Take Me Home

di IwillFindYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Echo ***
Capitolo 3: *** The Blower's Daughter ***
Capitolo 4: *** Breakeven ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


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Prologue.
Wrapped up, so consumed by all this hurt. If you ask me, don't know where to start.
_ _ _

 
Killian Jones è morto da eroe. E' morto diventando l'uomo che ha sempre voluto essere. E nonostante gli sbagli che ha commesso nel corso della sua lunga vita da pirata, è riuscito a ridimediare ad ogni singolo errore, sacrificando la sua stessa vita per salvare quella delle persone che amava. Per salvare la sua Emma.
Il suo sacrificio ha salvato un'intera cittadina, ma ciò nonostante, ha lasciato un vuoto immenso nel cuore di Storybrooke.
Sono trascorsi due mesi dalla sua morte e non passa giorno in cui Emma Swan non si svegli di soprassalto nel bel mezzo della notte, col cuore in gola, la fronte trepidante di sudore e gli occhi stracolmi di lacrime.
Ogni notte è un ripetersi della stessa scena. Si addormenta controvoglia, perchè sa cosa l'aspetta e, quando finalmente riesce a prendere sonno, gli incubi le invadono la mente. Ed ogni volta, in ogni sogno, si ritrova davanti  lui, immerso in una pozza di sangue, gli occhi semi chiusi e il volto pallido. Lo sente respirare a fatica, per poi non sentirlo più. Lo vede scomparire davanti ai suoi occhi e, nonostante cerchi disperatamente di afferrarlo, di stringerlo a sè perchè nessuno lo trascini via dalle sue braccia, non riesce mai a trattenerlo a sè. Ed improvvisamente si ritrova da sola, avvolta nel buio totale. E piange, piange fino a non avere più lacrime da versare. E quando finiscono le lacrime, la disperazione prende il sopravvento e comincia ad urlare.
Ed è a quel punto che si sveglia.
A volte spera di non svegliarsi affatto. A volte spera di essere morta anche lei, certa che quello sia l'unico modo per alleviare il dolore.
Questa sera non è diversa dalle altre. La storia si ripete per la millesima volta ma, quando si sveglia in preda al panico, qualcuno l'abbraccia stretta a sè, accarezzandole i capelli.

"Ssshh.. è tutto ok tesoro. Ci sono qui io." Mary Margaret prende il viso della figlia tra le mani e le asciuga e lacrime, spostandole poi una ciocca bionda di capelli dietro l'orecchio. "Ci sono qui io." Le ripete in un sussurro.
Nell'ultima settimana sua madre, suo padre ed Henry, hanno fatto a turni per dormire accanto a lei, nonostante siano consapevoli che gli incubi non cesseranno di tormentarla pur avendo qualcuno a consolarla al suo risveglio.
Emma si appoggia al petto della madre, esausta. I suoi occhi verdi sono gonfi e stanchi e le sue occhiaie diventano sempre più evidenti. Il dolore la sta consumando lentamente e, se prima i suoi genitori erano convinti che prima o poi sarebbe riuscita ad andare avanti, ora cominciano a temere che la situazione della loro primogenita stia solo peggiorando.

"Torna a dormire Emma." Le dice con dolcezza Mary Margaret. "Io resto qui con te."

"No." Risponde lei con un filo di voce. "Non ho più sonno."

"Tesoro, sono solo le 5:30, devi riposare."

"Non riuscirei a dormire. Se potessi non dormirei affatto." Porta le mani sul volto e riempe i polmoni d'aria, per poi lasciare un lungo sospiro rassegnato. Infine, decide di alzarsi, trascinandosi giù per le scale. Arriva in cucina, accende la macchina de caffè ed infine si appoggia accanto ai fornelli, in attesa che la sua tazza sia piena fino all'orlo. Fissa lo sguardo nel vuoto, sospira ancora una volta e si maledice perchè non ha idea di come controllare il dolore che affligge la sua anima. Sente ancora una volta le lacrime riempirle lo sguardo, ma usa la poca forza che le rimane in corpo per trattenerle. Il beep della macchina del caffè le avvisa che il suo caffè è pronto, così afferra la tazza e la porta al tavolo, sedendosi sull'estremo più vicino alla finestra. Qualche mese prima si sarebbe concessa una cioccolata calda con panna e cannella. Ora non riesce nemmeno a berne un sorso di quella bevanda che tanto adora.
Esiste un modo per far scomparire il dolore? O per lo meno, per alleviarlo?

Dipende da te,  le risponderebbe chiunque. E se dipende da lei, allora tanto vale rassegnarsi al semplice fatto che lei non è capace di far cessare quel sentimento che la sta consumando dentro, come se la stesse uccidendo lentamente.
E dopo il dolore, arriva la rabbia. E nemmeno quella riesce a controllarla. Fissa la tazza davanti a sè, ormai vuota. La prende in mano e la lancia con forza contro il muro alla sua sinistra, rompendola in mille piccoli pezzi. Passano pochi secondi prima di rendersi conto di aver definitivamente perso il controllo della situazione.

"Mamma!" Henry si sveglia di soprassalto e la raggiunge di corsa in cucina. La trova accovacciata accanto al tavolo, intenta a raccogliere i frammenti di porcellana sparsi sul pavimento. "Mamma stai bene?" Il ragazzo si abbassa su di lei, posando una mano sulla sua spalla.

"Sto bene, mi è caduta la tazza." Mente lei, sapendo di essere una pessima bugiarda. Suo figlio la guarda preoccupato, e lei non riesce nemmeno a fissarlo negli occhi e dirgli che non sta affatto bene.
Henry non dice nulla, si limita ad avvicinarsi a lei e ad abbracciarla forte. è in quel momento che Emma non riesce più a trattenere le lacrime, e scoppia a piangere sulla spalla del suo piccolo uomo. Chi l'avrebbe mai detto che una donna forte come lei, si sarebbe ritrovata a dover essere consolata da suo figlio tredicenne.
Non può andare avanti così. Non puo continuare a vivere congelata nel ricordo di colui che si è sacrificato per lei. O meglio, puo, ma non così. Non quando il dolore che prova potrebbe finire per consumare non solo lei, ma anche le persone che le stanno attorno.

"Scusami ragazzino." Trova finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi. "Starò bene. Presto starò bene." Le sussurra, sforzandosi di dipingere un piccolo sorriso sulle labbra. Gli accarezza il volto e lo ringrazia, lasciandogli un bacio sulla fronte.

"Lo so che starai bene." Risponde lui rassicurante. "Ti voglio bene." Lo abbraccia un'ultima volta e infine lo vede scomparire dietro la porta del bagno. Emma finisce di raccogliere il disastro dal pavimento e infine ritorna in camera sua, dove Mary Margaret sta allattando il piccolo Neal.

"Hey, che è successo di sotto?" Le chiede la madre, cullando il bambino tra le braccia.

"Ho perso la testa." Si avvicina al letto e si siede accanto alla donna, accarezzando leggermente la testa di suo fratello.

"Avevi bisogno di sfogarti. Quello è stato un modo per sfogarti."La rassicura Mary Margaret.

"A volte credo di stare meglio. E allora cerco di convincermi che ce la posso fare, che prima o poi starò bene e riuscirò ad andare avanti senza di lui. Poi però arriva la notte. E quella convinzione sparisce non appena mi sveglio urlando nel bel mezzo della notte." Fissa il volto dormiente di Neal, che in qualche modo riesce a calmare la sua voglia estrema di scoppiare a piangere ancora.

"Io non posso nemmeno immaginare quello che provi, tesoro. Quello che posso dirti però, è che presto o tardi riuscirai a stare meglio. Il dolore rimarrà, quello purtroppo non va via, ma riuscirai a conviverci. E il suo ricordo non ti farà più male. Riuscirai a pensare a lui e a sorridere nel farlo." Le due si scambiano un lungo sguardo complice. La bionda posa la testa sulla spalla della madre e chiude gli occhi, svuotando la mente da qualunque pensiero.

"Te come hai fatto a stare meglio dopo che il padre di David ti aveva obbligata a respingerlo?" Chiede improvvisamente.

"Oh Emma, non è la stessa cosa."

"Lo so." Sospira lei. "Ma in qualche modo lo avevi perso. Come hai fatto ad andare avanti?" Mary Margaret la guarda con un sorriso malinconico.

"Ho chiesto aiuto a Tremotino." Emma alza lo sguardo e innarca le sopracciglia, sorpresa. "Gli ho chiesto di aiutarmi a dimenticare tuo padre."

"E ci è riuscito?"

"Mi ha dato una boccetta contenente una cura. Mi è bastato berne un sorso per dimenticarlo." La ragazza sgrana gli occhi, alzandosi repentinamente dal letto.

"Potrei chiedere a Tremotino di farne una per me."

"Cosa? No!" Mary Margaret sobbalza alle sue parole, svegliando il piccolo Neal, che comincia a piangere arrabbiato. La donna lo guarda e si scusa silenziosamente con lui, cullandolo perchè si riaddormenti. "Emma, non puoi farlo. Non puoi cancellare Killian dalla tua mente."

"Perchè no? Tu lo hai fatto senza pensarci due volte, e papà era vivo. Killian è morto. E io non riesco a vivere sapendo che lui non ritornerà mai più da me. Dammi una sola ragione per cui non dovrei farlo."

"Perchè anche se lo dimentichi, ti rimarrà un vuoto dentro che non riuscirai mai a colmare! Si, lui non farà più parte dei tuoi ricordi, ma non ti farà stare meglio. Tutti i momenti trascorsi con lui, diventerebbero solo un buco nero. Non puoi cancellarlo, per quanto ti faccia male. è sempre meglio che faccia male, piuttosto che non sentire nulla, non credi?" Non appena Neal si riaddormenta, la mora lo posa dolcemente nel centro del letto, per poi avvicinarsi a sua figlia. Le afferra entrambe le mani e la guarda negli occhi. "Non farti questo. Ti faresti ancora più male di quanto credi." Emma le sorride timidamente. Stringe le mani della madre ed infine si lascia abbracciare.

