Cinque Giorni

di eppy
(/viewuser.php?uid=134402)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


CARLOTTA

" Arrivo amore mio!" il timbro di voce squillante, e concedetemelo, assolutamente fastidioso di prima mattina, della mia coinquilina, mi strappò brutalmente dal mondo dei sogni.
" Anzi, aspetta un attimo..sta uscendo il caffè" la sentii urlare, letteralmente. L'attimo dopo le mie narici percepirono l'inconfondibile aroma di quella sostanza dffondersi nel nostro bilocale, e mi resi conto di averla già perdonata per avermi svegliato in quel modo. D'altronde Erica era fatta così, e io le volevo un gran bene.
" Scusa tesoro se ti ho fatto aspettare ma-" si bloccò di colpo, senza terminare la frase. Pensai che probabilmente Marco, il suo ragazzo, l'avesse interrotta con un bacio, e mi immaginai la scena. Dolce: sì, doveva essere stata proprio dolce.. come sempre. Adoravo quei due come coppia, e proprio per quel motivo mi ero servita di loro come prestanomi per il mio primo romanzo.
" Oh cavoli! Mi scusi, ma non avevo idea che potesse trattarsi di lei"..un momento: non era Marco alla porta?
" Buongiorno signor Dotoli, e mi perdoni per, beh, ecco, per il mio abbigliamento non del tutto consono a ricevere visite"
Lei e la sua ossessione per quel pigiama rosso tempestato di cuoricini!
Okay che ero un'inguaribile romantica anch'io, ma a differenza di Erica, lo ero solo nel cuore..non nello stile. Il mio pigiama era blu, e all'altezza del seno erano stati disegnati due adorabili gattini. Meglio, no?
" Immagino sia qui per incontrare Carlotta..un attimo solo! Intanto lei si accomodi pure."
Ma quanto potevo essere idiota da uno a dieci?
Soltanto in quel preciso istante, mi resi realmente conto della situazione. Mi ero messa a commentare e descrivere il mio pigiama e quello della mia coinquilina, senza riuscire a realizzare, che Dotoli era comodamente seduto sul nostro divano, e stava aspettando me, a mia volta comodamente stesa sul mio letto e impegnata a fantasticare.
Mi sollevai di scatto, e con movimento fulmineo, degno della migliore atleta, mi misi in piedi. Avvertii un leggero giramento di testa, dovuto al mio alzarmi dal letto troppo in fretta, e senza nemmeno preoccuparmi di infilare le ciabatte, corsi in bagno.  Mi scacquai energicamente il viso mentre mi spogliavo, e senza fare caso a dove finissero i miei indumenti, mi chiusi all'interno del box doccia.
Decisi sul momento che non era proprio il caso di perdersi in riflessioni filosofiche sulla vita come spesso mi capitava di fare in quella cabina trasparente, e dopo essermi data una rinfrescata, uscii rischiando pure di scivolare sul pavimento a causa dei piedi bagnati.
Sì, mi ero dimenticata, come al solito, di stendere a terra l'apposito tappetino, e sapevo che un giorno o l'altro avrei finito per fare un bel volo, con tanto di atterraggio d'emergenza incluso, sul pavimento.
" Carloo" probabilmente Erica non sapeva davvero come intavolare una conversazione con il mio editore, motivo per il quale, mi chiamava con voce solo apparentemente, tranquilla e disinvolta. Sapevo bene che non appena Dotoli se ne fosse andato, me ne avrebbe dette di tutti i colori per averla lasciata lì, con il suo pigiama, in quella situazione.
Non appena uscii dal bagno, con l'asciugamano avvolto intorno al corpo, me la ritrovai di fronte.
" Che diavolo ci fa questo qui?" bisbigliò seguendomi in camera
" Non lo so...avevo appuntamento con lui mercoledì mattina, nel suo ufficio!" spiegai, dopo aver indossato l'intimo e un paio di pantaloni di tuta
" Deve essere successo qualcosa, deve aver qualcosa di importante da dirmi, altrimenti non sarebbe venuto senza nemmeno avvisare"
" Non ho idea di cosa voglia, ma sbrigati, ti prego" così dicendo, si alzò dirigendosi verso la porta
" E per l'amore del cielo, Carlotta! Indossa un jeans e una camicia...quello lì sembra appena tornato da un Red Carpet!" mi confidò, servendosi di un tono di voce, che un momento più tardi, si accorse essere non propriamente sommesso
" Ti assicuro che è imbarazzante" aggiunse, questa volta sussurrando davvero e indicando la propria mise.
Io non riuscii a fare a meno di soffocare una risata, e lei mi lanciò un'occhiataccia prima di lasciarmi di nuovo da sola. Seguii il suo consiglio, e mi sfilai sia il pantalone di tuta che la canottiera che avevo indossato, tipico abbigliamento che adottavo ogni qual volta pensavo di trascorrere la mattinata in casa, lasciando il posto a qualcosa di più femminile, e se volete, elegante.
Optai per i miei jeans scuri preferiti, ai quali abbinai una semplice camicia bianca. Poi infilai un paio di ballerine, e per ultima cosa, mi pettinai, prima di uscire dalla mia stanza e recarmi nella nostra cucina-salotto.
Il trucco? No, decisi che non era indispensabile per incontrare l'editore che secondo Erica assomigliava a un modello. Io non volevo far colpo su di lui.
" Buongiorno Carlotta" mi salutò cordialmente, non appena riconobbe la mia figura
" Buongiorno signor Dotoli" risposi educatamente a mia volta, accomodandomi sulla poltrona di fronte a lui, mentre la mia amica se la svignava, facendomi un 'in bocca al lupo' a gesti, prima di lasciarci soli
" Quante volte dovrò dirti di chiamarmi Eugenio, prima che ti decida a farlo davvero?" si informò, quasi divertito
" Credo possa essere sufficiente" dissi, un tantino imbarazzata
" Ci sono novità?" aggiunsi, cercando in tutti i modi di nascondere la mia impezienza nel voler sapere che diavolo ci facesse in casa mia!
" Oh perdomani...non ti nemmeno detto perchè sono qui" si scusò lui, portandosi una mano sulla fronte, come quando ci si ricorda all'improvviso di qualcosa
" Per la verità sì, ci sono novità riguardo al tuo libro" aggiunse subito dopo, catturando tutta la mia attenzione
" E non mi guardare con quella faccia....sta andando alla grande, Carlotta!" a quelle parole non riuscii a fare a meno di distendere le labbra in un sorriso
" Davvero? La gente lo sta acquistando davvero?" chiesi conferma.
Faceva uno strano effetto sapere che persone a me totalmente estranee, impiegassero parte del loro tempo e dei loro risparmi, per leggere la mia storia. Mia in tutti i sensi, anche se pochi erano a conoscenza di quest'ultimo dettaglio; nemmeno Eugenio Dotoli lo sapeva.
" Sì, e sono venuto qui appena ho ricevuto la notizia, ancora prima di recarmi in ufficio, con il preciso intento di portarti a colazione fuori per parlarne in tutti i dettagli. Accetti?"
In quel momento realizzai di aver fatto l'ennesima figura di merda.
" Dio che sbadata! Non ti ho nemmeno offerto qualcosa..perdonami, ma la verità è che mi sono svegliata da poco, e ancora non sono entrata nel pieno delle facoltà-" non mi fece nemmeno terminare "lo avevo intutito" mi fece notare, accennando un sorriso.
" E in ogni caso, ti ho appena proposto di andare a fare colazione fuori" rinnovò l'invito
" D'accordo..andiamo!" mi ritrovai a rispondergli, un po' stupita ma tutto sommato contenta per il mio libro.
Raggiunsi Erica nella sua stanza, e le comunicai la notizia; un attimo dopo io e il mio editore uscimmo di casa. Raggiungemmo a piedi un bar che conoscevo da anni per gli strepitosi cornetti alla nocciola che serviva ai propri clienti a tutte le ore del giorno e della notte, e comunicammo alla cameriera le nostre ordinazioni. Dopo un paio di banali battute sulle previsioni meteo di quella giornata, arrivò il mio amatissimo cornetto.
Lui scelse invece un caffè amaro, e mentre mi riempivo la bocca di zuccchero a velo senza preoccuparmi troppo della mia ingordigia, mi presi un istante per osservare l'uomo che avevo di fronte.
Non che non mi fossi mai soffermata sul suo viso prima di allora, ma quella situazione era alquanto anomala..pareva quasi un imbarazzatissimo appuntamento, e non lo era, non lo era affatto.
E non che Eugenio Dotoli non fosse un uomo piacente, ma non era decisamente il mio tipo. Non sapevo nemmeno quanti anni avesse, ma non gliene avrei dati più di trenta : occhi e capelli castani portati corti, fisico asciutto, sorriso gentile, modi sempre eleganti e stile sempre impeccabile.
Ecco, lui era troppo serio per me. Troppo raffinato. Sempre con la risposta pronta, e sempre esageratamente educato.
Non che io stessi cercando un mascalzone o uno scaricatore di porto, ma un ragazzo semplicemente..normale. Il che vuol dire idiota al punto giusto, ma di quell'idiozia che fa intenerire ed esasperare contemporaneamente; un po' come il protagonista del mio libro in fin dei conti.
Ma poi perchè ero arrivata a formulare quei pensieri? A me Eugenio Dotoli non piaceva in quel senso, e a lui non piacevo io. Era stato gentile nell'offrirmi la colazione, ma in fondo eravamo lì unicamente per parlare del mio libro.
Il mio libro! Quant'era bello poterlo dire...ancora stentavo a credere che nelle librerie di tutta Italia ci fosse un volume con il mio nome scritto sopra...o meglio, il mio fantasioso secondo nome.



ANDREA

Inchiodai proprio di fronte all'abitazione dei miei genitori.
" Attento Andrea! La torta!" mi riprese immediatamente Eleonora, seduta al mio fianco al posto del passeggero
" Ops" dissi semplicemente, curvando le labbra in un sorriso di scuse
" Sei assurdo!" alzò gli occhi celesti al cielo, e con la mano libera aprì la portiera della mia auto
" Aspetta Ele, ti do una mano" esclamai precipitandomi dal suo lato, e prendendo la torta dalle sue mani per permetterle di scendere
" Che bisogno c'era di una frenata del genere? Sei veramente assurdo...qualcuno te lo ha mai detto?" si informò, mentre entrambi ci avvicinavamo al portone
" Tu! Me lo ripeti trenta volte al giorno!" le feci presente
" Perchè lo sei, tesoro mio" addolcì il tono nella parte finale della frase
" Scusa, non l'ho fatto di proposito. E' che ho visto la macchina di papà parcheggiata in mezzo al vialetto un attimo troppo tardi, e sono stato costretto a frenare in quel modo" le spiegai
" Tanto eri tu quello che rimaneva senza torta il giorno del proprio compleanno, se fosse caduta" disse divertita
" Ma non è caduta" le ricordai, un attimo prima che mia madre ci venisse incontro.
Mi abbracciò baciandomi entrambe le guance, e si appropriò di quella ormai famosa torta, lasciando subito dopo spazio a papà, il quale ripetè gli stessi indentici suoi gesti, salvo sparire con il dolce in cucina.
Eleonora seguì mamma in cucina, mentre io mi gaurdavo intorno alla ricerca di mia sorella Laura. Papà mi disse che era in camera sua a leggere, e a quel punto decisi di raggiungerla.
Non la vedevo da qualche settimana, e feci il mio ingresso nella sua stanza, spalancando la porta senza nemmeno preoccuparmi di bussare.
" Da quando hai smesso di ruzzolare giù per le scale per venire a salutarmi quando arrivo a casa?" domandai divertito, mentre mia sorella chiudeva velocemente il libro che l'aveva coinvolta al punto tale da dimenticarsi di me, posandolo sul letto. Feci in tempo a leggere soltanto il titolo : 'Cinque giorni'.
" Da quando tu hai smesso di prendermi in braccio al volo, sollevandomi da terra e facendomi girare in tondo, ogni volta che tornavi a casa" mi rispose a tono, e io risi spensierato.
" Auguri fratelloneeeee" un attimo dopo mi saltò letteralmente addosso, abbracciandomi
" Grazie. Il mio regalo?" la provocai divertito "non c'è nessun regalo" e lei ci cascò in pieno come al solito
" Perfetto: vorrà dira che non ci sarà nessun regalo nemmeno al tuo compleanno" dissi risoluto, guardando di sottecchi mia sorella.
Lei sbuffò, e una ciocca di capelli biondi le finì sul viso; la spostò immediatamente, e mise una mano sotto il cuscino alla ricerca di un pacchetto, probabilmente. In quel momento mi resi conto ancora una volta di quanto mia sorella fosse cresciuta. Era davvero passato un sacco di tempo, da quando aveva smesso di correre per le scale per venirmi ad abbracciare ogni volta che rientravo a casa.
Adesso aveva sedici anni, e altri otto ce ne separavano, quel giorno ufficialmente.
A parte il fatto che lei avesse i capelli biondi, lunghi e lisci, e io castani, corti e ricci, ci somigliavamo somaticamente: avevamo gli stessi penetranti occhi verdi, lo stesso sorriso, e persino la stessa forma delle unghie.
" Uffa! Rovini sempre tutto!" si lamentò porgendomi finalmente il pacchetto "sporco ricattatore" aggiunse, lanciandomi quella che voleva sicuramente essere un'occhiataccia, prima di permettermi di afferrarlo.
Soffocai un'altra risata, e dopo aver preso posto sul suo letto, mi cimentai nello strappare la carta da regalo..dovevo ammetterlo: pur avendo ormai ventiquattro anni, mi comportavo sempre come un bambino con Babbo Natale quando si trattava di regali, soprattutto se a farmeli era la mia sorellina.
" Grazie Laura..è bellissima" esclamai, schioccandole un bacio sulla fronte un attimo prima di liberarmi della maglietta per infilare la nuova.
In quell'esatto istante, la porta della camera di mia sorella si aprì e comparve Eleonora, la mia fidanzata.
" Che fate?" domandò intrufolandosi, facendo un cenno di saluto a mia sorella
" Stavo provando la maglietta che mi regalato Laura..come mi sta?" mi interessai, parandomi davanti a entrambe  
La minore mi fece 'ok' con la mano sinistra, provvedendo contemporaneamente a mettere al sicuro il suo libro da occhi indiscreti. Mi venne quasi da ridere pensando che mia sorella fosse molto più gelosa dei suoi libri, che dei suoi vestiti o delle sue scarpe, come Ele.
" Non male. Magari se fosse stata di una taglia più grande ti sarebbe stata meglio" constatò la maggiore, sporgendosi per aggiustarmi il colletto. Poi alzò il viso fino ad incontrare il mio, e sorrise soddisfatta.
Era bella: pure un cieco si sarebbe accorta che Elenora fosse veramente bella. Con quegli occhi color del cielo, quei boccoli così fitti e così 'definiti' , come li chiamava lei, e quelle labbra carnose, e quel fisico mozzafiato..sì, me l'ero scelta decisamente bene; eppure, non ero sicuro di amarla come si meritava, o che lei mi amasse allo stesso modo.
Forse ero semplicemente io che mi facevo troppe pippe mentali, ma pensavo che entrambi potessimo darci di più di quello che ci donavamo a vicenda. Io una volta, diversi anni prima, avevo dato di più..ma quella era tutta un'altra storia. Archiviata, superata, dimenticata.
Adesso avevo Eleonora, che i miei adoravano...e che mia sorella Laura non stimava particolarmente. Ma si trattava della mia vita, a decidere ero io, e avevo scelto lei.
" Comunque ero venuta per avvisarvi che è quasi pronto" annunciò, lisciandosi la gonna che aveva indossato per l'occasione
" Hai cucinato tu per caso?" domandò mia sorella, fingendo indifferenza
" No..tua madre non ha voluto sentire ragioni" spiegò la mia ragazza
" Scommetto che ha preparato il piatto preferito per il suo bimbo" tornò alla carica la più piccola, stringendomi le guance con la chiara intenzione di prendermi in giro
" Ei, é il mio compleanno! Me le merito un po' di coccole!" protestai
" Dio..quando fai così sembri veramente un bambino, Andrea" osservò Eleonora, il tono era divertito, ma io la conoscevo abbastanza da sapere che non le andava particolarmente a genio il modo in cui mi comportassi da idiota con mia sorella.
" Vi aspetto di sotto" aggiunse subito dopo, rivolgendoci un sorriso, prima di sparire dalla nostra vista
" Arriviamo" gridai di rimando, quando lei era già sulle scale.
Cinque minuti dopo io e mia sorella prendemmo posto a tavola, accanto ai nostri genitori ed Eleonora. Divorai tutto quello che mia madre mi aveva preparato, a quando arrivò la fatidica torta, ero già sazio. Ma non me ne feci un problema.
Non appena mamma la portò a tavola, notai che da un lato era un po' ammaccata, e nemmeno a dirlo, i miei occhi verdi si scontrarono con quelli della mia ragazza, e ci capimmo al volo.
' Guarda che hai combinato!' mimò con le labbra
A quel punto la raggiunsi dall'altra parte del tavolo e le circondai i fianchi con le braccia, parlandone nell'orecchio "giuro che se non la smetti di lamentarti per quella frenata di emergenza, ti ci butto di faccia dentro" sussurai, continuando a sorridere ai miei genitori. Lei mi guardò come se avessi appena bestemmiato, e io mi allontanai divertito, richiamato da mia madre per la tradizionale foto di compleanno.
Più tardi, seduto sul divano tra mia sorella e la mia ragazza, costretto a sorbirmi una soap opera che piaceva a entrambe (unica cosa che avessero in comune), mi concessi qualche istante per osservare la mia famiglia ritratta in quella foto. Fu il leggero bacio che Eleonora mi stampò all'angolo delle labbra a riportarmi di nuovo alla situazione presente , che in tutta sincerità era di noia mortale...ma sopportavo per loro due.
 
 










BUONSALVEEEEEE!!!
Ecco il primo capitolo della mia nuova storia ;)
Allora? Che ne pensate? Vi ha incuriosito almeno un po', o è un fiasco totale?
Qualunque sia il caso, vi prego, fatemelo sapere :DDD
Un bacione, e a prestooooooo <3<3<3<3
 
 










Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


p CARLOTTA

Eugenio Dotoli mi tenne compagnia al bar per una buona mezzora, prima di recarsi nel proprio ufficio.
Quando mi lasciò sola, restai ancora per qualche istante seduta allo stesso tavolino che avevamo occupato, a crogiolarmi in quella sensazione di pieno appagamento e soddisfazione, derivante dalla consapevolezza che il successo del mio libro avesse superato ogni mia più rosea aspettativa.
Sì, va bene, al liceo me l'ero sempre cavata abbastanza bene quando si era trattato di mettere nero su bianco argomenti di storia, letteratura, filosofia, e attualità, e sempre durante quegli anni mi ero appassionata talmente tanto alla scrittura al punto tale da dedicarmi alla stesura di storie completamente inventate dalla sottoscritta, che avevo addirittura pubblicato su diverse piattaforme online inventandomi pure uno pseudonimo per non farmi riconoscere sul web da amici e conoscenti...ma non avrei mai pensato di essere in grado di scrivere un libro, che forse, mi veniva voglia di saltellare per strada soltanto a pensarlo in via ipotetica, sarebbe addirittura potuto diventare un bestseller.
A quei tempi, ero sicura che i miei compagni di classe e tutti coloro che mi conoscevano, mi avrebbero preso per pazza leggendo quello che scrivevo e scoprendo quanto lontano la mia mente potesse vagare rispetto alla realtà quotidiana.
Anche durante il periodo trascorso all'università, la vena da scrittrice, come la chiamava mia madre per prendermi bonariamente in giro, non mi aveva mai abbandonato; ma mi ero decisa a scrivere seriamente un romanzo soltanto dopo aver vissuto, interpretato e superato un'esperienza che mi aveva segnato profondamente, devastandomi. Nella migliore e nella peggiore accezione del termine.
Avevo sentito l'impellente bisogno di sfogarmi raccontando tutto quello che mi era accaduto durante quei cinque giorni, e così era nata l'idea del libro.
Gli unici a essere a conoscenza della mia passione per la scrittura (oltre alla mia prof di italiano del liceo) erano i miei genitori, che spesso venivano a curiosare quando mi vedevano seduta di fronte al computer intenta a digitare velocemente con le dita sulla tastiera... ma nemmeno a loro avevo mai permesso di leggere cosa scrivessi. Mediante i personaggi delle mie storie esprimevo me stessa, mettevo a nudo la mia anima, e paradossalmente mi faceva molta meno paura farlo dinanzi a una platea di gente che non conoscevo, piuttosto che con chi, leggendo, avrebbe potuto capire cose che non avevo mai avuto il coraggio di dire ad alta voce.
E quale altro modo per gridare ciò che il mio cuore smaniava di esternare, se non scrivere un libro?
Certo, ne avevo parlato con Erica, appena lui se ne era andato..in quel momento della mia vita non avevo avuto altri che lei accanto, dato che mi ero da poco trasferita in un altro posto rispetto al mio luogo di nascita, ma ci conoscevamo comunque da poche settimane, e il nostro rapporto non aveva ancora raggiunto quella soglia di confidenzialità necessaria a parlare di certe cose. Di certo non avrei potuto parlarne con qualcuno della  mia famiglia, e considerato il fatto che al liceo non avevo stretto amicizie che potessero effettivamente collocarsi nella categoria 'per tutta la vita' , capirete che non sapevo dove sbattere la testa. E allora avevo cominciato a scrivere, e scrivere, giorno e notte, sorridendo come scema ricordando quei momenti e scoppiando a piangere un minuto dopo; e finalmente, dopo circa cinque anni, ero riuscita a concludere il romanzo.
Avevo sostituito il mio nome e il suo con quello di Erica e del suo fidanzato per rendere il tutto un po' meno personale, o almeno così mi illudevo di fare, e dopo la laurea, avevo cercato un editore e mi ero imbattuta in Eugenio Dotoli, il quale era subito apparso entusiasta del mio libro.
Nel frattempo avevo stretto amicizie all'università, questa volta solidissime, e avevo raccontato la verità sulle origini e sulle motivazioni che mi avevano spinto a scrivere 'Cinque giorni' soltanto a quel ristretto gruppo di persone, e a Erica ovviamente, e per la proprietà transitiva, pure a Marco. Nessun altro sapeva che in quel libro avessi raccontato la mia storia.
Quando notai che l'orologio appeso alla parete dietro il bancone, segnava le otto e quaranta del mattino, più precisamente di un lunedì mattina di un caldissimo giorno di metà luglio, mi venne in mente una valida alternativa per trascorrere il resto della giornata, anzichè starmene lì a pensare ancora a ciò che ormai apparteneva al passato. Dato che vivevo in una cittadina affacciata direttamente sul mare, dato che era piena estate, e dato che non avevo un tubo da fare, decisi di approfittarne per rilassarmi un po' in spiaggia, come avevo fatto abbastanza spesso in quegli ultimi tempi.
Ciò lo dovevo sicuramente al fatto di non avere ancora un lavoro; infatti, da quando mi ero laureata in una sessione speciale allestita nell'ultima settimana di maggio, avevo cominciato a spedire curriculum vitae a destra e a manca, nella speranza di riuscire ad ottenere un impiego, ma fino a quel momento nessuno mi aveva chiamato. Così avevo l'opportunità di spassarmela in spiaggia!
Quando ritornai nel bilocale che da tempo condividevo con Erica, per recuperare un costume e spalmarmi un po' di crema solare per non rischiare di abbrustolirmi al sole, non rimasi stupita nel constatare che lei non ci fosse. Lavorava da un annetto circa come impiegata in una banca, e vista la difficile e delicata situazione economica, sapeva bene che il minimo sgarro le sarebbe costato il posto di lavoro. Ero più che convinta che quell'impiego non fosse il massimo per una mente così creativa come la sua, e una volta lei stessa mi aveva confidato che le sarebbe piaciuto aprire un laboratorio di ceramica, ma non aveva mai trovato il coraggio di fare il grande passo, dato che nemmeno Marco sembrava godere di una posizione così stabile.
Ogni volta che provavo a spronarla a realizzare il suo sogno, Erica mi rispondeva sempre dicendomi che non se la sentiva di lasciare un posto di lavoro al momento certo, per qualcosa che avrebbe potuto risolversi in un bel fiasco. Aveva ormai ventinove anni, cinque in più di me, e nonostante vivesse ancora con me nel bilocale esattamente come cinque anni prima,  (non pensate che il numero cinque ricorra un po' troppo spesso nella mia vita?) sapevamo entrambe e speravamo entrambe che presto le cose sarebbero cambiate. Non fraintendetemi, volevo un bene dell'anima a Erica, e mi sarebbe dispiaciuto un sacco non trovarla più in giro per casa, ma proprio perchè tenevo così tanto a lei, sapevo che fosse giusto che Marco me la portasse via per averla tutta per sè. Purtroppo sapevo anche che il suo ragazzo non lo facesse a causa dei propri genitori, che non avrebbero mai approvato un'eventuale convivenza prima del matrimonio (come se non sapessero che quella ragazza comunque non ci sarebbe arrivata vergine all'altare!), e d'altro canto, i due innamorati non potevano ancora permettersi di sposarsi data l'incertezza legata agli sviluppi delle rispettive posizioni lavorative. Insomma, niente di strano, considerando che le cose stessero grossomodo così per moltissime giovani coppie.
Dal canto mio, mi sentivo libera sotto ogni punto di vista, forse anche troppo : avevo finalmente riposto tutti i libri da studiare, ero in cerca di un lavoro e sapevo che non sarebbe stato così facile ottenerlo, intanto avevo pubblicato un libro che stava riscuotendo successo... però, c'era sempre un però.
Forse l'unica cosa che cominciava davvero a mancarmi, era proprio un ragazzo. Avevo rotto con Daniele già da quattro mesi, e nel frattempo mi ero concentrata soltanto sulla stesura della tesi di laurea, ma dovevo ammettere che certe volte, mi capitava di sentirmi un po' sola. E la cosa che mi faceva incazzare di brutto in tutta questa storia, era che non sentivo affatto la sua mancanza, di Daniele intendo.
La colpa era mia, che forse con quel maledetto libro avevo risvegliato in me sensazioni e sentimenti che pensavo di aver completamente debellato dal mio cuore...ma era anche sua, dell'unico ragazzo che mi aveva fatto stare così bene, e poi mi aveva lasciato a paragonare tutti gli occhi verdi che incontravo ai suoi.
Si, esatto: per me nessuno reggeva il confronto con Andrea, e sapevo di sbagliare pure nell'affermare una cosa del genere, ma era più forte di me, non riuscivo a evitarlo... e lo odiavo, lo odiavo dal profondo del mio cuore, perchè non ero più riuscita ad amare nessun altro come avevo amato lui. Lui che in cinque giorni mi aveva dato il paradiso, e che per cinque anni mi aveva lasciato a marcire nell'inferno.
Da quando Andrea se ne era andato, ero stata praticamente un disastro nelle mie relazioni, e gli attribuivo gran parte della colpa.
Prima di permettermi di addentrarmi maggiormente nei meandri dei miei pensieri che non mi avrebbero condotto a nessuna via d'uscita, mi costrinsi a ritornare nel mondo reale, quello in cui avrei dovuto mandare un sms a Erica per aggiornarla delle ultime novità, e quello in cui avrei dovuto scrivere ai miei amici sul gruppo whatsapp che avevamo creato, per mettere al corrente anche loro.
Venti minuti più tardi, ero già in spiaggia, stesa a pancia in giù sul mio asciugamano, e intenta a cercare annunci sul giornale che avevo appena acquistato, mentre lasciavo che il sole mi baciasse la pelle. Considerata l'abbondante colazione che mi ero concessa, avrei dovuto aspettare almeno un'altra ora prima di tuffarmi in mare. Avevo appena cerchiato con la penna rossa un numero telefonico di una società poco conosciuta che per mia fortuna sembrava star cercando una giornalista, quando la spia blu sul mio cellulare, che io avevo associato ai messaggi ricevuti da parte di un gruppo, prese a lampeggiare.
Afferrai l'apparecchio e dopo averlo sbloccato, cliccai sull'icona della piattaforma whatsapp per poter leggere i nuovi messaggi.



Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic


Dopo aver riposto il cellulare, mi alzai dal bagnasciuga, e sistemai alla meglio le mie cose, sperando che fossero al sicuro, prima di avviarmi verso la riva.
Non che fare il bagno da sola fosse proprio il massimo, ma dato che la metà dei miei amici era ancora impegnata nella preparazione degli ultimi esami prima dell'agognata tesi, e l'altra metà aveva già trovato lavoro, dovevo accontenarmi della sola compagnia che mi offrivano i miei stessi pensieri, il che non era un granchè, dato che in un modo e nell'altro finivano per imboccare strade che avevo percorso così tante volte da avvertirne la nausea.
Impiegai qualche minuto prima di riuscire a immergermi del tutto in acqua, ma da quel momento in poi, mi rilassai come solo al mare riuscivo a  fare. Non sapendo nuotare molto bene, non mi azzardavo mai ad allontanarmi più di tanto dalla riva, e me ne stavo semplicemente lì, distesa sull'acqua cristallina, con gli occhi chiusi e la mente finalmente sgombra di pensieri, a godemi il sole sulla faccia e il leggero dondolare del mio corpo spostato dalle onde. Fare il bagno in mare era sempre stato il mio personalissimo andidoto, per tutto, e che si trattasse di stupidaggini come l'ansia prima di un esame, o questioni più serie, come l'incertezza del futuro o la sensazione di vuoto che provavo quando realizzavo di non avere due braccia sempre pronte a stringermi forte,  funzionava sempre.
Dopo una buona mezzora, ritornai a stendermi sul mio asciugamano, e mentre lasciavo che il costume e i capelli si asciugassero al sole, aspetttai che arrivasse mezzogiorno per tornare a casa.
Preparai il pranzo per me e per Erica anche quel giorno, e quando lei tornò, lo spazzolammo insieme; dopo lavammo i piatti chiacchierando e ascoltando la musica a tutto volume, e prima che potessi rendermene conto, arrivarono le sei di pomeriggio.
Comunicai alla mia conquilina il programma per la serata, e la invitai a unirsi a me e ai miei amici dell'università per l'aperitivo in onore del mio libro, ma lei declinò gentilmente l'offerta, facendomi chiaramente capire che avrebbe trascorso una serata tranquilla con Marco; a quel punto le sorrisi e andai a prepararmi.
Un'oretta più tardi, dopo essermi lavata in capelli per liberarli dal sale del mare, indossai un jeans abbinato a un maglioncino a tre quarti, perfetto per la temperatura di quella sera, e mi preoccupai solo di passare la matita sugli occhi, prima di indossare i miei sandali, afferrare la borsa e precipitarmi fuori dall'appartamento, augurando a Erica di trascorrere una buona serata.
Quando raggiunsi il bar dove ci saremmo dovuti incontrare per il nostro aperitivo, notai che Edoardo e Alice fossero già lì, intenti a discutere e applicarsi sulle sciocchezze più insulse come al loro solito.
" Ciao ragazzi" salutai avvicinandomi a loro. Nemmeno a dirlo, la mia migliore amica  mi corse incontro abbracciandomi forte, e quando mi fui ripresa, fu il turno di Edo di stringermi a sè più o meno allo stesso modo.
" Sono così contenta per te, Carlo!" esclamò Alice, sorridendo raggiante. Ovviamente si riferiva al successo ottenuto dal mio romanzo.
" Ho sempre saputo che un giorno saresti diventata famosa" aggiunse Edoardo, facendoci ridere tutte e due
" Si..come no! Al massimo potrà diventare famoso il nome che ho scelto di adottare, mica io!" gli ricordai
" Infatti continuo a non capire perchè tu non abbia pubblicato il libro con il tuo vero nome" argomentò la mia migliore amica
" Non voglio che nessuno mi riconosca, non voglio che nessuno sappia che quella è la mia storia" spiegai loro, per l'ennesima volta
" Pensa se dovesse finire nelle mani di Andrea!" e prima che Edoardo potesse aggiungere altro, Alice si preoccupò di zittirlo immediatamente tirandogli una gomitata nello stomaco
" Dio santo, quanto sei manesca Ali!" si difese lui, guardandola male
" Andrea non è mai stato un divoratore di libri, quindi non corro questo pericolo" dissi sollevata
" E se ho deciso di non usare il mio nome, è stato anche per scongiurare una simile possibilità" ammisi subito dopo.
I due annuirono dandomi ragione, e un attimo dopo riprendemmo a chiacchierare di altro mentre aspettavamo che anche Annalisa e Nicola ci raggiungessero.
Alice e io ci conoscevamo praticamente dal primo giorno d'università, da quando eravamo capitate vicine alla prima lezione che la mia e la sua facoltà avevano in comune, e da allora non ci eravamo più separate. All'epoca ci sentivamo tutte e due spaesate, due pesci fuor d'acqua per farla breve, e il semplice fatto di allearci contro il nemico comune, ovvero tutti gli altri e l'università stessa con le sue regole e quel nuovo stile di vita, ci aveva aiutato a superare i primi mesi senza troppi traumi.  In quegli occhi verdi, in quel sorriso dolce, e quei boccoli rossi, avevo individuato subito qualcuno di cui potermi fidare senza riserve, e così era stato.
Sempre durante il primo anno, avevamo conosciuto Nicola, Annalisa ed Edoardo.
Il primo, il classico bel ragazzo dai folti capelli biondi e ipnotici occhi blu, ci aveva spudoratamente provato con tutte e due, prima che diventassimo amici. Con me non aveva funzionato perchè all'epoca non avevo il cuore libero, e con Alice non aveva funzionato perchè Nico (lo avevamo scoperto poco dopo) era un'inguaribile don Giovanni quando si trattava di ragazze, eppure, dopo essere stato scaricato da entrambe, non si era dato per vinto, anzi, aveva continuato ad importunarci ogni volta che ci incontrava, e giorno dopo giorno, chissà per quale scherzo del destino, avevamo finito per diventare amici.
Lisa, sua sorella, ed Edoardo, il suo migliore amico, li avevamo conosciuti di conseguenza: un pomeriggio Nico ci aveva invitato a casa sua per vedere un film, e lì, oltre a lui, avevamo trovato sia Lisa che Edo.
Per i primi giorni successivi all' incontro, sia io che Nico ci eravamo convinti che tra la mia migliore amica e il suo migliore amico ci fosse del tenero, ma quando Alice ed Edoardo cominciarono a battibeccare di continuo, pensammo entrambi di aver preso un abbaglio. Avevo addirittuta messo alle strette Alice per convincerla a ammettere che quegli occhi castano cioccolato e quel caloroso sorriso la destabilizzassero, e non poco, ma non avevo ottenuto nessun risultato, così avevo lasciato perdere. E a distanza ormai di più di quattro anni, quei due continuavano a lanciarsi continue frecciatine, pur essendo consapevoli dell'affetto che nutrivano l'un per l'altra.
Lisa invece, con la sua indole tranquilla, diametralmente opposta rispetto a quella del fratello, e i suoi occhioni blu incorniciati da un viso che pareva quasi di una bambola di porcellana, ci aveva subito conquistato. Quell'esatto giorno tutti e cinque avevamo capito che saremmo diventati l'uno parte della vita degli altri. Ed era successo davvero.
" Complimenti per il libro baby!" senza nemmeno voltarmi, seppi che quelle labbra che avevano baciato la mia guancia, fossero di Nicola. Nonostante tutto, era rimasto un espertissimo don Giovanni.
" Ei! Siete arrivati finalmente!" constatai, abbracciando anche Lisa
" Scusate il ritardo, ma questa zucca vuota ha portato la fiamma della settimana al cinema e hanno tardato" spiegò Lisa, indicandoci il fratello
" Poteva unirsi anche lei ai festeggiamenti in onore di Carlo" si intromise Alice, riferendosi alla ragazza che Nico con la quale Nico era uscito
" Sei impazzita? Silvia è solo..una ragazza con cui mi sto vedendo. Voi siete la mia famiglia" esclamò il diretto interessato
" Awwww" Edo lo prese in giro come al solito, e tutti scoppiammo a ridere.
Poco dopo prendemmo posto e ordinammo il nostro aperitvo, e naturalmente tornammo a parlare del libro. Il resto della serata trascorse piacevolmente, e quando Nico e Lisa si offrirono di accompagnarmi a casa, (dopo avermi fatto spendere 20 euro a testa!), era ormai mezzanotte passata.




BUONSALVE!!!!!
Ecco il secondo capitolo della mia nuova storia! :)
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, e non esitate a farmi sapere cosa ne pensate! Per me è davvero importante <3
In questo capitolo abbiamo conosciuto un po' meglio Carlotta e il suo mondo, nel prossimo ci sarà uno zoom sulla vita di Andrea invece. Mi rendo conto che queste introduzioni possono risultare noiose, ma non siamo ancora entrati nel vivo della storia, e penso siano necessarie affinchè la trama abbia un filo logico. Fidatevi, tra non molto i due, in qualche modo, si ritroveranno di nuovo occhi negli occhi, e da lì...beh, da lì inizierà la storia vera e propria.

Avete notato le finte conversazioni whataspp tra Carlotta e i suoi amici?
Ho scoperto questa app pochi giorni fa, e mi sono divertita tantissimo nell'inventare e scrivere un'ipotetica chat di gruppo, con tanto di faccine ahahahah
Non so se ho reso l'idea, ma secondo me è piuttosto realistica come cosa, o sbaglio? Almeno, le conversazioni tra me i miei amici un po' ci somigliano (argomenti a parte) ;)
Ho in programma di aggiornare ogni settimana di lunedì, e a salvo imprevisti, andrà così fino alla fine dell'estate :))

Spero davvero che la storia vi piaccia! :)
Un bacione, a presto, e recensiteeeeeeeeee <3<3<3<3



















 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


ANDREA

Verso le cinque di pomeriggio, anche i genitori di Eleonora ci raggiunsero per festeggiare il mio compleanno. Dopo avermi fatto gli auguri, mi consegnarono un pacchetto, che subito dopo scoprii contenere un set composto da docciaschiuma, dopobarba e profumo della Lyod, la mia marca preferita. Ero più che sicuro che fosse stata la mia fidanzata a indirizzarli sul regalo giusto, e indirettamente ringraziai anche lei.
Dopo ci accomodammo tutti in giardino, dove mia madre ci servì un altro pezzo di torta (ero arrivato già al terzo!) e un goccio di liquore fatto in casa.
I nostri rispettivi genitori si conoscevano ormai da circa un anno, e non impiegarono molto a intavolare una piacevole chiacchierata toccando diversi argomenti.
Io me ne stavo seduto sul dondolo accanto alla mia ragazza, e di tanto in tanto, intervenivo a dire la mia.
Con suo padre ero andato d'accordo sin dal primo istante; per conquistare anche sua madre invece, ci avevo impiegato di più, e lo stesso potevano dire di aver fatto i miei genitori; mia sorella pareva non sopportare troppo nessuno di quella famiglia, ragione per cui, era di nuovo scappata in camera sua, probabilmente a finire di leggere quel libro.
Il papà della mia fidanzata, Luigi Scolari, era un tipo molto alla mano, amante delle battute di spirito, dello sport, delle feste e delle tavole imbandite e gremite di gente. Oltre agli occhi celesti e al sorriso, Ele aveva ereditato da lui ben poco; infatti, la mia ragazza era più simile a sua madre, almeno caratterialmente: precisa, attenta, determinata, sicura di sè, e con una passione sfrenata per scarpe e gioielli.
Credetemi, che se vi dico che nei primi mesi che eravamo usciti insieme aveva indossato ogni volta un tipo di scarpe diverso, non esagero affatto!
Ovviamente sapeva anche essere affettuosa, solare e divertente..e a seconda dei giorni e dell'umore, anche irrimediabilmente rompiscatole. Ormai la conoscevo abbastanza da sapere come prenderla in tutte le situazioni, ed ero certo che avessimo raggiunto da tempo il nostro equilibrio, quello che ci permetteva di restare a galla come coppia, pur battibeccando di tanto in tanto, come è normale che sia.
Non eravamo mai stati una di quelle coppie che si scambiano effusioni in pubblico, che si ripetono tremila volte al giorno che non potrebbero mai vivere l'uno senza l'altra, che approfittano di singolo momento per coccolarsi e che trascorrono le serate a baciarsi sul divano, senza minimamente preoccuparsi di seguire il film che avevano scelto di vedere.
No, Ele non era proprio il tipo: non era mai stata quella che si può considerare 'una ragazza romantica', che sospira di piacere quando le mie labbra le sfiorano il collo, a cui sudano le mani per l'agitazione, che resta inerme e imbambolata a guardarmi negli occhi, o che si fa piccola piccola tra le mie braccia quando la stringo forte.
Tutto il contrario, lei è impulsiva, irruenta, determinata e per niente timida o impacciata, nemmeno in amore. Ama prendere l'iniziativa, dirigere a modo suo il gioco, e farmi impazzire la maggior parte delle volte. E a me sta benissimo così, perchè Eleonora è praticamente l'opposto dell'unica ragazza che è riuscita a ridurmi veramente male diversi anni fa, e io so per certo che la mia attuale fidanzata non potrà mai scavarmi nel cuore un buco tanto profondo come ha fatto Carlotta. Per questo l'ho scelta all'inizio: perchè non appena ho capito che tipo fosse, ho capito che comunque sarebbero andate le cose tra di noi, non avrei più sofferto come quando ero ritornato a casa dopo quella vacanza.
Io e Eleonora eravamo usciti insieme senza impegno per un po', e soltanto dopo qualche mese avevamo annunciato ai nostri rispettivi genitori la nostra relazione, ma da allora si erano susseguiti una serie di eventi e situazioni che ci avevano portato a finire seduti il giorno del mio compleanno sul dondolo dei miei genitori, in compagnia dei suoi e dei miei.
Ad essere sincero, mi pareva strano che nessuno dei quattro ci avesse ancora rivolto qualche domanda riguardo 'il gran giorno'.
" Allora ragazzi, state pensando a una data?"ecco, appunto.
Mi sarei giocato pure le budella...ero convinto che sarebbe stata sua madre a intavolare quel discorso. Come ho detto, sarebbe stato strano se non lo avesse fatto.
" Non abbiamo nessuna fretta, vero tesoro?" rispose Eleonora, guardandomi in cerca del mio sostegno.
Dovevo ammetterlo: se c'era una cosa che la destabilizzava di brutto, quella era parlare del nostro futuro matrimonio. Riusciva a tenere sotto controllo praticamente qualsiasi cosa senza mai scomporsi, ma avevo notato che da un po' di tempo a quella parte, trattare di quell'agomento la faceva agitare.
Io annui conciliante, prima che mio padre prendesse la parola.
" Dopotutto siete ancora giovanissimi...potete pensarci con calma" argomentò
" In che mese ti piacerebbe sposarti, Ele?" domandò a quel punto mia madre, decisamente più su di giri ed entusiasta di suo marito rispetto a quella decisione
" In autunno" rispose la mia ragazza "settembre magari...o anche ottobre" ipotizzò
" Tu che ne pensi Andrea?" questa volta fu il turno di sua madre
" Non ho preferenze per quanto riguarda il periodo dell'anno" dissi sinceramente "certo, basta che non ritroviamo con un metro di neve a impedirci persino di uscire di casa" aggiunsi un attimo dopo, strappando una risata a tutti.
" Effettivamente quello potrebbe essere un problema!" convenne con me Eleonora
" Però penso che in autunno non ci sia questo rischio" spiegai subito dopo
" Pensate di invitare tante persone?" riprese il mio futuro suocero
" Tutti i parenti ovviamente, e gli amici stretti" spiegò la mia ragazza
" Non dovremmo essere comunque più di ottanta" confermai io
" Avete contato pure quelli lontani?" si intromise sua madre
" Certo, mamma!"
" E per il ristorante, avete già qualche idea?" continuarono a domandare i nostri genitori, alternandosi
" Voglio che sia bello, grande e possibilmente con una piscina...ma comunque non l'abbiamo ancora trovato" rispose Ele
" Beh ragazzi, se è così dovete darvi una mossa" ci incoraggiò mia madre
" Giusto! Se pensate di sposarvi a settembre, manca poco più di anno.." continuò sua madre
" Dovete cominciare a informarvi seriamente, e prenotare" consigliò suo padre
" Se aspettate troppo potreste non trovare più posto, e dovrete accontentarvi di qualcos'altro"
Oh grandioso...anche mio padre si era lasciato coinvolgere in quella decisione di gruppo di metterci sotto pressione per il matrimonio!
" Si sì, faremo tutto..solo lasciateci respirare, ok?" quelle parole pronunciate con una sfumatura d'ansia mista a irritazione, zittirono tutti per un istante.
L'avevo detto io, che Ele pareva perdere facilmente le staffe quando si parlava di matrimonio, e decisamente non era da lei.
" Ci mancherebbe tesoro. Noi eravamo solo curiosi di sapere se avevate già iniziato i preparativi" si scusò subito mia madre
" Sì lo so...è solo che vorrei parlarne prima con Andrea in tutti i dettagli" provò a spiegare lei
" Vi promettiamo che non appena avremo deciso qualcosa, sarete i primi a saperlo" accorsi in suo aiuto
" Va bene, va bene" si arresero i nostri genitori
" Vado a bere un po' d'acqua" così dicendo, Eleonora si alzò rivolgendo a tutti un sorriso rassicurante, e io ovviamente la seguii in cucina.
" Ei " le sfiorai il braccio attirandola a me "tutto a posto?" mi accertai
" Sì Andrea" voleva davvero farmi credere che quella discussione non l'avesse turbata?
" Sicura?" domandai, alzandole il mento con due dita per costringerla a guardarmi in viso
" Si, si..non so cosa mi sia preso là fuori, tutte quelle domande mi hanno mandato per un attimo fuori di testa, ma non accadrà più, tranquillo"
" Non è la prima volta che parlare del matrimonio ti rende irascibile" le feci presente
" Beh, ma è normale essere un po' agitati!" spiegò subito lei "Non stiamo parlando di cosa mangiare a cena, stiamo parlando di scambiarci i voti ed essere pronti a stare insieme per il resto della nostra vita" continuò
" E' una decisione dalla quale non si torna più indietro, e sinceramente a me sembra che tu la stia prendendo un po' troppo sottogamba"
" Ma come fai ad essere così tranquillo?" domandò un attimo dopo, legando le proprie braccia intorno al mio collo e tenendosi a me
" Ele, le loro domande sparate a raffica fanno sentire sotto pressione anche me. Solo che riflettendoci su, mi rendo conto che sicuramente farci agitare non rientra nelle loro intenzioni..."
" Si, lo so anche io.." disse lei debolmente
" Secondo il luogo comune, il giorno del matrimonio dovrebbe essere il più bello della nostra vita...penso che sia i miei genitori che i tuoi, vogliano solo assicurarsi che sia effettivamente così. E poi si tratta una festa, la più grande che avremo la possibilità di organizzare, e dovrebbe essere piacevole anche fare i preparativi..quindi ti prego, prova a rilassarti"
Eleonora sospirò poggiando la testa sulla mia spalla. Non succedeva spesso che si mostrasse così vulnerabile e indifesa, e ogni qual volta accadeva, non potevo fare a meno di intenermi.
" Hai ragione...certe volte esagero" ammise, la testa ancora nascosta nell'incavo del mio collo
" Che dici? Ce ne andiamo? Mando un messaggio a Matteo e gli chiedo se andiamo a mangiare qualcosa insieme stasera?" le proposi
" Ma tu sei assurdo davvero!" obiettò lei, staccandosi da me e ritornando la perfettissima Eleonora di sempre. Mio malgrado risi..perlomeno l'avevo distratta dal pensiero del matrimonio, che la faceva inspiegabilmente agitare.
Mi ritrovai a pensare che se solo avesse saputo come era nata quella storia, avrebbe riso fino alla lacrime, o mi avrebbe ucciso. Non ne ero ancora sicuro.
" Tua madre ha preparato un pranzo che non finiva mai, hai appena divorato la terza fetta di torta imbottita di panna montata, e ti ricordo che sono le sei e mezza di pomeriggio, e come se fosse la cosa più normale del mondo, vuoi uscire a cena fuori?" domandò, quasi sconvolta
" Veramente voglio soltanto farti trascorrere una serata in santa pace con la tua migliore amica" dissi, sincero
" Possiamo fare solo una passeggiata dopo cena?....Sono davvero pienissima, non riesco a mangiare nient'altro" si lamentò lei
" D'accordo, allora chiama tu Giulia e proponiglielo; io vado a salutare Laura, e poi ce ne andiamo"
Giulia e Matteo erano i nostri migliori amici, una coppia anche loro, promessi sposi anche loro.
" Dì la verità, se potessi sposeresti tua sorella" mi prese in giro Eleonora. Era un'altra persona rispetto a quella che dieci minuti prima aveva esasperatamente chiesto ai miei genitori e ai suoi di lasciarci respirare.
" Non sarai mica gelosa della mia piccola?" la provocai, avviandomi per le scale. Sì, effettivamente avevo un debole per mia sorella.
" Figurati se posso essere gelosa della tua piccola!" rispose a tono, calcando di più le ultime parole.
Stavo per aprire la porta della camera di mia sorella senza troppi complimenti, come avevo sempre fatto, quando sentii la sua voce, e un attimo dopo capii che stava parlando al telefono.  Pensai di aspettare che terminasse, non volevo disturbarla, e senza volerlo mi ritrovai a sentire ciò che stava raccontando a una sua amica.
" Si, l'ho comprato solo due giorni fa, e l'ho già quasi finito..l'ho praticamente divorato! Credimi, è scritto benissimo, e poi penso di essermi innamorata di lui, il protagonista maschile ...lo voglio anche io un ragazzo che mi fa sentire così....Dio, quel libro è meraviglioso!" si zittì un attimo, probabilmente aspettando una risposta dall'altro capo del telefono.
Se non avessi saputo che si stesse riferendo a un personaggio inventato di sana pianta, sarei già piombato nella stanza a chiederle informazioni su quel tipo...forse dopotutto la mia ragazza aveva ragione: dovevo smetterla di essere così protettivo nei confronti di mia sorella! Solo..era ancora piccola per avere un fidanzato, giusto?
" Praticamente parla di una storia d'amore...il tutto si svolge in soli cinque giorni, però la storia è raccontata in ogni più piccolo particolare, e ti assicuro che sembrano molti di più..e poi i protagonisti li vivono in un modo talmente intenso che ogni istante prende per loro la grandezza dell'eternità. Il libro inizia con questi due si incontrano una sera d'estate ad un ballo in maschera organizzato dagli studenti universitari nella cittadina litoranea di Vitte, a conclusione della sessione estiva degli esami. Vabbè, vi è tutta una tradizione dietro questa festa, e in realtà nè lui, e nè lei frequentano quell'università, o almeno non ancora, ma si ritrovano lì comunque lì per ragioni diverse, e iniziano a chiacchierare, e una cosa tira l'altra, e il rapporto che riescono ad instaurare in così poco tempo è assurdo e meraviglioso, e c'è uno scoppio di sentimenti da parte di entrambi, e sin dal primo istante pare che questi due vadano a fuoco solo guardandosi..ed è bellissimo! Ti va venir voglia di vivere un'amore così.
Solo che dopo i cinque giorni lui riparte, e stanno male entrambi...e beh, devo ancora finirlo, quindi non so cosa succede, ma spero ritornino insieme, perchè sono troppo perfetti!
Ok, basta, hai ragione, la smetto, sto delirando...ma 'cinque giorni' di questa tipa qui, che non ho mai sentito nominare prima d'ora, è ufficialmente il mio libro preferito. Quando l'avro finito te lo presto, così tu mi fai leggere 'Sempre noi', che sono curiosa."
A quel punto mia sorella si zittì, e un attimo dopo la sentii salutare l'amica dandole appuntamento al giorno successivo, prima di chiudere la chiamata.
Dire che ciò che avevo accidentalmente sentito, mi aveva profondamente scosso, era dire poco o nulla.
Me ne stavo con la schiena appoggiata al muro, la mano sinistra premuta sul petto e la destra premuta sulla fronte, mi tremavano le gambe, e il respiro mi si era fermato in gola.
Stavo ancora provando a convincermi che si trattasse di una serie di coincidenze, e che la storia che avevo vissuto diversi anni prima con Carlotta fosse soltanto apparentemente simile a quella del libro che aveva conquistato mia sorella, ma c'erano decisamente tropppe cose, troppi dettagli, che invece mi portavano a credere che l'autrice del libro potesse essere proprio lei.
In quei 'cinque giorni' mi aveva parlato della sua passione per la scrittura, e chissà, forse, poteva anche essere che...o Dio, stavo rischiando di diventare matto.
Ma anche noi ci eravamo conosciuti durante l'estate, proprio a Vitte, durante un ballo in maschera..e maledizione..avevo effettivamente perso la testa per quella ragazza in un tempo record. E cavolo, era assolutamente vero che quando ci guardavamo, sembravano sempre sul punto di andare a fuoco. Per non parlare di cosa succedeva quando ci sfioravamo...Dio...Carlotta aveva scritto un libro su di noi? Su di me e su di lei?
" Andrea?" tornai alla realtà soltanto quando mia sorella mi sventolò le mani davanti al viso
" Che ti prende? Sembra che tu abbia visto un asino volare!" disse divertita, la mia faccia doveva riflettere tutto lo sconcerto, la confusione, l'incredulità che stavo provando in quel momento.
" Nulla..ero solo soprappensiero. Comunque aspettavo che finissi di parlare al telefono  per salutarti: io e Ele stiamo andando via" spiegai, cercando di far finta di nulla
Anche se ero sicuro che mia sorella non l'avesse bevuta,  le fui immensamente grato per aver lasciato perdere la questione.
" D'accordo, allora ci vediamo tra qualche giorno?" domandò abbracciandomi "certo" confermai, prima di scompigliarle i capelli biondi e ritornarmene giù, dove la mia ragazza mi stava aspettando.
In realtà, in quell'esatto istante, sarebbe pure potuto cascare il mondo, e io non me ne sarei accorto. Le parole di mia sorella si riproducevano senza sosta nella mia testa, con un ritmo e un volume assordanti, e io non riuscivo a pensare a qualcosa di diverso dall'andare ad acquistare quel libro. Non potevo davvero essere io il protagonista di quella storia, o sbaglio?



BUONSALVEEE!!
Ecco il terzo capitolo! Spero che vi sia piaciuto :) Dal prossimo entreremo nel vivo della storia :)
Lasciatemi un commentino se vi fa piacere, giusto per farmi sapere che ne pensare, se la storia vi incuriosisce o credete che possa funzionare. Adoro interagire con voi, e ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito la storia (<3<3<3) e chiunque l'abbia letta o inserita in un qualasiasi lista.
Aspetto solo i vostri pareri, perciò fatevi avanti ;)
Un bacione, e a prestooooooo!!! ♥♥♥




                      



 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


ANDREA

Trascorrere la serata in compagnia dei nostri migliori amici, si rivelò essere un'ottima idea.
Risi per tutto il tempo alle esilaranti battute di Matteo, mentre Giulia ad Eleonora avanzano qualche metro dietro di noi, spettegolando su chissà cosa.
Il mio migliore amico dai tempi del liceo, dagli occhi color del ghiaccio, i capelli in testa tagliati cortissimi, e quella risata contagiosa, fu davvero il solo in grado di distrarmi da ciò che avevo involontariamente sentito dire da mia sorella poco prima, riguardo quel libro che ora, io, che non ero mai stato il tipo di ragazzo che spendeva il proprio tempo libero leggendo, smaniavo di acquistare.
Perchè avevo la netta sensazione che ci fosse molto di più da scoprire, oltre a quella che poteva a primo acchitto sembrare la solita storia d'amore durata il tempo di un'estate.
Quella sera Matteo mi aveva certamente aiutato a distrarmi,  ma durante quei pochi momenti in cui era stato zitto, anche solo per riprendere fiato, io ero inevitabilmente ricascato nella trappola dei miei pensieri; ed ero stato addirittura tentato di confidargli tutto, perchè ero sicuro che pur amando la propria fidanzata alla follia, a sua volta migliore amica della mia fidanzata, se gli avessi chiesto di non farne parola nemmeno con lei, il mio migliore amico avrebbe rispettato la mia decisione.
Poi però avevo desistito dal metterlo al corrente dell'ipotesi secondo la quale Carlotta aveva scritto un libro sulla nostra storia, semplicemente perchè mi ero ricordato che lui l'aveva conosciuta, Carlotta.
Infatti, quando l'avevo incontrata durante l'estate di cinque anni prima, quando avevamo entrambi appena diciannove anni, mi trovavo a Vitte con Matteo e altri due amici con l'intenzione di festeggiare la maturità appena ottenuta con una vacanza al mare. Matteo sapeva benissimo, forse meglio di chiunque altro, quanto quella ragazza dai grandi occhi nocciola e dal sorriso dolce, avesse significato per me.
Quando eravamo ritornati alla nostra vita, dopo quell'indimenticabile vacanza, come se fosse stato un tacito accordo, avevamo smesso di parlare di lei, di ciò che c'era stato tra di noi..perchè io volevo dimenticarla a tutti i costi, e il più in fretta possibile, prima che potessi permettermi di cambiare idea riguardo la nostra storia; quindi dopo qualche settimana, giusto per essere sicuro di poterla cancellare dalla mente e dal cuore, gli avevo fatto solennemente promettere di non tirarla più in ballo per nessuna ragione.
Pochi mesi dopo lui aveva conosciuto Giulia e se ne era innamorato perdutamente, ed era stato proprio alla festa di compleanno organizzata dalla sua fidanzata, alla quale anche io ero stato gentilmente invitato pur non conoscendola così bene, che io ed Eleonora ci eravamo incontrati per la prima volta.
Quindi, considerata tutta la situazione, mi ero reso conto di non poter andare dal mio migliore amico e dirgli  'Senti, ho origliato mentre mia sorella parlava al telefono con un'amica. Le stava spiegando la trama di un libro che le è piaciuto particolarmente, e che parla di una brevissima ma intensa storia d'amore tra un ragazzo e una ragazza che si sono conosciuti qualche estate fa, a Vitte, precisamente ad una festa in maschera, e che dopo quella sera non sono stati capaci di separarsi nemmeno un secondo per i successivi cinque giorni'.
Ero certo che a quel punto anche lui avrebbe immediatamente fatto due più due e avrebbe pensato a Carlotta, e avremmo sicuramente finito per ricordare insieme quei giorni...e Matteo sarebbe tornato alla carica con il prendermi in giro, dimenticandosi della presenza di Eleonora nella mia vita, e molto meno metaforicamente, pochi passi dietro di noi.
Che poi, in teoria, dovevo ringraziare lui per averla conosciuta, e dovevo ringraziare lui anche per...averle chiesto di sposarmi!
Sì, forse ora non ci crederete, e non vi biasimo affatto, perchè mi rendo conto che effettivamente cose del genere non capitano tutti i giorni ma..è realmente così che sono andate le cose. Infatti, Matteo, il mio caro migliore amico, innamorato perso della sua fidanzata Giulia dal momento in cui i loro sguardi si sono incrociati per la prima volta, un bel giorno, mi aveva confidato di volerla sposare. Voleva organizzarle una proposta con i fiocchi, perfetta, indimenticabile, ed era stato proprio per quel motivo che mi aveva addirittura trascinato con sè alla goielleria per aiutarlo nella scelta di un anello di fidanzamento per la sua ragazza.
Inizialmente io gli avevo proposto di andarci con Eleonora, dato che lei era la migliore amica della futura sposa ed era a conoscenza dei suoi gusti anche in termini di diamanti, oltre al fatto, da non sottovalutare assolutamente, che fosse una ragazza, al contrario di me, che temevo di non potergli essere molto d'aiuto in una gioielleria.
Matteo però non aveva voluto sentire ragioni : mi aveva ripetuto fino alla nausea che si fidava ciecamente del buon gusto di Eleonora, ma non era altrettanto sicuro che se avesse confidato una notizia bomba come quella, alla migliore amica della promessa sposa, l'emozione e l'eccitazione della suddetta amica, non avrebbe finito per  insospettire in qualche modo anche la destinataria dell'anello.
Dovevo ammettere che conoscendo l'esuberanza di Eleonora, il mio migliore amico non aveva di certo tutti i torti...e poi se davvero Ele si fosse fatta scappare qualcosa con Giulia, non me lo sarei perdonato. Matteo sembrava tenerci così tanto a quella sorpresa che stava organizzando per lei, quindi alla fine lo avevo accontentato e gli avevo promesso che non solo lo avrei accompagnato a scegliere l'anello, ma non ne avrei fatto nemmmeno parola con la mia fidanzata, prima del tempo.
Qualche giorno dopo eravamo andati a scegliere l'anello durante la pausa pranzo, e fin lì tutto era filato liscio, tranne, consentitemelo, l'essere cacasotto del mio amico, quando si trattava cose delicate e importanti come trovare il posto perfetto per nascondere fino al sabato successivo (giorno in cui Matteo sarebbe uscito allo scoperto facendo la proposta a Giulia ) il solitario appena aquistato agli occhi della destinataria del regalo.
Insomma, per farla breve, il mio migliore amico mi costrinse a portare il pacchetto nell'appartamento che avevo affittato per essere più indipendente dai miei. Avrei dovuto nasconderlo io fino al momento della sorpresa, perchè lui aveva paura che la sua ragazza potesse scoprirlo e in quel modo non avrebbe più avuto senso tutto quello che stava organizzando per lei, la sorpresa sarebbe stata rovinata, eccetera, eccetera.
Pur di non sentirlo più, avevo accettato di nascondere il pacchetto a casa mia, senza pensare minimamente al fatto che Eleonora venisse spesso da me, e avrebbe tranquillamente potuto trovarlo lei, travisando il tutto. Ed era esattamente ciò che era successo.
La mia fidanzata lo aveva trovato per puro caso (ok, forse avrei potuto nasconderlo meglio, ma come ho detto, non avevo pensato a una simile eventualità, sottovalutandola clamorosamente); mi aveva raggiunto in salotto reggendolo tra le mani quasi con le lacrime agli occhi, e poi mi aveva abbracciato, baciato, aveva esultato, e si era commossa, e io non avevo potuto far altro che lasciarle credere che quell'anello fosse per lei.
Prima che potessi anche solo rendermene conto aveva già chiamato sua madre per darle la lieta notizia, e l'aveva persino detto a Giulia!
Quando avevo incontrato Matteo il giorno dopo, eravamo entrambi allibiti per ciò che era successo...ed eravamo andati a scegliere un altro anello per la povera Giulia. Dal canto suo, Eleonora era stata molto più affettuosa del solito con me e con il resto del mondo, e io mi ero ritrovato ad abituarmi all'idea di sposarla. Dopotutto la conoscevo ormai da diverso tempo, e nonostante quella sua indole per niente docile, e quei modi di fare, che a volte rischiavano di farmi perdere le staffe, non avevamo mai litigato al punto da dubitare dei nostri sentimenti, e poi mi ero abitutato ad averla sempre intorno, a condividere con lei praticamente tutto, e mi ero presto convinto che avremmo potuto continuare così anche per sempre.
Solo che non avevo calcolato che con il passare dei giorni, l'entusiasmo iniziale sarebbe lentamente scemato, e lei avrebbe  finito per agitarsi ogni volta che qualcuno tirava in ballo il nostro matrimonio. Proprio per quel motivo non eravamo ancora riusciti a decidere una data, o un ristorante, o qualunque altra cosa riguardasse quel giorno. Ele continuava a dirmi che essere agitati era il minimo dato che si trattava di un evento così maestosamente grande, e chissà, forse aveva ragione.

La mattina successiva, per la prima volta dopo la fine del liceo, misi di nuovo piede nella stessa edicola/ libreria dove diversi anni prima mi recavo quasi ogni giorno per acquistare quaderni e fogli protocollo da utilizzare durante i compiti in classe. Riconobbi all'istante il signor Rasti, che a modo suo aveva fatto parte della mia vita da liceale, e dopo averlo salutato gentilmente, mi rivolsi direttamente a lui chiedendogli dove avrei potuto trovare 'Cinque giorni' di una tale Jessica Mori. La sera precedente, prima di andare a dormire, avevo cercato su intenet il libro, e leggendo la trama scritta sul retro della copertina, ero arrivato alla conclusione che Carlotta doveva essersi firmata in quel modo, ammesso che si trattasse di lei.
Il libraio me lo procurò in meno di due secondi, e gliene fui grato dato che ero già in mostruoso ritardo per il lavoro: deviare per raggiungere l'edicola, e soprattutto trovare parecheggio nei dintorni, mi era costato un ritardo di almeno venti minuti, e di conseguenza una ramanzina di altri venti da parte di mio zio materno, nonchè mio capo.
Si, avendo un'azienda e non avendo io alcuna intenzione di continuare a studiare per laurearmi, l'ottobre successivo alla mia maturità, mio zio mi aveva proposto di lavorare con lui, e a parte quel suo essere così ostinatamente preciso e pignolo su tutto, potevo dire di trovarmi bene in azienda. Tutto sommato non mi dispiaceva affatto trattare con i nostri clienti, e non potevo lamentarmi nemmeno della retribuzione.
Tuttavia, quel giorno, decisi che i clienti e i loro sterili contratti avrebbero potuto aspettare..io avevo decisamente altro a cui pensare. E seduto alla mia scrivania come ogni mattina, mi rigirai quel libro tra le mani prima di iniziare a leggerlo.
Persino la copertina, che ritraeva due ombre immerse nel rosso del tramonto, distese in riva al mare e talmente vicine da far presumere l'inevitabile sopraggiungere di un bacio, sembrava avere qualcosa a che fare con la nostra storia. Durante quei giorni l'avevo baciata diverse volte mentre eravamo entrambi distesi sulla sabbia, con i capelli bagnati di acqua e di sale, e perfettamente incuranti del resto del mondo. Ed era stato stratosfericamente bello.
Dopo aver letto nemmeno mezza pagina del primo capitolo, non ebbi più dubbi: Jessica Mori era proprio Carlotta Laurenti.
Non poteva trattarsi della storia di qualcun'altro, perchè c'erano decisamente troppe coincidenze, e poi, non so per quale assurdo motivo, quelle pagine sapevano in qualche modo di lei. C'era qualcosa nel ritmo in cui si susseguivano le parole, nelle pause a effetto, nella punteggiatura, e nell'animo romantico della protagonista, che io sapevo essere suo e di nessun'altro.
Era..strano, che a distanza di cinque anni riuscissi di colpo a ricordare così tanto di lei, che aveva fatto parte di una limitata e ristretta parentesi della mia vita, eppure, in quel momento fui certo che se l'avessi incontrata di nuovo, l'avrei riconosciuta pure in mezzo alla folla. Al concerto di Vasco Rossi per esempio, il che è tutto dire.
Divorai quelle pagine con una tale voracità, e una smaniosa e incontrollabile voglia di procedere oltre, pur conoscendo e memoria i dialoghi, i luoghi, e persino i sorrisi. L'unica cosa in più che scoprii, fu che Carlotta avesse avuto uno spropositatamente potente debole per i miei occhi verdi.
All'epoca avevo notato che le piacessero, ma non pensavo che avessero potuto trasmetterle così tanto, o che lei fosse riuscita a vederci dentro se stessa felice.
Ok, considerato il fatto che anche io avevo perso la testa per i suoi, di occhi, la cosa non avrebbe dovuto stupirmi più tanto, ma leggere, anzi, rivivere, la nostra storia unicamente dal suo punto di vista, mi aveva inevitabilmente accelerato i battiti cardiaci. Anche se soltanto il giorno prima avevo parlato con la mia ragazza del nostro matrimomio.
Prima di leggere un capitolo che già immaginavo avrebbe avuto un certo effetto su di me, bevvi un sorso d'acqua fresca, accorgendomi di avere la gola secca e perfettamente consapevole del fatto che le cose sarebbero potute solo peggiorare procedendo nella lettura.

" Dio, sono stanchissima"  senza troppi complimenti, mi distesi sul letto di Marco con il prendisole addosso e il costume sotto.
La sera precedente avevamo fatto le ore piccole in spiaggia, e quando lui quella mattina aveva lasciato l'hotel, forse proprio a causa della stanchezza derivante dal fatto di aver dormito poco quella notte, aveva dimenticato il cellulare nella stanza che condivideva con il suo amico Mattia. Così, eravamo tornati insieme indietro per riprenderlo...l'unica cosa che davvero non avevo calcolato era che, vedendo quel soffice materasso, la voglia di spofondarci sopra, sarebbe prevalsa su tutto il resto.
Mi concessi di chiudere gli occhi per qualche minuto, mentre lui recuperava il cellulare. Probabilmente ero sul punto di addormentarmi lì seriamente, quando avvertii le sue labbra sulla mia guancia.
Mi baciò ripetutamente, per farmi riprendere contatto con la realtà, e io mi ritrovai a sorridere da sola, solleticata da quel dolce contatto, mentre riaprivo gli occhi.
" Non possiamo riposarci un po' prima di tornare in spiaggia?" gli domandai, legandogli le braccia al collo e attirandolo verso di me, per rubargli subito dopo un bacio sulle labbra.
Marco finì per accoccolarsi di me, la sua testa adagiata sul mio petto "possiamo fare tutto quello che vogliamo" sussurrò, sistemandosi meglio sul mio corpo.
" Perfetto" mugugnai, immergendo le dita tra i suoi capelli castani e mossi, e iniziando a giocarci lentamente.
Da quella posizione, lui prese a baciarmi il collo, la gola, spostandosi con le labbra sempre più su, percorrendo la linea della mandibola fino a raggiungere il lobo dell'orecchio; per poi riprendere da capo dal collo in una dolce e piacevolissima tortura che mi fece sospirare poco pudicamente, e nonostante la stanchezza, risvegliò ogni terminazione nervosa del mio corpo, annebbiandomi di contro il cervello. Lo conoscevo da pochissimo, e ne ero perfettamente consapevole, però quel ragazzo era stato in grado di mandarmi in tilt soltanto guardandomi con quei profondi e penetranti occhi verdi, ed era stato così facile parlare con lui, confidargli cose che probabilmente non avevo detto a nessuno, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, e sentirmi meravigliosamente libera e prigioniera solo di lui in ogni abbraccio, e sognare a occhi aperti con ogni suo bacio, che sarebbe stato superfluo dire che me ne ero irrimediabilmente innamorata. Così, un colpo di fulmine, che cavolo, doveva avermi centrato proprio il cuore, a giudicare da come il mio corpo reagiva al suo.
Mi accorsi decisamente troppo tardi che Marco aveva cambiato posizione: adesso le sue ginocchia si trovavano ai lati delle mie gambe quasi completamemte scoperte dal prendisole, le sue mani erano saldamente ancorate ai miei fianchi e mi accarezzavano piano, mentre lui continuava a guardarmi come non mi aveva mai guardato nessuno prima di quel momento.
Io gli sorrisi, perchè non riuscivo a fare altrimenti guardandolo negli occhi, e lui, lentamente scese giù con le mani, percorrendo a palmi aperti ogni centimetro di pelle, fino a raggiungere le caviglie e risalire, avvicinando sempre di più le labbra alle mie, che aspettavano soltanto di essere lambite, strappate dalla realtà e condotte in un mondo dove esistevamo io e lui soltanto.
" Quanto sei bella, Lottie" disse respirando sulla mia pelle, prima di abbassare le bretelline del prendisole per potermi baciare le spalle.

Ok, c'era scritto Erica..il nome della protagonista del libro era Erica, ma quella mattina d'estate c'era la mia Lottie con me, quindi avevo letto automaticamente il suo nome.

