La Liberatrice di Mine_11 (/viewuser.php?uid=916341)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti ***
Capitolo 2: *** Fidanzamento ***
Capitolo 1 *** Cambiamenti ***
Primo
«Principessa,
siete sveglia? La colazione è pronta». Fujiko bussò
alla porta in legno bianco, non ricevendo però risposta.
Preoccupata, entrò nella stanza vuota e silenziosa. Le coperte
erano stropicciate, l'anta dell'armadio socchiusa e le ciabatte rosa
erano state abbandonate ai piedi del letto. Della principessa
nessuna traccia. Possibile che, una ragazza dormigliona come lei,
si fosse già alzata? Non erano nemmeno le dieci. Si
richiuse la porta alle spalle e percorse il lungo corridoio, il
rumore dei tacchi che rimbombava tra le pareti. Provò a
guardare se la principessa si trovava in biblioteca dato che sapeva
benissimo che era il suo posto preferito, ma stranamente non la
trovò. Passò dal salotto alla cucina e infine nel
grande giardino. Sentì due risate soffocate. «Principesse!»
sbottò Fujiko, posando le mani sui fianchi. Dietro a un
cespuglio comparvero due teste: la prima, quella a destra, aveva i
capelli rosso fuoco che le solleticavano le spalle e un paio di
occhioni viola, mentre la seconda portava i capelli arancioni e due
occhi azzurro vetro. «Ci ha beccate» rise la bambina
dai capelli rossi. «Principessa Liya, di grazia, venga via
da quel cespuglio. Non vede che sta' sporcando tutto il vestito»
la riprese la domestica, tirandola per un braccio e alzandola.
«Vostra madre vi sta aspettando nella sala da pranzo. Lo sapete
che non sopporta i ritardi» le lisciò il vestito bianco,
sistemando le grinze che si erano formate. «Scusa Fu.
Volevamo solo giocare. Ultimamente ci vediamo poco» disse lei,
lanciando un'occhiata alla sorella. Fujiko sospirò e
sorrise. «Mi inventerò qualcosa allora. Ma solo per
questa volta che sia chiaro». Gli occhi innocenti di Liya
s'illuminarono di gioia. «Grazie, grazie!» e
l'abbracciò. «Adesso però andiamo. Principessa
Alaja» si rivolse all'altra bambina. «è
pronta?». Alaja aveva 13 anni, era tranquilla e posata,
invece Liya aveva 11 anni ed era allegra e vivace. L'esatto opposto,
insomma. I ricevimenti e le lezioni che dovevano frequentare le
tenevano separate e questo le costringeva a uscire di nascosto, a
infrangere le regole più importanti. A colazione erano rare le
volte che si vedevano, a pranzo e a cena non era concesso
parlarsi. Quindi, quale altra scelta avevano? Fujiko sapeva
bene che loro facevano tutto quello solo per passare il tempo come
due vere sorelle, però dovevano regolarsi. Alaja annuì
e si scostò una ciocca di capelli dal viso. A lei piaceva
essere ordinata e mettersi in mostra davanti alla madre. Non
dimentichiamoci che una delle due potrebbe salire al trono, un
giorno. Se c'era una cosa che voleva assolutamente era un fidanzato
fedele e serio. La madre le aveva detto che ci sarebbero volute
ancora altre quattro settimane. L'idea la spaventava ed emozionava al
tempo stesso. Non le piaceva il fatto che tutte le sue amiche ne
avessero uno e lei no. Fujiko condusse le due sorelle nella sala
da pranzo dove, accomodata a capotavola, c'era una donna. I capelli
-identici a quelli di Alaja solo un po' più chiari- erano
legati in un elegante cipolla alta e il ciuffo tenuto a bada dalle
mollette fatte di pietre preziose. Appena la domestica chiuse la
grande porta alle sue spalle, gli occhi viola scuro della donna si
posarono sulle due bambine. Freddo era il suo sguardo. Freddo e
privo di emozione, capace di paralizzare una persona sul posto. «Come
mai questo ritardo?» chiese, dura. «E' stata colpa
mia» s'intromise Fujiko, facendo un passo avanti. «Mi
sono dilungata troppo nelle chiacchiere. Le chiedo scusa» piegò
il busto in avanti. Attimi di silenzio. Il rumore della sedia