"Hai ragione. è una follia." La rassicura. Ma in realtà l'idea, per quanto estrema ed assurda, non l'abbandona.

- - - - - - - - - -

Quello stesso pomeriggio, mentre si dirige verso il suo ufficio, le parole della madre le risuonano in testa come un'eco. E senza rendersene conto, parcheggia il maggiolino giallo davanti al negozio di Gold. Scende dalla vettura e si avvia a passo veloce verso l'entrata del negozio. La campanella della porta annuncia il suo ingresso, ma ad attendere la clientela non vi è nessuno.

"Gold!" La bionda lo chiama ad alta voce, e da dietro la tenda che separa il negozio dal retro, appare Tremotino, che sospira interdetto alla vista della donna.

"Signorina Swan. Vedo che non hai ancora imparato a leggere il cartello al ingresso. Siamo chiusi."

"Ho bisogno del tuo aiuto." L'uomo innarca le sopracciglia, quasi sorpreso. Si avvicina alla ragazza, sistemandosi dietro il bancone.

"Non credo di poterti essere utile. Ma, prego, dimmi pure."

"Ho bisogno di una cura. Per.. dimenticare una persona." Gold socchiude gli occhi e abbassa il capo, con un ghigno dipinto sulle labbra.

"Come ho detto, non posso aiutarti. Mi dispiace." Emma si affretta a replicare, ma lui la ferma prima ancora che possa aprire bocca. "Credimi, se potessi ti aiuterei volentieri. Ammetto che mi manca fare accordi e non mi lascerei mai scappare l'opportunità di fare un'accordo con la Salvatrice." Fa una piccola pausa, alza le spalle e posa gli occhi scuri su quelli smeraldo della bionda. "Ma come ben sai, non ho più i miei poteri. La magia oscura è morta, quando il tuo fidanzato ha deciso di sacrificarsi per salvarti la vita. Quindi no, non posso aiutarti."

- - - - - - - - - -

"Sei impazzita? Dopo l'incontro con Gold, Emma non si è  presentata al lavoro. Ha fatto una telefonata al padre, dicendogli che non se la sentiva di andare in ufficio, e infine si è recata a casa di Regina.

"Si, credo di si." Le due si siedono nel enorme divano bianco che predomina il salone della mansione, e la bionda spofonda tra i cuscini sconsolata. Porta le mani sugli occhi e rimane immobile, non sapendo che altro dire.

"Emma.."

"Ti prego, risparmiami la ramanzina. Non sono venuta qui per sentirmi dire per l'ennesima volta che cancellare Killian dalla mia memoria è il più grosso sbaglio che possa commettere. Lo so che è sbagliato, e so anche che mi pentirò di aver anche solo pensato una cosa del genere. Ma in questo momento, è l'unica soluzione che riesco a trovare per poter andare avanti." La mora la guarda apprensiva. Per quanto si sforzi a farla ragionare, sa perfettamente che non riuscirà a farle cambiare idea. è testarda, Emma Swan. E questo Regina lo sa bene.
Le sembra quasi assurdo che proprio la donna che aveva cercato di allontanare dalla sua vita e, soprattutto, da quella di Henry, ora sia seduta nel suo soggiorno a sorseggiare una tazza di thè, come fanno le amiche di vecchia data. Ma infondo sa bene che Emma la ritiene un'amica e anche lei, in cuor suo sa di volerle bene.

"Non ti farò nessuna ramanzina. Immagino che a quello ci abbia già pensato tua madre." La donna sospira, e posa una mano sua spalla, in segno di conforto. "Sappi che non voglio farlo. Mi pentirò a vita di quello che sto per dirti e probabilmente i tuoi genitori vorranno la mia testa, se ti aiuto. Ma lo farò." La bionda sgrana gli occhi incredula. Sbatte le palpebre diverse volte e in qualche modo, le sembra di ritrovare una piccola speranza.

"Mi aiuterai?"

"Si. Ma devi sapere una cosa prima di tutto." La donna si alza, e con eleganza si avvia verso il camino spento. Con un leggero movimento delle mani, fa scattare una leva che apre una piccola fessura dietro uno dei mattoni rossicci. Da questa estrae una boccetta contenente un liquido bluastro. "Una volta bevuta, perderai ogni ricordo legato a lui. Sarà come se non lo avessi mai conosciuto." Regina ritorna a sedersi accanto alla Salvatrice, porgendole la pozione. Lei annuisce senza fiatare e prende la boccetta tra le mani tremanti. "Sei sicura di non volerci pensare un po' prima di farlo?"

"No." Risponde, fingendosi sicura. "Se mi fermo a pensare, me ne pentirò e lascerò perdere." Riempe i polmoni d'aria, trattenendola per qualche secondo. Chiude gli occhi ed infine toglie il tappo di cristallo, avvicinando la pozione alle labbra.

Spero tu possa perdonarmi. Ti prego, non odiarmi, Killian. Beve il liquido in un solo sorso, sentendo un leggero bruciore alla gola.
E quando riapre gli occhi, Killian Jones non è più nemmeno un ricordo lontano nella sua testa, e tantomeno nel suo cuore.

_ _ _

Hello Fellas!
Comincio col dire che questa è la mia primissima Fan Fiction dedicata a due personaggi di OUAT. Il finale di metà stagione mi ha dato l'ispirazione per scrivere quello che secondo me potrebbe essere stato un continuo se Emma Swan non fosse mai riuscita a raggiungere Hook nell'Oltretomba. Spero l'idea vi piaccia <3

Il titolo della storia è tratto dalla canzone di Jess Glynne "Take me Home" appunto. Vi consiglio di ascoltarla, soprattutto perchè ora come ora, il testo di questa canzone si addice perfettamente ai Capitain Swan. Io mi sono fatta certi pianti che non vi sto ne anche a raccontare xD

Bene, spero con il cuore che l'inizio vi piaccia. Le recensioni non mi disgustano affatto, ma mi accontento del semplice fatto che la leggiate :)

Un bacio
Mary

 

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Capitolo 2
*** Echo ***


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Chapter 1.

I don't wanna be down and I just wanna feel alive and get to see your face again, once again.

_ _ _

Tre anni dopo.

Le strade di Storybrooke sono totalmente deserte dopo le dieci di sera. Infondo non c'è molto da fare dopo quell'ora in una cittadina così piccola. Inoltre è pieno inverno e l'asfalto è ricoperto da un sottile coltre bianca, data dalla prima nevicata della stagione.
E proprio su quel leggero manto bianco, vi sono calcate delle impronte irregolari di quella che sembrerebbe una camminata tentennante, come se la persona che le ha lasciate, più che camminare, stesse trascinando i piedi lungo la strada.
Le orme s'interrompono a poche decine di metri dal unico caffè aperto a quell'ora della notte: Granny's. E proprio dove esse finiscono, vi è colui che le ha marcate.

Killian Jones si guarda attorno quasi shoccato. Sente il suo stesso corpo pesargli sulle gambe, che sembrano cedere ogni volta che prova a fare un passo. Ha le mani gelate dal freddo, i polpastrelli delle dita ormai insensibili e non sa cosa darebbe per avere la sua fiaschetta di Rum, per poter riscaldare la gola secca.
Si appoggia al muro di mattoni del edificio di fronte al locale e riprende fiato. Riempe i polmoni d'aria e li svuota sospirando profondamente.
Non ha idea di quanto tempo sia trascorso dalla sua morte e, soprattutto, non ha idea di come abbia fatto a tornare in vita. Il suo ultimo ricordo risale proprio ai suoi ultimi istanti di vita, dove riusciva a vedere il volto disperato di Emma che lo guardava accasciarsi a terra dopo che lui gli aveva accarezzato la guancia bagnata delle sue stesse lacrime. Da li in poi, il vuoto. Il pensiero di quel momento gli stringe il cuore.  Probabilmente, pensa, è giusto non avere ricordi dopo la morte, infondo non capita tutti i giorni di ritornare nel mondo degli esseri viventi.

  Dopo essersi risvegliato, ha sprecato oltre un'ora per distruggere la bara di cristallo nella quale si trovava, in quella che presume sia la cripta di famiglia di Regina Mills. Ancora non capisce perchè il suo corpo sia stato conservato in quella cava, piuttosto che sotto terra nel cimitero.
Il rumore della campanella della porta di Granny's attira la sua attenzione, quasi spaventandolo. Si nasconde dietro al muro e osserva le persone che in quel momento stanno lasciando il Diner. Quando le sue iridi bluastre si soffermano su una delle due sagome che hanno appena varcato l'uscita, il suo cuore perde un battito, e un altro ancora.

Swan.

Non sa quanto tempo è trascorso, ma la sua Emma è ancora più bella, se possibile, di come la ricordava. La sua chioma del colore del sole le ricade lungo la schiena in piccole onde. Il suo sorriso.. Dio il suo sorriso è quasi accecante, per quanto perfetto. Il cuore gli fa quasi male per quanto le fosse mancato quel sorriso, che era certo non avrebbe mai più rivisto. La vede avanzare a piccoli passi verso il suo maggiolone giallo, stringendosi nella sua solita giacca di pelle rossa.
Sorride nel ricordare quanto lei ami quella giacca e come non se ne separa mai durante l'inverno. Non si capacita ancora di averla a pochi passi da lui e non riesce a fare a meno di osservarla in totale adorazione, incapace di rendersi conto di quanto la sua presenza lo faccia sentire vivo di nuovo.

"Sicura che non vuoi che ti riaccompagno a casa?" La voce della persona che è uscita insieme ad Emma dal locale attira la sua attenzione. Non è una voce che lui conosce, o almeno, non una che ricorda.
Vede l'uomo camminare dietro di lei, per poi fermarsi al suo fianco, posando una mano sul tettuccio della macchina. Dalla posizione in cui si trova riesce a vederlo solo di spalle. L'unica cosa che nota, sono le spalle larghe e i capelli biondo cenere.