" E calda..e profumata" aggiunse, prima di baciarmi di nuovo. Erano baci diversi, più esigenti, più passionali di tutti i precedenti. Marco mi voleva, e il mio corpo ardeva sotto di lui.
" Che ne è stato del possiamo fare quello che vogliamo?" domandai, un sussurro strozzato, ero a corto di fiato
" Pensavo avremmo dormito un po'" aggiunsi un attimo dopo, non riuscendo però a non guardarlo come se dormire in quel momento fosse stato l'ultimo dei miei pensieri. E fidatevi, lo era sul serio.
" Io pensavo invece che potremmo fare l'amore" disse candidamente, i suoi occhi verdi fissi nei miei nocciola
" Io e te. Qui. Ora" aggiunse l'attimo successivo, posando di nuovo le proprie labbra all'angolo delle mie, mentre con le mani mi massaggiava ancora le spalle
" Si" sussurrai senza nemmeno pensarci
" Si cosa?" domandò lui, sorridendo sulle mie labbra, come se non avesse capito a cosa mi stessi riferendo. E invece sapevamo entrambi che aveva capito benissimo.
" Penso di poter dormire anche più tardi" ammisi, sorridendo, mentre mi sporgevo per baciarlo ancora sulle labbra.
" Sicura? Sarebbe la prima volta che...che lasci il sonno insospeso?" domandò tra un bacio e l'altro, e a quel punto io annui soltanto, consapevole di star rispondendo a una domanda che non aveva posto direttamente, forse per non imbarazzarmi, camuffandola con il discorso del sonno.
" Anche per me" sorrise, prima di baciarmi la fronte, gli occhi, gli zigomi, le labbra e il mento, mentre il prendisole che indossavo scivolava giù lasciandomi in bikini, il cui pezzo di sopra, fu prontamente slacciato nel giro di pochi minuti e altri mille baci e carezze.
Era la mia prima volta e davvero non sapevo come comportarmi, motivo per il quale mi coprii alla meglio i seni con le mani nel momento in cui Marco mi liberò del costume. Sorrise riprendendo a baciarmi sulle labbra, e lentamente, quasi senza farmene accorgere, mentre mi donava il paradiso nascosto in quei meravigliosi baci, portò le sue mani sulle mie e delicatamente le spostò da lì facendole ricadere lungo i miei fianchi e tenendole intrecciate alle sue.
L'attimo dopo mi ritrovai ad assistere alla scena di lui, con il viso immerso tra i miei seni, e intento a baciarli, morderli, stuzzicarli come non credevo si potesse fare. Fu una scena talmente erotica, che proprio non riuscii a trattenermi dal gemere di piacere, godendo del contatto tra il mio corpo nudo e le sue labbra.
Quando realizzai che in modo quel rischiavo seriamente di impazzire, decisi di reclamare di nuovo la sua bocca sulla mia, mentre con le mani afferravo i lembi della sua t-shirt sfilandogliela, e facendo un attimo dopo lo stesso con il costume. A quel punto io indossavo solo le mutandine del costume e lui solo i boxer, ma ben presto entrambi i pezzi di tessuto, furono strappati via dalla nostra pelle, e dopo esserci coccolati ancora per un po', con baci, carezze, sorrisi e respiri, con i corpi sudati e tremanti di desiderio, divenimmo una cosa sola. Io e lui. Fu dolorosa e bellissima, mi fece male e bene contemporaneamente, la nostra prima, e unica volta insieme. "

Quando riposi il libro in un cassetto della mia scrivania, decidendo che per quel giorno avevo letto anche troppo, mi ritrovai a dover fare i conti con le mani sudate, le gambe molli, il fiato corto, le pupille dilatate, e un battito cardiaco non paragonibile nemmeno a quello di chi aveva appena corso per una maratona. Io mi ero ridotto peggio,  e soltanto perchè avevo letto due pagine di un libro nelle quali una ragazza che purtroppo per me ricordavo ancora troppo bene, aveva descritto quella mattina in cui dal nulla, ci eravamo ritrovati a fare l'amore.
Decisamente la mia reazione non era normale, considerando quanto tempo fosse passato e quante cose fossero intanto cambiate.
Soltanto qualche ora prima, il mio unico obiettivo era stato scoprire se l'autrice fosse davvero lei, ma adesso che ne avevo avuto la conferma, mi chiesi che avrei dovuto fare.
Far finta di niente e continuare con la mia vita? Sicuramente sarebbe stata la scelta più saggia, me ne rendevo conto anche io..ma io non ero mai stato un tipo saggio, e di certo non avrei cominciato ad esserlo in quel momento.  
 



BUONSALVEEEEEE!!!
Ecco il nuovo capitolo :)
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, e mi raccomando, recensiteeeeeee <3<3 Davvero, adoro confrontarmi e chiacchierare con voi, perciò non siate timidi e scrivetemi!
In questo capitolo abbiamo avuto un piccolo assaggio di quella che è stata la storia di Carlotta e Andrea..non ci vuole un genio per accorgersi che lui non riesce ad essere indifferente alle frasi narrate nel libro, anche se lo vorrebbe. E adesso, resta solo da scoprire che cosa farà il nostro Andrea ;)
Grazie per tutto il supporto ricevuto fino ad oggi, davvero. Spero che la storia vi stia piacendo, e se avete qualcosa da dirmi, suggerimenti, consigli, e perchè no, anche critiche costruttive, io vi aspetto!!
Un bacione, e a prestooooooooo <3<3<3
 















 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


CARLOTTA

Una settimana dopo.
" Ok, allora facciamo così " sentii Alice mettermi al corrente delle sue intenzioni
" Sentiamo" sorrisi, stando attenta a non far cascare il cellulare che tenevo vicino all'orecchio e schiacciato contro una spalla, mentre con una mano reggevo la ciotola e con l'altra la frusta da cucina per montare la panna
" Vengo da te alle sette?" domandò "porto il mio costume, e ci prepariamo insieme" aggiunse un attimo dopo
" D'accordo! Io comunque pensavo di indossare quel vestito nero che abbiamo comprato insieme qualche mese fa" spiegai, resistendo alla tentazione di immergere un dito nella panna montata per assaggiarla. Ci andavo pazza!
" Veramente mi ero quasi dimenticata della festa quest'anno..fino a quando non ho visto Nico così su di giri" ammisi, e la mia migliore amica ridacchiò
" Dimenticata? Ma a che cavolo pensi?" si informò, ridendo ancora pensando al nostro amico
" Boh, con il fatto che ho ormai chiuso con l'università, e il libro, e l'ansia di dover trovare un lavoro..sinceramente la festa in maschera è stato l'ultimo dei miei pensieri. Perciò ho solo quel vestito...in compenso però, stamattina ho acquistato una maschera nuova" aggiunsi soddisfatta
" Ottimo!" esclamò subito lei "senti...mi piastri i capelli prima di uscire?" domandò subito dopo
" Se non salti sulla sedia ogni minuto perchè hai paura che ti bruci.." la presi in giro
" Farò la brava, promesso!" a quel punto risi spensierata mentre cominciavo a bagnare i savoiardi nel caffè, per poi disporli nella pirofila di vetro
" Va bene, va bene" l'accontentai
" Oh, cavolo!" imprecai un attimo dopo, accorgendomi che un biscotto era finito a terra.
Sì, non era esattamente la cosa più facile del mondo preparare un tiramisù mentre la tua migliore amica al telefono ti tempestava di domande riguardo una festa che si sarebbe tenuta quella sera stessa.
" Tutto a posto Carlo? Ma che stai facendo?" si incuriosì
" Un dolce per Erica..ti spiego tutto dopo, altrimenti finisce che combino qualche disastro" ammisi, conoscendomi
" Beh, conoscendoti...è meglio se ne parliamo dopo" ecco, appunto. 
" Allora ci vediamo da me alle sette, Ali?" chiesi conferma
" Sì....ah, a proposito! Hai sentito Lisa?" domandò ancora
" Ieri sera mi ha detto che avrebbe lavorato tutto il giorno oggi...perciò non era nemmeno sicura di venire alla festa. Comunque spero di averla convinta" spiegai
" Deve venire..! Ok, allora a dopo!" mi salutò, e prima che chiudessi anche io la telefonata ,la sentii già sbuffare e inveire, molto probabilmente contro Edo che doveva averle scritto l'ennessimo messaggio.
Alice studiava lettere moderne all'università, ma avevo la netta impressione che si fosse stancata di ripetere giorno e notte come aveva fatto fino a qualche tempo prima; fortunatamente le mancavano soltanto pochi  esami,e poi si sarebbe lanciata anche lei sulla tesi. Come Edoardo: lui studiava ingegneria, e nonostante fossero già trascorsi quasi cinque anni, il nostro amico aveva dato un paio di giorni prima l'ultimo esame prima della triennale.
A dispetto del suo carettere decisamente esuberante, e dell'indole da Don Giovanni, Nico era quello che era riuscito a liberarsi prima di tutti dei libri da studiare: aveva studiato informatica, ed era stato decisamente fortunato nel trovare un lavoro subito dopo essere uscito dall'ambiente universitario.
Lisa invece, era l'unica del nostro gruppo a non aver mai frequentato l'università: aveva scelto di lavorare appena terminate le superiori, e da un paio di anni, si era addirittura messa in proprio. Sostanzialmente faceva l'organizzatrice di matrimoni, anche se persino lei stessa amava definirsi una 'wedding planner', diceva che faceva più figo. In ogni caso amava il suo lavoro, anche se spesso arrivava a casa stremata dalle agitatissime corse che la sposa di turno la costringeva a fare, ripetendo a ogni passo che tutto doveva essere perfetto.
A volte Lisa ci raccontava le più improbabili follie messe in atto dalle spose, e tavolta pure dagli sposi, e tutti noi ridevamo di gusto alle spalle di quei poveretti, pur sapendo sotto sotto, che se fossimo stati noi a trovarci in simili situazioni, avremmo fatto di peggio.  
Da un po' di tempo Lisa aveva conosciuto Vittorio, ma per ovvie ragioni si vedevano soltanto nei weekend, e tutti e due erano ostinatamente convinti del fatto che si stessero frequentando e basta. La mia amica però sembrava abbastanza presa dal giovane poliziotto, e speravo tanto che entrambi si sarebbero presto decisi ad ufficializzare il loro rapporto.
Ritornai alla realtà quando sentii la chiave girare nella toppa della serrattura, e realizzai che Erica fosse tornata a casa.
" Allora? Spuntato tutti i punti sulla lista?" le domandai, mentre lei portava le buste in camera, correndo come al suo solito
" Si, ce l'ho fatta, ma sono in ritardo" disse, comparendo di nuovo al mio fianco.
A quel punto aprii il frigo e le mostrai il tiramisù che avevo appena finito di preparare. " Il dolce è pronto...spero che piaccia ai tuoi suoceri" sorrisi, poggiandolo sul tavolo
" Grazie Carlo! Non so come avrei fatto senza di te" disse lei abbracciandomi
" Esagerata come al solito! Piuttosto, pensa a trascorrere una bella serata" mi raccomandai strizzandole l'occhio
" Il dolce sarà sicuramente la parte migliore" ridacchiò "il tuo tiramisù è da leggenda!" aggiunse un attimo prima di sparire nella doccia.
Lei e Marco erano stati invitati a cena dei genitori del ragazzo, ma Erica aveva avuto una giornata pienissima di impegni, perciò mi aveva chiesto di preparle il dolce, dato che non voleva assolutamente presentarsi a mani vuote a casa dei futuri suoceri.
Quattro ore più tardi, io, Alice e Lisa (che ci aveva raggiunto all'ultimo momento) eravamo quasi pronte per l'annuale ballo in maschera organizzato dagli studenti universitari.
Si trattava di una sorta di tradizione che andava avanti da diversi anni nella cittadina di Vitte, e consisteva nel mettere sù una vera e propria festa nel mese di luglio, aperta al pubblico e completamente gratuita. Lo scopo del ballo era non solo quello di trovare un pretesto che avrebbe consentito agli studenti universitari di trascorrere una serata all'insegna del divertimento e della spensieratezza, assolutamente meritati dopo un anno denso di esami e prove di ogni genere ( non a caso il ballo si teneva sempre alla fine della sessione estiva); ma si trattava anche di un modo decisamente originale e intelligente di avvicinare i futuri studenti all'ambiente universitario che avrebbero dovuto iniziare a frequentare qualche mese dopo, e in certi casi, anche qualche anno dopo . Poi si aggungeva il fatto che Vitte fosse una cittadina affacciata direttamente sul mare, motivo per il quale, molto spesso, il ballo in maschera veniva preso d'assalto anche da tutti gli adolescenti che si trovavano lì in vacanza. Era probabilmente uno degli eventi più attesi dell'anno!
Nonostante avessi ormai terminato l'università, come tanti altri ragazze e ragazze, avevo deciso di parteciparvi anche quella volta, salvo poi quasi dimenticarmene all'ultimo minuto, ed essere riportata alla realtà dai miei amici; Erica invece aveva smesso di andarci già da un po' di tempo.
La prima volta, esattamente cinque anni prima, o milleottocentoventicinquegiorni prima, e contando anche l'anno bisestile, milleottocentoventisei, ci ero andata proprio con lei; a quei tempi mi ero trasferita a Vitte da poco, proprio per avere il tempo di abituarmi a quella cittadina prima di iniziare a frequentare l'università, ed era stato proprio durante quella serata che mi ero imbattuta in Andrea. Era stato il mio primo e forse unico vero amore, e sicuramente quello per il quale avevo sofferto disumanamente quando era finita.
Quella festa in maschera per noi era stata galeotta, e la ricordavo in ogni minimo particolare... dopotutto l'avevo descritta anche nel libro!
Ma..basta, dovevo impormi di non pensarci più, e magari pure dare ascolto a Erica, e a tutti i miei amici, che mi avevano suggerito di lasciarmi andare quella sera, e chissà, forse conoscere persino qualcuno. Non andandoci a letto da ubriaca...non ero decisamente il tipo che faceva certe cose. E poi a malapena mi ero presa due sbronze in tutta la mia vita...una tranquilla chiacchierata al chiaro di luna e un paio di balli, sarebbero gia' stati un buon inizio secondo il mio punto di vista.
Ad ogni modo, Alice, nel suo abito blu notte e con i suoi capelli rossi perfettamente stirati, era già pronta..sembrava proprio una fata conciata così, ma stava davvero bene. Lisa invece stava ultimando il trucco, e io ero intenta ad allacciarmi i sandali, quando tutti e tre i nostri telefoni vibrarono. Dovevano essere i ragazzi ad aver scritto sul gruppo whatsapp..avevano sicuramente risposto alla domanda di Alice riguardo i costumi che avrebbero indossato quella sera.


Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Alice e le sue improbabili battute!


Dopo due ore dall'inzio della festa, e di conseguenza, due ore che avevamo speso ballando, ridendo, scherzando e bevendo qualcosa insieme, io e la mia migliore amica, avevamo deciso di allontanarci dalla folla per qualche minuto, giusto per riprendere fiato e respirare a pieni polmoni. Lisa l'avevamo persa di vista appena eravamo arrivate, dato che il suo "non ancora fidanzato" l'aveva praticamente rapita per tutto il tempo. Alla faccia di chi non voleva proprio partecipare alla festa...!
Io e Alice avevamo inutito che non eravamo state noi a convincere la nostra amica a venire nonostante avesse lavorato tutto il giorno; lei ce lo aveva fatto credere, ma noi avevamo scoperto, forse persino troppo tardi, che Lisa e Vittorio si erano messi d'accordo persino riguardo il vestito e le maschere che avrebbbero indossato, per non perdersi di vista nemmeno un attimo. Nicola ed Edoardo, non li avevamo praticamente visti, e nonostante sapessimo cosa entrambi avrebbero indossato, ancora non eravamo riusciti a identificarci nella calca.
" Ma quello non è Edo?" a mala pena riuscii a cogliere le parole della mia migliore amica...era praticamente già corsa in direzione di quel ragazzo che effettivamente pareva essere proprio lui.
Io restai seduta sul muretto dove ci eravamo appostate, pensando che entrambi mi avrebbero raggiunto; e meno di un minuto dopo, vidi Nico avvicinarsi.
" Ei! " lo salutai  "Non ci siamo visti per tutta la serata! Sei stato così impegnato da non trovare il tempo per venire a salutare le tue migliori amiche?" lo apostrofai divertita
" Cosa?" disse lui, facendosi più vicino. Pensai che non avesse capito per via della musica, o forse di quell'assurdo costume di Batman che gli stava così attaccato al cervello, da comprimerlo rendendo più difficile la circolazione dell'ossigeno. No.. scherzavo, decisamente non era quello il problema.
" Come sta andando la serata?" domandai a quel punto, stupita che non mi avesse già fatto una testa così, raccontandomi delle ragazze che aveva conosciuto, e che naturalmente erano cadute ai suoi piedi.
" Bene..credo" rispose. A causa della musica alta lo sentii appena.
" Nico, ma che ti prende? Che hai?" quel ragazzo che mi stava seduto accanto, non sembrava proprio essere uno dei miei due migliori amici. Non era da lui restarsene zitto, rispondere a monosillabi, non fare battute, non essere l'anima della festa...mi pareva di star parlando con un'altra persona.
Oh cavoli! In quel momento realizzai.
"Tu non sei Nico, vero?" domandai, imbarazzatissima
" Temo proprio di no" mi rispose il ragazzo, e di sicuro in quel momento le mie guance si tinsero di rosso..fortuna che non poteva vedermi per via della maschera. Anzi, in realtà era proprio a causa di quella maledetta maschera che lo avevo scambiato per il mio migliore amico! Quel costume gli copriva persino gli occhi, e a causa della musica non avevo nemmeno notato un tono di voce diverso da quello che ero abituata a sentire.
" Scusami, perdonami...ti avevo scambiato per un mio amico..scusa" farfugliai, alzandomi subito dopo con l'intenzione di raggiungere Alice ed Edoardo, e magari trovare il vero Nico.
Come cavolo avevano fatto quei due a scegliere lo stesso e identico costume?!
" Aspetta!" mi sentii chiamare, e mi voltai verso di lui, ancora un tantino imbarazzata
" Possiamo chiacchierare un po', se ti va" propose, e io mi diedi dieci secondi di tempo per pensarci, prima di ritornare a sedermi accanto a lui.
Dopotutto, pareva essere un tipo a posto, e per qualche strano motivo, pensai che sarebbe stata piacevole la sua compagnia.


ANDREA

Stentavo ancora a crederci...l'avevo trovata! Era la stessa dolce, gentile, divertente e impacciatissima ragazza che mi aveva fatto perdere la testa diversi anni prima..solo, mi sembrava ancora più bella.
Non so se era quel vestito che le stava divinamente, se era quella maschera che le dava un'aria decisamente intrigante, se ero io che rischiavo di ubricarmi senza aver bevuto nulla, solo perchè ero troppo contento di rivederla e non l'avevo mai realizzato prima, ma quella sera Carlotta Laurenti era bellissima.
" Frequenti qui l'università?" domandò, e solo a quel punto mi resi conto che l'avevo invitata a restare con me per chiacchierare, per poi non dirle nulla
" Veramente no" risposi, sforzandomi di camuffare un po' il tono di voce. Non volevo che mi riconoscesse così presto.
" Allora l'hai frequentata?" si informò, sorridendo gentilmente sotto quella maschera
" Nemmeno" ammisi, prendendoci gusto a ripondere alle sue domande curiose
" Ok, ho capito: sei semplicemente qui in vacanza e ti sei imbucato alla festa come fanno tutti" disse divertita
" Tra tutte quelle che hai detto, devo ammettere che quest'ultima è sicuramente quella più vicina alla realtà" le confidai.
Dopo aver terminato di leggere il suo libro, o meglio, il nostro libro, mi ero arrovellato il cervello per giorni e giorni, chiedendomi perchè avesse deciso di pubblicare quel romanzo proprio allora, e soprattutto se ci fosse ancora la remota possibilità che provasse qualcosa per me, fino a quando non avevo capito che l'unico modo per smettere di pensarci ventiquattro ore su ventiquattro, e cercare di ottenere delle risposte a delle domande che non riuscivo a formulare nemmeno ad alta voce o guardandomi allo specchio, sarebbe stato rivederla, parlarle di persona.
Così avevo parlato con mio zio, e gli avevo fatto giurare e spergiurare che se Eleonora, Matteo, i miei genitori o chiunque altro, gli avessero domandato che fine avessi fatto, lui mi avrebbe retto il gioco dicendo che ero partito per concludere un importante affare di lavoro. Non era stato affatto semplice piegarlo, ma non appena aveva capito che si trattava di risolvere una questione probabilmente insospesa con una ragazza, aveva alzato le mani e mi aveva lasciato partire.
Ero arrivato a Vitte del pomeriggio, alloggiavo allo stesso albergo in cui avevo soggiornato cinque anni prima, ed ero venuto quasi immediatamente a conoscenza del fatto che il ballo in maschera si sarebbe tenuto proprio quella sera. Senza permettermi di pensarci due volte, avevo deciso che ci sarei andato, anche se per quello che ne sapevo, Carlotta in quel momento avrebbe potuto trovarsi anche nell'angolo opposto di mondo.
Poi l'avevo vista, mentre chiacchierava con quella che doveva sicuramente essere una sua amica, e non appena quest'ultima si era allontanata, ne avevo approfittato per farmi avanti. Sapevo che con il costume da Batman non avrebbe potuto riconoscermi, quindi avevo avanzato tranquillo verso di lei, ma nemmeno mi aspettavo che mi scambiasse per qualcun'altro... le cose si erano semplicemente succedute in modo naturale, come nessuno di tutte e due sarebbe mai riuscito a prevederle.
" E tu? Studi qui?" ripresi il discorso, curioso di sapere qualcosa in più sulla ragazza che una volta avevo amato
" Veramente mi sono laureata da poco in giornalismo" rispose lei
" Sembra interessante!" sorrisi, anche se non avrebbe potuto notarlo
" A me piace tanto! Adesso sono in cerca di un lavoro..." aggiunse
" Ti auguro di trovarlo presto, e mi auguro che ti piaccia anche quello" mi lascai scappare, così, senza pensarci
" Grazie, sei davvero gentile" sorrise lei. Accidenti, se aveva un bel sorriso!
" Senti..non so a te, ma mi si sta seccando la gola. Che dici di andare a prendere qualcosa da bere?" propose, di nuovo un po' imbarazzata.
No. Non potevo davvero farle credere di essere un ragazzo qualunque..volevo che restasse a chiacchierare, a bere, anche tutta la notte, ma volevo che sapesse che ero io.
" Ho una proposta" buttai lì  "adesso ci togliamo le maschere, solo un minuto, per presentarci ufficialmente (per riconoscerci, avrei dovuto dire) e dopo vado a prendere da bere"
Carlotta sembrò soppesare la cosa per qualche istante, poi prouniciò un timido "ok" prima di portarsi le mani sul viso, per liberarlo della maschera.
Qualche secondo dopo, finalmente, ci ritrovammo occhi negli occhi come una volta.
Trattenni il respiro in attesa della sua reazione.
" Oh merda! " imprecò
" Cos'ho le allucinazioni, adesso?" domandò più a se stessa che a me, le tremava la voce.
" Lottie" dissi soltanto, chiamandola come l'avevo chiamata un sacco di volte cinque anni prima; e a quel punto i suoi occhi si allargarono per la sorpresa e l'incredulità
" Andrea" pronunciò incerta, e posò una mano sul mio braccio, come per sincerarsi che fossi reale.
Quel contatto mi surriscaldò immediatamente, anche se sinceramente non ne capivo il motivo. "In carne o ossa" confermai un istante dopo, e lei ritirò quella mano come se si fosse a sua volta scottata.
" Io..scusa" farfugliò visibilmente confusa "io devo andare!" e prima che potessi far qualcosa per trattenerla, scappò via. 




BUONSALVE!
Ecco il nuovo capitolo, pure con un po' di anticipo! :)
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto (finalmente Carlotta e Andrea si sono incontrati, e proprio al ballo in maschera!), e vi ringrazio per tutte le recensioni, tutto l'interesse, e tutto il sostegno che mi date ogni giorno. Mi fate venire una voglia matta di mettermi a scrivere, scrivere, e scrivere, senza sosta..ed è proprio per questo motivo che volevo farvi una proposta.
Che ne dite se riuscissi a pubblicare due volte alla settimana?
Pensavo al venerdì, e al martedì...non è nulla di sicuro, però ci sto seriamente pensando, e mi farebbe piacere sapere anche cosa ne pensate voi.
Perciò non siate timidi ed esprimetevi liberamente, su qualunque cosa vogliate ;)
Grazie di nuovo ♥♥♥
Un bacione, e a prestooooooooo!!! ;)





























Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


CARLOTTA

" Ti decidi a rispondere a quel telefono?"
Erica non ottenne alcuna reazione da parte mia. Me ne stavo sdraiata su un fianco, sul divano, con il cellulare accanto al mio corpo, e gli occhi incollati allo schermo della tv.
Forse non avevo ancora realizzato tutto quello che era accaduto la notte precedente, o molto più probabilmente lo avevo metabolizzato persino troppo bene: Andrea era tornato a Vitte, e io, povera scema, ero scappata via non appena i miei occhi si erano specchiati nei suoi. Perchè quel verde doveva essere così maledettamente..verde?!
" Guarda che la prossima volta che quell'aggeggio suona, e tu non rispondi, giuro che lo faccio io al tuo posto!" mi intimò la mia adorabile coinquilina.
No, non voleva essere sarcasmo, io adoravo Erica...ma in quel momento avrei tanto voluto restare da sola.
Perchè? Perchè l'unica volta in cui mi ero ritrovata a chiacchierare amabilmente con un ragazzo, come non mi capitava di fare da un sacco di tempo, doveva trattarsi di lui? Che cos'era..una maledizione percaso?
Io non la trovavo affatto divertente..e non capivo. Non capivo più un accidenti di nulla.
Per quale motivo era tornato, e soprattutto, dopo il modo rude in cui l'avevo trattato, perchè continuava a tempestarmi di telefonate?
" Ma che gli dico!?" mi lamentai, quasi istericamente, ottenendo come unico risultato che Erica si sedesse sul bordo del divano, accanto a me. A quel punto ritirai le gambe, e incrociandole, mi misi seduta per farle spazio. Avevo la schiena appoggiata a un bracciolo, e il cuore e la mente in subbuglio.
" Tanto per cominciare, potresti sentire cosa ha da dire lui, non credi?" domandò, alzando un sopracciglio
" No" fu la mia maturissima e ostinatissima risposta. Mi mancavano solo le braccia conserte e il broncio, e poi sarei potuta benissimo passare per una bambina di cinque anni alla quale era stato negato il suo giocattolo preferito. Visto il pagliaccetto a righe bianche e blu che indossavo quel giorno, anche l'abbigliamento mi avrebbe aiutato a calarmi nella parte.
" Perchè no?" domandò lei
" Perchè..perchè..io da questa storia ci sono già uscita da un pezzo! Fa parte del mio passato, e non vedo il motivo per il quale dovrei permettergli di influenzare anche il presente!" quasi urlai, e me ne penti un attimo dopo, perchè non ce l'avevo affatto con Erica, che sin dalle otto di quella insolita domenica mattina, stava pazientemente cercando di farmi ragionare. O almeno a parer suo.
" Buffo che tu lo dica dopo aver scritto un libro su di te e su di lui!"
Okay...1-0 per Erica.
" Buffo perchè chiaramente, per arrivare al punto di ricavarci un romanzo cinque anni dopo, è ovvio che quel passato non abbia smesso di essere 'passato' per un solo istante"
Benissimo..2-0 per lei.
" Non l'ho scritto mica adesso il libro" obiettai
" Appunto Carloo! Svegliati!" per enfatizzare le proprie parole, mi prese per le spalle
" Proprio perchè hai impiegato cinque anni per scrivere quel libro, e l'ho letto più di una volta quindi posso dirti esattamente di cosa parla, so bene che per cinque anni, anche mentre uscivi con il ragazzo di turno che non è mai diventato il tuo fidanzato, tu hai continuato a rivivere ininterrottamente quei cinque giorni! Li hai rispolverati, li hai ri-amati, li hai ri-odiati, tutto quello che vuoi tu, ma li hai inevitabilmente rivissuti scrivendo quel romanzo. Quindi, è semplicemente assurdo che tu possa pensare che il presente non sia stato costantemente influenzato, e che non sia ancora inflenzato, dalla sua presenza, o meglio ancora, dalla sua assenza."
" A questo punto non sono più nemmeno sicura che ti abbia fatto bene scrivere quel libro...è un capolavoro, lo adoriamo tutti, ma mi viene da pensare che sia così bello perchè tu ci hai messo dentro cuore e anima, perchè è impastato dei tuoi sorrisi e dei tuoi pianti.
E' per questo motivo che sembra così vero, così puro, così reale...perchè non riflette altro che i contrastanti e fortissimi sentimenti di una ragazza irrimediabilmente innamorata"
" Che vuoi dire?" domandai con un filo di voce, punta nel vivo, ma ancora diffidente nel credere alle sue parole
" Lo hai già capito da sola quello che voglio dire...ma se vuoi che stia qui a spiegartelo parola per parola, okay.
Perchè credi che non abbia funzionato con nessun ragazzo negli ultimi cinque anni? Pensi davvero che siano tutti loro quelli ad avere qualcosa che non va?"
" Non l'ho mai pensato" ammisi debolmente
" Perfetto. Quindi ti rendi anche conto che eri tu a non essere pronta a legarti nessun'altro...forse semplicemente perchè scrivere quel libro ti riportava continuamente alla mente i momenti trascorsi con Andrea. E credimi, lo so che sono stati intensi e che sono stati i giorni più belli della tua vita, c'ero anche io, e anche se ti conoscevo poco, ti ho visto sorridere con gli occhi durante quell'estate e basta.
Quindi, può essere che tu sia stata influenzata dal tuo stesso libro, oppure, può essere che tu non abbia mai superato e dimenticato davvero quel ragazzo che in così breve tempo ti ha fatto sentire amata, come mai ti era capitato prima, e come ancora non sapevi, potesse mai capitarti dopo."
" E allora che dovrei fare secondo te? Gettarmi tra le sue braccia senza pensare a nulla,  dimenticandomi di come è finita?" domandai, per niente intenzionata a mettere in pratica quello che avevo appena proposto.
" Diamine, no!" sbottò Erica
" Però potresti almeno provare a sapere cosa vuole..perchè è venuto! Lo so che te lo stai chiedendo ininterrottamente da quando sei tornata a casa ieri notte..ma nessuno può risponderti, a parte lui"
" Ma io sono arrabbiata con lui! Io ho giurato di odiarlo così tante volte per come mi ha lasciata..."
" Ma dai Carlo! Eravate due ragazzini" continuò lei, e mio malgrado, fui costretta ad ammettere almeno a me stessa, che sul punto avesse ragione. E' che mi ero talmente fissata sul fatto che mi avesse lasciato dopo essersi preso ogni parte di me, senza nemmeno provare a far funzionare le cose, che non avevo mai considerato il fatto che effettivimente, fossimo due ragazzini.
" Senti, mettiamola così: parlargli potrebbe anche trasformarsi nell'occasione giusta per chiarirvi, e di conseguenza, per togliertelo definitivamente dalla testa, e permettere a qualcun'altro che certamente arriverà, di rubarti di nuovo il cuore"
Proprio quando stavo per risponderle, suonò il campanello, e Erica si alzò per andare ad aprire.
" Oh ciao ragazzi!" la sentii salutare "Tempismo perfetto! Avevo giusto bisogno di rinforzi!" esclamò contenta.
Oh no, povera me!
" Carloooo!" e due secondi dopo, Nico mi si era già spalmato addosso per abbracciarmi
" Si può sapere perchè non rispondi sul gruppo?  E si può sapere perchè ieri sera sei scappata dalla festa? E si può sapere-"
" Calma Ali! Una domanda alla volta" e se Edoardo non l'avesse interrotta, per come era inviperita, la mia migliore amica avrebbe potuto continuare così all'infinito.
" Devi raccontarci qualcosa Carlo?" Oh, grazie al cielo  esistevano anche persone come Lisa.
Presi un respiro profondo, preparandomi a raccontare tutto ai miei migliori amici. Effettivamente non era stato bello da parte mia sparire dalla festa di punto in bianco, e non rispondere nemmeno su whatsapp, ma avevo avuto le miei ragioni, che stavo per esporre. Erica nel frattempo, da brava padrona di casa, offrì del gelato a tutti.
" Ieri sera ho incontrato Andrea" spiegai, e Alice quasi si strozzò con quel gelato
" Cosa? Quell'Andrea?" domandò tossendo, gli occhi fuori dalle orbite
" Dio ..Carlo! Così rischi di uccidermela!" scherzò Edo, ritornando serio un attimo dopo
" Quindi è tornato?" domandò Lisa
" Vi siete parlati?" continuò Nico
" Stai zitto tu..che la colpa è sola tua!" lo accusai, puntandogli un dito contro
" Che ho fatto io?" esclamò lui, sconvolto
" Che c'entra Nico?" chiesero in coro gli altri tre, e a quel punto gli raccontai tutto, dall'inizo alla fine.
" Comunque è destino che avesse il costume uguale a quello di Nico..dai, non può essere altrimenti" argomentò Edo, quando ebbi terminato.
" Ma perchè sei scappata...senza nemmeno parlarci poi" si incuriosì Lisa. Ritiro tutto quello che ho detto su di lei: ficcanaso come gli altri quattro adorabili miei migliori amici.
" Ho agito d'istinto. Non mi sarei mai aspettata di trovarmi lui di fronte, e quando ho visto quegli occhi, e ho realizzato che stessero guardando dentro i miei, non ho potuto far altro che andarmene.
Che avrei potuto dirgli dopo cinque anni? Come mai avrei potuto reagire? Scappare mi è sembrata l'unica soluzione per impedirgli di riaprire le finestre su quel passato che mi ha dato tanto, e mi ha tolto ancora di più."
" Accidenti, e che risposta poetica!" mi prese in giro Edo
" Beh, dopotutto, stiamo sempre parlando con la nostra scrittrice. Un po' scazzata e confusa oggi, ma è sempre la nostra Carlo!" sorrise Alice
" Finisci di raccontare la storia però, signorina" si intromise Erica, e io le lanciai un'occhiataccia, alla quale lei rispose con un sorriso divertito. Maledetta!
" Che altro dobbiamo sapere?" si incuriosì Nico
" Che Andrea sta provando a chiamarmi e mandarmi messaggi da stamattina, motivo per il quale non entro su whataspp" ammisi con tono mesto
" Aspetta: nessuno di voi due ha cancellato il numero dell'altro?" si stupì Lisa.
Io alzai le spalle....non avevo mai nemmeno pensato di cancellare il suo numero quando lui era partito, ma non sapevo nemmeno io perchè effettivamente non l'avessi fatto.
" Quante volte ti ha chiamato?" domandò a quel punto Alice
" Solo quelle che sono riuscita a contare io da quando mi sono svegliata..otto" intervenne Erica "più una decina di messaggi" aggiunse subito dopo
" E tu lo hai completamente ignorato?"
Pareva che tutti fossero passati dalla sua parte...cavolo, nessuno si rendeva conto quello lì era ripiombato a Vitte cinque anni dopo avermi lasciato, come se tutto quello che c'era stato tra noi non avesse significato nulla? Io...soltanto io sapevo ciò che avevo realmente provato quando i miei occhi si erano per un brevissimo e eterno istante specchiati nei suoi,ed ero dovuta scappare, e mi ero dovuta ripetere che lo odiavo, che mi aveva fatto stare male, e che non avrei voluto averci più niente a che fare, altrimenti..se così non fosse stato, se fossi rimasta, io..ecco, io non ero sicura di riuscire a controllare quel cuore che lui aveva reso difettoso. Perchè non lo capivano?
" Bene, allora qui ci vogliono le maniere forti" annunciò Nico, rubandomi il cellulare e aprendo quei messaggi
" Che vuoi fare?" domandai allarmata, cercando di riprendermelo
" Chiede se domani sei libera..ti ha invitato a prendere un caffè, o una granita, o un gelato..insomma, quello che vuoi. Basta che tu gli risponda" tradusse ciò che doveva aver letto, quei messaggi che io non avevo avuto nemmeno il coraggio di aprire.
" Sembra disperato" riflettè Edo
" Gli dico che per te va benissimo domani alle quattro?" E per poco non mi strozzai con la saliva quando Nico lo propose.
" No!" gli intimai. Ok, ero patetica..ma io, come avevo già detto a Erica, non potevo permettergli di continuare a riempire i miei giorni, perchè era ovvio che la mia coinquilina avesse ragione su tutto, anche se non lo avrei ammesso ad alta voce nemmeno sotto tortura...però, accettare di uscire con lui, anche se solo per un caffè, una granita, un gelato o una maledetta scusa camuffata da merenda, significava aprirgli di nuovo le porte, consapevolemente, e io non ero affatto sicura che fosse una buona idea. Perchè ero certa come del fatto che lo avessi amato, che quegli occhi verdi e quel bellissimo sorriso, sarebbero stati di nuovo i responsabili delle mie lacrime.
" Si, rispondi!" esclamò Erica
" Vai, veloce" si accodò Alice
" Digli di si" ci si mise anche Edo
" Che sarà mai un caffè?" aggiunse Lisa
" No ragazzi...ho detto di no" quasi mi avventai su Nico per strappargli il MIO cellulare di mano, anzi, senza il quasi: gli saltai letteralemente addosso.
Alice ed Edoardo provarono a trattenermi, Erica e Lisa incitarono Nico a resistere al mio attacco.. come se poi, con tutti quei muscoli guizzanti, fosse difficile per lui.
In quell'esatto istante, mentre casa nostra sembrava appena essersi trasformata nel perfetto set di una lotta sleale, ben cinque giocatori contro uno, Marco fece il suo ingresso, fissandoci per un attimo sbigottito.
" Marco! Aiutami ti prego" lo implorai, mentre i suoi occhi si spostavano da me, aggrappata al collo di Nico, a Erica, e al resto dei miei amici (che in quel momento sembravano più nemici a dire la verità), senza capirci un accidenti di nulla.
" Ma che sta succedendo?" domandò infatti
" Non provare a schierarti dalla sua parte, capito amore?" le parole di Erica, ovviamente, lo bloccarono all'istante.
" Inviato!" esultò Nico un attimo dopo, approfittando del fatto che per un attimo persino io mi fossi distratta.
" Vi odio tutti" dissi soltanto, tornando a sedermi sul divano
" L'abbiamo fatto per te Carlo, perchè ti vogliamo bene come se fossi nostra sorella, ed eravamo tutti d'accordo nel pensare che Andrea meritasse perlomeno di essere ascoltato, perchè per quanto tu voglia negarlo, quel ragazzo è ancora importante per te. E se fossi fatta solo di cuore, senza nemmeno un briciolo di materia grigia, tu saresti già corsa ad abbracciarlo."
Giuro che in quel momento li avrei strozzati tutti, però mi ero resa ancora una volta conto del fatto che loro non volessero altro che la mia felicità, e proprio per quel motivo, non avrei potuto odiarli nemmeno nella peggiore delle ipotesi. E sapevo che loro non avrebbero creduto che li odiassi, nemmeno se glielo avessi ripetuto un milione di volte: era questa la nostra amicizia, ed era una della cose più belle e preziose che la vita mi avesse regalato.
Per quanto riguarda Andrea...per colpa, o merito, dei miei migliori amici, di Erica, e persino di Marco, che senza sapere un accidenti di nulla, aveva a modo suo contribuito a quel complotto ordito da Nico contro la sottoscritta.. insomma, il giorno dopo l'avrei incontrato ( a meno che non fossi riuscita a convincere tutti di aver contratto una malattia infettiva) ,ma sospettavo che anche il quel caso mi avrebbero preso di peso e trascinato fuori casa. Quindi non avevo altra scelta, se non quella di cercare di accettare il fatto che l'avrei rivisto sul serio..e il mio problema era che il solo pensiero di essere guardata di nuovo da quegli occhi, mi faceva fremere tutta.



BUONSALVE!
Ecco a voi il nuovo capitolo! Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento, e grazie, grazie con tutto il cuore per tutto l'interesse mostrato nei confronti della storia, e ovviamente, per le recensioni ricevute. Penso che sia superfluo dirvi che le apprezzo tantissimo, e vi invito a non essere timidi, a dirmi cosa ne pensate di questa trama, a darmi qualche consiglio se ce l'avete, e parlarmi, o meglio, scrivermi a ruota libera. ;)

Per rispettare una specie di impegno che mi ero sentita di aver preso, ho pubblicato oggi, martedì. 
Vorrei informarvi del fetto che ho letto e apprezzato le vostre opinioni a riguardo (la maggior parte di voi era a favore della doppia pubblicazione settimanale) e fino a ieri mi stavo convincendo a procedere in quel modo. Però in modo del tutto inaspettato, ho saputo che la settimana prossima andrò al mare anche io, e mi rendo conto che in quei giorni non potrò nè scrivere, nè pubblicare...quindi, per non trovarmi in difficoltà dopo, quando sarò tornata senza aver nemmeno un capitolo pronto, ho deciso di lasciare le cose come stanno, almeno per il momento, e continuare ad aggiornare una sola volta a settimana.
Direi che il martedì è perfetto :D
Mi scuso con voi, ma penso che al momento sia la soluzione migliore. E per farmi perdonare, vi lascio un piccolissimo spoiler del prossimo capitolo!
************
' Ei, Lottie, ascolta...non so perchè ho ancora il tuo numero, non so perchè ti sto chiamando, non so cosa voglio, solo...che rivederti ieri alla festa, beh, mi ha sconvolto anche se sono tornato a Vitte con il solo scopo di ritrovarti, e per dirla tutta, non sono nemmeno a conoscenza del motivo che mi ha spinto a dire bugie a tutti a casa e partire..e boh, forse sto semplicemente impazzendo, ma avrei voluto che non fossi scappata via così'
Seriamente...meglio che non avesse risposto.
***************

Un bacione, a presto, e recensiteeeeeeeeeeeeee <3<3<3<3  




















Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


ANDREA

Il primo pensiero che mi balenò in mente non appena aprii gli occhi quella domenica mattina,  assunse la forma della sinuosa figura di Carlotta, perfettamente infilata in quel vestitino nero che le lasciava le gambe scoperte, e protetta da quella maschera che per un secondo mi aveva indotto a chiedermi se si trattasse davvero di lei.
Ma il sorriso, i capelli castani lasciati a ricadere morbidi sulle spalle, il suo modo di muoversi, e quel neo sulla spalla, visibile soltanto per quella sera a causa della mancanza delle bretelline del reggiseno, non lasciavano spazio a nessun tipo di dubbio. Era lei..l'avevo incontrata, le avevo fatto credere di essere uno sconosciuto, avevo provato a parlarle, curioso di sapere come se la stesse cavando, e poi, ero uscito allo scoperto, lasciandola a corto di parole e di fiato. Incredula, stralunata, al punto tale da scappare via.
Non ero riuscito a dormire molto quella notte, a mia volta scosso dalla semplice e pura contastazione di averla rivista dopo cinque anni esatti, e dalle contrastanti e inspiegabili sensazioni che avevo provato quando per un brevissimo e assurdo istante, i miei occhi si erano di nuovo specchiati nei suoi.
Prima ancora di rendermi conto che ore fossero, e di preoccuparmi di scendere a fare colazione, avevo afferrato il telefono, e come se si fosse trattato della cosa più naturale di questo mondo, avevo cercato il suo nome in rubrica, (trovandolo!) , e avevo premuto il dito sul tasto di avvio chiamata. Il cellulare suonò a vuoto per quasi un minuto, e soltanto dopo averlo riposto sul comodino, mi ritrovai a fare un sospiro di sollievo..sì, l'avevo chiamata seguendo nient'altro che l'istinto, ma ero tutto sommato sollevato del fatto che non mi avesse risposto.
In caso contrario, che le avrei detto?
' Ei, Lottie, ascolta...non so perchè ho ancora il tuo numero, non so perchè ti sto chiamando, non so cosa voglio, solo...che rivederti ieri alla festa, beh, mi ha sconvolto anche se sono tornato a Vitte con il solo scopo di ritrovarti, e per dirla tutta, non sono nemmeno a conoscenza del motivo che mi ha spinto a dire bugie a tutti a casa e partire..e boh, forse sto semplicemente impazzendo, ma avrei voluto che non fossi scappata via così'
Seriamente...meglio che non avesse risposto. Perchè con un discorso contorto, ammesso che fosse lecito chiamarlo pure discorso, l'avrei spaventata, confusa, inevitabilmente allontanata.
E l'unica cosa di cui fossi davvero certo in mezzo a tutte domande senza risposta che mi ronzavano in testa, era la voglia di rivederla.
Cavolo...avevo abbandonato la mia famiglia, la mia ragazza, il mio lavoro, il mio migliore amico lì a Torino, e senza permettermi di pensarci due volte ero partito per Vitte, senza nemmeno sapere se Carlotta fosse ancora lì, se vivesse ancora lì, e lo avevo fatto soltanto per lei. Perchè quel maledetto libro, mi aveva fatto venir voglia di rivederla.
Sì, probabilmente ero pazzo, me ne rendevo conto, ma non ce l'avevo fatta..non ero proprio riuscito a riporre quel romanzo nel cassetto subito dopo averlo letto, intenzionato a dimenticarlo lasciandolo lì per sempre. Quelle pagine avevano risvegliato in me sensazioni acutissime e contrastanti, che mi avevano riempito da quel momento in poi sia i giorni che le notti, e non ero stato capace di ignorarle come se niente fosse.
Volevo semplicemente rivederla, sapere cosa ne avesse fatto della sua vita, come stesse, se si fosse creata una famiglia propria come stavo facendo io...volevo sentire ancora la sua voce, magari il suono della sua risata, di nuovo, per l'ultima volta.
Così avevo trascorso gran parte della mattinata chiamandola, senza mai ricevere alcuna risposta, ormai consapevole che le avrei proposto soltanto di prendere un caffè insieme, o qualunque cosa lei volesse ( anche perchè ricordavo che a quei tempi non lo prendeva sistematicamente e non sapevo se avesse cambiato le sue abitudini), poi, al resto, a cosa le avrei detto quando l'avrei avuta di nuovo di fronte, ci avrei pensato dopo. Anche perchè non ero nemmeno sicuro di poter avere quella possibilità, dato che Carlotta sembrava volermi ignorare con tutte le sue forze.
Che fosse arrabbiata con me? Beh, era passato un po' di tempo, ma ero consapevole di non essermi comportato come un principe azzurro nei suoi confronti, e sempre leggendo quel libro, avevo capito che ci fosse rimasta molto peggio di quanto avrei mai immaginato, nel realizzare che ero partito dopo aver condiviso quella mattina, e forse, dopo averle fatto credere che tra noi potesse funzionare anche a distanza.
E invece, non appena ero rientrato a Torino, avevo fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità per far finta di non averla mai conosciuta...ed era stata dura, ero stato male anche io, mi era capitato di svegliarmi deluso dalla consapevolezza di non poterla avere accanto, e avevo preso a calci il comodino della mia camera, e avevo afferrato cuscini schiantandoli contro il pavimento, perchè c'erano davvero stati dei momenti in cui la sua mancanza mi aveva fatto compiere gesti folli e sconsiderati, e avevo sognato di baciarla ancora, di tenerla stretta contro il mio petto... e quante volte avevo aperto la finestra e mi ero messo a fissare le stelle (cosa che mai mi ero ridotto a fare prima di incontrarla, considerandola troppo sdolcinata e addirittura stupida) e mi ero chiesto se le stesse guardando anche lei.
I primi mesi erano stati difficili da sopportare, perchè quella ragazza mi era ormai entrata dentro, sotto la pelle, ma non l'avevo mai detto ad alta voce, nemmeno a Matteo, e non avevo mai permesso che qualcuno che non fosse il sottoscritto si accorgesse di come stavo senza di lei; piuttosto, avevo fatto l'impossibile per apparire indifferente all'intera faccenda, per difendermi dai sentimenti troppo vivi e troppo veri che avevo provato a Vitte, per Carlotta, in quei dannatissimi cinque giorni...e alla fine, pensavo che a furia di sforzarmi di agire come se non me ne fregasse niente e come se si fosse trattato di un semplice e puro divertimento estivo, ero arrivato a convincermi che fosse stato sul serio così.
Certo, non avrei negato che con lei ero stato dannatamente bene, ma ero arrivato a credere che per quanto intensa, la nostra fosse stata una delle innumerevoli avventure estive che si erano consumate su quella spiaggia durante un'estate ormai lontana.
E prima di quel momento, non avevo minimamente preso in considerazione il fatto che Carlotta potesse avercela ancora con me, per come ero scappato da quel posto e da lei, ma considerato il fatto che il telefono continuasse a squillare a vuoto, ero stato costretto ad ammettere anche quell'eventualità.
Comunque, non contento, e per niente intenzionato a rassegnarmi e demordere dalle mie intenzioni, le avevo anche inviato diversi messaggi...anche quelli senza risposta.
Non potevo arrendermi, non potevo ritornarmene a Torino e alla mia vita, senza nemmeno essere riuscito a guardarla negli occhi un'altra volta. Forse sarebbe stato più saggio da parte mia risalire sul primo aereo diretto a Caselle, scongiurando la possibilità di fare casini, ma non ce la facevo ad andarmene così, a fare finta di niente. Non ci riuscivo più, non dopo averla rincontrata a quella festa, non dopo averla vista scappare via in quel modo, con tutta quella fretta.
Dio se mi sarebbe piaciuto, anche solo per un po', ritornare a quello stesso giorno di cinque anni prima...
E fu così che, preso da un'inspiegabile e irrefrenabile voglia di rivivere quei giorni, svuotai l'intera valigia sul letto, con l'unico scopo di riavere tra le mani il libro che mi ero gelosamente portato dietro. Due minuti dopo lo avevo aperto, e mi apprestavo a leggere uno dei primi capitoli.


" Si è fatto veramente tardi"
" Beh, dipende dai punti di vista"
" Cioè?"
" Io direi invece che è presto! Un nuovo giorno è appena iniziato...e deve ancora sorgere il sole!" dissi convinta, facendolo ridere.
" Giusto" convenne lui un attimo dopo, poi scosse di nuovo la testa, divertito.
" Che c'è?" domandai, soffermandomi più del dovuto su quegli occhi verdi, che chissà per quale assurdo motivo, al chiaro di luna, sembravano diamanti
" Mi sto solo domandando che cosa staranno pensando i miei amici di me, in questo esatto istante" sorrise
" Beh, se vuoi raggiungerli, per tranquillizarli, o se vuoi tornare a divertirti con loro, per me non c'è alcun-"
" No, voglio restare qui" mi interruppe lui, e a quel punto, nonostante il leggero alito di vento che ci carezzava la pelle, rendendo quella notte estiva piacevolissima da trascorrere all'aperto, mi sentii di nuovo ardere viva.
Ma che diamine mi stava succedendo?
Conoscevo Marco da..beh, si potevano contare sulle dita della mano le ore che erano trascorse da quando avevamo iniziato a chiacchierare alla festa, nel momento in cui entrambi, per un meraviglioso scherzo del destino, ci eravamo ritrovati seduti fuori, con l'intenzione di recuperare fiato ed energie dopo aver ballato per ore. La mia nuova coinquilina, Camilla, la stessa che mi aveva praticamente costretto a partecipare a quella festa, si era offerta di farmi compagnia quando avevo espresso il desiderio di allontanarmi un po' da tutto quel caos, ma io avevo notato che si stesse divertendo con il suo fidanzato, quindi avevo saggiamente deciso di non mettermi in mezzo e permettergli di continuare a ballare spensierati e felici.
Inizialmente io e Marco ci eravamo semplicemente scambiati opinioni sulla festa, ma mi ero accorta subito di come io, di solito timida e impacciata con tutto, soprattutto con i ragazzi, fossi riuscita a chiacchierare con lui come se lo conoscessi da sempre. Sulle prime, diedi la colpa di quell'assurda confidenza e complicità che avevamo raggiunto in meno di mezzora, alla maschera che indossavo, perchè mi copriva parzialmente il viso e non mi faceva sentire in imbarazzo; e pensai che lo stesso valesse per lui.
Poi, all'improvviso Marco se l'era tolta, senza alcun preavviso, e prima che potessi anche solo chiedermi il motivo di quella scelta così repentina, mi ero già persa in quegli occhi verdi. Da quell'esatto istante, mi erano cominciate a sudare le mani, perchè lui era troppo bello, e continuava a chiacchierare, a farmi domande, a trascorrere la serata lì con me senza un apparente motivo.
E guidata dalla più totale e meravigliosa incoscienza, quando lui mi aveva proposto di andarcene da lì e raggiungere la spiaggia per poter chiacchierare ancora, senza quella musica assordante in sottofondo, senza nemmeno darmi il tempo di respirare, gli avevo risposto di sì.
Per qualche strana ragione, mi fidavo già di Marco, e desideravo trascorrerci altro tempo insieme, e conoscerlo meglio.. lo volevo più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Quando mi prese per mano e insieme corremmo verso la spiaggia, ridendo complici e spensierati, nonostante ci fossimo visti per la prima volta soltanto un paio d'ore prima, capii che mi stavo inevitabilmente legando a quel ragazzo dal sorriso dolce e impertinente contemporaneamente; e quando raggiungemmo la  riva, entrambi ancora il fiatone dopo aver corso, e lui posò delicatamente le mani ai lati del mio viso, liberandomi di quella maschera, dopo avermi pregato di farlo da sola per un buon quarto d'ora alla festa, e io gli permisi di farlo, ritrovandomi a sorridergli, con le labbra e con gli occhi, ebbi la confema di star perdendo il controllo su quella situazione.
E la cosa che più spaventava, era che paradossalmente, non ero affatto spaventata dalla prospettiva di restare lì con lui tutta la notte.
Ed era esattamente ciò che era successo : avevamo chiacchierato, riso, scherzato incuranti del resto del mondo fino alle quattro di mattina, senza preoccuparci del movimento delle lancette dell'orologio che lui teneva legato al polso, e senza pensare a niente che non fossimo noi due. Due perfetti sconosciuti che parevano conoscersi da sempre, per quanto sembravamo complici in ogni cosa.
" Oddio, Camilla!" esclamai, come se fino ad allora mi fossi dimenticata della sua esistenza..e dovevo ammettere che forse era così.
Marco si limitò a sorridere sghembo, consapevole del fatto di avermi coinvolta fino a quel punto..lui almeno, ricordava ancora di essersi presentato alla festa con degli amici; gli stessi amici che aveva bellamente abbandonato e ignorato per portarmi in spiaggia. Mi tremarono le ginocchia a quel pensiero, e sperai con tutta me stessa che lui non se ne accorgesse.
" Se la caverà la tua amica" disse un attimo dopo
" Sì, lei si!  Ma io sono nuova del posto, ed essendo lei più grande di me, penso che abbia praticamente deciso di farmi da balia fino a quando non mi sarò ambientata."
Soltanto dopo aver finito di pronunciare quella frase, mi voltai di nuovo verso di lui, e notai che si fosse avvicinato di più. Se mi fossi trovata in qualunque altra situazione, con qualunque altro ragazzo, conosciuto da poche, pochissime ore, mi sarei certamente scostata, ma con Marco...non ci riuscivo, non ce la facevo ad allontanarmi. Stavo bene, dannatamente bene, in sua compagnia.
" Starà impazzendo!" esclamai, riferendomi sempre alla mia coinquilina, senza comunque riuscire a trattenere una risata
" E allora lasciamoli impazzire, tutti" spezzata da quel tono di voce che all'improvviso si era fatto più profondo.
" Anche i tuoi amici?" domandai, pur non essendo del tutto sicura della direzione che stesse prendendo quella conversazione, e del senso stesso di quella domanda. Averlo così maledettamente vicino, con quegli occhi che mi fissavano intensamente, quei capelli spettinati, quelle tenerissime fossette che si formavano ogni volta che sorrideva, e quell'odore di muschio fresco che solo allora si resi conto gli si era appiccicato addosso senza lasciare scampo alle mie narici che volevano inebriarsi di lui, mi mandava in pappa il cervello. Come mai mi era capitato prima.
" Domattina me ne diranno di tutti i colori" ammise, senza smettere di guardarmi, e facendosi sempre più vicino in modo quasi impercettibile, come se fossimo due poli opposti di una calamita, e non riuscissimo a resistere alla gravità, che ci spingeva l'uno contro l'altro.
" Anche Camilla" dissi deglutendo a vuoto. Avevo un filo di voce...e sentivo di poter annegare in quello sguardo così profondo da un momento all'altro
" Beh, sarebbe il minimo, per come siamo spariti" riflettè, e sorrise ancora, il mio viso sempre più vicino al suo; i nostri nasi quasi si sfioravano, e nessuno dei due sembrava voler impedire quel contatto.
" Pensi che dobbiamo tornare?" domandai, sperando con tutta me stessa di essere smentita
" Assolutamente no!"
E prima che potessi rendermene conto, le sue mani erano sul mio viso, e le sue labbra premute contro le mie.
Mi stava baciando, ci stavamo davvero baciando!
Non pensai di sottrarmi nemmeno per un istante, semplicemente perchè mi sentivo già in paradiso, solo con quel bacio. Ma che era capace di farmi quel ragazzo? Eh, cosa?
Le sue labbra erano calde, bollenti, e morbide, e plasmavano le mie senza pudore, assaporandole, mordendole e leccandole, come se fossero l'ultimo pezzo dell'ultima fetta di torta al cioccolato. Quasi senza rendermene conto, in un gesto terribilmente spontaneo, gli legai le braccia al collo, senza staccarmi da lui, che continuò a baciarmi intensamente fino a quando entrambi non restammo a corto di fiato. Quel bacio non era stato lieve, incerto o imbarazzato per un solo istante, e proprio in quel momento, seduta sulla sabbia e aggrappata a lui, mi resi conto che non sarebbe potuta finire diversamente da così. Avevamo aspettato entrambi quell'esatto istante da tutta la serata, o probabilmente da tutta la vita...perchè mi pareva proprio che fossimo destinati a finire in quel modo, perchè non concepivo nulla di più perfetto di quelle labbra che avevano ripreso a muoversi sulle mie.

Okay, probabilmente leggere del nostro primo bacio, non era stata proprio una grande idea, dato che come sempre quando chiudevo quel libro, sentivo di aver bisogno di una doccia fredda.
Non capivo, non capivo perchè diamine, dopo cinque anni, anche soltato leggere dello scambio di sguardi o di sorrisi, mi faceva fremere dal desiderio di ritornare indietro nel tempo..perchè, perchè quelle parole dovevano avere su di me quell'effetto? E perchè non facevo che immaginarmi Carlotta mentre scriveva quel libro, con le pupille dilatate e le labbra dischiuse, e completamente schiava delle emozioni che avevamo vissuto insieme?
Da quando ero arrivato a Vitte, le cose erano sicuramente peggiorate. A Torino, nel mio ufficio, mi ero limitato a restare io senza fiato e con la gola secca, capitolo dopo capitolo, ma adesso mi immaginavo addirittura lei nelle stesse condizioni, perchè avevo ormai capito quanto la nostra storia l'avesse segnata, devastata, e quanto fosse stato azzardato da parte mia, rintromettermi nella sua vita.
Chiunque mi avrebbe giudicato pazzo, per quello che stavo facendo, per come mi stessi comportando e sentendo, ma non mi importava, dovevo rivederla, volevo rivederla, almeno un'altra volta.
Forse compresi in quel momento il vero motivo che mi aveva spinto a partire per Vitte : volevo rivederla perchè volevo lasciarmi definitivamente tutto alle spalle, perchè in quel modo, continuando a leggere quel libro e ritrovandomi quasi..eccitato, come se ci avessi appena fatto l'amore, non avrei resistito a lungo.
Però lei doveva rispondere a quei maledetti messaggi che le avevo inviato per tutto il giorno, doveva darmi la possibilità di chiarirmi le idee, e poi dimenticarla per sempre, sul serio.
Dimenticarci per sempre...già, ne avevamo bisogno entrambi. Dovevamo mettere un punto a tutta quella situazione che ci vedeva per protagonisti, perchè chiaramente, a giudicare dalle forti  e perfettamente percepibili emozioni che lei aveva gettato in quel libro, senza alcun filtro, e a giudicare dalle mie reazioni, non ci eravamo ancora riusciti.
E io ero tornato a Vitte per quel motivo:  per chiudere definitivamente la nostra storia, per liberarci entrambi dal passato, per permetterci di concentrarci sul futuro.
Quando il cellulare prese a squillare, sobbalzai, e con le mani ancora sudate, risposi senza preoccuparmi di vedere il numero del mittente. Mi maledissi da solo...e se fosse stata lei? Nonostante io stesso avessi composto il suo numero innumerevoli volte, e nonostante avessi sperato tutta la mattinata che rispondesse almeno ai miei messaggi, non mi sentivo pronto a sentire quella voce.
Non subito dopo essermi immaginato la proprietaria di quella stessa voce intenta a scrivere il nostro libro, decisamente troppo, troppo coinvolta dal suo stesso racconto.
" Andrea? Andrea, ci sei?" non era lei
" Ele! Si, si certo...come stai?" domandai, incerto, distratto, svonvolto. Fu come se qualcuno mi avesse tirato addosso un secchio d'acqua ghiacciata, e chiunque fosse stato, lo ringraziai mentalmente, perchè ne avevo disperatamente bisogno.




BUONSALVEEEE!!!
Ecco il nuovo capitolo :)
Avrete certamente capito che si svolge in contemporanea al precedente, e sarà così anche per parte del successivo.
Ho pensato che fosse necessario lasciare ancora un po' di spazio ad Andrea prima dell'incontro che li vedrà come protagonisti...nonostante ciò, il capitolo non mi convince più di tanto :/
Comunque i giudici come sempre siete voi, e spero che lo abbiate apprezzato lo stesso ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione, a presto, e grazie per tutte le recensioni ricevute fino ad oggi ♥♥♥♥♥

   




 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


ANDREA

" Io bene. Tutto come al solito" spiegò Eleonora
" Comunque In questi giorni sta facendo caldissimo!" aggiunse un attimo dopo, sbuffando lievemente, e probabilmente sventolandosi con quel ventaglio che a lei piaceva tanto, e che avevamo comprato quando eravamo andati insieme a Giulia e Matteo in vacanza in Spagna, l'anno precedente.
" Anche qui..anche se l'influsso del mare aiuta" le risposi
" Già" concordò "E tu come stai? Il lavoro?" domandò la mia fidanzata
A quel punto cominciai a sudare freddo: ero costretto a rifilarle una serie di bugie per non farle scoprire il vero motivo per il quale mi trovavo a Vitte. Se solo ne fosse venuta a conoscenza, non ero sicuro che l'avrebbe presa troppo bene, anzi.
" Non sono ancora riuscito a concludere nessun contratto, ma sono ottimista" buttai lì, non avendo la più pallida idea di cosa dire e, lo ammetto, sentendomi un po' stronzo
" Quando pensi di tornare?" incalzò lei
" Non lo so ancora Ele, ma presto" provai a rassicurarla
" Ah va bene" la sentii borbottare dall'altra parte
" Ei..sicura che vada tutto bene?" la sentivo agitata e volevo capire cosa la turbasse così tanto
" Sì...è solo..è mia madre!" sbottò
" Ti ha portato a scegliere l'abito da sposa?" domandai, mio malgrado, quasi divertito
" No! Ma c'è mancato poco...ti prego torna, perchè non ce la faccio a sopportarla da sola..e poi ci si mette anche papà!" disse, con un tono meno divertito del mio
" Non ti preoccupare...sarò di nuovo a Torino non appena avrò terminato qui. Conto di rientrare entro fine settimana" spiegai, sapendo di non poter assolutamente trattenermi oltre.
Dovevo soltanto rivedere Carlotta, parlarle, chiarire definitivamente le nostre posizioni, e poi riprendere l'aereo diretto a Caselle, per poter organizzare il mio matrimonio, sbarazzandomi per sempre di quel libro. Ero sicuro che quello fosse il solo e unico modo per permettere ad entrambi di andare avanti, lasciandoci alle spalle ciò che avevamo vissuto insieme.
Forse quando ero arrivato a Vitte, non sapevo nemmeno io cosa fossi venuto a fare, ma dopo averci riflettuto per tutta la mattinata, sapevo che quella fosse la cosa più giusta.
" Andrea..ti manco?"
" Certo che sì, tesoro" risposi sin troppo precipitosamente, spaventato dalla prospettiva di insospettirla in qualche modo
" Anche tu" si lasciò sfuggire, un attimo prima di salutarmi, dicendomi che ci saremmo sentiti verso sera.
Subito dopo aver riagganciato, un senso di colpa nei confronti di Eleonora mi assalì, facendosi sempre più insistente man mano che passavano i minuti.
Non meritava un trattamento del genere... tutte quelle bugie, ma che potevo fare?
In fondo se ero tornato a Vitte dopo cinque anni, e prima di prenderla in moglie, lo avevo fatto non solo per me stesso e per Carlotta, ma anche per lei, o meglio, per noi. Perchè leggendo quel libro mi ero accorto di non aver ancora dimenticato del tutto quella storia d'amore che avevo vissuto diverse estati prima, e dovevo chiudere con quel passato, per potermi concentrare soltanto sul nostro futuro.
Quindi sì, lo avevo fatto solo per il bene della mia relazione con Eleonora...o almeno mi sforzavo di pensarla in quel modo, perchè così mi faceva più comodo, e potevo giustificare il senso di colpa.
Sorrisi ripensando al fatto che la mia ragazza mi avesse chiesto se sentivo la sua mancanza...come avrete certamente avuto modo di capire, la mia Ele non era affatto un tipo sdolcinato, tutto il contrario, ma in quei rari momenti in cui si concedeva il lusso di abbassare la guardia, anche solo per qualche istante, mi veniva solo voglia di stringerla forte.
Perchè era proprio in quelle insolite occasioni che stare insieme a lei, mi faceva sentire al settimo cielo, come mi ero sentito anni prima per centoventi ore esatte.
Per tutto il resto del tempo che trascorrevo in sua compagnia, stavo bene comunque, e mi crogiolavo in quell'equilibrio che il nostro rapporto sembrava aver da tempo trovato. Bisticciavamo spesso, capitava pure che ci urlassimo addosso di tanto in tanto, e lei doveva ovviamente avere sempre l'ultima parola su tutto, ma non ci eravamo mai tenuti il broncio più di qualche ora, perciò pensavo che quella dinamica potesse davvero funzionare per sempre. Eleonora Scolari faceva ormai parte della mia vita, e da più di tre anni, non l'avevo mai pensata diversamente.
Era ormai pomeriggio inoltrato, quando decisi che mi avrebbe fatto bene fare una passeggiata, in attesa che Carlotta si decidesse a rispondermi.
Forse era arrabbiata sul serio, e forse non voleva più vedermi..a quel punto non sapevo più che pensare. Anche se alla festa, quando ci eravamo liberati delle maschere e lei mi aveva riconosciuto, era apparsa soltanto tremendamente scossa, sconvolta dalla consapevolezza di potermi guardare negli occhi di nuovo.
Stavo passeggiando, godendomi l'aria mite e leggermente ventilata di quella cittadina affacciata sul mare, decisamente meno inquinata e meno incasinata della mia Torino, quando il telefono mi vibrò nella tasca.
Di nuovo, senza fare caso al mittente, e investito da una folata di calore, che sinceramente, non ero affatto sicuro provenisse dall'esterno, risposi.
Ma perchè diamine non reagivo in modo normale?
Anche se fosse stata lei, e ne dubitavo parecchio, avremmo soltanto dovuto metterci d'accordo riguardo il nostro incontro..nulla di più! Maledizione..se reagivo così soltanto all'ipotesi di sentire la sua voce per telefono, che cavolo avrei fatto, quando me la sarei ritrovata davanti? Che mi stava succedendo?..Non ero mai stato impacciato in quel senso.
Dio, che razza di casino...non vedevo l'ora di potermene tornare a Torino con il cuore leggero.
" Allora? Sei ancora vivo?"
Fu la voce del mio migliore amico a riportarmi sul pianeta Terra.
" Matt" lo salutai, chiamandolo come facevo quando eravamo ancora adolescenti e frequentavamo il liceo
" Ho sentito la mia fidanzata, che ha a sua volta parlato con la tua fidanzata, e le ha detto di aver parlato con te" spiegò
" Si può sapere perchè non ti sei fatto proprio sentire?" domandò ancora
" Si, lo so..scusa..è che..sono stato impegnato" provai a rabbonirlo
" Senti, quando mi hai detto che saresti partito per lavoro, non ho battuto ciglio...ma poi Giulia si è fatta scappare che sei tornato a Vitte, e a quel punto, caro mio, non ho potuto fare a meno di insospettirmi"
" Perchè? Che c'è di strano nel voler concludere un affare con un'azienda di qua?"
" Davvero me lo stai chiedendo? Prima di tutto, il fatto che mai prima d'ora ti sei spostato per concludere un contratto"
" C'è sempre una prima volta" lo interruppi, protestando debolmente
" Fammi finire Andrea..e poi, il fatto che in quel posto, non esistono questi gran colossi aziendali che potrebbero essere un valido investimento per tuo zio, e io e te lo sappiamo benissimo..ci siamo stati,te lo ricordi?"
Okay, aveva capito tutto...avrei dovuto sapere sin dall'inizio che Matteo prima e poi avrebbe scoperto i miei piani.
" Sì, certo che me lo ricordo!"
" Allora sputa il rospo, altrimenti vengo lì a vedere che stai combinando con i miei occhi" quasi mi minacciò
" Dovevo rivederla, ok? Devo parlarle, ne ho bisogno, anzi, penso proprio che ne abbiamo bisogno entrambi" spiegai
" Buon Dio! E te lo fai venire in mente adesso? Dopo cinque anni?" mi urlò contro
" Non ti sembra di essere un po' di ritardo con la tabella di marcia? Tu ed Eleonora...Andrea, i vostri genitori stanno organizzando il gran giorno, e non penso ci sia bisogno che te lo ricordi!"
" Assolutamente no, lo so benissimo, e va benissimo" lo rassicurai  "certo, se Ele fosse un po' meno agitata per la faccenda, andrebbe ancora meglio, ma questa è un'altra storia" aggiunsi subito dopo
" E allora che diamine ci fai a Vitte?" domanda del tutto lecita
" Senti, io te lo dico, perchè tanto so che alla fine lo scopriresti comunque, ma tu devi giurarmi e spergiurarmi che non ne farai parola nemmeno con Giulia"
" Ti stai mettendo nei casini?" domandò, di colpo preoccupato
" No..ma ho biosgno che tu mi prometta di tenere la bocca chiusa"
" Lo farò Andrea, a patto che tu torni qui il prima possibile e ti dimentichi di lei e di quell'estate, e questa volta sul serio" mi intimò, e io sapevo che avesse ragione.
Con la storia del libro, riuscii finalmente a zittirlo, e lasciarlo a bocca aperta, inderdetto.
" Wow..accidenti! Questa proprio non me la sarei aspettata, nemmeno tra un milione di anni" ammise
" Beh, nemmeno io. Ed è stato proprio per questo motivo che dopo averlo letto non ho potuto fare a meno di inventarmi tutte quelle scuse per tornare qui.
Tu..tu non hai idea di quello che ho provato mentre i miei occhi scorrevano su quelle righe, su quelle pagine! E di colpo, mi sono reso conto di non aver mai archiviato sul serio quella storia, altrimenti non avrei reagito di certo in quel modo, e poi ho capito che l'unico modo per lasciarmela alle spalle sarebbe stato venire qui, parlarle, chiarire la situazione..." spiegai
" Effettivamente all'epoca l'hai lasciata senza una spiegazione, e forse non te la sei data nemmeno tu"
" L'hai già rivista? Vive ancora lì?" si informò un attimo dopo, impedendomi di controbattere alle affermazioni precedenti
" Si, ieri sera, alla festa in maschera...e prima che tu lo dica: sì, esattamente come cinque anni fa. Solo che lei è scappata a gambe levate non appena mi ha riconosciuto" raccontai, leggermente deluso
" Aglia!" si limitò a commentare il mio migliore amico "e adesso, che pensi di fare?" domandò l'attimo successivo
" E' da stammatina che provo a chiamarla e mandarle messaggi per parlarle, ma non mi risponde"
" Penso sia sconvolta..quella ragazza ti ha amato davvero, amico mio. Tantissimo..come l'hai amata tu d'altronde, anche se è durata pochissimo e non appena hai rimesso piede a Torino hai voluto far finta di niente" mi ricordò "concedile il tempo di metabilozzare, okay?" suggerì subito dopo, e io annuii di tutta risposta, anche se Matteo non avrebbe potuto vedermi.
In quell'estatto istante, mentre ero ancora al telefono con il mio migliore amico, avvertii di nuovo il cellulare vibrare, questa volta per un messaggio.
" Aspetta un secondo, rimani in linea, mi è arrivato un messaggio" annunciai.
E quella fu la volta buona, finalmente. Carlotta mi aveva risposto, e mi dava appuntamento per le quattro del giorno successivo, al bar. Naturalmente il più famoso e affollato di Vitte.
" E' lei..domani ci incontreremo" dissi al mio migliore amico
Per qualche strana ragione, non riuscii a impedirmi di sorridere, anche se ero agitato peggio di un ragazzino al primo appuntamento..e maledizione! Non era un appuntamento quello!
Quindi non c'era alcuna ragione di sentirsi in quel modo, e lo sapevo, lo sapevo benissimo, o perlomeno, il mio cervello pareva averlo compreso da un pezzo..discorso diverso valeva per il cuore però.
Cavoli! Non dovevo nemmeno farli pensieri del genere!
" Perfetto..quindi domani le parli e poi torni alla tua vita qui a Torino?"
" Immagino di sì" risposi, incerto..anche se dovevo ammettere che quello che mi aveva appena suggerito Matteo, era esattamente ciò che avrei dovuto fare.
" Che vuol dire 'immagino'? Mi devo preoccupare Andrea?" Dio, certe volte era peggio di una suocera quello! Ma gli volevo ugualmente tanto bene...lo conoscevo praticamente da una vita, e davvero con lui avevo condiviso tutto, persino il sonno, quando avevamo entrambi quindici anni.
" Matt..significa soltanto che non ho ancora deciso se partire dopodomani o meno, ma di sicuro entro sabato sarò di rientro a Torino" lo rassicurai
" Va bene, va bene. Goditi il mare anche per me, visto che ti trovi" esclamò lui, di nuovo rilassato
" E' esattamente ciò che ho intenzione di fare" sorrisi. Sì, avrei trascorso qualche giorno steso al sole in spiaggia, potevo approfittarne prima di tornare in ufficio.
" E non fare cazzate, intesi?" si raccomandò
" Sì papà " lo presi in giro ridendo, e coinvolgendo anche lui
" Le ultime parole famose!" mi prese in giro, prima di salutarmi per tornare a sbrigare le proprie faccende al lavoro.
Un minuto dopo chiusi la telefonata, con la consapevolezza che l'avrei presto rivista...e non sapevo ancora cosa le avrei detto di preciso, ma sicuramente avremmo chiarito, in qualche modo.