che struscia sul pavimento lucido lo rompe, seguito poi dal
ticchettio dei tacchi. La donna si avvicinò alle figlie e le
guardò dall'alto, come se fossero esseri inferiori prive di
valore. «Io non ti pago per dire bugie, Fujiko, ma per
eseguire il tuo lavoro» sibilò. «Visto e
considerato che non mi hai mai causato problemi, chiuderò un
occhio. Ma da oggi in poi, non dovrai più occuparti di loro»
vide un sussulto da parte di Liya. «Puoi andare»
concluse, sollevando il mento. La domestica non ribattè e
fece come le era stato chiesto, evitando di incrociare lo sguardo
triste di Liya. Non poteva opporsi. Quello che Lady Nadiya
ordinava, andava fatto senza obbiezioni. E se non volevi, ti sbatteva
fuori dal castello a calci. Erano queste le regole. Quando la
porta si chiuse, Lady Nadiya assentò uno schiaffo in pieno
viso ad Alaja. «Sei una vera e propria delusione. Come speri di
conquistare un Principe se non sai nemmeno rispettare le regole?!
Cosa farai al primo appuntamento, eh? Arriverai in ritardo,
inventando la prima scusa che ti capita a tiro?» sbraitò,
gli occhi incorniciati dalla rabbia. «Queste piccolezze
finiranno col distruggerti, perciò vedi di imparare in fretta.
Vuoi le cose ancor prima di aver capito come funzionano. Stupida»
sputò l'ultima parola con disprezzo. «Da domani voglio
il massimo da te. Se farai anche un solo errore, verrai punita
severamente» si rivolse a Liya e le puntò un dito
contro. «E' colpa tua se Alaja si sta distraendo. Lo vuoi
capire? Il tempo di giocare è finito. Stalle lontano». Questi
furono i suoi ordini prima di dar loro spalle e andarsene con
l'espressione disgustata. Lady Nadiya non sopporta le imperfezioni;
deve essere tutto perfetto, altrimenti non funzionerà mai. Per
lei, il potere era vita. Senza quello, non potevi sopravvivere, non
eri niente. Voleva insegnare ad Alaja che cosa significasse essere il
più forte e prendere in mano le redini dell'intero regno.
Aveva grandi aspettative per lei. Non poteva assolutamente permettere
che qualcosa andasse storto.
**
Un
anno. Era passato un anno dall'ultima volta che Liya aveva visto
sua sorella. Aveva provato ad aspettarla davanti alla porta della sua
camera -stando ben attenta a non farsi vedere dalle guardie e
domestiche-, ma senza successo. Durante il pranzo e la cena, vedeva
sempre il suo posto vuoto e ogni volta che provava a chiedere
spiegazioni alla madre, lei la liquidava con un'occhiataccia.
All'inizio era convinta che l'avesse rinchiusa nelle segrete, com'era
già successo in passato, ed era andata a controllare, finendo
col farsi beccare da Fujiko. Dopo lo spavento iniziale, avevano preso
a raccontarle che cosa stava succedendo e del motivo per cui era
scesa. La domestica aveva sorriso di fronte alla tenerezza della
ragazzina, eppure, dentro di sè, sentiva che c'era qualcosa
che non andava. Ultimamente le guardie erano raggruppate di più
nell'ala ovest del castello, dove c'era la stanza di Alaja e il
secondo studio di Lady Nadiya che usava solo se doveva incontrare
qualcuno di importante. Insomma: quella era la zona più
tranquilla. Le sue colleghe non le parlavano quasi mai e sembravano a
disagio e infastidite dalla sua sola presenza. Forse erano convinte
che avesse combinato qualcosa di grave, visto che non badava più
alle principesse e volevano tenerla alla larga per non avere
problemi. A lei, sinceramente, andava bene così. Troppe doppie
facce. Adesso, si occupava di pulire la biblioteca e la sala da
pranzo e del bucato di Lady Nadiya, il che era una vera rottura dato
che lei voleva tutto alla perfezione: le maglie dovevano essere
piegate in quattro, senza pieghe e i vestiti dovevano essere appesi
in ordine di colore, dal più chiaro al più scuro.
