua madre.-
Annuisco di nuovo. -Già.-
Catlin sospira. -Ah amica mia!- mi stringe in un abbraccio rassicurante. -Lascia perdere. Devo ammetterlo è davvero un bell'uomo, molto sexy..- Arrossisco. Definire "Oliver Queen" molto sexy è lapalissiano. -Ma è una storia troppo complicata. Cerca qualcosa di più stabile, okay?- mi molla un bacio sulla fronte proprio come farebbe una madre con sua figlia. -Non sei più una ragazzina.-
Scrollo le spalle. -Parla per te.- Le faccio la linguaggia e lei ride. -Buon viaggio.- La stringo di nuovo e la aiuto a caricare i bagagli sul treno.
-Promettimi che farai la brava.-
-Promesso!-
Incrocio le dita della mano, nascosta dietro la schiena.
-Guarda che ti vedo!-
Lo urla dal finestrino,prima che il treno parta.
Rido e la saluto di nuovo,sentendo di già la sua mancanza.
 
OLIVER
La mia mattinata è piena, come quasi tutte a quella parte. Ho ancora i lividi dello scontro di ieri notte,ma il mio completo Armani riesce a fasciarmi tutto senza lasciare pelle scoperta. Di giorno ho l'armatura da uomo d'affari e di notte quella da eroe. Sorrido,mentre mi accorgo di essere fiero del mio lavoro anche se mia moglie non mi crede. Ho passato un'altra notte fuori casa,forse è la terza da quel san valentino. Chiudo gli occhi e mi sembra di rivivere la cerimonia del matrimonio: dopo cinque anni su un'isola deserta, non volevo perdere un minuto di più senza di lei. Sospiro. Forse siamo cambiati troppo e avrei dovuto lasciarle più tempo per innamorarsi di me.
Non voglio arrendermi,sento che voglio combattere per Laurel,per il nostro amore ,quello vero, che avevamo prima del mio naufragio e del matrimonio. Ma poi entro in ufficio e trovo lei..
Felicity Smoak.
Ha i capelli raccolti in una coda stretta sulla nuca. Gli occhiali le cadono a pennello sul suo piccolo naso. Le labbra , rosa confetto, sono curvate in una piccola smorfia,dovuta probabilmente a qualcosa che sta leggendo al computer. Le sue dita si muovono veloci sulla tastiera,sfiorandone appena i tasti. È bellissima,così intenta nel suo lavoro. Forse più bella ancora di quella notte in discoteca.
-Buongiorno signorina Smoak.- Le dico, facendola trasalire.
Lei solleva la testa di scatto, sbattendo più volte la palebre. Mi guarda intesamente, poi arrossisce. Sento i pantaloni stringersi. Quel leggero rossore sulle sue guancie, la rende così invitante.
-Signor Queen.- dice, spezzando il silenzio. -Cosa posso fare per lei?-
Sorrido. -Volevo soltanto darle il benvenuto alla Queen Consolidated.-
L'ufficio inizia ad affollarsi e un paio di segretarie cinguettano alle mie spalle, chiedendosi cosa abbia da dire il ceo dell'azienda alla nuova arrivata.
Felicity continua ad avvampare. Accavalla le gambe e mi accorgo che porta una gonna bianca,che si ferma al ginocchio. Riesco ad intravedere la pelle delle sue cosce mentre le piega. Respiro a fondo,cercando di concentrarmi su altro o il gonfiore nei miei pantaloni si noterà.
-è davvero gentile da parte sua.- Mi sorride,volgendo poi il capo verso il computer. -Ora se non le dispiace, avrei del lavoro da fare..-
Rispondo al suo sorriso e mi abbasso verso di lei. Le giro il volto,costringendola a guardarmi. Le segretarie civettuole aguzzano la vista,forse sono addirittura pronte a correre da mia madre. È stata una mossa avventata, ma voglio farle colorare ancora di più il viso. Lo sento, il calore della sua pelle sulle mie dita. Vorrei baciarla,assaggiarla.
-Avevamo detto..-sussurro,proprio nel suo orecchio. Sporto così,riesco a sfiorarle il collo con il naso. -Che non mi avresti più dato del lei.-
Felicity si schiarisce la gola,imbarazzata. Si è accorta che ci stanno guardando tutti. Si volta verso di me. I nostri profili si sfiorano, se solo allungassi la testa potrei rubarle un bacio. -Devo farlo.- commenta, muovendo piano le labbra. -è questione di professionalità sul lavoro.-
La guardo intensamente. Voglio che capisca il desiderio che ho di lei. -Non c'è bisogno di essere così formali..- Mi alzò, lasciandole la scia del mio profumo. È scossa e mi sento appagato. Mi porto una mano di tasca per dare un po' di sollievo all'erezione nei miei pantaloni. -Sta sera ci sarà una raccolta fondi per l'apertura dell'azienda.-
Non dice nulla e rimane in ascolto. -A casa mia, alle 19. Ci sarai?-
Le brillano gli occhi. -Si.- dice, poi si corregge. -credo di si.-
Si porta la penna alle labbra e io ho un brivido lungo tutta la schiena. -Ci conto.-
Le faccio l'occhiolino e vado via,senza prestare attenzione alle chiacchiere dietro le mie spalle.
 
Felicity
La sera della festa
 
Definirla "casa" è piuttosto riduttivo. Oliver Queen abita in una villa a due piani. Ci saranno almeno cinque camere da letto. Il giardino fuori è enorme, ben curato e con un bellissimo salice piangente all'ingresso. Suono il campanello ed esibisco il mio invito. Il buttafuori è un uomo di colore. Mi guarda come se già mi conoscesse. -Buonasera signorina Smoak.-
Sorrido,un po' turbata dallo sguardo di quell'uomo. Mi guardo allo specchio e abbasso il vestito. Forse è troppo corto. Indosso un vestito d'orato,luccicante,senza spalline. I boccoli mi scendono morbidi sulle spalle e l'eyeliner per fortuna non si è ancora sbavato. Mi incammino verso il bar,sperando di incontrare Oliver. La sala è pienissima e fatico a camminare.
-Un gin tonic per favore.-
Il ragazzo del bar mi serve subito, sorridendomi. Prendo il mio drink e mi volto verso il palco. La mamma di Oliver farà un discorso di introduzione. Sul podio c'è una donna alta,castana. Indossa un vestito nero lunghissimo,con uno spacco laterale che mette in mostra la sua gamba tonica. La guardo incuriosita,la sorella di Oliver dovrebbe avere meno di diciotto anni. Mi ci vuole poco a capire chi sia. Presto al suo fianco appare Oliver,vestito con un bellissimo smoking blu notte.
Le dà un bacio sulla guancia che lei non sembra molto entusiasta di ricevere. Lui serra le labbra in uan smorfia e si avvia verso il podio.
-Buona sera signori e signore.-
I suoi occhi si muovono tra la folla. -Benvenuti alla raccolta fondi della Queen Consolidated.- Prenda un'altra pausa,scenica, e continua a muovere lo sguardo tra gli ospiti. Inizio a pensare che mi stia cercando,così mi faccio più avanti.
Mi intravede e sorride. -Un bel applauso a mia madre,Moria Queen.-
Scende dal podio e fa posto ad una signora bionda,ben curata. Continua a sorridere e ad applaudire. Sua moglie unisce piano le mani e poi le abbassa,annoiata. Si volta verso Oliver che mi sta ancora fissando. Abbasso il capo con la paura che lei mi veda.
Sospiro. Cosa diavolo mi passa per la testa? Lui è ricchissimo,è sposato, e sua moglie è bellissima. Non dovrei neanche essere lì. Poso il costosissimo calice di vetro sul bancone e mi avvio verso l'uscita. Mi sono messa in gingheri per nulla. Aveva ragione Catlin,dovevo puntare a qualcosa di più stabile.
Sono a pochi passi dalla porta di ingresso quando vengo improvvisamente sbattuta per aria. Cado,sbattendo la testa. Sento un rumore di spari.
Vado in panico e cerco di rialzarmi,nonostante il dolore alla testa. Mi metto a gattoni,nascondendomi dietro ad un mobile. Alzo lo sguardo e mi accorgo di quattro uomini vestiti di nero. Hanno delle mitragliatrici puntate sulla famiglia Queen. Oliver salta giù dal podio investendo uno dei quattro uomini. Lo mette al tappeto e corre per proteggere la sua famiglia. Chiamo le forze dell'ordine e sgattaiolo fuori dalla casa. Dovranno pur aver lasciato un furgone da qualche parte. Giro l'angolo e lo trovo. Corro a prendere la targa e inizio a cercare il proprietario. Ovviamente è un furgone rubato. Mi accovaccio e cammino piano,vorrei entrare a cercare indizi. La porta del camion si apre e mi colpisce nel fianco. Sbatto sul marciapiedi,ferendomi ad una gamba.
-Cosa stai cercando, bambolina?-
Un uomo mi è accanto. Mi guarda nervoso. -Scommetto che eri a quella festa eh...brutta mossa venire qui.-
Mi prende per i capelli e mi trascina sul furgone. Cerco di urlare, ma lui mi dà un calcio sulla gamba,proprio dove sanguino. Il dolore è atroce e svengo.
[...]
Quando riprendo i sensi, sono legata e imbavagliata ad una sedia. Metto a fuoco la vista e mi accorgo di essere in un magazzino abbandonato.
-La principessa si è risvegliata.-
Commenta l'uomo del furgone. È da solo e questo mi rincuora. Probabilmente gli altri sono stati catturati dalla polizia e presto anche lui farà questa fine. -Cosa ne faccio di te?-
Mi sfiora il volto con la punta di un coltello. -Potrei spassarmela per un'oretta o due..- Si abbassa su di me e mi libera la bocca dal nastro adesivo.-Sei davvero una bella bambolina..-preme le sue labbra sulle mie e io mi irrigidisco,disgustata e spaventata. Mi tira i capelli e mi abbassa la testa. -Su non fare la difficile..- La lama del coltello è sul mio collo. -Farò divertire anche te..- mi rompe il retro del vestito e non posso fare a meno di urlare.
Un fortissimo rombo copre il mio urlo. L'uomo si guarda attorno,spaesato. -Cosa diavolo è stato?-
Punta il coltello alla mia gola,ma la sua presa è incerta.
-Manson Rayder.- Una voce roca e indefinita riempie la stanza. -Tu hai tradito questa città.-
Sento il sibilo di un arco che si tende,poi lo scoccare di una freccia. Il mio aggressore cade all'indietro,sanguinando.
Mi guardo intorno,cercando di individuare lui, Arrow. Avevo letto sui giornali della sua esistenza,ma non pensavo potesse essere vera. -Grazie.- sussurro,mentre mi libera dalle corde. Mi tengo il vestito,imbarazzata.
-Vieni con me.-
Mi porge una mano,ma io non posso stringerla o rischierei di rimanere in lingerie. Lui sembra accorgersene e mi alza in braccio. Le sue braccia sono strette sicure,attorno alla mia vita. Mi sembra familiare quel tocco.
Alzo lo sguardo e intravedo la forma del suo viso,la sua barba. Ha gli occhi coperti dal del grasso nero, ma...
Quegli occhi.
Ho un brivido.
Mi porta al Santa Monica Hotel. Proprio dove Oliver mi è venuto a cercare.
-Non..non alloggio più qui. Abito sulla Ventitresima adesso. -
Lui annuisce soltanto,senza tradire alcuna emozione. Entra dalla finestra,scaravendandomi sul pavimento con lui. -Avevo le chiavi.- commento, lui sembra sospirare. -ma grazie.-
-Buona notte Felicity.-
Sa il mio nome.
Mi rialzo,lasciando che il vestito mi scorra sotto i piedi. Mi affaccio alla finestra per chiuderla e lui è ancora lì sotto. Dovrei coprirmi,ma lascio che mi guardi. Conosco già quel tocco,quella presa,quegli occhi. Non potrei mai smettere di guardarli.
Arrow è Oliver Queen. Croce sul cuore. Ne sono sicura.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Piccoli imprevisti ***


Eterea,sinuosa,bellissima.
Ogni volta che chiudo gli occhi riesco a vederla. È alla finestra, i capelli le scendono morbidi sul collo, slanciandole il volto. La luce della luna accarezza i suoi zigomi e accende i suoi occhi blu mare.Il reggiseno a balconcino,rosa, le stringe il seno ma lei non si copre. Si lascia guardare,desiderare.
-Oliver.-
Laurel si muove nel letto,accarezzandomi i fianchi. Mi ha concesso di dormire con lei quella notte. Ha detto che mi sono comportato da "vero eroe."
Avrei dovuto essere felice dei suoi gesti e delle sue parole. Avrei dovuto sperare che Laurel finalmente mi stesse conoscendo, credendo. Ma nella mia testa avevo una sola immagine,un solo desiderio: Felicity.
-Buongiorno.- la saluto, balzando in piedi.
-Quanta fretta oggi.-
Mi volto verso di lei,per sorriderle. -Dovevo essere a lavoro già un'ora fa.-
-Ma sei l'amministratore delegato.- sorride anche lei. -Potresti concederti un giorno di pausa.-gattona sul letto,lasciando che la camicia da notte le scopra le gambe.
-Non dopo il caos di ieri sera.- Le mollo un bacio sulla fronte,cercando di non pensare troppo. -Devo essere presente, non posso lasciare mia madre in pasto ai giornalisti.-
-Potrei aiutarti..-
Laurel sta mattina non vuole proprio arrendersi. Mi tira verso di sè, stringendo la cravatta tra le sue mani.
-Ah si?-le accarezzo i capelli e sto al suo gioco. -E come mi aiuteresti?-
-Immagino che lo scopriresti soltanto se saltassi il lavoro per un altro paio di minuti.- Cerca di baciarmi e io ho un sussulto.
-Che succede?- chiede,preoccupata.
-Nulla.-mento. -Sono solo preoccupato per mia madre. Devo scappare. Tornerò presto, te lo prometto.-
Indosso la giacca ed esco di casa. Quando Laurel ha avvicinato le sue labbra alle mie, l'ho vista di nuovo. Con i suoi bellissimi occhi blu,protesa verso di me,chiendomi di baciare lei. Mi sentivo come Ulisse in balia delle sirene. Felicity stava diventando una tentazione troppo forte e c'era un unico modo per liberarmene: cedervi.
Una volta in ufficio, passai a salutarla di nuovo. Era concentrata al pc,proprio come il giorno precedente.
-Felicity?-
La chiamo, facendola sussultare. Sostiene il mio sguardo e sorride. Ho un brivido quando mi accorgo che indossa un vestito con la scollatura a cuore. Riesco ad intravedere il suo reggiseno,rosa. Proprio quello dell'altra notte.
-Signor Queen..-si corregge subito. -Volevo dire, Oliver..-
Mi guardo intorno e mi accorgo con piacere che siamo soli. Forse la scia di segretarie ha capito che i nostri incontri sarebbero stati frequenti e privati.
-Come stai?Ieri sera c'è stato un gran bel trambusto.-
-Già- commenta,sospirando. -Fortuna che io ero già andata via.-
Cosa?Sta mentendo. Ma perchè?
Sostengo il suo sguardo e annuisco. -Ah sono felice di saperlo. Almeno non hai dovuto assistere a quel terribile spettacolo.-
Lei rimane in silenzio e continua a fissarmi. -Tu e..-prende una pausa,poi continua. -tu e tua moglie state bene?-
-Si.- sorrido. -Per fortuna,si.-
-Mi chiedevo..-si alza e viene verso di me. Si appoggia alla scrivania,incrociando le gambe. Gli occhi le brillano e sorride ancora. È davvero bellissima. -come mai quegli uomini hanno attaccato la tua famiglia?-
-Beh..- mi stringo nelle spalle. -è una storia lunga.- Sospiro,non dovrei neanche parlare con lei di certe cose.
-Immagino..-si muove attorno a me,come se mi stesse interrogando. -che non c'entri nulla il fatto che tua madre ha fatto da sicario per l'omicidio di tuo padre.-
Rimango sbigottito. -Cosa?-
Mi guarda trionfante. -Mi avevi detto di prestare attenzione a tua madre. Non te lo ricordi? Sei venuto a trovarmi in hotel, al Santa Monica.- Si porta un dito alle labbra. -nessuno sapeva che alloggiassi lì.-
-Sono un miliardario Felicity. È facile per me raccogliere tali informazioni.-
-Ma certo.- sorride,come se non aspettasse altro che udire quelle parole. -Beh io invece sono un semplice tecnico informatico,capace di decriptare segretissimi file di segretissimi archivi.- Mi fa l'occhiolino e poi allarga le braccia. -Posso batterti,Oliver.-
-Tu puoi...battermi?- non capisco cosa voglia dire. Ha scoperto di mia madre,girovagando per il pc dell'azienda. Avrei dovuto proteggere meglio quel tipo di informazioni.
-Esatto..- mi torna vicino. Le sue dita scorrono veloci sul mio petto,sfiorandolo piano. -Posso scoprire ogni tuo piccolo segreto.-
Le afferro il polso e mi getto su di lei,spingendola verso la scrivania. Il mio corpo preme sul suo,aderendovi completamente. Finalmente sono a pochi centimentri da quel maledetto reggiseno. Le scosto i capelli e avvicino le labbra al suo orecchio. -Fai pure..-tengo la sua schiena con la mano destra,per impedirle di andare via da me. La muovo piano,sfiorandole il sedere. -Io non ne ho segreti.-
Alzo la testa per guardarla. È paonazza e ha il respiro corto. Deglutisce rumorosamente,poi si gira. Potrei spingere la sua schiena sulla scrivania,alzarle la gonna e possederla,come nel migliore dei miei sogni. Felicity affera dei fogli dalla sua scrivania e me li porge. Riconosco i documenti della Gambit e del piano di mia madre,ma poi ne trovo uno nuovo. Mi allontano da lei,per leggerlo.
-Dove lo hai trovato?-
Lei si riprende il foglio. Lo appoggia sulla scrivania e poi torna a sedersi. -Ho anche io i miei segreti.-
Mi sorride. -Buon lavoro,Oliver.-
Allungo una mano per afferrare il documento, ma lei è più svelta e lo nasconde tra le sue gambe.
Mi fa impazzire.
-Ti prego, Felicity.-
Non stacco gli occhi da quel pezzo di carta nascosto tra la calda pelle delle sue cosce. -Ho bisogno di quel documento.-
-Te lo darò..- stringe di più le gambe facendomi impallidire. -soltanto se mi permetterai di aiutarti.-
Non rispondo e le do le spalle. Aiutarmi? Significherebbe spiegarle tutto.
Ripenso al nostro incontro, alla nostra conversazione. Ha mentito,dicendo di essere andata via dalla festa. Ha indossato lo stesso reggiseno e ha nominato il Santa Monica Hotel. Sono impaurito e impressionato allo stesso tempo. Lo ha capito.
Sorrido tra me e me, incredulo. Mia moglie mi conosce da dieci anni e ancora crede che sia un ubriacone. Lei mi conosce da tre giorni e ha già scoperto tutto.
 
Felicity
Accedere alle informazioni top segret di Oliver Queen era stato maledettamente facile. Avevo sperato ad un qualcosa di più complicato,per una soddisfazione del mio ego informatico, ma mi ero sbagliata: la giornata era finita ed io avevo tutto quello che mi serviva.
Girovagai soprapensiero per le strade di Starling City. Mi chiesi se Oliver avesse capito il mio gioco,i miei indizi. Arrow era arrivato in città proprio al suo ritorno dall'isola. Mi sorpresi che nessuno,neanche la polizia,ci avesse mai pensato. Iniziò a piovere e corsi per non bagnarmi: odiavo il clima di quella città,a Los Angeles era sempre soleggiato.
Cercai riparo,nascondendomi in un portone di un antico palazzo. Lì trovai un altro ragazzo,davvero carino. Non era molto alto,ma aveva degli occhi chiari bellissimi e dei lineamenti molto morbidi.
-Non vuole proprio smettere di piovere.- commentai, sorridendogli. Lui scrollò le spalle,annoiato. -Non che mi interessi.-
Bene,pensai. Di sicuro non era molto socievole. Mi affacciai per guardarmi attorno e rimasi sorpresa di trovarmi in quella zona. Non la ricordavo,forse così presa dai miei pensieri , avevo sbagliato strada.
-Scusami..-chiesi,titubante. -Dove siamo?-
Il ragazzo rise, incredulo. -Ti sei persa?-
-Potrei..-aprii la borsa e tirai fuori il cellulare. -ma se non vuoi aiutarmi,farò da sola.-
Accesi il gps e lessi la scritta: "The glades."
Sussultai. Avevo già letto di quel quartiere.
-Ti pareva..-
Mi voltai verso il ragazzo. -Cosa?-
-Fate tutti quella faccia quando vi accorgete di essere qui..-
-No,hai frainteso. - cercai di sorridere. -Io sono arrivata da poco in città,non ho la più pallida idea di cosa sia questo posto.-
Lui si avvicinò a me. Guardò la mia borsa e poi il mio cellulare. -Diciamo..-mi sfilò la borsa dal braccio, gettandomi a terra. Raccolse il cellulare e balzò fuori,sotto la pioggia. -che non è un posto sicuro per delle principesse come te.-
Scappò via,lasciandomi a terra dolorante.
-Ehi!- tentai,urlando. Quando uscii fuori il ragazzo era già lontano chilometri.
Andai a sedermi sul ciglio della strada,preoccupata. Ero senza cellulare,chiavi di casa e soprattutto senza la pallida idea di dove fossi.
Mi guardai intorno,sperando di incontrare una volante della polizia. Notai soltanto una ragazza,con lo sguardo basso e il passo veloce.
La chiamai. -Scusami.-
Lei si voltò,fulminandomi con i suoi occhi. Fece per fermarsi,ma poi continuò a camminare.
-Aspetta.- la raggiunsi, col fiatone. -Sono stata derubata e mi sono persa.- sospirai,intristita. -Potresti prestarmi il tuo cellulare per favore? Nella borsa avevo le chiavi di casa, non ho la più pallida idea di dove andare.-
La ragazza si voltò a guardarmi e sorrise. -Tutti hanno una prima volta a The Glades.-
Ricambiai il sorriso. -Avrei preferito non vivere questa esperienza.-
-Sei zuppa d'acqua.-
Sorrisi di nuovo -Già, mi servirebbe davvero il tuo aiuto.-
-Tranquilla.- Mi prese per mano e io ebbi un fremito. -Puoi dormire da me sta notte.-
-Cosa?No, non credo sia una buona...-
Mi bloccai di colpo quando vidi una limousine fermarsi proprio davanti a noi.
-Idea..-terminai,tutto di un fiato.
-Puoi fidarti di me,rilassati.- Sorrise,mentre apriva la portiera dell'auto. -Io sono Thea comunque, Thea Queen.-
-Felicity. -risposi, sedendomi accanto a lei.
Avevo ragione non era una buona idea,era una pessima idea.
Le sorrisi,cercando di mantenere la calma. Incrociai le dita e sperai che alla villa Queen mancasse il padrone di casa.

Angolo autrice: Grazie a tutte voi che leggete e commentate la storia, sono contenta che vi stia piacendo nonostante Laurel. La prossima settimana porterà il prossimo capitolo

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Capitolo 5
*** Smettila di girarci attorno. ***


Se mi avessero detto che avrei visitato casa Queen una volta arrivata a Starling City, avrei riso a crepapelle e riempito di insulti il mio interlocutore. Non ci avrei mai scommesso,eppure stava succedendo. Per una seconda volta. Era impossibile nascondere lo stupore dipinto sul mio volto.
-Non rimanere lì ferma!- la voce di Thea è squillante. Chissà quanta energia ha in corpo quella ragazzina. -Mettiti pure comoda.-
Le sorrido imbarazzata. -Questo posto è enorme!-
Mi guarda accigliata. -Esatto, cerca di non rompere niente.-
Mi siedo timidamente sul divano, impaurita. Thea scoppia a ridere. -Stavo scherzando. Guarda quanto sei tesa,ti preparo una bella tisana rilassante. Vedrai che la polizia sistemerà tutto e domani stesso potrai tornare a casa.-
Sospiro, rigraziandola. -Sei davvero gentile. Non avevo idea di dove andare.-
-Thea!-
Rabbrividisco. Oliver si è affacciato dalle scale. Mi sta fissando,sorpreso.
-Ollie.- lo chiama, sorridendogli. -che ci fai qui?-
-è anche casa mia da quello che ricordo.- Oliver scende le scale,senza smettere di guardarmi. Accenna un sorriso e mi saluta. -Ciao Felicity.-
-Oliver..-rispondo,arrossendo.
Thea ci guarda,confusa. -Voi due vi conoscete?-
-Felicity lavora alla Queen Consolidated.- prende una pausa per guardare la sorella. -voi due piuttosto, che ci fate insieme?-
-Beh Felicity ha avuto una disavventura e io sono qui per aiutarla.-
-Disavventura?-
Non riesco a pronunciare una parola. Ho lo sguardo basso e il cuore che batte a mille.
-Uno stupido teppista le ha rubato borsa e cellulare.-
-Non poteva occuparsene la polizia?-
Alzo la testa,indispettita. Perchè quella frase?non mi voleva a casa sua? -Abbiamo avvertito subito la polizia, ma senza chiavi di casa non avrei saputo dove trascorrere la notte.- Sostengo lo sguardo di Oliver,infiammandomi. -Thea è stata davvero gentile ad ospitarmi.-
-Okay.- risponde lui, soffiando.
-Bene.- Thea sposta di continuo gli occhi da me ad Oliver. Come se stesse assistendo ad una partita di tennis. -Vado a preparare la mia tisana.-
-Quella rilassante?-
-Esatto.-
-Ne prendo anche io una tazza.-
Oliver si siede accanto a me, allargando le braccia sul divano. Se solo stendessi la schiena, riuscirebbe a toccarmi le spalle.
-Come vuoi.- Thea gli sorride. -Laurel sa che sei qui?-
Lui scrolla le spalle. -Non credo che le importi dove mi trovi.-
-Avete litigato di nuovo?-
Chiudo gli occhi e attendo la risposta.
-Già..ormai ogni giorno è una battaglia.-
Gioisco,anche se non dovrei. Cosa mi sta succedendo?
-Allora hai davvero bisogno della tisana rilassante.-
Thea sparisce,lasciandoci soli.
Mi rannicchio nell'angolo del divano per evitare un qualunque contatto. Il silenzio è assordante. Devo fare qualcosa.
-Forse..-inizio, con la voce tremante.-Avrei dovuto avvertire Arrow invece della polizia.-
Lo guardo,ma lui accenna solo un sorriso. -Non crederai davvero in quel criminale.-
-Criminale?- fingo,offesa. -è un eroe!-
-E tu cosa ne sai?-
-Ho letto delle cose..-
Oliver si avvicina,mettendomi alle strette. Non posso evitare che mi tocchi. Ci guardiamo,persi uno negli occhi dell'altra. -Da come ne parli..-inizia, mordendosi le labbra. Ho un sussulto. -sembra quasi che lui ti abbia salvata.-
Ho un brivido lungo tutta la spina dorsale. Ormai non ci sono più dubbi: è lui Arrow. Sono indecisa, non so se scoprire le mie carte o continuare questo gioco.
-Se ho detto qualcosa di troppo ti chiedo scusa.- sussurra, avvicinandosi ancora di più. -sono solo curioso di conoscere la tua ossessione per questo "eroe".-
Deglutisco a mala pena. -No,tranquillo. Va tutto bene. - Mi accarezzo le mani,nervosa. -Io credo solo che se lui fosse stato lì, mi avrebbe salvato da quel ragazzino.-
-Quindi..ti piace perchè può salvare le donzelle in difficoltà?- Scherza, sfiorandomi il braccio con le dita. Vorrebbe accarezzarmi,ma non osa spingersi oltre al tocco casuale.
-Mi piace perchè può aiutare le persone. -
Mi volto verso di lui, cogliendolo di sorpresa. Blocca la mano sul mio braccio e rimane attento ad osservarmi. Sono paonazza e il cuore mi batte così forte che temo possa sentirlo anche lui.
-Che succede qui?-
La voce di Thea ci interrompe. Oliver mi lascia andare e si schiarisce la voce. -Felicity è una fan di Arrow.-
Thea ride mentre mi porge la tazza. -Quel super eroe mascherato?-
Annuisco. -Non sono una sua fan..Credo solo che sia bello che qualcuno voglia aiutare le persone.-
-Punti di vista.- commenta lei, sedendosi tra me e Oliver.
-Chi credi che sia?-
La domanda di Oliver mi fa tremare. Abbasso la testa per evitare il suo sguardo. Sono contenta che Thea ci divida. -Non lo so, sono appena arrivata. Forse tu ne sai più di me..-
Ride, alzandosi. -Se conoscessi l'identità di Arrow lo consegnerei alla polizia.- Si ferma per guardarmi,ma io ho ancora la testa bassa. -Thea, hai mostrato la camera alla nostra ospite?-
-No- confessa lei, allungandosi sul divano.
-Bene, allora ci penserò io.-
Mi porge la mano. Mi manca il respiro e rimango immobile per un paio di secondi.
-Felicity?- mi richiama, dalla voce sembra divertito.
-Si,ecco.- mi alzo, evitando di toccarlo. Poso la tazza sul tavolino e ringrazio Thea. -Era davvero ottima, sento già un gran bisogno di dormire.-
-Andiamo allora.- Oliver mi fa cenno di seguirlo. -Ti metto a letto.-
Inciampo sulle scale,andando a sbattere contro il muro. Thea ride. -Sta scherzando, tranquilla. Sei in buone mani.-
Le sorrido e paonazza, raggiungo Oliver in cima alle scale.
 