"Ho bevuto solo una birra, Nate. Sto bene." Lei sorride, poggiando una mano sulla spalla dello sconosciuto. "Devo andare. Henry è a casa da solo."

"Emma, non è più un bambino. Ha 16 anni. E non credo gli dispiaccia stare da solo a casa."

Henry ha sedici anni? Ma come..

"Lo so, ma a me non piace lasciarlo da solo." L'uomo si lascia scappare una piccola risata, e la bionda lo schiaffeggia scherzosamente sul collo. "Smettila di prendermi in giro perchè mi preoccupo per lui."

"Tu ti preoccupi troppo. Ma è anche per questo che ti amo."

In quel istante, Killian si sente soffocare. Riesce a sentire il cuore che si frantuma in piccoli pezzi e la terra sembra mancarle sotto i piedi. Tornando dal mondo dei morti così all'improvviso, di certo questa scena era l'ultima alla quale avrebbe voluto assistere.  L'ultima cosa che riesce a sentire, prima di allontanarsi, è la voce di Emma che, con tutto l'amore che possiede in corpo, gli sussurra tra le labbra la stessa frase. E il suo cuore si spezza ulteriolmente a quelle parole, che una volta appartenevano solo a lui.

"Ti amo anche io. Buonanotte."

- - - - - - - - - -

Si ritrova a girovagare senza una meta precisa e, senza rendersene conto, finisce per raggiungere il piccolo porto di Storybrooke. Si siede su una delle panche che si affacciano sul orizzonte e porta la testa tra le mani.

Che ti aspettavi? Che l'amore della tua vita ti aspettasse per sempre? Che credesse che saresti tornato?

Non si capacita del fatto che siano trascorsi tre anni dalla sua morte. E forse per puro egoismo sperava che lei attendesse il suo ritorno, per quanto impossibile potesse essere. Ma ovviamente si sbagliava. Non che possa avercela con lei per essere andata avanti. Infondo Killian voleva, vuole la sua felicità. Ma allora che senso ha essere tornato in vita, se l'unica ragione, l'unica persona che poteva volerlo indietro, ora è felice insieme ad un'altro che non è lui?
Il modo in cui Emma guardava quel uomo era lo stesso con il quale una volta guardava lui, pieno di amore e dolcezza. Ricorda la fatica con la quale è riuscito ad entrare nel suo cuore circondato da muri insommortabili e si domanda se anche quello sconosciuto abbia dovuto soffrire quanto lui per avere la fortuna di essere amato da lei.

Alza il capo e sofferma lo sguardo sul manto scuro che si espande davanti a lui. Riempe i polmoni dell'aria del oceano e si rende conto che quel odore di salsedine gli era mancato immensamente. Il mare era sempre stato la sua casa, quindi non si sorprende se i suoi piedi lo hanno portato inconsciamente fino al porto. Si guarda intorno e si chiede che fine abbia fatto il suo secondo grande amore, la sua Jolly Roger. Cosa darebbe per poter navigare a bordo della sua nave ancora una volta.
Il rumore delle onde che si infrangono sulle scogliere sembrano calmare il dolore del suo cuore infranto. Prova una strana sensazione nel sentire il battito cardiaco che rimbomba sul suo petto. Si era abituato a sentire solo il vuoto dentro il suo corpo e ora, dopo quella che gli è sembrata un'eternità di silenzio, sentire il cuore che martella nel torace, i polmoni che si espandono ad ogni respiro, il sangue che scorre fluido nelle sue vene, quasi lo terrorizzano. Ma tutte queste sensazioni non lo spaventano tanto quanto il fatto di essere tornato in vita e nello stesso momento, aver perso il suo più grande amore.

I suoi pensieri vengono bruscamente interrotti dal rumore dei passi di qualcuno che si avvicina lentamente verso di lui. Il pirata scatta in piedi, quasi perdendo l'equilibrio e, senza restare a guardare chi possa essere, comincia a correre. Non arriva molto lontano, il suo corpo è ancora troppo debole per riuscire a sostenere una corsa frenetica, così si nasconde dietro un albero e riprende fiato. Sente ancora una volta gli stessi passi a pochi metri dietro di lui, ma non ha più la forza di scappare.

"Chi va la?!" Nel sentire quella voce, Killian s'irrigidisce, incapace di decidere se uscire allo scoperto o scappare con le poche forze che gli rimangono in corpo. Sospira, ormai arreso e opta per voltarsi e affrontare la persona che lo ha appena trovato. Infondo, non può nascondersi per sempre.

Quando l'uomo si gira verso l'ombra che lo inseguiva, il respiro sembra strozzarsi nella sua gola. Corruga la fronte e lo osserva per pochi secondi, prima di realizzare che colui che lo stava seguendo è qualcuno che lui conosce fin troppo bene. All'inizio fatica a riconoscerlo. La sua voce è leggermente più profonda di come la ricordava, la corporatura più robusta e la sua statura è aumentata di diversi centimetri.

"Henry?" Il ragazzo sgrana gli occhi, per poi sbattere le palpebre diverse volte prima di riuscire ad aprire bocca.

"Hook?" I due si guardano a distanza, entrambi indecisi se sia il caso di avvicinarsi all'altro. Infine Henry decide di fare il primo passo, senza mai staccare gli occhi da quelli del capitano. "Sto delirando?" Si chiede a voce bassa, ma non abbastanza, poichè l'uomo riesce a percepire le sue parole, scoppiando per la prima volta in una piccola e sincera risata.

"Se tu stessi delirando, io non potrei fare questo." Killian allunga una mano verso il ragazzo, scompigliandoli i capelli, come era solito fare quando lo salutava o lo prendeva in giro. è allora che Henry realizza.

"Non ci credo!" Le labbra del giovane si espandono formando un grande sorriso. Non ci pensa due volte prima di lanciarsi sul uomo e stringerlo in un abbraccio. I due rimangono immobili per qualche secondo e Killian riesce a sentire le lacrime invadergli gli occhi. Eppure lui non piange mai. "Ma come fai ad essere qui? Come hai fatto a tornare in vita? Ieri sono andato alla cripta e tu eri li e ora sei qui e.."

"Whoa, calma, calma." Il pirata stringe le spalle del ragazzo e lo osserva, notando la felicità dipinta sul suo giovane volto. è in quel momento che si rende conto che forse Emma non era l'unica persona che lo avrebbe rivoluto indietro. Forse. "Ti prometto che risponderò a tutte le domande che mi vorrai fare, ma prima dimmi.. che diavoli ci fai in giro a quest'ora?" Henry alza gli occhi al cielo quasi divertito.

"Sul serio? Tre anni che non mi vedi e ti preoccupi perchè sono in giro alle undici di sera?"

Giusto, tre anni. Il ragazzo non è più un bambino.

"Hey, scusa se mi preoccupo." Nel pronunciare quelle parole, gli torna in mente la scena di poco prima davanti a Granny's. L'eco della voce di Emma risuona nella sua testa improvvisamente e non riesce a fare a meno di pensare a lei. "è che poco fa ho visto tua madre. So che stava tornando a casa perchè tu eri da solo."

"Hai visto la mamma?" Lo sguardo del ragazzo diventa indecifrabile. Corruga la fronte e lo guarda quasi preoccupato. "Le hai parlato?" Chiede con tono irrequieto.

"No! No, lei.. non mi ha visto. Stava uscendo da Granny's insieme ad un certo Nate.. sono andato via prima che potessero vedermi.." Henry riesce a percepire la sofferenza nelle parole di Hook. Posa una mano sulla sua spalla in segno di conforto.

"Mi dispiace Killian." Il ragazzo abbassa lo sguardo, indeciso se sia il caso di dirgli la verità oppure se aspettare che sia qualcun altro a dirglielo. "In realtà c'è una cosa che dovresti sapere ma.."

"No, non voglio sapere. Per oggi ne ho abbastanza con le sorprese e  ho la testa che mi scoppia." Porta una mano sulle tempie e con due dita le sfrega in circoli. "Non ho nemmeno idea di dove andare, visto che non ho nemmeno un posto dove dormire." A quelle parole, sente il giovane sogghignare divertito.

"Invece ti sbagli." Lo rincuora. Killian innarca il sopracciglio confuso e lo osserva frustrato.

"Non vengo a casa di tua madre, se è quello che hai in mente." Lo rimprovera.

"Per la precisione, quella casa è anche tua, visto che l'hai scelta tu." L'uomo sgrana gli occhi sorpreso. Per qualche strana ragione era convinto che quella casa fosse stata rivenduta nel momento stesso in cui lui aveva lasciato questo mondo. "Ma tranquillo, non pensavo di portarti li. Vieni." I due si avviano lungo il porto, raggiungendo l'entrata in legno che porta alle barche ancorate sulla riva.

"Non mi farai dormire in un peschereccio puzzolente." Henry gli lancia un'occhiataccia, in cuor suo felice di sapere che il pirata non ha perso il suo sarcasmo.

"Ecco. Ora fermati e ascolta." L'uomo lo guarda confuso. I due rimangono in silenzio per qualche secondo, quanto basta per riuscire a sentire il leggero scricchiolio di legni che si sfregano ad ogni movimento dell'acqua. Quel rumore gli è famigliare, e non ci mette molto a capire che cosa sta ascoltando.

"La Jolly Roger." Sussurra sorpreso. Il cuore gli si riempie improvvisamente di gioia mentre sente Henry prenderlo per la manica della giacca per poi trascinarlo sulla passerella, fermandosi sul unico posto vuoto,dove non vi è alcuna nave ancorata.

"Mamma -Regina- ha fatto un incantesimo di occultamento. Nessuno sa che la Jolly Roger è qui, tranne lei, io, Robin e il piccolo Roland." Il ragazzo raggiunge la piccola scalinata che porta al interno della nave, consigliando a Killian di seguire i suoi passi, poichè la barca è invisibile esternamente.