Metodi strani a cui ci facevi per forza l'abitudine. La famiglia di
Fujiko aveva sempre avuto problemi di denaro e questo li aveva
portarti alla rovina: suo padre era diventato un ladro e stava
finendo i suoi giorni in carcere, mentre sua madre era morta per via
di un tumore. Grazie a una sua amica e a un ottimo curriculum era
riuscita a trovare lavoro come domestica al castello. E se voleva
vivere, doveva tenerselo stretto anche se era dura. Preferiva
obbedire agli ordini di un superiore che abitare sotto un ponte. Liya
conosceva la sua storia ed era per questo che cercava in tutti i modi
di difenderla. Non le importava se veniva punita, le bastava sapere
che Fujiko avrebbe continuato a restarle accanto. Un pomeriggio di
febbraio, dopo che Liya ebbe finito di studiare la Storia in
biblioteca, salì le scale fino ad arrivare al secondo piano e
aprì la grande porta in legno bianco. Il corridoio era
silenzioso: c'erano solo due guardie che erano appostate ai lati
della camera di sua sorella. A questo punto, forse era meglio
chiedere. Provare di nuovo non costava nulla. «Miss»
dissero all'uniscono appena si avvicinò. «Posso
sapere dov'è mia sorella?» chiese lei. Fu l'uomo
sulla destra a rispondere: «Spiacente, miss. Ma vostra madre ci
ha ordinato di non dirglielo». Liya si guardò
intorno. Eccola: da una piccola fessura sul soffitto era sbucata una
lucertola verde che la stava osservando con particolare attenzione.
La ragazzina sapeva che lei era occhi e orecchie di sua madre. Se
loro avrebbero vuotato il sacco, la lucertola sarebbe andata a
riferirglielo. Maledizione, era ovunque! Con uno sbuffo fece
per andarsene, ma la serratura scattò improvvisamente e la
porta cigolò piano. Sull'uscio comparve la figura di Alaja:
indossava uno dei suoi abiti preferiti, il che voleva dire che aveva
un incontro importante. Il corsetto bianco come la neve le stringeva
il petto, mettendo in risalto il seno e i suoi fianchi; la gonna a
forma di campana scendeva lungo le gambe, sfiorando appena il
pavimento. Alcune ciocche di capelli erano lasciate libere di
ricaderle sulle spalle e lungo il collo, mentre le altre erano
raccolte in una cipolla alta. Era diventata più alta e più
bella; il trucco la faceva sembrare più matura e adulta.
Spalle dritte e testa alta, Alaja fece un inchino e la sorella la
imitò. «Non ci si vede da un po', eh» commentò
Liya. «Hai bisogno di qualcosa?» chiese Alaja. Il
suo tono freddo e distaccato non passò inosservato. «No,
io... volevo soltanto sapere come stavi e chiederti se più
tardi volevi fare una passeggiata con me in giardino» spiegò,
sentendosi a disagio dalla sua freddezza. «Passeggiare?»
inarcò un sopracciglio. «Non sei cambiata affatto,
Liya. Tu pensi solo a te stessa, non te ne importa niente del regno.
Prendi sempre tutto alla leggera. Sei una bambina viziata. Se dovessi
vivere da sola per una settimana, non sopravvivresti nemmeno un
giorno. Invece di andare in giro per il castello a fare l'idiota,
perchè non ti metti a studiare? Pensi che passerai tutta la
vita a farti mantenere da nostra madre, vero?» una
smorfia di disprezzo le dipinse la bocca sottile. «Razza di
stupida». Liya spalancò gli occhi lucidi. Che fine
aveva fatto sua sorella? Che cosa le era successo? Era
diventata proprio come la madre, dura e distaccata. Non c'era più
l'affetto che provava per lei. Non c'era più niente in
quello sguardo. La sua più grande paura, alla fine, si era
avverata: Alaja si era allontanata da lei. Per sempre.