CARLOTTA

Il giorno dopo.

" Ericaaaaaaaa?" chiamai a gran voce, le mani tra i capelli, e una montagna di vestiti non meglio identifiata letteralmente buttata sul mio letto
" Vuoi percaso svegliare tutto il vicinato dalla pennichella pomeridiana?" domandò lei di rimando, raggiungendomi
Ops. Avevo dimenticato che fossero le tre e mezza del pomeriggio, e che Vitte non fosse soltanto una cittadina universitaria, ma anche marittima, e perciò invasa da turisti che ogni anno affittavano per una settimana o comunque per tutto il periodo del loro soggiorno, appartamenti che durante il resto dell'anno venivano utilizzati dagli studenti.
Di solito questi ultimi d'estate tornavano a casa dalle proprie famiglie, fatta eccezione per me e i miei amici, che invece ci eravamo innamorati di quel posto un po' fuori dal mondo come posizione geografica, e contemporanemente al suo nucleo più centrale per altri aspetti. Io, Alice, Edoardo, Nico, Lisa, e persino Erica saremmo tornati a far visita alle nostre rispettive famiglie nella settimana di ferragosto, esattamente quando Vitte veniva presa letteralmente d'assalto dai turisti, e si faceva fatica persino a trovare un angolino per respirare giù in spiaggia.
" Dio...questa stanza sembra un campo da battaglia" osservò, e io fui costretta ad ammettere che avesse ragione
" Cercavo il top, quello rosa chiaro, con un po' di pizzo sul davanti..non lo trovo da nessuna parte..tu lo hai visto?"
" Ah quello! Penso di averlo accidentalmente messo in lavatrice assieme alle mie cose" spiegò, con un tono di scusa
" Ma tranquilla Carlo...l'ho lavato, e si è anche asciugato..gli manca una stiratina e poi sarà pronto" aggiunse un attimo dopo con un sorriso
" Oh grazie al cielo..sei la mia salvezza, come sempre!" l'abbracciai di slancio, e lei ricambiò.
" Ma perchè vuoi indossare per forza quello? E poi hai messo sù, o meglio, messo giù, tutto questo casino solo per trovarlo?" domandò, sospettosa
" Beh...si!" ammisi, sapendo benissmo che con Erica negare anche fino alla morte, servisse veramente a poco, soprattutto perchè ormai mi conosceva meglio di come conoscesse le sue stesse tasche.
" Perchè sei così agitata?" domandò quando ci fummo staccate, di colpo quasi divertita
" Chi ti ha detto che sono così agitata?" nonostante tutto, provai lo stesso a far finta di niente
" Stavi tremando mentre ti abbracciavo, Carlo! E poi non mi sembra che ogni volta che devi andare a prendere un caffè con qualcuno svuoti tutto l'armadio...anzi, quando è venuto Dotoli volevi presentarti in tuta e canottiera, e sono stata io, se non ricordo male, a consigliarti di metterti qualcosa di più adatto.
Poi, in generale, il 99% delle volte non fai proprio caso a ciò che indossi, basta che siano jeans e t-shirt, e tutto il resto non conta..e oggi vuoi addirittura il top rosa antico di pizzo?
Non mi freghi, sappilo" mi puntò un dito contro
" Va bene, va bene" alzai le mani in segno di resa...scenette del genere in casa nostra erano quasi all'ordine del giorno, per i motivi più disparati, e spesso ero proprio io a fare da inquisitore, quindi non potevo lamentarmi...quello era il suo turno
" Il punto è che non si tratta di prendere un caffè con 'qualcuno', lui non è semplicemente 'qualcuno'...si tratta di Andrea!"
E quel semplice e comune nome, bastò a rispondere alle sue mille domande, espresse e inespresse.
" Maledetto Nico...e maledetti tutti voi!" aggiunsi poco dopo, scatenando una genuina risata da parte sua.
" Ti assicuro che ti saresti pentita di non avergli nemmeno parlato per il resto dei tuoi giorni" prese una pausa "perciò, abbiamo fatto benissimo" annunciò trionfante.
Io mi limitai a lanciarle un'occhiataccia prima di recuperare il top, stirarlo e indossarlo, pronta per uscire..o perlomeno pronta esteriormente, fisicamente, di certo non emotivamente.
" Senti io vado.. lascio il cellulare in carica, e siccome sono più che sicura che Alice, Edo e company manderanno messaggi a non finire..sentiti pure libera di rispondergli" Erica sorrise, annuendo
" Come sto? Ho esagerato?" domandai un attimo dopo, con il corpo per metà già fuori dalla porta.
Avevo indossato dei semplici shorts di jeans, ai piedi i miei adorati sandali, e i capelli legati in una coda di cavallo a causa del caldo. E poi mi ero concessa quel top che mi piaceva un sacco, e che indossavo in occasioni un po'..speciali, e un filo di matita nera a risaltare i miei occhi, già di per se grandi.
" Sei perfetta" così dicendo, Erica mi baciò sulla fronte, prima di spingermi letteralmente fuori casa.
In quel momento il cellulare suonò: doveva sicuramente trattarsi di un messaggio da parte dei miei amici, quindi tornai dentro per leggerlo.
Il mittente era Alice, e nel testo del messaggio c'era scritto soltanto ' Non fare cazzate! ;)"
" Concordo" aggiunse Erica; e io mi limitai a sorridere tra me e me, prima di raggiungere Andrea al bar.




BUONSALVEEEE!!
Sì, sono ancota viva, e ho ancora tanta voglia di raccontarvi questa storia.
Come penso abbiate immaginato, queste due settimane sono state pienissime e meravigliose: ho amato ogni singolo istante trascorso in compagnia della mia famiglia e dei miei amici ♥
Ma è arrivata l'ora di ritornare alla solita routine quotidiana, purtroppo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi giuro, nel prossimo ci sarà finalmente l'incontro tra Carlotta e Andrea. So di averla tirata un po' per le lunghe, ma volevo che fosse chiaro come si sentissero i due protagonisti a riguardo...e mi è sembrato anche giusto far confidare Andrea con il suo migliore amico. Voi che ne pensate?
Grazie di cuore a chi ha recensito fino ad oggi, e a chi vottà farlo in futuro ♥ Adoro leggere le vostre opinioni sulla storia, percioò scrivetemiiiii
A giorni aggiornerò anche 'Old London', promesso ;)
Grazie ancora, scusatemi per l'attesa, un bacione forte forte, e a prestoooooooo <3<3<3<3

 
















Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


CARLOTTA

Non capivo. Veramente non capivo quale divinità ce l'avesse con me, e soprattutto per quale motivo, visto che ero partita da casa in perfetto orario, e avevo raggiunto comunque il bar in ritardo.
E No- non pensateci nemmeno a pensare una cosa del genere, chiaro?- non ero affatto una di quelle ragazze che impiegava decenni per prepararsi; come ho detto, nonostante fossi andata alla ricerca di quel top per una buona mezzora, l'avevo trovato grazie al prezioso aiuto di Erica, e avevo lasciato l'appartamento in perfetto orario.. avevo praticamente spaccato il secondo!
Tuttavia, quei pensieri da pazza da legare, avevano smesso di ronzarmi in testa nel preciso istante in cui lo avevo visto.
Per un attimo mi era mancato il respiro, e non perchè non ricordavo quanto fosse bello, ma più che altro per la situazione in cui ci trovavamo.
Era decisamente troppo, troppo simile a qualcosa che avevo già visto, e rivisto, e vissuto, ben cinque anni prima. Perchè ci era capitato di incontrarci in quel bar (sempre se eravamo riusciti a separarci per avere la possibilità effettiva di rivederci, dato che a quei tempi non eravamo nemmeno in grado di camminare senza tenerci per mano!), ma comunque, ci era capitato di darci appuntamento lì, e il trovarlo seduto a quel tavolo, con un dolce sorriso a incurvargli le labbra, e quella mano tra i capelli, come per riavviarseli, e quegli occhi verdi in cui amavo specchiarmi, beh, fu un colpo basso per il mio cuore.
Mi convinsi ad avvicinarmi senza pensarci troppo, ma mano a mano che la distanza tra il mio corpo e il suo diminuiva, mi sentivo sempre più in bilico, come se stessi percorrendo il perimetro di una voragine. E la voragine in cui non volevo assolutamente ricadere era lui, quelle sue braccia che tempo addietro mi avevano stretto forte e accarezzato e cullato, quasi fino a farmi perdere i sensi.
No.. basta! Dovevo smetterla di pensare a ciò che eravamo stati, altrimenti non ne sarei uscita viva da quell'incontro...era acqua..passata!
Però in quel momento ci trovavamo quasi l'uno di fronte all'altra, e l'effetto che lui mi faceva continuava a essere lo stesso, purtroppo per me.
Insomma..chi volevo prendere in giro? Si trattava di Andrea!
Ci avevo addirittura scritto un libro sulla nostra storia...e avevano ragione Erica, Alice, Edoardo, Nico, e Lisa, quando mi dicevano che non mi sarebbe mai stato indifferente.
" Quindi sei ancora una ritardataria cronica?"
Ok, non ero affatto preparata al fatto che se ne uscisse in quel modo, addirittura con una battuta, ma per qualche strana ragione, la cosa finì per farmi sentire più a mio agio.
Bastarono quel sorriso sincero e quell'uscita scherzosa, a farmi scaricare gran parte della tensione che avevo accumulato per quell'incontro.
" Certe abitudini sono dure a morire" risposi, concedendomi un lieve sorriso a mia volta
" Pensavo quasi che non saresti più venuta" disse un attimo dopo, mentre entrambi ci accomodavamo al tavolo
" Allora sei un uomo di poca fede!" lo presi in giro, come se non fossero trascorsi cinque anni dall'ultima volta che l'avevo visto, escludendo due sere prima, quando ero letteralmente scappata da lui.
A quelle parole Andrea rise diverito, e il mio cuore saltò un battito, probabilmente riconoscendo il suono di quella risata cristallina.
" Sai una cosa? Quasi pensavo di doverti stalkerare pur di parlarti, visto che non hai risposto nè alle chiamate e nè ai messaggi per tutta la giornata"
" Infatti io non avevo alcuna intenzione di farlo. Poi però Nico mi ha strappato il telefono dalle mani, e sotto gli incoraggiamenti del resto dei miei amici, ti ha dato appuntamento qui" ammisi candidamente.
Ma il filtro tra il cervello e la bocca, che fine aveva fatto?
Era sempre stato così con lui..ero sempre riuscita a parlargli a ruota libera,dicendogli anche cose che, in certi casi, avrei fatto meglio a tenere per me.
" Però sei venuta, e sei venuta tu. Non lui" osservò con un sopracciglio alzato, e guardandomi con quegli occhi che si tingevano ogni secondo di una sfumatura di verde più intenso. O forse era solo una mia impressione...fatto sta, che li sentivo fissi sul mio viso, e non sapevo quanto avrei resistito prima di annegarci dentro.
" Avresti preferito lui?" domandai, scettica, e Andrea scoppiò a ridere di nuovo.
" Assolutamente no"
E fu un attimo, davvero un attimo, in cui mi ritrovai quasi a boccheggiare, ricordando il nostro primo bacio, che era stato preceduto proprio da un 'assolutamente no'.
Immaginai quelle labbra sulle mie, quel contatto così rovente, quella passione così bruciante che ci aveva investito..e non ci capii più nulla. Ma durò un istante.
" Hai detto Nico, giusto?" si accertò, riportandomi di nuovo alla realtà
" Si, proprio lui. E' uno dei miei migliori amici" spiegai, nemmeno io sapevo perchè. E soprattutto non sapevo dove fosse finito il risentimento che avevo sempre giurato di provare nei suoi confronti.
Se ne era andato assieme all'ansia e al nervosismo non appena Andrea era entrato nel mio raggio visivo, e questa volta non come un fulmine a ciel sereno, cosa che era accaduta alla festa.
" Allora mi toccherà ringraziarlo due volte. Al ballo mi hai scambiato per lui, vero?" si informò
" Si" ammisi, quasi ridendo per la figura che avevo fatto.
Perchè trovavo addirittura piacevole chiacchierare insieme a lui, prendendomi in giro?! C'era decisamente qualcosa che non quadrava, o meglio.. quadrava tutto sin troppo bene per i miei gusti: eravamo troppo..noi.
" Mi somiglia?" si incuriosì, senza mai togliermi quegli occhi di dosso, e facendomi surriscaldare tutta sotto quello sguardo così dannatamente intenso e, quasi malizioso.
" Direi proprio di no! Lui ha i capelli biondi, e gli occhi azzurri...è stato soltanto il costume a trarmi in inganno" spiegai, iniziando a giocare con un fazzolettino di carta pur di tenere le mani occupate..altrimenti avrei iniziato a sfregarmele sulle gambe, e sapevo che non fosse una buona idea.
Ciò che davvero mi spaventava a morte, era che quel caldo improvviso che mi aveva investito da capo a piedi, non era più dovuto alla tensione, quanto alla voglia di sentire di nuovo quelle braccia strette intorno a me. Non potevo dimenticare quanto mi avevano fatto stare bene, anche se lo avrei tanto voluto.
" Perchè sei fuggita in quel modo?" domandò a quel punto, fissando questa volta le mie mani che attorcigliavano quel fazzoletto, e concedendomi di tornare a respirare regolarmente.
Scrollai le spalle, prima di parlare.
" Che vuoi che ti dica? Non mi aspettavo di vederti...mi hai sconvolta!" ammisi senza alcun pudore...a lui non riuscivo a mentire, non potevo farci proprio nulla.
" Siete pronti per ordinare?" in quel momento il cameriere ci raggiunse. Dovevo ammettere che ci aveva messo un bel po', ma d'altronde, il bar era piuttosto affollato, come accadeva sempre nel pieno dell'estate.
" Per me un caffè, anzi, un espressino...e per la signorina un 'Magnum Essence', giusto?"
" Mi dispiace, ma sono finiti" si scusò il cameriere
" Avete ancora i gelati artigianali?" si informò a quel punto Andrea, senza farmi capire dove volesse andare a parare
" Certo"
" Allora andrà benissimo anche un cono medio al gusto nocciola" spiegò il ragazzo che mi stava di fronte, mentre io facevo tanto d'occhi...come era possibile?
" Nocciola, e poi?"
" Nocciola e basta, lei ci va pazza! E se l'avete, spruzzateci sopra un po' di panna montata" aggiunse, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
No vabbè....Come cavolo faceva a ricordarsi che durante quell'estate mi sarei fatta staccare un braccio per un 'Magnum Essence'?!
Era stato decisamente il mio gelato preferito, e mi resi conto in quel momento che non lo mangiavo da un sacco di tempo...però Andrea si ricordava che mi piacesse. E poi, la mia seconda scelta, era sempre stato un cono alla nocciola, e come aveva appena detto lui, se ci si poteva aggiungere una spruzzatina di panna montata sopra, riusciva senza dubbio a guadagnarsi un exequo con il Magnum.
Se lo ricordava! Aveva fatto attenzione a un dettaglio così piccolo e insignificante, che però per un paio di minuti buoni, mi fece sentire importante. Importante per lui.
" Ma come-come-" non mi fece nemmeno terminare, intuendo quello che gli stavo per chiedere
" Non lo so, me lo ricordavo e basta" ammise, con un sorriso così tenero, che proprio non riuscii a non ricambiarlo.
In quell'esatto istante anche io realizzai di ricordare che amava alla follia la pizza con il caciocavallo e la pancetta (sì, leggerissima), e divorava angurie intere come se fossero stati cioccolatini, spesso sbrodolandosi tutto addosso. A quel pensiero risi tra e me, e ovviamente ad Andrea non sfuggì.
" Dimmi per quale immagine del sottoscritto stai ridendo" mi intimò, puntandomi di nuovo addosso quegli occhi così verdi
Ah, naturalmente il mio colore preferito era proprio quello: verde. Chi ci avrebbe scommesso? Tutti, immagino.
" Tu che ti sbrodoli addosso l'anguria" ammisi, questa volta non facendo più nulla per trattenere quella serata, che coinvolse immediatamente anche lui.
A quel punto arrivò il suo caffè e il mio gelato. "Ancora non lo prendi?" domandò riferendosi alla tazzina che stringeva tra le mani
" Solo quando è strettamente necessario, o quando esco con qualcuno che a differenza tua, non conosce a memoria le mie abitudini alimentari"
" Lieto di sapere ancora cosa ti piace" disse, sorseggiando il suo caffè, senza accorgersi dei baffi di schiuma
" L'hai sempre saputo"
Maledizone! Quando avrei imparato a starmene zitta?!
Lui sorrise sormione, e in un baleno, capii il doppiosenso nascosto in quelle parole. Gli era sempre piaciuto provocarmi..
Cavolo..avevamo vissuto insieme cinque giorni soltanto, eppure, a giudicare da quanto bene ci conoscevamo a vicenda, sembrava quasi che fossimo stati insieme per cinque anni.
" Come mai sei tornato a Vitte?" domandai, più che altro per cambiare discorso, non sapendo bene come affrontare quello che avevamo pericolosamente e involontariamente, almeno da parte mia, intrapreso
" Per lavoro..." rispose semplicemente
Che pensavi Carlo..che ti dicesse che fosse tornato per te? Beh, mi dispiace deluderti ma questa è la realtà, e non uno di quei film strappalacrime che adori.
" Alcuni mesi dopo essere ritornato a Torino, dopo quell'estate, ho cominciato a lavorare per conto di mio zio. Trattare con la gente mi piace, gli orari sono flessibili, la paga è buona, quindi posso ritenermi abbastanza soddisfatto di ciò che faccio" spiegò subito dopo, e io ascoltai interessata.
" Quindi restarai per poco?" mi informai, facendo tutto ciò che era in mio potere per ignorare quel nodo che mi era formato in gola.
Non sapevo in cosa avessi sperato fino a quel momento, anzi, per la verità non mi ero nemmeno accorta di star sperando in qualcosa, ma quando Andrea annuì quasi impercettibilmente, confermando che il tempo di un'affare e poi sarebbe tornato alla sua vita, non riuscii a impedirmi di restarci male.
Ed era assurda e del tutto fuori luogo una reazione del genere da parte mia, soprattutto considerando il fatto che a momenti lanciavo maledizioni al povero Nico e a chi lo aveva incitato a compiere quel gesto, perchè mi ero addirittura rifiutata di leggere i suoi messaggi. E poi che facevo? Ci rimanevo male quando lui mi comunicava che ovviamente, sarebbe ripartito nel giro di pochi giorni.
Almeno riuscii a mettermi l'anima in pace prima ancora di perdermi a immaginare possibili scenari con protagonisti noi due.
Quella sarebbe stata probabilmente l'ultima volta che lo avrei visto, e doveva andarmi bene così. Punto.
"..Lottie"
Quando mi chiamò in quel modo, forse per attirare la mia attenzione che in quel momento era stata rapita da altri pensieri, sussultai.
Perchè lui era l'unico al mondo che mi aveva chiamata in quel modo, che si trattasse di quell'estate o degli anni a venire; e perchè quel suono pronunciato dalle sue labbra, era quanto di più dolce e intimo potesse esistere.
Lo sentii tentennare per qualche secondo, prima di parlare "io..credo che noi..ecco..credo che abbiamo lasciato qualcosa in sospeso" disse, quasi in difficoltà, ed era stata una di quelle poche volte in cui non mi ero sentita i suoi occhi spudoratamente addosso, come era successo per tutto il resto del pomeriggio.
' Credo che noi due abbiamo lasciato qualcosa in sospeso'
A quello davvero non sapevo come rispondergli, e poi quella foltata di calore che mi sentivo addosso, e che non mi aveva mai abbandonato, si era addrittura intensificata con quelle parole, e di certo la cosa non mi aiutava. Perchè cavolo dovevo sentirmi ardere dentro in quel modo? Sarei mai riuscita a non sentirmi così tremendamente nervosa ed eccitata in sua presenza?
" Non so tu, ma io qui dentro inizio ad avere caldo...che ne dici di una passeggiata sotto il viale alberato?" proposi, dandomi della stupida subito dopo, perchè a mio parere l'aveva capito pure il barista, che genere di caldo avvertivo.
Comunque Andrea fece finta di nulla, anzi, sembrò quasi sollevato del fatto che avessi lasciato perdere il discorso...probabilmente nemmeno lui sapeva bene cosa dirmi.
Cinque minuti dopo stavamo già passeggiando, mantenendo una distanza di sicurezza e evitando di guardarci negli occhi. Almeno il mio respiro tornò di nuovo regolare, anche se comunque influenzato dalla sua presenza al mio fianco.
Proprio quando stavamo entrambi per dire qualcosa che rompesse quel silenzio che si era venuto a creare durante la passeggiata, un bel lampo, seguito da una serie di tuoni, squarciò l'aria. All'improvviso scoppiò uno di quei temporali estivi, di solito brevi ma potentissimi, e senza nemmeno pensarci, lo afferrai per un braccio e lo trascinai con me al riparo, sotto la tettoia del bar del lido più vicino.
Lo mollai soltanto quando fummo arrivati, e nonostante fossimo entrambi ormai bagnati dalla testa ai piedi per la violenza del temporale e per la nostra corsetta, sentii lo stesso la sua pelle  bollente sotto il mio tocco.
Quando riuscii a recuperare fiato e alzai lo sguardo verso di lui, lo trovai con i capelli completamente bagnati, e le gocce d'acqua lungo il profilo del viso,  sul collo, sulle spalle lasciate scoperte dalla canottiera che indossava, e infine sulle braccia. I miei occhi lo percorsero da capo a piedi, famelici come pochissime volte lo erano stati, e non riuscii a fare a meno di soffermarmi su quelle labbra che sapevo essere così morbide, così calde, così invitanti e così buone. Quando poi mi costrinsi ad incontrare i suoi occhi per non incorrere in pensieri peccaminosi, o più che altro per non farmi prendere per una pervertita, e li trovai intenti a percorrermi spudoratamente, tinti di un verde più scuro del solito, più torbido e intriso di un desiderio che mi fece mancare il respiro, non riuscii a impedirmi di mordermi il labbro, schiava di quelle sensazioni.
Fu in quel momento che mi resi chiaramente conto che sia i pantaloncini che il top, mi si erano praticamente incollati addosso, e a causa della leggera e velata trasparenza di quest'ultimo all'acqua, il reggiseno nero spiccava sulla mia pelle nuda, e accidenti, Andrea stava guardando proprio lì, in direzione dei miei seni e della pancia scoperta.
" Complimenti! Davvero un'ottima idea quella di lasciare il bar per esporci a questo temporale!" commentò a quel punto, forse per ridarsi un contegno.
Di tutta risposta, e forse per ridarmi un contegno a mia volta, mi avvicinai per tirargli un leggero pugno sul braccio, ma non feci in tempo a tornare al mio posto, perchè Andrea mi strinse un fianco intrappolandomi tra le sue braccia e portando il mio viso troppo vicino al suo.
Un secondo dopo affondò le labbra nelle mie, e io risposi a quel bacio con tutta me stessa.
Ci ritrovammo a baciarci intensamente, quasi disperatamente, e ad assaporarci avidamente per minuti interi.
Le sue labbra si muovevano sulle mie, con le mie, in una danza i cui passi li conoscevamo solo noi...e fu così che all'improvviso i contorni del mondo si fecero sfocati, facendomi dimenticare di tutto e di tutti, mentre la sua bocca calda plasmava la mia, e le sue dita premevano sulla mia pelle quasi nuda e bagnata.
Dio..e che paradiso! Brutalmente interrotto da un altro tuono, che purtroppo ci riportò con i piedi per terra.
" Scusa..io.. non ho resistito, ho perso il controllo" la voce roca e lo sguardo ancora lussurioso, mentre si staccava da me lasciandomi libera...e prigioniera di altri mille pensieri e desideri repressi, inammissibili.
" Non importa. Anch'io, anche io ho perso il controllo" ammisi, con lo stesso tono e probabilmente lo stesso sguardo.
Era chiaro che quello che era accaduto tra noi, quei minuti che ci eravamo concessi per essere quelli di una volta, non si sarebbero dovuti ripetere mai più.





BUONSALVEEEEEE!!!

Sono consapevole di aver aggiornato con un giorno di ritardo, ma spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo ;)
Si sono baciatiii
Su...non siate timidi, e ditemi cosa ne pensate. Come ho già detto più volta, adoro interagire con tutti voi, perciò fatevi avantiiii :DD
Grazie di cuore a chi ha recensito fino ad adesso, e a chi vorrà farlo in futuro. Vi adorooo <3<3<3<3
Grazie anche  a chiunque abbia letto la storia, o l'abbia inserita in una qualche lista ;)
Devo scappare, non prima però di avervi lasciato un piccolo spoiler del prossimo capitolo!

***********
 " Adesso che hai intenzione di fare?" già, gran bella domanda!
" Con chi?" dovevo assolutamente prendere tempo per organizzare una risposta quantomeno plausibile
" Come con chi?! Con la tua fidanzata forse? E con Carlotta?" sapevo che le mie tattiche non lui non avrebbero mai funzionato
" Tornerò a Torino il prima possibile, organizzerò il matrimonio con Ele, la sposerò e vivremo felici e contenti.
E non rivedrò mai più Carlotta" spiegai
" Difficile crederti se lo dici con una voce da funerale" notò lui
" Non era la 'faccia' da funerale?" obiettai
" Non provare a cambiare discorso...e poi è lo stesso! Perchè sono sicuro se se fossi lì con te, vedrei anche la faccia da funerale!" mi diede il ben servito
 
***********

Un bacione, e a prestooooooooo!! ♥♥♥♥











Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


ANDREA

Non appena rientrai in albergo, ormai di nuovo asciutto, mi buttai a peso morto sul letto sistemandomi a pancia all'aria, e senza nemmeno rendermene pienamente conto, portai un dito sulle labbra, percorrendole lentamente, e immaginando di sentire ancora il suo dolce sapore.
Poi mi scossi, e come se la cosa potesse sul serio aiutarmi a capire che diavolo mi avesse preso sotto quella tettoia, iniziai a sbattere ripetutamente la testa contro il cuscino, fino a quando non beccai il ferro della spalliera del letto, facendomi male sul serio.
Ma quanto potevo essere idiota?
A quel punto, con una mano sulla fronte dolorante, capii di aver bisogno di parlarne con qualcuno, altrimenti sarei sul serio impazzito.
Afferrai lo smartphone e notai che fossero le 19.00..Matteo stava sicuramente tornando a casa dall'ufficio, e dovevo beccarlo prima che varcasse quella porta, per non insospettire Giulia, visto che i due avevano deciso di convinvere da qualche mese. Il motivo ufficiale era quello di aver trovato un compromesso per risparmiare sull'affitto, ma la verità era che quella era soltanto una scusa bella e buona per poter trascorrere insieme tutte le notti.
Io e Eleonora invece, non avevamo mai pensato di convivere, forse perchè lei viveva ancora con i suoi genitori, e le stava benissimo così, tanto che quando mi ero trasferito circa un annetto prima in un appartamentino che mi avrebbe permesso non solo di essere più indipendente, ma anche di raggiungere il posto di lavoro in meno tempo, lei mi aveva chiaramente detto di non sentirsela di prendersi sulle spalle la responsabiltà di una casa (con tutto quello che comporta) e di un uomo, prima del tempo.
Speravo proprio che avesse cambiato idea, e che da sposati, per entrambi quella nuova situazione sarebbe stata naturale. Anzi, sicuramente sarebbe stato così.
" Pronto?" Matteo rispose quasi subito
" Ci siamo baciati" gli spiattellai in faccia quella verità senza pensarci due volte..sapevo che con lui potevo essere sincero fino in fondo
" L'hai baciata tu o ti ha baciato lei?" domandò, con lo stesso tono di chi ti chiede 'cinema o bowling stasera?'
" Ma che differenza fa?" mi ritrovai a chiedergli, spiazzato
" Comunque sono stato io, ma lei ha risposto" ammisi un attimo dopo, sentendomi uno schifo, perchè fino a un secondo prima mi ero concentrato nel pensare alla mia fidanzata e al nostro matrimonio, e poi mi ero ritrovato ad ammettere ad alta voce, con il mio migliore amico all'altro capo del telefono, di aver baciato un'altra ragazza. E sapevamo tutti e due che non si trattava di una ragazza qualunque, incontrata per caso in discoteca, di cui a malapena conoscevo il nome, e che con ogni probabiltà non avrei rivisto mai più.
Ricordavo persino il suo gusto di gelato preferito! E quello non lo avevo letto nel libro...
In quel momento mi resi conto di aver pensato ad Eleonora per far finta di niente, per convincermi di non aver fatto nulla di male. E invece sapevo bene che non fosse affatto così.
Okay, era stato un bacio, non eravamo andati oltre per fortuna..ma di certo non potevo dire che si era trattato di un contatto lieve, appena accennato, incerto o innocente.
L'avevo attirata a me con un scatto improvviso, senza darle o darmi il tempo di riflettere su ciò che stavo facendo...e avevamo finito per divorarci a vicenda le labbra. Sì, divorarci..giusto per rendere l'idea di quanto  passionale e troppo poco casto fosse stato quel bacio.
" Beh? Niente filippica o ramanzina su quanto sono stato imbecille a perdere il controllo così?" domandai a quel punto, stranito
" Servirrebbe a poco, Andrea. E poi sapevo che sarebbe successo" ah, ecco perchè non sembrava per niente sconvolto
" Io no!" urlai quasi, peggio di un bambino capriccioso
" Adesso che hai intenzione di fare?" già, gran bella domanda!
" Con chi?" dovevo assolutamente prendere tempo per organizzare una risposta quantomeno plausibile
" Come con chi?! Con la tua fidanzata forse? E con Carlotta?" sapevo che le mie tattiche non lui non avrebbero mai funzionato
" Tornerò a Torino il prima possibile, organizzerò il matrimonio con Ele, la sposerò e vivremo felici e contenti.
E non rivedrò mai più Carlotta" spiegai
" Difficile crederti se lo dici con una voce da funerale" notò lui
" Non era la 'faccia' da funerale?" obiettai
" Non provare a cambiare discorso...e poi è lo stesso! Perchè sono sicuro se se fossi lì con te, vedrei anche la faccia da funerale!" mi diede il ben servito.
" Sono soltanto..confuso"
" Il che è ancora peggio" mi fece presente il migliore amico, e io alzai gli occhi al cielo, pentendomi solo per un attimo di aver digitato il suo numero. Perchè sapevo che avesse ragione.
" Senti...io ero partito con tutt'altri propositi. Poi quando l'ho vista entrare in quel bar, così bella e rossa in viso, non lo so cosa mi sia successo esattamente, ma è stato come se all'improvviso fossimo ritornati a quell'estate..come se nulla fosse cambiato. E senza nemmeno accorgemene ho inziato a scherzare con lei, a prenderla in giro, e Carlotta è stata al gioco, e abbiamo continuato così per gran parte del pomeriggio.
E' stato tutto spaventosamente naturale, e non riuscivo a staccarle di occhi di dosso, e fissavo quelle labbra mentre parlava, e impazzivo, impazzivo totalmente.
Poi, chissà come, sono riuscito a darmi un contegno, e perlomeno a iniziare il discorso che avevo previsto di fare; forse però ho esordito in modo sbagliato... ma non era mia intenzione!"
" Che le hai detto?" si incuriosì Matteo
" Che credevo che tra noi due ci fosse qualcosa di insospeso"
" Genio!" commentò il mio amico dall'altra parte dall'apparecchio
" Lo so! ..Poi avrei dovuto continuare dicendole che avevo letto il libro e non so che altro, avrei dovuto spiegarle il vero motivo per cui sono qui, e mettere un punto definitivo a quel tratto di strada di vita che abbiamo percorso insieme. Solo che non ho potuto!
Lei mi ha detto di avere caldo, e mi ha proposto una passeggiata...e io ho accettato subito perchè sentivo a mia volta il bisogno di..raffreddarmi. Poi è scoppiato un temporale e noi ci siamo rifugiati sono una tettoia, ed eravamo bagnati dalla testa ai piedi, e con quei vestiti appiccicati addosso lei era così dannatamente sexy...e le sono saltato addosso!"
" Quella ragazza è ancora in grado di mandarti in pappa il cervello, eh?"
" No!" protestai immediamente
" Dopo siamo rinsaviti entrambi, e ci siamo staccati; le ho chiesto scusa per aver perso il controllo, e lei ha fatto lo stesso, e poi abbiamo inboccato strade opposte senza aggiungere altro" spiegai
" E la tempesta era già finita?" domandò lui, come se quello fosse un dettaglio fondamentale
" Si..sarà durata si o no dieci minuti"
" Allora..rinnovo la domanda: che vuoi fare adesso?" calcò quel 'vuoi' più di tutto il resto.
' Voglio baciarle le labbra e il collo fino a perdere i sensi, e affondare la bocca nella morbida pelle dei suoi seni'
No! No! Reset!
Fortuna che non lo dissi ad alta voce...
" Voglio godermi al massimo un paio di giorni al mare, e poi partire, per non rimettere mai più piede in questo posto" ecco, così andava decisamente meglio!
" Ok, facciamo un patto: oggi è lunedì, ma è sera, quindi non lo contiamo..quindi, un paio di giorni...giovedì! Giovedì sera andiamo a bere qualcosa insiema da 'John', a Torino" sottolineò
'John' era il nome di uno dei nostri pub ...preferiti, si diciamo pure così; era uno di quei locali talmente piccoli e sperduti dove io e Matteo ci eravamo recati soltanto in occasioni estreme, quando avevamo sentito il bisogno di bere fino a toccare il fondo. Probabilmente era ciò di cui avevo bisogno dopo la settimana che avevo vissuto, a partire dalla scoperta del libro, fino a quando ero partito per Vitte senza sapere un accidenti di nulla, ad eccezione del bisogno viscerale di rivederla per mettere in chiaro le cose... fino a quando non mi ero trovato ad arpionarle i fianchi e baciarla come se non ci fosse un domani nel bel mezzo di una tempesta.
" Ci sto" dissi semplicemente
" In realtà ho fatto capire a Eleonora che sarei tornato per il week-end, ma se anticipo..potrei farle una sorpresa!" ipotizzai
" Esattamente. E ti porterai il sapore di quel bacio come un segreto, fin nella tomba"
Decisamente sarebbe stata quella la cosa giusta da fare...avevo deciso: giovedì sera da 'John', avrei trascorso una serata con il migliore amico come non accadeva da un po' di tempo, e sarei riuscito a lasciarmi tutto alle spalle. Era un piano perfetto, ed ero fiducioso nel suo funzionamento.
" Senti rubacuori..adesso devo proprio andare" si scusò Matteo
" Si si, ho capito, Giulia ti sta aspettando" lo presi scherzosamente in giro
" Chiama Ele, e se è necessario stacci tutta la notte al telefono, ma promettimi che non penserai a Carlotta. Sai anche tu che succederebbe un casino" e così mi salutò.



CARLOTTA

Per quella sera ci eravamo dati appuntamento a casa della mia migliore amica: tonnellate di pizza e cartoni di birra, o forse il contrario, cartoni di pizza e tonnellate di birra, erano le uniche pietanze previste dal menù.
Era lunedì, valeva a dire un giorno feriale, in cui di solito ci saremmo limitati a scambiarci messaggi su whataspp e basta, senza riunirci..ma se per il resto del mondo quello era stato un giorno assolutamente ordinario, di certo per me non lo era stato; quindi, i migliori e le migliori amiche del mondo, prevedendo che sarei uscita certamente provata dall'incontro con il mio storico, e a quel punto famoso ex-fidanzato, avevano organizzato una serata tutta nostra.
" Ciao Ali!" quando la mia amica mi venne ad aprire alla porta, le buttai le braccia al collo con un'enfasi decisamente esagerata
" Carlo!" ricambiò la stretta
" Sono tutti di là...manca solo Edo. E siamo tutti pronti ad ascoltare i succulenti dettagli del tuo pomeriggio con Andrea"
Sì, dovevo immaginarmelo..era decisamente da loro comportarsi come un club di vecchie comari ogni qual volta ognuno di noi aveva un appuntamento, o qualcosa del genere.
E dovevo ancora spuntarla con Erica una volta tornata a casa!
" Edo è andato a prendere le pizze?" domandai alla mia migliore amica, cambiando argomento
" No..non è si è ancora fatto vedere. Perciò lo stiamo aspettando: non appena arriverà, lui e Nico andranno in pizzeria insieme" spiegò
E per qualche strano motivo, mi parve quasi che Alice fosse preoccupata del ritardo del nostro amico...dopotutto era quello che insieme a lei era sempre in anticipo su tutto!
Raggiunsi il salotto e salutai Lisa con un bacio sulla guancia; mi bastò guardarla un secondo per rendermi conto che fosse esausta, e quando le domandai della sua giornata, lei me lo confermò. Subito dopo, ovviamente, mi chiese delucidazioni sulla mia.
" Ei! Aspettate un secondo...non potete cominciare la festa senza di me" l'istante dopo Nico mi era già piombato addosso, e mi baciava sulle guance e sul naso, mentre io mi dimenavo per scostarlo. Non che fossi infastidita..quello era il nostro gioco, il nostro modo di dimostrarci quanto tenessimo l'uno all'altra...e a Nico piaceva da morire riempirmi di coccole e baci. Ma non c'era stata una sola volta in cui entrambi avessimo dato a quelle tenere dimostrazioni d'affetto un significato più profondo.
Inizialmente Nico si comportava allo stesso modo sia con me che con Alice, ma quando si era accorto che ogni qual volta intrappolava l'esile corpo della mia migliore amica tra le sue braccia, Edoardo gli lanciava occhiate non propriamente amichevoli, si era fatto una risata sotto i baffi, e da quel momento in poi aveva platealmente dimostrato il suo affetto soltanto a me. Ormai andava così da più di quattro anni.
" Nessuna festa Nico...stavamo parlando di Lisa che oggi ha dovuto sopportare una quasi-sposa un po' isterica" chiarii
" No! Stavate parlando di te..vi ho sentito dal bagno" esclamò lui con il solito sorriso divertito
" Ma che hai al posto delle orecchie? Un sonar percaso?" sbottò Alice, e tutti scoppiamo a ridere.
Ma quando mi accorsi di come il mio amico mi stava fissando, sbuffai, certa che da un momento all'altro ne avrebbe sparata una delle sue.
" Ti ha baciata!" esclamò ad alta voce, puntandomi contro l'indice
" Cosa?" la mia voce era stridula, perchè non mi aspettavo che centrasse così bene il bersaglio, e così in fretta
" Sì Carlo..dai, ti si legge in faccia!" continuò, sempre più convinto
" Davvero?" domandai voltadomi verso le mie due amiche, seriamente preoccupata
" Beh...io non avevo intenzione di dirtelo nel modo in cui lo ha fatto mio fratello, ma..sì Carlo, è così"
Accidenti..se pure la dolce, pudica e pacifica Lisa se ne era accorta...decisamente le labbra di Andrea dovevano aver lasciato un segno indelebile. Ma pensavo di essere l'unica a sentirlo e vederlo!
In quel momento suonò il campanello, e io mi ripromisi di ringraziare Edoardo che con il suo arrivo mi aveva salvato appena in tempo da un'imminente e spietato terzo grado.
" Anche io l'ho capito appena ti ho vista in faccia...ma come Lisa, volevo essere più delicata" disse Alice, dirigendosi alla porta
" Mica come quel bisonte lì " aggiunse un attimo dopo, indicando Nico, il quale fece finta di essersela presa, senza riuscirci, dato che rideva come tutti gli altri.
Nel frattempo Edo si unì a noi, scusandosi del ritardo, e dando la colpa di tutto a sua madre e al suo patrigno che lo avevano trattenuto in casa per metterlo al corrente dell'arrivo di due cugini. Beh, tecnicamente non erano suoi cugini di sangue, ma erano i nipoti di Benito, che stava con sua madre praticamente da sempre, per quello che lui ricordava, e che quindi gli aveva fatto da padre, quando il suo se l'era filata diversi anni prima. Aveva visto sia Diana che suo fratello Alessandro già diverse volte...solo che per vari motivi, erano trascorsi quattro anni dall'ultima volta,e lui non sapeva cosa aspettarsi.
Il piccolo Alex, come lo chiamavano tutti in famiglia, l'ultima volta gli aveva sbrodolato addosso tutto l'omogenizzato, ma tutto sommato era un bebè dolcissimo allora. Diana invece, secondo i suoi calcoli, adesso doveva avere diciannove o vent'anni al massimo, tre in meno di lui.
Per qualche minuto la conversazione si mantenne sui parenti di Edo, dopo spedimmo i due ragazzi a prendere le pizze, e quando sia Alice che Lisa presero posto in soggiorno, l'una accanto a me e l'altra di fronte, capii che era proprio arrivato il momento di vuotare il sacco.
Avevo fatto l'impossibile per non pensare a quel pomeriggio, e certamente i miei migliori amici e l'aria sempre scherzosa e di festa che si respirava quando stavamo insieme, mi aveva aiutato..ma sapevo di non poter sfuggire alla realtà per sempre.
Realtà? Ma quale realtà? A me sembrava più che altro di aver vissuto un sogno...era stato..surreale il nostro incontro, dall'inizio alla fine.
Non ci avevo capito granchè, ma come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, ci eravamo messi a ridere, a scherzare, a provocarci addirittura, come se non fosse cambiato niente. Ed era assurdo, ma anche bello..perchè sì, a dispetto di tutto, io ero stata schifosamente bene in sua compagnia. Mi ero sentita viva, tremendamente viva, come non mi accadeva da tempo, e il fatto che mi era sembrato di andare a fuoco per tutto il tempo sotto quello sguardo, ne era la conferma più eclatante.
Lui ricordava tutto di me, anche i dettagli più banali, e io ricordavo tutto di lui..era stato così terribilmente naturale parlargli, e desiderare di poter fare molto di più. E lo sapevo, sapevo benissimo di non potermi illudere di nuovo, di non poter sperare ancora in futuro insieme a lui...e poi Andrea stesso mi aveva detto chiaramente che si trovava a Vitte esclusivamente per lavoro, e mi ha aveva fatto capire che presto sarebbe tornato alla sua vita, e forse a quel punto davvero le nostre strade non si sarebbero incrociate mai più..lo sapevo, sapevo tutto, e avevo perso il conto di quante volte me lo ero ripetuto da quando ci eravamo separati quel pomeriggio.
Ma mi bastava ritornare con la mente e col cuore, anche solo per miserissimo istante a quel bacio, e tutto il resto perdeva di significato.
" E' stato bellissimo..." ammisi con tono e sguardo sognante, mentre le mie amiche sospiravano a loro volta.
Già, baciare quelle labbra, era stato quanto di più stratosfericamente eccitante avevo provato da un po' di tempo a quella parte. Ci eravamo baciati con così tanta passione, ardore e foga..e io ci avevo perso completamente la testa. E in quel momento e da lui, solo da lui, mi sarei fatta fare di tutto, e di più di tutto.
Quando le sue labbra avevano lambito le mie, dopo così tanto tempo, mi ero sentita tremendamente bella, quasi perfetta, e al posto giusto.
Nonostante avessi trovato serie difficoltà nel respirare a causa di quel corpo bagnato premuto contro il mio, e della tempesta in generale, paradossalmente, mi ero sentita come se fossi riemersa dopo chissà quanto tempo da uno stato di apnea. E potevo continuare a raccontarmi balle anche per sempre, ma in fondo sapevo benissimo di star aspettando un bacio come quello esattamente dall'ultima volta che la sua bocca aveva assaporato la mia, cinque anni prima.
" Alla faccia del caffè!" nemmeno ci rendemmo conto che i ragazzi fossero rientrati con le pizze, e probabilmente, avessero ascoltato parte della nostra conversazione
" Menomale che doveva trattarsi solo di quello!" continuò Edoardo
" E menomale che ti abbiamo costretto ad andarci con le maniere forti" intervenne Nico
" Ah, ma io mi aspettavo che succedesse qualcosa..è per questo che ti ho scritto di 'non fare cazzate'...perchè ero sicurissima che almeno una l'avresti fatta" osservò Alice, mentre tutti prendevamo posto a tavola
" Io sinceramente pensavo che avreste resistito almeno fino al secondo incontro, prima di saltarvi addosso" riflettè Lisa, addentando un pezzo di pizza condita con funghi e carciofi
" Non credo che ci sarà un secondo incontro...vi ho raccontato come ci siamo lasciati, e poi lui a giorni partirà per Torino"
" Ma se tu vuoi rivederlo prima che parta..non credo proprio che rifiuterebbe" Alice mi strizzò l'occhio
" Peggiorerebbe solo le cose, Ali" dissi bevendo un sorso di birra, e i miei amici annuirono capendo cosa intendessi.
" Beh, almeno hai fatto un passo avanti: non lo odi più" annuciò Lisa, recuperando dal piatto una patatina che era caduta
" Veramente credo di aver fatto cento passi indietro" obiettai "quando lo penso, mi sento ancora quella diciannovenne stracotta di lui"
" Mi dispiace contraddirti tesoro, ma da quel punto di vista, non ti sei mai mossa, nè avanti, e nè indietro" mi fece notare Alice
" E questo sarebbe soltanto un modo elegante per dirti che non hai mai smesso di essere stracotta di lui" intervenne Nico
" Proprio così, Carlo" confermò Edoardo, a quel punto preferii lanciarmi sulla pizza. 





BUONSALVEEEEE!!!
Eccomi con il nuovo capitolo! Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, e aspetto i vostri commenti ;)
So bene che questo è quel classico periodo dell'anno in cui la maliconia per l'estate finita prevale su tutto il resto, o almeno per me è sempre stato così, fino a quando la scuola non ha riaperto i cancelli...ma quest'anno, data l'incertezza dell'evolversi della nuova vita universitaria, forse è anche peggio, o meglio, non lo so nemmeno io..
L'unica cosa che so è che scrivere mi aiuta a rilassarmi, ad essere positiva, a pensare che tutto andrà per il meglio...beh, spero di riuscire a trasmettere tutte queste sensazioni anche a voi ;)
Grazie di cuore per il sostegno ricevuto fin'ora, e daaaai, che vi costa, lasciatemi un commentino ;DD
Mi rendereste davvero felice!
Scappo, non prima di avervi lasciato un piccolo spoiler del prossimo capitolo.

*************
" Tu? Come mai sei sveglia?" domandò a sua volta
" Certi sogni sono tornati a farmi visita" ammisi "e questo è un bel problema, perchè anche se siamo stati bene insieme questo pomeriggio, complici come ai vecchi tempi, quei giorni sono troppo lontani e sono ormai finiti. Andrea partirà presto, e io mi ritroverò a fare i conti con la sua mancanza come ho già fatto in passato. Quel ragazzo è ancora in grado di sconvolgermi totalmente le idee...e pensare che fino a quando non l'ho rivisto, ho giurato di odiarlo" sbottai
" Odiare è amare due volte. Non dimenticarlo mai, Carlotta"
Restai spiazzata da quelle parole, soprattutto perchè mi ritrovai a pensare che fossero terribilmente vere.
" Mia nonna mi diceva sempre che serve più energia, più interesse, e paradossalmente più amore, per odiare qualcuno piuttosto che per amarlo" spiegò, il tono stranamente malinconico
**************


Un bacione, e a prestooooooooooo <3<3<3
Ps. Recensiteee ;) ♥

















  






Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


CARLOTTA

Quando rientrai a casa dopo aver trascorso una serata con i miei migliori amici, una di quelle che non potevo non adorare con tutta me stessa, mi sentivo decisamente più rilassata.
Forse erano stati i soliti battibecchi tra Alice ed Edoardo che non mancavano mai,  forse era stata Lisa che con le guance più rosse di un peperone aveva finalmente ammesso che lei e Vittorio stessero insieme, o probabilmente  era stato quel gioco a quiz al quale Nico mi aveva sfidato a partecipare constringermi a concentrarmi su altro, e magari pure la birra aveva fatto il suo, ma stavo meglio.
Perlomeno riuscivo a pensare anche a qualcos'altro, oltre che ad Andrea e quel bacio. Forse.
Entrai in punta di piedi nell'appartamento che condividevo con Erica, senza far rumore, pensando che la mia coinquilina dormisse già da un pezzo, ma fui costretta a ricredermi quando raggiunsi il salotto, e notai prima la televisione accesa, e poi lei comodamente spalmata su Marco, a sua volta steso ovviamente sul divano.
No..niente scene imbarazzanti: fortunatamente erano tutti e due vestiti, e si stavano semplicemente coccolando, davanti a quello che mi pareva essere un film romantico.
" Ciao Carlo!" mi salutarono quasi all'unisono
" Ciao ragazzi" risposi con un sorriso, prima di aggiungere " Potevi dirmi che Marco fosse qui..sarei rimasta a dormire da Alice, non sarebbe stato un problema"
" Non ti preoccupare..stavo per andare via" rispose lui
" No, no resta pure Marco. Io adesso me ne vado in camera mia, e non vi disturbo" esclamai, avviandomi già in direzione della mia stanzetta
" Non pensare minimamente di sfuggire alle mie domande, dopo o domani" precisò Erica
" Speravo te ne fossi dimenticata!" ammisi, quasi divertita
" Speranze deluse, tesoro" la sentii rispondere
" Ah giusto! Ho saputo che Andrea è tornato" si intromise Marco.
A quel punto, già in pigiama, fui costretta a ritornare in salotto.
" Non mettertici anche tu Marco, ti prego" lo implorai, e di tutta risposta entrambi scoppiarono a ridere
" Mi dici solo se è andato tutto bene? Dopo ti giuro che ti faccio andare a letto" non si poteva resistere quando Erica, quasi a trent'anni, faceva ancora la faccia da cucciolo
" Beh..sinceramente, non so proprio come descriverlo quell'incontro" ammisi
" Però sì: sono stata bene" aggiunsi un attimo dopo, dicendo la più vera delle verità
" Ok, ricevuto! C'è molto più di questo da raccontare...ma ne parliamo domani, quando entrambe saremo più sveglie" per quella volta Erica pensò di lasciar perdere, e gliene fui grata.
I miei migliori amici avevano fatto di tutto per distrarmi, (ovviamente dopo essersi informati su ogni minimo dettaglio), ed era bastato che la mia dolce coinquilina e il suo fidanzato lo nominassero, per innescare di nuovo nella mia mente un meccanismo che mi faceva pensare a quegli occhi così profondi e maledettamente verdi e a quel sorriso caloroso e sexy.. un meccanismo che purtroppo per me, poche volte si era inceppato.
" D'accordo! Allora buonanotte ragazzi" così mi congedai, lasciandoli alle loro coccole che quella sera parevano essere più lunghe e dolci del solito.
Non capitava troppo spesso che Marco restasse da noi fino a tardi, o comunque non capivava a meno che non fosse sabato ed entrambi avrebbero avuto la giornata libera dal lavoro l'indomani..ma non era quello il caso.
Chissà, forse non si erano nemmeno resi conto che fosse così tardi..forse per loro, come per tutti gli innamorati degni di questo nome, il tempo non esisteva affatto.
Ero sicura che quando sarebbero stati entrambi costretti a saltare giù dal letto l'indomani mattina, l'avrebbero pensata diversamente, ma per ora si godevano ogni secondo per stare insieme e io ero felice per loro.
Conoscevo Marco praticamente da quando conoscevo Erica, visto che i due erano già fidanzati quando ero arrivata a Vitte, e volevo tanto bene anche a lui: li consideravo quasi come una coppia di fratelli maggiori.
Costringendomi a concentrarmi su di loro e nessun'altro, come se davvero potessi riuscire a non vedere me stessa stretta da quelle braccia sotto la pioggia, infilai rapidamente la camicia da notte e mi misi a letto;  impiegai un bel po' di tempo per prendere sonno, ma dovevo essere così stanca dopo quella giornata emotivamente importante, che alla fine, Morfeo riuscì ad avere la meglio su tutto il resto...

Erano trascorsi due giorni dalla festa in maschera. Era mattina, e io e Andrea eravamo in spiaggia.
Praticamente non ci eravamo più mollati dopo esserci baciati quella notte, e io ero quasi del tutto convinta di camminare per strada con gli occhi ridotti a due cuoricini.
Avevo avuto delle brevi e insulse storielle al liceo, ma con nessuno mi ero mai sentita anche solo lontamente bene come stavo con lui. E non avevo la più pallida idea di che incantesimo mi avesse fatto quel ragazzo, ma sapevo di non volermi più svegliare. Perchè era bello, troppo bello..e poi era gentile, simpatico, divertente, alle volte un po' sfacciato, ma assolutamente perfetto. Ed era pazzo di me!
Dio..soltanto pensarlo mi faceva sentire come se potessi toccare il cielo solo alzandomi sulle punte.
Mi ero messa in guaio pazzesco: mi stavo innamorando di lui in modo irreversibile,  me ne accorgevo, e non potevo, e non volevo far nulla per impedirmelo.
Quella mattina Andrea aveva incontrato in spiaggia il resto dei suoi amici, quelli con i quali avrebbe dovuto trascorrere l'intera vacanza, invece che sbaciucchiare me; me li aveva presentati e mi aveva invitato a fare il bagno con loro, ma io avevo preferito lasciargli almeno un po' di tempo per divertirsi  senza di me, mentre ne approfittavo per fare una telefonata a casa.
Erano tre setttimane che mi ero trasferita a Vitte, dopo aver trascorso tutta la mia vita a casa dei miei genitori come figlia unica, e dovevo ammettere che anche se mi stavo lentamente abituando a quella nuova situazione, la mancanza dei miei un po' la sentivo.
Mamma rispose praticamente al primo squillo.
" Carlotta, sei tu?" domandò, trafficando in cucina con chissà cosa
" Ciao mamma" la salutai, sorridendo anche se non avrebbe potuto vedermi
" Come stai, tesoro?" domandò subito
" Tutto bene...adesso sono in spiaggia" spiegai
" Con Erica, la tua coinquilina?" si informò
" Ehm..veramente no! Con..un amico" buttai lì
" Ah, sono contenta che tu stia facendo nuove amicizie..ma dimmi un po': come si chiama questo tuo amico?" la solita impicciona di sempre
" Andrea" dissi senza esitare, e un attimo dopo mi accorsi di averlo detto quasi con tono sognante, cosa che ovviamente a mia madre non sfuggì
" Come mai sei a casa?" domandai, cambiando subito argomento
" Ho preso un giorno di ferie...sai, tuo padre si è messo in testa di voler svuotare la soffitta" spiegò
" Buona fortuna!" feci a quel punto, sapendo in che condizioni versasse la nostra soffitta
" Lo vuoi salutare?" domandò mamma
In quell'esatto istante, un paio di labbra bagnate, le sue labbra bagnate, si posarono all'angolo delle mie labbra, e io sussultai dalla sorpresa, senza riuscire a trattenermi dal sospirare di piacere subito dopo. Che potevo farci se mi faceva quell'effetto?!
" Certo!" risposi a mia madre, anche se ormai temevo di aver perso il filo del discorso
" Quindi adesso sei in compagnia del tuo amico Andrea?" domandò, mentre sentivo i suoi passi.. probabilmente stava portando il cordless a papà
Un altro bacio, questa volta dietro il lobo dell'orecchio.
" Si.." ammisi, ormai certa di essermi fatta beccare, sicuramente a causa del respiro accelerato
" E allora dì al tuo amico" calcò maggiormente l'ultima parola, per farmi sapere che non se l'era affatto bevuta " che non è carino che ti baci e ti ditragga mentre parli al telefono con tua madre!"
Sapevo che non era sul serio arrabbiata, quindi non me ne feci un problema quando scoppiai a ridere insieme a lui, che ovviamente stava sentendo tutto.
" Vorrei farti un casino di domande su questo ragazzo Carlotta...ma capisco che non è proprio il momento, quindi rimandiamo. L'importante è che tu stia bene..ora ti passo sul serio tuo padre"
" Prima che ti scandalizzi Enrico, vorrei avvisarti che tua figlia ha trovato un fidanzato, che la bacia mentre parla al telefono con i suoi genitori..quindi, fattene una ragione!" la sentimmo comunicare a mio padre
" Che cosa?" sbottò lui, sicuramente sconvolto dalla notizia
" Carlotta è cresciuta..è normale che sia così" assicurò mia madre " e fin quando la sento così bene come l'ho sentita oggi, io mi sento tranquilla" aggiunse.
Sentii papà borbottare qualcosa in risposta, prima di afferrare il cordless e salutarmi, addirittura un po' impacciato. E chi l'avrebbe mai detto?!
Andrea pareva non fregarsene assolutamente niente di quella situazione leggermente (ma giusto un po', eh!), insolita, e continuò a baciarmi passando al mento, al collo, alle spalle, alla parte superiore delle braccia, e poi da capo sulle guance, all'angolo delle labbra, sulla gola, mentre io tentavo scherzosamente di spingerlo via, e lui mi si spalmava addosso disinvolto, guardandomi intensamente con quegli occhi verdi, gli unici che mi trasmettevano cose indicibili.
" Non provare mai più a baciarmi in quel modo quando sono al telefono con i miei genitori" gli intimai, una volta conclusa la chiamata, e di tutta risposta lui scoppiò a ridere.
" Mi dispiace, ma non riesco proprio a resisterti, Lottie" sussurrò, facendomi poggiare la schiena sull'asciugamano e sistemandosi sopra di me. Aveva il costume ancora completamente bagnato dopo il bagno in mare, e in un attimo quella sensazione si trasferì sulla mia pancia e poi sulle mie gambe.
E poi quanto mi piaceva quando mi chiamava in quel modo! Solo lui lo faceva..era una cosa tutta nostra, solo nostra.
" Andrea.." lo chiamai, ma lui posò un dito sulle mie labbra
" Shh" disse soltanto "adesso non sei più al telefono" mi fece presente subito dopo.
E l'istante successivo mi stava baciando avidamente la bocca, mentre le mie mani lo attiravano sempre di più contro di me e gli massaggiavano la nuca. Aveva i capelli ancora piuttosto umidi, il corpo ormai completamente asciutto, il costume ancora bagnato, il sole di luglio picchiava su di noi..e continuavamo a baciarci incuranti del resto del mondo, perfettamente rinchiusi nella nostra magica bolla. Mi sussurrava parole dolci all'orecchio e mi faceva piccole e meravigliose promesse riguardo i giorni che sarebbero seguiti.
E fu proprio in quel momento, dopo esserci fatti beccare dai miei genitori, con il suo corpo spalmato sul mio, che per la prima volta pensai a come sarebbe stato se fossimo stati insieme per sempre..non mi importava che fosse sulla spiggia, in montagna, al parco comunale, al ristorante, al cinema, a casa...per la prima volta realizzai che mi sarei fatta andare bene tutto, pur di condividerlo con lui.

Mi svegliai di soprassalto, ritrovandomi nel mio letto, ovviamente sola, e con il suo odore addosso..come se non fosse stato solo un sogno.
Ma che mi era preso? Ero addirittura tornata al punto di sognare i giorni trascorsi insieme cinque anni prima?! No..non doveva succedere ancora, non potevo ricascarci di nuovo così, soprattutto perchè sapevo bene che lui sarebbe presto ritornato a Torino, e non volevo assolutamente passare quello che avevo passato quando se ne era andato per la prima volta.
Non potevo farlo, lo dovevo a me stessa.
E altro che 'per sempre' come avevo immaginato, sperato e creduto quel giorno ormai lontano più di mille anni luce.
Scesi dal letto scalza e mi avvai in cucina: avevo decisamente bisogno di un bicchiere d'acqua fresca, possibilmente gelata; ma restai interdetta quando notai Erica ancora seduta sul divano, sveglia, alle tre del mattino.
Pensai di riempire un bicchiere anche per lei, e mi posizionai al suo fianco, le mani raccolte intorno alle ginocchia. Doveva esserci sicuramente qualcosa che non andava.
" Marco se ne è andato?" domandai a voce bassa, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo trovarla lì, impassibilmente seduta
" Sì..domani lavora" spiegò "anzi, tra poche ore, dovrà alzarsi per andare a lavoro" si corresse un attimo dopo
" Anche tu, o sbaglio?" mi informai a quel punto
" Si..ma non riesco ad addormentarmi"
" Questo l'avevo notato" suggerii, offrendole un sorriso, che lei ricambiò immediatamente.
" Tu? Come mai sei sveglia?" domandò a sua volta
" Certe sogni sono tornati a farmi visita" ammisi "e questo è un bel problema, perchè anche se siamo stati bene insieme questo pomeriggio, complici come ai vecchi tempi, quei giorni sono troppo lontani e sono ormai finiti. Andrea partirà presto, e io mi ritroverò a fare i conti con la sua mancanza come ho già fatto in passato. Quel ragazzo è ancora in grado di sconvolgermi totalmente le idee...e pensare che fino a quando non l'ho rivisto, ho giurato di odiarlo" sbottai
" Odiare è amare due volte. Non dimenticarlo mai, Carlotta"
Restai spiazzata da quelle parole, soprattutto perchè mi ritrovai a pensare che fossero terribilmente vere.
" Mia nonna mi diceva sempre che serve più energia, più interesse, e paradossalmente più amore, per odiare qualcuno piuttosto che per amarlo" spiegò, il tono stranamente malinconico
" Era una saggia tua nonna!" dissi, un attimo prima di scuoterle il ginocchio...non era di me che avremmo parlato quella notte.
" Ma tua nonna, non aveva un consiglio anche per quelle che stanno come te?"
A quel punto sentii Erica fare un respiro profondo, prima di iniziare a raccontare.
" Marco ha ricevuto un'offerta di lavoro...se decide di accettare gli daranno quasi il doppio dello stipendio, e anche se non è un contratto a tempo indeterminato, si tratta di una mansione che a lui piace svolgere, ed è un'ottima opportunità per la sua carriera e tutto quanto..però si deve trasferire a Torino.
E io sono stata la prima a dirgli di accettare, perchè stiamo seriamente pensando di sposarci, e vorremmo creare una famiglia nostra, lo vorremmo con tutto il nostro cuore. Ma ovviamente abbiamo biosgno di una posizione stabile per cominciare a muoverci nella realizzazione di un progetto talmente grande e importante, e per farlo, per permettergli di mettere da parte qualcosina, non c'è altra soluzione a parte lasciarlo andare.
Lo so che non è una tragedia, e che la cosa durerà un paio d'anni, almeno secondo il contratto, e so anche che potremo sentirci tutti i giorni, e vederci a Natale, a Pasqua, a Ferragosto e alle Feste Comandate...ma devi ammettere che per due come noi, che hanno trascorso gli ultimi otto anni senza mai perdersi di vista per più di dieci ore..è dura accettare una cosa simile.
E non voglio fare la bambina capricciosa, perchè ormai ho quasi trent'anni e le capisco certe cose, sono giuste, sono necessarie...ma non posso fare a meno di pensare che mi mancherà da impazzire"
" Ma io mi preoccuperei se fosse il contrario!
E' normale che ti mancherà, e sono certa come del fatto che mi chiamo Carlotta, che anche Marco sentirà la tua mancanza in modo spropositato. Vi amate alla follia, e avete in cantiere progetti meravigliosi da mettere in atto, e proprio per questo so che non saranno questi abbondanti quattrocento km a mettervi i bastoni tra le ruote.
Torino non è poi lontanissima, puoi sempre farci una scappata nel week-end e lo stesso vale per lui..e sì, non metto in dubbio che sarà difficile all'inizio, ma resisterete, ne sono certa. Perchè ciò che vi lega è più forte, più radicato, e più viscerale di qualsiasi altra cosa. Credimi Erica, io darei tutto per essere amata come Marco ama te." provai a spronarla e tirarla su di morale come tante volte lei aveva fatto con me.
Quello era il mio turno di starle accanto, di dimostrarle che c'ero, e per lei ci sarei stata sempre.
Però perchè mi sembrava che la sorte si stesse prendendo gioco di me e della mia amica? Andiamo...tra tutte le città del mondo, doveva trattarsi proprio di Torino?!
A conti fatti, quel posto perseguitava entrambe..ma noi ce l'avremmo fatta, e ognuna a modo suo, ne saremmo uscite vittoriose.
" Andrà tutto bene...ne uscirete più forti di prima, e poi, quando quell'incarico sarà terminato potrete finalmente sposarvi, e ti giuro che Marco ti renderà una donna felice, talmente felice che nient'altro avrà più importanza" ed ero sicurissima di ciò che dicevo...non poteva essere diversamente. Loro erano fatti l'un per l'altra, senza alcuna ombra di dubbio.
" Ti voglio tanto bene, Carlo" esclamò stringendomi a sè in un caloroso abbraccio
" Anche io, tanto" dissi, ricambiando con tutto il mio cuore.
" E spero proprio che tu abbia ragione" esclamò, stringendomi di più
Dieci minuti dopo, riuscimmo a prendere sonno entrambe, sul divano, vicine, come capitava soltanto in serate del genere, in cui un abbraccio tra sorelle non di sangue, ma per scelta, poteva alleviare ogni dolore.




BUONSALVEEEEEEE!!!
Eccomi qua con il nuovo capitolo!
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, e mi permetto di chiedervi un piccolo favore: qualunque sia la vostra opinione sulla storia, o se avete dei consigli, delle critiche, davvero, qualunque cosa, fatevi sentire.
Leggere le vostre opinioni per me è importantissimo, e adoro interagire attivamente con voi lettori, perciò non siate timidi...fatevi avanti ;)
Esprimetevi..mi bastano dieci parole messe in fila e mi rendete felice, davvero ;)
Allora...questo potrebbe sembrare un capitolo privo di importanza dato che abbiamo assisitito soltanto al ricordo-sogno di Carlotta, che comunque non è roba da poco, e poi, abbiamo scoperto che per ragioni di lavoro Marco dovrà presto traferirisi a Torino...e quest'ultima è un'informazione importante, anche se ora non sembra che sia così.
Nel prossimo, assisteremo a un nuovo incontro tra i due protagonisti...e a una decisione che coinvolgerà entrambi.
Basta, non vi dico più nulla, vi lascio lo spoiler!