"Dio, credevo che non l'avrei mai più rivista." Si guarda attorno e nota con sorpresa che nulla è cambiato. è perfetta, proprio come la ricordava. Ogni cosa è al suo posto e sembra quasi tirata a lucido per quanto è pulita.

"Prima, mi hai chiesto che ci facevo in giro a quest'ora. Beh, ero qui. Ci vengo quasi tutti i giorni, la maggiorparte delle volte insieme a Robin e Roland." Spiega il giovane, salendo sulla parte superiore della nave. "Ti va bene passare la notte qui?"

"Non c'è posto migliore direi." Sorride il capitano, sfiorando con la punta delle dita il legno del timone.

"Giusto perchè tu lo sappia, il timone non funziona, quindi non puoi scappare, in caso tu ci stia pensando."

"Come sarebbe a dire che non funziona? Pensavo ti fossi preso cura della mia nave, non che me l'avessi rotta!" Lo rimprovera, spiazzato dall'intelligenza del ragazzino. Ammette che l'idea di scappare lontano gli aveva sfiorato la mente.

"Robin lo ha scollegato dalle eliche direzionali, per precauzione che qualcuno provasse a rubarla se avessero scoperto che la nave è ancorata qui. Il timone gira a vuoto, ma si puo sistemare."

"Mmmh. Ok, è stata una buona idea." I due raggiungono la stiva, e Killian nota con piacere che il letto è sistemato con tanto di coperte e il baule sotto ad esso è pieno di provviste alimentari. "Immagino che queste servano per le nottate fuori casa?" Dice, prendendo in mano un pacco di patatine.

"Diciamo che ogni tanto ci piace venire a dormire qui, è rilassante."

"Puoi dirlo forte." Il pirata si siede sul letto, sprofondando poi la schiena sul materasso. "Posso chiederti una cosa?" Killian annuisce allontanandolo quanto basta per guardarlo negli occhi. "Come hai fatto a..beh..resuscitare?" Il capitano gli sorride, sapendo di non avere una risposta alla sua domanda.

"Sinceramente, non ne ho idea amico." Dice sincero. "è strano.. ma è come se non me ne fossi mai andato. Come se mi fossi risvegliato da un lungo sonno, con la differenza che sono passati tre anni."

"Quindi non ricordi nulla?"

"Nulla." Henry lo osserva attentamente e sa che l'ex pirata gli sta dicendo la verità. "Dovresti tornare a casa. Tua madre avrà già organizzato una squadra di ricerca per trovarti. Avremo tempo per parlare. E ti prego, non dire ancora a nessuno che sono..tornato." Si, gli sembra ancora strano dire che è tornato.

"Non lo dirò a nessuno. Domattina prima di andare a scuola passo a trovarti." L'uomo annuisce con un piccolo sorriso disegnato sulle labbra. Si alza per riaccompagnarlo alla passerella e, quando lo saluta, Henry  torna ad abbracciarlo.

"è bello riaverti a casa, Killian. Mi sei mancato." Quelle parole gli riscaldano l'anima. Se ore prima il suo ritorno gli era sembrato totalmente inutile, ora capisce che non è solo Emma la persona per la quale sarebbe valsa la pena tornare. Sorride e quasi non ci crede.

"Mi sei mancato anche tu, Henry. è bello essere di nuovo a casa."
 

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Evening my pretties!
Eccoci di nuovo qui, con il primo capitolo di Take Me Home. Killian è tornato... SHOCKER, scommetto che nessuno se lo aspettava (*inserire emoji sarcastica qui*).
Sono passati tre anni, Killian resuscita dalla morte e, ops non si ricorda assolutamente di cio che puo essere successo nell'Oltretomba. Ovviamente più avanti cominceremo ad esplorare cosa puo essere successo o meglio, come Killian possa essere tornato in vita ;)

Piccola osservazione: sappiate che non usero mai i nomi dei nostri adorati personaggi in Italiano xD Hook non verrà mai nominato come Uncino, Rumple come Tremotino ecc ecc. è più forte d me, non riesco proprio ad usarli in Italino xD

La frase che trovate al inizio del capitolo, è tratta dalla canzone "Echo" di Jason Walker. Come al solito, vi consiglio di ascoltarla, è davvero bellissima *-*
Fatemi sapere che ne pensate e come sempre, le critiche sono ben accette!
See you in a week my pretties!
*Mary

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Capitolo 3
*** The Blower's Daughter ***


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~Chapter 2.

And so it is, the shorter story, no love, no glory. No hero in her sky.

_ _ _

 

Emma entra nel suo ufficio alle otto esatte, dopo essere passata da Granny's per ritirare il suo solito ordine mattutino: un caffè extra large, un latte macchiato medio e due beagels con crema al formaggio. Si avvia verso la sua scrivania, passando prima accanto a David Nolan, lasciandogli la sua colazione di fianco al computer sul quale sta lavorando.

"Buongiorno tesoro." La saluta il padre, prendendo in mano il suo latte macchiato. "Grazie."

"Giorno papà." Gli rivolge un sorriso e si siede dietro la scrivania dello sceriffo, scartando il suo beagel. "Qualche novità?" Chiede, dando un'occhiata veloce alle scartofie poste di fronte a lei.

"Niente di importante. Devi firmare il modulo di rilascio di Evans." Risponde l'uomo, per poi dare un morso al su panino.

"Quello della rissa al Rabbit Hole?"

"Si, ha trascorso la notte in cella. L'ho fatto uscire mezz'ora fa." Emma sbuffa frustrata. Per quanto le piaccia il fatto che Storybrooke sia così tranquilla negli ultimi tempi, comincia a sentire la mancanza dell'avventura, delle piste da seguire per scovare i cattivi. Ma dopo tutto, in una cittadina così piccola non ci si puo più aspettare che succedano grandi cose. Non che senta la mancanza delle catastrofi degli anni precedenti, ma l'adrenalina, quella le manca davvero. Da un paio d'anni ormai tutto si limita a violazioni del codice della strada, qualche ubriaco incazzato che decide di prendere a pugni il primo che si trova davanti o piccoli vandalismi ai cartelli stradali.
Emma sbuffa sconsolata e sposta il peso del busto sulla schiena, posandosi  sullo schienale della poltrona.

"Dici che sono una persona orribile se dico che non mi dispiacerebbe che qualche cattivo delle favole decidesse di attaccare Storybrooke?" La bionda addenta con nonchalance il suo beagel, dopo aver spalmato la crema al formaggio su di esso.

"Beh.. diciamo che io preferisco annoiarmi per il poco lavoro, piuttosto che dover rischiare la vita per fermare altri cattivi." Le rivolge un ghigno e a una pausa, soffermandosi a pensare al fatto che da quando Hook ha sacrificato la sua vita, eliminando la magia scura dal universo, nessun essere malvagio ha più tentato di attraversare i mondi per disturbare la loro quiete.

"Quindi sono una persona orribile."

"Non lo sei. Ti capisco, anche a me mancano un po' i tempi in cui dovevamo combattere i sortilegi, i cattivi e tutto il resto. Ma questa calma non mi dispiace." Soprattutto perchè la dobbiamo all'uomo che amavi e del quale non ricordi l'esistenza.

David non ha mai accettato la decisione che sua figlia ha preso tre anni prima. Lui e Mary Margaret avevano cercato in tutti i modi di consolarla, di farle capire che prima o poi sarebbe stata meglio, che cancellare il suo ricordo non l'avrebbe aiutata. Ma era stato tutto inutile. Ricorda di essere andato su tutte le furie quando ha capito che Emma aveva bevuto la cura per dimenticare Hook, e ricorda anche che lui e sua moglie non hanno rivolto la parola a Regina per oltre un mese. Poi però si sono ritrovati a vedere la loro primogenita rifiorire e si sono arresi. Infondo loro volevano, vogliono e vorranno sempre vedere Emma felice e, se il prezzo da pagare per la sua felicità era dimenticare la persona che aveva sacrificato la sua vita per lei, per loro, allora dovevano accettarlo, pur non condividendo la sua scelta.

"Già. Da una parte è meglio così." Dal momento in cui la magia oscura è scomparsa dalla faccia della terra, la situazione nella cittadina del Maine è decisamente migliorata. Gli abitanti sono finalmente liberi di uscire ed entrare dalla linea di confine senza doversi preoccupare di perdere la memoria o di non riuscire più a tornare indietro. E per qualche strana ragione, da quel momento Storybrooke è diventata conosciuta a coloro che abitano nelle città confinanti. I turisti, anche se pochi, vanno e vengono soprattutto d'estate, poichè questa è una cittadina costiera.

"Cambiando discorso" David le lancia uno sguardo curioso, dando un lungo sorso alla sua bevanda. "Tu e Nathan avete deciso la data del matrimonio?" Vede la figlia roteare gli occhi imbarazzata e lui soffoca una risata.

"Papà, mi ha chiesto di sposarlo solo cinque giorni fa. Non abbiamo alcuna fretta." La bionda finge di leggere i documenti posti sulla sua scrivania, ma sente gli occhi di suo padre ancora su di lei e le sue guance si colorano improvvisamente di un rosa leggero.

"Beh, ma prima o poi dovrai cominciare ad organizzare le nozze." La provoca divertito, cosciente di quanto la imbarazzi parlare della sua vita amorosa con lui.