N.a:
Ciao
a tutti!
Mi
sono appena iscritta ed è da un po' che mi frulla in testa
questa storia e quindi mi sono detta: perchè non
provare? Spero che siate generosi e che mi farete sapere cosa ne
pensate. Ho deciso di pubblicare questa storia perchè vorrei
migliorarmi, mettermi in gioco e per farlo ho bisogno dei vostri
consigli. Intanto, inizio col ringraziarvi per averla letta. Per me,
è già un passo avanti. Al prossimo capitolo, allora!
~Mine_11
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Capitolo 2 *** Fidanzamento ***
Secondo
Nel
cortile del palazzo erano stati imbanditi otto tavoli di legno
rotondi. Sulle tovaglie realizzate in bisso dalle sfumature dorate
c'erano vassoi pieni di pasticcini, antipasti, cestelli con della
frutta fresca, piramidi di bignè ripieni di crema o panna e
pile di piattini. Ogni invitato teneva in una mano una tazza da tè,
mentre l'altra sorreggeva il piattino. Non ci si poteva sbagliare:
stavano festeggiando qualcosa. Altrimenti, perché mai Lady
Nadiya avrebbe dovuto invitare sua sorella, Lady Malena, e suo
marito, Lord Edgar, qui, a palazzo? Lady Nadiya aveva sempre
odiato la sorella per via della sua bellezza e fortuna. Già,
fortuna. Lei era riuscita a sposare un uomo potente, intelligente,
sano e ad avere tre figli perfetti, ordinati, ragionevoli e
ubbidienti. Aveva insegnato loro davvero molto bene, lo dovette
ammettere: il modo in cui si comportavano era ammirevole, soprattutto
la figlia più piccola. Sembrava avesse il pieno controllo
della situazione, al contrario di sua figlia Liya. Lei, alla sua età,
si metteva a infastidire gli invitati con giochi ridicoli e fuori
classe. Per colpa sua, era passata da una povera donna vedova a una
donna che non era capace di insegnare le buone maniere. Ma grazie ad
Alaja, le cose erano migliorate notevolmente e si era guadagnata di
nuovo l'onore e il rispetto. Lady Nadiya si era sempre considerata la
più sfortunata: suo marito, ormai defunto, era gravemente
malato sin dalla giovane età. Prima di conoscersi ed essere
costretta a fidanzarsi con lui -perchè, chiariamoci, lei non
era innamorata; lo considerava un castigo di Dio-, sembrava che
stesse guarendo e per un attimo ci aveva seriamente sperato. Invece,
anni dopo, era peggiorato La malattia lo teneva ancorato al letto
giorno e notte, gli impediva qualunque movimento, tanto che si sentì
persino in colpa per la moglie. E così, per evitare di
dipendere da lei, aveva detto basta alle medicine che lo mantenevano
in vita e si era spento due giorni dopo. A Lady Nadiya era stato
offerto un secondo matrimonio, ma aveva rifiutato. Stava puntando
ad altro, adesso. «Le vostre figlie dove sono?» la
voce stridula di Lady Caroline la riscosse dai suoi pensieri. «Alaja
sarà qui a momenti con il suo fidanzato» annunciò
soddisfatta la donna. Gli occhi blu oceano dell'amica si puntarono
su di lei, curiosi di saperne di più. Se c'era una cosa che
Lady Caroline amava era spettegolare gli altri e sapere tutto di
tutti. Niente le passava inosservato. Non vedeva già l'ora di
conoscere il Principe che poteva diventare il futuro Lord. «E
Liya?». «Sta studiando». O almeno
era quello che sperava. Non voleva assolutamente che lei facesse
parte a questo piccolo banchetto o avrebbe mandato a monte tutto.