Oliver
Felicity mi segue senza dire una parola. Arrivo alla fine del corridoio e le indico una porta.
-Prego.-
Lei mi supera, senza guardarmi. Apre la porta e fa per chiudersela alle spalle,ma io la fermo.
-Quanta fretta..-
La sento immobilizzarsi e mi scappa un sorriso divertito. La spingo in camera ed entro con lei.
Si guarda intorno,spaesata.
-Ma..-inizia. -questa è camera tua?-
Continuo a sorriderle. Mi tolgo la giacca e lei distoglie lo sguardo,di nuovo. È così divertente,da un lato penso che potrei continuare questo gioco all'infinito.
-Dobbiamo parlare.-
-Dobbiamo..parlare?-ripete le mie parole, allontanandosi.
Non le rispondo ed inizio a sbottonarmi la camicia. Sussulta.
-Oliver..-inizia, ha già una mano sulla porta. -cosa devi dirmi?-
Provo ad avvicinarmi,ma lei tende una mano e mi fa cenno di rimanere immobile. Mi arrendo,pensando di aver esagerato. -Ho solo bisogno che mi guardi.-
Sembra rilassarsi,ma continua a rimanere sull'attenti. Le sue dita stringono ancora la maniglia della porta.
Faccio un passo in avanti e lei me lo permette. Le indico le cicatrici sul mio addome,indugiando di più sui miei addominali. In fondo voglio anche sedurla.
-Cosa ti è successo?- chiede, sembra più interessata che intristita. È la prima donna che mi guarda con interesse e non con pietà.
-Diciamo che la mia esperienza sull'isola, mi ha lasciato parecchi ricordi indelebili. - Scherzo, ma lei non si ammorbidisce. Le prendo una mano e lei finalmente smette di toccare la maniglia. -Felicity..-inizio, accarezzando la sua pelle. -da quando ti ho conosciuto ho capito che non eri una ragazza come le altre..-
Lei alza gli occhi al cielo. -Sei sposato Oliver.- Sembra arrabbiata. Sposta la mano dalla mia e lascia che le braccia le cadano parallele al corpo. -Pensavo che dovessi dirmi qualcosa di importante.-
-Devo,infatti.- mi ha messo alle corde. Sorrido,sa benissimo quello che vuole. Mi piace che sia così sicura di sè,ma allo stesso tempo si imbarazzi facilmente.
Sento qualcosa muoversi nel mio stomaco e mi fermo per un attimo. È una sensazione piacevole, come se un calore improvviso si fosse esteso lungo tutta la mia gabbia toracica. Una sensazione che la maggior parte degli scrittori, definisce amore. Scuoto a testa. Posso davvero innamorarmi di lei?
-Allora fallo. - risponde ancora,nervosa. -Ho bisogno di riposare.-
-Hai ragione..-commento.-Forse sarà meglio parlarne domani mattina.-
Apro la porta e lei mi guarda disorientata. -Cosa?-
-Buona notte Felicity.-
Mette un piede fuori dalla camera e mi guarda. -Lo so, Oliver.-
Socchiudo la porta.
-So che sei tu Arrow.-
Rimango con la mano a mezz'aria dalla maniglia.
-Quella tisana di Thea è davvero miracolosa.- Svio il discorso, sorridendole. -Stai già sognando.-
Chiudo la porta e le impedisco di aggiungere altro.

Angolo autrice: Ragazze siete adorabili *-* spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo e vi avviso che il prossimo è uno dei miei preferiti.

 

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Capitolo 6
*** Non cedere alle tentazioni. ***


Erano le otto passate quando suonò la sveglia. Ero andata a letto così arrabbiata da addormentarmi soltanto alle prime luci dell'alba, ed ora mi ritrovavo con un terribile mal di testa. Peggio di una sbronza. Corsi a vestirmi, con i pensieri ancora intorcigliati tra loro. Mi legai i capelli in una coda alta ed uscii dalla stanza senza nemmeno guardami allo specchio.
Il lungo corridoio era vuoto e silenzioso. Mi bloccai davanti alla porta di Oliver,chiedendomi se fosse sveglio. Mi accovacciai ed avvicinai un orecchio alla porta, cercando di captare qualche rumore.
-Felicity!-
Sussultai e mi alzai immediatamente. Oliver era appena apparso dalle scale con indosso un classico completo da lavoro.
-Oliver, ehi..- iniziai a parlargli,imbarazzata. I suoi occhi mi squadravano,curiosi. -Io ecco..- presi una pausa,cercando di capire come continuare. -credevo di aver perso qualcosa.-
Lui si limitò ad annuire. -Direi che hai perso fin troppo, in questi giorni.- Mi sorrise,superandomi.
Continuai a camminare lungo il corridoio,ma mi fermai avvertendo il vestito troppo largo.
-Lascia.-
La voce di Oliver era calda e autoritaria. Mi bloccai, irrigidendomi.
-Faccio io.- Le sue dita corsero veloci lungo i miei fianchi,alzando la zip. Ripresi a respirare,anche se aveva ancora la mano ferma su di me. -Grazie.- Non mi voltai a guardarlo,rischiavo di non rispondere delle mie azioni. Avevo bisogno che l'ossigeno circolasse nel mio cervello, perciò mi avviai verso le scale senza più parlargli. Il cuore mi batteva all'impazzata e avevo ancora la sensazione che le sue dita fossero sulla mia pelle.
 
Oliver
Mi abbottonai la giacca con ancora le mani tremanti. Non riuscivo a credere di aver avuto la forza di alzarle la cerniera del vestito. Profumava di cannella e la sua pelle era morbida ed invitante. Allargai la cintura, i miei pantaloni iniziavano a farsi troppo stretti. Succedeva sempre quando pensavo a lei. Lessi il messaggio di Laurel prima di scendere in salotto,ma non gli diedi molto peso. Mi augurava un dolce buongiorno dopo che le avevo mentito sul perchè non tornavo a casa a dormire. Non avevamo litigato,anzi. Le cose stavano andando meglio,ma con Felicity in giro per casa mia non avrei avuto tempo per mia moglie. Sbuffai,mentre facevo i conti con questi pensieri. Avevo promesso, nemmeno un anno fa, di essere un marito fedele. Ma avrei rivisitato quel giuramento se avessi saputo di incontrarla. Da quando l'avevo conosciuta tutta la mia vita ruotava attorno all'attimo in cui l'avrei vista, in cui le avrei parlato. Non potevo continuare così.
Una volta in soggiorno colsi Felicity intenta a leggere un biglietto. Il suo viso non tradiva emozioni,ma i suoi occhi parlavano da soli. Era agitata,nervosa.
-Che succede?-
Alzò il capo, trattenendo il respiro. Ormai ero diventato bravo a capire le sue reazioni. -Oh, è di Thea.- Sorrise, mostrandomi le fossette che le si formavano sulle guance. Pensai di dover smettere di indossare la cintura. -Mi avvertiva della scuola..- sospirò,imbarazzata. -Puoi dirle che le devo un grandissimo favore?-
-Ma certo.- Ricambiai il sorriso, caricando maggiormente lo sguardo. No,pensai. Davvero non potevo più continuare così. L'avrei corteggiata e l'avrei portata a letto. Magari dopo averla assaggiata,sarei tornato alla mia felice vita coniugale.
-Andiamo.- proposi, sfiorandole il braccio.
-Andiamo?- ripetè, ma senza spostarsi.
-Ti accompagno a lavoro.- Sorrisi di nuovo, mentre con le dita cercavo la sua mano.
-Oliver..-il suo tono cambiò,tradendo una punta di nervosismo. -Non vengo a lavoro sta mattina. Thea mi ha detto di passare in commissariato,magari hanno ritrovato le mie cose. Devo chiedere di un certo Detective Lance.-
Annuii. -è il padre di Laurel.-
-Tua moglie?!- sembrò irritata
-Già..- colsi l'occasione al volo. -Andiamo, ti accompagno io.-
-Cosa?-
Non le diedi tempo di ripensarci e la trascinai fuori, spingendola dolcemente. Avevo le mani sulla sua schiena e fui tentato più volte ad abbassarle fino al suo sedere. -Su,sali.-
Le aprii la portiera dell'auto e mi misi al volante. Era chiaramente scossa e fui contento di aver fatto le giuste mosse. Mi avvicinai a lei, aiutandola con la cintura. I nostri volti si ritrovarono vicinissimi.
Accesi il motore dell'auto,ma non smisi di guardarla.
-Oliver..- la sua voce era un sussurro. -il pilota di solito guarda la strada.-
Sorrisi,incurvano piano le labbra. -Con una meraviglia come te al proprio fianco è difficile concentrarsi.-
Arrossisce, ma non risponde. Forse ho sbagliato ad espormi così tanto, ma ho un disperato bisogno di averla. Sono tentato più a volte a spingermi in un vicolo buio e a farla mia,in auto.
Sono così preso dai miei desideri che quasi dimentico la destinazione. Mi accorgo in tempo di essere al commissariato, ma Felicity sgattaiola via dall'auto prima che possa fare un'altra mossa.
-Grazie del passaggio.- Urlò, mentre attraversava la strada.
Sorrisi, chiudendo la portiera. Quella mattina non l'avrei persa per nessun motivo.
 
Felicity
 
Entrai in commissariato senza guardarmi indietro. Non avrei retto a lungo la vicinanza di Oliver.
-Buongiorno.- Sorrisi,stucchevole. -Cerco il detective Lance.-
-Sono io.- rispose l'uomo davanti a me. Sembrava annoiato. -Si sieda.-
-Preferisco rimanere in piedi.-il detective non alzò lo sguardo su di me. -Mi chiamo Felicity Smoak, volevo chiederle se ha ritrovato le mie cose.-
Lance sbuffò -Ah si..-finse interesse e continuò a parlarmi con tono annoiato. -Ci stiamo lavorando.-
-Ci state lavorando?-
La voce di Oliver sorprese entrambi.
-Che ci fai tu qui?-
Il dective si alzò,guardando prima me poi lui.
-Aiuto la mia impiegata a ritrovare le sue cose.- Sorrise, mentre il mio stomaco sussultava. Mi aveva definita "sua".
-Ascoltate, ci sono centinaia di ladruncoli a the glades. Non verrà fuori facilmente quella borsa.-
-Ma ho bisogno delle mie chiavi di casa!-
-Non ne ha fatto una copia?- Mi guardò, come se fossi una bambina.
Scossi la testa mortificata. -No, insomma mi sono trasferita soltanto pochi giorni fa. Non potete tipo, fare irruzione a casa mia?-
-Vuole che le sfondi la porta?- alzò un sopracciglio,strappando una risata ad Oliver.
-Lasci perdere.- Mi voltai, avviandomi verso la porta. -Farò da sola.-
Uscii dal commissariato,nervosa. Dovevo trovare un internet point e iniziare le ricerche da sola.
-Felicity,ehi!-
Oliver mi corse dietro,ma senza che il fiato gli diventasse pesante. Altro indizio che lo rendeva il candidato ideale alla posizione di super eroe.
-Cosa c'è ora Oliver?-
Lui sospirò, deluso dal mio tono tagliente. -Cosa credi di fare? Non voglio che tu agisca da sola,è pericoloso.-
-So come proteggermi.-
Continuai per la mia strada, ma lui mi bloccò per un braccio. Mi afferrò con una presa salda e sicura. Mi voltai a guardarlo e rimanemmo bloccati in quella posizione per vari secondi.
-Da quando sei arrivata in città ti hanno rapita e derubata. Non credo che tu sappia proteggerti.-
Gli occhi mi si illuminano appena realizzai il significato delle sue parole. -Non ti ho mai detto che sono stata rapita.-
Mi lasciò il braccio,come se si fosse appena scottato. -Come fai a saperlo?-
Chiuse gli occhi e finse un sorriso. -Ora devo andare.-
-No, Oliver!-
Corse via, lasciandomi a bocca asciutta di nuovo. Ormai avevo vinto,doveva solo trovare il coraggio di confidarsi con me.
Cercai di non pensarci e mi focalizzai sul mio furto. Una volta davanti ad una tastiera,riuscii a scaricare il filmato delle telecamere di sicurezza di quella sera. Scoprii che il ladro in questione si nascondeva in una torre con l'orologio. Comprai una mappa,per non rischiare di perdermi essendo senza gps e cellulare. Ci misi un po' ad arrivare e soprattutto a capire come salire in cima. Dopo ben tre rampe di gradini mi ritrovai in una specie di mansarda. Il pavimento era pieno di bottiglie di birra vuote e di siringhe. Scartai tutta quell'immondizia facendo attenzione a non tagliarmi e per fortuna riconobbi subito la mia borsa. Aprii la cerniera, delusa di non trovare il cellulare. Afferrai le chiavi di casa e me le misi in tasca, pensando a cosa fare della borsa. Se l'avessi presa se ne sarebbe accorto.
-Ehi tu!-
Mi voltai di scatto,impaurita. Era entrato un uomo grasso, dai capelli lunghi e unti. -Che ci fai qui?-
Il ragazzo che mi aveva derubata entrò poco dopo di lui. -Chi diavolo è questa?-
-Lei è..la ragazza che ho derubato.-
-Cosa?-
L'uomo gli sferrò un cazzotto,facendolo cadere per terra. -Come ha fatto a trovarci?-
-Io..io voglio soltanto le chiavi.- Dissi, impaurita. -Potete tenere borsa e cellulare.-
-Ma certo..- si spostò verso di me, guardandomi disgustato. -Gentile da parte tua.-
Mi sferrò un calcio,facendomi piegare dal dolore. -Peccato che tu abbia scoperto il nostro piccolo nascondiglio..-
-Sam!Lasciala andare.-
-Sta zitto Roy.-
Il ragazzo si alzò a fatica. -Sam, non c'è bisogno di farle del male. Cambieremo posto.-
-IO NON VOGLIO CAMBIARE POSTO!-
Urlò ed io mi unii a quelle grida. Corsi verso la finestra e valutai l'ipotesi di saltare di sotto. Saranno stati almeno 5 metri. Salii sul cornicione, ma Sam riuscì ad afferrarmi per la caviglia. Mi tirò a sè,coprendomi la bocca con la sua grossa mano. Chiusi gli occhi e piansi, singhiozzando.
-Sam, Sam smettila!-
Roy ci venne addosso, facendomi cadere seduta sul pavimento. Le mani mi si graffiarono a contatto con tutto quel vetro. Cercai di approfittare della loro rissa per fuggire, ma Sam riusciva sempre a ripescarmi.
-FERMI!-
Mi voltai, con gli occhi che mi si illuminarono. Arrow apparve dalla porta principale, con l'arco puntato verso di noi. -Lascia andare la ragazza.-
Sam mi lasciò,impaurendosi. -Non voglio guai amico.- Fece per voltarsi, ma poi lanciò una bottiglia verso Oliver,colpendolo allo stomaco.
-NO!- urlai, avvicinandomi a lui.
-Va via Felicity.- rantolò,inginocchiandosi.
-Cosa?no!-
-Va, via!- ripetè, scansandomi giusto in tempo prima che Sam colpisse anche me. Scesi di corsa le scale, saltando a due i gradini. Fuori aveva iniziato a piovere forte e il rumore dei tuoni copriva quello della lotta di sopra.
Con i capelli bagnati e appiccicati al viso, mi appoggiai al retro della torre sperando che il mio eroe uscisse vivo e in fretta.
 
Oliver
Lo stomaco mi faceva un male cane e temevo di svenire da lì a poco. Sanguinavo, ma riuscivo ancora a reggermi in piedi. Sam era steso sul pavimento,con il viso ricoperto di lividi. Roy era tremante accanto al suo corpo.
-Io non volevo farle del male, ho tentato di fermarlo.-
Lo guardai, chiedendomi se mentisse. Lui serrò la mascella e aspettò in silenzio.
-Per questa volta ti credo.-
Lo superai, lanciando una freccia dall'altra parte dell'edificio. Mi arrampicai e scesi,dolorante.
-Ehi!-
Felicity mi corse incontro preoccupata. La pioggia cadeva pesante su di noi, impesandendo il mio cappuccio.
-Stai bene?-
-Si..-rantolai, cercando di regalarle un sorriso. -è solo un graffio.-
Mi guardò, portandosi una mano alla bocca. -Sembra profonda. Ci vorranno dei punti.-
-Felicity.- sospirai, cercando di acquistare un tono autoritario. -Starò bene.-
Era zuppa d'acqua e il vestito era diventato trasparente. Riuscii a scorgere la pelle del suo ventre, delle sue gambe. La afferrai per un braccio, facendola sbattere contro il muro. Lei tremò, ma mi lasciò fare. Il mio corpo premeva contro il suo. Incastrai la mia gamba tra le sue cosce, impedendole praticamente di muoversi.
-Lo sapevo..-sussurrò, con gli occhi lucidi. -Lo sapevo che eri tu,Oliver.-
Le feci segno di zittirsi. Ormai l'unico rumore era quello della pioggia che sbatteva sui nostri corpi. -Non sono Oliver quando indosso questo costume.-
Sorrise,incuriosita. -E allora chi sei?-
-Un uomo capace di fare questo.-
Mi avvicinai piano al suo volto,sperando che quel momento durasse per sempre. Mi persi nel calore dei suoi occhi e nel primo tocco dei nostri nasi. Mi sembrò di incastrarmi alla perfezione con lei.
Le mie labbra furono sulle sue e le rubai un bacio, forte,intenso. Le tenni il volto stretto tra le mani, alzandola verso di me. Inalai il suo respiro e pensai che non ci fosse niente che potesse farmi sentire più vivo di così . Osai, cercando la sua lingua. La trascinai in un vortice di passione, strappandole un gemito. Scesi con le mani lungo la sua schiena, tirandola verso di me. Fu lei a staccarsi,prima che io potessi fare un'altra mossa. Rimase con il volto ancora a pochi centimetri dal mio,come se stesse prendendo fiato.
Il rumore delle volanti della polizia la fece scattare. Sorrisi, godendomi la sua espressione pensierosa.
-Devo andare.-
-Ma sei ferito.- provò a trattenermi, tenendomi il braccio.
-Non sono mai stato meglio di così.- Le sorrisi di nuovo, con le labbra che scottavano ancora.
-Portami con te.-
-Presto, Felicity. Presto.-
La lasciai, scappando prima che le luci della polizia potessero trovarmi.
Angolo autrice: Ragazze siete adorabili! Ho pensato di pubblicare prima il capitolo visto il vostro entusiasmo per la storia e spero di non avervi deluse. Grazie per tutte le belle parole che mi dedicate e per continuare a sognare con me. Alla prossima!
 
 

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Capitolo 7
*** Diritta nella tana del lupo. ***


Quella mattina ,a lavoro, fui più nervosa del solito. L'incontro con Oliver mi aveva scombussolato così tanto da non farmi chiudere occhio. Avevo un aspetto orribile così decisi di concedermi un caffè. Mentre scendevo le scale per avviarmi ai distributori automatici ,avvertii un chiacchiericcio insopportabile. Entrai a testa bassa,sperando di non essere inclusa in quei discorsi. Odiavo le mie colleghe,sembravano tutte pendere dalle labbra di Oliver. Arrossii, pensando quanto mi fosse piaciuto in realtà,ricevere un suo bacio.
-Ti dico che è così Tommy..- ascoltai, mentre il mio caffè alla vaniglia scendeva gocciolando. -Oliver non mi ha dato pace ieri notte! È stato così passionale,così...- mi voltai, paralizzandomi. Non poteva parlare davvero di Oliver. Il mio Oliver.
La donna che lo aveva nominato mi dava le spalle e ci misi tempo a riconoscerla. Indossava un completo di alta moda, molto elegnate. I capelli castani le scecndevano lunghi sulle spalle, mostrando una stiratura perfetta.
-Andiamo Laurel! Con te a letto anche io sarei una furia. È merito tuo, non suo.-
Lei rise,mentre a me si accaponava la pelle.
-No, non è stato merito mio. Non mi ha mai preso in quel modo.-
L'uomo le sorrise, guardandola troppo a lungo. -Forse si è accorto di quanto tu sia preziosa e sta provando a riconquistarti.-
-Beh,se questi sono i risultati... lo farò penare ancora un po'.-
Tommy rise e lei si unì a lui. Nella mia mente apparve uno scenario apocalittico: Oliver,ferito e bagnato, che si buttava su sua moglie. Dopo essersi preso gioco di me. Mi sentii stupida e in imbarazzo.
Afferrai la tazza di caffè, ma non ebbi il controllo del mio corpo. La rovesciai, macchiandomi il vestito. Quel diavolo di vestito bianco che avevo messo pensando di incontrare lui!
"Oddio" chiusi gli occhi,trattenendo le lacrime. "Da quando la mia vita ruota attorno ad Oliver Queen?"
-Attenta!- urlò Laurel, allontanandomi dal casino che avevo combinato. -è bollente,potresti farti male.-
Tommy se la rideva sotto i baffi. -Dovresti berlo a casa il caffè. Magari arriveresti a lavoro sveglia.-
Laurel gli sferrò un pugno. -Tommy!-
Io arrossii, incapace di proferire parola. -Io,mi..mi dispiace.-
-Non preoccuparti. A tutti possono capitare giornate "no".-
Il fatto che lei fosse così carina e gentile con me la rendeva ancora più odiosa. Anche se ,in realtà, l'unico da incolpare era Oliver.
-Mi dispiace.- ripetei, cercando di non sembrare un'automa. -Ora ripulisco tutto.-
Laurel continuò a sorridermi. -Se ne occuperà la donna delle pulizie. - Si avvicinò,prendendomi sotto braccio. -Ora dobbiamo pensare a cambiarti il vestito.-
Deglutii rumorosamente,sorpresa del suo contatto.Guardai la macchia di caffè espandersi sul mio torace e sospirai. -Andrà via con un po' d'acqua.-
Non sembrai convincente. -Quella robaccia non va via nemmeno con cento colpi di spugna. - Mi portò fuori, guardandomi divertita. -Come ti chiami?-
-Felicity.- cercai di sorriderle. -Felicity Smoak.-
-Io sono Laurel Lance.-
Le strinsi la mano, sperando che mi lasciasse andare presto.
-Sei nuova qui?-
-Io, beh..- sospirai. -Si, sono qui solo da un paio di giorni. Me ne stanno succedendo di tutti i colori.-
-Ti va di raccontarmi tutto davanti ad una bella tazza..- si fermò,trattenendo una risata. -Davanti ad un bel cocktail?- Mi fece l'occhiolino. -Basta caffè per sta mattina.-
-Io, mi piacerebbe.- Balbettai. -Ma sono a lavoro, non posso allontanarmi.-
-Si dia il caso..- si illuminò -Che io sia la moglie del tuo capo. Non avrà nessun problema se io ti invito a risolvere delle urgenti questioni tecniche a casa mia.-
-Casa..tua..?- cercai di sembrare il più lusingata possibile. -Non posso davvero. Prometto che, una volta capito come girovagare in questa città senza essere derubata, ti offrirò un ottimo drink.-
-Sei stata derubata?-
Annuii,sperando ancora che demordesse.
-Andiamo allora, hai davvero un sacco di cose da raccontarmi.-
Sgranai gli occhi e sospirai,maledicendo quel giorno in cui mandai il curriculum alla Queen Consolidated.

Oliver
Uscii dalla doccia,comprendomi solo con un'asciugamano. L'autunno era ormai iniziato, ma da un paio di giorni avevo un calore in corpo che non avevo mai provato prima. Ripensai al bacio con Felicity e subito ebbi di nuovo voglia di prendere Laurel. Tornato a casa, non riuscii a guardarla negli occhi senza sentirmi in colpa. Sembra così fragile,così insicura. Ed io avevo un disperato bisogno di sfogarmi,dopo tutte quelle eccitanti situazioni con Felicity.
-Laurel?- La chiamai, muovendomi verso il salotto. Non la vidi e pensai che fosse a prendere la colazione.
Mi stesi sul divano, preparandomi a del sesso mattutino. Non sarebbe riuscita a resistermi,ormai conoscevo che effetto avevo sulle donne.
Avvertii le chiavi nella serratura e mi preparai ad abbassare l'asciugamano,scoprendo il mio basso ventre.
-OLIVER!-
Urlò, non appena mi vide. Si bloccò sulla porta e mi accorsi che aveva compagnia. Mi coprii subito,alzandomi in piedi.
-Buongiorno..-dissi, cercando di tagliare quella tensione.
Lei si spostò permettendo al nostro ospite di entrare. Quando la vidi i miei occhi brillarono, ma Felicity non se ne accorse,avendo il capo basso.
-Felicity..-la chiamai,tradendo una punta di emozione della mia voce. -Che ci fai qui?-
-L'ho invitata io.- mi rispose Laurel, arrabbiata. -Ti chiedo scusa per le condizioni di mio marito,Felicity.-
-Giusto..-risposi,sorpreso che Felicity non avesse proferito parola. Pensai che dovesse sentirsi davvero a disagio con Laurel al suo fianco. -Vado a vestirmi.-
-No, Oliver.- Laurel continuò ad ammonirmi. -Prima lascia che prepari un cambio alla mia amica.-
Lei sussultò,arrossendo. -Non è necessario,davvero.-
-Tranquilla, non mi fa che piacere. Da quando mia sorella è andata via..-prese una pausa, parlare di Sara la rendeva sempre suscettibile. -non ho più nessuna con cui scambiarmi i vestiti. Quindi sappi che presto ti verrò a chiedere delle scarpe. Quelle che indossi sono favolose!-
Felicity sorrise, sembrando più rilassata. -Sei gentilissima, davvero. È il minimo che posso fare per ringraziarti.-
-Dai,seguimi.-
Le guardai,mentre come due ottime amiche mi lasciavano mezzo nudo in soggiorno. Pensai che fosse una bella metafora: se avessi continuato così,senza prendere una decisione, presto mi sarei davvero ritrovato in mutande.
-Oliver..-sussurrò Laurel,prendendomi di sprovvista. -Cosa diavolo ti è saltato in mente?-
-Mi dispiace tesoro..- iniziai accarezzandole il braccio. -Volevo farti una sorpresa.-
-Dopo ieri notte sei ancora in forze?- rise,sentendosi lusingata.
Pensai a Felicity nella mia camera da letto,intenta a cambiarsi.-Poi te lo farò vedere.- le sfiorai la bocca, chiudendo gli occhi.-Vado a vestirmi.-
-Usa la camera degli ospiti.- il suo tono era indispettito.
-Certamente.-
Le sorrisi e mi avviai nel corridoio. Aprii la camera degli ospiti e la richiusi,senza entrarci. Mi diressi alla camera da letto e ,lentamente, ne aprii la porta. Felicity era di spalle, intenta a togliersi il suo candido vestito bianco. Rimasi nascosto dietro la porta,spiandola. Guardò il vestito nero di Laurel e ne cercò la taglia,temendo che il suo bellissimo fisico non fosse adatto ad un abito del genere. Si piegò per indossarlo,offrendomi una meravigliosa visuale del suo sedere fasciato da un tanga di merletto,rosa pallido. Proprio come il reggiseno a balconcino, quel tanga sarebbe stato un altro dei miei peggiori e migliori incubi al tempo stesso.
Entrai, chiudendomi la porta alle spalle.
Felicity sobbalzò e trattenne un urlo.
-Oliver..- iniziò,alzandosi in fretta il vestito. Mi lasciò senza fiato: il nero la rendeva davvero sexy.-che ci fai qui?-
Mi avvicinai,senza risponderle. Provò a scapparmi, ma senza riuscirci. La bloccai, tenendola stretta tra le mie braccia.
-Oliver..-continuò,sottovoce.
La sbattei contro la porta,attenuando il rumore con la mia mano dietro la sua nuca.
-È più divertente così,vero?- le parlai nell'orecchio,mordendole il lobo.-Non puoi muoverti o Laurel potrebbe sentirci.- Scesi con le labbra sul suo collo,leccandone la pelle. Le diedi dei piccoli baci sulla clavicola,lasciata scoperta dal taglio del vestito.
Il respiro le si fece pesante. Spinsi la mia erezione contro il suo bacino. Indossavo soltanto l'asciugamano,poteva sentire benissimo quanta voglia avessi di lei. -Ti desidero, Felicity.-
La baciai,forzando le sue labbra. Le cinsi la vita con un braccio e strusciai il suo seno sul mio petto. Avrei potuto alzarle il vestito e farla mia, ma Laurel era dall'altra parte del corridoio. Non me la sarei goduta abbastanza.
-Ma non posso averti..-continuai, lasciandola andare. Riaprii la porta, sparendo nella camera degli ospiti. Scivolai sul letto, con l'inguine che mi bruciava dal dolore. "Cosa diavolo mi stai facendo, Felicity Smoak?"
 