************
" Hai già conosciuto le mie amiche?" la sentii spezzare quel silenzio
" Gia! E' stato un vero piacere Andrea, ma ora io e Lisa dobbiamo proprio andare... non li senti laggiù? Edo e Nico ci stanno chiamando...avranno sicuramente bisogno di..di qualcosa"
Carlotta riservò ad Alice un'occhiataccia, ma prima che potesse fare qualcosa per impedirle di andarsene, quelle due erano già sparite.
Non riuscii a fare a meno di scoppiare a ridere, e lei mi guardò, interrogativa.
" Lo scopo era quello di lasciarci soli, vero?" domandai quando mi fui ripreso
" Temo di si" disse lei, leggermente più rilassata di prima
" Allora devi dire alla tua amica di esercitarsi con le scuse....non era per niente credibile!" spiegai
" Lo so..ma ti assicuro che questa non è nemmeno stata la peggiore della serie" rispose lei, accennando di nuovo un lieve sorriso, che io ricambiai.
*************

GRAZIE a chi a recensito fino ad ora e chi vorrà farlo in futuro! <3<3<3<3
Un bacione, e a prestoooooooo ♥♥♥♥










Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


ANDREA

L'estate a Vitte era proprio una figata!
Forse proprio perchè la maggioranza della popolazione era composta da studenti universitari ormai in vacanza e turisti, l'amministrazione comunale, da un po' di tempo a quella parte, aveva iniziato a stilare un programma pieno zeppo di divertenti attività, che era stato affisso al muro di ogni bar ed esercizio commerciale. Oltre alla famosa festa in maschera, motivo per il quale la cittadina era conosciuta nel resto dell'Italia, nei mesi estivi Vitte ospitava spesso falò sulla spiaggia con tanto di barbecue e fuochi d'artificio, diverse sagre e rassegne gastronimiche, serate allietate da concorsi tra band emergenti, maratone, cacce al tesoro tra i vicoli, proiezioni di film all'aperto, e tornei di ogni genere.
Quel mercoledì sera in particolare, il bagno diciotto, noto per i suoi estesi campi da tennis, pallavolo e calcetto, avrebbe ospitato un torneo relativo a quest'ultimo sport. A dirla tutta, la sfide sarabbero soltanto inziate quella sera, e si sarebbero concluse sabato, quattro giorni dopo, ovviamente con una squadra vincitrice. Ai giochi potevano iscriversi tutti: sia gli abitanti del posto che i turisti, e da quello che avevo letto sul volantino, pareva proprio che quelle serate riuscissero sempre, e portassero un clima di spensieratezza e allegria che era tipica della Vitte dei mesi estivi.
Essendo quello l'ultimo giorno che avrei trascorso lì, avevo deciso perlomeno di assistere al torneo, anche se sapevo quasi con certezza che in quel posto, nonostante la folla,  l'avrei rivista.
Non ci eravamo nè scritti e nè parlati dopo quel bacio, ma pensavo di non correre alcun rischio partecipando a quella serata, visto che di certo non ci saremmo ritrovati soli.
Così, alle ventuno, dopo aver indossato una maglietta verde e un paio di jeans che mi arrivavano appena sotto il ginocchio, lasciai l'hotel in cui alloggiavo per recarmi in spiaggia; quella mattina avevo prenotato un volo per Torino che sarebbe partito l'indomani, e avevo già preparato i bagagli.
Mi sarebbe mancata Vitte...ma era meglio non pensarci. Dopotutto la mia vita era a Torino, ed era arrivata l'ora di tornare alla realtà..anche se con Carlotta non avevo chiarito un bel niente, anzi, sentivo di aver addirittura complicato le cose. Ma proprio per quel motivo, sarebbe stato meglio sparire di nuovo, altrimenti, se non l'avessi fatto, temevo di poterle complicare ancora di più.
Non era stata esattamente una gran bella idea ritornare..ma almeno potevo dire di averci tentato.
Stavo passeggiando per i fatti miei in riva, completamente immerso nei pensieri, quando urtai qualcuno.
" Scusa...non ti avevo visto" dissi, alzando lo sguardo per incontrare quello di una ragazza
" Tu sei Andrea?" mi sentii domandare dalla tipa con i capelli rossi e gli occhi verdi quasi quanto i miei
" Come mi conosci?" mi incuriosii..io ero convinto di non averla mai incontrata prima!
" Beh, sarei stata una pessima migliore amica, e anche una pessima ascoltatrice, se non ti avessi riconosciuto al volo" sorrise lei
" Comunque piacere, sono Alice" aggiunse l'attimo dopo
" Piacere mio..anche se ancora non capisco-" non mi fece nemmeno terminare
" Dio..ma quanto sei tonto?! Sono la migliore amica di Carlotta" spiegò, come se fosse stato ovvio
" Oh" sembravo veramente un'idiota
" Eccoti finalmente! Ali...dai, il torneo sta per iniziare..dobbiamo andare a fare il tifo per i ragazzi"  a quel punto sbucò un'altra ragazza, che afferrò il braccio di Alice
" Lisa, smettila di fare la guastafeste! Non vedi che la nostra amica sta parlando con qualcuno?" sentii dire da quella voce.
Mi voltai immediamente nella direzione dalla quale era provenuta, e la vidi: una decina di metri più indietro, in piedi, a metà strada tra il campo dove si sarebbe svolta la partita, e il mare.
Carlotta non mi riconobbe subito dato che le figure delle sue due amiche mi coprivano quasi completamente, e forse fu proprio per quel motivo che si avvicinò  a noi, probabilmente con l'intenzione di allontare Lisa, sì, mi pareva che l'avesse chiamata così, da Alice e da quello che credeva fosse il suo nuovo amico.
A quel punto anche la ragazza bionda doveva aver capito chi fossi, ed entrambe guardavano me, che a mia volta guardavo lei farsi sempre più vicina.
Si bloccò a pochi passi da me, nell'esattto istante in cui mi vide.
" Ciao Lottie" la salutai, non riuscendo a impedirmi di sorriderle, nonostante tutto
" Ciao" rispose lei debolmente, senza muovere un passo.
A quel punto Alice la tirò poco delicatamente verso di noi, e finalmente riuscii ad averla di fronte. La trovavo bellissima come sempre : il viso, leggermente arrossato e per niente truccato, risplendeva sotto la luna, i suoi occhi guardavano dappertutto tranne che in direzione dei miei, aveva le labbra leggermente dischiuse, e i capelli castani le ricadevano lunghi e moribidi sulle spalle coperte da una maglietta con scritto sopra il nome di una delle squadre che avrebbe giocato. Soltanto in quel momento mi accorsi che Alice e Lisa erano vestite come lei, anche loro con i pantaloncini di jeans, e tutte e tre a piedi scalzi. Dopotutto eravamo in spiaggia, e probabilmente ero io l'unico a indossare gli infradito.
" Hai già conosciuto le mie amiche?" la sentii spezzare quel silenzio
" Gia! E' stato un vero piacere Andrea, ma ora io e Lisa dobbiamo proprio andare... non li senti laggiù? Edo e Nico ci stanno chiamando...avranno sicuramente bisogno di..di qualcosa"
Carlotta riservò ad Alice un'occhiataccia, ma prima che potesse fare qualcosa per impedirle di andarsene, quelle due erano già sparite.
Non riuscii a fare a meno di scoppiare a ridere, e lei mi guardò, interrogativa.
" Lo scopo era quello di lasciarci soli, vero?" domandai quando mi fui ripreso
" Temo di si" disse lei, leggermente più rilassata di prima
" Allora devi dire alla tua amica di esercitarsi con le scuse....non era per niente credibile!" spiegai
" Lo so..ma ti assicuro che questa non è nemmeno stata la peggiore della serie" rispose lei, accennando di nuovo un lieve sorriso, che io ricambiai.
" Beh, credo che se ci hanno lasciato qui, si aspettano che parliamo, no?" domandai, ritornando serio
" Si...ma non dobbiamo farlo per forza, se non vogliamo" Carlotta abbassò lo sguardo sui propri piedi, e la vidi mordersi nervosamente il labbro.
Quanto avrei voluto alzarle il mento con due dita e baciarla fino a perdere i sensi...
No..un attimo! Ma che stavo dicendo?
In quel momento mi accorsi di aver già perso i sensi..e nel vero senso della parola.  Oh accidenti! Tutto quel ripetere 'sensi' mi stava dando alla testa.
" Sai.." cominciai, fingendo di non aver sentito le sue parole e prendendola piuttosto alla larga, costringendomi a non pensare a nient'altro
" Ho letto il programma dell'estate, e ho notato che organizzano un sacco di cose carine qui, no?"
" Si..a partire dalla metà di luglio fino alla metà di settembre, almeno due volte a settimana organizzano qualcosa. Tranne quando mettono sù i tornei, come in questo caso, che di solito durano quattro o cinque giorni. E' per questo che per tutti questi anni non sono scappata a casa subito dopo aver concluso gli esami...è piacevole l'estate a Vitte" spiegò, tornando a parlare guardandomi in viso
" Quindi non ci torni proprio a casa in questo periodo?" domandai a quel punto
" Soltanto una settimana, a ferragosto, quando qui diventa troppo affollato di turisti e le uniche attività previste dal programma sono la maratona e la Sagra del merluzzo"
" E tu odi correre, e odi il merluzzo..quindi direi che è il periodo perfetto per svignartela" lo dissi senza nemmeno rendermene pienamente conto, quelle parole uscirono dalla sua bocca in modo spaventosamente naturale
" Proprio così" confermò, e mi parve quasi di vedere un bagliore attraversare quegli occhi scuri.
" Tu invece? Quando parti?...mi avevi detto che ti saresti trattenuto pochi giorni..." il leggero tremore delle mani la tradì, ma feci finta di non notarlo.
" Non ti preoccupare, domani levo le tende" annunciai, contento che me lo avesse chiesto, dato che avrei voluto comuncarglielo comunque.
Parve restarci male, e per qualche strano motivo, mi fece quasi piacere sapere che era dispiaciuta della mia partenza.
" Beh..allora buon viaggio..e buon rientro in città!" disse, sforzandosi di mantenere quel sorriso
" E'..è stato bello rivederti" risposi a mia volta.
Ma che fine aveva fatto il filtro tra la bocca e il cervello? Lo avevo magicamente perso quando l'avevo rivista, e non riuscivo più a trovarlo, da nessuna parte.
Carlotta annuì soltanto, senza rispondere, e io mi resi conto che mi stavo comportando da vigliacco di nuovo.
Avevamo accuratamente evitato di parlare sia di quel pomeriggio che di quel bacio...ma forse non poteva davvero finire così, insospeso, per la seconda volta.
La vidi stringere i pugni e serrare le labbra, quasi come se volesse trattenersi con tutta se stessa dal piangere calde lacrime, o dall'urlarmi contro..probabilmente entrambe le cose.
" Che c'è?" un sussurro, mentre mi facevo più vicino, combattuto tra la voglia di stringerla forte al petto e abbraccciarla, o spingerla sulla sabbia e cadere di proposito su di lei per gonfiarle la pelle di baci e amarla dappertutto.
" Va tutto bene?" domandai ancora, scacciando quei pensieri del tutto fuori luogo, mentre lei quasi tremava. Non voleva che partissi, di quello ne ero sicuro.
Ma mi bastava guardarla un istante negli occhi per sapere che le stavo facendo del male, di nuovo.
Ma che potevo fare? Non potevo restare...io...avevo un lavoro a Torino...e poi mi dovevo sposare! Non potevo permettermi di pensare a lei, non un secondo di più; eppure non trovavo la voglia  e le forze di allontanarmi e lasciarla lì a combattere con se stessa, sola su quella spiaggia.
C'era qualcosa che mi spingeva verso di lei, che non ero in grado di controllare, e che prima che potessi pormi un freno, mi fece ritrovare con una mano premuta delicatamente sul suo viso, intenta a carezzarle una guancia.
" Lottie.." di nuovo un sussurro, tenero come quella carezza, e al tempo stesso, carico di domande mai poste, risposte mai date, sentimenti forzatamente repressi.
Crollò, sconfitta.
E quando mi accorsi che il palmo della mia mano era ormai bagnato di lacrime, delle sue lacrime, fui tentanto di prendermi a schiaffi da solo. Non meritavo che stesse male per me.
Stavo quasi per poggiare le labbra sulla sua fronte, in un gesto terribilmente spontaneo, quando si scostò bruscamente, e senza più preoccuparsi di nascondere quel pianto, mi urlò contro.
" Non chiamarmi mai più 'Lottie' , hai capito?" sbottò indietreggiando
" Ma come..ti piaceva così tanto" provai a ribattere, raggiungendola
" Appunto! Smettila!" gridò, allontanandosi nuovamente
" Che ti prende? Qual'è il problema?" e mi morsi la lingua per non ripetere quel nome, il tono calmo, perfettamente contrapposto al suo.
" E me lo chiedi? Ma sei cieco o cosa? Non te ne accorgi?" le lacrime continuavano a rigarle il viso, ma gridava, urlava forte
" Come fai a non renderti conto di come ti guardo, di come mi sento quando sono insieme a te!
E' impossibile non accorgersene Andrea..tutti i mei amici mi dicono che mi si legge in faccia che" si bloccò, tappandosi la bocca con una mano prima di aggiungere altro
" Che cosa?"
Oh ma allora ero idiota sul serio! Volevo proprio sentirglielo dire? Sì, in quel momento, lo desideravo con tutto me stesso.
" Non farmi dire cose alle quali seguirebbe un silenzio imbarazzante, ti prego" per un attimo riabbassò le difese.
Mi conosceva bene, sapeva perfettamente come avrei reagito a quelle parole...sapeva tutto di me, e nonostante fossimo stati insieme così poco, noi avevamo davvero condiviso tanto, troppo.
" Sai anche tu che non posso restare...ho un lavoro, e una vita a Torino" spiegai, scegliendo di proposito di non nominare Eleonora..sapevo che le avrebbe fatto male
" E allora perchè non mi lasci in pace a vivere la mia?
Perchè sei tornato, dopo tutto questo tempo?
Perchè mi hai teso una trappola del genere alla festa?
Perchè mi hai mandato messaggi tutto il giorno chiedendomi di vederci?
Perchè ricordi ancora il mio gusto di gelato preferito?"
Piangeva, e mi spingeva lontano da lei, sempre più forte, e paradossalmente sempre più debole.
Il  petto ardeva vivo sotto il tocco di quella dita, e i miei occhi fissavano i suoi, sapendo che meritassero tutta la verità. Le sue mani sul mio corpo mi destabilizzavano, molto di più di quanto avrei voluto.
" E perchè mi hai baciato sotto la pioggia? Perchè Andrea? Ho bisogno di saperlo..perchè?"
Si aggrappò alla mia maglietta, come se fosse stata questione di vita o di morte, eravamo di nuovo vicinissimi, e mi sarebbe bastato chinarmi sulle sue labbra per baciarla e dimenticare tutto il resto.
Perchè era quella l'unica cosa che avrei voluto fare davvero..ma non potevo, non potevo farla stare bene ancora,e poi sparire.
" Il fatto è che sono una stupida...voglio dire, tu sei stato chiaro sin dall'inizio: sei venuto per lavoro, mi hai anche detto che ti saresti trattenuto pochi giorni, e pur sapendolo, io mi sono illusa lo stesso, consapevolmente. Ma pensavo di essere più forte di così..pensavo che sarei riuscita a dirti addio senza battere ciglio..e invece non ce la faccio!"
Si mise a sedere sulla sabbia fredda e riprese a piangere, molto più forte di prima.
A quel punto non ci vidi più, e contro ogni logica, mi inginocchiai vicino a lei, e l'abbracciai stretta, strettissima.
Carlotta non oppose la minima resistenza, e si abbandonò a me, completamente.
" Ti odio Andrea" sussurrò, e io la strinsi con maggior vigore. Praticamente tra i nostri corpi non passava più aria, e mi stava benissmo così, anche se non avrebbe dovuto.
" Non sono venuto per lavoro..sono venuto per te"
A quelle parole sussultò, ma non cercò di liberarsi da quell'abbraccio
" Per una strana coincidenza, grazie a mia sorella, ho scoperto che hai scritto un libro sulla nostra storia. L'ho letto, ho rivissuto i nostri 'cinque giorni', e non c'ho capito più niente. Raccontando bugie a tutti, sono tornato a Vitte, perchè avevo il bisogno viscerale di rivederti, non sapevo nemmeno io perchè.
E non avevo previsto assolutamente niente di tutto quello che successo, men che mai il bacio, o questo momento. Però quando sono con te perdo il controllo, e non ho ancora capito se è un bene o un male.
Credimi Lottie, leggere di noi mi ha sconvolto al punto tale da venire a cercarti..e da quando ti ho incontrata alla festa, le cose mi sono sfuggite di mano, come ogni volta che si è trattato di te."
Sentivo il suo caldo respiro sul collo, e la mia maglietta ormai bagnata delle sue lacrime. La strinsi quasi fino a farle male, ma volevo che sapesse che non era facile nemmeno per me lasciarla andare, affatto.
" Ho capito che avevamo lasciato qualcosa insospeso e speravo di poter chiarire tutto prima di partire.
Perchè hai ragione tu: la mia vita è a Torino, e la tua è qui, e l'ultima cosa che voglio è incasinartela"
" Troppo tardi" sussurrò a quel punto, e io mi allontanai quel tanto per poterla guardare negli occhi,ancora gonfi di pianto
" Mi dispiace, mi dispiace un casino..per tutto. Ti giuro domani me ne vado, e ti lascio in pace per sempre. Meriti uno migliore di me"
Le portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e fui costretto a fare appello a tutte le mie forze, per non saltarle addosso e baciarla fino ad annullarci.
Ormai non facevo nemmeno più niente per nascondere a me stesso l'evidenza...io avrei soltanto voluto prometterle che non l'avrei lasciata mai più. Ma dovevo fare esattamente in contrario, per tutti e due.
" Quindi questo è il nostro addio?" mi sentii domandare, e incapace di fare altro, annuii e basta.
Prima che potessi rendermene conto Carlotta mi baciò sulla bocca, velocemente, per non rischiare di perderci la testa, e poi corse via, lontano da me, per sempre.
E io passai il resto della serata a passarmi la lingua sulle labbra per illudermi di risentire il suo sapore, fino a quando due ragazzi non mi raggiunsero.
" Andrea, giusto? Senti..giochi a calcetto?"
Ma perchè in quel posto mi conoscevano tutti?!
" Beh sì, mi piace...ma-" non feci nemmeno in tempo a terminare
" Non c'è tempo per le spiegazioni..un nostro compagno di squadra ha appena chiamato e ha detto che stasera non potrà giocare. Quindi indossa questa maglietta e raggiungici in campo, ok?
Il biondo tra i due mi porse l'indumento..una t-shirt maschile, uguale a quella che indossavano Carlotta e le sue amiche.
" Ah! Io sono Nico" disse, allontanadosi
" E io Edoardo, ma tutti mi chiamano Edo. Piacere" mi tese la mano il bruno
" Forza ragazzi! Muovetevi!" ci incitò quella che ormai conoscevo come Alice, e ben presto mi rtirovai in campo.
Carlotta era sugli spalti insieme a Lisa, ma non mi gaurdava. Se avessi segnato un goal, sarebbe stato tutto per lei, e anche se non lo avrei mai potuto urlare a squarciagola, avevo la netta impressione che tutti lo avrebbero capito.      





BUONSALVEEEE!!
Tra un test e l'altro, eccomi con un nuovo capitolo di questa storia, che spero vi stia piacendo!! :D
Allora...pare proprio che Andrea sia determinato a tornarsene a Torino per riprendere la sua vita da dove l'aveva lasciata, allo stesso tempo però, riesce ad ammettere a se stesso che Carlotta non gli è per nulla indifferente. Insomma, come al solito un bel casino!
Che succederà adesso? Che cosa combineranno i nostri beniamini? Su, fatevi avanti con tutte le ipotesi possibili ;)
Credo di avervi detto infinte volte di apprezzare tutto quello che mi scrivete, quindi esprimetevi senza paura! Adoro fare quattro chiacchiere con voi tra una cosa e l'altra :DD
Ovviamente, ringrazio di cuore chi lo ha già fatto fino ad ora e chi vorrà farlo in futuro..qualunque cosa abbiate da dirmi io sono sempre qua :)

E se posso permettermi, vorrei consigliarvi di passare da questa storia se siete amanti del fantasy. E' di una mia amica, e le farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate..vi lascio il link ;)
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=3197921


E ora un piccolo spoiler del prossimo capitolo!
*************
" La verità è che ti ho chiamata perchè desidero vederti, ma non parlare del libro, o meglio, non solo di quello"
" Che stai cercando di dirmi?" Oh..lo avevo capito persino troppo bene, ma non me lo aspettavo, e ad essere sincera non sapevo nemmeno se mi facesse piacere
" Ti va di venire a cena con me, stasera?"
Un appuntamento? Mi stava chiedendo un appuntamento?
" Me lo stai chiedendo sempre in veste di editore, giusto?" mi aggrappai all'ultima speranza
" No, te lo sto chiedendo in veste di uomo che ti trova attraente, divertente, intelligente, e molto bella"
Accidenti..quattro complimenti in una sola frase!
*************

Un bacione, e a prestoooooooooooo!! <3<3<3<3











  

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


CARLOTTA

Quando aprii gli occhi la mattina dopo, impiegai qualche minuto prima di rendermi conto di aver detto addio ad Andrea per sempre.
Non ero nemmeno riuscita a urlargli addosso come avrei voluto...e quando lui mi aveva stretto a sè, non avevo potuto fare di nulla di diverso dall'abbandonarmi tra quelle braccia. Ero ancora sconvolta, o meglio ancora, arrabbiata per la naturalezza con la quale mi aveva detto che sarebbe partito il giorno dopo, ma non potevo negare che starmene lì abbracciata a lui, a piangergli addosso e a lasciarmi cullare, non aveva potuto che farmi bene. Le sue braccia strette intorno a me mi facevano stare bene, a qualunque condizione.
E così aveva letto il libro! Pensadoci, ci sarei dovuta arrivare da sola..avrei dovuto immaginare che il suo ritorno a Vitte avesse qualcosa a che fare con il romanzo, ma non appena i miei occhi avevano di nuovo incociato i suoi, nemmeno io avevo capito capito più niente. Mi faceva un certo effetto sapere che lo avesse letto, soprattutto perchè sapevamo entrambi che non si era limitato a quello, lo aveva anche rivissuto attraverso le mie parole...e faceva male, faceva maledettamente male pensare che anche quell'abbraccio in spiaggia risaltante alla sera precedente, sarebbe diventato soltanto un ricordo dai bordi sfocati.
Si era fatto una vita a Torino, e lo capivo, e mi aveva fatto intendere che era ritornato a Vitte soltanto per chiudere quel capitolo della sua vita del quale io ero stata protagonista; e sapevo bene di non potermela prendere con lui per quel motivo, però, cavolo, vederlo annuire quando gli aveva chiesto se quello che stavamo vivendo sarebbe stato il nostro addio, mi aveva spezzato il cuore.
Lo avevo baciato sulle labbra, quasi di sfuggita, perchè temevo che se solo avessi risentito il suo sapore in bocca, gli avrei arpionato i fianchi con le gambe e non lo avrei lasciato andare mai più...ma non potevo farlo.
Non avevo alcun diritto di farlo, non dovevo essere nussuno per lui.
Dovevamo dimenticarci a vicenda..e per quanto difficile, sapevo che sarebbe stata quella la scelta migliore.
Non ci ero riuscita per cinque anni a togliermi dalla testa quei occhi verdi e quel sorriso contornato da fossette, e potevo finalmente ammetterlo ad alta voce...ma dopo esserci detti addio, insomma, dovevo andare avanti..dovevo riuscirci per forza, no?
" Carlo..allora io vado!" fu Erica a distrarmi, salutandomi prima di andare a lavoro
" Va bene..ci vediamo dopo, allora" le sorrisi, bevendo l'ultimo sorso di caffè.
No, non era da me prenderlo, e tantomeno farlo di mattina appena sveglia, ma quello mi era sembrato un buon modo per inaugurare una nuova fase della mia vita, una in cui non avrei permesso ad Andrea nemmeno di avvicinarsi. Lo dovevo fare per il mio bene...non dovevo pensare più a lui, per nessun motivo al mondo.
" Senti...è un problema se Marco pranza con noi oggi?" domandò sulla soglia della porta
" Ma no, figurati!" ed ero sincera
" Sai..la settimana prossima dovrà partire, e non lo so, voglio passare più tempo possibile con lui" spiegò la mia coinquilina.
" Sta tranquilla, per me non c'è alcun problema. Anzi, tra poco esco, vado a fare la spesa, e vi preparo un bel pranzetto" ...già, mi era venuta proprio una buona idea.
" Pensavo che stamattina non ti saresti nemmeno alzata dal letto, ma è bello vederti reagire"
" Io..io lo amo Erica, lo amo con tutta me stessa. Ma te lo giuro, questa è l'ultima volta che me lo sentirai dire.
..Penso che il primo passo per superare i sentimenti che mi legano a lui, sia ammetterli, giusto?"
" Non fa una piega" mi sorrise, strizzandomi l'occhio
" Ah..prima che mi dimentichi! Marco ha detto che porterà a pranzo un suo collega" spiegò, come se niente fosse.
Ero sbigottita. Pensavo davvero che quei due volessero stare il più vicini possibile prima della partenza di lui, e la cosa non mi avrebbe dato alcun fastidio...ma cos'era la storia del collega?
Marco veniva a pranzo e portava un suo amico per distrarre me?
" Cosa?" la voce stridula
" E' un tipo a posto, è simpatico...e trascorre tutte le pause pranzo da solo, a meno che il mio amore non gli faccia compagnia.."
" Erica..." la guardai torva
" Senti, non sto cercando di affibbiarti nessuno...però che male c'è nel conoscerlo? Potrebbe anche piacerti"
Sbuffai, ma tutto sommato, pensavo anche io che avrei reagito peggio ad una notizia del genere.
" Io vado!" mi salutò definitivamente
" Sì..è meglio per te! Prima che cambi idea su questa faccenda!" Ridacchiò, prima di uscire.
Mezzora più tardi mi ero fatta la doccia ed ero già pronta per uscire, quando sentii il cellulare che avevo posto sulla penisola in cucina, squillare.
" Buongiorno Carlotta" Eugenio Dotoli mi salutò con la sua solita cordialità
" Buongiorno" risposi altrettanto educatamente
" Come stai splendore?"
Eh? Come mi aveva chiamata?
" Bene. Sto uscendo, sto andando a fare la spesa" e perchè gli avevo dato un'informazione del genere? Ah giusto..per salvarmi dall'imbarazzo di quella conversazione.
" Tu come stai?" mi ricordai di domandargli l'attimo successivo
" Adesso che mi ha dato finalmente del 'tu' senza che te lo ricordassi, decisamente meglio. E comunque mi sento in dovere di dirti che puoi esagerare con le spesa stamattina...il libro continua ad andare alla grande!"
Sembrava quasi più entusiasta di me di fronte a quella notizia.
" Mi fa molto piacere, e sei stato gentilissimo a telefonarmi per dirmelo" lo ringraziai
" Beh, era il minimo che potessi fare. E poi non sentivo la tua voce da più di una settimana..e mi mancavi" disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo
Ma da quando mi parlava così? E da quando lo faceva in modo così sfacciato?
Non sapevo che cavolo rispondere a quel punto. Di certo non potevo dirgli che mi era mancato anche lui...anche perchè, non sarebbe stato affatto vero, oltre che fuori luogo.
" La verità è che ti ho chiamata perchè desidero vederti, ma non parlare del libro, o meglio, non solo di quello"
" Che stai cercando di dirmi?" Oh..lo avevo capito persino troppo bene, ma non me lo aspettavo, e ad essere sincera non sapevo nemmeno se mi facesse piacere
" Ti va di venire a cena con me, stasera?"
Un appuntamento? Mi stava chiedendo un appuntamento?
" Me lo stai chiedendo sempre in veste di editore, giusto?" mi aggrappai all'ultima speranza
" No, te lo sto chiedendo in veste di uomo che ti trova attraente, divertente, intelligente, e molto bella"
Accidenti..quattro complimenti in una sola frase!
Avevo capito che fosse un tipo galante..ma non avrei mai pensato che si sarebbe esposto così.
" Allora? Me lo concedi questo onore?"
" Oddio..non mi parlare così, per favore. Non..non ci sono affatto abituata" rise, ma notai quanto fosse teso
" Stasera? Non possiamo fare un altro giorno? No perchè pranzerò con una coppia di amici, e so già che la cosa andrà per le lunghe e-" beh, gli stavo dicendo solo la verità
" Mi piacerebbe poterti accontatare, ma domanttina parto per lavoro. Starò via soltanto una settimana...ma avevo il desiderio di concludere la mia permanenza a Vitte con una cena con te"
" Oh, capisco..sei sempre molto gentile" farfugliai, ancora indecisa sul da farsi
Mi sembrava scortese rifiutare in invito come il suo, soprattutto dopo che mi aveva detto che sarebbe partito il giorno dopo, ma non ero nemmeno tanto sicura di aver voglia di andarci.
Non mi ero mai sentita completamente a mio agio in sua compagnia...ma la mia era sempre stata una tensione del tutto diversa rispetto a quella che avevo provato incontrando Andrea al bar. Con lui mi ero sentita sempre sulle spine, ma non c'era stato un solo istante in cui non avessi pensato che fosse piacevole.
Con Dotoli...no, non avrei mai potuto provare nulla del genere. O forse sì?
Immaginai una chiacchierata con Alice, Edoardo, Nico, Lisa, e persino Erica e Marco su una faccenda del genere, e mi dissi che probabilmente, visto come si erano messe le cose tra me e Andrea, avrei fatto bene ad accettare. Forse mi avrebbero detto che Eugenio Dotoli, con la sua gentilezza e la sua galanteria, sarebbe riuscito a farmelo dimenticare...
" Sei ancora in linea?" domandai, incerta,e terribilmente imberazzata
" Certo" rispose subito
" Scusa se ti ho fatto attendere" sì..un tentativo potevo farlo
" Non c'è problema...a patto che tu mi dica di sì" come faceva a non mancare un colpo? E come poteva un tipo del genere, che come spesso Erica mi aveva fatto notare, pareva sembra essere appena rientrato da un red carpet, interessarsi proprio a me?
Una ragazza di ventiquattro anni, con un viso e un corpo che non erano niente di eccezionale, con più difetti che pregi, e che aveva trascorso gli ultimi cinque anni della sua vita a pensare a un paio di occhi bellissimi e verdi, che non avrebbe rivisto mai più?
Lui..Eugenio..noi..eravamo terribilmente diversi. Ma chissà, forse proprio per quel motivo avrebbe potuto funzionare.
" Passi a prendermi tu?" risposi, ancora imbarazzata
" Certo dolcezza. Alle otto sono da te...e non ti preoccupare, non te ne farò pentire" mi rassicurò con tono improvvisamente suadente
" D'accordo..allora grazie, e a dopo" così riattaccai.
Mi rendevo conto di essere stata un pò fredda...ma dai! Non ero minimamente preparata a una conversazione del genere..nè tantomeno a sentirmi chiamare continuamente 'splendore' 'dolcezza' 'bellezza'.
Andrea non mi aveva mai chiamata in quel modo, e io non avevo mai desiderato che lo facesse, a dire la verità.
Sorrisi come una scema ripensando a tutte le volte in cui avevo pensato che 'Lottie' fosse il suono più intimo, dolce e sexy che potesse uscire da quelle labbra..lui era l'unico ad avermi chiamata così.
E anche dopo avergli detto di smetterla, perchè quel nomignolo mi riportava alla mente troppi bei momenti, lui non era riuscito a farne a meno di rivolgersi a me in quel modo, e in fondo in fondo mi aveva fatto piacere. Pareva quasi che non riuscisse a chiamarmi in nessun altro modo, se non quello...ed era bello e mi faceva male contemporaneamente.
Io invece avevo sempre usato il suo nome per intero...mi era sempre piaciuto un sacco, e poi una volta, mentre passeggiavamo tenendoci per mano, lui mi aveva detto che adorava il movimento che le mie labbra compivano per pronunciare il suo nome.
Oh maledizione!
Perchè ci stavo pensando?
O meglio, perchè non riuscivo a fare a meno di pensarci?
Per quale motivo...dovevo andare a parare sempre lì? Dovevo sempre metterlo in mezzo?
No, da quel momento in poi non lo avrei più fatto, e quella sera sarei uscita con Eugenio Dotoli, e sarei stata bene, senza di lui. Punto.
Sbattei la porta di casa con un bel tonfo, come per rafforzare la mia presa di posizione, e mi riversai in strada. Raggiunsi in fretta il supermercato, e misi nel carrello ogni cosa che mi trovavo davanti, senza pensarci troppo. Pensai a cosa avrei potuto preparare per pranzo, e valutai alcune idee mentre ero alla cassa. Pagai e mi diressi al centro commerciale: tra il pranzo con il collega di Marco e la cena con Dotoli, di sicuro avrei fatto bene ad acquistare dei vestiti nuovi. Volevo essere carina, spigliata e disinvolta per una volta.
A dire la verità, Vitte non era così attrezzata in quanto a negozi..c'erano solo quelli sul viale della spiaggia, che per lo più vendevano costumi da bagno, creme solari, occhiali, teli, orologi e braccialetti, e che di certo non facevano al caso mio. E poi c'era qualche negozietto più chic in centro...non avevo nessuna intenzione di spendere una fortuna in vestiti, non ero mai stata una fanatica della moda, ma forse, per una volta, curare un po' di più il mio aspetto, non avrebbe potuto che farmi bene.
Valutai di chiamare Alice per dirle di raggiungermi, per trascorrere insieme a lei una sana mattinata di shopping, ma poi mi venne in mente che avrebbe accompagnato Edo a trovare i nonni di lui.
Beh, anche io li conoscevo, ed ero stata a casa loro diverse volte..i signori Intonti abitavano a una cinquantina di chilometri da Vitte, e il nostro amico andava a trovarli ogni qual volta che ne aveva la possibiltà: di solito partiva al mattino e trascorreva tutta la giornata in campagna con loro..ma con quella, erano tre volte di fila che la mia migliore amica lo seguiva.
Essendo cresciuta in campagna diceva che in quel posto si sentiva a casa, quasi come nella sua vera casa, situata in un paesino Umbro; e sapevo bene che nonostante le battutine e le frecciatine giornaliere quei due fossero legatissimi, anche se sembravano mettersi d'impegno per convincere gli altri del contrario..ma a me e Nico non l'avevano contata mai giusta.
Forse ci sbagliavamo entrambi, ma anche se erano trascorsi anni da quel pomeriggio in cui noi cinque ci eravamo ritrovati tutti insieme per la prima volta, nessuno era riuscito a liberare del tutto le nostre menti dall'idea che tra quei due potesse nascere qualcosa.
Per il momento i fatti non ci avevano ancora dato ragione, ma eravamo tutti convinti che se si fossero messi insieme, sarebbero stati una coppia perfettamente assortita. Ci avrei scommesso!
Però i diretti interessati non parevano accorgersi di nulla, e sapevo per certo che pure quando Edo portava con sè Alice a casa dei suoi nonni, non avevamo mai trascorso la giornata impegandosi in attività diverse dallo battibeccare tutto il tempo, prendersi in giro e farsi dispetto peggio di come farebbero due bambini.
Quindi, ritornando a me..Alice quel giorno sarebbe stata impegnata; Lisa ovviamente lavorava, così come Erica, quindi mi toccava fare shopping da sola.
In realtà, non mi ero mai divertita nel passare da un negozio all'altro con le buste in mano, specialmente in estate, con il caldo tipico di una cittadina di mare qual'era Vitte, ed ero quasi sicura che se avessi telefonato ad Alice chiedendole di farmi compagnia, si sarebbe assicurata prima che non stessi delirando, e poi mi avrebbbe dato una risposta.
Sì..lo shopping sfrenato non aveva mai fatto per me, ma quello doveva essere un giorno diverso, per certi versi quasi speciale.
Dovevo inziare una nuova vita, di cui Andrea non avrebbe mai fatto parte..e avevo deciso che l'avrei cominciata aggiungendo qualcosa al mio banalissimo e ordinario guardaroba.
Passai da uno scaffale all'altro fino a quando non adocchiai un vestito che pensavo avrebbe fatto al caso mio, lo afferrai e raggiunsi il cemerino. Mi ero spogliata, e mi stavo infilando il nuovo abito per vedere come mi sarebbe stato addosso, quando sentii il cellulare squillare, e in quella strana posizione, con la testa nell'abito e le mani ancora fuori, riuscii a prendere il cellulare nella tasca dei jeans, prima che smettesse di squillare.
Me lo portai all'orecchio alla cieca, troppo impegnata a non fare danni in quel camerino, per fare caso al mittente.
E quella, scoprii mezzo secondo dopo, fu una pessima idea.
" Pronto?" risposi con naturalezza
" Lottie"
E il mio cuore saltò un battito. Inevitabilmente.
" Andrea?" sussurrai, e mi maledissi da sola quando allo specchio notai le guance già arrossate...ma che cavolo?! Perchè riusciva a ridurmi così male soltanto pronunciando il mio nome...
" Puoi venire da me?" domandò, la voce roca
" Perchè? Che succede? Stai bene?" iniziai a preoccuparmi
" Non proprio bene...vieni? Sono in albergo" quasi mi pregò, sempre con lo stesso tono basso, e quasi sofferente.
" Sto arrivando"
E che potevo fare? Era ovvio che sarei corsa da lui.
Se me lo chiedeva con quella voce, quell'urgenza e quel bisogno, sarei stata pure capace di fermare il mondo, pur di raggiungerlo.
Evidentemente dovevo lavorarci ancora parecchio, tantissimo, sull'essere indipendente da lui, e soprattutto, indifferente a lui.
Ecco quella ero io: sì, proprio quella ragazza che aveva lasciato nel camerino il vestito che stava provando per poter fare bella figura ad un appuntamento galante che si sarebbe tenuto quella sera stessa, soltanto  per la fretta di correre da colui che le aveva già ridotto il cuore in poltiglia.






BUONSALVE!!!!!
Ecco il nuovo capitolo!
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto ;)
Ovviamente non poteva finire in quel modo...dovevano in qualche modo avere una scusa per risentirsi, altrimenti la storia non avrebbe avuto senso.
Comunque, i casini da risolvere sono ancora tanti, tantissimi per la verità...ma ho un sacco di idee in mente e spero di riuscire a svilupparle nel migliore dei modi :D
Ci avrebbe scommesso che Carlotta sarebbe corsa da lui nonostante avesse trascorso tutta la mattinata a constringersi a dimenticarlo?
E Dotoli, con quell'appuntamento? Che ne pensate della sua uscita?
Suuuuuu ditemi tutto quello che vi passa per la testa, qualunque cosa, sapere che adoro leggere i vostri commenti e interagire con voi, perciò..che aspettate? ;)
Ringrazio di cuore chi ha rencensito la storia fino ad ora, e chi l'ha letta o inserita in una qualsiasi lista. Vi adoroooo <3<3<3<3

E adesso un piccolo spoiler per voi!
**************

Raggunsi la reception, spiegai loro la situazione, e mi lasciarono passare. Percorsi quei corridoi con il fiatone, ma non a causa delle scale..la cosa aveva molto più a che fare con il fatto fossi già stata lì, che avessi lasciato in quella doppia cuore e anima.
Bussai educatamente alla sua porta, ricordando le istruzioni della ragazza alla reception sui corridoi da seguire, Andrea mi disse di entrare, e lo feci senza esitazione.
Per poco non rischiai l'infarto, quando ancora prima di lui, disteso sul letto, notai la chiave di quella stanza, poggiata sul tavolino.
25. Maledizione. Venticinque.

******************

Un bacione, a prestoooooooooo <3<3<3<3
Recensiteeeeeeee ;)))

























Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***


CARLOTTA

Ero proprio incorregibile.
Nemmeno dieci minuti dopo, avevo già raggiunto l'hotel, lo stesso in cui lui aveva alloggiato insieme a i suoi amici durante quell'estate, e lo stesso dove..beh, dove ci eravamo amati al ritmo più vecchio del mondo.
Durante quegli anni avevo fatto tutto il possibile per passare davanti a quella struttura proprio quando fosse indispensabile, altrimenti preferivo non solo imboccare un'altra strada, ma addirittura allungare il tragitto, pur di non essere costretta a pensare a quello che era accaduto tra quelle mura.
Era decisamente stato uno dei giorni più belli e importanti della mia vita, mi aveva fatto sentire più vicina alle stelle, nonostante fosse mattina...e per la durata di cinque anni che ormai ci sepravavano da quel giorno, avevo fatto tutto ciò che avevo potuto per non passare di là, nemmeno per sbaglio, per non intaccare quel meraviglioso ricordo con lacrime amare.
Un brivido dovuto a tutt'altro che al freddo, mi scosse la schiena nel momento esatto in cui realizzai che proprio quel giorno il calendario avrebbe scandito nel modo più preciso e accurato possibile i cinque anni.
Erano trascorsi cinque anni esatti dalla nostra prima volta, e come se niente fosse, mi ritrovavo a varcare di nuovo quella soglia, per andare da lui.
Non ero sicura di cosa fosse successo, ed ero un po' preoccupata, ma una mezza idea me l'ero fatta...quel tono di voce, mi aveva suggerito che forse Andrea doveva essersi preso un bel febbrone.
Raggunsi la reception, spiegai loro la situazione, e mi lasciarono passare. Percorsi quei corridoi con il fiatone, ma non a causa della scale..la cosa aveva molto più a che fare con il fatto fossi già stata lì, che avessi lasciato in quella doppia cuore e anima.
Bussai educatamente alla sua porta, ricordando le istruzioni della ragazza alla reception sui corridoi da seguire, Andrea mi disse di entrare, e lo feci senza esitazione.
Ma per poco non rischiai l'infarto, quando ancora prima di lui, disteso sul letto, notai la chiave di quella stanza, poggiata sul tavolino.
25. Maledizione. Venticinque.
Era la camera numero venticinque!
Ma che scherzo era quello? Non..avevo le allucinazioni, vero? Vero?
La ragazza al piano di sotto mi aveva semplicemente detto di salire un piano di scale e poi percorrere tutto il corridoio verso sinistra fino all'ultima stanza. E sì, mi aspettavo che fosse simile a quella stanza, alla nostra vecchia stanza...ma che fosse proprio quella..
Probabilmente la mia espressione doveva tradire tutte le emozioni, perchè Andrea mi sorrise guardandomi negli occhi, consapevole del brutto tiro che il destino pareva averci giocato.
" Avevano terminato le singole" disse soltanto, mentre io non facevo nemmeno niente per nascondere ciò che mi stava scoppiando dentro.
Cinque anni prima, lui e il suo amico Matteo avevano scelto una doppia, fregandosene bellamente del fatto che ci fosse soltanto un letto matrimoniale..a suo tempo Andrea mi aveva raccontanto che aveveno deciso così ed erano d'accordo anche gli altri due amici; lo avevano fatto semplicemente per avere più di un bagno a disposizione. Ma erano tutti convinti che l'altra stanza servisse effettivamente solo per quello, per andare a farsi la doccia, mentre ovviamente, loro avrebbero fatto baldoria tutti e quattro insieme dall'altra parte del muro.
Le cose non erano andate così, o perlomeno, si erano limitati a far casino in tre, visto che Andrea mi era stato appiccicato addosso per tutto il tempo, e avevamo dormito sulla spiaggia tutte le notti, semplicemente abbracciati stretti. Però quello era un nostro segreto...cioè i suoi amici ovviamente lo sapevano, visto che non potevano non accorgersi della sua assenza, ma non ne avevano mai fatto un problema; ero io che non lo avevo mai detto a Erica. All'epoca ci conoscevamo da poco, non eravamo così in confidenza, e la mia coinquilina aveva scoperto il 'misfatto', come lei avevo preso a chiamarlo da quella volta in poi, soltanto quando le avevo fatto leggere il libro, molto prima di ultimarlo e pubblicarlo.
E ora, per uno stranissimo, e bastardissimo direi, scherzo del destino, mi ritrovavo da sola con lui, in quella stessa stanza, lo stesso giorno, cinque anni dopo. 
Cinque giorni quelli che avevamo trascorso l'una tra le braccia dell'altro.
'Cinque giorni' era anche il titolo del mio romanzo.
Cinque anni dopo lui era ripiombato nella mia vita.
Cinque anni dopo ci ritrovavamo insieme nella stessa stanza.
Nella stanza numero venticinque, ed era la seconda volta che ci entravo.
Per un momento solo temetti di essere la protagonista di una affascinante e inquietante storia di mistero, magia, fantasmi e chissà che altro...ma poi mi resi conto che era molto più probabile che qualcosa cospirasse contro di noi, o a nostro favore...a quel punto non lo sapevo nemmeno più.
Ma ci eravamo detti addio!..Soltanto la sera prima, e quel giorno avrei dovuto pranzare con il collega di Marco, e Dotoli mi aveva invitato a cena con tutta la galanteria del mondo, e dove stavo io?
Impalata in quella maledetta stanza, a perdermi nei miei pensieri, con Andrea che aveva tutta l'aria di uno malaticcio.
" Non ci eravamo detti addio?" mi scossi, avvicinandomi un po' di più al letto ed esprimendo a parole almeno una minima parte del disappunto che provavo
" Sì..ma non erano incluse le emergenze come questa" si sforzò di sorridere lui, e soltanto dopo averlo fatto, mi accorsi che avevo sorriso anche io.
" Come ti senti?" domandai, cercando di concentrarmi sulla sua salute e nient'altro
" Uno schifo" ammise, e mi avvicinai fino a sedermi sul bordo del letto, dal lato opposto rispetto a quello in cui c'era lui
" Hai misurato la febbre?" domandai a quel punto, mentre Andrea si passava una mano sul viso e poi si voltava a guardarmi.
Dio...come facevo a trovarlo bellissimo anche in quelle condizioni?
Indossava una maglietta bianca sgualcita, i capelli erano spettinati ancora più del solito, ma il verde di quegli occhi bastava a ipnotizzarmi come al solito, e poi con quel sorriso un po' imbrociato..Dio, se era sexy!
Dovevo essermi bevuta il cervello se pensavo che un ragazzo a letto con la febbre fosse sexy, ma sospettavo che se pure si fosse infilato un calzino in testa, o si sarebbe messo a camminare su una gamba sola, beh, i miei pensieri su di lui non sarebbero cambiati di una virgola.
" No...veramente mi girava la testa, e avevo mal di stomaco, così ho vomitato..e subito dopo ti ho chiamato, perchè non volevo stare da solo" ammise, e io lo trovai adorabile. Adorabilmente sexy.
Feci il giro del letto e gli poggiai una mano sulla fronte, sentendola bollente sotto le mie dita. Ma visto che non sapevo se fosse colpa della febbre o di ciò che mi provocava anche solo sfioralo, optai per misurargliela con uno strumento adatto.
" Hai portato con te un termometro?" domandai
" Si...è in bagno, nel mio borsello"
Annui e andai a prenderlo. Mettere le mani tra le sue cose...no, se devo essere sincera non fu per niente imbarazzante, piuttosto...naturale.
Lo trovai in fretta, e dopo essere tornata nella stanza, glielo passai. Andrea se lo mise sotto l'ascella, e insieme aspettammo.
" Grazie per essere venuta" sussurrò, regalandomi un altro timido sorriso
" Sapevi che l'avrei fatto...qua funziona così: tu chiami, e io corro" ammisi, anche a me stessa
" Lottie"...Dio, ogni volta che mi chiamava in quel modo, mi sentivo sciogliere...
" Sai che giorno è oggi?" mi spiazziò
" Sì, so che giorno è oggi" confermai, sentendomi ardere dalla punta dei capelli alle dita dei piedi. E bastò quello, non fu necessario aggiungere altro..mi bastò sapere che anche lui ricordasse quella data per non sentirmi l'unica scema che aveva dato a quel giorno troppa importanza.
Un attimo dopo avvertimmo il suono del termometro. Aveva la febbre a 38.5.
" Ok, devi prendere qualcosa per farla abbassare...non è che hai portato anche una tachipirina? Altrimenti faccio un salto a casa e te la porto"
" E' sempre nel borsello...mia madre mi ha insegnato a portami tutto dietro, per le cosiddette emergenze" spiegò, mentre io ne versavo il contenuto in un bicchiere d'acqua e dopo averla sciolta, avvicinavo il bicchiere alle sue labbra per fargli bere la medicina. Per fortuna che era una di quelle che si possono prendere prima dei pasti.
Lui posò le proprie mani calde sopra le mie, e feci uno sforzo per ritrarmi.
" Scusa..fai da solo" farfugliai, e in quel momento guardai l'ora e mi resi conto di quanto fosse tardi.
Non potevo lasciarlo solo con la febbre alta..no, non volevo e non potevo.
" Faccio una telefonata" dissi a quel punto, e uscii sul balcone per parlare con Erica. Le spiegai la situazione e lei soffocò una mezza risata, dicendomi che forse, effettivamente qualcosa cospirava contro me e Andrea.
Faceva il tifo per noi due come il resto dei miei amici, e sapevo bene che aveva invitato a pranzo il collega di Marco soltanto per provare a distrarmi, dopo aver saputo dell'addio..ma sotto sotto era quasi contenta di dover mandare tutto all'aria perchè in quel momento mi trovavo in albergo con Andrea.
" Allora, ho due proposte per te: o vado giù e chiedo se ti possono portare il pranzo in camera, oppure, visto che c'è un cucinino, ti preparo io qualcosa di leggero, e poi ti riposi"
" Cucina tu" disse soltanto, e io, stranamente felice per quella risposta, mi precipitai all'alimentari più vicino , due minuti prima della chiusura, per acquistare qualche ingrediente.
Una volta tornata in camera sua, iniziai a preparargli qualcosa.
" Sai che Edoardo e Nico ti vogliono molto bene?" domandò a certo punto, spiazzandomi come sempre
" Sì, lo so. E io ne voglio a loro...ma come fai a saperlo tu?" mi incuriosii
" Ieri, dopo la partita, abbiamo chiacchierato un po', e sospetto proprio che sia stato allora che ho preso il classico colpo d'aria. Comunque..sono simpatici, ma Nico in particolare, mi ha detto che se solo mi fossi azzardato a farti soffire ancora, me le avrebbe suonate di santa ragione" il tono era divertito, ma io non lo ero più
" Davvero?"
Andrea annuì soltanto "Tengono molto a te, entrambi"
" Siamo una bella squadra" confermai con un sorriso radioso e compiaciuto
" Ma insomma...tra di voi..non c'è mai stato niente con nessuno dei due?" si informò, abbassando appena il tono di voce
" No! Cioè voglio dire..Nico mi abbraccia ogni volta che mi vede, ma è un Don Giovanni incallito. E sospetto che Edo sia innamorato di Alice, anche se non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura" spiegai
" Quindi..no. Non c'è niente tra noi, a parte una bellissima amicizia" e per qualche strano motivo, mi sembrò sollevato da quelle parole.
Ma non ci eravamo detti addio? ...Rischiavo seriamente di impazzire!
A quel punto pensai di chiedergli se avesse una ragazza...non ne avevo idea, ma c'era una parte di me che aveva timore di quella risposta, quindi non lo domandai e basta, smettendo immediatamente di pensarci. Quando mi avvicinai di nuovo al letto, quasi rischiai di rovesciare il pranzo a terra, quando notai le lenzuola arrotololate ai suoi piedi, e lui, seduto su quel letto, a torso nudo e con addosso soltanto un paio di boxer.
" Avevo un po' caldo" si giustificò
" Sarà stato l'effetto della tachipirina" ipotizzai, concentrandomi per guardare solo il suo viso
" Penso si sia abbassata la febbre...si vede che stai meglio" annunciai con un sorriso,  posando il vassoio sul comodino e toccandogli di nuovo la fronte, trovando conferma della mie parole...anche se era ancora piuttosto tiepido.
" Se ti chiedo un favore, mi prometti che non mi prendi in giro?" domandò, un sorriso birichino e dolcissimo a contornargli le labbra. Io scossi la testa, ancora seduta sul bordo vicino a lui e al suo corpo quasi nudo.
" Mi imbocchi?"
Convinta che le mie guance fossero ormai diventate più rosse dei peperoni, provai  a distorglielo da quell'idea, anche se, cavolo..mi sarebbe piaciuto dargli da mangiare. Ma era un gesto troppo intimo, forse ancora di più di un bacio.
" Non ti sembra di starne approfittando un po' troppo?" lo provocai
" Sì, forse si" ammise " ma dai Lottie, devi essere buona cone me, sono malato e ho bisogno di tante coccole"
Voleva farmi morire, poco ma sicuro.
Senza aggiungere altro mi misi il vassoio sulle gambe, e avvicinai il cucchiaio alla sua bocca, che prontamente lo accolse. No..non stava succedendo davvero..non era possibile che dopo la serata precedente lo stessi imboccando, con lui seduto sul letto mezzo nudo, che mi diceva di aver bisogno di coccole. In quel modo la situazione mi sarebbe presto sfuggita di mano, dovevo inventarmi qualcosa.
" E Vola vola vola, vola l'areoplanino" canticchiai con una voce da bambina, mentre lo imboccavo come farebbe una mamma con il proprio figlioletto. E lui rideva, e stava al gioco, ed era bellissimo.
Come ci eravamo ridotti in quel modo?
Boh, poco mi importava..stavo bene, davvero bene.
Dopo aver mangiato costrinsi Andrea a riposarsi e lui dormì beatamente per tutto il pomeriggio. E io lo guardai, incantata.
Verso sera, quando era arrivata per me l'ora di andare a casa, si svegliò, di nuovo con la febbre alta. Provai a dirgli di dover andare via, e provai a convincermi che quella fosse la cosa più giusta da fare, ma quando mi prese una mano tra le sue e mi pregò di restare a fargli compagnia, carezzandomi lentamente i palmi e sussurandomi di aver bisogno di me, non ce la feci a lasciarlo solo.
E così, annullai pure l'appuntamento con Dotoli, per restare con lui.
Quella volta mangiai anche io sul letto, seduta a gambe incrociate al suo fianco, e poi Andrea mi chiese di fargli compagnia fino alla mattina successiva.
Dormire con lui? Non ero sicura di riuscire di farcela, non in quella stanza, in quel letto.
Mi assicurò che non ci saremmo neanche sfiorati, e con un sorriso imbarazzato e tenerissimo al qualche diffcilmente avrei potuto resistere, confessò che non voleva restare da solo con la febbre addosso.
Non impiegò molto a farmi capitolare...e chi volevo prendere in giro?
Avevo annullato due appuntamenti senza battere ciglio, soltanto per stare con lui, ed ero nervosa e al tempo stesso emozionata alla prospettiva di dormire accanto a lui.
Crollammo entrambi quasi subito, ognuno sul proprio lato del letto, e stranamente, nemmeno quello fu imbarazzante come temevo sarebbe stato. Morivo dalla voglia di accoccolarmi sul suo petto bollente, ma no, non potevo assolutamente farlo. E quella sera finii per addormentarmi vestita, pantaloncini e canottiera da giorno, ma quello era sicuramente l'ultimo dei miei pensieri.
Sobbalzai spaventata quando in piena notte, lo sentii urlare nel sonno, e senza rifliettere, mi precipitai da lui, scuotendolo per le spalle mentre accendevo la luce sul comodino.
Andrea aprì gli occhi, e quello sguardo passò in un secondo dall'essere terrorizzato, confuso, e poi piacevolmente sollevato.
" Stai bene? E' tutto a posto...è stato solo un incubo" sussurrai, le mie mani ai lati del suo viso sudato
" Lottie" disse soltanto, esausto, come se non fosse ancora sicuro che fossi lì con lui
E poi decise di attirarmi a sè con uno scatto, e stringermi forte al suo petto.
" Tranquillo..va tutto bene" sussurrai in quella posizione, non nascondendo a me stessa quanto mi piacesse starmene tra quelle braccia
" Quando ho la febbre, mi vengono spesso gli incubi" ammise, avvertivo il suo corpo matido di sudore a stretto contatto con il mio, ma non me importava niente. non mi sarei scostata di mezzo millimetro
" Restiamo così, ti prego" sussurrò l'attimo successivo, stringendomi ancora più forte di prima
" Eh?" domandai, non affatto sicura di aver capito bene
" Lo so, lo so dei casini che abbiamo...ma perfavore, continua a respirare sul mio petto per tutta la notte. Voglio tenerti stretta, sentirti vicina"
E a quella richiesta, io non avrei mai potuto rispondere di no.
Era quello che volevo anche io: volevo addormentarmi tra le sue braccia più di qualsiasi altra cosa al mondo...e lo facemmo: ci abbandonammo al sonno abbracciati. Io e lui. Come una volta.






BUONSALVEEEEEE!!!
Eccomi puntuale con il nuovo capitolo, che spero abbiate apprezzato! :)
Come avrete certamente notato c'è stata una brusca inversione di tendenza nella storia, tra i due protagonisti, e vi anticipo già che non è destinata ad affievolirsi nemmeno un po'...almeno nei prossimi capitoli!
Allora che ne pensate?
Vi avevo detto di non preoccuparvi troppo di Dotoli...e infatti: Carlotta ha annullato l'appuntamento senza battere ciglio, senza la minima incertezza.
Ora, ditemi quello che volete, ma io trovo sempre molto tenere le scene in cui uno dei due ha la febbre e l'altro accudisce; non a caso mi sono resa conto di averne inserita una praticamente in ogni storia, o quasi.
Come ho già detto, spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e niente, come sempre, vi invito a lasciarmi qualche commento ;)
Mi farebbe davvero piacere venire a conosenza dei vostri pareri, consigli, rimproveri.. insomma, quello che volete!
E colgo l'occasione per ringraziare chi fino ad oggi mi ha fatto attivamente compagnia, e anche chi lo ha fatto in silenzio ♥

Ora un piccolo spoiler del prossimo capitolo!
******************

A quel punto ci ritrovammo occhi negli occhi, e mi accorsi che lei pareva aver dimenticato ogni tipo di obiezione.
Perchè avrebbe avuto ragione di averne...insomma, lei mi aveva semplicemente augurato un buongiorno, e io, ancora reduce di un ricordo troppo vivido che aveva per protagonisti noi due, in una situazione non del tutto innocente, avevo praticamente teso un assalto alle sue labbra. E poi, niente, ci eravamo baciati avidamente, e senza troppi complimenti.
Sapevo che anche lei voleva ciò che volevo io..ma dovevo ammettere che la situazione fosse piuttosto anomala! Due sere precedenti ci eravamo detti addio, per sempre pensavamo, e invece eravamo sul punto di rotolarci tra le lenzuola come se non fossimo così dannatamente incasinati.

*****************

Un bacione, e a prestooooooooooo!!! <3<3<3<3

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


ANDREA

Furono i raggi che filtravano attraverso le persiane a svegliarmi la mattina dopo.
Aprii gli occhi, sentendomi bene, completamente sfebbrato, e senza nemmeno pensarci, la strinsi di più a me. Dio..e quanto era bello sentirsela addosso! 
Era una sensazione che pensavo di aver dimenticato, che pensavo di non saper più riconoscere dopo tutto quel tempo, ma mi sbagliavo alla grande. Perchè le mie braccia l'avevano attirata contro il mio petto come se fosse stata la cosa più naturale del mondo,e lei aveva facilmente ritrovato il posto perfetto in cui le piaceva poggiare la testa, quando dormivamo abbracciati.
Eravamo rimasti in quella posizione per tutta la notte, e nonostante le gambe indolenzite e l'indesiderato calore sprigionato nel pieno di una notte estiva, dal mio corpo al contatto con il suo, non avevo pensato nemmeno un secondo di allontanarla da me.
Abbassai gli occhi per guardarla dormire, e solo allora mi resi chiaramente conto di quanto fossimo avvinghiati. Una roba da perderci la testa, soprattutto se si considerava il fatto che indossassi solo i boxer.
Carlotta riposava completamente spalmata sul mio corpo: un braccio dolcemente avvolto attorno al mio collo, l'altro mi circondava la vita; la testa incastrata tra il collo e la spalla, e il naso e le labbra a solleticarmi la gola; le gambe aggrovigliate alle mie, e le lenzuola quasi a terra. Noi abbracciati stretti, e il resto del letto completamente vuoto.
Neanche quando dormivo con Eleonora, ci ritrovavamo così appiccicati la mattina successiva!
Di solito lei scioglieva l'abbraccio durante il sonno, e si rannicchiava a un lato del letto per continuare a dormire tranquilla fino a quando non suovava la sveglia. Si alzava quasi sempre prima di me, dato che i suoi turni da infermiera cominciavano presto; spesso mi preparava il caffè e me lo lasciava sul comodino, prima di svegliarmi con un fugace bacio e scappare via.
Erano state poche le volte in cui quando avevo aperto gli occhi al mattino me l'ero ritrovata ancora tra le braccia, e all'inizio c'ero restato male, perchè non Carlotta non era mai successo, poi però c'avevo fatto l'abitudine e quasi non ci facevo più caso. O almeno fino a quel momento, in cui mi ero ritrovato a stringere tra le braccia la ragazza con la quale pensavo di aver chiuso per sempre.
Sapevo benissimo che se Eleonora, Matteo, i miei genitori o chiunque mi conoscesse a Torino, sarebbe venuto a sapere del fatto che nel bel mezzo di un incubo, che nemmeno ricordavo più, avevo stretto a me la ragazza che in quel momento non avrebbe nemmeno dovuto esserci nel mio letto, per non lasciarla più, mi avrebbero accusato di tradimento...e non potevo nemmeno biasimarli o prenderla con loro, perchè il semplice fatto di tenerla ancora abbracciata, mentre paragonavo quel risveglio con quello accanto alla mia fidanzata ufficiale, preferendo in cuor mio il presente, beh, non poteva non essere considerato una specie di tradimento.
E la cosa che mi spaventata più di tutte, era che alla fine, in quel momento non me fregava niente di cosa avrebbe pensato o detto il resto del mondo..in quel momento avevo Carlotta ancorata al mio petto, che dormiva beatamente, con ancora addosso quella canottiera colorata e il pantaloncino di jeans, con i capelli arruffati in testa, e quell'espressione dolce dipinta sulle labbra, e io non riuscivo a desiderare niente di meglio. 
Mi pareva proprio che fossimo ritornati a cinque anni prima..ed era così naturale tenerla stretta, che per un attimo mi persi in quei ricordi.


Terzo giorno. Avevamo dormito abbracciati. A separare i nostri corpi dalla finissima sabbia di Vitte soltanto un telo da mare.
" Buongiorno" sussurrai, chinandomi sul suo corpo quel tanto necessario a baciarla dolcemente sulle labbra.
Carlotta rispose a quel contatto senza alcuna esitazione, e anzi, si accoccolò ancora di più contro di me, mentre le nostre bocche, ancora incollate, non riuscivano in alcun modo a saziarsi.
" Buongiorno a te" disse, quando per mancanza di fiato fummo costretti a mettere fine a quei meravigliosi baci
" Dormito bene?" le domandai, stringendo una sua ciocca di capelli tra le dita e giocandoci distrattamente, senza smettere di guardarla negli occhi
" Divinamente. E tu?" sorrise
" Anche io sono stato bene...anche se la mia gamba potrebbe avere qualcosa da ridire" scherzai.
Carlotta si portò le mani alla bocca, come se fosse stata beccata a fare qualcosa di illecito, e io non riuscii a trattenere una risata...era tenerissima!
" Scusa Andrea...mi dispiace" balbettò, di colpo rossa in viso
" Per cosa?" non potevo negare che mi piaceva da impazzire vederla imbarazzata..mi faceva venir voglia di morderla di baci ovunque
" Per la tua gamba...mi ci sono piazzata sopra, e ci sono rimasta per tutta la notte, senza pensare che-"
La interruppi prima che potesse dire altre sciocchezze. Avvicinai di nuovo le labbra alle sue e le rubai un altro bacio.
" Ti posso assicurare che c'è un'altra parte del mio corpo che compensa brillantemente la gamba addormentata" le soffiai nell'orecchio, quando ci fummo staccati.
Lei strabuzzò gli occhi, e istintivamente, senza riuscire a controllarsi, spostò lo sguardo in basso, sotto l'elastico dei miei pantaloncini.
Arrossì ancora di più quando si rese conto del fatto che effettivamente quella parte del mio corpo era già piuttosto attiva, e io colsi la palla al balzo per provocarla ancora un po'.
" Sporcacciona" la ripresi, con un lampo di malizia negli occhi
Lei alzò gli occhi fino a incrociare i miei, e in quel momento, realizzai che doveva essere per lei la prima volta che un ragazzo le diceva cose del genere o faceva allusioni sconce.
Dio..quanto era eccitante la sua innocenza!
" Cosa? Perchè? ..Ho capito che ho un po' di sabbia addosso..ma..insomma.."
Pensava sicuramente di aver aggirato il pericolo con quella risposta così apparentemente innocua, ma non sapeva quanto invece avesse acceso le mie fantasie.
Prima di incontrarla avevo avuto delle ragazze, e anche se la mia prima volta era stata con Carlotta, i preliminari li conoscevo già abbastanza bene, come è normale che sia per un diciannovenne nel pieno della propria crisi ormonale.
Nel frattempo lei si era messa seduta in ginocchio accanto a me, ed effettivamente, aveva davvero tutta la canottiera sporca di sabbia.
" Un po' di sabbia addosso? Sembra che tu ci abbia rotolato dentro per ore!" esagerai, volutamente
" Vieni qui, ti aiuto a ripulirti"  e senza darle il tempo di rifiutarsi o anche solo di pensare, la attirai a me con uno scatto, e partendo dal basso, dal bordo inferiore di quella canottiera, percorsi il suo corpo con gli occhi e con le dita, soffermandomi di più sui fianchi e sui seni, mentre la tenevo ferma con la scusa di ripulirle la maglietta.
Non appena poggiai la mano sulla rotondità di uno dei suoi seni, la sentii trattenere il respiro, ma non si scostò, anzi, si sporse forse incosciamente ancora di più verso di me, permettendomi di continuare quella dolce tortura. 
Dio..stavo seriamente rischiando di impazzire!
Conoscevo quella ragazza da tre giorni, ma avevo capito che tra noi c'era qualcosa di speciale soltanto dopo mezzora, e perfettamente incurante del fatto che pensare di volerla nuda di fronte a me avrebbe potuto farmi passare per un pazzo, la volevo, la desideravo. Perchè Carlotta era...non sapevo nemmeno io come descriverla..ma mi piacera stare con lei, mi piaceva prenderla in giro, sentirla ridere, ascoltare la sua voce, baciarla, stringerla forte al petto e lasciarla senza fiato. 
Potevo solo immaginare cosa significasse farci l'amore, prendersi tutto donandole tutto, e ancora non sapevo che ventiquattro ore dopo l'avrei scoperto sul serio. E non sapevo nemmeno che forse, soltanto forse, non sarei mai più riuscito a cancellare quella mattina dalla mente e dal cuore.
Fu la sua bocca intenta ad assaporare e mordere la mia, a riportarmi alla realtà di quel ricordo. Si era completamente stesa su di me, e mi stava baciando, per niente timida, mentre io infilavo una mano sotto il tessuto della sua canottiera e le carezzavo piano la schiena nuda, percorrendole la colonna vertebrale con le dita, quasi come se stessi suonando uno strumento, per poi stringerla per i fianchi, spingendola sempre di più contro il mio corpo.
Le nostre parti intime per un istante si sfiorarono, anche se separate da molteplici strati di tessuto, ma lo stesso non riuscii a fare a meno di gemere sulla sua bocca.
" Qual'era la parte sveglia del tuo corpo?" domandò, soffiandomi quelle parole sul collo.
Era ancora rossissima in viso per via di quella situazione, e aveva le labbra già gonfie dei miei baci..però stava imparando a stare al gioco,e io perdevo la testa ogni secondo di più.
" Il cuore naturalmente..non senti come va veloce?" dissi, la voce più roca di quanto avessi voluto
" Certo"  concordò lei, ma quella luce che le attraversò gli occhi mi fece capire che non se l'era affatto bevuta.
Comunque non avevo detto una bugia: sul serio quel muscoletto a forma di pugno umano sembrava star correndo una maratona tutta sua, mentre riprendevamo a baciarci.


" Buongiorno!"  
E fu la sua voce a riportarmi a quel meraviglioso presente, che prevedeva me e lei abbracciati stretti su quel letto, come se nulla fosse cambiato da quella mattina di cinque anni prima.
Si stiracchiò socchiudendo gli occhi, poi mi rivolse un tenero sorriso, uno di quelli che nessuno a parte lei riusciva a rendere così intrigante...e fu così, che senza nemmeno darmi il tempo di pensare e realizzare quanto azzardato e assolutamente sbagliato, fuori luogo, sconveniente, e a modo suo perfetto, potesse essere il mio gesto, le presi il mento tra le dita e affondai le labbra nelle sue.
Nonostante le sorpresa iniziale, Carlotta si lasciò immediatamente andare a quel bacio, senza remore, con me non le aveva mai avute, e in un attimo ci ritrovammo ancora più avvinghiati di prima, e intenti a mangiarci a vicenda le labbra, e tastarci la pelle al di sopra dei vestiti, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
Ma in quel momento, e quella mattina in generale, avevo capito che quando eravamo insieme io e lei, smetteva di importarmi del resto del mondo, come succedeva una volta, e non riuscivo a desiderare qualcosa di diverso dal consumarla di baci.
Dio...quella ragazza era pericolosa per me! Lo era sempre stata, e lo avevo capito dal primo momento, da quando l'avevo notata alla festa, pià bella e innocente che mai, seduta su quel muretto con le gambe scoperte...ormai non faceva quasi più alcuna differenza sul fatto che si fosse trattato di cinque anni prima, o qualche sera prima. Mi pareva quasi che i due eventi si fossero sovrapposti, confusi...e mi piacerebbe dire di essere stato ubriaco marcio mentre pensavo quelle cose, ma stavo benissimo, e forse l'unico alcool, l'unica sostanza tossica che mi scorreva nelle vene era la voglia di perdermi in lei per sempre.
Io ci avevo provato, ok? Avevo lottato contro me stesso e i miei sentimenti con tutte le mie forze, ma non avevo previsto che Carlotta scrivesse un libro sulla nostra storia, non avevo previsto di reagire in quel modo nel leggere quelle pagine, non avevo previsto di tornare a Vitte solo per rivederla, non avevo previsto di baciarla sotto la tettoia, nè di tenerla stretta tra le braccia mentre mi costringevo a dirle addio.
Non avevo previsto di chiamarla quando non stavo bene, non avevo previsto di chiederle di restare per la notte, nè tantomeno di attirarla a me e tenermela stretta contro il petto come l'antidoto di un incubo. Non avevo previsto di perdermi in certi ricordi appena sveglio, nè di baciarla davvero subito dopo, ancora scosso dalle nitide immagini di noi che ancora mi facevano battere forte il cuore.
La verità era che non avevo previsto nemmeno di ritrovarmi a pensare ciò che stavo pensando...ma non potevo farci nulla: la desideravo come allora, più di allora.
E al diavolo tutto il resto!
Era passato troppo tempo dell'ultima volta che mi ero svegliato così, e non ero disposto a perdermi nemmeno un istante di quella inaspettata e bollente situazione, e di lei.
Ero nei guai fino al collo, perchè non stavo più pensando alle conseguenze, perchè stavo lentamente arrivando ad ammettere a me stesso che se avessi voluto, avrei potuto mandare tutto a monte soltanto per lei, e la cosa che davvero mi preoccupava, era che in quel momento lo volevo. Lo volevo sul serio, con tutto me stesso.
E intanto le mie labbra continuavano a muoversi in perfetta sincronia con le sue,  e le mie mani la trattenevano per i fianchi, giocando con il bordo dei pantoloncini di jeans, e mi sentivo il suo corpo spalmato addosso, il suo shampoo a inebriarmi le narici, e mi piaceva da impazzire.
Poi, di colpo, Carlotta si staccò da me.
Avevo talmente voglia di baciarla ancora che mi misi seduto sul letto, e l'attirai di nuovo a me.. e stavo per lambirle il collo di baci decisamente poco casti, quando il suo sospiro mi bloccò.
" Andrea" chiamò con un filo di voce, aveva le labbra gonfie, le pupille dilatate e il suo petto faceva furiosamente su e giù, come per regolarizzare il respiro.
" Lottie" fu il  roco sussurro che uscì dalle mie labbra
A quel punto ci ritrovammo occhi negli occhi, e mi accorsi che lei pareva aver dimenticato ogni tipo di obiezione.
Perchè avrebbe avuto ragione di averne...insomma, lei mi aveva semplicemente augurato un buongiorno, e io, ancora reduce di un ricordo troppo vivido che aveva per protagonisti noi due, in una situazione non del tutto innocente, avevo praticamente teso un assalto alle sue labbra. E poi, niente, ci eravamo baciati avidamente, e senza troppi complimenti.
Sapevo che anche lei voleva ciò che volevo io..ma dovevo ammettere che la situazione era piuttosto anomala! Due sere precedenti ci eravamo detti addio, per sempre pensavamo, e invece eravamo sul punto di rotolarci tra le lenzuola come se non fossimo così dannatamente incasinati.
Ma ciò che ci legava, trascendeva e superava ogni limite, e il semplice fatto che dopo tutto quel tempo, dopo tutto quello che ci eravamo detti, ci trovavamo lì, l'uno tra le braccia dell'altra, ne era forse la conferma più grande e la dimostrazione più eclatante.
" Come stai? Voglio dire..come ti senti?" domandò, riuscendo a mettere un po' di distanza tra i nostri corpi.
Mi ci volle qualche secondo per fare due e più due e capire che si stesse riferendo alla febbre.
" Mai stato meglio" ammisi, senza preoccuparmi di nascondere quanto mi piacesse che lei fosse comunque rimasta nel mio letto.
" Stanotte hai avuto un incubo...mi sono spaventata, sembravi sconvolto, eri sudato, e urlavi. Sono contenta che sia tutto passato" spiegò, concedendosi un lieve sorriso
" Lo so, me lo ricordo. Oddio, non ricordo l'incubo, ma ricordo di averlo avuto. E' la tachipirina che a volte ha su di me degli effetti collaterali leggermente insoliti...ma so per certo che se non ci fossi stata tu, non sarei più riuscito a riaddormentarmi" 
Era la verità, e lo sapevamo tutti e due.
Carlotta a quel punto si sdraiò su un fianco, il viso e il corpo rivolto verso di me...per un attimo temetti di dover rispondere a una domanda tipo 'perchè mi hai baciato?', ma mi sbagliavo alla grande, e lo capii quando lei scoppiò a ridere guardandomi. 
Era una situazione praticamente surreale! 
Perchè non eravamo per nulla a disagio? E perchè mi piaceva più del lecito che fosse così?
Ah già...probabilmente ero ancora pazzo di lei. Che lo ammettessi o meno, ormai non faceva più alcuna differenza...avrei dovuto capire che sarebbe finita così prima ancora di tornare a Vitte. Ma avevo voluto far finta di niente, avevo voluto convincermi che chiarire la situazione e poi sparire per sempre dalla sua vita, sarebbe stato possibile, fattabile, e indolore.
Dio..non capivo più nulla. Sapevo solo che la volevo, lei e nessun'altro al mondo.
Carlotta rideva ancora spensierata, stesa su un fianco, ed era semplicemente bellissima...
" Si può sapere cosa ti fa sghignazzare così? Voglio ridere anche io" scherzai
" Stavo pensando a quando ero piccola, beh facevo le medie forse...e c'era un antibiotico particolare che mi faceva delilare, e per me quella era una cosa terribile, perchè avevo una cotta segreta.. segretissima per una persona, e temevo di dire cose compromettenti su quella persona. Se qualcuno lo avesse scoperto, sarebbe stata una catastrofe!"
" Addirittura? Cos'è, ti eri invaghita del tuo professore?" la provocai a quel punto
" Per carità..no! Però la cosa era altrettanto grave e inamissibile" continuò
" Ti piaceva il ragazzo della tua amica" sparai a quel punto
" No. Ma mi ero presa una cotta stratosferica per mio cugino" ammise, smettendo di ridere
" Secondo o terzo grado?" mi incuriosii a quel punto
" Primo" sussurrò, a voce talmente bassa che mi chiesi se lo avesse detto sul serio.
" Ora ti è passata, vero?" mi accertai, spingendomi con il corpo sopra al suo e impedendole di sfuggirmi
" Tu che dici?" sorrise, e senza darle il tempo di aggiungere altro, ripresi a baciarle le labbra.
Di nuovo Carlotta lasciò che le assaporassi la bocca, e quando mi spostai sul collo, intenzionato a lambire di baci anche quello, e ogni altro centimetro di pelle, ansimò.
" Non ci sto capendo più niente" ammise con un filo di voce, il mio respiro bollente sulla sua pelle...e non potevo darle torto, nè chiederle di spiegarsi meglio, perchè sapevo benissimo a cosa si stesse riferendo, e non non era l'unica a sentirsi in quel modo.
" Nemmeno io. Nemmeno io ci sto capendo più niente" la rassicurai, e poi, senza alcun freno, la misi al corrente dei miei più intimi desideri. Perchè la verità era che la volevo così tanto da stare male, e non essere più in grado di ragionare lucidamente.
" Ho solo una certezza: ti voglio"
" Voglio baciarti, accarezzarti, adorarti, e perdermi in te"
" Ti voglio così tanto Lottie.."
" Stai delirando" mi spiazzò lei, soltanto apparentemente impassibile di fronte a quelle parole così cariche di promesse e desideri repressi per tanto, troppo tempo.
" No..nessun delirio" provai a convincerla
" E' la febbre che ti fa dire queste cose" ..perchè non voleva crederci?
"Ma se non ce l'ho nemmeno! Sei tu..semplicemente tu. Sono tutte quelle piccole, banali cose, dettagli, che ti rendono quella che sei. Sono quei particolari che non noterebbe nessuno a farmi perdere la testa..è quello che siamo quando stiamo insieme." 
Parlavo a ruota libera, e non sapevo se fosse un bene o un male..ma non mi importava di nessuno nell'intero universo, nessuno all'infuori di lei. Di quegli occhi, di quel sorriso, di quella risata, di quel rossore sulle guance, di quel corpo aggrovigliato al mio, possibilmente per sempre.
" Andrea.." tremava
" Questa situazione ci sta sfuggendo di mano. Vanno bene gli abbracci, le risate, posso passare anche sopra ai baci...anzi, in realtà anche starmene seduta con te su questo letto e ridere e scherzare non va affatto bene, ma ormai il danno è fatto. Ma adesso tu mi stai chiedendo di fare l'amore con te...e lo sai, lo sai benissimo che lo farei, ora, domani, tra una mese, tra un anno o per sempre.
Però mi hai detto tu stesso che la tua vita è a Torino, e che come è giusto che sia partirai. E a quel punto a me che rimarrà? Niente!"
"Lo stesso insopportabile nulla che mi hai lasciato quando te ne sei andato per la prima volta." prese un lungo respiro, prima di continuare.
" Perciò, perfavore, se davvero ci tieni a me, scappa e non tornare mai più. Solo se te ne vai forse riuscirò a dimenticarti"
Si vedeva lontano un miglio che lottava contro se stessa per non scoppiare in lacrime e per non dare ascolto alle sue stesse parole, e mentre ancora provavo a dare un senso a ciò che mi aveva detto, Carlotta aveva già lasciato la mia camera d'albergo. 
Fu proprio in quel momento che realizzai di non essere disposto a perderla di nuovo.