"Infatti. Prima o poi." Gli lancia un'occhiata fulminante per poi scuotere il capo rassegnata.
Lei e Nathan stanno insieme da quasi un anno. Si sono conosciuti in ospedale, dopo che lei si era procurata un taglio alla fronte cadendo rovinosamente sul asfalto, mentre inseguiva un ragazzino che era scappato da Granny's senza pagare il conto. Nathan è un medico, arrivato a Storybrooke dopo che Victor ha deciso di lasciare il lavoro per trasferirsi a Chicago.
Emma non era interessata a lui agli inizi. Si era convinta che lui non fosse il suo genere, che gli uomini in cravatta e mocassini non fossero adatti a lei, che ha sempre avuto un debole per gli uomini dal fascino misterioso e dal passato turbolento, come il suo del resto. Poi però i due avevano cominciato ad incontrarsi per pura coincidenza da Granny's all'ora di pranzo e poche settimane dopo, le coincidenze sono diventate veri e propri appuntamenti giornalieri, fino a quando lui non ha deciso di invitarla a cena a casa sua una sera e l'ha baciata.
Per qualche strana ragione, Emma ha faticato immensamente per farlo entrare nel suo cuore, come se esso fosse già occupato e non avesse ulteriore spazio per provare sentimenti nuovi. Ma col tempo quella sensazione ha cominciato ad affievolirsi, nonostante in qualche modo non sia mai scomparsa definitivamente. Ed ora, quando si ricorda di aver accettato di sposarlo, quella medesima sensazione prende il sopravvento e la terrorizza, perchè non ha idea di cosa significhi. "Abbiamo tutto il tempo del mondo per sposarci, non voglio affrettare le cose."

Ma puntualmente, decide di ignorarla.

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Dopo una lunga mattinata trascorsa a compilare modulistiche e ad aggiornare il sistema operativo della centrale, Emma si prepara per andare a pranzo.

"Vuoi che ti porto qualcosa?" Chiede al padre, che sgranchisce braccia e gambe per poi alzarsi dalla sua scrivania.

"No, vado a mangiare a casa. Ci vediamo dopo." La bionda alza le spalle e infila guanti e giacca, per poi uscire dalla stazione. Prima ancora di riuscire a chiudere a chiave la porta del ufficio, David vede Mary Margaret avvicinarsi nella sua direzione dopo aver attraversato la strada.

"Hey, stavo giusto andando a casa, che ci fai qui?" La saluta con un piccolo bacio a fior di labbra, posando una mano lungo la sua schiena.

"Sono andata a prendere Neal all'asilo e mi ha chiamata Regina. Mi ha detto di incontrarci al porto tra dieci minuti."

"Al porto? è successo qualcosa?" La donna alza le spalle, confusa quanto lui.

"Non ne ho idea. Ma mi ha detto che Emma non deve sapere che ci vediamo li." David corruga la fronte e prende sua moglie per mano, guidandola verso il suo pick up. I due salgono nella vettura e in pochi minuti arrivano al porto di Storybrooke. "Ho lasciato Neal da Leroy, devo andare a prenderlo tra un'ora, perchè poi lui deve tornare al lavoro."

"Nonno! Nonna!" I due si voltano di scatto, e vedono Henry correre nella loro direzione. Il ragazzo li raggiunge con un grande sorriso dipinto sul volto.

"E tu che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?" Chiede Mary Margaret inarcando le sopracciglia. Il nipote la guarda colpevole, ma il suo sorriso non tende a svanire.

"Vi prego non ditelo alla mamma. Mi uccide se viene a sapere che ho saltato la scuola oggi." Suo nonno fa per aprire bocca, ma viene interrotto ancor prima di pronunciare una sola parola. "Credetemi, ho una buona giustificazione. Venite." Il ragazzo fa loro segno di seguirlo, raggiungendo la passarella di legno che porta alle barche. I due lo raggiugnono, la stessa espressione interrogativa dipinta sui loro volti. Quando si fermano davanti a..beh all'acqua.. Henry si volta verso di loro, per poi avanzare verso il vuoto. "Mettete i piedi dove li metto io, o rischiate di cadere in acqua." Un flashback invade la memoria di David. Improvvisamente la sua mente lo riporta ad uno dei suoi incontri con Hook, quando lui e Cora erano arrivati a Storybrooke e la donna aveva fatto un'incantesimo di occultamento sulla nave del pirata. è allora che capisce.

"La Jolly Roger." Sussurra, entrando poi dentro la nave. Mary Margaret stringe la mano del marito, guardandosi attorno incredula.

"Com'è possibile? Eravamo certi che Regina l'avesse rispedita nella Foresta Incantata."

"è sempre stata qui, in realtà." Spiega il giovane, poggiando le spalle contro il legno massiccio e incrociando le braccia davanti a sè. "Io, Robin e Roland ci siamo presi cura di lei." Accarezza con la punta delle dita l'asta che sostiene una delle vele, sentendosi orgoglioso di come è riuscito a prendersi cura della Jolly Roger, quasi come se gli appartenesse.

"Immagino che quando dicevi che Robin ti portava in campeggio, in realtà venivate qui." Il ragazzo annuisce fiero.

"Ma non è per questo che la mamma vi ha chiamati."

"Appunto, e dov'è Regina?" Chiede David sconcertato. Era convinto che lei fosse già li, quando aveva telefonato a sua moglie.

"è nella cabina del capitano. Mi ha detto che dobbiamo aspettarla qui." I due sposi si scambiano uno sguardo confuso, ma decidono di rispettare l'odine di Regina.
Pochi minuti dopo, la vedono salire le scale della cabina insieme a Robin. L'uomo li saluta, avvicinandosi poi ad Henry, in attesa che Regina parli.

"Si puo sapere che succede? Sto cominciando a preoccuparmi." Si altera Mary Margaret. Suo marito attira la sua attenzione stringendole la mano dolcemente. Per quache strana ragione, ha la sensazione che David abbia già capito perchè si trovano li.

"Emma sa che siete qui?" Domanda con cautela la donna.

"No, è uscita prima che Mary Margaret venisse a cercarmi."

"Bene." La mora sospira pensierosa, quasi preoccupata. "Solitamente non mi piacciono i giri di parole, ma sinceramente non so come dirvelo." Stringe i pugni e socchiude gli occhi sapendo che, dopo aver dato loro la notizia, probabilmente Mary Margaret le si scaraventerà addosso per schiaffeggiarla. "Hook è tornato." Dice d'un fiato. David sbatte le palpebre diverse volte e apre la bocca per ribattere, ma stranamente dalle sue labbra non esce alcun suono.

"Sei fuori di testa?" Chiede sua moglie, i muscoli del suo viso contratti quasi da farle male. "Regina se questo è uno scherzo, non è divertente."

"Perchè dovrei scherzare su una cosa del genere?" Ribatte la mora, alzando gli occhi al cielo.

"Non lo so.. forse perchè ti annoi e non sai con chi prendertela." La provoca puntigliosa Mary Margaret, visibilmente arrabbiata.

"Smettetela." Henry interrompe la loro discussione, per poi scomparire sulle scale che conducono alla cabina. Ritorna pochi secondi dopo, seguito da un imbarazzato e tentennante capitano che quasi si rifiuta di vedere la luce del giorno.
I Charming lo vedono salire lentamente le scale, portando un braccio sugli occhi per coprirli dai deboli raggi del sole che spuntano timidamente tra le nuvole grigiastre. Quando il suo sguardo si abitua alla luce, abbassa con cautela il braccio, per poi incontrare gli occhi di David e Mary Margaret che lo fissano senza dire una sola parola.

"Mi guardate come se aveste appena visto un morto." Sorride il pirata, intento ad alleggerire l'atmosfera. Fallisce miseramente. Mary Margaret lo osserva sconvolta, una mano le copre le labbra e gli occhi verdi le si riempono improvvisamente di lacrime. Decide di avvicinarsi a lui lentamente, allungando una mano nella sua direzione per toccargli una spalla, constatando che l'uomo che si trova davanti è vero, è vivo. E quando realizza non puo fare a meno di portarlo tra le sue braccia e stringerlo, shockata e sollevata al contempo. Killian ricambia l'abbraccio, sospirando sulla spalla della donna e finamente riuscendo a rilassare i muscoli. I due si separano e questa volta è David ad avvicinarsi a lui, dandogli una pacca amichevole sulla spalla per poi rivolgergli un sincero sorriso.

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"Quindi non hai idea di come hai fatto a tornare dall'Oltretomba?" Dopo aver dato il bentornato a Killian, il gruppo si è spostato nella mansione di Regina, dove il capitano ha avuto la possibilità di concedersi una doccia calda e un cambio di vestiti che Robin gli ha offerto. Certo, jeans chiari e cardigan grigio non sono il suo stile, ma aveva bisogno di togliere i suoi abiti di dosso, che sembravano quasi essersi incollati alla sua pelle, per quanto tempo li aveva portati addosso.

"Per quanto mi sforzi, non ricordo assolutamente nulla." Regina entra nel salone, portando un vassoio con le tazze da thè fumanti. Le posa sul tavolino in vetro e lascia che ognuno di loro prenda la propria bevanda.

"Beh, dovremo stare all'erta. Se tu sei riuscito a scappare dal mondo dei morti, probabilmente hai fatto arrabbiare qualche demone che farà di tutto per venirti a prendere." David sorseggia il suo thè lentamente per non ustionarsi la lingua.

"Già.." Hook sospira profondamente, per poi lasciare la sua bevanda sul tavolo e portare una mano tra i capelli. "Immagino che nessuno abbia detto ad Emma del mio ritorno?" Improvvisamente cala il silenzio nella stanza. I presenti si scambiano sguardi irrequieti e si ritrovano tutti a non sapere cosa dirgli.

"Killian.." Mary Margaret, che è seduta sul divano tra lui e David, si volta verso il pirata e, con tutte le forze che ha in corpo, decide di guardarlo negli occhi. "C'è una cosa che devi sapere. Emma.."

"Lo so che sta con qualcuno." Puntualizza lui, abbassando lo sguardo verso un punto indefinito del pavimento. "Ma prima o poi dovrà sapere che sono qui." Il cuore di Mary Margaret si stringe in una morsa di dolore. Allunga una mano per poi afferrare quella di Killian, costringendolo a guardarla.