 
Felicity
-Wow,sei un vero schianto.-
Tremai,cercando di controllare il mio tono. -Tutto merito del vestito.- La voce però mi uscì rauca e bassa.
-Va tutto bene?-
Scossi la testa,scoppiando a piangere. Ripensai al tocco di Oliver, a come continuava ad usarmi anche con sua moglie presente. -No, non va niente bene!- mi sciolsi,pensando che fosse avrei dovuto dirglielo. Era stata così dolce e gentile con me. Non si meritava tutto quello.
-Vedrai che si sistemerà tutto..-mi strinse in un abbraccio consolatore.
-Scusami, io..-cercai di prendere fiato. -Vorrei tornare al lavoro. Ho bisogno di distrarmi e di avere le mani occupate.-
-Non se ne parla.- mi asciugò le lacrime, sorridendomi. -Va pure a casa, riposati e poi mi fai una telefonata okay?- mi lasciò un suo biglietto da visita. "Avvocato penalista Laurel Lance."
Non ero solo disponibile, bella e gentile. Era anche intelligente e di successo.
-Laurel, io devo dirti una cosa..-presi coraggio,pensando che fosse meglio spezzarle il cuore ora piuttosto che una volta diventate amiche. Se mai lo fossimo diventate,dopo averle detto della mia avventura con Oliver.
-Dimmi..-disse,preoccupandosi.
Avvertii i passi di Oliver alle mie spalle. Chiusi gli occhi,pensando a quanto sarebbe stato imbarazzante se lui avesse negato tutto.
-Laurel, tesoro.-
Oliver la chiamò,mentre io trattenevo altre lacrime su quel suo "tesoro."
-Potresti lasciarci un attimo soli?-
Lei annuii e mi lasciò andare.
Feci per fermala, ma non ne ebbi la forza.
-Cosa avevi intenzioni di dirle?- sbottò Oliver, non appena Laurel fu via.
-Che razza di uomo sei!- sussurrai, a denti stretti. -Lei non ti merita.-
-Tu non..-iniziò,poi cercò di calmarsi. -Tu non sai come stanno le cose.-
-So una cosa però..- raccolsi la mia borsa, agitata. -Non voglio avere nulla a che fare con te, Oliver. Mai più.-
Aprii la porta,sbattendomela alle spalle. Scesi le scale di corsa e piansi,confusa. Presi fiato soltanto quando fui lontanta da quella casa. Entrai in un bar , assicurandomi che Oliver non mi avesse seguita.
-Cosa le porto,signorina?-
Alzai gli occhi verso la cameriera. -Qualcosa che curi il cuore a pezzi.-
Chiusi il menù e attesi la prima vodka della giornata.

Angolo autrice:  Lo so ragazze,questo capitolo fa soffrire e purtroppo il prossimo non è da meno! Tenetevi pronte ad un'altra situazione piena di angst e tensione! Spero di aver reso Laurel più sopportabile in questo capitolo. Vi ringrazio ancora, adoro ognuna di voiii! <3

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Capitolo 8
*** One more night ***


Erano passate ben due settimane dalla mia ultima conversazione con Oliver. Ogni mattina però,alle otto e quarantacinque precise, passava davanti al mio ufficio nonostante dovesse fare un'altra rampa di scale per arrivare sul suo. Camminava lentamente, a testa bassa. Io non lo guardavo, ma ero sicura che nemmeno lui alzasse lo sguardo su di me. Passarono i giorni ed io cercai di dimenticarmi quello che avevamo passato insieme, anche se ad ogni notizia su Arrow non potevo fare a meno di sorridere.

Quel venerdì ero a riposo da lavoro. Batteva un sole forte,nonostante fossimo ormai in autunno, ma io ero in pigiama a casa. Accesi la radio,stendendomi sul divano. Passava una canzone dei Maroon 5:

"You and I go hard at each other like we're going to war"

Sobbalzai più per il testo della canzone che per la voce di Adam Levine. Non potei non pensare ad Oliver. La settimana scorsa,iniziai il mio turno di pomeriggio. Pensai che non l'avrei visto,invece entrò anche lui più tardi e passò comunque davanti al mio ufficio. Lo guardai, cogliendolo distratto ad allentarsi la cravatta. Mi chiesi se lo avesse fatto di proposito ad arrivare di pomeriggio e soprattutto,pensai a cosa avrebbe fatto oggi, non vedendomi al lavoro. Forse lo sapeva che oggi ero di festa e magari non era andanto neanche lui. Probabilmente era ancora a letto, con sua moglie.

Scattai in piedi ed andai ad alzare il volume della canzone. Iniziai a cantare, sfogando la rabbia che avevo cercato di reprimere per così tanto tempo.

"And I know I said it a million times but I'll only stay with you one more night" continuai a cantare, consapevole di quanto fosse vero: desideravo un'altra notte con Oliver Queen.

Bussarono alla porta ed io andai ad aprire, con ancora la radio accesa. Mi aspettavo le lamentele della vicina,ma mi ritrovai alle prese con ben altro.

Oliver era davanti a me e mi sorrideva. Indossava un cappotto lungo che lo rendeva particolarmente affascinante. Si portò le mani alle tasche mi salutò: "Ciao, Felicity."

Io richiusi la porta,di scatto. Cercai di respirare, ma Oliver non mi diede tregua.

-Felicity, avanti! Non sono solo. Apri.-

Mi affacciai piano,senza aprire completamente la porta. Riconobbi l'uomo di colore che era con lui, mi aveva salutata alla festa a casa Queen. La prima notte che avevo passato con Arrow. Non poteva essere un caso.

-Entrate.- affermai,roteando gli occhi all'indietro.

-Grazie.- Oliver commentò,ironico.

Entrarono,guardandosi intorno.

-Però, bel posticino.-

L'amico di Oliver osservò il mio soggiorno, incrociando le braccia al petto.

-Che ci fate qui?- tagliai corto, nervosa.

-Felicity vorrei presentarti Jon Diggle.-

-Piacere.-

Diggle mi strinse la mano, sorridendo. -Hey, Felicity.-

La sua stretta era forte e sicura. Quasi mi trascinò con se,mentre si presentava.

-Ora,ripeto. Che ci fate qui?-

La radio era ancora accesa e il ritornello di "One more night" si ripeteva in continuazione:

"Got you stuck on my body like a tattoo and now i'm feeling stupid crawling back to you"

Oliver sorrise,guardandomi arrossire. Si avviò allo stereo e lo spense, senza smettere di guardarmi.

-Da quando trasmettono canzoni così..- si fermò,sospirando. -descrittrive?-

-Descrittive?- replicai. -Dovresti aggiornare il tuo linguaggio musicale al 2015.-

-Dopo cinque anni passati da disperso..- il tono di Oliver si accese. -l'ultima cosa che mi va di recuperare è il ..- fece le virgolette con le dita. -"linguaggio musicale."-

Lo guardai con aria di sfida, avvicinandomi. -Non è l'unico ambito in cui hai bisogno di recuperare.-

-Oliver.-

Diggle lo ammonì,mettendo fine a quel litigio. -Le parli tu o lo faccio io?-

-Ecco una persona intelligente!- lodai, cadendo seduta sul divano. Avvertivo ancora lo sguardo di Oliver sul mio corpo e cercai di rimanere calma.

-Abbiamo bisogno del tuo aiuto, Felicity.-

-Del mio aiuto?-

-C'è una gang di assassini in città che sta spargendo terrore tra le donne di starling city.-

Ascoltai, attenta. -E io cosa dovrei fare?-

-Dovresti aiutarci a catturarli.-

-Come?- sbottai, annoiata dalle risposte superficiali di Oliver.

-Non posso parlarne qui.-

Lanciò un'occhiata a Diggle che sembrò annuire.

-Dove dovremmo andare?-

-Vestiti.- ordinò. -Andiamo al quartier generale.-

Deglutii, cercando di capire se volessi davvero aiutare Oliver Queen.

 

 

Oliver

 

Felicity osservò il mio covo, senza proferire una parola. Passò il dito sulla teca dove conservavo il costume di Arrow e sorrise, come se lo avesse sempre immaginato così.

-Allora..-iniziai, andandole incontro. -Ti ho preparato l'attrezzatura..- le mostrai il computer che avevo comprato e la sua postazione alla scrivania.

-Quella a cosa serve?- chiese, indicando una sbarra appesa al soffitto.

Sorrisi -Un giorno te lo spiegherò, ora concentriamoci sul caso.-

Andò a sedersi senza guardarmi,probabilmente offesa perchè non le avevo risposto. Più faceva la impertinente più mi rendeva difficile mantenere il giuramento del sacro vincolo del matrimonio.

-Cosa devo fare?-

-Questa gang ha parecchi contatti con la mafia russa..-

-Mafia russa?- mi fermò, sorpresa. -A starling city?-

Annuii. -Sta sera saranno al casinò di Residence Road, ha inaugurato la sua apertura da poco.-

-Come fai a saperlo?-

Perchè ho dei contatti nella mafia russa, pensai, ma senza risponderle. Lei digitò il nome del locale ed in poco tempo ebbe la mappa della struttura e l'accesso alle telecamere di sicurezza.

-Quindi non dobbiamo fare altro che aspettare il loro arrivo?-

-Non ho idea di come siano fatti Felicity, non saprei riconoscerli.-

Lei deglutì. -Andiamo sul campo allora.-

Fui contento della sua proposta. -Te lo senti?.- Mi avvicinai, poggiando una mia mano sulla sua spalla. Strinsi forte le dita,accarezzandola. -Ti proteggeremo noi. Avrai un auricolare e sta sicura che non ti perderò mai di vista.-

Le chiuse gli occhi, come se stesse assoporando quel mio contatto. Giurai di aver sentito Diggle tossire. -Me la sento, si. - sorrise,mostrandomi le sue adorabili fossette sulle guance. -So che mi proteggerai, lo fai sempre.-

Si alzò, sfiorando il mio corpo con il suo. Avrei potuto afferrarla e tenerla stretta a me, ma la lasciai andare. Avevo esagerato l'altro giorno a casa di Laurel. Sentivo che l'avrei persa e non potevo permettermelo: avevo bisogno di Felicity Smoak per essere felice.

-Bene, allora. Vado a cambiarmi.-

-Ma Felicity..- la richiamai. -Ho io il vestito che dovrai indossare..- andai a prendere l'abito,ancora coperto dalla plastica.

Lei la scartò nervosa, poi quasi urlò. -E io dovrei indossare questo? Sei impazzito per caso?-

Sventolò davanti ai miei occhi quel cortissimo vestito fuxia. Era a tubino,con tante piume e perline nascoste tra le pieghe. E uno scollo a cuore davvero profondo.

-Non sarai una semplice ospite del casinò,Felicity. Sarai una...-cercai il termine più adatto. -Sarai una ragazza dello staff.-

-Ragazza dello staff?- sbottò, nervosa. -Farò la cameriera!-

Non risposi e lasciai che sbollisse. -Mi devi un favore davvero grande, Oliver Queen.-

Mi incenerì con lo sguardo e decisi di lasciarla sola mentre provava il vestito. Venne a chiamarmi poco dopo.

-Non dire una parola..-

La guardai,provando non poca gelosia. Le sue gambe erano praticamente nude,la stoffa del vestito le copriva a malapena il sedere. Le piume la rendevano particolarmente sexy e quei suoi occhi risaltavano come diamanti grazie al colore acceso del vestito.

Mi avvicinai e le sistemai i capelli, in modo da nascondere l'auricolare. Sbirciai nella scollatura del vestito e mi accorsi che non portava il reggiseno. Tirai un lungo respiro.

-Va tutto bene?- mi chiese, preoccupata dal mio silenzio. Stavo cercando di concentrarmi per non ferire di nuovo i suoi sentimenti. -Certo.- risposi, allontanandomi da lei. -Andiamo.-

 

Felicity

 

Il piano di Oliver mi era abbastanza chiaro. Continuavo ad abbassarmi il vestito nervosa ed imbarazzata per essere stata costretta ad indossarlo.

-Ci siamo.- Diggle mi aprì la portiera,guardandosi attorno. -Ricorda che io ed Oliver siamo proprio qui fuori,ok?-

Annuii,troppo nervosa per parlare. "Puoi farcela, Felicity" Continuai a ripetermi, mentre entravo nel locale. C'erano tante altre bellissime ragazze e tirai un sospiro di sollievo. La serata iniziò presto, ma il locale fu subito pieno. C'erano tantissime persone ed io faticavo a stare dietro alle ordinazioni,soprattutto con quei tacchi alti addosso. Studiavo bene ogni uomo che incontravo con lo sguardo e non perdevo di vista nemmeno le mie compagne di lavoro. Una di noi poteva essere la preda di uno psicopatico. Rabbrividii al solo pensiero e fui contenta di avere la voce di Oliver nella mia testa.

-Cosa vedi?- mi sussurrò, prendendomi di sorpresa.

-Tante cose..- replicai, nervosa.

-Prova a fare la carina con qualcuno...-

-Cosa?- sbottai, arrabbiata. -Non saprei da dove cominciare.-

Oliver non mi rispose ed io mi arrabbiai ancora di più. Portai un drink ad un ragazzo che era seduto al tavolo di black jack. Era molto carino: moro, occhi scuri e penetranti, dai lineamenti sottili tanto da potermi tagliare se lo avessi sfiorato.

-La fortuna ti sorride sta sera?- chiesi,cercando di fare la smorfiosa. Lui alzò lo sguardo su di me e mi mostrò uno splendido sorriso. -Direi che ho appena iniziato ad averne.-

"Pff" Oliver sbuffò nell'auricolare. "Sfigato."

Ricambiai il sorriso,più per il commento di Oliver che per il ragazzo. Che fosse geloso?

Andai più vicino a lui, sfiorando il bordo del tavolo da gioco. -Vediamo..-

Il ragazzo sorrise ed aspettò che uscissero le carte. Era facile prevedere quel gioco.

-Fermati a 17..- sussurrai, avvicinandomi al suo orecchio. Mi ascoltò e vinse il doppio della sua puntata.

-Conti le carte..- si alzò, mettendosi di fronte a me. Scesi dal tavolo, impaurita. -Io, no, ho avuto solo fortuna.-

"Felicity." Oliver mi richiamò dall'auricolare. "Cosa stai facendo?"

-Mi piaci sai..- il ragazzò mi afferrò per un braccio,prima che potessi allontanarmi. -Perchè non andiamo a casa mia a bere qualcosa?-

-Io, non posso..- cercai di essere gentile. -Sto lavorando.-

-Ti pago il doppio di quanto prendi qui.- Feci per mollargli un ceffone, ma lui mi bloccò la mano. -Non toccarmi signorina o ti faccio licenziare.-

"FELICITY!- Oliver ormai era furioso. Mi venne voglia di togliere l'auricolare, era stata sua in fondo l'idea di fare la carina con qualcuno. -E tu toccami di nuovo e ti facci castrare.-

Sorrise. -Che caratterino. - Alzò le mani in segno di pace. -Grazie per la dritta,prima.-

Gli diedi le spalle, ma riuscii a fare solo pochi passi prima di essere bloccata di nuovo. Un braccio forte e peloso mi aveva bloccato per la vita e avevo qualcosa che puntava poco più in alto del mio sedere.

-Hai una pistola o sei solo felice di vedermi?- chiesi, imbarazzata. L'uomo mi tappò la bocca,impedendomi di urlare.

Mi guardai spaesata,sorpresa che nessuno si stesse accorgendo di quello che stava accadendo. Fui trascinata nei bagni, con la pistola ancora puntata alla schiena.

Oliver ci mise poco a trovarmi. Sferrò un calcio all'uomo,liberandomi dalla sua presa. -Corri va!-

Mi tolsi le scarpe ed iniziai a correre. Mi imbattei nel ragazzo di prima, quello del black jack.

-Tutto bene?- chiese, venendomi dietro. -Che succede?-

-Non lo so!- urlai di rimando sperando che smettesse di seguirmi.

-Aspettami!-

Mi raggiunse, facendomi cadere a terra. -Sembri spaventata. Voglio solo aiutarti.- Mi sorrise e mi parve sincero.

-Un uomo mi stava aggredendo.-

-Dov'è?-

-Non lo so,Arrow, mi ha salvata.-

-Arrow?- chiese,stupito. Poi grugnì. -Andiamo,ti aiuto ad uscire,questo posto è un labirinto.-

"Felicity!" mi chiamò Oliver dall'auricolare. "Sei fuori?"

Mi fermai per rispondergli, ma il ragazzo se ne accorse.

-Che fai?-

-Niente..-cercai di mentirgli. -Sono solo stanca.-

Lui si portò le mani ai fianchi. -Già, già.- si guardò intorno,soddisfatto. -Siamo soli.-

Annuii, impaurita.

-Non c'è più ragione di correre allora..-

Mi venne addosso,senza darmi il tempo di reagire. Le sue mani corsero veloci lungo le mie cosce. Urlai, ma nessuno parve sentirmi.

"Felicity!- Oliver continuava ad invocare il mio nome. "Ne manca uno,dannazione!"

Mi prese il panico quando avvertii la sua bocca sulla mia. Per fortuna tra le mani avevo ancora le mie scarpe. Gli piantai il tacco dietro la testa,colpendolo forte.

Lui svenne sul colpo,cadendo a peso morto su di me.

-Felicity!-

Oliver arrivò,preoccupato. Mi aiutò ad alzarmi e mi caricò in braccio.

-Va tutto bene..-sussurrò,mentre mi guardava piangere. -Ci sono io,va tutto bene.-

Sferrò un calcio al ragazzo,prendendolo nel fianco destro. Chiusi gli occhi e sperai che non fosse morto.

 

Oliver

 

Riportai Felicity al covo,per controllare che non fosse ferita. Lei continuò a rimanere in silenzio,anche con Diggle.

-Forse hai sbagliato a portarla qui,Oliver.-

Non gli risposi. Tornai da lei,preoccupato.

-Felicity...- sussurrai, implorandola. -mi dispiace,avevo sottovalutato la pericolosità della situazione.-

Lei scosse la testa. -Non si tratta di questo..-prese un respiro profondo. -Quel ragazzo..-

Avvertii una rabbia irrazionale farsi largo tra le mie emozioni. Desideravo tornare indietro e piantargli una freccia nel petto. -Quel ragazzo..-continuò,con la voce rotta. -è morto?-

-Non credo..-replicai,seccato. -Ma avrei voluto ucciderlo.-

-Oliver!- esclamò,con le lacrime agli occhi.

-Cosa?!- lasciai che la mia rabbia esplodesse. -Era su di te,Felicity! Poteva...- sferrai un calcio al tavolo da lavoro facendo cadere tutti i documenti che vi erano poggiati sopra.

-Non è un buon motivo per uccidere!-

La guardai,sorpreso di quanta bontà avesse in corpo. -Felicity..-ormai non potevo fare a meno di pronunciare il suo nome. Allungai una mano sul suo viso,sfiorandola a mala pena. -mi dispiace che tu abbia dovuto assistere ad uno spettacolo del genere..-

-Io voglio aiutarti.- affermò,convinta. -Ma devi promettere che non ucciderai più nessuno.-

-Non posso farlo.-

-Allora io mollo.-

-Dannazione!- imprecai,innervosito dal suo modo di fare. -perchè è così importante per te?-

-Perchè per il mondo sarai sempre un criminale,se non inizi a comportarti diversamente!-

-E come dovrei comportarmi?- ringhiai,avvicinandomi a lei.

-Da eroe.- lo disse in un soffio,arrossendo.

Mi intenerì il suo sguardo, ma continuai ad essere arrabbiato. -Non voglio essere un eroe, Felicity. Voglio proteggere questa città ed ottenere giustizia per mio padre.-

-Ed io ti aiuterò solo se sceglierai la strada della giustizia.-

Lasciai cadere lì la conversazione. -Jon,accompagna Felicity a casa.-

Lei mi sorprese,venendo al mio fianco. Incastrò le sue dite nelle mie e mi sussurrò all'orecchio: -Sei già il mio eroe, Oliver. Ti prego, non deludermi.-


Angolo autrice: Ciao ragazze! Mi dispiace per il ritardo, ma ho cambiato improvvisamente trama alla storia visto che  la stavo caricando di troppo angst. Il prossimo capitolo arriva nel weekend (quindi tra pochissimo *-*) e godetevi questi momenti di pace, che chissà quanto dureranno! Grazie della pazienza e delle vostre dolci parole. A prestissimo!

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Capitolo 9
*** Istinti pericolosi ***


Le parole di Felicity mi diedero il tormento tutta la notte. Non andai a stendermi accanto a Laurel, ma rimasi sul divano in soggiorno. Ero stanco di quella sensazione: il mio cuore era ostaggio del cervello,stretto, intrappolato dalle sue catene.

-Buongiorno,Ollie.-

Venne a salutarmi,ma io evitai il suo bacio. -"Giorno." risposi, alzadomi in fretta dal divano.

-Va tutto bene?-

Sospirai e mi girai per guardarla. I nostri occhi si incrociarono ed io pregai,pregai con tutte le mie forze, di riuscire a sentire qualcosa. Mi persi nelle sue iridi castane che conoscevo quasi meglio delle mie, ma non fui attraversato da nessuna scossa, da nessun brivido. Tutti gli organi del mio corpo rimasero al loro posto e anzi mi sembrò addirittura che il cuore avesse rallentato il suo ritmo.

-Laurel..-il tono mi uscì più serio di quanto volessi. -devo chiederti una cosa.-

-Dimmi.- mi si avvicinò,incuriosita.

Presi un respiro profondo. -Credi che io debba cambiare il mio modo di fare le cose?-

Sembrò delusa. -Non capisco a cosa ti riferisci.-

-Al mio lavoro da "Arrow".-

Rimase in silenzio per un po'. -Da avvocato non potrei di certo giustificare le azioni che compi di notte..-

-No.- sorrisi -Non ho bisogno di un parere legale.- Andai ad accarezzarle le spalle. -Ho bisogno del tuo parere,Laurel.-

Sorrise anche lei. -Fin'ora non me lo hai mai chiesto..-prese una pausa,per riflettere.-E neanche tu ti eri mai posto queste domande. Cosa è cambiato,Ollie?Cosa è successo ieri notte da impedirti di venire a dormire con me?.- Si allontanò, alzando le braccia al cielo. -Sono tua moglie. Ho il dovere di appoggiarti in ogni cosa!-

-Lascia perdere. - replicai,deluso. -Continui a parlare da avvocato.-

Mi vibrò il cellulare: la sveglia segnava le otto. Dovevo andare a lavoro o avrei perso il mio solito appuntamento. Mi chiusi la porta alle spalle e pensai che tutto quello che stava succedendo,ogni singola cosa che era cambiata nella mia vita, aveva dietro soltanto lei: Felicity.

 

La vidi, al solito, intenta a lavorare al suo computer. Mi fermai davanti al suo ufficio ed aspettai che una delle impiegate finisse di usare la fotocopiatrice. Le passai di fianco e la ragazza mi chiese scusa,affrettandosi ad andar via il più velocemente possibile.

-Ehi..-chiamai,facendo arrossire Felicity.

-Oliver.- mi sorrise, sorpresa della mia visita.

-Prendi le tue cose.- fui sorpreso dalla mia stessa intraprendenza. -Da oggi sei la mia assistente esecutiva.-

Mi guardò sbigottita, aprendo e chiudendo la bocca come un bellissimo pesce rosso. -Dovresti smetterla di usare paroloni per nascondere la realtà delle cose,Oliver.- Si alzò,indispettita. -Non mi sono laureata al M.I.T per farti da s-e-g-r-e-t-a-r-i-a.- Scandì ogni lettera, con rabbia.

Risi, divertito da quella sua reazione. -Non posso fare due rampe di scale ogni volta che ho bisogno di te.-

-Perchè mai dovresti aver bisogno di me?- sbottò,confusa.

-Perchè hai ragione.- iniziai, avvicinandomi. Cercai i suoi occhi e aspettai prima di continuare a parlare. Volevo godermi quella sensazione: l'aria tra noi tremava come se fosse scossa da una corrente elettrica invisibile. I miei arti formicolavano,attratti dal corpo di Felicity. Il cuore mi batteva forte e lo stomaco brontolava,quasi ad incitarmi a cibarmi di lei. Pensai che l'amore dovesse farti sentire in quel modo. Una delle catene che avevo al cuore si spezzò,lasciandolo prevalere sulla ragione.

-Ho ragione su cosa,esattamente?-

-Proverò altri metodi.- Le presi una mano, accarezzandone il dorso. -Non voglio più essere un assassino,Felicity.-

Il suo nome uscì dalle mie labbra come se fosse la cosa più semplice e naturale che avessi mai pronunciato in tutta la mia vita. Strinsi di più la presa sulla sua mano, ma poi la lasciai andare.

-Condividerai il mio ufficio.-

-Oliver..- mi richiamò,più sorpresa che confusa. Continuammo a guardarci a lungo e scorsi una nuova emozione nei suoi occhi, che non avevo mai visto prima. -Va bene.- acconsentì, sorridendo. -Ma non aspettarti che io ti porti il caffè,perchè non lo farò!-

Feci per risponderle, ma lei continuò. -Non lo farò mai, lo giuro.- aggiunse, caricandosi in braccio le sue agende. La guardai mentre mi dava le spalle per avviarsi al mio ufficio. Aveva indossato un incantevole vestito rosso. Era un incanto.

Avvertii un'altra delle catene rompersi.

-Allora, mi indichi la strada o no?-

Risi di nuovo e la aiutai, impaziente di averla al mio fianco ogni giorno.

 

Felicity

L'ufficio di Oliver era enorme. Le pareti erano trasparenti e si poteva godere di una bellissima vista sulla città.

-Allora..-iniziai, sorpresa di quanto fosse piacevole trovarmi in quella stanza con lui. Il corridoio era silenzioso, ma la porta era aperta perciò evitai di avvicinarmi troppo. -Vuoi dirmi come mai hai cambiato idea?-

Oliver mi sorrise ed io mi sentii sciogliere. Da quando era arrivato quella mattina non aveva smesso un attimo di mostrarmi il suo meraviglioso sorriso.

-Beh..-iniziò. -Una cara amica mi ha messo davanti ad un ultimatum: o cambiavo le mie abitudini o continuavo senza di lei. Non è stata una scelta difficile.-

Sussultai a quelle parole. -Una cara..amica?- Chiusi gli occhi, arrabbiata con me stessa per essermi illusa che tutto quello che stava succedendo avesse un altro significato.

-Felicity..-

Mi richiamò,ma io gli diedi le spalle. -Va tutto bene, Oliver.- commentai,cercando di sorridere. -Sei sposato, è la scelta migliore da fare.-

-Già.- commentò,senza aggiungere altro.

Sospirai, delusa. -Probabilmente non dovrei neanche essere qui. Forse è meglio se me ne vada.-

Mi avviai alla porta, lasciando cadere tutti i documenti sul pavimento.

-Felicity.-

Mi voltai a guardarlo. Era in piedi,di fronte a me. Avevo un piede fuori la porta e il busto voltato verso di lui. Rimase in silenzio per quelle che mi sembrarono ore. Non smetteva di fissarmi ed io non potevo fare a meno di ricambiare.

-Al diavolo.- commentò.

Fece tre passi e si avvicinò a me. Mise un braccio dietro la mia schiena e mi baciò, sbattendomi sul suo petto. Le sue labbra erano calde e morbide,proprio come mi ricordavo. Mise le mani tra i miei capelli e mi tenne legata a quel bacio per altri infiniti secondi. Mi alzai sulle punte per riuscire a sostenere il suo ritmo e il braccio di Oliver andò a sfiorare il mio sedere.

Sentii il suo respiro farsi pesante. Mi tenne stretta a sè, sfiorando i miei glutei e pizzicando la mia schiena. Quando si staccò, chiusi gli occhi, pronta ad essere rifiutata di nuovo. Avrei dovuto resistergli,ero stanca di tutto quel dolore che stavo provando a causa dei suoi capricci.