BUONSALVEEEEE!!!
Ecco il nuovo capitolo!
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto e vi invito caldamente a farvi sentire ;)
Qualunque cosa abbiate da dirmi riguardo la storia, ricordatevi che sono sempre qui e adoro leggere le vostre opinioni...quindi scrivetemiiiii
Ovviamente ringrazio chi l'ha fatto fino ad adesso <3<3 E un grazie va anche a tutti coloro che hanno inserito la storia in qualsiasi lista...siete davvero numerosi,e mi fa molto piacere ;)
Come sempre, c'è un piccolo spoiler del prossimo capitolo, tutto per voi!

******************
" Non riesci a stare lontano da me?..Ce l'hai fatta per cinque anni..e di sicuro potrai farlo ancora" il tono era più tagliente di quanto avessi voluto, ma non riuscii a farne a meno.
Non ero più arrabbiata con lui, non provavo nessun risentimento nei suoi confronti, e nè tantomeno lo odiavo come credevo di fare prima di rivederlo..ma non avevamo mai chiarito fino in fondo ciò che era successo cinque anni prima, quando le sue vacanze a Vitte si erano concluse, e il mio cuore ridotto in mille frammenti. Forse era giusto parlarne, forse era necessario terminare quel capitolo, prima di chiudere definitivamente il libro.
" Okay, va bene! Vuoi che ti dica che sono stato un cretino?" alzò di poco il tono di voce, ma non staccò quegli occhi verdi dai miei
" Sono stato un cretino, un imbecille, un cagasotto, un vigliacco, uno stronzo, un coglione!" quasi mi urlò addosso
" Ma l'ho fatto perchè ti amavo."
*******************

Un  bacione, e a prestooooooooooo <3<3<3














Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CARLOTTA

Dal Capitolo precedente...
" Nemmeno io. Nemmeno io ci sto capendo più niente" 
" Ho solo una certezza: ti voglio"
" Voglio baciarti, accarezzarti, adorarti, e perdermi in te"
" Ti voglio così tanto Lottie.."
" Stai delirando" 
" No..nessun delirio" 
" E' la febbre che ti fa dire queste cose" 
"Ma se non ce l'ho nemmeno! Sei tu..semplicemente tu. Sono tutte quelle piccole, banali cose, dettagli, che ti rendono quella che sei. Sono quei particolari che non noterebbe nessuno a farmi perdere la testa..è quello che siamo quando stiamo insieme."
" Andrea.." 
" Questa situazione ci sta sfuggendo di mano. Vanno bene gli abbracci, le risate, posso passare anche sopra ai baci...anzi, in realtà anche starmene seduta con te su questo letto e ridere e scherzare non va affatto bene, ma ormai il danno è fatto. Ma adesso ti mi stai chiedendo di fare l'amore con te...e lo sai, lo sai benissimo che lo farei, ora, domani, tra una mese, tra un anno o per sempre.
Però mi hai detto tu stesso che la tua vita è a Torino, e che come è giusto che sia partirai. E a quel punto a me che rimarrà? Niente! "
" Lo stesso insopportabile nulla che mi hai lasciato quando te ne sei andato per la prima volta.
Perciò, perfavore, se davvero ci tieni a me, scappa e non tornare mai più. Solo se te ne vai forse riuscirò a dimenticarti"



Lasciare quella stanza fu una delle cose più difficili che avessi mai fatto.

Ma avevo dovuto farlo, per me stessa. Me lo dovevo, perchè Andrea riusciva a ridurmi veramente male anche solo guardandomi... e farci l'amore e vederlo partire il giorno dopo, come era già successo una volta, temevo mi avrebbe uccisa sul serio. Non potevo permettere che accadesse di nuovo..non lo avrei sopportato.
Perchè le ultime ventiquattro erano state intense, belle, e pericolose da capogiro: dal momento in cui avevo messo piede in quella stanza ( quella maledetta stanza!) e l'avevo trovato coricato a letto con la febbre, fino a quando ero scappata via alla velocità della luce, per non permettermi anche solo di valutare per un secondo l'ipotesi di restare, erano successe troppe cose.
Troppi baci.
Troppe volte avevamo rischiato di non riuscire più a fermarci.
E mi sarei fatta staccare un braccio a morsi se solo avesse significato potermi perdere in quegli occhi verdi per sempre. Ma sapevo che Andrea sarebbe partito, magari prima di quanto immaginassi, e io non volevo un altro meraviglioso quanto insopportabile ricordo da custodire nel cuore per sempre;  un ricordo da gettarmi in pasto quando l'amarezza per aver perso ciò che avevo amato più al mondo, mi avrebbe reso difficile persino respirare. Io volevo lui, come una volta, come sempre, lo volevo con ogni fibra del mio essere, ma lo volevo per sempre...altrimenti, era meglio fingere di non volerlo affatto.
Non riuscivo nemmeno a immaginare quanto stupida e miserabile mi sarei sentita, quando dopo aver fatto l'amore, mi avrebbe detto che noi due eravamo troppo incasinati per poter stare insieme.
Io, con la mia incapicità di provare sentimenti anche solo simili all'amore per qualcuno che non fosse lui, dopo la bellezza di cinque anni; e lui, con la vita che l'attendeva a Torino...eravamo incompatibili, le nostre esistenze sicuramente lo erano, e quell'amara consapevolezza avrebbe dovuto bloccarci dal compiere qualsiasi passo.
Avevo fatto bene: andarmene era la cosa più giusta che potessi fare. Dovevo impedire che succedesse ciò che entrambi bramavamo con tutto il cuore, perchè dopo sarebbe stato ancora più complicato far finta di poter vivere senza di lui...e lo avevo fatto, lo avevo fatto davvero: ero scappata dall'unico abbraccio nel sarei affogata più che volentieri.
Era giusto così. Non aveva senso continuare a scherzare e baciarci su quel letto come se davvero potessimo fregarcene di tutto...e allora, per quale motivo non riuscivo nemmeno a piegare la labbra in uno stupido sorriso?
Perchè me ne stavo sdraiata sul letto, abbracciata a un cuscino, con gli occhi rivolti a un soffitto che non mi avrebbe mai dato risposte, la mente in qualche luogo lontano, e il cuore ancora immobile nella stanza numero venticinque?
Non ne avevo nemmeno parlato con Erica, che era da poco rientrata a casa...avevo fatto finta di dormire quando aveva bussato alla mia porta, perchè sapevo ciò che mi avrebbe detto e non ero pronta ad ascoltarlo. E sarebbero state le stesse e identiche parole che sarebbero uscite dalle labbra di Alice, di Lisa, forse persino di Edoardo e di Nico.
Ovviamente per tutti loro avevo fatto una gran cazzata a fuggire da Andrea, per quanto io fossi convinta di essermi comportata razionalmente e responsabilmente.
Fu il campanello a impedirmi di perdermi ulteriormente nella giungla dei miei contorti pensieri, e ringraziai mentalmente chiunque fosse venuto a suonare alla nostra porta in un momento così provvidenziale.
" Lo so benissimo che hai fatto finta di dormire per non sentirmi, quindi ora alzati e vai ad aprire. Dovrebbe essere Marco...digli che sono quasi pronta" sentii la mia conquilina armeggiare con qualcosa nella sua stanza, probabilmente la cerniera di un vestito, e maledicendo la nostra ormai quasi totale empatia, mi avviai verso la porta.
Non appena realizzai che non era Marco il ragazzo che mi stava di fronte, mi si mozzò il respiro in gola.
" Chi ha detto che voglio che tu mi dimentichi?"
Esordì, spogliandomi di tutte le certezze che fino a quel momento avevo avuto, con quei bellissimi occhi verdi. Bastava che mi guardasse in quel modo.. ed ero spacciata.
" Oh dimenticavo! Marco mi aspetta direttamente giù" percepii appena le parole di Erica, tanto ero impegnata a non lasciarmi attraversare da quello sguardo
" Ci vediamo più tardi, Carlo! Oh ciao Andrea..è stato un piacere rivederti!" e senza farmi capire un accidenti di nulla si defilò.
Eravamo soli, e per il mio povero cuore quello non era affatto un bene.
" Che cosa ci fai qui?" balbettai, senza sapere cosa dire.
Tutta quella determinazione che avevo dimostrato di avere quando ero scappata dalla sua stanza, si era risolta in una nuvola di fumo..era completamente evaporata, sparita. Maledizione!
" Come ti è saltato in mente di uscire? Sei impazzito?...Ieri avevi la febbre!" gli ricordai a quel punto
" Sono contento che ti preoccupi della mia salute..ma in questo momento la mia priorità è un'altra" spiegò
" Tu. Sei tu" aggiunse un attimo dopo, e io avvertii un leggero formicolio attraversarmi da capo a piedi.
Come sempre, bastavano due paroline pronunciate da quelle labbra che dovevo trattenermi dal baciare, e non ci capivo più nulla. Che cosa significava, precisamente, che ero la sua priorità?
" Non riesco a stare lontano da te..non più" mi guardava dritto negli occhi, e io indietreggiai di qualche passo, in cerca di un appiglio, perchè sentivo che le gambe stavano per cedere.
Accidenti! Ma non potevo rifilargli ciò che gli avevo detto poco prima, uscendo da quella stanza, e scoraggiarlo a cercarmi, a parlarmi, a rendermi così stupidamente vulnerabile? Ovviamente no, non potevo...era già tanto che ci fossi riuscita una volta, non potevo pretendere di essere abbastanza masochista da chiedergli una seconda volta di sparire dalla mia vita.
Potevo raccontarmi tutte le favole che volevo, ma la verità era che il principe restava sempre e comunque lui.
E più passavano i secondi, i minuti, le ore e i giorni, e più mi rendevo conto di quanto desiderassi esattamente il contrario di dimenticarlo per sempre. 
Andrea era ancora il mio Tutto, ma non potevo cedere alla voglia di gettarmi tra le sue braccia e lasciarmi stringere quasi fino a impedirmi di respirare, non potevo perchè per quanto lo bramassi, proprio non riuscivo a vedere un futuro insieme a lui. Non ci credevo più, dopo cinque anni.
" Non riesci a stare lontano da me?..Ce l'hai fatta per cinque anni..e di sicuro potrai farlo ancora" il tono era più tagliente di quanto avessi voluto, ma non riuscii a farne a meno.
Non ero più arrabbiata con lui, non provavo nessun risentimento nei suoi confronti, e nè tantomeno lo odiavo come credevo di fare prima di rivederlo..ma non avevamo mai chiarito fino in fondo ciò che era successo cinque anni prima, quando le sue vacanze a Vitte si erano concluse, e il mio cuore ridotto in mille frammenti. Forse era giusto parlarne, forse era necessario terminare quel capitolo, prima di chiudere definitivamente il libro.
" Okay, va bene! Vuoi che ti dica che sono stato un cretino?" alzò di poco il tono di voce, ma non staccò quegli occhi verdi dai miei
" Sono stato un cretino, un imbecille, un cagasotto, un vigliacco, uno stronzo, un coglione!" quasi mi urlò addosso
" Ma l'ho fatto perchè ti amavo. Sì, esattamente, sono fuggito come un ladro, non ho più risposto ai tuoi messaggi e alle tue chiamare, perchè ti amavo.
Ti è bastato così poco per intrufolarti tra le pieghe del mio essere più profondo e non uscirne mai più. 
Ma avevamo diciannove anni, eravamo in quella fase in cui è insopportabile amare qualcuno e non poterlo stringere..e questo stronzo che ora sta provando a chiederti scusa per tutto, aveva troppa paura di una relazione a distanza. Sarebbe stata una tortura per entrambi e volevo risparmiarcela."
" Ed è stato meglio farmi credere che non te ne fregasse assolutamente nulla della sottoscritta? Che per te ero stata soltanto un passatempo con il quale divertirsi sotto l'ombrellone?" trovai le forze di rispondergli.
A quel punto Andrea sospirò passandosi una mano sui capelli, e io intuii che non mi aveva ancora detto tutto.
" Ti ricordi di Luca? " annuii lentamente "Sì, c'era anche lui a Vitte cinque anni fa"
" Era fidanzato con una ragazza calabrese...era stata la sua migliore amica quando anche lui viveva a Cosenza con i suoi genitori, prima di trasferirsi a Torino. Al momento della partenza di lui, si erano accorti di non provare soltanto un sentimento d'amicizia, si erano baciati dopo averlo atteso per mesi, forse per anni, e si erano promessi amore eterno. All'inizio aveva funzionato, ma poi le cose avevano preso una piega diversa.
Si amavano, ti giuro che si amavano e aspettavano con trepidazione i giorni che avevano stabilito per rivedersi..poi lui è entrato nella squadra di calcio, e la passione di Claudia per il nuoto l'ha portato a girare tutta l'Italia per le sue gare. Erano entrambi impegnati fino al collo, ma erano determinati a stare insieme; però ritargliarsi anche solo un giorno per vedersi presto diventò quasi impossibile, e persino quando lei si trovava a Torino con il suo istruttore di nuoto, per un motivo o per altro, Luca non poteva mancare agli allenamenti. Non riuscivano a vedersi  nemmeno quando erano nella stessa città, e questa cosa mandava in bestia entrambi, al punto tale da sentirsi talmente frustati e  nervosi, da rispondersi male al telefono o litigare per sciocchezze. Dopo un quarto d'ora tornavano ad andare d'amore e d'accordo come prima, e si chiedevano scusa, ma bastava un nonnulla per farli scoppiare di nuovo, e anche se loro non volevano ammetterlo, ogni litigio era un po' più serio del precedennte, ogni volta che si sbattevano il telefono in faccia, si allontanavano..anche se poco dopo li ritrovavi a scambiarsi nuove promesse riguardo al futuro.
Sono andati avanti in quel modo fino a quando non hanno entrambi perso la voglia di lottare contro tutto per stare insieme, fino a quando non hanno deciso di farla finita...ma ti giuro che è stato estenuante vedere Luca e la sua proverbiale vitalità spegnersi poco a poco. E' stato terribile, e logorante sentirli litigare ogni minuto senza mai avere il coraggio di ammettere che era diventato impossibile stare insieme...si sono praticamente uccisi a vicenda nel tentativo di non mollare..e io, Lottie, io non volevo che succedesse anche a noi. Ecco perchè ho troncato tutto, e subito."
" Perchè non me lo hai detto? Perchè non me lo hai raccontato prima?" dissi, un filo di voce
" Avresti accettato di non provarci nemmeno, solo perchè al mio amico era andata male?" domandò a quel punto
" Non lo so" ammisi sinceramente
" Ciò non toglie che mi sia comportato da stronzo con te...ma sono stato male anche io, te lo giuro. Mi mancavi più dell'aria, maledicevo ogni giorno quella fottuta distanza, e mi chiedevo dove fossi, cosa stessi facendo, bloccandomi sempre un minuto prima di afferrare il cellulare e urlarti nelle orecchie quanto ti amavo. Pensavo che se lo avessi fatto, avrei condannato entrambi a quella fine, e non volevo.
Poi...è semplicemente trascorso del tempo..e com'è che si dice? 'Il tempo è la migliore medicina'...credevo che quel detto popolare valesse per tutti, anche per me, c'ho creduto fino a quando non mi sono ritrovato a posare gli occhi sulle pagine attraverso le quali hai raccontato la nostra storia.  A quel punto ho capito che noi due siamo l'eccezione che conferma la regola: il tempo non è stata la nostra medicina.
Ma ho fatto finta di niente, ho fatto finta che nulla fosse cambiato, mi sono persino convinto di essere venuto a Vitte per chiudere definitivamente la nostra storia, e pensavo quasi di esserci riuscito, fino a quando non mi sono svegliato con te stretta tra le braccia, e mi sono sentito completo. La stessa inebriante sensazione che ho provato per la prima volta cinque anni fa, seppur in forma più lieve, e che pensavo di non poter assaporare mai più.
E allora ho capito che è veramente stupido scappare dalla felicità, sapendo che quest'ultima ha il tuo stesso sorriso."
" Andrea...io..." 
Facevo fatica persino a respirare, mi scioglievo come gelatina sotto quello sguardo così intenso, e l'unico movimento e suono che percepivo intorno a me era quello del mio cuore. Batteva forte, al punto da farmi male. Non avevo mai provato nulla del genere in vita mia....perchè diciamocelo, cinque anni prima ero stata una ragazzina perdutamente innamorata, e invece adesso ero una donna, e provavo l'indicibile per quell'uomo.
" Parlami Lottie, raccontami..raccontami tutto" nemmeno mi acorsi che mi aveva preso il viso tra le mani, e che i suoi pollici mi stavano carezzando le guance, calmandomi.
" La tua partenza, e il suo successivo ignorarmi, mi ha svuotata.
E' terribile sentirsi vuoti, sai? Non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico.... perchè fino a quando hai voglia di piangere, di abbracciarti il cuscino, di guardare film strappalacrime, di affogare nel gelato, di urlare disperata e desiderare di non aver mai conosciuto qualcuno, va ancora tutto bene, perchè tutte queste cose, per quanto possano essere trisiti e deprimenti, implicano il fare qualcosa, il reagire.
Per piangere, per urlare, per prestare attenzione alla tv, per stringere qualcosa al petto o anche solo per recuperare il gelato dal congelatore, devi muoverti, devi averne le forze, esigue, ma devi averle.
Invece quando resti sveglia tutta la notte con un pensiero fisso, quando ti accorgi che il mondo ti scorre intorno e tu non ne fai più parte, quando ti chiudi in te stessa e non permetti a nessuno di entrare, quando smetti di provare appetito per le emozioni, è lì che inteviene il vuoto. E' li che devi cominciare a preoccuparti... ed è lì che ho cominciato a scrivere, scrivere, scrivere e ancora scrivere una storia su di noi.
Quando ho legato con Alice, Nico, Edo e Lisa, le cose sono migliorate, tantissimo, come è successo a te con il tempo...e ho avuto dei ragazzi, ho creduto di essermi scrollata di dosso l'atapia che aveva preso il sopravvento su di me e quel maledetto vuoto..riuscivo addirittura a scrivere di noi senza bagnare la tastiera di lacrime come facevo prima! Però non bastava, perchè continuavo ad averti dentro, perchè continuavo a sentire le tue carezze sulla pelle, i tuoi baci ovunque.. ma a quel punto mi concedevo un lungo sorso d'acqua fresca per calmarmi, e mi ripetevo che ti odiavo.
Forse ha ragione Erica quando dice che quel libro è stata la mia rovina, perchè mi ha impedito di smettere di pensarti per tutto questo tempo, ma non riuscivo a farne a meno di scrivere. Era diventato la mia valvola di sfogo, e anche se forse sarebbe stato un bene, non ero in grado di rinunciarci.
Pensavo che con la pubblicazione, sarei finalmente riuscita a mettere un punto definitivo a tutto..pensavo che il non essere più costretta a ripercorrere quei giorni, mi avrebbe aiutato a dimenticarli davvero"
Gli stavo dicendo tutto, senza tralasciare il minimo dettaglio..era giusto così, volevo parlargli con il cuore in mano come lui aveva appena fatto con me. Doveva sapere ogni cosa.
" E dopo? Che è successo?" 
Pendeva dalle mie labbra, ed eravamo ormai vicinissimi.
" Dopo c'è stata una festa in maschera, e proprio quella sera il destino mi ha giocato un brutto tiro"
A quel punto la tensione si allegerì un po', ma non avevo finito.
" Ho ingenuamente pensato che evitarti sarebbe stata la cosa migliore, e c'ho provato, almeno inizialmente. Ma tu e i miei amici me l'avete reso impossibile, e per quanto mi scocci ammetterlo, sono contenta che sia andata così, perchè in fondo in fondo era quello che volevo guardarti di nuovo negli occhi. Solo che la situazione è sfuggita di mano a entrambi quel pomeriggio, per colpa del temporale ovviamente, ma-"
" Il temporale non centra niente...desideravo baciarti dal momento in cui sei entrata nel bar"
" Anch'io" ammisi debolemente, e le sue labbra si curvarono in un sorriso meraviglioso.
" Che cosa provi adesso?" quegli occhi verdi puntati dritti nei miei mi scossero l'anima
" Paura..e amore. Amore e paura" sussurrai, il respiro mozzato a causa di quella vicinanza, e di quella confessione.
" Paura di scottarmi di nuovo, e l'irresistibile voglia di scopire quanto ancora brucia il tuo amore"
" Ti arderà viva" e senza darmi il tempo di valutare il significato di quelle parole, mi spinse contro un muro cercando le mie labbra.




BUONASERA!
Scusate, sono consapevole di essere in ritardo e vorrei poter dare la colpa all'università, ma persino a me pare troppo presto. La verità è che purtroppo sono stata senza Internet per due giorni, e non ho potuto aggiornare prima.
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e vi invito caldamente a farmi sapere cosa ne pensate ;)
Amo scambiare opinioni con voi, perciò..scrivetemi <3<3<3
Ovviamente ringrazio di cuore chi l'ha fatto fino ad adesso, e chiunque vorrà farlo in futuro ;)
Vi lascio un piccolo spoiler e poi scappo!

******************

Immersi le mani tra i suoi capelli, e di tutta risposta, Andrea mi morse sensualmente un fianco facendomi sussultare; gli afferrai la maglietta dal lembo inferiore e l'alzai scoprendogli i pettorali, fino quasi a sfilargliela del tutto. Ma lui mi bloccò, intrecciando le sue dita alle mie per impedirmi di compiere qualsiasi gesto.
" No" ansimò subito dopo
" Cosa?" ero confusa
" Non potrai spogliarmi fino a quando non mi dirai che possiamo darci una seconda possibilità"

******************

Un bacione, e a prestooooooooo!!! <3<3<3<3
  
  


















Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


CARLOTTA

Ero intrappolata tra il suo corpo e il muro, e la cosa mi eccitava da pazzi.
Potevo sentire il suo petto premere contro i miei seni, tanto eravamo appiccicati; e quelle mani, quelle dita lunghe e affusolate che accarezzavano lentamente i miei fianchi per poi stringerli con una presa salda e sicura, mi fecero tremare di desiderio.
La sua bocca aveva ormai invaso la mia, che a sua volta si era adattata troppo facilmente a quella condizione, e ne aveva immediatamente assecondato i movimenti. Le nostre lingue si stuzzicavano, si mordevano, si allontanavano per poi attorcigliarsi ancora, in un pericolosissimo ed eccitante gioco erotico.
Non ci eravamo mai baciati con tutta quella foga e quell'ardore, ma non eravamo nemmeno mai arrivati a spogliarci così candidamente dei nostri sentimenti, dei nostri tormenti e delle nostre paure; ci eravamo finalmente detti tutto, ci eravamo letteralmente buttati in faccia la verità su ogni cosa, e in quel momento eravamo soltanto un uomo e una donna che non avevano saputo resistere oltre a quella passione che li aveva investiti sin dall'inizio.
Non aveva più senso nemmeno affermare che eravamo di nuovo gli stessi di cinque anni prima, perchè paradossalmente, nonostante fossero sempre le nostre mani a cercarsi, i nostri corpi a volersi e i nostri respiri a fondersi, avevamo ben poco in comune con quei due diciannovenni che si erano innamorati a una festa in maschera.
E mi rendevo perfettamente conto che quel desiderio che mi aveva spinta a rendermi sua quella lontana mattina, non era che una fiammella in confronto all'incendio che in quel preciso momento stava divampando dentro di me...quella era una ragazzina che voleva scoprire cosa significasse liberarsi dei vestiti e fare l'amore per la prima volta, e invece adesso ero una donna che non vedeva l'ora di appagare i suoi istinti più intimi e profondi, donandosi completamente all'uomo che amava.
Per quanto il nostro amore potesse essere stato travolgeente, e saturo d'intensità e passione, appariva quasi..tenero, rispetto a quello presente.
" Oh mio Dio" 
Andrea lo sussurrò lascivamente sulla mia bocca, a corto di fiato.
Eravamo stati costretti a separarci per non morire soffocati in quel bacio, ma quando ci eravamo ritrovati occhi negli occhi, non eravamo riusciti a contenere quella bruciante passione che fuoriusciva da tutti i lati, e prima che potessimo rendercene conto, ci stavamo baciando di nuovo.
La sua bocca affondò ancora nella mia, le sue mani si staccarono dai miei fianchi per introfolarsi nella mia maglietta e carezzarmi la schiena, mentre il mio petto e il suo si alzavano e si abbassavano in perfetta sincronia, e la metà inferiore del suo corpo si strusciava contro il mio.
Eravamo ancora impeccabilmente vestiti, ma lo sentivo; sentivo la sua eccitazione premermi contro la coscia, e non riuscii a trattenere un gemito.
" Andrea" sospirai, gli occhi chiusi e le labbra serrate, mentre le sue scendevano lentamente sul collo lasciando una scia di infuocati baci al loro passaggio.
Non riuscivo a dire altro, mi mancavano le parole e la lucidità per formulare una frase di senso compiuto. Lo chiamavo soltanto per nome, tra un sospiro, un gemito e un brivido, incitandolo non del tutto innocentemente a continuare.
Mi baciò il collo, mi morse sulla gola, e poi prese a soffiare su quel lembo di pelle per succhiarlo subito dopo, in un'alternanza dapprima lenta e poi sempre più veloce, che mi indusse a piegare la testa di lato, esponendomi sempre di più alle deliziose torture che le sue labbra sapevano infliggermi.
" Sto impazzendo" un roco sussurro che mi fece vibrare l'anima mentre quegli occhi verdi tornavano a specchiarsi nei miei.
Anche io stavo impazzendo, sì, decisamente.
Il suo sguardo brillava di una luce torbida ed erotica che non avevo mai visto prima; e fu proprio allora, che senza staccare gli occhi dai miei, mi afferrò per le natiche, facendomi avvolgere le gambe intorno al suo bacino. Lo feci, senza la minima esitazione, mentre le sue mani non si spostavano e mi stringevano possessivamente i glutei, e le mie, unite all'altezza della sua nuca, gli tiravano leggermente i capelli.
Di tutta risposta, Andrea mi sbattè rudemente contro il muro, afferrò i lembi della maglietta e me la sfilò dalla testa, lasciandola cadere sul pavimento. Tornò a baciarmi sulle labbra, con più foga di prima, e dopo avermi stordito a sufficienza con quei baci, si spostò di nuovo sul collo, sfiorandolo appena, prima di posare la lingua all'imbocattura del mio petto, e scendere lentamente sempre più giù, scostando il reggiseno e leccandomi la pelle, seguendo una scia umida e precisa fino all'ombellico.
A quel punto afferrò i pantaloni di tuta che avevo indossato, non pensando minimamente a un risvolto del genere, e li abbassò fino alle caviglie, senza sciogliere quella posizione. Da sola scalciai via le scarpe, e aiutandomi con i piedi, mi liberai definitivamente anche dei pantaloni. 
Ero rimasta soltanto in intimo, e gli ero incollata addosso come un koala.
I nostri sguardi si incrociarono di nuovo, e come se avessimo stretto un tacito accordo, ci abbracciammo stretti. Gli posai la testa sulla spalla, le mani sulla schiena, e lo strinsi forte a me, allo stesso modo in cui lui, mi attirò sempre di più contro il suo corpo per avvolgermi tra le braccia.
Dio..quanto era bello lasciarmi stringere in quel modo!
" Vorrei che momenti come questi potessero durare per sempre" sussurrai, mentre lui mi baciava su una spalla
" Basta ripeterli all'infinito" rispose dolcemente, sorridendo sulla sua mia pelle
" Facciamolo" aggiuse poi, prendendomi il viso tra le mani e costringendomi a guardarlo negli occhi
" Cosa?" domandai a quel punto, negli occhi una luce per niente innocente
" Ripetere-" e si bloccò, sfiorandomi le labbra con le sue, senza baciarmi davvero
" Da quando sei diventata così maliziosa?" la voce rauca, lo sguardo eccitato di nuovo dopo quel momento di pura tenerezza
" Da quando tu me lo hai insegnato, un bel po' di tempo fa" risposi, la sua bocca pericolosamente vicina alla mia, e quegli occhi che non avevano mai smesso di scrutarmi l'anima
" E che cosa ti avrei insegnato?" mi provocò
" A non aver vergogna di ammettere quando disperatamente desidero qualcosa..o qualcuno" ..l'avevo detto che con lui smettevano di funzionare tutti i freni inebitori, no?
" Qualcuno tipo me" sussurrò, facendo sfiorare i nostri nasi
" O qualcosa tipo l'ultimo modello iphone" lo smentii, senza però riuscire a pronunciare quelle parole con un tono scherzoso.
Eh capitemi...il cuore non lo controllavo più da un pezzo, del cervello potevo ormai dire lo stesso..e volevo soltanto perdermi in quegli smeraldi.
" Non credo che l'ultimo modello iphone sappia farti urlare e contorcere dal piacere, sai?"
Così dicendo, afferrò una mia cioccia di capelli e se l'arrotolò al dito, mentre io mi mordevo il labbro per non sarlargli addosso urlandogli nelle orecchie di dimostrarmi che sapeva davvero farmi contorcere dal piacere.
" Perchè..tu si?" dissi, ostentando una disinvoltura che in quel momento non mi apparteneva affatto.
Lo vidi deglutire a vuoto, mentre mollava la presa sui miei capelli e mi passava l'indice sulle labbra, seguendo con gli occhi il percorso del suo dito.
" E' una sfida?"
" Forse sì"
" Dovresti sapere che non mi tiro mai indietro" sospirò, tornando a guardarmi negli occhi
" Adoro le sfide!" 
" E io adoro te" 
A quel punto sorrise sghembo, e subito dopo mi baciò di nuovo sulle labbra, assaporandomi lentamente, mentre una mano giocava con il gancio del reggiseno e l'altra mi palpava dappertutto. Sempre con me stretta tra le braccia, e senza preoccuparsi di interrompere quel contatto, si diresse verso la camera da letto camminando alla cieca. Mi adagiò sulle lenzuola, e si stese sopra di me, continuando a baciarmi su ogni centimetro di pelle a sua disposizione e abbassandomi le bretelline  del reggiseno che per scommessa avevo ancora addosso.
Immersi le mani tra i suoi capelli, e di tutta risposta, Andrea mi morse sensualmente un fianco facendomi sussultare; gli afferrai la maglietta dal lembo inferiore e l'alzai scoprendogli i pettorali, fino quasi a sfilargliela del tutto. Ma lui mi bloccò, intrecciando le sue dita alle mie per impedirmi di compiere qualsiasi gesto.
" No" ansimò subito dopo
" Cosa?" ero confusa
" Non potrai spogliarmi fino a quando non mi dirai che possiamo darci una seconda possibilità"
A quelle parole tremai...me le ero immaginate? A giudicare da come lui mi stava guardando..decisamente no. L'aveva detto sul serio.
" Non ho fatto in tempo a chiedertelo galantemente perchè ti sono saltato addosso prima, ma è quello che voglio: una seconda chance per renderti felice.
So che ci siamo chiariti, e che siamo a un passo dal fare l'amore, ma voglio che tu sappia che non voglio che sia un episodio isolato. Io voglio averti, tutti i giorni e tutte le notti, e se anche tu lo vuoi, troveremo il modo..non ci perderemo mai più"
Oh no..non pensavo affatto che sarebbe stato un episodio isolato...altrimenti non mi sarei spinta a quel punto.
Anche se non me lo aveva detto esplicitamente, avevo intuito cosa stesse succedendo, e avevo raccolto tanti piccoli indizi da quando lui era entrato in casa mia, che mi avevano aperto gli occhi sulle sue intenzioni.
Ed era stato per quel motivo che avevo consapevolemente abbassato tutte le difese, permettendo al mio cuore di dire la sua.
Però..essere la destinataria di una dichiarazione del genere..era forse l'emozione più grande che avessi mai provato.
Probabilmente se lo avessi raccontanto a qualcuno, quella persona avrebbe storto il naso giudicando fuori luogo e assolutamente poco elegante il modo in cui Andrea mi aveva chiesto di tornare insieme...ed effettivamente l'immagine di  me mezza nuda stesa sul letto, con lui spalmato sopra, entrambi con i capelli arruffati, le labbra gonfie, le fronti sudate e i respiri pesanti, non era il massimo del romanticismo. Ma non ne fregava niente, perchè Andrea, sì, proprio lui, lo stesso ragazzo che mi aveva rubato anche l'anima cinque anni prima, e che non ero mai riuscita a dimenticare sul serio, era ripiombato nella mia vita come un fulmine a ciel sereno, e aveva sconvolto di nuovo tutto.
Mi aveva appena ricordato quando indescrivibilmente bello può essere l'amore. Mi sentivo come potessi volare, e sapevo che con lui accanto, avrei potuto farlo sul serio; lasciarmi andare, in caduta libera, senza più alcuna paura.
" Perfavore rispondimi..questi vestiti mi stanno stretti addosso"
E soltanto in quel momento mi resi conto di non avergli ancora detto di sì. Perchè era ovvio che gli avrei detto di sì.
Gli presi il viso tra le mani, e lo guardai dritto dritto in quegli occhi in cui potevo finalmente perdermi senza remore, e non riuscii a impedirmi di sorridere, sorridere con te tutta me stessa, pensando a quanto fossi felice in quel momento. E a quanto lui fosse bello.
Avevo sempre amato ogni più piccolo particolare del suo viso...no, non vi parlerò ancora degli occhi che sapevano trasmettermi l'essenza del mondo, con quelli vi ho già annoiato abbastanza.
Non vi parlerò nemmeno di quel sorriso così maledettamente dolce, e contemporaneamente malizioso, che mi mandava ogni volta fuori di testa.
Vi racconterò di quelle fossette che mi facevano venir voglia di affondare il dito dentro, di quella barba appena accennata che già immaginavo a solleticare le parti più intime di me, della sua fronte spaziosa e di quei ricci castano scuro che per qualche strano motivo, lo facevano apparire ai miei occhi ancora un ragazzino..il più sexy del mondo però.
E quella voce..non parliamo di quella voce roca  già da uomo, che non si sarei mai stancata di ascoltare. Sapevo che Andrea e il canto fossero due mondi a parte, ma Dio, se mi sarebbe piacuto sentirmi dedicare una canzone, pure stonata, da quel timbro così profondo.
" Sì...sì, io ti voglio ancora, e ti vorrò sempre!..Ma tu mi prometti ce lo ricorderemo anche quando ci urleremo in faccia?"
Perchè era ovvio che non saremmo andati d'amore e d'accordo per sempre, e prima o poi avremmo di sicuro bisticciato, ma ciò che mi premeva sapere era avere la certezza che non ci saremmo arresi.
Perchè io non avrei mai potuto amare nessuno come come avevo amato, amavo, e avrei amato Andrea.
" Affare fatto" sussurrò sulle mie labbra
Stavo per rispondergli, ma lui prese a baciarmi il collo poco pudicamente, facendomi capire che il tempo per le chiacchiere era scaduto.
E allora ribaltai le posizioni mettendomi a calvalcioni su di lui, lo liberai finalmente della maglietta, e gli sbottai i jeans, un attimo prima di chinarmi su di lui, e tastargli il petto nudo. Lo baciai, famelica come non ricordavo di essere mai stata, e man mano che scendevo giù con le labbra, vi aggiunsi la lingua, fino a quando non mi soffermai su quella V che i pantaloni a vita bassa lasciavano parzialmente scoperta.
Ma 'parzialmente' non mi bastava, quindi gli abbassai i jeans, sfilandoglieli mentre tornavamo a baciarci sulle labbra. Con un abile gesto, fece in modo che mi trovassi di nuovo sotto il suo corpo, e ormai entrambi in intimo ci rotolammo tra le quelle lenzuola.
Fu per puro caso che mi ritrovai a rivolgere lo sguardo difronte a me, e fu mentre Andrea mi baciava la pancia e disegnava cerchi con la lungua intorno al mio ombellico, che mi resi conto che quella non fosse la mia stanza.
Cercai di fermarlo, ma lui non ne volle sapere, e continuò a riempirmi di baci fino a quando non gli afferrai il viso e lo portai di nuovo all'altezza del mio.
" Siamo nella stanza di Erica" dissi soltanto, quasi divertita nonostante il respiro accelerato
" Ops" esclamò lui, e l'attimo scoppiamo entrambi a ridere.
Mi prese tra le braccia e mi condusse nell'altra camera. "Adesso non hai più scuse" sussurrò suadente sulle mie labbra gonfissime dei suoi baci
" Dai..  non potevamo restare nel suo letto" cercai di farlo ragionare, e ridemmo insieme, di nuovo.
Era strano perchè morivamo dalla voglia di fonderci con il corpo e con l'anima, eppure ci stavamo mettendo un eternità anche solo a spogliarci...quello era semplicemente il nostro modo di fare l'amore, e per me era la cosa più bella che esistesse al mondo.
Andrea mi aveva appena slacciato il reggiseno, ormai impaziente di spingersi oltre, quando un telefono che squillava, ci interruppe bruscamente.
La prima e la seconda volta lo ignorammo bellamente, continuando a baciarci, a toccarci, a volerci, ma quando squillò per la terza volta nel giro di pochi minuti, entrambi cominciammo a preoccuparci che potesse trattarsi di qualcosa di serio.
Seppur controvoglia, Andrea recuperò l'aggeggio maledetto dalle tasche dei suoi jeans, e rispose, senza neanche nascondere quel tono un po' scocciato che mi fece sorridere.
Lo stesso sorriso che si spense, non appena notai le sue sopracciglia aggrottarsi in un'espressione sgomenta. Subito dopo udii "Cosa? Ma come sta?..Quando è successo?"       




BUONSALVE!
Eccomi! In extremis, ma ce l'ho fatta ;)
Spero con tutto il cuore che il capitolo sia stato di vostro gradimento...non so bene come descrivere queste scene un po' più intime, ma penso che siano importanti quanto tutte le altre, perciò mi cimento sempre, con la speranza di riuscire a fare un buon lavoro :)
Allora allora...che cosa ne pensate di questa svolta? E soprattutto, quanto sarà destinato a durare l'idillio di Carlotta e Andrea?
Non chiamatemi cattiva..penso solo che scrivere una favola d'amore, senza alcun ostacolo sarebbe banale..perciò a voi l'invasinatissima stroria di Carlo e il suo primo unico vero amore.
Fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa, anche se fossero solo insulti per come ho terminato il capitolo ahahahah
Accetto tutto, adoro scambiare quattro chiacchere con voi ;) E come sempre ringrazio di cuore le mie 'recensitrici affezionate' (si può dire? boh, io mi prendo la libertà di definirvi così stasera) <3<3<3
Naturalmente invinto chiunque voglia a unirsi al gruppetto...mi rendereste davvero felice ;)
E ora....spoiler del prossimo capitolo, e poi giuro che vi lascio in pace!

*********************
Ma quello che mi aveva legato a Carlotta non era mai stato logico o razionale...e se da una parte volevo correre da Eleonora per sapere come stesse e dirle che ero un cretino, dall'altra non riuscivo ad allontare il corpo di Lottie dal mio. Non ne avevo le forze.
Scoppai sul serio a piangere, e lei non esitò a stringermi ancora più forte, carezzandomi la nuca e i capelli, e sussurrando che tutto si sarebbe sistemato.
' Bastardo! Bastardo! Bastardo!' nella mia testa c'era Eleonora che con le lacrime agli occhi mi urlava contro 'Bastardo!

******************
Un bacione, e a prestooooooooooo <3<3<3<3<3
 




















 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


ANDREA

" C'è stato un incidente qualche ora fa...ma la situazione sembra essere meno grave di quanto i medici si sarebbero aspettati"

" Come sta ora?"
" La stanno tenendo sotto osservazione.."
" E' cosciente?"
" Non..non lo so! Inizialmente no, non lo era, e ci siamo spaventati tutti. I medici ci tengono chiusi qua fuori per ragioni di sicurezza e non so che altro"
" Sì si ovviamente..immagino. Cazzo!"
" E' stata fortunata Andrea"
" Prendo il primo volo diretto a Torino..spero di essere lì il prima possibile"
" Ti aspettiamo tutti, ma..tranquillo, i dottori dicono che ci sono buone possibilità che si rimetta in fretta"
Non appena Matteo riagganciò, mi misi a sedere sul letto, ancora mezzo nudo, le mani a coprirmi il viso...per la vergogna che provavo verso me stesso.
Eleonora aveva avuto un incidente, era in ospedale, non sapevo se il suo corpo e la sua mente avrebbero riportato lesioni...e io stavo per fare l'amore con Carlotta. Che razza di idiota!
No..aspettate. Non mi pentivo di nemmeno una delle parole che le avevo sussurrato baciandola avidamente ovunque, però, accidenti...solo allora mi resi conto del guaio in cui mi fossi cacciato. Allo stato dei fatti avevo praticamente due fidanzate! Nessuna delle due era ovviamente a conoscenza dell'altra...ma sarebbe stata solo questione di giorni. Nel momento in cui avevo coscientemente desiderato fare l'amore con Carlotta, avevo già messo in conto di parlare seriamente con Eleonora, nonostante il matrimonio, nonostante tutto...perchè era con la mia Lottie che volevo stare per tutta la vita, e finalmente non avevo più paura di ammetterlo ad alta voce. Ma mentre io facevo la stronzata di non riuscire a resistere dal dirle tutto ciò che provavo e volerla con me, tutta per me,  Eleonora aveva avuto un incidente.
Tempismo perfetto, no?
Forse però me lo meritavo, per come mi stavo comportando con entrambe...mi meritavo di sentirmi così in colpa, di avere tanta considerazione di me stesso di quanta ne avrei avuta di un verme.
Ma lei? Eleonora che centrava? Lei..non aveva nessuna colpa in tutto quel casino, e per qualche strana ragione, mi ero convinto che fosse l'unica che ne stesse pagando le conseguenze. Okay, lo sapevo...lo sapevo che l'incidente non centrava niente, che non poteva centrare niente, con il fatto che io fossi nel letto di un'altra donna, e fossi intenzionato a mollarla...però non riuscivo a non sentirmi in colpa, per tutto quanto.
" Ei" e Carlotta era lì, seduta a cavalcioni sul letto dietro di me, e mi massaggiava lentamente le spalle nude.
" Mi dispiace. Mi dispiace Lottie"
Ma quanto mi facevo schifo in quel momento?  Eppure..non riuscivo a non desiderare quelle attenzioni, e mi sentivo ancora più stronzo per quel motivo.

" Cosa è successo?" sussurrò, le sue dita a contatto con la mia pelle mi rilassavano e mi agitavano contemporaneamente..però le volevo. Mi augurai che non smettesse.
" C'è stato un incidente e la mia" mi bloccai giusto in tempo
" La mia mamma ne è rimasta coinvolta. Non so nient'altro, e non so se fidarmi di Matteo che mi dice che non è tanto grave"
" Perchè non dovresti fidarti del tuo migliore amico?" già, perchè? 
" Non lo so..l'ho sentito strano, come se temesse di dire la cosa sbagliata"
" Probabilmente non voleva farti preoccupare troppo" ipotizzò lei, e a quel punto, di fronte a quella dolcezza, non riuscii a controllarmi, e la presi tra le braccia, per farla sedere sulle mie ginocchia.
" Andrà tutto bene, Andrea" mi carezzò il viso, sorridendomi.
Io la guardai...ed era così bella, così dolce, così impegnata a consolarmi  per farmi stare meglio, che quasi provai l'impuso di gridare. Perchè se solo avesse saputo...ero uno stronzo, le avevo mentito per nascondere ai suoi occhi l'esistenza di Eleonora, e non meritavo nemmeno un briciolo di tutto quell'amore.
" Vuoi che ti accompagni in aeroporto?"
La tenevo ancora tra le braccia, mezza nuda, le spalline del reggiseno abbassate sulle braccia, così come io gliele avevo lasciate, e addosso soltanto un paio di slip. Ma sembrava non importarle nulla, e mi teneva il viso tra le sue mani. Mi accorsi di ciò che mi aveva chiesto con un attimo di ritardo.
Sì, sicuramente avrei impiegato meno tempo se lei mi avesse accompagnato in macchina all'aeroporto, ma in quel momento non riuscivo a muovermi, nè a parlare, tanto ero sconvolto dalla notizia appena ricevuta. E poi  volevo solo sputarmi in faccia per essere stato così maledettamente stupido.
Avrei dovuto dirle il motivo per il quale sono tornato a Vitte, avrei dovuto raccontarle di Carlotta, avrei dovuto essere onesto con lei, maledizione!
E non avrei dovuto mentire nemmeno a Lottie....avrei dovuto dirle che ad essere stata coinvolta in un'incidente d'auto non era stata mia madre, ma la  mia fidanzata, la stessa ragazza che avevo promesso di sposare, non molto prima di ritrovarmi tra le mani quel maledetto libro che mi aveva inevitabilmente riportato da lei. Certo, dopo tutto quello che ci eravamo detti tra un bacio e un altro, ero sicuro che Carlotta mi avrebbe spinto fuori casa sua a calci...ed era stato proprio per quel motivo che mi ero corretto all'ultimo minuto.
Non ero pronto ad essere considerato uno stronzo con i fiocchi da lei, di nuovo; e molto egoisticamente mi ero preso tutte le carezze, i sospiri, le rassicurazioni e la dolcezza che era stata in grado di donarmi.
Mi facevo già abbastanza schifo da solo, e non volevo, non volevo assolutamente che lo pensasse anche lei.
" Andrea" cercò di attirare la mia attenzione scuotendomi delicatamente una spalla. 
E Dio, il suo modo di toccarmi, il suo calore, per un attimo mi fecero sentire di nuovo in pace con me stesso. Poi sprofondai, di nuovo.
L'attirai a me cingendole la schiena con le mie braccia, nascosi la faccia nel suo petto, e mi morsi violentemente il labbro per non scoppiare a piangere o urlare.
Continuavo a sbagliare, continuavo a sbagliare perchè mi imponevo di restare zitto, e invece di correre in aeroporto, anche a piedi, fino a non sentire più le gambe, mi nascondevo, e respiravo della sua dolcezza. Ma non riuscivo a evitarlo...non mi ero mai trovato in una situazione del genere prima di quel momento, e guardandola dall'esterno mi sarei definito io stesso pazzo insensibile. 
Perchè era assurdo sapere di avere una ragazza in ospedale, e sprofondare nel corpo di un'altra. Ma quello che mi aveva legato a Carlotta non era mai stato logico o razionale...e se da una parte volevo correre da Eleonora per sapere come stesse e dirle che ero un cretino, dall'altra non riuscivo ad allontare il corpo di Lottie dal mio. Non ne avevo le forze.
Scoppai sul serio a piangere, e lei non esitò a stringermi ancora più forte, carezzandomi la nuca e i capelli, e sussurrando che tutto si sarebbe sistemato.
' Bastardo! Bastardo! Bastardo!' nella mia testa c'era Eleonora che con le lacrime agli occhi mi urlava contro 'Bastardo!'
E le mie mani premevano e si incollavano a quella schiena nuda, le mie braccia la stringevano tanto da far male, e tutto il mio corpo si abbandonava totalmente alle carezze di Carlotta. Singhiozzavo, le bagnavo la pelle dei seni con le mie lacrime, e sentivo il suo cuore battere forte sotto la mia guancia, mentre restava ferma, immobile, e mi lasciava fare tutto.
Quando ci staccammo, lei mi chiese cinque minuti per rivestirsi, e poi mi disse che saremmo usciti, diretti in aeroporto. Io annuii e basta, facendo del mio meglio per rimprendermi da quel crollo emotivo che avevo avuto, e che Carlotta aveva guarito, senza sospettare nulla di nulla.
In quel momento, con la testa nascosta nel suo petto, inerme tra le sue braccia, avevo capito cosa significa avere il coraggio di farsi vedere deboli. Ho capito che è un'esclusiva concessa solo a chi si ama e ci ama.
Bisogna viverle certe cose per capirle..sì, non giudicatemi se ho pianto tra le braccia di Carlotta mentre Eleonora era in ospedale a seguito di un incidente.
Bisogna viverle certe emozioni, per capire cosa scatena determinati comportamenti.
Il viaggio in macchina fu tutto fuorchè silenzioso: Carlotta mi spinse a chiacchierare, a rispondere alle sue domande, anche su cose stupide e insulse, ma mi aiutò nel miglior modo possibile a non pensare. Raggiungemmo l'aeroporto più vicino a Vitte in circa cinquanta minuti, ma non appena chiedemmo informazioni all'assistente di terra riguardo il successivo volo per Torino-Caselle, con un sorriso di scuse la ragazza ci fece sapere che non ce ne sarebbero stati altri fino all'indomani. L'ultimo era partito un paio d'ore prima, e ce ne era stato un altro quella mattina.
Ah già..era lo stesso sul quale io sarei dovuto salire il giorno precedente, se non avessi avuto la febbre...
Ma non potevo aspettare fino all'indomani; per una volta ero deciso a fare la cosa giusta, e correre a vedere che diavolo fosse successo mentre io spogliavo Carlotta, chiedendole una seconda chance.
" Che ne dici di fare un salto in stazione? Il treno impiegherà sicuramente di più per arrivare a Torino, ma in serata sarai lì di sicuro"
Pareva quasi che quella ragazza mi leggesse nel pensiero.
Dopo un'altra ora di viaggio, durante la quale avevo provato a chiamare Matteo diverse volte, e poi anche Giulia, senza ottenere alcuna risposta da parte di nessuno dei due, raggiungemmo anche la stazione. 
A quel punto acquistai il biglietto per un Freccia Bianca che sarebbe passato una mezzoretta dopo; durante l'attesa Carlotta mi constrinse a mettere qualcosa sotto i denti, e anche se non avevo per niente appetito, riuscii a spazzolare più di meta di una tavoletta di cioccolato.
Sì, era quella la sua idea di mettere qualcosa sotto i denti: cioccolato, fondente se possibile. Mi aveva incoraggiato a mangiarlo spiegandomi che mi avrebbe dato energia per affrontare il viaggio in treno e quello che mi aspettava dopo, e con un pò di fortuna, mi avrebbe anche  migliorato l'umore. Aveva aggiunto che sapeva quanto fossi preoccupato per mia madre, e che fosse giusto così, ma un po' di cioccolato non poteva che farmi bene.
Lo aveva mangiato anche lei, per farmi compagnia, mentre inseme attendevamo il treno.
" Torna a casa, o Erica penserà che ti abbia rapita" le dissi, sentendo chiaramente il rumore riconducibile all'approssimarsi del mezzo
" Fammi un messaggio quando arrivi. E dì alla tua mamma di mantenersi forte...perchè dovrà sopportarne ancora tante di scelleratezze da parte tua, e della tua sorellina. Non può assolutamente arrendersi così" sorrise.
Già..non aveva idea di quante gliene avrei fatte passare, non appena fossi riuscito a chiarire le cose con Eleonora. Perchè per come aveva detto il mio migliore amico, non sembravano tanti gravi le sue condizioni. E io le sarei stato accanto, perchè a prescindere da ogni altra cosa ci tenevo a lei, anche se forse non abbastanza da resistere a Carlotta, e mi odiai per quel pensiero...ma ci tenevo, e avrei aspettato, fino a quando non si fosse sentita meglio e avesse recuperato le forze. Poi avremmo parlato..non potevo tacerle ancora la verità su di me e Lottie.
Mi avvicinai al treno, come in trance, ma un attimo prima di salire, mi voltai indietro e corsi di nuovo da lei. La baciai sulle labbra, forte, fino a privarci dell'ossigeno.
" Tornerò da te, promesso" sussurrai guardandola dritta negli occhi, prima di correre come un disperato verso il treno, per non perderlo.
Ma considerato come mi ero comportato in passato, avevo voluto rassicurarla...quello non sarebbe stato il nostro addio.
Io la volevo...dovevo mettere a posto il casino che avevo combinato, e trovare il modo di guardarmi di nuovo allo specchio senza provare l'impulso di prendermi a schiaffi da solo, perchè al momento erano quelle le mie condizioni, e forse nessuno avrebbe potuto capirmi fino in fondo, però avevo intenzione di tornare. Non l'avrei persa per una seconda volta.
Quando il treno rallentò in prossimità della stazione centrale di Torino, rallentarono anche i miei pensieri.
Mi costrinsi a occuparmi solo di Eleonora, del suo bene e basta.
Tornai a respirare l'aria della mia città dopo circa una settimana: lo smog e la nebbia tornarono a offuscarmi la vista e ostruirmi le narici, i taxi erano tutti schierati all'uscita come al solito, i piccioni osservavano quell'andirivieni di gente dalla piazza più vicina. Tutto normale, tutto come l'avevo lasciato, eppure mi pareva diverso. O forse ero io, il solo ad essere diverso, ad essere partito con un proposito ed essere tornato con quello opposto. Il peso delle mie azioni si faceva sentire di più nella mia città..mi sentivo più sporco.
Salii nel primo taxi a disposizione e dissi all'autista di portarmi in ospedale.
" Si sente bene? Sicuro di non preferire un'ambulanza?"
Ecco..la mia faccia, il mio sguardo dovevano dire tutto su come mi sentissi, al punto tale da far pensare a quel tassista di essere io quello ad aver bisogno dell'ospedale.
" Non si preoccupi, va benissimo così. Mi porti all'ospedale" e senza dire un'altra parola, il tassista partì.
Riprovai a chiamare Matteo per avvisarlo del fatto che fossi appena arrivato a Torino, e per chiedergli in quale reparto e in quale stanza avrei trovato Eleonora, ma il suo cellulare era irragiungibile, o spento.
Nel giro di venti minuti, mi ritrovai davanti al cancello principale, e sentendo l'agitazione che cresceva sempre di più, mi avviai all'interno della struttura.
Stavo percorrendo il corridoio che mi avrebbe condotto al banco informazioni di tramautologia, ero quasi sicuro che avendo subito un incidente Eleonora si trovasse lì e non volevo nemmeno pensare che invece potesse trattarsi di terapia intensiva, dato da lì raramente si usciva con buone notizie, quando mi sentii chiamare, e mi voltai, sorpreso.
" Andrea! Quando sei tornato?"
Vedevo sfocato per via di un mal di testa micidiale che mi aveva colpito durante il viaggio in treno, ma vedevo lei, proprio lei, Eleonora, nella sua uniforme da infermiera, in piedi a pochi passi da me.
La testa aveva iniziato a girarmi ancora più forte...ed era per quello che la vedevo nel mezzo del corrdoio, vero? Lei..chissà dov'era davvero in quel momento...



CARLOTTA 

" Ho sentito che mi è arrivato un messaggio! E' Andrea?"
" Per la decima volta Carlotta, no!..E' solo la Vodafone che ti consiglia di fare una ricarica se vuoi ancora usufruire dell'offerta"
" Calmati perfavore, e fermati, siediti. Mi stai facendo venire il mal di testa"
" Si, lo so Ali..scusa. E' che dovrebbe essere arrivato a Torino ormai, vorrei sapere se va tutto bene" e finalmente presi posto sul divano accanto alla mia migliore amica.
Alice si era presentata senza troppi complimenti a casa mia, dopo avermi sentita 'strana' per telefono, a suo dire; e non appena era entrata io le avevo raccontato dell'incidente nel quale era rimasta coinvolta la madre di Andrea.
" Dovevi vederlo oggi..era preoccupatissimo, distrutto, ha pianto!" continuai a raccontarle
" Beh, è normale che sia provato dall'accaduto...si tratta di sua madre! E spero con tutto il cuore che mi rimetta presto...ma mi preoccupi quasi più tu al momento, sai?"
" E perchè?" domandai candidamente, e Alice mi guardò accigliata.
" Tu sei sicura di essere Carlotta Laurenti, vero? Non sei soltanto una delle sue sette sosia nel mondo, no?" e pareva addirittura seria mentre me lo domandava
" Ali, ma che stai dicendo?"
" Sto dicendo che qui c'è qualcosa che mi sfugge! E' impossibile starvi dietro!" si lamentò, e io trattenni un mezzo sorriso. Perchè sì, era effettivamente difficile starci dietro, a me e ad Andrea.
" Ieri dicevi di odiarlo, e oggi moriresti per lui"
" Ma io non vi capisco" espresse tutto il suo disappunto
" Insomma..lui ricompare all'improvviso, tu scappi, lui ti cerca, tu non rispondi alle chiamate e ai messaggi, noi ti costringiamo a parlarci e voi finite per baciarvi. Poi non vi vedete e sentite per tre giorni, due giorni fa vi dite addio sulla spiaggia, la mattina successiva lui ti chiama perchè ha la febbre, tu corri, e ci passi insieme tutta la giornata, nottata compresa. Poi..ignoro quello che è successo oggi, ma per quanto ne so potreste benissimo essere andati a letto insieme, e ora che lui è partito per andare a trovare sua madre in ospedale, tu mi sembri un'anima in pena.
Che succede, Carlo?"
Aveva ragione su tutto, e glielo dissi.
" Succede che hai descritto alla perfezione le nostre dinamiche, e ci hai preso su tutto...anche sulla parte che hai solo immaginato" ammisi
" L'avete fatto?" domandò, gli occhi sbarrati, e non c'era bisogno che specificasse 'cosa' avessimo fatto
" Non proprio...ma se quel cellulare non si fosse messo a squillare dandoci la brutta notizia, beh, sì, l'avremmo fatto" confidai alla mia migliore amica
" E quando avevi intenzione di dirmelo?" mi accusò spegnendo la tv per concentrare tutta l'attenzione su di me
" Tecnicamente non ti ho taciuto nulla, perchè non è successo nulla..non siamo arrivati a quel punto. Perchè prima abbiamo parlato, e ci siamo baciati, e accarezzati, e ribaciati e...mihachiestoditornareinsieme!"
Lo dissi talmente veloce, che Alice effettivamente non capì
" Scusa, che hai detto alla fine?" domandò di nuovo
" Che ci siamo chiariti..lui mi chiesto scusa per come è finita cinque anni fa, e mi spiegato perchè non si è fatto più sentire, e io gli finalmente detto che ci sono rimasta di merda, che mi sono sentita una stupida, che ho pensato che non gliene fregasse niente di me, e ho creduto di odiarlo per tutto questo tempo. Gli ho detto tutto, come è nata l'idea del romanzo, e cosa provavo nel scriverlo.
E abbiamo deciso di riprovarci, di ricominciare." spiegai, senza riuscire a impedire a quel maledetto sorriso di far capolino sulle mie labbra
" Ah quindi tecnicamente non è successo nulla" mi scimmiottò "siete solo tornati insieme!" urlò un attimo dopo, abbracciandomi forte.
Ecco..quella era mia migliore amica, e quelle le nostre tipiche chiacchierate. Vista dall'esterno poteva sembrare che battibeccassimo per tutto il tempo, ma non era affatto così..quello era soltanto il nostro modo di volerci bene. E ce ne volevamo davvero tanto.
" Sei felice?" domandò, una volta terminato l'abbraccio
" A parte la faccenda di sua madre...sì, sono felice. Mi sento in pace con me stessa perchè finalmente riesco ad ammettere di non aver mai smesso d'amarlo"
" Dio..è così bello! Quegli occhi verdi e quel sorriso sono la mia morte. E amo quando gioca con me, quando mi abbraccia, quando mi parla, quando mi guarda, quando mi bacia, e quando ride. Oh ..la sua risata è per me il suono più bello del mondo, Ali!" 
Sì, ok, stavo delirando, e a conferma di ciò presi per la spalle la mia migliore amica mentre parlavo.
" Sei senza speranza" disse soltanto, non riuscendo però a nascondere un mega sorriso rivolto alla sottoscritta.
" Comunque, menomale che sono piombata qui, perchè mi ero persa un po' di cose a quanto pare"
" Beh, se tu non fossi sempre impegnata con Edo" le lanciai una frecciatina, mi divertivo un sacco a torturarla con quella storia
" Abbiamo solo trascorso due giorni insieme dai suoi nonni" protestò lei, e mi parve di notare un lieve rossore sul suo viso... cosa più unica che rara!
" Due?" io sapevo che si sarebbe trattato di uno solo!
" Sì beh, in realtà ne era previsto uno...solo che i signori Intonti hanno insistito perchè assaggiassimo lo cherry fatto in casa da sua nonna, e a Edo è piacuto parecchio, così ne ha bevuto un po' troppo..quindi non era più in grado di guidare, e alla fine siamo rimasti lì per la notte, per la gioia dei suoi nonni. Siamo tornati oggi all'ora di pranzo" spiegò Alice
" E avete dormito insieme?" mi incuriosii a quel punto
" Sì..in un letto matrimoniale" ammise "ma non ci siamo nemmeno sfiorati!..Però sospetto che i suoi nonni vogliano che accada qualcosa tra noi due... sembravano così felici di doverci cedere quel letto per la notte"
A quel punto scoppiai a ridere "non sono gli unici...io e Nico abbiamo sempre pensato che foste fatti l'uno per l'altra" la provocai
" Lo so, ed è snervante che lo pensino tutti" disse, nascondendo la faccia nei cuscini del divano
" Insomma..è ridicolo, Carlo! 
Io e Edo? Maddai
No, no..è assoltamente fuori discussione una cosa simile...
Noi siamo come cane e gatto!
Non funzionerebbe mai...
Perchè tutti vi ostinate a pensare il contrario?!"
' Beh, forse perchè da un mesetto a questa parte partite sempre insieme per andare dai suoi nonni...e sì, è vero che battibeccate in continuazione e vi offendete ancora più spesso, ma sappiamo tutti che in fondo vi adorate, e che se solo qualcuno provasse a parlare male di te in sua presenza, o male di lui in tua presenza, si ritroverebbe probabilmente con un braccio solo'
Tuttavia preferii tenere quelle osservazioni per me...Alice era fin troppo cocciuta e orgogliosa per ammettere certe cose, e in fondo sapevo che non era ancora arrivato il loro momento. Perchè prima o poi sarebbe arrivato, li avrebbero aperti gli occhi.
" A proposito di quell'idiota...mi ha detto che stasera arrivano i suoi cugini, e che domani vuole che andiamo a prendere un gelato tutti insieme. Porterà anche Diana." annunciò Alice
" D'accordo..gelato sia" esclamai con un sorriso, e poi la mia mente ritornò a rivolgere i propri pensieri a Torino.
Chissà come stava..che stava facendo. Avevo tanta voglia di sentirlo prima di andare a dormire...



BUONSALVEEEEE!!!
Stavolta sono riuscita ad essere puntuale e aggiornare prima di mezzanotte ahaahah :)
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e non aggiungo nulla: lascio a voi tutti i commenti!
Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate dell'intera faccenda, dell'evolversi di questa storia.
Ovviamente ringrazio di cuore sempre le mie recensitrici affezionate (vi adoroooo <3) e chiunque abbia inserito 'cinque giorni' in una qualsiasi lista :) Grazie e tutti
Vi lascio lo spoiler, e poi torno al tedesco!

***************
" Perchè sei tornato, esattamente?" domandò lei, conducendo il gioco come faceva di solito.
Sapeva benissimo cosa le avrei risposto, lo capivo, ma ancora non sapevo quanto lei centrasse in quella faccenda.
" Perchè Matteo mi ha telefonato"
" E che ti ha detto?"
" Che c'era stato in incidente..e tu ne eri rimasta coinvolta"
A quel punto Eleonora si coprì il viso con le mani, prima riavviarsi i capelli ricci con le dita. Non pareva poi così sconvolta..
***************


Un bacione, e a prestooooooooo <3<3<3









Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


ANDREA


Okay, non ci capivo più un accidenti di nulla.
" Ele..sei davvero tu?"  ...E mi tremava la voce per quanto ero sconvolto.
" Certo! E chi dovrebbe essere?" sorrise lei, a sua volta leggermente confusa
" Beh..ma che cosa ci fai lì? In piedi?...Sono felicissimo di trovarti in forma, ma insomma..non è un po' rischioso scorrazzare già per tutto l'ospedale?" domandai facendo piccoli passi nella sua direzione
"Andrea.. ma che stai dicendo?" e in quel momento mi fu di fronte.
E poi d'istinto mi abbracciò, e io la strinsi a mia volta, stando attento a non premere troppo per non farle male. Ma non vedevo nemmeno l'ombra di fili, tubicini e tutte quelle chincaglierie che di solito hanno addosso i pazienti negli ospedali, ed ero sempre più confuso.
" Come ti senti?" domandai a quel punto, le mie braccia ancora debolmente avvolte intorno al suo corpo
" Sto bene, tranquillo...sto bene! Sto solo svolgendo il mio lavoro" disse, e notai un accenno di titubanza nella sua voce, quasi..nervosisimo
" Non mi avevi detto che saresti tornato oggi...in realtà ti aspettavo domani, ma sono contenta che tu sia qui" si riprese l'attimo successivo
" Volevi farmi una sorpresa, non è vero?" si allontanò di quel tanto necessario a guardarmi negli occhi.
Beh si, inizialmente avevo effettivamente pensato di farle una sorpresa tornando giovedì, se solo non mi fosse venuta l'influenza con tutto quello che ne era conseguito..ma-
" Aspetta un secondo..non ci capisco più niente "ammisi
" Già..nemmeno io a questo punto!" sbottò
" Ti presenti sul mio posto di lavoro all'improvviso, senza avvisare, mi guardi come se non fossi sicuro di trovarti davanti a un fantasma o non so cosa, mi abbracci a malapena, come se fossi diventata di cristallo...e non mi dai nemmeno un bacio!" si lamentò
" Che diavolo succede, Andrea?" mi guardò dritto dritto negli occhi..confusa quasi più di me.
E in quel momento (forse un po' tardi, lo ammetto) finalmente realizzai.
" Non c'è stato nessun incidente?" domandai, per sicurezza
" Ma di che parli? " si allontanò, e io finalmente notai che fosse perfettamente in forma, come sempre
" Sì..c'è ne è stato uno in autostrada poco fa, ed entrambi i conducenti delle auto sono stati portati qui in gravi condizioni..ma che centra? Sembra che si tratti di due pezzi grossi del mondo dello spettacolo, e le mie colleghe al piano di sopra stanno facendo di tutto per allontanare i giornalisti..ma che centra?"
Già...non centrava assolutamente nulla.
" Intendevo...tu, non ti è successo niente..stai..bene? Nessun problema?"
" Okay, ora mi stai spaventando sul serio"
Si avvicinò di nuovo, convinta. "Ti ho già detto che sto bene, e non capisco perchè sei così preoccupato, quindi, perfavore, se non chiedo troppo Andrea, spiegami cosa cazzo ti prende!"
Forse dovevo averle scritte in faccia quelle parole che non avevo ancora pronunciato, e lo capii quando Eleonora sbarrò gli occhi.
" Sarà meglio andare a prendere un caffè" disse decisa, e io concordai seguendola.
Non sapevo se essere più sorpreso, incredulo o incazzato nero per tutta quella storia. Non mi sarei mai aspettato nulla di simile da Matteo..come era possibile?
" Perchè sei tornato, esattamente?" domandò lei, conducendo il gioco come faceva di solito.
Sapeva benissimo cosa le avrei risposto, lo capivo, ma ancora non sapevo quanto lei centrasse in quella faccenda.
" Perchè Matteo mi ha telefonato"
" E che ti ha detto?"
" Che c'era stato in incidente..e tu ne eri rimasta coinvolta"
A quel punto Eleonora si coprì il viso con le mani, prima riavviarsi i capelli ricci con le dita. Non pareva poi così sconvolta..
" Non ci posso credere... l'ha fatto davvero!" fu la sua unica risposta.
" Allora tu lo sapevi?" l'accusai, alzando la voce e puntandole un dito contro
" No!" negò inizialmente, ma le rivolsi un'occhiata talmente eloquente che fu costretta a corregersi.
Ormai ero di nuovo nel pieno delle mie forze, e anzi, il solo pensare di essere stato preso in giro in quel modo da una persona che credevo affidabilissima, e forse addirittura da due, mi faceva sentire solo più carico. Pronto ad esplodere.
" Voglio dire...ne avevamo parlato, ma pensavo che scherzasse!"
" E vi sembra un argomento sul quale scherzare?" mi infervorai ancora di più
" Ma che avete nella testa? Nulla?!" mi alzai in piedi senza accorgemene, e quasi urlai quelle parole
" Per favore Andrea..siamo in un luogo pubblico" tentò di rabbonirmi lei, alzandosi a sua volta, cercando di carlmarmi. Invano.
" Non me ne frega niente! Vi rendete conto di quello che avete fatto?"
" Non utilizzare il plurale perchè io non centro. Non è stata mia l'idea" si difese immediatamente
" No, forse no...ma non l'hai nemmeno fermato dal compiere una cazzata colossale" sbottai
" Parliamone dopo, per favore...dovrei tornare a lavorare adesso" mi fece presente a quel punto, come se niente fosse.
" Parliamone dopo? Parliamone dopo? Ma ti rendi conto che quello lì mi ha chiamato mentre io me ne stavo a Vitte con-" mi fermai giusto in tempo, ancora una volta
" Con?" fece lei a quel punto, un sopracciglio alzato
" Con tutta la tranquillità del mondo! E lui mi chiama dicendo che hai avuto un'incidente, che non sa come stai... che addirittura non sa se sei cosciente!"
" E mi spiega che i medici sono riservati, non dicono nulla, ti tengono sotto osservazione...ma chissà perchè sembrano tutti ottimisti riguardo le tue condizioni, nonostante tutto!"
Enfatizzai quelle parole spalancando le braccia, ogni minuto più sconcertato e incazzato del precedente.
" E io che mi dannavo, che piangevo, che mi sentivo in colpa...per poi arrivare qui e scoprire che si è trattato di un simpatico scherzetto?"
" Perchè ti sentivi in colpa? Sentiamo" mi sfidò, e a quel punto fui costretto a fare marcia indietro.
Sapevo di doverle dire la verità riguardo Carlotta, ma in quel momento ero fuori di me, e non sapevo che cosa sarebbe uscito dalla mia bocca. Dopotutto aveva avuto ragione lei quando mi aveva ricordato che eravamo in un luogo pubblico, in un ospedale per la precisione, e già avevamo fatto una bella scenata. Poteva bastare.
" Perchè ti sentivi in colpa Andrea?!" mi urlò contro.
No, evidentemente non la pensavamo più allo stesso modo.
" Perchè io ero a Vitte..mentre un camion ti veniva addosso" dissi più che una mezza verità, ma mi constrinsi a non aggiungere altro.
" Mi dispiace" e a lei sembrò bastare.
" Quindi, ora che hai visto che è tutto a posto e sono viva e vegeta, ripartirai?" si azzardò a chiedere, e io annuii soltanto
" Ma non avevi detto che in ogni caso saresti tornato domani?" domandò ancora
" Ho lasciato tutto lì"
Già, ci avevo lasciato anche il cuore, ma lei non lo sapeva ancora.
" Se incazzato con me, adesso?"
" Tu che dici?" risposi, freddo
" Devi parlarne con Matteo...ti spiegherà tutto"
" Perchè non me lo spieghi tu?"
" E' meglio che lo faccia lui...io non posso ora" e detto questo, si voltò e si incamminò, lasciandomi lì impalato.
Raggiunse l'ascensore a passo spedito, senza mai voltarsi indietro a guardarmi, dimostrandomi ancora una volta di essere una donna forte, di ferro, d'accaiao, indistruttibile, impassibile.
Dopo quel gesto d'affetto iniziale, si era comportata come sempre, non si era smentita nemmeno quella volta. Aveva trattato l'intera faccenda con una calma insopportabile, e un controllo, una lucidità, una padronanza di se stessa, delle sue parole e delle sue azioni che io avrei reputato impensabile, vista la situazione che si era venuta a creare.
Non aveva urlato quasi mai, a differenza del sottoscritto, e aveva girato i tacchi come se niente fosse, dopo avermi detto di non potermi spiegare il motivo per il quale lei e Matteo mi avessero teso un simile tranello.
A quel punto ero davvero certo che l'unica cosa che le facesse letteralmente perdere le staffe era parlare del matrimonio...ma a breve avrebbe potuto smettere di preoccuparsi per quello.