"Non è solo questo, Killian." Il capitano innarca le sopracciglia confuso. Per qualche strano motivo, sente che ciò che gli sta per dire gli farà più male del dovuto. "Quando sei morto, Emma era distrutta dal dolore. Non riusciva più a dormire la notte perchè gli incubi la tormentavano e non riusciva a darsi pace perchè tu eri morto per salvarla, per salvare tutti noi e lei non è riuscita a salvare te.." Gli occhi smeraldo della donna si riempono di lacrime al solo ricordo di quei giorni infernali. Killian fa attenzione ad ogni sua parola, sentendo il cuore che accellera e l'ansia che gli blocca il respiro. "Credevamo che con il passare del tempo sarebbe stata meglio, ma i giorni passavano e lei sembrava solo peggiorare e.." La voce le si spezza improvvisamente e non riesce a continuare.

"è venuta a chiedere il mio aiuto." Regina decide di prendere le redini della situazione, sentendo di dover essere lei a raccontare il resto. Infondo è grazie a lei, o per colpa sua che Emma ha dimenticato la persona che amava. Killian gli rivolge lo sguardo, le iridi del colore del oceano sembrano quasi smarrite. "Mi ha chiesto di darle una cura per dimenticarti." E, forse per la prima volta, Regina Mills si sente impotente e non riesce a sostenere lo sguardo perso del uomo. Per quanto lei abbia avuto le sue divergenze con lui o con Emma, è consapevole di quanto devastante possa essere sentirsi dire che la persona che più ama al mondo ha deciso di cancellarlo dalla sua vita.

"Cosa?" La voce del pirata esce in un lieve sussurro, strozzata dalla mancanza di aria. Tutti gli sguardi sono su di lui, forse in attesa di una sua reazione che non arriva. Improvvisamente il suo corpo sembra non rispondere, ogni singolo muscolo sembra tendersi a tal punto da immobilizzarlo. E il mondo gli scrolla addosso senza che lui se ne accorga. Mary Margaret gli stringe la mano, ma il capitano non la sente nemmeno.

"Non volevo dargliela, non volevo che lo facesse. Ma è venuta a supplicarmi, è persino andata da Gold, che ovviamente non l'ha aiutata solo perchè non ha più i suoi poteri. Non è stato facile per lei prendere quella decisione, ma una volta che ha fatto la sua scelta, non ha voluto saperne di ripensarci." Quando finalmente le parole di Regina arrivano al suo cuore come pugnali avvelenati, si alza di scatto.

Tutti si aspettano che il pirata distrugga l'intera stanza e David e Robin si alzano subito dopo di lui, temendo che la disperazione prenda il sopravvento su di lui. "Ho bisogno di aria." Con loro sorpresa, Killian esce dalla porta senza dire un'altra parola, e probabilmente la sua reazione li preoccupa ancora di più.
Henry si avvia verso l'uscita per seguirlo, ma sua madre lo ferma ancor prima che riesca a raggiungere la porta.

"Ci parlo io tesoro." La donna gli accarezza dolcemente la guancia, per poi uscire in giardino, dove trova Hook seduto sulla panchina in legno davanti al Melo che predomina nel centro della proprietà. L'uomo sente i passi dietro di lui, ma non accenna a muoversi. Rimane lì, piegato su se stesso con i gomiti sulle ginocchia e il viso nascosto tra le mani. Improvvisamente una finta risata isterica scappa dalle sue labbra ed è allora che alza gli occhi al cielo, forse chiedendosi che diamine ha fatto di cosi sbagliato da meritarsi quella sofferenza. Regina lo osserva e si ritrova a non sapere cosa dirgli.

 "Qualcuno lassù deve odiarmi profondamente per farmi tornare in vita e vedermi patire l'inferno nel mondo dei vivi!" Si ritrova quasi ad urlare quelle parole, chiedendosi se da qualche parte in quel cielo plumbeo ci sia qualcuno disposto a sentire le sue parole.

"Killian.."

"No! Non voglio più sentire una sola parola!" Si volta finalmente verso la donna, puntando l'uncino nella sua direzione, ma senza avvicinarsi a lei. "E tu.. eri così convincente con quella bella favoletta della Regina Cattiva diventata improvvisamente buona per il bene di suo figlio. Se credi che il tuo sia stato un atto di buona fede, ti sbagli di grosso."

"Credi che mi abbia fatto piacere? Credi che mi sia divertita a vederla mentre beveva quella cura e si dimenticava del uomo che amava?" Regina avanza nella direzione del capitano, fermandosi a pochi passi da lui, senza mai abbassare lo sguardo. "Che tu ci creda o no, tengo ad Emma e ho imparato a volerle bene. è per questo che ho deciso di aiutarla, perchè quando tu sei morto, una parte di lei è morta insieme a te e non sapeva più come andare avanti. Mi dispiace Hook, se potessi tornare indietro per farle cambiare lo farei, ma non posso." Improvvisamente nella mente del pirata ricompaiono gli occhi piangenti di Emma che lo guarda morire e riesce in qualche modo a sentire il dolore che lei provava in quel istante. Se lei fosse morta al posto suo, lui non avrebbe più avuto una ragione per vivere e probabilmente avrebbe fatto scelte decisamente peggiori della sua . Socchiude le palpebre e abbassa il capo, lasciando un lungo sospiro uscire dalle sue labbra.

"Scusami." Sussurra dispiaciuto. Infondo sa perfettamente che non è colpa sua, che non è colpa di nessuno. La mora posa una mano sul suo braccio in segno di conforto e gli rivolge un sorriso amichevole.

"Non scusarti. Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato." Regina si stringe nel suo cappotto alzando gli occhi al cielo, che è coperto da uno spesso strato di nuvole grigie. I fiocchi di neve cominciano a cadere leggeri sulla cittadina ancora una volta. "Rientriamo, o rischiamo di congelarci." I due fanno ritorno nella mansione, dove il resto del gruppo li aspetta, tirando un sospiro di soollievo  quando li vedono rientrare. Henry si avvicina a Killian rivolgendogli un sorriso di consolazione, al quale l'uomo risponde scompigliandoli i capelli e attirandolo a sè in un abbraccio.

"Vedrai che si sistemerà tutto Killian." E in qualche modo le parole del ragazzo riescono ad alleviare la sua sofferenza. Non perchè ci creda davvero che le cose si possano sistemare, o che tutto torni com'era prima che lui morisse. Ma il semplice fatto che Henry ci creda, lo fa sentire meglio e non riesce a fare a meno di ringraziarlo mentalmente per la speranza che riesce ad emanargli con quelle parole.

_ _ _

Ecco a voi il secondo capitolo!
Innanzitutto vorrei ringraziarvi per le bellissime recensioni! Avevo un po' di paura perchè non ero certa che l'idea potesse piacere, ma le vostre parole mi dicono il contrario e ciò mi fa tantissimo piacere *-*
Ammetto che quando ho deciso di scrivere questa storia, l'idea che Emma potesse cancellare Killian dalla sua memoria quasi la odiavo, perchè sappiamo tutti che Emma Swan è una tosta. Ma poi mi sono detta che nonostante la sua forza, Killian è sempre il suo "vero amore", quindi dovevo appunto trovare un modo drastico perchè lei riuscisse a cancellare la sua sofferenza. Beh, dire che la sua decisione è stata drastica, è poco xD Persino io nel scrivere questi capitoli ogni tanto mi arrabbio con lei per la scelta che le ho fatto fare ahah

La canzone scelta per questo capitolo è "The Blower's Daughter" di Damien Rice. Ve la consiglio, come sempre, anche se è una di quelle canzoni che ogni volta che la ascolto, vorrei strapparmi il cuore dal petto. Ma mi sembrava perfetta per questo capitolo, specialmente la frase "No hero in her sky", perchè appunto, avendo Emma dimenticato Killian, non c'è più alcun eroe nel suo cielo.
Detto questo, spero con tutto il cuore che vi piaccia e aspetto con ansia le vostre recensioni! *-*

Mary*

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Capitolo 4
*** Breakeven ***


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~Chapter 3.

What am I supposed to do when the best part of me was always you?

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La neve sembra non voler cessare di cadere su Storybroke. I fiocchi, che prima scendevano a dimensioni irregolari e con estrema leggerezza, ora cadono copiosamente sulla cittadina del Maine, coprendo di diversi millimetri le sue strade.

Gli occhi celesti del pirata osservano la distesa bianca che si espande davanti alla finestra che da sul giardino della mansione di Regina, ma in realtà il suo sguardo è totalmente perso nel vuoto, così come lo è la sua mente. Così come lo è il suo cuore infranto.
Continua a chiedersi perchè è tornato in vita, se è stata una sua scelta o se è stato spinto da qualcuno a ritornare. Per quanto si sforzi, non trova risposta.
Ripensa al istante in cui ha riaperto gli occhi dopo tre lunghi anni e si è ritrovato rinchiuso in quella bara di cristallo, senza la minima idea del perchè si è risvegliato, ma felice ed impaziente di poter riavere la sua Emma tra le braccia, e dirle quanto le fosse mancata. Perchè Dio solo sa, quella donna gli è mancata più di quanto gli mancasse respirare.

Povero illuso Hook.

Nel momento in cui ha realizzato che sono trascorsi tre maledettissimi anni dalla sua morte, ha capito che Emma non poteva averlo aspettato, non così a lungo, non quando non c'era speranza alcuna che lui potesse tornare in vita. Ma sapere che lei ora non ha idea di chi lui sia, che non abbia nemmeno un ricordo del loro amore, semplicemente lo distrugge.
E vorrebbe rimettere insieme i pezzi, ripetere a se stesso che ciò che lei ha fatto, lo ha fatto perchè il dolore la stava consumando. Ma ora che ne sarà di lui? Che se ne farà di tutto quel amore che prova nei suoi confronti, quando lei nel vederlo non lo riconoscerà nemmeno.

"Hey, Killian." Robin lo chiama dalla porta che separa il salone dalla cucina. Avanza nella sua direzione e il capitano nel voltarsi nota che il suo amico non è da solo. Dietro le sue gambe spunta una testolina dai grandi boccoli ramati ed occhi azzurri quanto un cielo limpido in piena estate. "Voglio presentarti una personcina." L'uomo prende la mano della bambina, che con estrema timidezza si aggrappa al lato dei suoi pantaloni, tenendo il pollice tra le labbra. "Lei è Annabelle." Killian sbatte le palpebre diverse volte, prima di realizzare che la bambina che si trova a pochi passi da lui, è la figlia di Zelena. Il suo volto è la copia esatta della madre, ma i tratti decisamente più dolci.