-Al diavolo.- sussurrò di nuovo, tenendo ancora il mio viso accanto al suo. Il suo respiro cadde sul mio collo,dandomi i brividi. -Sono stanco di rinunciare a tutto questo.-

Continuai a tenere gli occhi chiusi. Mi sembrava di riuscire a sopportare meglio il dolore in quel modo. -Non possiamo, Oliver. Lo sai bene.-

-Perchè?-

Alzò il mio mento ed iniziò a baciarlo piano. Le sue labbra si aprivano appena,disegnando tanti cerchi sulla mia pelle. -Tu puoi rinunciarci?-

-Non è per questo.- sfiorai il mio naso con il suo. -Sei sposato,non voglio essere una sfascia famiglie.-

-Non mi sarei mai sposato se ti avessi conosciuta.-

Tornò a baciarmi, mordendomi le labbra. -Smettila,Oliver, ti prego!-

Provai a staccarmi, ma lui mi fermò il braccio. Aprii gli occhi e mi specchiai nei suoi. Ardevano,con un' intensità tale da far sciogliere anche il più remoto degli iceberg.

-No.- ripetè, chiudendosi la porta alle spalle. Mi strinse forte, tanto da farmi alzare il vestito. Mi mise a sedere sulla scrivania. Fece pressione sul mio corpo e fui costretta ad aprire le gambe: Oliver si infilò nel mezzo.

-Forse non lo hai capito..- allungò le mie gambe,portandosele alla vita. Ero praticamente avvinghiata a lui. Si buttò su di me, con foga, baciandomi con passione. La sua lingua roteava con la mia e le sue mani scorrevano veloci lungo i miei fianchi. Lo strinsi a me, stanca di fare resistenza a quel bisogno, a quella voglia.

Gli sfilai la giacca e gli morsi il collo, facendolo sussultare. Mi tirò la coda che avevo tra i capelli e mi costrinse a guardarlo. -Io sto scegliendo te,Felicity.-

Avvicinai il mio volto al suo,per baciarlo ancora. Le mie difese avevano ceduto prima ancora di sentire quella dichiarazione.

Bussarono alla porta, ma lui non si curò della situazione. Continuò a baciarmi, scendendo sempre di più con le labbra lungo il mio corpo.

Prese a squillare anche il telefono ed io lo gettai dalla scrivania,staccando la spina dalla cornetta.

Oliver ruggì e mi strinse forte la pelle delle cosce. Non resisteva più, lo sentivo da come la sua erezione premeva sul mio bacino. Era il punto di non ritorno.

-Perchè la porta è bloccata? Chi c'è qui? Oliver?!-

Sobbalzai, non riconoscendo la voce.

Lui roteò gli occhi al cielo. -è mia madre- sussurrò. -Nasconditi sotto la scrivania.-

Feci come da comando, innervosita.

-Mamma!- la salutò Oliver, facendola entrare. -Che ci fai qui?-

-Potrei farti la stessa domanda.-

Guardai le scarpe di Moira avvicinarsi alla scrivania, ma Oliver le si mise davanti. -Svolgo il mio lavoro,come ogni giorno.-

Lo vidi mentre si abbassava a raccogliere la cornetta del telefono. Mi fece l'occhiolino e si andò a sedere,dietro la scrivania.

Moria gli rimase di fronte. -Sembri scosso, è successo qualcosa?-

-Sto bene..-

Allungai una mano verso i suoi pantaloni. Scostai il tessuto ed iniziai un lento su e giù sul suo polpaccio, graffiandolo appena con le unghie. Sorrisi,pensando a quanto sarebbe stato divertente poter vedere la sua faccia.

-Comunque avevo visto la porta chiusa ed ero passata soltanto per controllare che ci fosse del personale autorizzato.-

-Che zelo e virtù per il lavoro, mamma.- commentò sarcastico, Oliver. -Qualunque cosa tu stessi cercando, puoi provare nel pomeriggio. Per tua fortuna, lavoro soltanto fino a mezzogiorno oggi.-

Moira non rispose ed andò via senza aggiungere altro.

Non mi mossi dal mio nascondiglio ed attesi che Oliver venisse a chiamarmi.

Si abbassò e mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.

-Cosa ti è saltato in mente, prima?- lo sussurrò nel mio orecchio, mordendomi il lobo. -Dillo chiaramente che vuoi farmi impazzire.-

Sorrisi, innocente. -Hai ragione.-

Mi allontanai da lui, andando alla porta.

-Su cosa? Dove stai andando?-

Lo salutai, fiera della mia intraprendenza. -Voglio proprio farti impazzire.-

Mi allontanai, ancheggiando e sperando di non cadere stesa sul pavimento come un patata.

 

 

Moira Queen

-Grazie per essere venuta,Laurel.-

Moira le porse la tazza di thè ai mirtilli, sedendosi sul divano al suo fianco.

-Sembrava urgente.-

La voce di Laurel era flebile e dalla sua posizone era facilmente intuibile che si sentisse a disagio in quella situazione.

-Lo è, infatti.- sospirò Moira, accarezzando il bordo della tazza. -Hai notato qualcosa di strano in Oliver,ultimamente?-

Laurel sussultò. -In che senso?-

-Non so, magari torna più tardi a casa, inventa strane storie..-

-No.- Questa volta la voce di Laurel fu decisa. -No, niente di tutto questo.-

-Allora..- Moira si alzò in piedi, diretta al fascicolo che aveva nascosto sul caminetto. -Saprai Oliver ha una nuova segretaria personale

-Una segretaria personale?- lo ripetè,divertita. -E chi sarebbe?-

-Felicity Smoak.-

Laurel sussultò.

-La conosci?-

-Si, l'ho incontrata qualche settimana fa.- Ripensò agli sguardi che si erano lanciati quella ragazza e suo marito. -Sembra molto intelligente, avrà avuto i suoi motivi a volerla con sè.-

-Oh Laurel..- le si avvicinò, sorridendole dispiaciuta. -Allora davvero non hai nessun sospetto. Mio figlio proprio non ti merita.- Lasciò che il fascicolo cadesse sul tavolino davanti a Laurel.

-Cos'è?-

Moira sospirò,tornando a sedersi. -La prova di quello che ho detto. -

Laurel rigirò il fascicolo tra le sue mani, incuriosita.

-Se deciderai di aprirlo, verrai da me ed insieme decideremo come procedere.-

-D'accordo,Moira.-

-Ti prego soltanto di decidere in fretta ,potrebbe già essere troppo tardi.-

Laurel si alzò, incapace di sostenere ancora quella conversazione. Salutò Moria e si avviò alla sua auto, chiedendosi a quale segreto di Oliver il fascicolo si riferisse e soprattutto, che ruolo avesse in tutta quella faccenda Felicity Smoak.


Angolo autrice: Ecco il nuovo capitolo, come promesso! Grazie di tutto l'affetto che mi dimostrate se questa storia va avanti è soltanto grazie a voi che mi date la voglia e lo spirito giusto per scrivere! Vi adoro tutte e spero che voi non mi odierete per questo capitolo ahaha Cosa avrà dato Moira a Laurel?
Vi aspetto al prossimo capitolo la prossima settimana <3

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Capitolo 10
*** Cocente delusione ***


-Cosa diavolo significa?-

Laurel sbattè con forza il fasciolo sul tavolino, ma non si alzò neanche un filo di polvere.

Moira le rispose sorridendo,ma senza a guardarla. -Siediti cara.-

Fece come da comando, prendendo posto accanto a lei sul divano. La guardò mentre tirava fuori quelle fotografie: Oliver e Felcity l'uno nelle braccia dell'altro. Laurel cercò di essere forte, ma ogni volta che le guardava sentiva le lacrime premere prepotentemente per uscire fuori.

-Come ha fatto ad averle?- sussurrò, ancora incredula.

Moira le porse una fotografia: ritraeva i due amanti in un locale,probabilmente una discoteca. La data segnava il 14 Febbraio. Non si stavano baciando, nè avevano alcun contatto fisico, ma lei riusciva a percepire lo sguardo con cui Oliver guardava Felicity. Quella era una delle foto che faceva più male. Il giorno dopo Oliver le aveva confessato di essere Arrow e lei si era sentita in colpa per tanto tempo per non avergli creduto. Pensò che in fondo se lo meritasse quel tradimento.

-Non è stato difficile procurarmele. Mio figlio è stato disperso per cinque lunghi anni. Credevi davvero che lo avrei protetto con una sola guardia del corpo?-

Sorseggiò del rum dal suo cocktail. -Piuttosto..-continuò, senza smettere di sorridere. -Thea, cara, vieni a salutare Laurel.-

Laurel scattò sull'attenti, chiedendosi come mai Moira avesse convocato Thea. La ragazzina comparve nel salotto,piuttosto intimidita. Guardò la madre e si portò una mano al braccio per accarezzarlo. -Ciao, Laurel.-

Non rispose e attese che Moira parlasse. -Una sera di poche settimane fa, Felicity è stata a dormire in questa casa. Non è vero Thea?-

La ragazzina annuì, senza smettere di guardare la madre. -è stato Oliver ad invitarla.- la voce le uscì in dei piccoli sussurri. -Hanno dormito nella stessa stanza e quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto che non erano affari miei.- Terminò, senza alzare il tono della voce.

Laurel ascoltò tutto, impietrita. Lo sapeva che Thea stava mentendo, la conosceva bene, ma era così ferita nel suo orgoglio che non riuscì ad essere razionale. Scoppiò in lacrime,prendendosi la testa tra le mani.

-Oh, tesoro.- Moira corse ad abbracciarla. Lei si lasciò cullare da quel contatto, incapace di lottare contro quel dolore. -Adesso sistemeremo tutto, ok?-

Si asciugò le lacrime e fece per versarsi un bicchiere di rum anche lei. Moira la fermò. -Questo non ti servirà.- prese un respiro e continuò. -Devi essere perfettamente lucida,mia cara. Non permetteremo a quella sgualdrina di mettersi tra noi ed Oliver. - Sorrise di nuovo. -Ora ti dirò esattamente come procedere...-

 

Il GIORNO PRIMA

 

Felicity

-Oliver smettila.-

Non riuscii neanche a finire la frase che le sue labbra furono di nuovo sulle mie. -Potrebbero vederci!- Allungai la testa per controllare la situazione, ma lui me lo impedì di nuovo. Eravamo nel parcheggio della Queen Consolidated. Io ero appoggiata ad una colonna ed Oliver era su di me, preso a baciarmi.

-Non mi importa..-sussurrò,leccandomi con la punta della lingua il solco del collo che porta all'orecchio.

-Oliver!-cercai di essere razionale e lo spinsi via. Respirai regolarmente quando mi resi conto che eravamo soli. -Non possiamo rischiare così.-

Lui si avvicinò di nuovo, ma questa volta fui più svelta. O almeno così credevo. Arrivai alla sua auto e lui mi sbattè sul parabrezza, infilandosi tra le mie gambe. Una situazione ancora più imbarazzante di quella precedente.

-Non.- iniziò, sorridendo. -Mi.- cinse la mia vita con un braccio e si buttò su di me. Ero praticamente stesa sul cofano della sua auto. -Importa.- terminò, rubandomi un altro bacio mozzafiato.

Allungai le braccia attorno al suo collo e mi arresi. Oliver ruggì,stringendomi la pelle delle cosce.

-Andiamo.- sussurrò,staccandosi.

-Dove?-

-A pranzo.-

-Come a pranzo?Da soli?- chiusi la portiera dell'auto ancora scossa.

-Non hai fame?-

Presi un respiro profondo, guardandolo. Aveva il segno del mio rossetto sul collo e la camicia sbottonata. Non riuscivo ancora a crederci che stesse succedendo.

-Si,ma insomma. Non possiamo farci vedere insieme in queste condizioni.-

Sorrise. -Tranquilla, ho in mente un posto piuttosto intimo.-

-Ah si?- mi preoccupai. -E quale sarebbe?-

Parcheggiò fuori casa mia. -Hai le chiavi vero?-

-Cosa?!- sussultai -Certo che le ho, ma non credo sia una buona idea Oliver.-

Lui venne ad aprirmi la portiera e mi tenne per mano mentre attraversavamo la strada. Si fermò dietro di me, mentre aprivo la porta di casa.

Successe tutto in un attimo. Mi alzò in braccio e mi mise a sedere sulla superfice della cucina.

-Non è una buona idea,davvero.- Affannai,mentre lui sorrideva. Posizionò le mie gambe attorno alla sua vita. Si mosse in silenzio,scostandomi i capelli. Iniziò a baciarmi piano, poggiando delicatamente le sue labbra sulla pelle del mio viso.

-Oliver..-sussurrai, chinando la testa all'indietro. Oliver passò a baciarmi la clavicola mentre mi accarezzava il braccio in un frenetico su e giù. Fece scendere la zip del vestito,solleticando la mia spina dorsale.

-Oddio.- ansimò,guardandomi in lingerie. Smise di baciarmi e mi guardò,perdendosi nei miei occhi. Rimanemmo in silenzio così,per chissà quanti secondi. Riuscivo a percepire quanta voglia lui avesse di me,ma non volevo fermarmi. Non volevo che finisse.

Gli gettai le braccia al collo e Oliver mi alzò in braccio. Le sue mani erano sul mio sedere,palpandolo forte.

-Dov'è la camera da letto?-

Non risposi,presa a baciarlo. Gli morsi le labbra,graffiandole. Leccai via dalla mia bocca il sapore del suo sangue,ammiccando.

Oliver prese a salire le scale,in fretta. Aprì la porta della mia camera e mi sbattè sul letto,a pancia in giù. Mi tenne ferma la testa,mentre mi posizionava un cuscino sotto la pancia per farmi inarcare la schiena.

-Felicity..-pronunciò il mio nome con una sensualità inaudita. -Feliicty..-ripetè, baciandomi le gambe. Salì piano con le labbra,fermandosi poi all'elastico dei miei slip. Mi tirò i capelli,costringendomi a guardarlo. -Io ti a...-

Una forte ed improvvisa vibrazione lo fermò. Si mise una mano nei pantaloni e gettò il cellulare sul letto.

Lessi lo schermo: "Chiamata in arrivo: Laurel"

Sospirai,mettendomi a sedere. -Oliver, dovresti rispondere.-

Lui mi buttò su di sè, continuando a baciarmi. -Non ci penso neanche.- Sorrise,mordendomi il lobo.

Ricambiai il bacio, ma il cellulare continuò a squillare. Oliver si rabbuiò.

-Ehi, Laurel.- rispose, cercando di mascerare il suo affanno e la sua rabbia. -Che succede?-

Mi fermai,attendendo la risposta di Laurel. -Ollie,dove diavolo sei?dovevamo andare a pranzo assieme oggi.-

-Oh....- roteò gli occhi al cielo. -Mi dispiace,sono stato pieno di lavoro oggi. Proprio adesso sono in riunione infatti.-

-Davvero?- adesso era Laurel quella arrabbiata. -Perchè ho appena chiamato il tuo ufficio e tua madre mi ha assicurato che sei andato via già da un po'.-

Scattai,preoccupata. Ripresi a vestirmi, piena di sensi di colpa.

-Ascolta va bene, sto arrivando okay? Ne riparliamo da vicino.-

Oliver riagganciò,sospirando.

-Non dovevamo,lo sapevo.- sbottai, arrabbiata. -Ti avevo detto che non era una buona idea,noi non possiamo. Non possiamo fare tutto questo Oliver.- mi venne da piangere,ma cercai di trattenermi.

-Felicity.- ripetè ancora il mio nome. Il suo tono era dolce. -Glielo dirò.-

-Cosa?-

-A Laurel.- continuò,accarezzandomi le spalle. -Le dirò di noi due.-

Scossi la testa. -No, tu non puoi,insomma,non è giusto...-

-Capirà. Credimi.- Mi baciò l'angolo della bocca. -Stai tranquilla,okay?sistemerò tutto.-

Mi strinse forte la mano e sparì,lasciandomi tremante sul letto.

 

 

Oliver

 

Quando tornai a casa,Laurel non c'era. La chiamai più volte, ma senza successo.

Andai a stendermi sul divano,con il corpo che ancora profumava di lei,Felicity. Chiusi gli occhi e immaginavi di essere ancora lì con lei. Il sogno fu così vivido che non mi accorsi del ritorno di Laurel.

-Ehi..-la salutai,scattando in piedi. -Dove sei stata?-

-Avevo bisogno di riflettere.- Mi rispose,ma senza guardarmi. Si avviò in camera da letto ed io la seguii.

-Laurel mi dispiace..-iniziai, sedendomi a bordo letto. -Non avrei dovuto mentirti.-

Lei si voltò a guardarmi. Aveva pianto, mi accorsi del mascara colato lungo le sue guance.

-È colpa mia,Ollie.-

Mi sorprese sentire quelle parole.-Colpa tua?-

Annuì,incrociando le mani, nervosa. -Non sono mai stata così nevrotica e gelosa,lo sai. Sono fin troppo fredda.- si fermò,per sorridermi. -Così ho capito che c'era qualcosa di strano in me. Mi sorprende che tu non te ne sia accorto.-

-Laurel..-mi paralizzai. -Cosa stai cercando di dirmi?-

Prese un pausa,portandosi le mani sulla pancia. -Ho fatto un test di gravidanza oggi.- Mi sorrise. -Sono incita,Oliver.-

La guardai,mentre il mio cuore si spezzava a metà. -Saremo genitori..-commentai,triste.

-Si,si,Ollie.- venne a sedersi al mio fianco, accarezzandomi. -Sei contento?-

Annuii, cercando di trattenere la mia rabbia. -Molto. Anche se, credevo che fossimo stati attenti.-

-Lo sapevo.- si alzò di nuovò -Tu non lo vuoi vero?-

Mi alzai piano anche io. Andai ad abbracciarla,piangendo. -Certo,certo che lo voglio. Sarai una mamma perfetta.-

Chiusi gli occhi e pensai,per la prima volta nella mia vita,di essere stato più felice in quegli anni sull'isola.

 

Felicity

Attesi,invano, tutta la notte notizie di Oliver. Più volte fui tentata dal telefonarlo,ma mi ripetevo che lo avrebbe fatto lui. Non chiusi occhio e la mattina seguente fui piuttosto agitata.

Arrivai puntuale a lavoro,come ogni giorno. Soltanto che una volta nell'ufficio di Oliver ci fu sua madre,Moira,ad accogliermi.

-Tempismo perfetto signorina Smoak.-

Venne a salutarmi,sorridendomi. -Mi dispiace che sia arrivata fin qui,stavo provando a telefonarla, ma ho ricevuto una notizia improvvisa che mi ha distratta.-

-Signora Queen..-la interruppì,nervosa. -va tutto bene?-

Il suo sguardo cambiò,improvvisamente. -Lei si reputa una ragazza intelligente,vero?-

Non risposi ed aspettai che continuasse. Moira mi porse il mio contratto di lavoro. -Noi l'abbiamo assunta come tecnico informatico. Non come segretaria.-

-Ma è stato Oliver..-mi corressi, maledicendomi. -Il signor Queen mi ha proposto quel lavoro.-

-Non aveva l'autorità di farlo.-

Continuai a rimanere in silenzio. Moira stracciò il contratto davanti ai miei occhi. -Lei è licenziata,signorina Smoak.-

-Cosa?Non potete farlo!Perchè?-

Moira non mi rispose ed andò ad aprire la porta. -Conosco quelle come te,Felicity. Posso chiamarti così,vero?- il suo tono era stucchevole e fastidioso. -Non ti basta essere intelligente. Sei fin troppo ambiziosa e quale modo migliore di ottenere il potere aprendo le cosce a mio figlio?- Mi incenerì con lo sguardo,incitandomi ad uscire. -Non dovrai mai più cercarlo,siamo chiare?-

Uscii di fretta,senza risponderle. Ripensai a tutti gli avvertimenti di Oliver su sua madre. Quella donna faceva paura.

Lo chiamai subito.

-Pronto?- mi rispose, stonato.

-Ho bisogno di vederti.- incalzai, arrabbiata.

-Non posso ora.-

-Ma Oliver!- esclamai,incredula. -Ci vediamo al Verdant okay?-

-Forse non hai capito...- mi ammonì nervoso. -Non posso ora. Ti richiamo io.-

Non replicai. Chiusi la chiamata e tornai a casa,decisa una volta per tutte a metterci una pietra sopra.

Non averei permesso ad un uomo di rovinarmi la carriera.


Angolo autrice: Eccomi, con il nuovo capitolo! Lo so, fa soffrire, ma ora la trama si fa molto molto interessante. Mi avete detto che volete un bel ragazzone accanto a Felicity per far ingelosire Oliver. Lei ora è senza lavoro..chissà se riceverà qualche proposta interessante dalle altre aziende..Idee? :p Grazie di continuare a seguire con tanto entusiasmo questa storia *-*

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Capitolo 11
*** Stand by me ***


 

Gotham City

-Signor Grayson?-

Selina Kyle lo chiamò, muovendosi sinuosa verso di lui.

-Smettiamola con questi formalismi.- Sorrise. -Può chiamarmi Dick, Selina.-

-Va bene, Dick.- ripetè lei,sembrando annoiata. Appoggiò sulla sua scrivania una cartellina arancione,anonima, e lo fissò perdendosi nei suoi grandi occhi blu. -Dovevo soltanto consegnarle questa.-

-Chi la manda?- chiese Dick, rigirandosela tra le mani.

-Bruce.-

Sobbalzò. -Bruce...Wayne?- si schiarì la gola, emozionato.

-Quanti altri Bruce conosce?- miagolò Selina, quasi offesa. -Si tratta del tuo Batman, caro Nightwing.-

Dick sorrise. -E lei come fa ad essere a conoscenza della mia identità segreta?-

La donna sorrise, stringendo i suoi occhi da gatta in una dolce morsa. -Perchè anche io ne ho una.-

Sgattaiolò via, lasciando Dick alle prese con le sue questioni. Aprì la busta impaziente e vi ritrovò una fotografia di una ragazza, bionda, molto carina. Allegata vi era una lettera:

"Felicity Smaok, 25 anni, Starling City."

Fissò ancora la ragazza nella foto e ,sorridendo, pianificò la sua gita a Starling City.

 

 

Oliver Queen

Erano sette giorni esatti che non mettevo cibo solido nello stomaco. Dormivo sul divano,quando decidevo di tornare a casa e non di rimanere al covo, e non rivolgevo la parola a Laurel.

-Oliver.- Diggle mi affrontò,prendendomi di petto. Mi osservava preoccupato,con le braccia conserte al petto. -Vuoi dirmi cosa diavolo sta succedendo?-

-Sto. Bene.- Risposi, sforzandomi. Strinsi l'arco tra le mie mani e scoccai una freccia,colpendo al centro il bersaglio.

-Credevo che potessimo fidarci l'uno dell'altro..-

-Infatti è così.- sospirai, abbassando l'arco

-Allora perchè non vuoi dirmi cosa ti sta passando per la testa?.-

-Dig..- presi fiato,lentamente. -Si tratta di Laurel..lei è...incinta.-

Jon non rispose. Annuii, pensieroso. -E tu non te la senti di essere padre scommetto.-

-Non è questo.- Mi misi seduto, tenendomi la testa tra le mani. -Io..-cercai le parole che da giorni avevo il coraggio di pronunciare. -Io non la amo, Digg.-

Lui continuò ad annuire. -è dura affrontare un divorzio,Oliver. Soprattutto se ci sono dei bambini coinvolti.-

-Lo so..-mi limitai a scollare le spalle. -è solo che...-

-Ami lei.- concluse Diggle, sbilanciandosi. -Direi che hai fatto la tua scelta. Sei solo troppo codardo per accettarla.-

-Codardo?-

-Amare una persona..-iniziò,addolcendosi nel tono. -ti rende vulnerabile. Hai amato Laurel perchè riuscivi ad essere sempre te stesso,cinico, disinteressato..- respirò lentamente,lasciandomi il tempo di respirare. -Ma con Felicity non è così. Lei ti rende diverso.-

Scattai all'inpiedi. -Come lo sai?Come sai che mi riferivo a lei?-

Sorrise. -Hai iniziato ad essere un eroe solo dopo il suo discorso. Io non sono capace di farti cambiare idea nemmeno sul sushi.-

Chiusi gli occhi,ripensando ai momenti trascorsi con lei. -Avrei dovuto dire tutto a Laurel.-

-Stavi per raccontarle di voi due?-
Annuii,senza guardarlo. Lui sembrò sospettoso. -Oliver..-iniziò, avvicinandosi. -Insomma Laurel ti dice di essere incinta e tua madre licenzia Felicity. Non credi che sia tutto un po' sospetto?-

-Cosa stai cercando di dirmi?-

-Sei sicuro che insomma..-sembrò imbarazzato. -Laurel potrebbe essere davvero incinta?-

Lo guardai,stupito, e lasciai che la mia memoria facesse mente locale.

 

Felicity Smoak

Il cinquanta percento delle mie giornate ormai trascorreva sempre nella stessa maniera: inviavo curricula, riflettevo su quanto fossi caduta in basso per essermi innamorata di Oliver Queen, affogavo i miei dispacieri nel gelato e rinnovavo l'abbonamento a Netflix.

L'altro cinquanta pecento della giornata lo passavo connessa ai vari social. Quella mattina trovai nella mia casella di posta virtuale una strana email:

Oggetto: "Proposta di lavoro, signor Dick Grayson"

Stavo per contrassegnarla come spam,ma incuriosita, continuai a leggere:

"Gentile Felicity Smoak.

Gradirei parlarle di persona del lavoro che vorrei offrirle. Le lascio un mio recapito telefonico con la speranza di sentirla al più presto. La ricerca ha carattere di urgenza."

Afferrai il cellulare e decisi di provare a chiamare. Mi rispose un uomo dalla voce giovane e sensuale.

-Felicity.- disse, pronunciando con enfasi il mio nome. -La ringrazio davvero di cuore per avermi ricontattato.-

-Le sarò grata io se mi offrirà un lavoro.-

Lo sentii sorridere. -Che ne dice di vederci adesso?-

-Adesso?-

Guardai il mio riflesso nello specchio,accorgendomi di non essere in uno stato presentabile. -Non posso.- affermai decisa.

-Allora che ne dice di sta sera a cena?-

-Non credo ci sia bisogno di una cena.-

-Insisto.- Lo sentii sorridere di nuovo. -Passo a prenderla alle otto.-

Riagganciò,senza darmi la possibilità di replicare. Approfittai di quella chiamata per sistemarmi ed essere carina. Indossai un vestito rosso con la scollatura a cuore e mi sorpresi a pensare a quanto sarebbe piaciuto ad Oliver.

Il suono del campanello mi impedì di proseguire oltre i miei pensieri. Andai ad aprire e mi ritrovai a boccheggiare come un dolce pesce rosso: Dick Grayson era un uomo alto,moro, dagli occhi più blu che avessi mai visto. Erano color ghiaccio,piccoli e tanto sexy quasi quanto il suo sorriso.

Mi porse un mazzo di girasoli,presentandosi.

-Salve,Felicity.-

Afferrai i fiori, ancora stupita. -S-salve.- Balbettai,stringendogli la mano. -Grazie,sono bellissimi.-

-Oh,mi permetta, sono solo un piccolo regalo per il disturbo che le sto creando.-

-Nessun disturbo.- risposi,sorridendo. -Non si trovano facilmente i girasoli a Starling City. Lei non è di qui,vero?-

Dick sorrise a trentadue denti facendomi fermare il respiro. -No, mi ha scoperto non vivo a Starling City,ma ciò non toglie che sarei disposto a spostarmi per chilometri solo per vederla sorridere così di nuovo.-

-Oh..-feci, imbarazzata. -Credevo si trattasse di un'offerta di lavoro.-

Lui si portò una mano al collo, mostrandomi le vene del suo braccio. Indossava una semplice t-shirt e un pantalone nero aderente. Niente a che vedere con i bellissimi completi Armani di Oliver Queen.

-Non volevo farle dubitare delle mie intenzioni, ma non posso non ammettere che la trovo bellissima signorina Smoak.-

-Come ha trovato il mio contatto,signor Grayson?- chiesi, preoccupata. -Non ho inviato nessun curriculum alla sua azienda.-

-Perchè non ne parliamo a pancia piena?- replicò,mostrandomi la sua auto.

Lo guardai,titubante.

-Non si fida di me, lo capisco.- Si mise a sedere sul gradino della porta. -Vorrà dire che rimarremo a parlare qui, che ne dice?-

Presi posto al suo fianco,chiudendomi la porta alle spalle. -Va bene.- sorrisi, rilassandomi un po'.

-Lei è una donna attenta,Felicity.- iniziò, stringendo le labbra in una strana morsa. Si accarezzò le mani con fare nervoso e scosse la testa prima di continuare. -Io non ho un'azienda.-

-Non capisco..-lo guardai,confusa.

Dick si voltò verso di me e ci ritrovammo l'uno negli occhi dell'altra. Arrossii e distolsi lo sguardo.