Peccato che ora la ragazza stava osservando tutto da una finestra che
si affacciava sul cortile. Le parole di Alaja l'avevano tormentata
così tanto che non era riuscita a studiare niente. Aveva
intenzione di recarsi in biblioteca per continuare la lettura di un
libro fantasy, quando aveva sentito delle voci provenire dal cortile
e allora si era accorta che c'era in corso un banchetto. Tutti erano
stati invitati. Tutti tranne lei. Era chiaro che
sua madre non la volesse tra i piedi. Si vergognava così
tanto di dire che era sua figlia? Strinse denti e pugni e percorse
il corridoio, pestando il palchetto a grandi falcate. Fece per salire
le scale, ma una voce la chiamò. Si fermò sul primo
scalino e si voltò. Incrociò lo sguardo dolce di Lady
Malena, la testa leggermente inclinata di lato e un sorriso appena
accennato. «Caspita, Liya. Sei cresciuta tantissimo.
L'ultima volta che ti ho vista riuscivi a malapena a stare in piedi»
disse, con una punta di tristezza. Liya si inchinò, in
segno di rispetto, ma gli scalini erano stretti e finì per
perdere l'equilibrio. Tentò di afferrare il corrimano,
inutilmente. Strizzò gli occhi, preparandosi a sentire il
pavimento freddo scontrarsi con la sua guancia. Invece, due braccia
l'avvolsero impedendo la caduta. “Complimenti, Liya! Bella
figura di merda. Sei proprio un'idiota.” «Stai bene?»
le chiese premurosa la donna. La ragazza si allontanò di
scatto, drizzando schiena e spalle. Si vergognava di quello che era
appena successo, ma non poteva evitare di guardare quegli occhi così
simili a quelli di sua madre. Sarebbe stato scortese nei suoi
confronti. «Sono veramente dispiaciuta» disse, mentre
malediva gli scalini e chi gli aveva progettati. Inaspettatamente,
Lady Malena ridacchiò, sfiorandosi il labbro inferiore con
l'indice piegato, come se cercasse di nasconderlo. «Non devi
preoccuparti. Può capitare» le fece l'occhiolino. «Sono
sicura che un giorno ci riderai sopra». Lady Malena era così
diversa da sua madre: affettuosa, divertente, allegra. Se lei
l'avesse vista, col cavolo che si sarebbe messa a ridere. Anzi.
L'avrebbe sgridata, chiedendosi che cosa aveva fatto di sbagliato per
meritarsi tutto questo e poi l'avrebbe spedita in camera sua a
studiare. Per un attimo, si domandò se erano veramente
sorelle. Quella parola le faceva male al cuore anche solo a
pensarla. Era la stessa situazione in cui ora si trovava lei.
Alaja assomigliava a Lady Nadiya e Liya a Lady Malena. Un motivo
in più per tenerla alla larga. «Come mai è
qui? Si è persa o sta cercando qualcuno?» indagò
per distrarsi dai suoi pensieri. «Certo, sono venuta a
cercare la mia nipotina» incrociò le mani dietro la
schiena. «Visto che ci vediamo si e no una o due l'anno, ho
deciso di sfruttare questo banchetto per passare un po' di tempo con
te. I miei figli non vedono l'ora di rivederti». Liya
arretrò di un passo, le labbra schiuse per lo stupore. I suoi
cugini. Da quanto tempo che non li vedeva? Quasi non
ricordava le loro facce. L'idea le mise in ansia ed eccitazione;
chissà quant'erano diventati grandi anche loro. Però,
sorgeva un problema: ricordiamoci che Lady Nadiya non la voleva. Il
suo viso divenne cupo. «Mi dispiace, ma io devo studiare»
inventò l'unica scusa che poteva salvarla da quella
situazione. «Ah, non accetto scuse» la liquidò
la donna con un sorriso. «Gli studi possono essere rimandati di
qualche ora, no?» le strinse una mano e, senza darle tempo di