"Oh." Il capitano si avvicina alla piccola, che è ancora nascosta al fianco del padre, e si piega sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza. "Ciao Annabelle." Distende la mano di fronte a lui e la bambina lo osserva titubante, ma decide comunque di stringere le sue dita minuscole tra quelle del pirata.

"Perchè hai una mano zola?" Chiede con innocenza Annabelle, riuscendo a far sorridere Hook senza il minimo sforzo.

"Annie." La richiama il padre, imbarazzato ma divertito dalla curiosità della figlia.

"Diciamo che l'ho persa e non l'ho più ritrovata." Risponde Killian, senza mai distogliere lo sguardo da quelli della piccola.

"Posso toccarlo?" Indica l'uncino, facendo un passo verso di lui che, intenerito dall'ingenuità e dalla sincera curiosità di Annabelle, allunga il braccio per farle toccare il ferro freddo che ha al posto della mano. Il suo piccolo sorriso si espande, facendo diventare i suoi grandi occhi due fessure. "Vuoi giocare commè?" Gli domanda, improvvisamente eccitata. Il capitano osserva la sua manina che stringe dolcemente il suo uncino, pronta a trascinarlo con se per farlo diventare il suo nuovo compagno di giochi.

"Annie, è stata una lunga giornata per Killian, non è il caso di farlo stancare ancora."

"Ma papà.." Killian le rivolge un sorriso divertito, per poi spostare i lunghi boccoli della piccola dietro la sua spalla, avvicinandosi a lei per sussurrarle qualcosa al orecchio.

"Ti prometto che quando ci rivediamo, giocheremo quanto vorrai, okay?" Annie annuisce, emettendo una dolce risata. Infine si alza sulla punta dei piedi e posa le sue labbra sottili sulla guancia del pirata, lasciandogli un sonoro bacio prima di scappare in cucina.

"Scusala, è una bambina curiosa." Robin si gratta la nuca imbarazzato.

"Non ti preoccupare." Killian si alza in piedi, sgranchendo le gambe. "è identica a Zelena." Puntualizza, innarcando le sopracciglia.

"Già, per fortuna solo esternamente." I due si scambiano un'occhiata d'intesa e scoppiano in una piccola risata. "Zelena è ritornata ad Oz. O meglio, Regina l'ha obbligata a ritornarci e grazie al aiuto della Strega buona dell'Est, probabilmente non la vedremo per molto tempo." I due amici si avviano in cucina, dove il resto del gruppo è radunato attorno all'isola posta nel centro della stanza. Robin raggiunge Regina, mentre Killian rimane sulla porta, indeciso sul da farsi. Henry si avvicina a lui, porgendogli una fetta di torta di mele.

"Non è avvelenata." Lo rassicura, addentando un pezzo della sua fetta. Il capitano sorride, ma declina l'offerta con gentilezza.
"Dov'è Mary Margaret?" Chiede, notando la sua assenza nella stanza.

"è andata a prendere Neal, dovrebbe essere qui a momenti." Killian abbassa lo sguardo, fissando la punta delle sue scarpe. è stata una lunga giornata e il suo corpo comincia a sentirne la stanchezza, colpevoli tutte quelle sensazioni che ha dovuto assorbire nel giro di poche ore.
"Salutala da parte mia, amico. Io torno nel mio vascello."

"Cosa?" Regina corruga la fronte e lo osserva scuotendo il capo. "Non penserai di dormire in quell'ammasso di legno. Con il freddo che fa oggi, probabilmente domani mattina sarai gia di ritorno nell'Oltretomba." Stranamente, l'idea non gli dispiace affatto.

"Apprezzo la tua preoccupazione Regina, ma starò bene in quell' 'ammasso di legno'." Hook  fa per andarsene, ma David lo raggiunge, trattenendolo con una mano salda sulla sua spalla.

"Hey, aspetta." L'ex pirata si volta verso il principe, evitando il suo sguardo. "Puoi venire a stare da noi. Il loft non è grande, ma abbiamo due letti liberi di sopra." Il biondo sospira, posando le mani sui fianchi, in attesa che il pirata accetti l'invito.

"Non credo sia una buona idea. Cosa dirà Emma quando saprà che accogliete un estraneo in casa?" Il suo tono è sarcastico, quasi pungente.

"Emma non abita più nel loft da anni, Killian. Non sta a lei decidere chi possiamo far entrare in casa nostra e chi no. E lascia che ti dica una cosa.." David si avvicina a lui, posando una mano amichevole sulla spalla del capitano. "Emma può anche non ricordarsi di te, ma noi ci ricordiamo. Facevi parte di questa famiglia, per quanto mi sia costato accettarlo. E ne fai parte tutt'ora. E noi non abbandoniamo mai la famiglia." Killian annuisce sorpreso alle parole del principe. Non che non sapesse che lui lo considerasse parte della famiglia, ma sentirglielo dire è totalmente diverso dal saperlo. I due si scambiano un'occhiata d'intesa e il pirata accetta infine l'offerta del amico, salutando il resto del gruppo ed infine Henry, con la promessa di rivedersi il giorno successivo.

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Mary Margaret raggiunge i due uomini nel loft, dopo essere andata a prendere suo figlio da Leroy. Il piccolo Neal entra in casa correndo verso il padre, che lo prende in braccio e gli chiede un bacio.
Killian sorride divertito assistendo alla scena, quasi sconvolto per quanto sia diventato alto il bambino. Anche lui, come Emma, ha i capelli dorati e gli occhi del colore dello smeraldo. Il fatto che somigli così tanto a lei, quasi lo fa sentire male, ma sorride perchè infondo dal momento in cui era venuto al mondo, era ovvio che Neal sarebbe stato la copia esatta di sua sorella.

"Tu sei Hook?" La domanda del piccolo lo lascia spiazzato. Lo guarda e si ritrova a non sapere come rispondere. Come fa un bambino di poco più di tre anni a ricordarsi di lui? Ricorda perfettamente che Neal aveva ancora pochi mesi quando lui era morto. 

"Mentre eravamo in macchina gli ho spiegato che rimarrai qui da noi." Spiega Mary Margaret. "E visto che Henry gli ha parlato spesso di te, non vedeva l'ora di incontrarti." La donna gli rivolge un piccolo sorriso avvicinandosi a lui. "La favola di Peter Pan è la sua preferita, quindi vedendo il tuo uncino non ci ha messo molto a capire chi sei." Il pirata innarca il sopracciglio, rivolgendo poi lo sguardo verso Neal, che lo osserva con estrema curiosità.

"Ora si spiega tutto." Killian estende il suo uncino verso il bambino, che con cautela lo stringe tra le sue piccole dita affusolate. "è un vero piacere, Neal." Il piccolo sorride finalmente, ricambiando il saluto del uomo.

"Tu consci Pan?" Chiede, e i suoi grandi occhi verdi si illuminano speranzosi. Ah, l'innocenza di questi bambini. Mary Margaret si avvicina al orecchio del capitano.

"Non dirgli che Peter Pan è cattivo, o ci rimarrà malissimo." L'uomo alza gli occhi al cielo, trattenendo una risata. Ricorda che Emma una volta gli aveva spiegato che la favola di Peter Pan era lontana anni luce dalla realtà.

"Certo che lo conosco." Si limita a rispondere, aumentando l'entusiasmo del bambino che, eccitato alle sue parole, scende dal grembo del padre e si aggrappa ai jeans di Killian.

"Come lo hai conosciuto?" Chiede, stringendo le sue manine nel tessuto dei pantaloni.

"Okay, tesoro non è ancora l'ora dei racconti." Mary Margaret si abbassa verso il bambino, prendendolo in braccio contro la sua volontà. "Ora Killian è stanco e dobbiamo preparargli il letto, così può andare a riposare." Il piccolo piega le labbra imbronciato, ma non ribatte.

"Hey." Il pirata gli scompiglia i capelli dorati, proprio come fa con Herny. "Domani ti racconto tutto, okay?" Le labbra di Neal si curvano in un immenso sorriso e il bambino annuisce felice ed impaziente di sentire la sua favola preferita raccontata da uno dei protagonisti di essa. Killian si rivolge poi a David, che è appoggiato sul labello a braccia conserte a osservare suo figlio interagire con il pirata.

"Abbiamo il film, tranquillo. Almeno saprai cosa dirgli per farlo contento." I due si scambiano un'occhiata d'intesa.

"Grazie."

Poche ore più tardi, Killian si ritrova disteso in quello che una volta era il letto di Emma nel piano superiore del loft. Riesce a sentire il suo profumo impregnato nel cuscino e ciò non lo aiuta a prendere sonno. Si ritrova a chiedersi quale sarà la sua reazione quando lo vedrà, nonostante lei non abbia idea di chi lui sia. Ma infondo, spera con ogni cellula del suo corpo che, quando i loro occhi si incontreranno, lei riesca a rivedere l'uomo che un tempo amava con tutta se stessa.

Maledetto Henry e il suo ottimismo.

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Le prime luci dell'alba arrivano senza che Killian se ne accorga. Come aveva previsto, non è riuscito a chiudere occhio.
Dopo tre anni, ritrovarsi a dormire in quella casa che è stata complice di tanti, troppi momenti importanti e che ha visto sbocciare e crescere il loro amore, ora gli da un senso di malinconia che non riesce ad ignorare. Ovunque si giri trova un ricordo e, nonostante le sue labbra sorridano, il suo cuore si stringe in una morsa di dolore così forte da impedirgli di respirare.
Guarda l'orologio posto sul comodino accanto al letto, che segna le sette esatte. Tira un lungo sospiro e infine decide di alzarsi, facendo il minimo rumore per non svegliare i Charmings, che probabilmente dormono ancora profondamente. Infila la maglia bianca ed i pantaloni che Robin gli ha prestato e decide che dovrà andare a comprarsi abiti nuovi se vuole tornare a guardarsi allo specchio senza scambiarsi per il suo amico.