-Non sono qui per offrirle un lavoro,Felicity.-

-Continuo a non seguirla..-

-Io..- prese un respiro,imbarazzato. -Voglio offrirle la possibilità di rovinare Oliver Queen.-

Lasciai che la potenza di quella frase mi bloccasse il respiro. Il mio cuore smise di battere e mi sentii improvvisamente senza forze.

-Rovinare..-ripetei -Oliver Queen?-

Dick annuì. -Non ha fatto del male soltanto a lei.-

-Come è possibile?- mi portai una mano alla bocca. -Come ha ricevuto queste informazioni?.-

-Se accetterà le darò tutti i dettagli.-

Deglutii rumorosamente.

-Allora?- continuò ad incitarmi. -Accetta la mia proposta?-

-Si.- mi stupii di aver trovato la forza di parlare. -Ci sto.-

 

Oliver Queen

Una volta tornato a casa fui contento di essere solo. Mi avviai in camera da letto e cercai in tutti i cassetti le pillole anticoncezionali di Laurel. Non mi aveva detto che aveva smesso di prenderle.

Rivoltai letto e divano, ma poi mi accorsi che lo scatolino era semplicemente nell'armadio dei medicinali. Purtroppo lo trovai vuoto.

Gettai un urlo e presi a calci il vaso a terra a letto,rompendolo. Iniziai a pulire e rimisi a posto proprio un minuto prima che Laurel rincasasse.

-Oliver.- mi chiamò,preoccupata. -Che succede?-

La guardai, serrando la mascella. Avrei ottenuto le mie risposte in un altro modo.

-Laurel.- sospirai, chiedendole di sedersi al mio fianco. -Ho bisogno di parlarti.-

Mi passai le mani sul volto e respirai lentamente. -Mi dispiace.-

-Ti,dispiace?- ripetè,nervosa.

-Si, ti sto trascurando in questi giorni ed io non voglio lasciarti da sola.- Le strinsi una mano,guardandola dolcemente. -Sono cresciuto praticamente senza mio padre visto che lui era sempre impegnato. Non voglio dare questo tipo di vita a mio figlio.-

Lei sorrise,ma sembrò non sbilanciarsi. -Lo so,Ollie.-

La baciai, bagnandole dolcemente le labbra. Fui contento che fu lei a staccarsi per prima.

-Spero sia femmina.- Le misi le mani sulla pancia,sorridendo.

-perchè?- Laurel sorrise,stringendo le mie mani sulle sue.

-Così potremmo chiamarla Sara.-

Lei sussultò,improvvisamente. Il suo sguardo cambiò,incupendosi. Sapevo di aver giocato la carta giusta.

-Scusa, forse è troppo presto per pensarci.-

Si alzò,lasciandomi solo sul divano. -Si,decisamente troppo presto.- Cercò di sorridere e poi sparì in bagno.

Un barlume di speranza si accese nel mio cuore. Forse aveva ragione Diggle,era tutta una montatura. Corsi fuori, scendendo le scale a due gradini alla volta. Avevo bisogno di vedere Felicity. Volevo parlarle e dirle che non era ancora tutto perduto.

Arrivai fuori casa sua e mi bloccai trovando una Jaguar parcheggiata nel vialetto. Mi nascosi dietro ad una siepe e sbirciai. Vidi Felicity fasciata in un bellissimo abito rosso e subito ricominciai a respirare regolarmente. Lei era il mio ossigeno,l'unica cosa che mi permetteva di andare avanti.

-Buona notte Felicity.-

Mi drizzai,riconoscendo quella voce. Riuscii a vedere il volto dell'uomo alzandomi in punta di piedi. Aveva un profilo familiare,ma non riuscivo a ricorardare dove lo avessi già visto.

Chiusi gli occhi ed iniziai la tecnica di meditazione imparata a Tokyo.

Due luci color ghiaccio iniziarono a fissare il mio viso. Mi concentrai ancora e mi accorsi che non erano luci, ma gli occhi di un bambino.

Rabbrividii, destandomi di colpo.

Felicity era ancora fuori al vialetto,intenta a salutare il suo ospite. Ne approfittai e mi intufolai in casa,passando per la finestra. La aspettai proprio dietro la porta, sfruttando la penombra.

Quando rincasò, sobbalzò dalla paura.

-OLIVER!-. Urlò,prima sorpresa poi spaventata.

La presi per la vita,sbattendola contro la porta. Lei fece resistenza, ma ero più forte e riuscivo sempre ad intrappolarla.

-Hai idea di chi sia quell'uomo?- ringhiai a denti stretti.

Lei sembrò delusa. -Quindi è di questo che si tratta?- mi tenne testa,spingendomi verso di lei. -Tu hai una moglie ed io non posso frequentare altre persone?-

-È pericoloso,Felicity!- diedi un pugno al legno, mancandola per un pelo. Lei però non si mosse,nè tremò. Approfittò della mia guardia abbassata e sgattaiolò via da me, prendendomi di petto.

-Sono giorni che non ci sentiamo.- Iniziò,decisa. -Avevi detto che le avresti parlato di noi.

-è complicato.- provai a giustificarmi.

-Complicato?- sbuffò, alzando le braccia al cielo. -Sono stanca di essere una marionetta nelle tue mani.!-

-Tu non capisci..-tuonai, arrabbiandomi anche se lei non aveva nessuna colpa. Ero soltanto geloso e infastidito dalla presenza di quell'uomo nella sua vita. -Laurel..-

-Cosa?-

Chiusi gli occhi, impaurito. -Laurel potrebbe essere incinta.-

Felicity non mosse un muscolo.

-Potrebbe?che significa?-

-Ti ho già detto che è complicato.-

Lei non rispose. Mi evitò, avviandosi alla porta.

-Esci da casa mia.-

-Felicity..-

-ESCI DA CASA MIA,OLIVER!-

Mi si spezzò il cuore vedendola così arrabbiata. -O giuro su Dio che chiamo la polizia.-

Le passai di fianco, avvertendo la sua mano sfiorare la mia. Avrei voluto girarmi, afferrarla, baciarla e dirle di avere fede, di avere speranza per noi due. Per un futuro insieme. Invece, non riuscii a fare

altro se non quello di allontanarmi da lei,senza voltarmi indietro.


Angolo autrice: Ben ritrovate ragazze! Ecco introdotto il nostro rivale: Nightwing! Cosa avrà combinato Oliver Queen a questo povero eroe dagli occhi di ghiaccio? Che i due si ritrovino ancora rivali per la bella Felicity? Non preoccupatevi che l'attesa è più breve..Sabato arriva il nuovo capitolo! Grazie a tutte,come sempre <3

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Capitolo 12
*** Welcome to Gotham City (parte 1) ***


Quella fu l'ennesima notte che trascorsi nel covo. Non potevo credere di aver perso per sempre Felicity.

Diggle continuava ad insistere affinchè mi aprissi. Anche quella mattina fu piuttosto insistente con le domande:

-Non puoi prendertela con lei se ha deciso di andare avanti con la sua vita. -

Sbattei violentemente tutti i documenti via dal tavolo,rovesciandoli sul pavimento. Poi rovesciai anche il tavolo.

-Non può rifarsi una vita con quell'uomo!- sbraitai, ancora stupito dal suo arrivo.

-Chi diavolo è,Oliver?Aiutami a capirti.-

Presi un respiro e mi sfogai. -Si chiama Dick Grayson.- serrai la mascella,cercando di contenere il mio tono di voce. -I suoi genitori lavoravano al circo,quindici anni fa.- Chiusi gli occhi e riuscii a rivivere quel momento.

-Lavoravano?- mi incitò Diggle. -Cosa gli è successo?-

Deglutii, sentendo gli occhi inumidirsi. -Li ho uccisi.-

Lui non rispose. Serrò le braccia,come al solito, e respirò intensamente. -Perchè?-

-Fu uno dei primi omicidi che l'Argus mi obbligò a compiere.-

Sembrò sorpreso. -L'argus?hai lavorato per loro? Diavolo, Oliver! Credevo che avessi trascorso tutti questi anni sull'isola!-

Roteai gli occhi al cielo. -Non è questo ciò che importa ora.- Sorressi il suo sguardo,deciso. -Quell'uomo è venuto qui perchè ha in mente qualcosa.-

-Perchè mai dovrebbe vendicarsi di te?Dopo tutti questi anni?-

Strinsi i pugni. -Ormai sono in parecchi a volersi vendicare di me. - Non potei fare a meno di pensare a mia madre. -Non mi stupirei che si fosse avvicinato a Felicity solo per farmi del male.-

Presi la giacca e corsi per le scale.

-Dove vai ora?-

-A cercare di ottenere qualche risposta.-

 

Felicity

-Dove stiamo andando esattamente?- chiesi, mentre Dick oltrepassava il confine di Starling City. La sua macchina oltre ad essere bella era davvero molto comoda. A stento mi rendevo conto che stesse viaggiando a 100 km orari.

-C'è un posto in cui potrai capire bene quello che faccio.- Mi sorrise, facendomi sciogliere. -Ancora non ci credo che tu abbia accettato.-

-Siamo passati a darci del tu ora?- scherzai, alzando le gambe sul cruscotto. Lui mi guardò,di soppiatto.

-Usare il "lei" mi fa sentire vecchio. - si morse il labbro, procurandomi un brivido lungo la schiena.

Non credevo di poter conoscere un uomo così bello come Oliver, figuriamoci due.

-Ma se avrai appena venticinque anni.- dissi, sbuffando.

-Sai, sei davvero molto maleducata.- Mi sorrise, indicando le mie gambe con la testa.

Le abbassai, arrossendo. Lui rise,tornando a guardare la strada.

-Di solito è alle donne che non si chiede l'età.- lo stuzzicai, sistemandomi meglio sul sediolino. -Non pensavo di aver violato qualche regola del galateo.-

-Non si tratta di questo.- Smise improvvisamente di sorridere. -Ho soltanto paura di invecchiare troppo presto a causa della vita che conduco.-

-Allora..- mi voltai a guardarlo. -Scommetto che ho ragione, hai davvero venticinque anni.-

Rise, ma sta volta in modo diverso. Sentii ridere anche il cuore.

-Hai sbagliato,mi dispiace. Ne ho da poco compiuti ventisette.-

-Menti.- replicai, alzando gli occhi al cielo.

-Ti giuro che è così.- Si portò una mano ai pantaloni e nel farlo gli si alzò la maglia, lasciandogli scoperto un pezzo di addome. Riuscii ad intravedere degli addominali davvero niente male e piano piano i miei pensieri su Oliver si fecero meno ruomorosi. -Ecco,guarda!-

Mi passò la sua carta di identità. -Wow.- sospirai, rigirandomela tra le mani.

-Cosa?-

-Sei l'unica persona che conosco ad essere venuto bene in una fototessera.-

Dick mi sorrise,sembrando davvero lusingato. -Comunque.- mi guardò,intensamente. -Parlami un po' di te.-

-Di me?-
-Si,avanti!-
-Non saprei cosa dire!-
-Non mi sembri una di poche parole…-
-Stai forse insinuando che sono una chiacchierona?-
-Sto solo dicendo che è bello avere la compagnia di una donna capace di sostenere una conversazione che non verta solo sulla moda o sul gossip.-
-Oh,non ti facevo quel tipo d’uomo a cui non piacciono le donne.-
-Ma cosa?Non sono mica gay,Felicity!- Arrossii,sorpresa da quello scambio veloce di battute.
-Non intendevo gay! Intendevo misogino!-
-Oh ma andiamo!Io amo le donne non potrei immaginare il mondo senza.-
-Ecco,sarà meglio per te che sia così.- Conclusi,sperando di non fare più figuracce.
-Altrimenti?- Mi provocò, mordendosi il labbro di nuovo. Arricciò la fronte e ricominciò a guardarmi con quei suoi meravigliosi occhi di ghiaccio.

-Dovrai vedertela con me.- Imitai delle mosse di karate, sbattento il gomito contro il finestrino.

Dick rise di nuovo. Sentii immediatamente il bisogno di toccarlo, ma mi limitai a sorridere imbarazzata.

-Non ti sembra strano?-

-Cosa?-

-Questo nostro chiacchierare.-

-Avevo capito che ti piacessero le donne con la lingua..- scossi la testa, cercando di cancellare quella frase così stupida. -Insomma che abbiano voglia di parlare.-

-Intendo..- Dick fermò l'auto e mi si avvicinò, come a sfiorare più l'aria che mi circondava che la mia pelle. -è quasi come se ci fossimo già incontrati da qualche parte.-

-Entrambi sappiamo che non è così, però.- Risposi, allontanandomi.

Lui sembrò deluso.

-Dove siamo?-

Mi aprì la portiera dell'auto e mi aiutò a scendere.

-Benvenuta a Gotham City, Felicity Smoak.-

Gli presi un braccio,impaurita. Ero appena sbarcata in una delle città più pericolose della Terra.

-Va tutto bene?-

Scossi la testa, stringendomi ancora al suo braccio. Faceva freddo,ma lui non indossava il cappotto. La città era arredata con molte zucche visto l'avvento di Halloween.

-Perchè siamo qui?-

-Tranquilla.- Dick si voltò verso di me, poggiando le sue mani sulle mie spalle. Quel gesto mi infuse sicurezza. -Andremo via subito,okay? Devo solo mostrarti delle cose.- Mi prese la mano,incrociando le sue dita nelle mie. Le mie ovaie sussultarono a quel contatto così intimo.

-Tu restami sempre vicina.-

Ci incamminammo per le strade di Gotham e io non potei fare a meno di rivivere cento e più ricordi.

-Ci sei già stata qui.- Iniziò, camminando più velocemente.

-Come fai a saperlo?-

Sorrise. -Per quello sguardo nei tuoi occhi.- Svoltammo in un vico buio. -Sai quanto sia pericoloso questo posto.-

-Io..-balbettai, indecisa se fidarmi o meno di lui. Alla fine le mie resistenze non durarono molto. -Mio padre lavorava qui.-

-Tuo padre?-

-È una lunga storia.-

Scrollai le spalle, sperando di non essere costretta a rivivere certi momenti.

Dick mi strinse più forte la mano e mi mostrò un cancello davanti a noi. "Wayne Maison."

-Chi sono i Wayne?-

-Ora saprai tutto.-

Prese delle chiavi dalle tasche ed aprì il cancello. La villa era molto più antica di quella di Oliver e il giardino era davvero imponente.

-No, non entreremo da qui.-

Mi portò sul retro della casa, mostrandomi una porticina nascosta da degli alberi. La aprì piano e mi aiutò a scendere le scale.

Mi ritrovai in una enorme sala attrezzata con tanti computer e attrezzi di ginnastica.

-Oh mio Dio..-esclamai, chiudendo gli occhi. -Anche tu!- la mia voce fu rotta da una punta di disperazione.

Dick sorrise,anche se sembrava piuttosto nervoso. -Già. Il mio nome in codice è Nightwing.-

-Non posso crederci..-fissai il suo costume, appeso in una teca molto più tecnologica di quella di Oliver. -Quindi la tua ossessione per Oliver è una specie di gara tra vigilanti?-

Lui si strinse nelle spalle. -No non è per questo. Lui ha ucciso i miei genitori,Felicity.-

Non risposi,indecisa su come reagire a quella notizia. Sapevo di cosa fosse capace Oliver,ma non riuscivo ad odiarlo quanto avrei voluto.

-Ti spiegherò tutto al più presto.- Mi si avvicinò, a grandi passi. -Ora vorrei farti conoscere una persona.-

-Senti Dick..- presi una pausa, confusa. -Ho tante cose da elaborare. Vorrei prima riposarmi un po'.-

Lui non riuscì a replicare che la porta fu aperta di nuovo. Entrò un uomo moro,molto alto.

-Ha ragione, Dick.- Mi sorrise,venendo a presentarsi. -Lascia che la nostra ospite si goda la suite che le ho prenotato.-

-Lei...cosa?- mi uscì, sentendomi ancora più confusa.

-Felicity.- Dick sembrò eccitato. -Lui è Bruce. Bruce Wayne.-

Guardai prima Dick e poi Bruce,chiedendomi come mai avrei dovuto essere eccitata per la sua conoscenza. Forse questo Wayne era un tipo famoso in Gotham.

-Piacere..-sussurrai, con la testa che iniziava a scoppiarmi dal dolore.

Dick sembrò accorgersene. -Ti accompagno in hotel,andiamo.-

-La ringrazio signor Wayne.- commentai, cercando di sorridere.

-Non si preoccupi, Felicity. Sono certo che ci rivedremo presto.-

Uscimmo all'aperto e nonostante i miei tentativi, non riuscii a non piangere.

-Ehi.-

Dick si fermò, stringendomi a sè. -Che succede?-.

-È questa città..- iniziai, imbarazzata dalle mie lacrime. -Io non credo di riuscirci.-

-Andrà tutto bene.- Mi accompagnò in hotel e sfoggiò un enorme sorriso alla reception. -Abbiamo una prenotazione a nome Wayne per favore.-

Sussultai. -Abbiamo?-

Lui mi sorrise,prendendo le chiavi della suite. -Non posso lasciarti da sola,sta notte.-

Lesse la preoccupazione nei miei occhi e si affrettò ad aggiungere: -Tranquilla,dormirò sul divano.-

 

Oliver

Ripercorsi i corridoi della mia azienda,cercando in tutti i modi degli indizi. L'ufficio di Felicity era stato completamente sostituito. Temetti che mia madre avesse installato una cimice sotto qualche scrivania. Tentai in tutti i modi di accedere ai file del pc,ma Felicity aveva installato una protezione troppo potente. Fui quasi sul punto di chiamarla quando il mio cellulare vibrò: era Diggle.

-Jon?- risposi, seccato. -Spero sia urgente.-

-Potrebbe esserlo Oliver.- commentò,sospirando. -Ho tenuto d'occhio il cellulare di Felicity. È stata proprio lei a mostrarmi come fare.- Mi sembrò nostralgico nel tono.

-E?- lo invitai a proseguire.

-Si trova a Gotham City. Alloggia in un hotel a pochi metri dalla casa Wayne.-

Rabbrividii ascoltando quel cognome. -Li conosci?-

Diggle sospirò. -Sono una sorta di celebrità da quelle parti.-

-Grazie Jon.- Riagganciai, nervoso.

Mi misi subito alla guida per Gotham City. Se Starling era piena di problemi, Gotham era davvero un altro mondo. Per le strade circolavano liberamente spacciatori,assassini,pazzi criminali.

Sfiorai più volte i 170 km, ignorando i limiti di velocità sull'autostrada. Arrivai in soli 20 minuti all'hotel segnalatomi da Diggle. Non avevo idea di cosa dirle,ma avevo bisogno di sapere che stava bene.

Salii sul tetto dell'hotel e raggiunsi la sua camera tramite le condutture ad aria. Uscii sul corridoio,contento di non aver dovuto stendere nessuno.

Bussai alla porta, emozionato. Non vedevo l'ora di rivederla.

-Oliver.-

Fu Dick ad aprirmi. Era a torso nudo ed indossava solo un'asciugamano. Le luci in camera erano spente e non sembrava esserci traccia di Felicity.

-Lei dov'è?- righiai,cercando di entrare.

-A farsi la doccia.- Mi sorrise, impedendomi di passare.

Rimasi in ascolto,contento di sentire lo scorrere dell'acqua.

-Sai, riesco a capire cosa ci vedi in lei..-ammiccò,dandomi i nervi. -è davvero un bel bocconcino.-

Gli sferrai un pugno allo stomaco,ma lui mi bloccò per il polso, costringendomi quasi ad urlare.

-Oh, noi ci affronteremo Oliver..- continuò a tenermi bloccato,fermando il flusso di sangue. -Ma non ora.- Mi lasciò andare,dolorante.

-Non azzardarti a farle del male!- feci per attaccarlo di nuovo, ma lui bloccò la porta. Intravidi le gambe di Felicity.

-Chi è, Dick?-

Lui sorrise. -Soltanto il servizio in camera,piccola. -

Mi si bloccarono le parole in gola mentre ascoltavo lui chiamarla in quel modo. -Torna pure a letto.-

Chiuse la porta ed io mi accasciai al suolo,sentendo il peso di tutte le azioni sbagliate che avevo commesso,opprimermi in un modo decisamente doloroso.

Piasi e con il cuore a pezzi, pensai che se le fosse successo qualcosa non sarei mai riuscito a perdonarmelo.

 


Angolo autrice: Cosa diavolo sta succedendo? Chi è il padre di Felicity e quali terribili esperienze ha vissuto la nostra piccola e dolce informatica a causa sua? Quanto è davvero pericoloso questo Nightwing? Oliver come reagirà sapendo che la sua amata trascorrerà la notte con un altro uomo? Scusate se il capitolo è un po' veloce, ma se scrivevo le vicende nel dettaglio venivano fuori 12 pagine! Nel prossimo comunque avrete finalmente qualche,risposta forse :D E molto più Bruce Wayne :D Grazie per il vostro affetto e per i vostri bellissimi suggerimenti. Alla prossima <3

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Capitolo 13
*** Welcome to Gotham City (parte 2) ***


 

OLIVER

Passai tutta la notte in un vicolo cieco,proprio dietro l'hotel di Felicity. Un paio di barboni avevano tentato di avvicinarsi,ma, con toni non proprio gentili, ero riuscito a mandarli via. Diggle e Laurel continuavano a chiamarmi così avevo gettato via il mio cellulare. Non aveva senso niente,senza di lei. Mi sentivo vuoto,inutile,quasi ero felice di essere lì sdraiato sul marciapiedi puzzolente di una squallida città. Ebbi l'istinto di arrampicarmi fin sopra alla sua finestra e di spiarla, di guardarla fare l'amore con quel Dick, di rimanere inerte,mentre le lasciavo vivere la sua vita senza di me.

Feci un salto,arrampicandomi sulla rampa delle scale di emergenza. I miei arti,nell'allungarsi,mi diedero dolore,facendomi sentire vivo. Ripetei il salto ed arrivai all'attico. La stanza era vuota. Scesi di nuovo,velocemente, lasciando scivolare il mio corpo lungo i condotti dell'acqua. Ero quasi al primo piano,quando una finestra si aprì,improvvisamente. Frenai l'attrito della scivolata, strusciando i piedi lungo il muro. Riuscii a fermarmi e fui sorpreso di vedere sgattaiolare fuori dalla finestra una donna,completamente vestita di pelle. Si abbassò piano, mostrandomi,involontariamente il suo sedere avvolto da quella pelle. Guardò la strada e poi fece un unico salto,cadendo su due gambe. Proprio come un gatto.

Alzò lo sguardo e mi vide. Sorrise,illuminando lo sguardo sotto la sua maschera. Si portò un indice alla bocca e mimò un "sh". Poi scappò via,lasciandomi penzolante lungo il condotto. Imitai il suo salto e fui contento di riuscire ad essere agile quanto lei nei movimenti. La seguii,di nascosto,faticando a starle dietro.

Mi condusse ad un'abitazione che non avrei mai pensato di conoscere davvero. Ripresi fiato,mentre guardavo Villa Wayne,dietro quei grandi cancelli di ferro.

 

FELICITY

Dick dormì sul divano,lasciando a me il comodissimo letto matrimoniale. La suite era enorme, molto spaziosa e comoda.

-Chi era alla porta ieri?- chiesi, prima di lasciare la camera.

-Oh nessuno.- Dick sembrò vago. -Una coppietta aveva sbagliato stanza.-

Lasciai cadere l'argomento,nonostante il tono assunto da Dick fosse sospetto. Saldò il conto dell'hotel e ci avviamo di nuovo a villa Wayne. Più passeggiavo per le vie di Gotham,più riaffioravano i ricordi di mio padre. Riuscivo a rivedere i suoi occhi grandi e scuri,mentre si abbassava su di me per chiedermi: "Anche se è unico ce ne sono tanti. Cos'è?"

-Sensi unici.- sussurrai,stringendomi al cuore quel ricordo.

-Cosa?- Dick si voltò a guardarmi. Non gli confessai che era la risposta all'indovinello. Scossi la testa,semplicemente. -Gotham, è davvero piena di sensi unici.-

Lui annuì e poi mi indicò la porta dell'altro giorno. -Benvenuta nella Batcaverna,Felicity.-

Sorrisi,pensando che mi sarebbe piaciuto dare un nome in codice anche alla base di Oliver. Sospirai,subito dopo,rendendomi conto di aver pensato a lui di nuovo.

-Buongiorno signorina Smoak.-

Salutai Bruce con un cenno del capo. -La prego,mi chiami Felicity.-

Lui sorrise,senza sbilanciarsi. A differenza di Dick, non sembrava essere di molte parole.

-Allora..-iniziai,dondolando le braccia avanti ed indietro. -Cosa succede ora?aspettiamo che i cattivi ci chiamino?-

-I cattivi..- Bruce mi schernì,voltandosi a guardare Dick che alzò gli occhi al cielo. -non chiamano, Felicity.-

-E poi Gotham ne è piena!- lo appoggiò, facendomi sentire una stupida. Pensai a quanto Diggle fosse invece stato carino con me fin dal nostro primo incontro.

-Allora che si fa?-

-Questa città è troppo pericolosa per te.- Dick mi si avvicinò,sfiorandomi il mento con la sua mano. Sembrava preoccupato. - E sei troppo coinvolta emotivamente. Rimarrai qui,okay?svolgerai delle ricerche per mio conto.-

Sbuffai. -Posso farcela,voglio entrare in azione anche io.-

Bruce e Dick si scambiarono delle occhiatacce.

-La prendo io la ragazza.-

Mi voltai, verso la voce femminile che aveva parlato. Ebbi davanti una donna bellissima,alta,dai capelli corvini e con dei bellissimi occhi verdi.

-Selina.- La chiamò Dick,sembrando sorpreso.

La donna si strusciò sul corpo di Bruce,che continuò a non battere ciglio. -Signor Grayson.- rispose al saluto,ammiccando.

Venne verso di me, senza neanche che me ne accorgessi, con passo felino.

-Sei carina.- Mi sfiorò un braccio con le sue lunghe unghie. -Scommetto che ti starebbe bene una tuta di pelle.- Mi sorrise, rivolgendosi agli altri due uomini. -Perchè non andate via?Così posso divertirmi sola con lei.-

Fece l'occhiolino ai due ragazzi, mostrando le sue lunghe ciglia.

-Non preoccuparti,Felicity.- Dick mi strinse la mano. -Starai bene con lei.- Mi scoccò un bacio sulla fronte che mi fece sentire parecchio a disagio.

-Oh.- commentò Selina,mentre Bruce e Dick si allontanavano. -A quanto pare piaci anche lui.-

Non risposi,sentendomi ancora a disagio. Selina tirò fuori una tuta nera,completamente in pelle.

-Forse è un po' presto per questa,tesoro.- Mi stava attorno,come un gatto che fa le fusa. -Ma questo..- mi tirò via la zip del vestito,facendola scorrere ai miei piedi. -ti andrà a pennello.-

Mi passò un corpetto,nero,pieno di laccetti. Mi aiutò ad indossarlo,incrociando tutti i ferretti e i lacci tra loro. Quasi non riuscivo a respirare,ma mi piaceva essere una di loro, un'eroina. Mi fece indossare un pantalone di pelle,lucida, ed un paio di stivali,per fortuna senza tacco.

-Ora va decisamente meglio.-

Sorrisi, ancora incapace di formulare una frase sensata.

Selina sussultò,improvvisamente,portandosi le mani all'orecchio.

-Oh no.- sospirò, alzando gli occhi al cielo. -Odio questo pinguino.-

-Pinguino?-ripetei,guardandola,sorpresa.

-Abbiamo del lavoro da fare,bellezza. Spero che tu sia pronta.-

Deglutii mentre la seguivo fuori,cercando di muovermi velocemente. Giurai di aver sentito qualcosa muoversi tra i cespugli.

-Cosa è stato?- chiesi,allarmata.

Selina non mi rispose.

-Selina, ehi!- accelerai il passo, raggiungendola. Mi sentivo osservata,ma Selina sembrava tranquilla perciò cercai di rilassarmi. Non volevo fare brutta figura con lei.

-Chi è questo pinguino?-domandai, col fiatone.

-Meno chiacchiere,più lavoro.- Saltò su un balcone, accovacciandosi in maniera molto sensuale. Ci provai, ma finii col sedere a terra,facendomi male. Selina mi porse un braccio,per aiutarmi a farmi arrampicare.

-Hai davvero parecchio su cui lavorare,dolcezza.-

-Sarei più agile dietro ad un computer.- cercai di giustificarmi.

Selina mi fermò,abbassandosi. Sentii degli spari e subito mi gettai a terra,coprendomi la testa.

Guardai in basso e mi accorsi che un paio di uomini vestiti di nero stavano sparando sulla folla. Chiusi gli occhi cercando di resistere a quella terribile scena. Erano capeggiati da un uomo pelato,molto alto e terribilmente spaventoso.