Mi avviai verso l'uscita, sbalordito, confuso, incredulo, ferito. Non sapevo più nemmeno io cosa provassi in quel momento, ma ero talmente fuori di me che sentivo il bisogno di calmami in qualche modo, altrimenti avrei finito per fare qualche cazzata. E la cosa peggiore era che per la prima volta, dopo anni, non potevo chiamare Matteo e chiedergli di venire a bere una birra con me, parlandogli e chiedendogli tacitamente di aiutarmi a risolvere i casini in cui mi cacciavo sin da ragazzino con troppa facilità.
Ci eravamo sostenuti a vicenda tante di quelle volte, ci eravamo presi le colpe dell'altro così spesso, avevamo condiviso praticamente ogni cosa...per arrivare dove?
Era stata una pugnulata alle spalle in piena regola.
Perchè mentirmi su una faccenda del genere? Perchè metttere sù tutto quel teatrino, con la telefonata, lo stato di incoscienza.. i reperti mancati dei medici addirittura! Perchè?
Che sperava di ottenere in quel modo? E poi non si rendeva conto che avrei scoperto la verità non appena avrei incontrato Eleonora?!
Per carità, ero più che felice e sollevato dall'idea che non le fosse accaduto niente..ma volevo proprio sapere che diavolo avesse nella testa quel cretino, al quale avevo sempre affibbiato l'appellativo di migliore amico.
Possibile che mi fossi sbagliato così tanto sul suo conto?! Non ci volevo credere..non poteva essere vero, non poteva avermi preso in giro in quel modo.
Chissà, forse non si aspettava che sarei tornato a Torino così in fretta, forse credeva di avere più tempo a disposizione per perfezionare la bugia, per raggirarmi ancora meglio...
Ma chi volevo prendere in giro? Certo che sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo! Sicuramente immaginava che mi sarei preoccupato al punto da salire sul primo volo, anzi, ero quasi certo che lo avesse fatto proprio per quel motivo: per farmi tornare.
Ma ...perchè dirmi una cazzata dopo l'altra? Perchè riportarmi indietro con la menzogna? Perchè ricorrere all'inganno?
" Andrea!"
Mi voltai di scatto. In qualsiasi altra circostanza sarei stato felice di sentire quella voce, la voce di un amico, ma in quel momento gli avrei tirato volentieri un pugno.
Non ero mai stato un ragazzo violento..impulsivo però sì, e quello lo consideravo il mio peggior difetto.
" Sei già arrivato?" tentò di prendere tempo "pensavo che non ci fossero più voli fino a domani"
...Quindi l'aveva organizzata nei minimi dettagli la cosa: addirittura si era informato sui voli. Allora forse pensava davvero di avere più tempo...
Decisi di stare al gioco, per vedere fino a dove si sarebbe spinto.
" Esistono anche altri mezzi per viaggiare: mai sentito parlare di treni?"
Matteo, ormai di fronte a me, restò zitto, interdetto. Si guardava intorno, sfregandosi le mani l'una contro l'altra, segno che fosse nervoso. Lo conoscevo troppo bene..non avrebbe retto a lungo quella messa in scena.
Fuori si era ormai fatto buio da un bel po', e noi due, migliori amici da una vita, ce ne stavamo lì, nel parcheggio di un ospedale, a fronteggiarci.
" Quando sei arrivato?" domandò a quel punto, facendo il possbile per far finta di niente, senza riuscirci.
Era ovvio che entrambi sapessimo a che gioco stessimo giocando, ma non volevo ancora cedere..anche se non sapevo per quanto ancora avrei retto quella sceneggiata..
" Non molto tempo fa. Ho provato a chiamarti, ma il tuo cellulare era sempre spento o irragiungibile. Così mi sono avviato in ospedale da solo...e indovina? Ho incontrato Ele!"
Lo vidi deglutire a vuoto, e proseguii, con aria apparentemente tranquilla.
" Vuoi sapere cosa ho fatto a quel punto?
Beh, prima ho pensato di essere affetto da allucinazioni, perchè ero disposto a mettere in dubbio ciò che vedevano i miei stessi occhi, ma non quello che mi avevi detto tu. Capito?
Però lei si muoveva, parlava, si avvicinava, mi ha abbracciato..mentre io ancora mi chiedevo che diamine stesse succedendo, e per quale motivo non avesse affatto l'aria di una che ha appena subito un incidente. Così le ho chiesto come stava, più di una volta, e lei addirittura si è infastidita..mi ha domandato che cazzo mi prendesse! A me! Comico, no?"
" Andrea" provò a interrompermi
" E poi c'è stato un momento in cui mi ha guardato negli occhi, e ha capito tutto anche lei, il motivo per il quale mi stessi comportando in quel modo che reputava assurdo e fuori luogo. Sai che cosa mi ha detto, davanti a una tazza di the, con tutta la tranquillità del mondo? Sai cosa mi ha detto? ' Non pensavo l'avrebbe fatto davvero'...e lì non c'ho visto più"
" Andrea..fammi spiegare" quasi urlò, mentre io, a dispetto di tutto, ero riuscito a mantenere una calma innaturale.
Diversa da quella di Eleonora...lei era sempe stata in grado di ragionare a sangue freddo, di valutare le cose con un certo distacco emotivo, faceva parte del suo carattere, e c'erano stati dei momenti in cui l'avevo apprezzata per quelle qualità. Ma io...io non ero affatto uno che sapeva mantenere la calma, e quando non reagivo come ci si aspettava che reagissi, c'era solo da preoccuparsi.
E Matteo lo sapeva benissimo.
" Che cazzo vuoi spiegare, eh?" mi avvicinai, e lo dissi quasi sussurrando
" Senti...io ero convinto che non saresti arrivato a Torino fino a domani all'ora di pranzo, considerato che mi ero informato sui voli. E per allora, Eleonora sarebbe stata molto meglio. Soprattutto avrei avuto il tempo di informarla, e tu non avresti scoperto niente!
Però sei arrivato prima, mi hai fregato! E quando ho preso il telefono e ho notato tutte quelle chiamate, ho capito che mi ero sbagliato clamorosamemente con i tempi...e mi sono precipitato qui, sperando di essere ancora in tempo e-"
Ma veramente? Veramente si stava giustificando in quel modo? Raccontandomi di aver ordito un piano tutto alle mie spalle?
" Ah però! Complimenti" ironizzai.
E poi, senza riuscire a trattenermi oltre, sferrai un pugno che lo colpì sul naso, facendolo sanguinare e cadere a terra. "Stronzo" gli urlai addosso, gaurdando le mie nocche sporche del suo sangue.
A quel punto si spalancò la portiera di una macchina che nemmeno avevo notato, e l'attimo dopo, Giulia era inginocchiata accanto al suo fidanzato.
" Sei impazzito, Andrea?" "Guarda che gli hai fatto?!" urlò, sconvolta.
E io restai lì, zitto, perchè non avevo mai picchiato nessuno in tutta la mia vita. Perchè la mia impulsività non mi aveva mai spinto fino a quel livello... forse perchè c'era sempre stato a lui a fermarmi.
Che cosa avevo fatto?
Mi portai le mani al viso e trattenni a malapena le lacrime. Sì, avevo un bisogno disperato di piangere, ma non lo avrei fatto davanti a loro due.
Mi sentivo un perfetto idiota, da ogni punto di vista.
Perchè a prescindere da quella storia, restava il fatto che avessi combinato un casino non con una, ma addirittura con due ragazze, e poi, giusto per concludere in bellezza, avevo tirato un pugno in faccia al mio migliore amico. Non sapevo nemmeno più se considerarlo tale a quel punto...
Ma continuavo a raccontare bugie, a Eleonora, a Carlotta, alla mia famiglia, a tutti. Quand'è che mi ero ridotto così?
Caddi in ginocchio e crollai, per la seconda volta nello stesso, maledetto giorno di merda.
Solo che in quel momento ero solo: Giulia e Matteo mi guardavano terrorizzati dal mio gesto, e fu proprio allora che realizzai che avevano paura di me, paura che potessi fargli del male.
In quel momento pensai alla mia Lottie...a quello stesso pomeriggio, quando mi aveva abbracciato per tranquillizzarmi, e io mi ero abbandonato a lei. Ero sprofondato con il viso nel suo collo, nei suoi capelli, e poi nei suoi seni a malapena coperti dalla stoffa del reggiseno, e avevo pianto, avevo singhiozzato forte, fino a non avere più lacrime, fino a calmarmi.
La sua pelle mordida, calda, profumata della sua essenza, era stata la mia droga e la mia cura.
Il contatto tra i nostri corpi quasi nudi mi aveva restituito un minimo di enrgia, di forza, e un po' di dignità perduta con tutte quelle menzogne.
E in quel momento, in quell'esatto istante, in ginocchio nel bel mezzo di un parcheggio buio e squallido di un ospedale, dopo aver picchiato Matteo, una volta scoperto il suo gioco per riportarmi a Torino, avrei dato tutto ciò che avevo per poter sentire di nuovo il mio corpo premuto contro il suo, la pelle mischiata alla sua, mentre piangevo con la guancia poggiata sul suo cuore.
Quanto avrei voluto averla vicina, e lasciarmi andare, sprofondare senza paura nel profondo abisso dell'amore che da sempre nutriva per me. Perchè il suo amore era diventato la mia unica certezza, l'unica cosa sulla quale non avrei mai potuto confondermi o sbagliarmi. Dopo tutto quel tempo, Carlotta mi amava ancora, e quella era la promessa della mia pace.



BUONSALVEEE
Come promesso, eccomi con il nuovo capitolo!
Spero tanto che vi sia piaciuto, e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate ;) Amo scambiare opinioni e chiacchiere con voi, come spesso ho già detto, perciò non siate timidi e scrivetemiii :DDD
Natutalmente un grazie speciale va a tutti coloro che lo fanno già <3<3<3
Devo scappare, ma come sempre vi lascio un piccolo spoiler del prossimo capitolo!

*************
" Senti, io sono sicuro che tornare a Vitte non ti abbia fatto affatto bene, men che meno rivederla...e ora dici quello che dici semplicemente perchè stare insieme a lei, ti ha inevitabilmente riportato indietro a rivivere i vostri cinque giorni. E ti sei illuso, magari vi siete illusi entrambi di poter replicare la cosa...ma io sono il tuo migliore amico, e ho il dovere di aprirti gli occhi: quei giorni sono finiti, Andrea!
Devi mettertelo in testa, una volta per tutte! Sono fi-ni-ti!
E sì, va benissimo, sono stati meravigliosi, hai perso la testa per Carlotta e non hai cagato di striscio i tuoi migliori amici..l'hai amata, e lo so, io c'ero.. e quella ragazza resterà per sempre nel tuo cuore, è normale anche questo...ma indovina un po'? 
Le cose cambiano Andrea, e la tua vita ora non è più quella. Non sei più quel diciannovenne spensierato che si è innamorato durante una vacanza estiva...adesso sei un uomo, e hai un lavoro, dei progetti, ti stai per creare una famiglia tutta tua..e non puoi assolutamente permetterti di avere dubbi su questo"
****************

Un bacione, e a prestoooooooo <3<3<3<3





















Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


ANDREA


" Andrea!" 

Titubante, Giulia fece qualche passo verso di me.
Il naso di Matteo aveva smesso di sanguinare, per fortuna, e lui si era alzato in piedi, tenendosi un fazzoletto premuto contro la parte che il mio pugno aveva colpito.
" Andrea...vieni in macchina con noi" mi sentii dire, e soltanto a quel punto, notai la mano tesa verso di me.
L'afferrai, senza esitazione, rivolgendo un patetico sorriso a Giulia, che nonostante ciò che avevo fatto, mi stava offrendo un appiglio per rialzarmi, in tutti i sensi.
Entrammo nella sua macchina, e nessuno fu in grado di dire una sola parola sull'accaduto, quindi la fidanzata di Matteo pensò bene di lasciare che fosse la musica della radio a riempire quel silenzio innaturale.
Dopo una ventina di minuti, parcheggiò, e sempre in silenzio, ci avviammo a piedi verso il loro appartamento.
" Accomodati" mi disse soltanto, prima di sparire  in bagno e lasciarmi solo con ...il mio migliore amico? Non lo sapevo più a quel punto.
Presi posto sulla stessa poltrona dove avevo guardato la partita un sacco di volte bevendo birra in sua compagnia, ma quella sera mi sentivo in imbarazzo,e tremendamente a disagio.
" Scusa" riuscii finalmente a dire, dopo quella che mi parve un'eternità.
Continuavo a tenere lo sguardo basso, e mi stavo ancora chiedendo come avessi fatto a perdere il controllo in quel modo.
" Ho provato a chiamare Eleonora per dirle di raggiungerci, per poter chiarire questa situazione, ma ha detto che a causa dell'incidente, quello che ha coinvolto i due pezzi grossi, in ospedale hanno bisogno anche di lei" spiegò Giulia, e anche se non sapevo se si trattasse soltanto di una scusa, fui sollevato dall'idea di non dover fronteggiare pure lei.
Sì, ero incazzato perchè Ele mi aveva dimostrato di essere perfettamente a conoscenza delle intenzioni di Matteo, anche se poi mi aveva spiegato che non centrava direttamente, e immaginavo che vista in quel modo, anche Giulia potesse avere le stesse sue colpe...ma io non volevo vedere la mia ragazza anche per altri motivi: c'erano troppe cose che avrei dovuto dirle, e quello non era il momento giusto...con Matteo con un naso insanguinato, e Giulia che cercava di fare da mediatrice, e tutta quell'assurda faccenda..no, dovevo prima ritrovare la calma. Non avrei potuto parlarle in quelle condizioni, e non avrei nemmeno potuto trascorerre altro tempo insieme a lei fingendo che nulla fosse cambiato da quando ero andato a Vitte, alla ricerca di Carlotta, e ora lo capivo, anche dell'amore che avevamo condiviso, e di quello che poteva ancora donarmi.
" Mi dispiace...io...non volevo colpirti" ritentai, dopo un po'
" Ero incazzato nero, e lo sono ancora, ma non era mia intenzione arrivare a tanto. Vorrei solo che capissi come mi sono sentito quando mi hai telefonato dicendomi dell'incidente, e quando ho scoperto dalla stessa immaginaria vittima che il tutto faceva parte di un piano studiato a tavolino per riportarmi indietro...insomma, scherzare su una disgrazia simile...ma come vi è venuto in mente?"
" Non potevi chiedermi semplicemente di tornare?" 
" E tu mi avresti dato ascolto?"
Restai zitto per un attimo, e quel mio tentennamento spinse Matteo a pensare di aver ragione.
" No, che non l'avresti fatto Andrea!" si alzò in piedi
" Non ti saresti allontantanato da Vitte nemmeno se fosse cascato il mondo!" mi gridò in faccia
" Ci eravamo messi d'accordo, ricordi? Giovedì mattina saresti dovuto salire su un aereo per non tornarci mai più in quel posto..me lo avevi promesso" mi rinfacciò
" Mi sono ammalato" protestai a quel punto
" Lo so...e va bene, ci sta anche quello..voglio dire...capita"
" E allora dov'è il problema? Oggi è solo venerdì..ho tardato di un giorno, mica di un mese"
" Il problema, e lo sai meglio di me, è che se non ti avessi telefonoto e costretto a partire divorato dal senso di colpa, tu ci saresti potuto rimanere anche un anno" mi provocò, ingigantendo palesemente la cosa
" Si certo..un anno" borbottai
" Ti conosco Andrea...tu saresti rimasto lì" sentenziò, sicurissimo delle proprie affermazioni
" Perchè sei fatto così..perchè non pensi mai troppo alle conseguenze, perchè ti butti a capofitto nelle cose, perchè a volte sei così irrazionale e così maledettamente folle da riuscire a pensare solo al presente"
" Si, ma non ci sarei potuto restare a vita. Ho un lavoro qui, una famiglia-"
" Un matrimonio, Andrea. Hai innanzitutto un matrimonio, e pare proprio che te ne sia dimenticato"
Beh, su quel punto non potevo dire nulla a mia discolpa..non che avessi davvero dimenticato il matrimonio, ma ero più che deciso a mandarlo a monte, perciò..la conclusione sarebbe stata la stessa.
" Vuoi sapere perchè ti ho raccontato una stronzata come quella dell'incidente per farti tornare?"
" Perfetto, te lo dico: perchè mi sono reso conto che era il solo e unico modo per farti rinsavire" spiegò, accomondandosi di nuovo.
" Tu non te ne sei accorto, ma quando stamattina abbiamo parlato, quando ti ho chiamato per chiederti se avevi ancora la febbre e per sapere quando saresti tornato, tu mi hai detto delle cose che non lasciavano spazio a fraintendimenti. E ringrazia che io non le abbia riferite ad Eleonora, altrimenti ora saresti nei guai fino al collo!"  sbottò
Ci sono già nei guai fino al collo, caro Matteo..pensai a quel punto.
" Che ho detto?" davvero non me lo ricordavo
" Deliravi Andrea...e parlavi di Carlotta che se ne era andata, che ti aveva lasciato solo nella stessa maledetta camera d'albergo in cui cinque anni prima avevate fatto l'amore...e dicevi che era bella, che sapeva di buono, che volevi svegliarti tutte le mattine con lei accanto, che era naturale baciarla e amarla come avevi fatto allora..."
" Alla fine hai addirittura detto che eri disposto a tutto pur di non perderla una seconda volta" disse, quasi ridendo, come se davvero si potesse scherzare su una faccenda così delicata
" Era ovvio che non stessi ragionando affatto, ed era altrettanto ovvio che se non ti avessi in qualche modo fermato, avresti fatto qualche cazzata di cui in seguito ti saresti pentito" spiegò subito dopo.
" Mi dispiace, ma sei arrivato tardi in ogni caso" ammisi a quel punto
" Perciò ho pensato che l'unico modo per salvare te, e la tua storia con Eleonora, sarebbe stato farti sentire in colpa e tornare a Torino il più velocemente possibile..ma non sarei riuscito a convincerti in nessun modo, me ne rendevo conto, se con una doccia fredda di quella portata e- aspetta... che hai detto?"
Giulia ci aveva lasciati soli: in quel momento c'eravamo soltanto io, Matteo, e una verità che doveva venir fuori, altrimenti mi avrebbe divorato.
" Ho detto che la 'cazzata', come la chiami tu, l'avevo già fatta quando mi hai chiamato"
" Ci sei andato a letto, Andrea? L'hai tradita?" alzò il tono di voce
" No...non ci sono andato a letto, per colpa tua e della tua telefonata, questo è vero, te lo devo. Però l'ho tradita in tutti gli altri modi possibili"
Matteo trasalì, e io presi coraggio, prima di raccontargli tutto il resto.
" E' vero, sono un cretino, e riconosco di aver sbagliato con entrambe...ma non sono mai stato sicuro di niente in vita mia, come del fatto di amare Carlotta"
" Stronzate!" urlò lui, forse per conivincere anche se stesso
" E' quel posto, è quell'albergo, quella stanza, quella spiaggia...è tutto questo, che combinato, fa effetto su di te,e ti fa credere di essere ancora innamorato di lei"
" Piacerebbe crederlo anche a me, ma so benissimo che non è così...e lo sai pure tu, meglio di chiunque altro"
" Io so soltanto che leggere quel dannato libro ti ha rincoglionito, Andrea!"
" Prima di quel momento...tu stavi bene, eri felice con Eleonora, trascorrevi il tuo compleanno con la sua famiglia a casa dei tuoi, e parlavate di matrimonio, di un futuro, di una vita insieme...che fine ha fatto tutto questo?"
" Non lo so" ammisi debolmente
" Senti, io sono sicuro che tornare a Vitte non ti abbia fatto affatto bene, men che meno rivederla...e ora dici quello che dici semplicemente perchè stare insieme a lei, ti ha inevitabilmente riportato indietro a rivivere i vostri cinque giorni. E ti sei illuso, magari vi siete illusi entrambi di poter replicare la cosa...ma io sono il tuo migliore amico, e ho il dovere di aprirti gli occhi: quei giorni sono finiti, Andrea!
Devi mettertelo in testa, una volta per tutte! Sono fi-ni-ti!
E sì, va benissimo, sono stati meravigliosi, hai perso la testa per Carlotta e non hai cagato di striscio i tuoi migliori amici..l'hai amata, e lo so, io c'ero.. e quella ragazza resterà per sempre nel tuo cuore, è normale anche questo...ma indovina un po'? 
Le cose cambiano Andrea, e la tua vita ora non è più quella. Non sei più quel diciannovenne spensierato che si è innamorato durante una vacanza estiva...adesso sei un uomo, e hai un lavoro, dei progetti, ti stai per creare una famiglia tutta tua..e non puoi assolutamente permetterti di avere dubbi su questo"
" E anche Carlotta...anche lei è cresciuta, e avrà a sua volta degli obiettivi da raggiungere, che sicuramente non sono gli stessi che hai tu...
Non potete restare ancorati a quell'estate..vi farete male entrambi quando vi accorgerete che le cose non sono più le stesse, che non vedete più il mondo con gli stessi occhi, che quel sentimento che vi ha legato prima non riesce a resistere alle interperie della vita come pensavate...e quando lo capirete, sarà troppo tardi per rimettere le cose apposto."
No, non credevo a una singola parola...forse quel discorso poteva essere valido per molta gente, ma non per me e Carlotta.
Noi...eravamo semplicemente..noi, e nessuno poteva comprendere quanto fossimo simili e diversi contemporaneamente, due disastri ognuno per conto proprio, e assolutamente perfetti insieme.
Nessuno sapeva che mi ero legato a Eleonora perchè era esattamente l'opposto di Lottie, e avevo pensato che non avrei mai potuto soffire  quanto avevo sofferto per lei. Semplicemente perchè non avrei mai potuto amarla come avevo amato Carlotta tanto tempo prima. E mi ero rassegnato, consapevolemente o inconsapevolmente, non lo sapevo più nemmeno io...ma quando avevo capito quello che mi stavo perdendo rifiutandomi di non rischiare ancora, di non amare fino a farmi male sul serio, fino a diventare pazzo, avevo capito che non c'era storia,
Che volevo Carlotta e mille litigi al giorno conditi da sesso traboccante d'amore, piuttosto che un' esistenza più tranquilla, più pacata, più razionale e forse paradossalmente più sicura, che mi avrebbe offerto Eleonora.
" Grazie per l'interessamento e per le belle parole, grazie per aver cercato di rportarmi con i piedi per terra..ma non ho alcuna intenzione di darti ascolto, nè di rinunciare a essere felice con la donna che amo più di me stesso per paura di fare cazzate, di deludere te, o di sconvolgere i piani della mia famiglia che sta già scegliendo le bomboniere!
Ti assicuro che per me il gioco vale la candela....ne vale la pena di rischare il tutto per tutto, se questo significa avere in cambio anche solo un suo bacio."
" E ora tolgo il disturbo" annunciai un attimo dopo accorgendomi di averlo lasciato a bocca aperta
" Aspetta Andrea!" si riprese, quando io ero già sull'uscio della porta
" Se davvero è così che stanno le cose, devi parlarne con Eleonora...non se lo merita tutto questo"
" Sistemerò le cose"
" Ti conviene farlo...altrimenti lo farò io" quasi mi minacciò
" O l'hai già fatto?" tornai sui miei passi
" Che cosa sa Eleonora?" mi insospettii. Eravamo di nuovo faccia a faccia.
" Nulla...non sa nulla di concreto. Ma il tuo viaggio d'affari a Vitte le inizia a puzzare un po'. Perciò non si è opposta all'intera faccenda dell'incidente" ammise, prima di chiudere la porta, lasciandomi fuori.



CARLOTTA


Mi giravo e rigiravo da ore nel mio letto, senza riuscire a prendere sonno e senza riuscire a trattenermi dal pensare a lui.
Andrea. Sempre e solo Andrea.
Avvertivo ancora le vertigini se mi soffermavo a pensare a quello che ci eravamo detti, a come mi aveva baciata prima di quella telefonota. E aveva ragione Alice quando quello stesso pomeriggio mi aveva detto che era impossibile starci dietro...effettivamente in meno di una settimana avevamo combinato di tutto. E anche Erica, che in quel momento dormiva nella stanza di fronte alla mia, mi aveva praticamente fatto capire che pensava che fossimo pazzi noi due. Ma andava bene così...avevo smesso di sognare l'amore da favola già da molto tempo, e non perchè avevo provato sulla mia pelle delusioni tali da farmi smettere di crederci, ma semplicemente perchè avevo capito che non era quello ciò che volevo.
Mi piaceva più del lecito, e più di quanto avrei mai ammesso, il fatto di sentirmi sempre così tremendamente viva, arsa dalla passione, bruciata dal desiderio di mischiare la mia pelle con altra pelle...e soltanto una persona, soltanto un paio di occhi verdi, e soltanto un sorriso al mondo, erano in grado di donarmi quelle sensazioni.
Addirittura pregustavo il momento in cui avremmo litigato per qualche sciocchezza, ci saremmo tenuti il muso per un po', e dopo avremmo fatto pace a modo nostro.
Sì, okay, stavo correndo troppo con la fantasia, visto che stando ai fatti la mia vera storia con Andrea doveva in un certo senso ancora iniziare, ma ci conoscevamo a vicenda molto meglio di quanto avrei mai creduto, amavo il suo temperamento, ed ero certa che con lui accanto non sarei riuscita a stare tranquilla nemmeno per un istante. Ma non mi importava....ero in una fase della mia vita in cui avevo voglia di seguire la corrente delle mie emozioni, senza pensarci troppo come avevo fatto nel lasso di tempo in cui lui mi aveva lasciata sola.
Avevo voglia di lasciarmi andare, di affidarmi totalmente a quelle braccia, a quel cuore. Vivere di nuovo, respirando a pieno ogni singolo istante.
Quando sentii vibrare il cellulare che avevo messo a caricare accanto al comodino, lo afferrai, sorridendo come una scema leggendo il suo nome in sovraimpressione.
" Amore" sussurrai, rendendomi conto un attimo dopo di come lo avevo chiamato, e sentendolo sospirare dall'altra parte.
Un sospiro di sollievo, di speranza, di desiderio.
" Dormivi Lottie?" domandò dolcemente, e quella voce roca e assonnata fece sospirare anche me
" Ci provavo..ma aspettavo una tua chiamata" ammisi
" Si..scusa...è stata una giornata insolita, e sicuramente da dimenticare. Beh, perlomeno la parte dopo la telefonata di Matteo. Mi dispiace, avrei dovuto-"
" Va tutto bene, non scusarti..è stata una giornata pesante" lo rassicurai
" Piuttosto..tua madre? Come sta?"
" Oh lei..per fortuna non è stato nulla di grave, e già domani sarà dimessa dall'ospedale" spiegò, e mi parve di percepire una punta di nervosismo...ma forse ero solo io che mi immaginavo tutto
" Sono contenta, davvero contenta di sentirtelo dire" risposi, sinceramente felice e sollevata
" Tornerò presto" proruppe lui, e per le mie orecchie quelle due semplici parole suonarono come una promessa
" Non avere fretta...stai accanto a tua madre tutto il tempo necessario" "Io ti aspetto qui" sentii il bisogno di rassicurarlo
" Davvero?" ...Perchè tutto a un altro sembrava insicuro?...Mi avrebbe fatto impazzire sul serio prima o poi.
" Te lo giuro sul gelato alla nocciola" scherzai, tentando di tirarlo su di morale
" Oh, ma allora fai sul serio" rise
" Già" concordai, unendomi a lui.
Era bellissimo sentirlo ridere, ed era ancora più bello sapere di essere riuscita a scatenare quella risata così cristallina, dopo una giornata come quella.
" Mi manchi, lo sai?"
E a quel punto rinunciai a controllare i battiti del cuore.
" Anche tu" non riuscii a trattenermi dal confessargli sotto voce
" Se fossi lì...non sai cosa ti farei" dal tono con il quale lo disse, riuscii a immaginarlo
" Cosa?" mi piaceva da matti stare al gioco delle sue provocazioni
" Ti bacerei sulla bocca,
 ti accarezzerei dappertutto
 ti spoglierei tutta
 ti stringerei forte a me per tutta la notte e -"
" Basta così" lo bloccai, il respiro mozzato in gola, conseguenza diretta di quei sussurri
" Ei! Io stavo per dire che mi farei usare come cuscino" protestò, e io immaginai quel sorriso un po' malizioso increpargli quelle labbra che desideravo baciare più di ogni altra cosa al mondo
" Come no" risposi ridendo
" Non mi credi?" 
" Neanche un po'" ammisi, abbassando la voce per non svegliare Erica.
" D'accordo, allora proprio adesso, ti dimostrerò che so essere anche molto dolce" mi sfidò
Oh Dio..lo amavo da impazziree!
" Abbraccia il cuscino" sussurrò, facendomi venire la pelle d'oca con quel timbro profondo
" Eh?"
" Fai come ti ho detto" continuò, e io obbedii.
" Bene, ora chiudi gli occhi"
" Fatto" sorrisi
" Adesso pensami, pensami intensamente, e immagina le mie braccia che ti cingono la schiena, le mie labbra che ti consumano di baci, e i miei occhi che ti divorano perdendosi nell'infinità dei tuoi"
" Ci sei riuscita? Sono lì con te?" domandò  un attimo dopo
Sì, mi pareva quasi che ci fosse davvero: avvertivo la sua voce così vicina per via del cellulare, e il suo respiro accarezzarmi la pelle a causa di tutta quella dolcezza.
" Mmh mmh" mugugnai in risposta, desiderando che quell'incantesimo non si rompesse
" Non vedo l'ora di poterti stringere sul serio" sospirò, e io sorrisi come una scema abbracciata a quel cuscino
"Buonanotte Lottie" mi salutò, quasi sussurrando
Notte" risposi ancora più piano, prima adagiandomi meglio tra le sue braccia, e finalmente addormentarmi.




BUONSALVEEEE!!!!
Scusate..sono in ritardissimo, ma oggi è stata una giornata piuttosto impegnativa e mi sono ridotta a pubblicare a quest'ora.
In ogni caso spero che il capitolo vi sia paciuto, e colgo come sempre l'occasione per ringraziarvi di tutti i commenti. Apprezzo davvero tanto che mi facciate sapere cosa pensate della storia, perciò non siate timidi e scrivetemi!! ;) Grazie anche a chiunque abbia inserito 'cinque giorni' in una qualsiasi lista...siete numerosi, e mi fa molto piacere. :)
Vi lascio con lo spoiler del prossimo capitolo!

****************
" C'è Erica?" domandò lui, circospetto..e a me quasi scappò da ridere
" No. E non ci sarà per i prossimi cinque giorni" lo informai con tono apparentamente neutrale
" Cinque giorni, eh?" e l'attimo dopo mi ritrovai con la schiena schiacciata contro il muro e lui addosso.
****************

Un bacione, e a prestoooooooooo <3<3<3<3

























 

   












Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


CARLOTTA


" Ali!" bisbigliai, cercando di ottenere l'attenzione della mia migliore amica. Inutilmente.

" Terra chiama Alice!" ritentai un attimo dopo, alzando un po' la voce e tirandole un leggero pizzicotto sul braccio
" Aglia! Che c'è?" domandò lei, massaggiandosi con la mano il punto che avevo intenzionalmente colpito
" Stai fissando Edo e Diana da circa dieci minuti" le feci presente
Lei avvampò, e io fui costretta a trattenere una risata...non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno con me.
" Non è vero" protestò infatti, distogliendo subito dopo lo sguardo.
Quel sabato pomeriggio, io, Alice, Lisa, Nico, ed Edoardo, eravamo usciti tutti insieme per un gelato e per conoscere Diana, la nipote del compagno della madre del nostro amico, che si sarebbe trattenuta a Vitte per tutta la settimana.
" Ero sovrappensiero" si giustificò la mia migliore amica, e io feci finta di crederle.
" Cavolo! Ancora non riesco a  credere che Erica  e Marco siano stati così fortunati!" 
Fu a quel punto che mi riallacciai alla conversazione del resto del gruppo. E sapevo perfettamente a cosa Nico si stesse riferendo.
" Sapete quante volte ho comprato un 'gratta e vinci' io? Così tante che è impossibile contarle...e il massimo che ho ottenuto sono stati cinque euro" si lamentò Edo
" Beh, almeno hai recuperato i soldi spesi per acquistarlo" esclamò Diana 
" Si..ma Marco ha vinto un viaggio per due persone a Parigi...vuoi mettere?" si intromise Lisa
" Quindi, quando hai detto che partono, Carlo?" si informò Nico
" Tecnicamente domani mattina...ma visto che hanno il volo alle 5.30, e visto che il viaggio è praticamente tutto pagato e non avranno altre spese, hanno deciso di pernottare in un hotel quanto più vicino possibile all'aeroporto"
" Ho sempre sognato di andare a Parigi" esclamò Alice
" Anche io" rispose Edo, spostando lo sguardo da Diana, che effettivamente aveva guardato per tutto il tempo, alla nostra amica
" Io ci sono stata in gita scolastica, sapete? Un paio di anni fa...e ho dei ricordi bellissimi legati a Parigi" raccontò la nuova arrivata.
Nulla da dire...Diana mi stava simpatica. Anche se la conoscevo praticamente da meno di un'ora e sapevo pochissime cose sul suo conto, come il fatto che avesse vent'anni, vivesse vicino Roma e frequntasse da un anno la facoltà di architettura, mi sembrava una ragazza simpatica e alla mano. E dovevo ammettere che Alice avesse ragione a fissare quei due....Edoardo le rivolgeva spesso calorosi sorrisi, e faceva il possibile per farla sentire a suo agio,  pareva pendere dalle sue labbra quando raccontava qualcosa (come in quell'esatto istante in cui Diana stava parlando a proposito della sua gita a Parigi) e spesso le metteva un braccio intorno alle spalle. Dal canto suo, Alice assisteva alla scena quasi senza aprire bocca, intervenendo nella conversazione molto raramente per i suoi standard, e facendo l'impossibile per non apparire turbata.
" Quindi abbiamo casa libera per cinque giorni, eh Carlo?" così dicendo, Nico mi fece l'occhiolino...il solito scemo!
" Si! Ma Erica si è raccomandata..niente disastri!" imitai il suo tono di voce
" Tanto tu i disastri li puoi fare solo se c'è Andrea nei paraggi...e considerato che lui è a Torino, non corri pericolo" mi rispose a tono Nico.
Soltanto nel sentire nominare il suo nome, avvertii un certo formicolio sensibilizzarmi da capo a piedi.
" Beh..almeno fino a un attimo fa" lo corresse Edoardo, indicando qualcosa alle mie spalle
" Eh?" domandai, da perfetta tonta, prima che le mie orecchie, e ogni restante parte del mio corpo, si sintonizzassero su un timbro di voce che avrei riconosciuto anche se fossi diventata sorda. La sua.
Mi alzai in piedi, passando il gelato ad Alice come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, e prima ancora che me ne rendessi conto, mi ritrovai stretta al suo petto. 
Non sapevo se ero stata io a corrergli incontro, o se fosse stato lui...sapevo di essermi alzata dal mio posto, e di essere finita dritta dritta tra le sue braccia. Come se non sarebbe potuta andare diversamente da così.
" Sei già qui?" sussurrai, le braccia intrecciate dietro il suo collo, mentre lui mi teneva ancora stretta
" Ho fatto troppo presto?" domandò con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro
" No, no...assolutamente no. Veramente aspetto da cinque anni" sorrisi a mia volta, non sapendo nemmeno io cosa stessi dicendo di preciso
" Mi spiace, mi hanno trattenuto" disse, stando al mio gioco
" Chi?" domandai a quel punto, le mie dita a giocare con i suoi ricci
" Le situazioni, la vita, le persone, me stesso...e ora so per certo che Torino è indubbiamente una bella città per viverci" sussurrò, sporgendosi di più contro di me fino a soffiarmi quelle parole sulla bocca
" Però un difetto ce l'ha, un particolare talmente importante da condizionarne tutti i pregi...ci manchi tu Lottie, e io non sono più disposto a vivere dove tu non ci sei"
Non mi diede il tempo nè di replicare, nè di assimilare quelle parole, perchè l'attimo successivo le sue labbra avevano già trovato le mie, e ci stavamo baciando lentamente, come se avessimo dimenticato di essere in un bar, in compagnia di molte altre persone, tra le quali i miei amici, che sicuramente ci stavano fissando allucinati, dato che Alice era l'unica alla quale avevo già raccontato la novità riguardo noi due.
Ma che pensassero ciò che volessero...non mi importava, non fin quando Andrea continuava a baciarmi in quel modo, come se avesse ritrovato l'ossigeno dopo l'apnea e non fosse più in grado di separarsene.
Mi abbandonai totalmente a lui, e lo baciai a mia volta con tutta la felicità che provavo nel rivederlo, anche se da quando ci eravamo realmente saperati erano trascorse sì o no ventiquattro ore.
"Finalmente" disse a corto di fiato, senza scostarsi di un millimetro
"Finalmente" sussurrai a mia volta, perdendomi in quello sguardo così intenso, e intuendo che con quella semplice parola ci eravamo detti tutto.
Già...erano cinque anni che speravo, forse inconsciamente o forse no, di sentire la sua voce così, all'improvviso, e di correre tra le sue braccia per lasciarmi stringere e baciare tutta. E finalmente era accaduto.
" Emh..scusate, non vorremmo interrompere il momento, ma...ci siamo forse persi qualcosa?"
Fu Nico a riportarci bruscamente alla realtà, e in perfetta sintonia, io e Andrea scoppiamo a ridere voltandoci verso di loro.
Raggiungemmo il tavolo mano nella mano, e una volta che lui si fu seduto, io mi misi sulle sue ginocchia..visto che mi aveva rubato il posto. Ok, va bene, quella del posto era solo una scusa bella e buona per poter sentire ancora le sue braccia cingermi la vita, e il suo respiro carezzarmi la pelle mentre mi scostava di lato i capelli.
" Non penso ci sia molto da aggiungere" gli feco eco Lisa, guardando nella nostra direzione
" Infatti! Anche se tu non ti fossi seduta in braccio a lui, basterebbe guardarvi per non avere alcun dubbio" si accodò Edo
" Esattamente" ribattè Alice, e forse non fui l'unica a notare che lo avesse detto guardando proprio lui.
La situazione le stava decisamente sfuggendo di mano, e per un attimo non seppi che fare o dire. Inaspettamente fu proprio Diana a salvarci da quell'imprevisto momento di imbarazzo.
" Quindi lui è il tuo ragazzo?" mi domandò la ventenne, apparentemente spensierata e ignara di aver turbato l'imperturbabile Alice. Imperturbabile, almeno da questo genere di cose...sempre secondo il suo parere.
" Sì" ammisi con un sorriso sincero "cioè stiamo insieme da ieri praticamente" spiegai, al che lei sgranò gli occhi
" Oh beh, ma si conoscono da cinque anni, sono già stati insieme una volta e...è una storia lunghissima" fortunatamente Nico se ne rese conto in tempo, prima di iniziare a raccontarla.
" In ogni caso, contratulazioni! Penso proprio che formiate una bellissima coppia" esclamò Diana "non è vero, Edo?" domandò un attimo dopo, e lui le sorrise annuendo
" Grazie, sei molto gentile" Andrea rispose al mio posto, visto che ero impegnata a studiare le reazioni della mia migliore amica.
Sinceramente? Non capivo il motivo per il quale Edoardo dedicasse tutte quelle attenzioni e quei sorrisi alla cugina, ma sotto sotto ne ero quasi felice, perchè Alice finalmente reagiva, e anche se era cocciuta come un mulo, ero certa che molto presto avrebbe ammesso di essere gelosa marcia. Insomma..si vedeva lontano un miglio che lanciasse occhiate di fuoco alla povera Diana, e continue frecciatine a Edoardo. Sempre quando si destava dal suo inusuale stato di apatia e si degnava di prendere parte alla conversazione.
Mentre Diana, Lisa, Edo e Andrea chiacchieravano tranquillamente come se tutti e quattro si conoscessero da sempre, e Alice era occupata a mangiarsi un'unghia, Nico mi lanciò un'occhiata che mi fece capire che fosse del mio stesso parere riguardo quei due, e insieme provammo a distrarre Alice.
La cosa funzionò per poco, finchè qualcun'altro non distrasse me con lievi baci sulla spalla, lasciata scoperta dalle bretelline della canottiera. Istintivamente mi voltai verso di lui per baciarlo, e per poco non rischiai di andare a fuoco seduta stante, quando guardandomi dritto negli occhi Andrea mi chiese di tornare a casa. 
Ero ancora sulle sue ginocchia, e le sue mani non avevano smesso un secondo di cingermi la vita, nemmeno quando lui chiacchierava con Edoardo e company, e io con Alice e Nico; ed ero tentatissima di farmi trascinare via senza dare spiegazioni a nessuno..perchè sì, amavo la compagnia dei miei amici e apprezzavo tantissimo il fatto che lui si fosse seduto e fosse rimasto lì a chiacchierare con loro, ma Andrea era l'unica persona al mondo capace di mandarmi in tilt soltanto guardandomi con quei maledetti occhi, e mi stava chiedendo di andarcene, io e lui da soli,  con uno sguardo così carico di promesse, che come al mio solito mi sentii già tutta..sudata, per non dire altro.
" Un attimo solo" sussurrai, e senza che aggiungessi altro lui annuì, probabilmente intuendo a cosa mi servisse quell'attimo.
Non potevo andarmene senza prima essermi assicurata che la mia amica stesse bene, ma quando glielo domandai sottovoce, lei mi guardò come se fossi pazza e neanche troppo velatamente mi spinse ad andare a casa con Andrea, visto che aspettavo quel momento da una vita. Lisa mi assicurò che in ogni caso, lei e Nico avrebbero fatto compagnia ad Alice per tutto il tempo necessario, mentre Edoardo e Diana, si limitarono a salutarmi allegramente. Boh...proprio non ci capivo nulla. Ma in quell' esatto istante mi importava solo del ragazzo che tenendomi per mano, mi stava allontanando da quel bar.
Quasi ci mettemmo a correre per strada, ridendo come pazzi perchè avevamo proprio l'aria di due ragazzini arrapati che si nasconderebbero persino dietro un cespuglio per liberarsi dei vestiti e dare libero sfogo alla passione; fortunatamente però, riuscimmo a resistere, e soltanto dieci minuti più tardi ci chiudemmo il portone alle spalle, dopo essere entrati in casa.
" C'è Erica?" domandò lui, circospetto..e a me quasi scappò da ridere
" No. E non ci sarà per i prossimi cinque giorni" lo informai con tono apparentamente neutrale
" Cinque giorni, eh?" e l'attimo dopo mi ritrovai con la schiena schiacciata contro il muro e lui addosso.
Affondò le labbra nelle mie, e senza alcuna esitazione, io gli permisi di assaporarle fino in fondo. In un gesto del tutto spontaneo lo attirai di più a me, cominciando a giocare e a tirare leggermente i suoi capelli, mentre il bacio diventava ogni secondo più esigente. Le nostre labbra restarono incollate le une alle altre, esplorandosi a vincenda, fino a quando non fummo entrambi a corto di fiato, e ci separammo.
Ma durò meno di un istante, perchè prima che potessi rendermene conto, lui si era spostato sul collo, baciandolo avidamente, mordendo e succhiando, mentre io chinavo la testa di lato, per esporre maggiormente quella porzione di pelle alla sua bocca.
Non ne avrei mai avuto abbastanza di quei baci, mai.
Ansimai quando Andrea infilò entrambe le mani sotto l'orlo della gonna a vita alta che quel giorno indossavo, e senza smettere di baciarmi, afferrò le mutandine tirandole giù.
Senza perdere tempo mi prese in braccio, facendo in modo che le mie gambe si legassero alla sua vita, e posò le mani sui miei glutei per reggermi.
A quel punto reclamai la sua bocca sulla mia, e ci baciammo ancora, sempre più voracemente, mentre con movimenti febbrili una delle sue mani risalì lungo la mia schiena, al di sotto dei vestiti, fino a trovare il gancetto del reggiseno, che prontamente slacciò. L'altra mano era ancora ferma sul mio sedere nudo, e i suoi occhi seguivano famelici il percorso delle bretelline che mi stavo facendo scivolare sulle braccia.
Per un attimo tornammo a guardarci negli occhi, e senza essere in grado di dire 'a', riprese a baciarmi la bocca, e mordermi il labbro, nello stesso momento in cui il reggiseno cadeva sul pavimento.
Riportò entrambe le mani sui miei glutei, stringendoli possessivamente, mentre io, ancora con le gambe legate al suo bacino, gli sbottonavo i pantaloni facendoli cadere giù, e lasciavo una scia di baci che dalle sue labbra giungevano al collo. Subito dopo riuscii a sfilargli anche la maglietta, e lo attirai ancora di più contro di me, incurante della schiena che sbatteva al muro.
Praticamente indossavo ancora sia la canottiera che la gonna, ma sotto ero già nuda, e lui mi baciava, mi accarezzava e mi toccava al di sotto di quel sottile strato di vestiti. 
Il mio petto aderiva completamente al suo, e anche da sotto il tessuto, erano perfettamente visibili quei capezzoli che, rigidi, eretti e turgidi aspettavano solo le sue carezze. Mi ritrovai a pensare che fosse dannatamnte più erotico ed eccitante il fatto che lui, con solo i boxer addosso, mi toccasse mentre apparentemente ero ancora tutta vestita.
Tutta sudata, ansiamavo e gemevo sotto il tocco delle sue mani che mi accarezzavano lentamente l'interno coscia, mentre ci baciavamo ancora, instancabili e insaziabli, dirigendoci alla cieca verso la mia camera da letto. A quel punto Andrea mi strappò di dosso la canottiera, e si concesse un istante per guardarmi, quasi nuda e tremendamente eccitata, prima che lo attirassi di nuovo a me. 
Mi guardò con desiderio, come se stesse per sbranarmi viva...e io non chedievo altro che quello.
Mi baciò ancora sulle labbra, così forte da farmi girare la testa, mentre le sue mani stringevano i miei seni nudi, e le miei gli graffiavano la schiena. Gemetti quando le sue labbra si spostarono sempre più basso, fino a sfiorarmi i capezzoli, e contemporaneamente le sue mani, di nuovo al di sotto della gonna, arpionarono i miei fianchi.
I suoi occhi verdi si inchiodarono ai miei, mentre la sua bocca si schiudeva sul mio seno nudo, baciando, mordendo, succhiando e leccando ogni centimentro di pelle, tanto da farmi urlare svergognatamente. Il tutto mentre quegli occhi, ogni secondo che passava tinti di un verde più torbido e profondo che mi faceva letteralmente impazzire, mi fissavano senza ritegno, spogliandomi di ogni freno e riserva...e quelle mani, Dio che mi stavano facendo quelle mani!
Allacciai di nuovo le gambe al suo bacino, levandogli i boxer aiutandomi con i piedi, nello stesso momento in cui le sue labbra scendevano sulla mia pancia, e lentamente, anche la gonna scivolava giù, lasciandomi completamente nuda. 
Un secondo dopo lo sentii dentro di me, con un colpo violento e profondo, e urlai il suo nome sospirando con voce roca, mentre il suo respiro si infrangeva sul mio viso, e il suo sguardo fisso nel mio mi raccontava e mi trasmetteva l'indicibile.  Il ritmo delle spinte non accennava a scemare, anzi, aumentava sempre di più, e noi due, avvinghiati, ansimanti e sudati, ci stringevamo l'uno all'altro, perdendo totalmente il controllo.
Lo sentii gemere sulla mia bocca, completamente fuori di sè, consumato dalla passione e arso dal desiderio di sentirmi ancora.
Raggiugemmo insieme l'apice del piacere, e mi sentii come se stessi fluttuando nell'aria, leggera come una piuma e talmente intontita, da riuscire ad assaggiare quella tanto bramata felicità.
Andrea mi crollò addosso, sfinito, e mi lasciò un dolcissimo bacio sulle labbra, mentre si adagiava sul mio corpo, ovviamente nudo e distrutto.
Mi guardò per qualche istante senza dire niente, con il corpo ancora sudato e tremante come il mio, le labbra dischiuse, i capelli sparati da tutte le parti, e quegli occhi che erano tornati al loro verde naturale, e parevano così..tranquilli, appagati, sereni, in pace con il mondo.
Gli carezzai il viso con una mano, lentamente, dolcemente, e lui mi baciò il palmo. Movimenti in netto contrasto con quelli febbrili, veloci, voraci, e sì, anche violenti che avevano coinvolto i nostri corpi fino a qualche minuto prima. 
Non avevo mai provato una simile esperienza in vita mia, non avevo mai fatto l'amore in quel modo così..spinto, con lui che mi aveva baciata, toccata e fatta gemere senza darmi tregua....ma mi era piaciuto molto di più di quanto avrei mai immaginato.
Fu un suo lieve bacio a riporarmi nel mondo reale, che cavolo, era ancora più bello di quello in cui mi ero momentaneamente persa, dato che comprendeva noi due nudi e abbracciati, stesi sul mio letto; con Andrea che mi mandava letteralmente in estasi con quei baci sul collo.
" Ti amo alla follia" sussurrò, gli occhi fissi nei miei
" Ti amo così tanto Lottie" continuò, baciandomi l'angolo delle labbra.
E a quel punto non riuscii a resistere, e una sola e prepotentissima lacrima, mi rigò la guancia.
" Perchè piangi, amore?"
" Perchè è bello, troppo bello sentirselo dire" ammisi, mentre i suoi pollici mi asciugavano quella lacrima
" Ti amo" ripetè, guradandomi dritto negli occhi
" Anche io...ti amo tanto anche io, Andrea" riuscii a sussurrare, la voce spezzata dall'emozione.
Lui a quel punto sorrise, uno di quei sorrisi che ti fanno dimenticare persino il tuo nome, e io lo feci di riflesso, prima che le nostre labbra combaciassero di nuovo in un lento e meraviglioso bacio.
" Ora fuori il ropso" dissi, quando riuscimmo a staccarci
" Eh?"
" Pensi che non mi sia accorta di nulla? Pensi che non mi sia resa conto del modo in cui abbiamo fatto l'amore e ti come mi hai guardato quando abbiamo finito?
Sono felice di essere stata la tua terapia, e mi è piaciuto, giuro che mi è piaciuto da morire, ma se avevi bisogno di sfogarti o di dimenticare, vuol dire che qualcosa non va. Racconta, parlami"
" Sei decisamente l'altra metà della mia anima" sussurrò, prima di prendere un respiro profondo, e stendersi al mio fianco, nudo, e non solo in senso fisico.





BUONSALVE!!!
Ecco a voi il nuovo capitolo! Che dire...è un po' piccantino, ma spero di non essere caduta nel volgare, e se in qualche tratto avete avuto questa impressione, mi scuso..non era assolutamente mia intenzione.
Ogni volta che mi ritrovo a descrivere queste scene, sono sempre un po' incerta: insomma, non sono proprio il mio forte, ma come ho già scritto diverse volte, penso che una buona storia, o perlomeno una intrigante, debba nutrirsi anche di questi elementi da bollino rosso.
In ogni caso, spero che abbiate apprezzato, e come sempre ringrazio di cuore chi ha recensito fino ad oggi e chiunque vorrà farlo in futuro ;) <3333
Come sempre devo scappare, non prima però di avervi lasciato un piccolo spoiler del prossimo capitolo!

**************
"..Promettimi solo che non succederà più, ok?" sorrise, e io mi sentii rinato.
" Promesso" sussurrai, baciandole subito dopo la guancia
" Eh no! Troppo facile così...io voglio una promessa vera" sentenziò
" Dammi il mignolo" continuò un attimo dopo
" No..che cosa? Fai sul serio?" mi accertai
" Ti sembra che stia scherzando? Per me le promesse fatte con il mignolo erano sacre" dichiarò, e io mi resi conto di quanto in realtà ci fosse poco di infantile.
*************

Un bacione, e a prestoooooooo!!!
Ps. Recensite <3<3<3
















Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


ANDREA


"Anche tu sei l'altra metà della mia anima" 
" Ah si?" sussurrai avvicinandomi pericolosamente al suo viso
" Già" disse soltanto, lo sguardo perso nel mio.
E l'abbracciai, sprofondai con il viso nell'incavo della sua spalla, e la strinsi a me fortissimo. Come non avevo mai fatto con nessuno in tutta la mia vita...forse nemmeno con lei, ben cinque anni prima.
Carlotta ricambiò con la stessa intensità e la stessa voglia di sentirsi mia, e per qualche istante, restammo così, nudi dopo aver fatto l'amore, e avvinghiati stretti sul suo letto.
" Andrea" la sentii pregarmi dopo un po'
" Andrea così soffochiamo" aggiunse l'attimo successivo, il respiro affannato dato che stavamo seriamente correndo quel rischio.
Allentai di poco la presa, e sorrisi sulla sua spalla, prima di baciarle dolcemente la clavicola; cosa che la fece impazzire.
E poi, senza alcun preavviso, spostai una mano all'altezza del suo fianco e presi a farle il solletico, mentre lei mi fissava con gli occhi sbarrati, e poi rideva incontrollabilmente insieme a me.
Si dimenava sul letto,  sotto di me, afferrando il lenzuolo e attorcigliandoselo alla meglio intorno al corpo nudo per difendersi dai miei attacchi. Però rideva a crepapelle, e nei suoi occhi abitava un luccichio meraviglioso, una scintilla che appartiene solo alle donne innamorate, e le sue mani vagavano senza meta su di me, e mi minacciava di smetterla mordicchiandomi il collo, e intanto continuavamo a ridere  ...ed era tutto bellissimo.
Sì, avevo appena scoperto cosa fosse il paradiso: ridere a letto con la persona che ami.
Da quel momento in poi sarebbe stata quella la mia personalissima definizione del posto più bello al mondo per eccellenza.
La cosa durò fin quando, di nuovo sfiniti, ricaddi su di lei, ancora con quel sorriso sulle labbra che non accennava a voler scomparire in sua presenza. Ma a quel punto Lottie mi prese il viso tra le mani, sollevandolo dal suo seno.
" E' inutile che tenti di distrarmi-" sussurrò, e io sapevo benissimo a cosa si stesse riferendo.
Non le diedi il tempo di terminare la frase avventandomi sulle sue labbra per rubarle altri baci. Non si tirò indietro, anzi, mi baciò a sua volta con la stessa passione e lo stesso ardore, fino a quando non mancò ad entrambi il fiato.
" Però devi ammettere che ci riesco piuttosto bene, a distrarti" sussurrai scendendo lungo il collo, e lei ridacchiò, immergendo le dita nei miei capelli.
" Ho litigato con il mio migliore amico" ammisi l'attimo successivo
" Matteo?" si informò
" Sì lui" sputai il rospo. Io volevo raccontarle tutto, ogni singolo particolare di ciò che era successo a Torino in quei due giorni, e nella mia vita in generale...ma sapevo bene quanto delicata fosse la situazione, e sapevo bene di non dovermi lasciar scappare il nome di Eleonora in nessun caso. Altrimenti sarebbe successo un putiferio, e io avevo intenzione di chiarire con la mia fidanzata dicendole tutta la verità su di me e Carlotta, non appena fossi rientrato a Torino, al termine delle ferie.
In quel momento volevo soltanto godermi i giorni con la mia Lottie, e se tutto fosse andato secondo i miei piani, lei non avrebbe mai saputo di Eleonora. Sarebbe stata questione di pochi giorni, quindi non era necessario che Carlotta sapasse di lei.
" Perchè avete litigato?" si incuriosì, senza smettere di giocare con i miei capelli 
" Perchè ha fatto una stronzata" ammisi, la testa ancora poggiata sul suo seno, il respiro al livello del suo cuore: sarei potuto rimanere in quella posizione anche in eterno...
" Mi ha telefonato raccontandomi dell'incidente, e appena sono arrivato a Torino ho scoperto che era una balla."
" Cosa? Quindi..tua madre sta bene? Non è successo nulla?" domandò, sconvolta e sollevata al tempo stesso
" No, per fortuna non è successo nulla. Io..te lo avevo detto di aver avuto l'impressione di sentirlo 'strano' al telefono..e infatti.
Avrei voluto raccontartelo quando ti ho telefonato ieri notte, ma ho pensato che  fosse una notizia da dare a voce, faccia a faccia" spiegai.
Sì, avrei voluto dirglielo sul serio, e subito, ma avevo avuto il timore di spifferare tutto, se le avessi parlato quella notte, da sconvolto. Quando solo la sua voce, e le sue rassicurazioni sul fatto che mi amasse e mi avrebbe aspettato, mi avevano permesso di sentirmi in pace con me stesso e con il mondo.
" Beh..veramente..più che faccia a faccia, siamo faccia a seno" mi fece notare, e io non riusci a fare a meno di ridere, tirandole subito dopo un pizzicotto sul fianco.
Non era arrabbiata..mi capiva. Carlotta mi comprendeva meglio di quanto facessi io stesso.
" Comunque sono davvero contenta che sia stato un falso allarme....ma non capisco. Perchè lo ha fatto?" domandò l'attimo successivo, tornando seria
" Per riportarmi a Torino, alla mia vita" ammisi candidamente
" Non..non vuole che io ne faccia parte?"
" Non è che non voglia..è che insiste nel dire che non è questo il mio posto. Perchè a Torino ho un lavoro, una famiglia, delle amicizie eccetera eccetera" 
Quanto mi sentivo ipocrita nel non poterle parlare di Eleonora...ma non potevo rischiare di rovinare tutto in quel modo. Non me lo sarei mai perdonato.
" Ma è assurdo!" riflettè ad alta voce
" Voglio dire...so benissimo che la tua vita è a Torino e l'ultima cosa che farò è trattenerti qui, anche se lo vorrei con tutta me stessa..ma non è giusto che lo faccia, e può stare sicuro che non lo farò.
Sono perfettamente consapevole del fatto che tra qualche giorno partirai, non me lo hai ancora detto, ma è ovvio che sia così..e va bene. La distanza non mi fa paura"
" Nemmeno a me..non più" sussurrai, alzando il viso per guardarla negli occhi
" E okay: da quando sei arrivato ho trascorso circa una settimana a ripetermi come un mantra di non cadere nella tua trappola, perchè tu saresti partito e io sarei stata male di nuovo...ma era solo un meccanismo di autodifesa, perchè non sapevo quello che provavi, e tentavo di convincermi di non provare nulla a mia volta"
" E ora lo sai cosa provo?" domandai, le labbra di nuovo a un centimetro dalle sue
" Potrei accausare qualche vuoto di memoria" mi provocò, con una smorfia sul viso che trovai tenerissima
" In tal caso...penso di poterti aiutare a colmarlo" e l'attimo dopo, ci stavamo già baciando, lentamente, come se avessimo tutto il tempo del mondo a disposizione per amarci.
La mia bocca plasmò perfettamente la sua, e ci conducemmo a vicenda verso un vortice di sensazioni che travolse entrambi.
In poche parole..mi piaceva da morire baciarla, in quel modo, e in tutti gli altri conosciuti e non. Sì... amavo baciare quelle labbra.
" E ora? Come siete rimasti tu e Matteo?"
Domandò, quando entrambi riuscimmo a darci un contegno di nuovo.
" Non lo so...ne abbiamo parlato, ci siamo urlati contro, e in un certo senso abbiamo anche chiarito, forse. Però quando me lo sono ritrovato di fronte dopo aver scoperto la verità sull'incidente inesistente..mi è venuta davvero voglia di prenderlo a pugni...insomma..mi sono preoccupato da morire!"
" Non l'hai fatto però, vero?" si informò lei a quel punto, quasi come se fosse una domanda retorica, della quale era quasi certa di conoscere la risposta.
Ma non le avrei mentito: ero determinato a dirle tutto... tranne della mia storia con Eleonora.
" Non mi sono trattenuto..ero sconvolto, e sgomento, e incazzato nero"
" Lo hai ferito?" mi prese il viso tra le mani scostandolo dal suo petto: voleva guardarmi negli occhi e voleva la verità
" E' stato solo un pugno..l'ho colpito sul naso, e ha preso a sanguinare...ma ti giuro che mi sono sentito peggio io dopo averglielo tirato. Ero fuori di me, non ci stavo capendo più nulla, ma so bene che questo non giustifica l'aver tirato un pugno a un amico"
" Ti prego, non guardarmi male Lottie! Non sono mai stato un tipo violento, e sono pentito di quello che ho fatto. Gi ho chiesto scusa più volte, e comunque quando me ne sono andato il suo naso era come nuovo!" spiegai, sperando che riuscisse a passare anche sopra a quell'ultima cazzata che avevo fatto.
Sospirò e scosse la testa "lo so che non sei un tipo violento, e capisco che Matteo quel pugno se lo meritava tutto...solo, a volte anche se si sa di essere dalla parte della ragione, è meglio trattenersi, per non passare nel torto. Promettimi solo che non succederà più, ok?" sorrise, e io mi sentii rinato.
" Promesso" sussurrai, baciandole subito dopo la guancia
" Eh no! Troppo facile così...io voglio una promessa vera" sentenziò
" Dammi il mignolo" continuò un attimo dopo
" No..che cosa? Fai sul serio?" mi accertai
" Ti sembra che stia scherzando? Per me le promesse fatte con il mignolino erano sacre" dichiarò, e io mi resi conto di quanto in realtà ci fosse poco di infantile.
Voleva farlo in modo scherzoso, ma voleva che le promettessi davvero che non avrei mai più alzato le mani su nessuno.
" Sei incredibile, lo sai?" sorrisi, sentendomi l'uomo più fortunato del mondo nel poter godere delle sue attenzioni e del suo amore. Nemmeno sforzandomi, riuscivo a pensare a qualcosa che fosse più intimo e più bello del farci promesse con il mignolo, io su di lei, nudi nel letto.
" Prometti" puntò un dito contro il mio petto, e a quel punto le diedi il mignolo come lei mi aveva chiesto, e promisi.
" Quando tornerai a Torino?" spezzò il silenzio, dopo altri abbracci a risate
" Resterò fino a quando non avrò consumato tutte le ferie...considerato che una settimana è già passata, al massimo un'altra"
" Se non fossi andato in vacanza a Pasqua, ne avrei un'altra ancora..." e mi maledissi per quella decisione
" Non importa..ce le faremo bastare" mi rassicurò "sfrutteremo al meglio tutto il tempo che ci resta" aggiunse subito dopo
" Io avrei qualche idea..." sorrisi, guardandola in un modo che non avrebbe potuto fraintendere
" Beh..io intendevo uscire, andare al cinema, a mangiare qualcosa fuori, e al mare e-"
" Certo, certo" feci finta di darle corda, mentre riprendevo a baciarle il collo
" Si!" insistè "non farmi passare per una che pensa solo a quello" ...ma il respiro già affannato la tradì
" Abbiamo tantissimo da recuperare" sussurrai sulla sua pelle, ridendo
" Questo è vero ma-" la bloccai prima che potesse terminare
" Ma zitta. Voglio fare l'amore con te" ammisi candidamente, mettendole un dito sulle labbra
" Questa volta lentamente, senza alcuna fretta"
" Perchè?"
" Perchè voglio che duri di più" e a quel punto fu lei ad attirarmi verso di sè per baciarmi sulle labbra, piano, prendendosi tutto di me con quel semplice contatto.
" Andrea" sussurrò poco dopo, a corto di fiato
" Che c'è?" presi a baciarle il collo
" Guardami" continuò con voce rotta dall'emozione, e io feci ciò che mi aveva chiesto.
Alzai il viso fino a incontrare il suo, le mie mani sui suoi fianchi nudi. I nostri occhi si persero per un perfetto e surreale istante gli uni negli altri; i suoi brillavano di una luce che era riflessa anche nei miei, e senza capirci  nulla di nulla, senza riuscire a impedircelo o a far qualcosa per controllarci, ci sorridemmo a vicenda.
Forse per minuti interi, fino a farci male la mascella, fino a riempirci gli occhi d'amore e a baciarci solo di sguardi.
" Mmh" dissi dopo un po', accorgendomi che eravamo rimasti lì, fermi a guardarci
" Cosa vuoi? Avevo bisogno esattamente di questo" confessò
" Sì..prima ancora di sentire il suo corpo premuto contro il mio, la mia pelle mischiata alla tua, io avevo bisogno esattamente di questo" spiegò, con un sorriso quasi imbarazzato
" Di cosa?" mi divertii a provocarla a quel punto
" Dei tuoi occhi, Andrea. Mi hanno sempre fatto un certo effetto, lo sai?"
" Cavolo, sono così..espressivi, profondi ma trasparenti. Di un colore talmente puro, che io stessa chiamo verde, ma che è un misto tra il mare e la terraferma, un anello di congiunzione che mi permette di avere una panoramica completa sul mondo solo specchiandomici dentro ...e poi sono così belli che mi sento mancare il fiato ogni volta che li guardo. 
E non sto delirando..nè pensando di scriverci sopra una poesia..è solo che beh, pensavo dovessi saperlo, che i tuoi occhi sono sempre stati il mio porto sicuro, e che sento le vertigini quando guardano i miei come stanno facendo ora"
Per un attimo restai senza parole..nessuno mi aveva mai detto niente di simile, nessuno lo aveva fatto in quel modo così naturale e spontaneo. E mi accorsi solo in quel momento che ancora una volta stavo sorridendo a più non posso, mentre continuavo a guardarla, a desiderare di poterle davvero dare quel mondo.
Come ero riuscito a vivere senza di lei fino a quel momento? 
Dovevo essere completamente impazzito quando avevo deciso di poter accontantarmi di qualcos'altro o di qualcun'altro.
Il mio posto era esattamente lì, o magari anche a Londra, a Parigi, a New York, in Tanzania, nell'Artide, sulla Luna o su Marte...il mio posto era destinato ad esistere accanto al suo.
" Questi occhi sono pazzi di te, di ogni millimetro della tua anima e della tua pelle, di ogni cosa che ti riguarda"
" Vieni qui" mi invitò, e io affondai la testa nell'incavo del suo collo
" Ti amo da impazzire" sussurrammo all'unisono, stretti in un abbraccio che non si limitava a coinvolgere i nostri corpi nudi l'uno sull'altro.
" Avevo smesso di sperare nel tuo ritorno da tempo ormai"
" Non ti lascerò mai più Lottie, mai più" promisi, dandole un dolce bacio sulle labbra, che immediatamente, viste le condizioni, si trasformò in qualcosa di più profondo ed esigente.
Sentivo il suo cuore battere all'impazzata sotto di me, mentre la baciavo e l'accarezzavo dappertutto, perdendomi in lei lentamente come avevo promesso.
Si aggrappò al mio corpo, e mi permise di farle di tutto, mentre i suoi sospiri rochi e profondi riempivano l'aria mandandomi fuori di testa.
Non avevo mai voluto niente e nessuno in vita mia, come desideravo la mia Lottie, ogni singola parte di lei. Non avevo nemmeno mai provato una sensazione simile....mi sentivo come se all'improvviso le stelle si fossero allineate, come se mi stessero dando tregua, come se mi stessero concedendo di assaggiare quella tanto bramata e ignota felicità. 
Non mi sarei mai saziato di noi.



BUONSALVEEE!!!
Ecco a voi il nuovo capitolo!
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto e grazie del sostegno ricevuto fino a questo momento. Vi voglio bene, davvero :) Grazie di tutto.
Purtroppo devo scappare ..come al mio solito.
Vi lascio con lo spoiler del prossimo capitolo!

**************
" No..non è possibile" argomentai, cercando di immaginare la scena
" Io invece me lo aspettavo" ammise lei
" Ma è sua cugina!" protestai, anche se sapevo che non fosse del tutto vero
" Cuginastra" mi corresse Alice, sospirando
" Non esiste nemmeno questa parola! Comunque...sei davvero sicura?"
" Certo! Stanno insieme..ne sono sicura" sentenziò la mia migliore amica
" Ok, ammetto che è una notizia bomba..ma sei stata tutta la notte sveglia per questo?"
*************

RECENSITEEEEE <3<3<3
Un bacione, e a prestoooooooo!!!


















Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


CARLOTTA

Quella mattina mi svegliai perfettamente riposata, e felice. Sorrisi inconsciamente con gli occhi ancora chiusi, e d'istinto portai le dita a giocare con i capelli del mio ragazzo.
Quel contatto ampliò maggiormente il mio sorriso, perchè lui, Andrea, il mio primo unico e vero amore, c'era; era esattamente lì, nudo e ancora addormentato, accoccolato su di me come succedeva ogni mattina da qualche giorno a quella parte.
Da quando era tornato da Torino, dopo le balle raccontategli dal suo migliore amico, non mi aveva lasciata nemmeno un minuto, e avevamo trascorso i giorni e le notti a fare l'amore in tutti i modi del mondo.
Non eravamo usciti quasi mai, e a parte le pause che ci prendevamo per mangiare e concederci qualche ora di sonno, non avevamo fatto altro, e non parevamo intenzionati a fare altro, a parte accarezzarci, stringerci, baciarci, spogliarci dei vestiti e di ogni altro impedimento, e ridere come pazzi mentre ci rotolovamo tra le lenzuola.
Ci amavamo così tanto, ed era così bello, che avevo preso l'abitudine di infilare le dita tra quei ricci ogni mattina, per sincerarmi che non si trattasse solo di un meraviglioso sogno.
Ci eravamo attesi così a lungo, e sapevamo di doverci separare di nuovo così presto, che in un tacito accordo, avevamo deciso di prenderci il meglio di ogni giorno e ogni notte.
Non mi sentivo così bene, così protetta e così amata, dall'ultima volta che quelle braccia mi avevano tenuta stretta,  e considerata l'ampiezza del lasso di tempo durante il quale mi ero tenuta alla larga da esperienze così intime, gli stavo permettendo di farmi di tutto. Andrea mi spingeva al limite e oltre, in tutti i sensi, a me piaceva ogni volta di più.
Mi sentivo ubriaca di lui da giorni ormai.

Forse lo ero sempre stata, sin dall'inizio, ma mai tanto quanto in quella settimana che ci eravamo ritagliati per vivere il nostro personale paradiso.
Ci provacavamo in continuazione, battibeccavamo pure, ci rincorrevamo per casa come bambini, per poi finire sempre alla stessa maniera: stesi sul divano, sul tavolo della cucina, sulla lavatrice, per terra o in qualsiasi altro posto, a divorarci di baci e a consumarci d'amore.
E poi parlavamo sottovoce, ci scambiavamo promesse, e ci sorridevamo complici e più innamorati che mai, sempre abbracciati. 
Era tutto troppo bello, talmente bello da non poter durare per principio.