Quando scende in cucina trova, con sua sorpresa, Mary Margaret già in piedi che si prepara una cioccolata calda. La mora si volta nella sua direzione quando lo sente scendere le scale e gli rivolge un sorriso.

"Buongiorno." Sussurra lei per non svegliare il piccolo che dorme a pochi metri di distanza.

"Giorno. Come mai già sveglia?" Mary Margaret riempe due tazze della bevanda fumante e ne porge una al capitano, che la ringrazia silenziosamente.

"Potrei farti la stessa domanda. è presto, potevi dormire ancora un po'." Killian sorseggia la cioccolata, facendo attenzione a non scottarsi le labbra.

"Non ho chiuso occhio in tutta la notte." Dice, senza mai staccare lo sguardo dalla sua tazza.

"Oh.." Mary Margaret capisce all'istante il motivo per il quale il pirata non è riuscito a dormire e, per qualche strana ragione, si sente in colpa nei suoi confronti. "Mi dispiace, Killian. Non ci avevo pensato che quel letto.. se vuoi puoi spostarti in quello di Henry."

"No, tranquilla. Non è il letto. è tutto. Forse e soprattutto è la paura di rivederla e realizzare che io nella sua vita non ho più alcun posto. Sinceramente comincio a pensare che sia meglio che lei non sappia che sono qui, probabilmente farà meno male come alternativa." La donna lo guarda dispiaciuta e incapace di trovare parole che possano confortarlo. Quando si decide a rispondergli, viene interrotta dal suono del suo cellulare che comincia a squillare nel silenzio del appartamento. Mary Margaret si scusa e corre a rispondere, lasciando un Killian pensieroso e completamente abbattuto in cucina. Quando ritorna pochi minuti dopo, la sua espressione è esasperata. "è successo qualcosa?" Chiede l'uomo, bevendo l'ultimo sorso della sua cioccolata.

"Era Ella. Mi ha chiamata per dirmi che l'asilo oggi sarà chiuso perchè lei è a letto con la febbre." La mora sbuffa, senza mai staccare gli occhi dallo schermo del cellulare. "Devo andare al lavoro e non so a chi lasciare Neal." Il pirata innarca le sopracciglia piegando leggermente il capo.

"Può restare con me." Dice semplicemente, noncurante dell'espressione sorpresa di Mary Margaret nel sentire la sua proposta.

"Davvero?" Chiede lei, quasi speranzosa.

"Certo, non è che ho molto da fare. E più tardi Henry passerà qui perchè vuole che andiamo a pranzare da Granny's. Neal può stare con noi, se per te va bene." La donna non ci pensa due volte e si avventa su di lui, stringendolo in un abbraccio quasi soffocante.

"Grazie Killian, mi hai salvato la vita!"

"Già, ci ho preso gusto a fare la parte del eroe." Sorride lui scherzosamente. E mezz'ora più tardi, Mary Margaret e David escono di casa, ma non prima di aver elencato al pirata dove trovare le cose di cui potrebbe avere bisogno il piccolo Neal durante la loro assenza. "Meno male che non usa più i pannolini." Dice tra se e se, leggendo la lista che la donna gli ha lasciato scritta sul frigorifero.

Neal si sveglia poco dopo e Killian gli prepara il latte per la colazione, spiegandogli che loro due trascrreranno la mattinata insieme per poi andare a pranzo da Granny's insieme ad Henry. Le ore trascorrono più in fretta quando si ritrova a lottare con le spade gonfiabili nel centro del piccolo salotto insieme al bambino. I due giocano fino allo sfinimento, per poi sedersi sul divano a guardare Peter Pan, su ovvia richiesta di Neal. Rimane sconvolto quando vede il suo personaggio rappresentato nei cartoni animati e capisce finalmente cosa intendeva Emma quando a Neverland gli aveva sarcasticamente descritto come i bambini vedevano Capitan Hook.
Ma poi osserva Neal, che non stacca mai lo sguardo dal film ed un sorriso impercettibile si dipinge spontaneamente sulle sue labbra. L'innocenza e l'ingenuità con cui guarda quei personaggi lo fanno quasi dispiacere, se pensa alla lontananza che ha quella fiaba dalla realtà.
Quando la pellicola sta giungendo al finale, Henry bussa alla porta, scoppiando in una grande risata quando vede il volto shoccato di Killian nel guardare il film Disney.

"Non fa ridere. Questa è un'offesa alla mia bellezza." Lo rimprovera trattenendo un ghigno divertito.

"Tu sei più simpatico di quel Hook." Lo rincuora Neal, saltandogli in grembo e stringendo le sue piccole mani attorno al suo collo. Il capitano si alza in piedi, portando con se il bambino, per poi caricarlo in spalla.

"Ok, basta smancerie. Andiamo?" I tre escono dalla porta, chiudendola alle loro spalle per poi avviarsi verso il Diner.

"Comunque potresti provare a farti crescere i capelli. La permanente ti starebbe proprio bene." Scherza Henry, provocandolo. Killian gli lancia uno sguardo fulminante, allungando poi il braccio libero per scompigliarli i capelli.

"Taci ragazzino." Quando arrivano da Granny's, la donna dietro al bancone gli riceve con un enorme sorriso dipinto sulle labbra, avvicinandosi poi al uomo, che lascia Neal a terra perchè vada a sedersi insieme ad Henry. Granny lo abbraccia con estrema gentilezza. "Ti sono mancato?" Gli chiede, posando una mano sulla sua spalla.

"Beh, di certo mancava la tua bella presenza qui dentro." Scherza la nonna, per poi tornare dietro al bancone. Killian raggiunge i due ragazzini, che hanno preso posto nel tavolo in cui erano soliti sedersi quando, anni prima, cenavano tutti insieme il venerdì sera. Il trio ordina da mangiare e, quando le loro bevande arrivano al tavolo, Henry decide di fare un brindisi.

"A Killian, che oggi ha finalmente scoperto come lo vede il mondo nella realtà." L'uomo scoppia a ridere e decide di accettare il brindisi.

"Ti pentirai di avermi preso in giro." Lo minaccia il pirata divertito. I due continuano a scherzare e per la prima volta da quando si è risvegliato, la sua mente è totalmente libera da ogni pensiero.
Improvvisamente il piccolo Neal si alza dal tavolo e corre verso l'uscita del locale, attirando l'attenzione del capitano.
"Hey, Neal! Vieni qui!" Killian prova a fermarlo, ma il bambino riesce ad allontanarsi, costringendolo a voltarsi verso la porta. E quando lo fa, il cuore sembra scoppiargli sul petto.
Riesce a sentire i battiti che accellerano all'impazzata e, quando prova a respirare, l'aria gli si blocca nella gola, soffocando ogni parola, ogni azione.

"Emma!" Sente la voce di Neal eccheggiare nel pronunciare il nome di sua sorella. Lo vede raggiungere la donna che ha appena fatto il suo ingresso nel Diner, per poi saltare tra le sue braccia. Ed improvvisamente i suoi muscoli si contraggono, immobilizzando ogni suo movimento. La guarda e non sa cosa fare. Vorrebbe nascondersi, correre via da li, andarsene e non guardare indietro. Ma il suo corpo non risponde e anche se provasse a scappare, sa perfettamente che nel momento in cui lei lo vedrà, lui non riuscirà ad uscire da li.
è bella. Così bella da fare male agli occhi. Sorride al fratello e la vede gesticolare mentre il bambino le parla animatamente, ed intanto il suo cuore perde un battito ogni volta che lei scoppia a ridere.
Henry lo osserva preoccupato ed i sensi di colpa prendono il sopravvento su di lui, che aveva totalmente dimenticato che sua madre passava da Granny's per pranzare durante la pausa dal lavoro. Il ragazzo lo chiama, ma non riceve alcuna risposta.

"Killian. Killian, mi dispiace. Non credevo che mia mamma sarebbe venuta a quest'ora." Niente.

Improvvisamente Emma sposta il suo sguardo, notando Henry seduto ad uno dei tavoli. Ed infine i suoi occhi smeraldo si posano su quelli blu del capitano. è in quel momento che Killian Jones realizza di essere in trappola. Il suo corpo si ritrova a lottare contro la voglia sfrenata di correre da lei e stringerla tra le sue braccia e ripeterle all'infinito quanto gli è mancata. Ma poi si ricorda che quegli occhi, quei dannati smeraldi non hanno la più pallida idea di chi lui sia. Ed è allora che vorrebbe alzarsi e scappare via. Ma non ci riesce, perchè lei lo ha incatenato con lo sguardo, e quelle catene invisibili lo stringono così forte da fargli mancare il respiro.

"Vieni Emma! Ti presento un nuovo amico." Le parole di Neal lo traffiggono come lame taglienti. E quando la vede avvicinarsi nella sua direzione, si convince che se non lo uccide l'amore che sembra scoppiargli dentro nel vederla, lo faranno i suoi occhi quando nel guardarlo non vedranno altro che un estraneo.

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Buonasera Gioie!
Direi che questo capitolo è decisamente lungo rispetto ai precedenti ahah
Non so perchè, ma ho sempre voluto vedere Killian interagire con i piccoli umani di Once Upon a Time, quindi diciamo che in questo capitolo ho reso ben chiaro il mio desiderio xD
Spero che vi piaccia e, vi prego, non uccidetemi se ho lasciato l'incontro tra Hook ed Emma a metà ahah mi farò perdonare <3

Detto questo, la canzone immagino la conosciate un po' tutti. Si tratta di Breakeven degli Script, che io personalmente  ADORO *-*
Ci rivediamo la prossima settimana, e vi ringrazio infinitamente per le bellissime recensioni <3

Ps: tra 17 giorni ritorna OUAT finalmente!! *piange disperatamente dalla gioia e dall'ansia*

Mary*

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