-Zsasz.- ringhiò,Selina,guardandolo arrabbiata. -Viscido Victor Zsasz.- Ripetè,poi scese dal palazzo gettandosi in un tuffo molto pericoloso.

Gli uomini iniziarono a sparare su di lei, ma i suoi movimenti erano così veloci che a stento la sfiorarono i proiettili.

-Selina.- La chiamò Victor,l'uomo pelato. -Fatti da parte, stiamo solo svolgendo i nostri affari.-

-Beh..-la gatta gli ronzò attorno, affilando gli artigli -Hai scelto il giorno sbagliato per farlo.-

-Non ti facevo quel tipo di donna che si lascia sottomettere da un uomo..-

-Infatti, non lo sono!-

Provò ad attaccare,ma Victor la fermò,premendole la canna della pistola alla schiena.

-Allora va via e lascia che sia Batman ad occuparsi personalmente della questione.-

-Victor!-

Una voce fuori campo lo richiamò. Mi affacciai e intravidi un uomo tozzo, basso e zoppicante.

-Pinguino!- lo salutò Selina, liberandosi dalla morsa di Zsasz.

Mi avvicinai ancora, cercando di capire cosa stesse succedendo.

-Mi dispiace di tutto questo spettacolo..- iniziò,allargando le braccia. La sua voce imitò un tono commosso e si rivolse ai cadaveri sulla strada. -soprattutto per queste povere anime che ci hanno rimesso.- simulò un segno della croce e poi sorrise,sbattendo velocemente le palbebre. -Ma, gli affari sono affari.-

-Ehi,Pinguino!- Dick si calò su di lui, proteggendo Selina. -perchè non parliamo da uomo ad uomo?-

Mi guardai intorno e scrutai Bruce sul tetto dell'edificio accanto. Anche Pinguino lo vide e fece uno sguardo di intesa ai suoi uomini.

Victor ricambiò il sorriso e caricò la pistola: Successe tutto all'improvviso. Iniziò una sparatoia rumorossissima, con Dick e Selina che si muovevano veloci per evitare i colpi. Bruce iniziò a mettere a riparo i passanti e poi scese in mischia, affrontando Pinguino.

Presi coraggio e saltai giù. Chiusi gli occhi,aspettando di sentire il freddo del pavimento ed invece finii nella stretta e salda presa di qualcuno. Riaprii piano gli occhi e urlai.

-OLIVER!-

Lui mi mise una mano sulla bocca e mi trascinò in disparte. Stese uno degli uomini di Pinguino e mi mise giù, stringendo l'arco tra le mani.

-Cosa...cosa ci fai qui?-

Non rispose e si voltò. Si mise davanti a me,per proteggermi ed iniziò a scagliare le sue frecce sui cattivi. Dick si mosse fuorioso, verso di lui. Gli stoppò le frecce e sbraitò,pieno di rabbia:

-Credevo ti fosse bastata la lezione di ieri!-

Oliver non rispose. Mi arrabbiai e sfuggi alla sua presa,prendendo parte alla battaglia.

Sentii Oliver e Dick urlare il mio nome,ma mi concentrai sullo scenario, cercando di essere utile in qualche modo. Era tutto troppo calmo: Pinguino continuava a gongolare sotto quel suo stupido ombrello. Gli uomini di Zsaz erano ormai decimati eppure i due non si decidevano a fuggire. Mi voltai indietro e sospirai.

-Questa strada..-iniziai, ragionando ad alta voce. -è a senso unico.-

Oliver mi guardò,preoccupato. -Merda.- imprecò,tendendo forte l'arco. -Siamo in trappola. Scappa,Felicity,vai!-

Non lo ascoltai e mi limitai a nascondermi dietro ad un estintore. Presto l'esercito di Pinguino marciò davanti a noi. Bruce e Dick erano in prima linea,mentre Selina e Oliver si occupavano dei perimetri. Studiai la mappa del luogo e urlai a Dick e Bruce come disporsi.

-Felicity!- Oliver tornò a parlarmi,arrabbiato. -Non è sicuro qui,devi andare via.-

-Tu neanche dovresti essere qui!- mi lamentai, nervosa. -Anzi,vorrei che tu non fossi qui!-

Sbottai,senza guardarlo. Lo sentii avvicinarsi. Mi prese per un braccio e mi sbattè contro un edificio.

-Dillo,di nuovo.- Mi strinse forte, tanto da farmi male. -Guarandomi negli occhi.-

Gettò a terra l'arco e mi prese il viso tra le mani. Ci guardammo,e io finii col perdermi nelle sue grandi iridi blu di nuovo. -Vorrei che tu non fossi qui.- ripetei,tradendo una punta di commozione nelle mie parole.

Oliver continuò a stringermi forte. -Non è vero.-

-Oliver!- mi ribellai e lui mi lasciò andare. Alle nostre spalle, la città stava cadendo a pezzi, era in atto una vera e propria guerra.

Lesse la paura nei miei occhi e venne al mio fianco. Mi catturrò di nuovo, ma questa volta la sua presa fu gentile.

-Torna a Starling City con me, Felicity.-

-Perchè mai dovrei farlo?-

Oliver mise una mano dietro la mia testa e mi baciò. Fui sorpresa da quel gesto e mi lasciai andare al bacio,godendomi quella sensazione: la sensazione di divedere il respiro della persona che ami.

Per quanto potessi negarlo,era così. Ero innamorata persa di Oliver Queen.

-Perchè..-mi abbracciò,quasi come se volesse impedirmi di ascoltare tutti quegli spari. -Perchè io ti amo,Felicity.-

Alzai lo sguardo per incrociare il suo,sorpresa da quella dichiarazione. Fu quasi come se mi avesse letto nel pensiero. Oliver era arrossito e gli occhi gli lacrimavano. Mi scostai da lui,ripensando a come aveva agito Selina. Lei era una donna indipendente, forte,fatale. Anche io volevo essere come lei. Ero stanca di essere il burattino nelle mani di Oliver.

-Proprio per questo..-inziai,allontanandomi. -Non tornerò mai a Starling City.-

Gli diedi le spalle e cercai di dimenticare quello che era appena successo: la città andava a fuoco, ed io bruciavo con lei.


Angolo autrice: Ciao ragazze! Vi è piaciuto il bacio di Oliver e Felicity,entrambi mascherati, con dietro lo scenario di una città praticamente in guerra? Come andranno le cose ora? Oliver vorrà davvero combattere per la sua Felicity? Nuovo capitolo in arrivo venerdì e dopo tutto questa azione, non vedo l'ora di farvelo leggere *-* Grazie di tutto il vostro affetto <3

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Capitolo 14
*** Il suo sangue è sulle tue mani ***


L'esercito di Pinguino era ormai decimato: Bruce,Dick e Selina lavorarono insieme,costringendoli alla resa.

Sembrava andare tutto per il meglio,quando all'improvviso:

BOOM.

Una potente e violentissima esplosione ci colse di sorpresa. Alzai lo sguardo,reggendomi ad palo della luce che ancora tremava per l'esplosione. Davanti ai miei occhi si sgretolò un enorme edificio,ma non fu quello a farmi tremare: conoscevo quel posto.

-Papà...-sussurrai, cercando Oliver. Di lui e del suo arco non c'erano tracce. Pensai che fosse davvero andato via. Mi mossi veloce,consapevole di far affidamento alle mie sole forze.

-Felicity!-

Dick corse dietro di me, ma non lo aspettai. Arrivata alle macerie, mi mossi tra quella polvere cercando qualcosa che potesse aiutarmi a capire.

-Cosa diavolo stai cercando di fare qui?spostati,avanti,potresti farti male!-

Continuai la mia ricerca,senza ascoltarlo. Le mani iniziarono a graffiarsi a furia di spostare quei massi di mattoni,ma alla fine riuscii a trovare qualcosa: Era una busta gialla, con disegnato sopra un punto interrogativo. Fui sorpresa del trovare intatto un semplice pezzo di carta. Corsi ad aprirla, tagliandomi un dito per la fretta.

"In un' auto che affronta una curva, qual è la ruota che gira di meno?"

Rilessi quelle parole, trattenendo un impeto di rabbia.

-Che significa?- chiese Dick, accoviacciandosi al mio fianco.

-È uno stupido indovinello..-accartocciai la carta delle lettera, gettandola tra le macerie.

-Come sapevi che lo avresti trovato?-

Alzai piano lo sguardo verso di lui e mi sembrò di vederlo: mio padre. Dietro Dick vidi un'ombra,un uomo alto, dai capelli scuri e gli occhiali tondi.

-Mio padre..- iniziai, alzandomi. Scrutai meglio nell'ombra, ma non vidi nessuno.

-Tuo padre è l'Enigmista?-

-Chi?- sbuffai, ancora più nervosa. -Ma che nomi stupidi date in questa città? Batman, Catwoman, il Pinguino..-

-Felicity!- mi richiamò,afferrandomi per un braccio. -Rispondimi.-

-Non ho idea di chi sia l'Enigmista!-ammissi, guardandolo in cagnesco. -Ma questo edificio era di mio padre, mi portava sempre qui quando ero una bambina.-

-Cosa diceva l'indovinello?-

-Quale ruota gira di meno in un'auto..-

-Come venivate qui?Ti portava a piedi?-

-No..-pensai, -Parcheggiava l'auto accanto al negozio di caramelle così poteva sempre acquistarmi qualche dolcetto.-

Dick si affacciò sulla strada. -Tuo padre aveva una vecchia Ford grigia?-

Annuii, seguendolo. Allungai lo sguardo e la vidi: era proprio la sua macchina. Corsi, senza sapere bene cosa pensare.

Controllai tutte le ruote dell'auto,provai anche ad aprirla, ma era chiusa dall'interno.

-Cosa diavolo significa che una ruota gira di meno?-

Dick aprì il bagagliaio, mostrandosi soddisfatto. -Che non è stata montata sull'automobile.-

-Oh giusto..-lo guardai per complimentarmi. -La ruota di scorta..-

Afferrai la nuova busta e la aprii con Dick che ancora mi era accanto:

"Fai in fretta

E sii coraggiosa

L'unica possibilità che hai per salvare i tuoi amici

I dettagli saprai se mi troverai,la

Città è grande,ma

In essa

Tu non ti perderai

Yakusa è pericolosa,ma da lei inizierai."

 

-Yakusa?-ripetei

Dick annuì. -è la base della mafia di Gotham.- Afferrò la lettera e poi mi guardò preoccupato. -Guarda le iniziali di ogni parola..- il suo dito scorreva veloce lungo l'inchiostro. -Formano il tuo nome.-

Sospirai, sentendomi mancare. -Bel modo di riallacciare i rapporti con tua figlia caro papà.-

-Felicity..- mi afferrò per le mani, accarezzandone il dorso. -Tuo padre non è una persona buona,purtroppo.-

-Lo so...- mi staccai dal suo tocco. -ma dobbiamo trovarlo. C'è scritto che è l'unica possibilità per salvarvi.-

Dick sorrise,sprezzante. -Scusa,ma l'Enigmista non è mai riuscito a fermarci, non succederà di certo ora. È una trappola,Felicity.-

Tirai via la lettera dalle sue mani. -Bene. Vorrà dire che lo cercherò da sola.-

-Felicity,aspetta!- mi inseguì di nuovo,arrabbiato. -Credevo che fossi venuta qui per aiutarmi a distruggere Oliver..-mi afferrò per un braccio,facendomi male. -Vi ho visti,insieme. Ti ha baciata.-

-Mi hai mentito.- sostenni il suo sguardo, arrabbiata. -Quella sera,in hotel, era Oliver alla porta.-

Lui sospirò,lasciandomi andare. -Ho mentito per proteggerti. Non puoi permettergli di comandare nella tua vita.-

-Non sarai neanche tu a farlo,però.- ribattei, accelerando il passo. -Non provare neanche a fermarmi.-

Iniziai a camminare e sperai vivamente che Dick mi lasciasse andare.

 

OLIVER

Seguii Felicity da lontano,nascondendomi nell'ombra. Faticavo a credere che Dick la lasciasse andare da sola a questa base segreta della mafia, e al tempo stesso, ero fiero di quanto fosse forte quella donna. La mia donna. Ero innamorato,follemente e pazzamente di lei. La desideravo più di qualunque altra cosa al mondo e l'avrei fatta mia, aiutandola a ritrovare suo padre. Almeno questo era il piano.

Si collegò al tablet probabilmente per cercare risposte virtuali,mentre io giocai di anticipo, catturando uno dei soldati di Pinguino. Lo torturai,ottendendo l'indirizzo del posto. Lasciai il suo corpo dolorante a pochi passi da Felicity,inserendo nelle sue mani il biglietto con l'indirizzo.

Felicity ci mise un po' ad accorgersi dell'uomo: si mosse sospettosa,come se volesse aiutarlo. Poi si accorse del pezzo di carta e lo prese,dimenticandosi dell'uomo. Inserì il luogo nel motore di ricerca e calcolò il percorso,poi all'improvviso tornò indietro. Chiamò l'ambulanza ed aiutò il crimanale a sedersi su una panchina.

Il cuore mi si intenerì guardando quella scena ed un altro battito saltò per lei.

Iniziò a camminare così veloce che faticavo a starle dietro. Rallentò soltanto quando si accorse che l'edificio affacciava sul mare, proprio accanto al porto di Gotham. Tesi l'arco e l'accompagnai, sperando di non dover intervenire.

-Felicity Smoak..-

Ascoltai la voce di un uomo chiamarla. -Suo padre ci aveva avvertiti del suo arrivo,le dirò,sembrava stupito quanto noi di vederla a Gotham City.-

-Lui dov'è?-

Il tono di Felicity fu freddo e deciso.

-Ai piani alti,mia cara. La faccio scortare.-

Mi affacciai giusto in tempo per vedere un uomo grosso e pesante catturare Felicity. La prese per la vita,caricandosela in spalla. Lei provò a morderlo e a divincolarsi, ma l'uomo la colpì in testa,facendola svenire. Gettai una freccia stordente, confondendo i miei nemici. Strappai Felicity dalle mani di quell'uomo e poi corsi via, per le scale. Fui presto inseguito da molti uomini così mi infilai in una stanza dalla porta chiusa, depistandoli.

Feliicty era ancora senza sensi. La appoggiai piano al pavimento della stanza,cercando di non farle del male.

Il contatto con il freddo del pavimento sembrò esserle di aiuto. Non appena iniziò a svegliarsi mi nascosi,sperando che non mi vedesse.

Sembrava confusa e dolorante. Si alzò piano e aprì la porta,affacciandosi . Si ritrovò davanti un altro uomo,ma lo stese con un calcio, facendolo finire giù per le scale. Sorrisi, fiero dei suoi riflessi. Salì piano le scale, strusciandosi contro la parete e la ringhiera. Voleva essere silenziosa quanto Selina,ma così sarebbe stata troppo lenta. Sbattei i pugni contro il muro per fare rumore e farle accelerare il passo. Ci riuscii, Felicity iniziò a salire i gradini saltandoli a due. Quando arrivammo in cima, il corridoio era deserto. La anticipai, muovendomi per il corridoio opposto e notai che tutti gli uomini erano stati messi k.o.

Tesi bene l'arco ed entrai in q uello che sembrava uno studio.

-Oliver!-

Dick mi sorprese, guardandomi con aria divertita. -Chissà come mai non mi sorprende vederti qui.-

Continuai ad avere l'arco teso. -Che significa tutto questo?che ci fai qui?-

-Beh..-iniziò,avvicinandosi. -Sapevo che Felicity era troppo coinvolta emotivamente per aiutarmi a sconfiggerti. Così ho semplicemente deciso di usarla per distrarti.-

-Distrarmi?-

Tutta questa storia di suo padre,sai, lui è..-imitò il gesto di un uomo che si impicca. -Andato ormai da un bel po' di tempo, è stato uno dei primi cattivi che ha affrontato Bruce...-sorrise,chiudendo la porta dietro le mie spalle con uno strano telecomando. -Lei è lì fuori tutta sola Oliver, i miei uomini sono pronti a colpirla in ogni momento..E tu non puoi uscire di qui.- Sorrise ancora, accerchiandomi. -O almeno non ne uscirai vivo.-

Lanciai una freccia,facendogli scivolare il telecomando tra le mani. -Saperla in pericolo non mi distrae.- Scagliai altre frecce ancora. -Mi aiuta ad essere concentrato meglio sul mio obiettivo.- Dick fuggì,saltando lungo le pareti della stanza. -E se non lo avessi capito, il mio obiettivo è ucciderti. Così potrai riunirti ai tuoi amati genitori!-

Dick si gettò su di me, iniziando a picchiarmi. I suoi pugni mi scalfirono la faccia, segnandomi la mascella. Sferrai un calcio togliendomelo di dosso, ma i pugni mi avevano rovinato la vista e faticavo a tenere l'occhio destro aperto. Mi allontanai per prendere meglio la mira: iniziai a lanciare tantisse frecce,ma Dick riuscì ad evitare tutte. Era un'acrobata e gli fu facile fuggire alla mia mira,attorcigliandosi su se stesso o arrampicandosi sul soffitto.

Si accovacciò a mezz'aria e mi sferrò un calcio,mandandomi al tappeto.

-A quanto pare non sarò io a morire questa sera.-

Si gettò su di me, ma io mi scansai, facendogli colpire il pavimento. A gattoni arrivai dall'altra parte della stanza. Mi misi in ginocchio e cercai di anticipare le sue mosse. Non puntai a Dick,ma all'area che il suo corpo avrebbe potuto occupare spostandosi: lanciai tre frecce, una in alto, una a destra verso la porta e una a sinistra verso il muro.

Il risultato finale mi distrusse:

Felicity aprì improvvisamente la porta,aumentando la velocità della mia freccia. Ne fu trafitta,proprio al petto. Si accasciò piano al suolo, guardandomi dolorante.

-FELICITY!-

Urlai, correndo da lei. Lasciai cadere il mio arco, prendendola tra le braccia. I suoi occhi mi fissavano vacui, inespressivi.

-No, Felicity!-

Tolsi piano la freccia dal suo petto,guardando il sangue uscirle per la bocca. -Felicity, mi dispiace tanto..-piansi, stringendola forte al mio petto. Mi alzai, tenendola in braccio. Dovevo portarla al più presto in ospedale.

Dick mi prese di sorpresa, trafiggendomi una gamba con la mia stessa freccia. Me la tolsi,incurante del dolore e assieme a quella di Felicity, la scagliai a mani nude verso di lui.

Lo colpii allo stomaco e al braccio. Si accasciò al pavimento ed io corsi a picchiarlo, sperando di riuscire a spaccargli il cranio a mani nude.

-Se Felicity muore...- Gli strinsi la gola tra le mani. -Desidererai essere morto anche tu.-

Gli sferrai un ultimo calcio e corsi in ospedale, con addosso ancora il costume di Arrow e il sangue della mia amata.

 

Pochi minuti dopo

-La stiamo perdendo, è instabile!-

-Bisogna trasferirla in sala rianimazione.-

-Ossigeno,ossigeno.-

-Non funziona.-

-Carica!-

-Niente.-

-Carica di più, avanti!-

-Niente.-

-Dannazione.-

Sospirai, assistendo al trasporto di Felicity in ospedale. -Cosa succede? Ce la farà?-

-Stia indietro signor Queen.- L'infermiere accelerò il passo, trasportando la barella in sala rianimazione.

Rimasi a fissare l'operazione da dietro quella terribile porta trasparente e,per la prima volta in tutta la mia vita,pregai, urlando da dolore, di prendere la mia vita in cambio della sua. Perchè non sarei mai più riuscito a vivere,sapendo di aver ucciso la donna che amavo.

 


Angolo autrice: Rieccoci ragazze! Povera Felicity, come si metteranno le cose adesso? Oliver come giustificherà la sua presenza a Gotham City?Non perdetevi il nuovo capitolo la settimana prossima,so che vi faccio sempre "soffrire",ma rivedremo un po' di luce, presto. Forse. :p
Grazie di tutto il vostro supporto!! Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti!

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Capitolo 15
*** Non c'è posto per la debolezza. ***


La notte trascorse senza che Felicity migliorasse. L'operazione era andata bene, ma lei continuava a non svegliarsi.

-Lei è un parente?-

Le dottoresse me lo ripetevano in continuazione. Io potevo solo scuotere la testa e dire: -No, sono il suo capo. Eravamo in un viaggio di affari.-

-Allora mi dispiace,non può vederla.-

Scossi la testa, andandomi a sedere di nuovo in quella fredda sala di attesa. La porta di Felicity si apriva ad intervalli regolari di 30 minuti: iniziai a studiare un piano per entrare,per vederla anche pochi secondi.

Mi avvicinai alla porta e la aprii piano.Feci per sbirciare all'interno,ma venni trattenuto.

-Signor Queen,credevo che le mie colleghe fossero state chiare.-

Fissai negli occhi la dottoressa,lasciandomi andare ai sentimenti. Lessi il suo nome sul cartellino ed osai. -Ascolti,dottoressa Gordon, io ho bisogno di verdere Felicity.- Mi voltai verso la porta della camera . -Io la amo,ma sono un uomo sposato. Non avrebbe mai dovuto venire qui, tutto questo è successo per colpa mia.- Iniziai a piangere, liberandomi di tutto il dolore che provavo. -Le chiedo solo pochi secondi,per favore.-

La dottoressa annuì, commossa. -Va bene,signor Queen. Magari la sua presenza aiuterà Felicity.-

Le sorrisi per ringraziarla ed entrai. Appena la vidi sentii il cuore stringermi in una morsa dolorosissima: dormiva, circondata da flebo e macchinari. Io le avevo fatto tutto questo. Ero io il responsabile del suo stare male. Presi posto accanto a lei,tenendole la mano. Avvertire il contatto con la sua pelle fredda mi diede i brividi.

-Ehi..-iniziai, trattenendo le lacrime. -Immagino che tu ora possa solo ascoltarmi..-presi un'altra pausa,portandomi una mano alla bocca. -sei sempre così chiacchierona,è strano parlare senza essere interrotto- Le strinsi più forte la mano, tremando. -Darei tutto,per ascoltare la tua voce ora,Felicity. - Piansi,lanciando uno sguardo al macchinaro che le segnava il battito del cuore. -Ricordo ancora quella sera in discoteca,sai?- Chiusi gli occhi per focalizzarmi quella notte del 14 Febbraio .-Non so nemmeno perchè mi trovavo lì,ero soltanto stanco ed arrabbiato...poi mi hai parlato. Eri così naturale,che non potevo non sorridere ad ogni cosa che dicevi. E non ho smesso di farlo per tutto questo tempo,Felicity. L'esperienza sull'isola mi ha cambiato,mi ha reso un uomo diverso. Non avrei mai potuto credere di tornare a vivere, di avere una seconda possiblità,eppure ora mi rendo conto di aver sprecato tutto questi anni. Io non ho vissuto,Felicity. Ho iniziato a farlo dal primo istante in cui tu hai poggiato gli occhi su di me. Io mi sento vivo solo grazie a te,Felicity. -

Scoppiai a piangere,pensando a come la mia freccia avrebbe potuto mettere fine alle vite di entrambi.

-Oliver..-

Trasalii, scattando in piedi. Non era la voce di Felicity. Mi voltai e vidi Laurel appoggiata alla porta della camera. Piangeva anche lei.

Distolsi lo sguardo. -Che ci fai qui?-

-Ne hanno parlato al telegiornale..-iniziò,avvicinandosi. -Di entrambe le versioni di te, sia di Arrow che di Oliver Queen.- sospirò e io la presi per un braccio.

-Andiamo fuori di qui.-

Lanciai un ultimo sguardo speranzoso a Felicity e poi portai Laurel nel corridoio.

-Ho sentito tutto,Oliver.-

Non risposi e mi limitai ad incrociare le braccia. Lei continuò. -La ami?-

Sostenni il suo sguardo, deciso. Sapevo di farle del male, ma non potevo continuare a fingere.

-Si.- risposi semplicemente. Poi lasciai cadere le braccia lungo i fianchi.

-Perchè non me lo hai detto?- Laurel si dimostrò forte, sorprendendomi.

-Volevo farlo...ma tu poi mi hai detto del bambino.-

-Avresti cresciuto il bambino di una donna che non ami?-

-Oh andiamo Laurel smettila.- la ammonii. -resta pur sempre mio figlio. Cosa credi?che io sia rimasto il ventenne immaturo che ero?-

-Tranquillo.- sbottò, allontanandosi. -Tanto non c'è nessun bambino.-

-Che significa?- mi finsi sorpreso,anche se avevo avuto i miei sospetti. -Come hai potuto farmi una cosa simile?- mi arrabbiai, mettendola con le spalle al muro.

-Perchè non volevo perderti!- pianse, ferita. -Non potevo sopportare l'idea che tu avessi scelto lei!-

Sospirai allontanandomi. -Tutto questo..-strinsi i pugni. -è opera di mia madre,non è vero?-

Laurel annuì, triste. -è stata Moira a dirmi di te e Felicity.-

-Non posso crederci che tu abbia aiutato mia madre in un piano così folle. Dovreste entrambe essere le persone che più di tutte al mondo vogliono la mia felicità!-

Laurel mi fronteggiò,arrabbiandosi. -E alla mia felicità tu ci hai pensato?Dimmi Oliver, ci hai pensato mentre poggiavi le tue labbra su di lei?-

Incassi quel colpo in silenzio, pentito delle mie parole. -Io la mia parte l'ho fatta.- continuò Laurel, se pur senza smettere di piangere. -Ti ho detto la verità e ti lascio libero,libero di stare con lei. Tanto finirai col ferirla tu stesso.- Puntò l'indice contro di me -Perchè si, non è cambiato niente in tutti questi anni. Puoi mascherarti da tutti gli eroi che vuoi, ma rimarrai sempre uno stupido egoista,Oliver.-

Girò i tacchi,lasciandomi solo e senza darmi la possibilità di discutere di altro. Mi accasciai al pavimento, sentendomi improvvisamente vuoto ed inutile.

 

 

Felicity:

 

Nella mia testa si susseguivano immagini sfocate,confuse. Sentivo delle urla, il freddo del pavimento,l'odore del sangue. Poi un dolore fortissimo al petto,come se non riuscissi più a respirare. Aprii piano gli occhi e sussultai, spaventata.

-Felicity,ehi,Felicity.-

Riconoscevo quella voce,ma ne avevo paura. Sbattei più volte le palbebre, e provai a respirare, ma provavo dolore ad ogni respiro che inalavo.

Mossi la testa ed iniziai a capire dove mi trovavo. Ero in ospedale. Evitai di fissare l'ago nel mio braccio per non svenire,così alzai gli occhi ed incrociai i suoi. Altre immagini si susseguivano nella mia mente, quegli occhi erano stati l'ultima cosa che avevo visto prima di...addormentarmi.

Avevo paura, non riuscivo a fissarli.

-Felicity..- quella voce continuò a parlarmi. Provò a toccarmi, ad accarezzarmi il braccio, ma io lo ritrassi, ferendomi contro il comodino accanto al letto.

-Signor Queen si allontani..- La voce dell'infermiera mi mise sicurezza. Lasciai che mi cambiasse l'ago nel braccio e che mi toccasse.

-Sembra spaesata. Va tutto bene, Felicity. È al sicuro adesso.-

Chiusi gli occhi,pensando di potermi riposare solo un altro po'. Il dolore si spostava dal petto alla testa,portandomi all'esaurimento.

Ripresi a respirare,mentre ascoltavo le voci attorno a me farsi più sfocate. Cercai di ricordare cosa era successo, ma non ci riuscivo. Sapevo soltanto che l'uomo che mi era accanto mi aveva ferito.

-Dovrebbe lasciarla da sola,è molto confusa. Ha bisogno di riposo.-

-Vorrei soltanto mi parlasse.-

-Lo farà. Ora vada Oliver.-

Oliver.

Aprii di scatto gli occhi. Lo guardai mentre si allontanava e provai a richiamarlo. Sussurrai un flebile: -Aspetta.- che l'infermiera non colse,ma lui si.

Si fermò sulla porta e mi guardò. Gli occhi mi si riempirono di rabbia e di lacrime.

-Felicity.-

Il suo tono dolce peggiorò la mia situazione.

Venne a sedersi accanto a me. Sembrava molto stanco.

-Sei..-iniziai,sperando che la voce mi uscisse. -Sei stato tu.-

Lui non rispose. Strinse i pugni e mi fissò.

-Mi dispiace.-

Mi voltai dall'altro lato, ero ancora confusa,ma non sopportavo guardare Oliver piangere.

-Non sai quanto mi dispiace,Felicity.- la voce gli si ruppe per l'emozione, per il dolore. Sembrava davvero a pezzi.