Erica e Marco sarebbero tornati l'indomani, e anche se Andrea si sarebbe trattenuto a Vitte ancora per qualche giorno, sapevamo entrambi che non sarebbe stato più lo stesso. Non avrebbe potuto girare in boxer per casa mia appena sveglio, non avrebbe potuto seguirmi in bagno o distrarmi in modi poco ortodossi mentre ci accingevo a preparare qualcosa da mangiare. E in ogni caso ci saremmo dovuti limitare al circoscritto spazio occupato dal letto...Dio, non ero mai stata un tipo così aperto a nuove prospettive da quel punto di vista, ma se si trattava di Andrea, di lui e di nessun altro al mondo, avrei potuto seguirlo pure all'inferno.
Forse non poteva considerarsi esattamente un bene il fatto che fossi così dipendente da lui, ma d'altronde lo ero stata sin dal primo istante, anche quando non avrei dovuto, anche quando avevo giurato di odiarlo per come mi aveva ridotto la sua assenza.. quindi non avevo speranze di smettere di esserlo proprio allora che le stelle e l'intero universo sembravano volerci concedere tutto.
E poi lo sentivo quanto mi amava, lo percepivo chiaramente, perchè mi stringeva a sè forte, fortissimo, mi baciava dolcemente e avidamente su ogni centimentro di pelle, sussurandomi che mi voleva allora e per sempre, e promettendomi che non mi avrebbe mai più lasciato andare. E io gli credevo con tutta l'anima, ed era facile, perchè mi dimostrava ogni minuto con gli sguardi, i sorrisi e i gesti, quanto fossero vere quelle parole. Mi aveva affidato il suo cuore senza paura, e io avevo ricambiato donandogli il mio, come se fosse stato nuovo, ancora incartato nel cellofan, e non tappezzato di scotch sempre e solo a causa sua.
Non mi importava più niente di quanto avessi sofferto in passato per lui, il tutto aveva misteriosamente perso tutta la sua rabbiosa forza quando l'avevo visto di nuovo.. e io mi ero sentita una stupida, perchè non capivo come riuscissi a far finta di non aver pianto tutte le notti a causa sua, come riuscissi a sorridergli e scherzare con lui come se niente fosse, proprio come era successo quel pomeriggio al bar,e come potessi ancora tremare di desiderio al suo lieve tocco, e con ogni suo bacio. 
Perchè non gli stavo alla larga, invece di buttarmi tra le sue braccia? 
Perchè mi fidavo ancora così ciecamente di lui, dopotutto?
Semplice: perchè l'amore è amore, e basta. Non conosce limiti o imposizioni, e purtroppo non viaggia mai con la cintura di sicurezza.
I suoi occhi mi avevano stregato sin da quel primissimo e ormai lontanissimo istante, e lo sanno tutti che in casi come questi, il disinnamoramento è solo un illusione.
Non mi spiegavo il motivo per il quale ero assolutamente certa che lo avrei amato per sempre..e finalmente non avevo più nemmeno il timore di ammetterlo.
L'amore è folle, irrazionale per definizione, e io per Andrea avrei fatto carte false senza battere ciglio. Era sempre stato così, era il completamento di ogni mio respiro, e come tale, essenziale allo spontaneo funzionamento del mio cuore. Lui: lo avevo scelto molto tempo prima, e avrei continuato a sceglierlo ogni giorno della mia vita.
Fu il cellulare a interrompere la mia silenziosa dichiarazione d'amore nei confronti di Andrea. E prima che lui si svegliasse, lo afferrai, subito dopo aver letto il nome di Alice sullo schermo.
" Pronto?" risposi con voce ancora assonnata, nonostante fossi sveglia già da un po'
" Li ho visti" fu tutto ciò che mi disse la mia migliore amica
" Buongiorno anche a te" esclamai sarcastica, scendendo dal letto e avviandomi verso la cucina per non svegliare Andrea
" Sì..magari avessi dormito" si lamentò lei, confondendomi ancora di più
" Che succede Ali?" mi preoccupai a quel punto
" Li ho visti baciarsi" ripetè
" Ma chi?" ok..devo ammetterlo: in quel momento non avevo ancora tutti i neuroni attivi
" Mia nonna e il gatto" sbottò la mia migliore amica, al che dovetti trattenermi dal scoppiare a ridere sguaiatamente...fortunatamente non aveva perso il senso dell'umorismo
" Fammi indovinare: Edo e Diana?" mi accertai a quel punto
" Ma sei un genio" mi prese in giro la mia migliore amica
" No..non è possibile" argomentai, cercando di immaginare la scena
" Io invece me lo aspettavo" ammise lei
" Ma è sua cugina!" protestai, anche se sapevo che non fosse del tutto vero
" Cuginastra" mi corresse Alice, sospirando
" Non esiste nemmeno questa parola! Comunque...sei davvero sicura?"
" Certo! Stanno insieme..ne sono sicura" sentenziò la mia migliore amica
" Ok, ammetto che è una notizia bomba..ma sei stata tutta la notte sveglia per questo?" era arrivato il momento che ammettesse di provare qualcosa per il nostro amico, non poteva più tenerselo dentro
" Sì. " sospirò pesantemente "Sono una stupida, vero? E' che non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine di loro due incollati , delle loro labbra che si cercavano perchè-"
" Perchè sei innamorata di lui" la interruppi sul più bello.
Alice restò in silenzio per qualche istante, e io le diedi il tempo di metabolizzare la cosa, mentre con soltanto il lenzuolo addosso e seduta a gambe incrociate sul divano, attendevo una sua reazione.
" Non può essere vero" disse alla fine, alla palese ricerca di una conferma da parte mia, che sapeva non avrebbe mai avuto
" E allora prova a spiegarmi, anzi, a spiegarti, il motivo per il quale non hai chiuso occhio per tutta la notte dopo aver assistito a dei semplici i baci, e non hai potuto fare a meno di chiamarmi stamattina, all'alba, per raccontarmi tutto, sconvolta e tremendamente gelosa"
" Io gelosa di Diana?" "Ptff" sbuffò, e mi parve quasi di vederla mentre con la mano tentava di scacciare via quell'ipotesi come se fosse stata una mosca fastidiosa.
" Sì, sei gelosa Ali. Ti ha infastidito vederli insieme, perchè volevi essere al suo posto, perchè sei pazza di lui"
" Ma stiamo parlando di Edo! Insomma...lo tratto sempre male, e litighiamo sempre, e" di nuovo la interruppi "ascolta, queste sono tutte scuse che ti stai rifilando per non ammettere di provare qualcosa per lui, ma sono i fatti che contano, e tu non hai dormito tutta la notte perchè ti ha ferito vederlo baciare un'altra, molto di più di quanto tu sia disposta ad ammettere" ritentai, sicurissima delle mie supposizioni
" Posso venire da te? Ho bisogno del tuo cappuccino...ti pregooo" provò a rabbonirmi
" Non cambiare discorso. E no...non puoi venire fino a quando non avrai ammesso di essere innamorata di lui" minacciai
" Questa è pura cattiveria...lo sai che il tuo cappuccino è sempre stato il mio personale antidoto"
" Ma non ti accorgi che in qualunque modo te la giri, la verità è che ci stai male per tutto questo?! Non mi hai chiamato per spettegolare, come farebbe un'amica disinteressata, e lo hai detto tu stessa che vuoi un antidoto, una medicina, perchè quell'imbecille è stato così cieco da non accorgersi di nulla e spezzarti il cuore"
" Io penso solo che non gliene freghi niente di me" buttò lì, non immaginando nemmeno quanto fosse lontana dalla verità
" E io penso che ti sbagli di grosso" 
" Pronto?! Ha baciato un'altra!" mi fece presente
" Ci deve essere una spiegazione" protestai, perchè lo pensavo davvero....sì, va bene, avevo notato anche io come Edo aveva trattato Diana il pomeriggio che eravamo usciti insieme per prendere un gelato, ma nessuno sarebbe mai riuscito a togliermi dalla testa il fatto che fosse destinato a stare con Alice, prima o poi.
" Ei, tenente colonnello Laurenti, qual'è il caso che la preoccupa al momento?" e l'attimo dopo Andrea, ormai perfettamente sveglio, si posizionò sul divano accanto a me e mi baciò sul collo, risalendo fino al mento,  e facendomi sciogliere in un brodo di giuggiole.
Sorrisi estasiata, tentando di scansarmi, con scarsi risultati.
" E' arrivato Andrea?"  sentii Alice domandarmi dall'altro capo del telefono; forse anche lei si era accorta del mio respiro improvvisamente accelerato
" Sì, ma non pensare che mi arrenda così....che ti costa ammettere che ho ragione?" tentai di focalizzarmi sull'argomento principale e lasciar perdere quei baci che mi stavano facendo perdere la testa
" Il mio problema non è ammettere che tu hai ragione...è che se considero questa possibilità, sono costretta a considerare anche l'altra.. faccenda"
" Ma non riesci nemmeno a dirlo, di essere innamorata di lui....perchè?"
" Tu hai mai detto a qualcuno di essere ancora pazza di Andrea in tutti questi anni? No, non l'hai mai amesso, nemmeno con te stessa..dicevi addirittura di odiarlo, per paura di essere risucchiata da ciò che provavi. 
Ecco...ho paura anche io. Perchè ammetterlo significherebbe cambiare troppe cose, e sì, ho sempre avuto paura dei cambiamenti"
A quel punto persino Andrea smise di torturarmi così piacevolmente: aveva capito quanto fosse delicata la faccenda.
" Ok, allora visto che vuoi prendere me come esempio: guardami adesso. Sto bene, sono felice e mi sento in pace con me stessa perchè finalmente ho amesso di non aver mai smesso d'amarlo" e senza riuscire a impedirmelo, lo guardai, gli occhi che come sempre tradivano le mie emozioni
" Ma lui non ha un'altra..." 
" Beh, me lo auguro!" dissi, lanciandogli un'occhiataccia di avvertimento che lo gelò sul posto, come se fosse stata vera
" Ascoltami Ali..se insisto così tanto, è perchè ti voglio un bene immenso, e sono più che sicura che in ogni caso valga la pena di rischiare"
" E se va male?" protestò debolmente
" Io non voglio rovinare un'amicizia come la nostra per una stupida...cotta!" continuò
" E se invece va bene? Fidati che se va bene ti sentirai la ragazza più felice sulla faccia della terra....non vale la pena di correrlo questo rischio?" provai a spronarla ancora
" Lo sai che non mi è mai fregato nulla dei ragazzi, e non ne ho mai avuto uno nonostante la mia veneranda età...ma è davvero così bello?"
" La sensazione migliore del mondo, e la parte più eccitante è che non dura solo un istante, anzi...ti riempe le giornate e ti fa svegliare con il sorriso, con occhi pronti a vedere il mondo da un'altra prospettiva"
" Ho capito...ti ho definitivamente perso! Andrea è fortunato ad avere te che lo ami così tanto" ammise sciogliendosi a sua volta
" Sono tanto fortunata anche io" sorrisi
" Metti il latte a riscaldare...quando arrivo voglio il mio cappuccino pronto" esclamò divertita
" Qual'è la parolina magica?" domandai, determinata a farglielo dire ad alta voce
" Edo?" " Ritenta!" 
" Mi sono presa una cotta stratosferica per Edoardo" e detto questo, trasalì, prima di chiudere la telefonata, lasciandomi lì a ridere come una pazza.
" Devo dirlo a Nico, e a Lisa, e a Edo!" annunciai trionfante "no..aspetta, a Edo forse no" mi corressi l'attimo successivo 
" E' l'abitudine! Quando succede qualcosa a uno di noi, la prima cosa che ci viene in mente di fare è scriverlo sul gruppo per farlo sapere agli altri quattro nell'immediato, e poi partono i messaggi vocali, le telefonate, e ovviamente gli incontri al bar..è sempre stato così" spiegai, riuscendo fortunatamente a fermarmi in tempo, prima di scrivere che Alice aveva finalmente ammesso di avere una cotta per Edoardo
" Perchè mi guardi in quel modo?" domandai l'attimo dopo ad Andrea, che con quegli occhi verdi mi stava spogliando come al solito
" Perchè ti amo. Perchè amo ogni piccola sfaccettatura di te e del tuo carattere...persino il fatto che metti al primo posto l'amicizia, e dopo me" disse, gli occhi fissi nei miei
" Dopo te?" domandai ridendo "Non credo proprio" obiettai subito dopo, sporgendomi verso di lui fino a farlo distendere sul divano con me sopra
" Con chi ho trascorso gli ultimi quattro giorni senza mettere il naso fuori di casa?" lo provocai, avvicinando sempre di più il mio viso al suo
" Sei stata tutta mia" ammise sorridendo
" Sei tutta mia" rettificò subito dopo, un attimo prima che le mie labbra sfiorassero le sue
" Tua" confermai soltanto, prima di lasciarmi andare tra le sue braccia.

" Tu sei convinta che ci sia sotto qualcosa?" domandò, quando entrambi riuscimmo a riprendere un contegno
" Riguardo al bacio che ha visto Alice?" e lui annuì
" Forse potrò sembrarti pazza, o inguaribilmente romantica, e forse sono tutte e due le cose...però è dal primo giorno che io e Nico pensiamo che sia destino che tra quei due nasca qualcosa. Il rapporto che hanno instaurato in questi anni è unico al mondo...si, va bene, è vero che Nico mi abbraccia sempre, e ci prendiamo in giro, e ridiamo insieme, e spesso ci offendiamo pure, sempre per gioco, ma è diverso. Tra Edoardo e Alice c'è sempre stato un qualcosa in più, di indefinibile e meraviglioso, che va oltre l'amicizia, e probabilmente persino oltre l'amore.
Nessuno dei due ha mai avuto una storia seria da quando si conoscono, e praticamente entrambe le loro famiglie pensano che stiano insieme in segreto quando li vedono bisticciare...e immaginano che abbiano un modo tutto loro per fare pace. Va avanti così da anni, ma negli ultimi mesi, entrambi hanno abbassato un po' la guardia: lui l'ha portata dai suoi nonni un sacco di volte, sono persino rimasti a dormire lì, e poi io e gli altri abbiamo notato che si lanciano frecciatine ancora più spesso del solito per poi in qualche modo avvicinarsi ogni giorno un po' di più del precedente.
Adesso compare Diana, e pare che Edo non abbia occhi che per lei...addirittura la bacia davanti ad Alice, sapendo benissimo il tipo di rapporto che li lega? No, per me non è così che stanno le cose"
" E se invece lui fosse davvero interessato alla cugina? E tu adesso hai spronato Alice a dichiararsi...succederebbe un casino!" 
" Non fare il guastafeste" lo rimproverai, tirandogli un leggero pugno sul petto
" Verifico soltanto quanto è solida la tua tesi"
" Eh?" dissi a quel punto
" Mai sentito parlare di metodo sperimentale?"
" Sì, nelle lezioni di fisica ai tempi del liceo..e speravo di non sentirlo nominare mai più" ammisi, a quel punto ad Andrea scappò una risata.
" Comunque penso che tu abbia ragione! Anche se non mi avessi raccontato tutto questo, quel pomeriggio al bar, la tensione tra quei due poteva tagliarsi con il coltello tanto era intensa" ammise
" E hai fatto benissimo a spronare Alice a mettere in chiaro le cose"
" Ma allora perchè ti diverti a contraddirmi?" mi incuriosii a quel punto
" Perchè starei ore a chiacchierare con te guardandoti negli occhi, anche riducendoci a dire cose senza senso" 
" Allora puoi dirmi anche ho ragione, che sono un genio e che-" mi interruppe prima che potessi effettivamente dire cose senza senso
" Sarebbe molto meno divertente" e sapevo che avesse ragione.
Lo baciai sulle labbra, innamorata pazza di lui, prima di comunicargli che Alice sarebbe arrivata davvero a bere il suo cappuccino, e perciò sarebbe stato meglio se ci avesse lasciate sole. Sapevo che la mia migliore amica non sarebbe riuscita a parlare liberamente se ci fosse stato anche Andrea.
" Dopo tutto questo, mi stai cacciando?" mi provocò
" Solo per qualche ora...poi ti rivoglio tutto per me" 
" Potrei andare a trovare Edo" ipotizzò, facendomi l'occhiolino
" Ma lo sai che ti amo?" esclamai, prendendogli il viso tra le mani "e questa è soltanto una delle mille ragioni per la quale dico ciò che dico" aggiunsi l'attimo successivo
" A dopo amore!" e così dicendo,  mi attirò a sè, baciandomi sulla fronte, prima di avviarsi verso la porta.
" Aspetta!" a quel punto lo rincorsi, e senza pensarci due volte, gli gettai le braccia al collo baciandolo ancora, mentre lui mi stringeva a sè, schiacchiandomi contro il suo petto. E non conoscevo sensazione migliore di quella provata tra le sue braccia.




BUONSALVEEE!!
Scusate per l'ora, ma sono riuscita a pubblicare solo adesso.
Sinceramente a me non il capitolo non convince tanto, perciò non aspetto altro che i vostri pareri, sempre graditissimi ;)
Purtroppo vi devo comunicare che la settimana prossima non ci sarà nessun aggiornamento, e non posso nemmeno farmi perdonare con uno spoiler perchè al momento non ho nemmeno quello... mi dispiace, sono impegnatissima, ma vi prometto che farò i salti mortali pur di portare a termine questa storia :D
Grazie di tutto, un bacione, e a prestooooooooooooo <3<3<3





















 


   

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


CARLOTTA


Un giorno dopo.


" Allora?" tirai una leggera gomitata a Erica mentre entrambe ci apprestavamo a raggiungere il dispositivo per asciugare le mani nel bagno delle signore
" Allora cosa?" replicò lei distrattamente
" Parigi! Com'è andata?" mi informai, mostrandole un sorriso che mi andava da un orecchio all'altro
" Beh..ecco, credo che...sia la città più bella, più viva e più varia in cui sia mai stata" confessò, altrettanto entusiasta
" Quindi siete stati bene?" chiesi conferma
" Una favola..era tutto così romantico! Ce lo siamo goduti fino in fondo, visto che tra pochi giorni Marco sarà costretto a fare le valigie per Torino..." e il tono di voce della mia dolce coinquilina si fece più basso e malinconico nella parte finale della frase. Del tutto prevedibile, me lo aspettavo vista la situazione.
" Andrà tutto bene, ne uscirete più forti di prima, ne sono certa" la rassicurai con un sorriso sincero
" Lo so, lo so...è solo che, è strano dovermi separare da lui" ammise apertamente
" Ma d'altronde non sei proprio la persona adatta a cui confessare le mie pene d'amore...dopo quello che hai passato!" riflettè, ridendo
" Beh, ma lo sono proprio per quello che ho passato..ci ho scritto un intero libro su di lui, piangendo come una disperata, senza mai lontanamente immaginare che sarebbe stato proprio quello a riportarmelo indietro"
" Già, la vostra è davvero una storia incredibile! E io l'ho capito quella domenica mattina, ti ricordi? L'avevi rivisto alla festa in maschera la sera prima, ed eri talmente scossa, che ti rifiutavi persino di leggere gli innumerevoli messaggi che ti aveva mandato" e a quel punto ridemmo entrambe
" Ma ho capito che presto o tardi sarebbe andata a finire così, proprio quella mattina...uno che ti manda venticinque messaggi in due ore non da' proprio l'idea di qualcuno che si arrende facilmente, e poi tu, ti rifiutavi categoricamente di risponerdergli e , ci scommetto l'anima, dentro ti sentivi smuovere tutta a causa dei suoi occhi"
" Si" dissi soltanto, ritornando per qualche istante a quel giorno che mi pareva lontano anni luce ormai, nonostante fossero trascorse solo un paio di settimane da allora.
" Continuo a pensare che dovete essere pazzi entrambi per essere riusciti a ribaltare le carte in tavola in così poco tempo...ma come ti ho appena detto, l'ho intuito subito che sarebbe finita così"
Non replicai nulla, crogiolandomi nell'ipotesi che io e Andrea fossimo davvero in qualche modo destinati a stare insieme: mi piaceva un sacco come idea. 
Poi mi scossi, rendendomi conto del fatto che l'argomento di quella conversazione non eravamo noi due, almeno inizialmente.
" Sbaglio o stavamo parlando di te?" domandai retoricamente a Erica
" Non sbagli...ma preferisco parlare di cose belle, piuttosto che della partenza di Marco" ammise con un sorriso mesto
" Guarda che anche Andrea tra qualche giorno partirà per Torino, probabilmente anche prima di Marco...ma ce ne faremo una ragione, e continueremo a tenerci compagnia come sempre"
" Come fai ad essere così tranquilla al pensiero di saperlo lontano?"
" Sono sopravvissuta senza di lui per cinque anni, cosa potrà mai farmi qualche mese?" e nel dirlo, sventolai una mano davanti al viso come per scacciare via una mosca
Erica mi guardò come se la sapesse lunga, e io, come al solito, crollai sotto il suo sguardo inquisitore
" Ok, sarà terribile non svegliarsi con lui accanto ogni mattina, ma sto provando a convincermi del contrario, va bene?" sbuffai
" Ora sì che ti riconosco!" esclamò, gettandomi le braccia al collo
" Pensi che dovremmo tornare di là?" domandai, subito dopo aver ricambiato l'abbraccio
" Magari..prima che i ragazzi ci diano per disperse" ridacchiò Erica, mentre entrambe ci avviavamo verso i tavoli.
" Non per farmi gli affari vostri, ma cosa avete fatto tutto questo tempo?" Marco non riuscì a trattenersi dal porci quella domanda quando prendemmo di nuovo posto accanto a loro
" Parlato...dovevamo aggiornarci su un paio di cosette" spiegò la sua fidanzata
" In bagno?" domandò a quel punto Andrea
" Cose da donne" tagliò corto Erica, e a quel punto entrambi alzarono le mani in segno di resa.
Quella sera avevamo deciso di andare a cena tutti e quattro insieme, e si stava  rivelando essere proprio una bella serata.
" Allora cosa è successo a Vitte durante la nostra assenza?" si informarono Erika e Marco
Io e Andrea a quel punto ci scambiammo uno sguardo complice "Edoardo e Alice" esclamammo all'unisono
" Si sono ammazzati o sono finiti a letto insieme?" domandò la mia amica con un'invidiabile non-chalance, al che scoppiamo tutti a ridere sonoramente.
Che vi dicevo io? Lo avevano capito tutti che quei erano una bomba a orologeria, in tutti i sensi!
" Nessuna delle due per il momento" spiegò Andrea, tra una risata e l'altra, poi i suoi occhi incrociarono i miei "cioè, credo...dopo tutto quel tempo a fare finta di nulla, chi lo sa che stanno combinando" aggiunse l'attimo successivo, alludendo sicuramente al fatto che se si fosse trattato di me e lui in una situazione simile, probabilmente ci saremmo barricati in casa per giorni e giorni...come d'altronde avevamo quasi fatto durante l'assenza della mia coinquilina.
" Quindi finalmente hanno capito di amarsi a vicenda?" si informò Marco, il quale, nonostante non facesse abitualmente parte del nostro gruppo, era a conoscenza di ogni dettaglio grazie alla sua fidanzata, che a sua volta sapeva e notava tutto, in quanto coinquilina della sottoscritta
" Bhe..diciamo che le cose non sono state così semplici" dissi a quel punto
" Ci siamo messi in mezzo" mi fece eco Andrea
" Forse addirittura più tu di me" lo presi in giro
" No..io direi che ci siamo divisi le parti in modo uguale, amore" rettificò lui, rivolgendomi un tenero sorriso che mi fece venir voglia di scavalcare quel tavolo e baciarlo seduta stante.
" E' iniziato tutto quando Alice ho visto Edo baciare Diana, e ha cominciato a dare di matto, fino a quando non l'ho convinta ad ammettere di essere innamorata pazza di lui. Contemporaneamente Andrea è andato da Edo, un po' per lasciarci sole, un po' per scoprire cosa effettivamente fosse successo, dato che la cosa, il bacio insomma, puzzava a entrambi...a tutti in realtà, tranne che ad Alice" iniziai a raccontare
" Una volta arrivato a casa di Edo, gli ho chiesto se lui e Diana stessero insieme riferendogli ciò che aveva visto Alice, l'ho fatto in tono scherzoso, come si prenderebbe in giro un amico che si è appena fidanzato, ma al nome di Alice, lui si è fatto attento, e ha cominciato a farmi domande a sua volta, ad agitarsi...e allora ho capito che i nostri sospetti erano fondati. 
Poco dopo è arrivata anche Diana, e a quel punto ho pensato bene di mettere alle strette entrambi per fargli dire la verità....è stato molto più semplice del previsto: Edoardo era sottopressione, e lei non faceva nessuno sforzo per mostrarsi follemente innamorata del ragazzo che le stava seduto accanto; quindi alla fine Edo ha ammesso di aver organizzato il tutto al solo scopo di far ingelosire Alice...che è ciò che Lottie aveva sostenuto fin dall'inizio, convincendo subito anche me" continuò Andrea
" E quindi che avete fatto?" si incuriosì Erica
" L'ho chiamata per avvisarla che io e Edo stavamo arrivando a casa sua"
" E non appena io l'ho detto ad Alice, la mia migliore amica voleva ucciderci entrambi, perchè non sapeva cosa Andrea ed Edoardo si fossero detti ( come non lo sapevo io) e anzi, temeva il peggio" proseguii 
" Poi ci siamo accodomati in salotto, ma tra quei due c'era ancora più tensione di quel pomeriggio al bar: Alice praticamente combinava disastri non appena muoveva un dito, e lui era tremendamente in imbarazzo" continuai a raccontare
" E tu non smettevi di lanciargli occhiate omicide" sottolineò il mio ragazzo, spostandomi dolcemente una ciocca di capelli dal viso, in perfetto contrasto con il tono delle sue parole
" Certo che gli lanciavo occhiate omicide..in quel momento volevo incenerirlo, visto il modo in cui aveva ridotto Alice" mi difesi
" Per non parlare di te poi, pareva che volessi scappare a gambe levate da quell'intrigo amoroso" lo presi in giro a mia volta
" Non è che ti pareva che volessi scappare....io volevo scappare eccome!" scherzò Andrea, e scoppiamo a ridere tutti e due
" Prontoooo? Terra chiama Carlotta e Andrea!" si lamentò Erica
" Volete dirci che è successo dopo?" la spalleggiò Marco, curioso quasi quanto la sua fidanzata
" Servendosi di una banalissima scusa, Andrea mi ha preso per mano e trascinato in camera mia, e prima che potessi anche provare a fargli domande, ha preso a baciarmi, facendomi dimenticare persino dei casini dei miei migliori amici" spiegai, senza riuscire a impedirmi di sorridere come una scema, perchè ovviamente mi era piaciuto quella specie di agguato che mi aveva teso
" Va bene, ho letteralmente colto la palla al balzo per coccolarmela ancora, ma il motivo ufficiale per il quale ci eravamo rintanati in camera sua era da attribuire al fatto che volessimo lasciare un po' di spazio a quei due" disse lui
" Il punto però è che ci aspettavamo di sentirli discutere ad alta voce, o perlomeno parlare normalmente, come se ancora una volta volessero far finta che non ci fosse nulla tra di loro....insomma, noi avevamo fatto la nostra parte, li avevamo lasciati soli in una stanza, e sapevamo per certo che nessuno dei due si sarebbe mosso da lì, altrimenti la situazione si sarebbe complicata ancora di più..perchè in fin dei conti, loro non avevano litigato e di conseguenza non avrebbero avuto motivo di separarsi senza fiatare, dopo anni e anni di amicizia, e dopo aver trascorso intere giornate insieme senza il minimo imbarazzo, come era accaduto a casa dei nonni di lui"
" Dioo Carlo, quanto sei prolissa! E' in questi casi che rimpiango di avere una letteraria come amica, credimi" e con la sua uscita, Erica fece ovviamente ridere tutti, persino me, tranne Andrea.
" Io no...io non rimpiangerò mai la sua passione per la scrittura, e il suo talento nello scrivere" sussurrò a bassa voce, e in quell'esatto istante, per la miliardesima volta, mi si sciolse il cuore. Perchè in quel modo tutto suo mi fece capire che avrebbe ringraziato 'Cinque Giorni' per il resto dei suoi giorni.
" Sentimmo soltanto dei passi, un debolissimo, tremolante e appena udibile 'che fai?' di Alice, e di nuovo silenzio per qualche istante, bruscamente interrotto dallo schiocco di una mano su un viso.
'Prima baci lei o poi me? Che diavolo combini?' sentimmo Alice gridare fuori di sè. (Sì, durante quel silenzio l'aveva baciata, e lei c'era stata, perchè non desiderava altro da tutta la vita, per poi rendersi conto della situazione e indirizzargli un ceffone.)
' Ho baciato lei solo per scuoterti' confessò Edo a quel punto
' Che cosa?' sussurrò lei, per niente sicura di aver sentito proprio quelle parole
' Dovevo fare qualcosa, no? Altrimenti avremmo continuato così per altri cent'anni' spiegò lui
' No aspetta...ma tu mi stai dicendo che-' e Alice fu interrotta sul più bello
' Ti sto dicendo che se Carlo e Nico non hanno avuto ragione sin da quel primo giorno, l'hanno avuta almeno per i settecentotrenta giorni che hanno preceduto oggi'
' Per l'amore del cielo Edo, parla in modo spicciolo...o potrei fraintendere tutto, e dopo quello che ho passato non è proprio il caso' 
' Che hai passato?' si incuriosì lui a quel punto
' Lo so benissimo, so che lo sai...Andrea deve avertelo detto per forza altrimenti non saresti qua e non saremmo in questa situazione'
' Voglio sentirmelo dire da te' continuò lui, probabilmente avvicinandosi ad Alice quasi fino a sfiorarle nuovamente le labbra
' Eri tu che mi stavi dicendo qualcosa' visto che la sua voce tremò nel tentare di ribattere
' Perchè non puoi semplicemente ammettere che eri gelosa?'
' E perchè tu non puoi evitare di farmi fare questa figura e dirmi quello che mi stavi dicendo?'
' Oh Dio Santissimo, Alice! Ti stai comportando da bambina viziata..smettila!' si spazientì lui
' Io bambina viziata? E tu allora, che baci due ragazze diverse in meno di ventiquattr'ore? Tu come ti staresti comportando, sentiamo!' lo sfidò lei, inspiegabilmente di nuovo nel pieno delle sue forze
' Se solo mi lasciassi spiegare..'
' E' quello che sto aspettando da quando sei entrato, zuccone!'
' Maledetta..tu mi farai diventare pazzo'
E dopo di quello si sentì solo lo schiocco di un bacio, violento e rumoroso che durò molto di più del precedente. Si, litigavano e si baciavano con passione, come solo loro due sarebbero stati in grado di fare.
' Pensi davvero che Diana l'abbia baciata così...così disperatamente?' domandò lui sottovoce
' Non me ne frega niente di come hai baciato lei a patto che riprendi subito a baciare me, così disperatamente' ammise finalmente Alice.

" E a quel punto io e Lottie abbiamo rifatto la nostra comparsa per evitare che quei due finissero per darci dentro sul vostro divano" spiegò Andrea, indicando sia me che Erica, che arrossimmo di colpo, perchè sapevanmo bene entrambe di averci dato dentro, per dirlo con le sue parole, sul quel divano. E per ovvi motivi lo sapevano anche lui e Marco.
Ok, quel momento fu un tantino imbarazzante, ma fortunatamente le nostre ordinazioni arrivarono al tavolo e divorammo tutto, senza più pensare a quell'allusione, e ad Alice ed Edoardo che, seppur a modo loro, erano finalmente usciti allo scoperto l'uno nei confronti dell'altra.
Nel corso della cena, i ragazzi finirono inevitabilmente con il parlare dell'imminente partenza di entrambi per Torino, e dell' intenzione di Andrea di dare una mano a Marco ad ambientarsi nella nuova città. Quest'ultimo ripetè un'infinità di volte che Erica avrebbe dovuto mantenere la promessa che gli aveva fatto quando erano a Parigi, di fare un salto in Piemonte ogni due settimane, e disse che lui ovviamente avrebbe ricambiato ritornando a Vitte ogni quindici giorni, in modo tale da avere la possibilità di stare insieme ogni weekend, una volta a Torino, e una a Vitte.
E fu proprio in quel frangente, che Andrea mi prese la mano, e guardandomi dritto negli occhi, mi parlò.
" Io non posso prometterti di scendere ogni weekend, e non posso chiedere a te di venire da me...però, è da qualche giorno che ci penso, e credo proprio di  aver trovato una soluzione"
Io lo fissai con gli occhi sbarrati, ansiosa di sapere cosa avesse in serbo per noi
" Che ne dici di cercare lavoro a Torino amore mio? ..Io ti voglio con me, non riesco a immaginare di saperti ancora lontana" spiegò, senza smettere di leggermi dentro con quegli occhi verdi
" Si, si!" risposi senza nemmeno pensarci "è un'idea fantastica amore!" e fuori di me dalla felicità mi alzai dal mio posto per posizionarmi sulle sue gambe e baciarlo con foga legandogli le braccia al collo, incurante di tutto e di tutti.
Andrea ovviamente non si tirò indietro, anzi, mi strinse forte a sè ricambiando i baci, e quando fummo a corto di fiato, mi baciò sulla fronte sussurrandomi che mi amava alla follia, e che saremmo stati bene noi due.
Se solo avessi saputo...
Anche Erica e Marco approvarono l'idea del mio ragazzo, e così per festeggiare, ordinammo uno spumante. Ridemmo a scherzammo ancora per il resto della serata, ma io non avevo occhi che per lui, e non facevo altro che ripetermi in testa quanto lo amavo, e quanto sarebbe stato bello se mi fossi trasferita a Torino anche io, con un lavoro ( dato che lì sarebbe stato di gran lunga più facile trovarlo) e soprattutto con l'amore della mia vita accanto.
Il destino volle che all'uscita dal ristorante trovassimo l'auto di Marco, a bordo della quale avevamo viaggiato tutti e quattro all'andata, con due gomme a terra. Ovviamente i due ragazzi si adoperano per rimetterla in sesto, e senza nemmeno pensarci, quando il cellulare di Andrea squillò, lui lo passò a me affinchè rispondessi.
Genio, direte voi...eh sì, è stato proprio un genio : confermo. Ma in quel momento era talmente concentrato sull'auto non più in condizioni di riportarci a casa, che non aveva pensato a nient'altro, sottovalutando clamorosamente il potere distruttivo insito in quella semplice telefonata.
" Rispondi tu amore...dì sono impegnato" e mi passò l'apparecchio
" Oh finalmente ti sei degnato di rispondermi! Si può sapere che cavolo hai da fare di così importante e urgente per non riuscire a dedicarmi nemmeno un minuto?" e fin lì nulla di strano, era una voce palesemente femminile, che si sentiva palesemente in diritto di rivolgergli quelle accuse, ma insomma...poteva essere sua madre, o sua sorella. Ricordavo perfettamente che ne avesse una più piccola di ben otto anni.
" Senta, Andrea in questo momento non può rispondere al telefono, ma mi ha detto di dirle che la richiamerà al più presto" passai cordialmente il messaggio
" E tu chi cazzo saresti?" il tono di voce si fece inquisitorio e sospettoso
" La sua segretaria" mi inventai lì per lì
" E da quando in qua ha una segretaria lui?" " Da non molto in effetti" continuai a reggere il gioco.
Non sapevo nemmeno io perchè stessi mentendo spudoratamente, ma qualcosa mi suggeriva di non rivelare chi fossi davvero...prevedevo un cataclisma di proporzioni epiche se solo mi fossi definita come la sua fidanzata...e avevo indubbiamente ragione sulle conseguenze che la mia presa di posizione avrebbe potuto generare. Eppure, senza nemmeno rendermene conto, in quel momento lo stavo addirittura proteggendo, difendendolo dall'ira di quella donna, nonostante avessi ormai capito che qualcosa mi stesse chiaramente sfuggendo..
" Bene, allora cara Carlotta, digli pure che la sua fidanzata attenderà in linea fino a quando non si degnerà di dirle la verità"
E a quel punto, fui io ad attacarle il telefono in faccia, troppo sconvolta e delusa per fare caso al fatto che la sua fidanzata mi avesse chiamata per nome, nonostante fossi certa di non averglielo mai rivelato durante quella catastrofica conversazione. 




BUONSALVEEE!!!

Sono torntaaaaaa :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi prometto che la settimana prossima farò l'impossibile per aggiornare...non posso lasciarvi così, me ne rendo conto.
Purtroppo non ho uno spoiler pronto...perdonatemi, ma con gli esami che si avvicinano sempre di più, scrivere è diventato difficilissimo. Non riesco davvero a organizzarmi :(
Comunque non mollo, e anche se questa storia è giunta quasi al termine, ne ho un'altra in serbo per voi.. e anche se dovessi aggiornare meno spesso in seguito, non ho intenzione di rinunciare a tutto questo...non ce la farei proprio.
Fatemi sapere cosa ne pensate, come sempre ;) Sapete che lo apprezzo tantissimo <3<3
Grazie, grazie, grazie per tutto il sostegno.Un bacione, e alla prossima settimanaaaaa!

















Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


CARLOTTA


" How many nights does it take to count the stars?
That' s the time it would take to fix my heart
Oh baby, I was there for you
All I ever wanted was the truth..."


"Chi era al telefono, amore?" 
Le parole di Andrea giunsero ovattate alle mie orecchie. Le avevo sentite, ma non percepite veramente. Il mio cervello non era ancora in grado di metabolizzare nulla, dopo quella conversazione.
" Ei, Lottie...tutto bene?" si avvicinò e mi sfiorò il viso con i pollici, mentre io ero talmente scossa da non riuscire nemmeno a scostarmi.
Dovevo avere uno sguardo vacuo, perso nel vuoto, perchè la prima e unica cosa che colsi quando mi svegliai da quello stato di paralessi in cui sembravo essere caduta, fu l'espressione preoccupata sul viso della mia amica, e poi naturalmente quella di Andrea, se possiile ancora più in pena di me.
" Amore...ti senti bene?" continuò, fino a quando non mi costrinsi ad annuire con la testa
" Non mi convinci affatto con quel visino. Comunque la macchina è di nuovo in sesto, possiamo tornare a casa e parlarne con calma" e a quel punto annuii ancora una volta.
Già, nonostante mi fossi più o meno ripresa dallo shock, e morissi dalla voglia di urlargli addosso per avermi mentito e presa in giro per tutto il tempo, mi trattenni perchè non volevo rovinare la serata pure a Erica e Marco...eravamo stati così bene fino a quel momento: troppo bene, talmente complici e felici, che avrei dovuto capire che qualcosa stava per accadere.
Perchè succede sempre così, no? Si dice che la tristezza abbia il sonno leggero, e si svegli proprio quando tu vorresti gridare al mondo quanto sei felice. 
Va sempre così...e quella volta non fece eccezione, nemmeno per un amore come il mio e quello di Andrea, che ormai, dopo cinque anni, reputavo invincibile. 
Ma mi sbagliavo, perchè forse eravamo proprio noi i più fragili di tutti, quelli legati a un filo talmente sottile che si sarebbe potuto spezzare da un momento all'altro...e la cosa peggiore era che non ce ne eravamo accorti, o meglio, io non lo sapevo, non lo sospettavo nemmeno lontamente, e mi ero aggrapparata a quel filo con tutte le mie forze, finendo per precipitare quando qualcuno aveva tagliato la corda.
In quegli istanti trascorsi in macchina in un silenzioso mutismo, avrei volentieri voluto provare invidia per Erica e Marco che sarebbero stati insieme per sempre, e persino per Alice ed Edoardo...perchè sì, litigavano in continuazione, e probabilmente non avrebbero smesso nemmeno ora che erano diventati ufficialmente una coppia agli occhi di tutti, ma la menzogna di Edo non era durata nemmeno ventiquattro ore, e con il senno di poi, potevo dire di averlo visto cuocere nel suo stesso brodo mentre provava a far credere ad Alice di  essersi preso una cotta per Diana. Insomma, si vedeva lontano in miglio che fosse a disagio in una situazione simile, si capiva che non avrebbe retto un solo secondo di più, che smaniana dalla voglia di confessarle tutto nonostante fosse sempre stato un tipo orgoglioso proprio come lei ( e non a caso avevano finito per litigare proprio perchè nessuno dei due era disposto ad ammettere per primo di provare qualcosa nei confronti dell'altro)...ma Andrea, lui...non mi aveva dato modo di dubitare della serietà delle sue intenzioni nemmeno per un dannatissimo istante. Ed era quello ciò che mi faceva più rabbia!
Insomma, l'unica cosa che forse avrebbe potuto mettermi in guardia, era probabilmente la strana, e per me in quel momento indecifrabile espressione, che si era formata sul suo viso quando parlando al telefono con la mia migliore amica, il giorno precedente, avevamo scherzato sul fatto che lui potesse avere un'altra; io gli avevo lanciato un'occhiataccia di quelle che gelano sul posto, ed effettivamente lui mi aveva dato l'impressione di star sudando freddo per un attimo, ma si era trattato di un solo istante, e poi avevo ingenuamente pensato che avesse messo sù quella faccia di proposito, in risposta alla mia frecciatina.
Ma a parte quell'episodio non c'era stato assolutamente nulla..non si era tradito in nessun modo...mai.
E ciò che mi faceva più male era pensare che mi avesse fatto tante di quelle promesse guardandomi negli occhi, tenendomi le mani...come c'era riuscito? 
Come aveva fatto a chiedermi addirittura di cercare lavoro a Torino, trasferirmici..non capivo. 
Dove ce la metteva la sua fidanzata di città in tutto quel progetto?
Che diavolo di intenzioni aveva con me? 
Vedere se mi faceva ancora quel danatissimo effetto di cinque anni prima?
Sedurmi da capo per poi abbandonarmi come aveva già fatto una volta?
Portarmi a letto? Beh...c'era riuscito in tutti i modi possibili, di quello dovevo rendergliene atto.
Mi aveva ingannata, presa in giro, raggirata...e avrei potuto scervellarmi per trovare tutti i sinomini di questo mondo, ma ciò non avrebbe cambiato di fatto la sostanza: mi aveva usata.
Lui...il ragazzo che avevo amato, e che, maledetta me e maledetto cuore, amavo più di ogni altra cosa. 
...E ora voi penserete: sarebbe più corretto e più adeguato forse dire che lo odiavi, non credi? Ebbene, da quando Erica mi aveva detto che sua nonna le aveva una volta confidato che odiare significa amare due volte, perchè serve più forza, più energia e paradossalmente più amore per arrivare ad odiare qualcuno piusstosto che ad amarlo, avevo fatto molta più attenzione nell'utilizzare quella comune tanto bizzarra parola...e no, non gli avrei dato la soddisfazione di sentirmi dire che lo odiavo.
Perchè per disprezzare qualcuno talmente tanto da arrivare  a 'odiarlo' ci vogliono energie, entrano in ballo sentimenti, negativi, ma pur sempre tali, e io in quel momento non provavo nulla.
Soltanto il vuoto. Lo stesso che avevo provato da ragazzina, quando mi aveva lasciata, solo..mille volte amplificato. Perchè ero ormai una donna, e nonostante ciò, ero stata capace di tessere di nuovo tutta la mia vita e i miei progetti futuri attorno a un uomo che mi aveva riempito di bugie, e che era stato tanto meschino da riuscire a guardarmi negli occhi mentre mi prometteva balle...balle su balle.
Era quella la cosa che mi faceva ancora più male del fatto che mi avesse praticamente usata.
Ero stata di nuovo il divertimento delle vacanze estive? Va bene...ormai l'avevo capito, ma proprio non riuscivo a capacitarmi del fatto che quegli occhi per i quali avrei fatto follie, probabilmente non mi avevano mai guardata davvero. 
Ero per lui come quel giocattolo che che ami da bambino, e che per caso riprendi in mano quando sei grande, e te lo guardi, nella mente affiorano immagini, e ti ci rimetti a giocare in ricordo dei bei tempi, ma dopo un po' ti stufi, perchè per quanto tu possa essersi divertito giocandoci tanto tempo prima, nel frattempo sei diventato grande e ti intessano altri giochi...quelli di una volta non servono più. Potranno strapparti un sorriso di tanto in tanto quando ti capiteranno davanti, ma non ci perderai tempo ancora, perchè le tue priorità sono altre, le tue esigenze sono alte, e quel giocattolo non può in alcun modo soddisfarle.
Ecco, mi sentivo proprio come quel giocattolo: inutile, vuota, priva di significato, eppure, la cosa non mi scalfiva tanto quanto lo faceva il semplice fatto di essermi fidata ciecamente di occhi bugiardi.
Io in quel verde c'avevo piantato la mia felicità. 
Io per quel verde ero disposta a mettere in discussione tutto.
Io sarei arrivata a uccidere pur di proteggere quel verde.
Gli stessi occhi che mi avevano teso una trappola letale.
Ma quanto aveva giocato sporco? 
Aveva una fidanzata a Torino, alla quale probabilmente non rispondeva da giorni, e intanto faceva progetti con me, faceva l'amore con me,  faceva l'amico con i miei amici..e il fidanzato modello.
Non volevo credere che fosse stato tutto finto, non potevo credere che i giorni più belli della mia vita, quelli appena trascorsi, fossero stati una menzogna. Non poteva essere vero. 
Ma di che razza di persona mi ero innamorata?
Stupida, cretina io, che mi ero gettata tra le sue braccia senza paracadute, di nuovo, e quella volta, potevo giurarlo, mi feci molto più male della prima. Non solo perchè ci avevo creduto con tutta me stessa (lo avevo fatto anche a diciannove anni), ma forse proprio perchè era la seconda volta che mi facevo fregare, e oltre che con lui, ce l'avevo a morte pure con me stessa.
Arrivammo relativamente in fretta a casa, ma poco prima di scendere Andrea mi propose di passare la notte con lui in albergo, visto che si rendeva perfettamente conto di non poter restare da me dato che Erica era tornata dalla vacanza... e sapete cosa? Io accettai. Perchè non volevo fare scenate di fronte ad altra gente, ma non potevo nemmeno aspettare ancora prima di dirgli che sapevo tutto, del suo giochetto.
Naturalmente avevo tutte le intenzioni di prendermi una stanza singola e passare la notte a piangere e inveire contro di lui e contro me stessa, per essermi fidata, per essermi fatta ingannare da quegli occhi, che nonostante tutto, non riuscivo a non considerare bellissimi. Belli, belli da mozzare il fiato, ma pericolosi. Speravo davvero di aver imparato la lezione dopo ben due dimostrazioni.
Salutai Erica e Marco, nonostante la mia amica non fosse affatto convinta delle mie intenzioni, nè della mia salute, ma le promisi che le avrei spiegato tutto l'indomani, e indossando una maschera di indifferenza sul viso, mi incamminai accanto ad Andrea. 
Lui cercò di baciarmi non appena fummo soli, ma mi dileguai silenziosamente adducendo come scusa la stanchezza. Non insistette, e mi carezzò una guancia con un sorriso che, maledetta me, mi parve sincero, anche se sapevo bene che non avrebbe potuto esserlo. 
Dovevo sembrargli pazza visto che dal suo punto di vista avevo accettato di passare la notte con lui senza battere ciglio, e poi mi sottraevo persino a dei semplici baci.
Man mano che ci avvicinavamo all'hotel notai Andrea sempre più preoccupato, e quando alla reception chiesi la disponibilità per una camera singola, lui capì che c'era qualcosa che non andava, finalmente.
Mi chiese spiegazioni per le scale, ma gli dissi soltanto che dovevamo parlare, e subito dopo mi infilai nella sua camera e lo trascinai dentro, chiudendo la porta alle nostre spalle. Sempre più confuso, tentò di avvicinarsi nuovamente e mi chiese se stessi bene, al che io presi posto sul letto, e meravigliandomi di quella calma innaturale finalmente parlai. Forse stavo riuscendo a gestirla così bene perchè in macchina avevo avuto il tempo di pensarci, o più probabilmente, la fase peggiore doveva ancora arrivare. Era proprio dietro l'angolo.



" How many nights have you wished someone would stay?
Lying awake only hoping they're ok
I've never counted all of mine 
If I try I know it would feel like infinity...infinity infinity"


"Io non ci credo...l'ho sentito con le mie orecchie, ma non voglio crederci" esordì, gli occhi lucidi di lacrime e il respiro affannato
" Mi dici che ti è sucesso amore? E' da quando hai ricevuto quella telefonata che non sei più la stessa...che è successo?" mi inginocchiai sul pavimento, proprio di fronte a lei, e le presi le mani tra le mie.
Per qualche istante lasciò che gliele tenessi, poi si liberò di quel contatto e si portò una mano alle labbra. Le lacrime che minacciavano di bagnarle le guance.
" Mi stai facendo preoccupare Lottie..perfavore, parlami, o perlomeno permettimi di starti accanto" la pregai, non sapendo più che fare.
La cosa sconcertante era che davvero non avevo idea di quello che fosse accaduto, anche se, insomma, vista la situazione qualche dubbio avrei anche potuto farmelo venire, ma no, nulla..riuscivo soltanto a pensare a lei che pareva essersi spenta da un momento all'altro, non mi importava di nient'altro. 
Ma che cretino!..Per non dire altro.
"Dimmi che si è inventata tutto, e ti giuro che mi rimangio tutto quello che ho pensato si di te nell'ultima mezzora. Però devi dirmelo adesso" inchiodò lo sguardo al mio, e si sforzò di parlare con voce ferma.
Ma a quel punto a crollare fui io; fu proprio a quel punto che capii ciò che avrei dovuto aver intuito molto prima.
" Ma di cosa stai parlando?" mi agitai, quasi finii per aggredirla, come se ne avessi il diritto
" Lo sai di cosa sto parlando, ma se vuoi che te lo spiattelli in faccia, il casino che hai combinato, bene. 
Ho parlato al telefono con una ragazza che si è definita la tua fidanzata..e sembrava piuttosto convinta del proprio ruolo"
"Lo sai di cosa sto parlando adesso? " alzò il tono di voce
" Stronzo" ma si spezzò prima che potesse finire di pronunciare quell'ultima parola.
La definizione mi calzava a pennello, anzi..era stata sin troppo gentile a definirmi solo uno stronzo.
Deglutii a vuoto, senza sapere cosa rispondere, iniziando a sudare freddo, ed evitando di incontrare i suoi occhi che invece cercavano un confronto. Ma mi vergognavo persino di guardarla in faccia, non ero degno di quegli occhioni che nonostante il dolore e la delusione, volevano ancora specchiarsi nei miei. Forse solo per farmi sentire ancora peggio, per farmi rendere conto di quanto stavo perdendo, o avevo già perso.
" Vuoi saperla la verità? " riprese a parlare, l'amara consapevolezza che tutto fosse finito chiaramente percepibile nel suo tono di voce
" Non ho dubitato nemmeno per un secondo che quella ragazza stesse dicendo la verità, anche se avrei tanto voluto, e mentre eravamo in macchina, io...non puoi nemmeno immaginare quante te ne ho dette dietro e quanto male ti ho giudicato senza nemmeno averti chiesto conferma della cosa. Poi siamo arrivati qui, e tu hai continuato ad essere così maledettamente dolce, gentile e protettivo nei miei confronti, che mi sono sentita in colpa per essere stata così precipitosa..e mi sono aggrappata a una speranza totalmente inesistente pur di non ammettere a me stessa di non essere mai stata amata da te, amata per davvero, come ti ho amato io. 
Però mi è bastato il tuo repentino cambio d'atteggiamento per confermare che razza di stronzo sei."
A quel punto si alzò in piedi e mi raggiunse. Le davo le spalle, mentre mi maledicevo in tuttte le lingue del mondo... perchè non ci voleva certo un genio per sapere che sarebbe andata a finire proprio così..solo che io ero stato troppo ingenuo, avevo voluto credere che una volta tanto le cose sarebbero andate secondo i miei piani.
Con una forza che forse nemmeno lei sapeva di possedere, mi afferrò per il colletto della camicia e avvicinò il suo viso al mio; provai l'impulso di baciarla, talmente forte e talmente a lungo da farle dimenticare di tutto. Se solo avessi avuto anche una minima speranza sul fatto che sarei riuscito a tenermela stretta in quel mondo, baciandole pure l'anima insieme alle labbra, lo avrei fatto, avrei rischiato di beccarmi pure cento schiaffoni, pugni e calci se solo fosse stato possibile, ma sapevo di poter solo peggiorare le cose.
Aveva tutte le ragioni del mondo se non aveva intenzione di vedermi mai più...solo, io non sapevo che fine avrei fatto senza di lei.
" Perchè?" domandò, implorandomi con lo sguardo di dirle la verità
" Perchè sei tornato qui? 
Perchè hai insistito per vedermi, parlarmi?
Perchè hai detto di dover partire e non hai mantenuto la promessa?
Perchè mi hai chiamato quando stavi male?
Perchè mi hai chiesto di dormire con te quella maledetta notte?
Perchè mi hai tenuta stretta in quel modo?
Perchè mi hai baciata, perchè mi sei praticamente corso dietro con la febbre addosso?
Perchè mi hai chiesto di tornare insieme?
Perchè sei ritornato così in fretta da Torino?
Perchè hai fatto l'amore con me in quel modo?
E perchè durante questi giorni mi hai fatto credere che fosse per sempre?
Riesci almeno a spiegarmi perchè mi hai fatto questo?"
E con quell'ultima frase, mi diede un scossone, che mi fece recuperare quel briciolo di amor proprio che mi indusse a fare l'impossibile per salvare l'insalvabile.
" Lottie, ascoltami...un minuto, posso spiegarti tutto, devo spiegarti tutto...io ti amo più della mia vita, non ho mai voluto prenderti in giro, te lo giuro" l'afferrai per le spalle, e lei si morse il labbro per non scoppiare in lacrime davanti a me
" Però l'hai fatto, e avresti continuato a farlo...per quanto tempo ancora? Eh?
Che ho fatto di male..a parte essermi innamorata di te il primo istante che ti ho visto..." sussurrò tra i singhiozzi, e io mi sentii morire perchè ero il solo responsabile delle lacrime bollenti di rabbia e dolore, dell'unica persona al mondo che avrei voluto rendere felice.
Non riuscivo nemmeno a giustificarmi, o a formulare delle scuse, una dichiarazione d'amore senza precedenti che avrebbe potuto provare a farle cambiare idea...vederla in quello stato mi paralizzava, sapere che ne ero il responsabile mi annientava.
Mi sarei fatto staccare un braccio a morsi se solo avessi saputo che stringendola forte le avrei curato tutte le ferite aperte e sanguinanti, provocate dal sottoscritto.
Volevo davvero spiegarle tutto, dall'inizio alla fine, ogni singola cosa, volevo che sapesse finalmente tutta la verità, ma non riuscivo nemmeno a parlare, tanto mi faceva male vederla nello stato in cui io, proprio io, l'avevo ridotta.
" Come hai potuto farmi tutto questo?" mi urlò contro, divincolandosi ancora una volta dalla mia presa e spostandosi dall'altra parte della stanza, il più possibile lontana da me.
La stavo perdendo, ancora qualche secondo e avrebbe varcato la soglia di quella stanza. 
Non potevo permetterlo. 
Dovevo fermarla, trattenerla prima che andasse via, a qualunque costo.
E a quel punto, finalmente, mi resi conto di dover lottare con le unghie e con i denti, e di doverlo fare subito, superando quell'improvviso blocco, quel senso di colpa infnito che mi faceva morire le parole in gola.
" Che sono tornato qui dopo aver letto il libro già lo sai, così come il fatto che ti ho cercata per provare a mettere un punto definitivo alla nostra storia e tacciare tutte le emozioni che avevo provato rivivendo i nostri cinque giorni in quelle righe.  E' vero, dopo averti rivista e baciata sotto il porticato del bar della spiaggia, avevo tutte le intenzioni di ripartire, perchè avevo capito quanto fosse pericoloso starti accanto per la mia relazione. Poi però, quel febbrone è stato provvidenziale, e sì, ti ho tenuta stretta quella notte perchè non ne ho potuto farne a meno, perchè ti desideravo più di qualunque altra cosa al mondo, perchè avevo capito che ero uno stupido, che mi sarei condannato a un'esistenza infelice se avessi continuato a fuggire dai miei sentimenti per te.
Proprio quando eravamo sul punto di fare l'amore, Matteo mi ha chiamato, te lo ricordi? Io ti ho detto che mia madre aveva avuto un incidente, ma in realtà lui mi ha detto che a esserne rimasta coinvolta era stata proprio Eleonora, la mia fidanzata. A quel punto sono tornato a Torino, ma non perchèi fossi pentito di ciò che stava per accedere con te...sono ritornato da lei soltanto perchè mi sentivo uno schifo nel pensare che avesse rischiato la vita, proprio mentre io dichiaravo il mio amore a te, la stessa donna che avevo amato con tutto me stesso molto tempo prima. La prima ragazza che mi aveva rubato il cuore, e che avevo trovato più bella e più intrigante di prima. A Torino ho litigato con Matteo, perchè come sai la storia dell'incidente era una menzogna studiata a tavolino da lui e approvata dalla stessa Elenora per farmi tornare, perchè Matteo sapeva per certo, e lei sospettava, che a Vitte ci fossi tornato per affari di cuore. Quella sera ho detto apertamente al mio migliore amico di essere pazzo di te, ho espresso la mia intenzione di chiudere con Eleonora, e lui mi ha risposto dicendomi che ero pazzo, che non poteva funzionare, che eravamo cresciuti e non avevamo più nulla che ci accomunasse..io non gli ho dato retta e sono andato via da casa sua promettendo che avrei messo al più presto le cose in chiaro con Eleonora" parlai tutto d'un fiato, finalmente.
"Lo so che stai pensando...perchè diamine non lo hai fatto?! Perchè mi sentivo preso in giro, perchè quello che consideravo il mio migliore amico mi aveva teso una trappola bella o buona con la storia dell'incidente, perchè la mia fidanzata ne era stata complice, perchè non mi fidavo più di nessuno a quel punto, mi sentivo solo...e avevo bisogno di riflettere sull'accaduto, compreso sul pugno che gli avevo sferrato sul viso quando avevo scoperto la verità. Quella sera, quella maledetta notte, te lo giuro, volevo raccontarti tutto, ma non potevo, volevo farlo guardandoti negli occhi perchè mi rendevo quanto fosse delicata la faccenda...
Ma tu te la ricordi quella telefonata? Te lo ricordi quello che ci siamo detti? Sei consapevole di essere stata ancora una volta un balsamo per le mie ferite?
Ti prego, non puoi davvero credere che sia stato tutto finto...io ero disperato, e ho chiamato te, volevo sentire soltanto la tua voce, il tuo respiro.
E sono tornato a Vitte il giorno dopo, senza aver parlato con Eleonora, perchè non ce la facevo a starti lontano, e abbiamo fatto l'amore, ti ho divorata di baci e consumata d'amore perchè dopo tutto quello che era successo, non desideravo altro che perdermi in te, possibilmente per sempre. E alla fine ho rinunciato a raccontarti la verità sulla mia relazione, semplicememte perchè stavamo troppo bene, e avevo una fottuta paura di rovinare tutto.
Però te lo giuro...avrei parlato con Eleonora non appena fossi rientrato a Torino, perchè sei tu quella che voglio, quella che amo. 
E mi dispiace, come al solito sono stato un coglione, ma te lo giuro, io ti amo,e ti supplico, dammi la possibilità di dimostrartelo...ti prego amore, te lo chiedo in ginocchio" e senza pensarci due volte, mi inginocchiai per davvero.
" Guardami, guardami negli occhi...mi si legge in faccia che sono pazzo di te! Lo vedo ogni volta che mi guardo allo specchio...come puoi dubitarne? Dopo i giorni che abbiamo trascorso insieme, dopo tutte le volte  che abbiamo fatto l'amore, e dopo che ti ho chiesto di cercare lavoro a Torino, di trasferirti perchè non sopporto l'idea di saperti lontana" così dicendo cercai le sue mani, e quando capii che non le avrebbe sottratte le strinsi talmente forte da farle male
" Perfavore....dammi l'opportunità di dimostrarti che anche io voglio che duri per sempre"
" Non riesco a fidarmi di uno che mi ha detto che mi amava mentre la fidanzata lo aspettava a casa"
" Non ti ho mai mentito, mai, almeno sui sentimenti. Non sarei mai riuscito a farlo guardandoti negli occhi...in quel modo, come ti ho guardato per tutto il tempo, come ti sto guardando ora e voglio guardarti per sempre. I miei occhi guardano solo te così, e lo sai, so che lo sai. "
Sospirò, e capii che quello era esattamente ciò che voleva sentirsi dire. 
Ero consapevole del fatto che si fosse persa tante di quelle volte in quel verde, e intuivo che sentirmi dire quelle parole, avesse almeno in parte alleviato il dolore. Perchè era vero: i miei occhi guardavano così solo lei.
" Mi dispiace...ma non ce la faccio Andrea" e con quelle parole, ritirò per l'ennesima volta le mani dalle mie, e trattenendo le lacrime, lasciò lentamente la stanza, stando attenta a non voltarsi mai indietro.



BUONSALVEEE!!
Lo so, non è il massimo lasciarvi con questo capitolo così triste proprio a Natale, ma vi prometto, che ci sentiremo prima dell'inizio del nuovo anno, con un augurio speciale ;) <3
Grazie di cuore per avermi sostenuto fino ad ora, e miraccomando, non lasciatevi intimidire e rendetemi partecipe delle vostre opinioni sulla storia...amo scambiare quattro chiacchiere con voi (anche se non vi rispondo così in fretta come vorrei per motivi di forza maggiore (esami in vista))
Che ne pensate della canzone? Non credete sia perfetta per la loro situazione?
Scappo, un bacione, alla prossima settimana e....BUON NATALE A TUTTI VOI!



 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


CARLOTTA

Erano trascorsi dieci mesi da quella disastrata serata estiva durante la quale avevo scoperto la verità, ma a me sembrava che si fosse trattato di dieci anni. Perchè erano stati così lenti, così monotoni e così vuoti, che mi era parso che il tempo non passasse affatto. Però evidentemente era soltanto una mia impressione, perchè per quanto lenti e spenti fossero stati, quei mesi erano passati lo stesso, e Vitte si stava preparando ad accogliere di nuovo l'estate. 
A breve ci sarebbe stato il tradizionale ballo in maschera, ma io avevo già deciso che quella volta non avrei partecipato..non ero proprio dell'umore adatto, e poi, proprio in quei giorni, avrei partecipato come damigella d'onore al matrimonio della mia cara amica Erica, e visto e considerato che non avevo nessuna voglia nemmeno di partecipare a quell'evento, ma ci ero costretta per vari motivi, Alice, Edo, Nico e Lisa non avevano insistito più di tanto quando avevo comunicato loro che per quell'anno avrei saltato il ballo in maschera...me ne aveva già combinati abbastanza di guai, e non era proprio il caso di rischiare ancora.
Ora non pensate che dopo la delusione avuta da Andrea, avessi cominciato a vivere come un'automa o volessi farmi suora, nessuna delle due opzioni rientrava nei miei progetti, e anzi, avevo trascorso quei mesi facendo quello che avevo sempre fatto, non cambiando di una virgola le vecchie abitudini, continuando a uscire con i miei amici e ridere e mangiare dolci come se non ci fosse un domani, compreso il mio amatissimo gelato alla nocciola..non mi ero chiusa in casa a piangere come una disperata, però la mia pelle bruciava ancora per quelle carezze e quei baci, e me ne accorgevo ogni qual volta vedevo Alice e Edo scambiarsi dolci effusioni e ogni qual volta Erika mi parlava di Marco...era praticamente e fastidiosamente inevitabile ripensare a lui, a quanto avremmo potuto essere felici se solo Andrea non fosse stato uno stronzo.
Ci aveva provato a sistemare le cose...eccome se ci aveva provato. Le aveva praticamente provate tutte per farsi perdonare, persino mandarmi un mazzo di rose numericamente importante tanto quanto i giorni che ci separavano dal nostro primissimo incontro ( per tre giorni avevano occupato tutto il salotto, poi, in un impeto di rabbia le avevo buttate via); mi aveva telefonato così tante volte e mandato così tanti messaggi che mi imploravano di perdonarlo per avermi tenuta nascosta la verità, che alla fine ero stata costretta a cambiare numero di cellulare per non stare male ogni qual volta leggevo il suo nome. E poi si era presentato più volte a casa mia, mi aveva urlato dalla finestra che mi amava, e aveva praticamente corrotto Erika e il resto dei miei amici diverse volte, i quali mi avevano raccontato come fossero andate le cose con Eleonora, e rassicurata sul fatto che avesse chiuso definitivamente la relazione con lei non appena aveva rimesso piede a Torino dopo la fine del nostro personalissimo paradiso.
E io gli credevo, davvero. 
Era stato lui stesso, con quel discorso a cuore aperto che mi aveva fatto quella sera in hotel per trattenermi, a farmi ricredere sulle sue intenzioni. E poi, tutto quello che aveva fatto dopo, mi aveva effettivamente dimostrato che non aveva mai voluto prendermi in giro e che con ogni probabilità mi aveva amato davvero, e mi amava davvero...non avevo alcun dubbio su quel punto ormai, perchè, insomma, uno a cui di te non frega niente non ci mette così tanto impegno nel cercare di aggiustare le cose. E io avevo apprezzato tutto, ogni suo minimo sforzo....ma il fatto che non avesse mai avuto intenzioni poco serie nei miei confronti, non cambiava la situazione in cui si era cacciato: va bene, non lo aveva mai voluto intenzionalmente, ma lo aveva fatto, mi aveva mentito per tutto il tempo, mi aveva tenuta nascosta praticamente la parte più importante della sua vita, e il problema vero, era che io non riuscivo a fidarmi più.
Sapevo che quegli occhi guardassero solo me in quel modo, Andrea me lo aveva detto e ridetto, e gli credevo, perchè era evidente che fossi importante per lui, però, nonostante questo, era riuscito a mentirmi con talmente tanta leggerezza, come se si fosse trattato di una feccenda da niente! Ed era proprio quello l'aspetto della facenda che mi feriva maggiormente.
E come potevo tornare a fidarmi di occhi, che sì mi amavano, ma che sapevano anche raccontarmi bugie su bugie?
Non ce la facevo...per quanto apprezzassi i suoi tentativi, non ce la facevo. 
Non ce l'avevo fatta per i successivi tre mesi a quella maledetta sera, e poi lui aveva smesso di provarci, quindi avevamo ormai perso da tempo ogni contatto.
Probabilmente si era stancato, rassegnato..e per quanto ne sapevo in quel momento, poteva addirittura essersi rifatto una vita con qualcun'altro, a differenza di me che forse non ci sarei riuscita di più.
Non è che dopo quella scottatura non mi fidassi più dell'inero genere maschile: sapevo benissimo che esistessero ragazzi davvero in gamba e soprattutto leali (Marco, il promesso sposo di Erica ne era la prova lampante, e la stessa cosa poteva dirsi per Edoardo, Vittorio, il poliziotto ormai ragazzo di Lisa da quasi un anno, e persino di Nico, a modo suo).
Il problema non era il mio relazionarmi con il genere maschile, o meglio, era proprio quello, ma posto in altri termini. Mi sentivo una cretina, ma io, nonostante tutti i casini, non riuscivo a guardare nessuno come guardavo Andrea.
Non ci ero mai riuscita, nemmeno quando mi aveva lasciata la prima volta, e più passavano i giorni, più mi rendevo conto che non ce l'avrei fatta mai. 
Perchè ne ero stupidamente ancora maledettamente innamorata, e se il cervello mi rimetteva in riga ricordandomi ciò che mi aveva fatto ogni qual volta mi abbandonavo a pensieri maliconici nei confronti dei giorni trascorsi insieme, il cuore martellava nel mio petto per impedirmi di dimenticare quanto effettivamente eravamo stati bene. Le sue carezze, i suoi baci, il suo modo di stringermi e toccarmi, ce l'avevo marchiato a fuoco su ogni millimetro di pelle,e dubitavo fortemente sarebbe mai andato via.
Però continuavo a essere arrabbiata con lui, arrabbiatissima, e ogni tanto gli auguravo persino di finire sotto un tram a Torino, perchè ci amavamo, noi due ci amavamo davvero, e lui aveva rovinato tutto.
" Ei Carlo! Vieni a fare il bagno?" furono le voci dei miei amici che mi riportarono alla realtà, dalla quale spesso mi estraniavo per rintanarmi nella mia bolla fatta sempre degli stessi pericolosi pensieri.
Era una domenica mattina di inizio giugno, e io, Alice, Edo, Nico e Lisa ci stavamo godendo una delle prime giornate di mare a Vitte.
" Vi raggiungo tra un po'" gridai di rimando, per niente pronta ad abbandonare la suddetta bolla 
" Dai, l'acqua è caldissima!" rispose la mia migliore amica
" Lo so, ma sto prendendo il sole ora" mentii spudoratamente " tra un po' arrivo" la rassicurai un attimo dopo
" Lo sappiamo tutti che odi prendere il sole" disse Nico, raggiungendomi e stendendosi sull'asciugamano accanto al mio, ovviamente bagnato dalla testa ai piedi.
Notai diverse ragazze voltarsi a guardarlo e un sorriso compaciuto farsi spazio sul suo viso: nessuno avrebbe negato che fosse figo, con tanto di classici occhi azzurri, capelli biondi e fisico scolpito, tantomeno io.. ma non mi importava. 
Tuttavia, prima che potessi fare qualcosa per impedirglielo mi si spalmò addosso bagnandomi "Che fai? Spostati!" cercai di allontanarlo,mio malgrado ridendo
" In questo preciso istante sei invidiata da tutte le ragazze della spiaggia, e pure il coraggio di lamentarti?" mi provocò come al suo solito
" Sempre molto modesto tu" commentai ironicamente
" Sai che è vero" mi fece notare....sì, sapevo fosse vero, ma io non mi sentivo esattamente il tipo di ragazza da invidiare per ovvi motivi
" Non c'è nulla da invidiare" dissi infatti, mantenendo un tono leggero
" Così mi offendi però" scherzò Nico, senza preoccuparsi di scollarsi da me
" No no...tu sei un Dio greco, ma io-" e non mi fece nemmeno finire
" Ma tu sei ancora innamorata di quel coglione!" ribattè aspramente
" Ancora questa storia? Nico...ne abbiamo parlato troppe volte, ti prego" e a quel punto il mio amico si tirò sui gomiti per potermi guardare negli occhi.
" Perfavore Carlo, qui bisogna fare qualcosa, prendere una decisione...non è possibile vivere così. Lo so che fai finta di nulla per la maggior parte del tempo, che nel peggiore dei periodi sei addirittura riuscita a trovare un lavoro, e lo so che hai smesso da tempo di lanciare cuscini contro le pareti nei momenti di rabbia, ma so anche che il fatto che non ci siano segnali esterni o visibili della tua infelicità, non vuol dire che questa non esista. Non è possibile andare avanti così: o lo perdoni e ci date dentro come conigli fino a quando non avrete recuperato tutto il tempo perso, di nuovo..oppure te lo togli dalla testa una volta per tutte"
" Sempre molto delicato, mi raccomando" ironizzai, ma lui non si scompose affatto
" Non puoi continuare ad allontanarlo e contemporaneamente volerlo...non è salutare"
" Non posso allontanarmi se lui non si avvicina più" risposi sottovoce
" Ma non posso nemmeno dimenticarlo....vorrei, ma non ci riesco" 
" E come fai a dirlo? Non hai mai più baciato un ragazzo da quando avete rotto" ...potevo giurare che si divertisse quasi a fare l'avvocato dei diavolo
" Appunto!" quasi gridai, al che lui mi posò un dito sulle labbra
" Provaci con me!" propose, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo
" Che cosa?" mi accertai di aver capito bene
" Un bacio tra noi non implicherebbe nulla..ma se tu riuscissi a farlo, se riuscissi a baciarmi, magari, non lo so..ti sbloccheresti!"
" Ma tu sei completamente fuori di testa..è una cavolata" mi infervorai
" Ma no, guarda che ha senso!" ribattè Nico, pienamente convinto della propria tesi
" Non credo proprio...non cambierebbe nulla" ribattei a mia volta
" Appunto!" e si chinò su di me quasi fino a sfiorarmi le labbra
" Ma appunto cosa?" mi lamentai, provando a respingerlo
" Non lo faresti nemmeno per un amico che ti chiede un favore?" domandò, facendomi il labbruccio
" Che favore?" mi informai
" Beh..ecco, qualche mese fa ho scomesso con Edo che avrei baciato 500 ragazze entro il mio compleanno, e visto che compio gli anni domani e ne ho baciate 499..."
" Hai appena detto che tutta la spiaggia sogna i tuoi baci...approfittane, no?" lo stupii " E poi domani non è il tuo compleanno genio"
" Accidenti...quanto è difficile fregarti" sbuffò, allontanandosi e rimettendosi a sedere sul proprio asciugamano
" Potevi inventarne una migliore" lo provocai
" Ma io voglio soltanto aiutarti....è che mi rendo conto che per quanto la tua vita proceda normalmente esattamente come prima, per te quello lì resta un chiodo fisso... e se non ti fidi di lui e non riesci a perdonarlo, allora dimenticatelo!" 
Mi tirai sù a sedere e gli gettai le braccia al collo. "Lo so che lo fai per me, e lo apprezzo tantissimo...ma credimi Nico, le cose non sono così semplici.
E' vero che sono incazzatissima con lui e continuo a volerlo in qualche modo...è verissimo, ed è un controsenso, e io sono una stupida, ma che ci posso fare se è questo quello che provo?"
" Vuoi saperla la verità? Il problema vero è che tu ti sei decisa a perdonarlo quando lui ha smesso di tentare di essere perdonato, ed è questo il motivo per il quale dici di essere incazzata: non ti va giù il fatto che lui si sia arreso...e non riesci nemmeno a rincorrerlo a Torino e dirgli che nonostante tutto lo ami ancora, perchè pensi che sia lui ad aver sbagliato, e non tocchi a te rimettere a posto le cose.
E hai ragione, hai ragione sotto tutti i punti di vista, però Carlo....pensaci: é meglio sapere di aver ragione o essere felici?"
E io sapevo benissimo che non ci fosse alcun bisogno di pensarci, però, nonostante ciò, ero paralizzata in quella posizione sempre in bilico tra l'odio e l'amore, e non riuscivo a muovermi.
Alice ed Edoardo ci raggiunsero proprio in quel momento, togliendomi dall'impiccio di ammettere che Nico avesse ragione su tutto. I due, completamente incuranti del resto del mondo si sdraiarono l'uno sull'altra e presero a scambiarsi effusioni in spiaggia...quanto si amavano! Avevano trascorso anni e anni senza permettere ai loro sentimenti di venire allo scoperto, e forse, proprio per quel motivo, approfittavano di ogni istante per dimostrarsi con i fatti quanto tenessero l'uno all'altra.
Certo, continuavano a non essere una coppia 'normale' per la maggior parte del tempo, perchè praticamente battibeccavano senza sosta, si prendevano in giro e a volte arrivavano addirittura a litigare e non parlarsi per ore, ma poi sapevano risolvere tutto con un paio di baci infuocati. Erano fatti così, ed erano perfetti insieme.
Come lo eravamo stati io e Andrea durante i nostri 'cinque giorni', e anche l'estate precedente, quando sembrava che tutto stesse andando per il meglio anche per noi. A dirla tutta, in quel momento Edo e Alice mi ricordavano proprio noi due, diversi anni prima, su quella stessa spiaggia, alle prese con baci ancora più intensi. Era stato troppo bello per essere reale, e infatti l'incantasimo si era rotto molto presto, come le successive dinamiche avevano ampiamente dimostrato.
Ma basta, non potevo pensarci ancora, dovevo smetterla di rimuginare su quel passato..solo..era così difficile passare dalle parole ai fatti.
" Hai comprato il vestito per il matrimonio?" 
Persa nei tortuosi meandri dei miei pensieri, nemmeno mi accorsi che anche Lisa, la nuotatrice agonistica del gruppo, fosse uscita dall'acqua e ci avesse raggiunto, mentre Edoardo e Nico parevano essere spartiti nel nulla. Ipotizzai fossero andati a prendere un caffè al bar della spiaggia.
" L'hai comprato o no?" soltanto in quel momento metabolizzai la domanda delle mie amiche
" Si" risposi, senza preoccuparmi di mostrare un entusiasmo che non mi apparteneva
" E non ce lo hai fatto vedere?" si indignò Alice
" L'ha scelto Erica, è turchese...e devo ammettere che è davvero carino, ma preferirei non doverci andare al matrimonio"
" Dai Carlo..lei è stata come una sorella maggiore per te in questi anni, non puoi assolutamente esimerti dal farle da damigella d'onore" chiarì Lisa
" Lo so, e credetemi, le voglio bene come se fosse mia sorella, e non vedo l'ora che nasca il piccoletto che porta in grembo, e sono felice che finalmente riesca a realizzare il suo sogno d'amore..ma andare al matrimonio significa correre il rischio di incontrare una certa persona...."
" Ma non ti aveva assicurato lei stessa che non sarebbe venuto?" si informò a quel punto Alice
" Sì..ma durante i mesi che Marco ha trascorso a Torino, sono diventati molto amici, e insomma, non sono sicura voglia mancare al matrimonio" argomentai
" E se anche fosse?" 
Se anche fosse? Se anche fosse?! Va bene che erano trascorsi dieci mesi, e si supponeva che io che lui avessimo avuto il tempo di rifarci una vita, ma non si poteva di certo pretendere che restassi indifferente alla prospettiva di rivederlo. E loro due lo sapevano meglio di chiunque altro, lo vedevano ogni giorno nei miei occhi, che per quanto mi sforzassi di non pensarci, il più delle volte non riuscivo proprio a impedirmelo.
" Sinceramente io spero che venga, e che vi incontriate, così sarete costretti entrambi a fare qualcosa, qualunque cosa pur di non continuare così..anche sputarvi in faccia se servirà a chiudere definitivamente il vostro rapporto" e Alice non sembrava affatto ironica quando lo disse, anche se enfatizzò la parte finale della frase
" Abbiamo chiuso da un bel po', nel caso non te ne fossi accorta" le feci notare, e a quel punto fu Lisa a scoppiare a ridere.
" Chiuso? Non credo proprio..tu hai smesso di rispondergli e lui ha smesso di cercarti, ma tra voi non è mai finita sul serio. E' un rapporto che è andato alla deriva per l'inerzia e soprattutto l'orgoglio di entrambi" spiegò l'attimo successivo
" Ma che avete tutti oggi?! Anche Nico mi ha fatto la predica poco fa, per non parlare di Erica che cerca di convincermi a 'chiarire' definitivamente le cose un giorno sì e l'altro pure.
Però quando ho scoperto che Andrea ha fatto quel che ha fatto, allora gli avete dato tutti contro...come mai adesso avete cambiato idea?!" sbottai, trattenedomi a stento dall'urlare in spiaggia e far sapere a tutti le mie pene d'amore.
" Il punto è che ci siamo accorti che tu hai cambiato idea" chiarì Alice, senza alcun giro di parole
" Sei proprio tu quella che gli augura di morire sotto un tram, e che piangerebbe lacrime di sangue per il resto dei suoi giorni se succedesse davvero. 
Sei tu che ti rifiutavi di rispondere alle sue chiamate, ma amavi il fatto che ti cercasse...nonostante fossi incazzata nera.
E sempre tu quella che dice che non vuole rivederlo solo per paura di ricaderci...perchè, diciamocelo Carlo: per quanto tu voglia sforzarti, far finta di nulla e procedere con la vita, e per quanto tu possa riuscirci, c'è e ci sarà sempre un qualcosa che ti legherà a lui. Ti si legge negli occhi che lo sceglierai sempre e comunque, che sarà sempre lui a venir prima di ogni altro, e che ora, in questo preciso istante, lui ti chiamasse e ti dicesse che sta male, tu correresti come hai sempre fatto."
" Noi stesse ti abbiamo consigliato di dimenticarlo una volta per tutte, ma in fondo in fondo lo sappiamo che non è un'opzione. Tu quel gran cretino puoi solo amarlo, e la tua possibiltà di scelta si riduce ad amarlo infelicemente come stai facendo adesso, oppure darvi la possibilità di riprovarci"
" Ho paura" ammisi, senza riuscire a frenarmi
" Ho paura che le cose possono andare male di nuovo, e ho paura perchè ogni volta soffro un po' di più di quella precendente. Ho paura che non sia destino che noi due stiamo insieme, e non saremo mai felici per più di un lasso di tempo molto limitato. E no...non voglio assolutamente vederlo, ho paura anche di quello, perchè so già che sarebbe difficilissimo non lasciarmi stringere di nuovo"
E finalmente lo ammisi, dopo ben dieci mesi.
" Certo che hai un bel casino in testa..ma solo lì, perchè il cuore non ha mai avuto dubbi" sussurrò Lisa
" Io...non so più che pensare, rischio di impazzire seriamente per colpa sua" mi portai le mani al viso in segno di pura disperazione
" Se potessi tornare indietro a quella sera del ballo, lo seguiresti di nuovo in spiaggia, pur senza minimamente conoscerlo?" domandò a quel punto Alice
In quel momento spezzoni di meravigliosi momenti trascorsi insieme si affollarono nella mia mente, poi si aggiunsero anche quelli negativi, numericamente molto più consistenti, ma risuperati in modo quasi imbarazzante dall'intensità di quelli felici. Era vero che ero stata male per lui tante di quelle volte, ma mi bastava ricordare anche soltanto uno dei nostri attimi di paradiso, per cancellare mille lacrime.
" Sì, certo che lo seguirei" diedi voce ai miei pensieri
" A questo punto, penso che ti sia data ogni risposta da sola" concluse la mia migliore amica, strizzandomi l'occhio e tornando a rilassarsi senza più accennare all'argomento.