ribattere, la trascinò nel cortile. Appena ci mise piede, Lady
Nadiya la fulminò con lo sguardo. Non ci impiegò molto
a capire che era stata sua sorella ad andare a chiamarla, cocciuta
com'era. Si era aspettata che mentisse, dicendo che stava male o che
il giorno dopo aveva un interrogazione, invece, a quanto pare, non ci
era riuscita. Non aveva ereditato niente da lei. Tutta suo
padre. Immediatamente, i figli di Lady Malena s'illuminarono e si
avvicinarono a salutarla. “Comportati bene”, avrebbe
voluto dirle con quell'occhiata che le aveva lanciato, ma lei aveva
già spostato il suo sguardo verso sua sorella. Se avrebbe di
nuovo distrutto la sua immagine, questa volta gliela avrebbe fatta
veramente pagare. Ma per sua fortuna, arrivò Alaja
sottobraccio con il suo Principe e l'attenzione dei presenti fu
puntata su di loro. Tirò un sospiro di sollievo e
l'affiancò. «Vi ho radunati qui oggi per annunciarvi
il fidanzamento tra mia figlia Alaja e il Principe Kornil Hu'lles»
esordì, soddisfatta dalle espressioni incredule degli
invitanti. Nessuno si sarebbe mai aspettato che il fidanzato di Alaja
fosse il figlio di una delle più famose famiglie russe. Molti
anni fa era scoppiata una guerra tra Maghi. Alcuni erano contro le
regole della città e volevano il potere, così decisero
di unire le forze e di combattere contro Re III, colui che aveva
preso e proposto le leggi. I Maghi che erano favorevoli si
schierarono con lui, tra cui la famiglia Hu'lles, e si scontrarono
con i nemici. Dopo quasi due anni di guerra, alla fine, Re III vinse
e morì, trionfante. Era questo ciò che i libri e i
sopravvissuti dicevano. Kornil era alto e muscoloso, esperto in
geografia e nel combattimento. Portava i capelli neri e occhi
turchesi. Taciturno e saggio, sapeva sempre trovare la soluzione ad
ogni situazione difficile e mantenere la calma. Tutti si
congratularono con loro. Lady Nadiya approfittò della
confusione per avvicinarsi a Liya che si era irrigidita di colpo.
Gliene avrebbe dette di tutti colori, già se lo sentiva. «Non
dovresti studiare?» calcò l'ultima parola, quasi con
rabbia. «Pensavo fosse scortese rifiutare» si
giustificò lei, sforzandosi di mantenere il contatto
visivo. «Non mi interessa quello che pensi tu» sibilò,
trattenendosi dal tirarle uno schiaffo. Dire che era furiosa, era
poco. Schioccò le dita e qualche istante dopo una gigantesca
lucertola, dal muso allungato si fece spazio tra gli invitati e
affiancò la sua padrona. «Ina, accompagnala nella sua
stanza e fai in modo che ci resti» ordinò. Ina era
una delle tante Guardie che proteggevano e ubbidivano agli ordini di
Lady Nadiya. Esse erano in grado di cambiare forma, diventando
piccole o grandi a seconda dei casi. Ina arricciò appena la
lunga coda e diede qualche colpetto con il muso sulla mano destra di
Liya, incitandola a seguirla. La ragazza non obiettò e lasciò
il cortile sotto lo sguardo triste e abbattuto di Lady Malena. Nè
lei nè i suoi figli potevano prevedere che quella sarebbe
stata l'ultima volta che l'avrebbero vista.
N.a:
Buonasera,
miei cari^^ Caspita, sono già arrivata a 30 visitatori.
Grazie mille, davvero. :D Direte: “Ma questa è
cieca per caso? Non vede che non ha nessuna recensione? Cosa si mette
a ringraziare?” Beh, è vero. Non ho ricevuto ancora
nessun commento. Ma, come ho già detto nel capitolo
precedente, per me è già un passo avanti se qualcuno la
legge. Buona serata a tutti:*
~Mine_11
|
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