Chiusi gli occhi e cercai di nuovo di ricordare. Mi sembrò di rivedere la scena, della freccia che veloce mi colpisce al petto. Cado,ma non mi faccio male perchè c'è Oliver a reggermi. Non voleva colpire me.

-Dick..-dissi, spaventata. -Era lui che volevi colpire.-

-Si.- la voce di Oliver continuava ad essere un soffio. -Era troppo veloce, non riuscivo a prenderlo. -

Non risposi,ma mi voltai a guardarlo. Ci ritrovammo occhi negli occhi di nuovo.

-Sono contento che tu stia bene.- si inginocchiò al mio letto, prenendomi la mano. Quel gesto scatenò nuove sensazioni. Ebbi come un deja-vu, si materializzò una scena davati ai miei occhi. Oliver che mi teneva la mano e che diceva di amarmi. Faceva un discorso bellissimo per me,ma poi veniva fermato. Cercai di rincorrere quel sogno, ma non ci riuscii senza farmi male.

-Devi riposarti.- mi ammonì Oliver come se sapesse quello che stavo facendo. -Poi parleremo.- Fece per baciarmi la fronte, ma io mi scostai. Lui sembrò ferito,ma non battè ciglio.

-Capisco che ti ci vorrà del tempo per perdonarmi...- mi fissò,abbassandosi su di me. -ma ti prego Felicity,ti prego...-pianse e le sue lacrime mi bagnarono il volto. -Dammi un'altra possibilità..- poggiò la sua guancia sulla mia,riscaldandomi. -Ti amo...-

-Lo so..-sussurrai, con le mie labbra vicinissime alle sue.

-E tu cosa provi per me?-

Parlai,senza sapere bene cosa dire. Mossi le labbra e sfiorai le sue con il mio respiro. Rimasi attaccata a lui per infiniti secondi, poi lo baciai. La sensazionedi quel bacio scatenò nuove reazioni dentro di me,sovrapponendo tanti ricordi: la scenata di Moira, il bacio sotto la pioggia, l'incontro con Laurel a casa sua. Come poteva,l'uomo che diceva di amarmi, ferirmi così tanto?

-Niente..- risposi,staccandomi da quel bacio. -Io non provo niente per te.-


Angolo autrice: Lo so ragazze, questo capitolo è tristissimo. è stato difficilissimo scriverlo, Oliver è finalmente "libero" eppure ora Felicity si sente tradita. Riuscirà mai a perdonarlo? Cosa succederà ora? Moira smetterà mai di essere una minaccia per la felicità di Oliver? Scoprite di più nel nuovo capitolo la settimana prossima, che sarà pieno di dettagli e azione. Grazie grazie grazie come sempre a tutte!

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Capitolo 16
*** Scambio di ruoli ***


-Catlin ti prego.-

La mia voce risuona per tutto il salotto. Do un altro sorso al calice di vino che ho in mano,scuotendo la testa per il sapore aspro che mi riempe il palato.

-Non credo sia una buona idea Felicity,davvero.- Lei mi risponde,dall'altro lato del telefono. Sono in vivavoce,la sento lavorare a qualcosa.

-Ho rischiato di morire una settimana fa..- continuo a bere, tenendo il bicchiere saldo nella mia mano. -Ho bisogno di sentirmi viva, ti prego, solo questa sera.-

-E va bene.- conclude, rassegnata. -Finisco questo lavoro e mi metto nel primo treno per Starling City. Contenta?-

Sorrrido,anche se lei non può vedermi. -Tantissimo,grazie Cat. Sei la migliore.-

Chiudo la telefonata e,barcollando, vado a prepararmi per la serata che mi attende.

 

OLIVER

Vivo di nuovo nel covo,ormai succede così spesso che sto pensando davvero di inserirvi una camera da letto. Diggle è arrabbiato con me, non gli rivolgo la parola da giorni. Una volta di ritorno a Starling City non sono riuscito a fare nulla: avevo perso l'amore della mia vita,rischiando quasi di ucciderla con le mie mani. Avrei sfidato chiunque a non sentirsi depresso.

Pensavo a lei ogni istante della mia giornata. Non potevo rimanere ancora inerte,avevo bisogno di agire,di fare qualcosa. Andai in azienda quella mattina,deciso ad affrontare mia madre.
-Ollie caro..-mi accolse,fingendo un sorriso di circostanza.

-Devo parlarti mamma.- Lei diede un'occhiata alla sua segretaria che sparì in fretta dalla circolazione.

-So tutto.- iniziai, arrabbiato. -Del tuo folle piano con Laurel.-

-Quale piano?-

Sbuffai,lanciando in aria dei documenti. -Non fingere con me,mamma! Laurel mi ha raccontato tutto!-

-Pensi davvero che io avrei potuto fare una cosa del genere?Oliver quella donna ti ama, ha rinunciato alla sua felicità per farti gettare la tua vita con quella puttana!-

-NON PARLARE DI LEI IN QUESTO MODO!-

La mia voce fu così alta che perfino le pareti tremarono.

-Non ti ho cresciuto per vederti cedere alla prima donna che ti apre le gambe...-

Mi avvicinai a lei, con il respiro pesante a causa della rabbia. La guardai minaccioso,sentendo la collera montare dentro di me. -Avrei davvero preferito che tu non mi crescessi affatto.-

Continuai a sostenere il suo sguardo,non sembrava sorpresa di quelle parole.

-Una volta genitore capirai tutto quello che ho fatto per te...-

-Tutto quello..-iniziai,poi sbuffai, stringendo i pugni. -Tu hai cospirato alle mie spalle per non farmi lasciare Laurel.-

-Lei è la donna adatta a te figliolo..se tu avessi rispettato i tuoi doveri coniugali lei ora sarebbe davvero incinta,ho soltanto suggerito di pensare già all'ipotesi di una famiglia, tutto qui. Avrei dovuto consigliarle di trovare sollievo nel letto di qualcun altro,invece, d'altronde è quello che anche tuo padre mi spinse a fare.-

Mi avventai su di lei, stringendole forte il braccio tra le mie mani. -Non osare mai più..-ringhiai, serrando il respiro tra i denti ed aumentando la presa su di lei. -Intrometterti nella mia vita. Abbiamo chiuso.-

Mi allontanai, non prestando attenzione ai lividi che la mia presa aveva lasciato sul suo braccio. -Presto non avrai più niente, mi assicurerò che tu sia tolta da questa azienda.-

-Fallo,Oliver.- mi minacciò, con le lacrime agli occhi. -E non saprai mai chi è davvero Felicity Smaok.-

La guardai,perplesso,e poi uscii a passi lenti sbattendo la porta dietro le mie spalle.

 

FELICITY

-Questo drink è una BOMBA!-

bevvi velocemente il cicchetto che avevo in mano, ridendo. -Avanti Catlin assaggialo!-

-Fel,ti prego..- lei mi tolse il bicchiere da mano, guardandomi con aria preoccupata. -Hai bevuto troppo, rischi di stare male.-

-Non parlare da dottoressa,ti prego.- Le presi il viso tra le mani,facendole accendere le guance. -Balliamo!-

Cercai di trascinarla in pista,ma lei rimase al bancone. -Okay,come vuoi.-

-No,aspetta.-

Mi incamminai tra la folla,strusciandomi contro i corpi caldi dei ragazzi in pista. L'alcool che avevo in corpo mi aveva reso piuttosto disinibita,ma volevo qualcosa di più estremo.

Guardai le ballerine muoversi sensuali sul cubo e mi venne voglia di provare. Mi avviai al palco,rischiando di cadere al primo gradino,ma riuscii a mantenere l'equilibrio. Salii sul cubo, chiedendo alla ragazza se potessi ballare lì. Lei mi prese per mano e mi sorrise,sussurrandomi all'orecchio che mi cedeva volentieri il posto.

-Facci un bello show,biondina!- me lo urlò un tipo dalla folla. Era ben piazzato,piuttosto alto e dallo sguardo da "cattivo ragazzo".

Lasciai che il mio corpo seguisse il ritmo della musica ed iniziai a dondolare i miei fianchi, con movimenti sensuali e ritmici, da destra verso sinistra. Piano piano ruotai su me stessa,poi strinsi le mani sopra la mia testa,dando le spalle al pubblico e muovendo il mio sedere in modo provocante.

-SI, SI!- continuò ad incitarmi il tipo, avvicinandosi. -Ma non credi di essere ancora un po' troppo vestita baby?-

Scesi a gattoni, muovendomi sensuale verso di lui. Il mio viso fu vicinissimo al suo.

-Perchè non sali qui su a spogliarmi?-

Mi morsi le labbra e poi mi sporsi,per bere dalla cannuccia del suo drink.

Il tipo non se lo fece ripetere due volte. Salì sul cubo con me ed io mi portai le sue mani sui miei fianchi. Mi alzò il lembo della maglietta per stringere la mia pelle mentre mi muovevo. Mi strusciai su di lui, facendo aderire il mio sedere al suo bacino.

-Mi stai facendo impazzire..-sussurrò al mio orecchio,mentre tentava di baciarmi. -Perchè non andiamo in un posto più intimo?-

Mi voltai a guardarlo e per poco non svenni.. Dietro di lui intravidi un paio di occhi blu,incondondibili. Erano gli occhi di Oliver.

-Oliver?-

-Puoi chiamarmi come vuoi bellezza.-

Lo scostai, sporgendomi meglio. Lui si avvicinò a me e mi tirò giù dal palco,caricandomi sulle sue spalle.

Iniziai a prenderlo a pugni,arrabbiata. -Mettimi giù immediatamente!-

Lui non lo fece,anzi continuò a tenermi in spalla. Cercai di morderlo,di graffiarlo, ma lui sembrava resistere ad ogni dolore.

Mi mise giù soltanto quando fummo fuori dal locale,nel retro. Il freddo della notte mi colpì in pieno viso,facendomi gelare. Avevo la maglia ancora alzata e la gonna cortissima mi lasciava completamente scoperte le gambe.

-Cosa...-iniziò,mettendosi le mani in viso. -Cosa diavolo stavi facendo?-

-Mi stavo divertendo!- sbottai,arrabbiata. -E se tu non sei qui per questo possiamo anche salutarci.-

Feci per rientrare,ma lui mi tenne per un braccio. Alzai un mano e gli mollai un ceffone. Continuò a tenermi per il braccio e i suoi occhi si caricarono di un'emozione che non avevo mai visto prima.

-Ti amo.-

Era arrossito e le sue labbra si mossero come se non avessero mai veramente pronunciato quelle parole.

-Smettila di ripeterlo.-

-Ti amo.-

Mi divincolai, arrabbiata. -Ti avevo creduto!- l'alcool mi aiutò ad esprimere i miei sentimenti confusi. -Quella mattina a casa mia,avevo creduto che tu potessi davvero lasciare Laurel..-

Mi venne addosso, sbattendomi contro il muro. Mise una mano dietro la mia schiena nuda e mi riabbassò la maglia. La gonna mi si alzò,lasciando la pelle delle mie gambe a contatto con quella delle sue.

Si abbassò piano su di me e mi baciò,prepotentemente. Mi divorò,cibandosi del mio respiro,delle mie labbra. Cercò la mia lingua e la trascinò con la sua, facendomi girare la testa. Mi morse il labbro inferiore e continuò a baciarmi,tanto che la sua barba iniziò a pungermi e a farmi male. Non si fermò per vari minuti, le sue mani continuavano a stringere la mia schiena,accarezzandola in un feroce su e giù e il suo corpo continuava ad essere ben premuto sul mio.

-Felicity?-

La voce di Catlin lo distrasse e lui fu costretto a lasciarmi andare. Lei tossì imbarazzata,mentre io cercavo di coprirmi.

-Mi dispiace.- sussurrò, abbassando lo sguardo. -Ero preoccupata per te.-

-Tranquilla Cat.- mi avvicinai a lei, senza guardare Oliver. -Ce ne andiamo.- La presi per mano e mi avviai all'uscita.

-È finita.-

Mi voltai verso Oliver,sorpresa,ma non risposi.

-Con Laurel. È finita.-

Lui mi guardò serio, serrando piano la mascella. Sembrava agitato, il respiro era irregolare e il suo torace si alzava ed abbassava in modo continuo.

-Ti consiglio di tornare da lei, ha tuo figlio in grembo.- la voce mi uscì spezzata,non potevo crederci che l'avesse lasciata nonostante la gravidanza.

-No.- rispose,serio. -Non è mai stata incinta.-

Mi arrabbiai, incapace di credergli. -Ma cosa sei disposto ad inventare pur di portarmi a letto?!-

-NON STO INVENTANDO NIENTE! DANNAZIONE,FELICITY!-

Lo urlò,facendo spaventare Catlin.

-Io vado via.- Lo guardai, con gli occhi che ardevano dalla rabbia. Non mentiva,Oliver era un pessimo bugiardo, ma non avevo la lucidità adatta a capirlo in quel momento. -Non voglio essere la tua "occupazione" Oliver. Torna a casa da tua moglie.-

Catlin mi prese sotto braccio,trascinandomi per strada. -Felicity...-

-Cosa c'è?- sbottai, sperando che non iniziasse a parlarmi da dottoressa.

-Ha lasciato la moglie per te...penso che ti ami davvero. Tu non lo ami?-

Piansi,lasciandomi andare a tutti i sentimenti provati in quei giorni. -Mi sono innamorata di lui dal primo giorno che l'ho visto!-

Lei mi asciugò le lacrime. -E allora cosa c'è che non va?-

-È per lui, Cat. Lo sai che non approverebbe mai.-

-Felicity Smoak.- mi strinse,abbracciandomi. -Tu sei la persona più forte che conosca.-

 

OLIVER

Bussai alla porta,ripetutamente.

-Oliver..- Laurel mi rispose,assonnata.

-Posso entrare?-

Mi sorrise,facendosi da parte. -Certo,entra pure...-

Le baciai la guancia e mi stesi sul divano,distrutto. Alla fine,ero tornato a casa.

 


Angolo autrice: Nella prima parte della storia era Oliver ad essere un grande str***o ed ora invece è Felicity che fa la testarda. Ma che segreto nasconde? chi è questo "lui" di cui parla a Catlin? Presto avrete un nuovo capitolo dove si ritornerà al ritmo iniziale, soffermandoci più sulle singole interazioni di Oliver e Felicity che sulla trama stessa :p Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!!

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Capitolo 17
*** Ombra e luce ***


Non sapevo per quale motivo esatto io fossi tornato da Laurel,quella sera. Nei giorni che passarono, non feci altro che rimanere sul divano, alzandomi soltanto quando il mio corpo lo riteneva necessario.

Non indossavo più il costume di Arrow, neanche avevo provato a parlare con Diggle. Rimanevo semplicemente inerte,vuoto, su quel divano sentendomi a pezzi. Incompleto.

Laurel non mi diceva niente. Soltanto una sera provò a parlarmi:

-Oliver.-

Io non le risposi e mi girai sul fianco, dandole le spalle. Venne accanto a me,ma non mi voltai. Mi vergognavo così tanto che non riuscivo neanche a guardarla.

-Oliver.- ripetè il mio nome,in un sospiro. Si portò le braccia ai fianchi, come se stesse per arrendersi anche lei ed invece continuò, alzando il tono della voce. -Oliver non puoi andare avanti in questo modo.-

Le parole le uscirono dure, sembrava arrabbiata. -Devi dirmi cosa è successo..- si fermò per un attimo, facendomi capire quanto costava per lei sostenere quella conversazione -soltanto così potrò aiutarti con Felicity.-

Strinsi forte il cuscino del divano,così tanto che quasi ne strappavo il tessuto. "Felicity". Ormai il suo nome conservava soltanto in apparenza,l'assonanza della felicità.

-Oliver..-

Laurel continuò ad insistere. Sta volta provò a toccarmi, alzò una mano e me la passò sul braccio.

Mi voltai a guardarla, sorpreso di vederla sorridente. Mi specchiai nei suoi occhi, accorgendomi di aver fatto crescere troppo la barba. Indossavo ancora gli stessi vestiti di quella sera al bar e non sapevo neanche quanti giorni fossero passati.

Altro che esperienza sull'isola. Essere innamorato mi sembrava una esperienza ben peggiore.

-Racconta.-

Mi incitò, senza smettere di guardarmi. Avrei voluto farlo, avrei voluto dirle tutto, ringraziarla ma non riuscii a farlo. Smisi perfino di guardarla, vergognandomi.

-La perderai se continui così...- Scattò in piedi, ora la sua voce vibrava triste. -Questo non è l'Oliver Queen che conosco. L'Oliver Queen che ci ha fatte innamorare.-

Pianse, anche se non lo vedevo, lo sapevo. Succede quando hai passato così tanto tempo con una persona. Sai esattamente cosa fa, che emozioni prova, anche senza vederla.

-Laurel.-

Mi misi seduto, non potevo lasciarla piangere. Stava facendo fin troppo per me.

-Non dire nulla.-

Mi ammonì, lanciandomi dei vestiti.

-Sta sera ci sarà l'ennesimo galà di beneficenza organizzato da tua madre. Ho invitato Felicity, sono certa che verrà, le ho scritto che è necessaria la sua presenza per discutere del suo allontanamento dall'azienda.- Prese una pausa, dandomi il tempo di attutire il colpo. -Tu ora ti farai la barba, ti preparareai ed andrai a parlarle, a provarci di nuovo. - Pianse ancora ed io mi alzai per abbracciarla.

-Laurel.-

Affondai il mio viso nei suoi capelli,tenendola stretta.

-Dio,Oliver..- lo disse, tra un singhiozzo ed un altro. -Puzzi davvero tanto.-

Sorrisi e le asciugai il viso, indeciso su come andare avanti.

 

Felicity

L'invito di Oliver al galà di quella sera mi aveva lasciata senza parole. Non mi aspettavo che volesse già rivedermi dopo quella serata nè tanto meno che volesse discutere del mio lavoro.

Pensai a quanto avevo bevuto e a come mi ero comportata, vergognandomene.

Non potevo abbassare la guardia di nuovo, stavo perdendo di vista il mio obiettivo.

Mi presentai a casa sua con indosso un vestito corto,bianco. I capelli li avevo lasciati sciolti in dolci boccoli, sulle mie spalle.

Esibii il mio invito all'entrata e fui sorpresa di non trovare Diggle ad accogliermi. Pensai a quanto mi mancassero quelle serate, nel covo, con lui e Oliver.

La festa era esagerata come al solito. Provai a cercare Oliver tra la folla, ma non lo vidi. Incrociai lo sguardo di Moira,ma lo distolsi subito sperando che lei non mi avesse visto davvero.

Provai a chiedere di Oliver ad uno dei camerieri e lui mi disse che lo aveva visto ritirarsi nel suo studio, al piano terra.

Mi indicò la stanza ed io provai a bussare. Non mi rispose nessuno,così aprii piano la porta.

-Entra pure,Felicity.-

La sue voce mi diede i brividi. Rivederlo da sobria era una sfida ben diversa.

-Oliver.-

Lo salutai, sorpresa che lui non si fosse ancora voltato a guardarmi.

Posai la mia borsa sul divano della stanza e sospirai, nervosa. -Che ci fai qui?dovresti essere alla festa.-

-Sono stato a centinaia di queste feste.-

Si voltò finalmente a guardarmi. Era bellissimo,come al solito. -Sono proprio dove vorrei essere ora.-

-Nel tuo studio?- cercai di capire il suo discorso, avvicinandomi a lui. Mi attirava come il ferro attira la calamita.

-Con te.-

Mi sorrise e si avvicinò anche lui.

-Oliver...-iniziai, facendo un passo indietro. -Dov'è Laurel?-

-È andata via qualche minuto fa...-

Lo disse sorridendo, avvicinandosi di più a me. Si tolse la giacca e la gettò sul divano,accanto alla mia borsa. Si tirò su le maniche della camicia bianca e mi guardò come un cacciatore che sta per avventarsi sulla sua preda.

-Oliver, non possiamo.-

-Possiamo.-

Mi prese e mi strinse da dietro,iniziando a baciare il mio collo.

-Smettila!Guarda dove siamo..-

Lui continuò a baciarmi, facendo scendere le sue labbra lungo la mia clavicola. -Tutto questo non può accadere.-

Mi strinse piano i fianchi, spingendomi verso il suo bacino. Riuscii ad avvertire la sua erezione anche dal tessuto del vestito.

-Io dico..-sussurrò al mio orecchio, stringendomi più forte. -Che potrebbe accadere davvero bene su quella scrivania.-

Tornò a baciarmi la pelle,rendendomi sempre più difficile resistere.

-Ti ho detto di non provare nulla per te...-iniziai, cercando di concentrarmi. -Devi smetterla,dobbiamo smetterla di farci male così.-

Lui mi voltò,prendendomi tra le sue braccia. Continuò a stringermi forte e mi trascinò verso la scrivania.

-A me questo non sembra, "niente".-

Mi baciò con foga, facendo roteare la sua lingua con la mia. Mi appoggiò alla scrivania, facendo cadere la lampada sul pavimento.

-Smettila..-provai, ma ormai la mia resistenza era flebile, di facciata. -Basta,Oliver...-

Lo lanciai lontano da me e prendemmo fiato entrambi.

Ci guardammo, avvertendo il desiderio l'uno dell'altra invadere tutta la stanza.

-Non posso...-

La sua voce era calda,piena. -Non posso smettere...-mi venne vicino di nuovo. -Tu si?-

I suoi occhi si accesero di una calda luce e le sue labbra si incurvarono in un sorriso ancora più luminoso. Mi intrappolò, poggiando le sue braccia alla scrivania, e continuò a guardarmi così, avvicinandosi piano al mio viso. Mi sfiorò il naso e parlò di nuovo.

-Tu...-osservai le sue labbra muoversi piano a pochi centimetri dalle mie. -Puoi..-la sua fronte era poggiata sulla mia,rendendomi davvero difficile pensare. -Resistermi?-

Lo baciai, appena finì di parlare. Lasciai che si accasciasse su di me, sollevandomi l'orlo del vestito.

Prese a baciarmi il collo,poi scese giù baciandomi la pancia dal vestito. Continuò a scendere, infilandosi tra le mie gambe.

Sentii il suo naso solleticare l'elastico dei miei slip.

-Dillo.-

Mi strinse forte la pelle delle cosce, lasciandomi il segno delle sue dita.

-Dimmelo,Felicity.-

-Cosa?!- chiesi esaperata dal suo essersi fermato.

-Che non puoi resistermi.-

-Non posso.-

Lo dissi subito, sperando che lui tornasse a muoversi. Chiusi gli occhi, avvertendo il suo respiro cadere dentro di me. Tirò via i miei slip tirandoli tra i denti. Si alzò piano, slacciandosi la cintura. Allargò le mie gambe e mi strinse a sè, tornando a baciarmi.

-Cosa provi per me?-

Non risposi e lui mi baciò più forte,mordendomi le labbra.

-Cosa provi per me?-

Lo ripetè ancora, alzandomi in braccio a lui. Mi portò sul divano,facendomi stendere.

-Non lo so.-

Mentii, senza guardarlo negli occhi. Lo tirai a me, iniziando a sbottonargli la camicia.

Lui si alzò, facendo leva sulla mie gambe. Rimase a fissarmi per un po',poi prese a rivestirsi.

-Allora continueremo quando lo saprai.-

Mi fece l'occhiolino, mettendosi in tasca i miei slip. Uscì dalla stanza e mi lasciò su quel divano, accaldata. Mi portai le mani al viso e pensai a quanto Oliver mi facesse sentire in paradiso e al centro esatto dell'inferno contemporaneamente.

 

 

Poche ore dopo

Quando rincasai non volevo altro che il mio plaid delle principesse e il mio account netflix. Lasciai le scarpe all'entrata e corsi sul divano, gettando il cappotto sul pavimento.

-Però,che disordinata.-

Quella voce mi fece tremare,facendomi scattare in piedi. Mi abbassai il vestito in fretta,ricordandomi di non avere nulla sotto.

-Sei tornata piuttosto tardi oggi,Felicity.-

Abbassai la testa, nervosa.

-Che ci fai qui?-

-Ti avevo dato un incarico..-continuò a parlarmi, avvicinandosi a grandi passi verso di me. -Sto iniziando a diventare impaziente.-

-Non è facile..-cercai di mantenere la calma, pensando a quanto male avrebbe potuto fare quell'uomo.

-Lo sarebbe invece, se tu non ti fossi lasciata coinvolgere troppo.-

-Non lo sono.-

-Bene.-

Mi guardò minaccioso, facendomi diventare gli occhi lucidi. -Entro domani ti rivoglio in quell'ufficio.-

-Lo farò.-

Si avvicinò a me, alzandomi il mento con un dito. -Sarà meglio per te che sia così.-

Non mi lasciò il tempo di sbattere le palpebre che era già sparito.

Tornai seduta sul divano, chiedendomi perchè proprio io ero finita a dover fare i patti con quell'uomo. Appoggiai la testa sulle mie ginocchia e pensai che Malcom Merlyn fosse davvero il diavolo in persona.


Angolo autrice: Ben ritrovate ragazze! Mamma che caldo tra i nostri Olicity...voi ad un Oliver Queen così sexy avreste resistito?:p
Spero di aver reso Laurel più digeribile,ma...Cosa ci farà Malcom con Felicity? Ricordate cosa aveva detto Moira ad Oliver? Lo so, più scopro il puzzle più diventa intricata la situazione, ma abbiate fede e pazienza, prima o poi lo capiranno che si appartengono quei due *-*
Un grazie a tutte voi che continuate a leggere e commentare la mia storia <3 *-*

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Capitolo 18
*** Insieme. ***


L'alba sorse piano, da est. Il cielo iniziò a colorarsi di un rosa tenue che si mischiava a tratti con i primi raggi del sole, illuminando i tetti di Starling City.

La città dormiva tranquilla sotto i miei occhi,ma quando si ha una tempesta dentro è impossibile godersi quel genere di calma. Il mio cuore continuava ad essere stretto,tormentato, da quel desiderio sempre più forte di avere lei, Felicity. Cercavo di ricostruire le sue mosse, di capire le parole non dette, le frasi lasciate a metà,le sillabe mancanti. A volte mi sembrava quasi di ricostruirlo, quel ti amo che non avevo mai sentito. Chiudevo gli occhi e ripercorrevo tutti i momenti passati con lei, i suoi baci, i suoi sguardi, i suoi sospiri. Meditavo,sforzandomi così tanto che a tratti mi alzavo sulle punte per raggiungere quanti più pensieri possibili. Ero entrato così tanto dentro di lei che mi sembrava perfino di conoscere il suo cuore. Eppure ne avevo perso qualche battito.

Mi vestii in fretta, salutando Laurel con un bacio sulla fronte. Avrei cercato tutto quello che avevo perso, tutto quello che Felicity aveva provato a nascondermi. Ed avrei iniziato parlando con mia madre.

Quando giunsi alla Queen Consolidated fui contento di non trovarla in ufficio. Ci misi poco ad accedere al suo computer e sperai di avere quanto più tempo a disposizione. Digitai "Felicity Smoak" nella ricerca dei documenti ed aspettai i risultati:

"Fascicolo F.S."

Aprii il file, cliccando nervosamente i tasti del mouse. Trovai subito un passo interessante:

 

"Parentela: Donna Smoak madre

Edward Nashton padre

Tom Nashton fratello "

Rilessi più volte quel nome, sorpreso dell'esistenza di un fratello di Felicity. Aveva mantenuto il cognome del padre, quindi probabilmente viveva a Gotham. Feci una ricerca su di lui e sussultai quando vidi il nome di "Malcom Merlyn" collegato al suo fascicolo. Non c'era scritto altro, soltanto quel nome.

Spesi il computer e riflettei sul motivo che collegava il padre di Tommy con quello di Felicity.

 

 

Felicity

Malcom mi aveva lasciato delle istruzioni precise: dovevo riavere il posto alla Queen Consolidated. Mi alzai presto quella mattina per darmi una ripulita dalla baldoria dei giorni precedenti. Nonostante le tante docce che facevo ogni giorno, la mia pelle sembrava avere sempre il suo odore, quello di Oliver. Nella mia mente continuavano a ripetersi le scene della sera precedente, delle sue mani sul mio corpo. Non potevo fare a meno di mordermi le labbra e pensare che forse,in qualche modo contorto, ero sua e non potevo per quanto mi sforzassi, non innamorarmi di lui.

Indossai un vestito colorato, dallo scollo aperto e raccolsi i capelli nella mia solita coda di cavallo. Mi avvai alla Queen Consolidated,guardandomi continuamente nello specchio retrovisore della mia auto ed esercitandomi nei sorrisi.

Parcheggiai al mio solito posto,contenta di non vedere l'auto di Oliver. Attesi l'ascensore mentre l'ansia iniziava ad impadronirsi del mio corpo.