BUONSALVEEE
Ecco il penultimo capitolo con un giorno di ritardo rispetto al previsto. Va da sè che il prossimo sarà quello conclusivo della storia, ma non temete, non vi libererete così facilmente di me...
Vi lascio qui il link di una one-shot dal sapore natalizio che ho scritto proprio in questi giorni, e vi invito come sempre a farmi sapere cosa ne pensate della storia :))
Grazie di cuore a chi lo ha già fatto fino ad adesso, e a chi vorrà farlo in futuro. Amo leggere le vostre recensioni ;) <3
Ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3347127&i=1
Un bacione, BUON ANNO a tutti voi, e alla prossima settimana con l'ultimo capitolo di 'cinque giorni' <3<3<3










Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


ANDREA


Cinque giorni dopo.

" La smetti di aggiustarti quel colletto?" 
Mi accorsi di quanto freneticamente le mie dita si stesse muovendo intorno al collo per aggiustare la camicia, soltanto quando Marco me lo fece notare.
" Forse sono un po' nervoso" buttai lì, continuando nella mia impresa
" Dici?" mi rispose lui ironicamente "non me ne ero proprio accorto, guarda" aggiunse l'attimo successivo, al che io gli indirizzai un'occhiataccia.
" Mi fa prurito" mentii, sempre riferendomi al colletto della camicia
" Infatti: è per quello che lo stai praticamente distruggendo...mica perchè fremi dalla voglia di rivedere qualcuno..no, certo che no" disse con tono volutamente casuale
" Immagino già quanto sarà bella" sospirai, lo sguardo perso nel momento in cui saremmo stati nella stessa stanza
" Ricordati che non sa che tu sarai presente" mi ricordò a quel punto Marco
" Fidati...lo sa benissimo" ribattei convinto
" Ma Erica le ha assicurato il contrario" confermò ancora una volta
" Lo so..ma lei ha solo fatto finta di credergli" spiegai al mio amico, nonchè futuro sposo
" Perchè ne sei così convinto?" domandò a quel punto
" Perchè conosco Lottie meglio di chiunque altro, e lei conosce me, per quanto negli ultimi mesi si sia ostinata ad affermare il contrario. "
" A ragione" precisò lui con un ciglio alzato
" Si, a ragione. Lo so che sono stato un perfetto imbecille, so di essermi meritato tutte le porte che mi ha sbattuto in faccia e tutte le chiamate alle quali non ha mai risposto. Ho sbagliato a non parlarle di Eleonora prima che fosse troppo tardi, ma l'ho amata e la amo più della mia stessa vita, e la rivoglio al mio fianco, questa volta per sempre...solo, non so più che fare per farle cambiare idea.
I gesti clamorosi li ho provati tutti..ma in fondo ho sempre saputo che non facessero per lei. E poi le ho dato troppo poco tempo, non era pronta a metterci una pietra sopra...però spero tanto che lo sia ora, perchè mi manca da impazzire.

E se davvero la conosco bene, oggi proverà a fare l'indifferente fino a quando le sarà possibile, poi tenterà di stare sulla difensiva, e dopo..le parlerò di nuovo a cuore aperto"
" Va bene, ma essere così agitato non ti gioverà di certo" mi fece notare il mio amico
" Lo capisci che se fallisco anche oggi, è finita?" tornai a ritorturare il colletto
" Andrea" mi posò una mano sulla spalla con fare paterno
 "Anche io conosco Carlotta...e credimi, non è una ragazza che dimentica in fretta, anzi, temo che non sappia dimenticare affatto..le cose brutte, ma soprattutto le cose belle.

Tu non ci sei stato durante quei cinque anni, ma io sì..stando accanto a Erica, sono stato inevitabilmente accanto a lei, e ho capito che ti ha amato in modo spropositato considerato il lasso di tempo durante il quale siete stati insieme, ti ha amato come nessuno sarà mai capace di amare, e te lo ha dimostrato quando sei tornato, rigettandosi tra le tue braccia senza pensarci due volte, quando ha capito che tu la volevi davvero. Poi hai incasinato tutto e lei ha voluto fartela pagare ignorandoti completamente, ma non ti ha dimenticato, e non lo farà adesso come non lo ha fatto allora."
" Quando Lottie dona qualcosa non conosce mezze misure...mi ha dato tutto, e io ho tradito la sua fiducia" ammisi, con tono profondamente rammaricato
" E' proprio il fatto che non sappia dimenticare che mi fa paura, e al tempo stesso mi affascina come non mai. Una donna così è pericolosa caro mio, perchè ti conquista con la profondità, con la poesia, piuttosto che con un abito succinto..ti fa impazzire, ti rende schiavo della sua anima, di quella luce nei suoi occhi che non si spegnerà nemmeno quando compariranno le rughe sul suo viso, o quando i suoi capelli diventeranno del colore della neve. Una donna così ti impiglia nella sua rete per sempre, e la cosa più folle è che tu non desideri  uscrine perchè ci stai bene, troppo bene."
" Lo so benissimo di cosa parli..insomma, mi sto per sposare, sto per promettere a una donna di starle accanto per il resto dei miei giorni..non è cosa da poco, e non mi imbriglierei di certo così se non pensassi che per Erica ne valga la pena, di tutto, perchè è quel tipo di donna che tu definisci 'pericolosa' per un uomo, perchè è in grado di fargli perdere la testa davvero." ribattè il mio amico.
"Comunque, dico sul serio Andrea: cerca di calmarti..goditi questa giornata e metticela tutta per riportarla da te" consigliò l'attimo successivo, strizzandomi l'occhio.
Potevo dire di aver trovato in Marco un grande amico durante i mesi che lui aveva trascorso a Torino, e dovevo ammettere di essere dispiaciuto del fatto che la sua esperienza nella mia città si sarebbe conclusa prima del previsto: quando Erica aveva scoperto di aspettare una splendida bambina, non solo avevano deciso di sposarsi al più presto, ma lui aveva immediatamente comunicato ai suoi datori di lavoro che sarebbe tornato stabilmente a Vitte perchè nel giro di qualche mese sarebbe diventato papà, e non aveva la benchè minima intenzione di perdersi anche solo un istante dei primi passi di sua figlia, e della bellezza di sua moglie quando, esausta, l'avrebbe coccolata nel mezzo della notte per farla smettere di piangere.
E così, dall'oggi al domani, ero ritornato a Vitte anche io per il loro matrimonio; ero tornato nel luogo dove tutto era iniziato e tutto era finito per ben due volte. 
Non ero affatto sicuro di poter considerare la cosa in modo positivo..ma non mi sarei fatto scappare l'occasione di rivederla e provare a parlarle per niente al mondo.
" E' l'unica cosa che desidero...lo giuro" risposi a quel punto, pregando con tutto me stesso che Carlotta non mi respingesse.
" Sai che questa situazione ha dell'assurdo, vero?"  toccò a Marco riportarmi nuovamente alla realtà
Prima di rispondere mi voltai a guardarlo, e subito dopo tornai a rivolgere l'attenzione allo specchio che conteneva il mio riflesso. Scoppiamo entrambi a ridere, perchè effettivamemte c'era dell'assurdo in ciò che stava accadendo in quella stanzetta.
" Sono io quello che si sta sposare, sono io quello che in questo momento dovrebbe paranoicamente interrogarsi sul passo che sta per compiere, quello che dovrebbe aver voglia di fuggire via prima che sia troppo tardi, e pregare che tutto vada per il verso giusto oggi...e sei tu quello che dovrebbe rassicurarmi e tranquilizzarmi" disse, trattenendosi dal ridere ancora
" Sì, ci siamo scambiati i ruoli. Ma tu non hai alcuna voglia di scappare e sai benissimo che sposare Erica, la ragazza con la quale condividi tutto da quasi nove anni esatti, è la scelta più giusta che tu possa fare, perciò è tutto ok. Io...sono innamorato pazzo di una ragazza che ho ferito, e il mio desiderio più grande è che riesca a sentirsi di nuovo al sicuro tra le mie braccia"
" Allora buona fortuna amico mio" e con quell'ultima pacca sulla spalla mi fece capire che era ora di recarsi in chiesa per aspettare la sposa.
" Buona fortuna anche te...per tutto insomma" ribattei una decina di minuti più tardi, riprendendo il discorso, quando entrambi ci posizionammo all'entrata della cappella.
Lui sorrise scuotendo la testa, ma prima che potessi domandargliene la ragione, si spiegò da solo.
" Se solo lei ti vedesse in questo momento..ti ha completamente rincretinito" scherzò divertito...e in quel momento realizzai che probabilmente dovevo avere un sorriso ebete dipinto in faccia, perchè già stavo immaginando il momento in cui i nostri sguardi si sarebbero incontrati di nuovo
" Potrei dire lo stesso di te, lo sai?" risposi scuotendomi
" Già..lo so" ammise Marco, un attimo prima che Erica scendesse dalla macchina, accompagnata dalla propria damigella d'onore.
Erano bellissime, entrambe. Erica era raggiante nel suo pomposo abito da sposa: il velo abbassato sul viso conferiva purezza al suo sguardo, i capelli erano stati abilmente acconciati in modo tale da mettere in evidenza i tratti del suo viso, e poi sorrideva, sorrideva come non mai, impaziente di raggiungere il suo sposo e formalizzare quell'unione.
Lottie la seguiva a pochissimi passi di distanza, fasciata in un vestito sui toni dell'azzurro, turchese, non sapevo descriverlo nemmeno io..ma che le calzava quasi come una seconda pelle, mettendo in risalto la sua carnagione chiara, lievemente abbronzata. L'abito era lungo e non riuscivo a vedere le scarpe, ma dalle smorfie che di tanto in tanto comparivano su quel viso che avrei voluto riempire di baci, potevo giurare che Erica l'avesse costretta a indossare dei tacchi....lei non li aveva mai sopportati, ma alla fine doveva aver ceduto per far contenta la sua amica.
Potrei essere in grado di descrivervi con minuziosa precisione ogni particolare di quel vestito, semplicemente perchè mi soffermai a guardarlo per un bel po', di colpo quasi timoroso di sollevare lo sguardo fino a incrociare i suoi occhi (sì, il vigliacco aveva preferito fermarsi alle smorfie delle labbra..perchè avevo paura, paura di leggere freddezza in quel castano cioccolato che tanto amavo.)
Marco mi copriva quasi completamente alla sua visuale, ma quando il mio amico si spostò con l'intenzione di andare incontro alla sposa, mi sentii immediatamente più esposto, e per un attimo non seppi che fare...andai nel panico, combattuto dalla voglia di correrle incontro e abbracciarla come se nulla fosse, o sparire dalla sua vista, ancora rosso dalla vergogna per il male che ero stato capace di infliggerle tacendole la verità su Eleonora che, a proposito, per uno strano scherzo del destino, avrei dovuto sposare da lì a qualche mese, se le cose fossero andate in modo diverso.
L'unica cosa che in tutta quella burrasca che avevo provocato mi consolava, era l'aver avuto la conferma che anche lei non fosse esattamente felice di salire sull'altare al fianco del sottoscritto...certo, si era infuriata tantissimo e aveva tentato di spaccarmi la faccia tirandomi addosso un piatto che si era fortunatamente infranto sul pavimento, e mi aveva urlato addosso piangendo, dicendomi che ero uno stronzo, che l'avevo tradita, che lei non meritava di essere trattata in quel modo.. e aveva anche detto di non volermi vedere mai più. Di certo non avevo potuto darle torto visto le circostanze, ma più tardi, dopo averne parlato con Giulia ed essersi tranquillizzata, aveva ammesso apertamente di non sentirsi pronta per un passo come il matrimonio, anche se giurava di avermi amato sinceramente dal primo all'ultimo secondo, sue testuali parole.
Non fui affatto sorpreso da quella rivelazione, tuttavia, proprio in quel frangente, decisi finalmente di essere sincero fino in fondo e le raccontai di Carlotta, sin dall'inizio, chiedendole scusa quasi in ginocchio nel confidarle che inizialmente l'avevo scelta perchè era praticamente l'opposto della ragazza di cui mi ero follemente innamorato durante una stupida estate, e che proprio per quel motivo ero convinto che una come lei non mi avrebbe mai fatto soffrire nel modo in cui avevo fatto quando avevo lasciato Carlotta.
Le raccontai tutto, e lei mi ascoltò, delusa, ferita, sollevata...alla fine non capii più nemmeno io come si sentisse a riguardo, ma restò fino alla fine, e prima di andarsene salutandomi con un 'ti auguro di essere felice con la ragazza che ami davvero' , ci tenne a precisare il fatto che Matteo non avesse colpe. Non era stato lui a dirle che a Vitte ci ero tornato per affari di cuore, lo aveva capito da sola quando avevo smesso di rispondere a tutte le sue chiamate, e quando mi aveva sentito 'diverso' le volte in cui le avevo risposto..."una donna certe cose se le sente, non c'è bisogno che qualcuno gliene racconti, soprattuto se nota che il suo fidanzato non le dedica tutte le attenzioni che le riservava prima..non ci vuole un genio per capire che c'è un'altra" aveva concluso, prima di andare via.
A quel punto le avevo afferrato un braccio bloccandola, e l'avevo ringraziata per aver compreso nonostante tutto;  dopodichè augurai buona vita anche a lei.
Mi disse di essere consapevole del fatto con quella telefonata avesse combinato un casino, ma non era riuscita a trattenersi, aveva dovuto compiere quel gesto per la propria dignità. 
E poi se ne andò definitivamente.
Incredibile che fosse riuscita ad essere la donna tutta d'un pezzo che era sempre stata anche in quella situazione.
Ovviamente inizialmente aveva dato di matto, ma poi senza scomporsi, mi aveva detto di non aver voglia di sposarsi, di essere dispiaciuta (a dire poco) del mio comportamento e non potermi assolutamente perdonare, anche se sapeva benissimo che non le avrei chiesto di mettere una pietra sopra all'accaduto e tornare insieme...ma alla fine mi aveva ascoltato mentre le parlavo di lei, e deliravo, e mi strappavo i capelli per aver rovinato tutto.
Quando mi lasciò solo, mi resi conto che nonostante tutto fosse una donna eccezionale...ero io che non ero mai riuscito ad apprezzarlo pienamente, semplicemente perchè ero innamorato di un'altra e vedevo sbiadito tutto il resto. Però, come avevo sempre detto, a lei ci tenevo, e a quel punto le auguravo davvero di trovare qualcuno che sapesse amarla sul serio, magari senza impigliarla subito in un matrimonio che lei assolutamente non si auspicava in tempi brevi.
Nei giorni successivi mi ero chiarito anche con Matteo, e proprio tramite lui e Giulia, diversi mesi più tardi, avevo saputo che Eleonora stesse uscendo con un ragazzo a cui aveva fatto da infermiera per diverse settimane dopo un relativamente fortunato incidente stradale. La sua migliore amica mi aveva confidato di vederla molto presa dal tipo, e io fui felice di saperlo.
Dunque ero io l'unico a non essere in grado di dimenticare un amore finito...o magari, è solo il vero amore quello che non si dimentica mai.
Ma tornando al matrimonio in corso (scusate, sono consapevole di non aver scelto il momento più adatto per raccontarvi del mio chiarimento con Eleonora, ma non ho proprio potuto farne a meno..anche lei meritava uno spazio in tutto questo), Marco aveva ormai quasi raggiunto Erica, quando commisi lo stupido, stupidissimo errore di mettere in piede in fallo nel tentativo di spostarmi per liberare l'ingresso della minuta cappella, senza smettere di guardare lei.
Non caddi fortunatamente, e quasi nessuno si accorse di quel tentennamento, ad eccezione della mia Lottie.
Non si voltò nella mia direzione, ma rischiò di inciampare a sua volta su quei trampoli nel misero tentativo di restare indifferente: misero perchè le scappò un sorriso a metà tra il divertito e l'infastidito...e fu proprio allora che mi resi conto che aveva notato la mia presenza sin dall'inizio.
Non poteva avermi visto in quel momento, perchè non si era nemmeno voltata.. doveva aver sentito la mia presenza nell'aria sin dall'inizio.
" Siete proprio fatti per stare insieme" sentìì ridacchiare alle mie spalle, e un attimo mi ritrovai di fronte ad Alice
" Due imbranati" rincarò la dose la ragazza, riferendosi ovviamente alla mezza caduta di entrambi
" Solo voi...solo voi" disse ancora, prima di salutarmi velocemente per lasciare spazio ad Edoardo, e a Nico.
" Ti avviso: se la vedo piangere per te oggi, ti vengo a spaccare la faccia" disse quest'ultimo in un tono non troppo amichevole
" Lascia perdere mio fratello..è sempre stato molto protettivo nei confronti di Carlotta, la considera una sorella minore esattamente come considera me. Però perfavore Andrea, chiarite una volta per tutte, e dateci un taglio a questo tira e molla infinito, perchè lei ci sta malissimo, e tu non sembri passartela tanto meglio" sentenziò Lisa
" Quante chance ho di essere perdonato?" le domandai a quel punto, senza riuscire a trattenermi, proprio mentre Erica e Marco raggiungevano l'altare, e Lottie, che non avevo mai perso di vista, prendeva posto ai primi banchi, seduta accanto alla mamma e alle zie della sposa.
" Mettiamola così: se non ne combini un'altra delle tue, qualche possibilità ce l'hai" 
Lisa preferì non sbilanciarsi troppo, ma quell'ammissione da parte di un'amica così stretta, riuscì ad alimentare le mie speranze.
La cerimonia fu meravigliosa, emozionante, perchè in quella chiesa bisognava proprio essere ciechi per non accorgersi di quanto Erica e Marco si amassero.
Lottie si voltò una sola volta indietro, proprio nel momento in cui i neo sposi si scambiavano il classico bacio sull'altare: la vidi cercarmi timidamente tra la folla, per poi trovarmi poco più dietro di lei, guardarmi per un istante e poi tornare a concentrarsi sulla scena principale, quasi come se il semplice incontrare i miei occhi, l'avesse accecata, arsa , e costretta a distogliere lo sguardo.
Durò probabilmente meno di un istante, ma anche in così poco tempo, riuscì a cogliere il sorriso amaro che le piegava le labbra, e promisi a me stesso che alla fine della giornata, quello sarebbe stato un sorriso vero. 
Non sapevo ancora bene come avrei fatto, ma l'avrei riportata indietro tra le mia braccia.



BUONSALVEEEEE!!
Va da sè che questo che possa essere l'ultimo capitolo come vi avevo anticipato ma solo il penultimo.
Non prometto nulla perchè avrò tre esami a distanza di una settimana, di cui il primo tra una settimana (scusate il giro di parole ma è effettivamente così e mi viene l'ansia anche solo a scriverlo)..farò il possibile per aggiornare entro quindici giorni, ma nel caso non dovessi riuscirci, ci sentiamo sicuramente dopo il 26.
Sempre in quel periodo, inizierà anche il primo capitolo vero e proprio di 'A sweer white disaster' che, a proposito, trovate cliccando su questo link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3347127&i=1

Mi farebbe molto piacere sapete cosa ne pensate, e ovviamento vi ringrazio di cuore per tutto il sostegno e l'interesse nei confronti di questa storia (giuro che rispondo alle recensioni il prima possibile...scusate, ma è un momentaccio! Non vedo l'ora che arrivi il 27 gennaio ahahahah)
Scappo, un bacione, a prestooooooooo <3<3<3
PS. Recensiteeeeeeee ;)
 

















Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


CARLOTTA

Non appena la cerimonia terminò, i neo-sposi furono praticamente accerchiati dagli invitati. Tutti desideravano congratularsi con Erica e Marco, che finalmente, dopo tanto tempo, avevano ufficialmente coronato il loro sogno d'amore, che si sarebbe fatto ancora più reale con la nascita della piccola che la mia amica portava in grembo da qualche mese.
Ovviamente fui io una delle primissime persone ad avere la possibilità di fare gli auguri agli sposi: entrambi mi strinsero in un forte abbraccio e mi ringraziarono per essere presente in un giorno per loro tanto importante. Nonostante tutto...non sarei potuta e voluta mancare per niente al mondo. Li consideravo quasi come una coppia di fratelli maggiori.
Tuttavia, dopo quel veloce scambio di battute e abbracci, mi confusi nella folla, facendo tutto ciò che era in mio potere per impedire ai miei occhi di cercarlo. Volevo sapere dove fosse per stargli alla larga, o almeno quella era la squillida bugia che rifilavo a me stessa pur di non ammettere che se le cose fossero andate diversamente, se lui avesse continuato a cercarmi e volermi, a quest'ora avrebbe forse potuto cullarmi tra le sue braccia.
Mi ero girata una volta sola in chiesa, ovviamente nel momento meno opportuno, proprio quello del bacio tra gli sposi, ma non appena mi ero accorta di essere guardata a mia volta proprio da quegli occhi, con uno scatto repentino, ero tornata ad applaudire Marco e Erica.
Dopo tutto quello che i miei amici mi avevano detto nei giorni precedenti al matrimonio, dopo tutte le volte in cui mi ero trovata sola con me stessa a riflettere sui miei sentimenti e sulla vita senza di lui, mi sentivo stordita, confusa. Era ovvio che Andrea non mi sarebbe mai stato indifferente, ma non ero certa di sapere fino a che punti potessi sopportare di convivere con la sua mancanza.
Il problema era che per quanto mi sforzassi di comportarmi come se le nostre strade non si fossero mai scontrate provocando uno di quegli impatti frontali dai quali non ti riprendi più, non ci riuscivo...e a qualsiasi ora del giorno e della notte, qualunque cosa stessi facendo, c'era qualcosa, anche un minimo e stupidissimo dettaglio che mi riportava a lui.
Forse la scema ero io, ma per me quel ragazzo aveva significato tutto, in positivo e anche in negativo, e non sarei mai riuscita a lasciarmelo alle spalle.
Sapevo che non sarebbe mancato al matrimonio, me lo sentivo, ma non ero pronta a guardarlo negli occhi...mi conoscevo troppo bene, e sapevo che come ogni volta, quei due smeraldi mi avrebbero annientata, resa incapace di intendere e di volere qualunque cosa eccetto lui. Perciò gli stavo alla larga, per proteggermi dall'unico uomo al mondo del quale avrei tanto voluto essere protetta.
Ma purtroppo le cose non erano così semplici, e se solo fossi riuscita ad arrivare indenne alla fine di quella giornata..chissà, forse c'era ancora la speranza di escluderlo per sempre dai miei progetti.
Dio..un minuto prima dicevo di voler essere stretta dalle sue braccia, e un minuto dopo avrei voluto essere capace di fingere che noi due non fossimo mai esisiti insieme...praticamente deliravo, e lo sapevo, me ne accorgevo, e avrei voluto urlare o prendermi a schiaffi da sola per quel comportamento da perfetta imbecille (innamorata), ma dato le circostanze dovevo limitarmi a sorridere nelle foto e far finta di essere in pace con me stessa.
Avevo appena individuato Alice e Edo tra la folla e mi stavo accingendo a raggiungerli, quando mi sentii sollevare da terra. Prima che potessi anche solo rendermene conto, mi ritrovai tra le sue braccia, nella stessa e identica posizione nella quale si sarebbe trovata Erica nel momento in cui avrebbe varcato la soglia di quella chiesa, stretta stretta all'amore della sua vita.
" Andreaa" un misto tra una supplica e un lamento....in chiesa non avrei di certo potuto dare spettacolo
" Ciao" mi rispose lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo
Quella situazione aveva davvero dell'assurdo, soprattutto se si considerava il fatto che io, in modo automatico gli avessi circondato il collo con le braccia per reggermi meglio.
" Che cosa stai facendo...mettimi giù" provai a ribellarmi a quella stretta così decisa, e dolce da farmi male
" Non fin quando non saremo arrivati" rispose enigmatico, continuando ad avanzare con me tra le braccia, a mò di principessa
" Ma arrivati dove? Che intenzioni hai?" cominciai ad agitarmi non appena fummo fuori
" Lontano da tutta questa gente" sussurrò, pregandomi con gli occhi di guardarlo, visto che non ancora non riuscivo a farlo, limitandomi a fissare il panorama che mi scorreva davanti con il cuore in tumulto
" Cosa? Sei matto? Il matrimonio!" gli ricordai
" Non si accorgerà nessuno della nostra assenza" mi rassicurò, mentre ormai avevamo superato il piazziale della chiesa
" Ma sì invece! Erica conta su di me...le ho promesso di accompagnarla quando andrà a fare le foto" spegai confusamente
" Non ci vorrà un genio per capire che sei con me" mi zittì lui, al che il mio cuore saltò un battito.
Era davvero così scontato per tutti che sarebbe finita così? Forse....tutti avrebbero scommesso che qualcosa sarebbe successo tra noi due, il problema era che io non riuscivo a capire cosa stesse accadendo.
Andrea continuava ad avanzare verso chissà dove con me in braccio, nonostante tutto perfettamente a mio agio in quella posizione, che contestavo quella fuga pur lasciandomi trascinare da lui senza fare troppi complimenti. Mi avrebbe fatto impazzire, poco ma sicuro.
" Bene..allora erano tutti a conoscenza di questo rapimento, tranne la sottoscritta?" domandai, in un tono che non sarebbe dovuto suonare quasi divertito.
In un tono che non avrebbe farlo dovuto ridere, ricordandomi quanto amassi quel suono cristallino.
" Lottie...Lottie" sospirò
" Se solo potessi rapirti davvero, per sempre" sussurrò un attimo dopo, mettendomi finalmente giù.
Finii di schiena contro un albero, con lui giusto di fronte. E ora che scusa avrei trovato per non perdermi in quegli occhi?
" Puoi guardarmi adesso?" mi pregò infatti, poggiando entrambe le mani al tronco dell'albero, ai lati della mia testa.
Non avevo più scampo. Quindi mi costrinsi ad alzare lo sguardo fino a incrociare il suo.
Per un istante non disse nulla, e restammo lì, immobili, zitti, a guardarci, come se in quel modo potessimo risolvere tutto.
" Dio...quanto sei bella!" disse quando si fu ripreso, spostando una mano del tronco per posarla sul mio viso.
Era rovente, tanto quanto i suoi occhi, che non volevano saperne di staccarsi dai miei.
" Che cosa stiamo facendo...scappiamo dal matrimonio..sembriamo due pazzi!" e non sapevo se ridere di cuore o d'isteria per quella situazione
" E quando mai abbiamo fatto cose normali io e te" sorrise, molto più dolcemente di quanto il mio povero cuore avrebbe potuto sopportare
" Si, ma non si può andare avanti così...dobbiamo smetterla, ci siamo già fatti male troppe volte"
" Lo so, ma io non riesco proprio ad arrendermi" confessò, spostando quella mano più in basso, posandola sul mio collo.
E stupida io che non riuscivo nemmeno a sottrarmi a quel contatto....come potevo anche solo pensare e sperare di andare avanti e voltare pagina? Come?!
" A me sembrava proprio che ti fossi arreso" ammisi a quel punto. Se voleva parlarne, ne avremmo parlato.
" Solo perchè dopo tre mesi di porte sbattute in faccia, ho deciso di lasciarti in pace per un po'?" si informò, quasi divertito
" Pensavo ti rifossi fatto una vita...sono passati dieci mesi dopo tutto"
" E allora? Fossero anche passati dieci anni, una vita senza te non sarà mai vita"
" E poi non ci credi nemmeno tu a quello che hai detto...lo sai meglio di qualunque altro che quando qualcuno ti entra dentro così come tu sei entrata in me e io in te, non ne esce più" continuò 
" Come sai che anche per me è rimasto tutto come allora? Che ne sai di quello che provo?" lo sfidai, occhi negli occhi
" Lo so perchè riconosco il mio sguardo nel tuo, esattamente come allora. Ma se pensi che questo non sia sufficiente, allora dimmelo tu come ti senti. Parlami, sono pronto ad ascoltarti"
" In questo momento dici? Oh beh, ora mi sento una cretina, perchè nonostante tutto quello che mi hai fatto passare, ti ho permesso di prendermi in braccio e portarmi qui nel bel mezzo dei festeggiamenti del matrimonio di una delle mie care amiche, e in un parco comunale, vestita da prima damigella, con i tacchi che ho sempre odiato ormai sporchi di fango e di erba, e la schiena contro il muro, mi sto facendo fregare un'altra volta dai tuoi maledetti occhi! Ecco cosa provo" parlai, incapace di pormi un freno
" Te lo giuro: non ti vogliono fregare...non lo hanno mai voluto, nonostante poi le cose siano andate diversamente" si corresse da solo
" E' questo il problema Andrea! Tu non vuoi mai farmi del male, ma finisci sempre per farmelo....e io non ce la faccio più, perchè ogni volta sto peggio della precedente, e non so se sono disposta a tutto questo"
" Io non ti posso promettere che questa volta sarà diverso, però posso giurarti che farò l'impossibile pur di renderti felice, e condividerò con te tutto, anche le sciocchezze più insulse. Ti renderò partecipe di ogni dettaglio della mia giornata, della mia vita e... ti amerò immensamente, anche se quest'ultimo non sarà un impegno, piuttosto la naturale conclusione di ogni mio respiro"
Mi guardava con certi occhi, così ardenti di passione e d'amore, che avrei potuto tranquillamente sciogliermi lì, sul posto, a causa del calore, del fuoco di quello sguardo.
Sapevo bene che non fossero bugie o esagerazioni..io gli credevo con tutta l'anima, ma la paura non mi era passata.
" Non puoi presentarti qui, sbattermi contro un muro e farmi una dichiarazione così, non puoi! Perchè io non so respingerti, non l'ho mai saputo fare... e tra qualche giorno ci ritroveremo alle solite!" sbottai
" Non te ne accorgi che ogni volta qualcosa va storto...magari, magari dobbiamo solo rassegnarci al fatto che non siamo fatti per stare insieme" stavo delirando, lo sapevo, ma volevo comunque provare con tutte le mie forze a non cedere, volevo vedere se davvero dipendevo da lui a tal punto da amarlo senza riserve correndo il rischio di essere travolta da una nuova tempesta, o se ero in grado di resistergli almeno un po'.
" E tu? Tu non ti rendi conto che non possiamo nemmeno stare lontani? 
Non ti accorgi che in un modo o nell'altro finiamo per scontrarci ancora e ancora nello stesso punto di sempre? 
Non vedi che ci tratteniamo a fatica dalla voglia di saltarci addosso ogni volta che ci guardiamo negli occhi?
Forse è una maledizione che qualcuno ci ha lanciato addosso e ci impedisce di amare qualcun'altro, ma anche se così fosse, è la cosa più bella che ci potesse capitare, perchè non tutti hanno la fortuna di provare un sentimento forte come il nostro, che basterebbe da solo a sopperire ogni altra mancanza.
Non vale la pena di lasciarlo esplodere, dici? Di permettergli di consumarci l'anima e le membra, e di farci vivere come se fossimo sempre sull'orlo di un precipizio?" quasi urlò, poi prese un respiro profondo, calmandosi.
" Sai  una cosa Lottie? Le navi nel porto non corrono alcun rischio, sono al sicuro, ma non è per quello che sono state fatte...piuttosto devovo uscire in mare aperto, viaggiare lontano, esplorare il mondo
E non è la stessa cosa per noi? Lo capisco, capisco ogni tua paura....ma anche tu, rinchiudendoti nel tuo guscio sei al riparo da ogni possibile sofferenza, certo, ma ti perdi lo spettacolo più bello che la vita ha da offrirti, l'amore"
" Da quando sei diventato così filosofo, tu?" con la voce spezzata dall'emozione per quelle parole così maledettamente vere, provai a spezzare la tensione
" Non lo so nemmeno io..deve avermi influenzato la mia scrittrice preferita" sorrise, e lì persi la testa sul serio
" Mascalzone che non sei altro" 
Sorrisi a mia volta, e prima che potessi permettermi di rimuginarci ancora, gli presi il viso tra le mani, e premetti le labbra sulle sue. 
E con quel contatto i miei polmoni ripresero a respirare davvero, dopo dieci mesi.
" Ho chiuso con Eleonora non appena sono rientrato a Torino...sei tu l'unica che voglio, sei tu l'unica che amo" sussurrò sulla mia bocca, prima di riappropriarsene per baciarmi di nuovo
" Sei sempre stata tu Lottie..quell'estate di cinque anni fa ha condizionato le nostre vite per sempre." continuò
"Vuoi sapere la verità? Io non lo credevo possibile..no, non ci credevo. Sono stato benissimo con te allora, ma pensavo che una volta ritornato alla mia vita, sarei riuscito a cavarmela custodendo soltanto il tuo ricordo. Ed è stato così,  fino a quando non ho origliato la conversazione di mia sorella con la sua amica riguardo a un libro che aveva troppe coincidenze con la nostra storia per essere riferito a qualcosa di diverso. Sono andato a comparlo, e lì è cambiato tutto...ho capito che non avevo dimenticato un bel niente, e che non amavo e non sarei mai riuscito ad amare Eleonora quanto avevo amato te e quanto ancora amavo te.
Ci ho impiegato un po' per ammetterlo a me stesso, lo so, ma ora è tutto chiaro: non voglio vivere senza di te, non mi sento completo se tu non ci sei"
Stavo per rispondergli, dicendogli che non avevo mai smesso di amarlo nemmeno io, e che nonostante tutto volevo lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare da zero, perchè la mia verità era che per quanto mi sforzassi di costruirmi una vita di cui lui non avrebbe fatto parte, e per quanto dicessi ai miei amici di averlo superato, di stare bene, nemmeno io mi sarei mai sentita completa senza Andrea al mio fianco.
Lo so, ero una cretina che continuava a ricascarci ogni volta e credere che quella forse sarebbe stata quella buona, ma come aveva detto lui, probabilmente la nostra era una maledizione. Era stramaledettamente vero che avremmo continuato a scontrarci sempre nello stesso punto, ma io sapevo bene che avrei preferito litigare con lui anche mille volte al giorno, piuttosto che far l'amore con qualcun'altro.
Stavo per confidargli tutto questo, quando Alice, Edo e Nico, dalla strada, ci urlarono di salire in macchina, se non eravamo intenzionati a raggiungere a piedi il ristorante.
Effettivamente...io ero arrivata con la sposa e lui con lo sposo, e li avevamo praticamente abbandonati, quindi se non avessimo accettato il passaggio ci saremmo ritrovati a piedi davvero, e con quei tacchi non potevo proprio permettermelo.
I miei amici capirono all'istante quante cose fossero cambiate tra me e Andrea nel giro di pochi minuti, e non si stupirono nemmeno più di tanto...forse dopotutto tutti sapevano che sarebbe finita esattamente così. Perchè non sapevo e non potevo negare a me stessa il rischio di essere felice.
Mettetela così: non ero affatto sicura che tutto sarebbe andato per il verso giusto quella volta, ma ero certa che con nessun'altro al mondo avrei potuto perlomeno aspirare a essere felice. Con Andrea potevo, mi veniva così spontaneamente naturale, e stavo così bene stretta tra le sue braccia che mi risultava facile credere che avrebbe potuto funzionare per sempre.
Con lui ci sarei cascata ogni maledetta volta, semplicemente perchè uno solo istante della sua risata, uno solo dei suoi roventi baci, avrebbero sempre fatto sì che ne valesse la pena di tentare il tutto per tutto.
Alice ed Edo si limitarono a farci l'occhiolino, Nico gli rivolse un'occhiata piuttosto eloquente alla quale Andrea rispose con una tacita promessa. Poi raggiungemmo il luogo dove si sarebbe tenuto il ricevimento.
Fu una giornata meravigliosa, perfetta. Chiacchierammo tanto, gustammo dell'ottimo cibo, ballammo e ascoltammo buona musica.
Erika e Marco erano al settimo cielo, e tutti noi eravamo più che felici di condividere con loro quella gioia.
Poco prima del taglio della torta, chiesi alla sposa di procurarmi le chiavi della macchina con la quale eravamo arrivate in chiesa; l'aria si stava rinfrescando e io avevo lasciato il mio coprispalle in auto. 
Andrea era stato praticamente sequestrato dalla famiglia di Marco..da quello che avevo capito volevano il suo aiuto per organizzargli una sorpresa, o uno scherzo, non ne ero sicura; Nico ballava con Matilde, la cugina di Erika, praticamente da ore; Lisa si era allontanata con Vittorio, e Alice ed Edo ballavano a loro volta, divertendosi da pazzi.
Mentre mi accingevo a raggiungere la macchina, pensai che anche io quel giorno avevo ballato tanto con Andrea, molto di più di quanto avessi mai fatto in vita mia, ed era stato bellissimo, perchè lui non aveva avuto occhi che per me, non mi aveva perso di vista nemmeno un minuto, e mi aveva abbracciata e sfiorata e tenuta stretta per ore.
Subito dopo aver recuperato il coprispalle, feci per richiudere la portiera dell'auto, ma proprio in quel momento qualcuno si infilò in auto, accomodandosi sui sedili posteriori. Mi ci volle meno di un istante per capire che fosse lui.
" Hey" disse casualmente, e io sorrisi come una scema.
" Vieni qui" sussurrò, e l'attimo successivo ero già seduta sulle sue gambe.
" Che ne è stato della sorpresa per Marco?" domandai, passando le dita tra i suoi capelli, tirandoli leggermente all'indietro
" Lo vedrai con i tuoi occhi tra poco" disse, chiudendo gli occhi e rilassandosi mentre volgeva la testa indietro
" O forse no, dato che ti tratterrò qui dentro il più possibile" aggiunse subito dopo, sempre nella stessa posizione; l'unica differenza erano i suoi occhi puntati nei miei
" Ti devo ricordare dove siamo?" domandai a quel punto, certa di avere già le guance in fiamme
" Tranquilla" rise, mentre la mia mano scendeva lentamente sul suo collo
" Non ho intenzione di fare cose illecite nella macchina degli sposi" disse, stringendomi di più a sè
" Per fortuna" risposi a quel punto, fermandomi con l'indice all'altezza della sua labbra, carezzandole dolcemente
" Già..perchè in caso contrario tu non sapresti dirmi di no" affermò a quel punto, senza smettere di guardarmi intensamente e avvicinarmi sempre di più al suo corpo.
" Il tuo ego è spropositato come sempre" dissi, pur sapendo che un fondo di ragione in ciò che aveva appena detto c'era davvero.
Se così non fosse stato, se lui non avesse avuto tutto quel potere su di me, probabilmente sarei riuscita a mettere un punto definitivo alla nostra storia, già molto tempo prima. E invece no, io continuavo a volerlo, ogni minuto un po' di più del precedente...non potevo farci niente,e non volevo nemmeno farci niente. Ormai mi ero arresa all'evidenza: lo amavo, e sarebbe stato così per sempre.
" Anche noi due siamo quelli di sempre, vedi?" mi fece notare
" Come se non fossimo mai stati distanti per più di dieci minuti" ammisi io sorridendo subito dopo. Perchè era vero: eravamo furtivamente seduti sui sedili posteriori di un'auto non nostra, l'una tra le braccia dell'altro, e scherzavamo, e ci provocavamo, come se nulla fosse accaduto in quei mesi a turbare il nostro equilibrio. Le mie dita si erano fatte spazio tra i suoi capelli in modo sin troppo naturale, e lui si era rilassato immediatamente a quel contatto, come aveva sempre fatto, come era sempre stato tra noi.
" Mi è mancato da morire tutto questo, lo sai?" sussurrai, fronte contro fronte
" Cosa?" mi provocò, quegli occhi che sarebbero stati capaci di sciogliermi pure l'anima
" Noi. Questi momenti, le nostre chiacchierate, le carezze, il nostro stare insieme. Avevo nostalgia di noi...e sono stata una stupida a non capire subito che ti avrei perdonato. Ci saremmo risparmiati un sacco di musi lunghi e sorrisi tristi" cercai di dirlo in tono scherzoso, ma non mi riuscì bene
" Me lo sono meritato, sono stato uno stranzo..non ti devi scusare di nulla amore mio" sorrise, e io lo feci a mia volta.
" Secondo te, visti dall'esterno, sembriamo pazzi?" domandai a quel punto, e Andrea rise di cuore
" Credo proprio di si. Ci siamo ritrovati dopo cinque anni, e abbiamo impiegato soltanto una settimana o poco più per rimetterci insieme. Ci siamo amati fino a non avere più energie, e dopo un'altra settimana ci siamo lasciati di nuovo. Sono trascorsi dieci mesi da quel giorno, e ora ci ritroviamo a pomiciare sui sedili posteriori della macchina degli sposi. Non è da tutti, insomma" scherzò lui
" No, è da psicopatici infatti" "anzi"  mi corressi subito dopo " è da innamorati"
" Innamorati pazzi, tanto da riprovarci ogni volta, ed essere così folli da non arrendersi mai" e l'attimo successivo le sue labbra si schiusero sulle mie.
Fu un bacio lento, intenso, potenzialmente infinito, come se avessimo a disposizione tutto il tempo per mondo solo per noi.
" Ti amo Andrea. La cosa folle è che ti amo ancora di più di prima" mormorai quando ci staccammo per riprendere fiato
" Voglio che tu sia mia per sempre, Lottie" e quando lo disse sembrò tanto una promessa
" Lo sono sempre stata, altrimenti non sarebbe potuto succedere quello che è successo oggi. Ci apparteniamo noi due"
E non ebbi il tempo di aggiungere altro, perchè Andrea mi baciò ancora, con la stessa passione e intensità di prima. Mi morse il labbro inferiore nella foga dei baci, e mi attirò a sè, stringendomi al tempo stesso con dolcezza e fermezza. E io non chiedevo niente di meglio di ciò che stavo vivendo, di ciò che solo lui sapeva donarmi.
Per lui, per ciò che eravamo insieme, ne sarebbe valsa la pena sempre.






BUONASALVEEEE!!
!
Siamo giunti al termine di questa storia, che mi auguro sia riuscita a distrarvi dagli impegni quotidiani.
Spero che il finale non vi abbia deluso, e naturalmente colgo l'occasione per ringraziarvi tutti.
In particolar modo tutte coloro che hanno lasciato un parere su questa storia: grazie grazie grazie e ancora grazie.
Grazie anche a chi l'ha inserita in una qualsiasi lista, e a chi l'ha solo letta di sfuggita.
A partire dalla settimana prossima, sara' online il primo vero capitolo di 'A sweet white disaster' (che molto probabilmente cambierà nome).  Vi anticipo già ora che sarà una storia in qualche modo diversa dalle precedenti, saranno trattati anche temi più delicati che scoprirete solo leggendo ;)
Vi invito a lasciarmi un ultimo parere su questa storia, e vi aspetto lunedì (salvo imprevisti) assieme a Jane e Chris.
Grazie ancora, un bacione, e alla prossimaaaaaaaaaaaaa!!! <3<3<3<3


















 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Epilogo ***


EPILOGO


Come ogni notte da un paio di mesi a quella parte, alle tre in punto mi svegliai. O meglio, qualcuno mi svegliò.
Senza nemmeno aprire gli occhi, accennai un sorriso nel sonno e con una mano scossi Andrea che dormiva al mio fianco. Lui mugolò qualcosa, poi lo sentii poggiare le labbra sulla mia fronte.
" A chi tocca questa volta?" domandò sottovoce, mentre io lentamente ritornavo nel mondo reale
" A te" dissi divertita, ma lui stava già indossando il pantalone del pigiama, per poi avviarsi verso la cameretta dei bambini
" Ok,  ma mi devi una colazione a letto" e così dicendo, tutto assonnato, mi puntò un dito contro prima di sparire dalla mia vista
" Sbrigati! Prima che si svegli anche Vale" sussurai ridendo, e pensando che mio marito fosse proprio un papà modello.
Sì, mio marito. Eravamo sposati ormai da sette anni; Valentina, la nostra primogenita, ne aveva da poco compiuti sei, e il piccolo Luca aveva appena tre mesi.
Quella era diventata la nostra routine quotidiana, o meglio, notturna. L'orologio biologico di Luca faceva sì che il piccolo si svegliasse sempre alle tre del mattino, e io e Andrea facevamo i turni nell'alzarci e preparargli il latte. Quella notte toccava a lui, dato che la precedente ero stata io a cullare nostro figlio fino a quando non si era addormentato di nuovo.
Stava crescendo il piccoletto, ogni giorno mi sembrava più vispo, e letteralmente più grande, e tutti coloro che ci conoscevano ci dicevano che ben presto avrebbe smesso di svegliarsi nel pieno della notte per la consueta poppata. Sinceramente, io e Andrea ci eravamo abituati a quel ritmo ormai, ed eravamo addirittura arrivati al punto di svegliarci spontaneamente a quell'ora per niente felice, nel caso in cui Luca tardasse di dieci minuti.
Era in qualche modo rassicurante sentirlo, per me significava che andasse tutto bene.
Luca era nato un po' prematuro, e nelle sue prime settimane di vita, avevamo temuto tutti per la sua salute. Lo avevano tenuto nell'incubatrice prima di permetterci di portalo a casa, e durante quei giorni che per me e Andrea erano stati infiniti, era stato difficile continuare a condurre la nostra solita vita. Eravamo nervosi e preoccupati, al punto tale da decidere di affidare Valentina ai nonni per un po', pur di non farle respirare quell'aria che si era creata in casa.
Lui si era gettato a capofitto nel lavoro, e io mi ero praticamente trasferita in ospedale...era stato difficile, difficilissimo, continuare a essere quelli di sempre, e avevamo persino litigato, per poi renderci conto subito dopo che l'unica ragione che ci spingeva ad essere sempre nervosi e intrattabili, era il bene che ci legava a nostro figlio. Da quel momento in poi avevamo capito che dovevamo essere forti, per la nostra famiglia, per ciò che stavamo costruendo insieme passo dopo passo come avevamo sempre sognato, e alla fine, i medici ci avevano detto che Luca aveva recuperato il suo peso forma e poteva tornare a casa con noi.
Andrea era corso a casa dei suoi per dare la bella notizia e prendere Vale, e poi, tutti e quattro, eravamo tornati a casa come una normalissima, incasinata e felice famiglia.
" Si è riaddormentato?" domandai, notando la figura di mio marito avanzare nella nostra stanza da letto
" Sì, tutto a posto" mi rassicurò lui, infilandosi di nuovo sotto le coperte
" Vale? Si era svegliata anche lei?" domadai a quel punto, accoccolandomi a lui
" No...per fortuna quella bambina ha un sonno più profondo di un ghiro" rise, sbadigliando subito dopo
" E menomale" aggiunse un attimo dopo, al che io sorrisi guardandolo in modo inequivocabile
" Dai, sarebbe stato un problema altrimenti" disse, stringendomi di più a sè
" Si...poverina! Luca l'avrebbe svegliata ogni notte" concordai, pur sapendo bene che non era a nostro figlio che Andrea si stesse riferendo
" Anche quello. Ma soprattutto, non avrei potuto fare certe cose con la sua mamma" sussurrò, le labbra tra i miei capelli
" Sei un egoista" e così dicendo, gli tirai un leggero pugno sul petto
" Dovreseti pensare prima al bene dei tuoi figli" continuai, rilassandomi sempre di più contro il suo corpo
" Ma voi donne non vi accontentate mai.." mormorò in un lamento, posando subito dopo le labbra sulla mia fronte
" Volete che ci alziamo di notte per cullare i nostri figli, ma poi vi lamentate se la sera dopo siamo stanchi e vi trascuriamo" aggiunse, apparentemente serio
" Non si è mai verificata una situazione simile" ammisi, carezzandogli il torace con le dita
" Questo perchè io sono un papà e un marito speciale. E perchè fare l'amore con te è diventato per me più naturale e spontaneo del respirare" 
Ma quanto potevo amarlo io? 
In momenti come quello me lo chiedevo, e non sapevo darmi risposta. Andrea era il mio tutto, i miei sentimenti per lui non erano quantificabili, numerabili, contabili..non lo erano mai stati dopotutto.
" Ma tu lo sai che non tutte le coppie continuano ad avere quel tipo di privacy dopo la nascita dei figli?" 
" Lo so benissimo, e sono felice che noi siamo un'eccezione" rispose prontamente, poi sbadigliò di nuovo, al che io lo seguii
Capitava spesso che chiacchierassimo in piena notte, dopo la poppata di Luca, così, abbracciati stretti e morti di sonno, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
" Grazie per tutto quello che fai amore mio. Per i bambini, e per me" sussurrai, un attimo prima che lui mi baciasse sulle labbra
" Ma sai di latte!" mi lamentai a quel punto, per poi scoppiare a ridere il momento successivo
" Dovevo assicurarmi che fosse buono" si giustificò lui, provando a baciarmi di nuovo.
Glielo permisi ovviamente, ma quando le nostre labbra si separarono, tornai alla carica.
" Dimmi la verità..ne dai almeno un po' a Luca, o lo bevi tutto tu? Mi devo preoccupare?" scherzai divertita.
Non so per quale strano motivo, ma mio marito andava pazzo per i latte dei bambini, e per gli omogenizzati anche. Lo avevo scoperto quando Valentina era piccina piccina, ed era lei ad aver bisogno delle attenzioni che ora dedicavamo a Luca. Un sabato pomeriggio avevo accompagnato Laura, mia cognata, a scegliere un vestito per la sua allora imminente festa di laurea; era una delle prime volte che lasciavo Vale con Andrea...all'inizio era stato un papà inbranatissimo, ma voleva talmente tanto bene alla piccolina, che si era impegnato con tutto se stesso, e dovevo ammettere che aveva imparato piuttosto in fretta a relazionarsi con  nostra figlia. Poi lei lo adorava, diceva a tutti che il suo papà fosse il suo principe. Anche io lo avevo fatto con il mio, da piccola.
Comunque, quando io e Laura eravamo tornate a casa con il vestito per la cerimonia (non vi dico lo shock della sorella minore di Andrea quando aveva scoperto la nostra storia e quando si era resa conto che era stato proprio grazie a lei, indirettamente, che ci eravamo ritrovati...era stata felicissima!) avevamo trovato il barattolo del latte in polvere vuoto per metà, e a meno che Valentina non si fosse trasformata in un lupo e avesse preso ben il triplo della sua dose quotidiana, voleva dire che qualcun'altro l'avesse bevuto.
Presi in giro Andrea per giorni per quella storia, ma le cose peggiorarono quando cominciai a riempire la dispensa di omogenizzati...una sera costrinse anche me a mangiarne uno, ce lo dividemmo, e nonostante tutto, fui costretta ad ammettere che non fosse proprio male.  Io invece continuo ad avere una fissa per i biscotti 'Plasmon', e di tanto in tanto ne rubo qualcuno dallo scatolo di mia figlia, con l'unica differenza che Vale se ne accorge quasi sempre e mi prende bellamente in giro insieme al papà.
" Amore? Dormi?"  fu la sua voce a riportarmi alla realtà
" No..stavo pensando" dissi, riprendendo a disegnare cerchi concentrici sul suo petto
" A cosa?" si incuriosì lui
" Alla nostra famiglia" sorrisi. Ciò che eravamo era esattamente ciò che avevo sempre sognato.
Lui mi baciò un'altra volta, dolcemente. " Pronta per domani?" domandò subito dopo
" Prevedo una giornata molto impegnativa, ma sì.  Sono felice di presentare Luca ad Alice, Edo, Erika, Marco, Lisa, Vittorio, Nico e Matilde. E poi Vale non vede l'ora di giocare con Giovanni e Aurora"
" Mia madre si è offerta di tenere lei tutti i bambini nel pomeriggio, così noi possiamo trascorrere una giornata tutti insieme come ai vecchi tempi" 
" E' un'ottima idea!" sorrisi.
" Stessa cosa vale per sabato...quando usciremo con Matteo, Giulia, Eleonora e Romeo" aggiunse subito dopo lui
" Tua madre è un angelo...non potevo beccare una suocera migliore" ed ero sincera.
" Io invece sto ancora aspettando le lasegne di tua madre" scherzò Andrea
" A Pasqua le preparerà sicuramente" lo rassicurai, iniziando a far fatica a tenere gli occhi ancora aperti
" Domani la chiamo e le dico di farne una teglia solo per me" "Esagerato" risi,  e lui mi seguì a ruota.
Sì, effettivamente erano cambiate un po' di cose durante quegli anni..diciamo logistiche. Andrea mi aveva chiesto di sposarlo il Natale successivo al matrimonio di Erika e Marco, nel frattempo io avevo cominciato a cercare lavoro a Torino, e l'estate successiva, appena tornati dal viaggio di nozze in Norvegia, mi ero trasferita anche io in città. Inizialmente, avevamo vissuto insieme nel monolocale che lui aveva affittato qualche anno prima, poi, mettendo qualcosa da parte  giorno dopo giorno, ci eravamo decisi a chiedere un prestito per acquistare una casa tutta nostra. Non era e non è tutt'oggi un palazzo signorile,  è semplicemente un bilocale poco distante dal centro città, giusto giusto per noi quattro, sempre sottosopra e traboccante di giocattoli, tricicli , biberon, culle, passeggini...e aria di casa.
Ma è il nostro nido, e non lo scambieremmo nemmeno per la Venaria Reale. 
All'interno di quella mura è praticamente successo di tutto: ci hanno visto entrare da sposini innamorati, per poi sederci al tavolo e decidere dove mettere quel divano, quel televisore, e quale quadro fosse più adatto al nostro salotto; ci hanno visto battibeccare per scegliere il colore delle pareti della cucina e montare le mensole del mobile nel bagno come si trattasse di un'impresa impossibile; ci hanno visto imparare lentamente a vivere sotto lo stesso tetto, prima a sopportare e poi addirittura ad apprazzare i difetti dell'altro, e trovare un compromesso che andasse bene a entrambi, perchè in fondo un matrimonio vero è fatto di questo: di compromessi. Ma quelle mura ci hanno visto anche creare una nuova vita, anzi, due nuove vite, a distanza di qualche anno. E ci hanno visto discutere per sciocchezze, risponderci male, e poi fare pace  con un sorriso; ci hanno sentito ridere, piangere, sussurrare, urlare, cantare e stare in silenzio a seconda delle occasioni, ma più di ogni altra cosa, ci hanno visto crescere insieme, diventare una meravigliosa famiglia.
Stavo bene a Torino, ma non perchè si trattasse di quella città nello specifico, ma semplicemente perchè lì c'era Andrea, e per me qualunque posto al mondo dove ci fosse lui, poteva essere casa.
A volte sentivo la mancanza di Vitte, dell'aria di mare che aveva condito le mie giornate da studentessa universitaria, ma a mancarmi di più erano ovviamente le persone con le quali avevo legato durante quegli anni, e che molto presto avrei rivisto.
Erika aveva dato alla luce uno bimbo e una bimba, Giovanni e Aurora, e lei, Marco e i bambini continuavano a vivere a Vitte.
Alice e Edoardo si erano sposati qualche mese prima, e ora la mia amica era in dolce attesa. Tuttavia, avevano lasciato Vitte per trasferirsi nel paese di lei.
Lisa e Vittorio avrebbero tanto voluto avere dei figli, ma per il momento la cicogna non era arrivata a casa loro...comunque ero certa che presto sarebbe accaduto.
Persino Nico aveva messo la testa a posto con Matilde, anche se aveva impiegato un annetto buono. Non avevano però alcuna intenzione di sposarsi, nè di avere figli, almeno in quel frangente....volevano ancora godersi la vita da fidanzatini felici.
L'indomani sarebbero venuti tutti a casa nostra per una rimpatriata di gruppo. Non vedevo l'ora di rivederli tutti, e pure Andrea era entusiasta della cosa.
Dal canto mio, strano ma vero, un pomeriggio che avevo deciso di accompagnare Valentina al parco, avevo conosciuto la mamma di un'altra bambina, due anni più piccola di mia figlia. Avevamo chiacchierato del più o del meno durante quelle ore, mentre le piccole giocavano insieme, e soltanto quando avevo raccontato tutto ad Andrea, avevo realizzato di aver trascorso un intero pomeriggio in compagnia della sua ex...e avevo addirittura apprezzato la sua compagnia!
A quel punto lui mi aveva raccontato che aveva saputo da Matteo e Giulia, che nel frattempo erano diventati anche amici miei, che Eleonora avesse sposato un tizio di nome Romeo e avessero avuto una bambina anche loro. Mi ricapitò di incontrarla qualche giorno dopo, sempre al parco, ma quella volta ero in compagnia di Andrea, e in quell'occasione anche lei collegò i pezzi.
Si salutarono quasi amichevolmente, dandomi la conferma che non si vedessero, nè sentissero da anni; poi arrivò suo marito e ce lo presentò. In quel momento capii che non ci sarebbe stato nulla di male se ogni tanto ci fossimo incontrate al parco e avremmo chiacchierato un po', dopotutto anche le bambine si erano legate e non me la sentivo affatto di impedire a Valentina di giocare con un'amica solo perchè si trattava della figlia della ex di mio marito. Non aveva il minimo senso, dato che ogni cosa era stata chiarita tra loro molti anni prima.
Qualche settimana dopo Eleonora e Romeo ci invitarono a prendere un caffè da loro, e quel pomeriggio io e la ex fidanzata di mio marito, ridemmo a crepapelle ricordando quella telefonata che aveva fatto perdere le staffe a tutte due, e aveva messo Andrea in mare di guai.
E' così strana la vita....mai avrei pensato di ricordare un momento del genere ridendo con quella che era allora la mia rivale in amore.

Il tutto per la goia e il sollievo di Matteo e Giulia, anche loro genitori della piccola Sofia, che durante quegli anni si erano equamente divisi tra le due coppie....qualche mese dopo avevamo cominciato ad uscire regolarmente insieme, tutti e sei, affidando i bambini a una coppia di nonni tra quelli di Andrea, quelli di Matteo, quelli di Giulia e quelli di Ele.
I miei genitori (e anche quelli di Romeo) non vivevano a Torino, motivo per il quale io e Andrea avevamo promesso di raggiungerli per festeggiare la Pasqua insieme.
Visto che praticamente trascorrevamo tutte le domeniche in compagnia dei miei suoceri, ci pareva giusto passare le feste in compagnia dei miei.
Fortunatamente avevo instaurato un bel rapporto con i genitori di Andrea: quando lui mi aveva portata a casa sua per la prima volta, sua madre mi aveva chiaramente fatto capire di non essere contenta del fatto che il figlio, a un passo dalle nozze, avesse lasciato Eleonora per me. Ma come mi aveva confidato poco più tardi, gli era bastato guardarci apparecchiare la tavola insieme, prenderci in giro per i nostri rispettivi difetti, e persino scontrarci su qualcosa, per capire che eravamo fatti l'uno per l'altro.
Era stata lei stessa a notare che ciò che c'era tra noi, non c'era mai stato tra Andrea ad Eleonora. Diceva che le ricordavamo tanto lei e suo marito, che quando litigavano, sapevano sempre che non fosse nulla di così disastroso e definitivo. Non c'era nemmeno bisogno di chiarire, il più delle volte, perchè dieci minuti dopo erano di nuovo lì a chiacchierare tranquillamente, come se nulla fosse successo.
Noi due effettivamente ci comportavamo allo stesso modo,e forse era quello uno dei tanti motivi per i quali il nostro matrimonio non si era mai incrinato seriamente, e speravo con tutta me stessa che mai lo avrebbe fatto.
Non per essere presuntuosa, ma ne ero quasi certa: io e Andrea avevano trovato il nostro equilibrio, e avevamo imparato a ballarci sopra, senza più alcun timore di cadere.
Ci dicevamo tutto, anche le cose che sapevamo avrebbero potuto in qualche modo infastidirci, ma la cosa più importante di tutte, era che finivamo sempre e comunque per capirci, per comprenderci, e rifugiarci l'uno tra le braccia delll'altra.
" Non hai ascoltato una parola di quello che ho detto, vero?"
Ops. Come sempre aveva ragione.
" Mi perdoni se ti dico che stavo pensando a quanto sono felice con te, i bambini, i loro nonni, l'arrivo degli amici lontani,e i progetti con quelli vicini?"
" Ti sembra il momento di pensarci?" mi prese in giro lui, il suo respiro sul mio viso
" Che ore sono?" domandai a quel punto
" Quasi le quattro del mattino, e faremmo meglio a liberarci dall'abitudine di parlare così tanto a notte fonda, se non vogliamo che i nostri figli pensino di avere degli zombie per genitori, e gli adulti interpretino male il nostro non aver dormito per tutta la notte"
" Ma è così rassicurante condividere questi momenti, solo io e te" ammisi, lottando contro un altro sbadiglio
" Lo so, anche a me piace tanto" disse lui, ribaltando le nostre posizioni, e sdraiandosi sopra di me
" Che fai? Non dovevamo dormire?" domandai a quel punto, le sue labbra già mi stavano torturando il collo
" Un'ora in più o un'ora in meno non farà la differenza...ormai" argomentò, senza smettere di baciarmi, e intrufolando contemporaneamente le mani sotto la maglietta del mio pigiama, scangiando il reggiseno che prontamente si perse nel groviglio di lenzuola
" Sei incorregibile, lo sai?" lo provocai a quel punto, lasciandolo tuttavia fare del mio corpo qualunque cosa volesse
Di tutta risposta lui rise, aiutandomi a liberarlo del proprio pigiama. 
" Cos'è che stavi dicendo..quando non ti stavo ascoltando?" mi incuriosii, pur facendo fatica a pensare a qualcosa di diverso dalle sue mani e dalle sue labbra che lasciavano baci ardenti su di me
" Parlavo della pagella di Vale" disse, tra un bacio e l'altro
" E' stata bravissima, dovremmo farle un regalo" proposi
" La bambola che ha visto in tv e le piace tanto?" e volarono via pure i pantaloni
" Sì, Sbrodolina...lunedì andiamo a compargliela. E' la sua prima pagella scolastica, ed è stata un successone, se la merita" decretai.
Lui non rispose, troppo impegnato a baciarmi dappetutto, e anche io, l'attimo successivo accantonai completamente l'argomento, distratta dal nostro modo di fare l'amore.
" Sbrodolina? Ma che razza di nome è?" lo sentii obiettare poco dopo, dal nulla.
Lo amavo, amavo ogni piccola cosa di lui.

Non mi diede il tempo di articolare una risposta, perchè le sue labbra tornarono a congiungersi con le mie; baci lenti, intensi, roventi, passionali, traboccanti di tutto l'amore e la complicità che ci legava.
E per un po', dimenticammo bambini, genitori, parenti, amici...eravamo noi due e basta, io e Andrea, ancora una volta chiusi nella nostra magica bolla.
 
Ricascarci, il giorno del matrimonio di Erika e Marco, permettere a quegli occhi verdi di leggere tra le righe del mio cuore, a conti fatti, era stata la miglior scelta che avessi  potuto fare.






BUONALVEEEEEEEE!!!!
Ora è finita davvero. Ieri sera ho letto le vostre recensioni nelle quali mi avete fatto capire di voler sapere qualcosa in più sul futuro di Carlotta e Andrea...e non potevo assolutamente sopportare di avervi in qualche modo deluso sul finale, perciò ho impiegato tutta la mattinata per scrivere questo epilogo, che spero con tutto il cuore abbia colmato i vostri dubbi e soddisfatto le vostre curiosità ;)
Non era assolutamente in programma, anzi..pensavo di scrivere il primo vero capitolo della nuova storia stamattina, ma ho preferito accontentarvi..prendetela come un grazie per tutto il supporto che mi date e le belle parole che mi scrivete sempre.  Queste storie non sono solo mie, ma anche vostre, perciò ecco l'ultimissimo capitolo, tutto per voi <3
Forse Carlotta e Andrea meritavano qualche pagina in più, ma con gli esami che mi hanno costretta ad abbandonare tutto per un po', e la nuova storia in testa, alla fine ho deciso di chiuderla qui. Spero tanto che abbiate apprezzato questo epilogo, grazie ancora di tutto, e a prestoooooooooooo <3<3<3<3













Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3172616