-Felicity.-

Sussultai all'aprirsi delle porte. Oliver. Non mi aspettavo di incontrarlo così presto. Mi afferrò per un braccio e mi gettò in ascensore con lui, premendo il pulsante di emergenza. Le porte si chiusero immediatamente e l'ascensore si bloccò senza muoversi dal piano terra.

-Apri le porte,Oliver.- la voce mi uscì in un soffio, tremolante.

-Prima rispondi ad un paio di domande.-

Deglutii, evitando di guardarlo. Mi stava di fronte, con le braccia conserte tra loro, e mi fissava arrabbiato.

-Cosa ci fai qui?-

-Non sono affari tuoi.-

Arrossii ed iniziai a guardarmi i piedi,abbassando la testa.

Mi alzò il viso con un dito,poggiandolo sotto il mio mento.

-Non voglio ripetere.- Lo disse con tono duro,autoritario. -Cosa ci fai qui?-

-Cerco di riavere il mio posto.-

Mi fissò, entrando nei miei occhi come al solito.

-Va bene, lo riavrai.-

Annuii, ma lui continuò a tenermi il viso a pochi centimentri dal suo. -Hai mentito.-

Distolsi immediatamente lo sguardo, chiudendo gli occhi e spostando il viso di lato. -Non avrei voluto.-

-Perchè hai iniziato a lavorare per la mia azienda?-

Trattenni il fiato e non risposi.

-Ti ho detto di rispondermi.-

-Ho semplicemente inviato il mio curriculum...-tentai, sapendo bene che in realtà lui mi avesse scoperto.

-Continui a mentirmi!-

Sferrò un pugno alla parete dell'ascensore, facendomi tremare. -Sai perchè sei ancora viva,Felicity?-

Tornai a guardarlo,sorpresa da quella domanda in quel contesto. -Cosa?-

-Ti ho detto..-si avvicinò, prendendomi un braccio. Avvicinò il suo viso al mio e continuò a parlare, stringendo gli occhi in una morsa. -di rispondere. Non farmelo ripetere di nuovo.-

-Non lo so..-sbottai, accarezzandomi il braccio. -Immagino che sia un miracolo.-

Lui sbuffò,schernendomi. -La mia freccia ti avrebbe ucciso, ma non lo ha fatto. Non hai davvero idea del perchè?-

-Anche ai migliori capita di sbagliare.-

-Non è il mio caso.-

Si portò le braccia ai fianchi e mi guardò,addolcendosi nello sguardo. -Tu mi hai chiesto di non uccidere più.-

Avvampai, mentre ascoltavo le sue parole.

-Nonostante io odiassi Dick, nonostante io volessi ucciderlo, non lo avrei fatto. Perchè tu,Felicity, mi hai chiesto di non farlo. Tu mi hai chiesto di essere un uomo migliore, un eroe.- sbuffò di nuovo, avvicinandosi. -E adesso ti rifiuti di darmi una seconda possibilità?-

Provai a parlare, ma non ci riuscii. Riflettei su quello che mi diceva, perdendomi nei suoi sguardi.

-Sono diventato l'eroe che volevi diventassi...ma ho bisogno di te nella mia vita per continuare ad esserlo.- Si avvicinò,accarezzandomi le guance con il dorso della mano. -Non sono niente senza di te. - lo sussurrò piano, baciandomi l'orecchio con le labbra.

-Oliver..-mi voltai verso di lui e i nostri nasi si toccarono, il solo sfiorare la sua pelle caricava l'aria di una palpabile elettricità. -Non posso darti una seconda possibilità, ma non è colpa tua.-

Lui non disse niente. Mi strinse tra le sue braccia, accarezzando dolcemente la mia schiena. -So tutto,Felicity.-

Mi staccai improvvisamente, anche se non ne ero sorpresa. -Che vuoi dire?-

-So di Malcom. Di tuo padre. Di tuo fratello.-

-Non dovremmo parlare di queste cose..-

Cercai di premere i pulsanti dell'ascensore per uscire, ma lui me lo impedì.

-Perchè continui a scappare da me?- esclamò, stanco.

-Perchè ti amo!-

Lo dissi velocemente,sperando che lui non mi avesse capito.

Mi lasciò andare, permettendomi di riaprire le porte dell'ascensore. Camminai a passo veloce, ma non riuscii ad arrivare fuori dall'edificio che Oliver mi aveva ripresa.

Mi tenne stretta a sè, nonostante ci circondassero metà degli impiegati di quell'azienda.

-Smettila.-

Non risposi, lasciandomi andare a quell'abbraccio.

-Smettila di avere paura.-

Mi baciò piano la fronte e poi scese lungo il mio naso. -Risolveremo tutto,insieme.-

Sorrise, facendomi arrossire.

-Mi piace quando parli di "noi."-

-Dovrai abituarti...-giocò con i miei capelli, attorcigliando una ciocca attorno al suo dito. -Lo farò spesso.-

Sorrisi anche io, nonostante non riuscissi a smettere di essere preoccupata per quello che sarebbe successo da lì a poco.

-Voglio sentirlo di nuovo..-

Mi baciò all'angolo della bocca.

-Ti amo,Oliver..-

Le sue labbra trovarono le mie e ci scambiammo un bacio tenero, dolce, che aveva il sapore di uno splendido inizio.

-Ci siamo dentro..-continuò a baciarmi, mentre le persone attorno a noi cominciavano a scattare fotografie e a sussurrare pettegolezzi. -Insieme.-

 

 

Casa Queen

-Malcom..- Moira lo chiamò,alzandosi dalla scrivania. -qualcuno potrebbe vederti, non dovresti essere qui.-

-Tuo figlio..-sbottò lui, gettando sul tavolo delle fotografie. -Tuo figlio rischia di rovinare tutto!-

Moira raccolse le foto e le guardò,portandosi una mano alla bocca. -Non può essere.-

-Lo è invece!Tuo figlio,Oliver, è il vigilante.-

Presero a sedersi entrambi e si guardarono, riflettendo su quale mossa compiere.

 


Angolo autrice: Rieccomi, ragazze! Non succede molto in questo capitolo,avevo bisogno di un momento "intimo" tra Oliver e Felicity per introdurre le cose dei prossimi e ultimi capitoli. Ci stiamo avvicinando alla fine della storia e presto verranno a galla tutti i misteri che ha nascosto la nostra bella informatica.
Ci tengo a ringraziare ancora tutte voi e soprattutto,una persona tanto speciale che ha seguito la storia di "nascosto" facendomi avvampare le guance peggio di come Oliver fa con Felicity!
Ci rivediamo prestissimo,più presto di quello che pensate. Spero vi sia piaciuto il momento tenerissimo del "ti amo". Ricordate, ci siamo dentro insieme tutte noi! ahah <3

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Capitolo 19
*** Tutto torna ***


 

6 MESI PRIMA

 

-Felicity, cosa sta succedendo?Ho paura.-

-Non averne Tom, ci sono io. Ci sono io.-

Felicity ripetè quelle parole stringendo forte la mano del fratello. Si mosse,nel buio della stanza, ed andò ad affacciarsi dalla porta,aprendola piano. Intravide suo padre ancora legato ad una sedia che cercava di liberarsi da quelle corde.

-Edward Nygma..-

Malcom Merlyn scandì quel soprannome,sprezzante, puntandogli una freccia al collo. -Ho sempre pensato che tu fossi un uomo intelligente, ma a quanto pare mi sbagliavo.- Gli sferrò un pugno allo stomaco, facendolo urlare.

Tom tremò al suo fianco e sussurrò impaurito: -Gli stanno facendo del male?-

Felicity provò a spostarsi dalla porta per andare a consolarlo, ma non riuscì a staccare gli occhi da quella scena. Doveva fare qualcosa.

-Sta fermo qui, Tom, va bene?-

Il suo fratellino scosse la testa,deciso. Qualunque altro bambino di dieci anni avrebbe obbedito, in quella situazione, ma lui invece si oppose nonostante la paura. -Non lasciarmi da solo.-

Felicity alzò gli occhi al cielo, nervosa. Intanto le urla di loro padre continuavano a rompere il silenzio della casa.

-Hai fegato per essere un quattrocchi.- Malcom girò attorno alla sedia, senza smettere di tortuarlo. -Peccato che non ti basterà per mantenerti in vita.-

Felicity chiuse gli occhi, trattenendo il respiro.

-Papà!-

Tom corse avanti a lei, spalancando la porta.

-Tom, no!-

Tentò di afferrare il fratello, ma Malcom fu più veloce di lei. Lo tenne stretto a sè, con il braccio premuto attorno al collo.

-LASCIALO ANDARE SUBITO!-

Malcom sorrise sprezzante. -è da stupidi minacciare senza un'arma.-

-Non voglio minacciare.-

La voce le uscì decisa. Strinse i pugni e tenne alto lo sguardo verso quell'uomo. -Lo farò io.-

Malcom allentò la presa attorno al collo di Tom. -Se fallirai, moriranno entrambi.-

Felicity cercò lo sguardo del fratellino e provò a consolarlo. -Lascialo andare ora.-

Lui sembrò farlo. Tolse le braccia dal collo di Tom, ma poi lo colpì alla testa lasciandolo svenuto. -Non se ne parla.- Aggiunse, prendendolo di nuovo in braccio. -Ho bisogno di un'assicurazione.-

Felicity scattò in avanti, ma Malcom sparì in un fumo nero,lasciandosi solo caos e lacrime alle spalle.

 

PRESENTE

-"Oliver Queen ha una tresca con la sua segretaria Felicity Smoak"- Felicity sbattè forte il giornale sulla mia scrivania, facendo alzare parecchia polvere.

-Buongiorno amore mio.- Scherzai, cercando di addolcirla.

-E non è ancora tutto..- Fece il giro attorno alla scrivania e svuotò il contenuto della borsa sul pavimento, mostrandomi una pila di giornali scandalistici.

Risi, mentre lei continua a disperarsi. -Non ci posso ancora credere,sono finita su dei giorni solo per averti baciato!-

-Sono un uomo importante,dovresti saperlo.-

-Sei un uomo sposato!-

-Ero.-

La corressi, provando ancora a tranquillizarla. -Lascia perdere quegli articoli. Vieni qui.-

Lei mi fulminò con lo sguardo. -Non credo sia giusto tutto questo.-

-Non vorrai ricominciare,vero?-

-Non si tratta di ricominciare,Dio Oliver quanto sei ottuso!-

-Ehi.- la richiamai, portandomi le mani ai fianchi. -Felicity.-

Appena avvertì il suo nome si calmò e mi guardò timidamente. -Risolveremo tutto, okay?Insieme..-

Le andai vicino, accarezzandole le guance.

-Insieme- ripetè lei.

Mi abbassai per baciarla, ma fummo distratti dalla vibrazione del suo cellulare.

-Va tutto bene?-

Lei sorrise, staccandosi a me. -Si, è mia madre, scusami devo rispondere.-

Annuii e la osservai preoccupata mentre lasciava il mio studio.

 

FELICITY

-Credevo avessimo un accordo.-

La voce di Malcom era tagliente, come al solito. Mi allontanai il più possibile sperando che Oliver non mi sentisse.

-È così.- sussurrai,impaurita. -Mi serve solo più tempo.-

-Ne hai avuto abbastanza.-

-Soltanto altre 24 ore.- supplicai

-D'accordo, ma adesso mi serve una cosa in più.-

Rimasi in ascolto. -Tu sai che lui è Arrow.-

Rabbrividii. -Cosa?Io non..-

Malcom spostò il telefono, facendomi ascoltare un orribile urlo. -Di ciao alla tua sorellina, Tom.-

-NO!-

Mi portai una mano alla bocca,piangendo. -Dimmi cosa devo fare,ti prego.-

-Voglio che mi mostri il suo covo.-

-Lo farò.-

-Incontriamoci tra un'ora a casa tua. Da soli.-

Riaggiangiò subito, senza darmi il tempo di rispondere.

 

6 MESI PRIMA

 

Moira Queen era appena rientrata a casa, dopo l'ennesima serata di beneficenza organizzata per la dipartita del marito. Andò a sedersi sul divano,convinta di poter godersi un drink in santa pace.

-Oh mio Dio, Malcom!-

Lasciò cadere la borsa sul pavimento e spense la luce, sperando di non svegliare sua figlia Thea.

-Ciao Moira.-

-Cosa ci fa qui?-

Malcom si mosse verso di lei,sorridendo. -Sono riuscito a stringere un accordo per la nostra causa.-

Lei non battè ciglio e si limitò a sedersi sul divano. -Hai incontrato l'Enigmista?-

-Diciamo che incontrato non è il termine più adatto, ma si.- Malcom sorrise ancora. -Ho rapito suo figlio.-

Moira alzò gli occhi al cielo, portandosi una mano alla coscia. Avvertì lo sguardo di Malcom addosso così la spostò subito, impedendo il sorgere di strani pensieri. -E cosa possiamo farci con un bambino di dieci anni?-

-Lo userò per ricattare sua sorella.-

-Ha una sorella?-

Malcom le mostrò un fasciolo, contente le iniziali "F.S.": Felicity Smoak. -Ha mantenuto il cognome della madre.-

Moira annuì, sfogliando quei dati. -Come hai intenzione di proseguire ora?-

-Felicity costruirà la bomba che farà esplodere The Glades.-

-Una bomba?-

-Era questo il piano di Robert, anche tuo marito mirava alla distruzione di quel quartiere degradato.-

-Ma moriranno centiania di innocenti!-

-Allora farai meglio a tenere lontana nostra figlia da quella parte della città quando succederà.-

 

PRESENTE

Aspettai per circa 15 minuti il ritorno di Felicity, ma lei non si fece viva. Provai a chiamarla al cellulare, ma continuava a rispondere la segreteria telefonica. Pensai che ci fosse qualcosa che non andava, così provai a cercarla attraverso il gps. Il segnale mi mostrava che stava percorrendo la 24isma,probabilmente diretta a casa sua. Decisi di mettermi sulle sue tracce,preoccupato. Raggiunsi la sua casa in moto, ma poi rimasi impalato a fissare il giardino senza capire se dover intervenire o meno. Passai per il retro e aprii di poco la porta,contento che Felicity fosse talmente ingenua da non chiuderla a chiave.

-Prima devi assicurarmi che Tom stia bene.- la sentii parlare, trattenendo dei singhiozzi.

-Non sei nella posizione per fare richieste,Felicity.-

Rabbrividii una volta riconosciuta la voce: era Malcom Merlyn,il padre di Tommy.

-Ora dimmi dove si nasconde Oliver Queen.-

Felicity singhiozzò di nuovo. -Ha il nascondiglio sotto il Verdand, nel magazzino.-

-Tu ci sei stata?-

-Si, una sola volta.-

-Allora mi condurrai tu lì.-

-Ma..-

Sentii il tendersi dell'arco e lo scoccare di una freccia. Poi l'urlo di Felicity.

Entrai in casa, di corsa. Mi gettai su Malcom, allontanandolo da Felicity.

-Oliver!- urlò lei, disperata.

-Felicity..-la cercai, sperando che non fosse ferita. La freccia le aveva sfiorato la maglia,lasciandole un graffio lungo tutto l'addome.Sanguinava. -Tranquilla,è tutto okay.- Mi tolsi la maglia e tamponai la ferita,cercando di fermare il sangue.

-Oliver..-

Malcom mi prese di spalle, putandomi una freccia alla testa. -Pensavo di essere stato chiaro..- prese il cellulare,senza smettere di tenermi sotto tiro. -Avevo detto che dovevi venire da sola..-

Felicity urlò, stringendomi forte la mano. -Non lo sapevo, non sapevo che mi avrebbe seguita.-

Mi mossi velocemente, cercando di colpire Malcom alle gambe. Lui fu sorpreso,ma evitò il colpo e mi colpì conficcando la freccia nel collo

-Frank..-ordinò,mentre era al telefono. -Uccidi il ragazzo.-

-NOOO!-

Felicity si disperò,inginocchiandosi ai piedi di Malcom. -Non farlo ti prego, ti dirò tutto, farò tutto quello che vorrai.-

Mi sentii inutile,paralizzato dalla freccia ricevuta dietro al collo.

Il silenzio fu spezzato da un colpo di pistola proveniente dal cellulare di Malcom. Spostai lo sguardo su Felicity e la vidi,delusa,arrabbiata, vuota.

-Abbi pazienza in questi ultimi istanti,bambolina...-

Malcom le strinse il volto in una mano. -Appena la bomba sarà tra le mie mani, potrai raggiungere il tuo amato fratellino.-

Felicity spostò il viso e continuò a piangere, senza però emettere un fiato. Spostò il suo sguardo su di me ed io mi sentii morto. Glielo lessi negli occhi: non avrebbe mai potuto perdonarmi per quanto accaduto.

 

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Capitolo 20
*** May we meet again ***


Diggle camminava nervosamente ,avanti ed indietro, per tutta la stanza del covo.

-Non l'ho mai fatto prima,Oliver, cucire una ferita del genere.-

Lui strinse forte la maglia dell'amico,guardandolo con aria seria. -Puoi farlo John, ne sono sicuro.-

-Ora ti porto in ospedale.-

Oliver gli strinse di più la maglia, sospirando. -Non ho tempo. Aiutami John, per favore.-

Diggle guardò prima Oliver poi Felicity,stesa ancora sul lettino.-E va bene.- sospirò anche lui, portandosi le mani fianchi. -Ma devi promettermi che mi spiegherai tutto.-

Oliver sorrise, abbassandosi la maglia, ma non aggiunse altro.

 

Felicity

Quando ripresi i sensi, riuscii per una manciata di secondi, ad essere felice di essermi svegliata. I miei occhi poi si spostarono,incrociando quelli di Oliver, e mi tornarono in mente quei terribili momenti appena passati, ma soprattutto..

"Boom"

Tremai, riascoltando nella mia mente il suono di quella pistola. Immaginai Tom,steso a terra, con i suoi grandi occhi verdi chiusi per sempre.

Mi alzai d scatto, sentendo l'impulso di vomitare.

-Ehi,ehi,Felicity!-

Mi sentii tirare per un braccio e mi voltai,scossa. Diggle mi stringeva a sè,preoccupato.

-John...-singhiozzai, appoggiando la testa al suo petto. Lui mi avvolse in un abbraccio, accarezzandomi i capelli. -Mi dispiace tanto Felicity.-

Si sciolse dall'abbraccio, dandomi di nuovo la visuale su Oliver.

-È colpa tua..-sussurrai, stringendo i pugni e a testa bassa.

Lui non rispose. Abbassò lo sguardo e sospirò, senza aggiungere una parola.

-Che significa?-chiese Diggle, spaesato. -Pensavo fosse opera di Meryln..-

-Se solo tu non mi avessi seguita..- mi avvicinai a lui,senza dare peso alle parole di Diggle. -Se solo tu ti fossi fidato di me, per una buona volta!-

Sentivo le lacrime premere contro i miei occhi, ma non le lasciai cadere. -Amarti è stato il più grande errore della mia vita.-

Oliver alzò piano lo sguardo,come se si vergognasse. Ascoltò quelle parole trafiggergli il cuore, facendogli male più di una qualunque freccia nel petto. Provò a parlare,varie volte mosse le labbra senza alla fine emettere un fiato.

-Dobbiamo fermare Malcom.- esordì Diggle, spezzando quell'assordante silenzio. -Fermeremo lui e quella fottutissima bomba.- Si voltò a prendermi una mano, continuando a parlare con gli occhi lucidi. -Onoreremo la memoria di tuo fratello Felicity. Credimi,ti capisco meglio di quanto tu creda.-

-Ha ragione John.- Oliver spezzò quel suo voto di silenzio, appoggiando l'idea dell'amico. Non mi guardò,quasi come se neanche esistessi. -Dobbiamo fermarlo.-

Diggle gli rivolse uno sguardo di intesa,contento che finalmente potesse essere coinvolto. -Dove si trova la bomba,Felicity?-

-È in un palazzo a the glades, tra la 24isma subito dopo il semaforo.-

-Proprio dove morì Rachel...- commentò Oliver,pensieroso.

-Rachel?-

-La moglie di Malcom.-

-O mio Dio.- John si portò le mani al volto.-Cosa sta cercando di fare?vendicarsi per la morte della moglie? Fu un dannato incidente!-

-Non vuole solo questo..- strinsi i pugni, sperando che Oliver mi guardasse. -Lo aveva deciso assieme ad altri dirigenti..lo scopo era quello di eliminare la parte "povera" della città.- Presi una pausa, cercando di dare un tono pungente alle mie parole. -Anche tuo padre aveva aderito al progetto.- sbuffai -Avrei dovuto capire già da questo che razza di uomo eri..-

Oliver sembrò arrabbiarsi. Spostò piano il viso di me, ma continuò a non guardarmi. -Sai come disinnescare la bomba?-

-Si.-

-Bene, ci muoveremo seguendo le linee periferiche, Malcom sarà probabilmente già lì.-

-Ci muoveremo?- chiesi, indispettita. -Non ho voglia di collaborare con te. Possiamo farlo io e Diggle. Tu non saresti di aiuto in nessun modo.-

-Va bene.- cadde seduto sul lettino, senza neanche provare ad inserirsi. -Io rimarrò qui.-

Alzò lo sguardo e finalmente mi guardò. Aveva gli occhi lucidi e completamente rossi. Rimasi a specchiarmi in quella sua tristezza per un po' ,sentendo tutto il suo dolore. Era giusto così,era giusto che Oliver soffrisse.

-Andiamo.-

Raccolsi le mie cose ed inizai a salire le scale, con Diggle al mio fianco.

Misi un piede fuori la porta e mi voltai a guardare Oliver. Lui spostò lo sguardo al pavimento,evitandomi. Varcai la soglia e sospirai, senza sapere davvero cosa mi aspettassi.

 

OLIVER

Guardai il costume di Arrow di fronte a me, trattenendo un impulso di rabbia. Che senso aveva indossare quel cappuccio se non riuscivo a proteggere le persone che amavo? Chiusi gli occhi, massaggiandomi le tempie con le dita. Non potevo rimanere lì,inerte, senza fare nulla. Indossai il costume e caricai l'arco anche se provavo ancora molto dolore alla spalla.

 

Raggiunsi il luogo descritto da Felicity,sorpreso di non trovarli ancora lì. Il palazzo era silenzioso e buio. Salii piano le scale,chiedendomi in quale punto esatto fosse collocata la bomba.

-Bene,bene...-

Malcom mi sorprese,costringendomi a tendere l'arco. Aveva Felicty stretta tra le sue braccia, con la pistola puntata alla sua tempia. -Sapevo che non avresti resistito, Oliver..-

Entrai piano,facendo un passo avanti e senza smettere di tenere l'arco teso. -Lasciala andare.-

-No,non lo farò.- Malcom la strinse di più al collo,facendola sussultare. Diggle era steso a terra,privo di sensi. -Moriremo tutti qui, appena la bomba esploderà.-

Mi guardai attorno, ma non riuscii a localizzare la bomba. Felicity provò a parlarmi, ma Malcom le tappò la bocca con le dita. -Tuo padre sarebbe molto fiero di vederti qui adesso,Oliver.- continuò a stuzzicarmi, mentre io decidevo il da farsi. Non potevo non fare niente come prima. Dovevo salvarla ad ogni costo.

Presi la mira e scoccai due freccie, colpendo Malcom in un occhio. Lui urlò dal dolore e Felicty ne approfittò per scappare. Andò da Diggle e controllò che stesse bene, poi si voltò a guardarmi preoccupata.

Malcom sparò un colpo di pistola, sfiorandomi il braccio. Feci un balzo in avanti, colpendolo con l'arco dietro la nuca. Lui cadde in ginocchio e io lo strinsi forte per il collo.

-Oliver!-

Felicity urlò, alzando Diggle sulle spalle. -Dobbiamo scappare di qui, questo posto esploderà!-

-Non riuscirete mai a farcela..- Malcom parlava con voce soffocata,ridendo. -Non vi rimane molto tempo per abbandonare il quartiere.-

-Felicity, sai dov'è la bomba?-

Lei scosse il capo, tremante.

-Dimmi dove la nascondi,dannazione!-

Aumentai la presa sul collo di Malcom, ma lui non si lasciò sfuggire una parola.

-Oliver!-

-Va,Felicity!-

-Non andrò via senza di te.-

La guardai,mentre si reggeva a stento in piedi. Non sarebbe andata lontano con Diggle in quello stato.

Stordii Malcom con una freccia tranquillamente e corsi ad aiutarla. Reggemmo Diggle insieme, mentre scendevamo le scale.

-Non possiamo fare niente..-sussurrò lei, esausta. -Moriremo qui..-

Accelerai il passo, trascinandola fuori dall'edificio. La tenni per le spalle, sperando che mi ascoltasse.

-Devi andare via di qui,Felicity.-

-Andremo via insieme.-

Scossi la testa,sospirando. -Va e porta Diggle con te, io continuerò a cercare la bomba.-

-Ma non saprai come disinnescarla!-

-Me lo dirai tu, seguirò le tue istruzioni-

-Non avresti comunque il tempo di metterti in salvo.-

Trattenni il respiro, smettendo di guardarla. Lei si arrabbiò, costringendomi a girare il volto. -Non pensavi di farlo vero?Vuoi morire lì?-

-Va,Felicity.-

-Oliver!-

Iniziai a correre,sperando che mi desse ascolto e si mettesse in salvo. Tornai nell'edificio e scesi al piano terra,aprendo tutte le porte. Trovai l'ordigno nascosto dietro alla caldaia. Il timer segnava 60 secondi.

Cercai l'auricolare e aprii il collegamento con Felicity. -Sei al sicuro?-

-Si.-

-Bene.-

-Hai trovato la bomba?-

-Si.-

-Devi riuscire a scollegare il cavo giallo, senza toccare nessun altro filo.-

Aprii piano la scatola della bomba, trattenendo una imprecazione. Erano tutti fili gialli.

-Felicity...-chiusi gli occhi e iniziai a piangere, sperando che non se ne accorgesse. -Mi dispiace per quello che è successo a tuo fratello, è stata soltanto colpa mia.-

-Non è vero. Hai sempre provato ad aiutarmi, ma ora per favore pensa a tagliare quel maledetto filo.-

-Ti amo,Felicity.-

-Oliver,che succede?-

Il timer segnava ormai dieci secondi. Spensi il collegamento e aspettai, chiedendomi che sapore avrebbe avuto la morte....

 

 

BOOM

 

FELICITY

Gli edifici crollarono piano,come un piccolo domino. Ogni palazzo iniziò a sgretolarsi, riducendosi in tanti pezzi. Le strade si riempirono di macerie e cadaveri e sangue. Non si udiva nulla se non le urla di chi ancora sopravviveva a quella distruzione.

Corsi all'interno del palazzo, cercando Oliver.

-Era una trappola.-

Piansi, stringedomi forte a lui.

Oliver mi tenne a sè, ancora scosso. -La vera bomba era dall'altra parte della città.-

Udimmo le sirene della polizia passare veloci sovrapponendosi a quelle dell'ambulanza.

-Mi dispiace,se solo ti avessi detto prima tutto, avremmo potuto lavorare insieme, evitare tutto questo!-

-Ehi..-lui mi accarezzò il volto, togliendo la polvere che mia aveva sporcato le guance. -Ci abbiamo provato.-

Mi specchiai nei suoi occhi, senza sapere bene come sentirmi. -Puoi dirlo, si..- mi allontanai piano, delusa. -Lo abbiamo fatto.-

-Cosa farai adesso?-

Scrollai le spalle e continuai a camminare. -Non ne ho idea.-

Lui abbozzò un mezzo sorriso. Le auto della polizia continuavano a scorrere veloci per le strade.

-È un addio?-

-Abbiamo entrambi perso molto da questa esperienza.- Oliver lasciò andare l'arco, ma non smise di guardarmi. -Non potrò mai essere l'eroe di cui hai bisogno.-

-Chi lo sa..-scrollai le spalle,come se in questo modo il peso che mi opprimeva il cuore potesse scaricarsi. -Magari ci rincontreremo.-

-Magari ci rincontreremo.-

Ripetè e poi abbassò lo sguardo, lasciandomi sparire piano, come si guardano sparire i titoli di coda dopo un film.

Non sapevo bene cosa avrei fatto,come sarei andata avanti, mi limitai ad andarmene, in dissolvenza. Senza lasciare tracce,ma con la promessa di rincontrarci.


Angolo autrice: Lo so, non è il finale che vi aspettavate, ma tra i nuovi episodi di arrow ed il ritorno di the 100 non sono riuscita a scrivere niente di felice :p avevo pensato di riprendere la storia oppure magari dare un finale alternativo in modo da non lasciare troppo l'amaro in bocca. Sempre se non mi odierete troppo :p Grazie a tutte per aver seguito la storia, ma un ringraziamento speciale va a "kj_9" che mi ha supportato durante la stesura di questi ultimi capitoli.
May we meet again *-*

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